La tempesta del passato

di Dareikos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAP. 1
 
Era una serata tranquilla alla Kame House: Crilin da dentro la casa non la smetteva di fissare C18 seduta sulla sabbia, intenta a pensare qualcosa che lui non riusciva totalmente a comprendere  ma che le scuoteva terribilmente l’animo; e Genio ormai da un ora buona era davanti alle sue riviste piccanti.
Crilin da tempo aveva ospitato C18 nella sua casa e lei aveva accettato, tuttavia egli provava un forte sentimento,  lei non l’aveva ancora capito ma aveva intuito qualcosa.
Siccome il genio era distratto, decise di provare a parlare con quella bionda dallo sguardo di ghiaccio, che poteva mettere fine alla sua tormentata esistenza in qualunque momento avesse voluto. Raccolse tutto il suo coraggio e decise di adottare un comportamento un po’ da buffone al quale però era appena andata male una serata e aveva finito le battute.
Era estasiato da quella vista, lei indossava dei sandaletti color bianco panna, dei jean corti e una maglietta anch’essa di color panna.
“ora mi ammazza, ora mi ammazza”. Pensava tra se’e se’.
Tuttavia riacquistò la calma perduta e parlò.
“come mai qui tutta sola? Dei tipi loschi potrebbero aggredirti!”. Disse con un tono ironico.
“Andranno sicuramente all’altro mondo!!”. Rispose lei con voce sadica.
“Uh… non avevo dubbi”.
“Che ci fai qui nanerottolo?”. disse continuando a guardare dritto davanti a lei un punto sperduto in mezzo al mare.
“volevo vederti”. Diventava sempre più imbarazzato e nervoso ogni minuto che passava con lei.
“Adesso mi hai visto, ora vattene”. Riprese lei stavolta fissandolo negli occhi .
“non ti libererai di me così facilmente”. Sussurò al limite dell’udito umano, neanche Goku l’avrebbe sentito: lei però era una cyborg.
“Vogliamo scommettere?”.Domandò lei girandosi completamente verso di lui.
“No….no…..ma che dici”. Crilin era visibilmente impaurito dal comportamento della cyborg, credeva che da un momento all’altro sarebbe finito all’altro mondo.
Lei era divertita invece, lo guardava e vedeva un uomo visibilmente imbarazzato e arrossito. Sorrise.                                                                          
 “Lo sapevo!”. Disse con voce soddisfatta, la quale fece arrossire il giovane ancor di più.
“Bhe!? Che fai lì impalato? Vattene! No?”. Crilin a questo punto decise che fosse meglio andare via.
Entrò di nuovo alla Kame House, i pensieri che affioravano alla mente erano confusi, possibile che la bella e letale cyborg lo facesse sentire così in imbarazzo ?.
Crilin non lo sapeva, ma era fermamente convinto che un giorno sarebbe riuscito a farsi avanti e dichiarare i propri sentimenti, lo sentiva…. Le vene erano quasi distrutte dal sangue che le percorreva a grande velocità, questo perché quando era con lei o pensava al suo viso così gelido ma allo stesso tempo di una dolcezza infinita, il cuore batteva all’impazzata.
“non ce la farò mai”. Pensava.
Tuttavia non poteva resistere alla melodia della sua voce, così piena di attrazione.Una fredda voce che stregava il suo animo e rapiva il suo cuore. Era felice di avere quella scorbutica presenza in giro per casa.
Si addormentò sul divano  sereno e consapevole che si sarebbe fatto avanti il prima possibile.
Si svegliò presto e andò ad allenarsi sulla spiaggia, ultimamente si massacrava di allenamenti cercando di non pensare a quella bionda di ghiaccio che lo trattava sempre male, ma che amava alla follia, si sarebbe fatto uccidere pur di proteggerla; si ma da cosa? Lei era una combattente spietata e molto esperta che era riuscita a battere Vegeta trasformato in super sayan, lui invece non era in grado di proteggere se stesso e questo lo faceva sentire ancora più frustrato di quanto non  lo fosse già.
C-18 era in camera sua, o meglio in camera di Crilin il quale l’aveva concessa alla bella cyborg tempo fa.
Non capiva perché fosse così gentile con lei, lo aveva offeso, lo aveva sempre trattato male, era sempre scontrosa; eppure lui le rivolgeva un sacco di attenzioni, la trattava come se fosse un gioiello e le aveva concesso la camera da letto, doveva ammettere però che queste attenzioni, seppur trattate con indifferenza, la facevano sentire bene…….sentire…….che parola orrenda per un cyborg, lei non poteva “sentire” era una macchina, un attrezzo.
Decise di fare qualche passo sulla spiaggia per schiarirsi le idee, e togliersi dalla testa quel dannato nanerottolo.
Fu allora che lo vide, affannato sulla sabbia in cerca della propria via che voleva raggiungere a forza di allenamenti, ma tutti, miei cari lettori sapete di certo che non era quello il motivo dei suoi affanni.
“Ti stai divertendo?”. Chiese la cyborg con voce atona che poteva far rabbrividire persino il nostro amato principe dei Sayan.Tuttavia Crilin non rabbrividì, era felice e stupito allo stesso tempo……….riflettendoci più felice che sorpreso.
“Co-co….cosa ci fai qui?”.Rispose balbettando il nostro piccolo amico dalla testa rasata.
“Volevo solamente fare due passi”. Curioso: voleva passeggiare per togliersi dalla testa il nanerottolo e se lo ritrovava lì davanti.
“Siediamoci”. Proferì parola Crilin, ancora affannato dall’allenamento.
“ok”.
Si sedettero uno accanto all’altro come l’altra sera e ci fu un silenzio imbarazzante per almeno  cinque minuti. Alla fine lui parlò.
“hai ancora quei terribili incubi?”.
“FATTI GLI AFFARI TUOI, NANO INCAPACE!!!”………li aveva ancora.
“come sei gentile….”. Riflettè sottovoce Crilin.
Rimasero per almeno un'altra mezz’ora fissi a osservare le stelle. Nessuno dei due aveva il coraggio, tuttavia Crilin le lanciava occhiate furtive e ogni volta che la guardava pensava che fosse estremamente bella.
Era vestita con una maglietta larga per il suo fisico asciutto e atletico e dei pantaloncini corti che usava come pigiama.Era terribilmente bella.
Il silenzio assordante si spezzò all’improvviso poiché lei aveva parlato.
“LA SMETTI DI GUARDARMI IN QUEL MODO!!? SEMBRI UN MANIACO!”. C-18 era ancora più stizzita di prima, si era accorta di ogni singola occhiata che le aveva lanciato il piccolo guerriero.
“No…..18 …….non era mia intenzione….”.
“STA ZITTO!!!”.
“come vuoi……”.
“avanti nanerottolo dimmelo!!”.
“d-d-dirti cosa??”. Crilin era davvero imbarazzato dalla situazione che si era creata.
“Perché mi guardi come se stessi per saltarmi addosso da un momento all’altro?”.
La domanda di 18 era troppo diretta per Crilin, non poteva di certo dirgli in quel momento che la amava alla follia e che veramente avrebbe voluto saltarle addosso da un momento all’altro.
“M-ma no…….cosa vai a pensare..”.
“Sei strano, piccoletto”. La voce di 18 era stranamente pacata.
La discussione si era troncata lì, Crilin se ne era andato e anche lei.
Lui si sentiva stupido non era stato capace di dichiararsi………………………….
………………………ma un giorno ci sarebbe riuscito.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Che ne pensate?. Questa è la mia prima fic. Sono Dareikos e questo era un tentativo di raccontare……….ah…. al diavolo…….. Si prospetta una bella sorpresa…
Recensite mi raccomando!!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Acri: 1189 d.C.
Il cavaliere templare Jean De Bayle era appena sbarcato sulle coste della Terra Santa, insieme al suo inseparabile amico di avventure e protettore Esteban Noviembre.
Jean era un giovane di appena vent’anni e abile spadaccino, ma tutti credevano che la pesante spada che portasse: un impugnatura a una mano e mezza, fosse troppo grande per lui, lo vedevano meglio con spada e scudo; abbastanza alto e con fisico slanciato e atletico pieno di cicatrici nonostante la sua età non fosse avanzata, portava la tunica dell’ordine dei Cavalieri Templari con estremo orgoglio e fierezza, la sua armatura comprendeva un elmo integrale che copriva tutto il viso, lasciando solamente lo spazio per gli occhi,una cotta di maglia e una sopravveste.
Al contrario Esteban non era un giovane, bensì un uomo di trentaquattro anni che aveva seguito il ragazzo fin da quando era un tipetto sveglio che correva dietro tutte le ragazze del villaggio di Nucher, dove egli abitava in Francia. Portava fiero anche lui diverse cicatrici ma la maggior parte erano sul viso e non sul corpo, certe volte riflettendo pensava che i suoi nemici volessero mirare al volto come se fosse la cosa più naturale al mondo. Si trovava anche lui nella Crociata poiché aveva fatto una promessa al padre di Jean il quale era troppo vecchio per i campi di battaglia. Esteban viveva stabilmente in Spagna era scapolo e amava la vita da avventuriero, al contrario di Jean che preferiva la famiglia e un posto sicuro all’interno del villaggio, chissà magari un giorno avrebbe avuto un castello tutto suo.
“Coraggio, hombre che ti prende?”. Chiese in tono allegro Esteban.
Jean non capiva come riuscisse ad essere così allegro: la battaglia infuriava, degli arcieri arabi avevano appena scagliato montagne di dardi verso i crociati del loro gruppo, non tutti si erano rialzati; un soldato aveva una freccia conficcata alla base del collo ma continuava ad avanzare impugnando fiero e sprezzante del dolore o del pericolo la sua ascia bipenne affiancato da un ometto piuttosto mingherlino privo di armatura che però portava solo una lancia. Un altro crociato era stato colpito al petto e il sangue usciva a fiumi arrosando la sabbia bianca baciata dal sole della prima mattina araba.
“Nulla Esteban!! Vedi quei lanceri sulla cresta?”. Ringhiò il giovane.
Esteban si limitò ad annuire , ma quel gesto riusciva a esprimere l’insicurezza della loro situazione.
“Stanno per caricare i nostri fanti sul fianco!!! Dobbiamo fermarli!!”. La considerazione di Jean era più che corretta: gli arabi lanciavano invettive per provocare i crociati, tuttavia il primo gruppo era di appena 200 soldati e, tra  morti o feriti, erano dimezzati, lo stesso Jean era stato colpito al braccio sinistro da una freccia , ma il giovane la tolse con noncuranza, fortunatamente non era penetrata troppo in profondità.
“SEGURO!!!VAMONOS!!!”. Esteban, trascinandosi dietro Jean e circa venti crociati armati per lo più di spade e non di armi rozze come mazze o asce, caricò la folta schiera di nemici che non riuscivano a trattenere l’impeto dei Templari.
Un lanciere si avvicinò pericolosamente a Jean e affondò il colpo, il quale con un abile scatto venne schivato dal giovane poi egli lo colpì con violenza dall’alto verso il basso con la sua spada lungo tutta la parte sinistra del corpo, l’arabo crollò a terra senza vita. I crociati combattevano come se non ci fosse un domani, menando fendenti letali verso i loro nemici i quali riuscivano solo timidamente a reagire ai colpi, comunque non fu abbastanza: in poco tempo ventidue uomini venuti da ogni parte d’Europa misero in rotta oltre 150 soldati arabi, che abbandonando le armi avevano voltato le spalle al nemico e fuggevano verso i rinforzi.
Già……i rinforzi, quelli arabi erano già sul posto mentre quelli crociati dovevano ancora sbarcare, le frecce dei nemici colpivano violentemente la fanteria cristiana in corsa verso le mura.
“Joven!! Mira!!!”. Le scale erano arrivate ed erano pronte per essere addossate alla cinta muraria.
Dopo numerosi sforzi, la prima scala era riuscita ad aprirsi un varco, Esteban combatteva con estrema ferocia proteggendo il giovane Jean che aveva appena messo piede sul camminamento , ma anch’egli dava prova di indomito coraggio colpendo e squarciando le carni degli arabi che avevano tentato di opporsi a lui.
Un tratto era libero poiché i nemici erano stati uccisi ma non ancora sconfitti lungo il resto del cancello, approfittando del momento di tranquillità che si era creato Jean ripone la spada e imbraccia l’enorme balestra che aveva sulla schiena scagliando dardi micidiali contro i feroci guerrieri arabi giù in strada.
Aveva una mira formidabile , si era allenato da piccolo con suo padre mentre andavano a caccia di piccoli animali: il poco necessario a mangiare per 3 persone. Gli arabi stavano soffrendo parecchie perdite.
 
 
La battaglia infuriò per tutta la giornata, i crociati avevano preso la città, ma mancava il castello posto all’estremità nord di essa. Quest’ultimo era pesantemente fortificato,con robuste torri di pietra quadrate rinforzate da parapetti in legno che fornivano da copertura ai formidabili arcieri, la porta era costituita da una grata di metallo che impediva l’accesso e da un rinforzo in legno che la rendeva ancor più temibile. Jean era seriamente preoccupato per la riuscita dell’assalto finale, se non fosse riuscito, all’esercito crociato sarebbe servita almeno una settimana per riorganizzarsi e pianificare un altro assalto.
Tuttavia Esteban era fiducioso nella buona riuscita della battaglia, se erano riusciti a conquistare la spiaggia con un centinaio di soldati perché non avrebbero potuto prendere il castello con 6000 uomini?
L’attacco cominciò alle 6.00 del pomeriggio : una scelta tattica ben ponderata se lo scontro fosse volto al peggio il buio avrebbe coperto la ritirata dei cristiani.
Non fu difficile come previsto, poiché gli arabi avevano finito le frecce e dovevano per forza combattere corpo a corpo , ma i crociati in quest’ambito erano di certo migliori.
Esteban e Jean erano nel cortile interno da soli quando ad un tratto….. sei guardie arabe si fecero avanti armate fino ai denti e protette da corazze pesanti. Era il corpo di guardia scelto addestrato dallo stesso Saladino.
I due crociati scattarono in avavanti eliminando velocemente non senza difficoltà le prime due guardie, le lame si incrociarono decine di volte e alla fine per tutte venne il colpo letale….meno che una… il capitano;Jean era in estrema difficoltà.
Riusciva a mala pena a parare i suoi micidiali colpi e ad un tratto sentì una fitta lancinante nella parte destra dello stomaco.
L’arabo l’aveva colpito con la sua scimitarra dalla parte del taglio. Jean cadde a terra ma non era ancora morto, Esteban dopo aver ingaggiato un duello senza esclusione di colpi con l’arabo lo uccise senza pietà, provava odio per ciò che Jean aveva dovuto subire.
Vedendolo in quelle condizioni non riuscì  a parlare , ma gli venne alla mente della croce che suo padre aveva donato a lui quando era ragazzino, diceva che era appartenuta a san Giovanni e che aveva dei poteri curativi, l’appoggiò sulla ferita di Jean , ma quello che successe fu inaspettato. Si creò un vortice di luce bluastra che fece scomparire Jean dalla vista di Esteban.
 
 
 
Si risvegliò sulla spiaggia, ma non era quella di Acri, era quella di una piccola isola rotonda,l’unica costruzione che si trovava su quel piccolo tratto di sabbia era una casetta buffa per i suoi gusti dai colori vivaci…..svenne di nuovo.
 
San Giovanni l’aveva portato in un posto dove potevano curarlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CIAO A TUTTI!!!! Sono sempre io Dareikos, pronto ad annoiarvi con un nuovo capitolo.
Che ve ne pare? Cosa succederà adesso?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Jean era ancora lì, sulla sabbia, ma stavolta era il suo sangue a bagnarla non quello dei suoi alleati. Provava tristezza prima del dolore, poiché pur non sapendo dove fosse quella piccola fetta di sabbia, era consapevole che non era stata sfiorata dalla guerra…già la guerra, che parola semplice e allo stesso tempo che faceva tremare le labbra di chi la pronunciasse….guerra…….una manciata di lettere che avevano sulle loro mani migliaia di vite spezzate, sacrificate a qualche ideale sbagliato……..era per quello che erano iniziate le crociate..no? Chissà come mai gli ideali sbagliati raccolgono molti più adepti di un ideale nobile e puro? Jean, un uomo dai sani principi,uomo forse non era la parola più adatta; troppo immaturo, troppo aspro per essere considerato uomo, in fondo aveva solo vent’anni; era partito per la crociata invece di cercare di costruire ciò a cui teneva più a cuore: la famiglia.
Crilin in quel momento era sul divano a leggere un libro sentimentale e drammatico, forse perché non era riuscito a dichiararsi a lei, drammatico…sì, poiché rispecchiava la situazione della sua autostima e del suo morale, in cuor suo non capiva come mai una ragazza,si lui la considerava una ragazza non di certo una macchina da guerra che provocasse distruzione lungo il suo cammino, lo facesse star così male, in fondo lui non poteva lamentarsi: C-18 era venuta a vivere con lui, aveva accettato la sua proposta,eppure al piccolo guerriero la cosa non bastava,voleva dichiararsi a lei ma non sapeva come e aveva molta paura di essere respinto, dopotutto lei era così bella e abile nel combattimento, lui  al confronto era il nulla più assoluto.
La spiava da quando aveva varcato la soglia della porta di casa, le lanciava occhiate furtive,le quali spesso non venivano gradite dalla bella cyborg,lei le considerava come un tentativo di guardare all’interno del suo animo e di violare quella sua intimità che la rendeva ancora umana, tuttavia non era nemmeno riuscita a minacciarlo per questo, cosa che con altri avrebbe di sicuro fatto.
C-18 era in camera sua immersa nei suoi pensieri, la quasi totalità riguardante il piccolo imbranato guerriero. Amava quel silenzio che regnava nelle calde giornate estive,le creavano dentro una sensazione di benessere,tuttavia le sue emozioni erano contrastanti, provava ancora rabbia e frustrazione dopo essere stata assorbita da Cell. Decise perciò di andare ad allenarsi sulla spiaggia, ma siccome si annoiava a restare a tirare colpi all’aria decise di portar con sé anche il terrestre, in fondo la divertiva l’espressione imbarazzata che aveva dipinta sul volto quando si trovavano da soli.
“ehi,nanerottolo io vado ad allenarmi…..vieni?”. Chiese con voce atona C18.
Il piccolo guerriero era allibito da quella richiesta, 18 non gli aveva mai chiesto nulla,  lo aveva fatto capire o lo aveva ordinato era semplice, adesso no glielo aveva proprio chiesto.
“Ci sei!?”. Stava perdendo la pazienza.
“…eh?.....Ah sì!....vengo”. Crilin era diventato rosso per l’emozione e questo fece divertire C-18.
“In spiaggia, su!”. Questa volta 18 era più allegra, non era una cosa usale, di solito era di cattivo umore o non parlava.
Crilin si fermò di colpo. “Hai sentito?”. Fece lui con fare preoccupato.
“Sì! Un aura si sta facendo più debole qui vicino”. C-18 era anche lei visibilmente preoccupata, lei? Che di aure ne aveva spente tante adesso se ne preoccupava per una in particolare? Strano!
Il silenzio che si era creato venne interrotto.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!!!!!”. Jean aveva ripreso i sensi….
Fu allora che lo videro, senza dire una parola portarono in casa un Jean urlante per via del dolore e, a giudicare dalla pozza di sangue intorno a lui, aveva sanguinato per almeno un’ora, come avevano potuto non accorgersi che un uomo , vestito da cavaliere Templare per altro, stava morendo a pochi metri da loro? E soprattutto, come ci era finito lì? Questi erano i pensieri che offuscavano le menti dei giovani, o almeno quella di 18 poiché Crilin era troppo impegnato a salvarlo da una morte sicura,dopotutto non erano così perfetti come guerrieri, qualcuno moriva e loro non se ne accorgevano prima di uscire di casa?.
Jean era svenuto di nuovo per via del dolore, non si era nemmeno accorto che lo avevano portato al sicuro, un silenzio agghiacciante pervase la casa e 18 agitata disse a Crilin. “Crilin!! Presto prendi un senzu!”. Detto ciò Crilin si precipitò al piano di sopra in camera di lei per prendere i fagioli magici nascosti nel suo cassetto personale.
18 intanto aveva le sue mani a premere sulla ferita del cavaliere, ma usciva davvero troppo sangue, imbrattando l’intero pavimento del soggiorno.
Crilin tornò con i senzu e ne diede uno al giovane. La ferita si rimarginò all’improvviso e il cavaliere si risvegliò.
“Dove sono?”. Mormorò Jean con una voce simile a quella di un bambino.
“Sei al sicuro adesso”. Crilin lo rassicurava con una voce calma, ma in realtà anche lui era preoccupato. 18 assisteva alla scena senza proferire parola.
“Chi siete voi?”. Jean questa volta era più sicuro delle sue parole, aveva alzato la voce ed aveva gli occhi completamente aperti che fissavano Crilin con uno sguardo preoccupato.
“Mi chiamo Crilin”.Dicendo così portò la sua mano al petto poi la sposto verso 18 e disse.”Lei e C-18”.
Jean non era affato tranquillo, lo si poteva intuire dallo sguardo impaurito e dal suo respiro affannoso.
Si alzò di scatto e prese l’impugnatura della sua spada ancora inguainata, 18 gli bloccò il polso.”Ti pare questo il modo di ringraziarci!!!! Ti abbiamo salvato la vita!!!”. Jean riprese il senno e parlò.”…Perdonatemi mia signora….non so cosa mi sia preso…vi sono grato per avermi salvato da una morte ignobile…..mi scuso per le pene che vi ho causato….ma vi prego lasciatemi”. Detto questo 18 gli liberò il polso.”Ah!! Finalmente zuccone!”. Crilin per calmare gli animi dei giovani chiese al cavaliere da dove venisse. Jean credendo di potersi fidare di loro li raccontò tutto, dello sbarco, della conquista del castello, di Esteban, della sua famiglia, di suo padre e di come fu ferito.
“MA TU VIENI DA UN ALTRO TEMPO!!”. Disse Crilin con voce stupita. Non capendo quelle parole Jean si limitò ad osservarlo con sguardo interrogativo. “Le crociate sono accadute….”. Prese una pausa. “ …più di mille anni fa”. Jean questa volta era davvero preoccupato, non poteva essere vero,mille anni fa, queste parole continuavano a rimbombargli nella testa con un ritmo assai snervante per i suoi gusti; poi riflettè,  mille anni….quindi Esteban, la sua famiglia erano tutti morti. La  tristezza si insediò nel volto del giovane e poi riprese a parlare . “ Dove andrò…non ho più famiglia né amici né casa.” Si poteva comprendere la sua disperazione, lo si leggeva nei suoi occhi, erano spenti, come se la luce gli avesse abbandonati per sempre. Crilin era scosso da quella dichiarazione poi gli balenò un idea in mente, guardò C18 con un sorriso dipinto sulle labbra, lei non capì subito.” Puoi restare qui con noi se ti va?”. Gli occhi di Jean tornarono a splendere e accettò di buon grado la proposta.”Siete gentile signore!” Affermò con convinzione il Templare.” Chiamami pure Crilin e non darmi del voi, mi fa sentire vecchio”. Jean e C18 scoppiarono  a ridere per le parole del giovane guerriero. Quella sera la passarono a raccontarsi storie dei rispettivi tempi,persino C18 spiegò a Jean di essere un cyborg, e il giovane per poco non svenne di nuovo.
Il giorno dopo si svegliò all’alba per andare sulla spiaggia a godersi il sole e il mare, quando si accorse che Jean era sveglio e aveva appena finito le sue preghiere mattutine, anche lui si accorse della presenza della ragazza.
”Buongiorno 18, vostro marito dorme ancora?”.
“NON E’ MIO MARITO RAZZA DI STUPIDO!!!”. 18 era moooolto arrabbiata….e anche visibilmente imbarazzata, questo lo si poteva notare dal pesante rossore che si era posato sulle sue guance
“Vi prego di perdonarmi mia signora….avevo creduto fosse il contrario”.
“STAI ZITTO E STAMMI A SENTIRE!! LUI N-O-N E’ M-I-O M-A-R-I-T-O CI SIAMO CAPITI!!?.
“Non arrabbiatevi così tanto, vi porgo le mie più sentite scuse…”. Dopo aver detto questo Jean guardò 18 andarsene sulla spiaggia.
Si incamminò alla camera di Crilin..adesso aveva la conferma: avendo camere separate non poteva di certo essere suo marito, e lo svegliò dolcemente. “Crilin…svegliati e ora di iniziare la giornata.” L’eroe si era messo in piedi anche se con fatica e venne accompagnato da Jean al piano di sotto per la colazione.
 
 
 
 
 
 
Ed eccoci qua con un nuovo capitolo, cosa succederà adesso?
Aspetto qualche vostra recensione, a presto!

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