forever young

di frames
(/viewuser.php?uid=230314)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


 • disclaimer: le prime lettere della parola 'capitolo' saranno dei collegamenti ad alcune canzoni consigliate per l'ascolto durante la lettura di ogni capitolo. se vi va di ascoltare, premete semplicemente play!

 

 

Image and video hosting by TinyPic


Capitolo I

 

7.57 a.m.
I corridoi erano ancora deserti, le aule perfettamente in ordine, i cestini per le cartacce vuoti e capovolti.
Un altro anno scolastico stava per cominciare al St. David’s College, l’istituto privato più esclusivo di Chelsea, frequentato da tutti i figli della società elitaria londinese.
La rumorosa folla di alunni nelle loro divise bianche e blu si concentrava fuori nell’atrio della struttura in attesa di sentire il trillo della prima campanella.
Un gruppetto di ragazze con le loro borse griffate e i chewing gum che masticavano ossessivamente ascoltavano rapite i racconti dell’estate di alcune di loro: dettagli delle vacanze in Italia, di quel ragazzo spagnolo di cui si erano follemente innamorate o dello storico momento in cui avevano perso la verginità.
Quelli del primo anno invece sembravano tesi per il nuovo inizio, preoccupati per lo smistamento delle classi e dei professori che avrebbero incontrato.
Infine, c’erano i soliti ritardatari. 
Nello skate park poco lontano dalla scuola un ragazzo sfrecciava su e giù dalle rampe di varia altezza sulla sua tavola ormai distrutta, eseguì una serie di trick mentre i suoi due amici, seduti su una delle salite, osservavano con attenzione i suoi movimenti.
«È inutile Z. , il triple kickflip non ti riesce!» sentenziò Liam con una punta di ironia aspirando dalla sigaretta quasi finita che teneva tra le dita rivolto al suo amico, il quale rimessi i piedi per terra e sollevato il suo skateboard si dirigeva verso di loro.
«Almeno io so mantenermi in equilibrio sulla tavola!» rispose Zayn pungente girandosi il New Era grigio sulla testa, il capellino sportivo stonava decisamente con la divisa scolastica.
Liam scoppiò in una risata rumorosa poi alzò entrambe le mani in segno di resa.
«Liam, tu dovresti smetterla di fumare!» esordì Niall, un ragazzo biondo e minuto che fino a quel momento se ne era stato in silenzio «Lo sai che i fumatori hanno il 30% in più di possibilità di ammalarsi di cancro o di altre malattie cardiovascolari?» continuò minuzioso indicando con la testa la cicca che l’amico aveva appena spento.
Certe volte Zayn e Liam si meravigliavano per quante cose sapesse Niall e soprattutto per la precisione con la quale ricordava tutto, ma infondo sapevano che lui era fatto così.
Molti a vederli insieme li ritenevano un gruppo di amici male assortiti, Niall sembrava decisamente fuori luogo in compagnia di quei due.
 Zayn e Liam condividevano tanti interessi; giocavano entrambi nella squadra di calcio della scuola, andavano alle feste insieme e facevano squadra per attaccare bottone con le ragazze.
Niall, invece, era diverso: timido, riservato, con nessun tipo di esperienza con il sesso opposto. Eppure era sempre insieme a loro, era il terzo moschettiere, ma soprattutto un amico fidato di cui Liam e Zayn non avrebbero mai potuto fare a meno.
«Lo sai che non me ne frega un cazzo?» rispose irriverente Liam dando un buffetto affettuoso sul collo dell’amico che provava a farlo riflettere.
Se c’era qualcuno a cui proprio non piacevano le paternali quello era Liam, era cresciuto praticamente da solo dato che i suoi genitori, entrambi chirurghi di fama mondiale, viaggiavano continuamente in giro per il mondo e di conseguenza era abituato a fare tutto ciò che voleva, senza limiti.
«Ho qualcosa di più salutare...niente nicotina» suggerì Zayn con un sorriso infantile e tirò fuori dalla tasca interna della giacca blu una piccola bustina di plastica contenente qualche grammo di marijuana che Liam, illuminatosi, gli strappò prontamente da mano.
«Vi rendete conto che dovremmo essere in classe già da dieci minuti?»precisò Niall irrequieto alzandosi di scatto e mettendosi di fronte a loro.
«Rilassati Niall, quest’anno non ho proprio voglia di ascoltare il discorso di incoraggiamento del preside Evans. Dirà le solite quattro stronzate di rito, su quanto sia importante per noi affrontare quest’anno scolastico nel migliore dei modi per prepararci al mondo reale e bla bla bla..» disse Liam con un tono deciso.
«Diciamo che noi preferiamo un altro tipo di incoraggiamento per il nostro ultimo anno» concluse Zayn prima di aspirare il primo tiro dalla canna che aveva chiuso e acceso in pochi minuti, la passò poi allo stesso Niall che titubante la avvicinò alla bocca.
Niall Horan era un ragazzo intelligente, aveva la media più alta della scuola, conosceva perfettamente le nozioni di chimica e algebra ma era anche incredibilmente facile da influenzare.
Dalla villetta situata al numero civico 23 di Warwick Road, intanto, Holly e Louis Tomlinson erano appena usciti dopo l’ennesimo sollecito attraverso il clacson da parte del fidanzato di Holly, Harry Styles, che li aspettava facendo capolino dal finestrino della sua Range Rover Sport nera.
«Scusa cucciolo, mio fratello ci mette ore intere in bagno per prepararsi!» esordì Holly con un timido sorriso arrampicandosi su per il sedile di pelle leggermente alto per il suo metro e sessanta scarso.
«Avevo dimenticato che Styles è diventato il nostro accompagnatore.. » controbatté subito all’accusa Louis che però venne completamente ignorato dai due piccioncini che avevano cominciato a scambiarsi effusioni come se non ci fosse un domani.
Per tutto il tragitto da casa Tomlinson al St. David’s, Holly non staccò mai la mano dal ginocchio del riccio che approfittava di ogni semaforo rosso per baciare appassionatamente la fidanzata tirandola a sé e infilando le dita nella sua folta chioma di capelli rossi.
«Prendetevi una stanza!» suggerì Louis quando scattò il verde, ricevendo in cambio un occhiata gelida da parte di Holly.
 Non gli era mai piaciuto molto il fidanzato della sorella.
 Fondamentalmente Harry era il classico tipo di ragazzo che Louis odiava: atleta, arrogante e superficiale.
Era il capitano della squadra di lacrosse, amato da tutte le ochette starnazzanti del St. David’s tra le cui ambizioni c’era quella di portarsi a letto il maggior numero di atleti della scuola possibile.
Quello che Louis non riusciva a spiegarsi era perché tra tutte lui avesse scelto proprio sua sorella.
Non poteva negare che Holly fosse una bella ragazza, con quei capelli fluenti, i lineamenti dolci e quegli occhi di un verde scuro che aveva ereditato dal padre, mentre i suoi azzurro cielo erano identici a quelli di sua madre.
Il punto era che Holly era molto diversa rispetto al prototipo di ragazza che tutti si sarebbe aspettati di vedere al fianco di uno come Harry Styles: era ingenua, pura, semplice, poteva sembrare un po’ stupida a primo acchito.
Eppure la loro storia andava avanti da oltre otto mesi ormai, aveva superato persino l’estate movimentata di Harry in Costa Azzurra.
Louis non poteva fare a meno di pensare che se Styles aveva notato sua sorella era stato solo grazie all’amicizia di quest’ultima con Valerie Collins, la ragazza più conosciuta del St. David’s e migliore amica di Holly.
Appena entrarono nel parcheggio della scuola Holly cominciò a sbracciarsi proprio in direzione di Valerie che, anche lei in evidente ritardo, di corsa stava attraversando l’atrio, facendole segno di aspettarla.
Harry si fermò di fronte all’entrata per fare scendere Holly, che dopo aver salutato il fidanzato corse dalla sua migliore amica che non vedeva da tre settimane, ovvero da quando quest’ultima era partita per i Caraibi con la madre.
«Louis..» disse Harry rivolgendosi per la prima volta quel giorno al ragazzo che aveva aperto la portiera dell’auto per scendere «non dimenticarti della festa di domani sera a casa di Payne, ci sarai vero?» chiese il riccio con un sorriso allegro, riposizionandosi i Ray-Ban sul naso.
«Mi sono perso qualcosa? Tu e Liam Payne vi odiate, l’ultima volta vi siete presi a botte per uno stupido parcheggio» asserì Louis meravigliato sia per la considerazione che aveva ricevuto da Harry sia per il fatto che lo stesso Harry frequentasse quelle persone.
«Si è vero, ma le sue feste sono epiche! Allora ci vieni o no? Potrei presentarti un paio di ragazze..» domandò malizioso.
«Harry, sono gay, lo sanno tutti!» disse Louis urlando spazientito e sollevando gli occhi al cielo prima di sbattere la portiera della macchina e allontanarsi.
«Perché tuo fratello deve sempre precisare la sua sessualità?» chiese poco lontano Valerie con la solita punta di acidità nella voce dopo essersi scrollata Holly di dosso che la abbracciava morbosamente.
«Non prenderlo in giro, per piacere…sai quanto è stata dura per lui lo scorso anno!» la pregò indulgente Holly sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Non lo sto prendendo in giro, dico solo che potrebbe anche controllare i suoi modi da checca isterica» continuò Valerie scrollando le spalle e riprendendo a camminare verso l’ingresso, non era mai stata una ragazza molto sensibile  
Holly rimase in silenzio lasciando cadere il discorso proprio quando entrarono e vide il fratello salire le scale per dirigersi a lezione.
«Allora non mi racconti dei Caraibi? Com’è la foresta pluviale?» chiese Holly riprendendo il discorso con l’ entusiasmo di una bambina.
«No» rispose seccamente Valerie, la cui attenzione era stata catturata da altro.
Una ragazza leggermente più bassa di lei, con dei voluminosi capelli biondo scuro e un vistoso make-up nero sugli occhi se ne stava appoggiata al muro di mattoncini rossi adiacente alla porta della segreteria, tamburellava il piede a terra evidentemente annoiata dall’attesa.
«Chi è quella?» domandò Valerie facendo cenno ad Holly, che però sapendone quanto lei si limitò a scuotere la testa.
Valerie Collins si ricordava di tutti i 345 alunni del St.David’s, li aveva convinti uno ad uno a votarla come rappresentante d’istituto appena l’anno prima, eppure era sicura di non aver mai visto quel volto.
Le due amiche si avvicinarono alla segreteria dato che dovevano ancora ritirare i loro orari per il nuovo semestre, quando furono vicine abbastanza la bionda le notò arrivare e gli lanciò uno sguardo truce che Valerie non distolse neppure mentre si mise a sedere sul divanetto di pelle scura posto sulla parete opposta a quella dove c’era la ragazza.
«Ti serve qualcosa?» esordì la bionda perplessa, Valerie in tutta risposta scoppiò a ridere voltandosi verso Holly che la imitò.
«Bel cappello, novellina!» aggiunse divertita poco dopo riferita al berretto di cotone che la sconosciuta teneva sui lunghi capelli mossi.
«Bella gonna, la portano tutte così corta o è la divisa scolastica per le troie come te?» rispose a tono la ragazza con un finto sorriso sulle labbra staccandosi dal muro e avvicinandosi minacciosa a Valerie proprio nel momento in cui la porta alle sue spalle si aprì e apparve sulla soglia un uomo alto, con i capelli che cominciavano a sparire sulle tempie e la barba folta.
«La signorina Megan Wood?» chiamò ad alta voce ufficialmente dopo essersi schiarito la gola e aver letto il nominativo su un foglio che teneva tra le mani.
«Sono io» confermò la bionda incenerendo con lo sguardo per l’ultima volta Valerie prima di voltarsi e stringere la mano del preside Evans.
«Bene, benvenuta al St. David’s College! Noto che ha già fatto la conoscenza della nostra rappresentante d’istituto, la signorina Collins!» intuì il preside che perse il suo tono decisamente troppo entusiasta quando si accorse che quattro figure si stavano avvicinando dall’ingresso.
«Finalmente anche Styles, Payne, Horan e Malik ci hanno degnato della loro presenza, nonostante ben trenta minuti di ritardo!» annunciò adirato interrompendo qualsiasi tentativo dei quattro di fornire una scusa valida.
Il signor Evans distribuì sbrigativo ai sette ragazzi le copie dei loro nuovi orari scolastici e li spronò ad avviarsi verso le classi, non prima di aver ammonito Zayn e Liam di non cacciarsi nei guai come l’anno precedente.
«Un ultima cosa! Signorina Collins le affido il compito di occuparsi dell’accoglienza della nuova arrivata, sono sicuro che troverà un modo per farla integrare nella nostra scuola» concluse nuovamente sorridente prima di rientrare nel suo ufficio.
«Fantastico!» mormorò a bassa voce Valerie salendo l’enorme scalinata che portava al primo piano, dove c’erano la maggior parte delle classi.
Gli altri si stavano presentando alla nuova arrivata tempestandola di domande, quella ragazza sembrava stare simpatica a tutti tranne che a lei.
«Se vuoi integrarti, domani sera non mancare alla festa a casa di Liam!» tagliò corto Valerie prima di entrare nella classe di biologia con un luccichio negli occhi che solo Holly riusciva a interpretare: aveva in mente un piano.





Circa un anno fa, di questi tempi, pubblicavo la mia prima fan fiction su questo sito.
Fan fiction che poi ho abbandonato, per mancanza di tempo e ispirazione..anche se un giorno mi piacerebbe continuarla.
Intanto sono tornata con questa, completamente diversa da qualsiasi altra cosa io abbia mai scritto, ci ho messo mesi solo per elaborare la trama AHAHAHAHA
La trama tratta di un gruppo di ragazzi le cui vite si intrecciano durante un anno cruciale delle loro vite.
Seguiremo le loro storie, li vedremo affrontare tutti i problemi tipici della loro età, fare scelte che inevitabilmente li porteranno a crescere.
Si ritroveranno tutti di fronte ad un bivio, la fine dell'adolescenza e il momento in cui si diventa adulti..come lo affronteranno?
Questa storia è deliberatamente ispirata a Skins, chi ha seguito questo telefilm potrà riconoscere qualche episodio, qualche intreccio che io ho cercato di riadattare con i One Direction.
Non so ogni quanto posterò, non posso promettervi niente..spero comunque ci sarà qualcuno a cui piacerà questa storia, ci tengo tantissimo.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione,
un bacio!
ila

ps: per il banner i crediti vanno a @isswagshit su twitter, questo è il suo tumblr http://xmahonejuss.tumblr.com/
è stata davvero disponibilissima e bravissima, la ringrazio ancora!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II ***


Image and video hosting by TinyPic


Capitolo II

 
Mancava poco al tramonto, gli ultimi deboli raggi di sole che entravano dalla finestra di quell’appartamento al secondo piano si riflettevano sulla piccola sfera specchiata che pendeva dal soffitto e che ruotando stava creando dei vivaci giochi di luce, le ombre sembravano rincorrersi sulle pareti dando vita ad una danza ipnotica.
Disseminati in giro per la stanza c’erano ancora molti scatoloni imballati, l’ambiente era spazioso ma per il momento era stato ammobiliato soltanto da una grande scrivania bianca posta proprio sotto l’unica finestra, un armadio dello stesso colore in cui erano stati sistemati la maggior parte dei vestiti e infine un letto alla francese accostato alla parete più ampia.
Megan se ne stava distesa sottosopra sul piumone bianco con le esili gambe sollevate accanto al muro, con entrambe le mani teneva premute sulle orecchie le cuffie enormi da cui proveniva il ritmo martellante di una canzone, musica che Meg sembrava volesse racchiudere tutta nella propria testa, con il volume talmente alto da impedirle di sentire persino i suoi stessi pensieri.
Anche il secondo giorno di scuola era passato, per quanto fosse stato possibile quella mattina aveva cercato di evitare tutti, solo Liam era riuscito a passarle un bigliettino durante l’ora di trigonometria in cui le ricordava della festa di quella sera alla quale Megan però non aveva alcuna intenzione di andare.
C’erano almeno tre motivi per cui aveva giurato a sé stessa che non avrebbe messo piede in casa Payne quella sera: primo, conosceva bene i suoi limiti.
Non aveva mai avuto degli amici veri, di solito le risultava difficile socializzare ed aprirsi con le persone, si sentiva sempre diversa ed incompresa dovunque si trovasse quindi tendeva ad isolarsi, a restarsene in disparte.
Durante la pausa pranzo quel giorno si era nascosta in giardino per non essere trovata ma aveva casualmente incrociato lo sguardo di Zayn che come lei stava fumando una sigaretta.
Il moro, in piedi appoggiato al muro esterno della caffetteria, non si avvicinò né fece alcun cenno con la testa per salutarla, si limitò a fissarla per tutto il tempo con quei suoi occhi magnetici da cui era difficile distogliere l’attenzione.
Quello era decisamente il secondo motivo per cui non voleva uscire quella sera, non poteva negare che quel ragazzo l’avesse incuriosita sin dal primo momento in cui l’aveva visto ma in quel periodo particolare della sua vita non poteva permettersi di lasciarsi coinvolgere da qualcosa di simile.
L’ultima volta era finita davvero male.
Infine, non intendeva rivedere quella stronza di Valerie fuori dall’orario scolastico.
Assorta dai pensieri e dalla musica non si accorse che la porta della sua camera era stata spalancata e sua madre, Holly e la stessa Valerie entrarono.
«Tesoro, ci sono qui le tue amiche» annunciò ad alta voce Mrs. Wood richiamando l’attenzione della figlia che quando riaprì gli occhi e riconobbe le intruse si affrettò a posare le cuffie accanto al notebook al quale erano collegate e si girò sul letto.
«Che ci fate qui?» chiese Meg visibilmente confusa, aveva un espressione sul viso mista tra il terrore e lo stupore per niente accogliente.
«Siamo passate per chiederti se volessi accompagnarci a fare shopping per la festa di stasera, tua madre è stata così gentile da farci entrare!» rispose con voce melliflua Valerie avvicinandosi e stampando un bacio sulla guancia a Megan come se fossero due amiche di vecchia data, Holly la imitò a breve distanza.
«Non sapevo avessi intenzione di andare ad una festa Megan» disse sua madre rivolgendole uno sguardo severo e ricominciando a parlare senza lasciarle il tempo di controbattere «Ma se ci vengono anche le tue amiche allora puoi andarci. Perchè non mi hai parlato di queste due adorabili ragazze? Sono contenta che tu abbia subito stretto delle amicizie, stavo giusto raccontando loro quanto è stato difficile per te lasciare Bristol..» continuò mite Mrs. Wood mentre appoggiava delicatamente sulla scrivania un vassoio d’argento contenente una caraffa di succo di mela e tre bicchieri.
Udendo l’ultima frase Megan impallidì, immediatamente si alzò dal letto e quasi trascinandola fuori lei stessa pregò la madre di seguirla fuori dalla camera.
«Cosa gli hai raccontato? Non gli avrai mica detto tutto quello che è successo?»chiese Meg scossa chiudendosi la porta della sua camera alle spalle e raggiungendo la madre che se ne stava ferma con le braccia incrociate e appoggiata al passamani in legno delle scale.
«No, ma figurati! Ci siamo trasferiti qui per lasciarci alle spalle il passato, non manderei mai tutto all’aria»controbatté la donna che sembrava quasi offesa dalla domanda che sua figlia le aveva appena posto.
«Non andrò a quella festa comunque, non conosco nessuno» tagliò corto Meg facendo per ritornare nella sua camera quando sua madre le afferrò un braccio e la costrinse a voltarsi di nuovo.
«Prima di partire mi hai detto che volevi una vita nuova, vuoi davvero ricominciare Megan? Stasera vai a quella festa e cerca di inserirti, per una volta!» le ordinò la donna, quando assumeva quell’espressione accigliata le si evidenziavano le rughe leggere che si stavano formavano sulla fronte.
Dietro quell’immagine di affabile padrona di casa Caroline Wood nascondeva la sua mania per la perfezione. Era una donna tenace, dedita alla famiglia, la cui preoccupazione principale negli ultimi diciotto anni era stata quella di creare una prospettiva di vita ideale per la sua unica figlia, Megan.
Insieme a suo marito, direttore di alcune filiali di una nota banca inglese,  aveva provveduto alla sua educazione facendole frequentare le scuole più prestigiose e controllando la sua vita passo dopo passo.
Se fino a qualche anno prima, però, Megan aveva impersonificato la figlia modello da qualche tempo era cambiata, deludendo tutte le aspettative dei genitori.
Mrs. Wood era una donna rigida e decisa e sua figlia aveva ereditato la sua testardaggine proprio da lei.
La bionda si spostò esasperata i capelli dal viso e respirando profondamente rientrò nella sua camera, doveva pensare ad un modo per mandare via le sue ospiti indesiderate.
Valerie teneva il notebook nero sulle gambe e sembrava concentrata a leggere qualcosa, appena vide Megan spuntare abbassò lo schermo e posò il pc sul letto frettolosamente.
«Stavo controllando la nuova collezione di Forever21, allora siete pronte per lo shopping?» annunciò entusiasta con un sorriso solare che le addolciva i lineamenti e la faceva sembrare totalmente diversa dalla persona aggressiva e crudele che si era presentata il giorno prima.
«Si, devo assolutamente comprare un nuovo vestito, stasera voglio sorprendere Harry» affermò sognante Holly che stava curiosando per la camera di Meg come una bambina in un negozio di caramelle.
«Cerca di non fargli venire un infarto tesoro, non è abituato!» disse Valerie sarcastica mentre trafficava con la sua borsa nera.
«Ehm..ecco, veramente…» esordì Megan passando in rassegna nella sua testa tutte le possibili scuse che poteva inventare per liberarsi di loro ma si interruppe quando vide Valerie estrarre dalla borsa quella che sembrava essere una fiaschetta in acciaio scuro.
«Cos’è quella?» chiese titubante Megan guardando la mora che tranquillamente si era avvicinata al succo di mela e ci stava versando il contenuto della fiaschetta.
«Vodka!» rispose disinvolta Holly scrollando le spalle come se fosse abituata a quel genere di cose, poco prima di piazzarle un bicchiere pieno in mano.
«Allora ci stai o no?» chiese Valerie con un sorriso irriverente facendo scontrare rumorosamente i loro bicchieri.   
Megan fissò il liquido giallognolo dal quale proveniva un forte odore di alcool e si ricordò delle sue nottate a Bristol, dei locali piccoli e male illuminati, della musica alta, delle centinaia di persone che ballavano strette sulla pista, della sensazione di libertà che provava ogni volta che si ritrovava a scappare lì.
Guardò di nuovo il volto di Valerie che con il suo bicchiere a mezz’aria la fissava interrogativa e Holly che intanto aveva già bevuto il suo e stava per versarsene dell’altro.
Quanto potevano essere male quelle due infondo?
 Erano indubbiamente diverse da Megan, i loro outfit impeccabili non c’entravano niente con le felpe larghe e le scarpe da skater di Meg, come lei stessa aveva potuto capire in solo due giorni la popolarità di Valerie e Holly in tutta la scuola era incontrastata mentre lei era più il tipo di ragazza che nessuno notava a mensa. Loro erano abituate ad andare alle feste degli amici ogni fine settimana mentre lei preferiva starsene a casa a fumare un paio di pacchetti di sigarette in solitaria ascoltando musica scadente o quando usciva andava in posti dove nessuno la conosceva e si fingeva qualcun altro conscia del fatto che quelle come lei non erano adatte a quei posti. 
Eppure per quanto le loro vite perfette le sembrassero così lontane dalla sua difettosa e disfunzionale in quel momento quelle due ragazze le parvero come l’occasione che aveva chiesto per ricominciare.
Megan avvicinò il bicchiere alle labbra e lo bevve tutto in un sorso venendo accolta da un applauso divertito delle altre due, ci vollero pochi istanti prima che la gola le cominciasse a bruciare per il sapore forte della bevanda e l’euforia per il momento prendesse il posto di qualsiasi altro tipo di sentimento.
Dopo un quarto d’ora uscirono dalla metropolitana di Oxford Circus ritrovandosi travolte dalla folla che contraddistingueva l’incrocio, ormai brille si ritrovarono a correre mano nella mano un po’ per sorreggersi a vicenda e un po’ per non perdersi nel flusso dei passanti che si scansavano, alcuni infastiditi altri divertiti dalla scena.
Le tre ridevano a perdifiato non ricordando neppure il motivo per cui avevano cominciato, Megan si sentiva leggera e stranamente felice, nessuno dei pensieri che fino a poco prima le affollava la mente sembrava sfiorarla.
All’angolo della strada due ragazzi di colore che suonavano a ritmo sfrenato dei tamburi africani avevano attirato l’attenzione di un gruppetto di persone, alcuni turisti scattavano foto,altri si limitavano a sorridere e mantenere il ritmo con il piede.
Holly trascinando le sue amiche si insinuò tra la folla fino ad arrivare nello spazio libero davanti ai suonatori al centro del cerchio di curiosi e cominciò a ballare seguita dalle altre due, saltellavano scatenate ed elettrizzate senza neppure rendersi conto che tutti gli occhi fossero su di loro.
Solo più tardi entrarono da Forever21, un enorme negozio su due piani pieno zeppo di vestiti e accessori di ogni tipo, Megan si guardò intorno stupita: non aveva mai fatto shopping.
Valerie e Holly si fiondarono a cercare vestiti per quella sera sparendo dalla visuale di Meg che si limitò a sfiorare i tessuti di alcuni maglioni che erano piegati in delle pile perfette.
Quando ricomparvero Holly era quasi del tutto coperta da un catasta di vestiti che aveva tra le braccia mentre Valerie aveva preso solo una collana e degli anelli.
«Stupenda quella collana!» pronunciò Holly una volta arrivate nei camerini e aver riversato tutti i vestiti su un tavolino basso che c’era proprio accanto allo specchio frontale.
«Lo so» ripose secca Valerie riferita alla collana voluminosa con uno stormo di rondini in bronzo che aveva in mano, si guardò intorno assicurandosi che non ci fosse nessuno e dopo aver controllato che le telecamere di sicurezza fossero puntate altrove infilò la collana nella borsetta di pelle nera che portava a tracolla.
«Cosa hai intenzione di fare?» le chiese Megan sbalordita, Valerie aveva rimosso il cartoncino sul quale c’era il dispositivo elettronico di sicurezza velocemente, sembrava che sapesse già come romperlo.
«Non capisco a cosa ti riferisci! Comincia a provare questo piuttosto, tesoro!»  disse Valerie lanciando tra le braccia di Megan un vestitino color porpora  che quest’ultima si rigirò varie volte tra le mani prima di capire quale fosse il verso giusto.
«Io non voglio comprare niente» chiarì Megan provando a restituire il vestito a Valerie che però si limitò a guardarla di traverso per qualche istante.
«E cosa hai intenzione di mettere stasera? Dei jeans?» domandò retorica prima di voltarsi e scuotere la testa alla vista di Holly che uscì dal camerino indossando un orrendo vestito di seta con una fantasia tribale rosa e gialla.
«Ma questo non è il mio genere!» ribatté Megan rigirandosi il vestito tra le mani, la stoffa era morbida e il colore era vivace, eppure era uno di quei vestiti che non avrebbe mai neppure considerato di indossare.
«Ma è il genere che piace ai ragazzi, più è corto meglio è! Dio santo, devo insegnartele io queste cose Megan?» disse Valerie spronandola a sfilarsi il parka verde militare e spingendola nel camerino accanto a Holly.
«Non mi interessa dei ragazzi» confessò la bionda da dietro la tenda del camerino mentre si faceva passare la t-shirt grigia dalla testa, aveva capito che sarebbe stato più facile accontentare Valerie che continuare a contraddirla.
«Sei lesbica?» chiese spontanea Holly dalla cabina accanto, scatenando le risate di Valerie divertita dalla disinvoltura con cui la sua migliore amica aveva posto la domanda.
«No…no, per niente» si affrettò a chiarire Megan con il fiatone dovendo saltellare per riuscire a togliersi i jeans rimanendo in piedi.
«Allora che ne pensi dei ragazzi della nostra scuola? Che ne dici di Liam o Zayn?» aggiunse Valerie civettuola, mentre aspettava la risposta della diretta interessata aveva infilato circospetta i tre anelli che aveva preso poco prima dallo stand nella tasca della giacca di Megan, la sua attenzione però venne catturata dal cellulare che giaceva sul fondo.
«E di Niall?!» esordì Holly illuminandosi mentre usciva dal camerino indossando un vestito blu elettrico che era decisamente troppo aderente per le sue forme generose.
 «Niall? Quando mai quello psicopatico è mai piaciuto a qualcuna? L’unica donna che potrebbe frequentare è la professoressa Rickman!» disse Valerie incenerendo con lo sguardo l’amica sia per l’alta considerazione che aveva di Horan sia per l’outfit che indossava.
«Niall non è uno psicopatico..è solo particolare» precisò Holly mentre veniva rimandata nel camerino per l’ennesima volta da Valerie.
«Santo cielo Megan, che tipo di ragazzo ti piace? Com’era l’ultimo con cui sei stata?» chiese esasperata Val cercando di strappare qualche confidenza a quella ragazza che sembrava così chiusa.
Proprio in quel momento Meg spalancò la tenda del camerino presentandosi con il tubino color porpora che la fasciava in modo delizioso, sentendo lo sguardo di Valerie che la valutava si spostò i capelli biondi avanti facendoli cadere sul petto e alzò gli occhi verdi solo quando la mora pronunciò il suo giudizio.
«Splendida, quelle gambe sembrano proprio gridare “scopami”» affermò con enfasi tornando a sedersi sul carrello per i vestiti che evidentemente qualcun altro aveva scartato.
Megan scoppiò a ridere, quel complimento era tanto stravagante quanto la persona dalla quale proveniva.
Rientrata nel camerino si guardò allo specchio per qualche istante: quel colore indubbiamente le donava molto, si sentiva sexy e sicura di sé in quell'abito e ciò non le capitava spesso.
Se quella sera si sarebbe presentata alla festa non poteva farlo nelle vesti dell'anonima ragazza che era sempre stata, non sarebbe rimasta ai limiti della pista ad osservare gli altri divertirsi.
Per una volta poteva buttarsi al centro della mischia, ballare fino a sentire male ai piedi e non nascondersi più.
Intanto fuori dopo aver approvato anche il semplice vestito verde acqua di Holly, Valerie era ben determinata a procurarsi le informazioni che cercava,ripescò il cellulare della mora dalla sua giacca e cominciò a curiosarci.
Le bastarono pochi minuti, quando Megan e Holly uscirono porse loro giacche e borse e si avviarono insieme alle casse per pagare alcune delle cose che avevano preso.
Con le buste piene e impazienti più di indossare i vestiti nuovi che per la festa di quella sera le ragazze erano pronte per tornare a casa, qualche instante prima di attraversare le porte del negozio che davano sulla strada Valerie si fermò di scatto e in un sussurro appena percepibile disse «Al mio tre…scappate!»
Megan si rese conto di cosa stesse succedendo solo quando l’allarme del negozio cominciò a suonare all’impazzata, alcune guardie vestite di nero si avvicinarono e lei fu trascinata via dalle sue amiche che avevano ripreso a correre e ridere come matte.
 
Image and video hosting by TinyPic



ed eccoci con il secondo capitolo!
qui vediamo solo Megan, Valerie e Holly che cominciano a conoscersi, non c'è tantissima azione, lo scopo di questi capitoli iniziali è proprio quello di farvi capire più possibile i caratteri e i modi di fare di ogni personaggio!
Valerie avrà lasciato da parte la diffidenza con cui aveva accolto Megan il giorno prima? Qual'è il segreto che Megan nasconde?
Lo scopriremo nelle prossime puntate AHAHAHAHAHA
alla fine di ogni capitolo mi piace lasciare una gif che può riferirsi ad un momento del capitolo, questa volta vediamo una Freya Mavor (che da il volto a Megan) pensierosa, ovvero l'inizio del capitolo.
spero vi piaccia il capitolo, fatemi sapere come sempre con una recensione.
intanto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito, messo tra le preferite/ricordate/seguite la mia fan fiction...significa davvero tantissimo per me!
alla prossima,
baci xx
ila


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III ***


Image and video hosting by TinyPic


Capitolo III

 
Sei freccette blu erano ordinatamente disposte in fila nella scatola di legno grezzo poggiata sul tavolino basso, Zayn le fissò per qualche istante prima di prenderne tre.
Bevve un ultimo sorso dalla sua Carlsberg ghiacciata per poi posizionarsi di fronte al bersaglio, che era stato appeso al posto di uno dei costosissimi quadri di arte contemporanea che la madre di Liam adorava tanto.
Harry Styles, che aveva appena concluso il suo turno, lo fissava con la fronte corrucciata seduto sul bracciolo di una poltrona bordeux disposta all’ingresso del lussuoso appartamento a Chelsea. 
Era strano vederlo in quell'ambiente, sembrava fuori posto con la sua camicia azzurra Ralph Laurent abbottonata fino all'ultimo bottone e lo sguardo vacuo e annoiato di uno che non riesce ancora a spiegarsi il perché si trovasse in quel posto.
Alle loro spalle, nell'immenso salone di casa Payne, ormai coperto da una coltre di fumo, si stava svolgendo il party.
Di solito quelli come Styles li trovavi in fila davanti ai locali ‘posh’ di Londra, insieme ai suoi compagni di squadra, ragazzoni pieni di steroidi con muscoli enormi e un cervello minuscolo.
«Allora Malik, vediamo se almeno queste le tiri meglio dei rigori!» lo stuzzicò il riccio alzando la voce per sovrastare il rumore della musica e poggiò sul tavolo l’ennesima birra che si era scolato.
Zayn scoccò la prima freccetta che andò ad incastrarsi in un punto tra il secondo e il terzo anello, finse di non ascoltarlo poiché sapeva esattamente dove voleva arrivare Styles.
Lo provocava, lo prendeva in giro sui suoi punti deboli e non aspettava altro che una reazione, un briciolo di reattività per prenderlo a pugni.
Non c’era da domandarsi il motivo per cui non fossero mai stati amici,tutti sapevano che erano semplicemente troppo diversi, appartenevano a due gruppi opposti.
«Tocca a me?» chiese Liam disinvolto arrivando giusto in tempo dalla cucina per il suo ultimo turno. Un nuovo gruppetto di ragazzi ancora stranamente sobri per la media erano appena entrati dalla porta e cominciarono a confondersi tra gli altri.
«Quanta cazzo di gente hai invitato?» chiese Niall sovrappensiero mentre osservava Zayn tirare via le freccette dal bersaglio e contare i punti ottenuti.
«Circa venti persone…» ammise il ragazzo prima di dare un occhiata alla pista e stringersi nelle spalle divertito alla vista del triplo della cifra.
L’enorme salotto, illuminato soltanto dalle luci intermittenti provenienti dalla lampada stroboscopica, era colmo di gente.
I studenti più grandi del St. David’s College erano sparsi per tutta la stanza, tre avvenenti ragazze ballavano in piedi sul divano di pelle bianca che era stato spostato sotto la parete per creare spazio, alcuni ragazzi stavano gareggiando a chi riuscisse a finire per primo la propria birra senza mai prendere fiato, una ragazza con dei vistosi capelli verde acqua stava fumando una canna in solitaria seduta a gambe incrociate in un angolo della stanza.
Circa una trentina di persone si stavano scatenando al centro della sala dimenandosi al ritmo frenetico dell’ennesima hit house che un ragazzo biondo con il cappellino girato sulla testa stava mixando dalla sua console amatoriale.
Ragazze e ragazzi si muovevano fluidi e avvinghiati, scuotevano la testa e alzavano le braccia al cielo di tanto in tanto.
Zayn lasciò Liam e Harry alla loro partita a freccette da cui sembrava dipendere il predominio sulla scuola, a volte proprio non riusciva a capire quelle situazioni.
Si appoggiò ad una parete libera e perlustrò la stanza attentamente, scrutando ogni volto, ma ci mise pochissimo a trovarla, nonostante la scarsa illuminazione.
Megan nel suo abito aderente si stava scatenando al centro della pista, muoveva la testa facendo ondeggiare i capelli biondi e aveva un bicchiere mezzo vuoto in mano che alzò più possibile nel tentativo di non rovesciarne il contenuto.
Il moro non poté trattenersi dal pensare che fosse bella vestita così, con quella risata spontanea sulla bocca e gli occhi che brillavano per l’entusiasmo e l’alcool. Ballava da sola, ballava per sé stessa.
L’aveva notata dal momento in cui aveva messo piede in quella casa qualche ora prima, ancora un po’ timida e titubante per poi vederla rilassarsi e scatenarsi come non si aspettava mai avrebbe fatto.
Meg evidentemente si accorse di essere osservata poiché alzò gli occhi proprio nella sua direzione puntandolo con lo sguardo. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, quella volta.
Zayn non si mosse di un millimetro, si limitò a mantenere il contatto, la fissava con gli occhi famelici del predatore che ha individuato la sua preda.
Era consapevole del suo ascendente sulle ragazze, il fascino del bad-boy, quel pizzico di mistero che si portava dietro gli permettevano di portarsi a letto qualsiasi fanciulla gli interessasse.
La differenza quella volta però era che la preda non sembrava avere gli occhi docili e impauriti dell’agnello, sembrava essere una leonessa a sua volta. Quel dettaglio lo incuriosiva tremendamente.
Nella penombra della stanza vide comparirle un mezzo sorriso compiaciuto sulle labbra, labbra sottili e invitanti. 
Era lei ad averlo in pugno, come un burattino imbambolato di fronte all'oggetto del suo desiderio.
Megan chiuse gli occhi per un attimo e si lasciò andare con la testa all'indietro, frammenti di luce le illuminavano la pelle diafana e lentigginosa.
Quando li riaprì si ritrovò Zayn di fronte, la osservava con lo stesso sguardo con cui l’aveva guardata dal primo momento: curioso, indagatore, interessato, magnetico.
Sorrisero entrambi, la caccia era finita. Erano entrambi in trappola, entrambi prede dell’altro, non c’erano né vincitori né vinti in quel gioco di sguardi.
Il beat della canzone diventava sempre più incalzante, i loro volti erano distanti pochi centimetri e l’elettricità di quel momento faceva vibrare l’aria che li circondava.
Era come se fossero capitati per caso in un campo magnetico, inesorabilmente erano attratti l'uno dall'altra senza nessun motivo particolare, solo in base alle leggi della fisica.
Megan sentì la mano del moro poggiarsi sul suo fianco, percepì il suo respiro così vicino da solleticarle le guance e non riuscì a formulare nessun pensiero razionale nella propria testa.
Nessuno dei due ebbe il tempo di fare la propria mossa, Valerie comparse dal nulla e trascinò Meg per un braccio tra la folla.
Ancora un po’ stordita e abbagliata dalle luci forti che erano accese nell’altra stanza, Megan ci mise qualche attimo a focalizzare il fatto di trovarsi in una cucina.
Era ampia, perfettamente pulita e arredata con mobili dal design ultra moderno che caratterizzavano tutta la casa.
Intorno al bancone in legno scuro posto di fronte all'angolo cottura c’erano tutti gli altri; Liam stava versando del ghiaccio tritato dal mixer ad un bicchiere per prepararsi un cocktail, Louis si avvicinò all'isola della cucina seguito da una bionda ossigenata che sembrava stargli alle calcagna, in quel momento anche Zayn entrò dalla porta lanciando una lunga occhiata espressiva a Megan.
«Dove vi eravate cacciati? Vi stavamo cercando!» annunciò Holly troppo entusiasta, lei e Niall se ne stavano seduti su degli sgabelli alti accanto al bancone mentre Harry appoggiato ad una parete vicina osservava disinteressato la situazione.
«Siete pronti per giocare a ‘Never Have I Ever’?» chiese Liam senza lasciare a Megan e Zayn il tempo di pronunciare una sillaba.
«Io non gioco» asserì svogliato Louis. Quella sera sembrava una persona diversa, triste e spento.
«Perché hai paura che possa scapparti qualche verità scomoda?» lo accusò Valerie che stava prendendo dalla dispensa dei bicchierini da shots e porgendone uno ad ognuno dei presenti. Louis la guardò in cagnesco.
«Ti va di andare a ballare?» propose la biondina tirando Louis per un braccio. Nonostante la sua presenza e il fatto che l’avesse seguito come un ombra tutta la serata lo avesse irritato moltissimo, si rese conto che in quella situazione lo aveva appena salvato.
«Non capisco perché hai presentato quella ragazza a mio fratello..» esordì Holly rivolta al fidanzato una volta che Louis aveva lasciato la stanza.
«Che palle, Holl! Pensavo di fargli un piacere, non so..magari può aiutarlo con quel suo piccolo problemino» sbottò Harry stizzito. Kelsey gli era sempre sembrata una bella ragazza, un po’ petulante, ma in fondo simpatica. 
«Adesso basta! Cominciamo a giocare, conoscete tutti le regole del gioco?» chiese Valerie, al collo portava la collana con lo stormo di rondini che aveva rubato quel pomeriggio al centro commerciale.
«Io no» protestò Megan avvicinandosi agli altri, si ricordò del suo buon proposito: integrarsi. 
«Allora, ognuno di noi avrà uno shot…» continuò la mora evidentemente brilla, riempì il bicchierino di fronte a Megan di liquido bianco per poi berlo lei stessa e scoppiare a ridere. 
«A turno ognuno fa una confessione che comincia con ‘Non ho mai..’, chi invece lo ha fatto deve bere» proseguì Liam nella spiegazione prendendo la bottiglia da Valerie e riempiendo i bicchieri di tutti: Holly, Harry, Niall, Valerie, Liam, Megan e Zayn.
«Non ho mai bevuto così tanto da farmi la pipì addosso» cominciò Valerie quasi urlando, nessuno degli altri sollevò il suo shot ma si limitarono tutti a guardarla perplessi mentre beveva il suo.
«Se nessuno beve, chi ha detto la frase deve farlo» aggiunse Holly per spiegare quello che stava accadendo, Megan sorrise spontanea.
«E se a bere è uno solo deve spiegare dettagliatamente il motivo per cui beve» concluse la spiegazione Zayn. Megan annuì convinta, aveva capito lo scopo del gioco: bere più possibile.
«Non ho mai fatto sesso con un delfino» affermò Liam serio inaugurando il giro e scatenando le risate di tutti i presenti, Harry Styles compreso.
«Qualcosa di serio, Liam!» lo pregò Holly piegata in due dalle risate. 
«Non ho mai detto una bugia ai miei genitori» tentò Megan, tutti sollevarono i loro shots e li scolarono in un solo sorso.
«Non ho mai vomitato addosso a qualcuno» disse Holly, i bicchieri che erano stati appena riempiti furono svuotati di nuovo. 
«Non ho mai girato un filmino amatoriale» dichiarò Harry su di giri beccandosi un occhiataccia da parte di Holly.
Liam e Zayn si guardarono e scoppiarono a ridere rumorosi prima di bere. 
«Scommetto che eravate voi due i protagonisti, giusto?» chiese Harry ridendo a crepapelle insieme a tutti gli altri. 
Molti bicchieri e molte dichiarazioni imbarazzanti dopo erano quasi tutti completamente ubriachi.
«Aspettate ne ho una io! Non ho mai fatto sesso con un professore» disse Valerie in un lampo di lucidità, sogghignando e voltandosi improvvisamente verso Megan che rimase impietrita a quelle parole.
Holly scoppio a ridere, solo quando si rese conto che nessuno la seguiva, ma tutti fissavano Meg, a sua volta ammutolì.
Fu come se qualcuno le avesse buttato un secchio d’acqua ghiacciata in pieno viso, Megan si risvegliò da quello stato di assopimento e in un attimo capì tutto: l’invito alla festa, loro che si presentavano a  casa sua e si comportavano da amiche, il gioco.
Era stato tutto frutto di un contorto piano di Valerie per renderla vulnerabile, la stessa Valerie che in qualche modo era arrivata alla verità che lei aveva cercato di nascondere in ogni modo, la verità dalla quale era scappata.
Era stata una stupida a fidarsi, a credere di poter aver un occasione per riscattarsi.
Megan sorrise beffarda, prese il suo shot e lo avvicinò alle labbra per bere sotto gli sguardi sconvolti e incuriositi di tutti, ma poco prima di farlo e quindi ammettere ciò di cui Valerie l’aveva appena accusata, allontanò il bicchiere e lo rovesciò direttamente sul volto della mora.
«Sei una troia!» urlò con le lacrime che avevano cominciato a solcarle il viso prima di scappare via correndo. Zayn la seguì immediatamente, senza pensarci due volte.
«Che cazzo fai Valerie?» sbottò Holly mentre gli altri ancora sbigottiti erano rimasti nel silenzio più assoluto osservando la scena.
«Qual è il tuo problema Carotina? Mi ha dato della troia quando è lei quella che va a darla in giro a uomini più grandi di lei! Non ti sembra ridicolo?» disse tamponandosi con un fazzoletto il viso bagnato dall’alcool.
«Non ti rendi conto che la gente potrebbe avere dei sentimenti?» le chiese Holly con la voce rotta, si era alzata e stava urlando a pochi centimetri dal volto dell'amica.
«Lei si è messa contro la persona sbagliata, forse nessuno l’ha informata ma sono io la stronza da queste parti!» affermò Valerie imperturbabile puntellandosi su entrambe le mani per sollevarsi a sedere sul bancone.
Holly si avvicinò di un altro passo all'amica che la fissava interrogativa dall'alto, sentiva la mani formicolare per il bisogno di darle un ceffone e provare a scuoterla da quello stato di cattiveria pura. 
Poi si rese conto che forse non era una condizione momentanea, realizzò che Valerie si era sempre comportata così con tutti, aveva preso in giro Megan per il suo passato, Louis per essere gay, Niall accusandolo di essere uno psicopatico.
Aveva preso in giro la stessa Holly, ogni volta che poteva, sminuendola, ridicolizzandola davanti a tutti ogni volta che ne aveva avuto l'occasione.
Come se trattare gli altri da inferiori l’avesse resa migliore.
«Andiamocene ragazzi!» disse Holly con un filo di voce rivolta al suo fidanzato e al suo migliore amico che la seguirono fuori da quell'appartamento.
Anche Liam si alzò dal suo posto e si dileguò nell'altra stanza dove il resto degli invitati senza accorgersi del piccolo dramma che si era appena svolto in cucina ancora ballava senza pensieri. 
«Non ho bisogno di nessuno di voi!» affermò Valerie cinica prendendo la bottiglia di tequila ancora aperta che giaceva sul bancone e portandosela alle labbra.
 
Image and video hosting by TinyPic




Sinceramente? Questo capitolo non mi piace.
Perché inizialmente doveva essere diverso, perché ho dovuto tagliarlo, perché c’è qualcosa che non mi convince.
Però mi sono resa conto che è passato più di un mese dall’ultima volta che ho aggiornato e non mi sembrava giusto farvi aspettare così tanto, soprattutto visto che siete state davvero in tante a recensire e mi avete reso felicissima! Grazie mille ancora!
Non sono riuscita ad aggiornare prima perché tra l’inizio del quinto anno di liceo, il corso per la patente, la mia partner tedesca dello scambio culturale che è stata qui e altre cose varie ho avuto pochissimo tempo da dedicare alla scrittura.
Spero che nonostante sia passato molto tempo siate ancora disposte a leggere la mia fan fiction e spero di non deludere le vostre aspettative.
Eccovi un altro frammento della vita di questi ragazzi, da qui inizia la story-line vera e propria, da qui probabilmente capirete molto di più ogni personaggio.
Mi sto impegnando per essere più originale possibile, non voglio annoiarvi o cadere nel banale di qualcosa di già letto.
Ah! Conoscete qualcuno che fa banner per fan fiction su richiesta? Perché il mio fa davvero schifo, e mi piacerebbe averne uno carino ma non so proprio a chi chiedere.
In caso, fatemi sapere nelle recensioni!
Non so che altro dire, per qualsiasi altra cosa risponderò alle vostre recensioni (:
RIFERIMENTI:
-«Sono io la stronza da queste parti» è una citazione di Blair Waldorf, Gossip Girl, 3 stagione.
- ‘Never Have I Ever..’ è un gioco conosciutissimo, credo sia stato fatto in quasi ogni serie tv! io in particolare l’ho visto per la prima volta in One Tree Hill.
- nello scorso capitolo vi ho presentato Megan come Freya Mavor, questa volta scopriamo che Valerie è 'interpretata' da Cher Lloyd
- il riferimento al magnetismo e alle leggi della fisica sono un omaggio alla mia professoressa di matematica e fisica, il mio idolo AHAHHAAHHAAHHA no dai scherzo.

A presto, xx!
ila.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV ***


Image and video hosting by TinyPic


Capitolo IV

 
Le nuvole scorrevano veloci davanti la luna pallida e piena quella notte, Brompton Road era poco illuminata e, ad eccezione fatta per un paio di taxi neri che sfrecciavano diretti chissà dove, non si sentiva alcun rumore in strada a quell’ora.
Le luci degli appartamenti erano tutte spente, le saracinesche dei negozi abbassate e le auto tutte perfettamente parcheggiate di fronte alle villette.
«Megan, fermati per favore!» urlò Zayn cercando di richiamare l’attenzione della ragazza che stava scappando davanti a lui sul marciapiedi lastricato che costeggiava le abitazioni.
Era da circa un isolato che le stava dietro, lei continuava a correre stringendosi nel suo giubbotto di pelle nero nonostante sapesse che lui la stesse seguendo.
«Perché dovrei? Cosa vuoi da me?» chiese la bionda esasperata senza girarsi ma rallentando il passo per la stanchezza fino a fermarsi definitivamente qualche istante dopo nei pressi di una cancellata di ferro nera.
«Voglio solo sapere se stai bene..» affermò Zayn cauto rimanendo a qualche metro di distanza. Non sapeva spiegarsi il motivo preciso per il quale si era sentito in dovere di seguire quella ragazza che infondo conosceva a malapena.
«Sto bene ok? Non preoccuparti per me, non mi lascio abbattere dalle accuse di quella puttanella viziata» proclamò Meg ma la voce debole e rotta dalle lacrime la tradì. Era appena stata umiliata di fronte a tutti.
Valerie si era subdolamente insinuata in quello spiraglio sulla sua vita che lei le aveva concesso, con l’unico scopo di distruggerla, senza tenere conto neppure per un attimo di quelle che sarebbero potute essere le conseguenze.
Ancora una volta Megan si sentì una stupida per essersi fidata, per aver permesso a qualcuno di farle del male, per essersi esposta.
«Torna dai tuoi amici» gli intimò Meg, non le piaceva l’idea di mostrarsi così vulnerabile di fronte a quel ragazzo che per qualche strana ragione non si decideva a lasciar perdere.
«Per quanto potrà sembrarti assurdo, quelli non sono realmente miei amici» confessò Zayn appoggiandosi all’inferriata alle sue spalle, sentiva ancora la testa pesante per l’alcool nonostante l’aria fresca lo avesse risvegliato da quello stato di torpore in cui era rimasto fino a poco tempo prima.
«Ah no? Bhè di sicuro non sono i miei» continuò Megan con tono piatto, estrasse dalla tasca del giubbotto il suo cellulare e notò che segnava le 4.21.
«Niall è mio amico e Liam, per quanto possa sembrarti un coglione di dimensioni colossali infondo è un bravo ragazzo» esordì Zayn assorto, non ricevendo alcuna risposta o cenno continuò «Io, i ragazzi e Holly siamo cresciuti insieme praticamente, poi lei è diventata amica di Valerie e si è dimenticata di noi. Suo fratello Louis ci odia tutti, e adesso forse comincio a capire il perché..»  concluse leggermente amareggiato da quelle sue considerazioni. Zayn non era un tipo di molte parole, non condivideva spesso le sue opinioni personali con qualcun altro.
«Ascolta, le tue divagazioni non mi interessano. Non voglio più sentire parlare di quelle persone» tagliò corto Meg tirando su con il naso e cercando di ricomporsi.
«Quello che voglio dirti è: non partire con dei pregiudizi. Siamo tutti diversi, un po’ disfunzionali e non c’entriamo niente l’uno con l’altra. Valerie è una stronza, Holly è ingenua e Liam è uno scapestrato. Eppure qualche volta ci troviamo bene insieme, qualche volta riusciamo a connettere. Persino Harry Styles può risultare simpatico se si è ubriachi abbastanza» sentenziò infine avvicinandosi a lei di qualche passo, le afferrò un polso per farla voltare e, nonostante avesse provato a fare resistenza, Megan dovette arrendersi e si ritrovò tra le braccia del ragazzo.
«Vattene» sibilò lei divincolandosi bruscamente, Zayn era più forte di lei ma la lasciò andare immediatamente.
«Non nasconderti..» disse il ragazzo dolcemente spostandole una ciocca di capelli dorati dal volto. Soltanto a quel tocco delicato Meg alzò lo sguardo:
aveva gli occhi rossi e lucidi, il trucco nero colato di una che si è rovinosamente asciugata via le lacrime in fretta, le labbra screpolate per averle mordicchiate in continuazione.
«Tu non mi conosci» dichiarò Megan con voce atona, sentì il freddo del vento che stava cominciando a soffiare penetrarle nelle ossa.
«Non mi interessano le stronzate su di te che dice Valerie» chiarì lui guardandola dritto negli occhi dall’alto dei dieci centimetri in cui la sovrastava.
«Bhè, dovrebbero visto che non sono stronzate» controbatté subito Megan. Zayn rimase per un paio di minuti in silenzio, probabilmente il tempo che serviva al suo cervello per processare la verità che Megan gli stava offrendo senza troppi problemi.
«Chi sono io per giudicarti, infondo?» domandò retorico Zayn prima che lei potesse aggiungere altro e riuscì a strappare un mezzo sorriso a Megan.
Lui non volle sapere, lei non raccontò. Era un patto silenzioso che stava più che bene ad entrambi.
«Io devo andare…» affermò Megan rendendosi però conto un attimo dopo averlo detto che non aveva realmente un posto dove andare.
Sua madre sapeva che sarebbe rimasta a dormire da Holly e tornare a casa in piena notte avrebbe comportato una serie di domande alle quali la bionda non aveva proprio voglia di rispondere.
«Allora…ci vediamo» concluse Zayn deluso salutandola con un cenno della testa e avviandosi poco convinto nella direzione opposta a casa di Liam.
«Ci vediamo..» sussurrò Megan a fior di labbra quando il ragazzo era ormai lontano qualche metro.
Seguì con lo sguardo le sue spalle larghe che si sollevavano e abbassavano ad ogni passo che lo allontanava da lei.
Megan si mise a sedere su un muretto e si maledì mentalmente: era rimasta sola, in piena notte e indossava un vestito talmente corto che poteva benissimo farla confondere con una prostituta.
«Zayn!» lo richiamò a gran voce improvvisamente facendo voltare il ragazzo sorpreso e allo stesso tempo divertito «Hai una sigaretta?» chiese mentre lui se ne stava impalato nel bel mezzo della strada ad aspettare.
«Solo se vieni con me in un posto» tentò  Zayn con un mezzo sorriso sulle labbra, la bionda senza fare troppe domande lo raggiunse ed entrambi ripreso a camminare uno accanto all’altra.
Arrivarono nei pressi della stazione di Gloucester Road ed entrarono in un locale contraddistinto da un’ insegna luminosa blu e rossa posizionata sull’entrata, alcune delle lettere si illuminavano ad intermittenza storpiando così la scritta ‘fish and chips’.
Zayn spinse con una mano la porta, il rumore di un campanello e lo sgradevole odore di fritto che aleggiava per tutto l’ambiente li accolse.
Il locale era vuoto: delle scadenti sedie in plastica gialla erano già state rovesciate sui tavoli di un materiale simile, la macchina dei gelati posizionata all’ingresso produceva un ronzio grave ed opprimente che invadeva tutta la stanza, dietro al bancone simile a quello delle catene di fast-food più note non c’era anima viva.   
«Sicura di non volere niente?» chiese ancora una volta Zayn accostandosi alla cassa e lanciando un occhiata ai menù posti in alto sulla sua testa nonostante sapesse esattamente cosa avrebbe preso.
«Sicura» confermò Meg che stava curiosando in giro per il locale, la sua attenzione fu catturata da una targa sulla parete su cui era affissa una trota di lattice verde soprannominata ‘Big Mouth Billy Bass’ così come era indicato sul quadretto stesso.
«Quella mi è arrivata direttamente dal Missouri, soltanto per 30 sterline. Un vero affarone eh? » esordì un uomo mulatto che era apparso accanto al freezer delle bevande sorridendo entusiasta e mostrando così una fila di denti gialli e poco curati.
Megan si limitò ad annuire poco convinta mentre il cameriere si avvicinava a Zayn, prese l’ordinazione estraendo dal taschino un piccolo block-note e una penna mangiucchiata e ritornò poi nel retro ad armeggiare con friggitrici e piastre.
Tutto l’arredamento di quel posto era incredibilmente kitsch e stravagante.
La bionda curiosa schiacciò il piccolo pulsante rosso proprio sotto la testa della trota che cominciò a muoversi meccanicamente e a cantare il ritornello di ‘Don’t Worry Be Happy’ di Bob Marley.
Meg scoppiò a ridere sentendo la voce metallica e incrociando lo sguardo divertito di Zayn, si appoggiò alla parete alle sue spalle per sostenersi non riuscendo proprio a smettere di ridere.
Il ragazzo la fissò per qualche istante da lontano nella purezza di quel gesto, era una risata viva, autentica, senza scudi.
Sul suo volto non c’era ombra dello sguardo diffidente che riservava a chiunque, dell’espressione triste e malinconica di chi ha appena smesso di piangere, della rughetta sulla fronte che le si formava quando era incazzata.
Era bellissima e di nuovo Zayn sentì quella sensazione che aveva provato qualche ora prima nel salotto del suo migliore amico: sentì di pendere dalle sue labbra, sentì il bisogno opprimente di avvicinarsi a lei.
Come è possibile sentirsi così attratti da qualcuno che si conosce a malapena?
Zayn smise di chiederselo solo quando la baciò.
Lì, in quello squallido ‘fish and chips’ di Gloucester Road, con la puzza di fritto che si insinuava tra i capelli e una stupida trota-canterina che li osservava dalla parete.
«Perché lo hai fatto?» chiese Megan ansimante allontanandosi per un attimo dalle labbra del moro.
«Avevo intenzione di farlo da quando ti ho vista per la prima volta ieri mattina..» si limitò a dire Zayn puntando il suo sguardo in quello della ragazza che si aggrappò al bavero della sua giacca e si rituffò in quel bacio vorticoso che quasi le impediva di respirare.
Quando il cameriere portò a Zayn la sua ordinazione i due si misero a sedere uno di fronte all’altra in un tavolino nell’angolo della sala, proprio accanto alla vetrata che dava sulla strada.
«Ho davvero fatto sesso con un professore» esordì Megan appoggiando entrambi i gomiti sul tavolo.
«Era bravo almeno?» domandò ironico Zayn, la nonchalance con cui la ragazza aveva cominciato il discorso avrebbe potuto colpire chiunque ma non lui.
«Si era appena laureato, insegnava lettere e aveva vissuto per tre anni in Francia» rispose Meg glissando sull’altra domanda e in qualche modo giustificandosi.
«Perché mi stai raccontando queste cose Megan?» chiese lui mentre strizzava la terza bustina di ketchup sulle sue patatine.
«Perché non ne ho mai parlato con nessuno veramente..» concluse Meg, era tornata ad essere la ragazza fragile ed indifesa che era scappata da quella festa.
«Per questo ti sei trasferita qui?» disse Zayn incoraggiandola a continuare il suo racconto, aveva capito che era quello di cui aveva bisogno in quel momento e si sentì un po’ spaesato per averle suscitato quella necessità.
«I miei genitori hanno dato di matto quando hanno ricevuto quella telefonata dalla scuola» cominciò Meg ridendo amara «..e hanno pensato bene che allontanandoci da Bristol ci saremmo allontanati anche da tutti i miei problemi»
«Secondo te come ha fatto Valerie a scoprirlo?» domandò Zayn prendendo un sorso dalla birra ghiacciata che era posizionata sul tavolo di fronte a lui.
«Credo le sia bastato andare a vedere la mia pagina facebook; è piena di gente che mi insulta, che mi dà della ‘puttana’ o della ‘troia’ » affermò Meg con lo sguardo perso nel vuoto stringendosi nelle spalle.
Era come se raccontando si estraniasse dal proprio corpo, come se tornasse indietro con la mente alla ricerca di ricordi neanche troppo lontani.
«Tu non hai idea di cosa significhi vivere soltanto per soddisfare le aspettative di qualcun altro. I miei genitori hanno programmato la mia vita da prima che nascessi: sapevano esattamente quali scuole avrei frequentato, quali voti avrei ottenuto, quali persone mi avrebbero accompagnato nella mia crescita. Ho vissuto per 17 anni una vita che non mi apparteneva, sentivo di poter soffocare da un momento all’altro» disse Megan stringendo i pugni sul tavolo; era debole, vulnerabile eppure voleva dimostrare al mondo tutto il contrario.
Proprio come aveva cercato di reagire alla monotonia della sua vita rifugiandosi in qualcosa di estremo.
«Stavo solo cercando una valvola di sfogo, ho cominciato a fare tutto ciò che sapevo loro non avrebbero mai approvato. Non giudicarmi, per favore Zayn» concluse con la voce che le tremava quasi implorandolo.
Zayn rimase in silenzio per qualche minuto con lo sguardo basso, poi prese dalla tasca del suo giubbotto delle banconote che lasciò sul tavolo accanto alla birra quasi vuota.
«Seguimi» disse rivolgendosi a Megan che completamente confusa da quella sua risposta si lasciò guidare dalla mano del ragazzo che aveva afferrato la sua correndo per le strade di Londra.
Non ci misero molto, poco dopo si ritrovarono in un'altra zona di Chelsea, una parte della città in cui Megan era sicura di non essere mai stata.
«Dove stiamo andando?» riuscì a domandare con il fiatone quando si fermarono di fronte ad una serie di abitazioni.
Lei si era appena aperta completamente e lui l’aveva a dir poco ignorata.
«Lì sopra» affermò Zayn sorridendo indicando con l’indice verso l’alto, nel punto esatto in cui i comignoli degli edifici di mattoncini in cotto si scontravano con il cielo nuvoloso e poi si avvicinò proprio ad una delle porte laccate di nero di uno degli edifici.
Quando entrarono nel complesso e cominciarono a salire le scale Megan si rese conto da subito di non trovarsi esattamente in una casa lussuosa e moderna come era quella di Liam, la sua e, nonostante non vi avesse mai messo piede, come scommetteva fossero quelle degli altri ragazzi del St. David’s College.
Salirono quattro rampe di scale, ad ogni piano le porte erano contraddistinte da lettere e numeri di metallo. Soltanto dalla 7B sentirono provenire dei rumori dovuti probabilmente a qualcuno che si stava preparando per andare al lavoro.
«Tu abiti qui?» gli chiese leggermente perplessa Megan quando si fermarono alla fine della salita davanti all’unica porta a non essere numerata.
Sul ballatoio accanto c’erano varie cianfrusaglie: due tavole da skateboard spezzate a metà, una pila di libri impolverati, vecchie casse di uno stereo, un frammento di uno specchio rotto.
«Già» confermò Zayn seguendo preoccupato lo sguardo di Megan su quelle vecchie cose «Ma non stiamo andando a casa mia, tranquilla» aggiunse con una strana nota di malinconia nella voce.
Megan si piegò sulle ginocchia e, mentre Zayn trafficava con qualcosa che teneva la porta chiusa, cominciò a sfiorare con la punta delle dita il legno rotto delle tavole, sentì l’odore della polvere farle pizzicare il naso, guardò il suo riflesso nello specchio e si rese conto che i suoi capelli erano tremendamente arruffati e di avere ancora il mascara colato per le lacrime sotto gli occhi.
Si accorse che Zayn non c’era più solo quando una folata di vento freddo proveniente dalla sua destra la colpì, la porta era stata spalancata e si apriva su un terrazzo scoperto non eccessivamente grande.
Megan varcò la soglia della porta e si ritrovò sul tetto dell’edificio, era disseminato di oggetti apparentemente abbandonati, somigliava più ad una di quelle aste di antiquariato che si tenevano la domenica mattina nel mercatino di Portobello.
Zayn si stava accendendo una sigaretta seduto su un vecchio divano di tessuto e aveva appoggiato i piedi un tavolino di fronte.
«So a cosa stai pensando» disse il ragazzo mentre Megan si affacciava cautamente al parapetto fatto di mattoncini, da lì riusciva a vedere i tetti di tutti gli edifici delle vicinanze.
Era l’alba, il cielo andava schiarendosi sempre di più, la notte era pronta per lasciare il posto ad un nuovo giorno.
«Ne dubito, nessuno lo sa mai» affermò Megan  sorridendo emblematica e girandosi verso di lui, i capelli le volarono davanti al viso per il vento che soffiava lì su.
Sentiva il suo sguardo addosso ed era una sensazione piacevole, la faceva sentire viva.
Improvvisamente la verità le si parò davanti agli occhi, lui non l’aveva ignorata.
«Non sono ricco» esordì Zayn quando Megan andò a sedersi accanto a lui «..mia madre ha cresciuto me e le mie tre sorelle da sola dopo che mio padre ci ha lasciati quando io avevo 10 anni» confessò ma fu interrotto da un dito della bionda che si poggiò delicato sulle sue labbra.
«Chi sono io per giudicarti, infondo?» domandò Meg sussurrando prima di sporgersi verso di lui e baciarlo di nuovo fino a perdere il fiato. 


Image and video hosting by TinyPic



avevo scritto questo capitolo una prima volta, poi si è cancellato per qualche strano meccanismo del mio pc e ho dovuto riscriverlo di nuovo.
mi dispiace se aggiorno una volta ogni quattro mesi, sono pessima lo so, ma davvero cerco di fare del mio meglio.
spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere la mia storia, vi ringrazio ancora per tutte le recensioni e tutti gli apprezzamenti!
siete fantastiche 
inoltre vorrei ringraziare la mia migliore amica che mi sprona a scrivere questa fan fiction, che è disposta ad ascoltarmi parlarne per notti intere, che legge ogni capitolo in anteprima ed è sempre pronta a darmi consigli.
non so cosa farei senza di te!

passando al capitolo: questo è completamente incentrato su megan e zayn, mayn o zegan AHAHAHAHAHAHAH come volete
spero vi piaccia, come al solito fatemi sapere con una recensione se potete, mi farebbe enormemente piacere!
a presto,
xx. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2063926