Convince myself that I love you...

di zaynsclouds_28
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I don't need you, I don't need anyone! ***
Capitolo 2: *** You'll come to the party with me, right? ***
Capitolo 3: *** What am I doing here? ***
Capitolo 4: *** 'Never ever give up' ***
Capitolo 5: *** Your 27th call. ***



Capitolo 1
*** I don't need you, I don't need anyone! ***


Convince myself that I love you…

1*             I don't need you, I don't need anyone!

Ero seduta sulla spiaggia. Il sole stava tramontando e il mare era calmo.
Solo io non riuscivo a trovare pace. Pensavo e basta. A me e alla mia vita.
I miei genitori erano sempre stati troppo distanti da me, oppure troppo assillanti su cose inutili. L’unica persona che mi voleva realmente bene era solo la mia migliore amica, Francy, che ora non si era potuta più iscrivere in classe con me….Indovinate perchè?? Perchè i miei non volevano.
“Devi farti nuove amicizie e vivere la vita, Emily!”, dicevano.
Beh, certo la concezione di ‘Vivere la vita’ per me era cambiata nel corso di 13 anni di vita, che mi ricordo solo come un riassunto di studio, studio e lacrime sul cuscino. Perchè mia mamma litigava sempre con mio padre quando ancora ero piccola per capire la gravità della situazione e, alla fine si sono lasciati…per sempre. E io non so nè saprò mai da che parte stare. Da papà?? Che quasi sicuramente si troverà presto una compagna? Nah…
Da mamma?? Che si autolesiona ogni giorno psicologicamente a causa di un carattere paragonabile a quello di un bambino di 5 anni? Direi di no.
Per ora mi limito a dividermi tra i due, perchè li amo troppo per lasciare metà della mia vecchia vita.
Ho bisogno di entrambi…ma non per essere felice. Perchè io non ho mai provato il vero sapore della felicità. Di un Natale in famiglia, trascorso davanti al fuoco, senza discussioni. Di un compleanno in famiglia, con tanti sorelle, fratelli e cugini.
Già, io sono anche sola. Sono figlia unica. Ed è destino, perchè anche ogni animale domestico che ho avuto mi è sempre morto davanti agli occhi dopo poco.
Cosa mi servirebbe per essere felice? Sentire quel calore nel cuore, che si prova quando sai di avere tutto ciò che ti serve a portata di mano.
Lo proverò mai? Non so….
E con un ragazzo? La risposta è solo una:
Io non so amare per prima. Devo innanzitutto sentirmi amata.
Non sono mai stata capace di amare.
Imparerò mai? Non so. Sono in mano al destino, o meglio a qualcuno che mi osserva dall’alto.
Sta di fatto che ora sto fissando l’oceano, stupendo, su una delle tante spiagge della cittadina di Portsmouth.
La mia città natale, in cui passerò come minimo altri 5 anni, perchè ora sono iscritta al liceo scientifico, alle mie spalle. Già è l’unico punto a mio vantaggio. Il liceo è proprio di fronte alla spiaggia, che io ho amato sin da quando mi portava mia nonna, che ora mi sorveglia dal posto migliore in cui si trova. Dove? Non so. Ma fidatevi a volte vorrei raggiungerla. Ma non lo faccio. Voglio trovare la risposta alla domanda di prima, prima di andarmene: 'Saprò essere felice?'
I miei pensieri vengono improvvisamente interrotti da un rumore di passi. Mi girai di scatto. La tranquillità non è mai stata il mio punto forte. Ero conciata a dir poco come una stracciona: capelli raccolti in una sottospecie di coda, converse bianche mal ridotte, jeans cortissimi e la mia maglietta preferita. “Never ever give up”, l’unica frase in cui ho sempre creduto…
Mi voltai e vidi un ragazzo, alto, fisico scolpito, e biondo. Ancora non riuscivo a scorgerlo bene, perché avevo il sole negli occhi e mi stavo vergognando altamente. Pronunciai un timido “Ciao”, non sapendo ancora a chi mi stessi rivolgendo. Devo dire che ero arrabbiata. E anche tanto. Odio essere interrotta quando rifletto, anche se la maggior parte delle volte è per deprimermi. Mi voltai un’altra volta e sperai in una rivelazione, che presto arrivò...
”Hey ciao? Tu sei…..!?”
”Ehm..con chi ho il piacere di parlare quest’oggi?” Adoro fare la sostenuta.
”Ah, beh anche per me è un piacere conoscerti, comunque sono Niall, Niall Horan.”
”Mm bene..Ciao.” Ora che si è accomodato accanto a me, lo vedo meglio. Indossa un paio di pantaloni da tuta e una larghissima canottiera che lascia intravedere i suoi muscoli scolpiti. Ha i capelli impregnati di gel e sembra alquanto sudato, ma ancora non l’ho guardato in faccia. Non ci tengo, o è quasi come se avessi paura di farlo…
”Vogliamo andare avanti così per un’ora, o mi faresti la cortesia di dirmi come ti chiami?”, disse mostrandomi 32 denti più che perfetti.
”Beh sai, ora non ne ho voglia, ma….” Mi girai, appena in tempo per scoprirlo impalato a guardarmi, sorridendo.
I suoi occhi. Qualcosa a parte.
Azzurri come l’oceano e, senza volerlo, mi ci persi ad ammirarli. Subito dopo, però, distolsi lo sguardo da lui…chissà quante volte aveva fatto questo giochetto con una ragazza.
”Ma dai, è solo un nome. E poi, io ti ho già vista. Sei la mia vicina, la ragazza che alle due di notte non riesce a dormire e che alza la musica a tutto volume. La ragazza che esce sempre prima la mattina per sedersi qui a pensare ed ammirare il mare e il sole che albeggia. Sai, per colpa tua ora anch’io vengo sempre qui verso sera, per non disturbarti, ma sapevo che prima o poi ci saremmo incrociati!”
”Ok, da quanto mi spii? E poi, se ci tieni tanto, io sono Emily, Emily Bennett...”
Glielo avevo davvero detto? Perché?
”Emily. Sai credo proprio che nonostante tu mi odi, sarai costretta a passare molto tempo con me. Se non sbaglio ‘Bennett’ era uno dei cognomi nella lista della 1B e, quindi, credo che sarai con me in classe, allo scientifico.”
”Oh..ehm, ascolta, te lo dirò senza tanti giri di parole…io non ho bisogno di te, né di nessun altro. So di farti pena, ma non ho bisogno del tuo aiuto..” Mi fissò confuso e indispettito.
”Non ho mai detto ciò, e poi, puoi fidarti di me. Credo che scopriremo di avere tante cose in comune!”
”Tipo…? Oh beh di certo questo no. Perché ora tu sei arrivato e io me ne sto andando. A mai più caro Horan, o come ti chiami!!” Dico sorridendo subdolamente. Lo squadro, mi alzo, recupero la mia vecchia borsa e corro via. Purtroppo, dato che la fortuna mi assiste sempre, inciampo in quello che sembra essere il suo zaino, ridotto non meglio del mio. Mi abbandono al fatto di dover cadere e dimostrare ancora una volta la mia goffaggine, ma sento due potenti mani prendermi al volo e mi ritrovo in braccio al caro Horan.
”Almeno lasciami accompagnarti a casa. Dobbiamo fare la stessa strada e poi….Forse non è così semplice badare a se stessi, non credi?!?”
”Solo perché mi fai un po’ pena..” Gli sorrido, con sguardo di sfida.
”Ok come vuoi, ma ricordati che anch’io come te non mollo mai. Sono un osso duro!” Mi sorride e mi fa capire di riferirsi alla mia maglietta.
”Mio caro Horan, fai come vuoi. Ma ti avviso, io non sono come le altre!” La mia voleva essere una provocazione, invece lui sembrava quasi più motivato di prima.
”Non dirlo a me, me ne sono accorto già molto prima di te. Sei speciale, Emily..”
Lo guardai a lungo, ma, alquanto spaventata, mi alzai di scatto e mi trascinai insieme al caro Niall verso casa, salutandolo con un’occhiata, che io definirei alquanto arrabbiata, nella quale però, lui sembrò trovare la voglia di continuare ad assillarmi per altri tre mesi. Stupida, stupida, stupida, ci stavo ricascando ancora!

Spazio Autrice
Ok…questa FF è nata in un momento di ispirazione
alle 00.17! XD
Cosa ne pensate? Volete un banner? Come?
E che ne pensate di Niall e di Emily? Futura coppia perfetta o no? *-*
Recensite e fatemi sapere, che il secondo capitolo è già pronto..! :)
Kiss Kiss
Malikina_36 *-* :))

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Capitolo 2
*** You'll come to the party with me, right? ***


Convince myself that I love you...

2*                                                       You’ll come to the party with me, right?

*capitolo chilometrico*

Io non sono mai riuscita a sopportare gli sbruffoni.
Mai. E mai ci riuscirò.
E poi, mi risulta che il caro Niall sia anche parte della band dell’istituto, i One Infection, Selection..ah no, i One Direction! Insomma, tutti sanno che gli artisti se la tirano più di chiunque altro al mondo. La loro musica non è male, è solo che non voglio essere una delle tante che sbava dietro a 5 ragazzi, che seppur carini, sono sempre uguali a tanti altri.
Ebbene sì. Oggi è il tanto temuto primo giorno di liceo.
Mi guardai in giro e, per mia fortuna, la prima persona che vidi fu Francy, che mi corse incontro senza nemmeno pensarci un minuto.
”Ed ecco qui la mia Emily. Allora come hai passato l’estate senza di me?”
”Che dire…da schifo a dir poco!! Ma perché mi hai lasciata sola proprio quest’anno, quando avevo bisogno di te e dei tuoi abbracci? Perché te ne sei andata da tua nonna a Doncaster e mi hai abbandonata a me stessa? Tutti sanno che io non sono affidabile..”
”Allora, primo: lo sai che è stata la nonna ad insistere e poi, ci sono andata perchè ho saputo che quel figo di Louis Tomlinson frequenterà le superiori lì e speravo di incontrarlo, lo sai!
Purtroppo, però non sono riuscita a vederlo. Stavo per accamparmi davanti alla sua villetta, ma niente! Le luci in casa sua erano sempre spente.”
”Ehm, Francy, mi dispiace ma non so cosa dirti, e poi come fai ad essere ancora innamorata di lui dopo 8 anni che non ti degna di un misero sguardo? Non ti sei stancata?”
Lei nemmeno mi rispose, alquanto irritata dalla mia domanda, sicuramente retorica. Francy non si stancava mai di seguire o importunare quel povero ragazzo, che mi risulta anche essere fidanzato con una certa Eleanor, oltretutto modella dell’Abercrombie.
Subito dopo mi girai, appena in tempo per vedere Niall che entrava dal cancello principale con lo stesso Louis. Francy, attonita per qualche momento, mi salutò in un millesimo di secondo e iniziò a correre verso i due ragazzi prescelti. Mi misi a ridere come una stupida: solo Francy è in grado di tirarmi su il morale in pochi gesti. La mia sorellona!
Stranamente decisi di andare a salutare anch’io quello stupido di Horan, del resto aveva passato ben tre mesi a tentare di tirarmi su il morale, per qualche stupido motivo, a me oscuro.
Mossi un passo, ma subito mi trovai di fronte alla squadra delle Cheerleaders al completo, con a capo Tiffany, quella bionda cotonata che non sopporto da ormai 10 anni…già, era con me all’asilo!
”Hey, Bennett, che ci fai da queste parti?”
”Oh beh sai mi sono iscritta a questa scuola, quindi ci vedremo tutti i giorni per altri 5 anni, che sono circa 1825 giorni, *tossendo* per mia sfortuna”
Tiffany era sempre stata la più antipatica e sfrontata della scuola e non riesco, né mai riuscirò a sopportarla. Se solo potessi le strapperei quei suoi bei capelli tinti uno per uno.
Lentamente, per farla soffire maggiormente.
Crudele? Mai abbastanza con lei.
”Oh Bennett, non iniziare a confondermi con la matematica dopo 3 minuti che siamo qui dentro.”
Wow, che donna!
“Sai, mi hanno appena preso come Cheerleader, capitano per l’appunto, quindi non ho bisogno di te e delle tue stupide battutine! Comunque, ho visto come guardavi il signorino Horan, ma sai non credo sia il tuo tipo…anzi, sono certa che sia tu a non essere il suo tipo, carina.”
Ok, il mio istinto omicida verso di lei stava aumentando.
”Beh, innanzitutto a me Niall non piace e poi, anche se fosse, quale sarebbe il problema? E’ la tua nuova conquista impossibile, cara la mia Tiffany?”
”No, cara, e gentilmente, chiamami pure Capitano e dammi del Voi.”
Contaci, strega cotonata!
“Comunque, no: ti pare che io mi abbassi a frequentare un tale chitarrista/cantante di una band sconosciuta? E’ la nuova cotta della mia migliore amica Jane..vero tesoro?”
Jane? Ma chi è?
Una ragazza spuntò dal gruppo di atlete in gonnella e appena la vidi capii. Lei, quella ragazza dai capelli rossicci e lentigginosa, dolce e timida e tremendamente somigliante a me.
La mia ex migliore amica.
Io e Francy la chiamavamo sempre Gremmith, che era il suo cognome. La adoravamo, eravamo letteralmente sorelle, finchè un giorno lei non decise di iscriversi alle Cheerleaders, per intraprendere un’esperienza nuova. Invece, lei ci abbandonò, come spazzatura di cui liberarsi, il tutto solo per diventare qualcuno di popolare. Il fatto che, però, al momento lei stesse cercando un fidanzato per mezzo di stupide minacce non mi sorprendeva affatto. Chissà come mai…
”C-Ciao E-Emily, giusto?”
”Si, Emily! Strano che ti ricordi il mio nome dopo 4 anni di indifferenza e menefreghismo totale!”
Gremmith sembrava quasi imbarazzata, impaurita, incapace di spiegarsi.
”Beh, basta momenti imbarazzanti. Tu, mia cara Bennett, non provare ad avvicinarti ad Horan e voi, muovetevi che dobbiamo ancora finire gli allenamenti prima dell’inizio della prima ora!!”
“Si si. A mai più, spero…”
Il gruppo si dileguò e io tirai un sospiro di sollievo.
Mi allontanai senza pensare a nulla, se non a quella frase.
”Non credo che tu sia il suo tipo, carina!”
Davvero? Tutto ciò mi lasciava senza fiato. Non il fatto di non essere la ragazza più indicata per Niall, cosa che già sospettavo, ma il fatto che mi interessasse. Ci stavo ricascando? Di nuovo?
Ero pronto a fidarmi di nuovo di un ragazzo? No. Non credo.
Beh, già che c’ero decisi di dirigermi di nuovo verso Francy che stava chiaramente infastidendo Louis e Niall. Quella ragazza non si arrende proprio mai, anzi rispetto a me è molto più indicata per indossare la mia maglietta. Beh, credeteci o no, era stata lei a comprarmi questo insulso pezzo di stoffa, che poi non è neppure tanto insulso, se mi stava cambiando l’esistenza...
Niall mi scorse da lontano e mi si avvicinò sorridendo. Mi fermai a qualche metro da lui e spalancai le braccia. Lui, allora, come illuminato, si bloccò e anticipò felice il mio abbraccio imminente. Io allora mi misi a correre, ma feci per schivarlo, convinta di saltare in braccio a Francy. Il problema è che Niall sembrò accorgersi del mio piano “diabolico”, se così si può definire, e mi prese al volo, stringendomi i fianchi.
Per poco, non mi misi ad urlare e lui iniziò a sghignazzare come un bambino di 2 anni, contento della conquista fatta.
”Hey, pensavi di farla franca, vero Piccola?” Esordì sorridendo.
”Prima cosa, non chiamarmi Piccola e poi mettimi giù immediatamente! Io mi stavo dirigendo da Francy, non da te Horan!” Urlai a dir poco.
“E chi sarebbe questa Francy?”, disse sorridendo sarcastico.
“Lei..la mia migliore amica!”
“…” Niall continuava a fissarmi confuso.
“Insomma, la pazza che ci sta spudoratamente provando con Tomlinson!”
“…aah! Dillo prima, Piccola!”, rispose ridendo.
”Si dai! Niall abbi pietà. E poi, ho una bella notizia per tutti, soprattutto per te Louis!”, disse Francy ammiccando e sorridendo stupidamente.
A volte penso che Louis sia al corrente dell’ossessione di Francy e che si prenda anche gioco di lei.
Povera Fra, ma a volte se le va proprio a cercare!
Niall mi appoggiò a terra dolcemente e si avvicinò pericolosamente al mio viso, che diventò immediatamente rosso peggio di un pomodoro. Mi sorrise e io lo allontanai, facendo leva sul suo petto con le braccia. Lui allora, mi guardò e mi bisbigliò qualcosa all’orecchio.
”Continua a fare la sostenuta, ma con me non funziona..ricorda io non mollo mai!”
Ma perché riesce a farmi impazzire, facendomi girare le scatole a tal punto?
Sorrisi di rimando, ma questa volta, nel suo sguardo non c’era senso di possessività, ma quasi dolcezza.
Stavo cambiando Niall Horan o lui stava cambiando me?
”Va bene ‘piccioncini’*fulminai Francy a dir poco*sono felice di annunciarvi che io, la nuova presidentessa del consiglio studentesco, ho organizzato un ballo di inizio anno scolastico!” Ormai stava urlando a tal punto che tutta la scuola l’aveva sentita e tutti battevano le mani entusiasti. Ci furono degli urli e dei fischi, subito zittiti dal suono della campanella d’inizio. Mi aspettavano 5 ore snervanti, ma riuscivo solo a pensare all’idea folle avuta da Francy.
”Beh, sospettavo che la scuola avesse tanti soldi da buttare, ma non a tal punto*disse Louis*comunque credo che inviterò Eleanor a questo ballo. La mia nuovo ragazza di Londra, così ve la presenterò!”
Non c’erano parole per descrivere la faccia di Francy in quel momento. Inutile dire che io e Niall ci mettemmo a ridere come delle oche, fino a quando…
”Oh beh, Emily, allora, verrai con me al ballo, no?” Sorrise Horan, sicuro di sé.
“NO, Horan. Te lo sogni!”, risi.
“Ma smettila, so che mi vuoi!”
“Si, hai ragione...ti voglio..”, dissi facendo gli occhi dolci.
Niall, alquanto sorpreso, ma felice, fece per incastrare le mie labbra con le sue, ma io lo fermai in tempo..
“Horan, io ti voglio...lontano da me!”
Lui rise. Se l’aspettava, ne ero certa.
“Me ne vado se mi prometti che verrai con me al ballo!”
“...”
“Avanti, non mi vorresti vedere con..”
“Va bene ok!”
Sapevo come aveva intenzione di finire la frase e avevo sinceramente paura che succedesse proprio quello.
Odio essere gelosa, ma sapevo che se lo avessi visto con un’altra ragazza, non l’avrei sopportato. Tantomeno se la ragazza fosse stata una Cheerleader, come Tiffany.
Si, lo dovevo accettare. Mi stavo affezionando...
“Siiiii!”, urlò improvvisando un salto da record.
“Ma...”, esordii subito dopo.
“Lo sapevo che non sarebbe stato così facile conquistare una come te. Comunque, qual è la condizione?”
Una come me? Una come? Come sono io?
“Ma..accetto solo che tu mi accompagni. Di certo non voglio che mi stia tutta sera attaccato, come se fossi...”
“..il tuo ragazzo? No, tranquilla non c’è problema!”
Già, peccato che forse neanch’io avevo accettato di buon grado questa condizione, nel profondo.
Ma allora, perchè anche nei suoi occhi io avevo visto un velo di tristezza?

Spazio Autrice
Zalve a tutte!! Ok, mi avete reso la ragazza più felice al mondo...
6 recensioni?? Tesori, vi amo! :3
Ringrazio Giulia66, GuggaOneD, ehimaliik, MiriDirectioner, Londonimhere, Simoncella00 e
Imtiredoffeelingalone, che mi fa sempre compagnia, come tutte voi! :)
Allora che ne pensate? Cosa succederà per voi al ballo?
Recensite, che ogni volta mi rendete felicissima! ^_^
Ah e al prossimo capitolo arriva il banner, gentilmente offerto da ehimaliik..!
Ahahaha mi sembra di essere in Media Shopping! XD
Ok basta ridere alla Nialler, vi adoro e saluto :*
Eli :33
 

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Capitolo 3
*** What am I doing here? ***


2

3*                                                       What am I doing here?

Lei colse la nota di meraviglia nella sua voce quando pronunciò il suo nome
e fu proprio questo, più di qualsiasi altra cosa, a farle capire
che quell’immagine era reale.
Nicholas Sparks -‘Il meglio di me

 
Ancora mi chiedo che cosa ci faccia io qui. In uno stupido negozio, oltretutto frequentato giornalmente da migliaia di ragazze che sotto al trucco non hanno nemmeno una faccia.
Perché mi trovo qui? Beh, in teoria Francy mi ci ha trascinato per scegliere il vestito da indossare stasera al ballo d’inizio anno, ma al momento mi sto rigirando i pollici mentre Fra gira per il negozio a piedi scalzi alla ricerca dell’abito perfetto’. Che poi idea più stupida non poteva uscire da quella testa matta della mia migliore amica..
Le voglio un mondo di bene, ma non nascondo che a volte vorrei sotterrarla.
“OK, Emily ora che abbiamo trovato l’abito perfetto per me, ci dedichiamo al tuo, ok?”
“Si, ma ti ricordo che tu ci hai messo 2 ore e io non ho intenzione di passare più di cinque minuti in un camerino con un vestito stretto e scomodo, chiaro Fra?” Le sorrisi alquanto irritata, ma lei non si arrese.
“Lo so, ti conosco Emy, ma so anche che in realtà nel profondo, sei felice di poter apparire bella agli occhi di Horan, quindi ora io ti abbraccio, tu non mi strozzi o tenti un omicidio e cerchiamo velocemente il vestito. Vedrai che poi mi ringrazierai”
Ma come faceva? Era in grado di rigirare la frittata perfettamente, facendo oltretutto in modo che io mi sentissi in colpa al posto suo. Ma, in fondo, sapevo che aveva ragione lei, anche se ancora non l’avrei ammesso a me stessa.
“Ti adoro Fra..” dissi saltandole in braccio.
“Anch’io Emy e lo sai che sarò sempre qui per te, ma ora basta smancerie e fila in camerino che ho già pronta una vasta scelta di completi, collezione primavera-estate 2013 e…”
Ok, evitando di parlare delle infinite descrizioni di Francy riguardanti ogni abito da me indossato, passiamo a 2 ore dopo, a casa mia…
Avevo appena terminato di sistemarmi i capelli, da sola, perché Francy aveva deciso di voler arrivare alla festa con un altro ragazzo per far ingelosire Lou, che ricordo arriverà con la fidanzata Eleanor, modella per niente paragonabile alla povera Fra, quando all’improvviso mi resi conto che era tardissimo. Niall sarebbe passato di lì a poco a prendermi ed ero abbastanza in panico.
Mi infilai in fretta e furia il vestito ‘prescelto’ (http://img.alibaba.com/photo/700727465/Beautiful_Cheap_Latest_Designer_Elegant_Short_Front_Long_back_chiffon_Bridesmaid_Wedding_Dress_2013.jpg ), mi misi un trucco leggero ma indispensabile e corsi a specchiarmi, ma quando mi guardai mi resi conto di un minuscolo particolare.
Non ero io.
Quella ragazza allo specchio con i capelli perfettamente raccolti in un rigoroso chignon, tacchi di almeno 12 cm e vestito rosa confetto, non ero io.
E io non mi piacevo così né tantomeno sarei piaciuta a Niall. No, aspetta…cosa c’entra Niall? Niente, vero Emy? Dai, concentrati su di te ora!
Mi rimanevano solo 10 miseri minuti, ma ci riuscii. Mi sciolsi i capelli e li lasciai mossi, dandogli una spazzolata veloce, infilai un paio di ballerine bianche eleganti di una cresima e il vestito dimenticato che mi regalò mia nonna da piccola…
“Quando lo indosserai da grande, sarai come Cenerentola e i tuoi sogni diventeranno realtà!” diceva.
Nonna forse non sapeva che io odiavo le principesse Disney da sempre, ma era certa che quella frase mi sarebbe rimasta impressa, come anche il vestito che, velocemente indossai  (http://i43.tinypic.com/2vdoh6q.jpg ).
Per me, ero perfetta. Per gli altri non lo sarei mai stata e questo a me bastava.
In quell’esatto istante il campanello suonò e mi misi un paio di orecchini, raccogliendo contemporaneamente la pochette color vaniglia scelta da Francy e mi fiondai alla porta.
La aprii tutta trafelata e mi ritrovai davanti un Horan, tutto in tiro, con un mazzo di fiori in mano e il suo solito sorriso smagliante.
Mi venne spontaneo sorridere alla vista della faccia sorpresa di Niall, ma per rompere il ghiaccio decisi di sdrammatizzare un po’ la situazione, alquanto imbarazzante.
“Ciao Horan, non commentare, chiudi la bocca che entrano le mosche e andiamo. So di sembrare un confetto!”
Chiusi poco dolcemente il portone e mi diressi verso la sua BMW parcheggiata malamente sul marciapiede.
Niall, rimasto immobile di fronte a casa mia e incapace di intuire la situazione, si svegliò e mi corse incontro ridendo.
“Ecco Emily, i fiori sono per te! Li ho scelti personalmente e…sei bellissima!”
Sorrisi, stupita, ma non esitai a ribattere.
“Oh Niall, su non mentire: sembro veramente una bomboniera…”
“Io ti avrei più paragonata ad un angelo, ma dipende dai punti di vista”
Ci rimasi di stucco, era un altro dei barbatrucchi di Niall e risi spontaneamente, prendendo in mano gli splendidi fiori e salendo sul sedile del passeggero. Erano camelie, le mie preferite in assoluto.
Il viaggio in auto fu breve e trascorse fra qualche sorriso rubato e sguardo veloce da parte di entrambi. Niall così sembrava un principe, ma io non sarei mai stata la sua principessa. Me lo sentivo e non era per niente un bel presentimento.
Non facevo altro che pensare alla condizione che avevo imposto a Niall. Insomma, per l’intera festa non sarebbe potuto rimanere con me.
Scendemmo e arrivammo di fronte al cancello principale.
“Beh, Emily sei bellissima…”
“Grazie, ma l’hai già detto Horan e, piuttosto, grazie a te per avermi accompagnato e buona serata”, risi ma la mia risata aveva, come dire, un retrogusto di amarezza. Non me ne stupivo…
Niall mi guardò rattristato, ma le parole ‘Dai, resta con me stasera’ proprio non sembravano voler uscire dalla mia bocca. Così, Horan se ne andò rivolgendomi un ultimo sguardo ed io rimasi lì da sola a maledirmi mentalmente, finchè non decisi di entrare nella palestra della scuola.
La prima che scorsi fu Francy che, però non sembrò notarmi perché impegnata a cercare con lo sguardo Lou e Eleanor, nonostante fosse abbracciata ad un altro ragazzo. Meglio per me! Se avesse scoperto il mio cambio dell’ultimo minuto mi avrebbe a dir poco squartata viva…
Mi diressi così verso il bagno dove incrociai una ragazza che sembrava piangere sconsolata in un angolo della sala. Mi diressi da lei.
“Ehi, ciao cos’è successo? Come stai?”
Lei alzò la testa e scorsi il suo trucco scuro colato sulle sue guance paffute. Era la Gremmith.
La voglia di alzarmi ed andarmene era troppa, ma non lo feci. Non l’avrei abbandonata anch’io.
“Grem..volevo dire Jane, c-che succede?” tentai di sorridere, ma lei sembrò ricominciare a piangere maggiormente.
“Niente, insomma Emily, vai pure a divertirti e non perdere tempo con me. Io sono inutile…ha ragione Tiffany, lo sapevo!”
La guardai mentre sminuiva se stessa e mi sedetti di fianco a lei, cercando di confortarla.
“Tiffany? Tiffany non si merita nemmeno una parte della persona che eri e che sei ancora Jane. Sei dolce, gentile e una persona che è nata per essere l’amica perfetta.”
Lei sorrise e così, incominciammo a parlare a lungo, come una volta. Quando entrambe avevamo bisogno dell’altra per essere motivate ad andare avanti.
“Jane, scusa ma toglimi una curiosità. Che cosa ti ha portato a piangere così, o piuttosto, chi?”
Da un po’ Jane aveva smesso di piangere, ma questa domanda sembrò rabbuiarla.
“Beh, sicuramente tu sai che io ho sempre avuto un debole per Niall. Ma, nell’ultima settimana vi ho visti così affiatati e ho subito pensato che la mia è solo una stupida cotta passeggera, mentre tu e Niall siete perfetti, davvero. E non mentire, perché so che non solo lui ti adora, ma che anche tu provi qualcosa per lui…”
Non smetterò mai di dire che le amiche sanno cose su di te, che tu stessa non conosci.
Ma aveva ragione. E anche io. Lei non aveva mai smesso di essere la mia migliore amica. Lo sarà per sempre.
“Io non so cosa dire…” non riuscivo a guardarla in faccia, perché forse non ero mai stata alla sua altezza.
“Aspetta, ma non ho ancora finito. Beh, quando ho riferito tutto ciò a Tiffany, lei non l’ha minimamente accettato e mi ha cacciata dalla squadra, ma la cosa peggiore è che ce la farà pagare…”
“CE la farà pagare? A noi?”
In quell’esatto istante alzai la testa, appena in tempo per scorgere in fondo alla sala Tiffany che stava baciando Niall, che non sembrava affatto dispiaciuto della situazione.

Spazio Autrice
*salta come una stupida* Ma ragazze, io vi adoro!! *-*
5 recensioni mi fanno vivere in paradiso, davvero!
Allora, finalmente abbiamo il banner di ehimaliik che è stata un tesoro!
Grazie a tutte per esserci sempre, perché mi rendete felice :)
Beh, ditemi ancora una volta com’è il capitolo!?
Commentate l’accaduto e il banner, se volete ;)
Ringrazio anche coloro che mi seguono e chi visualizza!
Vi chiedo scusa in anticipo perché devo partire e ritornerò lunedì prossimo,
così potrò solo rispondervi, ma non aggiornare.
Non mi uccidete per il ritardo del capitolo, ma volevo fosse speciale! (spero lo sia u.u)
Grazie a tutti ancora una volta e vi adoro! ^_^
Eli :33

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Capitolo 4
*** 'Never ever give up' ***


*IMPORTANTE! Leggete:
1. Il capitolo è più lungo del solito, quindi buona lettura a tutti/e :);
2. Soffermatevi, a termine capitolo, sullo ‘Spazio Autrice’. Ci sarebbero novità…*

2

4*                                                      ‘Never ever give up

“Penso che tu  e un vero e proprio delinquente siate più simili di quanto credi.”
“Ed è un bene, oppure un male?”
“Io sono ancora qui con te, no?”
Nicholas Sparks –‘Il meglio di me’

Io lo sapevo. Lo sapevo e lo sapevo.
Continuo a ripetermelo mentre corro fuori dalla palestra con le ballerine in mano e quel poco mascara colato sulle mie guance, rigate ormai da una manciata di minuti da decine di lacrime amare.
Come avevo potuto? Non lui, ma io. Mi ero ripromessa di non sviluppare aspettative su Horan, e non le avevo avute sin dall’inizio. Ma il mio cuore non doveva deludermi ancora. Non così facilmente.
Era bastata una settimana, due smancerie, un visetto da angelo e qualche lusinga per distruggere le mie barriere. Ma il punto è che era proprio di quello che mi ero innamorata.
Del suo modo di farmi sciogliere con un solo sorriso, delle poche parole che mi facevano dubitare di anni passati ad odiare me e il mondo lì fuori, delle sue braccia che ogni volta sembravano proteggermi dal dolore della mia vita che senza di lui aveva poco senso.
Merda.
L’ho detto vero? Ho detto che lo amo?
No? Beh era sottinteso. L’avevo saputo da quando mi aveva disturbata quella sera sulla spiaggia.
E quello era esattamente il posto in cui mi stavo dirigendo. Non avrei saputo dove altro andare. O forse perché in cuor mio speravo che Niall provasse almeno a venirmi a cercare.
Dopo avermi ucciso.
In tutti i sensi.
Mi sedetti su un masso poco lontano dal ‘nostro posto’.
E aspettai. Per 3 lunghe ore.


***


Ormai era l’una di mattina.
Speranze? Esaurite.
Feci per alzarmi, delusa e sconsolata, quando scorsi da lontano un’ombra indefinita di quella che sembrava essere una donna.
Accade tutto come un flash, in pochi attimi.
Mi alzai lentamente quasi avessi paura di perderla di vista e mossi un passo ancora con le ballerine nella mano destra ben tesa. Feci per avvicinarmi, ma la donna sembrò allontanarsi, anzi muovere un passo contrario al mio ogni volta. Di colpo iniziò a camminare ed io la seguii, guidata da un’inquietante sensazione che però m’incuriosiva allo stesso tempo.
Camminammo per un po’ per il lungo mare, sempre a distanza calcolata di una decina di metri fino a quando non si allontanò dalla spiaggia e s’inoltrò nelle stradine di Portsmouth. Di colpo, nonostante sapessi dove mi trovavo, mi resi conto che la donna era sparita nel nulla e che ero capitata da sola nel retro di un bar vicino al liceo.
La musica era alta ed assordante e sentivo urla provenire da diverse direzioni. Ero alquanto spaventata, essendo appunto una quattordicenne nei pressi di una discoteca stracolma di ubriaconi e ragazze dal vestito facile. Insomma, di tante Tiffany.
Mi girai di scatto per tornare verso casa, quando mi sembrò di scorgere un’altra ombra.
Questa volta ero veramente spaventata, ma ero quasi certa che la figura distesa malamente per terra fosse vera.
Avanzai e mi sembrò di sentirla lamentare.
A quel punto abbandonai le mie ballerine e corsi verso quella direzione. Dovevo aiutare chiunque fosse in quella situazione. Anche se fosse stato un delinquente appena uscito di prigione. O peggio, Tiffany.
Ce l’ho con lei? Nooo. Giusto un po’. Okay a morte.
Mi accasciai accanto al corpo dolorante e lo spostai di poco verso la luce di un lampione lì vicino per scorgere il volto della vittima, che sembrava ricoperta di lividi e graffi che avrebbero causato diverse cicatrici su tutto il corpo.
Cosa?? Cosa?
Niall….Niall Horan.Tanto sangue.Appena svenuto.
Merda. Alla seconda…


***


Fantastico! Ora ho ancora paura. Paura….di che cosa?
Di tutto, principalmente di Niall e delle sue condizioni.
Cosa gli era successo due ore prima, o meglio, cosa era successo a ME da spingermi a trasportarlo fino al più vicino ristorante, chiamare aiuto e venire in ospedale con lui?
Ora sono qui, con Horan, in una delle innumerevoli stanze buie dell’ospedale di Portsmouth.
Adoravo questo posto da piccola, perché i medici erano sempre stati molto gentili con gli altri bambini e anche con me quando mi ero fratturata il polso all’età di sette anni. Poi, iniziai ad odiarlo quando, proprio nella stanza accanto, mia nonna, considerata fin dal giorno precedente un ‘caso archiviato’, morì miseramente dopo un insulso anno di chemioterapia. Come dimenticare…
Per questo piangevo, piangevo e piangevo.
Ma forse anche per Horan.
Non riuscivo a sopportare il fatto di vederlo così. Non lui.
Era lì sdraiato, pallido peggio di un cadavere, con troppi cerotti per poter intravedere il suo viso perfetto che non lasciava tralasciare altro che dolore soffocato da una smorfia, che non aveva niente a che vedere con i suoi soliti sorrisi mozzafiato.
Nemmeno i suoi capelli tinti alla meno peggio gli davano la sua solita aria da rockstar internazionale, ma adesso erano malamente scompigliati sulla sua fronte.
Però, a guardarlo meglio, era sempre lui, anche con un malmesso camice ospedaliero e alcuni tubi attaccati al suo petto, principalmente sulla parte destra.
Già…destra. Sembrava fosse stato tutto precedentemente calcolato.
A destra i tubi, a sinistra la mia mano poggiata sul suo cuore, per controllare periodicamente che battesse ancora.
Per me e non per Tiffany.
L’altra mia mano? Intrecciata alla sua.
“Gentilmente, Signorina, mi ripeta ancora una volta il suo nome e il suo recapito telefonico”
Un medico era appena entrato in sala. Era sulla ventina, un ragazzo insomma, ma aveva uno sguardo serio e distaccato.
“I-io sono…Emily, Emily Bennett”, i singhiozzi mi impedivano di parlare senza balbettare, ma nonostante questo sorrisi ripensando che Horan, la prima volta che ci eravamo conosciuti, si era presentato nello stesso modo e con lo stesso tono.
“Molto bene e il suo numero telefonico è 3415678901, giusto?” mi fissò insistentemente per qualche istante, mentre riportava i miei dati su una cartellina di un blu acceso.
“Esatto”, sospirai sovrappensiero.
“D’accordo e, mi dica, lei è…?”
Colsi al volo il significato di quella domanda.
Il punto era: chi ero io? Per Niall?
“Sono…una sua cara amica, diciamo...”
Lui mi guardò poco convinto e aprì la bocca in procinto di cacciarmi, ma io lo precedetti.
“IO NON ME NE VADO! NON SO DOVE SIANO I GENITORI DI NIALL, MA SE NON SONO QUI CI SARA’ UNA SPIEGAZIONE PLAUSIBILE E, NON ESSENDOCI NESSUN ALTRO, IO NON LO LASCIO SOLO, OK? OK. IO LO…”
amo?
“…ci tengo, insomma!” mi corressi abbassando decisamente il tono di voce.
Ora piangevo ancora di più ed ero certa che il dottore avrebbe pensato di avere a che fare con una quattordicenne incontrollata, in preda agli ormoni. Che forse ero, ma tralasciamo.
Il medico mi fissò a lungo prima di rispondere alla mia paranoia di poco prima.
“Dimmi, che cos’hai, ehm..Emily, giusto?”
Ma era così difficile ricordare un nome di cinque lettere?
Guardò velocemente la cartellina e si sedette accanto a me.
“Nella stanza accanto è morta mia nonna, tre anni fa e ancora non riesco ad accettarlo. Le volevo troppo bene per lasciarla andare così presto…”. Sorrisi sconsolata.
“Mi dispiace”
Continuò “Solo per questo?”
Wow, aveva ragione la mamma, allora: ero davvero un libro aperto per tutti!
“Non lo so. O forse si, ma…”
Il signor Climby- così si chiamava da quanto riportato sul cartellino del camice bianco- mi bloccò e fece per rialzarsi.
“Non sei costretta a rispondere. Non credo che tu debba ammetterlo a me.”
Indicò Niall e si soffermò di nuovo sulla mia figura. Inevitabilmente capii e il dottor Climby uscì dalla stanza, fermandosi però sullo stipite della porta bianca.
“Ah e, Signorina Bennett, rimanga pure qui quanto vuole…” mi sorrise, ma sembrò quasi combattuto nel pronunciare quelle parole.
Cosa mi nascondeva, anche lui?
Mi girai nuovamente ancora in lacrime, ripensando alla marea di interrogativi a cui non avevo risposta.
Perché Niall era qui? Chi era quella donna che mi aveva condotto da lui? Perché era scomparsa nel nulla? Perché non ho un istinto omicida verso Horan, che ricordo ha baciato quella specie di ippopotamo in parrucca al ballo?
Tornai a fissare il ‘piccolo’ Niall.
A guardarlo mi sentivo in colpa IO per avercela con lui, che quasi involontariamente mi aveva spezzato il cuore poche ore prima.
Sapete quelle ragazze che quando raccontano le loro storie d’amore passate, pronunciano orgogliose la fatidica frase: ‘Sono fiera del mio cuore perché è stato spezzato, bruciato, distrutto, ma ancora funziona’?
Ecco, io non ho letteralmente idea di quello che ciò voglia dire! Infatti, il mio piccolo cuore batte quasi per miracolo per tenermi in vita e sono certa che se mai un giorno- che forse era già arrivato…-comincerà a battere per qualcun altro e poi si spezzerà, ci sarà ben poco da fare.
Per questo ho paura di innamorarmi e, soprattutto, di essere felice. Con un ragazzo, magari.
Però Niall era…
Era perfetto. Troppo perfetto. Più perfetto di me quando tentavo invano di truccarmi davanti ad uno specchio come una modella esigente e viziata.
Beh…mi ero innamorata. Troppo chiaro per negarlo ancora. Tutto amavo di lui. Dai suoi migliori pregi ai suoi difetti più oscuri, che però non avrei saputo elencare.
Forse perché erano praticamente inesistenti, ma tralasciamo.
Ora, forse per la stanchezza, la sua faccia mi sembrò sorridente e decisi di lasciarmi andare a lui e al mondo dei sogni solo alle tre di notte.
Mi sdraiai quasi completamente accanto a Niall, non curante che i fili attaccati fino a qualche ora fa al suo corpo potessero spostarsi, o peggio, staccarsi.
Ero certa che non sarebbe morto per una flebo rimossasi accidentalmente e mi accoccolai al suo petto che andava affannosamente su e giù.
Così potevo controllare meglio che respirasse, no?
Si, certo Emily! Per quello ti trovavi abbracciata ad Horan, non ancora sveglio, in un letto d’ospedale…
Ciò che più mi stupì in quel momento era che, esattamente sul suo cuore, sotto il punto su cui si trovava la mia mano, Niall era stranamente gonfio ed arrossato.
Un tatuaggio.
Che risaliva molto probabilmente a non più di una settimana prima.
‘Never ever give up’
E una sigla, ‘T+N’ ,poco sotto.
Era la mia frase e lui l’aveva incisa sul cuore e ciò mi faceva completamente sciogliere dalla dolcezza, ma leggere la T vicino alla N mi toglieva il respiro.
Un’accoltellata senza preavviso.
Perché la T come Tiffany- e come quella parola che sottintende sgualdrina- e non la E, come Emily?
Con questo pensiero mi addormentai, ma non mi passò nemmeno per la testa l’idea di potermi spostare per questo motivo dal letto di Niall.
Non mi interessava rompere i miei schemi di ‘ragazza allergica ai ragazzi e al mondo’.
Non avrei mollato.
Non questa volta.


Spazio Autrice
Ciao a tutte! :)
Dunque, innanzitutto vorrei ringraziarvi ancora una volta perchè siete fantastiche e dirvi che aggiornerò prestissimo anche ‘This song made our life’!
Allora, vorrei sapere sinceramente che cosa ne pensate di questa FF e se ne valga la pena di continuarla..siate sincere, mi raccomando!
Oggi, un ringraziamento speciale va a Londonimhere che mi aiuta sempre e mi perdona tutte le gaffe XD.
Il banner di ‘This song made our life’ l’ha preparato lei, sapete?
Beh grazie a tutte e vi consiglierei anche di passare da ‘Blue rose’ sempre di Londonimhere,
perché credo vivamente che quella storia meriti più recensioni o, perlomeno, visualizzazioni!
Vi ringrazio ancora con tutto il cuore e vi prego di recensire e commentare anche l’accaduto!
Non uccidetemi per il ritardo XD
Sempre grata…
Eli :33
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Your 27th call. ***


*Ok vi chiedo scusa in ginocchio per tutto e prego con tutta me stessa che possiate leggere almeno questo capitolo. Ecco un piccolo riassunto della storia per chi se ne fosse dimenticato nel mese (già un mese?!? Ops.) trascorso senza aggiornamenti:
Emily è una ragazza confusionaria, lunatica e depressa per la recente perdita della nonna. Ha da pochi mesi conosciuto un ragazzo, Niall, che sembra cotto di lei e che vuole convincerla a fidarsi di lui, nonostante i soli 14 anni d’età. Lei sembra addolcirsi dopo diversi giorni, ma al ballo scolastico, Niall bacia Tiffany, l’acerrima nemica di Emily. A lei si spezza il cuore e decide di scappare, ma nel tornare a casa, si accorge di Niall mal conciato disteso a terra, grazie alla presenza di una figura nell’ombra. Emily lo accompagna all’ospedale, passa la notte con lui e prima di addormentarsi nota un tatuaggio sul petto di Niall: ‘Never ever give up’ e uno strano ‘T più N’. Niall avrà forse voluto esprimere con quel tatuaggio l’amore per Emily o per Tiffany? E che cosa era successo la sera prima? Scopriamolo…*

2

5*                                                          Your 27th call.

‘Non aveva mai avuto la sensazione che ci fosse qualcosa
che non andava in lei, a parte il suo precario stato emotivo,
un tornado di ormoni ed immaturità che lasciava
dietro di sè solo distruzione...’
Nicholas Sparks-“L’ultima canzone”

 

Niall’s POV

Che giornata magnifica oggi! Veramente formidabile.
Ieri mattina il meteo prometteva pioggia nel pomeriggio, ma per ora, dalla finestra di quello che suppongo sia l’ospedale cittadino, non riesco a scorgere nemmeno una nuvola. Solo sole e cielo azzurro. E il sole mi ha sempre messo di buon umore, sin da piccolo, come il cibo del resto.
Anche se, a dirla tutta, c’è qualcosa che mi rallegra più di tutto oggi, addirittura più della vista di un’invitante ciambella sul mio comodino, il che è strano. Di che cosa, o per meglio dire, di chi parlo?
Di Emily russomentredormo Bennett, di chi altro.
A parte gli scherzi, è davvero bellissimo vederla accoccolata a me e, in tutta sincerità, spero anche che Emy abbia notato il tatuaggio che feci fare solo pochi giorni fa, per lei. Certo, fra i miei piani, non c’era quello di mostrarglielo in questa circostanza, ma tralasciamo.
Ero sveglio da almeno cinque ore, se non erro, e di conseguenza  avevo potuto ascoltare l’intera conversazione che la MIA Emily aveva avuto poche ore prima con quello pseudo-medico. Il che, aveva risvegliato in me molta gelosia ma anche speranza, quella speranza che mi spingeva nonostante tutto ad amare Emily dopo mesi di indifferenza, con la debole consapevolezza che lei ricambiasse il mio amore.
Quel suo ‘ci tengo’ che però nascondeva un tanto sospirato ‘lo amo’, per me e per le mie farfalline nello stomaco in subbuglio, era stato come una bomba inesplosa. Già, per me, quella notte trascorsa in un lurido ospedale era stata la più bella di tutta la mia vita, nonostante non mi fosse stato possibile altro che metterle una mano su un fianco in un abbraccio alla Horan.
Avevo passato già una notte con una ragazza l’anno scorso, a far tutt’altro che dormire, ma le sensazioni che mi provocava solo il fatto di avere accanto questa mia bella testona, non erano per niente paragonabili ad alcuni ormoni impazziti per una stupida- benmessa- dodicenne.
Con un minimo movimento, ma con uno sforzo all’apparenza lento e complicato, mossi la testa, ancora intontito da tutte le flebo e dal fatto che non mi ricordassi niente della sera prima a causa dell’alcool, e baciai dolcemente Emily sui biondi capelli scompigliati.
Lei mugugnò qualcosa e lentamente aprì quei suoi occhioni color cioccolato che mi avevano fatto innamorare.
“Buongiorno…” bisbigliò lei sbadigliando placidamente, con una voce impastata dal sonno e dalle lacrime.
Aspetta…lacrime? Emy aveva pianto? Per me?
“Buongiorno a te e ben svegliata, Piccola. Come hai dormito all’albergo pluristellato ‘Horan’, stanotte?”
Lei sorrise impercettibilmente. “Mh…niente male.”
Buon segno, pensavo peggio. Niente offese.
“Bene, perché è il momento di dare la mancia al sottoscritto. Dunque, un bacio a stampo è cinque euro, bacio alla francese potrebbe valere una banconota da dieci e sulla durata del tutto possiamo negoziare in seguito.”
Lei sembrò in un attimo ricordarsi di essere comodamente sdraiata su di me, cioè un ragazzo mezzo nudo, e si tirò velocemente in piedi.
“Aspetta un attimo, Horan. Non ho mai lasciato la mancia al letto in quattordici anni, sai.”
Ora la sua espressione era completamente cambiata, forse in meno di un secondo. Era seria, ma i suoi occhi brillavano alla luce del sole come mai avevano fatto. Non avevo la minima idea di ciò che questo significasse, però era bellissima. Quel castano scuro delle sue enormi iridi era diventato ambrato, quasi mielato e devo ammettere che se dopo dieci secondi, non si fosse decisa a rivelarmi i suoi sentimenti, mi sarei sentito male. Già m’immaginavo: ‘Decesso per vista di troppa perfezione concentrata in un solo sguardo’.
“Però io sono abituato sin da piccolo, a lasciare i verdoni SUL letto dell’hotel.”
Va bene, forse non era il momento adatto per scherzare. Devo spiegazioni, vero Bennett?
Lei sospirò e cominciò lentamente. “Niall, ascolta, cosa è successo esattamente ieri sera?”
Niente vie di fuga, ancora una volta. Lo leggevo dal suo sguardo. Fisso, serio e sicuro di sé.
“I-io non mi ricordo sinceramente. So solo di aver baciato verso fine serata quell’ippopotamo tinto e di averti visto scappare immediatamente fuori dalla palestra.”
Ehm, nella mia testa suonava molto meno crudele di quanto non fosse già questa frase di per sé.
“Già…il più grande errore della mia vita.”
Ecco. Scacco matto.
Che cosa? Beh, queste parole non uscirono solo dalla mia bocca, ma anche da quella di Emily.
Io mi riferivo ad aver baciato contro il mio volere Tiffany, ma lei cosa..?
“Emy, no ti prego lasciami spiegare…”
“No. Sai a cosa mi riferisco IO? Il più grande errore della mia vita è stato fidarmi nuovamente di te, anzi di uno come te. Che stupida che sono! E poi, si vede ad occhi chiusi che non ci tieni, Horan. Non spiegare niente che è meglio, mi risparmio la tua scontata scusa. Eri per caso ubriaco? O ti hanno costretto dicendoti che ti avrebbero tolto il gel per capelli se non l’avresti fatto? No, aspetta, fammi indovinare: ti ha minacciato l’FBI, vero?”
Ora mi stava urlando conto, senza controllarsi. E la capisco anche, purtroppo. E’ tutta la rabbia che Emy aveva soffocato da ieri sera.
“No, ti prego. Sai anche tu che non avrei mai potuto…”
Cercai di calmarla utilizzando una voce pacata, ma non credo abbia funzionato granchè in quel momento.
“Oh ma stai zitto Horan, fammi questo favore!”
Mi chiamava ‘Horan’. Brutto segno.
“Ehi ehi, Signorina Bennett le avevo chiesto di non infastidire il paziente fino a quando non sarà nelle sue piene capacità mentali. Ora la smetta, chiaro?”
Il dottore di ieri si era catapultato nella stanza, richiamato dalle nostre urla.
Di bene in meglio.
“Si si, me ne stavo giusto andando.” Disse Emily prendendo la sua borsa e la felpa dallo schienale della sedia su cui si trovava fino a poche ore prima e si diresse velocemente verso la porta.
“No, Emily aspetta..” sussurrai con voce tremante. Il senso di colpa cresceva in me ogni secondo di più.
“Addio Niall e, per la cronaca, non prendere in giro Tiffany perché è tinta, se poi anche tu sei tinto peggio di lei.”
Già. Aveva ragione. Emy aveva schifosamente ragione su ogni cosa, principalmente sul fatto che fossi stato uno stupido con lei. Non avevo scusanti e questo non me lo sarei perdonato facilmente.
Almeno non fino a quando sarei stato bloccato in quella buia stanza, con lo zero per cento di possibilità di rimediare con Emily.
Peccato che forse anche se non fossi stato qui, le mie possibilità con lei sarebbero rimaste pari a zero.

 
 

***

 
 

Emily’s POV

A quel punto credo di aver pianto, solo che le lacrime, invece di rigarmi il viso, restarono dentro e si accomularono nel petto fino a farmi male.
Insomma, soffrivo ma non piangevo. Avevo la gola secca e dolorante, ma non bevevo.
Avevo un buco nello stomaco, ma non mangiavo.
Avevo voglia di morire, ma quello lo avrei fatto volentieri.
Non nego di aver sperato per un momento nella comparsa di una scusa plausibile o anche surreale che, però, ad Horan avrei perdonato comunque. Avrei accettato uno stupido tentativo di riaggiustare quello che tra di noi s’era spezzato, che però non era arrivato. Avrei accetato anche una disperata scenata di scuse, che però non c’era stata.
Ora ero in biblioteca e fuori dalla finestra pioveva a dirotto. Il cielo era coperto di nuvole scure e il sole non sembrava nemmeno in parte voler ricomparire. La pioggia ticchettava tagliente sui vetri del vecchio edificio e il mare era mosso da un vento impetuoso che fino ad ora aveva causato onde alte fino a due metri, ad occhio.
Ero lì dalle otto del mattino e sapendo che Niall sarebbe stato dimesso verso le dieci e trenta di quello stesso giorno, avevo preferito rimanervi fino all’ora di pranzo, diminuendo le possibilità che mi trovasse a gironzolare per la città. Non avevo di certo intenzione di discuterci per la strada.
Sperando, però, che non avrebbero chiuso per pausa.
“Mi scusi, Signorina, devo chiudere e sono costretta a mandarla via e a chiederle di tornare non prima delle tre di questo pomeriggio. Grazie..”
Ecco, appunto!
La bibliotecaria- una scorbutica trentenne bionda, dai capelli mossi e raccolti in uno scomposto chignon e dagli occhiali con montatura spessa leopardata- era comparsa da dietro uno scaffale impolverato.
In un primo momento mi chiesi perchè si stesse rivolgendo proprio a me in tutto l’edificio, ma poco dopo mi accorsi di essere l’ultima ragazza rimasta.
“Ehm...si, ma deve proprio essere immancabilmente puntuale, Signora Frost? Non può chiudere un occhio per una volta? Per me?”
Anche lei mi conosceva da tre anni ormai, ma ogni volta mi rivolgeva la parola chiamandomi sempre e solo con il mio cognome o con quel fastidioso ‘Signorina’, quasi si dimenticasse anche lei del mio stupido nome.
“Signorina Bennett, esca di qui e affronti il mondo lì fuori. Avanti!”
Prevedibile come donna, vero?
Feci per controbattere, ma lei mi si fiondò accanto e mi spinse letteralmente verso la porta d’ingresso o, in questo caso, d’uscita.
“ORA!”
Mi buttò fuori lanciandomi il mio vissuto borsone alle spalle e sbattendo la porta violentemente.
“Ehi, stia attenta!”
Nessuna risposta.
Fortunatamente il tempo prometteva un po’ meglio e presto smise di piovere e, dopo qualche attimo trascorso a cancellare dallo schermo del mio Samsung malconciato le ventisei chiamate perse di Horan, mi tirai su il cappuccio del felpone della Nike e decisi di tornare a casa.
Oggi ero da...
Ah si, papà giusto! Fortunatamente all’ospedale mi ero ricordata di avvisarlo della situazione, altrimenti avrebbe già chiamato carabinieri, polizia, ambulanze varie e, chi dimentico? Ah, la guardia forestale!
Per poi scoprirmi a vegliare al capezzale del mio ragazzo.
Aspettate...ho detto ragazzo, ancora.
Ok sappiamo tutti cosa intendevo. O no? Bene, tralasciamo.
Imboccai una scorciatoia e, dopo aver attraversato diversi viottoli, uscii nella piazza principale di Portsmouth. Subito notai delle risate scomposte provenire dalle scalinate del comune e così, nella folla generale di bambini in compagnia di nonni e genitori, notai un mimo.
Era imbragato alla meno peggio con una sottospecie di tuta a quadrettoni gialli e rossi e il viso paffuto era interamente ricoperto di cerone bianco, fatta eccezione per il rossetto sulle labbra carnose e la matita nera sul contorno occhi. Capelli mossi castani legati in una lunga coda alta e orecchini rossi pendenti a palla di Natale.
Sembrava impegnato ad imitare ogni donna o uomo passasse di lì e a bloccare stupidamente il passaggio di auto e moto fingendosi impedito per causare così uno sghignazzo generale.
In quella buffa figura non tardai a riconoscere Jackie, Jackie Malik, la sorella ventitreenne di quel bullo di Zayn, che veniva a scuola con me. Anche lui faceva parte dei One Direction, con Horan, Louis e con loro anche Harry e Liam. Loro erano principalmente i migliori amici di Malik, i suoi bracci destri, ma al riguardo loro so poco.
Liam ha fatto il dj alla festa, secondo richiesta di Louis che apprezzava il talento dell’amico. E poi, figuriamoci, appena Louis chiedeva, Francy eseguiva senza controbattere.
Harry, invece, era l’unico membro della band, con Horan naturalmente, che era nella mia stessa classe. Con me non era mai stato di molte parole, ma per quello che potevo sapere, avevo sempre pensato che fosse il ragazzo perfetto per Francy. Ma lei era sempre e comunque fissata con Tomlinson, ovviamente.
Va bene, basta divagare.
Tornando a Jackie, lei era sempre stata simpaticissima con me e molto disponibile. Quasi una baby-sitter, si può dire, perchè il posto della sorella era già stato occupato dalla mia svitata Francy, insostituibile.
Comunque, al momento Jackie era un artista di strada, perchè aveva sempre pensato che quello fosse l’unico posto fisso adatto a lei. Per questo lo esercitava in diverse ore del giorno e in diversi luoghi.
Passando, lei mi vide e sorrise.
“Ciao Jackie!” le feci un segno di saluto, attraversando la piazza e cercando di scansare la folla.
I bambini, però, si voltarono all’improvviso verso di me e mi fissarono, sorpresi ed accigliati.
“Chi è Jackie? Emily, io sono il Mimo Sorriso, ricordi?”
Ops.
“Ah, certo. Allora, ciao Mimo Sorriso, ci vediamo al paese dei..nasi rossi, ok?”
No eh? Lo so, ma io e la fantasia siamo state separate dalla nascita.
“No no aspetta. Su, bambini, chiamate Emily, avanti. Divertiamoci!”
Divertiamoci? No vi prego, basta guai!
I bambini mi si fiondarono addosso ridendo a crepapelle e, con più facilità di quanto mi aspettassi, mi spinsero nel bel mezzo della scena, per così dire.
Ottimo. Capelli bagnati, trucco colato, vestiti che puzzano di ospedale prestati da un’infermiera, abito stropicciato nella borsa ed ora anche questo!
Nonna, se mi senti, salvami!
“Ed eccola qui, bambini! Un applauso per la nostra Emily”
I nanerottoli che prima mi erano sembrate una miriade di formiche impazzite, cominciarono a battere le mani in un gran chiasso, appena paragonabile ad un applauso.
Io fulminai Jackie con lo sguardo per la situazione imbarazzante in cui mi aveva cacciata, ma lei sembrò non badarci continuando a sorridere soddisfatta. Si vedeva che amava i bambini più del suo stesso lavoro.
Anch’io li amo. Quando dormono.
“Ok ed ora per la prossima scenetta...”
Si fermò quasi si stesse ingegnando sul da farsi, mentre io iniziavo a prepararmi al peggio togliendomi la felpa bagnata, appoggiando il borsone a terra e legandomi i capelli malmessi in una coda.
Quello che mai mi sarei aspettata stava per succedere.
“...avrò bisogno di un secondo volontario!” AH AH AH. Come se io fossi stata il primo!
A quelle parole i bambini iniziarono ad urlare in coro “IO! IO!” e alcuni strillarono addirittura con tutti se stessi quelli che dovevano essere i loro nomi, per farsi notare da Jackie ed essere scelti.
Fantastico. Ed ora che fa il Mimo Sorriso? Mi fa sposare con un bambino di cinque anni?
Jackie sorrise e dopo qualche secondo si fiondòfra la folla a prelevare qualche malcapitato.
Intanto, mi sistemai ancora i capelli e cercai di togliermi del tutto il mascara colato sulle guance, con il dorso della mano. Se dobbiamo fare una figuraccia, almeno facciamola come si deve, no?
“Bambine e bambini, ecco a voi il nostro prescelto!”
Silenzio tombale per qualche minuto, per poi tornare al trambusto generale di poco prima. Ero ancora girata di spalle quando…
“Allora dicci, come ti chiami?”
“Io, ehm…sono Niall”
Cosa? Quella voce, quel nome, quella maledetta situazione…
Mi girai di soprassalto ed ecco davanti a me un Horan rimesso a nuovo rispetto a poche ore prima, con il suo IPhone in mano in chiamata.
Esattamente tre secondi dopo il mio cellulare squillò.
Niall mi stava richiamando ancora per la ventisettesima volta.

Spazio autrice
Salve ragazze,
vorrei velocemente ringraziarvi tutte, davvero. E’ tardi xD
Spero vivamente che possiate presto leggere tutta la storia,
oltre a questo capitolo. Mi dispiace tantissimo e spero di non aver perso nessuna
di voi, nonostante tutto questo mese in cui, però, non vi ho abbandonato! :(
Per chiarire, sono disperata, ma vi adoro tantissimo.
Recensite e rendetemi felice, come avete sempre fatto.
Vi amo, ok?
Eli :33
P.S. Già sentita ‘Just can’t let her go’? Io no.
LOL Good girl :)
 
 
 

 
 

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