Stay with me

di NatureGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** scelte e delusioni ***
Capitolo 2: *** Iniziano le ricerche ***
Capitolo 3: *** Chiarimenti? ***
Capitolo 4: *** Finalmente la verità ***



Capitolo 1
*** scelte e delusioni ***


-Non è giusto!-
Il ragazzo davanti a Frances aveva gli occhi lucidi. Il labbro inferiore gli tremava violentemente. Era una questione di secondi, poi sarebbe scoppiato a piangere come un bambino a cui hanno negato il giocattolo tanto desiderato per il compleanno.
-Alex…calmati…-
…Ops…
Il ragazzo iniziò a singhiozzare accasciandosi sul divano. Pesanti lacrime bagnavano i cuscini. Frances corse in cucina, riempì un bicchiere d'acqua fredda e afferrò, quasi di slancio, una scatola di klinex. Si avvicinò ad Alex, inginocchiandosi ai piedi del divano. Lasciò a terra la scatola di fazzoletti e iniziò ad accarezzargli i corti capelli castani.
-Sh…ora bevi un po'…sh…-
Lentamente il ragazzo si mise a sedere e, tremando come una foglia, prese il bicchiere. L'acqua riuscì a calmarlo un po'. Frances gli si sedette vicino, continuando ad accarezzargli la testa. Passarono così alcuni minuti. Quando finalmente Alex si fu calmato definitivamente, Frances decise di indagare sul motivo di quella reazione. Ma lui, come se le avesse letto nella mente la domanda che stava per porgergli, iniziò a spiegarle.
-Lui non viene…- Frances lo guardò di sbieco. Le avrebbe fatto piacere sapere di cosa stesse parlando l'amico. Alex la guardò serio, con occhi spenti. Alex sospirò.
-John, John non verrà al mio compleanno, Frances…-
Frances sgranò gli occhi. Era allibita. Aveva rischiato di fare un infarto solo perché John non sarebbe venuto alla festa?
-Alex, spero tu abbia un buon motivo per aver avuto una reazione così esagerata.- La sua voce era dura, tagliente. Ad Alex tornarono subito le lacrime agli occhi.
Cacchio…non ricominciare a piangere, ti prego…Ma perché sono così dura?
-Alex…-
-Gliel'ho detto tre settimane fa…e oggi ha avuto la sfacciataggine di dirmi che non sarebbe venuto perché ha accettato un invito ad una festa che ha ricevuto da un suo amico ieri. IERI, capisci Frances? Mi ha tenuto sulle spine per tre settimane!!-
-Ha fatto la sua scelta, Alex. Era libero di fare quello che voleva.-
Il ragazzo socchiuse gli occhi.
-Lo stai difendendo…-
Frances sospirò.
-No, non lo sto difendendo. Quello che ha fatto è una carognata. Posso capire che tu ci stia male, però sai bene quanto me che non ci si può aspettare altrimenti da John…E' un cretino, lo sai…-
Alex la guardò dritto negli occhi. Aveva uno sguardo addolcito, gli occhi gli brillavano di una luce strana che non aveva nulla a che fare con le lacrime.
-Oh Dio, no…- Frances si alzò di scatto dal divano. Conosceva bene quello sguardo: gli occhi da triglia lessa.
-Non lo dire…ti prego non dire che…-
-Lo amo, Fran…-
-Tieni chiusa quella boccaccia!! Come diavolo fai ad essere innamorato di…di un puttaniere? Cavolo Alex…Lui è etero! E-TE-RO! Perché vuoi stare male?-
-Fran, non posso decidere di chi innamorarmi…succede e basta.-
-Apri gli occhi 007! L'amore NON ESISTE! Mettitela via! E' una questione di scelte! E tu scegli sempre in modo sbagliato!-
Gli diede le spalle, andando verso la cucina. Aveva dei piatti da lavare. Quel giorno non toccava a lei, ma Sammie, l'altra coinquilina non era ancora arrivata. Domani avrebbe fatto al suo posto. Ora aveva solo bisogno di essere impegnata. Stava sfregando forsennatamente i piatti. C'era schiuma ovunque…sentì dei passi dietro di lei. Guardò da sopra la spalla la figura snella dell'amico che si stagliava sulla porta. Frances riportò lo sguardo sui piatti.
-Una volta, Fran, ci credevi…nell'amore…-
Frances chiuse il rubinetto. Si girò a guardare in volto il ragazzo incrociando le braccia. Le mani umide le bagnarono la maglietta. Socchiuse gli occhi.
-Ho imparato la lezione sulla mia pelle. Sto solo cercando di evitarti una delusione.-
-Fino a che amo non sarò deluso…-
-Qualche minuto fa, disperato sul divano, non sembrava che tu la pensassi allo stesso modo.- Sbuffò Frances. -Ascolta Alex...L'amore non corrisposto non può che essere una delusione. L'amore in sé è una delle più grandi delusioni. Stare tanto male per avere solo qualche minuto di felicità? Felicità che quando non c'è più ti lascia soltanto un grande amaro in bocca.- Scosse la testa e fissò i suoi occhi in quelli castani dell'amico. -Le stesse scelte deludono. Ma la vita è fatta di scelte. Alcune possono alleviare le tue pene, altre ti distruggono definitivamente. Sta a te decidere di fare la scelta giusta…-
Alex strinse i pugni e deglutì. Era nervoso, forse addirittura arrabbiato.
-A sentirti sembra quasi che tu odi la vita, Fran…- La sua voce era molto grave.
-E' così infatti. Odio la vita da quando ho capito cos'è in realtà. Una grande presa in giro costruita solo per far soffrire.-
-Perché non la fai finita allora?!- Adesso Alex urlava. Frances era interdetta. Lo vide voltarsi e precipitarsi in camera. Sentì la porta sbattere violentemente. Delle lacrime le percorsero il viso. Se le asciugò in fretta. Prese carta e penna e scribacchiò velocemente:

"Non l'ho fatta finita a suo tempo
e non ho intenzione di farlo ora.
L'unico motivo per cui sono ancora
su questa terra sono i miei amici,
le persone che presuppongo mi vogliano
bene. Ma se anche essi mi voltano le spalle
non volendo capire le mie ragioni, allora posso
dire addio a tutto ciò che mi circonda.
Senza rimpianti, senza paura.
Cosa rimarrebbe a legarmi alla vita?"

Piegò il foglio. Quando fu davanti alla porta di Alex fece scivolare sotto la carta. Sospirò. Il cuore le era diventato di pietra, insensibile ad ogni emozione sua o altrui che fosse. Indossò il cappotto, controllò che ci fossero le chiavi e, con un ultimo sguardo al salotto dell'appartamento, uscì.

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Capitolo 2
*** Iniziano le ricerche ***


Alex guardò l'orologio della cucina. Mezza notte. Era agitato, angosciato. Frances non era ancora tornata, d'ovunque fosse andata, e non poteva nemmeno chiamarla al cellulare perché l'aveva lasciato a casa. Barcollando andò in salotto. Sammie si era addormentata sul divano con la TV accesa. Con mani tremanti prese una coperta e la coprì. Tornò in cucina. Ripensò alla lite con l'amica che aveva avuto quel giorno…a quello che le aveva detto. Si stropicciò gli occhi con la mano. Aveva già chiamato tutta la rubrica per sapere se l'avevano vista. La risposta era stata sempre la stessa: "No". Strinse tra le dita il foglio che Frances gli aveva lasciato sotto la porta. Solo un numero non aveva composto. Non aveva osato. Guardò il foglietto che aveva in mano.
Al diavolo!
Compose quel numero maledetto. Dopo qualche squillo a vuoto rispose una voce maschile. Del rap duro faceva da sottofondo a quella voce calda. Alex fece un profondo respiro:
-Ciao Bryan. Sono Alex, l'amico di Frances.
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Bryan chiuse la comunicazione. Guardò nello specchietto retrovisore e con una violenta sferzata fece inversione a U. Le gomme stridettero sull'asfalto.
"Sei l'unico a conoscerla abbastanza bene da sapere dove si trovi." Così aveva detto Alex. Non sapeva quanto si sbagliava…Per lui Frances era stato un fiore raro, intoccabile. Un diario segreto chiuso con il lucchetto e la chiave l'aveva solo lei. Era lei a decidere cosa svelare. Bryan strinse tra le mani il volante. Non doveva giudicarla per questo. Lui era il primo ad avere un segreto. L'aveva lasciata per quello, le aveva spezzato il cuore e, dagli amici in comune, aveva saputo che era cambiata. Si era chiusa in sé stessa.
Accostò. Si stropicciò gli occhi e li fissò nello specchietto retrovisore. Le iridi blu cobalto si erano scurite. Gli succedeva quando era preoccupato, in ansia. Sei uno stronzo Bryan Hawkins. Uno stronzo e pure innamorato. Peccato che tu abbia lasciato proprio la donna che ami. Cretino! Dovevi dirle la verità! Chiuse gli occhi. Dove diavolo poteva essere andata? Improvvisamente gli venne in mente un posto. Possibile che fosse andata…Afferrò un fazzoletto appena in tempo, poi iniziò a tossire.

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Capitolo 3
*** Chiarimenti? ***


L'aria di fine gennaio pungeva come aghi di pino sul viso di Frances. Si strinse il cappotto di chachemire intorno al corpo. Non era stata una grande idea uscire solo con quello, ma non ci aveva proprio pensato. Aveva altro per la testa. Aveva girato per tutta la città cercando di non pensare, di estraniarsi da tutto e da tutti. Fino a quando non era capitata lì, in quel parco, su quella panchina, dove tutto era iniziato, ma anche finito. Si era seduta guardando le coppiette e i bambini felici pattinare sul ghiaccio, con tutte quelle lucette che davano un aspetto natalizio al tutto. Non sapeva da quanto era lì. I ricordi avevano cominciato ad assalirla appena si era fermata. Ne era stata sopraffatta ed erano così forti da non permetterle di scacciarli.
"Una volta credevi nell'amore" così aveva detto Alex. Era vero, una volta ci credeva. L'aveva anche trovato, il vero amore…quello che ti fa dimenticare chi sei, quello che ti rende felice anche solo con un semplice sorriso dell'altro, che ti rende premuroso…e poi? Lui l'aveva lasciata. Niente spiegazioni, niente lacrime, niente di niente. Era solo stato freddo, proprio come il ghiaccio lì vicino. Quella era stata l'ultima volta che l'aveva visto o sentito. Sospirò. Il respiro si condensava in piccole nuvolette bianche…Iniziò a soffiare per formarle. Le era sempre piaciuto quel giochetto. La divertiva. Si divertiva con  poco, come quando l'aveva conosciuto. Che ridere vedere quel ragazzo che  tentava di stare dritto sui pattini senza successo! Era buffo ed impacciato. Quando Frances era andata ad aiutarlo, dopo l'ennesima caduta, lui era diventato rosso come un pomodoro. Si vedeva che non era il tipo di persona abituata a farsi aiutare. Incuteva addirittura un po' di timore nella sua imponente statura. Ma quando lei aveva incrociato il suo sguardo, quegli occhi blu cobalto l'avevano fatta sciogliere completamente, come un cubetto di ghiaccio messa in una bevanda bollente. Ed era rimasta scciolta fino a quando non si era indurita come la pietra. Qualcosa in lei, dopo l'abbandono, era cambiato. Il cuore le batteva, ma se non lo avesse fatto, non le sarebbe cambiato nulla.
All'improvviso nel suo campo visivo comparve uno starbuks. Batté le palpebre per qualche secondo, poi guardò che glielo stava porgendo.
Rimase impietrita.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Se fosse stato ancora un po' in quella posizione gli sarebbe andato in cancrena il braccio.
-Frances, è caffè, non veleno…ed è caldo, il che non è disprezzabile dato questo freddo della malora.-
La ragazza non accennava di muoversi. Le braccia stringevano il cappotto al corpo, le gambe accavallate tremavano leggermente e i suoi occhi, quei bellissimi occhi castani, erano fissi nei suoi. Erano lucidi e Bryan non capiva se era una reazione al freddo o perché la vista di lui le aveva ridestato brutti ricordi. Sospirò. Era così bella…Non la vedeva da due anni e aveva imparato a convivere con quel senso di vuoto che lo circondava. Ma ora…ora sentiva di nuovo il calore della sua vicinanza, ciò che gli dava anche solo la sua presenza. Chiuse gli occhi e si sedette. Le porse di nuovo il caffè.
-Prendilo…è caldo-
Frances lo afferrò con mano incerta.
-Perché sei qui?-
La sua voce era così…dolce…anche se avesse voluto tentare di fare un tono aspro non ci sarebbe mai riuscita.
-Mi ha chiamato Alex…Sai che ore sono?- Si girò a guardarla. Lei lo stava fissando.
-Sinceramente non mi interessa che ore sono. Pensavo che ad Alex non interessasse nulla di me, comunque. Per questo non mi sono presa la briga di tornare a casa per cena.-
-Ti vuole bene. Era preoccupato per te.-
-Poteva venire lui.-
-Non sapeva dove trovarti.-
-Per te, invece, sono prevedibile…-
La voce di Frances tremava, gli occhi erano pieni di lacrime. Bryan le posò una mano sui capelli corti, accarezzandoglieli.
-Bryan…perché…?-
-Sh…-
Bryan fece scivolare la mano sul suo viso. Sfregò delicatamente le dita sulle sue labbra morbide, rosee…Le si avvicinò lentamente. Ora era a pochi centimetri da lei. Avrebbe risentito quelle labbra sulle sue, il suo respiro che si fondeva con quello di lei…No. Non poteva farlo.
Si alzò.
-Vieni ti porto a casa.-
-Bastardo…- La guardò negli occhi. Frances li aveva di fuoco. -Lurido bastardo!- La ragazza si alzò di scatto e andò verso di lui con i pugni chiusi, tentando di colpirlo. Lui le afferrò i polsi. Frances tentò di divincolarsi. Dopo qualche minuto di lotta lei si accasciò, abbandonandosi sul suo petto largo. Bryan la strinse forte a sé. Frances alzò la testa appoggiando il mento sullo sterno di lui.
Dio, quanto è bella.
I capelli corti erano arruffati, gli occhi tristi brillavano come due diamanti a causa delle lacrime. Queste, scendendo, le accarezzavano il viso, passando sopra le guance arrossate dal freddo e bagnando quelle lacrime incredibilmente morbide, perfette. Il silenzio più totale cadde tra loro. Era come se tutti i rumori intorno a loro si fossero annullati, come se il tempo si fosse fermato.
Dille la verità, ora! Fallo!
Bryan voleva rompere quel silenzio, ma come? Come poteva spiegarle che se ne era andato per paura di veder tramutare l'amore negli occhi di lei in pietà?
-Fran…-
Dovette fermarsi. Si scansò velocemente da lei perdendo l'equilibrio e atterrando a terra sulle ginocchia. Non riusciva più a respirare, sentiva che stava per arrivare un eccesso di tosse. Si puntellò sulle braccia e iniziò l'inferno.L'aria di fine gennaio pungeva come aghi di pino sul viso di Frances. Si strinse il cappotto di chachemire intorno al corpo. Non eraa stata una grande idea uscire solo con quello, ma non ci aveva proprio pensato. Aveva altro per la testa. Aveva girato per tutta la città cercando di non pensare, di estraniarsi da tutto e da tutti. Fino a quando non era capitata lì, in quel parco, su quella panchina, dove tutto era iniziato, ma anche finito. Si era seduta guardando le coppiette e i bambini felici pattinare sul ghiaccio, con tutte quelle lucette che davano un aspetto natalizio al tutto. Non sapeva da quanto era lì. I ricordi avevano cominciato ad assalirla appena si era fermata. Ne era stata sopraffatta ed erano così forti da non permetterle di scacciarli.
"Una volta credevi nell'amore" così aveva detto Alex. Era vero, una volta ci credeva. L'aveva anche trovato, il vero amore…quello che ti fa dimenticare chi sei, quello che ti rende felice anche solo con un semplice sorriso dell'altro, che ti rende premuroso…e poi? Lui l'aveva lasciata. Niente spiegazioni, niente lacrime, niente di niente. Era solo stato freddo, proprio come il ghiaccio lì vicino. Quella era stata l'ultima volta che l'aveva visto o sentito. Sospirò. Il respiro si condensava in piccole nuvolette bianche…Iniziò a soffiare per formarle. Le era sempre piaciuto quel giochetto. La divertiva. Si divertiva con  poco, come quando l'aveva conosciuto. Che ridere vedere quel ragazzo che  tentava di stare dritto sui pattini senza successo! Era buffo ed impacciato. Quando Frances era andata ad aiutarlo, dopo l'ennesima caduta, lui era diventato rosso come un pomodoro. Si vedeva che non era il tipo di persona abituata a farsi aiutare. Incuteva addirittura un po' di timore nella sua imponente statura. Ma quando lei aveva incrociato il suo sguardo, quegli occhi blu cobalto l'avevano fatta sciogliere completamente, come un cubetto di ghiaccio messa in una bevanda bollente. Ed era rimasta scciolta fino a quando non si era indurita come la pietra. Qualcosa in lei, dopo l'abbandono, era cambiato. Il cuore le batteva, ma se non lo avesse fatto, non le sarebbe cambiato nulla.
All'improvviso nel suo campo visivo comparve uno starbuks. Batté le palpebre per qualche secondo, poi guardò che glielo stava porgendo.
Rimase impietrita.
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Se fosse stato ancora un po' in quella posizione gli sarebbe andato in cancrena il braccio.
-Frances, è caffè, non veleno…ed è caldo, il che non è disprezzabile dato questo freddo della malora.-
La ragazza non accennava di muoversi. Le braccia stringevano il cappotto al corpo, le gambe accavallate tremavano leggermente e i suoi occhi, quei bellissimi occhi castani, erano fissi nei suoi. Erano lucidi e Bryan non capiva se era una reazione al freddo o perché la vista di lui le aveva ridestato brutti ricordi. Sospirò. Era così bella…Non la vedeva da due anni e aveva imparato a convivere con quel senso di vuoto che lo circondava. Ma ora…ora sentiva di nuovo il calore della sua vicinanza, ciò che gli dava anche solo la sua presenza. Chiuse gli occhi e si sedette. Le porse di nuovo il caffè.
-Prendilo…è caldo-
Frances lo afferrò con mano incerta.
-Perché sei qui?-
La sua voce era così…dolce…anche se avesse voluto tentare di fare un tono aspro non ci sarebbe mai riuscita.
-Mi ha chiamato Alex…Sai che ore sono?- Si girò a guardarla. Lei lo stava fissando.
-Sinceramente non mi interessa che ore sono. Pensavo che ad Alex non interessasse nulla di me, comunque. Per questo non mi sono presa la briga di tornare a casa per cena.-
-Ti vuole bene. Era preoccupato per te.-
-Poteva venire lui.-
-Non sapeva dove trovarti.-
-Per te, invece, sono prevedibile…-
La voce di Frances tremava, gli occhi erano pieni di lacrime. Bryan le posò una mano sui capelli corti, accarezzandoglieli.
-Bryan…perché…?-
-Sh…-
Bryan fece scivolare la mano sul suo viso. Sfregò delicatamente le dita sulle sue labbra morbide, rosee…Le si avvicinò lentamente. Ora era a pochi centimetri da lei. Avrebbe risentito quelle labbra sulle sue, il suo respiro che si fondeva con quello di lei…No. Non poteva farlo.
Si alzò.
-Vieni ti porto a casa.-
-Bastardo…- La guardò negli occhi. Frances li aveva di fuoco. -Lurido bastardo!- La ragazza si alzò di scatto e andò verso di lui con i pugni chiusi, tentando di colpirlo. Lui le afferrò i polsi. Frances tentò di divincolarsi. Dopo qualche minuto di lotta lei si accasciò, abbandonandosi sul suo petto largo. Bryan la strinse forte a sé. Frances alzò la testa appoggiando il mento sullo sterno di lui.
Dio, quanto è bella.
I capelli corti erano arruffati, gli occhi tristi brillavano come due diamanti a causa delle lacrime. Queste, scendendo, le accarezzavano il viso, passando sopra le guance arrossate dal freddo e bagnando quelle lacrime incredibilmente morbide, perfette. Il silenzio più totale cadde tra loro. Era come se tutti i rumori intorno a loro si fossero annullati, come se il tempo si fosse fermato.
Dille la verità, ora! Fallo!
Bryan voleva rompere quel silenzio, ma come? Come poteva spiegarle che se ne era andato per paura di veder tramutare l'amore negli occhi di lei in pietà?
-Fran…-
Dovette fermarsi. Si scansò velocemente da lei perdendo l'equilibrio e atterrando a terra sulle ginocchia. Non riusciva più a respirare, sentiva che stava per arrivare un eccesso di tosse. Si puntellò sulle braccia e iniziò l'inferno.

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Capitolo 4
*** Finalmente la verità ***


Frances lo vide puntellarsi al suolo, puntellarsi sulle braccia e iniziare a tremare convulsamente.
-Bryan..-gli si avvicinò lentamente.
Lui iniziò a tossire. Frances lo affiancò accucciandosi vicino. Gli mise le mani sulle spalle.
-Bryan…cosa…-
Poi vide. sulle sue labbra e per terra c'era del sangue. La tosse era sparita ma lui continuava a tremare come una foglia.
-Oh, Bryan…-
Gli accarezzò i capelli, in silenzio, aspettando che lui si girasse a guardarla. Invece lui chiuse gli occhi.
-Ti prego…-la sua voce era roca. Di certo parlare gli costava uno sforzo notevole -ti prego…non guardarmi- Frances non si mosse.
-Fran…-
-E' per questo che te ne seei andato, vero?- Lui voltò la testa. Ora Fran vedeva la sua nuca.
-Pensavi che non mi sarei presa cura di te?-
Bryan sospirò e si decise a guardarla.
-Tutt'altro, invece.- disse- Avevo paura oppressa dalla mia malattia, costretta a starmi accanto. Avevo paura di veder il tuo amore trasformarsi in pietà verso un povero malato. E avevo paura…di contagiarti. on avrei mai potuto perdonarmelo e non avrei sopportato di vederti patire le mie stesse pene.-
-Bryan…-
-Ti prego Fran. Chiama un Taxi e vai a casa.-  Detto questo girò di nuovo il capo dall'altra parte, ma Frances gli prese il mento tra le mani costringendolo a guardarla.
-Bryan, il mio amore per te, per quanto mi possa sforzare non può mutare, può solo diventare ogni giorno più forte. Ti amo ora come ti ho amato prima che tu mi abbandonassi e, anch quando mi hai lasciata, pur cercando di odiarti, non ce l'ho fatta, perché ho continuato ad amarti.- Gli accarezzò una guancia.- Per favore, permettimi di starti accanto.-
Bryan aveva gli occhi lucidi.
-Fran…la tubercolosi non è una passeggiata…e poi potrei contagiarti.
-Lo so che non sarà facile, ma la affronteremo insieme. Non mi contagerai perché riuscirai a guarire, ne sono sicura.-
Bryan scosse la testa abbassandola, ma Frances gli riprese il volto tra le mani costringendolo, ancora una volta a guardarla.
-Ascolta Bryan, devi avere fiducia, non smettere di avere speranza. Mi hai spezzato il cuore, l'hai calpestato…ma ora so. So il perché. Ti scongiuro. Se provi anche solo un briciolo di ciò che provavi un tempo, non allontanarmi. Permettimi di starti vicino, qualunque cosa accada.-
-Per favore, dillo ancora…-
-Permettimi di starti vicino…-
.No, non quello…-
Frances sorrise. Gli baciò la fronte e disse:
-Ti amo-
Una lacrima scivolò sul volto di Bryan. Lui la prese tra le braccia stringendola forte.
Restarono così a lungo, senza dire un parola.
Fran stava cercando di rimettere a posto le idee, poteva essere tutto vero? Aveva davvero ritrovato l'amore? Qualcosa per cui vivere e lottare? Doveva essere un sogno.
Non è un sogno. E' tutto vero, lo stai stringendo ancora tra le braccia. E sai che nulla ti potrà allontanare mai più da lui. Nulla. Lui guarirà, lo aiuterai tu.
Poi un sussurro le giunse all'orecchio interrompendo così i suoi pensieri.
-Ti amo-
Sorrise. Se quello era un sogno, sarebbe rimasta lì per sempre.

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