Il tesoro del pirata

di maryku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mappa ***
Capitolo 2: *** lo spirito ***
Capitolo 3: *** L'inizio del viaggio ***
Capitolo 4: *** Un piccolo sospetto ***
Capitolo 5: *** 5° capitolo ***
Capitolo 6: *** Il furto ***
Capitolo 7: *** 7: la raccomandazione dello spirito ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Akane... rapita?! ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** La mappa ***


Questa fanfiction è un AU e potrebbe essere OCC.

Vi devo ricordare che questi personaggi non sono miei ma appartengono alla bravissima Rumiko Takashi.

 

 

Prologo

 

*è tutta colpa di quella stupida mappa, quanto vorrei non averla mai vista* pensò la ragazza legata con alcune corde della nave.

Stava versando qualche lacrima; dov’era lui? Lui che la faceva arrabbiare ma che la salvava ogni volta, lui che ormai era entrato nel suo dolce cuore di fanciulla.

“Non preoccuparti, vedrai che il tuo ragazzo arriverà presto a salvarti” disse una voce serpentina.

“Ci puoi scommettere, lui non si tirerà mai indietro” le rispose con sfida la ragazza legata.

“Ohh!! Io lo so che arriverà, lo conosco bene. Ma il punto è un altro: verrà per te o per il tesoro?”

La ragazza legata la guardò, non sapendo più cosa rispondere.

“Visto? Non lo sai neppure tu…” la voce serpentina cominciò a ridere di schermo.

La ragazza si mise a piangere con maggiore evidenza, le lacrime uscirono a forza da quel bel visino.

*ti prego, anche se non verrai per me, sbrigati, non ce la faccio più*

 

Capitolo 1

 

“Vorrei 2 ramen caldi”

“Arrivano subito, signora Plum”

“sei sempre una ragazza così dolce, Akane” le disse la signora Plum.

“Si figuri, è il mio lavoro”

Akane era una ragazza solare molto forte e carina, un concentrato di vitalità senza pari, con capelli lunghi fino alla schiena, scuri dalle sfumature blu. Era vestita con il solito grembiule bianco a sfumature rosa che usava per lavorare al locale della famiglia, dove lei e la sorella Nabiky, ragazza attaccata al denaro e abile calcolatrice, con i capelli a baschetto corti, facevano da cameriere, mentre sua sorella maggiore, Kasumi, molto dolce e premurosa, capelli lunghi solitamente legati a una coda di cavallo bassa che usava portare sulla spalla, preparava i piatti da servire, e il padre Soun Tendo, un uomo dal pianto facile, capelli scuri e lunghi, con un paio di folti baffi proprio sopra le labbra,gestiva la cassa del locale e la palestra di lotta indiscriminata, in cui si allenava anche la figlia minore, Akane.

La madre era morta tempo addietro per una grave malattia, ma Kasumi aveva sempre pensato alle sorelle minori facendo quasi da seconda madre.

Due grandi amici della famiglia Tendo erano il dottor Tofu, abile guaritore ma che perdeva letteralmente la testa quando vedeva Kasumi, e la signora Nodoka, moglie di un amico di Soun.

Sia il dottor Tofu che la signora Nodoka andavano spesso a mangiare al locale della famiglia Tendo; proprio come in quel momento.

La signora Nodoka aveva due figli, un maschio, che si chiamava Ranma, e una femmina, purtroppo erano andati via col padre quando erano ancora molto piccoli e lei non li aveva potuti veder crescere. Di questo era triste, ma il marito le aveva promesso che avrebbe fatto diventare suo figlio il più virile fra gli uomini e l’amore di una madre non gli avrebbe giovato, solo per questo lei li aveva lasciati andare. Girava sempre con una strana katana affilata, che toglieva dal fodero quando pensava cosa avrebbe dovuto fare se suo figlio non fosse stato il più virile fra gli uomini, poiché il marito, nella promessa, aveva detto che se il loro figlio non fosse stato virile, sia lui che Ranma, avrebbero dovuto fare hakakiri.(*)

La signora Nodoka aiutava anche Kasumi a cucinare quando c’era tanta clientela, mentre il dottor Tofu aiutava a servire i tavoli, sperando che non vedesse Kasumi.

La casa era molto carina. C’erano due piani, quello inferiore dedicato al locale e alla palestra, mentre il piano superiore offriva le stanze da letto e i bagni. Si entrava dalla porta principale per andare al locale, aveva circa una dozzine di tavoli ed era un po’ spoglio, ma si respirava un’aria di familiarità poco conosciuta in quei tempi bui. I generali degli eserciti dei diversi mondi erano in lotta fra di loro e ovunque si andasse non si vedeva che paura fra la gente. Ma non lì, e non in quel momento.

“Buongiorno signora Nodoka, buongiorno dottor Tofu, vi porto il solito?” Akane si era avvicinata al tavolo dei due con un bellissimo sorriso sulle labbra e un taccuino in mano.

“Per me si, Akane. Lei signora Nodoka?” disse il dottor Tofu seduto nel tavolo insieme alla signora Nodoka.

“Ma certo, Akane.” Rispose con un dolce sorriso la signora Nodoka.

“Buongiorno a entrambi.”

“Buongiorno Nabiky” risposero i due.

Nabiky era arrivata dietro ad Akane, e con lei anche Soun.

“Sono felice di vedere che venite ancora nel nostro locale” disse Soun con un sorriso.

“Come non potremmo venire?? I piatti di Kasumi sono sempre ottimi.”

“Ka- Kasumi” gli occhiali del dottor Tofu si erano improvvisamente appannati e continuava a ripetere Kasumi come un ebete. Fortunatamente dopo qualche minuto si calmò.

Tutti risero e tornarono a ciò che stavano facendo prima.

 

Verso sera quando tutti stavano per andarsene e oltre alla famiglia Tendo, Kasumi stava in cucina a pulire i piatti, erano rimasti soltanto la signora Nodoka e il dottor Tofu, entrò uno strano nonnino tutto raggrinzito che urlava: “La fine del mondo è vicinaaa”

A tutti i presenti uscì un gocciolone dietro la testa.

“Nonno, cosa stai facendo?” dietro il vecchio era comparso un giovane di bell’aspetto con capelli scuri e corti.

“Ma come, nipote, te l’ho detto prima. Ti sei già dimenticato??”

Il giovane lo guardò con aria interrogativa e poi chiese: “Ma tu chi sei?” a quel punto tutti i presenti caddero a gambe all’aria.

“Come chi sono, io sono tuo nonno.” “Già è vero sei mio nonno.” Disse lui battendo un pugno sulla mano aperta.

“Ciao Shinnosuke, e da un po’ che non ci vediamo.” Disse Akane al giovane smemorato.

Shinnosuke e il nonno abitavano poco lontano da lì e venivano spesso a trovare la famiglia Tendo.

“Ciao Akane”  le rispose lui.

“Cosa è successo stavolta nonnino?” chiese Akane al vecchio, che gentilmente usava chiamare nonnino.

“L’altro giorno ho sentito la morte vicina…” dicendo questo prese un futon e ci si sdraio sopra “… e ho ritrovato questa sfera in casa mia, me l’aveva data un viaggiatore tempo fa.”

Nelle mani del vecchio c’era una sfera grande poco più di un pugno tutta dorata. Aveva strani simboli su tutta la sua superficie. 

“Il viaggiatore mi aveva detto che era una mappa, una mappa molto speciale, indicava la posizione esatta del pianeta del tesoro…”

“cos’è il pianeta del tesoro?” chiese Akane curiosa.

“Come puoi non sapere del famoso pianeta del tesoro??” la chiese scettica Nabiky.

“Su Nabiky, non fare la scontrosa, è normale che non sappia niente” era arrivata anche Kasumi, attirata dal rumore che si era formato nella sala.

“Ka-Kasu-Kasumi, cosa ci fai tu qui?” il dottor Tofu stava cominciando a dare i numeri, come ogni volta che vedeva o sentiva il nome Kasumi.

“Dottor Tofu, io ci abito qui” le rispose lei con il suo dolcissimo sorriso.

“Akane”

“si signora Nodoka??”

“te la racconto io la leggenda se ti va.”

“mi farebbe un grandissimo piacere”

le due si misero a sedere e Nodoka, seguite ben presto da tutti gli altri, il nonnino ancora disteso sul futon che diceva che stava per morire, e Nodoka cominciò a raccontare.

“Tempo fa, esisteva un pirata che rubava con la sua nave grandi bottini di tutti i mondi, quelli che avevano la sfortuna di incontrarlo dicevano che appariva dal nulla, per poi scomparire senza lasciare tracce…”

“questo lo sapevo anch’io, ma cosa centra il pianeta del tesoro in tutto ciò??”

“Vedi la leggenda dice che lui nasconse il suo tesoro in un pianeta molto lontano dalla nostra galassia, a milioni di anni luce da qui o da qualsiasi forma vivente intelligente.”

“E io ho la mappa” concluse il vecchio ancora disteso sul futon.

“Come si usa?” chiese in quel momento Nabiky.

“Questo non lo so” rispose il vecchio facendo andare tutti a gambe all’aria.

“come non lo sai, nonnino?” domandò Akane.

“Semplicemente perché il viaggiatore non me lo ha spiegato…”

“Allora perché sarebbe la fine del mondo?” chiese in quel momento Soun.

“Perché un momento fa sono arrivate delle persone a distruggermi casa per avere la mappa…”

“perché no ce lo hai detto prima?” chiese Soun stavolta con una faccia gigantesca da Oni(**).

“Ci ho provato, ma voi non mi avete ascoltato…” stavolta il vecchietto si era alzato e sembrava più in  forma di prima.

“ma, nonnino non dicevi di stare per morire?”gli  chiese Akane.

“shhh…”

“cosa c’è Nabiky?” chiese Soun tornando normale.

“Non sentite anche voi degli strani rumori?” rispose lei.

“Si, li sento. Sembrano rumori di scasso…” disse Akane.

La signora Nodoka si avvicinò alla finestra per vedere cosa stava succedendo. Il viso le si sbiancò.

“Scappiamo immediatamente…” e prese per mano Kasumi coorendo in Direzione delle scale, seguita da Nabiky e Akane. Il vecchio si avvicinò alla porta per vedere chi fosse ma per poco non gli arrivò addosso una scarica di energia.

A quel punto tutti corsero sulle scale per andare al piano superiore dove c’erano le stanze delle ragazze. Entrarono in quella di Nabiky.

“dovremmo lanciarci…” disse con voce malferma il vecchio.

Sotto la finestra della camera c’era un carro di fieno e due cavalli che brucavano tranquillamente l’erba.

“Soun, tu prenderai Kasumi; Shinnosuke tu penserai a Nabiky e il dottor Tofu aiuterà me e Akane a saltare…”. La signora Nodoka era molto agitata e la sua voce era tremante.

“Un momento…” Nabiky prese una scatolina da sotto il letto. “Ecco sono pronta!”

“Forza che arrivano. Al tre, uno, due…” si sentì un rumore secco. La porta di ingresso era stata sfondata.

“Tre!” con delle mosse precise si buttarono tutti. Atterrarono senza graffi, d'altronde erano tutti, tranne Kasumi e Nabiky, esperti di arti marziali.

Il vecchio andò davanti e diede una frustata ai cavalli che partirono veloci.

Alcune figure arrivarono davanti alla finestra della camera, guardandoli scappare.

“Lasciamoli andare, ci porteranno loro al tesoro.” Ordinò una voce serpentina.

Akane si guardò indietro e vide una figura strana, ritta ma che incuteva terrore. Riusciva a vedere solo gli occhi, il resto era offuscato dall’incendio che avevano appiccato alla casa per entrare. Erano due occhi chiari e fessura, come quelli di un serpente. Davano un senso di groppo allo stomaco insostenibile.

Akane si girò e guardò avanti, non avrebbe mai dimenticato quegli occhi…

 

 

 

L’idea mi piaceva, anche se non è molto bella, e non sono riuscita a frenare la fantasia, vi prego di commentare. L’autrice ringrazia tutti i lettori. (inchino). Spero di aggiornare al più presto. Nel prossimo capitolo si dovrebbe vedere Ranma.

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Capitolo 2
*** lo spirito ***


Vorrei ringraziare tutti per i bellissimi complimenti che mi avete fatto e chiedervi scusa visto che neanche in questo capitolo si vedrà Ranma.

lady_inuyasha: grazie mille eki-chan, anch'io sono una tua fans.
bluevelvet: ti ringrazio per il tuo comanto e come vedi l'ho continuata.
broken rose: ti ringrazio per i complimenti.
Laila: ti ringrazio per il commento, sono contenta che ti siano piaciuti i personaggi che ho messo. Ho deciso di dare a Ranma una sorella ma non ti svelo ancora chi è si vedrà fra qualche capitolo.
Goten: grazie per il commento.

E adesso vi lascio alla fanfiction e, per favore, ditemi cosa ne pensate. Non so se continuarla ancora o lasciar perdere.

Capitolo 2

 

Akane si svegliò con la schiena dolorante. Sentiva un movimento sotto di se, come se ci fosse qualcosa in movimento. Poi ricordò: la mappa, il nonnino di Shinnosuke che entrava urlando, la scarica di energia che poco non investiva tutti quanti, la sua casa in fiamme, il salto dalla finestra, quegli occhi di ghiaccio…

Si guardò intorno e vide che stavano ancora su quel carretto sul quale erano saltati. Alla guida c’era il dottor Tofu. Kasumi e Nabiky stavano dormendo sfinite con la testa poggiata sopra il petto del padre. Nabiky teneva ancora in mano quella scatolina che aveva preso prima di saltare, Akane si chiese cosa potesse contenere. Accanto a lei disteso di spalle c’era Shinnosuke, stava dormendo beatamente, chissà se ricordava dove stava. Il nonnino invece teneva compagnia al dottor Tofu, seduto davanti insieme a lui.

Ma mancava ancora qualcuno, Akane non riusciva ancora a vedere tutto perfettamente, aveva la vista appannata dal sonno. Finalmente la vide e tirò un sospiro di sollievo. Nodoka stava dormendo in un angolino abbracciando la sua fedele katana. Akane sorrise. Erano tutti salvi.

Tirò fuori dalle grandi tasche la sfera, quella che gli era costata la casa. Il suo viso divenne triste.

“Non ti conviene buttarla dopo la fatica che ci è costata” Akane sentì appena quelle parole, ma comprese il loro duro significato.

“Dottor Tofu, non volevo buttarla”

“Piccola Akane, il tuo viso diceva tutt’altro”

“So perfettamente quante fatiche è costata, non la butterei per nulla al mondo”

“Meglio così”

Akane fece un flebile sorriso che scomparve poco dopo.

“Dove ci stiamo dirigendo?”

“Nella mia villa in campagna”

Akane fece un altro sorriso poi si chiuse nel silenzio. Aveva bisogno di pensare.

Dopo pochi minuti si riaddormentò per la stanchezza.

 

“Sveglia Akane, siamo arrivati.”

Akane aprì gli occhi. Vide delle figure offuscate. Si strofino un po’ gli occhi e riconobbe in quelle figure la sua famiglia e i suoi amici. Shinnosuke le porse la mano e la aiutò a rialzarsi.

“Ti ringrazio Shinnosuke”

Entrarono tutti nella villa di campagna del dottor Tofu, che molto stranamente non aveva ancora perso il controllo.

“Akane, come stai?” le chiese dolcemente Kasumi.

“Bene non preoccuparti” le rispose la ragazza con un sorriso incerto.

“Vedrai che si sistemerà tutto” detto questo Kasumi fece un dolcissimo sorriso e raggiunse il padre che camminava poco avanti a loro.

Arrivarono alla sala principale. Era davvero molto bella, c’era una grande libreria che arrivava fino al soffitto piena di grandi libri, un divanetto comodo proprio al centro, alcune poltrone messe a fianco, un televisore e un mobile antico.

“Sedetevi prego! Prima che andiate a rifocillarvi e a riposarvi dovrei parlare con tutti voi…” Il dottor Tofu invitò con un gesto della mano a sedersi tutti sul comodo divano e sulle poltrone.

“Tiro a indovinare, ci dirà sicuramente qualcosa sulla mappa del tesoro” disse Nabiky mettendosi a sedere sul divano. Tutti gli altri la imitarono tranne il nonnino che si mise dentro un futon e incominciò a lamentarsi dicendo che la sua vita stava per finire.

“Perché sono qui??” chiese Shinnosuke.

“Non preoccuparti Shinnosuke, piuttosto siediti” gli rispose dolcemente Akane.

“Certo Akane” disse prontamente lui sedendosi.

“Bene, ora che ho la vostra attenzione, vorrei dirvi alcune cose in più sul pianeta del tesoro…”

Ad Akane non andava di sentire il dottor Tofu e prese la sfera dalla tasca, si mise a guardarla con maggiore attenzione. Si mise a spingere gli strani simboli sulla sfera. Era così affascinante stare a guardare la sfera che cambiava colore, dall’oro all’azzurrino, poi diventava blu scuro e infine bianco per poi ricominciare daccapo quel gioco di colori, che non si accorse neppure che tutti la stavano fissando e il dottor Tofu aveva smesso di parlare.

Quando toccò un punto preciso della sfera, quella emise tanti fasci d’energia verdi, sperati in tutte le direzioni. Akane lasciò cadere a terra la sfera spaventata. Quando toccò il freddo pavimento l’energia verde confluì in un unico fascio di luce proprio sopra la sfera.

Tutti restarono meravigliati e anche un po’ spaventati da quella scena, soprattutto quando al posto del fascio di luce comparve una donna. Era una bellissima donna sulla ventina d’anni. Aveva un’espressione seria in volto. Ma la cosa più incredibile era che le si riusciva a vedere attraverso, era trasparente.

“Chi è stato ad aprire la mappa?” la voce di quella donna era soave e calda, ma aveva una nota di tristezza e pacatezza che le incutevano un fascino di mistero.

“S-sono stata io…” Akane si avvicinò titubante alla figura della donna.

“Tu?? Una ragazzina… in tanti anni che sono rinchiusa in quella sfera vengo liberata da una ragazzina?” la voce era diventata improvvisamente un pochino più irritata, ma aveva ancora quell’assurda pacatezza che aveva prima.

“ma, ma cosa…” Akane non sapeva che rispondere a quel che aveva detto la donna.

“Chi è lei?” Nabiky venne in soccorso della sorella, anche se di più voleva capire quella assurda faccenda.

La donna la guardò un po’ stupita ma cominciò a parlare.

“Io sono lo spirito della mappa del tesoro. Sono rinchiusa qui finchè un discendente del pirata non trovi il tesoro. Mi chiamo Erika.” Lo spirito trasse un piccolo sospiro e poi continuò “chi mi ha liberata, non essendo una discendente, ha il dovere di trovare un qualunque discendente…”

“Vuole dire che Akane è costretta a fare ciò che dice lei??” interruppe il discorso il dottor Tofu.

“No. È costretta a trovare un discendente del pirata.”

“Costretta…??” chiese Nodoka un po’ sconcertata.

“Si. Non può tirarsi indietro neanche se volesse, visto che ormai solo lei può aprire la mappa e farmi uscire per farmi dire dove si trova il tesoro”

Tutti stavano fissando la donna. Nessuno osava fiatare.

“Dove dovrei andare?” chiese Akane. Era risoluta ma la sua voce tradiva una certa insicurezza.

“Ti aiuterò a trovare un discendente del pirata, devi dirigerti verso la galassia di Antromeda, nella terra dei misteri, per approdare nel pianeta Inos. Chiamami solo quando sarai arrivata a Inos, non prima.” Le disse Erika con calma.

“devo andare a Inos…” ripetè Akane, per non dimenticare quelle parole

“perché deve andare sul pianeta Inos? Ho sentito che lì ci sono molti pericoli e gente poco affidabile…” Nabiky interruppe di nuovo la sorella.

“Pochi sanno che il pirata è nato a Inos, ci sono probabilità di trovare qualche discendente lì. Avete tutte le informazioni, ora, se volete scusarmi, torno nella sfera.”

Detto questo scomparve divenendo di nuovo un fascio di luce verde, per poi diventare sempre più piccolo finchè non scomparve anche quello.

Erano tutti in assoluto silenzio e guardavano ancora il punto in cui era scomparsa Erika.

Akane si avvicinò alla sfera ancora poggiata a terra e la prese fra le mani.

“Bene… Akane, domani mattina partiremo per andare su Inos.” Le disse prontamente il dottor Tofu.

“Partiremo…”

“Io verrò con te! Non posso lasciarti da sola.”

“Anch’io verrò, d'altronde è anche colpa mia…” le disse il vecchio alzandosi prontamente dal futon e smettendo di lamentarsi.

“Io non ti lascerò andare da sola Akane… ma dove devi andare??” le chiese Shinnosuke.

Tutti andarono a gambe all’aria quando Shinnosuke fece quella domanda.

“Su Inos, Shinnosuke.” gli disse Akane.

“Bhe… non posso venire con voi, ma ho deciso di aiutarvi. Oggi stesso chiederò a mio marito se lui può accompagnarvi, ho saputo che di recente lui e mio figlio sono andati su una nave, e il mio Ranma è diventato vice capitano… quant’è virile…” Nodoka aveva cercato di mantenere un contegno, ma era stato più forte di lei. Non era riuscita a non parlare del figlio.

“la ringrazio signora Nodoka.” le disse Akane. Era sinceramente colpita da tutta quella disponibilità da parte dei suoi amici.

“Molto bene, signora Nodoka, domani ci imbarcheremo sulla nave…” il dottor Tofu prese a spiegare cosa era meglio fare, ma un pianto lo fermò improvvisamente.

“La mia bambina, sigh… non posso lasciarla da sola…” Soun aveva preso a piangere e si ra aggrappato con le braccia alla vita di Akane.

“Papà, non andrò da sola, non devi preoccuparti…” Akane era un po’ seccata, ormai non era più una bambina, ma cercò comunque si trattenersi.

“Soun, hai sentito ciò che ha detto quella donna? È così e basta e comunque Akane non sarà sola, ci saremo noi…” il dottor Tofu cercò di calmare Soun, anche perché quello rischiava di inondargli la casa.

“sniff… Va… va bene. Nodoka, fammi parlare con Genma.”

“Purtroppo ho già attaccato, hanno detto che va bene…” rispose la signora Nodoka mettendo il telefono a posto.

“Ha già telefonato?” le chiese stupita Kasumi.

“Si, Genma è da un po’ che non si faceva sentire, non gli ho spiegato nei dettagli, gli ho solo detto che la figlia di Soun e alcuni amici avevano bisogno di andare a Inos e visto che era di strada, hanno deciso di accompagnarvi.” Disse la signora Nodoka ancora con gli occhi scintillanti.

“Molto bene, allora domani si andrà a Inos…” disse trionfante Akane.

Tutti si guardarono ognuno con una sola idea in testa, Inos.

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Capitolo 3
*** L'inizio del viaggio ***


Ciao a tutti, eccomi di nuovo qui. Nel capitolo precedente mi sono dimenticata di dirvi che il personaggio dello spirito è dedicato alla mia cara amica eki-chan (qui lady_inuyasha). ma ora passiamo ai ringraziamenti per i bellissimi commenti:

Goten: si, in questo capitolo finalmente si vedrà Ranma, e anche altri personaggi.
fufy93: grazie per il tuo commento, devo dire che la 'fuoriuscita' della donna è la parte che maggiormente ho curato.
littel: ti ringrazio per il tuo commanto.
Laila: ti ringrazio per i commenti e per il consiglio, proverò a seguirlo, dimmi se questo capitolo ti sembra migliore.

E adesso ho solo da ringraziare anche chi solo legge e non commenta. (inchino) Spero comunque che la storia non vi deluda mai. E ora vi lascio al capitolo.


Capitolo 3

 

“Sbrigati Akane o faremo tardi” le disse Kasumi con una dolcezza infinita.

“Arrivo, devo solo finire di mettere le cose in valigia” le rispose Akane.

Kasumi scosse la testa sconsolata. Akane non si sarebbe sbrigata tanto velocemente.

Nella camera dove aveva dormito c’era ancora il letto disfatto. Non poteva fare altro che stare lì a guardare per l’ultima volta quella villa, anche se non era casa sua. Le dispiaceva lasciare un appiglio sicuro della sua vita. Sarebbe partita per un viaggio più grande di lei e per cosa? Per il discendente del pirata. Neanche le avessero detto che era lei a ricevere il tesoro. Ma cosa pensava? Era bello andare via da quella monotonia che era stata fino ad allora la sua vita, fare le sue scelte. No, non era quello che ora le stava più a cuore. La verità era che aveva paura di cosa potesse succedere alla sua famiglia mentre lei era via. Non si sarebbe mai perdonata se fosse accaduto qualcosa per colpa sua. Sospirò. Ora era tardi per i ripensamenti.

Prese lo zainetto e la valigia che erano sul letto e uscì dalla camera.

“Akane dove sei??” chiamò a gran voce Soun “che non voglia salutarmi?”

“Ma no papà, starà facendo una passeggiata.” Gli disse Kasumi con un sorriso.

*Accidenti proprio ora dovevo perdermi, dove saranno gli altri…* pensò amaramente Akane.

Come poteva essere accaduto? Li aveva persi di vista solo un attimo.

Stava dietro a loro quando a un tratto aveva guardato verso le navi. Erano grandissime. Somigliavano molto alle navi spaziali di molti anni prima ma erano più sofisticate e si poteva uscire da dentro per andare nello spazio respirando senza preoccupazioni l’ossigeno anche uscendo dalla nave senza tuta. Ormai tutto in tutto l’universo si poteva respirare liberamente senza tuta spaziale.

Da quando avevano trovato il modo di viaggiare nello spazio senza dover stare sempre rinchiusi dentro le navi, molti generali avevano deciso di fare lì le loro guerre, nello spazio infinito, per non causare problemi ai pianeti. Ma si era rivelata una stupidaggine. L’inquinamento era andato ovunque e in giro si respirava solo aria di morte. Quello dove vivevano era uno dei pochi pianeti che si era, in parte, salvato.

Con questi pensieri Akane si era inconsciamente fermata e quando aveva girato la testa non li aveva visti più.

E adesso correva a perdifiato per trovarli.

Stava correndo così distrattamente che non si accorse di un passante lì davanti e gli finì addosso.

“M-mi scusi, non volevo” disse Akane mortificata senza guardarlo in volto.

Stava per correre di nuovo quando quello gli serrò il polso.

“Guarda cosa hai combinato, rimetti tutto a posto…” ringhio quello.

Davanti ad Akane c’era un omone alto circa due metri e molto grosso. Accanto c’era la valigia, ma non era né sporca né aperta.

“Cosa avrei fatto? Io non vedo niente di rotto”

“Piccola non li hai gli occhi? Lo vedi che per colpa tua ho la camicia tutta sporca del TUO sudiciume. Ora me la devi pulire e dopo ci divertiremo insieme…” l’omone strinse ancora più forte il braccio di Akane.

“Ahia, mi fa male, mi lasci” Akane cercava inutilmente di liberarsi, lui era troppo forte. Inutilmente scalciava e si dimenava. Lui invece stringeva il suo braccio sempre più forte facendole ancora più male. Stava quasi per perdere le speranze che qualcuno si accorgesse di lei quando sentì qualcuno.

“Non si trattano così le signore” a parlare era stata la voce di un ragazzo.

Tutto a un tratto senti la presa sul suo polso affievolirsi e il contatto si ruppe.

Davanti a sè Akane vide un giovane. Aveva tutti i muscoli scolpiti, vestiva con degli abiti tipicamente cinesi e portava un buffo codino, ma la cosa che più attirò Akane furono i suoi occhi. Due bellissimi occhi grigi-blu come un mare in tempesta.

Il ragazzo davanti a lei teneva il polso dell’uomo che l’aveva aggredita. L’aveva rigirato e ora si trovava con il braccio attorcigliato sotto la stretta potente del ragazzo.

Lui lo lasciò di colpo.

“La prossima volta prenditela con qualcuno che sa difendersi”

“Me la pagherai, stanne certo ragazzino” detto questo l’uomo se ne andò arrabbiato mentre si massaggiava le parti doloranti.

Akane guardava l’uomo andare via. Ancora non ci credeva. Si era comportata come una stupida. Lei, un’artista marziale che si faceva beffare così? Ma cosa le era preso?

“Di solito in queste occasioni si ringrazia…” il ragazzo con il codino aveva posato lo sguardo davanti a quello di Akane e la stava fissando con intensità.

“Io… ecco…” Akane si era trovata con quei bellissimi occhi di fronte e non sapeva che dire. “Cos’hai, non sai dire ‘grazie’” il ragazzo le fece la linguaccia. A quel punto Akane si inferocì.

“Ma come ti permetti, io so dire grazie, solo che non lo dico a uno sbruffone come te” Akane era davvero infuriata. Se prima quel ragazzo le era sembrato carino adesso gli sembrava solo uno stupido.

“Bel ringraziamento per averti salvata, non sei per niente carina. Sei… un maschiaccio…” il ragazzo aveva gli occhi che gli brillavano di sfida quando aveva detto quelle parole.

“Ma come ti permetti, sei solo un cretino” Akane adesso era ancora più infuriata di prima.

“Akane, sei qui” una voce familiare la stava chiamando. Lei si girò vide davanti a se tutti i suoi familiari inclusi la signora Nodoka e il dottor Tofu.

“Dov’eri Akane? Ti abbiamo cercata dappertutto” le disse amorevolmente Kasumi.

“Niente Kasumi stavo soltanto parlando con…” Akane si guardò dietro ma del ragazzo neanche l’ombra.

“Che strano, eppure era qui…”

“Chi era qui?” le chiese gentilmente la signora Nodoka.

“No, nessuno. Andiamo, senno perderemo la nave”

*Che strano però, dove sarà andato quel ragazzo? Tanto non lo rivedrò più… ma non l’ho neanche ringraziato* in quel momento le venne in mente la sua faccia mentre le faceva la linguaccia *non lo ringrazierò mai*

E mentre pensava correva insieme ai suoi familiari in direzione della nave.

Al contrario delle altre navi, questa sembrava quasi una di quelle navi che non si costruivano più da molto tempo che andavano sull’acqua. Aveva addirittura le vele e due potenti propulsori.

Davanti c’erano Shinnosuke e il vecchietto che li stavano aspettando con impazienza.

“Akane, finalmente sei arrivata” le disse Shinnosuke.

“Sbrigati o faremo tardi” le disse in dottor Tofu prendendole la mano.

“Non preoccupatevi, non si può ancora partire” disse il vecchietto disteso sul futon accanto al nipote.

“Che ci fai qui nonnino?” disse Shinnosuke voltandosi verso il nonno.

“Come cosa ci faccio qui? Vengo anch’io con voi”

“Dove andiamo?”

“Nipote smemorato, andiamo su Inos perché ce lo ha detto lo spirito, e con noi vengono Akane, il dottor Tofu e Nabiky” disse il vecchietto alzandosi dal futon.

“Come, anche Nabiky?” chiese Akane.

“Si vengo anch’io e non provare a fermarmi, voglio mettere le mani su quel tesoro” e dicendo questo i suoi occhi brillarono maliziosamente.

Akane la guardò un po’ preoccupata. Quando sua sorella si metteva in testa qualcosa nessuno, e dico nessuno, riusciva a farle cambiare idea.

“Comunque, come mai ancora non partiamo?” chiese il dottor Tofu al vecchietto.

“Bhe… hanno un problema. Non riescono a trovare il vice capitano e alcune altre persone fondamentali, senza le quali non posiamo partire” disse il vecchietto spostando la sua attenzione sul dottore.

“Intanto potete mettere i vostri bagagli nelle stanze” a parlare era stata una voce gracchiante.

Akane si girò e vide davanti a se una vecchietta molto bassa sostenuta da un bastone alto e nodoso.

“Buongiorno, sono Ko-Lun, ma voi potete chiamarmi Obaba” disse la vecchietta guardando tutto il gruppetto soffermandosi particolarmente su Akane.

“Buongiorno signora Obaba” le disse il dottor Tofu avvicinandosi.

“Buongiorno” si avvicinò anche Kasumi ai due e, come prevedibile, il dottor Tofu che già faticava a mantenere anche un briciolo di controllo, lo perse completamente.

“Mi sembrava una persona seria e invece… Comunque benvenuti sulla mia nave, io sono il capitano, anche se l’imbarcazione appartiene ad altre persone che verranno con noi” disse la vecchia guardando storto il dottor Tofu che parlava con il suo bastone chiamandolo Kasumi.

“A chi appartiene la nave se posso chiederlo?” disse Nabiki guardando tutta la nave maliziosamente.

Akane non l’aveva notato prima, ma doveva ammettere che la nave era molto bella. Era molto lussuosa, anche se era un po’ particolare. Si entrava e ci si trovava nella parte più inferiore della nave nella sala dove di solito avvenivano le riunioni. Era piena di sedie tutte rivolte verso la cattedra.

“Alla famiglia Kuno. I due nobili fratelli saranno con noi tutto il viaggio. Detto fra noi, sono tutti e due fuori di testa…” disse la vecchia guardando in alto.

“Capitano! È arrivato…” a parlare era stata una giovane ragazza mora, aveva una spatola dietro la schiena. Era entrata da una porta al lato della stanza e stava guardando Obaba rispettosamente.

“Ti ringrazio Ukyo. Fallo entrare”

“Non credo sia possibile”

“E perché?”

“Sta ‘discutendo’  con Ryoga”

“Accidenti, ma almeno possiamo partire?”

“Certamente. Anche subito se è d’accordo, sono arrivati tutti”

“Molto bene. Se è così pregherei ai signori che non devono venire con noi di scendere dalla nave al più presto. Si parte fra due minuti” e detto questo la vecchia uscì con la giovane.

“Allora ci dobbiamo salutare” disse Akane guardando i suoi familiari e la signora Nodoka.

“Si cara, purtroppo non sono riuscita a vedere Ranma, neanche mio marito, ma non fa niente. Me lo saluteresti tu per favore?”

“Ma certo signora Nodoka”

“Akane, SIGH Nabiki, SIGH bambine mie, tornate presto” disse Soun mentre cominciava ad inondare la nave.

“Papà, non fare così. Buona fortuna a tutti. La prego dottor Tofu, stia attento ad Akane e Nabiki” disse Kasumi.

Il dottor Tofu cominciò a boccheggiare frasi senza senso rivolgendosi a una delle sedie li di fianco.

“Andiamo Akane. Ti aiuto a portare i bagagli” le disse Shinnosuke.

“Si, non preoccuparti papà, torneremo presto” detto questo i tre uscirono lasciandoli da soli.

Il dottor Tofu riacquistò la sua naturale compostezza e aiutò a portare le valigie fino alle stanze che erano assegnate.

Uscirono dalla stesa porta da cui erano uscite Obaba e la ragazza trovandosi davanti a un corridoio.

Quel corridoio, che serviva per arrivare alle camere era stretto, si poteva camminare solo in fila indiana.

Camminavano per il corridoio cercando la loro stanza, accanto c’erano tante porte una dopo l’altra.

“T6 T7 T8 eccola qui T9” il dottor Tofu contava le porte per potere arrivare alla sua stanza mentre gli altri lo seguivano.

Aprì la porta e si ritrovò davanti a una camera quasi vuota se non era per i due letti a castello e i due comodini accanto. Era strettissima e al lato c’era un bagnetto con una piccolissima doccia.

“Questa sarebbe la nostra stanza?” chiese il vecchio squadrandola.

“Non è un po’ piccola?” chiese invece Shinnosuke.

“Bhe… noi abbiamo pagato con lo sconto e in ritardo, perciò ci hanno dato l’unica che era ancora libera…” disse il dottor Tofu in difficoltà.

“Ma… non ci sono solo 4 letti?” chiese perplessa Nabiki guardando prima il dottor Tofu e successivamente Akane, che aveva cominciato a parlare “Dovremmo dormire con voi?”

“No, a voi è stata data un’altra stanza. Ora vi accompagno” disse lui.

Si incamminò lasciando Shinnosuke e il nonno a mettere a posto le valigie nel piccolissimo armadio della camera.

Si incamminarono per salire due rampe di scale. Dopo alcuni gradini si trovarono di fronte ad un altro corridoio ma molto più spazioso dell’altro.

“Eccola, B2” il dottor Tofu aprì la stanza “Bhe… molto meglio della nostra, lasciate qui i bagagli e venite fuori, ora dobbiamo andare sul ponte” disse dopo essere entrato aver messo la valigia sul letto.

“La stanza adatta a me” disse Nabiki.

“Entra e lasciala vedere anche a me” Akane era rimasta dietro alla sorella e ora cercava di vedere dentro.

Nabiki sbuffò un po’,ma poi si fece di lato e lascio che la sorella vedesse quella camera.

La bocca di Akane prese la forma di una grande ‘O’. Davanti a se vide una stanza principesca con due letti, uno singolo l’altro matrimoniale, a baldacchino e per ognuno un lussuoso comodino in legno. C’era anche un grande armadio al lato della stanza. Il bagno, oltre a essere super fornito, aveva sia una doccia che una grandissima vasca fornita di idromassaggio.

“Bellissima…” disse Akane con un fil di voce.

“Molto meglio di quella che hanno affibbiato a loro” disse Nabiki indicando il dottor Tofu.

“Andiamo ora, dobbiamo parlare con il capitano” disse il dottor Tofu dandò la chiave in mano a Nabiki.

“Si” disse incerta Akane. Era rimasta scioccata da tutta quella lussuosità. Si era aspettata una camera simile a quella del dottor Tofu e degli altri due, invece…

Ma ora non doveva pensarci, doveva andare dal capitano e conoscere anche il figlio della signora Nodoka, come si chiamava? Non se lo ricordava bene. Pazienza, ora doveva pensare solo ad andare sul ponte.

Uscì dalla stanza e Nabiki la chiuse con le chiavi.

“Sbrighiamoci, Shinnosuke e suo nonno ci staranno già aspettando” disse il dottor Tofu.

Le due annuirono.

All’improvviso si sentirono rumori di lotta e scricchiolii sinistri per tutta la nave. I tre si precipitarono sul ponte per vedere cosa accadeva.

Davanti a loro videro due ragazzi che lottavano. Uno portava una strana bandana gialla tigrata e aveva due lunghi canini. L’altro, quello di spalle, portava dei vestiti alla cinese e aveva un buffo codino che gli ricadeva sulle spalle.

Ad Akane venne un terribile sospetto.

“Voi due. Smettetela immediatamente” disse Obaba saltellando con il suo bastone verso i due ragazzi. Al suo fianco c’era la ragazza di prima con la spatola.

“Ranma! Ora dovrai vedertela con me” disse una voce maschile alle spalle di Akane.

Lei si girò e vide dietro di sé un ragazzo con gli occhiali e un kimono lungo e bianco.

“Mousse, stupido. Non liuscilai mai a battele Lanma” disse una ragazza con i capelli lavanda che era appena comparsa alle spalle del ragazzo con il kimono.

La ragazza si avvicinò a quel ragazzo che doveva chiamarsi Ranma.

“Shampoo, come puoi amarlo? Io sono molto meglio” disse il ragazzo chiamato Mousse.

“Non è velo. Lanma è folte e coraggioso, mentle ti sei uno stipino papelo” rispose la ragazza facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli e porgendo un asciugamano al ragazzo.

Il ragazzo lo prese e si asciugò il sudore. Mentre gli altri non guardavano aveva mandato via il ragazzo con la bandana con un potente calcio e quello si stava rialzando a fatica mettendo le sue mani sul nodoso legno che faceva da pavimento per il ponte.

“RANMA MUORI” urlò a fatica rimettendosi in piedi.

“Adesso basta Ryoga, mi sono stufato” disse il ragazzo col codino “Facciamo dopo” e si girò di spalle ringraziando la ragazza per avergli portato l’asciugamano.

“Saotome, questa è una nave seria, io Tatewaki Aristocrat Kuno farò rispettare le regole sulla mia nave, la mia presenza… ” a parlare era stato un ragazzo con una buffa uniforme da Kendo e una katana di legno in mano.

“Ohh… Basta Kuno!” gli disse Ranma mandandolo ko con un pugno ben assestato.

“Bravo Ranma caro, togli di mezzo il mio fratellino AHAHAHAHAHAH!!!” dietro il corpo di Kuno era apparsa una ragazza con una tuta da ginnastica ritmica. La sua risata era isterica e sembrava uscita fuori di testa.

“Lascia stale il mio Lanma, Kodachi” le disse Shampoo.

“Ran-chan non è tuo Shampoo” le disse Ukyo guardandola storto.

I loro occhi si incontrarono. Akane tremò interiormente. Lui si stava avvicinando, aveva abbandonato la conversazione con l’altra ragazza  si stava avvicinando a lei. Ad Akane venne anche la pelle d’oca, ma cosa stava accadendo? Perché si avvicinava? Si coprì gli occhi con le mani per non vederlo.

Lui la sorpassò senza degnarla di uno sguardo afferrando appena in tempo la ragazza dietro di lei che stava cadendo con tutto il secchio e lo spazzolone per lavare i pavimenti appresso.

La ragazza era davvero molto bella. Aveva due occhi azzurri chiarissimi che risplendevano al sole. Una bocca che sembrava una rosa e un corpo bellissimo

“Tutto bene, Sakiko?” chiese lui visibilmente preoccupato per la ragazza.

“Certo. Grazie Ranma, senza di te mi sarei fatta molto male” gli disse lei mentre si rimetteva in posizione eretta e lui la lasciava.

Shampoo era diventata tutta rossa. Accidenti a quella ragazza, se non fosse stato per lei avrebbe già conquistato Ranma.

Akane invece non riusciva a crederci. Guardava quei due con gli occhi spalancati per lo stupore. Non sapeva se sentirsi indignata perché lui non l’aveva notata o sentirsi contenta che lui non l’avesse riconosciuta.

 “Guarda chi si rivede, la ragazzina in pericolo” disse Ranma alla ragazza ancora immersa nelle sue riflessioni.

Lei si risvegliò come in un sogno. Non si era neanche accorta che lui si avvicinava.

“Ma come ti permetti” Akane divenne rossa dalla rabbia.

“Ancora non mi hai ringraziato per l’altra volta” disse lui fissandola negli occhi.

“Non ringrazierò mai un cretino come te” disse lei distogliendo lo sguardo da quegli splendidi occhi blu mare.

“Avevo proprio ragione, sei un maschiaccio” disse lui incrociando le braccia dietro al collo.

Akane non ci vide più dalla rabbia, stava per dargli un calcio e spedirlo nell’universo quando una mano sulla sua spalla la fermò.

“Non ti arrabbiare per cose così inutili Akane, secondo me sei bellissima” le disse Shinnosuke facendogli un bellissimo sorriso. Akane divenne tutta rossa in viso.

“Ma che dici Shinnosuke” le disse lei ancora rossa, ma stavolta per l’imbarazzo.

“UH… dicendo così le hai dichiarato il tuo amore” il vecchietto era apparso dietro di loro e adesso stava piangendo lacrime di gioia.

“Non prendermi in giro nonnino”

“PIANTALA NONNO”

Insieme lo spinsero e lo fecero andare contro il muro.

Ranma si allontanò da quel gruppetto con una strana sensazione che gli attanagliava le viscere.

Raggiunse Obaba che stava cercando di calmare Shampoo, Ukyo e Kodachi dalla lotta che avevano iniziato per Ranma.

“Hei, Obaba”

“Dimmi pure Ranma”

“Tra una settimana dovremmo fare una sosta, abbiamo qualcun altro da prendere a bordo” le disse lui guardando quelle tre litigare.

“Lo so ragazzo. Non me ne sono dimenticata” disse lei distogliendo lo sguardo dalla scena di lotta e guardandolo negli occhi.

“Spero solo che non siano nei guai stavolta…” disse lui sospirando.

Le ragazze si erano fermate per qualche momento a guardarlo sospirare, ma poi avevano ripreso a lottare. A parte Obaba, nessuno aveva capito cosa volesse dire.

Akane lo guardò pensierosa. Chissà chi aspettava.

All’improvviso le venne un sospetto. E se quel ragazzo era il figlio della signora Nodoka??

Scosse la testa. Quella cosa non era possibile. Assolutamente improbabile.

Ranma guardò la ragazza scuotere la testa, vide i suoi capelli muoversi e ondeggiare sul suo bellissimo volto. Rimase un attimo incantato da quella visione. Poi, come a volerla imitare, scosse la testa anche lui per cacciare i pensieri sulla ragazza.

Obaba lo guardò. Lei sapeva che sarebbe stato un viaggio difficile.

“Vai nella sala comandi” si avvicinò in modo che solo lui potesse sentirla “Ho bisogno di parlarti” lui le sorrise e disse “Certo Obaba!” e si incamminò verso la sua meta.

Akane lo guardò finchè non sparì dietro la curva delle scale.

“Akane, vai ad affacciarti e a salutare la tua famiglia” le disse il dottor Tofu indicando con una mano Nabiki che già agitava la mano.

Akane si avvicinò a Nabiki e vide giù. C’era una grandissima folla che li salutava. In mazzo riconobbe Kasumi, che le stava salutando, suo padre, che piangeva come una fontana continuando a ripetere “Bambine mie”, e la signora Nodoka che guardava verso la prua della barca salutando con la mano e lasciando cadere qualche lacrima.

Akane non capì come mai la signora Nodoka piangeva, ma appena la signora si girò verso le due ragazze, Akane cominciò a scuotere le braccia con vigore.

In quel momento era veramente felice, ancora non sapeva che la parte difficile del viaggio sarebbe iniziata l’indomani, ma per quello c’era ancora tempo.

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Capitolo 4
*** Un piccolo sospetto ***


Eccomi di nuovo qui, per vostra fortuna, o sfortuna, sono tornata prestissimo col quarto capitolo. Come ma questo prima degli altri?? Perchè è un piccolo capitolo, non ha molte righe e mi serve per andare avanti con la storia. Non succede niente di ultra emozionante. Forse alcuni di voi rimarranno delusi o mi vorranno uccidere... Spero che non accada ^^
Comunque ci tengo a ringraziare di cuore coloro che hanno commentano.

Laila:non avevo pensato che questa fanfiction fosse un misto fra Ranma e Dragonball... ti ringrazio per il sito, mi è stato d'aiuto ^^ e ti ringrazio anche per i consigli. Sono felice che ti piaccia la storia e spero che non deluda mai.
Goten:ti ringrazio per i commenti che mi lasci sempre
littel:ringrazio anche te per il commento. sono contenta che lo scontro fra quei due sia cominciato bene.

E adesso vi lascio al capitolo. ma prima ringrazio anche chi solo legge (inchino). Fatemi sapere che ne pensate.


Capitolo 4

 

Ranma guardava fuori dalla grande finestra della sala comandi la madre salutarlo con le lacrime agli occhi. Quando la donna spostò lo sguardo altrove, la porta si aprì ed entrò Obaba.

“Sapevo che avresti salutato tua madre, Ranma” gli disse Obaba.

“Cosa dovrei fare? Fare finta di non averla vista?” le disse lui continuando a fissare avanti.

“Accendi i motori, partiamo subito”

“Di cosa mi volevi parlare?” disse lui sedendosi sulla sedia e cominciando la procedura per accendere i propulsori.

“Soprattutto della ragazza che tu hai chiamato maschiaccio”

Lui la guardò interrogativo. Si era aspettato tante cose ma non che Obaba gli volesse parlare proprio di quella ragazza.

“Cosa c’entra??”

“La dovresti smettere di fare sempre domande, piuttosto ascolta” le disse lei facendolo azzittire.

“Quella ragazza porta sempre con se una cosa molto potente, se i miei calcoli sono esatti, siamo tutti in pericolo…” pronunciò grave guardando un punto indefinito del pavimento.

“Co-cosa significa questo Obaba?” chiese Ranma un po’ riluttante mentre faceva partire l’imbarcazione.

“Significa che tu la dovrai sorvegliare e non deve accaderle niente di male. Se le succedesse qualcosa forse sarebbe la fine dell’intero universo” disse Obaba guardando il ragazzo negli occhi “Domani parlerò con quel signore, il dottor Tofu. Dovrà spiegarmi molte cose” gli riferì poi.

“Si, si. Alla fine tra te e mio padre non si sa chi mi utilizza di più” disse lui un po’ annoiato.

“Ranma, io ti ho cresciuto come un figlio, non avrei bisogno di metterti in pericolo senza un buon motivo, appena saprò qualcosa ti farò sapere” affermò lei mentre la voce le si incrinò un po’.

Ranma guardò Obaba con un po’ di disappunto ma alla fine si arrese.

“E va bene Obaba, hai vinto tu. Da domani quella ragazza sarà sotto la mia supervisione”

“Bravo ragazzo, vedrai che non ti annoierai. So perfettamente cosa nascondi…” disse lei guardandolo con una punta di malizia.

“Ma-ma cosa dici??” disse lui arrossendo appena.

“Su forza, siamo stati anche troppo a parlare, dobbiamo allenarci” disse lei cambiando discorso.

“Obaba, che volevi dire con la frase di prima??”

“L’allenamento…”

“Comunque si sono spostati. Ci raggiungeranno loro solo fra un mese…” disse lui mettendo il pilota automatico e alzandosi dalla sedia.

“Meglio così per noi…”

“Obaba” la rimproverò guardandola un po’ storto.

“L’allenamento”

“Ok, ok, ho capito” e cominciarono ad allenarsi per tutto il resto della giornata. Ma una figura davanti alla porta aveva ascoltato tutto il discorso e adesso si stava allontanando con un ghigno malefico sulla faccia

*Questa non ci voleva, adesso sarà più difficile il mio intento. Ma non mi preoccupo. Se le cose vanno avanti così il tesoro sarà mio a breve* e dopo aver pensato questo, la figura misteriosa si mise a ridere sguagliatamente.

 

Alcuni raggi di una stella vicino a loro entrarono nella camera di Nabiki e Akane.

Quest’ultima si svegliò appena quei dolci raggi toccarono il suo viso angelico.

Aprì piano gli occhi e vide sull’uscio della porta una figura non ben definita. Si strofinò forte gli occhi per vedere meglio e vide il ragazzo più odioso che avesse mai conosciuto, Ranma.

“Cosa ci fai qui?? Non sai che potrei anche mettermi ad urlare??” disse lei fredda.

“E allora perché non urli??” la sfidò lui.

“Bhe… co- comunque non dovresti stare qui. E non hai risposto alla mia domanda” rispose perdendo un po’ della freddezza di prima.

“Sono venuto a svegliarti, ho anche bussato più volte, ma voi non aprivate, e così sono entrato” disse con il tono più naturale del mondo.

“Questa e pur sempre la camera di una ragazza e adesso esci che mi devo vestire, maniaco” disse lei alquanto furiosa.

“Ma chi vorrebbe vedere un maschiaccio come te??” la provocò lui.

“FUORI” gridò lei lanciandogli appresso il cuscino.

Lui lo prese e uscì fuori “Ti aspetto sul ponte tra cinque minuti” esclamò prima di chiudere la porta.

“È insopportabile” disse Akane a denti stretti “Ma chi si crede di essere quello la?”

“Il vice capitano??” le suggerì Nabiki.

Akane guardò in direzione della sorella e la vide che si stava alzando dal letto singolo. La notte prima aveva voluto dormire lì perché era il letto più comodo e Akane non aveva avuto nulla da obiettare.

“Ti abbiamo svegliata Nabiki?”

“No, ero già sveglia” rispose alzandosi e andando verso il bagno. Aprì l’acqua della vasca e tornò nella stanza.

“Comunque, lui sarebbe il vice capitano?? Allora è il figlio della signora Nodoka”

“Si, non l’avevi capito sorellina??” chiese stupita.

“Speravo di no” disse sconsolata.

“Non ti conviene farlo aspettare troppo, potrebbe farti scendere dalla nave. D’altronde noi siamo un po’ degli infiltrati qui”

“Vieni con me?” la implorò con i luccichii agli occhi.

“Non posso. Il capitano ha chiesto a me e al dottor Tofu di parlare con lei ieri sera” le ricordò andando verso l’armadio e cominciando a scegliere fra i vestiti che il giorno prima aveva messo in ordine.

“Ah già, è vero” disse scendendo dal letto e andando anch’ella verso l’armadio.

“Però ti auguro buona fortuna” esclamò mentre metteva sul letto una camicetta beige.

“Me ne servirà molta Nabiki” dichiarò sconsolata.

 

Ranma era appena uscito dalla stanza di Akane. Si appoggiò alla porta della camera lasciando cadere il cuscino per terra. Senza neanche accorgene ascoltò ciò che disse Akane.

“È insopportabile, ma chi si crede di essere?”

Ranma sentendo quella frase provò una stretta lancinante al petto. Non sapeva neanche il perché, ma sentire quelle parole gli aveva fatto male. Si scostò dalla fredda porta e cominciò a correre in direzione delle scale, quando sbattè contro qualcosa.

Caddè sul pavimento mentre la cosa, o meglio la persona, si schiantò su di lui.

Ranma alzò gli occhi e la vide.

“Sakiko, tutto a posto??” chiese lui aiutandola ad alzarsi.

“Si Ranma. Mi dispiace dovevo stare più attenta” disse lei con una vocina flebile.

“Non è colpa tua, sono io che avrei dovuto guardare dove andavo. Ma dimmi, che ci fai qui?? Non dovresti essere nelle cucine??”

“La signorina Kodachi mi ha chiesto se poteva pensare lei a preparare i tavoli quest’oggi e io non ho potuto ribattere” sorrise in direzione del ragazzo.

“Vogliamo camminare un po’?” chiese impacciato.

“Certo” disse lei sorridendogli radiosa.

Cominciarono a camminare per i lunghi corridoi dell’imbarcazione.

“Ranma, dimmi la verità. Tu sei preoccupato per qualcosa” chiese lei ad un certo punto fermandosi di botto “Non parli, te ne stai in disparte, sei triste oggi. Che ti è successo?”

“Non è niente Sakiko” rispose lui.

“Con me puoi parlare, non dirò niente a nessuno, promesso” giurò lei guardandolo fisso.

Lui non voleva palare di cose private con Sakiko, era da poco che si conoscevano. Ma al suo sguardo non resistette e optò per dirgli solo in parte cosa lo impensieriva.

“Forse sono solo pensieroso perché ieri ho visto mia madre dopo tanto tempo e non l’ho potuta neanche salutare per bene. Ci siamo visti solo per pochi secondi” rispose lui.

“Non ti preoccupare di questo, vedrai che tua madre avrà visto quanto sei virile. Non pensarci, ora sei il vice capitano. Devi pensare solo a questo e alla tua giurma, capitano” lei gli sorrise rassicurandolo.

Le parole di Sakiko avevano avuto un buon effetto su di lui, adesso si sentiva un po’ meglio. Ma le aveva mentito. Non era quello a rodergli dentro, o comunque non solo quello. La frase di Akane lo aveva colpito al cuore e ancora gli faceva male. Era strano pensare a quella ragazza. Gli piaceva prenderla in giro e vederla ribattere. Gli piaceva vedere la sua reazione, il suo fuoco dentro. Forse gli piaceva lei… scosse con forza la testa mentre Sakiko lo osservava un po’ stupita.

“Tutto a posto Ranma?” gli chiese preoccupata.

“Si scusa. Ho un po’ di pensieri. Comunque grazie Sakiko,sei arrivata da poco ma già sei diventata mia amica. La chiacchierata mi ha fatto bene. Ora scusami che devo andare sul ponte” lo disse tutto d’un fiato.

“Certo Ranma. Ci vediamo dopo” lo salutò dandogli un piccolo bacino sulla guancia “E non preoccuparti troppo”

“C-certo…” rispose lui girandosi e cominciando a correre. Non voleva farle vedere di essere arrossito.

Corse finchè non arrivò sul ponte. Lì trovò Akane che lo aspettava e lo guardava beffarda.

“Fai tante storie a me, ma poi sei tu il primo ad arrivare in ritardo” gli disse lei guardandolo con aria di sfida.

“Ho le mie buone ragioni. Ora ti affiderò a Shampoo e Ukyo per qualche giorno”

“Cosa? Io non sono una bambina” affermò lei guardandolo in cagnesco.

“Mi dispiace ma sei stata affidata a me, e io ti affido a loro” le rispose lui sfidando il suo sguardo.

Lei lo guardò all’inizio sostenendo quello sguardo, ma poi si perse in quei bellissimi occhi blu cobalto.

Dopo i primi sguardi Ranma non resistette più, anche lui si perse in quegli occhi nocciola pieni di vitalità.

Entrambi fissavano l’altro mentre una strana attrazione li faceva avvicinare piano piano l’uno all’altra. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza e le loro bocche socchiuse.

Il loro coloritosi accese di un rosso poco accennato sulle gote e i loro occhi giocavano per vedere chi per primo avrebbe abbassato lo sguardo.

“Ranma, Obaba ti vuole” la voce di Sakiko li interruppe e i due si separarono andando a finire a due lati opposti della nave, entrambi rossi in viso.

“Digli che fra poco arrivo” le disse lui.

“Certamente” rispose lei sparendo sotto le scale.

“A-allora. A-adesso v-vieni. Ti porto da Ukyo e Shampoo” le disse lui balbettando un pochino.

Akane non disse niente ma lo seguì mentre lui scendeva le scale. Cosa le era successo? Lei non si era mai sentita così strana. Quel ragazzo a volte la faceva sentire triste, altre felice. Non le era mai successo con nessun altro prima d’ora. Si impose di rimanere calma e pensare solo a quale compito le avrebbero affidato le due ragazze conosciute il giorno prima. Non ci aveva parlato molto. Bhe… non aveva parlato molto con nessuno. Il giorno prima, dopo la cena, al contrario degli altri, era salita presto in camera sua e si era messa a fissare la sfera dove riposava lo spirito di Erika.

Erika era stata chiara, non avrebbe dovuta chiamarla se non quando sarebbero arrivati su Inos. Ma lei si sentiva irrequieta, come se qualcuno seguisse ogni suo movimento e la studiasse. Ma non c’era nessun pericolo. Con questi pensieri si era messa il pigiama e si era messa a dormire.

“Eccoci” la voce di Ranma la risvegliò dai suoi pensieri.

Erano arrivati davanti a un portone di legno. Ranma bussò e gli aprì la ragazza dai capelli color lavanda.

“Lanma, che bello rivedelti. Sono molto felice” escamò al settimo cielo.

“Shampoo, dovresti farmi un favore. Tu e Ukyo dovreste occuparvi di questa ragazza per alcuni giorni” Shampoo guardò dietro a Ranma e vide la ragazza del giorno prima.

“Non so Lanma. Non voglio stale con la spatolona” 

“Shampoo, è solo per pochi giorni” la implorò lui.

“E va bene. Lo falò pel te amole” e lo abbracciò forte premendo il suo corpo contro quello di Ranma.

Appena Akane vide quella scena le salì dentro una rabbia incontrollabile. Non capiva cosa fosse. Forse era gelosa… ma neanche per idea. E poi, gelosa di quello stupido. Mai.

Ma guardandoli non ne era più tanto sicura…

“Adesso basta Shampoo” le ordinò Ranma staccandosi da lei.

“Shampoo, non toccare Ran-chan” disse Ukyo appena arrivata da dietro Akane.

“In perfetto tempismo Ukyo, ora vi occuperete insieme di Akane” sorrise alle due ragazze che non poterono rifiutarsi di aiutare il loro Ranma “Non preoccuparti Akane, sei in buone mani” le disse dandole una pacca sulla spalla.

“Ranma, Obaba dice che se non vai subito da lei oggi ti fa saltare la cena” Sakiko era ricomparsa dietro ad Akane.

“Eccomi Sakiko!” disse lui correndole incontro.

Insieme si avviarono verso la sala del comandante.

“Bene, bene. Ora sei sotto la nostra supervisione. Shampoo, cosa le facciamo fare?” chiese Ukyo alla ragazza lì di fronte.

“Visto che è nuova, facciamole lavale il pavimento del ponte” suggerì Shampoo guardando Ukyo.

“Ok, cominciamo con qualcosa di facile” disse Ukyo “Scusa Shampoo, occupatene tu per le prossime 2 ore, ho degli affari urgenti di cui devo occuparmi, se non li faccio Obaba si arrabbia”

“Ok, Ukyo. Ma dopo tocca a te”

Ukyo si allontanò lasciando Akane e Shampoo da sola.

“Tieni” tirò lo spazzole e il secchio a Akane “entlo stasela dovrai avel pulito tutto il ponte”

“Tutto?”

“Si calina, non ci vuole molto”

“Va bene. Mi metto subito all’opera”

“Non posso seguilti pel ola. Più taldi vellò a vedele come te la sei cavata” la informò la ragazza.

“Vado” disse Akane un po’ amareggiata.

Si incamminò verso e il ponte e appena arrivata cominciò a pulire.

Di certo non si era aspettata un lavoro così duro.

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Capitolo 5
*** 5° capitolo ***


Prima di tutto chiedo scusa per il ritardo, per questo capitolo ci ho messo davvero tanto, mancaza di ispirazione, inoltre adesso ho il computer completamente fuori uso (infatti non sono a casa mia) peciò ci metterò tanto a mettere il prossimo capitolo.. mi dispiace per quelli che mi seguono, ma cercherò di aggornare quando mi sarà possibile, in tanto l'ho portato ad aggiustare. Comunque ho fto il capitolo più lungo per farmi perdonare.
E adesso i ringraziamenti:
fufy92: anch'io la penso come te, ti ringrazio per il commento e spero che commenterai anche questo.
littel: senza intrusioni non sarebbe Ranma, o no?? Grazie per il commento e spero che ti piacerà anche questo capitolo.
Laila: ti ringrazio mille per i complimenti, non mi aspettavo che quel capitolo piacesse tanto... spero che commenterai ancora.
Fallen Star: mi fa molto piacere che ti piaccia la mia storia, e sono anche contenta che tu abbia commentato, fammi sapere se ti piace anche questo capitolo.
Un ringraziamento speciale va alle persone che hanno messo la storia tra i preferiti, cioè:
alexis_92
lady_inuyasha
Vi lascio alla storia, e commentate in tanti ^__-

Capitolo 5

Ranma camminava velocemente insieme a Sakiko per arrivare in tempo. Obaba l’aveva chiamato e se non si sbrigava rischiava di farla arrabbiare, e lui sapeva perfettamente che non era proprio una buona idea mandarla su tutte le furie proprio quando era preoccupata per qualcosa.
Arrivò davanti alla sala comandi, quella sala piena di pulsanti e leve dove avevano parlato anche il giorno prima.
Ranma aprì la porta e tutti i presenti si girarono verso di lui.
C’erano Nabiki, il dottor Tofu, Shinnosuke, suo nonno e ovviamente Obaba che, come previsto, gli lanciò un’occhiataccia.
Ma in quella stanza c’era una figura di troppo.
“Ryoga, cosa ci fai qui?” chiese Ranma con la sua solita strafottenza.
“Niente di che, stavo facendo una passeggiata e…”
“Ti sei perso come al solito” concluse Ranma per lui.
“No, ma che dici…” cercò di non far notare l’evidenza, ma uno sguardo di superiorità di Ranma lo fece arrendere.
“Qualcuno mi può accompagnare in camera??”
“Sakiko, mi faresti il piacere di accompagnarlo tu?” le chiese Obaba.
“Ma io… veramente…” tentennò Sakiko guardando tutti i presenti.
“Dai vai Sakiko, non preoccuparti” le disse Ranma.
“Va bene Ranma. Andiamo Ryoga, ti accompagno” disse al ragazzo sorridendo radiosa.
I due uscirono e Obaba poté parlare tranquillamente.
“Ora che ci siamo tutti vi dirò perché vi ho chiamato qui. La vostra compagna di viaggio corre un grave pericolo e io non so se voi ne siete a conoscenza o meno” spiegò brevemente ai presenti.
Nabiki aveva preso un pacchetto di patatine e le stava sgranocchiando mentre aspettava che qualcuno rispondesse. Shinnosuke si grattava la testa mentre chiedeva al nonno come mai erano su quella nave tanto strana e il vecchio si disperava che suo nipote fosse così smemorato.
L’unico che cercava di parlare ma non vi riusciva era il dottor Tofu che si era seduto fra Shinnosuke e suo nonno che litigavano e coprivano le sue parole.
“Credo che ci metteremo più del previsto” sussurrò Ranma divertito ad Obaba.
Lei sbuffò un po’ guardando quella scenetta che in un’altra occasione sarebbe sembrata anche divertente, ma che in quel momento le dava solo un grande senso di sconsolatezza.

Era passata 1 ora da quando Shampoo le aveva lasciato l’amaro compito di pulire a fondo tutto il ponte.
In quel momento Akane aveva deciso di non ribattere, cos’era pulire un ponte dopotutto? Lei ogni giorno doveva pulire tutti i tavoli del suo locale, tutte le sedie, il pavimento, aiutare a pulire la cucina, sparecchiare, apparecchiare. Non era di certo una ragazza che stava tutto il giorno senza fare niente. Eppure non si era aspettata che fosse così sporco. Come minimo erano cent’anni che non veniva pulito.
C’erano incrostazioni ovunque, grasso che colava dappertutto e, ciliegina sulla torta, l’albero maestro era stato oliato in eccesso. Aveva anche trovato un osso ammuffito, pieno di pezzetti di carne. Era davvero disgustoso.
Akane si chiese sempre di più chi le facesse fare quell’ignobile lavoro di pulizia. Ranma, era tutta colpa sua. Aveva detto che era stata affidata a lui, ma lei non era una bambina. Ne avrebbe parlato con il dottor Tofu e con il capitano.
“Ti hanno dato il compito più duro, la prima volta per pulire il ponte ci ho messo 3 giorni” la voce che le arrivò alle orecchie era dolce e gentile.
Akane si girò, aveva il viso tutto macchiato, e guardò in volto la ragazza. La cosa che le fece più effetto furono gli occhi, chiarissimi, che riflettevano alla luce del sole.
La testa le fece male e si portò le mani sulle tempie per calmare il dolore.
“Tutto ok?” le chiese la voce di un ragazzo.
Akane non lo aveva notato, troppo presa a guardare gli occhi di Sakiko, ma dietro c’era quello strano ragazzo con i denti appuntiti.
“Si, sto bene” rispose Akane.
“Per fortuna, ci stavamo preoccupando. Ryoga, io torno di là” lo informò Sakiko cominciando a incamminarsi.
“Va bene Sakiko” rispose il ragazzo facendole appena un cenno con la mano.
“Sicura che vada tutto bene??” le chiese di nuovo premurosamente il ragazzo.
“Ma certo” le rispose lei con un sorriso “A proposito noi non ci siamo ancora presentati, io sono Akane. Il tuo nome è Ryoga, giusto??”
Ryoga guardò rapito la ragazza davanti a se. All’inizio non ci aveva fatto caso, ma era davvero carina. Quei capelli lunghi che le incorniciavano il viso che, seppur macchiato, restava angelico, la bocca piccola a forma di cuore e gli occhi nocciola pieni da vitalità. Si sentì mancare il fiato e cominciò a balbettare.
“Ehm.. i-io si. M-mi chiamo Ryoga”
“Piacere di averti conosciuto, ora scusa, devo tornare a pulire, se non finisco entro un ora Shampoo me la farà pagare” disse Akane guardando sfiduciata il ponte che ancora non era pulito.
“Se vuoi ti posso dare una mano” si offrì Ryoga facendole un sorriso che risaltava i suoi lunghi canini.
“Magari. Ma non ti caccerai nei guai??”
“No, non preoccuparti”
“Allora tieni” gli disse porgendogli lo spazzolone “Mettiamoci al lavoro, Ryoga”
“Certo, Akane” le rispose lui, felice.
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Ranma e Obaba erano ancora nella stanza dei comandi. Dopo qualche minuto, la vecchia aveva preso il bastone e l’aveva sbattuto sulla testa di Shinnosuke e del vecchietto, che adesso stavano in silenzio a massaggiarsi le parti doloranti. Nabiki aveva appena finito il suo pacchetto di patatine e adesso ascoltava con attenzione il dottor Tofu spiegare la storia dal principio, dal ritrovamento della sfera all’imbarco sulla nave.
“Ed è così che siamo arrivati qui” concluse con tono solenne.
“Allora i miei sospetti erano fondati. La mappa alla fine è stata ritrovata”
“Obaba, tu sapevi che Akane era in possesso della mappa??” chiese Ranma un po’ spaesato.
“Non ne ero convinta ma lo immaginavo” fu la semplice risposta della vecchia.
“Ecco perché mi hai chiesto di sorvegliarla…”
“Ora dov’è?” gli chiese Obaba
“Nelle mani di Ukyo e Shampoo” rispose lui meccanicamente, senza pensarci.
Obaba all’inizio lo guardò credendo fosse uno scherzo, poi comprese che il ragazzo non voleva scherzare, ma era serio.
“Mi spieghi perché l’hai affidata a quelle due??” lo sgridò quasi urlando facendo sentire la sua voce gracchiante.
“Credevo fosse una buona idea” cercò di scusarsi, ma Obaba lo precedette e gli rifilò una bastonata in testa.
“Mi mancava colpirti con il bastone” disse divertita fra le risate di Nabiki.
“Non è divertente” rispose lui mentre si toccava il bernoccolo che era uscito a causa del colpo inferto da Obaba.
“Da domani la terrai d’occhio e farai in modo che non le succeda nulla” tuonò Obaba guardando seria il ragazzo e facendo sparire la nota scherzosa di poco prima.
“Non per contraddirla, ma Akane non è una ragazza debole e inoltre è molto orgogliosa, non credo accetterà volentieri la vostra protezione” disse Nabiki appena le si calmarono le risate.
*Me ne sono accorto* pensò Ranma ricordando il momento in cui l’aveva salvata. Era strano… all’inizio aveva pensato che fosse una ragazzina, la solita che si faceva catturare dal maniaco di turno ed era troppo debole per liberarsi. Ma dopo che aveva preso il polso dell’uomo aveva cominciato a ricredersi, era davvero forte quel porco. Se non fosse stato l’esperto di arti marziali che era avrebbe faticato a mandarlo via, forse non sarebbe nemmeno riuscito a salvare Akane. Poi lei gli aveva risposto con quel tono orgoglioso non facendosi mettere sotto da lui. Senza accorgersene la ragazza aveva fatto breccia nel suo cuore. Forse proprio per questo aveva deciso di andarsene appena si era distratta, forse perché aveva paura di legarsi a qualcuno. Anche quando, sulla nave, aveva salito le scale mentre lui combatteva con Ryoga, l’aveva riconosciuta subito. Anche se prima era scappato, in quel momento voleva di nuovo andare da lei, stuzzicarla, vedere i suoi occhi pieni di vitalità, non capiva perché ma aveva voglia di farlo, però stava lottando contro Ryoga. Aveva concluso in fretta lo scontro proprio per parlarle, ma era arrivata Shampoo, poi Kuno, Ukyo, Kodachi, Mousse… e quando credeva di essersi liberato di tutti aveva visto Sakiko cadere. Ora si chiedeva chi fosse quel Shinnosuke per Akane, un amico o qualcosa di più??
Ranma si diede dei piccoli schiaffetti da solo per calmare quei pensieri che non si addicevano a uno come lui. Come poteva pensare che Akane significasse qualcosa per lui oltre alla persona che possedeva la mappa e che serviva per trovare il tesoro??
“Parlerò io con Akane, le spiegherò i pericoli che corre” disse il dottor Tofu.
“Ragazzo, non credo che tu sia il più adatto a parlarle. Sarà Ranma a farlo” pronunciò Obaba in modo che nessuno potesse obiettare.
“I-io Obaba?? Quella ragazza non mi ascolterà mai se glielo dico io” spiegò lui.
“La mia decisione è già stata presa. Oltre a parlarle, la allenerai anche, non voglio sentire discussioni” Obaba si girò di spalle e andò verso la porta. La aprì e si trovò davanti Sakiko.
“Sakiko cosa ci fai qui??” chiese la vecchia
“Sono appena arrivata, ho accompagnato Ryoga”
“Bene. Allora vieni con me”
“Certo Obaba” e le due si incamminarono chiudendo la porta. Ma prima che si fosse chiusa del tutto Sakiko lanciò uno sguardo rassicurante a Ranma.
Dal canto suo, il ragazzo stava ancora fissando il punto in cui Obaba e Sakiko erano uscite. Doveva parlare e allenare Akane? Stare quasi tutto il giorno con lei?
“Ranma, giusto??” chiese Nabiki interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Il ragazzo non rispose ma annuì soltanto con la testa.
“Buona fortuna con mia sorella, ne avrai bisogno”
“Nabiki, non spaventarlo. Ranma, Akane è una ragazza generosa e gentile” esclamò il dottore.
“E anche violenta, testarda, orgogliosa…” continuò la ragazza.
“Akane è una ragazza molto carina invece” Shinnosuke all’inizio aveva seguito tutto il discorso ma poi aveva deciso di prenderne parte difendendo Akane.
“Shinnosuke ha ragione!!” esclamò suo nonno.
Ranma guardava tutti i presenti, difendevano Akane con molta foga mentre lui stava completamente zitto.
Quando Ranma si era finalmente deciso di dire qualcosa, Shinnosuke guardò tutti i presenti soffermandosi su Ranma e facendolo zittire.
“Ma tu chi sei??” tutti finirono a gambe all’aria mentre Shinnosuke si chiedeva cosa avesse detto di male.
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“Mi sembra che sia venuto bene” disse Akane guardando prima tutto il ponte e successivamente Ryoga.
Ci avevano messo un po’ di tempo, soprattutto perché il ragazzo continuava, per il suo pessimo orientamento, a pulire zone già pulite, a non trovare il secchio dell’immondizia anche quando ce lo aveva dietro, una volta stava per arrampicarsi sull’albero maestro perché non trovava più Akane quando lei era lì di fianco a lui. Ma alla fine ce l’avevano fatta!! Tra una risata e l’altra dopo circa un’ora avevano finito di pulire il ponte.
“Scherzi, non era mai stato così pulito” disse il ragazzo.
“Ha ragione. È da poco che sono qui, ma non avevo mai visto il ponte splendente” sulle scale c’era Mousse, quel ragazzo con il kimono bianco e gli occhiali, innamorato di Shampoo.
“Mousse che ci fai tu qui??” chiese Ryoga.
“Non scherzare Ryoga, io farei di tutto per Shampoo” esclamò con gli occhi che gli brillavano.
“Ma lei non fa niente per te”
Mousse guardò storto Ryoga ma decise di non ribattere.
Akane era stata a guardare i due ragazzi che discutevano fra loro, senza intromettersi. Era rilassante sentirli parlare.
“Allora, Akane, come ti trovi qui?? le chiese Mousse.
“Abbastanza bene, se non fosse per uno stupido vice-capitano"
“Intendi Ranma?? Non pensare che lui sia solo presuntuoso, orgoglioso, insensibile e arrogante. Ranma ha anche i suoi lati positivi” Mousse si fermò un attimo a riflettere “Forse non sono la persona più adatta a dirtelo visto che passo la maggior parte del tempo a lanciargli sfide, ma ti posso assicurare che si farebbe in quattro per salvare un amico”
“Ma…” cercò di dire Akane.
“Non fare così, lo so che è difficile da credere, ma dagli una possibilità”
“Non lo starai dicendo solo per farmi avvicinare a lui così Shampoo sarà tutta per te??” chiese Akane.
“Bhe… devo ammettere che lo spero” disse Mousse non nascondendo la verità sotto le sue parole.
“Mousse, Smetti di fare il lavativo, anche tu hai da fare” si intromise Ryoga.
“Anche tu Ryoga sei stato qui invece di fare il tuo dovere”
“Ok hai vinto. Mi accompagni per piacere?”
“Va bene” disse Mousse andando verso le scale ma sbattendo durante il percorso contro l’albero maestro mentre Ryoga andava dall’altra parte.
Akane cominciò a ridere. Quei due le avevano fatto tornare il buon umore e sperava di aver trovato due nuovi amici.
“Ohh, dolce creatura, in tutta la mia vita ne ho viste poche belle e fiere come te, e ancor meno mi hanno fatto battere forte il cuore come fai tu. Il tuo nome, Akane Tendo, è sinonimo di bellezza ed eleganza…” Akane si era sentita afferrare da dietro in un abbraccio quasi soffocante da Kuno, uno dei due nobili fratelli proprietari della nave.
Decise di sfogare un po’ di rabbia su di lui.
“Tu sei il mio fiore che rispledAHHHHHHH” con un pugno ben assestato lo mandò sulla cima dell’albero maestro, a penzoloni, sorretto solo da una delle grandi aste che tenevano le vele, ancora con la sua fedele katana in mano.
“Bel pugno” pronunciò Mousse mettendosi a posto gli occhiali.
Ryoga era pronto a spedire Kuno fuori dall’imbarcazione, ma la ragazza lo aveva preceduto assestandogli un pugno in pieno volto. In quel momento Ryoga guardò Akane mentre i lunghi capelli ondeggiavano sul suo volto, dopo il pugno il piccolo fermaglio che usava per legarli si era spezzato cadendo a terra e adesso la ragazza gli apparve ancora più bella di prima.
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Ranma aveva assistito al potente pugno che Akane aveva inferto a Kuno. Aveva già capito che la ragazza non era proprio debole e con quel pugno aveva potuto notare i pregi e i difetti della sua tecnica. Decise che era venuto il momento di farsi vedere dai tre.
“Bhe Akane… come sempre hai avuto poca femminilità” disse Ranma.
La ragazza si girò per dirgliene quattro, e vide Ranma a testa in giù aggrappato con le gambe ad una delle funi che teneva la vela e il codino si muoveva libero insieme al vento. Quella posizione lo faceva sembrare ancora più attraente, tanto che Akane si sentì arrossire appena.
“Muori Ranma” Ryoga si lanciò all’attacco caricando il pugno destro.
“Ryoga, adesso non ho tempo, facciamo un’altra volta” il ragazzo si scostò di lato un attimo prima che Ryoga lo colpisse.
“No, tu hai offeso Akane e adesso la pagherai” anche stavolta si lanciò all’attacco ma, come prima, il suo pugno sferzò solo l’aria, senza neanche sfiorarlo.
“Adesso mi sono proprio stufato!” Ranma atterrò vicino a Ryoga e lo fece volare con un calcio ben assestato, facendolo finire vicino a Kuno.
“Mousse… ora non ho tempo, valli a riprendere tu. Akane…”
“Credo che ci abbia già pensato qualcun altro” Mousse indicò la ragazza che si stava arrampicando sull’albero maestro appena Ryoga era volato in aria, lasciando Ranma parlare al vento.
Il ragazzo col codino aveva sbuffato un poco, guardando la fatica che ci metteva Akane a raggiungere la cima, ma poi aveva deciso di raggiungerla.
La ragazza continuava a salire lanciando qualche sguardo in basso. Non le era mai piaciuto arrampicarsi, lo detestava, ma Ryoga era stato così gentile ad aiutarla e adesso toccava a lei.
“Cosa vuoi fare?” Ranma le si era parato davanti facendola sussultare appena.
“Non sono affari tuoi” rispose lei piccata.
“Per caso volevi salvare Ryoga??” lo sguardo freddo che Akane lanciò a Ranma fece prendere una decisione al codinato “Se fai così rischi di cadere, torna giù”
“E lascio Ryoga e Kuno lì sopra?” Ad Akane sembrava che lui non capisse. Come poteva lasciare quei due lì sopra??
“Non fare storie”
“Posso fare ciò che voglio”
Ranma capì che con la ragazza non c’era niente da fare, avrebbe continuato a salire se lui non l’avesse fermata, si sarebbe fatta anche male, non poteva rischiare, così la prese in braccio.
“Hei!!! Ma che fai??”
Lui non rispose e con qualche salto agile la riportò sul ponte vicino a Mousse che si godeva la scena.
“Mi vuoi rispondere!”
Ranma le diede le spalle e salì con pochi salti in cima all’albero maestro finendo vicino a Ryoga e Kuno. Li prese uno sulla spalla e l’altro sotto il braccio e scese giù di nuovo.
“Mousse, portali in infermeria dal nuovo dottore, si chiama dottor Tofu”
Mousse fece un sorrisino per mascherare le risate che gli venivano naturali. Di solito Ranma lasciava che gli altri riprendessero le persone che per vari motivi finivano sempre lì sopra, e adesso che arrivava quella ragazza addirittura prendeva Kuno e Ryoga.
Non fece commenti e prese i due compagni portandoli dal dottor Tofu.
“Perché non mi hai ascoltata? Ti saresti potuta fare male” lo sguardo duro di Ranma incontrò quello dolce e un po’ risentito di Akane. La sua faccia si incrinò un po’ a vedere la ragazza così dispiaciuta.
“Domani ci vediamo qui sul ponte alle 7, puntuale” fece per andarsene me lei lo fermò prendendogli un lembo della sua casacca rossa.
“Io… ecco, volevo dirti che…” le parole gli morivano in bocca. Come dirgli che aveva apprezzato il suo gesto??
“Non fa niente Akane, da domani sarai sotto il mio controllo… i tuoi amici hanno parlato con Obaba della mappa” Ranma la fissò intensamente negli occhi e vide apparire un pizzico di stupore in quelle iridi nocciola.
“Senza di me??”
“Si, inoltre Obaba mi ha chiesto di proteggerti e allenarti”
“Non sono una bambina”
“Non essere sciocca, in moltissimi aspirano a quel tesoro e la maggior parte è gente senza scrupoli”
“Non pensavo che sarebbe stato così difficile”
“Tra qualche giorno arriveranno aiuti in più, anche se Obaba continua a dire che alcuni di loro saranno solo un peso”
“Chi sono?” chiese curiosa.
“Quando arriveranno te li presenterò”
“Grazie Ranma…”
“Adesso devo andare, ci vediamo domani mattina”
“Certo” disse Akane sfoderando un bellissimo sorriso incorniciato dai suoi capelli ancora sciolti.
“Ah, un’ultima cosa. Sei più carina quando sorridi”
Akane lo guardò andare via e sorrise. Un sorriso sincero e smagliante, fatto quasi inconsciamente. Forse, non era così presuntuoso e, sempre forse, poteva anche non essere così negativo come se lo era immaginato, solo un po’ rozzo con le parole.
Si incamminò verso la sua camera con tutta l'intenzione di chiedere alla sorella di cosa avessero parlato.

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Capitolo 6
*** Il furto ***


No, non state sognando, e si, finalmente ho aggiornato dopo un mese di assenza. Questo capitolo è stato il più difficile, ho avuto poca ispirazione e tempo per dedicarmici, quindi troverete una marea di errori, vi prego di farmeli notare perchè così posso rendere al meglio questo capitolo. L'ho fatto più lungo per scusarmi della mia assenza e perchè non so quando aggiornerò di nuovo. Mi dispiace ma dovrete aspettare per il 7° capitolo.
Ma passiamo ai ringraziamenti:
Goten: che bello, sei tornata a recensire, grazie. ^^ Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
fufy93:Grazie. La scena di Shinnosuke nel capitolo precedente è stata un illuminazione. Non volevo far parlare Ranma e quale modo migliore di far dire qualcosa di divertente allo smemorato?? Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo.
Laila: visto che ho mantenuto la parola che aggiornavo prima di giugno?? Hai proprio ragione per la scena dell'albero maestro, mi piaceva come idea anche se all'inizio era un pò diversa. Dimmi che ne pensi di questo capitolo e non farmi aspettare troppo per l'ultimo di terra inesplorata.
littel:Grazie littel per i tuoi commenti, sono contenta che la storia ti piaccia. Fammi sapere che ne pensi anche di questo capitolo. Akane25:Grazie per i tuoi complimenti. Sono contenta che ti sembri IC... il mio dilemma maggiore è sempre quello, ho paura di andare in OCC. Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
Come ultima cosa vi chiedo anche di dirmi se secondo voi sto andando troppo veloce fra Ranma e Akane... a me sembra di correre tantissimo.
E adesso, buona lettura.

Capitolo 6

 

Stava lì davanti alla porta bussando insistentemente. Piccoli e leggeri pugni, ma abbastanza forti per farli sentire. Lasciò perdere e poggiò l’orecchio sulla porta. Niente. Da dentro non veniva il minimo rumore. Erano venti minuti che bussava, ma nessuno era ancora venuto ad aprirgli. Che Ranma fosse affogato dentro la doccia? Era uscito prima perché doveva combattere con qualcuno? O l’aveva rapito Shampoo per farne il suo sposo?

Queste e altre mille domande su dove fosse Ranma vorticavano nella testa di Akane, che se ne stava in piedi davanti all’uscio della stanza del vice-capitano.

Il giorno prima le aveva detto di trovarsi alle 7 sul ponte. Si era svegliata presto, si era fatta un rilassante bagno caldo e si stava sistemando i capelli come non faceva più da molto tempo. Forse per ciò che le aveva detto Ranma il giorno prima. Da allora stava sempre sorridendo e sua sorella non capiva perché.

Senza che se ne accorgesse il tempo era volato e aveva dovuto correre per arrivare in orario. Alla fine aveva ritardato solo di pochi minuti, però si aspettava comunque che Ranma la beffasse. Invece sul ponte c’erano solo Obaba e Kodachi che conversavano. Si era avvicinata e aveva chiesto se avessero visto Ranma. Obaba sbuffò mentre Kodachi prese il suo nastro da ginnastica ritmica urlando ai quattro venti che Ranma era il suo sposo. Dopo che Akane, fra mille ostacoli, le aveva spiegato che aveva un appuntamento con lui lì sopra, la ragazza si era inbufalita ancora di più, avendo frainteso ciò che aveva detto Akane credendo che tra i due ci fosse un appuntamento amoroso, e agitava quel nastro più furiosamente di prima come se fosse una frusta.

Per calmare le acque era dovuta intervenire Obaba fermando Kodachi, anche se Akane non aveva problemi a tenerla a bada, dicendogli di provare a vedere se Ranma stava in camera sua. Lei aveva ringraziato e si era affrettata ad arrivare da Ranma a chiedere spiegazioni per quel ritardo.

Era arrivata davanti alla porta. Adesso erano le 8:30 e di Ranma ancora nessuna traccia. Sarebbe dovuta andare a chiedere a qualcun altro visto che il codinato sicuramente non stava lì, ma aveva creduto possibile il fatto che lui passasse da quelle parti. A saperlo sarebbe rimasta a dormire ancora un po’.

Bussò ancora una volta, ma stavolta più forte di prima. Sentì un cigolio sospetto e balzò qualche centimetro indietro. La porta si era aperta. Akane stava lì a fissare la porta socchiusa sperando che qualcuno da dentro la aprisse del tutto, ma non successe nulla. Si guardò intorno. Nessuno. Prese un profondo respiro e decise di aprirla del tutto.

Appoggiò la sua mano sulla porta e la spinse. Quella emise un altro cigolio peggiore del primo ma Akane non ci badò, troppo stupefatta a guardare ciò che c’era dentro quella stanza.

Era una camera molto più piccola della sua. Obaba gli aveva detto che Ranma non aveva voluto la camera del vice-capitano e tuttora in quella stanza non dormiva nessuno. A destra c’era un grande armadio a un’anta, a fianco una piccola scrivania. Sopra c’erano fogli sparpagliati di galassie e pianeti vari, con due grandi cerchi blu su due pianeti. Uno doveva essere Inos, l’altro non lo conosceva. A sinistra c’era la porta per il bagno. In basso al centro c’era un futon a una piazza dove dormiva beatamente un ragazzo moro con un codino, con la bocca un po’ aperta e la coperta tutta aggrovigliata.

Akane stava fumando di rabbia. Ranma era rimasto beatamente a dormire tutto quel tempo. La doveva far pagare a quel ragazzo una volta per tutte. Come gli era potuto sembrare gentile il giorno prima?

Andò nel bagno guardandosi attorno. Vide un secchio per fare le pulizie messo sotto il lavandino. Ebbe un’idea improvvisa. Forse era un po’ crudele, ma Ranma se lo meritava. Lo prese e aprì il rubinetto dell’acqua aspettando che diventasse più fredda possibile. Appena fu abbastanza fredda mise il secchio sotto il potente getto facendolo riempire del tutto. A quel punto chiuse il rubinetto e andò vicino al futon con il secchio nelle mani. Fece un sorrisino pensando alla faccia che avrebbe fatto Ranma quando gli avrebbe buttato l’acqua addosso.

A quel punto ebbe un attimo di timore. Forse non era la cosa giusta da fare, dopotutto capita a tutti di non svegliarsi la mattina. Gli vennero in mente le sue parole: ‘sei più carina quando sorridi’. Sorrise di nuovo. Ma poi le tornarono in mente tutte le pulizie che aveva dovuto fare. Quel ragazzo doveva comunque pagarla per averla lasciata in balia di Shampoo e il suo ‘lavoretto’ di pulire il ponte, inoltre era strafottente e maleducato. Doveva capire che non poteva sempre comportarsi così.

Senza più esitazioni lasciò che tutta l’acqua cadesse sulla faccia del bell’addormentato facendolo svegliare di soprassalto.

 

Sognava beatamente disteso sul suo futon. Dormire per lui era molto piacevole. Gli piaceva muoversi a mille e neanche nel sonno riusciva a stare fermo. Spesso cambiava posizione, per questo la mattina trovava le coperte tutte spiegazzate.

Stava proprio per girarsi un’altra volta quando sentì un brivido ghiacciato che partiva dalla faccia per andare in tutto il corpo facendolo sobbalzare e spalancò gli occhi dalla sorpresa mentre davanti a lui c’era Akane con un espressione di rimprovero, le braccia incrociate e un secchio in mano.

Ci mise un secondo a capire cos’era successo. Non si era svegliato, come suo solito, e aveva lasciato Akane sul ponte da sola. Sicuramente solo per pochi minuti, ma lei era subito andata su tutte le furie e… un momento. Come aveva fatto ad aprire la porta? Solo lui aveva le chiavi.

“Akane, ma cosa fai? E come hai fatto ad entrare? La porta era chiusa” chiese duramente lui.

Lei rimase sorpresa per qualche secondo, ma la sua risposta non si fece attendere più di tanto.

“E me lo chiedi anche cosa ci faccio qui? Sono venuta perché tu eri sparito. Sono le 9 e tu stavi ancora beatamente dormendo quando dovevi già essere sveglio dalle 7” la rabbia della ragazza era tanta che lui ne rimase sbalordito.

“Non dico quello, mi chiedo come mai tu mi abbia svegliato con una secchiata d’acqua gelida?”  adesso era il turno di Akane di essere sbalordita.

“Ti svegli solo con quelle” disse Akane, con meno convinzione stavolta.

“Ci hai provato a svegliarmi?” chiese.

“Ovvio” la risolutezza di qualche secondo fa era svanita. Avrebbe dovuto dare ascolto alle sue esitazioni e non buttargli l’acqua addosso “Visto che fai tante storie la prossima volta vedi di dare orari che sai di poter mantenere”

“Io sono il vice-capitano. Per quanto ne so, potrei sbatterti nello spazio anche subito per ciò che hai fatto” Akane restò senza parole, ma non per ciò che aveva detto il ragazzo. Ma per il fatto che si era alzato in piedi e aveva solo una piccola canottiera e dei boxer a coprirlo.

“Credo che tu voglia il tesoro del pirata, o sbaglio? Si da il caso che solo io possegga la mappa e sempre solo io sono in grado di chiamare Erika” si fermò un attimo per vedere se le sua parole avevano sorbito l’effetto desiderato. In effetti Ranma non disse nulla.

“Comunque dovresti metterti qualcosa addosso” esclamò duramente girandosi per ritegno.

Ranma si guardò e solo in quel momento notò che era rimasto in boxer. Riuscì a dire un flebile: “Scusa” per il suo vestiario, dopo di che prese il secchio dalle mani di Akane e lo rimise in bagno.

“Vuoi restare qui anche mentre mi cambio?” domandò guardando prima lei poi la porta ancora aperta.

“Ti aspetto sul ponte, ma non rimetterti a dormire o un’altra doccia fredda non te la toglie nessuno” esclamò mentre si dirigeva verso la porta e la chiudeva sbattendola.

Ranma restò a fissare il liscio legno da dove era uscita Akane. Non si aspettava che fosse tanto sfrontata da buttargli addosso l’acqua. A pensarci bene, solo un’altra persona glielo aveva già fatto. Sorrise un po’. Non era affatto male quella ragazza. Era forte e aveva la mappa. Sentiva che non gli stava antipatica, anzi, era molto intraprendente.

Prese l’asciugamano e aprì l’acqua della doccia.

 

Una figura misteriosa si aggirava nella camera di Akane e Nabiki alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che gli avrebbe permesso di compiere tutte le sue ambizioni.

Cercava la mappa. Stava mettendo tutto in disordine per quella sfera dorata.

Un pensiero gli baleno nella mente, se Akane portasse sempre con se la sfera? Era un’idea che non aveva preso in considerazione.

Avrebbe dovuto faticare un po’, ma almeno l’avrebbe presa. Avrebbe trovato la mappa e con essa Erika, l’unica in grado di dire dove fosse il tesoro. Il pirata era stato molto furbo. Aveva nascosto il tesoro così bene da non volerlo dire neanche alla sua ciurma. Solo a una persona, ma era morta tempo fa. Adesso c’era solo Erika. Strano che avesse confidato questo segreto a una donna sconosciuta. Ma il punto era un altro, doveva impossessarsi il più in fretta possibile della mappa, solo così avrebbe potuto prendere il controllo dell’imbarcazione.

Le sue continue ricerche stavano andando a vuoto, non riusciva proprio a trovarla. Per la rabbia lanciò il cuscino di Akane sul pavimento. Si fermò un attimo, il cuscino aveva fatto uno strano rumore ovattato. Lo prese infilando la mano all’interno e ci trovò la sfera dorata. Finalmente l’aveva trovata. Ora poteva fare tutto ciò che desiderava e incastrare Akane dandogli la colpa della rivolta della ciurma.

Prese la sfera e cominciò a rigirarla fra le mani, toccando un punto preciso, in modo che la sfera si colorasse di mille colori facendo uscire il solito raggio verde.

Come con Akane, Erika si mostrò in tutta la sua bellezza e pacatezza. Anche in quel momento era trasparente.

Lo spirito si guardò attorno, posando lo sguardo sulla persona che aveva davanti. Un’espressione di disgusto si formò sul suo viso.

“Dov’è il tesoro?” la sua voce serpentina era piena di una smania al potere. Si leccò avidamente le labbra, in un modo che avrebbe dato il voltastomaco a chiunque.

“Non sei tu il custode. Tu non potrai sapere niente da me, nemmeno da Akane, se no non saresti venuto qui a rubare” la sua pacatezza era tale da dare i brividi perfino a quell’essere.

Erika gli mostrò uno sguardo altezzoso poi se ne andò senza aggiungere nessun’altra parola, mentre la figura fissava attontita lo spirito tornare raggi verdi e sparire inghiottito dalla sfera.

Quello spirito maledetto. Aveva fatto un errore enorme, avrebbe sicuramente detto ad Akane chi era e che era venuto a rubare la mappa. Non doveva accadere.

Poi ebbe un illuminazione. Sarebbe stato complicato, ma era già un’idea. Nessuno avrebbe capito l’inganno. Sorrise diabolicamente.

Mise ancora più in disordine di come non era già, ponendo però il cuscino al suo posto. Guardò la sua opera e lanciò la sfera in alto per poi riprenderla al volo. Era un piano geniale.

La figura uscì, accompagnata da una risata roca che rimbombò per i corridoi.

 

Era seduta sul ponte aspettando che arrivasse qualcuno, quel giorno si era svegliata tardi, come tutti del resto. Su quell’imbarcazione molti avevano voglia di dormire fino a tardi e pochi si alzavano all’orario previsto, soprattutto Ranma.

Sakiko lasciò che il pensiero volasse ad Akane, aveva sicuramente trovato Ranma dormiente in camera, l’urlo del ragazzo si era sentito fin là.

Non era un vero e proprio urlo di terrore, piuttosto di sorpresa. Sakiko sorrise. Aveva già notato che a Ranma quella ragazza non dispiaceva. Aveva solo un po’ di timore per lei, Ukyo non era tanto un problema, ma Shampoo e Kodachi sapevano essere molto perfide. Però era da notare che la ragazza aveva già dimostrato di essere molto brava a combattere quella mattina. Aveva assistito per caso allo scontro fra lei e Kodachi. Sicuramente se non fosse intervenuta Obaba Akane se la sarebbe cavata lo stesso.

Scosse un po’ la testa lasciando perdere tutta la faccenda. A che serviva pensarci dopotutto? Grazie a quel momento di distrazione aveva scoperto qualcosa di interessante. Ne avrebbe parlato ad Obaba.

 

Akane camminava dietro a Ranma. Dopo il brusco risveglio non si erano più detti niente. Nessuno dei due voleva essere il primo a scusarsi con l’altro.

Ranma si fermò di botto facendo finire Akane addosso a lui. La ragazza protestò, ma lui aprì una porta e entrò senza dare spiegazioni. Lei lo seguì.

Dentro era molto ampio, il pavimento in legno e anche le pareti. La stanza era quasi vuota, se non fosse per qualche attrezzo buttato a casaccio in un angolo.

“Questa è la palestra, è il luogo dove tutti si possono allenare” Ranma non trasmetteva nessuna emozione.

“Lo sapevo già cos’è una palestra. Piuttosto, con cosa cominciamo la lezione?” chiese la ragazza avvicinandosi agli attrezzi e osservandoli attentamente per vedere se si poteva recuperare qualcosa.

“Cosa cerchi?”

“Qualcosa per allenarci” rispose continuando a fissare gli attrezzi.

“Quelli non servono, ora combattiamo fra noi, devo testare le tue capacità. Fammi vedere qualche calcio o qualche tecnica che conosci” quello di Ranma era quasi un ordine, ma Akane cercò di non farci caso. Voleva imparare.

Un pensiero volò alla mappa. Sperava solo di averla nascosta bene come le aveva consigliato Nabiki. Adesso era inutile pensarci, però, chissà perché, aveva una gran brutta sensazione.

Si mise in posizione d’attacco mentre Ranma stava dritto al lato della stanza, senza spostarsi minimamente. Come mai non si metteva in posizione di difesa? Tese una mano e la invitò ad attaccare. Questo la fece imbestialire. Non credeva che lei gli potesse dare del filo da torcere, ecco la verità. Avrebbe visto quanto poteva essere forte.

Con un ultimo pensiero alla mappa, si lanciò all’attacco.

Pensieri. Sempre gli stessi pensieri. Obaba pensava al suo pupillo, Ranma. Il ragazzo stava

allenando Akane da più di 3 ore ormai, stranamente senza nessuna interferenza esterna, a parte la sua presenza.

Aveva notato quanto il ragazzo si stesse avvicinando ad Akane nonostante nessuno dei due se ne accorgesse. Dicevano di odiarsi, si lanciavano insulti ogni momento da quando si erano conosciuti, eppure lei sapeva che erano fatti l’uno per l’altra. Anche mentre lottavano lui non la feriva minimamente, si scostava semplicemente qua e la dando dei suggerimenti sulle tecniche della ragazza, mentre lei era sempre più arrabbiata perché non riusciva a colpirlo.

Si era divertita quando Akane aveva lanciato il primo calcio e lui si era spostato appena, senza che lei potesse colpirlo. Era seguito un pugno, ma non aveva dato risultati migliori del calcio. Pugni, calci, mosse ripetute, salti, scansate, difesa, attacco… tutto sembrava fondersi e al centro restavano due ragazzi che facevano quasi una danza. Una danza in cui non vinceva nessuno, anche se la vecchina sapeva che se avesse voluto Ranma avrebbe potuto stendere anche subito Akane.

Ormai era quasi ora di pranzo. La vecchia saltellò vicino ai ragazzi per dirgli che andava a controllare alcune cose. Andò verso l’uscita, sempre saltellando sul suo bastone, mentre i due ragazzi continuavano ad allenarsi.

“Possiamo fare un po’ di pausa?? sono stremata” chiese Akane fra un calcio e l’altro.

“Va bene”

La ragazza mandò un lunghissimo respiro mentre si buttava praticamente a terra.

Non le era mai sembrato tanto bello stare seduti a riposare. Quando Ranma le porse un bicchiere d’acqua fresca si stupì del suo gesto, così semplice, ma allo stesso tempo dolce.

“Grazie” disse. Forse l’aveva perdonata per quella mattina.

Svuotò il bicchiere in pochi secondi, bevendo avidamente e lasciando uscire un po’ d’acqua agli angoli della bocca che andarono a finire sulla maglietta già appiccicata alla pelle per il sudore.

“Non mi hai mai parlato della mappa, dove la tieni?” Ranma sapeva perfettamente che non era il momento adatto per fare una domanda del genere, ma la sua curiosità aveva preso il sopravvento su di lui.

Akane strinse il bicchiere ormai vuoto “Perché lo vuoi sapere? Ti ho già detto che senza di me non funziona. Erika apparirà solo su Inos e solo se glielo chiederò io” la risposta fredda di lei fu una risposta chiara del fatto che non volesse parlarne per niente.

“Semplice curiosità” rispose lui, fingendo indifferenza.

Tutti e due stettero zitti per qualche tempo. Nessuno osava dire una parola per rompere quel silenzio pieno di tensione che si era creato.

Alla fine, a romperlo fu Ranma chiedendo ad Akane una cosa inaspettata.

“Ti è dispiaciuto molto che la casa dove vivevi sia stata distrutta??”

Si leggeva chiaramente lo stupore nei suoi occhi nocciola. Non si sarebbe mai aspettata una domanda simile da una persona che aveva reputato insensibile come Ranma.

“Si… Era la mia casa, il locale dove lavoravo, ho lasciato lì dei bellissimi ricordi. Ma sono lo stesso contenta che si siano salvati tutti” la sua voce si era fatta più debole, ma si stupì che parlarne non faceva così male come aveva pensato.

“Parlami un po’ di te Akane”

“Che dovrei dirti??”

“La tua famiglia, ad esempio. Hai altri fratelli o sorelle oltre a Nabiki?”

“Ho una sorella più grande, si chiama Kasumi. È una bravissima cuoca. Ho un padre dalla lacrima facile, a volte è buffo, ma so che su di lui posso contare. Vicino a noi vivevano il dottor Tofu, la signora Nodoka, Shinnosuke e suo nonno. Shinnosuke è da sempre il mio migliore amico, so che su di lui posso contare. Suo nonno è divertente e crede sempre che sta per morire. Il dottor Tofu invece ha una cotta per mia sorella Kasumi… Venivano tutti spesso a mangiare da noi. Soprattutto tua madre…”

“E tua madre??”

“È morta quando ero piccola, ricordo solo il suo sorriso” i suoi occhi erano velati da una tristezza che fece contrarre lo stomaco di Ranma. Non sopportava di vederla così.

“Scusami… non volevo”

“Non fa niente, ormai non ci penso più. E poi Kasumi è stata fantastica, ha mandato avanti la famiglia sempre con un sorriso dolce che mi  ricordava mia madre”

“Dev’essere una persona speciale”

“Molto. Ma adesso parlami di te”

“Bhe, della mia vita non c’è molto da dire. Quando ero piccolo mio padre mi ha portato lontano da mia madre insieme alla mia sorellina per allenarmi, l’altro giorno è stata una delle poche volte nella mia vita che l’ho vista”

“L’ho saputo… tua madre si vanta di avere un figlio molto virile”

“Lei ha delle idee all’antica”

“E poi?? È successo qualcos’altro??”

“Abbiamo cominciato a girare per il pianeta, poi siamo passati all’universo. Mio padre aveva trovato una nave dove potevamo viaggiare tutti insieme, lì incontrammo Obaba. Era un’amazzone che viaggiava per lo spazio in cerca di avventure, una delle ultime. All’inizio ci tenevamo a distanza, le amazzoni non hanno una buona reputazione. Un giorno mia sorella si avvicinò al bordo per giocare, sarebbe caduta giù se Obaba non l’avesse afferrata in tempo. Da quel giorno lei cominciò a guardare i miei allenamenti e quelli di mia sorella con maggior interesse, dandoci dei suggerimenti, fino a quando non decise di allenarci personalmente dopo che mio padre non poté  più in seguito ad un incidente” lo sguardo di Ranma era perso nei ricordi, Akane lo guardava affascinata mentre seguiva il racconto. Non pensava che avesse una storia piena di avventure.

“Non era una buona decisione per lei. Le amazzoni potevano insegnare solo alle ragazze e io non lo sono di certo. Quando venni a sapere che le sue compagne gli avevano mandato una lettera in cui gli avevano proibito di insegnarmi i loro segreti ero già abbastanza grande per capire. Era da qualche anno che mi insegnava. Le chiesi di smettere di farmi da maestra senno si sarebbe messa contro il suo stesso villaggio” Ranma fece una pausa. Chiuse gli occhi e li strofinò con le mani.

“E lei cosa fece??” Akane forse non si era resa conto di essere un po’ frettolosa, ma era così curiosa che non si accorgeva di niente, voleva solo continuare a sentire il racconto.

Lui la guardò e le sorrise. Lei arrossì accorgendosi del suo errore.

“Scusa”

“Lei mi disse chiaramente che sapeva fin dall’inizio di andare contro le sue stesse leggi, ma si era affezionata così tanto a me e a mia sorella che non le importava più. Ma sapeva che se non avesse obbedito ci avrebbero ucciso, a me per primo e successivamente a lei.” Il fatto che avesse continuato il racconto era già una buona cosa, voleva dire che aveva capito la sua curiosità.

“Così scappammo per anni attraverso il cosmo, andando su navi differenti. Nei nostri viaggi insieme a mio padre e mia sorella conoscemmo tanta gente, ma non ci fermavamo mai più di tanto nello stesso pianeta. Quando, un anno fa, mandarono la più valorosa delle loro guerriere che seguì le nostre tracce e ci trovò”

“Chi era??”

“Non ci crederai mai, ma era Shampoo”

“Shampoo??”

“Proprio lei. Mi sfidò e vinsi. Non sapevo niente delle leggi delle amazzoni, quindi mi stupii molto quando lei mi baciò…”

“Ti ha baciato??” Lo sguardo era interrogativo e la bocca leggermente arricciata. Quella espressione piacque molto a Ranma.

“Si, le leggi delle amazzoni sono severe. Se ti sconfigge una ragazza di fuori devi ucciderla per l’onore, se è un ragazzo è degno di diventare il tuo sposo”

“Ma è una cosa senza senso”

“Non per loro. Sono rigidissime su queste regole”

“Ed ecco spiegato il motivo per cui ti sta sempre appiccicata”

“Già. Solo dopo seppi che lei era la nipote di Obaba”

“La nipote di Obaba??”

“Esattamente. Credo che scelsero lei per fare ancora più male ad Obaba, intendo psicologicamente. Dopo decisi di fuggire con Obaba lasciando indietro mio padre e mia sorella. Non avevano mai visto Shampoo e non volevo che accadesse. Avevo paura che volesse ucciderli per ricattarmi. Così, tra una fuga e l’altra, siamo arrivati su questa nave. Il padre dei Kuno, vedendo le abilità dell’amazzone, ha deciso di darle l’incarico di capitano. La ciurma l’aveva già composta lui.”

“Quindi ti sei ritrovato con persone nuove??” Akane lo guardava assorta nelle sua storia.

“No. Molti li conoscevo già. Ukyo era la figlia di un amico di mio padre, nonché mia amica d’infanzia. Avevano fatto un accordo secondo il quale io avrei dovuto sposarla. Shampoo si è fatta prendere conoscendo la sua prima rivale in amore. Mousse era un amico di Shampoo, l’ha seguita fin qui sperando di far breccia nel suo cuore e di sconfiggermi. I fratelli Kuno riconoscevo di fama per i loro grandi possedimenti, non sapevo niente della loro pazzia, anche se non è paragonabile a quella del padre, e come hai visto uno mi ama e l’altro mi vuole uccidere. Sakiko l’ho conosciuta da poco”

“Manca Ryoga…”

“Lui… lui è semplicemente mio cugino”

“Non me lo sarei mai aspettato”

“È l’unico a conoscere mia sorella e mio padre su questa nave, oltre ad Obaba”

“E dire che non avevi nulla da raccontare”

Lui le sorrise. Lei guardò i suoi sconfinati occhi blu, osservandoli attentamente. La loro vicinanza sembrava diminuire molto lentamente. Si guardavano ma nessuno dei due osava muoversi.

Un rumore. Un semplice rumore di qualcosa che si apre. Il rumore del cigolio della porta poco oliata.

Entrambi si allontanarono agli angoli opposti della palestra, rossi in viso. Si girarono a guardare Shinnosuke che si grattava la testa chiedendo al nonno che stava dietro perché fosse in quella nave e lui rispondeva piangendo di avere un nipote troppo smemorato.

“Akane, il pranzo è quasi pronto, vieni?” la testa del dottor Tofu spuntò fra quelle di Shinnosuke e del nonno.

“Ma certo dottor Tofu, vengo subito” la ragazza si alzò con le guance ancora leggermente inporporate.

Ranma fece l’indifferente, anche se camminava stranamente teso, salutando con un cenno i nuovi arrivati e dirigendosi verso la sua stanza.

Akane lo guadò allontanarsi.

“Andiamo??” la voce gentile di Shinnosuke la fece riportare alla realtà. Aveva bisogno di una bella doccia rinfrescante.

“Prima vado a farmi una doccia. Andate voi intanto”

Il dottor Tofu assentì con un movimento della testa.

“Ci vediamo dopo, Akane. Ma prima mi puoi spiegare chi è questo vecchietto che mi sta sempre appresso??” Lei sorrise e diede il bicchiere a Shinnosuke, osservando il nonno che si disperava ancora una volta per colpa di suo nipote.

Si avviò verso la camera pensando alla lotta di prima. Pensandoci bene, aveva imparato che faceva molti errori, tante mosse inutili. Ranma le stava insegnando come combattere e lei doveva esserne all’altezza. Voleva far vedere a tutti che poteva farcela, che era forte.

Mentre camminava le gambe le dolevano. Aveva faticato molto, ma non le importava. Prese le chiavi e aprì la porta per trovarsi di fronte al caos più assoluto. Gli oggetti erano stati buttati a terra, le lenzuola strappate con brutalità, i vestiti stropicciati da mani nervose, ma i cuscini erano perfetti al loro posto.

Akane si avvicinò al suo cuscino. Lo prese in mano. Vuoto. Della sfera non c’era nessuna traccia.

Si maledisse mentalmente più volte. Doveva portarla con se, non lasciarla lì.

Prese la testa fra le mani. Cosa poteva fare adesso?? L’unico motivo per cui era ancora su quella nave era quella sfera dorata con uno spirito dentro. Cos’era lì dentro senza la mappa??

Scosse la testa con forza, premendo forte con le mani. Doveva andare a chiamare aiuto. Doveva andare dal dottor Tofu, lui avrebbe saputo aiutarla.

Uscì di corsa dalla stanza verso la sala da pranzo. Le gambe le facevano male. I piedi gridavano riposo. Ma non si fermò. Doveva continuare a correre.

A un certo punto non ce la fece più e si fermò a riprendere fiato. Mise la mano sulla milza. Faceva male e tirava tantissimo. Fece uno sforzo enorme a non buttarsi per terra a riposare. Chiuse gli occhi nell’illusione che in quel modo avrebbe recuperato le forze.

“Akane, cos’hai??”

La voce di Sakiko sembrava lontana mille miglia. Era distante.

“Sakiko, portala dentro”

Akane aprì gli occhi giusto in tempo per vedere un codino familiare. Aveva la vista annebbiata. Subito dopo sentì delle braccia possenti prenderla e posarla su una sedia.

“Ho già fatto io Obaba”

“Molto bene Ranma. Sakiko, mi faresti il favore di andare a chiamare il dottor Tofu?”

“Subito capitano”

Le voci erano ovattate. La vista cominciava a tornare, ma sentiva che non avrebbe retto allungo  in quelle condizioni e lei doveva assolutamente raccontare cosa le era accaduto.

La sua voce uscì flebile, quasi un sussurro. Ma Obaba riuscì a capirla ugualmente.

“La mappa… rubata… disordine…”

La sua gola si seccò sulle ultime parole e non riuscì più a parlare.

Obaba la fissava seria. Uno sguardo che poche volte era apparso su quel volto millenario. Ranma versò dell’acqua in un bicchiere aiutandola a bere. Lei non aveva la forza di contrastare nulla. Era sconvolta per ciò che era successo ed a una stanchezza fisica si sommava quella psicologica per aver perso un oggetto molto importante.

Sakiko tornò seguita dal dottor Tofu e da Nabiki. L’ultima chiuse la porta dietro di sé.

Entrambi entrarono guardando la ragazza che era diventata pallida. Il dottore di mise a visitarla, facendole prendere un calmante.

Nabiki osservava seria la sorella. Era stata una sua idea nascondere la mappa nel cuscino. Se non fosse stato per la sua insistenza forse ora sue sorella non si sarebbe trovata in quello stato. Si diede dell’incosciente più e più volte. A dispetto delle apparenze, Nabiki Tendo era una ragazza che teneva molto alla famiglia, soprattutto alla piccola Akane. Fissò il dottore che le sorrise. Sua sorella stava riprendendo colorito e stava cominciando a spiegare come aveva trovato la stanza.

Non disse che l’idea di nascondere la mappa era stata della sorella.

“Potevi dirlo a me, l’avrei nascosta meglio. Ma ormai il guaio è fatto. Potrebbe averla chiunque in questa nave scambiandola per una sfera d’oro. Sicuramente vorrebbero farci dei soldi rivendendola”

“Cosa si può fare??” la voce di Akane era stanca, ma aveva ripreso un po’ della vitalità che era solita avere.

“Sakiko ha scoperto un cosa interessante, forse è una pista sbagliata, ma meglio provare”

“Che è successo, Obaba?” Akane notò solo in quel momento che l’unico a chiamarla Obaba in realtà era Ranma, tutti gli altri le davano rispetto chiamandola comandante o capitano. Strano come solo in quel momento se ne accorgesse.

“Un intruso, nella stiva. L’ho visto ieri mentre dormiva beatamente” la voce di Sakiko risuonò nell’aria forte, troppo forte per la testa di Akane.

“Allora andiamo subito” Ranma si alzò di getto dalla sedia aprendo la porta come furia.

“Veniamo con te anche noi” la voce si Shinnosuke era chiara.

“Anche noi abbiamo il diritto di aiutare Akane, d’altronde la mappa era stata affidata a me in precedenza” Akane girò la testa notando Shinnosuke e suo nonno davanti a Ranma.

“Fate come vi pare, basta che vi sbrigate”

Akane si alzò malamente dalla sedia, rischiando di cadere.

“Forse è meglio che resti qui”

“No, ho il diritto di venire dottor Tofu, me lo permette??”

“Va bene. Ma ti aiuterò a camminare”

“Certamente” il dottor Tofu prese Akane per il braccio facendole un po’ da bastone.

Quelli che erano dentro la sala da parnzo per mangiare, si chiedevano dove fossero gli altri, ma tra Ukyo, Shampoo e Kodachi che litigavano, Ryoga che si perdeva anche lì dentro, Kuno che era svenuto per colpa di un sonnifero messo nel piatto dalla sorella e il povero Mousse che scambiava chiunque per Shampoo, quello che doveva essere un pranzo si era trasformata in una litigata.

Perciò in pochi minuti furono davanti alla porta senza interruzioni. La tensione era palpabile. Ranma la aprì lentamente entrando senza timore.

Di seguito Obaba sul suo bastone guardò con attenzione da tutte le parti. Nabiki era critica e non faceva una piega. Shinnosuke era attento, ma aveva sempre quell’aria un po’ spaesata. Il nonnino, anch’esso serio, guardava preoccupato Akane, che avanzava faticosamente aiutata dal dottor Tofu.

Fra le botti contenenti il cibo, si udiva un lieve russare.

Ranma ci girò intorno, togliendone una e mostrando agli altri un ragazzo comodamente addormentato su un futon, sotto le coperte si intravedevano un paio di collant mentre una gamba sporgeva da sotto la coperta. Un braccio era tenuto dietro la testa mentre l’altro fuori dal materasso.

Vicino alla sua mano c’era la mappa.

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Capitolo 7
*** 7: la raccomandazione dello spirito ***


Ciao a tutti, sono tornata. Ancora un mese di distanza fra uncapitolo e l'altro, mi dispiace molto di questo ^^ Sono stata incasinata e non potrò, di nuovo, aggiornare velocemente ne recensire perchè parto. mi diapiace tanto, vorrei restare a leggere le vostre favolose fanfic, am mi rifarò quando torno, ve lo assicuro.
Ringrazio tutti quellic he hanno commentato:
Akane25: purtroppo non ho aggiornato velocemente, mi dispiace. La crisi di Kodachi ci tenevo troppo a metterla, non ho resistito xD La secchiata di Aakne non poteva assolutamente mancare. Dimmi asssolutamente che ne pensi anche di questo capitolo, ci tengo alle tue recensioni ^^
fufy93: ohh, si, la parte in cui si allontanano è proprio per cambiare dal sentimentale al comico. fammi assolutamente sapere che ne pensi anche di questo capitolo.
Laila: Ad essere sincera la parte che a te piaceva della lotta ci ho pensato parecchio e non mi era neanche piaciuta granché com'erra venuta, sono felice che ti sia piaciuta. ^^ ho visto l'errore e l'ho corretto, grazie ancora
Goten:benissimo, sono contenta di averti stupita ^^ Fammi sapere che ne pensi.
StRaNgE_GiRl: elly, elly, elly... tu mi farai diventare pazza. xD no dai, visto che ho aggiornato prima di partire?? Non sei felice?? *ellly guarda maryku alzando un sopracciglio, poi alza le spalle indifferene* cattiva, non ti importa nulla ç__ç ma commentami lo stesso, cara la mia pazza isterica xD

Se non vi ricordate la storia: Akane ha ricevuto una sfera che si è scoperto essere la mappa di un tesoro. Decide di andare a rovarlo e si imbarca nella ciurma di una nave, dove in vice-capittano è Ranma. li avevamo lasciati dopo che avevano combattutto pre la prima volta e la sfera era stata rubata, trovata in amno a uno sconosciuto nella stiva...

Buona lettura e... recensite ^^


Capitolo 7

 

Il ragazzo stava dormendo beatamente. Akane si avvicinò alla sfera prendendola in mano. Sentiva che la forza la abbandonava, ma in compenso si sentiva serena, non era più preoccupata, tuttavia doveva essere forte e non svenire. Quel ragazzo poteva provarne ancora un’altra per rubare la mappa. Stranamente sapeva che sarebbe stato quasi impossibile per lui con tutte le persone che aveva attorno, nonostante ciò aveva un timore, forse infondato, che i guai non fossero finiti, che non sarebbero mai finiti per lei, e, anzi, questo era solo l’inizio di guai, preoccupazioni e timori che l’avrebbero accompagnata.

Nabiki stava osservando la sorella fare un sorriso carico di stanchezza ma soprattutto di sollievo. Si lasciò andare per un attimo facendo un sorriso senza la minima traccia di malizia. Ma fu solo un attimo, dopodiché torno quella di sempre, calcolatrice e inflessibile.

Studiò le reazioni degli altri. Shinnosuke come suo solito si chiedeva come mai ci fossero tante botti in quella stanza mentre suo nonno cercava di spiegargli che erano in una stiva. Tipico di loro. Il dottor Tofu era ben attento che Akane non cadesse o si facesse male. Era spossata e ogni movimento poteva esserle fatale. Sakiko invece si mordicchiava le unghie, guardando il ragazzo con i collant in mano, sembrava preoccupata, ma d’altronde quella ragazza non faceva alcuna differenza. Obaba aveva un’espressione preoccupata, la fronte corrugata e l’attenzione rivolta verso il suo pupillo. Infatti Ranma era molto strano, i suoi occhi blu erano coperti dalla frangia mentre i suoi pugni chiusi nello sforzo di trattenere la rabbia che cresceva. Nabiki si stupì di vederlo così. Ma di più si stupì di vedere ciò che fece subito dopo, la rabbia con la quale prese il ragazzo addormentato per il colletto e lo trascinò di peso fuori svegliandolo di soprassalto, non facendogli capire nulla.

La rabbia del codinato si vedeva anche attraverso il suo ki(1), rosso, furioso, agitato.

Ranma trascinò quel ragazzo fino al livello più basso della nave, dove c’erano i motori. Erano entrati in una stanza enorme, nonostante il progresso, veniva ancora usato il fuoco per far andare più veloci i motori, così che le pareti assumevano un colore rossastro, rendendo quel posto lugubre. Al lato c’erano anche due celle, come quelle vecchie, con le sbarre poste a mezzo centimetro di distanza le une dalle altre. Le sbarre erano nere, davano l’impressione di essere arrugginite e stanche di contenere sempre prigionieri.

Ranma lo buttò per terra come se fosse spazzatura, avviandosi verso uno strano armadio.

“Ranma, ma cosa ti viene in mente??” Obaba si avvicinò al ragazzo che, con gli occhi spalancati, guardava fisso Ranma. Sembrava più sorpreso che spaventato. La sua mano stringeva ancora i collant e Akane poté notare che aveva dei lineamenti femminei.

Prima che Obaba potesse fare qualcosa, Ranma riprese il ragazzo, aprendo una cella, quello cercò di fare resistenza, ma stranamente neanche troppo, sorpreso da una cosa che riusciva a vedere solo lui, ma alla fine si lasciò andare, dando a Ranma il momento adatto per buttarlo dentro con una spinta e richiudendo accuratamente con le chiavi.

“Meglio se, finché non sappiamo che fare, prendiamo le nostre precauzioni” disse lentamente il vice-capitano con voce atona.

“Non credo che sia così pericoloso da metterlo addirittura in gabbia” il dottor Tofu lasciò Akane alla sorella avvicinandosi alla gabbia, guardando che il prigioniero non fosse ferito gravemente.

“C-cre… Ranma, credo che tu abbia… esagerato” Sakiko parlò, ma la sua voce era così debole che a stento si sentiva. Ranma la guardò senza il minimo risentimento.

“Allora volevate che restasse a far finta di dormire e colpirci, mentre noi decidevamo cosa farne di lui??”

“Non stava facendo finta” esclamò Obaba contrariata.

“Comunque sia, vorrei parlargli prima io, se non vi dispiace” un tono calmo, ma allo stesso tempo contratto. Ranma si stava ovviamente contenendo, per non urlare davanti a tutti.

“Ma si, facciamolo parlare. Forse con la sua rabbia quel tipo si spaventerà abbastanza che non proverà più a rubare niente” si intromise Nabiki, facendo quasi da conciliatore. Detestava ammetterlo, ma se avessero continuato così non avrebbero risolto niente e Akane faticava sempre di più a tenersi sveglia.

“Va bene Nabiki, ma fa sedere Akane, la vedo stanca” disse Obaba mentre il dottor Tofu la aiutò a far sedere Akane su una sedia di legno presa dall’armadio.

“Dimmi tutto chiaramente, o giuro che ti spacco la faccia”

*Non male come inizio per farsi dire ciò che si vuol sapere, Ranma* pensò Nabiki, credendo che così non si risolveva nulla, ma almeno ci provava.

“Che devo dire?? Mi sono ritrovato trascinato per mezza imbarcazione, buttato a terra e spinto dentro una cella, non male come accoglimento, ci credo che poi non hai amici” la sua voce era calma e serena, benché lui fosse dietro le sbarre e un tipo ti giura di ammazzarti.

“Smettila di parlarmi come se fossimo amici di vecchia data, ti intrufoli nella nave, dormi e mangi senza che nessuno si accorga di te e poi rubi anche, mica male, sei già nella lista nera della polizia, non volevi cambiare?”

Il ragazzo sbuffò e prese un foglietto legato alla cintura, dandolo a Ranma. “Leggilo e poi dimmi”

Ranma lesse velocemente e poi sbiancò, restando paralizzato, mentre gli altri lo guardavano interrogativamente.

“Pensavo che non fosse così importante quella sfera” disse il ragazzo guardandolo con uno sguardo di strafottenza. Ranma invece lo guardava con un’espressione furiosa e frustrata allo stesso tempo nei suoi occhi blu come il mare, sembrava una conversazione privata, che solo loro potevano capire.

Shinnosuke sventolò la mano davanti al viso di Ranma prendendogli il biglietto e leggendolo ad alta voce. “Caro sconosciuto, sono il vice-comandante, puoi restare su questa nave a patto che non ti fai vedere e tieni con te questa sfera dorata che ti metto vicino, è un regalo che devo fare a mia madre, non perderla, è importante, dopo aver letto questo biglietto brucialo, Ranma”

“Ranma…” Sakiko guardava il foglio nelle mani del ragazzo e intanto guardava il vice-comandante.

“Ragazzo, cosa significa questo?” la voce di Obaba era dura.

“Bene, a quanto pare adesso scopriamo che era tutta una combutta di Ranma, che bello” disse ironicamente Nabiki, senza allegria. Le cose andavano sempre più per le lunghe e lei non sopportava non capire e aspettare.

“Tu… hai scritto apposta questo foglio… e…”

“Calmati Ranma, sai, mi era sembrato strano che tu mi dicessi questo, di solito ogni volta che mi vedi la tua reazione è quella di picchiarmi finché non me ne vado. E poi… la tua scrittura è disordinatissima, invece questa è molto ordinata, neanche una sbavatura, poi non mi hai chiamato per nome, ma caro sconosciuto…inoltre non avrei mai rubato una cosa così inutile come quella sfera” la sua faccia aveva un ghigno che non prevedeva nulla di buono.

“Pezzo di scemo, ma mi puoi dire che ti salta in quella testaccia??”

“Ti sto salvando dall’accusa del furto di quella sfera che per me non ha alcun significato particolare. Dovresti invece essere felice, d’altronde siamo parenti” le braccia erano fuori dalle sbarre e si appoggiava a quelle come sostegno. Ranma lo osservava ormai senza rabbia, ma nei suoi occhi si leggeva un interrogativo che si poteva rispecchiare sulle facce di tutti: chi era stato a scrivere il biglietto?? Ranma o qualcun altro??

Il rumore della chiave e delle sbarre stridenti fece eco per tutta la stanza.

“Esci, ti teniamo, non ho cuore a lasciarti nello spazio… ma quando ci fermiamo dovrai scendere”

“Dai, ho sentito che andiamo su Inos… mi porti almeno fin la??”

“Un secondo, Ranma, non hai spiegato nulla a noi e non puoi decidere da solo”

“Obaba, possiamo parlarne dopo solo noi due?? Dovrei spiegarti qualcosa”

La vecchietta annui poco convinta. Voleva capire, capire cosa passava per la testa a Ranma in quel momento. Forse nessuno si era accorto che Akane stava sempre più male, oltre a lei e Nabiki e nessuno sembrava interessato alla strana presenza che si sentiva in quel momento. Nessuno voleva capire cosa stava succedendo, troppo presi dai loro problemi personali. La verità che si nascondeva in quel furto era piccola, ma sempre un mistero, almeno per ora. L’unica che forse si era accorta di qualcosa di strano era Nabiki… lei non riusciva a percepire la strana presenza ma era compensata dalla sua intelligenza. Forse solo lei aveva capito chi c’era dietro a tutto ma non avrebbe detto nulla, cocciuta com’era.

Obaba scosse la testa, una cosa per volta. Prima bisognava occuparsi del cugino di Ranma.

“Collant Taro sei libero”

Un pugno veloce colpì la testa di Ranma che si ritrovò un bernoccolo in testa.

“Non chiamarmi così”

Il codinato si massaggiò la testa ma non rispose al colpo.

“Portiamo a riposare Akane, sarà stanchissima”

Il dottor Tofu si risvegliò, come tutti gli altri all’affermazione di Ranma, aiutando Akane ad alzarsi.

“Scusami, mi sono dimenticato che stavi male”

Akane sorrise, grata che fosse tutto finito. Qualcuno voleva incastrare Ranma ma per sua sfortuna non c’era riuscito. Aveva uno strano calore al cuore, Ranma si era preoccupato per lei e questo le metteva serenità.

Con difficoltà riuscì a dire che stava bene, era solo stanca. Sakiko la aiutò ad alzarsi.

Taro controllò meglio la sfera, prendendola nelle mani e poi restituendola ad Akane.

“Ma perché eravate tanto in pensiero per questa sfera??”

“Lasciamo perdere, tu non devi parlare fino a che non ho sbollito la rabbia”

Taro stranamente si zittì. “Ma.. c’è anche Ryoga??”

“Si, due problemi, tu e lui, la coppia perfetta”

“Ranma, piantala. Taro, puoi restare quanto vuoi” disse conciliatrice Obaba.

“La ringrazio capitano”

Akane osservò bene Ranma di spalle. Lo aveva visto così preoccupato perché conosceva quel tizio, non per lei. Avrebbe voluto un po’ di attenzioni, ma già era tanto. La sfera che aveva nelle mani le dava uno strano senso di calore. Non voleva lasciarla. Sentiva che doveva proteggerla.

 

Ukyo stava ancora combattendo contro Shampoo e Kodachi quando vide fuori dalla porta Ranma che camminava spedito seguito da un ragazzo con movenze femminee e un paio di collant usati come cintura. Sembrava che si stesse scusando per qualcosa, dietro a lui passarono Shinnosuke, suo nonno, il dottor Tofu e Sakiko che aiutavano Akane a camminare, Nabiki e Obaba che sembrava un po’ preoccupata. Gli altri, troppo occupati nello scontro, non si accorsero di niente. Tolse lo sguardo appena in tempo per evitare un bon bori di Shampoo che gli sfiorò di poco la testa. Kodachi con astuzia riprese a muovere il nastro quando ancora le due erano disattente, facendole perdere l’equilibrio. Shampoo poggiò a terra il suo bon bori rimasto facendo una capriola in avanti andando a finire con i piedi proprio sulla faccia della rosa nera. Ukyo si tenne alla spatola gigante per non cadere. Mousse la abbracciò da dietro, scambiandola per Shampoo, dicendole di non lasciarlo mai. Si beccò una botta in testa da Ukyo con la spatola.

Ryoga cercava il modo per uscire da quella lotta, di cui lui non centrava niente, ma il suo disastroso senso dell’orientamento lo riportava sempre al centro della stanza.

Kuno, appena ripresosi dallo svenimento, sbatté contro il bon bori di Shampoo, che lo stava usando per difendersi da Mousse che la voleva abbracciare, svenendo di nuovo.

Nessuno pensò più alla strana assenza di alcuni membri della ciurma.

 

Akane era stata portata nella sua camera a riposare. Si era finalmente svegliata. Si stiracchiò un po’ notando la mappa sul suo comodino. Non sapeva quanto fosse passato, potevano essere ore come giorni. In quel momento però non le interessava molto, voleva solo sfogarsi e piangere. Nessuno la vedeva e la tensione che si era accumulata prima di dormire l’avevano fatta riposare piena di incubi. Prese in mano la sfera e la strinse con tutte le sue forze. Piccole stille salate rigavano il suo volto andando a finire sulla cosa dorata fra le sua mani. Nessun singhiozzo usciva dalla sua bocca.

Quando si calmò un po’ la mappa si illuminò lasciando uscire Erika.

Al contrario dell’ultima volta la forma trasparente era davanti a lei, non sopra la sfera che Akane teneva ancora in mano.

Per una volta il viso di Erika, oltre all’enorme pacatezza di sempre, trasmetteva anche un po’ di preoccupazione.

“Akane, ci sono oscuri presagi davanti a te, dovrai stare molto attenta su Inos”

“Ma... ma tu… come.. cosa…” balbettò senza senso la ragazza. Era molto stupita di vederla uscire dopo che aveva detto di non chiamarla per nessun motivo.

“Lo so che ti avevo detto che non sarei tornata, ma il fatto di essere rapita non mi è piaciuto molto, vorrei dirti chi è stato ma non posso interferire. È già tanto che io sia venuta qui ad avvisarti”

“Vuoi dire che sei vincolata?? Ma da cosa?”

“Purtroppo non posso dire nulla. Ascoltami bene. Nessuno sa l’identità del pirata, tutti credono che sia un altro, ma in realtà quello che credono è un sottoposto del pirata, l’ha costretto, quando era ancora in vita, a ritirarsi in un posto orribile e adesso il suo discendente vuole il tesoro. È convinto che il suo avo sia il pirata ma non sa la verità. Tieni a mente che dovrai affrontare molti imprevisti. Circondati di amici fidati, so già che ne hai trovati alcuni”

“Io, non ci capisco nulla” Akane vedeva sotto una nuova luce Erika. L’ultimavolta non aveva fatto così. In quel momento lo spirito prese un bel sospiro e si inginocchiò davanti ad Akane. Prese le mani di Akane fra le sue, asciugandogli le lacrime che avevano cominciato di nuovo a rigare le guance della giovane davanti a se. La ragazza all’inizio si spaventò, sicura che la donna volesse passarle attraverso facendole provare la sensazione che di freddo e ghiaccio dentro di se che si narra succeda quando una fantasma ti passa attraverso, ma non fu così. Benché trasparente, la sua presa era forte e salda, quasi da far male.

“Akane, molti di quelli che credi amici ti tradiranno, uno in particolare ti ferirà più di altri, ma tu devi andare oltre le apparenze. Non stare in silenzio con le persone che credi amiche, tu stai troppo in silenzio, ma i silenzi sono per chi non ha nulla da dire, non per te che vuoi tenere tutto dentro senza dare preoccupazioni a nessuno”

“Voglio chiederti perché ora, perché adesso vieni davanti a me e ti comporti diversamente da come hai fatto la prima volta”

“Il mio tempo è scaduto, devo tornare dentro, ricordati le mie parole Akane”

“Ma come farò…” le parole le morirono in bocca. Erika era sparita come era apparsa.

Un senso di abbandono le prese il petto senza che potesse fare nulla per fermarlo.

Altre lacrime scesero, ma lei le asciugò con forza. Non poteva essere debole, non ora. I guai dovevano ancora terminare, Erika era stata chiara in proposito.

Però aveva anche sonno. Si sentiva ancora debole. Senza che se ne accorgesse, si distese nuovamente e si lasciò cullare in un sonno profondo, stavolta senza incubi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Se volete uccidermi potete farlo, so perfettamente che ho aggiornato tardissimo, posso solo dirvi che sono stata molto impegnata ho perso un pò di ispirazione, infatti ho fatto molti errori, fotuna che ho una beta fantastica, grazie ellyyyyyyyy.
I ringraziamenti alla fine:
Buona lettura!

Ranma camminava impetuoso avanti e indietro mentre aspettava Obaba che era andata ad avvertire gli altri dell’accaduto.

Collant Taro stava seduto ad osservarlo. Da quando lo aveva trascinato per la nave fino alla cella e dopo erano andati nella cabina di Sakiko, non gli aveva più rivolto la parola.

Intanto il ragazzo si guardava intorno. Quella cabina era… ordinata. Tutti lì aveva un posto preciso, il letto era rifatto e le lenzuola non avevano nemmeno una piega, la libreria presentava tutti i volumi messi in ordine alfabetico e le mappe nautiche, poste sopra la scrivania, erano state arrotolate con estrema cura.

L’unica cosa fuori posto era Ranma, che continuava col suo esasperante avanti e indietro.

“Ranma far su e giù in quel modo ti farà solo consumare il pavimento” Il codinato si fermò, guardandolo interrogativamente.

D’improvviso si sentì una sonora risata provenire dalla porta ormai aperta.

“Ti dovresti vedere, Ranma”

“Ohh… stai zitto, Ryoga”

Taro si alzò in piedi mentre il ragazzo con la bandana gli dava un’affettuosa ma forte pacca sulla schiena.

“Ehi, è da un po’ che non ci vediamo”

“Già cuginetto… soprattutto che non ci vediamo tutti e 3 insieme”

Ranma sbuffò, tornando a camminare per la stanza.

“Una cosa… come hai fatto ad arrivare qua?? Se non ricordo male il tuo senso dell’orientamento è pessimo”

“Già. In realtà… volevo andare nella cabina di Ranma”

“Sei sempre il solito. A proposito, lo sai come mi ha trattato??”

“Obaba mi ha detto che credevano tu avessi rubato una mappa importante, ma non so molto altro, a parte che ti ha rinchiuso in una cella” concluse ridacchiando.

“Dopo avermici trascinato senza un minimo di gentilezza. Comunque, non era una mappa, era una sfera dorata”

“Una sfera dorata??”

“Si, una sfera ricoperta solo esteriormente d’oro, grandezza nella media, piccoli fori sui lati, significativi dell’epoca prima dei viaggi spaziali, non si fanno molti soldi con quella roba e loro che dicevano che l’avevo rubata!” sospirò, come se a prima vista non fosse stato ovvio il contrario.

“Akane porta sempre con se una cosa simile… Ranma, tu ne sai qualcosa?”

Ranma si fermò in mezzo alla stanza facendo cadere il silenzio. Prese un profondo respiro, non sapendo se dirglielo o meno.

“Ranma, che succede?”

“Ryoga, Taro, quella sfera che voi avete visto non è solo una comune palla di metallo, ma è una mappa”

“Una mappa per cosa?”

“Per il tesoro del pirata più famoso di tutti i tempi”

Taro si lasciò scappare qualche frase di compiacimento.

“Ci credo che avete fatto tutto quello scalpore”

“Akane ha una cosa simile?” Ryoga sembrava esterrefatto, non poteva crede che la sua Akane possedesse la mappa per arrivare a un tesoro a cui tutti aspiravano.

“Non solo, Akane è l’unica che può leggerla, come, non ve lo so dire”

Prima che potessero fare altre domande entrò Sakiko, seguita da Obaba e il dottor Tofu.

“Ragazzi, sedetevi, devo parlarvi”

“Obaba…”

“Ryoga, Akane sta dormendo, era molto stanca” rispose il dottor Tofu capendo la domanda del giovane prima che lui la ponesse.

“Come ho già detto agli altri, è stata rubata la mappa di Akane, ognuno di noi può essere il colpevole”

“Mappa?? Ma non è una sfera?”

“No Sakiko, quella sfera nasconde la mappa in grado di dire dove sia un tesoro…”

“In realtà, nasconde uno spirito di nome Erika che sa dove trovare il tesoro”

“Stavo dicendo, chiunque avrebbe potuto rubarla, anche le persone che erano con lei” gli sguardi si spostarono sul dottor Tofu “oppure qualcuno della ciurma, persino io avrei potuto”

“Obaba tu non…” cominciò Ranma.

“Bisogna pensare a tutte le possibilità per arrivare alla soluzione”

“Allora anche la stessa Akane avrebbe potuto”

“Taro, no, Akane non potrebbe mai… lei è una ragazza gentile e generosa non farebbe una cosa simile” esclamò, convinto, Ryoga.

“Non penso sia stata Akane” disse con foga Sakiko.

“Ryoga, Sakiko, Taro non ha tutti i torti, benché io non credo che lei ne sarebbe capace…”disse il dottor Tofu.

“Taro, tu hai capito chi è Akane?” Ranma guardò il cugino mentre quello assumeva un’espressione pensierosa.

“Quella con il baschetto e l’espressione indecifrabile”

“Sbagliato, Akane è quella con la faccia da tonta che teneva in mano la sfera” rispose Ranma.

“Ranma…” lo ammonì Obaba.

“Ohh… be, non ha proprio l’aria da furba” disse Taro.

“Basta parlare di Akane, adesso ci conviene tenere gli occhi aperti su chi a tentato di rubare la mappa, sicuramente Erika l’ha visto”

Tutte le facce si rivolsero verso Ranma, che, dopo aver parlato,  stava aprendo la porta e andandosene.

“Ranma, vorrei che tu mi dicessi…”

“Obaba, per favore, non ora, Taro resterà quanto vorrà, se tu glielo permetterai, ma ora ho bisogno di… stare solo”

E uscì lasciando tutti ammutoliti.

“Dove sta andando??”

“A pensare” sopirò Obaba.

 

Ranma chiuse dietro di se la porta e si avviò sul ponte.

L’albero maestro si stagliava alto verso il cielo azzurro. Non se ne vedeva la fine; il punto in cima da cui si poteva osservare ogni cosa, ogni minimo dettaglio.

Si arrampicò velocemente e il cielo si colorò di quel blu intenso che gli metteva la pace nel cuore. Tutto il ponte della nave era illuminato a giorno, perciò anche lo stesso cielo sembrava azzurro, quando in realtà era blu scuro.

Ranma girò attorno al palo prendendo un fagotto dietro le vela, lo srotolò e lo distese legando i due cordoncini, posti a ciascuna estremità del telo, in modo da formare un’amaca robusta. Senza starci a pensare, si distese osservando le stelle e riconoscendo velocemente le maggiori costellazioni.

Le stelle erano belle e luminose, calmavano anche l’animo più intrepido, lasciando che l’oscurità prendesse totalmente i pensieri. Ma… in quel momento non riusciva a stare calmo nemmeno guardando le stelle. Ripensava alla sfera, al fatto che tutti avessero cercato tanto a lungo la mappa per trovare quel tesoro quando in realtà, da trovare, erano una sfera dorata e uno spirito nascosto in essa… poi c’era lei… l’unica che potesse parlare con quello spirito, Akane.

Tutti in quella nave potevano aver interesse al tesoro, tutti: Shampoo aveva odiato Akane sin dall’inizio: Ukyo sembrava che non fosse proprio in sintonia con lei; con Sakiko le cose sembravano procedessero bene, ma nemmeno di lei si fidava completamente; Kuno era troppo scemo, ma poteva sempre essere un complice; Kodachi era abituata ai piani… ma lei preferiva più addormentare le avversarie, ora che ci pensava, Akane sembrava troppo stanca dopo l’allenamento, quasi come se avesse sonno… Mousse avrebbe fatto tutto ciò che gli chiedeva Shampoo; Taro poteva essersi inventato tutto, ma uno come lui non ricorre a questi trucchi, piuttosto dice tutto subito o scappa senza lasciare tracce; Ryoga, nemmeno a pensarci, adorava troppo Akane per farle qualcosa; Nabiki non sembrava che volesse rubare la sfera, piuttosto far fare la fatica agli altri di cercare il tesoro e rubarlo dopo; Obaba nemmeno a pensarci; il dottor Tofu non se lo poteva immaginare e nemmeno quel nonnino… Shinnosuke era troppo distratto per pensare a un piano così complicato, si sarebbe scordato persino di aver rubato la sfera!

Non aveva molti indizi, però di una cosa era sicuro, non voleva lasciare il tesoro a nessun’altro e avrebbe protetto Akane, anche a costo della vita, per il tesoro, ovviamente.

Una stella cadente passò lì vicino illuminandogli il viso e firmando la sua promessa.

 

Akane aprì lentamente gli occhi, vedendo davanti a se la figura sfocata di Nabiki. La sorella la aiutò ad alzarsi.

“Nabiki, quanto ho dormito??” chiese, sfregandosi energicamente gli occhi.

“28 ore sorellina, nelle quali Obaba ha avuto il tempo di dire a tutti cosa è successo e sistemare le faccende più urgenti, l’unica cosa è che non sanno ancora chi sia stato o stata”

Akane annuì poco convinta. In quel momento le tornarono in mente le parole di Erika.

“Nabiki, io… no, Erika…”

“Cos’è successo??”

Nabiki la guardò scettica, notando la sua evidente preoccupazione.

“Ho visto Erika, e mi ha detto delle cose…”

“Aspetta un attimo, è apparsa senza che tu la chiamassi?”

“Si, ed è successa una cosa strana, mi ha… toccato…”

“Che vuol dire??”

“Mi ha preso le mani fra le sue” Akane si abbracciò la mano destra con la sinistra.

“Ho qualche dubbio… ci conviene parlarne con Obaba o col dottor Tofu, su, sbrigati a vestirti”

“Ma…”

“Stai ancora così??”

Akane non poté obbiettare in nessun modo, la sorella era stata chiara e precisa, lei era sempre così. Un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra mentre finiva di indossare gli abiti.

Nabiki la prese per il braccio, trascinandola fino alla cabina di Obaba. La ragazza bussò insistentemente, finché il capitano non aprì la porta, con espressione dura in viso che si addolcì appena vide Akane.

“Akane, ben svegliata… come stai??”

“Abbastanza bene, grazie”

“Capitano… Obaba, Akane dovrebbe raccontarti una cosa”

“Si, certo, aspettatemi nella sala dei motori, ci vediamo lì” e si allontanò saltellando sul suo bastone.

“Nabiki, come mai hai voluto dirlo a Obaba e non al Dottor Tofu?”

“Perché, non ti fidi di lei?”

“No, non è questo… è solo che mi è sembrato che a te non ispirasse fiducia”

“No, hai capito male, non è quello il motivo, solamente ho capito che pensa soprattutto al suo tornaconto, è un po’ egoista, ma anche molto saggia e ha più esperienza del dottor Tofu”

“Capisco, ma a me non ha dato quest’impressione…”

Nabiki scosse la testa, pensando a quanto fosse ingenua sua sorella, poi aprì la porta lasciando entrare Akane, che ancora pensava a ciò che le aveva detto l’altra.

Dentro la sala, Ranma stava controllando svogliatamente i macchinari. Si girò appena quando entrarono e non disse nulla finché la porta non fu chiusa.

“Allora finalmente ti sei svegliata, è un’eternità che dormi”

Entrambi si guardarono sfidandosi a vicenda, ma la ragazza non ebbe tempo di rispondere a causa all’arrivo tempestivo di Obaba.

“Vedo che ci sei anche tu, Ranma. Perfetto!! Posso sapere cosa c’è che vuoi dirmi?”

“Erika si è fatta vedere, ma io non l’ho chiamata in alcun modo”

“E… come mai sei così sconvolta?”

“La stessa Erika aveva detto, non chiamatemi finché non arriviamo su Inos… un po’ strano che si faccia viva ora, non crede?” Nabiki guardò Obaba per lunghi istanti, aspettando una sua risposta.

“Dipende da cosa ha detto…Puoi riferirmi tutto??”

“Certamente, mi ha detto cose strane, ad esempio che nessuno sa la vera identità del pirata e qualcosa su un suo sottoposto, non ho capito bene, ma, soprattutto, ha detto che qualcuno mi tradirà, anzi, molti mi tradiranno, e uno in particolare mi farà molto male, devo circondarmi di amici fidati… e poi ha detto di non avere più tempo ed è tornata nella sfera”

“Molto strano che non l’abbia percepita”

“Può essere che sia colpa del suo essere uno spirito, si, insomma, è morta…” si intromise Ranma.

“Potevi dirlo con parole più dolci” lo rimbeccò Akane.

Ranma, infantilmente, le fece la linguaccia, tornando poi ad ascoltare ciò che diceva Obaba.

“No, anche i fantasmi dovremmo percepirli”

“Però non penso sia un fantasma, si è mossa e mi ha pure… toccata…” istintivamente, Akane si sfiorò le mani, cercando di ritrovare il calore della stretta di Erika.

“Toccata?? Accidenti, questo complica le cose”

“Come mai?”

“Nabiki, devi sapere che tutti noi abbiamo una sorta di aura intorno al corpo, chiamata kii, che cambia a seconda dell’umore e delle esigenze. È più evidente quando ci si arrabbia o ci si allena, ad esempio, molti la sforzano per diventare più forti. Non è facile percepirla, ma la maggior parte delle persone su questa nave sanno come fare”

“Ah, tu intendi quella cosa blu o rossa che vedo spesso intorno ad Akane mentre si allena?”

“Già, proprio quella. Solo che è strano che non ci sia nulla intorno ad Erika”

“Akane, avevi detto che Erika è trasparente… questo può centrare qualcosa, Obaba?” chiese Ranma.

“Potrebbe… ma non ne sono sicura. A meno che…”

“Cosa succede??”

“Vi farò sapere appena ne avrò conferma, intanto credo sia meglio se Akane si alleni sempre di più, deve essere forte, questa missione si sta rivelando più difficile del previsto”

“Sai qualcosa del tesoro??” gli occhi di Ranma brillarono per qualche secondo, sembravano smaniosi, ma tornarono presto quelli di prima.

“Ah, ragazzo mio, del tesoro si sa poco o niente, ma io sono una diretta discendente di uno dei suoi più fidati marinai”

“Quindi… puoi aiutarmi?”

“Certo, Akane, però tu allenati, hai perso fin troppo tempo, andate subito in palestra, entrambi, anzi, aspetta un momento, Ranma, ti devo parlare”

“Intanto accompagno Akane” Nabiki prese sua sorella per un braccio, trascinandola via.

“Aspettami in palestra” le ordinò Ranma, prima che si chiudesse la porta.

La rabbia della minore delle Tendo stava ribollendo lentamente, doveva sfogarsi con qualcuno e sua sorella era l’unica con cui poteva parlare liberamente.

“Ranma pensa sempre che tutto gli sia dovuto, è egoista, villano, baka e non pensa mai agli altri, sa solo offendere… ed è troppo avido, pensa solo ai soldi e gli interessa solamente il tesoro…”

Nabiki la guardò, indecisa se dirglielo o meno, ma la lista di Akane continuava e le sue povere orecchie faticavano a reggerla ancora per molto.

“Akane, Ranma è venuto ogni ora a vedere come stavi, era preoccupato per te”

La ragazza si era arrestò sul posto a quelle parole e guardava la sorella senza fiatare.

“Dici sul serio?”

“Ti sembro una che scherza?”

Nabiki si allontanò, lasciandola da sola con i suoi dubbi.


Ringrazimenti:
apple92: nello scorso capitolo non ti ho detto quanto mi sono piaciute le tue recensioni, scusa *inchino* grazie mille, spero ceh prima o poi ricomincerai a leggerla!
StRaNgE_GiLl: lo so, saranno cavoletti amari con te come beta... su quello che la ferirà... non ti pocco dire nulla. Stavolta sto con la bocca chiusa, questa è un'informazione preziosissima... xD scherzi a parte, fai un ottimo lavoro, baciucchiiiiii!!!!!!!!!!!!!
Akane25: Rox, visto, alla fine sno riuscita ad aggiornare... quindi... adesso puoi dirmi tutto quelloc eh vuoi, come promesso. Fammi sapere che ne pensi ^^ e mi fa piacere che tu apprezzi la mia storia!!! ciaoooo!!!!!
Laila: Ma quant domande xD e già, tanti misteri, poche risposte... si, ho fatto subito tornare la sfera nelle mani di Akane. sono felice che ti piaccia Taro, ma ancora più felice che ti stia simpatica Erika *_*  le tue deduzioni sono quasi del tutto esatte....  Ah, lo so, quel capitolo l'ho messo online non del tutto corretto perchè non volevo far passare troppo tempo fra un capitolo e l'altro... fammi sapere anche su questo capitolo ^^ ciaoo!!!!!!

Un grazie a chi ha messo la storia sui preferiti:
1 - alexis_92
2 - lady_inuyasha
3 - sasamy

E adesso, un saluto a tutti, ciaooo!!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Allora, chi di voi si ricorda ancora di me? Penso in pochi, anzi, pochissimi! Ma per quei pochi che si ricordano sono tornata dopo un lungo (lunghissimo) perioso di assenza. Purtroppo ho avuto mancanza di tempo, l'ispirazione si è andata a fare un viaggio e il mio computer ha avuto qualche problema, fortuna che c'era quello di mio fratello!
Anche se, visto che vi ho fatto aspettare, questo capitolo sarebbe dovuto essere grandioso, alla fine è solo di transizione. Spero solo di finire presto il prossimo, che ho già cominciato a scrivere. 

Il capitolo è del tutto dedicato a StRaNgE_GiRl, la mia fantastica beta che mi aiuta sempre! Senza di lei i capitoli sarebbero davvero illeggibili, molto più di come sono ora xD

Ovviamente, chi vuole malmenarmi avrebbe tutte le ragioni, per questo io mi nascondo... E vi lascio al capitolo!
Buona lettura!

Capitolo 9

 

Era passata più di una settimana dal furto e Akane si allenava insistentemente ogni giorno.

Doveva e voleva essere più forte, non poteva più permettersi errori, ne aveva fatti fin troppi.

I suoi amici, suo padre, sua sorella e la signora Nodoka contavano su di lei.

La ciurma, dopo aver saputo l’accaduto, aveva cominciato a guardarla in maniera diversa, anche se il trattamento che le riservava restava sempre lo stesso.

Ukyo, Shampoo e Kodachi non le lasciavano mai tregua, attaccavano briga sempre per un pretesto diverso, a volte il più assurdo. Questo la aiutava nell’agilità perché durante le loro “lotte” schivava i colpi senza attaccare, ma allo stesso tempo la infastidiva perché non capiva come mai ce l’avessero tanto con lei… insomma, mica era la fidanzata di Ranma!

Kuno, ormai, ogni volta che la vedeva la abbracciava e palpava finiva sempre per essere picchiato, però doveva ammettere che anche quello la aiutava.

Sakiko, fra le giovani, era l’unica ad esserle diventata amica.  Ridevano e scherzavano assieme mentre pulivano il ponte o sbrigavano altre faccende. Aveva scoperto che Sakiko sapeva essere una ragazza  molto carina, ma anche molto prepotente.

Ryoga era un carissimo amico, Mousse anche, quando non c’era Shampoo nei paraggi…

Taro, invece, osservava e studiava un po' tutti, senza avvicinarsi a nessuno, tranne a Ryoga, con cui tirava brutti tiri a Ranma facendogli mille scherzi. Ora Akane riusciva a capire perché lui non lo voleva a bordo. Ranma si arrabbiava ogni volta, ma loro, imperterriti, continuavano senza nemmeno ascoltarlo mentre si lamentava. Ogni volta lottavano, due contro uno, e a Obaba toccava l’amaro compito di fermarli, dandogli punizioni assurde, come quella di pulire tutte le vele  minuziosamente, togliendo anche le più piccole e nascoste macchioline fino a renderle di un candore accecante. 

Nabiki li osservava come sempre dall’alto al basso, senza curarsi di nessuno in particolare.

Il nonnino stava nella sua stanza, lamentandosi perché, secondo lui, stava per morire; Shinnosuke non lo ascoltava più di tanto.

Il dottor Tofu aveva molto da lavorare, visti tutti i litigi e le sue incombenze di medico in quei casi, bisognava solo stare attenti a non nominare Kasumi e tutto filava liscio. Lui e Obaba cercavano spesso notizie sulla sfera, trovando poco o niente.

Gli allenamenti di Akane continuavano, Ranma era un buon maestro ma non la attaccava mai, si limitava a schivare. Quando non si allenavano litigavano, anche per colpa delle secchiate gelide che ormai Akane era solita buttargli la mattina quando lui non si svegliava.

In quel momento avevano appena litigato e lui era sparito chissà dove.

Akane camminava a grandi falcate davanti alla sorella.

“Accidenti!” urlò, mentre Nabiki continuava a sorseggiare il suo tè e sfogliava una rivista, indifferente.

“Litigio”

“Non lo sopporto, è super antipatico”

“Akane, lo sai che oggi atterriamo?” le disse Nabiki, senza nemmeno ascoltarla.

“Su Inos?” La ragazza si fece subito attenta, fermandosi.

“No, dobbiamo solo fare rifornimento e prendere provviste, qui vicino c’è un pianeta con una tecnologia molto avanzata e hanno deciso di attraccare…”

“Quindi potremmo pure scendere”

“Si, ma resteremo solo poche ore”

Akane si sedette accanto a Nabiki, prendendo un biscotto e mettendolo in bocca.

“Allora che ne dici se scendiamo insieme a comprare qualcosa? Anche solo andare in giro fra negozi, è da tanto che non lo facciamo…”

Nabiki guardò la sorella da dietro la rivista.

“Solo se prometti che non spenderemo nulla per cose inutili”

“Promesso!! Grazie Nabiki”

Akane sorrise entusiasta e si alzò dalla sedia.

“Ricorda di portare i soldi che non ti faccio prestiti”

La sorella annuì, sbuffando appena, e corse a prepararsi, non poteva uscire con la tuta bianca che usava per allenarsi.

Aprì la porta della stanza dirigendosi verso l’armadio. Prese la gonna blu, la maglietta bianca con scollo a V, le ballerine bianche e le mollettine per i suoi capelli lunghi, legandoseli stretti.

Dall’altoparlante la voce gracchiante di Obaba avvisava che sarebbero atterrati fra un’ora.

Akane si vestì in fretta, prendendo i soldi e la borsetta.

Aprì la porta, trovandosi davanti Nabiki.

“Aspettami sul ponte, chiudo io”

La sorella le prese le chiavi dalle mani di Akane e entrò in stanza.

Akane andò verso il ponte, stando attenta a non incontrare nessuno, non voleva sporcarsi per dei litigi assurdi ed essere costretta a cambiarsi.

Camminava lenta e con circospezione, guardandosi attorno.

“Akane, dove vai?” Si fermò all’istante, girandosi.

“Sakiko, per fortuna sei tu” tirò un sospiro di sollievo.

“E chi credevi che fossi? Una di quelle tre pazze?”

“Avevo pensato anche a Kuno…”

“Si, ma non ho una voce maschile, o sbaglio? Sai, sarebbe un peccato se ti dovessi cambiare per colpa loro, stai benissimo” Sakiko le sorrise.

“Grazie, vado a fare spese con mia sorella, vuoi venire anche tu?”

“Mi piacerebbe, ma Obaba ha bisogno di aiuto con i rifornimenti dato che Ranma ha da fare”

“Cosa avrà da fare quel baka** di così importante?” sospirò rassegnata.

“Deve incontrare qualcuno, non so chi”

“Fatti suoi, piuttosto, conosci qualche bel negozio dove potremmo andare?”

“Purtroppo no, non sono mai andata su quel pianeta”

“Negozi? Secondo me dovreste andare a destra, c’è la via dedicata allo shopping”

Taro arrivò dietro Sakiko, sorridendo alle due.

Dietro di lui c’erano Muosse, Ryoga e Shinnosuke. 

“Grazie Taro! Akane aveva proprio bisogno di un consiglio”

“Dove vai?” chiese Mousse.

“In giro per negozi con Nabiki” rispose Akane, felicissima di andare a fare shopping con la sorella.

“Stai benissimo, Akane” esclamò Shinnosuke, sorridendole.

“Si, non male” confermò Taro, mentre Mousse annuiva.

Ryoga invece era rimasto con gli occhi sgranati e la bocca aperta.

“Ryoga, tutto a posto?” chiese preoccupata Akane, mentre Shinnosuke gli sventolava una mano davanti al viso.

“Si… Certo…”

“Io lo so cos’ha, non ti preoccupare Akane, è solo la malattia del cuore” ridacchiò Taro, dandogli delle pacche amichevoli sulla schiena.

“Oh, sta zitto!” sbuffò Ryoga.

“Colpito e affondato” scherzò Muosse. 

“Certo, tu sei peggio di me, talpa! Sempre dietro alla tua Shampoo…” lo apostrofò il ragazzo con la bandana.

“Adesso basta! Non rovinate tutto con i vostri soliti battibecchi!” li rimproverò duramente Sakiko.

“Giusto! Non le roviniamo la giornata, a proposito, dov’è che vai?” chiese ingenuamente Shinnosuke.

A tutti i presenti spuntò un gocciolone dietro la testa.

“Ehm… A fare shopping, Shinnosuke” gli rispose Akane.

“Ok, divertiti! Ah, dimenticavo, stai benissimo”

“Grazie”

Akane si allontanò, ancora stranita, nonostante tutto il tempo che lo conosceva, ancora non si era abituata a quel suo modo di fare, anche se non era del tutto colpa sua. In lontananza, sentì il ragazzo chiedere: “Dove va Akane? Sta benissimo vestita così!”

 

Ranma stava guardando la nave atterrare, un omino muoveva insistentemente due bastoni arancioni, che stonavano con il grigio della strada. 

Non gli andava di restare sulla nave a faticare, ma se non scendeva molto probabilmente Shampoo gli sarebbe stata attaccata tutto il tempo, così come Kodachi e forse anche Ukyo, almeno a terra aveva qualche possibilità in più di riuscire a seminarle.

D'altro canto, Obaba gli aveva dato quelle due ore libere, aveva tutto il tempo per fare ciò che voleva. Tutto... O quasi. La cosa importante era andare via da lì e stare un po' da solo per una volta.

L’omino aveva smesso di agitarsi e la nave atterrò con successo, mentre il ragazzo sbuffava e con un salto scendeva dall’albero maestro.

 

Akane e Nabiki avevano seguito il consiglio di Taro ed erano arrivate al centro commerciale, che era così alto che sembrava potesse toccare la nuvole.

“Non mi fidavo molto di quel tizio, ma alla fine aveva ragione, qui è molto bello e ci sono anche ottimi prezzi” esclamò Nabiki osservando il cartellino di una maglietta.

“Nabiki, perché devi sempre essere restia nei confronti degli altri? Non puoi fidarti un po’?” Le chiese Akane, mentre prendeva un tuta gialla.

“Si, come fai tu con Ranma”  uscirono dal negozio e si incamminarono per un altro negozio.

“Io litigo con Ranma, non… be’, fiducia…” Akane incespicò con le parole e arrossì “Ma non stiamo parlando di lui, stiamo parlando di te, non hai risposto alla mia domanda!!”

Nabiki, improvvisamente, si fermò ad osservare una vetrina.

“Guarda lì… Vatti a provare quella gonna!”

“Ma, Nabiki…” provò a protestare l'altra, ma la sorella la trascinò dentro senza che lei potesse opporsi.

“Tieni, se ti sta bene te la regalo” le porse la gonna con fare indifferente.

“Regalo? Sicuro che quella parola esista nel tuo dizionario? Ma ti senti bene?” chiese scettica Akane, alzando appena il sopracciglio.

“Piantala. Non posso volerti fare un regalo?”

“No, non ho detto questo, è solo che…”

“Visto? Anche tu non hai fiducia in me, e sono tua sorella! Vai e provalo, o cambio idea e non te la regalo più”

Akane prese la gonna e si affrettò ad andare nei camerini, con uno sguardo un po’ confuso.

In effetti, la gonna che le aveva dato era proprio bella, blu jeans, tendente al chiaro, con degli inserti rosi e lilla. La cosa migliore era che le stava veramente bene. Uscì dal camerino con un sorriso sul volto.

“Che ne dici?” chiese alla sorella.

“Aggiustatela dietro, dobbiamo cambiare la maglietta e anche le scarpe” le ordinò, andando a guardare per il negozio se trovava qualcosa di carino.

Akane la osservò prendere una maglietta lilla e delle ballerine nere. La ragazza era impalata e si chiedeva chi fosse la sconosciuta che voleva regalarle una gonna, per di più non scontata. Se qualcuno aveva preso il posto di Nabiki non aveva di certo fatto molto per nascondere la sua vera identità.

“Forza, torna dentro” le ordinò la sorella.

Titubante, ma senza più dubbi, la ragazza si cambiò mentre Nabiki guardava altri vestiti.

 

Ranma passeggiava per passare il tempo, aspettando il momento di ripartire. Aveva qualche ora di svago e non gli andava di passare in rassegna i rifornimenti e sorbirsi altri dispetti da parte dei cugini, a cui si erano aggiunti anche Mousse e Shinnosuke. Inoltre era dovuto fuggire da Shampoo che voleva uscire con lui. Per riuscire a scappare era entrato in un posto che non faceva per lui, ma almeno sarebbe stato l’ultimo in cui l’avrebbero cercato: il centro commerciale.

Stava giusto passeggiando, chiedendosi se fosse il caso di uscire e andare da qualche altra parte, quando vide Nabiki indaffarata a scegliere vestiti.

Senza accorgersene si fermò lì davanti ad osservarla. Vide le sua labbra arricciarsi, per poi sbuffare. Una mano, uscita fuori dal camerino, prese la maglietta lilla che stava tenendo avanti.

Dopo pochi secondi, la tenda si aprì, e quando Akane uscì dal camerino lui restò a bocca aperta.

Lei era… bellissima. Quella gonna di jeans le arrivava poco sopra il ginocchio lasciando le sue gambe in mostra, la maglietta non era troppo attillata e insieme alle scarpe dava un tocco più sofisticato alla sua figura, e i capelli erano raccolti in piccole mollettine. 

All’improvviso una signora lo urtò, chiedendogli scusa e andando dritta per la sua strada. Lui si riscosse e sentì il bisogno di nascondersi, anche se non ne capiva il motivo.

Saltò dietro un’insegna piuttosto grande, aveva una forma irregolare che gli permetteva di sentire e vedere senza essere visto.

“Akane, così stai bene” Nabiki annuì, guardandola con occhio critico.

“Me li comprerai davvero tutti?”

“Si… tanto poi mi ripagherai quando troveremo il tesoro. Sono 60.000 yen per i vestiti e 10.000 per la consulenza”

Akane la guardò scettica, non capendo se la sorella scherzasse o meno, ma si lasciò andare comunque a una risata cristallina, seguita a ruota da Nabiki.

Il cuore di Ranma perse un battito, per poi partire più velocemente di prima. Con lui non aveva mai riso così, era sempre arrabbiata e lo picchiava spesso. Certo, non l’aiutava molto con tutti quei “complimenti” che le rifilava ogni volta, ma, diamine, non lo faceva apposta. Le parole gli uscivano di getto, senza che le riuscisse a fermare. Non ci riusciva… Ma sperava che alcuni sorrisi fossero diretti a lui. Quando si accorse di questi pensieri si diede dello stupido, e si schiaffeggiò ripetutamente le guance.

Le due sorelle uscirono dal negozio con le buste in mano. Akane si era cambiata di nuovo, indossando i vestiti di prima, ma anche con quelli rimaneva bellissima.

Nabiki guardò l’orologio e si accorse che era già arrivata l’ora di tornare alla nave.

Kuno era proprio davanti a loro, accortosi di Akane, aveva cominciato a decantare la bellezza del suo amore, con strani aggettivi, e molti passanti si spostavano per non venir travolti dalla sua katana di legno.

Nabiki lo guardò cauta, poi gli si avvicinò e gli fece vedere delle foto di Akane, cercando di vendergliele.

“Come osi insinuare che io potrei abbassarmi a comprare foto di seconda mano?” esclamò Kuno, mettendosi una mano sul viso con fare tragico.

“Se non le vuoi le venderò a qualcun altro”

“Dammele tutte”

“Certo, dieci foto, 80.000 yen”

“Sei molto cara” Kuno ci pensò un po’ su, facendo qualche monologo ad alta voce.

“Gli affari sono affari, prendere o lasciare”

“Tieni, questi sono i soldi” Kuno le diede i soldi, lei li contò meticolosamente “Graziose fanciulle, non fate tardi, ricordatevi che la nave tra poco ripartirà, vi converrà avviarvi, a dopo, mio dolce amore” e si allontanò muovendo energicamente la katana, ridendo da solo come un pazzo.

“Ti metti a vendere le mie foto?”

“Dovevo rifarmi dei soldi che ho speso! Ci ho pure guadagnato. Ma adesso dobbiamo tornare, anche se è un po’ stupido, Kuno ha ragione, è ora”

Akane scosse la testa sbuffando. Non gli andava di discutere con la sorella in quel momento.

“Spero solo che non gli darai foto troppo… ‘intime’”

Nabiki fece finta di non sentirla e corse verso l’uscita.

“Sbrigati, lumaca” le disse.

Akane prese le buste e corse, raggiungendo la sorella in poco tempo.

Ranma restò immobile per qualche minuto, poi scese con un balzo dall’insegna, spaventando una coppia che camminava lì vicino.

Si diede dei forti schiaffetti per togliersi l’espressione da cretino che gli era rimasta; se qualcuno gli avesse dato del baka ora, non avrebbe potuto protestare.

Sorridendo incerto alla coppia che ancora lo guardava strano, si allontanò per tornare alla nave, passando dal retro.

 

Due figure incappucciate si aggiravano circospette vicino all’imbarcazione.

“Speriamo che sia questa” disse una voce roca.

“La descrizione coincide, ma non sappiamo se lui è a bordo” rispose la figura minuta, con la voce leggermente più acuta e squillante.

“Entriamo”

“Papà, ci siamo già messi nei guai in questo modo, ci hanno cacciati da 3 navi consecutive, prima vediamo se c’è!” lo rimproverò.

“Va bene, prendi la corda che andiamo a controllare dentro” disse l'altro, mentre già cominciava a salire, senza darle ascolto ne aspettando la corda.

“Non c’è niente da fare con te” esclamò più a sé che a altri, arrampicandoglisi dietro fino al ponte.

“Nascondiamoci dietro quelle botti”

Titubante, quella che doveva essere una ragazza seguì l’altro nel nascondiglio improvvisato.

“Appena lo vediamo, usciamo da qui, è scomodo!” si lamentò l’uomo.

“Certamente”

Stretti lì dietro, aspettando che il loro lui si facesse vedere, si addormentarono sfiniti.

Allora, vi è piaciuto? L'avevo detto all'inizio che sarebbe stato un capitolo di transizione, neanche così originale, come mi hanno fatto notare, ma mi serviva una scena del genere per quello che succederà dopo! Poi capirete... Molto, molto dopo xD Sappiate solo che non lascerò incompleta questa fanfic, a costo di metterci 10 anni per scriverla! (Si spera di no, comunque...)
Adesso vorrei ringraziare di tutto cuore le persone che hanno commentato! Senza di voi non saprei davvero come fare!

Laila: Grazie per i tuoi commenti! Mi fa sempre piacere sapere che ne pensi, le tue critiche costruttive mi aiutano molto ^^ Ranma secondo me risolverà la situazione solo quando sarà talente chiara che nemmeno lui saprà chiudere gli occhi xD Su chi è stato non dico nulla... Si saprà col tempo =3 Spero che tu non sia rimasta troppo delusa da questo capitolo. Prometto che non vi farò aspettare troppo troppo per il prossimo!

Akane25: Svelare i dubbi? Beh, ci metteremo un po' a capirli, ma conoscendomi vi darò tanti di quegli indizi che pure Ranma riuscirebbe a capire che succede xD Non preoccuparti se tardi, posso capirti perfettamente, a me basta solo che alla fine commenti... Anche dopo mesi e mesi (D'altronde, visto che pure io ci metto mesi e mesi ad aggiornare...) Spero che anche se un po' scontato, il capitolo ti piaccia ^^

ducy: Purtroppo ci ho messo tanto ad aggiornare... Ma spero che questo capitolo ti piaccia lo stesso! Non vi farò aspettare tre mesi per il prossimo, lo prometto!

laurastella: Purtroppo ho avuto vari impegni e l'ispirazione è volata, quindi non sono riuscita ad aggiornare prima di oggi. Spero solo che il capitolo ti piaccia lo stesso, anche se so che sono tremendamente in ritardo... Un saluto!

Tantissimi ringraziamenti anche a chi ha messo la fanfic fra i preferiti! E a chi solo legge e questa ff (incredibilmente) è entrata nel cuore ^^
Un salutone!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mi scuso con tutti! Non avendo più internet e non riuscendo a contattare la beta (se lo leggi elly scusami se non ti ho detto nulla, ma non riuscivo a contattarti!) ho fatto molòto, molto tardi con la pubblicazione. Mi dispiace fdavvero tanto! Il peggio è che non so nemmeno quando riuscirò a pubblicare l'altro, ma è già in lavorazione. 

Scusate, ma non riesco a ripondere alle recensioni. Sappiate solo che dico una marea di grazie a chi ha recensito e anche chi ha aggiunto la fanfic fra le preferite o le seguite, siete favolosi! Scusate se non riesco nemmeno a commentare, appoena riavrò internet mi rimetterò in paro!

Adesso vi lascio al capitolo, alla prossima, spero che sarà presto!

Buona lettura!


Capitolo 10

 

I rumori le arrivavano ovattati. Sentiva in sottofondo due voci che parlavano, dicevano qualcosa su una partenza imminente e sul fatto che non arrivavano gli “altri”. Lei non aveva la minima idea di chi parlassero e nemmeno le interessava, voleva solo continuare a dormire... D’altronde non aveva niente a che fare con quelle voci.

Era solo una vagabonda, una persona che in pochi aiuterebbero aiutato, e che stava dormendo per terra, motivo in più per tenersi in disparte. Doveva solo stare attenta a quella che chiamavano polizia, che in realtà era solo un ammasso di gente ingorda che seguiva delle regole proprie sotto la supervisione sciocca e infantile dell’“Alleanza Dei Pianeti”, come si  facevano chiamare quegli inutili scansafatiche che governavano la pace dei mondi. Facevano proprio un bel lavoro, quelli! Lasciavano che l’inquinamento si espandesse a vista d’occhio pensando solo ai loro soldi, per questo lei aveva deciso di rimanere fedele a se stessa per sempre e non seguire le stupide regole di quell’Alleanza...

Sì, non aveva nessun obbligo, nessuna voglia di alzarsi da quel pavimento solo per vedere gli sguardi inorriditi di chi credeva veramente nelle regole imposte dall’Alleanza. Nessun motivo apparentemente importante, a parte quello di cercare...

I pensieri le si schiarirono all’improvviso e ricordò dove si trovava. Aprì di scatto gli occhi, girandosi appena e vide il padre che dormiva placidamente, senza nessuna preoccupazione.

Per loro fortuna ancora non li avevano scoperti, le botti erano, per ora, al loro posto e li coprivano perfettamente.

Affinò l’udito per percepire qualsiasi rumore sospetto, anche solo quello del rombo dei motori, ma, a parte quelle voci che insistentemente chiacchieravano, non sentiva nient’altro.

Tirò un leggerissimo sospiro di sollievo. Non erano ancora partiti, non li avevano scoperti e per di più avevano dormito in un posto molto comodo rispetto alle fogne della città.

Si accoccolò vicino al padre, sbadigliando. Forse avrebbe potuto farsi un altro sonnellino...

In quel momento sentì le voci avvicinarsi. Mai un momento che potesse stare tranquilla!

Si fece più attenta a quei suoni, sperando che le dessero qualche buona informazione.

- Sempre in ritardo, sempre! Mai una volta che possiamo partire all’ora stabilita - disse una voce maschile, alquanto alterata.

- Mousse, a te non da affatto fastidio che loro siano in ritardo, ma che lo sia anche Shampoo - disse una seconda voce, più bassa dell’altra.

- A dire il vero qui nessuno è in ritardo; Obaba ha detto che saremmo partiti fra mezz’ora, e state sicuri che per quell’ora saranno arrivati tutti - li ammonì stavolta una ragazza.

Si sporse appena oltre le botti, per vedere chi aveva parlato. Davanti a lei scorse tre figure, due ragazzi, uno con un lungo kimono bianco l’altro con una bandana gialla in testa; e una ragazza, con due occhi azzurri chiarissimi.

- Sakiko, lui è il vice-capitano e non dovrebbe andare in giro per la città quando qui c’è tanto lavoro da fare - disse quello con il kimono bianco.

- Non cambiare discorso, prima di tutto Obaba gli ha dato il permesso, quindi voi due non potete farci nulla, e poi stiamo pur sempre parlando... ok, lo ammetto, fate bene ad essere preoccupati, ma conoscendo Ranma sarà già scappato da Shampoo... - disse la ragazza, che a quanto pare si chiamava Sakiko.

Al di là delle botti, un sorriso di trionfo si accese dietro un mantello scuro. La nave era quella giusta, per una volta!

- Così non aiuti - sbuffò appena quello con la bandana.

- Ormai non ho altro da fare se non quello di aiutare Obaba - sussurrò Mousse, incamminandosi verso i barili. Il sorriso si spense e la ragazza nascosta cercò di non farsi vedere.

- Muosse, attento al palo... - cercò di avvisarlo qualcuno.

Un rumore fece capire alla figura che quel Mousse era andato a sbattere. Non le importava granché di quello che si era fatto visto che, per fortuna, non li aveva scoperti.

Sospirò di sollievo, prima che il padre cominciasse a russare come suo solito. Lo guardò inorridita. Possibile che dopo essere scampata a quel Mousse lui dovesse mettersi a russare? Prese un sacco lì vicino e glielo buttò addosso, facendolo smettere in fretta.

L’uomo cambiò posizione e il mantello da viaggio si tolse un poco dalla sua testa, mostrando la calvizia. Sbuffò, esasperata, e lo coprì nuovamente, con delicatezza. Sarebbe stata una giornata molto lunga.

 

Akane stava sbuffando senza ritegno. Nabiki, dopo che era corsa fuori, le aveva detto, no, ordinato di andare a comprare saponi, tra cui shampi e balsami pregiati, e, come se non bastasse, stuzzichini vari per i prossimi giorni. Stavolta il viaggio per il prossimo rifornimento sarebbe stato più lungo, non potevano stare senza queste cose che la sorella aveva definito “essenziali”. Per Akane non erano che l’ennesima perdita di tempo. Inoltre, come se non bastasse, doveva portarsi appresso una delle buste, visto che per Nabiki erano troppo pesanti.

- Ma è mai possibile che debbano succedere tutte a me? – si lamentò la mora, battendo i piedi a terra come una bambina.

Continuando a lamentarsi senza ritegno, lasciò cadere a terra ciò che aveva in mano, che si andò a schiantare sul piede di un estraneo.

Akane volse lo sguardo verso il basso, recuperando in fretta le sue cose.

- Mi dispiace, non l’ho fatto apposta – la ragazza alzò gli occhi e vide un uomo. Aveva un che di familiare, ma non ricordava di averlo mai incontrato.

- Questa è la seconda volta che mi vieni addosso, ragazzina – ringhiò, guardandola con disprezzo.

- Non mi ricordo di lei – disse la giovane, con voce fredda e distaccata.

- Già, sono troppo in basso per te, forse? Oppure sei proprio tonta? Ma il tuo amichetto stavolta dov’è? – chiese a raffica l’uomo, guardandosi intorno per scrutare la gente con occhiate di fuoco.

Lei sgranò gli occhi capendo solo in quel momento chi era. Si ricordava di lui, il giorno in cui doveva partire e era rimasta indietro, il suo primo incontro con Ranma.

- Ora mi ricordo... Cosa vuole da me? – chiese Akane, intimorita e incerta sulle sue intenzioni.

- Gempachi, datti una calmata... Non vedi che la ragazza è spaventata? – un uomo, che non superava i trenta anni d’età, si avvicinò ai due, sorridendo di sbieco.

- Non intendo farle nulla, lo sai anche tu – disse Gempachi, storcendo la bocca.

- Giusto, ma lei non lo sa… - gli fece notare l’altro. I suoi occhi a mandorla, così rari in quel pianeta, avevano il colore dell’oro e guizzavano da lei all’altro, osservandoli con occhio critico.

- Lo so cosa devo fare, Hoitsu, non… - cominciò Gempachi, solo per venire interrotto da Akane.

- Chi siete voi due? E cosa volete da me? – la voce le era uscita forte e chiara, ma non era così sicura di se stessa. Strinse più forte la busta, cercando in tutti i modi di non far trasparire dai suoi occhi la confusione interiore che sentiva.

- Siamo stati due maleducati! Come possiamo non presentarci a una bellezza come te? - fece un mezzo inchino, indicandosi con la mancina – Io sono Hoitsu, mentre lui è Gempachi. Siamo… “marinai”, se così ci possiamo chiamare, come te, d’altronde.

- Forse… Non so se posso definirmi un marinaio... - biascicò Akane, guardando quegli intensi occhi dorati, per poi spostare lo sguardo verso i capelli, castani e anonimi. Era vestito con degli abiti comodi, ma eleganti, che facevano risaltare la sua pelle scura.

- Come? Non sei tu che solchi il cielo con quella stupida imbarcazione? Ah! Quella non si può nemmeno chiamare nave tant’è ridicola! – Gempachi scoppiò in una risata sguaiata, posando la manona sopra la pancia.

- Scusa per quell’incivile, non sa trattare con una signorina – il sorriso che le donò fu così sincero, spietato e malefico, che non poté fermare il brivido che le salì lungo la schiena. Nonostante i suoi modi educati e l’aspetto affascinante, aveva un’aria tenebrosa che allontanava la gente.

- No… Non è… - Cosa voleva dire? Che non era un problema? In realtà voleva dirlo, voleva urlare che non c’erano problemi e sorridere ai due sconosciuti che la affascinavano, anche se aveva capito che non era gente per bene, ma allo stesso tempo aveva il disperato bisogno di scappare.

Non riusciva a capire quello che volevano da lei. Più si insospettiva, più i modi di quell’Hoitsu si facevano gentili e quelli di Gempachi rudi.

Però non poteva dire che andava tutto bene. Non era vero, perché anche in quella maledetta situazione ripensava a Ranma e a quando l’aveva salvata dall’uomo davanti a sé.

- Cosa succede? - chiese premurosamente l’uomo dagli occhi dorati.

- Voglio sapere cosa volete da me! – si ritrovò ad esclamare, prima ancora di aver formulato il pensiero.

- Credo che questa sia... – cominciò Hoitsu, per poi venir fermato dall’altro.

- Ragazzina, penso che tu voglia sapere troppo. Chi ti credi di essere? Per non parlare della scorta che ti sei portata, che c’è, hai forse paura? – volse lo sguardo dietro di lei e, se non fosse per la confusione che si sarebbe creata, avrebbe sicuramente fatto a pezzi qualcosa... o qualcuno.

Akane, stupita, girò la testa, però non vide nulla, se non i soliti passanti del centro commerciale.

- Secondo me non è... Gempachi! – lo sgridò Hoitsu.

L’uomo si era girato di scatto, furioso, e, non ascoltando nulla, si diresse a grandi passi lontano da lì, verso l’uscita.

- Mi dispiace che si sia comportato così, spero solo che starai bene. Vedi di tenere stretta a te la mappa... – le sorrise, mentre gli occhi lanciarono una scintilla di malignità, poi raggiunse l’altro.

Akane li osservò girare l’angolo, poi sospirò. Stava per rilasciare tutta la tensione e ripensare a ciò che le era appena successo, quando un flash le attraversò la testa.

- Attiri sempre le disgrazie, non posso allontanarmi un attimo che ti si avvicinano i tipi peggiori! – esclamò una voce maschile dietro di lei.

Si girò, vedendo il profilo asciutto di Ranma e si perse per un secondo nei suoi occhi azzurri. Non sapeva che fare, troppo sorpresa dal suo arrivo, così, senza pensarci oltre, girò i tacchi diretta verso un negozio di profumi.

- Mi hai visto oppure sono trasparente? – chiese leggermente irritato il ragazzo, seguendola malvolentieri dentro quella stanzetta piena di donne che lanciavano piccoli urletti mentre passava.

Akane ignorò il tentativo di far conversazione e si diresse verso i saponi, guardandoli con attenzione.

- Senti, è la seconda volta da quando ci conosciamo che quel tizio ti si avvicina, per caso lo conosci o...? – cercò di dire Ranma, ma venne bruscamente fermato dalla mano alzata di lei, che gli imponeva il silenzio.

- Sto pensando, potresti azzittirti? – esclamò con stizza, adirata.

- Finalmente hai parlato! Pensavo fossi diventata muta... –

Un flacone di sapone per il corpo volò verso di lui, che lo prese senza una piega.

- Sei troppo lenta.

- E tu sei un baka! Ho detto di stare zitto! Quello lì sapeva della mappa, dannazione! – urlò Akane. Ranma le tappò la bocca con la mano.

- Vedi di non farlo sapere a tutto il mondo... – le sussurrò all’orecchio, prendendo qualche sapone a caso e andando velocemente alla cassa.

- Aspetta, se prendo quelli Nabiki mi uccide! – disse Akane, cercando in tutti i modi di fermarlo.

- Per un sapone?

- Sì, tu non le conosci proprio le ragazze! – disse esasperata, tornando indietro e, dopo aver controllato che i saponi fossero quelli giusti, andò alla cassa a pagarli.

- Bene, adesso possiamo tornare alla nave?

- Se vuoi tornaci tu, io devo finire le compere... – uscì in fretta dal negozio, incamminandosi verso l’alimentari.

- Te l’ho detto, se mi allontano anche solo per un secondo ti si avvicinano i tipi peggiori, anche se non capisco perché quel tipo ti ha chiamata bellezza con la vita larga che ti ritrovi – disse Ranma, annoiato da quel dannato centro commerciale.

- Baka! – urlò Akane, dandogli un pugno in testa.

- Maschiaccio... – biascicò lui, massaggiandosi la parte dolorante.

- Ai Len! Ai Len! Dove sei? – un grido femminile lo ridestò. Sgranò gli occhi, seguito a ruota da Akane, e entrambi riconobbero tra la folla la chioma viola di Shampoo.

- Non di nuovo! Non è possibile... Mi segue dappertutto! Perfino qui dove non sarei mai entrato.  

- Allora scappa, non le dirò dove vai – sussurrò la mora, pagando ciò che aveva comprato.

- Non glielo dirai...? Che vuol dire?

- Che non sono così perfida, anche se te lo meriteresti.

Akane prese l’ennesima busta, adesso si sentiva un mulo. Nabiki, in un modo o nell’altro, gliel’avrebbe pagata.

All’improvviso il peso diminuì. Si guardò intorno, stupita e impaurita. Se la sorella non avrebbe avuto ciò che voleva...

- Se ti sbrighi possiamo correre assieme, no? – le propose Ranma. La ragazza si girò, per ringraziarlo almeno una volta, ma lo ritrovò di spalle, senza vederne il viso. Non se la sentì di parlargli in quel momento.

Il codinato saettò verso l’uscita, più veloce di quanto lei gli avesse mai visto fare.

- Grazie... – sussurrò, per poi seguirlo.

In quel momento, anche Shampoo si recò verso l’uscita, affranta per non aver trovato Ranma.

 

- Sai qual è la cosa più brutta? – chiese una voce, mentre osservava una ragazza con lunghi capelli blu litigare con una viola per un ragazzo, che scappava con due buste in mano.

- Sentiamo – disse un’altra voce.

Gli occhi dorati saettarono dalla scenetta al foglio con le informazioni sulla mappa… e su Akane.

- Che questa ragazza non è male, non è per niente male… - esclamò, stropicciando la carta nelle mani e dandogli fuoco con un accendino.

- Sì, vero, ma non è questo il brutto, o sbaglio? – ridacchiò portandosi la manona sulla bocca.

- Vero. Però sono sicuro che sapranno portarci dove vogliamo – sorrise diabolicamente, guardando per un’ultima volta i tre che si inseguivano a vicenda, poi voltò le spalle al gruppetto, dirigendosi verso la sua imbarcazione.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Akane... rapita?! ***


Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! L'undici, addiritura! Vedere quei due numeri è molto strano O.O Quando ho cominciato a scrivere non avrei mai immaginato a arrivare a tanto! Ma sono sicura che non vedrò mai le tre cifre! XDD Questo capitolo non mi ispira tanto, non riesco a esprimere come vorrei le emozioni, ormai sono troppo abituata a scrivere in terza persona... Uffa! Ma spero che almeno un pochino possiate apprezzarlo!
Questo capitolo l'ho aggiornato oggi perché volevo fare un regalo di compleanno a un'amica! STEPH, TANTI AUGURI! IL CAPITOLO è DEDICATO A TE! ^^ Anche se vorrei farti di più, spero che questo pensiero sia ben apprezzato! Un saluto anche a elly e alla mia Onee-chan!
Purtroppo ancora non sono riuscita a mettermi in contatto con la mia beta, quindi ci saranno tantissimo errori! Vi prego di perdonarmi! *si inchina*
Buona lettura!




Capitolo 11
Ranma afferrò appena in tempo la busta con i saponi prima che cadesse sulla strada. Sospirò di sollievo, ma dovette riprendere a correre poiché Shampoo l’aveva quasi raggiunto.
Sbirciò dietro di sé. Akane era pochi metri dopo la cinese. Correva trasportandosi dietro le pesanti buste e cercava di non andare a sbattere contro nessuno. Shampoo non si poneva troppo questo problema, per raggiungerlo era disposta anche a rovesciare carretti pieni di frutta, proprio come nei vecchi film.
La gente si spostava quando vedeva arrivare quel trio che correva senza sosta. Ranma cercava di ricordare dove fosse la barca, però la sua attenzione era incentrata soprattutto sulla viola.
- Ai Len! Fermati!
- Non ci penso neanche!
- Ranma, la nave è dall’altra parte! – urlò Akane, arrabbiata e stanca.
- Cosa? – il ragazzo si fermò, Shampoo se ne accorse troppo tardi e gli andò addosso, facendo cadere entrambi. Per fortuna di Ranma le buste non si ruppero.
- Fate ciò che volete. Io torno da Obaba – detto questo, la ragazza si girò e corse via da dove erano venuti. Ranma non poté vedere il suo viso, ma era sicuro che stava chiedendo scusa a tutti quelli che incontrava per il disturbo creato.
- Shampoo, alzati! – esclamò scocciato il giovane. Lei si strusciò un po’ su di lui finché non la scostò con un movimento brusco.
- Ai Len, adesso che il maschiaccio se n’è andato possiamo stare un po’ da soli.
- Shampoo, dobbiamo tornare alla nave – si alzò con difficoltà, tenendo la mancina sopra la testa per coprire la stella che illuminava quel pianeta.
- Bella Antares, vero? È la stella rossa più luminosa dei mondi conosciuti. La sera c’è lei, la mattina viene quella gialla.
- Antares? Non era un pianeta? – chiese Ranma, alzandosi da terra.
- Un pianeta, una stella, alcune comete... Antares è tante cose. È il cognome di un famoso scopritore che si dice fosse uno della ciurma del pirata, ma nessuno lo sa per certo.
- Sì, ho sentito qualcosa del genere... Però io non ci credo. Ah, raggiungici entro dieci minuti o salperemo senza di te – le sorrise, poi si nascose dietro un carro, trainato da alcuni animali del posto e usato come bancarella per poter fare acquisti, e scomparve alla sua vista.
- Ai Len! Non puoi lasciarmi qui! – lo supplicò, dopo che ebbe cercato dietro e dentro il carro. Il venditore la osservava con gli occhi sgranati e cercava di non essere investito dalla sua furia.
Shampoo schioccò la lingua.
- Mi è scappato di nuovo. Sarà meglio tornare... Tanto non può essere andato che lì! – rifletté la viola, per poi scomparire fra la folla.
Solo quando fu sicuro che non c’era più, Ranma uscì da sotto il carro; il venditore a quel punto svenne.
Ranma riprese le buste (come fossero sopravvissute alla furia della viola non si sapeva) e, ignorando l’uomo svenuto, corse verso il bar più vicino.

Akane stava ancora camminando verso l’imbarcazione, infuriata per la corsa fuori programma che aveva dovuto fare. Avrebbe voluto tornare più velocemente alla nave, ma il suo umore era a terra e mancava ancora un po’ di tempo alla partenza. Sperava solo di non fare tardi.
Ma perché Shampoo si metteva sempre in mezzo? Era da quando era salita sulla nave che la prendeva di mira e la mora non ne capiva il motivo. Più se lo chiedeva, meno ci arrivava.
Anche a Ukyo non stava molto simpatica, ma almeno la cuoca cercava di non farlo vedere. Kodachi era un’altra storia. Non le piaceva nessuno, a parte Ranma, e forse lui era quello più sfortunato.
Già, Ranma doveva sfuggire alle pretendenti, ai pretendenti delle sue pretendenti e ai suoi nemici.
Akane si fermò un attimo per aiutare una vecchina a cui era caduta la borsa. Quando la salutò con garbo e si girò vide davanti a sé Shampoo che correva verso la nave.
Strano, se la cinese stava correndo allora voleva dire che aveva perso di vista Ranma. D’altronde lì davanti non si vedeva. Scosse la testa per non pensare ai due, erano affari loro, non suoi. Non aveva diritti né su Shampoo, né tantomeno su Ranma.
Si girò, decisa ad andare avanti, anche se piano. La scritta a grandi caratteri “Ristorante” le fece venire nostalgia.
Perché ritornare sulla nave se poi avrebbe incontrato quel presuntuoso? No, in quel momento proprio non le andava. Avrebbe piuttosto voluto tornare indietro nel tempo, quando la sua famiglia lavorava in un ristorante, o ancora più indietro quando sua madre era ancora in vita. Quante risate si era fatta, quanti momenti felici passati insieme, quante uscite di famiglia, tutti e cinque.
Ma l’amara verità era che sua madre era morta, suo padre e sua sorella maggiore erano a casa ad aspettarla, insieme alla signora Nodoka, e lei era lì, da sola, a dover portare a termine una missione difficoltosa per uno stupidissimo tesoro di un pirata di cui aveva sentito parlare per la prima volta quella sera in cui tutto era cominciato.
Qualcuno la aiutava, certo, ma la maggior parte delle persone era venuta a conoscenza solo ora delle qualità di quella sfera dorata che adesso stava nelle mani fidatissime, come voleva sostenere il dottor Tofu, di Obaba.
Ah, sì, giusto, c’era il dottor Tofu che l’aiutava. Da non dimenticare Shinnosuke e suo nonno. Anche loro potevano benissimo restare a casa... Però era stato il nonnino a mettere tutti nei guai. Aveva ricevuto quella sfera chissà quando e non era mai riuscito a usarla.
E Nabiki? Sua sorella voleva solo arricchirsi. I soldi erano la sua vita, il suo destino, il suo desiderio, più forte persino della fedeltà, della fiducia o dell’amicizia.
Tuttavia era lì con lei. Erano con lei. Avrebbero potuto andarsene, o farle pressioni sulla mappa. Certo, c’era già stato un tentativo di furto, se lo ricordava benissimo, e lei era la sola a poter richiamare Erika, però voleva continuare ad avere fiducia, a sperare. Era una delle poche cose che le rimanevano.
Sperava solo di fare la cosa giusta avanzando di qualche passo verso la nave, un piede dopo l’altro, sempre più veloce, fino a correre verso la barca.
Obaba raggiunse il ponte della nave saltellando sul suo bastone.
Sakiko osservava le nuvole che cambiavano continuamente forma, gli occhi chiarissimi attenti a ogni piccolo dettaglio di quel gas bianco dai riflessi argentati o rossi.
Mousse era ancora disteso a terra, una pezza fresca sulla fronte dove si nascondeva un grande bernoccolo. Ryoga girava in tondo all’albero maestro cercando il modo di ritrovare la sua stanza.
Nabiki era tornata pochi minuti prima, lasciando detto che era stanca e aveva bisogno di riposo. La sorella sarebbe stata lì fra poco tempo. Gli altri stavano sottocoperta a sistemare le ultime cose prima di partire.
Dei tre che erano ancora via, nessuna traccia.
Obaba sospirò. Ranma avrebbe dovuto darle qualche spiegazione, e anche Shampoo e Akane. Non potevano ritardare, non dovevano. Dalle botti sentii provenire uno strano borbottio. Sembrava un parlottio... Oppure uno strano russare.
Aggrottò le sopracciglia. Che qualcuno si fosse intrufolato? Le sembrava strano, Mousse e Ryoga non erano degli sprovveduti. Però se qualcuno era veramente bravo poteva riuscirci, e le cose si sarebbero complicate ancora di più.
Ukyo raggiunse in quel momento il capitano.
- Obaba, abbiamo bisogno di una mano giù – biascicò con il fiatone.
- Arrivo – fu costretta a dire.
Se quelle persone avessero avuto delle cattive intenzioni sarebbero già uscite fuori, o almeno così sperava. Per ora poteva solo tornare sottocoperta ad aiutare la sua ciurma, poi avrebbe capito il da farsi.
Sì, Ranma le avrebbe dovuto spiegare moltissime cose.

La ragazza nascosta sospirò di sollievo. Quando il padre si metteva a parlare nel sonno succedeva sempre qualcosa, di solito spiacevole. Soprattutto se dopo tornava a russare più forte di un toro. Per sua fortuna la vecchia non l’aveva vista. Era molto più forte degli altri tre che nemmeno l’avevano sentita. D’altronde erano presi da altro, stavano litigando su qualcuno, però la avevano aiutata.
Obaba avrebbe dovuto prendere un’altra ciurma se lei avesse dovuto picchiarli.
Sì, bello pensarlo, forse aveva ragione chi diceva che non sapeva essere modesta ed era troppo egocentrica.
Si mosse appena per trovare una posizione più comoda. Aveva rischiato tanto “sussurrando” nell’orecchio del padre di stare zitto, e non doveva più accadere, avrebbe moltiplicato a mille l’attenzione. Se qualcuno la trovava prima di chi pensava lei, le cose si sarebbero messe male, molto male, e lei non aveva tempo per le complicazioni. Ne aveva avute fin troppe in quel pianeta, come in tanti altri.
Perché non poteva cambiare abitudini? Perché doveva chiedere aiuto agli altri per i suoi problemi, quando loro le rinfacciavano che era troppo egocentrica? Almeno stavolta la persona da cui andava non le avrebbe detto questo, di peggio, ma almeno cambiava.
Sorrise, ma la gioia non sembrava appartenere a quel viso troppo stanco per l’età giovane della ragazza.
Scosse la testa con rabbia e forza per non piangere. Le mancava sua madre e sapere che anche a lei mancava era anche peggio.
All’improvviso sentì un rumore dietro di sé. Una ragazza era stata mandata a controllare dietro le botti, lo capì perché la sua faccia non era troppo felice. Molto probabilmente era stata quella vecchietta di prima a mandarla, per vedere se c’erano ancora.
Con un ultimo pensiero piuttosto scocciato, rivolto al padre ancora dormiente, si preparò a essere scoperta e, di conseguenza, a lottare per rimanere.

Shampoo era tornata alla barca, ma non aveva trovato Ranma. La sua espressione fece ridere Ukyo, poco ci mancava che si rotolasse a terra. Obaba stava controllando qualcosa e continuava a dare ordini cosicché nessuno stava con le mani in mano.
Quando Akane tornò fu avvisata da Sakiko di tutto ciò che era successo. La mora cercava di fuggire a quella inondazione di pettegolezzi, ma non trovava un modo educato e gentile di dirglielo. L’altra era una delle poche che non la seguiva con un ascia in mano e perdere la sua amicizia le sarebbe dispiaciuto molto.
- Akane, Obaba dice che ha bisogno di te – la avvisò in quel momento Taro. Portava corde di varia lunghezza per issare le vele, che erano più scenografiche che veramente utili, ma aiutavano un pochino ad andare più veloci quando c’erano i gas nell’atmosfera.
- Va bene, vado – rispose, facendo una faccia dispiaciuta verso Sakiko, mentre in realtà stava urlando di gioia dentro di sé. - Se proprio devi... Tanto dopo possiamo parlare liberamente!
Con un sorriso tirato, Akane si diresse dove si trovava Obaba. Già sapeva che dopo la ragazza non l’avrebbe risparmiata, ma per adesso poteva stare un attimo tranquilla.
Prese un profondo respiro prima di aprire la porta; poi entrò.
- Mi volevi vedere? – chiese Akane.
- Sì. Avrei bisogno che tu spostassi metà delle botti da dove sono alla sala dei motori, mentre l’altra metà dopo vedrò.
- Certo.
- Però lo devi fare da sola. Gli altri sono tutti impegnati.
- Sì, l’ho notato. Allora vado – si girò e riaprì la porta, ma prima di uscire Obaba la fermò.
- Forse troverai delle sorprese, ma non spaventarti – detto questo, le fece cenno di andare. Akane annuì, anche se non capiva molto il senso di quella frase.
Quando arrivò sul ponte sgranò gli occhi. Quei barili erano almeno cinquanta, se non di più, da sola non sarebbe mai riuscita a portarne metà nella sala dei motori.
Ma non poteva fare altrimenti.
Si rimboccò le maniche, proprio come quando lavorava al ristorante, e si avvicinò alle botti. Il suo istinto le diceva di stare attenta, ma non ci badò troppo, sfiancata dall’idea del lavoro appena assegnato.
Ne prese una con tutte e due le mani e la tirò su, con non poca fatica riuscì a sollevarla e spostarla dalle altre. Fece solo pochi metri e poi dovette fermarsi.
Ma cosa diamine c’era per farla pesare così tanto? Aggrottò le sopracciglia e la aprì, da dentro arrivava un fortissimo odore di pesce crudo. La richiuse facendo una faccia schifata.
- Dannato pesce!
Diede un pugno all’albero maestro, quello non si mosse. Lo guardò confusa, poi capì che con tutti quei pazzi avevano dovuto costruirlo più forte; e lei era fra quei pazzi.
Sospirò, poi riprese la botte fra le mani e riuscì solo a portarla vicino alle scale per andare sottocoperta. Come mai Obaba l’aveva voluta nella sala motori, fra fumi e inquinamento, non lo capiva, ma adesso doveva eseguire gli ordini del comandante.
Ritornò vicino a un’altra botte, decisa a fare dopo le scale. La prese con entrambe le mani, ma altre mani la afferrarono per il vestito e la bocca per non farla urlare. La trascinarono giù, dietro i barili, su alcune coperte scomode; qualcosa le premeva sulla schiena e non riusciva a vedere chi aveva dietro, poiché aveva la faccia premuta a terra.
- Zitta, non urlare o muori – disse una voce che apparteneva alla persona che l’aveva afferrata. Ad Akane sembrò una voce femminile, ma arrivava un suono ovattato ed era difficile capirlo.
- Cosa vuoi da me? – mormorò Akane, cercando di capire con chi aveva a che fare. Era spaventata, impaurita, non riusciva più a contenere lo stress di quella giornata infinita, ma non avrebbe buttato il suo orgoglio piangendo o urlando come una stupida.
- Che non mi disfi il nascondiglio. Che ne dici di rimanere qui, fare la brava e non urlare? – propose la voce, tenendola ancora giù.
- Non lo so, non è molto bello stare qui – biascicò la mora, cercando una posizione un po’ più comoda. La voce non sembrava volerle fare del male, a patto che non la facesse scoprire, ovviamente.
- Meglio delle fogne, fidati – sospirò stancamente.
- Chi sei? – si trovò a chiedere, prima che la razionalità la fermasse. Non aveva paura, nonostante capisse che avrebbe dovuto. Era una sensazione strana…
- Te lo dirò se esco viva da qui.
- Posso mettermi seduta meglio? Starei un po’ scomoda così – osò chiedere Akane, per poi pentirsene.
- Oh, sì... Penso che sia meglio se stai più comoda. Io non voglio fare del male a nessuno, ma non posso essere cacciata da qui – il suo tono era molto triste.
Akane si mise a sedere, facendo leva sugli addominali. Vide davanti a sé una figura incappucciata, con un mantello nero proprio come era abituata a vedere nei vecchi film; era minuta, piccola nonostante la forza con cui l’aveva trascinata giù a forza. Da sotto il nero luccicava qualcosa, sembrava una lama, forse era quella la cosa che premeva prima sulla sua schiena, ma a quel punto lasciò perdere il vestiario e girò il volto, solo per vedere un’altra figura nera. Il mantello si alzava e abbassava, come se respirasse, poi all’improvviso si sentì un grugnito.
- Accidenti. Aspetta un attimo – la donna, anzi, la ragazza (era troppo minuta per essere già adulta), scostò l’altra figura finché non smise di fare quei rumori compromettenti.
- Scusa, ma se russa così potrebbe farmi scoprire.
- Russare? Sta dormendo? – chiese Akane, scettica.
- Sì, anche con tutto ciò che succede riesce a dormire. È incredibile! Stava per farmi scoprire tantissime volte – brontolò, facendo vari gesti con le mani. In quei momenti Akane poté vedere i vestiti anonimi, sporchi e sportivi che aveva indosso l’altra. Un piccolo pugnale era davvero infilato nella cintura dei pantaloni.
La ragazza sembrava un tipo all’antica, quasi un samurai, se avesse avuto delle spade. Oppure poteva sembrare una bandita... ma a quella possibilità non voleva nemmeno pensarci.
Akane si avvicinò inconsapevolmente alla ragazza, cercando di guardare sotto il cappuccio. Lei se ne accorse e si nascose ancora di più. - Dopo ti farò vedere il mio volto, adesso potrebbero catturarmi.
- Perché? – chiese ingenuamente.
- Sono una ricercata, ma non uccido. Sono una bandita perché dico la verità, perché non mi adeguo alle regole impossibili che ci hanno costretto ad osservare. Rubo per vivere, nessuno mi dà lavoro. Almeno non qui – sorrise stancamente dopo aver spiegato.
Akane non sapeva cosa replicare. Lei sapeva dell’usurpazione dell’Alleanza, ma dopo abitava non c’era questo problema quindi non se n’era mai interessata molto.
- Bene, adesso basta aspettare un po’, giusto il tempo di partire – sussurrò la ragazza.
- Così tanto?
- Non ti preoccupare, non ci si metterà molto.
Akane non seppe che rispondere, la ragazza non disse altro. si accucciò di più accanto alla botte, cercando di trovare una posizione più comoda, ma era un tentativo inutile.



E adesso, dopo l'ennesimo AUGURI a Steph da parte mia e di tutta la ciurma che cerca il tesoro, si arriva ai ringraziamenti! Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nei preferiti, a quelli che l'hanno messa nelle seguite, a chi solo legge, ma, sorattutto, a chi commenta!
Risposte alle recensioni:
Stephany345_Chan: allora, felice della sorpresa? Spero davvero di sì! Non so se riusciamo a sentirci su msn, forse esco, ma sappi che ti penso tantissimooooo! Sta attenta agli zii! XDD Ti voglio un mondo di bene! AUGURI! (Tutti intano la canzoncina "Tanti auguri a te", alcuni lo fanno perché sennò vengono picchiati) Ci sentiamoooooo!
aryamuse: Fan?!? Addiruttura?! O.O Ne sono onorata! ^//^ (Maryku è tutta rossa) No, la voglio finire assolutamente! Ma non so quanto ci metterò. ^^''' Forse troppo, ma non mollerò! ^^ Sì, ho preso ispirazione da quel film, ma come vedi adesso è un po' cambiata la trama, non è affatto uguale! Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Grazie per avela messa tra i preferiti! ^^
Akane25: Sono sempre felic quando mi commenti *.* I due individui misteriosi si scopriranno nel prossimo capitolo, scusa se laso ancora il dubbio, ma non posso fare altrimenti XD Volevo lascire un po' di spazio ad Akane in questo capitolo! Ah, Gempachi e Hoitsu sono molto misteriosi, sì, quello è bello e dannato! ihihihih Sonofelice che ti sembrino IC, quella è la cosa che voglio ottenere di più! La trama, invece, a vote è un po' contraddittoria ^^''' Vabbé! SPero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Appena ho tempo leggo il tuo! ^^
AkaneSun:: Grazie mille dei complimenti! Ranma marinaio XD Sarebbe da farci un disegno! Peccato che non so disegnare bene ^^''' Continua a seguirmi ^__-

Bene, credo di aver finito. Alla prossimaaaa!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Stavolta ho fatto passare tantissimo tempo... Ma meglio dell'altro aggiornamento, sto migliorando ^^'''
Questo capitolo è breve, se avessi scritto di più avrei fatto passare un anno per pubblicare qualcos'altro, non questi 3 mesi e passa ^^''''
Spero di non fare lo stesso col prossimo capitolo. ^^''''
E adesso, vi lascio! Buona lettura!




Capitolo 12

Ranma saltò sul ponte della nave, sudato e stanco. Aveva i capelli appiccicati di una sostanza rossiccia e i vestiti unti.

Si girò intorno e non vide nessuno. A quanto pare Obaba si stava preparando alla partenza senza di lui, come al solito. Posò lo sguardo su un’unica botte posta vicino alle scale per scendere sottocoperta. Qualcuno doveva averla spostata per fare uno scherzo, tutti sapevano che le botti andavano nella stiva dalla parte opposta.

Si passò stancamente una mano nei capelli e, con un sospiro, mise a terra le buste di Akane e prese la botte facilmente.

- Ran-chan! Eccolo! È arrivato! – urlò Ukyo, appena salita dalle scale.

In tre secondi erano arrivati quasi tutti e lo fissavano con interesse.

- Ai-Len, cosa hai fatto in tutto questo tempo?

- Cugino, devo ringraziare chi ti ha ridotto così!

- Giusto, Taro! Ci dici dov’è?

- Il caro Ranma è solo mio, fermi voi altri! Ahahah!

- Ranma, preparati a essere sconfitto dal tuono blu!

Il codinato li guardò uno a uno con una gocciolina in testa. Non sapeva se lasciarsi andare a una risata o svenire lì, subito, così per un po’ sarebbe stato in pace.

- Ranma, non dovresti mettere a posto quel barile? – chiese Obaba, guardandolo con divertimento.

Il vicecapitano si rianimò e, con uno scatto, si scostò dai cinque che volevano afferrarlo per diversi motivi.

- Mi ero dimenticato di averlo in mano. Ma cosa sta succedendo?

- Nulla, assolutamente nulla.

Ranma era scettico, ma decise di non ribattere. Con Obaba divertita così, era completamente inutile.

Si voltò verso le botti e in quel momento fece cadere il suo barile per terra, restando completamene esterrefatto di fronte a ciò che vedeva. Non ci poteva credere. Era impossibile.

Certo, se lo aspettava, ma non… be’, non così! Non potevano essere più silenziosi, nessuno si era accorto, solo Obaba. Però…

Scosse la testa come se la figura incappucciata dietro le botti fosse solo un fantasma, o un’illusione creata da qualcuno, ma non era così.

Era reale, e forse questa era la cosa più strana.

- Ciao… - mormorò la figura con una voce flebile, sembrava stesse trattenendo le lacrime.

Ranma si accorse appena che Obaba fermò con il bastone Kuno, il quale voleva mandare via lo spirito maligno del mantello con la sua forza magnifica. Non capì nemmeno che Kodachi fu fermata dallo stesso Kuno che le cadde addosso con tutta la katana sguainata, (s)fortunatamente senza farle del male. Nemmeno sentì Ukyo e Shampoo gridare qualcosa, mentre Taro e Ryoga si tenevano pronti a combattere. Non sentì nulla, forse un flebilissimo russare. Ma si accorse, grazie al suo sesto senso, che Akane era dietro quelle botti, o forse era grazie al tessuto che si intravedeva. Fatto sta che quello servì a farlo riprendere dal suo stato di intorpidimento.

- Ciao… - disse fra i denti. – Ciao… Ti intrufoli sulla nave, ti nascondi per non farti scoprire, rapisci la persona che ti ha scoperto, spero che tu non le abbia fatto del male, e l’unica cosa che sai dire è ciao?! -

- E dai, non fare lo scorbutico! – rise lei, poi gli corse incontro, lasciando che il cappuccio rivelasse gli occhi azzurri come mari in tempesta, i capelli rosso fuoco, il naso leggermente a punta, la bocca socchiusa e le leggere efelidi sulle guance.

- Mi toccherà spiegare parecchie cose. Ukyo, va’ a chiamare tutti gli altri – disse, con la voce leggermente commossa, mentre la ragazza abbracciava e faceva cadere Ranma sul ponte.

- Obaba, credo che sia meglio se prima partiamo... – biascicò Ranma, in difficoltà per l’abbraccio irruento dell’altra.

- Come? Di nuovo? Santo cielo, mi farete diventare matta! Ukyo, cambia tutto, partiamo immediatamente! – appena ebbe finito di pronunciare queste parole, si sentirono delle grida provenire da poco lontano.

- Scusami... – sussurrò la rossa, secondo Ranma almeno ebbe la decenza di arrossire.

- Obaba!

- Sì, sì, lo so... – e, con un rombo potente dei motori, partirono a tutta velocità, appena prima che i creditori e i negozianti arrivassero.

 

 

- Così, tu ti chiami Ranko? - chiese Mousse.

- Esatto - rispose la rossa, dopo aver sorseggiato il suo tè.

- Non fare rumore mentre sorseggi il tè, figliola - la rimproverò il padre, dandole un pugno in testa.

- Ma se eri tu a fare rumore! - esclamò Ranko, restituendo il pugno.

- Basta voi due! - urlò Ranma.

- Cosa vuole da noi quel ragazzo? - mormorò il padre alla figlia.

- Non lo so. Che abbia messo a testa a posto? Mi sembra strano... - sussurrò l'altra.

- E smettetela! Tanto vi sento!

- Ranma, così ti verrà la pressione alta - si preoccupò Taro, facendo una vocina dolce e gentile.

- Sì, Ranma, devi star attento alla salute! E lasciali divertire! - rincarò Ryoga, per poi scoppiare a ridere.

- Smettetela! Parliamo seriamente per un attimo, vi prego!

- Io voglio stare in camera con Akane! - disse Ranko, prendendola per il braccio.

- Non puoi stare in camera con me! - esclamò Nabiki.

- Ma sì che posso! Tu starai da un'altra parte!

- Non voglio spostare le mie cose!

- Te le sposto io! E non fare la pigra!

- In realtà non ce n'è bisogno, in camera abbiamo tre posti - si intromise Akane, beccandosi un'occhiataccia degna di un assassino da Nabiki. Sembrava quasi un Oni.

Akane tremò da capo e piedi e si strinse contro Shinnosuke.

- Ah, quindi posso dormire con voi! -

- Mi fa paura – confessò Akane.

- Su, Akane, è pur sempre tua sorella. Sai com'è fatta... Ma come si chiama? - chiese Shinnosuke, facendo disperare ancora di più Akane.

- Ranko, potrai stare con noi a una condizione - disse Nabiki, alzando la mano e facendo vedere l'indice, che poi spostò verso Ranma. - Mi dirai tutti i segreti scottanti di Ranma!

- Ehi! Come vi permettere? - protestò Ranma, sbracciandosi. Non voleva che quelle due si alleassero, sarebbe stato troppo, un vero incubo.

- Affare fatto! - Ranko e Nabiki si strinsero la mano, di comune accordo.

- Un momento! Nessuno ci ha ancora spiegato chi è lei! – disse Shampoo, indicandola.

- Lo scoprirai! – rispose enigmatica la rossa.

- Obaba, ti sono grato per ciò che fai sempre per noi e per la tua ospitalità. Se ti disturbiamo, possiamo anche andarcene – ringraziò il padre, chinando leggermente la testa in segno di rispetto.

- Non mi ringraziare, tanto so che lo fai solo perché devi sfuggire ai creditori. Ti conosco, Genma. -

- Certo che la piccola Ranko è cresciuta molto, ma resta la solita racchia – disse Taro a voce alta, sorridendo quando la rossa si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.

- Shampoo, sei proprio lenta se non capisci chi è Ranko – le disse Sakiko.

- Secondo me è diventata proprio bella! – sorrise Ryoga, facendole l’occhiolino. Quella lo ringraziò con lo sguardo. Sapeva bene che non sarebbe cambiato nulla e, in un certo senso, questo la confortava, ma che almeno Taro le desse meno fastidio! Era sempre stato così, fin da piccolo, le piaceva prenderla in giro. Anche Ryoga, a volte, lo aiutava, altre invece, per compassione, difendeva la cuginetta. Ma mai una volta che Ranma la salvasse dal cugino, lui restava in disparte ad allenarsi, forse per questo era diventato il più forte. Però restava il problema che con Taro litigavano sempre.

- Oltre al tuo senso dell’orientamento inesistente ci metti anche la cecità?

- Adesso BASTA! – urlò Ranma, esasperato al massimo con chiunque sulla ciurma. – Se fra cinque secondi non siete andati tutti a svolgere le vostre regolari funzioni a bordo, giuro che vi lascio nello spazio senza cibo né acqua! -

Dopo quello sfogo di nervi, più per l’occhiata di Obaba a tutti che per non veder Ranma fumare di rabbia, si alzarono e in due secondi tornarono tutti ai loro doveri. Solo Akane e Shinnosuke restarono nella loro posizione, l’uno perché non ricordava qual era la sua funzione, l’altra perché troppo esasperata per muovere un solo muscolo.

- Akane… Tu adesso verrai con me! Dobbiamo allenarci, se sei più debole di Ranko vuol dire che non ti impegni abbastanza! -

- Come puoi dire una cosa simil… -

- Alzati e cammina! – la interruppe lui, andando verso la palestra.

- Akane, conviene che vai. Shinnosuke, tu lava i pavimenti – si intromise Obaba, sospirando. Il suo allievo era fin troppo esagerato, a volte.

- Va bene Obaba, ma solo perché me lo chiedi tu – con un ultima occhiata a Ranma, che sembrava non accorgersi che ancora non lo stava seguendo, si alzò e salutò Shinnosuke, augurandogli buona fortuna con le sue pulizie.

- Ma dove va Akane? – chiese Shinnosuke.

- Te lo spiego dopo – sospirò Obaba, chiedendosi se ci fosse un equipaggio più strano del suo.




Allora? Piaciuto? Fatemelo sapere! Ma adesso... Risposte ai commenti! 

aryamuse: Grazie grazie a ancora grazie! Io mi sono commossa a leggere il tuo commento... Qundo vedi che i lettori sono così affezionati a una fanfic ti si scalda il cuore! *.* Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo! ^^
AkaneSun: Ti ringrazio per il commento! Ah, no, adesso avrai capito chi ha rapito Akane, vero? ^^ XD Solo Shampoo non l'ha capito, e dire che di solito non è lenta... I capitoli saranno sempre più contorti, anche perché spesso non sono bravissima a scrivere ^^'''' Spero che il capitolo ti sia piaciuto!
Akane25: Adesso avrai capito chi è quella ragazza... ^^ Solo Shampoo continua a non capirlo, e dire che di solito non è lenta. Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! Non vedo l'ora di scoprire che scriverai su quei due che hanno rapito Akane XD
Stephany345_Chan: Sono contentissima che ti sia piaciuto il regalo! ^^ E spero che ti paicerà anche questo capitolo! XD Anche qui scene comiche ce ne sono, non tantissime, ma penso che si apriranno dei tempi bui per i personaggi XD Baciiii!
laurastella: Apprezzo che tu mi abbia detto ciò che pensi di questa fanfic, e sono conscia del fatto che il mio stile di scrittura sia molto infantile, ma ce la sto mettendo tutta per scrivere qualcosa di decente. Spero di migliorare e di riscrivere i primi capitoli, che sono davvero illeggibili.

E, dopo questo, ringrazio chiunque abbia messo la fanfic fra seguiti o preferite. Vi saluto! Alla prossima!

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