Cuori di pece

di DeltAmb3r
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Nero come il suo cuore ***
Capitolo 2: *** Nuove arrivate ***
Capitolo 3: *** Un incontro casuale... o forse no ***
Capitolo 4: *** Giornata da brivido ***
Capitolo 5: *** Duello tra anime oscure ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Tra le mura del Castello ***
Capitolo 8: *** Notte e Ricordi ***
Capitolo 9: *** Gli incubi nella penombra ***
Capitolo 10: *** Il guardiano della notte ***
Capitolo 11: *** Accadono cose strane ***
Capitolo 12: *** Sorpresa ***
Capitolo 13: *** Forze oscure ***
Capitolo 14: *** Spiegazioni ***



Capitolo 1
*** Prologo - Nero come il suo cuore ***


Prologo - Nero come il suo cuore
 
 



Ormai aveva dimenticato tutto. La sua missione ad Heartland, gli ordini del suo comandante, la sua migliore amica, ma aveva dimenticato soprattutto una persona in particolare…
Lui, la stessa persona che aveva battuto per onore, e con cui aveva duellato affianco. Neanche il suo nome e la sua flebile figura da spettro che a lei piaceva molto riusciva a ricordarsi. I suoi ricordi divennero un flebile rumore di grida che le accarezzava la testa. I suoi capelli neri le sfioravano il volto. Urlava, ma non sapeva nemmeno il perché. Rinchiusa dentro una specie di tubo di vetro riempito d'acqua nera, collegata da fili e macchine che le recuperavano, passo per passo le sue memorie per poi modificarle in seguito.
Dopo la tortura estrema, e un trattamento impossibile da tollerare, le sue memorie mostravano solo lei, mentre proseguiva con faccende orribili: prima di conoscere la sua copia buona e gentile, e prima di arrivare sulla terra, così lei era. Un’assassina senza tregua e senza pietà con affianco solo la lama di metallo che usava per le sue vittime.
Un solo ricordo rimase: due occhi, occhi simili, occhi che la capivano; uno dorato, con espressione dolce nei suoi confronti, e l’altro nero come la pece, come il suo cuore di pietra.







-Allora? Sei pronta per questa missione?- chiese la ragazza al suo fianco -Trovare il nostro bersaglio sarà difficile.-
-Nulla mi spaventa, siamo gia in missione! Dovresti saperlo che io ci tengo!-
-Scusami sorella cara.- rispose, facendole l'occhiolino e la linguaccia, lei sorrise.
-Ok, si parte per Heartland City!- gridò entusiasta come non mai, pronta a tutto per compiere il suo dovere
 .






Ok, questo è il prologo di una lunghissima storia. Voglio solo ringraziare le persone che mi seguiranno in questa avventura da "Its' paranormal!" grazie anche a molte persone che gia mi seguono con altre storie in questo fandom, grazie a tutti ^^

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Capitolo 2
*** Nuove arrivate ***


Capitolo 1 – Nuove arrivate
 
 
 
 -Vai Utopia! Attacco diretto!- urlò Yuma entusiasta, mentre il mostro numero eseguì l’ordine, e attaccò il ragazzo che controllava la carta numero. Si sentì l’urlo straziato della figura mentre cadeva a terra, sconfitto. I life points dell’avversario si azzerarono con una velocità immane, mentre apparve la solita scritta che annunciava il vincitore. Intanto il numero originale staccò dal petto del ragazzo la carta numero che lo stava controllando.
-Evvai! Un altro numero è nelle nostre mani!- esclamò il blu. Astral annuì calmo come sempre, preso a osservare un punto fisso del cielo e le nuvole che si spostavano nel cielo in assoluta lentezza. Sembrava felice, nel vedere uno spettacolo così. Si fermò a fissarlo, mentre Yuma festeggiava con i suoi amici che si congratulavano con lui per la vittoria.
-Stai bene?- Chiese Yuma al ragazzo, lui annuì e lo ringraziò per averlo liberato dalla carta numero. Yuma invece lo ringraziò per il bellissimo duello che aveva fatto con lui. Erano tutti felici, anche Astral si sentiva di ottimo umore, anche se lo rimase per poco. Intanto altre due persone stavano guardando, Astral se ne accorse solo dopo. Erano rimaste a guardare dall’inizio alla fine del duello, sorridendo. Erano due ragazze. Una sorrideva gentilmente, l’altra maliziosamente, come se stesse nascondendo qualcosa in modo sospettoso. Era come se lo vedessero chiaramente, i loro occhi puntavano fissi su di lui. Impossibile, o forse no?
Si sentiva costantemente osservato da quelle due. In quello stesso momento avvertì strane presenze di elevata potenza, erano immense, delle forze che mai aveva sentito o petrcepito nel corso del suo soggiorno sulla terra.
-Davvero un bel duello, vero?- chiese la prima all’altra.
-Già. Quel ragazzo è in gamba per la sua età.-
-Anche tu te ne sei accorta?- domandò, assumendo una faccia seria.
-Da quando siamo arrivate.-
-Sarà meglio andarcene, prima che si accorga della nostra presenza…-
-Giusto. Andiamo, dobbiamo continuare la nostra missione.-
-Giusto. Se non la portiamo a termine, saremo davvero nei guai.-
 
 
-Cosa ti succede Astral?- il riflettere dello spettro azzurro venne stravolto dalla domanda del suo amico -C’è qualcosa che non va?-
Il numero scosse la testa -No, nulla. Mi sento solo osservato da quelle due ragazze laggiù.- disse, e indicò le due figure -Le conosci?-.
-No, non le ho mai viste.- rispose, poi cominciò a guardarle con sospetto. Le ragazze, immediatamente si tolsero dalla ringhiera scura dove si erano appoggiate,
e lentamente si allontanarono verso l’angolo. Yuma cominciò a correre verso di loro, prima che queste svanissero, seguito da Astral.
-Yuma! Dove vai?!?!?- Urlò Tori verso il ragazzo che correva.
-Non preoccuparti! Torno subito!-
Le due camminavano lentamente, ma non sembrava nemmeno che stessero camminando, sembrava che stessero fluttuando a no più di qualche centimetro da terra.
-Aspettate! Voglio solo parlarvi!- urlò Yuma, vedendo le due che svoltavano verso l’ angolo. A tutta fretta, corse verso l’angolo cercando di raggiungerle, ma quando raggiunse la sua destinazione le due erano svanite, non c’erano più.
-Sono sparite. Ma com’è possibile?- si chiese Astral.
-Erano delle ragazze davvero strane, non trovi?-
Il numero annuì -Ho avvertito una strana presenza quando si sono allontanate. Erano avvolte da strane aure…-
-Strane aure?- ripeté il ragazzo.  Il numero originale lo fissò intensamente. I due calarono nel silenzio più assoluto. Il giorno dopo, Yuma e tutti i suoi amici si ritrovarono tutti a scuola. Tori e Bronk chiedevano ancora spiegazioni sul comportamento di Yuma del giorno scorso, infatti Yuma non raccontò proprio nulla delle due figure dello scorso duello. Astral rifletteva dentro la chiave dell’imperatore. Non sapeva neanche spiegarsi quelle due aure: ma il peggio era che percepiva ancora quelle strane presenze.
-Non sono molto convinto della cosa…- parlò lo spirito, si sentiva costantemente osservato, ma la cosa peggiore è che era familiare una sensazione del genere.
-Quelle ragazze…di sicuro nascondevano qualcosa. Le loro aure erano a dir poco potenti. Possibile che possano avere delle carte numero?-domandò tra sé. Come aveva percepito lui stesso, qualcuno lo stava osservando. Era osservato da due occhi maliziosi, proprio come quelli di una delle ragazze del giorno prima, l’unica differenza è che erano simili ai suoi, ma uno degli occhi era di colore nero come le profondità del buio. Astral non si era ancora reso conto della persona che lo osservava, nascosto tra gli ingranaggi della struttura. Ancora prima di svanire, lanciò un sorriso, anch’esso malizioso.
 
 
Il giorno dopo, a scuola…
-Ma sei sicura che dovremo travestirci così per passare inosservate?-
-Ma andiamo! Un’uniforme non ha mai ucciso nessuno!-
-Si, lo so, ma non mi sento a mio agio vestita così…-
-Sai una cosa? Nemmeno io, però dobbiamo farlo!-
-Uff! E va bene! Ma non lo faccio per te!-
-A chi vuoi darla a bere? So benissimo che mi vuoi bene.-
-No! Non è vero!-
-Si invece!-
-Pensala come vuoi!-
 
 
-Ragazzi! Un po’ di silenzio per favore!- esclamò il professore di matematica appena entrato in classe. Quest’ultima smise di scatenare il caos. Yuma intanto, guardava fuori dalla finestra, ripensando ancora alle due ragazze del giorno prima. Astral pensava alla stessa cosa, da quando le aveva scorse, ha provato una forte sensazione, e da allora non è riuscito a toglierselo dalla testa.
-Oggi vi presento due nuove studentesse venute a studiare in questa classe. Si sono trasferite da poco,quindi trattatele come al riguardo.-
Tutti rabbrividirono. In sottofondo, si notavano alcuni piccoli bisbigli.
-Saranno persone famose?- chiese uno studente al suo compagno di banco.
-Chissà che aspetto hanno, te lo immagini?- chiese un altro studente.
-Ragazzi, per favore basta con le domande.- intervenne il professore. Con un gesto della mano, invitò le figure ad entrare. Queste ultime entrarono dalla porta. Yuma e Astral rimasero di sasso dallo stupore quando guardò le ragazze appena entrate dalla porta.
-Loro sono due gemelle appassionate di duel monster. Come ho detto si sono trasferite da poco e sono orfane. Vi presento la prima: Ailè Kusakane!-
La ragazza appena nominata aveva uno sguardo dolce, i suoi occhi blu sembravano zaffiri che risplendevano, i suoi capelli erano corti e bluastri, arrivando più al colore del cobalto, essi erano raccolti in una frontiera gialla. Infine come indumenti, aveva solo la divisa della scuola di colore rosa, (che… diciamo stona un po’ con il colore dei capelli ^^”) e la cartellina.
-Buongiorno. Io mi chiamo Ailè Kusakane. Sono felice di essere la vostra compagna di classe.- disse la ragazza con una voce angelica.
-Adesso vi presento sua sorella gemella: Ailira Kusakane!- esclamò il professore.
La ragazza affianco, anche se somigliante di aspetto, era piuttosto diversa dalla sorella. I suoi capelli erano di un colore nero pece, non si schiarivano molto alla luce del sole come quelli della sorella, ma come quest’ ultima, anch’essa portava una frontiera di colore rosso scuro. I suoi occhi erano diversi dalla sorella. Erano rossi, e molto più accattivanti di due occhi normali. Gli indumenti invece erano gli stessi: la divisa della scuola (e come la sorella il colore dell’uniforme stonava con quello dei suoi capelli) e la cartella.
-Buongiorno. Sono Ailira Kusakane. Anch’io sono molto felice di conoscervi.- disse, riuscendo a trattenere una smorfia. Astral capì subito che mentiva. A pensarci bene l’espressione che aveva la ragazza sul viso gli era familiare.
"Assomiglia particolarmente a Black Mist." Pensò.
Yuma era rimasto con il fiato mozzato, non aveva neanche voglia di parlare.
-Bene! Adesso che ci siamo presentate, per favore, andate a sedervi al nuovo banco.- disse il professore indicando il banco.
-Certamente.- risposero in coro andando a sedersi subito al banco. Yuma si sorprese.
“Ieri non c’era quindi si saranno iscritte dopo la scuola.” Pensò fissandole. Astral fece la stessa cosa. Provava ancora quella strana aura provenire dalle due ragazze.
Era chiaro: Doveva per forza parlare con le due. Già, ma come?
 
 
 
 
 
 
*Angolino autrice e cast*
Amber: Buongiorno e buona sera (dipende da che ora state leggendo ^^). Per chi non mi conoscesse io sono Ambersuperfun03, ma chiamatemi solamente Amber per favore. 

Ailè: Salve, come va? Sono l’alter ego buono di Amber. Ailè! *faccia felice*
Amber: C’era proprio il bisogno di dirlo?
Ailira: E salve gente! Io sono l’alter ego cattivo di Amber! L’unica e la sola Ailira! *sale in un palco da rock band e da inizio ad una sfrenata musica con la chitarra elettrica*

Amber:*la butta giù dal palco* non darti tante arie cocca!!!!
Astral: Incominciamo bene -.-“
Amber:
Allora. Per cominciare mi scuso per lo pseudo-capitolo, ma la mia vena dell'ispirazione è fuori uso, (che ci posso fare TT_TT) e visto che nel primo angolino non abbiamo mai abbastanza tempo, vi lasceremo solo con il titolo del prossimo capitolo
Ailè: Il titolo “Un incontro casuale… o forse no” non mancate mi raccomando!
Amber:Ciao e buona lettura! ^^ 

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Capitolo 3
*** Un incontro casuale... o forse no ***


Capitolo 2 – Un incontro casuale... o forse no



Erano passati soltanto due giorni da quando arrivarono due ragazze nuove, la tensione di Yuma era alle stelle. Non era ancora riuscito a parlare con loro . Nel giorno precedente, dopo la scuola, di loro non trovò neanche l’ombra. Ne avrebbe parlato più avanti nei giorni a venire.
Era una giornata piuttosto tranquilla. A quell’ora c’era il docente di Matematica.
-Ailira, potresti venire a alla lavagna per favore?-
-Certo.- rispose la nera. Il professore l’aveva chiamata alla lavagna digitale per risolvere un complicato problema di geometria. La sorella sembrava soddisfatta, mentre le altre ragazze provavano già invidia nei loro confronti, tutte tranne Tori e Chaty; in fondo non si giudicano le apparenze.
-Fatto!- esultò la ragazza alla lavagna, aveva risolto il problema anche se per lei sembrava una bazzecola. Il professore sembrava soddisfatto.
-Ben fatto Ailira, ora puoi anche sederti.-
-Certamente professore.- rispose allegramente, anche se si capiva dallo sguardo che si annoiava a morte. Yuma non ci fece caso e guardava il ciondolo che aveva al collo. Astral era rientrato nella chiave dell’imperatore, ancora più confuso di prima su cosa stesse succedendo, osservando i grandi caratteri dei numeri sulla grande parete dorata, ormai mancava poco per riacquistare la memoria e non voleva che qualcosa andasse minimamente storto.
Intanto Kite era in volo su HeartLand city accompagnato da Orbital. Dalle prime luci dell’alba rimase nei cieli per molto tempo ad osservare gli abitanti della città, era sicuro di una cosa; dall’ ultimo carnevale di duelli le cose si sarebbero complicate.
Il suo pensiero venne distorto da alcuni rumori venire verso il basso, infatti in un vicolo si era attirata una folla di persone che avevano degli sguardi perplessi. Curioso da ciò che stava vedendo, scese per andare a controllare cosa stesse succedendo.
-Lasciatemi passare.- disse, rivolto ai presenti. Subito loro si ritrassero e lo fecero passare. Kite si fermò, a guardare ciò che stava accadendo.
-Ma… che diamine è quello?- si disse il cacciatore di numeri, seriamente perplesso, non sapendo nemmeno cosa stesse guardando.
La scuola, intanto era appena finita, e Yuma passeggiava con i suoi amici, non molto contento della giornata (beh, non lo biasimo :p).
-Dai Yuma! Che ti succede? Oggi sembri strano.- parlò Bronk tendendogli una mano sopra la spalla -Sei preoccupato per qualcosa?-
Yuma rise -Da cosa lo hai capito?-
-Lo abbiamo capito tutti noi che sei preoccupato.- intervenne Tori -Qualcosa non va? A noi puoi dircelo.-
-No, davvero, non è niente. Domani mi passerà, vedrete- rispose il ragazzo allontanandosi -È meglio che io vada a casa, a presto!- e detto questo li salutò e corse con tutta fretta verso la strada.
-Ma… Yuma…- cercò di fermarlo la verde, ma invano, il ragazzo era già lontano.
L’unica cosa che voleva fare era solo un duello per sollevarsi il morale. In quel momento apparve Astral.
-Yuma, senti…- venne interrotto dal ragazzo.
-Vorresti seguire quelle ragazze vero? Lo sai che non si può! E non far i venire in mente l’idea di farlo!- gli disse contro, rallentando la corsa.
-Yuma, sei un maleducato.- gli rispose lui tranquillo -Questa è un’emergenza!-
Adesso sembrava preoccupato. Yuma si fermò.
-Astral… si può sapere cosa succede?-
-Una carta numero… manca all’appello…-
-Cosa?!?- Yuma sobbalzò. Adesso anche lui era preoccupato -E me lo dici adesso!?!?!- Astral lo guardò storto.
-Ah, scusami…- disse, grattandosi il capo -E allora? Quale manca? Le abbiamo battute tutte una volta, ci riusciremo di nuovo!-
Lo spirito azzurro borbottò qualcosa che nemmeno Yuma riuscì a capire.
-Che hai detto? Non ho capito.-
-Manca il numero 96, manca Black Mist.- rispose, non riuscendo a trattenere un gemito. Yuma si mise una mano sulla fronte. Quel numero gli aveva fatto soffrire le pene dell’inferno, come poteva dimenticarselo. Per non parlare di Astral!
I loro pensieri vennero interrotti da un rumore, dal Duel Gayzer proveniva il suono di una chiamata. Era Kite.
-Pronto Yuma, mi senti?- lo chiamò il cacciatore di numeri.
-Si, forte e chiaro Kite. Qualcosa non va?-
-Sono nell’ottantaduesimo distretto al centro commerciale, e… penso dovresti venire a vedere cosa succede…-
-Ok, arrivo subito.- rispose, e chiuse la chiamata. -Perfetto! Abbiamo: due ragazze dall’aria sospetta, un numero che manca all’appello e ora qualcos’altro di strano. Scommetti  tutto quello che ho che è opera di numero 96.-
-Non lo so, ma dobbiamo andare a vedere.-          
Non poterono nemmeno immaginare quanto si sbagliavano.
 
 
Intanto…
-Allora… come ti è sembrato il nostro primo giorno di scuola?- chiese Ailè a sua sorella.
-Beh, è andato tutto liscio, e nessuno ci ha scoperte, ma preferisco tornare a casa piuttosto!- rispose indignata.
-Dai, non arrabbiarti.-
Le nuove ragazze trasferite nella città di HeartLand erano in strada verso casa e chiacchieravano della giornata trascorsa, sembravano felici. O quantomeno lo sarebbero state. Anche se erano da poco in città, era come se ne conoscessero ogni angolo. In quel momento vi era il tramonto. Le luci dei lampioni erano accesi e per le vie non c’era ancora nessuno. La strada che percorrevano però, portava fuori dai territori della città, in un luogo buio e freddo.
-Cambiamo discorso. Dici che Kei sarà contento di rivederci?- chiese la sorella più calma -Saranno passati ben quattro anni, insomma… tutto quel tempo senza di noi…-
-Non c’è bisogno che me lo ricordi, anche se non c’entra nulla con tutto questo sarei felice di rincontrarlo.-
-La tua scorza dura da combattente è sempre la stessa, mai una volta che io ti veda senza!-
-Che ci puoi fare! Non sono io quella che decido!- urlò contro alla sorella, ma dopo qualche secondo scoppiarono entrambe a ridere.
In quello stesso momento stavano svoltando verso l’angolo, e subito dopo… le due ragazze urtarono e caddero a terra.
Ailè si grattò la testa, e si precipitò verso la sorella.
-Ailira, ti sei fatta male?-
-No…- rispose  -Ma voglio proprio vedere chi è il cretino che…- non finì la frase che guardò di fronte a lei la figura che le aveva urtate. Non era proprio un essere umano, ma lo sembrava. Un ragazzo abbastanza alto, con gli arti flebili, tutto il corpo era nero e tatuato da simboli colorati di un verde acqua scuro. Anche i suoi capelli erano neri e due simboli rossi gli coprivano mezza faccia. La cosa che più colpiva, erano i suoi occhi. L’occhio sinistro era sfumato di un colore dorato, mentre quello destro, era diverso. Nero come tutto il resto del corpo. Lui stesso emanava un’aura scura.
Lo strano essere era a terra e si grattava la testa, guardando le due ragazze che si alzavano.
-Stai bene?- chiese la blu, porgendogli una mano -Ti aiuto ad alzarti.-
L’altro rifiutò la mano e si alzò da terra da solo. Cominciò a fluttuare come solo lui e Astral potevano fare
-Insomma!- urlò -State più attente la prossima volta! Chi vi ha dato l’autorizzazione di farmi cadere!?!?-
La ragazza piegò la testa -Ci dispiace…- fu la sua risposta. Ad un certo punto il numero si bloccò. Cominciò a squadrare la ragazza blu da capo a piedi. Ailira lo guardò storto ma continuò a stare zitta. Ad un certo punto il ragazzo prese la mano di Ailè.
-Ehi!- squittì la ragazza, cercando di liberarsi. Alla sorella questo non piacque molto. In quel momento solo a prima vista lo avrebbe ammazzato.
-Ma guarda tu queste due ragazze tutte sole…- parlò il numero -Visto che dovreste sdebitarmi con me, avrei un lavoretto da fare per voi…- strinse la mano. Ailè non riusciva a non stare ferma. In quel momento qualcosa strinse il polso al ragazzo.
-Adesso basta!- strillò la nera -Lasciala subito oppure te ne pentirai!-
A quell’ordine, il numero lasciò andare la ragazza.
-Ma che caratterino la tipa!- disse compiaciuto, guardò la ragazza che aveva di fronte, poi l’altra.
-Siete esattamente identiche… la cosa mi stupisce. Mi sembri più forte rispetto a lei. Allora perché non lasci perdere questa incapace per aiutarmi a combattere contro i miei nemici?- 
-Non so chi tu sia e non lo voglio sapere! So solo che non si offendono le persone!- rispose Ailira.
Il numero assunse un’aria contenta -Scusa, non mi sono ancora presentato. Il mio nome è numero 96 Nebbia Oscura. Ma voi potete chiamarmi Black Mist.-
-Non ci interessa chi sei. Noi vogliamo solo andare a casa.- rispose Ailè, prendendo la mano della sorella e incamminandosi verso la strada. Si ritrovò il numero davanti.
-Perché andarsene adesso?- disse sadicamente -Parliamone no? Sarete molto utili per il mio piano di vendetta.-
-Ora basta… VATTENE!!!!- e prima che Black Mist potesse rispondere, qualcosa lo colpì alla faccia. In pochi secondi il numero si ritrovò con un livido violaceo sulla guancia. Si toccò il viso. Adesso sentiva qualcosa. Un’aura scura che cresceva a dismisura. Puntava tutto su Ailira l’aura aumentò a livelli smisurati, il ragazzo si concentrò sugli occhi. Erano come quelli di un serpente, ma a differenza i suoi erano rossi come il sangue. Il numero deglutì, non solo per la forte aura che percepiva, ma anche per il modo in cui lei lo guardava.
-Andiamocene.- disse infine la nera, riprendendo il cammino.
-Certo…- rispose l’altra, voltandosi prima sul numero che aveva cambiato sguardo.
-Mi dispiace, lei è sempre così.- disse, rivolta alla figura nera, camminando -Ciao…- si voltò e riprese il cammino verso la strada che conduceva al fuori città. Black Mist si toccò il viso in cui la ragazza l’aveva colpita. Faceva ancora male. Nessuno si era permesso di farlo, eppure, lei si. Era confuso e allo stesso tempo spaventato, voleva seguirle, ma non ci riusciva. Non riusciva a muoversi, guardando la coltre di nebbia che aveva inghiottito l’intera strada.
 
 
 
 
 
 
 
Amber: Ehi, salve gente!
Ailè: Ciao a tutti!
Amber: Si, lo so che come capitolo non è un granché, ma mi sto rompendo l’anima in questi ultimi giorni con un libro, e domani per me comincia pure la scuola.
Ailira: Quindi, la nostra pseudo-autrice avrà dei problemi con la storia.
Amber: Ma non preoccupatevi, farò del mio meglio per continuare questa fan fic.
Black Mist: *Con la borsa del ghiaccio in mano* Ailira mi  hai fatto male lo sai?
Ailè: Ben ti stà! *sbuffa*
Amber: Spero che mi venga in mente qualcosa per il prossimo capitolo… a proposito devo darvi delle piccole note sulla storia.
Ailira: Ma questo non si chiama spoiler?
Amber: Si, infatti. Allora: Dato che la storia è ambientata “Dopo” e non prima del Word Duel Carnival, ci sarà anche l’invasione Bariana.
Tutti: Come?!?
Amber: E non solo quella, ci sarà anche un’altra invasione. Con questo è tutto.
Ailira: Un’altra invasione? Da parte di chi?
Amber: Finiamola con gli spoiler.
Ailira: Ok……
Amber: Prima di andare voglio solo dirvi che le dediche dei capitoli verranno a fine storia, assieme agli errori sul set.
Ailè: Addirittura gli errori sul set?
Amber: Prossimo capitolo “Giornata da brivido” vi aspettiamo.
Tutti: Ciao e alla prossima!


 

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Capitolo 4
*** Giornata da brivido ***


Capitolo 3 – Giornata da brivido 


Yuma correva a perdifiato seguito a ruota dal suo amico Astral che fluttuava perplesso. Pensava a cosa avrebbe visto appena raggiunta la destinazione, se anche Kite era preoccupato per la situazione, doveva essere davvero urgente. Il ragazzo aveva quasi raggiunto l’ottantaduesimo distretto, mentre intravedeva una folla di curiosi che guardavano verso un unico punto, Yuma si fermò di scatto e cominciò a divincolarsi per creare un passaggio attraverso la gente, chiedendo loro di lasciarlo passare. Finalmente intravide il ragazzo biondo che guardava nella stessa direzione. Assieme a lui vi erano degli uomini vestiti in uniforme che pregavano le persone di stare lontani.
-Ehi Kite! Eccomi, sono qui!- gli urlò Yuma appena lo vide, il cacciatore di numeri si voltò con aria preoccupata.
-Ah, Yuma finalmente. Ti stavo aspettando.- rispose lui.
-Scusami, ma quando mi hai chiamato io ero a scuola e ho corso come un matto per arrivare fino a qui.- si giustificò, grattandosi la testa.
-Capisco…-
-Allora, cosa dovrei vedere?-
Il ragazzo si girò e indicò oltre. Yuma rimase di sasso nel vedere che proprio a pochi metri di distanza vi era un portale gigantesco di colore nero, sfumato di un violaceo scuro che si schiariva ad ogni movimento, quei portali Yuma li aveva già visti, ma mai di così grandi. Astral rimase a guardare il portale, era davvero enorme! Ma davvero non riusciva a  capire il perché della sua apparizione.
-Che diamine  ci fa un portale qui?- chiese esterrefatto Yuma.
-Non si sa. Testimoni dicono che è apparso durante la notte.- rispose il cacciatore di numeri -Il problema è questo: in quale mondo porta?-
-Non penso portino nel mondo Astrale.- confermò lo spirito blu, Yuma riferì la risposta a Kite.
-Non ho mai visto portali del genere, a parte quelli del mondo Astrale, tanto meno quello Bariano…-
-Allora… adesso cosa facciamo?- Si chiese il ragazzo, grattandosi la testa. In quel momento accadde l’inevitabile. Qualcosa stava uscendo lentamente dal portale, i ragazzi e i presenti furono attenti a guardare la scena. Una sfera luminosa di un colore bluastro, aveva appena varcato il portale e fluttuava a pochi metri al di sopra della folla, dopodiché a gran velocità si librò in aria, fino a diventare un minuscolo puntino azzurro ed esplodere come due fuochi d’artificio. Delle piccole meteore cominciarono a cadere in città da tutte le parti. Il portale, subito dopo si chiuse, lasciando tutti con l'amaro in bocca. Kite, ordinò agli uomini in uniforme di allontanare i cittadini.
-Circolare, non c’è più nulla da vedere.- ordinarono loro di andarsene, le persone si allontanarono, anche se un po’ deluse. Astral rimase a guardare le meteore che cadevano, ma avvertì una strana sensazione, guardò ancora sopra di lui, aveva l’impressione che una di quelle piccole scintille color zaffiro stesse cadendo proprio nella loro direzione, proprio dritto sopra il suo amico.
-Yuma attento! Guarda sopra di te!- gridò lo spirito blu, in un attimo, Yuma si accorse che almeno una di quelle meteore azzurre stava piombando dritto su di lui. Rimase fisso a guardarla mentre si avvicinava ancora di più. Il ragazzo tese la mano per prendere la piccola scintilla, in un attimo si ritrovò in mano quella che sembrava una carta nera, ma sopra non vi era scritto nulla, nessuna figura, né nulla, solamente una piccola “X” grigia la ricopriva interamente.
-Ma… cosa significa?-
-Non lo so…- rispose Astral. Kite osservò bene la carta, ma non ci trovò nulla di strano. Astral tese la mano, cercando di toccarla, ma appena si avvicinò una scintilla rossastra gli colpì le dita e lo costrinse ad allontanarsi di qualche centimetro.
-Che strano.- disse lui. Yuma che aveva visto la scena rimase perplesso. Il biondo invece osservava una di quelle piccole “carte” che cadeva, notò poi qualcosa che lo fece parecchio insospettire, quella stessa carta cadde in mano a un tipo avvolto in un lunghissimo mantello nero che si trovava in bilico sulla trave, esattamente su un edificio in costruzione. Il volto era coperto da un cappuccio, ma si potevano notare perfettamente che delle ciocche di capelli bianchi gli scendevano dal volto, e una sciarpa rossa che scendeva lentamente dall’indumento nero.
-Ehi, tu!- gli urlò il cacciatore di numeri, attirando l’attenzione del ragazzo. Questo si voltò verso la voce che lo aveva chiamato e poi squadrò il ragazzo accanto a lui che guardava nella stessa direzione, un’altra persona poté notare accanto a loro, osservò anche Astral, questo poi si accorse che quella figura riusciva a vederlo. Notò anche di più, da sotto a quel cappuccio l’essere astrale riuscì a vedere quasi il suo volto, dal suo viso già si notava che il ragazzo non aveva cattive intenzioni, l’occhio sinistro era di un colore verde acqua scuro, mentre l’altro era coperto da una ciocca di capelli che scendeva dal suo cappuccio. In una parte del suo mantello qualcosa color oro che luccicava.
Il ragazzo assunse un’aria sorpresa, prima di buttarsi giù dalla trave per poi cadere nel vuoto. Yuma corse subito verso di lui, seguito da Astral e da Kite, e nel punto esatto dove doveva esserci il corpo senza vita di quella figura, adesso vi era una strana ombra scura che fluttuava per poi appoggiare delicatamente i piedi al suolo. Il ragazzo cominciò a correre dopo aver toccato la strada con la punta della scarpa, il cacciatore di numeri dopo aver chiamato Orbital, prese il volo e diede il via all’inseguimento della figura che crcava in tutti i modi di seminarlo. Era molto veloce, tanto che nemmeno Kite riusciva a stargli dietro seppur volando.
-Non mi sfuggirai!- urlò, piombando addosso al ragazzo in fuga, i due si ritrovarono a terra, e Kite bloccò il ragazzo al suolo.
-Lasciami andare!- urlò la figura misteriosa.
-Dimmi chi sei e perché stavi scappando?!?-
-Non sono affari tuoi!- rispose. Il biondo era al culmine della sua pazienza.
-Se non vuoi parlare con le buone allora sarò costretto a consegnarti alle autorità locali. Ti aspetterà un lungo interrogatorio.-
-E io ti ho detto che non sono affari tuoi!- e detto questo, il ragazzo lo prese a calci sul petto, tanto da mandare il cacciatore di numeri dall’altro lato della strada.
-Oh no, capo!- Orbital si precipitò subito. Kite lo respinse con uno sguardo che lo spaventò. Il biondo si rimise in piedi da solo.
 -Allora non ho altra scelta… mi vedo costretto a sfidarti a duello!- e detto questo, Kite lanciò una specie di laccio di colore rosso che si legò al polso del ragazzo. Questo arretrò di qualche passo.
-Se vinci ti lascerò andare. Ma se perdi verrai con me.- parlò infine Kite.
-Va bene. Accetto la sfida. Sistemeremo la cosa con un duello…- il cacciatore di numeri si insospettì ancora di più. Quel tipo sembrava sicuro di vincere.
"Che giornataccia" pensò seccato, ma non volle dire nulla ad alta voce.
 
 
Intanto, in un vicolo disabitato della città di HeartLand, Black Mist fluttuava apparentemente senza meta, attraverso la coltre di nebbia fittissima dove erano sparite le due ragazze. Provava un dolore immenso al viso. Tutta colpa di quella tipa strana che aveva incontrato le ore passate. Avrebbe giurato e spergiurato che gliel’avrebbe fatta pagare a quella li! (Ailira: No, basta! Finitela di insultarmi! Amber: Ok… scusa ^^”) Anche se il numero non aveva la minima idea di dove fossero accidenti! Cominciò a sentirsi i brividi addosso, non era affatto normale, almeno per lui. Sul suo viso vi era ancora un segno violaceo, si toccò nuovamente il volto, sperando che almeno si fosse alleviato, ma avvertì soltanto dolore. Ancora. Ma non riusciva a capire perché. Quell’aura, non era di questo mondo. Solo ripensandoci deglutì. Scosse la testa confuso come non mai.
-Ahhhh!?!? Perché non riesco più a togliermela dalla testa?!?!?- urlò -Perché adesso quella ragazza nella mia mente rimane solo un chiodo fisso?!?- si ripeté -Ogni volta che cerco di dimenticare, i pensieri diventano sempre più chiari. Perché? Che cosa diavolo mi sta succedendo?!?-
Una goccia d’acqua gli cadde sulla guancia. Alzò gli occhi. Il cielo, da un lungo tramonto sfumato di rosso, era scuro e nuvoloso. Altre piccole gocce cominciarono a cadere. Si ritrovò completamente bagnato, e doveva trovare un riparo al più presto. Percepì qualcosa subito dopo. Qualcosa lo stava chiamando. Una flebile voce pronunciava il suo nome.
un altro vicolo della strada. Sentì un lugubre brivido percorrergli la schiena, percepì di nuovo un’aura oscura, tanto da fargli venire i brividi. Si girò per il viale e vide due ragazze e un gatto bianco, entrambe erano girate di spalle davanti a quella che sembrava una vecchia dimora abbandonata. Era abbastanza mal ridotta. Le finestre, i balconi, persino i fiori nei vasi si erano rovinati. Chissà da quanto tempo nessuno vi entrava.
-Potevano darci di meglio…- parlò Ailè, la ragazza dai capelli color zaffiro -Dovremmo rimetterla a posto da capo a piede…- la sorella si ritrovò ad annuire.
-Per ora non pensiamoci. Dai, entriamo, magari dentro qualcosa di utile ci sarà.- rispose lei, il gatto bianco di fianco a loro sbadigliò e poi fece un piccolo miagolino.
-Scusa, mi dispiace, ma finché siamo sotto copertura sarai costretto a rimanere così.- rispose Ailè al micio bianco, come se avesse capito parola per parola. Il piccolo abbassò la testa, e subito dopo le saltò in spalla. Aprirono il cancello del giardino, e vi entrarono. Il osservò attentamente la scena in disparte, e gli venne un dubbio. Assieme alle due presenze riuscì a individuare una terza presenza molto familiare. Una carta. Un numero, un mostro numero molto potente accompagnato dalle altre due forze spiritiche. Doveva assolutamente sconfiggerle, almeno così avrebbe contato su un alleato in più per la sua vendetta contro il numero originale. Gliel’avrebbe fatta pagare per averlo rinchiuso tanto tempo nel sigillo, legato da quelle orribili e strette catene. Non se lo sarebbe mai dimenticato.
-Astral andrà in malora per quello che mi ha fatto. Lui e tutti quelli che gli sono accanto in questo momento.- ringhiò, ricordandosi i momenti passati -Ma prima approfittiamo di quest’occasione. Cosa sarà mai rubare un numero da due ragazzine incapaci?- rifletté, sorridendo sadicamente. Fluttuò verso il portone per poi sentire di nuovo quella voce. Si rigirò di continuo, cercando di capire da dove provenisse. Una lieve risatina divertita echeggiò in lontananza.
-Ti stai prendendo gioco di me?!?- urlò seccato -Insomma, chi sei e che cosa vuoi da me?!?-
Un’altra risatina divertita si fece sentire. Improvvisamente Black Mist venne spinto a terra da chi o cosa si divertisse a guardarlo in ridicolo. Il cielo, già abbastanza coperto da grossi nuvoloni si oscurò ancora di più. A quell’ora doveva ancora esserci il tramonto coperto da colori vivaci, come l’azzurro l’arancione… Invece, vi era un cielo scuro. Il numero guardò l’ora su uno dei tanti orologi che si trovavano sui lampioni. Erano le sette e un quarto, nonostante il cielo fosse già buio e violaceo. Arrivò il peggio. Delle ombre scure provenienti da tutte le parti avanzavano nella sua direzione. 96, alla vista di quelle creature, cominciò a indietreggiare strisciando sul terreno. Sempre di più, fino ad arrivare alla fine, sbatté le spalle contro la porta dell’edificio. Diede un ultimo sguardo a quelle ombre a pochi metri da lui prima di ritrovarsi a terra. Il portone si era aperto, e qualcuno lo stava trascinando nella dimora. Ancora più sorpreso, Black Mist sussultò nel vedere la ragazza dai capelli corvini e dagli occhi cremisi trascinarlo verso l’interno dell’edificio.
-Ailè chiudi subito la porta!- gridò lei mentre la sorella chiuse la porta in fretta e furia, per poi avvicinarsi al vetro della finestra con assoluta calma. Accanto a lei, vi era ancora quel gatto bianco. Aveva occhi diversi. Uno, quello destro, sfumato di un grigio chiaro e il destro era color oro. Un’altra differenza sugli occhi era che quello dorato era coperto da una cicatrice rossa che gli scendeva di lungo (insomma, quasi come quella di IV).
Il piccolo micio, alla vista di Black Mist si avvicinò con cautela. Il numero cercò di mandarlo via, ma nulla.
-Ok… se ne sono andati.- lei riferì la notizia alla sorella.
-Ma che diavolo erano?!?- le interruppe 96, nascondendo le emozioni di curiosità e terrore con un atteggiamento preoccupato.
-Nulla che ti interessi.- rispose la ragazza alla finestra.
-Allora, mostro numero…- Ailira ruppe il silenzio -Vogliamo cominciare?!?- domandò piuttosto seccata.
-Cominciare cosa?- rifece la domanda, non capendo di cosa stesse parlando.
-Il duello. Per la carta numero.-
Lui sobbalzò -Ma… come fai a saperlo?!?-
-Conosco molte cose che tu non conosci. Ho capito fin dall’inizio i tuoi piani, e io ti ho anticipato. Se vuoi il numero in mio possesso devi sfidarmi a duello.-
Ailè guardò la sorella con aria interrogativa, poi sospirò. Il gatto strusciò il muso contro la sua gamba per poi salirle in braccio.
-Sarà uno spettacolo divertente da vedere… vero Kiruko?-
Il gatto rispose con un miagolio piacevole per poi trascinarsi le zampe sopra la cicatrice.
-Se vinco io, te lo cederò. Ma se perderai, diventerai la mia carta numero. D’accordo?-
-D’accordo. Accetto.- rispose con calma. Condusse i due sfidanti ad una porta. Dietro vi era nascosto un intero campo fatto apposta per duellare. Entrambi si sistemarono velocemente nella propria postazione. Erano ansiosi di combattere. Dalle finestre vi scendevano alcune goccioline. Stava piovendo. Ancora.
-Siete pronti?- chiese Ailè agli interessati -Cominciate il duello!- urlò poi ad alta voce. Un lampo e poi un tuono finirono la frase assieme a lei, creando una certa tensione e un’atmosfera da brivido.

 
 
 
 
 
 
Amber: Ciao a tutti!
Ailè: Heylà, bentornati!
Black Mist: Finalmente siamo arrivati al punto -.-“
Amber: O.o, ma sono passati solo due capitoli!
Ailira: Lo stimolo di duellare ci ha dato alla testa…
Amber: Ok… mi scuso in anticipo per eventualissimi errori nella grammatica, ma in questi ultimi giorni sono stata parecchio con il cervello in panne, e mi dispiace anche per aver fatto fare a Black Mist una figura da Indie Horror, ma non sapevo più cosa inventarmi.
Xana: E poi… ci va sempre di mezzo una certa persona >.<
Amber: E poi c’è lo studio… T^T *piange* stramaledetti compiti del cavolo!
Ailè: In pratica stavo quasi per uccidere una certa persona…
Ailira: Idem u.u
Amber: Continuando… per il prossimo capitolo dovrete aspettare ancora per un po’, ma mi darò da fare per questo.
Astral: Cerchiamo però di sbrigarci. Avremo una certa fretta.
Amber: Giusto, allora vi lascio con il titolo del prossimo capitolo “Duello tra anime oscure”, mi riscuso con voi lettori e ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno questa storia fino alla fine.
Black Mist: Ma almeno un po’ di buon senso ce ,’hai?
Amber: T^T per favore, non ricominciare tu, con Vector, Nash e Chi capita capita…
Tutti: Ciao e alla prossima!
Ambersuperfun03 (e Company)

 

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Capitolo 5
*** Duello tra anime oscure ***


Capitolo 4 – Duello tra anime oscure
 
 
 
-Cominciate il duello!-
Nel salone dello strano edificio la tensione tra i due era alle stelle. Black Mist accettò la sfida che gli propose Ailira. Presto divenne ansioso di mettere le mani su quel mostro numero che avvertì con quelle due ragazze. L’altra invece avrebbe fatto di tutto pur di vincere e di sventare i suoi piani.
-Combattiamo!- Cominciarono il duello come due accaniti rivali.
Black Mist = 4000/Ailira = 4000.
Ailè intanto si sedette su una delle sedie che vi erano nel salone con il gatto in braccio a osservare la durata del duello. Quell’esserino bianco e morbido pareva persino interessato allo spettacolo a cui la ragazza stava partecipando.
-Dato che io sono la padrona di casa e tu un ospite…- cominciò Ailira -Ti cedo il primo turno.-
-Bene.- rispose il numero sorridendo sadicamente -Ti pentirai però della tua scelta. Pesco dal deck! Evoco: Malicevorous Spoon in posizione d’attacco.- dal terreno si formò improvvisamente un fosso e ne uscì quello che sembrava un cavaliere/mostro di piccola taglia armato di una lancia a forma di cucchiaio -Poi evoco Malicevorous Knife dalla mia mano al cimitero.- dallo stesso fosso sbucò un mostro identico al primo, tranne per il fatto che la lancia era costituita da un coltello -Infine evoco specialmente, sempre dalla mia mano al cimitero Malicevorous Fork.- E dallo stesso fosso che si era allargato di qualche metro uscì un ultimo mostro armato di lancia a forma di forchetta. (Vi prego non mi uccidete! Sono andata a rivedermi le puntate
101 e 102 apposta!)
La corvina non riuscì a trattenere una piccola risata -Pensi di sconfiggermi con un deck che sembra uscito da una rivista di posate da soggiorno?-
L’altro fece una smorfia abbastanza seccata -Uno. Non sottovalutarmi. Due. Ma che razza di duellante buona a nulla sei? Non ti sei accorta che ho tre mostri dello stesso livello?-
La ragazza si schiarì la gola:- Certo che me ne sono  accorta. Aspetto solo te, numero.- rispose, posando le carte in mano in un preciso ordine.
96 si sentì ancora più seccato. Era già sul punto di implodere ancora prima dell’inizio -A questo punto non mi rimane altro da fare che sovrapporre tutti i mostri sul terreno di livello due! Ora posso costruire la rete di sovrapposizione!- i tre mostri si trasformarono in sfere violacee, unendosi in una spirale di scintille -Evocazione Xyz!- Un esplosione sfumata di un colore leggermente rossastro finirono con il creare una bolla abnorme di colore nero, circondata dalle tre sfere. -Adesso mando sul terreno una copia di me stesso…- la strana bolla si mosse, iniziò a barcollare finché da esso non ne uscirono due lunghe e esili braccia coperte da una spessa armatura e con lunghi artigli. Ne uscirono poi le gambe, formate da parti di armatura spessa e di una sostanza nera. Una lunga coda massiccia e sottile. Al centro si formarono due fiamme intense, dove vi era quella che sembrava una mascella con denti affilati. Infine in cima alla creatura comparse il fatidico numero violaceo -…Dalle profondità più oscure della pece, vi presento numero 96 Nebbia Oscura!-
Occhi discreti continuarono a fissarlo dalla sua prima apparizione.
è dunque lui numero 96 nebbia oscura…”pensò la ragazza, poi squadrò il mostro appena entrato nel terreno da gioco -Beh, per essere un mostro numero all’apparenza sembra abbastanza potente, voglio proprio vedere a cosa arriverai a questo punto.-
Black Mist sbuffò -Io SONO potente! Non osare criticarmi! Credi davvero di vincere, visto che non hai nemmeno un mostro sul terreno? Dunque posiziono una carta coperta e termino il turno.-  sul terreno comparse la carta.
Ailira sorrise ironica -Io non credo, io sono sicura di vincere sciocco. Ora è il mio turno, pesco dal deck. Evoco: spirito ombra in posizione di difesa.- sul terreno si formò un fuoco fatuo di un colore bluastro con due paia di occhietti gialli. Un mostro di 700 punti di difesa e di livello tre -Attivo subito il suo effetto. Quando questo mostro è in posizione di difesa, posso evocare un altro mostro ombra dalla mia mano che sia di livello quattro o inferiore. Evoco: ragazza d’ombra.- sul posto si materializzò la figura di una ragazza con i capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi verdi, vestita di tutto punto con abiti neri. In mano portava un libro marrone e nell’altra aveva uno scettro.
Due mostri di livello tre.” pensò 96 “Evoca il tuo mostro numero e fa’ la finita!
L’latra sorrise  -Infine sovrappongo entrambi i mostri, tutti di livello tre, posso costruire la rete i sovrapposizione! Evocazione Xyz!- Dapprima i due mostri si trasformarono in sfere luminose color oro e rosso, intrecciandosi fino a formare una spirale, si concluse subito dopo con un esplosione e con la comparsa di una figura sul terreno, circondata da sfere verdastre. Al centro del campo ne uscì un tipo armato di due sciabole. Un essere coperto da un’armatura rossa e nera aspettava la prima mossa -Ecco a voi Cavaliere Oro nero!-
Black Mist ringhiò -Senti un po’, mi stai prendendo in giro? Oppure leggi nel pensiero? È impossibile che tu anticipi ogni mia mossa!-
-Per adesso metto due carte coperte e termino il mio turno. Ti risponderò alla fine del duello. In pratica adesso tocca a te.-
-Non hai il coraggio di sferrarmi un attacco?-
-Voglio solo essere sicura che tu non faccia brutti scherzi.-
-Va bene, allora pesco dal deck! Tanto per cominciare attivo direttamente dalla mia mano la carta magia Corruzione forzata! Questa carta mi permette di posizionare il tuo mostro dalla posizione di attacco a quella di difesa e perderne altrettanti punti.- il mostro circondato da un’aura rossa, si inginocchiò e i 2400 punti di difesa scesero a 900 -e ora prendo due piccioni con una fava, contenta?-
-Distruggere il mio mostro con 100 punti? Voglio proprio vedere…- rispose Ailira.
96 assunse un’aria divertita -Ma prima di questo voglio assicurarmi la vittoria. Attivo la carta magia Energia sommata! Per il rango del mio mostro questo aumenta di 500 punti. Dato che il rango di Nebbia Oscura è due…- il numero nel terreno aumentò di attacco circondato da un alone scuro.
-Questo vale a dire che  punti d’attacco aumentano di 1100!- rispose lei.
-Esatto! E ora Nebbia Oscura, attacca Cavaliere Oro nero!- il numero allungò subito  i suoi artigli, fino a formare un paio di fruste gigantesche e sferrarle al cavaliere in ginocchio.
Ailira si precipitò subito a contrattaccare -Attivo immediatamente la carta trappola Protezione di combutta! Quando l’avversario sferra un attacco a un mio mostro, questa carta impedisce che questo venga distrutto una volta per turno, il prezzo da pagare però è che i miei life points vengono dimezzati di 800 ma ne vale la pena.- una scia di fumo rosso tranciò la ragazza e la scaraventò a terra.
Black Mist = 4000/Ailira = 3200.
Il sorrisetto divertito della ragazza si trasformò in una smorfia di dolore, ma si rialzò in piedi, scrollandosi la polvere dalla divisa scolastica che aveva indosso. Black Mist rise di gusto, ma smise subito per un forte dolore al petto. Era come se fosse intrappolato in una morsa, ma non riusciva a spiegarsi il motivo. Forse era legato a quella ragazza. Posò le mani alla testa. Era piuttosto confuso.
-Ailira, stai bene?- chiese la blu all’altra.
-Si… sto bene, più o meno…- rispose rialzandosi di scatto. Notò poi la reazione del numero e chese cosa non andasse.
-…posiziono una carta coperta e termino il mio turno…- Black Mist rimase impassabile. Non riusciva a sopportare qualcosa, ma cosa?
-Se va tutto bene possiamo continuare, 96…- la rassicurò la sfidante. Lui annuì senza dire una parola.
-È il mio turno. Pesco! Tanto per cominciare attivo direttamente dalla mia mano la carta magia: signore della sofferenza. Mi permette di abbassare i tuoi life points allo stesso valore dei miei.- una scia violacea lo travolse.
Black Mist = 3200/Ailira = 3200.
-Inoltre posiziono Cavaliere Oro nero dalla difesa all’attacco e ne attivo l’effetto. Utilizzando un’unità sovrapposta una volta per turno blocca gli effetti delle tue carte magie e trappole coperte e scoperte sul suo terreno.- una delle due unità sovrapposte color verde acqua si trasformò in una lunghissima catena che avvolse la carta coperta -Adesso ogni tua strategia di usare le carte contro di me è caput!-
Black Mist ringhiò -Tutto qui quello che sai fare? Ad ogni modo ti comunico che io ho sul terreno un numero, mentre tu hai solo un mostro Xyz, e conosci la regola del “solo un numero può sconfiggere un altro numero”? Continua a duellare se vuoi sperare di vincere!- urlò, stringendo le mani in un pugno.
Ailira sorrise, come se sapesse già la conclusione di tutto -Aspetta a cantar vittoria. Si, conosco quella regola. Tutti i tasselli sono al loro posto. Vincerò io il duello.-
 96 scoppiò a ridere -E come pensi di fare eh? Mi piacerebbe proprio saperlo…- riprese controllo -È arrivato il momento della tua fine! Pesco dal deck! Evoco specialmente dal cimitero Malicevorous Knife in posizione di attacco! A questo punto attivo direttamente dalla mia mano la carta magia Peso del incuranza! Così facendo i punti d’attacco del mostro che ho appena evocato vengono triplicati!- da un altro fosso uscì lo stesso mostro di prima, solo che avvolto da un’ombra rossastra.
-Da 600 punti passa a 1800? E allora? Mi sembra ancora troppo debole per attaccare.-
Numero 96 rise di gusto -Ora attivo un altro effetto della mia carta magia. Quando sul terreno ho un altro mostro che possiede meno punti d’attacco, il mostro sotto effetto della magia passa l’attacco a quell’altro, quindi Malicevorous Knife passa i suoi punti a Nebbia Oscura!- L’alone del mostro con la lancia venne immediatamente trasportata al numero -Ora Nebbia Oscura! Attaccala direttamente!- con un rapido gesto in mostro numero lanciò le sue lunghissime fruste contro Ailira, ma prima che questa venisse catapultata alla parete della sala riuscì ad attivare una carta magia che impedì all’avversario di distruggere il suo mostro Xyz.
Black Mist = 3200/Ailira = 300.
-Ailira!- la sorella saltò giù dalla sedia dopo averla vista al muro. Il gatto si ritrovò a terra.
-… non mi hai ancora sconfitto…- Ailira si rialzò senza fatica. Voltò lo sguardo verso Black Mist. Si insospettì nel vedere numero 96 posarsi i palmi delle mani sul petto e passare dal riso a una smorfia di dolore. Urlò straziato apparentemente senza motivo
-Cos’hai numero 96?-
-Riprendiamo il duello… non mi interessa il dolore…-
-Ma…-
-A questo punto dato che il potere speciale di Cavaliere Oro nero è terminato, le mie carte coperte sul terreno tornano agibili.- la catena legata alla carta  si smaterializzò di colpo.
-Insomma, perché ti ostini a farti del male!? Se la causa del tuo dolore è qualcosa collegata a me, io smetto subito se vuoi…-
Black Mist non riusciva a non guardare quegli occhi cremisi che la ragazza teneva incollati addosso a lui -Il… il mio compito è impossessarmi del numero originale. Devo compiere la mia vendetta su Astral. Non ho tempo per pensare a queste stupidaggini... non mi interessa di nulla se non di questo.-
Lei assunse uno sguardo serio -… Allora non mi lasci altra scelta… devo finire quello che ho cominciato…- Black Mist non riuscì a rimanere impassabile. Un alone oscuro avvolse la ragazza. Deglutì piuttosto spaventato. Non era mai successo che lui avesse paura. Prima quelle ombre, adesso la ragazza. Rimase impietrito nel guardarla -Non ho intenzione di usare il mio asso nella manica per te, ma ho qualcos’altro con cui sconfiggerti. Ho tenuto questa sorpresina per la fine! Attivo subito la carta trappola Metamorfosi Omega! Grazie a questa carta posso rendere inoffensivo un mostro Xyz in ogni metodo possibile.-
-Come sarebbe a dire?!?- esclamò l’avversario.
-Ecco… sarebbe a dire che il tuo mostro perde i punti d’attacco e di difesa, gli effetti, le unità sovrapposte, tutto. Quindi è come se Nebbia Oscura fosse un normalissimo mostro come tanti altri. In questo caso la regola dei numeri non è più valida.- la carta sul terreno formò uno spirito scuro che pietrificò lentamente Nebbia Oscura.
-Infine attivo dalla mia mano la carta magia: energia sovrapposta! Mando al cimitero l’ultima unità sovrapposta di Oro nero per aumentare i suoi punti d’attacco di 2000, e se non sbaglio, arrivo a un totale di 3700 punti d’attacco!- il cavaliere tirò dalle due fodere le sciabole, pronto per l’attacco.
-Visto che non ho avuto l’occasione di attaccarti con il mio mostro lo farò adesso. Preparati alla fine! Cavaliere Oro nero, attacca Nebbia oscura con Ombra furente!-
Subito dopo l’ordine, il guerriero lanciò una serie di colpi con le sciabole, fino a tranciarlo in due. Una gigantesca esplosione fece sobbalzare numero 96, che si ritrovò a terra.
Black Mist = 0/Ailira = WIN.
Apparve il cartellone digitale dal lato di Ailira con la sua stessa immagine.  Ailè si alzò di scatto con il gatto in spalla ad applaudire la vittoria della sorella.
-Complimenti Ailira. Sei stata grandiosa!- esclamò lei. Ailira si incamminò verso l’altra figura e lo incitò ad alzarsi porgendogli una mano.
-Mi hai battuto… non è la prima volta che succede, ma nessuno ci era mai riuscito senza usare nessun mostro numero… sei molto abile…- straziato, si lasciò comandare dalle sue emozioni. Non riuscì a non pronunciare quelle parole. Alzò il capo per poi vedere la ragazza con sguardo serio e elice allo stesso tempo.
-Visto che ho dato la mia parola, diventerò la tua carta numero…- continuò, rialzandosi da terra. Avvertì un certo tremore nel sentire le sue mani afferrargli il palmo con delicatezza.
-Non è obbligatorio imprigionarsi nella carta. Puoi stare qui se vuoi. La libertà è di tutti, non solo nostra. In qualità di tua nuova master ti cedo la libertà come il numero originale, d’accordo?-
-Co-come…?- domandò esterrefatto -Ma… io non posso rimanere qui…-
-Perché non dovresti?-
-Perché sono scappato proprio dal numero originale, lui di sicuro mi sta cercando, e quando mi troverà, mi imprigionerà di nuovo…-
-E io glielo impedirò. A patto che tu non tradisca a mia fiducia.-
Balzò. Come? Ora aveva fiducia in lui? No, di sicuro doveva essere un tranello. Avrebbe scommesso persino i suoi poteri che: appena avrebbe incontrato Astral, lo avrebbe consegnato senza fare storie. Si rassegnò e nascose le emozioni con un atteggiamento da strafottente -Dici che la merito un’altra chance?- chiese infine a braccia conserte.
-Tutti hanno diritto ad un’altra chance, Black Mist. Ora seguimi.- lei gli fece cenno di venire. Lui lo fece subito
-Allora…- Ailè sospirò, ormai rimasta sola -Cercherò da sola, con il tuo aiuto… - sbuffò seccata appoggiando gli occhi zaffiri sul micio bianco che mugolò contento.
 
 
Intanto…
Due figure avevano appena terminato il duello. Il cacciatore di numeri non riusciva più a muoversi. L’altra figura incappucciata gli si avvicinò, lo prese per il braccio e lo appoggiò alle braccia robotiche di Orbital, laciando Yuma e Astral increduli.
-Portatelo via di qui e al suo risveglio ditegli che né lui, né voi dovete impicciarsi in cose che non riguardano a nessuno.-
-S…si, certo…- rispose lui.
Yuma rassicurò il robot, dicendogli che sarebbe tornato a casa a piedi. Intanto lui aprì le sue grandi ali e volando via, lasciandoli sotto la pioggia. Il ragazzo stava per andarsene, quando Yuma lo fermò.
-Puoi dirmi soltanto se ci rincontreremo?-
-Questo lo deciderà solo il destino.- Si allontanò sempre di più, per poi creare un portale come quello che un tempo usava gli Arclight -Arrivederci… Yuma Tsukumo.- disse per poi sparire all’interno. Astral si posò una mano sulla fronte, perplesso. Aveva ancora un ultimo problema che sfiorò la sua mente per un solo secondo. Numero 96. Doveva assolutamente trovarlo prima che quest’ultimo combinasse qualche guaio. Ma, caspita, non poteva minimamente immaginare quanto si sbagliava…
Non poteva mancare qualcuno nascosto nella penombra che rimase ad osservare tutta la scena, per poi sorridere malignamente. Una risatina lieve, ma allo stesso tempo agghiacciante.
-Vedrai che tra non molto la tua ora giungerà. Tu, i tuoi amici e tutto il tuo stupido mondo, infine mi occuperò anche della traditrice…-

 
 
 
 
 
 
Amber: Salve a tutti e bentornati lettori che seguono ancora la mia pazza e assurda storia!
Ailira: Ma anche no! u.u
Amber: Se ve ne siete accorti di tanti errori di grammatica non venite a fucilarmi solo per questo (Vi scongiuroooooo T^T), e inoltre mi scuso anche per…
Ailè: Per aver raccontato il duello una vera schifezza?
Amber: Non ricominciare, lo sai che i duelli non so raccontarli nel modo giusto…
Black Mist: Nel modo giusto?!?!? Ma guarda che mi tocca sentire  -.-“
Amber: E finiamola! Lo so, non c’è il bisogno di offendere, ho capito! Azz… >.< comunque arriviamo al dunque. Nei prossimi capitoli “cercherò” di rendere le cose un po’ più interessanti. Quindi, se volete nelle recensioni potete darmi consigli di ogni tipo…
Ailè: Che permettano alla nostra autrice di formulare qualche ideuzza sulla trama perché in questi giorni sta’ girando a vuoto ^^
Amber: Perché devi sempre interrompermi? -.-“
Vector: Quando arriviamo al sodo con noi? Vorrei incontrare una vecchia conoscenza di vita passata. *sorriso sadico*
Ailira: Stai lontano da me pazzo!
Amber: Arriverai a tempo debito, o almeno finché non sistemo le cose con Astral e 96.
Questi ultimi: *Si guardano in cagnesco*
Amber: Penso di aver finito, quindi vi lascio con il titolo del prossimo capitolo “Scoperte” e con qualche piccolo spoiler: Yuma e Astral riescono finalmente parlare con le gemelle, ma non avranno una bella sorpresa nel vedere chi c’è con loro, verrà scoperta una parte dell’identità del ragazzo misterioso che ha battuto Kite. Per ora non posso dirvi altro.
Tutti: Ciao e alla prossima!
Ambersuperfun03

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Capitolo 6
*** Scoperte ***


Capitolo 5 – Scoperte

 


Tori era in cammino verso la scuola. Girava e rigirava la cartella scolastica tra le sue mani per la troppa preoccupazione. Temeva che presto sarebbe successo qualcosa di brutto viste le circostanze del giorno precedente. Dal primo istante vide le meteore blu che caddero dal celo. Perché poi doveva accadere tutto questo? Perché proprio ai suoi amici più cari? Doveva andare avanti fino alla fine, in fondo anche Astral, Shark e Kite erano suoi amici. I suoi pensieri vennero distorti da un rumore che echeggiò in lontananza.
-No accidenti, sarò in ritardo se non mi sbrigo!- esclamò correndo per non perdere tempo. In lontananza dalla scuola vide masse di ragazzi con divise dai colori diversi entrare nell’edificio. Continuò a correre ancora più veloce nonostante fosse già stanca. Al grido acuto e gioioso di un bambino, ella si fermò.
Vicino la scuola vi era un piccolo giardino dove i bambini giocherellavano ogni tanto. Vicino le altalene vide qualcuno che conosceva bene. Il piccolo Hart, fratello minore di Kite che giocava contento. Quest’ultimo si trovava seduto sulla panchina del parco a osservarlo giocare con un altro ragazzino che spingeva l’altalena. Aveva qualche graffio che gli copriva il volto, ma nonostante questo era tutto a posto. La ragazza sorrise, poi si voltò ricordando che era in ritardo per le lezioni e continuò a correre verso l’edificio.
-Aspetta! Adesso tocca a me spingere!- esclamò Hart, scendendo dall’altalena e salutando il fratello con la mano. Lui ricambiò. Finalmente poteva vederlo sereno e divertito. Per Kite rivedere il fratellino di nuovo felice come un tempo lo faceva sentire a suo agio. Aveva persino trovato un amico. Un bambino della stessa età e stessa altezza del fratello. I suoi occhi erano di un colore azzurro e i suoi capelli erano scuri con delle ciocche rosse che gli scendevano dal lato della testa. Egli era vestito con una maglietta bianca e un pantalone nero con una cintura rossa.  Ad un certo punto quest’ultimo si allontanò, salutando Hart con la mano. Il bambino dai capelli azzurrini corse verso il fratello.
-Fratellone, possiamo venire di nuovo qui questo pomeriggio.-
-Per giocare ancora un altro po’ con il tuo amico? Certo che si.- gli rispose, posando una mano sulla sua testa e scompigliargli i capelli.
-Siiii! Grazie mille Kite!- il bambino urlò di gioia nel sentire le sue parole.
-Allora…- azzardò  -Come si chiama il tuo nuovo amico?- gli chiese, mentre percorrevano la stradina che usciva dal parco.
-Si chiama Shirou e mi piacerebbe fartelo conoscere. Mi ha detto che ha anche un fratello maggiore, e ha la tua stessa età lo sai? Sa persino duellare! Questo pomeriggio verrà qui al parco!-
-Ah davvero? E come lo sai che verrà?-
Hart sbuffò scherzoso -Perché Shirou me lo ha detto.-
Kite sorrise prendendo per mano l’altro -Allora torniamo a casa e aspettiamo.- l’altro annuì sgranando gli occhi e cogliendolo con un abbraccio.
-Ti voglio bene fratellone.-


Intanto a scuola, Tori riuscì ad arrivare in tempo, per poi rendersi conto che mancavano ancora dieci minuti all’inizio della lezione. E come sempre, si sedette al suo banco.
“Yuma non è ancora arrivato. Farà tardi come al solito.” Pensò lei. Si girò verso il banco delle ragazze arrivate qualche giorno fa’. Tutti nella sua classe, tranne i suoi amici; avevano cominciato a chiamarle “le gemelle Yin e Yang” forse per il fatto che le due fossero identiche ma opposte, come il bene e i male. Nessuno riusciva mai a parlare con loro, anche perché dopo le lezioni entrambe scomparivano misteriosamente. Vide Shark dalla finestra. Era più serio del solito e non sembrava aver voglia di parlarne. Trascinava la sua cartella alla schiena con le mani alzate alla testa. Qualcuno le poggiò una mano sopra la spalla. La ragazza si spaventò.
-Ciao Tori!- era Bronk, ed era di ottimo umore.
-Ciao a te Bronk!- ella la salutò, sorridendogli amichevolmente -Hai visto Yuma per caso?-
-Di sicuro a quest’ora dev’essere in corsa per arrivare qui.- rispose in tono sarcastico, quando poi gli venne un dubbio: -Ma com’è che oggi sei così felice?-
L’altro sorrise, e dalla sua tasca estrasse qualcosa di molto sottile -Guarda qui cos’ho trovato ieri.- le fece vedere una carta nerastra con una grande “X” grigia che la ricopriva tutta. -Mi è caduta in mano subito dopo aver visto le meteore ieri sera.-
Lei voltò lo sguardo. Fece capire all’ amico che non era affatto interessata. Sbuffò voltandosi di spalle.
-Anche io ne ho trovata una- rispose Flip, apparendo dal nulla. La reazione dei suoi compagni fu’ un piccolo spavento eccessivo -Non si sa ancora nulla di queste misteriose carte apparse dal nulla, ma avranno a che fare con quello che è accaduto negli ultimi mesi. Ne sono sicuro!-
-Di questo dovrebbe parlarci Yuma. Di sicuro lui e Astral sanno cosa sta’ accadendo.- sussultò la ragazza dai capelli smeraldini -A proposito, voi sapete dov’è?-
-…….-
Poco dopo…
-Ahhhhh! SONO IN RITARDO!!!- esclamò il ragazzo, correndo all’impazzata  seguito dall’altro, fluttuando dietro di lui -Per colpa di quello che è successo l’altro giorno non ho chiuso occhio per cercare di capire cosa fosse la carta uffa!-
Astral sospirò -Non penso si sia capito nulla da quella carta. Sei rimasto in piedi tutta la notte. È stata solo una perdita di tempo.-
-Ehi! Sbaglio o hai cominciato tu a farfugliare che cosa fosse eh?- domandò sorridendo. Anche l’altro ricambiò.
-Va bene, mi hai beccato Yuma. Ma sono sicuro che…- non fece in tempo a parlare che il ragazzo con cui parlava arrivò finalmente verso le scale della scuola, spiccò un lungo salto per attraversarle.
-Energia al massimo!- urlò a squarciagola, e come tutte le altre volte, cadde dalle e finì a terra, proprio davanti i piedi di due figure. Lui si alzò di scatto, lo sguardo di Astral era perplesso. Si voltò verso chi lo stava osservando. Entrambe avevano lo sguardo fisso su di lui.
-Ciao. Tutto bene?- domandò la ragazza dagli occhi azzurri porgendogli una mano, l’altra lo osservava con le braccia conserte. Si alzò subito.
-Tu sei Yuma Tsukumo? Il duellante che ha vinto lo scorso carnevale mondiale di duelli?-chiese lei.
-Si… sono proprio io. Voi invece siete…-
-Ailè Kusakane, invece questa è mia sorella Ailira.- disse lei, indicandola -Mi piacerebbe molto duellare contro di te. Sempre se al tuo amico accanto non dispiaccia.-
Lui si grattò la testa. Astral continuava a seguire la scena. Impallidì dopo quello che aveva appena sentito.
-Anche a me farebbe piacere.- continuò Yuma e poi gli sorse un dubbio -Ma… aspetta, hai detto “il tuo amico”? Non mi dite che riuscite a vedere Astral?- sobbalzò -Come può essere?!?-
Ailira annuì come risposta. Ailè prese di capo la parola -Non lo so. Lo vediamo e basta. Non sappiamo il perché…-
-Voi avete dei numeri?- chiese lui.
-Beh, si. Perché ce lo chiedi?-
Astal si avvicinò a entrambe per porgere loro un’altra domanda, ma in quel momento, davanti l’edificio scolastico suonò un rumore improvviso.
-La campanella!- esclamarono i tre. Dovevano subito entrare in classe. Cominciarono a correre verso la scuola. Astral non rimase immobile, seguiva entrambe, ma allo stesso tempo avvertiva una sorta di presenza. Una presenza che conosceva benissimo. Entrarono di corsa verso la classe. Rimasero tutti muti nel vedere il ragazzo assieme alle gemelle strane. Yuma vide i suoi amici sorpresi che lo stavano  aspettando e invitò le due a rimanere con loro. Entrambe, anche se a malapena, decisero di accettare l’invito.
-Ciao!- li salutò allegramente Aliè -È un piacere conoscervi.-
-I... il piacere è tutto nostro…- risposero gli altri in coro, perplessi.
Chaty si mise in mezzo -Sbaglio o il professore ha detto che duellate? Voglio sfidarvi per vedere cosa sapete fare di speciale!-
-Si, duelliamo, ma diversamente da voi usiamo anche delle carte molto particolari.-
-Che tipo di carte?- chiese Flip, sospettoso. La corvina sistemò le braccia conserte. Non era per niente contenta.
-Scusa Ailè. Vado a sedermi al mio banco.- sussultò lei, parecchio nervosa. Tornò a mettersi al  banco in lontananza.
-Ehm… scusatela. A lei non piace rimanere in compagnia con persone che a malapena conosce. Non sopporta proprio rimanere con le persone.-
-Ah…- fece Yuma vicino a lei -E perché mai?-
-Beh, ecco… il fatto è che…- non ebbe il tempo di spiegare che entrò subito la professoressa di italiano, e tutti dovettero mettersi al loro posto immediatamente. Yuma e Tori erano intensione. Astral osservava le due ragazze. D’improvviso alzò lo sguardo alla finestra. Sembrava che qualcuno li stesse osservando. Cominciò a insospettirsi. Era certo che sarebbe accaduto qualcosa. Rientrò nella chiave dell’imperatore per pensare alle carte numero. Secondo lui entrambe ne possedevano uno a testa. E conosceva benissimo chi fosse uno dei due. Ne avrebbe parlato con Yuma a fine lezioni.    
In corridoio, Shark stava percorrendo una lunga fila di armadietti. Altrettanti ragazzi aprivano gli sportelli con cautela. Proprio in uno di questi un ragazzo stava allungando le mani, cercando qualcosa. Non curante chiuse con forza l’armadietto. Era uno dei ragazzi della sua classe. Un ragazzo che non si faceva vedere sempre a scuola. Il ragazzo dai capelli violacei era persino a conoscenza che era stato vittima di un incidente quando era un ragazzino, ma non sapeva di preciso che tipo di incidente. Non curante, quest’ultimo si voltò e vide che Reginald lo stava osservando. Non era per nulla sorpreso. Si scansò solamente per lasciarlo passare.
-Buongiorno Shark.- lo salutò a malavoglia. L’altro non poté fare a meno di confrontare il suo comportamento con quello del cacciatore di numeri. E la cosa peggiore? Sapeva benissimo che aveva un numero.
-Ciao. come mai qui?-
-Non sono affari tuoi, ma comunque grazie per l’interessamento.- e detto questo alzò i tacchi e si incamminò verso l’entrata della classe, ma si fermò di colpo
-Un’altra cosa. Tu conosci Yuma Tsukumo vero?-
Shark inorridì, nascondendolo -E allora?- domandò con solito fare da strafottente.
-Digli di venire domani in palestra assieme a tutta la sua combriccola di amici. Lo aspetto…- e appena finita la frase, entrò dalla porta scorrevole alla sua destra. Il ragazzo dalla chioma violacea sospirò seccato per poi seguirlo dritto all’aula. 
Fuori dalla scuola, vi era lo stesso bambino che giocava con Hart poche ore prima. Era seduto su una panchina del giardino. Proprio sotto un albero, e aspettava mettendo in ordine le carte del suo deck, ridendo contento alla vista delle figure.
-Che bello. Non vedo l’ora che sia pomeriggio!- esclamò -Voglio incontrare anche loro un giorno all’altro. Spero... è da tanto tempo che non gioco con loro…- si stese sulla panchina a osservare il cielo azzurro mescolato con le bianche nuvole.
Le ore passavano. In quel momento, classe dopo classe, erano tutti in silenzio ad ascoltare la spiegazione dei professori. Astral era uscito dalla chiave di Yuma, e in quel momento osservava le figure delle due ragazze che venivano fissati dagli occhi indiscreti degli studenti. Una flebile, ma oscura presenza serpeggiava nell’aria. Ne era certo. Cautamente, si avvicinò al loro banco, e finalmente ne ebbe la conferma. Sui loro polsi vi era il tatuaggio di un numero diverso. E uno dei due era un numero che non aveva mai visto prima, ma l’altro invece, come sua conferma, lo stava aspettando con molta impazienza. Lo spirito fluttuò in alto, posandosi una mano in fronte seccato. Tori era turbata ma anche Yuma non era da meno. In quel momento le luci dell’intera aura si spensero e in un secondo momento tutti quanti calarono nel panico.
-Che sta succedendo?- esclamò Astral, ancora visibile agli occhi dei suoi amici.
-Calmatevi tutti!- esclamò la voce di una ragazza -si tratta solamente di un innocuo black out.-
In un attimo tutti si calmarono e ripresero il controllo. Ailira, la stessa ragazza che un attimo fa aveva parlato prese il comando della situazione. Accese nell’ombra una piccola torcia e aprì la porta dell’aula. Il professore invece, rimase sbigottito (insomma, si è fatto prendere il posto del caro “buon esempio” da una ragazza? O.o Dilettante…) e affiancò la studentessa davanti la porta, per cercare di far uscire gli altri. Anche le altre classi erano al buio e cercavano di uscire. Shark, anche se completamente all’oscuro osservava il ragazzo che gli stava davanti, lo stesso tipo di prima, che si guardava intorno senza alcuna preoccupazione. Era sospettoso. Per un secondo voltò lo sguardo da tutt’altra parte, per poi rivolgerlo nuovamente alla figura, ma… quest’ultima non c’era più. Era davanti la porta e sfuggì come una scheggia. Il viola sporse la testa da fuori la porta, ma nulla. Chi sembrava il ragazzo albino dalle iridi scure non c’era più.
“Oggi me ne succedono di tutti i colori…” pensò lui, facendo sembrare la cosa del tutto senza senso logico.
A causa del black out, i ragazzi su richiesta dei dirigenti, hanno beccato una vacanza di tre giorni, nel tentativo di ripristinare la luce nell’edificio (E beati loro XD). Yuma almeno rimase con il suo ottimo umore, almeno avrebbe avuto più tempo per i suoi duelli. Ma preferì non parlarne con tutte le baraonde che stavano accadendo per la città, lasciando gli altri per la propria strada. Uscendo dall’edificio, Ailè e Ailira questa volta non vollero sparire, anzi, erano proprio davanti a lui. Quest’ultimo era solo in compagnia dell’amico astrale. “Che fortuna!” pensò lui, avvicinandosi a loro. Le due, già accorte degli ospiti indesiderati fecero finta di nulla. Aspettavano che qualcuno le chiamasse.
-Aspettate!- esclamò Astral. Finalmente aveva l’occasione di discutere con loro. Le due si girarono e la nera dagli occhi cremisi rivolse uno sguardo agghiacciante che lo fece rabbrividire.
-Che cosa vuoi?-
-Vogliamo solamente parlarvi.- il messaggero del mondo astrale venne preceduto dal suo amico. Il numero originale non ne poté più e puntò istintivamente il dito contro Ailira -So che tu possiedi numero 96, ammettilo!-
Entrambe sussultarono mentre Yuma invece, ci rimase male di sua iniziativa non ci volle neanche credere. Guardò il polso destro della sua compagna di classe e dovette rassegnarsi. Dalla tasca del giubbotto che portava legato alla vita uscì del liquido nero che si sparse per terra. Man mano però cominciò a plasmarsi fino a  prendere le sembianze quasi identiche a quelle di Astral. Guardò i suo simile dal colore bianco con odio profondo.
-Bene Astral. Adesso che vorresti farmi. Sigillarmi?- parlò Black Mist. Non era convinto delle parole che diceva -Vedo che il tempo è stato assai magnanimo con te.-
Astral scrutò chi aveva di fronte. L’altro poggiava la mano al volto, dove vi era un segno di dolore -Vedo anche che la tua master ai tuoi ordini ti rappresenta in pieno.- sbuffò. L’altra si girò di scatto -Che hai detto? Ordini? Ma quali ordini?!? Sono capace di fare da me! Che sfacciato!- gli urlò contro lei. Black Mist annuì seccato.
-Yuma, mi dispiace per te, ma non credo che mia sorella voglia restituirti numero 96.- fece conto Ailè all’amico.
-Ma non capisci che Ailira è posseduta da quel mostro?!- urlò il ragazzo dagli occhi cremisi verso la blu. Lei sorrise.
-Risposta errata. In realtà è il contrario. Nebbia oscura è sotto l’ala protettiva di Ailira. Non quello che pensi tu.-
-Eh?- Astral, Yuma e 96 sussultarono. Ailira abbassò la testa.
-E-esatto. E se volete il numero dovete prima sfidarmi a duello.- affermò decisa. Il numero rimase stupito. Era sotto… la sua protezione? Non era mai stato protetto da qualcuno per tutto il tempo trascorso sulla terra. Forse, neanche in tutta la sua vita. Casomai gli altri si proteggevano a vicenda da lui. Era strano sentirsi al sicuro. Astral osservava il suo viso. Un espressione di totale stupore lo fece confondere. A lui era chiaro cosa stava accadendo.
-Ora, se non vi dispiace dovremmo tornare a casa. Ho lasciato il mio amico da solo in casa.- concluse la blu, incamminandosi verso la strada seguita dalla sorella. Black Mist rimase immobile a osservarla rivolgendo lo sguardo agli altri due.
-Black Mist… Andiamo.- l’ordine che diede la sua master no lo fece sentire a proprio agio, ma allo stesso tempo non era capace di farne a meno.
-… Si, eccomi.- rispose, voltandosi completamente verso di lei, lasciando i due con un dubbio fermo.
Era pieno pomeriggio. Hart, accompagnato dal fratello era ansioso di rivedere il suo nuovo amico. Raggiunsero finalmente il giardino dove era previsto l’incontro, e come di fatto, sia lui che Kite intravidero due figure. Shirou,  era in compagnia di qualcuno che era impegnato a giocare con lui. Il ragazzino aveva indosso una mantella nera rivestita da una scia rossa e corse incontro al suo amico.
-Tu devi essere il fratello di Hart. Piacere, io sono Shirou.- rivolse la parola a Kite, quest’ultimo sorrise.
-Il piacere è tutto mio.- rispose. Era sollevato nel sapere che finalmente suo fratello minore avesse un amico con cui giocare.
-Venite, vi faccio conoscere il mio di fratellone.- disse il bambino, correndo verso il fratello, che gli poggiò una mano sopra la testa. Era più visibile e lentamente si stava avvicinando. L’ex cacciatore di numeri, dal sorriso sollevato passò a un’espressione di sorpresa quando vide il ragazzo. Era più o meno alto quanto lui, di statura più o meno media. I suoi occhi erano un misto tra il verde scuro e l’azzurro, Mentre i suoi capelli erano di un colore biancastro, con una ciocca nera che gli scendeva di lungo, coprendogli l’occhio destro. Un particolare molto strano era che sulla guancia sinistra vi era il segno di un ustione. In quale modo si fosse bruciato il viso di sicuro fece parecchio dolore. Al collo aveva una sciarpa rossa, mentre il resto del suo corpo era anch’esso coperto da un mantello nero rivestito di rosso. In un attimo capì. Quel ragazzo… e la figura che lo sconfisse a duello il giorno precedente… erano la stessa persona!


Rumori di passi echeggiarono in lontananza. Qualcuno stava percorrendo una scalinata, circondato da cristalli rossi. Per qualche secondo rimase a guardare la sua immagine riflessa in uno di questi. Era una figura di cui il volto e tutto il resto del corpo era coperto da un mantello violaceo. Ma dal suo comportamento si capiva molto bene cosa volesse. Si rimise in cammino verso le scale e raggiunse la cima dove vi era un trono tappezzato di un colore simile al rosso. I suoi occhi, erano accecati dalla collera. Piccole ciocche di capelli grigi misti di un colore strano gli accarezzavano il volto. Sbatté con rabbia i pugni sui manici dorati. Altre quattro persone, sebbene a malavoglia lo raggiunsero.
-Non poteva arrivare momento peggiore!- usufruì finalmente di qualche parola. Era estremamente furioso.
-Calmati.- rispose la figura accanto a lui coperta da un mantello cremisi, di cui si potevano soltanto scorgere degli occhi di colore chiaro -Sono convinto che tutto questo non c’entra per nulla con la situazione in cui si trova adesso il nostro mondo , con la terra…-
-Si, ma allora come spieghi che tutti i portali diretti verso quel punto preciso del pianeta, si sono misteriosamente chiusi?- a interrompere fu’ un tipo di grande statura sotto un mantello marrone. La sua voce era piuttosto forte.
Colui che era coperto da un lungo tessuto giallo scosse la testa. Si era accorto del filo di tensione che scorreva tra tutti loro -Di sicuro sarà dovuto al fatto che le carte omega sono finalmente riapparse in giro per la città in cui si trova il numero originale in questo momento.- rifletté, mentre i suoi lunghi capelli dorati fuoriuscivano lentamente dal cappuccio e i suoi occhi gelidi del colore del ghiaccio divennero più scuri.
-Sono passati molti anni dall’ ultima volta.- commentò l’ultimo con tranquillità, facendo spallucce, era un ragazzo coperto da una stoffa biancastra, occhi grigi e con una corporatura stabile -Ma questo non esclude il fatto che siano riapparse per un motivo ben preciso.-
-Dovevo infiltrarmi nei loro affari, ma se non riusciamo più ad aprire i portali non arriveremo mai sulla terra! I nostri progetti così sono incompleti.-
Il ragazzo si sedette sul trono, scoprendo gli indumenti neri che portava indosso.
-Per ora dovremmo continuare le ricerche per conto nostro. Una via d’uscita da questo mondo la troveremo anche da soli.- la figura incappucciata di bianco si voltò verso le scale, seguito dalla figura al suo fianco. Gli altri due si girarono verso i cristalli a specchio e poi verso il loro compagno accovacciato sul trono cremisi, prima di scendere le scale come i precedenti.
-Faker e Tron non mi sono stati di aiuto, e ora che i portali sono sigillati il tassello è al completo. Avrei fatto prima a liberare Don Thousand che passare tutto il mio potere ai terrestri.- risparmiò di dire seccato, sottovoce  -Non so che fare ora.- la sua voce inespressiva arrivò ai bassifondi delle scale. Cristalli rossi si avvicinarono verso di lui. Con un gemito, rivide quella che una volta era la sua dimora. Un freddo e logore castello. Sgranò gli occhi violacei, il colore del dolore.
-“Vita dopo vita, morte dopo morte, io ci sarò sempre…” queste parole… vengono da lì… ma non hanno significato.-
“A malapena mi ricordo di queste parole. Se almeno potessi andarci di persona.”
Da un altro cristallo che si porse accanto a lui, comparve l’immagine della città di HeartLand, il giorno in cui le scintille caddero al suolo.
“Una forza, molto più potente del potere del chaos ha raggirato l’energia dei portali che accedono alla terra. La stessa forza che ha impedito a me di governare gli altri mondi. Come prima hanno constatato prima gli altri, il potere omega in questo momento è in giro per la terra. Esso, dotato di forza positiva, ha esaurito tutta l’energia negativa…” Il suo pensiero venne distorto da un’altra immagine del suo castello. Qualcuno stava entrando. Era una corporatura esile, avvolta in una mantella nera pece decorata con dei piccoli rubini. Non riuscì a distinguere il volto per via del volto coperto, ma era quasi sicuro che i suoi capelli fossero dello stesso colore dell’indumento. La cosa più strana era questa: nella mano sinistra non aveva nessuna fiaccola a tenere il fuoco, quest’ultimo stava bruciando l’intero palmo. Non sembrava provare dolore. Ammirava il fuoco per poi entrare nel corridoio di quello che sembrava l’entrata per le segrete.  
“Sulla terra in questi giorni sento la presenza di energia negativa, esattamente nella città dove si trova il numero originale, e anche nel palazzo dove regnavo come principe in tempo lontano. Questa presenza proviene dal mondo oscuro e di sicuro è la più potente che io abbia mai sentito. Queste due storie sono collegate in qualche modo a quella persona.” Pensò, alzandosi di scatto.
-Non ho energia a sufficienza per contrastare il sigillo  sui portali…-
-…Ma io posso aiutarti…- rispose una minuscola voce alle sue spalle, verso il t. Una voce tanto rassicurante quanto misteriosa. Si girò di scatto, ma non vide nessuno.
-Chi saresti? Fatti vedere immediatamente!- esclamò seccato, come se non bastasse, adesso qualcun altro si stava mettendo in mezzo.
-Non badare a dove sono. Sono qui e basta. E mi piacerebbe che tu proponessi un patto con il mio mondo...-
-Perché ho la sensazione che qualcosa mi sfugga? Non ho tempo per pensare a queste sciocchezze!- sbuffò lui, seccato.
-Ho bisogno che tu faccia prima una cosa sulla terra. Visto che hai bisogno di abbastanza forza per spezzare il sigillo e liberare il Dio del tuo mondo, posso aprire uno dei portali che conducono lì…-
-Si, certo, perché no. Magari riesci persino a non darmi ordini. Chi mi assicura che tu dica la verità?-
-Guarda proprio dietro di te.- l’altro si girò e con stupore vide un minuscolo portale sfumato di rosso e di un colore nero-violaceo ingrandirsi sempre di più. Scintille arancioni lo avvolgevano sempre di più. Come se non bastasse altre scintille nere avvolsero la figura, che con un gesto avventato, venne catapultato dentro. Una risata sadica si fece sentire.
-Eccellente… chi comanda nel mondo oscuro ti osserva. Buona fortuna Vector.-

 

 

 

*Angolo della pazzoide che oggi si ritrova da sola*
Bentornati miei cari lettori! Sono tornata con un nuovo capitolo della storia, e finalmente vedo che le cose si fanno più interessanti per i nostri cari protagonisti. Oggi sono di ottimo umore, ma alo stesso tempo mi rendo conto di non avere mai tempo da passare con le mie storie. Tutta colpa della scuola -.-“
Beh, che dirvi più. Spoiler? Ok, cosa succederebbe se il caro Vector comparso solo ora avesse una bella sorpresa tanto da mandarlo a quel settimo cielo (e allo stesso tempo farlo stare male)? E come se la caverà il caro Black Mist con la sua nuova master Ailira? Siate pazienti U_U
Prossimo capitolo: “Tra le mura del Castello” non perdetelo mi raccomando!
Alla prossima!
Ambersuperfun03

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Capitolo 7
*** Tra le mura del Castello ***


Capitolo 6 – Tra le mura del castello
 
 
 
 
Astral fluttuava tra i tanti ingranaggi dorati della nave, all’interno della chiave. Girava in avanti e indietro proprio davanti al meccanismo principale della macchina, pensando a quelle ragazze, soprattutto alla nuova master che Black Mist ha avuto la fortuna sfacciata di incontrare. Se non fosse stata per lei a questo punto lo avrebbe già rinchiuso nel sigillo. Si aggrappò a uno dei robusti macchinari e si sedette, pensando solo a quel chiodo fisso. Alzò lo sguardo verso l’alto mentre osservava le sfere azzurre che brillavano nell’ astro celeste, o almeno è quello che osservava ogni volta che rientrava nel suo piccolo posto speciale. Sospirò seccato. Ripensò alle giornate precedenti: due nuove arrivate altrettanto sospette, carte che piovono misteriosamente dal cielo uscite da un portale, un ragazzo misterioso… e a completare il quadretto mancava solo lui. “Non ci voleva proprio.” Pensò, assumendo un’espressione corrucciata.
-Mm… - balbettò sospirando ancora una volta -Non mi fido di loro. Nascondono qualcosa oltre a un altro mostro numero. Devo stare ancora più attento a ciò che succede, penso di aver tralasciato qualche dettaglio in sospeso…-
Abbassò nuovamente  lo sguardo verso i pilastri dove vi erano raffigurati i sigilli dei numeri, il trentanovesimo brillava di un rosso intenso. Solitamente all’interno della chiave per lui era diventata un’abitudine provare ad entrare in contatto con i numeri, nonostante gli sforzi nulli. Parlava e chiedeva spiegazioni sul suo mondo e del perché fosse arrivato sulla terra, ma come ogni volta non otteneva alcuna risposta. Alla fine si dissolse, uscendo dalla chiave un po’ deluso come sempre. Appena fuori già notò una cosa strana. Vide Yuma che correva verso le strade leggermente affannato.
-Cosa succede Yuma?- chiese lo spirito azzurro con calma. L’altro, senza smettere di correre prese velocemente dalla sua tasca il Duel Gazer e se lo appoggiò con forza all’occhio. Si voltò verso l’amico e quest’ultimo vide che negli occhi cremisi del ragazzo vi era un’estrema ansia e preoccupazione.
-Ho ricevuto un messaggio anonimo che mi chiedeva di andare verso le strade che conducono al centro commerciale. Hanno scritto che se non arrivo nell’ora stabilita in un ultimatum accadrà qualcosa di grave.-
Astral rimase perplesso -Non vorrei esserti d’impiccio, ma… cos’è un ultimatum?-
-In poche parole si tratta di un lasso di tempo che ti danno per fare una determinata cosa.- rispose affannato.
-Comprendo…-  sibilò “ecco un altro fatto strano” pensò ottusamente. Di sicuro per la giornata non ci sarebbe stato momento peggiore.
-Yuma!- Il pensiero di entrambi venne spezzato da un grido alquanto familiare. Senza smettere di percorrere la loro strada, si voltarono e videro Ailè, la ragazza dai capelli bluastri e gli occhi zaffiri correre dietro di loro con in spalla un piccolo micio bianco, provvisto di una cicatrice rossa all’occhio sinistro.
-Ailè, che ci fai qui?- chiese il ragazzo in preda alla corsa, lei non fece in tempo a rispondere che entrambi svoltarono verso l’angolo che portava al centro commerciale.
-Sono qui per il tuo stesso motivo.- constatò lei seccata. Per un secondo l’essere astrale fece scena muta. Poi voltò gli occhi verso la piccola creatura, o almeno così definiva; che la ragazza portava in spalla. Sebbene lei fosse in piena corsa lui non osava muoversi dalla sua spalla. Erano finalmente giunti a destinazione. A quell’ora il centro commerciale era pieno di persone: ragazzi che parlavano di duelli, altre persone che si divertivano a fare acquisti, una ragazza stava portando il suo cane a spasso, seguita da un gruppo di ragazze che le parlavano. Ailè e Yuma voltarono lo sguardo  verso uno degli orologi in bella vista davanti la vetrina di un negozio. Era tardo pomeriggio; precisamente le sei e mezza.
Ailè sospirò -Siamo in orario per fortuna.- si voltò verso Yuma e gli indicò un punto preciso dell’edificio, la parte centrale -Yuma, hai mai visto una carta nera e grigia?-
L’altro si voltò:-Si, ne ho anche una perché?-
-Una carta simile a quella è lì in mezzo. Dobbiamo assolutamente cercarla.- affermò lei decisa.
-E se non la trovassimo?- chiese il ragazzo dagli occhi cremisi.
-Meglio non sapere cosa dovrebbe accadere se non la troviamo.- il volto della ragazza assunse un’aria seria. Non stava scherzando. Senza perdere tempo Yuma e Aliè cominciarono a cercare da tutte le parti. Astral notò che il gatto bianco annusava il terreno… forse su ordine della sua padrona aveva cominciato a cercare anche lui la carta misteriosa? Si accorse solo in quel momento che il gatto aveva gli occhi di colore diverso. Come il suo, l’occhio sinistro era di una sfumatura dorata, mentre l’altro era biancastro e sfumato da una sorta di grigio. Yuma intanto osservava alcune zone sovraffollate da individui singoli. Il micio lestamente si arrampicò su un albero e osservava costantemente da una parte all’altra del centro commerciale. Anche lui possedeva un’aura, benché questa avesse un potere familiare, era quasi come…
-!?!-
Come la sua…
Si avvicinò verso il curioso animale, quest’ultimo gli rivolse un’occhiata amichevole. Anche lui riusciva a vederlo? In effetti la prima volta che vide una creatura simile Yuma formulò l’ipotesi che i gatti; riuscendo a vedere i fantasmi, riuscissero a vedere anche lui. D’improvviso il gatto scattò un balzo fulmineo, tanto da arrivare ad un altro albero e continuò a miagolare tra sé. Astral, seppur a malavoglia portò una mano verso il micio. Ebbe la sensazione di svenire quando vide qualcosa che lo lasciò a bocca aperta. Lo stava… toccando. Era riuscito a poggiare la sua mano da spettro sulla testa del gatto, e lentamente gli accarezzò la testa e le orecchie, mentre lui emetteva un suono flebile e piacevole, la prova che era contento. Ritirò a sé il braccio tremante da quella scoperta, scosse la testa.
“Come ho fatto... non è possibile…” pensò, ancora sconvolto.
Yuma controllò proprio vicino a quell’albero se ci fosse qualcosa di sospetto e improvvisamente si sentì delle zampe dietro la schiena. Gli era saltato in spalla, per poi balzare in terra e miagolare amichevolmente. Si vedeva proprio che era un gatto dall’animo gentile.
-Senti Yuma, che cos’è il suono che produce?- chiese lui, indicando il felino. L’altro si girò e per poco non inciampò pel la posizione in cui si era messo. Fissò il gattino per un po’.
-Beh, questo si chiama fare le fusa. Tutti i gatti quando sono contenti emettono questo suono.- gli rispose il ragazzo grattandosi la testa.
Astral lo guardò e sorrise -...Risultato dell’osservazione numero 20: anche gli animali hanno un modo tutto loro di esprimere le loro emozioni.- disse con tono alquanto divertito anche se doveva ammettere che quella piccola palla di pelo gli procurava ancora i brividi.
Yuma gli lanciò uno sguardo amichevole, per poi allontanarsi per cercare la carta sconosciuta quando gli venne da dire una domanda -Ailè, che tipo di carta cerchiamo esattamente?-
-Beh… è difficile da spiegare. Tu pensa ad una carta luminosa di colore bianco con un’altra X rossa sopra di esso.- rispose lei. La sua voce era piuttosto lontana.
Astral voltò infine un’occhiata verso la blu; era proprio davanti ad una sorta di energia negativa, sebbene questa fosse minuscola. Avanzava davanti alla presenza, come se lei riuscisse a identificarla. Lentamente la giovane si chinò sotto una delle tante panchine che occupavano la zona. Prese qualcosa dal terreno e tirò un sospiro di sollievo. Il felino corse in contro alla sua padroncina.
-Infatti eccola, l’ho trovata!- gridò lei entusiasta. I due ragazzi si avvicinarono e videro che tra le mani aveva proprio una carta che corrispondeva alla descrizione di prima. Era di un colore biancastro e in mezzo era interamente ricoperta da una X rossa, proprio come la ragazza spiegò prima. Astral la fissò intensamente -Pericolo scampato…-  sospirò nuovamente la ragazza.
-Ailè…- il numero originale la interruppe -Ma perché questa carta ha un colore diverso dalle altre?- chiese, con un briciolo di curiosità. Lei non rispose alla domanda e si avvicinò pian piano e voltò lo sguardo fisso su Yuma.
-Scusa se te lo chiedo, ma posso avere l’altra carta? Se non sbaglio prima mi hai detto che ne avevi una, no?-
-S-si, certo…- rispose lui, infilando una delle sue mani nella custodia del suo deck :-Eccola…- lui gliela porse e Ailè, la prese delicatamente dalle mani dell’amico e la confrontò con l’altra.
-Ora, per favore, state indietro.- Ordinò con un tono serio. Lentamente, senza fare mosse avventate, Ailè sovrappose entrambe le carte, una sopra l’altra. I due stemmi sopra di esse, all’insaputa di chi stava osservando, si fusero l’uno all’altro. Poi, toccò a entrambe le carte che divennero una soltanto, infine dopo aver emanato una luce, da sopra quella che ormai pareva una lastra, si incisero delle scritte, vi apparve sopra un’immagine e prese un colore verdastro.
-Ecco, adesso ti appartiene di diritto.- questa frase lasciò i due senza parole. Yuma, con la mano ancora tremante, la afferrò lestamente senza fare caso alla blu e mostrò la carta ad Astral. Entrambi cercarono di leggere ciò che era scritto sulla carta, ma impallidirono nel vedere che; al posto di normali lettere, vi erano scritte parole formate da segni incomprensibili. Almeno si riusciva a capire solo una cosa: che era una carta magia. L’immagine che vi era al centro assomigliava per lo più a un gioiello con una forma un po’ strana. Assomigliava a un paio di ali di color bianco e grigio con delle sfumature azzurre. In mezzo c’era una pietra blu di medie dimensioni.
-Che scritta illeggibile!- esclamò il ragazzo seccato -Non ci capisco nulla!-
L’astrale si voltò verso la ragazza, che intanto all’insaputa di entrambi se ne stava andando con il gatto in spalla.
-Aspetta!- gli urlò Astal. Ailè si fermò, senza neanche voltarsi -Voglio sapere chi sei esattamente e perché sta accadendo tutto questo. Non so se sei umana oppure no. So solo che tu e tua sorella avete a che fare con queste carte. -affermò con tono deciso, sospirando. La ragazza strinse le spalle e chinò il capo -Se almeno vieni da un altro mondo, puoi rispondermi?- chiese infine, cambiando il tono della sua voce. L’altra, dopo aver sentito le sue parole alzò la testa e finalmente si girò. Aveva uno sguardo triste, ma allo stesso tempo fermo -Tra poco, qui in questa città, si terrà una guerra, e bisogna assolutamente fermarla. Serve ogni soluzione e strategia per combattere per impedire che cada sul tuo mondo la disperazione eterna. Trovate ciò che vogliono e proteggetelo. E quando la luce e l’ombra verranno riuniti, apparirà Omega. Quando sarete abbastanza preparati per usare il potere: vostro e di quest’oggetto, allora finalmente riuscirai a udire le voci che si nascondono nelle tenebre; a vedere ciò che gli altri non vedono…- la sua bocca si curvò, mostrando un lieve sorriso -Una parte di ciò che ho detto spero riusciate a capirla, in effetti, non è così complicato.- continuò a incamminarsi verso l’ignoto -Ci si rivede.- e con un gesto della mano salutò entrambi e sparì come suo solito tra un’immensa folla di gente. Yuma non osò seguirla, anche perché di sicuro non l’avrebbe rivista per tutta la giornata. Rivolse uno sguardo verso l’amico che intanto assunse un’aria interrogativa e cupa.
 
 
Aprì un occhio, poi l’altro, entrambi viola come la sua anima sadica e malvagia. Davvero non riusciva a capire perché in quel momento fosse svenuto. Forse il viaggio in quel vortice di nero colore gli aveva fatto perdere i sensi. Lentamente si fece spazio per alzarsi e si sistemò i vestiti che ora aveva addosso. Al posto dello spesso tessuto nero e della sua mantella violacea ornata di decorazioni oro, aveva indosso dei vestiti strani. O almeno per lui. Portava indosso un paio di jeans a suo parere molto stretti, di un colore scuro, ma non troppo. I suoi arti superiori che prima nascondeva nel mantello, sono coperti da una giacca del medesimo colore, che allo stesso tempo copriva una maglietta a mezze maniche di un lugubre rosso scuro. Ai piedi indossava delle scarpe di un colore molto familiare, arrivando quasi al sangue secco, e sotto forma di collana, al collo aveva un gioiello rosso che, rinchiudeva tutto il suo potere. Si alzò senza fatica, poggiando una mano sopra la testa e spettinandosi i capelli alti di un colore arancio, già particolari da sé. Egli si scrollò a polvere che gli era caduta addosso dopo essere uscito dal portale che lo aveva condotto in quel luogo. Ora che ci pensava, dov’era finito davvero? Con il suo sguardo di ghiaccio, osservò il paesaggio circostante. Era circondato da alberi fittissimi, che gli impedivano di vedere verso il confine.
-Bah, perfetto, e ora dove diamine sono?!?- esclamò il ragazzo abbastanza seccato, in quel momento ogni suo disprezzo era diretto a chiunque lo avesse portato in quella selva inquietante.
Improvvisamente Vector udì una voce provenire dagli alberi -Perché non me lo chiedi direttamente di persona… Bariano?- e la riconobbe. Era la stessa voce con cui aveva parlato, prima che venisse catapultato in quell’orribile luogo. Ma aveva qualcosa di diverso, era un po’ più rauca rispetto a prima.
-C-chi sei?!- Fatti vedere immediatamente! Te lo ordino!- gridò alzando lo sguardo. Uno stormo di uccelli, per la paura prese il volo e si librò verso l’orizzonte, ma intanto uno di quegli uccelli, si era staccato dal gruppo e stava volando verso di lui. E il ragazzo non poté fare a meno di notare quanto fosse grande, più o meno quanto lui.
-Ma che ca…- non fece in tempo a sussurrare quelle poche frasi perché quella bestia enorme era appena atterrata ai suoi piedi. Si trovò davanti un immenso corvo nero dagli occhi rossastri, con al collo quello che sembrava un antico gioiello. Con l’insolita sorpresa dell’altro, il volatile alzò le ali, e fece un inchino verso chi aveva davanti. Vector  rimase per un attimo a fissarlo.
-Posso sapere cosa sei?!- esclamò lui, non molto convinto. Il corvo alzò la testa e cominciò a rimpicciolirsi, mentre il ragazzo osservava indifferente la scena con la sua impassabile freddezza e il suo sguardo di ghiaccio fuori dal comune; come se vedesse ogni cosa a modo suo. Non passò nemmeno un secondo, che l’uccello venne circondato da una nube nera, e quando quest’ultima si dissolse, il volatile aveva già preso la forma di un cobra di media grandezza, dalla pelle chiaroscura.
-…Benvenuto Vector…- muovendosi con lentezza verso il ragazzo per poi fermarsi, la creatura parlò con voce rauca, la stessa di prima, dunque era lui chi lo aveva portato nel mondo degli umani con la forza.
-E tu cosa sei? Non mi sembra tu venga da questo mondo, almeno dammi uno straccio di idea o almeno una buona ragione del perché tu mi abbia trascinato qui!-
Il serpente saltò subito ad una risposta: -Tu lo sai il perché. Prova a capirlo. Questo luogo non ti è familiare?-
A Vector venne subito in mente di uccidere quel dannato animale per la sua sporca indole de sfrontato, ma non poté fare a meno di ascoltarlo. Cosa doveva avere un bosco di così importante? La sua mano afferrò il collo del cobra e per poco non gli venne l’idea di strangolarlo. Si fermò subito. Magari poteva tornargli utile…
-Fossi in te non lo farei, sai? Se ho assunto quest’aspetto un motivo ci sarà… Credi che io non abbia il coraggio di mordere e iniettare veleno mortale a quelli come te?-
Il ragazzo dalla chioma arancio non lo ascoltò. Si limitò a osservare ciò che aveva incastonato nel petto. Il gioiello color oro aveva incastonata una pietra nera. Dopo averla osservata attentamente, allontanò il braccio per osservare la creatura.
-Allora, rispondi a questa domanda: Siamo sulla terra, giusto? Beh, e volevi portarmi in un luogo preciso per aiutarmi, portamici… ORA!- finì la frase mostrando un sorriso meschino, uno di quei sorrisi malvagi che vedono la morte degli altri con gusto immenso -… Ma se fai il doppio gioco per il mondo Astrale, ti succederà qualcosa di spiacevole. Basterebbe soltanto un attimo a trafiggerti come si deve…-
Detto questo lasciò cadere a terra l’essere, che strisciò verso di lui, girando intorno alla sua gamba, fino ad arrivare al bacino, e infine si poggiò sopra la spalla.
-Non sono uno di cui tu possa fidarti se posso essere onesto, ma voglio che questo pianeta possa ricevere da voi un trattamento non poco doloroso…- disse, quasi provando disprezzo per lui -…E quindi non farò altro che guidarti al luogo in cui la tua conquista è cominciata…-
 
 
Numero 96 fluttuava nella stanza tenendo le braccia conserte e allo stesso tempo posava lo sguardo fisso verso la corvina, intanto quest’ultima sfogliava un libro con la copertina variopinta. I suoi occhi erano spenti, ripensando all’accaduto davanti la scuola. Ormai non riusciva più a riflettere su cosa fare. Insomma, aveva una missione da compiere no? Ormai non era più sicuro di nulla, non era sicuro neanche che il numero originale accompagnato da quel ragazzino maldestro fossero i loro veri nemici, forse lo era qualcun altro…
Tutti hanno diritto ad un’altra chance, Black Mist.Sobbalzò nel sentire le parole della ragazza nella sua testa. Perché da quel momento non riusciva a togliersi quelle parole dalla testa!?
-Black Mist?- la voce calma e distaccata di Ailira gli face perdere tutte le preoccupazioni apprese in quel momento. Si voltò verso di lei, che intanto aveva chiuso il libro, nascondendo nella sua anima, un aria preoccupata.
-Co.. cosa c’è?-chiese lui, tornando a parlare con un tono freddo e calmo, con un espressione fredda, ma allo stesso tempo, un filo di curiosità.
-Ti senti bene…? Ti vedo preoccupato. Se qualcosa non va puoi dirmelo.-
A quella domanda Black Mist si fece prendere dal panico. Nessuno glielo aveva mai chiesto così gentilmente da quando aveva cominciato a vivere, quindi non sapeva proprio come rispondere a una simile domanda.
-Sto… bene… ho solo avuto un dolore alla testa…- rispose con il suo solito tono da mostro numero (O.o… non sapevo più cosa scrivere…).
-Sarà… ma non mi sembra che tu stia dicendo il vero…- appoggiò il libro sopra la scrivania e si alzò dalla sedia, avvicinandosi allo scaffale per prenderne un altro. 96 notò che uno dei grandi libri sopra l’alto scaffale era messo in posizione di cadere esattamente sopra di lei.
-Attenta!- Black Mist gridò per istinto all’altra, avvertendola poco prima che quel coso gigantesco cadesse dalla libreria, sul punto di cacarle addosso.
Invece non accadde questo. Ailira prese il libro tra le mani come se nulla fosse, anche se da un punto in bianco cominciò a mostrare segni di cedimento.
-Però! Per essere antico è… davvero pesante…- d’un tratto sentì una fitta al braccio sinistro, lasciando cadere per terra quell’oggetto fastidioso. Il numero, piegato in due dal suo dannato istinto e dalla preoccupazione, le si avvicinò. Aspetta… preoccupazione? Ma da quanto non provava più questi sentimenti protettivi?! Rifletté lui… insomma, non era mai successo a una persona spietata e crudele come lui, seppur preso in contropiede da quella ragazza, era comunque un essere malvagio, un mostro che non provava pietà per nessuno. Un mostro, certo… lo era, ma… in quel momento non poteva fare a meno di guardarla. Di aiutarla.
-Stai bene…?- le sue labbra si mossero senza volerlo, e sussultarono quella flebile domanda. Ora era lui a chiedere quella domanda da cui non si sarebbe aspettato una risposta positiva.
-Sto bene, mi fa solo male la spalla… Dev’essersi riaperta di nuovo…- bisbigliò la corvina dagli occhi cremisi.
-Che cosa vuoi dire?- chiese, sentendo ciò che ella aveva pronunciato.
-N-Nulla! È solo un graffio, tutto qui!- gridò verso di lui, che si allontanò subito. Ailira, rendendosi conto di come lo avesse trattato, raccolse il libro da terra e lo raccolse per poi poggiarlo alla scrivania.
-Scusami… sto bene…-
-…Sicura?-
-Sul serio, sto bene.- fece per andarsene, invitando Black Mist a uscire per tornare in camera sua e preparare le carte del suo deck. Il mostro numero capì, nonostante la cocciutaggine della ragazza, che non stava per niente bene. Era persino curioso di vedere se dentro quei mazzi di carte ci fosse il mostro numero che aveva avvertito nella sua aura. Ma non si dimenticò della sorella. Forse il numero lo custodisce lei... Parlando del diavolo si sentì bussare al portone d’ingresso. E una figura dalla chioma bluastra entrò nel salone con un piccolo esserino sopra la sua spalla, che scese giù velocemente, grattandosi le orecchie con le zampe.
-Sono tornata!- esultò Ailè. Con una mano reggeva una busta, mentre con l’altra apriva la porta. La sorella, affacciata alla ringhiera, osservandola con cautela, notò che i suoi vestiti erano strappati in più punti.
-Dov’eri finita dopo tutto questo tempo!?- la rimproverò su improvvisa sorpresa dell’altra. Quest’ultima cominciò ad assumere un viso un po’ impaziente e ansioso di andarsene da quella situazione.
-Ma… che diavolo stai dicendo sorellona?!? Lo sai benissimo che sono andata a fare la spesa! Non te lo ricordi più che ti avevo avvisato prima di uscire?!?- gridò Ailè verso di lei, che non ribatté subito.
-E poi casa nostra è fuori da HeartLand City! Perciò ci ho messo tutto questo tempo per tornare!- senza neanche riprendere fiato, pronunciò quelle parole verso la corvina, che la guardava quasi con disprezzo.
-E come mai hai portato con te Kiruko?- chiese, indicando il gatto.
-Beh, perché voleva venire con me, punto.-
-Non ti ho sempre detto… che non devi mentirmi?-
-!-
Ailè fu colta alla sprovvista. Si sentì tirare i leggins nerastri dal gattino, che miagolava indicando con il muso, la busta di plastica che ella stingeva in mano.
-Ho capito, hai fame. Ora ti faccio fare merenda, ok?-
Kiruko miagolò contento all’idea di poter finalmente mangiare, mentre la sua padroncina si avviò verso la stanza della cucina, senza curarsi minimamente di Ailira, che; alquanto irritata, si avviò verso la sua camera, seguito da Black Mist, rimasto a osservare la scena dall’inizio. Egli sospirò. Che situazione strana…
-… fa come ti pare…- concluse la ragazza sospirando, sciolse il nodo del giubbotto ancora stretto alla vita e lo fece cadere sull’armadio che si trovava al primo piano dalla ringhiera esattamente sotto di lei, aprì la porta alle sue spalle e entrò, sbattendola di colpo.
 
 
 Camminava ormai da molto, seguendo le istruzioni di quella viscida serpe dalla pelle nera, sentendo la freddezza del suo sangue e del gioiello che aveva incastonato alla parte anteriore del suo lungo corpo senza zampe ricoperto di squame. L’unica cosa che ormai udiva in quella boscaglia era il rumore dei suoi passi sull’erba mischiata dalle pietre e lo scricchiolio  di quando calpestava delle foglie secche cadute dagli alberi tetri e grigi. Quello che ormai vedeva attraverso l’orizzonte era il nulla. Stava aspettando, e ogni minuto che passava, gli veniva voglia di farsi un bel portafogli a base di pelle di cobra.
-Grazie tante per le tue indicazioni sbagliate, inutile rettile!- esclamò, fissandolo con occhi da pazzo assassino, pronto a commettere un delitto a mani nude da un momento all’altro.
-Invece le mie indicazioni sono corrette.- ribatté il serpente che; all’insaputa di Vector, stava lentamente girando la sua coda al polso della mano sinistra -Continua a camminare dritto, ci siamo quasi.-
-Pensa a fare il saputello… tanto quando mi mostrerai qualcosa di interessante so già cosa fare di te…- bisbigliò sotto voce, ma l’udito finissimo del rettile gli permise di ascoltare, ma comunque, sempre meglio essere prudenti, e far finta di nulla.
-Come scusa?- chiese il cobra.
-No, nulla.- il ragazzo si coprì il volto con una mano, maledicendo la sua inutile anima per aver emesso quelle parole insignificanti. D’un tratto il serpente alzò la testa verso l’orizzonte. Erano giunti finalmente alla fine del cammino. Almeno per ora. Vector alzò lo sguardo verso il confine del bosco, ma non rimase sorpreso nel vedere che davanti a lui vi era un castello enorme, al di fuori vi erano vari meccanismi attaccati alla parete. Da una parte vide che una ruota meccanica che sembrava inutilizzata da secoli, era coperta di tele di ragno e da carcasse di carne e ossa in decomposizione, abbozzolate da quella ragnatela infernale creando un’orrenda visione; un essere umano normale non riuscirebbe a sopportare una vista simile, ma per Vector pareva uno spettacolo alquanto gradevole. Sebbene il castello sembrasse vecchio e cadente, alcune parti dell’edificio parevano quasi nuove. Un’alta scalinata di marmo li attendeva davanti a loro e in un attimo, l’arancio mostrò sul suo volto un macabro ghigno di soddisfazione. Fu un attimo, ma gli sembrò di vedere qualcuno in cima alle scale. Era una figura incappucciata, come quella che vide entrare nell’edificio prima che venisse di persona, ma era diversa. Un mano stringeva una spada, mentre il braccio sinistro era coperto da un’armatura in oro, il mantello era rivestito di rosso all’interno, e decorato con gioielli di valore. Prima di sparire, a Vector sembrò che la figura sorridesse malvagiamente come lui; quasi come se davanti  lui ci fosse se stesso… scrollò la testa violentemente, tanto da far agitare la serpe appoggiata a lui. Solo lui era a conoscenza che, sebbene lo negasse, lui come gli altri imperatori bariani in passato erano esseri umani, condannati dopo aver fatto una brutta fine, ma a parte questo non ricordava nulla su ciò. Salì quei pochi scalini, e con fare teatrale spiccò un lungo salto, tanto da superare gli altri rimanenti e atterrare fino in cima.
ma tu guarda chi si crede di essere…” pensò l’animale. Beh, ormai non gli rimaneva altro da fare che una piccola cosa…
-Beh, cosa c potrà mai essere di così importante qua dentro me lo spieghi?- domandò il ragazzo, finendo la frase con una risatina divertita.
-Beh, chi può aiutarti è qui, ma devi arrivare da solo nella stanza centrale.- e detto questo, senza nemmeno che il bariano se ne accorgesse, si avvicinò al suo polso, ormai il suo compito era giunto al termine. Durò un attimo. Vector, da un sorriso malvagio passò ad una smorfia di dolore. Il suo corpo in un attimo si irrigidì, e la sua vista si offuscò. Alzò a fatica un braccio, esattamente il punto in cui avvertiva più dolore e lo vide. Una goccia di sangue stava uscendo dalla ferita alla mano, dove vi  erano due piccoli punti che sembravano ferite da siringa.
-Tranquillo…- disse il serpente, che si leccava i muso, assaporando il sangue della sua vittima con gusto -Non ti ho iniettato del veleno nel corpo. E tra non molto te ne accorgerai...-
-E come faccio a sapere che non mi stai mentendo…?- anche se era ancora in piedi, le sue gambe cominciarono a tremare.
-Tre… due… uno…- la creatura contava i secondi alla rovescia, come se stesse aspettando qualcosa. Il ragazzo strinse le braccia al petto, aspettando il dolore che non arrivò mai. Al contrario. In quel momento si era rimesso in sesto, sentendo la sua aura malvagia aumentare di colpo. Un altro sorriso malvagio si dipinse sul suo volto, questa volta più agghiacciante del solito. Riprese a camminare verso l’entrata di un palazzo inquietante, ma intatto. Non sapeva cosa li avesse fatto quella creatura nontorma, disumana… ma di sicuro non si era mai sentito tanto forte. Non si era mai sentito così perfido e malvagio da quando aveva iniziato a vivere.

 
 
 
 
 
 
Amber: Ciao a tutti cari lettori, e soprattutto vi auguro un felice anno nuovo!
Xana: -.-“... beh, finalmente quest’anno è passato…
Vector: Quest’anno di sfiga ne hai avuta eh? *sorriso divertito*
Xana: *Faccia furba* ora vedi cosa combino io a te quest’anno…
Vector: Non vedo l’ora…
Ailè: O_O… così mi spaventate voi due
Amber: Ennesimo ritardo, capitolo pieno di errori eh? Nessuno ripeta u.u lo so che non sono un granché come scrittrice…
Astral e Black Mist: Allora perché ti ritrovi a scrivere?
Amber: Per due motivi: uno, mi serve uno sfogo nella scrittura, non solo nel disegno, due, trovo piacere nel leggere che le mie storie piacciono ^^
Ailira: Ma mi spieghi il nome del capitolo se Vector non è ancora entrato nel castello?
Amber ^^” eh eh… pensavo che durassero dieci o più fogli, ma mi sbagliavo, sarebbe venuto troppo lungo poi.
Ailira: E non è meglio?
Amber: No v.v, comunque, che dire altro, ah lo spoiler del prossimo capitolo, Astral sospetta qualcosa verso le due ragazze e sul loro animale, mentre Vector, sentendosi più forte di prima grazie al nostro caro (e fastidioso) serpente mutaforma farà scintille. Prossimo capitolo “Notte e Ricordi”.
Black Mist: Hai detto anche troppo.
Amber: Forse si, oppure no. Oggi è l’ultimo giorno dell’anno e domani ci aspetterà quello nuovo. Auguri a tutti coloro che stanno leggendo, e grazie a tutte le persone che leggono e recensiscono, e anche alle persone che mi seguono nell’ombra ^^
Tutti: Alla prossima, minna!
Amber: E passate una strafantastica serata!
Ambersuperfun03

Ah, un'ultima cosa:


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Vi piacciono Ailira e Ailè? XD Cercherò di fare un disegno migliore :P
Ciao!

 

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Capitolo 8
*** Notte e Ricordi ***


Capitolo 7 – Notte e Ricordi
 
 
 
 
-…-
Sebbene avesse recuperato in fretta le sue energie, cominciò a sentirsi ancora più strano di prima. Il suo cuore… aveva notevolmente aumentato i battiti, e nella sua mente non vedeva altro che false verità; si sentiva nervoso e impaziente. Il serpente, dopo avergli morso il polso, si era trasformato di nuovo in una creatura alata e aveva spiccato il volo sopra la torre del palazzo per poi entrarvi in una delle sue grandi finestre. Come se non bastasse, in quel momento stava anche percorrendo qualche sessantina di scale per arrivare ad una piccolissima apertura nella parete priva di colore, che da un po’ vedeva davanti a sé…
ma in che razza di posto sono finito…” pensò.
Avrebbe dovuto ucciderla quella dannata creatura. Strangolarla con le sue mani, oppure tagliargli il petto in due con un solido pugnale; sarebbe stato piacevole, dopo tutto ciò, ascoltare le sue suppliche e le sue grida striminzite dal dolore. Il ragazzo già pensava al gusto immenso che avrebbe provato. Sorrise meschinamente solo a quel pensiero…
Ma quest’ultimo svanì nel nulla nel vedere che si stava avvicinando alla porta. Finalmente sarebbe uscito da quella che sembrava una infernale gabbia malandata.
-Era ora!- esclamò, tentando di correre. Ma era come se le sue gambe in quel momento dormissero. Non riusciva a muoverle molto, figuriamoci correre: eppure passo dopo passo, riacquistava energie e le perdeva nello stesso tempo. Cosa diamine gli aveva fatto quella dannata bestiaccia?!? Era giunto finalmente a quella minuscola fessura che; alla vicinanza del ragazzo era diventata sempre più grande. Ma rimase comunque sorpreso nel vedere cosa ancora gli aspettava. Si ritrovò in una stanza bianca sporca ornata di oro ai bordi e davanti a sé, altri cinque corridoi, tutti uguali.
-Pff…- ghignò in disaccordo -Perfetto… e adesso?- non osò neanche fidarsi del suo istinto sapiente, data la vasta quantità di trappole nascoste. Da quando era entrato lì dentro gliene erano successe di tutti i colori, quindi… meglio non rischiare. Osservò meglio le entrate per accertarsi almeno di vedere qualche segno di differenza, ma non trovò niente di niente, e ogni secondo per lui era come una ferita di una lama a ogni parte del suo corpo. Un silenzio tombale lo aveva ormai avvolto, ma  quest’ultimo cessò presto. In lontananza non poté fare a meno di sentire l’accordo malinconico di un violino, seguito da molti altri accordi leggeri e doloranti. A questo punto se non fosse stato per quel violino, Vector dubiterebbe l’esistenza di anima viva in quel luogo triste e tetro. Chiunque fosse la strana figura che vide entrare nel castello ore fa’, aveva finalmente fatto udire la sua presenza. Decise così di seguire le incantevoli note perfide e infelici che udiva tra le pareti, notando che gli accordi si sentivano solo tra le porte esterne.
-Mmm… destra…- e detto ciò, seguito dal suono del violino, Vector si scostò nella parte indicata. Il solo toccare il pavimento con il piede un meccanismo scattò, facendo aprire un’altra botola con un corridoio buio. Sui muri erano dipinti con colori tetri delle figure di bambini, donne e uomini inginocchiati, poveri e maltrattate dalle figure che rappresentavano le guardie. Le scritte erano incomprensibili, e man mano che camminava, queste ultime diventavano sempre più frequenti, altre erano addirittura le stesse. Il suo sguardo si posò su delle particolari murales che rappresentavano delle ragazze. Visto da un’altra prospettiva, avrebbe messo i brividi a chiunque. In un ovi erano raffigurate due simili, ma diverse allo stesso tempo. Quelle figure rappresentavano la loro morte. Poi viera un’altra ragazza, con un’altra figura incappucciata, circondata dai colori di fiamme ardenti.
-....!?- come se non bastasse, alla musica del violino si aggiunse anche una voce; la voce candida di una ragazza, eppure in quelle note sublimi si avvertiva la serietà e la malvagità, oltre che nelle sue parole…
 
 
“Benvenuti nel mio mondo, dipinto dalla perfidia,
colorato dall’oscuro desiderio di vendetta;
dove non si sente altro che questo,
le preghiere maledette, di un angelo misterioso
che rinasce dal paradiso per morire nell’inferno…
Un mondo, dove non passa la luce del sole,
dove non senti altro che silenzio.
Un universo oscuro, dove ogni promessa è proibita,
perché lì la crudeltà regna sovrana…”
 
 
Sorrise solo nel sentire tutto ciò. Di qualunque mondo stesse parlando la mistica voce, sembrava proprio adatto a una persona come lui. Dalla musica del violino, flebile e delicata, ma allo stesso tempo grave e oscura, il bariano attinse un briciolo di forza continua, si sentì meravigliosamente al limite della sua potenza. Per lui, quella macabra musica era assolutamente adorabile (O.o). Ebbe l’impulso di seguire le note, aspettandosi di trovare qualcuno.
 
Ma non avrebbe mai immaginato di trovarsi davanti, la stessa persona che rimembra quelle parole… nei suoi ricordi perduti.
 
 
Sospirò.
Ancora una volta.
-Ti ho detto che mi dai fastidio quando fai così.-
L’astrale volse lo sguardo al suo amico, steso sull’erba del parco ad osservare il tramonto. In mano possedeva la cara magia, formata tra la fusione di quelle carte misteriose -Sei preoccupato per cosa succederà in futuro?-
Eh? Da quando Yuma pensava a ciò? -No. Sono preoccupato per il fatto che Black Mist sia ancora qui…-
Yuma rivolse uno sguardo interrogativo -Non sei del tutto convinto che numero 96 sia in buone mani?-
-La verità? No…-
Il ragazzo dagli occhi cremisi sbuffò -Da quando è fuggito dalla chiave sei diventato piuttosto antipatico. Ti brucia il fatto che Ailira sia riuscita ad addomesticare la belva che c’era in lui?- chiese, portando la mano alla bocca, cercando di trattenere una risata che: di sicuro avrebbe offeso Astral. Quest’ultimo perse il suo sguardo nel vuoto. Rivide la scena in cui quella ragazza si parò dinanzi a lui per impedirgli di imprigionarlo, però a pensarci bene Yuma aveva ragione…
-Quel numero è strano… e non solo lui…- Yuma rivolse un’espressione interrogativa. Astral continuò subito, prima che l’amico gli ponesse la prossima domanda -Si, insomma… quella volta numero 96 non sembrava lui. Ai miei occhi pareva un’altra persona.- si fermò con le parole, ammirando il tramonto del sole. I raggianti bagliori che emetteva lo fecero subito sentire meglio. -E come se quella ragazza gli avesse fatto il lavaggio del cervello.-
Ad un tratto Yuma sollevò il busto da terra, la sua giacca era coperta da alcuni fili d’erba -Chissà…- mormorò all’amico.
Entrambi rimasero in silenzio, osservando l’orizzonte. Ma ciò durò per poco.
-Yuma!- una voce chiamò il ragazzo, costringendolo ad alzarsi completamente dallo spavento, seppur avesse riconosciuto chi lo chiamasse. Si voltò e vide la sua amica dai capelli a smeraldo legati dal solito nastro rosa.
-Ehi, ciao Tori!- Yuma salutò la ragazza, quest’ultima si accorse di avergli fatto quasi prendere un colpo nel bel mezzo della quiete.
-Qualcosa non va?- mormorò -Ti ho sentito parlare con Astral.-
-Ah si?- i suoi occhi cremisi assunsero un espressione poco più che imbarazzata, ma si calmò presto -Beh, non farci caso. Astral è solo un po’ scontroso in questi ultimi giorni.-
-Non sono scontroso.- ribatté l’astrale leggermente seccato -Sono solo preoccupato.-
-Scontroso e preoccupato.- rispose Yuma ridendo allegramente. Lo spirito non riuscì a trattenere un mezzo sorriso; i soliti modi di fare di Yuma servivano anche a consolarlo quando in lui, qualcosa non andava oppure si sentiva giù di morale.
-Se almeno potreste spiegarmi cosa sta accadendo magari potrei esservi di qualche aiuto.- si intromise la ragazza, mettendo in mostra un dolce sguardo ambrato.
-D-dici sul serio?- domandarono entrambi, stupefatti, all’unisono (cosa non molto normale per entrambi) almeno non c’è stato il bisogno di ripeterlo.
-In un modo o nell’altro devo aiutarvi per forza…- puntualizzò con uno sguardo altezzoso.
Yuma vuotò il sacco. Gli spiegò in poche parole più o meno tutto quello che era successo. Soprattutto parlò del ragazzo dal volto coperto che era riuscito a sconfiggere Kite a duello e di Black Mist, ormai divenuto il nuovo mostro numero di Ailira, gli raccontò anche di come Ailè la mattina avesse fuso le carte creandone una sola.
-Ecco. Questo è tutto quello che io e Astral sappiamo.- il ragazzo le mostrò la carta magia che prima aveva in mano -Come puoi vedere anche tu, la scritta è illeggibile…-
Infatti, la ragazza al primo sguardo non capì un acca di quello che c’era inciso.
-Mmmm… vediamo…- pensò intensamente -Kite l’ho visto ieri poco prima che iniziassero le lezioni e mi sembrava stesse bene…-
-Hai visto Kite?-
-Si. Stava guardando il fratello giocare con un altro bambino sull’altalena.-
Yuma tirò un sospiro di sollievo. Altrimenti lo avrebbe definito strano.
-Comunque…- sibilò il numero originale -Mi preoccupa Black Mist, le gemelle, e anche il loro… animale.-
Yuma riferì quello che aveva detto a Tori. Astral aveva definito il comportamento di numero 96 “sospetto e illogico” per cui le scappò una leggera risata che fece preoccupare entrambi.
-Forse un ipotesi ce l’ho…- soffermò la ragazza, mettendo tutti e due in confusione.
 
 
Solo. Per lui non c’era nulla di più fastidioso che: starsene in equilibrio sullo stesso tetto a pendio del medesimo edificio, rimanendo per ore ad osservare il sole calante. Eppure, dopo tanto tempo non riusciva a farne a meno di vederlo tramontare all’orizzonte sull’acqua cristallina. Non aveva problemi nel salire fino a lì per osservarlo, anche se erano passati quattro anni. Era tutto più piacevole quando soffiava il vento, anche se doveva tenere a bada il suo mantello per eviare che gli volasse via data la sua posizione, era completamente legato al torso da quel tessuto nero. I raggi del sole stavano quasi giungendo alla fine…
-…- non volle girarsi nemmeno. Conosceva già chi ci fosse dietro di lui -Ancora tu? Per quanto ancora avrai l’intenzione di seguirmi?- gli dava sui nervi essere preso di mira dallo stesso bersaglio -Sei proprio una palla al piede Kite!-
-Senti chi parla…- anche Kite dava sui nervi quel tipo strano. Da quando lo aveva battuto non è che lo sopportasse molto -Se non fosse stato per Hart e per… tuo fratello ti avrei già ridotto ad uno straccio.-
L’altro incrociò le braccia. Non era intenzionato a prendere il biondo per la gola come avrebbe voluto.
-Senti, mettiamo le cose in chiaro.- continuò Kite -Io non voglio crearti problemi e tu non vuoi crearne a me. Ma se non vuoi che accada il contrario ti consiglio di dirmi tutto quello che sai su Omega.-
“Cosa!? Omega!? Come diavolo ha fatto a sapere di Omega!?”
-…Omega? Se questo è un nome, non conosco nessuno che si chiami così. Mai sentito.- tese un braccio a sistemarsi il mantello -Te allora mi hai rovinato tutto il panorama per niente?- sospirò offeso, dato che l’altro gli aveva fatto perdere il concetto del tempo.
Un concetto per lui molto importante.
Il sole aveva già lasciato il suo posto alla notte e alla scia di stelle che ogni notte si affacciava ad Heartland.
-Ora se non ti dispiace devo proprio andare. Il mio tempo è prezioso…-
L’ex-cacciatore di numeri alzò un sopracciglio. Se aveva delle cose da fare, allora doveva almeno dargli una spiegazione del perché era lì in bilico, con il rischio di cadere?
-E perché mai?- afferrò con forza il mantello sul punto di farlo cadere -Non avrai mica paura del buio?- non ebbe tutti i torti quando il ragazzo lo guardò storto con i suoi occhi verdi mescolati con il colore del cielo e con il bagliore delle stelle.
-Io non ho paura del buio.- ritirò il mantello con le sue fredde e pallide mani, borbottando qualcosa che Kite non comprese molto -La risposta è nei tuoi ricordi...- aggiunse.
Il biondo fece fatica a capire le sue parole -Di un po’ mi stai prendendo in giro…?- quella frase gli uscì dalla bocca senza volerlo. Era abituato a sentire tante di quelle scemenze, che fare una domanda simile gli sembrava naturale. Tuttavia lui non rispose. Era impegnato a voltare lo sguardo all’oscurità della notte. Dolce, delicata notte.
-Tu lo sai benissimo.- detto ciò spiccò un salto in picchiata, tanto da farlo atterrare a terra, senza alcun problema. Prima di sparire ancora una volta guardò ancora male il ragazzo che intanto aveva messo le braccia conserte.
 
-È in notti belle come queste, che passo il mio tempo a incappare in problemi più grandi di me…-
 
 
-Uhm… non è nemmeno questo.- Ailira prese un sospiro lasciando sul tavolino una miriade di libri. Aveva controllato tutti i libri che era riuscita a trovare in quella stanza, forse per noia. O forse per un altro motivo…
Intanto Numero 96 era impegnato a osservare le carte della sua master, che aveva lasciato distrattamente sul letto. Al contrario della sorella che nascondeva il suo deck in un luogo segreto, lei le rimetteva in quell’ordine per creare strategie di duelli prima di andare a buttarsi tra le braccia di Morfeo. Possedeva delle carte davvero strane oltre a Cavaliere Oro Nero, quel mostro Xyz che lo fece diventare pan per focaccia la volta scorsa. Un misto di due deck, diversi l’uno dall’altro, ancora non riusciva a capire come lo avesse battuto con pochissime carte, anche se; dire che erano potenti era dire poco.
-…?- sussultò quando i suoi occhi bicolore caddero su una carta magia molto insolita, formata solo da un gioiello bianco e blu…
-Un… Alza-rango-magico…?- strinse fra i denti, cercando di non farsi sentire da Ailira. Ma quest’ultima se ne accorse. Alzò gli occhi verso l’essere fatto di nebbia con espressione normale, poi tornò a fissare lo sguardo verso il foglio di carta sulla scrivania. Un foglio bianco, con disegni di cerchietti innaturali tanto da formare una figura solida. Black Mist gli rivolse uno sguardo. Come cavolo era riuscita a trovare una carta così? Sbuffò, ritornando alla sua sorta di “meditazione” o come la chiamavano gli umani. Era piuttosto nervoso già da sé, ma ora lo era di più. Cominciò a bombardare la testa di domande a cui non aveva dato ancora una risposta concreta. Insomma, doveva compiere una missione si o no? Chiuse gli occhi, ricominciando tutto d’accapo. I ricordi cominciarono a fluire lentamente. I ricordi del numero originale, di come era riuscito a scappare dalla sua prigione nella chiave dell’imperatore. La chiave… per il numero originale non era nulla di ché, ma per lui, fu un inferno vero e proprio. Era come essere chiuso nella cella di una prigione, legato da corde lucenti che impedivano ogni sua mossa. Questa era la punizione per quelli come lui; letteralmente insopportabile. Per giorni veniva stretto da quelle brutte copie dei suoi tentacoli se provava a tentar invano la fuga, finché non riuscì a scappare, ma non per via degli altri numeri, come disse ad Astral. La verità era che qualcosa o qualcuno aveva spezzato il sigillo. In secondo luogo, i mostri numero lo aiutarono a fuggire, ma in primo luogo non erano stati loro. E poi, sul punto di essere imprigionato per l’ennesima volta, la sua master lo aveva aiutato; solo per semplice rispetto. Tese la carta ai suoi occhi. La cosa che non riusciva proprio a capire era: perché?
-!?!-
La testa! La testa cominciò a fargli male! Se la prese tra le mani e strinse, cercando di fermare quel dolore provocato dai ricordi che possedeva quella carta. Una guerra. Nessun sopravvissuto. Occhi spenti, dal dolore. Come se avessero perso qualcuno di importante. Occhi cremisi, terrorizzati dalla morte stessa.
-Black Mist?-
Il dolore di colpo sparì. Quelle urla, quella guerra, quelle fiamme... Era tutto scomparso. Rimanevano solo quegli occhi cremisi impressi nella memoria, e che proprio in quel momento erano lì, davanti a lui. Ailira lo guardava preoccupata, in mano aveva un ciondolino a forma di girasole spaccato a metà. 
-Che cosa c'è? Stai male per caso?-
Piombò un silenzio assordante, e solo allora numero 96 realizzò di essere ancora lì, insieme alla sua master. I ricordi che gli aveva mostrato il gioiello raffigurato nella carta magia facevano ancora male, ma non erano lì a tormentarlo quando quella ragazza era davanti ai suoi occhi. Aveva uno strano effetto su di lui, guariva la sua solitudine, lo faceva sentire finalmente... In pace…
-È tutto il giorno che sei strano.- posò la medaglietta che aveva tra i polsi, sulla scrivania, sussultando -Allora? Mi vuoi rispondere?-
-Eh? Cosa?- con tutto quel trambusto nella sua mente, non era riuscito ad ascoltarla. Ailira assunse un’espressione corrucciata, offesa.
-Insomma, te non ascolti? Ti ho chiesto se stai bene oppure no…-
-Sto bene!- il numero alzò per sbaglio un po’ troppo la voce.
-…- l’altra tornò alla sua espressione seria -Non c’è bisogno di urlare…- pose lo sguardo fuori la finestra, prese il mezzo girasole e lo poggiò in un cassetto aperto che chiuse subito -Esco un attimo. Rimani pure qui. Devo sistemare una certa cosa.-
Black Mist si alzò dalla posizione accovacciata in cui era messo, per nulla toccato dal rimprovero ricevuto, appena sentì queste parole alzò un sopracciglio.
Ailira sbuffò -Dai, non guardarmi in quel modo. Torno subito.- finì la frase curvando la bocca in un lieve sorriso. Black Mist ricambiò con un gesto della mano.
“Che ragazza strana…” solo queste parole adesso erano nella sua mente “ma ora che ci penso…” indicò a se tesso la carta con lo sguardo, ammucchiata assieme al deck “Cosa realmente mi ha fatto vedere questa carta…?”
 
 
-Ormai si sarà fatta notte.- Vector era ancora intento dal seguire le note del misterioso violino che stava suonando. Ormai era vicinissimo alla fine delle scale, ad ogni passo intravedeva la luce, mentre il suono delle note instancabili era ancora più forte. Ci mancava poco. Posò il piede sull’ultimo scalino, e con la mano si aiutò nell’equilibrio. Era così scombussolato dalla troppa forza acquisita che si sentiva a pezzi. Non appena la luce della stanza colossale lo avvolse, poté finalmente dire tra sé e sé, che era giunto al termine. Gli accordi del violino continuarono anche in sua presenza. Era giunto in una sala riempita con lame di ogni tipo, e non solo da quelle. Nel bel mezzo non vi erano che ombre, alcune danzavano attorno al fuoco, creando inquietudine, altre che stavano ascoltando, inchinate benevolmente, davanti a colei che stava suonando. Che era una ragazza il bariano lo aveva già capito. Stava accordando ancora una volta l’archetto sulle corde, danzando attorno ad un’ascia conficcato in un punto più alto sul terreno. Nella sala vi era anche un trono, e sopra di esso riposava il corvo, o il serpente che stava osservando compiaciuto la figura circondata dalle ombre viventi.
 
 
“Era questo il mio destino fino a poco tempo fa
ora che quest’ultimo è cambiato,
posso essere libera da ogni preoccupazione.
Ogni cosa buia che mi fa trasalire il cuore
mi rende potente…
ma dimmi perché tu mi ami così tanto?
E mentre le fiamme scompaiono
siamo contenti,
perché ci ritroviamo qui
a dare ai nostri corpi, il bacio della buona notte.”
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Ecco! Ho faticato per via del: lavoro-scuola-tesina del terzo anno, ma alla fine sono riuscita a finire! Ho davvero fatto di tutto per avere un po’ per me il PC o il computer fisso per finire, ma ho risolto, tutta via dovrete pazientare molto per il prossimo capitolo, sono mortificata…
Comunque, ho accorciato le pagine del capitolo se non ve ne siete accorti, e ho pure modificato il sistema, quello vecchio non mi piaceva più u.u
Oggi con me non c’è nessuno, già… a parte… *si gira e vede il gatto di Ailè che ronfa beatamente nel suo letto* arg, per colpa tua Kiruko, dovrò scrollare di nuovo il letto prima di andare a dormire! Uff!
Kiruko: *Sbadiglia*
… vabbè, ah, un’altra cosa, scusate se non ho risposto alle scorse recensioni, mi spiace tantissimo! Sono rimasta molto indietro con le risposte… T^T
Ehi, per farmi perdonare vi lascio una sorpresina:



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Allora, vi piace? Rappresenta la ragazza che conosceremo meglio il prossimo capitolo! Quindi attendete senza preoccuparvi di nulla!
Alla prossima! (non vi rivelo il nome del prossimo capitolo se non vi spiace XD)
Amber

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Capitolo 9
*** Gli incubi nella penombra ***


Capitolo 8 – Gli incubi nella penombra






Le ombre danzanti attorno al fuoco provocavano inquietudine all’interno di quella sottospecie di armeria, e non osavano fermarsi fino agli ultimi accordi del violino nero. Vector era in disparte, attendendo che qualcuno lo notasse. Era rimasto avvilito nel vedere lo spettacolo che  per lui suscitava solo la curiosità di sapere cosa fossero, osservando la figura della ragazza incappucciata che, dopo quei velocissimi accordi passati a danzare in cerchio, emetteva suoni lenti stando immobile al suo posto, voltata di spalle all’ospite indesiderato. 
-Brava come sempre…- il cobra o qualunque cosa fosse si degnò di usufruire parola, muovendo freneticamente la coda come un serpente a sonagli. Se solo non fosse per Vector, avrebbe avuto da ridire. Con i suoi occhi rossastri osservava le ombre, oltre al bariano. Il sibilo di quelle creature senza volto divertite, produceva in lui un senso di odio verso di loro -I demoni della notte sarebbero soddisfatti della tua bravura…-
Lei, che era già voltata verso il mutante, ribatté con indifferenza -Si, grazie Damos, ma non ho bisogno dei tuoi complimenti. Lo so già.- 
Vector non poté fare a meno di assecondare  la voce calma, severa e indiscreta della ragazza. Era piuttosto brava. Eppure quella voce gli sembrava di averla sentita da qualche parte… un brivido lo percorse. No, impossibile. 
-Spero che almeno qualcun altro sia nella mia stessa opinione.- ella girò il busto da sinistra verso destra, muovendo anche le gambe -Dico bene a tutti voi?-
Le ombre umanoidi risposero a quella domanda, alzando un braccio ed emettendo guaiti e ululati, quasi come se fossero degli esseri umani, comandati da lei stessa. Vector le guardò con disgusto. Prestavano servizio ad un’ innocua bimbetta viziata per cosa?
Ella sbuffò seccata -Che creature stupide, e anche facilmente influenzabili…- prese con tendenza l’archetto in mano. Il mantello nero sul suo corpo si irrigidì a tal punto da sembrare pietra -Spero che almeno, al mio ospite indesiderato piaccia la mia musica… tanto da spiarmi!-
Quello che successe dopo durò un attimo. Forse anche meno, dato che il bariano non se ne accorse nemmeno, vista la velocità dell’altra. Con una maestria tale da far invidia ad un lanciatore di coltelli, la ragazza gli lanciò l’archetto del violino, quest’ultimo, con il filo sottile e tagliente fece un piccolo taglio sulla guancia di Vector, tanto minuscola che sembrava stesse piangendo lacrime di sangue, allo sgorgo, dalla scia del liquido cremisi sul suo volto. L’impatto dell’archetto contro il muro fu tale, da far tremare le fondamenta del palazzo. La fortuna fu che almeno l’edificio rimase in sesto. Vector si toccò la guancia, e pensare che non aveva provato il minimo dolore. Tuttavia rimase immobile per poco, per quell’affronto, ora era davvero furente.
-Si può sapere cosa ti ho fatto!? Non aspettarti qualcosa in cambio per questo!- già dalla sua faccia si poteva notare un leggero cambiamento della sua personalità. Non ci volle un genio per capirlo. Ella guardò Vector, accorgendosi del suo cambiamento, incrociando con lo sguardo i suoi occhi violacei. Il colore della morte, dello spirito che non troverebbe la pace neanche a pagarla in oro. Almeno questo era quello che pensava lei. L’altro non riuscì a guardarla dritto in faccia per via del cappuccio che gli copriva metà della testa. Era certo che nascondeva qualcosa.
-Un ragazzino?- domandò, rivolgendosi al serpente seduto sul trono cremisi, visibilmente innervosita -Te mi dici che hai trovato qualcuno in grado di potermi aiutare con il piano… e mi porti un bimbetto a malapena della mia età!?- a quell’esclamazione, le ombre  di cui ella era circondata si alzarono in piedi, immobili, senza fare nulla.
-“Bimbetto” a chi?- Vector riacquistò di nuovo il sangue freddo, anche se a quell’insulto rispose alzando la voce, tanto da sentire quest’ultima risuonare fra le mura, logori e antiche come i manufatti che vi erano all’interno. Il suo viso era visibilmente affannato per via di uno sforzo corporale -Stavo per dire la stessa cosa riguardo al fatto che ora davanti a me c’è solo una ragazzina che suona il violino… E poi io non sono quello che pensi… Comunque, se vuoi uccidere quel… coso, sono tutto dalla tua.-
L’altra alzò un sopracciglio, poi si voltò di nuovo verso il muta-forma e capì la situazione. In quegli occhi aveva visto la malvagità, anche se per poco, e per essere uno sopravvissuto per tutto quel tempo avrebbe potuto tornargli utile...
-Non avrai fatto quello che penso, vero?- chiese lei, minacciosa seppur cauta.
Ma la creatura scosse la testa -Ho dovuto farlo. Altrimenti non avrebbe resistito all’energia che soccombe in questa dimora.- sottolineò, leccandosi il muso e così, i residui del sangue che erano rimasti.
“Ti sei spiegato anche troppo bene…” pensò lei, ironicamente.  Voltò poi lo sguardo titubante verso Vector, che intanto si sentiva cadere. 
La ragazza schioccò le dita -Portatelo qui!- e le ombre obbedirono subito all’ordine. Due di loro si staccarono dal gruppo circolare, il bariano aveva la vista talmente offuscata che non li vide, ma si sentì lo stesso sollevato da terra, preso alle braccia da gelide mani. Gli esseri, fluttuando come fantasmi lo portarono davanti a lei, poggiandolo a terra. Vector, anche se malcontento, ebbe finalmente l’occasione di guardarle per bene il viso, dato che non ne aveva avuto l’occasione. La prima cosa che vide fu un viso nitido e allo stesso tempo molto pallido, anche se ancora schermato dall’ombra del cappuccio nerastro. I fluidi e corti capelli color pece sembravano quasi mimetizzarsi a ciò che aveva indosso. Strisce di righe cremisi coprivano le guance. Nella sua anima rise di gusto, sembrava di trovarsi una copia spiccicata di Mizael con  quelle striature color sangue, ma con una piccola differenza: queste finivano ad appuntirsi al di sotto dei suoi occhi…
-!?!-
Il suo sguardo perplesso si mescolò a quello della ragazza. Dall’ombra scorse un’espressione familiare, glaciale, tanto che gli venne un pensiero strano solo a guardarla. Di sicuro non erano occhi normali. A prima vista erano tali e quali a quelli del suo animaletto seduto al trono. Le iridi erano talmente scure che sembrava fossero state volontariamente intrise col sangue. Lentamente la giovane chinò il capo verso quello del ragazzo.
-Se tu fossi un essere umano saresti già morto con tutto il potere ricevuto, ma non lo sei… la cosa non mi lascia perplessa. Senza le cure adatte moriresti anche adesso, sotto il mio cospetto.- ella ridacchiò, le sarebbe piaciuto vederlo morire in quello stesso momento -Tuttavia… la tua anima dice tutt’altra cosa, e questo si dovrebbe scoprire.- 
Vector fece un ghigno di disapprovazione rivolto verso di lei. Non aveva voglia di farla finita così presto. Almeno non finché avrebbe distrutto il mondo Astrale.
La nera riprese con il suo giro -Sei seccante e crudele, eppure un essere tanto malvagio che ti perseguita è familiare ai miei occhi. Dimmi, da quale mondo provieni esattamente?- 
-Il mio nome è Vector, e vengo da Barian.- rispose ghignando ancora di più con disprezzo. Forse anche con troppo disprezzo.
A quella singola parola Lei sgranò le iridi cremisi. Aveva davvero sentito il nome di quel mondo che tanto avrebbe voluto distruggere il mondo Astrale? Se allora si trattava davvero di ciò, non avrebbe esitato, ma se invece fosse un tranello?
-Barian… Dunque tu sei un imperatore. Uno dei sette imperatori al trono di quel mondo tanto ostile alla luce, dico bene?-
L’altro annuì, con la testa che sembrava essere uscita da una lavatrice tanto che gli girava.
Ad un certo punto pose le braccia verso di lui, alla mano aveva ancora il tronco del violino che prima suonava così beatamente. Fu proprio quell’arnese a verificare il vero o il falso. Le sue parole avevano un fondo di verità -Tu stai dicendo il vero. Allora perché sei qui?-
Vector indicò con lo sguardo il trono. Chi altri doveva essere sennò?
-Mia signora, questo bariano, come i suoi commilitoni, avrebbe bisogno di una mano. Capisce cos’è successo…-
-Si, Damos. Le carte magia hanno un effetto opposto a Barian. Ora mi è chiaro.- voltò il viso nascosto nell’ombra verso un Vector intontito e inginocchiato per via dell’effetto che il veleno ebbe sulle sue gambe -I portali che accedono al tuo mondo si sono chiusi e viceversa?- 
Il bariano annuì, ancora intontito. La ragazza scosse la testa di parecchio, date le sue condizioni fisiche -Visto?- lanciò un’occhiataccia verso la creatura -Hai di nuovo esagerato con la dose del veleno d’ombra…-
-Mi perdoni…- mormorò egli, chinando la testa scura verso il ventre color latte, nel punto in cui vi era il gioiello d’oro sottile. Strisciando giù dal trono, scendendo le scale, consigliò alla sua padrona: -Se lo portiamo via avremmo possibilità di aiutarlo… sempre che lei sia d’accordo…-
Poggiò delicatamente la mano sulla fronte con fare calmo. La sua, era davvero un’aura potente, oltre che malvagia. Sofferenze, miste con il dolore… rabbia… paura… pazzia… odio…
Ritirò il palmo della mano, leggermente perplessa e allo stesso tempo ghignando maliziosamente. Non aveva mai avvertito uno spirito così complicato, e se era solamente lui a provocarlo, chissà cosa avrebbero nell’anima gli altri imperatori.
-Se vieni con me posso aiutarti nei tuoi problemi.-
-…Non mi fido più di tanto.- rispose l’arancio, ridacchiando al solo pensiero -Avrei preferito morire così, ma questa è la vita. Ma si, vediamo dove mi porti va.- ciò che aveva appena pronunciato era chiarissimo. 
Anche lei ridacchiò, nascondendolo con la mano pallida -Le ultime parole famose.- schioccò di nuovo le dita. Nello stesso tempo si formò un altro portale. Lui lo riconobbe, era lo stesso portale che lo aveva portato in quello stesso luogo. Ma i segni violacei e rossi erano ancora più intensi di prima, lingue di fuoco apparivano e sparivano, girandoci intorno, tantomeno era ancora più grande di prima. Vector si rialzò da terra, mentre gli spettri schizzarono come frammenti malefici in quel buio logore.
-Allora vieni?- tese una mano al bariano, prendendolo in giro psicologicamente con quella domanda. Lui se ne accorse, prendendo il suo palmo gelido fra il suo. Fece un sorriso malizioso come prima, per poi trascinarlo dentro ridendo quasi come avrebbe fatto lui, sorprendendolo. Il portale subito dopo si chiuse del tutto, senza lasciare traccia di sé.

Il giorno dopo…

Yuma camminava verso le strade della città, affiancato dal suo fedele amico astrale. Erano usciti per controllare che dalle loro parti fosse tutto a posto, viste le complicazioni degli ultimi giorni, ma non solo. Dato che non vi era scuola per l’intera settimana dopo il black out, voleva visitare l’ospedale in cui vi era ricoverata Rio, la sorella di Shark. Doveva assolutamente parlare con lui delle carte, e anche accertarsi che lui ne avesse una per sicurezza… ora che ci pensava su da un po’ di tempo. 
Un po’ per noia prese il ciondolo che aveva al collo e se lo mise davanti agli occhi.
-Energia al massimo…- sorrise contento. Aveva proprio bisogno di dire quella frase ogni tanto. Lo faceva sentire felice. Il numero originale emise un gemito tanto acuto da sembrare un sospiro. 
“Bah, non ci posso credere…” anche nella sua mente invasa dai ricordi c’era un attimo di pace. Perché era tanto preoccupato? Forse era solo un’emozione umana quello a cui stava dando retta, chissà. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma era rimasto così perplesso il giorno prima che non sapeva più come girasse il pianeta (magari avrà cominciato a girare alla rovescia XD). Almeno era tranquillo nei suoi pensieri…
Ma forse era troppo resto per dirlo.
-Yuma!- una voce familiare tanto quanto fredda gridò incontro al ragazzo, che intanto aveva la testa tra le nuvole. Non ebbe neanche il tempo di togliersi dalla vista la chiave che si ritrovò a terra, attorcigliato, con i suoi arti posteriori rimasti momentaneamente immobili, in pratica qualcosa gli era appena saltato addosso. Non appena aprì i suoi occhi cremisi si ritrovò l’astrale in piedi con una faccia perplessa, seguita subito da altri due visi con la stessa espressione. Chi si ritrovò addosso? Una ragazza che da poco conosceva, ma che avrebbe svelato di tutto e di più per via del suo mostro numero…
-...La prossima volta che ti urlo contro…- aggiunse grattandosi la testa coperta dai capelli corvini -Assicurati di dare un’occhiata.-
Ailè e Ailira. Quando si parla del diavolo…
Astral prese a guardare la scena da mezz’aria di altezza. Ailira era caduta addosso al suo amico con uno skateboard che si sosteneva in alto. E ad osservare la scena c’erano: Ailè e… numero 96, con un viso seccato. Il numero voltò uno sguardo di disprezzo contro il suo simile. Ella si rialzò, sistemandosi il giubbotto di cuoio color caramello scuro dalla polvere. L’altra sospirò, prendendo Yuma per il braccio e sollevandolo da terra.
-Scusate.- mugugnò Ailè -Ailira stava andando troppo veloce con il suo overboard.-
Il ragazzo si voltò per prendere da terra l’oggetto di cui parlava la blu. Si tratta di una versione più moderna dello skateboard, praticamente si muove in assenza di gravità, non con le ruote, e provvisto anche di propulsori termici. Si trattava di un overboard color rosso scuro, con dei lineamenti corvini. Lo prese tra le mani e lo porse alla sua proprietaria, che intanto lo guardava come se fosse un estraneo.
-Ecco. E scusami se ti ho urtato senza volerlo.- si scusò il moro. 
La corvina afferrò subito dalle sue mani il suo gadget con violenza -Non ho bisogno delle tue scuse.- affermò Ailira -E in futuro, vedi di non essere tanto distratto e incosciente.-
Egli la guardò strano. Ma cos’aveva lei di così negativo? Ailè cambiò espressione, assumendo uno sguardo sofferente. Numero 96, all’allontanamento della ragazza fece spallucce verso entrambi, sibilando: -Io non c’entro nulla. Non sono capace di controllarla.- 
Astral si allontanò subito, nel sospetto di una finta. Black Mist si avvicinò di più alla blu, che intanto stava guardando  l’altra incamminarsi con in braccio la sua tavola.
Il numero guardò storto l’astrale -Che c’è? Non ho voglia di farti nulla…-  prese a roteare gli occhi e a sbuffare per alleviarsi. Astral corrucciò il volto. Non c’era da fidarsi minimamente. Yuma e Ailè tentarono invano di distrarli.
-Black Mist.- gli occhi cremisi senza luce delle corvina lo guardarono, fu l’unica cosa che in quel momento fece staccare gli occhi del numero da quelli di Astral a quelli di Ailira -Su, andiamocene…- Ancora quella sensazione, un brivido lo percosse lungo la schiena. Ma che diavolo aveva? Forse erano ancora quei dannati ricordi che arieggiavano nella sua mente, i ricordi della carta magia… 
Scosse nuovamente la testa -A-arrivo…- fu l’unica cosa che pronunciò prima di voltare le spalle ai due, che intanto stavano a guardare allontanarli. Ancora una volta tutt’e due se ne andavano con dietro un mostro numero, viscido come un serpente.
Black Mist si voltò nuovamente verso Astral. Era come vedersi allo specchio, avevano entrambi la stessa espressione intrisa nella fulminante tensione che si era formata prima. 
La copia nera prese a voltarsi di nuovo e andarsene con le due. Astral non rimase molto sconvolto, ma un po’ forse, dato che quella reazione per lui non era assolutamente normale. Sbuffò, avrebbe voluto rispondergli, ma rimase con le labbra sigillate in un solo, e unico pensiero. Quale parola aveva pronunciato Tori il giorno prima…? E quale significato possedeva…?
-Ehi, aspettate! La voce di Yuma si intromise tra di loro, prima che queste ultime sparissero. Corse verso di loro, che intanto si erano girate di busto. Ailira cercò di rispondere al richiamo, ma venne mentalmente interrotta dalle parole del tredicenne -Posso sapere almeno dove andate?-
-Ecco… stiamo andando a trovare un nostro amico, perché ce lo chiedi?- Ailè in botta e risposta, rivolse a lui un’altra domanda.
-No, per nulla. Era solo per sapere.- Il moro posò il braccio sul fianco. Ailira riprese a camminare, seguito dal numero. Ma la gemella blu rimase immobile, sempre girata di busto.
-Ti va di venire con noi?-
Tutti sgranarono gli occhi, soprattutto il moro. Dopo neanche un millisecondo la corvina si avvicinò all’altra a lunghi passi, per poi tirarla per la sciarpa giallina e guardarla coi suoi occhi cremisi. Questi ultimi creavano contrasto con quelli color zaffiro della ragazza.
-Ailè.- Il tono cambiò, passando a rimproverarla -Non abbiamo già…-
-Eddai Ailira! Questa volta vediamo di farceli degli amici. Non sopporto più di vederti sempre da sola!- esclamò, puntandole il dito contro -Lo so che questo è il tuo carattere… ma ti prego, non ti sopporto quando fai così alle altre persone.-
-…- ella rimase immobile. Conosceva bene la sorella, e quella non era la prima volta che pronunciava una cosa simile. I suoi occhi, intrisi da una lucidità unica, erano la sola cosa che poteva sollevare il suo animo tormentato. Black Mist sobbalzò alle parole della sorella di Ailira. 
“Non ha nessuno oltre la sorella…”


-Fratellone!-
L'albino coperto dal mantello scuro si voltò, appena prima che Shirou potesse andare a sbattere contro di lui. 
-Ops! Scusa! Non è che potresti darmi una mano?-
Lo trascinò verso un albero piuttosto alto e indicò un aquilone rimasto bloccato tra i rami, probabilmente trascinato fin lì dal vento. Lo guardo per qualche secondo, poi lo rivolse nuovamente al fratello minore. 
-Non ti seguo… cosa dovrei fare?- chiese ingenuamente, come se fosse lui il fratello minore e viceversa.
-Potresti sollevarmi fin lassù? Così lo prendo!-
Per un po' lo guardò, e Shirou ebbe l'impressione che forse non avesse capito. Poi si sentì prendere in braccio e sollevarsi velocemente fino alla cima dell'albero in cui era incastrato l'aquilone, ringraziò il ragazzo con un sorriso e afferrò la corda sottile dell'aquilone, fece attenzione a slegarlo evitando i rami troppo appuntiti, e quando finalmente riuscì a liberarlo, tenendolo in mano, il fratello maggiore lo riportò a terra. 
-Non è molto... Ma è qualcosa! Vero?-
L’altro annuì, sorridendo. Il bambino rise e corse via, brandendo il suo nuovo aquilone colorato. Avrebbe voluto sorridere nuovamente per la tenerezza che gli faceva. Capiva che in quel luogo in cui vivevano per lui non c'era molto da fare, e avrebbe voluto farlo divertire in qualche modo. Tornò nel mezzo della strada e rimase lì a fissare la via che si estendeva, bloccata e oscurata dalla penombra e per la prima volta si chiese come mai non avesse ancora pensato di andarsene da lì con il fratello. L’uncia cosa che lui potesse provocare nel cuore degli esseri umani erano solo gli incubi. Questo e nient’altro. Perchè nonostante avesse dimostrato un po' del suo affetto al suo unico e caro fratello, uno come lui agli occhi delle altre persone rimaneva sempre un mostro... Gli altri non avrebbero capito... Il cuore di un bambino era ben diverso da quello di un adulto. 
-…-
Vide suo fratello inginocchiarsi tra l’erba. Per via del suo istinto fraterno corse verso di lui, verificando che al bambino non fosse successo nulla. Shirou si sentiva strano. Aveva avuto una visione? La sua vista fu offuscata da un improvviso capogiro, ed ebbe la sensazione di cadere, tanto da aggrapparsi violentemente al braccio del ragazzo, che velocemente, portò le sue mani a sostenerlo. 
Chiuse le palpebre e aprì lentamente gli occhi, assonnato, sfregò la mano chiusa a pugno su uno di essi e quando la vista si fece più chiara... Sobbalzò.
-Ah!-
Si mise a sedere di scatto, per poi tirare un sospiro e posò la mano sul petto.
-Potresti, per favore, smetterla di fare così? Sul serio, metti i brividi in quella forma!-
Il ragazzo dalle iridi color acqua si mise a ridere -Ok, scusa, ma non ho saputo resistere!- disse, ridendo.
Shirou si rialzò, mettendosi nuovamente in piedi.
-Non è giusto, però! Non è divertente così! Perchè tu ci riesci e io no!?-
Strillò, sbattendo i piedi per terra, e l’altro ne approfittò per raccoglierlo con le sue braccia. 
-Ti voglio bene fratellone!- esclamò il bimbo, sorridendo.
-Si, anche’io ti voglio bene Shirou.- rispose, ricambiando il sorriso. Finalmente poteva dire dei sentirsi felice.
Eppure temeva che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di terribile alle uniche persone a cui voleva bene…


-Vector!-
Il nome del ragazzo risuonò nella sua stessa mente, facendolo sobbalzare. Era caduto in un sonno profondo, risvegliato solo dalla voce femminile che conosceva da poco. Quando la sua vista si fece più nitida poté chiaramente vedere dove fosse. Era praticamente circondato dal colore delle tenebre. Era circondato da ombre umanoidi formate solo dalla parte anteriore del corpo, e stavano strisciando verso ogni angolo libero davanti a lui. Si scostò la frangia dei suoi capelli. Dal color arancio erano passati ad un grigio-azzurro, non accorgendosi che ora era passato alla sua reale forma. Quella di un demone alato dalla carnagione grigioscura come il fumo, ornata da cristalli rossi, provenienti dal suo mondo. Il gioiello incastonato nel petto da un cimelio colo oro era il più grande tra tutti. Non possedeva nulla nel volto, tranne che gli occhi violacei, almeno quelli erano rimasti al loro posto. Il paio di gigantesche ali nere era anch’esso decorato da cristalli rossi, e battendole tra di esse, fluttuò per un millisecondo, bastato per rimetterlo in piedi. La ferita che la creatura muta-forma gli aveva procurato era coperta da delle bende.  
-Non preoccuparti per quella piccola cosuccia… ci ho pensato personalmente.- Ancora quella ragazza coperta dal mantello. Era seduta sopra un trono posto davanti a lui, in cima a degli scalini fatti di marmo. Vi era anche il serpente nerastro, che riposava placido in cima al trono cremisi.
-Dove siamo?-
Ella sorrise -Benvenuto nel mondo Oscuro. Il mio adoratissimo regno!- esclamò, alzandosi in piedi e alzando le braccia al cielo.
Vector sgranò gli occhi -Anche tu sei un’imperatrice?- ci era rimasto eccome -Ma posso sapere chi accidenti sei?!?- strinse i pugni. Quella parve divertita molto dalla sua ingenuità. Moltissimo -Bene, allora posso pure togliermi il mantello e mostrare la mia identità.-
Per lei fu una liberazione strapparselo come se nulla fosse dalla sua struttura. Con molta violenza, per poi gettarlo in aria facendolo ricadere dietro di se. Si udì il tonfo sul marmo del tessuto e dei rubini incollati ad esso.
Agli occhi di Vector si mostrò una sagoma esile, vestita in abito nero elegante, ornato da fili fluorescenti color sangue. La figura era a braccia conserte, coperte da guanti giovanili che cominciavano ai gomiti. Il volto candido di una ragazza, ma con uno sguardo gelido, preso di mira dagli occhi cremisi che sembravano intrisi direttamente col sangue, senza un filo di bianco all’interno. I segni color cremisi erano rimasti ai lati del suo viso. I capelli corvini non erano affatto corti. Anzi, erano legati formando una lunghissima treccia così spessa, che si fermava a mezz’aria per la tanta forza con cui erano tirati, eppure non sembrava così. Vector rimase immobile. Il suo sguardo gli ricordava vivamente qualcuno. Ma chi?
-Beh, io conosco il tuo nome, ma sono stata una maleducata non presentandomi.- disse, facendo un piccolo, falso inchino -Il mio nome è Xana. E come tu hai detto sono l’imperatrice di questo mondo.-
Anche quel nome gli parve familiare, ma questo non distorse i suoi pensieri.
-Alquanto aggressiva la ragazza…- si ritrovò ad accennare, con gli occhi che mostravano l’espressione di un sorriso malizioso -E dimmi… Cosa vorresti da noi Bariani?-
-Semplice, voglio aiutarvi nel vostro intento. Ho dei conti in sospeso con il mondo Astrale, e voi Bariani fate al caso mio…- 







Angolino autrice
Buona serata a tutti! Eccomi di ritorno da una lunga assenza (penso ‘-‘…) finalmente! Ho passato tutta la giornata per completare questo capitolo, per lo più nessuno mi ha rotto le balle XD
Vector: -.-“
Beh, fino ad ora… spero che continuiate a seguire la mia storia, anche quando tardo ^^ Nel prossimo capitolo vedrò di fare meglio le cosuccie che accadranno… penso che finalmente ci sarà una tregua tra i due astrali, e si scoprirà la verità riguardo al ragazzo e a suo fratello XD
Detto questo, vi auguro una buona Domenica a tutti!
Ambersuperfun03

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Capitolo 10
*** Il guardiano della notte ***


Capitolo 9 – Il guardiano della notte
 
 
Chissà perché era venuto proprio lì…
Forse perché si sentiva più a suo agio in quell’ambiente antico? La biblioteca del castello era ideale per rimanere da soli, in pace… dopo quello che era successo.
Rimase per a fissare l’immagine del suo mostro numero brillare sulla carta per qualche secondo che nascondeva un'immaginaria eternità. Non voleva parlare di quanto era accaduto... Quello era uno di quei ricordi che devono solo essere dimenticati, non c'era spazio per loro nella mente. 
L’odore dei libri vecchi, nuovi e rovinati si mescolava al profumo delle mura e dei mobili antichi, creando un’aroma intensa e gradevole… di sicuro rimanere in solitudine era sempre meglio che stare con quel rompiscatole del suo superiore o come voleva farsi chiamare… a proposito, chissà che fine aveva fatto? Tanto chi dovrebbe importarsene. Magari era andato a farsi un giro lungo tutto il perimetro della zona, a spassarsela, come al solito… per lui era sempre tutto un gioco. Vedere soffrire le persone era un toccasana per il suo spirito. Ma far soffrire creature inutili di nome e di fatto poteva tornagli utile…
-Mizael.-
Il bariano dalla mantella gialla s voltò verso chi lo aveva chiamato. Durbe era davanti a lui. Il suo sguardo si muoveva più frenetico del normale, segno che doveva essere a disagio. Socchiuse le palpebre, sospirando.
-Qualcosa non va?- rispose all’amico -Adesso non puoi dire che io non venga qua di tanto in tanto.- se avesse avuto il volto scoperto, avrebbe mostrato un ghigno sarcastico, però aveva ragione. In effetti era da parecchio che non veniva in biblioteca e che non provava più la pace che stava avvertendo prima. Di solito Durbe si chiudeva lì dentro a leggere in tutta tranquillità un libro dopo l’altro. Era persino convinto che li avesse letti tutti.
Non contento del sarcasmo l’altro non rimase a scena muta -Hai visto Vector da queste parti?-
-E con questo? Sarà da qualche parte, no?- non sopportava quel tipo a tal punto da negare l’evidenza, ma Durbe, come lui era riuscito a tenergli testa. Ma non poté fare a meno di chiedersi “un’altra volta” la stessa domanda. Com’è sadico Vector a questo punto avrebbe fatto di tutto. Magari era andato a torturare qualcuno con i suoi loschi giochetti.
-Questo il punto.- affermò il tipo coperto su per giù dalla mantella bianca -Non si trova più quell’incosciente in tutto il perimetro di Brian.-
Detto questo, Mizael andò sull’attenti. Era forse possibile che…?
-L’ultima volta che l’ho visto…- continuò -era nella sala del trono. E indovina cos’ho trovato lì dentro…-
Mostrò all’altro una carta nerastra. Una carta che conosceva e che aveva visto solamente poche volte.
-Ma non mi dire… finalmente abbiamo scoperto la causa di questo blocco temporaneo.- monologò al suo subordinato -Almeno Vector si è tolto dai piedi una buona volta.-
-E chissà in quale parte dell’universo si trova… Ci basterà solo aspettare che faccia ritorno.-
-Sempre se lo farà… è così vigliacco che non esiterebbe a tradirci!-
-Non dovresti dire questo, è pur sempre un tuo compagno.- lo rimproverò Durbe.
Questo però fu troppo anche da lui. Lo prese per il collo e lo scrutò con il suo sguardo gelido -Stammi bene a sentire, so benissimo quello che stai tentando di dirmi e ti ringrazio di avermelo ricordato, ma Vector non sarà mai capace di mettermi le mani in testa, mettiamo le cose in chiaro: è sparito? Sono fatti suoi! Non nostri…-
Detto questo, fece dietro front verso il portone d’ingresso della biblioteca e lo aprì violentemente. Non era capace di parlare a Durbe in quel modo, ma doveva pur difendersi dalle sue parole -e se tornerà… digli che dalle mie parti non è il benvenuto.- disse, prima di sbattere violentemente la porta e lasciare il suo amico solo, tra l’aroma dolciastra dei libri che tanto amava leggere…
 
 
Astral teneva lo sguardo fisso su un frenetico Nebbia Oscura, che di sicuro stava complottando come sconfiggerlo. Peccato che quest’ultimo avesse la testa da altre parti. Numero 96 si sentiva a disagio, e temeva che il numero originale potesse intrappolarlo a tradimento.
Insomma, ognuno dei due aveva paura dell’altro.
-Eddai, finitela di guardarvi in cagnesco voi due!-
Entrambi si voltarono verso la blu e la guardarono  nello stesso modo in cui si guardavano prima. Almeno erano d’accordo su una cosa.
Ailè prese a fare qualche passo indietro dagli esseri astrali -Dico solo che per un po’ dovreste smetterla di fare i bambini e a comportarvi più seriamente nei vostri confronti.- si giustificò, dando loro del filo da torcere.
“Dopo aver tentato di assorbirmi la vedo dura fidarsi di lui…” pensò Astral, sospirando.
-Allora...- Yuma tentò di calare la tensione -Che tipo di persona è il vostro amico?- Astral e 96 rimasero impassabili. Almeno era riuscito a fare qualcosa di buono il ragazzo…
-Non sono proprio affari che ti riguardano.- rispose acida la corvina. Ailira camminava in testa al gruppetto, e non voleva saperne di girarsi.
La sorella la ignorò -Beh, è un ragazzo che non vediamo da molto tempo…-
-Quattro anni per l’esattezza.- intervenne la gemella, sempre rivolta con il viso verso la strada, e continuandone il percorso.
-Wow, quattro anni!- il moro si sorprese -Ne è passato di tempo allora!-
-Già, in effetti è vero!- esclamò la blu.
-Comunque, stavi dicendo?- chiese Astral, curioso. Almeno questo lo distoglieva dal fatto che il suo “gemello cattivo” fosse accanto a lui.
-Ah, si. È un tipo che gli altri potrebbero definire strano…- continuò, assaporando un ricordo del diretto interessato nei suoi pensieri -Ha un comportamento e un carattere come il ghiaccio più gelido. Ma in realtà è un ragazzo leale, onesto e affidabile.-
-Dev’essere davvero un bravo ragazzo.- intervenne l’amico.
-Si, lo è, ma dall’aspetto non sembrerebbe…- non sembrava, ma anche Ailira si stava interessando alla conversazione, seppure fosse mediocre.
-Da queste parti non si fa vedere molto, soprattutto di notte, quando è tempo di luna nuova… infatti lo chiamano “Il guardiano della notte” e…-
-Shhhh!- Ailira si era girata di scatto e era riuscita a fermare Ailè prima che potesse dire altro -Hai già detto abbastanza… non è che raccontiamo delle menzogne al primo che capita.-
La blu si allontanò dal suo sguardo minaccioso, quasi impaurita -V…va bene, ma ora calmati…- borbottò.
Ailira si allontanò sempre più, seguito dal mostro numero, assorto nei suoi stessi pensieri, continuando a fissarla distrattamente.
-Ma che ha tua sorella?- chiese Yuma alla blu, che emise un sospiro rassegnato -Spero che non sia colpa nostra…-
-No, non preoccuparti, non è colpa vostra…- rispose -Questo è solo il normale carattere di Ailira. Non sa contenersi nel comportarsi in questo modo.-
-Eppure scommetto che non è sempre stata così.- si ostinò a dire l’astrale -La sua aura è cupa, ma vi è anche un fondo di luce… dico bene Ailè?-
La diretta interessata annuì -Però si può capire… Ormai sono l’unica che le è rimasta accanto. Non abbiamo più nessuno, siamo sole e ci aiutiamo le une con le altre.- il suo volto era triste, anche se sorrideva in un modo inquietante.
-Siete sole? Non avete genitori o qualcun altro?- chiese il moro. L’unica cosa che fece la ragazza fu un cenno del capo per dire: no.
Intanto Ailira si era fermata a guardarli. E di sicuro non aveva una bell’espressione nel vedere quei due. 96 invece era girato di schiena ma ascoltava la conversazione.
-In un certo senso siamo le uniche sopravvissute della nostra famiglia… I nostri genitori sono passati a miglior vita quando eravamo ancora piccole. E come loro anche il resto della nostra stirpe…- concluse con voce misera, almeno questo pensava quando lo aveva pronunciato.
Sia Yuma che Black Mist ci erano rimasti di sasso. Letteralmente. Anche se il secondo non lo dava a vedere. Non avevano proprio idea di quanto fosse disastrosa la situazione, ma adesso che ne erano al corrente… ora il ragazzo dagli occhi cremisi si sentiva in colpa per aver fatto quell’assurda domanda solo per curiosità -Scusami tanto, mi dispiace. Non lo sapevo…- balbettò.
La ragazza lo guardò bene in volto -Dalla tua espressione sembrerebbe sia accaduta la stessa disgrazia anche a te, ho detto bene?-
-Eh, cosa?- Yuma non sapeva che rispondere.
-Dai, te lo si legge in faccia.- di sicuro era una ragazza ostinata. Egli però non rispose. -Ailè… non avresti dovuto fare quella domanda…- intervenne Astral.
-…- doveva ammetterlo.  Aveva ragione.
-Suo padre e sua madre sono scomparsi nel nulla, vivendo ora con la sorella e la nonna.- continuò a spiegare lo spirito -L’unica cosa che rimane di loro è il ciondolo che ha al collo.-
Ailira assunse uno sguardo indifferente, con la piccola particolarità di avere gli occhi sgranati, quasi come se fodde
-... Ora sono io a dirti che mi dispiace.-
Ma rimase sorpresa nel vederlo sorridere da un momento all’altro.
-Dai, ora non pensiamoci più. Questi pensieri tristi ci fanno male. Dobbiamo pensare al futuro!-
Adesso il suo umore era sollevato, e anche l’umore dell’altra.
-Va bene. Adesso però vogliamo continuare la nostra camminata? Si staranno già chiedendo che fine abbiamo fatto.- Ailira era tornata indietro dopo aver ascoltato il loro discorso.
-Lo stavo pensando anch’io.- ripeté la sorella ridendo al pensiero di trovarlo davanti con una faccia preoccupata. Lo conosceva troppo bene.
Stavano per rimettersi in cammino, quando…
-AILÈ!! AILIRA!!- la voce di un bambino risuonò attraverso le strade, attirando l’attenzione dei cinque individui lì presenti. Un piccolo bambino dai capelli corvini con piccole striature che scendevano sui suoi occhi azzurri sbarrati. Era coperto da una mantellina nera, forata di rosso all’interno, e corse incontro alle dirette interessate, abbracciandole con una forte stretta.
-SHIROU!!- le ragazze abbracciarono il bambino, erano così contenti di vederlo che per poco non lo soffocavano dallo stringere nella loro morsa. Cominciarono a tempestarlo di domande.
-Come stai? Ci sei mancato tantissimo!!- esclamarono -E tuo fratello? Sta bene? Oppure è sempre impegnato a fare da guardia?- ora soltanto Ailè gli stava facendo domande a raffica.
-Sto benissimo, grazie mille! Anche voi mi siete mancate tantissimo!- rispose il bimbo, sempre guardandole con gli occhi sgranati.
-Ma tu pensa. Parli del diavolo… e guarda un po’ chi si rivede dopo quattro anni… - una voce ignota i creò dal nulla. Si voltarono tutti verso quest’ultima. Apparve dal nulla un ragazzo dallo sguardo serio e freddo, che sedeva sul ramo di un albero. Yuma e Astral rimasero a guardarlo con gli occhi sbarrati . Era lo stesso ragazzo che aveva vinto contro Kite la settimana scorsa! Gli occhi color turchese, la ciocca nera sui suoi capelli albini, l’ustione di striscio alla guancia… era lui in tutto e per tutto!
Un breve singhiozzo echeggiò tra i presenti. Una piccola lacrima scese dal viso di Ailè, subito dopo un’altra. E un’altra ancora.
-Kei…-
In men che non si dica la ragazza dagli occhi color zaffiro corse subito ad abbracciarlo. Yuma e il suo amico stavano attenti a osservare la scena, come impietriti.
-Calma, dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato a contenerti.- mostrò un lieve sorriso, e rimase al gioco dell’altra.
-Mi sei mancato tantissimo…- questa fu la frase di risposta, stringendolo sempre di più.
-Sei la solita.- sbuffò -Dopo un po’ questo tuo atteggiamento mi sentivo un tipo nostalgico…-
Subito dopo il ragazzo la accolse con un'altra stretta.
-Anche tu mi sei mancata. Non puoi immaginare quanto.-
Come d’istinto alzò il capo, e chi vide? Il ragazzo e quella sottospecie di fantasma azzurro che erano in compagnia con lo pseudo-maestro di occhi galattici che aveva sconfitto a duello. A entrambi lanciò un’occhiata gelida. E vederlo accanto ad Ailè e ad Ailira lo rese nervoso.
-Perché siete con Yuma Tsukumo?- chiese acido, avvicinandosi al diretto interessato. Quest’ultimo prese a indietreggiare lentamente.
Tanto che alla fine inciampò su uno dei mattoni della strada e cadde all’indietro… di schiena. Kei mise le braccia conserte davanti a lui.
-Perché? Lo conosci?- chiese Ailè guardando entrambi con fare interrogativo -C’è forse qualcosa che io non so?-
-Questo ragazzo è amico di un ex-cacciatore di numeri che possiede un occhi galattici…-
Alle parole di Kei, Ailira e la gemella trasalirono sull’attenti.
-E dunque? Cosa c’entra se ho un occhi galattici nel mio deck?-
Tutti si girarono verso la voce fredda che si era appena manifestata.
-Come ti ho già detto, sei sempre una palla al piede Kite.- rispose, accorgendosi che dietro il biondo c’era anche il suo fratellino Hart.
-Ciao Hart!- esclamò il corvino.
-Ciao Shirou!- l’altro rispose al saluto avvicinandosi a lui e entrambi si diedero il cinque -Guarda cos’ho trovato?- e mostrò l’aquilone che era riuscito a prendere grazie all’aiuto di Kei. Ormai erano diventati molto amici, nonostante le divergenze dei fratelli maggiori… o così avevano potuto constatare i bimbi.
Entrambi decisero di lasciarli giocare per un po’ nel far volare l’aquilone, rimanendo lo stesso l’uno in disparte dall’altro.
-Beh, si può sapere cos’hai contro il sottoscritto?-
-Voglio sapere di Omega.-
Kei guardò le sue amiche stare in disparte. Quest’ultime tentarono di rimanere il più “naturali” possibile. Ora anche Astral, Black Mist e Yuma stavano ascoltando.
-Ti ho già detto che non so nulla.-
Kite non volle arrendersi -Tu menti. Non ci vuole un genio per capirlo.-
Adesso stava davvero esagerando. Ogni parola che pronunciava lo innervosiva ancora di più. Kei prese qualcosa nascosto sotto il mantello. Un oggetto luccicante. Un manico. Le ragazze sapevano cosa stava per accadere. Guai a non finire.
-Guarda che se non te ne vai…- interruppe la frase per tirare fuori dal mantello una lunghissima e spessa spada placcata in oro e con una gemma di colore rosso come le fiamme attaccata al manico, quest’ultima sembrava di brillare di luce propria, e poi la puntò verso l’ex cacciatore di numeri -Potrei farti in mille pezzettini.-
-Finitela entrambi!- li rimproverò la voce di Ailira. Kite si voltò verso la ragazza, come anche l’altro ragazzo -Siete ancora più infantili dei vostri fratellini!-
-Chi hai chiamato infantile?- risposero, Kei, agitando la spada contro di lei, e Kite, guardandola male con i suoi occhi color ghiaccio, freddi e gelidi, come al solito.
-Si, ho chiamato proprio voi!-
-Ora basta!- Ailè non resistì alla tentazione di zittirli tutti. Astral era accanto a lei, e di botto percepì l’aura della ragazza crescere a dismisura, come se la sua collera fosse in sovraccarico.
-Ma che..?!?- anche numero 96 stava avvertendo la stessa identica aura. Ed era anche molto potente. Eppure non era lontanamente simile a quella di una carta numero.
-No, Ailè basta!- la ragazza smise immediatamente di scaricare energia attorno a lei, quando Ailira la richiamò. E cadde a terra.
Kei tolse di mano la spada, nascondendola nuovamente sotto il mantello, e andò subito a soccorrerla, come fece anche Yuma e la corvina. Kite non mosse un dito, ma rimase a guardare la scena.
“Possibile che…?”
 
 
 
-Omega…- chiamò, ma non sentì risposta.
-Omega.- ripeté un’altra volta, ma invano.
-Omega!- gridò, eppure non successe nulla. Solo il vuoto rispondeva al suo richiamo, mostrandosi sempre più tetro.
-Dove sei… lo so che sei qui, ma perché non mi rispondi…?- nessuna risposta. Di nuovo.
Chiuse gli occhi, attendendo la fine desiderata, svanire, ma li riaprì quando una luce verdeggiante apparve improvvisamente davanti. Un fuocofatuo. Tese la mano per toccarlo, ma esso si allontanò.
-Scusa…- disse una voce inumana -Scusa…-
-Per cosa?-
-Scusa se ti ho fatto diventate così… se mi tratti male è perché me lo merito… sniff…-
-Non… non è colpa tua…-
-Si invece!-
D’improvviso il fuoco prese a diventare arancione, e sempre più rossastra, tanto da avvolgere chi aveva accanto a sé. Un urlo giunse al vuoto e poi, più nulla.
 
-Allora? Dimmi.-
-Dovresti sapere cosa accade alla tua sorellina.-
-Non mi dire che è successo di nuovo…-
-Sembrerebbe. È la solita routine.-
Riaprì gli occhi, che mostrarono volti familiari -Ah si? Non me ne sono accorta se devo essere sincera…- rispose la blu, alzandosi da sopra il cuscino del suo letto. Vide Kei e sua sorella che la guardavano preoccupati, erano davanti al suo letto. L’avevano portata a casa. In lontananza c’erano Yuma, Shirou, Astral e Black Mist.
-Bella mossa, guardiano della notte.-  disse Ailè, coprendosi gli occhi con l’intero braccio, cercando di riprendersi completamente.
-Allora, stai bene?- si intromise Yuma tra i tre, scatenando un’occhiataccia da parte dell’albino.
-Si, grazie Yuma… adesso mi sento molto meglio- rispose, poi notò una cosa:- Ehi, voi due, è la prima volta che vi trovo così vicini l’uno dall’altro.-
Yuma non capì il senso della frase, ma voltandosi vide che i due numeri erano davvero l’uno accanto all’altro, anche senza che se ne fossero accorti. La frase era riferita a loro. Astral e numero 96 si guardarono in faccia, era come stare allo specchio, solo in modo del tutto diverso. Calmi entrambi.
-E.. quel ragazzo di prima che fine ha fatto?-
-Kite dici?- il ragazzo dagli occhi cremisi prese parola -Beh, se n’è andato. Aveva detto di soccorrerti e ha aggiunto che aveva altro a cui pensare.-
La ragazza emise un lungo respiro per distendersi, scese dal letto, quando…
-No, mi spiace ma per un po’ di tempo dovrai stare a letto!- disse Ailira, che la rimboccò subito nelle coperte del letto -E per voi la visitina è finita.- si rivolse agli altri e andò ad aprire la porta -Kei, Shirou, fossi in voi andrei subito a casa. Il sole stà calando, non so se mi spiego…-
-Si, subito, grazie, ci vediamo…- uscirono per primi -Tanti saluti ragazze.- e fece per andarsene. -Yuma Tsukumo, se incontri ancora Kite, digli di starmi lontano.-
-…- l’altro non rispose, ma si limitò ad annuire. Kei prese in braccio il fratello e scavalcò il piano dall’impalcatura delle scale, spiccando un folle salto verso il portone d’entrata, per poi andarsene.
-Vale anche per te.- replicò nuovamente la corvina, indicando l’uscita -Arrivederci.-
Quando il ragazzo uscì, accompagnato da Astral, la ragazza chiuse violentemente la porta.
-E ora occupiamoci di te, sorella.-
Black Mist rimase in disparte, a pensare.
“Omega… questo nome non mi è nuovo….”
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Buonasera cari, vi mancavo eh? Purtroppo questo capitolo è tutto sottosopra, ma almeno abbiamo scoperto chi è il ragazzo misterioso, no? (No XD)
Siccome quest’anno ho l’esame dovrò studiare per tutti i restanti mesi, ma non preoccupatevi, dopo avrò tutto il tempo per occuparmi di voi.
Alla prossima!
Amber
P.s: prima o poi caricherò un disegno di Kei e Shirou ^^

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Capitolo 11
*** Accadono cose strane ***


Capitolo 10 – Accadono cose strane
 
 
-Fratellone…- sibilò il bimbo sbadigliando, tenendo stretto il pugno che lo teneva aggrappato al mantello del suo fratellino, assonnato -Ho freddo. E anche sonno.-
-Stai tranquillo, adesso torniamo a casa e andiamo subito a nanna, va bene?- rispose il guardiano. Entrambi continuavano a camminare, senza sosta, verso la via di casa, dato che vivevano in una zona lontana da dove erano prima. Kei odiava quel posto. Oltretutto non era un luogo abbastanza sicuro per Shirou e per se stesso.
-Kei…?-
-Si? Cosa c’è?-
-Secondo te Rokumo ci starà aspettando?- chiese.
Rokumo... Almeno non si era dimenticato di lui. Kei aveva altro a cui pensare che a lui.
-Beh, certo. Non ci libereremo di lui tanto facilmente.- rispose scorbutico, anche per nascondere che stava parlando di un buon amico. Con tutti i pensieri che aveva per la testa non si era nemmeno accorto che la zona fu invasa da una nebbia grigiastra, tanto per il freddo.
Forse anche troppa nebbia.
-!!-
Improvvisamente udì una lievissima voce. Una sibilante risatina di una vocina femminile. Quello era sempre un bruttissimo segno per lui. Sia la nebbia che la voce.
Alzò lo sguardo al cielo, quest’ultimo era nero, ma non era in grado di vedere le stelle, che avrebbero dovuto brillare. E allora perché non riusciva a vederle?
“Non di nuovo” pensò. Quello era solo uno scherzo. Uno scherzo che già gli fecero in precedenza, e la prima volta ci cascò con tutte le scarpe.
-Oh, andiamo… non puoi rifare la stessa cosa dopo tanto tempo…- ansimò -Ora mancano solo i suoi scagnozzi.- disse poi vserafico.
Cosa che gli costò altrettanto caro.
Un’altra voce, questa volta maschile, aveva cominciato a dire:- Su, vieni… Vieni qui con noi…-
Shirou era terrificato -Fratellone, ho paura!-
Kei non aveva intenzione di ricaderci di nuovo. Prese in braccio il fratello, cercando di tranquillizzarlo.
-Stai tranquillo. Ci sono io con te. Ti porterò via da qui.-
Rimase con il fratello in braccio, aspettando che si facessero avanti. Il cielo era scuro.
All’improvviso, i suoi occhi scorsero chi stava aspettando. Erano almeno cinque o sei figure umane che avanzavano verso di lui, strisciando, uscendo dalle ombre. Le cavità rosse degli occhi, e la mancanza della parte inferiore del corpo, cosa che si corresse subito. Adesso si stavano alzando in piedi, rigenerando le gambe al busto, e barcollavano come zombie davanti a loro.
-Prendeteli!- adesso la voce femminile si udiva forte e chiara. A quell’ordine, le ombre presero la rincorsa, tentando di caricarlo. Cosa che non accadde quando  il ragazzo spiccò un lungo salto, tenendo stretto il fratello a sé. Atterrò sulla schiena di uno di quegli esseri logori, poi saltò di nuovo e  cominciò a correre, seguito da tutte le ombre esili che tendevano le mani col solo scopo di acciuffarli entrambi.
-Mi spiace, ma questa volta non ce la farete!- esclamò con un ghigno di approvazione stampato sul volto -Ci si vede in giro!-
Li salutò come se nulla fosse, prima di sparire tra la nebbia e fermarsi di botto in un punto lontano da loro, mettendo le ombre in confusione. Erano così stupide che presero persino ad azzuffarsi l’uno con l’altro, scambiandolo per il loro obbiettivo, e naturalmente il ragazzo se la rideva assieme al suo fratellino vedere una scena simile. Gli occhi di Kei e quelli di Shirou, stranamente, erano in grado di vedere tra la nebbia, seppur impercettibile agli occhi umani. Cosa che quelle creature non sapevano fare.
Le ombre mugugnarono qualcosa come per dire “Non è giusto!” (Scusate per questo attacco di comicità, ma non ce la facevo più a tener nascosto qualcosa di come sono ora XD) Sii alzarono velocemente, come se avessero ricevuto un altro ordine, si divisero, e continuarono la ricerca ognuno per la propria strada.
“Le cose si complicano” per non fare nessun tipo di rumore, prese a camminare lentamente sulle punte, appoggiando man mano i piedi al terreno, come se fluttuasse, come aveva fatto credere a quei due ragazzi, ma soprattutto a quel cacciatore di numeri. Sapeva molto bene che quei mostri, anche se tonti e di poco conto, avevano un udito finissimo, e che solo il minimo rumore poteva farlo scoprire, quindi era molto meglio essere prudenti. Poteva capitare di peggio… almeno i mostri incappucciati non c’erano, altrimenti sarebbe stato un disastro tremendo! E non ci teneva a morire con vigliaccheria.
Senza nemmeno guardare finì col pestare qualcosa di secco.
-!?!-
Era una piccola foglia secca, che si ruppe in mille pezzi quando alzò la scarpa. Rantoli e versi incomprendibili si stavano avvicinando dalla sua parte.
-Diamine…- ringhiò seccato. A questo punto doveva immediatamente tagliare la corda. E subito!
Prese immediatamente un respiro profondo, poi chiese al fratellino:- Sei pronto?-
Ovviamente l’altro annuì.
Kei si fece avanti, e cominciò a correre sempre più velocemente, fino a scomparire nuovamente. Adesso spiccò un balzo oltre di essa, fino a creare uno squarcio tra la polvere. Chiuse gli occhi, proteggendosi da una luce abbagliante, e coprendo Shirou con il suo mantello.
Kite stava osservando ogni movimento che stava accadendo. Doveva tenerlo d’occhio, non solo perché aveva dei mostri essenzialmente potenti e quasi irreali, ma anche perché non era convinto del fatto che fosse realmente umano. Lui come anche il fratello. Infine lo vide uscire fuori da quell’ammasso di polvere e fumo col fratello in braccio, per poi scappare tra gli edifici come una furia, evitando quelli che erano i raggi della luna piena. La nebbia grigiastra e sinistra si dissolse, mostrando per pochi secondi i suoi aggressori, ma anche questi si dissolsero misteriosamente nell’aria. Già il fatto che stesse scappando da quelle entità come se lo avesse fatto anche in precedenza lo insospettiva, e poi con quella spada che tiene nascosta sotto il mantello, chissà se non fosse un assassino esperto, oltre che un abile duellante. Si ricordò di come lo aveva chiamato quella ragazza, “guardiano della notte” e qualcosa del genere. Forse era quello il motivo per cui era così titubante quella volta.
“Di sicuro nasconde qualcosa che ha a che fare con le notti di luna nuova…” pensò.
-Orbital. Andiamocene.- ordinò al robot. Quest’ultimo rispose e si trasformò nell’apparecchio volante e si mise in spalla al suo padrone -Non appena torneremo a casa ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Devi ispezionare digitalmente il perimetro di questa zona.-
-Si, certo capo.- rispose con la sua voce tintinnante, come al suo solito, finché non si alzò in volo, sparendo definitivamente.
 
 
 
-Così…- chiese nuovamente -questo era il tuo piano fin dall’inizio…- programmò Xana, tenendo lo sguardo su Vector, a braccia conserte -Devo complimentarmi… scommetto che quegli umani così stupidi ci sarebbero cascati come delle pere cotte.- ridacchiò.
Erano entrambi l’uno di fianco all’altro, seduti a un tavolo a cerchio trasparente. Xana lo aveva portato lì, almeno per parlare, così la ragazza si sarebbe fatta un’idea. I bariani erano un’ottima carta su cui contare. Il ragazzo che prima osservava come un demone, aveva preso la sua forma umana, anche se la definiva inutile e neanche adatta a lui.
-Si, lo ammetto, è piuttosto ingegnoso.- rispose, complimentandosi con se stesso, con tono fastidioso e sarcastico.
-Altro che Vector! Avrebbero dovuto chiamarti Vanesio, sempre che tu non tenga anche al tuo nome.-
-Si, infatti ci tengo parecchio!- sbuffò, fingendosi offeso.
Xana mise le gambe accavallate, tanto il tavolo era alto. Ora l’altro si sarebbe aspettato una risposta fredda, e dissipata, come se stesse parlando con Mizael.
-Comunque è un bel nome. Molto accattivante e misterioso… Proprio adatto a uno come te.-
A queste parole, l’arancio sgranò i suoi occhi violacei, assumendo una sfumatura sempre più chiara. Era stupito.
-Dici sul serio?-
-Perché lo chiedi? Se lo dico io è vero.- rispose la corvina, giocando un po’ con la sua lunga (luuunga… ‘-‘) treccia lucida.
-Beh… grazie. Sei la prima persona che mi dice una cosa simile.- rispose, ma dire la parola “scusa” non rientrava proprio nel suo genere, tanto che era come se quest’ultima non volesse proprio uscire dalla sua bocca -Anche il tuo è un bel nome. Molto particolare. Ti rispecchia in pieno.-
-Grazie Vanesio.- rispose nascondendo le curvature delle labbra, segno che stava ridendo senza riuscire a fermarsi.
Vector fece nuovamente il finto offeso, ma allo stesso tempo lungo la sua schiena si percorse un formicolio. Gli occhi violacei incrociarono i rossastri dei suoi, occhi senza un filo di bianco. Questo lo incuriosì molto. Non aveva mai visto una persona che non avesse luce negli occhi. Almeno fino ad ora. Era come se quella minuscola parte di luce, le fosse stata volontariamente sottratta.
-Comunque…- continuò Xana -Il tuo era un buon piano…- disse acida.
-“era”?- chiese Vector, al quale non suonava bene la frase che la corvina aveva appena pronunciato -Cosa vuoi dire veramente con “era”? Ora dubiti di me?-
-No.- rispose ferrea l’altra, incrociando le braccia nuovamente. Il bariano scorse in quella parola, un filo di puro nervosismo che cominciò a girarle attorno.
Xana si alzò dal cuscino cremisi di quella che sembrava un trono del secolo scorso, e per distendere i nervi offuscati, prese a camminare in cerchio attorno a lui, provocando un certo nervosismo al bariano che aveva al cospetto. Vector non si rese neanche conto di dove fosse, tanto che la stanza era illuminata, ma allo stesso tempo buia per conto delle mura che lo ricoprivano. Almeno la sala era di una grandezza notevole. -Vedi, il tuo piano avrebbe funzionato…- borbottò -…ma non tanto, ora che le cose si sono messe in questo modo. I portali si sono chiusi. Questo vale, perché il dio di un mondo lontano, ha portato il suo potere nella città di Heatland, interrompendo ogni contatto con il pianeta…- spiegò, mantenendo la calma a forza.
-un dio?- ripeté la nomina dell’intruso che aveva permesso di rovinargli la festa, chiudendo tutti i portali. Come diavolo si era permesso di mettergli i bastoni tra le ruote?
-In più, a proteggere il messaggero del mondo astrale, i due spiriti, guardiani dell’anima di quello stesso dio, sono penetrati sulla terra con il solo scopo di impedirvi di andare avanti.- spiegò infine, a un Vector nefasto.
-Voglio sterminare sia loro, che ogni astrale nascosto ai quattro angoli dell’universo!- Vector rimase alquanto sorpreso di aver trovato qualcuno che aveva le idee chiare della situazione. Una persona in più, (che tra l’altro possedeva un intero esercito) gli avrebbe fatto comodo. Una persona con cui poteva sfogarsi almeno. Vector ridacchiò al medesimo pensiero strambo, apparso nella sua mente, sotto lo sguardo attento e senza luce dell’imperatrice.
-Allora… io ti aiuto a distruggere il mondo astrale, e tu mi lasci il dio per ultimo…- tese una mano verso il bariano -Ci stai?-
Questa volta, il pensiero strano avvenne nella mente della corvina, che sorrise quieta, verso di lui, che intanto la guardava con sguardo attento. Xana si sentì stringere il palmo della mano e vide l’arancio con un ghigno di approvazione.
-Perché no?- ridacchiò -Almeno ho qualcun altro con me che potrebbe far andare tutti fuori di senno.- non riusciva a non pensare a Mizael con quelle parole. Lo avrebbe di sicuro fatto andare fuori di testa… in malsenso.
-Benissimo!- si limitò a dire lei. Strinse ancora di più la mano di Vector, facendogli capire che lo avrebbe aiutato -La prima cosa che farò sarà riaprire i portali di Barian, verso la terra.-
-Allora sbrighiamoci, voglio proprio farti conoscere un paio di amici…-
-Amici?- Xana alzò un sopracciglio, sempre con un sorrisetto malizioso stampato sul volto. Al solo pensiero le veniva da ridere -Dici… altri imperatori come te?-
-Beh.. diciamo di si.- rispose.
-Allora andiamo.-
Vector si alzò, e vide che la corvina aveva aperto un portale con una velocità tale, che lui non se ne accorse. Entrò lui per primo, seguito subito dalla ragazza che stava attento ad osservarlo con sguardo cupo.
 
 
 
Shark era intento a  osservare la sorella, preoccupato e inerme, mentre ella, poggiata al letto d’ospedale, stava formulando parole senza senso. L’infermiera lo aveva chiamato subito dopo aver sentito Rio urlare in modo straziante. Ora la ragazza stava tremando. Sudava freddo, mentre i battiti del cuore aumentavano sempre di più.
-Rio, ti prego, calmati.- cercava di tenerla sotto controllo, ma lo sapeva che era del tutto inutile. Per quanto cercasse disperatamente di tranquillizzarla, non era in grado di farsi sentire da lei. In uno stato di estrema trance, Rio non faceva altro che ripetere sempre le stesse parole.
-Stanno arrivando… siamo condannati…- era una delle tante frasi che continuava a ripetere, quasi come se fosse il meccanismo rotto di una bambola letteralmente fatta a pezzi -Verremo inghiottiti tutti quanti dall’ombra… aiutatemi… ho paura…-
Ogni volta quelle parole si facevano sempre più roche. Shark aveva il presentimento che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di terribile, legato ai precedenti eventi del World Duel Carnival, di Tron, e del dottor Faker. Lei aveva parlato anche di due mondi, usando strane parole. E le stava ancora ripetendo, sembrava quasi una profezia.
-Coloro che vivevano in principio… nel corpo e nell’anima, esiliati all’inferno, torneranno e si prenderanno l’oscura vendetta…- prese a dire Rio, con tono di voce sempre più terrorizzato -Il fiume dell’oblio continuerà a scorrere nelle loro vene, ma se la maledizione verrà spezzata… troveranno sia il buio, che la luce…-
-Cosa vuol dire? Rio, stai delirando! Per favore, svegliati!- ansimò il fratello, stringendole la mano. Forse con un contatto fisico, sperava di calmarla.
La soluzione parve funzionare. Come se lo avesse ascoltato,  la Kamishiro prese respiri profondi, calmando il suo corpo. I battiti, a poco a poco, stavano diminuendo, ritornando regolari. Tuttavia la ragazza era ancora sotto stress.
-Gi imperatori verranno… per portare via tutto quello che conosciamo. Barian non conosce la parola pietà.- Come se non bastasse, si tolse la benda che aveva agli occhi, con il palmo della mano che aveva in libertà, togliendola dal palmo di Shark , mostrando al ragazzo la sua espressione, contornata dalle sue iridi scarlatte e lucenti. Aveva una faccia confusa.
-Rio… tutto bene?- chiese Reginald, indietreggiando.
-… Cosa? Si, perché?- non era più in trance, questo era sicuro -Quello che ricordo è solo tanto buio… non ci capisco più nulla…- constatò, posando la sua mano alla fronte, ma la ritirò subito. Era rovente come una fornace -Che gran mal di testa.-
Il ragazzo emise un sospiro di sollievo, quando si sentì dire dalla sorella: -Ma… dove mi trovo? Che posto è questo?-
-Siamo in ospedale.- rispose lui -Davvero non ti ricordi nulla di questo periodo?-
-L’unica cosa che ricordo, è la tua voce. Mi stavi chiamando preoccupato.- vide la faccia del fratello, dipinta di una leggera preoccupazione. Quel ricordo che ormai le sembrava tanto lontano… Aveva già visto suo fratello Reginald guardarla così, ma quando? -Aspetta…. Quanto tempo è passato? Che giorno è oggi?- la ragazza vide un calendario su un tavolino. Gran bel colpo di fortuna -Me lo passi, per favore?-
Shark prese il calendario e lo porse a sua sorella. Rio lo prese fra le mani, rispondendo con un semplice “grazie”. Lo sfregò con le dita tremanti. Era davvero passato tutto quel tempo.
Troppo tempo.
Era rimasta mesi e mesi in ospedale.
-Sono stata in coma per tutto questo tempo…? Rispondi.-
L’altro si limitò ad annuire –Davvero non ricordi nulla di questa tua permanenza qui?- poi le porse un bicchiere d’acqua. Inutile dire che bevve fino all’ultima goccia.
-Cavoli, mi sento un pinguino nel deserto.- Rio cercò di sradicare quella tensione, formatasi tra i due -No, non ricordo nulla…- Lui cercò di non ridere a quella battuta. Rispose con un sorriso beato.
-L’importante è che almeno tu stia bene…- interruppe la frase. Al posto di Rio, stava per pronunciare un altro nome… Forse nella preoccupazione aveva perso anche lui la testa…
-Ahi…- si lamentò la ragazza, per via del forte mal di testa.
-Credo che tu debba stare ancora un po’ qui. Ora fatti una bella dormita. Quando ti rimetterai in sesto, finalmente potrai uscire, va bene.-
Rio sbuffò -No, non voglio andare a letto.- rispose, come se fosse una bimba di quattro anni -Mi sono appena svegliata!-
Shark sorrise divertito -No, ora rimani qui, punto.- Lo divertiva fare il fratello maggiore con lei. Prese per uscire dalla porta -Ci vediamo dopo-
-Aspetta.-
Il ragazzo si voltò verso di lei -Si?-
-Poco fa… stavo dicendo delle cose strane?- chiese, sorprendendolo. Ormai lui non aveva voglia di parlarne.
-No, certo che no.- mentì, senza alcun rimorso.
 -Ah pensavo… ciao.- si rimise stesa, sotto le coperte sottili del letto. Lui chiuse la porta, sbuffando. Assunse un’espressione preoccupata.
“Credimi, non stavo capendo nemmeno io cosa tu stessi dicendo…”
 
 
 
-Numero 96?-
Il nominato si voltò verso la voce della sua master, con fare interrogativo -Si?-
Ailira cercava di non guardarlo in faccia, indifferente, ma anche lei aveva un viso interrogativo -Posso farti una domanda?-
-Va avanti.- rispose serio, voltando lo sguardo all’estero.
-Ho notato quei segni rossastri sulla tua fronte… Come te li sei fatti?- chiese a fatica.
In effetti non ci aveva mai pensato. Quella domanda lo colse alla sprovvista.
-Non lo so, ce li ho sempre avuti.-
-Quelli, come quell’occhio completamente nero?- chiese nuovamente, non riuscendo a trattenere un sorrisetto divertito.
-Ora stai chiedendo troppo. È una caratteristica del corpo di Astral, che ho assorbito tempo fa.- rispose nervoso.
-Mmm… va bene.- mugugnò.
-Per essere umana sei piuttosto curiosa.-
-Io non sono curiosa, Mist!- esclamò, sbuffando nuovamente.
-Adesso ti metti anche ad abbreviare i nomi?-
-Io sono la tua master, e ho il diritto di chiamarti come voglio.-  rise, divertita all’idea di chiamarlo “Mistino” a vita, col solo scopo di farlo innervosire.
-Spero che nessun’altro mostro numero mi veda in questo stato…- monologò tra sé lui.
Ailira prese un paio di carte dal suo deck, osservandole attentamente. Una di queste era il suo mostro Xyz più forte. Mise il suo cavaliere sulla punta del naso.
-Hai un mostro fedele.- ammise Black Mist -Ti è molto affezionato. Me lo sento.-
La corvina prese a giocare con le ciocche dei suoi capelli -Personalmente… non è solo un mostro, io lo tratto come se fosse un amico.- ammise lei.
-… Quindi… secondo te, i mostri e gli umani possono diventare amici?- chiese sorpreso.
-Certo che si.-
-…- Dunque era così… I mostri numero però non lo avrebbero mai fatto.


Oppure potrebbe capitare anche a noi…
-Black Mist.- lo chiamò -Secondo te, perché ti trovi qui?-
“Anch’io mi faccio la stessa domanda…” pensò, ma sostituì il pensiero con una frase sorpresa:-Perché me lo chiedi?-
-Non avete nulla di bello da fare qui?-
 
 
-Credimi, se ci fosse qualcosa di bello… non sarei mai venuto.-

 
 
 
 
 
Angolino Autrice
Holaaaaaaa amigos! Farò più presto possibile, ho fretta XD
Tanto per cominciare: Ho quasi finito di costruire la temuta tesi, dovrò solo impararla…. (che palle!)
Ecco: come promesso! I fratellini! (Puccio Shirou!)
 

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Alla prossima!
Amber

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Capitolo 12
*** Sorpresa ***


Capitolo 11 – Sorpresa
 
 
 
Nella notte,
cara amica delle ombre
dove nascono le cose
che non penseresti mai…
un solenne e cortese animale
volteggiava tra le nubi,
in cerca di ogni umano
che potesse rendere suo gioco.
Ma il suo divertimento
si trasformò
 in un inferno di sangue.
Tra le viscere
di quel mondo,
che a egli non apparteneva
non vide altro
che il fuoco,
la potenza
delle fiamme impetuose
ardeva soddisfatta
la fitta selva
finchè non avrebbe eliminato
ogni cosa al suo cammino.
Sentendo i richiami disperati,
di una piccola vita sofferente,
diede segno
la vita nascosta dentro di essa.
Due vite salvate.
La nascita di un mostro.
Ecco cosa portò tutto il buio…
Dell’oscurità immensa.
 
 
 
-Insomma Ailira! Ora mi sento bene credimi!- piagnucolò la gemella scuotendo nervosamente le coperte del suo candido letto, coperto da una trasparente stoffa azzurra -Oggi voglio andare a scuola!-
-è un ordine! Tu oggi rimarrai a letto. E non voglio sentire discussioni!-
Black Mist ridacchiò sottovoce vedendole litigare. In un certo senso era divertente vedere due gemelle discutere così animatamente tra loro. Il puzzle sarebbe stato completo se avessero deciso di duellare. Sarebbe caduto dalla padella alla brace. Anche se…
Da giorni ad entrambe era cresciuta l’energia che possedevano in corpo, e sembravano anche in perfetta sincronia, come se dipendessero l’una dall’altra (non che stessero già male senza genitori). Ecco altri interrogativi che non sapeva spiegarsi. Sapeva benissimo che non apparteneva a un mostro numero quell’energia. Non ne era il tipo.
Una cosa era certa. Puzzava tutto di bruciato con quelle due. Con tutte le cose che ancora di preciso non sapeva, era dura rimanere con loro senza essere curiosi.
In quel momento arrivò il loro gatto, entrando tranquillamente dalla porta principale. Come se non bastasse quella creatura era ancora più strana. Con quegli occhi bicolore sembrava quasi un astrale…
-…-
Sgranò gli occhi, anch’essi bicolore come quelli del felino. Ora che ci pensava, un piccolo dubbio percosse la sua mente. Era evidente. Troppo strano per essere definito normale. Soprattutto con quel graffio rosso che aveva all’occhio. Al solo pensiero, continuò a negare tutto.
Intanto le due ancora discutevano. Anzi, Ailè rimase pochi secondi in silenzio, mentre l’altra voltò uno sguardo severo verso l’animaletto domestico.                  
-E tu…- riprese la corvina, puntando il dito verso o il felino grigio-azzurro con gli occhietti bicolore -Resti qui a sorvegliare la tua padroncina malata.- il suo era un ordine assurdo per un gatto.
Il micio però rispose a sua volta con un guaito di disapprovazione e come se avesse capito le parole della corvina, scosse la testa. Ailira lo guardò con sguardo interrogativo.
-…Cosa vuoi dirmi di tanto importante?-
La sorella seduta sul letto e coperta dalla vestaglia scosse il capo -Porta anche lui. Io sono abbastanza grande per cavarmela da sola. Se non posso duellare io, lo farai tu.-
Il mostro numero si sfregò le mani inespressivamente. Un duello? E perché avrebbe dovuto portarsi dietro il gatto per un duello? Questo però lo insospettiva ancora di più.
-Un duello dici? È per caso quel duello che avevi promesso a Yuma tempo fa?-
L’altra annuì. Ailira inspirò prima di rispondere
-Se è per quello… allora va bene.-
Black Mist ansimò -Un duello contro quel ragazzino?- ora cominciava a sentirsi preoccupato in sua coscienza -e perché mai?!-
Ecco. Dalla padella alla brace. Come non detto.
Ailira lo fulminò con uno sguardo truce -Si, e se non ti interessa la cosa puoi anche restare qui, a fare compagnia alla mia sorellina.-
Dalle parole di Ailira, Ailè sbiancò. Prese le lunghe coperte fra le mani e si coprì la testa -Grazie Ailira, ma preferisco di no.-
Tanto i due non la stavano ascoltando. Parlavano ancora tra loro.
-Staresti insinuando che dovrei essere un codardo se dicessi di no?-
-Ma certo che no!-
Una lieve risatina divertita echeggiò tra i due. Ailè stava coprendo la sua bocca con le coperte in modo che gli altri due non se la prendessero con lei. Ormai era tardi.
-Mi sembrate due fidanzati!- dopodiché la ragazza scoppiò a ridere sotto due paia di occhi avviliti (anzi, un paio solo).
-Ailè!- esclamò la sorella. Prese il primo cuscino trovato per caso e glielo lanciò addosso. Il viso le scoppiava dall’imbarazzo. Sembrava uno di quei peperoncini che gli stranieri mettevano appesi all’aperto ad essiccare. Cosa strana era che anche quello del mostro numero (a differenza della master) era leggermente rosso in viso, ma era rimasto lì per lì ad osservarle. La verità era che non capiva esattamente di cosa stessero parlando, nonostante provasse imbarazzo inconsciamente.
Questa cosa durò poco. La corvina si era distesa i nervi a colpi di meditazione in un millisecondo.
-Ci vediamo.- Prese il suo giubbotto beige e si avviò lesta verso la porta della camera, abbozzando uno sguardo corrucciato alla sua sorellina, prima di andarsene con Black Mist e con il felino poggiato alla spalla.
“Voglio proprio vedere come andrà a finire questa storia…”
 
 
 
-Non sei sicuro di quello che dici.- ripeté ancora una volta l’astrale verso l’amico. Quest’ultimo fissava il cielo azzurrognolo con il suo solito sorriso stampato in faccia, da ragazzino incosciente quale era -Dovremmo aspettare di ricevere altre risposte. Finora nemmeno io ci ho capito qualcosa e ho anche un brutto presentimento, mi stai ascoltando Yuma?-
Era incredibile come l’altro facesse finta di non averlo ascoltato guardando le nuvole come uno sprovveduto. Quello era il tipo di ragazzi che se doveva fare qualcosa, lo avrebbe fatto sempre di testa sua.
-Astral, ti preoccupi sempre di tutto. Per una volta stai calmo.- lo rassicurò con le parole. Avrebbe voluto calmarlo dandogli una pacca sulla spalla, ma dato che si trattava di un fantasma… non poteva toccarlo.
-Io SONO calmo.- lo corresse lo spirito astrale, nemmeno sotto ai ferri sarebbe stato più calmo di così.
-Si, si vede tantissimo, sai?- ridacchiò il ragazzino. Astral sbuffò con sguardo corrucciato. Occhi chiusi momentaneamente, cercando di pensare il meno possibile alla situazione. Di certo non poteva fare finta di nulla… -Dai, andrà tutto bene.-
-Come no…- nulla poteva fargli cambiare idea. Il dado era tratto.
-Non te la sarai mica presa, avanti.- provò a dissuaderlo.
-…-
Yuma prese a pensare a come contorcerlo dalla sua, duellare per lui era come farsi amici i nemici. E fino ad ora non aveva ancora nemici da affrontare.
Lo spirito azzurro sospirò. Non c’era proprio nulla da fare con lui. Era troppo iperattivo quando si parlava di duelli.
Astral da una parte era oltretutto ragionevole, ma dall’altra parte non ne parliamo proprio. Voleva assolutamente sapere ciò che in questi giorni stava accadendo. Anche se questa era una buona occasione, era anche la più rischiosa che potesse capitargli a tiro.
-Dai, Astral… non arrabbiarti.-
-Se pensi che questo sia il metodo giusto… non ti ostacolerò se la giornata si renderà proficua.- e in un attimo, senza che il ragazzo potesse proferire parola, il corpo di Astral si dissolse in una miriade di luci color oro per poi entrare nel ciondolo dell’amico.
-Oggi proprio non è giornata per lui.- si disse Yuma dopo un minuto di silenzio, strofinandosi una mano nei capelli con sguardo spensierato. Ma ora aveva altro a cui pensare. Intanto appena avrebbe finito la commissione di Kari sarebbe corso subito per le strade della città, nella speranza di trovare quello che cercava.
Almeno sperava che in giro ne avesse trovate.


 
 
 
-Allora, avete controllato tutto il perimetro della zona est?- i cristalli rossastri e trasparenti volteggiavano in quella sagoma che emergeva dalla nube. Ovviamente non era altri che Durbe. Chi altri sennò? Parlò con voce roca verso i due che si trovavano al di sotto delle scale che portavano al trono di Barian.
-Si, entrambi. Ma non abbiamo trovato nulla.- Girag rispose subito prima dell’altro, coperto dal mantello color cremisi come i cristalli al loro lato.
-Non capisco la vostra preoccupazione nel cercare quell’idiota- concluse Mizael, appena arrivato e unitosi al gruppo -Stiamo così bene senza le sue prediche da pazzo sadico.- il sarcasmo non rientrava tra i suoi punti forti evidentemente. Avrebbe sopportato tutto anziché Vector a quell’orario.
-Evidentemente non ti sei reso conto che i nostri attuali leader sono scomparsi. Ora non voglio perdere un altro dei nostri, Mizael.- rispose a voce autoritaria, come se fosse lui il leader adesso.
Mizael avrebbe voluto sbuffare come fosse un bambino seccato, ma preferì non farlo.
-Staremmo tutti meglio senza di lui.-
-Ah, davvero? è così che mi vuoi bene, Mizy? Che bello! … ma lo sai anche tu che anch’io ti voglio taaanto bene…-
Una voce rotta seguì le sue parole con un forte applauso, mentre i suoi occhi mostravano un sorrisetto inquietante. Tutto dietro al bariano che aveva osato ridire al suo riguardo.
Gli altri tre sussultarono, ma Mizael rimase immobile, senza fare nulla, senza voltarsi, niente.
-Che fine avevi fatto, serpe?- fu l’unica parola che sibilò duramente come un rimprovero a un bambino capriccioso -Mentre tu te la spassavi chissà dove, noi intanto non abbiamo fatto nulla per causa tua.- sbottò funesto, con la voglia di regalargli un pugno in omaggio della casa.
Vector alzò le spalle. Gli veniva naturale rispondere sarcasticamente all’acidità di Mizael, anche col rischio di venire preso a calci.
-Tranquillo Mizy, tanto grazie a me, abbiamo risolto tuuutti i nostri problemi attuali.- sembrava che si stesse guardando allo specchio tanto com’era vanitoso. Mizael era comunque girato di spalle, e non aveva idea (cosa che Durbe, Arito e Girag vedevano perfettamente) che dietro di lui ci fosse un portale aperto che guizzava scie di nubi nere al suo interno come le evocazioni xyz -E il merito è solamente mio.-
Era proprio un vanitoso.
-Mizael… faresti meglio a girarti.- consigliò il bariano appena arrivato mostrando nuovamente un’espressione soddisfatta e crudele tinta sul suo viso privo di bocca.
-Sai? Ho il piacere immenso di farti conoscere una persona che non ti metterà l’anima in pace.- disse con un ghigno, avvicinandosi di soppiatto all’altro, per poi sussurrargli all’orecchio -La tua gemella diversa, eh eh.-
-Cosa intendi dire con questo?!- con la voglia di scaraventarlo via di dosso si preparò ad assestargli un pugno, e al solo voltarsi Vector era già balzato in avanti al portale. Mizael continuò a rimanere serio anche dopo la vista della nuvola nera che sembrava assorbirlo.
-Amici miei, ho il piacere di presentarvi una persona che risolverà tutti i nostri guai con il mondo astrale e con la terra… - allungò poi una mano verso di esso, avvicinandosi ulteriormente al centro del portale.
Istintivamente il palmo della mano venne afferrato da un’altra mano, molto pallida, quasi come fosse quella di un cadavere. Da quella mano sorse un braccio, e così via finche non venne a formarsi la figura della ragazza con cui Vector aveva fatto un patto. Solo che adesso era nuovamente coperta dalla mantella nera.
-Ecco a voi la mia nuova amica. L’imperatrice del mondo delle tenebre. Il mondo Oscuro.-
Detto ciò ella si inchinò regalmente e si scostò dal viso il cappuccio che le copriva le striature rosse ai lati delle guance e la lunga treccia corvina ai lati del suo corpo avvolto nel nero e nel rosso.
-E ora chi diavolo saresti tu!?-
-Ma come? Vector non te lo ha detto due minuti fa? Il mio nome è Xana, e sono l’imperatrice del mondo Oscuro. Tu invece da come ho sentito ti chiami Mizael.- ella sorrise mostrando un ghigno perfido e passibile.
-Andate a prendere in giro qualcun altro.- sbottò il doma draghi.
-Tanto in questo momento il capo non sei tu e non decidi tu. Possessore di 107.-
Mizael stava perdendo la calma. Era infastidito e confuso.
-… ma..-
-Vedo nella tua anima l’ombra irata e funesta del tuo drago. Vedo in tutti voi un numero.-
Gli altri rimasero in silenzio come divenne anche il bariano domadraghi.
-Bene. Allora Vector, da dove cominciamo?-
 
 
 
-Tu sei strana per davvero.- commentò il mostro numero, fluttuando a braccia conserte e sguardo corrucciato dietro di lei.
-Io non sono strana.-
-Si invece, e anche quel coso che tieni alla spalla.-
La corvina dagli occhi cremisi si innervosì -Tanto per cominciare, questo si chiama gatto.-
-La sola cosa di cui mi sono accorto è che ha gli occhi bicolore come gli astrali, ma è assolutamente impossibile che sia un’astrale.- deglutì, sperando che non stesse per dire il contrario.
Lei alzò un sopracciglio. Ridacchiò in silenzio.
-Un’astrale dici? E perché dovrebbe esserlo?-
-Su forza, dillo che ho indovinato. Perciò tua sorella ha detto di portarlo con te. Perché poteva aiutarti. Lo so.- concluse, sperando che ciò che aveva detto non fosse vero.
-… Se è così che a te sembra, perché non vedi con i tuoi occhi?- sussultò, con un cenno il gatto scese dalla sua spalla con aria interrogativa.
Fantastico, forse era meglio starsene zitto dopo mezz’ora volata via a parlare. Ma se proprio voleva saperlo, doveva controllare di persona. Il micio si avvicinò amichevolmente a lui, col tentativo di fare quanto richiesto. Come Astral aveva già fatto in precedenza, allungò una mano per toccarlo.
Nel momento stesso in cui ci fu finalmente contatto tra i due, Black Mist venne improvvisamente colpito da una forte luce abbagliante, tanto che fu costretto a coprirsi gli occhi con l’altro braccio tanto che era potente, ma manteneva comunque il braccio dritto su di lui e il palmo costantemente aperto.
 
Finalmente uno dei tuoi simili verrà alla luce
 
Sentì quella frase rimbombargli nella mente come un martello che continuava a battere sempre nello stesso punto. Quando riaprì gli occhi si accorse che era rimasto accecato dalla luce, tanto che dovette chiudere le mani a pugno e strofinarsele sugli occhi. Quando finalmente la sua vista cominciò a mettere a fuoco le immagini e a lavorare correttamente, rimase per un attimo paralizzato da quello che vide. Davanti a sé non aveva più quell’innocuo gattino.
Occhi bicolore. Quello sinistro aveva una cicatrice rossa a croce che scendeva dal viso. Corpo da essere umano, solo che completamente bianco e grigiastro chiaro. Simboli rossi su tutto il corpo. Una croce rossa laterale al petto come le carte strane.  I capelli erano apparentemente normali rispetto ai suoi.
Ora un viso sorridente e soddisfatto giaceva su quella faccia bianca-grigia.
-Felice di vederti, numero 96.- la sua voce eguagliava quella di un ragazzino sui 12\13 anni -Che sorpresa, vero?-
Black Mist sorrise a sua volta.
 -Ciao, numero 89.-
 
 
 
 
 
 
Angolino autrice
Fiuu, finalmente. Questo sarà il mio ultimo capitolo fino alla fine del mese, spero vi possa piacere, intanto… mi devo preparare per gli esami, e devo continuare a studiare.    
Ailè: *muove un pacco grande 6x6* cos’è?
Bho, non ho visto.
Ailè: *si spaventa* SI MUOVEEEE!!!
*Lo apro e ci trovo dentro due creaturine ovali: una con la faccia coperta da un cappuccio blu con due piccole orecchiette, occhi giallini, e coperto da una mantellina bianca e manine guantate separate dal corpo. L’altra con dei capelli bianchi da cui fuoriescono due corna e occhi bianchi, coperto da una mantellina verde e con 3 paia di mani guantate e separate dal corpo* … *i due escono e cominciano a fluttuare nella stanza* e questi due che ci fanno qui?
Ailè: Buonasera Magolor, e Taranza.
Tutti e due: ciao.
Ok… vi lascio con questo colpo di scena e continuo a studiare, ciao!
Amber


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p.s: ecco il disegno di oggi, e lo sostituirò con quello colorato prima o poi ^^’
ciao!

 
 

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Capitolo 13
*** Forze oscure ***


Capitolo 12 – Forze oscure
 
 
Numero 89 non sembrava tanto convinto della reazione del suo simile. Sbuffò in modo pesante -Non sembri sorpreso di vedermi. Non è così?-
-Anche se sembravi un innocuo gattino il tuo spirito era riconoscibile.- rispose sbuffando l’altro.
Uffa, credevo di fare una bella entrata in scena… invece mi ritrovo di nuovo senza niente.- dalla voce che adesso aveva sembrava un ragazzino deluso dal suo nuovo giocattolo -Non è giusto!-
-Beh, la speranza è l’ultima a morire, Sapphire.- ridacchiò divertita la corvina.
Black Mist non era affatto sorpreso di vederlo. Era uno di quei mostri numero che avevano un carattere piuttosto… bizzarro. Prendeva tutto come se fosse un gioco. E questo davvero non lo tollerava. Un mostro numero aveva anche bisogno di farsi rispettare, non di pensare sempre a tutto come fosse una cosa divertente.
-Mist! Mi rovini sempre tutto!- piagnucolò a squarciagola sbattendo i pugni come un bimbo capriccioso. Decisamente con aria troppo infantile per crederlo un numero.
-Sei proprio un bambino infantile.- numero 96 si coprì il viso con il palmo della mano, leggermente imbarazzato dalla figura dell’altro mostro numero.
-Basta tutti e due. Finitela.- si intromise Ailira un po’ di fretta, e sapeva benissimo che cosa doveva fare. Aveva già perso troppo tempo -Avremo qualcuno con cui duellare.-
Non appena le loro orecchie sentirono la parola “Duello”, entrambi voltarono lo sguardo verso la loro Master. Uno con aria insicura e l’altro rimanendo immobile a fissare cupo la ragazza. I due numeri si guardarono lanciando entrambi lo stesso sguardo che riconobbero a vicenda. Numero 89 annuì verso la ragazza.
-Io ci stò!- esclamò poi lo spettro grigio-azzurro -Puoi contare su di me! Come sempre del resto.-
A quell’affermazione, ricevette un’occhiata grigia e cupa da parte dell’altro numero.
-Allora, Black Mist?- tu invece ci stai?-
“Se davvero non ho altra scelta…” avrebbe  voluto dire.
Black Mist preferì non proferire parola. Si limitò ad annuire.
-Perfetto.- la corvina si coprì il volto con il braccio “spero almeno di non trovarmi brutte sorprese….” e anche se non lo dava a notare era piuttosto nervosa. Tanto che per il nervosismo cominciò a fischiettare una canzoncina prima di rimettersi in marcia verso la strada.
-Sei un deficiente...- numero 89 lo guardava impietosito e allo stesso tempo con disprezzo -Dovresti essere il primo a farti avanti. In fondo sei il suo numero, e lei è la tua master!- esclamò a bassa voce per paura che la ragazza dagli occhi cremisi lo sentisse.
-E perché dovrei? Cosa ottengo a fare da servitore agli umani?- puntualizzò all’altro numero -Tu cosa ottieni da quelle due terrestri?-
-Di sicuro non quello che vorresti ottenere tu. Essere un mostro numero non vuol dire essere mostri di natura.- spiegò, cercando almeno di fargli cambiare idea su tale cosa. Gli andava sempre sui nervi, anche prima di adesso.
-E tu sei il classico esempio di quello che hai appena detto…- ridacchiò.
-Non sei affatto divertente.- ora lo guardava peggio di prima, tenendo i suoi occhi bicolore attaccati addosso come fosse  una sanguisuga. Non contava il fatto che a  numero 96 non faceva effetto la sua occhiata truce.
-Forse non lo sai, ma quelle ragazze hanno passato una vitaccia. E se non ci fossi stato io, l’avrebbero fatta finita entrambe appese alla forca, ecco.-
Black Mist tacque immediatamente dopo aver udito le sue parole. Aveva capito bene? Eppure gli sembrava impossibile che due ragazzine normali, che non avessero nulla di strano… avrebbero deciso in un giorno a caso di suicidarsi. Forse non aveva capito bene quello che aveva appena detto.
-Cos… scusami? Puoi ripetere?-
-Hai capito benissimo quello che ho detto, ma te lo ripeterò lo stesso. Se non ci fossi stato io… loro si sarebbero ammazzate!-
Per sbaglio alzò troppo la voce e poiché erano molto vicini alla loro master, non poté fare a meno di sentire quell’esclamazione stridula.
-Cosa state confabulando voi due?- d’istinto si voltò di scatto verso i due mostri numeri che fluttuavano a tre passi da lei.
-Uhm… niente. Stiamo solo ricordando i bei vecchi tempi tra mostri numero. Vero Mistino?- improvvisò Sapphire avvolgendo il busto di numero 96 in un piccolo abbraccio -Siamo sempre rimasti grandi amici, no?- aveva una faccia rivolta all’altro che diceva: “ti prego, assecondami! Ti supplico!”
Black Mist decise di rimanere al gioco -Si, infatti. Amici come sempre.- assunse un tono meno roco e più dolce. Non era un granché come attore ma almeno riuscì a rimanere tanto convincente da convincere la sua master che continuò la sua strada, seguito dai due.
-Ora che la commedia è giunta al termine… levami le tue manacce di dosso… e non chiamarmi più Mistino…- gli rivolse uno sguardo così spaventoso che numero 89 rimase parecchio atterrito prima di fare come gli era stato detto - E adesso spiega tutto per filo e per segno.-
-…- il numero rimase comunque all’erta -Non qui con lei vicino, e non adesso. Quando saremo da soli. Non sarebbe una bella cosa ricordarle quello che ha dovuto passare.-
L’altro roteò gli occhi -Fa come ti pare, me lo dirai più tardi.- sospirò rassegnato.
“Tanto ormai non ti si può nascondere nulla, numero 96”
 
 
-Questo… è… davvero… assurdo… ma mi dici come fai a vincere sempre!?- strinse le coperte per rimanere comodamente nella sua posizione all’angolo del letto, nonostante fosse ancora nervosa. Non poteva competere col suo avversario. E in effetti non avrebbe dovuto fare quella domanda perché sapeva già quale fosse la risposta.
-Mia cara Ailè. Una carta rimane sempre una carta. E…- fece capolino dal mazzetto di carte posto davanti a sé, prendendo con una delle sue mani guantate una carta da mettere nel suo mazzo -…invitare una carta mostro a giocare a carte è stata una pessima cosa da fare per passare il tempo- la creaturina sghignazzò coprendosi il viso con la sua sciarpa color carminio.
-E questa sarebbe una novità? Allora dimmi un’altra cosa da fare per ammazzare il tempo quando Ailira viene a mancare.- era in controvoglia -Non ti ricordi più quante volte io abbia giocato con te a carte?- rispose lei serafica, prendendo anche lei una carta dal mazzetto. Controllò le carte coperte posandole in ordine alla sua mano.
-E devo ricordarti quante volte hai perso? Tutte quante, carissima.- quello gonfiò le guance -Hai davvero una bella faccia tosta a parlare così di me.- sbuffò.
-E piantala d lamentarti, mago-ragno!- ella riposò le sue carte alla mano leggermente irritata.
Chi le si trovava davanti ridacchiò -Ho tre paia di mini guantate, non quattro.-
-Si, ma sei un ragno.- protestò
Ridacchiò ancora una volta -Sei davvero un notevole soggetto quando fai così. È davvero una bella scena quando cerchi di battermi, hahah!- e rise ancora di più.
Sul viso di Ailè nacque un sorriso. E ancora una volta gliela diede per vinta. Tra le risatine del piccolo mostro seguirono anche quelle dalla ragazza.
Din Don!
Le loro risate si interruppero subito nel sentire il campanello del portone principale suonare. Entrambi voltarono lo sguardo alla porta della camera, per poi tornare a fissarsi. La ragazza si alzò dal letto per andare a controllare chi fosse. Eppure né lei, né sua sorella aspettavano degli ospiti. Ailè la definì una cosa insolita, dato che abitavano quasi fuori dalla città.
-Tu ora dovresti andare a dormire come tutti gli altri. Se è qualcuno che conosco e se dovrebbero anche scoprirti è la fine per tutti noi.-
Il mostro sbuffò nuovamente -Uffa…- Ailè continuava a pensare che si comportasse quasi come un bambino -La vittoria è individuale comunque!- ironizzò, coprendosi con la mantellina verde e oro che aveva sistemato dietro di sé quasi come fosse un cuscino.
-Va a quel paese.-
-Ti ho sentito!- ora non smetteva più di ridere.
-Si, ok, ma adesso smettila.- lo sguardo dipinto sul suo volto era esasperato. Intanto il campanello squillò nuovamente. La ragazza sperava che chi ci fosse alla porta non avesse perso la pazienza. Così urlò -Arrivo! Arrivo!-
Scese di corsa dalla tromba delle scale  per poi scivolare davanti alla porta. Per fortuna riuscì a tenersi in piedi aggrappandosi alla maniglia della porta. Quando si rimise completamente a posto, finalmente aprì la porta d’ingresso, per poi vedere di chi si trattasse.
-Oh, ciao Tori!- in effetti davanti a lei c’era la dolce ragazza dagli occhi ambrati e  dai capelli color smeraldo che veniva in classe con lei e con Ailira -Che ci fai qui?- le chiese gentilmente.
-Beh, ti ho portato gli appunti della lezione che hai saltato.- le rispose lei, consegnandogli un libricino di appunti.
Ailè era sorpresa. Davvero qualcuno aveva avuto la briga di pensare a lei?
-G..grazie mille, davvero, sei stata gentilissima.- le rispose, prendendo tra le esili mani, il taccuino.
Tori era davvero una ragazza da cui prendere esempio per le buone maniere, sperando sempre che nessuno le mettesse i piedi in testa.
-No, figurati. E poi volevo restituirti anche questo.- la ragazza frugò un attimo tra la borsa per poi estrarre un libro con disegnata una copertina molto particolare -Devo ringraziare te per avermelo fatto leggere.-
Ailè riconobbe subito quel libro. Lo aveva scritto lei stessa qualche anno fa (ovviamente la sorella aveva considerato una cosa stupida scrivere una storia inventata su quattro paginette), e Tori glielo chiese in prestito, scambiandolo persino come uno dei libri della biblioteca scolastica, o almeno all’inizio accadde questo -Secondo me saresti una scrittrice fantastica!-
L’altra arrossì dall’imbarazzo -Naa, è solo una piccola storiella di fantasia, nulla di chè…- si accorse che una risatina emerse dalla sua schiena, per fortuna l’altra non lo sentì -Ehi, ho un’idea! Perché non entri e non ci prendiamo una tazza di the? Tanto qui sei la benvenuta.-
-Sicuro che non ti do fastidio?- chiese lei.
-Che fastidio potresti darmi? Tanto sono sola a casa e mi sto annoiando tantissimo. Ho bisogno di qualcuno che mi tenga compagnia.- rispose, allargando l’entrata della porta-Su, accomodati pire, sei libera di fare tutto quello che vuoi.- e la invitò ad entrare, scostandosi dalla porta.
“Così quel rompiscatole non mi darà più fastidio con le sue partite a carte”
-Beh, allora va bene. Tanto non ho nulla da fare.- ed entrò. La prima cosa che notò, fu il grande e magnifico salone splendente che le due gemelle avevano faticato a rimettere in ordine senza nessun aiuto. Era tutto decorato come una di quelle case americane di molto tempo fa. Due lampadari creati con pezzi di vetro che sembravano dei veri e propri diamanti. Anche se le luci erano spente, brillavano lo stesso. Comò in legno dal colore scuro con vasi azzurri colmi di fiori.  U n grande tappeto rosso, delle scale altissime che portavano al secondo piano... Ailè la definì la stanza più antica della casa, perché la cucina era nuova di zecca. Tori invece la definì come una sala in cui si poteva ballare come facevano nelle fiabe, ma forse aveva esagerato.
-Wow!- alla ragazza si illuminarono gli occhi dalla sorpresa. Come poteva sapere che fuori dalla città, Ailè e la sorella (e ora anche numero 96) vivessero in una casa del genere?
-Se fossimo in un museo ti avrei fatto da guida.- ridacchiò la ragazza dagli occhi blu.
Tori poi si accorse di una cosa -Uhm, Ailè, hai una carta attaccata alla schiena.-
Ailè impallidì -Una carta dici?- ecco da dove proveniva quella risatina di prima. Cercò in tutti i modi di torgliersela e dopo un po’ riuscì nell’intento. Era proprio la carta di quel furbastro di un mostriciattolo che somigliava a un ragno con sei zampe -Ah… mi è rimasta attaccata dietro la schiena quando mi sono stesa sulle carte nella mia camera da letto.- si inventò una scusa improvvisa, e poi guardò la carta prima di metterla nella tasca dei jeans.
“Faremo i conti più tardi noi”
-Allora…vuoi mangiare una fetta di torta con una tazza di the?-
 
 
 
La giornata ormai era divenuta parecchio grigia. Letteralmente. Nuvoloni neri come la pece, rovinarono la bella giornata mattutina avvenutasi, e ora varcavano di qua e di la tra i cieli, senza lasciare traccia dell’azzurro che vi era prima.
In questi giorni le giornate passavano in questo modo per via del clima. Ma solo poche persone sapevano che qualcosa non andava. Astral era comunque tra questi.
-Si prevede giornata di pioggia.- ironizzò il ragazzo affianco a lui.
-Allora cosa pensi di fare?- chiese lo spirito astrale. -Ormai non c’è nessuno.-
-Tanto meglio. Nessuno ci disturberà nel cercare le carte.-
-Sarà…- sospirò -Ma non trovi che le giornate e il clima stia passando sempre allo stesso modo? Sempre che sia una cosa normale sulla terra.-
-La definirei una cosa normale se fossimo in autunno.- ridacchiò. Però a pensarci bene, Astral aveva ragione.
-Uhm…- come fosse un dubbio. Si fermò.
-Cosa c’è che non va, Astral?- chiese Yuma.
-Non lo so, ma ho un brutto presentimento…-
Quello che aveva appena detto Astrla fu come un segnale d’allarme per Yuma, che, come  se fosse stato guidato dall’istinto, alzò il capo. Lo stupore si dipinse nel suo viso, a prima vista spensierato.
-C’è qualcosa lassù.- gli disse, consigliandogli di fare anche lui la stessa cosa.
Astral si rese conto di ciò che Yuma aveva detto. Ragione per cui guardò in alto nel cielo per poi vedere che il suo amico aveva proprio ragione. Qualcosa di grande e nero (che si confondeva parecchio con i nuvoloni grigi) varcava la soglia del cielo. Con una forma a spirale, pareva fosse proprio un…
-Un portale.- farfugliò l’astrale.
Non c’erano dubbi. Quello era proprio un portale per un altro mondo. Lo stesso portale che aveva portato quelle strane carte sulla terra.
Un fulmine improvviso apparve nel cielo. E  la fonte di quell’ammasso elettrico fu proprio quella porta.
-Yuma… qualcosa non va.-
Yuma non capì così all’improvviso quell’affermazione -Cosa intendi dire?-
-Avverto una presenza. E sono sicuro che non è un bene.-
Un altro fulmine apparve. Eppure a entrambi sembrava si stesse avvicinando a loro.
E poi un altro. E un altro ancora. Da quel portale non uscivano altro che lampi e tuoni. Ed era davvero un brutto segno.
Qualcos’altro stava accadendo. Qualcos’altro uscì dal portale. Ma non era un fulmine.
Qualcosa di sferico stava andando alla velocità della luce pur di schiantarsi al suolo davanti a loro, ciò durò in una questione di secondi.
Fu un esplosione fortissima che provocò un intenso boato distruttore. Ogni cosa era avvolta da nient’altro che fumo. Fulmini squarciavano il cielo come una notte in tempesta. Sembrava che stesse arrivando quasi la fine del mondo. No, quella  sarebbe venuta dopo, se le cose sarebbero andate avanti di questo passo. Yuma non poté fare a meno di chiudersi gli occhi, posando anche un braccio che aveva subito tutto il colpo dell’esplosione e ora era divenuto più rovente di ogni altra cosa esistente. Astral venne scaraventato al suolo come il suo amico, chiedendosi da dove arrivasse una tale potenza d’impatto. Gli squarci nel cielo non accennavano a diminuire, anzi, aumentavano, come se stesse arrivando un tornado devastante. Ma lo spirito astrale era sicurissimo che fosse qualcosa di molto peggio. Qualcosa che sarebbe rimasto impassabile, da ora in avanti, nella sua memoria. Quell’attimo gli avrebbe lasciato il segno in eterno.
Non appena la luce passò a miglior vita, il ragazzo poté finalmente riaprire gli occhi, attendendo che la sua cecità momentanea passasse. La prima cosa che vide fu un enorme e profondo cratere davanti a sé. La prima cosa che fece fu aiutare Astral a rimettersi in sesto. Ancora non riusciva a capire da dove venisse una tale potenza.
-Astral… dai, alzati.- per un istante si dimenticò che non poteva toccarlo, per cui in un tentativo di aiutarlo le sue braccia trapassarono quell’esile e tremante corpo che
giaceva al suolo. In una questione di minuti, che l’astrale provò un tentativo di rialzarsi, ritrovandosi acquattato per terra.
-Astral, tutto ok? Forza, riprenditi!-
-Yu-Yuma…?- sussultò, incrociando i suoi occhi con quelli cremisi del ragazzo -Cos’è stato..?-
-Non ne ho idea…- rispose.
A loro insaputa, qualcosa si stava muovendo all’interno del cratere, aveva cominciato a muoversi. Era una sfera nerastra che stava emanando un bagliore violaceo. Per lo più fluttuava a mezz’aria, come se disponesse di vita propria.
Da quella sfera, il bagliore stava aumentando. Astral fu l’unico tra i due a percepirlo.
-Ma che..?-
 La piccola pallina nera si immerse in una piega del terreno rovente, e da lì attraeva forza come una calamita attrae metallo. Tramutò la forza in energia e, con ogni oncia lo assorbiva sempre di più, diventando sempre più grande.
Poi, quando la sfera aveva raddoppiato le sue dimensioni cominciò a pulsare. Tale impulso fece uscire piccole di liquido dai pori nella superficie della sfera. Qualcosa di nero e appiccicoso. La vita era stata svuotata da quel fluido, ed era ora di essere scartata come spazzatura.
-Che diavolo succede!?!- esclamò una voce portata dal vento, e al solo sentirla entrambi si voltarono. Ailira, numero 96 e… e chi altri?
Yuma e Astral erano più increduli a guardare quello spirito bianco e trasparente come lo stesso numero originale, più che vedere quella sfera nera che stava facendo fuoriuscire liquido.
-E tu chi saresti?- chiese Yuma a quello spirito astrale che non aveva mai visto.
-Non c’è tempo per spiegare.- rispose il diretto interessato. -In questo momento sei in grave pericolo!.-
 Sussultarono. Black Mist aveva lo sguardo spaesato quanto loro.
La sfera ormai aveva finito di espellere quel fluido appiccicoso e, come se fosse un uovo pronto a schiudere, si stava frantumando in mille pezzi, e quando fu piena di spaccature, esplose, mostrando una figura accovacciata che aveva cominciato a prendere una forma propria.
Un broncio gelido come il giaccio si dipinse sul volto di quel nuovo essere.
-Questo mondo ha un nonsochè di insopportabile. L’energia dell’odio è fortissima nel sottosuolo.-
Si presentava come un ragazzo umano di 18 anni. La pelle era rosea come quella di tutti gli esseri umani. Capelli neri e spettinati. Occhi dello stesso colore dell'oro. Indossava dei normalissimi abiti terrestri, per quanto di terrestre non avesse nulla. Un geans. Una giacca grigia e una maglietta rossa come il sangue.
-E tu chi saresti?- esclamò Yuma.
Il ragazzo si voltò disinvolto, come addirittura confuso -.....Uhm? Chi sono io?- Gli occhi gli si illuminarono dallo stupore davanti a quel ridicolo ragazzino, ma a sorprenderlo erano le altre figure. Figure che conosceva benissimo. -Io...sono un servitore di sua eccellenza del mondo delle ombre. Mi chiamo Shadow.-
-Sua… eccellenza? Ma di chi stai parlando?-
-Dopo ti spiego.- rispose Ailira al posto dello spettro.
Quello alzò un sopracciglio -Ma non mi dire… ci sei anche tu? Che sorpresa. Dal nostro ultimo incontro non credevo di doverti affrontare anche questa volta.-
-Ehi! Allora vuoi fare a botte?- rispose la corvina.
Tutti tranne numero 89 erano confusi -Scusate, voi vi conoscete?- chiese il ragazzo.
Ailira ringhiò silenziosamente, e sospirò- Yuma… mi serve una mano.- voltò i suoi occhi cremisi verso quelli di lui -Vuoi aiutarmi a battere questo essere inetto?-
-Inetto....- fece il finto offeso -Mai sentita un offesa peggiore di questa. Senza tua sorella richiedi aiuto a un pivello. Non ti facevo così codarda, mia cara Ailira.-
-Come ti permetti?!- esclamò numero 96. Il suo aspetto non lo spaventava più di tanto e sarebbe stato pronto a tutto pur di dargli filo da torcere.
-Mh… Amica, ti fai difendere da una misera ombra? Un nuovo mostro numero eh?-
Black Mist parve ancora più furioso per l’offesa ricevuta -Fatti sotto allora!-
-Ci sono anche io!- esclamò il ragazzo.
-Anche io..- sussultò Astral, che non si era del tutto ripreso dalla botta dell’esplosione.
Shadow sorrise. Il suo non era un sorriso maligno, ma di sfida -Allora accetto la sfida di buon cuore! Fatevi avanti!- Yuma estrasse il suo solito duel disk rosso e lo azionò al braccio.
Ailira invece azionò il suo duel disk lanciandolo in aria e facendolo legare di sua spontanea volontà al braccio.
Il  braccio del diciottenne venne invece trafitto da artigli spuntati dalle sue stesse ossa, strappando persino la giacca. Gemette di dolore. Quegli uncini presero la grande forma di un duel disk.
-Duel disk! Attivazione!!-
Yuma mise il duel gazer che si attivò all’istante.
Il viso di Ailira venne ricoperto da un tatuaggio rosso, che cambiò il colore della sua iride da rossa a oro.
Solo Shadow non lo aveva. Con i suoi occhi dal colore dell'oro, forse riusciva a intravedere i mostri anche senza.
-Duel gazer! Attivazione!!-
Erano tutti pronti al peggio. Era ormai tutto concesso.
-Combattiamo!!-
 
 
 
 
 
Angoino autrice
RITAAAARDOOOOOOO!!! Gomensai minna! Gomensai!!! *si inchina* col caldo mi era sparita la voglia di scrivere! Perdonatemi ragazzi! *scoppia in lacrime*
Magolor: *la pungola a distanza con un rametto* calmati.
Sigh… va bene *sguardo da cane bastonato* allora, il duello è comiciato e si sono scperte parecchie cose, vero? Come questo:
 
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Mi scoccio anche di disegnare, questo è vecchio di un mese, numero 89.
Ailè: Io voglio la rivincita!
Taranza: Ok, allora sei pronta? *sogghigna*
Informo a dire che Magolor e Taranza appartengono alla HAL laboratories (fatta eccezione per me eheh) e non a me u.u
Come andrà a finire? Scopritelo nel prossimo capitolo!
Kirby: Poyo?
Xana: *lo prende in braccio* Andiamo. Ti devo un campo di angurie, pallina rosa… -.-
Kirby: Poyo! ^^
Ciao e alla prossima!
Amber

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Capitolo 14
*** Spiegazioni ***


Capitolo 13 – Spiegazioni
 

 
 
-Ailè..ma davvero non dovevi…- balbettò la ragazza dai capelli del color smeraldo
-Oh, ma figurati, è stato un vero piacere. Adoro tanto ricevere visite quando mia sorella non c’è.- rispose la sopracitata, mostrando un semplice ma allegro sorriso.
Ailè, con l’incredulità di Tori, le aveva servito una tazza di tè con una fetta di torta alla menta e cioccolato, che ora, insieme, stavano gustando su un antico tavolino rilegato in legno, nella grande camera da pranzo  della piccola reggia, proprio come se fosse in una casata ducale antica, o perlomeno Tori aveva tale impressione.
-Avete davvero…una bella casa…- disse incredula lei.
-Ti piace? E pensare che qui viviamo solo io e la mia sorellina, assieme al nostro gattino naturalmente.- disse, sorseggiando leggermente il tè dalla sua tazza.
-Uhm.. e come fate a mantenere una casa così lussureggiante e immensa?- chiese Tori, giusto per curiosità.
-Non abbiamo bisogno di pagare nulla. Heartland City crede che questo luogo sia abbandonato da secoli, così noi abbiamo campo libero e ne abbiamo fatto la nostra casa, così abbiamo anche impiantato un generatore eclettico per far funzionare l’ecletticità. Forte vero?-
Tori era leggermente perplessa -Ma… come avete fatto a pulire un posto così grande?-
La ragazza posò la tazzina di tè e sorrise allegramente.- È un segreto!- rispose semplicemente.
Qualcuno bussò alla porta.
-Ah!- Esclamò Ailè -Mia sorella dev’essere tornata! Che bello!-  esclamò lei, alzandosi e andando alla porta per aprire e accogliere la sorella con un grande sorriso sulle labbra.
Quel sorriso non durò molto.
Alla porta, accolse una stanchissima sorella, accompagnata da uno Yuma affaticato e da tre spiriti stremati.
-Cosa vi è accaduto?- disse con calma, facendoli entrare velocemente e in modo piuttosto frettoloso. Prese la sorella per un braccio e se la caricò in spalla, accompagnandola sul divano, per poi farla stendere.
-Un duello che abbiamo vinto a fatica, fortunatamente….- rispose Ailira.
-Ora vi porto dell’acqua fresca.- corse in cucina per poi ritornare con una bottiglia di limpida acqua e due grandi bicchieri di vetro.
Dopo una bevuta che li rimise di nuovo in forze, Yuma si sedette dove prima era comodamente seduta Ailè, e mangiò pure il resto della torta, ovviamente col permesso della ragazza dagli occhi color zaffiro.
E si beccò uno schiaffo da Tori perché l’aveva mangiata prima di chiedere il permesso.
Appena le acque si calmarono, Astral prese la parola.
-Dimmi Ailira, chi era quel ragazzo?-
-Quale ragazzo?- chiesero all’unisono Tori e Ailè.
-…- Ailira mise una mano sul capo e si alzò a sedere sul divano -Quel ragazzo… è il generale Shadow, o come almeno si fa chiamare lui. Era venuto qui su ordine di “sua eccellenza” per un non so cosa, ma credo nulla di buono.- rispose la mora.
Un ricordo di quel duello riaffiorò nella mente. Il duello vinto e lui che si allontanò in un portale, imprecando in silenzio contro di loro. Soprattutto le imprecazioni.
-E poi…- attaccò Yuma -Cos’è questa?- chiese, alzando una carta magia che mostrava il conosciuto sigillo bianco con la gemma blu.
Yuma decise di usarla nel combattimento, riuscendo inspiegabilmente a leggere i caratteri che la componevano, trasformando completamente Utopia, il mostro numero su cui l’aveva usata…
-Quella invece è una carta che abbiamo portato noi…- confessò la blu.
-….- Black Mist guardò verso la sua master -Ci dovreste dare delle spiegazioni.-
Le due gemelle si guardarono in faccia e poco dopo annuirono.
-E lo faremo.-
 
 
 
-Da dove posso cominciare…- chiese Ailè, con interrogatività.
-Forse dall’inizio?- rispose sua sorella, un po’ seccata.
-Stupida io che lo chiedo….- fece un lungo respiro -…Va bene. Diciamo che non ci siamo trasferite qui solo per…fare conoscenza. Abbiamo una missione da portare a termine.-
-Che missione?- chiese Astral.
-Non è ovvio, carissimo numero originale?- interruppe 89 -Fermare le forze bariane che vogliono impadronirsi di questo bellissimo pianeta.- alzò le mani al cielo, tanto per fare scena.
I due astrali gemelli sussultarono.
-E voi come fate a sapere del mondo bariano?-
-…Perché siamo in buoni rapporti con il mondo astrale.-
Astral e Black Mist si immobilizzarono a mezz’aria.
-è davvero una storia lunga…- prese parola Ailira -Sono riservate le informazioni che riguardano la nostra provenienza o altri fatti del genere, ma… sappiamo che questi due mondi sono in conflitto e vogliono mettere in mezzo anche la terra. Perciò siamo qui. Abbiamo il compito di cacciare dalla sua faccia ogni bariano che oserà venire qui a fare lo…. stalker...-
-Capito.- rispose Yuma.
Gli unici rimasti impassibili furono Black Mist e Astral.
-Purtroppo…- continuò la mora -Ci è data notizia che una nostra vecchia conoscenza, nonostante abbiamo bloccato tutti i portali con la forza Omega di Ailè…- si voltò verso di lei Ha deciso di aiutare i bariani utilizzando la sua energia..e questo ci riporta al punto di partenza.-
-E quella nostra vecchia conoscenza è proprio “sua eccellenza”, ovvero il padrone di Shadow.- aggiunse numero 89.
-Ma...- Astral era un po’ titubante -Chi è esattamente questa persona?-
-Questa persona…- si avvicinò Ailè -Si tratta dell’imperatrice del mondo oscuro… e porta il nome di Xana.-
Astral si impietrì. Quel nome….non era un nome nuovo. Ne era sicuro. Lo aveva già sentito da qualche parte, forse nei suoi ricordi…
Si riprese e vide numero 96 ancora più pietrificato di lui.
 
 
 
-Quindi, mi stai spiegando che vorresti aiutarci con il nostro piano di conquista?- chiese Durbe, intento a parlare “da solo”con la ragazza corvina dagli occhi cremisi nella grande sala del trono.
-Come ho detto al vostro…carissimo collega Vector, è proprio così.-
Durbe non era convinto della cosa. Non era tipo da fidarsi di persone come il bariano sopracitato…. perlopiù peggiori di lui.
-E come mai questa decisione, cara imperatrice?-
-Il motivo è perché ho sempre stimato le vostre azioni e vorrei darvi una mano…. E poi, ci sono persone con cui devo regolare dei conti, esattamente nel luogo in cui andreste voi, però…- simulò con successo uno stato di tristezza -…Da sola non ci riuscirei…Ed è per questo, che vorrei il vostro aiuto, dato che si trattano di Alpha e Omega, due dei cinque esseri che credo voi conosciate.-
Il bariano rimase impassibile. Eccome se conosceva bene tali forze. Si raccontava di loro in qualunque libro di storia sui bariani, ed erano tramandate come figure leggendarie dei tempi antichi. Eppure era titubante riguardante la loro esistenza.
-…non credo di capire, perché ora mettiate in mezzo solo delle leggende.-
-Sa benissimo quanto me che non sono delle semplici leggende. La loro forza vi ha ostacolato perché esistono. E combatto con loro praticamente sempre. Ora vogliono interrompere anche i vostri piani e non mi pare un qualcosa di carino.-
Si allontanò un po’ dal bariano e allargò le braccia, cambiando poi tono di voce e pronunciando tali parole:
 
“Sin dalla notte dei tempi queste sconosciute creature venute da un mondo lontano proteggevano e abitavano l’universo, dove prima sorgeva caos e ora regna la pace, grazie a coloro che tramutarono le ossa in acqua, le armi in stelle e il rosso del sangue nel blu del cielo.
Cinque erano le anime sfuggite alla morte dei loro cari, anime molto giovani e coraggiose, caddero sotto la forza del re delle tenebre e mai più vennero riviste dal nostro popolo.”
 
Il bariano rimase in silenzio, ma sapeva dove proveniva questa frase.
-Ho avuto modo di leggere alcuni libri della vostra biblioteca, con il permesso di Vector ovviamente.-
“e di chi altri?” si disse il bariano.
-Vi informo che quello che hanno scritto i vostri antenati sono solo sciocchezze. Nono sono mai state sconfitte e mai verranno sconfitte se non uniamo le forze. Potrebbero decidere la vostra sorte in modo negativo per colpa della vostra guerra con il mondo astrale.-
-E perché mai dovremmo crederla?- non era tipo da irritarsi, ma non avrebbe dovuto permettersi di definire “sciocchezze” le parole scritte dai suoi antenati.
-Non sarei venuta qui a chiedervi aiuto se avessi fatto altrimenti.-
Dette tali parole cambiò espressione, quasi come se avesse ricevuto un messaggio spiacevole. Era divenuta particolarmente tesa. Si incamminò apparentemente senza meta tra la sala grande.
-Che fate ora?- chiese Il bariano, accortosi del rapido cambiamento di sguardo.
-Ora, se non le dispiace, dovrei andare, mi è stato informato che il generale delle mie truppo è uscito malconcio e illeso un una battaglia contro Alpha e il numero originale. Pare che si siano alleati.-
Durbe tacque, vedendo la ragazza aprire un portale verso il suo mondo. L’oscurità era immensa e il potere devastante.
-Attendo una vostra risposta, imperatore.-
Furono le sue ultime parole, prima lasciarsi trasportare nel portale.
 
 
Angolo autrice (che non si fa vedere da un pezzo nel fandom)
Credo che da quando me ne sono andata, molte cose in questo fandom siano parecchio cambiate, ma ehy, ve lo avevo detto che non sono morta :)
Amber

 

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