Alive

di M_Cullen
(/viewuser.php?uid=291260)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiamme ***
Capitolo 2: *** Nuovo ***
Capitolo 3: *** Sete ***
Capitolo 4: *** Riflessioni ***
Capitolo 5: *** Risposte ***
Capitolo 6: *** Confusione ***
Capitolo 7: *** Desiderio ***
Capitolo 8: *** Addii ***
Capitolo 9: *** Confessioni ***
Capitolo 10: *** Cambiamenti ***
Capitolo 11: *** Distrazioni ***
Capitolo 12: *** Sogni ***
Capitolo 13: *** Sorprese ***
Capitolo 14: *** Voglia ***
Capitolo 15: *** Divertimento ***
Capitolo 16: *** Dolore ***
Capitolo 17: *** Rancore ***
Capitolo 18: *** Abbandono ***
Capitolo 19: *** Salvezza ***
Capitolo 20: *** Assenza ***
Capitolo 21: *** Condanna ***
Capitolo 22: *** Verità ***
Capitolo 23: *** Passione ***
Capitolo 24: *** Amore ***
Capitolo 25: *** Spiegazioni ***
Capitolo 26: *** Adulterio ***
Capitolo 27: *** Pentimento ***
Capitolo 28: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Fiamme ***


- FIAMME -

 

 
Cercavo inutilmente di aggrapparmi ad un appiglio, per evitare che quelle fiamme mi colpissero, ma era uno sforzo del tutto inutile. Precipitavo sempre più in fondo.

Cosa mi stava accadendo??? Non riuscivo a concentrarmi, né tanto meno a capire come fossi arrivato a tanto.

Era come se quel fuoco avesse cancellato i miei ricordi. Stavo sognando?

“Vi prego… aiutatemi! Qualcuno mi salvi da questo inferno!!! Vi supplico!!!”gridavo con tutto il fiato che avevo in gola, ma non riuscii mai a capire, se quelle urla erano solo un sogno, o la pura realtà… in ogni caso non aveva molta importanza, dato che non ricevevo alcun aiuto da parte di nessuno.

Non so se le ebbero mai sentite.

Continuavo a chiedere aiuto, mentre le fiamme sembravano consumare il mio corpo, ma non era così… avrei preferito morire incenerito, ma il mio corpo era completamente intatto.

Provavo solo dolore… un dolore che non aveva misure, impossibile da spiegare, ma soprattutto, impossibile da sopportare.

Avrei preferito se mi avessero scuoiato vivo, o gettato interamente nell’acido, o magari essere fracassato da un treno… tutto, ma non quello che stavo passando. Era un fuoco vivo dentro me, che non si  esauriva mai.

Non smettevo di urlare, ma continuavo sempre più a bruciare.

Solo una volta sentii dei leggeri sussurri tra le vampate. Non capivo da dove provenissero, né riuscivo a capire cosa dicessero.

Non desideravo altro che la morte, solo così avrei potuto mettere fine alla mia sofferenza… avrei voluto gridare: “Vi prego, uccidetemi!!!”, ma ero più che certo, che le mie urla non erano altro che una flebile illusione, persa tra le fiamme.

Cercai tra l’oscurità nella mia anima, e lì ritrovai il mio cuore… maledetto il momento in cui lo feci... improvvisamente mi accorsi che batteva in modo esagerato, ed ero più che sicuro, che mi avrebbe spezzato le costole, con quel simile tonfo sordo.

Non sopportavo di sentirlo battere… quel rumore mi rimbombava dentro, facendomi perdere l’udito. Non sentivo altro che lui, pompare maledettamente e impossessarsi del mio controllo.

Se avessi avuto il comando dei miei movimenti, avrei di certo conficcato la mano all’interno del mio petto, sfondandolo in un solo colpo, per strapparmi via quell’inutile cuore, che mi lacerava l’interno.

Cercai di muovere gli arti, ma anch’essi erano totalmente arsi da quel fuoco incessante, che continuava a portarmi via anche l’anima.

Non so quanto tempo passò da quella continua tortura, forse minuti, forse ore… o addirittura giorni, mesi… sapevo solo che non smisi di soffrire nemmeno per una frazione di secondo.

Speravo di aggrapparmi ad una ragione, che mi desse il coraggio e la forza necessaria, per far tacere il dolore che mi lacerava l’anima.

Ma niente poteva alleviare quel fuoco che divampava interamente il mio essere…

Ad un tratto ebbi un frammentario ricordo di ciò che era avvenuto prima che io precipitassi nell’oblio… un tocco freddo sulla gola, simile ad un bacio letale… cosa significava???

Non sapevo se sarei riuscito a sopravvivere, probabilmente sarei morto in quell’istante, o fra qualche minuto, ma provai ugualmente a lottare contro quel dannato cuore, che sapevo benissimo mi avrebbe lasciato presto.

Udii un leggero sussurro… mi sforzai con tutto me stesso di percepire il significato delle parole, ma il mio cuore non lo permise… iniziò a battere sempre di più, sempre di più… arrivando al culmine.

Sta zitto, c…o! Sta zitto!!!

Basta!!! Non ti sopporto più!!!

Continuava a battere, ma in modo più lieve, più grave… meno frequentemente…

Mi stava lasciando, lo sentivo… e con esso anche la mia anima…

Il fuoco stava smettendo di ardere, con mio grande sollievo.

Stranamente cominciai a riprendere lentamente il controllo del mio corpo… ma per timore, continuavo a tenere gli occhi chiusi.

Mi sentivo meglio… le fiamme erano scomparse totalmente, ed io mi ritrovai consapevole nella realtà.

Il cuore rallentò ulteriormente, fino ad emettere un ultimo battito sordo.

Udii dei passi, farsi sempre più nitidi…

Avevo paura, ma dato come mi sentivo, sapevo perfettamente che sarei stato in grado di far fronte a qualunque cosa fosse.

Non mi rimaneva altro che aprire gli occhi e affrontarlo…



Spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento!!! Nel prossimo capirete chi è il protagonista della mia storia... Bacioni!! *-*
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuovo ***


Eccomi con il secondo capitolo! Qui scoprirete il protagonista, e tutti i suoi dubbi riguardo quelle “strane fiamme” del capitolo precedente. Buona lettura!



  
- NUOVO -
 

 
Aprii gli occhi…

Tutto era così nitido… riuscivo a distinguere ogni singolo granello di polvere volteggiare nell’aria. Percepivo ogni più leggero sussurro provenire da ogni angolo della stanza.

Mi guardai intorno, mettendo a fuoco tutti i dettagli… dove mi trovavo? E soprattutto cosa mi era accaduto? Mi sentivo indistruttibile. Nuovo. Era come se fossi rinato.

Volsi lo sguardo verso colui che avanzava verso me… con un gesto automatico mi sedetti, indietreggiando istintivamente, poi, non ebbi nemmeno il tempo di prendere la decisione di alzarmi, che mi ritrovai in piedi… ebbi come la sensazione di non essermi mosso. Tutto in un frammento di tempo.

Davanti a me vi era la figura, alta e imponente, di un ragazzo moro, sulla ventina. Vestiva nelle tonalità di grigio, con un lungo mantello dello stesso colore, che per poco non toccava il suolo. Aveva gli occhi come il fuoco e il viso pallido, di un bianco cadaverico.

Per un attimo scostai lo sguardo da lui… alle sue spalle vi erano tre uomini vestiti di nero, dall’aria nobile, maestosa.

“Chi siete? Dove mi trovo??” al sentire il suono della mia voce ebbi un sussulto. Non ricordavo fosse così… melodica. Cosa ero diventato??

“Ottimo, fratello…” udii quelle parole, provenire dalle labbra del biondo.

“Di cosa state parlando? Cosa mi avete fatto?” se non mi avrebbero risposto all’istante, avrei continuato a urlargli contro una raffica di domande.

“Felix?” disse il moro al centro, sfoderando un ghigno.

Il ragazzo avanti a me, si voltò di scatto. Era quello il suo nome… almeno, involontariamente, avevano risposto ad una delle mie innumerevoli domande. “Sì, maestro?”

Maestro? Chi era costui, per appropriarsi di un titolo del genere?

“Accompagna il nostro amico Demetri nella sua nuova stanza, e spiegagli tutto ciò che vorrà sapere… di sicuro apprezzerà molto quello che abbiamo fatto per lui.” Continuò quest’ultimo, con un sorriso spensierato stampato sul volto.

Di cosa si trattava?? C’entrava qualcosa il fatto che mi sentivo così forte e pieno di vita? E soprattutto, come faceva a conoscere il mio nome?

Mentre ero immerso nei miei pensieri, Felix mi afferrò il polso, incitandomi a seguirlo. Lo feci. Qualcosa mi diceva che lui non mi avrebbe fatto del male… lo sentivo.

Per i corridoi di quel magnifico palazzo, non feci altro che assillarlo di domande, ma lui si limitava a sorridere.

Mi meravigliai della leggerezza dei miei passi… camminare mi dava quasi l’impressione di non toccare il pavimento. Era una sensazione strana, ma piacevole.

Improvvisamente mi tornò in mente il pensiero di quel fuoco… era stato tutto un sogno? Pura immaginazione? Eppure quelle fiamme sembravano così vere… non potrò mai dimenticare il dolore che mi avevano procurato. Avrei di sicuro trovato una spiegazione a tutto questo.

Cercavo con tutto me stesso di sforzarmi a ricordare cosa mi fosse accaduto, ma niente… la mia mente era svuotata.

Mi poggiai una mano sul cuore.

Silenzio. Ecco cosa sentivo.

Non un minimo battito. Niente.

Ero sicuramente morto… quindi dovevo trovarmi nell’aldilà. Sempre se esisteva.

In effetti quel Felix aveva tutta l’aria di essere morto, e come lui, anche gli altri tre uomini.

Ma come può un morto, sentirsi indistruttibile?

Al mio interno sentivo un’energia inesauribile… avrei scommesso di poter smantellare un intero palazzo, ma com’era possibile tutto ciò?

Stavo letteralmente impazzando.

“Eccoci arrivati…” La voce di Felix mi riportò alla realtà. “Questa è la tua camera…” continuò, aprendo la porta, invitandomi ad entrare per primo.

Era indubbiamente meravigliosa, ma questo non mi importava per il momento. Mi trovavo in un luogo sconosciuto, circondato da esseri anch’essi sconosciuti, ed io mi ritrovavo con un corpo che non riconoscevo mio.

Era arrivato il momento di conoscere la verità.
 









Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Come avrete già visto, Demetri non ha la benché minima idea di ciò che è diventato, né tanto meno di ciò che gli è accaduto.
Al prossimo capitolo!!! ^-^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sete ***



 



- SETE –

 

 
“Non credi sia arrivato il momento di dirmi cosa sta succedendo?? Cosa ci faccio qui dentro? E soprattutto cosa mi avete fatto??”

“Calma, Demetri…” sorrise lui, beffardo “Una domanda per volta… capirai meglio, fidati.” Concluse, facendomi l’occhiolino.

Era così bello, nonostante il suo viso pallido e gli occhi fiammeggiati.

“Cosa. Mi. Avete. Fatto???” mostrai i denti, alzando il volume della voce e scandendo parola per parola. Dovevo urgentemente avere una risposta.

“Come ti senti?” mi chiese lui, calmo.

“Mai stato meglio… mi sento indistruttibile. Ma cosa significa tutto ciò? Voglio delle spiegazioni.”

Con un movimento impercettibile, si sedette su una poltrona all’angolo della stanza, accavallando le gambe.

“Parlo soprattutto di quello che hai appena fatto…” dissi, indicandolo.

“Tu cosa credi di essere diventato?”

“Non ne ho la minima idea! È proprio quello che sto cercando di capire, se solo tu mi rispondessi.” Sbottai, voltandogli le spalle.

“D’accordo… ti racconterò tutto dall’inizio.” Sospirò, sfoderando un sorriso. “Ero a caccia, nel bosco, quando improvvisamente, un odore inebriante richiamò la mia attenzione… mi avvicinai per vedere da dove provenisse e vidi te, disteso al suolo, in fin di vita…”

Mi voltai di scatto, incrociando il suo sguardo. “Me???”

“Fammi finire, gentilmente.”

Annuii lievemente, ansioso di conoscere la verità.

“Eri immerso in una pozza di sangue, così pensai di darti una seconda opportunità, portandoti al palazzo. Non appena Aro, Caius e Marcus ti videro, riconobbero in te qualcosa di speciale… pensarono così di darti asilo, salvandoti da morte certa.”

“Come?? Cosa sono loro per essere in grado di fare una cosa simile??”

“Vampiri.”

“Va.. vampiri???” mi parve di cadere in stato di shock. Fino ad allora non avevo mai creduto all’esistenza di tali esseri.

“Creature immortali che si nutrono di sangue…”

Sangue. Quella parola mi fece letteralmente incendiare la gola. Ebbi la sensazione di cadere nuovamente tra le fiamme.

Avevo sete… una sete incontenibile.

Inspirai profondamente, e un odore insopportabile mi riempì le narici.

Guardai in basso, notando una macchia rossa sulla mia camicia bianca, posizionata esattamente ad un paio di centimetri sotto al punto in cui avrebbe dovuto trovarsi il mio cuore.

Con un movimento fulmineo, mi spostai verso un grande specchio fissato alla parete, che mi permetteva di specchiarmi completamente.

Vidi riflessa un’immagine sublime… ebbi una reazione piacevole nel vederla, ma quello che vedevo non sembravo io. Ero indubbiamente bellissimo… la pelle liscia, senza un difetto, di un bianco perlato, il viso perfetto incorniciato da una chioma dorata, le labbra piene di vita, da sembrare dipinte.

Ebbi un brivido di terrore appena inquadrai gli occhi. Rossi, fiammeggianti, esattamente come quelli di Felix.

Ero diventato un vampiro.

Tutto adesso aveva un senso… i movimenti fluidi e rapidissimi, gli occhi, la pelle pallida, le fiamme… la sete.

Rivolsi nuovamente lo sguardo verso la macchia.

La sfiorai, accorgendomi che proprio lì, la camicia era perforata. Sembrava fosse stata trapassata da una freccia, o roba simile. Ma sotto di essa, non vi era traccia di ferita, né di cicatrice. Era completamente risanata, intatta.

Più lo osservavo, e più la mia sete aumentava smisuratamente, procurandomi un dolore allucinante. Mi portai le mani alla gola, come se bastasse a calmare le fiamme.

“Cosa… mi sta… succedendo??” riuscii a pronunciare quella frase a stento, a causa della sofferenza.

“Hai sete, Demetri… devi nutrirti.” Rispose lui, avvicinandosi a pochi passi da me.

“…e anche urgentemente”, avrei voluto rispondere, ma il dolore prese il sopravvento, impedendomi di emettere un’altra singola parola.







Ecco a voi il terzo capitolo, dove finalmente Demetri scopre la verità. Spero vi sia piaciuto!! Baci :)






 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Riflessioni ***



 


- RIFLESSIONI –


 

 
“Coraggio…” mi rassicurò Felix, spalancando la finestra.

“Cosa dovrei fare?”

“Saltare.”

Lo guardai accigliato, socchiudendo le labbra, incredulo, anche se sapevo benissimo di farcela.

Guardai giù, accovacciandomi poi sul davanzale, pronto a spiccare il grande salto nel vuoto, ma prima che potessi farlo, la mano di Felix si poggiò sulla mia spalla.

Mi voltai di scatto. “Vuoi che ti accompagni…?”

Gentile da parte sua. Sapevo già di aver trovato un amico di cui fidarmi. Lo avevo intuito subito, non appena mi risvegliai dalle fiamme.

“Grazie Felix, ma forse è meglio che io vada da solo… ho bisogno di riflettere…”

Allargò le labbra in un sorriso, e da quel gesto compresi che aveva capito perfettamente ciò che intendevo.

Ricambiai, spostando nuovamente lo sguardo verso il basso e cercando di essere disinvolto, caddi nel vuoto, atterrando con estrema grazia.

Mi meravigliai della leggerezza con cui il mio piede toccò terra. Fu semplice come camminare.

Feci qualche passo in avanti, poi mi voltai verso dietro, rivolgendo lo sguardo a Felix, che mi osservava sorridente dalla finestra.

Gli feci cenno col capo, ricambiando il suo sorriso, dopodiché sparii nel buio fitto tra gli alberi.

Non passò nemmeno un frammento di secondo tra il mio pensiero di correre, e l’azione stessa… stavo già librando in aria, chissà a quanti chilometri di distanza dal palazzo. Era impressionante.

Andavo a circa centocinquanta all’ora, ma nonostante tutto, il vento che sfiorava il mio viso non mi causava nessun fastidio, anzi, mi dava l’impressione che lo carezzasse dolcemente, procurandomi un senso di piacere, mentre mi scompigliava i capelli.

Ebbi la sensazione di volare, anziché correre… non accusavo nemmeno un lieve sintomo di stanchezza. Il mio respiro era regolare, come se stessi semplicemente camminando.

Avrei continuato per ore, se non fosse stato per la fragranza insopportabile  che arrivò dritta all’interno delle mie narici. Ebbi un attacco di sete improvvisa che mi incendiò la gola, dandomi l’impressione di incenerirla.

Il fuoco avvampò all’interno di essa, impedendomi di pensare ad altro.

Sfoderai i denti, ringhiando sonoramente…. il bisogno di placarla diveniva sempre più incontenibile.

Sapevo già dove trovare la vittima, e questa mia capacità mi sorprese… l’avrei trovata a qualche chilometro verso est, e dovevo farlo immediatamente. Non potevo più attendere.

Più mi avvicinavo a quella fonte e più avrei voluto squarciare la mia gola, tanto era lacerante il bruciore.

Balzai silenziosamente verso la cima di un albero e spensi il cervello.

Umani.

Poveri sciocchi… che ci facevano in giro a quell’ora della notte?

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, cercando di percepire quale tra essi, mi avrebbe soddisfatto maggiormente.

Inquadrai la mia prima preda, un ragazzo più o meno della mia età. Più giovane sarebbe stata la mia vittima, più avrebbe accresciuto in me la voglia di assaporare il suo sangue.  Il suo odore mi mandò in stato di estasi. Lui era la mia preda ed io il suo predatore… l’essere più pericoloso al mondo.

Mostrai i denti e scattai giù dall’albero, atterrando in punta di piedi alle sue spalle, senza richiamare la sua attenzione. Lo afferrai per i capelli e affondai i denti in quel morbido collo, prima che potesse emettere alcun suono.

Il sangue era caldo, una dolce linfa che riusciva a spegnere le fiamme che avevo in gola. Mi bastarono pochi secondi per dissanguarlo completamente.

Lasciai scivolare al suolo il suo corpo privo di vita, sentendomi leggermente stordito, ma nonostante tutto, il suo sangue non bastò a calmare totalmente la mia sete.

Ne volevo ancora e ancora… era come una droga.

Nel giro di pochi minuti riuscii a sterminarne parecchi, liberandomi di quel fastidioso vuoto che sentivo dentro, e placando il fuoco che mi lacerava l’interno, anche se avevo il timore che ben presto sarebbe ricomparso.

Mi accostai al tronco di un albero ad osservare tutti i corpi privi di vita che avevo appena dissanguato, riflettendo su ciò che ero diventato: un demone. Avrei dovuto abituarmi presto al mio nuovo essere, accettando tutto quello che comportava.

Improvvisamente qualcosa mi distrasse dai miei pensieri… un odore nuovo, intenso… irresistibile. Qualcosa mi diceva di seguirlo, anche perché sapevo benissimo dove trovarlo. Ma non sapevo di cosa si trattasse, quindi preferii cambiare strada.
 
Ripresi a correre con l’intenzione di ritornare al palazzo, la mia nuova casa, accorgendomi di essere sempre più in sintonia con il mio corpo.

Era strano, ma mi piaceva… non mi ero mai sentito più vivo prima d’allora.






Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Risposte ***




- RISPOSTE -

 

 
Arrivato al palazzo, spiccai un balzo e rientrai dalla finestra dalla quale ero uscito… non mi andava ancora di passare dall’entrata principale.

Cominciavo ad abituarmi al mio corpo… mi sentivo in perfetta sintonia con esso.

Felix era ancora lì, esattamente dove lo avevo lasciato. “Come è andata?”

“Non male, per essere la prima volta…” risposi io, lasciandomi sfuggire una lieve risata.

Continuava ad osservarmi, con il suo solito sorriso stampato sul volto. Un sorriso innocente, sincero. Se fossi stato un umano, sarei indubbiamente arrossito.

“Allora… hai sterminato tutti?”

“Abbastanza…”

Ci fu un momento di silenzio, poi incrociando gli sguardi, scoppiammo a ridere all’unisono.

“Felix?”

“Dimmi, Demetri…”

“Poco fa, mentre ero a caccia, mi sono accorto di…” mi fermai un attimo… non mi andava ancora di dirgli cosa avevo sentito in quella foresta. Eppure non riuscivo a togliermi dalla testa quel profumo inebriante. “…mi sono accorto di.. poter scoprire il luogo preciso dove si sarebbe dovuta trovare la mia preda...” speravo che la mia scusa non avesse creato sospetto. “E una cosa normale per tutti i vampiri?” deglutii sonoramente, cercando di nascondere il mio disagio.

“Tu sei un segugio, Demetri”

“Sono un cosa??” ogni parola che usciva dalla sua bocca riusciva a sorprendermi.

“Devi sapere che alcuni di noi possiedono delle doti, che si sviluppano maggiormente dopo la trasformazione… e tu sei tra quelli”

“Vuoi dire che sono in grado di rintracciare la tracia mentale di chiunque io voglia, riuscendo così a scovarlo immediatamente?”

Se così fosse avrei potuto sfruttare la mia dote per ritrovare quell’essere misterioso dal profumo inconfondibile. Colui che da ore stava attanagliando la mia mente.

“Esatto… Aro, il capo clan, te lo lesse nella mente quando eri in fin di vita.” Concluse, sedendosi sulla stessa poltrona dell’ultima volta.

“Vuoi dire che Aro ha il potere di leggere nelle menti?”

Annuì, dopodiché ripresi con un'altra domanda. Ero piuttosto curioso di sapere… d’altronde era un mio diritto, conoscere tutta la verità.

“Tu hai un dono?”

Scosse la testa. “Sono solo molto forte grazie al mio fisico robusto, ma nient’altro…”

Tutte quelle nuove informazioni mi confusero leggermente… Aro era il nostro capo, i vampiri possedevano dei doni ed io ero un segugio, ma niente in quel momento riusciva a distogliere il mio pensiero da quell’odore nella foresta.

L’avrei fatto. Avrei sfruttato il mio potere per poter vedere l’essere sublime da cui proveniva.

“Scusa se ti assillo con le mie domande, ma ci sarebbe ancora una cosa che vorrei chiederti…”

“Ti dirò tutto quello che vorrai sapere”

“Chi è stato l’autore della mia trasformazione?” chiesi io, molto lentamente. Era importante per me conoscere quella risposta.

“Inizialmente voleva farlo Aro, ma poi lui stesso ritenne più opportuno che lo facessi io…”

Attesi un momento, poi parlai. “Grazie.”

“Non devi ringraziarmi…” poggiò una mano sul mio braccio, allargando le labbra nel suo solito sorriso coinvolgente. Distolsi lo sguardo, fissando un punto sul pavimento, imbarazzato.

“Adesso però dovremmo fare visita ad Aro…” continuò, dirigendosi verso la porta.

Per tutto il tempo del tragitto, la mia mente rimase attanagliata dallo stesso pensiero, tranne quando Felix cercò di darmi delle spiegazioni riguardo i nostri capi.

“… Caius, invece, è il biondo, ed io faccio parte della guardia dei Volturi… e da adesso anche tu. Sarò, come dire… il tuo braccio destro.” Sorrise.

“Cosa comporta essere un membro della guardia?”

“Dovremmo essere fedeli ai tre capi, come se fossero membri della nostra stessa famiglia…”

Felix mise fine alla conversazione, aprendo la grande porta dinanzi a noi.

Aro ci venne immediatamente incontro, allargando le labbra in un sorriso beato, tranquillo, mentre gli altri due capi continuavano a sedere su dei troni imponenti.

“Mio carissimo Demetri!!!” esclamò gioioso. La sua voce era un sussurro, esattamente come la ricordavo.

“Come ci si sente, in questo nuovo corpo?” continuò, entusiasta.

“Meravigliosamente, signore…” dissi io, abbassando lo sguardo. Mi sentivo a disagio, ma ci avrei preso l’abitudine.

“Spero che Felix ti abbia già spiegato alcune delle nostre regole… dico bene?” disse, rivolgendosi al mio compagno.

“È già al corrente di tutto, mio signore…”

“Esattamente ciò che intendevo…” continuò, alternando lo sguardo da lui a me. “Benvenuto nella nostra guardia, mio caro. Adesso sarebbe meglio che Felix ti mostrasse quello che dovresti … indossare…” mi squadrò dalla testa ai piedi, soffermandosi sui miei vestiti che erano ridotti ad uno straccio. Mi sentii molto in imbarazzo… aveva sicuramente ragione ad osservarmi schifato.

“Vieni con me Demetri…” disse Felix, interrompendo i miei pensieri.

Insieme salutammo con molto rispetto i tre capi, lasciandoci la grande sala alle nostre spalle.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Confusione ***


- CONFUSIONE –






Quella volta, Felix mi portò in camera sua.

Le stanze sembravano identiche, tranne per il colore dell’arredamento… la sua era nei toni del verde e del dorato, al contrario della mia in cui prevaleva il rosso.

Mi fece cenno col capo, esortandomi ad entrare per primo, poi con un movimento fulmineo, si precipitò verso l’armadio.

“A te la scelta…” disse, scostandosi da esso, lasciandomi libero arbitrio su più di una ventina di completi.

Avevo l’imbarazzo della scelta… erano tutti meravigliosi, ma uno in particolare attirò la mia attenzione.

Mi diressi verso il bagno per indossare quel nuovo completo, ma prima di tutto trovai opportuno lavarmi il viso. Posizionai poi lo sguardo sullo specchio, continuando a sorprendermi della mia estrema bellezza.

Mi passai una mano tra i capelli color oro, sfiorando poi le mie labbra marmoree con la punta delle dita. Non mi ero mai sentito così bene con me stesso… Ma quell’odore… quell’odore mi faceva impazzire. Lo avevo continuamente sotto le narici, come se fosse presente.
Basta. Non dovevo pensarci… ma come avrei potuto? Si ripresentava costantemente nei miei pensieri, torturandomi.

Mi rivestii in un attimo.

“Come sto?” domandai innocentemente a Felix, dalla soglia della porta, ma mi pentii subito di averglielo chiesto.

Mi osservava esterrefatto, incantato dalla mia immagine, con lo sguardo fisso sul mio nuovo abbigliamento, come se volesse toglierlo con gli occhi.

Per un momento mi sentii in imbarazzo e distolsi l’attenzione da lui, ma lo fui ancora di più quando mi rivolse la parola.

“Sei… perfetto…”

La sua voce era un sussurro, che scaturiva in me un certo disagio.

Mi avvicinai al grande specchio attaccato alla parete, per rompere l’imbarazzante silenzio che si era creato.

Quella che vidi riflessa era una figura di estrema eleganza e raffinatezza. Non avrei mai pensato che un abito di quella portata, avesse potuto donarmi così tanto. Di sicuro non avevo mai indossato un abbigliamento del genere, ne davano chiara dimostrazione i vestiti che avevo addosso precedentemente.

Quello che indossavo era un completo di velluto nero con rifiniture d’orate sull’orlo delle maniche, che richiamavano il colore dei bottoni sulla parte superiore, la quale aderiva perfettamente al busto, dando l’impressione di essere stata cucita su misura.

La parte inferiore, invece, era costituita da culottes in tinta, lunghi sino al ginocchio, aderenti abbastanza da lasciar intravedere la muscolatura perfetta del mio nuovo corpo.

Sotto di essi, delle lunghe calze bianche giovavano a coprire la parte restante della gamba, slanciandola.

Le scarpe, nero laccato, munite di tacco ad altezza adeguata, risultavano in perfetta sintonia con i guanti.

L’accessorio che amavo particolarmente e che mi dava un tocco di maestosità, era il lungo mantello grigio fumo che sfiorava leggermente il suolo, legato al collo da una sottile catena in oro.

“Credo che manchi ancora qualcosa…” disse Felix, distraendomi dai miei pensieri.

“A cosa ti riferisci?”

Lo vidi frugare tra i cassetti ed estrarre una collana d’oro, identica a quella che portava al collo.

“A questa…” rispose, mostrandomela.

La collana era costituita da un cordone spesso come una fune di anelli a catena, al cui centro pendeva un grande ciondolo a forma di V, in cui vi erano incastonati due rubini rossi alle estremità.

Felix si avvicinò lentamente a me, con l’intenzione di allacciarmela lui stesso. Inizialmente mi scostai leggermente, ma poi ci rinunciai quando vidi che lui, si fermò a pochi centimetri da me, con un movimento quasi impercettibile.

Mentre cercava di legarmela al collo, sentivo il suo respiro freddo, intenso, sfiorarmi le labbra. Ebbi come un brivido che mi attraversò la schiena. Respirare il suo profumo da così vicino era alquanto piacevole.

Forse lui provava lo stesso… chissà se il mio respiro era simile al suo…

Mille domande mi intasarono la mente, confondendola, impedendomi di capire ciò che stava accadendo… poco dopo le sue labbra erano sulle mie, impegnate in un leggero bacio, casto… sembrava le stesse sfiorando, data la soavità della sua pelle liscia.

Mi staccai da lui, leggermente scosso. Non sapevo come comportarmi… la cosa migliore da fare sarebbe stata andarmene da quella stanza.

“Forse.. è meglio che io ritorni in camera mia…” riuscii a pronunciare con estrema difficoltà.

Mi avviai verso l’uscita, e in pochi secondi arrivai a destinazione.

Richiusi la porta alle mie spalle, rimanendo nella mia più completa tranquillità.

Mi lasciai andare, appoggiandomi al muro… mi sentivo agitato o per lo più scosso. Strinsi tra le dita sottili il ciondolo che avevo al collo, cercando di dimenticare l’accaduto.

Sentivo la testa scoppiare, poi qualcosa mi ritornò alla mente…

Il suo odore.

Quel profumo che mi sfiorò le labbra.

Era molto simile a quello che avevo sentito mentre ero a caccia, e che mi tormentava.

Qualunque cosa si nascondeva in quella foresta, non era di certo un essere umano. 








Abbigliamento Demetri (Umano)




Image and video hosting by TinyPic


Abbigliamento Demetri (Vampiro)





Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Desiderio ***


- Desiderio -
 

 

 
Ripassai con la lingua il contorno delle mie labbra, cercando di concentrarmi su quel sapore.

Serrai le palpebre e strinsi i miei capelli tra le dita, deglutendo silenziosamente.

Ciò che era accaduto pochi minuti prima mi aveva scosso, ma soprattutto mi aveva confuso maggiormente, riguardo al mio rapporto con Felix e alla cosa che si nascondeva nel bosco.

Il mio migliore amico si era innamorato di me, od era stato semplicemente un momento di irresistibile voglia?

Speravo con tutto me stesso che si trattasse della seconda opzione, perché, francamente, se fosse stata la prima, io avrei sicuramente rovinato tutto.

Se non fossi stato tormentato da quell’incessante desiderio di quell’essere nella foresta, possibilmente, le cose sarebbero andate per un verso differente. Probabilmente mi sarei anche concesso a lui, cosa che avrei fatto volentieri, date le mie preferenze sessuali.

Sentii dei passi farsi sempre più nitidi, che distrassero i miei pensieri. Qualcuno stava per entrare in camera mia… mi concentrai, comprendendo che si trattava di Felix… e chi altro, se non lui?

Se avessi avuto un cuore, di sicuro mi sarebbe scoppiato in petto.

Bussò alla porta e senza ricevere risposta, la aprì.

“Ehi, va tutto bene?” chiese dolcemente, dalla soglia.

Attesi un momento, poi risposi. “Sì… sì, direi di sì…” dissi distratto. Cercando di evitare il suo sguardo, muovendomi a grandi passi su e giù per la stanza.

“Mi dispiace Demetri… poco fa non so cosa mi sia preso…” continuò, parlando a fatica, mentre rischiuse la porta alle sue spalle, accrescendo il mio nervosismo.

“Perché lo hai fatto, Felix? Ho bisogno di sapere…” sbottai.

“Il tuo viso, il tuo odore, le tue labbra… non ho saputo resistere. Non avevo mai desiderato così intensamente baciare un immortale, semplicemente perché non ho mai conosciuto qualcuno che avesse la tua stessa bellezza, nemmeno lontanamente… quindi perdonami se sono stato inopportuno.”

Con quelle parole mi sentii sollevato.

L’unico problema era che se non l’avesse fatto lui, molto probabilmente avrei ceduto io, sicuramente per il suo stesso motivo. L’eccessiva vicinanza aveva procurato in noi una certa… eccitazione.

Mi domandavo quale sarebbe stata la mia reazione, se avessi incontrato l’essere che sprigionava quel profumo, che quella sera mi mandò in visibilio.

L’avrei trovato, a qualsiasi costo.

“Non devi scusarti, Felix… è tutto apposto…” gli sorrisi, cercando di nascondere il mio continuo imbarazzo nell’incrociare il suo sguardo.

“Te ne sono grato, Demetri… amici come prima?” tese una mano verso di me, in attesa che io l’afferrassi.

“Credevi forse che un bacio potesse rovinare la nostra amicizia?”

Non rispose. Si limitò a ricambiare il mio sorriso, incurvando all’insù una delle estremità delle labbra.

Finalmente tutto era tornato come in precedenza… amavo vederlo sorridere.

“Odio interrompere questi momenti, ma adesso dovrei andare a caccia… ho un certo “fastidio alla gola…”

“No!” urlai istintivamente, voltandomi di scatto verso di lui. “Voglio dire… vengo con te…” speravo che il mio atteggiamento non lo avrebbe insospettito.

“Va bene, va bene…” rise. “Sei il solito misterioso…”

Mi portai le mani dietro la schiena, osservando altrove, per il disagio.

“Andiamo…” disse, gettandosi nel vuoto, ed io lo seguii.

 
-

 
Era di nuovo notte fonda. Il cielo nero e immenso sovrastava la foresta, rendendola oscura e tetra… l’atmosfera perfetta per cacciare.

“Che ne dici di fare a gara? Chi corre più veloce otterrà come premio la preda più giovane…” risi, convinto che il vincitore sarei stato io.

“Sfida accettata… prova a prendermi se ci riesci!!!”

Amavo le provocazioni… scattai in avanti e in una frazione di secondo, ero già in netto vantaggio.

“Adesso chi è il più veloce, eh?” stavamo ancora correndo, mentre io continuavo a ridere, vittorioso, quando ad un tratto vidi Felix rallentare, per poi fermarsi di colpo.

“Che succede?”

Domanda inutile. Gli umani erano nelle vicinanze.

Felix annusò l’aria con un respiro intenso, assumendo una posizione d’attacco, pronto per scattare in avanti. Tutto ciò che conoscevo di lui, il suo sorriso, la sua dolcezza, svanì ed apparve la sua vera indole, divenendo un cacciatore a tutti gli effetti.

Sparì tra il buio degli alberi.

Inspirai a fondo, avvertendo un ringhio cupo fuoriuscire dalle mie labbra… l’odore caldo del sangue umano mi entrò dentro, facendomi quasi perdere il controllo, se non fosse stato per un altro genere di odore che mi travolse completamente.

Sbarrai gli occhi, cercando di spegnere il cervello e compiere una scelta, ma ero tra due fuochi.

Se avessi proseguito verso destra, avrei di certo placato la mia sete, mentre la sinistra, mi avrebbe portato dritto dalla mia fonte di desiderio.

La sete avrebbe potuto attendere.

Seguire la sua scia fu la cosa più semplice che avessi mai fatto in vita mia.

Mi nascosi tra il fogliame… non trattandosi di un umano, avrebbe di certo udito i miei passi.

Intravidi una figura accovacciata al suolo, intenta a… bere.

Con un movimento impercettibile si alzò, facendo scivolare il corpo privo di vita sulla terra inumidita dal sangue.

Un dolore mi trafisse, confondendomi leggermente. Avrei fatto la qualunque pur di assaggiare quel dolce nettare che fuoriusciva dalla gola forata di quell’uomo, ma il desiderio di vedere quell’essere misterioso, era tale da frenarmi.

Il vampiro di fronte a me era basso e snello, sui sedici anni e l’odore che sprigionava mi mandava in estasi.

Scorsi il suo profilo… la sua bellezza era allucinante. I lineamenti dolci, infantili, perfetti, lo rendevano sublime ai miei occhi… mi eccitava terribilmente.

Ebbi dei capogiri. Lo desideravo.

Sotto i miei piedi, il terreno emise un leggero tonfo, facendo richiamare l’attenzione del giovane vampiro che si voltò di scatto verso di me.

“Chi va là?”* la sua voce era leggera, sublime.

Mi feci avanti.

Lo vidi indietreggiare. I suoi occhi rosso vivo, davano l’impressione di essere stato trasformato da pochi giorni.

“Chi sei?”*

Avrei voluto rispondere, ma qualcosa richiamò la mia attenzione.

Felix!

Mi aveva trovato. Era la fine. Avrei dovuto confessargli tutto.

Con un movimento fulmineo afferrò da dietro il più piccolo, tenendolo saldamente per la gola, mentre cercava di forzargli la testa all’indietro.

“Fermati, Felix!!!” urlai.

Vidi l’espressione di Felix mutare completamente, mentre allentava la presa.

Afferrò il ragazzo per i capelli, incitandolo a voltarsi. Poi si rivolse a lui. “Io… io ti conosco!!!”
 



 
*In italiano nel testo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Addii ***


- Addii -

 

 
 
“Fermati, Felix!” lo implorai, avanzando verso di loro.

“Che ci fai ancora vivo, moccioso??” gli urlò contro, strattonandolo.

Ancora vivo? Cosa significava? La mia mente era un totale caos, e la cosa peggiore era il fatto che stavo per mettermi contro il mio migliore amico per salvare la vita ad un perfetto sconosciuto.

“Basta, Felix… lascialo andare!”

Mollò la presa, scaraventandolo di peso al suolo. Percepii un ringhio cupo fuoriuscire dalle labbra del giovane vampiro.

“Perché ti interessa tanto lasciarlo in vita? Lo conosci anche tu per caso?”

“Ti spiegherò tutto, Felix…” risposi, sconfitto.

“È solo un neonato, Demetri! Cos’ha di tanto speciale?”

“Come fai a conoscerlo??” Con la coda dell’occhio osservavo l’espressione infuriata di quel ragazzo, che cercava di capire i nostri discorsi.

“Cosa volete da me?”* ringhiò, interrompendoci.

Come ti chiami, ragazzo?”* gli chiese Felix, calmandosi di colpo.

Che t’importa?? Mi hai già rovinato la vita una volta!!!”*

“Che significa, Felix? Vuoi darmi delle spiegazioni??” lo afferrai dalle spalle, implorandolo di riferirmi tutta la verità, ma da lui non ricevetti risposta.

“È stato lui a rendermi così!” si intromise il più piccolo, alzandosi di scatto. “È solamente colpa sua se adesso sono un mostro!”

“Non è stata una mia scelta!” lo interruppe, parlandogli di sopra. “Come hai fatto a sopravvivere?”

“Semplice… non mi hai ucciso del tutto!” parlava a denti stretti, tremando dalla rabbia. “… mi hai lasciato nel pieno della sofferenza, a morire dissanguato… ho sofferto per giorni e tu non hai avuto il minimo ritegno… te ne sei andato riservandomi una morte lenta, atroce. E ancora peggio, mi hai tramutato in questo! Avrei preferito morire.”  la sua espressione dava l’impressione che volesse attaccarlo da un momento all’altro.

“Non ho colpe! Se avessi saputo, ti avrei sicuramente ucciso!”

“… ma un lato positivo c’è… con questo nuovo corpo posso distruggerti!” ignorò del tutto le sue parole e scattò in avanti, pronto ad attaccare Felix, ma io lo fermai in tempo, anche se sapevo benissimo che contro di lui, non avrebbe avuto possibilità.

La sua vicinanza mi mandava in visibilio… ma non era il momento di pensare a certe cose.

Lo sentivo dimenarsi sotto la mia presa ferrea. “Sta fermo… non ti faremo del male…” gli sussurrai all’orecchio.

“Lui me ne ha fatto già troppo… deve avere la lezione che si merita!”

“Shh… non lo ha fatto apposta. Pensa la situazione inversa… se ti fossi trovato tu al suo posto?” Si fermò per un momento. “Sei sicuro che quell’uomo sia del tutto dissanguato?” gli chiesi, mostrandogli il corpo senza vita dell’uomo che giaceva a pochi passi da noi.

Mi guardò dritto negli occhi, consapevole di aver sbagliato a prendere una decisione così affrettata.

Ero fiero di me stesso. Lo avevo convinto. Ma la cosa che mi eccitava maggiormente era il fatto che lui mi stesse ascoltando.

Prima di mollare completamente la presa, lo voltai nuovamente verso di me, obbligandolo così a fissarmi.

“Qual è il tuo nome?” gli chiesi dolcemente, tenendolo ancora saldamente per le spalle esili.

“Alec…” sussurrò con la sua voce immatura ma allo stesso tempo melodica.

I suoi occhi fiammeggianti, la sua pelle diafana, i suoi lineamenti delicati, ma soprattutto le sue labbra carnose, piene di vita… cosa avrei dato per poterle assaggiare... immaginavo il sapore.

Eravamo molto vicini, tanto da sentire il suo respiro dal profumo inebriante… mi tornò in mente quel momento di intimità trascorso con Felix. Avevo il timore di perdere il controllo.

Spostai lo sguardo sulla sua gola… avrei tanto voluto poggiare le sue labbra su di essa, in modo da poter assaporare la sua pelle, che sicuramente avrebbe avuto un gusto irresistibile.

La tentazione era forte e il desiderio incontenibile. Qualcosa nel suo sguardo mi fece capire che probabilmente, lui pensava lo stesso. Anzi, ne ero pienamente convinto.

Lo lasciai andare, ma lui non smise di fissarmi nemmeno per un momento.

Mi voltai verso Felix, che mi fece cenno col capo, come ringraziamento per aver salvato la vita di entrambi.

“Vogliamo andare, Demetri?” mi chiese, sfiorandomi l’avambraccio.

Annuii, nonostante la mia mente mi dicesse di fare il contrario, urlandomi di rimanere. Allontanarmi da Alec sarebbe stato terribile, adesso che lo avevo ritrovato.

Non potevo riferire a Felix quello che provavo… almeno, non per il momento.

“Addio Alec…” gli dissi col cuore in lacrime “…abbi cura di te…”*

Non ricevetti risposta… si limitò ad osservarmi, immobile, senza togliermi gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo.

Dannazione, non guardarmi in questo modo,pensai.

Più mi osservava con quello sguardo triste, deluso, più sarebbe stato difficile dirsi addio.

Seguii Felix, scostandomi di qualche passo da lui.

Mi voltai ancora una volta verso Alec, che con quegli occhi cremisi mi guardava come se stesse sul punto di piangere.

Provai ad evitarlo, ma era più forte di me… la tentazione di tornare indietro era inarrestabile.

Dovevo farcela… provare a dimenticarlo, ma era impossibile. Non avrei mai potuto scordare quegli occhi, che mi imploravano di rimanere.

Deglutii quell’amaro che avevo in bocca, e abbassando lo sguardo presi a correre a più di centocinquanta all’ora, allontanandomi per sempre da quella radura.
 
 


*in italiano nel testo

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Confessioni ***


- CONFESSIONI -
 

 
 

Entrai in camera mia con un’espressione cupa dipinta sul volto, mentre Felix rischiuse la porta alle nostre spalle.

Per la prima volta nella mia nuova vita, mi sentivo vuoto, quasi privo di forze. Tutto a causa di quel giovane vampiro che mi aveva rubato il cuore, prima con il suo profumo, poi con il suo viso angelico.

Non riuscivo a togliermi dalla mente il suo sguardo fisso sul mio, che mi chiedeva di rimanere.

Il mio istinto mi suggeriva di tornare da lui, magari di nascosto, ma non mi andava di mentire ancora a Felix. Lui mi aveva salvato la vita, ed io dovevo essergliene grato.

“C’è qualcosa che non va?” la sua mano si posò dolcemente sulla mia spalla, interrompendo ogni mio singolo pensiero.

Mi voltai verso di lui e nell’incrociare i suoi occhi, provai quasi vergogna, come se Felix potesse leggere la mia mente e venire a conoscenza di tutto quello che provavo. Non era di certo in grado di fare ciò, ma poteva benissimo capire che qualcosa mi turbava.

“Va tutto bene, Felix…” mentii ancora una volta in modo spudorato nei suoi confronti, spostando lo sguardo sul pavimento per l’imbarazzo.

Mi afferrò il mento tra le dita, alzandomi il viso, obbligandomi così a guardarlo nuovamente. “C’è qualcosa che devi dirmi?”

Quella domanda suonò per me come un rimprovero. Sembrava più un’affermazione che un interrogativo.

“Io…” balbettai. “Io… devo confessarti una cosa…”

“Tutto quello vuoi, Demetri… sono qui per ascoltarti…”

La sua dolcezza era infinita, ed io avevo quasi timore di parlargli… di raccontargli i miei futili problemi, ferendolo in qualche modo.

“Io… non riesco a stargli lontano…” sbottai, incapace di guardarlo dritto negli occhi. Non gli avrei mai più mentito.

“A chi ti riferisci?” chiese, confuso.

“Il ragazzo che abbiamo conosciuto poco fa, nella radura…”.

Ce l’avevo fatta. Avevo trovato il coraggio di dirglielo, anche se a malincuore. In quel momento mi voltai completamente, dandogli le spalle, cercando di concentrarmi su un punto fisso.

“Quindi, il mio Demetri si è innamorato…” rise.

Alla parola mio,ebbi un leggero sussulto.

“Questo è quello che si dice ‘amore a prima vista’, o cosa?” continuò divertito, venendomi incontro per pizzicarmi un fianco.

Strano da parte sua.

In un certo senso ero dispiaciuto per averglielo detto, dall’altro mi sentivo sollevato… non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, anche se i sensi di colpa continuavano ad assalirmi, senza conoscerne il motivo.

“Direi che è stato più un ‘amore al primo… odore’…” sull’ultima parola, incurvai una delle estremità delle labbra all’insù, divertito dalla frase che avevo appena pronunciato.

“Esprimiti meglio…”. Continuava a ridere, come se trovasse la cosa divertente, che per me non lo era affatto.

“Quando andai a caccia per la prima volta, un profumo intenso, trascinante, arrivò alle mie narici… un odore che stranamente mi distrasse dal sangue, cosa che non mi sarei mai aspettato, essendo un vampiro…” Felix ascoltava con molta attenzione le mie parole, come se volesse coglierne fino in fondo il significato. “…volevo seguire la sua scia, per poter conoscere la creatura dalla quale proveniva quell’odore misterioso, ma mi tirai indietro. Poi presi la decisione di accompagnarti, con l’intenzione di ritrovarlo, e così feci… fin quando non arrivasti tu…” conclusi.

Ci fu un momento di silenzio, poi il mio compagno parlò. “Davvero strano… a me non ha fatto questo effetto…” puntualizzò, pensieroso.

“Forse, ognuno la pensa in modo diverso…”

“Forse…” continuò. “Comunque sia, sono davvero felice per te…” sorrise.

“Dici davvero?” ero sorpreso da quella sua risposta. Lo vidi annuire, poi ripresi. “In ogni modo sarebbe meglio dimenticarlo, data la mia posizione all’interno di questo palazzo…”

“Stai scherzando?” alzò la voce, parlandomi di sopra. “Che aspetti?? Va’ da lui!”

Rimasi sbigottito dalle parole che aveva appena pronunciato.

Lui era veramente un amico… il migliore che si potesse mai desiderare, ed io ero davvero fortunato ad averlo accanto.

Avrei voluto abbracciarlo e confessargli quanto tenevo a lui, ma quell’atmosfera fu presto interrotta dal rumore di passi che avanzavano sempre più verso la porta. Difatti, poco dopo, qualcuno bussò.

“Avanti…” risposi, infastidito.

Un vampiro alto, moro, sulla trentina, si arrestò sulla soglia. Avrebbe potuto ricordare Felix per il fisico e la robustezza.

“Aro vorrebbe vedervi in sala congressi.” Parlò, con la sua voce matura e melodica allo stesso tempo. Nonostante tutto risultava alquanto monotona, come se avesse imparato quella frase a memoria, senza capirne il significato.

Io e Felix ci scambiammo uno sguardo veloce, poi ci limitammo a seguirlo.
 
 
 
 
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cambiamenti ***


- CAMBIAMENTI -
 

 
 
“Ti presento Santiago, l’ultimo arrivato nella nostra guardia, ma non per questo meno importante…”

Felix accennò un sorriso, mentre spiegava pazientemente cercando di integrarmi il più possibile, per mettermi al mio agio.

“Santiago, lui è Demetri…” disse poi, rivolgendosi a quest’ultimo. Camminavamo tutti e tre a pari passo.

“Sì, ho già avuto modo di conoscerlo, quando lo portasti qui… era messo piuttosto male…” rise di gusto, dandomi sui nervi. Non riuscii a trattenere un sibilo, che entrambi udirono perfettamente.

Gli bastò aprir bocca per guadagnarsi la mia antipatia. Non sapevo niente di lui, ma già non mi piaceva affatto.

“¡Veo que no es tan fuerte como me dijeron!”*

Non compresi la sua lingua, - che doveva essere spagnolo – ma dal modo in cui pronunciò quella frase, capii che si trattava sicuramente di un insulto alla mia persona.

“Dovresti smetterla, Santiago…” sbottò Felix, prendendo le mie difese. “Non ti hanno mai spiegato che è da maleducati parlare un’altra lingua, davanti ad altri che non la comprendono?”

Il suo rimprovero gli dava una certa autorità, che fino ad allora non avevo mai avuto modo di notare.

Fu sufficiente una sua frase, per farlo zittire completamente e obbligarlo a fissare il pavimento, per l’imbarazzo, il che fece nascere un ghigno di soddisfazione sulle mie labbra.

Felix mi rivolse lo sguardo, mostrandomi l’occhiolino, ed io lo ricambiai con un sorriso sincero. Era adorabile.

Santiago aprì la grande porta dinanzi a noi, dandoci la precedenza, mentre lui si fermò accanto alla soglia, con le mani poste dietro la schiena.

I nostri signori erano impegnati nella lettura, di chissà quale importante opera. Per un momento ebbi la sensazione di averli disturbati, ma d'altronde, erano stati proprio loro a desiderare la nostra presenza.

Non appena ci fermammo a pochi passi da loro, smisero immediatamente di continuare le loro faccende private, venendoci incontro.

“Oooohh… un cambiamento davvero… notevole…” sorrise Aro, ponendo lo sguardo sui miei nuovi abiti. “…degno di un vero Volturi.”

Guardai in basso, totalmente in imbarazzo. “Grazie, mio signore…”

“Vedo che il nostro amico Felix, non ti accompagna spesso a caccia…” continuò, fissando le mie iridi, che al momento avrebbero dovuto avere il colore della notte “…dovrai essere parecchio assetato…” continuò, afferrando la mia mano tra le sue.

Mi sentii parecchio turbato sia per la sete, che era riuscito a richiamare, sia per il suo gesto… aveva gli occhi fissi su di me, ma non ero del tutto sicuro che mi stesse osservando. Sembrava in trance.

“Desidererei conoscerlo!!!” gridò euforico.

Inizialmente non capii a cosa si stesse riferendo, poi mi tornarono in mente le parole di Felix.

“Aro, il capo clan, te lo lesse nella mente quando eri in fin di vita.”

In quel momento compresi tutto… Aro era entrato nei miei pensieri, vedendo il mio incontro con Alec. Era a lui, che si riferiva.

Ebbi un sussulto, e subito rivolsi lo sguardo a Felix, che ricambiò, stranito.

Sapevo che anche lui pensava ciò a cui pensavo io.

“Sarà fatto, signore…” rispose lui, al mio posto.

Conoscevo benissimo le sue intenzioni… stava facendo tutto questo per darmi l’opportunità di incontrare Alec nuovamente. Non avrei mai fatto abbastanza per ricambiarlo.

“Andrete questa sera stessa… sono davvero curioso di conoscere questo giovane vampiro!” disse Aro, entusiasta, come farebbe un bambino con il suo nuovo giocattolo, incapace di attendere. “Adesso andate!” ci congedò, allargando le labbra in un sorriso esagerato.

-

Ci inoltrammo nella foresta. Felix stava costantemente al mio fianco, sorridendomi continuamente.

“Non ti ringrazierò mai abbastanza, Felix…”

“Non ce n’è bisogno…” mi rassicurò, sfiorandomi la spalla. “Suppongo che questa, sia l’ultima notte in cui potremo rimanere da soli, io e te…” mi rivolse uno sorriso triste, con una nota di delusione.

“Cosa intendi dire?” chiesi io, non capendo il significato delle sue parole.

“Non credo che la mia presenza sarà ancora gradita, dopo che quel ragazzo avrà messo piede a palazzo…”

Come poteva mai pensare una cosa del genere? Lui sarebbe stato sempre e comunque il mio migliore amico, e niente, dico niente, avrebbe mai potuto spezzare quel rapporto.

“Smettila di dire idiozie! Credi forse che quello che provo per lui possa rovinare una solida amicizia come la nostra? Sempre ammesso che lui mi ricambi, la tua presenza sarà comunque gradita…”

“Dici davvero?”

“Indubbiamente”

“In ogni caso, posso esprimere un mio ultimo desiderio?”

“Consideralo già esaudito… dopo tutto quello che hai fatto per me, sei il solo a meritarlo…”

Non feci in tempo a concludere, che mi ritrovai il viso tra le sue mani.

In quell’istante avrei voluto possedere un cuore, per poterlo sentire battere all’impazzata nel momento in cui il suo sguardo si posava sul mio, in modo intenso, come nessun altro era in grado di fare.

Chiusi gli occhi, in attesa che le sue labbra si posassero sulle mie, come l’ultima volta, ma contrariamente a ciò che mi aspettavo, le sentii sfiorare la fronte con estrema delicatezza, procurandomi un piacevole brivido lungo la schiena.

Avrei tanto voluto sfogarmi, ma piangere non mi era più possibile, quindi l’unica soluzione sarebbe stata quella di imparare a frenare le mie emozioni.

Continuavo a tenere gli occhi chiusi, quando una goccia di pioggia scivolò delicata sul mio volto, obbligandomi a riaprire le palpebre, in cerca del suo sguardo… quel ragazzo riusciva sempre a sorprendermi. Cercava di nascondere la sua tristezza dietro ad un sorriso, ma io sapevo benissimo ciò che aveva dentro.

In pochi secondi le mie guance si rigarono di mille goccioline d’acqua, sostituendo le lacrime che avrei tanto voluto versare.

“Niente e nessuno, potrà rovinare il nostro rapporto, Felix. Ci sarò sempre per te… resterai per sempre il mio principe oscuro.”

“E tu il mio angelo, mio dolce Demetri…” mi sussurrò dolcemente, mentre sfiorava il mio viso completamente bagnato, con la punta delle sua dita, che al contatto con la mia pelle, sembravano seta.




*Vedo che non è così forte come mi hanno detto.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Distrazioni ***


- DISTRAZIONI -


 

 
Continuava a piovere a dirotto, mentre i nostri corpi erano intrecciati in una abbraccio vero, sincero… amavo stare tra le sue braccia. Mi sentivo protetto, al sicuro da qualunque cosa.

“Andiamo… Alec sarà nei paraggi…” mi sussurrò lui, allontanandomi di poco dal suo petto, la distanza sufficiente per guardarmi negli occhi, intanto che le sue dita vagavano dolcemente tra i miei capelli bagnati.

Gli rivolsi un sorriso, mentre mollai delicatamente la presa, quando improvvisamente una folata di vento inaspettata, mi portò alle narici quell’odore inebriante che mi incendiava la gola.

Mi voltai di scatto, emettendo un ringhio sonoro che avrebbe terrorizzato chiunque si trovasse nelle vicinanze.

La sete ardeva su ogni lembo del mio corpo, rivelando la mia vera natura… sentivo di essermi trasformato in un essere privo di emozioni, di pietà, desideroso solo di sangue, uccidendo chiunque mi si trovasse dinanzi.

Tutto quello che avevo provato fino ad un istante prima, era sparito, lasciando posto alla mia vera indole.

Scattai in avanti, pronto ad uccidere… non ci vedevo più dalla sete… ero rimasto troppo tempo senza nutrirmi.

“Demetri, fermati!!”

Sentivo a malapena la voce di Felix, ma niente avrebbe potuto fermarmi in quell’istante. Ero accecato.

Continuavo a correre come un posseduto tra la fitta vegetazione, mentre il mio compagno mi stava costantemente dietro. Non ci badai… dovevo assolutamente colmare quella sete insopportabile.

Mancava poco per arrivare alla mia preda, quando mi sentii afferrare per un braccio.

“Demetri, torna in te!!!” Felix mi strinse le spalle, senza farmi del male. Fu come se mi avesse riportato sulla Terra. Ma le fiamme continuavano ad ardere il mio interno, inducendomi a dimenarmi sotto la sua presa ferrea, totalmente fuori controllo. “C’è Alec… rischieresti di ucciderlo!” continuò, cercando di farmi ragionare.

Alec.

Solo il suo nome era in grado di farmi ritornare in me.

Inspirai profondamente, per far sì che il suo odore mi sarebbe entrato a pieno all’interno delle mie narici… per un attimo fu come se fossi riuscito a domare l’istinto animalesco che vi era nascosto al mio interno.

Non avrei mai potuto fargli del male.

Con lo sguardo feci cenno a Felix, cercando di farmi dare una spiegazione riguardo ciò che mi aveva appena detto.

“Durante il primo anno di trasformazione, la sete è talmente esasperante da farci prendere da una frenesia incontrollabile che può spingerci ad essere violenti, anche tra noi simili. Avresti potuto fargli del male…”

Annuii, leggermente scosso per quello che sarebbe potuto accadere se Felix non mi avesse fermato in tempo, anche se ero più che convinto che non sarebbe successo, dato quello che provavo nei confronti di Alec.

Sapevo di potermi trattenere, dinanzi a lui.

“Voglio andare da lui…” sussurrai, inghiottendo sonoramente tra una parola e l’altra.

“Non se ne parla nemmeno… prima devi nutrirti…”

Forse aveva ragione… ero riuscito a calmarmi, ma non so per quanto tempo sarei riuscito a trattenermi.

Chiusi le palpebre, in cerca di concentrazione per localizzare la mia preda.

In meno di un attimo individuai la traccia di altri umani nelle vicinanze, imboccando un altro sentiero, che non mi avrebbe di certo portato ad Alec.

Nel giro di pochi minuti riuscii a nutrirmi completamente, spegnendo del tutto le fiamme che mi incendiavano la gola, per poi ritornare da Felix, che aveva atteso pazientemente il mio ritorno, rimanendo nello stesso punto in cui lo avevo lasciato.

“Va meglio?” mi chiese dolcemente.

“Indubbiamente…” sorrisi.

Mi sentivo nuovamente me stesso.

“Adesso possiamo andare da Alec…” disse, sfiorandomi il mento con la punta delle dita.

Lo guardai amorevolmente, folgorato dall’estrema bellezza delle sue iridi, che mi osservavano intensamente, e insieme, seguimmo poi quella scia inconfondibile, che ci avrebbe portati dritti dal vampiro che mi aveva rubato il cuore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sogni ***


- SOGNI-
 

 
 
In pochi minuti raggiungemmo Alec, che stava ancora finendo il suo pasto.

Non appena udì i nostri passi, si voltò di scatto, lasciando scivolare al suolo, il corpo che aveva appena dissanguato.

“Tranquillo, non vogliamo farti del male…” Felix prese la parola, prima che lui potesse emettere fiato.

Lo sguardo di Alec passava rapidamente da me al mio compagno, per poi soffermarsi definitivamente sul mio… non mi sentivo in imbarazzo, anzi al contrario, mi eccitava parecchio.

“Allora che altro volete da me?” ringhiò contro Felix, che non si scompose minimamente.

“Dove vivi, ragazzo?” gli domandò quest’ultimo, ignorandolo.

“Io non ho… un luogo in cui vivere. Vivo di caccia e di massacri…” pronunciò quelle parole con estremo disprezzo verso la sua stessa natura. “…ed è tutta colpa tua!”

“Potresti venire con noi…” intervenni io, cercando in qualche modo di alleviare la sua ira.

“Ti daremo l’alloggio che hai sempre desiderato…” continuò Felix, come per concludere la mia frase.

In effetti, il suo abbigliamento dava chiara dimostrazione del suo basso livello sociale, esattamente come lo era il mio, prima di entrare a far parte della guardia dei Volturi.

“Dopotutto, ci accomuna la stessa natura…” ripresi, provando a convincerlo.

Seguì un silenzio, durante il quale Alec ci guardò accigliato, con le mani chiuse in due pugni. “Qual è il vostro scopo?” sbottò.

“Sta’ tranquillo, non c’è nessuno scopo…” lo rassicurò il mio compagno.

“State mentendo.”

“Ascolta… il palazzo in cui viviamo, è governato da una famiglia di vampiri molto antica, i capi della legge… lì sarai al sicuro. Nessuno avrà intenzione di farti del male…”

“Quanti altri vampiri ci sono?” domandò nuovamente, interrompendolo.

“Parecchi…”

Alec digrignò i denti, emettendo un sonoro ringhio. “Non l’ho mica chiesto a te!”

“Calmati, Alec! Non devi reagire così… noi vogliamo aiutarti…” intervenni io, afferrandolo dalle spalle.

“Sarebbe anche un modo per poter rimediare a quello che ti ho fatto…”

Con quelle parole sembrò convincersi… continuava ad alternare lo sguardo da me a Felix.

I suoi occhi mi mettevano una certa agitazione, e non avrei mai potuto sopportare un suo rifiuto. Lo volevo con me a tutti i costi.

“Allora, cosa hai deciso? Verrai con noi, o preferisci vivere da solo, per l’eternità?” speravo disperatamente in un suo sì, e se il mio tentativo non avesse funzionato, avrei continuato a lottare in eterno, pur di convincerlo.

Mi guardò intensamente negli occhi, senza distogliere minimamente lo sguardo dal mio, poi pronunciò qualcosa di incomprensibile, che arrivò alle mie orecchie come un sussurro.  “I'd go everywhere with you…”

Non compresi una singola parola di quello che avevo appena udito. Cercai lo sguardo di Felix, per delle spiegazioni, consapevole del fatto che lui conoscesse molte lingue, ma si limitò a rivolgermi un sorriso sincero, rassicurante, facendomi capire che le parole di Alec erano del tutto positive.

Non avrei mai pensato che il mio più profondo desiderio, sarebbe divenuto realtà. Nessuno sarebbe stato in grado di capire come mi sentivo in quel momento, o forse vi era un’eccezione… Felix.

Continuava a sorridermi, felice che il mio sogno si fosse realizzato.

Non m importava che il mio amore potesse non essere ricambiato … l’unica cosa che desideravo davvero, era averlo accanto.

Lasciai scivolare le mie mani sulle sue braccia, mollando gradualmente la presa. “Andiamo Alec… da adesso, non sarai mai più triste…”

E con lui accanto, non lo sarei stato nemmeno io.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sorprese ***


- SORPRESE -
 

 


 
Non riuscivo ancora credere in quella inverosimile realtà in cui stavo vivendo.

Se fossi stato un umano, l’avrei di sicuro scambiata per un sogno, ma il mio nuovo corpo mi dava la conferma che si trattava del contrario.

Felix mi stava costantemente accanto, così come Alec, di cui finalmente ne potevo respirare il profumo, senza il timore di allontanarmene.

Continuavo a correre tra gli alberi, sentendomi i suoi occhi puntati addosso. Mi procurava un piacere indescrivibile, tale da farmi rallentare durante la corsa.

Avrei tanto voluto fermarmi, afferrarlo per le spalle e confessargli quello che provavo, magari sfiorando le sue labbra, dolcemente, mentre inspiravo il suo respiro, che riusciva a mandarmi in visibilio.

Mentre ero immerso nei miei pensieri, notai che anche lo sguardo di Felix era rivolto verso di me… le labbra all’insù, in un dolce sorriso.

Ero totalmente confuso.

Mi tornò in mente quel momento di intimità trascorsa con lui, poco prima.

Tra le sue braccia mi sentivo bene… le sue labbra erano state le prime a farmi provare un forte sentimento, da quando ero diventato un vampiro… probabilmente lo amavo… ma amavo più Alec.

Ne ero convinto.

Mi bastava guardarlo, per capire quello che provavo nei suoi confronti.

Il desiderio carnale era presumibilmente una cosa molto comune tra i vampiri, ma quello con Alec era ben diverso…

Forse andava oltre al semplice profumo che emanava… io lo desideravo… volevo farlo mio in tutti i sensi inimmaginabili.

Non sapevo se ci sarei riuscito, ma almeno, ci avrei provato. Possibilmente, lui non provava lo stesso per me.

Lo avrei scoperto. Magari chiedendo a Felix se mi avrebbe tradotto quella famosa frase, di cui non capii il significato.

“Eccoci arrivati…” La voce del mio compagno, mi distrasse dai miei pensieri, riportandomi alla realtà. “Cerca di stare calmo, e di seguirci senza opporti.” Riprese, rivolgendosi ad Alec.

“Cosa credi…?” gli rispose, guardandolo in cagnesco. “Non crederai mica che ti perdonerò solamente perché mi hai portato in un luogo di lusso! Ti sbagli di grosso!”

“Shh, shh, shh… sono sicuro che col tempo saprai perdonarlo… intervenni. ”Io lo farei…non immagini nemmeno quanto sia straordinario Felix…”

Gli rivolsi lo sguardo, notando la sorpresa nei suoi occhi, per ciò che avevo appena detto. Amavo vederlo sorridere.

Udii un sibilo provenire dalle labbra di Alec. Sarà stata rabbia, o pura gelosia, quella che provava nei suoi confronti?

Mentre ero immerso in quei pensieri, Felix aprì la grande porta della sala congressi, entrando lui stesso per primo.

“Signore, vogliate scusarci per la nostra interruzione.”

Aro si voltò di scatto, rivolgendoci il suo solito sorriso esterrefatto. “Oohh, miei cari!!! Non disturbate affatto… avvicinatevi, prego.”

Notai in Alec una nota di sorpresa sul suo volto, combinata ad un’espressione intimorita, dall’eccessiva esaltazione del nostro signore.

“Come si chiama il nostro giovane amico?” continuò, allargando le labbra in un sorriso esagerato.

Non uscì risposta dalle sue labbra, sicuramente per timore, difatti, lo vidi indietreggiare di qualche passo. Quando capiii che sarebbe stato inutile attendere, risposi io al suo posto.

“Alec, mio signore…”

“Un nome davvero distinto…”

Le sue parole, seppure molto gentili, mi intimorivano leggermente. Il suo comportamento era davvero imprevedibile.

“Mi piacerebbe conoscerti meglio… mi concedi l’onore?” Aro porse la mano in avanti, in attesa che quella di Alec si posasse su di essa.

Il suoi occhi cremisi cercarono disperatamente i miei, ed io lo rassicurai, facendogli cenno col capo.

Avanzò incerto, porgendo lentamente la mano verso il nostro capo, il quale la afferrò saldamente, entrando nel suo solito stato di trance.

Passò qualche secondo, dopodiché, sembrò riprendersi da quel momento di rapimento, tornando a guardare il giovane vampiro dritto negli occhi.

“Molto interessante…” sussurrò, entusiasta. “Sarai molto utile all’interno della nostra guardia…”

Utile? In che senso? Non capivo… forse aveva visto qualcosa di particolare nei suoi pensieri. Che si trattasse forse di un potere? Se così fosse, credo che nemmeno lui stesso ne fosse a conoscenza.

Cercai gli occhi di Felix, che incrociarono i miei, dubbiosi.

Anche Alec mi rivolse lo sguardo, in cerca di spiegazioni. Gli sorrisi, facendogli capire che ben presto gli avrei spiegato tutto.

“Felix, Demetri! Fategli visitare il palazzo e accompagnatelo nei suoi appartamenti! Sono sicuro che si troverà a suo agio, nella nostra guardia…”

Tutti e tre salutammo con estremo rispetto i nostri capi, ed  insieme lasciammo la grande sala alle nostre spalle.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Voglia ***


- VOGLIA -
 

 
 

 
Mentre visitavamo il palazzo, io e Felix, cercavamo di dare al nostro nuovo compagno, tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno, compreso come ci si doveva comportare all’interno della guardia.

“Da adesso sei dei nostri, Alec… e questo  comporta rispetto tra di noi, ma soprattutto verso i nostri signori...” dissi io, illustrandogli la situazione.

“Cosa mi ha fatto, poco fa, quell’uomo?”

“Quell’uomo è Aro, il capo degli anziani, il quale merita riguardo e devozione… è grazie a lui, se adesso facciamo parte della guardia.” Intervenne Felix.

“È in grado di leggere tutti i pensieri di chi ha di fronte, con un semplice contatto, indifferentemente se si tratti di un umano o di un vampiro…” ripresi io, completando la sua frase.

Sapevo già come rendergli tutto più chiaro, perché conoscevo esattamente quali genere di domande, in quel momento, attanagliavano la sua mente. Ci ero passato anch’io.

“Ma a cosa si riferiva dicendo che sarei stato utile all’interno della guardia?” chiese curioso, interrompendo i miei pensieri.

“Tranquillo Alec… ti spiegheremo tutto molto presto…”

Lanciai un’occhiata a Felix, che mi sorrise. “Vedo che hai imparato in fretta…”

Abbassai lo sguardo, totalmente imbarazzato. Non riuscivo ancora a frenare le mie emozioni davanti alle sue parole.

“Questa è la tua camera…” si rivolse ad Alec. “Spero sia di tuo gradimento…” continuò spalancando le porte.

Lo ignorò, mentre proseguiva all’interno di essa, contemplandone ogni singolo dettaglio. Sapevo perfettamente cosa si provava a ritrovarsi di colpo immersi in quel lusso.

Chissà quali ricordi gli riportava alla mente.

Passarono un paio di minuti, mentre continuava a guardarsi intorno esterrefatto, poi interruppe quel silenzio. “Allora? A cosa si riferiva Aro?”

“Calma ragazzino… te lo diremo a tempo debito. Per prima cosa dovresti cambiarti d’abito.” Rispose Felix, dirigendosi verso l’armadio, esattamente come aveva fatto con me, con una sola eccezione… quella volta non ci sarebbe stato alcun bacio.

Il pensiero di ciò che era successo con Felix, mi balenò in testa, desiderando ardentemente che qualcosa di simile accadesse anche quella notte. Ma era solo un banale desiderio che non si sarebbe mai avverato, e la cosa peggiore era che non sapevo per quanto tempo avrei potuto resistere a quell’irrefrenabile voglia.

Un ringhio fuoriuscì dalle labbra di Alec, che in quel momento mi distrasse, riportandomi alla realtà.

Era indirizzato a Felix. Ancora ce l’aveva a morte con lui, per quello che gli aveva fatto. Nonostante tutto, ero più che convinto che col tempo avrebbe imparato ad amare la sua nuova vita, riuscendo così a perdonarlo.

“Adesso è giunto il momento che io vada... vi lascio soli.” Sulle ultime parole allargò le labbra, rivolgendomi un sorriso.

Non lo avrei mai ringraziato abbastanza, per ciò che stava facendo per rendermi felice.

Abbandonò quella stanza, lasciandoci completamente soli.

Un silenzio imbarazzante calò improvvisamente all’interno di quelle mura.

Alec mi fissava, avvicinandosi sempre più verso di me, con passo incerto. Anche se il mio cuore aveva smesso di battere, sentivo ugualmente un qualcosa di incontenibile all’interno del mio corpo, che riusciva a rendermi agitato.

“Sarebbe meglio che tu andassi a cambiarti…”

Non sapevo minimamente il motivo per il quale avevo pronunciato quella stupida frase. Se avessi potuto, sarei tornato indietro nel tempo, per rimangiarla.

“Perché non provi a farlo tu stesso?” mi provocò, sfiorando le mie labbra con il respiro.

Non riuscivo a credere a ciò che aveva appena detto…mi sentivo stordito, mentre il mio respiro accelerava smisuratamente. Ero in uno stato di totale confusione, così strana da procurarmi un piacere immenso.

Il suo viso era vicinissimo al mio… riuscivo perfettamente a percepire la sua temperatura, che mi eccitava all’ennesima potenza, facendo trasalire ogni singola parte di me.

I suoi occhi sembravano lasciar trapelare la voglia di sfiorare ogni centimetro del mio corpo su cui si soffermavano… la cosa era reciproca.

Non seppi resistere alla tentazione.

Con le dita sfiorai la sua gola, scendendo poi verso il primo bottone della camicia, che sganciai per poter lasciare a nudo la sua pelle.

Gemette, quando la mia mano toccò delicatamente la parte scoperta.

Avvicinai le mie labbra ad essa, per poter finalmente scoprirne il sapore che mi avrebbe mandato in estasi, ma non riuscii a farlo, perché improvvisamente, qualcuno abbassò la maniglia della porta.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Divertimento ***


- DIVERTIMENTO –

 

 
 
 
Cercammo di allontanarci in tempo, ma l’ospite era già sulla soglia. Troppo tardi…Santiago ci fissava, divertito per ciò che aveva appena visto.

Una delle nostre regole era il rispetto reciproco, ma nemmeno se il suo comportamento fosse mutato radicalmente, io avrei potuto cambiare idea su di lui.

Lo odiavo, soprattutto in quell’istante, che era riuscito a rovinare quel momento che aspettavo da tanto.

“Che cosa vuoi?” gli ringhiai contro.

“Calma, Demetri… dovresti essere contento. Sono venuto a riferirti che Felix desidera la tua presenza nei suoi appartamenti.”

Felix? Strano da parte sua. Aveva da poco lasciato quella stanza, ed ero più che sicuro che non ci avrebbe mai interrotti per motivi futili.

Ma se si trattava di lui, avrei lasciato qualunque cosa, pur ti aiutarlo in qualche modo. Glielo dovevo… ne ero debitore a vita.

Lanciai uno sguardo veloce ad Alec, assicurandogli che ben presto sarei tornato da lui. Lo sentii digrignare i denti, mentre Santiago, continuava a tenere le labbra in un sorriso… un sorriso che non prometteva niente di buono… un sorriso falso, che sembrava avere secondi fini.

Mi diressi verso l’uscita, abbassando lo sguardo, cercando in tutti i modi di evitare quello del vampiro che tanto odiavo.

Mi voltai indietro, per incrociare gli occhi di Alec, che non aveva smesso di fissarmi, ma notai che Santiago non si era ancora mosso da lì.

Provai un senso di rabbia, tale da farmi incendiare l’interno. Non avrebbe osato torcergli nemmeno un capello, ma se ne avesse avuto l’intenzione, io l’avrei scoperto, mettendo fine alla sua inutile vita.

Il pensiero di Felix mi attanagliava la mente… qualcosa era andato storto, l o sentivo.

Mi precipitai in camera sua, senza chiedere il permesso di entrare.

“Demetri! Cosa ci fai qui?” mi chiese stranito, voltandosi di scatto.

“Ho sentito che avevi bisogno di parlarmi, così non esitato un attimo, e sono venuto da te…”

“Chi ti ha riferito una cosa simile?”

La mia mente precipitò nel più completo caos, tale da non riuscire a pronunciare quel dannatissimo nome, ma prima che potessi aprir bocca, Felix si rispose da solo. “Santiago!”

Corse verso l’uscita, ma io lo afferrai da un braccio, fermandolo appena in tempo.

“Dove vai, Felix?”

“A risolvere questa faccenda… Santiago vuole metterti i bastoni tra le ruote. Lui ama fare questo genere di cose, per puro divertimento, ma questa volta non glielo permetterò…”

Rimasi attonito… non potevo credere che un essere del genere, avesse potuto rovinare la mia vita. Provai una rabbia tale da farmi venir voglia di smembrarlo, e gettare poi i suoi resti tra le fiamme.

“Vengo con te!”

“No… tu non ti muoverai da qui. Devi rimanere al sicuro.”

“Ma io…”

“Non opporti…” mi interruppe. “Penserò io ad Alec. Se davvero tieni a noi due, dovrai promettermi che non mi seguirai per nessun motivo…”

Davanti ad una simile richiesta, non avrei potuto fare altro che accettare. Li amavo entrambi, ma entrambi rischiavano la vita per me.

Se uno dei due si sarebbe fatto del male per causa mia, avrei indubbiamente tentato il suicidio, sempre se vi era un modo per metterlo in atto.

“Felix!”

Si voltò di scatto. “Sì…?”

Ti amo…

Quelle parole mi uscirono spontanee. Pronunciarle, fu facile come respirare. Quel volto così perfetto, quella sua voce calda e rassicurante… non potei fare a meno di esternargli quello che provavo, anche se in quel momento mi sentivo un verme.

“Lo so…” mi sorrise dolcemente “…ma Alec ha bisogno del tuo amore, e tu del suo…”

Mi sfiorò la guancia con le dita. “Sappi però, che il sentimento è reciproco…” riprese, facendo sussultare ogni singola parte di me, dopodiché mi lasciò nella  mia più completa solitudine.
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Dolore ***


- DOLORE -
 

 
 


 
Pov Alec


“E tu chi saresti? Cosa vuoi da me? Adesso  puoi anche andartene…” ringhiai cupo, verso quel vampiro sconosciuto.

Il suo sorriso mi risultava alquanto falso, e soprattutto era riuscito a guadagnarsi il mio odio per aver osato interrompere un momento di estrema importanza, per me.

Era il mio Demetri, e lui me lo aveva portato via… per non parlare di quel Felix. Non lo avrei mai perdonato, ne ora ne mai.

“Cosa voleva Felix da lui??”

“Oh, povero Alec… direi che mi fai quasi pena. Davvero vorresti farmi credere che non hai capito?”

A cosa si riferiva? Sentivo una forte rabbia crescere in me, in modo smisurato. Sembrava che il mio corpo fosse stato arso da fiamme che mi incenerivano, consumandolo lentamente.

“Non devi perdere tempo con lui… Demetri ti sta solo illudendo… sta con Felix.”

In quel momento non riuscii a capire quali delle peggiori emozioni stessi provando. Un misto tra rabbia e dolore… soprattutto dolore.

La mia mente era precipitata nella confusione, nel disordine… l’immagine del mio Demetri mentre baciava Felix… mentre lo toccava...  si susseguiva una dietro l’altra, incessantemente, creandomi un dolore devastante.

Ebbi l’impressione di precipitare al suolo, e che la Terra mi risucchiasse al suo interno… solo in quel modo, avrei potuto mettere fine alla mia sofferenza.

Avrei voluto piangere, provare a sfogarmi, ma niente di ciò era più possibile da quando il mio corpo si era tramutato in quell’essere demoniaco.

L’unica cosa che avevo ottenuto era un vaso rotto, che proprio in quell’istante, avevo schiantato contro la parete di fronte.

“Vattene!” urlai contro il vampiro che mi stava di fronte.

“Taci, novellino… sei troppo nervoso per i miei gusti. Cerca di darti una calmata… me ne andrò quando ne avrò voglia.”

Quelle parole mi fecero perdere il controllo, alimentando la mia ira. Non avrei retto nemmeno un’altra singola sillaba, fuoriuscire dalle sue labbra.

“Ho detto vattene!!!” Con un gesto impercettibile, feci volare il tavolino accanto a me, facendolo arrivare contro il suo corpo, che al contatto con esso, si frantumò in mille pezzi.

“Come hai osato, ragazzino insolente??”

Lo vidi lanciarsi nella mia direzione, ed io indietreggiai indifeso… non avrei avuto alcuna possibilità contro quel colosso.

Chiusi gli occhi, pronunciando sottovoce quelle parole che avrei tanto voluto dire al vampiro di cui mi ero perdutamente innamorato. “Ti amo, Demetri…

Ormai non aveva più importanza se amava un altro… era giunta la mia fine.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Rancore ***


- RANCORE -
 

 

 

Pov Alec
 

Tenevo gli occhi chiusi per timore.

Ma quanto ci metteva? Non avevo sentito nessun dolore. Ero ancora vivo, o già morto?

Improvvisamente un rumore assordante, richiamò la mia attenzione, obbligandomi a riaprirli.

A pochi passi da me, vi era la figura di Felix, rivolto in posizione d’attacco verso il mio aggressore, che era già stato schiantato contro la parete, nella quale, sotto il suo peso, si formò una frattura.

Non potevo nascondere l’evidenza. Felix mi aveva appena salvato.

Mi risultava alquanto difficile crederlo… avrei dovuto essergli grato, ma continuavo a portargli rancore. Mi aveva portato via la mia unica ragione di vita.

In pochi secondi Santiago si rialzò dal pavimento, nuovamente in ottima forma, pronto a scattare.

I loro corpi entrarono in collisione, provocando un sonoro tonfo.

Riuscivo perfettamente a percepire ognuna delle loro mosse, nonostante fossero così rapidi.

Nessuno di loro era in vantaggio. Erano esattamente alla pari.

Avrei voluto intervenire, ma sarebbe stato meglio per tutti, se io ne sarei rimasto fuori. Avrei solamente complicato le cose.

Il mio pensiero si rivolse a Demetri.

Dov’era? Perché non era qui?

Malgrado ciò, preferivo così. Non avrei mai voluto coinvolgerlo in quello scontro. Lo amavo troppo.

Un altro tonfo sordo, mi distrasse da quei pensieri.

Ancora una volta, Felix aveva avuto la meglio.

Santiago giaceva al suolo, inerme. Sapevo che ben presto si sarebbe rialzato, quindi l’unica cosa che rimaneva da fare, era dargli il colpo di grazia, cosa che Felix non fece.

Avanzò lentamente verso di me, senza emettere una parola.

Non riuscivo a guardarlo negli occhi… mi sentivo in imbarazzo, ma soprattutto, la rabbia che provavo, era più forte della gratitudine che avrei dovuto avere nei suoi confronti.

Grazie.

Mi risultava alquanto difficile pronunciare quella semplice parola, che qualche tempo fa avrei detto con estrema facilità.

Quello che mi aveva riferito Santiago, mi aveva procurato un dolore immenso, che mi tagliava il respiro.

Non l’avrei perdonato, almeno non in quel momento.

“È tutto vero??” gli ringhiai contro, sofferente. Dovevo assolutamente conoscere la verità, anche se sapevo mi avrebbe ucciso.

“Non è il momento di parlarne, adesso… dobbiamo portare Santiago via da qui, prima che possa commettere qualche strage.” Mi rispose serio.

Il suo tono lasciava intendere che la situazione era piuttosto grave.

Guardai dritto alle sue spalle, dove avrebbe dovuto trovarsi quel verme, disteso al suolo… ma con mia grande sorpresa lui non c’era.

Ebbi una fitta.







Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Abbandono ***


- ABBANDONO -
 

 
 
 

Non riuscivo ancora a credere al fatto che Santiago volesse rovinare la mia vita, chissà con quali mezzi… magari raccontando ad Alec delle dannatissime bugie, che mi avrebbero messo in cattiva luce ai suoi occhi.

Ma la frase di Felix faceva intendere tutt’altro…
 

“…tu non ti muoverai da qui. Devi rimanere al sicuro…”
 

Al sicuro da cosa?

Questo mi faceva arrivare ad un'unica e sola conclusione: Santiago avrebbe messo le mani addosso al mio Alec, e ancora peggio, Felix ne sarebbe rimasto coinvolto…

Tutto per colpa mia.

Avrebbero lottato per me. Io che non lo meritavo minimamente…

Ne avevo avuto la conferma: entrambi mi amavano… ed io amavo entrambi, ma in modo totalmente differente.

Quello che sentivo per Felix era un amore a livello affettivo. Non avrei mai potuto allontanarmi da lui, per nessun motivo. Faceva parte di me.

Il sentimento che provavo nei confronti di Alec era del tutto diverso. Non si limitava solo al desiderio carnale… lo desideravo in tutti i sensi.
Era impossibile per me, stargli lontano… come se la sua vicinanza, mi aiutasse a respirare, ad accettare quell’eternità che mi vincolava a vivere all’inverosimile.

Entrambi riuscivano a dare un senso a quello che ero diventato. Il mio passato non era più importante… non mi interessava più conoscerlo, da quando loro erano entrati nella mia vita.

Dovevo salvarli, a qualunque prezzo… anche se mi avrebbe portato alla morte, perché non aveva alcun senso, andare avanti senza una ragione per continuare a vivere.

Ignorai le parole di Felix, e con un gesto fulmineo, mi diressi verso l’uscita, ma non ne ebbi la possibilità perché qualcosa mi colpì in pieno volto, gettandomi al suolo.

Fu come se mi avesse colpito una mazza d’acciaio, ma non sentivo dolore… mi sentivo pronto al contrattacco, ma di colpo mi ritrovai a volare. Mi schiantai contro la parete e crollai di peso a terra.

Non feci in tempo a rialzarmi che il braccio di Santiago si infilò sotto il mio mento, stringendomi la gola in una morsa.

Non avevo possibilità contro di lui… sentivo le sue mani esperte intorno al mio collo, e anche se avessi voluto morderlo, sapevo benissimo di non potercela fare. Era troppo forte, rispetto a me.

Non sapevo quanto mi sarebbe rimasto da vivere… tra le sue grinfie, il tempo sembrava fermarsi, alimentando il mio dolore. Un dolore sia fisico, ma soprattutto morale, per il fatto che non avrei mai più rivisto la mia ragione di vita.

Non ero nemmeno riuscito a confessargli quello che provavo nei suoi confronti…non l’avrebbe mai saputo, o forse lo avrebbe informato Felix, implicandogli il doppio del dolore.

Ma se Santiago era riuscito a trovarmi, voleva dire…

No. Non era possibile.

Non volevo minimamente pensarci.

Un fitta lancinante mi trafisse l’interno, come un fuoco incessante che mi riempiva le vene. Come una morsa che mi schiacciava il petto.
Come morire di nuovo.

Alec e Felix non erano morti. O per lo meno, speravo con tutto me stesso che non lo fossero.
In caso contrario avrei implorato Santiago di uccidermi, nel minor tempo possibile, accelerando l’esecuzione.

Non avevo la forza di sfruttare il mio potere per localizzarli, accertandomi che fossero ancora vivi. Dovevo vivere nell’ignoto, ma non per molto.

Stringeva sempre di più, facendo pressione con le dita sulla mia gola, dandomi la conferma che ben presto sarei morto.


“Addio amori miei… Addio Felix, grazie per la meravigliosa vita che mi donasti… Addio Alec, ragione della mia esistenza. Ti amerò per sempre…” pensai.


Chiusi gli occhi, abbandonandomi alla morte.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Salvezza ***


- SALVEZZA -

 

 
 
 
Piombai di peso a terra.

Ero ancora vivo… Santiago aveva lasciato la presa, lasciandomi cadere al suolo.

Non mi ero ancora reso conto di ciò che stesse accadendo. Mi sentivo stordito. Mi portai una mano sulla gola, massaggiandola lentamente, in modo da riacquistare le forze.

Poi guardai in avanti, mettendo  a fuoco.

Santiago era imprigionato tra le braccia di Felix, che lo tenevano saldamente per gola, impedendogli di muoversi.

Non riuscivo a credere ai miei occhi. Felix era ancora vivo, ed era venuto in mio soccorso, salvandomi da quell’energumeno.

Vedere la sua figura dinanzi a me, mi sollevò.

Fu come se avessi ripreso a respirare, e nuovamente mi resi conto di avere un motivo per cui lottare.

Stavo per andargli incontro, in modo da aiutarlo a smembrare quel verme, ma improvvisamente mi sentii afferrare da dietro.

Riconoscevo quel tocco.

Un tocco leggero, incerto… dal profumo inebriante.

Mi voltai di scatto.

I suoi occhi cremisi incrociarono i miei… Alec era venuto a salvarmi.

Ebbi l’impressione che il mio cuore ricominciasse a battere, scoppiandomi in petto, anche se sapevo benissimo che si trattava di un’illusione.

Avrei voluto stringerlo, baciarlo, e dirgli quanto lo amavo, prima che fosse troppo tardi, ma vi era qualcosa di diverso nel suo sguardo, simile ad un misto tra amore e sofferenza.

Sembrava sul punto di piangere… avrei voluto chiedergli il motivo del suo turbamento, ma non era il momento. Dovevamo salvare Felix.

Mi aiutò ad alzarmi.

“Ti farò pagare per quello che hai fatto, Santiago.” Felix emise un ringhio, pronunciando quelle parole piene di rabbia e vendetta. “Ti diverti a prenderci in giro, facendoci soffrire tutti… ma adesso basta. Attaccare Demetri è stata l’ultima cosa che hai fatto…”

Una risata fuoriuscì dalle labbra di Santiago. “Questo lo dici tu! Non hai nessuna possibilità di battermi…” rise ancora, mentre, dimenandosi energicamente, si liberò dalla presa di Felix.

Stava per lanciarsi contro di me, quando un fenomeno alquanto strano si presentò ai miei occhi.

La stanza si riempì presto di un fumo nero, simile a della nebbia, che si propagava lentamente verso avanti, e in pochi secondi, Santiago era inspiegabilmente disteso al suolo, totalmente inerme.

Mi voltai verso dietro… quella strana nebbiolina proveniva dalle mani di Alec, fuoriusciva dai suoi polpastrelli, per poi espandersi in qualcosa di imponente, spaventoso… riusciva ad incutere timore persino ad un essere come me.

Non influiva su nessuno di noi, ma colpiva direttamene il suo bersaglio, riducendolo nel nulla.

Ecco a cosa si riferiva Aro.

Alec possedeva un dono straordinario, capace di mettere fuorigioco chiunque.

Scomparve lentamente, ritornando al punto di partenza, come se Alec avesse richiamato quel suo potere a sé, appropriandosene. Era affascinante.

Ci aveva salvati. Finalmente, sembrava tutto finito.

Lo guardai negli occhi… non lasciavano trapelare nemmeno un minimo di sorpresa, per ciò che era appena avvenuto. Aveva sempre lo stesso sguardo triste, sofferente.

“Ci penserò io a lui…” disse Felix, serio. “Lo porterò al cospetto dei nostri signori… loro sapranno cosa farne.”

Mi rivolse un lieve sorriso, ed io lo ricambiai.

Poi Alec, sfiorò la mia spalla con la sua, ignorandomi del tutto, con lo sguardo basso, per poi seguire Felix, lasciandomi nella più completa solitudine.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Assenza ***


- ASSENZA -

 

 
 
 
Camminavo su e giù per quella grande stanza, in cerca di una motivazione che spiegasse lo strano comportamento di Alec.

Credevo che le cose si sarebbero risolte, una volta liberatici di Santiago, ma non fu così.

Il mio rapporto con Alec era peggiorato, e sentivo che quella volta non avrei avuto speranze.

Non vi erano dubbi... quello sporco farabutto gli aveva sicuramente riferito del falso sulla mia persona... magari riguardante il mio rapporto con Felix.

A tal punto, la sua gelosia nei miei confronti era più che evidente... ne dava chiara dimostrazione la sua sofferenza, nell’incrociare il mio sguardo.

Santiago avrebbe pagato per quello che aveva fatto... speravo ardentemente nella pena di morte. L’odio che provavo per lui, non aveva paragoni.

Cos’altro avrei potuto fare con Alec?

Mi sembrava squallido cercare di convincerlo con un 'mi dispiace, non c è niente di vero, Santiago ti ha solo mentito'. Lo avrei confuso maggiormente, soprattutto in quel momento che era sopraffatto dalla sofferenza e accecato dall’odio, nei confronti di Felix.

Ma io lo amavo e, se anche sapendo come stavano davvero le cose, avesse preso la sua decisione definitiva, l’avrei lasciato andare, nonostante questa scelta mi avrebbe comportato un'eterna sofferenza.

Avrei voluto raggiungerlo, ma forse, lasciarlo riflettere, era la cosa migliore da fare, per il momento.

Mi sentivo così lontano da lui... tutto ad un tratto ebbi l’impressione che fosse irraggiungibile, proprio come lo era quando lo vidi per la prima volta in quella radura.

Lo avevo perso, e per quanto fosse vero, non volevo crederci.

Mi sentivo vuoto, come un anima senza corpo, tutto ciò per cui vivevo, era svanito nel nulla…

La sua assenza, mi tagliava il fiato, e ogni suo ricordo, era un respiro interrotto.

Non avrei mai pensato di poter amare qualcuno… credevo che il mio essere mi impedisse di provare emozioni, ma mi sbagliavo… dopo aver trovato la motivazione per continuare a vivere, essa mi scivolava tra le dita…

Non avrei saputo immaginare questa vita eterna senza di lui… senza il suo profumo, senza la possibilità di assaggiare le sue labbra e di potergli ripetere continuamente quanto io lo amassi.

Mi sembrava di impazzire.

Chissà cosa stesse facendo in quel preciso istante... forse soffriva esattamente quanto me. Tutta per colpa di quel disonesto, che si divertiva a ferirci entrambi.

Non riuscivo a darmi pace.

Non avrei mai dimenticato il suo sguardo. Dolce, sofferente, deluso ed innamorato, allo stesso tempo.

Nulla era come esistere senza di lui... la mia ragione di vita. L’unica speranza per la mia esistenza.

L’essere più fragile e forte che avessi mai incontrato.


Mi lasciai cadere sulle morbide coperte che ricoprivano il grande letto a baldacchino, abbandonandomi ai dolorosi ricordi che attanagliavano la  mia mente.

Speravo solamente che le cose sarebbero tornate come in precedenza, e che Felix non ci avrebbe messo molto a ritornare.





Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Condanna ***


- CONDANNA -
 

 
 
 
Pov Felix

Afferrai Santiago per il colletto, e lo feci strisciare lungo tutto il corridoio, fino ad arrivare alla grande sala congressi.

Dopo tutto quello che aveva combinato a me, ad Alec, ma soprattutto al mio dolce Demetri, era il minimo che io potessi infliggergli come punizione.

I miei signori, gli avrebbero dato la condanna che meritava… aveva infranto una legge importante: il rispetto reciproco, e questo gli sarebbe costato pagarne delle dure conseguenze.

Dopo aver abbandonato la mia camera, Alec non mi aveva degnato nemmeno di uno sguardo. Si era limitato a seguirmi solamente per pochi passi, dopodiché aveva imboccato l’altro corridoio per rifugiarsi nei suoi appartamenti.

Ben presto l’avrei raggiunto, non prima però di aver assistito alla condanna di quel farabutto.

Aprii la grande porta della sala in cui si trovavano gli anziani.

“Felix, cosa ti spinge a venire qui da noi?” il tono di voce di Aro era sempre il solito, ma la sua espressione era un misto tra sorpresa e agitazione. “Qualche problema, forse?” continuò, osservando incredulo il corpo di Santiago, che avevo lasciato scivolare al suolo.

Stava riacquistando lentamente i sensi. Alec lo aveva messo fuorigioco per un bel po’ di tempo.

Vidi Caius alzarsi furioso dal suo trono, e venirmi incontro.

“Che cosa gli avete fatto?” ringhiò.

“Ha infranto una delle nostre leggi, signore.”

“Io… non… ho fatto… niente…” ci interruppe Santiago, parlando a stento.

“Sta mentendo!!!” esclamai, digrignando i denti.

Come poteva mentire così spudoratamente? Non era altro che un codardo. L’avrei io stesso ridotto in cenere, se solo ne avessi avuto il permesso.

“Come facciamo a credere alle tue accuse??” Caius  teneva gli occhi sbarrati, lo sguardo in cagnesco, come era suo solito reagire, davanti a situazioni del genere.

“Calma, fratello… non vi è alcun bisogno di prendere delle decisioni affrettate…” lo interruppe Aro, afferrando la mano di Santiago, sul cui volto, vidi nascere un’espressione di terrore.

Mi soddisfaceva il fatto che fosse a conoscenza di quello a cui stava andando incontro.

Chinò il capo sulle mani intrecciate, chiudendo gli occhi per concentrarsi.

Passarono alcuni secondi, dopodiché la risata di Aro, risuonò nella grande sala, facendo quasi tremare le pareti. “Felix ha ragione, fratello… sta mentendo.”

Lo sguardo incredulo di Caius, si trasformò in un ghigno di soddisfazione, esattamente come quello che si era venuto a creare sulle mie labbra.

“Deve essere condannato!” urlò.
 
 
------
 
 
La decisione di Aro, fu del tutto inaspettata.

Preferì lasciarlo in vita, nel caso in cui, in futuro, avesse avuto nuovamente bisogno di lui.

Chiamò un membro della nostra guardia, che con il suo dono, annullò del tutto il legame che si era venuto a creare tra Santiago ed i Volturi.

Era accaduta la stessa cosa, quando la prima volta, portai Demetri a palazzo, ma con una sola differenza… Aro aveva sfruttato quel potere, per poter manipolare i rapporti affettivi, in modo da rafforzarli, e chinarlo al suo cospetto.

Provai un senso di rabbia, davanti a quel gesto.

Avrei voluto vederlo morto, ridotto nel nulla, per quello che aveva fatto al mio Demetri.

Ma se davvero tenevo alla mia posizione all’interno della guardia, non potevo di certo oppormi.

L’unica cosa che mi dava soddisfazione, era il fatto di non dover mai più rivedere quell’impostore… solo così, avrei potuto godere della felicità del mio dolce angelo
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Verità ***


- VERITÀ –
 

 

 
Pov Alec

Per la prima volta, nella mia nuova vita, mi sentivo realizzato.

Il mio nuovo corpo mi aveva dato delle soddisfazioni, permettendomi di salvare colui che amavo.

L’idea che con esso, fossi in grado di proteggerlo, era molto allettante, tanto da farmi iniziare a piacere l’essere che ero diventato.

Difendere la persona che si ama, è stata da sempre la cosa migliore che un individuo potesse desiderare, ed io ero l’unico in possesso di questa straordinaria abilità.

Ma come avevo fatto? Ricordavo perfettamente quel sorriso malvagio sulle labbra di Santiago… la violenza con cui aveva cercato di scagliarsi contro il mio Demetri.

La mia ira raggiunse l’apice, impedendomi di rimanere lucido… sentii il sapore del veleno cospargersi sulla mia lingua, che mi aiutò a proiettare quel potere assopito al mio interno.

Non sapevo minimamente di cosa si trattasse, né da dove provenisse… l’unica cosa di cui mi rendevo conto, era il fatto di essere riuscito ad estenderlo, grazie al sentimento che provavo nei confronti del mio amato.

Avevo sprigionato tutto l’odio che tenevo dentro, manifestandolo attraverso quella nebbia oscura, che si estendeva dritta verso il mio bersaglio che, in pochi secondi, era piombato al suolo, come se fosse privo di vita.

Provai un tale piacere nel vederlo disteso sul pavimento, senza la possibilità di poter agire… cominciavo ad apprezzare l’essere spietato che era in me. Mi rendeva invincibile, sicuro di me stesso.

Non era poi così male, essere un demone.

Ma che senso aveva, sentirsi indistruttibile ed immortale, quando la tua unica ragione di vita, amava un altro?

Mi sentivo svuotato.

Mi ero solo illuso, facendomi delle false speranze.

Ma se davvero era quella la verità, per quale motivo, poco prima, aveva provato a sedurmi? Forse lo avevo provocato, e lui aveva solamente ceduto, per puro istinto. Credevo mi amasse.

Avrei tanto voluto sfogarmi, ma in passato avevo già provato svariate volte, senza risultati… non ero più in grado di versare lacrime.

Per un umano, sarebbe stato un bene, ma per un essere immortale, vincolato a vivere in eterno, risultava alquanto straziante.

Quale altro sfogo vi era, se non la morte?

Il dolore faceva quasi svanire l’odio che provavo nei confronti di Felix.

Lui mi aveva privato di una normale vita mortale, impedendomi di crescere, di diventare un uomo… ma se davvero Demetri amava lui, avrei rispettato la sua decisone… d’altronde, chi ero io, per poter distruggere il loro rapporto? Un inutile ragazzino viziato, che aveva provato a sedurre l’essere più divino che esistesse sulla faccia della Terra.

I miei pensieri si interruppero, quando qualcuno bussò alla porta, entrando senza chiedere il permesso.

Sulla soglia si fermò Felix… l’unica persona che in quel momento non avrei mai voluto vedere.

“Va’ via!!!” gli urlai contro, non tanto per odio, quanto per dolore.

“Calmati, Alec… lasciami spiegare…”

“Non c’è nulla da spiegare… la cosa è evidente!” lo interruppi. “Stai con Demetri, d’accordo… ma almeno cerca di non farti vedere!”

“Stammi a sentire…” continuava ad insistere, ma io lo bloccai nuovamente.

“Non voglio stare ad ascoltarti! Mi fa troppo male… non vorrai mica che io provi con te la stessa cosa che ho fatto con Santiago?”

“Adesso basta, smettila di comportarti come un ragazzino insolente!” mi strinse saldamente le spalle, parlandomi a pochi centimetri dal viso.

“Io e Demetri, non stiamo insieme!!! Vuoi mettertelo in testa??”

Non riuscivo a comprendere le sue parole… avevo il timore di illudermi ulteriormente.

“Perché dovrei crederti?” ringhiai.

“Perché ti ho salvato la vita! Ti basta come prova?”

Le sue parole mi spiazzarono. La rabbia e il dolore, aveva cancellato quel dettaglio. Aveva ragione… lui mi aveva salvato la vita.

“Santiago ti ha mentito… lui amava i litigi. Provava piacere nel ferire gli altri, raccontando bugie infondate.” Continuò.

Quello che diceva, aveva assolutamente un senso. Mi sentii uno stupido, a pensare male di lui, per tutto quel tempo. Lui mi aveva protetto… e ancora meglio, aveva protetto il mio amore. Gli ero debitore a vita.

“Perché parli al passato, quando ti riferisci a quello sporco bugiardo?”

“L’ho presentato agli anziani, i quali hanno preso la decisione di esiliarlo dal palazzo. Non ci darà più fastidio…”

Lo guardai dritto negli occhi… il suo sguardo sembrava così sincero. Mi sentii in colpa nei suoi confronti. Lo avevo calunniato senza motivo, quando invece lui aveva fatto di tutto per aiutarci.

Forse Demetri aveva ragione… Felix era davvero un uomo straordinario.

“Ti chiedo scusa…”

Le mie parole uscirono spontanee. Non avrei mai pensato, di poter pronunciare quella parola, ma con lui, ci ero riuscito.

Mi ignorò, allargando le labbra in un sorriso coinvolgente. “Che aspetti? Corri da lui… ti starà aspettando…”

Mi diede una pacca sulla spalla, incitandomi ad uscire da quella stanza.

Lo abbracciai di slancio, come un farebbe ragazzino con il fratello maggiore. Mi strinse a sé, con affetto, facendomi sentire protetto e allo stesso tempo felice.

Non mi rimaneva altro che correre dal mio amato.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Passione ***


- PASSIONE -
 

 

 
 
Felix stava impiegando troppo tempo a ritornare, ed io iniziavo a preoccuparmi.

Inoltre quella stanza, stava diventando per me il peggior incubo, da quando Alec l’aveva abbandonata.

Non riuscivo a togliermi dalla mente i suoi occhi, che sembrava stessero implorando 'amami'... ma io lo amavo, più di quanto lui potesse immaginare.

Da quando se n’era andato, aveva portato con se tutta la mia vita, lasciando un vuoto al mio interno, che niente e nessuno sarebbe stato in grado di colmare.

Con un gesto rapidissimo, mi alzai dal letto ed uscii da quella camera, con l’intenzione di ritornare nella mia, dove avrei potuto abbandonarmi al mio dolore, senza l’interferenza di nessuno.

Richiusi la porta alle mie spalle, e mi diressi verso la finestra... il cielo era cosparso di stelle, esattamente come la notte in cui conobbi la straordinaria creatura che mi aveva fatto perdere la testa, all’inverosimile.

Nuovamente, mi lasciai cadere sulle morbide coperte color sangue... per la prima volta nella mia nuova vita, fui lieto di non poter dormire.

Chissà quali incubi avrebbero torturato la mia mente, se ne fossi stato capace.

Improvvisamente udii dei passi farsi sempre più nitidi.

Qualcuno stava per entrare, ma ero più che sicuro che non si trattasse di Felix.

Chiunque fosse, aveva un passo delicato, come se sfiorasse appena il pavimento... l’avrei riconosciuto tra mille.

Se avessi avuto ancora un cuore palpitante, di certo mi sarebbe scoppiato in petto, ma per fortuna non era così.

Mi alzai di scatto nel preciso momento in cui l’ospite aprì la porta.

Gli occhi di Alec erano puntati sui miei, in modo intenso, deciso... non avevo ancora avuto la possibilità di poterlo vedere così sicuro di sé... forse aveva scoperto tutta la verità, ed era venuto per una riconciliazione.

Mille pensieri mi passarono per la testa, ma io seguii il mio istinto.

Nessuno di noi emise una parola… non vi era più il bisogno di spiegazioni.

Nello stesso istante, ci venimmo incontro, e presi dalla stessa passione, attaccammo le nostre labbra, in un bacio dolce, quasi esigente, pieno di desiderio… quello stesso desiderio che avevo cercato di tenere assopito al mio interno, fin dal primo momento in cui incrociai il suo sguardo.

Gli avvolsi la vita con un braccio, permettendo che quel bacio divenisse ancora più deciso, più energico.

Socchiuse le labbra lasciando che la mia lingua venisse al contatto con la sua, il che mi fece perdere la ragione... quel sapore, mi mandava in stato di ebbrezza.

Mentre le nostre bocche si muovevano all’unisono, la mia mente si immergeva in ardenti pensieri erotici, dimostrando, attraverso i miei gesti, l'urgenza di averlo.

I suoi ansimi, che erano un misto tra piacere e dolore, mi istigavano maledettamente, alimentavano quella mia voglia irrefrenabile di togliergli i vestiti di dosso… anzi, ne sentivo il bisogno.  

Quella camicia, che lasciava intravedere la sua pelle diafana, mi rendeva ancora più affamato, più ansioso. Cominciai a sbottonargliela, senza staccarmi dalla sua bocca, che aveva un retrogusto dolciastro di sangue.

Lasciai a nudo il suo corpo che, anche se ancora acerbo, adolescenziale, era la cosa più perfetta che avessi mai visto.

Lo stesso fece con me,cominciando a tastare sensualmente il mio petto in tutte le sue misure, fino ad arrivare ai fianchi, dove si soffermò, affondando le unghie.

Sfoderai i denti, ringhiando leggermente, al dolore provocato dal suo gesto.Lo trascinai sul letto, lasciando che si sedesse a gambe divaricate sul mio ventre, consentendogli di tracciare una lunga scia umida sul mio torace, succhiando ogni singolo centimetro della mia pelle, per poi disegnare il contorno dell’ombelico.

Non riuscii a trattenere i miei gemiti di piacere.

Con una velocità impressionante, eliminammo il resto dei vestiti, strappandoli violentemente con le unghie.

Sul viso di Alec nacque un’espressione turbata, nel vedere i suoi abiti ridotti a brandelli.

“Non temere… avresti dovuto cambiarli ugualmente…” le parole mi uscirono a stento, per la forte eccitazione nel vedere il suo corpo totalmente svestito.

Mi sorrise sensualmente, tornando a posare nuovamente le sue labbra sulle mie, che si lasciarono sfuggire un ulteriore gemito.

Capovolsi le posizioni, imprigionandolo tra le mie gambe, impedendogli di muoversi sotto la mie presa ferrea.

Gli tirai indietro la testa, in modo da poter mordergli la gola con impeto, mentre lui, continuava a stringere le mie ciocche dorate tra le sue dita sottili, aumentando la frequenza dei suoi respiri.

Lo feci voltare, obbligandolo a rimanere col viso contro le candide lenzuola, per poi afferrarlo per i fianchi e guidarlo nei movimenti.

Quella stanza ben presto si riempì di spasimi e lamenti, che alimentavano ulteriormente quella sensuale frenesia, fin quando insieme, ci arrendemmo al sospiro finale.

Mi sdraiai su di un fianco, lasciando che il suo volto affondasse nell’incavo della mia gola.

Strinsi le mani fra i suoi capelli castani, cercando inutilmente di rimetterli in ordine. Poi avvicinai le mie labbra al suo orecchio, per poter sussurrare le parole che avevo sempre sognato di dirgli. “Ti amo, Alec.”

I suoi occhi si sollevarono, fissando il mio viso.

Dio, quanto lo amavo.

“Ti amo anch’io… my sweet prince…”

Fece uso di una lingua straniera, ma non ci volle molto per capire che ciò che aveva appena detto, era la cosa più dolce che avesse potuto pronunciare.

Avvicinai nuovamente la mia bocca alla sua, per potergli trasmettere, ancora una volta,tutte quelle emozioni che avevo tenuto dentro per molto tempo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Amore ***


- AMORE -
 
 
 
 

Avvolsi il mio braccio intorno alla sua vita, facendo scorrere la punta delle dite sulla sua schiena, che si irrigidì sotto il mio tocco.

Quella notte, lo avevo amato proprio come desideravo da sempre.

Le immagini di lui, si susseguivano rapide nella mia mente, una dopo l’altra, riaccendendo in me il desiderio… non sarei mai stato stanco di amarlo.

Lui era riuscito a riempire il vuoto che vi era al mio interno, dando un senso alla mia vita, una ragione in più per andare avanti.

“Alec?”

Alzò il suo viso splendido, per incrociare il mio sguardo. “Dimmi, amore mio…”

La sua voce morbida, calda, era un dolce sussurro sensuale… anche solamente con una banalissima sillaba, sapeva mandarmi in visibilio, inondandomi l'anima; ma quelle due piccole parole, dette da lui, erano poesia.

“Potresti spiegarmi il significato della frase che hai pronunciato poco fa?” gli dissi, continuando a massaggiargli il fianco.

“Quale?” Mi stava provocando, era ovvio… aveva capito perfettamente a cosa mi stessi riferendo.

Mi sforzai con tutto me stesso di ripetere quelle parole, cercando disperatamente di imitare quella dolce pronuncia, ma con scarso risultato. Ne uscì fuori una lingua strana, con un forte accento italiano, a dir poco imbarazzante.

Rispetto alla dolcezza che aveva usato lui per pronunciarla, detta da me, dava quasi l’impressione che avesse un significato del tutto diverso.

Rise di gusto, facendomi venir voglia di assaggiare ancora una volta quelle setose labbra da ragazzino, ma non appena mi avvicinai per poterlo baciare, si sottrasse  a me con estrema facilità, posizionandosi a cavalcioni sul mio basso ventre.

“Dovrai scoprirlo da solo…” mi parlò ad un soffio dalle labbra. Era un ottimo tentatore.

Di nuovo la sua bocca sfiorò la mia, sfociando in un bacio intenso, passionale, mentre le sue mani inesperte, desiderose di un contatto, continuavano a vagare sul mio petto, che fremeva sotto il suo tocco.

Mi staccai dolcemente, giusto la distanza che mi permettesse di parlare. “Come fai a conoscere quella lingua?”

La sua espressione cambiò radicalmente, facendomi immediatamente pentire di avergli posto quella domanda.

“Mio padre… era di origine inglese…” abbassò lo sguardo, leggermente imbarazzato, usando un tono stranamente serio. “…sedusse mia madre, dalla quale nacqui io. Crescendo, mio padre si rese conto che io non ero il figlio, che sperava che fossi…”.

Sul suo volto nacque una smorfia di disprezzo, nei confronti di quell’uomo.

Attese qualche secondo, poi continuò. “Desiderava un figlio forte, autoritario, esattamente come lui… così decise di ritornare alla sua terra d’origine, abbandonando me e mia madre, che si suicidò per la sua partenza…” rivolse quello sguardo pieno di odio e di rancore verso la finestra, fissando un punto indefinito al di fuori di essa.

Gli sfiorai la guancia, incitandolo a voltarsi. “Forse non sarai il figlio che tuo padre avrebbe voluto, ma posso assicurarti che sei l’amante che chiunque desidererebbe al proprio fianco…”

I suoi occhi color cremisi abbandonarono la rabbia di poco prima, dando posto ad un’espressione sorpresa, infantile, che lasciava trapelare i suoi sentimenti nei miei confronti.

Strinse le mie ciocche dorate tra le sue dita, avvicinando nuovamente le sue labbra alle mie. “Sei l’essere più straordinario che io abbia mai conosciuto… mio dolce principe…” pronunciò le ultime parole esattamente con la medesima tonalità, che aveva usato per dire quella strana frase nella sua lingua nativa, facendomi così capire che si trattava della stessa.

Lo strinsi forte a me, inspirando il profumo intenso della sua gola, per poi lasciare una lunga scia di baci sulla di essa, che lo fecero gemere.

“Com’è che si dice ti amo, nella tua lingua?”

“I love you…” sorrise, rendendo magica quella frase, con la sua dolcezza disarmante.

“I love you, Alec…” cercai di imitarlo, leggermente a disagio a causa del mio accento orrendo.

Rise nuovamente, cingendomi in un abbraccio. “Sei bravissimo…”

Abbassai lo sguardo, totalmente imbarazzato… lo diceva solamente per farmi stare bene.

“Scusa per come mi sono comportato con te… quel verme di Santiago…”

“Shh…” lo interruppi, premendo delicatamente il dito sulle sue labbra esageratamente piene. “Avremo l’eternità per raccontarci tutto… non roviniamo questo momento…”

Non emise fiato… si limitò ad allargare le labbra in un sorriso infantile. “Ti andrebbe di giocare ancora con me?”

“Eccome se mi andrebbe…” alzai all’insù una delle estremità della bocca, desideroso di averlo ancora.





 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Spiegazioni ***


- SPIEGAZIONI -
 
 


 
''Come sto con questi?'' disse Alec, uscendo dal bagno, mentre con le mani cercava disperatamente di ordinare i suoi capelli scompigliati.

Indossava un completo in velluto nero, con delle decorazioni in oro sulla parte superiore. Le culottes aderivano perfettamente alle sue cosce, mettendo in risalto i suoi lineamenti perfetti.

Era una visione di estrema finezza.

Non vi erano parole per descrivere la sua bellezza immortale, all'interno di quel morbido tessuto, che non faceva altro che alimentare la mia inarrestabile voglia.

''Sei... incantevole, Alec''. Il mio sguardo vagava curioso sul suo corpo, come se fossi affamato.

Lo afferrai dalla nuca, avvicinandolo alle mie labbra, desiderose di un contatto.

Si morse il labbro inferiore, sul quale io posai la mia bocca, che si muoveva insieme alla sua, all'unisono, mentre le mie mani percorrevano il suo corpo, con impeto.

''Non vorrai mica strappare anche questo...'' mi sussurrò, sfiorandomi con il suo respiro freddo.

''Non tentarmi, ragazzino... sai benissimo di cosa sarei capace...''

Sorrise malizioso, contento di aver raggiunto il suo scopo.

''Baciami ancora...''

Esaudii immediatamente il suo desiderio, poi staccandomi leggermente dalle sue morbide labbra, gli sussurrai quelle dolci parole, che tanto amavo dirgli.

''Ti amo...''

''Io di più, mio amato principe...'' mormorò al mio orecchio, sfiorandomi delicatamente la guancia.

''Alec, sapresti spiegarmi cosa è accaduto?''

Abbassò lo sguardo, imbarazzato. ''Ti chiedo di accettare le mie scuse, Demetri... sono stato un idiota a pensare male di te...''

''Alec, non dire così... io avrei fatto lo stesso...''

''Davvero?''

''Indubbiamente... non avrei sopportato il fatto che tu potessi amare qualcun altro...'' gli sfiorai le labbra con le dita, per poi baciarle ancora una volta.

''Comunque, sarà meglio che tu vada a parlare con Felix... lui saprà spiegarti tutto nei minimi dettagli...''

''Avete chiarito? Intendo... tu e Felix...'' cercai di pronunciare quelle parole, nel modo più discreto possibile, per evitare una sua sfuriata.

''Non avrei mai creduto che potessi farlo, ma sì, l ho fatto... sono riuscito a perdonarlo...''

Non riuscii ad immaginare la scena. Sorrisi a quel pensiero.

''Ha fatto tanto per noi...'' continuò.

''Lo so...'' rivolsi lo sguardo altrove, per nascondere il mio imbarazzo.

''Vieni con me?''

''Vorrei... ma ho delle fiamme allucinanti alla gola, che senza te non sarei in grado di trattenere...'' la sua espressione cambiò improvvisamente. Sapevo esattamente cosa si provava... ne avevo bisogno anch’io, dopotutto.

''Allora va' a nutrirti, dolce amore mio...'' gli sussurrai, ad un centimetro dal viso, mentre con le dita, cercavo di scostare i suoi morbidi capelli color nocciola.

''Ogni attimo passato in tua assenza, è una tortura per me... farò il prima possibile...''

''Attenderò con ansia il tuo ritorno...''

Ci scambiammo un dolce bacio, pieno di veri sentimenti, dopodiché le nostre strade si divisero.



 

Image and video hosting by TinyPic Gli abiti indossati da Alec.  

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Adulterio ***


- ADULTERIO -
 
 
 

 
Lo osservai gettarsi nel vuoto, fino a quando si inoltrò tra la fitta vegetazione.

Sentivo già la sua mancanza… sembravano minuti interminabili, senza lui. Ormai era mio, e il pensiero che fosse lontano chilometri da me, mi uccideva.

Non avrei potuto inspirare il suo profumo, né sfiorare la sua pelle perfetta, né assaporare le sue labbra… era come una droga per me, non potevo più fare a meno di lui, almeno non adesso che faceva parte di me.

Lasciai i miei appartamenti, con l’intenzione di fare visita a Felix.

Mi mancava maledettamente, e l’idea che io avrei potuto trascorrere la notte in compagnia di Alec, di sicuro, lo aveva distrutto.

Mi sentivo l’essere più felice dell’intero universo, per aver ottenuto l’amore della persona che desideravo, ma allo stesso tempo mi sentivo un verme, per aver ferito il mio miglior amico… colui che mi aveva reso immortale, dandomi una possibilità, una nuova vita. Ed io lo avevo ricambiato così… amando un altro.

Nel giro di pochi secondi, ero già davanti alla porta di camera sua.

Abbassai la maniglia. Lui era lì, immobile, a fissare un punto fuori dalla finestra.

Il suo atteggiamento mi fece comprendere che fosse già al corrente di quella amara verità.

Ebbi come una fitta al mio interno… lo avevo deluso profondamente, solo per soddisfare un mio desiderio. Che perfetto  egoista… non meritavo più la sua amicizia.

“Felix…”

Si voltò lentamente,  come se non avesse percepito la mia presenza.

La sua espressione era triste, delusa, depressa… ma nonostante tutto, cercava di nascondere quei suoi sentimenti, venendomi incontro.

“Felix… so come ti senti. Non puoi nasconderti da me…”

“Shh… ti prego.” Premette un dito sulle mie labbra, carezzandomi dolcemente i capelli.  “Non rovinare questo momento…”

“Ma io ti ho deluso… ti ho tradito…” gli spiegai, cercando in tutti i modi di fargli capire che non ero la persona adatta a lui, anche se questo, faceva male persino a me, ammetterlo.

“Non mi hai tradito, Demetri… hai fatto la tua scelta, ed io la rispetto pienamente…” rispose, continuando a far scorrere le sue dita vellutate sul mio viso. “Sei libero di amare chi vuoi…”

Non ebbi il tempo di parlare, che i suoi occhi si soffermarono su un punto preciso del mio corpo.

Scostò la mia camicia, giusto il minimo per riuscire a scoprire la parte interessata.

Appena sotto la clavicola, vi era, ben visibile, la cicatrice di un morso.

Ricordavo perfettamente il momento in cui Alec mi aveva lasciato quel segno indelebile. Provai una vergogna immensa.

Felix continuava a disegnare dei piccoli cerchi su di essa, come se fosse in trance, procurandomi un misto di piacere e fastidio… le mie labbra si lasciarono sfuggire dei lamenti di dolore, quando i suoi polpastrelli, si soffermavano sulle ferite provocate dai canini.

“Ti ha fatto del male???” ringhiò, sibilando tra i denti.

“No, Felix…” ‘anzi, ho provato piacere’  avrei risposto spontaneamente, ma riuscii a trattenermi in tempo… non era completamente il caso.   “Calmati, adesso…” cercai di tranquillizzarlo, sfiorandogli il viso.

“Come immaginavo…” abbassò lo sguardo, sconfitto, allontanandosi di poco.

“Ehi…” lo afferrai da un braccio. “Cos’è successo a Santiago?”

“Non ci disturberà più quel verme… puoi starne certo.” La sua espressione mutò radicalmente, al suono di quel nome. “Gli anziani lo hanno esiliato dal palazzo… non sarà più una minaccia per noi.”

Non riuscii a trattenere un ghigno di piacere… anche se avrei voluto vederlo morto.

“Grazie, Felix…”

“È il minimo che io possa fare per te… mio dolce angelo…” disse, avvicinandosi nuovamente a me. “Aspetterò in eterno, pur di assaggiare nuovamente le tue labbra…” mi sussurrò, ad un soffio della mia bocca, tale che io riuscii a sentire il profumo sublime del suo alito freddo.

Sapevo che non era la cosa giusta da fare, e soprattutto inappropriata, ma mi sentivo come in dovere, nei suoi confronti… ero totalmente invaghito da lui.

“Permettimi di esaudire il tuo desiderio…”
 


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Pentimento ***


Scusate il mio imbarazzante ritardo... ma adesso eccovi il prossimo capitolo, spero vi piaccia.

 



- PENTIMENTO -
 
 
 

 
Balbettai quella risposta senza fermarmi a pensare quali conseguenze avrebbe comportato… senza sapere dove mi avrebbe portato il desiderio disperato di poterlo rendere felice.

Sul suo volto nacque un’espressione sorpresa, ma allo stesso tempo sicura, quasi consapevole che prima o poi avrei ceduto, concedendomi a lui.

Fece scorrere una mano sui miei capelli, per poi ripassare il contorno del mio viso con la punta delle dita, procurandomi un brivido che sentii scendere lungo la schiena.

Abbassai lo sguardo, imbarazzato… nella mia attuale posizione, quello che stavo facendo, era del tutto inadeguato ed io ne ero perfettamente consapevole.

Forse avevo un po’ confuso le idee… la trasformazione aveva amplificato ogni mia singola emozione da umano, rendendomi incapace di distinguere la vera differenza tra le parole amore  e infatuazione.

Felix era tutto per me, ma probabilmente non bastava a sovrastare quello che provavo per Alec.

La mia mente era immersa nel più totale caos, ed era ormai troppo tardi per tirarsi indietro…ero pentito, ma la frase che avevo pronunciato poco prima, non si poteva cancellare.

Chiusi gli occhi, in attesa che le sue labbra si posassero sulle mie, abbandonandomi così al peccato. D’altronde, cos’altro potevo aspettarmi da un essere come me? Non ero altro che un mostro senza sentimenti, senza pietà e ritegno… un peccatore che non si pente, un traditore privo di vergogna.

In una frazione di secondo, le nostre bocche si scontrarono in un bacio famelico, pieno di desiderio, soprattutto da parte sua, che sembrava affamato.

Aprì leggermente la giacca, per tastare meglio la mia pelle fredda che si nascondeva sotto la camicia.

Ansimai, continuando a tenere gli occhi chiusi, mentre le sue dita di seta iniziarono a vagare sul mio petto, senza scrupoli, dando libero sfogo ai suoi desideri.

Il suo tocco gelido sul collo, mi ricordava la scorsa notte, trascorsa in compagnia di Alec…
 

''Ti amo, Alec...''

 
''Io di più, mio amato principe...''

 
Quelle parole mi tornarono in mente, facendomi sentire un traditore, un essere indegno… provavo una vergogna immensa per ciò che avevo appena fatto. Non meritavo il suo amore.

Opposi resistenza al suo bacio, serrando leggermente la bocca, impedendogli così di andare oltre, ma fu una pessima idea, che scaturì la sua rabbia, manifestandola attraverso i gesti…

In un frammento di secondo, mi ritrovai con le spalle alla parete, che si incrinò appena, sotto la pesantezza del mio corpo che urtò con violenza contro di essa.

Quel bacio, perse tutto ad un tratto la sua dolcezza, divenendo aggressivo… Felix mordeva con ardore le mie labbra, quasi violentemente, fino a farmi provare dolore.

Gemetti, ma contrariamente a prima, non di piacere… cercai di liberarmi dalla sua presa, afferrandolo dalla sue braccia possenti, ma fu un tentativo inutile, perché lui mi precedette.

“Perdonami…” abbassò lo sguardo, mentre i miei occhi sbarrati erano fissi sul suo volto, che lo osservavano sbigottiti.

Non sapevo quale fosse la mia espressione, in quel preciso momento… probabilmente un misto di turbamento e sgomento. Non mi sarei mai aspettato una reazione del genere, da parte sua.

“Non era mia intenzione, farti del male…” serrò i denti, mentre i suoi occhi non riuscivano ad incrociare i miei.

Continuavo a fissarlo immobile, come impietrito, seguendo ogni suo movimento.

Si diresse verso la finestra ed io non riuscii a fare un minimo passo… mi limitai a tenere la mia schiena attaccata alla parete. I miei muscoli erano tesi, non sapevo minimamente quale sarebbe stata la sua reazione.

“Ho capito tutto… sono stato uno sciocco ad illudermi che tu potessi cambiare idea…” riprese, senza distogliere lo sguardo oltre la finestra. “Non ti metterò mai più le mani addosso, promesso…”

Lo guardai come se fossi in trance, non emettendo nemmeno una parola, poi continuò. “Ti amo, e proprio per questo motivo, ti lascerò in pace...”

Non avevo la benché minima idea di cosa rispondere, ma ci avrei provato ugualmente, se non avessi udito dei passi farsi sempre più nitidi.



 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Gelosia ***


- GELOSIA -
 
 
 

 
 
Quei passi erano di Alec, ne ero più che certo… li avrei riconosciuti tra mille.

Non mi ero reso nemmeno conto che sarebbe tornato da un momento all’altro. Speravo solo che non avesse sentito nulla di tutto ciò che era accaduto all’interno di quella stanza.

Cosa avrei potuto fare? Starmene in silenzio ed accettare le conseguenze. Meritavo il suo odio, ma non avrei mai sopportato il fatto di perderlo.

I passi avanzavano sempre più ed io non sapevo minimamente come reagire al suo arrivo.

Ero ancora appoggiato alla parete quando Alec aprì la porta.

Per più di una decina di volte, alternai lo sguardo da lui a Felix, che era rivolto verso la finestra, come se volesse sviare i sospetti. Lo sguardo perso nel vuoto, pronto a subire qualunque tipo di reazione da parte del mio compagno.

Il suo viso era sereno e contrariamente a ciò che avevo pensato, a quanto sembrava non si era accorto di nulla.

“Eccoti, amore mio… finalmente ti ho trovato.” Disse avanzando con le braccia tese verso di me. “Non hai la minima idea di quanto mi sei mancato…” le sue labbra erano quasi sulle mie, e le dita sfioravano dolcemente il mio petto, obbligandomi a rimanere incollato al muro.

Poi la sua bocca si posò sulla mia, ed io la socchiusi leggermente per respirare, permettendogli così di approfondire e andare oltre quel semplice bacio.

Mentre Alec proseguiva a torturarmi le labbra, i miei occhi erano fissi su Felix, che continuava a fissare il suolo, totalmente a disagio per la scena che gli si presentava di fronte.

“Mmh… avevo dimenticato quanto fosse inebriante il sapore del tuo bacio…” disse staccandosi leggermente da me, giusto la distanza che gli permettesse di parlare. “Direi che mi hai stordito…”

Continuavo a guardarlo con gli occhi sbarrati, senza emettere una singola parola, imbarazzato per la situazione che si era venuta a creare.

“Ehi Felix, va tutto bene? Sei strano…” Alec si rivolse a lui, cercando di andargli incontro. Provai a fermarlo afferrandolo per i polsi, ma fu un tentativo del tutto inutile, dato che lui mi ignorò completamente, sottraendosi alla mia presa con estrema facilità.

Felix non lo degnò nemmeno di uno sguardo, fissando insistentemente il pavimento. Non era da lui, e questo mi preoccupava parecchio.

“Cosa è successo? Avete litigato?” tentò ancora una volta di rivolgergli la parola, ma niente… l’atteggiamento di Felix mi incuteva timore, era imprevedibile.

“Alec…” lo richiamai sottovoce, ma lui non mi diede ascolto.

“No va tutto bene…” rispose improvvisamente Felix, con tono freddo. Non so a chi dei due si stesse rivolgendo, in entrambi i casi, sarebbe stato prudente lasciarlo solo.

“Se lo dici tu…” concluse, tornando lentamente verso di me per poi arrestarsi tutto ad un tratto, riprendendo il discorso. “Ehi, ti dispiace se te lo porto via per qualche ora? Ho bisogno di rimanere un po’ da solo con il mio principe oscuro…” disse in tono suadente.

Lo sguardo di Felix era un misto di rabbia e gelosia. Se ne avesse avuto la capacità, l’avrebbe letteralmente incenerito con gli occhi.

Ma Alec non aveva nessuna colpa. Non era consapevole di ciò che Felix provava nei miei confronti.

“Mmh… quanto mi sei mancato…” si rivolse a me sensualmente, continuando a stringere i miei capelli fra le sue dita minute.

“Ora basta!”

Ci voltammo entrambi di scatto, verso quelle lettere pronunciate in modo scandito e minaccioso.

Felix fremeva di rabbia digrignando i denti e i suoi occhi rosso acceso erano traboccanti di odio, tanto da farmi paura.

Alec gli andò incontro, sbraitando. “Qual è il tuo problema, eh??”

“Dimmi qual è il tuo!”

“Alec… Felix… vi prego!” cercai di farli ragionare, ma entrambi mi ignorarono.

“Sapevo fin dall’inizio che noi due non saremmo mai potuti andare d’accordo, e avevo ragione… adesso ne ho la certezza! So benissimo a cosa ti riferisci!!! Tu ami il mio Demetri, lo avevo già capito!”  

“E anche se fosse??”

Alec sfoderò i denti, emettendo un sibilo che avrebbe terrorizzato persino il demonio stesso. Poi inaspettatamente si calmò. “Allora, mettiamo le cose in chiaro… lo vedi il ragazzo alle mie spalle? È mio!”

I loro visi erano così vicini da dare quasi l’impressione che si stessero baciando. In verità l’avrei preferito… non riuscivo a  sopportare il fatto che le persone più importanti della mia esistenza, litigassero per colpa mia.

“Smettetela, vi supplico!!”

“Credi di averla vinta solo perché sei riuscito a portartelo a letto???”

“Come osi???” con istinto feroce, lo colpì con uno schiaffo in pieno volto. Lui non sembrò scomporsi più di tanto e reagendo con superbia gli sferrò un colpo all’addome, schiantandolo contro il tavolo alla mia destra, che andò in frantumi.

“Ti ha dato di volta il cervello???” sbraitai contro Felix, mentre mi lanciai verso il mio compagno per aiutarlo a rialzarsi. Ma prima che potessi farlo, con un movimento fulmineo Alec si rialzò di scatto, aizzandosi contro Felix, il quale si trovava già pronto in posizione d’attacco.

Sentii l’impulso di difenderli entrambi, coloro che davano ogni giorno un senso alla mia esistenza, e che ora rischiavano la vita per me.

Mi misi in mezzo a loro due separandoli con le mani, provando in qualche modo a farli smettere, alzando la voce.

Non avrebbero più provato a colpirsi, con me in mezzo.

“Basta, vi prego! Non sopporto vedervi litigare!”

Doveva esserci un modo per spezzare quell’odio.

Avevo già preso una decisone. L’unica soluzione per mettere fine a tutto ciò. Avrei sofferto, ma era il solo modo per farli riavvicinare.

“Non sopporto di essere la causa della discordia fra di voi…” abbassai lo sguardo, sconfitto. Poi pronunciai con molta difficoltà quelle parole fatali.

“Lascio il palazzo…”






 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2054097