Remember Me.

di rauhlshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


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“Di cosa parlate?” Chiese mia madre sedendosi accanto a noi. “Hey mamma, della nostra bambina.” Comincia ad accarezzare il mio pancione sorridendo.
”Bambina?” annuii e Justin rispose al mio posto
”Si, Katy.” Annuisce a se stesso sorridendo. ”Katheryne Marie Bieber”
”Awww, la mia prima nipotina, che bello.” Mi abbracciò, vedevo la felicità nei suoi occhi che brillavano di gioia.

Ma io dopotutto non ero così felice. Si, sarebbe stata la sua prima nipotina però io? La mia vita stava per terminare da lì a poco e anche se c’era questo casino, non facevo altro che pensare alla creatura che portavo in grembo.


23 Giugno.
Estate. Scuola finita e come ogni mese le solite, stupide analisi di routine. Già, proprio così, ogni mese faccio una visita, ma non cambia mai niente, sono sana come un pesce.

“Niki, andiamo, muoviti.” Sbuffo e prendendo borsa e iPhone, scendo le scale.
“Eccomi mamma.” Le sorrido e ci dirigiamo all’auto.

Ah, giusto, non mi sono ancora presentata. Sono Nikita Johnson, ma potete chiamarmi semplicemente Niki.




spazio autrice.

Salve bellissimi.
Questa è la seconda storia che posto e a dire il vero, è la mia preferita.
Questo capitolo è solo una piccola presentazioni di tutto ciò.
Spero che la storia vi piacerà, perché io l'amo.
Bene, al prossimo capitolo.
Martina.

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Capitolo 2
*** 2. ***


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Dopo essermi seduta nella nostra Ranger Rover, aspetto con ansia mamma che dopo aver inserito le chiavi nel nottolino, parte a tutta velocità per l’ospedale. Dopo una mezz’ora, l’auto si ferma in un parcheggio quasi deserto, con solo un paio di macchine parcheggiate qua e la.

Entrate nell’ospedale, ci dirigiamo alla reception. Una donna sulla trentina, capelli rossi, occhi nocciola e labbra sottili ci accoglie.
“Buongiorno, posso esserle d’aiuto?” Squadrò prima me e dopo avermi analizzato per bene, spostò lo sguardo sulla biondina con occhi azzurri accanto a me, mia madre.
“Abbiamo una visita prenotata con il dottor Stevens” afferma mia madre con un sorriso a 32 denti.
“Oh, la signora Johnson?” mamma annuisce all’infermiera che sposta lo sguardo da mia madre al computer, dove comincia a digitare qualcosa di incomprensibile per me.
“Terzo piano, il dottor Stevens la sta aspettando.” Ricambiammo il suo sorriso e a passo abbastanza svelto arrivammo all’ascensore che ci portò direttamente al terzo piano.

“Mamma, io vado in bagno, non ci metto molto.” Mi alzo dalla sedia e dopo aver visto la mamma annuire, comincio a camminare in quei corridoi tutti uguali. Odio gli ospedali, hanno un brutto odore. I medici, gli infermieri e gli apprendisti sono tutti vestiti di blu o verde, perfino i muri sono blu e verdi. Troppa monotonia. Non mi piacciono nemmeno le persone qui.

Uscita dal bagno, ricomincio a camminare a testa bassa, guardando il mio iPhone bianco. Qualcosa, o meglio qualcuno mi sbatte contro.“Merda” il mio cellulare è sparito ed io mi ritrovo con il sedere su questo lurido e monotono pavimento.
“Oh scusa, mi spiace, non volevo urtarti.” Dice qualcuno con una voce bassa e..sexy? Mi offre una mano e dopo averla afferrata mi rialzo da terra, continuando a guardare in basso. Alzo lo sguardo di poco e mi ritrovo due occhi color caramello sparati nei miei.
“Non importa, tranquillo” dico con voce abbastanza irritata. Abbassa lo sguardo in cerca di qualcosa, forse anche lui sta cercando il cellulare. A pochi metri da noi, a terra, ci sono due iPhone bianchi che aspettando di essere presi. Corro in quella direzione e li afferro entrambi, uno lo porgo a questo ragazzo sconosciuto e l’altro me lo infilo nella tasca posteriore.

“Grazie.” Alzo lo sguardo e vedo che mi sta sorridendo. Dio mio che sorriso meraviglioso che ha questo ragazzo. Poi i suoi occhi, dio. Il mio binario di pensieri viene interrotta dalla stessa voce di prima. “Comunque il mio nome è Justin, piacere” afferro la sua mano e ancora imbambolata dai suoi occhi, ricambio il sorriso “Io sono Niki.”
“Ciao Niki” comincia a ridere di gusto. Dio, il suo sorriso. Sembra che sia nato per sorridere. Scuoto la testa di poco e mi riprendo dal mio treno di pensieri.
“Perdonami ma ora devo proprio scappare, è stato bello.. scontrarsi con te” risi leggermente “Ci si vede in giro, ciao Justin.” Lo saluto con la mano e ritorno da mia madre, nella sala d’attesa.

Poco meno di dieci minuti ci chiamano nello studio del dottor Stevens, il quale comincia a visitarmi.
“Allora Niki, dimmi, in questi giorni ti sei sentita male?” il dottore alza lo sguardo da alcune carte che aveva appena finito di scrivere e lo rivolge a me.
“No dottore, ho sentito solo caldo.” Il dottore ride insieme a me e annuisce, dando le carte a mia madre.
“Ci vediamo il prossimo mese Niki, a presto. Stammi bene tesoro” il dottor Stevens mi sorride e con mia madre usciamo dallo studio e dall’ospedale, tornando finalmente a casa.

“Vuoi mangiare?” Eravamo rientrate a casa da già due ore e appena dentro mamma si precipitò in cucina per preparare una delle sue tante portate squisite.
“Si, cosa prepari di buono?” Mi alzo dal divano e lentamente mi avvicino alla biondina che sta in cucina.
“Hamburger.” Gira lo sguardo verso di me e sorridendo come un ebete annuisco andandole vicino, le do un bacio sulla guancia. “Vado di sopra, quand’è pronto chiamami.” Annuisce e lentamente salgo le scale per poi andare nella mia camera.

Tolgo il cellulare dalla tasca posteriore e lo butto sul letto, per sbaglio si illumina e mostra la foto dello sfondo. Due bambini biondi, una bambina ed un bambino che sorridono alla fotocamera. Non ricordo di avere questo sfondo, ma aspetta. Vado verso il letto e afferro l’iPhone bianco, lo sblocco. Ma queste non sono le mie foto, questi non sono i miei contatti. Questo non è il mio cellulare. Qualcosa interrompe le mie riflessioni. Il telefono sta squillando. Un numero sconosciuto. “Niki?” Una voce abbastanza familiare mi chiama dall’altro capo del telefono.
“Si? Chi parla?” Rispondo con esitazione nella voce. Una piccola risata arriva alle mie orecchie.
“Sono Justin, per sbaglio ci siamo scambiati i telefoni, io mi ritrovo il tuo e tu ti ritrovi il mio.” Oddio, che sbadata che sono, quando ho ripreso i cellulari, per sbaglio li ho scambiati. Che sciocca. Scuotendo la testa e riprendendomi dalla mia trans di pensieri, rispondo.
“Oh si, sono sbadata, perdonami. Em.. ci troviamo, magari domani mattina, così i nostri telefoni possono tornare dai rispettivi padroni?” Parlo senza rendermene conto. Praticamente gli avevo chiesto di.. uscire? “Per me va bene, ci troviamo da Harry’s alle 10?” La sua voce era così dolce e sensuale, dio.
“Si, va bene. Allora a domani Justin.” Aspetto la sua risposta e dopodiché attacco, poggiando il cellulare sulla scrivania di legno nero.

“Niki, è pronta la cena, scendi.” La voce di mia madre arriva fino alle mie orecchie. Scendo dal letto e aprendo la porta, vado verso la cucina. Mia madre sta già servendo gli hamburger nei due piatti verdi e bianchi. Li porto al tavolo e dopo esserci sedute, cominciamo a mangiare.
“Tesoro, domani mattina ho un colloquio di lavoro, perciò sei sola a casa.” La biondina di fronte a me alza lo sguardo dal suo piatto e lo fissa nei miei occhi verdi.
“Va bene mamma. Io domani mattina ho un appuntamento.” No, ho detto davvero appuntamento. Ora sono nei guai davvero. Gli occhioni azzurri di mia madre si posarono sui miei con uno sguardo malizioso. Che inizi il quarto grado.





 
spazio autrice.
Saaalve donzelle. Ecco a voi il secondo capitolo.
Qui vediamo la nostra Niki scontrarsi con un affascinante ragazzo dagli occhi ipnotizzanti
Questo incontro però causa la perdita dell'amato cellulare di Niki che finisce nelle mani di Justin, che però, dato la sua gentilezza, è disposto a riportarlo indietro.
I due si incontreranno e chissà, forse potrà nascere qualcosa tra i due lol
Okey ora basta, vi ho dato troppo dettagli.
Al prossimo capitolo gente, vorrei almeno due recensioni per continuare u.u
Martina.

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Capitolo 3
*** 3. ***


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Stanca di rigirarmi nel letto, apro gli occhi senza aver la minima voglia di alzarmi. La poca luce che penetra della tende mi toglie la vista. Sbuffo. Allungando la mano verso il comodino afferro il mio cellulare, ovvero quello di Justin, e accendendolo, controllo l’ora. Alle 10 devo incontrare Justin, quindi ho ancora un ora e trenta minuti per prepararmi. Alla fine ieri sera me la sono cavata con solo quattro domande da parte di mia madre. Mi ha solo chiesto con chi uscivo e a che ora tornavo, e dato che non posso mentire alla mia amata mamma, le ho detto la verità. In fin dei conti mi è andata molto meglio di quanto immaginavo. Menomale.

Mi alzo dal letto controvoglia e con passo lento vado verso il bagno. Aprendo il rubinetto aspetto l’arrivo dell’acqua calda. Poso il mio sguardo sullo specchio di fronte a me. Osservo i miei capelli arruffati, le mie occhiaie nere e profonde sotto gli occhi. Tocco con un dito l’acqua e mi accorgo che è ancora molto fredda, lascio il rubinetto aperto e torno nella mia stanza. Andando verso l’armadio, apro le ante e comincio ad osservare i miei vestiti, cosa metto? Dopo aver buttato alcuni abiti sul mio letto, opto per una gonna alta color verde acqua, una canotta bianca e delle schiave dello stesso colore della canotta. Fa caldo e non ho intenzione di mettermi un paio di trampoli ai piedi con magari un vestitino attillato e corto, anche perché voglio essere semplice.

Vado di nuovo verso la porta del bagno, toccando ancora una volta l’acqua con un dito. È calda. Apro la doccia e dopo essermi spogliata, metto prima un piede e poi l’altro, per poi essere definitivamente sotto il getto dell’acqua calda. Insapono i capelli con lo shampoo alla pesca, passandoli diverse volte sotto l’acqua per lavarli per bene. Prendo il bagnoschiuma alla fragola e delicatamente lo passo per tutto il mio corpo, massaggiandolo un po’ ovunque. Finito di insaponarmi, passo velocemente sotto l’acqua lavando via il sapone. Chiudo la doccia. Afferro due asciugamani ed esco, avvolgendone uno intorno al mio corpo e l’altro ai miei capelli. Ritorno in camera e lentamente comincio a vestirmi. Finisco di infilare le scarpe e vado in bagno dove prendendo il Phon, comincio ad asciugare i miei lunghi capelli biondi. Finendo di mettere del mascara alle mie ciglia, annuisco a me stessa, soddisfatta del mio lavoro.

Dieci minuti dopo sono già di fronte Harry’s in attesa di Justin e il mio cellulare. Okey, se devo essere sincera, non vedo l’ora di vedere Justin. Non mi importa del mio cellulare. Ho solo voglia di rivedere quegli occhi color caramello puntati nei miei. Non desidero altro. Non so, quel ragazzo ha qualcosa di magico, credo. Ha quegli occhi che Dio solo sa quanto siano belli e quel sorriso, dio quel sorriso. Sembra che Dio abbia dato la bellezza di un sorriso solo a lui.

Alternando il peso da un piede all’altro, continuo a guardare avanti in attesa dell’arrivo di Justin. Dopo un po’ di minuti lo vedo arrivare in tutto il suo splendore. Indossa un paio di jeans chiari, una t-shirt rosso chiaro, delle bellissime supra rosse e un paio di occhiali neri della Ray-Ban. Bellissimo è dir poco, è meraviglioso. A passo lento si avvicina a me con quel suo sorriso stupendo.
“Hei dolcezza.” Si ferma di fronte a me togliendosi gli occhiali. I suoi occhi ora sono in vista, più belli che mai. Quelle sue iridi caramello oggi hanno una sfumatura d’oro e sono ancora più belli del solito.
“Ciao Justin.” Sorrido. Comincia a squadrarmi dalla testa fino ai piedi, poi passa la lingua in mezzo alle labbra sorridendo.
“Sei bellissima.” Abbasso lo sguardo arrossendo come non mai. Guardo i miei piedi, muovendo gli alluci colorati di verde. Schiarisco la voce riportando lo sguardo sugli occhi di Justin, che continua a sorridere e a fissarmi. “Grazie, sei gentile.” Justin si schiarisce la voce per attirare la mia intenzione, ri-alzo il viso guardandolo negli occhi.
“Vogliamo entrare?” Mi guarda e fa segno verso la porta. Annuisco, cominciando a camminare alla destra di Justin. Mi apre la porta e cercando un tavolo in fondo, ci sediamo.
Arriva una cameriera pompata con un block notes in mano. Capelli rossicci e labbra carnose e rosee.
“Posso prendere le vostre ordinazioni?” Io e Justin alziamo lo sguardo sulla cameriera che sorridendo apre la penna. Annuiamo all’uniscono. Justin comincia a parlare.
“Io vorrei dei pancake con sciroppo d’acero e un bicchiere di succo all’ACE.” Posa il menù sul tavolo e guarda verso di me che sorridendo dico la mia ordinazione alla cameriera.
“Per me dei waffles con crema pasticcera e frutti di bosco e da bere.. anche per me un succo all’ACE.” La cameriera finisce di scrivere e sorridendoci, va via.

“Allora Niki, raccontami un po’ di te.” Sorridendo Justin mi guarda negli occhi, prendo un respiro profondo e comincio a parlare.
“Bene, allora. Mi chiamo Niki, ma questo penso che già lo sai.” Risi di gusto. “Ho 17 anni e vivo a Stratford con mia madre Sophie. Mio madre e mia madre hanno divorziato quando io avevo solo 10 anni ed ora lui è risposato con una donna meravigliosa di nome Caitlin. Ecco tutto, la mia vita non è così interessante.” Sorrido annuendo alla mia stessa affermazione. “Parlami di te ora.”
“Allora, mi chiamo Justin ho 18 anni e vivo a Stratford con mia madre Pattie. Anche i miei genitori hanno divorziato, cioè non sono mai stati insieme. Mia madre mi ha avuto quando aveva solo 18 anni e mio padre ci ha abbandonato da lì. Ma ho ottimi rapporti con lui, è pur sempre mio padre.” Mi guarda sorridendo.
“Abbiamo qualcosa in comune almeno.” Mi sistemo meglio sulla sedia ricordandomi solo ora del cellulare. Apro la mia borsetta estraendo il cellulare di Justin da essa. “Quasi dimenticavo, tieni e scusa ancora la mia sbadataggine.” Anche Justin fa lo stesso, ridandomi il mio telefono.
“Non ti preoccupare, ti ho segnato il mio numero nella rubrica, così possiamo tenerci in contatto.” La nostra conversazione viene interrotta dalla cameriera che dopo averci lasciato i nostri piatti, da un occhiata veloce a me e poi a Justin. “Oh grazie, l’ho fatto anch’io. Ora mangiamo, sembra così buono.” Prendo coltello e forchetta e comincio a tagliare il mio waffles alla crema, Justin mi imita.
“Sei affamata vedo.” Ride e mi guarda, interessato a qualcosa sul mio viso, smetto di mangiare e lo guardo.
“Cosa succede?” Lo guardo mentre mi osserva. Prende un tovagliolo e lentamente si avvicina a me. “Hai qualcosa sul labbro.” Ride e delicatamente posa il tovagliolo sulla mia bocca, pulendomi il labbro dalla crema rimasta lì. Arrossisco subito.
“Grazie.” Mi sorrise e si allontana, rimettendosi a sedere comodo sulla sua sedia.

 
Justin’s Poinf of View.

“Ti va se andiamo al cinema a vedere un film?” Chiesi a Niki appena uscimmo dalla caffetteria, pochi minuti fa. Annuisce e si gira verso di me.
“Che film andiamo a guardare?” Mi chiede ritornando a guardare la strada di fronte a lei.
“Prima pensiamo ad arrivare lì e poi decidiamo, va bene? Prendiamo la mia macchina, vieni.” Le presi la mano. Un ondata di onde magnetiche e brividi mi invasero la schiene e la stessa cosa penso sia successa a lei dato che mi guarda con una faccia incomprensibile. Decido di non lasciarle la mano e comincio a camminare verso la mia macchina.
Le apro lo sportello e piano sale in macchina aggiustandosi sul sedile e allacciarsi la cintura di sicurezza. Faccio il giro dell’auto e anch’io dopo essere entrato nella macchina allaccio la cintura di sicurezza. Inserisco le chiavi nel nottolino e parto a tutta velocità per il cinema più vicino.

Durante il viaggio nessuno dei due apre bocca, anche perché io non avevo niente da dire e poi non volevo disturbare Niki. Dopo meno di venti minuti ci trovavamo mano nella mano, di nuovo, di fronte il cinema a scegliere un film abbastanza guardabile.
“Film d’amore e strappalacrime te li puoi scordare.” Mi voltai verso Niki guardandola con uno sguardo da ‘ti prego risparmiami’.
“Okey, allora cosa guardiamo?” Chiese lei un po’ scocciata di questa situazione.
“Un horror.”
“No Justin, ho paura.” Un ghigno si formò sulle mie labbra, bene allora avremmo visto un horror. Lei aveva paura e questo significava più abbracci per Justin. Yup.
“Ci sono io, non dovrai aver paura.” Sorrisi a me stesso quando Niki annuì ancora incerta se assecondarmi o no. Alla fine mi assecondò e dopo aver preso Coca-Cola e PopCorn entrammo in sala, aspettando l’inizio del film.
La prima parte del film non era poi così paurosa ma avrei giurato di sentire Niki fare dei piccoli urletti quando alcune facce paurose si presentavano ai nostri occhi. “Hai paura?” Dissi girandomi verso di lei che era rannicchiata con le gambe al petto e le mani sulle ginocchia.
“No.” Mi rispose con la voce che gli tremava, mentre continuava a guardare lo schermo terrorizzata. Risi senza farmi sentire e piano mi avvicinai a lei. “Vieni qui.” Dissi indicando il mio braccio allungato verso di lei. Senza farselo ripetere due volte si avvicinò a me, alzando il bracciolo della poltrona e poggiando la testa al mio petto. In meno di un minuto si calmò e riprese a respirare regolarmente. Il film andò avanti per un’altra mezz’ora fino a quando la sala diventò buia all’improvviso.
“Cosa succede?” Disse Niki in preda al panico, sobbalzando dal mio petto.
“Niente Niki, è finito il film. Ecco guarda, si stanno accendendo le luci.” Infatti, poco dopo, tutte le luci della sala ci illuminavano.
“Oh.” Disse lei imbarazzata dalla situazione. “Quindi possiamo uscire di qui ora?”
“Si, possiamo uscire. Vieni.” Ci alzammo dalle poltrone e dopo aver preso la mano di Niki, ci dirigemmo all’uscita.

“Non mi fiderò mai più di te.” Risi di gusto mentre mi affrettavo a mettere in moto l’auto.
“Ma dai, non è stato poi così male, sei stata nelle mie braccia per tutto il tempo. Non ti sei divertita?” Continuai a sghignazzare vedendola arrossire ancora di più. È così bella quando arrossisce per qualsiasi cosa. Non risponde e si gira dalla parte del finestrino, torturandosi le unghie con i denti.
“Piccola, hei?” Rallento di poco, svoltando in una rotatoria. “Te la sei presa? Perdonami, non volevo ferirti.” Che stupido che sono, ho rovinato tutto. Si gira verso di me sorridendo. Uuh che sollievo, ride.
“Si.” Comincia a parlare dopo un po’. La confusione regna sul mio viso, cosa vuole dire con quel si? Come se mi avesse letto nel pensiero, risponde alla mia domanda. “Sono stata bene nelle tue braccia.” Arrossisce leggermente e mi sorride. Ricambio il sorriso e riporto lo sguardo sulla strada.
 

Niki’s Poinf of View.

“Si.” Risposi dopo un po’ sorridendo. La faccia di Justin si trasforma, ora è la confusione che regna sul suo viso, sicuramente non avrà capito. “Sono stata bene nelle tue braccia.” Gli chiarisco le idee e arrossisco leggermente, sorridendo al biondino accanto a me. Ricambia il sorriso e poi riporta lo sguardo sulla strada.
Comincio a frugare nella mia borsa in cerca del mio iPhone bianco. Dopo averlo trovato, premo il pulsante del centro e guardo l’ora. Spalanco gli occhi e guardo Justin, si gira verso di me.
“Justin, portami a casa, subito.” Dico in preda al panico.
“Okey, okey. In che via abiti?”
“21st Street a Sud.” Accelera di poco dopo che la mia bocca ha finito di dargli le indicazioni.
Dopo nemmeno dieci minuti, la macchina si ferma di fronte casa mia. Tiro un sospiro di sollievo vedendo che la macchina di mia madre ancora non c’è. Faccio per scendere ma Justin mi blocca per il braccio. Mi volto verso di lui. Comincia a parlare.
“Ci rivediamo, giusto?” Mi rivolge un sorriso che ricambio volentieri. Annuisco slacciandomi la cintura. “Aspetta.” Mi giro verso di lui. Si avvicina e mi schiocca un bacio casto sulla guancia, sorrido diventando rossa, ancora una volta.
“Ciao Justin.” Apro lo sportello ed esco dalla sua auto, comincio a camminare lungo il vialetto di casa. Mi fermo sull’uscio della porta e mi giro. Sventolo la mano in segno di saluto a Justin, che ricambia con un sorriso. Lo vedo sparire dietro la curva con la sua macchina nera. Inserisco le chiavi nella serratura della porta e lentamente la apro. Salgo le scale e mi dirigo nella mia camera chiudendomi la porta alle spalle, mi butto sul letto a peso morto, con lo sguardo rivolto al soffitto.

Mi ha tenuta per mano.







spazio autrice.
Salve dolciumi.
Ecco a voi il terzo capitolo. Spero vi piaccia, perché ho messo tre giorni a scriverlo.
L'ho scritto e poi modificato perché non mi piaceva, ma alla fine sono soddisfatta di quello che è venuto.
Spero che anche a voi piaccia.
Bene, vediamo una Niki bellissima dentro la sua gonna alta verde (adoro le gonne alte) che fa la sbadata, come al solito, e si sporca tutta. Così il gentilissimo Justin, che approfitta di tutte le situazioni, prende un tovagliolo e le pulisce il labbro. La dolcezza fatta a persona mjnhbgfvghyj.
Uhm, poi vediamo un Justin coccoloso al cinema, che ancora una volta approfitta della situazione e abbraccia Niki per quasi tutto il film. Sono così dolciosi questi due che fanno venire il diabete lol
Okey, basta.
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Spero che qualche donzella si faccia avanti e mi scriva una recensione, anche solo per sapere se devo o non devo contiuare la mia storia.
Bene, vi lascio. Al prossimo capitolo bellisssime. Un bacio.
Martina.

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Capitolo 4
*** 4. ***


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Sono passati appena tre giorni dall’ultima volta che io e Justin siamo usciti insieme e a dire la verità, vorrei rivederlo. È un bellissimo ragazzo ed è anche dolcissimo. Penso che mi piace. Ci siamo sentiti ieri per telefono e aveva la voce stanca, mi ha detto che aveva lavorato e si era dovuto alzare la mattina presto. Povero Justin. Comunque, dopo la breve pioggerella di stamattina, ho deciso di andare a fare un giro con la mia migliore amica Perrie per i piccoli negozi di Stratford.

Chiudo il computer e lentamente mi dirigo in bagno, pronta a farmi una rilassante doccia per poi uscire con la mia migliore amica. Entrata nella doccia, apro il getto dell’acqua calda che subito mi colpisce la schiena mandandomi brividi per tutto il corpo. Mi insapono per bene e dopo essermi risciacquata esco dalla doccia avvolgendo il mio corpo con un asciugamano bianco, molto morbido. Rientro nella mia stanza e asciugandomi indosso l’intimo. Apro l’armadio e scegliendo tra i miei vestiti, prendo un paio di shorts di jeans con una canotta bianca con il segno dell’infinito. Prendo le mie converse nere e dopo aver indossato il tutto mi guardo allo specchio. Ritorno in bagno e raccolgo i miei capelli in uno chignon disordinato. Prendo il mio porta trucchi e comincio a mettere un po’ di fondotinta sul mio viso, ravvivo le mie guance con del fard e socchiudendo gli occhi passo prima la matita nera e poi del mascara. Richiudo tutto e torno nella mia  camera. Prendo il mio iPhone e comincio a digitare qualcosa a Perrie. Tesoro io sono pronta, dieci minuti e sono da te. A dopo babe. Invio e metto il mio cellulare nella borsetta nera a tracolla. Spruzzo un po’ del mio profumo preferito e dopo essermi guardata per l’ultima volta allo specchio apro la porta ed esco di casa, pronta a passare un pomeriggio con la mia Perald.

Arrivo di fronte l’enorme casa della mia migliore. Mi guardo intorno e comincio a percorrere il vialetto che porta alla porta principale. Nemmeno in tempo di suonare al campanello che da dietro la porta spunta la mia bionda preferita. Mi sorride e subito dopo me la trovo addosso, letteralmente.
“Niki.” Scioglie l’abbraccio e continua a sorridermi.
“Perrie, mi sei mancata amica.” Ricambio il sorriso prendendola sotto braccio. Chiude la porta di casa e aggiustando la maglia mi guarda.
“Pronta per lo shopping tesoro?” Mi guarda con sguardo malizioso e comincia a camminare verso la mia macchina. Annuisco, entriamo nella macchina e dopo un po’ metto in moto e partiamo per il centro del nostro piccolo paesino.

Ritornammo a casa solo alle otto di sera con una miriade di buste di tutti i tipi e di tutte le marche. Io avevo comprato un vestito bellissimo, di un colore blu cobalto senza spalline. Un quattro paia di shorts e qualche t-shirt e canotta. Mentre Perrie aveva comprato ben due vestitini, due paia di scarpe, jeans e anche lei qualche canotta. Insomma lei era piena di buste e come al solito le aveva mollate a me, perché lei era troppo occupata a parlare al cellulare con quel disgustoso ragazzo che si trovava. Cioè non disgustose, solo che io non lo posso proprio sopportare. Rompe le scatole dalla mattina alla sera e anche quando siamo solo io e Perrie c’è sempre lui che cerca di interromperci. Tornando a noi, eravamo appena arrivate a casa sua quando, finalmente, Perrie si decise a chiudere la chiamata con il suo ragazzo. Scendemmo dalla macchina e aiutai Perrie con le sue buste, fino alla porta.
“Grazie del pomeriggio tesoro, ci sentiamo.” Posai le buste sull’uscio della porta e salutando la mia migliore amica mi diressi a passo svelto verso la mia auto. Cominciava a fare freschino ed io, stupida com’ero, avevo dimenticato un qualcosa per coprirmi. Misi subito in moto e dopo nemmeno venti minuti mi trovavo già di fronte casa mia, intenta a scendere le mie buste e chiudere la macchina. Entrando in casa salutai la mamma e salii nella mia stanza cominciando a sistemare le cose acquistate questo pomeriggio. Un suono familiare mi fece fermare quello che stavo facendo, mi avvicinai alla mia borsa e lentamente estrassi il mio cellulare, notando che ci fossero due messaggi non letti.

Sbloccai il cellulare e impaziente lessi il primo messaggio. Niki che fine hai fatto? Torni a casa per cena? Era la mamma, chiusi questo messaggio ed aprii il secondo, era Justin. Hei piccola, come stai? Ti va se stasera ci facciamo un giro? Aspetto la tua risposta, non darmi buca. Risi leggermente alla sua stupidaggine e senza pensarci due volte digitai un “Ci vediamo al parco alle 9, a dopo.” Posai il cellulare sul comodino sorridendo leggermente. Mi avviai verso l’armadio e scelsi un paio di jeans chiari strappati da un ginocchio, presi anche un cardigan nero che mi arrivava appena sotto il sedere. Li indossai velocemente e controllai capelli e trucco, aggiustai lo chignon e spruzzai ancora una volta il mio profumo preferito, sorridendo un ultima volta. Ripresi la mia borsetta e lentamente scesi le scale.
“Mamma, io esco con Justin. Mangio fuori, non aspettarmi.” Affaccio dalla cucina dove trovo la mia mamma pronta a mangiare un insalate verde.
“Va bene tesoro, non tornare troppo tardi e salutami Justin.” Mi guarda ridendo, le lancio un occhiataccia ed esco di casa, ancora una volta. Prendo la mia auto e arrivo al parco, scendo e in lontananza vedo un ciuffo biondo guardare le stelle. Mi avvicino silenziosa e dolcemente gli lascio un bacio sulla guancia, si volta di scatto ma non trova nessuno.
“Scemo, sono qui.” Prendo a ridere sedendomi accanto a lui.
“Mi hai fatto morire di paura.” Comincia a ridere anche lui abbracciandomi. “Comunque, ciao scema.” Mi sorride, baciandomi una guancia. Arrossisco violentemente.
Il silenzio regna fra di noi, un silenzio imbarazzante. Si sentono solo i nostri respiri che vanno all’uniscono e il canto dei grilli. Decido di rompere questo silenzio, non ne posso più. Giro la testa nella sua direzione e con un sorriso sulle labbra comincio a parlare. “Allora, cosa si fa stasera?” Gira la testa dalla mia parte e mi sorride, pensando.
“Che ne dici di un gelato?” Mi guarda sorridendo e strofinando le mani. Annuisco alzandomi dalla panchina. Fa la stessa cosa e mi prende la mano, una scia di brividi mi percorre la schiena. Guardo le nostre mani intrecciate mentre lentamente ci dirigiamo in una gelateria del posto. Arriviamo e ordiniamo subito un cono cocco e cioccolato per me e un altro con cioccolato e panna per lui. Sorrido cominciano a mangiare il mio gelato. Justin paga.
“La devi smettere di pagare sempre tu.” Dico sbuffando, leccando le labbra.
“E perché dovrei smettere?” Da una leccata al suo gelato e si gira verso di me.
“Perché, perché si.” Ride alla mia espressione. Passa la lingua in mezzo alle labbra e ritorna al suo gelato.
“Andiamo.” Mi prende la mano, quella libera e andiamo di nuovo verso la nostra amata panchina.

Un leggero venticello ci attraversa, facendomi rabbrividire. Chiudo bene il mi cardigan e porto le ginocchia al petto, rifugiandomi.
“Hai freddo?” Mi chiede Justin osservando la mia posizione.
“Un po’.” Affermo strofinando le mani una sull’altra. Mi fa segno di avvicinarmi a lui. Senza farmelo ripetere due volte sono tra le sue braccia, al caldo.
“Si sta bene qui.” Ridacchio osservando la sua mascella rilassata. Sorride e i suoi occhi cominciano a brillare, mi distendo sulla panchina poggiando la testa sulle sue gambe. Mi osserva senza proferire parola. Si sistema meglio anche lui alzando lo sguardo al cielo. Lo seguo anch’io, osservando la luminosa luna e le stelle. Sposto lo sguardo sul viso di Justin che mi osserva, i suoi occhi sono di una bellezza unica.
“Hai degli occhi bellissimi.” Mi dice come se mi avesse letto nella mente, stavo pensando la stessa cosa dei suoi occhi, ma a quanto pare a lui piacciono i miei.

Senza rendercene conto si era fatta mezzanotte e alzandomi dalle gambe di Justin decisi di tornare a casa.
“Justin, io tornerei a casa, si è fatto tardi.” Dissi guardandolo negli occhi.
“Va bene, hai ragione. Ma domani ho una sorpresa per te, preparati. Fatti bella anche se più bella di così non so che fine farò.” Sorrisi alle sue parole arrossendo ancora una volta. Mi alzai dalla panchina, stringendo a me il mio cardigan nero.
“Allora a domani Justin. Buonanotte.” Lo abbraccia di istinto, prima fu sorpreso ma poi sentii due forti braccia avvolgermi in un caloroso abbraccio.
“Sta attenta, manda un messaggio appena arrivi a casa. Buonanotte piccola.” Sciolsi l’abbraccio sorridendo, presi la borsa e salutando ancora una volta mi diressi verso la mia macchina, per tornare a casa.

Dieci minuti dopo ero già nella mia stanza, con il cellulare in mano a navigare su twitter. Solo ora mi ricordo che dovevo inviare un messaggio al mio Justin, cioè a Justin. Chiudo twitter ed apro i messaggi, clicco su ‘crea nuovo messaggio’ e comincio a digitare. Justin, sono appena arrivata a casa, scusa se ti ho fatto attendere. Buonanotte. Invio e aspetto una risposta che fortunatamente arriva poco dopo. Meno male piccola, a domani. Sogni d’oro. Sorrido al messaggio e poso il cellulare sul comodino accanto al letto. Mi infilo il pigiama e dopo poco sono già sotto le coperte. Appoggio la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, sorridendo.

Il giorno dopo mi aspettava una sorpresa, ed io ero già in ansia.


 

spazio autrice.
Ciao bellissime, ecco a voi il quarto capitolo.
Parto dicendo che sono davvero onorata di aver ricevuto le vostre meravigliose recensioni, siete dolcessime, tutte quante. Grazie mille.
Torniamo al capitolo. A dire il vero questo è un capitolo di passaggio anche se la dolcezza del nostro Justin non manca mai. Lo amo dolce nbgfghj
Ammettetelo che anche voi lo amate dolce, mette tenerezza jnhbgvf lol okey basta, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scusate per gli eventuali errori ma qualcosa sfugge anche a me. Sarei davvero grata se mi lasciaste un vostro pensiero in una recensione, anche piccolissima. Voglio avere solo il vostro parere sul capitolo e sulla storia. Bene, mi dileguo.
Al prossimo capitolo mie donzelle, vi ringrazio ancora per le recensioni bellissime mnbv.
Martina.

 

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