Choose your favourite kiss

di Kia85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First kiss ***
Capitolo 2: *** Loving kiss ***
Capitolo 3: *** Passionate kiss ***
Capitolo 4: *** Flirty kiss ***
Capitolo 5: *** Stolen kiss ***



Capitolo 1
*** First kiss ***


Note dell’autrice #1: e dopo l’esperienza della prima mini long sui Beatles, eccomi qua con un’altra idea. Questa è davvero una raccolta. L’idea mi è venuta in mente al supermercato, quando mia sorella ha comprato la scatola con i 5 Magnum kiss. 5 tipi di bacio… insomma, cosa c’è di più fluff? E io sguazzo nel fluff. XD E allora è nata questa cosa.

Ho aggiunto le canzoni di Elvis perché dopotutto era una delle cose che accomunava John e Paul. J Questa in particolare non è di Elvis, ma ho trovato in diversi siti che l’ha fatta come cover, quindi…

Beh, vi auguro buona lettura e ci leggiamo dopo.

 

Choose your favourite kiss

 

Capitolo 1: “A sinner kissed an angel

First kiss

 

La camera era immersa nel buio.

Solo la luce della luna piena entrava dalla finestra, illuminando con il suo argenteo chiarore i corpi dei due ragazzi sdraiati sul piccolo letto. La delicata brezza di una sera d’estate si faceva strada soffiando attraverso le leggere tende di lino e rinfrescando l’ambiente.

Dal giradischi proveniva la voce di Elvis, suadente, calda, e sopra la sua, si muoveva armoniosa quella di Paul, dolce e udibile solo da John.

Egli lo guardava, sorridendo, pensando, ad ogni verso, che aveva fatto dannatamente bene a prenderlo nella sua band.

“Yes, miracles can happen

Era stato davvero come un piccolo miracolo, John che aveva deciso di condividere la leadership della band con Paul, John così geloso di tutto ciò che aveva, di quel suo piccolo gruppo che era la sua unica valvola di sfogo, l’unica occasione di aprire le ali e volare, volare lontano da Liverpool per vedere il mondo.

Sapeva di essere pronto per spiccare il volo; glielo sussurrava la sua mente durante il giorno, glielo urlava il suo cuore durante la notte.

Solo che gli mancava qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa che aveva solo Paul.

Prendere Paul con lui era stato difficile, una scelta combattuta, sì, ma si era rivelata anche la scelta migliore.

Perché in fondo Paul aveva quel qualcosa.

Paul aveva le ali per far volare John.

“I know ‘cause I saw what happened”

John ne era davvero convinto.

Tutta la sua vita fino ad allora era stata un susseguirsi di caotici eventi che avevano scombussolato il suo essere. Un essere umano con un tale livello di confusione cadeva facilmente nella tentazione, la tentazione che portava a deviare, a fare cose inopportune, a… come dicevano i puritani… a peccare.

E John peccava e gli piaceva peccare, andare contro le regole, contro tutti, fare quello che voleva lui e lui soltanto. Sapeva, però, che in questo modo tutto ciò che avrebbe fatto, avrebbe solo rispecchiato se stesso. Tutto ciò che sarebbe stato, sarebbe stato solo John, un piccolo ragazzino di Liverpool, con tanti sogni, tanti difetti e neanche una possibilità di essere, diventare qualcuno, qualcosa di migliore.

Non voleva essere solo John per il resto della sua vita. E non poteva permettere che il suo gruppo, la sua vita, fossero in totale balia di quella tempesta che inquietava il suo animo, senza la speranza di una via d’uscita.  

Per questo motivo qualcuno, qualcuno che doveva provare davvero gran compassione per lui, gli aveva mandato Paul.

Gli aveva mandato ordine, gli aveva mandato uno spiraglio di luce in quella nebbia confusa che lo circondava.

Gli aveva mandato le ali per volare.

Gli aveva mandato un angelo.

“That night a sinner kissed an angel”

Paul non era un angelo, ovviamente, non lo era affatto, per carità. La sola idea era ridicola.

Eppure lo era e lo era per John.

Era l’angelo che la notte cantava dolcemente solo per lui e allontanava i pensieri cattivi per poter addormentarsi.  

Era l’angelo che rideva con gli occhi quando John faceva una battuta che nessuno capiva. Ma Paul capiva sempre.

Perché Paul capiva sempre John.

That was the night I fell in love”

C’era solo una cosa che Paul non capiva.

Non capiva che lui l’amava.

Non capiva la cosa più importante di John.

John lo amava dalla prima volta che l’aveva sentito cantare e non aveva potuto fare a meno di innamorarsi di lui e di tutto ciò che rappresentava per se stesso.

Non c’era davvero niente al mondo che desiderasse di più, più di Paul che si innamorasse di lui.

Paul che lo sfiorava, Paul che lo baciava, Paul tutto intorno a lui.

Paul, Paul, Paul, solo Paul.

Ma un angelo come lui avrebbe mai potuto amare un peccatore come John?

“A questo punto, di solito, stai già dormendo.”

Le ultime note della canzone erano svanite, sostituite dalle parole di Paul, che gli stava sorridendo.

John annuì, incapace di distogliere il suo sguardo da Paul. Come poteva dormire quando aveva proprio lui a portata di mano? Come poteva dormire quando sapeva che un’atmosfera del genere non si sarebbe ripresentata tanto presto? Come poteva dormire quando un peccatore come lui non avrebbe perso altro tempo e avrebbe baciato il suo angelo?

“Sì, è solo che prima devo fare una cosa.”

La risposta era semplice: non poteva.

E ora avrebbe approfittato dannatamente bene di quella situazione. E non importava come avrebbe reagito Paul, o forse importava, ma solo in parte, perché John doveva farlo e doveva farlo ora.

“Cosa?”

Doveva baciarlo.

La realizzazione del gesto che stava per compiere lo fece diventare tutto un fremito. Ogni singola fibra fremeva inquieta, eccitata, felice. Si sentì improvvisamente come un piccolo uccellino pronto a tuffarsi nel suo primo volo e John sapeva di non avere paura di tuffarsi, perché ci sarebbe stato Paul ad aiutarlo.

Sapeva anche che se si era mosso, era stato a causa degli intensi brividi che scuotevano il suo corpo. Sapeva che si era avvicinato a Paul e che le sue labbra si erano appoggiate sulle sue. Sapeva che Paul era rimasto immobile come una statua di granito mentre lui lo baciava, sapeva che lui l’aveva guardato con occhi spalancati.

Sapeva tante cose di quel loro primo bacio.

Non sapeva, però, che dopo Paul avrebbe ridacchiato, nonostante i tentativi di trattenersi. E che lui gli avrebbe detto: “Non mi era mai capitato che qualcuno ridesse dopo essere stato baciato da me.”

“Cosa pretendi? Non avevo mai baciato un ragazzo.”

Paul gli fece l’occhiolino e John per tutta risposta sorrise di un sorriso sfacciato.

“C’è una prima volta per tutto, sai? – esclamò, avvolgendo un braccio intorno alla vita di Paul e attirandolo a sé - Io non avevo mai baciato un angelo.”

“Ma io, certamente, non sono un angelo. Non lo sono affatto.”

“Lo so, ma lo sei per me e mi piaci.”

Paul rise ancora e lasciò che il suo braccio scivolasse sul collo di John con un movimento ancora incerto, ma comunque desideroso di quel contatto.

“Dovremmo smetterla di ascoltare Elvis.” disse poi, quasi con un sussurro.

E John, nonostante la fioca luce che li illuminava dalla finestra, poté dire con certezza che Paul era arrossito.

“Perché? Non sei contento che Elvis sia in grado di far emergere il mio lato romantico?”

“Ehm, no, penso proprio di no, grazie. Lo trovo piuttosto inquietante.”

John scoppiò a ridere: “Hai ragione. Ti ho mai raccontato della prima volta che ho ascoltato Blue moon?”

“No, cos’è successo?”

“Ho detto a Mimi ti voglio bene.”

 

Note dell’autrice #2: ecco qua. Innanzitutto ringrazio kiki che ha corretto come sempre e che come sempre mi dà fiducia.

Ci sentiamo al prossimo capitolo, il Loving kiss. La struttura della storia sarà un po’ particolare. Sarà sempre la stessa scena, con lo stesso incipit e cambierà tutto il resto. Spero possa piacere.

Alla prossima

Kia85

 

 

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Capitolo 2
*** Loving kiss ***


Note dell’autrice #1: una semplice premessa per dire che il seguente capitolo è ad elevato contenuto zuccheroso, e più di così non avevo mai scritto. XD

Buona carie.

 

Choose your favourite kiss

Capitolo 2: “Are you lonesome tonight?”

Loving kiss

 

La camera era immersa nel buio.

Solo la luce della luna piena entrava dalla finestra, illuminando con il suo argenteo chiarore i corpi dei due ragazzi sdraiati sul piccolo letto. La delicata brezza di una sera d’estate si faceva strada soffiando attraverso le leggere tende di lino e rinfrescando l’ambiente.

Dal giradischi proveniva la voce di Elvis, sensuale, nostalgica, e sopra la sua, si muoveva armoniosa quella di Paul, dolce e udibile solo da John.

E John era davvero molto felice che quella sera Paul fosse rimasto con lui a dormire. Era una di quelle sere in cui il mondo pareva scomparire all’improvviso, una di quelle sere in cui si sentiva solo e nello stesso tempo non voleva essere solo.

Una di quelle sere in cui le personalità che si celavano in John litigavano, infervorate, senza trovare pace per loro stesse né tantomeno per John. E il ruolo di paciere era come sempre affidato a Paul, l’unico che sapesse ormai come gestire le molteplici e contrastanti personalità di John.

Solo restandogli accanto.

Per una notte. Per un giorno. Per tutto il tempo di cui aveva bisogno.

“Are you lonesome tonight?”

Paul sapeva, naturalmente, dell’importanza del suo compito. Lo sapeva e lo portava a termine con dedizione, perché per nessuna ragione al mondo avrebbe lasciato John a se stesso. E questo era fondamentale tanto per John, quanto per lui. Anche Paul, dopotutto, sapeva cosa significava essere soli. Forse non lo mostrava apertamente come John, ma conosceva bene la fredda sensazione della solitudine, che avvolge le membra e le congela. Ma quando stava con John, quando era nel suo letto, il gelo si scioglieva semplicemente con il tepore del suo sorriso.

E ora mentre, cantando, gli chiedeva “Ti senti solo soletto stanotte?”, John mise il broncio e annuì con un melodrammatico cenno del capo.

“Do you miss me tonight?”

Un altro esagerato assenso da parte di John e Paul dovette mordersi il labbro per non ridere. E in questo modo, le sue guance paffute divennero ancora più paffute e i suoi occhi dolci ancora più dolci, e John si chiese che cosa lo stesse dannatamente trattenendo dal prendergli il viso fra le sue mani e baciarlo.

“Are you sorry we drifted apart?”

John si portò una mano sul cuore e sofferente, gli mormorò “Terribilmente”. Paul scoppiò a ridere, una risata che  annullò completamente l’atmosfera creatasi in quella piccola stanza negli ultimi minuti.

Un’atmosfera che in ogni istante lo spingeva sempre più vicino all’altro ragazzo.

Tra le sue braccia. Dove non era più solo.

Sulle sue labbra. Dove tutto era più caldo.

“Does your memory stray to a brighter sunny day

When I kissed you and called you sweetheart?”

John sorrise lascivo, quando quei versi furono sospirati sulle sue labbra.

“Non posso proprio rispondere a questo.” esclamò, grave, scuotendo il capo.

Preso in contropiede, Paul sbatté le palpebre e lo guardò perplesso: “Perché?”

“Perché, se proprio vogliamo essere sinceri, non mi hai ancora baciato né chiamato amore.”

Il sorriso che apparve sulle labbra di Paul fu tanto di sollievo quanto di malizia. Quel piccolo monello di Lennon!

“Non c’è problema. – sussurrò, avvicinandosi un po’ di più a John - È una cosa a cui possiamo subito porre rimedio.”

La mano di Paul si appoggiò, senza esitazione, sulla guancia di John, accarezzandola poi con movimenti delicati del suo pollice. E John, rapito dal suo tocco lieve, dal sorriso profondamente conoscitore sulle labbra di Paul, dal delizioso scintillio nel suo sguardo, lo lasciò fare. In quel modo avrebbe permesso a Paul di fargli qualsiasi cosa.

E poi, poi la sua bocca fu sfiorata dalle labbra calde di Paul. Fu sfiorata, accarezzata, mordicchiata e infine catturata amorevolmente in un bacio più profondo. E mentre lui lo baciava, le mani di John si allungarono verso di lui, si appoggiarono sul suo petto, stringendo poi la maglietta fra le dita.

“Che ne dici, amore?”

Paul stava sorridendo, soddisfatto del proprio bacio, e John ne era certo. Tuttavia non aveva ancora voglia di aprire gli occhi. Proprio ora sapeva di trovarsi in un posto meraviglioso, un posto dove splendeva sempre il sole, perciò mantenne Paul vicino a sé, dal momento che se l’avesse lasciato andare, sarebbe sparito anche il sole e lo sanno tutti che, quando non c’è il sole, ci si sente sempre più soli.

E allora John lo strinse, deliziandosi ancora di quel bacio, uno di quei baci che lasciano appagati e affamati, perché se ne bramano sempre di più e nello stesso momento, si desidera che il bacio sia sempre così, così dolce e perfetto, senza niente di più o di meno.

“Dico che non posso davvero rispondere.” rispose John e la sua mano si allungò a sfiorare quelle labbra che non mancavano mai di farlo stare bene.

“E come mai?”

“Non sono propriamente convinto del verdetto.”

Fece scivolare la mano sulla nuca di Paul, accarezzando delicatamente sulla strada la sua mascella, il morbido arco dell’orecchio e infine i capelli sulla nuca.

“Devo indagare più a fondo.”

“Ma non mi dire! Quindi, cosa dovremmo fare a questo punto?”

“Una cosa semplicissima.”

John ridacchiò e la sua mano lo spinse dolcemente verso di lui.

“Dovresti baciarmi di nuovo.”

 

 

Note dell’autrice #2: inizialmente per il Loving kiss avevo pensato di usare “Love me tender”, ma considerato che stavo scegliendo versi di canzoni in cui vi fosse la parola kiss (perché naturalmente è una storia sui baci) allora ho cambiato con “Are you lonesome tonight”. È abbastanza tenera anche questa. J

Grazie a kiki che ha corretto.

Ci sentiamo al prossimo capitolo, il Passionate kiss.

Kia85

 

 

 

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Capitolo 3
*** Passionate kiss ***


Choose your favourite kiss

 

Capitolo 3: “Do not disturb”

Passionate kiss

 

 

La camera era immersa nel buio.

Solo la luce della luna piena entrava dalla finestra, illuminando con il suo argenteo chiarore i corpi dei due ragazzi sdraiati sul piccolo letto. La delicata brezza di una sera d’estate si faceva strada soffiando attraverso le leggere tende di lino e rinfrescando l’ambiente.

Dal giradischi proveniva la voce di Elvis, sospirata, vibrante, e sopra la sua, si muoveva armoniosa quella di Paul, dolce e udibile solo da John.

O almeno lui cercava di cantare, ma era davvero un’impresa assai difficile, con John che continuava a baciarlo e stringerlo a sé e ancora baciarlo.

“Do not disturb

John si lasciò scappare un grugnito affermativo, mentre strofinava la punta del suo naso dietro l’orecchio di Paul, causandogli una serie di brividi incontrollabili che sembravano chiedergli di non fermarsi mai.

Come se quella fosse stata un’opzione plausibile…

Le labbra di John, impegnate a schiudersi sulla linea della mascella di Paul, si lasciarono scappare un sorriso al pensiero.

Erano giorni che non aveva Paul in questo modo, nel buio della sua camera, sul suo letto, tra le sue braccia. Erano giorni che non si vedevano in quanto Paul era andato, anzi, era stato costretto ad andare da qualche parte dell’Inghilterra a trovare dei lontani parenti. Dove, con esattezza, John non lo ricordava. Quando Paul glielo aveva comunicato, la sua mente, colta di sorpresa, era stata troppo impegnata a chiedersi come avrebbe fatto, la sera, senza la sua voce che cantava solo per John, le sue carezze, senza i suoi baci… senza di lui.

 “It’s time to make love”

E ora voleva solo recuperare tutti quei momenti trascorsi in solitudine, quelle carezze perdute, quei baci dati a nessuno. Voleva solo mostrargli quanto gli fosse mancato. Da morire.

Per questo motivo, ora che Paul stava cantando l’appassionato consiglio di Elvis, John annuì velocemente, anticipando, con malizia, il verso successivo.

“And I can’t wait anymore.”

Paul rise un po’ perché la frangetta di John gli aveva fatto il solletico quando lui aveva annuito vigorosamente, un po’ per come la voce di John aveva risposto al suo canto, affamata, ansiosa per qualunque cosa sarebbe accaduta quella notte.

 Everything’s right tonight mmmm

Mormorando appena, Paul chiuse gli occhi, mentre le sue braccia si mossero quasi inconsapevolmente, stringendosi intorno al collo di John, portandolo sempre più vicino. Erano stati così lontani per così tanto tempo, che ora Paul desiderava solo avere, sentire John più vicino che poteva. Quando John gli aveva chiesto di andare da lui, le fantasie di Paul  si erano limitate a qualcosa di assolutamente consueto, un po’ di musica, un letto forse troppo piccolo per entrambi, due braccia che lo avrebbero stretto fino a quando non si fosse addormentato, magari anche qualche bacio innocente…

Ma John si era avventato su di lui famelico e aveva iniziato quel suo incantesimo ammaliante. E poi Elvis, quel fottutissimo Elvis. Dannazione, se Elvis non aveva ragione!

Elvis aveva sempre ragione.

Quella notte, quella notte ancora così giovane, come giovani erano anche loro, era perfetta.

Quella notte Paul avrebbe permesso a John di fargli qualsiasi cosa desiderasse.

“It’s great when we kiss”

Allora Paul si arrese al calore del suo corpo, aspettando con serena impazienza la mossa successiva di John, chiedendo di più, sempre di più.

Perché non era mai soddisfatto di quel delizioso attacco che stava subendo, del respiro di John che gli sfiorava la pelle e si mozzava quando Paul si contorceva sotto di lui, contro di lui.

Non era mai soddisfatto di quelle labbra che lo reclamavano appassionatamente e reclamavano ogni parte di lui.

“Now your arms hold me tight”

Mai soddisfatto di quelle braccia che l’avevano imprigionato in una trappola paradisiaca, seducente, due braccia che sembravano adattarsi esattamente ai suoi fianchi, al suo collo, a qualunque parte decidessero di stringere. Come se il corpo di Paul fosse stato da sempre plasmato per lui, per essere l’ultimo, perfetto pezzo mancante di quel puzzle di nome John Lennon.

“Let’s stay like this”

“Oh! Paul.” sospirò John e fu un sospiro un po’ esasperato, un po’ estasiato.

“Cosa?”

Paul lo guardo titubante e infinitamente sorpreso quando John si sollevò, restando a cavalcioni su di lui.

“Vuoi stare un po’ zitto, amore? Qui c’è qualcuno che sta cercando di baciarti.”

“Ehi! Innanzitutto non mi sembra proprio che io stia tentando di sottrarmi.” ribatté lui, mettendosi a sedere.

Cercò di impedire a se stesso di mostrare un’espressione divertita sul suo volto arrossato, ma fallì miseramente. Non che importasse comunque, era quel genere di cose che faceva girare la testa a John. Accendeva la sua passione tanto velocemente quanto gettare un fiammifero in un mucchio di paglia. Era fuoco istantaneo, improvviso, quello di John. Era il fuoco che bruciava e si propagava in tutti quelli che gli stavano accanto, primo fra tutti Paul.

“E comunque, fino a prova contraria sei tu quello che mi ha pregato di andare a casa per, cito testuale, cantare insieme.”

“Hai ragione, ma, vedi… - disse John, con il suo ormai collaudato tono da rimprovero - Dovresti capire che è giunto il momento di stare in silenzio, te lo sta dicendo anche Elvis. Elvis non sbaglia mai, lo sai.”

“E se accettassi di stare in silenzio, cosa mi faresti?”

“Vuoi che te lo spieghi a parole o che te lo mostri?”

Il sorriso di risposta di Paul lo fece scaldare in un istante. Poi le mani del giovane gli afferrarono la maglietta con decisione e lui si lasciò cadere all’indietro, trascinando con sé anche John.

“Mostramelo.”

 

 

Note dell’autrice: è stato una specie di parto, questo capitolo. >_<

Dunque ringrazio kiki che ha corretto e mi ha dato l’idea di Paul che va a trovare i parenti, sbloccando in questo modo la mia ispirazione. Neanche mangiare il Magnum nella gelateria Magnum a Milano ha aiutato. L

Per il passionate kiss ho pensato che fosse più “passionate” mettere tutta un’intera scena di passione, con tanti bacini, piuttosto che un grande bacio appassionato. XD

Spero di non essermi ripetuta, è un rischio che si corre in questo genere di storie. :’(

Ci sentiamo al prossimo, il Flirty kiss.

Kia85

 

 

 

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Capitolo 4
*** Flirty kiss ***


Choose your favourite kiss

 

Capitolo 4: “Such a night”

Flirty kiss

 

 

La camera era immersa nel buio.  

Solo la luce della luna piena entrava dalla finestra, illuminando con il suo argenteo chiarore i corpi dei due ragazzi sdraiati sul piccolo letto. La delicata brezza di una sera d’estate si faceva strada soffiando attraverso le leggere tende di lino e rinfrescando l’ambiente.

Dal giradischi proveniva la voce di Elvis, vivace, brillante, e sopra la sua, si muoveva armoniosa quella di Paul, dolce e udibile solo da John.

Quella notte Paul era tutto un fremito. In realtà lo era sempre quando si trattava di questa particolare canzone di Elvis. Come se le vibrazioni del canto scherzoso di Elvis riverberassero in lui, lo scuotessero fino alla punta dei capelli, delle dita, impedendogli di stare fermo. Sembrava quasi un peccato resistere e non assecondare quell’istinto che solo un po’ di sano rock ‘n roll ( e che rock ‘n roll, quello di Elvis!) riusciva ad accendere in lui.

“And the night was gone”

Quando Paul era in quello stato d’animo, era difficile che si acquietasse. Molto difficile. Una volta che la musica lo afferrava per la pancia, una volta che le mille emozioni che riusciva a provare contemporaneamente si scatenavano in lui, non c’era nulla che potesse fermarlo dal mostrarle apertamente, no, sfacciatamente, senza alcun pudore a chiunque fosse intorno a lui in quel momento.

E John adorava quel lato del carattere di Paul, così espansivo, solare. Così contagioso. Con Paul al suo fianco, era come se la notte lasciasse immantinente il posto al giorno.

John amava e odiava la notte: era l’unica amica che lo confortava nei momenti disperati, gli offriva l’ombra, un rifugio ogni qualvolta avesse bisogno di nascondersi da tutto, da tutti; ma quando John bramava la luce, la notte era oscura, troppo, era un incubo, un’angoscia di cui non riusciva mai a intravedere la fine.

E Paul puntualmente era lì, a scacciare le tenebre con un sorriso, una risata, una carezza.

 “But I’ll never forget the kiss”

Ora, per esempio, si era voltato verso John, muovendosi, strusciandosi contro di lui senza ritegno, come un gatto in calore. O forse peggio.

Pervertito d’un Macca!

John ridacchiò quando Paul lo attirò a sé, avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle e una gamba in vita. Si lasciò stringere e Paul gli sorrise con una nota intrigante, avvicinandosi pericolosamente al suo viso, il suo naso un po’ all’insù quasi sfiorava quello aquilino di John.

Le parole cantate da Paul gli accarezzarono le labbra in modo invitante, intrise ancora del sapore dell’ultima sigaretta e dell’ultima birra, solleticando le narici di John, prima che le sue dita lunghe e leggere facessero lo stesso sul suo viso.

“The kiss in the moonlight”

Lo sguardo di Paul si posò sulle labbra di John. Le fissò a lungo, trattenendo il fiato, dischiudendo le proprie.

Oh, John sapeva bene cosa volesse Paul e lui, dal canto suo, non desiderava altro che afferrarlo e baciarlo, ma no! No no no.

John doveva resistere. Almeno doveva tentare di resistere.

L’avrebbe baciato quando avesse deciso lui e non perché il modo in cui Paul lo guardava, lo toccava, lo invitava dolcemente a lasciarsi andare sulla propria bocca, lo indebolisse e lo facesse impazzire.

No, John era più forte del suo desiderio. Era più forte di Paul. Era lui il leader della band, e questo voleva pur dire qualcosa. Non avrebbe ceduto a Paul, a Elvis, al chiaro di luna, a chiunque, come loro, gli sussurrasse all’orecchio bacialo.

“How well I remember, I’ll always remember”

Sarebbe accaduto al momento giusto, sarebbe stato un bacio che Paul non avrebbe dimenticato tanto presto. O forse affatto. E neanche John l’avrebbe dimenticato, come non aveva mai dimenticato qualunque altro bacio Lennon/McCartney.

Tuttavia Paul non si dava per vinto. Un sorriso di sfida danzò sulle sue labbra e lui rotolò sopra John, in modo che ora non solo la sua bocca, ma tutto il suo corpo incombesse su di lui, come la più avvenente delle minacce. Sembrava non avere intenzione di interrompere la sua scenetta maliziosa. Come se pensasse che non c’era modo che John potesse resistergli. Nessun modo. No, era totalmente impossibile.

Nessuno resisteva a Paul, nessuno, soprattutto John Lennon.

“Such a kiss, such a night”

“Sai una cosa, John?” gli sussurrò a fior di labbra.

E il brivido che percorse John a quelle parole non passò inosservato, anzi  contribuì solo ad accentuare quel sorriso furbo che persisteva sul viso di Paul.

John si limitò a scuotere il capo. Non perché stesse per cedere. Era ancora ben lungi dall’abbandonarsi alla richiesta, neanche tanto silente, che Paul gli aveva illustrato negli ultimi minuti. Una richiesta decisamente ben dettagliata.

Oh, ma chi voleva ingannare? Mancava davvero poco. Era a tanto così dal soddisfare il desiderio di Paul. E qualunque movimento di qualunque altra parte del suo corpo l’avrebbe fatto crollare l’istante dopo.

“Non me l’aspettavo proprio da te.”

“Cosa?”

“Avanti, sai di cosa stiamo parlando.” esclamò Paul.

Ridacchiò senza fine, mentre faceva scivolare una mano tra i capelli di John, lentamente, giocherellando e rigirando le sue ciocche ramate tra le dita.

“Sai benissimo che avresti proprio dovuto baciarmi un paio di versi fa.”

“Fino a prova contraria il letto è mio, giusto? – lo rimbeccò John, punzecchiandolo con un dito sul petto - Di conseguenza, decido io quando è il momento di baciarti.”

Paul mise il broncio, si sollevò e incrociò le braccia. E John rise, perché in quel momento sembrava più che mai un bambino capriccioso a cui era stato negato il tanto agognato lecca-lecca.

Decisamente contrariato per la risposta di John, Paul rotolò al suo fianco, le braccia ancora conserte. Ma come? Praticamente gli aveva cantato un’intera canzone di Elvis (Elvis, eh, non uno qualunque) sulle labbra solo per farsi baciare e lui neanche l’aveva accontentato.

Ma forse non era ancora tutto perduto. Sapeva che mancava davvero poco e che doveva ricorrere a un invito dei suoi occhi dolci e nello stesso tempo civettuoli. Era il punto forte di Paul. Era il punto debole di John. Era ciò che lo faceva letteralmente impazzire.

Allora Paul sorrise fra sé e si sdraiò sulla schiena con le braccia sotto la testa, attirando lo sguardo incuriosito di John.

“Allora va bene, John, decidi tu quando è il momento giusto.”

Si passò la lingua sulle labbra, senza distogliere lo sguardo da John.

“Tanto, sai, io sono qui.”

E poi lo fece. Gli rivolse l’occhiolino.

Quel movimento rapido che gli riusciva oh, così bene!

John deglutì sonoramente.

Dannazione!

Dannato quell’occhiolino. La tentazione più innocente, la preghiera più peccaminosa.

Senza pensarci ulteriormente, John si chinò su di lui, gli afferrò il viso con una mano e lo baciò. E Paul sorrise ed emise un verso profondo e gutturale, soddisfatto di avere finalmente avuto ciò che a lungo aveva ricercato e bramato quella notte.

Una notte e un bacio da non dimenticare.

“Era questo il momento.”

 

 

Note dell’autrice: era ovvio che per il flirty kiss dovesse essere Paul a flirtare, non era è forse lui l’esperto? XD

Stiamo per finire, il prossimo, Stolen kiss, è l’ultimo. Dopotutto i Magnum kiss sono 5.

Come al solito grazie a quella santa donna di kiki, per aver betato!! J

Alla prossima

Kia85

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Capitolo 5
*** Stolen kiss ***


Note dell’autrice #1: una piccola, fondamentale premessa in merito al titolo di questo capitolo. La canzone di Elvis scelta per completare la raccolta è “Kiss me quick”. Tempo fa binsane ha pubblicato una storia con lo stesso titolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2086793&i=1

Volevo solo chiarire che il titolo del mio capitolo l’avevo già scelto quando ho cominciato a pubblicare questa raccolta a inizio agosto. Per correttezza ho anche parlato con l’autrice, che mi ha assicurato che per lei non c’era alcun problema  nell’usare la stessa canzone. Ho provato a un certo punto a cambiare la canzone, ma questa era semplicemente perfetta per la fine e mi dispiaceva davvero dover cambiare.

Detto questo, buona lettura. J

 

Choose your favourite kiss

 

Capitolo 5: “Kiss me quick”

Stolen kiss

 

La camera era immersa nel buio.

Solo la luce della luna piena entrava dalla finestra, illuminando con il suo argenteo chiarore i corpi dei due ragazzi sdraiati sul piccolo letto. La delicata brezza di una sera d’estate si faceva strada soffiando attraverso le leggere tende di lino e rinfrescando l’ambiente.

Dal giradischi proveniva la voce di Elvis, profonda, implorante, e sopra la sua, si muoveva armoniosa quella di Paul, dolce e udibile solo da John.

Una voce dolce che non aveva impiegato molto tempo per trasformarsi in qualcosa di malinconico e angosciato.

Kiss me quick while we still have this feeling”

Struggente.

A tratti disperato.

Perché ti disperi, Paul? Era la tacita domanda negli occhi di John.

Non era certo lo stato d’animo giusto per poter cantare quel brano di Elvis. Era una canzone vivace e ritmata e Paul la stava cantando come se fosse la canzone più triste del re del rock ‘n roll.

Non si fa così, Paul.

E probabilmente in circostanze diverse, John l’avrebbe preso in giro, gli avrebbe impedito di proseguire con ogni mezzo, anche spingendolo giù dal quel suo minuscolo letto, perché non si poteva cantare in quel modo assurdo, no, come se quello fosse l’ultimo giorno prima dell’apocalisse e tutto ciò che li aspettava era solo sofferenza.

 “Hold me close and never let me go”

In un certo senso forse era così, pensò John e non poté trattenersi dall’avvolgere la vita di Paul con le sue braccia, né di percepire l’intensa scossa che attraversò il giovane, sorpreso e lievemente compiaciuto.

Era davvero così e Paul lo sapeva meglio di John, perché provava più in profondità quella disperazione. Perché non era lui quello che l’indomani si sarebbe sposato, non era lui che la notte dopo avrebbe dormito al fianco di John, non era lui che l’avrebbe avuto al suo fianco per il resto della vita.

Era così perché non era lui.

“Kiss me quick, I just can’t stand this waiting”

Paul era solo la persona con cui John aveva deciso di trascorrere quell’ultima notte di libertà, la persona con cui stava aspettando che la notte lasciasse lenta e straziante il posto al giorno.

Il giorno del suo matrimonio.

Lo aspettavano insieme, perché non ne potevano impedire l’arrivo. Qualunque cosa avessero fatto, detto, quel momento sarebbe giunto, prima o poi.  

Lo aspettavano insieme, così come insieme avevano aspettato qualunque altro dannato evento delle loro dannatissime vite. Con lo stesso timore, il timore dell’ignoto.

Il timore di quel primo incontro, quando Paul l’aveva piacevolmente impressionato con il suo modo tutto particolare di suonare la chitarra, con il suo atteggiamento sicuro di sé. Poche persone avevano avuto la capacità di colpirlo al primo impatto. Ma Paul c’era riuscito. Come? Non lo sapeva neanche John. Forse non l’avrebbe mai saputo. E forse andava bene così. Il mistero di quell’alchimia fra lui e Paul le conferiva un fascino unico, da cui ormai John era dipendente.

“‘Cause your lips are lips I long to know”

Il timore delle prime volte che avevano suonato insieme, delle prime volte che avevano ascoltato Elvis, nello stesso letto, dormendo l’uno accanto all’altro. Le prime volte in cui John aveva sorpreso se stesso ad ammirare, forse troppo a lungo, forse troppo brevemente, il viso di Paul, pensando che fosse perfetto così vicino al suo; le prime volte in cui aveva desiderato e aspettato quelle labbra sulle sue, immaginandone il sapore, la morbidezza… E ciò su cui aveva solo fantasticato non era niente paragonato alla realtà.

 “Oh that kiss will open heaven’s door”

Una realtà travolgente e al contempo sublime, inferno e paradiso si scatenavano in lui ogni volta che baciava Paul, dal primo timido bacio, a quelli più dolci, più appassionati, più sfacciati.

Insieme avevano aspettato quei baci, avevano aspettato e temuto di innamorarsi.

Della persona sbagliata.

John sapeva che Paul era la persona sbagliata di cui innamorarsi, lo sapeva perché John sbagliava in tutti gli aspetti della sua vita.

Eppure sentiva che non poteva esserci persona più giusta per lui.

“And we’ll stay there forevermore”

Proprio ora, con Paul, quello sbagliato, tra le sue braccia, con ogni singolo momento vissuto con lui che scorreva sul suo giovane viso, insieme alle sue lacrime, John non poteva essere più certo che fosse Paul la persona giusta.

E tutto ciò che voleva fare ora, era confortarlo in qualche modo, allontanare il suo, il loro dolore con un sorriso o con un bacio, far scomparire per magia quella sofferenza per tutte le volte in cui Paul aveva fatto la stessa cosa con lui, per dimostrargli di non essere un completo idiota che rovinava tutto ciò che toccava, per dimostrargli che gli era grato per aver scelto John, per averlo scelto sempre e comunque, qualunque cosa fosse accaduta.

Ma Paul era più bravo di lui in questo genere di situazioni. In ogni momento sapeva cosa fare e come farlo. E quando doveva essere John a fare qualcosa per lui, Paul riusciva sempre, in qualche strano modo, a suggerirgli la sua mossa.

“So kiss me quick

John sorrise fra sé.

Ecco, Paul l’aveva fatto di nuovo.

E John avrebbe colto il suggerimento, perché Paul era, perché lui…

Perché John teneva a lui.

Teneva a lui con una tenerezza da stringere il cuore, in quella maniera che doleva sì, doleva in modo incredibile, ma che era anche la sensazione più lieta, dolce, più pura che John avesse mai provato.

Allora, più veloce di un fulmine si sporse verso di lui e lo baciò. Un rapido, rapidissimo contatto di labbra.

Paul lo guardò curiosamente e John fu sicuro che un po’ di dolore era sparito, volato via insieme a lui che si allontanava dal giovane, con un sorriso sul viso.

“E questo?” gli domandò, le lacrime si fermarono negli occhi.

“Questo cosa?” ribatté dolcemente.

“Cosa significa?”

John ridacchiò divertito e appoggiò la fronte a quella di Paul.

“Scusa, non me lo stavi chiedendo?”

“Che cosa?”

“Non mi stavi chiedendo di baciarti?”

Paul sussultò e arrossì appena, chinando lo sguardo imbarazzato. Un sorriso, finalmente, un sorriso timido si intravide sulle sue labbra dischiuse.

“Stavo solo cantando Elvis.”

“Ah no! - John scosse il capo vigorosamente - Semmai stavi sbeffeggiando Elvis e non si fa, lo sai. Non si interpreta in questo modo il re, tesoro.”

“Ma io-“

“Ma niente, Paulie. Devi capire che non puoi farlo, almeno non prima di diventare più famoso di lui. Te lo impedirà il sottoscritto.” gli disse John, appoggiando un dito sulla punta del naso di Paul.

“E quando lo saremo? Quando saremo più famosi di Elvis e ti canterò ancora questa canzone allo stesso modo, cosa farai, John?”

John spostò lentamente il dito sulle labbra di Paul e lo guardò con il tipico luccichio birbante nei suoi occhi ambrati, con i suoi occhi da Lennon.

“Semplice. Quando saremo più famosi di Elvis…”

“Kiss me quick”

“Continuerò a baciarti.”

"Because I love you so”

 

 

Note dell’autrice #2: e siamo alla fine anche di questa. È stato molto divertente scrivere di John e Paul sempre a letto, a fare sempre la stessa cosa, cambiando le atmosfere in base alla canzone scelta. ;) Questo capitolo in particolare si differenzia dagli altri, in quanto tanto la canzone è spensierata e brillante, tanto gli umori dei due protagonisti sono malinconici e ansiosi, almeno per gran parte della scena. Ci siamo dati al flungst!

Comunque, ringrazio davvero tanto kiki che ha corretto la storia. Senza il suo entusiasmo, probabilmente non avrei neanche pubblicato questo capitolo.

Grazie anche a mamogirl per la consulenza dell’ultimo minuto.

E grazie a quelli che hanno letto, recensito e inserito la storia fra le seguite e/o preferite. Se qualcuno volesse rompere il silenzio per un commento generale finale, sarebbe assai gradito.

Allora, il capitolo preferito? First kiss, Loving kiss, Passionate kiss, Flirty kiss o Stolen kiss? Per quanto mi riguarda, l’ultimo capitolo è il mio preferito, perché è stato quello più difficile da scrivere! J

Prossimo progetto? Beh, sto pianificando una long (la mia prima vera long sui Beatles) sulla Paris honeymoon del ’61 di John e Paul. C’è qualcuno interessato?? :D

A presto

Kia85

p.s: siete passati a leggere l’ultima slash di cranberry_sauce?  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2100037&i=1 Senza le sue storie non avrei mai trovato il coraggio di iniziare a scrivere slash nel fandom dei Beatles. :3

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