All in.

di MartaJonas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


 

 

 

Chapter 1
 
Los Angeles, CA
 
La terra rossa di quel campo da tennis era rovente. Allenarsi in quella città, in pieno luglio, dalle 9 a mezzogiorno non era stata affatto una buona idea.
Si sfilò la maglietta grondante di sudore, dirigendosi verso lo spogliatoio a passi lenti. Il sole risplendeva in alto, e il cielo era terso, senza neanche una nuvola.
Era stanco e sudato ma pensare che da lì a pochi giorni lo avrebbe aspettato il grande slam degli US Open lo eccitava. Era secondo nel ranking mondiale, e se avesse vinto il torneo sarebbe arrivato primo in classifica superando tutti gli altri.
Quello era il suo lavoro, ma allo stesso tempo ciò che amava. Riusciva a farlo scaricare e smettere di pensare. In quel campo c’erano soltanto lui, la sua racchetta, e la pallina. Non importava chi ci fosse al di là della rete, negli ultimi tempi, riusciva a battere chiunque.
Arrivato nello spogliatoio assolutamente deserto, si distese stremato su una panca, lasciando cadere per terra la maglietta e chiudendo per un attimo gli occhi.
Quando li riaprì si vide due occhi color cioccolato e un sorriso felice che lo fissavano. Si aprì in un sorriso prima ancora che la ragazza dicesse qualcosa.
-Guarda che fisico, oh! Vedo che ti sei pompato come un pazzo in palestra! – disse la ragazza dai capelli castani al giovane uomo, dopo aver bevuto un altro po’ di quel caffè americano che aveva in un recipiente della Starbucks. – Quindi immagino che funzioni ancora con le ragazze! A proposito, a che quota siamo questa settimana? 10? 20?
-Che scema che sei! – rispose il ragazzo scuotendo la testa, mentre continuava a sorridere.
-Basta dare un’occhiata tra i tuoi contatti sulla rubrica o alle conversazioni su whatsapp! – disse facendo apparire dal nulla il cellulare dell’amico. – Ogni tanto varia, usi sempre le stesse formule! “Quanto ti sono mancato?” “Ma tu sei importante per me” “sei sempre la mia preferita!” –disse leggendo con enfasi ogni frase facendo morire dal ridere il ragazzo. Il moro poi ci pensò su un attimo.
-Chi ti ha dato il permesso di prendere il mio iPhone? – chiese tentando di riprenderselo con una mano. Lei si alzò in piedi per sfuggirgli.
-Che poi, Joseph, cosa ti era successo qui? – disse, facendo finta di non aver sentito una sola parola di quel che il moro avesse detto, mentre gli mostrava una foto del giovane tennista con una faccia un po’ … confusa.
-Ero ubriaco. Maggie, restituiscimi il cellulare, subito! – disse il moro, alzandosi e dirigendosi verso di lei – altrimenti ti abbraccio così come sono!
-Non ci provare, stai lontano da me! – lo avvertì cominciando a camminare, mentre cercava di inviarsi la suddetta foto su whatsapp dal cellulare dell’amico. – Devo inviarmi la foto, così posso usarla come ricatto!
-Maggie, io ti picchio! – rise il ragazzo, avvicinandosi sempre di più a lei.
-Sai cosa diceva mia nonna? Le donne non si toccano neanche con il petalo di un fiore!- gli ripeté con fare saggio.
-Però si abbracciano. – disse mentre la stringeva già tra le sue braccia sudate ma forti, sicure e confortanti. Per un attimo desiderò che non si staccasse più da lei, che rimanessero così per sempre. Poi si ricordò delle condizioni dell’amico che era grondante e puzzolente.
-Joe, staccati! – affermò separandosi dal giovane uomo. – Capisco il tuo bisogno d’affetto, ma almeno un doccia!
Joseph rise, poi prese dalla mano della ragazza il suo cellulare, si mise a sedere. Maggie gli si sedette accanto.
-Mi sei mancata – le sussurrò poggiando una sua mano su quella della ragazza. – Per un attimo ho creduto che saresti rimasta in Cina.
-Ehi, va bene che i cinesi sono simpatici e senza un’ interprete come me non capirebbero un’acca di quel che dice tutto il resto del mondo, ma mica posso trascorrere tutta la mia vita a Pechino. Ho bisogno della mia famiglia, e soprattutto del mio migliore amico, nonché secondo miglior tennista al mondo. – gli sorrise, stringendogli la mano che le aveva poggiato sopra la sua.
-Secondo ancora per poco – sorrise sornione il ragazzo. Per un attimo rimase a guardare quel sorriso che illuminava tutto intorno a lui, come se fosse al luce più bella e brillante del mondo.
-Ne sono sicura anche io – gli rispose con lo stesso sorriso che le aveva rivolto lui.
-Stasera film e pizza? – propose il moro.                                                                  
-Solo se scegli un bel film con qualche bel ragazzone e non quei soliti film lenti che guardi tu! – disse la ragazza.
-Allora significa che vuoi un film con me come protagonista! – rispose il moro, ricevendo in cambio dall’amica una botta sulla pancia nuda.
-No, significa che lo scelgo io il film che andiamo a vedere stasera, mentre tu ti fai la doccia! – rispose la castana. – e che sceglierò un film con Brad Pitt o Tom Cruise.
-Ti odio – disse il moro alzandosi in piedi, visto che non sopportava quei due attori.
-Ti odio anche io – disse facendogli l’occhiolino prima che scomparisse andando verso le docce.
 

Long live all the mountains we moved
I had the time of my life fighting dragons with you.





 

Buonasera! 
Lo sapete che non riesco a stare più di tanto senza scrivere ormai. Credo che sia diventata una malattia questa.
Comunque, questa qui è una mini-FF in soli 3 capitoli. Doveva essere una OS, ma poi è diventata un po' troppo lunga per esserlo ahahahahah
L'ho finita di scrivere tutta, e in realtà non è il massimo, anzi, è solo qualcosa con cui passare tempo se non si ha nulla da fare. 
E capitemi, sono in una casa di maschi che guardano troppo sport, e il tennis è l'unico che mi piace. 
Ogni capitolo ha la sua canzone, che è linkata, volta per volta, alla scritta "Chapter ..."
In ogni modo, niente paura ho già una vaga idea per una long, ma devo svilupparla meglio per scriverla. 
Se vuolete potete trovare tutto ciò che ho scritto sulla mia pagina, o potete contattarmi su twitter
Niente, allora, ci sentiamo presto!
Se volete, le recensioni sono sempre gradite!
Un bacione grande,
Marta. <3

 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***



Chapter 2

 
3 years later
 
London, UK
 
Colpo. Rimbalzo. Colpo.
Rimbalzo. Colpo. Rete.
Era la terza palla di fila che mandava a rete.
Si fece portare l’asciugamano da uno dei raccattapalle, e mentre quest’ultimo gli lasciava tre palline gialle sulla racchetta, Joseph si asciugò il sudore dalla fronte, sentendo sempre di più gli occhi degli spettatori del centrale su di lui.
Guardò un attimo verso il pubblico, il pubblico di Wimbledon*, mentre riconsegnava l’asciugamano al raccattapalle. Ogni sguardo sembrava contrariato, deluso. D’altronde non poteva biasimarli: erano venuti a vedere il primo turno del torneo, nel quale il primo in classifica si scontrava contro il numero 153, e il primo dei due stava perdendo miseramente. Il numero 153 vinceva per 6-0, 6-1, 5-0, e stava già 40-0 per lui, aveva a disposizione 3 match- point*
Joseph prese in mano le tre palline da tennis, scartò quella più a destra e mise in tasca quella al centro. Cominciò a palleggiare a terra con l’unica palla gialla rimasta. Le fece fare tre rimbalzi prima di lanciarla in aria, e colpirla con una battuta che finì di nuovo in rete.
In uno scatto di nervosismo il ragazzo buttò con violenza la racchetta a terra, quando il raccattapalle gliela restituì il suo sguardo si scontrò con quello della sua ragazza, nella tribuna vip. La cosa di sicuro non migliorò il suo nervosismo, anzi.
Era accaduto qualcosa negli ultimi mesi, anche se non sapeva esattamente cosa, che lo aveva cambiato, che gli aveva fatto cambiare anche i rapporto che aveva con l’unica cosa che credeva sicura in vita sua: il tennis.
Fece fare tre rimbalzi alla pallina a terra, mentre cercava di trovare un modo per conciliare il rumore del suo respiro con il battito agitato del suo cuore, ma non ci fu nulla da fare: la pallina andò a rete in un tristissimo doppio fallo* che concluse la partita.
Joseph strinse la mano all’avversario, e poi all’arbitro, mise le sue cose nella borsa e senza neanche guardare in faccia i suoi fan che chiedevano un autografo all’uscita, andò via, verso lo spogliatoio, in cui non soggiornò molto, anzi, ci passò solo attraverso per arrivare al grande suv nero dai vetri oscurati con il quale uscì da quella struttura nella quale sarebbe – forse – rientrato solo l’anno successivo.
Le immagini attraverso il suo finestrino scorrevano veloci. Sembrava un film, uno di quelli in cui il protagonista era stufo di essere spettatore della sua vita che scorreva, e che si era deciso ad agire, a prendere delle decisioni importanti.
Non sapeva se incolpare se stesso o qualcun altro per il fatto che continuava a rinviare quel che avrebbe già dovuto fare da tempo.
Fece cadere la testa all’indietro dicendosi che aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, ed essere se stesso, almeno quella volta. Aveva bisogno di qualcuno che non lo giudicasse, che lo conoscesse, che sarebbe sempre rimasto dalla sua parte e che volesse solo il suo bene. Maggie corrispondeva a tutte le caratteristiche prima elencate, ma da Pechino si era spostata in India, e continuava ad essere troppo lontana per lui.
Quando arrivò al suo hotel, passò dalla porta sul retro, prese la chiave della sua camera, e disse alla reception che non voleva visite da parte di nessuno, inclusi membri della sua famiglia, fidanzata o guardie del corpo, aveva bisogno di stare da solo.
Salì fino alla sua camera e ci si chiuse dentro senza lasciar entrare nessun membro del suo staff. Si spogliò e si buttò sotto la doccia. Dopo un’oretta buona uscì dal bagno con un accappatoio addosso, e si distese così com’era sul comodo letto.
Sentì bussare alla porta, ancora e ancora. Poi sentì Kate, la sua ragazza urlargli di risponderle. Poi sua madre che gli chiedeva di entrare.
Fece roteare gli occhi, aprì di poco la porta, e senza lasciar entrare nessuno parlò.
-Ero a farmi la doccia, non sono morto, sto bene, ho bisogno di trascorrere del tempo da solo, senza nessuno. Niente eccezioni. Ci vediamo domani mattina. – così dicendo chiuse la porta, a chiave,  senza che nessuno facesse in tempo a rispondergli.
Sapeva benissimo di assomigliare a una teen-star viziata nel pieno di una crisi ormonale, durante la quale non sapeva cosa voler fare della propria vita, ma aveva bisogno di esserlo in quel momento.
Si lasciò affondare nel morbido materasso, dopo essersi infilato i boxer. Così, cominciò a pensare perché gli stesse accadendo tutto ciò. La forma fisica o tattica non aveva nulla a che fare con quella sconfitta o con quelle che aveva totalizzato nei tornei precedenti. Era qualcosa di più … personale.
 
Si era quasi addormentato vedendo la tv, quando sentì di nuovo bussare alla porta.
-Cosa non vi è chiaro in “Voglio restare solo”? – gridò quasi, senza neanche alzarsi dal letto.
-Non vuoi stare neanche con la tua migliore amica che è venuta dall’India a posta per te? – chiese la ragazza – sono ufficialmente offesa.
Non riuscì neanche a finire di pronunciare la frase che Joseph aveva già aperto la porta. La abbracciò senza neanche dirle una parola. Maggie gli sorrise ricambiando l’abbraccio.
-Scusami – disse il moro, allontanandosi da lei e lasciandola entrare in camera – non avrei mai immagino che ci fossi tu qui fuori!
-Ah ecco, altrimenti ti avrei picchiato. – rispose ridendo mentre Joe chiuse alle loro spalle la porta.
-Possibile che ogni volta che ci rivediamo sei sempre mezzo nudo? – chiese la ragazza squadrandolo da capo a piedi.
-Sono cose che accadono – rise lui. Era incredibile come Maggie riuscisse a cambiare totalmente l’umore del ragazzo.
Lei si sedette sul letto poggiando la borsa accanto a sé. Joe si sedette vicino a lei.
-Allora, mi spieghi cosa c’è che non va?- chiese la ragazza guardandolo negli occhi.
-Niente – rispose guardandolo a terra.
-Sei un bugiardo. Hai al primo turno negli ultimi 3 grandi slam, per non parlare degli ATP nei quali non sei arrivato neanche ai quarti di finale. Fai scenate tipo ragazzino in piena crisi adolescenziale. Hai una faccia da funerale. Devo continuare con le cose che non quadrano in te? – chiese la ragazza.
Joseph sbuffò lasciando aderire la schiena al letto.
-Sono un pessimo bugiardo, eh? – chiese il moro. Lei annuì, sorridendo al suo amico.
-Kate mi ha dato l’ultimatum: o acconsento a sposarla entro il prossimo mese, o mi lascia. – confessò tutto d’un fiato. Maggie nutriva ben poca simpatia nei confronti della ragazza di Joe.
-E da quanto state insieme? – chiese la ragazza, cercando di mostrarsi il meno interessata possibile. Maggie era una di quelle ragazze che nascondeva tutto dietro un velo di giocosità. Forse era per quello che Joe amava tanto trascorrere tempo insieme a lei: lui faceva la stessa cosa.
Dietro quella protezione, dietro quel velo, però, c’erano emozioni dure a morire, che era fin troppo facile suscitare.
-Due anni a luglio. – rispose piatto, senza mostrare una minima flessione nella voce. – conviviamo da un anno.
-In questo caso, Joe, non credo che ci siano mezze misure. Le idee devono essere chiare, altrimenti il matrimonio non durerà il tempo di un battito di ciglia. – disse seria la ragazza, facendo uno sforzo incredibile nel voler reprimere i suoi veri sentimenti – La domanda che ti devi fare è solo una: la ami, Joe?
-Dipende cosa intendi per amore … - rispose il tennista. – l’amore travolgente tipo quello di Romeo e Giulietta o lo stare bene ogni tanto insieme?
-Non è né l’uno né l’altro. L’amore è voler trascorrere con lei tutti i giorni della tua vita, è sentirne la mancanza tanto da voler prendere il primo aereo per averla accanto a te, è stare bene sia nel ristorante più lussuoso di Londra, che nel più orrendo del Bronx basta essere in sua compagnia, è ridere alle sue battute anche se non sono poi così divertenti, è guardarla e pensare di essere davvero fortunato ad avere una ragazza come lei con te, è voler parlare solo con lei dopo una brutta giornata, è volerle raccontare ogni cosa che ti è accaduta quando non era con te, e riderci sopra con lei. L’amore è sostenersi a vicenda, è stare bene, è aver bisogno l’uno dell’altra. È qualcosa di semplice e complicato nello stesso momento, ma ricorda sempre una cosa Joseph, e te lo dico come amica: solo l’amore vero resiste. Se pensi che non sia la ragazza per te, per viverci una vita insieme, lasciala. – mentre Maggie pronunciava quelle prole si erano guardati negli occhi a vicenda, sentendo la voce della ragazza che si faceva sempre più flebile e seria.
Sembrava quasi che la giovane donna gli stesse rivelando cosa provasse segretamente per il suo amico, come se quelle parole fossero sempre state lì per lui, ma che lei non avesse mai avuto il coraggio di pronunciarle.
-Non sono poi così sicuro di provare tutto ciò per lei, ma non sono neanche sicuro del fatto di volerla lasciare e ritrovarmi di nuovo da solo. – disse Joseph, e in quel momento più che mai Maggie ebbe la voglia di urlargli contro tutto quel che gli aveva sempre nascosto.
-Sai Joe? Due persone che si amano, ne parlano. Se non sei pronto a volerla sposare, glielo dici. Se ti ama, ti aspetta. Se non ti aspetta significa che non ti ama e non ti merita. Ricorda sempre che non è l’unica ragazza sulla faccia della terra. – gli disse restando sempre seria, mentre gli occhi ambrati del tennista non facevano che fissarla. Odiava e amava nello stesso momento quello sguardo. Amava la sua preoccupazione, amava il suo modo di amare, eppure lo odiava, perché spesso dava se stesso a chi non lo meritava affatto.
-Ma lei è … - cominciò, ma rimase senza riuscire ad aggiungere qualunque appellativo o aggettivo a quella ragazza da cui sembrava dipendere.
-La ragazza che ti ha tolto il sorriso da un anno a questa parte.- si fece scappare Maggie, che non riuscì a fermare la lingua. Non riusciva a nascondere quel che pensava realmente neanche quando ne aveva bisogno. Si maledì mentalmente. Doveva restare in silenzio, ma ormai il gioco è fatto.
-Credevo che mi avresti capito, Credevo che almeno tu saresti rimasta dalla mia parte. – disse abbattuto Joseph.
-Proprio perché sono dalla tua parte ti dico le cose come stanno. Non solo hai perso 18 delle ultime 20 partite, che non è poi un così grande problema, ma sei sempre … triste da quando stai con lei. Sembra quasi che ti trasformi in qualcun altro quando sei con lei. – gli disse Maggie. – E non mi piace. Se vuoi un parere dalla tua migliore amica, io non la sposerei.
-Non ho chiesto il tuo parere. – disse nervoso rialzandosi a sedere sul letto. – Ho bisogno di riposarmi per domani, ti dispiace uscire?
Maggie scosse la testa e si alzò, faticando a trattenere le lacrime. Toccò la maniglia della porta per andarsene, ma non riuscì a evitare di parlare di nuovo.
-È così che tratti gli amici quando a loro non piace Kate? Non l’hai mai fatto con nessun’altra ragazza, Joe. Capisci, ora, cosa intendo quando dico che sembri un'altra persona? – disse Maggie fissandolo, dritto negli occhi.
-Esci, Maggie! – gridò, e la ragazza si fiondò al di fuori della stanza, non riuscendo più a trattenere quelle lacrime che aveva dentro. Una pallottola dritta al cuore avrebbe fatto meno male di quelle parole che il suo migliore amico le aveva detto. Forse perché, almeno per lei, Joseph non era soltanto il suo migliore amico.
 

And you’ve got a smile that could light up this whole town
I haven’t seen it in awhile, since she brought you down
You say you find I know you better than that
Hey, Whatcha going with a girl like that?


 

Buonasera gente! 
Allora, prima di tutto, per chi non ne sa nullla di tennis vorrei puntualizzare delle cose:
*Wimbledon è uno dei 4 tornei del grandi Slam, cioè la vittoia dei più importati e pagati del tennis (Wimbledon, US Open, Autralin Open e Roland Garros). Wimbledon si svolge a Londra e diciamo che è un po' il più importante e conosciuto di tutti. 
*Match-point è il punto che ti permette di vincere la partita.
*il doppio fallo c'è quando un giocatore sbaglia due battutte di fila, e quindi perde il punto. 
Se vi servono altre delucidazioni chiedete ahahah
Sono sempre reperibile su twitter, e qui su efp! :)
Grazie mille di tutto!
Un bacione e al prossimo e ultimo capitolo!
Marta <3


 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***



Chapter 3

 

Dallas, TX
 
Maggie era partita il giorno dopo da Londra ed era tornata a casa con un volo diretto. Non aveva ricevuto messaggi o chiamate da Joseph, né lei lo aveva contattato in qualsiasi modo.
Rientrò a casa, dopo circa 9 mesi, verso le 8 di sera. Non mangiò quasi nulla, e pianse prima di addormentarsi. Le sembrava quasi surreale aver litigato con Joseph, dopo tutti quegli anni di amicizia, così di punto in bianco, proprio in quella situazione.
Quando si svegliò si vestì con pantaloncini da corsa, maglia con maniche corte, e scarpe da tennis. Aveva bisogno di correre, di schiarirsi le idee e di non pensare nello stesso momento.
Highland Park era sempre stato un ottimo luogo in cui poter correre. Quel posto era così pieno di ricordi, quasi da perdercisi dentro. Abitava a Dallas da sempre, e quel parco era sempre stato un suo punto di riferimento.  
Vide lo scivolo da cui era caduta quando si era sbucciata il primo ginocchio. Passò dietro l’altalena davanti alla quale lei stessa aveva ricevuto una pallina da tennis in testa, seguita dalle scuse di un ragazzino moro e sorridente che poi sarebbe diventato il suo migliore amico. Per poco non scoppiò a piangere correndo davanti alla panchina sulla quale aveva dato il suo primo bacio, per gioco, all’età di 12 anni, a Joseph.
Sì, perché l’aveva dato a lui il suo primo bacio. Ricordò come tutto fosse cominciato come una sfida proposta proprio dal fratello di Joe, Kevin. “Scommetto 10 $ che non avete il coraggio di baciarvi.” Aveva detto il maggiore tra i tre, e senza pensarci tanto, si erano baciati.
Un bacio casto, ma pur sempre un bacio, il promo bacio per entrambi.
Prima di quel momento Maggie non sapeva neanche cosa fosse l’amore, ma da quel mattino qualcosa cambiò e ogni sentimento nei confronti di Joseph diventò come amplificato. Crescendo,e  pensando a quanto quel ragazzo fosse diventato fondamentale per lei, le piaceva definirlo il suo “tallone d’Achille”. Era il suo unico punto debole. Sapeva di essere capace di superare qualunque cosa, tranne che una separazione da lui. Per questo in quel momento, mentre correva senza meta, si sentiva una schifo.
 

And we know it’s never simple, never easy
Never a clean break, no one here to save me
You’re the only thing I know like the back of my hand
 
And I can’t breathe
Without you, but I have to
Without you, but I have to.

 
-Wow, hai velocizzato la corsa! – disse una voce alla sua destra, la parte opposta verso la quale Maggie stava guardando. Sobbalzò e si fermò un attimo con il cuore a mille.
-Joe? Che ci fai qui? – chiese la ragazza, riprendendo a correre dicendosi che all’occorrenza poteva sempre accelerare il ritmo.
-Ho praticamente dieci giorni liberi, sono uscito al primo turno, ricordi? – disse il moro tenendo il suo passo.
-Kate?- chiese Maggie, andando subito al punto.
-Le ho parlato, e mi ha lasciato. Così ho saputo dalla foto su Instagram che hai messo ieri sera che eri qui, e ho pensato che sarebbe stato bello trascorrere del tempo dove tutto è iniziato. – disse il tennista. Maggie accelerò il passo, era agitata.
-Stai … stai bene? Nel senso, non avrei dovuto dire quelle cose l’altro giorno … probabilmente. – disse mentre Joseph tentava in tutti i modi di tenere il passo e riuscire a parlare.
-Sto meglio di quanto avrei creduto. – disse il moro. – Ho pianto per un’oretta, e tutto è andato meglio.
Maggie si sentì morire udendo quelle parole. L’aveva abbandonato nel momento del bisogno.
-Poi mi sono reso conto di dover fare una cosa da troppo tempo, e di aver rimandato troppo a lungo per paura di perdere tutto. Tu, Maggi, cosa faresti se in una partita di poker avessi un full, andresti in all-in? Oppure aspetteresti carte migliori? – disse il giovane.
-Probabilmente conterei le carte, così da sapere cosa fare. – rispose la ragazza.
-Sì, ma a Las Vegas se lo scoprono ti cacciano. Non puoi programmare ogni cosa, Maggie, devi buttarti. Se poi perdi, potrai sempre vincere la volta dopo. Quindi, cosa mi consigli Maggie, buttarmi e poi avere rimorsi se perdo o non farlo e avere rimpianti?- chiese, incalzando, il tennista.
Maggie ci pensò un attimo, poi rispose.
-Buttati. – disse piano, mentre una parte di sé desiderava di non avergli mai nascosto nulla.
Maggie sentì Joseph fermarla prendendola per il polso destro, e attirarla verso di sé. Non capì che cosa volesse fare, fino a quando non sentì le sue labbra umide contro le sue, la leggera barba del tennista che le solleticava il viso, un sorriso materializzarsi sulla bocca del moro. Quello era un vero bacio, non più un bacio stampo come il loro primo bacio su quella panchina.
Erano entrambi affaticati, sudati, con il fiatone che rendeva loro difficile anche solo respirare.
Joseph le teneva dolcemente il viso, conducendolo verso il suo in un gesto assolutamente dolce e perfetto.
-Che cazzo fai, Joseph? – chiese la ragazza, sconvolta, dopo essersi staccata dalle labbra del giovane.
-All-in. – rispose, quasi spaventato, impaurito di aver perso la sua partita.
Quando, però, Maggie ricominciò a baciarlo, con più trasporto di quanto avessero avuto prima, capì che non solo aveva vinto la sua partita, ma con il ricavato sarebbe stato felice per il resto della sua vita.
 

The End



 

Buonasera gente!
Bene, siamo all'ultimo capitolo! :3 Questa è stata solo una piccola fan fiction all'insegna di canzoni di Taylor Swift.
Spero che vi sia piaciuta! 
Grazie a tutti per le recensioni e per chi ha aggiunto la storia nelle seguite!
Ci sentiamo al più presto, promesso. 
Per qualunque cosa, mi trovate sempre su twitter!
Un bacione grande, 
Marta <3

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