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Serata tranquilla. Pace profonda dopo
giorni di tempesta. Il cielo notturno era pieno di stelle e la luna piena
brillava, illuminando le strade buie e ogni via. Il vento spazzava leggero gli
alberi della piccola piazza vicina, mentre qualche piccola foglia cadeva
sull’asfalto della strada. Una macchina passò veloce per quella strada,
trascinando con sé quelle foglie secche appena cadute. Si fermò poco dopo
davanti ad una casa e, dopo aver suonato con il clacson, ne uscirono due
ragazzi, pronti ad entrare in quella macchina. Scherzando e ridendo, erano
diretti chissà verso quale meta. Forse una festa o in
qualche discoteca, considerando l’orario. L’autovettura ripartì. Percorse il
lungo rettilineo del quartiere per poi sparire nella curva a destra,
diffondendo nell’aria quel fumo odioso. A che servono, allora, tutti quei
cartelli con su scritto “Non inquinare l’aria”?
Seguono dopo quella casa, altre di varie dimensioni. C’è chi ha le luci spente
ormai a letto da un pezzo, o chi ancora alzato guarda la tv, o ancora c’è chi
dorme stanco nel suo studio, dopo aver lavorato fino a tardi. Ed è proprio
costui il poliziotto Stefano Torreggiani, chino sulla sua scrivania, tra mille
fogli e vari documenti. Il vento aprì lentamente le finestre del suo studio.
Quell’aria fresca entrò in quella stanza buia, illuminata solo da una lampada
posta sulla scrivania. Spostando delicatamente le tende, quell’aria fresca
sfiorò la pelle di Stefano Torreggiani, facendogli provare un brivido di
freddo, tanto da fargli aprire gli occhi. Accortosi di essersi addormentato, si
guardò in giro e, notando la finestra aperta, si alzò e la chiuse. Ritornò alla
sua scrivania e prese uno dei tanti documenti su cui stava lavorando. Ogni
documento riguardava lo stesso caso e lo stesso colpevole, ma diverse vittime. Erano
già tre settimane che lui e la sua squadra indagavano per scoprire chi fosse il
colpevole di tutti gli omicidi successi. Dalle loro indagini, emerse il
sospetto che l’assassino sceglieva bene la sua vittima e come ucciderla senza
lasciare tracce. Le vittime erano sempre ragazze giovani e belle, uccise in
modo diverso e in luoghi diversi. Piano perfetto per non essere scoperti.
Guardò i documenti riguardanti le vittime e, vedendo le loro foto, si intristì
pensando a quanto erano giovani e a quanta vita avevano davanti. Questo gli
diede la carica di portare ancora avanti questo caso e trovare il colpevole che
si diverte così tanto a massacrare le sue vittime. Si alzò dalla scrivania e
andò a letto, pensando al duro lavoro che lo avrebbe aspettato domattina.
L’ufficio era pieno di agenti in divisa
e commissari, tutti immersi nel proprio lavoro. Torreggiani si diresse al suo
ufficio, salutando i vari colleghi che incontrava. Seduto alla sua scrivania,
venne raggiunto dalla sua collega Nadia Orsani con in
mano dei documenti, pronta a spiegargli le ultime scoperte sulla loro indagine,
avuta dal laboratorio, su del sangue trovato nell’appartamento della vittima.
Orsani – Ciao… disturbo? –
Torreggiani – No no
entra pure –
Orsani – Che brutta cera che hai… –
Torreggiani – Ieri sera ho lavorato fino a
tardi. Questo caso mi sta distruggendo. Hai avuto i risultati dal laboratorio?
–
Orsani – Si.
Sono venuta qui per questo. Purtroppo il sangue è della
vittima… –
Torreggiani – Anche questa volta,
nessuna traccia dell’assassino!! Maledizione!! –
Pensavano quindi che quel sangue potesse
essere dell’assassino e questo poteva essere un buon indizio per smascherarlo,
ma il laboratorio, che l’aveva analizzato, smentì questa loro convinzione
perché il sangue apparteneva alla vittima. Non c’erano dubbi. Ogni omicidio
veniva fatto in modo perfettamente perfetto. Non venivano trovati né sangue né
impronte digitali appartenute all’assassino, nessuna traccia. Si trovavano di
fronte a un signore del crimine, un vero esperto. Ma questo non li faceva
perdere le speranze. Erano sempre attenti a trovare anche un
piccola traccia per trovarlo e fermare questi omicidi. Mentre ne parlavano,
arrivò all’improvviso nell’ufficio Roberto Orlandi con la notizia di un nuovo
omicidio.
Orlandi – Venite! Abbiamo un nuovo
omicidio!! –
Arrivati sulla scena del crimine,
Torreggiani si chinò e guardò attentamente la vittima, trovata in un parco da
una coppia che passava di lì. La vittima indossava una tuta. Sicuramente si
trovava in quel parco per correre e fu sorpresa dal suo assassino.
Orsani – La vittima ha dei segni intorno
al collo. Causa della morte: strangolamento! –
Torreggiani – Le
sue unghie sono state tagliate, questo spiega tutto questo sangue… –
Orlandi – Perché mai l’assassino
dovrebbe tagliare le unghie della vittima?? –
Torreggiani – Sicuramente la vittima
voleva difendersi in qualche modo… quindi usò l’unica arma a sua disposizione.
L’ha graffiato e lui, una volta uccisa, le ha tagliato le unghie, in modo che
noi non potessimo individuare dei residui di pelle. Troppo ingegnoso… –
Quando ormai Torreggiani
perse ogni speranza di trovare qualche traccia, Roberto Orlandi lo
chiamò, perché aveva trovato nei capelli della vittima una traccia che gli
diede di nuovo la speranza: un capello corto e di diverso colore da quelli
della vittima. I capelli della vittima erano biondi, mentre questo era nero.
Torreggiani – Portalo subito in
laboratorio e fallo analizzare!! –
Orsani – Subito!!
–
Questa volta l’assassino aveva fatto un
errore, perché questo capello, analizzato in laboratorio, apparteneva a un uomo
di nome Tommaso La Rosa.
Avendo l’indirizzo della sua abitazione e un mandato di
perquisizione, la squadra di Torreggiani si precipitò da questo loro indiziato.
La sua abitazione non era proprio una casa, ma una roulotte situata in un
quartiere messo piuttosto male. Torreggiani bussò alla porta che venne aperta
da un uomo sui quarant’anni. La sua attenzione venne attirata da alcune ferite
sulle mani.
Torreggiani – Tommaso La Rosa??
–
Uomo – Si sono io. Cosa volete?? –
Torreggiani (mostrando il suo
distintivo) – Polizia. Abbiamo un mandato di perquisizione. Ci faccia entrare!
–
L’uomo non voleva perché secondo lui non
aveva niente a che fare con le loro indagini e con l’omicidio di qualcuno; ma
Torreggiani non aveva minimamente nominato che questa perquisizione era per un
omicidio. Rinfacciando questo, l’uomo rimase in silenzio, facendoli passare.
Torreggiani e Orsani entrarono nella roulotte, mentre Orlandi rimase con
l’uomo. I due nella roulotte, indossarono i guanti di plastica per cercare
qualche indizio, ma non era per niente facile trovare qualcosa, perché
all’interno tutto era in disordine: lattine di birra sparse da tutte le parti,
piatti sporchi nel lavandino e vari oggetti in disordine. Da questo punto di
vista, si poteva capire subito che l’uomo viveva da solo. L’odore, poi, non era
dei migliori, quindi cercarono di sbrigarsi. Nella cucina non c’era niente.
Torreggiani entrò nella camera da letto e lì aprì l’armadio, trovandoci solo
vestiti. Vide poi un cassetto socchiuso. L’aprì e vi ci trovò una corda. La
prese e la mise in una busta per analizzarla se era la stessa che l’assassino
aveva usato per strangolare la vittima. I due uscirono dall’abitazione e
Torreggiani ordinò all’uomo di seguirlo in centrale per interrogarlo.
Torreggiani ordinò all’uomo di aspettare
fino a quando non fossero arrivati i risultati dal laboratorio. Dopo qualche
ora, arrivò la notizia che la corda trovata nell’abitazione del sospettato
coincideva con quella usata dall’assassino.
Torreggiani – Abbiamo trovato questa
corda nella sua roulotte che risulta essere l’oggetto con cui è stata uccisa la
nostra vittima. Hai qualcosa da dire?? –
Uomo - …….-
Torreggiani – Sei stato tu ad ucciderla?? –
Uomo - ……-
Torreggiani – Ogni traccia trovata si
riconduce a te. Perfino il capello trovato nei capelli della vittima. Tutto
questo parla chiaro. Sei tu l’assassino!! Allora?? –
L’uomo non aveva nessun interesse alla
discussione, anzi aveva un sorriso stampato in faccia, come se fosse felice di
aver fatto quell’omicidio e di sentirsi importante, di avere l’attenzione tutta
su di sé. Può essere questo il motivo di tutti quei omicidi?
Torreggiani – Non hai proprio niente da
dire?? –
Uomo – Come sta sua moglie?? So che siete divorziati… Ha anche un figlio, vero?? –
Torreggiani – Come sai questo?? –
Uomo -….. –
L’uomo non rispose a nessuna delle sue
domande. Sorrideva solamente. Torreggiani decise quindi di terminare questo
interrogatorio e ordinò al suo collega Giorgio Bernardi di arrestarlo. Gli mise quindi le manette, accompagnate dalle solite parole
pronunciate nel momento di un arresto: “Ti dichiaro in arresto per omicidio.
Ogni cosa che dirai dovrà essere in presenza del tuo
avvocato…”. Quando l’uomo venne portato fuori, Orsani si avvicinò a
Torreggiani, sorridente per aver preso finalmente il loro assassino; ma
Torreggiani non era per niente felice. Sentiva che c’era qualcosa ancora sotto.
Dopo tutti quei omicidi e la difficoltà a trovare tracce, quest’arresto gli
sembrò troppo facile da far chiudere definitivamente il caso. Torreggiani
pensava al suo comportamento silenzioso e fiero. Perfino nel momento in cui è
stato arrestato, l’uomo non si ribellò. Sarà forse un pentimento? No, non può
essere. Un uomo che ha ucciso un sacco di ragazze non può pentirsi così
all’ultimo momento. Torreggiani aveva un brutto presentimento. Era come se non
avevano ancora risolto nulla. Cosa sarebbe successo adesso?
Il poliziotto entrò nel suo ufficio.
Seduto alla sua scrivania, ripensava al comportamento di quell’uomo, ma
soprattutto alle sue uniche parole. Domande su sua moglie e su suo figlio.
Com’era a conoscenza del loro divorzio? Perché poi ne sembrava interessato? In
quel momento ricordò l’immagine di sua moglie Daniela e suo figlio Nicola.
Erano ormai mesi che non li vedeva per via del divorzio. Tutto questo a causa
sua. Sua moglie l’aveva scoperto, infatti, nel suo ufficio con la sua collega
Orsani. Questa loro storia era nata da poco e durò anche poco, perché al
momento del divorzio con la moglie, Torreggiani chiuse anche quella storia con
la sua collega, dimenticando ogni cosa. Ogni volta che pensava a tutto ciò,
desiderava tornare indietro per non ricadere in quell’errore e continuare a
vivere con la sua famiglia, oramai spezzata e priva di felicità. Quei suoi
ricordi vennero poi fermati dall’arrivo della sua collega.
Orsani – Sei ancora qui… Pensavo che te
ne fossi già andato! –
Torreggiani – No, resto ancora un po’ –
Orsani – Dimmi, stai pensando a tua
moglie, vero? Quell’uomo te l’ha fatta ricordare! –
Torreggiani – Si
ma non è niente. Non ti preoccupare! –
Orsani – Invece si che mi preoccupo!! La colpa è stata mia per tutto quello che è successo!! –
Torreggiani – Smettila!!
Non aggiungere più altro!! Non è stata solo tua la
colpa, anzi è stata solo mia!! Non dovevo tradirla!! Scusa, ma ho bisogno di stare solo… –
Torreggiani uscì veloce dal suo ufficio.
Entrò in macchina e partì veloce, senza una meta precisa. Era già sera e la
città era ormai illuminata dai vari lampioni. Anche quella sera nel cielo c’era
la luna piena. Torreggiani gli diede uno sguardo fugace dal vetro della sua
macchina per poi puntare lo sguardo sulla strada e sulle varie macchine che
arrivavano dal lato opposto, con i loro fari accecanti. Tornato a casa, mise in
forno la sua cena. Questo ormai era il suo pasto: cibi congelati pronti dopo
averli riscaldati in forno. Ormai era da tanto che doveva mangiare qualcosa di
veramente buono, come la cucina di sua moglie. Seduto sulla poltrona, fumava
una sigaretta. Non lo faceva da anni. Aveva iniziato dopo il divorzio. In
quell’attimo regnava un silenzio come se non ci fosse nessuno in quella casa.
Quella casa in cui prima c’era amore, calore, abbracci, baci, giochi, una
famiglia insomma. Ora invece quelle quattro mura racchiudevano solitudine e
lunghi silenzi. Dopo aver cenato, si buttò stanco sul letto, prendendo subito
il sonno, come per cercare per un attimo un po’ di
tranquillità, lontano da tutti quei problemi, lontano da questo mondo
crudele fatto solo di persone ipocrite che vogliono distruggere il bene delle
altre persone, diffondendo in tutti il male. Voleva continuare a vivere quel
sogno iniziato qualche anno fa e bloccato poi da un suo errore. E così ogni
notte, chiudendo gli occhi, immaginava lui e sua moglie che passeggiavano
felici, seguiti dal loro piccolo Nicola. Quella notte, però, questo sogno venne
bloccato dal suono del telefono. Torreggiani si svegliò di colpo. Accese la
lampada vicina e guardò l’orario: le 03:00. Chi potrà essere a quest’ora? Con
gli occhi ancora assonnati, si alzò per andare a rispondere.
Torreggiani – Pronto? –
Orlandi – Stefano vieni presto! C’è
stato segnalato un altro omicidio! –
Torreggiani – Sei tu… ok arrivo subito…
Ciao! –
Quella telefonata l’aveva risvegliato e,
capendo la gravità della situazione, corse a prepararsi. Venti minuti dopo era
già in macchina, pensieroso su questo nuovo omicidio. Come poteva accaderne un
altro? Non aveva forse catturato l’assassino? Possibile che quella notte era
scappato dalla sua cella? Le risposte poteva averle solo raggiungendo la sua
squadra sulla scena del crimine e analizzarne i fatti. Ed ecco che dopo un paio
di minuti di macchina, Torreggiani arrivò sul posto. Questa volta l’omicidio
era stato operato in una stanza d’hotel. L’hotel in questione era l’Hotel
Paradise, il più elegante e costoso nella città. Il posto era pieno di
poliziotti e ficcanasi raggruppati, pronti a vedere e sapere ogni cosa.
Torreggiani entrò, passando oltre la striscia gialla di delimitazione, sotto
gli sguardi di quella gente. Un poliziotto gli fece strada, portandolo al
quinto piano e indicandogli poi la stanza dove era avvenuto l’omicidio.
Entrando, gli si presentò il cadavere di una giovane ragazza, stesa in un mare
di sangue.
Torreggiani – allora… chi abbiamo qui?? –
Orsani – il suo nome è Alice Gentile, 20
anni. È stata trovata morta dalla sua amica… -
Torreggiani – e ora dov’è?? –
Orlandi – Giorgio la sta interrogando…-
Torreggiani – ok… causa della morte
della vittima?? –
Orlandi – colpo d’arma da fuoco… –
Orsani – c’è un foro proprio sulla
fronte… ma non c’è la pallottola –
Orlandi – è qui nel muro. Il proiettile
ha attraversato tutta la scatola cranica. È morta sul colpo dunque… -
Torreggiani – una morte che non lascia
scampo!! –
Intanto arrivò il loro collega Bernardi
dopo aver interrogato la ragazza, spaventata per il ritrovamento dell’amica
morta. Bernardi iniziò a raccontare ogni cosa, su come è avvenuto il fatto.
Bernardi – Allora la ragazza dice che questa
sera lei e la vittima erano state invitate ad una festa nella discoteca
all’ultimo piano. Durante la serata si sono allontanate per prendere una
boccata d’aria. Si sono fermate davanti una finestra nel corridoio, e lì hanno
fatto la conoscenza di due uomini. Tutti e quattro sono andati a prendere
qualcosa da bere al bar e, poco dopo, la ragazza ha visto la vittima
allontanarsi con uno dei due uomini, mentre lei è rimasta a chiacchierare con
l’altro. Dopo essersi salutata con l’uomo, è salita nella sua stanza e ha
trovato la nostra vittima. Questo è tutto ciò che mi ha riferito… -
Torreggiani – ok! Se ne avremo bisogno
la richiameremo. Ora mettiamoci a lavoro. Non dobbiamo tralasciare nessuna
traccia!! Dobbiamo trovare qualsiasi cosa!! Fate analizzare questo sangue, la pallottola, il corpo
della vittima e analizzate tutta la stanza!! Dobbiamo
assolutamente avere delle prove!!! Dobbiamo fermare
questo assassino!! Avete capito?? –
I tre si misero subito a lavoro.
Torreggiani uscì dall’albergo e entrò nella macchina, pronto a dirigersi al suo
ufficio per sapere se l’uomo arrestato era fuggito o si trovava ancora lì.
Arrivato, seppe che l’uomo non era fuggito e così lo chiamò per interrogarlo.
L’uomo aveva ancora quel sorriso fiero, orgoglioso; ed era proprio questo
sorriso che faceva infuriare Torreggiani. Era come se l’uomo in quel modo
giocava, si divertiva, prendendo in giro i protagonisti, cioè Torreggiani e la
sua squadra.
Torreggiani – Questa notte è stata
uccisa un’altra ragazza!! Una ragazza di 20 anni!! So che sai, quindi parla!! –
Uomo - ………. –
Torreggiani – Perché non dici niente?? Ti diverte tutto questo?? Tutto
questo è per caso un gioco per te? –
Uomo – Gioco… Questa è la parola adatta!! Ahahaahahh!! Siete così stupidi…
Indagate per ogni omicidio come se la soluzione si trovasse dietro l’angolo… ma
so che tu, Stefano, sei intelligente, quindi ti propongo di giocare con me… -
Torreggiani – Giocare??
Non ci penso minimamente!! –
Uomo – Bene… allora sappi che molte
ragazze moriranno… -
Torreggiani – Mi stai forse dicendo che
se io non partecipo a questo gioco, molte ragazze saranno uccise?? –
Uomo – Wow!!
L’hai capito!! –
Torreggiani (prendendolo per il bavero
della maglia)–
Stammi a sentire!! Non farò nulla di tutto ciò!! E poi
hai per caso dimenticato che tu sei chiuso qui?? Ti ho
preso, sei nelle mie mani e potrei ucciderti quando e come voglio!! –
Uomo – Uccidermi non fermerà questi
omicidi!! E comunque non hai forse dimenticato che io
sono rimasto tutto il tempo qui e non ho potuto uccidere nessuno?? –
Torreggiani – Tu non lavori da solo,
vero?? –
Uomo – Ahahahha!!
Wow mi congratulo con te!! Hai capito anche questo!! –
Torreggiani - ……… -
Uomo – Allora hai un’unica possibilità:
giocare!! Se non lo farai sappi che ci saranno molte
vittime!! Se decidi di uccidermi, sappi che i miei non
smetteranno di compiere omicidi… La scelta è tua, Stefano!!
–
Molte persone si preoccupano, sono agitate, nervose per molti problemi,
che alla fine hanno tutti
Molte persone si preoccupano, sono
agitate, nervose per molti problemi, che alla fine hanno tutti. Sono sempre gli
stessi problemi, e se, agli occhi degli amici, non sono importanti o non serve
agitarsi perché alla fine questi problemi non sono particolarmente gravi, tutti
si preoccupano lo stesso. Questo perché questi problemi avvengono nel nostro
presente, infatti se in futuro si ricordano, non hanno
mai la stessa importanza che hanno nel presente. Stefano Torreggiani si trovava
invece in una situazione diversa da tutto ciò. Il problema questa volta non
riguardava una sola persona, ma riguardava la vita di tutti. Se egli poi
accettava questa proposta, doveva prendersi la responsabilità di tutti, perché
a un suo solo piccolo errore, poteva perdere questo cosiddetto gioco e
rischiare la vita di molti. La decisione dunque era solo la sua. Rimase così in
silenzio per riflettere sul da farsi, mentre l’uomo, dinnanzi a lui, sorrideva,
come se sapeva già la sua risposta ed era pronto con altri dei suoi piani.
Passarono pochi minuti e Torreggiani gli diede la risposta.
Torreggiani – Ok ho deciso, parteciperò
a questo tuo gioco… -
Uomo – Bene!!
Ottima decisione, proprio quella che speravo!! Ora
devi solo scoprire la mia prossima vittima… Non serve a niente indagare
sull’ultimo omicidio, perché la tua squadra non troverà nessuna traccia, e
questo tu lo sai benissimo… Non ne avete mai trovato… -
Torreggiani – Questo è vero, ma ti
ricordo che una traccia l’abbiamo avuta e con essa abbiamo preso te!! –
Uomo – Ahahhahahh!!
Tu credi davvero che uno come me avrebbe fatto l’errore stupidissimo di
lasciare un suo capello in quelli della vittima?? E
poi quello di non sbarazzarsi dell’arma?? –
Torreggiani – Non dirmi che l’hai fatto…
-
Uomo – Proprio così!!
L’ho fatto di proposito perché ero sicuro che mi avresti
preso, e poi volevo, una volta incontrati, proporti il mio gioco. È
andato tutto secondo il mio piano… –
Torreggiani – Complimenti… sei molto
ingegnoso, anzi di questo me ne sono reso conto con i primi omicidi. Però sono
sempre con la convinzione che il crimine perfetto non esiste!!
Ogni assassino, anche il più abile, può commettere un errore che gli costerà
molto… -
Uomo – Sei molto perspicace, ma sappi
che da ora il tuo destino e quello di molti è già segnato e alla fine dovrai
fare una scelta… -
Torreggiani – Quale scelta?? –
Uomo – Devi capirlo da solo… -
Domande e risposte. Destino o fato.
Vivere o morire. Paura. Mistero. Voglia di giustizia. Lotta. Tutto ciò vive non
solo in Torreggiani ma in tutti coloro che devono rischiare la propria vita e
salvare quella dell’altro.
Torreggiani si trovava nel suo studio.
Seduto sulla sua poltrona, con lo sguardo perso, rivolto verso la finestra,
pensieroso, pronto a cercare una soluzione!! Aveva
preso la responsabilità su tutti, quindi doveva stare attento a quello che gli
si presentava davanti, riflettere su ogni decisione da prendere. Si trovava
proprio sull’orlo di un baratro, una situazione che con un minimo errore poteva
scatenarsi l’inferno, qualcosa che l’avrebbe avuto sulla coscienza per molto
tempo. Interruppe i suoi pensieri l’arrivo di Nadia Orsani, che aprì violentemente
la porta del suo ufficio, in cerca di risposte.
Orsani – Perché hai fatto concludere il
caso?? –
Torreggiani – Nadia… -
Orsani – Perché ci hai fatto concludere
le indagini?? Non eri forse tu quello che diceva di
trovare e trovare prove?? Perché questa decisione
tutto a un tratto?? –
Torreggiani – Scusa, hai ragione, ma ora
dobbiamo affrontare un'altra questione… Dove sono Roberto e Giorgio?? –
Orsani – Di là, che aspettano risposte
come le voglio io!! –
Torreggiani – Le avrete, quindi
spostiamoci nell’altro ufficio. Chiama anche Roberto e Giorgio!! –
Torreggiani si alzò dalla sua scrivania,
mentre la Orsani
uscì dal suo ufficio per chiamare Orlandi e Bernardi. I quattro entrarono in
una stanza molto più grande delle altre, che veniva usata per le riunioni
importanti. Un grande tavolo era situato al centro, c’era anche una lavagna,
una televisione e vari mobili. La stanza era colma di silenzio. Nessuno
proferiva parola. Tutti e tre aspettavano che Torreggiani iniziasse a parlare,
mentre egli, nella propria mente, cercava le parole adatte per spiegare una
situazione così delicata. Ed ecco che, dopo un paio di minuti, Torreggiani
iniziò a parlare, raccontando per filo e per segno ciò che era successo poco prima.
I suoi colleghi lo ascoltavano in silenzio e ad ogni sua parola, essi si
rendevano conto del perché egli aveva concluso quel caso. Quando poi finì il
suo discorso, Torreggiani si rivolse a loro con una semplice domanda, sperando
poi che la loro risposta fosse positiva.
Torreggiani – Questo è tutto. Voi potete
pensarla come volete, ma sono stato costretto a prendere questa decisione. Allora,
siete con me?? –
Rimasero un attimo in silenzio per
riflettere, e questo silenzio aveva fatto credere che la loro risposta fosse
contraria alla sua, ma poi fu Orlandi a rompere quel silenzio.
Orlandi – Come puoi chiederci se siamo
con te?? Certo che siamo con te!!
Siamo una squadra, sei tu quello che prende le decisioni e comanda e noi ti
dobbiamo seguire!! –
Bernardi – Hai ragione!!
Siamo una squadra e la squadra è più forte di un singolo. Quattro persone
riescono a lavorare meglio di una sola!! –
Orsani – Già è vero!!
Scusa se me la sono presa con te, dovevo prima chiederti il motivo e non
reagire in quel modo… -
Torreggiani – Non preoccuparti. Avrei
reagito anche io in quel modo. Bene, io direi di iniziare subito con il lavoro!! –
Orlandi – Scusa, ma come si fa a
prevenire un omicidio?? –
Torreggiani – Dovremo innanzitutto
analizzare tutti gli omicidi. Trovare un qualcosa che li collega, qualcosa per
cui le vittime hanno in comune, e poi, capendo ciò, potremo capire chi saranno
le prossime vittime!! –
Orsani – Ottima pensata!! –
Torreggiani – Bene, se siamo tutti
d’accordo, iniziamo subito!! –
Bernardi e Orlandi iniziarono a
controllare le cartelle delle prime vittime, cercando un qualcosa che li
accomuna, cosa per niente facile e veloce.
Orlandi – Allora, qui abbiamo Giulia
Greco 20 anni, trovata morta in una piscina. Causa della morte annegamento…-
Bernardi – Secondo caso, Chiara Amato 20
anni, trovata morta nel suo appartamento. Causa della morte: colpo alla testa…
-
Orlandi – Terzo caso, Anna Bianchi 20
anni, morta sul colpo dopo essere precipitata dal suo balcone… -
Bernardi – Quarto caso, Teresa Rossi 20
anni, morta per strangolamento… -
Orlandi – Ultimo caso, Alice Gentile 20
anni causa della morte colpo d’arma da fuoco… -
Bernardi – A prima vista possiamo dire
che la cosa che accomuna ogni vittima sono gli anni… -
Orlandi – Già, ma mi
sempre troppo semplice da capire. Gli assassini scelgono bene ogni loro vittima
e cercano sempre di svolgere un omicidio perfetto, in modo da non farsi
scoprire. Se un assassino sceglierebbe la propria
vittima secondo gli anni, non sarebbe mai un omicidio perfetto. L’omicidio
perfetto è quello quando l’investigatore non riesce a trovare il modo per
incastrare il colpevole, tanto che è stato così ingegnoso e calcolatore da non
sbagliare nulla e da far impazzire l’investigatore che non riesce a trovarlo!! –
Bernardi – Sei davvero molto informato…
-
Orlandi – Non dirmi che non guardi
neanche un telefilm su questo?? E poi è anche il tuo
lavoro… Devi ancora imparare molto tu… -
Torreggiani entrò nella stanza, seguito dalla Orsani, che teneva tra le mani vari moduli riguardanti
la vita privata delle loro vittime.
Torreggiani – Avete scoperto qualcosa
voi?? –
Orlandi – Per ora ancora niente. Da
questi documenti possiamo solo dire che le vittime avevano la stessa età. Tutto
il resto sono una diversa dall’altra per quanto riguarda il loro lavoro, il fisico,
il colore dei capelli… -
Torreggiani – Solo questo non basta . Dovremo guardare anche questi moduli… -
Iniziarono quindi questa ricerca
disperata, riflettendo su qualsiasi dettaglio e confrontarlo con un altro. Dopo
quasi cinque ore di duro lavoro, Orlandi e Bernardi fecero una pausa,
appisolandosi sul divano vicino. La Orsani si allontanò un attimo per
prendere qualcosa da bere, mentre Torreggiani era ancora immerso in quel duro
lavoro, non preoccupandosi della sua stanchezza e dell’orario. Sfogliava e
leggeva moduli su moduli senza fermarsi, fino a quando poi si fermò, portandosi
le mani sulla faccia, stanco per aver lavorato tutta la giornata. La Orsani
entrò di nuovo nell’ufficio e si avvicinò a Torreggiani.
Orsani – Stefano fermati un attimo,
riposati!! Se sei stanco non potrai continuare!! –
Torreggiani – No non posso farlo!! Devo continuare! Quel pazzo potrebbe far commettere un
omicidio anche domattina!! –
Orsani – Ma non vedi che non riesci a
tenere neanche gli occhi aperti?? –
Torreggiani – Si hai ragione. Mi
riposerò per qualche minuto… -
Torreggiani si coricò sul divano vicino,
chiudendo gli occhi. La Orsani accese la televisione,
posizionandola sul canale dove veniva trasmesso il telegiornale di quell’ora,
mantenendolo a volume basso. Il telegiornale stava trasmettendo notizie
politiche riguardanti le elezioni vicine. Un giornalista diceva che uno dei
politici aveva ritirato la sua candidatura, a causa della morte della figlia.
Torreggiani sentendo questa notizia, aprì gli occhi, ascoltando più
attentamente quel fatto. Quando poi il giornalista fece il cognome di questo
politico, Torreggiani si alzò di scatto, perché era lo stesso di una delle
ragazze.
Torreggiani – Rossi??
Può essere che… -
Orsani – Che hai scoperto?? –
Torreggiani – Hanno appena detto che il
ministro Rossi si è ritirato perché è morta sua figlia… è sua figlia è proprio
una delle nostre vittime. Che lavorano fanno i padri delle altre vittime?? –
Torreggiani – Tutti lavori importanti
quindi… questo sarà ciò che li accomuna!! I loro padri
sono gente importante e famose. Dobbiamo capire chi è
la prossima!!! Presto cerca quale politico ha una
figlia di 20!! –
Orsani – Subito!!!
–
Torreggiani – Se la mia supposizione è
esatta, abbiamo trovato la ragazza!! –
Orsani – Ok!!
C’è un solo politico che ha una figlia di 20. Il suo nome è Claudia Manfredi… -
Torreggiani – Bene bel lavoro!!! –
Torreggiani uscì subito dall’ufficio,
per andare subito da quell’uomo e riferirgli ciò che aveva scoperto, e sapere
poi se aveva vinto questo “gioco”. Torreggiani gli raccontò tutto e l’uomo,
dopo averlo ascoltato, scoppiò in una risata, come per far capire che quella
era la prima cosa e che ce ne sarebbero state altre.
Uomo – Ahahhahahh!!
Complimenti hai capito in fretta!! Pensavo che ci
avresti impiegato più tempo!! –
Torreggiani – Non è stato facile infatti… Ora la finirai con questi omicidi vero?? –
Torreggiani si trovava nel suo studio e pensava alle ultime parole di
quell’uomo
Torreggiani si trovava nel suo studio e
pensava alle ultime parole di quell’uomo. Questo gioco non era per niente
finito. Cosa poteva accadere ora?? Quell’uomo così
tanto calcolatore e pianificatore poteva escogitare qualsiasi cosa, quando,
come e dove voleva. Ora il poliziotto non sapeva davvero che pesci prendere.
Non aveva nessun indizio a sua disposizione. Solo una frase del nemico. Un
avvertimento da spingerlo a stare attento a tutto, perché, in un secondo,
poteva far causare il caos più totale. Ormai conosceva bene quell’uomo, la sua
capacità di far realizzare tutto quello che desiderava. Un pazzo con scopi
omicidi da allontanare da una società. E quest’uomo era capitato proprio sulla
sua strada. Per la prima volta Torreggiani, che aveva sempre saputo cosa fare
in momenti delicati come questi e aveva sempre trovato una soluzione a tutto,
non sapeva che fare. Non riusciva a pensare a niente, a nessuna strategia per
fermarlo. Mentre pensava a tutto ciò, entrò nel suo ufficio la Orsani
che rimase in silenzio, fissandolo per poi parlargli, capendo i suoi pensieri.
Orsani – Cosa intendi fare ora?? –
Torreggiani - ……..-
Orsani – Senti, forse dovresti… -
Torreggiani – Non ho bisogno di
suggerimenti su ciò che devo fare!! Sono io quello che
deve prendere le decisioni!! –
Orsani – Ok, come vuoi, volevo solo
darti una mano… ma visto che non vuoi nessun aiuto, fai tutto da solo… -
Torreggiani – Scusa, non ce l’ho con te.
Il fatto è che non riesco a trovare una soluzione… Abbiamo scoperto quella che
doveva essere la sua vittima, ma ora siamo di fronte a qualcosa che non
possiamo cercare come prima, ma dobbiamo solo aspettare una sua mossa. E questo
è proprio il problema. Ciò che mi fa rabbia!!! Può
accadere di tutto senza che noi possiamo fare qualcosa… -
Orsani – Hai ragione su questo, ma non
devi dimenticare che tu hai salvato la vita a una ragazza. Se non avresti
capito chi era questa vittima, questa sarebbe morta ora!!!
Quindi non ti abbattere come se non hai concluso niente di buono!! –
Torreggiani – Forse avrò salvato la vita
di una ragazza, ma non ho fermato l’assassino!! –
La Orsani
era sempre preoccupata per lui. Quando lui aveva qualche problema, lei era
sempre pronta a chiedergli la causa dei suoi problemi e dargli un aiuto, per
non vederlo sempre in quello stato, preoccupato e abbattuto, perché in fin dei
conti, lei lo amava veramente, anche dopo quello che
era successo con sua moglie. Solo che lui aveva preferito chiudere ogni
rapporto, non pensando alla realtà dei suoi sentimenti. Lei non preferì dirgli
niente per non complicare di più le cose e, preferì dunque, tenersi tutto
dentro.
Arrivò poi all’improvviso Orlandi con in mano il telefono.
Orlandi – Stefano!!!
Una telefonata per te!! Presto!! –
Torreggiani – Pronto??
–
// - Ahahahaahahh!!
–
Torreggiani – Chi sei??
–
// - Non importa chi sono!! Ti ho chiamato per dirti che ho qui con me qualcuno molto
importante per te… -
Torreggiani – Che cosa intendi?? –
// - Ahahahaahha!!
–
Torreggiani – Parla!!
–
// - Ho qui tua moglie e tuo figlio… -
Torreggiani – Che cosa??
–
// - Se non ci credi, senti con le tue
orecchie!! –
Daniela – Stefano!!
–
Nicola – Papà!!
–
Torreggiani – Daniela!!!
Nicola!! –
Daniela – Ti prego vieni a salvarci!!! –
Nicola – Papà ho paura!!
–
// - Credo che tu abbia ascoltato
abbastanza… -
Torreggiani – Ehi tu!!
Lasciali andare!! Se gli tocchi un solo capello io… -
// - Calma!!
Calma!! Non gli abbiamo fatto niente… ma se li vuoi
rivedere, dobbiamo scendere a un compromesso… -
Torreggiani – Cosa vuoi?? Soldi?? –
// - Niente di tutto ciò, anche se la
cosa mi alletta… comunque ti propongo uno scambio… -
Torreggiani – Quale scambio?? –
// - Se vuoi rivedere tua moglie e tuo
figlio, devi ridarci il nostro capo!!! –
Torreggiani rimase un attimo in
silenzio, ma subito dopo diede la sua risposta. Questa volta non c’era il tempo
per riflettere!! Egli avrebbe fatto qualsiasi cosa per
riavere salva la sua famiglia!!
Torreggiani – Ok!!
Lo lascerò libero… -
// - Bene! Ci vediamo questa sera alle
23 vicino la benzina sull’autostrada Salerno Reggio Calabria!!
–
Tu-tu-tu-tu-tu-tu
Torreggiani sentì dentro le sue orecchie
il suono del telefono appena chiuso da quell’uomo. Lo chiuse e si alzò dalla
sua sedia, più furioso che mai!! Con passò veloce, si diresse verso Tommaso La Rosa, che si trovava nella
sua cella, coricato sul letto. Torreggiani entrò dentro la sua cella e lo prese
dal bavero della maglia.
Torreggiani – Tu!!!
Hai dato l’ordine ai tuoi uomini di rapire la mia famiglia!! Per questo mi avevi
chiesto di loro!! Allora??–
La
Rosa – Tu cosa pensi??
–
Torreggiani – Maledetto!!! –
Torreggiani gli diede un pugno in pieno
viso, facendolo cadere per terra. Quando stava per sferrare un altro pugno,
venne bloccato da Orlandi e Bernardi.
Orlandi – Stefano!!
Vuoi calmarti?? Smettila!!
Questo non è l’atteggiamento giusto!! –
Bernardi – Se vuoi che salviamo la tua
famiglia, devi stare prima calmo e poi agire di conseguenza!!
–
Torreggiani – Ok, ok mi calmo… vado un
po’ fuori a prendere una boccata d’aria…-
Torreggiani uscì dalla cella e, arrivato
nel corridoio, salì le scale, per poi ritrovarsi davanti una porta. Era la
porta che portava sulla terrazza. L’aprì e la richiuse
alle spalle. Camminando a passo lento, raggiunse la ringhiera. Si sporse in
avanti, appoggiandosi, e guardò di sotto tutte quelle macchine in movimento,
tutte quelle persone con i loro affari da sbrigare. Anche Torreggiani aveva
degli affari che però doveva sbrigare quella sera.
Si alzò improvvisamente il vento. A
contatto con esso, i suoi capelli svolazzarono e provò un brivido di freddo.
Non aveva il cappotto, ma questo non lo faceva andare via. Voleva rimanere
solo, lontano da tutti quei pensieri. Voleva essere proprio come il vento.
Libero, senza essere fermato da nessuno. Forte da poter spingere ogni cosa.
Questo però era uno dei suoi tanti desideri.
Tra sé e sé, non si rese conto che
qualcuno lo guardava dall’interno, dietro la porta. Era la Orsani,
sempre più preoccupata per lui. Questa volta decise di non avvicinarsi, perché
si rese conto che in quel momento non poteva far nulla per lui. Lo avrebbe però
sempre appoggiato in qualsiasi sua decisione.
22:30. Torreggiani entrò nella macchina
con la sua squadra. Orlandi teneva vicino Tommaso La Rosa, in modo da
controllarlo. Arrivarono vicino la benzina alle 22:50. Nessuna macchina in
vista. Per quella strada non ne passava nessuna. Dopo un po’ iniziò a piovere a
dirotto. Sembrava non finire mai, ma durò solo 5 minuti. Alle 22:55 arrivò la
macchina che teneva in ostaggio la famiglia di Torreggiani. Uscirono dalla
macchina 2 uomini: quello che era alla guida e quello che stava vicino.
Uscirono anche Torreggiani e Bernardi. I quattro non si spostavano dalla loro
macchina. Si guadavano minacciosi da lontano. Tutto intorno dominava
l’oscurità. La poca luce proveniva dai lampioni vicini, dalle luci a neon della
benzina o anche dalla luna piena, tonda e perfetta come sempre. Quel momento
poteva anche essere rinchiuso in un quadro. Uomini pronti a combattere,
illuminati dalla luce della luna intorno al buio totale. Quella luna sembrava
un riflettore con lo scopo di puntare la sua luce verso la cosa più importante
che ha davanti, come a illuminare i protagonisti di quella scena. Ad un tratto,
uno dei due uomini fece segno con la testa all’altro di far uscire dalla
macchina la moglie e il figlio di Torreggiani. I due uscirono dalla macchina e
Torreggiani li vide.
Torreggiani – Daniela!!
–
Daniela – Stefano!!
–
// - Dov’è il nostro capo?? –
Torreggiani – Nella macchina!! –
// - Fallo uscire!!
–
Tommaso La Rosa uscì dalla macchina con
Orlandi e la Orsani.
Rimase vicino a loro, ancora in manette.
// - Bene!! Ora
possiamo avviare lo scambio… Voi lascerete andare il nostro capo e noi ti
daremo la tua famiglia… -
Torreggiani – Ok, va bene… -
Tommaso La Rosa iniziò a camminare verso
loro, mentre la moglie e il figlio di Torreggiani iniziò a camminare verso di
lui. Piano e in silenzio. L’uomo passò poi vicino alla donna con il figlio.
Ognuno si stava avvicinando alla loro parte. Quando mancava solo qualche metro,
Daniela sorrise a suo marito, convinta di essere finalmente salva. Ma prima di
poter avvicinarsi a lui, l’uomo, dall’altra parte, tirò dalla sua giacca una
pistola e un secondo dopo, era pronto a puntarla verso Torreggiani. Egli se ne
accorse, e con un passo svelto gettò a terra la moglie e il figlio, mentre uno
sparo vibrò nell’aria. Un altro sparo. Questa volta di Orlandi. Un altro di
Bernardi. E un altro ancora del nemico. Sangue per la strada. Molto sangue.
Torreggiani aprì gli occhi e vide quei uomini a terra morti. Abbassò la testa e
i suoi occhi videro la sua mano piena di sangue. Non sentiva nessun dolore,
quindi il sangue non poteva essere il suo. Vide poi Daniela ma lei non aveva
nessuna ferita, ma solo anche lei sangue. Lo shock più grande fu invece quello
di vedere suo figlio. Il sangue veniva da lui. La pallottola l’aveva colpito
proprio alla testa. Inutile chiedersi se era ancora vivo. La marea di sangue
già parlava chiaro. Quell’autostrada era diventata luogo di forti grida,
lamenti, pianti. Ma tutto ciò non poteva certo restituire la vita al piccolo
Nicola.
Dopo la morte del loro piccolo figlio,
Torreggiani e sua moglie si riunirono e presero la decisione di donare tutti
gli organi del loro piccolo, perché desideravano almeno che una parte di egli
vivesse in altre persone, salvandole come lui aveva salvato i suoi genitori.
Ora una piccola anima si dissolveva nell’aria, felice di aver salvato i suoi
genitori e di poter salvare tutti coloro a cui serviva un organo. E con questa
situazione, Torreggiani capì ciò che Tommaso La Rosa intendeva sulla scelta da fare. La scelta
era: vivere o morire. In tutti e due i casi, lo si fa per amore degli altri, e
questo ce lo dimostra Nicola.