BLACK & WHITE HEARTS

di Mentos E CocaCola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 16 ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 17 ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 18 ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 19 ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 20 ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 21 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***





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Maria
Avevo perso tutto: genitori, casa, amici, città.
Quasi quindici anni e già una tragedia alle spalle.
Mi restava solo la Signorina Heliotrope, che consolazione!
Io pensavo ai miei genitori mentre lei borbottava frasi come: “Pazienza, mia cara Maria, tra poco potremo mettere i piedi su qualcosa che non traballi come questa carrozza!” oppure “Questo movimento non aiuta affatto la mia digestione.”
La campagna era veramente stupenda, molto diversa dalla città, ma stupenda; l’estate stava quasi finendo e il bosco, che stavamo attraversando, riversava un profumo intenso nella carrozza.
 
 
 
Coeur De Noir se ne stava vicino alla tomba del suo antenato, in sala da pranzo.
Come aveva fatto quell’incapace a farsi scappare quelle dannate Perle?
A quest’ora i loro problemi con i Merryweather sarebbero stati risolti e molte persone sarebbero state risparmiate dalla falce della morte.
Strinse forte i lati della tomba ripensando alla donna che aveva amato e che l’aveva lasciato solo con quei due giovani figli.
 
 
 
 
Robin
 
-Padre- irruppi correndo come al solito in sala da pranzo –avevate ragione, la giovane Merryweather è già davanti a Moonacre Manor…-
Si girò verso di me, strano…di solito quando parlavamo mi dava le spalle.
Quella ragazza doveva essere parecchio pericolosa!
-È già qui!- sussurrò sedendosi sulla sua poltrona, poi alzando la voce con tono autoritario mi disse:
-Manda Jack a…-
-No Padre!- lo interruppi risolutamente, ogni volta che nominava Jack, per me, era una coltellata nel fianco.
Preferiva lui a me, certo era alto, muscoloso e perfido, come faceva a non adorarlo?
-Mandate me!-
-Tu?- chiese ironico, squadrandomi.
Ogni sguardo mi trafiggeva la carne.
-Saresti capace di portarmela?-
-Intrufolarmi in quella casa è un…-
-No!- mi interruppe.
Si alzò, avvicinandosi.
Lo seguii con lo sguardo interrogativamente.
-Voglio che tu la faccia soffrire, come le due Principesse della Luna, prima di lei, fecero soffrire me-
Mi guardò negli occhi, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
Si avvicinò ancora di più e mi sibilò all’orecchio:
-Diventa il suo migliore amico, poi tradiscila portandola da me!-
Ci guardammo a lungo.
-Lo farò!-
Mi inchinai e uscii dalla stanza richiudendomi la porta alle spalle.
Era l’impresa più difficile che m avesse affidato: diventare amico della nemica.
Chiusi gli occhi sospirando.
Devo farlo!
Altrimenti Jack prenderà il mio posto anche questa volta.
 
 NDA:
CIAOOOOOOOO A EVERYBODY!
Questa è la mia prima ff in assoluto, ergo sto morendo dalla voglia di sapere cosa ne pensate.
Potete lasciarmi una recensioncina-ina-ina?

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


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Maria

Non appena mio zio, un bell’uomo sulla quarantina abbastanza burbero, mi mostrò la mia camera mi ci rifugiai.
Ero stanca e avevo bisogno di un letto, di un bagno caldo e di un luogo per fuggire da tutte quelle domande che mi avrebbero fatto se fossi scesa in sala da pranzo.
Quella sera non cenai, mi rinchiusi solo in camera facendo finta di dormire.

 

Robin

-Allora Rob finalmente tuo padre ti ha dato un incarico? Pessima decisione!-
Jack era il solito, stavo cenando e lui mi si era avvicinato con aria di sfida.
L’unica cosa che potevo fare per non rovinargli quel bel visetto era ignorarlo completamente.
Ero incavolato nero con quell’idiota!
-Non è che ti innamorerai come ha fatto tuo padre di quella vacca di Principessa della Luna, se non ricordo male era una De Noir-
Mi alzai di scatto, afferrandolo per il collo e bloccandolo con la schiena al muro.
-Non osare parlare di mia madre in questo modo- sibilai, posando una mano sul coltello.
Sgranò gli occhi impaurito e cominciò a balbettare come l’idiota che era.
Ghignai sarcastico.
-Sei solo un vigliacco! Ti nascondi dietro mio padre e poi quando ci ritroviamo da soli batti i denti come in mezzo ad una tormenta di neve.-
Sputai per terra.
-Verme!-
-Me la pagherai ,Robin!-
Disse fuggendo dalla mia stretta.

ARICIAOOOOOOOOOOO!!
prima di tutto ringrazio tutti coloro che hanno letto questo capitolo e lo hanno recensito.
eeeeeeeeeee sorpresa! in questo chapter ci sono due novità: la prima è Jack, la seconda è la vera identità della madre di Robin: una Principessa dela Luna! tadahhhh
ho sempre avuto questa impressione e poi le Principesse non possono essere solo Merryweather infatti la prima era una De Noir, giusto?
ok ho scritto abbastanza vi saluto e un bacione a tutte/ tutti!








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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


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Maria
 
-Maria, apri la porta!- era la voce dello zio, forse era venuto a scusarsi per ieri sera, insomma non mi aveva neanche augurato la buonanotte.
Ma appena aprii la porta, il suo sguardo non preannunciava niente di buono.
-Buongiorno zio!- dissi sussurrando.
-Non ti ho vista ieri a cena.- disse con tono freddo, ma poi il suo sguardo si addolcì un poco.
-La circostanza è funesta, non c’è niente da fare-
Rimasi in silenzio mentre stava nascendo un nodo alla gola.
Per cambiare discorso, notando il  mio disagio disse:
-Non sono venuto solo per questo motivo ,Maria-
-Che altro?-chiesi, non ero affatto curiosa anzi avevo il sospetto che sarebbe stato qualcosa di spiacevole.
-La Signorina Heliotrope mi ha riferito che a Londra conducevi una vita piuttosto sedentaria, nevvero?-
“Ma come parla?” pensai.
-Credo di sì, zio-
-Credo che qui allora sarà del tutto differente: non voglio vederti annoiata in casa quando fuori c’è un così bel sole, quindi cambiati e puoi avviarti-
Chiuse la porticina sbattendola.
I miei primi pensieri furono:
1-“Ecco ora mi rompe anche la porta oltre che le scatole”
2-“Non voglio vederti annoiata in casa quando fuori c’è un così bel sole, tradotto: non voglio averti tra i piedi”
Mi presi la testa tra le mani, uscire era l’ultima cosa che desiderassi ma a quanto pare non c’era scampo ed ero costretta a farlo.
Alzai gli occhi per guardare il soffitto e le pareti affrescate, fino a quando lo sguardo non mi cadde su una sedia accanto al letto, c’era qualcosa.
Mi avvicinai.
Un vestito.
Viola, con della pelliccia intorno al collo e dei nastri sulle maniche: era veramente orrendo, ma decisi di indossarlo lo stesso per la passeggiata, altrimenti se avessi sporcato gli altri chi l’avrebbe sentita la mia istitutrice!
Ora che ero davanti allo specchio non ero poi così male.
Uscii dalla porta di Moonacre Manor e cominciai a camminare.
-Maria- di nuovo mio zio.
Mi voltai, era sulla porta.
-Mi raccomando, tieniti lontana dalla foresta-
Disse porgendomi un sacchetto con dentro la colazione.
 
 
Robin
 
La foresta era il mio posto preferito ma ora per quella stupida ragazzina avrei dovuto abbandonare le tane delle volpi, le mie trappole e tutto quello che amavo di più.
Dovevo restare sul confine per incontrarla, quel posto che odiavo tanto, troppo…
Calciai via un sasso per la frustrazione.
-Dannata ragazzina!- sibilai a denti stretti.
-Uff!- mi voltai, qualcuno aveva sbuffato o sbaglio?
Mi gettai a terra, per poi alzare di nuovo la testa in cerca di…era lei!...o meglio quella ragazzina indifesa, che singhiozzava ai piedi di quella quercia poteva essere un’orgogliosa e odiosa Merryweather? Dovevo intervenire?
Sinceramente avevo paura di parlarle, insomma era una ragazza e io di solito preferivo restare da solo nella foresta, invece che in loro compagnia come facevano i miei amici.
Ma che cacchio stavo dicendo? Ragazza?! Io non vedevo…Io non dovevo vedere che un temibile nemico.
Nemico dove?
Zitta coscienza.
Come puoi far del male ad una creatura così graziosa?
Graziosa?! Robin ti stai rammollendo!
 
CIAO A TUTTI!
eccomi con un nuovo capitolo!
purtroppo il secondo non è stato letto da molte persone, in effetti faceva schifo me era indispensabile per la storia.
in questo invece Robin vede per la prima volta Maria e ne rimane...colpito!
ditemi cosa ne pensate e se volete lasciatemi una recensioncina, ne sarei felicissima! 




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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


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Maria
 
Presi il mio album da disegno e cominciai a puntellare il foglio con la matita in cerca di ispirazione .
E questa venne.
Avevo avuto una visione( e qui domanda a mio zio: “Cosa hai messo nella colazione?), un ragazzo, bellissimo tra parentesi, particolare insignificante, stava spiando qualcuno da dietro un cespuglio.
Aveva una strana bombetta in testa e delle penne di falco intorno al collo, occhi scuri i profondi e capelli ricci scuri. Era bellissimo.
Sospirai.
Sembrava più un animale selvatico che un ragazzo.
Staccai il foglio dall’album per poi osservarlo più attentamente.
Ero diventata pazza o cosa? Disegnavo delle persone inesistenti come se le avessi già incontrate.
Ad un tratto una folata di vento me lo strappò dalle mani, per poi compiere una strana acrobazia ed essere spinto da chissà quale vento strambo proprio dietro l’albero sotto cui ero seduta.
Mi alzai per andare a riprenderlo: avevo lavorato su quel disegno per tutta la mattinata e ora quello se ne andava come se avesse le proprie gambe.
 
Robin
 
Si era alzata e stava venendo verso di me.
Sembrava stesse cercando qualcosa, ma alla fine vi rinunciò e se ne andò un po’ stizzita.
Ok, dovevo ammetterlo era carina. Basta coscienza.
Dovevo odiarla piuttosto: mi sta facendo diventare schizofrenico e tutto questosolo perché vedo una ragazza car…Robin basta!
Ad un trattolo stesso vento che aveva soffiato un po’ di minuti prima soffiò di nuovo, portandomi via il cappello.
-Cavolo, la mia bombetta- esclamai –Torna qui!-
Cominciai a rincorrerla, rotolava come se fosse spinta o attratta da qualcosa.
Da quando è arrivata quella Principessa della Luna tutto sembra essere inspiegabile…ok, magico.
Finalmente la mia cara bombetta si fermò.
La guardai con sospetto, poi la presi e ad un tratto mi accorsi che proprio lì accanto c’era un foglio.
-E questo da dove sbuca fuori?- poi mi tornò in mente quella ragazza, stava cercando qualcosa e non l’aveva trovato, forse che…?
Presi il foglio e lo voltai.
 
 OLA CHICAS!!
eccomi con un nuovo capitolo.
scusatemi per il ritardo e per il capitolo corto, ma presto diverranno molto più lunghi e ci saranno molti colpi di scena.
ringrazio SimpleButEffective1 che ha recensito questa storia e a tutti coloro che la leggono silenziosamente.
vorrei sapere cosa ne pensate, accetto anche critiche.
in fondo sono qui per imparare.
saluti e ci vediamo al prossimo aggiornamento!!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


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Maria
 
Il giorno dopo partii presto, mi era piaciuta la passeggiata e volevo rifarla.
Solo che stavolta il vestito qualcuno lo aveva cambiato e questo sì che era orrendo.
Marrone con un po’ di nastri verdi, ma decisi di indossarlo comunque.
Per la mia passeggiata sarebbe andato benissimo, tanto non avrei incontrato nessuno.
L’aria era fresca e il cielo limpido.
Una bellissima giornata.
Stavolta scesi a fare colazione.
-Mia cara Maria, buongiorno- mi disse la Signorina Heliotrope con un sorriso. Mi sedetti.
-Ti vedo di buon umore oggi-
-E come si fa a non esserlo con una mattinata del genere?- chiesi prendendo una fetta di pane.
La porta si aprì di scatto per far entrare lo zio.
Guardò un attimo il mio vestito interdetto.
Sembrava che gli ricordasse qualcosa o qualcuno.
-Maria, come è andata ieri la passeggiata?- mi chiese sedendosi e preparando il suo caffè con le uova. Che schifo! Quell’uomo doveva avere uno stomaco di ferro per digerire quella sbobba .
-Bene zio-
Scese il silenzio e si sentiva solo il rumore delle mascelle della Signorina Heliotrope. Come era educata la mia istitutrice!
-Credo che oggi sia d’obbligo portarti ad esplorare la valle di Moonacre  cavallo-
Cavallo? Ma io zio…-
-Non sai cavalcare?!- più che una domanda era un’affermazione con un bel po’ di disprezzo malcelato.
Lo guardai fredda: non ci eravamo neanche conosciuti e già mi parlava in quel modo. Che maleducato!
-No zio non so cavalcare e anche se sapessi farlo non avrei comunque un cavallo d montare-
-Affatto!-disse pacato mio zio, bevendo il suo intruglio.
Io e la Signorina Heliotrope lo guardammo incuriosite.
Subito dopo colazione mi condusse alle stalle.
Digweed, maggiordomo, cocchiere e giardiniere, condusse all’aperto una bellissima cavallina.
-Si chiama Pervinca- disse solo.
Mi avvicinai prima timorosa poi più sicura, fino a salire sulla sua groppa.
-Andiamo!-
 
Robin
 
Quel disegno!
Non c’era dubbio: ero proprio io come dovevo essere in quel momento , quando la spiavo.
Come aveva fatto a ritrarmi se mi dava le spalle ed io ero nascosto? Credo che l’unica spiegazione plausibile sia che quella ragazza è una Merryweather e si sa che è una famiglia strana e per di più odiosa.
Beh, però non sono sicuro che quella ragazza sia così tanto insopp…Ritiro tutto!
-Questa è la foresta- disse una voce d’uomo poco lontano dal luogo dove ero appartato.
Mi sporsi.
Sul suo cavallo nero Atlas c’era lui!
Un’ombra mi coprì il cuore, rammentai ciò che aveva fatto alla mia famiglia, quel verme! Per colpa sua mia sorella era uscita di senno. Come si può amare un Merryweather insulso, schifoso, strisciante, malvagio e orgoglioso?
-L’avevo già vista ieri zio-
E questa era lei! Certo cosa credevo? Che parlasse da solo? No, non era schizofrenico come me.
Montava una cavallina bianca, aveva lo stesso portamento fiero dello zio.
-Non avevo mai visto una foresta prima di ieri e già credo che sia un paesaggio meraviglioso.-
La osservai meravigliato.
Una Merryweather a cui piaceva la foresta? Se qualcuno me lo avesse detto lo avrei scambiato per pazzo.
Come una lepre che trovava la tana di un lupo “un attraente paesaggio”. Impensabile!
-Non ci dovrai mai entrare- disse voltando il cavallo per ritornare sui propri passi –Torniamo a casa!- disse suo zio spronando il cavallo al trotto.
Lei invece rimase lì ad osservare la mia amata foresta.
Ad un tratto si avvicinò, indietreggiai: era pericolosamente vicina.
Indietreggiai ancora, finché inciampai storcendomi una caviglia.
Gemetti dal dolore. Un po’ troppo forte perchè si guardò intorno turbata per poi spronare la sua cavallina a raggiungere lo zio.
 
CIAO!!
rieccomi con un altro capitolo, mi rendo conto che sono un pò monotoni ma nel prossimo ci sarà quello che voi tutti vi aspettavate da un pò...tanto!
ringrazio chi legge la mia storia, chi l'ha messa tra i preferiti e chi l'ha recensita!







 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


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Maria
 
Quella mattina volevo ritornare al confine di Moonacre con la foresta.
Mi alzai velocemente e stavolta rimasi a bocca aperta. I vestiti, che di solito erano orrendi e che trovavo sulla sedia vicino al letto, erano stati sostituiti da un bellissimo abito blu notte bordato di bianco e con decori dello stesso colore sulle maniche aderenti e lunghe , era attillato fino alla vita per poi aprirsi in una lunga gonna morbida che ricadeva dolcemente lungo le gambe, inoltre stavolta era accompagnato da un cerchietto d’argento che potevo posare sul capo a mò di corona. Era veramente molto bello, stavolta la famosa L ,che trovavo ricamata su tutti gli abiti, aveva avuto buon gusto.
Lasciai il messaggio a Digweed ,che era già sveglio, di riferire allo zio che andavo a fare una passeggiatae stavolta con Pervinca.
Presi una mela dal frutteto adiacente alla casa per poi montare a cavallo.
-Vai, piccola!- le sussurrai e lei si avviò verso il confine come se riuscisse a percepire la mia voglia di ammirare di nuovo la foresta.
Il sole diventava a mano a mano più caldo, ma una breve brezza accarezzava tutto ciò che incontrava rendendo piacevole il tragitto.
Moonacre era così calma ma allo stesso tempo non riuscivo a rilassarmi, come se quella valle volesse nascondere qualcosa ma non ci riuscisse poi così bene.
La foresta di mattina così presto era ancora più maestosa e attraente.
Scesi da Pervinca, che sembrava estremamente calma.
Era davvero così pericolosa come avevo intuito che lo zio ritenesse?
Non varcai il confine, mi limitai a costeggiarlo e ad ammirare le fronde scompigliate dal vento e quell’ombra che si era mossa.
Mossaaaaaaaaaaa?! Ombraaaaaaaaaaaaaaaaaa?!
C’era qualcosa di vivo che stava venendo verso di me!
Panico!
Ero immobilizzata dalla paura.
Ok calma, devi avere fiducia in te, una ragazza di città completamente indifesa e estranea a queste situazioni.
Perfetto! Ero fritta! Pervinca si era allontanata e ora l’avevo persa di vista.
Da dietro un cespuglio uscì…un leone.
Battito cardiaco: 2000000 battiti al secondo, gambe: inutile, non si muovevano, avevano messo radici, mani: immobilizzate lungo i fianchi.
Ma nonostante questo notai che aveva un bellissimo colore. Era nero lucido, davvero bellissimo.
Si avvicinò osservandomi minaccioso con i suoi occhi di brace.
Era veramente maestoso e terrificante come la foresta.
Poi cambiò espressione, prima le fauci, contratte in un piccolo ringhio, ora erano chiuse.
Mi comandò, non so come fece, ma lo fece.
Mi sentii trascinare verso di lui da una forza sovrumana e poi quella mano si mosse da sola, affondando nella sua criniera.
 
 
Robin
 
Stavo raggiungendo il confine. E lo avrei fatto per molti altri giorni ancora.
Ma oggi avevo deciso che sarei entrato in azione ed è quello che esattamente farò.
Dillo Robin, non ti dispiace dover agganciare una ragazza così carina, vero?
Ma che stai dicendo, sono forse un ragazzo così rammollito da pensare a queste cose? Voglio solo risaltare agli occhi di mio padre, tutto qui. Quindi taci Coscienza prima che ti cacci una ciabatta in bocca.
Pazzesco, ora stavo anche minacciando l’altra parte di me.
Il confine è silenziosissimo questa mattina come se ci fosse qualcosa nell’aria.
Mi diressi dove l’avevo vista ieri e lì la trovai.
Era bellissima con quel vestito blu notte. Coscienza zitta!, stava in ginocchio e guardava qualcosa.
Mi sporsi e quello che vidi mi ghiacciò il sangue nelle vene: un leone nero!
Reagii d’impulso: mi misi a correre.
-Attenta!- gridai, entrambi si girarono a guardarmi, il leone sorrise e se ne andò svanendo (un momento come fa un leone a svanire e a sorridere?).
-Sei pazza? Era un leone nero, avrebbe potuto sbranarti in tre secondi-
-Lo hai spaventato- disse alzandosi arrabbiatissima- perché sei intervenuto? Avevo forse bisogno d’aiuto?-
Poi mi guardò più attentamente e rimase in silenzio, stupita.
 
 
 

CIAO A TUTTI!
sono tornata con un nuovo capitolo.
è da qui che inizia la storia vera e propria , dato che solo in questo capitolo si sono incontrati!
ringrazio chi ha letto e recensito la mia storia.
ciao ciao.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


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Maria
 
Avevo di fronte quel ragazzo che avevo disegnato. Era lui! Ne ero sicura. Quel bellissimo animale selvatico ora mi era davanti.
-Chi sei?- gli chiesi.
Mi guardò interdetto poi rispose.
-Robin e tu?-
-Maria Merryweather-
Annuì, sembrava già saperlo.
-Per caso hai visto Pervinca?-
-Ah, la tua cavallina bianca?-
Annuii, dovevo sembrare un sacco stupida: non facevo altro che annuire o rimanere in silenzio a fissarlo. Ma come facevo a staccargli gli occhi di dosso? Insomma era così misterioso!
-Se vuoi, posso aiutarti a cercarla-
-Sì grazie, non saprei proprio dove trovarla-
Restammo un po’ in silenzio, poi lui mi guardò l’abito e il suo sguardo sembrò farsi triste.
-Chi te l’ha dato?- disse indicandolo con un cenno del capo.
-Non lo so, qualcuno me li porta quando ancora dormo-
-Allora non l’hai vista?-
-Chi la famosa L?- gli chiesi indicando la lettera ricamata sull’abito. Annuì. Rimasi a fissarlo imbambolata. Nel fare quel movimento un po’ di ricci gli erano ricaduti sulla fronte.
Era veramente belliss…Maria! Ma che dici?! È solo un normalissimo ragazzo.
-Ehi tutto bene?- disse guardandomi preoccupato con i suoi occhi tenebrosi! Mariaaaaaaaaaa!
-Se vuoi posso farti vedere il luogo in cui abita, ma- disse mettendo le mani avanti- io non posso entrare –
-Vuoi dire che mi mandi lì da sola?- chiesi turbata –E poi perché non puoi accompagnarmi?-
-È una storia troppo lunga da raccontare.
 
Robin
 
Era circospetta, non si fidava di me. E come darle torto? Ci eravamo incontrati da cinque minuti e di certo il mio aspetto non mi aiutava a socializzare. Comunque credevo mi trovasse attraente. Attraente?! Non avevo niente che potesse piacere ad una ragazza così carina. Ma perché dovevo avere una Coscienza così rammollita?
-Se vuoi possiamo anche non andarci-
-No no voglio andare, devo sapere-
E seppi allora che avevo fatto un errore stupidissimo: Lei non sarebbe certo stata zitta sulla mia famiglia e le avrebbe svelato che era l’ultima Principessa della Luna, che doveva recuperare le Perle e che io le stavo mettendo i bastoni tra le ruote. Addio maggior considerazione da parte di mio padre!
-Robin tutto bene?- mi chiese lievemente preoccupata. La fronte era leggermente corrugata e metteva in risalto le sue perfette sopracciglia arcuate. Coscienza avverti prima di parlare!
-Sì sì tutto ok- Che bugiardo che sono! Mi faccio paura anche da solo.
-Allora possiamo andare, basta che tu mi faccia vedere il posto e poi io andrò da sola-
-Ok, allora vieni- dissi addentrandomi nella foresta, ma lei si immobilizzò, come se stesse pensando ad una cosa, ad un avvertimento: ma certo! Suo zio le aveva detto che la foresta era un luogo spaventoso.
-Non posso…-
-È l’unico modo, lei non può uscire per venire qui, noi dobbiamo andare da lei e per farlo dobbiamo entrare…-
-Nella foresta, lo so!- disse un po’ spazientita, sospirò –Mio zio la ritiene pericolosa-
-Per una ragazza di città lo è di sicuro- dissi tendendole la mano, sotto il suo sguardo indagatore – ma se insieme a lei c’è un ragazzo che conosce la foresta come le sue tasche, allora la situazione cambia!- dissi sorridendole incoraggiandola a darmi la mano.
Mi guardò di sottecchi, era indecisa se fidarsi o no.
Forse il mio sorriso invece che incoraggiante, era risultato malandrino. Ma non credo di avere altro sorriso che quello. Insomma era quello che vedevo sulle labbra di tutti coloro che conoscevo. Su quelle di mio padre quando guardava Jack, quello che i miei compagni, Henry, David e Richard rivolgevano alle ragazzo che si trovavano nel nostro Clan. Tutti mi avevano insegnato quel sorriso ed ora era parte di me. Ma forse la impauriva, le poteva sembrare il sorriso di un “cattivo ragazzo”, allora se il mio sorriso trasmetteva questo, vuol dire che mi rispecchiava alla perfezione.
Ignorò totalmente la mia mano, raccolse la gonna che toccava a terra e poi oltrepassò il confine. Ora era nel mio territorio.
-Un giorno imparerai a fidarti di me?-
-Ne dubito- disse sorridendo.
Mi sentivo un verme, lei credeva di aver trovato un amico, invece l’avrei tradita. Non potevo sopportare la vista di quegli occhi sorridenti, così dolci che si rivolgevano a me, proprio a me, il suo acerrimo nemico.
Forse i Merryweather non erano tutti come li descriveva mio padre, magari lei era diversa, era più dolce.
Coscienza, avverti prima di parlare, avevo cominciato a credere che fossi io a pensare quelle cose.
Stavo rabbrividendo, quella ragazza era davvero pericolosa! Stava sconvolgendo tutta la mia realtà, le mie certezze erano state completamente smontate e ora mi stava mettendo in confusione!
Alzai gli occhi e incontrai i suoi leggermente preoccupati.
-Andiamo da Loveday-


C-CIAO oggi mi sento molto Saetta Mc Queen e sapete perchè?
ho avuto 24 visualizzazioni dello scorso capitolo ehhhhhhhhhhhhh!
comunque ecco un altro capitolo e diciamo che qui si incontrano davvero per la prima volta.
vorrei sapere cosa ne pensate, vi va di lasciare una recensioncina? (tono supplichevole).




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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


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Maria
 
La grotta si trovava completamente sotto terra, quell’oscurità non mi incoraggiava affatto.
Sarei stata sola in un luogo buio che non conoscevo, senza neanche Robin.
Devo ammetterlo, quel ragazzo era strano, però sempre meglio lui al mio fianco, che il buio totale.
Ma lui non sembrava aver cambiato idea, così dovetti entrare da sola!
Cominciai a scendere lentamente, il terreno era scosceso e la roccia cominciava a sostituirsi a quello, rendendolo scivoloso.
Ora che ero laggiù non era poi così buio. C’era una leggera penombra con cui riuscivo a distinguere i tratti di tutte le cose che trov…
-Aaaaahhhhhh!-scivolai a caddi a sedere per poi ritrovarmi in un cunicolo.
-Tutto bene Maria?- sentii l’eco della voce di Robin, persino il mio nome, che avevo sempre odiato, pronunciato da quella voce, era più bello. No, no e poi no! Non dovevo pensare a lui se non come ad un conoscente.
-Sì grazie-
Iniziai a percorrere il corridoio con le mani avanti, perché ora era davvero buio.
Ma cos’è questa cosa di legno? C’era una maniglia. Una porta! La spinsi con una mano e davanti a me si spalancò…
-Maria non ti aspettavo così presto!
-Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh!-
La donna che mi aveva fatto prendere un colpo era appena uscita da dietro la porta. Certo, il suo aspetto non migliorava la situazione: capelli arruffati, e spettinati, un abito rosso vecchissimo e la faccia abbastanza sporca.
-Loveday?!-
-Sì sono io, ma si può sapere che ci fai nella foresta? Non credo che questo sia il posto giusto per te- disse preoccupatissima, prendendomi la mano –Non li hai ancora incontrati non è vero?- chiese speranzosa. Ero sempre più confusa.
-Chi? Io ho incontrato solo un ragazzo con una bombetta in testa-
Sbiancò, sembrava che stesse per svenire, l’aiutai a sedersi su una poltrona.
-Hai incontrato…Robin?- deglutì.
Quel ragazzo esercitava uno strano effetto sulle donne: su di me l’imbambolamento, lei stava quasi per svenire. Ok, era davvero bello, ma ora stava esagerando!
-Racconta- mi ordinò con uno sguardo allarmato. Non me lo feci ripetere due volte, le raccontai l’incontro con il leone nero, l’entrata in scena di Robin e poi la nostra chiacchierata fino a qui.
In un’altra situazione non mi sarei di certo fidata di una sconosciuta disastrata ma in questo caso era diverso. Loveday mi ispirava fiducia, ero portata a fare tutto ciò che mi diceva. Non mi avrebbe fatto del male ,ne ero sicura! La stessa forza che il leone su di me era la stessa che esercitava lei.
Fidarmi di Loveday era la cosa giusta da fare e l’avrei fatto!
-Un leone nero hai detto?- chiese incuriosita. Annuii.
-E quando è arrivato Robin che cosa ha fatto?-
-Si è voltato e poi è scomparso…credo.- dissi ricordandomi ora dell’episodio; in effetti il leone non appena Robin era intervenuto se ne era andato oppure…era scomparso. Anche Loveday era pensierosa.
-Al momento credo che tu possa fidarti di Robin, se il leone è quello che credo- si alzò dalla sedia per poi frugare dentro un cassetto del mobile sotto lo specchio –Intanto prendi questo e leggilo, è molto importante-
Presi il libro che mi porgeva: “Le antiche cronache della valle di Moonacre”.
-Ti aiuterà a capire molte cose e se hai delle domande puoi rivolgerti a Marmaduke Scarlet-
-Chi è?-
-Il cuoco di Moonacre Manor- il suo sguardo si rabbuiò –Non lo hai mai visto?- scossi la testa.
-È arrivato perfino a questo!-
-Che vuoi dire Loveday?-
-Te lo sta nascondendo, quel farabutto!- disse scuotendo un pugno, cominciò a camminare come una pazza su e giù per la stanza.- Ma certo, te lo tiene distante, sennò può rivelarti tutto; ma no! Tanto Benjamin non ci  crede nella maledizione, che imprudente, arrogante! Ma perché fa così, non capisce che rovinerà tutto?-
Ma che stava dicendo? Per me quelle parole erano arabo o matematica, parlava di cose che per me non avevano senso alcuno.
Avevo capito che mio zio nascondeva un farabutto, amico di un cuoco, che sapeva di una maledizione che doveva svelare ad un arrogante. No, credo di non averci capito niente. Ok, ricominciamo ad anagrammare…un imprudente portava con sé una maledizione che riguardava un cuoco e un arrogante e c’era mio zio che rovinava tutto; no, non era neanche così…
-Che vuol dire?-
Avevo ormai abbandonato la sola idea di riuscire a capirci qualcosa.
-Riuscirai a capirlo leggendo quel libro- mi disse con un sorriso, indicandomi con il capo la porta.
-Ti rivedrò un giorno Loveday?-
-Ci rivedremo, non ti preoccupare, ma tra quanto tempo…non so-
Annuii, aprii la porta e mi inoltrai nel lungo corridoio buio.
-Ah Maria?- mi chiamò Loveday sporgendosi dalla porticina.
-Non prenderlo come un libro di fiabe, quella è la verità-
 
Robin
 
Maria non si faceva vedere da un’oretta buona. Che le fosse successo qualcosa? Robin! Da quando in qua ti preoccupi di un’odiosa Merryweather? Non è che sono preoccupato, è per il semplice che devo portare a termine il mio compito e poi…è così piccola e indifesa… Piccola e indifesa!? Ma che sto dicendo? Una temibile e pericolosa Principessa della Luna…ma pur sempre una bellissima Principessa…basta! Ma perché mi fa andare in confusione?
-Robin, sei ancora lì fuori?- Maria! Sì, quella era la sua voce.
-Certo, cosa credevi? Dai, Sali su!-
-È questo il problema, non ce la faccio- e davvero la devo ritenere una pericolosa Principessa della Luna? Ppfuu!
-Dove sei più o meno?
-A metà strada, sporgiti un po’ di più e riuscirai a vedermi-
Mi avvicinai alla cavità oscura, cercando la sua figura, ma niente! Il buio era troppo fitto per i miei occhi abituati al sole.
-Non ti vedo-
Silenzio, non mi rispondeva.
-Maria?- la chiamai preoccupato (e di che cosa poi?).
Ad un tratto un piccolo fascio di luce mi colpì gli occhi.
-Ma cosa…?-
-Se lo segui ti porterà da me, è il mio cerchietto che riflette i raggi del sole-
Però non è stupida la ragazzina!
Scesi nella cavità e la trovai seduta ai piedi di un pezzo piuttosto ripido.
-Ehi Maria- la chiamai.
-Robin, non so come salire-
-Lo so, è per questo che sono sceso- Ci guardammo un attimo negli occhi –Certo che hai scelto la parte più difficile per ritornare nella foresta-
-Non ricordavo la strada, questa l’ho fatta tutta cadendo-
-Seguimi- le dissi soltanto per poi voltarmi per cercare la via da cui ero sceso, qualche volta mi giravo per assicurarmi che fosse dietro di me.
Notai che i suoi movimenti erano impacciati, forse aveva qualcosa ,che Loveday le aveva dato, che aveva nascosto nella gonna?
Fui il primo ad emergere alla luce del sole, subito accorsi ad aiutarla a fare l’ultimo sforzo. Le presi le mani e cominciai a tirare, forse un  po’ troppo forte. Insomma me la ritrovai addosso: il mio petto premuto contro il suo, i nostri volti vicinissimi. Fissavo quegli occhi color miele scuro, così luminosi, era stupita, me ne ero accorto, e le sue guance si erano imporporate. Cavolo! Perché il mio cuore batteva così forte? Che stava accadendo? Perché il suo contatto mi faceva quell’effetto così particolare?
Si staccò in fretta per poi portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio per l’imbarazzo.
-Allora che cosa ti ha detto? Ti è stata utile?-
-Sì moltissimo grazie-
-E di che cosa?-
-Per avermici portato e per avermi aiutato a uscire fuori-
Subito la sensazione del suo corpo a contatto con il mio ni tornò alla mente.
-Di niente, figurati-
Ci guardammo ancora a lungo, cercavo di distogliere lo sguardo, ma perché non ci riuscivo? Cosa avevano quegli occhi, quei capelli, quel corpo di così speciale? Niente…credo.
-Beh si è fatto tardi, credo che debba tornare a casa sennò mio zio mi mangia viva-
La accompagnai fino al confine; perché sentivo quel peso al solo pensiero che non l’avrei rivista per chissà quanto tempo?
-Allora ritornerai questo pomeriggio?- da dove era venuto tutto questo coraggio?
-Non saprei, ma domattina tornerò di sicuro, ci sarai?-
Annuii.
-Allora ci vediamo domani- si voltò per tornare a casa.
Sospirai. Solo adesso mi ero accorto, non avevo respirato da quando ci eravamo stretti in quella specie di abbraccio.
 
OLA RIECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO, SPERO CHE VI PIACCIA.
se volete potete lasciarmi una piccola recensioncina, io non mi offendo. XD!!!!




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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


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Maria
 
Quegli occhi così scuri. Neri! Erano bellissimi. Non avevo mai visto occhi così profondi. Mi ricordavano il leone: bello ma pericoloso allo stesso tempo. E se Robin fosse il leone? In senso che il leone era come…un simbolo? Forse per questo Loveday era rimasta turbata dall’episodio. Boooooh!!! Quella valle era abbastanza strana, va bene lo ammetto molto strana.
Quel pomeriggio non ritornai da lui nella foresta e a pranzo non dissi nulla a mio zio sul fatto di Robin.
-Dove sei stata?- mi chiese appena arrivai.
-Ho fatto una passeggiata, a proposito di Pervinca…- dissi arrossendo, ricordandomi che non avevo ritrovato la mia cavallina.
-È nella stalla, sa ritrovare la strada di casa da sola, come mi sembra qualcun’altra abbia imparato a fare- disse guardandomi.
-Vedete zio…- m sentivo di dovergli delle spiegazioni- io…sì, insomma…-
Il suo sguardo mi troncò le parole in bocca: i suoi occhi si fecero lucidi.
-Questo vestito…l’ho già visto…dove lo hai trovato?-
-Sulla mia sedia-
Lui annuì, si sedette chiudendo gli occhi e stringendo le labbra come se si fosse fatto male.
-Con permesso, zio- lui annuì.
Mi voltai l’ultima volta prima di andare in camera mia e lo sentii mormorare dolorosamente: “Sono stato uno stupido”-
 
Quindi eravamo tutti maledetti!
Sì, avevo letto il libro, era una storia pazzesca e terribile; avevo ragione a sostenere che quella valle era strana, insomma ci sono: una donna che vive sotto terra, un leone nero, uno strano (e bellissimo) ragazzo con un bombetta in testa, una foresta enorme, Moonacre Manor ormai in malora…tutto questo doveva farmi sospettare qualcosa.
“Se hai delle domande Marmaduke Scarlet saprà rispondere”.
Loveday aveva detto più o meno così, ma io non avevo nessuna domanda da fare…Scherzo! Ne ho per la testa circa una cinquantina, dov’è Marmaduke, dov’è?
L’unico che poteva aiutarmi a trovarlo era qualcuno che conosceva da sempre Moonacre Manor e che non avrebbe fatto la spia a mio zio. Quindi mio zio era da escludere a preamboli, la signorina Heliotrope no, non c’era nessuno che poteva…
-Wrolf!- quell’enorme belva mi aveva leccato una mano facendomi sobbalzare. Poi mi venne un’idea, Wrolf viveva un quella casa insieme allo zio.
-Wrolf, puoi portarmi da Marmaduke?-
Si voltò cominciando a procedere verso il salone, lo seguii. Aveva imboccato un lungo corridoio, bloccato da parete con disegnata una porta.
-Ma qui non c’è niente-
Wrolf appoggiò un’enorme zampa sulla porta affrescata che si spalancò.
La prima cosa che vidi fu un giardino pieno di ortaggi ben coltivati, la seconda un omino che mescolava qualcosa dentro una pentola. Portava un cappello in testa e un grembiule da cuoco.
-Principessina, si avvicina l’ora della cena, cosa ci fa qui?- chiese, continuando imperterrito il suo lavoro.
-Sei tu Marmaduke Scarlet?-
-In persona, in cosa posso servirla?-
-Mi servono delle risposte-
 
Robin
 
Maria quel pomeriggio non venne, mi ritrovai a pensare che la foresta era silenziosa senza di lei.ma che sto dicendo? Ho sempre vissuto senza di lei, solo con il verso degli uccelli e il suono del ruscello vicino.
Ritornai al castello per la prima volta nella mia vita deluso da quel luogo.
Entrai nella sala del banchetto e mi sentii chiamare dai miei compagni e feci loro un cenno con il capo.
-Henry diglielo- disse David facendo un cenno col capo.
-Perché proprio io?-
-Ce lo siamo giocato ai dadi e tu…-
-Ragazzi che dovete dirmi?- chiesi spazientito.
-Robin, tuo padre ti fa controllare- intervenne Richard.
-Che vuoi dire?-
-Non si fida di te, ti manda dietro Jack-
-Dov’è ora mio padre?-
-Nelle sue stanze, cosa vuoi fare Rob?-
Non risposi neanche alla domanda, cominciai a correre verso le sue stanze.
-Non solo- gridai entrando in una di esse –Ti prego di affidarmi un incarico, ma mi fai anche controllare da Jack. Cosa credi, che sia così ingenuo da poter farmi scappare una ragazza?-
Mio padre si alzò di scatto dalla poltrona.
-Quella ragazza è pericolosa- disse fronteggiandomi.
-E così mi mandi dietro Jack per proteggermi? Mi vuoi far credere questo? Tu non hai fiducia in me- lo guardai nei suoi occhi austeri –tu non l’hai mai avuta-
Non sapeva cosa dire. Avevo colto nel segno. Avevo nella bocca un sapore amaro.
-Cos’ha Jack più di me? Rispondi-
Se ne stava in silenzio.
-Rispondi!- urlai in preda al dolore.
-Tutto-
Lo guardai triste.
Mi voltai per andarmene, da lui non c’era da aspettarsi niente.
-Robin, portamela e prenderai il posto di Jack-
-Quel posto mi spetta di diritto padre- dissi-Quella ragazza non dovrebbe contare niente, ma per te vedo che è diverso-
 
-Robin, Robin-
Sentire il suono della sua voce quella mattina era come un vento fresco e lei era come la rugiada.
Stavolta non dissi niente alla mia Coscienza, era veramente splendida. Aveva un bel vestito verde bosco, mentre le maniche erano di un verde molto più chiaro e lasciavano intravedere le braccia.
-Maria allora sei tornata!-
Sorrise guardandomi negli occhi.
-Certo cosa credevi? Non ti libererai molto facilmente di me-
Le sorrisi malizioso.
-Ohoh guarda un po’ a chi piace la foresta!-
-Che c’entra la foresta?-
-Beh ci possono essere due motivi per quello che mi hai detto: il primo è che ti piace la foresta, il secondo…- lasciai in sospeso fingendo di pensare .
-Sarebbe?-
-Beh, sarei io-
Mi guardò scettica, mentre le sorrisi.
Ci sedemmo poi uno accanto all’altra, lei prese un album e iniziò a disegnare, osservavo il movimento della sua mano rapito, finchè il mio sguardo non fu attratto dai suoi capelli.
 
 BENE BENE RIECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO.
in questo chapter compare per la prima volta Marmauke eeehhhhhh!!
ho deciso di aggiornare quando raggiungo 20 visualizzazioni su un capitolo... era solo a scopo informativo!!
comunque grazie per chi ha letto il capitolo 8 ma vorrei sentire qualche parere...perfavore (tono supplichevole).

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


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Maria
 
Mi irrigidii. Mi aveva accarezzato i capelli.
Mi voltai di scatto per incrociare i suoi bellissimi occhi neri che mi guardavano imbarazzati.
-Scusa- balbettò - è solo che hai i capelli molto simili a …- il suo sguardo si fece triste.
-A…?- chiesi, posandogli una mano sulla sua guancia, per confortarlo.
Trasalì a quel contatto per poi incatenare lo sguardo al mio.
-A mia madre; me la ricordi tremendamente, Maria: aveva la tua stessa voglia di vivere, il tuo sorriso, i tuoi capelli…- la voce gli morì in gola.
-E lei adesso dov’è?-
-Non c’è più-
-Anche la mia: è morta più o meno due anni fa di una grave malattia, quando i medici capirono di cosa si trattasse non si poteva più fare niente-
Mi guardò. Forse si stava interrogando sul perché della mia confessione, in effetti era uno sconosciuto, ma era comunque quasi un mio coetaneo che aveva vissuto la mia stessa tragedia e io avevo terribilmente bisogno di sfogarmi con qualcuno che mi avrebbe capita.
-Mia madre era, diciamo, speciale; sin dalla giovane età mio padre si era innamorato di lei elei di lui.
Si sposarono e poco dopo nacque mia sorella e, dopo qualche anno, io. Ma la gente del mio villaggio aveva paura dei suoi strani poteri e decise di far scegliere a mio padre se ucciderla o essere esiliata insieme alla nostra famiglia. Ma mio padre era, e tuttora è, troppo attaccato al potere e non volendo perdere il posto privilegiato che aveva nel villaggio…-
-Hai mai perdonato tuo padre per quello che ha fatto?-interrompendolo, lo avevo visto in difficoltà e non volevo che provasse più dolore nel pronunciare quelle parole che indicavano la fine di sua madre.
-Mi ha privato dell’unica persona che era in grado di capirmi e apprezzarmi quando avevo solo dieci anni, quindi no, non ho ancora dimenticato-
-Tuo padre…-
-No, non mi apprezza- disse, rivolgendomi un sorriso amaro-Il suo figlioccio è un altro-
-Ma con tua sorella almeno hai un buon rapporto?-
-Lei è esiliata dal mio villaggio, ha fatto una stupidaggine e poi ha le stesse inclinazioni di mia madre, quindi tornare equivarrebbe ad una pazzia-
Restammo a lungo in silenzio, stavo pensando che al mondo c’erano ben altre persone più sfortunate di me, anche se io ero rimasta orfana di entrambi i genitori mi restava sempre la signorina Heliotrope, che mi voleva un briciolo di bene.
-Perché mi hai raccontato tutto questo?-gli chiesi.
-Perché sei stata tu per prima-
Si abbassò un po’ il cappello sul viso, forse per non farmi vedere gli occhi lucidi.
-Dubito che, se anche io non avessi detto niente, non mi avresti raccontato la tua storia lo stesso-
Presi il suo viso tra le mani, la sua pelle era fresca e bianca, insomma perfetta.
Lo voltai verso di me e poi gli rialzai il cappello per scoprire quegli occhi neri stupendi, sorgenti di tante lacrime.
-Perché ogni volta che racconto la storia di mia madre, sembra che rivivi attraverso le mie parole-
Ci guardammo a lungo negli occhi, per poi far cadere il silenzio, che rivelava la nostra voglia di camgiare argomento.
Ripresi a disegnare quello che ci circondava.
Sentivo il suo sguardo insistente su di me.
Forse cercava sua madre in me, comunque non riuscivo a concentrarmi sul disegno che stavo facendo.
Era inutile, non riuscivo a combinare un bel niente con lui che mi guardava in quel modo.
Mi voltai di scatto per incrociare il suo sguardo scuro.
-Non sai cosa disegnare?-mi chiese quasi divertito.
Che avesse intuito il mio disagio sotto il suo sguardo?
Annuii.
Non potevo di certo dirgli che era lui il motivo per cui non riuscivo a combinare un bel niente.
-Bene, allora ti porto a far vedere una cosa, così forse ti verrà qualche idea-
Si alzò dal masso su cui era seduto, per poi tendere la mano per aiutarmi ad alzarmi da terra.
La afferrai e subito mi venne in mente quando gli ero praticamente caduta addosso, quando la situazione di sprofondare nei suoi occhi mi aveva avvolta, quando avevo sentito un calore, che partiva dallo stomaco, arrivarmi alle guance.
Lui era solo un amico e basta!
Almeno speravo che mi fosse amico, perché ormai essendo la Principessa della Luna, come Marmaduke mi aveva detto, dovevo avere più nemici di quanto immaginassi.
-Dov’è questo posto?-
-Non molto lontano da qui, comunque bisogna camminare un po’-guardò l’abito- ce la fai con quella gonna?-
-Non preoccuparti Robin, non è scomoda come credi-
-Sarà, comunque preferisco i pantaloni-
-Genio, sei un ragazzo certo che li preferisci-
Cominciammo a camminare verso quel luogo misterioso dove avrei dovuto vedere qualcosa che mi avrebbe sconvolto la vita, questo secondo le aspettative di Robin.
-Dove hai trovato quelle piume che porti al collo?-
-Perché me lo chiedi?-chiese malizioso.
-Forse perché sei l’unica persona in tutta l’ Inghilterra che porta piume d’uccello sulla sciarpa-
Scoppiò a ridere, piegandosi in due tenendosi la pancia.
-Maria, ma no, non è una sciarpa, è un semplice laccio; una sciarpa, oh mio Dio!-
Cosa trovasse di così divertente in tutta questa storia, non so.
-Allora dove le hai trovate?-
-Spesso fabbrico trappole sia sugli alberi, sia nel sottobosco. Ogni volta che dentro una di queste trovo un falco, gli strappo una piuma e poi lo lascio libero. Si dice che quando un falco viene liberato dona attraverso le piume fortuna.-
Questa volta fui io a ridere.
-E così sei un tipo che crede a queste cose?-
-Sinceramente no, ma catturare un falco è una cosa difficile e così che c’è di male se me ne vanto un po’?-
-Quanti ne hai liberati fino ad ora?-
-Quattordici-
-E gli altri del tuo villaggio?-chiesi a bocca aperta.
Ok lo dovevo ammettere: era davvero abile come cacciatore.
-Non molte e qualcuno non ne ha nessuna-
-E molti le portano al collo?-
-No, questo è il segno del cacciatore, quindi le portano così solo alcuni-
-Forse ho capito, più piume ha un cacciatore più diventa importante-
-Sì e quando ne ha raccolte quindici diventa cacciatore-scelto-
-Ma allora te ne manca solo una!-dissi sorridendogli, ma lui non sembrava così soddisfatto.
-Già ma ci vuole molta pazienza per riuscire a prendere un falco e ancora tanta altra per strappargli una piuma.-
-Ma chi altri ha quattordici piume come te?-
-Solo un’altra persona-e il suo sguardo si oscurò-Jack-
-E chi è?-
Rimase in silenzio per un attimo.
-È il ragazzo che ha preso il mio posto nel cuore di mio padre-
E istintivamente portò la mano al coltello.
 
 
 
Robin
 
Perché la stavo portando in quel posto?
Era la prima persona che portavo lì e lei era anche mia nemica, ok dovevo fingermi suo amico ma questo non voleva dire che lo ero realmente.
Comunque continuai a condurla dove ero diretto.
Dopo il racconto della mia storia era calato uno strano silenzio tra di noi: lei sembrava pensare a quello che le avevo detto, io ero troppo imbarazzato anche solo per guardarla negli occhi.
Strano la mia coscienza non si faceva viva da un po’ di tempo.
Ehi coscienza sei ancora lì?
No, sono in spiaggia; certo che sono qui genio!
Scusa, non ti sentivo da un po’ e quindi mi era venuto un dubbio.
Certo che non mi faccio sentire, quello che voglio dire già lo pensi per conto tuo.
In che senso?
Come in che senso, bello? La guardi come ti stavo suggerendo di guardarla.
Grazie mille coscienza, ma potresti essere un tantino più esplicita?
E perché dovrei? Tu mi hai capito molto bene.
Dovevo ammettere che Maria se la cavava abbastanza bene con quel vestito addosso.
-Sei stanca?-mi ritrovai a domandare.
-No Robin non ti preoccupare-
Tsè e chi si preoccupa?!
Sono costretta a intervenire?
No, coscienza tranquilla.
-Sicura?-
Robin che vuoi fare? Anche se fosse stanca, la porteresti in braccio?
Secondo me lo faresti.
Coscienza, tu non mi conosci.
Ehm…Robin io sono te quindi…
Va bene, ok, capito.
-Comunque siamo arrivati- le dissi guardandomi intorno.
Eravamo arrivati in un punto abbastanza fitto della foresta, i rami filtravano solo pochissimi raggi di sole.
-Allora, dov’è questa cosa che mi vuoi far vedere?-
-Seguimi-
Mi misi a gattoni e mi inoltrai tra i rami di un enorme albero, e mi ritrovai così in un angolo di spazio tra il tronco e i rami.
Lei mi aveva seguito e ci eravamo appoggiati con la schiena all’albero.
-Ascolta-
Si sentivano migliaia di uccelli che cantavano con diversi cinguettii, era uno spettacolo magnifico.
Lei non aveva detto niente per tutto quel tempo, mi voltai verso lei deluso, che non gli fosse piaciuta la sorpresa?
Ma che t’importa? È già tanto che tu gliel’abbia fatto vedere.
Si era rimessa a disegnare.
Aveva funzionato!
Che  mi stava succedendo? Perché mi sentivo così soddisfatto e felice?
 
-Robin che ci fai qui?-
-Zitta Loveday-avevo deciso di andare a trovarla, doveva spiegarmi perché Maria ancora non era scappata da me, dopo che probabilmente Loveday l’aveva avvertita su chi ero e che cosa volevo da lei.
-Nostro padre…?-
-No, non sa che sono qui-
-Ah pensa che tu sia nella foresta con la Principessa della Luna!- mi guardò fredda-Ferma nostro padre Robin, non si può sfidare la luna; non ci amerà in eterno-
Le sue solite storie, non era cambiata di una virgola da quando era stata costretta a lasciare il Clan.
-È proprio di lei che volevo parlarti-
Si alzò in piedi con un’ira accecante negli occhi. Non l’avevo mai vista così arrabbiata .
-Non ti darò una mano ad ostacolarla, come osi solo pensarlo?!-
-Non era questo, che cosa le hai detto? Perché non è scappata da me?-
-Ricordi il leone nero?- mi disse, perché aveva cambiato discorso?
-E come potrei scordarmelo? Mi ha fatto perdere dieci anni di vita-
-Dimmi Robin, da quant’è che non si vedono leoni neri da queste parti?-
Più ripensavo a quell’episodio più mi appariva strano.
-Da un po’ credo-
Lei annuì.
-Più esattamente da duecento anni, questo ti può dire qualcosa?-  
-Beh, mi ha lasciato sorpreso niente di più-
-Robin, quel leone aveva uno scopo preciso: farvi incontrare-
Arrossii. Perché ero imbarazzato?
-Come sarebbe?-
-Sono arrivata alla conclusione che quel leone è un simbolo- vedendo il mio sguardo turbato continuò con la spiegazione-Il leone nero simboleggia un membro del Clan De Noir; Maria ha detto che prima le si è avvicinato minaccioso, poi è cambiato completamente.-
-E chi dovrebbe simboleggiare il leone?-chiesi sospettando già la risposta.
-Robin, lo sai già sei tu. Il compito di metterle i bastoni tra le ruote è una minaccia per lei, ma so che lei ti cambierà nel profondo, magari la storia di nostro padre si ripeterà-
Mi fece l’occhiolino.
-Non ci contare-
-Robin, sai che non puoi venire qui ma lo hai fatto lo stesso, perché?-
Non le risposi, me ne andai in silenzio, il leone simboleggiava il mio futuro; avrei chiesto a Maria tutto su quell’animale l’indomani.
 

CIAOOOOOOOOO!!
HO AGGIORNATO UN Pò PRESTO PERCHè LE VISUALIZZAZIONI SONO SUBITO SCHIZZATE A 20 QUINDI ECCOMI QUA!!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA E SAREI CONTENTA SE MI LASCIATE UNA RECENSIONE.
AH MI STAVO DIMENTICANDO (BASTONATEMI!) DI RINGRAZIARE CHI HA RECENSITO IL CAPITOLO 9!!
BACI.

 

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11 ***


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Maria
 
È ufficiale!
Marmaduke è pazzo.
Ci stavo alla storia che ero una Principessa della Luna, ok, ogni ragazza sogna di essere una principessa che incontra magari il suo principe azzurro, ma adesso mi veniva a dire che dovevo recuperare quelle perle perdute da centinaia di anni, altrimenti la Luna ci avrebbe ucciso tutti.
-Marmaduke, non sono in grado di portare a termine un compito così gravoso, sono solo una ragazza nuova da queste parti che riesce a malapena  a trovare la strada di casa-
-Ma chi ha detto che devi fare tutto da sola, Principessina?-mi interruppe-Sono venuto a conoscenza che hai incontrato un ragazzo e che ogni giorno vai da lui.-
Addio segreto!
Cosa avrebbe detto lo zio del fatto che mi incontravo con un ragazzo e che gli avevo disubbidito, entrando nella foresta?
Mi avrebbe rinchiuso in casa per sempre.
-Vi prego, non ditelo a mio zio!-lo pregai implorante.
-Certo che no, Loveday ha detto che ti puoi fidare di Robin e io sono tranquillo-
Cominciai a girovagare per la cucina, era un luogo splendido, ok non solo per il fatto che avevo una fame tremenda ma anche perché era piena di sole e profumava di biscotti.
-Quindi conosci Robin?-chiesi incuriosita.
-Sì molto bene-
-Come mai?-
-Un tempo ero il cuoco di suo padre, poi quando la sorella di Robin si doveva sposare con vostro zio mi portò qui, perché le ero caro e lei era cara a me-
Per un attimo pensai ad una lepre con un vestito da sposa.
-Sorvolando sul fatto che non sapevo che mio zio fosse sposato con la sorella di Robin…-
-Ma non si sono più sposati-
-Ah no?!-
Lui scosse la testa.
-È andato tutto a monte, tutto a monte-
-In che senso?-
Era partito, continuava a dire “tutto a monte” pestando i piedi per terra o saltando come impazzito sul tavolo, allora decisi di tornare alla domanda iniziale.
-Com’è Robin?-
Il suo sguardo si addolcì un poco.
-Robin… che ti posso dire di lui?-
-Non so…ad esempio ha molto successo con le ragazze?-
Da dove era nata quella domanda ?
Marmaduke mi guardò furbetto.
-Oh sì, metà delle ragazze del villaggio sono innamorate perdutamente di lui-
E come biasimarle? Mariaaaaaa!
-E l’altra metà va dietro a Jack-
Sbuffai. Ancora lui, quel ragazzo era l’eterno avversario di Robin.
-Mi ha parlato di lui solo oggi e già credo di odiarlo-
-Eppure è molto affascinante da quanto ho sentito dire-
-Affascinante o no, è odioso-
-E perfido, oserei aggiungere-
Calò il silenzio, Robin era un donnaiolo, il bello del villaggio, anche se era bellissimo non ce lo vedevo a fare il galletto con una schiera di ragazze urlanti.
-Posso chiederle perché mi ha chiesto di lui?-
-Perché è strano-(e bellissimo, questo non lo dissi naturalmente).
-Sarà, non è che per caso…-
-Cosa?-
-Ha fatto colpo su di voi-
Divenni rossa all’improvviso.
Che vai a pensare Marmaduke!
 
La mattina dopo ritornai da Robin.
L’aria era più fredda, l’inverno si avvicinava velocemente.
-Maria!-
-Robin!- lo salutai, mi vennero in mente le parole di Marmaduke, chissà per quale motivo.
-Sta arrivando l’inverno-mi disse triste.
Lo guardai turbata.
-Fra poco arriverà la neve, non credo che ci potremmo vedere-
Già a questo non avevo pensato, tre mesi senza la foresta e senza Robin ovvero senza un amico, perché ormai lo consideravo tale.
Ci conoscevamo da tre mesi e già mi ero molto affezionata a lui, come amico non…
-Ti assicuro che anche a costo di scappare da casa verrò una volta quando sarà inverno, giusto per avere la soddisfazione di averti tirato una palla di neve in piena faccia-
-Oh io non ne sarei così sicuro se fossi in te- mi guardò con un ghigno- potrei sommergerti con la neve-
-Sarai anche bravo a cacciare, ma non riuscirai neanche a sfiorarmi-
-Ah non credo proprio- cominciò a correre, mi voltai velocemente, mi presi la gonna tra le mani e cominciai a distanziarlo.
Si sentivano solo le nostre voci nella foresta: io che continuavo a prenderlo in giro e lui che si fingeva arrabbiato.
Ad un certo punto sentii le sue braccia che mi avvolgevano la vita, mi aveva preso. Restammo immobili in quella posizione, ansimando per la corsa.
-Allora, mi pare di averti presa-mi disse senza staccarsi.
-Certo solo perché non sono allenata-
Finalmente mi lasciò andare e cominciammo a camminare normalmente.
-Robin, posso farti una domanda un po’ personale?-
-Acconsentì incuriosito.
-Ecco, volevo chiederti se nel tuo villaggio ci fosse una…-
-Ragazza a cui tengo?-
-Beh sì-ammisi arrossendo.
-No, non credo-mi disse guardandomi un po’ confuso-non mi piacciono quei tipi di ragazze-
Annuii.
 
Robin
 
Henry, David e Richard se ne stavano ad un tavolo insieme a tre ragazze, poi ce n’era un altro con Jack e circa venti ragazze urlanti.
Ma non ne bastava una per sconvolgerti la vita?
-Ehi Robin-quella voce inconfondibile da gallina apparteneva a Juliet, una ragazza con uno strano secchio in testa e i capelli che le uscivano da un buco (del secchio), ci aveva provato sempre spudoratamente con me.
-Ciao Juliet- le dissi abbastanza scocciato sperando che avesse capito che non volevo stare in sua compagnia.
-Ho saputo che devi far finta di essere amico della Principessa della Luna, deve essere estremamente stressante!-
-Affatto-
Mi accorsi di desiderare di parlare con Maria, almeno era una ragazza simpatica e con materia grigia in testa, mentre l’unica materia grigia che aveva in testa Juliet era il secchio.
-O povero caro, non mentire per non farmi preoccupare, so che sei veramente stressato, forse hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a rilassarti.-
-No scordatelo-
Che vadano a quel paese le buone maniere!
Sono pienamente d’accordo.
Coscienza! Veramente siamo finalmente d’accordo su qualcosa?
Assolutamente!
 Come faccio allora ad allontanare questa oca rompiscatole?
Non ne ho la minima idea.
Grazie mille, eh!
-Dai vieni in giardino con me-mi disse prendendomi per mano e cominciando a guidarmi verso la porta.
-No, scordatelo!-ripetei, ritirando la mano-Non voglio restare da solo con te né ora né mai-
Esplose in ridolini a dir poco terrificanti.
-Robin, quanto sei carino quando scherzi-
-Ma io non sto scherzando, Juliet tu non mi interessi affatto, c’è un’altra ragazza, mi spiace-
Mi guardò per un attimo incredula, poi alzò le spalle e se ne andò urlando “Jack, amore mio, dove sei?”.
Era stato fin troppo semplice: bastava dirle una sciocchezza che subito se ne andava.
Sicuro Robin che fosse una sciocchezza, oppure nel tuo cuore c’è veramente una ragazza?
O coscienza, tu sai molto bene che non mi interessano.
Robin ormai hai quasi diciotto anni e come tutti i ragazzi cerchi una donna.
No coscienza e poi diciotto anni li compio tra sette mesi.
Non è questo il punto Robin. Ti piace la Principessa della Luna sì o no?
Non dovresti essere me e quindi conoscere la risposta?
Tu lo neghi a te stesso, quindi a me.
Ma perché dovevo avere una coscienza che mi faceva domande a dir poco ridicole?
Ridicole eh? mi sembra però che tu non sappia rispondere!
E a me sembra che tu non ti stia facendo gli affaracci tuoi!
Credo che siano affaracci nostri.
Ti odio!
Voglio solo aiutarti.
A farmi diventare schizofrenico?
No a capire che sei e che cosa provi per quella ragazza.
Questo lo so anche senza il tuo aiuto.
Non credo.
-Robin, cos’è quella faccia?-mi chiese Henry avvicinandosi.
Oh niente, sto solo litigando con la mia coscienza.
No, non potevo rispondergli in quel modo.
-Niente-risposi in fretta.
-Sei strano in questi ultimi tempi-
-In che senso?-chiesi con la strana sensazione che la mia coscienza avesse ragione.
-Beh, per prima cosa te ne stai sempre da solo, raramente parli con noi, la mattina ti precipiti al confine della foresta, non ridi più come una volta, se non ti conoscessi giurerei che …vabbè non fa niente-
Fece per andarsene, lo pesi per un braccio.
-Giureresti che?
-Che ti saresti innamorato-
 
 

ALLORA SALVE A TUTTI!
QUESTA VOLTA HO DECISO DI PUBBLICARE A 19 VISUALIZZAZIONI...SIGH!!
COMUNQUE SPERO CHE QUALCHE LETTORE/LETTRICE SILENZIOSO MI FACCIA SAPERE COSA NE PENSA PERCHè SONO VERAMENTE CURIOSA!!

 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 12 ***


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Maria
 
La neve avvolgeva tutto e continuava a cadere, oggi non avrei potuto vedere Robin, chissà che strano effetto mi avrebbe fatto, lui tutto vestito di nero e la neve tutta bianca.
-Buongiorno zio-
-Maria-mi salutò.
Quando finisce di nevicare posso uscire?-chiesi speranzosa.
-Assolutamente no, le tue passeggiate saranno sospese fino a marzo-
Ottimo, non avrei potuto vedere Robin per tutto quel tempo!
Glielo avevo promesso che ci saremmo visti almeno una volta e una Merrryweather mantiene sempre le sue promesse.
Avevo bisogno dell’aiuto di Marmaduke.
Gli spiegai l’intera faccenda, una volta entrata nella cucina .
-Ti prego Marmaduke, mi devi aiutare-
-Beh un modo ci sarebbe-
 Una settimana dopo il sole tornò a splendere, c’era ancora qualche nuvola in cielo ma niente in confronto a quelle che stavano in cielo i giorni prima.
Quella mattina, come stabilito con Marmaduke, mi alzai prima del solito.
Benissimo Loveday non mi aveva portato ancora il vestito.
-Maria che ci fai alzata a quest’ora?-
Mi voltai di scatto, era appena entrata attraverso un passaggio segreto alle mie spalle, giusto per farmi prendere un colpo.
-Loveday, devi portare un mio messaggio a Robin: devi dirgli che verrò questa mattina fino alle quattro del pomeriggio e che porto io il pranzo-
Mi sorrise. Le luccicarono gli occhi.
-Credo che Robin ne sarà contento, intanto indossa questo, è adatto per una giornata sulla neve-
Ci abbracciammo. Loveday sapeva comprendermi come la mia mamma.
-Grazie-
L’abito che mi aveva portato era bianco, una spilla argentata fermava il tessuto all’altezza del seno poi partiva la gonna morbida. Era fatto da tantissimi veli, uno sopra l’altro.
-È bellissimo Loveday, ma sei sicura che sia adatto?-
-Non sentirai affatto freddo, è, diciamo, un po’ speciale, comunque tieni anche questo-
Mi porse un mantello bianco con un cappuccio orlato di pelliccia bianca, era aperto sul davanti per far vedere il vestito, ma copriva interamente la scollatura.
Mi diede anche un paio di guanti orlati sempre di pelliccia.
-Loveday, io non ho parole-
-Allora non dire niente Maria, se Robin non resterà incantato a guardarti significa che non è un uomo.-
Arrossii di botto.
Aveva indovinato alla perfezione i miei pensieri, perché desideravo così tanto che mi ammirasse?
-Ah Maria-
-Sì Loveday?-
-Non arrossire, il bianco lo mette in risalto-
 
Robin
 
Avevo ricevuto il messaggio e ora la stavo aspettando al confine.
Temevo che si fosse dimenticata della promessa che mi aveva fatto, ma evidentemente i miei timori erano infondati.
-Allora ci vediamo alle quattro, Marmaduke-
Il cuore fece un salto: era la sua voce.
-Ecco principessina ho preparato il pranzo per lei e Robin-
-Grazie Marmaduke, sei un amico-
Aspettai che il calesse si allontanasse, intravidi Maria che stava mettendo delle cose in un cesto.
Mi avvicinai da dietro.
-Cominciavo a considerarmi dimenticato-
Lei si girò di scatto con il sorriso sulle labbra.
-Non dirlo neanche per scherzo-
Ora che si era girata la potevo vedere interamente.
Era bellissima, no anche di più, quel vestito le stava da Dio.
-Allora signorina-le dissi ghignando-forse lei non si ricorda della sfida che mi ha lanciato l’ultima volta-
-E invece mio caro signore-si inchinò-me la ricordo benissimo e sono venuta solamente per questo-
Ok, ci rimasi un po’ male.
Robin ma quanto se stupido?
Dì la verità Robin, pensavi che ricambiasse i tuoi sentimenti.
Assolutamente no! Aspetta un attimo, quali sentimenti?
Ahahahah Robin sei così ridicolo.
Ma io sono serio, non so neanche che vuol dire essere innamorati.
Beh, fattelo spiegare da lei.
-Robin, dai non prendertela, sono venuta per te stupidone-
-Mi abbracciò, ok non stavo sognando, mi stava veramente abbracciando, era dolcissima, la strinsi anch’io e chiusi gli occhi per inebriarmi del suo profumo.
-Ah-avevo ricevuto una palla di neve in piena faccia-Maria!-
Lei si teneva la pancia dal ridere.
-Stavolta me la paghi-
Me ne tirò un’altra, ma stavolta mi scostai in tempo.
-Ops non mi hai preso, allora non sei così brava-una palla di neve mi arrivò in bocca.
-Dai Robin tu non ci provi nemmeno ad acchiapparmi-
 
Passammo l’intera mattinata in questo modo, io provavo a tirarle qualche palla di neve, ma lei era molto più brava di me.
Dopo pranzato eravamo così stanchi che non riuscivamo neanche a tirarci una palla di neve, così ci sedemmo a parlare sotto un albero.
-Voi ragazze siete fortunate-
-In che senso?-
-Beh quando avete un problema personale lo confidate ad un’amica-
Si mise a ridere.
-Perché tra voi non è così?-
-No, noi ci vergogniamo, non possiamo dire ad un amico che magari non sappiamo cosa si provi quando uno è innamorato, ci prenderebbe per pappemolli-
Alzò un sopracciglio scettica.
-Vuoi dire che il ragazzo modello deve essere insensibile?-
-Beh, non intendevo questo ecco, il punto è che io volevo chiederti-arrossii di botto-che cosa si prova quando si è innamorati-
Si strinse un po’ nel mantello per poi guardare fisso a terra.
-Non tutte le persone provano le stesse cose. Diciamo che il sintomo principale è il cuore che batte fortissimo-
Ok calme Robin il tuo cuore non subisce cambiamenti di ritmo.
Robin devo forse ricordarti che ti sta martellando il petto come un tamburo?
Come sei dolce e cara Coscienza, intervieni sempre nei momenti più opportuni. Sparisci!
-Poi c’è il desiderio di stare sempre con lui o lei-
Beh almeno su questo ero apposto, potevo vivere benissimo senza di lei.
Ehm devo ricordarti che preghi che la notte finisca prima per poterla vedere?
Coscienza questo non è vero!
Sicuro, eh?
-Poi c’è il rossore-
Questo non mi capitava mai .
Devo ricordarti forse che circa cinque secondi fa sei arrossito?
Guarda che sono arrossito solo perché le dovevo fare una domanda un po’ imbarazzante.
Ma certo Robin continua ad illuderti.
Decisi di ignorarla, la mia coscienza era a dir poco odiosa.
-Tu beh…ecco ti sei mai innamorata?-
-Sì una volta-E ora perché mi sentivo così depresso e debole?-M a è una brutta storia-
-Va bene se non vuoi raccontarmela-
Lei scosse la testa.
-No è ora che la cica a qualcuno-
-Vuoi dire che sono il primo?-
Lei annuì sorridendomi.
-Circa due anni fa ero stata invitata ad un ballo e lì conobbi un bellissimo ragazzo di nome Stewart Grey. Era dolce e simpatico, ballai con lui per tutta la serata. Quando tornai a casa ero a dir poco cotta, non riuscivo più a dormire, mangiavo pochissimo. Mio padre temeva che avessi la stessa malattia di mia madre-
-Lo incontrasti di nuovo?-
-Sì molte volte finché un giorno venni a sapere che era morto cadendo da cavallo-
Calò il silenzio, era sconvolta e sinceramente anch’io, doveva essere stato terribile!
Le passai un braccio sopra le spalle e la strinsi a me.
Appoggiò la sua testa sopra la mia spalla.
-Mi dispiace-
Lei mi abbracciò e cominciò a singhiozzare sul mio petto.
Per quanto restammo abbracciati non so dirlo.
So solo che non volevo che si staccasse da me.
Le accarezzai la testa.
-Non dovrai più soffrire Maria, ci sarò sempre io al tuo fianco-
Ora sapevo da che parte stare.
 

CIAO A TUTTI!!
RIECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO, PURTROPPO L'ALTRO NON HA AVUTO NEANCHE UNA RECENSIONE E IO VORREI SAPERE QUALCHE VOSTRA OPINIONE.
QUINDI MI LASCIATE UNA RECENSIONE? PLEASE.

 

 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 13 ***


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Maria
 
Era stato molto dolce, dovevo ammetterlo.
Ci eravamo entrambi confidati qualcosa che volevamo dimenticare del tutto e per sempre.
-Credo proprio che debba andare-
Si voltò verso di me e mi guardò con un’espressione indecifrabile. Perché ora mi scrutava in quel modo?
-Vuoi dire che per tutto l’inverno non ci rivedremo?-
Annuii.
Mi si appannò la vista, una lacrima mi rigò una guancia, l’asciugai in fretta ma subito fu sostituita da un’altra, stavo cercando di fermare anche quella quando lui mi bloccò la mano.
Mi girai verso di lui, che mi sorrise triste.
-Ti prego lasciale scorrere, è da sette anni che nessuno piange per me-
Lo abbracciai e sorrisi tra me: mi aveva baciato la testa e nel farlo mi aveva stretto ancora di più a lui.
Finalmente ci staccammo, lo guardai negli occhi, anche i suoi si stavano facendo lucidi. Erano ancora più belli, di un nero che ora sembrava l’acqua scura di un pozzo.
Scoppiai a ridere tra i singhiozzi.
-Cosa fai? Ora piangi anche tu?-
-Ma no, cosa dici? Mi è entrato qualcosa nell’occhio, certo che piango per te-
Mi strinse fortissimo.
-Prima di salutarci vorrei chiederti una cosa-gli dissi.
-Spara-
-Non ti piacerà-
Aggrottò le sopracciglia, i suoi occhi si erano fatti ancora più neri.
-Posso provare la tua bombetta?-lo pregai congiungendo le mani, lui mi guardò sbalordito e scoppiò a ridere.
-Stavo pensando alle cose più orribili e spaventose che ci siano su questa terra e tu mi vieni a chiedere se posso farti provare la mia bombetta. Certo che puoi!-
Gli presi la bombetta dalla testa e nel farlo gli avevo sfiorato dei ricci.
O cacchio come ho fatto a non pensare di chiedergli se potevo toccargli i capelli?!
Beh ormai era fatta!
Mi misi la bombetta in testa.
-Come sto?-
-Sembri proprio una D…-si bloccò subito, guardò fisso a terra poi si scosse e disse-Me!-
Poi mi lanciai in una sua folle imitazione.
-Ehi sono un cacciatore bravissimo, tieniti alla larga dalle lepri sono solo mie e se vedi un falco chiamami-
-Ok ora basta!-
Mi sfilò la bombetta dalla testa.
-Non ci credo, te l’ho presa per due minuti e ne hai sentito la mancanza-
Ci abbracciammo un’ultima volta e lui mi sussurrò all’orecchio “Ti aspetterò ogni giorno da quando la neve si sarà sciolta”.
Quella frase mi restò nel cuore e per tutto l’inverno fu la speranza che al di là del confine ci sarebbe stato Robin ad aspettarmi.
 
L’inverno era lungo e noioso, alternavo le letture di libri rubati dalla biblioteca di mio zio alle stressanti lezioni di Miss Heliotrope, giusto per farne un esempio:
-Maria ora scrivi questa frase e poi farai l’analisi del periodo: “questa dieta agreste per le mie ariette moleste è salutare” oppure “Zio Benjamin è un bell’uomo quanto un coniglio che mangia” o un’ altra ancora “L’enorme cane che si aggira furtivo in questa casa fa di mestiere la ballerina di can-can”.
Era a dir poco impossibile fare l’analisi del periodo di quelle frasi!
L’unica cosa emozionante fu il mio compleanno, quella mattina trovai oltre che ad uno splendido vestito azzurro un pacchetto
Già la scritta “Da Robin” mi fece andare in fibrillazione.
Era un bracciale. Era composto da quattro lune, ognuna parte di una tappa del ciclo lunare ed erano distanziate da della foglie: era bellissimo.
Lo indossai subito e immaginai che me lo avesse allacciato lui al polso.
La tentazione di scappare da Moonacre Manor e di correre nella foresta era tanta.
Ma ogni volta mi ripetevo che era una follia.
 
Robin
 
La neve continuava a cadere e non riuscivo a pensare a qualcos’altro che non fosse lei.
Coscienza, posso parlare un po’ con te?
Come mai Robin? Se non sbaglio ci sono i tuoi amici.
Già, ma stanno con delle ragazze e l’unica ragazza che mi interessa è a Moonacre Manor.
Ah-ah lo hai ammesso.
Dovevo tenerlo nascosto anche a me stesso oltre che agli altri?
Era quello che stavo cercando di dirti da circa due mesi, ma tu no, non mi davi ascolto.
Se volevo essere sgridato bastava che andassi da mio padre.
Ok, scusa.
Mi manca tantissimo.
Manca solo un mese all’arrivo della primavera.
E se lei non tornasse?
Oh Robin, certo che ritornerà, sbaglio o Maria si è messa a piangere quando stava per lasciarti?
Meditavo su quei pensieri, ero seduto e guardavo fuori dalla finestra, la neve continuava a turbinare senza sosta.
L’inverno era così spaventosamente lungo e noioso.
-Robin-
Sobbalzai al suono di quella voce.
Mio padre.
-Cosa fai lì?- mi chiese aggrottando severo la fronte.
-Che t’importa? Non sono mica Jack-gli risposi scontroso.
-Se lo fossi non credo te ne staresti lì come un cretino-
Uscii da quella stanza mentre ancora stava parlando, ma sentii tutto e chiaramente, troppo chiaramente.
Non rifiutava mai l’occasione di schernirmi e di farmi sentire un perfetto idiota.
Come potevo amare una persona che non solo mi odiava ma mi feriva? Non ci riuscivo.
Presi il mio mantello e uscii nella foresta.
Se l’unico modo di sopportare mio padre era evitarlo lo avrei fatto con molto, ma molto piacere.
La foresta era ricoperta di neve, tendevo le orecchie sperando di sentire la sua voce , ma di lei non c’era traccia.
Andai a trovare Loveday, era l’unica che potesse capirmi.
La trovai che se ne stava seduta su una poltrona con un riccio sulle gambe.
-Loveday-
Si girò stupita.
-Robin , ma che fai qui?-
-Non vuoi vedermi? Bene, allora me ne vado- dissi fingendomi offeso.
Si alzò dalla poltrona sbalordita.
-Certo che sono felice di vederti, sciocco!-
Mi sorrise e io ricambiai.
-Allora, come mai da queste parti?-
-Si chiama soltanto “totale fuga da nostro padre”, quell’idiota mi odia e pur di non avermi sotto gli occhi mi caccia dalla Rocca.-
Con una faccia un po’ delusa mi guarda.
-Oh solo per questo? Oppure c’è qualche altro motivo sotto?-
Sorrisi ironico, sapevo dove voleva andare a parare-
-Ad esempio?-
-Beh, ad esempio ti manca Maria e non hai nessuno con cui tu possa parlare.-
-Ci sei andata vicino-guardai scettico i suoi occhi che luccicarono-Devi solo consegnarle questa-dissi porgendole la lettera che avevo scritto per lei.
Se non avete mai visto un pellicano impazzito che comincia a saltare su un trampolino, non potrete mai capire in che stato fosse Loveday in quel momento.
-Lo sapevo, lo sapevo! Ti piace, ti piace-
La guardai ironico.
-Tu mi sottovaluti sorella, non credo che mi piaccia solamente-
Si fermò di colpo e mi guardò allibita.
-Mi sono innamorato-
Dissi così, molto semplicemente, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi guardò come se le avessi detto che in realtà ero sua sorella, poi si inginocchiò e alzò le dita in segno di vittoria.
La guardai in modo un po’ strano e credo che lei se ne accorse, perché si ricompose subito.
-Sorella, il tuo cervello è andato a male-
-No, credo che le mie orecchie siano andate a male, mi hai detto o no che ti sei innamorato di Maria?-
-Sì te l’ho detto-
Pensava che fosse una cosa impossibile?
Beh, un De Noir che si innamora di una Merryweather non credo sia una cosa prevedibile.
Scusa Coscienza, ma tu da che parte stai?
Loveday intanto stava eseguendo un balletto hawaiano.
O mio Dio! Mia sorella era fuori!
Uscii lentamente dalla porta e me ne andai in tutta fretta, convinto che, in quella specie di grotta, circolassero stupefacenti.
Girovagavo per la foresta, non c’era niente da fare, così ricominciai a chiacchierare con la mia coscienza.
Credo che lei lo sapesse fin dall’inizio.
Che cosa?
Beh che io mi sarei innamorato di lei.
Loveday è piuttosto particolare.
Se con particolare intendi pazza sono pienamente d’accordo con te.
Non bisogna sottovalutare i suoi poteri Robin.
Beh, sai posso dimenticarlo quando comincia a ballare l’Ahola e poi dice al riccio lì vicino “Passami l’onda”!
Credo che potrebbe fare anche di peggio.
Ne sono sicuro. Comunque cambiamo discorso, credi che Maria mi pensi in questo momento?
Non so, hai il singhiozzo?
Quanto fai ridere? Per niente.
Scherzavo, certo che ti pensa, sciocco, sei l’unico amico che ha e…
Coscienza che hai? Perché ti sei zittita?
Robin guarda in alto, nella gabbia appesa all’albero.
 

HELLOOOOOOOOO A TUTTI!!
VI CHIEDERETE COME MAI QUESTA è COSì FELICE  DATO CHE è COMINCIATO QUELL'INFERNO, PIù COMUNEMENTE CHIAMATO SCUOLA, E VI RISPONDO SUBITO CHE è SOLO PERCHè OGGI è
SABATO!!
COMUNQUE... ROBIN HA FINALMENTE AMMESSO L'EVIDENZA!! SE VI è PIACIUTO POTETE LASCIARMI UNA RECENSIONCINA...IO NON MI OFFENDO!! XD

P.S
mi potete dire come si può evidenziare nell'editor html, perchè qui è cambiato tutto XD!!

CIAO

 
 

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 14 ***


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Maria
 
In quei giorni Robin si dava da fare.
Avevo trovata una lettera appoggiata ad un vestito rosso.
Diceva:
“Ciao Maria,
credo che tra poco verrò a prenderti, non ne posso più di aspettare la primavera per rivederti.
Ho pensato al sistema delle lettere, almeno così potrò sentire la tua voce nella mente.
                                                                                                                     
                                                                                                                      Mi  manchi
                                                                                                                      Robin”
 
Il giorno dopo ne arrivò un’altra.
“Maria,
ho trovato la mia quindicesima penna di falco.
Ti starai chiedendo quanto io sia felice e posso risponderti subito, per niente.
Dopo aver liberato il falco, mi sono diretto velocemente al villaggio, convinto ormai di aver battuto Jack, ma quando arrivai, non ci crederai mai, si stava festeggiando il nuovo cacciatore-scelto, lui.
Aveva portato la penna pochi istanti prima di me.
Non ti descrivo lo sguardo indifferente di mio padre, nessuno si ricorda mai dei secondi!
Ti prego torna presto, credo che solo tu mi possa consolare, ormai i miei amici stravedono per Jack e neanche mi parlano più. Aiuto!
 
                                                                                                                      Robin”
 
 
Robin aveva ragione, non ci potevo credere, era impossibile immaginare solo la sua delusione, seguita dall’illusione di poter finalmente conquistare il cuore del padre.
Sarebbe stato l’eterno secondo? No, per me no.
Veniva umiliato di continuo dal padre, da Jack, dai suoi amici e forse anche da sua sorella (che dovevo ancora conoscere).
 
L’inverno finì dopo qualche tempo, non ero mai stata così contenta di accorgermi che la neve si stava sciogliendo e che gli uccelli avevano ricominciato a cantare.
Ma dovevo aspettare a lungo per rivedere Robin: per una settimana restai a letto ammalata, per altre due andai a Londra per far visita ai conoscenti e alle tombe dei miei genitori e così solo verso la metà di aprile, tornai nella foresta.
Quella mattina, appena mi svegliai, il mio cuore tamburellava  forte.
Indossai il vestito che Loveday mi aveva portato, non facendo neanche caso a come fosse fatto.
Vidi che era di un bellissimo colore tra il blu e il viola.
Presi Pervinca e mi avviai velocemente verso la foresta.
Quando arrivai, scesi da cavallo e cominciai a correre entrando nella foresta.
Ero stata silenziosissima.
Lo intravidi seduto a terra che con un coltellino intagliava qualcosa di legno.
Mi avvicinai furtivamente.
-Cominciavi a considerarti dimenticato?-
Si girò di scatto.
Dovevo scrivere qualcosa tipo “Come far perdere dieci anni di vita, parte uno”.
Era diventato ancora più bello, si era alzato di statura ma per il resto era sempre il mio caro Robin.
Mi guardò con gli occhi spalancati.
-Beh in realtà sì, la primavera è arrivata da un pezzo-
Era freddo e scostante. Cominciai a tremare.
Non mi voleva più? Non che mi avesse mai voluto, ma almeno come amica.
-Scusa-mormorai, abbassando lo sguardo, forse era stato uno sbaglio tornare.
All’improvviso sentii che mi stava abbracciando, mi stringeva a sé dolcemente, restammo in silenzio così.
-Mi sei mancata-
Mi sentivo terribilmente in colpa, veramente non speravo che a Robin mancassi così tanto.
Ci guardammo negli occhi e sorridemmo.
Eravamo entrambi felicissimi che finalmente ci eravamo incontrati di nuovo.
-Ho ricevuto le tue lettere-
-E io le tue-
Ci guardammo, meditando sulle cose che ora sapevamo l’uno dell’altra: io non gli avevo raccontato niente di che, mentre lui aveva passato un inverno molto deludente.
Dovevo rompere quel silenzio in qualche modo, poi mi venne un’idea. Gli rubai la bombetta con un gesto fulmineo e poi cominciai a scappare.
-Ehi!- mi gridò dietro.
-Cacciatore, se rivuoi il tuo cappello mi devi prendere-
-Non sei cambiata per niente in questo inverno-
Non sapevo se prenderlo come un complimento o come un giudizio, l’unica cosa che sapevo era che avevo rincontrato Robin e niente mi faceva più felice di questo.
 
 
Robin
 
I giorni passavano e noi continuavamo ad incontrarci.
Come avevo potuto dubitare che non sarebbe ritornata da me? Era una cosa impossibile.
Sei proprio cotto, eh?
Eh già!
Ti ricordo che tuo padre ha una pazienza molto limitata e non è uno stupido.
Allora Coscienza, prima mi fai il lavaggio del cervello per farmi piacere Maria e ora mi vuoi convincere a consegnarla a mio padre?
Assolutamente no! Ma come pensi di cavartela?
Non lo so.
-Ehi Robin, tutto bene?-
Maria mi stava passando una mano davanti agli occhi.
Quel giorno indossava un abito leggero azzurro, ormai le giornate si erano fatte molto calde.
-Ti voglio far vedere una cosa-
La portai vicino ad un ruscello, in un punto in cui l’acqua si raccoglieva in uno stagno.
Il posto era veramente bellissimo, gli alberi intorno si riflettevano sull’acqua cristallina.
-Robin, questo posto è bellissimo-le sorrisi.
-L’ho scoperto quest’inverno, ma devo ammettere che ora è molto più bello-(anche perché ci sei tu, questo naturalmente non lo dissi).
-Ok cacciatore, mi hai stupito-mi disse infilandomi il cappello in testa, poi sotto il mio sguardo sbalordito entrò in acqua e cominciò a schizzarmi.
Voleva la guerra? Bene, l’avrebbe avuta.
Mi tolsi la giacca ed entrai anch’io.
Cominciammo a schizzarci e quando uscimmo dall’acqua eravamo a dir poco fradici.
Ci sedemmo in riva al laghetto.
-Grazie Robin-
-E di che?-
-Beh di tutto, credo che senza di te non mi sarei mai completamente ripresa dalla scomparsa dei miei genitori.-
Ci guardammo, stavo per rispondere quando…
-Ahahahahahah-
Quella risata maligna era inconfondibile.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa.
Mi alzai di scatto e mi voltai.
-Jack, cosa ci fai qui?-
Maria si girò, guardando Jack, quell’odioso ragazzo.
-Tuo padre è stanco di aspettare, gli prometti la Principessa della Luna da mesi ormai e ora ha mandato me-
Maria mi guardò sconcertata, cercai di rassicurarla con lo sguardo ma lei ormai non mi credeva più.
Il mio cuore era spezzato in due, angoscia e odio per quello che avevo fatto si alternavano dentro di me.
Cercò di scappare ma fu tutto inutile, all’improvviso Henry e David comparvero sulla sua strada e la bloccarono.
Non aveva neanche la forza di gridare e opporsi. Era rimasta delusa, mi odiava, lo sentivo dalle lacrime che le bagnavano il viso.
Jack mi guardò con un sorrisetto di scherno.
-Facciamo così Robin, io ti do tutto il merito della cattura e tu mi fai condurre la banda fino alla Rocca-
Voleva essere il primo ancora per una volta, l’ennesima umiliazione.
Non dissi niente, avevo il cuore troppo pesante e la lingua mi si era appiccicata al palato.
Ma lui prese il mio silenzio per un sì, quanto avrei voluto gridargli di lasciar stare Maria, lei era mia e nessuno poteva farle del male, ma non potevo.
La cosa che mi fece più male di tutte fu quando incrociai gli occhi pieni di lacrime di Maria che con voce strozzata, mi disse: “Robin…”-
 
-Benvenuta Principessa della Luna- la schernì mio padre alzandosi dal suo trono, la guardò  compiaciuto per poi rivolgersi a me con un cenno del capo-Sono molto onorato di avervi qui con noi-
Non osai distogliere lo sguardo dal pavimento, avrei potuto incontrare gli occhi di Maria e di quegli occhi io avevo paura.
La portarono in una cella, non fece niente per ribellarsi, la ragazza che avevo conosciuto e che amavo era completamente distrutta.
Iniziarono i festeggiamenti. Evviva! Ero felice da morire! No!
Mio padre era contornato dalle solite “brave” ragazze, quando con un cenno della mano mi fece segno di avvicinarmi.
-Cosa volete padre?-
-Domani al tramonto ucciderò la Principessa della Luna sull’Altare, vai a dirle che domani mattina verranno le donne a prepararla-
Sbiancai, mi veniva da vomitare anche se non avevo mangiato, il mio cuore ora batteva in gola, per non parlare della lingua che ormai mi si era appiccicata al palato.
-Devo proprio?-risposi con la voce più sicura che avessi in quel momento, ovvero un miagolio che non avevo niente di umano.
-Voglio che passi la notte più inquietante della sua vita-
Ormai non avevo neanche più  la forza di obbiettare, dovevo perdere la persona che amavo di più il giorno dopo.
-Ah, Robin?-
-Che vuoi?-dissi scontroso, ma allo stesso tempo distrutto.
-È una Merryweather- disse guardandomi freddamente con i suoi occhi gelidi.
 
 
 CIAO A TUTTI !
ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO,
DOVE C'è UN PICCOLO COLPO DI SCENA.
CHE COSA ACCADRà?
VI HO LASCIATO IN SOSPESO, COME SONO CATTIVA!!
NON CHIAMATE IL MANICOMIO PERCHè STO BENE.

E ORA VI LASCIO UNA PICCOLA GIF SU JACK...SPERO VI PIACCIA.


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Capitolo 15
*** CAPITOLO 15 ***


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Maria
 
-Guardia, apri la porta-
Quella voce…non poteva essere!
Sgranai gli occhi anche se ero con la faccia rivolta verso la parete, mentre davo le spalle alla porta.
Sentii il rumore della chiave girata nella toppa arrugginita della porta della mia cella .
-Maria- mi chiamò con un fil di voce.
Neanche mi girai a guardarlo, quel farabutto!
-Ti ho portato delle coperte-
Ad un tratto un presentimento atroce si insinuò dentro di me.
-Quando mi ucciderete?-
Si bloccò, rimase in silenzio.
Ebbi un tuffo al cuore.
-Domani, giusto?-dissi con la voce strozzata, un nodo alla gola e una paura atroce mi impedivano di parlare.
Volevo gridare, ma non ci riuscivo.
Mi alzai, voltandomi per guardare quello stramaledettissimo  ragazzo.
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia.
Non dovevo piangere, non davanti a lui almeno.
Guardava il pavimento, quel codardo, non riusciva neanche a guardare negli occhi la sua preda.
-Ti consideravo un amico, cosa credevi? Che non sapessi che non fossi un De Noir? L’ho sempre saputo, ma ho deciso di fidarmi di te e ho fatto male, io…io…-non ce la facevo a continuare, le lacrime scendevano, anche se cercavo disperatamente di fermarle.
Il dolore di essermi illusa di avere finalmente un amico cominciò a riaffiorare.
-Non dici niente?-
-Non mi ascolteresti-
Stavolta mi guardò duro negli occhi ma poi si addolcì, tornando ad essere il Robin che mi ero illusa di conoscere.
Ero arrabbiata, delusa e ferita.
Cominciai a piangere, dandogli dei pugni sul petto.
-Ti odio, come hai il coraggio di fare soffrire così una persona? Credevo che fossimo amici per la pelle, ti ho raccontato quelle cose perché mi fidavo di te. Dimmi almeno perché sei venuto!-
Abbassò gli occhi.
-Mi ha mandato mio padre -
Rimasi in silenzio. Sospirò.
-Domani mattina delle donne verranno a prenderti per prepararti quando scenderà il sole…la tua esecuzione- riuscì a dire flebilmente alla fine.
Nononono! Continuai a piangere, avevo paura, tanta paura.
Mi abbracciò forte, mi strinsi a lui, avevo bisogno del suo profumo, del suo petto, della sua presenza, di lui, di quel traditore!
-Maria- mi disse alzandomi il viso e appoggiando la fronte alla mia-Ti giuro che farò di tutto per tirarti fuori da questa cella- mi staccai e lo spinsi via.
-Certo come hai fatto di tutto per sbattermici dentro, vattene via mostro!-
Mi guardò come se gli avessi dato un pugno, sembrava quasi che mi chiedesse pietà, ma poi se ne andò e anche se allora non lo seppi un’ombra quella notte partì dalla Rocca.
 
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Il tramonto arrivò presto, troppo presto.
Non avevo fatto altro che pensare a quel momento.
Mi morsi il labbro inferiore per tutta la giornata, non volevo scoppiare a piangere davanti a chi mi avrebbe ucciso.
Mi avevano preparata, indossavo un pesante vestito nero bordato di bianco con una luna ricamata sul busto.
Sarebbe stato splendido se non fosse stato per il fatto che tra poco sarebbe diventato il mio sudario.
Avanzai tra la folla, scortata da due ragazzi vestiti di nero, mi stavano conducendo verso un altare di pietra, vicino al quale c’era Coeur De Noir che sorrideva.
Mi morsi il labbro ancora più forte, scorgendo un antico coltello tra le sue mani.
La folla gridava qualcosa come: “Vendetta, uccidetela!”.
Aiuto!
Non riuscivo a respirare.
Ora ero in piedi dietro l’altare e riuscivo a vedere tutto.
-De Noir, la Principessa della Luna è nelle nostre mani-
Un urlo si alzò dalla folla, rispondendo al padre di Robin-Possiamo permetterle di restituire al mare le Perle?-
-No-
-Allora cosa ne facciamo di lei?-
-Uccidila, facciamola finita-
Ebbi un tuffo al cuore.
-No, vi prego- nessuno mi ascoltò, il chiasso aveva coperto il mio grido supplichevole.
Coeur De Noir afferrò il mio braccio.
-Che il tuo spirito non possa avere mai pace- mi sibilò all’orecchio.
Chiusi gli occhi e mi morsi il labbro inferiore, mentre le lacrime sgorgavano dai miei occhi come non avevano mai fatto.
Vidi davanti a me il viso di quel bellissimo traditore, non volevo morire, non senza poterlo rivedere un’ultima volta.
-De Noir lascia stare mia nipote!-
Alzi la testa di scatto e non riuscii a credere ai miei occhi.
 
Robin
 
Tutti quelli del mio Clan ci guardavano increduli, certo trovarsi di fronte Sir Benjamin, con mia sorella Loveday, più di cinquanta Cavalli del Mare e cinquanta cavalieri assetati di sangue non è una cosa da tutti i giorni.
Maria era in piedi dietro all’Altare, non l’avevo mai vista così sollevata.
Povera ragazza, chissà quanta paura doveva aver avuto!
Partimmo all’attacco con un tremendo urlo e ci abbattemmo su quella massa urlante di soldati .
Scesi velocemente da cavallo, ormai le persone che combattevano intralciavano il passaggio, dovevo correre se volevo salvarla.
Maria mi vide in mezzo alla battaglia.
Com’era bella la mia Principessa!
Cercò di scavalcare l’Altare per raggiungermi più in fretta, ma mio padre fu molto più svelto.
Riuscì a pugnalarla alla spalla.
Il suo urlo di dolore mi perforò le orecchie.
Probabilmente gridai il suo nome più volte, anche se non sentii il suono della mia voce.
Sinceramente non sentivo niente, i suoni intorno a me si erano attutiti.
Strinse la mascella, per poi rimettersi a correre, raccogliendo tra le mani la lunga gonna.
Ma era troppo lenta, mio padre non era rimasto fermo a guardare e ora le era dietro, io ero troppo lontano anche solo per riuscire ad avvertirla.
L’afferrò per un braccio per poi portare il coltello alla sua gola.
-Maria!-
Correvo a più non posso, dovevo salvarla, non potevo perderla né ora né mai.
Ma ad un tratto successe una cosa che non avevo mai visto in vita mia: Maria cominciò a risplendere per poi emanare una tale energia che tramortì tutti i nemici intorno a lei.
Poi cadde svenuta.
-Maria!-
Non mi rispondeva.
Cominciai ad accarezzarla, le sollevai la testa.
No, non poteva essere…non riuscivo neanche a pronunciare quella terribile parola.
-Robin!-mi girai verso Sir Benjamin-Portala in un posto sicuro nella foresta, Moonacre Manor è troppo lontana e sarà già sorvegliata-
Poi mi guardò.
-Mi fido di te!-
 
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Maria




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Robin



SALVE A TODOS!!
ALLOOORA RIASSUNTO DEL CAPITOLO (immaginatevi la sigla di Beautiful, nananana-nana...): MARIA SCAMPA DALLA MORTE PER MIRACOLO MA VIENE ACCOLTELLATA!
SPERO CHE NON STIATE TRAMANDO LA  MIA  MORTE IN QUESTO MOMENTO...PANICO, PAPPANICO, PAPPANICO PAURA...OHI MA QUANTO Sò MUSICALE OGGI!
SPERO CHE LE GIFS CHE VI HO LASCIATO SIANO DI VOSTRO GRADIMENTO!
CIAO CIAO

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 16 ***


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Maria
 
Mi svegliai con un brivido alla schiena, poi una fitta lancinante alla spalla, gemetti dal dolore, istintivamente portai una mano sulla ferita, era bendata e qualcuno doveva averla medicata con delle erbe.
Mi guardai attorno, ero in una grotta…o meglio eravamo, sì perché vicino ad un fuoco c’era Robin, completamente immerso nei suoi pensieri.
-Stai meglio?-mi chiese aggrottando la fronte, senza sollevare gli occhi per guardarmi.
-La ferita mi fa ancora male-
Dopo di che calò un silenzio imbarazzato, non riuscivo a guardarlo negli occhi, dopo le cose orribili che gli avevo urlato contro nella cella.
Sospirai, presi fiato e …:
-Ti devo delle scuse-ci guardammo sorridendo dato che l’avevamo detto all’unisono, ma poi il sorriso si spense dopo che pensammo a tutto quello che era capitato.
-Non hai niente di cui scusarti- mi disse abbassando lo sguardo.
-Non credo! Ti ho dato la colpa della mia cattura, mentre tu non c’entravi assolutamente e poi mi hai salvato la vita-
-Non ci sarebbe stato bisogno di salvarti se mi fossi opposto a Jack, ma sono troppo codardo anche solo per guardarlo in faccia-
Mi avvicinai e gli posai la testa su una spalla.
-Se sei un codardo, non saresti partito dalla Rocca per avvertire mio zio e Loveday-
Sussultò.
-Mia sorella era già a Moonacre Manor per portare a tuo zio la notizia della tua cattura-
-Loveday è tua sorella?-
Annuì.
Rabbrividii, un gelo mi aveva attraversato le ossa come quando si ha la febbre alta.
Si tolse la giacca e me la mise attorno alle spalle, poi mi abbracciò.
-MI dispiace, sono uno stupido-
Lo abbracciai anch’io, in quel momento avevo bisogno lui più di chiunque altro.
Mi strinsi a lui cercando di ignorare il freddo che mi penetrava nelle ossa.
-Stai bene?-mi chiese sottovoce.
Volevo potergli rispondere di sì, che stavo bene vicino a lui, ma il mio corpo diceva il contrario.
-Sento freddo.-
Si irrigidì, per poi chiudere gli occhi sospirando.
-Faresti bene a riposare-
Mi sdraiai accanto a lui, mi avvolsi in una coperta che avevo trovato in un angolo.
-È una sorta di rifugio?-
-Sì, spesso mi capita di non tornare per la notte alla Rocca e così rimango in questa grotta-
-Robin?-
Si girò a guardarmi.
-Grazie-
Mi sorrise per poi tornare a guardare il fuoco.
 
Robin
 
-Robin dimmi la verità, quel pugnale era avvelenato?-
Bam! Me lo disse così senza esitazioni la mattina dopo.
-No-
Non volevo continuare il discorso ma temo che lei sia l’unica che debba saperlo.
-Però non era un normale pugnale, vero?-
Mi guardò negli occhi stando ancora sdraiata, si teneva la mia giacca ancora addosso ed era avvolta in una coperta, era metà maggio.
-No, lascia una maledizione sulle Principesse della Luna-
Un silenzio di tomba precedette la sua domanda.
-Morirò Robin?-
Deglutii, era questo il punto, dipendeva tutto da lei, non potevo aiutarla in alcun modo e se fosse servito a qualcosa vi giuro che lo avrei fatto con tutto me stesso.
-Si può sciogliere la maledizione solo restando il più possibile accanto alla persona che ami-
Sbiancò ancora di più di quanto lo fosse già.
Maria ti prego perdonami!
-È una cosa stupida, sembra qualcosa come “il bacio del vero amore è la cosa più potente al mondo.-
Ridemmo insieme.
-È una cosa molto studiata invece, non chiedermi perché ma voi Principesse siete portate ad amare un uomo che appartiene alla famiglia opposta, quindi non potete restare insieme per molto .
Se potessi amarmi, Maria, sarebbe tutto più semplice, ma non è così vero? Mi consideri solo un amico e basta. Se ti accorgeresti di me, sopravvivresti!
-E tua madre allora?-
-Lei è stata un’eccezione, infatti non è finita molto bene-
Seguii un silenzio indecifrabile, il mio poteva essere benissimo imbarazzato, ma il suo?
Credo che l’idea di poter amare me non le sia passata per la testa neanche per un attimo.
Robin.
Coscienza, ti assicuro che questo non è il momento più adatto.
Oh sì che è adatto invece.
Che vuoi dire? Forse desideri rinfacciarmi tutte le cose stupide che ho fatto mentre vedo morire davanti ai miei occhi la ragazza che amo? No grazie.
Robin sveglia! Devi starle il più vicino possibile, magari lei è ancora confusa e non sa quella che prova nei tuoi confronti. Tu devi aiutarla.
Hai ragione devo provarci.
Bene!
-Robin ti prego avvicinati-
Feci come mi aveva detto.
-Dimmi Maria- le dissi dopo averle baciato la fronte.
-Robin devi promettermi che qualunque cosa accada tu dovrai trovare e portare le Perle al mare, la salvezza della Valle è molto più importante della mia vita-
Mi sdraiai accanto a lei per fissarla in quegli occhi che amavo da morire.
-Non dirlo neanche per scherzo, tutti si devono salvare dalla maledizione e quando dico tutti sei compresa anche tu-
Sorrise mestamente per poi scuotere la testa.
-Promettimelo!-
La guardai negli occhi, ormai aveva perso la più piccola speranza di salvarsi.
-Te lo prometto-
Lei annuì e chiuse gli occhi per poi lasciarsi cullare da sogni agitati.
La abbracciai un po’ per il fatto che l’amavo, un po’ perché speravo che non sentisse freddo e un po’ perché speravo che l’avrei aiutata a salvarsi.
Mi addormentai anch’io e da lì cominciarono  gli incubi.
Sembrava che stringendo quel patto, avessi puntato una forte somma sulla sua morte.
Sognai  di essere su una scogliera che si tuffava strapiombo sul mare, ero nel bel mezzo di un teatro greco .
Conoscevo bene quel posto, era “dove tutto era cominciato”.
Chiamavo Maria come se fossi pazzo, poi la vidi.
Sembrava essere un tutt’uno con la luna.
Brillava e non riuscivo a guardarla senza socchiudere gli occhi.
-Addio Robin- mi disse per poi voltarsi e buttarsi in mare.
Mi svegliai di colpo in un mare disudore.
-Robin tutto bene?-mi domandò con voce impastata dal sonno Maria al mio fianco.
-Sì continua a dormire, non ti preoccupare-
Non riuscivo a dormire, l’afa era terribile, saranno stati più o meno duecento gradi senza esagerare.
Mi tolsi la camicia e rimasi a petto nudo per poi ritornare ad abbracciarla.
 
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Maria



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Robin



 ALLURA COSA ABBIAMO QUI?
NON è UNA DELLE SITUAZIONI MIGLIORI, MA.....
SI SONO RIAPPACIFICATI YEAHHHHHHHHH!!
EEEEEEEEEEEEE NIENTE CI SENTIAMO AL PROSSIMO AGGIORNAMENTO.
CIAU CIAU!!

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Capitolo 17
*** CAPITOLO 17 ***


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Maria
 
Ora immaginatevi che dopo una tremende malattia vi svegliate sentendovi molto meglio, poi aprite gli occhi e trovate ad un centimetro dalla vostra faccia il viso di un ragazzo da far perdere la testa, con delle braccia muscolose che vi avvolgono la vita e siete appoggiate ad un petto da urlo.
Ora potete capire come mi sentivo in quel momento.
Credo che se avesse aperto gli occhi mi sarei sentita ancora più in imbarazzo.
Rimasi incantata a fissarlo.
-Ehm Robin, credo sia il caso di svegliarsi-
Lui sospirò e mi abbracciò più forte.
-Ancora cinque minuti-
Ok, ero ancora più imbarazzata.
-Ecco Robin, non credo che io possa aspettare cinque minuti, mi stai soffocando-
Ora mi darete della stupida, sarei potuta restare tra le sue braccia ancora per un po’. E non posso biasimarvi perché mi stavo mandando mentalmente a quel paese anch’io.
Robin aprì gli occhi di scatto, per poi alzarsi subito.
-Allora come stai?-
-Ehm Robin?-
Ero diventata rossa come un pomodoro, sembrava non accorgersi nemmeno di mettere in bella vista i suoi muscoli da paura.
-Che c’è?-
Sbuffai, poi mi alzai, raccolsi la sua camicia e gliela diedi.
-Oh- disse solo questo, sgranando gli occhi e girandosi per riallacciarsela.
Non era imbarazzato nemmeno un po’. Non era arrossito o non aveva neanche detto uno “scusa” timido, forse perché sapeva di essere perfetto.
Si girò, ora era vestito anche se la camicia non era del tutto allacciata.
-Allora, stai meglio?-
Aggrottai la fronte, ripensando alle parole riguardo alla maledizione che mi aveva detto Robin.
-Un po’- dissi noncurante, alzando le spalle, nascondendo il dubbio che mi piacesse Robin.
-Bene- disse guardandomi, forse anche lui stava pensando alla stessa cosa, comunque non lo dava troppo a vedere.
-Credo sia il caso di cominciare a cercare le Perle di Luna- lo dissi perché quella notte ci avevo pensato e per cambiare argomento.
-Anch’io penso che sia arrivato il momento-
Abbassò lo sguardo.
-Sei preoccupato per qualcosa?-
Tornò a guardarmi negli occhi.
-I De Noir stanno ancora rastrellando la foresta, questo posto è sicuro, ma come faremo a trovare le Perle se dobbiamo stare anche attenti a non farci scoprire?-
-Ragazziii!-
Era Loveday, come sempre faceva queste entrate in scena, facendo prendere un colpo a tutti.
-Avevo la sensazione che vi sareste nascosti qui e così vi ho portato un po’ di provviste-
Mi alzai e corsi ad abbracciarla.
-Grazie Loveday-
Ci sedemmo in cerchio.
-Allora Loveday mi puoi raccontare  di come siete riusciti a radunare quei cavalieri?-
-Allora, dato che sono una Principessa della Luna e dato che sono stupenda, simpatica, gentile e sensibilissima-(non si smentiva mai)- sono amica degli animali e questi appena avevano visto la tua cattura me l’hanno subito riferito e io sono subito andata ad avvisare tuo zio-
Un momento, Marmaduke mi aveva detto che la sorella di Robin doveva sposarsi con mio zio quindi…-
-Tu sei la fidanzata di mio zio?-
Il suo sguardò si rattristò.
-No, non più ormai-
Io e Robin ci guardammo.
-Comunque tuo zio non mi credette ma la sera venne anche Robin a riferirgli dell’accaduto e così capendo che era vero è andato su una scogliera e ha lanciato un messaggio in acqua ai Cavalli del Mare, dicendo che eri stata catturata e avevi bisogno d’aiuto  e così è arrivato un esercito e siamo venuti a salvarti. The end- e dicendo questo fece una mossa strana con le mani come se suonasse un tamburello.
Io e Robin la guardammo un po’ male, ma lei non se ne accorse.
Forse si diventa così quando si vive da soli sotto terra, parlando con le serpi.
-Loveday sai dove possiamo trovare le Perle?-
I suoi occhi si illuminarono.
-Oh sì che lo so, io le avevo trovate-
-Le avevi trovate?!-
-Eh già e non è stato neanche tanto difficile-
-Loveday, ma allora perché non hai spezzato la maledizione?-
-Ci vogliono due persone di famiglie opposte, per simboleggiare la riconciliazione, ma purtroppo tuo zio quando a scoperto che ero una De Noir mi ha cacciata di casa-
-Dove sono?-
-Nella zona del Salice d’Argento-
Mi girai verso Robin, era pallido come la morte.
 
Robin
 
La zona del Salice d’Argento? Ma siamo impazziti!
Anche se dal nome sembra un posto allegro e felice, è tutta un’altra cosa.
Regola numero uno: non fidarsi mai dei nomi.
Ad esempio Robin significa “pettirosso”, ma se vi avvicinate con del mangime in mano vi strangolo.
Ok, forse come esempio non era un granché ,ma come facevo a pensare a qualcosa di meglio se nella mente avevo immagini di creature sanguinarie e spettri?
Il fatto è che si raccontano cose terribili su quella zona: uomini mutanti, spettri, cannibali, orchi, streghe e chi più ne ha, più ne metta.
-Robin non fare il bambino!- mi richiamò Loveday.
-Non fare il bambino? Io lì dentro non ci vado-
Maria mi guardava supplichevole.
-La maggior parte delle cose che raccontano sono leggende-
-E l’altra piccola parte?-
Mi lanciò un’occhiata da non-posso-dirlo-se-no-Maria-ha-un-attacco-isterico.
Ok, capito. Vera.
-Grazie Loveday, ci hai dato un consiglio veramente utile- disse la mia dolce Maria , abbracciandola.
-Di niente mia piccola Maria, ora se non ti dispiace ti ruberei Robin per qualche minuto-
Non aspettò neanche la risposta che mi prese per mano e ci inoltrammo in un cespuglio dove né Maria né i De Noir potevano vederci e sentirci.
-Allora Robin, Maria è completamente guarita sai cosa significa?-
Annuii.
-Sì, probabilmente le piaccio-
-Togli il “probabilmente”-
Io scossi la testa rassegnato.
-Non mi piace andare troppo sul sicuro con le persone-
-Ma stavolta è sicuro-
-Loveday, fammi credere che ancora non lo sia, va bene? Ho sempre vissuto tra le incertezze, Merryweather-De Noir, Robin-Jack, vita- morte, e ora una cosa certa mi fa paura.-
-Capisco, sei cresciuto Robin, ormai non sei più il marmocchio odioso, pestifero, puzzolente, rognoso, sciupafeste, rompi…-
-Sorella!-
-…scatole che conoscevo, sei cresciuto, ti sono spuntati i peli, puzzi ancora di più…-
-Sorellaaa, la vuoi piantare-
-ti si sono sviluppati i muscoli, fin troppo direi-
Alzi gli occhi al cielo, ma come diavolo faceva a sopportarla lo zio di Maria?
-Maria! Può essere in pericolo, lei è senza di me-
-E tu sei senza di lei, ho capito, va da lei-
Cominciai a correre verso la grotta e la trovai lì tranquilla, che tracciava qualcosa a terra.
Mi avvicinai.
-Questo è il posto dove troveremo le Perle-
Era una particolare zona del Salice D’Argento, ne ero certo.
-Come hai fatto a disegnare così bene una cosa che non hai mai visto?-
Guardò confusa il suo disegno.
-Beh, come quella volta quando…-scosse la testa e si morse le labbra per poi abbassare lo sguardo.
Le presi il mento e la feci girare verso di me.
-Come quando mi hai disegnato?-
Sgranò gli occhi e arrossì di botto.
-Non so di cosa stai parlando-
-Allora vuol dire che questo l’ho fatto io?- chiesi ironico estraendo dalla tasca il disegno di quel giorno.
-Dove lo hai trovato?- mi chiese sgranando gli occhi.
-Nella foresta, ti ho visto mentre lo facevi e quando il vento te l’ha portato via.-
Sospirò.
-Ecco, io non so da dove…-
-Maria!-
-Ok ho capito, ti ho immaginato e poi ti ho disegnato, fine della spiegazione-
-Fine della spiegazione?! Ma ti rendi conto di cosa hai detto? Immagini cose che in realtà accadono davvero solo da un’altra parte. È un potere enorme-
Mi fulminò con lo sguardo.
-Non so se sia bene, tutta questa faccenda dei poteri-
-Stai scherzando?-
Ma dal suo sguardo capii che non stava scherzando affatto.
-Cosa?-
-Senti Robin sono quasi morta per aver fatto quella…quella cosa-
Restai allibito.
-Maria, hai emanato luce propria-
Lei scosse la testa.
-No Robin , ho solo riflesso i raggi della sole in modo che brillassi-
-Beh proprio come fa la Luna-
-Sì, ma io non sono un satellite.-
Si alzò e si diresse verso l’uscita della caverna, per un attimo ebbi l’impressione che se ne volesse andare, ma poi si appoggiò con la schiena alla roccia.
-Cosa ti ha detto Loveday?- mi disse guardandomi stranamente.
-Niente d’importante-
Credo che le avesse capito che le stavo mentendo.
-Quando partiamo?-chiese di nuovo.
-Domani mattina-
-Perfetto!-
 
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Robin



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Maria



CIAO A TUTTI!!
VI LASCIO CON UN ALTRO CAPITOLO.
E VI DEVO DARE UNA BRUTTA NOTIZIA...QUESTA FF TERMINERà TRA QUATTRO CAPITOLI!
VE LO DICO SOLO PERCHè A VOLTE LEGGO DELLE FF E QUANDO FINISCONO CI RIMANGO COSì O.O PERCHè NON ME L'ASPETTAVO PROPRIO!
COMUNQUE CIAO CIAO!! :)))))

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Capitolo 18
*** CAPITOLO 18 ***


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Maria
 
La mattina dopo lasciammo la grotta, portandoci cibo e coperte.
Robin disse che l’acqua dove stavamo andando l’avremmo trovata, quindi non ci eravamo preoccupati di procurarcene.
-I De Noir ci stanno ancora cercando?- gli chiesi durante i preparativi.
-Sì, credo di sì, siamo cocciuti peggio dei muli-
Io sorrisi.
-Oh, sì lo so- dissi scompigliandogli i capelli mentre rubavo la sua adorata bombetta.
Cominciò a rincorrermi dentro la grotta.
-Così la rovini-
-Ma ci sto attenta-
-L’unico modo per tenerla al sicuro è lasciarla sulla mia testa-
Io risi.
Il mio dolce Robin.
-Bel tentativo Robin, ma non ci casco-
Si inginocchiò e fece una faccia da cucciolo.
O mio Dio!
Era impossibile resistergli.
-E va bene ecco la tua bombetta-gliela posai sulla testa.
Lui fulmineo mi prese l’avambraccio e mi fece indietreggiare con la schiena al muro.
Mi guardava strano.
Aveva quegli occhi bellissimi che mi scrutavano attentamente.
-Potresti lasciarmi il braccio, Robin? Comincia a farmi a male-
Glielo dissi anche perché ero spaventata.
Ma che gli era preso così all’improvviso?
Mollò il mio braccio, ma in compenso appoggiò le sue braccia alla parete in modo da non farmi scappare.
Non sorrideva, non ghignava, non aggrottava le sopracciglia.
Rimaneva impassibile.
-Robin ma che…?-mi mise una mano sulla bocca e si avvicinò al mio orecchio.
Sentii un brivido lungo la schiena e un peso allo stomaco.
Maria! Calma! È solo un ragazzo (sì ma che ragazzo).
-Shhh!-mi bisbigliò. -Una truppa dei De Noir è proprio qui fuori-
Ok ora che me l’aveva detto poteva anche staccarsi, macché…se ne rimase tutto il tempo lì , fissandomi e avvicinandosi ancora di più.
Non riuscivo a parlare, avevo ancora la sua mano sulla mia bocca.
-Ehi piccola, calma, loro sono qua fuori, non ci hanno trovati-
Come posso stare calma, se si era avvicinato ancora di più? Chi se ne frega dei De Noir là fuori dico io!
Mi liberò la bocca per poi afferrarmi i polsi e bloccarmi le braccia alla parete.
Mi guardava fisso negli occhi, io distoglievo di continuo lo sguardo per poi tornare ad affogare in quegli occhi lucenti.
-Robin…-mormorai con voce strozzata- Ti prego smettila-
Appoggiò la fronte sulla mia.
-Di fare cosa?- chiese ghignando.
Mi stai torturando, volevo dirglielo, volevo urlargli in faccia i miei sentimenti.
Forse lui voleva solo divertirsi con me e io questo non potevo sopportarlo.
Sì, perché ormai lo avevo capito, mi piaceva Robin.
Tantissimo.
-Quello che stai facendo-
Lui sorrise e mi guardò.
-Ma io non sto ancora facendo niente-
Quell’ “ancora” non mi aveva convinto.
Vuol dire che non si sarebbe ancora staccato?
Bene.
Aiuto!
Crocerossa!
Scese più giù sfiorandomi con le labbra una guancia  e per poi arrivare al collo.
Sgranai gli occhi, ero sbalordita…non pensavo fosse un ragazzo così…che voleva solo divertirsi con me!
Cominciò a baciarmi il collo, tenendomi ben stretti i polsi.
Ero rimasta senza parole.
Sentivo le sue labbra che mi sfioravano.
-Robin…-
Non sapevo se fosse un ordine di smettere o un invito a continuare.
Lui non si fermò.
Non riuscivo più a reggermi in piedi…non ce la facevo più a sopportare quella situazione, io per lui ero solo una bambola mentre per me era tutto.
Cominciai a piangere, ma lui non si fermava, finchè non singhiozzai amaramente, allora si bloccò, alzò la testa e tornò a guardarmi.
Era turbato dalle mie lacrime, mi accarezzò una guancia per portarle via, lo guardai negli occhi.
-Basta-  sussurrai, non avendo ritrovato del tutto la voce.
-Non dovevi aver paura Maria. Non sarei andato oltre.
O mio Dio! Aveva completamente frainteso. Io che avevo paura di lui? Ma per favore! Sapevo che con lui ero al sicuro da ogni cosa.
-Non è questo…io…ecco…-
E brava Maria! Ti sei ingarbugliata da sola , ora cosa gli racconti? Stavo piangendo perché tu mi usi per giocare mentre io muoio per te?
Ma sì, diglielo forza, così perdi anche lui oltre che ai tuoi genitori.
E allora dissi l’unica cosa sensata da dire quando il ragazzo per cui muori è ad un passo dallo scoprire tutto:
-Niente!-
Mi guardò un po’ strano poi alzò le spalle e finalmente mi lasciò andare.
-Beh allora scusa per niente!-
Partimmo subito.
Il viaggio fu silenzioso un po’ perché ero imbarazzata per ciò che era accaduto nella grotta, un po’ per non attrarre i De Noir.
Camminavamo fianco a fianco, non riuscivo neanche a pensare lucidamente, avevo paura.
Troppa.
Solo il nome di quella zona aveva spaventato Robin  e Robin non aveva paura mai di niente.
Niente.
-Robin, siamo ancora lontani?-
-No, siamo molto vicini- mi disse con un sorriso di incoraggiamento.
In effetti la foresta si stava facendo sempre più intricata e buia.
Ad un tratto Robin si immobilizzò.
-Eccoci-
Lo guardai interrogativa .
Mi guardai intorno.
Su un albero c’era affissa un’insegna di legno con inciso sopra “Se entrate in questi luoghi o siete pazzi o avete voglia di morire”.
Incoraggiante!
Vorrei potervi dire che mi sentivo dentro un gran coraggio, che quel cartello non mi faceva il minimo effetto, ma non era così: la verità è che me la facevo sotto.
-Questo è il confine, se lo superiamo siamo…-
-In un mare di guai!- finii la frase per lui.
Robin sospirò.
-Senti Maria, io non sarei voluto arrivare a questo ma credo proprio che tu ne abbia bisogno- disse frugando in una tasca dei pantaloni, poi mi porse un coltello a serramanico.
-Potrebbe esserti utile-
-Grazie Robin-
Non so quanto potesse fare quel coltello contro una banda di tagliagole o un branco di lupi mannari, comunque lo accettai, avevo bisogno di qualcosa di Robin in quel momento.
Mi prese per mano per incoraggiarmi.
-Maria, devi solo fidarti di me-
-L’ho sempre fatto, Robin-
E così oltrepassammo il confine.
Non successe nulla di quello che mi ero aspettata: nessun cannone ci sparò contro, nessun gigante o qualche altra creatura ci catturò o uccise, ma in quello stesso istante capii che un’oscura presenza ci aveva visti.
 
Robin
 
Strinse la mia mano ancora di più.
Aveva paura.
Come me d’altronde, anche se non lo davo a vedere.
Dovevo rassicurarla e incoraggiarla.
Cominciammo a camminare, o meglio a farci strada: il territorio era pieno zeppo di rovi.
Sembravano una sorta di cancello, solo che di solito ad un cancello c’è sempre un guardiano.
-Robin…-
La voce di Maria era più che terrorizzata, mi girai preoccupato e vidi ciò che non avrei mai voluto vedere.
Un leone nero.
Solo che stavolta non era un segno.
-Che cosa vuoi?- gli chiese Maria, dopo essersi stretta a me.
-Questo è il cancello della Zona, potete oltrepassarlo solo rispondendo ad un indovinello-
Sbuffai.
Cos’era la Sfinge? Anche lei faceva un indovinello e chi non riusciva a risolverlo, veniva mangiato.
-E se non riuscissimo a risolverlo?-
-Verrete mangiati-
Appunto…
-Qual è l’indovinello?-
-Cos’è quella cosa che chi la vende non vorrebbe mai comprarla, non è per chi la compra e chi l’ha non la vede?-
Maria sgranò gli occhi, per poi incrociare il mio sguardo.
Continuammo a guardarci, stavamo entrambi pensando.
Passò gran parte della mattinata così.
Ad un tratto Maria chiuse gli occhi, distese la fronte.
-Hai trovato la risposta?-
-Sì, credo di sì-
-Sei sicura?-
Non volevo metterle pressione, ma in realtà non volevo neanche essere mangiato.
-Facciamo così, Robin, io dico la risposta e se non sarà quella…ricordati della promessa che mi hai fatto nella grotta-
-Dimmi la risposta Maria, così gliela riferirò io-
-Robin, non fare lo stupido, io senza di te non riuscirei neanche a proseguire per cinque passi-
Così si voltò, per rivolgersi al leone.
-La cassa da morto- disse risoluta.
Il leone ci guardò.
Poi si concentrò su di lei, annuì e scomparve.
Maria sospirò di sollievo, per poi abbracciarmi.
Doveva esserle passata davanti tutta la sua vita e credetemi, anche a me.
La sua morte mi avrebbe ucciso.
-Sei stata bravissima-
-Grazie, ma non credo che i prossimi pericoli si possano risolvere con un indovinello-
Aveva ragione, al calar del sole i pericoli si sarebbero moltiplicati, ma se Loveday era sopravvissuta allora forse anche noi avevamo una speranza.
-Secondo te dove sono le Perla?- disse Maria quella sera sotto le coperte.
Non avevamo acceso il fuoco, se da un lato allontanava  le bestie feroci, dall’altro attirava banditi e assassini.
E per un cacciatore è preferibile trovarsi faccia a faccia con gli animali.
-Non lo so, ma devono essere qui da qualche parte-
-E se non le trovassimo in tempo? Robin, ho contato le lune e abbiamo poco tempo-
La verità è che non sapevo assolutamente dove trovare quel posto che aveva disegnato Maria.
Che cosa le dico Coscienza?
Oh ciao Robin finalmente t fai risentire!
Scusa avevo da fare.
Sì sì lo so. Comunque cerca di tranquillizzarla, deve avere molta paura.
-Le troveremo, non ti preoccupare, e sai perché?-
-No, perché?-
-Perché sei la Principessa della Luna più potente di tutte.-
Rise sollevata.
-Credo che la risposta sia perché sono accompagnata da un cacciatore scelto- disse sfiorandomi con un dito le piume che portavo al collo.
Cominciai a farle il solletico.
-Dai basta Robin- riuscì a dire tra le risate, le presi una mano e lei mi guardò turbata.
-So come sei fatta, se non ti tenessi la mano non ti addormenteresti-
Lei mi guardò e mi baciò una guancia.
-Grazie Robin- mi sussurrò.
 
 
Ehi Robin? Sveglia.
Coscienza che c’è?
Non senti una sorta di dondolio?
Dondolio?! Oh mio Dio, sì.
Aprii gli occhi di scatto e la prima cosa che vidi fu il terreno e fin qui nulla di strano.
Poi mi accorsi che ero trasportato da un omone mezzo nudo con un’aria poco intelligente.
-Dov’è Maria?-g li chiesi in preda al panico.
La sua unica e rassicurante risposta fu:
-Uh?-
Insomma era molto sveglio.
Alzai gli occhi al cielo.
-La ragazza che era con me, capelli rossicci, occhi marroni, vestito nero…-
-È là- disse indicando un uomo molto muscoloso che la portava in braccio.
Sembrava stare bene. Tirai un sospiro di sollievo. Grazie al cielo.
-Bella bambolina-
-Che cosa?! Guarda che lei è già impegnata con me-
Brutto farabutto carognoso!
-Tsè, tu sei una pulce, per bella bambolina ci vuole un guerriero bello e forte, come me-
Ora mi toccava sopportare anche uno che si credeva una star.
Coscienza ti prego aiutami tu.
Come dovrei aiutarti?
Beh, fai qualche mossa di karate come “metti la cera, togli la cera”.
Ma tu sei fuori! Io sono solo una voce nella tua testa.
Ah, quindi è un po’ difficile tirare pugni da lì dentro vero?
Beh, sì eh!
Ma perché mi doveva capitare una coscienza così rammollita?
-Robin!-
Maria si era svegliata e quell’uomo che sembrava  uscito da una rivista di culturismo, la posò a terra per farla camminare.
Le presi la mano, nei suoi occhi si leggeva chiara come il sole la paura.
-Chi sono questi?- si guardò intorno per cercare una via di fuga.
-È inutile Maria, sono in sei, stiamo a vedere dove ci portano, poi vedremo-
Lei annuì, non era del tutto sicura che l’aspettare fosse una mossa sicura.
E in effetti neanche io ero del tutto certo.
E se questi erano cannibali?
Di certo l’aspetto non aiutava ad escludere l’idea.
Sentii Maria stringersi a me.
-Robin, che ha quel ciccione da fissare?-
Mi voltai, il ciccione non era altro che quel deficiente che mi aveva portato in braccio.
In effetti la stava fissando come un cretino e dalla bocca, ci avrei scommesso, uscivano dei suoni come “Guh, guh!”, insomma delle perle di saggezza che ti fanno comprendere il senso della vita.
Gli lanciai un’occhiataccia, per poi cingerle le spalle con un braccio.
Era mia e nessuno me l’avrebbe portata via.
Parola di Robin De Noir.
 


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Robin



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Maria



ALLORA LA PRIMA COSA CHE HA DETTO MIA SORELLA QUANDO HA LETTO IL CAPITOLO è STATA: "MA ROBIN è UN PERVERTITO!!".
IN REALTà ROBIN VUOLE DICHIARARSI A MARIA, MA NON SAPENDO COME FARE ...
COMUNQUE SCUSATE PER IL RITARDO, MA CON LA SCUOLA, SCOUT,FRATELLI SCALMANATI NON SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE PRIMA!!
CIAO CIAO

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 19 ***


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Maria
 
-Lascialo perdere, non è del tutto a posto- mi disse per rassicurarmi, anche se il suo tono era freddo e tirato.
-Dove ci portate?- chiesi ad un guerriero vicino a me.
La curiosità era troppa.
-Dalla dea, nostra regina, lei vi punirà per aver macchiato le terre con la vostra zozzura-
Ok, forse non eravamo così puliti e pettinati, insomma avevamo dormito per diverse notti per terra.
-E dove si trova esattamente questa dea?-
-Ad ovest, molto vicino al Salice-
Mi rasserenai, stavamo andando nella direzione giusta lo sentivo, strinsi la mano a Robin per avvertirlo.
Avremo raggiunto il nostro obbiettivo e in più avevamo una scorta che ci avrebbe accompagnati per gran parte del viaggio.
Allora questi uomini primitivi non erano del tutto inutili.
Quello a cui mi ero rivolta era il capo, si vedeva lontano un miglio.
Scoprii in seguito che si chiamava Trogo, che razza di nome, questa fu l’unica cosa che mi rivelò che non si riferisse alla nostra morte.
Descriveva modi orribili di come la regina ci avrebbe uccisi.
Gli chiesi di lei, cercando di ignorare quelle prospettive poco allettanti.
-È bellissima- disse sognante.
Si accorse che sorridevo, essendomi accorta che era più che cotto della regina-
-Sì una bellissima e sanguinosa regina-
Eh non si smentiva mai.
 
Il luogo in cui ci portarono era un piccolo tempietto di marmo affacciato sul mare.
Si disposero in semicerchio.
Si fece avanti Trogo: era tutto rosso per l’emozione di rivedere la sua amata.
Si inginocchiò.
-Ti prego nostra dea, esci dalla tua nobile dimora per ascoltare il tuo misero suddito, ti lascio questo cibo degno degli dei-
Appoggiò per terra qualcosa di arancione, doveva essere “il cibo degno degli dei”.
-Si aprano le danze per la regina-
Cominciarono a suonare dei tamburi; li guardammo un po’ male quando cominciarono a cantare “Mia bella reginetta, esci dalla casetta, sei bella come una patata mentre prepari la frittata”.
Immaginatevi questa strofa cantata da sei guerrieri che intanto facevano delle danze di guerra.
Immagino che li guardereste male anche voi.
Comunque la nostra sorpresa non finì lì; ad un certo punto la musica e le danze cessarono di colpo, per essere sostituite da un silenzio di tomba.
Cominciarono a tornarmi alla mente le parole di Trogo durante il viaggio.
Iniziai a sudare freddo, strinsi la mano di Robin, che non mi aveva mai lasciato.
Notando la mia paura, mi abbracciò.
Guardammo entrambi il tempietto.
Si sentiva qualcosa muoversi là dentro ad una velocità sorprendente.
Fino a quando il rumore della corsa si fermò: la regina stava per uscire.
Guardai i guerrieri che intorno a noi si erano inginocchiati, Trogo ci fece segno di imitarli.
Mi piegai all’istante, sperando così di placare l’ira della regina.
Ad un certo punto una lepre corse verso il cibo arancione che Trogo aveva lasciato a terra.
Pensai che i guerrieri si sarebbero alzati per andare a scacciare la lepre, ma notai che piegarono ancora di più il capo.
-O dea Serena, accetta quest’umile carota e degnaci del tuo ascolto-
Potete immaginare le nostre facce.
-Robin, questi credono che la lepre sia una dea?-
-È un coniglio di Moonacre-
Lo guardai come per dire “Madonnina mia che differenza!”.
Lui sorrise. Doveva essere preoccupato invece.
Non solo ci erano capitati dei guerrieri, ma anche guerrieri sciroccati.
Eravamo in un mare di guai.
Il coniglio di Moonacre aveva finito di mangiare la carota e si guardava intorno; doveva essere uno spettacolo che vedeva di continuo, non si spaventò anzi, ci squadrava con indifferenza.
-O dea abbiamo trovato questi due stranieri nei nostri territori di caccia, cosa dobbiamo fare?-
La lepre cominciò a correre verso di noi e si fermò davanti ai nostri piedi e fece la cosa più normale del mondo: cominciò ad annusarli.
I guerrieri lanciarono grida di sorpresa e di stupore.
Beh sì, wow che cosa magnifica ed emozionante essere annusati da un coniglio, che una banda di pazzi crede una dea.
Wow.
Stavo per chiederle l’autografo, insomma non è da tutti i giorni incontrare una divinità, quando Trogo avanzò verso di noi con una faccia cupa e disse:
-Le piacete-
Vuol dire che non moriremo giusto?
Perché io non voglio morire condannata da un coniglio.
Mi abbassai, la lepre mi squadrò per poi avvicinarsi sempre di più.
La presi in braccio e incominciai ad accarezzarla.
Tutti mi guardarono attoniti.
Trogo si inginocchiò davanti a me.
-È benedetta-
-In realtà sono Maria- non si degnarono neanche di rispondermi, dovevo essere una sorta di supereroina.
-Vi prego degnateci della vostra nobile presenza nel nostro villaggio a pochi passi da qui-
Eh, quante cose poteva cambiare un coniglio!
 
Robin
 
Questi qua erano davvero fuori, non come Loveday ma quasi.
L’unica cosa che avevo capito era che ci avrebbero portato in qualche villaggio lì vicino.
Guardai Maria, quel vestito era troppo pesante , riusciva a fatica a camminare e aveva caldo.
-Maria tutto bene?-
Lei annuì cercando di sorridere.
 
Quando mi immersi nella vasca da bagno mi sembrò di rinascere, tutto ad un tratto la nostra imprese mi apparve facile e m apparve facile anche l’idea di dichiararmi.
Stavo per uscire dall’acqua quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Subito entrò il ciccione idiota.
-Che vuoi?- chiesi scontroso, rimmergendomi subito.
-Sono venuto a portarti i vestiti, alcune donne te li avevano lavati e ora sono asciutti-
Lo guardai a bocca aperta.
Wow, non riuscivo a crederci: aveva fatto una frase di senso compiuto.
-Guh-
Come non detto.
Se ne stava lì a guardarmi come un idiota.
-Che altro c’è?-
-Niente niente- disse ridendo sotto i baffi, poi se ne andò.
Ma che aveva da ridere?
Beh lo seppi molto presto.
Le mie mutande non c’erano più, al posto di quelle tirai fuori un paio di mutandoni a fiori.
-Dove son le mie mutande?- urlai.
Quei…quei cosi erano terrificanti.
Mi precipitai fuori, dopo essermi vestito.
Dov’era quell’idiota?-
-Ehi pulce!-
Mi voltai.
Era il ciccione e faceva volteggiare su un dito le mie mutande pulite.
-Ridammele-
-Non credo proprio, appena bambolina vedrà che hai addosso delle mutande da donna non ti parlerà più-
Alzai gli occhi al cielo.
-Ma quanto sei stupido? Ho i pantaloni sopra le mutande-
Lui aggrottò la fronte.
-Ah, è vero, vabbè allora tieni- disse tirandomele, io per fortuna le presi al volo.
-Robin- mi voltai.
Era Maria.
Si era lavata, proprio come me, ma il suo vestito non lo avevano solo lavato, lo avevano sostituito con un altro molto più leggero.
Aveva un abito senza maniche, sembrava quasi una tunica romana, solo che era di color madreperla e aveva delle piccole lune che drappeggiavano il vestito sulle spalle.
Un nastro d’argento stringeva il vestito sotto il seno.
I capelli erano sciolti e sulla fronte portava un cerchietto.
Rimasi a guardarla.
Sembrava una dea altro che il coniglio.
-Robin, ma che…?- disse per poi fermarsi arrossendo alla vista delle mutande.
Restammo così per alcuni minuti, eravamo entrambi fucsia.
-Beh ecco io…-
-Robin, vai in giro senza mutande!-
Ecco! Ed ora come avrei potuto tirarmi fuori da lì.
Coscienza.
Arrivo! Dimmi tutto!
Ti devo spiegare la situazione?
No no, me ne sono resa conto.
E allora che le dico?
La prima cosa che ti viene in mente. Non potete restare tutto il pomeriggio a fissarvi.
Beh, io non le dissi la prima cosa che avevo in mente ( sei bellissima e ti amo da impazzire), ma la seconda.
-Magari non le portassi-
Divenne ancora più rossa e abbassò lo sguardo.
Io mi voltai ed andai a cambiarmi.
Poi feci di nuovo un giro del villaggio, stavolta senza mutande in mano.
Era un insieme di poche capanne, costruite su una radura soleggiata.
Tirava un po’ di vento fresco.
Insomma si stava da Dio.
Intravidi Maria sommersa da una folla di ragazzini dalla bocca aperta.
Mi avvicinai furtivamente e poi l’abbracciai da dietro.
-Robin-
-Principessa-
Una bambina mi si avvicinò.
-Tu sei il ragazzo di Maria?-
Ci separammo subito dall’imbarazzo (ma oggi era proprio una giornata di figure di cacca!).
Io scossi la testa.
-Allora posso sposarti?-
La guardai con gli occhi fuori dalle orbite, probabilmente in quel momento sembravo più un rospo che un essere umano.
-Perché?-
Lei scrollò le spalle.
-Sei bello e sei un guerriero- disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Tutte le ragazzine cominciarono a guardarmi e a ridacchiare.
Cavolo e adesso?
Non potevo certo dire qualcosa come “Siete troppo piccole”, le avrei offese, oppure “Sono già innamorato di un’altra” con Maria vicino.
No, non potevo.
Maria sorrise vedendomi impacciato, così appoggiò la sua mano sul mio braccio.
-Beh ecco Robin voleva fare il timido. Noi due stiamo insieme-
Non credevo alle mie orecchie.
Cosa…cosa aveva detto? Stavamo insieme?
La guardai cercando di mantenere la calma, lei mi sorrise e mi strizzò l’occhio.
Ah uno scherzo!
E fin lì tutto bene; mi aveva tolto da una situazione molto difficile con una piccola bugia.
Il peggio arrivò subito dopo, quando la stessa bambina di prima disse qualcosa come “E si vede lontano un miglio, la mangi con gli occhi”.
Colpito e affondato!
Maria mi guardava turbata , come per accettarsi che quello che quello che era stato appena detto fosse vero.
Mi voltai per guardare la ragazzina.
-Certo- dissi scrollando le spalle, cercando intanto di non far battere troppo forte il cuore.
-È naturale, quando una ragazza e un ragazzo si am…, cioè si vogliono bene…ecco, non come fratello e sorella…insomma beh, avete capito, no?-
No che non avevano capito, mi guardavano come se gli avessi tentato di spiegare che Serena in realtà era un semplice coniglio e non una dea.
-Beh, lasciamo perdere, tanto non capireste neanche con un diseg…-
-Quello che vuole dire Robin- intervenne Maria lanciandomi uno sguardo di rimprovero-È che le vostre mamme vi hanno chiamato per il pranzo.-
Sorprendente quanto i bambini credano alle panzane.
Se gli avessimo detto che c’era un’inondazione di pozione magica che li avrebbe trasformati in conigli, ci avrebbero creduto senza problemi.
-Cosa stavi raccontando a quei bambini, prima che arrivassi?-
-Niente di che, solo del vostro intervento per salvarmi la vita-
In effetti avevano delle facce stralunate.
-Ah ecco il perché della storia del guerriero!!-
-Già- disse ridendo, ricordandosi probabilmente della bambina e della sua stramba proposta di matrimonio.
La guardai, avevo un peso sullo stomaco, un peso piacevole.
Robin, glielo devi dire.
Cosa?! Tu sei pazza.
No, vi è andata bene fino ad adesso, ma come puoi sapere se questa avventura avrà un lieto fine?
Che vuoi dire?
Cavolo Robin, se le succedesse qualcosa, almeno avrai la consapevolezza che lei sa tutto.
Coscienza, ma sei matta a dire una cosa del genere?
Deve saperlo punto e basta.
 
Le presi entrambi le mani, mi guardò turbata, io le sorrisi.
-Ehm, Maria, ti devo dire una cosa-
Mi guardò ancora più interrogativamente.
Chissà cosa stava pensando.
Forse che io in realtà non ero Robin ma un alieno, oppure che neanche adesso portavo le mutande…
-Io…-
-Maria!- lei si voltò, un bambino correva nella nostra direzione-Serena vuole vederti-
Mi mormorò uno “scusa”, per poi correre via.
Scrollai le spalle, tanto non sarei riuscita a dirglielo.
Come dovevo fare?
Io non ero bravo in queste cose, anzi non sapevo assolutamente cosa fare.
Sapevo come iniziare, ma poi?
Lei voleva che restassimo solo amici o anche lei provava qualcosa per me?
Ma io dovevo provarci almeno.
Lei doveva saperlo.
La mia coscienza aveva ragione: finora ci era andata bene.
Molto bene.
E se l’avessi persa?
No no e no, non ci dovevo neanche pensare.
Maria stava tornando, correndo verso di me.
-La dea ci ha dato il permesso di partire, abbiamo già le provviste e possiamo andarcene anche subito da questa banda di sciroccati-
Le presi la mano.
-Bene allora andiamo-
 



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Maria



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Robin



COME VA LA SCUOLA? IO UNA PALLA, MI STO ADDORMENTANDO NELLE ORE DI GRECO, LATINO, FILOSOFIA , STORIA, RELIGIONE, MATEMATICA, SCIENZE....INSOMMA IN TUTTE. COMUNQUE QUESTO è IL TERZULTIMO CAPITOLO....E MI DISPIACE TANTISSIMO SE NON HO POTUTO PUBBLICARLO PRIMA, IN EFFETTI SPERAVO IN UNA RECENSIONE...HO TANTISSIME VISUALIZZAZIONI MA NESSUNO DICE COSA NE PENSA... CIAO CIAO!!!

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 20 ***


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Maria
 
Eravamo di nuovo in viaggio.
Secondo le indicazioni dei primitivi il Salice d’Argento doveva essere lontano pochi chilometri verso ovest.
Robin si era fatto silenzioso.
Continuavo a pensare alle parole di quella bambina: “Ti mangia con gli occhi”, e lui era risultato subito molto impacciato.
Lo guardai.
E se…? No, impossibile! Nel suo Clan c’erano di sicuro molte ragazze: perché avrebbe dovuto accorgersi proprio di me?
-Cosa credi che troveremo al Salice?-mi domandò all’improvviso.
Lo guardai negli occhi: erano ipnotizzanti, di un nero che faceva venire le vertigini.
-Credo le Perle e…-
-Qualche pericolo vero?- finì la frase per me.
Annuii.
-Ci deve essere come minimo un guardiano-
Si bloccò, irrigidendosi.
Posò una mano sul coltello.
-Nel mio Clan tutti fanno una sorta di giuramento al Capo, ora vorrei farlo a te-
A me?
Non feci in tempo neanche a dirlo che lui si inginocchiò.
Lasciò la mano destra sul coltello, poi portò la mano sinistra al cuore.
-Darò la mia vita per salvare la tua, userò il mio coltello per proteggere il tuo cuore e perdona il tuo umile servo se non riuscirà a compiere il suo compito-
Piegò la testa.
Sorrisi tra me e me, poi mi inginocchiai davanti a lui, gli alzai il viso per poi abbracciarlo.
-Non dovevi pronunciare quel giuramento, Robin, non voglio perderti per nulla al mondo- gli sussurrai, stringendolo ancora più forte.
-Voglio che tu sappia che puoi sempre contare su di me-
Mi sfuggii una lacrima.
-Ho sempre contato su di te Robin, e tu non mi hai mai deluso-
Lui si allontanò per guardarmi, poi sorrise.
-Piangi?-
Mi asciugai qualche lacrima.
-Mi sono commossa e allora?-
Mi baciò sul naso.
-E allora niente-
Rimasi di stucco.
Ci alzammo e riprendemmo a camminare sorridendo stavolta mano nella mano, anche se non avevamo nessun primitivo che ci circondava.
La foresta si fece sempre più buia e fitta, più volte mi strinsi a Robin sentendo degli strani rumori nella foresta intorno a noi.
Camminavamo in silenzio, cercando di non fare rumore.
Anche Robin cominciò a guardarsi intorno circospetto.
-Ro…Robin- sussurrai- quanto manca?-
Non ero riuscita a trattenermi, mi sentivo soffocare.
-Poco Maria, non ti preoccupare-credo che avrebbe voluto aggiungere qualcosa come “cerca di non preoccuparti”.
Ormai la frittata era fatta. Mi preoccupavo della mia vita e di quella di Robin.
Volevo morire almeno con la certezza che lui sapesse ciò che provavo.
Quindi l’orologio andava troppo avanti, la mia ora non era ancora arrivata.
Robin mi strinse la mano. Mi voltai verso di lui.
-Ci siamo- cercò di incoraggiarmi con un sorriso tirato e insieme ci facemmo strada tra gli ultimi rami che ci separavano dalla nostra meta.
Sbucammo in una radura soleggiata, gli occhi ormai abituati all’ombra erano ancora più infastiditi dai riflessi del sole sul Salice d’Argento.
Si trovava su una piccola altura al centro dello spiazzo. Le sue piccole e lucenti foglie si riflettevano su un laghetto dall’acqua cristallina.
Era un salice piangente, non c’erano parole per descriverlo.
Immaginatevi una pozza d’acqua fresca in mezzo al deserto o un’isola verdeggiante in mare aperto.
-Ce l’abbiamo fatta-
Lui annuì sorridendo.
-Non correre però è pericoloso-
Gli lanciai un’occhiata da credi-che-sia-così-tanto-stupida?-dopotutto-sono-una-Principessa-della-Luna.
-Va bene, ho capito- disse arrendendosi.
Ci avvicinavamo sempre di più, finchè i nostri cuori di colpo persero un battito.
Comparvero all’improvviso un leone nero e un unicorno: i simboli delle nostre famiglie.
Guardavano noi.
-Mi sembra di essere sottoposto ad un esame- mi sussurrò Robin a disagio.
-Devi guardarli negli occhi, altrimenti puoi sembrare indegno-
-Ma agli animali…-
-Questi non sono semplici animali, cacciatore!-
Per chi ci guardava dovevamo sembrare abbastanza strani: non ci voltavamo a parlare verso l’altro , quidi sembrava che conversassimo con il vento.
Arrivati a i piedi dei due animali ci inchinammo profondamente.
Mi aspettavo quasi che il leone dicesse qualcosa come “Benvenuti a Narnia, Figlia di Eva e Figlio di Adamo”, ma non disse nulla, evidentemente era capitato nella storia giusta.
Probabilmente ci avrebbe mangiati e il nostro viaggio sarebbe stato inutile.
La luna avrebbe ucciso tutti e la Valle sarebbe sprofondata nell’oscurità.
-Maria, ultima Principessa della Luna, alzati- disse l’unicorno.
-Mi riconosci?-
Io scossi la testa turbata , l’avrei dovuto riconoscere?
-Sono il tuo guardiano, ti ho protetto finora-
-Grazie, purtroppo non ti ho visto-
-Ero io che non mi facevo vedere-
-Va bene adesso basta, eh!- intervenne il leone stizzito -Devono superare la prova -
Io e Robin ci guardammo. Sorprendente un’altra prova!
Io non me l’aspettavo proprio e tu, Robin te l’aspettavi? No, neanche lui!...Ma siamo impazziti? Tutta la nostra impresa è stata una prova e questa non era imprevedibile.
-Bene io analizzerò la ragazza-
-Ma perché sempre tu?-
-Perché sono il simbolo della sua famiglia , genio-
L’unicorno si avvicinò a me, per poi fare segno di seguirlo.
Lasciai la mano di Robin e gli lanciai uno sguardo rassicurante, accompagnato da un sorriso.
Lui lo ricambiò.
-Sta attenta Principessa- mi sussurrò all’orecchio, per poi fare il suo solito ghigno.
Feci finta di niente anche se in realtà avevo il cuore che me era arrivato in gola. Seguii l’unicorno che si stava allontanando verso est.
-Di che genere di prova si tratta?-
-Oh è molto semplice ,io ti faccio delle domande e tu devi rispondere-
Da come me l’aveva detto sembrava che mi avrebbe chiesto l’alfabeto o la tabellina del due.
-Ma a che serve la prova, tanto sapete che sono una Principessa della Luna-
-Beh sì, ma puoi risultare non adatta, la prima Principessa ha detto che solo una persona pura di cuore può salvare la Valle  e se tu non fossi adatta le Perle andrebbero perdute, voi umani avete una memoria e un’attenzione per le cose importanti pari a zero-
Volevo ribattere con qualcosa come “Grazie mille per la fiducia, brutto unicornuto.”.
Ma poi pensai che quel corno, che lo rendeva unicornuto, doveva essere abbastanza affilato e che la valle non poteva essere salvata da polpettine di Principessa di Luna.
-Bene, cominciamo con la prima domanda-
 
Robin
 
Maria e l’unicorno avevano cominciato a parlare, se ne stavano uno di fronte all’altra.
In effetti non c’era un animale più adatto per rappresentare la sua famiglia.
All’apparenza orgoglioso, ma all’interno dolce e puro.
Lei era così.
-Ehi amico, invece di pensare alla ragazzina, rispondi alla domanda che ti ho fatto-
Ah sì quella domanda.
Con chi parlo di solito.
-Con Maria-
-E se lei non c’è?-
-Con la mia Coscienza-
Non avevo mai visto un leone prendere in giro una persona, beh questo lo fece.
Si rotolò tra l’erba ridendo e cantando idiozie come “Se Robin è schizofrenico batti le zampe”, oppure “Tutti parlano tranne te, siamo ad una festa in cento tre, tu che fai? Parli con te.”
-Che hai da ridere? I miei amici mi hanno abbandonato, mio padre mi odia, mia sorella è in esilio e posso vederla solo di nascosto.-
Cominciava a darmi sui nervi, in effetti quel leone ritraeva il mio Clan alla perfezione.
-Passiamo alla prossima domanda- disse facendosi scappare un’altra risatina –Ti piace la ragazzina, eh?-
Ma a cosa servivano queste domande?
A Loveday cosa avevano chiesto?
La ricetta per un buon sufflè di patate?
-Sì e allora?-
-Beh ragazzo, la maggior parte dei DeNoir non riesce neanche a pensare una cosa del genere, complimenti!- disse tendendomi la zampa.
Come tutto qui? In tutto mi aveva fatto solo due domande!
Guardai il leone e poi mi voltai verso Maria, che stava ancora parlando con l’unicorno.
-Tu hai superato la prova ragazzo, hai abbattuto i pregiudizi della nostra famiglia, hai riscoperto i suoi pregi: il sacrificio, l’amore, la devozione, la determinazione. Sei tu l’eroe, tu sei stato, sei e sempre sarai il primo.
Allungai una mano per stringergli la zampa, ma lui subito la ritrasse e se la passò fra la criniera.
Un classico.
Jack lo faceva ogni volta e ogni ragazza in un raggio di dieci metri faceva un verso, qualcosa tipo “Aaaahhhh”, insomma da incubo.
Il leone era sparito.
-Robin-
Mi voltai , Maria correva verso di me, anche lei doveva avere superato la prova.
-Com’è andata?- mi chiese.
-Bene, mi ha fatto solo un paio di domande e poi se n’è andato-
Mi diede una leggera spinta.
-Fortunato-
Ridemmo.
Non potevo crederci, ce l’avevamo fatta, dovevamo solo trovare le Perle e consegnarle al mare, gran parte del lavoro era alle spalle.
-Ti ha detto qualcosa il leone su come trovare le Perle?-
-No e tu lo riconosci il posto che hai disegnato?-
-È  una sorta di cavità alla radice di un albero, potrebbe essere ovunque.
Ci guardammo per un attimo.
In effetti l’unico albero in quella radura era quello nel bel mezzo di essa, ma a prima vista non c’era né una cavità, né un buchetto di qualsiasi genere.
Cominciavamo bene!
Ci avvicinammo all’albero.
-Cosa ti ha chiesto l’unicorno?-
Lei mi guardò con un mezzo sorriso.
Mi faceva girare ancora di più la testa quando  mi guardava così, sembrava che le piacessero le mie attenzioni.
-E a te, cacciatore?-
La guardai fingendomi meravigliato.
-Come Principessa?! Non sa che non è educato rispondere ad una domanda con un’altra?
Lei scoppiò a ridere.
-Sei uguale alla Signorina Heliotrope-
Non ebbi tempo di chiederle chi fosse, si era già catapultata ad ispezionare l’albero.
Guardava attentamente tutti i rami, le foglie, la corteccia.
Era bellissima.
-Ehi Robin puoi anche darmi una mano, invece di star lì a guardare il panorama-
E che bel panorama!
 
Niente le Perle non erano sull’albero, mi ero arrampicato sui rami e anche lì niente.
-Dove possono essere Principessa?-
-Smettila di chiamarmi in quel modo-
-Va bene…-
Lei sospirò sollevata.
-…Principessa-
-Robiiiin!-
Appoggiò la testa sulla mia spalla, dato che eravamo seduti per terra ai piedi dell’albero.
-A che stai pensando?- le chiesi, dato che non parlava da un bel pezzo.
-Sono nell’acqua!-esclamò alzandosi in piedi.
-Cosa?-
-Le tagliatelle di mia nonna-
-Che cosa?-
-Le Perle, Robin-
-E che c’entrano le tagliatelle di tua nonna?-
Sospirò.
Mi avvicinai allo stagno insieme a lei.
-Sì, sono qui dentro-
Non era uno stagno qualunque, quello con i pesciolini rossi.
Sembrava più una cavità profonda allagata.
-Bene, io vado-disse Maria.
-Sei impazzita? Vado io.-
-L’ingresso è troppo stretto genio, e poi sono io la Principessa della Luna-
Abbassai lo sguardo.
Lei posò una mano sulla mia guancia-
-È che non voglio metterti di nuovo in pericolo, Robin, non voglio perderti-
Rimasi a bocca aperta.
Cosa aveva detto?
Robin, ti stai surriscaldando, sto andando a fuoco qui dentro, hai per caso un estintore da prestarmi?
Hai sentito cosa ha detto? Comunque lo hai trovato l’estintore?
Sì, non ti preoccupare, il tuo sistema orinario mi ha prestato qualcosa di simile
-Robin, puoi voltarti per favore-
-Perché?-
-Beh, credi che mi tuffi con un vestito addosso?-mi voltai rosso dalla vergogna, solo io potevo fare quelle figure!
Sentì un rumore d’acqua dietro di me, mi voltai giusto per vedere il suo viso emergere dall’acqua e rimmergersi subito dopo.
-Le hai trovate?- le chiesi qualche minuto dopo quando riemerse.
Lei annuì, non aveva più il fiato per parlare.
Mi voltai mentre lei usciva dall’acqua.
So a cosa stai pensando Robin.
Ma io non sto pensando a niente.
Ah no? Ti stai chiedendo da mezz’ora come sia il suo intimo.
Ma che dici?
Niente, scherzo.
-Adesso puoi voltarti Robin-
Si era rimessa rivestita, anche se il vestito le si era appiccicato addosso a causa della pelle bagnata.
Sbuffò.
-Qualche problema?-
-Sì, non riesco ad allacciarmi questo-
Mi disse mostrandomi il cinturino d’argento del vestito.
Mi avvicinai.
-Dai te lo metto io-
 Era imbarazzata non sapeva cosa rispondere.
Perché? Era un semplice nastrino. Davvero niente di che. Se l’avessi dovuta aiutare ad indossare un vestito o che so io, beh allora era un altro conto.
Glielo legai e poi l’abbracciai da dietro, lei si irrigidì.
-Ti conviene cominciare a correre, mia cara Principessa e sottolineo Principessa-le sussurrai ghignando ad un orecchio.
Lei sorrise ed io la lasciai andare, lei cominciò a correre ma poi si fermò.
-Ehi non voglio il vantaggio-
Ok Principessa, non vedo l’ora di averti di nuovo tra le mie braccia.
Cominciai anch’io la corsa, ma stavolta lea presi solo perché aveva inciampato nel vestito, si era fatta veloce e resistente.
Le circondai la vita con le braccia.
-Dai Robin lasciami, non sono mica una lepre-
 



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Maria e Robin


HELLO BEAUTIFUL PEOPLE!!
PERDONATEMI PER L'ENORME RITARDO, MA DATO CHE ADORO SCRIVERE SU CARTA POI DEVO COPIARE SUL PC E SUCCEDE CHE AGGIORNO DOPO UN SECOLO!
COMUNQUE ...THIS IS US...EHM NO, SCUSATE...THIS IS IL PENULTIMO CAPITOLO : (((((((!!
VI PREGO LASCIATE UNA RECENSIONE!! XD

 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 21 ***


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Maria
 
-Ora smettiamola di giocare, dobbiamo andare al mare- detta così sembrava quasi che dovessimo andare in vacanza.
Stavo per aggiungere qualcosa come “ce l’hai la ciambella?”, quando Robin mi toccò le Perle che avevo al collo.
-Sono queste vero?-mi chiese guardandole.
Quando guardava qualcosa di estremamente luminoso, i suoi occhi lo rispecchiavano.
Perché lo consideravo un ragazzo perfetto?
Sembravo una di quelle stupide principesse delle favole che aspettano il loro principe azzurro, senza macchia e senza paura.
-Sì, sono loro-
Cominciai a sentirmi strana, Robin mi guardava con tanto d’occhi.
-Maria…stai brillando-
No, di nuovo!
Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di quegli uomini spazzati via, compreso il padre di Robin.
Non sopportavo l’idea che mi guardasse come una creatura lontana ed aliena.
Che stupida, come poteva amarmi se mi considerava una sottospecie di mostro?
-Robin…-ero sempre più stanca, non riuscivo a stare in piedi, caddi in ginocchio, Robin si inginocchiò davanti a me e mi abbracciò.
-Ti faccio paura?-
Gli chiesi sfinita.
Beh forse era una domanda un po’ stupida per un cacciatore.
-No Maria, non mi spaventa la luce-
E con le sue parole nelle orecchie svenni sulla sua spalla.
 
Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu Robin, seduto a gambe incrociate a fissare il mare.
Il mare?
Aspetta un momento, cosa ci facevo nel bel mezzo di un teatro greco affacciato sul mare?
Mi alzai.
Robin si voltò verso di me e sorrise.
-Allora Principessa, lo sai per quanto hai dormito?-
Mi sedetti vicino a lui e appoggiai la testa sulla sua spalla.
Quel contatto mi rassicurava.
Appoggiò la sua sopra la mia come faceva di solito.
Chiusi gli occhi: mi piaceva stare in quel modo.
-Beh te lo dico io, per quattro ore-
Il sole ormai era tramontato da un bel pezzo, ma ancora dei riverberi si specchiavano sull’acqua.
-Come siamo arrivati fin qui? Non dirmi che mi hai portata in braccio!
Lui ghignò.
-Io non c’entro niente, hai fatto tutto tu, dopo che ti sei addormentata, hai cominciato a brillare più intensamente e poi… eccoci qui-
La luna sarebbe sorta da lì a poco, l’ultima luna.
Non credevo di poter fare quello che avrei dovuto fare.
-Mi starai vicino Robin?-
-Come un’ombra Principessa-
Sì, mi sarei potuta fidare sempre di Robin.
Non sapevo perché gli avevo fatto quella domanda, il fatto era che avevo paura, avevo un brutto presentimento, come se dovesse accadere qualcosa di estremamente spiacevole.
-Ehi andrà tutto bene, non ti preoccupare-
Io annuii poco convinta.
Inutile, non riuscivo a togliermi quella sensazione di dosso.
Passammo quel tempo in silenzio, l’uno vicino all’altra, a guardare la luna che piano piano si alzava.
Era giunto il mio momento, mi alzai e mi avvicinai allo strapiombo con Robin poco dietro di me.
Presi la collana di Perle e …aspetta un attimo, non riuscivo a sfilarmela, si era attaccata al mio collo, come se facesse parte della pelle stessa.
Come potevo gettare le Perle in acqua se non riuscivo a sfilarle?
-Tutto bene?-mi chiese Robin.
Lo sentii a malapena, la luna si faceva sempre più alta e non riuscivo a pensare che ad una soluzione: mi sarei dovuta buttare io stessa.
Sì, era il mio compito.
Mi voltai verso Robin, lui mi guardava interrogativamente.
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia.
-Addio Robin- dissi tra le lacrime  e facendo un passo verso lo strapiombo.
Alla fine non ero riuscita a dirgli ciò che provavo.
Addio Robin, addio Moonacre, addio zio, addio Loveday, addio Signorina Heliotrope.
Feci un altro passo, ma Robin mi prese la mano.
Aveva anche lui le lacrime agli occhi.
-Maria…no!-
-Devo farlo Robin, è il mio compito, ti prego lasciami è già abbastanza difficile così-
Doveva lasciarmi.
-Non posso Maria, io…io…-
-Tu cosa, Robin? Non puoi buttarti al mio posto e lo sai bene.-
Si avvicinò, tenendo sempre la mia mano.
Cosa voleva fare? Ero io la Principessa della Luna.
Avrei dovuto io sacrificare la mia vita.
Lui non c’entrava…lui non ci doveva entrare proprio niente.
Eppure ci eravamo conosciuti e per chissà quale scopo, io mi ero anche innamorata di lui.
Sì, perché io amavo quei ricci, quei vestiti, quelle penne, quella voce, quel ghigno, quegli occhi che mi stavano guardando, così neri e profondi.
-Non puoi aiutarmi Robin, non questa volta-
Mi tirò indietro, tanto da farmi scontrare con il suo corpo.
-Sono io che stavolta non voglio aiutarti, ti ostacolerò in ogni modo, finchè ci sarò io nelle vicinanze, non ti butterai da quella scogliera-
Lo guardai negli occhi, erano talmente scuri e seri che mi fecero sprofondare: lui credeva davvero di potermi salvare.
-Robin, devo farlo, la salvezza della valle dipende solo da me, non posso lasciar morire delle persone innocenti-
-E allora perchè devi morire tu? I veri colpevoli sono i nostri antenati. Io…io…-
Ecco un’altra volta!
Ricominciava a balbettare quel pronome personale come se volesse dire qualcosa ma non ci riuscisse.
-Tu cosa Robin?-
Mi guardò negli occhi come mai mi aveva guardata prima. Voleva dirmi qualcosa che lui stesso aveva paura di dirmi.
-Ti ricordi che dai primitivi avevo cominciato a dire qualcosa, ma poi non sono riuscito a continuare?-
Annuii e guardai la luna: si faceva sempre più alta e minacciosa.
-Sì sì lo so, devo fare presto- disse con dolcezza, con un tono che mi fece venire i brividi, ma non di paura.
Si accese forte la speranza che anche lui provasse qualcosa per me.
Mi strinse a sé ancora di più, tanto che il mio viso era un soffio dal suo.
Lo guardai nei suoi occhi neri.
Cominciò ad accarezzarmi dolcemente una guancia e i capelli.
Il cuore mi batteva forte, non riuscivo a parlare, non mi aveva mai accarezzata in quel modo.
Titubante, anch’io cominciai ad accarezzargli i capelli: arricciolavo i suoi ricci intorno alle mie dita.
-Mi sono innamorato di te, probabilmente dalla prima volta che ti ho vista- cominciò con voce roca per poi continuare più sicuramente-Ti amo, Maria, e ti amerò per sempre-
Lo accarezzai socchiudendo leggermente gli occhi.
Sentivo il suo respiro sul viso, chiusi gli occhi.
Sentii le sue labbra sfiorare dolcemente le mie.
Lo abbracciai baciandolo ancora.
Quando ci staccammo, avevamo entrambi il fiatone.
Lo guardai negli occhi.
-Robin, ti amo, ricordati di me, ti prego-
E prima che potesse capire cosa stavo per fare, mi buttai all’indietro dalla scogliera.
Era esattamente successo come nei miei sogni, solo che ora stavo cadendo dal letto, da un letto che si trovava all’estremità del cielo e non avrei mai più potuto continuare quello splendido sogno.
 
Robin
 
Mi amava ed io l’amavo, come non avevo mai amato nessuno prima d’ora.
Ci doveva essere un bel finale da “vissero per sempre felici e contenti”.
Avevo sempre odiato quella frase, ma ora avevo capito che le storie tragiche erano affascinanti solo perché erano degli altri, la mia storia invece non era affascinante per niente.
Mi sarei volentieri ucciso, l’avrei potuta vedere in Paradiso in mezzo agli angeli.
Urlai il suo nome al vento, intimai al mare di ridarmela.
Avevo infranto il giuramento, non l’avevo protetta abbastanza.
Me l’era fatta sfuggire dalle mani.
Stavo per andarmene da quel posto maledetto, quando sentii un rumore assordante dietro di me.
Mi sporsi dalla scogliera.
I Cavalli del Mare correvano sollevando un’onda gigantesca.
Nitrivano e a mano a mano si rimmergevano.
Tutti tranne uno.
L’unicorno, il capo branco.
Portava qualcosa sulla schiena, sembrava…non potevo crederci.
E …
Era lei!
Ne fui sicuro solo quando mi ritrovai ilo cavallo davanti  con la ragazza che amavo sulla groppa.
Mi fiondai verso di lei.
-Maria-
La presi in braccio per poi appoggiarla a terra.
Le sorreggevo la testa.
-No, non può essere, svegliati Maria, ti prego. Svegliati dobbiamo tornare a casa, dobbiamo…dobbiamo…- non ce la facevo più, le lacrime mi impedivano di parlare.
Poi credetti di morire.
La sentii tossire, aprì lentamente le palpebre e la prima cosa che disse fu –Robin-
Il mio cuore si spalancò, forse si provava la stessa gioia quando nasceva un figlio.
-Robin-
L’abbracciai.
-Sono qui Maria! Ce l’hai fatta-
Lei scosse la testa per poi sorridermi.
-Ce l’abbiamo fatta, cacciatore, tu ed io-
La baciai, le sensazioni stupende che avevo provato prima si ripeterono.
Volevo che le sue labbra restassero più tempo possibile sulle mie.
L’amavo e nessuno me l’avrebbe mai e poi mai portata via.
 
Due mesi dopo avevamo già ufficializzato la cosa.
Sir Benjamin Merryweather invitò me, mio padre e mia sorella a pranzo da lui.
In fondo la rivalità si era sciolta con la scomparsa delle Perle, mia sorella era tornata al villaggio e ora mio padre si era levato Jack di torno, riconoscendo che effettivamente sapeva fare solo una cosa: spalare letame.
-Robin, finalmente quanto pensavi di farmi aspettare?-
-Scusi Principessa- mi inchinai davanti a lei con il solito ghigno- se non ho obbedito ai suoi ordini-
-Cosa?! Vuoi dire che non resterai a pranzo oggi?-
La baciai.
-Certo che resto-
Entrammo in sala da pranzo mano nella mano, nessuno fece caso a noi: Sir Benjamin e Loveday stavano ciuciulando come due colombe in amore, Degweed e la signorina Heliotrope stavano mangiando come due porci guardandosi negli occhi, mio padre accarezzava il cane diabolico, Wrolf, quello quasi mi aveva mangiato la bombetta  la prima volta che ero entrato in quella casa, mentre Marmaduke andava e veniva dalla cucina con milioni di piatti, come se avesse dovuto sfamare un intero esercito.
Guardai uno per uno i nostri commensali e dato che nessuno ci filava di striscio ci scambiammo un bacio.
Non feci in tempo a toccare le sue labbra con le mie che ci fu una tosse generale.
Ci girammo a guardarli e ci stavano fissando tutti, beh quasi tutti, dato che Sir Benjamin e Loveday erano troppo impegnati a fare quello che noi avevamo appena finito di fare.
Quei due si sarebbero sposati presto, si vedeva.
-Alla fine è andato tutto bene-
-Robin è da due mesi che ripeti questa frase-
-Scusa è che amo i lieto fine- dissi asciugandomi una finta lacrima, facendola ridere.
-E amo anche quando ridi-dissi ribaciandola, ignorando stavolta gli attacchi di tosse generali.
-Anch’io ti amo, mio bel cacciatore-
 
 
FINE



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Maria E Robin


ECCOCI GIUNTI AL FINE DI QUESTA FANFICTION, RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE L'HANNO RECENSITA, MESSA TRA LE SEGUITE, LE PREFERITE E LE RICORDATE...
SPERO VIVAMENTE CHE VI SIA PIACIUTA E ,SE VOLETE LEGGERE QUALCOS'ALTRO SCRITTO DA ME, SAPPIATE CHE HO INIZIATO A PUBBLICARE UNA FF SUI 1D, SE SIETE INTERESSATI... QUESTO è IL LINK:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2250388&i=1
 SE VOLETE...
COMUNQUE UN BACIONE A TUTTI E UN ENORME GRAZIE PER AVERMI SOSTENUTO E INCORAGGIATO! (LACRIMUCCIA)

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