Assassin's Creed: Priority

di simpleGAIMAN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


«Per te è finita.»

Desmond Miles è immobile, concentrato, lo sguardo fisso sul suo obiettivo. Per mesi si è sottoposto ad un duro allenamento per sconfiggere il suo avversario, e finalmente il momento è arrivato. Le dita fremono, impazienti di colpire, il corpo del ragazzo è teso come le corde di un'arpa. Prova una strana sensazione di paura, lo stomaco chiuso per le emozioni discordanti.

Il suo cuore rimbalza nel suo petto così forte da fargli quasi male. Ha quasi paura che lei, al suo fianco, possa sentirlo. All'improvviso fa un movimento con la mano destra: sposta il pollice verso l'alto, e per un istante, solo per un istante teme di aver fatto la mossa sbagliata. La tensione è palpabile, ed una goccia di sudore gli cola lungo la tempia, ma non ha tempo di toglierla. Sbuffando, fa scattare l'indice sinistro e ripetutamente muove il pollice destro.

«Ti sei fregato da solo, Des.»

Lui non ci può credere: dopo mesi di lavoro e di allenamenti snervanti, dopo aver trascurato cose più importanti di quella e dopo aver provato e riprovato ogni giorno, ha perso. Di nuovo.

Per il nervoso, lancerebbe il controller fuori dalla finestra.

«Non posso crederci!» sbraita, passandosi una mano sul viso. «Rebecca, io non ti sopporto.»

La ragazza sorride, visibilmente soddisfatta. «Sei sempre troppo agitato. Guarda me! La tranquillità in persona.»

«Questo gioco è buggato!» esclama Desmond. «Non posso perdere ogni singola volta.»

«Oppure si.»

Desmond si sdraia sul letto: dopo essere stato seduto per quasi due ore sul pavimento, ha male alle natiche. Rebecca spegne la Play Station, poi sintonizza la televisione su un canale musicale. Allora si ricorda che, poco prima, il suo cellulare ha squillato, così controlla e trova un messaggio. Lo legge rapida, poi alza lo sguardo su Desmond.

«Shaun vuole sapere se abbiamo intenzione di fare qualcosa per il compleanno di Leonardo» commenta allegramente. «Tu e Lucy ci sarete, vero?»

«Si, immagino di si. Io, perlomeno, verrò.»

«Bene, allora andiamo. Dobbiamo organizzargli una bella festa! Sai che le cose non gli sono andate molto bene, di recente.»

Desmond annuisce e si alza dal letto, per poi uscire dalla camera dell'amica precedendola in corridoio. Passando con tranquillità davanti alle porte delle stanze femminili, Desmond non può fare a meno di lanciare un'occhiata apprensiva alla porta di Lucy: la ragazza passa così tanto tempo sui libri da non mangiare abbastanza. Continua a ripetere che gli esami finali si avvicinano, eccetera eccetera. Desmond non è mai stato troppo portato per lo studio, e infatti si è spesso chiesto che accidenti ci faccia lì.

Tutti i suoi amici hanno una particolare capacità: Rebecca è una specie di genio dell'informatica, Lucy ha un'intelligenza notevolmente superiore alla media e Leonardo ha un talento naturale per l'arte; Shaun è così appassionato di storia da aver assunto l'aspetto di un documentario. Yusuf è spericolato, una sorta di atleta/bombarolo/spaccone, mentre Aveline parla così tante lingue che a volte si confonde e ne usa tre diverse nella stessa frase. Ed Ezio.. Beh, Desmond non ha ancora capito quale sia il talento di Ezio, ma è certo che ne abbia uno.

L'unico che, come lui, è lì senza un motivo specifico è Connor, il quale è il figlio del rettore e perciò è stato ammesso al Priority College senza problemi.

La cosa che più gli piace di quella scuola, però, è il fatto che vi studino ragazzi provenienti da tutto il mondo: un corpo studentesco selezionato, i cui membri vengono contattati dal rettore magnifico in persona che propone loro una borsa di studio in uno dei collegi più prestigiosi al mondo. Un'occasione irripetibile.

Attraversano il grande parco che circonda la scuola rapidamente, diretti al grande abete sotto cui hanno preso l'abitudine di sedersi per studiare, parlare o semplicemente riposarsi.

La giornata è uggiosa, e sotto le fronde dell'albero è ancora più buio. Ci sono solo Shaun, Connor ed Aveline ad aspettarli, ma proprio mentre Desmond si abbassa per passare sotto i rami vengono raggiunti anche da Yusuf.

Shaun fa un gesto spazientito quando li vede. «Ah, finalmente.»

Rebecca gli si siede accanto e gli da una spintarella scherzosa. «Stai calmo, Shaun.»

«Avete già idee per la festa?» domanda Desmond.

Aveline annuisce. «Pensavamo di andare tutti insieme a bere qualcosa, poi di prendere l'autobus e andare fino alla scogliera di Troll Bridge.»

«A fare che?» domanda lui.

«A vedere l'alba» spiega Connor. «Sai quanto gli piacciano queste cose.»

Yusuf annuisce. «Si, ma vediamo di trovare un locale dove non ci siano i.. Come li chiami, Shaun?»

«I Templari» risponde il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul setto nasale.

«Proprio loro.»

Desmond annuisce. Quelli che Shaun usa chiamare “Templari” sono un gruppetto di ragazzi tanto imbecilli quanto insopportabili: Daniel, Cesare e sua sorella Lucrezia, e Charles. Nell'ultimo periodo il loro bersaglio più frequente è stato Leonardo, il quale ha preferito ignorarli, con l'unico risultato di farli incaponire di più nel loro intento di rendergli la vita un inferno.

Più di una volta Ezio e Desmond hanno chiesto a Leonardo di poter intervenire, ma lui si è sempre opposto, sperando che, ignorandoli, loro si stancassero più in fretta. Non è stato così, e Leonardo ha cominciato ad uscire con frequenza sempre minore, inventando scuse.

La situazione è penosa per loro, che si sono affezionati al timido artista in quel periodo. Ecco perché, ora, desiderano organizzargli un bel compleanno.

«E del regalo, che mi dite?» chiede Rebecca.

Yusuf scatta in piedi come una molla. «Io ed Ezio abbiamo avuto una fantastica idea!»

«Niente prostitute» lo precede Aveline.

«Ma io-»

«Yusuf» sbotta Rebecca, massaggiandosi una tempia con la mano. «Per favore.»

Desmond ridacchia. Yusuf ed Ezio sono arrivati di recente, ed ancora non sanno che Leonardo aveva gusti differenti dai loro. Nessuno ha pensato di dirglielo, e Leonardo non ci tiene a farlo sapere troppo in giro.

«Come vi pare, ma sappiate che era la migliore idea che ci potesse venire in mente.»

Aveline si stringe nelle spalle. «Al regalo ci penseremo più avanti. Per ora, dobbiamo concentrarci sulla serata. Dov'è Ezio?»

«Con Sofia» replica Desmond. «Non credo che sia il caso di andarlo a cercare ora. Sarà.. ehm, altrimenti impegnato.»

Una palla da tennis sfreccia, fendendo l'aria e andando a sbattere contro il tronco dell'abete a pochi centimetri dalla faccia di Shaun. Tutti loro si girano, in tempo per vedere una faccia fin troppo conosciuta: Daniel Cross, il Templare numero uno.

«Hey, sfigati» li apostrofa. «Giuro, non volevo colpire Hastings in faccia. Proprio non so come sia accaduto. Mi perdonerete?»

Aveline si alza in piedi e gli si avvicina. «Evapora, Daniel.»

«Oh, scusa» replica lui con eccessiva teatralità. «Ma non ho ancora imparato ad evaporare. Mi insegni come si fa?»

Desmond scatta in piedi e si affianca ad Aveline. «Perché non lo chiedi a tua madre? È così brava ad evaporare, dopo che-»

Non riesce a terminare la frase che il pugno di Cross lo ha già raggiunto e colpito dritto in faccia. Desmond vacilla, perde l'equilibrio e cade. Daniel sta già per sferrare un calcio allo stomaco del ragazzo, quando Yusuf gli si lancia addosso in un placcaggio degno di un giocatore di football professionista. Desmond si rialza e si getta nella mischia: nonostante siano in due, Daniel Cross è più forte di loro; tuttavia, Yusuf gli si lancia sopra con tutto il suo peso e gli sferra un pugno.

Aveline e Rebecca cercano di separarli, mentre Shaun osserva da lontano con disapprovazione. Connor, invece, si lancia in mezzo alla rissa cercando di trascinare gli amici lontano da Cross con l'unico risultato di prendersi un pugno da Yusuf, che cercava di raggiungere lo stomaco dell'avversario. Intorno a loro, un gruppetto di studenti ha iniziato a ridere e schiamazzare, facendo il tifo per l'uno o per gli altri.

«Cosa diavolo succede, qui?» sbraita una voce in avvicinamento.

I quattro lottatori si bloccano di colpo, mentre la calca intorno a loro si apre come il Mar Rosso. Imperioso, le spalle dritte e lo sguardo severo, Haytham Kenway, rettore magnifico del Priority College, si avvicina e li fissa dall'alto in basso.

I ragazzi non fanno una bella figura: Yusuf è a terra, con un piede di Daniel in faccia, mentre Desmond ha preso il ragazzo per il bavero ed ha già la mano levata per dargli un pugno. Connor, invece, e seduto in maniera disordinata da quando è stato sbattuto a terra dal cazzotto inaspettato del suo amico. Rebecca ed Aveline si dileguano in silenzio, tornando vicino a Shaun.

Kenway li squadra quasi con disprezzo, restando in silenzio: un silenzio che vale più di mille parole, in quanto lo sguardo adirato del rettore basta e avanza per far fuggire tutti. Cammina avanti e indietro per un po', le mani dietro la schiena, fissandoli.

«In piedi» ordina, il tono di voce adirato.

Connor scatta in piedi, e Yusuf scosta malamente la gamba di Cross per fare lo stesso. Tutti e quattro si mettono quasi sull'attenti, in attesa.

«Venite con me» dice il rettore, con un tono così glaciale da farli tremare tutti. «E voialtri, non avete lezione? Non dovete studiare? Sparite.»

Rapida come quando si era riunita, la folla si disperde ed il prato rimane deserto. Mentre si allontanano in direzione della scuola, Desmond lancia uno sguardo agli amici rimasti indietro: loro lo fissano dispiaciuti.

Decisamente, Haytham Kenway è un tipo inquietante.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


«Forse non vi è del tutto chiaro quanto sia fondamentale la reputazione, per questa scuola.»

Desmond tiene lo sguardo basso, consapevole del fatto che Kenway può buttarli fuori tutti e quattro senza colpo ferire. Accanto a lui, Daniel Cross ha la mascella contratta, visibilmente adirato. Oltre Daniel, Desmond può vedere i ricci spettinati di Yusuf sovrastare tutti loro, nascondendo alla vista la testa di Connor.

Seduti su alcune sedie nell'ufficio del rettore, sono sovrastati dalla figura di Kenway, che troneggia su di loro guardandoli in cagnesco.

Tre di loro hanno almeno un buon motivo per rimanere: Desmond non vuole tornare al vecchio liceo di New York dove studiava prima, che rischiava di crollargli sulla testa ad ogni respiro troppo forte, e sa per certo che Yusuf non e così smanioso di rientrare ad Istanbul, dove la sua famiglia, una delle più ricche della città, desidera vederlo al più presto sposato. Per quel che riguarda Cross, si dicono strane cose: nessuno sa esattamente dove vivesse prima del Priority, ma ciò che è certo è che la sua situazione era instabile.

Di fatto, l'unico che potrebbe desiderare un'espulsione è proprio Connor. Aveva sempre vissuto in una riserva di nativi americani nei pressi di Boston, ma da un paio d'anni il padre lo aveva fatto trasferire in Inghilterra per tenerlo d'occhio, come diceva lui.

Haytham Kenway è inglese fino al midollo, caratteristica che Desmond trova fastidiosa, ed in più è il classico professore che sembra provare un intenso godimento nel bocciare i suoi studenti ad ogni prova. L'unico che è riuscito ad entrare nelle sue grazie è Charles Lee, uno dei Templari amici di Cross; ma a parte lui, nessuno che abbia avuto Kenway come insegnante ha avuto vita facile. Per fortuna, quando Desmond ha fatto il suo ingresso nel college, era ormai diventato rettore, e così aveva smesso di insegnare.

«Vi rendete conto di quante regole state infrangendo recentemente?» infierisce Kenway. «Oggi avete scatenato una rissa. La settimana scorsa avete ingaggiato un duello verbale poco edificante in biblioteca, dove fino a prova contraria vige il silenzio. Un mese fa, se non ricordo male, nel cercare di punzecchiarvi avete costretto il professor Davenport a sospendere la sua lezione. Devo continuare?»

Silenzio.

«Ho chiesto: devo continuare?»

È Connor a rispondere. «Non è necessario, signore.»

Desmond quasi ride: Kenway non desidera far sapere in giro che Connor è suo figlio, o si potrebbe parlare di nepotismo, così costringe il ragazzo a rivolgersi a lui come ad uno sconosciuto.

«Sono stufo di voi. Questo è l'ultimo richiamo. Alla prossima, siete fuori. E, Cross?»

«Si, signore?» domanda Daniel, che nonostante l'espressione carica di odio assume un tono di voce remissivo e cauto.

«Cerca di evitare di lanciare palle da tennis in faccia ai tuoi compagni.»

Daniel avvampa, ma non dice niente, limitandosi ad annuire. Yusuf fa per alzarsi, ma Kenway gli da un colpo alla spalla con la mano, rispingendolo sulla sedia.

«Non ho ancora finito, Tazim.»

Si fanno attenti: Kenway passeggia avanti ed indietro davanti a loro, come per aspettare il momento giusto per proseguire. Tipico di lui: Desmond detesta ammetterlo, ma quell'uomo sa come farsi ascoltare da qualsiasi tipo di pubblico. Loro malgrado, pendono dalle sue labbra.

Dopo alcuni minuti, Kenway si decide a parlare: «Questo pomeriggio arriverà un nuovo studente, e gradirei gli faceste vedere la scuola. So che è un compito noioso» aggiunge. «Ed è per questo che ve lo affido. Per tutta la settimana sarete la sua ombra, a sua disposizione per qualsiasi necessità. Se vi chiede di ballare, ballate. Se vi chiede di dormire, dormite. Se ti chiede di tirare un pugno al tuo amico Hastings, tu che fai, Miles?»

Desmond deglutisce e fisse negli occhi quell'uomo così odiosamente autoritario. «Gli chiedo da che lato del viso devo colpire.»

«Esattamente. Potete andare, ho sprecato anche troppo tempo.»

I quattro ragazzi scattano in piedi come molle e si affrettano fuori dalla stanza, diventata quasi soffocante. Una volta fuori, Daniel Cross si allontana per conto suo, dileguandosi senza una parola. Desmond è sorpreso: si sarebbe aspettato una serie di improperi, e invece se la cavano con poco.

«Che strano, un nuovo studente a marzo» commenta Connor.

«Che palle, un nuovo studente a marzo» gli fa eco Yusuf. «Sul serio, tuo padre non poteva fare di meglio. E in più, collaboriamo con il grande Daniel Cross in persona.»

Desmond lo guarda con ironia. «Ti ricordo che il grande Cross ti ha tenuto a terra con un piede.»

Yusuf gli lancia un'occhiataccia, poi nota qualcosa alle sue spalle ed indica loro di voltarsi.

In fondo al corridoio, intento a mormorare parole dolci all'orecchio di una bella ragazza, c'è il loro amico Ezio Auditore. Yusuf, già dimenticando l'episodio di poco prima, si avvicina di soppiatto all'italiano e, prendendolo alle spalle, lo circonda con le braccia all'altezza della vita e lo solleva.

«Scusa, Sofia!» dice allegramente. «Te lo riportiamo per l'ora di cena.»

«Yusuf!» esclama Ezio. «Se non mi metti giù, giuro-»

Il turco lo interrompe con una grassa risata. «Che cosa, mi baci a morte? Perché sono sicuro che sai fare solo questo.»

Ezio incrocia le braccia, stizzito, mentre Yusuf raggiunge gli altri due e finalmente lo rimette a terra. Desmond ridacchia, e Connor lancia uno sguardo a Sofia, che ha iniziato a chiacchierare con una sua amica. Rapidamente, il nativo americano gli racconta cosa è accaduto nell'ufficio del rettore Kenway, senza nascondere un certo nervosismo all'idea di dover lavorare con Daniel Cross.

«So di che studente si tratta» commenta Ezio. «L'amica di Sofia ne ha sentito parlare: pare che sia una specie di genio, forse perfino più bravo della nostra Lucy.»

«Non le farà piacere saperlo» commenta Connor.

Yusuf sbuffa. «Spero vivamente che Cross ed i suoi compagni non decidano di prendersela con lui. Non sarebbe un bel modo di iniziare le cose qui dentro.»

Desmond è d'accordo: ricorda i primi giorni al Priority, durante i quali ha fatto l'errore di fare qualche avance a Lucrezia con l'unico risultato di prendersi un pugno in faccia dal fratello di lei. Da una parte, quell'episodio ha avuto i suoi risvolti positivi: ha conosciuto i suoi amici, che sapevano già che tipo di persone fossero i Templari. Dall'altra parte, però, aveva anche fatto sì che Desmond si trovasse dal lato sbagliato della mensa: quello che Cross ed i suoi amici chiamavano “la fazione dei perdenti”. Shaun aveva trovato un nome più interessante: la Confraternita degli Assassini. Tuttavia, era stato l'inizio di una guerra senza esclusione di colpi, e Desmond teme ora che il nuovo arrivato ci si possa trovare invischiato in mezzo.

«Ora devo andare» commenta Desmond. «Ho ancora tantissime pagine da studiare per l'esame con la professoressa De L'Isle, e come sapete quella donna mi spaventa forse più del rettore.»

«Buono studio, amico. A più tardi.»

 

Sono le quattro, e Desmond è in ritardo: la grande meridiana appesa alla parete dell'atrio del college glielo fa capire molto bene. Corre come un forsennato fino all'enorme portone che si apre sul parco esterno, ed attraversa l'area verde come se avesse alle calcagna Giove in persona. Quando arriva ai cancelli, scopre con piacere che lo studente che stanno aspettando non è ancora arrivato.

«Fai con calma, Miles» lo apostrofa Cross. «Tanto non abbiamo fretta.»

Desmond lo ignora, portandosi vicino a Connor e Yusuf. I tre iniziano a parlare a bassa voce dell'organizzazione del compleanno, ma vengono interrotti nuovamente da Daniel.

«Già lo odio questo tizio nuovo» commenta, tirando un calcio ad un sasso. «Io sono qui ad aspettarlo quando potrei essere da qualsiasi altra parte.»

Connor sbuffa. «Daniel, non ti chiedi mai se tu, invece, piaci a qualcuno?» domanda, incrociando le braccia al petto. Yusuf sogghigna, passandosi una mano tra i ricci, ma Desmond è inquieto. Non vuole tirare troppo la corda, con Cross: dopo quanto avvenuto nel pomeriggio, si è reso conto che quel ragazzo così odioso picchia meglio di tutti loro messi insieme, e non gli va affatto di prendersele.

«Come ti permetti?» esclama Cross. «Io ti-»

«Taci, idiota» lo apostrofa Yusuf, indicando la strada asfaltata. «Arriva.»

Tutti e quattro si girano verso il cancello, oltre il quale un furgone bianco si sta fermando; sulla fiancata del veicolo campeggia il logo del Priority College, e seduto nell'abitacolo accanto al conducente c'è un ragazzo.

È chiaramente mediorientale: Iran, forse. Quando scende dal furgone e si avvicina, Desmond può vedere che è alto quanto loro, con un accenno di barba sul viso, e lo sguardo di chi si vede per la prima volta trapiantato in una realtà così estranea da diventare surreale.

Mentre l'autista scarica alcuni bagagli, il ragazzo si avvicina, guardandoli con curiosità.

«Tu devi essere Altaïr» dice allegramente Yusuf, afferrandogli una mano e stringendola vigorosamente. «Ti stavamo aspettando. Io sono Yusuf Tazim.»

«Desmond Miles.»

«Ed io sono Connor Kenway.»

Prima ancora che il giovane Templare possa aggiungere qualcosa, Yusuf interviene nuovamente: «E quel bel faccino laggiù appartiene a Daniel Cross, nostro sommo signore e padrone. Se non farai tutto quello che ti ordinerà, si metterà a piangere.»

«Dacci un taglio, terrorista» lo aggredisce Cross.

Il ragazzo sembra a disagio più per Yusuf ed il suo entusiasmo che per la nuova scuola. «Piacere di conoscervi, io mi chiamo Altaïr Ibn-La'Ahad.»

Il silenzio che segue lo costringe a fare spallucce.

«Potete chiamarmi semplicemente Altaïr.»

Desmond aiuta il conducente del furgone prendendo una delle valige. «Noi abbiamo il compito di mostrarti la scuola. Per ora ti accompagniamo in camera, immagino tu sia stanco, ma per qualsiasi cosa puoi chiedere a noi.»

«Si» conferma Connor. «Se preferisci, possiamo lasciarti un numero di cellulare.»

Altaïr fa cenno di no con la testa. «Grazie, ma non penso sarà necessario. Non preoccupatevi.»

«Bene, allora non ti dispiacerà se io me ne vado» commenta Cross, voltandosi e prendendo a camminare verso la scuola. «Ciao, sfigati.»

Lo guardano allontanarsi rimanendo in silenzio per un po', poi Connor mette gentilmente una mano sulla spalla del nuovo venuto. «Non fare caso a lui. Vieni: se ignori Cross e i suoi amici, questo posto ti piacerà.»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


C'è silenzio nella grande biblioteca del Priority College. Si tratta di una sala imponente, moderna, che somiglia più a un hangar militare che ad un vero e proprio luogo di studio. Lunghi scaffali pieni di volumi di vario genere occupano gran parte dell'androne, mentre qua e la si trovano tavoli più o meno grandi, sedie, poltroncine e, accanto alla porta dei bagni, una macchinetta per il caffè.

Proprio lì si trovano Ezio e Desmond, impegnati in una discussione di vitale importanza.

«Ti dico che mi ha mangiato i soldi, questa macchina dannata» inveisce Ezio. «Tu non hai idea di quanto io la odi. Tutti i giorni la stessa storia.»

«A me non li ha mai presi» replica Desmond, per nulla interessato. Sta infatti conducendo una sorta di “studio antropologico”, come lo chiama lui, e pertanto segue Altaïr, il nuovo arrivato, come un'ombra, per osservarlo da lontano.

Seguendo il suo sguardo, Ezio individua lo studente siriano seduto ad un tavolo dall'altra parte della biblioteca, intento a studiare un grosso volume. Sospirando, il giovane italiano mette amichevolmente una mano sulla spalla di Desmond.

«Smettila di fissarlo, amico» commenta. «La cosa sta diventando inquietante anche per me.»

«Si comporta in modo assurdo.»

Ezio sbuffa. «E allora? Sarà un tipo strano. Però è un dongiovanni quasi quanto me. Sono già due le ragazze che sbavano per lui.»

«Chi?»

«Maria Thorpe, quella della classe di scherma, e Shao Jun, la studentessa cinese.»

Desmond si stringe nelle spalle. «Non mi interessa» commenta con stizza. «Ha un modo di fare così strambo, come se sapesse qualcosa che noi non sappiamo. Hai sentito cosa gli ha detto il professor Al Mualim a lezione?»

«No, che gli ha detto?»

Desmond si volta a guardare l'amico negli occhi. Prese un respiro profondo e mormorò: «Gli ha detto che vuole dargli lezioni private.»

Ezio attende qualche secondo, come aspettandosi che Desmond aggiungesse qualcosa. Dopo una manciata di secondi assume un'aria da cospirazione, si guarda intorno con fare circospetto e poi commenta: «Si, davvero scandaloso. Quasi come le mutande con i coniglietti di Machiavelli.»

Pur non volendo, Desmond sorride. Lui ed Ezio, in lavanderia, hanno assistito al bucato di Nicolò Machiavelli, un amico di Leonardo, e le sue mutande erano piuttosto pittoresche. Tuttavia, ritorna serio quasi subito.

«Tu puoi prendermi in giro finché ti pare, ma da quando Al Mualim da lezioni private agli studenti? Lui ci odia tutti a prescindere, ma per lui sembra fare un'eccezione.»

Ezio sbuffa. «D'accordo, grande genio. Andiamo a parlare con lui, che ne dici?»

«Io non.. Ezio, aspetta!»

Ma l'amico è già partito, e sta attraversando la sala a passo di marcia. Desmond si affretta a raggiungerlo. Mentre si avvicinano, Altair li nota ed alza la testa.

«Mi fissate da un'ora» li anticipa. «Cosa volete? Sono molto impegnato.»

Ezio fa spallucce. «Sei qui da un mese, ma sei sempre da solo. Pensavamo avresti gradito un po' di compagnia.»

«Non posso, ho una missione da compiere.»

Desmond ed Ezio si squadrano per un secondo, indecisi se ridere o scappare da tanta follia.

«Ehm, certo» replica Desmond. «Però immagino che la tua missione possa attendere per qualche minuto. Vorremmo conoscerti meglio.»

«Non sono eccessivamente interessato.»

Ezio sorride. «Bene, mister simpatia. Noi si.»

Detto ciò, si siede al tavolo, si sporge in avanti e prende a fissare il giovane siriano con lo sguardo più accattivante possibile. Altair inarca un sopracciglio. Desmond, dal canto suo, sta perdendo la pazienza: l'atteggiamento del ragazzo nuovo è snervante. Gli ricorda paurosamente quello di Shaun.

Ezio, tuttavia, non si lascia intimidire.

«Ho saputo che Charles Lee ti ha creato problemi, in mensa» commenta spensierato.

«Ho saputo che non sono affari tuoi» risponde Altair. «Ragazzi, dico davvero: voglio stare da solo. Se non ve ne andate con le vostre gambe vi faccio andare via io.»

Nonostante siano in due contro uno, nonostante Altair sia magro mentre Ezio è un fascio di muscoli, nonostante Desmond abbia una storia di scazzottate alle spalle, qualcosa nel tono del giovane fa loro capire che è meglio non scherzare con lui. Ezio si alza in piedi di scatto.

«Va bene» commenta Desmond. «Ce ne andiamo.»

Insieme, i due si dirigono verso l'uscita: un grande portone di legno che si spalanca su un cortile interno, il cui chiostro porta ad alcune aule. Fuori, l'aria pungente di aprile pizzica il naso dei due ragazzi, che tuttavia accolgono il freddo con piacere dopo l'aria calda che c'è all'interno.

«Mi dispiace, amico» commenta Ezio.

«Devo capire cos'ha che non va.»

Sbuffando, l'italiano gli da uno scappellotto affettuoso sulla nuca. «Dai retta a me, lascia perdere.»

Desmond lo guarda allontanarsi, e si siede su una panchina a riflettere.

Chi diavolo è Altair Ibn-La'Ahad? La sua parte razionale gli dice che è solo uno spostato. Forse è per questo che è al Priority: magari è uno di quei ragazzi con un intelletto talmente oltre la media da risultare totalmente inadeguati nelle relazioni sociali. Però, di quale missione stava parlando?

No, conclude tra sé e sé: Altair è solo strambo.

Si alza e, stringendosi nel pullover grigio per difendersi dalla bassa temperatura, si dirige alla caffetteria della scuola. Ha bisogno di parlare con una persona, che è certo possa aiutarlo a capire fino a che punto vale la pena immischiarsi in quella situazione.

Non appena varca la porta, l'odore di caffè e dolci invade non solo le sue narici, ma anche il suo cervello. Fa la fila per lo scontrino, ordina una tazza di cioccolata calda e poi si dirige al bancone, dietro il quale c'è un uomo: alto e magro, con il naso aquilino e brillanti occhi azzurri, è un tizio incredibilmente strano, forse il più strano che Desmond abbia mai conosciuto. Parla sempre di cospirazioni, di corse acrobatiche su per i tetti e di una cosa che lui chiama “il Credo”.

Desmond non ha mai saputo il suo vero nome: lui e i suoi amici si limitano a chiamarlo “la Volpe”.

«Hey, Desmond» lo saluta con entusiasmo. «Non ti vedevo da un po'. Come vanno le cose?»

«Insomma» risponde lui, sedendosi ad uno degli sgabelli. «Le lezioni sono spesso noiose, gli esami si avvicinano e Lucy passa tutto il suo tempo a studiare.»

La Volpe sorride. «Quando ero giovane, avrei pagato per avere questi problemi. Invece, dovevo preoccuparmi di come arrivare a fine mese.»

L'espressione di Desmond si trasforma in un sorriso mesto. «Ho capito, non mi lamento. Senti, sono qui per parlarti di una cosa.»

«Dimmi tutto.»

Il ragazzo prende un bel respiro: ha paura che la Volpe lo derida come ha fatto Ezio. Tuttavia, sa anche che quello strano individuo che sembra vivere notte e giorno in caffetteria non ride mai di nessuno. Anzi, con tutte le stronzate che gli vengono propinate ogni giorno dalle centinaia di studenti del Priority, le strane congetture di Desmond potrebbero perfino piacergli.

«Hai presente Altair, il ragazzo nuovo?»

«Si e no. Che ha fatto?»

Desmond si stringe nelle spalle. «Si comporta in modo così assurdo! Oggi ero con Ezio in biblioteca, ed Altair ha iniziato a farneticare di una missione da compiere.»

«Che genere di missione?»

«Non l'ha detto. Ma da quando è arrivato, non fa che passare le sue giornate a leggere vecchi libri. Ah, e questa la devi proprio sentire: gira con questo marsupio, che da come è fatto sembra contenere qualcosa di rotondo. Un giorno, Charles Lee in mensa glielo ha preso per fargli uno scherzo. Tu non hai idea di quale sia stata la sua reazione.»

La Volpe scoppia a ridere. «Oh, si che ce l'ho! Che credi che abbia aiutato il custode a ripulire tutto? Il tuo amico siriano ha rovesciato un tavolo con tutto quello che c'era sopra.»

«Vedi? È una reazione esagerata, no?»

«Hai detto che contiene qualcosa di rotondo?» domanda, improvvisamente sospettoso.

Desmond esita. «Beh, si. Non so cosa sia, ma sembra una palla.»

La Volpe è improvvisamente sbiancato. «Impossibile» mormora, allontanandosi di qualche passo dal bancone. «Impossibile.»

«Che cosa?» domanda Desmond. «Cosa è impossibile?»

«Niente, ragazzo. Ora finisci la tua cioccolata, io devo tornare al lavoro.»

Non appena ha finito di parlare, la Volpe sparisce in una stanza sul retro del bancone, lasciandolo solo. Desmond sbuffa. Non ha mai sostenuto una conversazione più assurda di quella.

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