You and I

di RainySky
(/viewuser.php?uid=190451)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Club donne sole ***
Capitolo 2: *** Bumping ***



Capitolo 1
*** Club donne sole ***


L’amore.
Imprevedibile, incontrollabile.
Arriva, non si sa come ma arriva, per tutti. Per persone di tutte le età, a tutte le età, per coppie di ogni tipo.
Può giungere in un giorno come tanti altri, o in un giorno completamente diverso dalla solita routine: è così, non ha un “modo” per arrivare. Lo fa, e basta.
Semplice, direbbe qualcuno, basta aspettare.
No, non è così.
Io credo nel destino, nella provvidenza. Credo che, se qualcosa deve avvenire, dobbiamo anche fare qualcosa per renderla possibile. Altrimenti anche se il destino ha scritto una determinata cosa per noi, ma tutto quello che facciamo è guardare impassibili il mondo che ci circonda, senza mai fare nulla, l’occasione che il destino ci da se ne va, esattamente com’è arrivata.
In un lampo.
Abbiamo sempre due scelte nella vita, ragione o cuore.
Cuore o ragione.
Il bello sta decidere, chi dei due abbia ragione, o se addirittura non hanno entrambi ragione.
Bella bega eh?
Nessuno verrà mai a dirti cosa è giusto o cosa è sbagliato, o meglio, qualcuno ci proverà, ma di fatto non possono. E’ una questione di morale, decidiamo per conto nostro.
L’amore  è anche questo: prendere una serie di decisioni che determineranno la buona riuscita di una relazione, o la sua disfatta.
Altra bella bega.
Siate padroni del vostro destino, della vostra mente, delle vostre azioni ma lasciate correre libero il vostro cuore. Lasciatelo andare.
 
 
 
“Andrea, allora vieni stasera a Stresa?”, mi domanda mia madre dalla cucina, metre io pigramente cambio i canali della televisione.
Sbuffo. Mi sento scocciata. Sarà la ventesima volta che me lo chiede oggi. “Ti ho già detto che vengo Mà, quante volte te lo devo ripetere?”, finalmente arrivo su DmaX sperando che ci sia un programma decente, sorrido felice non appena vedo che è una nuova puntata di Dinamo – Magie Impossibili.
Alzo il volume e spero con tutto il cuore che mia madre abbia finito di farmi domande a mitraglietta. “Sai già cosa metterti?”. Serro la mascella.
“No Mà, poi vedo eh”, mi tiro seduta sul divano in pelle e alzo la parte sotto a farmi da appoggia piedi. Lo sbuffo scocciato di mia madre mi fa capire di aver usato un tono non esattamente socievole.
“Poi vedi, un paio di brigole! Sono le 7 e mezza, dobbiamo uscire!”.
Guardo distrattamente l’orologio, poi rivolgo ancora lo sguardo alla televisione e faccio una smorfia. Niente Dinamo stasera.
Spengo la TV, butto il telecomando sul divano come mi alzo e me ne vado in camera per iniziare la mia disperata ricerca al pantalone.
Appena arrivo al secondo piano guardo alla sinistra delle scale verso la camera di mio fratello, quando c’è in casa la sua ragazza stanno sempre chiusi lì. Va bene la privacy, va bene che vogliono stare loro due soli soletti, va bene che vogliono fare.. Certe cose. Ma ehi, ci sono anche io in sta casa!
Entro nella mia cameretta e chiudo la porta, mi appoggio contro di essa e sospiro drammaticamente.
Noia.
Le vacanze estive mi procurano sempre tanta noia.
Dove vivo io non c’è mai nulla da fare, è solo un paesino sperduto in provincia di Novara, cosa mai si potrebbe fare lì?
Le opzioni migliori sono andare sul lago maggiore, e andare sul lago maggiore. Ah no, aspetta, ci sarebbe anche il centro commerciale “Le Isole”, il più grande della zona. In verità anche se non sono molto una ragazza da shopping sfrenato adoro quel posto, motivo? C’è una sala giochi.
Mi riprendo dalle mie riflessioni appena sento mia madre chiamarmi spazientita, dò un veloce sguardo alla mia camera: sembra sia passato un uragano, è troppo in disordine sto posto, come faccio a dormirci alla sera?
Apro l’armadio e scruto. Da sinistra a destra, da destra a sinistra.
Non ho niente da mettere!
“Mà!” urlo aprendo di pochissimo la porta “Dove sono i miei pantaloni mimetici?” continuo sempre sullo stesso tono di voce.
“Guarda che forse sono nel mio guardaroba!”.
Nel “suo” guardaroba. Mia madre aveva una stanza intera, dedicata ai suoi vestiti, mentre io avevo un sottospecie di armadio color giallo canarino, che se appena entrava un po’ di sole dalla finestra mi abbagliava con riflessi di ogni tipo ed intensità.
Voglio cambiare camera.
Voglio cambiare direttamente casa.. Magari anche paese.
Veloce come un fulmine entro dentro la stanza del guardaroba di Mà e mi prendo i pantaloni che erano stati appoggiati sull’omino difianco alla porta. Esco e richiudo la porta.
Missione compiuta, Andrea, sei sopravvissuta ancora una volta ai nauseanti profumi che quella camera emette.
Sorrido compiaciuta di me stessa mentre mi allaccio la cintura e tiro fuori dai cassetti la maglietta dell’Hard Rock di Dublino.
Prendo i miei anelli e la collana con la targhetta militare che era appartenuta a mio padre e la indosso, stringendola nel palmo della mano per alcuni istanti prima di correre giù per le scale.
Mia madre mi vede e mi sorride contenta, indicando poi le Adidas “Ti ho portato su le scarpe. Dai dai, altrimenti facciamo tardi”, la ringrazio per quella gentilezza ed infilo le scarpe in tempo record, chi ha bisogno di allacciare le scarpe dopotutto? Da quando le ho comprate e allacciate la prima volta, non ho mai snodato i lacci.
“Sono pronta”, dico a bassa voce, arresa al mio destino. Una cena. Fra donne sole, mia madre e la sua migliore amica.
Evidentemente rientro nella categoria “donne sole”?
Rabbrividisco solo all’idea.
“La smetti di trastullarti?” ride mia madre avviandosi verso la macchina subito dopo aver chiuso il cancello, sorrido a mia volta e le corro dietro per non essere lasciata indietro.
 
 
Il viaggio in macchina fino a Stresa non è molto lungo grazie al cielo, è circa un’oretta di macchina, 40 minuti se non trovi nessun vecchietto che dovrebbe stare a casa invece che guidare.
Arrivammo per le otto e venti, mia madre chiamò la sua amica, Sabrina, e appena quest’ultima scese giù in piazzetta andammo tutte a mangiare all’”Osteria Degli Amici”. L’unica cosa positiva di quel posto è che fanno la pizza al forno a legna, per tutto il resto, ci pensano le zanzare a rovinarti il pasto, soprattutto quando non te ne accorgi e mentre apri bocca per mangiare il boccone di pizza, ti mangi pure quella succhiasangue.
Non osate pensare che non sia possibile.
A me è successo, circa tre volte se non ricordo male.
Ci sediamo al tavolo ed in poco tempo dopo l’ordinazione veniamo servite, sorrido come una bambina non appena mi portano la mia pizza preferita: la pizza “al camino”, pomodoro, mozzarella, scamorza fusa, speck.
“Buon appetito” sorride Sabrina prima di cominciare a mangiare.
La serata procede serenamente,  mia madre, Valeria, è spensierata, una volta ogni tanto. Io mi faccio gli affari miei, gustandomi la mia adorata pizza, fino a che sento lo sguardo della signora Sabrina su di me. Alzo il viso interrogativa e lei fa una risatina malefica. Brutto segno, orrendo direi.
Stava per farmi una domanda, provai ad alzarmi per andare in bagno ma lei se ne accorse e mi bloccò in partenza “Allora come va la ricerca della ragazza della tua vita?”.
Inizio a tossicchiare in imbarazzo, stavo ancora masticando un boccone per cui a momenti mi ammazzavo “Ah.. Boh, cioè.. Va?”, sia Sabrina che mia madre ridono all’unisono.
Stronze, penso abbozzando un sorriso. Ebbene sì, entrambe sanno che mi piacciono le ragazze e non si sono mai fatte problemi a riguardo, nè io mi sono mai fatta problemi a dimostrarlo in pubblico ed ecco spiegato il perchè della sua domanda così davanti a tutti.
Qualcuno degli altri tavoli si era girato in imbarazzo e quelli più vicini a noi, tutte coppie fra l’altro, si erano girate dall’altra parte.
“Arriverà, arriverà” disse infine, tornando a parlare del più e del meno con mia madre.
Curioso da parte sua, visto che era la fondatrice del club “donne sole” per eccellenza.




------------------------




Buongiorno!
O meglio buonsera, beh insomma dipende da quando leggete questa fic =)
Ho iniziato questa storia da un'idea che ho avuto mentre ero in macchina e tornavo da una festa, sapete no, quei lampi di genio che ogni tanto si hanno!
Ebbene, la storia è ancora una volta una FemSlash quindi sapete già cosa aspettarvi per Andrea in futuro, una bellissima topmodel alta due metri, magra come uno stecchino! Scherzo scherzo.

Ad ogni modo, in questo primo capitolo ho solo cercato di introdurre la persona di Andrea e in che contesto vive, come passa il suo tempo e tutte le cose più svariate, ovviamente la presentazione continuerà nei prossimi capitoli, man mano che vedremo Andrea alle prese con diverse situazioni.
I primi capitoli di questa storia che posterò sono scritti tutti in prima persona e al presente: ho voluto fare questo esperimento ma il risultato non mi è piaciuto molto, per cui, credo che dal 3° capitolo in poi cambierò metodo.
Chiedo venia!

Mi farebbe piacere sapere cosa pensate di questo inizio, così da decidere come procedere e  se ho bisogno di fare ulteriori modifiche! :)
Grazie mille per l'attenzione e grazie per aver letto!


p.s: a breve aggiornerò la storia "Il suo nome è Paige". Se volete e avete tempo dateci un'occhiata, e lasciate anche lì un vostro parere, dal momento che sto attraversando un "blocco", sapere cosa ne pensate mi potrebbe davvero essere d'aiuto! 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1819266

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Bumping ***


Non so perchè ma ho accettato di seguire le due donne a fare una passeggiata sul lungo lago, considerato quanto mi annoio a casa quando mio fratello è rinchiuso con la fidanzata, probabilmente è quello il motivo per cui ho detto sì.
Chissà di cosa stanno parlando, penso distrattamente tirando fuori dalla tasca telefono e cuffiette. Faccio scorrere la playlist, devo ricordarmi di aggiungere un paio di canzoni, sono sempre le stesse.
Infine decido di far partire “Airplanes” – B.o.B & Hayley Williams.
Riprendo a camminare dietro a mia madre e Sabrina, e quando non c’è troppa gente intorno a me schiocco le dita a ritmo di musica, morendo di imbarazzo se per caso qualcuno mi nota.
Chiudo gli occhi sbadigliando.
Esattamente, quando la mia vita è diventata così monotona? Ci scommetto il mio dito mignolo che è tutto per colpa del cambio di scuola avvenuto l’anno prima. Ho perso i contatti con moltissimi dei miei ex compagni di classe e quindi eccomi qua, ad uscire con mia madre.
Riapro gli occhi in tempo per vedere una ragazzina venirmi addosso, l’impatto è talmente brusco che mi butta per terra e lei, di conseguenza mi cade addosso. Sbatto la testa contro il marciapiede, ma niente di serio.
Sento mia madre chiamarmi preoccupata, sbuffo e mi strofino gli occhi con la mano.
Beh di sicuro non è una cosa che succede tutti i giorni.
Non appena riapro gli occhi trovo lo sguardo preoccupato della ragazzina che mi è arrivata addosso.
“I..Io..Mi spiace!” balbetta lei, senza spostarsi.
Oh, ma sei pesante.
Avrei voluto dirle, ma mi sembrava troppo da cafoni. “Stavo seguendo la mia sorellina, è scappata via e..e..”, la vedo alzare lo sguardo per fissare in qualche punto, prima di diventare rossa in viso, scuote la testa “Riesci ad alzarti vero? Ti sei fatta male da qualche parte? Hai sbattuto la testa, no?”.
Mi sta facendo un quarto grado senza nemmeno darmi la possibilità di farmi rispondere, e se continua a starmi sopra come diamine faccio ad alzarmi, fra parentesi?
“Mi sei sopra..” biascico appena si spegne dal suo momento di parlantina. La ragazzina diventa ancora più rossa in viso e si alza di scatto, pestando il piede di mia madre che fa una smorfia di dolore.
“Mi scusi, mi scusi, mi scusi!” dice la piccoletta che se avesse potuto, probabilmente si sarebbe scavata la fossa da sola, in quello stesso istante.
Rido di gusto nel vedere quanto quella ragazza si stesse rendendo ridicola nel giro di pochissimi minuti, mi metto a sedere e mia madre immediatamente si sporge verso di me “Tutto ok?” mi chiede a bassa voce come se temesse mi fosse venuto mal di testa.
Vero, tra l’altro.
Annuisco e basta, rimanendo seduta per alcuni istanti, mentre osservo la folla che si era creata intorno a me, e alla “travolgitrice”. Mi alzo poco dopo e fisso la ragazza, che a sua volta sta fissando l’asfalto: non saprei dire che età abbia, è piuttosto.. “Bassa”. Non mi ero nemmeno accorta di aver parlato ad alta voce, la ragazza alza immediatamente lo sguardo facendo una smorfia offesa.
“Ehi senti. Non sono bassa, sono diversamente alta”.
Sorrido e mi accorgo del suo accento inglese, una turista, ovviamente.
Sabrina propone di andarci a sedere al bar sul lungo lago, così da non farmi affaticare troppo dopo quella caduta, e coincidenza volle che anche la ragazza che mi aveva placcata come in un gioco di rugby stesse andando da quella parte.
Mia madre e Sabrina come al solito sono più avanti, non faccio nemmeno caso a loro ormai, io vado alla mia velocità, mentre dietro a me di qualche passo c’è sempre lei.
“Tua sorella?” chiedo fermandomi, aspettando che mi raggiungesse, ma non appena le rivolgo la parola questa si blocca e guarda a terra in imbarazzo.
Mi avvicino a lei e la affianco, riprendendo a camminare e lei fa lo stesso “Non mi sono accorta di dove stesse andando.. Le sono corsa dietro senza pensarci, e stava solo raggiungendo i nostri genitori” risponde impacciatamente, torturandosi le dita della mano destra.
“Sono stata travolta da un piccolo uragano, per niente?”.
Sussurro tra me e me, portando una mano dietro alla mia testa, dove avevo battuto per terra “Ti fa male?”.
“Sopravviverò”.
 
Il piccolo tratto di strada rimanente viene fatto tutto in completo silenzio, fino a chè non arriviamo davanti al bar.
“Beh io credo andrò a prendermi una Coca Cola” sussurra la ragazza, ma prima che si potesse  allontanare la precedetti, arrivando al bancone.
Il barista mi sorride, aspettando l’ordinazione “Una Coca per la ragazza qua, e una birra piccola per me. Grazie”, mi giro e trovo la piccoletta a bocca spalancata a forma di “O”.
“Hai 18 anni?”
“17”, precisai ed evitai di dire compiuti da poco, sembra quasi da sbruffoni aggiungere “da poco”, non so perchè.
Cade di nuovo il silenzio, non so cosa dire. Non sono mai stata brava ad intrattenere conversazioni con sconosciuti, oltretutto l’essere più alta di lei mi metteva in soggezione.
“Hai un anno in più di me quindi”.
La guardo, stupita.
Seriamente?
Ha 16 anni ed è alta un metro ed uno sputo?
Scoppio a ridere, probabilmente lei intuisce il motivo di tale risata e mette il broncio.
“Screw you” sussurra girandosi dall’altra parte, rido, bevo un sorso della mia birra e mi abbasso verso di lei.
“Per tua sfortuna conosco l’inglese”, arrossisce di nuovo. In un certo senso è carina, quando è messa in difficoltà ed è terribilmente in imbarazzo, mi rialzo prendendo in mano il bicchiere della birra e bevendone un altro sorso.
“Sei straniera vero?”.
Lei si limita ad annuire mentre tutto d’un fiato beve mezzo bicchiere di Cola, “Si bhe, viviamo qui in Italia da un po’. Di origine comunque sono Inglese”.
“L’avevo immaginato. Solo in Inghilterra ci sono ragazze così basse!”
“Ti ripeto, che non sono poi tanto bassa..”
Nonostante finga di essere arrabbiata, la vedo sorridere. Occhio e croce, è 10 centimetri più bassa di me, ma evito di renderla partecipe delle mie osservazioni.
“Comunque io mi chiamo Faith”.
“Andrea”.
Faith sorride vittoriosa, alzo un sopracciglio cercando di capire.
“Andrea è un nome da ragazzo. Adesso ho anche io qualcosa su cui stuzzicarti”, le faccio assaporare quel millisecondo di soddisfazione mentre col telefono sono già su Google, a cercare la pagina dei possibili nomi italiani per ragazze, scorro la lunga lista dei nomi che cominciano in “A” finchè non lo trovo, e allungo il mio Sony Xperia alla ragazza.
“Ah.. e quindi è anche un nome da ragazza? Che delusione”.
Vittoria, penso contenta, finendo il bicchiere di birra.



--------------------------



Ancora una volta, buona sera! / Buon giorno! Dipende da quando leggerete questo capitolo!
Ringrazio le persone che hanno cominciato a seguire la mia storia, e ancora una volta vi sarei grata se poteste lasciare un piccolo parere, per darmi una dritta su svolgimenti futuri. :)

In ogni caso!
In questo capitolo vediamo la comparsa di Faith e della sua famiglia - per ora maggiormente incentrato su Faith comunque - , lo stile di scrittura è ancora in prima persona, e non so se portarla in terza persona nei capitoli futuri e renderla tipo "Il suo nome è Paige" come stile narrativo.
Già da questo piccolo capitolo notiamo che Faith è un terremoto, una ragazzina piuttosto eccentrica e solare. Il perfetto contrario di Andrea, è possibile che due opposti del genere possano andare d'accordo?
E poi un incidente del genere può anche portare due famiglie a mantenere i contatti fra loro?
Mah, chi lo sa, sono un po' scettica al riguardo lol.

Grazie per aver letto questo capitolo, e ci si riaggiorna presto! :)
Un bacione
Rain

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2060403