Another (un)perfect person.

di hangover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1:

“Louis muoviti cazzo!” urlò mio fratello dal piano di sotto, mentre stavo mettendo gli ultimi libri nello zaino. Mi specchiai un istante, giusto per allacciare meglio al collo la cravatta della divisa. Era un altro fottutissimo giorno di scuola. Mi sistemai il ciuffo liscio e guardai leggermente con disprezzo il ragazzo dagli occhi azzurri riflesso. “Cristo, Lou… che faccia!” pensai tra me e me prima di uscire dalla stanza e chiudermi la porta alle mie spalle.
“Finalmente! Pensavo ci fossi morto in quella cazzo di stanza!” sbraitò Jimmy, mio fratello maggiore, sempre con la sua finezza da camionista mentre si metteva una sigaretta in bocca e prese dalla tasca del cappotto le chiavi della macchina.
“Ciao mà… accompagno Louis a scuola e probabilmente non tornerò prima delle otto di stasera.”
“Ma Jim… almeno torni per cena? Tuo padre ci tiene tanto! Almeno tu…” ribadì mia madre rivolgendomi uno sguardo di rimprovero. Aveva gli occhi sottili e intensi come i miei e guardarla mi faceva sentire inevitabilmente in soggezione. Diceva queste cose perché erano un paio di mesi a questa parte che non avevano il “piacere” di avermi a tavola a cena. Ma, cazzo, ho anche io il mio giro di amici.
“Non rompere mà. Faccio quello che cazzo mi pare” controbattè Jim, con lo sguardo cupo. Mamma lo guardò rassegnata. Certe volte quella donna mi faceva pietà. Ero quasi sul punto di dirle che io sarei tornato per cenare con loro, però il timbro del locale della sera prima ancora impresso sulla pelle della mia mano mi convinse che un’altra nottata trascorsa con i miei tre migliori amici a fare casino sarebbe stato più allettante che mangiare tacchino e parlare di scuola con i miei.
“Va bene, fai come vuoi Jimmy… vieni qua Lou, fatti dare un bacino da mamma!”. Si avvicinò alle mie guance fino a stamparci sopra un bacio umido. Forse era sul punto di piangere; “Ciao mamma” la salutai io con un sorrisino accondiscendente che si riserva ai malati di un manicomio.
Io e Jimmy uscimmo dalla nostra villetta a schiera di mattoni per dirigerci sul viale dove era parcheggiata la sua auto. Aprimmo le portiere e ci sedemmo. Mise in moto per poter partire pochi secondi dopo. Tutto questo avvenne in religioso silenzio. Poi mio fratello si accese la sigaretta che aveva in bocca da almeno cinque minuti e come per riprendere un discorso lasciato a metà qualche istante prima, disse: “Non puoi cazzo tornare tu a casa da quella psicopatica stasera?”. Io rimasi un momento in silenzio, prima di rispondergli secco. “Ho da fare. Non posso.” Mi riguardai di nuovo il timbro del Man Bar di Londra, pregustando la musica che pompava nelle casse e le cazzate che io e i miei amici avremmo fatto la sera stessa. Arrestò l’auto in corrispondenza di un semaforo rosso e abbassò il finestrino per ciccare la cenere della sigaretta. Il via vai per le strade silenziose di Londra era impressionante; si trovavano davvero tutti i generi di persone; dall’uomo in carriera, all’artista di strada fino anche alle mamme disperate che vanno ad accompagnare bambini a scuola.
“Ah, dimenticavo che devi uscire con quei froci dei tuoi amici.” Sentii le mie orecchie diventare caldissime e rosse per l’imbarazzo. “Vuoi stare zitto,porca puttana?” articolai, sperando che nessuno per strada avesse sentito il commento di quello stronzo. Cazzo, ancora non aveva accettato il fatto di avere un fratello gay, che frequenta una compagnia di ragazzi gay. Jimmy non era cattivo, forse solo un po’…ehm…ecco…stupido. Lui viveva nel suo mondo fatto di macchine,alcol e donne. Nient’altro. Tanto che aveva lasciato la scuola e aveva perso almeno quattro lavori in sei mesi. Una disgrazia, insomma. Mia madre era disperata. La sua unica speranza sono sempre stato io, il ragazzino sensibile e ligio al dovere  che tutti vorrebbero come figlio. “Il suo orgoglio” mi chiamava ed ero certo che se avesse saputo della mia omosessualità sicuramente il suo labile confine tra sanità mentale e schizofrenia sarebbe andato completamente a puttane.
“Ehi, scusa piccolo Lou ma se hai gusti strani è mio dovere cercare di correggerti fin quando è possibile!” disse Jim con un sorrisino che però non aveva nulla di ironico. Alzai gli occhi al cielo passandomi una mano sulla fronte. Ormai c’ero abituato al suo essere idiota, così lo ignorai iniziandomi a preparare per scendere. Finalmente l’automobile si fermò a pochi isolati dalla scuola. Scesi velocemente dall’auto e feci per chiudere lo sportello mentre lui mi salutava sghignazzando “Buona giornata fratellino!”. Gli rivolsi un’occhiataccia prima di ricambiare il saluto con un “Vaffanculo”. Chiusi finalmente la portiera e mi incamminai verso la St. Andrew’s High School. Vidi l’auto di Jimmy svoltare l’angolo e decisi di accendermi una sigaretta. Feci qualche tiro, mentre sentivo il brusio contenuto dei passanti che faceva da sottofondo ai miei pensieri. All’improvviso sento un braccio attorno al mio collo, che cerca di rubarmi la sigaretta che ho in bocca.
“Lo sai che non si fuma, Tommo?” dice il ragazzo che si è appena preso la mia sigaretta per poter fare qualche tiro. “E lo sai che è da maleducati prendere le cose senza permesso, Malik?” gli ripeto io con un sorriso che mi fu ricambiato. Era Zayn Malik, uno dei miei migliori amici. Lo guardai portarsi alla bocca la mia sigaretta, ormai quasi a metà. Dio,quant’era sexy quel ragazzo. Aveva la pelle ambrata che avrei riconosciuto in mezzo alle masse di inglesi dalla carnagione bianco latte; i capelli erano scuri e per un po’ ha portato un ciuffo biondo che però ha tagliato dopo poco :”Faceva troppo checca!” sosteneva. Gli occhi erano anche essi scuri, però nel marrone delle sue iridi c’erano quei riflessi verdi che conferivano al suo sguardo una connotazione ancora più ammaliante. Continuammo a ridere e a camminare lungo il viale per raggiungere la scuola, parlando delle lezioni e di quanti tipi ci fossimo- o meglio- si fosse fatto la sera prima.
“Sai, Tommo, ieri mi sono fatto fare un pompino da un ragazzo che era la fine del mondo!” rise Zayn, parlando della sua ultima conquista a bassa voce,quasi sussurrando, per paura che qualcuno potesse sentirlo.
“Davvero? E com’era?” chiesi io, con un misto di incredulità e ammirazione. Zayn tendeva sempre ad esagerare un pochino nei suoi racconti, però l’ammirazione stava superando di gran lunga l’incredulità perché, davvero, con il fascino che si ritrovava poteva avere tutti i gay di Inghilterra in ginocchio a leccargli il cazzo.
“A dire il vero, non mi ricordo tanto il viso…sai com’è,era buio… però aveva un sedere che parlava con tutti gli angeli del paradiso!E tu invece? Ti ho visto flirtare con quel ricciolino… Larry? Henry? Com’è che si chiamava?”
“Io? Nulla, sono finito per farmi una sega con le foto di David Beckham in costume da bagno. E comunque quel ricciolino che dici, non mi interessava più di tanto.”. Prima enorme bugia della giornata. In realtà mi interessava, eccome. Non avevo fatto altro che pensare a lui, di come si era presentato a me ed ai miei amici, degli sguardi che ci eravamo scambiati, dei sorrisi che ci eravamo rivolti. E come non rimanere affascinati dai suoi occhi, verdi e grandi? E che dire della sua voce calda e pacata? Non mi ricordavo neppure il nome tanto rimasi colpito dal suo fascino. Lasciai comunque finire a Zayn ciò che aveva da dire: “Cristo, David Beckham hai detto? Dio, come amo quell’uomo! Giuro che se me lo trovassi davanti io…” e mentre stava descrivendo dettagliatamente un fantomatico rapporto sessuale con il calciatore, una macchina alle nostre spalle suonò il clacson. La riconobbi subito, la macchina verde di Liam. Si fermò e noi facemmo lo stesso. Abbassò il finestrino e disse con il suo solito sorriso a me e a Zayn che ci eravamo appoggiati al suo sportello: “Allora, quanto volete all’ora?”. Io risi di gusto, mentre Zayn sogghignò e rispose, stando al gioco “Ti faccio servizio completo se ci dai un passaggio fino a scuola.” Liam fece un segno affermativo con la testa, incitando il moro ad entrare in auto.
“Cazzo, Zayn, siamo arrivati!” protestai io, che adoravo scaricare la tensione camminando.
“Vai Tommo!” mi disse, salendo a bordo. “Sei tu quello che ha bisogno di dimagrire il culo!”. Liam, dopo aver riso: “Girati un po’ Lou…” mi disse, per poi tirarmi una pacca sul sedere: “In effetti, un pochino devi perderlo!” continuò ad ironizzare Liam, mentre Zayn rideva come un matto ed io mi guardavo nervosamente intorno sperando che nessuno avesse visto quello che Liam il coglione aveva fatto. “Andate a fare in culo, tanto per restare in tema!” replicai io, rabbuiandomi in volto.
“Dai, Louis, stiamo scherzando! Sali e falla finita!” mi disse Liam. E alla fine mi convinsi a farmi portare in auto per i dieci metri che ci separavano da scuola.
“Allora, dove hai lasciato quella troietta di Horan?” domandò Zayn mentre la macchina ripartiva.
“Ha detto che sarebbe venuto a piedi…doveva passare dalla lavanderia della madre a prendere la camicia per stasera!Non so dove cazzo la terrà senza che si stropicci fino ad allora!”. Replicò Liam, prima di fare marcia indietro e infilarsi nel parcheggio della scuola. Scendemmo tutti e tre dalla vettura e Liam si guardò allo specchietto, controllando la zona del contorno occhi. Aveva dei lineamenti abbastanza belli, gli occhi castani e i capelli biondo scuro. “ Merda! Ho delle occhiaie da fare invidia a Fester Addams!” disse più se stesso che a noi, mentre ci avviavamo all’ingresso dell’istituto. Avevamo il corso di storia insieme il venerdì alla prima ora. Proseguimmo tutti e tre in silenzio verso la classe del professore McAllister; Liam continuava a ridacchiare sommessamente alle avances fatteci dalle ragazze della scuola, completamente ignare che noi non ce le saremmo mai e poi mai filate. Arrivammo nella classe già quasi piena; ancora il professore non c’era, per fortuna. Ma in compenso c’era Niall Horan, il mio irlandese preferito,nonché migliore amico. Aveva i capelli biondissimi e anche se lui sosteneva il contrario, avevo il sospetto che fossero tinti. Gli occhi erano di un azzurro glaciale, e portava anche l’apparecchio che, siccome era trasparente, era molto difficile da notare.
“Ehi, Niall!” lo salutai con un cenno del capo. Alzò la testa dal libro che leggeva e con aria sognante ricambiò il saluto, aggiungendo: “Ciao Liam, Zayn…” per poi ritornare di nuovo nella lettura di un testo dalla copertina rossa. Liam, a sua volta ammiccò amichevolmente e trafficò tra i banchi per prendere posto in ultima fila, come al solito. Io lo seguii, ignorando Leah Millard che mi aveva sorriso passandosi la lingua sul labbro. “Ma quanto è puttana la Millard?” domandai allibito a Liam che stava togliendo il quaderno degli appunti dallo zaino: “Ancora con i saluti ambigui,eh? Scopatela!” mi suggerì lui tranquillo, come se mi avesse consigliato che marca di patatine scegliere. “Si certo,se non fosse che solo l’idea di baciarla mi faccia venire da vomitare!” controbattei io a bassa voce. Liam rise e disse: “Cazzo, hai ragione Lou… meglio il fratello,il capitano della squadra di atletica leggera!”.”Chi, quello che compete per la staffetta?” gli chiesi, cercandolo di immaginare. “Già. Da lui si che me lo farei passare il testimone!* non so se mi spiego…” rispose il mio amico con un guizzo di malizia nello sguardo perso nelle fantasie. Risi di gusto e mentre cercavo di riprendermi vidi Zayn e Niall impegnati in una fitta discussione. Conoscendoli, avrei detto che stavano parlando della sera prima, dal momento che entrambi avevano avuto un bel da fare nei bagni del locale. Ecco, Niall a prima vista sembrava il tipico verginello innocente, ma dopo averlo conosciuto meglio ti rendi conto che è tutt’altro. Forse era proprio questa sua aria da angioletto che lo faceva scopare a destra e a sinistra. Beato lui! Io non faccio sesso da…bè, da un bel po’. Ma chi lo sa? Forse l’uscita di questa sera sarà l’occasione che sto aspettando. Intanto non posso fare a meno di pensare a quel ricciolino di ieri. Non ricordo neppure come cazzo si chiama. Per adesso sarà meglio che mi concentri su questa lezione di storia inutile. Il professor McAllister è appena entrato e con lui piombò nella classe il silenzio. “Buongiorno ragazzi” salutò l’insegnante mentre appendeva il suo giubbino ad un appendiabiti alle sue spalle. “Iniziamo a introdurre il regime nazista e…”. Appena cominciò a blaterare qualche stronzata su Hitler e su quelle teste di cazzo ariane che lo hanno sostenuto, iniziai a fare dei tratti con la matita su un foglio. Disegnai un occhio dal taglio quasi a mandorla; colorai la pupilla con il grigio della mina. Guardai meglio la mia creazione e quell’occhio era fottutamente simile a quello del famoso ricciolino di ieri. Cazzo,pensai. Era una specie di ossessione. Gli ho parlato solo per qualche minuto e mi è entrato in testa come quelle canzoni commerciali che ti ripeti in continuazione di detestare,ma che canticchi sistematicamente. Strappo il foglio sporco e lo appallottolo. “Adolf Hitler aveva ormai tutto il popolo tedesco in pugno…” continuava a parlare il professore. Voltai leggermente la testa e vidi Liam con lo sguardo perso nel vuoto, come se il suo cervello lo avesse abbandonato. “Liam!” gli sussurro, facendo urtare le nostre ginocchia. “Uhm?” mi guardò come se lo avessi appena svegliato da chissà quale profondo sonno. “Quando cazzo smette questo di parlare?” domandai con la mano poggiata sulla fronte. “Ma Lou! Sta parlando da appena venti minuti!”. Mio Dio. La lezione era iniziata da neppure venti minuti e già ero quasi sul punto di suicidarmi dalla noia. Liam tornò di nuovo nel suo stato di stand-by mentale,mentre io mi crucciavo su cosa avrei potuto fare invece di stare attento. Sentii un leggero tonfo a terra, come quello di una pallina di carta che cade a terra e guardai ai miei piedi. In effetti,eccolo lì. Un messaggio. Lo raccolsi e lo aprii.
“Ti prego,saltiamo l’ora di storia dell’arte.” Lessi la scrittura da bambino delle scuole elementari di Niall e gli fui eternamente grato della proposta. Storia di per sé era una materia alquanto inutile e noiosa, figuriamoci se abbinata a qualche analisi di un quadro del cazzo. Gli rilanciai il pezzo di carta con la risposta affermativa.
Driiiiiiiiiiiin!
 Grazie al cielo, quello non la smetteva più di parlare. Uscimmo tutti e quattro dalla classe di storia, facendoci largo tra i nostri compagni di corso. “Bene, io e Louis ci saltiamo storia dell’arte. Voi che fate?” domanò Niall rivolgendosi ai due. “Io vado.” dice Zayn, convinto. Con un tempismo quasi perfetto lo guardiamo tutti e tre con il sopracciglio alzato, interrogativi. “Che c’è?” cerca di giustificarsi lui. “Oggi Wright spiega i nudi maschili!” concluse con un sorriso. Ridemmo divertiti, fin quando Liam disse: “forse è meglio che vada anche io; ho già perso una lezione la scorsa settimana!”. Adoravo il lato responsabile di Liam. “Tranquillo, ci vediamo dopo!” li salutai e iniziai ad incamminarmi con Niall verso il cortile posteriore, così che nessuno ci avrebbe notati. Arrivammo nei pressi di una scala antincendio e ci sedemmo sugli scalini per fumare una sigaretta. La offrii a Niall e insieme la accendemmo, gustando il sapore del tabacco.
“Pronto per stasera, Tommo?” mi sorrise il biondino al mio fianco.
“Puoi dirlo forte!” gli risposi con la mente che immediatamente fece un balzo dalla St. Andrew al ricciolino di ieri sera. Non riuscii a nascondere un sorrisino eccitato. E Niall, che mi conosceva bene, si rese conto che la mia felicità non era sicuramente per la sola di idea di andare a ballare. Mi fissò ed io voltai rapidamente lo sguardo. “Avanti, Louis. Spara. Chi hai visto ieri di interessante?”. Iniziai a fissarmi le nocche per l’imbarazzo. Ancora una volta, aveva capito tutto. Risi nervosamente. “Oh, emh, io…” cercai di articolare. “E che cazzo, Lou! Sembri idiota! Parla, come si chiama?” mi rimproverò il biondo. “Io non lo so...credo di non ricordarmelo.” ammisi continuando ad essere dannatamente in imbarazzo. “ha i capelli castani e ricci e degli occhi meravigliosi, ha le fossette mentre ride e ieri portava un paio di jeans attillati e una camicia azzurra…” gli spiegai con la voce diventata un po’ più acuta del solito a causa della vergogna. All’improvviso il volto di Niall si illuminò come colpito da un’improvvisa ispirazione. “Credo di aver capito di chi stai parlando!” esclamò “Harry Styles, studia alla Royal High School. Uno stronzo.” Harry! Ecco come aveva detto di chiamarsi! Ero così grato a Niall per le sue preziose informazioni che gli rivolsi subito un sorriso smagliante. Quel ragazzo era una fonte inesauribile di notizie sul mondo gay; rimasi un po’ sorpreso quando riuscì ad indovinare il nome che mi interessava, però c’era da dire che il giovedì sera non c’è molta folla in nessun locale. Comunque, solo una cosa non mi convinceva del suo identikit. Era uno stronzo. Ma lo aveva detto perché era conosciuto per essere tale o perché lui ci aveva provato e non c’era stato verso di farci sesso?. “Wow, grazie! Ma stronzo in che senso?” gli domandai a metà tra lo strafelice e lo stracurioso. “Nel senso che ti scopa e poi non se ne sbatte più di te. Probabilmente dopo averti portato a letto non si ricorderà nemmeno come ti chiami.” Spiegò lui con naturalezza. Ma cosa voleva insinuare? Lui faceva esattamente lo stesso! “Ehi, Niall, non fare come il bue che chiama cornuto l’asino!” lo rimproverai io, un po’ contrariato dalla sua affermazione. “Merda, Tommo! Ti piace già così tanto che lo difendi?” mi sorrise lui. “Non cercare di cambiare discorso, Horan! Davvero, perché dici che è uno stronzo? Forse non ha accettato il tuo invito di fargli un pompino?” affermai io, buttandola sull’ironico. “Ah,no” disse Niall scuotendo la testa “modestia a parte, non mi ha ancora rifiutato nessuno. Però, credimi, tutti quelli che ci sono stati hanno detto che sono rimasti mesi e mesi aspettando che lui li richiamasse dopo una scopata,ma hanno solo sprecato il loro tempo. Artie Stiller, lo hai presente? È persino caduto in depressione per Styles! Se lo vedi adesso sembra uno zombie! Non voglio vederti ridotto ad un vegetale per colpa di quello stronzo.” mi spiegò il biondo,con modi plateali. Pensai subito che Niall stesse un tantino esagerando e non lo presi sul serio. Nonostante tutto, gli dissi: “Bè… grazie dei suggerimenti Niall.” sorridendogli. “Figurati Lou!Ma se ci saltassimo anche le altre lezioni? Tanto è venerdì e alle 12.00 sfornano le ciambelle calde da Sainsbury!” propose il biondo entusiasta dell’idea di evitarci altre interminabili ore di scuola. E in effetti il mio cervello aveva troppi pensieri per aggiungerne altri; avrei veramente vegetato sul banco con la risata di Harry Styles nelle orecchie ed i suoi occhi nella mente. “Aspettiamo che gli studiosi del nudo maschile escano dall’aula e poi andiamo in auto verso il centro! Mi sono rotto i coglioni di stare qui.” Accettai la proposta di Niall e raccolsi il mio zaino. Ci avviammo entrambi verso la presidenza dove avremmo compilato il permesso di uscita anticipata e finalmente saremmo andati ad inaugurare il week end. Questo è il bello di essere maggiorenni: firmarsi i permessi da soli e andarsene allegramente in giro mentre gli sfigati diciassettenni sgobbavano nelle aule.
 
“Allora, come erano questi nudi?” domandò Niall sorridendo rivolgendosi a Liam e Zayn.
“Ehm… nudi.” Rispose Liam alzando le spalle mentre Zayn ridacchiava.
Avevamo preso una ciambella con la glassa al cioccolato per uno ed ora eravamo seduti su una panchina a Regents Park. Osservavo in silenzio i padroni che portavano a spasso i cani e le scolaresche che andavano a visitare lo Zoo. Non potevo smettere di pensare a quello che mi aveva detto Niall. Harry Styles continuavo a ripetermi, come se il suo nome fosse il titolo di una poesia che dovevo imparare a memoria. E in fondo, volevo che così fosse. Volevo guardarlo per ore, in modo da stampare nella mia mente tutti i suoi movimenti, le sue parole, i suoi gesti, proprio come farei con dei versi in rima. E mentre Liam, Zayn e Niall discorrevano su non so che genere di lubrificante fosse meglio per le loro esigenze, io continuavo a sorridere come un ebete. Chissà se stasera ci sarebbe stato, se avessi avuto le palle di parlargli, magari di chiedergli di bere qualcosa insieme e forse di baciarlo. Ad un certo punto non udii più i risolini dei miei tre amici. Capii che mi stavano fissando tutti e tre. “Bè? Avete già finito la vostra interessante indagine di mercato?” chiesi un po’ contrariato per il fatto che avevano interrotto il flusso dei miei pensieri. “Cazzo, Tommo! Ma cosa ti è preso oggi? Hai intenzione di fare l’asociale tutto il giorno?” mi chiese Zayn, dandomi una pacca sulla spalla. Sbuffai per poi rialzarmi. L’aria era diventata un po’ più umida rispetto a questa mattina e siccome iniziai ad avere un tantino freddo: “Allora, andiamo da Liam e guardiamo un film?” proposi. Lo facevamo ormai da anni. Il venerdì pomeriggio andavamo tutti a casa Payne a guardare un film, prima di prepararci e uscire per la serata. “Va bene! Forza,muovete le vostre belle chiappe o perderemo la metro.” Disse Liam entusiasta. Sapevo quanto amasse guardare film con ciotole piene zeppe di pop corn insieme a noi. Ci incamminammo con l’auto sulla strada non molto affollata. Arrivammo quasi subito a Camden, il quartiere dove viveva Liam.Parcheggiammo l’automobile vicino un campetto di calcio e indugiammo un attimo davanti ad esso, dove c’erano almeno dieci ragazzi che si divertivano a giocare rincorrendo un pallone. Che razza di sport di merda. Dico, che senso ha che ventidue persone corrano dietro un unico pallone? Io, onestamente, lo seguivo solo durante le riprese negli spogliatoi. Liam si appoggiò alla rete che delimitava lo spazio del campo da gioco: “Dio mio, ma non vi sta diventando duro?” chiese. “Puoi scommetterci, amico.” Gli rispose Zayn con un ghigno malizioso. Niall si avvicinò a me e mi sussurrò,notando per l’ennesima volta il mio sguardo vacuo: “Tu non pensi tanto ai giocatori in questo momento,eh?” ammiccando. Forse mi leggeva nel pensiero o semplicemente mi conosceva troppo bene, però aveva dannatamente ragione. Ancora mi apparivano nella mente le sue mani,il suo sorriso, i suoi occhi. Quegli stramaledetti occhi. Per tutta risposta gli sorrisi e subito dopo feci un sospiro. “Forza ragazzi, cercate di non sbavare troppo o penseranno che il Tamigi è esondato ed è arrivato fino a qui!” esclamai io, sorridendo. I due interessati spettatori lasciarono a malincuore lo spettacolo per ricominciare a camminare verso la casa di Liam. “ Che film propone questo venerdì il cinema Payne?” chiese Zayn, mentre andavamo per il rettilineo a pochissimi metri dall’abitazione. “Qualsiasi cosa che non sia un porno, Malik.” Gli rispose Niall con un sorriso accompagnato dalle risate di tutti.



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Ok, volevo fare tre piccoli avvertimenti.
1- Se ci dovessero essere degli errori, sappiate che NON sono italiana, anche se vivo qui già da parecchio. Devo ammettere che ho qualche difficoltà con i verbi al passato e quindi se c'è qualcosa che non va, vi pregherei di dirmelo!

2- Mi farebbe piacere se scriveste (ho detto bene?? xD) qualche recensione. Criticate pure, purchè siano delle critiche costruttive.

3- Se con questa storia sto offendendo qualcuno, ditemelo subito. Così posso subito eliminarla oppure modificarla!

GRAZIE MILLE.
__hangover.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


“Che film di merda!” commentò Zayn durante i titoli di coda. “Solo perché non ci sono scene di sesso non vuol dire che non debba essere visto!” rispose Niall che aveva personalmente scelto il film. “A me è piaciuto” disse Liam, calmo. “Però nella scena osè ci speravo anche io!” ammisi con un sorriso rivolto a Zayn, che mi fu ricambiato. “Siete i soliti insensibili. Pensate solo a quello.” Ci rimproverò Liam, sostenuto a sua volta da Niall che annuiva. “Ma piantala di fare il finto puritano Payne!” rise Zayn, lanciando un cuscino del divano sulla testa di Liam, che era seduto a terra. “Ah, questo non lo dovevi fare!” scattò in piedi Liam, brandendo un altro cuscino al suo fianco. Iniziarono a lottare come al solito, mentre io e Niall ci rotolavamo dal ridere. Sembravano sempre uguali a cinque anni prima, quando li conobbi la prima volta. Caratterialmente non erano cambiati di una virgola. Ed è proprio per questa loro costanza nel rimanere i meravigliosi ragazzi di sempre che io volevo loro un bene dell’anima. Davvero, erano come fratelli e non li avrei traditi per nulla al mondo. Non riuscii a trattenere un sorriso ammirato mentre osservavo Liam e Zayn che si prendevano a cuscinate e Niall che rideva come un matto. Come amavo quei tre, non credo di aver amato mai nessun altro. La lotta terminò all’improvviso, quando Liam si sedette sfinito sul divano. “Hai vinto tu, Malik. Ma non finisce qui.” Biascicò lui rivolgendosi a Zayn, che nonostante avesse il fiatone non era capace di nascondere un cipiglio di soddisfazione. Ridemmo tutti insieme, finchè Niall guardò il suo orologio. “Ehi! Si sono fatte già le sei! Cazzo, devo prepararmi!” disse il biondo passandosi una mano tra i capelli. “ Liam, posso usare la doccia?” chiese al padrone di casa. Solitamente, il venerdì trascorrevamo tutto il pomeriggio da Liam, vestendoci e preparandoci da lui. Gli avremmo così evitato la scocciatura di passare da ognuna delle nostre case per venirci a prendere, visto che era l’unico già patentato della compagnia. La mattina stessa preparavamo una borsa più capiente che potesse contenere anche i vestiti per la sera, oppure chiedevamo in prestito i vestiti a Liam. Ne aveva talmente tanti da poter aprire una bancarella a Portobello. “Vai pure. Non consumarmi tutto lo shampoo!” raccomandò Liam accompagnandolo verso la porta del bagno. Il week end a casa Payne non c’era mai nessuno,grazie al cielo. Altrimenti avrebbe assistito allo spettacolo di quattro adolescenti che girano semi nudi tra una stanza e l’altra. Aspettammo che Niall finisse fumando una sigaretta e dando un’occhiata alle riviste della mamma di Liam. “Se fossi etero, giuro che mi farei volentieri Megan Fox.” Commentò serio Zayn voltando pigramente le pagine del giornale. “Ma visto e considerato che non lo sei, credo proprio che dovrai accontentarti del buco del culo di qualcun altro.” Rispose Liam con un’espressione plateale. Intanto Niall uscì dal bagno con i capelli bagnati e con addosso unicamente un asciugamano rosa attaccato precariamente alla vita. “Bagno libero!” annunciò attraversando la stanza. Io, Liam e Zayn non potemmo fare a meno di seguirlo con lo sguardo. Non perché fosse mio amico, però aveva uno dei sederi più statuari di tutta Londra. “Complimenti per l’equipaggiamento, Horan! Davvero notevole!” commentò Zayn senza staccare gli occhi dalla stoffa rosa che avvolgeva il pube di Niall. Io e Liam ridemmo all’unisono, senza dubbio d’accordo con l’affermazione del moro accanto a noi. Il biondino si voltò con un sorriso lusingato e disse un “Grazie,caro.” Prima di lasciar cadere l’asciugamani fuori dalla porta che si chiuse alle sue spalle. Quel ragazzo era nato per sedurre, ne ero certo. Ed io ero talmente in astinenza da eccitarmi alla vista del mio migliore amico bagnato. Cristo,ero ridotto male. Zayn non era da meno; dovette coprire con una mano il cavallo dei pantaloni per poter nascondere la nascente erezione in mezzo le gambe. Liam, allora, si alzò all’improvviso e disse: “Io allora vado a lavarmi.” Sgattaiolò in bagno e sbattè l’uscio. “Ti prego di non farmi trovare sperma nella vasca!” urlò Zayn, che non ricevette risposta. Io risi e mi andai a sedere vicino a lui mentre Niall aveva appena acceso il phon. Mi mise un braccio intorno al collo ed io mi appoggiai sul suo petto. “Non credi anche tu che sia andato a farsi una sega, Tommo?” mi chiese lui, guardandomi. “Non lo so. Però se i miei occhi non mi ingannano…” e feci un cenno verso la patta dei suoi pantaloni “anche tu non ci scherzi in fatto di alzabandiera, ammettilo.” “Ti odio, Louis.” Scherzò lui un pochino in imbarazzo. Risi e lo tranquillizzai: “Per quanto possa valere, sappi che anche io sono nelle tue stesse condizioni.” Mi avvicinai un po’ di più al suo viso, quasi come se meno distanza c’era, meno ci saremmo trovati a disagio. “Ah davvero, Tommo?” prese ad accarezzarmi la guancia con la mano che aveva attorno al mio collo. Si avvicinò anche lui. “Davvero.” La distanza era pericolosamente ridotta adesso. Sentivo la vocina della mia coscienza che mi ripeteva di alzarmi da qual fottutissimo divano, di scacciare lontano da me quel braccio muscoloso e possente, di allontanare le sue labbra socchiuse e pronte per essere leccate. Ma poi un altro richiamo, ancora più forte si fece sentire: quello della mia erezione che non voleva davvero saperne di rimanere nei pantaloni. Ovviamente,quando hai diciotto anni non sei ancora in grado di ragionare con la parte razionale del tuo essere e pertanto mandai a fare in culo la mia coscienza e mi avvicinai ancora di più alla sua bocca. La sentii aprirsi in un sorriso ed io ne feci un altro carico di eccitazione. I nostri nasi si toccavano e mentre Zayn voltò la testa ancora di più verso di me,lo baciai con lentezza quasi sfiancante. Riuscivo ad assaporare ogni millimetro della sua bocca e la cosa mi piaceva tanto. Mi era diventato talmente tanto duro da farmi male. Così mi misi una mano nel pantalone e presi a sfregarmelo, piano. Lui se ne rese conto e interruppe il bacio per mettere una mano sulla mia e seguirne i movimenti. Mi sorrise e si passò la lingua sul labbro inferiore. Ripresi a baciarlo con il cuore che mi batteva all’impazzata. Non ci eravamo mai spinti così oltre. La cosa non mi dispiaceva per niente, anzi. Il fatto di dare e ricevere piacere da Zayn mi eccitava da morire. Mi sbottonai il bottone della divisa scolastica, facendo continuare a muovere la sua mano sulla mia erezione. Iniziai a gemere. Il piacere mi stava davvero annebbiando il cervello, però ero ancora abbastanza lucido da capire le esigenze di Zayn. Gli sbottonai anche io il bottone del pantalone, mentre lui mi passava lentamente la lingua sul collo. Gli abbassai leggermente gli slip, per poter permettere al suo sesso di uscire. Dio santo, era perfetto anche il cazzo di quel ragazzo. Cominciai a masturbarlo di rimando mentre mi faceva percepire il suo piacere mordendomi i lembi di pelle vicino le orecchie. Fremevo sotto il suo tocco, diventato veloce e deciso. Respiravo affannosamente e lui continuava a gemere, sempre con più intensità. Ringraziai il cielo che né Liam e né Niall potessero sentirci l’uno per via del phon alla massima potenza e l’altro per il getto dell’acqua. I suoi fianchi assecondavano ogni movimento della mia mano, mentre la sua andava ritmicamente su e giù, indugiando sulle parti più sensibili. Ero quasi al culmine e glielo feci capire mugugnando forte. Lui comprese e iniziò a intensificare leggermente i movimenti fin quando non lasciai colare il mio sperma sulla sue dita. Mi lasciai sfuggire un gemito mentre lo baciavo nuovamente. Pochi istanti dopo mi concentrai sul suo di piacere e venne anche lui con un grido soffocato e lanciando la testa all’indietro. Boccheggiammo entrambi, mentre cercavo un fazzoletto per poterci ripulire. “Caspita Tommo. Dovremmo farlo più spesso!” mi sorrise lui ancora con il respiro affannato. “Ehi, non ti ci abituare, Malik.” Risposi, mentre mi alzavo a prendere altre salviette. Ne trovai alcune vicino il televisore. Serviranno a Liam quando guarda qualche film o estremamente commuovente o estremamente spinto,pensai. Le presi e lui stava ancora a gambe aperte sul divano e mi disse con un ghigno: “E perché no?”. “Perché non puoi sperare di avere ancora i miei superbi servizi gratis!” scherzai io mettendomi in mezzo alle sue gambe e andandogli vicino con il viso. Rise e subito dopo mi baciò. Risposi al baciò e gli tirai uno schiaffetto dopo che mi disse: “Caspita, Louis. Non immaginavo fossi diventato una puttanella così esigente.” Gli diedi un altro bacio sulle labbra e lui mi tirò a se. Proprio mentre ero sul punto di perdere l’equilibrio e di cadergli addosso, la porta del bagno si aprì e ne uscì un Liam che se dapprima aveva la faccia rilassata di chi è appena uscito dal tepore di una doccia bollente, appena vide me quasi sopra Zayn sgranò gli occhi e disse: “Ma che cazz…?”. Scattai in piedi e Zayn riuscì tempestivamente a richiudersi la cerniera dei pantaloni passando inosservato e di fare una sorta di ghigno per allentare un po’ la tensione. “Niente,niente. Ho perso un momento l’equilibrio e lui mi stava aiutando a mettermi di nuovo in piedi.” Improvvisai, sperando con tutto me stesso che Liam fosse tanto stupido da bersela. Era abbastanza imbarazzante trovarsi in una situazione del genere, anche se avevo davanti uno dei migliori amici che mai e poi mai si sarebbe sognato di giudicarmi. Il ragazzo appena uscito dalla doccia annuì non del tutto convinto e andò a prendere un sorso d’acqua dalla bottiglia in frigorifero. Io e Zayn ci guardammo e la nostra espressione sembrava dire “Grazie al Cielo!”. ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Ok, probabilmente in questo capitolo ho un po' esagerato. Però la coppia Zouis mi piace tanto :3 Ripeto, se c'è qualcosa che non va, ditemelo! ___hangover.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


“WEEEE ARE THE CHAMPIONS MY FRIEEEEEEEEND!” .Cantavamo come una banda di ubriachi nella macchina di Liam. Eravamo appena stati a cenare da KFC ed ora ci stavamo dirigendo al Man Bar. Non c’era molta distanza tra i due locali, però eravamo orgogliosi di mostrare a tutti la Mini Cooper nuova fiammante di Liam. Quest’ultimo trovò parcheggio proprio a pochi metri dalla destinazione. “Che culo!” esclamai io, contento di essere così vicini e di non camminare per la strada piena di umidità che mi avrebbe sistematicamente arricciato i capelli. Quella sera avevo scelto i miei vestiti con più cura del solito; speravo con tutto me stesso di ritrovare il riccio, Harry, o come cazzo aveva detto Niall che si chiamava. Quello che era successo con Zayn qualche ora prima mi aveva distratto dal pensarlo, però l’immagine di lui che ballava sotto le luci psichedeliche della pista, i suoi occhi che si contraevano in un occhiolino fugace ed il suo sorriso, si stava di nuovo facendo viva nei miei pensieri. Scesero dalla macchina Liam e Zayn, richiamati dal volume assordante della musica all’interno e impazienti di andare a rimorchiare. Il proprietario della vettura lasciò a me la chiave, per poter richiudere il mezzo una volta sceso. Avevo un po’ di paura a lasciare il veicolo. Anzi, erano più emozioni che si accavallavano le une sopra le altre. Da una parte c’era un pizzico di gelosia nei confronti di Zayn: dopo quello che avevamo fatto, mi urtava leggermente l’idea che lui potesse fare lo stesso con qualcun altro. Non che mi stessi innamorando di lui, ci mancherebbe. Ma sono fatto così: riconosco di essere possessivamente attaccato alle persone. Dall’altra c’era una sorta di ansia per il possibile incontro con Harry: e se non avessi avuto il coraggio di andargli a parlare? Se avessi fatto la figura del coglione? Avevo paura, lo ammetto. Mentre mi facevo tutte queste seghe mentali, mi accorsi che gli occhi celesti di Niall, seduto sul sedile anteriore mi erano addosso. “Lou, tutto ok?” mi chiese con un sorriso. Che cazzo, quel ragazzo si era di nuovo accorto che c’era qualcosa che non andava. Non risposi. Mi limitai a sospirare e a scendere dall’auto. Il mio amico fece lo stesso e chiusi la macchina premendo un pulsante sulla chiave. Eravamo all’entrata del locale. Prima di entrare nel campo di caccia ci specchiammo in una vetrina buia. Anche se l’immagine riflessa non era molto nitida, mi sentii uno sfigato nella mia t-shirt a righe guardando Niall che appariva almeno mille molte più attraente di me nel maglioncino di filo con lo scollo a V. Lo guardai con un po’ di invidia e poi vidi il suo riflesso biondo mettermi una mano sulla spalle. “Ehi, Louis, stai benissimo! Sono certo che te ne farai almeno quattro stasera!” mi disse Niall sorridendo e ammiccando con aria complice. Risi e iniziammo a incamminarci verso l’ingresso principale del locale. La musica si sentiva sempre più alta. “Lo spero,amico.” Risposi con aria un po’ sconsolata. Io non volevo farmene quattro,o cinque, o dieci. Me ne volevo fare solo uno. Quello. “Sono dieci sterline,per favore.” Pagammo il biglietto alla scontrosa signora della biglietteria e ci dirigemmo nel pieno del casino. La musica rimbombava ovunque. La serata era appena iniziata e già c’erano dei coglioni ubriachi che brancolavano sulla pista da ballo. Mi voltai per dire a Niall di andare a cercare Zayn e Liam ma appena girai lo sguardo c’era già un tipo che ci provava spudoratamente con lui e il mio amico sembrava non rifiutare le sue avances, dal momento che ballavano vicinissimi senza neppure essersi presentati. Perfetto, iniziamo bene pensai. Decisi di andare verso il bar, almeno avrei bevuto qualcosa. Ordinai un Margarita e lo sorseggiai lentamente. Mi guardavo nervosamente intorno, sperando di trovarlo. Niente. Di Harry nessuna traccia. Forse si è già appartato con qualcuno. Molto probabile, se non certo. Dal fiume di teste uscirono ridendo come matti Liam e Zayn. Mi videro e si avvicinarono a me. “Louis!” gridò Zayn, rubandomi il drink dalla mano e bevendone un sorso mentre Liam continuava a muoversi a ritmo della musica house che fuoriusciva dalle casse. “che cazzo fai fermo qui? Andiamo a ballare!”. Mi presero entrambi per mano e ci spostammo al centro della pista, dove a stento ci si poteva muovere tanto dalla gente. Mi misi in mezzo ai miei due amici a ballare. Liam dietro di me mi cingeva i fianchi con le mani e muoveva il bacino a ritmo con il mio, mentre Zayn aveva una sua gamba in mezzo la mia e ballava in modo provocante, ma non volgare. Io tenevo un braccio poggiato sulla spalle del moro davanti a me e l’altro dietro al collo di Liam. Mi stavo davvero divertendo e per un momento non pensai neppure al riccio. No, in quel momento volevo godermi al massimo la nottata. Avrei trovato qualcuno e ci avrei scopato. Non l’avrei più rivisto o sentito? E allora? Mica sono qui per trovarmi l’anima gemella. L’idea di volermi fare solo Harry mi era già svanita dalla testa. Forse era per quella musica che sembra ripeterti “scopa il più possibile e fregatene”. Continuammo a ballare rendendo i nostri movimenti sempre più sexy. Sentivo dietro il pacco di Liam premermi sul sedere e il mio strisciare sulla gamba di Zayn. Non ero nelle condizioni migliori del mondo (oddio, dipende dai punti di vista.) per eccitarmi. La canzone cambiò e così anche noi le nostre posizioni. Questa volta stare in mezzo toccava a Liam. Intravidi anche Niall poggiato ad una colonna con un altro tipo senza maglietta che sembrava se lo stesse scopando lì, davanti a tutti. Ma dopo un’occhiata più attenta mi resi conto che aveva ancora addosso i pantaloni. Vidi due ragazzi che si avvicinavano a noi con sguardi maliziosi. Notai che uno dei due disse qualcosa nell’orecchio dell’altro ed entrambi guardarono sorridenti Zayn che in quel momento si stava sbottonando alcuni bottoni della camicia. Quello stronzo si era già assicurato le prime due scopate della serata. Intanto i due tipi gli erano andati a ballare vicino e lui ridacchiava soddisfatto, ammiccando verso me e Liam. Quest’ultimo scrollò la testa, rassegnato. Mi tirò a sé e ballammo insieme. Mi mise una mano sul collo e i nostri corpi aderirono perfettamente, mentre giravamo intorno a ritmo della musica. Lo guardavo dritto negli occhi marroni e bellissimi. Le nostre fronti si toccavano e sentivo il suo respiro sulle mie labbra. Oddio, non può essere. Improvvisamente, mi venne la voglia incontrollabile di baciare Liam. Come se fare una sega a Zayn non mi fosse bastato! Ma cosa mi era preso quel giorno? Avevo gli ormoni così in subbuglio da voler baciare anche Liam. Stavo degenerando e resomi conto di ciò, mi allontanai per quanto la mano del mio amico premuta sui miei fianchi me lo premetteva. Liam sorrideva e mi sembrò un tantino brillo. Ma non poteva essere. Non aveva bevuto nulla! Continuammo a ballare come due idioti con la musica che mi entrava nel cervello facendo rimbombare anche i miei, per quanto sconnessi e assurdi, pensieri. Avevo caldo ed ero sudato. Approfittai del fatto che il DJ aveva cambiato canzone per dire a Liam di uscire a fumare. Annuì e andammo insieme verso l’uscita della discoteca. Sgomitai tra la folla e tra questa vidi Zayn che pomiciava beatamente con uno dei due tipi di prima. Sentii una fitta allo stomaco. La parte meno emotiva e possessiva di Louis me la fece subito passare, riportandomi con i piedi sul pavimento affollato del locale. Ci fecero un timbro sulla mano prima di permetterci di uscire. “Ti stai divertendo Lou?” mi chiese Liam aprendo il suo pacchetto di sigarette e sfilandone una. “Abbastanza.” Risposi secco accendendomi la sigaretta e aspirando profondamente. Finchè non avrei rivisto il riccio dagli occhi verdi non me ne sarei andato soddisfatto. “Qualcosa non va?”. Liam si avvicinò a me con la sigaretta accesa in mano. Aveva notato che il mio entusiasmo della mattina si era smorzato quasi del tutto. “No, Lee. È tutto ok. Sono solo un po’ stanco.” Seconda enorme bugia della giornata. Io non ero mai stanco, soprattutto il venerdì sera al Man Bar di Londra. Lui mi sorrise e mi abbracciò stampandomi un bacio sulla fronte “Se vuoi andiamo via. Io e te” propose con dolcezza. Io risposi all’abbraccio, indugiando tra le sue braccia. Lo adoravo, c’era poco da fare. Sapeva farti dimenticare anche le più profonde preoccupazioni. La sua stretta era calda e rassicurante e sarei voluto rimanere in quel modo per ore. “Tranquillo, la notte è ancora giovane dopo tutto.” Notai che la strada era quasi del tutto isolata e ogni tanto usciva qualcuno per fumare o per sbaciucchiarsi lontani dalla confusione della sala. “Ehm…ragazzi, uno di voi ha da accendere?”. Sentii una voce profonda alle mie spalle, che non era né quella di Zayn e nemmeno di Niall. Eppure l’avevo già sentita. Mi staccai dall’abbraccio con Liam e mi voltai con una mano in tasca, pronto per dare l’accendino a chi lo chiedeva. Merda. Rimasi per un attimo con gli occhi sgranati. Sentivo una gocciolina di sudore scendermi lentamente la fronte. Il cuore mi rimbombava forte nel petto, come la musica pompava nelle casse. Eccolo, finalmente. Era lì davanti a me. Harry Styles, perfetto come ieri, con una sigaretta in bocca e gli occhi verdi come due smeraldi puntati su di me. Forse me lo stavo immaginando. Pensai a quella teoria fatta da non so quale testa di cazzo che diceva che se pensi insistentemente ad una cosa, finirai per immaginartela. Stronzate. Lui era lì, reale. Indugiai un secondo, con la bocca semi aperta. Rivolsi un’occhiata a Liam, giusto per assicurarmi in qualche modo che lo vedesse anche lui, che non ero un malato visionario. Harry si passò una mano tra i capelli e poi disse: “Scusate, ho forse interrotto qualcosa?”. Gli passai il mio accendino blu e risposi con la voce più acuta del solito: “No, figurati! Io e Liam siamo solo amici” e sottolineai la parola amici.” Vero Lee?” chiesi al ragazzo in piedi alle mie spalle che mi fissava come se fossi diventato pazzo e paranoico da un momento all’altro. “Si,si. Certo!” annuì lui. “Ho un pochino di freddo. Forse è meglio che io rientri!” disse di nuovo Liam, stringendosi nelle spalle. Non poteva scegliere momento migliore per andarsene. Grazie Liam!. Intanto Harry, vestito con una maglietta bianca e sopra un cardigan blu scuro abbinato al jeans, aveva acceso la sua sigaretta e mi riconsegnò l’accendino. Sentii un brivido quando le sue dita per un secondo sfiorarono la mia mano. “Grazie mille, amico!” mi ringraziò. Lo vidi guardarmi con gli occhi ridotti a due fessure, con la fronte aggrottata di chi si sforza di ricordare qualcosa. “Ehi! Ma tu sei Louis! Il ragazzo con cui ho parlato ieri sera!”. Il cuore mi stava per scoppiare. Dio,si ricordava di me. Allora non era poi così stronzo come diceva Niall. Mi preparai ad annuire e magari a fare qualche battuta ad effetto. Quando però lui aggiunse: “Si, Louis! Quello con l’amico carino! Zayn, dico bene?” mi sentii come se tutto l’universo mi fosse caduto addosso. Sembrava quella scena dei film in cui c’è prima la musica da idillio e poi all’improvviso si interrompe. Si era ricordato di me solo perché riteneva carino (o meglio,voleva farsi) il mio migliore amico. Brutto figlio di puttana. Lo avrei preso volentieri a calci nelle palle, però forse un giorno mi sarebbero servite, chissà. Presi tutto il self control che avevo e sospirai, fingendo un sorriso educato: “Dici bene. Però non posso assicurarti nulla, amico.” Gli dissi serio, muovendo il capo come per negare qualcosa. Non avevo in mente un piano; stavo improvvisando. Bene, allora le lezioni di teatro che avevo frequentato in secondo liceo stavano dando i loro frutti. “In che senso scusa?” mi domandò Harry accigliato. “Vedi, Zayn è già impegnato. È un tipo molto serio e non credo che tradirebbe mai il suo ragazzo.” Dio santo, non riuscivo a credere neppure io alle stronzate che stavano uscendo dalla mia bocca. Rimase visibilmente confuso, con la sigaretta quasi finita nelle mani. Era sexy persino quando aveva l’espressione di chi non capisce un cazzo di quello che sta succedendo. “Oh” articolò. E poi come ritornato in se stesso mi disse: “Bè, vuol dire che ci proverò con qualcun altro della compagnia.” Mentre pronunciava queste parole i suoi occhi verdi passarono in rassegna il mio corpo con un guizzo di malizia. Quell’altro della compagnia con cui ci doveva provare ero io? A giudicare da come mi aveva guardato e da come il suo sguardo aveva indugiato sul cavallo dei miei pantaloni, probabilmente era davvero così. Mi sentii pervaso da un’onda di eccitazione. Poi lui buttò la cicca della sigaretta , mi sorrise e girò sui tacchi. Dio mio, che culo che aveva. Rimasi a contemplarlo avvicinarsi alla porta che serviva da accesso al locale. Mi meravigliai di me stesso, di come ero passato dall’essere un completo coglione ad un autentico bugiardo e tutto in pochi minuti. Lo vidi voltarsi con una mano che teneva la porta per non farla chiudere. Gridò verso di me: “Che fai? Non entri?”. Ecco, stavo rifacendo la figura del deficiente come prima. Mi riscossi da quell’estasi in cui mi aveva fatto cadere il suo sedere e ridendo corsi verso di lui che mi disse: “Dopo di te, Louis.” Lo ringraziai ed entrai di nuovo in quel casino che normalmente si chiama discoteca e mi resi conto che lui era ancora dietro di me. Ad un certo punto mi venne a fianco e mi disse urlando per farsi capire tra la musica assordante: “Comunque, io sono Harry se non ti ricordassi quale fosse il mio nome! Ti ho evitato una figura di merda!” rideva mentre lo diceva e giuro di non aver mai visto un sorriso tanto armonioso come il suo. “Grazie mille!” gli sorrisi a mia volta. Avevo così tante domande da fargli. Con chi era? Voleva ballare? Voleva bere? Dovevo portarlo in un posto più appartato?. Calmati Louis, stai correndo troppo. Mai fidarsi degli sconosciuti, ricordi?. Lui mi precedette e disse, come se fosse un ordine, senza smettere di sorridere: “Balliamo.” Era così sicuro di se. Sapeva già che non avrebbe ricevuto un rifiuto da parte mia. Mi prese per un polso e mi trascinò in mezzo alla pista. Intravidi Niall su uno dei divanetti che si faceva baciare il collo da un ragazzo e Liam che beveva con un altro. Meno male, per lo meno non era rimasto solo. Zayn non lo vidi. Forse era sui sedili posteriori della macchina di Liam a combinare Dio solo sa cosa. Rivolsi uno sguardo ad Harry che ballava agitando le braccia e lui si avvicinò a me, per dirmi nell’orecchio: “Cos’hai stasera,eh? Il gatto ti ha mangiato la lingua?”. Ah, con la bocca avrei voglia di fare altro stasera, pensai. “E da quando si viene a ballare per fare conversazione?” gli risposi avvicinandomi anche io al suo orecchio. Aveva un profumo inebriante. Rise. “Tu sei uno di quelli che passa direttamente ai fatti, non è così Louis?”. Mi stava provocando. E non so fin quando sarei potuto resistere prima di saltargli addosso. Volevo stuzzicarlo anche io. “Lo scoprirai prima o poi, Harry.” Gli risposi tenendomi sempre sul misterioso e alzando le spalle. Notai che rimase leggermente spiazzato dalla mia risposta. Ho lanciato un avvertimento, ora tocca a te raccoglierlo Harry. “ Puoi scommetterci.” ribattè. Mi riprese dal polso e mi tirò questa volta fuori dal caos. Mi portò in una stanza piccola e scura che fino a quel momento non avevo mai notato. “Dove siamo?” chiesi confuso. Davvero, non capivo in che razza di posto mi aveva trascinato. Ero talmente stordito dalla sua presenza che non riuscivo più a distinguere la realtà dalla fantasia. “Man Bar, Piccadilly Circus, Londra. Il numero civico non me lo ricordo, scusa.” Rispose sorridendo. Io non ci trovai nulla da ridere. I gemiti che provenivano da là dentro erano piuttosto ambigui. Che intenzioni aveva? Pensava di scoparmi lì in quella stanza che tutto era tranne che igienica e poi scaricarmi? Ah, no mio caro. Se intendi fare questo a Louis Tomlinson, bè hai proprio sbagliato persona. Mi fermai all’improvviso, lasciandolo di stucco. Feci un cenno con la testa e misi le braccia conserte, come fanno i bambini quando non vogliono fare qualcosa. Capì che non l’avrei seguito e così cambiò espressione. Si passò la lingua sul labbro inferiore e si accigliò. Senza che io me lo aspettassi, mi prese per la cintura e mi portò nell’anticamera della sala da ballo vera e propria, dove la musica si sentiva di meno. C’erano anche lì coppie che pomiciavano. Mi sbattè al muro e disse con le mani che mi tiravano il collo della maglietta: “Allora con te devo usare le maniere forti.” Se non l’avesse detto con un sorriso, avrei sostenuto che fosse una minaccia bella e buona. “Non ce n’è alcun bisogno, mio caro.” Gli risposi avvicinandomi con le labbra alle sue. Non l’avrei baciato. Non in quel momento, perlomeno. Volevo che si ricordasse di me come “Louis, il ragazzo che non ha scopato con me appena ci siamo conosciuti”. Ero intenzionato a rimanergli impresso nella mente. Lo volevo sedurre, lasciarlo con l’amaro in bocca per aver fallito nel suo tentativo. Aveva un atteggiamento troppo spavaldo, quasi arrogante. Però, Dio, se non lo rendeva sexy. A quel punto mi sfiorò il collo con le dita senza smettere di sogghignare. “Sai Louis, mi intrighi” affermò “non mi era mai capitata una cosa del genere.” “Cioè?” gli risposi io, facendo il finto tonto. Ero lusingato. Aveva detto che io intrigavo lui! Bene, è un buon inizio. “Che qualcuno resistesse più di cinque minuti senza accettare di scopare con me.” Mi rispose con semplicità. Ah, non sai quanto è stato difficile, mio caro! “Non sono abituato ad andare a letto con persone che conosco appena e poi andare a rimorchiarne altre come se nulla fosse.” Replicai con un sorriso. “Ehi, mi stai proprio facendo sentire in colpa per tutto ciò che ho fatto” ribattè Harry con un ghigno che era a metà tra il sarcastico e il malizioso. “Questo era il mio scopo.” Detto ciò, ammiccai e cercai di farlo allontanare da me in modo da potermi muovere. Se mi avesse seguito, voleva dire che la mia recita aveva funzionato. Approfittai del fatto che mi trovavo proprio vicino l’uscita, così sarei arrivato fuori e scaricare la tensione con una sigaretta. Lo guardai un istante e notai che l’occhiata fu ricambiata. Andai sulla strada e accesi l’ennesima sigaretta della giornata, quando pochi istanti dopo eccolo comparire con i suoi capelli ricci ed il suo sorriso smagliante. Feci una performance da Oscar evidentemente. “Mi fai accendere, per favore?” chiese educatamente. Gli allungai l’accendino e per qualche secondo rimanemmo in un silenzio indescrivibile. Nella mia mente c’erano tanti di quei dubbi: avevo fatto la figura dell’imbecille? Forse quella sera avevo un pochino esagerato col fingermi una persona diversa da quella che sono in realtà? Avevo detto troppe bugie quel giorno e mi ripromisi di non dirne più almeno fino a lunedì. Mi guardai le scarpe, in imbarazzo. Temevo di parlargli; non so perché, ma quel ragazzo mi metteva in soggezione. Paradossalmente, l’avevo pensato tutto il santo giorno, fantasticando su quello che gli avrei detto, ciò che avremmo fatto e ora sono lì, davanti a lui, zitto, incapace di muovere un muscolo. Sono un codardo. Volevo rompere quel silenzio dicendo qualsiasi cazzata. “Allora, dimmi un po’. Cosa fai nella vita Harry?”. Non potevo trovare domanda più scontata e stupida. Mi guardò e mi rivolse un altro dei suoi sorrisi. “Credo quello che fanno tutti i comuni mortali” rispose facendo spallucce. Si, con l’unica differenza che sei bello come un dio. “E tu invece, Louis?” continuò. “Bè, a parte gestire la mia seconda identità, ho una vita piuttosto normale.” Risposi scherzando. “Wow, mi vuoi dire che tu sei una specie di Superman che salva le persone in difficoltà?” mi disse lui, sempre sorridendo. Mi si avvicinò. “Quindi sotto questa t-shirt nascondi la tua tuta da supereroe?” mi mise la mano destra sotto la maglietta e accarezzò la pelle del mio addome guardandomi negli occhi. Sentivo dei brividi percorrermi la schiena. Di nuovo mi stava provocando e questa volta non so se sarei riuscito a resistergli. Continuava a toccarmi. Mi stava facendo impazzire. “Lì non troverai nulla” gli sussurrai malizioso. Poi gli presi il polso e guidai la sua mano verso il cavallo dei miei pantaloni. “E qui invece?” chiese lui, sfiorando delicatamente la mia lieve erezione da sotto la stoffa. Continuava a sorridere e ad avvicinarsi a me. Non so quale forza sovrannaturale mi stesse ancora tendendo lontano da quelle labbra. Però dovevo resistere. “Qui ancora niente” dissi e tolsi delicatamente la sua mano dal mio pantalone, così come ce l’avevo messa. Mi allontanai e non potei fare a meno di notare divertito la sua espressione. “Cazzo, sei davvero incredibile!” esclamò ridendo amaramente. “Lo so, non sei il primo che me lo dice” replicai sfacciatamente. Mi voltai, come avevo fatto prima e decisi di avviarmi verso l’auto di Liam. Speravo che mi avesse seguito di nuovo. Arrivai alla macchina e nonostante il buio notai che sui sedili posteriori c’erano delle confezioni di preservativi. Evidentemente uno di loro si stava divertendo particolarmente quella sera. Mi appoggiai alla portiera e fumai di nuovo, nonostante avvertivo che i miei polmoni chiedevano pietà. Però ero ne avevo bisogno. Avvistai una figura camminare nella penombra. C’ero riuscito: Harry Styles aveva seguito Louis Tomlinson. Si mise di fronte a me e appoggiò una mano sul tettuccio della macchina. “Almeno dimmi se possiamo rivederci. Oppure i tuoi impegni da Superman ti tengono troppo occupato?” Mio Dio. Non solo l’avevo costretto a venirmi dietro, adesso mi stava chiedendo un appuntamento! Colpito e affondato. Non immaginavo nemmeno di avere queste doti da Casanova. O forse era solo esasperato dal fatto che ancora non aveva messo il suo cazzo nel mio buco del culo. “ Mmm… forse per te posso trovare un po’ di tempo.” Gli dissi con tono vago. La sua espressione mutò e parve essere più rilassato. “Bene, sono onorato!” sorrise e aggiunse: “domani hai da fare?” “no, possiamo bere qualcosa da Starbucks o dove vuoi. A me non fa differenza!”. L’importante è che ci sia tu. Annuì. “Siamo d’accordo Louis. Domani pomeriggio sei mio. Alle cinque allo Starbucks di Oxford Street.” Quando disse “sei mio” il mio cuore ebbe un balzo. “A domani, Harry” e mi voltai per aprire la portiera della macchina, senza pensare che magari potesse essere chiusa a chiave. Proprio ero sul punto di mettere la mano sulla maniglia, lui mi disse: “Ehi! Intendi liquidarmi così?”. Che cosa si aspettava? Un bacio? Bè, a giudicare da come mi guardava con desiderio le labbra, credo proprio di si. Dai, una bacio cosa sarà? Glielo posso anche concedere. Sorrisi e mi avvicinai poggiando le mani sul suo collo caldo. “Così va meglio…” rise lui. Gli stampai un bacio delicato sulle labbra, quasi come quelli che si danno tra bambini di dieci anni. Mi staccai subito e lui non ne fu contento. Si riavvicinò e socchiuse le labbra. Come facevo a resistere al richiamo di quella bocca che sembrava urlare il mio nome? Gli passai delicatamente la lingua sul labbro superiore, fin quando lui non si decise a permettermi di entrare e toccargli la lingua. Ci baciammo piano, forse per cinque o sei minuti. Percepivo le sue mani toccarmi i fianchi ed era come essere tornati indietro nel tempo, al mio primo bacio. La fragilità, la lentezza nei movimenti erano le stesse. Ed anche la speranza che quel momento non finisse mai era uguale. Ci staccavamo solo pochi istanti, per prendere aria. Sembrava quasi che le nostre bocche fossero magneti che si attraggono gli uni verso gli altri. Lo avvicinai di più verso di me, quasi come se stesse per scappare via. Ma da come rispondeva ad ogni tocco della mia lingua contro la sua, dal modo in cui le nostre labbra schioccavano rumorosamente, sapevo che non l’avrebbe fatto. Ad un certo punto, avvertii che le luci dell’auto dove ero poggiato lampeggiarono e sentii le risate ed i passi di persone che si avvicinano: erano arrivati Liam, Zayn e Niall. Mi staccai delicatamente dalla sua bocca e gli sorrisi. Harry si voltò seguendo il mio sguardo, poi si rivolse a me e disse: “Credo proprio che la nostra serata finisca qui.” E rise sempre tenendomi stretto a lui dai fianchi. Accompagnai anche io la sua risata. “Saluta il tuo amichetto Lou! Ce ne andiamo a casa!” urlò Liam sghignazzando, mentre gli altri due lo squadravano dalla testa ai piedi. Speravo con tutto me stesso che non avesse notato la presenza avvolta nel buio di Zayn. A quel punto dovetti davvero salutare Harry. Mi spostai dalla portiera dove mi ero posizionato per permettere a Liam di salire. Poi gli diedi un bacio sulla guancia e gli dissi semplicemente:“Ci vediamo domani.” Mi diede una pacca sulla spalla e rispose: “A domani Superman.” Risi mentre lo guardavo allontanarsi. Rimasi un attimo lì, a fissarlo mentre si voltava per sorridermi un ultima volta prima di rivederci il giorno dopo. Ero felice. In quel momento tutto mi appariva estremamente semplice. Nessun tipo di bevanda alcolica mi aveva dato quella sensazione. “Tommo! Muovi quelle chiappe sfondate ed entra in macchina! Mi sto congelando persino l’uccello!” gridò Zayn tra le risate degli altri due. Salii a bordo ignorando la “finezza” del mio amico. Appena chiusi lo sportello, partimmo alla volta di casa Payne per raccontarci le nostre avventure della serata. Il nostro venerdì sera continuava sempre a casa di Liam, dove ci fermavamo a dormire anche il giorno dopo. Ero troppo euforico, tutto lo stress sembrava essersi volatilizzato. Afferrai Niall che era seduto dietro con me e lo abbracciai, mentre Zayn e Liam cantavano a squarciagola una canzone oscena. “Carenze d’affetto, Lou?” mi domandò il biondo sorridendo. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ci sedemmo tutti e quattro attorno al letto di Liam, con pacchi di biscotti e patatine da sgranocchiare. A raccontare la sua “storia del venerdì” per primo fu Zayn. “Io stasera ho scopato con tre persone diverse. E poi ho ricevuto altrettanti servizietti. Bè, senza contarne uno prima di uscire…” mi guardò malizioso prima di scoppiare a ridere tra le facce interrogative degli altri. Divenni paonazzo per la vergogna e per tutta risposta lo guardai male. A continuare il racconto fu Niall, che ci fece morire dalle risate parlando di un tipo con cui era stato che voleva che mentre facevano sesso, lui imitasse i versi degli animali. “E tu che hai fatto, Niall?” domandò Liam mentre dava un morso ad un biscotto al cioccolato. “Non mi dire che ti sei messo ad abbaiare come un cagnolino!” esclamò Zayn che non aveva smesso un istante di ridere. “Assolutamente. L’ho salutato e gli ho detto che se voleva mio nonno possiede dei cavalli. Dopodiché, mi sono andato a cercare qualcun altro. Ah, tanto per la cronaca, io sono arrivato a quota cinque stasera mio caro Zayn.” Tirò un pizzicotto sulla guancia del moro seduto vicino a lui, che lo scacciò fingendosi offeso. “Io invece” intervenne Liam “ sono stato solo con un tipo, abbastanza carino.” Sapevo di quanto lui fosse impacciato a volte e di quanto faticasse a provarci con le persone che gli interessavano. Spesso infatti erano gli altri ad avvicinarlo. Era arrivato il mio turno. Sospirai e iniziai a raccontare loro di Harry, di quello che gli avevo detto e di quello che lui voleva da me. Conclusi: “così domani usciamo insieme.” Zayn e Liam si alzarono e vennero da me ad abbracciarmi. Niall aveva lo sguardo da mamma che è sul punto di farti la ramanzina. Si avvicinò al mio orecchio appena gli altri due si rimisero a sedere sul letto e mi sussurrò: “Attento a quello che fai.” Mi vennero in mente le sue parole della mattina stessa; a dire il vero non mi era sembrato uno stronzo irrecuperabile. Bè, forse un pochino superficiale, però non così menefreghista come Niall sosteneva. “E quindi il piccolo Tommo ha il ragazzo?” esclamò Liam spettinandomi i capelli. Risi e dissi: “Non è il mio ragazzo. Per ora.” Guardai con la coda dell’occhio Niall che scuoteva il capo con gli occhi al cielo mentre Zayn e Liam sembravano curiosi e contenti allo stesso tempo. Continuammo a ridere e a scherzare sui tipi del locale finchè un sonoro sbadiglio di Liam ci avvertì che era ora di andare tutti a dormire. Ma non avevo sonno, ero troppo agitato per quello che era successo poche ore prima. Mi alzai comunque dal letto per fare posto al padrone di casa vestito con la sua maglietta cinque volte più grande ed il pantaloncino scoordinato. Liam si lanciò con la testa sul cuscino e mugugnò :”buonanotte” prima di chiudere la luce e di lasciarci al buio. “LIAM! Vuoi dirci come facciamo ad uscire di qui senza vedere un cazzo?” sbraitò Zayn che nel frattempo aveva urtato il ginocchio allo spigolo del comodino. “Tranquillo, ho il telefono che fa abbastanza luce” intervenne Niall togliendo dalla tasca il suo cellulare e usandolo come fosse una torcia. Uscimmo dalla camera facendo volutamente rumore per disturbare Liam che imprecava contro di noi con le coperte che gli coprivano anche i capelli. Sapevo che odiava dormire in compagnia di altre persone: “potreste stuprarmi nel sonno” era solito scherzare. Il vero motivo però era che aveva bisogno dei suoi spazi. Ci trasferimmo nella stanza del fratellino di Liam che era andato a Wolverhampton a trovare i nonni come ogni week end. Il mio amico scampava sempre la visita settimanale ai parenti inventando scuse del tipo “Sto poco bene” oppure “Devo studiare”. Nonostante fosse appena un ragazzino, il fratello di Liam aveva una stanza anche più grande della mia. Il pavimento era coperto dalla moquette azzurra e su di esso erano adagiati due sacchi a pelo. Facevamo a tocco per decidere chi avesse dormito sul letto e chi invece per terra. Io e Zayn puntammo su un numero pari mentre Niall su uno dispari. Zayn fece un verso di disappunto quando un trionfante Niall si era appena aggiudicato il comfort del letto. “Vaffanculo, Horan” sputò il moro mentre si sedeva a terra per aprire il suo sacco a pelo. Si ci infilò di dentro e rimase in silenzio. Mi spogliai e mi misi anche io all’interno si quello che sarebbe stato il mio letto. “Sogni d’oro!” esclamò Niall che sembrava essere divertito dal fatto che noi stessimo sul pavimento. “Uhm…” uscì dalla bocca di Zayn che si mise da un lato dandomi le spalle. Dopo quello che era successo quel pomeriggio non mi aveva quasi più parlato. Non si trattava di imbarazzo, questo è certo. Lui è così sfacciato che andrebbe in giro per Trafalgar Square completamente nudo. Forse aveva capito che da parte mia c’era una certa vergogna e per non farmi sentire ancora più in soggezione decise di non rivolgermi la parola. Però in quel momento, avvolto nel buio della camera, il silenzio mi stava assordando. Persino il respiro regolare di Niall sembrava essere rumoroso. Zayn invece era immobile. Forse dormiva già anche lui. Beati loro; fanno sesso con chi capita e non hanno paura di ferire o di essere feriti. Probabilmente mettono più affetto e coinvolgimento emotivo in un “ciao” piuttosto che in un contatto più intimo. Invece io per un dannato bacio con un perfetto sconosciuto mi sto sentendo in colpa perché forse avevo già riposto troppa fiducia in lui e a malapena conoscevo il suo nome. Stavo esagerando con le mie seghe mentali, come sempre. Rimasi a fissare il soffitto per almeno venti minuti. Ad un certo punto sentii che la mia gola era diventata insopportabilmente secca. Mi alzai e mi diressi verso la porta, cercando di fare meno rumore possibile. Scesi le scale fino alla cucina e accesi la luce. Presi un bicchiere dallo stipo sopra il lavandino ed aprii il frigo cercando una bottiglia d’acqua. Mi riempii il bicchiere quasi fino all’orlo e mi sedetti su uno sgabello a sorseggiare la bevanda. Quando ebbi finito, non avevo ancora il benché minimo sonno. Sospirai e mi guardai attorno. L’orologio a muro indicava le quattro e mezza. La mia attenzione fu richiamata da tonfi sommessi provenire dalle scale. Mi sporsi meglio per vedere chi stava scendendo e Zayn Malik mi apparve davanti con un paio di shorts rossi, simili a quelli di qualche divisa da calcio e nient’altro addosso. I nostri sguardi si incrociarono e io gli sorrisi. “Anche tu ti stavi congelando il culo in quel coso?” domandò lui mentre si siedeva accanto a me gettando sul bancone una confezione di sigarette. “Mmm…si,anche.” Risposi mentre il mio sguardo fu catturato dal suo addome olivastro che si era contratto non appena si era messo a sedere. “Anche?Cos’altro c’è che non va?”. Dalla domanda che mi pose intesi che aveva capito a cosa stavo pensando. Non risposi e mi limitai a fare un respiro profondo. Mi sentivo i suoi occhi marroni puntati addosso come dei riflettori. Mi mise una mano sulla spalla e mi disse con calma: “Sei preoccupato per domani, vero?”. Contrassi la bocca in una smorfia di amarezza e annuii con il capo. Alzai lo sguardo e vidi il mio riflesso nelle sue iridi scure e profonde. Era la verità. Temevo che Harry mi avesse preso in giro, che domani avrebbe cacciato una scusa qualsiasi e non si sarebbe presentato all’appuntamento. “Adesso ascoltami Lou” esordì Zayn, serio “non hai nessun motivo per preoccuparti. Lo so, quel Harry, dicono tutti che sia un bastardo. Però se ti ha chiesto di uscire, vuol dire che vuole conoscerti, davvero. E normalmente chi vuole solo scoparti non lo fa, credimi.” Parlava come uno che la sapeva lunga sulla psicologia dei cattivi ragazzi. Si alzò all’improvviso dallo sgabello e si venne a mettere in piedi tra le mie gambe e mi prese il viso tra le mani. “Tu non hai nulla da temere,Louis. Sei stupendo. E se quello lì non se ne dovesse accorgere, bè… sarebbe davvero un idiota.” Non riuscii a fare a meno di sorridergli e di buttargli le mani al collo. Le sue parole pronunciate con schiettezza e semplicità mi avevano fatto trovare quel briciolo di stima che ancora conservavo. “Zay?” dissi nel suo orecchio. “Si?” “Ti ho mai detto che ti voglio bene?” “Proprio questo pomeriggio. Certo, non me lo hai detto a parole, ma me lo hai fatto intendere molto bene!” rispose ridendo. Risi anche io e gli tirai uno schiaffetto sulla pancia. Non sentivo più l’imbarazzo di prima nei suoi confronti. “Andiamoci a mettere sul divano. Non voglio stare per terra tutta la notte!” propose lui prendendomi per mano e trascinandomi verso il salone immerso nella penombra: l’ambiente era fiocamente illuminato dalla luce proveniente dalla cucina. “Ma come ci entriamo due persone su un solo divano?” domandai. Quel ragazzo mi sorprendeva sempre di più.”Fidati di me, Tommo. L’ho fatto un sacco di volte.” E lo credevo bene: con tutti quelli che si ci è scopato su un divano, figuriamoci se non era in grado di trovare una posizione comoda per dormire. Si distese di lato e poi mi disse: “mettiti qui.” E battè la mano sulla fodera del divano rimasta vuota per me. Lo feci e sentii il suo braccio passarmi sull’addome: mi strinse a se, aderendo al mio corpo. Sentivo sulla mia pelle coperta da una canotta di cotone il suo battito cardiaco regolare ed il suo respiro solleticarmi il collo. “ Dormi bene, Lou.” E mi diede un bacio sulla guancia. “Anche tu Zayn. E grazie di tutto.” Sentii le sue labbra allargarsi in un sorriso. “Figurati” disse prima di darmi un secondo bacio vicino l’orecchio questa volta. Tutto sommato, su quel divano non si stava tanto male; sempre meglio di dormire a terra. Sospirai silenziosamente e chiusi gli occhi. Pensai ad Harry un’ultima volta prima di chiudere gli occhi e di addormentarmi tra le braccia del mio migliore amico. ::::::::::::::::::::::::::::::: Se avete qualcosa da dire, recensite! Grazie!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Ma chi cazzo è stato l’idiota che ha lasciato la luce della cucina accesa tutta la notte?”. Sentii sbraitare Liam. Ero già sveglio da almeno mezz’ora, ma non volevo alzarmi e disturbare Zayn che ancora dormiva profondamente al mio fianco. Era l’una e mezza di sabato mattina. Il sole era coperto da un leggero strato di nuvole e nonostante fossi più nudo che vestito, il calore emanato dal corpo di Zayn mi riscaldava. Rimanemmo nella stessa posizione per tutta la notte. Decisi di alzarmi e andare a mettere qualcosa sotto i denti, anche perché Liam e Niall nell’altra stanza stavano facendo un casino infernale. Mi chiesi come facesse Zayn a dormire con tutto quel trambusto. Scesi dal divano piano e diedi un bacio sulla fronte al mio amico ancora steso. “Alla buon ora Louis!” disse sorridendo Liam mentre, ancora in con la tuta che utilizzò per dormire addosso, trafficava per la cucina con una bottiglia di Coca Cola. “Buongiorno anche a te, Liam.” Gli risposi io lasciandomi cadere su uno sgabello. Niall comparve poi alle mie spalle, dandomi un bacio sulla guancia. Profumava di fresco, come appena uscito dalla doccia. E infatti, era già pronto per uscire. “Ehi, Nialler!” lo salutai a mia volta con un sorriso. “Quali sono i programmi per oggi?” intervenne Liam sedendosi vicino a me. “Shopping, Nando’s, discoteca. È una vita che facciamo sempre questo” disse Niall come se fosse una cosa ovvia e scontata. “Si, ma per me tra shopping e Nando’s c’è Harry!” commentai io. “Già! Il nostro piccolo Tommo ha un appuntamento!” cantilenò Liam con un sorriso, che gli fu ricambiato. “Qual è il problema? Tu vai da Harry-sono-stronzo-ma-Lou-si-fida-di-me-Styles e noi staremo nei paraggi aspettando che ti porti nella toilette più vicina e poi ti scarichi!” Niall parlava con tono sarcastico e la cosa mi infastidì non poco. Liam lo guardò male e lo stesso feci io. Capivo che sicuramente lo faceva perché non voleva vedermi stare male, però ritenevo il suo comportamento un tantino esagerato. Comunque, lo ignorai. Non mi andava di fare scenate. “Bene, allora vado a prepararmi. Intanto svegliate il bello addormentato.” Annunciò Liam mentre andava al piano di sopra. Non ci fu alcun bisogno di svegliare Zayn, visto che arrivò verso me e Niall barcollando con l’espressione di chi ha ricevuto diverse bastonate in testa. “’Giorno” disse prima di sbadigliare sonoramente.”Ti consiglio di muoverti. È già tardi e da Primark troveremo una ressa!” disse Niall serio. “Cazzo, Niall! Non sono nemmeno le due!” si lamentò il moro mentre mi passava una mano tra i capelli in segno di saluto. “Ascolta, lo sappiamo tutti quanto tu sia lento a prepararti. Quindi inizia a scegliere quello che metterai oggi pomeriggio e quando Liam avrà finito in bagno, andrai tu!” ribattè Niall sempre con il suo tono da maniaco del controllo. “Va bene, mamma. Lou può venire con me a lavarsi?” chiese Zayn con ironia maliziosa, lanciandomi un’occhiata di sfuggita. “Non credo che adesso il signorino abbia molta voglia di lavarti le spalle.” Rispose il biondo indicandomi con il capo. Stavo seduto con la testa abbassata. Di nuovo, il flusso dei miei pensieri inondava la mia mente come un fiume inarrestabile: e da buon pessimista come sono, non potevano che essere brutti. Zayn sbuffò e disse: “Lou, Cristo, la pianti di fare la ragazzina al primo appuntamento? Mancano più di tre ore e già sei in panico?”. Merda! Tre ore mi sembravano un attimo! Mi alzai di scatto, annunciando: “Devo andare a vedere cosa posso mettermi” come se fossi stato un supereroe che si sta preparando a salvare l’universo da un collasso. Prima di uscire dalla cucina notai che Zayn e Niall si scambiarono uno sguardo eloquente. Avanzai per la casa fin quando non arrivai nella camera di Liam. Avrei spulciato nel suo guardaroba alla ricerca di qualcosa di decente. Tiravo fuori felpe, camicie, pantaloni: ce n’erano a bizzeffe. La porta che avevo lasciato socchiusa si aprì e fu attraversata da Liam in boxer. “Fai pure, Tommo. È sempre un piacere vederti ficcare il naso tra i miei vestiti!” esclamò lui con sarcasmo. Non riuscii a trattenere un lamento di disperazione. Andavo in panico se non trovavo quello che cercavo immediatamente. Mi venne l’impulso di buttare tutto quanto per aria, quando il mio amico disse: “Hai bisogno di aiuto?”. Aveva il suo solito sguardo dolce e apprensivo; annuii e sbuffando mi lasciai cadere sul letto di fronte l’armadio. “Bene…io ti consiglio di non essere troppo eccessivo. Quindi, scegli qualcosa che ti faccia sentire a tuo agio che non siano quelle oscenità a righe che ti ostini a mettere!Dio,sembra di essere amico con un evaso di Alcatraz che ha dimenticato la divisa addosso!” spiegò Liam mentre passava in rassegna i suoi indumenti. Risi e poi aggiunsi: “E allora cosa suggerisce il novello Tommy Hilfiger?”. Per un attimo Liam rimase in silenzio, contemplando alcuni abiti che aveva nelle mani. Poi si voltò e mi lanciò una camicia bianca e un pantalone beige. “Questi li devi abbinare con queste!” e mi mise vicino un paio di bretelle tirate fuori da un cassetto. Guardai l’outfit che Lee mi aveva preparato e nel complesso non era niente male. “Avanti! Prova!” mi incoraggiò lui che intanto aveva iniziato a vestirsi. Mi tolsi la canottiera di cotone ed il pantaloncino e iniziai a indossare la camicia per poi fare lo stesso con il pantalone e le bretelle. “Fai vedere, Lou… wow, se non fossi così ben vestito, giurò che ti avrei già tolto gli abiti di dosso e ti avrei scopato!” disse Liam ridendo. Io gli sorrisi di rimando, osservandomi al piccolo specchio appeso alla parete. Si, mi piacevo. Lee aveva fatto un ottimo lavoro. Mi fece girare verso di lui e mi mise le mani sulle spalle. “Sono certo che andrà tutto alla perfezione oggi. Cerca di essere sempre te stesso e vedrai che chiederà sicuramente il bis!” ammiccò il mio amico. “Lo spero.” Ribadii io. A volte io e lui eravamo così simili: insicuri e sempre pronti a farci mille problemi. “Lou, non devi sperare e basta. Devi fare in modo che le cose avvengano. Ricorda, sei tu che fai le regole del gioco e non puoi rimanere impalato mentre aspetti che il destino faccia il suo corso; il destino ce lo creiamo con le nostre azioni. Cerca di non comportarti come un coglione, ma fai vedere che ne hai due abbastanza forti!”. Aveva ragione. Quel giorno avrei tenuto testa di nuovo a Harry Styles, come avevo fatto la sera prima. Volevo dimostrare a Niall che io non ero una delle ennesime scopate di Harry. “Lee, non so davvero come ringraziarti. Come al solito mi salvi sempre il culo in queste situazioni.” Lo ringraziai e aggiunsi: “Ti devo un favore!” “Si, cerca di rimanere tranquillo e rilassato per le prossime ore, ti prego.” “Zayn! Ti sbrighi a scegliere?! Non abbiamo tutta la giornata!” urlò Niall furioso. Zayn stava da almeno mezz’ora a scegliere il colore delle scarpe che avrebbe comprato. Io continuavo a camminare nervosamente mangiandomi le unghie tanto da farmi sanguinare le dita. Nei negozi di Oxford Street c’era un trambusto incredibile: gente che correva alle casse, commessi indaffarati e teenager che litigavano per accaparrarsi l’ultimo pezzo in saldo. Se non avessi visto tutta quella gente muoversi intorno a me, Zayn che si toglieva e rimetteva in continuazione le scarpe, Niall con le mani sui fianchi che aspettava impaziente e Liam mentre faceva avanti e indietro tra gli stand di vestiti, giuro che avrei detto di essere in una dimensione dove il tempo non esisteva più. I minuti passavano con lentezza sfiancate; volevo solo che tutta quella tortura fosse finita, che finalmente avrei rivisto il suo sorriso ed i suoi occhi. Guardai l’orario al telefono dopo aver mandato un SMS a mia madre nel quale la avvisavo che ero vivo. Povera donna! Mi aveva lasciato tanti di quei messaggi in segreteria che il cellulare sembrava esplodere. “Ho deciso, andiamo a pagare!” disse all’improvviso Zayn, con il tono soddisfatto. “Sia ringraziato il cielo!” sospirò Niall visibilmente sollevato dall’idea di lasciare il caldo soffocante di quel negozio. Finalmente, eravamo sulla strada. Avevo voglia di fumare e mi resi conto che fino ad allora non avevo ancora acceso nemmeno una sigaretta. Strano. “Adesso?” intervenne Liam anche lui con una sigaretta. “Adesso aspettiamo che Lou vada al suo appuntamento galante e poi andiamo da Topshop; c’è un commesso davvero niente male.” Disse Zayn sorridendo. In effetti, sarebbe stata la cosa più giusta da fare: dieci minuti dopo mi sarei dovuto trovare dall’altra parte della strada con Harry Styles. Dio, solo al ricordo della sua lingua, delle sue mani, dei suoi capelli sentii un brivido attraversarmi la spina dorsale. “Bene. Tra quanto arriva il tuo principe azzurro?” domandò Niall con un ghigno beffardo stampato in faccia. Ancora non aveva mandato giù fatto che io potessi uscire con Harry. Così come feci qualche ora prima, finsi di nulla e gli risposi tranquillamente: “Tra una decina di minuti dovrebbe essere da Starbucks.” Osservai la strada piena di traffico. Forse avrebbe fatto un po’ di ritardo a causa degli ingorghi. Oppure sarebbe venuto in autobus o in metropolitana. O forse non sarebbe venuto proprio. È la vocina pessimista che parla. Ed ecco tutti i dubbi e le incertezze venire a galla. Mi grattai il palmo della mano come faccio sempre quando sono in preda ad un calo di autostima. Mossi nervosamente la gamba. Non mi rendevo conto neppure di quello che i miei tre amici stavano dicendo sul ragazzo fermo dall’altro lato della strada, proprio davanti Starbucks. “Ehi, Lou!” sentii chiamarmi da Zayn. La sua voce mi risvegliò dal flusso di coscienza che mi stava inondando la testa. “Non è il tuo amichetto quello?”. Ridussi gli occhi a due fessure per mettere a fuoco meglio la figura di spalle in piedi. Alto, capelli ricci, spalle e sedere da mozzare il fiato. Non c’era dubbio. Quello era Harry Styles. Ed era anche arrivato in anticipo! Presi un respiro e buttata la sigaretta finita per terra, dissi ai ragazzi: “Auguratemi buona fortuna”. Zayn e Liam mi diedero una pacca sulla spalla per farmi coraggio e Niall mi riservò uno dei suoi sguardi apprensivi da mamma chioccia ai suoi pulcini. Li salutai di nuovo con un cenno della testa e poi li vidi svoltare l’angolo. Adesso ero proprio solo con me stesso. Attraversai la strada con cautela e per un attimo volevo darmela a gambe. Poi però quando si voltò verso di me, sorridendo con i suoi denti candidi e con le fossette che incorniciavano quella bocca meravigliosa, mi convinsi che era meglio rimanere. Risposi al sorriso. “Ce l’hai fatta Superman!” esclamò avvicinandosi e stampandomi due baci sulle guance. Il profumo era lo stesso della sera prima: deciso ma al contempo delicato. “Mantengo la parola data. Tutto qui” risposi io sorridendo. Andammo insieme verso la caffetteria che, grazie a Dio, non era molto affollata per essere sabato. Chissà perché. Ci sbrigammo a prendere le ordinazioni e dopo salimmo nella saletta di sopra con i nostri caffè. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altro ad un tavolo vicino alla finestra: si vedevano tutte le persone che passavano per Oxford Street. E tra quelle persone c’erano anche Liam, Niall e Zayn che erano evidente tornati indietro ed erano riusciti ad individuare il posto che avevamo scelto per sedersi. Li vidi salutarmi con entusiasmo dall’altro; Zayn saltava come fanno i tifosi ad una partita di calcio mentre gli altri due gesticolavano in modo più contenuto. Io sorrisi loro imbarazzato e feci un cenno con la mano per intimare loro di andarsene. Harry si accorse di loro e fece un’espressione intenerita. “Si vede che ti adorano.”mi disse con uno sorriso. Sghignazzai e poi risposi: “A volte sono un po’ pazzi. Ma tutto sommato io li amo con tutto me stesso.” Continuava ad avere quella faccia addolcita e mi fissava con i suoi occhi verdi. Solo i quel momento mi resi conto di quanto quello sguardo mi fosse mancato. Iniziai a sorseggiare il caffè, senza rendermi conto che era bollente: appena toccò la lingua quel dannato coso mi ustionò facendomi salire le lacrime dal dolore. “Merda!” biascicai mentre Harry si divertiva osservandomi diventare paonazzo. “Non c’è nulla di divertente!” lo rimproverai facendo un finto broncio. “Poverino! Ti sei bruciato lingua? E dopo come farai?” mi disse con tono maliziosamente sexy. Sorrisi anche io, captando l’allusione: “Mh, troverò una soluzione per farmi passare il dolore. Forse puoi aiutarmi.” Mi tesi versi di lui, come se volessi baciarlo. Giuro che se avessi troppa paura della gente che ci stava già fissando lo avrei fatto senza pensarci due volte. Si avvicinò al mio orecchio e sussurò: “ti aiuterò sicuramente, Louis.” Ammiccò e si sedette lentamente al suo posto. Mi ritornò in mente il bacio di ieri sera e avvertii un brivido percorrermi la schiena; avrei voluto rifarlo ancora altre mille volte. Assaporare ogni millimetro di quella bocca che adesso si muoveva davanti a me, alternando sorrisi a parole, scendere verso il collo e mordere la sua pelle candida e profumata… non potevo fare a meno di fissarlo con lo sguardo inebetito da tanto fascino… “Louis…hai capito cosa ti ho detto?” mi domandò lui ad un certo punto riportandomi alla realtà. “Uhm? No, scusami, mi sono distratto” mi giustificai. Rise: probabilmente aveva capito che la mia distrazione era proprio lui. “Non fa niente, non era nulla di importante.” fece spallucce e dopo prese un sorso dal suo caffè. ”Hai forse intenzione di rimanere assorto nei tuoi pensieri tutto il tempo oppure vuoi parlare un po’?” mi chiese con una punta di ironia nella voce. “E di che argomento vorresti parlare per primo? Sport?Politica? Previsioni meteorologiche?” dissi io di rimando. Rise per poi rispondere:” Io ho un argomento davvero interessante che vorrei approfondire” “Ovvero?” domandai accigliato. “Tu. Voglio parlare di te. Ieri sera ho solo appreso della tua vita parallela, ma di quella reale so poco e niente.” Wow, voleva parlare della mia monotona e prevedibile vita. Dovevo inventare qualcosa per rendere il mio racconto più interessante. Intanto lui mi teneva gli occhi verdi puntati addosso, aspettando una risposta. “Oh, be’… vivo con i miei genitori e mio fratello Jim quasi tutta la settimana tranne nei week end. E poi, boh, vado a scuola, prendo voti discreti…” mentre blateravo ininterrottamente osservai Harry che annuiva continuamente. Non so se si fingeva interessato a tutte le cazzate che stavo dicendo per non sembrare scortese o perché era così disperato da non poter fare altrimenti. Però continuava a sentirmi, sorseggiando la sua bevanda. Gli parlai dei miei hobby, dei miei gusti musicali e in fatto di ragazzi, fino a raggiungere argomenti un po’ più delicati: “…e poi i miei non sanno che io sono gay. Mio fratello invece si. Non sono stato io a dirglielo. Una volta mi ha beccato con un ragazzo mentre facevamo sesso ed ha scoperto tutto!”. Harry allora iniziò a ridere. “Davvero? Ma le chiavi per chiudere le serrature a casa tua non si usano?” chiese tra le risate. La cosa lo divertiva tanto che le sue guance erano diventate rosse a furia di sghignazzare. “E’successo tutto in fretta; non abbiamo avuto il tempo di chiuderci dentro a chiave! E poi ci avrebbe sentiti anche con la porta bloccata da duecento lucchetti!” spiegai io un tantino in imbarazzo. “Allora il vecchio Louis ci stava dando dentro,eh?” domandò lui senza smettere di ridere. Io sorrisi di rimando, senza però nascondere un po’ di vergogna. Poi si fece serio e dopo essersi schiarito la voce disse: “Bè, nemmeno i miei lo sanno se è per questo. Anche se secondo me lo hanno sempre sospettato. Pensa che quando ero piccolo dicevo che da grande volevo diventare come Cher.” A quel punto fui io a cominciare a ridere. Me lo immaginai con un boa di piume fuxia attorno alle spalle con una parrucca liscia e nera. Avevo le lacrime agli occhi. “Poi però crescendo ho iniziato ad essere più discreto riguardo a questo argomento. Non è facile essere accettati e spesso devi fingere di essere quello che non sei davvero.” Per un attimo si rabbuiò, pronunciando con solennità quelle parole. E per un altrettanto attimo anche io assecondai la sua espressione seria finchè non sospirò e iniziò nuovamente a sorridere:“Ricordo ancora la prima volta che feci sesso con un uomo: fui costretto a camminare con un pacco di piselli surgelati sul sedere per tre giorni!”. Ancora una volta mi fece scoppiare in una sonora risata. “Ah, la mia verginità se n’è andata anche peggio!” aggiunsi poi, dopo essermi ripreso dalla forte ridarella: “ruppi almeno sette preservativi perché non ero capace di metterglielo. Per non parlare poi dei tubetti di lubrificante che abbiamo consumato!”. Avanti, sfido chiunque a dire che la prima volta è stata come se l’aspettavano. Continuammo a ridere e a scherzare fin quando il sole tramontò definitivamente e la notte ebbe avvolto tutta la città. Nonostante la maggior parte dei negozi fossero chiusi, la folla che camminava non era diminuita. Decidemmo che era ora di lasciare il tavolo libero. Dopo essere scesi per le stesse scale di prima, andammo fuori e ci accendemmo una sigaretta: dopo il caffè sta sempre bene. “Allora, per questa sera hai qualche programma?” mi chiese di botto. Sentii il mio cuore fare un balzo; poverino, era stato messo a dura prova quel pomeriggio. Ogni volta che lui mi guardava, che mi sfiorava le mani, che rideva alle cose che dicevo, il mio muscolo batteva così forte che mi sembrava uscire fuori dal petto. “Oh, nulla in particolare. Credo che andrò a fare un giro con i ragazzi, come al solito.” risposi scrollando le spalle. Chissà lui cosa avrebbe fatto; forse sarà andato a scoparsi una decina di ragazzi in qualche locale squallido. Al solo pensiero avvertii una stretta allo stomaco. Annuì per dirmi di aver capito e poi aggiunse, prima di fare un altro tiro alla sigaretta: “Ed ora aspetti che ti vengano a prendere?”. Si stava avvicinando sempre di più: e la mia gola diventava sempre più secca. Possibile che era in grado di farmi eccitare anche con una domanda così innocente? “Ehm…si, loro sono andati a fare un giro da qualche parte…” articolai con l’aiuto della poca saliva che mi era rimasta in bocca. “Just met a boy, just met a boy when he become a little problem…”. Si sentiva questa canzone provenire da uno dei pochi negozi rimasti aperti. “Adoro Nicki Minaj!” esclamò all’improvviso Harry con un sorriso. Mi prese per il polso e mi trascinò a se con una prepotenza tale da farmi perdere l’equilibrio per un attimo. Andai a finire vicinissimo alle sue labbra. Quant’erano perfette. “Balliamo” vidi queste parole scandite con lentezza mentre iniziava a muovere il suo bacino che era praticamente incollato al mio. Era impazzito, su questo non c’era alcun dubbio. Lo guardai strano per poi allontanarmi, ahimè, dalla sua presa. Il rischio che qualcuno che conoscevo fosse passato e mi avesse visto in quegli atteggiamenti con un ragazzo era troppo grande:evidentemente lui era troppo sfacciato da pensare a certe cose. A sua volta fu lui a guardarmi interdetto per un attimo. Mi avvicinai al suo orecchio: “Andiamo a ballare da un’altra parte” sussurrai. Mi guardò con un ghigno malizioso e poi mi fece un cenno con il capo per indicare che dovevo seguirlo. Mi portò facendo lo slalom tra le persone che camminavano in un vicolo cieco e illuminato solo dalle luci deboli provenienti dalle finestre delle case. Il silenzio era interrotto sporadicamente da qualche macchina che passava. “Fin qui la musica non si sente però” osservai io, una volta che ci fermammo davanti un muretto. Harry rise e poi aggiunse: “Dio Louis! Sei così ingenuo! Davvero pensavi che volevo ballare in mezzo la strada come un idiota? Era solo una scusa per starti vicino, non l’avevi capito?”. Si mise di fronte a me e con le mani mi prese i fianchi. Giusto Louis, sei proprio un idiota. Si un idiota. Perché se fossi stato un tantino più intelligente adesso non staresti lì a prendergli il viso tra le mani e accarezzargli il labbro con il pollice. Continuavo a ripetermi queste parole nella mente, come se sperassi davvero che il Louis con un po’ più di sale in zucca avesse messo fine a quella situazione. Ma perché poi? Non c’era nulla di male; dopotutto anche io merito di sentirmi desiderato! Ad un certo punto prese a baciarmi il dito che stavo passando sulla sua bocca. Misi il labbro a pochi millimetri dal suo, mentre le mie mani andarono a finire sul suo collo. Volevo vedere cosa avrebbe fatto, se avesse ceduto di nuovo. Sentivo il suo respiro caldo solleticarmi la leggera peluria che avevo sotto il naso. Rimasi immobile, aspettando quello che avrebbe fatto. Mossi soltanto le mani delicatamente sulle vene del suo collo. “Complimenti Louis.” Sussurrò con un sorriso. “Per cosa?” chiesi con gli occhi puntati sui suoi. “Ci stai riuscendo. Mi stai facendo venire voglia di baciarti.” Rispose sempre a voce bassissima. “E allora cosa aspetti?” appoggiai la mia fronte contro la sua e poi sentii la sua lingua assaporare il mio collo. Rabbrividii: il suo tocco leggero mi stava facendo impazzire. Stava facendo il mio stesso gioco il bastardo. Ma avrei vinto di nuovo io, ne ero certo. Scostai leggermente la testa e poi mi avvicinai al suo orecchio destro. Presi a baciare delicatamente il lobo, mentre inspiravo il profumo proveniente dai suoi capelli ricci. Lo sentii gemere piano. I bacetti divennero presto dei morsi leggeri. Le sue mani intanto trafficavano sulla mia schiena, fin quando non arrivarono a toccarmi il sedere. Sobbalzai sorpreso da tanta sfacciataggine e spostai la mia attenzione dal suo orecchio al suo viso, rivolgendogli uno sguardo di finto rimprovero. In realtà mi era piaciuto, eccome. Gli sorrisi e poi fui io a lasciargli dei baci sul collo, mentre gli dicevo: “Cosa credevi di fare, eh?” notando la mia reazione, Harry spostò la mano un po’ più sopra del sedere. Ad un certo punto si allontanò impercettibilmente e mi mise due dita sulla bocca. Si avvicinò al mio viso e sussurrò: “Devi smetterla Louis. Mi stai esasperando.” non c’era ironia nel suo tono di voce. Mi guardò; notai che le sue iridi color smeraldo saettavano dalla mia bocca ai i miei occhi. “Sono qui adesso. Fallo.” Lo incitai io con un sorriso malizioso. E lo fece. Prima mi baciò sul mento e lentamente risalì. Non potevo resistere alle sue labbra carnose premute contro le mie. Aprii appena la mia bocca per permettere alle nostre lingue di potersi sfiorare. E come se avessi premuto il tasto rewind, ci stavamo baciando proprio come ieri sera. Incredibile. Sentii le stesse sensazioni e gli stessi movimenti ripetersi. Volevo dare una scossa a quel bacio, renderlo memorabile. Iniziai a toccarlo con più trasporto, quasi con aggressività mentre lui rispondeva con altrettanta foga ad ogni mio tocco. Mi spostai senza staccarmi da Harry verso un muretto. Lo bloccai tra le mie braccia e lui non fece nulla per divincolarsi. Il ritmo delle nostre lingue aumentava con il battere incessante del mio cuore. Non ne potevo più di tenere la mia erezione nei pantaloni. Ad un certo punto, sentii un tocco leggero passare sul cavallo dei miei pantaloni. Le dita affusolate di Harry erano proprio in mezzo alle mie gambe, e tastavano con delicatezza la mia eccitazione. Continuai a baciarlo, facendo finta di nulla, quasi come se le attenzioni che mi stava rivolgendo mi lasciassero del tutto indifferente. Anche la sua erezione, ormai pericolosamente premuta sulla mia gamba, stava fremendo dalla voglia di essere toccata e di ricevere piacere. E come preso da uno stimolo improvviso, Harry prese a mordicchiarmi il collo dicendo:” Ti voglio” con una voce resa ancora più roca dall’eccitazione. Mi voleva. E io volevo lui. Ma poi mi vennero in mente le parole di Niall: “è uno stronzo” aveva detto e non mi andava di soffrire per una scopata; di Zayn il quale sosteneva invece che lui era seriamente interessato a me, altrimenti non mi avrebbe chiesto di uscire; Liam, infine, voleva che fossi semplicemente me stesso. E quant’era difficile ascoltare il vero Louis in quel momento! Se da una parte provavo una gioia perversa nel vederlo deluso se non mi fossi concesso a qualche sua voglia, dall’altra c’erano delle esigenze che non erano semplici da sopprimere. Ma cosa desiderava davvero Louis Tomlinson? Ecco, non ne avevo la minima idea. Stavo facendo fare tutto quanto al fato; sarebbe stato quest’ultimo a mostrarmi la retta via da seguire. “Mi vuoi, eh?” gli chiesi poi io con tono malizioso, passandogli un dito sotto l’elastico dei boxer: sentii i soffici peli del pube sotto la mia pelle. Lui annuì, probabilmente convinto che quella volta ci sarei stato, che mi sarei autoproclamato preda numero mille di Harry Styles. Ma no, non era ancora il momento. Anche se lottavo con tutte le mie forze contro la parte più lussuriosa di me stesso, dovevo fare in modo che la lucidità avesse la meglio. Scesi un po’ con la mano, mettendogliela quasi del tutto nei boxer. Sentivo la sua erezione calda sotto i polpastrelli. Gemette piano e mi mise una mano sul polso, come se volesse invogliarmi ad andare oltre. “Bravo Louis” sussurrò con un sorriso che per un attimo mi fece paura: sembrava quello di un maniaco. Continuai a baciarlo, anche se ora più lentamente. La mia mano, che prima sfiorava leggermente la sua eccitazione, adesso toccava piano il suo addome. Si staccò dalla mia bocca, con uno sguardo a metà tra il deluso ed il sorpreso: “Ho capito… devo andare avanti io” disse sorridendo. Mi slacciò il bottone del pantalone e iniziò a sfregare la sua mano contro i miei boxer. Gli baciai la guancia, iniziando a respirare pesantemente. All’improvviso, sentii una vibrazione provenirmi dalla tasca destra. Volevo ignorarla, lasciare che quel cazzo di telefono la smettesse di rompere proprio quando ero sul punto di farmi fare una sega da Harry. Sbuffai e poi, dopo aver chiesto scusa al ragazzo di fronte a me, risposi alla chiamata. “Tommo! Ma che fine hai fatto?? “ era Zayn, che non poteva scegliere momento migliore per telefonare. “Sono ancora con Harry, che vuoi??” chiesi io a mia volta irritato. Sentii il mio amico dire agli altri “…è ancora con il tipo!” e poi rivolgendosi a me rispose: “Allora ci state andando pesante!” “Ehm…si, più o meno….” cercai di articolare io mentre Harry aveva ripreso a leccarmi il collo, incurante del fatto che io ero al telefono. “….ma posso sapere cosa vuoi, si o no?” stavo per perdere la pazienza. “Volevo solo dirti che ci siamo rotti il cazzo di fare avanti e indietro per negozi. Ce ne stiamo andando!” esclamò Zayn. “COSA?!?” urlai io interrompendo Harry all’improvviso. “Ed io come faccio a tornare da Liam? Non ho soldi per il biglietto della metro!” aggiunsi senza abbassare il tono di voce; mi sembrava strano che nessun abitante delle case circostanti si fosse affacciato a vedere chi aveva da urlare tanto. Nel frattempo Harry stava sorridendo con le labbra ancora poggiate sul mio collo. “Vediamo….hai tre opzioni: paghi in natura il biglietto, ti fai dare un passaggio dal tuo amico oppure muovi il culo e ci raggiungi” rispose Zayn pacato. Ok, sicuramente non avrei seguito il primo consiglio. Forse il secondo sarebbe stato buono se Harry avesse avuto un mezzo di trasporto che non fosse una bicicletta. Ma probabilmente avrei scelto il terzo, dato che mi sentivo un po’ in colpa per aver trascurato i miei tre stronzi per stare con il riccio. “Ok…state immobili davanti Top Shop. Vi raggiungo lì.” Dissi io secco e poi chiusi la chiamata. Harry aveva capito che la nostra serata finiva lì. Mi guardò un pochino deluso e mi disse: “devi andare,eh?” Gli scostai una ciocca di capelli dal viso ed annuii.Mi chiusi il bottone che lui aveva precedentemente aperto e feci per andarmene quando lui mi bloccò, stringendomi forte la mano. “Non posso baciarti in mezzo a tutti” disse con un sorriso per poi tirarmi di nuovo a se. Ma come ha potuto Niall dire che Harry Styles fosse uno stronzo? A me sembrava la dolcezza fatta persona. Lo baciai con il suo viso tra le mani. Quando ci separammo, fui io a dirgli: “Per questo breve tragitto posso…ehm…tenerti per mano?”. Sapevo di avere osato, ma lui mi prese le dita tra le sue dopo avermi dato un bacio sulla guancia. Non c’erano parole per descrivere il mio stato d’animo in quel momento: tutto sembrava perfetto e non avevo paura di nulla. Se non avessi ancora avuto un minimo di insicurezza sarei scappato con lui in mezzo la strada piena di gente e avrei urlato al mondo che Harry Styles mi stava tenendo la mano e poi lo avrei baciato, alla faccia di tutti quei bigotti del cazzo che non hanno idea del brivido che si prova baciando la persona che ti piace, anche se del tuo stesso sesso. Camminammo per pochi metri e giungemmo allo sbocco del vicoletto, dove già si intravedevano i pullman incolonnati ad un semaforo. Dovemmo separarci e fingere che non fosse accaduto nulla. Arrivammo pochi metri dopo da Top Shop dove c’era il mio trio che aspettava tra decine di buste. Liam mi vide da lontano e mi fece un cenno per dire di raggiungerli. “Cosa farai adesso?” chiesi ad Harry voltandomi a guardarlo. “Vado da un amico e magari dopo esco. In caso ci si vede stasera!” rispose con semplicità, quasi come se vedersi la sera stessa fosse stata una cosa semplice in una metropoli come Londra. “Tieni” e sfilò una specie di bigliettino da visita. “Questo è il mio numero. Chiama o scrivimi un messaggio così capisco che sei tu.” Lessi il pezzo di cartoncino che recitava: Harry Styles 0789872347. La cosa che lui potesse avere dei biglietti da visita personalizzati mi divertiva. Risi e chiesi: “Sei una specie di uomo in carriera che distribuisce il suo numero in questo modo oppure lo dai talmente tante volte da non volere sprecare il fiato?” mentre componevo quel numero sulla tastiera del mio telefono. Ridacchiò anche lui e poi rispose: “la seconda senza dubbio. E poi se ne facevo duecento mi facevano anche lo sconto!” come a giustificarsi. Il suo telefono squillò e dopo che salvò il mio contatto in rubrica, ci salutammo con un abbraccio durato una frazione di secondo. Se ne andò inghiottito dalla folla ed io andai dai miei amici. “Com’è andata?” chiese Liam con un sorriso radioso. “Adesso vi racconto” fu la mia risposta. E ci avviammo verso l’auto parcheggiata a qualche isolato più in là. Continuai a fissare quel biglietto.Wow, adesso conoscevo di Harry Styles due cose nuove: il suo numero e quanto potesse essere tenero. ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Spero che questo capitolo vi piaccia! Recensite,please. Baci ____hangover

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eravamo da Nando’s. Niall si stava abbuffando come al solito tra gli sguardi disgustati di Liam e Zayn. Lui adorava quel posto e non riuscivo a capire come facesse a mantenere un fisico in quel modo se ingurgitava quintali di pollo fritto ogni settimana. Avevo finito di raccontare loro il pomeriggio appena trascorso con Harry e del fatto che lui avesse voluto darmi il suo numero. “Lo chiamerai?” mi chiese Zayn leccandosi dalle dita la salsa piccante che aveva messo sulle sue patatine. Scrollai le spalle, non sapendo davvero cosa rispondere al riguardo. “Bè, non è da Harry Styles lasciare il suo numero di telefono. Cosa gli hai fatto,Louis?” chiese Niall, chiaramente sorpreso dalle mie affermazioni. “Semplicemente Lou ha avuto il buonsenso di non andarci a letto subito!” costatò Liam gesticolando con un coltello tra le mani. “Giusto!” affermò Zayn, per poi aggiungere: “però hai un autocontrollo pauroso, amico.” Ridemmo tutti e quattro divertiti. Le parole del mio amico mi sembravano una grande, grandissima verità. Ma questo self-control non sarebbe durato per sempre. Dovevo togliermi la maschera da Louis forte, altrimenti lo avrei perso per sempre. Forse dopo gli avrei inviato un SMS. Ma adesso volevo solo rimanere un po’ con i miei amici e divertirmi con loro. “Andiamo a farci un giro a Soho? C’è sempre tanta gente!” propose Niall. “Ehm…veramente io vorrei andare a dare un’occhiata al Man Bar” azzardò Zayn, facendo l’aria da finto innocente. Eravamo sulla strada, vicino Trafalgar Square. Stavamo camminando per poterci riscaldare. Io ascoltavo in silenzio le idee dei miei amici, non proponendo nulla. Aspettavo un messaggio di Harry; magari mi avrebbe detto dove andare per stare insieme a lui. Non dissi nulla e mi limitai a seguire gli altri tre che camminavano alla ricerca di qualcosa da fare. “Si, ma non si potrebbe decidere in un posto chiuso? Sto congelando!” esclamò all’improvviso Liam. “Ma se solo ti vestissi un po’ più pesante, questo problema non si creerebbe!” puntualizzò Niall, indicando la magliettina finissima che Liam usava per coprirsi. “Scusa Nialler, ma io mi sono fatto il culo in palestra per avere questi addominali! Devo farne sfoggio in qualche modo!” rispose Liam tra le risate mie e di Zayn. E in effetti, aveva sviluppato un fisico niente male. Continuammo a girare senza meta finchè Niall non si convinse che forse l’idea di andare al Man Bar, di nuovo, non fosse del tutto sbagliata. Liam allora si mise alla guida e ci dirigemmo alla volta del locale. La fila fuori era interminabile e si sentiva l’ininterrotto chiacchiericcio di clienti. Finalmente arrivò il nostro turno, pagammo il biglietto ed entrammo. L’odore di alcol e di erba proveniente da un angolo appartato del locale era irresistibile. Ero tentato di andare da quei tre ragazzi che erano avvolti da una nube di fumo e stavano buttati lì, per terra, con bottiglie di Vodka vuote e mezze rotte. Ridevano e biascicavano parole e frasi sconnesse. Volevo dare una svolta alla serata ed onestamente mi sarei annoiato a morte di ballare come un coglione per le prossime ore. Stavo già avviandomi verso il gruppetto e sentii una mano tenermi il polso: “Dove vai?” mi chiese Zayn nell’orecchio. Feci un cenno con il capo per indicare il posto dove i tre ragazzi erano intenti a fumare, incuranti del divieto appeso proprio sopra le loro teste. Fortunatamente, il locale era talmente grande e dispersivo che l’acre odore di marijuana non arrivava a diffondersi per più di qualche metro e quindi né il buttafuori né chiunque altro sarebbe riusciti a scoprirli. Sorrise malizioso e disse: “Vengo anche io.” Andammo verso i tre e poi uno di loro alzò lo sguardo rossissimo e gonfio e ci domandò con voce impastata:” Ehi, belli! Vi va di fumare un po’?” porgendoci uno spinello appena acceso. Zayn annuì ridendo e iniziò a dare due tiri. Aspirava profondamente e sembrava apprezzare la sostanza che piano piano stava salendo al suo cervello. “Vacci piano Lou: è roba forte” mi raccomandò passandomi la canna. In effetti, sentii la mia gola andare in fiamme. Le labbra bruciavano come la cartina che prendeva fuoco. Tenni dentro il fumo il più possibile. Intanto Zayn beveva il contenuto di una delle bottiglie lasciate lì sul pavimento. Il volume della musica era altissimo, ma io iniziavo a sentire tutto come se fosse avvolto da un panno. Le risate isteriche degli ubriachi, le urla di chi stava ballando, i gemiti di chi stava nella stanzetta buia mi sembravano solo un mix confuso di suoni. Sentii la gola diventarmi secca ed il battito cardiaco accelerarmi sempre di più. “Z-Zay…” dissi a scatti “passami la bottiglia” quasi come un ordine. Lui ridacchiò con le pupille dilatate e mi passò ciò che gli avevo richiesto. Feci due, o forse tre, lunghi sorsi. L’alcol mi cadeva nello stomaco velocemente, quasi mi bruciava. Ma comunque, l’erba stava iniziando a dare i suoi effetti. Iniziavo a sentirmi leggero, come se la testa si fosse staccata da corpo e fossero due cose ben distinte e separate. Non sentivo più nemmeno la fastidiosa vocina che tentava ogni volta di riportarmi sulla retta via. Mi venne la tentazione di prendere il cellulare e chiamare Harry: volevo scoparmelo. Ma fui interrotto da Zayn, che non sembrava essere messo meglio di me e che mi venne incontro barcollando leggermente. “Vieni Tommo…facciamo vedere a questi sfigati chi sono le troie qui dentro!” disse strascicando ogni parola. Stava delirando e la cosa era più che evidente dal suo sorriso che sembrava quasi una smorfia e dai suoi occhi che stavano aperti a stento a causa del gonfiore. Detto ciò, mi tirò dalla camicia in mezzo alla gente, incurante dello stato in cui, nel giro di pochi minuti, c’eravamo ridotti. Ballavamo vicinissimi, sia perché Zayn sembrava avere nei miei confronti più affetto del solito ed anche perché c’era davvero troppa ressa. Ridacchiava ed ogni volta che avvicinava di più il suo viso al mio, sentivo un odore fortissimo di Vodka. Ubriaco, fatto o sobrio, Zayn Malik era comunque bellissimo. Non potevo tenermelo dentro: “sei meraviglioso” gli sussurrai. La cosa più brutta (o forse più bella,non saprei) dell’essere incoscienti è il fatto che non incontri più barriere di nessun genere: saresti in grado di confessare anche i tuoi segreti più profondi senza alcun problema. Sorrise e poi mi disse: “Anche tu Lou.” Ci muovevamo come fossimo due marionette sorrette da fili invisibili. Andavo avanti a ballare per inerzia, non riuscivo davvero a fermarmi. “Baciami Louis.” Sbottò tutto d’un tratto Zayn, appoggiando la fronte sulla mia. La sua non era una richiesta normale, sembrava più una preghiera, una supplica. Gli guardai un attimo le rosse labbra semiaperte e poi lo baciai a stampo. “E questo ti sembra un bacio da vero uomo?” chiese lui con un ghigno prima di tirarmi violentemente a sé. Iniziò lui a baciarmi con passione, esplorando con la sua lingua ogni millimetro della mia bocca. Fu un bacio forte e veemente, quasi come se fosse in astinenza da chissà quanti anni. Intanto sentivo pulsare la mia erezione nei pantaloni. Ero arrivato al limite: tra Harry prima e Zayn adesso, i miei ormoni erano stati messi a dura prova. Continuai a baciarlo, assaporando la sua lingua umida e andando a cercare con le mie mani le sue. Finalmente le trovai e una volta prese, feci in modo che Zayn mi seguisse. Volevo sentirlo di più, stabilire con lui un contatto più intimo: e di sicuro tutto ciò non poteva avvenire in piedi, in mezzo alla folla. Lo portai ad adagiarsi su un divanetto bianco, un po’ più appartato. Bè, appartato si fa per dire, dal momento che erano in parecchi quelli che si davano da fare: e tra di loro c’era anche il piccolo Niall, che impegnato com’era a farsi fare un pompino, non si accorse neppure della nostra prensenza. Scaraventai Zayn su uno dei posti vuoti e salii sopra di lui, imprigionandogli il viso tra le mani e iniziando a mordergli il collo con ferocia, quasi come se volessi fargli male. Zayn mi toccava freneticamente la schiena e i fianchi mentre gemeva ogni volta che lo sfioravo. Le mie mani passarono sotto la sua maglietta: riuscivo a sentire i suoi addominali scolpiti ed il suo petto perfetto. Il suo battito cardiaco era velocissimo. Gli alzai l’indumento; volevo assaporare anche la pelle calda della sua pancia piatta. Iniziai a passare la lingua dal torace fino all’ombelico; il respiro gli si fece corto e potei anche notare la prepotenza della sua erezione che premeva sul mio petto. Lo guardai in faccia e la sua espressione così maledettamente indecente mi fece venire ancora più voglia di andare avanti, di sentirlo godere. Lo baciai ancora sulla bocca, fin quando la sua mano non fu inserita all’improvviso tra la stoffa dei pantaloni e quella dei boxer. Sobbalzai e dissi: “Sei un ragazzaccio, Malik” con un sorriso ebete. Mi rifiondai di nuovo sulle sue labbra, toccando la sua erezione da sopra il jeans. Cominciai poi a sbottonarglielo piano, mentre lui mi guidava con la mano verso il suo membro. Ma d’un tratto, mentre ero sul punto di baciarlo di nuovo, mi sento un braccio che mi spinge lontano da Zayn. Ero confuso e la stessa incertezza apparve negli occhi del moro di fronte a me. “Ma si può sapere che vi è preso?!” urlò Niall infuriato. Bene, si era risvegliato dalla sua libidine giusto per venire a fare la mammina premurosa con noi. “Non fate cose di cui potreste pentirvene il giorno dopo!” continuò poi, aiutandomi a tornare in piedi e aiutando Zayn a rimettersi la maglietta. “E che palle Nialler! Non possiamo nemmeno divertirci un po’!” esclamò quest’ultimo ridacchiando. Anche io risi e poi, barcollando, seguii Niall e Zayn che si avviavano la toilette maschile. “Adesso lavatevi la faccia. Dio mio come puzzate!” ci ordinò il biondo indicandoci i lavandini. “E se avete bevuto, come è evidente che avete fatto, cercate di vomitare tutto adesso, altrimenti Liam si incazzerà come una bestia se gli sporcate la macchina” aggiunse poi. Io e Zayn ci guardammo e scoppiammo a ridere. “Cazzo, Tommo! Ti sei ridotto maluccio!” esclamò lui. E in effetti, mi guardai allo specchio e vidi il riflesso di un ragazzo con le guancie rosse e gli occhi che non erano da meno. Niall alle nostre spalle stava a braccia conserte ad aspettare che ci ricomponessimo prima di andare a chiamare Liam e di andarcene a casa sua. Io non stavo poi tanto male. Non avevo lo stimolo di vomitare e nemmeno avevo mal di testa. Sentivo la tachicardia diminuire gradatamente: segno era che mi stavo lentamente riprendendo. Feci un sospiro e poi dissi: “Io sto bene, Nialler.” Zayn al mio fianco sembrava anche dare segni di ripresa. Perlomeno, stava in piedi senza problemi. Fortunatamente non avevamo né bevuto né fumato tanto da sentirci male. Sicuramente ad avere quell’atteggiamento nei confronti del mio amico avevano contribuito entrambi i fattori ed anche le mie voglie sessuali represse. Comunque, c’eravamo risparmiati la ramanzina di Niall per quella volta. “Pronti?” chiese lui. Annuimmo e poi andammo tutti e tre verso l’uscita del locale affollato. Zayn prese il cellulare mentre ci avvicinavamo alla macchina di Liam. “Vedo dov’è Payne…ah,ecco!” si interruppe quando vide Liam poggiato alla sua macchina che pomiciava con un ragazzo. Che carini, sembravano proprio me ed Harry. Si voltò verso di noi e disse, un po’ in imbarazzo: “Salite in macchina. Lui è Josh, e viene con noi a casa.” Sputò quelle parole tutte d’un fiato, senza che nessuno di noi avesse chiesto chi fosse il tipo che stava baciando. “Bel colpo, Lee!” gli disse Zayn. Josh, il ragazzo dalle spalle perfette che aveva rimorchiato Liam, sentì e rise divertito. Si accomodò sul sedile anteriore, mentre io, Niall e Zayn ci stringemmo sui sedili posteriori. Impiegammo poco tempo per arrivare a Camden; chissà perché, ma Liam quella sera sembrava andare più veloce del normale. Salimmo tutti al piano superiore. Lee e Josh andarono in una stanza e noi tre in un’altra. “E così siamo rimasti noi tre” commentò Zayn mentre si richiudeva la porta alle spalle. “Già.” Rispose Niall sospirando. Sbadigliai e poi dissi: “Forza,vediamo chi deve dormire sul letto tra me e Zayn”. “Per me è uguale, Lou. Sono stanco morto” affermò lui, togliendosi i vestiti di dosso. Rabbrividii vedendo il sedere sodo di Zayn coperto dalla stoffa bianca e sottile dei boxer. Dopo i vari rituali, ci mettemmo tutti e tre sotto le coperte e dopo un non molto eloquente “buonanotte” di Niall, caddero tutti e due in un profondo sonno. Io invece presi il cellulare sul comodino e mi ricordai all’improvviso di controllare se ci fosse qualche messaggio. Infatti, eccolo. Era di Harry e risaliva a qualche minuto fa. Il mio cuore ebbe un balzo. Lo aprii e iniziai a leggerlo. Diceva solo quattro brevi parole “Ho voglia di te.” Nient’altro. Volevo urlare, ma poi mi venne il dubbio che magari il destinatario reale non ero io. Considerai comunque che l’interessato fossi proprio io e digitai: “Davvero?”. La risposta arrivò quasi immediatamente: “Si. Dove sei?” “Da Liam.” “Sei da solo?” “Si”. Che cosa aveva in mente? Attesi l’altro messaggio con un po’ d’ansia. Bene, in realtà non ero proprio solo, anche se Zayn e Niall sembravano dormire profondamente. Il telefono iniziò a vibrare. Mi stava telefonando. Non potevo di certo svegliarli e così andai senza fare rumore nel piccolo bagno della cameretta del fratellino di Liam. “Harry?” risposi sussurrando. “Ehi…stavi dormendo?” chiese lui con tono apprensivo. “No,no… mi ero solo messo a letto, ma non dormivo.” Mi sentivo confuso e allo stesso tempo eccitato dalla sua voce calda e sensuale. “Bene…temevo di averti disturbato. Avevo tanta voglia di sentirti.” “Solo di sentirmi?” “A dire la verità, vorrei anche baciarti e toccarti…” . La conversazione stava prendendo una strana piega: mi sentivo una di quelle prostitute che offre i suoi servizi per telefono. Ma il mio cazzo non era dello stesso avviso. Iniziava a diventarmi davvero duro. Decisi di stare al gioco.”Puoi sempre immaginare di farlo, Harry.” “E’ proprio quello che sto facendo…e non sai come mi piace.” Il suo tono di voce era diventato ancora più basso e sexy. Iniziai a toccarmi l’erezione in mezzo le gambe. Immaginavo anche io che fosse lui lì, con me a leccarmi i capezzoli e a toccare il mio membro in tutta la sua lunghezza. Lo sentii mugugnare e capii che anche lui stava facendo lo stesso. Iniziai a muovere la mia mano su e giù, prima piano e poi sempre più velocemente. Immaginai le sue labbra che mi succhiavano l’uccello ed i suoi occhi verdi che mi fissavano mentre lo faceva. Venni poco dopo, sussurrando il suo nome. Venne anche lui con un gemito debole e contenuto. Ripresi un attimo il fiato prima di dire: “Buona notte, Harry” sorridendo dall’altro capo del telefono. “Mmh…questa è stata sicuramente la migliore buonanotte di sempre.” Commentò lui. “Ci sentiamo” lo salutai prima di riattaccare. Un pochino provavo vergogna, però tutto sommato non mi era dispiaciuta affatto quella “chiacchierata”. Mi diressi a letto e mi addormentai, sperando che ce ne sarebbero state molte altre. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Questo è un altro capitolo a sfondo Zouis. Spero vi piaccia! xoxo

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Chiamami!”. Sentimmo io, Zayn e Niall dall’ingresso di casa Payne. Josh stava andando via e Liam era andato ad accompagnarlo alla porta. Poco dopo, il mio amico si unì a noi, tra gli applausi e gli schiamazzi. “E bravo Leeyum!” commentai io dandogli delle pacche affettuose sulle spalle. Lui mi guardò con il solito sorriso timido prima di prendere una scatola di biscotti e di sedersi. Anche Niall sembrava contento della conquista di Liam e lo stesso si poteva dire di Zayn. “A che ora arrivano i tuoi?” chiese il biondino prima di bere un sorso di latte. “Oh, hanno trovato traffico… non si sbrigheranno prima delle sei di stasera” rispose Liam con lo sguardo un po’ perso. “Perfetto. Vuol dire che noi alle cinque e cinquantanove minuti leveremo le tende!” commentò Zayn ridacchiando. Io, in tutto ciò stavo giocherellando con il cellulare. Ignorai le svariate chiamate di mia madre ed i messaggi minacciosi di mio fratello, concentrandomi solo su Harry e su quello che (non) c’eravamo detti ieri. Solo tenendo in mano il telefono mi sentii pervaso da un moto di imbarazzo e di emozione. Probabilmente mi sarei vergognato a morte la prossima volta che lo avrei visto. Ma nonostante tutto, quel contatto così intimo e personale mi era piaciuto e sperai con tutto me stesso che anche Harry pensasse lo stesso. Mi aveva piacevolmente sorpreso il primo messaggio che mi aveva inviato: “Ho voglia di te.” Lo rilessi almeno dieci volte nel giro di un’ora, come se temessi che quelle sillabe potessero sparire da un momento all’altro. Sospirai altrettante volte pensando alle sue dita lunghe che componevano il testo sul suo Blackberry: forse sorrideva anche, con le fossette profonde e stupende ai lati delle labbra. Mi venne la voglia incondizionata di vederlo, magari di parlare di ieri, di cosa aveva fatto, di chi aveva visto. Ma poi mi venne in mente che probabilmente sapere queste cose non mi sarebbe poi piaciuto molto. Maledetta gelosia! Mi faceva sempre sentire la stretta allo stomaco con cui convivevo da praticamente sempre. Sentivo il fisiologico impulso di mandargli un SMS. Cosa gli avrei potuto scrivere? Non di sicuro il classico “Buongiorno ”. No, mi sapeva troppo di fidanzatini felici. Mi serviva il consiglio di un esperto. Niall non era abituato a scambiare corrispondenza con chi gli interessava; ci provava e poi ci andava a letto, semplicemente. Liam era un timido patologico e non sarebbe stato in grado di trovare le parole giuste per quell’occasione. Rimaneva Zayn. Si lui era sfacciato al punto giusto, ma se si impegnava sapeva essere un grande oratore. “Zay?” lo chiamai. “Dimmi Lou” rispose voltando la tesa verso di me. “Vieni con me fuori? Voglio fumare una sigaretta” gli chiesi con sguardo eloquente. Sapevo cosa avrebbe comportato chiedere consiglio ad un esterno alla storia: avrei dovuto raccontargli della nostra “conversazione” e chiedergli cosa avrebbe fatto lui al mio posto. Scattò in piedi e disse con un sorriso: “Agli ordini.” Misi una felpa per coprirmi e con una sigaretta in bocca andai a sedermi sugli scalini che separavano l’ingresso della casa dalla strada. Lui si mise vicino a me e poi mi chiese: “Cosa hai da dirmi, Tommo?”. Aveva capito che non volevo soltanto fumare. Presi un respiro profondo, mettendo via ogni minimo imbarazzo e ripetendomi che Zayn non mi avrebbe mai giudicato. E infatti, ascoltò il mio racconto senza batter ciglio, come se tutto ciò fosse normale. Annuiva concentrato. Aveva un’espressione accigliata, ma tenerissima. Non riuscii a trattenere un sorriso. se ne rese conto e mi chiese: “Che c’è?” “Niente. È solo che ti adoro quando sei così serio.” Rise e poi mi lasciò un baciò sulla guancia. “Ed io invece ti adoro quando sei imbarazzato: la tua vocina si fa bassa bassa!”. Arrossii perché era vero. Sorrisi e poi conclusi la mia storia: “Secondo te cosa dovrei scrivergli alla luce di quello che è successo?”. Sospirò e alzò leggermente le spalle, mentre buttava il filtro della sigaretta. “Bè, inutile dire che tra voi si è venuta a creare una situazione abbastanza intima. Anche se è successo tutto per telefono, è comunque un qualcosa di estremamente personale. Quindi se fossi in te, io non ne parlerei subito. Anzi, farei proprio come se non fosse accaduto nulla di ciò. Ti farai vedere un po’ stronzo, ma almeno non debole. Personalmente, io non gli parlerei per messaggi,almeno per adesso, perché non ti aiuterebbe a capire le sue vere intenzioni e nemmeno le sue emozioni. Chiamalo. Fallo venire qui o vai tu da lui. È meglio parlargli faccia a faccia.” Concluse in la frase con tono anche più serio di quando l’aveva iniziata. In effetti, questa merda di tecnologia ci aveva fatto perdere il gusto di conversare e confrontarsi con le persone. “Quindi secondo te dovrei vederlo?” domandai con un po’ di panico. L’idea di vederlo mi innervosiva; ma sarei stato un vigliacco se mi fossi nascosto dietro il display di un cellulare e non l’avrei affrontato di persona. “Fidati, è meglio” acconsentì Zayn. Mi alzai all’improvviso e sospirai. Raccolsi tutta l’audacia che avevo e presi in mano il telefono. Fissai un momento lo sfondo; c’eravamo io, Liam, Niall e Zayn che sorridevamo. Non seppi mai bene il perché, però i loro sorrisi e le loro facce rilassate mi infusero forza e coraggio. Ok, Louis. È il tuo momento. Sbloccai la tastiera. Rubrica, lettera H. Ed eccolo lì, il suo nome e poco più in basso il suo numero. Mi voltai un istante verso Zayn, che mi fece un occhiolino d’incoraggiamento. Ricambiai il gesto con un sorriso prima di premere il tasto verde “Chiama”. Mi portai l’apparecchio all’orecchio. Uno squillo: niente. Due squilli: niente. Tre squilli: ancora nulla. Il cuore mi stava balzando fuori dal petto. Mi stavo seriamente scoraggiando ed ero lì lì per chiudere. Ma poi all’improvviso il “Pronto?” più bello del mondo mi fece cambiare idea. “Ha..Harry?” iniziai a balbettare come un deficiente “sono Lou…” “Si, ho capito chi sei!” mi disse lui con una risatina. Che idiota; avevo dimenticato che quando ricevi una chiamata ti compare il nome di chi telefona! Sembrava abbastanza tranquillo, al contrario di me. “Senti, Lou, hai qualcosa da fare oggi?”. Sentii i muscoli della mia faccia contrarsi in un sorriso meccanico, automatico. Mi aveva anticipato e mi aveva anche evitato di fare la figura del coglione. Volevo andare in mezzo la strada e gridare a squarciagola. “No!” dissi quasi urlando dalla gioia “vediamoci! Dove vuoi tu, qualsiasi ora. Voglio solo vederti.” Ok, forse il “voglio solo vederti” potevo anche evitarmelo. Zayn era dello stesso avviso, a giudicare dal modo in cui si mise una mano sulla fronte, quasi esasperato. “Voglio vederti anche io, Lou. Regent’s Park alle 4? Non c’è mai nessuno a quell’ora e possiamo stare tranquilli.” Rispose lui. Oddio, voleva vedermi anche lui. “Perfetto. A dopo!” dissi e riattaccai subito. Mi gettai al collo di Zayn, urlando come una adolescente che vede il suo idolo dal vivo. Lui mi guardò con un sorriso, quasi come se mi volesse assecondare. Urlavo, saltavo, gesticolavo, tutto davanti gli occhi sconvolti del mio amico. Forse non mi ero mai comportato in quel modo per un ragazzo. Ma lui non era UN ragazzo. Lui era Harry Styles. Non mi sembrava vero. Forse stavo davvero impazzendo. La porta della casa si spalancò ed uscirono accigliati Niall e Liam. “Ma si può sapere che cazzo sta succedendo?” chiese Liam, passando i suoi occhi castani e interrogativi da me a Zayn. “Niente, la principessina starà sul pisello di Styles questo pomeriggio” rispose secco il moro prima di rientrare in casa, socchiudendo la porta. Io intanto abbracciai anche Niall e Liam e loro risposero dandomi delle pacche sulle spalle. Non credevo alle mie orecchie; non credevo in niente, tranne in lui. In noi. Ma che cazzo stavo pensando? Un noi, un Louis e Harry non esisteva ancora. E come poteva? Lo conoscevo da appena tre giorni. Forse non sarebbe mai esistito. Harry voleva solo portarmi a letto e poi buttarmi nel dimenticatoio, come ha fatto con tutti. E convivevo con questa consapevolezza sin dal primo istante che gli parlai. Ma c’erano comunque delle piccole cose che mi reindirizzavano verso la speranza che Harry Styles non fosse l’insensibile che tutti conoscevano: il sorriso dolce, gli occhi che si illuminavano di sorpresa per le banalità, le fossette così infantili ed anche così intriganti…si,insomma, a me sembrava una persona meravigliosamente perfetta. Mentre pensavo a tutte queste cose, andai in casa, indossai una semplice T-shirt ed un paio di jeans stinti, rigorosamente appartenenti a Liam. Non ci credevo più tanto alla cura dell’aspetto fisico: se lui mi voleva, voleva Louis Tomlinson e non i vestiti di marca che indossava. Erano ancora le tre meno venti. Il ticchettio delle lancette dell’orologio sulla parete della stanza di Liam mi stava facendo impazzire. Uscii dalla camera iniziando a vagare per la casa senza una meta. Nel soggiorno c’erano Zayn e Liam che guardavano la televisione e Niall giocava pigramente con il suo cellulare. Erano tutti avvolti dalla “depressione post-week end”. Tutti tranne me. “Ehi! Ma che vi è successo? Su con la vita!” esclamai io, incitandoli ad essere un po’ più attivi. Mi guardarono male tutti e tre prima di tornare a fare quello a cui si stavano dedicando prima. Sbuffai e mi buttai sul divano dove stava Niall: “Dai, Nialler! Facciamo qualcosa!” gli dissi. “E cosa vuoi fare?” domandò lui laconico. “Non lo so…potremmo parlare di cosa abbiamo fatto ieri sera al Man Bar! Non ci siamo ancora raccontati nulla!” ribattei io entusiasta. A sentir nominare il Man Bar, Liam si illuminò; a lui ieri la caccia era andata bene e voleva metterci al corrente. Niall invece mi guardò di traverso, per poi aggiungere: “Lou, hai dimenticato che io ieri vi ho salvati” ed indicò me e Zayn “dalla vostra rovina?”. Io e il moro ci guardammo e scoppiammo a ridere. “Rovina? E da quando baciare un amico porta alla rovina?” domandò Zayn senza smettere di sghignazzare. “Baciare?!? Forse voi non vi siete visti! Eravate avvinghiati come due polipi e se non vi avessi separati Dio solo sa cosa avreste potuto combinare!”. Iniziai a ridere ancora di più quando notai l’espressione incredula di Liam. Quest’ultimo disse: “Ma cosa mi sono perso?” con gli occhi sbarrati. “Te lo spiego io cosa ti sei perso” gli rispose serio Niall “i due signorini ieri hanno esagerato con l’erba ed avevano scambiato le loro bocche per dei gelati, tanto che pomiciavano!”. Io e Zayn ci stavamo piegando in due dalle risate. Liam era spaesato e poi, come per tornare a parlare di un qualcosa di normale, disse: “Io ieri invece ho conosciuto John…” “Ehm, Lee…si chiama Josh.” Lo corressi io. Ecco un altro che stava prendendo lo stesso vizio di Zayn e Niall: scoparsi la gente e poi dimenticarne il nome. “Oh, si è vero…Josh.” si corresse lui: “comunque, abbiamo parlato a lungo e…” “Leeyum, vogliamo i fatti! Non ci importa nulla se vi siete recitati i versi di Shakespeare!” intervenne allora Zayn con poco tatto. Liam sbuffò nella sua direzione e poi continuò: “abbiamo fatto sesso ed abbiamo continuato a parlare, finchè non è andato via. Tutto qui.” Bè, che Liam non fosse molto loquace lo sapevo e lo era ancora di più quando si trattava della sua vita privata. Continuammo a chiacchierare fin quando non chiesi a Liam di accompagnarmi a Regent’s Park, “dalla parte dello zoo”, aveva specificato Harry in un altro messaggio. Mi lasciò lì davanti, solo con me stesso. “Scappo a casa, altrimenti non credo di ritrovacela.” Mi disse, alludendo al fatto di aver lasciato Niall e Zayn nell’abitazione. Bene, sono solo io e le mie sigarette. Ne accesi una nell’attesa che Harry arrivasse. Fumai nervosamente, come se ogni boccata portasse via con sé un po’ di tensione. Qualche minuto dopo, ecco arrivare il mio riccio. Mio? Stavo cominciando a parlare come una dodicenne innamorata. Riprenditi, Louis. “Ehi” mi salutò con un sorriso, prima di tirarmi a sé e baciarmi, facendomi cadere la sigaretta dalla mano. Rimasi per un momento spiazzato: “Ma sei impazzito?” dissi mentre mi guardavo intorno. Per fortuna non c’era nessuno. Lui rise e mi rispose tranquillamente: “Scusami,ma è da ieri sera che volevo farlo.” Ecco che uno stormo di farfalle invase il mio stomaco. Ero sul punto di vomitare. Sentivo le mani sudarmi e diventarmi appiccicose. “Lou, ma non senti freddo?” Freddo? E come faccio ad averne se tu sei così vicino a me?. Gli feci un cenno negativo con la testa. “Bene, perché io ne inizio a sentire parecchio. Camminiamo, voglio farti vedere un posto.” Chissà di che posto si tratta. Ci incamminammo e la tentazione di abbracciarlo e di tenerlo per mano era fortissima. Regent’s Park quella domenica pomeriggio era solo popolato da volatili in cerca di cibo e da qualche raro amante dello sport che faceva jogging. Ma non feci molto caso a chi o a cosa c’era attorno a me. Poteva anche esserci Barack Obama che dichiarava la guerra all’Europa, ma in quel momento non mi importava nulla. Perché c’era lui. Lo osservai con la coda nell’occhio e iniziai a percepire molti dettagli dei suoi comportamenti. Già amavo il modo in cui camminava, i movimenti che facevano le sue grandi spalle ad ogni passo, le curve sinuose dei suoi ricci solleticati dalla leggera brezza pomeridiana, i suoi occhi fantastici che ogni tanto mi squadravano, come per assicurarsi che io fossi ancora lì. Non me ne sarei andato per nulla al mondo. Gli sfiorai leggermente il braccio per poi scendere verso la mano. Gliela strinsi forte e poi gli sorrisi timidamente. Lui mi sorrise e disse: “Allora ti piace proprio tenermi la mano, eh?”. Annuii. Non immagini quanto, Harry. Pochi passi dopo arrivammo sulla riva del lago del parco. Ma, ad essere sincero, non avevo mai visto quello scorcio così bello dove mi trovavo un quel momento: c’erano dei rami di salice che incorniciavano il limpido specchio d’acqua. Ci fermammo proprio lì e ci sedemmo sull’erba profumata. “Ecco. Questo è dove vengo quando voglio rimanere da solo con i miei pensieri.” Esordì Harry osservando il panorama. “Si, ma adesso non sei da solo. Ci sono io qui.” osservai, non riuscendo a capire dove voleva andare a parare. Si voltò verso di me con un sorriso. “Sai perché ho voluto che tu vedessi questo, Louis?” “No. Perché?” “Perché il fatto che tu l’abbia visto significa che tu conosca un qualcosa di me ….come dire? Intimo,ecco.” Davvero non capivo che cosa volesse dire. Lo guardai con espressione confusa e poi aggiunsi: “Cosa intendi con questo?”. Rise e mi disse: “Mi riferisco alla nostra conversazione telefonica, se così la vogliamo chiamare. Non ti conosco da molto, però mi è bastato poco per capire quanto tu sia riservato. Nonostante ciò, tu hai condiviso con me un parte molto personale di te stesso. Ed io voglio fare lo stesso con te. Visto che non sono molto timido da un punto di vista sessuale, lo sono però su altre cose. Spero che tu mi abbia capito.” Si, lo avevo capito. Sentii gli occhi diventarmi terribilmente gonfi. Iniziavo a sentire le lacrime venire su, incontrollate. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da una persona che nemmeno conoscevo tanto bene. E non resistetti neppure all’impulso di baciarlo. Mi lanciai sulle sue labbra e iniziai ad assaporare la sua bocca che fino a pochi secondi prima aveva pronunciato parole meravigliose. Sentivo sotto le mie mani i suoi capelli folti e morbidi. Mentre lo baciavo, aprii un pochino gli occhi e vidi il suo viso contratto in un’espressione che esprimeva tutta la concentrazione che ci stava mentendo in quel bacio. Era a dir poco sublime. Mi staccai un poco e gli sussurrai all’orecchio: “Grazie, Harry.” Lui mi sorrise dolcemente e poi riprese a baciarmi. Beh… quel pomeriggio l’avrei ricordato sicuramente come uno dei migliori della mia vita. ::::::::::::::::::::::::::::::::. Ho scritto questo capitolo ascoltando Little Things. Non lo so se mi ha ispirato positivamente, giudicate voi! Baci ___hangover

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Un altro maledetto lunedì. Ero ancora con la testa sotto il cuscino, nonostante mia madre mi avesse chiamato già tre volte e minacciava di lasciarmi a piedi. A quanto diceva, Jimmy non tornava a casa da sabato notte. E come dargli torto? Quella donna mi stava portando davvero all’esasperazione. Mi alzai di scatto e indossai la divisa scolastica, la stessa da cinque anni. Misi nello zaino dei libri e qualche quaderno, senza neppure controllare se questi ultimi coincidevano con le lezioni del giorno. Presi il cellulare e l’accendino e mi diressi verso il piano di sotto, dove mamma trafficava con la borsa mezza aperta ed i capelli spettinati. “’Giorno mà” la salutai, prendendo una mela e mordendola. “Lou! Sei pronto, caro?” trillò lei con un sorriso quasi disperato che mi fece paura. “Si, andiamo. Ciao pà” le risposi io facendo un cenno a mio padre che era appena comparso da dietro un quotidiano. Mugugnò e si immerse di nuovo nella lettura. Uscimmo di casa e andammo nella macchina di mamma, nera e non proprio nuovissima. Mi misi la mano sulla tasca, per accertarmi di aver preso l’unico strumento che in un certo senso mi dava l’impressione di essere con Harry: il cellulare. Nelle ultime ore il guardare febbrilmente l’apparecchio era diventato una specie di tic nervoso. E mia madre, che solitamente non nota mai nulla, si era resa conto di questa mia ossessione. Mentre partivamo mi guardò con un sorrisino e disse: “Aspetti la chiamata della fidanzatina, LouLou?”. La guardai male. Si, certo, la fidanzatina. “Io non ce l’ho la ragazza, mà” le risposi senza smettere di rivolgerle occhiatacce. “Oh, Lou! Sei così bello! Dovresti uscire con qualche compagna di scuola! Chissà, magari c’è la tua anima gemella tra loro!”. Mio Dio, era peggiorata davvero negli ultimi tempi. Rimasi in silenzio, annuendo e fingendomi d’accordo. Poi aggiunse: “Non dovresti stare sempre con quei tre! Pensano solo ad uscire e non li ho mai visti con delle ragazze!”. E chissà perché non li hai mai visti con delle ragazze, cretina. “Già, dovrei proprio smettere di vederli” la consolai io con tono che più sarcastico non si può. Ma le non parve accorgersene, visto che mi guardò con un sorriso orgoglioso. Mi sentivo orribilmente a disagio con quella pazzoide che mi fissava. La feci fermare un po’ prima della scuola, così come avevo fatto con mio fratello. “Hai i soldi del pranzo, Lou?” mi chiese apprensiva mentre stavo scendendo dal mezzo. “Si, tranquilla. Ci vediamo, mà” e chiusi lo sportello senza aspettare una sua risposta. Zaino in spalla e telefono in mano, mi avviai verso un’altra settimana di scuola. Mandai un messaggio a Zayn per incontrarci all’entrata. Mentre camminavo, vidi davanti a me una testa biondo platino: “NIALLER!” gridai, velocizzando il passo per raggiungerlo. Il ragazzo si voltò e si fermò ad aspettarmi. Mi salutò con una pacca sulla spalla e mi chiese : “Coma va?”. Eh, come andava? Wow, fino ad allora non ci avevo proprio pensato. Da una parte sicuramente bene. Mi bastava pensare a quello che Harry mi aveva fatto ieri per illuminarmi il volto con un sorrisino sognante. Ma dall’altra avevo la brutta e conosciuta sensazione di timore; ancora non mi aveva neppure inviato un messaggio. Ma cazzo, Louis! Probabilmente starà ancora dormendo! Oppure era solo il fato che voleva che fossi io a farmi sentire per primo quel giorno. Odiavo il mio cervello che mi faceva fare tutti questi maledettissimi pensieri. Ma a Niall mi limitai a dire un semplice: “Bene” per poi proseguire per la nostra strada. “Oh, Lou…” ruppe all’improvviso il silenzio Niall, puntandomi gli occhi glaciali addosso: “volevo chiederti scusa per tutte le cose che ti ho detto su Harry. Mi dispiace.” Risi, anche se con un po’ di amarezza: “e come mai hai cambiato opinione su di lui?” gli chiesi. “Bè, mi rendo conto che per te quello che sta succedendo tra di voi vuol dire tanto. E comunque non ho cambiato opinione, mi dispiace parlare male di una cosa che ti sta a cuore. Scusami.” Era seriamente pentito. E chiedere il perdono di qualcuno non era da Niall Horan; e fu proprio per questo che lo apprezzai e lo ammirai ancora di più. “Tranquillo, amico. Non è successo nulla!” gli dissi io con un sorriso sincero. Gli misi un braccio attorno alla spalla e poi lui urlò, con il suo accento fortemente irlandese, “Ehi, Zay! Lee!” facendo dei cenni con la mano verso due figure poggiate ad un muretto. “Buongiorno, meraviglie!” ci salutò Zayn con un abbraccio, mentre Liam ci sorrise e basta. “Pronti per otto ore di sano e proficuo studio?” ci chiese ironicamente quest’ultimo. Mugugnammo e poi ci incamminammo verso l’entrata, non del tutto concentrati sulle lezioni. “Dai, ti do un pezzo del mio sandwich se mi lasci la tua fetta di pizza!”. Era la pausa pranzo e Liam stava cercando in tutti i modi di convincere Niall a concedergli un assaggio del suo pasto. “Niente da fare Lee. Non ti darei la mia pizza nemmeno se mi pagassi.” disse il biondo con un cenno del capo. Liam alzò le spalle rassegnato. “Povero piccolo Leeyum! Dai, prendi un po’ del mio budino. A me va diritto sui fianchi!” gli disse allora Zayn porgendogli un cucchiaino con il dolce. Gli mise il boccone in bocca e Liam prontamente lo mangiò. Quest’ultimo lo guardò grato, con il suo solito sguardo tenero da bambino. Erano davvero carini loro due. A volte mi chiedevo perché non stessero insieme. Ricordo ancora i primi tempi che ci conoscemmo: Zayn era solito confidarmi che trovava Liam abbastanza carino. Ma poi con gli anni la sua tendenza a dedicarsi a relazioni molto più promiscue prese il sopravvento e lo distrasse dall’irresistibile dolcezza di Liam. “Grazie Zay, tu si che sei gentile” e sottolineò accuratamente il “gentile” in modo che Niall, il quale nel frattempo gustava la sua pizza, potesse udirlo. Io non stavo mangiando e a dire il vero non avevo molta voglia di cibo. Era tutta la mattinata che mi scambiavo messaggi con Harry, anche rischiando più volte di farmi sequestrare il telefono. Mi aveva detto che lui non era a scuola e che se gli avessi detto dove si trovava la mia, sarebbe passato a salutarmi all’uscita. Quando me lo scrisse, non stavo più nella pelle dall’emozione; tanto che chiesi alla professoressa di lettere, la Stewart, di farmi uscire dalla classe perché non mi sentivo bene. E in effetti, la sensazione che provai fu proprio quella di un dolcissimo malore: il cuore mi batteva all’impazzata, le gambe mi tremavano come due canne al vento e tanto che la gola mi si era seccata, non ero neppure in grado di parlare correttamente. Però erano quasi le due del pomeriggio ed ancora il povero Harry non aveva ricevuto una risposta. Cosa potevo fare? Di nuovo le solite seghe mentali di Louis Tomlinson fecero capolino nel mio cervello. Accettare o non accettare? Già, che dilemma. Temevo cosa avrebbe pensato se avessi accettato: molto probabilmente mi avrebbe considerato come debole, perché stavo cedendo troppo velocemente alle sue richieste. Oppure, semplicemente, la cosa non gli avrebbe fatto nessunissimo effetto, anzi, lo avrebbe anche apprezzato. Così, alla fine, acconsentii e considerai anche quell’incontro come un’occasione per presentargli Zayn, Niall e Liam. Certo, glieli avrei fatti conoscere come si fa normalmente tra persone educate: avrei detto che loro erano i miei migliori amici e che lui era Harry, il ragazzo che mi stava portando all’orlo della follia. Beh, non avrei proprio questi termini, però comunque non avrei reso la situazione troppo formale. Mentre ero immerso nei miei pensieri ed i miei amici discutevano ancora di cibo, udii la campanella squillare, segno che dovevo smettere di pensare ad Harry Styles e concentrarmi sulle successive tre ore di scuola. Sbuffai sonoramente e mi affrettai verso la classe di chimica con Zayn, Niall e Liam al seguito. “Oh, Zay. Devo chiederti un favore enorme.” Ci stavamo preparando per uscire da quel carcere che normalmente si chiama scuola e non ero mai stato più felice di lasciare quel posto di merda. Avevo detto ai ragazzi che ad aspettarmi c’era Harry e mi ricordai all’ultimo secondo di cosa gli avevo detto riguardo Zayn. “Spara Tommo” mi disse lui con un sorriso. “Ecco, se ti dovesse chiedere qualcosa sulla tua vita privata, tu sei felicemente impegnato” gli spiegai come di solito fanno i genitori ai bambini quando li preparano per qualche recita. Zayn mi guardò leggermente confuso: “e perché? E se ha qualche amico carino da presentarmi?” chiese. “Fai come ti dico. È troppo difficile da spiegarti il perché. E poi tu non hai bisogno che ti presenti un suo amico per rimorchiare!” risposi ammiccando. Uscimmo dall’istituto, immersi dalla folla di studenti urlanti. Immediatamente cercai con lo sguardo la testa riccia che avrei riconosciuto tra mille. Ed eccolo lì, messo in disparte e poggiato ad un albero, Harry Styles, in tutta la sua bellezza. Non riuscii a trattenere un sorriso simile a quello che farebbe un bambino in un negozio di caramelle. Eh, già. Era lui la caramella più dolce che avessi assaggiato. Si rese conto che lo stavo osservando impalato come uno stoccafisso ed agitò il braccio verso me ed i miei amici per farsi vedere. “Lou! E muovi un po’ il culo! La gente non riesce a passare!” sentii Niall intimarmi alle mie spalle. In effetti, avevo bloccato il passaggio stando fermo in quel punto. Udii persino le imprecazioni di tutte quelle persone che dovevano fare lo slalom tra me ed i miei amici per poter andarsene. Ma io li ignorai. Ero come in estasi in quel momento, come se avessi raggiunto uno stato di imperturbabilità. Mi avviai verso Harry senza smettere di sorridere. Lo salutai come si fa normalmente tra adolescenti e poi dissi: “Harry, loro sono i miei amici, Zayn, Liam e Niall”. Tese la mano e rivolse un sorriso a Liam, che ricambiò con la solita timidezza. “Zayn! Il serio del gruppo! Lou mi ha detto della tua storia d’amore!” disse mentre dava la mano al moro fermo al mio fianco. Io gli rivolsi subito un’occhiata eloquente, cercando di non farmi notare da Harry. Con la coda dell’occhio vidi Niall e Liam che facevano passare le loro risate per dei violenti colpi di tosse. In effetti, sentire dire che Zayn era il “serio del gruppo” era alquanto comico. “Oh,si!” annuì lui “io e…ehm…Anthony stiamo insieme da quasi due mesi ormai! È una bella relazione la nostra!”. Anthony? Che fervida immaginazione!. Poi si rivolse a Niall, che non aveva smesso di fissarlo con l’espressione più glaciale che avessi mai visto. “Io e Niall ci conosciamo già.” Disse semplicemente Harry, evitando di guardarlo negli occhi. “Si. Ci conosciamo già.” Ribadì Niall con quanto più disprezzo avesse in corpo. Il biondo mi doveva delle spiegazioni. Come faceva a conoscerlo? E perché nessuno dei due me ne aveva parlato?. Gli rivolsi un’occhiata della quale lui sembrò cogliere il significato. Dopo aggiunsi: “Cosa vogliamo fare? Andiamo a bere qualcosa?”. Ero entusiasta. Mi sentivo come al cenone di Natale, quando vedi tutti i tuoi cari riuniti in una sola grande tavolata. Ecco, c’erano i miei migliori amici ed Harry, che non sapevo bene cos’era, però iniziava a rappresentare una parte importante della mia vita. “Si, andiamo da Burger King. Ho una fame!” propose Zayn. “Ma Zay! Abbiamo mangiato appena tre ore fa!” lo rimbeccò Liam. “Ho una digestione molto veloce, qualche problema?”. Harry rise divertito: “Io concordo con Zayn. Ancora non ho mangiato nulla” disse poi, alzando le spalle. “Bene, allora siamo tutti d’accordo per il Burger King?” chiesi io. Liam sbuffò e subito dopo si lasciò convincere. “Grazie Lee!” lo ringraziò Zayn saltandogli al collo e dandogli un bacio sulla guancia. Niall stava in silenzio, con le braccia conserte. “Entriamo in macchina, allora. Harry, tu hai l’auto o vieni con noi?” chiese Liam educatamente. “Se non disturbo preferirei venire con Lou in macchina!” rispose Harry con un sorriso dolcissimo. “Tranquillo, non disturbi affatto!” e quando Zayn disse “non disturbi affatto” Niall fece un sonoro mugugno “ogni amico di Lou è anche amico nostro!” concluse amichevolmente la frase. Zayn sapeva davvero come fare sentire le persone a loro agio. Intanto, arrivammo davanti l’auto. Liam chiese: “chi vuole venire avanti?” e prontamente Niall disse “Io!” come se stare seduto insieme ad Harry lo disturbasse. Come se? Era palese che era per davvero così. Ci sedemmo io, Harry e Zayn sui sedili posteriori. La macchina partì e Niall accese la radio. Non lo faceva mai. Strano. Harry si avvicinò a me e mi mise una mano sul ginocchio. “Mi piacciono i tuoi amici, sai?” mi sussurrò nell’orecchio. Sorrisi, davvero felice della sua affermazione. Mi voltai verso di lui e indugiai sulle sue fossette. Ma quant’era bello? Gliele accarezzai con dolcezza e poi dissi: “E a me piacciono le tue fossette, tantissimo.” Lui mi guardò interrogativo, ma senza smettere di sorridere: “Davvero?” chiese “io le odio.” Risi e poi aggiunsi “ sono una parte di te fantastica.” “Beh, grazie. Comunque, posso dirti una cosa?” mi disse, senza smettere di fissarmi e di starmi vicinissimo. Intanto sentivo i miei tre amici immersi in una fitta conversazione sui detersivi che usano le loro madri per lavare la biancheria. Era evidente che lo stavano facendo per far sentire me ed Harry meno a disagio. “Dimmi tutto quello che vuoi.” Gli sorrisi poi io. “E’ un po’ imbarazzante…” disse lui, arrossendo leggermente. Quel rossore lo rendeva, se possibile, ancora più irresistibile. “Ehi, tranquillo. Sono abituato a sentire di tutto con questi tre come amici!” lo calmai io. Stavo iniziando a preoccuparmi. Cosa poteva chiedermi di così imbarazzante? A meno che non voleva sapere le dimensioni del mio cazzo, non mi veniva in mente nulla di più disagevole da dire. Una risata sonora e bellissima riempì l’auto di Liam. Notai che Niall lo guardò male. “Ecco, mi sei mancato” disse distogliendo gli occhi dai miei. Io gli alzai il viso e feci in modo di stabilire un contatto visivo. Solo allora mi resi conto che la sua non era una frase fatta, che davvero gli ero mancato. Stavo scoprendo un Harry Styles completamente diverso da come me l’aspettavo. E non potevo esserne più felice. Non ci pensai due volte prima di baciarlo, incurante delle persone che avrebbero potuto vederci dai finestrini della macchina. Lui rispose al bacio stringendomi a sé. Continuai a baciarlo, ignorando le risatine di Zayn, i vari “Awwwww, che carini!” di Liam ed anche gli sbuffi continui di Niall. Tra le sue braccia e con le labbra premute contro le sue mi sentivo leggero, pronto ad affrontare ogni cosa. Anche le urla di alcuni coglioni per strada che ci chiamavano “Froci!” mi sembravano nulla. Bè, se rispondere loro significava staccarmi dalla sua bocca, avrebbero potuto continuare anche fino al giorno dopo. Una frenata improvvisa di Liam ci avvisò che era ora di scendere. “Voglio rimanere qui con te.” Mi aveva sussurrato Harry, mentre tutti gli altri erano già entrati nel fast food. “Dai, Harreh, è da maleducati! Andiamo!” gli dissi io dandogli dei bacetti a stampo ad ogni parola. Fortuna che il parcheggio era al coperto ed era quasi deserto. “E tu cosa mi dai in cambio se io scendo?” mi chiese lui con un pizzico di malizia nello sguardo. “Ehm… un bacio?” “Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille.” “Mille? Ma mille baci una persona non può darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!” “Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i rimanenti 999?”. Risi e gli diedi un bacio alla francese degno delle migliori scene di Hollywood. Se fosse dipeso da me, lo avrei baciato anche da fantasma. Ci staccammo delicatamente e poi disse: “Bene, adesso possiamo andare.” “Soddisfatto, Harreh?” “Moltissimo, Lou” ammiccò mentre scendeva dalla macchina e si chiudeva lo sportello alle spalle. Lo osservai ancora da seduto alzarsi i pantaloni e passarsi una mano tra i ricci. Dio mio, era così perfetto, eppure così, come dire, umano. E ancora non mi capacitavo del fatto di essergli stato vicino per tutto quel tempo. La gente doveva esserne invidiosa, perché Harry Styles era proprio lì, con me. E nessuno lo avrebbe toccato. ::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Non sono del tutto soddisfatta di questo capitolo. Però chi sono i migliori giudici se non voi? Avanti, recensite! Bacini ___hangover

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“A me piace, Lou!” commentò Zayn a bassa voce. Eravamo ancora seduti agli stretti tavoli del Burger King ed i miei amici avevano approfittato che Harry fosse andato alla toilette per fare le loro considerazioni. Io gli sorrisi e Liam disse annuendo: “Concordo con Zay. Mi sembra un tipo apposto.” Bene, a quanto sembrava Harry aveva ottenuto giudizi positivi da tutti. Tutti tranne Niall. Era rimasto tutto il tempo a testa bassa e non perdeva occasione per guardare male Harry. Mi sembrava inutile chiedere a lui cosa ne pensava, ma Zayn lo fece prontamente per me. “Nialler, a te piace Harry?”. Certe volte il mio amico sembrava un pochino ritardato: non aveva notato il fatto che Niall era un pezzo di ghiaccio in sua presenza? C’era forse bisogno di chiederglielo? Non era troppo evidente che proprio non lo sopportava? Il biondo si girò verso Zayn, che notando la sua espressione di puro odio, smise all’improvviso di sorridere. “Sai qual è l’unica cosa che mi piace di quello, Zay? Che tra poco si leverà dai coglioni e non mi costringerà a guardarlo prendere per il culo il mio migliore amico!” sputò Niall, con il volto candido diventato rossastro dalla rabbia e la voce spezzata. Ancora non capivo perché parlava di lui in quel modo. Non mi capacitavo del fatto che un ragazzo come Harry potesse meritare tanto rancore. Feci per rispondergli, ma venni interrotto dal mio riccio (quanto era bello dire “mio”?) che con un sorriso si faceva strada tra i tavoli e veniva a sedersi vicino a me. Zayn e Liam continuarono a fare i loro convenevoli, mentre Niall ritornò a fissare il pavimento come se stesse contando le mattonelle. “Liam, posso chiederti un favore?” fece ad un certo punto Harry, mettendomi una mano sulla mia. Al contatto con le sue dita fredde il mio cuore prese a battere e sentii le orecchie diventarmi scarlatte. Liam gli rivolse un sorriso e disse: “Chiedi pure!” “Potresti riaccompagnarmi a casa? Odio prendere quella metropolitana incasinata! Abito subito dopo Baker Street, non è lontana!” disse Harry, leggermente in imbarazzo. Il mio sguardo scattò automaticamente su Niall. Notai che si agitò sulla sedia e che si morse l’interno della guancia, come fa sempre quando è molto nervoso. Liam rise e poi acconsentì, dicendo che non c’era alcun problema. Quando pronunciò queste parole, un mugugno di disapprovazione uscì dalle labbra di Niall. “Davvero? Wow, grazie Lee! Posso chiamarti Lee, vero?” ribadì Harry con uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Liam sogghignò arrossendo lievemente e poi disse: “Bè, devi chiedere a Zayn! È lui che crea i soprannomi nel gruppo!” rivolgendo un’occhiata al moro al suo fianco, che fece un cenno con la mano fintamente modesto. “Lui, ad esempio, qualche anno fa mi chiamava Leeyum” continuò a spiegare ad un interessatissimo Harry il mio amico “ma non capisco ancora perché mi avesse dato questo appellativo!”. Zayn distolse lo sguardo dai suoi occhi color nocciola e si guardò nervosamente le mani. Io sapevo perché gli aveva dato questo soprannome. “Leeyum, perché lui è…ecco, appetitoso.” Mi aveva confessato qualche tempo prima, durante la sua breve cotta per Lee. “Zayn ne ha dato uno ad ognuno di noi!” cambiai discorso, notando l’evidente disagio del mio amico. “Ed il tuo qual è?” mi chiese Harry con un sorriso. “Oh, il suo è Tommo!” intervenne allora Zayn. “Tommo? E perché?” domandò il riccio, passando lo sguardo da me al moro. “Perché il mio cognome è Tomlinson. Quindi ha pensato bene di abbreviarlo in Tommo” spiegai io con Zayn e Liam che annuivano. Niall come al solito si era completamente escluso dalla conversazione. “Capisco! E mi daresti un soprannome? Non ne ho mai avuto uno!” chiese Harry a Zayn entusiasta. “Davvero? Rimedieremo subito! Dammi solo qualche istante per pensarci!” disse quest’ultimo aggrottando la fronte. Intanto avevo sentito Niall che a bassissima voce aveva detto “testa di cazzo” probabilmente riferendosi al nuovo soprannome di Harry. Per fortuna che nessuno lo udì. “Mmmm…vediamo un po’…” continuava a rimuginare Zayn mentre noi lo fissavamo divertiti ed anche impazienti. “Ci sono!” urlò lui battendo sonoramente il pugno sul tavolo. “Hazza. Da ogni in poi tu sei Hazza.” Annunciò con aria comicamente solenne il mio amico. Harry rimase un po’ accigliato e poi disse con un sorriso a trentadue denti: “Hazza. Si,mi piace!”. “Questa volta ti sei superato Zay!” disse Liam ridendo e toccandogli delicatamente la mano. Rise e feci caso ad un dettaglio nel suo sguardo: gli si erano dilatate le pupille. Beh, si sa che quando un essere umano vede qualcosa che gli piace gli si allarga la parte nera dell’occhio. Iniziai a credere che forse quello che Zayn provava per Liam non era del tutto scomparso con il passare degli anni. “Si è fatto tardi” sentii ad un certo punto Niall dire queste parole con tono scocciato. “Si, ha ragione Nialler. Forse è meglio che ti riaccompagni a casa, Hazza” sostenne Liam, cacciando le chiavi della macchina dalla tasca del pantalone. Ci alzammo dal tavolo e Niall iniziò a guadagnare l’uscita per primo. Poi Liam e Zayn si allontanarono insieme ed io ed Harry stavamo finendoci di preparare. Il casino in quel fast food era sempre lo stesso, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Era difficilissimo uscire dal quel posto senza pestare i piedi ad almeno dieci persone. La fila alle casse era spaventosa e nemmeno la situazione ai tavoli era da meno. Trovammo difficoltà persino io ed Harry a farci strada tra la folla. Tanto che lui “accidentalmente” aveva premuto contro il mio pacco il suo sedere perfetto e si era scusato ammiccando. Non poteva fare in quel modo. Non poteva e basta. Sapeva della mia debolezza nei confronti del suo culo. Mio Dio, glielo avrei preso a morsi. Una volta usciti fuori dal casino, gli sussurrai: “Non giocare sporco, Styles” . Lui comprese all’istante a cosa mi stessi riferendo e disse sogghignando: “Altrimenti?” voltandosi verso di me a prendendomi dai fianchi. Iniziava a calare il buio ed era difficile vedere la strada che conduceva al parcheggio . Non mi feci molti problemi a stare così vicino: chi ci avesse visti ci avrebbe tranquillamente scambiati per una coppia etero, tanto era buio lì. Non so perché, ma quando lui era con me, speravo ci fosse meno luce possibile. Era come se fossi geloso persino dei raggi di sole che battevano sul suo viso. Fece per baciarmi, ma io, anche se a malincuore, gli misi una mano sulla bocca per allontanarlo dalle mie labbra. “Altrimenti questa” e mi indicai la bocca con lo sguardo “non la vedrai per un po’”. Poggiai la mia fronte contro la sua e poi vidi comparire sul suo viso le mie adorate fossette. “E sarebbe davvero un peccato” disse senza smettere di sogghignare “anche perché ci sarebbe un’altra parte del mio corpo che vorrebbe tanto conoscerla”. Il suo tono era mostruosamente malizioso. Se da una parte ammirai la sua sfacciataggine, da un’altra la sua perversione mi fece un po’ di paura. Ma non era qual timore che ti assale quando guardi un horror al buio: era più che altro quella specie di angoscia che ti blocca lo stomaco e le parole ti muoiono in bocca. Ma forse non era nemmeno angoscia. Si, avevo trovato un nome a quella sensazione. Era eccitazione, pura e semplice. A quelle parole pronunciate lentamente e strascicate leggermente Harry accompagnò un gesto indecentemente lussurioso con la lingua, passandosela prima sul suo e poi sul mio labbro. Sentivo il mio principio di eccitazione farsi sempre più prepotente. Smettila, Harry, oppure finirai molto male. “Dici a questa tua parte del corpo di stare calma per ora” gli intimai io, sperando che la mia facesse lo stesso. “Come se fosse semplice” disse lui, senza smettere di usare un tono malizioso. Mi portò la mano a sfiorargli leggermente la zip dei suoi pantaloni. In effetti, nemmeno il suo “amico” ci scherzava. Mi stava provocando in maniera spudoratamente sexy. “Hazza, devi smetterla adesso. Sai che non possiamo…” cercai di dissuaderlo io, lasciandogli piccoli baci sulla guancia. Rise in modo quasi isterico e poi disse: “Non so tu, Louis, ma io sono stato abituato ad ottenere sempre quello che voglio.” Detto questo mi prese per mano e mi tirò letteralmente verso una specie di sotto passaggio, buio, deserto e umidissimo. Si sentiva odore di urina e ad ogni passo che facevo sentivo rumori di vetri rotti sotto i miei piedi. Pensai un attimo ad i miei tre amici. Sicuramente si stavano preoccupando. O forse avevano capito che io e Harry volevamo starcene un attimo da soli. Inviai con la mano libera un SMS veloce a Liam per avvisarlo che era tutto ok. Il riccio si fermò all’improvviso e si mise di fronte a me. Non riuscivo a vederlo e poteva anche essere qualcun altro: non c’era neppure un minimo di luce per distinguere una persona da un’altra. Gli toccai il viso, le labbra e poi riconobbi che era davvero lui dalle fossette ricomparse di nuovo ai lati del volto. Mi tolse la mani dalla sua faccia e incastrò le mie dita con le sue. Iniziammo a baciarci, prima piano e poi sempre con più passione. L’unica fonte di calore che avevo a disposizione era il suo respiro su di me: nient’altro. Avevo le mani congelate, ma non mi importava più di tanto. Non mi sarei accorto neppure se fossero venuti gli alieni a rapire la mia famiglia. Di una cosa però mi resi conto fin troppo bene: la mia erezione che pulsava dolorosa contro la sua. Non ne potevo più, mi faceva davvero male imprigionata com’era nel cotone dei miei boxer. “H…Harry?” lo chiamai gemendo e mettendogli un braccio intorno al collo. “Si?” mi chiese lui che intanto aveva iniziato a torturarmi il collo lasciandovi dei morsi. Gli presi la mano destra e gliela spostai con veemenza sul mio basso ventre. “Ti…ti prego….” Lo stavo supplicando di masturbarmi. Il personaggio di un Louis forte e impassibile stava crollando davanti ai suoi occhi. Non potei fare altrimenti. Mi sentivo scoppiare il cuore ed anche i pantaloni. Non ne potevo più di averlo lì, di fronte a me e limitarmi solo a baciarlo e a provocarlo. Lui sembrava divertito dalla mia preghiera e, sorridendo e continuando a baciarmi, inizio con mano esperta a sbottonarmi il bottone ed abbassarmi la cerniera. Il mio respiro si fece più corto, mano mano passava le dita affusolate sulla mia lunghezza ancora intrappolata nei boxer. Volevo gridargli di sbrigarsi, di iniziare a muovere la sua mano su di me. Ma mi trattenni: non volevo farmi vedere ancora più debole. Con le labbra ancora saldamente attaccate alle mie, iniziò dopo qualche istante che mi parve un secolo a percorrere la mia eccitazione, finalmente liberata dalla stoffa. Gemeva anche lui, come se la cosa potesse portargli in qualche modo piacere. Mentre mi staccai piano dalle sue labbra mi venne la voglia di farlo godere a mia volta. Come fece lui, anche io gli misi la mano intorno la sua splendida e grande erezione. Avvertii il calore di quest’ultima ancora di più, dal momento che le mie dita sembravano due ghiaccioli. “Sei così freddo” disse allora Harry con un sorriso. Continuammo a toccarci con decisione mentre le nostre bocche si prendevano e si lasciavano. Sembravamo l’uno il riflesso dell’altro: facevamo gli stessi piccoli movimenti e gemevamo contemporaneamente quando uno di noi toccava un punto particolare. Il lavoro di Harry terminò qualche minuto prima del mio: venni nella sua mano, cercando di soffocare un urlo liberatorio. Il riccio che ancora era in preda ai fremiti pre-orgasmo mi disse, con la voce leggermente tremante, “La prossima volta voglio sentirti gridare più forte”. E lo avrei fatto, promesso. Agitai la mano più ritmicamente. Sentivo il suo corpo esile scosso da brividi; mi augurai che questi ultimi non fossero causati dal freddo, bensì dal piacere. “Adesso pensa a gridare tu, Hazza” gli feci io passandogli la lingua sul collo. Ed anche lui raggiunse l’apice con un gemito molto virile. Mi bastava sentirlo per farmelo tornare di nuovo duro. Aveva il fiatone, ma era ancora in grado di baciarmi con passione. Ci ricomponemmo prima di uscire da quel posto buio e di ritornare dagli altri. Prima di andarmene, sentii il bisogno di abbracciarlo forte, come a volerlo ringraziare del piacere che mi aveva fatto provare. Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto. Ogni tanto mi baciava i capelli liscissimi in confronto ai suoi e sorrideva, come fanno i bambini, senza un motivo preciso. Glielo chiesi: “Perché ridi?”. “Sono felice. Tutto qui.” Rispose semplicemente, alzando le spalle. “Hai ottenuto quello che volevi. Almeno è stato degno delle tue aspettative?” domandai io con un sorriso. “Anche meglio” affermò, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi sulle labbra. Bravo, Louis. Avrei dovuto cambiare il mio soprannome in “Mani di fata”. “Ma ora torniamo dai tuoi amici. Ci avranno dati per dispersi!”. Risi e poi pensai un attimo a quanto sarebbe bello perdersi con lui. Raggiungemmo con passo svelto Zayn, Liam e Niall. Quest’ultimo si rabbuiò appena vide me ed Harry tornare tutti e due sorridenti ed entrò nella vettura. Lee e Zayn stavano fumando una sigaretta, che buttarono immediatamente. “Finalmente, piccioncini!” disse Zayn alzando le braccia “temevamo di avervi persi per sempre!” “Zayn! Lasciali stare! Vorrei vedere cosa faresti tu con la persona che ti piace!” intervenne allora Liam. Il moro fece uno sguardo molto eloquente e si ammutolì. Capii subito che i suoi pensieri volarono immediatamente su chi aveva appena terminato la frase. Entrammo in auto e partimmo. Io ed Harry ci tenemmo per mano per tutta la durata del viaggio, arrossendo come sue bambini ogni volta che uno dei due beccava l’altro a guardarlo. ::::::::::::::::::::::::::::::::::: Perdonatemi per questo capitolo cortissimo, ma volevo dedicare un unico capitolo alla conoscenza tra Hazza e gli altri! L'ho scritto di getto e spero vivamente di non aver commesso orrori di grammatica o ortografia! Spero anche che vi piaccia almeno un po'! Baci __hangover

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Eravamo io e Zayn nel cortile di casa mia. Lui aveva litigato di nuovo con i suoi per i soliti motivi: non era mai a casa e non studiava mai. Erano anni che Zayn Malik trovava rifugio in casa Tomlinson dopo le sfuriate dei genitori. Appena si fu calmato un attimo ed ebbe terminato di fumare la sua sigaretta, ne approfittai per chiedergli chiarimenti su una cosa che mi stava tormentando da quel pomeriggio. “Zay, c’è una cosa di te che ancora non mi convince” iniziai io. “Eh?” mi guardò lui con il sopracciglio alzato “di cosa stai parlando Lou?”. Non aveva capito dove volevo arrivare. E come dargli torto? Mi resi subito conto di essere stato fin troppo vago. “Parlo di Liam” e quando feci il suo nome, lui sgranò per un attimo gli occhi, come colpito da un’improvvisa pacca sulla testa. “E allora?” chiese lui, fingendo ancora di non aver afferrato. “Zay, dimmi la verità, lui ancora ti interessa. Anzi, non ha mai smesso di piacerti” gli esposi tutto con naturalezza, tipo i detective nei polizieschi che smascherano il delinquente di turno. La sua espressione mutò: abbassò lo sguardo e prese a muovere nervosamente la gamba. Rise, ma senza essere divertito, con il labbro inferiore tra i denti. “E sentiamo, Sherlock Holmes, da cosa l’avresti capito?” mi chiese sarcastico e senza guardarmi direttamente negli occhi. “Da come lo osservavi e da come gli parlavi. Cambiavi completamente tono di voce e gli occhi ti diventavano simili a quelli di un gatto che guarda la sua ciotola piena di croccantini!”. Si passò una mano sulla fronte e sbuffò. Ti avevo scoperto, Malik. Rimase in silenzio mentre non smetteva di agitarsi. “Da quando, Zay?” gli chiesi poi, curioso di sapere da quanto tempo andasse avanti quella situazione. Fece un respiro profondo e poi, finalmente, mi guardò negli occhi. “Da sabato sera. Quando ha portato a casa quello lì…John,Josh o come cazzo si chiama quello stronzo…” iniziò a parlare lui, senza nascondere un briciolo di ira per il ragazzo che aveva fatto sesso con Liam “…ho sentito una cosa allo stomaco…” continuò. “Ovvero?” gli domandai, cercando di farlo sfogare il più possibile. “Lou, come staresti se vedessi Harry baciare un altro?” mi fece lui. Fui scosso da un brivido: solo a pensare ad Harry, il mio Harry, avvinghiato tra le braccia di qualcun altro, mi sentii la rabbia ribollire come lava in un vulcano. “Una merda” riuscii semplicemente a dire. Capivo benissimo come si era sentito Zayn in quel momento e non potevo fare a meno di soffrire con lui. “Ecco. Dire che ci sono rimasto di merda è poco” commentò lui. In quel momento mi sembrò di parlare con un’altra persona. Lo Zayn Malik che conoscevo non avrebbe mai ammesso di stare male per un ragazzo. Eppure eccolo lì, con la testa tra le mani e la fragilità di un bambino, che aveva appena buttato fuori tutto quello che probabilmente per anni si era tenuto dentro. Mi ritornarono alla mente i momenti trascorsi insieme della nostra infanzia. Quante volte lo avevo aiutato a rialzarsi dopo che era caduto? Quanti cerotti avevo messo sulle sua ginocchia sbucciate? Quante parole di conforto gli avevo dato mentre piangeva? Ecco, se non avessi visto la barba scura sugli zigomi avrei detto che Zayn era ancora un ragazzino, piccolo e debole. Mi avvicinai a lui e gli misi un braccio attorno le spalle. Lui mi poggiò la fronte nello spazio tra il collo la mascella. Gli baciai la fronte e, come aveva fatto lui qualche sera prima, cercai le parole migliori per farlo tornare a credere in se stesso. “Adesso ascoltami Zayn. Domani stesso andrai da Liam e gli parlerai…”. Alzò all’improvviso il capo e mi guardò. Poi disse: “Spero che tu stia scherzando, Lou.” “Non sono mai stato più serio in tutta la mia vita.” “Lou, ma io non riesco a parlargli di questo…io,io…” sentii dalla sua voce che era sul punto di scoppiare a piangere. Lo strinsi ancora di più a me e gli accarezzai piano i capelli. “Tu cosa, Zay?” “Ho paura… è come se lui non mi meritasse. Gesù, già vedo lui ridermi in faccia se solo provassi a dichiararmi!”. Lo interruppi. Davvero non potevo sentire cose più assurde uscire dalla sua bocca. Mio Dio, è proprio vero che non si smette mai di imparare. Io che pensavo di essere una delle persone che più conosceva Zayn stavo invece capendo di non sapere nulla di lui. “Zayn, ma ti rendi conto delle stronzate che stai dicendo?” gli chiesi io semplicemente, nascondendo il fatto che il suo sfogo mi avesse turbato parecchio. “Liam non ti merita? Ma sei matto? Sei un ragazzo straordinario: sei bellissimo, spiritoso, intelligente, non ti manca nulla. E poi lui non ti riderebbe mai in faccia; non ne avrebbe motivo. Ti ricordi cosa mi dici sempre,eh? Chi non risica non rosica! Provaci!”. Non ero mai stato più convinto delle cose che gli stavo dicendo. Doveva farlo per sé e per Liam: in primo luogo perché Zayn meritava davvero di essere felice e poi perché, timido com’era, Lee non avrebbe mai e poi mai fatto un passo del genere, semmai ci fosse stato un interesse anche da parte sua. E secondo me, anche lui provava qualcosa o, perlomeno, iniziava a farlo. Fece un sospiro e poi, come animato da una nuova forza, disse: “Hai ragione Tommo. Organizziamo una festa, così si creerà l’occasione per parlargli faccia a faccia. La fortuna aiuta gli audaci!”. Ero orgoglioso di lui e di come avesse ripreso il controllo di se stesso così velocemente. Gli sorrisi e lo abbracciai forte. “Bene, bene, bene….e così stasera siamo in vena di proverbi,eh?”. Mi staccai subito dall’abbraccio con il mio amico per voltarmi e lanciare un’occhiata di puro disprezzo a mio fratello, Jimmy, che ci fissava con un ghigno appoggiato ad una colonna di legno che sosteneva il portico. “Per cosa organizzate questa festa, ragazzi? Il gay pride non è già passato?”. “Levati dai coglioni Jim” lo minacciai io stringendo le mani in pugno. “Altrimenti cosa fai, fratellino? Chiami un esercito di finocchi per venirmi a picchiare?” Feci un respiro profondo. Stavo per perdere le staffe. Sentii la mano di Zayn stringere la mia e poi mi disse: “Lascialo fottere Louis. Me ne vado.”. “Ma guarda come siete carini! Chi dei due lo prende?”. Stava davvero esagerando. Sentivo le gambe tremarmi, ma nonostante avrei voluto prendere un’arma e ucciderlo lì, nel bel mezzo del vicinato, mantenni la calma. Mi voltai di nuovo verso il mio amico e gli dissi: “Vai Zay. Ti prego, scusalo. Non sa quello che dice. Pensa a quello che ti ho detto!”. Attesi che Zayn svoltasse l’angolo prima di andare verso mio fratello che ancora sghignazzava come un idiota. Gli arrivai proprio di fronte e con tutto la forza che avevo nel ginocchio gli sferrai un calcio proprio nelle palle. Lo vidi inginocchiarsi a terra per il dolore. Non riuscì nemmeno a parlare, così lo feci io: “Questo lo sappiamo fare anche noi froci, stronzo”. Poi entrai in casa e salii nella mia camera. Mi misi nel letto con tutti i vestiti addosso. Ero troppo incazzato persino per togliermi gli indumenti. Guardai il cellulare. Due nuovi messaggi. Uno era di Liam e l’altro di Harry. Ovviamente, aprii prima quello di Harry: “Domani vado a farmi un tatuaggio. Mi accompagni?”. Wow, voleva me per imprimere un segno indelebile sulla sua pelle! “Va bene” digitai eccitato “chiamami domani per i dettagli.” Chissà cosa avrebbe fatto come tatuaggio. Sorrisi pensando a lui mentre si faceva scrivere il mio nome con l’inchiostro. “A domani Tommo” rispose subito “Notte Hazza” gli mandai io. Poco dopo, lessi anche il messaggio di Liam. Voleva sapere se avevo fatto gli esercizi di matematica. Gli dissi che non possedevo nemmeno un quaderno per quella materia e chiusi il telefono. Feci un sogno strano quella notte: ero in mezzo ad una rissa tra Harry e Niall, mentre Liam e Zayn pomiciavano senza aiutarmi a tenere quei due separati. Sperai con tutto me stesso che almeno la seconda parte si fosse avverata. “Dobbiamo assolutamente dare un party questo venerdì!” disse Zayn entusiasta a Liam e Niall. Io lo guardai con un sorriso di approvazione. “Adoro le feste! Porterai anche Harry,vero Lou?” disse Lee ridendo. Ed ecco di nuovo Niall che cambiò espressione appena sentì nominare Harry. Ecco, un’altra questione che dovevo chiarire. Prima che il biondo potesse dire qualcosa, gli dissi: “Posso parlarti un attimo. In privato.” Lui annuì e poi mi seguì lontano da Liam e Zayn. Eravamo appena usciti da scuola e come al solito davanti la St. Andrew c’era un casino assurdo. “Come fai a conoscere Harry? Non avevi detto che avevi solo sentito parlare di lui?” esordii io. “Uhm…lascia stare Lou.” Fece per andarsene, ma io lo strattonai e lo feci rimanere di fronte a me. “Niall! Esigo delle spiegazioni” . Sbuffò e poi iniziò a parlare rassegnato: “Ti ricordi di Charlie?” E come facevo a dimenticarmi di lui. Fu il primo grande amore di Niall. Rimasero insieme per quasi un anno, finchè Charlie lo tradì. Un momento. Iniziavo a capire perché Nialler non sopportava Hazza. Ma comunque gli intimai di andare avanti. “Bene. Ricorderai anche il motivo per cui ci siamo lasciati, allora.” Annuii, sconcertato nel notare che le congetture che stavo facendo probabilmente erano giuste. “ecco…” fece un sospiro. Evidentemente ancora il ricordo di quella storia gli faceva male. “Charlie mi tradì con Harry Styles.” Distolse lo sguardo, ma non fu abbastanza veloce da nascondere le lacrime che scendevano prepotenti dai suoi occhi azzurri. Bene, avevo visto due dei miei migliori amici piangere nel giro di poche ore. Un record. “Lui…mi ha portato via il mio Charlie. Non augurerei a nessuno quello che ha fatto passare a me, neppure al mio peggior nemico.” Continuò continuando a tenere il volto basso. “Nialler….” Ero seriamente a disagio. Non sapevo se dirgli un “mi dispiace” oppure un “grazie”. Ma fui sincero: “…non so davvero cosa dire.” “Non dire nulla, Lou” disse asciugandosi le lacrime “stai solo molto attento, ti prego. Ci tengo troppo a te.”. Povero Niall. Provai compassione per lui. Ora il suo comportamento mi sembrò più che giusto nei suoi confronti. Ma cazzo, doveva dirmi queste cose proprio quando stavo iniziando a fidarmi di lui? Beh, sono stato io ad insistere, lui non voleva dirmele. Ed ecco di nuovo che ricaddi nell’indecisione: la mia felicità o quella degli altri? Sarebbe stato meglio non costringere Niall a sopportare Harry per farmi contento? Una cosa era più che certa: i miei amici non li avrei sostituiti per niente e per nessuno. Abbracciai Niall e gli dissi: “puoi stare tranquillo Nialler.” Non gli avrei permesso di farmi soffrire, né tanto meno di far rivivere al mio amico quei momenti. Sorrise e poi aggiunse: “andiamo da loro, Tommo.” I miei problemi ancora non erano finiti. Da lì a qualche minuto avrei visto Harry. Lui ci avrebbe provato ed io quasi sicuramente ci sarei stato. E no, mio caro Styles: io non sono Charlie. Da oggi in poi non sarà tanto facile farmi cedere alle tue avances. :::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: Ok, anche questo capitolo è minuscolo, lo so. Però apprezzate il fatto che ve ne ho scritti due in un giorno :D È un capitolo che mi è servito per chiarire delle cose. Come potete notare il nostro caro pakistano è cotto perso per Leeyum e finalmente Nialler racconta dei suoi rancori con il riccio. Cosa accadrà poi? Scopritelo nelle prossime puntate :**** scusate per gli eventuali errori! ___hangover

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


“I can’t change”. Osservai compiaciuto la scritta che Harry si era appena fatto tatuare. Non poteva cambiare. E perché doveva? Nonostante le parole di Niall mi risuonassero ancora vivide nella mente, io lo vedevo sempre il ragazzo perfetto che avevo conosciuto quel giovedì sera. “Ti ha fatto tanto male?” chiesi apprensivo notando che la pelle candida attorno al tatuaggio stava diventando rossa.  “No, nemmeno un po’” rispose mostrandomi il polso con orgoglio, come se mi stesse facendo vedere una ferita che si era procurato in guerra. “Ma che uomo forte e coraggioso che sei, Harry Styles” ribattei io  con una nota di sarcasmo nella voce. Evidentemente se ne accorse, perché rise, anche senza essere davvero divertito. Guardò di sfuggita un piccolo spazio verde proprio vicino a noi, che risaltava in mezzo al grigio della strada e dei marciapiedi: notai il bagliore malizioso che per un attimo attraversò i suoi occhi smeraldo. “Adesso ti dimostrerò il mio coraggio, Lou” mentre pronunciava queste parole, mi prese con forza inaudita dai fianchi e mi buttò di peso sul prato che aveva visto pochi secondi prima. Sbattei forte la schiena ed il sedere contro l’erba umida. Ma era diventato matto? Non ebbi nemmeno il tempo di reagire che me lo trovai sopra, con un sorriso da bambino soddisfatto. E neppure seppi perché rimasi una buona manciata di secondi in silenzio, permettendogli di sottomettermi. Forse era perché morivo dall’imbarazzo causato dai passanti che ci guardavano ed indicavano come fossimo stati fenomeni da baraccone. Oppure perché la distanza così ravvicinata con quella meraviglia mi tolse tutte le parole di bocca. Così, senza aspettare un mio gesto, mi baciò sulle labbra. A quel punto non potei fare a meno di staccarmi, mio malgrado, dal contatto con la sua morbida bocca. Lui rise della mia faccia scandalizzata e senza muoversi dalla sua posizione, mi  osservò sgranare gli occhi e tentare di liberarmi dal suo peso. “Hazza, ma sei impazzito?” gli domandai sconvolto. Mi fissò un momento prima di rispondere: “No, sono solo molto coraggioso”. Poi finalmente si staccò da me e si sedette sulla superficie verde. In effetti, io non avrei avuto le palle di scaraventarlo per terra e di baciarlo, lì, in mezzo una strada pubblica. Non potei fare a meno di ammirarlo e di apprezzarlo per il suo gesto; ma non glielo diedi a vedere. Scossi il capo e dissi, con tono lamentoso: “Spero che quest’erba di merda non mi abbia rovinato i pantaloni”. Lui si voltò con tutto il corpo verso di me e mi mise una mano sul ginocchio. Sorrise e mi si avvicinò di nuovo in modo alquanto preoccupante. “Tra poco non ti serviranno…” lasciò la frase appena sussurrata in sospeso, come se avesse voluto farmi cogliere il senso ambiguo della sua affermazione. E l’avevo colto fin troppo bene. Dovevo fare appello a tutte le forze terrestri ed extraterrestri per non saltargli addosso. Pensai a Nialler e mi dissi che non volevo fare la sua stessa fine e neppure fargli rivivere quell’orribile periodo della sua vita. No, i miei indumenti se ne stavano al loro posto oggi.Gli allontanai la mano dalla mia gamba e risposi a mia volta: “Credo che oggi faccia troppo freddo per levarsi i pantaloni, non ti pare?”. Ridacchiò sommessamente ed affermò: “Si, ma ieri non sembrava che ti importasse tanto del clima.” Fui io quella volta a sogghignare: “Vedi, Harry, non tutti sono come te” mi alzai di scatto da terra e gli tesi una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. “io POSSO cambiare. E da ieri ad oggi ho cambiato tante di quelle idee che tu nemmeno immagini.” Mi guardò, sorpreso. Riconobbe che la mia dialettica lo aveva lasciato senza parole. Si posizionò di fronte a me, con un sorriso che ormai sembrava essere la sua espressione abituale quando stavamo insieme. Sentii delle gocce leggere d’acqua inumidirmi i capelli. Nello stesso momento, guardammo in cielo, come a cercare la causa di quell’imminente temporale. “Piove” annunciò Harry. “Si, Harreh. Lo vedo” gli risposi io, forse con tono un tantino freddo. Dovevo mantenere una certa distanza tra di noi. Dopotutto, lo conoscevo appena. “Si, ma dovevi pensarci anche ieri Louis” mi disse il mio cervello che fino a quel momento non si era degnato di farsi sentire. Sapevo di essermi lasciato condizionare dalle parole di Niall, però se in superficie apparivo distaccato quel giorno, dentro i miei sentimenti non erano cambiato. Stavo di nuovo recitando una parte e quella personalità fittizia stava prendendo il sopravvento su quella vera di Louis. Intanto, l’acqua iniziava a scendere sempre con più esistenza. Non potei fare a meno di indugiare sulle goccioline rimaste intrappolate tra i suoi ricci e le sue ciglia. Notai un altro meraviglioso dettaglio del suo sguardo: il colore dei suoi occhi era inspiegabilmente diventato grigio, come a rispecchiare le tonalità del cielo. Scrollò le spalle e poi disse con tono rassegnato, ma dannatamente tenero: “Ho capito che ho beccato la tua giornata no. Ma almeno in un bacio posso contarci?”. Gli sorrisi. Avanti Lou! Un bacio non si nega a nessuno!. Lo presi dal polso e con la stessa forza che usò lui poco prima lo costrinsi a seguirmi sotto il portico di un’abitazione lì vicina. Intanto il temporale imperversava violento sulla strada ormai deserta. Sperai con tutto me stesso che i proprietari non arrivassero all’improvviso. Lo scaraventai contro il duro legno della struttura e mi posizionai davanti a lui, impedendogli ogni movimento. Ti avevo in pugno, bello mio. Presi a baciargli piano il collo; lo avrei fatto soffrire ancora di più. Risalii sempre in modo terribilmente lento verso la mascella. Lui cercava febbrilmente un contatto con le mie labbra; muoveva il capo cercando di divincolarsi dalle mie mani che lo tenevano fermo. Stava capendo cosa voleva dire essere immobilizzati contro il proprio volere. Gli misi due dita sulla bocca, per fargli capire che non era ancora il momento per le nostre lingue di incontrarsi. Intanto che continuavo a baciargli le guancie e quelle meravigliose fossette, avvertii un dolore alla pelle poggiata sulle labbra di Harry. Quel bastardo mi aveva morso in segno di protesta. Lo guardai un attimo con gli occhi sgranati. “Oops” disse con l’aria da finto pentito “scusami, non l’ho fatto apposta. Rimedierò immediatamente”. Quello che fece dopo mi lasciò ancora più sorpreso ed eccitato. Mi diede un bacio sulla parte dolorante per poi leccarla nel modo più sporco che avessi mai visto. Mentre faceva tutto ciò non mi staccava lo sguardo malizioso di dosso. E la cosa mi rendeva il cazzo dolorosamente duro. Doveva davvero smetterla, altrimenti non avrei più risposto delle mie azioni. In quel periodo in cui ero facilmente soggetto a cadere in tentazioni vedere la personificazione del sesso succhiarmi le dita in modo così indecente non mi aiutava affatto. Lo tirai ancora più vicino a me, stando bene attento a non fargli avvertire la protuberanza in mezzo le mie gambe. Non potevo certo dargli questa soddisfazione! Fu allora che lui decise di smettere di leccarmi i polpastrelli. Per evitare che riprendesse o che facesse qualcosa che avrebbe peggiorato ancor di più la situazione, lo baciai. Sentii la sua bocca morbida aprirsi in un sorriso vittorioso sotto la mia: avevi trionfato, Styles. E per l’ennesima volta sentii le mie narici avvolte dal suo profumo, questa volta misto all’odore della terra umida di pioggia, le sue mani sul mio collo che stringevano la pelle bagnata con forza, quasi come se si trattasse di un trofeo ed il suo cuore battere veloce, a ritmo con il mio. Non riuscivo a pensare ad altro se non a lui, nudo, davanti ai miei occhi. Fantasticai mentre le nostre lingue danzavano con voracità su quanto sarebbe stato bello vedere il suo corpo meraviglioso sussultare ad ogni mio tocco, ad ogni mio bacio, ad ogni mio soffio. Nelle mie orecchie riecheggiarono i suoi gemiti strozzati di ieri e per un attimo riuscii a sentire il calore del suo sperma nelle mani. Quel ragazzo aveva tirato fuori una parte di Louis Tomlinson che pensavo fosse inesistente. Era cambiato tanto dalla prima volta che lo baciai. Se prima volevo che quel momento non finisse mai, dopo un po’ mi accorsi che desideravo più di ogni altra cosa che il bacio terminasse per diventare qualcos’altro, più sporco e meno casto di un bacio. Mio Dio, stavo facendo dei discorsi da arrapato cronico. Ma in fondo, non era così?
 
Camminavo da almeno mezz’ora, bagnato fradicio, per le strade avvolte nella penombra di Londra. Da quando io ed Harry eravamo insieme quel pomeriggio, il temporale non aveva dato tregua. Mi resi di non aver portato nemmeno un fottuttissimo ombrello ed il cappuccio della felpa si era inzuppato irreversibilmente. Harry se n’era andato da un bel po’ ed io come un coglione avevo rifiutato l’offerta di farmi dare uno strappo fino a casa da sua sorella. Mi tastai le tasche per cercare di racimolare qualche spicciolo per un biglietto del pullman o della metro: niente da fare. Avevo speso tutto a sigarette. Porca puttana. Mandai un SMS a mia madre per avvertirla che avrei fatto tardi per cena. Dopo cercai in tutti i modi di contattare Liam, ma quell’idiota aveva il cellulare perennemente occupato. Ero sull’orlo di una crisi isterica. Era  troppo tardi e non potevo rifugiarmi neppure in un negozio fin quando la pioggia non fosse cessata. Continuai a camminare in preda al panico. Giunsi in un quartiere circondato da case che sembravano appartenere a famiglie per bene. Lessi su un cartello proprio all’inizio della strada. “Shepherd’s Bush” diceva. All’improvviso ebbi un lampo di genio. Ma, si cazzo! Quello era il quartiere dove viveva Zayn! Fui pervaso da un’ondata di euforia, che mi portò a percorrere i circa dieci metri di rettilineo per arrivare all’abitazione del mio migliore amico. La casa era bianca, come almeno altre cento in quel posto. Ma la sua si distingueva dalle biciclette rosa confetto delle sue sorelle parcheggiate in giardino. Pregai il cielo che fosse dentro. Bussai ripetutamente il campanello, finchè l’alta figura mora mi venne ad aprire. “Tommo! Ma che cazzo hai fatto?” mi domandò sgranando gli occhi. Era vestito con una maglietta a mezze maniche ed il pantalone largo di una tuta: mi chiesi come non stesse morendo di freddo. “Lascia stare, Zay.” Gli risposi secco e poi entrai in casa, senza aspettare un invito: con Zayn potevo permettermelo. “Sei solo?” chiesi non sentendo le urla delle due ragazzine che vivevano con lui. “Fino a cinque secondi fa lo ero! Ma chiedere un passaggio ti risultava troppo complicato?” chiese senza conoscere le varie peripezie che affrontai durante il mio percorso. “Ho cercato di telefonare quel coglione di Liam, ma aveva il cellulare occupato!” ribattei, gettando ad un lato della stanza lo zaino zuppo d’acqua. Non osai neppure immaginare in che stato avrei trovato le sigarette ed i libri. Appena nominai Liam, Zayn ebbe come una fulminazione.
“Ehi, il “coglione” stava parlando con me!” mi attaccò il moro. Di colpo, dimenticai tutti i rancori e le bestemmie che gli avevo mandato in quel lasso di tempo, troppo felice del fatto che lui e Zayn si erano sentiti.
“Davvero? E di cosa avete parlato?” gli chiesi con un sorriso.
“Oh, di tante cose…ma principalmente di sesso” affermò lui con semplicità, come se l’argomento da loro trattato fosse alla pari di una ricetta di cucina.
“Di sesso? Ma sesso in che senso,scusa?”. Davvero, non capivo cosa avessero avuto tanto da dirsi a riguardo.
Sospirò e si passò una mano sulla fronte: “Hai presente quando due persone provano verso di loro un irrefrenabile attrazione? Ecco, a quel punto faranno una cosa molto bella, conosciuta come sesso” mi disse, con il tono di chi spiega ad un idiota che due più due fa quattro.
“So che cos’è il sesso, Zayn!” ribattei.
Poi lui fece un altro profondo respiro e prese l’aria sognante. “Solo a sentirlo parlare di quelle cose così sporche mi era diventato duro…”. Come disse quelle cose, i miei pensieri volarono su Harry. Chissà se era tornato a casa. Dopo gli avrei senz’altro inviato un messaggio per assicurarmi che fosse tutto ok. Per ora volevo solo togliermi quei vestiti fradici di dosso. Di colpo, Zayn sembrò tornare sul pianeta terra e, come risvegliatosi da un dolce sonno, mi disse: “Andiamo. Ti accompagno di sopra a cambiarti prima che ti venga una polmonite!” con un sorriso apprensivo. Lo seguii nella sua stanza, maniacalmente arredata. “I vestiti sai dove sono. Lascia qui quelli bagnati. Appena si asciugano te li riporto!” continuò poi lui, con tono disponibile. Fece per andarsene dalla camera, quando io lo feci voltare. “Zay, mi aiuti?”. La zip della felpa si era bloccata e non riuscivo proprio a togliermi l’indumento con le mani tremanti per il freddo che iniziava a farsi sentire. Ritornò verso di me e riuscì a risolvere il mio piccolo intoppo. Una cosa molto strana catturò la mia attenzione; nell’abbassare la lampo, aveva indugiato con la mano nel punto più vicino al cavallo dei miei pantaloni. Si accorse della mia osservazione e mi fissò. La cosa più bella nella stanza erano i suoi occhi in quel momento: il marrone delle sue iridi era reso ancora più attraente da un bagliore eccitato e malizioso. Ricambiai l’occhiata con uguale intensità. Erano anni che lo conoscevo e sapevo bene come interpretare i suoi sguardi: ero consapevole persino del significato che voleva dare alla sua lingua, passata sul labbro inferiore, e alla sua mano, ancora pericolosamente vicina alla mia nascente erezione. Gli misi una mano sul collo caldo e perfetto. Quant’era bello. Mi avvicinai alla sua bocca socchiusa e sentii una stretta allo stomaco. Ma cosa stavo facendo? Stavo di nuovo ricadendo nello stesso errore. Un momento. Chi dice che tutto ciò sia un maledetto errore? Nessuno, a parte la mia coscienza che era tornata a farsi risentire dopo ore intere di silenzio. Quella maledetta vocina non mi permetteva mai di sciogliermi completamente. La ignorai del tutto, seguendo solo l’istinto che mi diceva di baciare Zayn, il mio migliore amico. Non volevo perdermi neppure una virgola di quello spettacolo; i miei occhi saettavano dai suoi occhi alle sue labbra e viceversa. Il guardarlo semplicemente non mi bastava più: lo baciai quasi con violenza e lui rispose al bacio con altrettanta passione. Poi si staccò e mentre lo faceva mi succhiò leggermente il labbro. Mi sbottonò il pantalone ed abbassò la cerniera, piano. “Forse hai bisogno d’aiuto anche con questi…” sussurò.
 
POV Zayn:
Sentivo la sua erezione dapprima lieve diventare sempre più prepotente. Lo guardai negli occhi e capii che volevamo entrambi la stessa cosa. Io volevo lui. Lui voleva me. Era una cosa reciprocamente perversa. La voglia di sentirlo gemere e fremere ad ogni spinta del mio bacino si impadronì di me all’improvviso; non era nulla di programmato. Adoravo proprio per questo le cose che succedevano tra me e Lou: non ci mettevamo mai d’accordo e lasciavamo che i nostri corpi facessero tutto al posto nostro. Lui, mi rendevo conto, ci metteva un po’ più di tempo  prima di lasciarsi andare. Ma io non mi facevo tutti quei problemi: ero sempre stato sfacciato. E lo sarei stato anche quella volta. Avrei ottenuto ciò che volevo. Si lanciò nuovamente in un contatto con le mie labbra. Lo baciai ancora e ancora fino a separarmi e a dedicarmi al suo collo. Dio quant’era cresciuto: chi avrebbe mai detto che il ragazzino timido e silenzioso che conobbi tanti anni fa si sarebbe trovato davanti a me, con il cazzo duro e le labbra che sembravano supplicarmi di leccarle? Sentii sulla sua pelle umida un profumo diverso dal suo. Capii immediatamente che si trattava di quello di Harry. Per un attimo mi sentii in colpa nei suoi confronti. Ma poi i mugugni di Louis mi fecero subito cambiare idea a riguardo. Gli tolsi la maglietta che era appiccicata al suo petto: anche quello stava diventando molto più virile e scolpito. Scesi verso i capezzoli e presi a stuzzicarglieli con la lingua. Avevo il suo cuore premuto contro la fronte; batteva fortissimo. Scesi sempre di più fino ad inginocchiarmi sul pavimento. Mi mise una mano sulla testa, come per incoraggiarmi ad andare avanti. E non me lo feci ribadire due volte. Gli liberai l’erezione dallo stretto cotone dei boxer e mossi la mano piano, disegnando dei piccoli semicerchi per tutta la lunghezza. Intanto gli morsi l’interno della gamba: sapevo che adorava quando un ragazzo gli dava questi tipi di attenzioni. Gemeva sommessamente e.mi fissava, come in attesa della mia prossima mossa. Volevo fargli desiderare fino all’esasperazione ogni mio movimento, ogni mio gesto, ogni mia azione. La mia lingua assaporava la pelle delicata della sua gamba. Con una mano mi tenevo saldamente ad un suo fianco e con l’altra tastavo avidamente il suo sedere. Perfetto come il resto del corpo, nulla da dire. Poi, con un gesto secco della mia mano gli feci capire di divaricarsi un pochino, così che avrei potuto comodamente leccargli il membro. Capì le mie intenzioni e mi assecondò con un sorriso, come se stesse pregustando il piacere che di lì a poco gli sarebbe spettato. Iniziai a passare la punta della lingua alla base per poi risalire e prenderlo completamente in bocca. Succhiai prima piano, assaporando ogni millimetro della sua calda lunghezza, per poi andare avanti sempre più deciso. Sentivo il suo corpo esile scosso da brividi violenti e decisi di velocizzarmi ulteriormente. La mia erezione, nel frattempo, protestava anch’essa dalla angusta stoffa del mio intimo. Misi una mano nella tuta e presi a masturbarmi, con un gemito liberatorio. Come avrei voluto che al posto della mia mano ci fosse stata quella di Liam a darmi piacere. Ma non si può avere tutto.
 Mi accorsi che Louis era quasi arrivato al limite quando spostò con decisone la mia testa lontano dal suo membro. Teneva la testa riversa all’indietro, mettendo in evidenza il suo collo. Tolsi anche la mia maglietta, sentendo una forte sensazione di calore propagarsi in tutto il corpo causata da quella visione. Lo baciai di nuovo, per fargli sentire il suo stesso sapore. Poi fu lui ad abbassarmi i pantaloni e sempre continuando a tenere unite le nostre bocche mi fece sedere sul letto. Si posizionò in piedi, davanti a me e prese a darmi una scia di baci sul petto. Mi strinse il membro tra le mani e iniziò a masturbarmi velocemente. Era bravissimo. Glielo dissi: “Bravo, Lou”. Furono le sole parole che riuscii ad articolare con il cervello annebbiato dal piacere. Non ne potevo più di preliminari: volevo entrare dentro di lui e fargli avvertire tutta la mia eccitazione. Lo feci stendere sul letto ed io prontamente gli andai sopra. Lo baciai nuovamente e poi gli misi due dita in bocca; lui le leccò come se non aspettasse altro. Iniziai a penetrarlo prima con un dito e quando fu pronto inserii anche l’altro. Alzava i fianchi per assecondare i miei movimenti della mano e nello stesso tempo si accarezzava il membro ritmicamente.
“Sei pronto?” gli domandai. Annuì eccitato. Bene, Malik, è il tuo momento: fagli vedere come scopano i veri uomini. Mi sputai sulla mano e mi lubrificai con la mia stessa saliva, in modo da rendere l’entrata meno dolorosa possibile. Lo penetrai con un unico colpo. Trasalì solo in quell’istante e quel grido soffocato di dolore si trasformò subito dopo in un gemito di piacere. Ci muovevamo insieme e la stanza si riempì dei nostri respiri affannosi e carichi di godimento. “Ti piace?” gli chiesi. Lui fece cenno di sì con il capo, evidentemente troppo concentrato sul mio e sul suo corpo. Gli leccavo i mento e gli lasciavo baci lungo tutto il collo. Continuai ad aumentare le spinte, finchè non riconobbi lo stato di temporaneo stand-by del cervello che si ha durante l’orgasmo. Uscii frettolosamente da lui e venni copiosamente sul suo ventre. Poco dopo, grazie al mio stimolo, raggiunse anche lui il piacere. Mi accasciai accanto a lui, che mi poggiò la testa sul petto sudato. Lo abbracciai e gli lasciai un bacio leggero sui capelli spettinati. Stavo bene e non volevo pensare a come l’avremmo presa l’indomani.
 
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Ok, gioie mie, ho due note da fare:
1-    È la mia prima scena di sesso. Lo so, non è un granchè, ma non ho mai scritto nulla del genere e spero tanto che non sia un disastro!
2-    Ho sperimentato il POV di Zayn e non so cosa ne sia uscito fuori! Ditemelo un po’ voi xD
Ho cercato di accontentare chi mi ha chiesto la scena Zouis e…beh, eccola qui! I nostri ragazzi hanno ceduto alle loro debolezze alla fine!
Alla prossima! __hangover
Ah, e perdonatemi per l'eventuale mancanza di spazi, ma con questo HTML non ci capisco tanto!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 Erano le nove meno venti di sera. Aveva smesso di piovere già da un’oretta buona. I miei passi risuonavano pesanti sulla strada bagnata. Mi avviavo avvolto da un assurdo silenzio verso la stazione della metropolitana; Zayn aveva insistito affinchè prendessi da lui i soldi per il biglietto. Mi sentivo una puttana. Avevamo fatto sesso e poi aveva preteso anche di pagarmi il passaggio a casa. Si, mi sentivo davvero una puttana. Sentii la necessità di lavarmi immediatamente, come se il getto di una doccia avesse levato dalla mia pelle il suo profumo, i segni dei morsi che mi aveva lasciato sul collo, le immagini del suo membro tra le mie gambe. Ebbi un brivido. Che cosa avevo fatto?. Tutti i ripensamenti iniziarono ad affiorare nitidi nella mia mente. Non credevo di arrivare a tanto. Tutta colpa di Harry Styles, ecco. Se lui non mi avesse provocato tanto in quei giorni, tutto ciò non sarebbe mai successo. Ma forse in parte era anche causa mia se ero finito in quel casino; se avessimo scopato subito, appena conosciuti, se ci fossi stato come tutte le persone normali, bè avrei sicuramente un problema in meno. E invece no! Non dovevo cedere, non potevo cadere vittima delle sue parole accattivanti e dei suoi atteggiamenti seducenti! Maledizione a te ed al tuo finto perbenismo, Louis.
La felpa di Zayn che avevo addosso mi ricadeva sulle spalle, molto più piccole rispetto alle sue. Il solo pensiero che quell’indumento fosse stato a contatto con la sua pelle mi fece stare anche peggio. Cercai di distrarmi, di rivolgere la mia attenzione altrove. Provai a trovare interessanti le auto che passavano ininterrotte sull’asfalto. Tutto inutile. Persino tenermi le mani nelle tasche dei suoi pantaloni mi faceva sentire dannatamente sporco. Arrivai alla stazione di Shepherd’s Bush non molto affollata. Bene, il contatto fisico con altre persone mi faceva sentire enormemente a disagio. Attesi qualche secondo prima che il mio treno arrivasse. Sul vagone c’eravamo solo io, una donna dall’aria stanca ed una coppia di vecchie signore che discutevano sugli sconti al supermercato. Presi posto vicino la porta d’uscita: l’idea di sgattaiolare subito fuori dal mezzo mi rilassava un pochino da quello stato d’ansia. Cercai il cellulare e lo trovai, iniziandolo a fissare per non incrociare gli sguardi dei presenti. Un messaggio ed una chiamata persa. Mia madre mi aveva telefonato, ma la cosa non mi interessava più di tanto in quel momento. Messaggio di Harry.
“Sei ancora in giro?” recitava. Risaliva ad almeno due ore prima. Non gli risposi perché ero impegnato con Zayn. Mi sentii come un pugno allo stomaco quando lessi l’orario in cui l’SMS fu inviato: 7.12 am c’era scritto sullo schermo. Il senso di colpa attanagliò di nuovo il mio petto. Magari mentre lui si stava davvero preoccupando per me, io ero al caldo a farmi fare un pompino. Dio mio, ma perché tutto questo doveva capitare a me?. Non gli risposi, dicendomi che lo avrei chiamato. Mi sarei inventato qualcosa per giustificare il mio prolungato silenzio.
La mia fermata arrivò qualche minuto dopo. Raccolsi le mie cose ed uscii dalla silenziosa stazione. Giunsi a casa e salii nella mia stanza, senza dare adito alle domande preoccupate di mia madre quasi in lacrime. Sbattei la porta alle mie spalle; non avevo fame, sete o sonno. Volevo solamente togliermi quei maledetti vestiti di dosso e chiamare Harry. E così feci. Ripiegai ordinatamente gli indumenti e glieli poggiai su una sedia. Ero rimasto in mutande e mi guardai allo specchio, rimanendo disgustato da quel corpo che era stato protagonista della mia più perversa follia. Non riuscii a sopportare quella vista a lungo: indossai la prima cosa che trovai e mi buttai sul letto, nel buio più completo. L’unica fonte di luce era quella data dal display del mio cellulare. Stavo scorrendo tutte le voci della rubrica, fin quando non trovai quella che mi interessava.
“Lou?” rispose Harry dopo parecchi squilli. Capii il perché di quell’attesa sentendo i rumori che facevano da sottofondo alla sua voce. Era in un posto molto affollato, evidentemente. Sperai vivamente che se ci fossero stati degli uomini con lui, questi sarebbero stati tutti etero.
“Ehi Harreh!” lo salutai fingendo in modo alquanto palese entusiasmo “Scusa se non ho risposto al messaggio ma non ho proprio sentito il telefono!”. Non seppi cosa inventare di più credibile. Lui parve comunque crederci.
“Non fa niente. L’importante è che tu abbia trovato un posto dove stare!”. E la avevo trovato, purtroppo.
“Si, infatti! E tu adesso dove sei?” sviai il discorso perché davvero non ero in grado di ripercorrere mentalmente quello che era successo quel dannato pomeriggio.
“Sono con degli amici in un locale.”
Aveva detto locale? Che tipo di locale? E chi erano questi amici?. Ok, Lou, calmati. Non dovevo farmi prendere dalla mia solita gelosia. Anche perché se mi fossi infuriato con lui se fosse finito a letto con qualcuno, sarei stato davvero un fottutissimo ipocrita. Ma comunque Harry non era legato a me da una relazione; era libero di farsi chi voleva. Io però speravo ardentemente che quella sera fosse rimasto calmo in un angolino, senza provarci con tutti.
“Spero che ti stia divertendo.” Che cazzo, non potevo dirlo in modo più glaciale. Meno male che avevo appena detto a me stesso di fingere di non essere geloso! Mi ero tradito con le mie stesse parole.
“Beh, mi sarei divertito di più se tu fossi stato qui con me” rispose lui, lasciandomi sorpreso. Era stato così carino con me che mi fece pesare ancora di più il fatto di essere stato con Zayn. Decisi di chiudere la conversazione. Prima però gli dissi: “Non pensare a me. Ubriacati e divertiti, Hazza!”. Si fece una risata e poi mi salutò con un: “Sarà difficile, Lou, ma ci proverò. Buonanotte!”
 
 
Quella mattina non avevo molta voglia di parlare. Misuravo con passi pesanti e lenti il viale per arrivare a scuola, mentre un entusiasta Liam mi stava raccontando dell’episodio di un telefilm che il giorno prima, per ovvi motivi, non guardai.
“Lou, non posso credere che tu l’abbia perso!” ripeteva sconvolto ogni volta che terminava una frase.
“Te l’ho detto, Lee: ieri ero stanco morto” gli risposi io. Evitavo di guardarlo negli occhi, di parlare con lui per più di tre secondi, di stargli troppo vicino. Temevo che qualsiasi mia mossa potesse essere sbagliata e che avesse fatto conoscere  al mio amico tutta la verità. Non volevo coinvolgere anche lui in quel casino: dovevano sbrigarsela i diritti interessati. Uno dei due, però, non si era ancora fatto vivo. Arrivammo davanti all’entrata dell’istituto: stesse facce, stesse parole, stessi gesti. Quella mattina mi sentivo gli occhi di tutti addosso, come se fossero a conoscenza che Louis Tomlinson era andato a letto con Zayn Malik. Ero così paranoico che sentivo persone nominare il mio nome accostando ad esso insulti.
Poco dopo mi accorsi che alle mie spalle c’era davvero qualcuno che mi stava chiamando. Mi voltai e c’erano Zayn e Niall, spettinati e con le camicie fuori dai pantaloni delle divise. Avevano l’aria di chi aveva fatto una lunga corsa.
“Buongiorno” soffiò Niall con il fiatone. Io e Liam ricambiammo il saluto con un sorriso. Zayn, invece, abbracciò Liam e a me disse, con un ghigno: “ciao Lou”. Mi guardò dritto negli occhi solo per qualche secondo. Io fissai subito il pavimento: il suo sguardo sicuro e sfacciato era lo stesso che aveva ieri sera mentre mi guardava ansimare sotto di lui. Non sembrava provare nemmeno metà dell’imbarazzo che invece sentivo io: era così dannatamente tranquillo da farmi venire i nervi. Feci un profondo respiro per scaricare tutta l’ansia, mentre lui conversava con Niall e Liam come se nulla fosse. Ero troppo codardo per parlargli in quel preciso momento.
La campanella di ingresso suonò, come sempre, alle nove in punto. Entrammo in classe disordinatamente, come le pecore che rientrano in un ovile. Io andai ad occupare l’ultimo banco a sinistra: quella mattina come non mai avevo voglia di essere ignorato da professori e alunni. Lasciai il mio zaino sul tavolo e osservai Niall che si faceva strada tra i nostri compagni di corso per venire a sedere vicino a me. Gli rivolsi un sorriso, ma poi vidi lui voltarsi ad ascoltare Zayn che gli sussurrava qualcosa nell’orecchio. Cosa gli stava dicendo? Sperai con tutto me stesso che gli stesse chiedendo di cedergli il posto. Ma quando Niall cambiò direzione, capii che la mia paura si era avverata. Il moro si lasciò cadere sulla sedia vuota vicino a me, buttando la sua borsa con i libri per terra. Non potei fare a meno di notare che sul suo collo lievemente coperto dalla barba c’era un segno dei tanti morsi che gli avevo lasciato ieri. Continuai a guardarlo mentre prendeva una matita ed un foglio per prendere appunti; non riuscivo ancora a capacitarmi che quello era il mio migliore amico e che io ci avevo anche fatto sesso. Mi ripetevo nella mente che dovevo raccogliere tutto il coraggio che avevo e parlagli. E cosa avrei dovuto dirgli, poi? Che era stato tutto un fottutissimo errore? No, non lo era. Sbagliare un verbo o il risultato di un’equazione, quelli sono errori. Il mio corpo lo voleva. Ed il mio cuore lo voleva anche? In quei momenti io sentivo solo dei battiti indistinti alternarsi ai gemiti e ai respiri affannosi. Persino il mio organo vitale non si rendeva conto di che cosa stava accadendo: era lì, a pompare il sangue nelle vene, mentre l’eccitazione saliva alle stelle. Forse avrei dovuto iniziare con un semplice: “Zayn, scusami per ieri”. No. Non dovevo scusarmi proprio di nulla. A lui sembrava essere piaciuto. Non sapevo che dire. Temevo di fare la figura del coglione. Aspettai allora che fosse lui a parlare. Anche se ci avrebbe messo delle ore, non mi importava.
“Lou?” mi chiamò all’improvviso.
“Si?”
“Sai perché ho chiesto a Nialler di farmi mettere qui. Saltiamo tutte le frasi fatte e tutte quelle stronzate che si dicono in queste situazioni. È successo. È stato fantastico. Ma spero solamente che tutto ciò che è successo non comprometta la nostra amicizia. Io ti adoro, Louis Tomlinson, e non smetterò mai e poi mai di farlo. Continuiamo con la nostra vita, senza ripensare a quello che è abbiamo fatto.” Disse tutto d’un fiato, come se avesse fretta di terminare il concetto. Non aveva idea di che peso mi avesse tolto. Aveva perfettamente ragione. Il sesso non poteva influenzare il nostro splendido rapporto. Niente poteva farlo.
Gli sorrisi e poi gli domandai, a metà tra il curioso e l’ironico: “Davvero pensi che sia stato fantastico?”
“Puoi scommetterci. Hai un sedere che fa paura, Tomlinson.” Rispose ammiccando.
Risi divertito e poi gli diedi una pacca amichevole sulla gamba. Bè,in fatto di sedere, nemmeno lui ci scherzava.
 
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Sono tornata! Spero che questo capitolo non sia molto noioso! Comunque, giudicate voi :D
Volevo ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia ff tra le storie seguite e preferite Jdavvero, non avrei mai pensato che ci fosse qualcuno che apprezzasse tutte le cretinate che scrivo xD mi state facendo davvero credere in me stessa!
Grazie mille e alla prossima
Baci ___hangover.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


“Non rompere i coglioni Nialler! La musica la scelgo io e non voglio assolutamente sentire latrare Justin Bieber per tutta la sera!” protestò Zayn scorrendo con il mouse la possibile playlist per la festa del giorno dopo. Merda, era già giovedì e non avevamo fatto ancora nulla.  Per fortuna Liam aveva già convinto i suoi genitori a “levarsi dalle palle per il week-end”, come ci aveva detto la mattina a scuola. Eravamo io, Lee, Niall, Zayn ed Harry a casa Payne, tutti e cinque seduti intorno ad un tavolo con carte, penne e computer ad organizzare il festino. Harry era stato davvero gentile ad aiutarci con i preparativi: si era offerto di dirlo a qualche suo conoscente, per fare numero.
“Dovete dirmi se gli invitati li volete tutti gay o anche qualche etero” stava dicendo a bassa voce con tono serio, come se si fosse trattato di una scelta di fondamentale importanza.
Niall non aveva perso la sua diffidenza nei suoi confronti. E non l’avrebbe mai fatto. Se ne stava seduto sulla sua sedia, parlando poco e rispondendo solo a monosillabi.
Liam e Zayn invece sembravano andare molto d’accordo con Hazza. Ed anche lui pareva apprezzare la loro compagnia.
“Forse dovremmo dirlo anche a qualche ragazza. Sai, per non destare alcun sospetto” disse Liam, serio. Zayn allora si voltò verso di lui con un’espressione strana, come se fosse infuriato e cercasse di mantenere la calma. Mio Dio, Zayn, stavi diventando geloso delle eventuali ragazze che Liam voleva invitare?
“Liam ha ragione. Io posso dirlo a qualche mia compagna di corso!” esclamò Harry. “Ed io farò lo stesso” aggiunsi  scrivendo su un foglio a righe i nomi di alcune ragazze.
“Non dimenticare di invitare Leah Millard, Tommo!” ridacchiò Liam.
“Devo proprio dirglielo a quella?” chiesi io, contrariato. Mi sarebbe rimasta appiccicata tutta la sera. Ed io non potevo stare come avrei voluto con Hazza.
“Chi è questa?” domandò Harry passando lo sguardo da me a Liam.
“Una troia. Ci prova con me dal primo anno” gli spiegai con semplicità
“E non ha il sospetto che tu…beh… che non ti piacciano le ragazze?”
“No” intervenne Zayn “credimi, Harry, è talmente puttana da non accorgersi nemmeno che a Louis piace il ca…”.
La frase di Zayn fu interrotta dallo sguardo eloquente di Liam, che lo avvertiva dell’imminente ingresso della madre in cucina.
“Cosa piace a Louis?” fece la signora Payne entrando nella stanza con le mani sporche di terriccio: evidentemente si stava dedicando al giardinaggio.
“Ehm…il calcio. Zayn diceva che a Lou piace tantissimo il calcio.” Intervenne Liam mentre la mamma si lavava le mani sotto il getto potente dell’acqua. Harry e Zayn stava ridendo con il viso coperto dalle mani, Liam era arrossito violentemente e Niall si mordeva il labbro per cercare di trattenere un sorriso. Io, dopo aver tirato un calcio ad Hazza per farlo smettere, rivolsi un cenno di gratitudine a Lee che mi fu ricambiato con un sorriso.
“Se avete bisogno di me, sono in giardino” disse la signora, avviandosi verso l’esterno.
“Grazie, signora Payne!” trillammo in coro come i ragazzini delle elementari che salutano la maestra. Guardai la figura bionda allontanarsi da noi e mi rimisi a scribacchiare.
 
Harry:
Casa di Liam era davvero bella per trovarsi in un quartiere come Camden. Insomma, si vedeva che la donna che aveva appena lasciato la stanza dove eravamo aveva ottimo gusto nell’arredare. Mi guardai intorno, questa volta non più interessato all’abitazione. I miei occhi cercavano quelli azzurri di Louis. Eccoli lì, bassi e concentrati, che guizzavano da un lato all’altro del foglio dove Lou stava scrivendo dei nomi. Alzò la testa con aria assorta e si rese conto che lo stavo osservando; allora le sue iridi splendenti si incrociarono un attimo con le mie. Sorrise, mentre una punta di rosso imbarazzo colorava le sue guance. Aveva di nuovo abbassato il capo e si era di immerso nella scrittura.
 Lui doveva considerarsi davvero un ragazzo fortunato: non a tutti dedicavo una settimana di attenzione. Anzi, non l’avevo mai fatto con nessuno. Dovevo ammettere che era uno dei pochissimi che non mi ero portato al letto appena conosciuti. E dovevo anche dire che gli altri due o tre che fecero una cosa del genere sono stati debitamente mandati a quel paese dal sottoscritto. Lui no. Il fortunato Louis non aveva fatto questa fine. Lui non era come gli altri ragazzi, questo era più che evidente. Ma non sapevo esattamente nemmeno io il perché continuasse ad intrigarmi in questo modo. In un modo o nell’altro era sempre stato lui a provocarmi ed io, come un coglione, cedevo sistematicamente. Lo ammiravo ancora di più perché era riuscito dove gli altri avevano sempre fallito. Io, Harry Styles, assiduo frequentatore dei club gay più famosi di Londra, sono sempre stato il tipico omosessuale che adora i rapporti promiscui. Mai avuto un ragazzo per più di una notte. Mai baciato durante una scopata. Mai lasciato il mio numero di telefono. Mai andato oltre i dieci minuti di conoscenza con un ragazzo. Mai detto qualcosa di dolce pensandola davvero.
E adesso? Bè, adesso l’Harry Styles di sempre aveva iniziato una lunga metamorfosi. Con Louis stavo facendo l’esatto contrario di come ero solito fare; stavo andando contro la mia etica e la mia morale. Non sapevo se essere infuriato con me stesso per quello che stavo pensando o se gioirne. In realtà, non sapevo più nulla. Mi bastava guardarlo sorridere per vedere tutte le certezze costruite negli anni crollare rovinosamente. Era come se i numerosi mattoncini che componevano il muro tra l’Harry stronzo di sempre ed il nuovo Harry stessero piano piano cadendo in frammenti, lasciando al loro posto un vuoto che solo Louis poteva colmare. Mi sentivo in imbarazzo con me stesso ogni volta che mi ripetevo questi discorsi; era come misconoscersi, fingersi diversi da quelli che si è stati da una vita. E tutto ciò era causato dal ragazzo dagli occhi celesti seduto al mio fianco. Incredibile: una sola persona, una sola comune persona era capace di creare tanto caos nella mente di un’altra. Ed il bello stava nel fatto che lui nemmeno sembrava rendersene conto. Continuava imperterrito a provocarmi, a darmi dei segnali, a farmi entrare di più nella sua vita. Ero senza dubbio felice di aver conosciuto i suoi migliori amici (tranne Horan, naturalmente), però lui stava andando un po’ troppo oltre. Non doveva andare avanti con quegli atteggiamenti, altrimenti Harry Styles non sarebbe più tornato indietro.
Erano almeno cinque minuti che non smettevo di guardarlo. Ed ogni istante che passava scoprivo dei dettagli di lui completamente nuovi. Osservai il modo in cui sedeva sullo sgabello, di come muoveva le gambe, di come rideva, di come si mordicchiava le unghie se era nervoso oppure sotto pressione. E poi non potevo fare a meno di notare la sua bellezza quasi innocente, da ragazzino ancora fragile e manipolabile. Ma dovevo stare molto attento a non sottovalutarlo: avrebbe finito per manipolarmi lui.
“Ho fame.” Disse all’improvviso Niall Horan seduto di fronte a me. Non aveva fatto altro che guardarmi di traverso. Bè, in parte aveva ragione. Il suo ex ragazzo, Charlie o Barney, non ricordo il nome, mi aveva praticamente supplicato di scoparlo due anni prima. Ed io, da buon altruista, come potevo dirgli di no? Quando Niall lo scoprì fu un bruttissimo colpo per la sua dignità: uno dei ragazzi che più rimorchiava e scaricava con facilità si era trovato tradito dal suo stesso partner. Ho sempre pensato che la sua rabbia fosse dovuta a questo; non sopportava il fatto che quello che faceva lui a tutti quelli che si portava al letto fosse stato fatto a lui. E per giunta a fottergli il ragazzo ero stato io, Harry Styles, l’allora sedicenne proveniente dal paesino di provincia e che non conosceva nulla della vita in città. Ma avevo deciso di ignorare i suoi comportamenti: prima o poi avrebbe smesso la sua scenata da ragazzina in depressione.
“Nialler, è quasi ora di cena. Rimanete? Ordino la pizza” propose Liam con un sorriso.
“Ma non possiamo uscire? Odio rimanere chiuso qui mentre la vita fuori fa inesorabile il suo corso!” disse Zayn, con tono melodrammatico.
“Smettila con questi discorsi da filosofo da strapazzo, Malik. Se usciamo, andiamo da Nando’s” gli rispose Niall, che sembrava essersi animato all’improvviso.
“Per me va bene. Purchè andiamo fuori da queste quattro mura, possiamo mangiare anche nella peggiore bettola di Londra” sorrise Zayn.
Louis si avvicinò a me e mi fissò, mentre gli altri si alzavano dalle sedie per andare a prendere giacche e cappotti: “Tu vieni con noi, vero?”. Mio Dio, che occhi meravigliosi. Potevo vederci tutto il mondo lì dentro.
“Ehm…non lo so.” risposi, lì, su due piedi.
“Qualcosa non va?”
“No, è solo che forse vuoi rimanere da solo con i tuoi amici.” Ed ecco che fui costretto di nuovo a spogliarmi delle mie vesti di stronzo e indossare quelle del dolce e altruista ragazzo.
Rise e poi aggiunse: “Non dirlo nemmeno per scherzo, Harry. Dai, preparati che andiamo.”
“Ma ho l’impressione che Niall non sia molto contento di avermi tra le palle”
“Lascialo perdere. Tu devi stare con me, non con lui”. E non volevo altro,giuro. Mi mise un braccio attorno al collo e mi lasciò un bacio sulla guancia. Il contatto delle sue labbra con la mia pelle mi provocò un brivido. Non era la prima volta che mi succedeva quando ero con lui.
“Ti ho convinto, Hazza?” chiese sogghignando e notando il mio silenzio assorto.
“Va bene, Lou. Ma promettimi che non mi farai sedere di fronte a quello. Mi fa paura a volte.”
La stanza vuota si riempì della sua risata acuta e armoniosa. Mi abbracciò ed io, di istinto, lo baciai, accarezzandogli il viso. Non seppi mai il perché, però il fatto di toccarlo mi faceva comprendere che lui era lì, reale,in carne ed ossa. Le nostre effusioni furono interrotte da Liam che agitava le chiavi dell’auto.
“Ehi, piccioncini! Montate in auto!” disse sorridendo entusiasta.
 
Liam:
Un altro maledetto semaforo rosso. Maledissi la mia buona educazione: probabilmente se non avessi atteso lo scattare del verde a tutti i semafori,saremmo già da un bel pezzo da Nando’s ad abbuffarci. La musica copriva appena gli schiocchi di baci di Harry e Louis, i continui mugugni di Niall e la voce profonda di Zayn, che non aveva smesso di blaterare da quando eravamo partiti. Io non lo seguivo più già da un pezzo: ero troppo concentrato alla guida. Il mio sguardo si soffermava quasi sempre su Harry e Louis; li continuavo a guardare dallo specchietto retrovisore. Provavo un po’ di invidia per Lou in quel momento: sembrava davvero toccare il cielo con un dito tra le braccia del riccio. Io non avevo mai fatto nulla del genere. Cioè, avevo baciato dei ragazzi, ma mai con nessuno avevo provato le sensazioni che immaginavo stesse sentendo il mio amico in quel momento. Era probabilmente dovuto tutto alla mia insicurezza. Sin da quando ero un bambino ho sempre sofferto di una bruttissima patologia di nome timidezza. La timidezza, poi, si traduce inevitabilmente in incertezza, continua paura di sbagliare e di fallire in qualcosa. Non ho mai avuto le palle di provarci con nessuno. Se c’era qualcuno che mi interessava, speravo sempre che fosse lui o fare la prima mossa. E se non la faceva, rimanevo sempre fregato da qualcuno più sfacciato di me. Come Zayn, ad esempio. Beato lui. Non aveva davvero vergogna di nulla: se voleva qualcosa era in grado di metterci la faccia pur di ottenerla. Era così maledettamente sicuro di sé. Lo credo bene. Lui era così bello, carismatico, affascinante: insomma, ci sapeva fare. In confronto io mi sentivo una completa nullità. Tantissime volte i miei amici avevano cercato di farmi capire quanto potessi valere, ma nulla: il mio maledetto carattere insicuro mi portava sempre a buttarmi giù, ad abbattermi, a farmi vedere ingigantiti tutti i miei difetti ed i miei errori. Odiavo essere in quel modo e sentivo la necessità di cambiare, di dimostrare a me stesso che sotto l’aspetto del Liam timido ed impacciato ce n’era un altro più forte e sicuro. Ero consapevole che il primo passo verso il cambiamento decisivo non sarebbe mai partito da me: si sa, quando si convive per anni con un certo aspetto del proprio carattere si finisce per acquisirlo in modo quasi permanente. E forse l’unico che poteva farmi sentire una persona nuova era proprio Zayn, che adesso era assorto nei suoi pensieri mentre guardava fuori dal finestrino. Doveva darmi qualche lezione di autostima.
Fermai la macchina a qualche metro da Leicester Square. L’umidità era impressionante quella sera. Mi venne la pelle d’oca appena scesi dall’auto: come al solito, non avevo portato con me nulla di pesante. Niall e Zayn si chiusero gli sportelli alle spalle subito dopo di me, mentre Harry e Louis erano rimasti ancora a bordo. Stavano ancora abbracciati, con le labbra appiccicate. Forse non si erano nemmeno accorti che eravamo arrivati. Bussai delicatamente al vetro e Louis si voltò verso di me. Poi mi fece cenno di lasciare le chiavi in macchina e che ci avrebbero raggiunti dopo. “Spero per loro che facciano in fretta. Sto morendo dalla fame” disse Niall sbuffando.
“Tranquillo, Nialler. Louis viene dopo poco” affermò Zayn con semplicità.
“E tu che ne sai?” domandai io. Davvero non sapevo alla luce di cosa era in grado di fare tale affermazione.
“Ehm…lo so e basta! Andiamo dentro. Ho fame anch’io” rispose Zayn, con la voce leggermente spezzata per l’imbarazzo. Ancora non capivo, ma comunque erano fatti suoi.
 
Niall:
La differenza di temperatura tra interno ed esterno era impressionante: nel locale faceva un caldo impressionante. Fui costretto a togliermi la felpa e rimanere con una maglietta a mezze maniche. Eravamo tutti e cinque ad attendere i nostri piatti. Io sorseggiavo la mia birra, in silenzio. Zayn e Liam discutevano animatamente insieme ad Harry e a Louis. Non volevo partecipare alla conversazione: il solo pensiero di rivolgere la parola a Styles mi faceva vomitare. Intanto mentre i grandi oratori si cimentavano su discorsi di vario genere, io mi stavo scambiando occhiate con il ragazzo biondo seduto proprio di fronte al mio tavolo. Passavo le dita sul bordo del mio bicchiere mentre lui si leccava impercettibilmente il labbro. Benissimo, Horan. Ti sei trovato la scopata pre-weekend. Sembrava essere solo, il tipo. O meglio, insieme a lui stava sedeva una ragazza, ma non ci feci caso. Quello lì mi aveva tenuto d’occhio tutta la serata ed io non gli davo motivo per non farlo: continuavo a fare dei gesti ambigui finchè non fosse stato il momento di passare all’attacco.
Ad un certo punto, il biondo ammiccò e fece un cenno con il capo verso la porta d’uscita. Voleva appartarsi. E chi ero io per andare contro la sua volontà? Feci l’ultimo sorso alla birra, mi alzai e sussurrai a Liam di darmi le chiavi della macchina. Il mio amico mi guardò interrogativo, ma io presi ciò che mi porse e gli diedi una pacca sulla spalla. Non c’era tempo: quando il sesso chiama, Niall risponde. Lanciai al tipo uno sguardo di sfuggita, prima di mettermi la felpa e di uscire dal locale. Mi appostai poco distante dal posto e lo attesi. Non si fece aspettare molto, per fortuna. Dovevo ammettere che visto da vicino era anche più carino. Meglio per me. Cercai con lo sguardo la macchina di Liam. Eccola lì, parcheggiata sotto un lampione fulminato. Andai verso quel preciso punto della strada e lui mi venne dietro gongolando, come fanno i bambini che seguono un clown. Poi mi poggiai alla vettura ed attesi che facesse qualcosa. In silenzio, si venne ad inserire tra le mie gambe e prese a baciarmi il collo. Già mi piaceva: era andato dritto ai fatti, senza fare giri inutili di parole. Dal collo era passato ai lobi delle orecchie ed alla mascella. Le sue mani si muovevano sulla mia schiena, trafficando dalla parte più alta a quella più bassa. Sentivo la sua erezione crescere incontrollata e premere contro la mia. A quel punto prese a baciarmi le labbra prima a stampo e poi con la lingua. Baciava abbastanza bene, a dire il vero. Forse con un po’ troppa foga, ma comunque quel contatto mi fece aumentare i battiti cardiaci e non solo quelli. Continuava a toccarmi i fianchi, l’addome ed il petto, finchè non introdusse le dita calde nell’elastico dei pantaloni. Eh, no bello mio. Adesso stavi prendendo un pochino troppo il controllo. Lo fermai con la mano e mi staccai dalle sue labbra. Senza allontanarmi troppo dal suo viso gli chiesi: “Che stai facendo?”. Usai il tono più serio e calmo possibile, per quanto l’eccitazione me lo permetteva. Mi guardò un attimo interdetto: “Sc..scusa…io pensavo che tu…che noi…” iniziò a balbettare. Amavo quando le persone si lasciavano intimidire dal mio tono di voce e dal mio sguardo di ghiaccio: mi faceva sentire dannatamente potente. “Bè, pensavi male…” gli sganciai con violenza la cintura che gli reggeva i pantaloni e poi aggiunsi: “ e sai perché?”. Lui intanto deglutiva, ma non so se per la paura che gli stavo infondendo o perché era arrapato. Fece cenno di no col capo per rispondere alla mia domanda. Sogghignai nel notare la sua immobilità, la sua impossibilità nel reagire. “perché le regole qui le faccio io, chiaro?”. Mi sentivo un sadico, un maniaco del controllo; e la cosa mi eccitava da matti. Lui continuò ad annuire. Nei suoi occhi vidi che la sua volontà era del tutto piegata alla mia. “Bene. Adesso inginocchiati” gli ordinai con un ghigno. Mi guardò un attimo prima di rispondere: “devo proprio? A terra è sporco ed i jeans sono nuovi…”
“Ehi, mi hai sentito? Fai come ti dico” ribattei, mentre con le mani sulle spalle lo spingevo giù. Non potè fare altrimenti; seguì ciò che gli avevo detto, andando anche oltre. Mi abbassò la cerniera e mi tolse fuori il membro. Poi iniziò a leccarlo prima piano e poi sempre più velocemente, mentre gli spinge vola testa contro l’addome.
Ad un certo punto, lo feci rimettere in piedi di fronte a me e lo baciai con violenza, mordendogli il labbro. Lui mugugnava sommessamente. Mi voltai ed aprii la macchina. Lo scaraventai sui sedili posteriori e poi entrai anche io. Feci tutto in fretta, come se dovessi sfuggire da qualcosa: gli abbassai i pantaloni e feci lo stesso con i miei. Non volevo neppure spogliarmi completamente. Lo preparai con due dita prima di penetrarlo completamente; gemeva mentre con una mano si accarezzava il membro. I miei movimenti dentro di lui divennero sempre più veementi. Vedevo la sua faccia contorcersi sia dal dolore sia dal piacere. La schiena gli si inarcava per sentire di meno le dolorose spine del mio bacino. L’automobile si muoveva cigolando ad ogni spostamento del mio corpo o del suo.
Mi stava piacendo, ma non era meglio delle altre scopate che mi facevo. Lui invece sembrava apprezzare molto più del sottoscritto.
Venne nella sua mano, con un gemito strozzato. Dopo qualche minuto, venni anche io. Mi ripresi e scesi dal mezzo per fumare una sigaretta: cosa c’era di meglio del tabacco dopo il sesso?. Lui era ancora seduto su quel sedile, sconvolto. Con la sigaretta accesa in bocca, mi sistemai i pantaloni ed aspirai il fumo. Scese anche lui con un sorriso soddisfatto. Stava davanti a me e mi fissava.
“Ehm…vuoi una sigaretta?” gli domandai senza capire il perché di tanto interesse nei miei confronti.
“A dire il vero volevo sapere come ti chiami e se ci possiamo rivedere.”
Risi, seriamente divertito dalla sua ingenuità. Davvero pensava che ci saremmo rincontrati?
“Niall. E alla seconda domanda non credo troverai mai una risposta.” Così detto, gli diedi una pacca sulla spalla, buttai il filtro della sigaretta, chiusi l’auto e me ne andai. Lo lasciai lì, al buio, sgomento. Tornai dagli altri che stavano ancora ridendo e scherzando. Riconsegnai le chiavi a Liam e tornai al mio posto.
“Dove sei stato, Nialler?” mi chiese Louis.
Alzai le spalle, ma non risposi. Mi limitai a fare ai miei amici un’occhiata eloquente con la quale rimandai tutte le spiegazioni ad un secondo momento.
 
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Salve mie gioie bellissime :D
Aaaallora, probabilmente questo capitolo mi è uscito un po’ tanto male e un po’ tanto noioso. Però mi è servito per sperimentare come venivano i vari POV degli altri personaggi.
Ah, e volevo fare un appunto sul personaggio di Niall: spero non vi dispiaccia il carattere che gli sto attribuendo :D
Se ci dovessero essere errori/orrori cercate di capirmi: con un occhio scrivevo e con l’altro guardavo i Brit Awards :D
Baci ____hangover.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Louis:
Era tutto pronto a casa Payne per ricevere gli ospiti. Harry era appena arrivato con un suo amico ed aveva portato una busta piena di bottiglie di alcolici.
“Vedete queste?” esordì Harry, a mo’ di saluto, mostrandoci soddisfatto ciò che lui e l’altro ragazzo tenevano in mano: “devono finire tutte nei vostri stomaci!”.
Liam si avvicinò ai due e prese le buste, sorridendo e ringraziandoli.
Poi Harry si tolse sciarpa e cappotto e li lanciò distrattamente sul divano, come se casa di Liam fosse per lui un luogo frequentato da anni. “Ah, comunque lui è Andy. Tra poco arriveranno anche altri amici” affermò indicando il ragazzo a fianco a lui, che agitò timidamente la mano. Lo salutammo con un sorriso educato.
“Vediamo se la musica si sente in questo stereo del paleolitico!” disse all’improvviso Zayn, attraversando la stanza con un CD in mano. Fortuna che Liam era impegnato a sistemare le bottiglie in cucina: diventava matto quando gli toccavi il suo prezioso stereo. Il moro alzò al massimo il volume al massimo e dalle casse uscì una musica lenta, ma molto romantica.
“Wow! Amo questa canzone!” disse Liam, precipitandosi in salotto.
Zayn sbuffò: “Devo avercela messa per sbaglio” si lamentò e poi allungò il dito per premere il tasto che gli avrebbe permesso di passare ad un’altra traccia.
“No!” lo fermò Liam “lasciala, è bella” aggiunse sfoderando uno dei suoi sguardi da cucciolo. Notai che Zayn rimase un istante immobile, come se gli occhi del ragazzo di fronte fossero stati un arma che lo avevano appena colpito.
 
Zayn:
I suoi occhi. In quel preciso istante per me non esisteva nient’altro. L’idea che di lì a poche ore gli avrei detto cosa provavo per lui mi rendeva sempre più nervoso, ma allo stesso tempo impaziente. Non vedevo l’ora di sapere come avrebbe reagito.
In quel momento preciso volevo averlo solo il più vicino possibile. Lo presi dai fianchi e lo portai vicinissimo a me. Poi gli guidai le braccia attorno al mio collo, mentre le mie erano salde sulle sue anche spigolose, ma comunque bellissime. Mi continuò a guardare con quella maledetta espressione insicura ed il sorrisino imbarazzato. Io non potevo fare a meno di tenergli gli occhi puntati addosso: era la visione più bella presente in quella stanza e probabilmente non solo.
“Zay, ma che fai?” mi chiese sogghignando, ma comunque senza allontanarsi.
“Non vedi? Sto ballando con te” gli risposi io con semplicità. Non mi importava nemmeno di Harry, Andy e Niall che ci guardavano confusi ed inteneriti allo stesso tempo. Solo Louis sembrò mantenere un’espressione naturale: perché lui sapeva tutto. Sapeva che quella sera avrei fatto il grande passo, che avrei avuto bisogno di almeno cinquanta sigarette per scaricare la tensione, che se tutto fosse andato a buon fine avrei avuto bisogno della stanza da letto di Liam per qualche ora.
Io ed il più bel ragazzo di Londra ci muovevamo lentamente. Attorno a me le immagini risultavano confuse; era come se avessi perso il senso della vista e dell’udito. Era come trovarsi in una bolla; solo io e lui. Zayn e Liam. Mio Dio, credevo di aver dimenticato quanto fosse bello il mio nome se messo accanto al suo. Non mi sarei mai e poi mai staccato da lui. Sarei rimasto con te per tutta la vita, giuro Liam.
“Non ti facevo così romantico, Malik” disse ironicamente, senza staccarmi gli occhi di dosso.
Ridacchiai e risposi: “Si vede che ancora non sai tutto di me”. Non sapevi di quanto io sia perso per te, ad esempio.
La musica lenta cessò per diventare più movimentata, giusta per fare casino e non per stare abbracciati ad una persona. Mi staccai da lui e lo lasciai andare. Prima di interrompere il piacevolissimo contatto gli diedi un bacio sul naso. Mi guardò timidamente per poi andare nella sua camera a cambiarsi. Solo quando se ne andò dalla stanza mi resi conto del vuoto che aveva lasciato dietro di sé. Sentivo come se tra le mie braccia mancasse un qualcosa che prima c’era. I soli testimoni del fatto che lui era stato mio per qualche minuto erano i battiti furiosi del mio cuore e la gola arida. Rimasi lì, in mezzo alla stanza, impalato, guardandolo allontanarsi dalla mia vista. Non mi accorsi nemmeno che Louis aveva chiuso lo stereo e che mi aveva sussurrato nell’orecchio: “Andiamo fuori. Voglio parlarti”. Come richiamato sulla terra, scossi un attimo il capo e poi dissi al mio amico: “Ma…tu…Harry…stai con lui….”
“Non ti preoccupare di Harry. In questo momento il caso umano sei tu. Porta le sigarette”
“Ho qualcosa di meglio delle sigarette, Lou” affermai per mostrargli di sfuggita una bustina di plastica trasparente che conteneva erba.
Rise e mi spinse fuori dalla porta, verso il giardino. Ci sedemmo sulle scale di legno dell’entrata posteriore ed iniziai a preparare la canna. Quando ebbi terminato, gliela passai a Louis che la accese. Fece un tiro e disse: “Non c’è niente di meglio che confessarsi con qualche grammo di erba in corpo, eh?”
“Io non devo confessare proprio nulla.”
“Sei sicuro?” mi domandò passandomi lo spinello.
“Sai tutto ciò che c’è da sapere su quello che dirò stasera a Liam. Non credo che ci sia altro che tu non sappia già”. Cazzo, aveva fatto solo tre tiri e già il fumo gli era andato al cervello?
“Questo non è vero. Devi spiegarmi quella specie di ballo che avete fatto prima.”
“Oh, quello. Beh, volevo solo stargli vicino. Tutto qui.” Che tra l’altro era la verità: avevo sentito la necessità di accorciare le distanze tra il mio ed il suo meraviglioso corpo.
“E sai questo cos’è?” mi puntò il dito contro, come se mi stesse accusando di qualcosa. Scossi il capo, iniziando a temere che quell’erba era troppo forte per lui da reggere.
“Te lo dico io, Zayn. Amore, ecco cos’è. Tu ti sei innamorato di Liam Payne e lo ami come non hai mai fatto con nessuno in vita tua. Hai capito bene. Quando non riesci a fare a meno di stare vicino ad una persona; quello è amore.”
Risi, anche se avrei desiderato molto più piangere in quel momento. Ma cosa stava blaterando? Bè, Liam mi piaceva tantissimo, questo era assodato, ma non potevo ancora dire di essermi innamorato. Era assurdo.
“Lou, forse è meglio che tu non fumi più per adesso…” gli  intimai cercano di togliergli la canna dalle mani.
“Non rompere i coglioni, Malik” disse scostandomi il braccio. “Dimmi la verità. Ti ho visto come lo stringevi. Tu lo ami. Ammetti a te stesso che Zayn Malik, lo stronzo rubacuori, si è perdutamente innamorato del suo migliore amico!” esclamò alzando la voce acuta. Mille dubbi iniziarono ad assalirmi: e se avesse avuto ragione? Se davvero Liam rappresentava per me qualcosa di più che una cotta? Mi convinsi mentalmente che molto probabilmente avrei capito meglio di lì a poche ore. Ma forse lo avevo capito già da molto prima, solo che avevo troppa paura di dire a me stesso che era ora di riconoscere i miei sentimenti reali, quelli che mi facevano balzare il cuore in gola ogni volta che vedevo Liam parlare con un altro, che mi paralizzavano gli arti ogni volta che lui mi sfiorava, che mi liberavano stormi di farfalle nello stomaco ogni volta che mi sorrideva. Insomma, non sapevo se credere più alle parole di Louis o a me stesso.
Rimasi in silenzio, finchè lui non si alzò di scatto e disse: “pensaci bene Zayn” prima di rientrare in casa. Dovevo farlo davvero: ne andava della mia reputazione.
 
 
Niall:
Casa di Liam non mi era mai sembrata tanto piccola. C’erano tante di quelle persone che sembrava che neppure l’aria per respirare fosse abbastanza. Avevo perso tutti i miei amici: Louis e Harry erano scomparsi già da qualche ora e lo stesso avevano fatto anche Liam e Zayn. Pazienza. Avrei trovato qualcuno tra gli invitati e ci avrei scopato. Presi una birra e andai dal ragazzo che era venuto con Styles, Andy, che sembrava anche lui alquanto solo. Bene, era abbastanza adatto per una sveltina. Dovevo provarci. Etero o gay che era, me lo sarei fatto comunque. Si, era facile portarsi a letto un etero dopo un paio di birre. Era poggiato al muro con una sigaretta accesa in mano. Guardava il telefono ed era talmente concentrato da non accorgersi che la cenere stava finendo dritta sulle sue scarpe bianche immacolate.
“Attento o ti sporcherai le scarpe” gli dissi fingendo gentilezza e andandomi ad appoggiare con lui sulla parete.
Mi guardò un attimo e poi guardò la sigaretta. Ciccò per terra e rispose: “Grazie, amico.”
“Ti stai divertendo?” domandai, giusto per iniziare una conversazione.
Alzò le spalle e mise il telefono nella tasca. Poi mi si avvicinò e sussurrò: “Non tanto. Ci sono troppi etero per i miei gusti” mi guardò sorridendo e si allontanò un pochino. Perfetto, era gay: avrei risparmiato le birre per qualcun altro. Mi guardai intorno e notai che effettivamente c’erano solo o ragazze puttane o ragazzi etero che ci provavano come tanti cerebrolesi. “Hai ragione, Andy.  Sarebbe stato meglio per noi se fossimo stati come loro” ed indicai con la bottiglia di birra due energumeni dall’aria non molto intelligente che si barcamenavano in una conversazione con delle ragazze altrettanto stupide.
“Preferirei passare una vita di castità piuttosto che essere come quei scimmioni” sostenne Andy con un sorriso.
Risi. “Beh, credo che il sesso sia il mio passatempo preferito. Non so come tu non rabbrividisca solo a pronunciare quella bruttissima parola!”
“Quale?Castità?” chiese sorridendo. Annuii con un ghigno disgustato. Poi fece spallucce e disse con semplicità: “Sai com’è, non rabbrividisci più quando ci convivi per quasi diciannove anni.”
“Che vuol dire?”
“Sono vergine. Non ho mai fatto sesso” ammise.
Lo guardai, sorpreso. Possibile che lui non avesse mai scopato? Le opzioni erano due: o era una specie di mormone che predicava l’astinenza oppure…bè, oppure non lo so. Come era possibile? Ero inorridito e sconvolto. Per me, Niall Horan, erano le assurdità più grandi che avessi mai ascoltato.
“Oh, e come mai questa scelta?”. Non sapevo davvero cosa pensare: forse aveva fatto un voto a chissà quale santo.
“Non è una scelta: diciamo che non ho ancora trovato quello giusto” spiegò lui. Comunque me lo sarei portato a letto e non mi interessava se ero o no “quello giusto”: doveva farsi per forza andare bene l’irlandese che aveva di fronte.
 
Zayn:
Trascinai Liam nella stanza da letto dei genitori, che si era appena liberata. Lui non capiva ne’ sospettava nulla di quello che sarebbe successo. Il cuore mi stava balzando fuori dal petto e sentivo la testa girarmi: e tutto ciò non era dovuto all’alcol.
“Zayn, si può sapere cosa ci facciamo qui?” chiese con gli occhi sbarrati. Io mi stavo agitando come un nevrotico e lui stava fermo, vicino la porta chiusa a chiave alle sue spalle. Feci un sospiro profondo e poi gli dissi, con la voce spezzata per il nervosismo: “Lee, siediti.” Gli indicai il letto a due piazze e lui, come assecondandomi, si mise a sedere, incrociando le gambe. Di nuovo, un altro respiro. Forza Zayn: era arrivato il tuo momento. Magari dovevo approfittare di quel silenzio per preparare un discorso sensato. Niente, non mi venne in mente neppure una sillaba. Improvvisare. Si, quella era l’unica soluzione. Sedetti anche io di fronte a lui. Mi sentivo morire ad ogni suo battito di ciglia. Deglutii, per quanto l’enorme nodo alla gola che mi si era formato me lo permetteva. Aprii la bocca più volte per cercare di fare uscire qualche suono strozzato, ma nulla. Era come se tutta la mia sicurezza che avevo ritenuto essere mia compagna fedele mi avesse tradito, abbandonandomi nel momento in cui ne necessitavo davvero. Dopo vari tentativi di collegare un soggetto ad un verbo, decisi che le parole non mi avrebbero aiutato. E siccome non potevo dirgli cosa provavo per lui, glielo feci vedere, toccare.
Presi la sua mano calda e gliela portai sul mio petto, proprio nel punto preciso in cui il mio cuore stava battendo mille volte al secondo. Mi schiarii la voce e dissi: “Liam, senti il mio cuore come batte?”. Lui annuì e mi guardò curioso e accigliato. “Bene. Sono anni che fa così, da quando ti ho visto la prima volta. Se mi dirai che anche il tuo batte almeno la metà di quanto fa il mio ogni volta che mi vedi, allora mi faresti la persona più felice del mondo.”
 
Liam:
Se il suo cuore accelerava i battiti ad ogni respiro che faceva, il mio ne aveva appena persi almeno cento. Avevo la mano ancora immobile sul suo petto.
Non mi capacitavo. Non credevo a quello che avevo sentito. Zayn Malik, uno dei ragazzi più fighi che io avessi mai visto, diceva quelle parole meravigliose a me, Liam Payne, lo sfigato timido ragazzo che viveva a Camden. Lo scrutai, cercando di captare qualche cenno di scherzo in ciò che aveva sostenuto. Si, scherzava senza dubbio. O era fatto e ubriaco. Non poteva essere,no. Continuava a fissarmi con aria supplichevole, quasi come se io fossi il carnefice che doveva risparmiargli la vita.
“Zayn, è uno scherzo?” gli domandai con la voce tremante. Non ci capivo più un cazzo.
Lui continuò a guardarmi e poi scosse il capo.
“N…no, Liam. Non sono mai stato più serio. S…sei libero di non credermi o di non ricambiare, ma io dovevo dirtelo. Tu mi piaci, Liam Payne, mi piaci tantissimo. Mi piaci anche più dell’erba, delle sigarette, dei venerdì sera in discoteca, delle scopate senza sentimenti con gli sconosciuti, dei lunedì mattina trascorsi senza andare a scuola, del pollo di Nando’s…”
La tenerezza di quel ragazzo era immensa. Mi sentii il petto pervaso da una gioia mai provata in tutta la mia vita: era come se Natale e le vacanze estive fossero arrivati come mesi e mesi in anticipo. Sorrisi. Questa volta il mio sorriso era molto diverso: non era più il ghigno di circostanza che mi trovavo a fare a causa dell’imbarazzo, ma era di felicità e commozione. Si, Zayn Malik. Io ti credevo e solo in quel preciso istante capii di anche di ricambiare.
Spostai la mia mano verso la sua guancia e gliela accarezzai piano. La sua pelle sembrava ancora più bella e morbida. Socchiuse gli occhi interrompendo la lunga enumerazione delle cose che gli piacevano.
“Zay, shhhh. Sai cosa mi piacerebbe anche di più di tutte le cose che hai detto?”
“No, cosa?” chiese lui con un sorriso splendido, che gli illuminò le iridi scure.
“Che tu mi baciassi. Fallo adesso e non lasciare le mie labbra nemmeno per respirare.”
La stanza semi buia si riempì del suono della sua risata. Ora si spiegava quello che aveva fatto il pomeriggio, davanti lo stereo. Chissà da quand’era che aveva intenzione di parlarmi! E chissà perché non l’aveva mai fatto.
Mi si avvicinò, piano, con cautela, quasi come se temesse la mia fuga. Posò delicatamente la sua bocca semiaperta sulla mia: sembrava una farfalla che si appoggia su un fiore. Poi iniziò a fare entrare la lingua, così che avesse potuto sfiorare la mia. Il suo sapore era proprio come me l’ero immaginato: sapeva di tabacco, ma aveva anche delle note più dolci, come di zucchero. Forse aveva mangiato una caramella, oppure me lo ero solo immaginato. Fu un bacio delicato e lento, che terminò con un morso. Si, Zayn mi aveva dato un morso sul labbro inferiore. E non capii il perché, onestamente.
“Ahi! Perché l’hai fatto?” gli chiesi contrariato e dolorante.
Sorrise, mi ci posò un bacio e disse: “Perché così non dimenticherai un dettaglio importante…”
“Ovvero?”
“Che sei mio. Mi appartieni, Liam Payne.”
Lo abbracciai forte, troppo felice persino per sentire il dolore al labbro. Zayn aveva detto che ero suo. E sarei rimasto tale in eterno, se solo me lo avesse chiesto.
 
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Holaaaaaa!
Ecco che finalmente è arrivato il capitolo Ziam. Mi è uscito male, ma siate comprensive: sono ancora sotto shock per il video di One Way or another :Q_____
(no, vabbè, ma avete visto Niall nella doccia?!?!?! Troppo troppo troppo bello *___*)
Comunque, recensite e non siate timide belle :D
Volevo ringraziare tutte le anime pie che hanno recensito/messo tra le preferite/seguite/ ricordate la mia modesta ff. Vi amo <3
Baci ____hangover

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Harry:       

Se avessi dovuto definire con una sola parola quel festino avrei detto di sicuro chiassosa. Ragazze e ragazzi che urlavano, schiamazzavano, ridevano, il tutto accompagnato dalla musica assordante. Ce n’era una in particolare che non faceva altro che seguire me e Louis: non era brutta, ma aveva la voce strascicata, come se fosse ubriaca. “Lei è la famosa Leah Millard” mi sussurrò Louis indicandomela con il capo. Mio Dio, non se ne sarebbe andata neppure se l’ avessi costretta con una pistola alla tempia di farlo. Volevo rimanere da solo con Lou e quella lì di sicuro non me l’avrebbe impedito.
“Ehi, ciao. Tu sei Leah, giusto?” le dissi all’improvviso mentre lei stava fissando me e Louis con uno sguardo da maniaca. Ridacchiò e poi disse di si.
“Bene, perché c’era un tipo che chiedeva di te. Ha detto che sei molto carina” iniziai a mentire spudoratamente. Le si illuminarono gli occhi ed iniziò a barcollare nella stanza in cerca di questo fantomatico tizio. Benissimo, me l’ero tolta dalle palle. Adesso dovevo trascinare Louis in un posto appartato. Camera di Liam: occupata. Lo stesso quella del fratello e dei genitori. Il solo posto che sembrava essere vuoto era un piccolo bagno, vicino lo studio del padre di Liam. Entrammo nella stanzetta ridendo come due cretini. Accesi la luce e chiusi la porta a chiave.
“Sai dire davvero le bugie, Styles” disse Louis ridacchiando e mettendomi le braccia attorno al collo.
Lo baciai. Era irresistibile quando mi guardava con quegli occhi azzurrissimi. Poi mi staccai e aggiunsi: “non è la sola cosa che so fare” con tono malizioso.
“Beh, di sicuro non sai cercare bei posti per stare da soli” affermò lui mentre iniziava a torturarmi il collo con baci e morsi.
“Ehi, non ho trovato nulla di meglio,genio!” gli dissi contrariato, ma comunque facendolo continuare a starmi vicino.
“Dai, stavo scherzando! L’importante è che siamo io e te soli, il posto non conta” sostenne abbassando la voce. Quando disse “io e te soli” ebbi come una strana sensazione. Era come se lo stomaco avesse inghiottito il cuore, lasciando al suo posto un enorme buco. Non seppi dire se era una bella o una brutta cosa. Se da una parte mi sentivo leggero, come se tutti i problemi si fossero risolti all’improvviso con quelle parole, dall’altra sentivo un boato provenirmi dal cervello che mi ricordava chi era il vero Harry Styles. A quel punto, non ero nemmeno più molto certo su chi fosse o cosa volesse il vero Harry Styles. Mi sentivo la sua lingua calda muoversi sul mio collo, le sue mani cercare le mie, il suo respiro solleticarmi la pelle, le sue ginocchia premere contro le mie: e tutto questo non faceva altro che spalancarmi le infinite porte del dubbio e dell’indecisione. Io ti detestavo, Louis Tomlinson. Si, con tutto me stesso. Perché non eri come gli altri. Tu mi facevi pensare, riflettere, rimuginare mille volte su una cosa. Gli altri no, invece. Loro mi facevano agire: li volevo e me li prendevo. E tu? No, tu no! Eri sempre lì, con quegli occhi meravigliosamente dolci, che mi ricordavi incessantemente che tu non eri come gli altri. Io ti odiavo. Perché mi facevi capire che oltre un corpo, io possedevo anche un cervello e soprattutto un cuore. Un cuore che batteva come non mai ogni volta che mi abbracciavi o che mi parlavi. Si, Louis Tomlinson. Eri diventato la mia fantastica rovina.
“Lou, fermati” gli dissi all’improvviso.
“Che c’è?” fece lui un tantino contrariato.
“Ti prego, guardami”. Gli presi il viso tra le mani e me lo misi di fronte. Non avevo visto nulla di più bello in tutta la mia breve vita. Glielo domandai quasi supplicandolo, come fa un tossico dipendente quando chiede la sua dose di droga.
“Lo sto facendo” rispose con un tono di voce a metà tra il terrorizzato ed il curioso.
“Cosa vedi, Lou?”
“I tuoi occhi. E sono più belli che io abbia mai visto” sostenne con un sorriso, mentre con le dita mi accarezzava il labbro.
“Nient’altro?”
“Niente.”
“Guarda bene. Vedrai che c’è una cosa che ti sfugge.”
“No, Hazza. Vedo solo te ed il verde dei tuoi occhi. E mi piace.” Fece per baciarmi, ma lo interruppi. Avevo bisogno dei sui occhi molto di più che della sua lingua.
“Possibile che non ti accorgi che il mio sguardo cambia quando sono con te? Non ti rendi conto di quello che mi stai facendo?!?”. Dissi tutto quasi urlando. Mi stavo incazzando: possibile che non capiva cosa succedeva nella mia mente? E che la causa di tutto era lui?
Aveva paura. Iniziò a sbiancare e a deglutire. “I..io…no…cioè, se ti sto facendo qualcosa di male…ecco,m…mi dispiace…”
Mi accorsi che forse lo avevo intimidito un po’ troppo. Lo avvicinai di più a me e lo strinsi. Poi gli sussurrai: “Non mi stai facendo male. Tu mi stai salvando. Mi stai salvando da me stesso.”
Alzò lo sguardo. Aveva gli occhi arrossati; probabilmente stava per piangere e la cosa mi fece sentire maledettamente in colpa. Gli baciai la fronte e poi le palpebre. Non avrei mai potuto fargli del male, mai. Era vero: mi aveva dato una possibilità. Tutti si erano sempre lasciati influenzare dalla mia reputazione. Lui no. Nonostante tutto, mi aveva raccolto tra le sue braccia e mi aveva mostrato che davvero teneva a me. Mi sentii irrimediabilmente colpevole quando mi venne in mente che inizialmente ero intenzionato a portarmelo a letto e scaricarlo. Non se lo meritava. No, Louis. Io non ti odiavo. Io ti ero debitore. Ma non avevo nulla di meglio da offrirti che me, con tutti i miei limiti ed i miei difetti.
Finalmente gli permisi di baciarmi. Sentivo le lacrime salate colargli dagli occhi e andare a scivolare sulle mie guancie.
Mi staccai e gli pulii il viso con la mano. Singhiozzava sommessamente, ma appena mi vide sorridere si calmò.
“Sei uno stronzo, Harry” disse mentre tirava su col naso.
“Hai ragione. Scusami se ti ho fatto piangere”
“Sono orrendo quando piango!” disse con un ghigno.
“Non dire cretinate. Sei meraviglioso sempre.”
 
Zayn:
Lo stavo guardando da un lasso di tempo che mi sembrava un’eternità. Il suo petto si abbassava e si alzava piano, mentre sul suo volto da bambino indifeso si distendeva un espressione di assorto rilassamento. Stava dormendo da quasi un’ora ed io mi ero disteso accanto a lui, a contemplare la sua bellezza.
Non avevamo fatto sesso. Avevamo solo parlato e ci eravamo scambiati dei lunghi baci, come se non nessuno dei due avesse mai aspettato altro in tutta la vita. Poi, stanchi morti, ci eravamo stesi sul materasso coperto da un piumone sofficissimo e lui si era messo a dormire. Io non ci ero riuscito: e come potevo dopo quello che era successo?
Ero contento di non essere andato subito al letto con lui. Volevo aspettare che lui fosse completamente pronto e che si fidasse di me. Lui era speciale e non doveva essere trattato come tutti: e glielo avrei dimostrato trattenendomi dal saltargli addosso. Continuai ad osservarlo. Poi presi ad accarezzarlo piano, per paura di poterlo disturbare. Gli passai la mano sul braccio e salii fino a toccargli la spalla. Raggiunsi anche il viso ed i capelli. Non ci credevo. Lui era lì, con me. Mi diedi un pizzicotto, giusto per assicurarmi di non essere in una delle mie tante fantasie. E per fortuna non lo ero. La realtà non mi era mai sembrata più bella. Temevo persino che se mi fossi addormentato anche io non lo avrei trovato più al mio fianco. “Sei bellissimo.” Sussurrai al suo orecchio, come se fosse stato sveglio e in grado di rispondere. Gli lasciai un bacio delicato sulla guancia.
All’improvviso lo vidi sorridere. Forse stava facendo un sogno particolarmente bello, pensai. Aprì gli occhi nocciola e disse: “Anche tu Zayn.” Si allungò verso di me e mi baciò sulle labbra. Mio Dio, era meno di un’ora che non assaporavo la sua bocca e già quel contatto mi stava mancando.
“Ah, allora mi hai sentito?” gli chiesi ricambiando il sorriso.
“Già!”
“Ma senti anche quando ti parlano nel sonno?” gli domandai mentre le mie dita continuavano a sfiorargli gli zigomi.
“Non stavo dormendo, Zay. Mi piaceva troppo il modo in cui mi accarezzavi e quindi ho finto di essere addormentato” affermò con un pizzico di rossore sulle guancie.
Risi, completamente perso nei suoi occhi timidi e insicuri. “Guarda che posso farlo anche quando sei sveglio!”
“Non ti impedirò mai di fare una cosa del genere, sappilo.”
Poi lo baciai, cercando di trasmettere in quel contatto umido tutta la voglia che avevo di lui e del suo splendido sorriso. Quando ci separammo, mi chiese: “Ma che ora è?”
Mi guardai l’orologio al polso e notai che erano le quattro e mezza di mattina. Glielo comunicai e rimase un tantino sbigottito. “Le quattro e mezza?! Merda, incredibile come passa il tempo quando ci si diverte!” esclamò balzando fuori dal letto.
“Ti sei divertito stando con me, Lee?” gli feci, alzandomi anche io dalla comoda posizione e andando a mettermi di fronte a lui.
“Certo. Beh, a dire il vero non lo so se si può chiamare divertimento… sono stato molto bene con te, ecco.”
“Sei stato molto bene? Tutto qui?”
“Ehi, lo sai che non sono bravo con le parole! Però posso dimostrarti cosa penso della nostra serata in un altro modo…” Mi mise le braccia intorno al collo. Lo tirai verso di me, facendo aderire i nostri corpi.
“E quale sarebbe questo modo?” gli feci io con un sorriso malizioso.
Mi prese il volto tra le mani e mi baciò lentamente, permettendo alla mia lingua di incontrare la sua. Sentivo le gambe diventarmi inspiegabilmente fragili e lo stomaco stringersi ad ogni minimo contatto che avevano le nostre bocche curiose.
Quando ci staccammo dal bacio gli chiesi: “Scendiamo a vedere cosa è rimasto della tua casa, Lee?”
Rise, poi mi prese per mano, aprì la porta ed uscimmo insieme avviandoci verso il piano di sotto, silenzioso e calmo. Una volta uscito da quella stanza era come se fossi passato ufficialmente nel mondo delle favole, dove tutti hanno un lieto fine. E quella non era la fine. Era solo l’inizio. “E vissero tutti felici e contenti”. Mi ripetevo mentalmente quella formula che tutti i bambini conoscono a memoria.
Ed in quei “tutti” c’eravamo anche io e Liam.
 
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Salve bellezze <3
Allooooora, il capitolo è striminzito e ne sono a conoscenza.
L’ho buttato giù così, in preda alla disperazione e alle manie suicide. Si, perché è iniziato il TMH tour ed io sono qui, nella mia stanza a mangiare gelato e torta mentre loro sono sul palco a cantare (AAAAAAARRRGHHHHHHHHHHH).
Vabbè, vi ho spaventate abbastanza xD
Recensite anche se dovete dire che questo capitolo fa pietà (perché fa pietà, lo so)!
Bacini bacetti, gioie della mia vita <3 <3
____hangover

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Liam:
Io e Zayn eravamo appena arrivati in salotto. Tutto il casino di prima era finalmente scomparso. La casa era disordinata, ma comunque non molto sporca: in un paio d’ore avremmo tranquillamente messo tutto al suo posto. Seduti sul divano c’erano Niall ed Andy, l’amico di Harry, che sembravano avere molti interessi comuni.
“Oh, salve ragazzi” disse Andy con un sorriso mentre si voltava a guardare nella direzione mia e di Zayn.
All’improvviso girò il capo anche Niall. Aveva gli occhi gonfi e arrossati: probabilmente aveva fumato erba. “Finalmente! Ma che cazzo di fine avete fatto?” esclamò. Io e Zayn ci guardammo di sfuggita, con sguardo complice.
“Io e Lee abbiamo avuto molte cose da dirci, Nialler” rispose Zay vago. Lo guardai di nuovo e notai che i suoi occhi erano illuminati da una gioia che rasentava l’euforia allo stato puro. Non lo avevo mai visto felice in quel modo e pensare che il motivo della sua felicità ero io mi faceva sentire dannatamente importante.
“E ci credo! Siete rimasti chiusi in quella stanza per quasi tre ore!” sbraitò il biondo mentre Andy ridacchiava. “Avete superato persino il record di Harry e Louis. Loro sono scesi già da un bel po’!” continuò Niall senza abbassare il tono di voce.
“A proposito, dov’è Lou adesso?” chiese Zayn.
“E’ fuori insieme ad Harry. Vogliono congelarsi le budella, evidentemente!” intervenne Andy senza smettere di sorridere.
“Bene! Devo parlargli subito” disse il moro accanto a me, chiudendosi felpa per ripararsi dai rigori del freddo.
“Ti accompagno alla porta, Zayn” dissi prontamente io. In realtà volevo solo baciarlo prima di non vederlo per i prossimi dieci minuti. Bene, Liam. Stavi diventando morboso come al solito. Ma si sa, più tieni a qualcuno, più cerchi di stargli vicino il più a lungo possibile.
Lo seguii verso l’uscio, ignorando Niall che gridava: “Avanti Lee! Sappiamo tutti che Zayn è scemo ma non fino a questo punto! Sa da dove si esce!”.
Fece per aprire la porta di legno e prima di lasciarglielo fare gli chiesi di guardarmi e di dirmi perché tanta urgenza di parlare con Louis.
Rise e mi abbracciò. “Siamo gelosi, Payne?”. Cazzo, aveva capito subito il mio stato d’animo. Non lo guardai, nonostante lui continuassi e rivolgermi sguardi soddisfatti e inteneriti nello stesso tempo. Sbuffai e a quel punto lui cercò di tranquillizzarmi con delle carezze sulla schiena. Sentivo dei brividi impadronirsi di tutto il mio corpo. “Non fare l’idiota. Lou è il mio migliore amico e devo parlargli adesso.”
“Bè, anche io e te eravamo migliori amici e adesso guardaci!” esclamai.
“ “Eravamo”? Non è detto che se due persone stanno insieme non possano continuare ad essere migliori amici!”. Realizzai solo nel momento in cui lui disse “stanno insieme” che io e Zayn eravamo appena diventati una coppia. Trattenni per miracolo un urlo di gioia, ma in compenso lo baciai con forza.
Mi guardò sorpreso appena mi staccai e disse, alzando un sopracciglio e accennando un sorriso: “E questo per cos’era?”.
Alzai le spalle e risposi: “Per spiegarti la differenza tra noi ed i semplici migliori amici. Prova a farlo con Louis e ti ritroverai senza un ragazzo e senza un amico.” Povero Zayn, non lo invidiavo affatto. Si era appena dichiarato alla persona più gelosa dell’intero quartiere. Non gli avrei dato vita facile con tutte le paranoie che mi assalivano ogni volta che qualcuno che volevo parlasse o stesse a contatto con altri. Ma purtroppo, faceva parte del mio carattere: doveva accettarlo. Ed ero certo che un ragazzo meraviglioso come lui lo avrebbe fatto.
Appena sentì la mia affermazione scoppiò di nuovo a ridere e poi aggiunse tenendomi il viso tra le mani: “Tu sei pazzo”
“Si, sono pazzo di te.”
E di nuovo, ci baciammo sempre rimanendo l’uno tra le forti braccia dell’altro. Poi lui si staccò e lo sentii sorridere sotto il tocco delle mie labbra. Sentivo ancora risate e urla provenire dal salone, dove Andy e Niall evidentemente stavano parlando di qualcosa di molto divertente o semplicemente erano solo molto fatti.
“Adesso basta, Lee. Devo andare.”
Feci il broncio e poi lo lasciai andare. “Non metterci troppo, però” gli raccomandai mentre lui apriva la porta e veniva inghiottito nelle tenebre.
“Farò subito, promesso” ammiccò con un sorriso. Chiusi l’uscio sospirando e poi andai nella stanza adiacente. Mi misi a sedere vicino Niall.
“Ma stasera siete tutti molto loquaci o cosa?” mi domandò il biondo con un ghigno.
“Esatto, Nialler. Ho molta voglia di parlare” risposi secco e sarcastico.
“Si, ma non con me. Mi sta scoppiando il cervello.”
“Non ci ho neppure pensato un attimo, Nialler”
“Giusto! Parla con Zayn! Cosa avrà mai di tanto interessante da dirti?” ribattè con una nota di pungente ironia nella voce impastata.
“Niente Nialler. Non capiresti” gli feci io. E intanto la mia mente volò verso il suo splendido sorriso e le sue braccia che mia avevano stretto fino a qualche minuto prima.
 
Louis:
“Davvero segui un corso di finlandese a scuola? Sei matto!” chiesi ad Hazza. Eravamo seduti su una panchina di legno nel giardino di casa Payne. Eravamo abbracciati strettissimi per non sentire il freddo pungente della notte. Era da folli rimanere all’aperto e ne ero consapevole. Però quella puzza di alcol e di fumo nella casa mi dava molto fastidio.
Avevo le braccia avvinghiate attorno il suo addome e lui mi teneva un braccio sulle spalle. Era incredibile come solo il suo arto potesse farmi provare tutto quel calore: ma probabilmente era il fatto stesso che lui fosse presente lì, vicino a me a non farmi avvertire il gelo notturno.
“Già” annuì lui, rispondendo alla domanda che gli avevo posto prima.
“E mi dici qualcosa?” gli domandai facendo gli occhi da cucciolo.
Ridacchiò e poi disse: “Rakastan Sinua*”
“Oh, e cosa vuol dire?”
“Beh, un giorno forse te lo dirò!” fece lui, mantenendo un tono vago. Chissà, forse erano due parole di sua invenzione che per fare bella figura aveva spacciato per finlandese.
Comunque risi e poi aggiunsi affondando la testa ancora di più sul suo petto: “D’accordo. Rakastan Sinua anche a te, Harry!”.
Ridacchiò euforicamente e poi iniziò a baciarmi. Che tipo strano! E chissà cosa significavano davvero quelle parole! Sperai che il giorno in cui mi avrebbe svelato la traduzione sarebbe arrivato presto. Mi abbandonai completamente alle sue labbra calde, accarezzandogli il viso liscio, senza neppure un accenno di barba. Il nostro bacio fu interrotto dalla voce di Zayn che si avvicinava verso di noi, correndo con un sorriso a quarantadue denti.
“Lou!” gridò agitando il braccio. Harry fece un verso di disappunto prima da staccarsi completamente dalla mia bocca. “Non poteva scegliere momento migliore il tuo amico” sussurrò con sarcasmo. Lo colpii leggermente sul braccio prima di rivolgere un sorriso a Zayn.
“Ehi, Zay!”
“Lou, devo dirti una cosa!”. Aveva un tono impaziente: moriva dalla voglia di raccontarmi qualcosa. E mi sarei giocato la casa con tutta la mia famiglia dentro che si trattava di Liam. Zayn guardò istintivamente Harry, il quale, comprendendo la situazione disse: “Ok, ho capito. Me ne vado.” Scattò in piedi e mi baciò prima di ricordarmi di entrare subito da lui.
Zayn ed io lo osservammo allontanarsi: lui con un sorriso da esaltato, io, invece, da ebete.
“Lou, è fatta!” esordì afferrandomi le spalle.
“Gli hai parlato?”
“Si! E lui a quanto pare ricambia! Pensa che poco fa ha detto che è pazzo di me! Oddio, Lou, non ci credo che tutto questo mi stia capitando davvero!”
“Sono felice per te, Zay! Ma come gliel’hai detto? Insomma, ti eri fatto uno schema mentale o…”
“Ma quale schema! Gli ho detto quello che pensavo e il resto è venuto da se…”
“E tu per “resto” che intendi?”
“Non pensare male, Tommo! Ci siamo solo baciati. Nient’altro”. E mi accorsi che nelle sue parole non c’era la delusione di quando non riusciva a portarsi al letto un tipo. No; c’era solo una felicità sognante che non gli avevo mai visto negli occhi né sentito nella voce.
“Adesso dov’è Lee?” chiesi curioso dal momento che non li vidi insieme.
“Oh, è rimasto dentro. Gli ho detto che dovevo parlarti”
“Vuoi andare da lui?”
Annuì con un sorriso quasi commosso. “Allora andiamo dal tuo ragazzo!” gli feci mentre tutti e due ci avviavamo verso la casa di Liam. A dire il vero, anche io volevo riandare tra le braccia di Harry.
Bussammo e un Niall con la camicia sbottonata ci venne ad aprire. Puzzava di erba in una maniera allucinante.
“Sbrigatevi ad entrare, mi sto ghiacciando le palle” disse il biondo. Andammo nel salotto e feci caso all’improvviso cambio d’espressione che assunse il volto di Liam appena vide Zayn. Quest’ultimo si avvicinò alla poltrona dove era seduto Lee e gli fece cenno di alzarsi. Poi si sedette lui e fece mettere l’altro ragazzo sulle sue gambe. Zayn gli cinse l’addome e lo stesso fece Liam con le sue spalle. Forse una delle scene più tenere che io abbia mai visto.
Io mi andai a sedere vicino ad Hazza. Gli diedi un bacio sulla guancia e disse con un sorriso: “Bravo Lou. Sei di parola.”
“Perché, avevi dubbi?” gli chiesi. Rispose alla mia domanda con un bacio delicato sulle labbra, che pochi secondi dopo divenne sempre più intenso. Succedeva sempre questo quando ci baciavamo: le nostre bocche si cercavano febbrilmente e si desideravano ogni momento di più.
“Ma che cazzo state facendo?!” sentii Niall urlare in direzione di Liam e Zayn. Anche loro erano avvinghiati e si erano cimentati in un bacio mozzafiato. Si staccarono all’improvviso, scoppiando a ridere per l’espressione sbigottita di Niall. Anche io ridacchiai di gusto. Harry invece sembrava confuso quanto il biondo.
“Ci stiamo baciando, Nialler” rispose Liam prendendo la mano di Zayn e incastrandola alla sua.
A quel punto l’irlandese sembrava davvero spaesato. Passava i suoi occhi azzurri da Liam a Zayn e poi prese a fissare anche me.
“L…Louis…” iniziò a balbettare “ma almeno tu me lo spieghi che sta succedendo qui!?!? Cioè, vi lascio soli per un paio d’ore e qua succede il putiferio?!?”.
Nessuno di noi tre riuscì a trattenere una risata. Lee aveva capito che io sapevo tutto e mi rivolse uno sguardo complice.
“Appunto, cos’è questa storia?” intervenne Harry con il sopracciglio alzato.
“Mio Dio, ma non l’avete capito?” fece Zayn sbuffando “io e Liam adesso stiamo insieme, chiaro?”.
Niall a quel punto si passò una mano sulla fronte, ancora incredulo per quello che aveva appena visto e sentito. Persino Andy, un perfetto sconosciuto, era rimasto alquanto sconvolto da tutta quella situazione: se ne stava seduto su uno dei divani con la fronte aggrottata, come uno che cerca di decifrare un libro scritto in aramaico.
“M…ma…Zayn non l’aveva già il ragazzo?” mi chiese Harry sottovoce. Gli misi una mano sulla bocca per zittirlo e sorrisi, con aria un po’ colpevole. “No, Hazza. Il ragazzo di Zayn non è mai esistito. Mi sono inventato tutto per evitare che tu ci provassi con lui. Scusa.” Gli dissi tutta la verità e aspettai la sua reazione. Fortunatamente, parve prenderla bene. Rise e mi scompigliò i capelli. “Sei un bugiardo, Lou” disse ancora con un sorriso. “Ehi, l’ho detta a fin di bene!”
 
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*Rakastan Sinua: ti amo.
 
Ma ciao bellezze mie <3
I nostri Ziam hanno fatto coming out :D 
Ed il signor Styles sembra essere anche un poliglotta è_é
Cioè, questo capitolo non so come possa essermi uscito. Ma mi farebbe tanto tanto tanto piacere se lasciaste una recensioncina piccola piccola (anche per dire che questo capitolo fa schifo, non la prenderò a male xD)
Baci ___hangover

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Niall:
Sentivo le tempie pulsarmi in modo insopportabilmente doloroso. Aprii un poco gli occhi, giusto per rendermi conto di dove mi trovavo. A giudicare dall’arredamento, sembrava proprio casa di Liam. Ero steso sul divano bianco del salotto che frequentavo ormai da anni, con la camicia sbottonata e male odorante. Notai anche che i miei jeans costati centoventi sterline erano imbrattati con un liquido che sembrava Vodka. Merda, questa macchia non se ne andrà mai, pensai tra me e me.
Mi coprii la faccia con la mano; dalla finestra di fronte proveniva un raggio di sole che mi sembrò essere luminoso quanto un faro. Rimasi ancora qualche minuto con il volto coperto, fin quando un gemito non richiamò la mia attenzione. Girai il capo con cautela, temendo di trovarmi davanti a chissà quale orribile creatura. Sul divano a fianco al mio c’era coricata una figura bionda, con la chioma spettinata e la bocca semi aperta. Il ragazzo che vedevo sembrava ancora profondamente addormentato. Mi alzai con cautela, per andare cercare di ricordare chi fosse. Iniziai ad osservarlo da vicino; attorno a lui si sentiva ancora l’odore acre di erba ed alcol. Lo riconobbi dall’orrendo braccialetto che aveva saldamente legato al polso: un filo blu, che sembrava tanto un laccio per scarpe. Era Andy, l’amico di Styles. Si, mi ricordavo di lui! Era quello che aveva detto di essere ancora vergine! Che idiota sfigato!. Mi ricordavo anche che mi aveva fatto fumare e bere come poche volte avevo fatto in precedenza. Lo maledissi pesantemente dal momento che era colpa sua se mi era venuto quel dannato mal di testa.
 Aveva solo una maglietta a mezze maniche addosso e probabilmente stava morendo congelato. Mi faceva quasi pena a vederlo steso lì, con il corpo percorso da impercettibili brividi di freddo. Mi tolsi la camicia e gliela misi addosso; certo, non l’avrebbe protetto molto, ma meglio di nulla. Bene, Niall. Avevi fatto la tua buona azione quotidiana.
Dovevo trovare qualcosa da indossare. Nella casa c’era un silenzio che forse non avevo mai sentito prima. Sicuramente Liam, Zayn, Lou e quell’altro stavano ancora dormendo. Salii le scale verso il piano superiore, sperando di non trovare la porta della camera di Lee chiusa a chiave. Abbassai piano la maniglia: aperta. Grazie al cielo. Il buio ancora avvolgeva l’ambiente e l’unico spiraglio di luce proveniva dalla porta che avevo appena attraversato. La flebile illuminazione mi permise di distinguere due corpi avvinghiati sul letto, coperti fino ai fianchi con un piumone colorato; sembravano completamente nudi. Non mi preoccupai neppure chi fossero. Rabbrividii al solo pensiero che uno dei due potesse essere Styles. Sinceramente vedere come mamma l’aveva fatto era l’ultima cosa che volevo. Sgattaiolai verso l’armadio e presi a caso il primo indumento simile ad una felpa. Uscii in fretta dalla stanza e mi richiusi la porta alle spalle.
Appena ritornai al piano di sotto, decisi di mangiare qualcosa. Si, anche perché dovevo assolutamente prendere un antidolorifico per quel mal di testa. La cucina era in ordine: segno che i ragazzi avevano pulito tutto mentre io ero immerso nel mondo dei sogni. Aprii la dispensa e iniziai a rovistare. La mia ricerca si concluse con successo: avevo trovato la scorta di biscotti di Liam. Presi quanti più pacchi di dolciumi le mie mani potessero portare e mi misi a sedere al bancone. Prima ancora che potessi aprire una di quelle tante confezioni, sentii un rumore di passi venire verso di me. Che cazzo, adesso dovevo anche offrire il mio cibo a chiunque sarebbe venuto.
“Oh, ehm…ciao” salutò Andy, spaesato. Sembrava che anche lui aveva le stesse difficoltà mie nel riconoscermi. La mia camicia era adagiata sulle sue spalle, a mo’ di mantello.
 “ ‘Giorno” gli dissi seccho, iniziando ad ingozzarmi. Si avvicinò alla sedia di fronte a me e prese posto. Mi stava fissando da quando aveva messo piede in cucina, riducendo di tanto in tanto gli occhi blu a due fessure per cercare di inquadrarmi meglio.
“Ehm…ne vuoi uno?” gli chiesi quando notai che le sue occhiate erano diventate maniacalmente ossessive.
Scosse il capo e distolse solo per un momento lo sguardo da me. Poi, come se nulla fosse, riprese a fissarmi, come se gli venisse spontaneo e naturale. Mi stava mettendo davvero in soggezione quello lì: mi dava molto fastidio se qualcuno mi guardava insistentemente.
“Dimmi un po’, ma io e te ieri abbiamo fatto sesso?” gli chiesi con schiettezza, come se gli stessi chiedendo l’orario. Altrimenti non capivo proprio il motivo di tanto interesse nei miei confronti.
Arrossì violentemente. Poverino! Il verginello non aveva mai sentito una domanda posta in modo così diretto! Si schiarì la voce e poi rispose balbettando: “N…no…c…cioè, non siamo arrivati a fare…quello, insomma…”.
Che cosa!?!? Se non eravamo arrivati a scopare voleva di sicuro dire che avevamo fatto qualcos’altro prima. Mi sentii la pressione arteriosa diventare terribilmente alta. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo davvero a ricordare cosa fosse successo la sera prima. Appena terminò di biascicare quelle parole, sgranai gli occhi e poi presi io a balbettare come un idiota: “Cioè? Che cosa è successo ieri?”
“Davvero non ricordi?” mi fece lui con un ghigno così beffardo che mi fece incazzare ancora di più.
“Se te lo sto chiedendo, mi sembra evidente che non mi ricordo!” gli risposi io sgarbatamente. Ma guarda! Quello sfigato che non aveva mai preso un cazzo in bocca voleva prendere per il culo me, Niall Horan, il dio del sesso.
“Ecco” iniziò a raccontare “io e te ieri…ehm, cioè, tu ed io…ehm…noi…”
“Si, ho capito che eravamo io e te! Vai avanti!” gli dissi spazientito dalla sua balbuzie.
“Noi…ehm…tu mi hai baciato.”
Il biscotto che stavo ingoiando mi andò di traverso. Iniziai a tossire e a colpirmi il petto con il pugno. Continuavo a dare violenti colpi di tosse mentre lui se ne stava come un imbranato immobile, guardandomi diventare paonazzo per la mancanza d’aria.
“Fai qualcosa, idiota!” gli gridai senza smettere di annaspare. Scattò in piedi e aprì tutti gli stipi alla ricerca di un bicchiere da poter riempire d’acqua. Stava facendo un casino assurdo.
Poi finalmente riuscì nell’impresa e mi porse dell’acqua dal rubinetto. Bevvi e poi iniziai a riacquisire un colorito più chiaro. Sentii nuovamente l’aria circolare nei miei polmoni. Ma perché avevo rischiato di soffocare? Ah, si. Perché Mr. Puritano mi aveva appena detto che io ieri sera l’avevo baciato. Che razza di bugiardo! No, aspetta un attimo Niall. Tu ieri eri fatto perso. Probabilmente era la verità. Anzi, lo era sicuramente. Mi conoscevo sin troppo bene per sapere che quando esageravo con l’erba finivo per fare delle cose assurde e impensabili.
Presi un respiro profondo, cercando di mantenere il più possibile la calma.
“Tutto bene?” mi chiese lui premuroso.
“No! Non va tutto bene! Spiegami questa storia del bacio e facciamola finita!”
“D’accordo. Molto probabilmente non ti piacerà!”
“Vuoi cazzo sbrigarti?” gli feci io dopo aver sonoramente sbuffato.
“Ok, ok. Rilassati!”. Fece un respiro ed iniziò il suo racconto …
 
 
Diverse ore prima:
“Buona notte ragazzi!” aveva detto Liam tenendo per mano Zayn e trascinandolo con sé di sopra. Nonostante non capissi più nemmeno come mi chiamavo, mi sentivo ugualmente sconvolto dalla nuova coppia che Lee e Zay avevano appena formato. Era strano: sembrava che una parte del mio cuore fosse diventata smisuratamente grande e che dovessi tenerla fuori dal corpo. Si, effettivamente i miei amici adesso erano proprio cresciuti.
Mi accorsi che i discorsi che mentalmente facevo non avevano né capo e né coda. Vidi anche Styles e Lou andarsene a dormire; quest’ultimo mi disse qualcosa, ma io non capii bene.
“Visto, Andy? Siamo rimasti io e te!” dissi con un sorriso da strafatto. Lui annuì con un altro ghigno ebete. Anche lui non ci era andato piano, ma forse era messo un po’ meglio di me.
“E adesso che facciamo?” feci io andandomi a buttare sul divano vicino a lui.
“Non possiamo dormire con tutta questa roba in corpo!” sostenne senza smettere di sghignazzare.
“Appunto…”. Mugugnai e poi mi guardai intorno in cerca di qualcosa di interessante da fare. Vidi che per terra c’erano delle bottiglie vuote.
“Ho trovato!” esclamai inginocchiandomi improvvisamente a terra per prendere una di quelle bottiglie. “Facciamo il gioco della bottiglia!”
“Ma siamo solo in due! Che gusto c’è?”
“Meglio no? Perlomeno so già a chi dovrò dare uno schiaffo o un bacio!” affermai prima di esplodere in una risata acuta e quasi isterica.
Prese a ridacchiare anche lui e poi venne a sedersi di fronte a me sul pavimento coperto da un tappeto. “Avanti, Niall! Inizia! Che cosa scegli?”
“Oh, io sono contro la violenza in tutte le sue forme!” feci io con dei gesti melodrammatici ed esageratamente plateali.
“E allora?” chiese.
“E allora io scelgo bacio!” urlai agitando la bottiglia di vetro come se fosse una clava.
“Gira questa cosa! Vediamo chi dei tanti giocatori sarà il fortunato a baciarti!” disse lui ironicamente. Mi fece ridere di gusto e mentre mi piegavo in due dalle risate cercai di far ruotare la bottiglia. Ma tra il fatto che mi stavo letteralmente scompisciando e tra quello che ci vedevo quadruplo, non riuscii nel mio intento. Spazientito, buttai l’oggetto lontano da noi, facendolo cozzare rumorosamente contro il pavimento.
“Sai cosa ti dico? Io proprio non ci riesco! Facciamo finta che sia tu il prescelto e fatti baciare!” dissi biascicando in modo palese. Stavo davvero toccando il fondo. Se solo fossi stato un minimo più lucido!
Gli avvicinai il suo volto al mio e lo baciai, senza però centrare la bocca al primo tentativo. Dai peli ispidi che la mia lingua toccò, sembrava proprio che avessi leccato il suo mento. Non riuscivo a trattenere le risate: uscivano fuori incontrollate. Fu lui a bloccarmi la testa tra le mani e a dire: “Dai, prova ora!”. Finalmente, riuscimmo a permettere alle labbra di incontrarsi in un bacio che non saprei definire se non con l’aggettivo squallido. Nessuno dei due era consapevole di cosa stesse accadendo. Muovevo la lingua dentro di lui a caso, senza seguire un ordine razionale dei movimenti e lui sembrava fare lo stesso. Non avvertivo nemmeno se lui si staccava dal contatto per prendere aria: nulla. Tutto sembrava essere intangibile e inudibile.
 
Andy terminò di raccontare tra le mie occhiate esterrefatte. Mi passai una mano sulla fronte, incredulo. Giurai solennemente che non avrei fumato mai più in tutta la mia vita. E soprattutto in compagnia di quello lì.
 
 
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Non linciatemi vi prego D:
Ho voluto dedicare questo capitolo tutto a Nialler perché in quelli precedenti non gli ho dato tanta importanza, lo ammetto!
Ma comunque, spero che vi sia piaciuto!
Il prossimo sarà di nuovo molto MA MOLTO Larry/Ziam, promesso!!! XD
Baci ___ hangover
P.S: grazie mille a tutte le anime che seguono e recensiscono la mia ff :D VI AMO <3
Che la forza dei 1D sia con voi, gioie mie <3

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Harry:
La sua mano destra era affondata tra i miei capelli e l’altra stringeva la mia, adagiata sul suo ventre nudo. Le sue labbra, semi aperte, in attesa spasmodica di far uscire gemiti di piacere. I suoi occhi azzurri e sottili erano attenti ad ogni mia mossa, ad ogni mio cenno. Eccola lì, la perfezione fatta persona. Era la prima volta che lo vedevo quasi senza indumenti addosso e già sperai che non fosse l’ultima, che avrei avuto altre infinite occasioni per poter godere di quella visione.
Normalmente ero solito distinguere tra due categorie di ragazzi: quelli che volevo assolutamente scoparmi e scaricare e quelli che invece meritavano anche una seconda possibilità. Ecco, il ragazzo dalla pelle candida e calda che avevo sotto di me non apparteneva a nessuna delle due. Che Louis era speciale me ne ero reso conto sin da quando mi aveva rifiutato in quella discoteca per la prima volta. Ma più andavo avanti nella sua conoscenza, più i miei occhi incrociavano i suoi, più le nostre labbra si toccavano, più sentivo la sua sonora risata e la sua voce, più mi rendevo conto che Louis Tomlinson era un’ossessione dalla quale non mi sarei liberato molto facilmente.
Aveva le gambe lunghe aperte e a coprire la sua erezione c’era un paio di slip grigi. Io ero proprio in mezzo ad esse, che gli passavo la lingua sulle cosce liscissime, quasi da bambino. La sola fonte di flebile luce era la persiana lasciata un poco aperta: per il resto era buio totale. Mi venne per un istante la tentazione di spalancare la finestra affinchè la stanza si fosse illuminata e sarei riuscito a vedere il viso di Louis contorcersi in smorfie di mancato piacere. Poi ci ripensai; qualcuno poteva vederci ed essere invidioso di quanto lui fosse meraviglioso. Di quanto noi fossimo meravigliosi insieme.
Avvertii la sua mano stringersi ancora di più alla mia, come una richiesta disperata di appagare i suoi desideri. Andai avanti con i miei baci, mentre lui prese ad accarezzarmi il collo. Ad ogni millimetro che le sue dita affusolate, da pianista, mi sfioravano sentivo come se dei cubetti di ghiaccio mi stessero attraversando la schiena. Brividi: solo lui sapeva darmeli così in modo così intenso.
Alzai lo sguardo e lo rivolsi al suo viso. Nonostante fosse avvolto nella penombra, riuscii a notare che si stava passando la lingua sul labbro. Mi faceva semplicemente impazzire quando sul suo volto apparentemente innocente si dipingevano queste espressioni cariche di lussuria. Sorrisi, gustandomi per qualche attimo la sua bocca che si distendeva in un ghigno pregustante il piacere.
“Hazza, perché ti sei fermato?” chiese all’improvviso, alzando leggermente la schiena per potermi guardare. Scossi il capo e risposi: “Volevo guardarti”.
“Ehi, non devi farmi mica il ritratto!” fece lui sorridendo “Dai, continua!”.
“Hai dimenticato la parolina magica, Lou” scherzai io mentre passavo la punta del dito sulla sua lunghezza ancora intrappolata nella biancheria. Mugugnò e poi disse tra i denti: “Per favore,” e sottolineò bene il “per favore” “il signor Harry Styles potrebbe continuare a fare quello che stava facendo? Così va meglio?”.
Risi e annuii. Poi ritornai a stuzzicargli la pelle dell’interno coscia con la lingua, mentre la mia mano aveva preso ad accarezzare delicatamente la sua erezione.
“Bravo, Hazza” gemette riabbandonando la testa sul cuscino e rimettendo le dita tra i miei ricci. Eh, dopo lo sarei stato ancora di più. Decisi che era arrivato il momento di togliere i boxer che ora erano solo di intralcio.
“Alzati un po’, Lou” sussurrai. Capite le mie intenzioni, Louis erse il bacino e mi permise così di liberarlo dall’indumento. Lo buttai per terra e subito dopo rivolsi lo sguardo alla sua erezione davanti i miei occhi. Iniziai a lasciare baci delicati su tutta la sua lunghezza calda e durissima. Sentivo la sua voce acuta diventarlo ancora di più mentre emetteva gemiti contenuti. Mi spostai verso la parte più bassa della sua erezione e presi a ripercorrerla con la lingua. Sentivo spingerlo prepotentemente verso la mia bocca e avvertivo anche la sua mano abbassarmi ancora di più la testa.
Dopo averlo torturato ancora qualche minuto, glielo presi finalmente in bocca. Dovevo ammetterlo: aveva un sapore buonissimo. Appena la mia lingua umida lo avvolse completamente iniziò a perdere del tutto il controllo. Si agitava, respirava affannosamente e mugugnava rumorosamente. Beh, le cose erano due: o ero particolarmente bravo oppure nessuno gli aveva mai fatto un pompino. Ma si, era decisamente la prima.
“Lou, vuoi fare sapere a tutta la città che ti sto leccando il cazzo?” gli chiesi guardandolo accigliato. Aveva i capelli scompigliati ed il viso stravolto. Mio Dio, stava godendo come un matto.
“Continua, non fermarti per nulla al mondo!” fece lui ansimando e ignorando del tutto la mia domanda.
“Se ti dimeni come un forsennato devo farlo per forza!”
“Scusami Hazza. Prometto che da adesso farò il bravo bambino” disse con tono malizioso, mentre mi incoraggiava a riprendere il mio lavoro leccandosi il labbro.
Continuai ad assaporare il suo membro mentre le mie mani trafficavano sul suo ventre e sul petto. Louis stringeva e tirava le lenzuola e si mordeva le labbra per non urlare. Ecco, stava facendo il bravo bambino. I suoi ansiti divennero sempre più intensi, finchè non mi disse: “S…spostati. Sto per venire”. Mi spostò delicatamente la testa da un lato e mi fece continuare a dargli piacere con la mano. Raggiunse l’orgasmo lasciando colare sulla mia mano il suo seme.
“Adesso baciami” mi fece con la voce roca e tirandomi a sé. Non me lo feci ripetere due volte. Con la mano ancora sporca, posai le mie labbra sulle sue e lo baciai ancora con il suo sapore in bocca. Poi mi stesi accanto a lui, sorridendo nel notare che ancora respirava affannosamente. Aspettai che si riprendesse completamente accarezzandogli il braccio e baciandogli le guancie sudate. Poi mi prese il viso tra le mani e mi ribaciò. Quando si staccò dopo qualche minuto sussurrò: “Sai usarle bene queste labbra” e mi passò la lingua sulla parte inferiore della bocca.
Ridacchiai e decisi di provocarlo. “Non sei il primo che me lo dice”
“Ah no?” chiese lui, mutando di colpo espressione. Scossi il capo in un segno di negazione. Poi fece una cosa che mi piacque e che mi sorprese allo stesso momento. Mi spinse con la schiena sul materasso, facendomi mettere supino. Poi si inginocchiò di fronte a me, come avevo fatto io poco fa, e mi leccò la parte bassa del ventre. Infilò prepotentemente una mano nella stoffa dei miei slip firmati e prese a muoverla violentemente su tutta la lunghezza, facendomi quasi male. Mugugnai in senso di disapprovazione. Capì che i suoi gesti non erano molto delicati e sogghignò in modo beffardo.
“E così io non sarei il primo che ti dice queste cose, eh?”. Si avvicinò al mio orecchio mentre con la mano continuava a muoversi su di me. “Bè, fai in modo che io” e sottolineò accuratamente “io” “ da questo momento in poi sia l’unico ed il solo”.
Ridacchiai, soddisfatto che la mia provocazione era andata a buon fine.
“Geloso, Tomlinson?” chiesi con un sorriso e con la voce spezzata dal crescente piacere.
“Morbosamente, Styles”
 
Zayn:
“Secondo è meglio Leonardo di Caprio oppure Johnny Depp?” chiesi a Lee sfogliando una rivista. Eravamo abbracciati sul letto dei suoi genitori e per starcene da soli avevamo deciso di commentare l’aspetto fisico di vari personaggi famosi. Come facevamo di solito, dopo tutto.
“Secondo me è meglio Deep. Anche se io ho un debole per i mori…” sentenziò Liam gesticolando.
Sorrisi: “Ecco perché ti piaccio io, allora!” gli dissi dandogli un bacio sulla fronte.
“Tu non sei esattamente come Johnny Depp, Zay”
“Si, lo so. Riconosco i miei limiti.”
“Beh, per me tu sei molto meglio di lui!” esclamò diventando subito rosso per l’imbarazzo. Adoravo quando distoglieva lo sguardo a causa della sua timidezza: lo rendeva irresistibilmente tenero.
Dentro di me, sentivo di essermi sciolto come burro al sole. Ma a lui non lo diedi a vedere e continuai a scherzare: “Avanti Lee! So di essere fantastico, ma Johnny Depp è sempre uno degli uomini più sexy del pianeta!”
“Ma a me non importa avere l’uomo più sexy dell’universo se io ho qui te”.
Mi sentii pervaso da una gioia infinita. Volevo aprire porte e finestre ed urlare al mondo quanto io fossi felice di avere al mio fianco un ragazzo come Liam Payne.
Lo baciai togliendogli il giornale che stava sfogliando con naturalezza. Toccavo la sua schiena da sopra la semplice maglietta bianca che aveva utilizzato per dormire e lui non toglieva le mani dal mio collo. Mi sorprese piacevolmente quando, trasportato dalla passione del bacio, si posizionò proprio sopra di me. Sembrava che la sua insicurezza fosse tutta d’un tratto svanita e che si fosse tramutata in un coraggio che però aveva solo quando era con me, da solo. Continuai a baciarlo, e poi fui tentato di mettergli la mano dentro la maglietta e di sfiorare la sua pancia. Adoravo farglielo, sin da quando eravamo semplici amici. Sentii la sua bocca aprirsi in un sorriso non appena le mie dita stabilirono un contatto con la sua pelle. Si staccò lentamente dal bacio e si avvicinò al mio orecchio: “Lo sai che impazzisco quando qualcuno mi tocca lì” fece con un tono malizioso che non gli avevo mai sentito.
“Ed io voglio farti impazzire ancora di più” risposi io senza smettere di accarezzarlo.
“Te l’ho già detto ieri che sono pazzo di te, Zay.”
“E allora? Ripetimelo!”
“Sono pazzo di te.” E ad ogni sillaba che scandiva mi dava dei baci sul collo. Sentivo il suo corpo premere in modo fastidiosamente piacevole sulla mia erezione. Gli misi una mano sul fianco e lo tenevo stretto. Il calore del suo respiro, il suo profumo, le sue mani sul mio collo, la sua lingua che trafficava indisturbata sulla mia pelle non contribuivano a diminuire la mia eccitazione.
Cercai disperatamente la sua bocca, come se quel contatto avesse migliorato la situazione. Lui conosceva i miei punti deboli come io i suoi. E sapeva anche che andavo letteralmente fuori di testa quando un ragazzo indugiava con la mano sul mio petto. Il bastardo sembrava farmelo apposta; prese a descrivere dei cerchi immaginari nello spazio in mezzo ai miei pettorali mentre non smetteva di mordicchiarmi lo spazio tra il collo e la spalla. Sperai vivamente che il “problema” che avevo in mezzo le gambe non diventasse troppo evidente. Mi sembrò difficile: per quanto avessi voluto nasconderlo in tutti in modi, Liam era sopra di me, con le gambe salde intorno ai miei fianchi. Se ne sarebbe accorto sicuramente.
Decisi stupidamente di scivolare un po’ più in basso con la schiena. Si, stupidamente perché la mia mossa non fece altro che aumentare il contatto tra le nostre intimità. Sentii ad un certo punto la risata cristallina di Liam rimbombarmi nelle orecchie. Mise la sua fronte sulla mia senza smettere di ridacchiare mi disse: “Qualcuno qui sotto ha voglia di divertirsi, eh?”. Merda, si era accorto che ero pericolosamente eccitato. Deglutii, sperando che una delle situazioni più imbarazzanti della mia vita fosse finita subito. Non risposi. Lo guardai percorrere con le dita il mio petto. Lo sguardo di Liam stava diventando sempre più malizioso e mi sorpresi ancora di più quando iniziò a muovere piano i fianchi facendo sfregare le nostre erezioni.
Non lo riconoscevo più. Quel ragazzo dagli occhi infuocati da una perversa voglia di attenzione, con la bocca contratta in un ghigno non era Liam Payne. Mi fece una paura matta vedere come fosse mutato il suo carattere in meno di mezz’ora. Non sapevo se esserne felice oppure se preoccuparmi.
“Che c’è Zay? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” fece ad un certo punto ridacchiando mentre notava la mia totale mancanza di partecipazione. Io stavo facendo appello a tutte le mie forze per non saltargli addosso e scoparmelo, e lui invece che faceva?!? Mi provocava e godeva anche nel farlo!
No, quello non era Liam Payne. Ma mi stava piacendo. E la mia erezione pulsante non smentiva il mio pensiero.
Per quanto cercassi di rimanere impassibile e indifferente, provando a salvare l’ultimo briciolo di rettitudine nei miei e nei suoi atteggiamenti, non potevo negare che tutta quella situazione mi eccitasse fino all’inverosimile.
Presi a gemere piano e tirai il suo viso vicino al mio, per poterlo baciare. Il cuore mi batteva all’impazzata. All’improvviso, sentii la porta spalancarsi.
Fece il suo ingresso un trapelato Niall, con il fiatone e  con l’espressione disperata. Io e Lee ci voltammo verso di lui a guardarlo.
“Oh, scusate!” fece distogliendo lo sguardo.
“Tranquillo Nialler” dissi io dando una pacca sul sedere di Lee per farlo scendere dal mio corpo. Prima di farlo, però, lui mi lasciò un bacio sulla guancia e soffiò nel mio orecchio: “Non finisce qui.”
“Ehi, ma che ti è successo? Sembra che hai visto un fantasma!” domandò Liam che si era seduto vicino a me. Notai dai pantaloncini che aveva addosso che ancora la sua erezione era ancora alta. Mi sentii una fitta allo stomaco quando vidi questo dettaglio. Mi concentrai allora sul biondo appena entrato nella stanza che entrò nella stanza e si chiuse con cautela la porta alle spalle.
“Peggio di un fantasma! È l’amico di Styles! Ieri l’ho baciato!” spiegò Niall tutto d’un tratto.
“E allora?” fece Liam accigliato.
“E allora?!? Lee, è vergine! È alle prime armi! Lo sai come sono quelli che non hanno mai fatto sesso! Li baci mentre non ci capisci un cazzo e subito pensano che ti sei perdutamente innamorato di loro!” esclamò l’irlandese.
“Adesso pensa che tu possa provare qualcosa per lui che va oltre la semplice voglia di portartelo al letto?” chiesi cercando di capire qualcosa della strana situazione.
“Esatto! Mi tiene gli occhi puntati addosso come se fossi una specie di fenomeno da baraccone! Mi ha seguito in bagno!” continuò Niall mentre gesticolava in modo disperato.
“Rimani con noi fin quando Harry non deciderà di andarsene e di portarselo via” gli propose Liam con tono dolce e affettuoso. Ecco che era ritornato il ragazzo disponibile di sempre; fui molto sollevato da ciò.
“Non vorrei essere di intralcio per voi due…” disse Niall mentre prendeva anche lui posto su letto.
Risi e lo tranquillizzai: “Non preoccuparti! Io e Liam non ci facciamo problemi di questo genere!”.
Sogghignò anche lui divertito e Liam mi rivolse un’occhiata complice prima di darmi un bacio sulle labbra.
 
 
Louis:
“Ci vediamo stasera?” mi chiese Harry dopo esserci appena staccati da un lungo bacio. Eravamo all’ingresso della casa di Liam e Hazza si stava facendo riportare a casa da Andy. Quest’ultimo lo stava aspettando in auto da almeno dieci minuti, ma Harry, incurante,  gli aveva fatto suonare il clacson inutilmente.
“Va bene. A stasera!” risposi con un sorriso.
“E fino ad allora cosa farai?”
“Ti penserò.”
Rise, evidenziando ancora di più le sue fossette meravigliose.
“Mi raccomando, non pensarmi troppo” fece senza smettere di sorridere.
“Sarà difficile dopo quello che hai fatto, Hazza”
“Beh…sforzati!”. Mi accarezzò il braccio e mi diede un bacio sulla fronte. Poi rivolse un’occhiata all’automobile con il motore acceso guidata da Andy e disse: “Devo andare adesso. Fai il bravo” mi diede un secondo bacio sulla fronte.
“In che senso devo fare il bravo scusa?”
“Hai capito bene, Tommo”
“Non credo proprio, invece.”
“Cerca di comportarti bene con gli altri ragazzi”
“Oh, ma guarda! Allora non sono il solo ad essere geloso,eh?”
“Chi ha mai detto il contrario?”
E così detto, se ne andò dall’altra parte del vialetto. Lo sentii urlare “Chiamami!” mentre apriva lo sportello dell’auto.
Rientrai in casa, che improvvisamente mi sembrò vuota. Sapevo che c’erano anche Niall, Liam e Zayn ma ero anche consapevole che anche se fossi stato con loro, mi sarei sentito terribilmente solo.
Odiavo ammetterlo, ma quando non sentivo la voce di Harry provavo un vuoto interiore indescrivibile. Mi abbandonai sul divano e accesi la televisione, cercando qualche personaggio che avesse il tono di voce più simile possibile a quello di Harry. Il fatto che dovevo aspettare finchè non fosse calato il sole per vederlo non mi consolava affatto. Sperai solamente che ore fossero trascorse molto, molto velocemente.
Avevo voglia della voce di Harry Styles. Avevo voglia di lui.
 
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Salve bellezze <3
Sono ritornata come avete potuto ben notare da questa schifezza di capitolo che ho scritto <3
Nonostante tutto, spero che vi piaccia almeno un pochinino :D
Fatemi sapere cosa pensate (in positivo o in negativo, non importa!)
Ah, che ne dite del vecchio Payne che piano piano si sta risvegliando dalla sua insicurezza? E del signor Styles che sembra essere anche lui geloso di Lou?
Ripeto, fatemi sapere :***
Vi amo <3
___hangover

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Louis:
Eravamo, come al solito, a bordo della macchina di Liam e ci stavamo dirigendo verso una discoteca che si vociferava fosse molto esclusiva: Funky Buddha, mi pare si chiamasse.
Le dieci e mezza di sera, segna il display del mio cellulare. Harry ed Andy ci avrebbero aspettati lì, per la gioia di Niall. Mi aveva raccontato tutto del “bacio” della notte e prima e non potei fare a meno di ridere pensando a quanto fosse patetica la scena.
Osservai i miei amici uno ad uno. Sembrava che nessuno di loro fosse cambiato negli ultimi tre anni, da quando avevamo iniziato a frequentare locali. In realtà erano cambiati eccome, anche se loro probabilmente non se ne rendevano neppure conto. E tutto ciò era avvenuto in poco, pochissimo tempo.
Liam e Zayn adesso erano una coppia. Erano belli insieme, anche se completamente opposti. Se Lee era il romanticone insicuro e convinto dell’esistenza dell’amore eterno, Zayn era il classico stronzo infedele che pensa a sbattersi più tipi possibile. Eppure nel suo sguardo avevo notato che la malizia riservata a tutti i tipi che voleva farsi non esisteva più. Primo enorme cambiamento: Zayn Malik stava lentamente frenando gli ormoni e iniziava a capire che sarebbe stato molto più felice e appagato da una sola relazione stabile piuttosto che da tante e promiscue.
Liam, che in quel momento guidava concentratissimo nonostante Zayn gli parlasse nell’orecchio, sembrava guardarsi allo specchio con più compiacenza. Appariva quasi soddisfatto del ragazzo magro e dai capelli corti castani riflesso. Eppure Lee si era sempre ritenuto “un orrendo spilungone dal naso enorme”. A niente servivano le mie parole, che cercavano di convincerlo che in realtà non era così, che lui era meraviglioso, che doveva smetterla di buttarsi sempre giù. E poi, tutto d’un tratto, come per magia era arrivato Zayn, il suo ragazzo. Ora non so cosa gli avesse detto o fatto per farlo iniziare a sentire più sicuro di se, ma comunque ci stava riuscendo.
Era incredibile di come in una sola serata, come un solo avvenimento possa muovere dentro di noi quel meccanismo che ci permette di modificare il nostro carattere. Liam e Zayn ne erano un esempio lampante. Ecco il secondo enorme cambiamento: Liam Payne era sulla strada per diventare non dico sfacciato, ma un po’ più disinvolto con le persone.
Ed ecco Niall. Lui da quando Charlie lo aveva tradito era cambiato irreversibilmente. Se prima era un Liam, dopo diventò uno Zayn. Anzi, anche peggio. Aveva del tutto perso la fiducia nelle persone. Forse io, Lee e Zayn eravamo gli unici con i quali ancora si confidava. E non me la prendevo nemmeno tanto se a volte era particolarmente scontroso o diffidente nei miei confronti; lui aveva sofferto tanto e la sua esperienza in campo sentimentale era senza dubbio più grande della mia. A volte mi sentivo in colpa quando pomiciavo con Harry davanti a lui; temevo di ferirlo, portandogli alla memoria dei ricordi dolorosi.
Ma poi mi dicevo che in fin dei conti anche io avevo diritto ad avere una vita privata. Avrei evitato effusioni davanti a lui, ma sicuramente non volevo rinunciare a lui.
E poi c’ero io. A dire il vero non mi sentivo tanto diverso da qualche anno fa. Ero sempre lo stesso Louis Tomlinson, un ragazzo normalmente gay che adorava i suoi amici e voleva stare il meno possibile in casa con una madre psicopatica, un padre vegetale e un fratello omofobo. Piuttosto sentivo che le persone che stavano attorno a me cambiavano. Una in particolare: Harry Styles. Mi sentivo responsabile della sua metamorfosi. Ieri sera nel bagno mi aveva confessato che da un po’ di tempo a questa parte si sentiva diverso e ciò avveniva solo in mia presenza.
Sono sempre stato convinto che gli occhi sono lo specchio dell’anima. E quelli di Harry mi diedero conferma di tale convinzione. Ho avuto sempre la fissazione di guardare gli sguardi della gente e di interpretarli; dopo tutto, raccontano la verità meglio di qualsiasi parola. E quando mi concentrai sulle pozze verdi di Harry notai che c’era un timore rassegnato, come se dentro di lui due forze contrastanti avessero lottato in una guerra senza né vincitori né vinti. E sapevo anche il perché di quella paura: lui era spaventato a morte di dover ammettere di essersi legato ad un qualcuno. Come facevo ad esserne così convinto? Bè, me lo diceva ogni volta che mi guardava, che mi prendeva la mano, che cercava furiosamente le mie labbra, che mi sorrideva. Non usava mai le parole. Lui usava solo i gesti, delle azioni che dovevo decodificare per comporre un ritratto veritiero della personalità di Harry Styles. Non ero certo se il mio si potesse chiamare “potere sovrannaturale”, ma ero molto bravo a capire ciò che la gente pensava solo dai loro movimenti. Ed anche con lui ci stavo riuscendo, anche se contro la sua volontà.
Lui non poteva cambiare. “I can’t change” diceva il suo tatuaggio. Bè, avrebbe dovuto ricredersi. Molto presto si sarebbe reso conto che il cambiamento migliore in tutta la sua vita ero io.
 
Liam:
Che cazzo mi era preso? Solo questo sapevo chiedermi dopo quello che era successo tra me e Zayn nella camera dei miei. Gli ero praticamente balzato sopra e non gli avevo nemmeno dato modo di parlare o di replicare. Mi sentivo perdutamente in imbarazzo. Non sapevo che cosa avesse agito nel mio cervello per farmi comportare in quel modo. Iniziavo ad aver paura che quell’istinto incontrollabile avesse preso il sopravvento e che avesse dato di me un’immagine totalmente sbagliata. Ecco, Zayn mi conosceva come amico, non come fidanzato. Non sapeva come mi comportavo in intimità, cosa mi piacesse fare al letto, come interpretare i miei gemiti. E non volevo certo che pensasse che io fossi una specie di ninfomane che salta addosso al suo ragazzo come se non avesse mai visto un cazzo fino a quel momento.
Ancora non potevo credere a quello che ero stato in grado di fare, completamente contrario alla mia natura. Da una parte ero contento; forse stavo iniziando ad acquisire la sicurezza che tanto bramavo. Ma dall’altra assolutamente no: mi sentivo un completo idiota.
Zayn non parlava mentre la mia erezione sfregava contro la sua, mentre gli mordevo ogni centimetro di pelle, mentre la mia mano era sul suo petto che ascoltava il suo cuore battere velocissimo. No, non dava segni di ribellione o di disapprovazione. Forse gli era piaciuto. Ma che cazzo stavo pensando? Era stata la mia aggressività e la mia improvvisa sfacciataggine da togliergli la forza per dire qualcosa. Che vergogna! Sperai con tutto me stesso che Zay non avesse creduto che fossi improvvisamente impazzito. Gli dovevo parlare assolutamente. Gli avrei chiesto scusa e sarei tornato ad essere il solito Liam Payne di sempre, eternamente soggetto alla patologica insicurezza. Si, forse era meglio così. Era molto più facile nascondersi dietro ad una maschera fatta di timidezza piuttosto che esporsi al giudizio delle persone. Giudizio? Persone? Innanzitutto, Zayn non avrebbe neppure minimamente pensato di giudicarmi né nel bene e né nel male. E poi lui non era “le persone”: lui era Zayn Malik, il mio ragazzo. Il solo che forse mi apprezzava davvero per quello che ero, l’unico aveva acceso in me la ancora flebile fiamma della sicurezza.
Arrestai la macchina in una strada buia, come almeno i tre quarti delle vie di Londra alle undici di sera. Attesi che scesero Niall e Louis prima di fare un cenno eloquente a Zayn; dovevo dirgli tutto e subito. Lui capì e sul suo volto si dipinse un’espressione a metà tra l’accigliato e il preoccupato. Abbandonammo anche noi il veicolo mentre Lou e Nialler ci avevano lasciato un po’ di privacy andando a fumare una sigaretta lontani da noi. Presi un respiro e mi misi di fronte a Zayn.
“C’è qualcosa che non va?” fece subito lui notando che avevo serie difficoltà a guardarlo negli occhi.
“Sono io che non vado” risposi melodrammatico. Perché quando ero nervoso avevo sempre degli atteggiamenti pateticamente plateali?
Mi guardò preoccupato. Mio Dio, non è che pensava che volevo porre fine alla nostra brevissima relazione?
“N…non capisco, Lee” farfugliò grattandosi nervosamente la testa. Di nuovo, feci un altro respiro. Non mi ero saputo proprio spiegare con quella specie di battuta da film che avevo fatto.
“Zayn, ti volevo chiedere scusa per stamattina sul letto. Credimi, non so cosa possa essermi preso…”
Scoppiò a ridere in modo quasi isterico, come se con la risata avesse buttato via tutta la tensione accumulata in quella manciata di minuti.
“Tutto qui?” mi chiese una volta ripresa la sua espressione di sempre. Io, che nel frattempo ero rimasto in un imbarazzante silenzio, annuii mordendomi il labbro.
“Posso dirtela io una cosa?” mi domandò posandomi una mano sulla spalla.
“Che cosa?”
“Vaffanculo, Liam. Mi hai fatto seriamente preoccupare. Vaffanculo tu e le tue fottutissime seghe mentali!” esclamò. Mi misi a ridere, pensando che probabilmente aveva ragione. Mi avvicinai e lo abbracciai stretto, lasciandogli un bacio sulla guancia ruvida di barba. Rispose all’abbraccio e mi sussurrò all’orecchio, mentre i nostri corpi erano in stretto contatto: “Tanto per la cronaca, mi è piaciuto quello che hai fatto. E non poco.”
Ridacchiai e lo guardai negli occhi, ritrovando il coraggio di farlo che prima mi era venuto a mancare. “Me ne sono accorto, Zay” dissi maliziosamente, rivolgendo fugacemente lo sguardo in mezzo alle sue gambe. Mi diede uno schiaffetto sulla spalla e fece l’espressione da finto imbarazzato, che proprio non gli si addiceva. Prese il mio volto tra le mani e mi baciò dolcemente, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi lentamente, come se si stessero scoprendo per la prima volta. Poi si staccò piano e pose la sua fronte sulla mia.
“Perché?” mi chiese.
“Cosa?”
“Sei così stramaledettamente insicuro?”
Scrollai le spalle. Non sapevo cosa dire. Era la stessa dannata domanda che mi ponevo da quando ero abbastanza grande da capire come fosse fatto il mondo.
“Lee, te lo ripeto ora per la miliardesima volte e non costringermi a ripetertelo ancora. Tu sei perfetto. E se qualcuno mi dicesse di scegliere l’ottava meraviglia, io sicuramente proporrei te. Non immagini nemmeno quanto io sia fortunato ad averti, qui tra le mie braccia, mentre il resto dei nostri coetanei non ha la più pallida idea di cosa voglia dire la parola “perfezione”. Io lo so che cosa significa. E sai perché? Perché la perfezione è mia, mi appartiene. La mia perfezione si chiama Liam Payne.”
Ascoltai le sue parole come se fossero la musica più bella di questo mondo. Non riuscivo neppure a pensare qualcosa da dirgli: tutto ciò che mi veniva in mente sembrava scontato e stupido. Non volevo piangere per non sembrare più debole di quanto non fossi già. Boccheggiai in cerca di quell’aria che Zayn mi aveva fatto mancare; lo guardavo con la bocca semi aperta, in attesa che un suo bacio vi si posasse, che mi desse qualche segno, che mi dimostrasse in qualche modo che lui era lì davvero per me. Sentivo gli occhi diventarmi insopportabilmente pieni di lacrime. Per quanto pregavo me stesso di controllare l’imminente pianto, era difficile fingere che quelle lacrime non fossero sul punto di rigare il mio volto. Mi aggrappai alle sue braccia, come una disperata richiesta di aiuto, come se quel gesto mi avesse evitato di piangere. Mi prese il volto tra le mani e mi stampò un bacio sulla fronte. Ringraziai il buio di quella strada che nascondeva la mia espressione commossa. Tirai su col naso e lui mi sorrise dolcemente.
“Ehi, stai piangendo?” mi fece, cercando un contatto con i miei occhi. Merda, se ne era accorto. Non risposi, tentando in tutti i modi di fargli capire che si stava sbagliando, che in realtà le lacrime che prepotentemente premevano per uscire non c’erano. Mi strinse forte a sé. Mio Dio, stavo provando le sensazioni più strane: sentivo lo stomaco completamente sottosopra, come se dovessi vomitare. Tremavo, e non per il freddo.
“Ci sono qui io con te, Lee” mi disse mentre le sue braccia mi stringevano le spalle “guardami.” No, ti prego, non chiedermi questo.
Mi costrinse ad incrociare i suoi occhi. Dovetti fare appello a tutte le mie forze per non esplodere in un pianto dirotto.
“Sai che quando ho detto a Louis che volevo parlarti di ciò che provavo per te stavo per scoppiare a piangere?” chiese lui con un sorriso, simile a quello che le mamme fanno ai loro figli quando si rialzano dopo una brutta caduta. Scossi il capo, cercando di rispondere al suo sorriso. Mi sembrava strano che lui, forte e sicuro, potesse piangere per me. Eppure aveva appena ammesso che fu così.
“M…ma perché?” chiesi, non capendone davvero il motivo.
“Bè, perché pensavo che se mi fossi dichiarato avrei fatto una figura di merda”
“Come hai potuto minimamente pensare una cosa del genere?” gli dissi mentre con le dita gli sfioravo gli zigomi.
“E tu come puoi ancora pensare di non essere perfetto?” rispose lui semplicemente. Si ma nel mio caso era una cosa diversa: lui davvero era in grado di ottenere tutto ciò che voleva. Io invece ero il mediocre Liam Payne, bruttino e senza alcun talento che si accontentava del minimo senza neppure aspirare a qualcosa di meglio. Feci un profondo respiro e gli sorrisi. Dopo mi baciò sulle labbra e notando il mio silenzio disse: “Allora, ti ho convinto?”
“Ma…” articolai, cercando di dirgli che ero lungi dall’essere perfetto come diceva lui.
“Niente ma. Adesso entriamo in questa fottuta discoteca. Rendi questi sfigati invidiosi di te. Puoi farlo, Lee. Ricordati che sei perfetto.”
 
Louis:
Luci, suoni, persone. Tutto sembrava una massa informe di gente. Ma io vedevo solo un ragazzo; Harry Styles si muoveva davanti a me in tutto il suo splendore. Quella discoteca era molto grande, anche se per via della folla che ondeggiava a tempo di musica sembrava la metà di quello che era in realtà. Ero già al secondo drink e iniziavo a sentire la testa più leggera del normale. La musica altissima rimbombava nelle mie orecchie mentre avevo il corpo appiccicato a quello di Hazza. Sorrideva e si avvinava per baciarmi mentre con le mani mi stringeva i fianchi. Dio, quant’era bello. Senza dubbio uno come lui non passava inosservato. E infatti c’erano i soliti arrapati cronici che lo guardavano con malizia. Mi facevano davvero pena: poverini, non sapevano che lui era solo mio. Hazza era talmente impegnato a sfregarmi il pacco sulla gamba che nemmeno si rendeva conto di essere desiderato da un gruppo di quattro o cinque ragazzi che barcollavano vicino a noi.
Gli misi le braccia attorno al collo, per dimostrare che lui quella sera non era disponibile per nessuno, se non per me. Intanto quelli non la smettevano di guardarci, come se fossimo dei rari animali da circo.
All’improvviso una coppia di ragazze con delle bibite in mano pensò bene di venire a passare proprio tra me e lui, interrompendo il nostro contatto. Se non avessi avuto un mostruoso autocontrollo le avrei picchiate senz’altro.
“Scusate, ragazzi” lessi dalle labbra di una delle due.
“Figurati, brutta puttana” dissi io guardandola male. Fortunatamente era già troppo oltre per potermi sentire.
Che cazzo! Mi era bastato solo un secondo che mi ero staccato da Harry che già uno di quegli stronzi si era avvicinato a lui. E gli stava anche parlando in un orecchio. Mio Dio, ma la gente dove aveva messo il pudore? Aveva visto che Hazza stava ballando con il sottoscritto, per quale motivo doveva provarci?
La cosa che mi fece incazzare più di ogni altra era l’espressione sul volto di Harry. Ogni tanto mi guardava compiaciuto e osservava attentamente la mia espressione. Sapeva della mia gelosia ossessiva e voleva vedere come avrei reagito. Intanto quell’energumeno continuava a fargli delle spudorate avances. Strinsi in pugni: ero furioso, ma non glielo diedi a vedere ad Harry. Non potevo dargli mica questa soddisfazione. Cercai con lo sguardo un ragazzo decente con il quale potevo fingere di provarci. Eccolo lì, da lontano non sembrava male. Era seduto su uno sgabello da bar e stava bevendo. Mi avvicinai a lui e gli feci nell’orecchio, sfoderando uno dei sorrisi più maliziosi che riuscissi a fare: “Ciao. Vuoi ballare?”. Il tipo annuì, lasciò il drink e mi seguì sulla pista. Andai a mettermi proprio davanti ad Harry ed iniziai a muovermi attaccato al ragazzo che avevo appena rimorchiato.
Mi divertii come un matto nel notare la faccia di Hazza in quel momento. Si bloccò all’improvviso. Spalancò gli occhi e la bocca; probabilmente se avesse avuto una pistola in mano avrebbe sparato il ragazzo che stava ballando con me. Spostò con violenza il suo tipo e iniziò a farsi strada tra la folla, a spintoni. Lo vidi avvicinarsi a me con furia quasi omicida. Perfetto, ero riuscito anche quella volta nel mio intento.
Mi strinse il polso e mi tirò da parte, il più lontano possibile dal tipo rimasto sconvolto. Poi gli diede una forte spinta, tanto da farlo barcollare. Gli si avvicinò e gli urlò con il volto contratto per la rabbia: “Scusa, bello. Lui sta con me.”
Detto ciò mi trascinò con forza fuori dal casino, in una piccola stanza che faceva da anticamera. Era abbastanza scura e piuttosto squallida a dire la verità. Mi lasciò il polso e fece un respiro. Io mi stavo divertendo come una matto: se c’era una cosa che adoravo, era quella di far ingelosire le persone.
“Ma si può sapere chi cazzo era quello?” iniziò a sbraitare.
Alzai le spalle: “Non lo so. Potrei farti la stessa domanda.”
“Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere?”
“Cosa? Ballare con un altro ragazzo? Bè, a me è sembrato che anche tu hai fatto lo stesso!”
Fece un secondo sospiro. Poi si passò la mano tra i capelli e rise amaramente.
“Benissimo. Volevi farmi incazzare? Volevi la scenata di gelosia? Ti ho accontentato, Louis! Soddisfatto adesso?”
“Non sai quanto.”
“Adesso facciamo come se non fosse successo niente e torniamocene di la” disse mentre iniziava andarsene. Lo bloccai immediatamente.
“Aspetta”
“Che c’è?”
“Non vuoi calmarti meglio dandomi un bacio?” gli chiesi con un sorriso. Alzò gli occhi al cielo e poi sogghignò anche lui. Si avvicinò di nuovo e mi premette contro il muro alle mie spalle. Mi baciò con veemenza, come se le nostre lingue appiccicate avessero potuto cancellare l’accaduto di poco prima. Ma una cosa non potevano rimuoverla dalla mia memoria: aveva detto al ragazzo con cui ballavo “lui sta con me”. E non me l’ero immaginato. Dovevo immediatamente mettere in chiaro la sua affermazione. Mi staccai delicatamente dal bacio e gli dissi: “Posso farti una domanda?”
“Tutto quello che vuoi,Lou”
“Ma cosa siamo io e te?”
“Persone, suppongo.”
“Harry, intendo noi due.”
Rise, mi accarezzò e aggiunse: “Temevo che questo giorno sarebbe arrivato”
“Quale giorno?”
“Il giorno in cui io dovevo rispondere ad una domanda del genere. Non me l’ha mai fatta nessuno prima d’ora.”
“C’è sempre una prima volta, Hazza. Ancora non mi hai risposto però!”
“Beh, vuoi che mi inginocchi?” disse sorridendo.
Mille infarti. Ecco cosa mi erano appena arrivati al cuore. Respiravo a fatica, non mi sentivo più le gambe, le braccia, la testa. Niente. All’improvviso era come se il mondo si fosse fermato, come se il tempo avesse cessato di esistere, come se io avessi smesso di essere vivo. Sentivo che ogni atomo del mio corpo si stava smaterializzando per fare posto ad altri nuovi. E quei nuovi atomi si chiamavano Louis ed Harry.
 
 
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….eeee buonasera mie gioie <3
Come avete potuto notare, ho lasciato l’ultima parte un pochino in sospeso (no, diciamo che ho lasciato molto in sospeso xD). È ovvio cosa succederà dopo, ma volevo dedicare un capitolo SOLO ai Larry :D
No, ma comunque spero che almeno la parte Ziam sia un tantino decente D:
E volevo anche dedicare (si sono patetica, lo so XD) a Liam Payne. Si perché il fatto che durante il concerto si sia messo a piangere perché non riusciva a raggiungere la nota mi ha fatto rendere conto ancora di più della sua perfezione <3
Recensite, se non vi dispiace ;)
Spero di non avervi deluso!
___hangover

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Harry:
“No, Hazza. Non devi per forza inginocchiarti” disse la sua voce acuta, quasi femminile. Era emozionato, non stava più nella pelle. Ed io non ero da meno.
Solo allora, in quell’orripilante strettoia, mi resi conto che dovevo chiudere gli occhi e gettarmi tra le braccia del destino. Nulla si poteva per ostacolare la sua volontà; e non ero certo così presuntuoso da volerlo fare.
Quella era la prima volta che facevo una cosa del genere; e sarebbe stata speciale.
“Siamo vicini Regent’s Park, vero?” domandai ad un Louis in trepidante attesa. Stava aspettando la grande affermazione, quella che avrebbe cambiato la sua e, soprattutto, la mia vita. Non mi ero mai e poi mai chiesto come sarei stato con un ragazzo, se tutti quegli stereotipi sulle coppie fossero reali, se era vero che quando ti fidanzi devi per sempre dire addio alle cazzate con gli amici. Per me quello era un mondo del tutto nuovo e inesplorato. Dovevo solo scegliere la persona giusta per accompagnarmi in questa nuova dimensione, e quella sicuramente era Louis.
Oramai avevo anche fatto pratica a non ascoltare più quel boato proveniente dal cervello che mi incitava ad essere più stronzo, a non cedere agli sguardi dolci e completamente persi nei miei di Louis Tomlinson. Ascoltavo solamente il ritmo dei miei battiti cardiaci quando lo vedevo: non sono mai stato un tipo romantico, ma sapevo che quando il cuore ti batte incessantemente voleva dire che qualcosa in te stava accadendo e niente poteva evitarlo. Davvero, proprio niente. Neppure tutti gli sforzi che facevo per mantenere quel poco di orgoglio che Louis non aveva disintegrato si erano rivelati utili in qualche modo; di me stesso non era rimasto nulla. Mi vennero in mente le svariate volte in cui mi ero arrabbiato con me stesso perché mi stavo lasciando trascinare troppo in quella follia. Ma poi, chi aveva detto che era una follia? Era del tutto nella norma avere un forte interesse per qualcuno. Anche se io non mi sono mai considerato uno normale: o per presunzione, o perché semplicemente ne ero davvero convinto, mi sentivo un essere speciale. Avevo grandi ambizioni nella vita. Volevo diventare famoso e invidiato dal mondo intero. Ma si sa, un grande uomo deve avere al suo fianco una persona altrettanto speciale. E guardando Louis Tomlinson nelle sue pozze azzurre mi resi conto che quella persona era proprio lui. Saremmo andati lontani, insieme. E la parola “insieme” non mi era mai sembrata più bella. Perché i componenti di quell’insieme perfetto eravamo io e lui.
Persino rinnegare la propria immagine sembrava estremamente facile in quel momento. Era arrivato il momento di togliersi le maschere e di rivelare a me stesso chi era Harry Styles e cosa voleva davvero.
Louis annuì alla domanda su Regent’s Park e poi aggiunse, quasi disperato: “Ma adesso cosa devi andare a fare a Regent’s Park?”
“Dobbiamo andare lì.” Sostenni deciso, prendendolo per mano e trascinandolo fuori da quel locale incasinato e puzzolente. Mi avviai verso la strada, senza nemmeno ragionare su dove fosse precisamente il posto e, soprattutto, come arrivarci. Louis, se prima era entusiasta e fuori di sé dalla gioia, in quel momento sembrava seriamente preoccupato dal mio comportamento. Iniziai a camminare alla cieca, in mezzo alla strada fredda ed umida. Appena avrei visto un’insegna, un cartello, qualsiasi cosa che avesse indicato la vicinanza di quel benedetto parco, mi sarei fermato. Sentivo Louis trotterellarmi dietro con il fiatone. “Harry, sicuro di sapere la strada?” fece deglutendo apprensivo.
“Certo!” mentii prontamente io. In realtà non sapevo proprio come orientarmi al buio. Camminammo per dieci minuti buoni, finchè degli alti alberi mi indicarono che con ottime probabilità eravamo arrivati a Regent’s Park. Infatti, la mappa del parco mi diede conferma. Tirai un respiro di sollievo, non potendo pensare a quanta fortuna avevo avuto. È inutile: il destino voleva che fosse così.
“Visto Lou? Siamo arrivati!” dissi con un cipiglio soddisfatto.
“Grazie al cielo! Adesso vuoi spiegarmi perché tutta questa camminata?”
“Ora vedrai. Chiudi gli occhi.”
“Che bisogno c’è? Non si vede già nulla!” protestò cercando di scacciare le mie mani che cercavano di coprirgli gli occhi.
“Fidati di me.”
Fece una smorfia rassegnata e si lasciò guidare senza riuscire a vedere dove stavamo andando. Lo portai nel mio posto segreto. Bè,  tanto segreto non lo era più ormai. Sapevo che di notte lo specchio d’acqua che circondava la distesa d’erba rifletteva le flebili luci dei lampioni presenti sulla strada: sembrava che il cielo stellato fosse caduto per terra. Rimasi sorpreso persino io per la bellezza di quello spazio. Forse a renderlo così speciale era il fatto stesso che Louis fosse con me.
Gli tolsi le mani dagli occhi. Guardò attorno a sé e poi sembrò comprendere dove ci trovavamo. Sorrise e mi guardò con lo sguardo sorpreso, tipico di chi non si aspettava qualcosa.
“Qui è dove vieni quando sei solo” esclamò senza togliere gli occhi dal paesaggio. Lo presi per mano. Il vento notturno accarezzava i miei capelli e mi faceva svolazzare la giacca leggera che, inutilmente, tenevo sopra la t-shirt.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio a contemplare quei meravigliosi giochi di luce che creava l’acqua. Girai il capo per osservarlo e non seppi dire con esattezza se fosse più bello lui o il parco di notte. Aveva i lineamenti illuminati solo dai raggi biancastri della luna; i capelli che solitamente gli ricadevano sulla fronte quella sera erano pettinati in un ciuffo alto; sugli zigomi talmente delicati da sembrare quasi da bambino stava crescendo un accenno di barba. Bellissimo.
Presi un forte respiro, per farmi coraggio. Bene, era arrivato il momento. Ero nervoso, anche se non ne compresi il motivo. Bastava dire quello che pensavo ed il gioco era fatto. Se non fosse che sentirmi i suoi occhi azzurri addosso mi faceva dimenticare tutto, persino il mio nome.
“E’ splendido.” commentò Louis continuando ad osservare il panorama circostante.
“Non lo sarà mai quanto te” risposi dandogli un bacio sulla guancia.
Mi voltai completamente verso di lui e presi ad accarezzare piano il suo volto; le mie dita scivolavano sulla sua pelle come se fossero fatte solo per quello. Iniziai ad adagiare le mie labbra sulle sue, indugiando per poter sentire la morbidezza della sua bocca.  Vi lasciai dei bacetti a stampo che divennero insistenti, come delle richieste ossessive di un contatto più profondo. Nonostante i miei occhi fossero chiusi, riuscivo ad immaginare il viso di Louis vicinissimo al mio; vedevo con nitidezza sorprendente ogni cambiamento della sua espressione.
Socchiusi un poco le labbra, con la speranza che le nostre lingue potessero toccarsi. Introdusse la sua e delicatamente sfiorò la mia. Avvertivo le sue mani stringere le mie, come se non volesse che quel contatto finisse all’improvviso.
Fu un bacio lungo, lento, come il primo che ci eravamo dati. Lo baciavo con un misto di leggerezza e passione, come se potessi intrappolare in me la sua essenza e la sua anima per renderle parte della mia: volevo che io e Louis diventassimo una cosa sola e lo saremmo diventati ben presto.
Interruppi quel magnifico gioco di lingue e lo guardai dritto negli occhi, senza dire nulla. Notai nel suo sguardo una nota di impazienza, tant’è che esclamò: “Ma non dovevi dirmi qualcosa, tu?”
Si, dovevo dirgliene tantissime di cose a dire il vero. Dovevo dirgli di quanto fosse bello stare con lui in quel posto, che desideravo di fermare il tempo pur di rimanere a fissare i suoi meravigliosi lineamenti, che ogni suo battito di ciglia mi donava un secondo in più di vita, che gli avrei promesso tutto me stesso, nel bene e nel male, che stavo diventando una persona nuova ed era solo grazie a lui e a nessun altro.
Dovevo solo trovare le parole più giuste che riassumessero quell’ondata di emozioni che mi pervase appena aprì la bocca in un ghigno e parlò.
“Diventa mio, Louis Tomlinson. Diventa il mio motivo per cui ogni stramaledetta mattina mi alzo dal letto. Diventa la ragione dei miei battiti cardiaci incontrollati, della mia mancanza di parole quando ti vedo e vorrei parlarti, del mio tremore alle gambe, dell’innata e immotivata timidezza che sento quando ti bacio. Dovrai essere solo mio e di nessun altro. Se per te queste condizioni sono accettabili, allora ho il piacere di annunciarti che io e te da questo momento in poi siamo un noi.”
Non seppi mai davvero con precisione quale livello di ricercatezza avesse il mio discorso improvvisato, ma dal modo in cui Louis mi era saltato al collo sembrava proprio che avesse fatto effetto.
 
 
Louis:
Si. La sola cosa che volevo urlargli era solo un si. Non sapevo se accettare la sua proposta fosse giusto o sbagliato. Ma non m’importava più di tanto. Lo abbracciai così forte che probabilmente gli tolsi l’aria per qualche istante. Bè, lui a me l’aveva tolta per delle ore!
Ce l’avevo fatta: Harry Styles era il mio ragazzo. Lo avevo portato a dichiararsi, a farmi dire quelle parole. Mi sentivo egoista da una parte. Mai poi mi resi conto che volevo condividere con lui ogni cosa: tutto ciò che era mio sarebbe diventato anche suo. Con lui sarei stato lungi dall’essere egoista.
Lo baciai con quanta più passione avessi dentro di me, come se volessi trasmettergli quello che provavo senza usare le parole. Mi venne da sorridere pensando alla prima volta che uscimmo insieme; mi facevo tante di quelle seghe mentali e paranoie! Mi preoccupavo che mi avrebbe scaricato da un momento all’altro, che non lo avrei più rivisto. E in quel momento era proprio davanti a me, con un sorriso teneramente romantico che aspettava una mia affermazione sotto il tocco delle nostre labbra.
Appena mi staccai per guardarlo, mi sfiorò il viso e mi disse: “Allora? Che ne dici?”
“Cosa vuoi che ne dica Harry?” gli chiesi con un altro sorriso che esprimeva tutta l’euforia accumulata in quella manciata di minuti.
“Qualsiasi cosa mi faccia capire cosa pensi in questo momento”
Ridacchiai. Poi gli lasciai un bacio delicato sulla fronte.
“La cosa brutta è che quando sono con te non riesco a pensare. Tu mi distrai dal mondo terreno. È come se guardando i tuoi occhi io mi trasferisca su un altro pianeta. Mi distrai dalla realtà, da tutto ciò che è razionale e concreto. E non sai quanto possa essertene grato.”
Il suo volto si illuminò con un sorriso entusiasta: “Quindi per te…ehm…è un si?”
Annuii con un ghigno. Ad un certo punto, Hazza si staccò dal nostro abbraccio e si mise a correre e ad urlare per una porzione del parco. Sembrava un ragazzino che aveva appena vinto una partita di pallone con gli amichetti. Lo guardai divertito e intenerito allo stesso momento. Lo sentivo gridare: “Louis Tomlinson è il mio ragazzo!! Londra, ascolta! Harry Styles ha un ragazzo!!”. Risi di gusto e poi gli intimai di non correre più, di fermarsi e di venire a sedersi sull’erba con me. Lui mi ascoltò ed insieme ci mettemmo a sedere sul prato, a guardare le stelle. Sembravano tanti occhi che ci osservavano, come se fossero a conoscenza della meravigliosa novità. Notai l’aria assorta di Harry, che con il naso per aria passava in rassegna il cielo. Gli baciai la guancia e gli misi un braccio intorno al collo.
“A che stai pensando?” gli feci a bassa voce, quasi sussurrandogliela.
“Sto cercando di trovare due punti del cielo abbastanza lontani l’uno dall’altro che possano testimoniare quanto io sia felice in questo momento.” Rispose prendendomi la mano.
Sorrisi e poi presi anche io ad indugiare sul suo viso meravigliosamente rilassato in un’espressione di gioia. Si accorse che non staccavo gli occhi da lui e a sua volta mi chiese: “E tu non le guardi le stelle, Lou?”
Gli diedi una carezza sugli zigomi e risposi con serietà: “A che mi serve guardare in cielo quando una stella è qui, proprio al mio fianco?”
Rise e poi mi baciò. Appena si fu staccato, mi sussurrò nell’orecchio: “Rakastan Sinua, Louis”
Sbuffai, fingendomi contrariato. Anche se in parte lo ero davvero: che cosa voleva dire quella stramaledetta frase? Odiavo non capire ciò che mi si diceva.
“Hazza, vuoi dirmi cosa vuol dire questa cosa?”. Già quando me la disse per la prima volta rimasi spiazzato dal non sapere cosa rispondere e sentirla una seconda non fece che incuriosirmi ancora di più.
Scosse il capo e aggiunse: “Un giorno te lo dirò, promesso.”
“Bè, spera per te che sia presto!” esclamai io.
“Altrimenti cosa fai?”
“Altrimenti ti lascio!”. Adoravo poterlo dire, mi faceva sentire dannatamente potente.
“Ehi, solo perché stiamo insieme non puoi fare queste minacce da quattro soldi!” mi rimproverò puntandomi il dito contro. Solo quando lo disse dopo un bacio realizzai che era tutto vero, che io e lui eravamo una coppia.
“Questo è tutto da vedere, bello.” Sostenni io prima di abbandonarmi con la schiena sull’erba in un contatto fisico  che probabilmente durò un’eternità.
 
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Ma ciao mie gioie bellissime (non vi arrabbiate se vi chiamo gioie, vero?)
Ecco, non credo di avere molto da dire a riguardo di questo capitolo (a parte che fa schifo xD). Mentre lo scrivevo ascoltavo delle canzoni di Up All Night –nostalgia portami via ù.ù- e poi boh, non so se ascoltare i nostri 5 signorini per tutto il tempo mi abbia distratto o mi abbia dato un’ispirazione positiva, ditemelo voi ^_^
Grazie ancora a tutti quelli che seguono e recensiscono! Vi amo alla follia <3
Baci ___hangover

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Niall:
“E’ meglio che tu vada. Potrebbe iniziare a piovere da un momento all’altro” dissi secco al ragazzo ancora completamente nudo e steso al mio fianco nel letto del fratello di Liam. L’avevo rimorchiato ieri in quella discoteca e me l’ero portato a casa. Come al solito, ci avevo scopato e adesso lo stavo scaricando, fingendomi davvero interessato se si fosse bagnato o meno.
“Hai ragione Neill!” disse lui scattando fuori dalle lenzuola e iniziando a recuperare i vestiti che la sera prima gli avevo strappato di dosso.
“Niall. Mi chiamo Niall” lo corressi passandomi una mano sulla fronte e mettendomi a sedere con le spalle sul cuscino. Razza di idiota. Gli avevo dato la migliore scopata della sua vita e sbagliava anche il mio nome?
“Oh, scusami amico” rispose mentre indossava un paio di jeans. A dire il vero, neppure io mi ricordavo come si chiamasse. Ma non aveva molta importanza: tanto non lo avrei rivisto più. Lo osservai finire di rivestirsi. Poi indugiò un attimo con lo sguardo fuori dalla finestra. “Che tempo di merda!” commentò mentre con gli occhi passava in rassegna le nuvole farsi sempre più fitte in cielo.
“Già, davvero brutto” sostenni laconico, aspettando che quello lì se ne andasse dalle palle e mi avesse lasciato solo con i miei pensieri. Finalmente, prese il suo cappotto ed annunciò: “Sto andando via” come se sperasse che io lo avrei accompagnato fino al piano di sotto. Si vedeva proprio che non mi conosceva.
“Si, l’ho capito. Scendi le scale e ti troverai la porta proprio di fronte, non puoi sbagliare” dissi inespressivo, mentre non mossi un muscolo dalla posizione stesa nella quale mi trovavo. Lo vidi ridacchiare ed avvicinarsi verso di me.
“Non vuoi nemmeno darmi un bacio?” sogghignò mentre cercava pateticamente un contatto tra le nostre labbra. Distolsi subito il viso e spinsi il suo il più lontano possibile da me. “Non credo proprio, bello. Sai dov’è la porta. Stammi bene.” Lo liquidai con queste poche e semplici parole, talmente semplici che persino uno come lui avrebbe capito. E infatti, rise amaramente e poi aggiunse aprendo l’uscio della stanza: “Più un tipo è carino e più è stronzo”. Povero illuso, voleva farmi sentire in colpa. “E’ la dura legge del rimorchio: abituatici, perché ce ne saranno altri mille come me là fuori” gli spiegai alzando un po’ la voce per farmi udire. Si richiuse la porta alle spalle, lasciando con sé un religioso silenzio. Grazie a Dio, adesso ero solo io e la sigaretta che avevo lasciato sul comodino pronta per essere fumata. Ancora da sotto le lenzuola, tastai la superficie fredda del piccolo mobile vicino il letto per trovare l’accendilo. Lo presi e accesi la sigaretta, iniziando a fare dei tiri profondi. Il fumo creava delle spirali confuse e dense che si spargevano per tutta la stanza. Dovevo spalancare tutte le finestre per evitare che le pareti si impregnassero di puzza di tabacco, pensai.
Iniziai a viaggiare con la mente, seguendo il flusso sconnesso del fumo. Ripensai immediatamente a ieri sera e subito una sensazione che ricordava vagamente il senso di colpa mi attanagliò il petto.
Quell’Andy non aveva fatto che guardarmi tutta la fottutissima sera ed i suoi occhi acquosi mi facevano un effetto orribile. Mi sentivo come se lui fosse una specie di arbitro, che giudicava tutto ciò che facevo. Teneva lo sguardo fisso su di me, qualsiasi azione compiessi: mi guardava quando fumavo, quando bevevo, quando parlavo, quando permettevo agli altri ragazzi di toccarmi, quando ero uscito da quella discoteca tenendo per la mano il tipo che aveva appena lasciato la stanza. Mi guardava e scuoteva il capo, quasi con rassegnazione passiva, consapevole che non poteva fare nulla. Non sapevo se i suoi sguardi così difficili da interpretare fossero dovuti al fatto che io gli interessavo, oppure se semplicemente era ripugnato da come mi comportavo. In ogni caso, le sue occhiate mi facevano sentire una morsa allo stomaco, come se un pugnale ghiacciato lo trafiggesse. Cazzo, sembrava senso di colpa. Per quanto i suoi atteggiamenti mi urtassero il sistema nervoso, provavo verso di lui compassione, quasi come se quella specie di bacio fosse stata un’arma che io avevo usato contro di lui.
-Niall, non ha senso- mi diceva una metà della mia testa. Si, infatti. Per me era la norma infischiarmene della gente, di quello che poteva dire o pensare di me: lo avevo appena fatto con quel tipo, dopotutto. Lo avevo usato come mi piaceva e poi lo avevo letteralmente cacciato dalla mia vita.
- La gente nemmeno si è mai fatta così tanti problemi quando non la volevi più- disse invece l’altra metà del mio cervello. E fino a quel momento era così. Flirt, bacio, sesso, arrivederci. Niente sguardi, niente parole, nulla. E invece lui no. Quel maledetto ragazzo dallo sguardo così supplichevole ogni volta che, anche per errore, gli rivolgevo la parola mi faceva apparire tutto quello che avevo fatto nella mia vita sbagliato. Non c’era nemmeno stato sesso tra di noi. Solo un dannato bacio, dato da uno sballato ad un altro.
-Così impari a moderarti con l’erba- esclamò di nuovo la mia testa. Giurai a me stesso per l’ennesima di non fare più una cazzata del genere, non tanto per l’umiliazione del momento, ma per quello che sarebbe successo dopo. Sono sempre stato uno che delle conseguenze non se ne è mai fregato più di tanto; ma mi stavo rendendo conto che non era una cosa così buona in fondo.
Dannato Styles. Aveva portato solo casini nella mia vita. Lo maledissi con quanto più disprezzo avessi in corpo. Se solo non lo avesse portato al festino dell’altra sera, tutto ciò non sarebbe accaduto. Se non avessi avuto la malsana idea di andargli a parlare, tutto ciò non sarebbe accaduto. Se non avessi voluto la malata voglia di accettare erba da lui, tutto ciò non sarebbe successo. Stupido, idiota, Styles.
Mentre continuavo a rimuginare e a far fluire i miei pensieri omicidi su Harry Styles, mi accorsi che della sigaretta era rimasto solo il filtro. Sentivo che la mia pelle era orribilmente appiccicosa. Rabbrividii: non volevo nemmeno sapere come fosse possibile una cosa del genere.
Mi levai le coperte di dosso e mi diressi verso il bagno. Chissà che l’acqua fredda mi avesse per un attimo dato tregua dal continuare ad immaginare gli occhi inquisitori di Andy.
 
Zayn:
Mi meravigliai nel vedere quanta gente si affollasse al mercato di Camden Town nonostante ci fosse un tempo pessimo. Era nuvoloso ed ogni tanto c’era vento, ma comunque non pioveva. Ero seduto sul muretto che da sulla strada, dal quale si vedeva tutto il via vai, mentre il fumo della mia sigaretta pervadeva i miei polmoni.
Stavo solo. Liam era ancora nel letto a dormire e supposi che anche Lou, Harry e Niall stavano facendo lo stesso. Osservai il pessimo gusto che alcuni inglesi avevano nell’abbigliamento: ma dico, come si fa ad abbinare il viola ed il blu? Assurdo!
Le urla dei proprietari delle bancarelle mi distrassero dai miei pensieri ipercritici: chi vendeva magliette, chi panini, chi scarpe… insomma, un vero casino.
Pensai subito alla calma e alla tranquillità che la voce di Liam mi infondeva. Aveva un tono di voce basso e rassicurante, come quello dei padri che leggono le storie ai figli prima di andare a dormire. In mezzo a quei venditori ambulanti che sembravano avere delle corde vocali di acciaio, pensare alla voce del mio Lee era un toccasana per le mie orecchie.
Continuai a fumare e chiusi le palpebre solo qualche istante, per potermi concentrare meglio sul silenzio mentale che mi stavo creando e sull’odore di umido.
A risvegliarmi da quel brevissimo momento di totale alienazione furono due braccia, che mi strinsero il collo. Sobbalzai, non aspettandomi la presenza di una seconda persona, e mi vidi le labbra di Liam baciarmi il collo.
“Oops, ti ho spaventato?” disse con un sorriso notando la mia reazione. Come poteva spaventarmi una creatura così meravigliosa?
“No, figurati” gli risposi entusiasta. Era ancora appiccicato al mio collo e non la smetteva di sbaciucchiarmelo. Notai gli sguardi delle persone che passeggiavano davanti a noi: chi ci indicava ridendo, chi disgustato, pochissimi passavano diritti indifferenti.
“Lee, forse è meglio se ti allontani un po’…” gli intimai, anche se adoravo sentire le sue labbra sulla pelle.
“Perché? Ti da fastidio?” fece lui guardandomi dritto negli occhi. Dio, quanto erano belli. Persino quando inarcava le sopracciglia e le sue iridi color nocciola si dipingevano di perplessità quel ragazzo riassumeva in sé tutta la perfezione di questo mondo.
“No, anzi, è solo che c’è tutta questa gente…” gli spiegai indicandogli con il capo la folla che vagava per le strade.
Rise amaramente e si staccò definitivamente dal contatto con me. Poi si venne a sedere anche lui, cercando di rimanermi abbastanza lontano per non destare sospetti.
“Ah, già… dimenticavo in che società di merda viviamo” esclamò mettendo le braccia conserte.
Arricciai le labbra e feci spallucce. “Purtroppo non abbiamo scelta” gli feci io guardando il fitto via vai. “Così va il mondo e non possiamo farci proprio nulla” aggiunsi, con la consapevolezza che non erano mai uscite parole più vere dalla mia bocca. Mi incazzai terribilmente con il mondo intero e con la mentalità chiusa delle persone che lo abitavano: se solo quegli stronzi che ci avevano guardati male non fossero mai esistiti, avrei potuto stringere e baciare Liam come volevo.
“Creiamocelo noi, Zay!” disse lui entusiasta, come se la lampadina delle idee gli si fosse appena accesa nel cervello.
“Cosa?” domandai guardandolo.
“Un mondo ideale, dove siamo liberi di fare tutto quello che vogliamo, senza la continua paura del giudizio degli altri” mi spiegò, con lo sguardo perso nel vuoto. Quell’aria sognante mi faceva convincere sempre di più di quanto fosse meravigliosamente dolce Liam Payne.
Gli sorrisi, d’accordo con quello che aveva appena detto.
“Non c’è bisogno di crearcelo, Lee” gli dissi senza smettere di guardarlo. “Ogni volta che siamo insieme io e te formiamo un altro mondo, solo nostro, dove nessuno può interferire.”
Ridacchiò e aggiunse: “Non è vero. Non saremo mai io e te soli. C’è sempre il parere delle persone in mezzo a noi. E non possiamo ignorarlo.”
Di nuovo, stava dicendo la dannata e orribile verità. Se fosse stato come dicevo io, me ne sarei strainfischiato dei passanti che ci guardavano e sogghignavano disgustati e lo avrei preso tra le mie braccia per fargli sentire che io ero lì, per lui, per noi. Alzai le spalle, senza trovare nessuna migliore tesi per contraddirlo.
“Ah, sai la novità?” fece lui all’improvviso per cambiare il discorso. Scrollai la testa e lo guardai accigliato.
Saltellò sul posto, come un ragazzino eccitato ed il suo volto si aprì un sorriso infantile e contentissimo.
“A quanto pare io e te abbiamo dato il buon esempio…” disse con tono vago, cercando di farmi arrivare ad intuito a ciò che aveva da riferirmi. Non riuscivo a capire. Continuai a rivolgergli uno sguardo confuso, fin quando non sbuffò, fingendosi spazientito.
“Dai, Zay! Possibile che ieri non ti sei accorto di nulla?!”. Ormai non nascondeva più l’eccitazione nel suo tono di voce. Pensai un attimo a cosa avevo visto di strano la sera prima. Niall aveva pomiciato forse con cinque ragazzi diversi: ma quello era normale. Andy, l’amico di Harry, squadrava Niall da capo a piedi: ma anche quello non mi sembrava molto strano. Forse Lou ed Harry si guardavano e si abbandonavano ad effusioni da dodicenni innamorati più spesso del solito. Per un attimo pensai che la novità alla quale si riferiva Liam fossero proprio loro due, ma poi mi dissi che anche i loro atteggiamenti fossero del tutto nella norma.
“No, Lee. Giuro che non ho notato niente” ammisi, sperando che non mi avrebbe giudicato un ritardato. Rise rumorosamente e poi mi disse: “Sei pronto?” con gli occhi illuminati dall’euforia. Annuii, impaziente di sapere il perché di tanta felicità.
“Harry e Lou…si sono messi insieme, finalmente!” sputò tutto d’un fiato, come se non potesse più fare a meno di trattenere quelle parole in bocca.
Rimasi con gli occhi sbarrati, ripetendomi mentalmente quello che Liam aveva appena detto. Ero felice, senza dubbio. Ma anche preoccupato. Forse mi stavo lasciando condizionare anche io dalla nomea di Styles e non volevo vedere Lou soffrire per un qualsiasi stronzo. Non dovevo ascoltare quello che Niall mi diceva di lui ogni volta che eravamo soli: “E’ un bastardo” “Userà Lou per sfogare le sue voglie represse” “Lou non dovrebbe fidarsi così di lui”. Ripeteva queste frasi come una preghiera, in continuazione. Ed io mi facevo convincere che forse Niall non avesse tutti i torti riguardo a quel tipo, anche se non lo davo a vedere a Louis. Sembrava così preso da questa storia che mi dispiaceva troppo dirgli che anche io avevo il sospetto che Harry fosse uno stronzo. Anche se, a dire il vero, non mi era mai sembrato così male come persona: era carino, simpatico, amava conversare, appariva davvero interessato a Lou. “Lo sta solo prendendo per il culo, possibile che non ve ne accorgete?” sbraitava Niall ogni volta che io o Liam cercavamo di spiegargli che Harry in fondo era un bravo ragazzo.
Le paure di Niall, però, non erano del tutto senza fondamento. Ecco, da una parte io ed Harry avevamo un carattere simile: sapevo che entrambi ci saremmo inventati chissà quali assurdità pur di finire al letto con qualcuno. Dio, avevo usato tutte le frasi fatte di questo mondo pur di convincere l’idiota di turno a scopare con me. Non sapevo cosa si dicessero Harry e Louis quando erano soli, ma se avevo indovinato che tipo fosse, di sicuro inventava complimenti illusori e parole sdolcinate pur di avere il sesso in cambio.
A smentire le mie teorie erano sempre i racconti di Louis: mi diceva di quanto Harry fosse dolce, di quanto fosse bravo a baciare, di quanto non fosse superficiale. E, sistematicamente, credevo anche lui.
Nonostante tutte le riflessioni che mi si accalcavano in testa, dissi: “Quando è successo?”
“Ieri sera! Non è fantastico?!”. Lee non stava più nella pelle per l’emozione. Ma, comunque, perché a me Louis non aveva detto nulla?
-Sarà stato troppo preso dalla novità!- mi disse la mia testa. Da una parte le diedi ragione, ma poi ci ripensai un attimo: perché a Liam l’aveva detto e a me no?.
“No, non sapevo niente. E tu come fai a saperlo, scusa?” gli chiesi meccanicamente senza dire di essere felice o stronzate di circostanze. Prima volevo capire come fosse possibile che Tommo, con cui avevo condiviso davvero di tutto, avesse tralasciato di raccontarmi un fatto così importante.
Liam iniziò a fare uno sguardo vago e ad arrossire violentemente. “Ehm…cioè,in verità non è che me l’ha proprio detto…” balbettò in evidente difficoltà.
“E allora come fai a saperlo?” gli ripetei guardandolo mangiarsi nervosamente le unghie. Non rispose e continuò a torturarsi le dita affusolate. Sbuffai, infastidito dal fatto di non ottenere risposte. Gli spostai le mani dalla bocca e poi gli imposi: “Lee, parla! Ormai me lo hai praticamente spifferato!”.
“E va bene!” esclamò esasperato “li ho sentiti parlare in camera dei miei genitori ieri notte… Louis gli ripeteva “sei il mio ragazzo adesso  e bla bla bla…” ed Harry ridacchiava come un idiota. Poi sentivo schiocchi di baci e rumori di lenzuola che  venivano spostate ed ho tratto le mie conclusioni!” finì di spiegare.
“Mi vuoi dire che hai origliato, Lee?”
“Si, in pratica è così” ammise infine. Ovviamente, non ci voleva un genio per capire ciò che stava succedendo tra Lou ed Harry: se Liam aveva sentito bene, allora quei due stavano per davvero insieme. Dunque Louis non aveva detto nulla a Liam: era stato quest'ultimo a fare congetture e a confermarle origliando.
Mi sentii sollevato e stupido allo stesso tempo. Come potevo pensare che il mio migliore amico non mi raccontasse una cosa del genere?
“Non ti hanno mai detto che è da maleducati ascoltare di nascosto le conversazioni altrui, Payne?” dissi con tono scherzoso “adesso meriterai una punizione…” continuai ammiccando maliziosamente. Non sapevo perché, ma l’idea di Liam poggiato ad una porta che coglieva i dettagli dei discorsi tra Hazza e Tommo mi eccitava tantissimo: lo faceva sembrare un ragazzaccio, e la cosa mi piaceva.
Colse immediatamente l’ambiguità delle mie parole e ricambiò lo sguardo con un sorriso. “Hai ragione, Zayn. Forse potresti farmi un corso accelerato di buone maniere, che ne dici?” chiese lui con altrettanta allusività.
“Buona idea” dissi mentre scendevo dal muretto basso “andiamo in casa, signor Payne e le darò la prima lezione su come evitare di impicciarsi nelle faccende private dei propri amici”. Prima di avviarmi verso l’interno gli rivolsi uno degli sguardi più indecenti che potevo: cercai di racchiudere quanta più voglia avessi delle sue labbra e del suo corpo in quel momento. Sentii i suoi passi dietro di me e compresi che il mio invito era stato accettato. Dimenticai per un attimo che anche Lou, il mio piccolo Lou, aveva un ragazzo: l’idea che di lì a poco avrei baciato Liam mi annebbiò il cervello completamente. Entrammo tutti e due in casa e ci chiudemmo la porta alle spalle. Avvertii che il respiro di Lee era diventato più veloce del normale. Era eccitato quanto me e me lo fece capire quando mi si gettò praticamente al collo e mi baciò. Appena si staccò, gli dissi con un sorriso: “Bel modo di presentarsi alla sua prima lezione, signor Payne”. Ridacchiò sommessamente e mi trascinò per mano nel salotto, dove i candidi divani sembravano attendere la presenza dei nostri corpi. Mi sedetti su uno di essi e Liam fece lo stesso, iniziandomi a baciare il collo e le labbra. Cristo, quanto mi erano mancate quelle labbra rosse e morbide, così innocenti e nello stesso tempo così maledettamente eccitanti.
“Avanti, professore. Mi faccia vedere cosa ha da insegnarmi” mi provocò lui, guardandomi con i suoi occhi marroni e profondi. Meravigliosi. Sogghignai e presi a baciargli gli zigomi ed il mento, facendolo stendere sul divano. Mi misi sopra di lui, con la fronte appoggiata alla sua. Volevo approfittare di quei pochi momenti di lucidità che l’eccitazione mi concedeva per fissare il suo sguardo così dannatamente bello. Gli baciai le palpebre, come se volessi che la dolcezza mista ad un tantino di imbarazzo diventassero un qualcosa di materiale, tangibile, da poter baciare.
Se da un lato avevo la voglia più perversa di farlo mio, di possederlo, da un altro avevo paura che un qualcosa di superficiale come il sesso avesse compromesso la sua purezza. Mi dissi che per entrare in intimità con lui bastava semplicemente interpretare i suoi sguardi ed i suoi sorrisi. Dopo tutto, cosa c’era di più profondo del conoscere ogni singola sfumatura del carattere del proprio ragazzo?
 
 
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Ma ciao gioie mie belle <3
Eccomi con un altro capitoletto, questa volta un po’ più Ziam. Bene, il nostro Nialler sembra che sta iniziando anche lui con le seghe mentali: chissà che anche lui diventerà un fissato peggio di Louis?
E gli Ziam, che conversano amabilmente e giocherellano a fare il prof e l’alunno? (non so come possa essermi venuta un’idea del genere, perdonatemi!). Non so a voi, ma a me questo capitolo da l’impressione di essere un po’ un flusso di coscienza o.O”
Cioè, non lo so! Ditemi un pochino voi cosa ne pensate :D
Bacini bacetti e alla prossima!  __hangover

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Louis:
Stavo con il naso in aria, a fissare il cielo che nel pomeriggio era diventato più terso. Ero seduto sul prato di casa mia, meticolosamente curato da mia madre, insieme ad Harry e guardavamo le nuvole, cercando di capirne le forme.
Avevamo lasciato casa di Liam qualche ora fa e siccome il mio ragazzo (Gesù, ancora non ci credevo) era solo, lo convinsi a venire da me, per trascorrere qualche ora in più insieme. Approfittai anche del fatto che non c’erano né mia madre, né mio padre e né quello stronzo di mio fratello per poter stare con lui. Beh, a dire il vero sarei dovuto essere  nella mia stanza, con un libro di scienze aperto a studiare. Ma per Harry avrei sacrificato molto volentieri svariate ore di studio.
“A te quella cosa sembra, Lou?” mi chiese all’improvviso lui, indicandomi con il dito un punto in cielo. Girai il capo cercando di trovare una forma razionale alla nuvola sopra le nostre teste. “Ehm…non saprei…credo una…uhm, palla.” Boccheggiai. Scoppiò in una risata, dovuta alla mia scarsissima fantasia.
“Una palla? Potevi metterci un po’ più di impegno!” esclamò senza staccare gli occhi dal cielo.
“Avanti, vediamo cosa ci vedi tu allora!” feci io, fingendomi offeso e mettendo su il falso broncio.
“Io ci vedo un cuore” affermò con aria sognante. A quel punto fu il mio turno per ridacchiare, perché quella nuvola sembrava davvero tutto tranne che un cuore. Smisi di ridere e gli domandai, guardandolo: “Un cuore? Forse vedi un cuore perché ti stai innamorando, Hazza?”
Ridacchiò e aggiunse: “E se ti dicessi che è davvero così?”
Ebbi un tuffo al cuore e le mie viscere presero a contrarsi inspiegabilmente. Era come se ci fosse una mano invisibile che mi avesse compresso i polmoni e che non permetteva all’ossigeno di fluirmi nel corpo correttamente. Credetti per un momento di essere sull’orlo di una crisi di pianto. Harry Styles stava appena ammettendo che si stava innamorando. Mio Dio, mio Dio, mio Dio. Strappai dei fili d’erba per trattenermi dall’urlare; feci un profondo respiro. Presi a ridere istericamente. Non potevo dargli l’impressione che avevo davvero creduto a quelle parola: molto probabilmente stava semplicemente scherzando.
“Non ci credo” gli feci con le lacrime agli occhi, un po’ per la gioia e un po’ per la bruciante delusione che mi sarebbe presa se solo avessi compreso che ciò che mi aveva appena riferito fosse una bugia. “non puoi amare una persona dopo che la conosci da meno di un mese” continuai con la voce spezzata e tremante.
“E questo chi te lo dice, Lou? Ci sono quelli che si innamorano dopo un secondo ed io non posso innamorarmi dopo due settimane?” disse sorridendo.
Mi stava uccidendo. Sentivo che stavo perdendo almeno mille battiti del mio cuore ad ogni sillaba che pronunciava. Stavo morendo. La mia testa era un’affollarsi di pensieri, di parole, di rumori: nonostante tutto, la avvertivo leggerissima sul mio collo.
Era come se mi trovassi davanti a un bivio, nel buio più totale della confusione. Perché proprio a me?.
-Non credergli Louis. Vuole usare questa scenata dell’innamoramento per portarti al letto- sentivo la vocina così orrendamente persistente nella mia testa ripetermi queste parole, così orribile, ma probabilmente vere. Io non volevo stare a sentire la mia coscienza: l’avevo fatto per troppe volte ed era giunto il momento di cambiare.
Voleva portarmi solo al letto? E allora? Ci sarei stato, avremmo fatto sesso e tanti saluti.
-Non fare l’idiota superficiale. Sappiamo entrambi che tu ci tieni a lui e ne moriresti se ti usasse e basta-. Cazzo, questa volta la mia coscienza aveva ragione. Dovevo smetterla di fingere che non mi interessava. Lui stava diventando la mia linfa vitale ed immaginarmi solo un giorno senza vedere anche per un istante il suo sorriso mi faceva stare orrendamente male.
Certo, se avesse solo voluto portarmi al letto non mi avrebbe chiesto di stare con lui. Che senso aveva? Doveva aspettare un mio momento di debolezza ed il gioco era fatto. ed ecco che tra l’aggrovigliarsi dei miei pensieri qualche nodo si stava districando.
L’ottimismo si faceva strada tra il buio del mio cervello come i raggi del sole spezzavano le nuvole in cielo. Forse il suo non era proprio amore, però si ci avvicinava molto. Ma a me andava più che bene: mi bastava semplicemente sapere che lui era mio e che era riuscito a dire quelle parole. Non l’aveva mai fatto con nessuno, ne ero più che certo. E questo era abbastanza per farmi sentire inspiegabilmente felice.
 
Harry:
Sapevo benissimo quello che avevo appena detto a Louis. Non mi ero mai sentito così prima d’ora. Era come se mi fossi liberato di una zavorra e ne avevo subito presa un’altra ancora più pesante. Gliel’avevo detto ed ora dovevo dimostrarglielo.
Sinceramente, non sapevo se essermi cacciato in uno dei miei soliti casini oppure se avevo fatto la cosa giusta. A dire il vero in quel periodo non sapevo molte, moltissime cose. Non sapevo cosa dire a Louis per convincerlo che quello che sentivo per lui non era solo attrazione sessuale, ad esempio. Non sapevo nemmeno se quella terribile sensazione che mi attanagliava lo stomaco potesse definirsi amore.
Improvvisamente il mio cervello mi riportò indietro nel tempo. Mi venne in mente una scena della mia infanzia: avevo più o meno nove anni e tutti i miei amichetti avevano una fidanzatina. Io no, sia perchè trovavo tutte le mie coetanee smorfiose e insopportabili e sia perchè, in fondo, il sesso femminile non mi interessava già da allora.
Il giorno di S.Valentino tutti i miei compagni di scuola avevano ricevuto un cartoncino a forma di cuore. Tutti tranne me. Tornai a casa scoraggiato, con la cartella senza un bigliettino dentro e con il viso imbronciato. Mia madre notò subito che c'era qualcosa che non andava e mi chiese accarezzandomi il viso:
"Cos'hai Harreh?"
"Oggi tutti i miei compagni hanno ricevuto una letterina di S.valentino tranne me!"
"Povero piccolo!" disse lei con un sorriso intenerito dalla mia voce acuta e infantile.
"Mamma, vuoi diventare la mia fidanzata?" le chiesi come colpito da un improvviso lampo di genio. Ridacchiò e mi scompigliò i capelli.
"Amore, ma io non posso essere la tua fidanzata!"
"Perchè? Non ti piaccio nemmeno un po'?"
"No, Harry. Io ti amo con tutta me stessa"
"E cosa aspetti a scrivermi un biglietto per S.valentino allora?"
"Vedi, esistono due tipi di amore: uno fortissimo e l'altro meno. Il primo è quello che provo io per te; ti amo così tanto che non mi basterebbe un solo biglietto di S. Valentino per esprimerlo.” Mi spiegò lei, accarezzandomi il visino attento a cogliere ogni parola del suo discorso.
“E allora ne compriamo cento! Cento ti bastano, ma’?” chiesi gesticolando entusiasta.
Ricordo che lei scosse il capo con un sorriso e poi aggiunse: “Non bastano nemmeno cento. E nemmeno mille. È un qualcosa di inspiegabile il mio amore per te. Non si può scrivere.”
“E allora se non lo puoi scrivere come fai a dimostrarlo il giorno di S. Valentino?” domandai, nella mia ingenuità da ragazzino che ancora della vita non conosceva nulla.
“Vedi, io non ho bisogno di mostrartelo solo a S. Valentino. Io te lo dimostro ogni giorno, prendendomi cura di te, abbracciandoti forte prima di andare a scuola e proteggendoti quando hai paura. Quando troverai qualcuno che lo farà al posto mio, vuol dire che quella persona ti ama più della sua stessa vita.”
“E l’altro tipo di amore?”
“Vedi, quello è il tipo di amore che provano i tuoi compagni per le altre bambine. Possono regalare loro tutti i biglietti che vogliono, ma non sanno che l’amore, quello vero, non ha bisogno né di feste e né di biglietti.” Concluse abbracciandomi forte.
Il ricordo si interruppe di botto, riportandomi al presente e a quello che avevo appena detto a Louis.
Non mi rispose. Stava guardando un punto imprecisato davanti a lui: non sapeva cosa e dire ed anche se rimaneva in silenzio, sapevo della confusione che era appena entrata nella sua testa.
“Lou, io ti attraggo?” gli feci di botto. Mi guardò accigliato, non capendo cosa volessi dire.
“Certo che mi attrai” rispose sorridendo e accarezzandomi la guancia con le mani fredde.
“Solo fisicamente?”
“No, non proprio. Adoro anche il tuo carattere… ma perché queste domande? Hai qulache dubbio su di me?” mi fece senza smettere di sorridere e di starmi vicino.
“E se ti chiedessi di scrivere cosa senti per me in un solo foglio di carta ci riusciresti?”
“Oh…” boccheggiò aggrottando la fronte “no, credo di no.”
“E se io te ne dessi più di uno?”
“Hazza, ma cosa stai dicendo?” esclamò con un sorriso sghembo, come se mi stesse assecondando.
“Pensa a non rispondermi con altre domande. Allora?”
“Non ci riuscirei nemmeno. Non credo che comunque potrei esprimere quello che sento per te su uno stupido foglio di carta!” fece lui alzando leggermente il tono di voce già di per sé acuto e gesticolando.
Rimasi scioccato. Era come se quella conversazione avvenuta tanti anni fa si stesse ripentendo. Louis mi aveva appena detto le stesse identiche cose che mia madre mi aveva riferito. Si, mi convinsi che anche lui stava salendo sulla mia stessa barca. Come in perfetta simbiosi, entrambi provavamo le stesse cose l’uno per l’altro.
“Louis, benvenuto nel club” gli dissi poggiandogli una mano sulla spalla. I suoi occhi azzurri non smettevano di fissarmi in modo interrogativo: stava sicuramente pensando che fossi diventato matto all’improvviso.
“Harreh, ma cosa stai dicendo? Quale club?”
“Il club di quelli che sono sulla buona strada per innamorarsi”
“E tu che ne sai?” ribattè distogliendo lo sguardo e diventando leggermente rosso sulle guancie.
“Lo so e basta. Vuoi forse dire che non è così?” gli chiesi con un sorrisino malizioso.
Scrollò le spalle e prese a guardarsi nervosamente le mani. Non rispose, ma compresi dal suo sguardo imbarazzato e dal rossore divenuto sempre più intenso sui suoi zigomi che non aveva nessuna tesi da opporre alla mia. Decisi di allentare un po’ la tensione accarezzandogli delicatamente le guancia, leggermente ruvida per la barba che faceva capolino sulla pelle candida. Si voltò a guardarmi con un sorriso e mi baciò a stampo sulle labbra. Sospirò e poi ammise: “ E’ così, Harry. Odio doverlo ammettere, ma hai ragione”.
Mi sentii sollevato quando capii che anche lui sentiva lo stesso. Lo baciai con più trasporto. Le nostre lingue si toccavano impazienti e le mani cercavano un contatto con il collo dell’altro. In quel momento stavo da Dio. Ma come tutti gli attimi più belli, deve esserci sempre qualcosa che li rovina.
Un’auto scura annunciò il suo arrivo con un sonore rombo di motore e si parcheggiò sul giardino frontale della casa di Louis. Quest’ultimo si staccò velocemente, scattando in piedi con altrettanta rapidità.
“Porca puttana!” esclamò cominciando ad agitarsi “i miei genitori. Presto scappiamo di sopra!” disse poi porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Gliela presi e in un attimo fui di fronte a lui.
“Dai, voglio salutare tua madre!” gli feci con tono lamentoso, senza seguirlo. Mi guardò sconvolto, come se avessi appena detto la più tremenda oscenità del secolo.
“Tu non la conosci e fidati che è meglio per te. Adesso andiamo nella mia camera e possibilmente senza farci vedere da quella pazzoide!”
Ci stavamo per avviare quando una voce femminile ci fece fermare all’improvviso.
“Lou con chi stai parlando?” cantilenò una donna che intuii fosse la madre di Louis. Notai che davanti a me il mio ragazzo sbuffò e si passò una mano sulla fronte.
“Nessuno, mamma!” rispose alzando la voce. Mi fece cenno di sbrigarmi a seguirlo verso la porta sul retro. Ma era troppo tardi: una donna dagli occhi chiari e l’espressione un po’ trafelata apparve davanti a noi. Diede un bacio sulle guancie di un rassegnato Louis e poi disse al figlio: “Oh, tesoro, non mi presenti il tuo nuovo amichetto?” notando che al fianco di Louis c’ero anche io.
“Lui è Harry. È venuto qui per studiare. E infatti stavamo proprio andando a ripetere. Vero, Harry?” mi fece lui rivolgendomi un’occhiata eloquente. Annuii prima di baciare la mano alla signora Tomlinson e di dirle con educazione: “Piacere mio, signora.”
Notai che arrossì leggermente e trillò con un sorriso: “Che ragazzo educato! Louis, perché non gli chiedi se vuole cenare con noi stasera?” fece poi rivolgendosi al figlio che si era rabbuiato. Mio Dio! Che donna! Non mi conosceva nemmeno e già mi invitava a cenare con loro? Inutile, anche se gay, con le donne sapevo proprio farci.
“Harry ha molto da fare dopo. Non può proprio rimanere” le rispose Louis, cercando per l’ennesima volta di sgattaiolare con me nella sua stanza.
“Posso rimandare tranquillamente Lou. Grazie signora, accetto volentieri” risposi con un sorriso cortese. Louis alzò gli occhi al cielo, perso del tutto nella disperazione.
“Ottimo! Preparo subito una cena per questi due ometti tutti speciali! Andate a studiare ragazzi, vi chiamerò quando sarà tutto pronto!” esclamò mentre se ne andava tutta contenta in cucina.
Finalmente andammo nella camera di Louis, abbastanza ordinata per appartenere ad un adolescente. Si chiuse la porta alle spalle, sbattendola forte.
“Come cazzo ti è venuto in mente di rimanere qui a cena?” esordì sgranando gli occhi.
“Rilassati, Loueh! L’ho fatto per stare con te…” dissi io abbassando il tono di voce. Mi avvicinai a lui passandomi oscenamente la lingua sul labbro inferiore. Lo vidi premersi contro la porta e di guardarmi con un sorriso. Presi a leccargli il collo, piano, ascoltando i suoi respiri diventare sempre più affannosi.
“Sei squallido, Styles… cerchi di farti perdonare con questo!” disse lui toccandomi i capelli.
“Oh, non preoccuparti. Tra un poco mi farò perdonare con altro…” gli sussurrai maliziosamente. Lo sentii ridacchiare mentre infilava una mano sotto la mia maglietta. Le nostre labbra presero a toccarsi con veemenza, finchè non gli ordinai: “chiudi a chiave.” Lo volevo. Volevo possederlo, farlo mio nel modo più sporco che si potesse immaginare. Mi faceva impazzire il modo in cui mi toccava e mi baciava: avevo resistito fin troppo e dovevo fare qualcosa per placare i miei istinti.
Mi obbedì: fece girare la chiave e poi riprese a baciarmi. Sentivo le sue dita fredde trafficarmi sull’addome e la cosa mi eccitava non poco. In mezzo le gambe c’era la mia erezione che pregava di uscire, di essere toccata, di avere piacere. E a quanto sembrava nemmeno la sua era da meno: mi bastò sfiorarla con il palmo della mano per capire che Louis era dannatamente eccitato quanto me.
Mugugnò e poi articolò: “Seguimi” con il tono di voce basso e fottutamente sexy. Mi prese per mano e mi trascinò in corrispondenza del suo letto. Fece in modo che io fossi steso e si venne a mettere proprio sopra di me. Mi era diventato talmente duro che temevo potesse uscire fuori dai pantaloni. Continuò a baciarmi, facendo dei mugolii che sembravano più dei lamenti. Mi alzò la maglietta e prese a baciarmi i lembi di pelle attorno l’ombelico. Dopo, cominciò a mordicchiarmi l’addome per salire verso il petto. Fui io a privarmi della maglietta per permettergli di svolgere il suo “lavoro” nel migliore dei modi. Continuava imperterrito a stuzzicarmi con quei bacetti che non mi bastavano più: volevo provare il lacerante piacere dell’orgasmo. E doveva darmelo lui. Gli portai una delle due mani che usava per sostenersi sulla mia erezione, ancora coperta dalla stoffa del jeans. Notò la mia impazienza e mi fece: “Piano, Hazza. Non c’è fretta” mentre frizionava lentamente il mio membro pericolosamente eretto intrappolato nei pantaloni, diventati così maledettamente stretti. Ah, io fretta ne avevo, eccome!
Lo baciò e lo leccò sempre senza toglierlo dall’indumento. Sentivo il suo tocco fastidiosamente leggere, filtrato dalla stoffa pesante. Ero certo che da lì a pochi minuti sarei impazzito se non avesse fatto qualcosa. Ancora, le sue dita affusolate facevano su e giù sull’addome nudo e sulle gambe ancora ben vestite.
Finalmente, decise di sbottonare il pantalone e di abbassare piano la cerniera. Sospirai, sollevato dal fatto che il mio “amico” non doveva più starsene stretto e dolorante. Lo accarezzò, questa volta con più decisione. Bene, stava andando davvero bene.
Louis sembrava sul punto di liberarmi definitivamente anche dei boxer, quando sua madre, maledizione a lei, trillò dal piano di sotto: “Ragazzi! La cena è quasi pronta!”
Porca puttana. Proprio mentre la cosa iniziava a farsi più interessante.
“Però, ha fatto in fretta!” commentai io mettendomi in piedi e cercando la maglietta di cui Louis mi aveva privato.
Sogghignò e mi rispose: “In realtà credo che abbia scongelato qualche avanzo di chissà quale Natale. Se dovranno portarti in ospedale per fare la lavanda gastrica sappi che è stata mia madre!”. Risi e dopo che ci fummo ricomposti, gli diedi un bacio veloce e casto sulle labbra.
“Promettimi che dopo continuerai” gli sussurrai alludendo al seguito della serata.
“Puoi scommetterci, Hazza.”
 
 
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Ma ciao bellezze <3
Ho solo due brevi appunticini da fare:
1: Il flashback di Harry mi è venuto in mente dopo che ho letto su Twitter che Niall a 12 anni ha chiesto alla madre di diventare la sua ragazza. Scusate la poca originalità, ma l’idea di adattarla ad Hazza mi piaceva troppo! Spero che sia piaciuta anche a voi!
2: Scusatemi eventuali errori, ma non ho avuto tempo per rileggerla D:
Ah, e chiedo perdono anche alle tre ragazze che mi hanno recensito lo scorso capitolo, dato che non ho trovato due secondi per risponderle. Scusate, gioie!
Spero di non avervi deluse!
Baci ___hangover

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Liam:
“Loueh, ma che cazzo è?” sussurai al mio compagno di banco fissando sbalordito un’assurda equazione. Stavamo facendo (o meglio, cercavamo di fare) il compito di matematica ma nessuno dei due, per ovvi motivi, aveva studiato qualcosa.
Si passò una mano sulla fronte e con tono disperato quanto il mio mi rispose: “Non lo so, Lee”. Mi guardai intorno, cercando di captare qualche suggerimento o un qualsiasi segnale che mi aiutasse a capire da dove iniziare l’esercizio. Colin Jordan, il genio della matematica, stava con il capo chino sul foglio scrivendo senza sosta. Beato lui, pensai. Niall Horan sbuffava ininterrottamente e guardava dalla finestra, come se il paesaggio lo avesse ispirato alla soluzione del compito. Al suo fianco c’era il mio meraviglioso Zayn: si passava la mano tra i capelli scuri e ogni tanto scribacchiava qualcosa. Indugiai a guardarlo con un sorriso sghembo: quando assumeva un’aria da concentrato era così dolce. Mi sarei volentieri alzato dal posto e sarei andato a schioccargli un bacio su quelle labbra che si contraevano in espressioni un po’ disperate e un po’ concentrate.
Alle mie spalle sentii una voce metallica, simile a quelle dei computer: “Non guardare in questo modo Malik. Non credo che lui sia messo meglio di te, Payne.”
Porca troia. La professoressa Castle mi aveva beccato mentre fissavo il mio ragazzo. Sentii le mie guancie diventare rosse e caldissime per l’imbarazzo. Appena sentì il suo nome, Zayn si voltò verso di me e Louis, che intanto faceva di tutto per soffocare le risate. Mi puntò gli occhi marroni e intensi addosso, con un ghigno spavaldo, ma allo stesso tempo soddisfatto.
Quella vecchia zitella! Finge sempre di non vedere nulla e la sfortuna volle che quel giorno si fosse resa conto del mio spropositato interesse nei confronti di Zayn Malik.
“Si figuri, non era per il compito che lo guardavo” dissi tra i denti, stringendo le mani intorno al foglio. Notai con la coda dell’occhio che Louis aveva smesso di ridere per concentrarsi su ciò che la professoressa mi avrebbe risposto. Zayn, dal suo posto, non riuscì a nascondere un cipiglio orgoglioso.
“Ah no, Payne? Ti sei forse innamorato di Malik?” rispose lei con tono beffardo, scatenando i risolini di tutti, me compreso. Ma a differenza degli altri, la mia risata era amara, quasi disgustata da quella battuta così squallida. Si, squallida, perché in fondo una mezza verità c’era.
“Potrebbe essere, signora Castle” le feci con altrettanta falsa, falsissima ironia. Di nuovo, altri sghignazzi dalla classe. Solo i miei tre amici sembravano essere diventati di botto seri. Mi rivolgevano occhiate minacciose: mi stavo esponendo troppo ed era ora di smetterla.
“Ma adesso cerca di concludere qualcosa con questa equazione. I problemi di cuore rimandali a dopo, ragazzo!” continuò lei andando a passare tra gli altri banchi. Sbuffai e poi mi immersi nuovamente in quella accozzaglia di numeri e lettere senza alcun senso.
 
“Come vi è andato il compito?” ci chiese Niall mentre ci cambiavamo negli spogliatoi maschili per l’ora di ginnastica.
La risposta fu unanime: “una merda”. L’odore di sudore e testosterone in quel posto era impressionante: ragazzi senza maglietta, chi addirittura completamente nudo, che si aggiravano tra i vari armadietti metallici parlando delle tette di questa e di quella e prendendosi in giro gli uni con gli altri. A dire il vero, noi quattro ci mimetizzavamo molto bene in quell’ammasso di teenager arrapati: scherzavamo normalmente con tutti, commentando persino l’aspetto delle ragazze. E anche se cercavo di dare agli altri una parvenza di normalità alle mie espressioni facciali, dentro di me sentivo il mio cuore perdere almeno dieci battiti vedendo Zayn Malik senza uno straccio che gli coprisse il petto dannatamente perfetto.
Deglutivo e ripetevo ai miei occhi di non guardare nella sua direzione. Nulla da fare: la sua pelle ambrata rappresentava una tentazione troppo forte. Dovevo rimanere da solo con lui. Ne avevo bisogno anche più dell’aria.
Prima che lui se ne rendesse conto, afferrai la sua maglietta di ricambio che aveva lasciato su una lunga panca di legno, sulla quale solitamente ci si lasciavano i vari borsoni, e la infilai nel mio armadietto. Liam Payne, eri davvero un fottuto genio: se Zayn non avesse trovato il suo indumento, non sarebbe potuto uscire dalla stanza. Ed io, ovviamente, mi sarei offerto di aiutarlo molto volentieri. Mi infilai un paio di pantaloncini mentre in silenzio cercavo di cogliere eventuali reazioni di Zayn. Infatti, stava febbrilmente scorrazzando per lo spogliatoio, alla ricerca della sua preziosa maglietta. Mi divertivo come un matto, anche se non potevo darlo a vedere.
Dopo un paio di minuti lo spogliatoio fu del tutto vuoto; avevo intimato Lou e Niall di andare ad allenarsi perché io e Zayn avevamo da fare. “Sicuramente non faranno una partita di sudoku” sentii commentare Niall sarcastico mentre si chiudevano la porta alle spalle.
Intanto il mio ragazzo sbuffava girato, buttando in aria il contenuto della sua borsa per la palestra.
“Hai perso qualcosa, Zay?” gli chiesi io, conoscendo già la risposta.
“Non trovo la mia cazzo di maglietta. Per caso l’hai vista?” mi fece, disperato. Poverino mi faceva quasi pena. Per un attimo fui tentato di dargliela subito, senza aspettare, però il pensiero di poter ammirare quel corpo meraviglioso mi fece ricredere.
“Mi dispiace, ma non so proprio dove possa essere finita!” esclamai accarezzandogli la schiena. Si voltò, mi guardò negli occhi e disse con un sorriso: “Ehi, ma lo sai che oggi non ti ho baciato nemmeno una volta?”.
“Oh, ma guarda! Ci siamo ricordati di avere un ragazzo, Malik?” gli dissi mentre andavo a lasciargli baci a fior di labbra sul collo. Sentivo il suo cuore battere forte quanto il mio: e non potevo che esserne felicissimo.
“Sai che non possiamo quando siamo in mezzo alla gente…” biascicò mentre socchiudeva gli occhi abbandonandosi completamente alle attenzioni che la mia bocca stava riservando alla sua pelle.
“Ma adesso non siamo in mezzo alla gente” sorrisi io mentre non smettevo di torturarlo. Mugugnava sommessamente e con la mano seguiva i movimenti della mia testa mentre gli baciavo il collo e la spalla.
“Forse dovresti andare a cercare la tua maglietta …” lo provocai con un sorriso beffardo. Ridacchiò e poi aggiunse: “Sai una cosa? Educazione fisica può aspettare”. Detto ciò, iniziò a cercare un contatto con le mie labbra, che fu subito soddisfatto. Appena si staccò mi sussurrò nell’orecchio con la voce divenuta indecentemente roca per l’eccitazione: “Sei un tentatore, Payne” mentre mi sfiorava delicatamente l’erezione con la punta del dito. Sentivo dei brividi percorrermi tutta la schiena ed ogni respiro che a stento usciva soffocarmi in gola. “Brucerò all’Inferno” affermai deglutendo rumorosamente, mentre anche io mi lasciavo trasportare verso il piacevole mondo della trasgressione.
“Bruceremo insieme” mi rispose lui: il contatto tra la stoffa tesa dei miei pantaloni ed i suoi polpastrelli si faceva più intensa. Gemevo, non potendo trattenere in alcun modo l’eccitazione. Sapevo che non mi sarei contenuto se fosse andato oltre, così: “Zay, basta” gli intimai, sperando che la smettesse. Ghignò guardandomi nelle pupille dilatate per il piacere e poi mi rispose: “E’ troppo tardi. Ormai sono tra le fiamme dell’Inferno”. Fece un’occhiata che per un momento mi spaventò: gli occhi scuri gli si erano illuminati di una luce diabolicamente maliziosa. Avevo giocato sporco ed ora dovevo subirne le conseguenze. Se qualcuno ci avesse sentiti, la mia e la sua vita sociale sarebbero terminate in un battere di ciglia. “No, Zay…smettila…” cercai di nuovo di convincerlo a finire quel sublime lavoro che aveva appena iniziato a fare. Scosse il capo, con un sorrisino beffardo che gli storceva le labbra. “Niente da fare. Adesso stai calmo e lasci fare tutto al tuo Zayn. E non provare ad opporre resistenza. Sarebbe inutile” sentenziò, mentre infilò con forza la mano nei miei pantaloni e iniziò a muoverla sulla mia erezione.
Aveva ragione. Non dovevo opporre alcuna resistenza. Non potevo e nemmeno volevo farlo. Le mie braccia che penzolavano sui fianchi si andarono a mettere sul suo collo leggermente sudato. Sentivo la pelle della sua mano premere e strisciare lentamente sulla mia lunghezza calda ed eretta. Mi mordevo le labbra fino a farle sanguinare per non far fuoriuscire alcun suono che avesse fatto intendere cosa stava succedendo mentre tutti si rompevano il culo a fare flessioni e piegamenti. Mugugnavo mentre Zayn non la smetteva di sogghignare: ed il suo viso contratto in un’espressione così beffarda da farmi arrapare ancora di più  non migliorava la situazione.
Si muoveva velocemente, sotto e sopra, aumentando il ritmo ogni volta che il mio respiro si faceva più affannoso. Poggiai la fronte sopra la sua e socchiusi le labbra; appena mi avvicinai, Zayn mi baciò. Ogni tanto dovevo staccarmi per prendere aria, visto che inspiegabilmente quel posto sembrava essere diventato privo di ossigeno.
No, era il mio cervello che non riceveva più ossigeno: era annebbiato e capii che l’orgasmo si stava avvicinando. Mossi il bacino verso Zayn, per intimargli di muovere la mano più veloce mentre gli prendevo il viso tra le mani. Volevo che quando avrei raggiunto il massimo del piacere la sola cosa che avrei visto fossero stati i suoi occhi scuri.
Venni nella sua mano con un gemito contenuto. Ansimavo anche quando lui mi lasciò un bacio sulla bocca e andò a pulirsi. Mi accasciai sulla panca dove erano poggiati tutti gli indumenti degli altri ragazzi, con la testa tra le mani. Sentii i suoi passi avanzare verso di me e bloccarsi. Alzai lo sguardo e lo vidi, in piedi, con le braccia conserte, che mi osservava con un misto di soddisfazione e gioia perversa.
“Ok, Liam, adesso tira fuori la mia maglietta” esclamò convinto che io sapessi dove fosse. Si, non era stupido. Mi conosceva fin troppo bene da capire che la messa in scena della maglietta l’avevo messa su io per farlo stare con me. Comunque, come se nulla fosse continuai a recitare la parte dello svampito, per quanto le mie carenti doti di attore me lo permettessero.
“Ma di cosa stai parlando?” gli chiesi accigliandomi.
“Avanti, Lee! Ti conosco da un secolo e te lo leggo negli occhi quando menti! Te lo ripeto: tira fuori la maglietta o il professore ci darà per dispersi!” disse lui mettendosi le mani sui fianchi, come fanno le super star quando sono scocciate.
Aveva ragione: mentivo. O almeno, ci provavo. Erano chiari i cambiamenti nel mio volto ogni volta che dicevo una bugia: mi mordicchiavo l’interno della guancia, sbattevo le palpebre più del normale e le orecchie mi diventavano di un rosso fiammante. E tutti quei sintomi portarono Zayn a capire che razza di idiota ero stato da poter credere di prenderlo in giro.
Sbuffai, scattai in piedi e aprii il mio armadietto. Tolsi fuori la maglietta della discordia e gliela lanciai. Lui la prese con un cipiglio soddisfatto e poi mi fece: “la prossima volta che vuoi stare con me, basta dirlo! Non c’è bisogno di nascondermi la roba!”. Si avvicinò a me e mi accarezzo il viso divenuto paonazzo a causa dell’imbarazzo portato dalla verità.
“S..scusami, Zay. Pensavo che avresti preferito più allenarti che stare con me ed ho architettato questo patetico piano per farti rimanere qui…” spiegai arrendevole.
Zayn ridacchiò piano: “Non devi architettare nessun piano per rimanere con me. Non ce n’è bisogno: tu hai la priorità su tutto.”
Sorrisi anche io e poi lo baciai lentamente, permettendo alla mia lingua di assaporare la dolcezza di Zayn Malik, il ragazzo che mi considerava la sua priorità.
 
Louis:
“George Orwell nacque nel 1903…” vedevo le parole scritte in grassetto sulla carta liscia del libro scorrermi sotto gli occhi. Di tanto in tanto sottolineavo qualcosa, per fissarla meglio nella memoria.
Ero seduto al tavolo della cucina con una marea di libri sparsi sulla superficie bianca e pulita. Di fronte a me c’era mia madre che si lamentava di mio fratello al telefono con una sua vecchia amica. La sentivo blaterare le solite cose: “Io non lo sopporto più!”, “Non vedo l’ora che se ne vada”, “Meno male che almeno ho il mio Louis!” con la sua voce eternamente piagnucolante e lamentosa.
“fu un giornalista e scrittore che ispirò le sue opere di denuncia sociale a Jonathan Swift…”. La fotografia di Orwell sul fronte della pagina mi ricordava costantemente di studiare il minimo necessario per ottenere un voto decente al compito. Sbuffavo ad intermittenza, leggendo inutilmente più e più volte lo stesso dannato concetto. Ma non c’era nulla da vale: con la testa ero completamente su un altro mondo. E questo mondo era Harrylandia. Come avrei voluto buttare libri e appunti all’aria e correre tra le sue braccia! Mi mancavano le sue fossette, le sue mani, i suoi occhi, tutto. Avevo bisogno di sentire le sue labbra su di me molto più di un bel voto a scuola.
Ma era il mio dovere: perlomeno dovevo fingere di studiare qualche altra stronzata su questo qui e poi prendere cappotto e sigarette e uscire. “Concentrati, Louis” mi ripetevo mentalmente mentre cercavo in tutti i modi di sviare il flusso dei miei pensieri lontani dal sedere di Harry Styles.
E come facevo a concentrarmi con un qualche stronzo che suonava ripetutamente il clacson fuori casa mia? Pensai immediatamente che si trattasse di mio fratello ed in un primo momento lo ignorai. Dopo un po’ i colpi di quel coso infernale si fecero sempre più frequenti e insistenti; già facevo una fatica enorme ad imparare quelle stronzate con un silenzio tombale, figuriamoci con tutto quel casino.
“Lou, va a vedere chi è l’idiota che fa questo chiasso!” mi disse mia madre e per una volta in vita mia non potevo che darle ragione. Mi alzai e mi diressi verso la porta, raccogliendo tutte le migliori bestemmie che mi venissero in mente. Uscii fuori e ferma sul vialetto davanti la mia abitazione c’era una macchina grigia, piccola, ma carina. Non riuscivo a vedere chi ci fosse di dentro, ma fui abbastanza intelligente da comprendere che era il conducente di quella fottuta macchina l’autore di quel rumore. Mi avvicinai meglio per poter guardare chi ci fosse nella vettura: dal lato del conducente c’era una figura maschile, bionda, che non riconobbi immediatamente, ma che mi sembrò a prima vista familiare. Non andai troppo vicino al mezzo perché temevo che ci fosse un pazzo maniaco che volesse uccidermi. Mi limitai ad urlare: “Ma che cazzo vuoi, stronzo?”. Bene, adesso se volevano ammazzarmi, gli avevo servito il mio omicidio su un piatto d’argento. Uno dei due sportelli si aprì. Deglutii e respirai affannosamente, temendo il peggio.
“Bel modo di accogliere gli ospiti, Lou!” esclamò sorridendo Harry Styles, in tutta la sua bellezza.
“Harry?!?” gli feci io accigliandomi, come a non capacitarmi che fosse davvero lui in carne ed ossa, ma che al suo posto c’era un ologramma.
“Si, so come mi chiamo. Possiamo entrare?” rispose senza smettere di sorridere. Indicò con il pollice un ragazzo alle sue spalle che capii essere Andy, il verginello che aveva la fissa per Niall. Se da un lato era felicissimo di vederlo, dall’altro era troppo rischioso permettergli di andare dentro casa. Uno perché c’era mia madre, quella vecchia pazza, e due perché non capivo l’utilità di Andy in quel contesto.
Prima che potessi articolare qualche frase, dietro di me sentii la voce di mia madre: tempismo impeccabile. Aveva chiuso il telefono giusto in tempo per venire a farsi i cazzi miei: “Lou, chi è? Oh! Ma guarda! Harry, il tuo nuovo amichetto! Fallo entrare!” trillò con un sorriso. Alzai gli occhi al cielo e notai che Andy faceva di tutto per trattenere dei risolini nervosi. Harry, che sembrava divertirsi come un matto insieme a mia madre, sorrideva cortesemente e mi lanciava occhiate eloquenti. “Louis stava proprio chiedendoci di entrare in casa con lui. Ah, signora Tomlinson, spero non le dispiaccia se le presento Andrew, un mio caro amico” fece  Harry indicando il ragazzo biondo al suo fianco. Andy le diede la mano e mia madre non si conteneva più dalla gioia.
“Forza, ragazzi! Venite che metto su l’acqua per il tè!” disse lei prima di andarsene.
Bloccai dal braccio Harry che intanto si avviava verso l’interno della casa: “dove credi di andare?” gli feci con fare minaccioso. Sorrise e sentii tutta la rabbia sciogliersi e lasciare il posto alla voglia di baciarlo.
“A bere il tè, mi sembra ovvio” rispose “oh, Andy, perché non vai a parcheggiare meglio la macchina?” aggiunse poi, notando dalla mia espressione che volevo parlare solo con lui.
Presi un respiro, cercando di calmarmi il più possibile. “Primo: spiegami il motivo di questa visita. Secondo: perché cazzo ti sei portato quello lì dietro?” gli chiesi con la voce leggermente tremante.
“Volevo vederti. È strano voler vedere il proprio ragazzo?” fece con lo sguardo mezzo offeso. Mi stava facendo in colpa. Aveva i grandi occhi verdi bassi e si teneva le mani in tasca. Aveva ragione: dopo tutto anche io avevo bisogno di vederlo. Sorrisi e gli alzai il viso per poterlo guardare: era perfetto, come sempre.
 “No, anzi. Ma perché anche lui?” gli domandai riferendomi ad Andy.
“Per non dare troppo nell’occhio. Tranquillo, lui starà in un angolino e non ci disturberà” sostenne con un sorriso. Sperai vivamente che fosse così.
Andammo tutti e tre dentro e ci sedemmo al tavolo dove prima stavo “studiando”. Io ed Harry ci mettemmo vicini, mentre ad Andy lasciammo il posto vicino mia madre. Aveva apparecchiato tutto con una tovaglia arancione a aveva messo a nostra disposizione tutto il cibo che avevamo in casa. Esagerata, come al solito. Mise sul tavolo un vassoio con quattro tazze piene d’acqua bollente ed accanto ad esse aveva posto altrettante bustine di tè. Poi si mise a sedere anche lei con noi, come fosse una nostra coetanea e prese a conversare con il suo sorriso mellifluo e fastidioso.
Harry nel frattempo aveva messo la sua mano sulla mia gamba ed io gliela accarezzavo impercettibilmente: quello era il solo contatto che ci era permesso avere.
“Dimmi un po’ Harry, da quando conosci Louis?” chiese mia madre al ragazzo vicino a me, guardandolo come un raro pezzo da museo.
“Oh, abbastanza da dire che è un ragazzo straordinario. E immagino sia una cosa di famiglia, visto che sua madre non è da meno” disse Harry mentre con la mano iniziava a lisciarmi l’interno coscia. Era pericolosamente vicino al cavallo dei miei pantaloni.
Mia madre rise con l’aria da civettuola, fin quando non si rivolse a me che bevevo il mio tè e sentivo la mia erezione diventare sempre più grande. “Che ragazzo! Lou, chiedi se ha una sorella carina da presentarti!” fece lei gesticolando.
Razza di cretina: riusciva sempre a mettermi in imbarazzo. “M…mamma…” iniziai a balbettare per dirle di smetterla. La mano di Harry non accennava a spostarsi dalla mia gamba. Notai l’espressione divertita di Andy, che si gustava la scena in silenzio, e quella altrettanto di Harry, che guardava altrove per non far capire che era sul punto di scoppiare a ridere.
“Vedi, Harry” continuò mia madre ed io sperai vivamente che non dicesse nient’altro di imbarazzante “Louis è davvero un bravo ragazzo. Non ha ancora una ragazza perché è molto timido, ma posso assicurarti che ha un cuore molto grande!”.
Lo vidi nascondere un ghigno mentre la sua mano si avvicinò di nuovo alla mia insistente erezione. Il cuore mi stava uscendo fuori dal petto. Volevo solo scappare il più lontano possibile da quella stanza infernale.
Ad un certo punto, Harry decise di rispondere a mia madre: “Si, signora Tomlinson. Louis ha un cuore davvero molto, ma molto grande…” e quando pronunciò la parola grande iniziò a sfregare il suo palmo contro la mia erezione. Mugugnai cercando di fare il meno rumore possibile e poi feci bloccai immediatamente la mano di Harry.
Scattai in piedi, abbassandomi febbrilmente la maglietta per non far notare a mia madre il fatto di essere irrecuperabilmente eccitato. “Io, Harry ed Andy dobbiamo andare di sopra.” Sembrava più un’imposizione a dire la verità. Ma ebbe comunque il suo effetto: tutti e due mi seguirono nella mia camera da letto. Mi chiusi la porta alle spalle e feci un respiro profondo.
“Tu!” esordii indicando Harry che intanto sghignazzava dal letto dove si era steso “come ti è venuto in mente?”. Andy, che non aveva detto una parola fino a quel momento, disse: “Voi risolvetevi tutti i problemi. Io sono fuori a fumare.” Così, si mise una sigaretta sull’orecchio ed uscì dalla stanza.
“Mi volevo vendicare della tua accoglienza non proprio educata” fece Harry avvicinandosi a me e baciandomi con un ghigno.
“Davvero credi che io ho un cuore grande?” gli domandai mentre posavo le mani sul suo sedere tondo. Non l’avevo mai toccato prima d’ora: ma adesso che stavamo insieme mi sembrava più che normale farlo.
“Non solo quello, Tomlinson” rispose lui, sbottonandomi i pantaloni. Risi e mi lasciai portare sul letto, mentre le nostre bocche si incontravano ritmicamente.
Ed anche per quel pomeriggio, non avrei studiato nulla. Bè, a parte il corpo di Harry Styles.
 
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Ma salve :D
Perdonatemi per l’indecente ritardo nel pubblicare, ma ho seriamente pensato di smettere di scrivere. Perché? Bè, sicuramente per le poche recensioni che ho ricevuto allo scorso capitolo. Cioè, non pensavo facesse così schifo xD
Cooooomunque, spero che questo non sia venuto tanto male :D
Ah, vorrei dedicarlo a tutte quelle persone che hanno recensito fino ad ora: GRAZIE DI CUORE <3
Fatemi sapere cosa ne pensate :***
Un grazie speciale va a CarlottaBear che mi ha sempre fatto sapere la sua opinione e mi ha messo anche tra gli autori preferiti. Grazie mille bella <3
Tanto per la cronaca, sto iniziando anche una nuova ff, questa volta a sfondo Ziam. Spero di pubblicarla a breve xD
Ora che vi ho scocciato abbastanza, mi dileguo.
Baci
____hangover

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Louis:
Guardavo con aria assorta Zayn e Liam che scherzavano con due ragazze mentre aspettavo Niall che tornasse con qualcosa da bere. Quella sera ci era venuta la brillante idea di andare in un locale frequentato per lo più da etero.
Mentre Liam e Zayn erano in grado di camuffarsi meglio tra la folla di teenager arrapati, io e Niall proprio non ci riuscivamo: eravamo rimasti in disparte tutta la sera, bevendo e fissando disgustati quell’orrenda visione di ragazze con vestiti cortissimi.
“Tra poco prendiamo quei finti etero da strapazzo e leviamo le tende” asserì Niall poggiando sul tavolo due bottiglie di birra.
“Non so tu, ma io mi sto pesantemente rompendo i coglioni” gli risposi.
“Te l’ho appena detto, Lou. Aspettiamo Romeo e Giulietta e dopo andiamo via.”
Feci un lungo sorso alla birra, sperando che le parola del mio amico si avverassero il più presto possibile.
Ci voltammo tutti e due di scatto quando udimmo le risate sguaiate di Zayn e Liam avvicinarsi verso di noi.
“Ma le avete viste quelle?! Ci hanno lasciato il loro numero!” esclamò Zayn sghignazzando come un pazzo.
“Purtroppo abbiamo assistito alle vostre performance da Don Giovanni. Adesso tagliamo la corda, vi scongiuro” tagliò corto Niall. Parole sante! Il biondo aveva perfettamente ragione; dovevamo andarcene immediatamente.
“Dai, Lou! Almeno tu vuoi restare ancora un pochino?” mi fece Liam con i suoi occhi dolci da cane bastonato. Quello sguardo per un attimo mi fece sciogliere.
“Ehm, ecco…io veramente…” balbettai non sapendo come dire in modo delicato che mi stavo annoiando a morte.
“Dite un po’” intervenne Niall notando la mia difficoltà “ma stasera non avete voglia di pomiciare?”
“Quella l’abbiamo sempre” disse Zayn rivolgendo uno sguardo eloquente a Liam che sogghignava timidamente.
“Bene. Allora perché non andate a sfogare le vostre voglie lontani da qui? Io e Lou vi seguiremo molto volentieri”.
Pochi minuti dopo eravamo fuori da quel locale.
Alcune ragazze che erano fuori a fumare una sigaretta rivolsero un sorriso malizioso a Niall e dissero: “Ehi biondo! Vuoi divertirti?”. Il mio amico le guardò con aria schifata e proseguì dritto.
“Ma come vi è venuto in mente di venire qui?” fece Nialler rivolgendosi a Zayn e Liam.
Zayn fece spallucce e rispose: “Volevamo vedere cosa fanno i nostri coetanei per divertirsi!”
“Certo, dovevamo fare queste osservazioni in un locale pieno di sgualdrine ed energumeni! Ci fosse stato un ragazzo decente!” continuò Niall mentre proseguivamo a piedi il rettilineo che ci conduceva alla macchina di Liam.
Quest’ultimo intervenne in difesa del suo ragazzo: “Dai, Nialler! Almeno abbiamo fatto qualcosa di diverso! Altrimenti saremmo finiti per andare sempre nello stesso posto a vedere sempre le stesse facce!”
“Tanto a te cosa importa? Tu uno con cui scopare lo hai già! Io invece devo cercarmelo e non posso di certo sperare di trovarlo in un locale etero!” ribattè il biondo alzando la voce.
“La finite di litigare come delle ragazzine?” intervenni io seriamente annoiato da tutte quelle inutili parole.
“Oh, scusa tanto se abbiamo disturbato i pensieri di Mr. Innamorato numero due!” fece Niall rivolgendosi a me.
“Ehi, Nialler! Ma per caso hai le mestruazioni?” gli chiese Zayn accigliato. Io e Liam non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere. In effetti, Niall nell’ultimo periodo sembrava essere molto più permaloso del solito. Anzi, per dirla tutta, mi ricordava per davvero mia madre quando aveva il ciclo mestruale: non le si poteva parlare che subito ti aggrediva.
“Cerca di fare meno lo spiritoso, Malik” lo zittì lui con la voce cupa.
 
 
Niall:
Guardavo il paesaggio notturno scorrere veloce dai finestrini dell’auto. Zayn come al solito blaterava ininterrottamente al povero Liam che invece cercava di fare il suo meglio per non farsi distrarre alla guida. Mio Dio, ma cosa aveva da parlare tanto?
Seduto accanto a me c’era Louis che digitava febbrilmente messaggi con il cellulare. Da quando stava con Styles sembrava essere diventato dipendente da quel dannato apparecchio.
Pensai alle parole che mi aveva rivolto Zayn pochi minuti prima. Secondo lui ero diventato fin troppo noioso. In effetti, come dargli torto?
Stavo attraversando un periodo in cui tutto mi dava fastidio. Vedere intorno a me Zayn, Liam, Lou e Styles giocare a fare le coppiette felici mi faceva sentire orribilmente di troppo. Era come se con il mio carattere mi stessi autoescludendo dalla loro felicità. Ma forse erano proprio loro che inconsciamente volevo tagliarmi fuori dalle loro gioie di coppia.
Mi davo dell’idiota ogni volta che pensavo cose del genere e mi ripetevo che Liam e Zayn non avrebbero mai fatto nulla del genere.
E invece Lou?
Bè, lui sembrava vivere in funzione di Harry: ogni volta che lui non c’era, il mio migliore amico stava tutto il tempo con una faccia da funerale e con quel dannato telefono in mano.
Che io odiassi Styles era evidente sin da quando ci provava con Louis. Ma adesso sentivo come se volesse portarmi via il mio migliore amico, come se io, Niall Horan, potessi in qualche modo compromettere la loro relazione.
Quella testa di cazzo doveva capire che a me di lui non importava assolutamente nulla. Sarebbe potuto finire sotto un treno, tanto io non me ne sarei neppure accorto. Il mio unico interesse era Louis. Non volevo né che lui soffrisse per quello stronzo né che rinunciasse a me per lui.
Non sopportavo una cosa del genere. Era già accaduto in passato che una persona alla quale tenevo preferisse Styles a me e non doveva ripetersi.
Perché Louis non se lo meritava. Ed anche io non meritavo di essere escluso dalla sua vita.
“Lee, andiamo a prendere Harry ed Andy?” disse Louis interrompendo il mio flusso di pensieri. Appena sentii il nome “Andy” sussultai. Non volevo vederlo: la sua presenza non avrebbe fatto altro che peggiorare la mia rabbia cronica dell’ultimo periodo. Se riuscivo a sopportare Styles solo per amore del mio amico, quell’Andy lo avrei volentieri mandato a quel paese.
“Oh, ma non ci entriamo tutti e sei in auto!” commentò Zayn. Bravo Zay, per una volta aveva detto una cosa giusta.
“Non c’è problema: terrò in braccio Harry!” rispose allora Louis come se la cosa fosse ovvia. Insomma, non avevo alcuna speranza per evitare di vedere quei due. Sbuffai sonoramente e mi passai una mano tra i capelli.
“Non sei contento di vedere Andy, Nialler?” mi prese in giro Zayn, sapendo di quanto quel tipo bigotto mi stesse sulle palle.
“Vuoi che ti prenda a calci adesso o più tardi?” gli risposi io serio, tra le risate di Lee e Louis, che improvvisamente sembrava essersi animato di una felicità inaudita.
 
 
 
Harry:
“Dai, rimani con me. Dì a tua madre che sei da Liam ed il gioco è fatto!” dissi a Louis con un sorriso, mentre cercavo di persuaderlo baciandogli il collo.
Eravamo rimasti soli nella macchina di Liam e fuori dal mezzo, poco distanti da noi, Zayn e Liam erano impegnati a baciarsi con passione. Non vidi né Andy e nemmeno Niall nelle vicinanze: chissà, forse anche quei due si stavano dando da fare.
Volevo che Lou venisse con me a casa. Ero solo: mia madre era fuori e mia sorella dormiva da un’amica. Quella casa era decisamente troppo grande per un ragazzo di appena diciotto anni.
Louis non mi rispose subito, estasiato dalle attenzioni che la mia bocca stava riservando alla pelle del suo collo.
Con la mano presi ad accarezzargli il ventre per poi scendere verso l’elastico dei boxer.
“Avanti, Lou. Vieni da me…” continuai a cantilenare prendendogli a mordicchiare l’orecchio.
“Ma domani ho scuola…” rispose lui con la voce spezzata.
“Saltala. Saltiamola insieme. Staremo tutto il giorno insieme” dissi mettendogli la mano nei pantaloni.
Lui, seduto vicino a me sul sedile posteriore dell’auto, sobbalzò e poi sorrise.
“Riesci sempre a convincermi, Hazza” sussurrò prima di toccarmi le labbra.
“Sei facilmente manipolabile, Lou” risposi prima che potesse baciarmi appassionatamente.
Appena si staccò mi guardò e disse: “Dobbiamo dire a Liam che deve lasciarmi da te, allora.”
“Lascialo stare. Adesso sembra molto impegnato con Zayn” replicai indicando il ragazzo tra le braccia del moro.
Louis li guardò con un sorriso. “Io e te siamo dolci come loro?” mi chiese.
“Anche meglio”
“Come fai a dirlo?”
“Bè, solo il fatto che siamo io e te, Harry e Louis, dovrebbe farti capire che siamo al di sopra di tutto e tutti”
“Che presunzione, signor Styles” fece lui dandomi uno schiaffetto sulla pancia.
“Non è presunzione! È la verita!”
“E sai secondo me qual è la verità?”
“No. Dimmela.”
“Ho troppa paura per dirla”
“Non devi, Louis.”
“Ti amo” disse semplicemente.
Ed ecco che una voragine nel mio petto si aprì, lasciando uno spazio enorme tra l’Harry di prima e quello di dopo.
Mi convinsi che un vecchio Harry non esisteva più e quello che Louis aveva appena detto mi fece capire che nulla sarebbe tornato più come prima.
 
 
 
Niall:
Perfetto. Liam e Zayn pomiciavano da un lato e Harry e Lou da un altro. Appena uscito dal locale soffocante la prima scena a cui assistetti fu questa. E non potevo che sentirmi inadeguatamente scomodo per loro.
Rimasi in disparte rispetto alle coppie e contai esattamente fino a tre prima di vedere quel rompicoglioni di Andy venirmi dietro.
E infatti. eccolo lì, con il suo sorriso da imbranato che viene ad accendersi una sigaretta proprio dove sto fumando io.
Sospirai, senza rivolgergli ancora la parola. Tenevo la testa bassa per evitare di incrociare i suoi occhi così orridamente simili ai miei.
“Vorresti essere al posto loro, eh?” mi chiese all’improvviso indicando con il capo le coppiette di fronte a noi.
Che cazzo di domande!
Ma quanto mai Niall Horan aveva desiderato di essere al posto di uno smidollato che ha completamente perso la testa per qualcuno?
E se in quel momento fosse stato davvero così?
Cacciai quella assurdità dalla mia testa e risposi con tono glaciale: “Non ci penso proprio”
“Però quando stavi con Charley non la pensavi così, vero?” fece lui sogghignando.
Appena nominò il suo nome, sentii la rabbia ribollirmi in modo terribile. Non doveva azzardarsi a parlare del mio passato. Lui non sapeva un cazzo di me e non doveva saperlo.
Mi voltai verso di lui e gli dissi tremolando: “Tu che cazzo ne sai?”
“Dimentichi che Harry Styles è mio amico, nonché ragazzo del tuo migliore amico. Certe cose le so e come”
“Te l’ha detto quello stronzo, eh?”
“Si dice il peccato, non il peccatore.”
“Razza di idiota. Fai in modo che questa sia la prima e l’ultima che nomini Charley, chiaro?”
“Calmati, Nialler!”
“Nialler è il soprannome che mi hanno dato i miei amici. Tu non sei mio amico.”
“Non ero tuo amico nemmeno quando hai accettato la mia erba?”
Quel tipo mi stava esasperando. Ero più che sicuro che se avesse continuato a parlarmi, sarei passato alle maniere forti. Sogghignai beffardo e poi gli puntai il dito contro.
“Non provocarmi, Andrew” dissi digrignando i denti.
“Altrimenti?”
“Altrimenti ti farò passare per sempre questa improvvisa ironia. Un consiglio? Invece di venire a dirmi stronzate, trovati un buco in cui affondare il cazzo. Ti sentirai meno frustrato dopo, fidati.”
Detto ciò gli buttai il fumo della sigaretta in faccia e girai i tacchi.
Decisi di interrompere la beata pomiciata di Liam per chiedergli di andarcene il più lontano possibile da quella testa di cazzo.
Dove non mi importava. Volevo solo stargli lontanissimo.
 
 
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
bene, sono tornata. E se vi siete preoccupati, sono contenta di annunciarvi che sono ancora viva e vegeta xD
perdonatemi il ritardo con cui ho pubblicato, ma ho avuto da fare TROPPE cose da fare con scuola e roba varia.
Cooomunque, spero che vi sia piaciuto almeno un pochetto questo capitolo orribilmente Fluff-Larry xD
Recensite magari? :D
Baci ___hangover

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Louis:
Ci sono momenti della tua vita in cui non ti rendi più conto di niente.
Lasci che siano i tuoi sentimenti a parlare per te. Non esistono più ordini razionali o azioni stabilite; lasci solo che tutto ciò che tieni dentro esca fuori.
Era proprio quello che mi era successo con Harry Styles.
Mi ero sempre ripromesso di non cedere, di controllarmi il più possibile. Ma non quella volta.
Gliel’avevo detto. Quel “ti amo”, così semplice, quasi sussurrato e seguito da un suo sorriso compiaciuto era volato via dalle mie labbra come una foglia si stacca dal ramo.
Forse non mi ero nemmeno reso conto delle mie parole. Solo dopo ci ripensai. Non con pentimento o risentimento, ma con la consapevolezza che la responsabilità che mi ero preso era grandissima.
Probabilmente è vero che oggi dire di amare una persona viene preso troppo alla leggera.
Ma potevo giurare su tutto quello che avevo che quello che sentivo per Harry poteva essere riassunto solo con un la frase “ti amo”.
Glielo avrei gridato, scritto, cantato, ridetto altre mille volte. In fondo, quando si è convinti di dire la verità non si ha paura di ripeterla.
Prima che lui potesse darmi una risposta, o anche solo un cenno, era arrivato Niall, a pregarci di andare via.
Durante tutto il viaggio verso casa sua pregustai ogni attimo che avremmo vissuto insieme una volta ritornati soli.
Cercai di immaginare cosa mi avesse detto, cosa avremmo fatto, se mi avesse baciato.
“E’ qui. Grazie Liam!” aveva detto ad un certo punto indicando un’abitazione bianca sul lato della strada.
Liam fermò la macchina e tutti ci salutarono prima di ripartire.
Insieme ci avviammo verso l’ingresso, mentre Harry frugava nelle tasche del suo cappotto per trovare la chiave.
Mio Dio, sembrava una di quelle scene da film in cui i due innamorati di turno iniziano la loro nuova vita insieme.
Ed in effetti non era così?
Inserì le chiavi nel buco della serratura ed entrammo. Appena accese la luce, apparve un piccolo salotto molto accogliente.
“Benvenuto nella mia umile dimora, Louis” disse Harry con un sorriso mentre si toglieva il cappotto.
“Vuoi darmi il tuo?” chiese educatamente porgendomi la mano affinchè gli avessi dato la mia giacca.
Annuii e gliela porsi. Mi guardai attorno, cercando quale potesse essere la porta che conduceva nella sua camera da letto: abbracciarlo su un comodo materasso era la prima cosa che volevo.
“Allora? Che vogliamo fare?” fece con aria da finto svampito, come se non sapesse che io in quel momento avevo in testa una sola cosa.
Gli andai vicino e gli sfiorai il collo passandomi la lingua sotto il labbro.
“Non lo so…magari potresti prendere la tua collezione di bambole e giocare a prendere il tè con loro” gli dissi abbassando la voce.
In attesa di una sua risposta, gli presi a mordicchiare il collo. Lo sentii mugugnare ad ogni mio contatto.
“Temo che io non abbia mai posseduto delle bambole” rispose lasciandosi completamente trasportare dalle mie attenzioni.
“E allora perché non mi mostri qualche altro giocattolo, piccolo Harry?” gli domandai mentre toccavo la sua nascente erezione dalla stoffa dei pantaloni.
Lui rise e poi aggiunse: “Seguimi.”
Mi prese per mano e mi portò verso la sua camera da letto.
Era bella e non anonima, nonostante le pareti fossero di un monotono bianco.
Aveva un qualcosa che sapeva di Harry. Forse il profumo o forse l’atmosfera, non saprei.
Mi scaraventò sul letto e iniziò a baciarmi con passione. Sentivo le sue mani su tutto il mio corpo, come se stessero cercando qualcosa.
Sapevo che quella sera non ci saremmo fermati solo ai preliminari.
E prima di perdere completamente il controllo, dovevo assicurarmi che quello che glia avevo detto in macchina gli avesse lasciato qualcosa.
“Hazza?” lo fermai.
“Che c’è?” chiese con un sorriso.
“Prima ti ho detto una cosa…”
“Che mi ami?”
“Esattamente”
“Ehi, te ne sei già pentito?” fece lui ironizzando.
“No e non credo che lo farò mai. Volevo solo sapere tu che cosa ne pensi”
“Penso che tu ti sia innamorato della persona più bella, intelligente, gentile di questo mondo…” disse lui con il ghigno beffardo che tanto mi piaceva.
Ma non era il momento per scherzare. Gli diedi uno schiaffetto sulla spalla.
“Dai, Harreh! Cerca di essere serio!”
“Scusami. Scherzi a parte, credo di avertelo già detto cosa sento per te.”
“E ti costa tanto ripetermelo?”
“Ti amo, Lou”
Risi euforicamente, gioendo di quelle parole. Lo baciai forte, quasi gli tolsi il respiro.
“Adesso che abbiamo appurato che la cosa è reciproca, che ne dici se facciamo una cosa che tutti gli innamorati fanno?” mi chiese senza smettere di fare ironia. Ma infondo, lo amavo anche per questo.
“Vuoi fare sesso con me, Hazza?”
“Sesso è una brutta parola. Voglio fare l’amore con te.”
E come potevo rifiutare una proposta così dolce e allo stesso tempo così dannatamente eccitante?
 
 
Zayn:
Silenzio.
Nella mia camera da letto c’era il più totale silenzio.
Il solo rumore che si sentiva era quello del mio respiro. Non amavo particolarmente l’assenza di suoni. Forse perché non c’ero abituato o forse perché mi dava associavo al silenzio una forma di solitudine.
E quando ero da solo iniziavo a pensare.
Pensavo a molte cose, in verità.
Ma in quel periodo ad occupare la maggior parte della mia mente era solo Liam Payne.
Mi sentivo irrimediabilmente solo quando lui non era con me.
Anche se mi fossi trovato in mezzo alla folla senza di lui, mi sarei sentito solo.
E nel mio letto, in quel preciso istante, avrei dato di tutto pur di sentire il suo respiro accanto al mio.
Anche solo sfiorargli le mani mi bastava.
Pensasi a cosa stesse facendo. Magari mi stava pensando anche lui.
Me lo immaginai con il suo sguardo vago e insicuro mentre divagava con la mente e non potei fare a meno di sorridere.
Si, lui era il mio pensiero fisso, il mio sorriso, il mio battito cardiaco, la mia gioia. Il mio tutto, potrei dire.
Sentii il cellulare vibrarmi sotto la mano. Un messaggio. Anzi, due.
Il primo recitava: “Zay, leva la lingua dalla bocca di Liam e andiamo via” ed era di Niall.
Guardando l’orario in cui era stato inviato capii che risaliva a qualche ora prima.
Il secondo diceva semplicemente “Affacciati” ed era di Liam.
Mi alzai dal letto confuso e scostai la tenda della mia finestra.
E infatti c’era una figura che guardava in alto e faceva cenni con la mano.
Come potevo non riconoscerlo?
Liam Payne aveva guidato fino a casa mia, alle tre di notte, a mia insaputa, solo per venire da me.
Giuro che me lo sarei sposato.
Lo salutai con un sorriso enorme, felicissimo di poterlo vedere.
Altro messaggio.
“Fammi entrare. Non posso parlarti da qui!”
In effetti, se avessimo conversato in quel modo ci avrebbero sicuramente denunciati per disturbo alla quiete pubblica. E poi volevo baciarlo e toccarlo.
Scesi al piano di sotto senza fare rumore. Se solo una delle mie sorelle mi avesse sentito avrebbe allarmato mezzo mondo.
Arrivai sul retro della casa, muovendomi piano e completamente al buio. Ringraziai il cielo per non aver fatto cadere nulla.
Aprii la porta e chiamai Liam affinchè mi raggiungesse dentro.
“Ma cosa ci fai qui?” gli sussurai cercando di trattenermi dall’urlargli quanto mi facesse piacere averlo lì.
“Niente, passavo di qui e così ho deciso di venire a salutare” fece lui con sarcasmo. Ridacchiai e poi lo presi per mano.
“Andiamo di sopra” gli dissi, imprecando contro il buio pesto che non mi permetteva di guardarlo negli occhi.
Finalmente arrivammo e chiusi la porta a chiave. Lui accese la luce e si accomodò sul letto.
“Lee!” lo chiamai, come se non mi rendessi conto che lui fosse seduto sul mio letto con le chiavi della sua macchina in mano.
“Presente!” disse lui sogghignando. Andai a mettermi vicino a lui e lo abbracciai forte.
“Perché sei venuto fin qui? Non sei sfinito?”
“Un pochino. Ma il pensiero che ti avrei rivisto mi ha fatto passare tutta la stanchezza”
Lo baciai leggermente, sfiorando piano la sua lingua.
Mi staccai accarezzando i suoi zigomi leggermente ruvidi per la barba corta che vi cresceva.
“I tuoi genitori non si preoccupano se non ti trovano?”
“Figurati. Non uscirebbero da quel letto nemmeno se scoppiasse la terza guerra mondiale.”
“E se dovessero per assurdo controllare nella tua camera?”
“Non me ne fregherebbe un cazzo. Voglio stare con te, tutto il resto non mi sfiora nemmeno”
Sorrisi, colpito dalla sua improvvisa trasgressione.
“Come siamo diventati cattivi, Liam” lo scherzai.
“A furia di frequentarti si finisce per diventare molto simili a te, Zayn”
“Ehi, non sono cattivo!”
“Si ma sei dannatamente bello. Baciami.”
Non me lo feci ripetere due volte.
Continuai a baciarlo forse per tutta la notte.
Sinceramente non ci pensai a quanto tempo trascorsi attaccato a quelle labbra perfette.
Finalmente avevo smesso di pensare. Avevo smesso di essere solo.
 
 
Louis:
Sentivo le sue labbra calde premermi sul collo. Scese lentamente a verso il petto mentre io tentavo di togliergli la maglietta di dosso.
Ma non ci riuscivo.
Tremavo come una foglia.
Provai una, due, tre volte. Ma niente. Le mani sembravano essere diventate due corpi a sé stanti, che non seguivano più gli ordini da me dettati.
Harry se ne accorse.
Sorrise, come per tranquillizzarmi. Ma non ci riuscì. Anzi, quel suo sorriso con tanto di fossette non migliorava affatto la situazione.
Se il mio corpo era scosso da brividi ed il mio cuore batteva incontrollato, in mezzo alle mie gambe una potente erezione supplicava di uscire.
“Siamo un po’ nervosi, eh?” mi chiese lasciandomi dei baci sulle guancie.
Mugugnai in senso di risposta, visto che sembrava che avessi perso ogni altro modo per comunicare.
“Tranquillo. Faccio io.”
Così detto, con una mossa veloce si privò della maglietta nera, scoprendo il suo torace.
Gli feci scivolare una mano sul petto liscio e caldo, mentre ripresi a baciargli le labbra.
Riuscii a sentire dal rumore metallico che si stava slacciando la cintura dei pantaloni.
Ero sul punto di morire.
Si staccò dal bacio per iniziare a sganciarsi il bottone e ad abbassare la cerniera.
Ogni minuto che passava, la mia voglia di lui aumentava incontrollata.
Lo vidi abbassarsi piano l’indumento e rimanere pochi secondi dopo solo con un paio di boxer neri.
Quando si riabbassò su di me, sentivo la sua erezione calda sfregare contro il mio basso ventre.
Gliela sfiorai con le mani tremolanti. Lo sentii gemere appena le mia dita lo toccarono.
“Lou, forse dovresti iniziare a spogliarti anche tu” sussurrò con la voce roca.
E infatti io avevo ancora tutti i vestiti addosso.
“S..si, ha ragione” balbettai. Sperai vivamente di essere stato almeno un pochino accattivante mentre mi levavo gli abiti.
Invece no.
Con gli arti rigidi e instabili, iniziai a sfilarmi la maglietta mentre Harry si era seduto vicino a me ed iniziava a darsi piacere con la sua stessa mano.
A quella vista iniziai a sentire le forze venirmi meno.
La difficoltà a controllare i movimenti diventava sempre più alta, come quando si è ubriachi persi.
“Allora me lo fai apposta?” gli feci e nel frattempo lasciavo scivolarmi via l’indumento dalla testa.
Lui rise senza smettere di toccarsi. Vedevo il suo braccio muoversi ritmicamente tra le sue gambe. Sarei morto molto presto, lo sapevo.
Poi, dopo alcuni tentativi, riuscii a togliermi il jeans, rimanendo anche io con l’intimo fastidiosamente gonfio.
“Ce l’hai fatta finalmente!” disse lui trionfante.
Andai a mettermi sopra di lui e gli presi la mano con cui si stava masturbando. Gli leccai le dita, per sentire il suo sapora.
Iniziai a baciargli piano l’interno coscia mentre lui si levò i boxer e li lanciò in un punto indefinito della stanza.
Osservai per pochi secondi la sua erezione. Perfetta, come lui.
La baciai e la leccai, mentre lui abbandonava la testa riccia sul cuscino. Sperai di non fare le cose troppo goffamente, che lo avrei fatto godere almeno un pochino. Odiavo essere così insicuro.
Appena arrivai all’estremità, me lo misi tutto in bocca, iniziando a succhiare e accompagnando i movimenti della testa con la mano.
Gemeva in modo controllato e mi teneva le dita sul collo, accarezzandomi di tanto in tanto.
Dopo che la mia tensione si allentò leggermente, mi staccai dal suo membro e mi concentrai sulla sua bocca rossa e calda.
Gli succhiai il labbro inferiore mentre avvertivo la sua mano cercare di togliermi i boxer.
“Stenditi” mi sussurrò poi con la voce spezzata.
Obbedii, pregustando tutto il piacere che mi avrebbe fatto provare.
Poggiai delicatamente la schiena sul materasso e lui intanto riuscì velocemente a privarmi dell’intimo.
La sua lingua percorreva la pelle del mio addome fino a giungere all’erezione.
Ma lui, a differenza mia, la trascurò per dedicarsi all’apertura tra le mie natiche.
Iniziò a sfiorarla piano con la punta della lingua, prima di introdurcela completamente.
Sentivo il calore del suo respiro solleticarmi la pelle più sensibile e la cosa mi stava facendo impazzire.
Poi sostituì la lingua con le dita, inserendole una per volta. Intanto io mi massaggiavo piano l’erezione che, poverina, cercava disperatamente di ottenere attenzioni.
I suoi movimenti erano esperti, veloci e decisi. Sentivo che presto avrei raggiunto l’orgasmo.
“Ha..Harry, entra dentro di me, ti prego” lo supplicai.
Lo vidi ridacchiare e avvicinarsi alle mie labbra.
“Come vuoi” mi disse prima di sistemarsi meglio tra le mie gambe.
Iniziò a passare la punta del suo membro sulla fessura. Mi sentivo il cuore battere all’impazzata. Non ne potevo più di tutta quella attesa.
“Dai, Harreh!” lo sollecitai tenendo gli occhi chiusi e le braccia attorno al suo collo.
All’improvviso, senza che io mi aspettassi nulla, mi penetrò.
Non sentii dolore.
Avvertii solo una sensazione di calore pervadermi il basso ventre. La mia erezione sfiorava la sua pancia ed i miei occhi si spalancarono improvvisamente.
Iniziò a spingere, lentamente.
Mi lasciai sfuggire un gemito liberatorio, come se qualcuno mi avesse ridato l’ossigeno necessario per respirare.
Poi i movimenti dei suoi fianchi divennero più svelti assecondati anche dai miei.
Sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso riscaldare le mie labbra. Lo baciai, mentre con la mano cercavo la sua.
Le nostre dita si incastrarono insieme, come la prima volta che gli chiesi di tenerlo per mano.
Continuò a spingere, finchè con dei gemiti che diventavano sempre più affannosi e intensi mi disse che era al limite.
Sfilò la sua erezione dal mio corpo e volle che lo stimolassi affinchè non raggiungesse l’orgasmo.
Iniziai a muovere velocemente la mia mano intorno al suo membro e lui fece lo stesso con il mio.
Sentivo i brividi percorrermi ogni singola vertebra della schiena.
Il suo seme caldo mi colò sulle dita e poco dopo venni anche io.
Osservai i suoi occhi dilatati per il piacere e le sue guancie imporporate dalla lussuria di quegli attimi.
Pregai il cielo che non mi facesse morire, che mi permettesse di guardare quello spettacolo ancora per un po’.
Si accasciò vicino a me.
“Ti amo tanto, Lou” riuscì a sussurrare ancora con la voce spezzata dal piacere.
“Ti amo anche io, Harry”.
 
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ma salve bellezze <3
Finalmente i nostri Larry si sono dati alla pazza gioia xD
Spero che vi sia piaciuta e vi prego di essere clementi!
Come avete potuto leggere, non me la cavo molto con le scene di sesso. Mi auguro che questa abbia reso l’idea almeno un pochino!
Baci
__hangover

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Louis:
“Si mamma…è tutto ok…sono da…ehm, da Liam…si, torno dopo…”.
Mia madre non la finiva più con quella lagna. Nel giro di due minuti mi aveva fatto il terzo grado.
Ero seduto sul letto di Harry e lui continuava a ridacchiare.
Aveva il lenzuolo sottile che gli copriva appena sotto il ventre. Io ero ancora completamente senza vestiti.
“Va bene…ti faccio uno squillo appena arrivo a casa. Ciao”
La liquidai con queste poche parole. Non amavo molto parlare con lei in situazioni normali, figuriamoci quando avevo di fianco il mio ragazzo completamente nudo che mi accarezzava i fianchi in modo lascivo.
“Si è preoccupata, eh?” mi chiese Hazza con un sorriso.
Annuii e mi misi sotto il lenzuolo insieme a lui.
Avevo trascorso la notte più bella della mia vita e volevo che il giorno dopo fosse stato memorabile allo stesso modo.
Mi abbracciò ed io poggiai la testa sulla sua spalla. Diede un bacio sulla mia fronte e mi sistemò i capelli con cura.
“Forse dovresti andare da lei” propose lui guardandomi negli occhi.
“Non ci penso neppure” risposi convinto.
Intanto cercavo la sua mano, come avevo fatto la sera prima e come avrei fatto forse per l’eternità.
La trovai e subito le nostre dita si incastrarono alla perfezione.
“Non puoi rimanere qui tutto il giorno” mi fece lui serio.
“Mi stai cacciando, Styles?”
“Lo dico per te. Non vorrei che poi tua madre inizi ad insospettirsi e…” deglutì, come se il concetto che stava per esprimere lo terrorizzasse a morte.
“E?”
“E non ti permetterà più di vedermi” concluse.
Sogghignai, intenerito da tanto interesse nei miei confronti.
“Non lo farà. E poi le ho detto che sono da Liam. Semmai non mi permetterà di vedere Liam” gli risposi dandogli un bacio sulla guancia.
“Povero Liam!” fece lui sorridendo.
“Lo uso sempre come alibi, tranquillo”
“Sei proprio un bugiardo, Lou”
“Sono il bugiardo che ami, però”
“E questo dovrebbe servirti da giustificazione?”
“Non lo so. Secondo te?”
“Secondo me dovresti solo chiudere la bocca e rilassarti. Vuoi fumare?”
Io annuii, aspettando che lui mi portasse una sigaretta. Scese dal letto, senza preoccuparsi di mettere qualcosa addosso.
“Hazza, ma indossa almeno le mutande!” gli feci notare, fingendo che vederlo in quel modo non mi piacesse.
Lui ridacchiò, mentre cercava il pacchetto di sigarette nelle tasche dei suoi pantaloni.
“Sono a casa mia. Faccio quello che voglio, Lou” rispose senza smettere la sua ricerca.
“Si, ma hai ospiti” continuai a costatare, mentre non staccavo gli occhi dal suo sedere.
“Tu saresti un ospite?” chiese e si voltò lanciandomi una sigaretta e l’accendino.
“Bè, lo sono”
“Non venire a farmi lezioni di buone maniere!”
“Nessuna lezione” dissi mentre lo osservavo infilarsi di nuovo tra le coperte con una sigaretta in bocca “magari è un consiglio per il futuro…sai, se ti dovesse capitare di trovarti con qualcun altro…”
“Che ti piaccia o no, il mio futuro sei tu. Solo tu puoi vedere tutto questo ben di Dio” rispose lui con un sorriso indicandosi il corpo con un cenno del capo.
Risi anche io, prima di dargli un bacio sulle labbra.
Io ero il suo futuro.
Ed iniziai a chiedermi se lui non fosse anche il mio passato.
Sentivo come se io e lui fossimo uniti già in passato, in una vita precedente.
Forse stavo divagando nel misticismo.
Ma non mi importava. Stavo bene e lo amavo.
E soprattutto, lo volevo con me sia nel presente, che nel passato e persino nel futuro. Insomma, per sempre.
“Sono onorato, Styles” commentai sogghignando.
“E se ti dicessi una cosa che ti renderebbe ancora più onorato?” fece lui allegro.
“Avanti, dilla”
Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò “ti amo” prima di venire completamente soffocato da un mio bacio.
 
 
Liam:
“Secondo me è molto meglio lo smoking!”
“Wow, state già scegliendo gli abiti per il vostro matrimonio? Non è un po’ presto?” commentò Niall arrivando alle spalle mie e di Zayn con una birra in mano.
“No, a dire il vero stavamo commentando le ultime sfilate di moda maschile!” rispose il mio ragazzo seduto vicino a me sul divano di casa mia.
Erano ormai ore che alternavamo lo zapping selvaggio e lo sfogliare riviste. Io, Niall e Zayn avevamo trascorso il pomeriggio da me, aspettando notizie di Louis. Avevamo tentato almeno dieci volte di telefonarlo, ma niente. E la mattina non era neppure venuto a scuola.
“Ma se vi sposerete io sarò tra gli invitati?” chiese Niall prendendo posto al nostro fianco.
“Certo Nialler! Tu sarai nostro testimone!” gli dissi io con un sorriso e stringendo la mano di Zayn, che mi guardava estasiato.
Niall ridacchiò e diede un sorso alla sua bottiglia.
Poi, come risvegliatosi da un sonno profondo, disse: “Dov’è Louis?”
Alzai le spalle. Davvero non avevo la minima idea di dove fosse. Dalla sera prima, dopo che lo avevo accompagnato a casa di Harry, non avevo più sue notizie.
“Forse sarà ancora da Harry” sostenne Zayn leggendomi quasi nel pensiero.
“Lo immaginavo” costatò Niall con tono piatto, inespressivo.
“Perché ce l’hai tanto con Harry? Che ti ha fatto?” chiese Zayn accigliato. Come al solito, non aveva peli sulla lingua e non pensò nemmeno a quanto fosse personale la domanda che aveva appena posto a Niall.
“Lasciamo perdere” tagliò corto Niall rabbuiandosi e abbassando lo sguardo.
“Non lasciamo perdere un cazzo, Niall! Adesso ci spieghi perché fai in questo modo ogni volta che ti diciamo che Lou è con Harry!” rispose Zayn alzando un tantino la voce.
Niall sbuffò e bevve ancora un altro sorso, rimanendo in silenzio.
“Allora?” gli intimò nuovamente il mio ragazzo.
Io gli diedi una ginocchiata per cercare di farlo rimanere zitto. Niall era in evidente imbarazzo e non mi sembrava una cosa molto carina insistere per farlo parlare.
“Non mi va di parlarne, Zay. Davvero” rispose finalmente Niall evitando attentamente di guardarci negli occhi.
“Come vuoi, amico” fece Zayn  rassegnato.
“Nialler” lo chiamai io. Dovevo chiarire in fretta tutta quella assurda situazione.
“Vieni un momento con me? Ho bisogno di te in cucina” mi inventai prontamente, sapendo che quando Niall udiva la parola “cucina” mi avrebbe seguito ovunque.
E infatti, venne dietro di me e una volta entrati nella stanza, mi chiusi la porta alle spalle.
“Adesso siamo soli, Niall James Horan” esordii io.
“Mi hai chiamato con il mio nome completo? Wow, allora deve essere qualcosa di serio” fece lui sarcasticamente.
“Infatti. Lo è”
“Allora, cosa ti è successo in questa cucina? Ti si è rotto il tavolo perché tu ed il tuo fidanzato avete dato troppo sfogo ai vostri impulsi sessuali o cosa?” continuò a dire Niall con pungente ironia.
“In verità il vero problema non è la cucina, Nialler. Sei tu” replicai io serio.
“Io? Cosa ho combinato questa volta?”
“Voglio sapere perché ti comporti in questo modo con Harry.”
Niall sbuffò sonoramente e si poggiò con le spalle al muro.
“Che palle! Ha appena smesso il tuo ragazzo di farmi il terzo grado ed inizi tu?”
“Io non sono Zayn. A me puoi dire tutto quello che vuoi. Sono qui per ascoltarti.”
Il mio amico si rabbuiò. Forse lo avevo convinto ad aprirsi, a togliere dalla sua mente tutto quello che lo tormentava da tempo.
“Avanti, Nialler. Lo sai che ti voglio un bene dell’anima e che non ti giudicherei per nulla al mondo” continuai io con tono gentile.
Lui sbuffò, disarmato.
“Non lo so, è come se mi sentissi escluso. Ora che sembrate delle coppie felicemente sposate mi appare tutto così..strano. Mi sento di troppo” disse lui tenendo gli occhi bassi.
Era assurdo.
Davvero Niall sentiva tutto questo?
Bè, si sbagliava.
“Niall, credimi, di tutte le stronzate che hai detto in vita tua questa è sicuramente la più grande”
Ridacchiò, ma senza essere realmente felice.
“Come puoi minimamente credere una cosa simile? Tu non sei di troppo e non lo sarai mai. Per me e per gli altri sei come un fratello. E ti risulta che qualcuno abbia mai abbandonato un fratello per un ragazzo?” lo consolai io, sorridendogli.
Lui scosse il capo e mi abbracciò.
“Oh, Lee. Grazie” disse con il mento premuto sulla mia spalla.
“Grazie a te, Nialler. Ti amo”
Glielo dissi spontaneamente, come si direbbe tra una coppia di fratelli. Un “ti amo” che non coinvolgeva il corpo, ma solo il cuore ed i sentimenti più puri di amicizia e complicità.
“Ti amo anche io” rispose lui senza smettere di sorridere come un bambino.
Ero felice di aver donato un sorriso a chi, come Niall, non sorrideva da molto.
Si, ero decisamente contento di aver detto quelle cose al mio migliore amico, una delle persone per cui avrei dato la mia stessa vita.
 
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ma ciao <3
allora, perdonatemi il ritardo e bla,bla,bla ma devo ammettere di essermi dedicata MOLTO di più ad un’altra ff (Boys gone wild) partorita dalla mia mente contorta.
A parte tutto, scusatemi tanto sia per l’attesa sia per l’oscenità con cui ho scritto questo capitolo xD
Baci baci
____hangover

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Zayn:
“E così tu ed Harry avete fatto sesso,eh?” domandai io osservando Louis che sceglieva tra decine di opzioni quale sarebbe stata la camicia più adatta alla serata.
“Già” affermò lui passando lo sguardo da un indumento all’altro.
Mi lasciai sfuggire un verso che riassumeva tutta la mia invidia e ammirazione. Il piccolo Tommo era riuscito a farsi scopare prima di me Liam. Wow, stava imparando davvero in fretta il ragazzo.
“Perché, tu e Liam ancora nulla?” chiese Louis con un ghigno alquanto irritante, come se volesse dimostrarsi più bravo e capace di me.
Feci un cenno di negazione con il capo prima di emettere un sonoro sospiro.
“Cazzo, Zayn! Da quant’è che non ti fai una sana scopata?” fece lui, sorpreso, mentre scartava le opzioni meno indicate.
Già. Da quanto era?
Sicuramente da molto, moltissimo tempo per i miei standard. Con le sue domande puntigliose mi stava davvero mettendo in difficoltà. Ma adesso era arrivato il mio turno.
“Oh, forse da quando siamo stati al letto io e te. Ti ricordi, Lou?” sogghignai notando attentamente la sua espressione. Vidi le sue guancie infiammarsi di un rosso vivo ed i suoi occhi azzurri uscirgli fuori dalle orbite.
Adesso non aveva più molta voglia di parlare.
“Si” rispose mestamente, senza guardarmi in faccia.
“E’ stato bello, no? Dì la verità, Harry non è stato bravo quanto me” lo provocai senza smettere di ridacchiare come un idiota. Lui però era inespressivo: non riuscivo a decifrare se si stesse divertendo, se avesse compreso la mia ironia, o se si stesse incazzando.
“Lui è stato molto più bravo di te, Zay” rispose Louis voltandomi le spalle per posare i vestiti che aveva scartato nell’armadio.
“Davvero? Vuoi provare se le mie perfomance sono migliorate da allora?” domandai maliziosamente, mentre infilavo la mano all’interno dei boxer.
Sapevo che se avessi insistito, Louis Tomlinson sarebbe nuovamente finito nudo, a gemere di piacere sotto di me. Ed il mio lato più animalesco era questo che voleva, in fondo.
Sesso. Solo del sano sesso.
“Zayn, smettila” mi ammonì lui in evidente difficoltà. Louis non era uno molto bravo ad esternare le sue emozioni, ma lo conoscevo abbastanza bene da sapere che avevo un ascendente così forte che sarebbe stato pronto a soddisfare qualsiasi mia richiesta.
“Dai, Lou! Stavo solo scherzando!” esclamai ridacchiando. In realtà, di scherzo c’era molto poco. Dopo tutto, quando certi bisogni chiamano, bisogna rispondere in un modo o nell’altro.
“Bè, anche se fossi stato serio potevi scordarti che io possa svolgere i compiti che toccano a Liam..” commentò Louis con serietà.
“Come hai fatto? Cioè, come sei riuscito a convincere Harry?” chiesi interessato. Per la prima volta , mi sentii davvero uno stupido. Cioè, io, Zayn Malik, che fa domande a qualcuno su come portarsi un ragazzo al letto.
Stavo proprio perdendo di vista la mia reale personalità.
“Io non ho convinto nessuno. Ce la siamo sentiti ed è successo. Tutto qui”
“Secondo te tra quant’è che se la sentirà Liam?”
“Avete mai affrontato questo argomento?” fece lui con aria alquanto saccente e accademica.
“A dire il vero, no.”
“Bè, allora non lo saprai mai. Provaci, fatti desiderare. Questo non devo dirtelo io, vero, Zayn? Tu sei il maestro della seduzione”.
Risi, estremamente divertito dal realismo di quelle parole. Si, in effetti era davvero come Lou diceva. Io non avevo nessun problema a rapportarmi con gli altri. Ero riuscito a portarmi al letto dei perfetti sconosciuti; con Liam lo avrei fatto anche.
Ovviamente, avrei atteso che lui si sentisse davvero pronto e convinto di quello che voleva fare. Ma sperai che quel momento fosse giunto il più presto possibile.
“Lou! Scendi, tesoro, c’è Liam!” sentimmo urlare dal piano di sotto. La madre di Louis ci stava informando che era appena arrivato il mio ragazzo.
“Fallo salire” dissi io scattando improvvisamente in piedi.
“Non dirmi che volete mettervi a scopare adesso!” sussurrò Louis sgranando gli occhi.
“No, tranquillo, non macchieremo le tue lenzuola candide, Lou” risposi io andando verso la porta bianca che faceva da ingresso alla stanza del mio amico.
“Digli di salire, mà!” gridò Louis in tutta risposta.
“Cercate di non fare troppo rumore, almeno. Io vi lascerò soli per un po’” mi spiegò il ragazzo come se mi stesse esponendo una tattica di guerra.
Io annuii, infinitamente grato del fatto che ci avrebbe consentito di rimanere in intimità.
Pochi secondi dopo, udii i passi di Liam che rimbombavano sul pavimento di legno.
Bussò, con poca delicatezza.
“Avanti!” trillò Louis, mentre continuava a cercare vestiti puliti. Liam entrò lentamente, con il suo solito splendido sorriso ad incorniciargli il volto.
“Ciao, Lou!” disse dando una pacca sulla spalla a Louis, che rispose con un sorriso ed un cenno della testa.
“Ciao, raggio di sole” salutò me lasciandomi un bacio sulle labbra ed una timida carezza sul collo. Io, a mia volta, gli lasciai un bacetto sulla guancia lievemente coperta di barba. Dio, avevo dimenticato quanto fosse sexy quell’accenno di peluria che gli contornava gli zigomi.
“Ma che carino! Ti chiama raggio di sole, Zayn!” commentò Louis con un ghigno. Liam mi guardò timidamente e mi strinse la mano.
“Lui ha capito che sono bello come il sole!” scherzai, ribaciandolo per farlo sentire meno in imbarazzo.
“Bene, piccioncini, io devo andare a rendermi più umano con una doccia. Non troverò una specie di set da film porno quando tornerò, vero?” chiese Louis mettendosi in spalla un accappatoio azzurro e dal dubbio gusto virile. Liam arrossì ed io sorrisi un tantino imbarazzato.
Prima di dileguarsi, Lou mi fece uno sguardo eloquente. Si, avrei parlato a Liam. Chissà, forse sarei riuscito a ricavarne qualcosa.
Appena si chiuse la porta alle spalle, mi fiondai immediatamente a sedere sul letto e invitai Liam a fare lo stesso.
Si mise proprio al mio fianco e la prima cosa che fece, fu stringermi forte la mano, come faceva pochi secondi prima.
“Allora, come stai?” chiesi io, non trovando un modo migliore per iniziare un discorso.
“Zay, non ci vediamo da nemmeno due ore. Credo che come stavo questa mattina, sto adesso!” disse Liam con un sorriso sghembo.
“Hai ragione. È solo che non sapevo come cominciare al meglio una conversazione!” mi giustificai.
“Bè, potevi iniziare baciandomi, ad esempio”
Infatti, fu quello che feci. Posai le mie labbra sulle sue, socchiuse quel poco che bastava alla punta della mia lingua per sfiorare la sua. Voltò leggermente il capo per poter permette movimenti più delicati. La sua mano mi toccava il ventre, mentre la mia non si staccava dal suo ginocchio.
Se quel bacio era iniziato in modo lento, quasi sfiancante, ben presto divenne veloce e impaziente: come io avevo voglia di entrare in Liam, così la mia lingua bramava le sue labbra.
Esercitai sul suo corpo una leggera pressione, che lo portò ad adagiarsi con la schiena sul letto. Mi staccai da lui solo per posizionarmi meglio tra le sue gambe.
Sorrideva, con un espressione che era un misto tra imbarazzo, paura e desiderio.
Gli baciai il collo e a stento respiravo: sentire il suo cuore palpitare sotto di me mi causava come una mancanza di ossigeno.
“Liam…” sospirai mentre con la mano trafficavo tra il suo petto ed il suo viso. Lui teneva gli occhi chiusi, completamente abbandonato alle mie attenzioni. Istintivamente, la stessa mano che prima lo accarezzava dolcemente e delicatamente si spostò sul cavallo dei suoi pantaloni.
Lo volevo. Lo volevo più di ogni altra cosa in quel momento.
“Zayn…” sussurrò a sua volta, posandomi la sua mano sul polso impegnato a toccare la stoffa dei suoi boxer.
Dio, solo sentirgli dire il mio nome mi faceva eccitare. Lo guardai e notai che mi fissava con le sue iridi nocciola.
“Si?” gli domandai con un sorriso ebete, cercando di mantenere quel minimo di decoro che non mi avrebbe permesso di possederlo brutalmente.
“Cosa stai facendo?” fece lui accigliato. Era sexy. Mio Dio se lo era. Sentivo la mia erezione premere impaziente sulla mia biancheria intima.
“Ti voglio” gli risposi semplicemente, senza effettivamente chiarire ciò che mia aveva appena chiesto.
Liam fece un ghigno, lusingato dalla mia affermazione.
“Qui? Adesso?” domandò poi sussurrando, mentre con le dita mi accarezzava il labbro inferiore. Credetti di svenire.
“Si” dissi, leccandogli il mento.
“Aspetta” mi ordinò, bloccandomi nuovamente.
Non capivo cosa volesse aspettare. Temevo che non avesse del tutto fiducia in me. Forse credeva che io lo avrei usato per una scopata e basta.
“Liam, se vuoi aspettare per me va bene: devi esserne davvero convinto” lo tranquillizzai, carezzandogli il viso.
Mi meravigliai delle parole che avevo appena detto.
Il mio corpo urlava e sbraitava per averlo, per entrare dentro di lui, per sentirlo supplicare di dargli piacere.
Ma il mio cuore mi diceva tutt’altro: guardarlo negli occhi, udire la sua voce tremolante ed insicura mi fece comprendere di quanto Liam avesse paura.
Paura che io lo considerassi una delle mie tante “vittime”. Ma non era proprio così.
E per la prima volta nella mia vita ascoltai il mio cuore e non il mio corpo.
Gli baciai innocentemente il labbro e notando che lui non rispondeva, decisi di scendere dal suo corpo e di stendermi al suo fianco.
Mi posò una mano sul fianco e disse: “Grazie” con un sorriso timido e impacciato.
No, ero io a doverlo ringraziare.
Ringraziarlo perché avevo ascoltato la voce del mio cuore.
 
 
 
Niall:
La serata stava andando abbastanza bene. Andava sempre bene quando non c’erano Styles ed il suo amico in mezzo alle palle.
Eravamo poggiati tutti e quattro al bancone di un bar, a scherzare e ridere come al solito.
Liam e Zayn non sembravano nemmeno una coppia. Certo, le loro sessioni di baci e sdolcinatezze avevano occupato un piccola parte di serata, ma comunque nulla di esagerato.
“Dai, Nialler! Dicci come stava messo quel tipo di prima!” esclamò Zayn tra le risate generali.
Il mio amico alludeva al ragazzo con il quale mi ero appartato circa un’ora prima.
Ridacchiai e risposi: “Oh, abbastanza bene”.
“Ci avrei giurato!” fece Zayn battendo sonoramente la mano sulla superficie di marmo “sapete, io ho il dono di capire le dimensioni del cazzo di una persona semplicemente guardandola negli occhi!”.
Con quella affermazione, si guadagnò uno sguardo storto di Liam e le risate divertite mie e di Louis.
“Ah, davvero? Allora dicci com’è quello di Styles!” dissi senza smetterla di piegarmi in due dalle risate.
“Ehm…lui mi sembra uno messo anche abbastanza bene!” commentò Zayn, prima di venire colpito leggermente sulla testa da Liam.
Notai che Louis sghignazzava rumorosamente.
“Ha ragione, Lou?” gli chiesi io, ridacchiando esilarato dalla schiettezza di Zayn.
“Bè, si” ammise Louis abbassando lo sguardo.
“Almeno quello che gli manca di cervello lo compensa in altro!” commentai sarcasticamente.
Stranamente, tutti e tre i miei amici risero senza rivolgermi i soliti sguardi accusatori quando dicevo qualcosa contro Styles.
Si, quella sera stavo davvero benissimo.
Era come se si fosse ristabilito quel vecchio equilibrio tra me ed i miei migliori amici.
Bè, non che si fosse mai perso. Però se prima mi sembravano tutti troppo impegnati con le loro storie d’amore tutte bacetti e parole così dolci da farmi venire il diabete, in quel momento mi apparvero come i ragazzi di sempre, che si divertivano semplicemente con una chiacchierata ed un paio di drink.
 
 
Louis:
Il telefonò mi vibrò nelle tasche.
Lo afferrai e mi diressi in un posto un po’ più silenzioso.
“Scusate” dissi ai miei amici, facendo un cenno all’apparecchio che si illuminava nelle mie mani.
Era Harry.
“Pronto?” gli risposi e automaticamente il viso mi si illuminò con un sorriso.
“Ciao, Lou. Dove sei?”
“Sono in un pub con i ragazzi. Tu?”
“Oh, io sono ovunque sei tu” lo sentii ridacchiare dall’altro capo del telefono.
“Scusa?” gli chiesi confuso.
“Girati un po’”
Obbedii e me lo vidi proprio dietro, con un sorriso che gli evidenziava le fossette e che gli chiudeva leggermente gli occhi. Chiusi di istinto il telefono e mi avvicinai a lui.
Feci per baciarlo, ma lui mi bloccò.
“Non qui. Andiamo nelle toilette” fece lui, tirandomi per un polso.
Così facemmo. Cercammo di farci spazio nella folla, fin quando non arrivammo davanti una porta di legno, che Harry aprì con impazienza.
Ci infilammo nel cubicolo che ci veniva di fronte, ridacchiando come due tredicenni che non devono farsi scoprire.
“Harreh, sicuro che qui non ci senta nessuno?” domandai io poco convinto della sua scelta.
“Cerca di farti meno paranoie, Louis” disse lui cominciando a sbottonarsi i primi bottoni della camicia bianca alternando ad ogni parola un morso sul mio collo.
Ero poggiato con la schiena sulla porta poco sicura del piccolo cubicolo fiocamente illuminato.
“Ma spiegami come hai fatto a trovarmi” gli chiesi, senza davvero aver capito come fosse riuscito a sapere dove io fossi.
“Ho i miei informatori. Ma adesso non è importante” tagliò corto lui, sedendosi sulla tazza del water e trascinandomi nuovamente a se.
Mi posizionai tra le sue gambe e lo baciai, assaporando la sua lingua liscia e calda.
“Togliti i pantaloni” mi ordinò con la voce roca dall’eccitazione, mentre prese ad abbassare la zip dei suoi jeans.
Non me lo feci ripetere due volte. Obbedii e pochi istanti dopo mi trovai con la sua mano a frizionarmi l’erezione. Presi a respirare a fatica e riversai la testa all’indietro.
Era incredibile come si diventava assuefatti dal sesso quando si faceva con la persona giusta.
Anche farlo in uno squallido bagno di un locale diventava terribilmente eccitante.
Harry aveva le guancie rosse sia per il caldo e sia perché era eccitato quanto me.
La sua mano si muoveva veloce su di me, quasi impaziente. Gliela allontanai appena avvertii di essere molto vicino all’orgasmo.
Poi, mi inginocchiai e feci in modo che anche la sua erezione fosse libera dalla stoffa dei pantaloni e dell’intimo.
Quello che avvenne dopo, fu un insieme sconnesso di immagini e sensazioni.
Un minuto ero lì, a leccargli ogni millimetro del membro duro e caldo e quello dopo, eccomi lì sopra di lui, con quella stessa erezione dentro di me.
Ansimavamo l’uno nelle labbra dell’altro, saldamente attaccati per non perdere l’equilibrio.
“Ti amo” mi sussurrava, come se credesse che urlarlo sarebbe stato un peccato capitale.
Dopo qualche minuto raggiungemmo entrambi il piacere e rimanemmo per un po’ abbracciati, continuandoci a ripetere quanto fossimo importanti l’uno per l’altro.
 
 
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no, ok, non ci sono parole per giustificarmi.
Il capitolo fa pietà ed il ritardo che ho fatto è clamoroso. Ma, credetemi, sto avendo davvero tanti problemi.
Perdonatemi, vi amo <3

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Niall:
Non sapevo se era stata una buona o una cattiva idea accettare un passaggio da quel tipo. Si era offerto molto gentilmente di riaccompagnarmi a casa dopo aver fatto una mezz’ora di buon sesso. Ed io aveva accettato. Salutai i miei amici e salii in macchina con lui, chiedendomi se fosse stato carino invitarlo a casa mia a bere qualcosa. Si, insomma, come facevano nei telefilm americani: passaggio a casa, pomiciata, e poi di nuovo sesso.
Il veicolo in cui entrammo io ed il ragazzo, Drew disse di chiamarsi, profumava di arancia e la pelle che ricopriva la carrozzeria era lucida e liscissima.
“Allora, dove ti porto, bellezza?” aveva detto sorridendo amabilmente.
“Vai a South Kengsington. Da lì in poi ti indicherò io la strada” rispose distrattamente, troppo preso ad osservare gli interni di quell’affascinante automobile. Il ragazzo doveva avere un paparino che aveva parecchia grana in banca. Buon per me: se me lo fossi fatto amico avrei ricevuto molti regalini costosi.
Guidò tra le strade quasi deserte di Londra. Erano le due meno un quarto del mattino e non mi sorprese il fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini fosse a casa a dormire. In teoria, anche io sarei dovuto trovarmi al letto tra le braccia di Morfeo. Ma nella pratica, mi risultava troppo difficile rinunciare a lunghe serate ed a brevi scopate.
“E così tu vai ancora al liceo, eh?” mi chiese Drew guardandomi di sfuggita.
“L’ultimo anno, grazie al cielo” risposi in modo piatto.
“Dopo sai già cosa studiare al college?” fece lui interessato o forse semplicemente per non proseguire il viaggio nel più assoluto silenzio.
“Non so nemmeno se voglio andarci al college” esclamai non nascondendo le mie intenzioni di dedicarmi all’ozio per il resto dei miei giorni.
“Wow, non sei molto ambizioso” costatò il ragazzo rivolgendomi un’altra occhiatina fuggevole per non distrarsi troppo a lungo dalla guida. Mi diede fastidio quel commento. Come se lui potesse permettersi quei commenti sarcastici solo perché il papino gli aveva comprato una macchina che costava più di casa mia. Così, ignorai la sua insinuazione e guardando fuori dal finestrino, mi resi conto di essere molto vicino all’incrocio che precedeva la via in cui io abitavo. E: “Ci siamo quasi” mi limitai a dire, facendo un cenno con il capo verso la strada. “Abiti da queste parti, eh?” domandò lui con un tono che mi piacque ancor meno del suo commento precedente. Non seppi mai perché, ma quel tipo mi dava l’impressione di essere uno di quei snobettini del cazzo che fanno riunioni con i loro amici altrettanto ricchi sfondati, mangiando caviale e compatendo chi il caviale non può permetterselo nemmeno se lavorasse incessantemente per dei mesi. “Si, dopo quest’incrocio. Si chiama...”. Ma prima che potessi concludere la frase, sentii uno squillo provenire dal cruscotto. L’iphone nuovo di zecca del piccolo lord stava squillando, facendo vibrare tutto l’abitacolo. “Scusami un momento.. pronto?” fece lui, allungando la mano per prendere l’apparecchio, senza rendersi conto che in quel momento io sarei stato ad un passo dalla morte.
Nel preciso istante in cui quello stronzo distolse lo sguardo dalla guida per rispondere alla chiamata, dall’incrocio arrivò a tutta velocità un’utilitaria probabilmente guidata da un ubriaco. La sola cosa che sentii fu un enorme boato e dopo la spiacevole sensazione della lamiera che mi tagliava le gambe. Avvertii anche una lacrima uscita a stento dai miei occhi socchiusi per il dolore. Sulla mia pelle soffiava solo il vento notturno e nel silenzio più assoluto, attesi, avvolto nell’ombra, che arrivasse qualcuno ad aiutare me e quel figlio di puttana che rimase tutto intero. L’unica cosa che gli si era rotta, era la sua preziosa auto dal prezzo incalcolabile, che forse valeva più della mia stessa vita.
 
 
Louis:
Se quel pomeriggio era iniziato male, quando arrivò Harry a casa mia, divenne decisamente meglio. Eravamo stretti tutti e due sul mio letto, ignorando la voce di mia madre che ci chiedeva ogni due minuti se ci serviva qualcosa dal supermercato.
“Bè, potresti dirle che ci servono i preservativi..” aveva commentato Harry mordendomi il labbro. Gli tirai un buffetto sulla spalla, prima di scoppiare in un risolino isterico. “Che c’è? Io sono per il sesso sicuro” commentò lui ridacchiando. Era assolutamente meraviglioso guardarlo ridere, tant’è che indugiai qualche secondo sulle sue labbra contorte in un’espressione divertita con una voglia tremenda di leccargliele e baciargliele. E così feci: in silenzio, posai la mia bocca sulla sua, sentendo la morbidezza di quel labbro sotto il mio tocco. Perfetto, assolutamente perfetto. Mugolò quando la mia mano si insinuò sotto la sua maglietta sottile che copriva la  carnagione chiarissima e mi spinse ancora più verso di se quando capì che la mia attenzione alla nascente erezione nei pantaloni non era casuale. “Spogliati, Lou. Adesso” disse con la voce roca vicinissimo al mio orecchio. Mio Dio, quel ragazzo aveva il potere di farmi eccitare anche solo respirando. Ma “Prima tu..” risposi maliziosamente, allontanandomi leggermente dal suo corpo. Obbedì e si levò la maglietta lasciando scoperto il petto e mettendo in evidenza la peluria che congiungeva il pube all’ombelico. Lo baciai, ancora e ancora, e notai la sua testa riversarsi da un lato per far passare la mia lingua sul suo collo teso. Anche io mi levai la maglietta ed avvertii il tocco delle dita fredde di Harry su un fianco. “Giuro di non aver mai visto nulla di più bello..” commentò guardando le linee che disegnavano il mio ventre. Ridacchiai, baciandolo sulle labbra. “Ah, non ti sei mai guardato allo specchio?” fece, causando una sua sonora risata. Il suono più bello del mondo.
Ma ad interrompere quella soave melodia fu un altro rumore, molto più fastidioso: il ripetitivo squillo del mio telefono. “Non rispondere” disse Harry con gli occhi socchiusi e le labbra appiccicate al mio collo. Intanto l’apparecchio non smetteva di squillare. “Sembra urgente” commentai a giudicare dall’insistenza degli squilli: di solito, chi mi cercava, sapeva che se non ero intenzionato a rispondere non lo facevo e dunque poteva fare squillare il cellulare quanto voleva. Ma quella volta, lessi il numero sul display.
Zayn.
E “Pronto?” dissi con voce squillante, ignaro della notizia. Dall’altro capo del telefono, ci fu solo un istante di silenzio, poi: “Lou?” sentii dalla voce di Zayn bassa, priva di quell’allegria che era tipicamente sua.
“Si, Zay, dimmi!” lo invogliai ad andare avanti. Sentii un sospiro, un singhiozzo e capii che c’era qualcosa che non andava. Così: “Cos’è successo?” domandai sentendo delle goccioline di sudore freddo colarmi sulla fronte. Con la coda dell’occhio, notai che Harry si era immobilizzato e mi fissava, come se temesse un’esplosione da parte mia.
Di nuovo, un attimo di silenzio. Sentii una voce in lontananza, dall’altro capo del telefono che esclamava: “Zayn, vuoi cazzo dirgli cosa è successo?”. Sembrava Liam. E tremolava, cosi come faceva la voce ridotta ad sospiro di Zayn quando mi disse che Niall era in coma e che non si sapeva se si fosse risvegliato.
Non realizzai subito. Le parole del mio amico mi apparvero come una sciocchezza, una menzogna, una notizia da niente. Mi venne spontaneo stringere la mano di Harry, che intanto mi guardava con aria molto più preoccupata di prima. La gola sembrava aver perso tutte le sue funzioni: non riuscivo a parlare, ad ingoiare, a gridare il dolore che lentamente si faceva spazio dentro di me, che si espandeva come un cancro e che alimentava di più il terrore che quelle parole mi stavano dando.
“Q..quando?” riuscii ad articolare a fatica, mentre iniziavo a sentire delle lacrime pungermi prepotenti ai lati degli occhi. Le trattenni, solo per non fare preoccupare ancora di più Harry.
“Stanotte. Quello stronzo che lo ha accompagnato..ha fatto un incidente e Nialler era con lui..” disse Zayn, alternando ad ogni frase un singhiozzo. Non trovai il coraggio di rispondere. Sentire il mio amico piangere come un bambino mi aveva del tutto privato di ogni forza. “Oh, Lou, ti prego..vieni all’ospedale...è il St. Peter a Kensington”.
Piangevo anche io. Le spalle che sussultavano ad ogni singhiozzo, Harry che non capiva nulla di ciò che stava succedendo, Zayn che tirava su con il naso e tanta, tanta paura. “Arriviamo, Zay” conclusi prima di chiudere il telefono e mettermi la testa tra le mani.
“Lou? Che cosa ha detto?” mi chiese Harry toccandomi la spalla. I suoi occhi divennero ancora più incuriositi quando iniziai a lamentarmi, alternando singhiozzi a sillabe sconnesse. Non ci credevo. Nialler, il mio Nialler, con la vita appesa ad un filo per un maledetto incidente. No, non mi ero mai sentito più unito alla vita di quel momento. Non ero neppure in grado di spiegare al mio ragazzo cosa fosse accaduto. “Con calma. Respira” mi rassicurò lui, con un sorriso appena accennato. Feci come disse: un respiro profondo e con la voce spezzata per il pianto gli spiegai tutto: “Niall. È in ospedale. Ieri ha fatto un incidente ed ora no-non è certo se..”. Mi interruppi dando sfogo alle lacrime che uscirono non appena fecero lo stesso quelle parole dalla mia bocca. Lui mi osservava, stranito: era comprensibile, visto che non mi aveva mai visto crollare in quel modo. Mi asciugava le lacrime che cadevano come cascate sul mi viso arrossato e contratto in un’espressione di dolore. Sentivo la sua mano toccarmi delicatamente e cercare di lenire quella sofferenza improvvisa e del tutto inaspettata. “Andiamo in ospedale” se ne uscì ad un certo punto, balzando in piedi con aria trionfante. Era l’idea migliore ed era anche quello che avevo detto a Zayn pochi minuti prima. Ma poi la razionalità tornò a farsi sentire: come ci saremmo arrivati? I mezzi pubblici erano troppo lenti ed avremmo impiegato un’eternità. Chiamare Liam per un passaggio mi sembrava da matti: non avrebbe lasciato da solo Zayn in ospedale. E allora? Come avrei fatto?. L’ultima cosa che volevo in quel momento era rimanere in casa mentre il mio migliore amico era steso su un letto con dei tubi in gola, che combatteva incessantemente contro la morte. Sicuramente non si sarebbe accorto della mia presenza, ma io voleva andare. Volevo offrire una spalla in più su cui piangere a Liam e Zayn, rendermi conto di persona i danni che erano stati causati al mio Nialler. Le mie ginocchia erano lungi dall’essere forti: le sentivo tremare nonostante fossi seduto e sapevo che se mi fossi alzato all’improvviso sarei caduto per terra. “Come facciamo ad arrivarci?” chiesi mentre sentivo la disperazione farsi sempre più prepotente. Harry camminava avanti e indietro davanti a me, grattandosi nervosamente la testa. Io lo seguivo con lo sguardo, speranzoso che trovasse una qualsiasi soluzione.
“Bè, a piedi o con un autobus ci metteremo parecchio. In più è anche l’ora di punta e sulle metropolitane ci saranno folle di lavoratori che tornano a casa..” fece con la fronte aggrottata. Lo stesso identico ragionamento che avevo già fatto io poco prima.
“E allora? Che facciamo?” reclamai nuovamente, ormai perdendo tutte le speranze nel trovare un modo per raggiungere quel cazzo di ospedale nel minor tempo possibile. Ad un certo momento, Harry ebbe come un’apparizione.
“Lou, c’è una macchina disponibile?” mi chiese con gli occhi verdi illuminati di nuova luce.
“Ehm, si, mamma ha usato quella di mio fratello per andare al supermercato” gli risposi facendo mente locale: “quindi la sua è in giardino” conclusi.
“Bene..” lo sentii borbottare impegnato a fare delle congetture strategiche. Ma appena mi chiese se fosse stata disponibile un’auto, iniziai a temere il peggio.
“Harry, che cosa hai intenzione di fare?” domandai nervosamente, sperando che la risposta non fosse quella che temevo.
“Prendiamo l’auto di tua madre ed andiamo” disse lui con ovvietà, come se prendere un veicolo senza permesso per lui fosse la normalità. Tra l’altro, nessuno di noi due possedeva la licenza per guidarla.
“Haz, non se ne parla nemmeno..” tentai di dissuaderlo, nonostante ciò che aveva proposto sembrasse essere di gran lunga la cosa migliore.
“Lou, vuoi andare in ospedale, si o no?” chiese bloccandosi improvvisamente dalla sua camminata nervosa.
“Si, ma non ho la patente..” risposi tremolando leggermente.
“Io so guidare, però” mi rimbeccò Harry, incrociando le braccia.
“Ma nemmeno tu hai la patente!” esclamai, tentando di farlo ragionare in modo reale.
“E allora? Non avere la patente non significa che non io sia in grado di guidare”  replicò come se stesse dimostrando che due più due fa quattro ad un gruppo di idioti.
“Harry, ti prego. Ci manca solo che ti mettano dentro per una cazzata del genere” dissi, ormai quasi sull’orlo di una crisi isterica.
Poi, mi fece alzare e mi posò le mani sulle spalle, guardandomi dritto negli occhi. “Lou, ascoltami bene. Lo sai che ti amo e che non farei nulla che potrebbe ferirti. Fidati di me, ok?” sussurrò serio, così serio da farmi sciogliere il cuore.
Mi convinsi. Dopotutto, peggio di quello non poteva andare e: “le chiavi di scorta sono al piano di sotto. Andiamo.” Dissi passandomi una mano sulla fronte.
“Tranquillo, passeremo da una strada poco trafficata. Non ci vedrà nessuno” sorrise il mio ragazzo abbracciandomi forte per farmi sentire ancora più calmo.
“Hazza?” lo chiamai all’improvviso.
“Mmh?” fece lui, prima di baciarmi la fronte.
“Grazie. Ti amo” gli dissi a bassa voce, temendo che i muri potessero sentirci ed essere gelosi di quello che io provavo per quel ragazzo.
 
 
Pochi minuti dopo, eravamo in auto, io teso come un pezzo di legno, e lui che sembrava padroneggiare la situazione molto bene.
“Da Niall ci arriveremo. Fosse l’ultima cosa che faccio” esclamò prima di ingranare la marcia e partire.
 
 
 
 
Liam:
“Ancora è tutto stazionario. Non ci sono stati cambiamenti significativi.”
Quella frase l’avevo sentita almeno cinque volte nell’arco di un’ora: Niall era stabile, non migliorava e nemmeno peggiorava. Il medico ci aveva spiegato che non sapevano cosa sarebbe accaduto al suo risveglio, se mai questo fosse avvenuto.
Ci disse anche che c’erano buone probabilità che Niall sarebbe rimasto offeso per tutta la vita. Ed ogni volta che una qualsiasi persona con un camice usciva dalla stanza del reparto di rianimazione dove era ricoverato il mio amico, avevo un tuffo al cuore. Temevo che potessero darci notizie brutte, così come avevo la speranza di sentire: “Tranquilli, il vostro amico sta bene”.
Sua madre era in quella stanza ormai da ore. Non aveva né mangiato né bevuto nulla. Quando ci chiamò per informarci dell’accaduto, la signora Horan non piangeva. Forse non si era resa conto di ciò che era accaduto o semplicemente non esistevano lacrime per esprimere il suo dolore.
Zayn al mio fianco aveva lo sguardo vago, acquoso, come di chi non prova altre emozioni se non la sfiducia nella vita. Discretamente, gli accarezzavo la mano, per fargli sentire che io c’ero, che non l’avevo abbandonato. Aveva fumato già dieci sigarette da quando eravamo arrivati in quella corsia di ospedale che odorava di alcol, dove passavano decine di infermiere che trasportavano barelle e carrelli pieni di medicine. Lo avevo visto cadere in ginocchio, piangere con la bocca spalancata per il dolore: io ero testimone della sua parte più fragile venuta fuori in circostanze orrende.
“Liam?” mi chiamò ad un tratto, voltandosi dalla mia parte e scoprendo le occhiaie nere che gli contornavano gli occhi.
“Che c’è?” domandai accennando un mezzo sorriso, quasi come se volessi sdrammatizzare una tragedia.
“Ce la farà?” mi chiese con aria tanto disperata quanto speranzosa.
“Si, ce la farà. Lo farà per noi, perché deve farci da testimone quando ci sposeremo, ricordi?” ironizzai con l’intento di strappargli un ghigno, un minimo segno che gli ricordasse di essere vivo.
La sola cosa che ottenni fu un sospiro, rumoroso. Si, Nialler ce l’avrebbe fatta. Sarebbe tornato ad essere il nostro amico. Quello che mangiava senza ingrassare, che amava scherzare e che soprattutto amava noi, i suoi migliori amici
 
 
 
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Ma ciao <3
Avete temuto una mia morte,eh?
Si, in effetti sono scomparsa per un po’ (prendetevela con gli esami -.-)
E sono tornata con questo capitolo un pochino alternativo. Che ne pensate?

Baci e alla prossima <3

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Zayn:
Quella mattina la classe sembrava vuota. Eppure, tutti i banchi erano pieni. Tutti, tranne uno: quello di Niall. E sembrava così strano che un’unica persona potesse fare la differenza. Io, Liam e Lou prendemmo posto in silenzio, con il capo basso, cercando di evitare gli sguardi di tutti i nostri compagni di corso. Le occhiatine curiose, le voci ridotte a sussurri che commentavano ciò che era accaduto, i passi lenti e strascicati degli altri ragazzi mi arrivavano dritti al cervello come colpi di pistola. Non me la sentivo di parlare con loro e nemmeno di raccontare per l’ennesima volta cosa fosse capitato al mio migliore amico. Era come se ogni volta che parlassi di lui rivivessi quei pochi istanti in cui sua madre mi aveva rintracciato per telefono e, tra le lacrime, mi aveva dato la tragica notizia.
“Zayn, sei tu?” aveva chiesto quella mattina la signora Horan, scandendo a fatica le parole. Quando ricevette una risposta affermativa, mi diede l’annuncio. Me lo disse come se fosse un’estranea, come se la persona che si trovava con un tubo ficcato nella gola per respirare non fosse suo figlio. E ringraziai il Cielo che al mio fianco, in quel preciso istante, ci fosse con me Liam. Fu lui che guardò la mia reazione, che mi vide cadere per terra, con il cellulare in mano. E fu sempre lui che mi aiutò a rialzarmi e a dirmi che Niall ce l’avrebbe fatta, perché lui era forte e dovevamo esserlo tutti noi.
Mi lasciai cadere stancamente su una sedia, in fondo alla classe. Mi guardai intorno, cercando Liam con lo sguardo. Anche lui non era messo bene: il suo viso era pallido e capii che nemmeno lui quella notte era riuscito a chiudere occhio. appena i nostri occhi si incontrarono, lui mi sorrise con fatica. Ricambiai e poi mi voltai a guardare la professoressa Meyer, di scienze. Era entrata in classe accompagnata dal rumore dei suoi tacchi che picchiettavano sul pavimento. Abbandonò distrattamente i suoi libri sulla cattedra, insieme ad un altro mucchio di scartoffie. Non si sedette immediatamente sulla sua sedia, ma assunse un’aria solenne, come di chi è sul punto di fare un discorso all’intera nazione.
“Sono venuta a sapere dell’incidente che ha fatto il vostro compagno Niall Horan” iniziò a dire la donna. La classe, appena sentì nominare il mio amico, rivolse lo sguardo verso me, Liam e Louis, in quanto sapevano che noi tre avevamo molti più rapporti con lui.
“Brutta faccenda, davvero. Purtroppo questi episodi ci insegnano che alcune cose non possono essere giustificate con la razionalità. Horan è stato vittima di un brutto scherzo del destino. La sola cosa che possiamo fare è sperare che tutto si risolva per il meglio.” Concluse la signora Meyer, mettendosi a sedere a facendo cenno di fare silenzio alla classe.
Già, il destino. Che brutto nome quello che diamo alle cose che non possiamo controllare. Se solo avessi avuto il potere di bloccare il tempo o di prevedere il futuro, sicuramente non avrei permesso che tutto ciò fosse accaduto. Mi fece sorridere per un momento il fatto che un’insegnante di scienze, così impostata e fedele al potere della ragione, avesse parlato di fatalità.
E, in effetti, a cosa si doveva quella tragedia se non alla fatalità?
 
 
“Lee, aspetta” bloccai il mio ragazzo per un polso. Mi aveva riaccompagnato a casa ed era sceso per potermi salutare meglio. Ma mentre era sul punto di andare via, sentii la necessità di dirgli qualcosa.
“Dimmi” sorrise lui, con quello sguardo che aveva il potere di farmi sciogliere.
“Sai, quello che è accaduto a Niall mi ha fatto capire molte cose” iniziai a dire, prendendolo per una mano.
“Tipo?” domandò Liam, alzando un sopracciglio.
“Tipo che se dovesse succedere a me una cosa simile, voglio che tu sappia quanto io abbia tenuto a noi e, soprattutto, a te” confessai senza prendere fiato. Mi dissi che non avevo bisogno d’aria per parlare con quel meraviglioso ragazzo sorridente di fronte a me. No, era il mio cuore a parlare, non la mia bocca.
Liam mi abbracciò forte, mettendo la testa nell’incavo tra la mia mascella e la spalla.
“Oh, Zay. Non ti succederà nulla del genere” fece lui baciandomi piano il collo.
“Come puoi dirlo?” chiesi io frizionandogli i corti capelli castani.
“Perché io sarò sempre con te. E farò in modo che non ti accada nulla del genere.” Affermò lui, con tanta semplicità da sembrare quasi una risposta infantile.
Ma io dovevo dirglielo. Non potevo tenermi dentro quel peso enorme.
Se poi non avessi avuto tempo?
Se avessi cambiato idea?
E se lui non fosse ancora pronto per ciò che stavo per confessargli?
Tutto ciò che era capitato a Niall mi aveva profondamente scosso e mi resi conto che noi siamo solo dei burattini nelle mani del destino. Ci vediamo, ci parliamo, magari ci amiamo o ci odiamo, ma noi possiamo solamente contribuire alla sua immensa opera. Si vive una sola volta. E se solo avessi avuto l’occasione di rinascere e di ripercorrere la mia vita, io avrei scelto infinite volte Liam Payne come mio compagno di viaggio.
“Lee, devo dirti una cosa” iniziai guardandomi nervosamente le nocche delle mani. Da quando stavo con lui, sembrava come se tutto il coraggio e la sfacciataggine mi avessero abbandonato. Avevo paura, una paura indescrivibile. Tremavo.
“Cosa?” domandò lui, con un’espressione a metà tra il preoccupato ed il curioso. Non nascose, però, il suo solito sorrisetto ingenuo.
Non potevo tenermelo dentro ancora per molto.
Dovevo dirglielo, ed in fretta.
La gola mi si seccò, divenne come una specie di deserto. Il cuore iniziò a balzarmi fin sopra il cervello: sentivo i battiti pulsarmi velocemente nelle tempie. Un’unica goccia di sudore mi imperlò la fronte. Le mani a stento tenevano fermo il mio pacchetto di sigarette.
Maledizione.
Maledizione a me, che sembravo aver perso ogni modo per comunicare.
Maledizione a lui e ad i suoi occhi.
Maledizione all’amore.
“Ecco, io..” balbettai, in evidente difficoltà, prima di ripiombare nel silenzio più teso. Poi, lui mi abbracciò, come se volesse incoraggiarmi ad andare avanti.
Risposi all’abbraccio e mi convinsi che quello era il solo modo che avevo per poterglielo dire. Sussurrarglielo piano, accarezzare il suo collo con il mio respiro, senza vedere i suoi occhi.
“Ti amo, Liam”
Ormai era andata. Così, tutto rapidissimo e senza giri di parole. Non mi importava cosa avesse detto, se mi avesse riso in faccia o se semplicemente fosse rimasto in silenzio.
In realtà, rise, euforico, inondandomi i timpani della prima risata da quando Nialler era finito in un lettino di ospedale.
“Non è giusto, però” commentò con semplicità. Mio Dio, aveva la forza di sorprendermi anche quando temevo di essere sull’orlo di uno svenimento.
“Cosa?” feci io, senza smettere di inalare il suo profumo delicato.
“Che sia sempre tu a dirmi le cose per primo. Quando ci siamo messi insieme, ricordi? Sei stato tu a voler iniziare il discorso. Adesso dici di amarmi tu per primo. Sembra che io non provi nulla per te” commentò Liam, alternando un bacio sul collo ad ogni frase.
“Ed è così? Tu non provi nulla?” lo provocai, anche se in cuor mio avevo un minimo di terrore che la mia supposizione fosse reale.
Mi guardò negli occhi: due toni di marrone che si scontravano, creando l’armonia perfetta.
“Anche io ti amo” affermò. Non potevo esserne più felice. Lo baciai, incurante di tutto, del mondo, di chi poteva vederci.
Il mondo era nostro. Mio e di Liam, la persona che amavo.
 
 
 
 
Harry:
Quel pomeriggio non avevo mai odiato tanto gli ospedali in tutta la mia vita. Io e Louis eravamo in quella dannata stanza che puzzava di alcol da tanto, troppo tempo. Di fronte a noi, Niall Horan era immobile, come morto, con diversi tubicini conficcati nella gola e nel naso. Accanto a lui, c’era una signora, sicuramente la madre, che gli accarezzava febbrilmente la mano.
A dire il vero, lo faceva da almeno diverse ore, tanto che sembrava un gesto meccanico, come se la donna avesse l’obbligo di farlo. Sulla sedia accanto alla mia, invece, Louis aveva lo sguardo perso nel vuoto. Sembrava che i suoi respiri andassero a ritmo con la macchinetta che scandiva i battiti cardiaci lenti di Niall. Tenevo la mano sul suo ginocchio, per fargli sentire che io ero lì, che c’ero per lui.
Mi voltai ad osservare ancora Niall e mi sentii male, inadeguato.
Quanto è ingiusta la vita. Prima io gli ho fregato il ragazzo, poi gli si era accollato Andy e adesso questo. Era capitato tutto in un brevissimo lasso di tempo; tra capo e collo aveva avuto tutte le ingiustizie possibili. Sapevo cosa lui pensasse di me e cosa avesse detto a Louis sul mio conto. Ma in quel momento era come se tutto si fosse annullato, come se tutto appartenesse ad un’altra dimensione. Provavo pena e dolore, un atroce dolore che saliva fino sopra la testa. E ciò che più mi faceva male era quel senso di impotenza, di non poter fare nulla se non pregare che tutto andasse per il meglio.
Oh, povero Niall Horan, l’irlandese gay che amava il casino e scoparsi gli sconosciuti. Chi lo avrebbe detto che sarebbe stato proprio uno sconosciuto a ridurlo in quel modo?
All’improvviso, sentii il mio telefono vibrare. Mi sembrava scortese rispondere in quel contesto di silenzio e raccoglimento, così: “Lou, esco un attimo a rispondere” sussurrai, prima di alzarmi e lasciare il mio ragazzo con un bacio sulla tempia. Lui annuì, segno che aveva capito.
Mi precipitai dalla stanza, andando a finire in uno di quei corridoi che sapevano di igiene dell’ospedale.
“Pronto?” risposi al cellulare con voce bassa e mesta.
“Harry, ma dove cazzo sei finito? Hai dimenticato che mi hai fatto comprare dell’erba per oggi pomeriggio? Dimmi dove..” esclamò Andy dall’altro capo, ignaro dell’accaduto.
Lo interruppi: “Sono in ospedale”.
“A fare cosa?” chiese facendo un profondo respiro.
“Niall. Niall Horan ha fatto un incidente e non è messo bene”
Silenzio. Non disse nulla per una manciata di secondi.
“Ah” articolò, non sapendo cos’altro aggiungere.
“Sarebbe bene se venissi a fargli visita” gli proposi, osservando distrattamente delle infermiere che girovagano con una barella vuota per tutto lo spazio del corridoio.
“Sei da solo?” domandò il mio amico, secco ed inespressivo.
“No, con me c’è Louis. Siamo all’ospedale di Kensington. Vieni” lo liquidai subito, senza aspettare una risposta. Era un suo dovere accertarsi di come stesse Niall, doveva per forza raggiungermi.
 
 
 
 
Louis:
Osservavo la signora Horan da un po’ e non mi era mai sembrata tanto esausta. Era ancora nella medesima posizione forse da ore, senza muoversi. Decisi di alazarmi e di andare a vedere se quella povera donna avesse avuto bisogno di qualcosa: a quanto avevo capito, non toccava cibo da quando Niall era ricoverato. Mi avvicinai a lei, facendo il meno rumore possibile, convinto che il mio amico avesse potuto disturbarsi. Le posai una mano sulla spalla, come se volessi risvegliarla dal sonno mentale in cui era caduta.
“Signora Horan, forse è meglio che vada a riposare. Altrimenti dovremo ricoverare anche lei” dissi, cercando di sdrammatizzare quella situazione fin troppo tremenda. Lei alzò gli occhi azzurri, molto simili a quelli del figlio, e per un attimo ebbi paura. Indietreggiai di qualche millimetro, perché vidi che quelle iridi avevano assunto un’espressione a dir poco fuori dal normale. Sembrava che non brillassero più, che al posto della trasparenza comune di un occhio fosse stata messa una patina che fungeva da filtro per tutte le emozioni. Non si capiva bene se ciò che stesse provando la signora Horan fosse dolore, tristezza o rammarico: nulla, i suoi occhi non lasciavano trasparire esattamente nulla. però, ciò che disse dopo mi fece confondere ancora di più: “Secondo te, se non fosse stato gay, sarebbe successo tutto questo?”.
A quel punto, iniziai a credere che quella donna fosse del tutto impazzita a causa del dolore e della mancanza di cibo nel suo stomaco.
“Be’, queste cose succedono indipendentemente dall’orientamento sessuale, signora” risposi accennando un sorriso sghembo.
Che la madre di Niall sapesse che suo figlio fosse gay era evidente da molto tempo. Ma non riuscivo a cogliere il nesso tra la quasi morte del mio amico ed il fatto che a lui piacessero i ragazzi.
“Invece si, Louis. Immagina se Niall quella sera avesse accompagnato una ragazza a casa” iniziò a dire la signora, senza staccare gli occhi dal figlio.
Deglutii. Quella donna mi stava seriamente mettendo paura con quelle assurdità.
“Si?” la incitai a continuare. Magari se avesse finito il concetto, forse tutto quanto avrebbe avuto più senso.
“Forse avrebbero fatto comunque un incidente. Ma sicuramente la colpa sarebbe stata del mio Niall e basta. Io non sarei stata così male pensando che tutto quanto è successo a causa di uno sconosciuto. Mi capisci, vero?”
No, in realtà facevo una fatica enorme per cercare di star dietro a quel discorso che non aveva né capo né coda. Mi schiarii la voce e le tesi la mano, così che la signora Horan potesse alzarsi e seguirmi fuori dalla stanza. Notai che esitò, stringendo forte il lenzuolo che copriva il figlio.
“Signora, Niall non resterà solo. Harry verrà qui e..” tentai di dissuaderla, cercando in tutti i modi di farle abbandonare quella camera.
“E’ il tuo ragazzo, no? Quel ricciolino, Harry. E’ il tuo ragazzo?” chiese lei, andando completamente fuori discorso per la seconda volta. Quando parlò, sembrò che la voce avesse assunto una tonalità acuta, al limite di un urlo isterico.
“No, signora. Siamo solo amici” mentii sentendo le guancie imporporarsi per l’imbarazzo.
“Tranquillo, ragazzo. Non lo dirò mica a tua madre” commentò lei, burbera.
“No, è la verità. Harry è un caro amico, tutto qui”
Poi, la feci mettere in piedi sperando avesse evitato qualche domanda imbarazzante per qualche minuto, e feci in modo che si poggiasse sul mio braccio. Ci avviammo piano, con passi strascicati e lenti, verso una piccola caffetteria dove i medici e gli inservienti erano soliti pranzare. Per strada incontrai Harry e gli chiesi di andare a sostituirmi nel controllare che Niall stesse bene. Bè, a dire il vero il suo compito si riduceva allo stare seduto con lo sguardo fisso su un corpo immobile; ma qualcuno doveva pure farlo. Lui annuì, con un occhiolino ed un ghigno, prima di sparire nel corridoio ancora con il cellulare in mano.
Salutammo l’uomo di mezza età impegnato ad armeggiare tra i tavoli con un taccuino per le ordinazioni. Dopo, io e la signora prendemmo posto al bancone, che sembrava un po’ quelli che si vedono nei film americani, quelli dove si siedono i camionisti a fare colazione e a parlare con la cameriera vecchia e burbera.
Quando si posò sullo sgabello, la donna si lasciò sfuggire un verso simile ad un gemito di dolore e prese un menù poco distante da lei. Osservai che sfogliò quelle pagine malridotte con sguardo perso ed assente, come se stesse semplicemente guardando l’inchiostro sotto i suoi occhi senza realmente leggerlo. Alzò la testa, di scatto, e prese a guardarsi intorno, circospetta.
“Be’, per essere in un ospedale questo posto non è male, no?” chiese puntandomi gli occhi inespressivi addosso.
“Si, è carino” la assecondai con un sorriso.
“Oh, al mio piccolo Niall sarebbe piaciuto. A lui piaceva ovunque ci sia del cibo” disse lei, senza smettere di rivolgere lo sguardo prima verso di me e poi attorno a sé. Quella donna mi stava facendo sempre più paura. Parlava del figlio come se ormai fosse morto, come se non ci fosse più nulla da fare.
“Appena si rimetterà lo porteremo a mangiare qui, signora” feci io, sforzandomi di sorridere anche se tutto ciò mi sembrava una scena estratta direttamente da un’opera del teatro dell’assurdo.
“Se mai accadrà” affermò con amarezza, puntando lo sguardo così simile a quello di Niall verso il pavimento.
“Certo che accadrà. A breve sarà fuori di li” la consolai, cercando di farlo anche con me stesso.
Lei, allora, sogghignò, storcendo il labbro in un’espressione che racchiudeva alla perfezione tutta la sua amarezza e rammarico.
“Invidio voi ragazzi giovani, sai? Siete sempre così pieni di speranza che a volte mi domando come ci riusciate”.
“La mia non è una speranza, signora. È una certezza. Sono convinto che Niall si riprenderà e ne uscirà più forte di prima”. La rassicurai con queste parole, le stesse che avrei usato per consolare me stesso.
“Mio Dio, Louis! Hai sentito cosa ha detto il medico? Se tutto andrà bene, mio figlio avrà delle lesioni permanenti alla corteccia cerebrale. Probabilmente non potrà più camminare o chissà quale altra terribile disgrazia..”. la signora Horan si interruppe con un verso simile ad un  colpo di tosse. Aveva soppresso quelle parole per un lasso di tempo che le sembrava un’eternità, e solo il fatto di averle espresse con un altro le faceva male, e si vedeva.
“Oh, i medici dicono tante di quelle cose. Sono sempre pronti a darti per spacciato e poi magari il mese dopo stai di nuovo bene e scoppi di vitalità!” la rimbeccai io.
A quel punto non seppi più se stessi cercando di rassicurare più lei o me stesso. Continuavo a ripetermi quanto Niall fosse forte, quanto si sbagliassero i medici, quanto sua madre si stesse preoccupando. Ma, in realtà, non sapevo fino a dove potevo arrivare con quei pensieri forse troppo ottimisti.
Lei scosse il capo, con un ghigno. Poi aggiunse: “Sei un bravo ragazzo. Adesso però ordiniamo, altrimenti cadrò svenuta per terra”
Io annuii, guardandola come se fosse un caso clinico da studiare e da comprendere.
Bè, a giudicare da ciò che andava blaterando non poteva essere considerata altrimenti.
 
 
 
 
 
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Eccomi resuscitata :D
Perdonatemi il ritardo (bè, dire ritardo è un eufemismo xD) ma ho avuto molti pensieri per la testolina.
Allora, cosa mi dite della vostra vita e di questo tremendo capitolo?
Io, ad esempio, mi sono divertita molto a scrivere la parte in cui la mamma di NIall sclera in preda al delirio, lol.
Non lo so, ditemelo voi <3
Alla prossima (che prometto sarà molto presto)
Ah, se avete voglia di seguirmi su quel bel social network chiamato Twitter: @suspenderslarry
Risponderò a qualsiasi cosa mi chiederete J
xxxxx

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