Waiting to take you away

di glassonionsfield
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Layla, devo dirti una cosa.”

“Lennon, levati dal cazzo, oggi non è giornata.”


Purché fine potesse sembrare, Layla McCartney era, e si definiva, la ragazza più sgraziata, rozza, e volgare dell’universo. E chi, se non John Lennon poteva essere l’amico, anzi, il migliore amico perfetto per lei?
Non era mai giornata per Layla : ogni volta c’era un motivo diverso perché questa rispondesse male a chiunque e tirasse fuori tutto il cinismo che aveva in corpo, scagliandosi anche contro il più misero ed insignificante essere del pianeta.
Esattamente il contrario di suo fratello, il quale non perdeva occasione per dimostrare di essere meglio di Layla qualsiasi cosa facesse.
Paul era tutto più di lei.
Paul era meglio.
Paul era il migliore.
E la povera Layla stava ancora sopportando questo scempio, questa “merda”, come la definiva lei, fin da piccola.
I suoi genitori erano separati, una di quelle storie finite di merda, col padre che picchia la madre e cazzi vari. Ma, d’altronde, nel 2013 non era così scandaloso che una coppia si separasse.


Paul e Layla vivevano ancora con la madre anche se erano entrambi maggiorenni e con tutti i motivi e le possibilità di muovere il culo e andarsene.
La vita sociale della “ragazza dall’anima nera”, come tutti la chiamavano nel suo stupido paesino con altrettanto stupidi abitanti, poteva essere paragonata a quella di un ghiro, o un bradipo, o a un orso. Insomma, a qualsiasi essere che, come lei, odiava semplicemente tutto il genere umano. Poteva solo contare sul suo migliore amico, l’unico che lei avesse mai avuto.
 Paul, invece, era Paul. Suo fratello, e si sa che con i fratelli si va poco e niente d’accordo, soprattutto quando si tratta di uno come lui.
Aveva un carattere tutto suo. E davvero, Layla credeva che in 18 anni di vita non avesse mai incontrato un essere umano più strano, e stronzo, di lui. Paul McCartney era l’essere più schifoso e odioso dell’universo. Era spregevole, e il suo comportamento disgustosamente aggraziato lo era ancora di più.
E proprio per questo, non riusciva a capire come John potesse stare con un tipo come suo fratello. Ma si amavano.
Niente di  più, niente di meno.



Layla non nascondeva, però, che per un periodo era stata innamorata di John, forse il primo, e forse anche l’ultimo uomo, di cui lei si fosse mai infatuata, ma, appunto, Lennon l’aveva sempre e solo vista come un’amica.  E alla fine, era meglio così.
Erano troppo uguali per avere una storia, e allo stesso tempo, troppo diversi.


“No, cazzo, devi ascoltarmi. E’ importante. Se mi ascolti non te ne pentirai.” Disse John, guardandola profondamente negli occhi.


“Okay, ho capito. Spara questa stronzata e smamma.”
Il ragazzo dal naso aquilino fece un sorriso soddisfatto e poi riprese.


“Tra una settimana io e Paul partiamo, con altri due nostri amici e un’altra ragazza.”


Appena sentì queste parole uscire dalla bocca del suo amico, Layla sprizzava gioia da tutti i pori.
Soprattutto per la parola ‘ragazza’, poiché ultimamente stava nutrendo un interesse particolare verso il sesso femminile.
Ma, come al solito,nascose tutta questa euforia con il suo comportamento estremamente e fermamente cinico e freddo.
“Beh, e cosa devo dirti?”


“Aspetta, fammi finire. C’è un posto in più. E beh, mi farebbe molto piacere averti con noi, stronzetta.”


Il viso di Layla si illuminò : era talmente felice che saltò in braccio a John, come aveva fatto rarissime volte.
John la strinse a sua volta.
Lei si staccò, e rossa di vergogna, si schiarì la voce.
“Quindi, quando partiamo? Dov’è che andiamo? Quanti siamo? Come si chiamano i tuoi ami..”


“Hey, calma! Frena, cara. Una domanda alla volta. Se tutto va bene dovremmo partire esattamente tra una settimana, quindi, martedì prossimo, e siamo diretti in Italia. Mh..” John cominciò a fare il conto sulle dita delle mani “..dovremmo essere esattamente sette!”


“Oh, capisco. Va bene, ci sto. Andiamo a prendere una birra, coglioncello?”


“Ovvio, Madame.” Il ragazzo si inchinò, e Layla, ridendo, pensò che nessuno era come John.
Nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo.



Stranamente, Lennon, camminava con un ‘espressione alquanto ebete e allo stesso tempo terrificante, e talvolta si girava verso Layla ed emetteva una risatina che avrebbe fatto scoglionare anche Dio onnipotente.


“Che cazzo mi ridi?!” esclamò, sempre dall’alto della sua finezza, la ragazza.
“Buh, niente.” Rispose divertito l’altro e continuò a camminare.


Arrivati in birreria, dove, ad ogni ora del giorno e della notte, c’era casino, casino e ancora casino, John si precipitò nella direzione in cui già prima Layla aveva avvistato una bellissima ragazza. E l’amica di Lennon, senza volerlo, prese a seguirlo.

“Layla, questa è Elen, una mia amica.”

“Piacere, Layla.”

“Piacere tutto mio, Elen.”

“Allora, ragazze, ci sediamo?”
Si guardarono entrambe e annuirono al ragazzo dai capelli color castano ramato, e presero posto al bancone.

“Tre birre, gentilmente.” Disse John al cassiere.  “Offro io stasera.” Affermò sorridendo, rivoltosi alle ragazze.

“Lennon gentiluomo..mh..questa mi è nuova.” Ridacchiò Elen.

“Tu non mi conosci bene, cara.”ribatté John prima che le due ragazze potessero scoppiare in una sonora risata che rimbombò per tutta la birreria.

“Beh, sbruffoncelle, io vado fuori a fumare. A dopo, fate conoscenza!”


Layla vide con la coda dell’occhio il suo amico allontanarsi, e promise a sé stessa che gliel’avrebbe fatta pagare. Oh cielo se l’avrebbe fatto.
L’idea di rimanere da sola con Elen la terrorizzava.
Ma non era Elen in se, era il fatto di iniziare una conversazione intima con un individuo qualsiasi che le faceva venire numerosi attacchi di panico.

‘Layla, porco cazzo, fa finta che sia John’ pensava tra sé e sé mentre l’altra sorseggiava la birra ormai calda.

Prese coraggio e cominciò a parlare.

“A..Allora, dimmi, Elen, cos’è che fai nella vita?” disse tutto d’un fiato per poi deglutire.

“Mah, niente di che. Sai, sono esperta nel celebrare riti satanici a coccinelle di peluche.” Rispose sorridendo.

“Con un rosario in mano, scommetto.”

“Ovvio.”
Sorrisero entrambe.
Qualcosa, nella mente di Layla, forse un sesto senso o qualche altra cosa indecifrabile o astratta, che quella sarebbe stata una delle più belle serate della sua vita.
Da quel giorno, la sua vita sarebbe cambiata.
Totalmente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quella mattina Layla si svegliò più scazzata del solito.
La testa le girava, e le tempie doloranti non le davano tregua. Solo dopo aver eseguito le solite pratiche mattutine necessarie (come sbadigliare, stiracchiarsi e rimanere a letto mezz’ora pur non dormendo), si accorse di essere finita a casa di John.

Allungò il braccio a sproposito verso il comodino ancora con la vista annebbiata e, finalmente, dopo svariati tentativi andati a male, riuscì a prendere la sveglia, che fortunatamente non aveva suonato, e vide che erano esattamente le 15.30 del pomeriggio.

Decisamente presto per lei.

La cosa preoccupante era che si sentiva come appena svegliatasi da un coma.
Non ricordava più niente della sera precedente.
Le sembrava come se qualcuno, o qualcosa, o forse lei stessa, avesse eliminato totalmente anche il più vago ricordo rispetto a quello che aveva vissuto circa 12 ore prima.

Corse in bagno, e restò a guardarsi allo specchio per parecchio tempo :
le occhiaie che le ingigantivano ancor di più i suoi occhi verde cristallino, i suoi capelli rossi e lisci che le scendevano fino al seno sinuoso ed elegante, il suo viso ancora più pallido del solito e ricoperto di lentiggini, la sua bocca rossa e carnosa.

Si bagnò le labbra secche con la lingua e alitò sullo specchio.

Puzza di alcool.

Sì, okay, molto probabilmente aveva bevuto birra,  l’unica bevanda alcolica che riusciva a reggere, ma quell’odore così forte era preoccupante.

 Layla decise di fare una doccia fredda. Una di quelle docce che si fanno dopo una sbronza seria.

Il suo corpo minuto accarezzato dall’acqua gelida era ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
Si asciugò e si vestì, e intenta ad andare a cercare John uscì dalla camera.

Stava per scendere le scale che portavano al salotto quando notò che la porta della camera degli ospiti, che era solitamente chiusa a chiave,quella mattina era socchiusa, ma non si soffermò su quel futile dettaglio e decise di continuare a scendere.
John era seduto sul divano con una tazza di latte fumante in mano mentre guardava una squallida soap opera  americana.

“Ciao” disse Layla seccata mentre versava un po’ di succo in un bicchiere.

“Buongiorno cara!” si girò l’altro. “Hai dormito bene?”

“No, per niente. Mi sono svegliata prestissimo e non ricordo un cazzo di quello che è successo ieri sera” rispose la ragazza.

“Eh, ci credo, hai preso una bella sbronza.”

“Una sbronza?”

“Sì, esatto. Ti sei ubriacata. Hai bevuto tanta di quella birra che stavi per vomitare anche l’anima, tesoro”

E fu in quel momento che Layla ricordò tutto. Elen, la birreria, e quando si era sentita male.

La verità era che le sembrava così strano, perché lei non aveva mai preso una sbronza. Layla non aveva nemmeno dato il primo bacio, non era mai stata fidanzata (naturalmente senza contare gli innumerevoli “fidanzatini” avuti all’asilo), e non aveva mai fatto sesso. Tutti la odiavano, sia maschi che femmine, nel suo scadentissimo liceo linguistico. Si sentiva maledettamente sfigata. E lo era. Dannazione se lo era.

Un esempio? Mentre i suoi compagni si sfondavano di canne nei bagni della scuola e le sue coetanee spompinavano i ragazzi, lei si rifugiava lì per leggere in santa pace. Amava leggere e passava la giornata a farlo, e forse era anche per questo che a 18 anni era ancora al terzo anno di liceo.
 I libri erano tutta la sua vita e il suo unico svago dopo che la madre le aveva impedito di prendere lezioni di chitarra.

La musica era una delle cose che avrebbe voluto fare nella vita. Il canto, principalmente, ma si limitava a farlo sotto la doccia. E poi, d’altronde, Layla era abituata a non realizzare anche il più misero obiettivo o desiderio. Non aveva mai creduto in un sogno in vita sua e di certo non aveva intenzione di iniziare proprio adesso.

“Dov’è Elen?” chiese la ragazza.

“Sta dormendo ancora, è nella stanza degli ospiti. Tra poco dovrebbe svegliarsi.”
Layla annuì e si distese sul divano a leggere le ultime pagine del suo libro preferito che ormai conosceva a memoria. Il silenzio che regnava in casa venne interrotto dal telefono di John che squillò.

“E’ Paul.” Disse a voce alta.

E, naturalmente, a Layla non importava un fico secco. Quindi, tornò ad immergersi nelle pagine del suo prezioso libro.


“Paul viene qui a mangiare. Penso ordineremo una pizza, poiché qui in casa non c’è un granché. “ Urlò da fuori al balcone Lennon.

“Va bene” rispose quasi indifferente la ragazza mentre stava sgranocchiando qualche salatino.

 Dopo quasi un’ora, Elen spuntò in salotto.

“Buongiorno”

Layla si girò e la vide. In quel momento non era capace di pronunciare neanche una sillaba.
Era esterrefatta dalla bellezza di Elen Davis. Il suo aspetto era magnifico anche di prima mattina.
I suoi capelli nero carbone raccolti in una coda di cavallo e leggermente scompigliati, i suoi occhi profondi e castani, il suo naso piccolo e all’insù, le sue labbra rosee e la sua carnagione olivastra : tutto questo, secondo Layla, poteva reincarnare la parola “perfezione”.

“C-ciao” balbettò la ragazza che era distesa sul divano.

Elen le sorrise.

E in quel momento si sarebbe anche potuta scogliere come una fottuta gelatina.

“Ciao Elen, ti va di rimanere a cena qui con noi? Ordiniamo una pizza, tra qualche ora dovrebbe arrivare anche Paul” disse John mentre scarabocchiava sul suo album da disegno.

“Umh, sì, dai. Oggi è anche il mio giorno libero e domani vado in ferie, quindi, si può fare, a meno che non venga la fine del mondo”

“Okay, perfetto allora.”




“Mi passi quei biscotti? “ chiese Elen dopo che aver preso posto sul divano affianco a Layla.

“Sì, certo. Allora, dimmi, hai dormito bene?” domandò l’altra porgendole il pacco di biscotti al cacao.

“No, per niente, ho vomitato tutta la notte e sono riuscita a prendere sonno solo stamane alle cinque. Beh anche tu ieri sera non ci hai scherzato con la birra, mia cara. Hai cominciato a ballare per tutto il locale, ti sei spogliata e sei salita sul tavolo di un ragazzo che se John non ti avesse salvato a quest’ora ti avrebbe già stuprato nel peggiore dei modi. E’ stata la tua prima sbronza, vero?”

Layla riusciva a percepire il rossore che prendeva d’assalto il suo viso e la vergogna che le impediva di controllare il suo corpo.

“Sì, in realtà” quasi sussurrò.

“Beh, col tempo ti abituerai”

L’altra rise. Una di quelle risatine nervose il quale scopo è  nascondere la timidezza.
Passò un’ora, forse due, durante le quali John strimpellò alla chitarra e le due ragazze si scambiarono dolci sorrisetti, prima che l’essere più orripilante del pianeta mettesse piede in casa Lennon.
E a Layla, solo al pensiero, veniva da rimettere.
Era tutto più bello quando non aveva lui tra i piedi.



“Buonasera, esseri umani.”

La voce fastidiosa di Paul si disperse in tutta la stanza.
Parli del diavolo e spuntano le corna?

“Ah, ciao, Paul” accennò Elen senza girarsi a guardarlo.

Mentre l’altra, inerme, continuò a leggere e a far finta di niente, e, quasi per ripicca, prese il suo Ipod e cominciò ad ascoltare musica, alzando il volume al massimo.

I due piccioncini andarono a pomiciare in camera di Lennon, lasciando, ancora una volta, le due ragazze sole.

“Sai, sei davvero bella, Layla” disse l’altra dopo aver fatto un tiro di sigaretta, mentre si avvicinava lentamente alla più giovane.


L’altra sentì una strana sensazione al cuore, come un liquido che esplode proprio lì, e si espande.
Come se non bastasse, Elen prese ad accarezzarle il viso.
E niente in quel momento avrebbe potuto farla sentire meglio.
Pochi centimetri di distanza le separavano.
Le loro labbra vogliose imploravano il tocco dell’ altra.



“Oh, siete in piena operetta! Scusate l’interruzione, care”


L’essere più spregevole dell’universo, o anche, Paul McCartney, entrò in stanza.

E quello era il momento meno adatto per farlo.


Layla uscì di casa tirandosi violentemente la porta dietro generando un fracasso insopportabile.

I suoi nervi erano a mille, e l’unico modo per smaltire la voglia di sterminare tutto il genere umano era andare in un posticino appartato e stare da sola.

Completamente sola.

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