Bad boy.

di past_zonk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** espresso double shot;; ***
Capitolo 2: *** Prologo. ***
Capitolo 3: *** i need you baby im not a monster;; ***
Capitolo 4: *** act like nothing's wrong;; ***
Capitolo 5: *** that xx;; ***
Capitolo 6: *** haru haru;; ***
Capitolo 7: *** the stars (are out tonight);; ***
Capitolo 8: *** sour cream;; ***



Capitolo 1
*** espresso double shot;; ***


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Eccomi, finalmente con il primo capitolo! E se nel prologo vi avevo deliziato con una icon di tì ò pppì, adesso tocca al nostro vincitore, Rì!
Ok, credo di essermi fusa il cervello!
A parte che vorrei ringraziare Kwon Ji Yong (cacchio, leggere una recensione lasciata da quel nome mi ha mandato su di giri, manco avessi sniffato colla) e Mini GD (pure qui stesso discorso per il nome), per le loro recensioni!  ∩( ・ω・)∩
Arigatoooooooooou!
Come primo capitolo non è lunghissimo, ma volevo pubblicare, e per questo credo scriverò capitoli più brevi ma pubblicati in meno tempo, visto che sono una specie di lumaca antipatica che si perde nello scrivere robe lunghe - di solito.
Questa volta ho optato per uno stile più veloce, capitoli più shooort, e tanto tanto ammore.
Viva i ragazzi! Viva i VIP!
Grazie di tutto,
Silvia.








Bad Boy.
Capitolo primo – il più giovane.

 
 
 
Le giornate erano sempre troppo piene per il più giovane della band. Era un membro della celebre band coreana da ormai molti anni, eppure in quei giorni, quando l’agenda era troppo fitta, si sentiva sempre fiacco. Ed era proprio quel suo continuo sentirsi un po’ anemico e debole, che lo portava a lavorare sodo: col carattere che si ritrovava, la strada migliore da prendere era quella di ignorare la stanchezza e andare avanti, oppure sarebbe collassato su un divanetto, dando ragione ai mille luoghi comuni sulle sue occhiaie.
Non era facile, nonostante i lustrini e i riflettori di quel mondo laccato in cui lavorava, andare avanti e mostrarsi sempre pieno di energie, eppure lo faceva, perché era il più giovane, e perché semplicemente doveva tanto, tutto, a tutte quelle persone che li seguivano, che si affollavano, e che – diamine – piangevano, per loro cinque. Glielo doveva, ed era il minimo, ecco.
Quindi, a quel punto, SeungRi guardò il sole un po’ asciutto e smagrito di Gennaio e sorrise. L’aria fredda dei giardinetti interni degli studios YG gli carezzava la pelle, il caffè lungo che ogni mattina prendeva al bar poco lontano gli scaldava la gola.
Un mese.
Un mese e sarebbero ritornati col botto, con un nuovo album, concerti, interviste, agende piene di impegni e vita di tour. SeungRi sorrise un po’ nostalgico, pensando ai primi anni in cui ancora doveva abituarsi all’idea di fare quella vita, una vita che era fatta di condivisione e facciate. Una vita che, dopotutto, decise, gli piaceva.
Si alzò dalla panchina, si stiracchiò, sorrise di nuovo al sole, e infine rientrò.
Il buonumore è una scelta, non una casualità – pensò – siamo noi ad influenzare il nostro stato d’animo. Vedere il buono in ogni cosa è una vocazione.
Gli studios erano un luogo caldo e ampio: l’ideale per incidere, per scrivere, per provare. Avevano un dormitorio, dove potevano restare quando si facevano le ore piccole a lavorare – anche se di solito erano GD e TOP, a farle, non di certo lui, assonnato com’era – e persino una cucina. Più che degli studi di registrazione sembravano una base militare, dove potevi facilmente vedere gente in pigiama passare e chiederti dove fossero le bustine di tè verde, oppure continui scherzi e giochi da bambini; era divertente, però in effetti se ci si fermava un momento a riflettere, si poteva facilmente intuire perché si cercasse a tutti i costi di mantenere un clima sereno; sarebbe stato severo, il contrario, e tutti gli artisti sarebbero stati solo automi capaci di cantare le canzoni arrangiate per loro.
Assalito da queste imponenti riflessioni mattutine, il giovane cantante percorreva a larghe falcate i corridoi illuminati, facendo la strada tanto conosciuta per la sala prove dove al momento si trovavano i ragazzi. Trovata la porta rossa, bussò leggermente e poi entrò, irradiando tutti con un sorriso sincero “Buongiorno!”.
Vari ‘buongiorno’ di risposta arrivarono dai vari angoli della stanza, balbettati fra sbadigli. Evidentemente, nonostante la stanchezza, era l’unico ad essere vitale alle sette del mattino. Jiyong era appallottolato su una sedia girevole, un cubo di Rubik glitterato fra le mani e un cipiglio annoiato; Daesung aveva le cuffie, e stava probabilmente ascoltando le registrazioni del giorno prima; Youngbae giocherellava con certe basi per remix, e infine, il suo omonimo, Choi Seung Hyun, era steso su un divanetto, l’avambraccio a coprirgli gli occhi; forse dormiva. SeungRi seguì per pochi istanti la linea della sua mascella marcata, per poi distogliere lo sguardo. Il suo hyung aveva un umore alquanto variabile, soprattutto appena sveglio, e poteva passare dal divertito all’irritato nel giro di pochi istanti. Era inquietante.
Quando la porta bussò di nuovo, fu come se fosse scattato un allarme. Tutti interruppero la loro ignobile pigrizia per prendere posizioni erette e cercare di sembrare in qualche modo produttivi. Top grugnì qualcosa mentre si metteva seduto, Jiyong nascose il cubo in un cassetto. SeungRi ridacchiò a quella scena quotidiana, che però non smetteva mai di divertirlo. Sembravano dei bambini non cresciuti.
Si sedette affianco al suo hyung sul divanetto, e ascoltò attentamente il programma del giorno. Fortunatamente si trattava solo di prove per i concerti, di vestiti, di scalette, ed infine due interviste radiofoniche.
“Le interviste le registrerete allo stesso orario, per facilitare i termini e produrre il doppio, vi dividerete. Allora, alla prima andranno, mh, tu Jiyong, con Youngbae e Daesung. E poi i due Seung Hyun insieme. Tra cinque minuti vi voglio pronti per l’allenamento e le prove delle coreografie”
Top sospirò vistosamente.
“Preferivi andare con loro, hyung?” chiese SeungRi, con un po’ di malizia celata da apparente innocenza. Era il suo punto di forza, quell’innocenza fittizia.
“Certamente” rispose l’altro, poggiando una mano sul ginocchio del più giovane mentre s’alzava e passandosi una mano fra i capelli “È una tortura starti attorno” aggiunse poi, con un occhiolino, prima di uscire dalla stanza.
SeungRi non capì cosa voleva dire.
 
 
Neanche lui stesso riusciva a prevedere i suoi cambi d’umore. Una minima parola o gesto poteva spostargli la nervatura per l’intera giornata, e renderlo alquanto acido. Quell’episodio mattutino, poi, con il rifiuto sfacciato di SeungRi, lo aveva leggermente infastidito.
Beh, l’avrebbe ripagato, certo che sì.
Camminò un po’ distratto verso camera sua, recuperò il paio di vecchie adidas più comode che aveva, e si diresse verso la sala prove, occhiali scuri da sole inforcati.
Quando entrò, già risuonava nell’ambiente la canzone da poco registrata, Bad Boy. Probabilmente i coreografi si stavano scervellando per qualche nuova coreografia originale che li avrebbe resi ancora più fighi.
Choi Seung Hyun non sapeva ballare. Cielo – era un luogo comune ormai diffuso in tutto il mondo! Ma non significava che non si divertisse a farlo, ecco.
Entrò in pista e aspettò in piedi, canticchiando la canzone e osservando le facce dei suoi compagni. Youngbae era davvero al settimo cielo, infatti stava già improvvisando dei passi, seguito a ruota da quel bambino iperattivo di Jiyong. Gli altri due erano in piedi ad aspettare, Daesung ridacchiando e SeungRi…beh, lui sembrava preoccupato. Si mordeva il labbro inferiore alquanto insistentemente, e aveva gli occhi scossi, come se qualcosa lo tormentasse.
Il più grande gli si avvicinò all’orecchio “Qualcosa non va, maknae?” mormorò con voce bassa.
L’altro saltò, occhi spalancati “No!” poi si grattò timido il collo “cioè, n-niente che non vada”
“Ah, non mi sembrava da come…” lasciò la frase in sospeso, alzando le sopracciglia e passandosi un dito sulle labbra “da come ti mordevi le labbra”; lo guardò intensamente.
Immediatamente lo sguardo del moro si spostò sulle labbra definite dell’altro che, sfacciato, alzò un lembo della sua bocca in un sorrisetto sghembo.
“N-n-no” balbettò SeungRi, per poi voltarsi ad ascoltare i consigli del loro team di ballo.
La lezione iniziò. Top, come sempre, aveva voglia di allontanarsi ed evitare gli esercizi di riscaldamento, ma optò per rimanere. Dopotutto aveva una missione da portare a termine.
Mise il suo tappetino affianco a quello del più giovane, e si stese per la serie di addominali.
Iniziò con i primi, sentendo da subito lo sforzo e il caffè ritornargli sullo stomaco.
“Aishh” si lamentò, occhieggiando il giovane, che invece eseguiva gli esercizi con velocità e sguardo vuoto. Ridacchiò fra sé.
Dopo una lunga serie di addominali, il più grande si accasciò sul tappetino, con un braccio sullo stomaco e il fiatone. La testa si voltò verso SeungRi, che ancora continuava, nonostante avesse anche lui il fiato corto.
“Continui?”
A denti stretti, tutto sudato, l’altro annuì.
La canottiera rossa gli lasciava scoperte le clavicole che risaltavano ancora di più sulla pelle bagnata di sudore; le sopracciglia erano incrinate nello sforzo e la bocca formava una perfetta “o” mentre respirava affannosamente, emettendo di tanto in tanto un lamentio.
Ad ogni piegamento gli addominali si contraevano, lasciando intravedere i muscoli lunghi e ben formati.
Top si morse l’interno della bocca.
Non sapeva perché quel ragazzino, forse involontariamente, era, per lui, così sensuale, nonostante il suo carattere sbadato e sorridente. Era come se lo facesse senza rendersene conto, e questo infastidiva molto il più vecchio; sentiva il bisogno di metterlo in imbarazzo, di colpirlo nell’orgoglio, come veniva colpito lui dal suddetto; aveva voglia di farlo smettere, scuoterlo e farlo appiattire al pavimento, fermandosi a cavalcioni su di lui e mostrandogli sul serio le conseguenze di quello che gli stava facendo.
Dio, dicesi ‘frustrazione sessuale’.
Si alzò, per accovacciarsi ai piedi del ragazzino, mantenendoglieli fissati a terra, così come i suoi occhi fissati nei suoi, un sopracciglio alzato, lo sguardo malizioso.
SeungRi boccheggiò qualcosa tra uno stiramento e l’altro “Mi-sembra-ufff-una-ehm-scena-già-pff-vista-argh”. Si riferiva a quella vecchia parodia che Top aveva girato con Jiyong. Quella in cui, alla fine però, anche se in modo totalmente demenziale, aveva baciato il più piccolo, e non il loro leader.
Top ridacchiò “Lo sai che sono un attore puntiglioso. Mi sembrava giusto ripetere la scena con un attore più esperto”. Gli fece l’occhiolino.
Ad ogni stiramento, i loro volti si avvicinavano tremendamente. Poi il più grande rise, cercò di avvicinarsi con la bocca a quella dell’altro, che cadde all’indietro sul materassino, il petto che si alzava e abbassava.
“TOP-HYUNG!” si coprì il volto arrossato con le mani, e con i piedi spinse via il rapper, che, ormai caduto all’indietro, cominciò a ridere di cuore, mostrando quelle fossette adorabili. Quando SeungRi si rimise a sedere, con uno sguardo spaventosamente minaccioso, non riuscì a fingere d’essere arrabbiato per molto.
Il suo sorriso era semplicemente ammaliante…







----to be continued ☆ミ(o*・ω・)ノ










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Capitolo 2
*** Prologo. ***


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(Inizio dicendo che quando ho caricato questa icon su Tinypic per metterla qui, il codice per avviare la host era 'game is up', il che è così attinente con questo prologo e questa storia, che è quasi commovente). Ok, elucubrazioni psicopatiche a parte (!), eccomi qui! C:
Questa è la mia prima fanfiction in questo fandom, e sì, ebbene sì, inizio proprio con una long. In effetti per quanto riguarda i BIGBANG, se fosse per me shipperei tutti x tutti, insomma una supermegaOT5 sponsorizzata dalla YG. Avete capito, no? ^^" Sono pazza, ok.
Beh, sono pure l'1 e mezza ed io domani avrei da fare, beh, sì, intorno alle sette e mezza, e quindi (si fa il conto delle ore) dormirò sì e no cinque ore scarse. BENE!
Che dire, dopo questa parentesi noioserrima, vi lascio alla fanfiction - è solo il prologo! E volevo ricordarvi che se volete, potete lasciarmi una recensione, e farmi felice.
YAY!
Mi fareste davvero tanto, tanto, tanto felice *lancia biscotti*!  *c*
VIPS vi voglio bene,
fighting!
Silvia.














“Ehi, Top-hyung…svegliati, su…”
Seung Ri aveva sempre un certo tatto nel fare le cose, doveva ammetterlo.
Sarebbe comunque sempre stato l’unico della band a non svegliarlo in modo da fargli venire uno shock ipertrofico.
GD si sarebbe probabilmente lanciato nel letto con un tuffo (iniziando poi un suo naturale rito di morsi e solletico, proprio un flirt continuo quel ragazzo, dannazione), Taeyang avrebbe suonato le pentole facendo qualcuna delle sue strane facce, e Daesung…beh, Daesung forse sarebbe stato alquanto normale, o forse avrebbe spruzzato un po' di deodorante per la stanza urlando smeeeeell (trovò l'immagine raccapricciante), ma il tatto di Seung Ri, mai. No, decisamente nessuno l’aveva, in quelle occasioni.
Il ragazzo più piccolo era leggermente inclinato verso di lui, un ginocchio sul letto, il busto a novanta gradi, il viso caratterizzato dalle occhiaie pericolosamente vicino; lo scuoteva per una spalla, e parlava a voce bassa.
Gli piaceva, decise Top. E quando a lui piaceva una cosa, se la prendeva. Niente discussioni, niente ripensamenti, niente storie.
“Mh, non ho voglia di alzarmi” rispose il più grande con la solita voce roca e bassa, resa ancora più graffiante dal sonno che ancora la impregnava. Sapeva decisamente come utilizzare le sue armi. Vide la bocca di Seung Ri esitare un attimo, tremolare, come se stesse pensando a cosa dire (o a cosa fare). Sorrise come un ebete al ragazzo più piccolo che era sporto verso di lui, aumentando solo la sua perplessità.
“Perché non mi fai compagnia?” gli chiese, alzando per un millisecondo il sopracciglio e il braccio, invitandolo nel letto con lui. Dio, s'era svegliato davvero in vena di flirt.
L’altro spostò velocemente gli occhi, deglutendo. Poi lo sguardo ritornò verso Top, alle sue labbra definite, ma solo per un istante leggero; fece per avvicinarsi di pochi millimetri, tremante, quasi impaurito. Infine, con immenso dispiacere dell’altro, si rialzò, come se avesse cambiato idea, mettendo le mani sui fianchi e guardando casualmente per la stanza “No, hyung, non posso. Abbiamo da fare e Jiyong m’ha detto di venirti a svegliare, tutto qui. Dovresti affrettarti”.
Era davvero risoluto, eh?
Quando Seung Ri uscì dalla stanza, Top rise fra sé, una risata bassa e divertita, una risata giocosa, come suo solito, ma anche a tratti minacciosa. Era un lato del suo carattere. “Mi stai sfidando, Ri? Mh, chissà chi vincerà questo gioco”.
Quando a Top piaceva una cosa, se la prendeva e basta, certo, ma questa volta il gioco si prospettava più divertente del solito, e lui sapeva essere davvero un bambino.









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Capitolo 3
*** i need you baby im not a monster;; ***


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Niente, sostanzialmente stavo ridendo solo io guardando il video della Panda-dance di Seungri con TOP, e leggendo un commento che recita "Seungri living the dream of countless fangirls", ahahahahahah, ok, so true!
Ieri ho visto 71: into the fire, il film sulla guerra super-angst con protagonista Top; non potete immaginare quanto ho pianto. Piangevo e bofonchiavo qualcosa come: "Film di merda sgrungfffff, con un finale di merda, crrooooosck, aaaaaah, ma più, mai più Choi Seung Hyun, non provarci mai più, sgnèèèèk". Ecco, sì, più o meno così. Non chiedetevi perché nel mio immaginario emetta suoni dinosaureschi (?!) - comunque inutile dire che il film è stupendo, indipendentemente dal fatto che ci sia lui o meno
In tutto questo abbiamo un icon di coppia questa volta *alza sopracciglia con saccenza*
Naturalmente ringrazio i miei due splendori (si prende confidenza) che hanno anche questa volta recensito, e ricordo al giovane pubblico del fandom #BIGBANG che si può recensire anche per dire che la storia fa schifo, eh, quindi, yay, non innaffiatemi di indifferenza.
Ok, queste note son durante anche troppo.
Vi lascio al capitolo!
Silvia.
PS: Sto pensando di iniziare anche un altro progetto qui, su i Bigbang, una cosa molto/troppo triste. Ma ci sto pensando accuratamente, non voglio farvi venire un infarto. Anche perché l'ho già fatto venire al fandom dei Muse facendo morire Matt Bellamy di AIDS, e la cosa non è che mi renda tanto fiera XD
Comunque vi farò sapere, restate in linea se vi interessa u_u
vi voglio bene splendori di tutto il mondo, ahahah!


(づ ̄ ³ ̄)づ


















Bad boy.
Capitolo secondo.

 
 
 
Le coreografie andavano necessariamente provate sul palco, per questo dopo il riscaldamento si spostarono verso lo stadio dove avevano organizzato il loro ritorno sulle scene. Le scenografie erano pronte, si mormorava che Daesung avrebbe volato sul pubblico con un paio di ali, e che si sarebbero dovuti abituare a salire e scendere dal palco con una sorta di ascensori scoperti. Se c’era una cosa che Choi Seung Hyun aveva imparato, era mai dire mai; in tour poteva succedere di tutto, da incidenti a litigi, e l’importante era dimenticare tutto una volta in scena. Pensava che la citazione ‘show must go on’ non fosse mai banale.
Comunque, c’era chi ci riusciva meglio – ad esempio Jiyong, sì – e chi peggio, e in quel caso Daesung non riusciva a controllare benissimo le sue emozioni, così quando era triste o malinconico lo faceva trasparire anche durante le esibizioni.
Erano arrivati allo stadio.
Scesero in fretta dal furgoncino senza temporeggiare con qualche fan che li aspettava lì fuori. Da qualche giorno ormai li aspettavano prima delle prove; forse le avrebbero salutate più tardi, per ora un saluto veloce con la mano poteva bastare.
Era davvero immenso lì dentro. Seung Hyun già si figurava quell’enorme spiazzo nella luce notturna, riempito di torce e di persone in estasi.
“È incredibile, vero? Fighissimo!” SeungRi era lì accanto a lui.
“E tu da dove sbuchi?”
“Ero qui” disse ridendo.
“Pensavo mi avessi dato buca” disse, guardandolo con un’espressione a metà tra il serio e il divertito.
“Ho un cuore tenero, do sempre una seconda possibilità, soprattutto ai miei hyung”
“Spero non a tutti” disse ridacchiando Top, avviandosi verso i camerini.
Seungri alzò gli occhi al cielo. Per essere solo mezzogiorno, la sua innocenza era stata minata già troppe volte.
 
Era strano ritornare su un palco. Certo, era il suo luogo naturale, ormai, ma un po’ di insicurezza lo attanagliava quando iniziarono con le prove. Forse era anche per il comportamento atipico di Top-hyung… Ma poteva davvero definirlo atipico? Insomma, non era forse stato sempre tormentato dai più grandi della band, con la scusa di essere il piccolo di casa? Forse c’era qualcosa che non andava in lui, ecco. Forse stava prendendo la cosa troppo seriamente.
Si morse il labbro, e per la preoccupazione si dimenticò totalmente di entrare con la sua strofa; solo quando la musica si fermò e si ritrovò accerchiato da sguardi interrogativi, se ne rese conto. Arrossì.
“Scusate…”
Stavano provando da due ore, ormai, e stava  cominciando a sentire la stanchezza.
La coreografa annunciò che avrebbero fatto una pausa. Seungri ne fu grato.
Si avviò verso il lato del palco, stendendosi completamente e chiudendo gli occhi. Cosa gli prendeva?
“Che ti prende?”
Il tempismo di Youngbae era davvero apprezzabile. Si sedette affianco a lui a gambe incrociate, due bottigline d’acqua fra le mani, una delle quali la porse a lui.
Seungri si stropicciò un po’ gli occhi “Non so, sarà la stanchezza. Grazie” fece un sorso d’acqua. Molto meglio.
Si mise a sedere anche lui, passandosi una mano fra i capelli.
“Mi sembri preoccupato” il più grande era accigliato.
“Non so…”
“Se c’è qualcosa che ti turba e hai voglia di parlarne, non farti problemi, lo sai” disse scrollando le spalle.
“Grazie, hyung, lo apprezzo molto” rispose con un sorriso.
Fra i membri della band, Taeyang era il più generoso, e anche il più empatico. Sembrava sapesse leggere le persone in un istante, ma allo stesso tempo la sua gentilezza lo frenava dal diventare invasivo, e così sembrava proprio il confidente perfetto.
Taeyang lo attirò a sé con un braccio, stringendolo disordinatamente e posandogli uno schiaffetto affettuoso sulla tempia.
“Non combinare casini” disse, prima di alzarsi “Su, andiamo” e di offrirgli la sua mano per rimettersi in piedi.
 
Finite le prove, nel programma era prevista la prova e la scelta dei vestiti di scena. Di solito si vestivano molto liberamente, anche perché ognuno di loro aveva i propri gusti e fetish, però quello era il concerto di ritorno, e tutto doveva essere fatto in grande.
L’outfit di Top sarebbe stato come sempre qualcosa di molto elegante, di classe. Magari una bella giacca particolare, oppure una t-shirt coperta da un trench; avrebbe deciso una volta viste le opzioni.
Entrarono nel backstage, che in quel momento sembrava essere il retroscena di una vera e propria sfilata di moda. Jiyong aveva probabilmente già provato i due terzi di tutto quello che c’era lì dentro, come al solito.
Stava occhieggiando un paio di pantaloni di pelle scura, quando vide con la coda dell’occhio sfrecciare Seungri, entrare in un corridoio e sparire a passo veloce. Sospirò e si voltò, guardando nella direzione in cui era scomparso. Si guardò intorno, intercettando lo sguardo di Taeyang, che annuì, probabilmente consigliandogli di andare, e poi si avviò, seguendo il più piccolo.
Top camminò guardandosi attorno, per poi trovare il giovane accanto ad un appendiabiti pieno zeppo di giacche, poggiato contro il muro ad occhi chiusi.
Seguì con lo sguardo per pochi attimi la linea del suo collo, poi si avvicinò cercando di fare rumore, scalpicciando le scarpe e tossicchiando. Non voleva prenderlo di sorpresa.
“SeungRi” disse greve.
Il giovane aprì gli occhi, glieli puntò addosso. In silenzio, lo guardava. Era come se gli stesse bruciando il petto, con quello sguardo; come se gli stesse facendo carico di qualcosa. Il gioco iniziato quella mattina già pesava, Top se ne rendeva conto, perché per lui questo gioco andava avanti da fin troppo tempo, da mesi, forse anni, divisi in quei piccoli istanti in cui si fermava a guardare il ragazzo, a ridere, a parlare con lui, a cantare con la sua voce che lo seguiva; giocare con Seungri era giocare con un fuoco troppo caldo e troppo indomabile, un fuoco che neanche lui riusciva a mitigare. Per giocare con Seungri doveva mettere in conto la possibilità di ferire i suoi sentimenti, ed era un prezzo troppo alto. Top non avrebbe mai voluto ferirlo. Flirtare con Gd era solamente naturale; entrambi erano sulla stessa lunghezza d’onda, capaci di fermarsi, di capire il gioco che c’era dietro tutto quello. Con Seungri era diverso…forse non era neanche un gioco, a dirla tutta. Lui sembrava così fragile, così intoccabile…
Era per quello che non riusciva a staccarsene.
“Seungri, che c’è?” disse, facendo trasparire la sua preoccupazione.
Il più giovane continuava a fissarlo in silenzio. Poi fece un passo verso di lui, strinse gli occhi.
Fu veloce, e Top non fece niente per fermarlo, preso di sorpresa. Un paio di mani lo afferrarono per le spalle, e, con anche troppa forza, lo spinsero contro il muro.
Ogni tanto dimenticava che Seungri non era un bambino.
Quegli occhi erano fissi nei suoi, lo guardavano insistentemente, come se gli chiedessero qualcosa disperatamente.
Seungri si spinse contro il suo corpo, violentemente.
Top chiuse gli occhi; nelle sue vene il sangue ribolliva. Il petto si abbassa e s’alzava, e, si diceva, cazzo, è solo qui vicino a me, non sta facendo nulla, allora perché mi sento così?
“Seungri…” questa volta era lui a voler cedere. Era lui a essere debole nella sua presa, lui a non avere forza di volontà. E non era forse stato sempre così? Nonostante in apparenza mantenesse in piedi quel continuo gioco di flirt e ammiccamenti, in realtà era il più debole tra i due. In qualche modo, una vittima.
Una vittima di quegli occhi scuri che ora lo fissavano, spogliandolo di tutto e facendolo sentire nudo. Carne. Ossa. Niente.
Quando il cuore di Top cominciò a pulsare troppo, troppo forte, in maniera insopportabile, tanto da sentirlo battere nelle orecchie, tanto da non sentire nient’altro che il suo istinto bruciante, quando tutto divenne troppo insopportabile, invertì la posizione, spinse il più giovane contro il muro, sfidandolo con gli occhi, mordendosi le labbra, respirando forte.
Lo sguardo di Seungri, però, vacillò, quasi spaventato, il suo respiro era tagliente, sembrava terrorizzato; fu allora che Top ritornò in sé.
Cosa stavano facendo?
Seungri ora guardava il pavimento, imbarazzato, o forse amareggiato, chi poteva dirlo. Top lo abbracciò, lo strinse a sé. Non voleva confonderlo, impaurirlo, non voleva spaventarlo…
Gli fece poggiare la testa sulla sua spalla, proprio come in quel film che girarono insieme…
Fra lui e Seungri sembrava tutto un film.
Una pellicola lunatica che cambiava genere in ogni momento, passando dal romantico, al comico, al sexy.
Solo che Top non sapeva più che ruolo interpretare, che parole dire, che azioni compiere, che battute recitare per ferire il meno possibile quel ragazzo che ora si stringeva forte a lui.
Non sapeva che parole pronunciare per provocare meno vittime possibile…
Non l’aveva mai saputo.










To be continued...

☆ミ(o*・ω・)ノ



 

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Capitolo 4
*** act like nothing's wrong;; ***


Image and video hosting by TinyPic...eccomi qui con il nuovo capitolo! Volevo ringraziarvi di nuovo *si inchina*, e dire a MiniGD che io la continuo a chiamare splendore nonostante tutto u_u Sì, sono moolto iperbolica. Quest'oggi niente note dell'autrice dementi, dai, ho sonno ed ho problemi con l'HTML, quindi nervosismo a gogò! Vorrei tanto prendere in mano la mia PS2 e poter giocare a Final Fantasy X; è una voglia incontenibile. Comunque, ditemi sinceramente cosa pensate della storia, se le vicende si evolvono troppo poco, oppure per niente per ora, cosa vorreste vedere, i vostri consigli, suggerimenti, ma anche critiche! Si accetta di tutto qui!
grazie per il vostro tempo,
veramente,
Silvia!



Bad Boy.

 
 
 
“E com’è pensare che ci sono persone che dipendono dalla vostra musica?”
La domanda dell’intervistatrice fu diretta, secca, veloce, d’impatto. Choi Seung Hyun ci aveva pensato spesso.
“Fa paura” disse, semplicemente. Era la verità.
Sapere che in qualche parte del mondo, forse ovunque, c’erano persone che sorridevano o piangevano o amavano accompagnati dalla loro musica, faceva paura. Faceva paura anche il solo pensiero di influenzare così tanto qualcun altro. Lui lo faceva tramite la musica, altri con uno sguardo, una parola, un tocco.
La mano di SeungRi che gli sfiorava il ginocchio, ad esempio.
“Paura?” chiese, curiosa, la speaker.
“Sì, fa paura…sapere di essere così importanti, e pensare quindi di poter fallire e deludere tutte quelle persone. Però allo stesso tempo, il lavoro di noi comunicatori, è qualcosa di grande…grande e bellissimo. È come stare vicino a tutti, in ogni momento, senza dover necessariamente essere lì. È come essere una spalla su cui piangere, anche non offrendola realmente”
“Oh, non sapevo che TOP fosse così poetico!”
“Ma come, era risaputo!” rispose lui, cercando di spezzare la troppa serietà creata dal flusso di pensieri che non era riuscito a frenare.
Affianco a lui, Seungri sorrideva.
“E tu cosa dici, Seungri?”
“Sono d’accordo con le parole del mio hyung. Sono grato ogni giorno della mia vita a tutti loro. La band, chi ci ascolta, chi rende questo possibile. Visto che siamo in vena di sentimentalismi ho pensato di aggiungere anche questo, ecco”
“Oh, questi ragazzi dal cuore d’oro! A tutte le fan dei Bigbang in ascolto, che sicuramente si saranno sciolte in lacrime, ecco dedicato a voi questo classico, Haru Haru! Dalla base di Radio Anky, Top e Seungri ci salutano!”
“Ciao VIPs!”
“Alla prossima”
La speaker mise giù le cuffione e sorrise ai due ragazzi “Grazie mille per la disponibilità”
I due si alzarono, inchinandosi educati e salutando lo staff, avviandosi fuori dalla sala di registrazione.
Dopotutto, oltre le solite domande e battutine di routine, l’intervista era andata a gonfie vele: avevano promosso l’uscita del loro nuovo disco, e allo stesso tempo, anche se spontaneamente, avevano sicuramente commosso molti ascoltatori con quelle loro riflessioni.
 
S’era fatto tardi, erano forse le dieci, ma Top non lo seppe finché non controllò lo schermo del cellulare. Dieci e venti.
Lui e Seungri camminavano silenziosi, seguiti da un paio di accompagnatori. Top lo osservava con la coda dell’occhio, come sempre.
“Ci fermiamo un po’ fuori per autografi e foto” annunciò il più piccolo. Non era una domanda, era un’affermazione. Top se ne stupì. Annuì semplicemente.
Fuori i VIPs erano su di giri, totalmente. Le parole dette alla radio avevano commosso tutti, così si dimostrarono – se possibile – più affettuosi del solito. Forse addirittura più controllati e meno ossessivi, doveva ammetterlo.
Fu sommerso di regali e lettere, e ringraziò ognuno di loro. Seungri faceva lo stesso, si fermava a parlare, rideva, abbracciava ragazze scioltesi in lacrime.
Prima di entrare in macchina, salutarono tutti con un gran sorriso, promettendo di vedersi presto in qualche data.
Non si seppe spiegare perché, ma quella scena seppe in qualche modo di malinconia.
 
Salito in macchina, Seungri si fece catturare dalle luci delle auto affianco alla loro. Osservava rapito fuori dal finestrino, sentiva Top affianco a lui non cercare di fare conversazione, come se si stesse beando del silenzio; pensò di sentirsi a suo agio, così, con lui, senza parole.
Allo stesso tempo, però, si sentì stanco.
Per un attimo ringraziò il vetro che divideva il lato autista dal lungo sedile unico dove erano seduti. Aveva bisogno di un po’ di silenzio, di privacy.
“Mi dispiace, sai” disse all’improvviso Top, mentre lui invece era ancora perso con lo sguardo fra le luci che splendevano disordinate lì fuori.
“Per cosa?” chiese, senza distogliere lo sguardo.
“Se ti ho spaventato”
“N-non lo so, che sta succedendo…”
“Neanche io, Rì, è per questo che mi dispiace”
Non rispose.
Le auto lì fuori sembravano tante stelle nel buio, e forse era proprio a causa di quelle luci artificiali, che le vere stelle non si vedevano più come una volta.
Chissà, forse era lo stesso anche per lui. Forse era così preso dall’illudersi di non sentire niente, che non vedeva le cose per quelle che erano veramente.
Aveva paura.
“Posso?” chiese leggermente poi Top, cercando di stendersi.
Seungri annuì, lasciando che il più grande poggiasse, stanco, la testa sulle sue ginocchia. Lo guardò intensamente mentre, ad occhi chiusi, riposava. Gli passò una mano fra i capelli ed i suoi occhi furono immediatamente spalancati a guardarlo.
“Seungri…”
Le dita gli carezzarono lentamente i capelli, poi passarono a sfiorargli la fronte, per scendere al naso e fermarsi sulle guancie. Quegli occhi lo guardavano insistentemente, come se cercassero a tutti i costi di capire cosa gli passasse per la testa.
E a cosa stava pensando, infatti, lui?
A Top? A quanto sarebbe stato bello baciarlo? A cosa stava pensando?
Non lo sapeva definire…
Top chiuse quasi con disperazione gli occhi, imbronciando le sopracciglia in un’espressione decisamente preoccupata, ma lasciando che Seungri gli carezzasse ancora i capelli, il volto, le palpebre che, ad ogni tocco tremavano leggermente.
Proprio come le auto che sfrecciavano fuori dal finestrino, la situazione era sempre più surreale.
Cosa stava succedendo?
Si addormentò con il ricordo delle dita leggere del ragazzo che, con un percorso impalpabile, continuava a carezzarlo.
 
 
“Seunghyun, siamo arrivati”
Glielo sussurrò nell’orecchio con voce bassa, un bisbiglio appena, Seungri. Top si svegliò con lentezza, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di focalizzare la situazione.
Erano in auto, aveva un plaid addosso. Si guardò confuso. Plaid?
“Avevi freddo, tremavi, era sul sedile…” rispose alla sua domanda silenziosa l’altro.
Top annuì.
Si raddrizzò, mettendosi seduto e stropicciandosi gli occhi. Il più piccolo uscì dall’auto, invitandolo a fare lo stesso.
Quando lo fece fu colpito da un’ondata di freddo. Le labbra gli si sbiancarono, gli occhi si chiusero,  deglutì forte.
Mentre camminavano verso l’interno del dormitorio, quasi si sentiva venire meno, tanto che l’altro lo guardò preoccupato e lo esortò ad affrettarsi.
Una volta al caldo, fra le luci calde della struttura, Top sospirò forte, sentendosi il naso rosso e le labbra fredde come il marmo di una statua, come se non gli appartenessero.
“Top-hyung…dovremmo mangiare qualcosa, andiamo in cucina?”
“Mh, no…dormire” mugugnò l’altro, mentre, con un sorriso, tendeva le braccia al maknae “Portami”, concluse.
Seungri sorrise, alzando gli occhi al cielo. Si avvicinò al rapper e fece per prenderlo in braccio. Naturalmente l’altro lo fermò, sorridendogli ancora un po’ imbambolato “No, ce la faccio. Vieni con me?”
“Mh…” il giovane sembrò indeciso.
Per piacere, vieni con me? Sono un po’ malinconico” Top batté una sola volta le palpebre, per poi osservare con fermezza Seungri. Lo guardò quasi come se lo stesse pregando.
“Sì, certo”
 
 
La camera era in disordine, vestiti ovunque sul letto a due piazze che Top si ostinava a chiedere di avere in ogni posto.
“Perché vuoi sempre un letto matrimoniale per te?” Seungri si rese conto della stupidità della sua domanda non appena la pronunciò. Non aveva pensato alla possibilità di condividerlo, il letto.
“Perché sono abituato a vivere solo”
“Non ha molto senso” rispose il più giovane, levandosi le scarpe con i talloni e saltando sul letto.
Il balcone affacciava su Seoul illuminata. Era stupendo, lì.
“Sì che lo ha, sono abituato ad avere il doppio per me, a condividere tutto solo con me stesso” rispose Top, spogliandosi della camicia – le spalle definite –, dando le spalle al ragazzo, e cercando velocemente la maglia del pigiama da infilarsi.
Era molto riservato, e forse gli dava fastidio farsi vedere svestito.
“Sembra comodo, avere il doppio per sé”
Top si voltò velocemente verso di lui, guardandolo “No, non lo è”
Si pentì subito della sua affermazione non appena vide l’espressione del più grande.
“Hyung…perché sei malinconico?”
Scrollò le spalle.
Niente. Sembrava non si confidasse mai.
Una pallottola di vestiti arrotolati gli arrivò in faccia “Che cacch-“
“Pigiami”
“Eh?”
“Non vorrai dormire in camicia…”
“Oh, no”
Seungri si spogliò velocemente, infilandosi il pantalone – larghissimo – e la maglia – a righine, per Dio! – che l’altro gli aveva lanciato.
Avevano il suo odore…
Top lo raggiunse sul letto, stendendosi con un braccio sullo stomaco e l’altro sotto la nuca “Sono veramente stanco…” sospirò ad occhi chiusi.
Seungri giocherellava con i lembi delle maniche del pigiama, imbarazzato.
“Seungri…”
“Sì”
“Cosa provi per me?”
Non si stupì della domanda.
Ora entrambi guardavano il soffitto “Non lo so”
Top rimase in silenzio, poi spense la luce. Stupì il più piccolo-
“Io dormo…” annunciò con la voce bassa.
Si misero sotto le coperte. Seungri dava le spalle al rapper, occhi ancora aperti a fissare Seoul illuminata.
Il suo respiro gli sfiorava il collo.
Il suo calore gli arrivava fin lì.
Non ci aveva mai pensato, a che effetto gli facesse Top. Forse non ci voleva pensare. Forse gli faceva paura, ammettere di avere avuto le farfalle nello stomaco, quando, solo poche ore prima, era stato bloccato al muro dal suo hyung.
“Seunghyun…” chiese Seungri, con voce incerta e animo scosso.
“Mh”
“Tu provi qualcosa per me?”
“Non lo so…non so cosa…”
Seungri chiuse gli occhi, inspirando forte quel letto e quella stanza, quel tutto, che sapeva di lui. Quando all’improvviso, con una velocità ed un’istintività animale, Top lo abbracciò da dietro, spingendo la testa contro le sue scapole, non disse niente.
Rimase in silenzio, sentendo i respiri un po’ troppo pesanti dell’altro.
“Rì, non mi…n-non te ne andare”
Scosse la testa. Non l’avrebbe fatto, no, non ora, non adesso che gli stava mostrando le sue debolezze, che lo stringeva così tanto da fargli morire il respiro in gola.
Ed era stato davvero miserabile, il tono con cui l’aveva detto. Seungri poggiò piano una mano su quelle di Choi Seunghyun, strette attorno alla sua vita fino a sbiancarsi le nocche.
“No, resto qui…”
Fu un sussurro nella notte, solo un sussurro, ma a Choi Seunghyun bastò. Bastò perché era solo da troppo tempo. Bastò perché era molto più di quanto si meritasse di avere.
Bastò perché Seungri era intoccabile e lui, eppure, era lì stretto con ogni centimetro della sua carne a quel ragazzino, quasi potesse salvarlo, quasi potesse farlo redimere…

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Capitolo 5
*** that xx;; ***


Image and video hosting by TinyPic...Ehi! Salve a tutte! Sono tornataaaaaaaa! Sì, lo so lo so lo sooo che ho aggiornato una vita fa. Vi voglio bene, davvero. Perdonatemi ç_ ç
è che la scuola è un incubo e sono così stanca che non ho mai tempo di mettermi a scrivere. In più si è rotto il portatile <_< che sfiga.
Comunque ora è estate...! La fanfiction continua, eheheheh! Ci sto pensando molto su, e in effetti non so se voglio che continui ad essere una Top X Seungri. Potrebbe, e dico POTREBBE, inserirsi un'altra ship. Informatemi sulla vostra opinione a riguardo u_u
Mi raccomando <3
Scusate ancora il ritardo, e il capitolo piccolo, prometto di aggiornare presto e con molti risvolti,
Silvia.

PS: TAEYANG MI SPIEGHI PERCHE' SEI COSI' PERFETTO? ciao.













Bad Boy.




Fu svegliato da un leggero odore di colonia, quella mattina, Seungri. Non era un risveglio abituale, certo, ma...gli piaceva. Stiracchiarsi, sentendo ogni vertebra della schiena rilassarsi, e godere della luce del primo sole che, dolce come mai, gli riscaldava il volto. Era un sole invernale e per questo, forse, gli sembrava persino più piacevole. Non poté fare a meno di sorridere, mentre teneva ancora gli occhi chiusi. Sentiva il suo odore di colonia, e davvero per un momento pensò che non ci fosse niente di meglio: svegliarsi lì, nel letto del suo hyung, il sole invernale, le lenzuola pulite, le sue labbra sul collo.

...Le sue labbra sul collo?

Seungri aprì di scatto gli occhi, ispezionando prima la stanza - tutto regolare - e poi il letto. Ed eccolo lì.

Era uno spettacolo.

Dormiva con le labbra leggermente schiuse, i tratti molto più dolci, illuminati com’erano dal sole, un’espressione semplice e rilassata, certamente diversa dalle sue solite occhiate minacciose o sensuali. Seungri sorrise, questa volta persino scoprendo i denti. Guardò il soffitto e, deglutendo e chiudendo gli occhi, si concentrò sulla leggera pressione che quelle labbra imprimevano sul suo collo. Era casuale, il modo in cui Top era rannicchiato addosso a lui, ma aveva un nonsoché di dolce.

Seungri pensò seriamente di essere diventato una femminuccia.

Sospirò forte. Forse un po’ troppo forte...

Sentì il suo hyung grugnire e stiracchiarsi, avvicinandosi se possibile ancora di più a lui...

Deglutì un paio di volte - e Seungri poté giurare di non poter staccare gli occhi dal suo pomo di adamo che faceva su e giù - e poi aprì gli occhi.

Seungri spostò gli occhi dall’altro lato.

Era un tacito avvertimento che stava dando a se stesso; il maknae sapeva, che se l’avrebbe guardato negli occhi non si sarebbe più controllato.

Dopotutto era mattina, e il suo corpo si stava mettendo in moto con le solite reazioni...
Oh, no no no.

Era un incubo!

Ma se fino a tre minuti fa era stato il risveglio più celestiale della sua vita? Ora sembrava una candid-camera.

“Mh...Seungri...”

Sentiva persino il rumore della saliva dello hyung mentre deglutiva. E...e quella sua voce, sempre così roca, di prima mattina era semplicemente...illegale.

Illegale era proprio il termine giusto, ecco.

Top si puntellò sui gomiti, alzando il volto verso lui, che aveva ancora gli occhi chiusi - strizzati - verso l’altra parte della stanza.

“Seungri?” questa volta il suo tono era preoccupato, addirittura.

Il più giovane respirò pesantemente, mordendosi le labbra, strizzando ancora di più gli occhi. Ma Top l’interpretò come tristezza, e fu forse per questo che sospirò forte, stizzito, e fece per alzarsi, bofonchiando qualcosa come ‘sono un idiota, un completo idiota’, e qualcos’altro di intellegibile.

Fu allora che Seungri sentì il sangue ribollirgli nelle vene, e decise di prendere in mano la situazione così imbarazzante; con uno scatto afferrò il polso del suo hyung, fermandolo, e girandosi allarmato verso di lui. Era sicuro che poteva leggere, con un solo sguardo, tutto quello che stava pensando. Era Choi Seunghyun, dopotutto, e lui riusciva a...captare, sì, era il termine giusto, qualsiasi cosa guardando dentro gli occhi di una persona. Era per questo che era un così bravo attore; perché capiva gli altri.

“Seungri...”

Aveva capito. Lo vedeva. Vedeva tutta la sua voglia, e lussuria, e esitazione. Lo capì dalla sua espressione, che da malinconica passò ad essere dolce, quasi divertita.

Sorrise, Choi Seunghyun, facendo arrossire il suo maknae. Poi rise definitivamente, carezzandogli una gota rossa.

“N-non ridere di me”

“Era questo il problema?” mormorò Top.

“Questo cosa?”

Il più grande spostò lo sguardo verso le lenzuola, verso i pantaloni del pigiama leggermente rigonfi del moro. Seungri seguì quello sguardo, e quando capì dove voleva arrivare, riportò gli occhi alla faccia dello hyung, un’espressione indignata sul suo volto.

Ma l’altro rideva, di cuore, e si morse persino il labbro inferiore, nello sghignazzare. Come se lo spettacolo dei suoi occhi strizzati e quelle due rughette d’espressione ai lati non fosse abbastanza...!

Seungri prese ad osservare quelle labbra lisce, stese nel ridere, e - cavolo - aveva un alito pessimo, ma non gli importava, no...

Si avvicinò di poco alle labbra dell’altro, e Top smise di ridere, osservando il più giovane alzare le mani e portarle al suo mento, sfiorandolo appena. I due volti si avvicinarono sempre più, fin quando fu Top a spezzare le distanze. Con uno scatto posò le sue labbra su quelle di Seungri e iniziò a baciarlo, con lentezza, assaporandolo nel profondo. Il più giovane seguiva i suoi movimenti, ritraendosi per qualche secondo a respirare, ma non per questo smettendo di sfiorare le labbra contro quelle del suo compagno di band.

Choi Seunghyun baciava ad occhi chiusi, ed era strano, nessuno se lo sarebbe immaginato così classico, un bacio di Top, Seungri ne era sicuro. Lui però sì.

E Lee Seunghyun era così giovane, e così irrefrenabilmente stanco di aspettare; le mani gli tremavano, e quasi non ci credeva, vedere Seunghyun stendersi sul letto, spinto dal suo peso, sottostare a lui e ai suoi baci; non ci credeva.

“Seunghyun...” mormorò Top, chiamandolo con il suo vero nome, lo stesso che portava lui. Lo mormorò col il fiatone, mentre Seungri era intento a baciargli il collo.

“Io...Seungri...aspetta” mise una mano sulla spalla del più piccolo. Poi lo spinse con gentilezza lontano da lui. Lo scrutò con tristezza, s’alzò dal letto e gli voltò le spalle.

Seungri era ancora sconvolto.

“N-non capisco...io...” bofonchiò, guardandosi intorno, preso dal panico.

“Non è colpa tua, sono io...ho bisogno di un po’ d’aria. Scusami”

Choi Seunghyun uscì dalla stanza, lasciando di sé solo il profumo della sua colonia.




To be continued...
















 

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Capitolo 6
*** haru haru;; ***


Image and video hosting by TinyPic...Ehy! Eccomi tornata!
Questo capitolo è pieno di drama! Cioè, fatemi spiegare....Visto che sto guardando un numero illimitato di drama (dovreste salvarmi, davvero), ho diciamo preso in prestito quel modo molto drammatico di mettere in scena le cose. Frasi ad effetto e lacrime. EHEH.
Mi sento scema, davvero.
In più in questo capitolo c'è poco Daesungie *cries*, giuro che nel prossimo avrà un po' più di spazio, yepyep. Niente, il concerto dei Muse mi ha dato alla testa, rassegnatevi!
Sperando vi piaccia,
Silvia.












Bad boy.

 





Seungri guardò il soffitto con sguardo vacuo. Sentì i passi fermi di Seunghyun, la porta del balcone aprirsi e chiudersi alle sue spalle. Il cuore ancora gli batteva pazzamente nel petto, irrefrenabile. Sentiva ancora le mani dell’altro sul suo corpo, ancora la furia bollente della sua bocca e il suo fiato a scaldargli il naso.
Era stato  come uno shock termico, sentire il suo corpo alzarsi di scatto, abbandonandolo su quel letto.

Era stato come dover abbandonare d’un tratto qualcosa agognato a lungo; sentiva ancora il suo sapore sulle labbra, ma era già guastato da quel retrogusto di malinconia. Perché tutto quello che riguardava Top doveva irrimediabilmente sapere di malinconia? Tutto di lui era così, e Seungri era sicuro di  star cominciando a infangarsi di quello stesso suo sentimento vischioso e pesante.
La malinconia, pensava, è ancora peggio della tristezza. La tristezza fugge, si sfoga in mille pianti e singhiozzi, mentre invece la malinconia va via a piccoli sospiri, e ti consuma l’animo.

Seungri si alzò dal letto che aveva ancora la testa leggera.

Bene, pensò, ora lo lascio qui, solo, nella sua valle di malinconia o cos’altro cazzo è.

Bene, pensò, io vado via.

E così fece.
A piccoli passi, aprì la porta, ed uscì.

Appena messo piede nel corridoio del dormitorio, si trovò di faccia un volto conosciuto; il loro leader, Jiyong.

“Seungri...” fece una faccia stranita, come se fosse sorpreso di trovarlo lì “Dov’è Seunghyun, devo parlargli”

Il più giovane cercò con tutti i suoi mezzi di mascherare i suoi sentimenti. Si schiarì la voce.

“In...in camera”

Dallo sguardo di Jiyong capì di non essere riuscito a mascherare un bel nulla. Il più grande, però,  evitò la faccenda con un elegante cenno, prima di far scattare la porta bianca ed entrare senza bussare nella stanza del rapper.

Chissà se avrebbe  sentito l’odore di Seungri, chissà se Seunghyung si sarebbe confidato con lui...

Aveva il cervello pieno fino all’orlo di questi quesiti idioti, e gli occhi erano fissi sui suoi piedi scalzi, mentre camminava verso la cucina, ignorando il brontolio del suo stomaco.

Non si accorse neanche di essersi seduto al solito posto attorno alla tavola, non si accorse di nulla, come se avesse impostato il pilota automatico pochi minuti fa, quando il più grande s’era alzato da quel letto profumato per andare a prendere un po’ d’aria.

Fu per questo forse che fu scosso più forte del dovuto.

“Seungri...! SEUNGRI!”

Aprì gli occhi per osservare il volto di Youngbae preoccupato, le sopracciglia curvate in un’espressione pensierosa “Cos’hai? Dove hai dormito?”

Combo! Domanda da un milione di dollari.

Seungri scrutò a lungo il volto di Taeyang. Non sapeva mentirgli, lo sapevano entrambi, e poi non gli andava di inventare palle. Non a lui, non se lo meritava; gli era sempre stato vicino, fin dal debutto, da quei tempi in cui non riusciva ancora ad integrarsi perfettamente nel gruppo, gli faceva compagnia e rideva alle sue battute stupide più di quanto facesse chiunque altro. Se pensava alla parola ‘amico’, Youngbae era sicuramente uno dei volti che sfrecciava per primo nella sua mente.

“Da Seunghyun” rispose. E davvero, ci provò con tutto se stesso a trattenere la sua voce dallo spezzarsi, provò ad impedire che le lacrime si avvallassero nei suoi occhi scuri. Non ci riuscì.

Tirò su col naso e guardò in basso.

“Cos’è successo?” la voce di Taeyang era bassa, baritonale, quasi spaventosa. Seungri emise un piccolo singhiozzo.

Non rispose. Si morse il labbro e aggrottò le sopracciglia.

“Seungri, che è successo!” Youngbae alzò la voce,  lui alzò gli occhi a guardarlo. Taeyang era furioso. I suoi occhi erano scuri, più che mai, e il lato della bocca gli tremava.

In quel momento, Seungri si chiese se fosse davvero così ovvio, quanto fosse ferito. Glielo si leggeva così chiaramente negli occhi? Aveva un aspetto così sconvolto?
Non poteva giustificare in nessun altro modo la reazione così nervosa del suo hyung.

“N-niente, davvero”

L’altro si alzò in piedi in una frazione di secondo, poi sfrecciò verso il corridoio.

Seungri spalancò gli occhi, stupito.

“Hyung! Hyung, dove vai, non è successo niente!”

Sentì Youngbae percorrere il corridoio a lunghe falcate, lo vide avvicinarsi alla porta di Top con i pugni stretti. Corse al suo fianco. Le tempie del suo hyung pulsavano.

Cosa stava succedendo? Fino a pochi minuti fa era sicuro di trovarsi in paradiso...

Youngbae aprì la porta, senza bussare, poi rimase fermo, immobile, non aprì bocca.

Si voltò improvvisamente, guardando Seungri negli occhi con un’espressione smarrita, spaventata, quasi.

“Seungri...andiamo” sussurrò piano, cambiando completamente, da furioso a confuso, preoccupato; strinse il polso del più giovane e cercò di tirarlo via.

Lee Seunghyun sarebbe tornato indietro nel tempo, se avesse potuto. Non sarebbe mai entrato in quella stanza la sera prima, non avrebbe mai cominciato a pensare a Top-hyung in quel modo, perché sapeva di star giocando con qualcosa di pericoloso, lo sapeva, ma proprio come un bambino, non era riuscito a fermarsi prima di farsi male. In un lato inconscio del tuo cervello c’è, sempre,  la consapevolezza del potersi ferire, c’è questa intuizione, ma non fa altro che darti adrenalina al pensiero; quasi tutti la ignoriamo, per poi rimpiangerla una volta feriti.

E’ davvero patetico.

Seungri scostò con leggerezza Youngbae e guardò in quella stanza.

Sul balcone, ignari degli sguardi dei due, Jiyong e Seunghyun si stavano baciando. Era il più minuto dei due, a stringere Top contro la ringhiera, e Seungri poteva vedere il viso di quest’ultimo; era rilassato, mentre muoveva le labbra in sincrono con il loro leader.

Lo stomaco gli si rivoltò.

Le stesse labbra che fino a poco fa cercavano le sue...

“Seungri” una voce bassa gli soffiò il suo nome sul collo “Seungri andiamo via” gli strinse dolcemente il polso, ma lui lo scostò, questa volta violentemente.

Cosa ne voleva sapere lui? Cosa poteva immaginare, di quello che stava provando? Perché si stava intromettendo?

Fu allora che gli occhi di Seunghyun si aprirono, trovando il volto senza alcuna emozione di Seungri a scrutarlo. Persino le lacrime gli s’erano seccate.

Top si staccò improvvisamente da quel bacio, lasciando Jiyong sul balcone e percorrendo la stanza in poco più di tre passi.
“Seungri!” la sua voce lo fece rabbrividire.

Seungri si odiò per quello. Perché, nonostante tutto, non poteva fare a meno di tremare in sua presenza, di sentirsi morire dentro dalla smania di stargli vicino. Era come una calamita, Seunghyun. Solo che ora erano solo coltelli, ad accerchiarlo, e più si lasciava attrarre, più si sarebbe ferito.
Poteva già sentire le ferite pizzicargli.

“Seungri!” le mani di Top si posarono sulle sue guance “Guardami, Seungri, non è così, non è così, te lo giuro, Seungri!”

Ma gli occhi del più piccolo erano vacui, guardavano il cielo che traspariva dai vetri della stanza, guardavano le lacrime che colavano sul volto di Jiyong impregnato di rimorso, o quel che era.

“Seungri...”

Fu allora che Taeyang agì. Seungri non ricordava di averlo visto arrivare. Ci fu solo il rumore di un impatto, e le mani di Seunghyun che si staccavano forzatamente dalla sua faccia.

“Stagli lontano!”

Un pugno.

Sentì Top sputare, rimanere in silenzio, sul pavimento, Jiyong emettere un piccolo singhiozzo, Youngbae respirare pesantemente, furioso.

Poi non sentì più nulla.

Il buio.

Il vuoto.

Il silenzio.

E la speranza che fosse tutto solo un brutto sogno...







 


To be continued...
 




 

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Capitolo 7
*** the stars (are out tonight);; ***


Image and video hosting by TinyPic...Ciao! Sono le tre meno dieci del mattino, ed io ho appena finito di scrivere questo capitolo. Devo dire che è stato molto naturale scriverlo, adoro scrivere di Jiyong, è un personaggio così interessante, almeno da come la mia mente lo dipinge in questa fic.
In realtà mi rendo sempre più conto di amare scrivere dei Bigbang in generale. Le dinamiche fra ognuno di loro sono interessanti.
Bene, detto ciò, vi lascio al capitolo, forse un po' etereo e sperimentale come stile di scrittura verso la fine. Sarà l'orario, sarà l'insonnia, sarà David Bowie.
Bene!
Buonanotte, signori!
Evey Zonk.















 

Bad boy.










Non sapeva cosa gli fosse preso.

Quando aveva cominciato a baciare Seungri, era stato davvero celestiale. Perfetto.

Oh, lo voleva da così tanto tempo.  

Choi Seunghyun andava in giro dicendo di essere il tipo che quando vuole una cosa se la prende; a volte gli sembrano solo parole vuote, perché in realtà ha vissuto una vita privandosi di tutto, non donandosi niente di importante. S’è sempre sentito così solo.

Quindi, quando Seungri aveva premuto le labbra contro le sue, il cuore gli si era stretto d’emozione.

Non si sentiva così da anni, da quando...

Da quando...

Meglio non pensarci.
Seungri. Ecco. Seungri. Meglio pensare a lui.

Quel ragazzo era entrato un po’ alla volta nel suo nido, forzando la serratura dorata con cui s’era recintato. Erano mesi che si guardavano, si sfioravano maldestramente le mani, e solo ieri Seunghyun aveva cominciato a rispondere ai segnali del più giovane.

Un giorno.

Gli era bastato un giorno per rovinare tutto.

Complimenti, Seunghyun. Record mondiale.
Sei sempre stato un campione, e lo sai. Lo sai ogni volta che ti guardi allo specchio. Guarda - guarda, per Dio! - guarda che campione sei, solo su un balcone, lui sul letto, spaventato; guardati, gli hai detto di aver bisogno di una boccata d’aria che già sai non ti servirà a nulla.

Lo vedi con la coda dell’occhio mentre si alza dal letto ed esce silenziosamente dalla stanza.

Rifletti guardando il cielo chiaro della mattina.
E’ strano, sentirsi tristi quando il sole splende così forte. Di solito queste sensazioni appartengono alla notte, e...quanto vorresti fosse buio ora! Come il tuo cuore. Nero liquido.

Perdi il senso del tempo, mentre osservi il sole, ferendoti gli occhi e pensando a cosa fare. Seguire ciò che senti o rischiare di ferire un’altra persona con i tuoi comportamenti sconsiderati? Non puoi proprio fare a meno di far male a chi ti sta vicino.
E’ nella tua indole tradire, voltare le spalle, avere dubbi, lasciare prima di essere lasciato. Forse è senso d’abbandono, forse sei solo uno stronzo.

Da qualche parte del tuo torace hai sentito una sensazione strana; quella sensazione ti ha detto che Seungri non si merita di averti accanto, di sopportare tutto quello che già sai verrà. Seungri non è forte come lui...

Osservi ancora il cielo.

“Seunghyun”

Non ti stupisce la sua voce. Non davvero.

Sei così abituato a sentirlo spuntare all’improvviso, che ormai non ti spaventa più. Potrebbe essere tanto un’invenzione della tua testa quanto reale, non ti importa. Gli rispondi lo stesso.

“Jiyong”

Non ti volti a guardarlo.

“Ho visto Seungri uscire”
“Hm” - schiocca le labbra, Jiyong.

“Volevo...” fa una pausa, respira, guarda il cielo, poggia le mani sulla ringhiera. Gli tremano.

Chiudi gli occhi.

“P-possiamo riprovarci?” chiede, a bassa voce.

Le palpebre ti tremano. Forse è nervosismo, o forse solo non sai cosa rispondergli.

Cosa potresti dirgli?

Un secco ‘no’?

Con Jiyong non esiste no, lo sai.

“Jiyong, non credo sia la cosa giusta”

“Non dire cazzate. Non hai mai pensato alla cosa giusta

Ti volti a guardarlo, finalmente, e ciò che riempe i tuoi occhi è solo rabbia sordida “Cos’è? Non ci posso provare? Per una volta, una sola, a fare la cosa giusta? No?” sbraiti

“La verità è, Jiyong, che io e te insieme non facciamo altro che trascinarci sempre più nel buio. Lentamente. E ci fosse qualcos’altro, alla fine, dopo il buio e la disperazione, ne varrebbe la pena. E invece, cosa? Cosa ci è rimasto di tanti anni insieme?”

Non credi di essere mai stato così sincero in tutta la tua vita.

Vedi il peso delle tue parole quasi spezzare Jiyong. Ti dispiace. Non vorresti mai ferirlo, perché sai quant’è fragile, quanto non riesca a sostenere il mondo.

Jiyong è un artista, e gli artisti non sono fatti per stare fra gli altri. Sono fatti per nuove lune e orizzonti per tutti gli altri imperscrutabili, per tramonti stellari e occhi lucenti. Gli artisti appartengono ad un altro mondo, e vivere tra noi li sfibra, li rende meno brillanti. Perdono quella patina di magia che avrebbero fluttuando nell’atmosfera.

Ecco come Seunghyun vede Jiyong.
Intoccabile, impalpabile. Come se un solo polpastrello potrebbe farlo infrangere in mille pezzi.

E, in passato, è stato con tutto il suo corpo che Seunghyun l’ha schiacciato, compresso, stiracchiato nella normalità di un letto.

E’ come voler imprigionare una stella.
Ci finisci sempre bruciato.

“Cosa ci è rimasto...” ripete vacuo Jiyong. Ha lo sguardo spento.

“Non so a te cosa sia rimasto, Seunghyun. E forse non so neanche cosa resta in me. In realtà, credo non mi sia rimasto più niente. E’ per questo che voglio riaverti. Per avere qualcosa”
Ghigni “Sei così cieco, Jiyong. Non ti accorgi di avere
tutto

“Anche tu non ti accontenti del tutto, Seunghyun”

Non puoi biasimarlo. Nonostante una vita prospera, masse di persone ad adorarti e un sogno realizzato, senti di non avere tutto. Ma è ben diverso dal credere di non avere nulla.

C’è una leggera e sottile linea fra i due concetti. Il non avere tutto e il non avere nulla.

Non sai spiegarlo neanche a te stesso con chiarezza.

Guardi il suo profilo perfetto nella luce del mattino. Seoul è già indaffarata.

C’è un leggero cambiamento nella postura di Jiyong, ma è troppo tardi quando te ne accorgi. Ti ha già spinto contro la ringhiera del balcone.

Ti ha già incastrato, proprio nel suo stile.

“Non voglio il nulla” sussurra, prima di avvicinarsi alle tue labbra.

Non ti senti in grado di fermarlo. Sarà l’abitudine a guidarti, o il senso di colpa. Facciamo la seconda.

E quando le labbra di Jiyong si posano con fame sulle tue, tu addirittura assecondi il suo ritmo sincopato. Le muovi insieme alle sue.

Perché quella stella ha perso lucentezza, e ti rendi conto di averne tutte le colpe.








To be continued...







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Capitolo 8
*** sour cream;; ***


Image and video hosting by TinyPic...Ehy! Eccomi qui, finalmente, col nuovo capitolo! :3
Sono stata a mare, ed è lì che ho scritto l'inizio del capitolo, spero vi piaccia. Domani risponderò a tutte le vostre recensioni - mi rendete tanto felice! Grazie, grazie, grazie infinite a tutti quelli che leggono questa fic! Vi sarango! *cuore!!111!!*
La fine del capitolo l'ho scritta un po' in modalità isterica, lo ammetto, e ne è uscita una roba molto grottesca :c spero non vi annoi!
Questo è un capitolo di transito u___u" dal prossimo ci saranno bei colpi di scena, ehehehehe if-you-know-what-i-mean-coffcoff!
Intanto vi lascio al capitolo!
Ciao! <3
Evey.



















Bad boy.





Certe volte la vita ti mette davanti a delle scelte. Ti chiede, con aria sommessa, se accettare la strada più facile, oppure percorrere senza scarpe quella stradina fatta di sassolini alla cui fine c’è un grosso premio lucente; ti chiedi se le ferite e i tagli ai piedi ne valgano la pena, e alla fine, senza neanche constatare quanto dolore ti provocherà, la imbocchi lo stesso.

Ma è tipico degli umani, lo sai, l’hai letto in quasi tutti i romanzi che t’è capitato di avere sotto naso, e davvero non dovresti stupirtene. Solo che quando le cose ci capitano di persona, ci sembrano sempre nuove, impossibili. Te le aspettavi, inconsciamente,  ma rimani comunque basito.

Ora, per esempio, non riesci ad aprire gli occhi. Sai di essere su un letto, e senti in sottofondo una televisione, un telegiornale che blatera parole che non colleghi, e delle coperte che ti coprono. Ad occhi chiusi elenchi tutte queste sensazioni, prima di cercare di aprirli.

Ed è quando li apri, che ti ritorna alla mente tutto quanto è successo. E allora vedi solo uno sprazzo di carta di parati, per poi richiuderli ferocemente.

Non sai se vuoi riaprirli in un futuro prossimo.

Riaprirli significherebbe rivedere il suo volto perfetto, e pensare a quanto tutto fosse logico, perché, dai, non è forse altrettanto perfetto il volto di Jiyong? E non sono altrettanto perfetti entrambi, affiancati, che sia nella luce artificiale di un servizio fotografico oppure nella luce del mattino, su un balcone, mentre si baciano?

Non ti ci vedi proprio, nella loro aura di perfezione, ammettilo.

“Seungri? Sei sveglio?” una voce calda ti tira a forza nel mondo reale, ma non apri ancora gli occhi, no.

Taeyang.  E questa è camera sua, pensi, e devi essere svenuto, proprio come una femminuccia.  Perché Taeyang sta facendo tutto questo per te?  Vorresti prendertela anche con lui, perché al momento ce l’hai col mondo intero, però non ci riesci: in qualche modo ti senti sollevato, della sua presenza qui con te.

E’ un pensiero positivo, sapere che qualcuno ci tiene.

Non rispondi, però, alla sua domanda, non vuoi ancora aprire gli occhi.

“Sai...sono le tre del pomeriggio. Hai perso conoscenza stamane, ed hai dormito per tutta la mattinata. Mi domandavo se volessi mangiare qualcosa” - sembri mia madre, pensi, acido.

Rimani ad occhi chiusi. Senti una leggera pressione sul letto e sai che è lui ad essersi seduto al tuo fianco, accavallando le gambe (lo puoi dire dal fruscio che si sente).

Youngbae sospira vistosamente.

“Mi dispiace” poi dice, abbassando il tono della voce “forse non dovevo immischiarmi”

Stupido.

“E’ che...” sospira di nuovo, questa volta di irritazione “sapevo sarebbe finita così. Giuro, lo sapevo”

Cosa intendi?

“Sai, forse non sono la persona che dovrebbe parlartene, però voglio farlo”

E’ quasi come se Taeyang rispondesse alla tua domanda mentale. Come se ti leggesse nella mente. Quasi apri gli occhi, poi ti fermi.

Si schiarisce la voce “Anni fa, Seunghyun e Jiyong stavano insieme. Non era una cosa che volevano far sapere, neanche fra noi del gruppo, quindi la tennero nascosta. E’ naturale che tu non lo sappia, cioè, non sentirti tradito da loro...Voglio dire, cacchio!” sbuffa “Non sono bravo a parole.”

Sospira ancora.

“Quello che voglio dire, è che so di loro perché Jiyong è il mio migliore amico, e me n’ha parlato”

Cosa è successo tra loro?

“Avevano una relazione, e da come ne parlava Jì, andava tutto a gonfie vele. Fino ad una sera...” la voce di Taeyang si abbassa ancora di più “Pioveva, io ero nel mio appartamento,  guardando la tv, quando suona il campanello. Jiyong.”
Come stava?

“Seungri” il modo in cui ti chiama ti fa rabbrividire. E’ come un basso monito, e ti ricorda il Taeyang di questa mattina, quando è corso furioso verso camera di Top.

“Era terrorizzato. Tremava come una foglia, era bagnato fradicio, e perdeva sangue da una mano. Mi spaventai tantissimo, e prima ancora di chiedergli cosa fosse successo, passai a medicargli la mano. Ancora oggi non so precisamente cosa sia successo quella sera, perché fu come se Jiyong mi stesse suggerendo di non chiedere, semplicemente”

“E fu quello che feci. Non chiesi nulla, gli offrii solo un posto caldo in cui dormire, e una spalla amica su cui piangere, quella notte”

Strizzi gli occhi, sentendo tutta la pesantezza del buio dietro le tue palpebre. Quasi riesci a vederla, la scena: Fuori piove, Seunghyun alza la voce, Jiyong trema, risponde, gli occhi furiosi, poi dà un pugno allo specchio e comincia a sanguinare. Quasi senti le loro voci, ed è insopportabile.

“Seungri. Ti starai chiedendo perché ti stia raccontando tutto questo...”
In realtà no, non te lo sei minimamente chiesto. Ti chiedi solo perché debba fare così male.

“Non voglio che tu soffra così. Forse è vero, non so cosa sia esattamente successo quella notte, ma credimi, non ne usciresti intero da una storia con lui. Anche se probabilmente ora è persino troppo tardi per avvisarti, troppo tardi, davvero...”

Sospira, poi la sua voce si impregna di tristezza “Sono così stupido...”

E’ allora che apri gli occhi.

Osservi la carta di parati in silenzio. Hai voglia di tornare a dormire, ma non ti farebbe alcun bene.

Taeyang  è perso nei suoi pensieri, le sopracciglia aggrottate.

“T-tae” provi a chiamarlo, schiarendoti la voce. Lui si stupisce e si gira velocemente verso di te.

“Oh! Oh, sì, ti serve qualcosa? Hai fame?” sembra davvero tua madre, pensi.

“Non sei stupido, sei un buon amico” balbetti, a voce bassa.

Youngbae sorride, portando gli occhi a due mezzelune. Poi annuisce, e s’alza dal letto, dirigendosi verso la porta.

“Io vado a mangiare qualcosa”

Non ti sprona ad andare con lui; non ti costringe, ti lascia semplicemente stare, e in questo momento lo adori per questo. E’ uno che sa rispettare le persone, Youngbae.

“V-vengo con te”

Non sai dove trovi il coraggio di dirlo, ma dopotutto ti rifiuti di rimanere in camera per tutto il giorno, ti rifiuti di lasciarti andare.

Così, per quanto male possa fare, ti alzi in piedi e fai un gran respiro.

Poi ti guardi allo specchio, e con una leggera fitta ti accorgi di avere ancora il suo pigiama addosso.

“Youngbae, potresti prestarmi dei vestiti?”

“Certo” sorride, lui, indicando l’armadio.

Provi a ricambiarlo con un sorriso, il migliore che puoi arrangiare nelle tue condizioni, così ferito e rotto quanto sei; sembra funzionare.

“Non devi sforzarti”
“Youngbae...grazie” … “Davvero”




Choi Seunghyun non è una persona paziente.

Potete sforzarvi di leggere tante cose nei suoi silenzi che sembrano tanto calmi; l’unica cosa che esiste è il caos. Dentro di lui tutte le cose affondano con una rapidità spaventosa, si sciolgono nella sua anima nera. Tutti i buoni propositi di una vita si fossilizzano.

Il bello è che tutto quello che vedete, dall’esterno, è il leggero tremolio della mano. Al massimo un sopracciglio irrequieto.

Le sue labbra serrate, l’espressione vuota.

Solo questo.

E un incendio dentro.

Così se ne stava, seduto al tavolo, con il suo kimchi intatto davanti. Jiyong fumava una sigaretta e ciccava nel bicchiere pieno d’acqua, totalmente perso nel suoi pensieri.

Seunghyun voleva affogarlo. Fargli del male.

Perché Jiyong cambiava sempre le carte in gioco, gli sconvolgeva i piani; quando tutto ciò che desiderava era silenzio e pace, lui arrivava a iniziava a lanciare i suoi dadi. Ogni numero era una tortura diversa a suo scapito. O forse a scapito di entrambi.

Ci sono diversi tipi di autolesionisti. Jiyong era il più sottile di tutti.

Salpava con i pensieri in un altro mondo, Seunghyun lo sapeva, e poi quando ritornava con i piedi per terra non si ritrovava più. Fra le sue costole sempre troppo in vista, lui non si riconosceva.

Ma ora non gliene fregava un cazzo di Jiyong. E neanche di Seungri.

L’unica cosa che importa è cosa hai dentro, e come tenerlo nascosto e sepolto. Come uccidere questa rabbia che da sempre ti incenerisce le viscere.

Jiyong inspira un’ultima boccata della sua sigaretta, poi ticchetta con le dita sul tavolo. Alle sue spalle spuntano, in ordine, Youngbae e un Seungri, che sembra l’ombra di se stesso.

Seunghyun lo guarda per una frazione di secondo, poi torna al suo kimchi immacolato.

Questa volta il suo nervosismo si lascia scappare anche un leggero movimento del piede contro la gamba del tavolo, come dettaglio rivelatore.

Youngbae bisbiglia qualcosa al più piccolo e Top cerca di origliare - “Che vuoi mangiare?” / “Frutta”.

Poi entrambi si siedono al tavolo, silenziosi. Youngbae sospira forte, e Jiyong spegne la sigaretta sul piatto di porcellana.

Seungri ingoia un pezzo di mela, e quasi si sente il rumore del cibo raschiare contro la sua gola e non scendere. La sua espressione è una delle cose più ‘in bilico’ che Seunghyun abbia mai visto.

Come se stesse per alzarsi e dargli un pugno.

Ah, come gli piacerebbe che Seungri lo facesse.

“Io-” ed ecco la sorpresa! Il piccolo Lee Seunghyun prova a dire qualcosa, sguardo fisso sulla forchetta e la frutta. Con voce piatta inizia a parlare.

E proprio in quest’istante, come se la situazione non fosse abbastanza grottesca, il campanello bussa.

E’ Jiyong che - con un’altra sigaretta nuova fra le belle dita - va ad aprire, strafottente della sua mise poco sobria - pantalone di ecopelle e basta.

Questo silenzio, che sicuramente per tutti gli altri è pregno di un imbarazzo pesante, sembra non toccarlo affatto. E’ sulla sua stella, e non intende scendere. Top pensa che forse tornerebbe, se si bruciasse con la cicca puzzolente che culla fra le dita senza mai ciccare.

La porta si apre, e da essa spunta un allegro Daesung che, nel silenzio totale, esordisce con un giapponesissimo e entusiastico “Tadaima!” - di certo non una scelta sobria di introduzione.

Jiyong lascia la porta aperta e torna in silenzio verso il tavolo.

Youngbae osserva la scena con un boccone di cereali a mezz’aria, e Seungri è come bloccato. Probabilmente non dirà quello che voleva dire.

Seunghyun, dal canto suo, cerca ancora di montare quella bestia dentro sé che potrebbe da un momento all’altro rompere un piatto contro il muro.

“Ragazzi! Eccomi a casa! E guardate cos’ho qui con me!”

Daesung corre felice e gaio verso il tavolo, con una scatola bianca fra le mani. La poggia più o meno vicino a Top, e poi fa per aprirla.

Una magnifica torta alla panna ricoperta di fragole ne fuoriesce.

“ECCO QUA!” Daesung inizia a ridere in maniera quasi compulsiva, mostrando i canini sporgenti.
Peccato che nessuno lo stia seguendo.

Jiyong lo ignora totalmente, continuando a recitare la parte della ciminiera. Seungri si morde un labbro con sguardo terrorizzato, e Taeyang sospira a iosa.

Quando Daesung se ne accorge, è troppo tardi. Uno alla volta si sono tutti alzati dai propri posti, lasciandolo lì solo con la torta, e senza una spiegazione.

Tutti tranne Choi Seunghyun.

Lui immerge un dito nella panna fresca, e lo lecca. Poi guarda la faccia basita e confusa di Daesung, ridacchia amaro, e s’allontana, prendendo le chiavi dell’auto e uscendo per chissà dove.

“Ma che cazz-”

Daesung si guarda intorno. Si taglia una fetta di torta, e la mangia nella più completa confusione.





 

To be continued...



 



 

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