Questione di equilibrio

di _amortentia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Pairing: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Genere: Commedia, Sentimentale, Introspettivo.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: AU.




1.
Kidd si era alzato di ottimo umore quella mattina.
Al fastidioso bussare alla porta, delle otto del mattino, di Mrs. Velázquez – il cui pugno ha la stessa valenza di un martello pneumatico – l’insolito portinaio dai capelli rossi aveva reagito in modo a dir poco straordinario. In quelle che si potrebbero definire le normali circostanze, Kidd, pur sapendo di non poter lasciarsi andare ad un elenco di pittoresche bestemmie – inutile dirlo, un simile sacrilegio gli sarebbe costato il posto – avrebbe comunque lanciato un ruggito da far cambiare pettinatura all’anziana ma massiccia condomina del secondo piano. Quel giorno, invece, si era limitato a sbatterle la porta in faccia sbadigliando sonoramente per poi accingersi, con semplicità – una mano a grattarsi la natica da sopra gli imbarazzanti boxer a pois – a mettere la caffettiera sul fuoco. Aveva persino evitato di iniziare, come di consueto, la giornata scolandosi una Jack Daniel’s dalla riserva di alcolici tenuta rigorosamente sotto il lavandino.
Eustass Kidd, ventitre anni, eccentrico portinaio di un lussuoso palazzo abitato da bigotti appartenenti all’alta borghesia, quella mattina di settembre aveva sentito aroma di cambiamento.
«Se torna, però, quella vecchiaccia si ritroverà con i capelli cotonati»
Vero era che, nonostante tutto, certe cose non sarebbero cambiate mai.

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Si dice sempre che il buonumore sia contagioso. Quello che nessuno sa è, però, che quando questo colpisce un soggetto come Eustass Kidd – le cui incazzature sono per lui più frequenti di quanto lo siano i piagnistei per un neonato – è inevitabile che qualcuno faccia le spese di tale avvenimento. E poco importa che il malcapitato abbia in progetto di chiedere alla fidanzata di sposarlo o di fare il giro del mondo in mongolfiera perché il malumore lo colpirà come un fulmine a ciel sereno. O come un escremento di piccione quando sei ormai a tre chilometri da casa (per chiarire il concetto alla maniera di Kidd). Fatto sta che la natura ha un modo tutto suo di mantenere l’equilibrio delle cose e, quella mattina, a farne le spese era stato Trafalgar Law.
Ventisei anni, figlio di un prestigioso senatore, non aspirava a diventare quello che gli aveva offerto la sua nascita; bensì, un rinomato chirurgo. Quella mattina, Law si era alzato con il piede storto. Nel senso letterale dell’espressione. Era caduto – o, per meglio dire, rotolato – giù dal letto, attorcigliato tra le coperte come un insaccato, per poi rimanere dieci minuti buoni con la schiena bloccata al pavimento e il volto accigliato, segnato dalle profonde occhiaie, fisso ad ammirare le crepe nel soffitto. «Dovrei dare una controllata all’impianto idraulico», rifletté.
«Posso sapere cosa stai facendo?» Chiese il coinquilino Ace, appoggiato allo stipite della porta, cercando di trattenere le risa.
«Sto meditando»
L’orgoglio di Trafalgar Law poteva dirsi intatto.
O, almeno, di questo cercava di convincersi mentre cominciava a considerare che forse, invece del chirurgo, avrebbe dovuto fare il fisioterapista.



Note dell'autrice:
Una AU con Kidd in veste di portinaio mancava e così... ci ho pensato io. Vi dico da subito che io e i progetti a lungo termine non siamo mai andati d'accordo, per cui la fic avrà probabilmente un massimo di 10 capitoli (anche perchè non si tratta di una storia elaborata e non ci saranno intrecci particolari salvo eventuale ispirazione divina). Mi auguro, inoltre, di poter pubblicare un capitolo a settimana.
Detto questo, mi piacerebbe sapere se vi ha incuriosito almeno un pochino, visto che è la mia prima AU e dovrò lavorarci su per fare uscire un buon lavoro.
A presto (spero),
amortentia

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


2.
La validità del proverbio “Il buongiorno si vede dal mattino”, quel giorno, Trafalgar Law l’aveva provata sulla propria pelle. Lo sguardo rivolto ad Ace al consueto «Com’è andata?» di ogni sera al ritorno dall’ospedale era stato più eloquente di mille parole. Fortuna che Law non era mai stato un tipo melodrammatico. Tuttavia non gli si poteva dire che non fosse un maniaco del controllo e così, armato di block notes, penna e – ammettiamolo – una considerevole dose di masochismo, l’aspirante chirurgo ormai in simbiosi con il sofà si preparava ad elencare con cura le catastrofi di quella giornata.


Tratto dall’improvvisato diario di Trafalgar Law
1. Il pennuto bastardo ha fatto notare e ha corretto con orgoglio un mio errore;
Piccolo appunto: un occhio estraneo focalizzerebbe la propria attenzione sul pennuto bastardo – che altri non è che Donquijote Doflamingo, la primadonna per eccellenza tra gli specializzandi in chirurgia – o, al limite, sulla gravità dell’errore commesso. Tragico, in realtà, era che fosse stato proprio lui a commetterlo. Se non altro, non si poteva dire che Trafalgar Law non pretendesse il meglio da se stesso.

2. Le crepe sopra il soffitto della mia camera hanno ceduto;
Anche qui, una breve spiegazione: il problema idraulico non era dovuto – come si temeva – alla mancata attenzione da parte di Law ed Ace, bensì dei proprietari dell’appartamento al piano di sopra che, in viaggio per dio-solo-sapeva quale continente, avevano disgraziatamente rimandato i lavori per il bagno padronale. Cosicché il povero malcapitato, entrato in camera, aveva trovato sopra il proprio letto il water in marmo di Carrara dei coniugi Saint-Germain.

3. Il portinaio mi ha preso per i fondelli (e ha ricevuto un dito medio in risposta).
In realtà, riflettendoci, questa non era stata esattamente una catastrofe. Da qualche settimana, Law cercava un pretesto per poter “studiare” da vicino quel portinaio che del portinaio non aveva nulla se non il dubbio gusto nel vestire. D’altronde, incrociandolo per strada, potrebbe essere tranquillamente etichettato come il classico membro di una band heavy-metal con un passato da bullo e un presente da strafatto. Per cui, avendo sempre esercitato un certo fascino su di lui le persone fuori dagli schemi, il chirurgo si convinse che Eustass Kidd – circondato com’era da vecchi pieni di pregiudizi e rampolli snob con la puzza sotto il naso – sarebbe stato un interessante passatempo. Ciò non toglieva, ovviamente, che gliel’avrebbe fatta pagare cara per quella presa per il culo.


Per il resto, dire che la giornata era andata male sarebbe stato un eufemismo. Gli sembrò di essere il protagonista di un film in cui il mondo si prendeva gioco di lui a sua insaputa. Alla “The Truman Show”, per intenderci. Oppure – e per averci anche solo pensato Law avrebbe avuto gli incubi per il resto della settimana – come in “Baciati dalla sfortuna”. Peccato che la sfiga non gli fosse stata trasmessa da nessuno e che, se anche avesse avuto ragione, essere paragonato a Lindsay Lohan non gli avrebbe fatto un gran che piacere. I suoi pensieri volarono al suo ex Sanji, un fanatico delle commedie romantiche (di quella, in particolare) rivelatosi poi un transgender. Scosse la testa, il solito ghigno divertito tornato a dipingergli il volto.
«Vedo che stai meglio» constatò Ace con evidente sollievo, facendolo riemergere dai propri pensieri.
«Merito di Lindsay Lohan e una drag queen» avrebbe voluto rispondere, ma si trattenne.
Proprio non ci teneva, Law, a mandare in fumo la carriera da chirurgo per un posto d’onore al reparto psichiatria.



Note dell'autrice:
In occasione dell'arrivo delle Supernove su Italia2, eccomi in anticipo con il nuovo capitolo.
In primis, vorrei scusarmi con tutte le fan di Sanji per lo scempio compiuto. LOL È solo che, avendo visto circolare molte fanfiction SanjixLaw, ho pensato di dare questo piccolo spazio al mio cuoco preferito. Se può esservi di consolazione, io sono una ferma sostenitrice della sua eterosessualità e della SaNami, nello specifico.
Detto questo, come forse avrete notato è un capitolo di passaggio (e fu così che i lettori mi mandarono a quel paese) ma spero sia comunque riuscito a strapparvi un sorriso.
Alla prossima settimana,
amortentia

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


3.
Tra tutte le caratteristiche concernenti lo stereotipo del portinaio, inconsapevolmente, Eustass Kidd impersonava la peggiore: la mancanza di istruzione. Attenzione: ho parlato di istruzione, non di intelligenza. Perché Kidd, quanto ad intelligenza, superava di gran lunga almeno la metà dei residenti di quel condominio (notare bene, tutti educati nelle scuole più prestigiose dello Stato). Più semplicemente, crescendo si era convinto che i sogni fossero un lusso che la gente come lui non poteva permettersi di avere; da qui, la domanda: «Ma se non posso realizzare i miei obiettivi, perché dovrei studiare?» E così, finito il quarto anno di liceo, Kidd aveva lasciato la scuola pubblica e, dopo un anno passato a destreggiarsi tra un lavoro part-time e l’altro per mantenersi, quello di fare il portinaio gli era sembrato un buon compromesso: posto fisso e alloggio gratis. Senza, poi, tenere conto di tutte le singolari circostanze cui avrebbe avuto modo di assistere. Ricordava con chiarezza l’espressione scandalizzata della signorina Fisher alla vista dei coniugi Sanchez – due arzilli settantenni con la passione per le camicie hawaiane – che ci davano dentro come conigli nel giardino sul retro del palazzo. O quando la signora Williams aveva passato la giornata a rincorrere il marito con un fucile da caccia, dopo averlo trovato a letto con il giardiniere. Sì, IL giardiniere.

Sfortuna volle che i problemi derivati dall’essere un povero in una casa di ricchi iniziassero quasi subito. Lo sapeva, Kidd, che l’aspetto esteriore non avrebbe giocato a suo favore e che i condomini non l’avrebbero amato per la sua gentilezza, ma si era sempre sforzato di essere educato. I primi tempi, almeno. Poi aveva conosciuto Monique Kocimelova, una classica finta bionda che trascorre il proprio tempo a vantarsi delle sue origini russe e veste tailleur da dodicimila dollari per distogliere l'attenzione dal suo cervello più piccolo di un chicco d’uva passa. Quella mattina di giugno, mentre le consegnava la busta lasciata dal corriere, lei lo aveva guardato come a cercare di capire se fosse dotato di una qualsiasi capacità cognitiva. Kidd si era limitato a scortarla delicatamente fuori dalla porta, ripromettendosi che un giorno o l’altro avrebbe fatto colazione cuocendo le uova proprio sopra la sua faccia. Dopodiché – complici la rabbia e la voglia di rivalsa – aveva chiamato la madre.
«Mamma, ci sei?»
«Carotina del mio cuoooore! Da quanto tempo non chiamavi, stavo iniziando a preocc-»
«MAMMA. ASCOLTAMI».
«Certo, picchiarello. È successo qualcosa?»
«Torno a scuola».

Tre mesi dopo, ecco che Kidd iniziava a percepire con chiarezza aroma di cambiamento. Non tanto per il ritorno a scuola – di cui avrebbe fatto indubbiamente a meno – quanto per la consapevolezza che i condomini non lo avrebbero più guardato come un esemplare di scimmia urlatrice. Consapevolezza, sì, non speranza. Perché a costo di tatuarsi la parola “diplomato” in fronte, che avesse o meno continuato a lavorare in quel buco, non si sarebbe più lasciato trattare come un minorato mentale. In primis, dalla cuocimi-le-uova.
Non lo immaginava neanche, Kidd, che avrebbe dovuto ringraziarla per averlo spinto – seppur inconsapevolmente – in quella direzione. Verso grandi cambiamenti e nuovi improbabili legami.



Note dell'autrice:
Eccomi di ritorno con il terzo capitolo. Non c'è movimento, ma ci tenevo a chiarire il motivo dell'irripetibile buonumore di Kidd nel primo capitolo. Mi scuso anche per lo squallore del Kocimelova, ma mi sono posta come obiettivo quello di inserire un po' di comicità in ogni capitolo, quindi non ho potuto evitarlo. Le uova in faccia le meriterei io, lo so. :---)
Credevo che questa storia non avrebbe interessato molto, essendo anche la mia prima long, ma a quanto pare mi sbagliavo. Ringrazio tutti quelli che hanno messo la ff tra le seguite/preferite, quelli che hanno speso un po' del loro tempo a recensire e anche i lettori silenziosi. (:
Baci,
amortentia

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