'Cause your the one I couldn't live without.

di Helloblueeyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** THE STORY. ***
Capitolo 2: *** Chapter one. ***
Capitolo 3: *** Chapter two. ***
Capitolo 4: *** Chapter three. ***
Capitolo 5: *** Chapter four. ***
Capitolo 6: *** Chapter five. ***
Capitolo 7: *** Chapter six. ***
Capitolo 8: *** Chapter seven. ***
Capitolo 9: *** Chapter eight ***



Capitolo 1
*** THE STORY. ***


THE STORY.

Rose,una ragazza dicottenne,vive con una famiglia orribile,con due genitori che a volte non si sopportano o meglio,loro non si sono mai sopportati e Rose su questo,soffre molto.
Nei tre anni delle medie,Rose è stata vittima di bullismo,molte cose sono successe nella sua vita..ma ormai è tutto passato da quando ha iniziato le superiori,ma molte ferite sul cuore sono rimaste come i tagli sui polsi e il vizio del “fumo”.


Il “fumo” è tutto nato quando un ragazzo le disse “sai se fumi sei più bella,così nessuna ti insulterà più”.
Rose non c’è la faceva più degli insulti quindi fumò,come gli consigliò il ragazzo.
Il giorno dopo,Rose iniziò a fumare davanti scuola e ad un certo punto il ragazzo che gli consigliò di fumare per essere più bella,disse davanti a tutta la scuola “Vedete questa ,fuma solo per essere figa ma infine non lo è,è solamente una cicciona schifosa” e tutti si misero a ridere.
Rose,non c’è la faceva più a sentire che tutti la deridevano quindi se ne andò in bagno,c’erano tre ragazze che si avvicinarono subito a lei.
“E tu saresti quella che fumi per essere figa.” gli disse una bionda ossigenata,dandogli un calcio facendola cadere a terra.
E così continuarono anche le altre due a picchiarla e Rose rimase senza forze,come sempre;senza forze per difendersi da quel incubo.
Ritornava a casa fingendo uno dei suoi falsi sorrisi,per non farsi accorgere di tutto quel incubo che stava vivendo.

Ma ormai è tutto passato,è finito questo incubo ma ne sta ricominciando un altro, quello dei suoi genitori.
Litigavano sempre,la madre aveva scoperto che il marito le tradiva con delle ragazze che si incontravano ai soliti pub,ritornava a casa tardi,sempre ubriaco.
La madre di Rose iniziò a bere sempre quando il vicino di casa gli portò delle foto dove ritraevano il marito quando andava nei stipper club,che baciava tutte le cubiste e tante altre cose…
Da quando inziò a bere,la madre di Rose trattava sempre male a Rose,picchiandola e dicendogli cose orribili,il padre di Rose aveva lasciato la casa,osservava quelle scene orribile dalla moglie e della sua figlia innocente e non faceva niente,osservava solo l'incubo di Rose.

Questa è la vita di Rose,una vita piena di esperienze che ancora deve vivere e anche quelle brutte.

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Capitolo 2
*** Chapter one. ***


Virginia.
Ventuno marzo,07.00 am.

Ero seduta sul divano,all’attesa di mia madre che era uscita a mezzanotte e non è più tornata.
Senti la porta aprirsi e vidi mia madre con una bottiglia di vodka e un uomo,un altro che si doveva scopare.
Venne nel salone  e mi guardò furiosa,mi diede uno schiaffo e mi disse “ma perché non te ne vai,hai rotto ormai qui,non posso mai stare in pace,vattene e non tornare più”
Accettai anche quell’ennesimo schiaffo e andai nella mia stanza,presi le mie cose,non sapevo dove andare,ma  non me ne fregavo,volevo andarmene da quell’incubo.
Scesi le scale e vedi mia madre e il suo amico baciarsi sul divano e gli rivolsi le ultime parole “Fanculo,addio”.

Chiusi la porta e respirai un po’ l’aria della Virginia,mi misi le cuffie e mi persi sulle note di ‘the a team’,orami non ero triste,io ormai sono morta dentro.
Vidi uno di quelle stradine isolate e mi recai,presi la canna dalla borsa e iniziai a fumarla,mi sentivo così libera quando fumavo,i miei pensieri scomparivano nel fumo.
Senti un musica,mi girai e vidi un ragazzo ballare,i suoi piedi si muovevano in un modo perfetto,il suo corpo si muoveva al ritmo della musica.
Ripresi a fumare,davanti a me trovai il ragazzo che stava ballando,mi guardò con un faccia strana poi posò i suoi occhi sulla canna.
«Tu,non devi fumare questa merda» mi disse
«Si può sapere ora che vuoi tu,io faccio quello che voglio»
«Ti fai del male da sola,con il fumo peggiori le cose»
«So solo io cosa mi fa il male,di certo non mi fa male anzi per quei pochi minuti mi fa dimenticare di tutto e di tutti» un lacrima scese dai miei occhi
I suoi occhi erano poggiati sul mio viso,mi accarezzò il viso per rimuovere quelle lacrime.
«Scusami non volevo farti piangere»
«Fa niente,ormai sono abituata a piangere»
«Sfogati,che ti succede tesoro?»
«Mi chiamo Rose,non tesoro.»
«Piacere Chris Maurice Brown,dai spiegami» mi fece un sorriso.
Feci un respiro,gettai la canna e iniziai a spiegare il mio incubo,le lacrime scendevano sempre di più.
«Mi dispiace tantissimo,ora ci sono io,non preoccuparti»mi disse,abbracciandomi.
Mi persi nelle sue braccia,mi persi in quel suo profumo;non ricevevo un abbraccio da tempo e nelle sue braccia mi sentivo bene.
«Chris,non preoccuparti,non ho bisogno di aiuto,mi vivo questo incubo da sola come ho fatto fino ad ora»
«Rose,non puoi vivere tutto da sola,ti aiuto io,conta su di me» e mi diede un bacio sulla guancia.

«Dai Rose,vieni con me andiamo a fare colazione» mi porse un mano per alzarmi.
«Vabbene»

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Capitolo 3
*** Chapter two. ***


Stavamo andando ad un bar,camminando per le starde della Virginia,la sua mano si intecciò con la mia,un brividò mi attraversò.
La confusione nella mia testa aumentava,mi meraviglio di quello che stava per succedere,avevo paura di fare una 'nuova vita',volevo continuare il mio incubo,sono così triste dentro che non riesco nemmeno a godermi questi piccoli momenti di felicità.
«Rose che hai?» la voce di Chris,mi riportò alla 'realtà'
«Niente» 
Mi mise una mano alla spalla e mi portò stretta a lui,arrivamo al bar e ci sedemmo,in uno di quei tavoli con quelle grandi finestre dove si poteva ammirare Virginia,lui era di fronte a me ma io voltai il mio viso per vedere la strada,non riuscivo stare faccia a faccia con un ragazzo.
Senti la sua mano girararmi il viso
 «Hey,non essere triste» mi disse,accarezzandomi un guancia.

La camerirera interruppe quel momento imbarazzante,ci sorrise e disse "Cosa desiderate ragazzi?"

«Un caffe e un cornetto,Rose?»
«Un cappuccino e un cornetto»
La cameriera annotò tutto su un blocknotes e ci lasciò con un sorriso.

«Quanti anni hai,Chris?»
«19 tu?»
«18,ho visto che sei bravo a ballare.Fai il ballerino?»
«No,non posso permettermelo economicamente,ho solamente imparato ascoltano il ritimo della musica,non sono mai andato ad una scuola di ballo»
«Ah,quindi non sono l'unica ad avere problemi»
«Rose io a differenza tua,vado avanti non ci penso»
«Non puoi mandare in frantumi una tua passione,un tuo sogno» 
«Col tempo,ti prometto,che ci riuscierò» mi sorrise.

La suoneria di un cellulare interrumpe la nostra conversazione,era il cellulare di Chris.
«Hei bro,oggi non posso venire.Sono  tutta la giornata fuori con un ragazza» mi sorrise.

«Era un mio amico,scusami»
«Ma se devi uscire con i tuoi amici,vai»
«No Rose,io devo stare con te» e appoggiò la sua mano sulla mia
La cameriera ci portò le pietanze che avevamo ordinato,.
Dopo aver finto ci siamo alzati e ci recammo alla cassa.
«Quanto è?»dissi
«Lasciatela perdere,pago io» disse al cassiere,porgendogli i soldi.
Lo guardai con una faccia sconvolta,non volevo che le persone mi pagavano,perchè avevo dei soldi.

Uscimmo dal bar e io non sapevo dove andare,volevo andare a trovare un hotel lontano dalla Virginia per non essere trovata da nessuno,Chris prese la mia mano e mi fece cancellare tutto il progetto che avevo in mente.
«Vieni con me,ti devo portare ad un posto»

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Capitolo 4
*** Chapter three. ***


«Vieni con me,ti devo portare ad un posto»
«Dove andiamo Chris?»
«Tra un po’ vedi»
 
Stavamo sulla soglia di una casa a legno,Chris aprì la porta e mi fece accomodare su un divano,ammiravo le pareti della casa,
tanti quadri dove ritraevano una coppia felice e innamorata.
Mi alzai per osservare quelle foto,vidi uno scaffale pieno di libri,un titolo di quei libri attirò la mia attenzione,presi quel libro per leggere la trama.
 
«Questi libri li leggeva sempre mia nonna,gli piaceva tantissimo leggere» disse Chris.
«Capisco,ma questa casa di chi è?»
«Dei miei nonni» prese un respiro «che sono morti»
«Mi dispiace,Chris.»
«Anche a me,loro erano come dei genitori,mi aiutavano sempre»
Abbracciai Chris,non volevo vedere un uomo piangere,non avevo forze per vedere nessuno piangere.
«Comunque se vuoi puoi leggerlo il libro,questo è un libro che ha scritto mia nonna sull’amore per mio nonno»
«Grazie Chris»
 
Mi appoggiai sul divano vicino al camino,legai i miei capelli e iniziai a leggere quel libro.
Mi avevo attirato l’attenzione quel libro,mi ricordava molto l’amore folle di mia nonna per il mio nonno.
Ho visto i miei nonni alla mia nascita poi non li vidi mai più,sapevo che mio nonno morì in guerra e mia nonna si suicidò per la perdita del marito.
I genitori di mio padre,non li ho mai visti,loro abitavano in una grande villa in Francia,erano molto ricchi e impegnati che non venivano mai a conoscere me,solo perché mia mamma non era ricca come loro e non accettavano mia mamma e me.
Feci un respiro,cancellando quei pensieri per non iniziare a piangere,guardai il libro appoggiato sulle mie gambe.
 
“Ci vedremmo sulle stelle,Carl” lessi il titolo del libro in silenzio.
 
Mi persi in quelle parole di quel libro,non era uno dei semplici libri che parlavano delle solite cose dell’amore,quelle parole ti facevano capire il significato della parole “amore”.
Chris usci dalla cucina con un vassoio,mi porse una tazza di tè caldo,mi lasciò sola mentre si dirigeva sul divano della cucina.
Le lacrime iniziarono a scendere,alla fine di quell’amore,alla fine di quel libro,chiusi il libro e asciugai le lacrime,avevo bisogno di parlare con Chris.
 
«Per noi,l’amore dura per sempre,un giorno avrà fine sulla terra ma continuerà per sempre nell’aldilà,nel paradiso»
Una citazione che chiuse quel libro di cento pagine.
 
 
«Hey Chris,ho letto il libro,mi dispiace moltissimo per la morte dei tuoi nonni» dissi,appoggiandomi sul divano
«Rose non preoccuparti,è passato»mi disse,fingendo di essere forte,sapevo che soffriva ancora dentro di lui
«Sai» feci un respiro «i miei nonni,i genitori di mia madre,hanno avuto una storia simile dei tuoi nonni»
«Non dirmi che anche tuo nonna era malato come il mio? » mi disse,interrompendo la mia frase
«No Chris,mio nonno è morto in guerra,mia nonna lo amava tantissimo e lei si suicidò alla perdita del marito»
«Ah,mi dispiace anche per te Rose» mi abbracciò e mi asciugò le lacrime che mi iniziavano a scendere

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Capitolo 5
*** Chapter four. ***


«Dai non piangere,è tutto finito» disse il ragazzo che si fingeva di essere forte.
Mi prese la mano e mi portò in un terrazzo chiuso,c’erano della grandi finestre che portavano un visuale sul mare agitato e la sabbia abbandonata.
«Che bel posto,che bella casa»dissi a Chris
«Si,l’ha costruita mia nonno»
«Chris,comunque è inutile che mi forzi di stare bene,perché tu hai tanti problemi dentro di te,si nota che stai soffrendo,non dirmi che è tutto passato,parlane con me,come faccio io con te»
«Tu devi stare bene,pensa a te,non pensarci a me,io sto bene»mi consigliò
«Sai a volte è anche troppo difficile di fingere di stare bene»
«Sei l’unica che mi leggi negli occhi,dentro di me,l’unica che mi capisce,grazie di tutto»mi disse sorridendo e ricambiai il sorriso.
 
Chris si mese seduto sulla panca del piano,iniziò a suonare delle note e cominciò a cantare.
 
«I can live without money, I can live without 
the fame and if every day was sunny 
I can live without the rain and if I ever 
went up to heaven I will fall right back 
down that life wouldnt be living, 
cause your the one I couldn't live without. » 
 
La sua voce risuonava in quella stanza,mi persi in quelle note,in quelle parole,in quella voce angelica di Chris.
Non avevo mai sentito queste parole da un ragazzo,non avevo mai sentito una voce così bella.
Guardavo le sue dite come si muovevano su quel piano,le sue labbra che pronunciavano quelle parole bellissime.
Suonò le ultime note e mi guardò,facendomi un sorriso. 
 
«Questa canzone l’ho scritta io,non l’ho mai cantata a nessuna ragazza,sei stata la prima ragazza ad ascoltarla»
«Hai una bellissima voce e sei un poeta,mostra il tuo talento a tutti,fai ascoltare a tutti questa tua voce angelica»
«Grazie Rose,ti prometto,che un giorno mostrerò tutto il mio sogno ad un pubblico”
Sorrisi a quelle parole,dentro di sé avevo del talento da dimostrare a tutti.
 
«Hai fame?»mi disse
«Ehm si»
«Chiamo la pizzeria,ci facciamo portare le pizze»
«A me una margherita,grazie» gli dissi mentre si dirigeva in cucina a prendere il telefono
 
Mi appoggiai sul divano,tolsi l’elastico che legavano i miei capelli biondi e li lasciai cadere sul cuscino del divano,presi una sigaretta dal pacchetto che erano sul tavolino,accesi la sigaretta e iniziai a fissare il muro bianco,a fissare il vuoto.
Non volevo fissare il vuoto,per me fissare il vuoto significa iniziare a pensare,non volevo pensare,i pensieri erano più forti di me,affollavano la mia mente meno di un minuto.
Era stata un giornata che non sapevo come definire,l’ennesima e l’ultima litigata con mia madre,l’abbandono della casa e la conoscenza di un ragazzo che vuole salvarmi da un incubo.
 
«Le pizze tra pochi minuti arrivano»mi disse Chris
«Vabbene Chris»
Chris prese il telecomando della tv e mise un canale di musica,era in riproduzione ‘payphone’,quella canzone mi piaceva tantissimo e iniziai a cantare senza accorgermi della presenza di Chris.
Cantavo ogni parola di quella canzone mentre mi sentivo gli occhi fissi di Chris su di me,io ignorai quel suo sguardo e continuavo a cantare,quando cantavo non pensavo a nessuno,solamente la mia voce e la base della musica.
Finì la canzone e Chris mi guardò sorpreso e mi disse «Hai una voce bellissima,dobbiamo fare una canzone insieme»
«No,mai.» dissi,iniziando a ridere.
Il campanello suonò e Chris scese i due piani velocemente,prese le pizze e salì sopra.
Mangiammo le pizze sorseggiando una birra,presi il telefono dalla tasca vedendo se mia madre mi avevo cercato ma come sempre non mi aveva cercato,ero morta per lei.
Posai il telefono sul tavolino e iniziai a sbadigliare,avevo sonno,ero sveglia dalle quattro di mattina,avevo bisogno di dormire,di far riposare gli occhi,la mia mente e i miei pensieri.
«Chris,dove posso dormire?» gli chiesi confusa
«Scendi al primo piano,nella stanza con la porta blu»
«Vabbene,grazie Chris»
Scesi giù al primo piano e mi recai nella stanza,c’era un letto matrimoniale,una grande finestra con una tenda blu elettrico e dei armadi.
Mi misi a letto e iniziai a dormire,lasciando che il mondo reale mi abbandonasse e andando nel mondo dei sogni.

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Capitolo 6
*** Chapter five. ***


Chris point of view

Presi l’ultima sigaretta che era rimasta nel pacchetto,iniziai a fumare,presi carta e penna,iniziai a pensare a Rose,iniziai a scrivere delle frasi che mi venivano in mente tra tutti quei pensieri.
Gli occhi si chiudevano,avevo sonno,non riuscivo a scrivere nulla da tuta la stanchezza che avevo,mi tolsi la maglia e rimasi con il pantalone della tuta e mi recai al primo piano,nella stanza dove dormiva Rose.
Aprii la porta senza far rumore e la chiusi silenziosamente entrando nella stanza,mi misi sul letto e appoggiai il telefono sul comodino.
Ammirai Rose,era così bella,gli accarezzai il viso spostandogli i capelli biondi,sembrava di vedere un angelo indifeso da quel incubo che stava passando,il sonno misteriosamente scompari guardando Rose.
Mi misi sotto le coperte e la abbracciai,gli lasciai un bacio sulla guancia e mi appoggiai a lei,mi persi nel suo profumo e mi addormentai.

Rose point of view.
Mi svegliai,avevo del braccia attorno ai miei fianchi,erano le braccia di Chris,mi staccai silenziosamente dalle sue braccia e guardai l’orologio che segnalavano le cinque del mattino.
Doveva assolutamente svegliarmi,dovevo andarmene,non dovevo restare lì a vivere sulle spalle di Chris,misi le scarpe senza far rumore,presi il suo telefono per prendere il suo numero,ci lascai un foglio su un comodino.

«Hey Chris,io esco un po’  a prendere un po’ d’aria,se succede qualcosa chiamami. R» lasciai quel foglietto sul comodino,stavo per piangere non volevo mentire a Chris,gli lasciai un bacio sulla guancia,presi le mie cose e me ne andai.
Me ne stavo andando da una persona che mi voleva salvare da un incubo ma io non riesco mai ad accettare un aiuto,voglio sempre fare tutto da sola,mi vivo questo incubo da sola e me ne esco anche.
Presi la borsa e vidi se mi era rimasta un po’ di erba,non trovai niente e andai alla ricerca di qualche ragazzo che ne vendeva.
Girai per la strade della Virginia e trovai un ragazzo,mi diede l’erba e io gli diedi i miei soldi,andai di nuovo nel posto dove conobbi Chris.
Mi sedei per terre e iniziai a piangere dalla disperazione,avevo appena mentito a Chris,stavo dicendo “addio” all’unico che in questi giorni di incubo mi fa stare bene,la avevo mentito per non farlo preoccupare,non voglio che le persone si preoccupino di me.
Per cancellare un po’ tutta quella confusione nella mia mente,rollai la mia canna e iniziai a fumare,nel giro di secondi dimenticai tutti,eravamo rimasti solo io e il fumo.
Dopo aver fumato,mi stesi a terra e presi le cuffie dalla borsa,misi in riproduzione la musica e mi persi nelle parole delle canzoni.
Dopo un po’ di tempo mi alzai e me ne andai ad un bar,mi sedei a tavolino aspettando il caffè,appoggiai la testa sul tavolino,i pensieri stavano ritornando dentro di me,lo schifo di me stava ritornando.

“Ecco a voi il caffè,signorina” mi disse una signora
Alzai la mia testa dal tavolo e osservai l’anziana con il caffè su un vassoio.
La signora mi guardò con una faccia strana quando alzai il mio viso ma ignorai,forse erano sole le mie solite paranoie.
“Grazie” dissi mentre presi la tazza
“Vi  è successo qualcosa?” mi disse la signora continuando a guardare
“No”

La signora mi lasciò sola e iniziai a bere il caffè caldo che mi svegliò da quel sonno,iniziai a pensare dove andarmene,a casa mia non potevo andare perché mia madre mi ha cacciata fuori e a casa di Chris non ci torno proprio.
Usci dal bar e iniziò a piovere,corsi sotto ad un palazzo ad aspettare che mi venisse una idea per andarmene da tutti.
“Taxi” urlai,alla vista di un taxi che stava per arrivare

Entrai e l’autista mi guardò dallo specchietto.
“Buongiorno signorina,dove la porto?”
Non sapevo che rispondere,ero spaesata,ero confusa.
All’aeroporto,grazie

L’autista annuì e iniziò a partire,la pioggia aumentava sempre di più,guardavo dal finestrino le gocce d’acqua che cadevano lentamente e a far compagnia a queste gocce d’acqua c’erano le mie lacrime che scendevano.
Presi il telefono,inserii il numero di Chris e gli iniziai a scrivere un messaggio.
Buongiorno Chris,al tuo risveglio non mi hai trovato al tuo fianco ma un semplice foglietto,mi dispiace tantissimo.
Sto andando via da tutti,non a prendere un po’ d’aria come ti ho detto,scusami se ti ho mentito ma dovevo andarmene.
Devo andarmene dalla Virginia,non è un posto adatto a me,per un po’ di tempo mi devo allontanare da tutti,mi dispiace Chris.
Addio.

Non digitai ancora il tasto di invio,le lacrime iniziarono a scendere e poi vidi tutto buio intorno a me.

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Capitolo 7
*** Chapter six. ***


Chris point’s of view.

«Hey Chris,svegliati»senti una voce che mi chiamava
«Buongiorno Rose»dissi con una voce assonnata
«Non sono Rose,sono tuo fratello»sentì quelle parole e subito mi sveglia.
Girai il mio viso al lato destro del letto ma non trovai Rose ma trovai un foglietto con scritto  «Hey Chris,io esco un po’  a prendere un po’ d’aria,se succede qualcosa chiamami. R»
Sospirai e guardai il telefono per vedere se qualcuno mi aveva cercato ma non trovai nessuna chiamata e nessun messaggio,appoggiai il cellulare sul comodino.
Non volevo chiamare Rose,per non disturbarla,era solo andata a prendere un po’ d’aria per pensare un po’,non mi andava di disturbarla.
Mi lavai il viso e mi vestii e mi recai nel salone e trovai tutti i miei amici che sorseggiavano la birra guardando la tv.
«Hey ragazzi,passatemi una birra» mi passarono una birra e mi sedei sul tappeto
Sorseggiavo la birra insieme amici e parlavamo delle nostre novità,ad un certo punto la mia voce si bloccò a causa di una notizia che il telegiornale stava trasmettendo.
Girai il mio viso per vedere il televisore,vidi una foto in grande di Rose mentre la voce della giornalista annunciava la notizia.
“Un incidente ai pressi della Virginia a causa del mal tempo,il taxi ha scontrato contro ad un muro,provocando la morte del autista,un cinquantenne del Canada e in condizioni gravi una diciottenne della Virgina,ora lei al ospedale “Sainte Julienne Hospital” Questo è tutto,grazie per averci ascoltato”
Le lacrime scendevano dai miei occhi,il mio corpo tremava e dalla mie labbra uscì solo una parola “Rose” urlai,tremando il suo nome.
Mio fratello prese e mi portò in macchina con lui,guidava veloce superando tutte le macchine mentre io piangevo,i sensi di colpa in me aumentavano,non dovevo farla andare da sola.
Arrivati al ospedale,mio fratello chiese alla segretaria la stanza di Rose io non riuscivo a parlare,non avevo le forze,avevo solo le forze per piangere.
Dopo tutti i piani che avevamo passato,arrivammo al decimo,un lungo corridoio bianco e silenzioso,un corridoio di malinconia,ogni stanza che passavo guardavo le persone distese su quel letto bianco chiuse in quelle quattro mura.
Un dottore ci disse che Rose stava riposando e non potevamo entrare,ci sedemmo sulle sedie di plastica di color celeste chiaro,vidi due persone uscire dalla porta della stanza di Rose,un signore che urlava parlando al telefono e al fianco c’era un ragazzo giovane che poteva avere massimo venti anni.
Guardavo il signore che andava avanti e dietro con quel i-phone all’orecchio,continuava andare avanti e indietro dal nervoso e urlava al telefono.
«Questa è un puttana» disse quelle parole,finita la chiamata,al ragazzo.
Il ragazzo non disse nulla e voltò il suo sguardo alla finestra,il signore si mise una mano in testa e puntò il mio sguardo su di me e venne contro.
«Tu,Chris Maurice Brown,tu hai ridotto la vita a mia figlia in queste condizioni» mi disse,infuriato.
Non sapevo che dire,non avevo parole,ero sconvolto sapendo che lui sapeva il mio nome.
«Senti,non criticarmi,sei tu che hai rovinato la vita a tua figlia,invece di aiutarla l’hai rimasta sola,nella mani di una madre depressa,stanca di tutti e del mondo,facendola trascorre l’inferno della sua vita» gli urlai contro attirando l’attenzione di mio fratello e del ragazzo.
«Questi non sono fatti tuoi,caro Brown.Non ripetermi queste parole e non devi sapere nulla della mia vita familiare e lascia stare anche la vita di Rose,ci sono io.Te ne devi andare,tu non sei un buon esempio per lei»
«Sei presente solo ora,dovevi essere presente dall’inizio della sua vita,non adesso.Non penso che ti accetterà»gli dissi puntando il mio dito contro il suo petto
«Stronzo di merda,vattene o ti metto le mani su quel tuo corpo.Non ti devi intromettere nella mia vita.Te ne devi andare ora» mi disse urlando e vidi due signori di una statura enorme che mi presero per il braccio e mi cacciarono fuori e mi dissero

«Non avvicinarti a Rose,rischierai tantissimi guai»

Rimasi li per terra,su quel asfalto freddo,la pioggia che scivolava sul mio corpo insieme alle mie lacrime,il vento che mi rese il corpo freddo,mi appoggiai per terra e iniziai ad urlare.

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Capitolo 8
*** Chapter seven. ***


Chris point’s of view.

Rimasi li per terra,su quel asfalto freddo,la pioggia che scivolava sul mio corpo insieme alle mie lacrime,il vento che mi rese il corpo freddo,mi appoggiai per terra e iniziai ad urlare.
«Ma vaffanculo a tutti,al mondo,povera Rose non deve stare nel mani di quel mostro»
«Dai Chris,alzati,andiamo a casa» disse mio fratello dandomi la mano per farmi alzare.
Ci recammo in macchina,durante il tragitto mi persi nelle note,nelle parole di “25 to life”;ascoltavo quella canzone e guardavo dal finestrino l’autostrada e le gocce della pioggia che battevano sul finestrino.
Le lacrime continuavano a scendere,i sensi di colpa aumentavano e anche le paure,volevo Rose al mio fianco non su un lettino dell’ospedale,non doveva succedere tutto questo a lei,non lo meritava.
Questi ultimi pensieri e si chiusero i miei occhi,riposando sul sedile blu della jeep mentre mio fratello guardava fisso la strada.
 
Narrator.
 
Al “Sainte Julienne Hospital” la tensione del signore Miller e del ragazzo al suo fianco aumentava,andavano avanti e indietro per combattere il nervosismo fino a quando non arrivò un dottore.
«Signore Miller,vostra figlia ha avuto un forte colpo alla testa e questo può provocargli di perdere la memoria e la conoscenza di alcune persone,noi speriamo che duri solo per breve tempo.Bisogna aiutarla a farla ricordare,ad avere la memoria e tutto;sarò un po’ difficile ma penso che ci riuscirete.Ora lei sta riposando,potete entrare nella sua stanza ma con massimo silenzio» disse il dottore appoggiando una mano sulla spalla del signor Miller.
Una altra voce si aggiunse al discorso del dottore,il ragazzo che era presente con il signor Miller disse delle parole al dottore:«Non può essere,ora che poteva conoscere me.» e un lacrima scese dai suoi occhi celesti.
«Non preoccuparti ragazzo,col tempo la signorina Rose ritornerà alla sua vita normale non con i vuoti di memoria,fidatevi» il dottore disse questo ai due e li lasciò,facendo un mezzo sorriso. 
«Entro nella stanza di Rose,voglio guardarla un po’ quando dorme» disse il ragazzo 
«Vuoi che ti faccio compagnia?»gli propose il signor.Miller
«No,vado da solo.» e con queste parole lo lasciò e si recò nella stanza di Rose.
 
Rose era distesa su quel letto bianco,dormiva come un angelo,il ragazzo si avvicinò a lei e la iniziò ad accarezzare la mano e si sedette su una sedia che era vicino al letto,una lucina bianca illuminava Rose e il ragazzo e nel resto della stanza era tutto buio.
«Cara sorellina mia,sono qui ad ammirarti come sei bella anche quando dormi,come sei bella in incubo che stai passando,al tuo risveglio mi vedrai e non mi riconoscerai anzi tu non sai proprio della mia esistenza,non sai che hai un fratello.
Come mi hanno separato da te,ci hanno separati dalla nostra vita,io sapevo della tua esistenza da quando sei nata ma i nostri genitori ci hanno tenuti separati per tutti questi anni,io ero in Francia dai nonni mentre tu eri in Virginia con la mamma.
Solo perché io da piccolo avevo dei problemi di pazzia,facevo cose che non dovevo  fare,mi innervosivo subito,distruggevo tutto quello che avevo attorno e anche i nostri genitori li distruggevo,la mia pazzia era così folle che non capivo nulla e avevo solo quattro anni.
Quando sei nata tu,i nostri genitori mi hanno portato in Francia dai nonni,dicevano che dovevo stare lontano da te perché sarebbe stato rischioso e che ti potevo fare del male.
Tutto questo tempo sono stato in Francia,ho fatto diverse cure per calmarmi,sono andato da diversi psicologi e col tempo dentro di me tutto si è calmato.
Cercavo sempre di andarmene dalla Francia per venire in Virginia ma mio padre e i nonni non mi permettevano di venire,volevo solamente conoscerti a casa nostra davanti al camino a bere qualcosa di caldo,non qui in un ospedale tra queste quattro mura bianca,tu su un lettino e io disperato su una sedia” il ragazzo guardò il polso di Rose e notò dei tagli,fu il primo di a vedere quei tagli,fu il primo a capire che Rose seriamente stava male,gli accarezzò il polso e gli disse «Ora ci sono io,ti aiuterò io Rose

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SPAZIO AUTRICE 
Hei belli,la prima volta che vi scrivo,lol.
Comunque so che sono pochissimi che leggono la storia,perché non molte persone entrano nella categoria di 'Chris Brown' metà di persone non entrano per Chris e il suo passato con Rihanna,alcune non entrano perché non lo conoscono e non gli interessa,ma io continuo la mia storia perché mi piace scrivere e questa storia ci sto mettendo tutta me stessa e non mi interessa se sono pochissimi a leggerla ma ho il bisogno di pubblicarla,non mi interessa il numero di recensioni o altro,scrivo perché è una mia passione,non scrivo per gli altri e per le recensioni oppure arrivare alla classifica delle storie più lette.
E con questo voglio ringraziare a tutti che stanno leggendo la mia storia e la recensionano ,grazie di tutto.
Un bacio,A. x

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Capitolo 9
*** Chapter eight ***


James Miller point’s of view.

Presi la macchina,lasciando Adam e Rose in ospedale,recandomi a casa della mia ex moglie,non poteva ignorare tutto mentre la nostra figlia era in ospedale.
Guidavo e guardando quelle strade della Virgina,quelle stradine e quei parchi avevano molti ricordi,portavo sempre Rose quando ero piccola per tutta Virginia con la mia ex moglie,sembravamo una famiglia felice ma tra di noi c’erano troppi problemi,non potevamo essere uniti più come una famiglia.
Parcheggiai la macchina e suonai il campanello ma nessuno mi aprì,presi le chiavi di casa che avevo in macchina e apri la porta.
Apri la porta d’ingresso e un fumo di canne o chissà riempiva la casa,senti le risate che provenivano dal salone,andai nel salone e trovai lei e un dei suoi tanti amanti,nudi,con delle bottiglie di vodka e di jack daniel’s.
«Senti puttana,nostra figlia sta male e tu stai ancora qui con questo,sono venuto qui perché per telefono mi ha risposto una merda ma voglio vedere adesso come mi rispondi»
«Ma chi se ne frega di quella,per me voi non esiste più,ve ne dovete andare»e iniziò a ridere.

Chiusi la porta d’ingresso e mi recai di nuovo all’ospedale.


Rose point’s of view.

I miei occhi si inizia ad aprirsi con fatica,mi girava la testa non riuscivo a vedere dove mi trovavo,aprii bene gli occhi quello che riuscii a vedere erano delle mura bianca,appoggiai la mia testa sul cuscino,avevo la testa che mi scoppiava piena di flashback.
«Mamma,papà»iniziai ad urlare in quella stanza bianca di un ospedale
«Ci sono io qui,non ti preoccupare piccola»mi disse un ragazzo che era seduto su una sedia
«Dove sono i miei? Perché mi trovo qui? E tu chi saresti?»troppe domande aumentarono nella mia mente
La porta di quella stanza si aprì e vidi mio padre correre verso di me in lacrime e mi abbracciò.
«Papà»le uniche parole che dissi a quell’abbraccio,con quel suo abbraccio il mio cuore iniziò a vivere.
«Tesoro non aver paura,adesso sarò qui con te per sempre,non ti abbonderò mai più»mi disse quella frase insensata,non riuscivo a capire di cosa stava parlando ma immersi i miei pensieri nel suo abbraccio
«Tesoro,ti lascio con Adam lui ti deve parlare»disse mio padre mentre guardò il ragazzo che era seduto vicino al mio letto.
Mio padre uscì dalla stanza e iniziai a guardare gli occhi del ragazzo,erano celesti,celesti come l’oceano e il cielo,tra di noi dominava il silenzio nessuno dei due parlava,ci guardavamo solamente negli occhi.
«Allora Rose,tu non conosci me ma io conosco te»disse,interrompendo il silenzio
«Senti,scusami io non sto capendo più niente,cosa sta succedendo,voglio andarmene da questo letto e perché mi trovo in ospedale»avevo troppo confusione nella testa,troppe domande senza risposta.
«Dai alzati,mettiti questa,andiamo giù al bar così ti spiego»disse mentre teneva in mano una felpa
Misi quella felpa sul camice bianco e uscimmo da quella stanza dirigendoci al bar dell’ospedale.
Ci sedemmo ad un tavolino e aspettai che Adam parlasse di quello che mi stava succedendo.
«Sei sicura di sapere la verità?»mi disse mentre appoggiò la sua mano sulla mia
«Adam si, ti prego»
«Hai avuto un incidente,eri in un taxi»
«Pioveva molto poi il taxi ha scontrato contro un muro e davanti a me è diventato tutto buio» dissi,interrompendo lui mentre stava parlando
«Che ti ricordi più Rose?» mi disse Adam
«Nulla,solo buio.»
«Piccola,non ti preoccupare tra pochi giorni ricorderai tutto,non vivrai più con i tuoi vuoti di memoria» disse mentre un lacrima scesa dai suoi occhi
Abbracciai Adam mentre asciugai quella sua lacrima mentre io iniziai a piangere
«Dimmi chi sei ti prego,dentro di me sento che tu sei qualcosa di speciale» dissi
«Allora» prese un respiro e ricominciò a parlare «io sono tuo fratello,siamo stati separati da diciotto anni,da quando tu sei nata.»
«E perché te ne sei andato,che ti ho fatto di male?»dissi in lacrime,non potevo credere a quello che stava succedendo,avevo un fratello.
«No piccola tu non mi hai fatto niente di male,io potevo farti del male,perciò me ne sono andata in Francia dove sono i nostri nonni.
Rose non te la prendere con mamma e papà se non ti hanno detto nulla,io veramente potevo farti del male,io da piccolo ho avuto problemi di pazzia facevo cose che non dovevo  fare,mi innervosivo subito,distruggevo tutto quello che avevo attorno e anche i nostri genitori li distruggevo,la mia pazzia era così folle che non capivo nulla e avevo solo quattro anni.
Quando sei nata tu,i nostri genitori mi hanno portato in Francia dai nonni,dicevano che dovevo stare lontano da te perché sarebbe stato rischioso e che ti potevo fare del male.
Tutto questo tempo sono stato in Francia,ho fatto diverse cure per calmarmi,sono andato da diversi psicologi e col tempo dentro di me tutto si è calmato.
Promettimi che non te la prenderei con papà e mamma,loro l’hanno fatto solo per salvarti
» disse in lacrime.
«Hey fratello,per fortuna che ci sei tu ma sappi che io ti avrei accettato in tutti modi anche se mi avresti fatto del male» 




SPAZIO AUTRICE
Ciao belli allora scusatemi per questo capitolo non mi è venuto proprio bene quindi se dovete criticate,potete criticare che non me la prendo.
Sono molto triste per questo capitolo,per Adam,poverino e anche per Rose :c
Vabbe,non so più che dirvi,grazie a chi leggerà la mia storia.
Alla prossima,A. xoxo

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