A Hero's Gonna Save Me Just In Time

di Amy__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Pioveva quel giorno. L’atmosfera adatta,considerato che,stavamo percorrendo la strada verso casa. La nostra nuova casa. Dopo quello che era successo a scuola,i miei genitori (e il preside della scuola),avevano pensato che fosse meglio se ci fossimo trasferiti altrove (il più lontano possibile). Avrei dovuto affrontare una scuola completamente nuova,in una città sconosciuta,e farmi degli amici nuovi. “ Possibilmente non teppisti come i tuoi vecchi amici “ aveva detto papà. Si perché,il motivo per cui ce ne stavamo andando,era il mio comportamento causato dalle brutte compagnie che frequentavo,stando a quello che dicevano i miei. In realtà non capivano che erano dovuti dal loro scarso interesse verso di me. La loro unica figlia. “ Non è colpa mia se in quella notte della vostra goiventù,presi dalla passione e da una sbronza madornale,mi avete concepita,e io ho mandato in fumo tutti i vostri piani di un futuro perfetto e di una vita da stronzi altezzosi pieni di soldi,alla quale aspiravate “ . Mio padre mi aveva messo in punizione dopo questa affermazione. Mia mamma non mi aveva parlato per quasi un mese. Non potevo certo biasimarli. Deve essere dura sentirsi sbattere in faccia la realtà dalla propria figlia. Arriviamo al vero motivo per il quale ce ne stiamo andando. Una notte,io e miei amici,siamo sgattaiolati fuori casa per raggiungere la casa di Mr. Harper,il nostro professore di fisica. Io e Frank,il mio migliore amico,avevamo avuto la brillante idea di incendiargli la macchina. Il motivo? Che diamine,aveva dato A+ a quella sciacquetta di Alicia solo perche gli sbatteva le tette in faccia (lo sapevano tutti),mentre a me aveva messo una D-,per l’ennesima volta. Peccato che in quel momento stesse passando la polizia che stava facendo il suo solito giro d’ispezione,e ci abbia beccati. Ovviamente il giorno dopo,avevano convocato i nostri genitori dal preside,su richiesta di Mr. Harper che aveva raccontato tutto piangendo e con un tono da donna isterica,dicendo quanto fosse ormai spaventato dai miei comportamenti e preoccupato per il mio futuro (si,certo). Non era la prima volta che i miei venivano convocati nell’ufficio del preside,o che dovessero assistere al fatto che la loro figlioletta,venisse accompagnata a casa dalla polizia. La scuola aveva proposto ai miei di mandarmi in un’istituto correzionale,ma ovviamente i miei rifiutarono. Optarono quindi per un trasferimento. Sempre meglio far credere alla gente che ci dovessimo trasferire perché mio padre aveva ottenuto un nuovo lavoro,piuttosto che far sapere che la figlia teppista era stata mandata in un qualche istituto che avrebbe dovuto ripristinare la sua sanità mentale. Così avevamo fatto i bagagli,ed eccoci diretti alla nostra nuova vita. Mi rigirai una ciocca di capelli rosa mentre guardavo fuori dal finestrino della nostra auto,cuffie nelle orecchie. Come si chiamava quel posto in cui saremo andati a vivere? Ah giusto,Beacon Hills. Sinceramente non sapevo cosa aspettarmi. Sapevo solo che il giorno successivo,avrei dovuto andare subito a scuola. Avevo provato a convincere i miei ad aspettare qualche giorno,per farmi ambientare nella città nuova. Ma avevo fallito. Finalmente vidi il cartello stradale che annunciava che eravamo arrivati a destinazione. Più ci addentravamo all’interno della cittadina,più avvertivo una strana sensazione allo stomaco. E non era la solita ansia che si prova quando si sta per fare qualcosa di veramente stupido con la consapevolezza di farlo,o quella che si prova prima di un test scolastico. Era diversa. Era come se quel posto trasmettesse qualcosa di strano,non normale… Comunque,intanto che facevo le mie riflessioni,eravamo davanti alla nuova casa. Era a due piani. Abbastanza grande. Con giardino antestante. Niente di che a dire il vero,non si discostava molto dalla nostra vecchia casa. Parcheggiammo e scendemmo dalla macchina. Mia mamma era in contemplazione. Probabilmente si stava già guardando intorno alla ricerca di qualche vicina che sarebbe diventata la sua nuova migliore amica,con cui avrebbe poi spettegolato di tutto il quartiere,facendosi i fatti altrui. Papà si avvicinò a noi e con un sorrisone stampato in faccia,disse
« Ed eccoci arrivati finalmente! Diamo il benvenuto alla nostra nuova vita! »
Mi girai a fissarlo con un sopracciglio alzato. Davvero pensava che una nuova città,e una nuova casa,mi avrebbero cambiata? Si accorse che lo fissavo,quindi disse
« Hayley,tesoro,potresti almeno fare finta di essere felice? Almeno finchè non ti abituerai ai cambiamenti,e sono sicuro che allora sarai davvero felice »
guardandomi con quegli occhi nocciola che avevo ereditato da lui, e con un sorriso speranzoso stampato in faccia. Non potei fare a meno di notare che mia madre si era avvicinata a lui,e si era messa a fissarmi con un sorriso da ebete che faceva intendere che sperasse che mi sarei trasformata in una brava bambina all’istante. Allora sfoggiai il mio sorriso migliore,e dissi sarcastica
« Ma certo! Sono così contenta di essere qui! Non è stato per niente terribile lasciare il posto in cui sono nata,gli amici d’infanzia,e tutte le mie abitudini per venire in un posto che non avevo mai sentito nominare,dove non conosco nessuno,ma soprattutto,sono convinta che cambierò il mio stile di vita e i miei ideali ancora prima di quanto voi riusciate a dire “ balle ” . Quindi si,non vedo l’ora di iniziare questa esperienza »
e andai a prendere i miei bagagli in macchina.
« Io starei attenta a quello che dici signorina. Se non vuoi cambiare da sola,ti aiuterò io a farlo. E questo non significa che userò le buone maniere »
disse mia madre,sbuffando e spostandosi indietro i suoi lunghi capelli biondi. In realtà,era proprio quel tipo di donna che non volevo diventare. Con quei suoi vestitini stretti e i tacchi che la facevano sembrare un pingiuno quando camminava,e quel portamento da “ sono meglio di voi,quindi ammiratemi,ma non parlatemi se non siete alla mia altezza “ . Chi avrebbe mai voluto essere cosi? Io no di certo. E anche se lei aveva il sogno di una figlia perfetta che fosse la sua fotocopia in miniatura,non l’avrei di certo accontentata solo per vederla vantarsi con tutti. Si vergognava di me? Perfetto. Presi i bagagli,ci dirigemmo verso la porta di legno verniciata di bianco della nostra abitazione.
« Per fortuna che abbiamo già fatto portare qui tutti i mobili,così possiamo sistemarci subito »
disse mio padre mentre inseriva le chiavi nella serratura. Appena aprì la porta,vidi la scala che conduceva al piano superiore. Diedi una rapida occhiata in giro. Alla mia sinistra,vidi quello che doveva essere il salotto. A destra invece,c’era la sala da pranzo. Entrai e vidi che dava sulla cucina. Mia madre si avvicinò a me e disse
« Allora,che ti sembra? Facciamo un giro veloce di tutte le stanze? »
Io girai sui tacchi e,diretta verso le scale,dissi
« Si si,bellissima. E no,non serve che tu mi faccia fare nessun giro turistico »
e andai al piano di sopra. Riuscii a sentire mio padre che mi urlava dietro
« La tua stanza è quella nel corridoio destro! »
Poi,rivolto a mia madre che stava sbuffando (di nuovo),disse
« Phoebe,dalle tempo di ambientarsi. Vedrai che d’ora in poi sarà diverso. Adesso non avrà più nessuna distrazione malsana »
«Come vuoi Adam. Ma giuro su Dio che,se non succede,la mando in uno di quegli istituti,come aveva proposto la scuola »
,e se ne andò a suon di tacco 15. Trovai la mia camera ed entrai. Avevano sistemato tutto: letto a destra,vicino alla finestra,scrivania sulla sinistra,e di fronte a me,c’era la mia libreria (amo leggere),con affianco il mio enorme armadio. Si,me ne vantavo nonostante non fossi una di quella newyorkesi piene di soldi alla Gossip Girl,ma sotto certi aspetti (pochi per fortuna),ero pur sempre figlia di mia madre. Posai i bagagli e mi chiusi la porta alle spalle. Mi misi di fronte al letto per accertarmi di una cosa:i miei preziosissimi (anche se piuttosto vissuti) poster dei miei gruppi preferiti. C’erano tutti per fortuna. Aprii i bagagli e inizia a sistemare i vestiti nell’armadio. Stavo per richiuderlo,quando fui trattenuta dalla mia immagine riflessa sullo specchio che ricopriva tutto l’interno dell’anta destra. Mi guardai. Questa ero io. Capelli rosa fino a sotto le spalle,pallida,trucco nero pesante,top nero,jeans neri attillati,e anfibi sempre neri fino quasi al ginocchio. Questa era Hayley Singer. E così doveva rimanere. Non sarebbe cambiata. Mai. Per niente. E per nessuno. Mi diressi verso il letto dove avevo lasciato la custodia con dentro il mio violino,e mi misi a suonare. Suonai Awake and Alive di Skillet. Avevo sempre adorato quella canzone. In cuor mio,speravo anch’io di trovare qualcuno un giorno che mi facesse sentire sveglia,e soprattutto,viva. Si,tra me Frank c’era stato qualcosa in passsto,ma rimaneva solo il mio migliore amico,e di sicuro non avrei mai potuto amarlo. Vi sembrerò sdolcinata,ma si,nonostante fossi una stronza madornale (si,mi piace definirmi così),cercavo anch’io l’amore. Forse anche per ricompensare quello che i miei genitori non mi avevano mai dato. Quando ebbi finito,posai il violino e decisi che forse avrei anche potuto uscire e iniziare ad unirmi alla nuova massa di gente di cui avrei fatto parte d’ora in poi. Tanto valeva farlo subito. Quindi presi il cellullare,ci attaccai le cuffie,e uscii dalla stanza,scendendo le scale,dirigendomi alla porta.
« Dove stai andando? »
mia madre arrivò trascinandosi dietro una scia di Chanel nr.5 così nauseante,da mandare al tappeto anche un toro inferocito.
« Vado a fare un giro. Sai,a vedere il posto,farmi un’idea…conoscere gente »
le dissi,alzando il mento. Era un comportamento che in realtà avevo ereditato da lei. Si mise le mani sui fianchi e mi guardò sospettosa,quindi disse
« Non sono sicura che sia il caso di lasciarti uscire da sola,o almeno,non subito. Prima voglio assicurarmi che tu ti riprenda e torni fra noi comuni mortali,invece di chiuderti in quel tuo universo parallelo,fatto di ribellione e auto distruzione…oltre che per gli altri »
e alzò un sopracciglio. Avrei voluto buttarla a terra. So che è brutto da dire,ma mi stava facendo innervosire. Troppo. Mi limitai a fissarla,per poi rispondere,con voce ferma
« Parli di me come se avessi una malattia. Cosa non vera. Dare fuoco a l’auto del tuo professore,e fare a pugni a scuola solo perché quella stronzetta di Leslie King ha detto che quest’anno andava di moda il rosa fragola invece del rosa pallido,riferendosi ai miei capelli,sono comportamenti da pazzi? Si,probabile. Ma sono sicura che non ho alcun bisogno che mi tratti come se avessi la peste. »
A quel punto mia madre,mi prese i polsi,stringendo con forza,e disse
« Hayley,io sono preoccupata. Preoccupata di quello che potresti fare a te stessa,o agli altri. Non hai idea che stai mettendo in pericolo anche te stessa. E se già ti viene in mente di dare fuoco all’auto di qualcuno per vendicarti di un brutto voto,non voglio immaginare che altro potresti fare,per motivi più seri magari! »
L’ultima frase,la disse con voce rotta,come se fosse sul punto di piangere. Ma non mi importava,non mi faceva pena,per niente. Ritrassi i polsi con forza e dissi urlando « Non sono né una pazza,né una criminale! E smettila di comportarti da stronza! A te interessa solo avere una figlia da copertina,che pensi solo ai vestiti,ad avere sempre l’acconciatura migliore,e a sposare un qualche riccone per farsi mantenere,come hai fatto tu! »
Fu un attimo. Sentì uno schiocco,poi arrivò il bruciore. Mia madre era di fronte a me,con la mano sospesa in aria,e si mordeva il labbro per cercare di non piangere. Non mi aveva mai dato uno schiaffo in tutta la mia vita. Era la prima volta. E aveva fatto male. Ma non intendo il dolore fisico. Si,anche quello,ma mi riferivo a quello emotivo. Stavo per dire qualcosa,quando arrivò mio padre dal piano di sopra,e disse
« Che succede? Ho sentito urlare,è tutto apposto? »
,sembrava seriamente preoccupato. Si passò una mano tra i capelli castani,cosa che faceva sempre quando non sapeva cosa stesse succedendo in quel momento,gesto totalmente inappropriato a quelle situazioni a mio parere. Strinsi i denti,e dissi
« Non sta succedendo niente »
,e uscii sbattendo la porta. Mi chiesi cosa gli avrebbe raccontato mia madre. Ma forse,non mi interessava poi così tanto. Completamente persa nella musica,percorsi tutto il mio quartiere,cercando di andare sempre dritta,per facilitarmi le cose con il ritorno. Non volevo certo perdermi in una stupida città in cui mi era appena trasferita,così da dover per forza socializzare per chiedere informazioni. Non ricordo cosa successe durante il tragitto,chi vidi,o altro. Mi ricordo che ad un certo punto arrivai di fronte ad una biblioteca. Ci sarei entrata subito se la situazione fosse stata diversa. Si,perché c’erano sia due ambulanze,che la polizia. Mi tolsi le cuffie,e mi avvicinai piano,per cercare di capire cos’era successo. Ero appena arrivata,e già mi trovavo ad assistere ad un incidente. Fantastico. Vidi che c’erano due donne ferite che parlavano con la polizia,e poi vidi che dei medici stavano portando fuori una barella dalla biblioteca,sulla quale giaceva un uomo ferito. Non sembrava grave per fortuna. Quello che mi colpì,furono due ragazzi che parlavano frenetici fra loro,vicini a dove erano parcheggiate le auto della polizia. Erano abbastanza appartati da non farsi sentire da nessuno. Evidentemente stavano discutendo di qualcosa che preferivano tenere fra loro. Me ne fregai alla grande,e andai diretta verso di loro. Volevo chiedere cosa fosse successo. E magari poi,avrei potuto chiedere che passatempi esilaranti offriva questa città,oltre agli incidenti in biblioteca. Quindi,con passo deciso,andai da loro. Non si erano accorti di me,e quando fui abbastanza vicina,dissi
« Hey,che è successo là dentro? »
,indicando la biblioteca con un cenno del capo. I due ragazzi si voltarono,sorpresi che fossi lì,dal momento che non si erano accorti del mio arrivo. Dovevano avere la mia età pensai,quindi probabilmente,me li sarei ritrovati a scuola il giorno successivo. E tutti gli altri giorni che avrei dovuto passare lì. Uno dei due ragazzi mi rispose
« Qualcuno,o meglio,qualcosa ha attaccato il bibliotecario là dentro. Per poco non moriva… »
,aveva dei capelli neri un po’ sparati in aria,gli occhi scuri,e un viso,direi…simpatico. Dopo aver ascoltato la sua speigazione,risposi
« E cosa avrebbe attaccato quel bibliotecario? Un animale? »
« Un leone di montagna! Non sarebbe la prima volta… »
mi rispose l’altro ragazzo,deciso. Era un po’ più basso dell’altro,anche lui capelli neri e occhi scuri,ma aveva la carnagione più scura. Mi stupii di quella affermazione.
« Leoni di montagna? Qui? Sul serio? »
I ragazzi mi guardarono perplessi,come se non sapessero cosa rispondere. Notando che non parlavano,decisi di continuare a parlare. Magari potevamo conoscerci e diventare amici. Sembravano dei bravi ragazzi,almeno i miei non avrebbero avuto nulla da ridire,e io avrei potuto iniziare la scuola conoscendo già più o meno qualcuno. Era un vantaggio per entrambi. Quindi mi presentai
« Comunque piacere,mi chiamo Hayley Singer,sono nuova in città »
,e tesi la mano. Il primo a rispondermi,fu il ragazzo con la carnagione più scura
« Piacere mio,mi chiamo Scott,Scott McCall »
,e mi diede la mano,sorridendo. Poi fu il turno dell’altro ragazzo,che disse,con enfasi
« Io sono Stiles Stilinski! »
,e mi diede anche lui la mano. Risi e gli dissi
« Stiles? Che nome è? »
« Non è il suo vero nome,ma gli piace farsi chiamare così »
mi disse Scott,guardando l’amico.
« Beh,è figo come nome,mi piace »
dissi io,rivolta a Stiles. Infatti fu lui a parlare
« Allora,dicevi che sei nuova in città. Da dove arrivi? »
Quel ragazzo mi trasmetteva una strana allegria.
« Vengo da Brooklyn,siamo arrivati circa un’ora fa »
gli risposi io.
« Brooklyn? E per quale motivo siete venuti a Beacon Hills? »
,fu Scott a chiedermelo. Ci pensai. Se avevo intenzione di farmeli amici,forse non avrei dovuto raccontare loro il vero motivo per il quale mi trovavo lì. Optai per l’alternativa
« Lavoro! Mio padre è stato trasferito qui,e per non dover separare la famiglia,ci siamo trasferiti tutti i »
,dissi,cercando di sfoggiare il mio sorriso migliore. Sembravo mia madre. Non ero brava con le bugie,ma non sembrarono scettici riguardo alle mie parole. Quindi,senza aspettare una loro risposta,dissi
« Voi frequentate il liceo di Beacon Hills,giusto? »
Mi risposero in coro. Poi Stiles aggiunse
« Ci vedremo spesso immagino. Se vuoi,io e il mio amico,possiamo farti da guide in questi tuoi primi giorni di scuola. Che dici Scott? »
A quel punto lui rispose
« Si certo,perché no? Comunque stai tranquilla,ti abituerai presto »
« E poi ci siamo noi due! »
,disse Stiles,dando una gomitata a Scott,il quale,lo sguadrò. Io mi misi a ridere. Si,avrei potuto andare d’accordo con quei due.
« Beh,vi ringrazio. Mi potrebbe essere d’aiuto conoscere qualcuno,decisamente »
,dissi,guardando per terra. Non ero un tipo che aveva bisogno degli altri,me la cavavo benissimo anche da sola. Ma da quando eravamo arrivati lì,e avevo avvertito quella strana sensazione allo stomaco,avevo pensato che avere qualcuno dalla mia parte,mi sarebbe stato utile. Evidentemente qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere.
« Tutto apposto? »
,mi chiese Scott,vedendo che mi ero zittita improvvisamente. A quel punto lo guardai,sorridendo,e risposi
« Si si,tutto apposto. Comunque adesso dovrei andare ,i miei si chiederanno dove sono finita »
Li salutai,e girai sui tacchi,per poi sentire Stiles che mi urlava dietro
« Allora ci vediamo domani a scuola! Ti aspettiamo all’entrata! »
Ero arrivata nella nuova città. Avevo litigato con mia madre. Avevo ricevuto uno schiaffo da lei per la prima volta nella mia vita. Avevo assistito ad un incidente. E avevo conosciuto due ragazzi,con cui avevo fatto amicizia (più o meno),che si erano proposti di aiutarmi ad ambientarmi nella nuova scuola. Tutto sommato,non era male come inizio.

SPAZIO AUTRICE
Benvenuti! Questo è il primo capitolo della mia ff su Teen Wolf. La storia si svolge nel periodo della terza stagione,e volevo precisare che probabilmente,non seguirò tutti gli avvenimenti nel dettaglio,certe cose saranno lasciate alla fantasia. Comunque questo capitolo,aveva funzione di introduzione del nuovo personaggio,e serve a spiegare il suo arrivo a Beacon Hills. Nei prossimi capitoli,arriveranno anche gli altri personaggi del telefilm a fare la loro parte. Per ora vi lascio,sperando che vi piaccia quello che ho scritto. Alla prossima! -Amy

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Quella mattina,mi svegliai con un mal di testa tremendo. Non avevo dormito quella notte,per colpa del pensiero che il mattino dopo avrei cominciato la scuola. So che è stupido essere ansiosi per una cosa del genere,soprattutto per me,ma nemmeno io riuscivo a capire perché fossi così agitata. Si trattava solo di frequentare un’altra scuola,che c’era di strano? Sarebbe stata la solita routine di compiti,studio,litigi tra compagni,passaggi di compiti,copiare,lo stress con i professori… E poi il giorno prima,avevo conosciuto due ragazzi che si erano offerti di starmi vicino per aiutarmi ad ambientarmi,quindi non ero del tutto sola. Nonostante ciò,non me la sentivo proprio di alzarmi dal letto. E questo mal di testa,non aiutava di certo. Ero tentata a convincere i miei a farmi stare a casa ancora per quel giorno,anche se sapevo di avere scarse probabilità di successo. Ma tentar non nuoce. Quindi mi alzai dal letto,e scesi in cucina,dove immaginai che mia mamma stesse preparando la colazione. Infatti fu così. E trovai anche mio padre che si stava leggendo il giornale,mentre sorseggiava tranquillamente una tazza di caffè. Grandioso! Lui era sicuramente il più comprensivo dei due,magari con il suo aiuto,avrei convinto anche mia madre. Mi trascinai in cucina,diretta alla sedia,e mormorai un lieve « Buongiorno » ai miei. Mia madre mi sorrise (strano dopo l’episodio di ieri),e mio padre mi guardò per rispondere al mio saluto,invece cambiò espressione,e disse « Tesoro,ti senti bene? Non hai un bell’aspetto » ,e guardò mia madre,che si voltò verso di me per lanciarmi un’occhiata accusatoria. Io la ignorai,e mi girai verso mio padre,dicendo « Ho un gran mal di testa,e mi sento molto molto stanca » ,dissi,con voce bassa e affaticata. Mia madre,che intanto si era preparata la sua tazza di caffè,si sedette e mi rispose « Bambina mia,so che è difficile cambiare così da un giorno all’altro,e capisco che tu abbia paura,ma devi andare comunque a scuola. Se tu oggi rimanessi a casa,rimanderesti soltanto il problema,e non ho intenzione di spendere soldi per un insegnante privato » . Avrei voluto replicare in malo modo solo per il semplice fatto che aveva insinuato che avessi paura di affrontare la scuola,ma quella mattina,proprio non mi andava di discutere. E comunque,in un certo senso,aveva ragione. Avevo davvero paura. Come se nel profondo,sapessi che c’era qualcosa ad attendermi lì,qualcosa che non riuscivo a definire. Non riuscivo a capire se dovessi veramente averne paura,o se volevo averne paura. Ma l’avrei capito molto più avanti. Mi limitai a sbuffare e ad osservare il caffè latte nella tazza che mia madre mi aveva passato prima di sedersi. Mio padre posò il giornale sul tavolo,e si tolse i suoi occhiali da lettura,per poi rivolgersi a mia madre « Phoebe,magari per oggi,potrebbe anche saltare scuola. Un giorno,non fa alcuna differenza,così potrà riposarsi,e domani sarà più tranquilla e rilassata per incominciare » . Lei che,fino a poco fa,stava sorseggiando il suo caffè,sbattè la tazza sul tavolo e puntò mio padre con lo sguardo. Poi disse « Come ho già detto,rimandare il problema,non servirà a nulla. E visto che hai detto che un giorno non cambia,può benissimo andarci oggi a scuola. Per quello che riguarda il poco riposo,si prenderà una pastiglia per il mal di testa,e si riposerà oggi pomeriggio se proprio le serve » ,e riprese a sorseggiare il suo caffè. Devo dire che mia madre,non è una che ammette repliche. Quando decide qualcosa,è difficile farle cambiare idea. Forse non avrei dovuto riporre tutte quelle speranze in mio padre. Infatti lui si limitò a guardarla per un istante,per poi abbassare lo sguardo,e rispondere « Si,credo che tu abbia ragione in effetti » ,e poi mi guardò con aria di scuse. A quel punto,risposi solo « Come volete. Ma se vi dovesse chiamare la scuola,per dirvi che vostra figlia si è sentita male durante le lezioni,non provate a scusarvi » . Con quelle parole mi alzai,e uscii dalla cucina,senza aspettare repliche da parte dei miei.
Dopo aver fatto una bella doccia fredda per svegliarmi,e essermi lavata i denti,mi infilai un paio di leggings in pelle neri,una maglia dei My Chemical Romance,uno dei miei gruppi preferiti,un paio di converse nere e alte,e mi truccai. Poi presi la mia borsa nera a tracolla,nella quale avevo infilato un astuccio e un quaderno,le uniche cose che avevo,scesi e uscii di casa,dove trovai mio padre che mi aspettava in macchina. Non ero stata molto a favore dell’idea di mio padre di accompagnarmi a scuola,ma mia madre aveva insistito,evidentemente preoccupata che potessi fare qualche deviazione,e cacciarmi nei guai,invece di essere a scuola. Quindi avevo dovuto assecondarli,ma sperai vivamente che non mi accompagnasse fin dentro al parcheggio. Per tutto il tragitto,mi fece mille raccomandazioni sul fatto di presentarmi a tutti i miei professori,di essere carina e rispettosa,e soprattutto,di fare tante nuove e sane amicizie. Io mi limitai ad annuire ad ogni sua parola. Quando fummo vicini alla scuola,mi girai,e gli dissi « Papà,non ti offendere,ma mi puoi lasciare qui,non serve che mi accompagni dentro al parcheggio » ,con tono dolce. Lui si girò a guardarmi,con un’espressione evidentemente dispiaciuta,e mi rispose « Sei sicura? E’ il tuo primo giorno,magari per oggi potrei farlo,giusto per farti compagnia » . Io gli sorrisi,e replicai « Pà,non ho 5 anni. Ti ringrazio,ma non serve,davvero,puoi stare tranquillo » ,e appoggai la mia mano sulla sua. In realtà,con lui ero sempre andata d’accordo. Mi voleva bene,e anch’io glie ne volevo. Mi sorrise a sua volta,e prima di schioccarmi un bacio sulla guancia,mi disse « Lo so che non sei più una bambina,e voglio che tu sappia anche un’altra cosa. Io mi fido di te,e ti voglio bene,e sarà così per sempre » . Sentii le lacrime che iniziavano a salire e a bruciarmi gli occhi,al suono di quelle parole. Ma non volevo farmi vedere piangere da mio padre,quindi mi affrettai a dirgli « Adesso devo andare o farò tardi. Ti chiamo quando ho finito,così puoi venirmi a prendere. A dopo » ,e scesi dalla macchina. Mentre mi dirigevo verso l’entrata della scuola,ripensai a quello che mi aveva appena detto. Quelle parole mi avevano smosso qualcosa dentro. Dovrebbe essere normale sentirsi dire certe cose da un genitore,penserete voi. Invece non era il mio caso. I miei erano sempre stati troppo occupati con i loro affari,e non avevano mai avuto tempo di dimostrarmi troppo affetto. Ma se mia madre non era per niente fatta per essere tale,sapevo che per mio padre,era diverso. E ne avevo appena avuto la prova. Cercai nuovamente di scacciare le lacrime che continuavano a bruciare,ma questa volta non ci riuscii,e una mi scivolò lungo la guancia. Vidi Stiles e Scott che mi aspettavano davanti ai gradini dell’entrata. Quando mi videro,mi affrettai ad asciugarmi le lacrime,ma loro si accorsero ugualmente del fatto che stavo piangendo. « Hey hey,è tutto apposto? Perché stai piangendo? » ,mi chiese Stiles,preoccupato. Io tirai su con il naso e mi affrettai a dire « Stai tranquillo,è tutto apposto,mi è solo andato qualcosa nell’occhio » ,e inscenai una risatina,anche se sembrava più una risata isterica. I due mi guardarono perplessi e evidentemente a disagio per la situazione,quindi Scott replicò « Stai piangendo un po’ troppo perché ti sia andato qualcosa nell’occhio. Puoi dircelo se c’è qualcosa che non va » . Mi limitai a scuotere la testa e a sorridere. Quindi dissi « Vi ringrazio,ma è tutto ok. Allora,mi portate a fare il mio giro turistico per la scuola? » « Così ti voglio,decisa! Non temere,gli studenti del liceo,non mordono e non graffiano! O almeno,non tutti… » ,disse Stiles,e vidi che Scott che lo fissò per quell’affermazione. Non volevo sapere il perché. Avevo ancora quella terribile sensazione allo stomaco,e si era intensificata. Scott e Stiles,mi stavano facendo fare un giro per la scuola,spiegandomi dov’erano le aule,quali corsi proponeva la scuola,e quali erano i professori che si potevano trattare come amici,e quali quelli con cui era meglio non farlo. Cercai di tenermelo a mente,per evitare altri casini che avrebbero potuto mettere a rischio le nuove amicizie che stavo facendo. Ad un certo punto,l’infinito chiacchierare di Stiles,si interruppe di colpo,e capii all’istante perché. Vicino agli armadietti,c’erano due ragazze che stavano parlando tra loro. Una aveva dei capelli scuri fino alle spalle più o meno,un po’ pallida,ma sembrava dolce. L’altra,un po’ più bassina,aveva dei lunghi capelli rossicci,e sembrava la classica ragazza da “reginetta del ballo” . Era lei quella che Stiles stava fissando. Quando si accorsero di noi,la ragazza con i capelli scuri,sfoggiò un ampio sorriso e salutò,poi si diresse verso di noi con la sua amica. « Buongiorno ragazzi! » ,disse lei. Scott replicò con un “ciao” piuttosto imbarazzato,mentre Stiles,sembrava avesse perso completamente il cervello,infatti rispose « Ciao Alison. Ciao Lydia. Sei bellissima oggi. Come sempre ovviamente » con un sorriso abbastanza ebete stampato in faccia. Almeno,capii come si chiamavano le ragazze. La ragazza con i capelli rossi,che si chiamava Lydia,si stava aggiustando i capelli,e rispose con un « Grazie,lo so » . Poi intervenne Scott,che prendendomi sotto braccio,disse « Ragazze,lei è Hayley Singer. E’ appena arrivata in città,e sarà la nostra nuova compagna di scuola » . Io,imbarazzata,dissi soltanto « Heilà,piacere » ,e sorrisi. Alison mi tese la mano,e sorridendo,disse « Piacere di conoscerti Hayley,io sono Alison,e questa è la mia amica Lydia » ,che mi tese a sua volta la mano,e mi sorrise. Decisi che avrebbero potuto starmi simpatiche. Poi Alison riprese,e disse « Vedo che hai conosciuto il fantastico duo Scott-Stiles » . Io mi misi a ridere per quell’affermazione,e risposi « Si,a dire il vero,li ho conosciuti ieri mentre facevo una passeggiata per vedere la città. Si sono offerti di accompagnarmi in giro per la scuola visto che è il mio primo giorno. Si sono comportati davvero da cavalieri » ,e notai che Stiles aveva assunto un’espressione soddisfatta per quella mia affermazione. « Beh si,sappiamo che sono una buona compagnia,non c’è dubbio » ,disse Alison,ma fu subito interrota da Lydia,che disse « Si certo,un’ottima compagnia se vuoi accalappiarti subito il titolo di “nuova arrivata sfigata” » . Stiles si mise una mano nei capelli,guardando per terra,mentre Alison mi fece un gesto come per dire “non fa sul serio,tranquilla” . A quel punto,suonò la campanella che ci liberò da quella situazione imbarazzante,e Scott disse « Forse dovremmo andare,o faremo tardi » ,e poi,rivolto a me « Come prima ora,abbiamo francese » . Credo di aver assunto un’espressione piuttosto terrorizzata,perché Stiles si affrettò a chiedermi « Oh mio dio,ti senti male? Non starai mica svenendo per il terrore della prima lezione spero! » . Cercai di fare un bel respiro,e dissi « N-no,sto bene,è che..io non ho mai fatto francese,non so niente! » . L’ultima parola,mi uscii di bocca come uno squittio. « Beh,questo è un bel problema » ,rispose Scott,e a quel punto Alison,con fare comprensivo,mi disse « Stai tranquilla,puoi parlarne con la professoressa,e sono sicura che capirà. Troverà il modo di farti recuperare il programma » ,e mi fece un sorriso caloroso. Tirai un altro respiro profondo,e cercai di sorridere e sembrare tranquilla. Poi,prima di trascinare via l’amica,Lydia disse « Hayley,ti va di pranzare con noi? Così stiamo insieme e ci racconti un po’ di te » . Io sorrisi e,puntando i pollici dietro di me,dove Scott e Stiles erano in piedi,uno per parte,risposi « A patto che vengano anche loro » . Alison rise,Lydia sbuffò,e mi rispose « Come vuoi,possono venire anche quelle tue copie mal riuscite di due guardie del corpo » ,e se ne andò con l’amica. «Quella ragazza ti dà del filo da torcere,eh? » ,dissi,girandomi,e rivolgendomi a Stiles. Vidi che arrosì,e rispose « C-cosa vorresti insinuare? Che mi piace? Perché se stai insinuando… » ,ma fu interrotto da Scott,che disse « No genio,sta insinuando che se non ci muoviamo,faremmo tardi a lezione,e non vogliamo certo che Hayley,si becchi una nota per il ritardo,il suo primo giorno di scuola » ,e ci prese sotto braccio entrambi,in modo amichevole. « A proposito di ritardi,dov’è Isaac? » ,chiese Stiles a Scott,il quale rispose « Quando mi sono svegliato stamattina,non c’era,pensai fosse uscito prima,ma mi chiedo anch’io dove sia finito » . Io alzai lo sguardo verso di lui,e gli chiesi « Chi è Isaac? Tuo fratello? » . Lui mi guardò di rimando,e rise piano. Poi rispose « No,è un mio amico. Ma,dato che credo di sapere a quale parte del discorso ti riferisci,ti rispondo dicendoti che abita a casa mia da un po’ » . « Un amico che abita a casa tua? Wow,dev’essere una figata » ,gli risposi io. « Si,se si tralascia il fatto che tu e il tuo amico,ogni volta che c’è la luna pien…AHI! » ,disse Stiles,massaggiandosi il braccio. Scott gli aveva tirato un pugno per quell’affermazione,ma non gli diedi troppo peso. Arrivammo davanti all’aula e,per nostra fortuna,la professoressa,non era ancora arrivata. Prendemmo posto nelle ultime file,e io mi sedetti in un banco tra Scott e Stiles,che loro mi avevano gentilmente offerto. Alison,era seduta di fronte a Scott,mentre Lydia,stava di fronte a me. Stiles sembrava pensare che fosse una posizione ideale per parlarle,oppure,che avrebbe potuto usare me come tramite di bigliettini. Nonostante quello che diceva,quel ragazzo,aveva una cotta enorme per Lydia. Finalmente (o forse no),la nostra professoressa di francese,entrò in classe. Ci fu un coro di “buongiorno”,poi lei,con un sorriso,disse,rivolta a tutti « Da oggi,abbiamo una nuova compagna ragazzi. Date tutti il benvenuto a Hayley Singer » ,e tutti si voltarono a guardarmi. Io mi limitai a sorridere. A quel punto,la professoressa,riprese «Hayley,perché non ci racconti qualcosa di te? Da dove vieni per esempio » . Volevo sprofondare sotto il banco. Incontrai gli sguardi dei miei nuovi amici che mi sorrisero per incoraggiarmi a dire qualcosa. Allora mi alzai (cosa che mi mise ancora di più in imbarazzo),e dissi « Come già detto,mi chiamo Hayley Singer,e sono arrivata qui ieri da Brooklyn. Non c’è molto da dire su di me,in realtà. Mi piace la musica,amo leggere…e suono il violino » . Vedendo che nessuno disse nulla,mi sedetti di nuovo,con un gran tonfo,sulla sedia. « Bene allora,di nuovo benvenuta,e spero che ti troverai bene qui. Io sono la tua nuova professoressa di francese,come avrai capito. Dimmi,nella tua vecchia scuola,dove eravate arrivati con il programma? » ,mi chiese lei. Quello che temevo. « Ehm…vede,io,in realtà…non ho mai fatto francese nella mia vecchia scuola,è la prima volta per me… » . E fui interrotta dalla porta dell’aula che si era spalancata. Vidi entrare un ragazzo alto,i capelli di quel colore tra il biondo e il castano che non riesco mai a definire,bel fisico. Si affrettò a mormorare delle scuse alla professoressa,che in tutta risposta,disse « Isaac,vedi che non succeda più. Adesso prendi posto su un banco vuoto,e cerca di seguire la lezione » . Quindi,era lui Isaac. Si girò verso la classe,in cerca di un banco vuoto,quando incrociò il mio sguardo. Aveva due occhi azzurrissimi,e mi stavano fissando. Io rimasi lì,inebetita,e rendendomi ancora più ridicola di quanto non avessi già fatto. Poi venne verso di me,e mi salì il panico. Mi stavo già facendo film mentali degni di un oscar,quando mi resi conto che,si stava dirigendo verso il banco dietro al mio. L’unico che era rimasto libero. Mi rilassai un’istante. Ma solo uno,perché la professoressa,riprese a parlarmi « Allora Hayley,mi stavi dicendo che non hai mai fatto francese. Beh,questo vorrà dire che dovrai recuperare il programma. Potrei affiancarti uno dei tuoi nuovi compagni per darti una mano » . Istintivamente,mi girai prima verso Scott,poi verso Stiles,che mi guardarono entrambi scuotendo la testa,come per dire “non sono la persona giusta per questo tipo di cose” . Fantastico. Sperai vivamente che la professoressa,facesse il nome di Alison,o di Lydia,ma non fu così. Si sporse nella mia direzione,ma stava guardando oltre me. Poi disse « Isaac? Sei uno dei miei studenti migliori,pensi che potresti dare una mano alla nuova arrivata? Sarebbe anche un modo per rimediare a tutti i ritardi delle mie lezioni » . Sentii una voce dietro di me che rispondeva « Si,va bene. Credo di poterlo fare » . Non mi girai a guardarlo,e non guardai neanche la professoressa. Non stavo guardando nessuno,se non il banco vuoto al quale ero seduta. « Fantastico. Hayley,vedrai che in poco tempo,riuscirai a metterti al passo con gli altri,e allora sono sicura che otterrai ottimi risultati » ,rispose la mia professoressa,con un sorriso. Poi si alzò,andò alla lavagna,e iniziò la lezione. Io continuavo a prendere distrattamente appunti,ma senza capire quello che stavo scrivendo. Quella sensazione allo stomaco,tornò a torturarmi. Ancora non riuscivo a capire a cosa fosse legata. Si,si manifestava quando pensavo alla scuola,o alla gente che avrei conosciuto,ma giuro che non era ansia. No,era qualcos’altro,una paura,si,ma di cosa? Fui distratta da una voce che proveniva da dietro di me. « Allora,a che ora ci troviamo per i recuperi? » . Non ebbi bisogno di voltarmi,per capire chi aveva parlato. Era stato Isaac a chiedermelo. Per qualche motivo,sperai che tirasse fuori qualche balla dozzinale per non dovermi più fare da professore,invece,sembrava molto serio. Mi voltai,e risposi « Cosa? » ,ma dovevo aver strillato,perché la professoressa si voltò a guardarmi,e io bofonchiai un timidissimo « Mi scusi » ,poi,riprese a spiegare. Mi voltai di nuovo,lentamente,e dissi « Ehm,non saprei…dopo scuola,ti andrebbe bene? Però,dovremmo iniziare domani,perché dobbiamo ancora disfare alcuni bagagli,sai,il trasferimento… » ,dissi io,con una risata isterica a dir poco. Ovviamente,la mia,era una balla. Che fossi diventata davvero così fifona,da rimandare un incontro con un compagno di classe,che doveva aiutarmi a recuperare una materia? Lui si limitò a fissarmi,poi sorrise. Io lo fissai a mia volta,quindi lui disse « Come vuoi. Domani,dopo scuola allora » ,e tornò ai suoi appunti. Io mi rigirai verso il mio banco. Per i restanti 35 minuti di lezione,cercai di ascoltare,ma non ci riuscivo. Avevo la sensazione di aver fatto un’enorme figura,e non chiedetemi perché. Sapevo solo,che volevo tornare a casa il prima possibile.

Il resto della giornata,trascorse abbastanza in fretta,per mia fortuna. Io,Scott,e Stiles,pranzammo con Alison e Lydia,come promesso,e gli raccontai un po’ della mia vita,di Brooklyn,e della mia vecchia scuola (tralasciando i dettagli “criminali”). In tutta risposta,ebbi dei complimenti da Lydia,a cui apparentemente,piacevano i miei capelli,ma poi aggiunse che un giorno,lei e Alison,mi avrebbero portato a fare shopping per rivedere il mio vestiario. Non che fossi molto entusiasta all’idea,ma era un buon modo per distrarmi dagli ultimi avvenimenti. E da Issaac. Quel pensiero,mi arrivò come uno schiaffo in faccia. Perché l’avevo pensato? Lo conoscevo da qualche ora appena,e già dovevo distrarmi? Avevamo scambiato due parole in tutto! Ricacciai indietro quel pensiero,e cercai di godermi quello che restava della pausa pranzo,tra le battute di Stiles,i suoi apprezzamenti verso Lydia,e le risposte pungenti di lei. Il tutto contornato dalle risate di Scott e Alison. E le mie. Non erano il tipo di persone con cui avrei fatto amicizia normalmente,ma in realtà,mi stavo divertendo. Mi sentivo bene quando ero con loro. Mi facevano sentire parte di qualcosa,e per niente strana,o diversa. Forse stavo cambiando più in fretta di quanto volessi ammettere.

SPAZIO AUTRICE
Bentornati! Ecco qui il secondo capitolo della mia ff. Hayley ha finalmente incominciato a frequentare il liceo di Beacon Hills,trovando così,due nuove amiche,Alison e Lydia. Ma non solo. C’è ancora questa inspiegabile strana sensazione che prova dentro di se,e nel frattempo,è arrivato anche Isaac,il quale,certo non la sta aiutando a stare tranquilla,nonostante lo conosca da poco. Vedremo nei prossimi capitoli cosa succederà. Fino ad allora,spero che la storia vi piaccia. Un saluto -Amy

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Stavo ancora tremando quando i miei mi portarono in salotto. Mia mamma mi aveva portato un maglione,e mio padre si era assicurato che riprendessi a respirare regolarmente. Era successo di nuovo. Questi attacchi che mi trascinavo dietro da qualche anno. Fino ad un attimo prima era tutto normale,poi improvvisamente,il vuoto. Era come se mi annullassi completamente. Ogni volta ricordavo nero,solo nero,un immenso nero che mi inghiottiva senza preavviso. La sensazione di abbandono che si impadroniva di me. Il fatto era che,agli occhi degli altri,era tutto normale. I miei mi hanno raccontato che,quando mi succede,continuo a fare quello che stavo facendo,ma che ad un tratto iniziavo a cercare di prendere più aria possibile perché non riuscivo più a respirare. E solo in quel momento gli altri potevano accorgersi che c’era qualcosa che non andava. Poi mi svegliavo,sudata ma con i brividi,e completamente persa. Avevamo consultato così tanti medici che avevo iniziato a considerare gli ospedali casa mia per quante ore ci passavo. Ma nessuno era riuscito a darci una risposta. Narcolessia? No di certo. Asma? Probabile,ma non troppo. Attacchi di panico? Ci siamo chiesti per mesi cosa potesse essere,finchè non ci siamo rassegnati al problema. Forse ci avrei dovuto convivere per sempre,forse no. Rimaneva il fatto che avevo qualcosa che non andava,qualcosa di rotto. « Tesoro,ti senti meglio adesso? » mi chiese mia madre in tono amorevole. La preoccupazione negli occhi dei miei genitori era evidente,e io iniziavo a essere stanca di questa situazione. Non sopportavo di avere questi momenti di completa vulnerabilità nei quali,dovevo fare affidamento sugli altri per rimettermi in piedi. Asciugandomi la fronte sudata,risposi « Si,mi sento meglio,anche se molto stanca. Posso avere un bichiere d’acqua? » . Mio padre si alzò di scatto e si diresse verso la cucina. Poco dopo tornò con un bicchiere d’acqua in mano,e me lo porse. Poi guardò l’orologio sulla parete. Erano le 5:30 del mattino. « Tesoro,credo che forse oggi dovrebbe stare a casa a riposarsi. Non è saggio mandarla in giro dopo un attacco » disse lui,rivolgendosi a mia madre. Lei mi stava ancora accarezzando la guancia,e rispose « Si,hai ragione. Più tardi chiamo la scuola e li avviso che non stai bene. Tornerai non appena ti sarai rimessa » . Feci per annure,ma avevo un gran mal di testa,quindi feci una smorfia di dolore che fece parlare mia madre, « Ora dovresti tornare a letto e riposarti. Ti porto una pastiglia,e poi subito a letto » . Le pastiglie,quanto le odiavo. Me le avevano prescritte dopo l’ennesima diagnosi,dicendo che sarebbero servite a calmarmi e che dovevo prenderle ogni volta che avevo un attacco. A quanto pare non servivano a molto,visto che continuavo a star male. E negli ultimi mesi, gli attacchi erano diventati più frequenti e intensi. Anche se riluttante all’idea,presi la pastiglia,e mi feci accompagnare in camera dai miei. Dopo essersi assicurati che stessi abbastanza calda sotto le coperte,e che mi fossi tranquillizzata,mi lasciarono nella mia stanza a riposare. Mi sentivo completamente svuotata dopo quell’esperienza. Quindi,senza troppa fatica,mi addormentai.

Avevo dormito decisamente troppo. Quando aprii gli occhi e vidi che ora era,mi venne un colpo. Schizzai fuori dal letto e scesi in cucina. Trovai mia madre indaffarata a preparare il pranzo. Evidentemente era rimasta a casa per me,pensai. Quando si girò e mi vide,mi sorrise e disse, « Buongiorno tesoro,ti senti meglio? » . « Perché non mi hai svegliato? » ,chiesi con la bocca ancora impastata dal sonno. Presi posto a tavola,e lei,mentre aparecchiava,disse « Volevo lasciarti riposare. Comunque ho chiamato la scuola e gli ho detto che starai a casa per qualche giorno » . La scuola. Francese. Le ripetizioni con Isaac. « Oh cazzo! » ,esclamai di punto in bianco. Mia madre era sul punto di rimproverarmi,ma non le diedi tempo di rispondere. « Me ne ero completamente dimenticata! Adesso come faccio ad avvisarlo? » dissi allarmata. « Si può sapere che ti prende? » ,mi chiese lei. « Cosa hai dimenticato? E chi dovevi avvisare? » . A quel punto iniziai a spiegare, « Oggi sarebbe dovuto venire qui a casa un ragazzo della mia classe,per darmi delle ripetizioni di francese visto che è una materia della BHHS che io non ho mai fatto » ,dissi tutto d’un fiato. Mia madre alzò il mento e storse leggermente la bocca. Quanto odiavo quando lo faceva. Quindi mi chiese, « E quando pensavi di dirmelo? » . Poi sbuffò e riprese, « Comunque si sarà accorto che non eri a scuola. Penso sia capace di fare due più due » . Lo spero,pensai. Non avevo voglia di passare per la solita menefreghista quale ero. Non con lui almeno. Ma perché continuavo a preoccuparmi di cosa avrebbe potuto pensare di me? Mia madre schiocchò le dita,riportandomi alla realtà. « Suvvia,non casca il mondo se oggi passi. Se ti senti meglio,puoi farlo venire qui domani » ,mi disse lei,piazzandomi davanti il piatto con il pranzo. Inizia a dare forchettate al cibo,ma senza mangiarlo,poi chiesi a mia madre « Com’è che sei così tranquilla e sei così amorevole con me? Di solito,non sprizzi di gioia quando ti parlo delle mie nuove conoscenze » . Lei,che intanto si stava a sua volta servendo il cibo,si girò e mi sorrise. Poi mi disse, « Hai detto che è per la scuola,giusto? Ecco » ,e prese posto di fronte a me. « Dovevo immaginarlo » ,mormorai. Si stava abituando troppo in fretta all’idea di una figlioletta perfetta.

Dopo pranzo,mi feci una doccia e mi misi un paio di leggings neri e un maglioncino grigio. Fuori non faceva freddissimo,ma io avevo ancora i brividi per l’attacco di quella mattina. Mentre cercavo di tenermi fermi i capelli con una matita,mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile,come sempre dopo quegli attacchi. Non che mi servisse dato che non avevo intenzione di uscire,ma mi misi lo stesso un po’ del correttore di mia madre in faccia,giusto per non rischiare un infarto ogni volta che mi guardavo allo specchio. Mi stavo annoiando a morte. Avevo passato solo un giorno nella nuova scuola,quindi non avevo ancora molto da fare,e  l’anno era iniziato da poco,e comunque sarei stata troppo stanca per mettermi a studiare. Quindi mi ritirai in camera,e decisi di suonare un po’ il violino. Non stavo suonando niente in particolare,e intanto guardavo fuori dalla finestra,osservando la mia nuova città. La mia nuova vita. Le mie nuove preoccupazioni. Le nuove delusioni. Lo so,sono la felicità fatta persona. Ad un certo punto,qualcuno spalancò la porta della mia camera. Era mia madre. « Quante volte ti ho chiesto gentimente di bussare prima di entrare in camera mia? » ,le chiesi io,senza smettere di suonare. « C’è qualcuno per te. Anzi,sono in tre. Ragazzi » . Mi venne una scossa che mi fece perdere la concentrazione,e finii per strusciare l’archetto sulle corde del violino producendo un suono terribile. Dovevano essere Scott e Stiles,pensai. « Si,arrivo » ,dissi,mentre appoggiavo il violino sul letto. Poi mi venne in mente. « Aspetta,hai detto tre? » ,le chiesi io sgranando gli occhi. Mia madre mi guardò leggermente dubbiosa. « Si,tre. Ho già rimosso i loro nomi. Comunque uno ha la mascella un po’ storta,l’altro mi ricorda una trottola da quanto è euforico,e il terzo non saprei come descrivertelo,comunque ha gli occhi azzurri. Sono tutti e tre molto carini,ma sono decisamente troppi tesoro. Uno,basta e avanza » ,mi disse lei con un sorriso malizioso e posando le mani sui fianchi. Sbuffai e inarcai un sopracciglio a quelle parole. « Sono miei amici mamma. E comunque si chiamano Scott,Stiles e Isaac,in quest’ordine. » . Avevo risposto senza pensare. Si,il terzo doveva per forza essere lui,ma cosa ci faceva qui? Non avevamo praticamente mai parlato,tranne per organizzarci con le ripetizioni. Sperai vivamente che non fosse lì per quelle,non ero proprio dell’umore giusto per il francese. Mia madre sgranò gli occhi un modo spaventoso,e il suo sorriso si allargò ancora di più,quindi disse, « Isaac? Il ragazzo delle ripetizioni? » . La fissai per qualche secondo,poi mi diressi verso la porta. Intanto risposi, « Si mamma,proprio lui. Contenta? » . « E’ molto carino tesoro. Forse dovresti rivedere anche i tuoi gusti in fatto di ragazzi. Lui non sarebbe male come inizio » ,mi disse lei,seguendomi per il corridoio. Poco prima di arrivare alle scala,mi voltai verso di lei,le strinsi un braccio,e dissi « Primo,non è il mio ragazzo,e neanche mio amico,infatti non capisco perché sia qui. Secondo,quando mi innamorerò di qualcuno,non lo farò di certo in base ai tuoi criteri » . Ci fissammo negli occhi per qualche istante. Poi lei prese la mia mano che stava ancora stringendo il suo braccio e se la tolse di dosso. Infine disse, « Scendi tesoro,i tuoi amici ti stanno aspettando » . E con un sorriso,mi sorpassò e scese le scale. Io scesi dietro di lei,e mi ritrovai davanti i tre ragazzi. Non feci neanche in tempo a salutarli,perché Stiles mi avvolse in un’enorme abbraccio che per poco non mi fermò la circolazione da quanto era stretto. E tutto,sotto gli occhi di mia madre. « Fragolina,come stai? Oggi non eri a scuola ed eravamo preoccupati » ,mi disse Stiles. Dopo essermi divincolata a fatica dal suo abbraccio,risposi « Sto meglio,grazie per l’interesse. Ehm…fragolina? » ,chiesi io divertita. « Beh si,hai i capelli rosa,pensavo fosse un nomignolo carino » ,rispose lui con un sorriso. Io mi misi a ridere. « Appunto,rosa. Le fragole non sono rosse? » ,dissi io,stavo ancora ridendo. Poi Scott,guardando prima l’amico e poi me,disse « Li hai visti i capelli di Lydia? Voglio dire,sono rossi,eppure lui si ostina a definirli “biondo fragola”,è un’ossessione. » . Aggrottò la fronte,pensieroso,e si rivolse a Stiles, « E poi,se è biondo,come fai a paragonarlo ad una fragola? » . Stiles lo fissò per qualche istante,immobile,poi sbattè due volte gli occhi,quindi disse, « Scott,non è così complicato da capire,ok? Adesso ti spiego,ascoltami,allora… » . Non volendo assistere a dei dibattiti sul colore dei capelli di Lydia,e irritata dalla presenza di mia madre,li interruppi e dissi, « Ragazzi,che ne dite se saliamo in camera mia? » . A quel punto,Isaac finalmente alzò lo sguardo verso di me e rispose alla mia proposta, « Ti ringrazio per avermi risparmiato questa tortura. Posso? » ,e mi sorpassò,dirigendosi verso le scale. Quindi mia madre ci congedò,lanciandomi un ultimo sorrisetto malizioso. Ero tentata di dire qualcosa,ma non volevo far assistere i miei amici ad una litigata tra me e mia madre. La lasciai dov’era,con quel sorriso stampato in faccia,e mi diressi al piano di sopra insieme ai ragazzi. Li invitai in camera mia,e una volta dentro,mi chiusi la porta alle spalle. Mi misi subito a sedere sul letto a gambe incrociate. Ero veramente esausta. « Siamo passati per vedere come stavi,eravamo preoccupati. Non ti dispiace,vero? » ,mi chiese Scott timidamente. « Certo che no,anzi,mi fa molto piacere » ,gli risposi io,e lui mi sorrise di rimando. Vedendo che se ne stava ancora lì in piedi,incerto su cosa fare,lo invitai a prendere posto vicino a me. « Vedo che ti piace leggere » ,mi disse Stiles,che stava ispezionando la mia libreria. « Soprattutto molti fantasy. Vampiri,streghe…licantropi » ,disse,rivolgendosi a Scott e Isaac con un’alzata di sopracciglia. Non feci molto caso a quel gesto. Poi riprese, « Ah,un classico! Orgoglio e Pregiudizio » . Io mi misi a ridere,quindi si voltò verso di me e mi chiese « Che c’è? » . « Sicuro di aver letto bene? » ,gli chiesi io,indicando il libro con un cenno del capo. Lui mi guardò confuso e riportò l’attenzione sulla libreria. « Si. Orgoglio e Pregiudizio…e Zombie? Carino. Dev’essere molto romantico immagino » ,disse,rimettendo il libro al suo posto. « Elizabeth Bennet,non è niente male come cacciatrice di zombie » ,risposi io scherzosamente,come per giustificarmi. Isaac,che aveva preso posto alla scrivania,non avevo ancora aperto bocca. Non volevo fare la stronza,ma dovevo sapere una cosa,quindi chiesi, « Mhhh,non per essere scortese,ma tu perché sei qui? » . A quel punto,alzò finalmente lo sguardo,e si rivolse a me, « In realtà,sono stati loro due a trascinarmi qui dopo la scuola » ,disse,guardando prima Scott e poi Stiles,che nel frattempo si era seduto per terra,vicino al letto. « Ma comunque,volevo vedere come stava la mia protetta » ,concluse con un sorrisetto arrogante. Vediamo,da quando ero arrivata,avevamo parlato…tre volte? Senza mai dirci veramente qualcosa. Non mi conosceva,e io non conoscevo lui,quindi non capivo perché si comportasse in modo così arrogante con me. E comunque non avevo bisogno di essere la protetta di nessuno,men che meno la sua. Mi alzai dal letto,irritata da quella sua affermazione,e andai verso di lui. Mi fermai a pochi centimetri da lui e,guardandolo dritto negli occhi,gli risposi, « Senti,non eri obbligato ad assecondarli,non ti hanno trascinato qui sotto tortura,e se devi venire in casa mia per prendermi in giro senza motivo,beh,puoi farne tranquillamente a meno! E non sono la tua protetta,sono solo la nuova arrivata che si ritrova a doversi fare aiutare dall’ultima persona a cui avrebbe chiesto aiuto se avesse avuto scelta! » . Avevo urlato quando avevo parlato,e con la coda dell’occhio,notai che Stiles mi stava fissando con gli occhi sbarrati. Non potevo vedere Scott,ma immaginai che avesse avuto la stessa espressione. Isaac non disse niente,e mi fissò per qualche istante. Poi sorrise,e rispose, « Bene. Vorrà dire che ora posso anche andarmene » ,e si alzò dalla sedia,quindi io indietreggiai per farlo passare. Mentre si avvicinava alla porta,si rivolse a Scott, « Io me ne vado,mi trovi a casa » . Poi,mentre apriva la porta e stava per uscire dalla stanza,mi disse « Chiamami se ti serve qualcosa. Anche se sono l’ultimo a cui lo chiederesti » ,e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Io rimasi in piedi a fissare la porta chiusa,senza dire niente. Ma vedendo che nemmeno i miei due amici erano intenzionati a dire qualcosa,mi feci tornare la voce,e dissi, « Era un modo carino per dirmi che dovrò chiamarlo per forza? Perché ho bisogno di recuperare con il francese? » . Scott si stava alzando lentamente,e mi disse, « Puoi sempre provare a parlare con la prof e chiederle di cambiarti compagno » . « E’ un buon suggerimento,ma non pensi che vorrà sapere quali sono le motivazioni? » ,disse Stiles in risposta a quanto aveva detto l’amico. Io andai verso il letto,a prendere il violino che avevo lasciato lì,e lo rimisi al suo posto nella custodia. Mentre lo facevo,dissi, « E’ ovvio che vorrà sapere il perché. Ma comunque non importa. Se deve darmi lezioni,me le darà. Se mi vuole odiare,lo lascio fare,anche se non capisco cosa gli ho fatto » . Poi mi girai e,rivolta a Scott,dissi, « Senza offesa per il tuo amico e coinquilino,ma mi dà veramente sui nervi » . Lui mi sorrise con un’alzata di spalle,senza alcun segno di offesa. A quel punto,Stiles si alzò di scatto e disse, « Perfetto,lasciamo riposare un po’ fragolina e torniamocene a casa » , e assestò una pacca amichevole a Scott. Io risi e gli chiesi, « Diventerà il mio nomignolo fisso quindi? » . Loro,in tutta risposta,mi abbracciarono,e mi salutarono uscendo dalla stanza. Quando fui sola nella mia camera,mi buttai sul letto e fissai il soffitto a lungo. Ripensai a quanto era appena successo. Avevo incontrato più persone di quante avrei pensato da quando ero lì,ed erano stati tutti gentilissimi. Poi era arrivato Isaac a rovinare l’armonia. Ripensai a quella solita sensazione allo stomaco che avvertivo soprattutto adesso,mentre pensavo a quello che mi avevo detto Isaac. Mi chiesi se non si trattasse semplicemente di nervosismo. No,la avvertivo ancora prima di conoscerlo. Dio,ero stanchissima in quel momento,troppo per pensare un attimo di più. Senza neanche accorgermene,dopo poco,mi addormentai.
 
SPAZIO AUTRICE
Heilà,rieccomi! Sono stata in vacanza e non ho avuto tempo di scrivere,per questo ho pubblicato il capitolo solo ora. Mi scuso con tutti,ma spero che vi piaccia. In questo capitolo,scopriamo che Hayley soffre di strani attacchi a cui nessuno riesce a dare una definizione,né un’origine. Almeno per ora. D’ora in avanti,inizierò ad inserire anche un po’ più di azione,e arriveremo anche alla parte sovrannaturale della storia. Come sempre,spero di non deludervi con la storia. Grazie ai lettori e,alla prossima! -Amy
 

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