avada kedavra

di Nimbus8069
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Privet Drive 4 ***
Capitolo 2: *** MAMMA E PAPA' ***
Capitolo 3: *** Una star in città. ***
Capitolo 4: *** A letter from... ***



Capitolo 1
*** Privet Drive 4 ***


Per molti ragazzini preadolescenti e non, l’estate è il miglior periodo dell’anno: niente scuola, pressioni, compiti a casa e freddo. In questi mesi regna il divertimento, il gioco, l’allegria, la spensieratezza.. insomma, tutti fattori che rilassano sia il corpo che soprattutto la mente.
Purtroppo non per tutti l’estate è così benvista quando si ha a che fare con persone che non ti capiscono. 
Una ragazzina, stesa sul prato, si faceva dolcemente coccolare dalle raffiche di vento scarse e rilassanti di un pomeriggio poco soleggiato nel quartiere londinese di Privet Drive numero 4. Una ragazzina ossuta, dai capelli neri con grandi boccoli che le scendevano fin sotto alla vita, degli occhi cerulei ora celesti, ora verdi ed ancor grigi, ed un sorriso candido e regolare stava seduta sul dondolo nel retro sotto l’ombra della villa degli zii intenta nel leggere il suo libro preferito: la bussola d’oro.
Strano, per una ragazzina della sua età, trovare interessante leggere dei libri. La maggior parte dei suoi coetanei si divertivano a correre, giocare e uscire insieme.
Alexandra, invece, aveva sempre preferito un buon libro da leggere anziché uscire con i suoi compagni. Forse perché non aveva nessun altro amico all’infuori della sorella gemella Sarah e del fratellone Ethan.
Quella bolla di silenzio rotta silenziosamente solo dal lieve fruscio delle foglie degli alberi e dalle pagine del libro che la ragazzina stava leggendo fu smorzata completamente dall’arrivo della figura fraterna di Ethan, che, accompagnato da Sarah, le chiese se voleva giocare a palla insieme a loro.
Con una voce candida e soffice la piccola Alexandra accettò volentieri e si alzò dal comodo schienale facendo forza sulle braccia per un salto in avanti.
Ethan, un ragazzino dell’età di 14 anni, di corporatura magrolina ma muscolosa per la sua età emanò il grido che diede avvio alla partita < Uno! >
Con delle agili mani Sarah afferrò la palla evitando di farla cadere sull’edera fresca e da poco irrigata. I suoi biondi capelli, che facevano contrasto con quelli scuri della sorella, svolazzarono alla presa e le sue piccole mani portarono la palla alla direzione di Alexandra. Quest’ultima riuscì per poco ad afferrarla e ritirarla subito nelle mani del fratello.
Il piccolo vestitino bianco ricamato e rattoppato varie volte con pezzi di quadratini deformi rossi svolazzava di qua e di là ai movimenti della ragazza.
Gli occhi scuri e penetranti di Sarah fecero intendere ad Alexandra che la palla sarebbe ritornata nelle sue mani da li a qualche secondo. La mora, però, non riuscì a cogliere in tempo la fugace occhiata che ecco una pallonata dritta sul volto si fece sentire.
< Ahia! > esclamò dolorante Alexandra coprendosi il punto colpito dal pallone, accasciandosi a terra.
Quella botta fu così forte che sembrava di esser stata colpita da un bastone di ferro direttamente e con forza sul suo naso.
Sarah si avvicinò correndo alla sorella domandandole ancora e ancora < stai bene, Alex? Ti ho fatta male? > mentre le reggeva la mano prima di cadere goffamente col sedere a terra. Alexandra scoppiò in una fragorosa risata unanime al fratello Ethan al quale seguì, quando ebbe realizzato l’accaduto, Sarah.
Pian piano il sole calava sempre più ed un fresco tramonto coronato da una luna piena e delle stelle illuminava il cielo prima scarlatto, poi sempre più scuro.
Clap, clap, clap.
Le mani di zia Rose rituonarono rumorosamente in tutto il retro della loro grande abitazione. Un’espressione accigliata e alquanto burbera si disegnò sul suo volto scarnito contornato da scuri capelli tirati su con uno chignon.
< E’ da mezz’ora che vi chiamo per la cena! > esclamò poggiando le mani sui fianchi < Vi sembra educazione non rispondere ai comandi degli adulti?! >. Ci fu un attimo di silenzio < Se la prossima volta non sarete puntuali, scoprirete la punizione che vi spetta! E vi consiglio di non osare, perché di certo non è delle migliori! > continuò zia Rose facendo dietrofront e sbattendo la porta del retro.
Alexandra, Ethan e Sarah si guardarono negli occhi per poi far fuoriuscire dalle loro bocche una sottile risata. < DENTRO! > gridò zia Rose dall’interno dell’abitazione, e i tre si affrettarono a correre nella sala da pranzo.
< Roba da pazzi… > borbottò verso il marito la magra signora che sostava davanti al bancone della cucina appoggiandosi con il fondoschiena e fissando un punto a caso. < Come credi che faremo adesso, Chris? > disse spostando gli occhi preoccupati sul marito.
< Non lo so, Rose, non lo so. Per il momento non diremo niente, poi si vedrà. Non voglio marciume a casa mia! > esclamò Chris alzando mano a mano la voce. < Quando torneranno a prenderseli, se la vedranno loro e il mese di maggio.. tanto.. sono come loro.. strambi ma.. >  si stoppò prima di riuscire a finire la frase. Si voltò a guardare i tre fratellini che lo stavano fissando con occhi sgranati. Il doppio mento di Chris vibrò quando sentì la voce di Andy urlare mentre percorreva la rampa di scale marmoree nel corridoio.
< Papà, papà! > esclamò < Ethan mi ha rotto il biliardino! >
Zio Chris e zia Rose guardarono torvi il piccolo Ethan che cercava di non incontrare i loro sguardi < No! Non è vero! Sta mentendo, io non ci ho fatto niente! Non me lo fa neanche tocc.. > ed ecco che fu interrotto da quella che si poteva catalogare come una ramanzina molto severa.
< Ethan James Talbot! > ululò Chris sotto gli occhi pieni di rabbia delle sorelle del ragazzo < Non ci sono scuse per quello che hai fatto! >
< Ma lui non ha fatto niente! > controbatté Alexandra uscendo da dietro le spalle del fratello. < Andy l’ha rotta da sol… > non riuscì a finire la frase per via dello sguardo minaccioso della zia Rose e si nascose nuovamente dietro la schiena del fratello impugnando un pezzo della camicia che indossava.
< Aspettate solo che tornino i vostri… genitori, e allora vedrete quel che succederà! > disse lo zio alzando notevolmente la voce al finire della frase.
< E adesso.. > continuò titubante la zia Rose < ..a letto senza cena! Non solo fate finta di non sentire i miei richiami, ma controbattete anche! Via, in camera da letto! > disse avvicinandosi ai tre ragazzi e dandogli una spinta.
Salirono cautamente le scale, stando attenti al grandino che cigolava.
Una volta arrivati in camera si chiusero a chiave e si gettarono sui tre lettini mezzi rotti con lo stomaco brontolante.
< Che schifo di vacanze > esordì Alexandra guardando il soffitto allungata sul letto.
< Non vedo l’ora che mamma e papà tornino… non ce la faccio più! > esclamò Ethan esasperato. < Mi da sempre la colpa quell’Andy… io non lo sopporto.. lo odio! >
Sarah, silenziosa come sempre, stava seduta sul letto reggendosi la testa con le mani e guardando l’orizzonte fuori dalla piccola finestra. Era sempre stata messa in secondo piano da tutti poiché a causa della sua timidezza sembrava quasi che non ci fosse.
< Solo un’altra settimana e via.. torneremo a casa, non vedo l’ora > disse Alexandra mettendosi a pancia ingiù. 
Ethan annuì con la testa e chiuse gli occhi: un buon rimedio contro la fame era proprio il sonno.

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Capitolo 2
*** MAMMA E PAPA' ***


Quando l’alba della mattinata di sette giorni dopo la punizione di Alexandra, Ethan e Sarah, era ormai quasi alta in cielo, il rumore del campanello della casa Evans risuonò vivace rompendo il silenzio. La zia Rose, sensibilissima ad ogni minimo suono, si svegliò di soprassalto e scese al piano di sotto senza svegliare nessuno per aprire la porta.
Due sagome, la prima più alta ed una seconda più bassa di svariati centimetri si fecero avanti accomodandosi nella grande e lussuosa sala degli Evans.
< Posso offrirvi qualcosa? > domandò con fare quasi troppo gentile la signora Rose.
< No, grazie > rispose un uomo alto e magrolino. Poi, alzandosi gli occhiali rotondi continuò arrivando subito al punto  < dove sono i miei bambini? > domandò mostrando uno sgargiante sorriso a trentadue denti.
< Oh > sospirò Rose < sono al piano di sopra. Stanno ancora ronfando, quegli angioletti > disse con un sorriso fintissimo, ora guardando la seconda figura accomodatasi sulla poltrona.
Era una signora di bella presenza, occhi verdi, capelli neri, bel sorriso... molto simile ad Alexandra. Guardò l’orologio. < Non abbiamo molto tempo a disposizione > disse la signora Maya spostando lo sguardo sul marito.
Quello annuì e alzandosi chiese gentilmente alla signora Rose se potesse andare a svegliare i loro bambini. Con un cenno convintissimo Rose attraversò la stanza e salì le scale fino ad arrivare nella stanza di Ethan, Alexandra e Sarah.
< Angioletti, i vostri genitori sono qui. Sono venuti a riprendervi > disse fingendo ancora una volta una voce calma e apprensiva poiché le sue parole si udivano anche nei piani inferiori.
I tre si alzarono di soprassalto ( Alexandra sbatté la testa sul soffitto, dato che aveva dormito sulla brandina superiore del letto a baldacchino ) e non aspettarono un solo secondo a prepararsi. Strano pensarono i tre fratellini sentendo le parole che risuonavano così benevole uscire dalla bocca della zia Rose che li aveva trattati malissimo per più di un mese.
Dopo dieci minuti scarsissimi Alexandra, Sarah e Ethan si posizionarono davanti alla porta d’ingresso muniti di zainetti e aspettarono che i genitori li raggiungessero.
< Eccovi qui! I miei piccoli! Mi siete mancati un sacco! > disse Maya emozionata riguardando dopo quasi un’estate i suoi figli ed abbassandosi per abbracciarli.
Strofinò la mano sui capelli di Ethan, scombinandoglieli. < Come  sta il mio principino? > domandò guardandolo e stringendolo ancor più forte.
< Mamma, non chiamarmi così! Mi metti in imbarazzo! > disse Ethan, ma questo commento fu completamente trascurato dalla mamma.
Lo riempì di baci e passò, poi, a salutare le sue gemelline: < Ma che belle ragazze che abbiamo qui > disse gettando un’occhiata d’intesa < …quanto dista il tredici agosto? > continuò guardando il calendario vicino al portone. Il tredici agosto era la data in cui Alexandra e Sarah avrebbero compiuto undici anni. Dopo qualche minuto di coccole che accettarono, al contrario di Ethan, molto volentieri, uscirono di casa salutando la zia Rose e sperando di non doverla incontrare mai più.
< Allora > disse il papà Peter mentre tutta la famiglia si dirigeva con quattro valigie di media grandezza verso la loro utilitaria < come sono state le vostre vacanze con gli zii e il cuginetto Andy? >. Dal tono con cui parlava sembrava non avere alcun dubbio sul fatto che gli Evans fossero delle persone buone e con gran cuore. Il problema era che si sbagliava di grosso e Alexandra, Ethan e Sarah lo sapevano bene.
< Mmh > farfugliò Ethan cercando gli sguardi delle sorelle. Non sapeva se dirgli che erano state le vacanze più brutte di tutta la sua vita oppure di mentire e digli che erano state molto divertenti e che Andy era un cugino molto sincero e divertente.
< Digli che ci siamo divertiti.. fallo solo per papà > sussurrò Sarah così a bassa voce che Ethan dovette chiedere di ripetere quel che aveva detto una seconda volta. < Dai.. > continuò prima che Peter si girò per far retromarcia.
< E’ stato.. > disse Ethan mentre il padre stava sterzando guardando ancora all’indietro il figlio parlare < ..molto.. molto.. MOLTO divertente, papà. Sì, davvero divertente >
< Esatto, molto divertente > continuò Alexandra.
< Divertentissimo > conseguì Sarah.
< Le vacanze più divertenti del mondo! > Ethan sembrò gasarsi un po’ troppo < E’ stato così bello che direi che la prossima estate possiamo tornarci ancora! >
Alexandra e Sarah si voltarono subito verso il fratello con gli occhi sgranati e sorpresi.
< Tu hai detto… cosa?! > disse Alexandra parlando a bassa voce ma con tono severo.
< Ops… > si corresse Ethan < Non intendevo proprio questo.. > cercò di salvarsi dagli sguardi contraddittori delle sorelle < ..pensavo che.. partendo dal presupposto che queste vacanze sono state discretamente belle, potessimo farci un’estate insieme l’anno prossimo… magari anche a casa dei nonni >
Un altro sguardo torvo fu rivolto al giovane ragazzino dalle gemelle < Vuoi andare a casa dei nonni… IN CAMPAGNA? Sperduti nel Tennesee senza un minimo di divertimento? Ma come ti viene? > disse Alexandra nascondendo questo rimprovero alle orecchie dei genitori.
< Che idiota > commentò Sarah alzando gli occhi al cielo.
< E dai, allora voglio vedere se voi sapete cavarvela meglio… perché fate parlare sempre a me? Dai, voglio sentire proprio cosa gli dite adesso > disse con tono burbero il giovane Ethan incrociando le braccia dinanzi al petto.
< Semplice > rispose sicura di sé Alexandra alla provocazione del fratello < Mamma, papà >
< Si, tesoro? >
< L’anno prossimo voglio andare in vacanza con voi… da qualche parte dove mi posso divertire… che so… aqualand? >
< Sì… perché no > disse Peter convinto < certo che ci possiamo andare! >
E così la giovane Alexandra regalo uno dei suoi sguardi “Visto-Come-Si-Fa?” verso il fratello, e Sarah la seguì a ruota sporgendo un sorriso da presa in giro.
Ethan, così, mise il muso per tutto il viaggio e non aprì bocca fino a quando non furono scesi dall’auto pronti per tornare a casa e riscoprire il vero significato dell’essere amati. 

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Capitolo 3
*** Una star in città. ***


La casa Talbot era una casa molto ordinaria come tante altre e si trovava sul limitare di un quartiere modesto nella periferia londinese. Nulla di particolarmente eccentrico essendo un piccolo appartamento al  terzo piano. Niente ascensore, niente comodità di questo genere. Dinanzi la porta d’ingresso avevano appeso con un cartoncino una piccola insegna con su inciso “Welcome”.
< Sai, Sarah > confabulò Alexandra sdraiata supina sul divano del soggiorno mentre la sorella citata stava guardando Ethan giocare all’X-box < ho letto su un giornalino che Miley Cyrus sarà in città a breve! >
Gli occhi scuri di Sarah si illuminarono e iniziarono a fissare estasiati la sorella.
< Già… e avevo pensato che sarebbe stato molto bello poterla vedere dal vivo. Non pensi? > Ma nemmeno il tempo di guardare l’espressione che Sarah aveva disegnato sul volto che eccola vederla correre su e giù per corridoio della casa urlando il nome della cantante all’impazzata.
Maya stava preparando uno stufato in cucina, il che non fece presagire niente di buono ad Ethan che si alzò dalla sua comoda poltrona rossa e andò a controllare il contenuto della pentola. < Tu… tu vuoi veramente farci mangiare questo? > Disse dopo aver annusato per bene la minestra < Dopo tutto questo tempo che non ci hai visti ci vuoi far mangiare questo? Mamma… io mi ribello >
La signora sorrise e gli accarezzò il volto < Tesoro > disse < non puoi vivere di schifezze, e lo sai bene. Vuoi diventare il classico bel ragazzino circondato da tutte le teenagers più carine? Beh, chi bello vuole apparire, tanto deve soffrire. Sai il detto, no? E se vuoi apparire devi iniziare a mangiare bene da adesso. >, e gli mise tra le mani in un piatto una mestolata di stufato bollente. < Per favore, mettilo a tavola > gli ordinò Maya e lui, alzando gli occhi al cielo e imprecando qualcosa sottovoce obbedì.
Dopo pochi minuti tutto era tutto pronto sul tavolo e l’intera unità familiare fu chiamata in cucina per il pranzo.
Nemmeno le facce delle gemelline sembrarono molto felici alla vista del cibo.
< Comunque > disse Maya cercando di sorvolare a proposito delle facce disgustate dei figli < buon appetito >.
< E speriamo di non morire avvelenati >  ridacchiò Ethan.
La mamma gli tirò un schiaffetto sulla fronte e accese la TV. < Nel corso di questa mattinata si sono riscontrati vari eventi strani > disse una voce poco robotizzata dalla TV che attirò gli sguardi di tutta la famiglia < dalle immagini che alcuni fotografi amatoriali hanno potuto catturare, vediamo che stormi di gufi, civette e barbagianni dormono appollaiati su tutti gli edifici del centro storico londinese. Che per caso sarà un’invasione? Ad ogni modo, il comune di Londra ha ingaggiato degli specialisti per cacciare tutti questi volatili dalla nostra cittadina il prima possibile… almeno prima che i turisti scappino a gambe levate alla vista di questa vera e propria follia > continuò il giornalista sfoggiando varie immagini delle persone spaventate alla vista di questi uccelli.
< Roba da pazzi… > commentò Peter < fare una tragedia per queste sciocchezze >
< Invece hanno ragione >. Gli sguardi contraddittori di Maya e Peter si concentrarono sulla piccola Sarah che non ne capì il motivo. < A me non piacciono né i gufi, né le civette e né tantomeno i barbagianni! Insomma… li avete visti, no? Hanno una testa grande quanto quella di Ethan! >
< Ehi! > squittì il fratello sentendosi preso in causa.
< Io, invece, li trovo adorabili. Hai visto quanto sono teneri i gufi? Desidererei tanto averne uno! > esclamò dal capo della tavola la piccola voce di Alexandra mentre inforcava quella che sembrava una carota sbruciacchiata.
Le espressioni facciali dei genitori si addolcirono notevolmente al sentire di quel commento. < Hai proprio ragione, Alex > la elogiò Maya < Non vedo perché dovrebbero non piacerti, Sarah >
La ragazzina non rispose. Le sembrò come se i genitori volessero farle uscir di bocca un certo apprezzamento verso civette, gufi e barbagianni: animali che lei aveva sempre odiato. < Non è colpa mia se mi fanno schifo > ribatté incrociando le braccia al petto.
Maya preferì non andare avanti col discorso così si fermò e continuò a mangiare sguardando stizzita e alquanto spaventata Sarah e con occhio vigile e premuroso Alexandra.
Che per caso Maya stesse nascondendo qualcosa ai figli? Perché si stava comportando così stranamente rispetto al solito? E… perché tutto questo interessamento per i gufi?
Ecco, queste domande riaffiorarono nella mente della piccola Sarah ancora e ancora fino alla fine della serata quando sfinita si coricò a letto insieme ai fratelli e ai genitori.
L’indomani mattina, Alexandra e Sarah si svegliarono alla buonora preparandosi di fretta e furia poiché Peter aveva promesso loro che le avrebbe portate in centro per incontrare la famosa cantante americana, Miley Cyrus.
L’euforia associata ad un pizzico di meritata sonnolenza si fece sentire soprattutto quando, durante la colazione, Alexandra finì col rovesciare tutto il latte sul suo pigiama verde. Maya accorse subito per riparare al danno e fu chiesto ad Alexandra di procurarsi dei vestiti per uscire.
 
< Su, su, salite in macchina! > disse a voce alta Peter mentre apriva l’automobile accostata nel parcheggio sotterraneo dell’abitazione.
Con un sol grande balzo Alexandra e Sarah salirono a bordo e iniziarono a pianificare qualche sistema per riuscire a vedere bene la popstar e a farci una foto.
Una volta arrivati al centro di Londra, non molto lontani dal Big Ben, una folla alquanto numerosa affollava un piccolo spiazzale che torreggiava sopra il Tamigi. Una limousine nera era parcheggiata accanto al marciapiede e da essa uscirono due bodyguard che aprirono la portiera nella quale Miley risiedeva.
< Papà, ti prego mi metti sulle tue spalle? > chiese Sarah già porgendo le braccia attorno al collo di Peter.
Tra le due gemelle, Sarah era quella più ossessionata dalla Cyrus e lo si poteva capir molto bene. Gli occhi stavano quasi per traboccare di lacrime quando riuscì a vederla dall’alto. Urlava il suo nome ed agitava le braccia a mo’ di foca. < Miley, Miley! Sono qui! Ciaooo! > esclamò confusamente mentre il papà e Alexandra si avvicinavano alla folla che accerchiava Miley.
Quando l’ordine fu quasi riacquistato, le guardie del corpo della cantante le permisero qualche foto e autografo da fare insieme ai fans.
< Papà, infilati tra quelle due signore, le vedi? > indicò dall’alto Sarah un piccolo varco  tra due ragazze urlanti.
< Tesoro, non mi fanno passare > intimò il padre.
< Allora fammi scendere > disse decisa la biondina.
Una volta scesa dalle spalle di Peter, afferrò la mano di Alexandra e insieme si fecero spazio tra la folla avvicinandosi man mano sempre più a Miley Cyrus che stava firmando autografi a più non posso.
< Io avrò il suo autografo, costi quel che costi > disse Sarah stringendo un pugno < Hai portato anche il cellulare per caso? >
< Sì, eccolo >
< Bene, con questo ci faremo la foto > sorrise con gli occhi sognanti. < Oh, mamma, eccola! >
Miley era proprio accanto a lei intenta a firmare il foglio cartaceo della ragazza che si trovava giusto affianco a lei. Con le lacrime agli occhi Sarah porse il suo foglio e Miley, dopo averla salutata, lo firmò con un pennarello nero.
< Miley, Miley, lo sai che ti adoro? Conosco tutte le tue canzoni! Sono la tua più grande fan e tu sei il mio idolo! Miley, possiamo fare una foto insieme? > farfugliò confusamente Sarah a causa del trambusto incontenibile.
< Certo! > rispose ella.
‘Click’ ed ecco che Alexandra scattò la foto.
< Grazie, Miley, grazie mille! Ti adoro! > disse Sarah con voce sempre più affievolita poiché la ragazza si stava allontanando indirizzata verso l’auto dalle guardie del corpo.
Varie urla, chi di gioia chi di risentimento poiché non era riuscito ad avere né un autografo né una foto, si alzarono in cielo e scomparvero via via che la macchina della cantante si allontanava.
< E’ stato decisamente il giorno più bello della mia vita! > urlò Sarah mentre iniziava a mancarle la voce per gli schiamazzi che aveva emesso, avvicinandosi al padre che la stava aspettando insieme ad Alexandra dall’altro lato del marciapiede.
Ma nemmeno il tempo di attraversare la strada che una ragazza dalla pelle olivastra ed occhi chiari si tuffò sulla piccola Sarah e le scippò di mano il pezzo di carta autografato dandosi poi ad una corsa sfrenata.
Sarah la seguì correndo a più non posso ma non riuscì a tenere il suo passo.
Alexandra, adirata dal comportamento altamente scurrile della “ladra”, iniziò anche lei a rincorrerla e quando capì che non c’era modo di raggiungerla, presa dalla rabbia strizzò gli occhi, come se quel gesto potesse aiutare in qualche modo a far riavere indietro l’autografo di Miley alla sorella.
E stranamente così fu: una fossa dalle dimensioni abbastanza grandi si formò, come per magia, dinanzi alla scippatrice che cadde in avanti. Alexandra, Sarah e Peter la raggiunsero subito e ripresero l’oggetto rubato.
Peter sembrava stizzito ed eccitato allo stesso tempo. ‘Devo raccontare tutto a Maya. Ne sarà felicissima’ pensò tra sé e sé Peter rimontando in auto.
< Grazie, grazie, grazie! > esclamò Sarah abbracciando la sorella.
< Di nulla > le rispose Alexandra < e… questa è la foto >

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Capitolo 4
*** A letter from... ***


Appena sbarcarono a casa, Sarah e Alexandra corsero nella loro camera in cerca di Ethan. Volevano sfoggiare l’autografo e la foto fatti poco prima con Miley Cyrus. Nello stesso tempo, Maya e Peter si chiusero nello studio di quest’ultimo. Non era uno studio comune… era uno studio magico. I loro figli non ne erano neanche a conoscenza. C’era un passaggio segreto apribile solamente se si diceva la corretta parola d’ordine: Gnomo da giardino. Peter, essendo un giardiniere, era un appassionato di botanica e oggettini che servivano da abbellimento per il giardino… per il giardino babbano, ovviamente. Un’ulteriore cosa che Alexandra, Ethan e Sarah non sapevano era che i loro genitori erano dei maghi. Già, proprio così. Avevano infatti studiato ad una scuola di maghi dove si apprendevano le arti magiche e le stregonerie. Ovviamente, nel mondo dei non-babbani Peter non svolgeva questo lavoro: lui lavorava al Ministero Della Magia nell’Ufficio dell’Applicazione della Legge sulla Magia. Di che cosa si tratta? Beh, questo rango è al secondo livello dopo il ministero della magia. Ospita gli uffici collegati alla gestione della magia e delle sue leggi, in particolare dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, del Quartier Generale degli Auror e dei Servizi Amministrativi Wizengamot. Peter lavorava nel Quartier Generale degli Auror… cosa che, ovviamente, i tre ragazzini non sapevano. < Maya… credo.. non ne sono sicuro però.. credo che abbiamo una maga in famiglia! > esclamò Peter tutto eccitato. Maya sgranò gli occhi e un sorriso a trecentosessanta gradi fece il suo inchino sulla bocca della giovane donna. < C-cosa? > < Già… abbiamo una maga in famiglia! > disse ad alta voce Peter, felicissimo. Maya si mise le mani davanti la bocca. La loro famiglia era una purosangue, ovvero, erano tutti maghi e tutte streghe. Qualcosa, però, nella nuova generazione era andato stranamente storto. Ethan, il più grande dei tre, ormai quattordicenne, al suo undicesimo compleanno non ricevette la lettera per Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria. Questo apportò molto sconforto nel cuore dei suoi genitori e di tutti i suoi parenti. Per quale motivo, essendo discendente di maghi e streghe, non ha ricevuto la lettera? Ma adesso l’attenzione era interamente puntata sulle gemelle: Alexandra e Sarah. < Oggi… oggi Alex ha fatto una magia con gli occhi! L’ho vista io! Ha fatto apparire una buca abbastanza profonda sotto i piedi di una ragazza che… uhm.. senti, le è bastato strizzare gli occhi e puff… ecco che una fossa profonda fa inciampare la ragazza. Strabiliante, no? Lei è una strega! E non è la prima volta che fa accadere cose del genere > raccontò Peter alla moglie che lo guardava estasiata. < D-davvero? Ne sono contentissima > disse emozionata Maya, gli occhi lucidi < finalmente ci potremo vantare anche noi di avere una strega in famiglia > aggiunse. < Ma… perché ha fatto inciampare la ragazza? Era arrabbiata con lei, per caso? > < Ehm… lunga storia… ti racconterò dopo. Adesso saliamo di sopra > suggerì Peter afferrando per la mano Maya. Facendo un po’ di resistenza si bloccò. < Peter, ascolta. > disse < domani è il compleanno delle gemelle e… la lettera se deve arrivare, arriverà domani… sei sicuro di quello che hai visto? > < Sicurissimo, tesoro. > Maya sospirò rassicurata e si incamminò verso la porta scorrevole segreta, sbirciando fuori prima di uscire perché i figli non fossero nei dintorni. Quella fu, come si suol dire, una giornata oziosa, dedicata alla pacchia più assoluta, pennichelle ogni mezz’ora e via di scorrendo. Durante la notte fu molto difficile prendere sonno per Sarah e Alexandra poiché troppo emozionate per il compleanno. Ma, per quel poco che dormirono, la notte passò così in fretta che sembrò aver solamente sbattuto le palpebre ed essere svegliate dalla voce di Ethan che urlava per la stanza < Buon compleanno! >. Si alzarono entrambe accigliate e alquanto irritate e si prepararono in fretta e furia per la colazione. Nulla avrebbe potuto stravolgere il loro umore, nemmeno la sveglia rumorosa e fastidiosa di Ethan. < ‘Giorno mamma > dissero in coro Sarah e Alexandra < ‘Giorno papà > < Giorno, tesori miei > disse Maya seguita da Peter. Maya diede un bacio sulla fronte ad entrambe le gemelle ed ecco gli auguri di compleanno < Tantissimi auguri, tesoro > disse rivolgendosi a Sarah < e anche a te > continuò verso Alexandra guardandola dritta negli occhi, speranzosa. Peter alzò gli occhi dal giornale e si sistemò gli occhiali rotondi. < Auguri alle mie principesse >, si alzò dalla sedia ed andò ad abbracciarle. < Papà.. > intimò Alexandra < E i regali? > < Oh, oh, oh.. aspettavo questa domanda > disse Peter. Poi, gettò lo sguardo sotto il camino e le due sorelline si precipitarono per scartare i loro regali di compleanno. Ethan stava guardando divertito la scena: Alexandra e Sarah non sapevano di chi fosse il regalo di chi. Così, nell’imbarazzo della scelta, optarono per il pacco del loro colore preferito: Alexandra scelse il blu e Sarah il rosa. Li scartarono energicamente, sedute sulla poltrona arancione accanto al camino spento e, alla fine, si trovarono con una trousse di trucchi nelle mani di Sarah e un gufo marrone e bianco in una gabbia difronte ad Alexandra. Quest’ultima rimase sbigottita alla vista dell’animale… forse i suoi genitori l’avevano presa un po’ troppo sul serio quando ha detto ‘vorrei averne uno’. Maya e Peter cercarono di capire se l’espressione che Alexandra aveva assunto fosse di stupore o il contrario. Sicuramente Sarah non l’avrebbe apprezzato, data la sua faccia. < Mamma.. > disse Alexandra, balbettando < E’… è un gufo? > < S-sì, tesoro è un gufo > annuì Maya < pensavamo ti sarebbe piaciuto dato che… > < Mamma, è… è il regalo più… PIU’ BELLO DELLA MIA VITA! > esclamò tutto d’un fiato la ragazzina avvicinandosi all’animale. < Io amo i gufi, li adoro! E questo è stupendo! Guarda che piume! Hanno un colore bellissimo! Ti chiamerò… > momento di pausa < mamma, è maschio o femmina? > < E’ maschietto > rispose Peter. < Oh… allora tu sarai… > disse Alexandra accarezzando la piccola testa del gufetto < tu ti chiamerai Emma >. Peter la guardò alzando una sopracciglia < “Emma?” > < Sì, Emma! > < Ma… ti ho detto che è maschietto > spiegò Peter. < Ma io lo voglio chiamare Emma > si giustificò Alexandra sorridendo. < E… un nome maschile non ti piace? Tipo… Erol? Eros? Carol? Aspetta… forse questo è femminile… > disse avvicinando la mano al mento < Cosa ne pensi di… ecco… erm… Bob? > < Papà… > disse Alexandra con tono rassegnato < Io lo voglio chiamare Emma > < Tesoro ma… sai, potrebbe sentirsi a disagio tra gli altri gufi. Pensa se ti avessimo dato un nome maschile… ti avrebbero presa, ecco, in giro? > intervenì prontamente Maya asciugandosi le mani con un panno dopo aver chiuso il lavandino. Aveva notato lo sguardo del piccolo gufo molto preoccupato. Nel mondo dei maghi, questi animali capiscono tutto! < Cosa ne pensi di… > continuò avvicinandosi al gufetto piumato < Rufus? Noctis? O magari… hai visto che occhi blu che ha? Perché non lo chiami Cyanos? > Alexandra, allora, sembrò confusa… era molto indecisa. < Cyanos mi piace. Ma mi piace anche Emma > disse quasi tra sé e sé. < Ma… forse mi hai convinta. Cyanos mi piace! > esclamò contenta. < Ciao Cyanos > Maya sorrise e delicatamente accarezzò le piume di Cyanos. < Benvenuto in famiglia, allora, Cyanos! > disse Peter distogliendo lo sguardo, per l’ennesima volta, dal giornale. L’idea di avere un rapace in famiglia non piacque molto a Sarah. Cercava di starne il più lontana possibile e ad ogni movimento che faceva il piccolo animale sobbalzava dallo spavento. Ethan, invece, era talmente indifferente che si limitò a guardarlo con uno sguardo da menefreghista e si diresse con la colazione in mano verso la sala per giocare ad un videogame. Quando Alexandra accarezzò il piccolo Cyanos, questo chiuse gli occhi cerulei e sembrò quasi sorridere. < Grazie > commentò Alexandra guardando i genitori mentre accarezzava l’animale. < Di nulla tesoro > Qualcosa, però, ruppe quell’attimo di serenità creatasi in famiglia. ‘Sbaam’ Qualcosa era andato a sbattere sul vetro della finestra. < Cos’è stato? > esclamò Sarah saltando sul divano. Peter andò ad aprire la finestra e vide una civetta bianca che cercava di riprendere il volo. Tese il braccio per farla poggiare: allegata alla zampa, una lettera volava in cielo insieme alla civetta. Capì subito di cosa si trattasse. Afferrò la lettera dalla presa del rapace e gli diede in ricompensa un biscotto e riprese a volare nel cielo. Maya accorse subito vicino al marito sorridente. Prese la lettera dalle sua mani e la girò. Con un inchiostro verde smeraldo c’era scritto con una calligrafia a stampatello ben rifinita: Mrs ALEXANDRA TALBOT, cameretta al secondo piano, 9, Elford street Little whinging, surrey. Quando alzò lo sguardo sembrò che stesse per commuoversi. Ma… cosa aveva di così tanto importante quella lettera? Perché Peter e Maya erano così emozionati? < Mamma, che succede? > chiese Alexandra, preoccupata. < Tieni… questa è per te > rispose Maya avvicinandosi alla ragazzina dandole la lettera. < Ehrm.. io non ho fatto niente! La pagella è stata anche abbondante di bei voti! > esclamò la mora in preda al panico. Forse pensava che fosse un richiamo dalla scuola. Maya e Peter fecero una risatina < Non ti preoccupare, non è nulla riguardante la scuola… almeno quella che hai frequentato fino ad adesso > Alexandra alzò gli occhi con uno sguardo interrogativo verso la madre ed afferrò la lettera. Lesse ciò che era inciso sul retro a caratteri cubitali verdognoli e poi la rigirò. Non c’era traccia di alcun francobollo né avanti né dietro. Un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico faceva la sua bella comparsa al centro della busta giallastra, spessa e pesante: un leone, un’aquila, un tasso e un serpente intorno a una grossa ‘H’. Con mano tremante aprì la lettera e lesse SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS Preside: Albus Silente (ordine di Merlino, Pima classe, Grande Mago, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi) Cara signora Alexandra Talbot, siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e stregonerie di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. L’anno scolastico avrà inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa del Suo guo entro e non oltre il 31 luglio. Distinti saluti, Minerva Mcgonagall Vicepreside < Ma… cosa significa? > domandò Alexandra alzando lo sguardo dalla lettera. < Significa che tu… tu sei una strega, Alex. > disse Maya. ‘Ah, a quanto tempo che desideravo dirlo’ pensò tra sé e sé. < U-una strega? > < Esatto. Strega. Anche io lo sono.. e tuo padre è un mago > disse guardando il marito e rigettando lo sguardo sul volto confuso della figlia. Sarah stava fissando estasiata la scena. Poi parlò < Ma è uno scherzo? > disse con la bocca spalancata. Al sentirla parlare Maya si rabbuiò. Come poteva essere possibile che Sarah, figlia di due maghi, non fosse una strega? E come mai neanche Ethan ricevette ai tempi che furono, la sua lettera? Infondo, la loro famiglia era una purosangue, tutti maghi e streghe. < No, tesoro. E’… è la verità. Non so come mai tu non l’abbia ricevuta > rispose Maya e Sarah si ammutolì. < CHE- FIGATA! > esclamò tutto d’un tratto Alexandra, dopo che ebbe riletto con più attenzione la lettera. < mamma, muoviti a mandare la risposta! E… no, non utilizzeremo il mio gufo.. aspetta… ecco perché mi hai regalato un gufo per il compleanno! > Maya sorrise ed andò ad abbracciare la piccola Alexandra. < Se guardi meglio, lì, c’è un altro foglio di pergamena. Aprilo > le suggerì indicando un secondo pezzo di carta. Alexandra lo aprì: SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS Uniforme Gli studenti del primo anno dovranno avere: Tre divise da lavoro in tinta unita (nero) Un cappello a punta in tinta unita (nero) da giorno Un paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili) Un mantello invernale (nero con alamari d’argento) N.B. Tutti gli indumenti degli allievi devono essere contrassegnati da una targhetta con il nome. Libri di testo Tutti gli allievi dovranno avere una copia dei seguenti testi: Manuale degli incantesimi, Volume primo, di Miranda Goshawk Storia della Magia, di Bathilda Bagshot Teoria della Magia, di Adalbert Waffling Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti, di Emeric Switch Mille erbe e funghi magici, di Phyllida Spore Infusi e pozioni magiche, di Arsenius Jigger Gli Animali Fantastici: dove trovarli, di Newt Scamander Le Forze Oscure: guida all’autodifesa, di Qentin Trimble Altri accessori 1 bacchetta 1 calderone ( in peltro, misura standard 2) 1 set di provette di vetro o cristallo 1 telescopio 1 bilancia d’ottone Gli allievi possono portare anche un gufo, OPPURE un gatto, OPPURE un rospo. SI RICORDA AI GENITORI CHE AGLI ALLIEVI DEL PRIMO ANNO NON E’ CONSENTITO L’USO DI SCOPE PERSONALI. < W-wow! E’ fantastico! > esclamò Alexandra non sapendo se urlare dalla felicità o abbracciare così forte i genitori da farli sentir male. < spero solo che non sia un sogno! > Maya si addolcì ulteriormente e le diede un bacio sulla fronte. < Alex, cosa stiamo ancora aspettando? Peter, tu prendi una pergamena e spedisci la risposta con un gufo… ma non Cyanos! > disse guardando negli occhi Alexandra < e in quanto a noi… beh, abbiamo qualcosa da comprare > continuò sventolando la lista dell’occorrente < si va a fare shopping a… Diagon Alley! > < Diago che?! > < Diagon Alley! E’ lì che troveremo tutto l’occorrente > disse Maya afferrando Alexandra per la mano e avvicinandosi al camino. < Tutto quello che devi fare è prendere questa polvere e… una volta entrata nel camino dire ‘Diagon Alley!’. Devi pronunciarlo bene. Basta un minimo errore e ti ritroverai in chissà quale posto magico. Mi raccomando, pronuncia le parole con molta accortezza. Preferisci che vada prima io? Così ti faccio vedere? > Alexandra annuì perplessa. Maya entrò nel camino e, prendendo un po’ di polvere retta nelle mani della figlia disse chiaramente e con voce ferma < Diagon Alley! >. Una vampata di fumo verde sembrò averla bruciata. Alexandra sgranò gli occhi e Sarah emise un urlo: < MAMMA! > < Non preoccupatevi, bambine > disse Peter sorridente < mamma non si è bruciata… adesso vai tu, Alex. Mi raccomando > alzò il dito indice < molta, MOLTA precisione. Adesso, dammi a me questo coso e entra nel camino > Un po’ riluttante Alexandra si infilò dentro e tese la mano per inforcare una manciata di quella polvere. < MOLTO ATTENTA > continuò Peter < pronuncialo molto bene > < Erm, sì > annuì la ragazza < Diagon Alley! > enunciò. Sembrava averlo pronunciato bene. Un turbinio vorticoso prese la vinta attorno ad Alexandra e un senso di vomito sembravano aver preso il possesso delle sue membra. Ma bastò un attimo che… si ritrovò a gambe all’aria e testa sul pavimento. Perse l’equilibrio e cadde. Quando rialzò la testa si guardò intorno. ‘Dove mi trovo?’ domandò tra sé e sé. Si trovava in una stana casa, forse una bottega. Calderoni ammuffiti, specchi rotti e persino delle ossa. Quel posto era molto sinistro e alquanto buio. I boccoli neri della ragazza erano aggrovigliati e disordinati. Da un grande specchio vide il suo riflesso. Continuando a gironzolare per la stanza sorpassò una bottiglia dalla forma stramba che, vista dallo specchio, le fece diventare gli occhi enormi. Sorpassata, trovò una bottiglia trasparente con un liquido giallastro all’interno. Camminando ancor più avanti con gli occhi puntati sullo scaffale notò una mano composta da ossa che stava aperta e rigida retta da un manico. L’insegna che si trovava poco più sotto diceva “mano della morte”. ‘Inquietante’ pensò Alexandra. Sentendo dei rumori provenire dalla stanza accanto si precipitò vicino alla porta e ne uscì. Appena mise il naso fuori dalla stanza, un nuovo mondo si aprì dinanzi ai suoi occhi. Persone strambe, con grandi cappelli da strega, grandi nasi, donne con tre mani e tre piedi, uomini grandi, piccolissimi, con denti aguzzi o con capelli con serpenti. Alexandra non aveva mai visto una cosa del genere. Le case erano pendenti da un lato, vecchie e buie. Sembrava che tutto avesse almeno una cosa di nero. Fece qualche passo più avanti ma due strega dal naso adunco e con un grande cece da un lato la fece fermare. < Dove sta andando, sola soletta, signorina? > < Ehm, io… io non so dove mi trovo > spiegò Alexandra guardando verso l’orizzonte sperando di scrutare il profilo della mamma. < Oh, questo non è affatto un buon posto per perdersi… > disse < Perché non lasci che ti offra un po’ di ospitalità a casa? > < Io, io veramente sono venuta con mamma… mi sta aspettando a Diagon Alley > < Diagon Alley? E perché tu stai qua? Lascia che ti aiuti a trovare la via giusta > disse afferrando la piccola Alexandra per una spalla. Ad un certo punto, un uomo dalla grandi dimensioni, con una lunga barba e dalla pancia prominente fece allontanare la vecchia strega da Alexandra. < Cosa ci fa una ragazzina come te, qua? > chiese con fare burbero l’omaccione. Alexandra spiegò di essersi persa e, senza fare altre domande, Hagrid, perché è così che si chiamava, la accompagnò finalmente a Diagon Alley.

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