A new life as come

di ZaynaMalik98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


PROLOGO (FF: “A NEW LIFE HAS COME”)
Salve a tutti, io mi chiamo Lizzie, sono una ragazza di quasi 18 anni (17 anni e mezzo precisamente) e vivo a Londra coi miei genitori che sono quasi sempre assenti a casa per motivi di lavoro.
Ho i capelli ricci rossi (naturali), gli occhi verde chiaro, la carnagione bianca e le lentiggini sulle guance e sul naso (anche su altre parti del corpo, quasi su tutto) e sono magra. Amo vestirmi con colori chiari e pallidi, tipo rosa chiaro e pallido, o il verde chiaro e pallido, e così via.
Ho una bella casa/ villa grande, tutta arredata in legno bianco e roseo all’interno (fuori è anche tuta bianca e fiorita).
Io ho cinque migliori amiche tutte della mia stessa età e col mio stesso fisico (magre, ma con belle e piccole curve):
Una è Suzanne, ma da noi sue migliori amiche si fa chiamare Suzy. Lei ha i capelli biondo chiaro e lisci, gli occhi azzurro chiaro e la carnagione chiara quasi bianca, anche lei con le lentiggini sul naso e sulle guance (ma le ha solo li). Le piace vestire di azzurro, il suo colore preferito.
Un’altra è Sarah. Lei ha i capelli castano chiaro e mossi, gli occhi verde scuro, la carnagione chiarissima e le lentiggini sulle sue guance rosse e sul naso anche lei. A lei piace vestirsi con pantaloncini e top tutti colorati fluo d’estate e d’inverno con leggins colorati e con maglioni o felpe in tinta ai suoi tremiliardi di leggins.
Un’altra ancora è Charlie. Lei ha i capelli castano scuro e lisci, gli occhi azzurri quasi blu, la carnagione rosa ma lei è senza lentiggini. Lei ama vestirsi con colori un po’ scuri tipo il nero e le piacciono le robe con i teschi, ma ama anche vestiti colorati e un po’ vivaci. E’ molto rock e casual allo stesso tempo.
Un’altra è anche Morgan. Lei ha i capelli ricci e neri, gli occhi marroni, la carnagione marroncina e anche lei è senza lentiggini. Morgan ama vestirsi in modo un po’ stravagante, con cose che le capitano di qua e di là. Alla cazzus, insomma, ma ha stile.
Infine c’è Sinead. Lei ha gli occhi marroni quasi dorati, i capelli biondo scuro, mossi e quasi dorati e la carnagione quasi scura (dorata). Lei ama molto vestirsi casual, jeans di tutti i tipi e colori, magliette, magliettine, pizzo, colori fluo, gonne, leggins, vestitini, insomma, un po’ di tutto.
Noi siamo delle belle ragazze, davvero, abbiamo rubato il cuore a molti ragazzi nella nostra giovane vita, e credo che ne ruberemo ancora di cuori.
Noi siamo delle semplici ragazze che amano la vita, ma che amano anche divertirsi e scatenarsi, e a volte, trovarsi anche in pericolo.
Io, Suzanne e Charlie andiamo in classe insieme, mentre Morgan, Sinead e Sarah in un'altra.
Nonostante ciò ci vediamo tutti i santi giorni e stiamo sempre insieme a cazzeggiare per Londra in cerca di cuori da rubare, ahah.
Insomma, spero che la nostra storia vi piaccia. Baci!
  

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


CHAPTER 1:
Eccomi qui. Nel mio bel lettino bianco latte. Sembra di stare su una nuvola, vagando coi pensieri di qua e di la, pensando a tutto, un po’ di tutto. Alla vita in generale, a come potrebbe essere il mio futuro ragazzo. A tutto.
Di solito, la mattina, faccio sempre così. Soprattutto alle 5.00.
Non riuscivo a dormire bene, faceva troppo caldo, e dalla finestra bianca (come tutto il resto della casa, d’altronde) penetrava un filino di luce giallino, che mi illuminava una piccola ciocca di capelli rossi e ricci, posati lievemente sul mio cuscino bianco.
Cercai invano di addormentarmi. Gli occhi si chiudevano da soli, ma poi si riaprivano. C’erano troppi pensieri nella mia testa. Pensieri inutili, del tipo: “Se mi sveglio che vestiti mi metto? Rimango in pigiama o no? Mi lavo o no?” oppure “Con cosa faccio colazione? Con latte e cereali o con uova?”
Ecco, pensieri stupidi, che nonostante ciò mi occupavano lo stesso la mente.
Dovetti cercare assolutamente un modo per addormentarmi, e ci riuscii: chiusi gli occhi e cacciai con un soffio tutti i pensieri nella mia testa.

Mi svegliai di nuovo. Questa volta il sole che penetrava dalla finestra, però, era più forte, tanto da farmi bruciare gli occhi.
Presi il cellulare sul comodino e vidi l’orario: erano le 10:30. Wow, avevo dormito altre cinque ore e mezza in più, ma sembravano passate in un lampo.
Comunque, decisi di alzarmi dalla mia nuvola di letto bianca e di dirigermi in cucina per fare un po’ di colazione, in modo tale da riprendermi un po’.
Mi stropicciai gli occhi, feci un bel sbadiglio, sistemai i capelli di sopra raccogliendoli con una pinzetta lasciandoli sciolti sotto, mi misi le ciabatte, mi alzai dal letto e mi diressi in cucina.
Ero da sola a casa, come al solito, quindi c’era un silenzio assoluto, come se fossi in una tomba.
Presi tutto l’occorrente per fare colazione: una bella tazza bianca e celeste un po’ tonda sotto, poi dei tovaglioli, un cucchiaio e infine, la cosa più importante, i cereali.
Posai le cose sul tavolo e mi sedetti sulla sedia, pronta a divorare il mio pasto.
Quando finii mi andai a sciacquare un po’ in bagno.  
A lavoro finito, andai in camera, aprii l’armadio e presi i primi vestiti che mi capitarono: un toppino di spugna azzurro e un pantaloncino dello stesso tessuto e dello stesso colore, a mo’ di tuta.
Mi vestii e accesi la tv, buttandomi col sedere sul mio letto tutto sfatto, disordinato e bagnato del mio sudore notturno, per il troppo caldo. Oh, quanto odiavo il caldo.
Misi il primo canale a caso, che era capitato appena accesa la tv e mi sedetti, poi, a gambe incrociate sul letto. C’era un canale che trasmetteva un programma per ragazzi, niente d’interessante, ma non so perché la mia testa era in avanti puntata sulla tv come per seguire il programma fino in fondo al suo significato.
Tuttavia, dopo un po’, suonò il campanello.
“Sarà una di quelle cinque sceme” pensai tra me e me.
 Mi alzai svogliatamente dal letto, lasciando accesa la tv, e scalza, così come stavo, andai ad aprire la porta, facendo un bel sbadiglio, che manifestava ancora la mia voglia di sonno.
Davanti la porta c’era un ragazzo, mai visto in vita mia, che azzardava un mezzo sorrisetto, sciogli cuore.
Lui aveva i capelli ricci e gli occhi di un colore bellissimo, tipo i miei (se non lo sapete verde chiaro), per quel poco che potei e che riuscii a vedere, perché gli chiusi subito la porta in faccia.  
Rimasi a bocca aperta. Ero troppo bello, era mozzafiato.
Mi lasciai cadere scivolando sulla porta fino a cadere seduta giù.
Poi, ripresi conoscenza e riaprii la porta.
Io:” Ehm, ciao, scusa se ti ho chiuso la porta in faccia, ma volevo controllare se era apposto una cosa, quindi..”
Ero un po’ in difficoltà davanti a lui. Cavolo. Però il sole lo oscurava e non riuscivo a vedere oltre che la sua sagoma riccia e muscolosa.
Lui mi disse: “Oh, non ti preoccupare bella. Sei tutta illuminata dal sole, il tuo viso e i tuoi capelli, sei splendida. Comunque, tornando a noi, ti volevo chiedere se volevi comprare queste caramelle per una beneficienza. Sono molto buone.”
Ero imbarazzatissima. Io che pensavo chissà cosa mi doveva chiedere e lui mi propone un pacchetto di caramelle rosa, verdi e celesti. Non male come idea però, poi i suoi bei complimenti, mi avevano invitata ancor di più a dirgli di sì.
Io:” Ehm.. ok sì.. va bene. Quanto viene?”
Ero tutta rossa sulle guance pe il complimento e per la timidezza.
Lui mi rispose, accennando un sorrisetto (quello lo potevo un po’ intravedere): “Ehm.. 50 pens.. ce li hai in casa?”
Io risposi convinta: “Certo. Non sono una poverella che non ha neanche un centesimino in casa! Ahah!”
Scoppiammo in una risatina complice, sincera e divertita tutti e due, nonostante io non potessi vedere il suo volto, coperto purtroppo dalla luce del sole. Rimaneva un mistero per me quel ragazzo dalla capigliatura riccia e il corpo muscoloso.
Entrai velocemente in casa e presi subito i soldi.
Riaprii la porta e glieli diedi, in cambio del pacchetto di caramelle. Dovevano essere davvero squisite, lo diceva il loro aspetto.
Comunque, fatto il baratto, ci salutammo, e quella porta fu chiusa alle sue spalle.
Oh, quanto volevo invitarlo ad entrare in casa per offrirgli da bere, ma purtroppo era un estraneo conosciuto solamente cinque secondi fa e senza aver neanche visto chiaramente il suo volto. Purtroppo era un estraneo, un semplice estraneo.
Comunque tornai alle mie faccende, pensando che quell’incontro mi aveva cambiato in ogni parte la mia giornata. Forse rendendola più speciale, non so. Quell’incontro misterioso e piacevole, di tarda mattina, senza conoscerci. Una cosa a dir poco sconvolgente. Restava solo da capire chi fosse quello sconosciuto, quel bel ragazzo che mi aveva incantato il cuore senza neanche averlo visto in volto, semplicemente per il suo carattere, al sua sagoma e la sua voce. Oh, la sua voce. Così roca e profonda, da farti svenire.
Quanto lo volevo conoscere, e chissà se lui pensava lo stesso di me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


CHAPTER 3
Finiti i lavori di casa trovai un po’ di tempo per me, fortunatamente.
Pensai che quel tempo mi poteva essere molto utile e quindi lo usai per chiamare la mia amica Morgan.
Volevo chiederle che fine avessero fatto. Se erano uscite ci potevamo incontrare, e magari avrei parlato con loro di quel bel ricciolotto sconosciuto.
Avviai la chiamata. Squillava, squillava, e alla fine rispose:
“Pronto?”
Io risposi, riconoscendo la sua voce:
“Hey Meggy sono Lizzie, dove siete finite oggi? Non vi siete fatte vive per nulla!”
Lo dissi con tono un po’ arrabbiato e un po’ preoccupato, perché poteva essere successo anche qualcosa a qualcuna di loro.
Comunque poi Morgan rispose:
“Scusami, anzi scusaci Lizzie, è solo che le altre volevano dormire parecchio sta mattina, alcune volevano anche ripetere qualche materia per la scuola che si fa vicina e alcune dovevano fare dei servizi, quindi non ti potevano chiamare. Io so questo perché poco fa le ho chiamate tutte io e ho chiesto a ognuna di loro, dandomi queste risposte. Quanto a me, io ti stavo per chiamare giusto adesso, perché ho chiesto alle altre anche se domani volevamo andare un po’ al mare e sono tutte d’accordo, tu lo sei?”
Mare. Mare?! Io dovevo andare alla ricerca del ricciolotto! Anche se poi, pensandoci bene, era una buona idea andare al mare, almeno non rimanevo chiusa in casa a fantasticare sempre su di lui o a guardare quella cavolo di tv dove non c’era mai nulla d’interessante, o uscire sempre per le stesse parti alla ricerca di lui, oppure a fare quei dannatissimi servizi che odiavo fare con tutta me stessa. Almeno mi sarei divertita con le mie amiche, avrei passato tutta una giornata con loro e mi sarei svagata parecchio. Ci voleva. Vedere un posto nuovo, conoscere gente nuova, divertirsi, chiacchierare. Ci voleva proprio. Forse almeno l’avrei potuto anche dimenticare.
Tuttavia, risposi, tutta contenta:
“Uh sisi certo! Buona idea! Brava la mia Meggy –così la chiamavo- è così che si fa! Almeno possiamo conoscere o incontrare dei bei ragazzi e svagarci un po’ ahah!”
Scoppiammo in una risatina divertita e poi lei mi rispose:
“Ahah, sei sempre la solita, sempre a pensare ai ragazzi stai! Comunque ti avverto che io prenderò il sole insieme a Sinead e Charlie eh!”
Sole?! Io non potevo stare al sole. Con la mia carnagione chiara morivo ustionata. E non era uno scherzo, proprio ustionata. Al mare mi piaceva solo stare seduta ai tavolini al coperto, sempre col paesaggio marittimo però, a chiacchierare con le amiche, magari bevendo bevande fresche, oppure guardare insieme partite di beach volley, oppure stando in pineta, una sorta di mezzo boschetto con pini e tavoli in legno pronti per farti sedere sopra le loro sedie, al fresco. Mi piaceva così il mare. Però era anche meglio con qualche cotta estiva.
Tuttavia, le risposi:
“Uhm, okay, allora dato che io e Suzy non possiamo prendere il sole staremo anche con Sarah a cui non piace il sole. Fregata! Ahah”
Lei rispose con tono divertito:
“Ahah, sempre la solita. Allora facciamo così.. alle 10:15 di domani mattina sotto casa tua?”
Io risposi subito:
“Sisi certo! Ma un momento… noi non guidiamo… come ci andiamo?”
Ero un po’ preoccupata. Effettivamente nessuna di noi aveva la patente, solo Charlie e Suzy la dovevano prendere tra un po’, ma non domani. Cercai di trovare una soluzione da proporre ma non la trovai, e dato che Morgan supera sempre tutte, mi precedette dicendo:
“Andiamo con un pullman! Lo devo solo prenotare. Adeso chiudo e prenoto, poi vi faccio sapere, a ognuna di voi”
Io risposi tutta contenta e sollevata, visto che c’era sempre Morgan che risolveva e organizzava tutto:
“Uuuh come sei tenera! Grazie, meno male che ci sei tu Meggy!”
Lei mi disse tutta contenta e soddisfatta di se stessa:
“Ahah, e di cosa, io chiudo, a dopo, baciii!”
Chiuse il telefono senza darmi neanche il tempo di risponderle, tanta la fretta che aveva, e così mi alzai dal letto e andai in bagno per sciacquarmi un po’ il viso.
Una volta uscita dal bagno mi truccai (mi misi un lucido rosa/fuxia brillantinato, il mascara e un filo di matita verde chiaro sopra l’occhio e un filo di matita blu scuro sotto l’occhio) e presi dei vestiti a caso (toppino verde acqua che lasciava scoperta la pancia, degli shorts di jeans chiari, quasi bianchi sfilacciati un pochetto sotto, con delle borchie argentate sui bordi delle tasche, e delle scarpettine aperte bianche con un po’ di tacco), mi sistemai i capelli all’ingiù, poi mi alzai e legai solo la parte di sopra dei capelli con una pinzettina, lasciando tutto il resto sciolto e uscii.
Se non lo potevo cercare domani almeno cercavo di cercarlo oggi. Anche se dopo quell’incontro potevo dimenticarlo non m’importava, mi bastava vederlo almeno una seconda volta, ancora per caso.
Presi una mia borsettina bianca e ci misi dentro il cellulare, le chiavi di casa, un pacchetto di fazzoletti e degli spiccioli, se volevo comprarmi qualcosa da bere per strada, dato il caldo rovente che c’era fuori.
Uscii di casa e chiusi la porta alle mie spalle.
Iniziai a girare per Londra ma niente, non lo trovavo.
Giravo, giravo, ma era tutto invano. Le mie ricerche non funzionavano.
Mi sedetti su una panchina bianca di marmo posizionata in un bellissimo giardino a pochi chilometri da casa mia con uno Starbucks in mano.
Sorseggiando iniziai a pensare che forse lui non poteva fare parte della mia vita. Che non era scritto nel mio destino. Che dovevo rinunciare a lui e lasciarlo perdere, e insieme a lui anche tutte le mie ricerche invane.
Dovevo abituarmi all’idea di lasciarlo perdere. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


CHAPTER 4
Ero ancora seduta lì. Su quella panchina. Pensavo a quanto mi poteva piacere l’idea di vederlo in giro, vederlo camminare sulle strade di Londra, magari con amici, o meglio, da solo. E se era fidanzato? Non potevo pensarci.
Tuttavia, scossi un po’ la testa per cercare di dimenticarlo anche solo per quell’istante e mi alzai dalla panchina, sorseggiando ancora il mio Starbucks.
La città era isolata, eppure erano le sei e mezza, ora in cui tutti i ragazzi e ragazzini escono. O forse, era solo la mia zona che era isolata.
Ecco, in quel momento volevo tanto avere la patente per spostarmi di più e anche più lontano, invece avevo solo i miei stupidi piedi con me.
Comunque, mi incamminai per casa e dopo circa una ventina di minuti arrivai.
Appena arrivata a casa chiusi la porta alle mie spalle, mi tolsi le scarpe, mi misi vestiti più comodi e mi struccai.
Indovinate cosa feci? Mi stesi sul letto. Come al solito. Che bella vita che facevo il pomeriggio, sempre stesa su quel letto, o a pensare o a dormire. Sembravo una depressa, cosa che non ero per nulla.
Anzi, forse lo stavo diventando, perché ero un po’ delusa di me stessa. Io riuscivo ad avere sempre tutto quello che volevo, ma con quel dannato ragazzo riccioluto non ci riuscivo. Non riuscivo a trovarlo più. Iniziai a pensare che quello che era successo quella mattina era un sogno. Ma poi mi ricordai che quelle caramelle le avevo mangiate davvero e che quei soldi li avevo dati davvero, quindi mi ricredetti. Non era stato un sogno, però era come se un angelo era voluto entrare in me, nella mia vita, in cambio di uno stupido pacchetto di caramelle rosa.
Perché sì, sembrava un angelo, così oscurato dalla luce del sole, tanto che riuscivo solo a vedere le sua sagoma.
Lo dovevo dimenticare. Dovevo riuscirci, come riesco sempre.
Tuttavia, mentre pensavo, pensavo e ripensavo, sentii un rumore.
Mi ricordai che ora fosse, erano le sette meno cinque e i miei dovevano essere già a casa, quindi ipotizzai che fossero loro.
Incuriosita mi alzai lentamente e silenziosamente –senza ciabatte- dal letto e camminai a passi silenziosissimi e brevissimi.
Accorgendomi che il rumore non era al piano di sotto, salii le scale fino ad arrivare al piano di sopra, avendo anche un po’ paura su chi poteva essere, perché di solito i miei genitori appena sentivano un rumore di porta proveniente di sotto, correvano subito.
Comunque, una volta salita a passi silenziosissimi, mi affacciai alla camera da letto e vidi mia madre che spolverava sul davanzale della finestra e mio padre che dormiva sul letto matrimoniale. Era tutto silenzioso, tranne per mia madre che spolverava e che faceva servizi.
Subito feci un sospiro di sollievo, capendo che erano i miei genitori.
Entrai in camera da letto e dissi:
“Ciao ragazzi! Sono vostra figlia e sono tornata”
Dissi la frase in modo ironico e feci una risatina. Mia madre rispose:
“Lizzie! Ciaoo! Dai, scendiamo al piano di sotto che tuo padre sta dormendo e poi lo svegliamo”
Scendemmo subito le scale e mia madre mi disse:
“Quindi amore, che hai fatto oggi? Anzi, che hai fatto in giro? Con chi sei uscita?”
Io risposi un po’ infastidita:
“Mamma! Poche domande eh –dissi in modo ironico, quasi ridendo- comunque sono stata sul letto a fantasticare e pensare e poi sono uscita un po’ per svagare la mente. Sai, si stava bene fuori, così avevo deciso di uscire”
In effetti dissi una cazzata. Si stava bene?! Si crepava di caldo! Mia madre temeva che le nascondevo qualcosa, e aveva ragione.
Tuttavia, mi disse in tono molto confuso:
“LIzzie ma stai bene?! Ma se si crepava di caldo fuori! Amore della mamma, vuoi un po’ di acqua fresca? Così ti riprendi un po’”
Rise, ma senza far ridere me, anche se mi veniva da ridere, ma mi trattenni.
Le dissi un po’ infastidita e ironica, perché faceva battute squallide :
“Mamma dai, non fai ridere! E poi non chiamarmi ‘amore della mamma’, è troppo sdolcinato –dissi con una faccia disgustata-“
Lei disse, sentendosi spiritosa (un po’ lo era, ma dovevo afre la parte della seria):
“Ups, allora scusami, biscottino mio!”
Mi prese e mi fece il solletico. Io lo soffrivo!
Iniziammo a ridere tutte  edue come delle pazze, e questo mi piaceva. Mi piaceva il rapporto che avevo con mia madre, che avevo coi miei genitori. Essendo figlia unica mancavo quando non c’ero e avevo tutte le loro coccole possibili per me. Anche se ormai, alla mia età, non le volevo più.
Mentre scherzavamo, giocavamo, ridevamo e ci picchiavamo delicatamente a vicenda per scherzare, squillò il mio cellulare.
Lasciai mia madre e andai in camera mia a rispondere. Era Morgan. Finalmente si rifaceva viva!
Comunque, dissi:
“Pronto?”
Lei rispose tutta felice:
“Lizzieeeeeee! Sono riuscita a prenotare il pullman alle 10:15! C’è voluto tantissimo tempo ma alla fine ci sono riuscita! Dimmi grazie! Ahah, devi vedere come sto adesso, prima di chiamare ero tutta asciutta, coi capelli sciolti, invece adesso sono tutta sudata e coi capelli legati e bagnati di sudore! C’è voluta tanta fatica per riuscirci”
Wow. Era veramente un fenomeno quella ragazza. E non scherzo. Riusciva sempre a fare tutto quello che voleva e soprattutto ad avere tutto quello che voleva.
Era il mio idolo da quel giorno, sul serio. Volevo tanto essere come lei.
Tuttavia, risposi tutta contenta e felice:
“Ma tu sei il mio idolo ragazzaaaaa! Ti amo! Meggy sei speciale, grazie davvero! Quindi domani si partee yeah! Non vedo l’ora! Ti va di venire da me così vedo come sei conciata? Ahah!”
Morgan era una ragazza ingamba. Una delle migliori nel gruppo, anche se lo eravamo tutte.
Comunque, lei mi rispose:
“Ahah! Eh non lo so.. chiedo anche alle altre così vengono anche loro, facciamo un bel pigiama party e poi domani partiamo già tutte insieme e puntualissime! Ti va?”
Oddio amavo sul serio quella ragazza. Aveva certe idee che le uscivano all’improvviso dalla testa! Migliorava ogni giorno il nostro mondo. Giuro, se ero un ragazzo la sposavo all’istante.
Le risposi subito:
“Certo! Mi va benissimo! Aspetta che chiedo a mia madre se potete dormire qui”
Corsi subito da mia madre e le chiesi tutta felice, esuberata e saltando se potevano venire e lei rispose di sì. Amavo anche mia madre! Poi, ripresi il cellulare e dissi:
“Meggy ci sei ancora?”
Lei rispose:
“Sìsì ci sono! Che ha detto?”
Io le dissi felicissima:
“Ha detto di sì! Ma io vi amo! Sia a te che a mia madre! Ahah! A che ora venite però? Sonogià le sette e mezza!”
Morgan mi rispose, risolvendo tutti i problemi come al solito:
“Alle otto da te! Baci, avviso le altre!”
Chiuse il telefono senza darmi neanche un secondo per risponderle.
La mattina dopo doveva essere un giorno bello e speciale.
Perché quando ci siamo noi sei insieme, tutto il mondo diventa colorato.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


CHAPTER 5
Erano le otto di sera. Ancora non venivano, e mi domandavo se era successo qualcosa o se era tutto ok.
Aspettavo, aspettavo, e l’ansia mi mangiava. Ero tutta sola nella mia stanza, seduta sul mio letto. Avevo già il pigiama verde acido addosso (il sopra era a top con un gattino rosa stampato sul petto e con i bordi bianchi, mentre il sotto era un pantaloncino sempre verde acido ma senza stampe e senza bordi), mi restava solo attenderle, perché era già tutto pronto.
I miei genitori erano in cucina, seduti al tavolo, cenando.
Io non cenavo ancora dall’ansia di dire tutto a loro, e poi volevo ‘cenare’ con loro. Più che cenare, mangiare schifezze parlando, ridendo, scherzando e piangendo dalle risate tutte dislocate in diverse parti della stanza, ma lo stesso tutte unite e vicine.
Io e mia madre avevamo dislocato i loro posti dove dovevano dormire così:
Suzanne dormiva in un sacco a pelo che portava lei sotto il mio letto, al fianco sinistro;
Charlie lo stesso in un sacco a pelo che portava sempre lei sotto il mio letto, ma al fianco destro;
Sinead dormiva in un letto matrimoniale che avevo nella stanza degli ospiti insieme a Morgan;
Sarah invece dormiva in un suo sacco a pelo sotto il letto matrimoniale, al fianco destro del letto, nella stanza degli ospiti.
Tuttavia, avevo l’ansia. Pensavo a ciò che dovevo dire a loro su quel ricciolotto sconosciuto che mi aveva riempito il cuore. Magari mi avrebbero dato dei consigli, o non mi avrebbero ascoltata dicendo che tanto quando parlo io sparo solo cazzate. Speravo tanto in un loro consiglio, comunque.
Mentre ero assolta dai miei pensieri, ad un certo punto suonò il campanello.
Mi alzai dal letto e andai di corsa ad aprire, correndo scalza e dicendo a mia madre di non andare ad aprire perché andavo io.
Andai ad aprire: erano loro.
Dentro di me pensai: “Finalmente!”
Davanti la porta c’era Suzanne. Era la prima che vidi. Poi ovviamente dietro di lei c’erano le altre.
Una volta entrate salutarono i miei genitori e poi le invitai tutte in camera mia per far posare le cose a Suzanne e Charlie, poi feci vedere la stanza degli ospiti a Sinead, Morgan e Sarah e feci posare le loro robe anche a loro.
In seguito si misero tutte il pigiama e andammo in camera mia, sedendoci tutte sul mio lettone bianco latte e morbido come una nuvola.
Sembravamo sei gemelle, per via dei nostri pigiami uguali, cioè dello stesso modello (sopra top e sotto pantaloncino).
 Suzanne aveva il pigiama color azzurro;
Morgan aveva il pigiama color cioccolato al latte;
Sarah aveva il pigiama rosa;
Sinead aveva il pigiama giallo;
Charlie aveva il pigiama blu.
A quel tempo si usava quel modello di pigiama e quindi solo i colori cambiavano. Una cosa strafighissima.
Comunque, avevamo tutte fame e avevamo voglia di stuzzichini e schifezze varie, quindi ordinai dalla cameretta a mia madre di portare a tutte un pacchetto di patatine classiche e una lattina di pepsi.
Lei venne e ce le portò, così la ringraziai e iniziammo a chiacchierare smangiucchiando e sorseggiando.
Chiacchierando, chiacchierando uscì il discorso che attendevo di affrontare:
Suzanne mi disse:
“Amore mio, ti sei innamorata di una sagoma muscolosa oscurata dal sole e di una folta capigliatura riccia? Solo? Sei pazza amore.”
Ero confusa. Forse Suzy aveva ragione. Mi ero innamorata solo di piccoli particolari. Ma forse erano quei piccoli particolari i più importanti. Poi mi resi conto che non mi ero invaghita solo della sagoma e dei capelli, ma anche del suo carattere e della sua voce. Oh cavolo, soprattutto di quella. Era così dolce, roca, bassa, calda, sexy e bella. L’amavo. Desideravo vivere per sempre con quella sensualissima voce nelle orecchie. Svegliarmi ogni mattina e avere accanto a me quei ricci, quella voce e quegli occhi, che quel giorno riuscii a intravedere di sfuggita. Erano sul verde chiaro, ed erano stupendi. Splendevano al sole e quella luce mi aveva illuminato la giornata. Anzi, forse non solo quella. Quella luce aveva illuminato il mio cuore. Per sempre, credo.
Comunque, le risposi sicura di me stessa:
“Cara mia Suzy, io non mi sono innamorata solo della sua sexy sagoma muscolosa e dei suoi ricci splendenti, ma anche dei suoi occhi verde smeraldo, del suo carattere così dolce, sensibile e forte e della sua voce, così roca, sensuale, unica. Ecco, mi sono innamorata di quel poco che ho visto, sentito e percepito. E so cosa faccio e di chi m’innamoro”
Suzy e le altre stettero in silenzio per una serie di secondi, ma che parevano eterni.
Ad un certo punto arriva Morgan con le sue strane idee e dice:
“E se lo invitassimo a venire domani al mare con noi? E’ una buona idea o mi sbaglio? Almeno così vi conoscete meglio, o anzi, vi conoscete proprio.”
Ci stavo pensando su, mentre le altre erano in silenzio guardando me e Morgan, quando poi continuò:
“Tu dici sempre che lo cerchi disperatamente per la città senza riuscire ad acchiapparlo, ma così hai scoperto dove abita. Portaci da lui, bussi alla sua porta e lo inviti. Semplice no?”
Amavo quella ragazza cavolo! Era sempre piena di idee. O assurde o buone, ma ne aveva sempre. Beh posso dire che questa era un mix di tutte e due. Era sia assurda che buona. Assurda perché non potevo certo presentarmi un giorno a cavolo, dopo settimane e settimane senza vederci, davanti la porta di casa sua a chiedergli di venire al mare con noi, e buona perché comunque mi avrebbe vista in costume e ci saremmo conosciuti meglio e anche divertiti magari.
Cercavo di prendere l’aspetto migliore della situazione e quindi le dissi:
“Mmmh… ci sto dai… in effetti hai ragione, ci potremmo conoscere.. o conoscere meglio.. voi che ne dite ragazze?”
Le altre erano ammutolite. Forse avevano un po’ paura per l’idea di andare al mare e di stare in un auto tutti insieme con uno sconosciuto. Anche se io non avrei avuto paura. Era un bellissimo sconosciuto.”
Tuttavia, Charlie disse:
“Ehm.. sì dai.. si può fare.. per voi ragazze? Dai su parlate”
Sinead disse quasi convinta:
“S..sì dai… per me va bene”
Di seguito Sarah aggiunse:
“Sisi dai, non è una cattiva idea, poi se è carino anche meglio ahah” –fece una mezza risatina divertita, ma io le lanciai subito un brutto sguardo come per ricordarle che quel tipo era solo mio-
Subito dopo Suzy disse:
“Ah… okay sì.. tutto per Lizzie!”
Dopo la sua frase la presi subito e l’abbracciai forte.
Eravamo tutte d’accordo. L’indomani si partiva col ricciolotto sconosciuto!
Sempre se lui accettava però..

Era tardi. Per la precisione era l’una di notte.
Decidemmo tutte di andare a dormire, così ci posizionammo ognuna nella propria postazione.
Il giorno dopo doveva essere fantastico, un giorno mozzafiato..
Mi ricordo che dissi che quel giorno mi doveva servire per dimenticarlo, ma invece ecco che viene con noi..
In quel momento ebbi la strana sensazione che non l’avrei dimenticato mai.  

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


CHAPTER 6
Il fatidico giorno era arrivato.
Ero, come ogni mattina, stesa nel mio letto, appena sveglia.
Volevo controllare se Suzanne e Charlie erano sveglie o se stavano dormendo, quindi abbassai la testa dalle due parti del letto ed entrambe stavano ancora dormendo, anzi posso dire che erano in ‘coma’ profondo.
Non sapevo se Sarah, Sinead e Morgan erano sveglie o se dormivano anche loro perché loro stavano nella stanza degli ospiti ed io non mi volevo alzare apposta dal mio bel lettuccio solo per vedere cosa stessero facendo, così richiusi gli occhi un altro po’ e mi riaddormentai.

Cavolo, era tardi. Noi dovevamo andare al mare ed eravamo ancora tutte delle belle addormentate.
Ero ancora nel mio letto e aprii gli occhi per la seconda volta. Pensai che era tardi perché vidi l’orario ed erano le 9:15 e noi dovevamo prendere il pullman difronte casa mia alle 10:15 in punto, cioè fra un ora. E non credo che in un’ora sei ragazze possano lavarsi in due bagni. Magari facevamo gruppi da tre, ma voi sapete come sono fatte le ragazze, impiegano anni per prepararsi, me compresa. Dopotutto dovevamo fare anche colazione, quindi la situazione si faceva sempre più complicata e difficoltosa.
Mi alzai dal letto, alzai la tapparella della mia camera e le svegliai urlando:
“RAGAZZEEEE SVEGLIATEVIIII DOBBIAMO ANDARE AL MARE ED E’ TARDISSIMO, MANCANO SOLO 15 MINUTI E IL PULLMAN VIENE!!!”
Urlai così forte che lo sentirono tutti nella casa. I miei genitori però scelsero di richiudere gli occhi, fortunatamente. Ce la saremmo sbrigata tutta da sole.
Charlie e Suzanne si presero un bel spavento essendo vicinissime al mio urlo e quindi scattarono subito in piedi, intontite dal mio urlo e poi si sedettero sul mio letto per riprendersi.
Invece Sinead, Morgan e Sarah corsero subito nella mia camera tutte spaventate perché pensavano che era successo qualcosa, ma poi solo dopo si resero conto che non era nulla e si sedettero anche loro sul mio letto per riprendersi, cosa che poi feci anche io.
Dopo essermi un po’ ripresa dal sonno, dissi alle altre (che avevano la faccia assonnata con le borse sotto gli occhi) ancora sedute sul mio letto:
“Ragazze non so se avevate capito cosa avevo detto o se avevate solo sentito urlare, ma comunque era una balla, il pullman non arriva tra 15 minuti, ma tra un’ora. Era solo una scusa per farvi svegliare, ma vedo che ci sono riuscita benissimo anche solo con le urla. Tuttavia, ci dobbiamo muovere perché non penso che sei ragazze riescano a fare colazione, a lavarsi, a vestirsi e a sistemarsi tutto nel giro di un’oretta.”
Morgan intervenne subito, più ripresa ed energica che mai:
“Sì ragazze ha ragione! Muoviamoci! Allora, tu (Lizzie), Charlie e Suzanne andate a fare colazione mentre io (Morgan), Sinead e Sarah ci andiamo a lavare! Ok?”
Ho detto che amavo quella ragazza? Beh, se sì, lo continuavo a dire all’infinito.
Aveva certe idee e un’organizzazione fantastica!
Comunque, tutte la ubbidimmo e ci demmo una mossa.
Come previsto, io, Suzy e Charlie andammo a fare colazione con uova e bacon mentre Sinead, Sarah e Morgan andarono in bagno a lavarsi, a vestirsi e a sistemarsi, per poi scambiarci i turni.
Dopo circa una mezzoretta eravamo tutte pronte ed eravamo tutte in camera mia davanti lo specchio a darci l’ultima sistemata di capelli.
Ci eravamo organizzate così:
Io mi ero messa un costume verde smeraldo a fascia, sopra una magliettina bianca con dei disegni ricamati e una gonnellina rosa pallido con le infradito argentate ai piedi. Avevo sistemato i capelli sempre sciolti sotto ma legati sopra con una pinzettina dello stesso colore dei miei capelli, cioè rossa quasi arancione.
Suzy si era messa un costume azzurro a fascia e sopra un top verde acido con un pantaloncino di jeans chiaro, ai piedi dei sandali di pelle e si era sistemata i capelli con una coda, dato che aveva i capelli lisci e biondisismi.
Morgan si era messa un costume marrone con le coppe e sopra aveva una maglietta a mezze maniche fuxia e sotto un leggins bianco, poi ai piedi aveva delle ciabatte bianche e rosa. Meggy dato che aveva i capelli ricci, marroni e lunghi si era fatta uno chignon perfetto.
Sinead si era messa un costume giallo a fascia con sopra una magliettina giallo fluo e dei pantaloncini neri, con ai piedi delle infradito dorate. Dato che Sinny aveva i capelli biondo scuro/dorati, mossi e di media lunghezza se li era lasciati sciolti, ma si era portata un codino per evenienza, se sentisse caldo.
Sarah invece si era messa un costume con la stampa militare a coppa e sopra aveva una maglietta larga verde smeraldo e dei pantaloncini di jeans scuro. Ai piedi aveva delle ciabatte grigio scuro. Aveva i suoi capelli castani/biondi, parecchio mossi e lunghi sciolti, ma si portò anche lei un codino nel caso aveva caldo anche lei. Charlie, infine si mise un costume blu anche lei a coppa e sopra un top azzurro che lasciava scoperta la pancia e dei pantaloncini azzurri, che sembravano di una tuta. Ai piedi si mise delle infradito blu e lasciò i suoi capelli castano scuro sciolti, am portò anche lei un codino. Avevamo tutte delle borse nostre piene di aggeggi all’interno tipo cuffie per ascoltare la musica, fazzoletti, costumi di ricambio, libri da leggere, soldi, creme solari, teli, cibo, bevande e altre cianfrusaglie che non servivano a nulla.
Eravamo tutte pronte all’avventura!
Il pullman doveva essere davanti casa tra circa cinque minuti, e in quel tempo io cercai di prepararmi il discorso da dire al ricciolotto sconosciuto per invitarlo con noi e salutai i miei genitori.
Il pullman era arrivato e noi dovevamo partire.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


CHAPTER 7
Il pullman era arrivato e noi dovevamo partire.
Morgan lo vide dalla finestra della mai camera.
Ci avvertì tutte, dicendo:
“Ragazze mi affaccio un po’ alla finestra per prendere aria… Ma ragazze quello è il pullman! Usciamo è arrivatooo!”
Come al solito sembrava una pazza.
Scoppiamo tutte a ridere per i suoi gesti, ma dopo ci eravamo rese conto che ci dovevamo dare una mossa, così diventammo serie tutto a un tratto, salutammo i miei genitori (che come al solito diedero tutte le raccomandazioni del mondo), aprimmo la porta di casa e la chiudemmo alle nostre spalle.
Wow. Era fatta. Dopo tutto quel casino in casa era fatta.
Chiusa la porta alle mie spalle mi resi conto di tutto. Di quello che era successo e di cosa doveva accadere.
Feci un lungo sospiro per togliere lo stress, il nervoso, la fretta e l’agitazione di dosso, e salii nel pullman insieme alle altre, che parevano così tranquille, sicure di loro e rilassate.
Beh, forse lo erano perché loro non dovevano pensare ad essere sempre perfette, senza neanche un capello di fuori, per il ragazzo di cui hanno una cotta. Forse perché loro non dovevano stare sempre attente a ciò che dicevano per la paura di fare una brutta figura con il ‘lui’. Forse perché loro non dovevano andare a citofonare al ricciolotto sconosciuto, il ragazzo che mi faceva tremare senza alcun motivo. O forse, il motivo c’era, ma non riuscivo a percepirlo.
Forse anche perché loro non dovevano passare una giornata IN COSTUME col ragazzo di cui si ha una cotta.
Tuttavia, eravamo già in viaggio, e mentre io stavo seduta su un sedile affianco a Suzanne e pensavo guardando dal finestrino, eravamo già vicinissime a casa del ricciolotto sconosciuto.
Il fatto che mi preoccupava era che non lo conoscevo bene, anzi, non lo conoscevo proprio. Poi, come mi sarei potuta presentare davanti casa sua? Lui sarebbe rimasto sorpreso, perché non mi disse lui il suo indirizzo. Lo scoprii da sola.
Insomma, posso dire che il tempo nel pullman lo trascorsi tutto a pensare guardando dal finestrino affianco al sedile dove ero seduta.
Suzanne ascoltava la musica, quindi potevo riflettere quanto volevo, senza essere disturbata dalle sue parole.
Non vidi cosa fecero le altre nel pullman perché da quando ero entrata a quando ero uscita da quel pullman guardai solo il finestrino e un po’ Suzanne.
Comunque, eravamo arrivate. Prima di partire avevamo chiesto al signore che guidava il pullman se ci lasciava a quell’indirizzo, e così aveva fatto.
Cavolo, era arrivato il mio turno.
Dovevo prendere coraggio, un grosso sospiro e scendere.
Una volta scesa mi girai e vidi le altre ancora sedute nel pullman che mi davano sostegno facendo gesti strani. Parlavano anche ma non le sentivo, vedevo solo che muovevano la bocca.
Insomma, presi coraggio, mi feci forza e andai a suonare quel cavolo di campanello.
Cavolo, il momento era arrivato.
Ero proprio davanti la porta di casa sua.
Come cognome c’era scritto: “Styles”.
Tra me e me pensai: “Wow, ‘Styles’. Che bel cognome!”
Okay,  era giunto il momento. Suonai il campanello.
Ero in preda all’ansia ed ero agitatissima, quando si aprii la porta e lui fu proprio davanti a me.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


CHAPTER 8
La porta di casa sua era aperta. Dannazione, era fatta.
Fummo uno davanti all’altro. Finalmente ora lo potevo scrutare in ogni minimo particolare.
Quello ‘Styles’ aveva gli occhi verde smeraldo, capelli ricci e castani, carnagione chiara e un fisico da urlo. Diciamo che comunque quella mattina riuscii a intravedere quasi tutto di lui, e infatti mi accorsi che non avevo torto.
Era proprio come me lo immaginavo: perfetto.
Sicuramente doveva essere anche simpatico, divertente e giocherellone. O almeno, lo speravo.
Non mi piacevano i ragazzi zitti zitti, che non parlavano mai e che non scherzavano mai con te ma che stavano con te solo per dire di stare con una ragazza. Li odiavo. E purtroppo ne esistevano molti di tipi così.
Comunque, presi coraggio e, dopo la lunga osservazione, gli dissi:
“Ehm.. ciao, ‘Styles’ –dissi guardando al citofono dove c’era scritto sopra il nome, per fargli capire che l’avevo letto li- io e delle mie amiche oggi andiamo al mare, vuoi venire con noi?”
Dissi tutto di un fiato. Non ci potevo credere, ce l’avevo fatta! Ma questo, purtroppo, era solo il primo step.
Lui, guardandomi con uno sguardo assonnato e con addosso il pigiama rosso tutto stropicciato, mi disse:
“Ciao… un attimo, come ti chiami?”
Si vedeva che aveva ancora sonno ahah! Comunque, arrossendo un po’, gli dissi:
“Mi chiamo LIzzie… tu invece?” dissi porgendogli un sorriso cordiale.
‘Styles’ mi disse, sorridendo maliziosamente:
“Il mio nome è Harry. Harry Styles. Piacere di conoscerti, finalmente e per bene, Lizzie.” Mi fece un occhiolino a cui non seppi resistere! Oddio, era così tremendamente sexy, e posso dire che il rosso e le cose sbottonate gli donavano. Gli davano un cenno di passione focosa e sensualità in più.
Cavolo, quanto lo volevo. Posso dire che era un infatuazione molto feroce, come se il nostro amore, in futuro, poteva essere basato solo sul sesso. Ma non ci pensai, mi limitai a rispondergli, ugualmente con un sorriso:
“Il piacere è tutto mio –dissi sussurrando maliziosamente- Allora? Vieni con noi?”
Harry mi disse, guardandomi in modo strano:
“Dici sul serio? Così? Adesso?”
Cavolo. La sua voce era così roca, profonda e sexy, anche se lui non ci faceva caso. Aveva quel sex appeal così forte che attraeva anche una gatta.
Tuttavia, io gli risposi:
“Sì, qual è il problema?”
Harry mi guardò confuso. In effetti, non poteva venire in pigiama e con quei occhi abbottati di sonno. Però, se gli interessavo, poteva fare un sacrificio.
“Ehm.. no.. mi dovrei lavare, vestire e mettere un costume. E anche prendere dei soldi, il cellulare, degli asciugamani, fare colazione..”
Non finì nemmeno di parlare che dissi all’istante:
“Cavolo dai! Sei peggio di una femmina!” lo dissi ironicamente, sorridendo e con una mezza risatina all’interno, ma era realmente ciò che pensavo.
Per andare al mare con sei belle ragazze si faceva tutti quei problemi? Io se fossi stata un ragazzo sarei corso all’istante così come stavo!
Subito dopo, però, feci una battutina… un po’ piccante:
“Non c’è bisogno che fai colazione, ci sono io di cui puoi cibarti”
Dissi ciò sussurrando e con uno sguardo malizioso e un sorriso altrettanto malizioso, così lui si convinse, anche se diventò parecchio rosso dalla vergogna e dalla timidezza.
Comunque, rispose:
“Se vuoi puoi entrare… ma solo tu… le altre falle rimanere li, di loro che devono aspettare solo cinque minuti che mi preparo –disse sussurrando- Mangerò solo una merendina, semmai dopo che conoscerò meglio la tua consistenza potrò allora realmente verificare se potrò gustarti e mangiarti –disse sussurrando, con sorriso e sguardo maliziosi-“
Dannazione! Stavo per morire! Cavolo! Svegliatemi! E’ un sogno!
Tuttavia, risposi arrossendo:
“S-sì.. okay.. avviso le altre ed entro.. Va bene, aspetterò i tuoi tempi di studio su di me, ma tu dovrai aspettare i miei”
Dissi ciò con tono basso e sensuale, con sguardo e sorrisetto malizioso, che poi ci ricambiammo.
Avvisai le altre che accettarono sapendo già della mia cotta per lui, ed entrai in casa sua.
Aveva una casa bellissima. Era tutta bianca, come la mia d’altronde. Perfetto, avevamo una cosa in comune. Anche casa sua era enorme ed era anche molto moderna. Mi innamorai anche della sua casa. Mentre lui preparava il suo borsone, decisi di salire al piano di sopra.
Salita, capii quale fosse la sua camera, ed entrai. Siccome i ragazzi si capiscono anche da come tengono le  loro camerette, la scrutai tutta, nei minimi particolari.
Era sull’azzurro pallido, con mobili in legno bianchi e una tv al plasma gigante. Aveva un letto bianco e comodissimo, con sopra un iPhone e delle cuffiette.
Si capiva che era un ragazzo molto semplice.
Mi avvicinai alla sua scrivania e sopra c’era la sua carta d’identità. La guardai e scoprii che aveva 19 anni. Cavolo, poteva funzionare! Io avevo 17 anni e lui 19! Sì! Ero strafelice, tanto che feci un salto così forte che lui lo sentì e salii di corsa, pensando che fosse successo qualcosa. Una volta salito, mi beccò.
Io ero ancora di spalle finendo di leggere la carta d’identità.
Lui si avvicinò lentamente a me, da dietro, e mi prese delicatamente i fianchi, quasi sfiorandomi e facendomi sentire leggeri ma definiti brividi sulla schiena e sui fianchi.
Non feci neanche in tempo a girarmi che lui mise la sua testa sulla mia spalla sinistra. Con la bocca prese la sua carta d’identità e la rigettò sulla scrivania. Cavolo, le sue labbra erano così vicine al mio volto, dato che la mia mano da cui prese la carta d’identità era vicinissima al mio viso.
Sentii dei brividi percorrermi tutta, una sensazione mai provata in vita mia, ed ero in subbuglio.
Ora iniziavo a capire il vero significato di amore.
Harry, poi, mi sussurrò all’orecchio:
“Piccola, perché sbirci le mie cose? Non hai bisogno di spiare per conoscermi e capirmi, lo farai da sola senza l’aiuto di niente e di nessuno”
A queste parole rabbrividii un’altra volta.
Dopodiché gli sussurrai anche io, questa colta coi volti di fronte, vicinissimi:
“Sai, stavo solo vedendo cosa avevi nella tua stanza e quanti anni avevi.”
Lui mi disse, sempre con lo stesso tono di voce basso, roco e sexy e con lo stesso sguardo e sorrisetto malizioso, leccandosi anche le labbra:
“Beh, si può fare dato che lo sai ora”
Eravamo vicinissimi, le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi, i nostri occhi per chiudersi e i nostri sensi per spegnersi, quando ci interruppe lo stupido campanello di casa sua.
Era Charlie che ci voleva comunicare il ritardo enorme che stavamo facendo.
Harry aveva addosso ancora il pigiama, mmh era così sexy..
Comunque, ci staccammo delicatamente e lui mi disse sussurrando:
“Piccola, mi sa che ci conviene andare.. stiamo facendo tardi..”
Io accordai con lui dicendo (sempre sussurrando):
“Sì infatti, concordo con te..”
Capivamo entrambi che non ci volevamo staccare l’uno dall’altra e che per vivere dovevamo stare insieme, ormai eravamo una cosa sola, indivisibile.
Harry si tolse, in mia presenza, la maglietta rossa sbottonata del pigiama, e si tolse anche i pantaloncini rossi del pigiama, rimanendo solo in mutande. Da sopra le mutande si mise un costume a boxer lungo, tutto nero, con delle ciabatte per il mare nere. Come vestiti si mise una camicetta in lino bianca e dei pinocchietti di jeans chiaro sfilacciati un po’ sotto. Si sciacquò un po’ e uscimmo insieme da casa sua.
Salimmo entrambi sul pullman e ci sedemmo vicini.
Il pullman partì e le nostre mani erano vicinissime, come se stavano quasi per avvicinarsi sempre di più e sfiorarsi. Aveva delle belle e grandi mani, mentre a me erano piccoline e sottili, con belle unghie lunghe.
Mentre eravamo quasi tutti in un silenzio imbarazzante, pensai tra me e me come sarebbe stata la giornata al mare, insieme. ‘Di sicuro favolosa’, mi dissi.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


CHAPTER 9
Eravamo arrivati. Finalmente il pullman si fermò a destinazione.
Dico fortunatamente perché lo stare nel pullman zitti e imbarazzati era una cosa orribile.
Pensavamo tutti e due a cosa era successo poco prima, almeno credo che anche lui ci stava pensando su, dato che aveva un volto pensieroso, confuso e innamorato.
Era successo tutto così in fretta. Posso dire che non ci conoscevamo nemmeno, ci eravamo visti solo una volta, e già stavamo per lasciarci andare in un bacio.
Tutto era così frettoloso. Ma forse, pensai io, era perché c’era così tanta attrazione l’uno verso l’altro che non potevamo resistere. Non riuscivamo a stare lontani, era stata un’attrazione a prima vista. Quel tipo di attrazione e di infatuazione che appena vedi il suo volto non riesci più a smettere di pensare a quel volto e a quella persona. E’ una cosa così rapida e penetrante, ma anche sfuggente.
Comunque, liberammo le nostre menti dai nostri pensieri e uscimmo tutti dal pullman.
La località di mare che avevamo scelto era una bellissima località. Appena arrivai iniziai a studiare il posto: c’era un gazzebo enorme dove stava il bar, con un ampio spazio dove c’erano tavolini e sedie. Difronte a questo gazzebo c’era la spiaggia. Anche se io non potevo entrare in spiaggia per via della mia chiarissima carnagione, ci entrai lo stesso per lasciare le mie robe sotto l’ombrellone, e così facemmo tutti.
Dopo che ci togliemmo tutti i vestiti e rimanemmo solo in costume Charlie, Morgan e Sinead si tuffarono subito in mare, mentre io, Harry, Suzy e Sarah andammo ai tavolini del gazzebo e ci sedemmo a parlare. Sarah e Suzy decisero di andarsi a sedere su un altro tavolino per chiacchierare, lasciando me e Harry da soli in un silenzio più che imbarazzante.
Nessuno di noi due sapeva cosa dire. Ci guardavamo intorno come degli imbecilli, quando finalmente Harry mi chiese:
“Lizzie, vuoi che ti offra da bere? Scommetto che hai sete.. –disse facendo una sottile risatina-“
Io dissi, scuotendo la testa e aprendo leggermente la bocca, come se ero confusa e distratta:
“Sì? Ah, sì okay grazie Harry, avevi ragione comunque –dissi ridendo anche io-“
Harry si alzò lentamente e poi fece uscire queste parole, dalle sue amabili labbra:
“Io vado allora, aspettami qui, torno in un batter d’occhio”
Io pensai subito una cosa: E se mi mollava qui? E se era solo una scusa per scapparsene? Così feci una cosa che i maschi odiano e in cui cascano sempre con la donna che amano.
Dissi:
“Ah okay… come vuoi tu… -dissi facendo l’offesa-“
Il mio piano funzionò. Muahah quanto amavo avere ragione!
Harry, dispiaciuto, disse:
“Anzi, no, vieni con me piccola” –disse facendo un occhiolino così sexy che mi stavo per alzare di scatto e andare da lui a baciarlo, ma mi controllai e mi alzai lentamente-
Una volta che eravamo in piedi tutti e due, andammo al bar del gazzebo e mentre Harry ordinava da bere, io mi appoggiai con le braccia sul muretto del bancone.
Harry mi chiese dolcemente:
“Piccola, cosa vuoi da bere?”
Mi stavo sciogliendo. Comunque, risposi:
“Una cedrata, grazie”
Il signore del bar me ne diede una, insieme a due cannucce, una rosa e una blu. Poi disse a Harry:
“Siete fidanzati? Che bella coppia che siete! Così dolci!”
Oddio stavo per svenire. Sembravamo addirittura fidanzati? Wow.
Tuttavia, Harry rispose:
“Sì. Lei è la mia ragazza.”
Io ero tipo: “C-C-C-CCCC-COOOOSA???? AIUTO SVEGLIATEMI!!!”
La bocca mi si spalancò leggermente, ero stupefatta. Gli piacevo sul serio, cavolo!
Comunque, appena lo disse, io feci un mezzo sorrisetto, ma rimasi in silenzio.
Quella sua affermazione mi aveva lasciata a bocca aperta. Non me la sarei mai aspettata un’affermazioen del genere da parte sua! Comunque, una volta tornati al tavolo, cercai di risolvere alcuni miei dubbi:
“Senti, Harry.. ma perché hai detto a quel signore che sono la tua fidanzata?”
Lui rispose, stupito dalla mia domanda:
“Ma come perché.. non lo siamo sul serio?” Scoppiò in una breve risatina maliziosa, per poi prendermi la mano.
Disse:
“Lo so che non lo siamo, ma volevo vedere cosa si provava a far sapere alla gente che tu sei mia.. e ho scoperto che è una bellissima sensazione”
Rimasi a bocca semi-aperta, di nuovo.
Trovai le parole da dire e gli dissi:
“W….wow. Allora ti piaccio sul serio!” ero alle stelle.
Tuttavia, lui rispose fiero e sicuro di se:
“Ovvio che mi piaci! Sei così bella.. e così dolce.. sei unica, davvero. Sei perfetta, Lizzie.”
Okay. Ero UFFICIALMENTE MORTA. Scherzava vero? Io perfetta? PERFETTA? Ma dove? Dove la vedeva questa perfezione? Stupita al massimo gli chiesi:
“Dolcioso! Anche tu sei perfetto.. ma.. dimmi un po’.. dove la vedi questa mia ‘perfezione’?”
Harry mi prese l’altra mano e si fece più vicino a me. Adesso eravamo faccia a faccia, naso a naso, bocca a bocca, fronte a fronte.. eravamo vicinissimi.
Lui mi disse le seguenti parole sussurrando delicatamente, e nella sua voce si poteva intuire che aveva voglia sfrenata di me e di farmi sua, ma anche che gli interessavo davvero:
“La vedo nei tuoi capelli ricci rossi, così morbidi, voluminosi, lucenti. La vedo dai tuoi occhi verde smeraldo, brillanti, profondi, puri, dolci, sensuali. La vedo dalla tua bocca, dalle tua labbra, così carnose, rosee e perfette che morderei continuamente. La vedo dalla tua voce, così limpida e sensuale, così bella e dolce, che mi fa svenire ogni volta che pronunci qualche parola. La vedo dalla forma del tuo viso, così geometrica e perfetta, così spigolosa e morbida nello stesso tempo, così piccola. Lo vedo dalle tue lentiggini che ti ricoprono tutto il tuo corpo magro e perfetto, così liscio e vellutato –disse toccandomi la mano e poi facendomi una specie di delicato solletico al braccio- La vedo dal tuo essere come sei, così timida e misteriosa, così ingamba e poetica, così dolce e sensuale. La vedo da tutto di te. Tu sei tutta perfetta, Lizzie.”
Dopo queste parole lo abbracciai. Il nostro abbraccio durò circa cinque minuti. Ci odorammo a vicenda, ognuno il profumo dell’altro. Posso dire che il profumo di Harry era così maschile, così sexy, così forte.. che non mi uscì più dalla testa.
Dopo che ci staccammo ci guardammo dritti negli occhi, e questa volta cademmo in un paio di baci a stampo. Non volevamo correre troppo, anche se da subitissimo, già dal primo sguardo, la voglia era di fare molto di più.

Dopo circa una decina di minuti di minuti io e Harry eravamo ancora seduti a chiacchierare e a scherzare, quando arrivarono Charlie, Sinead e Morgan tutte bagnate appena uscite dal mare, e poi Sarah e Suzy che si aggiunsero al tavolino mio e di Harry, per poi essere seguite da Charlie, Morgan e Sinead.
Ci voleva il ritrovo dai, almeno ci potevamo divertire di più tutti insieme.
Dopo circa una ventina di minuti sprecati a parlare e scherzare decidemmo di alzarci da quel tavolino. Andammo tutti in spiaggia e io e Harry ci tuffammo in acqua, insieme. Da soli.
Feci un sospiro di sollievo e pensai, nell’acqua, che fin a quel momento la giornata era stata spettacolare.
Dopo due tuffi fatti insieme e acrobazie varie sott’acqua, Harry mi disse:
“Lizzie, ti voglio chiedere una cosa.”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


CHAPTER 10
L’ansia salò a mille nel mio cuore. Cosa mi poteva chiedere? Di fidanzarci magari? Cavolo, sarebbe stato un sogno.
Tuttavia, lasciai che la mia espressione facciale prese il sopravvento su di me, ed Harry se ne accorse.
Dopo cinque secondi gli dissi:
“D-dimmi tutto Harry… c-che c’è?”
Avevo paura e timore su quello che mi poteva chiedere, comunque, mi disse:
“Ti volevo chiedere una cosa… se tu sei single”
OMMIODDIO. Lo sapevo. Era quella la domanda. Ecco perché avevo paura!
I denti mi iniziarono a tremare fortissimo, all’improvviso ebbi freddo e scattai in piedi come una deficiente. Insomma, i miei nervi non si controllavano più. Una reazione normale dopotutto, no?
Lui rimase sbalordito dalla mia reazione.
Per interrompere il grandissimo imbarazzo mi calmai un po’, mi rificcai nell’acqua e gli dissi:
“N-no. Non sono single. Sono libera”
Dopo questa affermazione il viso di Harry era elettrizzato: i suoi occhi erano diventati giganti per la grande emozione di felicità che aveva, e per lo stesso motivo fece un sorrisone a 32 denti.
Dopo un po’, però, si riprese e mi disse:
“O-okay, p-perfetto. Ti volevo chiedere se……… se ti piacerebbe stare con me”
Pian piano si avvicinò a me, con aria e sguardo seducente mi mangiava con gli occhi leccandosi le labbra, come se fossi il suo pasto, e pian piano, delicatamente, mi abbracciò e ci ritrovammo uno di fronte all’altro, mangiandoci con gli occhi a vicenda. Sinceramente io avevo l’espressione del mio viso un po’ spaventata, ma comunque mi piaceva moltissimo l’idea di averlo tutto per me. Quindi, risposi, sotto voce e sensualmente:
“Certo che mi piacerebbe stare con te. Ogni anno, ogni mese, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Sempre. Sempre ed ovunque”
Tutto ciò lo dissi toccandogli leggermente il petto con le punte delle dita, per fargli il solletico.
Ad un tratto dopo questa affermazione mi prese per i fianchi e mi sollevò, dandomi un bacio e buttandomi fortemente nell’acqua e poi si tuffò sopra di me. Da quell’istante mi baciava sott’acqua, mi toccava, mi abbracciava e giocavamo. Tutto questo durò per una mezzoretta, quando poi decidemmo di uscire dall’acqua.
Uscimmo e trovammo le altre tutte sotto l’ombrellone a leggere, a chiacchierare, a giocare a sudoku e altri giochi, a dormire e altre a prendere il sole.
Dentro di me pensai che questa era una bella giornata, e che poteva continuare ad esserla.
Io e Harry stavamo finalmente insieme, non potevo crederci.
Comunque, decidemmo di mangiare e andammo tutti sotto al bar, sedendoci ad un tavolino. Ordinammo sette pizze margherita, cinque coca-cola e due bottigliette d’acqua, per me e per Suzy.
Una volta finito di pranzare rimanemmo una mezzoretta lì seduti a parlare e io e Harry confessammo il fatto di esserci messi insieme la mezz’ora prima. La reazione delle altre era stata bellissima, erano tutte sbalordite e felicissime, ma vidi Sarah un po’ perplessa e giù di morale, subito dopo annunciato il fatto. Così, lasciai gli altri chiacchierare lì seduti e presi in disparte Sarah, alzandoci dal tavolino e andandoci a sedere solo noi due su un altro lontano da quello dove si trovavano gli altri. Volevo capire cosa aveva. Di sicuro piaceva anche a lei Harry, e rimase delusa da questo fatto. Anzi, più che delusa direi triste. Comunque, una volta sedute, le chiesi:
“Sarah, ti ho presa in disparte perché voglio chiederti una cosa: perché quando io e Harry abbiamo annunciato il fatto di esserci messi insieme hai fatto la faccia triste e sconvolta?”
Ecco. Quell’espressione  riaffiorava sul suo volto. Non poteva sentirne parlare di me e Harry ormai. E io poi, come una stupida, non ci feci mai caso.
Tuttavia, lei mi disse:
“E’……. non lo so, è che……… beh, è che……”
Io: “E’ che ti piace Harry. Vero?”
Lei rispose, tristemente e con la testa giù: “S-s-sì.”
Cavolo. Avevo ragione. Come potevo essere stata così stupida a non essermene accorta prima?
Comunque, lei aggiunse:
“E lui lo sapeva pure. Io gliel’ho persino detto e lui mi aveva risposto che amava te e nessun’altra e che voleva stare solo con te. Sono distrutta, non immagini quanto”
Mi venne un colpo al cuore. Per un attimo mi sentivo in colpa per il malessere di Sarah.
Cercai di rallegrarla dicendole:
“Non ci pensare Sarah. Senti a me, noi ci piacciamo e vogliamo stare insieme, ma vedi che troverai qualcun altro. Tu dicevi sempre di voler andare a qualche festa da urlo per fare baldoria. Qualche giorno di questi lo facciamo? Così potresti conoscere anche un nuovo e bellissimo ragazzo. Magari anche presentato dalle tue migliori amiche. Dai, su, non scoraggiarti, non c’è solo lui”
Tutto ad un tratto lei scoppiò in una bellissima risata e in un sorriso stupendo e felicissimo, e mi abbracciò fortissimo dicendomi:
“Certo! Una festa! Sì! Ci sto! Da urlo! Ti amo, migliore amica”
Feci un sorrisone enorme e ci abbracciammo fortissimo. Poi vedemmo che gli altri si inizarono ad alzare da tavolino e chiesi a Sinead:
“Sinny perché vi alzate?”
Lei mi rispose sorridendomi:
“Ce ne dobbiamo andare Lizzie, si è fatto tardi”
Io, confusa, chiesi:
“Perché che ore sono?”
Charlie mi rispose:
“Sono le 19:00 Lizzie. Se vuoi rimanere qui fino domani mattina”
Io risposi:
“No, no per carità” e scoppiammo tutti in una grande risata.
Ci facemmo tutti una bella doccia, ci andammo a vestire e ce ne tornammo a casa, chiamando di nuovo il pullman.
Entrati nel pullman ci sedemmo agli stessi posti dell’andata e io e Harry ci tenemmo ben stretta la mano.
Lui mi disse:
“E’ stata una bellissima giornata, come te del resto. Grazie per tutto, Lizzie. Ti amo”
Il mio cuore stava per scoppiare, comunque gli risposi:
“Ahw, grazie a te Harry, ti amo anche io”
Ci baciammo appassionatamente e ci guardammo fissi negli occhi. Due paia di occhi verdi che si osservavano l’uno con l’altro. Sembrava di guardare nei nostri stessi occhi.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


CHAPTER 11
Arrivai a casa, ero da sola. In quella casa enorme, da sola.
Mi buttai subito sul letto, così come stavo. Non potevo ancora credere a ciò che era successo in quella giornata. Comunque, mi alzai dal letto, mi misi il pigiama e presi un libro, poiché dovevo studiare per l’ultimo esame del quinto superiore.
Studiai per circa tre ore, e imparai benissimo la lezione.
Dopo aver studiato, presi un po’ il pc e mi misi a navigare un po’ in Internet.
Andai su facebook e vidi uno stato di Harry dove diceva: “Non può accadere cosa più bella di ricevere un sì dalla ragazza che si ama <3”
Appena lo vidi misi mi piace e scrissi: “Ahw, amore, io ti dirò sempre di sì <3”
Dopo un po’ lui mise mi piace al mio commento e mi scrisse: “Ti chiamo <3”
Lessi il commento e subito dopo mi squillò il cellulare. Era lui.
Risposi:
“Pronto?”
Lui: “Amore, sono io”
Io gli risposi:
“Hey amore! Che c’è?”
Lui mi disse, parlando con voce bassa, roca e sensuale:
“Nulla, volevo solo sentire di nuovo la tua splendida voce. Oh, non sai quanto voglio rivedere i tuoi occhi e toccare i tuoi capelli. Sai, amo anche molto le tue lentiggini”
Io gli risposi:
“Beh, se vuoi puoi venire a casa mia, non c’è nessuno, sono in pigiama e ho finito da poco di studiare. Sono libera” gli risposi con tono sensuale e basso.
Harry disse subito:
“Certo! Mi catapulto da te all’istante”
Chiuse la chiamata e dopo cinque minuti era già da me.
Suonò il campanello di casa ed io andai ad aprire.
Avevo i miei capelli rossi e ricci tutti scombinati e un po’ sul viso, poi avevo gli occhi stanchi, con un po’ di borse sotto e un’espressione stanca e assonnata. Pensandoci bene, avevo anche il pigiama rosa pallido messo tutto a cavolo, con una manica più lunga e una più corta. Ero troppo stanca, il mare mi distrugge sempre. Poi, avevo anche appena finito di studiare, era più che normale.
Tuttavia, aprii la porta.
Appena l’aprii Harry si fiondò sulle mie labbra, baciandomi appassionatamente. Sapevo già le sue intenzioni. Subito lo staccai e gli dissi, tirandolo per la maglia verso di me, eravamo vicinissimi: “Scemo. Non intendevo ‘vieni a casa che scopiamo’ ma avevo detto ‘vieni a casa che ho appena finito di studiare e possiamo stare un po’ insieme’. Perché capite sempre male voi ragazzi?”
Harry mi guardò con uno sguardo seducente. Mi voleva mangiare, mi voleva gustare.
Infatti, disse:
“Piccola. Tu sei il mio gelato al melone, mela e panna. Il melone rappresenta i tuoi capelli, la mela i tuoi occhi e la panna la tua pelle bianca. Ti devo gustare.”
Da lì rimasi imbambolata a fissare il suo sguardo e la sensualità di come disse quella frase con la sua spettacolare voce bassa, sensuale e roca.  Stavo morendo, vi giuro.
Comunque, mi lasciai andare e mi feci trasportare da lui. Andammo in camera mia, e siccome ho un lettone bianco panna e moribidissimo tutto per me, lo facemmo lì.
Harry mi prese per il fondoschiena e mi posò delicatamente e sensualmente sul letto, stando sempre sopra di me.
Incominciò a baciarmi di continuo, senza mai prendere fiato, e mi iniziò a spogliare pian piano, fino a farmi diventare nuda, poi io feci la stessa cosa con lui. Si mise il preservativo.
Harry mi spostò i capelli dal viso e mi baciò di nuovo, come se non potesse fare a meno delle mie labbra. Come se non potesse fare a meno di me.
Mi voleva, si vedeva tantissimo.
Mi iniziò a baciare tutta, dalla testa ai piedi, e mi fece provare emozioni spettacolari.
Lo facemmo per circa 20 minuti o più. Lo amavo sul serio. Anzi, ci amavamo sul serio.
Harry si unì a me, dopo che mi baciò tutta in ogni minimo particolare, e io gemetti di piacere e di dolore contemporaneamente, mi piaceva tantissimo farlo con lui. Era la prima volta con lui, ed era stata bellissima.
Poi, Harry mi disse con voce roca e piena di passione e sensualità, con i suoi capelli ricci e castani impregnati di sudore (come tutto lui e anche io del resto) che gocciolarono sulla mia faccia ugualmente zuppa di sudore:
“Lizzie. Quando vengo di il mio nome, ti prego. Dì il mio nome”
Eravamo tutti e due un bagno di sudore.
Ce la stavamo mettendo tutta in quegli istanti.
Tuttavia, io feci ciò che lui mi disse, gemetti il suo nome, tutte le volte che ‘lui’ veniva dentro me.
Comunque, finimmo di farlo perché eravamo sfiniti e distrutti. Ci staccammo l’uno dall’altra e posammo la nostra schiena sul letto, stanchissimi e zuppi di sudore.
Ci baciammo per circa 5 minuti e poi, dopo che ci guardammo intensamente negli occhi, decidemmo di andarci a fare una bella doccia per rinfrescarci, pulirci e sedurci ancora un altro po’.
Presi il pigiama e Harry prese i suoi vestiti dal pavimento e ci dirigemmo in bagno. Ci ficcammo nella doccia e restammo lì dentro a lavarci, baciarci, guardarci e scherzare tra di noi per più di un’oretta.
Mi riempì di mille parole dolci, non potevo credere di essere lì con lui in quel momento e di aver condiviso intimamente il mio letto con lui.
Pensai subito che dovevo cambiare le lenzuola del mio letto, perché erano zuppe del nostro sudore mischiato. E c’era anche un odore di liquido di Harry. Mmh, molto imbarazzante. Quando venivano i miei genitori a casa cosa dovevano pensare di quell’odore?! Dovevo sbrigarmi e fare tutto subito. Per sicurezza, controllai l’orario ed erano le 18:15, loro tornavano sempre per le 18:40. Cavolo, dovevo muovermi. Io e Harry ci asciugammo e ci vestimmo, poi lo baciai e gli dissi:
“Harry, amore, i miei tra poco vengono e non so come fare, devo fare tre mila cose! Mi aiuteresti?”-gli feci gli occhi dolci-
Lui disse:
“Certo amore, immediatamente. Dimmi cosa devo fare e lo faccio”-mi baciò e mi guardò come un leone osserva la sua preda-.
Io gli dissi:
“Okay, allora per prima cosa spruzza dappertutto questo profumo al Lime, per togliere i nostri odori mentre io cambio le lenzuola”
Lui fece come gli dissi e io cambiai le lenzuola.
Una volta svolti questi incarichi vidi l’orario: erano le 18:25!
Cavolo, passava subito il tempo!
Tutto ad un tratto, sentii il telefono squillare: era mia madre!
Risposi:
“Pronto?”
Mia madre disse, con tono tranquillo e dolce:
“Lizzie, sono io, mamma. Io e tuo padre torniamo a casa tra cinque minuti, fatti trovare pronta per la cena, apparecchia eh! Che poi devo fare le pulizie a casa”
Io ero terrorizzata: tornavano tra cinque minuti! Cavolo! E Harry stava ancora a casa! Per fortuna la casa era in ordine e profumata come prima, quindi non poteva sospettare di nulla, ma cinque minuti erano davvero pochissimi per far sloggiare Harry da casa! Perché anche se se ne andava adesso, comunque l’avrebbero visto! Allora pensai una cosa e la dissi subito a Harry:
“Harry, amore, ho un’idea! Nasconditi nel mio armadio!”
Harry mi baciò e senza dire una parola lo fece. Quanto lo amavo per questo!
Dopo esattamente cinque minuti arrivarono i miei genitori.
Presi il libro per l’esame e lo misi aperto ad una pagina sul letto, come se stessi studiando, e accesi la tv con volume bassissimo (studiavo quasi sempre così, o almeno quando mi vedevano loro).
Mi misi un po’ di capelli davanti il viso, apparecchiai, andai a dare un bacio a Harry nell’armadio ed andai ad aprire.
Trovai i miei genitori davanti la porta di casa con un sorrisone enorme e poi mi diedero dei baci sulla guancia, dopo avermi salutato.
Mio padre si chiuse in bagno dopo aver preso il suo pigiama e mia madre osservò la casa: vide che apparecchiai, vide il libro aperto sul letto e la tv accesa, sentì il profumo. Insomma, vide tutto sistemato e non sospettò di nulla. Anzi, forse di qualcosa sospettò…
Io andai subito in camera mia, mi sedetti sul letto, misi il libro a posto e feci finta di guardare la tv, alzando il volume.
Mia madre entrò in camera e disse:
“E il libro Lizzie?”
Io le dissi con tutta la tranquillità del mondo:
“Ho appena finito. Cinque minuti prima che arrivaste voi”
Lei non disse nulla, evidentemente mi diede ragione, poi mi disse:
“Lizzie hai messo in ordine il tuo armadio? O ce l’hai sempre disordinato come al solito?”
Io, non pensando che Harry si trovava dentro l’armadio dissi:
“Boh….”
Mia madre mise la mano su un’anta, poi me ne ricordai e urlai:
“NO! Scusa mà, volevo dire, SI’! Ho messo in ordine tuuuuuuuutto quanto! Non c’è bisogno che apri!”
Mia madre, un po’ spaventata lasciò perdere e disse:
“Okay, lascio stare, mi fido… ma stai un po’ più calma e amore?”
Io le dissi:
“Sìsì, scusa mà, hai ragione”
L’avevo scampata liscia! Avrei passato i guai se vedeva Harry nell’armadio.
Dopo che mia madre uscì dalla mia camera e si chiuse in cucina per cucinare, mentre mio padre stava seduto in salone concentratissimo a guardare la tv ad alto volume.
Approfittai della situazione e aprii l’armadio per far uscire Harry.
Dopo che lo feci uscire gli dissi:
“Harry, vai, esci dalla finestra. Ci sentiamo per messaggio, altrimenti passo i guai. I miei adesso sono concentrati a fare le loro cose e non ti vedono se te ne vai, quindi ora puoi farlo. Vai amore, ci sentiamo tra un po’”
Harry mi baciò e mi disse:
“Okay amore, a dopo”
Uscì fuori dalla finestra e se ne andò.
Dopo che se ne andò aprii la porta della mia camera, presi il cellulare in mano e attesi un suo messaggio, seduta sul letto a gambe incrociate davanti la tv.
Mi mancava ora. E’ come se un pezzo di me se ne fosse andato, ma per un po’.
Di sicuro, se messaggiavamo, non avrei sentito molto la sua mancanza.
Era troppo bello stare con lui.
Da quel momento io e Harry eravamo una cosa sola. Ci completavamo.


 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


CHAPTER 12
Ero ancora lì. Sul letto. Però questa volta stesa e sazia, dato che avevo cenato. Erano le 22:57, quasi le 23:00 e avevo già sonno.
Io e Harry stavamo messaggiando dalle 20:30 quasi. I miei occhi non ce la facevano più.
Crollai nel sonno con la tv accesa, scoperta e con il cellulare tra le mani. L’ultimo messaggio che inviai a Harry era stato: “Non so se reggerò ancora per molto.. mi sa che tra un po’ cadrò nel sonno più profondo.. ahah.. perciò ti dico ora buonanotte, amore.. a domani :*”
E infatti, ero lì. Sul letto con gli occhi chiusi a non sognare nulla, anzi, forse sognavo solo qualche nuvola passeggera che formava il volto di Harry.

Era mattina.
Mi svegliai nella stessa posizione in cui mi ero addormentata, solo con un messaggio in più. La prima cosa che feci fu controllare il cellulare: vidi un messaggio della notte prima di Harry che diceva: “Okay amore buonanotte, a domani <3” e vidi l’orario: erano le 10:30! Io alle 11:00 dovevo sostenere l’esame! Supponevo che mia madre mi avesse chiamata milioni di volte per farmi alzare ma che io ero in ‘coma’ e perciò non la sentivo. Mi succedeva sempre.
Tuttavia, mi ripresi un po’, ebbi la forza di alzarmi dal letto e di prendere dei vestiti a caso dall’armadio e di andare in bagno a lavarmi e a vestirmi. Feci tutto ciò e poi andai a fare colazione, per poi ripetere la lezione. Dopo aver ripetuto, presi le chiavi della macchina e di casa e andai a scuola con la mia auto.
Dopo aver fatto l’ultimo esame, mi diplomai e uscii con il massimo dei voti più la lode. Ero stata bravissima e finalmente avevo finito le superiori.
Harry faceva il secondo anno di università e dopo un anno si sarebbe dovuto laureare, e così fece, poi, l’anno seguente (uscì col massimo dei voti alla laurea).
Comunque, tornai a casa e pranzai: era l’una e mezza. I miei genitori, come al solito, non c’erano e tornavano per le 18:40. Ormai ero una diplomata e volevo cercare un lavoretto per guadagnarmi soldi in più, poi mi sarei iscritta all’università. Accesi il computer e navigai in Internet per cercare un lavoretto semplice ed efficace da poter svolgere con il mio diploma. Cercando, cercando, trovai un posto in una grande e raffinata pasticceria di sole ragazze, situata non molto lontano da casa mia e che dava un guadagno di 100 sterline al mese. Non molto male per una ragazza ai primi pasi come me che aveva solo bisogno di qualche soldo in più per se.
Dopo aver trovato questo lavoretto andai con la mia auto in questa pasticceria e presentai il mio curriculum.
Appena andata feci il colloquio, presentai il curriculum e mi presero. Ero stracontenta!
Poteva sembrare presto per cercare un lavoretto ma io ero così: tutto e subito! E’ sempre meglio sbrigarsela prima che poi rimpiangere dopo.
Comunque, dopo questa bellissima notizia avvisai Harry, i miei genitori e le mie cinque migliori amiche appunto di questo fatto e tutti furono entusiasmati e orgogliosi di me.
Mi diressi subito a casa e cercai di vedere per fare dei test per l’università di medicina. Ero molto brava in quelle materie e mi sarebbe piaciuto molto diventare una dottoressa. Magari, anche una pediatra.
Trovai qualcosa, ma avevo bisogno di mio padre, perciò dovevo aspettare che tornasse a casa. Così, spensi il computer e mi stesi sul letto per riposare un altro po’. Riposai per ben tre ore.
Erano le 17:39 quando mi svegliai. Il cellulare rimbombava di messaggi e di chiamate da parte di Harry, ma non li vidi né sentii perché dormivo. Presi il cellulare e li lessi tutti, uno per uno, quando poi Harry mi chiamò un’altra volta. Risposi:
“Ciao amore, dimmi”
Lui mi rispose:
“Hey amore, buongiorno. Scusa se ti ho tartassato di chiamate e messaggi ma ero preoccupato. Comunque, sono ancora felicissimo per te e il tuo lavoretto amore”
Io gli risposi, con tono da chi si è appena svegliata:
“Grazie ancora amore. Sono stanchissima, non ho forze”
Harry mi disse:
“Come mai amore? Se vuoi vengo da te”
Io gli dissi:
“Perché mi sono appena svegliata amore. Comunque no non venire, non avrei neanche la forza per aprirti la porta”
Harry mi rispose:
“Ah okay amore, come vuole la mia principessa. Comunque, mi ha chiamato Sarah oggi, dato che tu non rispondevi. Voleva uscire con te. Te la senti?”
Io gli dissi:
“No… semmai dopo la chiamo e le chiedo se vuole venire a casa.. Tu se vuoi ora puoi venire.. anche se non so come entreresti..”
Lui mi rispose:
“Posso entrare dalla finestra! Tutto per te amore”
Io gli risposi:
“Uhm, idea geniale. Non ci avevo pensato”
Harry disse:
“Amore sto venendo”
Chiuse la chiamata e dopo un po’ mi riaddormentai.
Tutto ad un tratto sentii delle mani calde avvolgermi i fianchi, mani che avevo già sentito. Era Harry che era entrato dalla finestra aperta. Mi fece spaventare tantissimo, tanto che mi scattai seduta su letto, spalancai gli occhi e lanciai un urlo fortissimo. Poi capii che era Harry.
Lui mi rassicurò baciandomi e mi ristesi sul letto, mentre lui era seduto affianco a me, e mi guardava ‘dall’alto’.
Era spettacolare quanto mi amava.
Dopo un po’ se ne andò perché era tardi e doveva andare a casa sua a studiare per un esame dell’università che doveva sostenere tra una settimana.
L’anno prossimo avrebbe finito l’università e si sarebbe laureato. Wow.
Comunque, dopo che lui se ne andò, chiamai Sarah e le dissi che poteva venire a casa.
Chissà cosa mi avrebbe chiesto. Ero davvero curiosa.

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