You're killing me slow but I ain't ready to die.

di Madness in me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6, it begins. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8, Revelations. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12. ***
Capitolo 13: *** Chapter 13. ***
Capitolo 14: *** Chapter 14. ***
Capitolo 15: *** Chapter 15. ***
Capitolo 16: *** Chapter 16, this is war. ***
Capitolo 17: *** Chapter 17, goodbye. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Salve a tutti,
Vi scrivo per informarvi che questa è una FF a 6 mani, scritta da 3 menti psicopatiche e contorte.
Ogni capitolo è un punto di vista diverso. 
La terza band presente nella FF sono gli Skillet, se non conoscete andate ad ascoltare. 

 

 

 

Chapter One.

 

 

Selene POV

 

 

Il fuoco mi ha sempre terrorizzata, non so spiegare il perché ma è così eppure quel fuoco non mi spaventava. Anzi, mi piaceva da impazzire.
Il rumore di quei fogli che bruciavano, quei quaderni che si incenerivano.. era un rumore così bello che mi sarei quasi messa a ridere come una pazza.
E infatti lo feci.
Ero così presa dalle mie risate isteriche che non mi accorsi di avere compagnia, finché qualcuno non gridò il mio nome.
Smisi di ridere, alzai la testa e lo vidi.
Era lì, in piedi, davanti alla finestra.
Non incrociai il suo sguardo, non ne avevo il coraggio ma comunque potevo immaginarlo.
“Cosa diavolo stai facendo ?”
Non potevo ignorarlo, non potevo mentire, non potevo sviare. Quanto lo odiavo.
“Sto dando fuoco ai miei quaderni, non credo ci voglia una laurea per capirlo.”
Evidentemente la mia risposta non gli era piaciuta perché in un istante mi ritrovai attaccata al muro con la sua mano stretta intorno alla mia gola.
Non mi dimenavo neanche, poco importava se fossi soffocata.
L’importante era non incrociare il suo sguardo, lo sapevo bene, eppure lo feci.
Alzai lo sguardo e i miei occhi rimasero bloccati nei suoi.
Quello sguardo mi faceva così paura, mi faceva sentire nuda, debole, fragile.
Lasciò la presa e io scivolai a terra, rimasi seduta con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia al petto.
Lo guardai uscire dalla stanza e rientrare con un secchio d’acqua, lo vidi spegnere il fuoco, lo fissai mentre chiudeva a chiave la porta della mia stanza e si sedeva davanti a me.
Mi porse una sigaretta e un accendino, li accettai volentieri.
Accesi la sigaretta e gli passai di nuovo l’accendino.
Fissavo la punta dei miei piedi e sapevo bene che mi stava guardando, che aspettava che alzassi la testa per incrociare il mio sguardo, per questo continuai a fissare la punta dei miei piedi.
“Va bene, ho capito. Non vuoi guardarmi negli occhi. Ma non pensare che questo mi fermerà dal farti parlare.”
Sospirai.
Quando si metteva in testa qualcosa, la portava a termine ad ogni costo e se quella cosa riguardava me e la mia mania di tenermi dentro le cose allora diventava veramente inarrestabile.
Incrociò le gambe, appoggiò il gomito sinistro sul ginocchio sinistro e il mento sul palmo aperto della mano e, dopo essersi acceso una sigaretta, iniziò a fissarmi.
Spostai più volte il mio sguardo dalla punta dei miei piedi a quella della mia sigaretta fin quando lui, stressato dal mio modo di fare, non iniziò a parlare.
“Ci siamo di nuovo, vero ? Ogni anno la stessa storia. Ogni 23 Dicembre devi farmi entrare qui e trovarti in piedi che ridi come una pazza davanti a qualcosa di stupido che hai fatto. “
Non riuscii a trattenere una risata.
“Non c’è molto da ridere, sai ?”
Lo disse cercando di sembrare serio, ma riuscivo a vedere il suo sorriso anche solo guardandolo con la coda dell’occhio.
In un istante tornò serio.
“Hope.” Mi chiamò come faceva sempre quando stava per iniziare un discorso importante.
Hope era il mio soprannome, me lo aveva affibbiato lui.
Ero la sua speranza, o almeno così diceva lui.
Odiavo pensare che qualcuno avesse così tanta fiducia in me, odiavo pensare che lui affidava a me tutta la sua vita.
Eppure adoravo quando mi chiamava così, ovvero sempre.
Ma era arrivato il momento di starlo a sentire.
Spostai lo sguardo dalla mia sigaretta al suo sguardo, sorrisi e rimasi in attesa.
“Hope, perché dobbiamo sempre ridurci a questo ? Hai avuto di nuovo il tuo incubo vero ?”
Annuii, smettendo di sorridere.
Mi guardò, allargò le braccia e rimase in attesa.
Odiavo dimostrarmi debole e un abbraccio, secondo la mia logica, era un segno di debolezza.
Ma con lui era tutto diverso.
Con lui dovevo essere fragile, voleva solo che fossi vera con lui ed essere vera significava anche dimostrare che in realtà non ero fatta di ferro, non ero indistruttibile ma immensamente fragile.
In un istante ero arrotolata tra le sue braccia che mi tenevano stretta.
“Va tutto bene, va tutto bene. Butteremo la cenere di quei quaderni in qualche secchione, più tardi. Quel mostro non può uscire da lì, Hope, quante volte ancora dovrò ripeterlo ? Lui non ti farà del male. Te l’ho promesso. Ti ho promesso che non ti avrebbe toccato, che non sarebbe  mai uscito fuori da quelle pagine e così sarà. Sei tutto ciò che ho, tesoro, non voglio vederti stare così. “
Mi sentii sollevata, per qualche strana ragione il peso di quel mostro si era allontanato. Alzai lo sguardo e vidi il sorriso di Mik e capii.
Quel peso era più leggero perché lui me lo aveva tolto dalle spalle.
“Sei proprio uno stupido.” Dissi, sorridendo.
“Lo so, lo so.”
“Come al solito sei l’unico vero regalo che ricevo a Natale.”
Mi guardò, sorridendo sempre di più.
“Cosa c’è da ridere ?” Dissi mentre giocavo con la sua maglietta.
Odiavo quando mi nascondeva le cose e quel sorriso significava proprio che mi stava nascondendo qualcosa.
“Sei sicura che sia l’unico regalo di questo Natale, eh ?”
Continuava a sorridere.
Mi liberai dalle sue braccia, mi alzai in piedi ed iniziai a fissarlo sempre più nervosa.
“Che cosa intendi, Mikey ?” Chiesi, quasi istericamente.
Sì alzò anche lui e ringraziai qualsiasi essere superiore che fosse andato verso l’armadio perché odiavo sentirmi bassa e quando era vicino a me riuscivo a sentirmi veramente troppo bassa.
Quella sensazione di gioia durò pochissimo, svanì nello stesso istante in cui lo vidi tirare giù la mia valigia da sopra l’armadio ed iniziare a riempirla con i miei vestiti.
Rimasi a fissarlo chiedendomi cosa avrei dovuto dire.
“Non devi dire niente, tranquilla, tanto non puoi decidere niente. Gli altri sono già di sotto che ci aspettano e con la vipera ho parlato io.” Disse lui, come se mi avesse letto nel  pensiero, cosa a cui ero abituata ormai.
Ok, la vipera era mia madre e fin qui c’ero, ma con “gli altri” chi intendeva ?
Mi concentrai, avevo pochi amici, chi poteva esserci di sotto ad aspettarmi ?
Helena era in vacanza con Brian, Gerard e Frank. Zafira era con Jimmy a casa di John, con tutta la sua famiglia.
Mi lanciai di corsa verso la finestra, spostai la tenda e attaccai la faccia al vetro.
Lo vidi subito.
In piedi, appoggiato alla fiancata della sua macchina bianca, Zacky mi salutava con la mano tra un tiro e l’altro della sua sigaretta.
Zac bussò leggermente sullo sportello posteriore e qualcuno si tirò su, lo vidi stropicciarsi gli occhi. Guardò Zacky poi si girò di scatto verso di me, aprì di corsa lo sportello, si lanciò fuori dalla macchina e cominciò a salutarmi sorridendo.
Non potevo crederci.
Lasciai andare la tenda e mi girai per chiedere spiegazioni, ma non feci in tempo ad aprire bocca che Mikey mi lanciò il mio cappotto e, con la valigia fatta in mano disse “Prendi la borsa, c’è già dentro tutto, andiamo.”
Decisi che non dovevo fare domande, almeno non in quel momento.
Mi infilai il cappotto, afferrai la mia borsa, seguii Mikey fuori dalla mia camera, spensi la luce, chiusi a chiave la porta e mi infilai la chiave in borsa.
Seguii Mikey fino alla porta della cucina davanti alla quale ci fermammo.
“Entra in cucina, saluta la vipera e dille che sarai di ritorno quando lo riterrò opportuno.” Mi disse Mik, facendomi l’occhiolino “Ti aspetto in macchina.” Terminò la frase con un sorriso ed uscì.
Entrai in cucina e la vidi subito.
Era seduta su una sedia davanti alla TV, non mi degnò neanche di uno sguardo.
“Quando torni ?” chiese, senza un vero interesse.
“Quando Mikey lo riterrà opportuno.” Risposi acidamente.
“Spero mai, allora.”
“Lo spero anche io, mommi.”
Attesi qualche secondo sperando che si alzasse e dicesse qualcosa, sarebbe andato bene anche uno schiaffo, ma come sempre non lo fece. Come sempre non le importava niente di me e delle scelte che prendevo così uscii dalla stanza chiudendo la porta molto lentamente.
Uscii di casa e rimasi qualche secondo sul pianerottolo cercando di calmarmi, e ci riuscii solo quando pensai a chi c’era di sotto così iniziai a correre giù per le tre rampe di scale.
Arrivata quasi alla fine dell’ultima rampa feci appena in tempo a sentire Zacky che mi diceva “SELENE, CRISTO SANTO, PIANO CHE TI FAI MALE!” e rotolai giù per gli ultimi cinque o sei scalini, ritrovandomi accartocciata ai piedi di Zacky.
“IO TE L’AVEVO DETTO! SEI SEMPRE LA SOLITA! MA VUOI FARE ATTENZIONE ?”
Mi tirai su di scatto e lo abbracciai con tutta la forza che avevo, facendolo azzittire.
“Ehi, sì, mi sei mancata anche tu.” Disse, sorridendo “Ma ora andiamo.”
Sciolsi l’abbraccio e lo seguii fuori dal portone.
Appena fuori alzai lo sguardo e lo vidi subito.
Matt era lì, in tutta la sua altezza, in piedi, di fianco a Mikey e mi sorrideva.
Corsi verso di lui lasciando cadere a terra la borsa, che fortunatamente Zacky prese al volo, e mi lanciai tra le braccia di Matt che mi tirò su come se non pesassi neanche mezzo grammo.
Mi attaccai a lui come se fossi un koala e lui mi strinse forte.
“Mi sei mancata tanto, veramente troppo. “
“Stai zitto, stronzo, non puoi capire quanto mi sei mancato tu!”
Sentii Mikey ridere da dentro la macchina.
Poi Zacky, già al volante della sua macchina, disse “Ehi, voi due, volete salire o vogliamo rimanere ancora un po’ qui ? Magari saliamo a prendere un caffè con la vipera, no ?” poi chiuse, scocciato, lo sportello e mise in moto.
Matt mi lasciò scendere e mi aprì lo sportello, entrai, mi ripresi la borsa e mi sistemai sul sedile.
Matt salì con un sorriso che gli copriva tutta la faccia, si mise seduto vicino a me e appena chiuse lo sportello partimmo.
“Ehi, stronzo, perché ci devi stare sempre tu davanti ?”
“Matt, quante volte devo ripeterlo ? Perché io sono bello!” rispose Mikey, con fare molto gay.
Scoppiammo tutti a ridere, poi Zacky accese lo stereo e calò il silenzio interrotto solo da Matt che cantava.
Il fatto che stessimo ascoltando un loro CD e che lui lo cantasse come fosse una sedicenne con gli ormoni alle stelle, mi faceva venire troppo da ridere.
Matt era concentratissimo, ci si impegnava davvero, neanche stesse facendo un concerto. Le fossette rovinavano tutta quell’aria da duro che cercava di creare.
Quelle fossette, Dio come le adoravo.
Un po’ come adoravo i suoi occhi, e le sue labbra e il suo corpo e lui in generale.
Matt era arrivato nella mia vita come un maledetto coglione.
Ancora ricordavo il giorno in cui Brian mi parlava con quella faccia da cazzo facendo domande su di me e Matt che stava lì, seduto per terra, capendo poco e niente di cosa stesse succedendo.
Eppure eravamo diventati inseparabili.
Quando andarono in tour fu una tragedia.
Ero abituata a stare tutti i giorni a tutte le ore con loro, e non vederli per tanto tempo fu devastante.
Fortunatamente Mikey rimase con me.
Quando conobbi Mikey e Zacky fu più semplice.
Fu come se fossimo destinati, da sempre, ad essere amici.
E a me andava bene così.
Con Matt invece era diverso.
Lui è stato qualcosa di assurdo, come un fulmine a ciel sereno, o che so, come una cazzo di balena che vola fuori da una finestra.
Sì, proprio come una cazzo di balena che vola fuori da una cazzo di finestra.
Inizialmente non ci sopportavamo, ci sfottevamo per qualsiasi cosa.
Poi abbiamo iniziato a starci un po’ più simpatici quando abbiamo capito che avevamo in comune una cosa fondamentale.
Chiacchierando, sfottendoci più che altro, io dissi “Cantare è la cosa più bella che io sappia fare, mi fa sentire così..”
“Giusto.” Terminò la mia frase ma lo fece con tanta intensità nella voce che arrossii.
Maledizione, qualcuno capiva cosa significava cantare, veramente.
Qualcuno che non fosse Helena, ovviamente. Lei mi capiva sempre. Ero abituata.
Ma qualcun altro all’infuori di lei che riusciva a capirmi ? Incredibile.
Iniziammo a cantare, e parlare, e cantare, e parlare.
Diventammo inseparabili.
Per tutti i giorni che passarono qui con noi, io e Matt stavamo sempre insieme.
E a me andava bene così.
Io avevo visto negli angoli più oscuri della sua anima e lui aveva visto i miei, e questo non ci spaventava affatto.

“Caught up in this madness too blind to see,

Woke animal feelings in me.

Took over my sense and I lost control,

I’ll taste your blood tonight.”

La sua voce mi trascinò fuori dai miei pensieri.
Scream.
La mia canzone, sua però mia.

Me l’aveva dedicata, per gioco, il primo giorno che avevamo passato tutti insieme.
Ormai non era più tanto un gioco, ma andava bene così.
Ero concentratissima nel provocare Matt mentre cantavamo insieme Scream che quando il mio telefonò vibrò nella mia tasca, mi prese quasi un infarto.
Tirai fuori il telefono dalla tasca e, automaticamente, Mikey abbassò il volume dello stereo.
Risposi un po’ riluttante al Numero Privato.
“Pronto ?” dissi, molto scocciata
“Sono nato pronto, Scricciolo.” Solo lui poteva chiamarmi così. E solo lui poteva rispondere così al cellulare.
“BRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAN!”
“Sì, Scricciolo, ciao anche a te! Senti ma i tre bastardi ti hanno già spiegato la situazione ? “
Guardai malissimo Matt, Mikey e Zacky e infine dissi “Assolutamente no, Bri.”
“Oh, allora ci sentiamo più tardi Scricciolo. Ti richiamo io.”
Mi sarebbe piaciuto rispondere anche solo per dire “Ok” ma a Brian non piaceva ricevere le risposte, evidentemente, perché aveva il vizio di attaccarti in faccia senza darti il tempo neanche di pensare ad una cazzo di risposta.
Spostai il mio sguardo dal telefono a Mikey che già rideva.
“Zac, fermati a quell’autogrill.”
Evidentemente la mia voce da pazza aveva ancora il suo effetto perché Zacky accelerò e parcheggiò di corsa nell’autogrill.
Allungai le mie gambe e le appoggiai sulle ginocchia di Matt, abbassai il finestrino e mi accesi una sigaretta.
“Mik, sto aspettando.”
“Vuoi la versione abbreviata o la storia con tutti i dettagli, Hope ?” rise.
“Ovviamente quella abbreviata, angelo mio.” Sorrisi.
Era tutto così perfetto, non mi importava cosa mi avrebbe detto o cosa sarebbe successo. Una parte della mia famiglia era di nuovo con me, e questo era veramente un meraviglioso regalo di Natale.

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Chapter two.

 

Zafira POV

 

Ero stanca morta. Non dormivo da non so quanti giorni e al massimo riposavo tre o quattro ore a notte. Ero sdraiata sul divano in stato vegetale mentre tentavo di giocare con Alexandria e Xavier invano. Ero troppo stanca per fare qualsiasi cosa. Sentii Korey chiamarmi dalla cucina.
Mi alzai, mettendoci non so quanto tempo e andai da lei.
“Dimmi tutto.”
“Se sei stanca, tesoro, vatti a riposare, no?”
“Oh, no, grazie davvero, ma li voglio aspettare. Non voglio che arrivino e mi trovino che dormo. E’ tanto che non li vedo.”
“Se vuoi ti vengo a svegliare quando arrivano.”
“Grazie, ma no.” Dissi sorridendo.
“Va bene. Ti fa male dormire così poco, però.”
“Già, lo so. Posso dare una mano?”
“Per il momento no. Qui in cucina ci pensiamo io e John. Ad apparecchiare ci pensa Jimmy.”
“Oh, d’accordo, mi ributto sul divano se non servo.”
Korey mi sorrise e basta.
Mi risedetti sul divano, sbadigliai e presi il telefono per controllare che ore fossero quando vidi che mi era arrivato un messaggio.
Era Zacky.
Uno sbalzo d’umore, da stato vegetale a euforico.
Era incredibile come solo un suo messaggio potesse svegliarmi del tutto. Lui era incredibile. E lo amavo così tanto.
Lessi cosa c’era scritto.
“Amore, arriviamo tra circa cinque minuti. C’eravamo fermati un momento per spiegarle la situazione. Nulla di grave. A tra poco.”
Sentii il rumore della macchina avvicinarsi. Dannazione, l’ho letto ora il messaggio, da quanto mi era arrivato?
Sentii bussare.
Mi alzai di corsa e mi diressi verso la porta, con la coda dell’occhio vidi Korey che mi sorrideva.
Spalancai la porta e mi ritrovai Zacky con uno dei suoi sorrisi meravigliosi a cui io non riuscivo a resistere. Il mio cuore scoppiò. Lo abbracciai più forte che potei. Mi era mancato così tanto, cavolo.
“Mi sei mancato un casino.”
“Anche tu.”
Ci scambiammo un bacio. Uno di quei baci passionevoli ma rapidi. Mi mancavano le sue labbra. Il suo respiro. Il suo profumo. I suoi occhi posati su di me. Il suo sorriso. I suoi capelli. Tutto, mi era mancato tutto di lui. Mi era mancato lui.
Zacky  entrò e si mise a salutare Korey, Jimmy, John e i bambini. Salutai Matt con un grande abbraccio. Stessa cosa con Mikey.
E poi vidi lei.
La luce dei miei occhi. La mia salvezza. La goccia d’acqua pura nell’acqua inquinata. Il mio tutto. Mi si illuminarono gli occhi appena la vidi. L’abbracciai, non volevo più staccarmi da lei. Mi era mancata così tanto. Glielo dovevo dire.
“Mi sei mancata così tanto.” ripetemmo in coro.
L’abbracciai ancora di più. Fece lo stesso anche lei.
“Ragazze, che ne dite di coccolarvi dentro?” disse John.
Arrossimmo. Entrammo in casa, lei andò verso Matt e io, ovviamente, verso Zacky.
Era bello essere di nuovo insieme, come una famiglia. Beh, noi eravamo una famiglia. Una grande famiglia. Mancavano ancora dei componenti. Dovevano arrivare tra non so quanto, ma sapevo che dovevano arrivare.
Ero stanca, non mi sentivo molto bene, ma non volevo che gli altri si preoccupassero per me. Quindi, mi misi a giocare con Alexandria e Xavier come nulla fosse. Quei bambini erano davvero adorabili. Come i genitori, del resto. Guardai dove prima c’era Zacky, ma non lo vidi. Mikey mi venne vicino, mettendomi una mano sui capelli, scompigliandomeli tutti come sempre.
“Ehy, Pioggia, come stai?”
Pioggia mi ci chiamavano raramente. Amavo la pioggia. E nel film di Spirit, la cavalla si chiama proprio così.
“Ehy, Mik, ciao!” lo abbracciai. Mi era mancato. Mi erano mancati tutti.
Continuava ad accarezzarmi la testa.
“Come stai?”
“Ora che ci siete voi, molto bene!” dissi sorridendo.
“Siediti sul divano con noi, dai.”
“Sì, padrone mio. Ai suoi ordini.” Dissi scherzando.
Vidi che Matt era distratto a parlare con Jimmy e mi accorsi che Selene piano piano si scansava, ridendo, complice silenziosa di ciò che stavo per fare.
Presi la rincorsa e saltai addosso a Matt, abbracciandolo tremendamente forte. Era un gigante tutto pompato, quindi non c’era rischio che potessi fargli male.
“ZAFIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”
“MAAAAAAAAAAATT”
Ecco. Questo era il nostro saluto.
Ci abbracciammo forti l’un l’altra.
“Ti sono mancato un pochetto?”
“Sì! Tantissimo! E io? Ti sono mancata almeno un po’?”
“Ovvio che mi sei mancata. Fatti abbracciare un’altra volta.”
Era così adorabile. Potevo affogarci nelle sue braccia.
Eravamo buoni amici. Mi piaceva l’amicizia che c’era tra di noi.
Alla fine mi staccai e mi buttai addosso a Selene finendo per terra a rotolare e ridere come due dementi.
“Seeeeeeeeeeeleneeeeeeeeeeee” urlai dalla gioia.
“Zaaaaaaaaafiiiiiiiiiiiiiiiiiiii” urlò anche lei.
“Oddio, che bello, ci sei anche tu, santo cielo, che bello, questo è il più bel Natale della mia vita, davvero.”
Mi strinse forte a sé.
“Mi sei mancata così tanto, Zafi mia. Nemmeno immagini quanto.”
Mi lasciai stringere. Altro non potevo fare. Mi era mancata così tanto, il mio cuore stava per esplodere di nuovo.
Rimanemmo sedute a terra sorridendo come due ebeti. Due meravigliose ebeti.
“Che ci fate per terra, voi due?” chiese Zacky.
“Nulla, come riesci a vedere, siamo per terra.” Rispose Selene sarcasticamente.
Zacky sorrise e basta. Non disse nulla.
Amavo il suo sorriso. Era così perfetto.
Si accorse che lo stavo fissando. Si mise in ginocchio e me lo ritrovai a nemmeno un palmo dal naso. Nei suoi occhi mi ci perdevo. Erano così belli. Li amavo, come amavo lui.
“Che c’è?” Chiesi timidamente.
“Perché mi stavi fissando?” mi domandò.
“Non posso?”
“No.” Rispose con un sorriso.
“Va bene, allora non ti guardo più.” Mi alzai e mi misi sul divano.
Lui si sedette vicino a me.
“Amore, sai che scherzavo.” Disse lui, temendo che fossi seria.
Mi girai, lo baciai e gli feci la linguaccia.
Si limitò solo a sorridere.
“Avete finito?” chiese Jimmy, ridendo dolcemente.
Arrossii.
“Oh, ehm, sì, scusate.” Mi misi a ridere e Zacky fece lo stesso guardando a terra.
“Com’è stato il viaggio, ragazzi?” intervenne John.
“Fantastico!” dissero tutti quanti.
“Selene, tu come stai?”
“Io sto benissimo! Non mi sono mai sentita così bene in vita mia, ve lo giuro.” Disse lei energeticamente.
La conversazione fu interrotta da Korey che ci chiamò per la cena.

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Chapter Three.

 

Selene POV

 

 

Dopo tutti i vari saluti, le grida di Zafira e dei bambini, gli abbracci e l’amore, io e Zafi eravamo rimaste sedute a terra come due sceme, senza smettere di ridere quando Zacky si avvicinò a noi chiedendoci che facessimo per terra.
Zafira fissava Zacky con gli occhi pieni d’amore e io potevo vedere lo stesso amore negli occhi di lui, mi sentii di troppo così, lentamente, mi alzai e dopo aver risposto alla varie domande di John sul viaggio, sgattaiolai sul balcone.

Quella sera il cielo era sereno, la neve aveva imbiancato ogni cosa ma il balcone di casa Cooper era pulito, come se li non avesse nevicato.
Immaginai il povero John obbligato a pulire la neve da Korey e risi da sola mentre fumavo l’ennesima sigaretta della serata.
E così eravamo di nuovo tutti, o quasi, insieme.
Non potevano farmi sorpresa più grande e meravigliosa che portarmi via dal mio inferno quotidiano per farmi passare il Natale con le uniche persone che reputavo veramente la mia famiglia.
Ero tutta presa dal mio mare di pensieri quando due enormi braccia mi si avvinghiarono intorno alle spalle.
Matt sporse il suo viso verso di me, appoggiando il suo petto alla mia schiena e un brivido gelato mi attraversò tutto il corpo.
Mi diede un leggero bacio dietro l’orecchio e poi mi sussurrò “Mi sei mancata da morire.”
Buttai di sotto la mia sigaretta e mi girai verso di lui poggiando la testa sul suo petto e lasciandomi stringere da quelle enormi braccia che tanto amavo.
Poi, dopo qualche istante che sembrò durare in eterno, poggiò un dito sotto il mio mento e mi costrinse, delicatamente, ad alzare la testa ed incrociare i suoi occhi.
Il calore che sprigionavano quegli occhi minacciava di sciogliermi.
Con una lentezza esasperante avvicinò le sue labbra alle mie, quelle labbra così calde e soffici che mi erano mancate da morire.
Quel bacio così dolce ed innocente ci mise pochissimo a trasformarsi in qualcosa di più intenso e passionale, la sua lingua si intrecciò alla mia con una precisione sovraumana, la sua mano sinistra teneva saldamente la mia testa attaccata a lui mentre la mano destra si muoveva lungo tutti i lineamenti del mio corpo, provocandomi brividi gelati ad ogni tocco.
Riuscii solo a rimanere aggrappata al suo collo, baciarlo con tutta la passione possibile e tremare per i brividi che il suo tocco mi provocava.
Ero così presa dalla magia di quel momento che non mi accorsi della finestra che si apriva e non vidi Mikey che ci fissava sorridendo.
Io e Matt ci accorgemmo di Mik solo quando lui tossì.
Ci staccammo lentamente, ci guardammo per un istante ma fu come se ci fossimo detti mille cose.
“E’ pronta la cena e Korey vi ucciderà se non vi affrettate a rientrare!”
“Subito, signor Way!” disse Matt, ridendo.
Ci stavamo avviando in casa quando il mio telefono squillò di nuovo.
Numero Privato.
Questa volta risposi al telefono con molta più enfasi di qualche ora prima.
“Sì ?”
“Scricciolo! Allora, dove sei ?”
“Casa Cooper, Mr. Gates.”
“PORCA PUTTANA, BRIAN, TI AVEVO DETTO DI GIRARE A SINISTRA!” riconobbi subito la voce di Frank seguita a ruota da quella di Gerard “FRANK. DATTI UNA CALMATA!”
“Bri, che cazzo state combinando ?” dissi, fingendomi scocciata, in realtà stavo per scoppiare a ridere.
“Scricciolo, un cazzo. Qui dicono che ci siamo persi ma io sono sicuro che stiamo andando bene.”
“AMORE MIOOOOOOOO STIAMO ARRIVANDOOOOOO” la voce della mia migliore amica mi distrusse un timpano, ma fui comunque felicissima di sentirla.
“Helli, amore mio, ciao! Fate in fretta! Korey ha preparato la cena e se non arrivate in tempo vi uccide.”
“Sì ma guarda ch-“ la chiamata si interruppe improvvisamente.
Gli occhi di tutti erano puntati su di me, stavo per richiamare Helena quando improvvisamente il suono di un clacson ci fece sobbalzare.
Uscii di corsa sul balcone e mi affacciai, in un istante Zafira era di fianco a me.
Di sotto c’erano gli altri.
Helena si lanciò fuori dalla macchina e cominciò a correre verso il portone, seguita a ruota da un Brian tutto sorridente, un Gerard altrettanto allegro e un Frank sorridente ma visibilmente scocciato.
Io e Zafira ci lanciammo verso la porta d’entrata di casa Cooper in attesta che gli altri salissero le scale e ci raggiungessero.
Quando la porta si aprì tutto ciò che riuscii a pensare fu “Finalmente sono di nuovo a casa, con la mia famiglia.”

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


Chapter Four.


 

 

Helena P.O.V.


“Siamo arrivati?” nessuna risposta, solo il rumore del motore della macchina che sfrecciava a tutto gas sull’autostrada, diretti a casa Cooper.
“Siamo arrivati?” ancora niente, solo odore di nicotina che veniva sprigionata dalla sigaretta che stavo fumando per cercare inutilmente di calmarmi.
“Siamo arrivati?” gettai la cicca dal finestrino e mi voltai.
“Ci fai apposta, oppure sei veramente così fastidioso da voler farmi scoppiare tutti gli emboli presenti nel mio cervello, Frank?” chiesi irritata più che mai non avendo potuto nemmeno fumare una sigaretta in santa pace.
“No, è che voglio sapere se siamo arrivati o no, insomma è un mortorio qui dentro, dai facciamo qualcosa, su con la vita ragazzi, Gee anche tu non dormi mai e adesso sembri caduto in catalessi e anche te Brian un po’ di vitalità, cazzo” disse Frank agitandosi sul sedile posteriore. Ancora non capisco cosa si aspettava da quel viaggio, ma okay, assecondiamolo.
“Cosa dovremmo fare Frank, metterci a ballare la macarena dentro una macchina in movimento?” chiesi sarcastica.
“Ehi amore, per una volta che dormo dovresti fare i salti di gioia, non lamentarti o cominciare a dire ‘siamo arrivati’ come se l’anima di Ciuchino ti avesse impossessato, calmati e mettiti giù, siamo quasi arrivati, contento?” intervenne Gee, scatenando in Frank un po’ di dispiacere, data la sua risposta leggermente fredda e acida, ma lo sapevamo tutti che Gerard era così quando era assonnato.
“Allora siamo quasi arrivati?” disse euforico Frank. Tutto il discorso appena fatto dal suo ragazzo da un parte gli era entrato e dall’altra gli era uscito. “Quindi tra un po’ rivedremo tutti, oddio. Sono troppo felice e quanto manca di preciso? Ma faremo in tempo per la cena? Secondo voi sono vestito bene così?” continuò il più piccolo, provocando un sospiro di disperazione da parte di tutti.
“Frank, hai rotto il cazzo. Quando siamo arrivati, siamo arrivati. Adesso stai zitto, siediti e non aprire bocca, mi stai martoriando il cervello. Se sento un’altra parola, fermo la macchina e ti faccio scendere qui” esalò Brian esasperato. Al che, gli accarezzai una spalla sentendolo troppo teso per farlo calmare e infatti poco dopo si tranquillizzò.
Dopo venti minuti di silenzio angosciante, Frank prese a dare indicazioni stradali a Brian convinto di sapere dove dovessimo andare. Così lui esasperato prese il telefono per chiamare non so chi.
“Scricciolo! Allora, dove sei?” disse scazzato Bri. A quel punto capii che stava parlando con la mia migliore amica e mi tarai su a sedere, dato che ero letteralmente sbracata sul sedile.
“PORCA PUTTANA, BRIAN TI AVEVO DETTO DI GIRARE A SINISTRA” mi misi a ridere vedendo Frank urlare in faccia a Brian e buttandoglisi praticamente davanti, coprendogli quasi la visuale della strada, mentre lui continuava a parlare a telefono.
“Frank ci fai ammazzare, stai fermo, Brian saprà dove andare te che dici?” Dissi io ridendo, mentre Bri si girò verso di me guardandomi con uno sguardo tra il disperato e l’assassino.
“Frank datti una calmata” intervenne anche Gee. Non sapevo più dove sbattere la testa per quanto stavo ridendo.
“AMORE MIOOOO STIAMO ARRIVANDOOOOO!” mi misi ad urlare anche io avvicinandomi al cellulare, al che Bri mi fulminò con lo sguardo e sentii la mia amica rispondermi dall’altra parte, urlando anche lei, ma non riuscii a capirla perché lui riattaccò e puntò il dito fuori dal finestrino.
“Siamo arrivati, scendete o vi ammazzo” disse con un sorrisetto da psicopatico. Forse l’avevamo fatto esasperare.
Finalmente eravamo arrivati.
Slacciai la cintura di sicurezza e mi girai verso Frank. “ADESSO siamo arrivati” gli sorrisi marcando sulla prima parola. Poi aprii lo sportello e scesi dalla macchina, mentre Gee e Brian erano già fuori che aspettavano.
A quanto pare all’interno di casa Cooper erano intenti a mettersi a tavola. Percorremmo il vialetto in silenzio religioso, interrotto solo da qualche risolino. Quando mi ritrovai davanti alla porta mi fermai un attimo e mi guardai intorno. Di fianco a me avevo Brian esasperato, ma sempre con quel sorrisetto che, come diceva lui, ‘era solo per me’. Dietro di me c’era Frank frenetico e che non vedeva l’ora di entrare per poter riabbracciare tutti e per ultimo Gee, con quel suo sguardo sempre da saccente, ma che ti mette sicurezza e che infatti, poco dopo, mi incitò a suonare il campanello e così feci.
Venne ad aprire il padrone di casa, ovvero John.
“Signor Cooper, sa che è maleducazione mettersi a tavola se non sono ancora presenti tutti gli ospiti?” dissi non appena me lo ritrovai davanti, per poi scoppiare a ridere e lo abbracciai forte mentre gli altri alle mie spalle entrarono. Tutti quanti dalla sala sentendoci arrivare, vennero a salutarci e si scatenò un vero delirio. Per ordine salutai Zacky, Matt, Mik, Korey, Jimmy, i bambini e mentre ero impegnata a salutare la piccola Alexandria venni travolta letteralmente e buttata a terra da loro due, le mie migliori amiche. Dio nemmeno sa quanto mi fossero mancate, mi veniva da piangere.
“Sally, Ira ciao. Oddio mi siete mancate così tanto” dissi ridendo e praticamente schiacciata da loro due che mi stavano completamente sopra.
Sally e Ira erano i soprannomi che avevo affibbiato alle mie migliori amiche.
“Anche tu ci sei mancata stronza” mi abbracciarono forte. E si insomma, viva le dimostrazioni d’affetto incomprese.
“Vi amo anche io” ricambiai l’abbraccio e mi sentii a casa finalmente. Tutta la solitudine, il male e la disperazione provata nei giorni passati in cui loro non c’erano, svanì nel momento stesso in cui ci abbracciammo tutte e tre. Loro erano la mia salvezza e lo sapevano.
“Ehi voi due, vorrei che me la lasciaste intera per favore e grazie” intervenne Brian, come al solito troppo protettivo e rovinò il momento.
“Brian non rompere le palle, se me la voglio consumare d’abbracci, lo faccio perché è la mia migliore amica e tu non puoi impedirmelo, oppure vuoi fare a botte?” Selene sbraitò subito e come al solito ripresero a litigare, quei due non sarebbero cambiati mai. Risi guardando la scena e mi tirai su, mettendomi in piedi e aiutai Zafira ad alzarsi. In quel momento notai che in lei c’era qualcosa che non andava, la vedevo troppo stanca, però preferii rimanere zitta perché una predica da me in quel momento mi sembrava la meno opportuna date le mie condizioni. Sembravo uno zombie e il fatto che il mio cervello riuscisse a formulare più di una frase di senso compiuto era una grazia divina. Così mi limitai a sorriderle e farle una carezza.
“Ehi voi due basta, non mi sembra il caso di dare spettacolo in ogni posto in cui andiamo” spuntò Gerard serio e come al solito fece tornare tutto come prima, risolvendo la soluzione in un batter d’occhio. Lo guardai e lo ringraziai con lo sguardo e lui di rimando mi fece un sorriso. Diamine quant’ero stanca, mi sarei potuta addormentare anche in piedi da un momento all’altro se non ci fosse stato tutto quel frastuono di voci, però che belle voci e che bel frastuono.
Era la mia famiglia e io ero a casa.
“Bene, ho aggiunto quattro posti in tavola, quindi direi che possiamo accomodarci tutti quanti” arrivò Korey dalla sala sorridente e così ci dirigemmo tutti in sala da pranzo per sederci pronti a mangiare. Avevo una fame da lupi e tutti gli altri non erano da meno. Vedere che eravamo di nuovo tutti insieme seduti a tavola mi faceva esplodere il cuore di gioia, non avevo emozioni per descrivere quel momento. Ero con la mia famiglia finalmente, dopo tanto tempo eravamo di nuovo tutti insieme e si prospettava il natale più bello della storia qualsiasi cosa fosse successa, perché in fin dei conti eravamo abituati e pronti a tutto. Questa volta niente ci avrebbe più diviso, stavamo così bene, eravamo così felici.
“Buon appetito famiglia” esordimmo tutti in coro per poi iniziare a mangiare tra chiacchiere, scherzi, risate e tanto altro.
Tutto questo mi era mancato, ma adesso che l’avevo ritrovato, non l’avrei più lasciato. 

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


Chapter Five.

 

 

 

Zafira POV

 

La cena era ottima, soprattutto perché eravamo tutti insieme. Tutta la famiglia al completo.
Ci alzammo da tavola e ci mettemmo in salotto mentre Korey e Jimmy sparecchiavano e sistemavano la cucina.
Io mi buttai sul divano e lasciai che la mia testa andasse indietro, ero davvero stanca.
Chiusi gli occhi per un po’ e caddi in un sonno profondo.
Quando mi risvegliai, mi ritrovai sdraiata sul letto in quella che ormai era la mia camera.
I miei genitori erano morti e sepolti da tempo, ormai.
Da sola non volevo rimanere, quindi John e Korey mi chiesero di rimanere con loro fino a quando volevo.
Ero al buio. Io avevo paura del buio.
Mi rannicchiai, spalancando gli occhi. Ero anche da sola. Ero completamente al buio. Non c’era nessuno con me.
Pensai di chiamare Zacky, ma non volevo che si rovinasse la serata per stare con una fifona come me.
Mi guardai intorno.
Che mossa stupida.
Lui era appostato lì, come sempre, che mi fissava con quei suoi occhi agghiaccianti.
“Che ci fai qui?” domandai.
“Sono venuto a controllarti. Ti infastidisce?”
“Potevi non scomodarti.”
Rimase in silenzio.
“Per quanto ancora continuerai a fingere, cara e dolce Zafira?”
“Non sono affari che ti riguardano. E non sto fingendo proprio nulla.”
Improvvisamente vidi la porta spalancarsi. Era Zacky.
“Amore, con chi stavi parlando?”
Mi girai, e vidi che lui non c'era più.
“Con nessuno, stavo farfugliando qualcosa riguardo a come sono stata stupida ad addormentarmi. Sono ancora tutti giù? “
“Sì.. tutto bene?”
“Oh, sì! Una meraviglia. Ho dormito tanto?”
“No, solo due orette.”
“Uhm.. capisco. Beh, ora scendo, dammi due minuti e arrivo.” Gli dissi sorridendo.
“Va bene, ti aspettiamo di sotto.” Sorrise anche lui e se ne andò.
Tirai un sospiro di sollievo enorme.
“Perché non gli parli di me?”
Mi girai di scatto, spaventata.
Lui era di nuovo lì.
“Non devi avere contatti con Zacky. Non con lui, per favore. Non deve sapere. Non voglio che sappia. Lascialo stare.” Dissi con rabbia e disperazione.
“Prima o poi lo verrà a sapere.”
Dopo l’ultima cosa che disse, scomparve.
Mi alzai dal letto e accesi la luce.
Mi sedetti per terra, tenendo la testa fra le mani.
“Dannazione!” Esclamai.
Cercai di non piangere, e ci riuscii.
Ero brava a reprimere i miei sentimenti.
Mi alzai e andai di sotto dagli altri.
“Mi dispiace davvero tanto per essermi addormentata prima!”
Notai che non c’era nessuno oltre Zacky sdraiato sul divano.
Mi avvicinai a lui e vidi che si era addormentato.
Era così bello quando dormiva, tranne per il fatto che russava come non so cosa.
Aveva un’espressione così naturale ed innocente. E cavolo, sarei potuta rimanere lì a fissarlo per ore.
Zacky era la cosa più bella che mi fosse mai capitata in tutta la vita. Non credo che riuscirei a vivere a pieno senza di lui. Non riesco a vedere la mia esistenza senza Zacky. Sarebbe vuota, triste, priva di significato. Potrei stare qui a spiegare per ore e ore i motivi per cui lo amo, ma non basterebbe.
Mi misi seduta per terra, accanto al divano e appoggiai lentamente la mia testa sul suo braccio.
“Amore?” farfugliò.
“Cavolo, ti ho svegliato, non volevo!” mi tirai su in meno di un secondo.
“Stai tranquilla, non è successo nulla di grave.” Rise.
Era così bello quando rideva, mi esplodeva il cuore ogni volta che vedevo quel sorriso.
“Dove sono gli altri?” chiesi.
“Sono usciti, sono andati a fare una passeggiata.”
“Potevi andare anche tu, no?”
“E ti lasciavo qui da sola?”
“Sì..però a quest’ora ti staresti divertendo con gli altri.”
“Preferisco stare con te.”
“Io..potevi svegliarmi!”
“Ho preferito lasciarti dormire. Ti sei addormentata sul divano come una pera cotta.”
Pensai di essere diventata rossa in quel momento.
Scoppiò in una risata rumorosa.
“Non prendermi in giro, dai.” Feci finta di esserci rimasta male.
“Non ti stavo prendendo in giro, dai, stavo giocando!” si buttò dal divano su di me e mi abbracciò.
Ero distesa a terra, immobile, non riuscivo a muovermi, ero come paralizzata.
“Sei tutta rossa.”
Sbarrai gli occhi e mi sbattei le mani sulla faccia, ma lui me le tolse poco dopo.
“Guarda che così ti fai male.” Disse ridendo.
“Ehm… io..”
Non potei continuare la frase perché le sue labbra bloccarono le mie con un bacio.
Si tirò su e mi guardò.
“C-che c’è?” chiesi.
“Sei stupenda.”
Arrossii ancora di più, stavo per andare a fuoco, me lo sentivo.
Mi aiutò ad alzarmi e si buttò sul divano tirandomi a se. Voleva che mi sdraiassi su di lui.
“Appoggiati su di me.”
Mi sdraiai su di lui facendo attenzione a non fargli male.
Poggiai la testa sul suo petto e lo abbracciai.
Lui iniziò ad accarezzarmi la testa, finché non mi addormentai.

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Capitolo 6
*** Chapter 6, it begins. ***


Chapter Six.

 

 

 

Helena POV

 

 

“Ehi, cos’è tutta questa vitalità che viene sprigionata a destra e sinistra?” disse sarcastico Jimmy sbracato su una poltrona, mentre noi tutti eravamo intenti a guardare una partita di baseball, per niente interessati. 

“Silenzio Jimmy, è interessante, tu non capisci” intervenne John, un po’ innervosito dall’interruzione dell’altro. 
“Ma Signore Iddio, vi prego, andiamo a fare una passeggiata e tu continua pure a guardati questa partita del cavolo, che tanto non interessa a nessuno, io esco, chi mi ama, mi segua” esordì ridendo, alzandosi dalla poltrona molto lentamente per vedere la reazione di tutti noi. 
“Io ti seguo Jimmy” dissi io immediatamente, alzandomi e trascinando con me Brian che si era appisolato sulla mia spalla, poco dopo ci seguirono Gee e un Frank sempre troppo euforico per qualsiasi cosa si facesse. 
“Io preferisco rimanere qui e aspettare che Zafi si svegli, non voglio lasciarla da sola” intervenne Zacky e nessuno obbiettò. Ci stavamo avviando verso la porta per uscire e ci raggiunsero anche Sally e Matt, seguiti anche da Mik. 
“Amore, noi non andiamo a fare una passeggiata con tutti gli altri?” spuntò Korey dalle scale con i bambini, rivolgendosi a John con una voce molto minacciosa.
“Sì amore, arrivo” saltò John dal divano, spengendo la tv e avviandosi verso la porta, scatenando una risata generale di tutti noi. 
Finalmente uscimmo di casa, diretti verso non so dove. 
“Dove stiamo andando? Dove andiamo? Andiamo a prendere il gelato, lo so che è inverno, però io voglio il gelato, quindi andiamo a prendere il gelato, oppure la cioccolata calda, vi prego” cominciò a saltellare Frank parlando a raffica, attaccandosi alla giacca di Gerard, che lo guardava sorridendo. 
“Sì amore, andiamo a prendere la cioccolata, il gelato con questo freddo non mi sembra il caso, ci si congela il cervello” gli rispose Gee, scatenando in Frank una felicità sovraumana. 
Io stavo osservando la scena qualche passo indietro, attaccata al braccio di Brian, non mi sentivo più i piedi e la punta del naso per il freddo che sentivo, invece lui era impegnato a fumare una delle sue amate Marlboro, era ancora assonnato, si notava dalla lentezza con cui compiva i gesti, ma era comunque bellissimo. Davanti a noi c’era la famiglia Cooper al completo tutta sorridente, erano così belli e un po’ li invidiavo anche, pure io avrei voluto avere una famiglia unita e bella come la loro. Più avanti ancora c’erano Sally e Matt che si scambiavano di continuo sorrisi, ad un certo punto vidi una palla di neve spiaccicarsi sulla testa di Matt, che si immobilizzò. Pensai subito che fosse stata opera di Jimmy e infatti non mi sbagliavo, stava ridendo come uno scemo e Mik era di fianco a lui che scuoteva la testa, ma rideva anche lui. Risi anche io a quella scena, anche perché subito dopo Matt rispose lanciando una palla di neve diretta a Jimmy, che però evitò e arrivò dritta in faccia a Korey, la quale non capii se si pulì il viso con le sue mani, oppure per quanto era arrabbiata, fece sciogliere la neve. Fu così che scoppiò la battaglia delle palle di neve, in mezzo alla strada incuranti delle poche macchine che passavano. Frank salì sulle spalle a Gee, il quale gli passava le palle di neve che creava per fargliele lanciare a tutti noi. Quando ne arrivò una dritta in faccia a Brian, lanciata dal piccolo Xavier, io non potei fare a meno di buttarmi a terra e ridere perché la faccia che fece, fu epica, aveva uno sguardo truce, pronto ad uccidere chiunque gli capitasse sotto mano. 
“Sì Brian, prova a fare male ai miei bambini e ti appallottolo come una palla di neve” disse Korey con un sorriso abbastanza minaccioso. Così Alexandria e Xavier, sapendo che erano difesi dalla madre, presero di mira Bri, cominciando a tartassarlo di palle di neve. Io, nel frattempo, mi misi in ginocchio sulla neve e cominciai a farmi una serie di palle di neve, almeno ero pronta per la battaglia, mi alzai su e cercai di prenderle tutte in mano, anche se era abbastanza difficile, dato che ero senza guanti e sentivo le dita che da un momento all’altro mi si sarebbero staccate, bruciavano ed erano rossissime, ma cercai di non pensarci. Tirai prima una palla dietro alla schiena a John, mi spostai e andai verso Mik tirandogliene una sulla spalla, poi andai dritta dalla mia migliore amica, che si era preparata tanto quanto me per combattere, le sorrisi e lei fece lo stesso, sapevamo entrambe cosa ci aspettava. Presi una palla di neve in mano, assecondando le sue mosse e contemporaneamente ce la lanciammo contro, io le presi una gamba e lei mi colpì il mucchio di altre palline, quindi il petto. Ridemmo e continuammo a lanciarci palle di neve per un lasso di tempo che sembrò infinito, appena ci terminavano, ci gettavamo a terra a crearne delle altre, tutti gli altri erano impegnati a combattere contro il loro avversario. Gee e Frank con la loro strategia erano imbattibili ed erano intenti a sconfiggere Mik e Jimmy, John lottava contro Matt, Brian ormai era praticamente ricoperto di neve dalla testa ai piedi, dato che insieme ai bambini ci si mise anche Korey a dargli addosso. Io e Sally invece continuavamo, come se niente potesse mai farci stancare.
Sarà stata la trecentesima palla di neve che stavamo facendo, eravamo pronte a lanciarcela, quando ad un certo punto sentii una risata agghiacciante, che mi paralizzò, ma notai che anche la mia amica era nelle mie stesse condizioni, paralizzata a terra con uno sguardo tra il vuoto e il terrore. 
Volevo avvicinarmi a lei, ma capii cosa stava succedendo, riconobbi quella risata e sapevo che l’aveva sentita anche lei, l’unica cosa che riuscivo a pensare era quella di tornare immediatamente a casa, il più in fretta possibile, l’ansia mi stava salendo e tutto il freddo che poco prima sentivo, svanì in un batter d’occhio. Sapevo che dovevo avvicinarmi a lei, dovevo accertarmi, per lo meno, se anche lei avesse sentito. Per un attimo mi girai a guardare tutti gli altri, per vedere se si fossero accorti di qualcosa, ma per fortuna continuavano a giocare come nulla fosse. 
Mi sono sempre chiesta perché i bei momenti mi dovevano essere sempre rovinati, distrutti senza che io avessi mai potuto fare nulla per impedirlo. 
Dato che le mie gambe non avevano abbastanza forza per sorreggere tutto il peso del mio corpo rialzato, decisi di gattonare verso Sally, che era ancora immobile qualche metro davanti a me. 
“L’hai sentita anche tu?” chiesi con la voce che mi tremava, non appena le arrivai davanti.
“Mh” fu tutto quello che riuscì a dirmi, ma capii lo stesso. 
Era chiaro adesso, qualcosa non andava, dovevamo assolutamente tornare a casa. 
“Ehi, cos’è tutta questa vitalità che viene sprigionata a destra e sinistra?” disse sarcastico Jimmy sbracato su una poltrona, mentre noi tutti eravamo intenti a guardare una partita di baseball, per niente interessati. 
“Silenzio Jimmy, è interessante, tu non capisci” intervenne John, un po’ innervosito dall’interruzione dell’altro. 
“Ma Signore Iddio, vi prego, andiamo a fare una passeggiata e tu continua pure a guardati questa partita del cavolo, che tanto non interessa a nessuno, io esco, chi mi ama, mi segua” esordì ridendo, alzandosi dalla poltrona molto lentamente per vedere la reazione di tutti noi.
“Io ti seguo Jimmy” dissi io immediatamente, alzandomi e trascinando con me Brian che si era appisolato sulla mia spalla, poco dopo ci seguirono Gee e un Frank sempre troppo euforico per qualsiasi cosa si facesse. 
“Io preferisco rimanere qui e aspettare che Zafi si svegli, non voglio lasciarla da sola” intervenne Zacky e nessuno obbiettò.
Ci stavamo avviando verso la porta per uscire e ci raggiunsero anche Sally e Matt, seguiti anche da Mik. 
Korey spuntò improvvisamente dalle scale con i bambini, rivolgendosi a John con una voce molto minacciosa e disse "Amore, noi non andiamo a fare una passeggiata con tutti gli altri ?"
“Sì amore, arrivo” saltò John dal divano, spengendo la tv e avviandosi verso la porta, scatenando una risata generale di tutti noi. 
Finalmente uscimmo di casa, diretti verso non so dove. 
“Dove stiamo andando? Dove andiamo? Andiamo a prendere il gelato, lo so che è inverno, però io voglio il gelato, quindi andiamo a prendere il gelato, oppure la cioccolata calda, vi prego” cominciò a saltellare Frank parlando a raffica, attaccandosi alla giacca di Gerard, che lo guardava sorridendo. 
“Sì amore, andiamo a prendere la cioccolata, il gelato con questo freddo non mi sembra il caso, ci si congela il cervello” gli rispose Gee, scatenando in Frank una felicità sovraumana. 
Io stavo osservando la scena qualche passo indietro, attaccata al braccio di Brian, non mi sentivo più i piedi e la punta del naso per il freddo, invece lui era impegnato a fumare una delle sue amate Marlboro, era ancora assonnato, si notava dalla lentezza con cui compiva i gesti, ma era comunque bellissimo.
Davanti a noi c’era la famiglia Cooper al completo tutta sorridente, erano così belli e un po’ li invidiavo anche, avrei voluto avere una famiglia unita e bella come la loro.
Più avanti ancora c’erano Sally e Matt che si scambiavano di continuo sorrisi.
Ad un certo punto vidi una palla di neve spiaccicarsi sulla testa di Matt, che si immobilizzò.
Pensai subito che fosse stata opera di Jimmy e infatti non mi sbagliai, quest'ultimo stava ridendo come uno scemo e Mik era di fianco a lui che scuoteva la testa, ma rideva anche lui.
Risi anche io a quella scena, anche perché subito dopo Matt rispose lanciando una palla di neve diretta a Jimmy, che però evitò e arrivò dritta in faccia a Korey, la quale non capii se si pulì il viso con le sue mani, oppure per quanto era arrabbiata, fece sciogliere la neve.
Fu così che scoppiò la battaglia delle palle di neve, in mezzo alla strada incuranti delle poche macchine che passavano.
Frank salì sulle spalle a Gee, il quale gli passava le palle di neve che creava per fargliele lanciare a tutti noi.
Quando ne arrivò una dritta in faccia a Brian, lanciata dal piccolo Xavier, io non potei fare a meno di buttarmi a terra e ridere perché la faccia che fece, fu epica, aveva uno sguardo truce, pronto ad uccidere chiunque gli capitasse sotto mano. 
“Sì Brian, prova a fare male ai miei bambini e ti appallottolo come una palla di neve” disse Korey con un sorriso abbastanza minaccioso.
Così Alexandria e Xavier, sapendo che erano difesi dalla madre, presero di mira Bri, cominciando a tartassarlo di palle di neve.
Io, nel frattempo, mi misi in ginocchio sulla neve e cominciai a farmi una serie di palle di neve, almeno ero pronta per la battaglia, mi tirai su e cercai di prenderle tutte in mano, anche se era abbastanza difficile, dato che ero senza guanti e sentivo le dita che da un momento all’altro mi si sarebbero staccate, bruciavano ed erano rossissime, ma cercai di non pensarci.
Tirai prima una palla dietro alla schiena a John, mi spostai e andai verso Mik tirandogliene una sulla spalla, poi andai dritta dalla mia migliore amica, che si era preparata tanto quanto me per combattere, le sorrisi e lei fece lo stesso, sapevamo entrambe cosa ci aspettava.
Presi una palla di neve in mano, assecondando le sue mosse e contemporaneamente ce la lanciammo contro, io le presi una gamba e lei mi colpì il mucchio di altre palline, quindi il petto.
Ridemmo e continuammo a lanciarci palle di neve per un lasso di tempo che sembrò infinito, appena ci terminavano, ci gettavamo a terra a crearne delle altre, tutti gli altri erano impegnati a combattere contro il loro avversario.
Gee e Frank con la loro strategia erano imbattibili ed erano intenti a sconfiggere Mik e Jimmy, John lottava contro Matt, Brian ormai era praticamente ricoperto di neve dalla testa ai piedi, dato che insieme ai bambini ci si mise anche Korey a dargli addosso.
Io e Sally invece continuavamo, come se niente potesse mai farci stancare.
Sarà stata la trecentesima palla di neve che stavamo facendo, eravamo pronte a lanciarcela, quando ad un certo punto sentii una risata agghiacciante, che mi paralizzò, ma notai che anche la mia amica era nelle mie stesse condizioni, paralizzata a terra con uno sguardo tra il vuoto e il terrore. 
Volevo avvicinarmi a lei, ma capii cosa stava succedendo, riconobbi quella risata e sapevo che l’aveva sentita anche lei, l’unica cosa che riuscivo a pensare era quella di tornare immediatamente a casa, il più in fretta possibile, l’ansia mi stava salendo e tutto il freddo che poco prima sentivo, svanì in un batter d’occhio.
Sapevo che dovevo avvicinarmi a lei, dovevo accertarmi, per lo meno, se anche lei avesse sentito.
Per un attimo mi girai a guardare tutti gli altri, per vedere se si fossero accorti di qualcosa, ma per fortuna continuavano a giocare come nulla fosse. 
Mi sono sempre chiesta perché i bei momenti mi dovevano essere sempre rovinati, distrutti senza che io avessi mai potuto fare nulla per impedirlo. 
Dato che le mie gambe non avevano abbastanza forza per sorreggere tutto il peso del mio corpo rialzato, decisi di gattonare verso Sally, che era ancora immobile qualche metro davanti a me. 
“L’hai sentita anche tu?” chiesi con la voce che mi tremava, non appena le arrivai davanti.
“Mh” fu tutto quello che riuscì a dirmi, ma capii lo stesso. 
Era chiaro adesso, qualcosa non andava, dovevamo assolutamente tornare a casa. 

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***


Chapter Seven.

 

 

Selene POV

Helena si avvicinò a me gattonando e, con uno sguardo terrorizzato mi chiese se anche io avessi sentito.
Fu un sollievo sapere che non ero impazzita, che quell’agghiacciante risata non fosse risuonata solo nella mia testa.
“Mh” fu tutto ciò che riuscii a rispondere.
Ero nel panico più totale.
Quella maledetta risata l’avrei riconosciuta tra milioni e sapevo che significava solo una cosa, Zafira era in pericolo.
Il problema era che di tutta quella storia nessuno era a conoscenza.
Nessuno sapeva che dentro me viveva un mostro orribile, nessuno sapeva che anche in Helena ne viveva uno e, cosa ancora più sconfortante, nessuno sapeva che il mostro che viveva in Zafira era indomabile.
Io ed Helena avevamo imparato a convivere con i nostri, Zafira no.
Ero presa dai miei pensieri e la mano che si poggiò sulla mia spalla mi fece sobbalzare.
Mikey era in piedi vicino a me e mi fissava, preoccupato.
Lui poteva capire.
Non sapeva la verità completamente, ma non perché io gliela volessi tenere segreta, semplicemente perché capiva e si accontentava di ciò che sapeva da solo e non aveva mai voluto delle vere spiegazioni.
“Che succede ?” fu tutto ciò che mi chiese.
Helena era li, accucciata per terra che mi fissava, preoccupata.
Si aspettavano entrambi una mia risposta, ma non riuscivo a formulare nemmeno una frase.
Spostavo disperatamente il mio sguardo da Mikey a Helena e da Helena a Mikey senza riuscire a dire niente.
Furiosa e nel pieno del panico presi una sigaretta dal pacchetto che avevo in tasca e la accesi, sputai fuori il fumo e quando stavo per dire qualcosa, Mikey parlò.
“Dobbiamo andare a casa, ho capito. Ma si stanno divertendo tutti. Che cosa facciamo ?”
La reazione di Mik non mi sconvolse più di tanto, ero abituata a quel suo “leggermi nel pensiero” ma Helena non riusciva a capire, eppure non fece domande.
Improvvisamente Jimmy apparve di fianco a Mik e disse ad alta voce “Gente, noi quattro andiamo a vedere se Zafi è sveglia e se vogliono uscire, voi intanto perché non andate al solito caffè e ci aspettate li al caldo ?”
Tutti furono d’accordo e si incamminarono vero il caffè mentre io, Helena, Jimmy e Mik andavamo in direzione opposta, verso casa Cooper, in rigoroso silenzio.
Poi Helena sbottò.
Si fermò e si girò verso di me, indicandomi minacciosamente con la punta accesa della sua sigaretta a pochi centimetri del viso.
“COSA GLI HAI RACCONTATO, SALLY ?”
“Non ho raccontato niente a nessuno, Helli. Calmati.”
“NO, NON MI CALMO! HANNO REAGITO COSì PERCHE’ SANNO QUALCOSA E SE LO SANNO DI SICURO E’ PERCHE’ TU GLIENE HAI PARLATO! ERAVAMO D’ACCORDO CHE SAREBBE STATO SOLO UN PROBLEMA NOSTRO, NON DOVEVI METTERLI IN MEZZO!”
Non riuscivo a credere alla rabbia con cui mi stava parlando, ero così sconcertata che non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto.
“Helena, ora calmati.” Intervenne Jimmy.
Lei lo guardò con uno sguardo truce e pensai che gli sarebbe saltata al collo da un momento all’altro.
“Non ci ha raccontato niente. Non sappiamo che succede, ma abbiamo capito subito che qualcosa non andava. Avevamo capito che dovevate allontanarvi dal gruppo, quindi ora andiamo a casa e basta. Poi deciderete voi se vorrete parlarci di qualsiasi cosa sia o no, ma ora andiamo a casa.”
Helena fece cenno di sì con la testa, poi si voltò verso di me, mi sussurrò uno “Scusa.” e ci incamminammo di nuovo verso casa, questa volta accelerando leggermente il passo.
“Chiamo Zacky per sentire se sono svegli.” Disse Jimmy, in realtà sapevamo tutti che sentivano la tensione che cresceva con l’avvicinarsi alla casa e lui voleva assicurarsi che fosse tutto apposto.
Dopo qualche minuto Jimmy attaccò e mise il telefono in tasca.
“Squilla a vuoto e non risponde. Magari dorme e il telefono ha il silenzioso.”
Accelerammo ancora di più e in men che non si dica arrivammo a casa, Jimmy prese la chiavi, aprì il portone e salimmo le scale di corsa, quando fummo davanti alla porta il panico ci assalì.
La voce di Zafira che gridava arrivava nitida e si sentiva chiaramente il terrore nelle sue parole.
“SMETTILA, LASCIALO STARE! TI PREGO SMETTILA!”
Un botto enorme e Zacky che urlava “PORCA PUTTANA”.
Jimmy aprì la porta e in una frazione di secondo successe l’impensabile.
Zacky era a terra, con il sangue che gli usciva dalla fronte, il mostro teneva Zafira per la gola e quando entrammo si girò a fissarci.
Sentii Jimmy entrare in casa di corsa e avvicinarsi a Zacky, Mik era vicino a me e fissava il bastardo senza dire niente.
Helena, praticamente, ringhiava.
“Mettila giù e sparisci o ti farò pentire di essere venuto al mondo.” Le parole mi uscirono di bocca senza pensarci.
Il mostro lasciò andare Zafira che cadde a terra e poi sparì, lasciandosi dietro un’agghiacciante risata.
Helena e Mik corsero da lei e io rimasi in piedi davanti alla porta controllando che lui fosse sparito davvero.
Zacky si alzò di botto e corse da Zafira, si accucciò vicino a lei.
“Zafi, amore, tutto bene ? Ti ha fatto del male ? Chi diavolo era ?”
Lei piangeva, disperata e continuava a scusarsi.
“Non doveva succedere. Lui non doveva parlarti e nemmeno farti del male, io.. mi dispiace.”
Zacky la strinse a sé e iniziò a baciarle la testa “Sh, amore, va tutto bene. Calmati.”
Jimmy chiuse la porta alle mie spalle e puntò i suoi occhi nei miei.
“Mi dispiace, ma ora ci dovete delle spiegazioni. Tutto questo è inconcepibile. Va bene tenere segreti, ma se c’è una minaccia che incombe sulla famiglia vorrei esserne messo al corrente.”
Mi misi seduta sul divano, accessi l’ennesima sigaretta e mi passai una mano in faccia.
Silenzio.
Helena interruppe quel pesantissimo silenzio dopo essersi accesa una sigaretta anche lei.
“D’accordo, hai ragione.”
Mik si mise seduto sul divano vicino a me, mi cinse le spalle con un braccio e mi sussurrò “Sono qui. E ci sarò sempre. Sono pronto a tutto.” Sorrisi e trattenni le lacrime che già erano pronte a scendere.
Zacky e Zafira erano abbracciati, seduti a terra con la schiena appoggiata al muro e continuavano a scambiarsi sguardi, baci e sussurri.
Jimmy era in piedi davanti alla porta e Helena era seduta a terra, di fianco a lui.
Ero pronta a tutto.
Guardai Helena e capii che era pronta.
Poi spostai il mio sguardo su Zafira e capii che era pronta anche lei.
“Non so proprio da dove cominciare, ma vi spiegherò tutto.” Disse Helena, sputando fuori il fumo della sua dannatissima Marlboro che non sembrava calmarla affatto.
Chiusi gli occhi e rimasi in attesa.
La guerra era aperta.

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Capitolo 8
*** Chapter 8, Revelations. ***


Chapter eight.

 

Helena POV.

Credo che in quel momento neanche un pacchetto intero di sigarette mi avrebbe calmata.
Stavamo per rivelare tutto, la verità, la sporca e schifosa verità di quel pesante macigno che ormai io e le mie due migliori amiche ci portavamo dietro da anni.
“Lo ammetto, di solito sono sempre pronta quando si tratta di fare grandi discorsi, questa volta, non riesco a comporre neanche una frase di senso compiuto neppure nella mia testa” dissi un po’ tremante, mentre osservavo Jimmy imponente davanti a me, con i suoi grandi occhi color del cielo puntati su di me. Non mi aiutava di certo facendo così, ma c’era d’aspettarselo, volevano sapere.
Mi girai giusto un attimo per controllare che Zafira stesse bene e così anche Sally.
 Continuavo a prendere boccate di fumo da quella fottuta sigaretta, ma i nervi invece di diminuire, aumentavano ogni secondo di più.
A quel punto decisi che non potevo più rimandare, ormai le carte erano state scoperte, il gioco e con esso la guerra, erano iniziati.
Colsi un’ultima volta lo sguardo di Sally, che mi spronò ad iniziare il discorso, così, feci l’ultimo tiro dalla mia sigaretta e poi mi schiarii la voce, determinata ad iniziare questo grande discorso che ci avrebbe messo a nudo a tutte e tre.
“Bene, credo di farcela. Partirò col rispondere alla domanda che fece prima Zacky e cioè, cos’era, o meglio chi era, quel tizio” sentivo tutti gli sguardi puntati su di me e ciò alimentava sempre di più la mia ansia e agitazione, ma dovevo farcela.
“Sapete, io, Zafira e Selene siamo molto simili, forse si può dire addirittura uguali sotto un punto di vista. Sapete quel’è? La solitudine. Tutte e tre siamo state sole, abbiamo provato quell’orrenda sensazione di non avere nessuno accanto, nessuno che sia disposto a qualsiasi cosa per te, dalla più piccola alla più grande. Ciò, ha incrementato il fatto che abbiamo iniziato ad isolarci da tutto il resto del mondo, ovviamente parlo prima di incontrarci. Eravamo sole e senza nessuno, per qualsiasi cosa noi eravamo i fallimenti, le buone a nulla e le fottutissime ruote di scorta. Eravamo quelle messe all’angolo, dimenticate da tutti, così andando avanti nel tempo abbiamo accumulato odio, rabbia, risentimento verso ogni essere vivente presente sulla terra, odiavamo anche noi stesse. Tutti questi orrendi sentimenti al nostro interno si sono amalgamati, compattati e hanno formato dei mostri che ci portiamo dentro da anni, da cui noi non possiamo liberarci. Non è facile per me dirvi questo, perché per farlo è come se dovessi uscire dallo scudo che ognuna di noi si è formata, come se dovessi togliermi la maschera da ragazza per bene e con una vita normale e io non so più chi sono sotto quella maschera, capite? Non lo so, e ho sempre paura di riscoprirlo, come ho paura di fare questo discorso, ma lo faccio perché so che di voi possiamo fidarci, possiamo finalmente chiedere aiuto. Siamo una famiglia e la cosa principale che si fa nelle famiglie, è aiutarsi. Sono qui per fare le veci di tutte e tre e quello che vi sto chiedendo è solo una semplice conferma. Prometteteci che quando scoprirete la verità, quando capirete chi siamo veramente, non avrete paura di noi, continuerete a guardarci con gli stessi occhi con cui ci guardavate prima, perché l’ultima cosa che vogliamo è essere abbandonate oppure, peggio, compatite. Non vogliamo la pietà di nessuno, se siamo quel che siamo, da una parte, è perché l’abbiamo voluto e ci stiamo convivendo da anni, quello che dovreste fare voi, è solo rimanerci accanto e aiutarci in tutti i modi possibili” in quel momento decisi di accedermi un’altra sigaretta, perché non sentii più i miei nervi, campanello d’allarme che preavvisa una crisi nervosa.
Presi alcune boccate di fumo e mi guardai di nuovo intorno.
Erano tutti concentrati su di me, come se lì dentro fossi stato l’oggetto più bello, prezioso e luminoso, peccato solo che non era così.
Eravamo lì per un motivo ben preciso e io dovevo completare il mio discorso, così decisi di proseguire.
“Ora vi spiego una cosa. Siamo in tre e ognuna di noi, dentro di se, ha qualcosa che sta cercando di combattere e che dovrebbe riuscire a domare. Il punto è questo, io e Sally abbiamo più controllo su questa fantomatica ‘cosa’, mentre Ira no. La sua ‘cosa’ tenta puntualmente di farla fuori, non che le nostre non lo facciano, però lo fa perché non accetta il fatto che lei stia con Zacky, la vuole tutta per se e non possiamo permettergli di farle del male. Io e Sally ci abbiamo combattuto molte volte, ma il tutto è servito solo a farlo diventare più bastardo e meschino e a fare ancora di più del male a Ira.”
“Quindi, sarebbero tipo doppie personalità quelle che avete?” venni bloccata dalla domanda che mi fece improvvisamente Mik, in modo fin troppo serio. Volsi lo sguardo verso di lui e non potei frenare un risolino isterico.
“Togli il ‘tipo’, caro Mik. Sono doppie personalità, è questo il nostro segreto. Ognuna di noi dentro di se, ha questa persona, che a volte prende il controllo del nostro corpo e vuole solo portare odio, sconforto e desolazione nelle nostre vite. Sono il frutto di tutta la nostra rabbia, tutto quello che c’è mancato, che non abbiamo ma potuto avere, tutti i maltrattamenti che abbiamo subito, loro sono l’accumulo di tutto questo. Sono il nostro odio e la nostra rabbia” presi una lunga boccata di fumo dopo quello che avevo appena detto.
Mi sentivo da una parte libera di un peso, dall’altra come se ce ne fosse un altro pronto a crearsi e posarsi, di nuovo, sulle mie spalle.
Spensi la sigaretta e sospirai profondamente.
Non sapevo come andare avanti, forse sì, ma semplicemente non volevo chiedere quello che c’era da chiedere.
“Quindi noi cosa dovremmo fare?” intervenne di nuovo Mik come se mi avesse letto nel pensiero, come se sapesse che io stavo aspettando qualcosa per andare avanti, un appiglio e la sua domanda era una gancio perfetto.
“Voi dovrete solo non aver paura. Starci accanto ora che sapete, ma senza aver paura. L’ultima cosa che vorremmo è farvi del male e sapete benissimo, quanto per me sia dura chiedere aiuto, quindi il fatto che io lo stia facendo, vi dovrebbe far capire che la situazione sta degenerando. Non riusciamo più a gestire nulla, le nostre vite ci stanno sfuggendo di mano. Aiutateci a non perderci di nuovo, a non sentirci sole, ma soprattutto non fateci sentire dei mostri. Ci sentiamo così già di nostro e non ci servite anche voi a ricordarcelo. Non è bello vivere così, sapete? Avere una continua vocina nella tua fottuta testa che ti ripete cose che hai sentito per un’intera vita. Ti fa sentire inferiore, ti fa capire che senza di lei tu non potresti vivere, non saresti niente e tu ovviamente le credi, dopo aver passato una vita in cui tutti ti ripetevano che non vali niente, tu le credi. Le credi come se dalla sua bocca uscisse oro colato e ti fai abbindolare, ti fai schiacciare, ti fai mettere di nuovo all’angolo e se provi a combattere, l’unica cosa che riceverai sarà altro dolore. Eppure a me non importa del dolore, io combatto lo stesso, come lo fa anche Sally e Ira. Noi stiamo combattendo, perché finalmente abbiamo trovato qualcosa per cui farlo, per cui andare avanti, alzarsi la mattina e dire ‘ehi sono ancora viva, ma va bene così’. Sto parlando della nostra amicizia e di voi, la nostra famiglia, ci avete ridato speranza e voglia di vivere, ma soprattutto ci avete fatto capire che i nostri demoni dobbiamo combatterli, perché voi siete un motivo per farlo, che non siamo destinate a rimanere sole, ci siete voi. Quindi quello che voglio chiedervi a nome anche delle mie amiche, volete combattere questa battaglia? Contro i nostri demoni, senza avere paura, solo uniti e motivati. Volete rimanerci accanto nonostante i mostri che siamo? Un vostro abbandono per noi sarebbe fatale. E’ solo questo quello che vi chiedo, uno schierarsi dalla parte giusta, preferibilmente che sia la nostra. Noi vogliamo combattere, ma con voi al fianco, volete esserci?” mi zittii e osservai intorno a me cosa succedeva.
Sally era con le lacrime agli occhi, di norma dopo ogni mio discorso, e così anche Ira, che si era chiusa ancora di più tra le braccia di Zacky.
Non mi restava che guardare Jimmy e Mik, ma sentivo già la pesantezza dei loro sguardi su di me.
“Siamo una famiglia, l’hai detto tu, no? Quindi è ovvio che saremo con voi, nessuno verrà lasciato indietro e neppure da solo, questa guerra si combatte, ma tutti insieme. Io sono pronto a tutto pur di vedere sui vostri volti sempre i sorrisi, quindi ci sono, eccomi” discorso breve, ma intenso, degno di Jimmy che mi scatenò una miriade di emozioni.
Non sapevo se piangere di gioia, mettermi a saltare, oppure sorridergli e basta dimostrandomi tutto il mio bene con uno sguardo.
Puntai all’ultima, dato che rispecchiava di più l’essere me.
“Ci sto anche io, è ovvio. L’ho promesso a Sally e lo dico anche a voi due, io non vi lascerò mai, ci sarò sempre, quindi ci sarò anche per questa battaglia” esalò Mik stringendo a se Sally che era seduta vicino a lui.
Decisi di lasciare un sorriso anche per lui, visto che di parole ne avevo dette fin troppe.
Mancava solo Zacky.
Mi girai verso di lui e lo vidi intendo ad accarezzare i capelli a Zafira con una mano, mentre con l’altra teneva salda tra due dita, la sua sigaretta.
Lo guardai e aspettai la sua risposta che non tardò ad arrivare.
“Se combattere significherà far stare bene Zafi, allora consideratemi il primo della fila. Voglio solo la sua felicità, come anche la vostra e ovviamente sarò al vostro fianco” fui sollevata dalla sua risposta e lo ringraziai.
Bene, quindi avevamo un esercito, avevamo una battaglia, avevamo dei nemici, l’unica cosa che mancava era la vittoria, ma ero sicura che sarebbe arrivata molto presto. 

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Capitolo 9
*** Chapter 9. ***


Chapter Nine.

 

 

 

 

Zafira POV

Dopo il discorso di Helena, rimasi accoccolata tra le braccia di Zacky. Alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi, lui mi stava già guardando. Gli chiesi se potevo fare due tiri dalla sua sigaretta e lui, ovviamente, rispose positivamente.
‘Come stai?’ gli chiesi quasi subito.
‘Sto bene, solo leggermente scosso, ma bene. Tu, amore mio?’
‘Io..’
Mi alzai di scatto, ridandogli la sigaretta ed esclamando ‘IO STO BENISSIMO! E se anche tu stai bene, allora va tutto bene. Su, dobbiamo prepararci.’
‘Prepararci per fare cosa?’ chiese, perplesso.
‘Per la guerra. Non vuoi mica arrivare lì senza una preparazione e un piano, spero. Vuoi farti ammazzare, per caso?’
‘Ha ragione Ira. Dobbiamo prepararci. Il problema è solo uno: come?’ domandò Mik.
‘Beh, per quello ci penseranno Helena e Selene. Loro sono le menti ed io il braccio. Loro dicono ed io faccio. A volte provo anche io ad aiutarle per dei ragionamenti ma… è difficile che io abbia ragione. Per cui..’
Fui interrotta dal rumore della porta che sbatteva. Ci irrigidimmo tutti quanti quando poi Matt e gli altri arrivarono.
Si bloccarono tutti quanti all’ingresso vedendoci in quello stato.
‘Che è successo? Sembrate aver visto un mostro.’ Sbottò Matt.
‘MA QUALE MOSTRO! Ci siamo spaventati perché non vi abbiamo sentito arrivare, tutto qui.’ Dissi tutto d’un fiato, sperando di non far notare a nessuno il mio essere nervosa.
Matt annuì, senza fare domande, senza rispondere, senza fare nulla.
Mi girai verso Selene ed Helena, loro mi sorrisero. Mi voltai verso Jimmy e Mik che sorrisero a loro volta. Mentre mi giravo verso Zacky, sentii le sue braccia attorcigliarsi attorno a me avvicinando le sue labbra calde e morbide al mio orecchio e mi sussurò ‘Qualsiasi cosa accada, io non ti abbandonerò. Ti resterò accanto per sempre, a patto che tu resti accanto a me. Ti difenderò da quell’essere, lo sconfiggerò, non importa come. Userò tutti i mezzi a mia disposizione per proteggerti, lo giuro.’
Feci fatica a trattenere le lacrime, ma riuscii nell’intento.
Balbettai qualcosa tipo ‘grazie’, non riuscivo a dire altro sinceramente.
Se parlavo, avrei iniziato a piangere tutte le mie fottutissime lacrime e le parole sarebbero state soffocate dai miei singhiozzi.
Helena capì subito che ero quasi sul punto di piangere come una bambina, così intervenne.
‘Beh, è tardi, direi che è ora di andare a dormire. Ci vediamo domani famiglia. Vi auguro la più serena buonanotte.’ Annunciò.
Brian ed Helena andarono nella loro camera come fecero Selene e Matt.
Senza guardarlo in faccia, cercai la mano di Zacky e gliel’afferrai saldamente per poi trascinarlo in camera.
Chiusi la porta della nostra stanza facendo attenzione a non sbatterla.
Sentii il materasso cigolare, intuii che Zacky si fosse seduto sul letto.
Mi voltai e vidi che si era sdraiato a mo’ di morto.
‘Amore, tutto bene?’ chiesi un po’ preoccupata.
‘Stavo solo pensando.. a come possa essere stata difficile la vostra vita. Convivere con quei mostri non è roba da niente, non è facile. Posso immaginare quanto dolore abbiate dovuto patire. Già, posso solo che immaginarmelo.. volevo chiederti una cosa, se posso.’
‘Chiedimi pure tutto ciò che vuoi.’
‘Voi avete definito questo ‘lui’ come mostro, e lo è. Ma posso sapere esattamente chi è?’
‘La mia doppia personalità.
Il suo nome è Nate.
E’ spudoratamente bastardo, uno sporco bugiardo che gioca con i cuori e le menti degli altri, facendoli abbindolare come degli idioti nelle sue schifosissime bugie.
All’inizio pensavo che non fosse come tutte le doppie personalità, pensavo e speravo che fosse diverso. Sai, loro sono stati creati dal nostro odio, dalla nostra rabbia, dalla nostra disperazione.. e non fanno altro che provare a farti del male. La maggior parte delle volte ci riescono. Invece lui sembrava preoccuparsi seriamente di come stessi, sembrava che volesse prendersi cura di me come nessun’altro aveva mai fatto. Anche quando ero con Selene ed Helena si comportava piuttosto bene. Quando doveva difendermi, mi difendeva. E lo faceva anche bene. In un certo senso avevo imparato a conviverci, se così si può dire, e a volergli bene. Anche lui voleva bene a me, già.  Non mi aveva mai fatto del male e non aveva mai toccato le persone che amo. Mai, nemmeno con un dito. Poi, un giorno, non so come e nemmeno perché, è cambiato. Cambiato in tutti i sensi, radicalmente. Come se.. fosse proprio un’altra persona. Come se soffrisse anche lui di doppia personalità. Da quel momento, non sono più riuscita ad avere una conversazione normale con lui. E’ raro che riusciamo a fare una conversazione dove non includano risse, insulti o minacce.  Non ho più controllo su di lui. Tenta di farmi fuori spesso e soprattutto,  tenta di ferire i miei amici così che io possa arrendermi a lui e consegnarmi. Selene ed Helena non ci prova nemmeno a toccarle, le loro doppie personalità sono davvero potenti tanto quanto affascinanti. Speravo che si accontentasse del mio sangue, ma si vede che non gli basta più quello. Ora vuole dell’altro. E sa che tu sei la cosa cui tengo di più.’
Zacky mi fissava con aria mista di confusione, rabbia, tristezza, disprezzo e chi più ne ha, più ne metta.
‘Lui mi odia. Lui mi vuole morta. Vuole bere il mio sangue. Eppure io non lo voglio morto. Voglio solo che torni normale. Voglio che torni il Nate di una volta. Anche se so che gli altri non saranno d’accordo. Nessuno sarà d’accordo con ciò.’ Nella mia voce c’era un filo di tristezza, si poteva sentire lontano un miglio.
Zacky non disse niente, mi venne vicino e mi sorrise abbracciandomi.
‘Andrà tutto bene, piccola. Se il tuo desiderio è quello di farlo tornare come prima, lo esaudirò. Farò di tutto per poterti vedere felice.’ Era arrabbiato. Ce l’aveva a morte con Nate. Lo volevo anche lui morto.
‘Vuoi dormire?’ mi chiese.
‘Sì, sono stanca. Possiamo dormire abbracciati?’
‘Che domande.’
Alzammo le coperte e ci infilammo sotto dallo stesso lato, prima lui e poi io.
Sistemai le coperte sopra di me, avevo abbastanza freddo quella sera.
Mi girai verso di lui, lo guardai un po’ e poi mi baciò.
Durante il bacio mi strinse a sé. Quel bacio fu magnifico. Lui lo era.
‘Ti amo e sei mia.’
Mi strinse ancora di più e io non potei far altro che affondare nel suo petto e addormentarmi.

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Capitolo 10
*** Chapter 10. ***


Chapter Ten.


 

Selene POV 

 

 

Entrai in camera dopo di Matt, chiusi lentamente la porta e andai a cercare un pantalone di una tuta e una maglietta nella valigia per dormire dato che quella notte faceva abbastanza freddo.
Lui era sdraiato sul letto, già in mutande, con le braccia dietro la testa e fissava il soffitto.
Trovai ciò che cercavo nella valigia e iniziai a spogliarmi.
“E’ sempre qualcosa di stupendo.”
“Cosa ?” risposi, girandomi, mentre finivo di infilarmi la maglietta.
“Guardare il tuo corpo. Anche se so a memoria ogni singolo lineamento, adoro guardarti.”
Mi avvicinai al letto, salii e gattonai lentamente verso Matt che tendeva le sue braccia verso di me, mi arrotolai tra le sua braccia e affondai il viso sul suo petto, respirando il profumo della sua pelle che mi faceva sempre sentire protetta e a casa.
“Anche io so a memoria tutti i tuoi lineamenti, ogni tuo tatuaggio, ogni lembo di pelle rimasto pulito dall’inchiostro eppure potrei ancora passare le mie giornate seduta da qualche parte a fissarti.”
Alzai il viso e lo vidi sorridere, gli rubai un bacio, uno di quei baci veloci ma così pieni di dolcezza che rischiavano di farti venire il diabete.
“Sei bellissima.” Sussurrò, mentre tornavo ad arrotolarmi tra le sue braccia.
“Anche tu lo sei.”
Mi accarezzò la testa per non so quanto tempo, chiusi gli occhi e mi lasciai inebriare dal suo profumo.
Ero beata nel mondo dei sogni, quando improvvisamente una sensazione di terrore puro mi fece sgranare gli occhi.
Ero al buio, però potevo ancora sentire Matt respirare al mio fianco.
Come sempre, dal caldo abbraccio in cui ci eravamo addormentati, mi ero ritrovata senza il possente braccio intorno alla vita dato che ora le braccia di Matt erano, rispettivamente, una stesa sui cuscini e una penzolante al di sotto del letto.
Mi guardai intorno cercando di capire perché mi fossi svegliata di soprassalto e la vidi.
Il mio demone, la mia piaga, il mio tormento. Jess.
Una maglietta nera a maniche lunghe troppo scollata, dei jeans fin troppo aderenti, scalza come sempre, se ne stava sorridente in piedi davanti alla porta della mia camera.
Un particolare mi colpì.
I suoi lunghi capelli neri erano legati in una coda alta, e io sapevo bene cosa significasse quella coda alta, per lei.
Quella coda alta significava solo che era entrata in guerra.
Ma non mi soffermai tanto su quel particolare.
“Sono qui per parlarti, Selene.”
La sua voce era, come sempre, magnifica e ringraziai non so quale entità superiore che avesse parlato a così bassa voce che fu difficile anche a me udirla.
Non avrei mai voluto che Matt si svegliasse e la vedesse.
Non tanto per il fatto che avrei dovuto spiegargli chi fosse, ma semplicemente perché ero terrorizzata all’idea che quella puttana con il suo fascino potesse conquistarlo.
“Che cosa diavolo vuoi, Jess ? C’è Matt. Sai che quando lui è qui tu non devi farti vedere, devi rimanere qui dentro.” Sussurrai, furiosa, indicando con un dito la mia testa.
“Stai zitta, ragazzina. Sono qui per annunciarti che sono entrata in guerra, come avrai notato dalla mia acconciatura, e volevo farti sapere da che parte mi schiererò, questa volta.”
Rabbrividii, mi misi a sedere e mi trascinai fino  al bordo del letto per farmi più vicina a lei.
Una parte del mio cervello aveva già capito dove sarebbe andato a parare quel discorso ma io mi rifiutavo di accettarlo.
Si avvicinò a me, si piegò in avanti, prese il mio viso con una mano e piantò i suoi occhi rosso sangue nei miei.
“Mi schiererò dalla parte di Nate, questa volta. E Mary, oh, lei verrà con me. Purtroppo il bell’omaccione nell’altra stanza è ancora sveglio, altrimenti anche la tua dolce Helena avrebbe ricevuto la notizia in questo momento. Sappi, Selene, che non avrò pietà. Sono stanca di essere la tua schiava, il tuo zerbino. Te l’ho detto e ripetuto mille volte, tu devi morire per mano mia, e questo accadrà. Ora basta giocare, scherzare, ridere ed essere felici. Questa guerra sarà vinta da noi e quando ti avrò uccisa, assaporerò il tuo sangue e poi mi prenderò la tua vita. Non puoi più sfuggirmi.”
Detto questo svanì.
Istintivamente, mi girai a controllare se Matt si fosse alzato.
Non mi importava se lei era ancora lì, non mi importa se mi avrebbe attaccata, non mi importavano le sue viscide minacce, mi importava solo che lui stesse bene.
Per mia consolazione Matt dormiva come un bambino.
Ero ancora scossa per il discorso di Jess così mi alzai, presi le sigarette e l’accendino dal comodino, uscii silenziosamente dalla stanza e mi diressi al piano di sotto, dove si trovava il balcone.
Passai davanti la camera di Helena e Brian e tirai un sospiro di sollievo quando vidi, da sotto la porta, la luce accesa e udii la voce di quest’ultimo, segno che i due erano ancora svegli e che Helli non aveva ricevuto la visita di Mary.
Decisi che avrei fumato una sigaretta e poi sarei tornata ad avvisarla.
Scesi lentamente e al buio le scale, rischiando due volte di rotolare giù, quando arrivai in terrazza mi stupii nel trovare la luce accesa.
Una figura fin troppo familiare se ne stava seduta a terra, fumando e fissando il cielo, tremando ogni tanto per il freddo.
Presi due coperte dal divano, me ne misi una sulle spalle e, uscendo, poggiai l’altra sulle sue.
“Buonasera” mi disse, senza neanche girarsi.
“Ehi, Gee, non dovresti essere così tranquillo. Che ne sai, potevo essere un qualunque pazzo che cercava di ucciderti.” Dissi, sorridendo.
“Tanto peggio per lui, sai che non sono un tipo tranquillo. Probabilmente l’avrei lanciato giù dal balcone senza pensarci due volte. Piuttosto, come mai già sveglia ? Sono le 3, di solito, quando dormi con Matt, non ti alzi prima delle 5.”
Ero, in parte, abituata a quel modo che i Way avevano di sapere sempre tutto, eppure ancora un po’ mi spaventava.
“Ho fatto un incubo.” Risposi, distrattamente, tra una boccata e l’altra della mia sigaretta.
Improvvisamente, Gerard si girò verso di me con un’espressione cupa in volto.
“Per quanto ancora volete tenermi all’oscuro di qualsiasi cosa stia avvenendo qui dentro, Selene ?”
“Non ti sto tenendo all’oscuro di niente, Gerard.” Risposi, istintivamente.
Mikey era, praticamente, il mio migliore amico.
Ero abituata al suo modo di sapere le cose e sapevo che se volevo nascondergli qualcosa dovevo avere risposte pronte, o avrebbe capito tutto.
Ma Gerard non era Mikey e le mie risposte fredde non servivano a nulla.
Gerard stava per controbattere quando sentimmo un urlo maschile, agghiacciante, provenire dal piano di sopra.
Avrei riconosciuto la sua voce tra mille.
In un istante io e Gerard avevamo gettato di sotto le sigarette, ci eravamo scrollati le coperte dalle spalle ed avevamo iniziato a correre, avevamo superato la rampa di scale che ci divideva dalla mia camera, incontrando tutto il resto della famiglia che si riversava in corridoio.
Sapevo cosa avrei trovato nella mia camera, sapevo chi era stato a far urlare in quel modo Matt e sapevo che di lì a poco avremmo dovuto dare spiegazioni, ma non m’importava.
Matt era in pericolo.
Superai, spintonando brutalmente, il povero Frank che era davanti alla porta della mia camera, aprii quest’ultima e trovai la scena che mi aspettavo.
Matt era a terra, in una pozza di sangue causata dallo squarcio sulla sua gamba e Jess, fiera e sorridente, era in piedi davanti a lui con la mano destra sporca del suo sangue.
Saltai addosso a Jess trascinandola a terra con me e iniziai a sferrare pugni sulla sua faccia con tutta la mia forza.
Lei continuava a ridere, ridere e ridere.
Poi svanì.
In un attimo Brian, Jimmy e Zacky si lanciarono su Matt.
Io mi rannicchiai a terra e cercai di trattenere il mio pianto isterico mentre Korey, prontamente, entrava in camera con il kit medico per disinfettare e fasciare la gamba di Matt.
Helena e Zafira erano di fianco a me, mi stringevano, mi accarezzavano e cercavano di calmarmi.
Alzai lo sguardo ed incrociai quello di Mikey.
Fece per avvicinarsi ma lo bloccai con un cenno della mano.
“La guerra è fottutamente aperta, noi dobbiamo vincere.”
Fu tutto ciò che riuscii a dire.

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Capitolo 11
*** Chapter 11. ***


Chapter Eleven.

 

 

 

 

Zafira POV



Mi svegliai dall’urlo di Matt nella stanza accanto, guardai Zacky con espressione preoccupata mentre ci precipitavamo giù dal letto e a raggiungevamo la camera di Shadz.
Vidi Selene rannicchiata per terra e accanto a lei Helena, quando alzai lo sguardo vidi Matt con il sangue che zampillava dalla sua gamba squartata.
Korey corse verso Matt con il kit del pronto soccorso per cercare di fermare il sangue, dicendo agli altri di spostarsi da lì perché impicciavano.
Mi rannicchiai vicino a Sally.
‘E’ opera di Jess, vero?’
Non rispose, ma fece cenno di sì.
‘Non dirmi che..’
‘Si è schierata dalla parte di Nate, Zafi. Significa che non ci difenderà. Significa che anche Mary sarà contro di noi. Significa che la guerra è iniziata.’
Mi voltai verso Helly, non potei non notare la sua espressione avvolta dalla rabbia, piena di disprezzo e disgusto.
Misi una mano sulla spalla di Sally, cercando di rassicurarla.
Chiesi a Korey come andava, mi rispose che la ferita era piuttosto grave ma non tanto da non poterla curare.
‘La ucciderò. Con le mie mani. Non doveva permettersi di toccare Matt. Quella puttana soffrirà le pene dell’inferno.’ Disse Selene, concludendo il tutto con una risata isterica.
Sentivo tutti gli sguardi puntati su Helly, Sally e me.
‘Esigo sapere cosa succede in casa mia.’ Tuonò Korey.
‘Voi sapete cos’è successo, ne sono certo. Voglio delle spiegazioni. Anzi, vogliamo delle spiegazioni.’ Disse Brian.
Sally non sarebbe riuscita a parlare.
Guardai Helly e vidi che mi stava già guardando.
Capii subito che sarei stata io a dover parlare.
‘Appena Korey finisce con Matt, vi spiegherò tutto.’
‘LE SPIEGAZIONI LE VOGLIO ADESSO! NON ESISTE CHE MIO FRA-‘ lo interruppi.
‘Brian. Ho appena detto che vi dirò tutto non appena Korey finisce di curare Matt.’ Feci una voce talmente inquietante da far zittire Brian.
‘Korey, ti serve una mano?’ chiese Frank.
‘No. Potete anche scendere in salotto. Tra non molto vi raggiungo.’
Presi Sally ed Helly per mano, sembravano come morte, non risposero, non dissero nulla.
Era come se la loro rabbia, la loro ira.. la loro anima fosse scomparsa.
Non era buon segno. O almeno questo è quello che pensavo.
Ci accomodammo in salotto.
Brian si sedette sulla sedia con Helena in braccio, Selene vicino a Jimmy sul divano, Zacky ed io per terra come sempre, John, dopo aver rimesso i bambini a letto, tornò in salotto e rimase in piedi e Mikey vicino a Gerard che teneva per mano Frank.
Nell’aria c’era una tensione assurda, se avessi avuto una pistola mi sarei sparata senza esitazione.
Sarei stata io a parlare, non so nemmeno quello che sarei riuscita a dire.
Sentimmo dei passi scendere le scale, Korey con tutta calma le scese e si avvicinò a John.
‘Matt deve riposare. Gli spiegheremo tutto quando si sarà svegliato. Avanti. Sto aspettando.’
Tutti gli occhi puntati su di me. Non era una bella sensazione, affatto.
‘Inizio col dire che mi.. ci dispiace davvero tanto per quello che è successo. E che molto probabilmente succederà. Vi chiedo cortesemente di non arrabbiarvi, di non attaccarci, di non spaventarvi.’
Silenzio.
‘Suppongo che io possa andare avanti.. beh, allora, da dove posso cominciare? Io, Helena e Selene.. ospitiamo qualcuno dentro di noi. Qualcuno di molto potente. Non sto a fare giri di parole, altrimenti non finirei più. Soffriamo tutte e tre di doppia personalità. Penso che sappiate tutti benissimo cosa siano e da cosa siano formati. E’ complicata la cosa, ma cercherò mi spiegarvela nel migliore dei modi. Non sono propriamente delle semplici doppie personalità, sono più come dei mostri, creati da tutto ciò che c’era di malvagio in noi ma per semplificare il tutto, le chiamiamo appunto doppie personalità dato che vivono dentro le nostre teste pur potendosi.. come dire.. smaterializzare all’esterno diventando come vere e proprie persone. La mia doppia personalità, Nate, è come impazzito. Prima voleva solo me morta, ora vuole morto anche Zacky. Le altre di Helly e Sally, Mary e Jess, si sono alleate contro di noi. Vogliono aiutare Nate. Dato che Nate ha puntato Zacky e Jess ha puntato Matt.. suppongo che il prossimo sarà Brian con Mary.’
Stavo letteralmente tremando, non sapevo più cosa fare e nemmeno cosa dire, fissavo solo per terra.
Sentii la mano di Zacky sfiorare la mia per poi stringerla per rassicurami.
Lo guardai e potei vedere le sue labbra mimare uno ‘stai tranquilla’.
‘Scusate, i discorsi non sono il mio punto forte. La famiglia è in pericolo per colpa nostra, o meglio per colpa mia. Dobbiamo fermarli prima che facciano del male a qualcun altro..’
‘Quindi dovremmo ucciderli?’ intervenne John.
‘Non credo che stia a noi doverli uccidere.’ Disse Korey.
‘Infatti no.’ Risposi ‘Dovremo calmare le acque, al resto poi penseremo noi tre.’
‘Io li ucciderò tutti e tre.’ Disse deciso Brian.
‘No, Brian, non ucciderai proprio nessuno, datti una calmata altrimenti il primo a morire sarai tu, smettila di fare il figo e dire stronzate.’
Vidi Helena che mi guardò abbastanza male, quindi mi scusai con Brì.
Non era mia intenzione dire quelle cose.
‘Hanno dei poteri. Possono ‘smaterializzarsi’, come ho accennato prima, ovvero comparire, scomparire e andare dove vogliono, fare quello che vogliono, controllare il corpo di una persona, farsi mostrare a chi vogliono e sotto qualsiasi forma.’
Abbassai lo sguardo.
‘Da oggi in poi, sarete informati per ogni cosa, ogni volta che ce ne sarà bisogno. Non so cos’altro potrei dire.’
Cercai lo sguardo di Selene che mi fece ‘okay’ con la mano, ma dentro di me sapevo che non avevo raccontato bene le cose.
Spostai gli occhi verso Gerard che fissava noi tre e sorrideva.
I fratelli Way erano proprio strani, mi girai verso Mik e non riuscivo a capire se stava cercando di ridere o cosa.
Ci furono dei minuti di assoluto silenzio.
Sally si alzò.
‘Vado in camera a vedere come sta Matt.’ E si avviò.
‘A questo punto possiamo anche ritornare nelle nostre camere.’ Sentenziò Helly.
Tutti quanti si alzarono e iniziarono a salire le scale e rientrare nelle loro rispettive camere.
La porta della camera di Matt era chiusa, quindi non mi impicciai.
Brian e Helena lasciarono la porta accostata.
Le stanze degli altri erano chiuse, meno che quella mia e di Zacky.
‘Che giornataccia. E’ tardi, è meglio mettersi a dormire.’ Dissi.
‘Io credo che rimango sveglio.’
‘..d’accordo.’
Mi infilai sotto le coperte e rivolsi la mia faccia verso il soffitto. Mi guardai intorno, non trovavo pace.
Zacky si sdraiò e si mise vicino a me.
‘Dormi.’ Disse mentre mi accarezzava la testa.
‘Ora che ci penso.. non è Natale? Dovrebbe essere il 25.’
‘Ci penseremo domani, dobbiamo riposare.’
‘Va bene.’
Non sapevo che pensare, cosa dire, cosa fare.

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Capitolo 12
*** Chapter 12. ***


Chapter Twelve.

 

 

 

Helena POV.

 

 

Ero stanca, avevo il cervello che non connetteva più con le azioni che compivo, ma soprattutto, ero incazzata. Eravamo io e Brian in camera seduti sul letto, io che fissavo un punto vuoto e lui che fissava me.
‘Così soffri di doppia personalità?’ mi disse, di punto in bianco, tirandomi via dalla matassa di pensieri che mi stavo creando nella mia testa.
‘Già.’
‘Perché non me ne hai mai parlato?’
‘Non volevo che tu mi vedessi come un mostro, sono sempre la solita Helli nonostante quello che la mia testa nasconde.’ Mi coprii gli occhi, perché sentivo che da un momento all’altro avrei iniziato a piangere e nonostante tutto, odiavo ancora farmi vedere piangere dalle persone, a meno che non fossero Sally o Zafi.
‘Lo so benissimo, infatti tu per me sei sempre la solita Helena e continui a rimanere tale, nonostante quello che hai e non ti considero un mostro, non sarai più sola, te lo prometto.” In quel momento le lacrime mi tradirono e cominciarono ad uscire dai miei occhi cosicché Brian mi prese per le braccia e mi attirò a se e mi fece sdraiare su di lui.
Non mi accorsi nemmeno del fatto che ero riuscita ad addormentarmi, fatto più unico che raro, data la mia insonnia, infatti verso le 4.30 del mattino venni svegliata da una voce che mi chiamava.
L’avrei riconosciuta tra mille e poi dopo tutto la stavo aspettando, Jess e Nate erano passati, mancava solo lei, Mary.
Furba come al solito non si presentò in camera, continuava a chiamarmi, ma non appariva, così decisi di alzarmi ed uscire dalla stanza per seguire la voce e vedere dove mi avrebbe portato.
Mi misi addosso la felpa di Brian perché avevo freddo, dopotutto era Natale, cazzo che bel Natale, a rincorrere una voce psicopatica in giro per casa. Mi ritrovati in salotto e lei era seduta sulla poltrona con le gambe accavallate, i suoi bellissimi capelli rosso fuoco raccolti in una coda di cavallo, appunto sinonimo che era anche lei entrata in guerra, i suoi soliti jeans attillati e la maglietta con una scollatura vertiginosa, come suo solito. Mi sedetti per terra di fronte a lei e iniziai a fissarla mentre continuava a ripetere il mio nome e insisteva nel fissarmi con i suoi occhi viola, li adoravo, però allo stesso tempo mi mettevano un po’ d’inquietudine.
‘Se sei venuta qui anche tu per dirmi, che sei entrata in guerra contro di noi, bè, puoi benissimo ritornare qui dentro e morirci, grazie, sono passati già Nate e Jess ad avvisarci, non mi servi anche tu.’ Avevo sempre avuto questo vizio di rivolgermi così a lei, sapevo che prima o poi mi si sarebbe rivolto contro.
‘Usa un tono più appropriato quando conversi con me, Helena, sai che potrei arrabbiarmi e tu non vuoi che io mi arrabbi, vero?’ sgranò gli occhi e si avvicinò a un palmo dal mio naso prendendomi il viso tra le mani.
‘Altrimenti che fai?’
‘Altrimenti qualcuno potrebbe farsi male, giusto Helena? Qualcuno tipo il tuo Brian’ rise.
‘Ti ho già detto che lo devi lasciare in pace, lui non c’entra niente in questa storia, volete noi, solo noi. Allora lasciate stare i ragazzi e la nostra famiglia..’
‘Famiglia? Hai detto famiglia? Ma non farmi ridere ragazzina, fino a qualche tempo fa eri triste e sola e adesso mi vieni a parlare di FAMIGLIA? Sei ridicola, te e le tue due amichette da quattro soldi, morirete sole, nessuno vi ama, siete destinate a rimanere nella solitudine e nell’oscurità, altrimenti non ci avreste mai creato’ rise di nuovo e quella sua risata mi fece saltare tutti i nervi.
‘Ah sì? Siamo ridicole, siamo destinate ad essere sole, morire nell’oscurità? Bè allora sai che c’è, che se così fosse, se io davvero dovrò morire nella mia solitudine, tu brutta troia verrai con me, ridi quanto vuoi, l’hai detto tu, ti ho creato io, quindi posso anche decidere come farti morire, come farti soffrire e tutto il resto, se non avrò vita facile io, non avrai vita facile neanche tu. Quindi se sei venuta qui per dirmi questo, arrivederci, adesso puoi andare anche a fanculo da un’altra parte, la nostra conversazione è finita qui’ le tolsi la mano dal mio viso e mi alzai in piedi e lei in un ringhio furioso svanì nel nulla.
Tornai in camera, controllai che Brian stesse ancora dormendo poi presi il telefono con le cuffie e le mie sigarette e tornai di sotto, andai di fuori sul balcone e mi misi ad ascoltare la musica iniziando a fumare e perdendomi tra le note e tra i mille pensieri.
La prima a svegliarsi e che si accorse di me fu proprio Sally, che mi trovò, stile polaretto seduta sul divano di fuori.
‘Helli che ci fai qui?’ mi chiese quando uscì sul balcone.
‘Cerco di capire quanto un copro umano può resistere prima di morire di ipotermia.’ Mi misi a ridere e lei di pronta risposta mi diede uno schiaffo in testa.
‘E’ venuta anche da te, vero?’ Il sorriso che avevo sulle labbra sparì, mi strinsi nelle braccia e feci sì con la testa per poi abbassarla, davanti a Mary sapevo fingermi forte, ma appunto, fingevo. Mi distruggeva ogni volta, mi faceva sentire uno schifo, un mostro.
‘Ha detto che farà del male a Brian, gli farà del male e se lo tocca, io le strapperò ogni singolo arto, quella puttana non deve sfiorarlo neanche con un dito, non si deve permettere’ ecco che di nuovo la mia collera prendeva il sopravvento, la mia paura, tutte le mie emozioni si mescolavano e uscivano fuori, ogni volta che lei veniva a farmi visita, impazzivo.
‘Devi stare tranquilla, non lo toccherà, ci siamo noi a difenderlo, ci sei tu. Non siamo più sole, possiamo contare sulla nostra famiglia, che ci aiuterà.’ Mi abbracciò e mi sentii meglio.
‘Già, la famiglia.’
Verso le 11 ero in salotto seduta sul divano vicino a Brian, mentre guardavamo un film sul Natale, i bambini erano intenti ad addobbare tutta casa insieme a John, mentre Korey stava preparando uno di quei pranzi con il quale ci avrebbe sfamato il terzo mondo. Eravamo tutti lì, si respirava, la classica aria natalizia e anche un po’ di tensione se devo essere sincera, poi suonarono il campanello. Andò ad aprire Gerard che stava scendono le scale in quel momento, quindi era il più vicino alla porta.
‘Guardate un po’ chi ci sono venuti a trovare proprio il giorno di Natale’ disse Gee appena riapparve in sala. Dietro di lui spuntarono Jen, Seth e Johnny sorridenti come non mai.
‘Zia Jen, zio Seth ciao!’ i bambini corsero subito incontro ai due e gli saltarono letteralmente addosso, mentre Johnny fu felicissimo di rivedere i ragazzi e li salutò con gioia. Dopo parecchio tempo trascorso a salutarsi e a chiacchierare, Korey ci chiamò per il pranzo, lei già aveva calcolato tre posti in più, anche se con tutto il cibo che aveva preparato, avremmo potuto invitare anche tutto il vicinato.
Fu un pranzo perfetto, pieno di risate, scherzi e poi era tutto buonissimo. Appena finito di mangiare noi ragazze aiutammo a sparecchiare.
‘C’è qualcosa che devi dirmi vecchiaccia?’ disse Jen, rivolta a Korey, appena noi tutte mettemmo piede in cucina. Mancava pochissimo che facessi cadere tutta la pila di piatti che stavo portando non appena le sentii dire quelle cose.
‘Siamo in una specie di guerra Jennifer, non riguarda noi, riguarda le ragazze qui, adesso non posso spiegarti per filo e per segno, altrimenti ci danno per disperse, tu e Seth dovete portare via i bambini, devi farmi questo favore e sai che se ti chiedo un favore io, vuol dire che la situazione deve essere davvero critica e seria, quindi fallo ti prego, portali il più lontano possibile, dove vuoi, inventatevi qualcosa, non so, una vacanza natalizia, un gioco, quello che volete, basta che li terrete lontano da qui. Loro non c’entrano niente con questo e non deve essere fatto loro del male, altrimenti vedranno me cattiva e non so quanto gli convenga.’ Alle parole di Korey così preoccupata, ma allo stesso tempo severa e cattiva, mi pietrificai e diamine, non l’avevo mai vista così, guardai le mie amiche e credo che loro ebbero la stessa reazione, Jen invece era tranquillissima, credo fosse abituata a ciò, buon per lei.
‘Tutto qui?’
‘Per adesso sì, tutto qui, poi informerò anche Seth.’
‘Perfetto, allora stasera i miei bellissimi nipotini verranno via con me.’ Ridacchiò e uscì dalla cucina, poi Korey si girò verso di noi, con uno sguardo di rimprovero e sparimmo dalla stanza, dirigendoci verso la sala.
Non so cosa si inventarono, non so cosa successe, non so niente di niente, so solo che la sera mi ritrovai Alexandria e Xavier al collo che mi salutavano felicissimi di partire con i loro zii, li risalutai cercando di mostrarmi il meno preoccupata possibile e con la coda dell’occhio cercai Korey e vidi benissimo il suo sguardo morto, terrorizzato nel dover lasciare i suoi piccoli, si vedeva benissimo la sua paura, ma quando andarono a salutarla, sembrò un’altra, la solita donna, felice e pronta a tutto li salutò e li rimproverò anche lasciando loro qualche raccomandazione per non far impazzire Jen e Seth durante la “vacanza”.
Johnny sarebbe rimasto con noi, gli era stato raccontato tutto e aveva deciso che voleva aggiungersi anche lui alla battaglia, non voleva lasciare soli i suoi fratelli.
Quindi la famiglia si era allargata, da un punto di vista avevamo una persona in più che ci avrebbe difeso, voluto bene e appoggiato dall’altro punto di vista avevamo una persona in più noi, da difendere.
Comunque sarebbe andata, niente e nessuno ci avrebbe diviso. 

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Capitolo 13
*** Chapter 13. ***


Chapter Thirteen.

 

 

Selene POV





Eravamo tutti in salotto, si respirava la tipica aria Natalizia spezzata, ogni tanto, dalla tensione.
Mi alzai improvvisamente svegliando Matt che dormiva poggiato alla mia spalla e scattai al piano di sopra, sotto gli sguardi incuriositi di tutta la famiglia.
Presi la giacca e il portafoglio che infilai in tasca e tornai giù correndo come un razzo, quando fui davanti alla porta e stavo per aprirla, Matt parlò.
“Wowowowowowo, piccola dove vai ?”
“A raccogliere margherite, amore, tu stai tranquillo. Torno presto.”
Mentre chiudevo la porta sentii Matt chiedere “Margherite  ? A Dicembre ? Con la neve ? Ma le trova ?”
E, in tutta risposta, l’intera famiglia esplose in una fragorosa risata e Brian gridò, tra le risate, “Matt, quanto sei idiota!”
Era il giorno di Natale e nessun negozio era aperto, tranne uno.
E io ero diretta proprio a quello.
Avevo ordinato delle sciarpe enormi e su ogni sciarpa avevo fatto incidere, a mano, la scritta “Niente è più forte di un cuore rotto che riprende a battere.” Che era, sotto alcuni punti di vista, l’inno della nostra famiglia un po’ strana.
Mi ringraziai mentalmente per aver pensato di farne fare tre in più, così da poterle dare anche a Johnny, Jen e Seth.
Per i bambini avevo semplicemente comprato due bei cappellini con Babbo Natale fatto a scheletro stampato sopra, un po’ macabro e contorto come regalo, ma sapevo che a loro sarebbe piaciuto.
Mi fiondai nel negozio quasi sfondando la porta.
“Salve, è qui per le sciarpe e i cappelli ?” chiese, sorridente, la commessa.
“Sì” presi un’enorme boccata d’aria “Mi dica che sono pronte, la prego! Lo so che le ho ordinate tardi ma è davvero importante!”
“Sì, signorina, non si preoccupi. Ecco  a lei.” Mi porse l’enorme busta, lasciai i soldi sul bancone.
“SIGNORINA! ASPETTI” gridò la commessa mentre uscivo “Le devo il resto! Questo è il doppio del prezzo.”
“Tenga pure il resto come mancia, buon Natale signora e grazie mille.” Dissi, sorridente, mentre uscivo.
Mi faceva schifo il Natale, lo odiavo, odiavo i regali, le cene, i pranzi, i falsi sorrisi.
Eppure in quel momento, mentre l’aria fredda mi tagliava le guance, mentre correvo a perdifiato verso casa Cooper non riuscivo a smettere di sorridere.
Il mio cuore continuava a battere all’impazzata al pensiero dei ragazzi che prendevano le sciarpe e sorridevano.
Quei sorrisi che erano diventati il mio pane, la mia acqua, la mia aria.
Salii le scale correndo, stavo per arrivare davanti alla porta quando una mano mi afferrò per i capelli e mi tirò giù facendomi rotolare per un’intera rampa di scale.
Mi rialzai dolorante e cercai con lo sguardo la busta che tenevo in braccio fino a pochi minuti prima e la trovai in cima alla rampa di scale, davanti la porta di casa Cooper.
Sentii una risata agghiacciante dietro di me e un respiro gelido mi tagliò il collo.
“Vogliamo essere noi, principessa, ad aprire le danze ?”
Mi girai di scatto e trovai Jess, con gli occhi iniettati di sangue, ad un palmo dalla mia faccia.
Feci per indietreggiare ma lei mi afferrò alla gola e mi lanciò sulle scale, facendomi sbattere la schiena.
Tentai di gridare ma lei mi saltò addosso e mi chiuse la bocca con una mano.
Il dolore alla schiena era terribile, non riuscivo quasi a muovermi ma non avevo intenzione di farmi massacrare da quel mostro.
“ E così, la mia piccola Selene è andata a fare i regalini di Natale, oh, ma che carina.”
Le morsi una mano, affondai i denti così tanto che quando tirò via la mano le strappai un pezzo di pelle.
“STUPIDA PUTTANA!” gridò.
Le assestai un calcio nello stomaco facendola cadere, mi alzai di scatto e corsi verso la porta.
Mi attaccai alla maniglia e cominciai a prenderla a calci e a urlare “AIUTO! APRITE, CAZZO, APRITE LA PORTA!”
In una frazione di secondo la porta si spalancò.
Stavo per buttarmi, disperata, tra le braccia di Matt quando Jess mi afferrò per la gola, di nuovo, e mi lanciò giù dalle scale.
“SELENE!” gridò Matt, disperato, fiondandosi dietro di me.
Jess fu di nuovo davanti a me e, sorridendo, disse “Vediamo che succede ora.”
Si girò verso Matt che correva verso di noi e tirò fuori gli artigli.
Sapevo che voleva fare, sapevo a cosa puntava.
Quella donna, quel mostro, era un animale.
La prima cosa che puntava, la prima parte di un corpo a cui mirava, era la gola.
Lo capii e mi lanciai verso Matt, mettendomi tra lui e Jess che mi conficco gli artigli in un fianco, provocandomi un dolore lancinante.
“MALEDETTO MOSTRO!” gridò Helena, correndo giù per le scale.
“SALLY!” gridò Zafira, che era già vicina a me e Matt.
Perdevo sangue, ne ero sicura, potevo sentirne l’odore.
Jess continuava a cercare di colpire Matt, colpendo però me che continuavo a spostarmi e mettermi in mezzo.
“SMETTILA! SELENE SMETTILA TI PREGO, PER FAVORE, SPOSTATI!” gridava, disperato, Matt cercando di togliermisi di dosso.
Jess rideva, tutti gridavano, Helena e Zafira venivano tenute ferme da Mary e Nate.
Un grido che avrei riconosciuto tra milioni giunse dalla porta.
Jimmy, con una sedia in mano, si faceva strada gridando come un ossesso.
Scaraventò a terra Mary e Nate che sparirono e poi continuò la sua folle corsa verso Jess.
“TI SPACCO LA FACCIA, LASCIA IN PACE LA MIA FAMIGLIA, STUPIDA TROIA!” Jimmy lanciò la sedia e mentre Jess si piegava per evitarla, Johnny, sbucato dal nulla, mi afferrò e mi portò in casa.
Tutti si affrettarono a piazzarsi davanti alla porta.
“Pensate veramente di riuscire ad impedirmi di ucciderla ?” disse, ridendo, Jess.
“Sì, lo pensiamo e lo faremo.” Disse Brian.
“Le ragazze non sono più sole, non lo saranno mai. Vi uccideremo, se sarà necessario. Tu, puttana, non hai idea di chi ti sei messa contro.” Concluse Jimmy.
Helli e Zafi parlarono in coro “Vattene, Jess, finché sei in tempo.”
Jess smise di ridere “Mi vendicherò” disse e poi sparì.
Tutti si fiondarono dentro in salotto, dove Korey era intenta a curarmi tutti gli squarci che avevo addosso.
“Fortuna che non ci sono vicini, qui.” Dissi, ridendo.
Cercando di alleggerire l’aria, ma non ci riuscii.
Matt mi guardava, in piedi, davanti alla porta, con gli occhi lucidi e i pugni stretti, scosso da tremori per la rabbia.
“Non dovevi metterti in mezzo.” Disse.
“Ehi, calmati fratello.” Gli disse Zacky, avvicinandosi e poggiandogli una mano su una spalla.
“Mh” rispose Matt.
“Famiglia, famiglia” dissi “la busta fuori dalla porta, qualcuno l’ha presa ?”
“Ehm, sì, l’ho raccolta io” disse Frank, sbucando dal mucchio di persone con la busta in mano.
“Ecco, apritela. Ci sono i miei regali per voi. Sono sciarpe e i due cappelli sono per i bambini.” Sorrisi, debolmente.
Tutti presero la sciarpa del colore che più li aggradava e esplosero in immensi sorrisi, uno ad uno vennero ad abbracciarmi.
“Grazie, ai bambini piaceranno sicuramente” mi sussurrò Korey mentre finiva di medicarmi.
Mi persi nelle dolci risate e chiusi gli occhi.
Ero praticamente addormentata quando Matt mi prese dolcemente in braccio e mi sussurrò “Ti amo, ma non farlo mai più. Non potrei mai, mai, mai vivere senza di te. Non farlo mai più Selene, mi hai capito ? Mai più.”
Sorrisi e biascicai “Ti è piaciuta la sciarpa ?”
“Tantissimo, la metterò tutto l’inverno.” Disse, seriamente soddisfatto.
“Ti amo” sussurrai poi mi addormentai cullata dal movimento della lenta camminata di Matt e dalla sua dolce voce che cantava per me.

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Capitolo 14
*** Chapter 14. ***


Chapter Fourteen.

 

 

Zafira POV

 

Presi felicemente la sciarpa che Selene ci aveva regalato per Natale. Era davvero soffice.
Mentre Matt portava in camera Selene che gli si era addormentata in braccio, tutti gli altri salirono, accoccolati gli uni con gli altri.
Io e Zacky rimanemmo in salotto ancora un po’.
C’era un silenzio imbarazzante, non accadeva quasi mai.
Lo interruppe lui, porgendomi un regalo.
‘..B..Buon Natale, amore mio.’
Presi il regalo, lo scartai con cura, facendo attenzione a non strappare o rompere qualsiasi cosa ci fosse dentro il pacchetto.
‘Spero ti piaccia.’ Disse, con voce un po’ tremante.
Diavolo, non lo avevo mai visto così… ansioso ?
Finii di aprire il regalo e sul mio volto si stampò un sorriso a 32 denti.
Lo guardai, lo baciai e lo strinsi, abbracciandolo il più forte che potei.
Era un bracciale d’argento, dentro c’era scritta la data di quando ci eravamo conosciuti ed era scritta con una tale delicatezza che non avevo mai visto prima.
‘Io… io grazie! Davvero. Io… io però non ho nulla che posso darti. Cioè, non ho nessun regalo, adesso..’
Appena lo dissi, Zacky mi prese per mano, con l’altra sua mano mi tirò il mento in su e mi diede un bacio. Da lì, capii subito ciò che desiderava.
Sorridemmo all’unisono, mi passò avanti e mi trascinò fino in camera, tenendomi per mano, come fa un fratellino con la sorellina più piccola per non perdersi.
Entrammo in camera, io fui l’ultima ad entrare e così chiusi la porta.
Alzai lo sguardo e vidi Zacky davanti ai miei occhi, che mi sorrideva, ma non un sorriso qualsiasi… era quel sorriso che lui dedicava solo a me. Era quel sorriso che sfoggiava quando era con me. Era il suo sorriso più sincero. Ed era per me.
La mia reazione fu spontanea. Gli saltai addosso, abbracciandolo il più forte che potevo, facendogli perdere l’equilibrio e cadendo entrambi a terra. Feci in tempo ad avvolgergli le mie mani intorno alla testa, per evitare che si facesse male.
Ci guardammo entrambi, sorridendoci non appena incrociammo lo sguardo.
Mi alzai, aiutando Zacky ad alzarsi da terra… quando ad un tratto mi lanciò sul letto.
Scoppiai a ridere, senza un perché. Volevo ridere, perché stare con lui mi faceva bene.
‘Vado al bagno.’ Annunciai.
‘Ti aspetto qui, fai con calma.’ Rispose.
Mi alzai dal letto, entrai al bagno, chiusi la porta e mi accasciai a terra.
Non sapevo cosa fare. Ero nel panico più totale.
Alla fine non avevo mai provato a fare nulla di simile, era praticamente la mia prima volta.
Mi guardai allo specchio.
Milioni di pensieri mi invasero la testa.
Pensai ‘sono abbastanza per lui ? Vado bene ? La mia faccia è okay ? Lui sta bene con me ? E’ felice ?’ e cose così, insomma.
Rimasi due minuti e fissare il vuoto nello specchio poi mi risvegliai dal mio ‘sonno’, uscii dal bagno e trovai Zacky sorridente che mi aspettava seduto sul letto.
Mi avvicinai a lui piano piano, mi abbassai un po’ per baciarlo quando lui mi prese e mi tirò giù sul letto mettendomi su di lui, ed iniziammo a baciarci come mai prima d’ora.
Iniziò a sfilarmi la maglietta che avevo, e io feci lo stesso con la sua.
Durante il bacio, iniziai a slacciargli la cintura dei pantaloni che aveva addosso, fu un po’ complicato ma ci riuscii.
Dopo alcuni minuti, i nostri vestiti erano sparsi per la camera, i nostri corpi nudi si strusciavano per scaldarsi.
Iniziammo di nuovo a baciarci, staccandoci ogni tanto per riprendere il fiato.
Si staccò, si mise sopra di me ed iniziò lentamente a spingere il suo membro in me.
Era sorprendente il fatto che riuscivo a non alzare la voce.
Zacky aumentò il ritmo, scatenando una serie di gemiti da parte di entrambi.
Se avessi avuto delle unghie lunghe probabilmente avrei bucato le lenzuola, o la pelle della sua schiena per quanto stavo stringendo.
Nel mentre si avvicinò e, tra un gemito e l’altro, mi sussurrò ‘ti amo’, lasciandomi un bacio sulla guancia.
Rallentò di colpo, per poi riprendere.
Per poco non urlai.
Non dal dolore, ma dal piacere che tutto ciò mi stava provocando.
Si fermò, si avvicinò a me, mi baciò e poi si tolse da sopra di me.
Mi si mise di fianco, era senza fiato anche lui.
Ci girammo entrambi a guardarci, eravamo abbastanza sudati.
Non dicemmo niente, ci scambiammo sorrisi e occhiate.
Era la seconda volta che potevo vedere tutti i lineamenti e tatuaggi presenti nel suo corpo.
La prima volta che vidi il suo corpo, fu qualche mese prima, quando si stava facendo la doccia e per sbaglio ero entrata in bagno, non avrei mai pensato che ci fosse stato lui a farsi la doccia.
Quel giorno però non me lo ero gustato al massimo.
Era così bello, ogni suo tatuaggio era meraviglioso.
‘Possiamo dormire abbracciati ?’ chiesi, con timidezza.
‘Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo.’ Rispose.
Sorrisi nel sentire quelle parole. Mi appoggiai al suo petto e le sue braccia mi avvolsero in un caldo e tenero abbraccio, mi lasciai cullare da loro per addormentarmi.
Mi svegliai dopo poco per la gola secca che avevo.
Sciolsi lentamente l’abbraccio con Zacky, togliendo le sue braccia attorno a me senza svegliarlo.
Guardai l’ora sul cellulare e segnava le 03:00.
Mi alzai lentamente dal letto, uscii dalla camera e scesi le scale.
Accesi tutte le luci, il buio non faceva per me.
Arrivata nella cucina, aprii il frigorifero e presi dell’acqua.
Era inverno, lo so, ma le cose fredde a me piacevano sempre, in qualsiasi stagione o ambiente.
Bevvi dalla bottiglia, dato che solo io prendevo l’acqua ghiacciata, se non qualche volta Matt, ma non ci schifavamo, alla fine eravamo fratelli.
Riposi l’acqua nel frigo e mi voltai.
Buio.
Qualcuno aveva spento le luci.
Di solito era Brian a farmi scherzi del genere, quindi supplicai Dio che fosse lui.
‘Paura, amore mio ?’
Non potevo vedere, ma potevo sentire.
‘’Amore mio ?’ Amore mio cosa ? Ma fammi il piacere. Che cosa sei venuto a fare qui ? Sai meglio di me che tanto perdi, tanto meglio starsene buoni.’
‘Oh, credi che dicendo di fare il bravo io ubbidisca ?’ disse facendomi il verso. ‘Hai capito proprio male, Zafira. Non sono più quella frana di prima. Sai perché sono qui, no ?’ tuonò Nate.
‘Cosa vuoi ?’
‘Ma come ? Non lo sai ? Mi deludi così! La tua morte, cos’altro secondo te ? Voglio sentire con i miei denti la carne lacerarsi, assaggiare il tuo sangue e, perché no, fare un pasto
completo con i tuoi organi.’
Ero come bloccata, non riuscivo a muovermi, nemmeno ad urlare.
‘Vuoi vedere una cosa meravigliosa ?’ sentenziò, finendo con una risata.
Accese la luce e, quello che vidi, era ciò che non volevo che accadesse.
C’era lui, con i suoi occhi neri pieni di odio, che mi fissava ridendo. La prima cosa che notai in lui, fu la sua camicia. Non era mai sporca, e se lo era, la cambiava immediatamente. Ma questa volta, no. E non era uno sporco qualsiasi, era sangue.
Guardai dietro di lui, vidi un corpo avvolto di sangue.
Zacky giaceva immobile sul pavimento, sembrava non respirare.
La mia reazione fu quella di fiondarmi da Vee, ma Nate mi fermò, prendendomi per la gola e attaccandomi al muro, continuando a fare pressione sul mio collo per non farmi passare l’aria.
Mi girai verso Zacky e non c’era più.
Capii solo in quel momento che era stata un’illusione.
‘Maledetto bastardo.’ Riuscii a dire.
‘Come ? Non ti sento.’ Ribadì divertito lui, schiacciando di più la sua mano contro il mio collo.
Sentii dei passi scendere lentamente le scale.
Mi girai per vedere chi fosse, ma a quel punto non respiravo più e la vista si annebbiò di colpo, facendomi svenire.

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Capitolo 15
*** Chapter 15. ***


Chapter Fifteen.

 

 

Selene POV

 

Ero sveglia perché le medicazioni attente di Korey e tutte le  cose che mi aveva fatto ingerire per il dolore non stavano servendo affatto.
Continuavo a contorcermi dal dolore nel letto.
“Piccola, cosa posso fare per te ?” mi chiese Matt, con gli occhi rossi dalla stanchezza.
“Niente amore, stai tranquillo. Vado a prendere una boccata d’aria sul balcone, tanto non riesco a dormire.” Gli dissi, accarezzandogli una guancia.
“Vuoi che venga con te ?” chiese preoccupato.
“Sei stanco morto, preferirei che dormissi un po’.”
“Ti direi di no, ma sono davvero troppo stanco” sbadigliò “però per qualsiasi cosa, torna a chiamarmi.”
“Lo farò amore, ti lascio la porta aperta.” Sorrisi, lo baciai e uscii dalla stanza.
Sentii dei rumori in cucina, mi chiesi chi ci fosse già sveglio ma non feci in tempo a darmi una risposta.
Sentii qualcuno parlare dalla cucina, un qualcosa come sussurrato e un “Come ? Non ti sento.”.
Ero già a metà scala e quando capii divorai gli ultimi gradini e mi lanciai in cucina.
Zafira era a mezz’aria, tenuta per la gola da Nate, probabilmente priva di sensi.
Per qualche assurdo motivo lui non si accorse di me e io dovevo fare qualcosa.
Presi fiato e mi lancia verso di lui urlando, ignorando le fitte lancinanti che le mie ferite mi mandavano.
Sapevo che urlando il resto della famiglia si sarebbe lanciata di sotto in cucina e mi avrebbe aiutata, quindi dovevo resistere per poco.
Mi buttai su Nate che lasciò cadere Zafira e lo buttai a terra, lui si rialzò e mi lanciò contro un muro dirigendosi nuovamente verso Zafira.
“LASCIALA STARE, MOSTRO!” gridai mentre mi lanciavo di nuovo contro di lui.
Tra uno spintone e l’altro eravamo arrivati in salotto, davanti alla finestra.
Decisi di mettere tutte le mie forze e dargli una possente spinta che lo fece finire contro la finestra che si infranse in mille pezzi, quando si rialzò aveva in mano un pezzo di vetro e i suoi occhi erano diventati completamente rossi.
Le fitte che sentivo erano aumentate almeno di dieci volte ed ero per terra che, praticamente, strisciavo all’indietro cercando di scappare da Nate che, furioso, si dirigeva verso di me impugnando il pezzo di vetro come un pugnale.
“TI SGOZZERO’ COME SI FA CON I MAIALI E BERRO’ IL TUO SANGUE, PUTTANA! DOVEVI LASCIARMI UCCIDERE ZAFIRA!”
Questo mi dava una minima consolazione, Zafi era viva.
Ora dovevo salvarmi la pelle io.
Non avevo fiato quindi non riuscii a gridare, le forze stavano andando via completamente e non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a sfuggire a quel mostro.
Improvvisamente qualcuno piombò addosso a Nate facendogli cadere di mano il pezzo di vetro e facendo sbattere la testa di quest’ultimo contro il muro.
Di tutti quelli a cui stavo pensando, Frank era proprio l’ultimo che mi sarei aspettata di veder arrivare a salvarmi la vita.
Frank saltò via da Nate e mi prese per un braccio iniziando a tirarmi, fino alla cucina dove Zafira giaceva ancora a terra senza forze, chiuse la porta a chiave e iniziò a gridare.
“GERARD!” fu il primo nome che gridò “MATT! ZACKY! HELENA! BRIAN! AIUTO, AIUTATECI PORCA PUTTANA!”
Si avvicinò a me e si accucciò “Come stai, Sally ?” mi chiese, senza fiato.
“Bene, Frankie. Grazie per avermi salvata ma non dovevi metterti in mezzo, cazzo!”
“DOVEVO SI, STAVA PER UCCIDERTI!”
“Zafira come sta ?” chiesi, ma Frank non fece in tempo a rispondermi perché Nate apparve dietro di lui e lo prese per la gola, alzandolo da terra.
“LASCIALO STARE!” gridai istintivamente.
“E tu, chi saresti, nano ?” chiese Nate, ridendo, a Frank “Non ti saresti dovuto impicciare, ora morirai quando invece tu ti saresti benissimo potuto salvare!”
Improvvisamente Brian sfondò la porta della cucina, Gerard si lanciò contro Nate gridando “NON AZZARDARTI A TOCCARE IL MIO FRANK, PEZZO DI MERDA!”
Matt si catapultò nella stanza e mi si fiondò addosso prendendomi in braccio “Piccola, stai bene ?”
“ZAFIRA! QUALCUNO VADA DA ZAFIRA!” gridai.
Zacky corse da Zafira, le toccò la gola e disse “Sta bene, è solo svenuta. La porto da Korey” e così dicendo la prese in braccio e corse via.
Gerard teneva in braccio il povero Frank che, terrorizzato, tremava e diceva “ Volevo solo aiutarle, io volevo aiutarle.”
Brian ed Helena prendevano a calci Nate che era a terra.
Quest’ultimo sparì, improvvisamente.
Brian corse verso di me “Come stai, Scricciolo ?”
“Io bene, Frank come sta ?”
Helena si avvicinò “Sta bene, è solo spaventato.”
“Mi ha salvato la vita.” Sussurrai.
Matt mi stringeva convulsamente e tremava dalla rabbia.
Johnny comparve, per l’ennesima volta, dal nulla con lo sguardo vuoto e appena notammo che era sporco di sangue ci pietrificammo, Helena corse verso di lui.
“JOHNNY CHE SUCCEDE ?”
“Le.. due tipe sono in camera nostra.. Jimmy..” Disse, prima di cadere al suolo privo di forze.
“Ci pensiamo noi a lui, andate!” disse Gerard.
Io, Brian, Helena e Matt cominciammo a correre verso camera di Jimmy.
Il resto della famiglia era occupata a curare Zafira e Johnny, quindi eravamo rimasti solo noi quattro.
Dovevamo salvarlo.
Dalla stanza di Jimmy si sentì Mary ridere e Jimmy gridare “NON MI FACCIO CERTO UCCIDERE DA VOI, STRONZE!”
Jimmy era vivo, ora dovevamo solo tirarlo fuori da quel maledetto incubo.
Il primo a varcare la soglia della camera di Jimmy fu Brian, seguito da Matt e Helena, io fui l’ultima.
“CAZZO, POTEVATE METTERCI UN PO’ DI PIU’, NO ?” gridò Jimmy sdraiato a terra.
Mi lanciai contro Jess ed Helena fece lo stesso con Mary.
Attaccai Jess al muro, tenendola per la gola e per la prima volta mi spaventai di me stessa.
Le parlai, con voce fredda, quasi metallica.
“Non permetterti mai più, ma più Jess, di toccare la mia famiglia. Non importa che pensi, cosa vuoi o cosa dirai. Non sono sola, è ora che lo accetti. Non voglio ucciderti, non portarmi a dover scegliere di toglierti la vita, perché se dovesse essere l’unico modo per mettere al sicuro la mia famiglia, lo farei. Io il modo per farti fuori lo conosco, Jess e non ne ho paura. Non portarmi a tanto, ti prego.” Detto questo, le strappai con le unghie la carne dalla gola e lei sparì, gridando.
Quando mi girai, Helena, Matt, Brian e Jimmy mi guardavano con uno sguardo tra il confuso e il terrorizzato.
“C-che significa tutto quel discorso, Sally ?” mi chiese Helena.
“Non importa.” Sussurrai, abbassando lo sguardo.
Mi avvicinai a Jimmy e mi accucciai vicino a lui “Come stai ?”
“Io sto bene, credo di avere una caviglia slogata” disse, poggiandomi una mano su una guancia “Tu, piuttosto ? Quelle parole.. che cosa significava quel discorso, Sally ?”
Mi scostai bruscamente dalla sua mano, mi tirai su e mi allontanai “Non significava niente, non dovete preoccuparvi. Vado a fumare.” Annunciai mentre uscivo dalla stanza.
Tutti sapevano che volevo stare sola quando parlavo in quel modo, e così fu.
Ero sul balcone a fumare quando Mikey arrivò, mi tirò su da terra e mi fece sedere in braccio a lui.
“Ora parlami.” Disse.
Era passato troppo tempo da quando lui ed io eravamo rimasti soli l’ultima volta.
“Hope, per favore.” Quel soprannome.. quanto lo odiavo.
Ridacchiai.
“Ho parlato con Jimmy, mi ha detto del discorso che hai fatto a Jess. Che cosa significa ? Ti prego, Hope, parlami.”
Mi girai a guardarlo.
“Cambierebbe qualcosa sapere che significato avevano quelle parole ? Ho promesso a me stessa che vi difenderò tutti, vi salverò da quest’incubo, in un modo o nell’altro, lo prometto. Ma non deve importarvi come. Ti prego, Mik.”
“Tu starai bene ?” mi chiese, guardandomi dritto negli occhi.
“Io starò bene.” Risposi, sorridendo.
“Allora va tutto bene, sarò al tuo fianco.”
“C’è bisogno di aiuto, di sopra ?” chiesi.
“No.”
“Allora rimaniamo un po’ qui, okay ?”
Sorrise e poi mi abbracciò e rimanemmo in silenzio ad osservare il cielo, come facevamo sempre da quando ci eravamo conosciuti, quando io avevo bisogno di lui.
Sapevo che nessuno avrebbe mai capito o accettato la mia scelta, ma loro erano tutto per me e io dovevo difenderli.
In un modo o nell’altro.

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Capitolo 16
*** Chapter 16, this is war. ***


Chapter Sixteen.

 

 

 

Helena POV

Eravamo al piano superiore insieme a tutti gli altri, mancavano solo Mik e Sally.
Korey stava curando Johnny, che per ora era quello più grave, mentre, Zafira era ancora svenuta sul letto con una pezza umida sulla fronte, accanto a lei c’era Zacky, agitato come tutti del resto.
Jimmy riusciva a camminare, la sua caviglia non era poi così tanto grave, Frank era a terra tra le braccia di Gee, che gli sussurrava parole all’orecchio per continuare a tranquillizzarlo e sembrava funzionare.
 “Cos’era quel discorso di Selene con Jess ?” disse freddo Matt, spezzando il silenzio che c’era nella stanza.
In un attimo tutti gli occhi furono puntati su di me, come se si aspettassero che io sapessi dare una risposta.
“Non ne ho la più pallida idea, sono rimasta sconvolta anche io da ciò che si sono dette” dissi, mettendomi sulla difensiva, stringendomi nelle spalle, mentre mi nascondevo sempre più nell’angolo della porta.
“Sai se è una cosa pericolosa, se può succederle qualcosa ? Ha parlato di morte, o una cosa simile, Helena spiegami” mi si avvicinò, prendendomi per un braccio e stringendolo, alzando sempre di più la voce, non riuscivo a riconoscerlo, sapevo degli scatti d’ira di Matt, però mi stava spaventando.
Non sapevo che fare, riuscivo solo a guardarlo terrorizzata. “Matt, mi stai facendo male, lasciami” dissi con le lacrime agli occhi. “E Selene si farà male Helena, soffrirà ? Rispondi!” continuava a stringere.
 “Ho detto che non lo so” dissi a denti stretti mentre mi scendeva una lacrima.
In quel momento intervenne Brian, che si avvicinò di scatto a noi e allontanò Matt da me urlandogli contro di lasciarmi stare, che io non ne sapevo nulla.
Presi a massaggiarmi il braccio e mi asciugai gli occhi, ero abbastanza sconvolta dall’accaduto, non pensavo che Matt sarebbe arrivato a tanto.
Mi sedetti a terra con Brian davanti a me, non sapevo cosa pensare, avevo le parole di Sally che mi rimbombavano nella testa e non riuscivo proprio a capire, possibile che mi nascondesse qualcosa ? Eppure noi non avevamo segreti, ma se mi fossi sbagliata ? Se lei davvero sapeva come mettere fuori combattimento Jess ? E se questo avesse fatto del male a lei ? No, se fosse stato così, sicuramente, l’avrebbe detto a me e Zafira. Non ci avrebbe mai lasciato sole, ce lo eravamo promesso.
Dopo un po’ Zafi si svegliò e Zacky le chiese subito come stava, io rimasi dov’ero a inondarmi il cervello di domande. “Dov’è Sally ? E Mik ?” chiese appena si tirò su a sedere. “Sono di sotto sul terrazzo” le rispose subito Zacky, sembrava aver ripreso vita. “E’ successo qualcosa, vero ?” disse, Zafi, guardando me seduta a terra con la testa tra le gambe e Matt dall’altra parte della stanza che fissava il vuoto.
Vee gli sussurrò qualcosa all’orecchio e lei sospirò per poi chiamare Matt vicino a lei e poco dopo me.
Non volevo alzarmi, lo ammetto, ma la sua voce autoritaria mi obbligò a farlo.
Mi diressi verso il letto a testa bassa e mi sedetti sul materasso accanto a lei. “Vi serve una raccomandata o fate pace subito ?” disse guardando prima me e poi Matt, sorridendo.
“Scusa Helli, mi dispiace davvero non volevo, sono stato un coglione. Con la situazione che c’è se ci mettiamo a litigare anche tra di noi è finita, davvero perdonami” Matt non mi diede nemmeno il tempo di aprire bocca. Mi sorprese ciò che disse e mi rese anche felice. L’unica cosa che mi sentii di fare fu sorridergli e abbracciarlo e lui ricambiò.
“Oh, ma che scena commovente. La mia piccola Helena e la sua bellissima famiglia” quella voce, mi pietrificai tra le braccia di Matt e diventai un concentrato di rabbia.
 “Non si saluta più, Helena ?” rise.
Mi girai, sciogliendo l’abbraccio con Matt e al centro della stanza c’erano Mary, Nate e Jess. “Cosa vuoi, maledetta stronza ?” saltai in piedi.
“Perché devi farmi essere costantemente ripetitiva, bambina mia? Lo sai benissimo cosa vogliamo. Voi, morte.” Rise di nuovo, ma questa volta accompagnata anche da Nate e Jess.
La mia rabbia si propagava sempre di più, non capivo mai nulla quando Mary mi parlava, diventavo un’altra, irriconoscibile anche a me stessa.
 “Non vincerete questa battaglia, tanto meno la guerra e lo sai bene Mary, ma lo sa soprattutto Jess. Adesso non voglio spaventarvi, ma se ci impegniamo, possiamo essere molto superiori a voi, sapete? Possiamo distruggervi senza neanche darvi il tempo di battere ciglio.” Lo ammetto, non sapevo cosa cazzo stessi dicendo, stavo improvvisando ad assecondare il discorso di Sally, era più la rabbia che mi faceva parlare che tutto il resto.
“Ah sì? E avreste intenzione di farvi aiutare da chi ? Loro ? La famiglia ? Helena fai seriamente ?” Giurai che in quel momento, al suono di quelle parole, i miei occhi diventarono rossi di rabbia, ne sono più che certa, tant’è che mi ritrovai di fianco Zafira, anche lei molto nervosa.
Ma adesso basta, ero stufa, non volevo più stare al mio posto, così decisi di agire. “E se anche fosse Mary? A te cosa importa, dato che il tuo obbiettivo è quello di volermi morta e a questo punto è lo stesso a cui miro io, facciamo a chi muore prima, brutta stronza.” Mi lancia addosso a lei e cominciammo a lottare.
Zafira fece lo stesso con Nate, dato che anche lui era pronto a combattere, ormai era una guerra solo tra noi padroni e i nostri mostri, infatti Jess rimase immobile al centro della stanza, aspettando l’arrivo di Sally, minacciando di uccidere chiunque si fosse intromesso.
Selene non tardò ad arrivare, sentendo il trambusto che si era andato a creare in quella camera, seguita da Mikey.
Non appena mise piede nella stanza, Jess le si scaraventò addosso e si trovarono nella nostra stessa situazione.
Pensavamo solo a sferrare colpi, a ferire il più possibile i nostri mostri, senza rendere conto di quello che ci circondava, di come magari potevano star reagendo tutti gli altri, mentre guardavano quelle scene di noi che lottavamo.
Il mio unico pensiero era far fuori Mary, farle il più male possibile, o almeno cercare di infliggerle almeno la metà di quello che lei aveva fatto provare a me, per tutti quegli anni.
Non sapevo su che criterio di combattimento si basassero Zafi e Sally, per una volta ero concentrata solo su me stessa e sul fatto che più vedevo sangue uscire dal corpo di quella stronza sotto di me, più mi sentivo realizzata e potente.
L’avrei fatta fuori lì, in quel posto, in quel momento, facendola soffrire fino all’ultimo istante della sua misera esistenza.

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Capitolo 17
*** Chapter 17, goodbye. ***


Chapter Seventeen.

 

Zafira POV

Quando sentii la risata agghiacciante di Mary, mi alzai dal letto e rimasi ad attendere qualche segnale di Helena, o Nate.
Puntai subito su Nate, sulla bestia formata da me, che mi sorrise, creando in me sensazioni di rabbia e tristezza quasi tangibili.
Mentre mi avviavo per raggiungere Helly, sentii una mano prendere la mia. 'Ehi, Zafi, ti rivoglio intera dopo.' Zacky mi sorrise, con quel filo di tristezza che in pochi riuscivano a percepire.
'Con chi credi di avere a che fare?' sorrisi e lo baciai, stringendogli la mano più forte che potevo e poi mi incamminai verso Helena.
Arrivai di fronte Nate, che si mise a ridere.
'Cos'hai da ridere?' chiesi, quasi incuriosita.
'Oh, niente amore mio. Mi fa ridere il fatto che tu sia così tanto ardua da venirmi ad affrontare.' rispose, freddo come al solito.
'Se hai paura, puoi anche andartene.'
'Non sono io qui quello che puzza di paura.' Rispose.
Ridacchiai.
Helena ruppe le conversazioni che stavamo avendo, saltando addosso a Mary, scaraventandola contro il muro. Stavo per girarmi verso di Lui, quando mi tirò un pugno sulla guancia facendomi cadere a terra.
'Debole come sempre, vedo.' disse.
'STAI ZITTO.' urlai.
'Ti dà fastidio che qualcuno dica le cose come stanno, eh?' Mi alzai e con aria minacciosa gli andai davanti.
'Mi dà fastidio che qualcuno come te parli di me come se mi conoscesse, Nate.' specificai. Stava per parlare, ma non gli diedi il tempo necessario a fiatare che gli sferrai una ginocchiata nello stomaco, facendolo piegare in due. Mi guardai un attimo intorno per cercare Helena, se la stava cavando piuttosto bene, un attimo dopo vidi arrivare Selene con Jess che la sbattè al muro con una forza inaudita non appena varcò l'entrata della stanza in cui ci trovavamo tutti quanti. 'SELENE!' urlai, in sincrono con Matt.
Rivolsi la mia attenzione di nuovo a Nate, che mi guardava con due occhi rosso sangue.
'Che c'è adesso, per caso ti ho fatto la bua e ti sei arrabbiato? Povera bestiolina.' esclamai.
'Oh, sì, ti prego, continua, non sai a cosa stai andando in contro istigandomi.' rispose.
Ringhiai e gli saltai addosso, iniziandogli a mordere il collo con tutta la cattiveria che potevo utilizzare in quel momento. Mi prese per la gola, io riuscii a strappargli un pezzo di carne dal suo collo prima che mi sbattesse al muro. Sputai il pezzo di carne che avevo in bocca in faccia a Nate, sentivo il sapore del suo sangue e lo sentivo scorrere lungo il mio collo. Il mostro si passò una mano sulla parte morsicata, lasciando i suoi occhi ormai rossi fissati nei miei, ricolmi di paura e rabbia. Passò la sua mano sporca di sangue sul mio petto. Io cercai di far allentare la presa, stavo soffocando, sentivo che sarei svenuta da un momento o l'altro.
'REAGISCI, PORCA PUTTANA, REAGISCI ZAFIRA!' Questa era la voce di Zacky. Sì. Era lui.
La fonte di forza, quando parlava, quando mi parlava mi dava forza.
Mi dava la giusta carica per fare le cose. Nate mi spingeva sempre di più contro il muro.
Lasciai una delle mie mani attaccate al suo braccio per sorreggermi, allungai la mia mano e gli presi i capelli per poi tirare in giù la sua testa facendolo scontrare con il mio ginocchio. Si staccò dal mio collo ed io caddi a terra, passai la mia mano sul mio collo, la sua stretta era abbastanza forte.
Quando Nate alzò la testa, vidi che dal suo naso usciva del sangue. Non potei fare altro che ridere. Dietro di lui vidi volare via letteralmente Jess.
'Ehi, Zafira.' guardai Nate perplessa, stava ridendo. Ad un certo punto sentii il mio braccio andare quasi in fiamme. Lo guardai, ed avevo quattro graffi profondi. Iniziai ad urlare dal dolore come una pazza.
'Ti stai per caso chiedendo come ho fatto?'
'VAFFANCULO PEZZO DI MERDA!'
'Ohoh, che domande amore mio, ti ricordo che io sono parte di te. Se penso a qualcosa, posso farlo senza troppi problemi.' Iniziai a stringere il braccio con la mano. Il mio braccio sinistro era fuori uso.
'BRUTTO BASTARDO' gli strillai, lanciandomi senza pensarci contro di lui. Lo buttai a terra, lui rideva, io con la rabbia che mis tava mangiando viva, lo massacrai di botte con tutta la forza che avevo in corpo. Calci, pugni, gomitate, morsi. Dato che era per terra, me ne approfittai per 'mettermi comoda', salii su di lui, lo guardai, risi istericamente, bloccai il suo braccio con il mio destro ancora sano, e l'alrto con il braccio malconcio. Lo guardai dritto negli occhi ed iniziai a prenderlo a testate. ogni testata era più forte, iniziò ad uscire del sangue, non capivo se era il mio od il suo, fatto sta che c'era del sangue. E mi piaceva. Amavo il colore del sangue, amavo il suo sapore e amavo il rumore lento e appiccicoso che aveva quando usciva. Il corpo di Nate non reagiva. Nemmeno una piega. Continuai a prenderlo a testate quando sentii una mano toccare la mia spalla.
'Zafi, basta così.' disse decisa Selene, grondante sangue con accanto Helena nelle stesse condizioni. Le fissai per qualche secondo e poi ripresi a battere la testa contro quella di Nate, sempre con meno forza, tenendo sempre ferme le braccia.
Sentivo delle voci, capii subito che erano loro dietro di me che parlavano, non capivo di cosa stessero discutendo, ma sapevo che erano loro. Dopo un po' mi sentii sollevare e poggiare a terra, sentii una mano passare tra i miei capelli scombinati.
'Ehi, ehi. Basta così. E' finita, okay? E' finito tutto.' Mi prese il mento e mi fece alzare la testa, facendo in modo che i nostri sguardo si incrociassero.
'Zacky..' dissi.
'Come stai?' mi chiese quasi subito.
'Non ne ho idea.' La mia voce era come inespressiva, mi girai verso Selene ed Helena, erano intorno a me. Perché erano intorno a me? Mi guardai le mani, erano completamente rosse.
Guardai subito Selene ed iniziai ad allontanarmi per evitare che si sentisse male alla vista di tanto sangue, dirigendomi verso il bagno con Zacky che mi sorreggeva, dato che non mi reggevo in piedi.
'Cos'è successo?' chiesi un po' preoccupata.
'..?'
'No, nulla, lascia stare. Mi fa male la testa.'
Lo spostai per asciugarmi la faccia e le mani. Mi guardai un momento allo specchio e quasi non mi riconoscevo. Ero ancora un po' sporca di sangue, ma nemmeno si capiva, per cui ero tranquilla. Mi appoggiai di nuovo a Zacky, non si staccava nemmeno un minuto da me, e me ne tornai di là dagli altri. Trovai Helena appoggiata a Brian e Selene rannicchiata accanto a Matt che si coccolavano. Mi guardai intorno e vidi gli altri con un mezzo sorriso, quasi da disperati.
'Ehi, gente, che ne dite di aspettare che i corpi svaniscano nel nulla e poi andare a mangiare una pizza?' proposi.
'Sì, dai, sembra un'ottima proposta.' rispose Mikey.
'Bene, allora attendiamo. Ho un certo languorino!' esclamò Jimmy.
Zacky si sedette a terra e mi fece segno di sedermi in braccio a lui e così feci. Il suo abbraccio era l'abbraccio più caloroso del mondo, le sue braccia così morbide che ti stringevano delicatamente tenendoti al sicuro e al caldo. Mi appoggiai al suo petto, mi guardai intorno per vedere come stessero Sally ed Helly e poi chiusi gli occhi, stringendomi sempre di più nell'abbraccio di Zacky.
Ebbi un orribile sensazione, come se stesse per accadere qualcosa di orribile, ma non mi ci soffermai più di tanto, pensavo che magari era per tutto il trambusto di prima.
Mi risvegliai dopo un po', tutta dolorante, perché Helena mi chiamava disperata.
'Porca puttana, che cazzo è successo?!' chiesi allarmata.
'Non ne ho idea..ho sentito vari botti e ho visto loro a terra.' rispose Helena, indicando tutta la famiglia a terra svenuta.
Gli unici coscienti eravamo io, Zacky, Helena, Brian, Matt e Sally.
'Non riesco ad alzarmi, come se le poche forze che mi erano rimaste mi fossero state risucchiate via.' dissi.
Cercai di alzarmi da Zacky, ma era inutile. Non riuscivo a fare niente. Ero debole da fare schifo.
Sentii Sally sbuffare.
'Che succede?' ci chiedevamo noi ancora coscienti.
'Ho capito. Ora basta. Nate, Jess, Mary. Vi avevo chiesto di non portarmi a tanto, ma come al solito non mi date mai retta. Non mi date altre opportunità. Fine delle corse, adesso.' disse senza battere ciglio Sally.
'..Selene, di cosa stai parlando?' disse con un po' di disperazione Matt.
'Non ti preoccupare, amore. So quello che faccio.'

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Selene POV

 

Mi alzai.
Le cose stavano andando proprio come avevo temuto tempo prima.
Nessuno, a parte me, riusciva a muoversi dalla posizione in cui si trovava.
Era il momento, non avevo scelte.
Mi incamminai, non senza fatica, verso i tre mostri che erano in piedi e ridevano.
“SELENE, CHE DIAVOLO DEVI FARE ?” gridò Helena, ma io la ignorai.
“Jess, Nate, Mary, credete che io stia scherzando ?” dissi “perché se è questo che credete, state sbagliando di grosso.”
I tre smisero di ridere, si guardarono e poi cambiarono espressione, tutto ciò che c’era nei loro volti era paura.
“Non lo farai.” Disse Jess.
“Non lo farò ? Jess, non ti rendi conto, tu proprio non vuoi capire. Ti avevo chiesto, implorato, supplicato di non metterti tra me e la mia famiglia, ti avevo detto che potevi prendertela con me, sarebbe andata bene, ma non con loro. Ma non mi hai ascoltata, o sbaglio, Jess ?” continuavo ad avvicinarmi e i tre indietreggiavano.
“ORA BASTA! SONO STANCA DI TE, RAGAZZINA!” gridò Nate, lanciandosi contro di me.
“SELENE!” sentii gridare alle mie spalle, ma non mi voltai.
Nell’istante stesso in cui Nate mi fu a pochi centimetri di distanza allungai un braccio, gli toccai la fronte e lui sparì, “Ora basta.” Sussurrai.
“Che diavolo- ?” chiese Zafira.
“Vi avevo detto che io conoscevo il modo per farvi fuori, vi avevo detto che lo avrei fatto, vi avevo pregati di lasciar stare la mia fottuta famiglia. Io ve lo avevo detto.” Continuai, come posseduta.
“Non sono debole come quel coglione di Nate, non mi avrai, ragazzina!” gridò Mary e prese a correre verso la porta.
Allungai un braccio verso destra e appena la toccai anche lei, sparì “Ora basta.” Ripetei, a voce un po’ più alta.
Poi continuai il mio cammino verso Jess che ormai era schiacciata contro il muro.
“Che diavolo sta facendo ? Perché sono spariti ? Che cosa succede ?” continuava a chiedere Brian.
Arrivai davanti a Jess e le sorrisi “Ora, basta.” Le dissi, poi le accarezzai una guancia e appena la toccai anche lei sparì, con una lacrima che le rigava il volto.
Mi girai dagli altri e sorrisi.
Loro non sapevano, non potevano sapere che ora tutti e tre i mostri erano nella mia testa.
Non sapevano che l’unico modo che avrei potuto avere per salvarli tutti era uccidere tutti e tre quei mostri e che per farlo avrei dovuto pagare un altissimo prezzo.
Mikey alzò improvvisamente la testa dal pavimento e mi guardò, io gli sorrisi con una lacrima che iniziava a rigarmi il volto “Hope.. no.. no. NO! HOPE, NO, TI SCONGIURO! NO!” iniziò a gridare.
‘Mi dispiace’ mimai con le labbra.
Mi avvicinai, a fatica, a Mikey e lo guardai sorridendo tra le lacrime.
“C’è una lettera nel cassetto della mia stanza, l’ho scritta la scorsa notte, quando sarete pronti leggetela. Io starò bene, Mik, te l’ho promesso. Voi sarete al sicuro e io starò bene.” Gli lasciai un bacio sulla fronte poi mi diressi da Zacky e Zafira “Prenditi cura di lei, Vee, giurami solennemente che ti prenderai cura di lei, che la difenderai a costo della vita e che starai bene anche tu. E tu, Zafira mia, sorella mia, mi perdonerai.”
Mi alzai e, tra le lacrime, arrivai da Brian ed Helena “Scricciolo-“ provò a parlare Brian ma lo interruppi “Ti prego, Brì, non rendere tutto questo più difficile di quanto già non sia. Per te valgono le stesse cose che ho detto a Vee, prenditi cura di questa testona e anche di te stesso, mi mancherai cazzone. Helly, amore, anche tu, sorella mia, mi perdonerai, forse, un giorno.” Sorrisi e poi mi diressi verso Matt, mi accucciai davanti a lui e piangendo lo baciai, con foga, amore, paura, bisogno, disperazione.
Poi mi staccai, lentamente. “Ti amo, davvero. Davvero tanto, Matt. Non amerò mai, mai più nessuno come ho amato te, mai, neppure in un’altra vita. Continua a vivere, fallo per me, fallo perché ti amo.”
“Sally che cazzo stai dicendo ?” disse.
“Ti amo.” Ripetei.
“Ti amo anche io, più di ogni altra cosa. Ma ora spiegami.” Mi supplicò Matt.
“Non c’è tempo, amore mio, purtroppo non più.”
Mi alzai e mi misi al centro della stanza e guardai tutta la mia famiglia, uno ad uno.
“Mi mancherete” sussurrai.
Era giunto il momento.
“Vuoi farlo davvero ?” sussurrò Jess da dentro la mia testa.
“Devo.” Le risposi.
“Andiamo via insieme, principessa.” Mi sussurrò ancora.
“Andiamo via insieme, regina.” Le risposi.
L’unico modo che avevo di uccidere Jess, Nate e Mary era chiuderli nella mia anima tagliando tutti i legami che Mary e Nate avevano con Helene e Zafira e poi uccidere me stessa.
Per qualche strana ragione solo io potevo farlo.
Jess me lo disse mesi prima, quando ancora era in sé, quando Nate non l’aveva ancora fatta impazzire.
“Se mai impazzirò” mi disse “Dovrai chiudere me, Mary e Nate nella tua testa, legarci alla tua anima e ucciderti. Sarà la tua unica via di fuga, se vorrai salvare gli altri da noi.”
E così lo feci.
Tirai fuori dalla tasca un coltello che avevo preparato sere prima e me lo puntai alla gola, guardai l’ultima volta tutti i volti dei membri della mia famiglia e poi feci scorrere il coltello.
“NO!” sentii gridare all’unisono, poi caddi a terra, le forze andavano via, la vista si annebbiava.
“SELENE TI PREGO NON LASCIARMI, NON VIVO SENZA DI TE, SELENE TI PREGO!” gridava Matt.
Sentivo pianti, urla, mani che mi toccavano, poi più niente.
Il buio.
Dopo svariati minuti di un’infinita caduta nel buio più assoluto una mano afferrò la mia.
“Andiamo via insieme, principessa” mi disse Jess.
Presi la sua mano, sorrisi e continuai a camminare nel buio con lei.
Ero morta, ma la mia famiglia ora era al sicuro.
Jess era tornata in sé e Nate e Mary erano spariti, per sempre, tutto sarebbe andato bene.
Avevo un’eternità da passare con Jess e l’avrei saputa sfruttare.
“L’abbiamo appena fatto, regina.” Risposi, sorridendo.

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