I loved you first

di Choco_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to England. ***
Capitolo 2: *** A beautiful day ***
Capitolo 3: *** Her gaze ***
Capitolo 4: *** To stay ***



Capitolo 1
*** Welcome to England. ***


Seduta sul suo scoglio preferito, poco distante da casa sua, se ne stava una bambina e a guardare l’esteso mare che le stava di fronte. Il mare era l’ unica cosa che le dava sicurezza, che le dava speranza, non si sarebbe mai separata da lui, MAI. Eppure.. da un momento all’ altro successe. Lei e il mare furono allontanati dalle ambizioni. Non di Miki, ma dei suoi genitori.
Trasferirsi in Inghilterra. Che idiozia!
Aveva sempre pensato che fosse la cosa più stupida da fare, ma i suoi genitori non le avevano mai dato ascolto. Aveva solo cinque anni.
Ora se ne stava lì, aspettando che, come tutte le volte, il mare le desse un suggerimento, le permettesse di rimanere lì con lui per sempre; aspettando che la proteggesse dalla stupida idea dei genitori, che l’ aiutasse a fare la cosa giusta, come sempre.
Piangeva, però, perché anche il mare le suggerì di andare. Tanto si sarebbero rivisti, tutte le estati. Promesso.
“Quando guardo il mare vado lontano” aveva spesso detto a Giorgia, la sua amica del cuore. Questa volta il mare non la faceva andare lontano con i pensieri e con i sogni. Questa volta il mare la spingeva lontano anche fisicamente. Lei se ne andava in Inghilterra, senza il suo mare, senza Giorgia.

-“Su Miki” urlò una voce femminile.
- “ Ma mamma non voglio” – disse con i lacrimoni agli occhi- l’Italia e il mare mi appartengono. Non voglio abbandonarli! Non per sempre.”
-“Torneremo in estate principessa, o tutte le volte che davvero ne avrai bisogno.” Disse Jason, suo padre. Dispiaceva anche a loro abbandonare l’Italia e vedere in lacrime la loro bambina, ma ciò che spinge a viaggiare e andare via verso altri Paesi, si sa, è il lavoro.
-“Non posso lasciare Giorgia, è la mia migliore amica!”
-“Ne troverai tante in Inghilterra! “ Disse quasi in preda alla disperazione Lucinda.
-“Non ne voglio tante, io voglio Giorgia, lei è insostituibile, mamma!”
-“Le vuoi tanto bene,eh?” Le disse Jason.
-“Da morire. Mi mancherà tanto. Può venire con me in Inghilterra ? Ti prego papà !”
-“Verrò a trovarti, te lo prometto”.- Disse Giorgia, anche lei in lacrime.
-“Ti giuro che ti vorrò sempre bene!”-
-“Anche io.”
-“E che non mi dimenticherò mai di te.”-
-“MAI”- dopodiché Giorgia si avvicinò a Miki e le porse un braccialetto azzurro con su scritto “FRIEND” –“Me l’ha portata mamma, – riprese- uno a me e uno a te. Portalo sempre con te, come simbolo della nostra amicizia.
Si abbracciarono. L’ ultimo abbraccio da amiche del cuore.
Poi Jason rivolto alla moglie cominciò a dire –“ Vuoi farmi credere che queste due bimbe hanno cinque anni?”
-“ Stupefacente, vero? “ Disse Lucinda al marito con ironia.
-“Meraviglioso!” Esclamò tutto allegro. – “Principessa è ora di mettersi in auto e partire. Quando arriveremo ti porto in un posto bellissimo.”
Miki annuì e salì in auto ancora molto triste. Si voltò per l’ ultima volta prima che partisse. Salutò la sua migliore amica, salutò il mare, il suo mare, salutò il paesino in cui abitava e salutò l’ Italia. 


Dopo tre abbondanti ore di viaggio era arrivata ad un modesto pesino nella contea del Cheshire di nome Holmes Chapel, dove abitavano i suoi nonni paterni.
Eccola lì, la grande e vecchia casa dei nonni, posta in una stradina al centro di alcune case praticamente uguali.
Miki se la ricordava più piccola e meno spaziosa e anche molto meno accogliente. Invece del solito cancelletto grigio mezzo sganciato ai cardini vi era un imponente cancello automatico verde. Il giardino era stato messo a nuovo. Ordine della mamma, pensò Miki, adorava i giardini e soprattutto i fiori. I suoi preferiti erano le viole, Miki invece preferiva i girasoli. Sarà perché si distinguevano dagli altri fiori, o forse perché erano i più alti e andavano oltre.. O perché un’ indovina al Luna Park quest’ inverno l’ aveva paragonata ad un girasole. Fatto sta che le erano sempre piaciuti.
Al centro del giardino vi era una grande piscina attorno alla quale c’era un gazebo attaccato alla casa. Anche se le era sempre sembrata una di quelle case antiche, fatta di mattoni grigi e a primo impatto fatiscente, questa volta le piaceva. Non era più la vecchia casa dei nonni. Ora era casa sua, bella e allegra come quella che aveva in Italia.
Miki entrò e vi trovò l’ arredamento diverso. Il lungo divano di pelle beige che c’era in salotto e che finiva con un’ isola, era stile moderno. Una grossa televisione con l’ impianto stereo e le sue adorate casse era di fronte al divano, e la parete attrezzata di legno aveva una forma strana. Anche la cucina e i letti erano in stile moderno, e alcuni mobili avevano forme strane, si alternavano cassettoni tondi a quelli quadrati e bianchi armadi giganteschi erano vicino alle pareti.
La casa aveva due piani più una tavernetta. Lì c’era la cucina di nonna, rimasta com’era. Al pian terreno vi era un grossissimo salone, la cucina, un bagno e una stanza che Miki ben presto chiamerà la sala della musica. Al piano superiore, a cui ci si arrivava salendo grosse scale stile “Titanic”, vi erano le camere da letto con i propri bagni e un grosso bagno turco. Poi vi era una piccola soffitta, dove si custodivano le vecchie cose che i nonni preferivano non portare con loro a Dublino. Eh già si trasferivano, lasciando tutto al loro figlio e alla sua famiglia che aveva già cambiato molte cose.
Jason aveva lavoro a Londra, che distava più di 500 km da Holmes Chapel, quindi durante la settimana non era a casa. Ma non lavorava interi periodi all’ anno. Spesso aveva lunghe soste e rientrava solo se richiesto.
A Miki piaceva molto il lavoro del padre. Era una sorta di manager della Sony Music e l’ aveva portata con se due volte al luogo di lavoro tanto da far appassionare la piccola al canto.
Né Lucinda né Miki facevano fatica a parlare inglese. Jason aveva entrambi i genitori inglesi- anzi padre irlandese e madre inglese- mentre il vero padre di Lucinda era americano e la madre italiana. In casa in Italia parlavano sempre inglese facendo abituare così Miki già da piccola a quella lingua.
Accadde una cosa strana però. Dovendo d’obbligo ritornare in Italia nelle vacanze estive, su richiesta di Miki ovviamente, Jason e Lucinda parlavano in italiano per non permettere alla figlia che se ne dimenticasse.

-“Principessa, allora ti piace la nuova casa? È simile a quella in Italia?” Disse Jason alla figlia.
-“Più di quanto immaginassi! Grazie mio re.”
-“Sono davvero contento e vedrai, ti piacerà molto vivere qui. Quando sarai grande potrai andare a vivere a Londra  o tornare in Italia, sei libera di fare ciò che vuoi.”
-“ Ecco papà, a proposito di questo. Ma perché non siamo andati ad abitare a Londra ? Tu lavori lì!”
-“ A dire il vero avevo un po’ nostalgia della mia infanzia. Sono vissuto qui per tanto tempo prima di cominciare a lavorare e girare un po’ il mondo.”
-“ Ma starai poco con me e la mamma, non vale!”
-“ Ci starò molto più tempo di quanto credi” – Disse sorridendo. –“Eccoci qui, siamo arrivati!” E si fermò davanti ad un grosso parco pieno di alberi e panchine. Al centro vi era un laghetto non molto grande, e intorno piccole strade fatte di ciottoli di ghiaia che servivano a dividere in grossi quadrati il parco.
Jason si fermò su una panchina rossa seminascosta da una quercia e disse alla figlia, che aveva un’ aria sorpresa e felice: “Aspettami qui, vado a comprare una cosa”. Miki annuì e si sedette sulla panchina, osservando il cielo azzurro, coperto appena da qualche nuvoletta innocente. Erano in Inghilterra sì, ma c’era bel tempo e il sole se ne stava in cielo sopra tutti gli altri.
Passò più di un quarto d’ora ma Jason non arrivava. All’ improvviso la bambina venne colpita da una palla. Miki spazientita esclamò: “ Odio l’ Inghilterra! E tutti i suoi cattivi abitanti”.
Subito un bambino corse a raccoglierla. Aveva dei capelli biondi e si avvicinò molto in fretta a Miki prima di recuperare la palla.
-“Scusa, non volevo farlo apposta! Stavo giocando con i miei amici e la palla è finita qui. Ti sei fatta tanto male?” Il bambino le porse la mano e l’ aiutò ad alzarsi. Miki l’ afferrò e alzò lo sguardo incontrando i grandi e verdi occhi del bambino, il quale le sorrise.
Miki arrossì e sorrise a sua volta. Gli balbettò un grazie, cercando di non sbagliare pronuncia. Si era allenata molto a casa. In verità, capitava che Miki parlasse molto spesso in inglese poiché i genitori tra loro lo parlavano.
-“Di nulla”- esclamò il bambino. –“Comunque piacere io sono Harry”
-“Miki – Disse la bambina, pur sapendo di non dover rivolgere la parola agli sconosciuti. Tuttavia quel bambino le dava fiducia.
-“Ti va di giocare con noi ? Ti presento i miei amici! Sono tutti simpatici, o almeno sono sono ‘cattivi inglesi’ ”
Miki non poté fare a meno di sorridere dopo quella buffa esclamazione, poi gli disse: -“ Non posso, in teoria devo aspettare mio padre in questo punto preciso e non posso andare via altrimenti quando torna non mi trova. Però è da tanto che non torna.”
-“Capisco. Quindi sei da sola. Possiamo aspettare insieme!”
-“Harry dove sei finito ?” Esclamò un bambino urlando.
- “ Sono qui ! Dietro la quercia!” Gli urlò Harry di rimando.
-“ E dai uffa, quanto ci metti a prendere una palla ?”
-“Non voglio lasciarti sola Miki, ma come vedi i miei amici si stanno preoccupando, e hanno tutti una gran fifa di venire qui sotto la quercia.” Poi le sorrise. “ Devo andare, a presto!”
Si salutarono e dopo poco arrivò Jason con due coppette di gelato.
“Ho fatto una fila enorme principessa, mi dispiace averla fatta aspettare tanto tempo,  ma questo è il miglior gelato di tutta Holmes Chapel. Ti sei mica allontanata di qui?”
-“ No, mio grandissimo re. Sono stata qui tutto il tempo ad aspettarla. Grazie per il gelato ed ora assicuriamoci che sia il  migliore di tutta Holmes Chapel!” Esclamò, suscitando l’ ironia del padre.

Non era andata affatto male come primo di una lunga serie di giorni da trascorrere in Inghilterra. Aveva una casa con una piscina, che non poteva di certo sostituire il suo mare, ma era già qualcosa. Aveva mangiato il gelato più buono del mondo, era stata in un grosso parco e aveva incontrato un simpatico e buffo bambino dai grandi occhi verdi.
Beh Miki, welcome to England !




Risalve sono Choco_ e ho appena pubblicato questa storia, la quale era nel mio pc, salvata tra i documenti, da più di un anno. Purtroppo io, nonostante abbia diverse idee su cosa scrivere, non ho il tempo materiale durante tutto l' anno scolastico di pubblicare. Ecco perchè mi faccio viva solo d' estate, fortunatamente per voi! L' altra storia è quasi terminata, ma non so se pubblicarla. Insomma nessuna recensione, ciò mi fa capire che non dovrei.. ehm.. pubblicare più. Però voglio provarci. 
Questa come storia è un po' banale all' inizio, ma vedrete che nei prossimi capitoli vi stupirò ;) Mi piacerebbe sapere qualche vostro parere. 
A me non piace molto scrivere, ma piace un mondo immaginare le cose. Vorrei che voi provaste ad immaginare ciò che io ho nella mia testolina AHAHAHAH e l' unico modo è scriverlo. Non mi piacciono particolarmente gli One Direction, ma adoro usarli come personaggi delle mie 'storie'. Non amo il mio modo di scrivere, lo trovo molto pesante. Vorrei migliorare. Accetto critiche e pareri. Fatemi sapere! Un bacio e spero al prossimo capitolo! :D

Hasta la vista, amigos!

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Capitolo 2
*** A beautiful day ***



 

A beautiful day



Erano trascorsi appena due giorni dall’ arrivo di Miki ad Holmes Chapel e tutto era filato liscio secondo i piani di mamma e papà. Ebbene avevano ragione: a Miki non sarebbe dispiaciuto vivere lì.
Mercoledì mattina alle dieci in punto a casa Price bussarono al campanello. Jason andò ad aprire e con enorme sorpresa vi trovò una sua vecchia cara amica d’ infanzia, Anne.
-“Anne !! Quanto tempo che non ci si vede ! Che ci fai qui?” Jason era molto sorpreso da quella comparsa. Aveva visto Anne Cox per l’ ultima volta una decina di anni fa, pochi mesi dopo il suo matrimonio con Lucinda. Lui e Lucinda erano stati con Des, marito di Ann e la piccola Gemma, loro figlia, alle terme in Scozia poco tempo prima che la giovane coppia di sposi si trasferisse in Italia.
-“Hai già dimenticato, caro Jason, che io abito qui da quando sono nata?” Gli rispose Anne per poi cominciare a ridere. Aveva una risata molto armoniosa che contagiò anche Jason.
-“È vero! Scusami. Ma dimmi come stai ? Come stanno Des, Gemma e il piccolo Harry ?  E’ davvero un bel bimbo dalle foto che ho visto! Poi ha l’età di mia figlia Miki.. ti ricordi? Ti inviammo le foto per posta!”
Intanto Anne si era accomodata sul grosso divano del salone e i due amici erano stati raggiunti da Lucinda.
Anne e Lucinda si salutarono calorosamente. Era tanto il tempo che avevano trascorso insieme quando era fidanzata con Jason. Peccato però che ad un certo punto abbiamo dovuto dividersi e sentirsi solo per telefono o scriversi messaggi.
-“Stanno tutti benone Jason! La piccola Miki, come sta?”
-“Benissimo, ora la chiamo. Quella dormigliona! Chissà per quale motivo oggi non è in piedi già dalle otto!”
-“Sarà stanca Jason, sono due giorni che la porti in giro per il parco. Sullo scivolo, sull’ altalena... È una bambina, mica un’adulta!”
-“Hai ragione, però mi farebbe piacere che conoscesse Anne.”
-“Abbiamo tutto il tempo ora che siete qui. Che ne dite di venire a pranzo da noi più tardi? Mi farebbe molto piacere e sarebbe un’ ottima occasione per stare tutti insieme, come una volta.” – disse Anne rilassata.
-“Così.. Su due piedi?” – rispose Lucinda.
-“Ma sì.. vedrai non ci vorrà molto”
-“Ci hai convinti Anne.. Allora a più tardi. La casa è sempre quella?”
-“Sì, Jason. Allora comincio ad andare. Vi aspetto.. Anzi vi aspettiamo!” Così facendo si avviò verso l’ uscita; Miki si svegliò.


-“Buongiorno principessa!” – le disse Jason sorridendo, aprendo le braccia per accoglierla in un abbraccio.
-“Buongiorno.” –rispose con uno sbadiglio la piccola Miki.
-“Oggi ti faccio conoscere una mia vecchia amica.”
-“Quanto è vecchia? Ha i capelli bianchi, la pelle rugosa?”
-“No, ha la stessa età della mamma e ha due figli che oggi conoscerai.” –le spiegò, poi insieme a sua figlia scese in salotto.


Mano destra nella mano del papà e mano sinistra in quella della mamma, Miki si avviava verso casa di Anne e Des Styles, praticamente attaccata a quella dei Roylost. Ad aprire il cancello fu Des, marito di Anne.
-“Ciao,- disse sorridendo ai tre- ma che piacere vedervi!”
-“Piacere nostro, caro Des”- rispose allegro Jason e gli strinse la mano.
-“Tu devi essere Miki! Ciao piccola.- Des allungò la mano verso la bambina la quale, timida, si era nascosta dietro le gambe del padre e a piccoli passi veniva avanti. Allungò la sua manina e fece conoscenza di Des.
-“Venite, ci mettiamo in giardino, oggi è una bella giornata, meglio sfruttarla. Sto facendo il barbecue.. vi piaceranno le mie salsicce, vedrete.”
 Anne, che stava apparecchiando la tavola in giardino, avvistò i Roylost e a gran voce chiamò i figli.
-“Gemma, Harry, su scendete!”
-“Eccoci qui.” – disse.
-“Anne lei è la mia principessa.”- disse Jason mostrando Miki ad Anne.
-“E’ proprio una gran bella principessa. Ciao- e si avvicinò col viso a quello della bambina- io sono Anne.”
-“Ciao, mi chiamo Miki.” –le rispose.
-“Ah eccoli qui- concluse Ann indicando una bambina molto alta e un bambino, i quali stavano venendo nella loro direzione. Si avvicinarono e Anne li presentò a Roylost.
-“Lei è Gemma e lui è Harry.”
-“Ciao, Harry”- fece tutt’altro che timido il bimbo a Jason e come il padre gli tese la mano.
-“Ciao Harry, io sono Jason, lei è mia moglie Lucinda e questa bimba è la mia principessa Miki.”
Miki, che fino a quel momento aveva avuto la testa bassa e si stava guardando i piedi, perché troppo timida,  si avvicinò e alzò lo sguardo.. Incontrò i due grandi occhi verdi dello scorso giorno al parco. Quell’ Harry.
-“Ciao Miki.” – le disse sorridendo.
-“Ciao Harry.”. e gli sorrise di rimando.
-“Ciao Miki, io invece sono Gemma. Quanti anni hai?”
-“Cinque. Voi?”
-“Lui sei e io nove.”
-“Giochiamo insieme? Ho uno scivolo grandissimo!”- Chiese Harry a Miki, la quale accettò volentieri con un cenno della testa. I due si avviarono verso un lato del giardino. Si sentivano ridere e scherzare insieme. Da quel momento furono inseparabili. Passarono molto in fretta, per i due, più di sei ore insieme a giocare, ridere e scherzare. Harry era felice; Miki era felice; Jason era geloso.
-“Miki, principessa, è ora di andare. Potete vedervi domani tu ed Harry!” – fece il padre per allontanarli e per convincere la figlia a tornare a casa.
-“Ci vediamo domani allora Harry, ciao!” –salutò Miki, per niente triste al solo pensiero che domani avrebbero continuato a giocare insieme.
-“A domani Miki”- disse Harry e poi si avvicino alla bambina dandole un bacio sulla guancia, non avendo visto che Jason era proprio lì, dietro loro, nascosto da un tronco d’albero.

Harry era ormai in camera aspettando sua mamma per il bacio della buona notte. Sua sorella accanto a lui lo canzonava. “Harry si è preso una cotta, Harry si è preso una cotta per una bambina!”
-“E dai Gemma, piantala! Non è vero, non è assolutamente vero..”- cercò di obiettare diventando tutto rosso.
-“E sentiamo, quando ci sarà il bacio?”
-“Ora ci sarà.. un momento! Quanto siete impazienti, piccoli!”- disse Anne entrando nella cameretta.
-“Allora- prima del bacetto diede ad intendere di voler parlare della loro giornata- come vi sembrano i Roylost?”
-“Ci piacciono tanto, soprattutto ad Harry..” –rispose allegra Gemma per poi scoppiare in una risata.
-“Bene, sono molto contenta. Avrete modo di constatare che sono dei bei tipi, in realtà. Vi piaceranno ancora di più. Ora buona notte ragazzi.” Anne si avvicinò a Gemma e le diede un bacio sulla guancia, poi si avvicinò al letto di Harry facendo lo stesso. Infine gli aggiustò le coperte. Spense la luce e chiuse la porta della stanza.
Harry finì ben presto nel mondo dei sogni da cui non sarebbe uscito mai.

Miki se ne stava sola soletta nella sua nuova cameretta. Era gigante, troppo grande per una sola bambina. E tale bambina non aveva intenzione di restare lì da sola. Scese dal letto e si avviò verso la stanza dei genitori, poi aprì la porta e accese la luce. “Mamma, papà, non riesco a dormire da sola di là. Ho paura. Posso restare qui con voi? Nel lettone?”
-“Ma certo principessa- rispose Jason- prima, però, dimmi cosa te ne pare degli Styles?”
-“Niente male, sembrano ok per essere inglesi.”
-“Ok.”.- rispose Jason pensieroso, per poi scoppiare a ridere.
-“Perché ti fa tanto ridere?” – Chiese Miki, restando un po’ delusa.
-“Pensavo ti fossero piaciuti davvero molto e invece mi dici solo ..ok.”
-“Stiamo parlando di inglesi, papà.”
-“Ehi, ora non esageriamo, princess, anche io sono un po’ inglese.”
-“Ecco perché allora sei un po’ strano..Ho sonno babbo, buona notte”- disse Miki ironica per poi finire la frase con uno sbadiglio.
In realtà anche lei non vedeva l’ora di entrare nel mondo dei sogni.



Eccomi di nuovo. Questi primi capitoli servono più che altro a presentarvi i personaggi per il corpo della storia che sarà mooooolto più in là. Devo fare un grosso sforzo per mettermi dal punto di vista di due bambini e degli adulti e far parlare loro come tali. E' un po' uno stress AHAHAHAHAHAH Ci vuole tanta pazienza perchè non voglio darvi l' impressione di due pupattoli dotati di cervellone. La mia idea è quella di creare una sorta di passato di Harry e renderla più verosimile possibile. Infatti mi sono informata anche sui nomi dei familiari ecc.. LOL Sto male, ma andava fatto. Le cose o si fanno per bene o non si fanno u.u (Magari mi ripetessi questo ogni volta! AHAHAH). Ringrazio di cuore la ragazza che ha recensito. La mia prima recensione in assoluto :') Spero continuerà a seguire questa storia. Accetto critiche e pareri. Fatemi sapere! Choco_ vi abbraccia! (Anche se non so come).

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Capitolo 3
*** Her gaze ***


Her gaze





Due anni dopo..

Settembre. Estate finita e scuola che ricomincia. Si potrebbe dire che sia il mese più brutto dell’anno. Ed effettivamente è il mese più brutto dell’anno. Ma se a scuola rivedi i tuoi amici e quegli amici li vuoi rivedere tutti i giorni allora diventa anche ‘bello’ come ambiente. Ma non abbastanza bello da poter sostituire l’estate. L’estate è sinonimo di libertà. Il mare è sinonimo di libertà.
Quell’estate come la precedente Harry e Miki l’avevano trascorsa insieme in Italia. Insieme. Come sempre.
Erano inseparabili e lo si era capito sin dal loro primo incontro. Amici fuori e dentro la scuola. Amici soli contro gli altri ‘amici’ che non li avevano mai creduti tali. Tutti invidiosi del loro legame.
-“Miki, mi ascolti?”- Harry si rivolse all’amica che era immersa nei suoi pensieri. Erano in un viale situato al centro del tragitto casa-scuola scuola-casa.
-“Sì, Harry, ti ascolto.”- rispose la bambina un po’ infastidita dall’amico.
-“Non capisco sinceramente perché te la prendi tanto. Fanno sempre così, dovresti esserci abituata ormai!”
-“Io invece non capisco proprio perché a te non importa! Come fai a stare così.. così tranquillo. Non ti dà fastidio? – e l’amico fece un cenno di no col capo. –Nemmeno un pochino?” –chiese ancora speranzosa.
-“No, Miki, per niente. E smettila di essere sempre arrabbiata, proprio non ti sopporto quando fai così!”
-“Neanche io ti sopporto quando fai così!”
-“Vedi? Almeno su una cosa siamo d’accordo!”
-“Io proprio non riesco a sapere cosa hanno in testa quegli idioti. Ma come possono solo pensare che.?”- fece Miki e nel frattempo lasciò la mano dell’amico. Erano giunti all’entrata del parco e si stava dirigendo, di corsa, verso la sua panchina (anzi, la loro). Quella graziosa panchina nascosta dalla quercia. La panchina del loro primo incontro.
-“Ma secondo te perché lo fanno?” – chiese di colpo Harry che l’aveva raggiunta.
-“Non lo so. Fatto sta che sono insopportabili.”
-“Basta solo ignorarli.”
-“Sì, ma non la smetteranno mai.”
-“E io non smetterò mai di tenerti la mano mentre andiamo a scuola!” Queste parole fecero sorridere la bambina. – “Io e te fidanzati? Che idiozia! Ma ci vedi a sbaciucchiarci?”
-“No, mai. Bleah!”
-“Faccio proprio tanto schifo?”- le chiese Harry seriamente preoccupato.
-“Giusto un po’..”- e poi scoppiarono a ridere come due ottimi amici.
Miki guardò l’orologio. Erano in perfetto orario per tornare a casa. Quella al parco era una loro sosta quotidiana.
 
-“Domani niente scuola. Sono veramente felice!” –esclamò Harry allegro.
-“Se si tratta di saltare la scuola tu sei sempre felice..”
-“Stai zitta. Io non ci sono mai stato a Londra! Una sola volta.. ma ero così piccolo da non ricordare nulla. Mi sa proprio che stanotte non dormo!”
-“E invece vedi di dormire perché altrimenti sai che palle durante il viaggio se dormi?!” – Harry le sorrise.
-“Tuo padre è un grande.”
-“Lo dici solo perché ci porta a Londra!”
-“Lo dico perché lo penso.”
-“Non sei esonerato dai compiti, comunque. Ti toccherà farli tutti.”
-“Ma dai è un’ ingiustizia!”
-“No, Harry. Guarda che poi vengo a controllare. Se non li farai domani Londra.. la sogni solo questa notte!”
-“E va bene! A che ora ti vengo a chiamare per andare al parco oggi pomeriggio?”
-“Alle cinque!”
Erano giunti alle rispettive case, le quali erano praticamente incollate. Subito dopo pranzo Harry cominciò a fare i compiti, come promesso, e li finì tutti. Alle cinque andò a chiamare l’amica per giocare al parco. Il giorno seguente li attendeva una delle giornate più belle e intense della loro vita.
 
 
 
-“Allora,- esclamò Miki stanca- siamo stati ad Hyde Park, Trafalgar Square, al Madame Tussauds e abbiamo visto il Big Ben. Cos’altro dobbiamo fare più? Sono molto stanca!”
-“A me piacerebbe salire su quello!”- fece Harry indicando il London Eye.
-“Su quellooo?”- urlò Miki, incredula. –“No, no.. io non ci vengo!”
-“E invece a me sembra proprio un’ottima idea”- intervenne Jason. - “Andremo proprio lì!”
-“Chi sa quanta fila dovremmo fare!”
-“E dai Miki! Quando ci vieni più a Londra? Ti lamenti sempre.”
-“Principessa, ha ragione. Mi dispiace”
Miki guardò bieco sia Harry che il padre e poi,avvicinandosi al padre, gli diede un leggero schiaffo affettuoso sulla gamba, perché più in alto non arrivava.
-“Va bene, mi avete convinto.” E poi sorrise.


-“Da mozzare il fiato!” – esclamò Harry incredulo con la faccia spiaccicata al vetro. – “E’ valsa la pena aspettare quasi tre ore!” Poi si avvicinò all’amica e indicandogli il Big Ben –“Guarda là, guarda là! Quanto saremo in alto? E’ stupendo qui su!”
Miki non rispose, era troppo presa a guardare il paesaggio incantata. Harry spostò lo sguardo dal vetro e prese a guardare l’amica sorridendo, incantato dal suo volto felice e perso..
Jason lo trascinò pochi passi più indietro, facendolo ritornare alla realtà, poi si accovacciò all’altezza del bambino.
-“Cosa pensi, Harry, quando la vedi..così? Sii sincero, eh!” –gli fece con fare paterno, affettuoso e gli sorrise.
-“Penso che sia bella.” –riprese, incantato –“Ehm.. volevo dire carina, sì, perché è una mia amica e quindi non può essere altro che carina.” –si corresse accorgendosi di ciò che aveva detto quasi senza pensare.
-“Bella può bastare, Harry” – gli disse Jason sorridendo – “e lo sai perché è bella?”
-“Perché.. – ci pensò osservandola ancora- perché è Miki!”
-“Già.. perché è Miki. E sai lei cos’è?- gli disse guardandolo negli occhi. – “Lei è una principessa.”
-“Sì!” – rispose contento.
-“Per ora è solo la mia principessa..” – puntualizzò, sembrando quasi severo – “ un giorno non sarà solo la mia principessa..” – continuò a malincuore – “e per questo motivo devo assicurarmi che il presunto principe sia.. ok.” – finì e poi rise. Harry non rispose lo guardava concentrato.
-“Sai cosa si deve fare con una principessa?” – chiese Jason. Harry fece cenno di no col capo. –“Tu cosa faresti con una principessa?”
-“Se è proprio una bella principessa la bacerei o abbraccerei!” – rispose sincero il bimbo.
-“Abbracciare va più che bene.”- convenne Jason ironico. Poi riprese serio–“ Una principessa si deve amare, proteggere, far sorridere, sempre. Anche quando non ti va, anche quando sarai disperato, anche se pensi di aver perso ogni speranza. Per una principessa devi fare tutto quello che è possibile e farlo al meglio! Perché la principessa deve avere sempre quello sguardo di ammirazione verso il mondo. Deve vivere in una favola, sempre.” – Fece un cenno col capo indicando lo sguardo di Miki. –“Proprio come in questo momento.”
-“E come si fa?” – chiese Harry che era rimasto ad ascoltare Jason con molta attenzione.
-“Sii te stesso con lei, sempre.”
-“E funziona con tutte le principesse?”
-“Sì, con tutte! Ah, ovviamente questo è un segreto tra noi due. Non farti scappare niente con nessuno, nemmeno con lei.” – poi Jason si alzo da terra e si avvicinò al vetro, immerso nei suoi pensieri, fissando il panorama senza guardarlo realmente. Nel frattempo Harry si era avvicinato a Miki per osservare meglio il suo sguardo, imprimendolo nella sua memoria per sempre. Quello sguardo che, in seguito, gli avrebbe garantito la felicità.


-“Sei stata muta come un pesce tutto il tempo sulla ruota, non ti piaceva?” – chiese Harry a Miki.
-“Stai scherzando vero?! Il London Eye è.. indescrivibile!” –rispose dopo averci pensato un po’.
-“E non volevi fare nemmeno la fila!” – la canzonò.
-“Zitto, non me lo rinfacciare. Mi sono già dovuta ricredere..”
-“E dai non ti arrabbiare!”
-“Ma io con te non mi arrabbio mai, lo vuoi capire Harry?”
-“E perché?” – chiese sorpreso e curioso.
-“Non lo so, ma non ci riesco mai sul serio.” – poi rise, per cambiare discorso. –“Penso proprio che non dimenticherò mai questo giorno!”
-“Anche io!” – rispose entusiasta. E poi ripensò al discorso di Jason nella cabina sul London Eye.
-“Soprattutto sulla ruota, eh!”- riprese Miki contenta. –“E’ stato fantastico. Mi sembra di essere entrata in un altro mondo. Stare sopra tutti mi faceva vedere oltre.”
-“Perché questo è il tuo compito.” -le disse Harry. Miki lo guardò sorpresa.
-“Il mio compito? Non ti capisco.”
-“Beh.. sì.. perché tu sei una principessa. Il compito delle principesse è vedere oltre!” – fece imbarazzato cercando di non dirle nulla del ‘segreto’ col padre.
-“Bah, non ne sono tanto sicura.”
-“E secondo te qual è allora?”
-“Ci penso e poi un giorno te lo dico. Va bene?”
-“Ti aspetto.” Io ti aspetterò sempre, principessa.




Ecco questo è il terzo capitolo. Spero vi piaccia. Ho visto che ci sono abbastanza visualizzazioni alla storia ma nessuno lascia una recensione, nemmeno per dire che fa schifo! Vorrei sapere diversi pareri, non siate timidi. Ora sono di fretta. Devo fare la doccia per poi uscire *non ve ne frega AHAHAH* Un bacio, a presto!

Choco_
Lei è la mia Miki :D Personalmente quest'attrice mi piace un sacco. Per chi non lo sapesse è Annasophia Robb

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Capitolo 4
*** To stay ***


To stay




Tre anni dopo..

La tranquillità del mare nessuna musica riesce a trasmetterla. La forza del mare nessuna persona può impersonarla davvero. Il mare è completo e insostituibile.
Più di tre ore di viaggio per arrivare, come ogni estate, in Italia. Questa volta con i Roylost vi era una piccola sorpresa di nome Harry.

-“Beh allora che fai Harry scendi dall’auto si o no?” – chiese Miki al bambino.
-“Aspetta mi sono incastrato con la camicia nella cintura di sicurezza!” – disse facendo ridere Miki.
-“Dai che ti faccio vedere dove è la spiaggia e ti presento tutti i miei amici!”
La prima a comparire, come sempre, era la sua amica del cuore Giorgia. Si ritrovavano insieme ogni estate e si divertivano da matte.
-“Miki, mi sei mancata, non vedevo l’ora che arrivassi!”- esclamò per poi avvolgere l’amica in tenero abbraccio.
-“Anche tu! Ti voglio presentare il mio migliore amico”- disse Miki staccandosi dall’abbraccio e portando lo sguardo nella direzione di Harry. –“E’ inglese.. non sono riuscita a fargli imparare l’italiano nemmeno sotto tortura! E’ un po’ cretino, ma è buono, non fa male ad una mosca!”- continuò approfittando del fatto che Harry non capisse la lingua.
-“Harry lei è Giorgia, la mia amica del cuore.” –Harry si avvicinò e timido le sorrise.
-“Miki che fate stasera vieni a giocare con noi? Sono arrivati già tutti!”
-“Sì, di sicuro! A stasera, ora andiamo a disfare le valige! Vieni Harry.”




-“Allora ti piace l’Italia?” –chiese la bambina curiosa.
-“Sì, niente male. La spiaggia è molto bella!” –rispose l’amico, stanco.
-“Lo so, ero sicura che ti sarebbe piaciuta!”- riprese-“Stasera ti faccio conoscere altri miei amici. Sono molto simpatici.”
-“Ok!”
-“Qualcosa non va?” – gli chiese Miki preoccupata.
-“No, sono solo molto stanco, non sono abituato a fare un simile viaggio.”
-“Sì, ti capisco. Se vuoi puoi anche farti un pisolino. Lo sai che dormi in camera con me?”
-“Veramente?!”
-“Sì, però dobbiamo cercare di non ridere troppo e di non urlare per non farci sentire da mamma.. mi ha detto  che altrimenti ci divide!”
-“Capito! Non ti preoccupare saremo buoni!” – le disse contento e poi corse ad abbracciarla.



Tutte le estati di sera i ragazzi si ritrovavano in una sorta di parco a giocare insieme. Il loro gioco preferito era nascondino e giocavano a quello per ore intere.
Un gruppo di bambini tra gli otto e gli undici anni se ne stava vicino un grosso albero decidendo chi dovesse fare la conta.
-“E’ uscito il nuovo arrivato. Hey, bello, devi contare!” –disse un bambino moro con gli occhi scuri e dall’aria furba ad Harry.
-“Lascia stare Marco, non capisce l’italiano. Conto io al suo posto.” – gli propose Miki e poi spiegò la situazione all’amico inglese.
-“No, conto io al tuo posto Miki.” – intervenne un altro bambino. Era Riccardo. Un bambino molto alto per la sua età con gli occhi verdi, il quale aveva da sempre una cotta per Miki.
-“Propongo di rifare tutto da capo escludendo Harry.” – aggiunse saggiamente Giorgia.
Toccò a Lidia contare mentre tutti gli altri bambini corsero a nascondersi.

-“Uno.. due.. tre.. quattro.. cinque..” – Lidia cominciò a contare.
-“Harry! Vieni a nasconderti con me, conosco un posto introvabile!” – prese per la mano l’amico e cominciò a correre.
-“Dove mi stai portando?”
-“Shh.. zitto! Te lo spiego dopo, quando saremo arrivati.”

-“Marco che ci fai tu qui?” –chiese Miki al ragazzino che aveva pensato di nascondersi nello stesso posto.
-“A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea!” – le rispose sereno.
-“Già!”
-“Guarda bene, dietro quell’albero c’è Ric e dentro l’auto del padre c’è Monica.” -disse all’amica indicandogli i posti.
-“Lidia avrà da fare!”- disse lei e il bambino annuì.
-“Quanti anni ha Harry?”-le chiese.
-“Undici!” – rispose a bassissima voce. Non voleva che Lidia sbucasse da lì a poco.
-“Ah, è più grande di te di un anno, ma viene a scuola con te?”
-“Sì.. è anche il mio vicino di casa.”
-“Perché l’ hai portato qua?”- disse con una punta di gelosia.
-“E’ anche il mio migliore amico. Purtroppo in Inghilterra non è come qua. Non ho molti amici, anzi i miei amici sono quelli di Harry.” – gli disse triste. – “Mark, Mattew, Nick..” – cominciava ad elencarli mentre Harry si sforzava di capir qualcosa della conversazione.
-“Mark?!” – chiese Marco  curioso. –“Che buffo si chiama come me!”
-“Sì- Miki rise- e vi assomigliate molto!”
-“Facciamo così, qualche volta verrò io in Inghilterra a conoscere i tuoi amici, proprio come ha fatto Harry.”
-“Ti aspetto! Però, mi raccomando, almeno tu studialo l’inglese!” – guardò Harry e gli fece una linguaccia.




-“Hey, sei qui!” – fece Giorgia rivolgendosi all’amica che se ne stava nella sua camera a sciogliere, col pettine, i nodi dai capelli umidi. Miki la guardò e le sorrise. -“Ti serve qualcosa?”- le chiese.
-“No, avevo voglia di parlare un po’ con te. E’ la prima volta che quest’estate ti becco da sola. Sei qui da più di un mese ma non riusciamo più a parlare ‘da sole’ come prima.”
-“Ah, ti riferisci ad Harry?”
-“Sì, non me ne avevi mai parlato, però siete molto amici. Perché?”
-“Perché siamo molto amici ?!”
-“No, perché non me ne hai mai parlato?” – le disse seria.
 -“Non ce n’è mai stata occasione.. Giò!” – la guardò e la vide triste. –“Te la sei presa per caso?”
-“No no, Miki. Mi chiedevo… Ti piace?!”
Miki colta in imbarazzo abbassò lo sguardo e subito riprese ad asciugare i capelli accendendo il phon.
-“Quindi è un sì, ti piace?” – urlò, allegra, più forte in modo da superare il fastidioso rumore del phon.
-“No, ma che dici! Come ti viene in mente? Ma ti pare che mi piace un ragazzo? Sono troppo piccola! E poi perché dovrebbe piacermi il mio migliore amico! È assurdo!” – smentì Miki parlando velocemente.
-“Ecco, allora meglio così Miki.. perché ho una cotta per Harry!” –Miki strabuzzò gli occhi, non potendo credere a ciò che aveva sentito. Alla sua migliore amica piaceva il suo migliore amico.
-“Ma come fa a piacerti? Non lo conosci nemmeno!”
-“E che importa, è carino!” – rispose Giorgia con semplicità.
-“Carino? Pff.. ma l’hai visto bene?! Occhi da trota, capelli non identificati, gli manca un dente!”
-“Quante sciocchezze! E’ carino invece.. ha due occhi verdi e molto grandi! Che mi importa che ora non ha un dente? Gli crescerà!”
-“E’ più grande di te.” – rispose Miki severa.
-“Di un anno! Capirai..”
-“Non riuscite a dirvi nemmeno ciao.. Non parlate mai!”
-“Quante storie Miki! Come si vede che non ti sei mai innamorata!”
A quel punto Harry entrò nella camera. Sorpreso della presenza di Giorgia guardò Miki e poi di nuovo lei e infine le sorrise, non sapendo che dire.
-“Miki, mi serve l’asciugacapelli, hai fatto?”
-“Sì, tieni Harry. Vieni Giò!” Porse l’oggetto all’amico, prese per mano la bambina e scese giù.


-“Si può sapere che ti prende Miki?”
-“Che mi prende? A me? Cosa prende a te! Non ti capisco più..”
-“Guarda che può capitare di essere innamorate..” –disse delusa dal comportamento dell’amica.
-“Lo so, ma tu sei completamente impazzita!”
-“Io non so come fai tu a vivere con lui e non essere innamorata..”
-“Può capitare..” – disse Miki, fingendo di pensarci.
-“Ma dorme in camera tua?”
-“Sì..” – le rispose annoiata.
-“ODDIO! Organizza un pigiama party. IMMEDIATAMENTE! Possiamo invitare Marco, Ric
 e Lidia..” –disse euforica.
-“Non a casa mia, sai com’è mamma..”
-“Vedo se posso farlo a casa mia. Ti faccio sapere. A dopo Miki.” Si alzò dalla panca, diede un bacio a Miki e si diresse verso casa sua.




-“Miki, è imbarazzante fare un pigiama party con persone che non conosci bene. Deve essere una cosa.. ‘intima’ ” – disse Harry all’amica.
-“Lo so, non dirlo a me. Io li conosco da una vita e sono in imbarazzo. Ma Giorgia ha insistito tanto. Non potevo rifiutare..”
-“Poi Marco mi sta antipatico.” – disse sincero.
-“Perché?”
-“Ti sta sempre appiccicato.. ci prova con te!”
-“Per favore!” – esclamò ridendo.
-“E la verità. E ho scoperto anche che Ric ha una cotta per te da anni.”
-“Sì lo so.. per questo non passo mai tempo con lui, è imbarazzante!”
-“Non mi stanno simpatici.” – e guardo Miki triste, con l’aria da cucciolo bastonato.
-“Anche Giorgia mi sta antipatica ultimamente. E’ mia amica le voglio bene, ma ti gira sempre intorno.”
Harry rise. –“Secondo me è quella che vuole fare amicizia con me più degli altri. I maschi non mi sopportano, proprio come io non sopporto loro!”
-“Sì, sarà sicuramente per questo motivo..” – celiò.





Due mesi dopo..
Un fresco pomeriggio di tarda estate Miki se ne stava sola sul suo scoglio preferito ad osservare il mare che si infrangeva su di esso. Tanti pensieri le volavano per la testa. Era venuta nel suo posto preferito perché voleva che il mare le desse una spiegazione a ciò che le stava capitando. Era triste. Triste perché l’estate non era andata come aveva immaginato. Osservava il mare azzurro cercando qualcosa in esso.
All’improvviso avvertì una presenza vicino a lei, si girò, aspettando di non trovare nessuno ma vedendo Harry che si inginocchiava per poi sedersi accanto a lei. All’inizio nessuno dei due parlava. Entrambi fissavano un punto indefinito di fronte a loro, poi Harry le disse calmo -“Ti ho cercata dappertutto, saranno più di due ore..”
-“Come mi hai trovato?”- chiese lei. Lui fece spallucce e poi le rispose. –“Che importa?! Alla fine ti troverò sempre.” – disse e distese le gambe trovando una posizione molto più comoda. –“Bello questo posto, come mai non lo conoscevo?”
-“E’ il mio luogo preferito. È segreto. Nessuno riesce ad arrampicarsi per paura di cadere.”
-“E tu non hai paura?”
-“No, c’è il mare.”
Silenzio. Si sentiva solo il rumore delle onde sugli scogli.
-“Tu non hai avuto paura?” – gli chiese lei, tenendo sempre lo sguardo verso il mare.
-“No, c’eri tu.”
Di nuovo silenzio.
-“Perché mi lasci solo con quella pazza della tua amica?”
-“Credevo non ti dispiacesse..” – gli disse, triste.
-“Sei egoista. Ecco cosa sei!” – le disse in tono di rimprovero ma mantenendo la calma.
-“Lo so.”
-“A me non interessa stare con lei. Io voglio stare con te. Che sia qui o in Inghilterra. Con te non ho paura, non mi sento solo. Perché non lo capisci?!”
Miki si voltò di scatto e notò che lui la stava guardando. Puntò gli occhi nei suoi e una lacrima scese dal suo viso per poi aggiungersi al mare.
-“Sono una stupida.” – Harry allungò un braccio, le avvolse le spalle e la spinse contro il suo petto per poi stringerla in abbraccio. Le sussurrò nell’orecchio -“Non mi interessa. Non mi interessa se tu sei egoista o stupida. Tu sei Miki. Principessa, io sono sempre con te. Voglio stare con te.”
-“Harry, non lasciarmi mai. Mai.. ti prego, non esisto senza te.”
La principessa non esiste senza il principe o il re.


Scusate per questo capitolo pietoso. Posterò a settembre perché, finalmente, andrò in vacanza! *-*
Non voglio spifferarvi tutto come mio solito ma questi capitoli mi servono per quelli dopo, quindi sono tutti di passaggio e allo stesso tempo importanti in sé. Come vedete all’ inizio della storia Harry e Miki avevano cinque e sei anni.. ora *magicamente* dieci e undici. In soli quattro capitoli! Come crescono in fretta questi due ragazzi :’) Nei prossimi capitoli saranno già adolescenti! ç.ç
*CHIUDI QUELLA BOCCACCIA!*

Che dire.. attendo qualche recensione. Voglio solo sapere cosa ne pensate! Ho un sacco di visualizzazioni ma nessuno mi dice la sua >.< Adesso vado a preparare le altre cose. Buone vacanze anche a voi e mi dispiace per questo cappy di shit. -.-‘ Choco_

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