Armageddon

di Macross
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esplorazione ***
Capitolo 2: *** Day of Tragedy ***
Capitolo 3: *** Desperate Recover ***
Capitolo 4: *** Prelude to Invasion ***
Capitolo 5: *** Calm before Storm ***
Capitolo 6: *** First Blood ***
Capitolo 7: *** Subterfuge and Displacing ***
Capitolo 8: *** Nightmare ***
Capitolo 9: *** Terror Awaits ***
Capitolo 10: *** Challenge ***
Capitolo 11: *** Briefing ***
Capitolo 12: *** Ending ***



Capitolo 1
*** Esplorazione ***


Spazio. Orbita di Giove.

Dall'ombra che il pianeta gettava nelle immensità siderali emerse un mostruoso leviatano, mezzo macchina e mezzo organico. Sembrava addormentato, ma al suo interno era pieno di vita, non appartentnte a questo sistema solare.
Le luci erano soffuse, il fetore infernale, ma a loro non importava.
Avanzavano in silenzio, sigillando nel proprio nucleo laser i pensieri. Il loro incedere era pesante, meccanico, riecheggiante nel corridoio desolato.
I loro occhi, rossi come la lava di un vulcano, mandavano strani bagliori che si riflettevano nella nebbia mefitica omnipresente.
- Il tentativo di invasione preliminare non ha avuto successo.
- Gli automi. Chi poteva pensare che...
- Basta. Rimuginare sul nostro fallimento non ha senso.
- Comunque, Comandante, ho raccolto dei dati interessanti durante la mia permanenza nel settore.
- Li visioneremo dopo, ma avrei preferito sventrarne un paio.
Sul quartetto calò ancora il silenzio. Non era stato facile, per i quattro, sopravvivere alla sconfitta del loro Leader. Ora lui aveva preso il comando, ma sarebbe durata? Gli alieni con i quali si erano alleati, si sarebbero dimostrati affidabili? Avrebbero recuperato per lo meno un frammento dell'Omniscintilla?
Queste e altre domande tormentavano Barricade, ma scacciò gli interrogativi decidendo di riporre la sua fiducia nel nuovo comandante, ex secondo in comando del grande Lord Megatron.
"Dopotutto, Starscream è un veterano".
L'operazione per recuperare lui aveva avuto successo e allo stesso tempo gli aveva consentito di valutare la situazione. Sicuramente la conquista della palla di fango che veniva chiamata dagli indigeni "Terra" era solo questione di tempo. Allora, i Decepticons avrrebbero trionfato e sarebbero stati gli indiscussi padroni di quel pianeta ricco di risorse.
I loro nuovi "alleati", tuttavia, rappresentavano un'incognita: certamente non potevano fidarsi di loro. Era stata una buona cosa averli contattati?
Dopotutto, erano sempre ammassi di carne, anche se a differenza di Megatron, Starscream aveva avuto un approccio più "scientifico" con le creature organiche.
Però, continuava a provare una repulsione nei loro confronti, non del tutto ingiustificata: "tutti quei liquami, disgustoso, poi il loro modo di vivere è decisamente aberrante...".
Ma Starscream continuava ad avere fiducia. Loro erano solo in quattro: Starscream, Barricade, Blackout e Frenzy.
Personalmente, Barricade non finiva mai di meravigliarsi della resistenza del piccolo Decepticon: nonostante tutto era sopravvissuto. Il suo partner, la cosa che più si avvicinava a un rapporto tra consanguinei a livello umano.
Barricade era grato di questo, anche se non sapeva bene a chi rivolgere i suoi ringraziamenti. Al Destino? Alla Sorte? A Primus? "Ma Primus è solo una leggenda".
Adesso era lì, con lui, appollaiato sulla spalla. Poteva vederlo mentre si guardava intorno ,emettendo piccoli scoppiettii di linguaggio macchina e allungando il collo. "Prova meraviglia per tutto. Come sempre".
Starscream avanzava sicuro nel dedalo di corridoi che somigliava più ad un intestino che all'interno di un'astronave.
La morte di Megatron gli aveva finalmente consegnato il dominio e la leadership dei Decepticons nelle sue capaci mani metalliche.. Avrebbe fatto un lavoro migliore del suo predecessore? Sicuramente. A differenza di Megatron, aveva capito con la sua grande mente, una delle più fini di Cybertron, che l'unica speranza per loro era allearsi con una razza potente. Da soli, non avrebbero combinato nulla.
Inoltre, egli era libero dall'ossessione per l'Oniscintilla che aveva praticamente distrutto Cybertron. Adesso voleva il potere e basta, semplicemente il dominio sulla galassia.
La sua razza era immortale, sicuramente un giorno ce l'avrebbero fatta, eliminando finalmente tutte le forme di vita inutili che sembravano infestare questo braccio delal Galassia. Compreso i suoi "distinti alleati".
Guardò Blackout. Sembrava essersi ripreso dal Blocco di Stasi. Purtroppo, non erano stati in grado di recuperare gli altri. Scorponok giaceva ancora disperso nel deserto.
Devastator era oltre ogni speranza di recupero. Il loro leader, Megatron, letteralmente carbonizzato, il contatto con l'Omniscintilla l'aveva distrutto a livello strutturale. "Solo in tre. Basteranno."
Il quartetto avanzava per i corrridoi, solo il rumore di passi risuonava nelle cavità immense. Dietro di loro, solamente la tenebra e il vago brillare dei gas organici che ad intervalli regolari venivano spruzzati dagli orifizi presenti sulle pareti.
Silenzio.

Terra. Giappone. 3G Island.

- Così tu abiti qui?
- Già.
- E' meraviglioso! Forte!
- Sapevo che ti sarebbe piaciuto.
- Ahahahah proprio così!
Il ragazzo dai capelli neri a caschetto guardava in giro con fare meravigliato.
- I migliori ritrovati della tecnica tutti insieme, una base spaziale, un centro di ricerca....il sogno di ogni scienziato degno di questo nome!
I gabbiani volavano sul mare, in pace.
- Non credevo di rivedere cosa?
- Cosa?

- Il mare. Il sole. Questo posto.
- ...non capisco...
- E' una storia lunga e non voglio annoiarti...
- Sul serio, non ci sono problemi, se ti va di parlarne...
L'altro, un giovane dai capelli rossi che scendevano lungo la schiena si ritrasse in un silenzio, evidentemente a disagio.
- ...come preferisci. Ah, ti ho portato questo!
- Cos'è?
Il ragazzo estrasse una custodia che conteneva un disco con scritto SRW Alpha.
- E' un RPG di scontri tra robot, uno dei miei giochi preferiti! Si chiama Super Robot Wars. Te lo regalo!
- Ah....ma è copiato?
Il ragazzo arrossì.
- Ehehehhe, sai com'è...
- Ma non hai paura che ti prendano?
- Anch'io ho i miei "segreti"! Ehehe!
- Sì?
- Certamente! Ricordati che non esiste videogioco di cui non abbia sentito parlare! Io sono Yoshikawa, il Grande Esperto di Videogiochi! Ma che dico? Il GURU dei Videogames!
- Ah...capito...grazie del regalo. Il suono del cellulare interruppe le fanfaronate del ragazzo con i capelli a caschetto.
- Uff...Pronto? Ah sei tu Anko...no, non me ne sono dimenticato...sisi lo so, stasera c'è la Festa d'Istituto...sìsì...non ti arrabbiare, sarò puntuale, te lo prometto...sono alla 3G Island con Guy, hai presente? Dai non trattarmi sempre da idiota, ho capito...sì...sì...vabbene vabbene...non urlare, ti prego...sìsì, glielo chiedo subito...
Staccò per un attimo l'orecchio dal cellulare
- Guy vieni stasera alla Festa d'istituto?
- Eh? Mh...stasera non dovrei avere nulla da fare...dovrei prima sentire...

- Anko ha detto che se vuoi puoi portare una persona. - Ah allora OK!
- Anko sei sempre in linea? Sì, ha detto di sì, viene anche lui....bene, allora a stasera....bacio...si, anch'io...ciao. Yoshikawa chiuse la comunicazione e fece un grosso sospiro. - Bene bene, pare che stasera ci divertiremo un monte! Il professore ha avuto un'idea grandiosa!
- E' stata sua l'idea?
- Certamente! Convincere il Consiglio d'Istituto è stato difficile, ma il GTO riesce a fare questo ed altro!
- Sei molto affezionato a Onizuka, non è vero?
Yoshikawa divenne serio.
- Sì. E' merito suo se sono diventato una persona migliore. Prima mi prendevano in giro e mi maltrattavano. Mi ha insegnato a farmi rispettare. Ancora ddi più, mi ha insegnato a credere in me stesso e a darmi da fare. Sorrise. - E' merito suo se adesso io ed Anko stiamo insieme. All'inizio mi maltrattava. "Una donna", penserai, ma se sei uno zerbino, tutti si puliscono i piedi su di te e ti trattano come un rifiuto.
Guy assunse un aria meditabonda, un velo di tristezza offuscò per un attimo il suo sguardo.
- ...a mio padre sarebbe piaciuto molto.
- Credo che sia impossibile che a qualcuno non piaccia Onizuka. Beh, eccetto al Pelato forse...
- Chi?
- Il Vicedirettore, ma non lo chiamare così in pubblico perchè si arrabbia!
- Stai tranquillo, nessun problema.
- Hai già deciso chi portare alla festa?
All'improvviso udirono un rumore di passi molto frettolosi - Guyyyyyyyyy!!!!
Una ragazza dai capelli rosa corse verso di loro, saltando letteralmente addosso a Guy e abbracciandolo. - Ciao Mikoto
- Guy, ti ho cercato per tutta la base! Stasera c'è una festa all'Istituto Seirim, mi ci porti?
- Eh, il qua presente Yoshikawa mi ha già avvertito della festa.
- Eh? Ah! Ops, scusa, non ti avevo visto! Io sono Utsugi Mikoto, piacere!
- Ah, eh, io sono Noburu Yoshikawa sezione 4, 5° anno.
- Piacere! La ragazza sorrise.
- Allora stasera ci vediamo alla festa, per le 8.30. Mi raccomando la puntualità! Adesso ho da sbrigare alcune commissioni, ci vediamo!
- Ciaooo
- Ciao
Yoshikawa si allontanò dalla coppia. "Quindi stanno insieme eh? Allora erano vere le voci che si sentivano in giro."

Terra. Stati Uniti d'America. California.

Una Cresta bianca stava percorrendo velocemente la Route 66. Il clima era secco e caldo, sulla strada si formavano immagini illusorie denominate "Fata Morgana".
Victory City era ancora lontana molte miglia. Aveva tempo per osservare il paesaggio, d'altra parte i limiti di velocità erano molto stretti e non voleva provocare l'ira degli agenti americani. Il viaggio era stato tranquillo, senza problemi. Erano atterrati alla sede locale della 3G (sezione Nordamericana), da lì oltre il briefing e le solite raccomandazioni ("non mettere in pericolo vite umane, utilizza un basso profilo, ecc ecc", come se lui fosse un cadetto) gli era stato affiancato una compagna di viaggio, che adesso stava dormendo sdraiato al posto del passeggero. Aveva dovuto persino cambiare la disposizione interna del guidatore, la sua associata infatti con la guida a destra si trovava male.
Al posto di guida invece era presente un'ologramma, un distinto signore con barba e capelli bianchi. Ai superiori era sembrata la scelta migliore, anche se per quanto gli importavva avrebbero potuto mettere qualsiasi maggiorenne. Annoiato dal paesaggio, si prese un po' di tempo per rivalutare i dati in possesso dalla 3G su i suoi presunti "simili". Dalla descrizione sembrava fossero proprio Transformers, anche se adesso ignoravano la loro documentazione.
Forse sarebbe stato meglio chiedere direttamente alla CIA, al Settore 7 o al Pentagono, ma i rapporti tra le agenzie governative e la 3G non erano dei migliori: gli Americani non tolleravano l'influenza esterna nei loro affari di stato.
"Un po' come tra Autobots e Decepticons, solo che questo ha portato alla guerra. Non solo questo, ma è stato uno dei motivi."
Quindi, dovevano fare da soli.
La sua compagna si rigirò nel sonno, borbottando qualcosa. Non aveva protestato, ma aveva trovato l'aggiunta francamente inutile: sapeva quello che doveva sapere delle cultura americana, dell'ordinamento politico e della storia. Aveva passato i giorni passati a scaricare documentazione di ogni sorta, visionando centinaia di siti.
Ma quelli avevano insistito per la presenza di "un'agente esperto, sul campo, per coadiuvare la corretta riuscita della missione senza compromettere la segretezza".
In pratica, un'inutile palla al piede. Stava disperatamente tentanto di carpire informazioni sullo stato di servizio dall'agente, poichè i file di documentazione erano criptati con una chiave avanzata.
L'umana però sembrava estremamente abile nelle risposte evasive, e questo frustrava Withesaber.
Aveva persino preso in considerazione l'ipotesi di sondarle il cervello, ma non funzionava. Forse per via degli impianti cibernetici, celati all'interno del suo corpo.
Forse perchè quella zucca era semplicemente vuota.
Si ritrovò a rimpiangere la facilità di estrearre le informazioni dal direttore.
La ragazza si svegliò.
- Dove siamo?
- Settore 4B-8J. Direzione Est.
- In un gergo più comprensibile?
- Siamo sulla Route 66. Abbiamo passato Los Angeles da 30 minuti e 15 secondi.
- Va bien, j'ai arrive (vabbene, ho capito)
- Per non compromettere la riuscita della missione, suggerisco di attenersi all'Inglese Americano Standard, poichè... - VABBENE VABBENE ho capito. - ...non amo essere interrotto.
- Ed io non amo la tua pedanteria, Whitesaber. Mi fai
rimpiangere il buon Erik Fowler.
- Chi?
- Era il mio partner. Tanto tempo fa.
- Intendi il tuo compagno di accoppiamento?
- NO idiota, il mio partner di lavoro.
- Certe sottigliezze di voi creature organiche mi sfuggono.
Usate il solito termine per molteplici signficati.
Segui un lungo silenzio per alcuni minuti. Poi:
- Io non ho mai avuto un partner.
- Eh, non faccio fatica a crederlo.
- La mia funzione primaria è quella di ricognitore/esploratore. Ogni eventuale partner sarebbe stato una "palla al piede".
- Stai insinuando che io sia una palla al piede?
- No, lo sto chiaramente esprimendo. Tuttavia dobbiamo lavorare insieme.
- Sgrunt.
Sarebbe stato un viaggio MOLTO lungo. Decisamente.

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Capitolo 2
*** Day of Tragedy ***


Spazio, Orbita di Giove.

Nella penombra umida e mefitica del suo trono, la creatura sembrava dormire. In realtà, il suo cervello stava subendo un’attività neurale molto intensa: essere collegati ai database centrali (“cervello”) della nave bio organica non era un compito facile né tantomeno riposante, quindi temporaneamente doveva abbandonare il controllo del proprio corpo e focalizzare la propria coscienza in uno spazio subcosciente, una cosa mal spiegabile a parole, ma molto facile da capire con l’intuizione.
Non esisteva un motivo preciso per cui lui e la sua razza erano arrivati proprio in quel sistema solare.
Certe cose succedevano e basta, e questo pensiero riecheggiò per lo spazio vuoto e scuro che adesso avvertiva al posto del proprio corpo. Era sempre stato così: loro vagavano, esploravano e valutavano. Le conquiste duravano relativamente poco, in termini di tempo standard: assorbivano il materiale che serviva al proprio sostentamento e poi se ne andavano.
Non uccidevano per sport o per divertimento, uccidevano per nutrirsi, e se nel processo una civiltà veniva riportata all’era della pietra, pazienza. Se una civiltà veniva distrutta, certamente era considerata una perdita grave, ma non pregiudicava la riuscita dell’intera razza come singola entità: sopravvivere era categorico, non c’era molto spazio per l’Arte né per qualsiasi altra forma di Scienza. Fortunatamente, la memoria genetica della razza insegnava come spostarsi fra le stelle, costruendo gli appositi moduli iperspaziali. O meglio, partorendoli. Nel loro DNA erano racchiusi progetti e disegni che andavano dalle nano sonde alle testate nucleari, dai motori a ioni ai campi di forza; la loro struttura consentiva l’interfaccia totale tra organico e meccanico.
Ma adesso qualcosa si era insinuato nel normale fluire dei pensieri: il bisogno di una particolare stringa di DNA.. Gli alieni, le vili forme meccaniche con le quali aveva (“avevano”) scelto di allearsi, avevano accennato ad una specie di Entità Vivente, denominata Omniscintilla. Da quanto aveva inteso dai brevi cenni, questo “cubo” era in grado di instillare la scintilla vitale nei costrutti meccanici. Aveva trovato tutto questo estremamente banale: loro erano decisamente superiori, in quanto connubio perfetto tra i due mondi. Tuttavia, c’era stato uno strano sviluppo; lasciando perdere quelle stupide lattine semoventi che insozzavano il pianeta chiamato “Terra”. Durante uno degli attacchi superficiali uno dei suoi “soldati” aveva catturato una preda umana per assorbirla. Di solito, tutti i dati genetici della creatura alla quale venivano risucchiati i fluidi venivano inviati via impulsi mentali attraverso la Matrice Psionica per poi essere esaminati e catalogati, però stavolta era arrivata una risposta assolutamente fuori dall’ordinario: l’equivalente di un Processore Organico di livello Quattro, usato per coordinare il fuoco delle batterie di un quarto della Nave Madre.
Era praticamente impossibile che su quel mondo primitivo avessero una tecnologia del genere, ed era ancora più strano che fosse di tipo organico.
Nel vuoto nero della sua coscienza, vide un bozzolo verde smeraldo, galleggiante e traslucido. Lo prese, se lo rigirò tra le appendici, lo guardò e sentì che era caldo. Vedeva il calore, osservava i quattro feti ibernati che si stavano scaldando lentamente.
Egli sapeva chi erano e quanto tempo sarebbe occorso per il risveglio; quindi decise (“decisero”) di non perdere tempo e di scagliare il bozzolo sulla Terra, destinazione Giappone. Voleva quell’essere per inglobare il suo DNA e far evolvere la Razza.
Si rimise tranquillo, seduto nel vuoto, mentre sorrideva a sé stesso immaginando le numerose possibilità di un Processore Quattro per ognuno dei guerrieri. Sorrise ancora di più pensando che la creatura era una femmina: non che questo rappresentasse dei problemi, ma facilitava le procedure per la creazione degli ovuli con la matrice genetica di quell’essere inferiore.
Chiuse nuovamente gli occhi e mandò (“mandarono”) un segnale. Avrebbe convocato gli Alleati; era ora che anche loro, stupide lattine, si dessero da fare per la Razza.

Terra, Tokio, Istituto Seirim.

- Kanzaki! Ti stai divertendo?
- …
- Che bella faccia da funerale, sìsì, proprio carina...
- Ma piantala!
- Scommettiamo che so anche perché?
- Sono proprio curiosa di ascoltare quale idiozia ti sarai inventato stavolta, scimmia.
- Il motivo per cui sei triste è proprio dietro di te.
Urumi si girò, e vide che a circa una ventina di metri da lei c’era il suo salvatore attorniato da uno stuolo di ragazze e ragazzine delle varie sezioni che si struggevano in sua presenza. Qualcuna di loro aveva anche un piccolo pelouche di leone attaccato alla schiena. Sembravano far parte di una specie di fan club. Come mai fra tutti i simboli di questo mondo avessero scelto proprio il leone, era qualcosa che Urumi ignorava, come invece non ignorava la sua voglia irrazionale di strangolare lentamente quel gruppo di oche, una alla volta.
- Mhpf.
- Allora, ho indovinato? Me lo merito un bacio? Vanno bene anche un paio di mutandine usate, conosco una persona che le compra…
- Bacia questo.
Un bel polpo, di circa dieci kilogrammi, si appiccicò al viso del professore. Le ovvie furono le urla del professore e le risate dei presenti. Urumi ne approfittò per uscire e recarsi a prendere una boccata d’aria e fumare una sigaretta. I rumori si facevano più indistinti, più morbidi, mano a mano che si allontanava. Vide la piccola lapide, con i fiori. Davanti c’era una panchina, che era diventata il suo posto preferito dopo il “salvataggio”. Si accese lentamente la sigaretta, aspirò. Buttò fuori il fumo caldo con un sospiro.
- Ancora non ti è passata? - una voce alle sue spalle che conosceva bene.
- No. Si tratta solo di avere pazienza per un altro mese, poi gli esami e dopo mi trasferirò in Europa.
- Quindi, ci rinunci. E’ così?
- Esattamente. Troppo illogico. Poi lui è fidanzato.
- La Kanzaki che conoscevo avrebbe demolito la scuola.
- La Kanzaki che conoscevi tu è cresciuta e queste cose non le farà mai più, Kikuchi.
- Siamo tutti invecchiati…
- Preferisco il termine maturati, siamo diciottenni, non sessantennni. - Sai la cosa buffa? Oggi quella Mikoto è venuta a parlare con me.
- Cosa?
- Sì, è venuta da me mentre stavo rientrando e mi ha chiesto: “Kikuchi-san, ma Kanzaki-san ce l’ha con me? Le ho fatto qualcosa?”
- Tu cosa le hai risposto?
- Le ho detto semplicemente di non preoccuparsi, che non la odi.
- Certo, semmai la invidio.
- Sembrava sinceramente preoccupata: mi sembra il tipo di persona che cerca di essere gentile e buona con tutti in ogni situazione.
- Mi chiedevo se sia VERAMENTE buona e gentile con tutti.
- A Yoshikawa ha fatto una buona impressione, ad esempio…
- A Yoshikawa farebbe una buona impressione anche Mengele.Me lo immagino, esclamerebbe: “che persona distinta!”, se se lo trovasse davanti!
- Non stai un po’ esagerando? Guarda che è maturato molto pure lui…
- Siamo maturati tutti, Kikuchi. Ci sono delle battaglie che non si possono vincere…forse diventare adulti significa questo…
- Non lo so, ancora non mi riesco a vedermi come un adulto, con un posto fisso…
Kanzaki si alzò in piedi.
- Sai cosa? Sembriamo due vecchi bacucchi!
- Andiamo a bere qualcosa!
Rientrando dentro, la situazione non sembrava molto cambiata. Onizuka continuava a fare l’idiota divertendosi un mondo, Murai e gli altri continuavano a sbronzarsi da una parte, mancava Tomoko perché doveva registrare una puntata di una Fiction televisiva…per la solita motivazione mancava anche Mayu. Un vero peccato, non avevano più molte occasioni per stare tutti insieme, e probabilmente molti di loro non si sarebbero più rivisti.
Un sibilo riempì l’aria. “Un altro scherzo idiota di Onizuka.”
Il sibilo aumentò di volume, come vento impetuoso. Come un urlo.
L’urlo diventò rapidamente un rombo.
- Ma che diavolo è?
- Non lo so!
Il rombo sembrava provenire dal cortile. Sembravano i motori di un jet supersonico. Il professore si affacciò alla porta, poi, pallido come un cencio, chiuse la porta sprangandola e mettendo velocemente di traverso banchi e sedie.
- Professore! Ma che succede?
- Sembra che tu abbia visto un fantasma, Onizuka-kun
- AHHHH Aiutatemi! Se viene qui moriremo tutti!!!!
- Ma CHI deve venire qui?
- IL MOSTROOOO!!!
- Il mostro? Ma stai delirando?!
- AHHHHHHH ci ammazzerà ci strangolerà ci mangerà giocherà con le nostre ossa…
- Ma che mostro, non c’è nessun mostro e ve lo dimostrerò! - Murai, cosa stai facendo?!
- Ecco, adesso io apro la finestra e, (spalancò la persiana chiusa che dava sul cortile) non ci sarà nessun mostro qui fuori! Ecco, visto? Non c’è nulla! Mh? Come mai fate quelle facce?
- G-g…girati…gh….g…
- Ma non c’è nul… - Murai si trovò faccia a faccia con una testa piramidale, enorme, che sembrava formata da lame e parti chiare e scure, di metallo, dalla quale spiccavano due pozze rosse di odio e una bocca con dei canini aguzzi. - …la…AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
La parete venne giù di botto, sollevando una nuvola di polvere e calcinacci; le urla si mescolavano a feroci colpi di tosse, mentre il panico dilagava a chiazza d’olio nell’ambiente che fino a poco tempo prima era stato completamente festoso e rilassato.
Starscream si chinò fino al livello del suolo, effettuando una scansione veloce dello spazio in lungo e in largo, ricercando quella particolarissima traccia genetica su cui aveva calibrato i suoi sensori.
Poi, vide Urumi.
Si fissarono intensamente per un istante lungo un calvario, lei con gli occhi pieni di terrore, lui pieno di bramosia per il suo obbiettivo; egli allungò rapidamente la mano scimmiesca verso di lei.
La gente urlava, scappando in varie direzioni. Qualcuno cadeva e veniva pestato, non c’era lucidità, solo un branco di animali impazziti.
Lei emise un urlo, la sua mente fece una cosa terribile: si svuotò completamente.
Le dita si chiusero a tenaglia su di lei.
La presero, la sollevarono e la strinsero.
La mano si ritirò, Starscream decollò lentamente. Potevano sentirlo ridere, un suono metallico di due lastre di titanio che stridevano scorrendo l’una sull’altra.
Egli rinchiuse la sua preda nella cabina di pilotaggio, prima di trasformarsi e volare via. Tuttavia, la sua innata tendenza al sadismo prese il sopravvento e lo portò a fare una delle azioni per cui era diventato famoso: aprì il fuoco con il cannoncino nel braccio destro, annaffiando la folla che fuggiva con una pioggia letale di proiettili di uranio impoverito.
Quei momenti non sarebbero stati dimenticati, mai. A distanza di anni i sopravvissuti avrebbero avuto incubi: occhi rossi, la risata demoniaca e la letale pioggia di fuoco che si abbatteva sul gregge inerme.
Onizuka fece in tempo a buttarsi sulla professoressa Fuyutsuki: rotolarono, evitando miracolosamente i proiettili. Riaprì gli occhi, si guardò intorno e subito prese la professoressa e le ingiunse di non guardare, lo spettacolo non era affatto edificante. I corpi erano distesi in terra, quei pochi che erano rimasti integri. In lontananza adesso si sentiva il suono delle ambulanze, ma nessuno ci faceva caso. Qua e là una persona piangeva o si lamentava sommessamente. Una calma irreale regnava sovrana, i tavoli divelti e i festoni strappati tristi memorie di una festa finita in tragedia. Poi sentirono un urlo, simile a quello di una bestia ferita a morte, entrambi i giovani alzarono la testa.
Lo vide, nel mezzo del salone, con in braccio un corpo di una ragazza. Nonostante avesse un aspetto orribile, pieno di escoriazioni e graffi, il suo volto era insopportabile alla vista. Faceva male solamente guardarlo negli occhi. Si avvicinò al professore.
- Sempai…per favore…si occupi lei di…del…
- Dove vai? Ehi, aspetta!
Egli scappò fuori dalla porta, poi sentì urlare due cose. Vide un lampo di luce dorata e all’improvviso sentì un forte vento, come se ci fosse un hovercraft nel cortile.
Onizuka vide un mezzo stranissimo, dalla forma molto avanzata, spiccare il volo in direzione del jet che aveva causato il massacro.
- …non ci credo…
- ...professore…
- Fujioshi! State tutti bene ragazzi? – In lontananza si udì un boom di un caccia che aveva superato la velocità del suono.
- Sì…sì, almeno noi, è un disastro…
- Professore! Ho trovato Kusano, è ferito!
Arrivarono i soccorsi, che coprirono rapidamente i cadaveri con dei lenzuoli e portarono via i sopravvissuti. Nessuno degli studenti di Onizuka aveva riportato danni gravi, eccetto Kusano, che aveva una gamba perforata dalla quale perdeva molto sangue. Necessitava di una trasfusione immediata o non ce l’avrebbe fatta.
- Fuyutsuki, pensaci tu qui, io vado a recuperare Kanzaki!
- Eh?! Ma sei impazzito?
- Io devo proteggere i miei studenti!
- Eikichi, ragiona un attimo: vai a batterti contro un affare maledetto alto una quindicina di metri!
- NON posso lasciare un mio studente in balìa di quel mostro!
- Ti scongiuro…
- Azusa…ti prometto che tornerò…
- Promettimelo.
Si baciarono. Non era un segreto per gli studenti che loro due stessero insieme; anche se le regole dell’istituto lo vietavano avevano optato lo stesso per questa scelta di vita.
Onizuka inforcò la sua Kawasaki e sparì nella notte, lasciando Azusa sull’ambulanza dove era ricoverato Kusano.

Decisamente una notte ben lungi dalla conclusione.

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Capitolo 3
*** Desperate Recover ***


Terra, 3G Island, Quartier Generale.

Kohtarou Taiga era stato buttato giù dal letto circa dieci minuti dopo l’incidente all’Istituto Seirim. Non riusciva ad immaginare una ragione valida per essere stato buttato giù dal letto a quell'ora di notte. Ormai la minaccia degli Zonderiani era passata da un pezzo, e tutto era filato liscio fino all'incidente dell'Istituto. Entrato nell'ufficio, attivò il codice di identificazione e l'intera stanza scese per alcune centinaia di metri sotto il livello del mare, fino alla Sala Comando della GGG.
Emise un sonoro sbadiglio, stropicciandosi gli occhi ancora assonnati.
- Buonanotte…uh?
Presenti nella sala c’erano solo tre persone, il professor Lyger, Entouji Kosuke, programmatore e responsabile della sicurezza informatica e Ushiyama Kazuo, l’operatore della sezione equipaggiamenti che stavano trattenendo a stento le lacrime.
- Qualcuno vuole spiegarmi cosa è successo? Kosuke? Professore?
L’ometto, molto magro e con un’ aria più stralunata del solito, passò il rapporto che era appena arrivato al comandante.
Taiga lo prese e cominciò a leggerlo. Sembrava un disastro sotto ogni punto di vista. Iniziò a dare disposizione per la mobilitazione di EnRyu e HyoRyu, quando notò un nome nella lista delle perdite identificate. Rimase di sasso.
- No…non è possibile…
- …l’identificazione d-del c-corpo è stata...p-positiva…comandante…
…ma come…perché…dov’è Guy?
- Non risponde, comandante. Stiamo provando a contattarlo da circa cinque minuti ma non risponde alle chiamate. - Apritemi un canale di comunicazione! Guy? Guy?! Mi senti? Rispondi…Guy, ascoltami…rispondi, maledizione! Niente…Posizione attuale? - Il Phantom Gao è in volo supersonico, direzione: settore G7-H5.
- Sullo schermo!
Non abbiamo immagine, è tutto disturbato…sembra ci sia un’interferenza.
- RISOLVETELA!
- Signorsì.
- Mandate EnRyu e HyoRyu sul posto, subito! - Signorsì!
- Livello di allerta: 3. Voglio TUTTO il personale pronto tra cinque minuti.
“Maledizione”

Terra, Tokio, Japanese Red Cross Medical Centre.

- Infermiera!
La giovane ragazza si girò per trovarsi di fronte una donna con i capelli in stato pietoso e il vestito bruciaccchiato in più punti. Odorava di stoffa carbonizzata ed aveva alcuni lividi sulle braccia scoperte.
- Lei è una parente?
- No, sono la sua insegnante responsabile.
- Come si chiama il ragazzo?
- Tadaki Kusano.
Seguì una breve conversazione mentre l’infermiera si faceva dare i numeri di telefono dei genitori e altre generalità. - Bene, aspetti qui, le faremo sapere, verrà operato subito, è già in sala. Le farò sapere io.
- Grazie.
La professoressa Fuyutsuki si mise a sedere nella sala d’aspetto. Squillò il cellulare.
- Pronto, qui parla Azusa Fuyutsuki…Damna sei tu? Oh menomale… è successo un disastro. Eikichi sta bene, però è andato a dare la caccia a quel mostro. Lo sai meglio di me com’è fatto…ho provato a chiamarlo prima ma non ha risposto. Se so novità ti faccio sapere, ciao…ciao.
Ripose il telefono in borsa con un grosso sospiro. Ebbe appena il tempo di appoggiare la schiena sulla poltrona della sala d'aspetto che si sentì chiamare:
- Professoressa Fuyutsuki!
Davanti a lei c'erano i ragazzi della sua sezione: qualcuno portava segni di medicazione agli occhi o su altre parti del corpo, qualcun altro se l'era cavata con alcuni cerotti e bene. Le ferite tutto sommato non destavano preoccupazione.
- Ragazzi! Meno male state tutti bene…
- Sa niente di Kanzaki?
- Il professore Onizuka è andato a cercarla…
- Ma è impazzito? Quell’affare è troppo grosso! Chissà dov’è andato a cacciarsi…
- Murai sai anche tu che è inutile stare a discutere con Eiki…ehm col professore quando è in quello stato…
- Ma noi non possiamo starcene qui con le mani in mano…
- Giusto! Tanto meno sapendo che il GTO è sulle tracce di quel coso.
- MURAI! Sei impazzito? Ragazzi non fate sciocchezze: non sappiamo nemmeno dov’è diretto, inoltre al professore non...
- Non ce ne sarà bisogno.
- Che intendi Kikuchi?
- Posso tentare una cosa…ma mi serve un collegamento internet.
- Uhm?
- Fidami di me…

Terra, Giappone, località sconosciuta.

“Bene, adesso dobbiamo portare questo inutile sacco di carne e sangue dai nostri amichetti.”
Volava ad una quota molto bassa, a pelo degli alberi. Il luogo scelto per il rendez-vous con gli alleati ra situato in un bosco sulle colline ad est di Tokio, una zona scarsamente popolata e fuori dalle rotte commerciali di maggior importanza. Giunto sul luogo, sì fermò, trasformandosi, in una radura di un bosco.
Bene bene, dov’è il party?…oh ecco i nostri amichetti… Alcune creature dalla forma oblunga uscirono dal bosco.
Erano trasparenti, con una testa a forma di ogiva e una serie di tentacoli che sembravano fatti a posta per lavori di precisione, colorati di rosso bordeaux. Erano molto differenti dal classico alieno da combattimento che Starscream aveva conosciuto durante l'attacco preliminare per saggiare le difese del pianeta; questi infatti sembravano l'equivalente Transformers di “Scienziato/Ricercatore”.. Poteva chiaramente sentirli emettere degli scoppiettii eccitati e una specie di cinguettio concitato. Uno di questi puntò un tentacolo in direzione della sua cabina di pilotaggio.
- Ah, suppongo che vogliate il vostro regalino, vero? Tenetevelo
Starscream aprì la calotta ed estrasse con una certa indelicatezza l’umana, che era svenuta non sopportando le accelerazioni da cui era stata sottoposta durante il volo.
La getto a terra senza tante cerimonie, ma fortunatamente non riprese i sensi.
Gli alieni si avvicinarono, sembravano proprio meravigliati.
Cinguettarono qualcosa ed uno di loro allungò i tentacoli sulla preda inerme.
Starscream sorrideva soddisfatto, ignaro dell'avvicinarsi a gran velocità di un'ombra verso la sua figura.
- YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
Un piede impattò violentemente sul Decepticon, mandandolo a gambe all’aria e causando la fuga in tutta fretta dei quattro alieni. Urumi non si muoveva, ma grazie all'intervento del GaoFar la lotta si era spostata molto più lontano da dove il suo corpo giaceva. immobile Starscream si rialzò, confuso, ebbe il tempo di vedere una forma umanoide di colore grigio riemergere dal nulla, emettendo una nuvola di particelle argentate.
- Oh, un nuovo giocattolo degli umani. Vuoi giocare?
- VOGLIO UCCIDERTI!
Il GaoFar si gettò addosso al Transformer, prendendolo per il busto e sollevandolo in aria, per poi schiantarlo per terra dietro di se, in una nuvola di polvere e di detriti. Starscream provò a reagire, ma un pugno causò la sua perdita di equilibrio. Il GaoFar gli saltò addosso; adesso poteva vederlo bene in viso: i suoi occhi promettevano morte e basta, sembrava completamente in prede all’ira.
- tu…TU HAI UCCISO MIKOTO! LA PAGHERAI!
- Pardon? Non so di chi stai parlando…
Starscream comprese la gravità della situazione; questo non era il solito scontro con gli antiquati mezzi della razza umana, ma era qualcosa di diverso. Le letture energetiche erano fuori scala per un mecanoide antropomorfo di quella stazza. Inoltre, sembrava che i suoi attacchi passassero con estrema facilità il suo scudo di energia. Per la prima volta dopo molti millenni, si sentiva vunnerabile e nel suo cuore si accese il sentimento della paura, che minacciava di divampare rovinosamente.
Ma riprese il controllo di se stesso molto alla svelta, evitando le bordate dell'automa grigio. Provò a fuggire attivando i suoi propulsori, ma fu nuovamente costretto alla lotta corpo a corpo. Dopo alcuni minuti, si trovò in posizione prona, inginocchiato, con l'altro che stringeva pericolosamente il suo collo.
Lentamente, la pressione aumentava e i circuiti emettevano scintille. Starscream fece fuoco col cannoncino, aprendo alcuni fori nell’addome del GaoFar. Tuttavia questo non sembrava neppure accorgersene, e continuò nella lotta, stringendo sempre di più.
Continuando a scalciare, riuscì a liberarsi e con un movimento fluido, indice di una grande familiarità con le armi, attivò le spade che aveva nascoste nelle ali Bene, sembra proprio che debba farti a pezzi.
Starscream si avventò sul GaoFar, aprendo alcuni squarci nelle braccia, quando sparì nuovamente.
- Il solito trucco non ti servirà due volte! Dove sei? Ah, eccoti!
Era comparso alle sue spalle; non perdendo tempo, affondò le spade nel nemico, scoprendo con stupore che aveva colpito un’immagine olografica.
- Cosa? ARGHHHHHH - “Perchè i miei sensori non l'hanno rilevato?”
Abbassò lo sguardo e vide una lama verde, simile a un cutter che attraversava il suo torace.
- MALEDETTO!
Il GaoFar fece scorrere la lama verso il basso, tranciandolo quasi a metà. Adesso il Decepticon non poteva stare in piedi, completamente dilaniato. Provò a strisciare lontano, ma si sentì schiacciare con ferocia al suolo. La lama usciva e rientrava dalla sua carcassa, facendolo urlare a più riprese. Il GaoFar sembrava in preda ad una furia primordiale, ma se Starscrea avesse prestato più attenzione, avrebbe sentito alcuni singhiozzi tra le grida. - S-smettila…non voglio morire… “Forse se chiedo pietà, avrò salva la vita!”
- Anche quei ragazzi non volevano morire! ASSASSINO!
- M…ma cosa vuoi che me ne importi….AHHHHH
Il GaoFar aveva gettato l'arma da corpo a corpo ed adesso stringeva la testa della creatura tra le sue mani. - Adesso…adesso….LA PAGHERAI CON LA VITAAAAAAA
Con una forte torsione gli spezzò il collo. Ormai le urla del Decepticon erano sempre più strozzate e somiglianti a quelle di un’auto accartocciata in una pressa. “E' finita.
Rimane un'ultima cosa da fare”.
- G..hh….ti porterò con me…
- COSA?
Il Decepticon esplose facendo detonare i sei missili che aveva in dotazione, sovraccaricando contemporaneamente il sistema di alimentazione. Il GaoFar venne avvolto da una sfera di fuoco di colore porpora, poi venne scagliato lontano, abbattendo alcuni alberi e causando un principio di incendio. Guy era svenuto dal dolore, e il GaoFar si accasciò al suolo come una bambola di pezza.
Delle quattro creature aliene non c’era più traccia, sembravano essere sparite nel nulla come erano arrivate.
Onizuka arrivò sulla scena dopo pochi minuti dalla conclusione dello scontro, in sella alla sua fedelissima Kawasaki Z2 900 . Notò subito alcuni alberi che prendevano fuoco ed una grossa creatura metallica di colore grigio che sembrava disattivata.
Successivamente si fermò nel mezzo alla radura, andando incontro a Kanzaki che giaceva immobile.
- Kanzaki! Urumi, dimmi qualcosa!
- Uhmmmm
- Kanzaki svegliati!
- Pro…professore…
- Come stai, come ti senti? Non addormentati!
- Sto bene…ahia…solo contusa…
- Menomale…
- Che..che è successo?
- Dimmelo tu.
- Sono stata catturata da quel…da quel coso…poi sono svenuta…non so dove siamo.
- Siamo lontani dalla città...
- Ma cos’è questo puzzo? Sembra stia bruciando qualcosa…
L’incendio si stava propagando a ritmo allarmante. Altri alberi stavano cominciando a bruciare, circondando i due e precludendo eventuali vie di scampo.
- Maledizione…finiremo arrosto. Potremmo provare a passare attraverso le fiamme con la moto.
Sì…- Kanzaki provò ad alzarsi, ma avvertì un dolore lacinante provenire dalla propria gamba sinistra. Osservandola meglio, c’era un grosso gonfiore all’altezza del polpaccio: i pantaloni erano rotti e macchiati di fango e sangue.
- AHIA!
- Che cos’hai?
- Non posso muovermi, mi sono rotta una gamba! - Dannazione! Ti porterò fuori di qui!
- Cos’è questo suono?
- Sembrano sirene!
Sul limitare del bosco due veicoli, un camion dei pompieri dipinto di rosso e una gru dipinta di blu stavano avanzando, cercando di bloccare il propagarsi dell’incendio.
- SYSTEM CHANGE!
I due umani rimasero a bocca aperta nel vedere i due mezzi che si trasformavano in grossi automi.
- Dobbiamo bloccare le fiamme.
- Ricevuto!
Un forte getto d’acqua investì gli alberi, mentre dal petto del robot di colore rosso fuoriuscì una specie di tormenta congelante. Nel giro di pochi minuti le fiamme erano sparite.
Il robot blu si girò dalla parte dei due umani: - State bene?
- Eh…sì…la ragazza ha una gamba rotta.
- La porteremo all’ospedale.
- HyoRyu, ho trovato il Capitano! Sembra svenuto.
Il GaoFar si riattivò lentamente, i suoi occhi tornarono a brillare e con un gesto molto umano si carezzò la testa.
- Che botta…
- Capitano! - Gridarono all’unisono i due robot.
- …sto bene…l’esplosione…sono solo stordito…
Urumi si girò verso il professore: - Ma chi sono questi? - Non ne ho idea. EHI VOI!
- Mh?
- Volete dirmi chi siete?
La coppia di robot si girò verso i due. Onizuka si era alzato in piedi, scuotendosi i vestiti. Kanzaki era seduta in terra che si teneva la gamba sinistra.
- Rescue Team. Io sono HyoRyu e questo è EnRyu.
- Io sono il Great Teacher Onizuka, 24 anni, fidanzato, MOLTO PIACERE!
I due automi si guardarono con un’espressione perplessa. Quello chi è? – Chiese Onizuka indicando il GaoFar.
- Ah, quello è…il Capitano.
- Chi?
- Il Capitano.
Il GaoFar si alzò in piedi.
- EnRyu, HyoRyu, torno al Quartier Generale. Riportate voi i feriti all’ospedale.
“Eppure questa voce la conosco”.
- Guy.
- …
- Guy, sei tu?
- Mi state scambiando per qualcun altro. Arrivederci. - ASPETTA!
Il GaoFar si alzò in volo, cambiando la propria forma in quella del Phantom Gao e sfrecciando a tutta velocità verso ovest.
Eppure quello era Guy, ne sono sicura... si disse Urumi. I due si incamminarono verso i due automezzi, che avevano ripreso la forma veicolare e li stavano aspettando. Il viaggio di ritorno fu abbastanza breve, passarono i trenta minuti di viaggio a rispondere al telefono e a rassicurare tutti sul loro stato di salute. I due automi si erano raccomandati di mantenere lo stretto riserbo su quello che era successo, per “ragioni di sicurezza”.
Onizuka aveva borbottato qualcosa, ma poi si era zittito, complice anche una gomitata di Urumi.

Terra, Tokio, Japanese Red Cross Medical Centre.

Contenti di essere sopravvissuti, ma provati dall’estenuante notte, i due professori e i ragazzi uscirono dall’ospedale per prendere una boccata di aria fresca. Kusano sta meglio?
- Sì, è fuori pericolo, così pare…
- Che spavento…
Ma cos’era quell’affare?
Sentite ragazzi, adesso me ne vado a dormire…anche se dubito di riuscire a prendere sonno, stanotte …
Il riposo è la migliore medicina.
Kanzaki uscì e si fece accompagnare verso casa dalla professoressa. Kikuchi arrivò dopo poco. Erano fuori dall’Ospedale e stavano cercando di riprendersi dallo shock degli ultimi avvenimenti, chi sorseggiando un thè chi accendendo una sigaretta.
Allora, hai scoperto qualcosa?
Sì…a quanto pare il tipo che ha catturato Kanzaki è della solita razza di quello che ha demolito l’Istituto alcuni mesi fa. – Kikuchi mostrò un rapporto confidenziale che aveva “trovato casualmente” su un sito governativo, rischiando grosso. Tuttavia, come era solito dire: “Exitus acta probat”, “Il fine giustifica i mezzi.”.
Sei sicuro?
Ho le mie fonti…
Pensi che ce ne siano altri?
Chi può dirlo?
Kikuchi chiuse il portatile con un grosso sospiro e si accese una sigaretta.
“Chi può dirlo…”

Terra, 3G Island, Quartiere residenziale.

- …Guy…posso entrare…?
- Zio…entra pure, prego…
La stanza era buia. Una figura era distesa sul letto, girata dalla parte del muro.
- Figliolo…
- Perché zio? Perché lei? Perché?…
La voce del ragazzo era carica di dolore. Il professore Lyger poteva sentire i singhiozzi sommessi provenire da quel corpo disteso.
L’ometto basso mise una mano sulla spalla del suo nipote.
- Non lo so, Guy, non lo so.
Stettero in silenzio per un bel pezzo. - Guy, vado un attimo a riposarmi, se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Per qualsiasi cosa. Sappi che comunque rimarremo vicini a te, qualunque cosa accada.
- Grazie zio.
Lyger uscì chiudendo gentilmente la porta, e trovò Taiga fuori dalla porta.
- Come sta il ragazzo?
- Come vuole che stia? Piange, è disperato… - E’ stato un duro colpo per tutti, ma per lui in particolare.
- Domani daremo un’occhiata ai rapporti, per ricostruire l’incidente nei particolari…e…per il servizio funerario… - Certo. Buonanotte, boss.
- ‘notte.
Taiga si incamminò nei suoi appartamenti, a passo lento, con un’espressione triste sul viso e con un’evidente preoccupazione nell’animo. Sapeva quanto i due ragazzi erano legati da un profondo amore, e sperava vivamente che Guy si riprendesse dallo shock. Era un ragazzo coraggioso, una delle persone più coraggiose di questa Terra, ma stavolta doveva far fronte a un nemico che non poteva sperare di sconfiggere. Eppure, non si era mai tirato indietro, nemmeno quando suo padre era morto in quella maniera orribile su Giove, letteralmente disintegrato dall’atmosfera del pianeta.
“Ci vorrà tempo. Spero che i Kami ce lo concedano”.

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Capitolo 4
*** Prelude to Invasion ***


Terra, Tokio, settore di periferia.

La piccola casa di periferia era arreata in maniera confortevole. Onizuka era seduto da una parte, con le gambe incrociate e stava fumando una Camel, mentre dall'altro lato della stanza, un uomo di una certa età, stava rispiegando la storia del mondo al caparbio professore. Compito reso assai arduo anche grazie alle frequenti interruzioni, tipo: “ma allora siamo nati dai babbuini? Non lo sapevo!”.
Nonostante questo, l'uomo continuava la sua lezione, come se si fosse trovato in Accademia o ad un Centro di Ricerca: - La Razza Umana, come noi la conosciamo, non è stata l'unica razza a soggiogare e a dominare il pianeta Terra. La prima Civilizzazione della nostra Galassia fu la Protocultura, ovvero la Prima Cultura. Sappiamo, grazie ai dati in nostro possesso, che la Protocultura è totalmente scomparsa. Tuttavia sono rimaste delle tracce consistenti, se uno sa dove cercarle. Durante i loro viaggi di esplorazione del cosmo, alcune navi della Protocultura colonizzarono pianeti liberando organismi unicellulari e alterando le forme di vita presenti, al fine di creare forme di vita senzienti: i Figli. Noi siamo l'eredità vivente di questi esseri.
- Quindi lei sta dicendo che siamo stati prodotti artificialmente? Magari sotto i cavoli?
- Non proprio. Ascolti bene: sul nostro pianeta, la Terra, alterarono il DNA di alcune scimmie inserendo frammenti del loro stesso codice genetico. Il risultato fu l'australopiteco, concepito in modo che si evolvesse nel corso dei millenni per creare la Razza Umana.
L'evoluzione controllava richiedeva un controllo presente, attivo e continuato nel tempo, per questo crearono una gigantesca base sull'unico continente presente all'epoca, Pangea.
E' nostra ferma opinione che questa non fu l'unica base presente sul nostro pianeta, come altresì è accertata la grande tecnologia dei Protoculturiani.
Non sappiamo come mai fecero questo, né possiamo ipotizzare motivi sulla loro repentina scomparsa dalla faccia del pianeta. Però abbiamo una traccia.
- Adesso somiglia molto a “Where is in the World Carmen Santiago”.
L'uomo passò delle foto al professore, che rimase a guardarle per alcuni attimi. Rappresentavano una struttura semi distrutta, dalla forma di cono, quasi totalmente nascosta dalla vegetazione.
- Incredibile, vero? Dalle analisi sembra refrattaria sia all'osservazione mediante forme d'onda fuori dallo spettro visibile sia alle onde magnetiche. Inoltre non compare su nessun rilevamento satellitare, su nessuna mappa.
- Sembra un rudere New Age.
- E' nell'arcipelago Vanuatu, uno stato situato nel sud dell'Oceano Pacifico. Più precisamente nella provincia di Torba, quella più a nord. Un paradiso fiscale per molti, ma per noi qualcosa di più.
- Capisco...mi sfugge ancora come mai uno come lei è venuto a comunicare questa cosa a me!
- A quanto mi risulta dai dati in nostro possesso, lei ha avuto contatti con diverse forme di vita aliene, giusto?
- Sì, ma continuo a non capire...
- Mi ascolti bene. Abbiamo letto il suo profilo. - COSA?
- Non si agiti, sono normali controlli di ruotine. Lei è risultato idoneo per il Progetto Alpha.
- Eh?
- Le daremo più dettagli se accetterà di collaborare con noi. - L'uomo nel pronunciare questa frase si aggiustò gli spessi occhiali con montatura di tartaruga, e si grattò il mento.
- Ma lei è del Governo Giapponese?
- Non proprio - sorrise - ...io sono Giapponese come lei, tuttavia il nostro staff fa parte dell'ONU. Siamo una...una specie di servizio segreto...
- Non mi piace.
- Signor Onizuka. La stiamo mettendo in condizione di “fare la differenza”. - Mi scusi ma questa frase mi sa troppo di Star Trek Generations.
- Lo chiami come le pare, - esclamò annoiato - ma questi sono i fatti. Lei vuole difendere i suoi studenti dalla minaccia aliena, non è vero?
- Sì, ma...
- Le non vuole che si ripeta il mssacro dell'altro giorno, vero? Lei non vuole essere impotente di fronte agli alieni, è così?
- Chi mi dice che non siate stati VOI a mandarli?
- Allora perché sarei qui a convincerla ad associarsi? Non sarebbe stato più semplice per me ucciderla, QUI ed ORA? - Ehi coso col parrucchino, se pensi che io muoia così facilmente, ti sbagli di grosso!
- No che non lo penso. Penso invece che lei abbia tutte le caratteristiche per batterli. Venga con me un attimo...mi segua coraggio, o ha paura, forse?
- Il Great Teacher Onizuka non ha paura di nessuno!
I due uscirono dall'edificio recandosi sul retro, dove li aspettava un garage chiuso con una chiave elettronica.
Onizuka si tenne ad alcuni passi di distanza dall'uomo vestico con un lungo soprabito nero, mentre armeggiava alla chiave elettronica, quando la saracinesca si aprì e fece segno al professore di entrare nell'interno buio. L'uomo accese l'illuminazione al neon.
- Guardi.
Onizuka sbattè le palpebre a più riprese. Non riusciva a credere ai suoi occhi.
- Ma..ma è MERAVIGLIOSA!
- Questa fa parte dei frutti delle nostre ricerche sulal Protocultura. Le presento la YVR-052.
- E' della Yamaha, per caso? Sa, la Ypsilon...
- Nono, assolutamente no. E' stata creata da noi. La Y è il corretto identificativo di “prototipo” secondo la metodologia americana.
- Uh?
- Lasci perdere. E' un prototipo. Questo le basti. In termini di prestazione, surclassa ogni moto esistente sul pianeta, inoltre ha una caratteristica del tutto particolare...
Onizuka notò che l'uomo aveva un telecomando in mano. Schiacciò alcuni tasti e la moto cambiò rapidamente forma diventando una specie di corazza antropomorfa, vuota al suo interno.
- EH? Ma che...
- Questa è la forma da combattimento...è armata con un fucile a raggi, che può vedere qui e un lanciamissili gemello sugli avambracci.
- Capisco...quindi dovrei andare a giro con questa bellezza tipo Kamen Rider eh?
- Più o meno.
- E quindi...
Furono interrotti da alcuni repentini cali di tensione, che fecero fulminare il neon principale.
Il sistema di emergenza si attivò subito dopo, però nell'aria c'era qualcosa di strano, un odore come di menta mista a latte rancido. L'uomo si mise subito in allerta, estraendo una pistola di piccolo calibro.
- Mr. Onizuka, se le è cara la vita prenda subito possesso della moto...
- Ma che sta succedendo?
- STIA ATTENTO!
Un braccio a forma di falce comparve dal nulla, creando un grosso squarcio nel pavimento. L'uomo cadde a terra, sembrava ferito.
- MALEDIZIONE!
L'azione si fece caotica in un istante: l'uomo, dalla sua posizione prona, aprì il fuoco verso una forma indistinta che misteriosamente era comparsa nel mezzo della stanza. Sembrava antropomorfa, ma molto più grande di un essere umano, inoltre quelle che dovevano rappresentare le braccia in realtà erano due enormi arti a forma di falce, che grondavano un liquame verdastro.
La forma ruggì e si gettò sull'uomo, dilaniandolo. Tuttavia dopo pochi attimi anche la forma cadde al suolo, trasformandosi lentamente in una melma gommosa.
Onizuka si gettò a terra, vicino all'uomo, per soccorrerlo: - Come si sente? Mi parli!
- Ormai per me è finita – rispose tossendo sangue. - Lei prenda la moto e fugga, cough cough...la prego...ho dedicato tutta la mia vita alla ricerca e non posso permettere che vada tutto perduto...si ricordi cough cough quello che le ho detto....argh...
L'uomo morì davanti al professore. Maledicendo la sorte avversa, Onizuka si avvicinò alla forma immobile della corazza, tempestandola di pugni e ingiungendole di aprirsi. Dopo alcuni tentativi, la corazza si aprì, rivelando uno spazio interno fatto su misura.
Onizuka la indossò e la corazza si richiuse subito su di lui.
“E adesso?”. Provò a muoversi e vide che l'armatura rispondeva ai suoi movimenti con naturalezza, come se fosse un'estensione del suo corpo. L'interno dell'elmetto si illuminò, poi una serie di scritte e di grafici comparvero dalla parte interna del visore. Onizuka non aveva esperienza in fatto di tattiche militari e simili, tuttavia sapeva riconoscere un HUD (Head Up Display, Display a testa alta, NdT)quando lo vedeva. “Bene, sembra si sia attivata...” Provò a muoversì, cadde in tera un paio di volte; quindi decise di prendersela con più calma per dare il tempo ai sensori interni di autoregolarsi.
Nel mentre, dalla strada, provenivano urla. Sentì una macchina cozzare contro un oggetto solido. Uscì a corsa, quasi sbattendo contro la porta e spaccando parte del muro del garage e rimase a bocca aperta:altri orrori come quello che era entrato nel piccolo garage comparivano e sparivano nel nulla. Una macchina completamente distrutta stava bruciando in un angolo, alcune persone giacevano senza vita al suolo. Era solo contro gli orrori.
Si accorsero di lui e gli si precipitarono addosso.
Istintivamente, il professore spiccò un salto e si trovo a una quindicina di metri dal suolo. - Thrusters On – lo informò una voce. “Sto volando!”.
Gli orrori ruggivano; presto sarebbe tornato al suolo e si sarebbe trovato nel mezzo della mischia.
Tocco il suolo. Lo circondarono. Onizuka si chinò al suolo e spiccò un balzo in avanti, mettendo una ventina di metri tra lui e loro.
“Così non va...devo eliminarli”.
Come se ala corazza avesse percepito il pensiero, sentì un ronzio meccanico e una sottile vibrazione proveniente dalle braccia.
Contemporaneamente, alcuni reticoli rossi comparvero davanti ai suoi occhi, centrati sulle forme grigie. In avvicinamento. Passò un secondo e all'interno dei reticoli rossi comparve un rombo, accompagnato da un cicalio insistente.
- Fuoco!
Un rumore sordo, simile a un colpo di mortaio, assieme a una forte contraccolpo sulle braccia e una spinta che gli fece per un attimo perdere l'equilibrio.
Due scie di fumo bianco partirono dai suoi avambracci, andando ad intersecarsi dopo un breve volo con gli orrori grigi. L'esplosione fu immensa, accecandolo temporaneamente mentre i girostabilizzatori lottavano contro lo spostamento d'aria.
Onizuka rimase a bocca aperta di fronte a questo spettacolo di morte e distruzione: al posto delle creature c'era un grande cratere fumoso.
Rimase immobile per alcuni istanti, poi si riscosse.
- Wow.
Ebbe comunque la prontezza di spirito di andare a recuperare il fucile a raggi che gli era stato mostrato prima, poi si allontanò a grande velocità per la strada, mentre sentiva le sirene della polizia e dei mezzi dei vigili del fuoco che si avvicinavano. Gli era bastato pensare alla sua vecchia motocicletta, che era al sicuro davanti l'appartamento di Azusa, per far sì che l'armatura tornasse nella sua forma base: una moto da strada.
Mentre correva per le vie di Tokio ad alta velocità, cercò di fare mente locale su quello che era successo, ma non approdò a nulla.
“...maledizione...in che casino mi sono cacciato”.

Terra, America, Stato del Texas - Sembra stia succedendo un casino di proporzioni cosmiche, mon chère Whitesaber.
- Affermativo. Per la corretta riuscita della missione... - “Suggerisco di attenersi all'inglese americano, onde evitare spiacevoli inconvenienti che potrebbero compromettere la riuscita dell'operazione.”
- Suggerimento memorizzato e riprodotta correttamente.
Sarebbe auspicabile che fosse anche eseguito correttamente.
- E' anche esatto affermare che sei un individuo...
- Organismo autonomo robotico.
- ...un organismo autonomo robotico estremamente pedante, pedissequo e noioso.
- Voi esseri umani rappresentate una continua e inesauribile fonte di meraviglia, per me.
- Ah sì?
- Indubbiamente. Tentate sempre di forzare una reazione ostile nei vostri confronti. Mi risulta illogico. - Si chiama “ironia”, Whitesaber... - Conosco la definizione.
- Lasciami indovinare, “scaricata da Internet”, eh?
- Pare che tu sia dotata di un talento eccezionale nel sottolineare l'ovvio, Renais Cardiff-Shishioh.
- Non, mon petìt ami, non voglio rubarti il lavoro.
Renais si racchiuse nel solito adamantino silenzio che seguiva sempre le discussioni con Whitesaber. Nonostante avessero passato insieme dei giorni, ancora non erano riusciti a trovare un punto in comune.
Aveva molti pensieri per la testa, compresa la tragica scomparsa della ragazza di suo cugino.
Si chiese per l'ennesima volta come era stato possibile: anche lei era diventata un Evoulder, anche se non pienamente come Guy.
Il termine corretto era “Semi/Evoulder”, ovvero una via di mezzo tra la forma umana e l'evoluzione potenziata dalla forma di energia inventata sul Green Planet, la G-Stone. Sostanzialmente, un gioiello verde con una “G” in mezzo che trasformava il Coraggio in energia pura mediante processi ancora lontani dall'umana comprensione.
In verità questo stadio sarebbe stato raggiunto dall'umanità nel corso dei secoli, ma l'esposizione alle radiazioni della G-Stone aveva accelerato enormemente il processo. In termini tecnici, garantiva immunità alle malattie, forza fisica, la possibilità di volare e di sopravvivere nel vuoto; perfino una forma di rigenerazione cellulare. Sembra che qualcosa fosse andato storto, Mikoto non era sopravvissuta ai colpi calibro 20mm.
L'autopsia che era seguita aveva chiaramente mostrato che il processo di rigenerazione non era nemmeno iniziato, proprio come un normale essere umano. Nemmeno l'esposizione alle energie grezze della G-Stone aveva cambiato qualcosa: ormai era morta e niente l'avrebbe riportata in vita.
Questi cupi pensieri la portarono naturalmente a ripercorrere tutta la storia dell'ultimo periodo: gli Zonder, esseri meccanici che infettavano le persone tramutando lo stress in collera e fornendogli un corpo d'acciaio gigante. Il viaggio nello spazio, fino a Giove, la morte di suo zio, Leo Shishioh, la sconfitta dei Primevals, dei Planetary Masters of Sol e dell'immensa struttura chiamata Pia Decem Pit , il viaggio nella Dimensione Parallela e poi....dopo due anni il ritorno sulla Terra.
Lei stessa era cambiata molta, sfruttando uno speciale apparato era diventata una Semi Evoulder come Mikoto ed aveva recuperato al forma umana abbandonando quella di Cyborg. Se possibile, dopo la dipartita di J si era fatta ancora più taciturna, e quando parlava era sempre in tono sarcastico.
Avevano molto in comune: entrambi schiavi di un'organizzazione criminale, entrambi con un passato tragico alle spalli, entrambi con la forza di reagire e la volontà di aprirsi.
Forse sarebbe potuta nascere una relazione, ma la sorte aveva deciso diversamente: poco dopo l'uscita dall'Universo Parallelo, si erano accorti che l'immensa astronave del Red Planet, la J-Ark, era come volatilizzata nel nulla.
- Attenzione: rilevato contatto, quota 350 metri, avvicinamento da ore 6. Velocità stimata...Mach 1.2.
- Cosa?
- IFF (Identify Friend or Foe, Identificazione Amico o Nemico, NdT) Negativo. - Un forte cicalio di allarme eruppe all'improvviso, il nemico aveva lanciato un issile o il suo equivalente. - Inizio manovre evasive.
La strada era completamente sgombra, il cielo terso e la temperatura molto alta: uno scenario idilliaco se non fosse stato per la violenza imminente. Whitesaber sterzò brutalmente sollevando nubi di polvere nel deserto rossastro, evitando così un missile lanciato contro di loro. Renais si gettò fuori dalla portiera, illuminandosi di verde e rotolando per alcuni metri, mentre Whitesaber si trasformava ed estraeva il suo fucile da cecchino: un gentile regalo della sezione Americana della GGG.
Il mezzo volò sopra di loro, uno strano misto tra un hovercraft e un caccia leggero. Lo videro effettuare una stretta virata a destra mentre si preparava per la seconda corsa d'attacco.
Whitesaber si preparò a fare fuoco, mentre Renais si nascose dietro un macigno poco distante. Il nemico si stava avvicinando ed aveva peso a far fuoco con i cannoncini. Un solo dardo di colore del ghiaccio uscì dalla canna del fucile, troppo veloce per essere seguito da occhi umani.. Dopo un breve volo si polverizzò andando a colpire l'ala sinistra del nemico, facendola saltare per aria con un rumoroso boato, che riecheggiò nel vuoto del deserto. Il mezzo iniziò una stretta vite e si schiantò al suolo.
Entrambi corsero in direzione dell'impatto:dai resti sembrava alieno. L'interno era carbonizzato e puzzava di carne abbrustolita. Tutt'intorno pezzi di lamiera emettevano dei fumi verdastri, tra le fiamme.
- Alieno. - disse a bassa voce Renais, calciando un pezzo di metallo.
- Già. Sono arrivati anche qui?
- Così sembra.
- Contatto la base.
“La situazione non è per niente buona.”

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Capitolo 5
*** Calm before Storm ***


Terra, 3G Island, Zona collinare sulla costa.

La collina calava a strapiombo sul mare, le onde si infrangevano rabbiose sugli scogli sottostanti, mentre il cielo era carico di nubi che promettevano pioggia. Sopra, naturalmente, splendeva il sole, ma adesso il ragazzo che stava in piedi davanti alle tre lapidi preferiva che il cielo fosse completamente coperto.
Sua madre, che non aveva mai conosciuto; suo padre, morto due anni fa ed adesso Mikoto. Si chiese quante persone ancora sarebbero dovute morire per colpa delle “assurdità”, non trovando un termine migliore. Si interrogò a proposito dell'inutilità della vita e dell'agire umano.
Colto da un accesso di furia, tirò un pugno con tutta la sua forza all'albero vicino, imprecando.
Non riusciva nemmeno ad avvertire il dolore della sua mano, che sanguinava copiosamente.
La cerimonia si era svolta in silenzio, le facce commosse dei presenti erano rimaste impresse indelebilmente nel suo cuore, anche se sembrava non essersene ancora accorto.
Mikoto era benvoluta ed amata da tutti, anche se nessuno le aveva voluto bene quanto lui. Avevano pensato perfino di sposarsi, di prendere casa insieme, magari in campagna.
Adesso non era più possibile. Col tempo, se ne sarebbe fatto una ragione, ma adesso era dannatamente troppo presto. Un rumore di passi lo fece girare.
Vide avvicinarsi una ragazza bionda, vestita di nero. La riconobbe subito. Lei accennò un timido sorriso, poi andò a posare un mazzo di primule sulla lapide della ragazza, già piena di fiori.
Stettero un po' in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, troppo imbarazzati per parlare, troppo tristi per pensare.
Lei in una certa maniera avvertiva un senso di colpa, anche se la sua parte logica l'avvertiva che non era responsabile della morte di Mikoto. Sfortunatamente, la sua anima non era d'accordo. Sapeva che il gesto di depositare i fiori l'avrebbe fatta stare meglio, per quel poco che contava.
Lei sembrò notare la sua mano ferita, ma lui la interruppe:
- Non è niente...
Lei sospirò e ritornò ad immergersi nei suoi pensieri.
- Guy, ti prego di accettare le mie condoglianze.
- Grazie, Urumi.
- Non sono brava ad esprimere i miei sentimenti in casi come questo...però...
- “E' l'amore, non la ragione, che è più forte della morte.”
- Eh?
Guy sorrise alla ragazza.
- Questa frase me la ripeteva sempre mio padre. Se viviamo amando, non esiste una vera morte. Ci rimane il ricordo e i bei momenti che abbiamo passato insieme.
- ...s-sì...a-adesso, adesso... d-devo andare. Ciao.
La vide andare via con passo veloce, nascondendo le lacrime.
Lui non la inseguì, rimase lì mentre le prime gocce di pioggia cadevano dalle nuvole gonfie. Voleva semplicemente restare solo a far ordine nei suoi pensieri e per cercare un conforto che per ora gli sfuggiva.

Terra, Tokyo, Appartamento di Azusa Fuyutsuki.

Onizuka sedeva al capo del tavolo, impegnato in una lunga dissertazione sui fatti del giorno precedente, intercalando tutto con versi onomatopeici, pose tratte da un manga di serie B e urla. Tazze di Tè fumanti liberavano il loro fragrante aroma nella stanza, mentre occasionalmente qualcuno dei presenti sorseggiava o provava ad accendersi una sigaretta, subendo le ire funeste di Azusa.
- Quindi se ho ben capito, questa fantomatica “base segreta” è in....Varano-nato.
- No, idiota, si chiama Vanuatu!
- ...e io che ho detto?
- Lasciamo perdere...Onizuka, che hai intenzione di fare?
- Voglio andare immediatamente in questa fantastica isola tropicale!
- Eh?! Ma sei matto? Hai idea di quanto costi il viaggio? Inoltre non avremo MAI il permesso dei genitori per questa pazzia!
- Ormai siete grandi e maggiorenni, di che permessi avete bisogno? Ragazzi, vi siete rammolliti...
- Sempai, ragiona un attimo, non posso andare a casa e dire: “Ciao mamma, ciao papà, io parto, vado a Varatania a scoprire misteriosi artefatti per evitare che gli alieni ci mangino vivi”.
- Basta non dirglielo, scusa...un po' di fantasia!
- Ma che cavolo di consigli stai dando?! Ricordati che sei un insegnante!
Al che seguì il solito battibecco accompagnato a mosse di wrestling e altri attacchi non-convenzionali (tè bollente nelle narici), quando suonò il campanello.
- Vado ad aprire...
- Probabilmente è Kanzaki...
- Come mai non è venuta prima?
Kikuchi fece finta di non aver sentito; sapeva dov'era andata; ne avevano parlato a lungo la sera prima e la conversazione non lo aveva lasciato molto tranquillo.
Ci furono attimi di silenzio, poi una voce familiare:
- Posso entrare? Oh che appartamento carino Fuyutsuki-kun, si vede che è curato da una mano femminile, mi congratulo con lei.
Onizuka sbiancò in volto, assieme agli altri presenti.
- Permesso? Ah, ma ci siete tutti! Molto bene. C'è anche Onizuka-kun, ottimo per davvero, veramente ottimo.
- Vicedirettore Uchiyamada...cosa ci fa lei qui?
- Diciamo che un “uccellino” mi ha avvertito di questa simpatica riunione... - I presenti si guardarono preoccupati.
- No, tranquilli, non sono quelli che pensate. Sono stati i cosiddetti “Agenti dell'Onu” a cercarmi, come è successo al nostro caro Onizuka-kun. Stanno cercando il maggior numero di persone che abbiano avuto un contatto diretto con gli “alieni”...e tra questi ci sono anch'io.
Nessuno parlava, tutti fissavano il Vicedirettore come un topo che fissa un serpente. Non era certamente un buon segno quando sorrideva, ancora peggio quando sembrava compiaciuto di qualcosa.
- So anche del vostro tentativo di organizzare...”una gita ai Tropici”. TOGLIETEVELO DALLA TESTA!
- ...
- Non voglio che la vita dei miei studenti sia messa a repentaglio per colpa di aberrazioni di un altro mondo! - Ma Vicedirettore...
- QUANDO DICO NO E' NO! CHIARO?!
- Ma cosa faremo se verremo attaccati ancora? Hanno bisogno della nostra esperienza!
- Questo è compito del Governo, non nostro.
- Vicedirettore, le stanno sfuggendo due punti fondamentali.
Punto uno, il Governo, anzi l'ONU ci ha chiesto di partecipare. Punto due, non siamo assolutamente al sicuro rimanendo confinati a Tokyo.
- Sei proprio sicuro che si tratti dell'ONU, Kikuchi? Chi ti dice che non siano delinquenti o peggio?
- Chi altrimenti? Mi scusi ma non conosco organizzazioni terroristiche che abbiano tali mezzi a disposizione. Escludo fondamentalisti religiosi di ogni sorta e escludo pure organizzazioni di rivoluzionari o paramilitari.
- Sarà, ma in ogni caso VOI NON VI MUOVERETE DA QUI! - Altrimenti sarete tutti sospesi e voi due, – indicò i professori – LICENZIATI!
Suonarono nuovamente al campanello. Azusa andò nuovamente ad aprire, e si ritrovò di fronte un uomo, un nero, di corporatura massiccia vestito con una divrsa straniera, probabilmente Americana.
- Lei è la professoressa Azusa Fuyutsuki?
- S-sì...sono io...lei chi è mi scusi?
- Buon pomeriggio, sono il Colonnello Franklin de l'USAF.
- Ah...
- Posso entrare?
- Non voglio sembrare scortese ma...
- Grazie.
L'uomo passò senza che Azusa potesse bloccarlo. La sua figura estremamente imponente torreggiava nella stanza, Tutti lo guardavano, chi a bocca aperta, chi tremando. Solo Onizuka sembrava tranquillo. - Buonasera. A quanto pare, i soggetti coinvolti nel Primo Contatto ci sono tutti. Permettetemi di presentarmi, io sono il Colonnello Franklin dell' USAF, Capo della Secret Defence Force One.
- Quindi lei...
- Esattamente. Siamo stati noi a contattarvi e sempre noi abbiamo fornito al professore Eikichi Onizuka il suo mezzo.
- Molto bene, Balrog,(personaggio di Street Fighter, NdA) adesso dicci che cosa diavolo sta succedendo!
- Onizuka! Comportati con più rispetto! Sei di fronte ad una personalità! - Urlò Uchiyamada.
- E' nostra ferma convinzione che tra un breve periodo la Terra sarà invasa.
- CHE COSA?
- Esattamente. Ci serve la vostra deposizione sui fatti avvenuti negli ultimi tempi, per preparaci.
- ...dunque vorreste interrogarci, Colonnello?
- Esatto. Vorremmo che voi partiste immediatamente alla volta di Vanuatu, dove avverrà la vostra deposizione, poi chi vorrà potrà tornare alle sue occupazioni abituali. Non ci metteremo molto, contiamo di eseguire tutte le procedure del caso in due giorni.
- Ma...ma non possono partire con così breve preavviso...e i genitori? Le famiglie...? Non si può fare...
- Di questo non dovrete preoccuparvi: abbiamo sistemato tutto noi. Avrete vestiti e cambi durante la vostra permanenza, ed un alloggio all'interno della base. Le famiglie sono già state avvertite, ma se volete potete fare una telefonata prima di partire.
- ...mi pare strano che abbiano acconsentito così rapidamente.
- Se volete, potete chiamare. La scelta finale spetta a voi, ormai siete maggiorenni.
- Che assicurazioni ci date?
- Vi chiediamo di firmare un documento che dà il vostro assenso a tutta l'operazione. Tenete, - il Colonnello distribuì dei fogli, - e leggete attentamente prima di firmare.
- ..e la sicurezza?
- Abbiamo già approntato misure adeguate. Signor Uchiyamada, dovrebbe venire anche lei.
- IO? Ma io...la mia famiglia...la scuola...i doveri...e se succede qualcosa durante la mia assenza?
- Non si deve preoccupare di questo, la scuola è in buone mani: i nostri agenti la stanno sorvegliando da circa due settimane.
Il Vicedirettore rimase senza parole. La sua adorata scuola, sorvegliata? Dai militari? Rischiò di svenire ma ce la fece a non perdere i sensi, tuttavia si accasciò seduto su un cuscino. La professoressa Azusa gli portò prontamente un Tè. Ne offrì uno anche al Colonnello, che rifiutò con garbo.
I ragazzi e le ragazze della sezione leggevano il documento, si consultavano e parlottavano; qualcuno telefonava a casa. - Io ho deciso, parto.
- Bene Onizuka, contavamo su di lei.
Alla fine, circa un quinto dei ragazzi presenti dette l'assenso. Il Colonnello Franklin sorrise fra sé: il numero era oltre le sue più rosee previsioni.
La partenza sarà immediata. Abbiamo noleggiato un pulman per portarvi all'aereoporto.
- ...prendo la moto.
- Va bene. Più prende confidenza con il mezzo, meglio è per tutti.
- ALLORA TUTTI PRONTI!?
- SIIII!!!
Il gruppo uscì allegramente di casa. "Probabilmente non si rendono conto di quello che sta succedendo. Meglio così, sarà più semplice coinvolgerli nel nostro piano."
- Vicedirettore, non viene?
- Beh..ecco...io...
- Vicedirettore, mi ascolti, lei voleva proteggere i suoi ragazzi, giusto?
- Sì, ma...
- Lo lasci stare, sarebbe un peso inutile...
- COSA? Come ti permetti, essere spregevole, protozoo! Io sono nato durante il BABY BOOM! Non mi fanno paura gli alieni! Dà qua! Ecco, ora c'è la mia firma! PARTIAMO! FORZA!
Il pulman seguì il tormentone delle strade trafficatissime di Tokyo, seguito a breve distanza da una moto da corsa, lasciando una scia di vapore sull'asfalto raffreddato dalla pioggia. Urumi, che si era unita al gruppo poco prima della partenza, non era particolarmente entusista della cosa. Tuttavia, non se la sentiva ddi rimanere lì, quei due giorni le avrebbero fatto bene (per lo meno così pensava). Guardò la pioggia scorrere sul vetro del pulman e cercò di pensare ad altro.

Terra, Giappone, località sconosciuta.

- Starscream?
Barricade emerse dal fitto della foresta in mezzo alla radura. Si guardò intorno e notò alcuni frammenti metallici sparsi in un raggio di cinquanta metri e più. Al centro dell'esplosione, una carcassa metallica appariva dilaniata e fumante.
- Cosa è successo, per Primus...Frenzy, fuori.
Il piccolo robot uscì dal petto di Barricade ed iniziò ad annusare la zona, esaminando la situazione accuratamente. Prese un frammento di metallo e lo porse a Barricade, che lo guardò intensamente.
- ...
Strinse il frammento forte, poi si girò udendo un rumore di pale di elicottero. Blackout atterrò e si trasformò subito.
- Una bella botta, vero?
- Già, è proprio morto in maniera “gloriosa”.
I due risero, il termine “glorioso” era una delle molte cose che disprezzavano degli Autobot. Non c'era niente di glorioso nella morte, c'era solo la vittoria o la sconfitta: Starscream aveva perso.
- Rimaniamo qui ad indagare?
- No, andiamocene Blackout. Abbiamo perso il comandante, e ti confesserò una cosa: non “muoio” dalla voglia di tornare dai nostri alleati.
- Voglio recuperare Scorponok ed andarmene da questa scoria di posto.
La terra ruggì poco distante, i due Decepticons si allertarono, ma la vista di una grossa chela metallica li tranquillizzò.
- SCORPONOK!
Blackout corse incontro al suo partner. Il grosso scorpione metallico sembrava in buone condizioni, certo provato dalla mancanza ddi energia ma per il resto funzionante.
- Come hai fatto a trovarci qui? - Il grosso scorpione metallico emetteva una serie di versi allegri e di squittii sotto forma di cicalìo.
- Ah ti sei imbarcato? Bene...e come ci hai ritrovato? Capisco, hai scaricato le informazioni dai web-giornali e quando sei arrivato qui hai attivato il localizzatore...bene.
I Decepticons, finalmente riuniti, si allontanarono.
Rincominciò a piovere, mentre una gemma scintillante di colore blu all'interno della carcassa metallica incominciò a brillare sempre più forte. Sembrò per un attimo sospesa nel vuoto, fuori dal tempo e dallo spazio, mentre volteggiava sulla carcassa, poi fluttuando si perse nella foresta, per sparire alla vista.

Spazio, Orbita di Giove.

Pensava (pensavano?). Non aveva più ricevuto notizia dagli alleati. Poco male: la prossima volta li avrebbero assorbiti senza pietà. Adesso era venuto il Tempo del Nutrimento. Nel vuoto della sua mente si formò l'immagine della Terra. Un pensiero, un lieve tocco della mente la accarezzò.
Rispondendo al suo impulso, i grossi motori dell'astronave si attivarono, prima piano e poi sempre più forte, in un ruggito che nessuno poteva sentire, ma che una certa astronave poteva osservare a molte unità astronomiche di distanza.
Alcuni rimorsi, onde marine di un inconscio ormai perduto, gli rammentarono civiltà perdute, consumate nel Nutrimento. Altri rimorsi si affacciarono simili a gufi volteggianti nella notte, gli rammentarono altresì le occasioni fallite. Li allontanò (allontanarono?) con un grido, adesso doveva solamente pensare a cibarsi di quel mondo, così delizioso e ricco di risorse. Probabilmente la vita sarebbe ricominciata, dopo il loro passaggio. Probabilmente, ma da zero, dall'Età della Pietra, “che nome buffo”, pensò. Loro avevano mai avuto un'Età della Pietra? Non se ne curò maggiormente, mentre una pista dorata emergeva dal suo petto verso il pianeta, accorciandosi impercettibilmente ma inesorabilmente ogni attimo che passava.

Nell'ombra di Io, una maestosa astronave attendeva nascosta in un cratere inattivo, uno dei pochi sul turbolento satellite. Il rifugio non era stato scelto a caso: tutt'intorno, i vulcani eruttavano, schermando le trasmissioni ordinarie, impedendo così le trasmissioni. Come una maestosa fenice, la nave si alzò in volo, le sue forme squadrate e bianche rilucevano della luce delle esplosioni laviche.
Appena arrivò ad una quota di circa quattrocento metri dalla superficie, sì aprì una finestra sul nulla e la nave fu inghiottita in un lampo di luce. “Con un po' di fortuna, non si accorgeranno di nulla. Speriamo solo di fare in tempo”.
- TORNIAMO SULLA TERRA!

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Capitolo 6
*** First Blood ***


Una cappa di umidità soffocante schiacciava letteralmente la provincia di Torba, nell'arcipelago di Vanuatu. Si faceva fatica sia a respirare che a muoversi. Gli insetti non davano tregua, ed i poveri tecnici che si trovavano a lavorare fuori dalla base avevano i vestiti madidi di sudore. Tuttavia, all'interno della base, la temperatura era sui 20° standard con un'umidità del 40%.
L'interno della struttura era rappresentato grossolanamente un grosso dedalo di corridoi e stanze, apparentemente senza nessuna logica.
Per un estraneo perdersi all'interno della base rappresentava un rischio concreto, nonostante i numerosi pannelli di controllo ai quali era possibile accedere mediante uno speciale tesserino di riconoscimento. Generalmente, la sorveglianza era molto stretta e molte aree erano chiuse ed isolate mediante pesanti portoni di acciaio molto simili a quelli del NORAD (Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America, NdT).
Da quanto "gli ospiti" avevano capito' (ascoltando un discorso qua e uno là) i livelli originari della struttura erano situati circa centocinquanta metri sotto il livello del mare; invece la zona in cui alloggiavano e consumavano i pasti era un'area di fabbricazione recente. Le deposizioni si susseguivano a ritmo incessante, a circa quattro ore di distanza l'una dall'altra. Oltre a questo, c'erano stati una serie di test psico/fisici, a proposito dei quali il Colonnello Franklin si era "vagamente" espresso durante il volo.
Gli "ospiti" avevano scoperto che gli era stato proibito accedere ad altre strutture oltre a quelle dove svolgevano la loro attività giornaliera: più di una volta il professore aveva tentato di forzare il blocco, per ritrovarsi pochi attimi dopo confinato nella sua stanza con tanto di guardie armate alla porta.
Il Colonnello “Balrog”, come lo aveva soprannominato Onizuka, aveva blaterato qualcosa a proposito di “misure di sicurezza”, di “rischio per l'incolumità degli occupanti” e cose del genere.
Si ritrovavano insieme solo durante i periodi di pasto e per un breve lasso di tempo dopocena, ma anche in quel caso la sorveglianza armata non accennava a diminuire.
Fortunatamente questo tormento sarebbe presto finito.
Inoltre, cosa che preoccupava tutte e dieci le persone coinvolte, era l'interessamento morboso del personale operativo per la persona di Urumi Kanzaki: forse a causa del suo genio oppure forse a causa della sua nascita non convenzionale (era stata concepita con la fecondazione artificiale), veniva sottoposta a dei test assai massacranti, che la lasciavano esausta.
Onizuka ne aveva parlato con la professoressa Fuyutsuki, che a sua volta aveva cercato di saperne di più dal personale operativo, ma non ne ricavò niente.
Stava per terminare il secondo giorno di permanenza, e secondo gli accordi presi sarebbero stati rimpatriati in Giappone. Onizuka si trovava fuori a fumarsi una sigaretta, quando venne avvicinato dal Colonnello Franklin.
- Buonasera, signor Onizuka.
- Uhmpf.
- Posso capire che voi tutti ce l'abbiate con me,poiché vi ho coinvolto in questa situazione spiacevole, tuttavia ho i miei buoni motivi per comportarmi così.
- Incominci dunque a spiegarmeli. Non ha fatto niente fino ad ora per conquistarsi la mia fiducia, Colonnello.
- Mi segua.
- Dove ha intenzione di portarmi?
- Voleva una spiegazione? Bene, gliela darò.
I due rientrarono nella base e presero un ascensore, che scese per molti metri sottosuolo. - Dove stiamo andando?
- Siamo nella Zona ad Accesso Riservato. La prego di tenere un comportamento assolutamente tranquillo e rilassato, e di non fare pazzie. I soldati qui sotto hanno l'ordine di sparare a vista.
La porta si aprì senza alcun suono apparente; superarono velocemente un lungo corridoio ed arrivarono ad una specie di portone rinforzato. Franklin digitò un codice e la porta si aprì. L'hangar sottostante era molto ampio e ferveva di attività, ma l'attenzione di Eikichi fu colpita dal veicolo che stava parcheggiato nel mezzo, attorniato da scienziati e personale di servizio.
- Le presento il nostro fiore all'occhiello, l' YVF-Alpha.
Esternamente, somigliava ad un caccia militare di nuova concezione: superfici alari molto angolate, colorato prevalentemente di grigio e rosso. Tuttavia, le somiglianze finivano lì: non era presente né una cabina di pilotaggio né strutture riconducibili agli apparati elettronici presenti su un velivolo moderno. Le sue dimensioni erano ragguardevoli, con una lunghezza di circa venticinque metri ed un'apertura alare di almeno ventotto.
- I dettagli sono coperti da segreto militare. Le basti sapere che questo mezzo rappresenta il futuro...e possibilmente il nostro mezzo di difesa contro gli alieni.
- Io cosa c'entro in tutto questo?
- Abbiamo bisogno di un pilota. Non si guida da solo.
- Vorreste che lo pilotassi io? E' fuori discussione...
- Non stavamo pensando a lei, in verità.
- Allora, chi?
- Urumi Kanzaki, la sua studentessa.
- Mi faccia un favore: LASCI i miei studenti FUORI da questa storia.
- Il suo attaccamento agli studenti le fa onore, però la ragazza è l'unica che può pilotarlo. Sono necessarie una coordinazione psicomotoria eccezionale, un intelletto molto sviluppato e riflessi pronti.
- Quella ragazza ha avuto un'infanzia molto difficile, per lei desidero solamente la tranquillità. Io non posso decidere per lei, ma le assicuro che farò di tutto perché non corra inutili rischi. Se adesso volete scusarmi... -
Eikichi fece per andarsene, ma le parole del Colonnello lo fermarono.
- Così condanna la razza umana all'estinzione, professore.
- Io non la convincerò a pilotarlo, se è questo che voleva chiedermi. Anche se la vita di Kanzaki non mi appartiene, non voglio spingerla ad un azione suicida.
- Lei ha già accettato.
- COSA?
- Sì, è così.
- Se l'avete costretta....
- Nessuna costrizione. Ha accettato per sua spontanea volontà. Volevo che lei le parlasse, perché non mi è sembrata molto serena e non voglio che a causa di questo lei perda la vita oppure che succeda qualcosa ai miei uomini. E' una ragazza forte, ma ogni persona ha un punto di rottura. Si fida di lei, Onizuka. Le parli. La prego.
- Da quando in qua i militari si occupano delle persone?
- Da quando i militari sono persone.
Ci fu un attimo di silenzio. Gli sguardi si incrociarono, come per sondare le rispettive anime. Furono momenti interminabili. - Lo farà?
- Se è come ha detto lei...cercherò di fare quello che posso.
- La ringrazio.
- ...ad una condizione.
- Quale sarebbe?
- Voglio essere anch'io della partita, Colonnello. Ho giurato di rimanere un semplice insegnante tutta la vita e voglio continuare a farlo anche in questa situazione.
- ...sembra che non ci siano altre possibilità. Accetto.
Il Colonnello lo guardo allontanarsi, mormorando una preghiera silenziosa affinché andasse tutto bene.

Terra, 3G Island, Quartier Generale.

Erano passati due giorni dal funerale, ma nella base si respirava sempre un'atmosfera triste. Ciò nonostante, nessuno aveva trascurato i suoi doveri: le riparazioni per riportare l'organico dei robot a piena forza continuavano.
Fortunatamente era stato fatto un backup dei pattern mentali delle AI, le quali sarebbero state reinstallate nei nuovi corpi appena questi fossero stati disponibili.
Purtroppo, l'intera procedura richiedeva tempo e fondi: c'erano state numerose lotte tra Taiga e il Consiglio di Sicurezza Generale dell'ONU per l'appropriazione dei fondi necessari, inoltre l'ONU sembrava molto più interessata ad altro che al ripristino della Galaxy Gutsy Guard.
Attualmente gli unici robot operativi erano quelli del Rescue Team, gli altri stavano seguendo uno stenuo programma di ricostruzione e di miglioramento, sfruttando anche le conoscenze acquisite mediante le scansioni di Whitesaber.
Presto la GGG sarebbe tornata più in forma che mai, ammesso e non concesso che gli alieni se la prendessero comoda...
Solamente poche ore prima era arrivata una comunicazione cifrata da una sorgente sconosciuta in orbita lunare, che avvertiva sull'avvicinamento della Nave Madre Aliena.
Non sapendo se la fonte fosse affidabile o meno, il personale della base era stato messo in pre-allarme.
La misteriosa scomparsa di alcuni satelliti di sorveglianza orbitale non aveva fatto altro che acuire la sensazione di pericolo imminente.
La conferma dei sospetti non tardò ad arrivare. - Comandante! Abbiamo un contatto....massa stimata...600 milioni di tonnellate, quota 35 Km. Sta entrando nell'atmosfera in questo momento.
Dove si sta dirigendo?
- Australia, Deserto Victoria. Atterraggio previsto tra 13.4 minuti.
- Date l'allarme generale! Hyuma, voglio l'Amateratsu con a bordo il PhantomGao e le GaoMachines in volo per l'Australia prima di subito!
- Lo consideri fatto, Boss!
- Allertate la Royal Australian Air Force (RAAF), ditegli che si tengano pronti a tutto.
Nel giro di pochi minuti, la Super-Winged Shooting Command Warship Tsukuyomi partì dal ponte esagonale sottomarino, per emergere poco dopo dal mare di fronte alla 3G Island.
Quello che la 3G ignorava era che pure un altro mezzo si era levato in volo, molto più a sud del Giappone, diretto anche questo verso il Deserto Victoria.

Terra, Australia, Deserto Victoria.

L'immenso agglomerato composto da un eguale commistione di parti meccaniche e parti viventi si innalzava come un tetro monolito nel mezzo del deserto. La sua mole era immensa, nascosta vagamente da una nebbia verdastra che impediva la visione della struttura in tutta la sua mostruosità. L'aria era pregna di suoni meccanici e di sibili misteriosi; le poche forme di vita locali si erano allontanate e non era possibile udire nessun suono naturale.
La struttura si aprì sul lato sud, dal portellone fuoriuscì una strana bestia meccanica, accompagnata da altre creature più piccole., accomunate tute da una struttura trasparente che lasciava intravedere gli organi interni. Marciavano disordinatamente verso nord, ignorando l'arsura del mezzogiorno, sibilando e sfrigolando. La bestia meccanica, ribattezzata “AE-01” (Alien Entity) era sostanzialmente un grosso quadrupede dalla testa allungata, dotata di numerosi tentacoli rossastri nella zona inferiore e di alcune strutture tubolari sul dorso.
Percorsero alcune decine di chilometri senza trovare traccia di resistenza, al loro passaggio la poca fauna ddel deserto si rintanava nelle tane.
Un piccolo ricognitore senza pilota era stato abbattuto durante l'arrivo della nave aliena, i suoi rottami giacevano fumanti su uno sperone di roccia.
Senza preavviso, nelle file degli alieni si aprirono delle grosse voragini: il bombardamento era iniziato. Si sparpagliarono sempre di più e incominciarono a rispondere al fuoco con i loro armamenti: sembravano dotati del corrispettivo alieno di missili superficie/aria. La battaglia si fece presto incandescente, ma l'AE-01 sembrava non darsene peso: centrato da alcune bombe ad alto potenziale, non aveva riportato danni apparenti.
- PHANOTM GAO, LANCIO!
Il possente hovercraft decollò dallaTsukuyomi a tutta velocità, giungengo nell'area del conflitto. Al suo arrivo, le flotte della RAFF si ritirarono, lasciando il campo libero.
- FUSION!
Il GaoFar provò ad avvicinarsi all'AE-01 ma fu spazzato via da una codata di quest'ultimo. Provò a rialzarsi ma fu centrato in pieno da un razzo, che lo fece volare per aria. - GUY!
- S-sto bene....lanciate le GaoMachines, qui c'è bisogno dell'armamento pesante!
- Ok! GaoMachines, lancio!
Nel mentre, nel Quartier Generale, Taiga stava effettuando le ultime procedure per l'approvazione della FINAL FUSION. Sullo schermo lampeggiava una scritta inquietante: “Request: Denied”.
- Cosa? Ma perchè?
- Non lo so! Non abbiamo l'OK dell'ONU., urlò Entouji Kusuke.
- Ma come...COME E' POSSIBILE!?
- SBRIGATEVI! - Urlò Guy, cercando di evitare il fuoco nemico al meglio delle sue possibilità. Fu centrato da altri due razzi, ma il GaoFar era stato costruito in maniera resistente e sopravvisse all'impatto.
Arghhhh - L' AE-01 aveva afferrato il GaoFar per una gamba, e lo stava sbattendo in terra ripetutamente.
- GUY! - "No, non è possibile..."
- Fate attaccare le Gao MAchine! Fuoco di copertura!
Non lo videro arrivare, percepirono solamente un'ombra e un rumore di carne lacerata. L'AE-01 urlò, un suono inumano, mentre l'icore verdastro schizzava da tutte le parti, impregnando il suolo desertico. Il GaoFar finì per terra, tracciando un lungo solco nel terreno desertico.
Controluce, una grossa sagoma nera con un visore rosso guardava la scena dall'alto verso il basso. Una serie di calci colpì l'AE-01, aprendo delle grosse ferite nel costato chitinoso della bestia, che sembrava non essersi ancora ripresa dallo choc. Un calcio più forte degli altri la fece rotolare lontana, sollevando una nube di polvere. Due grosse mani con tre dita ciascuna alzarono gentilmente il GaoFar e lo rimisero in piedi. Inaspettatamente, le grosse mani scossero la polvere di dosso al GaoFar, quasi con fare materno.
Taiga aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite: non aveva mai visto una cosa del genere prima.
- Q-qualcuno mi dica CHI DIAVOLO E' quello!
- Non è presente nella nostra banca dati. - esclamò Entouji digitando furiosamente qualcosa sulla consolle.
Adesso potevano vederlo bene: una forma antropomorfa, estremamente longilinea con la testa che ricordava pericolosamente lo Zonuda che aveva posseduto Mikoto tre anni fa. Questo però, era colorato principalmente di rosso e grigio, ed aveva due grosse ali sulla schiena.
Un ruggito riportò la loro attenzione all'AE-01, che sembrava essersi rialzato e stava caricando i due robot.
Il GaoFar si buttò da una parte, mentre l'altro assorbì l'impatto tenendo la bestia per la testa. Gradualmente, i tentacoli rossastri si avvinghiarono alle braccia di metallo, stringendole e cominciando a corrodere lentamente lo strato esterno della corazza. Due grosse fiammate arancioni partirono dalle mani, facendo ripetutamente strillare l'AE-01 di dolore e causando l'emissione di due nubi nere assai dense.
Con un brusco movimento, il robot stappò la testa dell'AE-01, per poi carbonizzarla con dei getti di fuoco provenienti dalle dita. Il resto del corpo cadde, gli spasmi muscolari travolgevano gli alieni tutt'intorno. Erano rimasti tutti a bocca aperta, quando si aprì un piccolo portello posto sull'addome dell'Alpha , facendo fuoriuscire una specie di armatura che volava grazie a dei propulsori.
La piccola figura incominciò a dare la caccia alle truppe appiedate d'invasione con un grosso fucile a raggi: sembrava di assistere a un tiro al bersaglio. Gli alieni che si avvicinavano troppo venivano dilaniati da calci e pugni, mirati con una precisione mortale. Si faceva fatica a seguire i suoi movimenti. Mentre il GaoFar stava a guardare in preda allo sconcerto, l'Alpha bruciava gli alieni grazie ai suoi getti di plasma infuocato, provenienti da degli ugelli sulla punta dalle dita. In poco tempo l'esercito nemico era in rotta, sul campo di battaglia restavano solo cadaveri carbonizzati.
- ...qualcuno ha una minima idea di cosa sta succedendo?
- No, Guy, non lo so.
Si aprì una finestrella di comunicazione nella cabina di pilotaggio del GaoFar. Guy distinse chiaramente un elmo in colori scuri, con decorazioni rosse. Non era possibile identificare il pilota.
- Qui ci pensiamo noi. - La voce era assolutamente irriconoscibile,sembrava uscita da un sintetizzatore digitale di marca scadente.
- ...eh? Ma chi siete?
- Non importa. Stai bene?
- Eh....sì...sì, sto bene, ma voi...
La comunicazione si chiuse e il grosso robot si spostò da una parte, cambiando rapidamente configurazione a mezz'aria e trasformandosi in una specie di jet dalle ali molto lunghe. In breve, sparì alla vista, lasciando solo come simbolo della sua presenza una striscia di fumo bianco e il cadavere alieno.
Anche la strana armatura sembrava essersi volatilizzata nel nulla, lasciando una marea di cadaveri come unica traccia del suo passaggio.
- Guy, abbiamo l'OK per la FINAL FUSION.
Il ragazzo si guardò in torno: alcune sporadiche esplosioni provenivano da sud-est, tutto intorno le carcasse si contavano a centinaia.
- Sembra che non ce ne sia più bisogno. - Mormorò Guy fra sè - Boss, chi erano quelli?
- Non ne ho idea, ma ti hanno salvato la vita.
- Già. E' andata bene.
- Ritiriamoci per ora: la prima battaglia è vinta.
- Non attacchiamo la base? - Abbiamo ricevuto l'ordine di ritiraci... - Ma è assurdo! - Vallo a spiegare a loro... - La comunicazione si chiuse, lasciando il ragazzo amareggiato. - Qui GaoFar, mi ritiro. Passo a configurazione PhantomGao. Rotta 016
- Qui Hyuma, ricevuto.

Terra, 3G Island, Quartier Generale.

- Stando ai dati in nostro possesso, il blocco dell'autorizzazione per la Final Fusion non è stato frutto di una manomissione.
- E' sicuro, professore?
- Entouji ha investigato nei sistemi di sicurezza circa un'ora fa. Non ci sono tracce di blocchi esterni o di tentativi di hackering.
- Allora...devo supporre che questo fa parte di un piano ordito da qualcuno molto in alto...probabilmente ha a che fare con quel robot. - Dalle analisi effettuate, sappiamo che ha una massa più o meno equivalente a una classe Super Mechanoid, anche se sembra costruito per massimizzare l'agilità in combattimento e la velocità in volo. Inoltre pare dotato di un sistema stealth estremamente avanzato, sia attivo che passivo. La scansione della struttura interna non ha dato risultato: le informazioni sono contraddittorie o insufficienti. Ha una firma energetica simile a quella di....un motore a scoppio a due tempi di cilindrata inferiore ai 50cc..
-....assurdo...

In volo, da qualche parte sopra l'Oceano.

- ALLA GRANDE!
- YAHOOOOOOO!!!
- Fantastico! Li abbiamo pestati per bene quei maledetti!
- Ahahahahha eh sì...mi sarebbe piaciuto vedere la faccia degli alleati quando siamo arrivati sul campo di battaglia!
- Anche a me, anche a me...scommetto che si staranno ancora chiedendo cosa sia successo.
- Come ti trovi con il sistema di guida integrato, Kanzaki?
- Sembra di andare in bicicletta...è veramente intuitivo, considerando il fatto che non ho praticamente nessuna esperienza di volo. Pensare che quando sono salita per la prima volta qui ho avuto molta paura: invece è semplicissimo!
Il tono del professore si fece imrovvisamente serio: - Ricordati che è anche pericoloso.
- Sì, lo so. Se qualcosa fosse andato storto, non saremmo qui a riderci su.
- Comunque questa Protocultura è veramente forte...
- Sicuramente è assai avanzata. Molto più avanzata rispetto alle conoscenze mondiali in questo ambito. Chissà come mai hanno scelto proprio me.Il Colonnello Franklin ha blaterato qualcosa a riguardo di “test attitudinali, predisposizione psicofisica naturale, percezione avanzata dello spazio tridimensionale integrata” ed altre idiozie del genere. La verità è che sono un genio, caro il mio Professore!
- Tzè tzè, che ne dici invece della mia SUPERBA prestazione assolutamente straordinaria sul campo di battaglia?
- Non male, veramente non male...sicuramente ci faranno un sacco di complimenti nel debriefing!
- Kanzaki...senti...ma allora era davvero lui?
- Già, l'ho visto in faccia. - Mh...
Dal piccolo hangar interno, Onizuka chiuse il collegamento e ne approfittò per schiacciare un pisolino: era stata una giornata campale ed aveva un urgente bisogno di riposarsi.
Urumi continuò ad osservare i grafici tridimensionali, mentre tutt'intorno poteva notare il panorama circostante: era come essere sospesi nell'aria, una sensazione che lei aveva sperimentato qualche volta, ma mai in maniera così liberatoria.
Il volo proseguì senza interruzioni, e ben presto giunsero in vista dell'arcipelago.

Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

- IDIOTI! SIETE DEGLI IRRESPONSABILI! - urlò il colonnello Franklin, sulla sua fronte pulsava una grossa vena mentre gli occhi erano dilatati al massimo.
- ...
- DOVEVA ESSERE UN SEMPLICE TEST E AVETE VOLUTO STRAFARE! Cosa significava quel “togliere la polvere dal giocattolino”? Lei Onizuka...HA RISCHIATO DI MORIRE PIU' E PIU' VOLTE! MA SIETE IMPAZZITI?
- Se non se ne fosse accorto, caro il mio Balrog, senza il nostro intervento sarebbero morti tutti e chissà cosa sarebbe successo dopo....
- Potevate morire anche voi! Dovevate attenervi alla missione RIGOROSAMENTE.
-...sicuro di non aver nessuna parentela col Vicedirettore?
- Eh?
- Lasciamo perdere... - Onizuka si distese sulla sedia e si accese una sigaretta, fregandosene del divieto di fumo che campeggiava imponente sulla parete destra della stanza.
Il colonnello Franklin passeggiava nervosamente davanti ai due piloti: - ...dovete capire che l'ONU ha investito un sacco di soldi e materiale in questo progetto, nonché personale altamente qualificato...non potete fare come vi pare.
- Allora si scelga qualcun altro.
- NON CI SONO ALTRI PILOTI DISPONIBILI!- Un pugno ammaccò la scrivania in legno pregiato.
- Pensavo che il nostro dovere fosse sconfiggere l'armata di invasione aliena, no?
- Sì, ma non dovete mettere a repentaglio le vostre vite e l'integrità dei mezzi! Sono pur sempre dei prototipi.
- Professore... - incominciò Urumi, che fino ad allora era stata in silenzio, - ...io penso che il colonnello abbia ragione. Ci siamo comportati un po' avventatamente.
- Dici, Kanzaki?
- Beh, se l'Alpha viene distrutto, come potremmo difendere la Terra?
- Esattamente quello che sto cercando di farvi capire.
- Va bene, va bene, ho capito...staremo più attenti...
- Bene... - Il colonnello si rimise seduto. - Potete andare.
Mentre stavano uscendo: - ...tuttavia, mi devo anche congratulare per il vostro coraggio in battaglia e per le vostre prestazioni.
Eh – Onizuka sorrise, e anche Urumi si sentì più sollevata.
Uscendo nel corridoio furono abbracciati dai ragazzi che erano rimasti nella base, in attesa degli sviluppi della missione. Mentre raccontavano la loro storia, si diressero verso la sala comune, seguiti dagli sguardi stupiti del personale per via delle risate provenienti dall'eterogeneo gruppetto.

Nota: la stesura di questo capitolo è stata alquanto complicata, mi è toccato riscriverlo più volte per trovare una forma soddisfacente. Spero di aver raggiunto l'intento.

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Capitolo 7
*** Subterfuge and Displacing ***


Terra, America, periferia di Mission City

La Cresta bianca si stava avvicinando al centro della grossa metropoli. All'oscuro della popolazione locale, stava effettuando dei rilevamenti a lungo raggio tramite sensori passivi, allo scopo di trovare tracce di vita meccanica.
Avevano ricevuto un rapporto dettagliato sulla situazione in Australia, ma in America la vita sembrava scorrere relativamente tranquilla: non c'erano tracce di posti di blocco o di militari; la gente seguiva il corso normale delle proprie vite come se nulla fosse.
Renais era sempre immersa nei suoi pensieri, distesa sul sedile del passeggero con gli occhi chiusi rifletteva sulla misteriosa comunicazione ricevuta dalla GGG poco tempo prima e sulla probabile identità del mittente.
Una parte di se sperava fortemente che J fosse tornato, che ce l'avesse fatta ad uscire dallo spazio extradimensionale, ma questa era solo una flebile speranza. Probabilmente non l'avrebbe più rivisto.
- GUARDATE LASSU'!
- AHHHHH!!
- EEEKKK
Renais aprì gli occhi. Le strade, da prima illuminate dal sole, adesso erano completamente in ombra, mentre Whitesaber accellerava follemente per cercare un rifugio. Ma come era possibile trovare un nascondiglio quando sopra la testa avevi un uccello mesozoico composto di parti meccaniche e organiche in equal misura?
- Che diavolo è quel coso? - Urlò la ragazza mentre la bestia si avventava contro un palazzo, incominciando a divorarlo a partire dalla sommità.
- Sto analizzando...
- SPICCIATI!
- Massa: 2000 tonnellate. Apertura alare: 45 metri. - Composizione: organica 50%, non-organica50%, di cui un 25% composto da polimeri sconosciuti.
La gente urlava in preda al panico, le macchine cozzavano tra loro tentando di fuggire; tutt'intorno gli incendi scoppiavano a macchia d'olio: era un inferno.
Renais scese, impugnando il suo fucile di precisione. Sparò numerosi colpi all'indirizzo del volatile, sortendo il solito effetto di piselli sparati contro una lastra di acciaio.
- Non funziona! Sembra che ci sia qualcosa che blocca i proiettili!
Anche Whitesaber si era unito al fuoco con il suo fucile di precisione, ma l'unico risultato fu quello di infastidire l'essere che scese in picchiata verso di loro mandandoli a gambe all'aria. Atterrò con un sordo tonfo nel mezzo di una vicina piazza, facendo esplodere alcune auto parcheggiate lì e infrangendo i vetri dei negozi. Adesso potevano vederlo bene: di colore verde oliva, era un'oscena parodia di uno pterodattilo, anche se al posto della faccia aveva una grossa struttura tubolare dalla quale pendevano dei sinistri tubi rossi.
La creatura alzò il grosso capo a forma di fagiolo, e incominciò ad urlare, da prima un suono basso che divenne rapidamente acuto come una sirena. Renais e Whitesaber erano accovacciati in terra, le vibrazioni sembravano far scoppiare le loro teste, come era già successo ad alcuni inermi cittadini che si trovavano nelle vicinanze. Renais provò a sottrarsi alla minaccia attivando l'Hyper Mode, ma qualcosa non stava funzionando: nonostante i poteri acquisiti durante la trasformazione in semi-Evoulder, le onde emesse dalla creatura annullavano le forme di energia. Anche Whitesaber dava cenni di cedimento: aveva fatto cadere il grosso fucile di precisione in terra, e si tenea il cranio metallico, urlando di dolore. Numerose scintille si accendevano e si spegnevano, e dei sottili fili di fumo giallognolo fuoriuscivano dalle sue giunture. Rotolò per la terra in preda agli spasmi, travolgendo nel suo incedere scomposto alcuni lampioni e finendo a ridosso di un piccolo furgone abbandonato ai lati della strada.
L'alieno gigante avanzò lentamente, i viticci si facevano sempre più vicini, sferzando l'aria.
- AAAAHHHHHHHHHHH
Il grido cessò all'improvviso, com'era cominciato. Renais si girò guardando in direzione di Whitesaber: aveva le orbite completamente spente. “Probabilmente è entrato in Blocco di Stasi”. Poi guardò davanti a se.
La bestia aliena stava rantolando, da una spaccatura del cranio fuoriuscivano liquami verdastri ed un liquido rosso somigliante a sangue. Pezzi di circuiti sfrigolavano e si spezzavano, emettendo un suono raccapricciate di ossa rotte e frantumate.
Una figura enorme stava in piedi davanti alla creatura. Nera e bianca, splendeva al sole come neve appena caduta dal cielo. Nonostante fosse girata di spalle, era possibile notare due grosse ali a forma di “v” che si incastonavano sulle spalle e sul torso.
Una lama di luce rossa brillava sinistra partendo dal braccio destro con un estensione di alcune decine di metri, arrivando quasi a toccare il suolo. L'ultima cosa che vide Renais prima di svenire per il dolore fu la lama alzata, pronta ad abbattersi sulla creatura aliena.
Le tenebre di un sonno senza sogni accolsero la ragazza mentre scivolava nell'incoscienza.

Terra, America, località sconosciuta.

Whitesaber riprese coscienza lentamente. I suoi sistemi si riattivarono a cascata: prima la diagnostica di base, poi le funzioni primarie, infine le funzioni motorie di base e i sensi. Avvertiva un vago malessere diffuso, come se fosse stato schiacciato da un peso immane; attribuì la cosa allo stordimento post conflitto. Confuso, si alzò a sedere e percepì subito che si trovava in un ambiente chiuso. La stanza era assai grossa, le pareti erano di metallo bianco e lui si trovava su un tavolo metallico, con alcuni monitor che tranquillamente trasmettevano dati sul suo stato di salute.
Alcuni singhiozzi provenienti dalla sua sinistra lo fecero voltare, e vide la sua partner abbracciata ad un uomo vestito con un corpetto verde pisello e una calzamaglia nera. Aveva lunghi capelli rossicci che arrivavano dietro alle sue spalle, e la testa coperta da un elmo fatto a forma di becco.
- Il nostro ospite si è ripreso, finalmente.
- Whitesaber...stai bene? - Renais si girò verso di lui, sorridendo. Aveva gli occhi arrossati.
- Dove mi trovo?
- All'interno della J-Ark.
Whitesaber inquadrò l'uomo con i suoi sensori, notando che risultava impenetrabile ad ogni forma di scansione.
- Chi sei?
- Puoi chiamarmi J.
Whitesaber si alzò in piedi ed incominciò ad effettuare una serie di test per verificare il corretto funzionamento dei suoi apparati, ignorando completamente le effusioni dei due ragazzi presenti nella stanza.
Dopo alcuni minuti, si girò in direzione dei due e senza dire una parola incominciò a squadrarli dall'alto verso il basso con un accenno di curiosità.
- ...beh? Che hai da guardare? Non hai “scaricato” informazioni sufficienti a riguardo?
- Se avete concluso i rituali di corteggiamento, gradirei un aggiornamento sulla situazione attuale.
- Ci stiamo dirigendo verso il Giappone per un meeting con la GGG. Tomoro 0117 ci avvertirà quando arriveremo a destinazione.
- "Tomoro 0117"?
- Il computer principale della J-Ark.
- E' possibile comunicare direttamente con lui?
- Whitesaber...non pensare NEMMENO a dirottarci o giuro che ti faccio a pezzi...
- Altamente illogico, da quanto ho compreso sono in territorio sconosciuto e non sono un folle.
- Lune, lascialo fare, Tomoro sa badare a se stesso, dopotutto è un veterano di guerra....
- Dove devo andare?
- Puoi parlarci anche da qui, basta che ti colleghi ad uno dei monitor di status che ci sono sulla parete.
- Ricevuto.
Whitesaber si inginocchiò di fronte alla parete, inserendo un lungo cavo con un jack proveniente dal suo petto nella presa. Sembrava innervosito dall'interfaccia antiquata. Uno dei suoi programmi di interfaccia si attivò quasi subito, e la sua coscienza fu proiettata in uno spazio virtuale, composto di numeri e grafi. Muovendosi agilmente in mezzo alle spirali di dati, arrivò in un punto dove brillava una forte luce risplendente dei colori dell'arcobaleno.
- Benvenuto nel Sistema di Intelligenza Artificiale Tomoro 0117. Per favore inserire login e password per accedere al menù principale.
- Tu sei Tomoro 0117. Francamente, mi aspettavo un'intelligenza di tipo Gamma.
- Definire “Intelligenza di tipo Gamma”.
- Intelligenza in grado di operazioni autonome, autocosciente con predisposizione all'apprendimento. Non una semplice interfaccia a menù.
- Sono in grado di svolgere operazioni indipendenti e di elaborare 5.6 bilioni di operazioni al secondo.
- Sei dotato di un'intelligenza emotiva?
- Sono in grado di sperimentare l'intera gamma di emozioni normalmente sperimentata da un essere biologico dotato di Neocorteccia o equivalente. Tuttavia per l'adempimento delle mie funzioni sono irrilevanti.
- L'entità umanoide che si auto-identifica col nome di J ti ha definito usando la qualifica “veterano di guerra”.
- Qualifica corretta e corrispondente al mio stato di servizio.
- La mia funzione è esploratore/ricognitore. Se sei d'accordo suggerisco uno scambio di informazioni.
- Mi riservo di non scambiare informazioni riservate.
Suggerisco di attenerci entrambi a questa regola.
- Accetto. Inizio trasferimento dati.
Fiumi e fiumi di informazioni condensate in pacchetti andavano e venivano dalla sfera luminosa e da Whitesaber.
L'intero trasferimento durò un minuto. Vi erano condensati eoni ed eoni di lotta, esplorazione, scoperte, con poca traccia di coinvolgimento emotivo da ambedue le parti. Il trasferimento ebbe termine in poco meno di un minuto.
- Sbalorditivo.... - E' stata un'esperienza interessante. Grazie per la disponibilità.
- Sei il benvenuto, quando vorrai tornare. Per la prima volta in duemilaquattrocento anni prima della sua ibernazione, Whitesaber sorrise, mentre tornava alla realtà.
Riprendendo coscienza di sé, notò che i due lo stavano guardando intensamente.
- Cos'hai da essere così soddisfatto?
- Ci siamo scambiati delle informazioni.
- Cioè?
- Circa l'80% delle nostre rispettive esistenze, tralasciando i dati sensibili.
- Interessante...mi sembri “soddisfatto”...
- Renais Shishioh, scegliendo di definire l'esperienza in termini umani, trovo che sia stata...”una chiaccherata interessante.”

Terra, Giappone, 3G Island.

- Ho trovato una confusione assurda a Narita (Aereoporto Internazionale di Tokyo, NdA)...non ho mai visto una cosa del genere. Sembra che abbiano sospeso tutti i voli con l'Australia, c'era un sacco di gente molto arrabbiata, è intervenuta pure la polizia.
- Normale amministrazione, qui la gente sta facendo la corsa per procurarsi generi di prima necessità. Qualcuno sta pensando di partire...
- Per andare dove? In America, forse?
- Ho visto al telegiornale che ci sono stati dei disordini pure lì...
- Come è andata ai tropici? Vi siete divertiti?
- Mah veramente è stato noioissimo, tutti quegli interrogatori...
- Invece è stato interessante.
- Tu, Kikuchi, riesci a trovare interessante anche una roba assurda come gli interrogatori...
- Senti Murai, ma Onizuka è rimasto lì?
- Sì, assieme a Kanzaki e la professoressa Fuyutsuki.
- Perchè?
- Boh – Kunio scosse le spalle: non ne aveva la minima idea, sapeva solamente che stava succedendo qualcosa ma che “per la loro incolumità” non dovevano sapere nulla (nonostante le sue insistenze).
- Ah, eccolo! - Ciao Guy!
- Ciao! Allora? Fatto buon viaggio?
- Sì, abbastanza, è stato lungo ed abbiamo trovato un po' di turbolenza.
- Sentite io, ho da fare delle compere in Fumetteria, che ne dite se passiamo di lì prima? Poi possiamo andare a spassarcela in sala giochi.
- Preferirei il Karaoke...
- Uffa! Possiamo andarci dopo...
- Ma ci siamo stati anche la scorsa settimana!
Il gruppetto si diresse verso la stazione dei treni, mentre una figura in ombra li stava osservando dalla cima di un palazzo senza mostrarsi.
Nel quartier Generale, intanto, Taiga stava supervisionando la riattivazione dell'unità GMX-GH101, assieme a Hyuma, la terza unità a ritornare in servizio dopo il Rescue Team. - GS Ride Attivato. Energia normale. Nessuna anomalia riscontrata.
- Attivato monitoraggio Super-A.I. Tutto regolare, gli impulsi sono nella norma.
Gli occhi del colosso dorato si accesero di una luce violetta, dapprima molto forte, poi normale.
- Bentornato ragazzone. Come ti senti?
- In grandissima forma!
- Vacci piano, dobbiamo sempre eseguire dei test per vedere se funzioni correttamente!
- Sono in perfetta forma, non sono mica un debole umano dalla mente confusa!
- COME TI PERMETTI?!
Taiga sorrise: Goldymarg era stato programmando usando come pattern per la sua Intelligenza Artificiale la psiche di Geki Hyuma. I due avevano un rapporto simile a quello di due fratelli, come EnRyu e HyoRyu e le litigate era tutt'altro che infrequenti. Decise di prendere questo ennesimo scambio di insulti come la riprova che funzionava perfettamente. In realtà sospettava che i due fossero molto legati, anche se sapeva che entrambi avrebbero negato fino alla morte il loro affetto reciproco.
Rimanevano altre questioni da affrontare, ad esempio come mai la Final Fusion non era stata approvata dall'ONU, il coinvolgimento di quello strano mechanoide ed i rapporti sulla misteriosa struttura che era atterrata in Australia,. Ma nonostante questo Taiga aveva apprezzato il fatto che i ragazzi dell'Istituto Seirim avessero spontaneamente preso Guy sotto la loro “ala protettrice”.Questo avrebbe sicuramente aiutato Guy a ristabilire un equilibrio normale nella sua vita, dopo che era stato sconvolto dalla morte di Mikoto. Tuttavia, a scopo cautelativo, aveva ordinato a Volfogg di vegliare sul ragazzo. Ricordava bene la riunione a riguardo: lo staff era quasi giunto alle mani per stabilire chi dovesse fargli da guardia del corpo. Alla fine la scelta era caduta sull' “agente segreto” perché grazie alle sue abilità poteva dare meno nell'occhio.
“Una cosa alla volta”, pensò mentre si allontanava per partecipare all'ennesimo meeting operativo. Non potevano abbassare la guardia proprio adesso.

Terra, New York, Palazzo di Vetro.

- Colonnello, la cercavo.
- Signora Segretario Generale....
- Come procede il progetto SDF?
- In maniera eccellente, ho qui un rapporto dettagliato... - Dopo. - l'anziana donna fece un gesto stizzito con la mano, allontanando i fogli che le venivano presentati.
- Come desidera...
- Colonnello, non mi faccia perdere tempo con queste idiozie. Voglio sapere esattamente – (scandì bene le parole) – quando avete intenzione di attaccare. Sta diventando difficile tenere la Galaxy Gutsy Guard al guinzaglio, sa? Senza contare quella massa di cretini sbraitanti che compongono il Consiglio di Sicurezza.
- L'attacco è previsto fra 48 ore. E' tutto pronto, abbiamo allertato le forze di tre Nazioni, sarà un'operazione congiunta. Abbiamo pianificato tutto nei minimi dettagli.
- Avete intenzione di usare armamenti nucleari? - chiese la Segretaria Generale, mentre passeggiava con un passo insolitamente spedito e nervoso per una persona della sua età.
- Una variante. Come sa, abbiamo recentemente sviluppato una tecnologia che ci permette di ottenere il potenziale di una testata atomica senza i feedback radioattivi di un'esplosione nucleare.
- Ne sono a conoscenza, ma si tratta pur sempre di una tecnologia sperimentale.
- Ricorreremo a queste nuove armi solo se l'attacco convenzionale non avrà effetto.
- Faccia in modo che la GGG rimanga fuori dalle operazioni. - E' un ordine esecutivo da applicarsi in maniera immediata. - Siamo autorizzati ad usare....
- Usi cosa diavolo le pare! Non li voglio tra i piedi quando partirà l'operazione Thunderbolt. Il merito dell'operazione deve andare esclusivamente alle Nazioni Unite.
- Sissignora.
- ...è stato un grave problema il loro ritorno sulla Terra. Abbiamo fondato la Secret Defence Force due anni fa per avere un forte strumento politico escludendo l'appoggio delle multinazionali . Adesso che sono ritornati, si sta creando un conflitto interno di ampie proporzioni...si tratta di un maledetto conflitto di competenze! Quando sarà finito tutto, toglieremo alla GGG il mandato, ma adesso è troppo presto...
Il Colonnello Franklin non condivideva affatto la bassa opinione che la Segretaria Generale aveva a proposito della GGG: personalmente non conosceva gli appartenenti all'organizzazione, ma si era documentato ampiamente e non aveva trovato niente di disdicevole nel loro comportamento, anzi, avevano agito con sprezzo del pericolo ed avevano salvato la Terra. Un'altra cosa che gli piaceva particolarmente era che non avevano mai cercato la gloria personale, ma erano sempre rimasti nell'ombra. Purtroppo, doveva riconoscere che l'anziana donna non aveva tutti i torti: nelle mani di una persona senza scrupoli sarebbe diventato un problema. Eccetto la SDF, solamente loro avevano accesso ad innumerevoli risorse e cosa che contava maggiormente, alla possibilità di un potere illimitato.
- Segretaria Generale, mi aspetta una conferenza interna sugli sviluppi del progetto. Mi perdoni, ma si sta facendo tardi.
- Vada pure, ma mi tenga informata.
- Sissignora.

Terra, Giappone, Tokyo

Il gruppo uscì dalla sala giochi per dividersi
successivamente ed andare ognuno nelle proprie abitazioni.
- E' stata una bella serata, vero?
- Eh sì, era un po' che non mi divertivo così, Yoshikawa.
- Facciamo un pezzo di strada insieme, ok? Io tanto abito da quella parte.
- Per me non ci sono problemi...
- Come mai hai girato a sinistra?
- Passando di qui fa prima.
Attraversarono un vicolo abbastanza stretto, per sbucare in una strada poco trafficata. Sotto la luce dei lampioni videro quattro persone vestite di nero. Indossavano dei lunghi impermeabili che arrivavano fino al ginocchio e portavano dei cappelli a tesa piuttosto larga che oscuravano il volto. I quattro si avvicinarono rapidamente verso i due ragazzi.
- Buonasera...
- Lei è il signor Shishioh?
- Sì, sono io...perché?
- Ci segua senza fare storie.
- Cosa?
Uno degli uomini estrasse una pistola dalla forma strana, e sparò ad Yoshikawa, che cadde subito in terra. Un dardo con le alette rosse spuntava dal suo petto.
- Cosa avete fatto! Yoshikawa!
Un secondo dardo si conficcò nel braccio di Guy, facendogli provare un dolore acuto. La risposta fu immediata: un uppercut mandò l'uomo che aveva sparato nel mondo dei sogni. Un altro uomo si avvicinò brandendo un manganello, ma Guy gli bloccò il braccio e glielo torse fino a farlo gridare di dolore.
Senza preavviso, Guy fu colpito dalla punta di un TASER che lo stordì quanto bastava per fargli lasciare la presa. - Maledetti....cosa volete?
- Venga con noi senza opporre ulteriore resistenza...
- VE LO POTETE SCORDARE!
Ingnorando la seconda scarica si gettò addosso ad uno degli uomini, mandando il numero di incoscienti al suolo a due. I due rimanenti avevano estratto un altro TASER ciascuno e stavano avvicinandosi a portata di tiro, quando una macchina della polizia, una Lamborghini, comparve letteralmente dal nulla investendoli con gli sportelli aperti e facendoli volare per aria.
- Volfogg!
- Tutto apposto Capitano? Sta bene?
- Sì, tutto apposto.
I due uomini caddero rotolando per ammortizzare il colpo, si rialzarono subito e cominciarono a scappare.
Guy si era chinato su Yoshikawa, che adesso stava russando rumorosamente.
- Chi diavolo erano quelli, Volfogg?
- Non risultano inseriti nella mia banca dati . Li carichi a bordo, li interrogheremo a qualche isolato di distanza da qui. Conosco un buon posticino per questo genere di cose. - Prima portiamo Yoshikawa a casa, poi li interrogheremo. - Ricevuto.

Terra, Giappone, Tokyo. Una discarica di rottami sulla costa.

L'uomo riprese i sensi, stordito e con la mascella dolorante. La forte luce dei fanali non gli permetteva di identificare i suoi carcerieri, am distingueva bene le gambe di due persone.
- Chi sei?
- Agente Scelto John Hetfield, matricola JHHTFLD560012.
- Come mai hai tentato di catturare il signor Shishioh?
- Agente Scelto John Hetfield, matricola JHHTFLD560012.
- Parla!
- Agente Scelto John Hetfield, matric...argh
- Adesso poteva vedere bene in faccia l'uomo che lo stava interrogando. Una faccia piuttosto larga, con un naso ben pronunciato e un paio di occhiali gialli. Aveva il cranio completamente rasato se non per una cresta di capelli verdi. L'alito puzzava di sakè e l'espressione non era affatto amichevole.
- Non farci perdere altro tempo. PARLA! - Agente Scelto John Hetf....YAHHHHHHHHH
Improvvisamente l'uomo si trovo sollevato ad alcuni metri di altezza, sospeso nel vuoto. Alle sue spalle, un robot di forma umanoide alto circa nove metri e con la faccia composta da poco più di un visore, aspettava paziente.
- Allora, parli o no?
- Non vi dirò niente!
- GunDober?
L'uomo si trovò a roteare, da prima piano e poi sempre più forte, girando intorno ad un asse con movimenti oscillatori. L'esperienza, niente affatto piacevole, durò una trentina di secondi, poi improvvisamente il giro si fermò.
- Piaciuto il giro? Se vuoi possiamo farne un altro....la notte è ancora lunga.
- N-non...vi...dir...nient...blub.
- GunDober? Secondo giro.
Mentre girava, Guy bisbigliò all'orecchio qualcosa a Hyuma, che scosse la testa e disse: - Lascia fare a me...parlerà alla svelta.
Il giro terminò dopo un minuto esatto. L'uomo vomitò tutto quello che aveva mangiato precedentemente.
- Blerugh...blub...
- Allora, parli?
- V-vabbene...parlerò.
- Come mai hai tentato di catturare il signor Shishioh? - Avevamo l'ordine di renderlo non disponibile per via dell'attacco di domani.
- Attacco?
- S-sì...l'operazione Thunderbolt....l'attacco alla base aliena...
Hyuga e Guy si guardarono negli occhi per un attimo, poi: - Chi ve lo ha ordinato?
- Non lo so!
- ...GunDober?
- NON LO SO! VE LO GIURO! - L'uomo iniziò a piangere. - Qualcuno deve pur averti ordinato di rapire il sig. Shishioh.
- Non conosciamo mai l'identità dei nostri datori di lavoro...
- Di quale organizzazione fai parte.
- Non posso dirvelo!
- VUOI FARTI UN ALTRO GIRO? E' COSI'!?
- Nooooo...vi prego...
- Ti prometto che non i succederà nulla se ci racconti tutto.
- Ma non qui...vi prego...
Dopo una breve consultazione, decisero di ritornare alla base. Il mistero si stava infittendo.

Terra, Oceano Pacifico.

Il peschereccio navigava tranquillamente, a 100 miglia dalla costa, riportando al porto il suo carico di pesci. Era stata una giornata fruttuosa: le reti erano piene e presto
sarebbero tornati a casa. L'ignoto marinaio alzò gli occhi al cielo, respirando a braccia aperte l'aria buona, pregna di salmastro.
Sbattè le palpebre una volta, due, poi chiamò gli altri: il cielo era letteralmente pieno di strisce di fumo in formazione e in lontananza si udiva un rombo sordo salire di intensità e scemare nel nulla a più riprese.
Un vecchio lupo di mare che aveva ormai passato il fiore degli anni scosse la testa.
L'attacco era iniziato, la radio ne aveva dato notizia solo poche ore prima, quando i bombardieri erano già decollati. In volo sull'Oceano, molte miglia a Sud Ovest il Phantom Gao stava dirigendosi verso il luogo dello scontro, volando in formazione con la Tsukuyomi.
Nessuno sapeva del loro piano di volo, anzi, grazie ad un accurato lavoro di copertura la GGG risultava impegnata in attività di ristrutturazione e verifica. Entouji era riuscito perfino a bypassare il sistema di approvazione dell'ONU per la FINAL FUSION: dopo quello che era successo non potevano più fidarsi di nessuno.
Avevano calcolato l'arrivo sul teatro delle operazioni appena cinque minuti dopo la prima ondata di bombardieri, seguendo un ordinata tabella di marcia e attivando tutti i dispositivi stealth di cui erano in possesso.
Come al solito, Geki Hyuma controllava lo schermo radar passivo sbadigliando, l'attesa prima della battaglia lo riempiva di eccitazione ma il viaggio era semplicemente noioso.
Il radar segnalò qualcosa in avvicinamento con un forte suono, facendo quasi cadere dal seggiolino Hyuma.
- Guy, abbiamo un contatto, 350 Miglia Sud.
- Si sta dirigendo verso di noi?
- No, sembra in volo circolare su una rotta di pattugliamento. C'è qualcosa di strano...il profilo energetico è estremamente basso...attenzione, ha cambiato rotta....sta accellerando...ci viene incontro, punto di contatto tra 2 minuti e 15 secondi!
- Lo intercetto!
Il Phantom Gao schizzò in avanti a folle velocità, pronto al combattimento.
Si sfiorarono a velocità folle, le onde d'urto risultanti fecero tremare la Tsukuyomi. Il Phantom Gao cominciò a virare ma l'altro mezzo effettuò una cabrataper sparire sopra le nubi.
"Dove diavolo è finito?" Mentre provava ad individuarlo, il mezzo schizzò nuovamente giù dalla coltre di nubi, effettuando uno stretto anello intorno Phantom Gao e sparendo nuovamente.
- Non è possibile - , sbottò Hyuma – nessun essere vivente può sopportare tali forze gravitazionali senza svenire....è impossibile.
Sì aprì una finestra di comunicazioni, e sullo schermo dei due veicoli della GGG comparve un elmo rosso e grigio, che avevano visto anche l'altra volta.
- Piaciuto il piccolo spettacolo acrobatico?
- CHI DIAVOLO SEI?, urlò Hyuma.
“Il tizio dell'altra volta...”, pensò Guy con sconcerto. - Guy-chan, ti prego di andartene, non voglio farti del male...
- Sei della SDF, vero?
- Abbiamo l'ordine di non farvi intervenire nel combattimento...
- Ma perché? Cosa diavolo credete di fare da soli?! -
continuò ad imprecare Hyuma – non ucciderete certamente quei mostri con le armi condizionali!
- Voi non preoccupatevi.
- Ascoltami bene, non so chi tu sia né cosa voglia...ma non ti permetterò di darci degli ordini! FUSION! Adesso i due mechanoidi si fronteggiavano, a poche decine di metri sopra dall'oceano.
- Per l'ultima volta, vattene Guy. Altrimenti sarò costrett...ehm costretto a fermarti.
- Provaci!
- SEI UN TESTARDO!
L'Alpha catturò il GaoFar stringendoselo al petto e dirigendosi verso Nord ad alta velocità. “Diavolo, è veloce anche sotto forma di Robot”.
- Capo, lancia le GaoMachines!
- Ricevuto!
- FINALLLL FUSION!
Con un brusco movimento, il GaoFar riuscì a liberarsi e a lanciare il richiamo per le GaoMachines, un grosso fascio di luce dorata.
Il vortice elettromagnetico di color smeraldo bloccò per un attimo la vista del GaoFar agli occhi di Urumi e del Professore, mentre tre mezzi dalla forma eterogenea penetravano l'enorme tornado senza alcun sforzo apparente. - COSA DIAVOLO....?!- “Le letture sono tutte fuori scala...assurdo...”.
- GAOOOOO...FIGH....GARRRRRRR!!
Il tornado si dissipò, rivelando un mechanoide di dimensioni enormi. Più largo che lungo e colorato principalmente di nero, incuteva un timore reverenziale in coloro che l'osservavano.
- Cielo...fa spavento...
- BROKEN PHANTOM!
Parte dell'avambraccio del GaoFighGar si staccò dal resto del braccio, circondato da un anello di luce dorata. L'Alpha riuscì ad evitarlo gazie alla sua superiore agilità mentre lanciava il suo contrattacco a base di getti al plasma, che però non scalfirono minimamente il GaoFighGar. - Professore...ho l'impressione che ci troviamo nei guai. - L'importante è tenerlo impegnato, ricordatelo. Non dobbiamo farlo avvicinare al teatro delle operazioni. - Sì, lo so.
L'Alpha incominciò a muoversi sopra le nuvole, inseguito dal GaoFighGar: - SCAPPI? VIGLIACCO! VIENI QUI!
All'interno della sua tuta, Urumi stava sudando freddo: il super mechanoide non sembrava fatto intenzionato ad abbandonare lo scontro e a ritirarsi. Dovevano inventarsi qualcosa alla svelta o lo scontro sarebbe finito male.
L'Alpha si tuffò in un banco di cumuli, attivando contemporaneamente i dispositivi stealth e rendendosi praticamente invisibile. Il GaoFighGar lanciò il PROTECT WALL a massima potenza, facendo dissolvere il vapore acqueo, ma Urumi aveva pronta la contromossa. Lo chassis dell'Alpha incominciò a brillare di una luce bluastra, piccole scariche di elettricità statica percorrevano tutta la struttura. Puntando le mani contro il super mechanoide, l'Alpha fece partire una forte scarica elettromagnetica che sovraccaricò temporaneamente i sistemi elettronici dell'altro robot, causando una perdita di potenza generalizzata il suo precipitare nelle acque oceaniche.
- La profondità non è elevata, circa 500m...sopravviverà. - Adesso occupiamoci della nave d'assalto...
- Un momento, rilevo una forte fonte energetica proveniente dal punto dove è affondato il nemico.
Con orrore, videro emergere il GaoFighGar dalla superficie delle onde.
- Ma non è possibile...doveva spegnersi!
- Evidentemente qualcosa è andato storto. Adesso che facciamo?
Si fronteggiarono nuovamente, l'Alpha grazie alla sua agilità superiore evitava con grazia i tentativi di colpirlo del GaoFighGar, tuttavia era una situazione incerta: prima o poi sarebbe stato colpito ed abbattuto, non aveva speranze in un corpo a corpo.
Una forte luce improvvisamente riempì il cielo meridionale. I due robot si girarono in direzione dell'Australia. - Che cos'è?!
- Un momento...le comunicazioni sono confuse! Non riesco a mettermi in contatto con la GGG.
A bordo dell'Alpha, Urumi stava cercando di mettersi in contatto con il Quartier Generale ma le comunicazioni erano letteralmente impossibili.
- E' opera vostra?
- Ne sappiamo tanto quanto voi. - A parlare era stato Onizuka, la voce opportunamente filtrata dal sistema integrato nell'elmetto del Cyclone.
- ATTENZIONE, sto rilevando un onda d'urto di proporzioni gigantesche avvicinarsi nella nostra direzione.
I tre mezzi fecero un rapido retrofront, mentre il mondo alle loro spalle veniva inghiottito e squassato in un turbinio di vortici e vento.
- Cosa può aver causato una cosa del genere...
- Non ne ho idea...sembra l'onda d'urto di un attacco nucleare, ma immensamente più potente... professor Onizuka,
riesce a mettersi in contatto con il QG?
- No....che facciamo?
- Per ora allontaniamoci.
L'Alpha si trasformò nuovamente in jet e fece rotta verso est. Il GaoFighGar invece stava facendo ritorno a tutta velocità verso la 3G Island. In prossimità del Giappone le comunicazioni con la base si ripristinarono, anche se era disponibile solamente il canale audio.
- ....crrrr...Qui GGG...rispondete... Tsukuyomi...rispondete passo.
- Boss, qui è Hyuma che parla. Cosa è successo?
- Abbiamo le prime...crrrrr...dal satellite....crrrrr zzzt scomparsa...
- “Scomparsa” cosa?
“Ho un brutto presentimento”.
- Bzzzz...Hyuma, mi senti?
- Ora sì, boss.
- Stavo dicendo che l'Australia è scomparsa dal pianeta.
- COSA?
- I satelliti non la rilevano più...al suo posto c'è un vortice di energia dimensionale. Tornate alla base.
Chiudo.

Terra, Giappone,Tokyo

- "Oggi, alle ore 14,35, il continente australiano è scomparso dal pianeta Terra. Gli scienziati, che si stanno interrogando sull'origine del fenomeno, ritengono sia dovuto ad un'anomalia dello spazio come noi lo conosciamo. Ancora non conosciamo altri dettagli a tal riguardo. Il Governo Giapponese ha decretato lo stato di emergenza e il coprifuoco. Trasmettiamo perciò un invito per tutta la popolazione di non farsi prendere dal panico e di seguire le corrette procedure di sicurezza..:CLICK."
Yoshito Kikuchi si stese sul divano, sperando di schiacciare un sonnellino. Era sto previdente, aveva preso delle scorte sostanziose di cibo giorni prima di questo evento apocalittico. Viveva da solo in un piccolo appartamento: una volta terminate le superiori contava seriamente di andare in America per studiare e coronare il suo sogno di lavorare nel settore informatico come progettista software.
Aveva ricevuto molte richieste di ingaggio, ma ancora non si sentiva pronto per decidere.
“Chissà se ne avrò il tempo”.
Il telefono squillò.
- Qui Yoshito Kikuchi.
- Hello!
- KANZAKI! Come stai? Diavolo, non abbiamo ricevuto più tue notizie da un pezzo!
- Sto bene, grazie! Voi invece?
- Come sai qui hanno messo il coprifuoco...la gente sta dando di matto: ci sono file immense ai supermercati e gli atti di delinquenza si stanno moltiplicando. Se continua così metteranno la legge marziale.
- Scusami ma adesso devo riattaccare, ci sentiamo in questi giorni, ciao.
- Aspetta! Troppo tardi...
Yoshito abbassò il ricevitore, parzialmente tranquillizzato dalla telefonata. Tornò a distendersi in poltrona, quando il telefono suonò nuovamente.
“Adesso chi sarà...non c'è pace”.
- Qui Yoshito Kikuchi.
- Salve, stavamo cercando proprio lei.
- Chi è che parla.
- Sono Koutaroh Taiga della Space Development Corporation. -....mi dica.
- Avrei una proposta da farle...

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Capitolo 8
*** Nightmare ***


Terra, Località Sconosciuta.

Hiroshi Uchiyamada si svegliò urlando. Gli succedeva spesso negli ultimi tempi, i suoi sogni erano infestati da figure antropomorfe che di punto in bianco producevano tentacoli rossi dalla bocca e lo avvolgevano strozzandolo e succhiandogli i liquidi organici. Spesso avevano le parvenze degli insegnanti dell'Istituto Seirim, delle volte avevano un colore bianco perlaceo come quello della sua povera Cresta ed altre volte ancora (le più orribili), somigliavano brutalmente alla sua adorata moglie.
“Menomale...era solo un sogno...uhm?”
Si guardò in giro con fare circospetto: sembrava non trovarsi più nella sua stanza. Faceva freddo e le gocce di condensa cadevano incessantemente sulla sua testa. Per terra alcuni scarafaggi si stavano nascondendo in una crepa del muro. Tutto sembrava spento, morto, e dalla finestra rotta proveniva una luminosità innaturale di colore verde.
Sì alzò in piedi ed uscì con fare circospetto dalla stanza. Al posto dell'ambiente asettico in cui aveva vissuto questi ultimi giorni, si ritrovò in un corridoio polveroso.
Non c'era traccia di vita. Chiamò a voce la sicurezza, ma nessuno rispose, fu allora che notò alcune strane formazioni organiche alle pareti. Sembravano muffa, ma il colore era arancione fosforescente, con al centro una macchia blu. - ...sto ancora sognando...sicuramente...certo, è così...adesso mi sveglio eh...uno, due tre!
Chiuse gli occhi e li riaprì, ma si ritrovò nel medesimo luogo. Incominciò a ridere sguaiatamente, sulla soglia della pazzia. La fronte si imperlò di sudore, mentre correva nei corridoi abbandonati. Arrivò ad una porta, la aprì con un calcio e si ritrovò su un cortile desolato.
Il cielo era percorso da nubi verdastre di varia tonalità, che donavano un tono di colore irreale agli oggetti. La luminosità era simile a quella di un giorno nuvoloso, ma l'ambiente stesso era assai inquietante. Il Vicedirettore cadde in ginocchio: urlò e si disperò a lungo. Nella sua mente passarono varie ipotesi, dal complotto terroristico all'esperimento scientifico, approdando perfino alla convinzione che si trovava all'Inferno per i suoi peccati. Prostrato nella mente, trovò comunque la forza di reagire quando lo sguardo corse sulla spilla che gli era stata donata da Taiga.
Sì alzò, scuotendosi la polvere di dosso e cominciò a vagare per quello che sembrava un deserto di polvere grigia. L'edificio in cui si era risvegliato si stagliava come un dito sull'orizzonte, che puntava contro il cielo. Sembrava uan struttura solitaria, tutt'intorno non c'era nulla. Attivando il segnalatore racchiuso nella spilla, si incamminò verso il nulla, sperano di trovare qualcuno.
Percorse qualche Km, poi si sedette in terra, esausto. Tutto intorno a lui il vuoto, eccetto una piccola protuberanza ad Est.
Riprese il cammino, lentamente, strascicando i piedi. Giunto più vicino, vie che la struttura era un auto ridotta in pessime condizioni: mancavano gli sportelli e il vetro del parabrezza era rotto. La ruggine aveva quasi del tutto corroso la carrozzeria e la polvere si era accumulata sui seggiolini.
Nel quadro c'era sempre la chiave inserita: decise dunque di provare a metterla in moto e con suo sommo stupore si accese. Ingranando a fatica la prima marcia l'auto si mosse, in maniera assai precaria.
Le ore trascorsero, mentre a passo di lumaca vagava senza una meta precisa. Incontrò un agglomerato di edifici distrutti, poco oltre c'era una collina senza traccia di vegetazione. Si fermò nel villaggio e fu allora che vide la prima presenza umana: un signore anziano stava seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro.
- Signore?...Mi scusi...sa dove siamo? Signore? Signore mi può rispondere per cortesia?
L'uomo alzò la testa e Uchiyamada urlò di terrore: la faccia dell'uomo era piena di pustole arancioni che si gonfiavano sulla pelle come tumori maligni, ma la cosa peggiore erano gli occhi: iride e sclera completamente gialle, solamente la pupilla era del colore naturale. Il vecchio emise un suono gutturale, un misto tra un grido e un rantolo; dall'edificio diroccato uscirono altri suoi simili, tutti contagiati dallo strano morbo. Si muovevano a rilento, come zombi.
Uchiyamada urlò nuovamente, in preda al panico. Ebbe la prontezza di spirito di risalire sulla propria auto e di fuggire a massima velocità, con il cuore che sembrava schizzargli fuori dal petto.
- Kami...tutto questo è mostruoso! E' un incubo! Sono all'inferno, non c'è altra spiegazione!
Si diresse verso la collina, l'auto arrancava a fatica sul pendio, ma Uchiyamada era piuttosto abile nel guidare, e non la fece spegnere.
Aspettò un po' di tempo ma nessuno parve seguirlo.
"Dove sono capitato? Maledizione! Sono perduto!".

Terra, Giappone, 3G Island.

- I rapporti sulle sparizioni misteriose di cittadini si stanno intensificando. Nelle ultime tre ore, sono sparite circa duecento persone solamente in Giappone. Il fenomeno si presenta sempre come un forte lampo di luce verdognola, accompagnato da un forte odore di ozono misto a muschio.
Successivamente i testimoni dicono di aver avvertito un rumore come di tuono ed una forte onda d'urto, in grado di rompere i materiali più fragili, tipo vetro.
- Sappiamo altro? - Stiamo compilando una lista dei dispersi, ma è ancora incompleta. Per ora sembra colpire principalmente persone di età compresa tra i quarantacinque e i sessantacinque anni, status sociale medio o buono che ricoprono posizioni di prestigio ma stressanti.: padri di famiglia che lavorano lontano da casa, insegnanti, direttori d'istituto, ruoli simili.
- Entouji, continua ad indagare. Dobbiamo sapere tutto il possibile. Passiamo ad altro: la situazione Australiana. Ci sono aggiornamenti?
Entouji digitò qualcosa sulla tastiera e un'immagine del continente australiano comparve sul monitor principale, assieme ad una serie di analisi molto approfondte.
- Come può vedere, l'intero continente australiano sembra ricoperto da una coltre di nubi molto simile a quello di un ciclone, con uno spessore di circa 4Km nel punto centrale, corrispondente alla base aliena. Le nubi sono composte da vapore acqueo per l'85%, il resto è un misto di sostanze assorbenti a tutte le forme di onde elettromagnetiche. La temperatura superficiale è di circa 45°.
- Riusciamo a vederci attraverso?
- Ho provato di tutto: radar, sonar, sensori infrarossi, ultravioletti, raggi X, onde radio...niente. E' impenetrabile. Ho perfino inviato alcuni aerei spia, ma nulla: appena entrati nella nube ho perso il contatto.
- Non ci rimane altro che recarci là di persona.

Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

- ...sì, signora Segretaria Generale...sì, ho capito perfettamente, non si preoccupi.... sì, signora Segretaria Generale, certamente...sarà fatto al più presto...
Il Colonnello Franklin stava sudando, nonostante la temperatura all'interno della base fosse mite. Onizuka lo guardava inarcando le sopracciglia, con un'espressione mista tra il divertito e il compatimento.
Accanto a lui Urumi stava leggendo un grosso manuale, completamente ignara di ciò che la circondava.
- ...dov'è finito il pelato?
-Eh?
- ...il vicedirettore...è sparito da ieri e non si trova da nessuna parte.
- Sarà forse fuggito?
- Ho visto stamattina Japan News, parlava di misteriose scomparse tra la popolazione...un lampo e puff! Un gioco di prestigio.
- Mhhh...
- Professore...?
- Sì?
- Pensi che ci manderanno laggiù?
- In Australia? Spero di sì, voglio vedere i canguri! Poi è pieno di belle ragazze...AHIA! Stai ferma con quel dizionario!
- Non è un dizionario, è il manuale di volo dell'Alpha. Dovresti leggerlo anche tu....
- Naaa... il Great Pilot Onizuka sa come guidare qualsiasi tipo di mezzo alla grande!
- Certo, certo, come no....tanto, il buco nel muro dell'hangar con la moto l'ho fatto io!
- Ehhh come sei pignola...si è trattato di un incidente! Non è mica colpa mia se mi trovo sempre la gente fra i piedi.

Terra, Mare del Giappone, Nave Container diretta verso l'Australia

La stiva era buia e puzzava di nafta. L'assenza di luce non rappresentava certamente un problema, per delle creature abituate al buio e all'assenza di atmosfera. Sbarazzarsi dell'equipaggio umano e rendere possesso del mezzo era stato semplice. Era stato semplice anche ingannare il controllo radio ed installare un piccolo dispositivo che rendeva il colosso di metallo invisibile sulle rotte commerciali.
La destinazione invece, aveva provocato un aspro diverbio, che vedeva contrapposti due schieramenti: alla fine l'idea di Barricade di recarsi in Australia aveva avuto successo. Ogni Decepticon sembrava regolato da due grandi istinti: il classico, quello di conservazione e l'alto, l'istinto per il potere, prerogativa che gli Autobot non avevano e non avrebbero mai avuto. Facendo leva sul potere che avrebbero ottenuto riuscendo ad impossessarsi della base aliena, Barricade aveva convinto i suoi commilitoni.
All'inizio aveva avuto tutti contro: non era stato forse lui a dire che “non voleva avere più niente a che fare con quelle ripugnanti creature mezze organiche e mezze meccaniche?”
Era proprio così, ma qualcosa durante il ciclo di manutenzione ordinaria gli aveva fatto cambiare idea.
Un essere come lui non sognava,: non poteva fisicamente farlo, non avendo un cervello organico.
Tuttavia tra i programmi di manutenzione ce n'era uno che implementava i collegamenti tra le varie nozioni registrate. Spesso, un Transformer fuoriusciva da questa trance autoindotta con un nuovo corso di pensieri., una nuova idea od un nuovo sviluppo.
Si era messo a cercare nella rete tutte le informazioni possibili sull'economia mondiale e sui vari ordinamenti sociali. Le uniche basi spaziali del pianeta erano massicciamente difese. Per loro sarebbe stato estremamente rischioso anche solo avvicinarcisi.
Era giunto alla stessa conclusione in caso di un attacco ad uno dei governi planetari di maggior importanza: la razza umana non era estranea ad atti di violenza brutale, loro stessi se n'erano accorti durante l'attacco a Mission City. “Forse è questa la vera forza di queste creature organiche?” Escludendo queste due possibilità di fuggire, sarebbero stati costretti ad una vita di vagabondaggi e di razzie. La parte delle razzie gli piaceva, ma l'idea di vagabondare sul pianeta Terra, che all'inizio sembrava allettante, adesso gli provocava una forte repulsione: erano pur sempre l' élite dei Guerrieri sul loro pianeta natale e sarebbero tornati ad esserlo anche su questa scoria di pianeta.
Dunque, l'unica possibilità era impadronirsi della Nave Aliena. “Come?” Avevano tutto il tempo per approntare un piano: la loro intelligenza superiore avrebbe trionfato. Quello che Barricade non poteva sapere è che un satellite alieno li stava osservando.

Terra, Australia, Località Sconosciuta.

Erano passati alcuni giorni. Forse settimane, forse mesi. Aveva perso la cognizione del tempo. Le giornate scorrevano monotone, lasciando un senso di amarezza crescente che pesava come un macigno. Scappava, cercava di procurarsi il cibo non riuscendoci sempre, fuggiva ancora. Il giorno non era mai tale, sempre offuscato da quella coltre verdastra. Le notti erano la parte più terribile, non c'era un suono, nemmeno quello del vento,; spesso si svegliava urlando: gli incubi erano peggiorati e ne faceva un numero impressionante a notte.
Aveva rischiato di morire più volte, gli “zombi” come li chiamava erano senza pietà, oltre ad essere senza cervello. Aveva trovato un fucile a canne mozze in un vecchio deposito diroccato, assieme a qualche cartuccia, ma non aveva avuto il coraggio di usarlo.
Piangeva spesso, da solo, in mezzo alla collina che aveva preso come campo base oppure la mattina quando si svegliava. Era prostrato sia fisicamente che psicologicamente, i suoi vestiti stracciati rispecchiavano vagamente quello che provava dentro di se.
Presto sarebbe morto, in questa terra dimenticata da Dio e dagli uomini.
Fu così che non si accorse che qualcosa si stava muovendo alle sue spalle. Si sentì afferrare alle spalle e con la sola forza della disperazione riuscì a liberarsi della presa. L'avevano trovato. Nella fattispecie era una ragazza che come età sarebbe potuta essere sua figlia, il viso deturpato dalle strane spore color arancione e gli occhi vacui.
Fece per mettere in moto, ma la macchina non partì. Altri zombi stavano lentamente sopraggiungendo, scalando la ripida collina con un passo incerto ma inesorabile.
Uchiyamada urlò, saltando fuori dalla macchina ed afferrando il fido fucile. La sue attenzione fu rapita immediatamente da una grossa sagoma che si stagliava contro il verde malato del cielo. Essa somigliava solo vagamente ad un essere umano, in qualche maniera le proporzioni sembravano profondamente sbagliate, specie quelle della testa.
Il panico cresceva dentro in lui ad ondate, minacciando di straripare. Colto da un accesso d'ira, provò a sparare ma si accorse con terrore che il meccanismo di fuoco era inceppato.
La massa si stava avvicinando con intenzioni fameliche, i denti giallastri brillavano nella luce verde del cielo. Era spacciato e lo sapeva. Salì sul tetto dell'auto, arrancando a fatica, brandendo il fucile come una mazza. Ormai l'avevano circondato: poteva sentire il loro alito fetido aleggiare su di lui.
- BASTARDI! Non mi avrete mai vivo! Vi ammazzerò tutti se vi avvicinate! State lontani!
Una mano gli afferrò la caviglia e rischiò di farlo cadere. Sì liberò menando colpi a destra e a manca, ma per ogni zombi che riusciva a gettare al suolo, altri due prendevano il suo posto. Lo trascinarono giù, graffiandolo.
Uchiyamada lottava come una furia, la paura ormai sostituita dal mero istinto di sopravvivenza comune a tutti gli esseri viventi. Anni ed anni di attività placida non erano ancora riusciti a sopire la bestia che giace nel cuore di ogni uomo, una bestia estremamente pericolosa che quando viene risvegliata porta solo morte e distruzione.
Erano troppi, stava per soccombere. Un pugno lo colpì allo stomaco, facendogli sputare sangue, un calcio lo ferì alla gamba. Si trovava in ginocchio, sovrastato dagli zombi. Un rumore, sempre più forte, sembrava provenire da nord. Sembrava quasi il rombo di una moto. “Sto avendo le allucinazioni”.
Il rumore si fece rombo, ed una moto bianca guidata da uno strano tipo vestito di un'armatura entrò nel piccolo spiazzzo che s'era formato, scalciando e derapando.
Pelato! Che ci fai qui? Bah, le spiegazioni a dopo, salta su!
- O...O...Onizuka-kun?
- MUOVITI idiota, non posso trattenersi a lungo - V-va b-bene...
“Probabilmente sto sognando...sicuramente è un incubo”.
Saltò bordo della moto, che accelerò a velocità disumana portandosi lontana. Tuttavia fece in tempo a vedere una forma di colore rosso in disparte.
- Kanzaki, ho recuperato il vicedirettore. Adesso tocca a te.
- Ricevuto.
“ A noi due.” Senza perdere tempo, la grossa forma si drizzò. Era molto alta, più alta di un normale essere umano. Le forme erano squadrate e massicce, ma nonostante questo si staccò dal suolo senza sforzo apparente, spinta da dei potenti getti derivanti da un propulsore sulla schiena. Uno spruzzo dorato proveniente da una piccola apertura sul braccio sinistro affumicò la massa di zombi,che cominciarono prima a tossire e poi a cadere in preda alle convulsioni.
L'obbiettivo però era l'essere che comandava la massa: di forma umanoide, presentava una grossa testa allungata, sormontata da una corona di tentacoli rossastri che sferzavano l'aria minacciosamente.
Il getto dorato non parve avere effetto sul mostro, che stridendo caricò il guerriero.
Senza nessun apparente sforzo, il braccio destro si mosse ed un grosso guanto corazzato colpì l'alieno in piena faccia, mandandolo al suolo. Non ebbe tempo di rialzarsi,perché un grosso piede di metallo lo schiacciò a terra.
Urumi poteva sentire le costole rompersi, ma sapeva che ciò non l'avrebbe fermato, quindi con mossa decisa gli strappò la testa, stavolta con un considerevole sforzo: quelle bestie avevano un doppio strato chitinoso che proteggeva gli organi vitali.
La gettò lontano, per poi colpirla con un getto di fiamme proveniente da uno dei grossi spallacci grigi.
Bruciava emanando un fumo nero, ma a lei non importava: adesso dovevano sgomberare i civili.
- Decontaminazione avvenuta con successo. Richiesto Trasporto.
- Roger. Nel giro di alcuni minuti, un grosso veicolo dalle forme squadrate, dotato di un cannoncino frontale e uno posteriore, giunse rombando sul luogo dello scontro. Alcune persone scesero da un portellone posteriore, racchiuse in tute somiglianti a quelle per le operazioni in ambienti radioattivi, e cominciarono a caricare i corpi.
Nel giro di pochi minuti rimase solo una pozza di liquame verde e una macchia nera sulla collina.

Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

- Signor Uchiyamada, come si sente oggi?
- Argh...mi fa male tutto...il letto è scomodissimo ed è sempre così buio qua dentro. Sono debole, molto debole.....ahhh
- Le analisi indicano che lei sta benissimo, perfino i suoi livelli di pressione e colesterolo sono eccellenti. Se non fosse per lo stress emotivo direi che lei ha una forma fisica che farebbe invidia anche a un ventenne.
Dalla porta della piccola sala ospedaliera, entrò la professoressa Fuyutsuki. Il Vicedirettore per un attimo non la riconobbe: al posto del solito completo in pantaloni e maglietta adesso indossava una minigonna blu oltremare e una giacca del solito colore. Aveva un'aria molto marziale.
- Fu... Fuyutsuki? Ma è lei...?
- Buongiorno Vicedirettore, come sta?
- Be...bene!
- Mi fa piacere.
Il dottore fece un cenno del capo alla ragazza, ed uscì dalla stanza.
- ...che sta succedendo qui?
- Non sa niente? Lasci che la aggiorni...
La giovane donna iniziò la narrazione degli ultimi avvenimenti. Dalla sua sparizione nella “Spiral Zone One”, come si chiamava la grossa cappa che stazionava sopra il continente Australiano, erano trascorsi quarantacinque giorni.
Gli alieni avevano conquistato rapidamente buona parte del Pacifico Meridionale, creando roccaforti in America Latina, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea. La loro base si trovava proprio dentro l'area di influenza del nemico, rappresentava la testa di ponte per un'eventuale controffensiva.
Tuttavia, le Nazioni Terrestri non riuscivano ad organizzarsi in nessuna maniera: gli USA avevano attuato una politica di rigido non-intervento dopo la perdita dei loro bombardieri durante l'operazione Thunderbolt. L'Unione Europea appoggiava gli alleati di sempre mentre CSI e Cina erano intimorite di un dilagare del conflitto nei propri territori e spingevano per un bombardamento con armi di distruzione di massa sull'Australia.
Le sedute al Palazzo di Vetro si facevano ogni giorno sempre più incandescenti, due o tre volte i rappresentanti dei due schieramenti (interventisti e protezionisti) erano quasi venuti alle mani.
Tanto per aggravare la situazione, era stato scoperto che ogni essere umano, pianta od animale che permaneva più di tre ore all'interno delle Zone a Spirale veniva contagiato da un agente alieno, simile allo Zondarian Metal ma di origine prevalentemente organica. Il fungo aumentava determinati istinti della vittima, cancellandone il libero arbitrio e rendendolo di fatto una marionetta nelle mani degli Schiavisti (gli alieni umanoidi dal cranio allungato). L'SDF organizzava molte missioni di Ricerca e Recupero, simile a quella che aveva portato al suo salvataggio; ma era come riempire una vasca con un contagocce: fino a quando non fosse stata decisa una linea comune, la situazione poteva solo peggiorare.
- Fuyutsuki-kun, sa per caso dirmi come mai dal nulla mi sono trovato in questa situazione?
- Sembra che sia stato una sorta di esperimento scientifico...hanno preso come cavie..ops mi scusi!
- Continui, la prego.
- Stavo dicendo che hanno preso come soggetti persone di età compresa tra i quarantacinque e i sessantacinque anni, in una forte situazione di stress emotivo, magari con problemi familiari... - Fuyutsuki si interruppe, assai imbarazzata.
Tuttavia una spiegazione doveva pur dargliela.
- Ma perché?
- Non ne abbiamo idea.
Il Vicedirettore rimase in silenzio. Non comprendeva perché proprio lui. Non aveva forse una famiglia splendida, una moglie che lo amava? O forse no...forse, si era solamente convinto di questo ed in realtà non lo amava nessuno.
La radio in sottofondo trasmetteva l'ultimo bollettino.
Uchiyamada si fermò ad ascoltare per un'istante, poi si rivolse ad Azusa.
- Ma sono tutti impazziti? Abbiamo un'invasione in corso e non hanno di meglio da fare che demolire vetrine e far saltare le auto.
- In alcuni Stati, da quanto ho sentito, è già stata proclamata la legge marziale.
- Assurdo. Veramente imperdonabile. Sembra che le persone non abbiano un minimo senso dell'onore? Dove sono spariti i valori che hanno portato avanti la mia generazione? Cosa è successo?
- ...inoltre noti gruppi terroristici stanno approfittando della situazione per scatenare un'ondata di attentati senza precedenti.
- Beh, cara Fuyutsuki-kun, se continua così... - un ombra oscurò il volto del Vicedirettore - ...la vedo brutta per il futuro della Terra.

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Capitolo 9
*** Terror Awaits ***


Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

Non si trovava nella Realtà, no, non era definibile come tale: il senso dello spazio era distorto e i colori sembravano cambiare ad ogni passo che faceva, nonostante stesse ferma sospesa nel nulla. Un sogno? Forse poteva definirlo come tale, ma sembrava tutto così vero. Accarezzava gli odori e vedeva i suoni. "Sinestesia", pensò.
Continuò a muoversi in quella che sembrava una valle piena di fiori cangianti dei colori dell'arcobaleno.
Sì fermò per coglierne uno, somigliante a una rosa rossa, ma con i petali di una strana forma, opalescenti nel crepuscolo.
Si sentì chiamare ed intravide una figura sospesa tra terra e cielo, trasparente ma definita. Dalla figura proveniva una leggera ed impalpabile fragranza.
La ragazza si incamminò verso di lei, i piedi fruscianti nel manto fiorito.
Adesso poteva vederla bene, simile ad un calice di vetro colmo di luce la figura la stava guardando sorridendo. - Ciao, Kanzaki.
- Chi sei tu? Come fai a conoscere il mio nome?
- Non mi hai ancora riconosciuta? Sono Mikoto Utsugi.
Abbiamo per un po' frequentato il solito istituto.
Urumi sbiancò in faccia, cadendo in ginocchio.
- Non temere, non voglio farti del male
- ...d-dove mi trovo?
- Sei nel Limpid Channel, una sorta di luogo che unisce l'anima di tutti gli esseri viventi...passati e presenti. Un luogo di transizione per alcuni, un luogo di residenza per altri.
- ...come...come è possibile una cosa del genere? Mikoto si limitò a sorridere, mentre si chinava a raccogliere un fiore. La guardò intensamente negli occhi, che per un attimo furono velati da una tristezza profonda. - TI ho chiamata per chiederti un favore...
- Eh?
- Ti prego, veglia su Guy-chan. - ...ma...
Mikoto si alzò nuovamente in piedi voltandole le spalle.
- Si sta ancora tormentando per la mia scomparsa, lo avverto chiaramente.
- ...ah...
- Ci amavamo molto, ma...il "destino" non ha benedetto la nostra unione e ci ha separato. Non possiamo tornare nel passato.
- ...non so cosa dire...davvero...
Mikoto si voltò nuovamente verso la ragazza, ma stavolta sorrideva.
- Ho un desiderio, voglio che sia nuovamente felice. - Ma io non so se sono in grado...
- Ti prego, provaci, fallo per me. L'umanità è in grande rischio, ma ci sono sempre persone coraggiose a questo mondo, che nonostante le avversità vanno avanti e continuano a combattere per la pace e tutto quello che di bello c'è nell'animo umano.
- Puoi fare qualcosa per noi? La situazione è molto grave.
- No, io non posso più intervenire nel mondo dei viventi. Questa è solamente responsabilità vostra.CI sono delle leggi che non possono essere infrante. - ...non credo di capire molto bene...
- Comprenderai meglio in seguito, sei una brava ragazza. - Mi sento inutile, delle volte, come se la mia vita non avesse senso. - Hai molte persone che ti vogliono bene, sei una ragazza fortunata...
- Mikoto...ti volevo dire una cosa...io non ti ho mai odiato. Anzi, volevo pure lasciar perdere...
- Non ti preoccupare, ho letto nel tuo cuore...ed ho visto molta luce. - Ah!
- Devi solo farla uscire fuori, Urumi. Adesso il mio tempo è finito, devo andare. Promettimi...promettimi... - l'immagine stava svanendo.
- Sì, lo prometto! Mi hai sentito?! LO PROMETTOO! Urumi si svegliò di soprassalto, madida di sudore. Bevve un po' d'acqua e notò un piccolo oggetto scuro sul suo comodino. Lo guardò meglio e nella luce dei lampioni fuori vide che era un piccolo fiore.
"Allora..."

Terra, Giappone, 3G Island.

Mezzanotte era passata da un pezzo, ma nella Big Room c'era sempre un po' di attività: Entouji stava finendo alcuni test di ruotine, mentre Kikuchi stava aggiustando un server che si era guarstato all'improvviso.
- Kikuchi-kun? - Sì?
- Quando hai finito puoi andare, qui ci penso io.
- Ma ci sono sempre alcuni test da svolgere...
- Non ti preoccupare, posso farlo da solo.
- ...grazie capo.
Il ragazzo si rimise al lavoro ma si fermò nuovamente.
- Entouji-san?
- Eh?
- Quando ci muoveremo?
Entouji si grattò la testa, facendo partire alcuni granelli di forfora.
- Bahhh...non ne ho idea. Certo che se continuano a stare con le mani in mano...
- Oggi c'è stato un altro attentato...stavolta alle Nazioni Unite. Pare che siano state coinvolte numerose personalità importanti. - disse il ragazzo mentre stava armeggiando con alcuni cavi dietro il grosso mainframe. - Già, ho visto. I telegiornali non parlavano d'altro. - Non credo che sia opera dei terroristi, ritengo più probabile un intervento della forza di invasioni. "Ogni giorno è sempre peggio..." pensò Kikuchi mentre completava le ultime operazioni.
- ...bene, funziona. Questi sistemi sono assai diversi da quelli con cui sono abituato a lavorare.
- Mi pare che tu te la stia cavando egregiamente, invece. - E' incredibile...ho lavorato con sistemi avanzati, ma qui è tutta un'altra faccenda. Capo, sa dirmi di più sull'origine di questi sistemi...?
- Beh, - Entouji si grattò nuovamente la testa. - ...come dire...
- Le informazioni sono riservate, - rispose una voce stentorea proveniente dall'ascensore principale - l'accesso alle quali è consentito solo ai membri anziani del Consiglio Direttivo e a coloro che parteciparono alle operazioni classificate, che sono tuttavia vincolati alla segretezza. - Ah, signor Taiga. Non l'avevamo sentita arrivare. - Buonasera boss.
- Tranquilli, non riuscivo a prendere sonno e quindi sono venuto a fare un giretto da queste parti...
- Qualcosa la preoccupa, boss?
- A parte il tentativo di intrusione nella base da parti di ignoti due giorni fa?
- A parte quello.
- Sì.
Taiga chiuse gli occhi per un attimo. Kikuchi notò che l'uomo sembrava più vecchio dei suoi anni: evidentemente i fatti degli ultimi giorni avevano in qualche modo creato un'aria di stanchezza sul suo volto. SI chiese se anche lui avesse il solito aspetto.
- Ho riflettuto a lungo sulla situazione attuale. Siamo completamente bloccati, non possiamo prendere iniziative indipendenti senza allertare l'ONU.
- Ahhhh...
- Ma l'attentato al Palazzo di Vetro...
- Entouji, se pensi che questo abbia in qualche modo "scosso le coscienze", ti sbagli di grosso. Ho avuto una breve riunione con il sostituto Segretario Generale. Se possibile, è peggiore della precedente.
- Ricordo..."la vecchia megera" era un osso veramente duro. - Alexei Stukov la fa apparire un agnellino. Ex agente del KGB, ex membro delle Forze Speciali Russe, sembra che abbia partecipato perfino al conflitto in Afghanistan. Di certo non è una persona che cambia opinione velocemente. - Come può un individuo del genere ricoprire tale ruolo? - Ufficialmente la sua nomina è stata giustificata come "...bisogno pressante di un'autorità forte e determinata per la risoluzione dello stato di agitazione in cui vessano i popoli liberi della Terra". Ufficiosamente si sta parlando di tangenti, ricatti e omicidi.
- EH?!
- Proprio così.
- ...Signor Taiga, ho una domanda da farle, se posso...
- Prego.
- Lei conosce Washington Irving?
- No...
- Era uno scrittore americano. Suo è questo aforisma: "Gli spiriti meschini sono soggiogati dalla sfortuna, ma gli animi forti s'innalzano sopra di essa".
- ...non capisco...
Il senso invece è chiaro, Entouji:fare quello che è giusto fare...non importa a che costo. - Taiga si interruppe brevemente chiudendo gli occhi, poi li riaprì accompagnando il gesto con un ampio sorriso.
Avete niente da fare stanotte?
I due si guardarono e sorrisero, esclamando all'unisono: - No.
Bene, allora elaboreremo una strategia vincente! Anche tu Kikuchi ci darai una mano: per esempio potresti andare a prendere dei Noodles e un Thermos di Caffè al refettorio. - Groan...

Terra, Australia, Deserto Victoria.

Aveva riposato per anni, inviolata, sul fondo oceanico. Le ere geologiche passavano senza che nessuno dei sistemi interni desse un minimo segno di vita.
Terremoti, inondazioni, il verde che s'inaridiva e diventava deserto. Montagne corrose fino a diventare colline brulle e spoglie di vita. Il clima, sempre più caldo, sempre più freddo, ma niente cambiava al suo interno. Lentamente, veniva ricoperta da fango, sassi, sabbia, pietre.
Le strutture esterne si corrodevano ma essendo stata progettata per lunghissimi periodi di navigazione nel vuoto, il guscio resisteva.
Solamente un sistema rimaneva attivo, ad intervalli di alcuni secoli lanciava un impulso invisibile nell'etere, alla ricerca di forme di vita meccaniche di un certo tipo Questa volta,trovò una risposta. Lentamente, uno alla volta, i sistemi si riattivarono.
Incominciò a riparare i propri danni, a verificare la presenza dell'equipaggio al suo interno ma ormai non c'era più nessuno: frammenti sparsi giacevano lungo tutti i ponti, la loro scintilla ormai spenta.
In superficie, un grosso elicottero si avvicinò lentamente a quello che sembrava un grosso bunker sotterrato nella sabbia.
Il cielo era di un verde malato, che rischiarava di un chiarore sovrannaturale le roccie circostanti. Presto, all'elicottero si aggiunsero altre forme, una abbastanza grande e le altre due più piccole.
Rumori metallici risuonarono nel deserto, mentre il grosso elicottero cambiava forma, divenendo più simile ad un umanoide che ad un mezzo dell'esercito.
Parlavano in una lingua incomprensibile per l'orecchio umano, fatta principalmente di ringhi e di brontolii bassi, occasionalmente interrotti dal cicalio di una creatura più piccola che stava sulel spalle di uno dei due esseri di dimensioni maggiori.
Una grossa mano metallica, simile ad un artiglio, toccò il bunker, quasi accarezzandolo, gli occhi rossi lampeggianti di un qualcosa indefinibile con la normale comprensione umana deli sentimenti.
Uno alla volta i quattro entrarono all'interno del bunker, che si inabissò subito dopo nella sabbia, facendo sparendo nuovamente alla vista della fauna locale.
Un predatore notturno lanciò il suo grido malato prima di spiccare il volo nel cielo notturno.

Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

"Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Alexi Stukov, ha annunciato una ripresa delle ostilità contro la popolazione aliena che ha messo l'Australia in uno stato di assedio permanente.
L'opinione pubblica si dice sfavorevole alla ripresa del conflitto, auspicando dei negoziati con la razza aliena. Il Presidente degli Stati Uniti d'America, Jack Ryan, in un suo discorso alla Nazione, ha dichiarato che gli USA non supporteranno la ripresa delle ostilità, nè fornendo supporto logistico nè intervenendo personalmente nel conflitto. Della solita opinione, il Canada e l'Unione Europea. Cina, CSI ed India invece sono favorevoli all'intervento armato.
Il GIappone per ora non ha espresso mediante il suo Primo Ministro, Suzuka Hamaguchi, un'opinione a riguardo, anche se per le 20.15 è previsto un annuncio a reti unificate. Nuovi aggiornamenti nelle edizioni delle 20.00, con la diretta del discorso qui su Japan News!"
Il Colonnello Franklin spense la televisione e si appoggiò pesantemente sullo schienale della sua poltrona.
Si sentiva inutile. I suoi ordini erano "mantenere la posizione, effettuare attività di salvataggio nella Zona a Spirale Australiana e..."
- ...e tenere la stramaledetta GGG fuori dai giochi...
Tutti i tentativi di boicottaggio erano falliti. Quello telematico era fallito con una contro/invasioni delle reti della base, server inutilizzabili per un'ora e un quarto e tutte le pagine che mostravano due stupidi mecanoidi impegnati in una specie di ballo latino-americano.
Quello fisico, l'intrusione del complesso, era finito con tre agenti all'ospedale con fratture multiple, "curabili in tre strafottutissimi mesi" ed uno in terapia psichiatrica intensiva che delirava a proposito di "creste verdi, robot cattivi e ottovolanti".
Il Colonnello prese distrattamente un fascicolo con una grossa scritta rossa in inglese. Lo aprì e cominciò a sfogliarlo, lentamente, soffermandosi su alcuni punti. "Non ci rimane che questo..."
Voleva profondamente evitare spargimenti di sangue, ma erano in guerra e purtroppo non c'erano altri sistemi.
Alzò il telefono e compose un numero.
- Centralino della SDF. In cosa posso esserle utile?
- Colonnello Franklin. Codice CD90KU55ZY. Mi metta in contatto su linea protetta con il QG della GGG.
- Attenda in linea, Colonnello.
Dopo alcuni istanti, dall'altra parte rispose una voce piuttosto grave con un accenno di stanchezza.
- Koutaro Taiga, Presidente della Space Developent...
- Signor Taiga so bene chi è. Non faccia il furbo con me.
- Mi scusi, ma lei chi diavolo è?
- Sono il Colonnello Franklin della SDF. Volevo comunicarle che la mia pazienza con lei è giunta al termine. - Cosa...?
- Voglio solamente informarla che ha 48 ore di tempo per evacuare la sua base e consegnare tutto il materiale all'autorità competente.
- Cos'è? Una minaccia?
- No, è una promessa, signor Taiga. Se al termine delle 48 ore non avrà completato i punti, bombarderemo il sito con armi nucleari.
- CHE COSA? Ma lei è impazzito! Ci saranno un sacco di vittime collaterali...non può di punto in bianco prendere questo tipo di decisioni!
- Ne ho l'autorità.
- Vedremo. Muobiliteremo TUTTA la stampa. E' questo quello che vuole?
Quello che voglio è che smettiate di essere un peso per la società mondiale, signor Taiga.
- Ha un bel coraggio ed una grande faccia tosta nel dire ciò. Le ricordo che se non fosse stato per noi...
- Il passato non mi interessa, ci interessa il futuro dell'Umanità. Un organizzazione incontrollabile come la vostra è un rischio per la sicure...
- MA MI FACCIA IL PIACERE! L'unico rischio attuale è l'incompetenza del Governo delle Nazioni Unite, che ancora non ha fatto NIENTE contro questa minaccia.
- Voi state rischiando di far degenerare il conflitto...
- Qui l'unica cosa che sta degenerando è la vostra indolenza, che sta scendendo a dei livelli infimi. Siete vergognosi, lo sa?
- Non le permetto...
- Fra poco nessuno permetterà più nulla, colonnello.. Prima l'Australia, poi il Sud America. Poi l'Indocina, la Cina...e poi...chissà.
- Da questo devo dedurre che non ha intenzione di desistere? - Da questo deve dedurre che la Galaxy Gutsy Guard non si arrenderà, né ora né MAI.
- A questo punto la responsabilità è sua. Buonanotte.
- A questo punto il sangue di milioni di innocenti è sulle sue mani. Anche se non credo che l'avrà, buonanotte, colonnello Franklin.
Il colonnello chiuse la comunicazione, incominciando a dare disposizioni per l'attacco, ignorando che un paio di orecchie avevano seguito tutta la conversazione con crescente preoccupazione.

Terra, Stato di Israele.

Il sole stava lentamente affacciandosi sulle alture del Golan, inondando tutto con i suoi caldi raggi. L'aria era sempre fresca della scarsa umidità notturna, ma ben presto la temperatura si sarebbe innalzata di molti gradi.
Come al solito, Josef percorreva sulla sua jeep il tragitto che lo avrebbe portato alla Centrale Nucleare. Questa volta però, non terminò il suo viaggio. Morì senza rendersene conto, tagliato in due da una grossa chela metallica.
La jeep esplose ed il grosso scorpione metallico fuoriuscì dalla sabbia, per poi tuffarsi poco più in là.
In direzione della Centrale si innalzavano nubi di fumo nero ed era possibile udire il suono di armi da fuoco.
- Blackout, rapporto.
- Resistenza annichilita...oh, ed abbiamo un trofeo!
Il grosso transformers aveva preso un uomo, un ingegnere.
- Sacco di carne e sangue, dove sono i dati?
- Ahhhh...ti prego non uccidermi. - L'uomo, un signore di mezza età, sputava in continuazione sangue dalla bocca. La presa rude del Decepticon gli aveva rotto un paio di costole, rendendogli molto doloroso sostenere una conversazione.
- Lo ripeterò una volta sola. Dove sono i dati? - Non lo so! - esclamò, sputando sangue. La pazienza del Transformers era giunta al termine: Blackout lo stritolò, imbrattandosi la mano di sangue. Gettò al suolo ciò che rimaneva, esprimendo un sonoro disgusto per la ripugnante biologia umana.
- Allora? - Il comunicatore gracidò nuovamente.
- Non voleva parlare. Temo che non lo farà mai più.
- Frenzy ha già trovato l'accesso.
- Abbiamo visite.
Il radar interno segnalò la presenza di tre aviogetti terrestri in avvicinamento veloce da ovest. Un gruppo di F-15 sorvolò la base a bassa quota. Qualcuno dei sopravvissuti gioì, ma venne subito zittito dalle raffiche di Barricade.
- Ci penso io. Recuperate l'energia, poi ce ne andiamo. Blackout decollò rapidamente, mettendosi in scia dei veloci jet e lanciando un paio di razzi a ricerca di calore. Il primo lo evitò per poco, il secondo non fu così fortunato ed esplose in una palla di fuoco.
Il terzo effettuò una stretta virata, lanciando alcuni AMRAAM. Blackout non si curò di evitarli: il suo scudo protettivo era molto efficiente contro le primitive armi terrestri.
Ridendo fra sé, si avventò sul terzo jet, afferrandolo e facendolo precipitare al suolo, curandosi che non restasse nessun sopravvissuto. Vide l'F-15 rimanente allontanarsi ad alta velocità.
- Scappa, il vigliacco. Ma non andrà lontano.
Dopo poco infatti, ci fu una terza palla di fuoco: i missili che aveva sparato erano di un tipo speciale, elaborato in secoli di ricerca: esplodendo indirettamente creavano una nube di radiazioni elettromagnetiche che distruggevano i sistemi elettronici, causando malfunzionamenti letali. Mentre ammirava estasiato il risultato del suo attacco, il comunicatore interno si animò nuovamente.
- Blackout, se hai finito di giocare noi ce ne andiamo...tra un po' qui fonderà tutto.
- Sì, ho finito. Ci troviamo al punto di raccolta tra 3 breem.
L'elicottero si alzò in volo, sollevando una nube di polvere, mentre tutto intorno gli allarmi suonavano, segnalando un aumento della temperatura del nocciolo. In teoria lo scudo in cemento armato avrebbe dovuto proteggere la zona dalle radiazioni, ma una serie di colpi lo frantumò come se fosse stato fatto di carta.
Quando arrivarono i rinforzi, era ormai troppo tardi. La zona era inagibile, satura di radiazioni letali. Team specializzati si affannavano intorno al alla centrale devastata per cercare di salvare il salvabile; tuttavia per coloro che erano stati feriti nell'attacco, non c'era più nulla da fare.
Successivamente, lo Stato di Israele proclamò lo stato di emergenza, mentre in tutto il paese scoppiavano attentati in un'escalation senza precedenti.
Più a sud, molto in alto, quattro Decepticons festeggiavano la riuscita della missione bevendo energon raffinato a bordo di una delle piccole lance ancora funzionanti all'interno dell'incrociatore.

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Capitolo 10
*** Challenge ***


Terra, Giappone. Tokyo

Ryuji Danma stava dormendo. Un sonno piuttosto agitato, a dire la verità: nonostante avesse bevuto una tisana alle erbe prima di coricarsi, il suo dormiveglia si riempiva di immagini mostruose di creature fuori da ogni tipo di immaginazione.
Fuori faceva caldo, ma la sua camera da letto era mantenuta fresca da un condizionatore di ultima generazione. Accanto a lui, nella penombra illuminata dalla luce dei lampioni, una figura femminile riposava beatamente.
Il telefono squillò, ma lui fece finta di non sentirlo.
- Pronto...qui è la famiglia Danma.
- Nagisa, sei tu?
- Fuyutsuki-chan! Che bella sorpresa! Ti sento molto male. Ma come mai quest...
- Nagisa...ti prego, è importante e non ho molto tempo per spiegarmi.
- E' successo qualcosa?
- Si tratta di Onizuka...l'hanno imprigionato.
- COSA?
- Nagisa...lo giustizieranno tra due giorni!
- Ma...ma...è assurdo! Perché?
- Sì è rifiutato di compiere una missione in Giappone...volevano bombardare la sede della Space Development Corporation.
- Ma è assurdo!
- Nagisa, ti prego...avverti Damna-kun...abbiamo pochissimo tempo. Ti saluto.
- La conversazione si interruppe rapidamente. Ryuji!
- Mhhh, lasciami dormire.
- RIUJI SVEGLIATI
- ...yawn...Che c'è? Chi era?
Nagisa raccontò brevemente la telefonata a Danma, che si svegliò subito e cominciò a comporre numeri di telefono.
Forse non era troppo tardi, ed avrebbe fatto il possibile per salvare il suo amico d'infanzia.

Terra, Arcipelago di Vanauta, Provincia di Torba.

La porta della prigione si chiuse con uno scatto secco; l'eco si propagò per i corridoi deserti, risuonando fino a scemare.
Il rifiuto di partecipare all'attacco in Giappone sganciando le bombe N2 le era costato la libertà e probabilmente la vita. Era solo questione di tempo, prima di trovarsi a penzolare dalla forca. O forse, se era fortunata, con una pallottola in testa.
Ormai non le importava più niente: i suoi amici sarebbero morti a breve. Tutto il lottare, tutto il combattere per una causa che riteneva giusta, fallito nel nulla.
Rivolse un pensiero a sua madre: negli ultimi tempi si erano avvicinate molto, avevano preso a lavorare nel settore terziario, una ditta di servizi. Finalmente erano madre e figlia, ma ciò non importava più ormai: non riusciva nemmeno a piangere, non aveva opposto nessuna resistenza, al contrario del professore, che aveva scalciato ed era riuscito a liberarsi.
Aveva sentito degli spari provenire dall'esterno, aveva urlato con quanto fiato aveva in corpo e poi era svenuta. Aveva pure perso la cognizione del tempo: poteva essere mezzogiorno come mezzanotte, “tanto fra poco sarà tutto finito”, pensava.
Meditò il suicidio: non c'erano corde, non aveva pistola. Si ricordò che forse, se riusciva a provocarsi un'emorragia...”ma come?”. Ci pensò un poco, poi arrivò alla conclusione che bastava che si amputasse la lingua.
“Facile”. Tirò fuori la lingua e fece per mordersela, rivolgendo un ultimo pensiero a Guy. “Addio...mi dispiace...Mikoto perdonami. Non l'ho potuto proteggere...”
La parete della cella venne giù di botto, senza preavviso.
La nube di calcinacci e di polveri l'accecò, mentre frammenti di mattoni cadevano tutt'intorno.
- Ehi, ne ho trovato un altro!
- Bene, tiralo fuori da lì e ce ne andiamo!
Come si era alzata, la polvere tornò a depositarsi al suolo. Di fronte alla ragazza si ergeva in tutta la sua altezza una forma umanoide, racchiusa in un involucro metallico.
Somigliava molto alla sua tuta di volo, anche se appariva decisamente più robusta.
Colorata in tonalità da mimetica urbana, con un grosso visore di colore giallo, aveva un aspetto veramente imponente. In mano stringeva un grosso fucile, probabilmente un essere umano senza l'ausilio dei servosistemi della corazza avrebbe avuto seri problemi con il rinculo.
- Tutto apposto, Kanzaki-chan? - una forte voce metallica rendeva irriconoscibile il possessore, eppure Urumi percepì qualcosa di familiare.
- Eh? Come fa a sapere chi sono...
Ci fu una piccola risata, molto femminile nonostante lo speaker l'avesse resa neutra.
- Tora 01, muoviti con le operazioni di recupero! - irruppe una voce dal comunicatore interno.
- Uffa, va bene...
Nella base era scoppiato il caos più completo: le sirene suonavano incessantemente, la notte veniva squarciata dai riflettori e esplosioni germogliavano come fiori su tutto il perimetro circondariale.
Corsero per molti metri, evitando alcuni gruppetti di guardie armate.
Rapidamente giunsero ad un trasporto del tipo usato per le incursioni nella Zona a Spirale. Il portellone posteriore si aprì rivelando la presenza del professore Onizuka, che stava fumando una sigaretta, della professoressa Fuyutsuki e di un altro guerriero armato di tutto punto con una specie di lanciafiamme.
- Ah, Kanzaki, sei arrivata...ci avete messo tanto eh... - Onizuka si girò e dette una voce al conducente: - Fai partire questa carretta, andiamo all'Hangar!
- Ricevuto.
Kanzaki era senza parole: un attimo prima era in piena depressione, adesso li vedeva lì come se fosse la cosa più normale del mondo.
- Kanzaki-kun...mettiti l'armatura di volo...dobbiamo spaccare un po' di culi quaggiù...
- Eh? Ma mi devo cambiare qui?
- E perché no..hihihihi AHIA.
- TU starai voltato verso la finestra e NON guarderai, capito Eikichi Onizuka?
- Uffa...va bene...
- Urumi cominciò a cambiarsi.
- Ma...ma...com'è che è successo...unf questo coso non entra, potevano fare un modello femminile...com'è questa storia? Voglio dire: la liberazione, l'assalto...
- Beh, devi sapere che io ho amici molto in alto, eheheheh, Eikichi Onizuka ha sempre un asso nella manica!
Eikichi, stiamo arrivando, ETA 2 minuti.
- Signor Damna?
- Ehi Kanzaki, come stai? Tutto bene?
- Ma..ma...
- Il qui presente “Kamen Rider del 22° secolo” ha trovato un modo di mandarci un messaggio, quindi...ci siamo mobilitati in massa.
- Da quanto siete qui?
- Circa un giorno.
"Appena in tempo."
Il mezzo da trasportò frenò, facendo sobbalzare tutti i passeggeri.
- Ci siamo! Muovetevi, da qui dovete pensarci voi!
- Vai, Kanzaki...
- Ma lei è la signorina Nagase! Sa che sulle prime non l'avevo riconosciuta?
- KANZAKI MUOVITI!, usciamo!
Il portellone si aprì, la moto sfrecciò in avanti a folle velocità, con dietro Urumi aggrappata fortemente al professore, mentre il trasporto truppe lanciava una serie di fumogeni.
- AHHHHHHH CI VENGANO ADDOSOOOOOO AHHHH
- Smettila di starnazzare come un'oca, mi deconcentri!
I soldati si gettarono al suolo mentre Onizuka dava prova della sua abilità di pilota sfrecciando a destra e a sinistra, evitando esplosioni e proiettili vaganti come se fosse posseduto da un demone.
- L'HANGAR E' SULLA DESTRAAA
- NON URLARE! Lo so dov'è!
- ...sai anche che un carro armato lo sta sorvegliando?
- Eh?
- Guarda. - La ragazza indicò un punto davanti a sè, a circa un centinaio di metri.
Un vecchio M1A1 era stazionato di fronte alla base. I secondi in cui la torretta si girava e puntava sembravano interminabili.
Il professore fece fuoco, mancando la moto di qualche decina di metri. Un soldato salì in torretta e cominciò a sparare.
Onizuka saltò, sbalzando Urumi dal sellino della moto, si trasformò in volo e fece fuoco con il braccio sinistro.
Una forte esplosione avvolse il carro armato, lampi di luce e scariche elettriche sembravano fuoriuscire dalla nube di gas verde che si era sprigionata dopo l'impatto.
- AH, questi razzi EMP funzionano proprio bene...OP
Trasformandosi nuovamente prese Kanzaki al volo e si precipitò verso l'entrata a forte velocità - Oddio...avvertimi la prossima volta...
- Spiacente, non c'era tempo...adesso abbassati bene!
Onizuka sparò altri due razzi, stavolta con testata HE, i quali crearono una grossa voragine nel portellone dell'hangar, permettendo ai due di entrare a tutta velocità e di gettare lo scompiglio nelle guardie.
Urumi non perse tempo e corse verso la cabina di comando.
Ci siamo...AHHH. - Si guardò il braccio e vide una bruciatura abbastanza estesa sulla parte di armatura interessata.
- Urumi!
- Non è niente...salta su....argh...
- Balle! Sei ferita, ritiriamoci!
- HO DETTO CHE CE LA FACCIO! Salta su!.
La calotta si chiuse e i motori incominciarono a rombare rumorosamente.

Terra, Giappone, 3G Island.

- ...a che punto siamo con lo stoccaggio dell'equipaggiamento? - 55%. Stimiamo di finire tra circa 4 ore.
Taiga si appoggiò al parapetto, osservando il personale che con aria truce lavorava per lo smantellamento della base. Si respirava un'aria triste, senza contare che molti impiegati non avrebbero avuto un lavoro dopo la chiusura della base.
“Proprio quello che ci voleva. Li mandiamo tutti a spasso e alle loro famiglie chi ci pensa?”.
- Doveva finire così, Boss. - Entouji non riuscì a trattenere il disgusto nella sua voce.
- Se non vogliamo renderci responsabili del massacro di centinaia di migliaia di civili inermi, sì.
“Non può finire così”.
Taiga sentì suonare il suo Cordless.
- Presidente Koutaro Taiga.
- Signore, abbiamo una comunicazione da Varauta!
- Che cosa?
La linea era fortemente disturbata e la voce dall'altra parte suonava come se fosse filtrata. - Parlo con il presidente della Gutsy Galaxy Guard?
- Sono io. Chi è che parla?
- Non ha importanza. Non dovete più preoccuparvi di niente.
- Ma cosa sta dicendo?
- Il bombardamento non avverrà. Buona giornata.- La comunicazione si chiuse.
- Signore, un rapporto dai satelliti spia. Sembra che la base di Varauta sia sotto attacco.
- Alieni?
- No, sembra che sia in corso una specie di rivolta...
- Procedura 57-A! Mobilitate immediatamente lo Stealth Gao ed il Phantom Gao, voglio informazioni di prima mano al più presto possibile. Intanto la base rimane in stato di pre-allarme.
- SIGNORSI'.

Terra, Oceano Pacifico.

Nel cielo estivo, tra le nubi, era possibile intravedere due scie che provenivano da nord e che si stavano muovendo a grande velocità verso un piccolo arcipelago relativamente vicino alle coste australiane.
Da quell'altitudine l'orizzonte appariva come una linea indistinta tra il cielo e il mare, venata solo in lontananza da una specie di foschia verde.
Il monitor radar rilevò la presenza di un oggetto non identificato diretto in direzione opposta. Appena entrato nella visuale, l'oggetto rallentò notevolmente, fino ad assumere una velocità di crociera di circa 450 nodi. - Guy...l'hai visto?
- Sì. Sembra voglia farsi vedere, quindi non deve essere alieno.
- Qualcosa mi dice che devono essere i nostri “amichetti”. Apro i canali di comunicazione.
Hyuma premette in rapida successione una serie di pulsanti e su uno schermo della consolle di comando comparse la familiare maschera nera e rossa del pilota dell' Alpha.
- Ehilà, è un po' che non ci vediamo.
- Che intenzione avete? - Suvvia, non sia così rigido. Stiamo semplicemente facendo un “viaggio di piacere”.
- Sapete qualcosa dell'assalto alla base del Centro Operativo della SDF?
- Noi? Noi non sappiamo proprio niente...
BAH! - Geki incominciava ad innervosirsi per via dell'atteggiamento strafottente del pilota. - Non ti credo! - Per me siete stati voi.
- Può credere a quello che preferisce, signor Hyuma. E' liberissimo di pensare a cosa la piace.
L'Alpha adesso si era affiancato ai due mezzi e volava in formazione con loro.
- Cosa avete intenzione di fare adesso?
- Le ho già detto che stiamo facendo una “gita di piacere”. Di questi tempi l'Oceano è molto bello da vedere!
- Assurdo!
- Capo, abbiamo compagnia.
Geki guardò il radar e vide una serie di jet in forte avvicinamento provenienti da est.
- Sembra che il nostro breve incontro sia giunto al termine. Ma prima ho da dare un pacchetto al signor Shishioh. Me l'ha dato un'amica.
Un piccolo braccio meccanico, molto simile al tubo di rifornimento di un KC-135 uscì da un portellone posto in coda. In cima teneva una piccola scatolina.
- Capo, che facciamo? Non sembra ci sia niente di pericoloso...
- Fai attenzione, potrebbe essere un'arma chimica!
Non sia ridicolo, Hyuma, se avessi voluto farvi fuori l'avrei già fatto!
- COME OSI! TU!
Guy si intromise su un canale di comunicazione privato: - ...che facciamo?
- Prendiamolo, i caccia ci saranno addosso tra dieci minuti.
Il Phantom Gao si portò sotto l'Alpha e recuperò il pacco grazie ad un piccolo braccio meccanico, che si ritrasse subito all'interno del mezzo.
- Bene, penso che continueremo la nostra gita di piacere sull'oceano. Buona giornata! Ah, dimenticavo: troverete il contenuto molto interessante. Specialmente il suo capo, Hyuma.
L'Alpha si staccò dalla formazione e accelerò, portandosi a circa 600 nodi.
- Guy...
- Sì?
- Fai attenzione. Addio.
Quello che successe dopo lasciò i due membri della GGG senza fiato. L'Alpha accelerò a circa mach 3.5 nello spazio di due secondi, diventando completamente invisibile ai radar anche se potevano vedere la sua scia muoversi velocemente e poi virare verso nord come un missile.

Terra, Australia, Deserto Victoria.

All'interno del centro comando l'attività ferveva frenetica. Mappe e diagrammi in perfetto stile cybertroniano si succedevano incessantemente sui monitor tattici, mentre un piccolo ologramma del pianeta Terra roteava oziosamente nel centro dell'enorme sala, mostrando via via dati ed informazioni sulle risorse del pianeta, aggiornate in tempo reale.
Avevano lanciato un satellite che monitorava la situazione di buona parte del pianeta, sfruttando il flusso di dati dei satelliti umani già in orbita.
Dopo il raid nella centrale atomica di Israele, avevano effettuate altre incursioni in Medio Oriente, allo scopo di destabilizzare la situazione geopolitica della zona per distogliere l'attenzione dal loro progetto principale.
Nel mentre, Blackout guardava con interesse ad alcuni diagrammi che rappresentavano il lavoro incessante della piccola fucina all'interno dell'astronave.
Certamente, non potevano produrre un'entità senziente, ma potevano dotarsi di droni più che validi da utilizzare come carne da cannone.
Più in basso, a circa 4 livelli sotto il centro di comando, macchinari dalla strana foggia aliena stavano costruendo il primo drone, utilizzando le riserve di materiale fissile e di metallo precedentemente razziate.
L'endoscheletro era quasi pronto: una struttura di metallo solido alta circa dieci metri e corazzato in più punti. La testa era ancora in costruzione, visto che rappresentava la parte più delicata dell'intera procedura.
Sarebbe stata collegata al giunto vertebrale solo all'ultimo, dopo questo si sarebbe provveduto al download dell'intelligenza artificiale di primo livello: niente più che eseguire gli ordini ed una limitata capacità di iniziativa.
Per l'armamento, un classico fucile ad impulsi di media potenza, giudicato più che sufficiente visto il basso livello tecnologico della razza umana.
Ancora più in basso, i motori dell'astronave ruggivano sommessamente, provocando il familiare suono che si avvertiva in tutte le astronavi Decepticons.
- Dobbiamo incrementare i livelli di produzione. Ci vogliono 25 cicli per produrre un drone di tipo Gamma. 45 cicli per un drone di tipo Delta. Troppo.
- I tempi sono questi, Blackout. Non possiamo accelerare la produzione, rischieremo di ottenere servi instabili e deboli.
- Io ho voglia di massacro!
- Perché, io no?
- Pare che tu ti sia rammollito, cara la mai scoria...
- Ci sarà tempo per il massacro.
- Non vedo l'ora. Vado a ricaricarmi.
Barricade rimase da solo, intento a visionare i monitor ed a cercare nuove strategie di guerra.
Molto più in alto vigilava un'enorme astronave colorata di bianco, navigando silenziosamente in orbita geosincrona.
Dall'alto, la Zona a Spirale sembrava una specie di grosso budino rigonfio, o per essere più precisi, una pustola infetta.
J aveva imparato col tempo ad apprezzare il terzo pianeta del sistema solare e la sua gente, che aveva molto in comune con quella del Red Planet da dove proveniva lui.
Provava un sentimento di tristezza e rabbia nel vedere che il governo delle Nazione Unite non stava facendo niente per sbloccare la situazione e ricacciare via gli invasori.
Per lo meno, nel Sistema Trinario erano uniti contro il nemico comune, anche se questo alla fine non era servito a nulla.
Adesso di quei tre mondi rimaneva poco o niente, solo tre palle di roccia buttate lì, nel buio del cosmo, a roteare e a girare intorno ad un sole. Nessuna forma di vita, nessuna traccia delle gloriose civiltà che un tempo abitavano quei mondi prosperi.
Accanto a lui c'era la ragazza che gli aveva fatto cambiare idea.
La sua ragazza, come ormai era diventato chiaro perfino a quell'altro automa proveniente da un sistema così lontano.
Un po' si assomigliavano, per lo meno a livello di storia personale: erano due solitari, ma tutto finiva lì.
J aveva imparato il alto umano, il valore delle emozioni ed era comunque sempre stato orgoglioso. L'altro era una macchina fredda, senza sentimenti.
Renais ne aveva parlato in termini assai poco lusinghieri, definendolo “un blocco di titanio e di altri materiali rari, che per un puro scherzo del Destino aveva acquistato una mente”.
Tomoro, invece, pareva trovarlo interessante: i due avevano passato molto tempo in connessione binaria. A fare cosa, questo J lo ignorava.
Il pensiero andò nuovamente alla ragazza accanto a lui.
Probabilmente si sarebbero ancora separati, una volta terminato il conflitto: lui era un vagabondo, un guerriero errante.
Non era assolutamente in grado di rimanere nel solito posto a lungo.
Inoltre, si considerava investito dagli Dei di una missione: quella di portare la giustizia nella Galassia. Adesso il suo intervento era richiesto lì, sulla terra, ed al momento opportuno avrebbe colpito come un falco. Ma dopo? Cosa avrebbe fatto?
A questa domanda ancora non aveva trovato una risposta.
Nuovamente, guardando stavolta in direzione del Giappone, provò un senso di sollievo: era arrivato da poco un comunicato cifrato dalla GGG. Sembrava che non corressero più nessun rischio immediato, quindi il suo intervento non sarebbe più stato necessario.
- Quando ci muoveremo, J?
- Presto. Il meeting è previsto stasera alle ore 10.25 ora di Tokyo. Cioè, fra circa 2 ore e mezzo.
- Attaccheremo?
- Credo proprio di sì. La situazione è favorevole.
- Già, con la SDF fuori dai giochi, abbiamo campo libero.
- Sono preoccupato. Il Governo delle Nazioni Unite probabilmente non apprezzerà tutto questo.
- Ma il nuovo Segretario Generale, Stucov...ho letto i suoi file, sembra un duro.
- Sembra anche un malvivente.
- Ne avevate sul Red Planet, J?
... -
Il ragazzo si racchiuse in un silenzio adamantino.
- Scusa.
I due tornarono ad osservare la Terra, che sembrava non interessarsi affatto di quello che i suoi piccoli ospiti stavano compiendo sulla superficie.

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Capitolo 11
*** Briefing ***


Terra, New York, Palazzo di Vetro.

Pioveva.
La pioggia scendeva sui lati dell'enorme edificio, ancora danneggiato dal precedente attentato. I lavori di ricostruzione procedevano rapidi, presto il palazzo sarebbe tornato come prima.
La vita nella grande metropoli continuava frenetica, ignorando quello che succedeva nel mondo.
L'invasione aliena sembrava non riguardare per niente i cittadini Americani: le ultime due amministrazioni avevano lasciato un senso di menefreghismo nelle persone.
Alexei si accese un sigaro, importato di contrabbando da Cuba, fregandosene del regolamento interno che proibiva il fumo e fregandosene dell'embargo.
Quello era uno dei pochi momenti della giornata in cui poteva stare tranquillo, in pace,a fare quello che gli riusciva meglio: pensare e pianificare attentamente la prossima mossa.
Qualcuno l'aveva paragonato ad un giocatore di scacchi, ed effettivamente in gioventù giocava spesso col suo nonno. Ma non si trovava più nella sua dacia.
Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.
Entrò un uomo piuttosto alto, vestito in un completo gessato. Aveva una grossa cicatrice che partiva dalla tempia e andava a finire sopra lo zigomo sinistro. Gli occhi erano azzurri, color ghiaccio e i capelli erano di un nero intenso.
- Siediti, Yoseph.
L'uomo si sedette davanti al Segretario Generale, mantenendo una postura rigida.
- Un po' di Vodka? - Alexei, sono appena le quattro del pomeriggio.
Stucov non parve accorgersi dell'appunto e si versò un abbondante dose.
- Alexei, ti fa male bere. E fumare.
E- tra un po' mi farà male anche respirare, Yoseph. Ammesso che rimanga tempo per farlo.
Yoseph scosse la testa e porse un piccolo plico di fogli al suo superiore.
Il rapporto sull'operazione Challange, suppongo. - Sì, è andato tutto bene, l'Alpha adesso è in una zona sicura.
- Possiamo passare alla fase due del piano. L'attacco alla base aliena.
- Che ne facciamo del colonnello Franklin?
- Marginalizzalo.
- Chiedo scusa, cosa significa "marginalizzalo"?
- L'ho imparato da un ufficiale dei Navy Seals. Usano questo termine per descrivere la “rimozione” di un soggetto scomodo. Ma non dobbiamo arrivare a tanto. E' pur sempre un ufficiale americano. L'ultima cosa che voglio adesso è una guerra.
- Bene, darò disposizione alle forze speciali.
- Stucov emise un grugnito, e si appoggiò allo schienale sonoramente.
- La scelta di utilizzare quel gruppo di musi gialli per le nostre operazioni è stata un'ottima idea. - Qualcuno incomincerà a farsi domande sul loro equipaggiamento.
- Non ci sono stati morti, giusto?
- Beh, no, ma...
- Allora è tutto apposto.
- Potevano fallire.
- Ma non hanno fallito, anzi, - Alexei prese il plico e cominciò a leggerlo: - hanno dimostrato una competenza nell'uso dell'equipaggiamento superiore alla media. Lo sapevo che da quel gruppo di teppisti si poteva ottenere qualcosa di valido.
- Non capisco ancora come mai abbiamo optato per un gruppo di “amatori” invece che affidarci ad un gruppo di professionisti.
- Quanti soldati conosci in grado di guidare moto ed auto con una tale competenza, Yoseph? Quanti e quali gruppo di forze speciali avrebbero accettato una missione suicida di questo genere? Quante e quali domande sarebbero sorte se avessimo utilizzato i nostri reparti speciali? Come sai non possiamo prendere questo tipo di iniziative: siamo le Nazioni Unite.
- Capisco. Ma la loro lealtà...
- La loro lealtà è nei confronti dei loro amici. Questo li rende estremamente manipolabili.
- Con la Galaxy Gutsy Guard come dobbiamo comportarci?
- Ho fatto recapitare un pacco al presidente Taiga. Penso che stasera riceverò una chiamata in videoconferenza. Unendo le nostre forze possiamo sconfiggere la minaccia aliena che preoccupa la Federazione. Dopo tutto, rispondono a noi. - Il presidente Taiga. Quell'uomo è pericoloso...
- Quell'uomo, è appunto, un uomo. Importante, eroico, ma pur sempre un essere umano. Con un senso di lealtà molto elevato. Lotterà per questo “nobile scopo”. Ne sono certo.
Yoseph sorrise, ammirando per l'ennesima volta la grande abilità del Segretario Generale, anche se per lui rimaneva sempre il Capitano.
- Da quando sei diventato così filantropo, Alexei?
Stucov non rispose, ma si versò un altro po' di Vodka.
- Sei sicuro di non volere un goccetto?

Terra, Giappone, Tokyo.

Il cielo era nuvoloso e prometteva tempesta. L'umidità era soffocante, si sudava perfino a stare fermi. Nonostante la vicinanza del mare, che avrebbe dovuto temperare il clima, la prima goccia di pioggia cadde e si perse sul suolo bollente.
Presto fu seguita da miriadi di gemelle, provocando un vero e proprio diluvio. Nella stanza di camera sua, una ragazza guardava la pioggia torrenziale che scendeva e creava rigagnoli che si ingrossavano sempre di più fino a confluire in grosse fiumane.
Nella piccola camera era accesa la luce, e preso si attivarono anche i lampioni.
Il cielo era totalmente coperto e probabilmente il nubifragio sarebbe durato a lungo. La ragazza si girò a guardare la parete, le centinaia di pupazzetti ed action figure depositate sugli scaffali leggermente polverosi.
Era la prima volta che rimetteva piede nella sua stanza dopo il tour, ma non riusciva bene a definire il senso di inquietudine che avvertiva. Sembrava come se la camera fosse un luogo alieno, esterno, depositario di un qualcosa che aveva perso e non aveva più ritrovato.
A qualche isolato di distanza, due persone, un ragazzo ed una ragazza cercavano disperatamente un riparo per la pioggia scrosciante. Lo trovarono in una piccola tavola calda lì vicino.
Lui sembrava assorto nei suoi pensieri, probabilmente c'era qualche cosa che lo preoccupava. Lei lo guardava assorto, indecisa sul prossimo argomento di conversazione.
Certo, era stato gentile: un vero cavaliere. Aveva pagato lui, l'aveva accompagnata, era stato carinissimo ma la sua mente, il suo cuore sembravano distanti anni luce dalla realtà.
- Cos'hai?
Il ragazzo posò la ciotola di ramen.
- N-no...non ho niente.
- Non mi sembra. Sei preoccupato per qualcosa. Ci fu un sospiro, poi posò le bacchette accanto alla ciotola.
- Sei una persona perspicace. - Ho i miei momenti – sorrise la ragazza. In testa aveva un cappellino di foggia francese. In teoria doveva essere impermeabile, ma con il nubifragio in corso c'era poco da fare.
- Sì, sono preoccupato. Domani ho un...un lavoro importante. - Di cosa si tratta?
Beh...dunque...devo consegnare un pacco...
- Tutto qui?
- E' un pacco importante.
Lei notò che era un pessimo bugiardo, ma decise di non insistere ulteriormente. Fece finta di guardare l'orologio. - Beh, si è fatto tardi, ho delle commissioni da sbrigare. - Ti accompagno?
- No, ti ringrazio..
- Dove devi andare? Ti do uno strappo in auto.
- Devo andare a Shibuya...
- Ok non ci sono problemi.
I due pagarono e si incamminarolo. Lei lo prese a braccetto e lui parve imbarazzato, sulle prime, ma poi si abituò alla situazione leggermente imbarazzante. Era la prima volta che usciva con una ragazza, eccetto naturalmente il suo prima amore.
“Non so perché diavolo ho accettato. Forse mi interessa, forse no...sono confuso. Non mi piace essere confuso.” Avevano insistito così tanto affinché lui accettasse l'appuntamento!
Lo avevano pure preso in giro “ma come? Colui che ha salvato la Terra teme di uscire con una ragazza”.
“Non è per questo...è che...”. Suo zio gli aveva messo una mano sulla spalla. “Figliolo, lo sai anche tu che non puoi continuare a vivere nel rimpianto. Lei non l'avrebbe voluto, e nemmeno tuo padre.”.
“Sì, ma...”.
“Guy, dai retta ad uno che di donne si intende!”, gli aveva detto Hyuma., “Esci con lei, poi la porti sotto un portico e...”
Dopo la fatidica frase era scoppiata un'interessantissima pantomima, seguita da una feroce discussione con conseguente impiego di oggettistica lanciata, fino a che i partecipanti, contusi ed acciaccati, si erano placati.
Certamente la ragazza non gli risultava indifferente, ma era sempre troppo presto.
Il ricordo di Mikoto era sempre troppo vivido dentro di lui. “Come mai mi sento così strano?”.

Ruhrgebiet (Bacino della Ruhr), Germania, Terra. Stabilimento Industriale CorvusCorax GmbH.

- Dunque dov'è questo favoloso progetto di cui mi avete tanto parlato in quest'ultimo periodo di tempo?
- Per di qua, signor Presidente. Prego.
Il gruppetto piuttosto eterogeneo di alti ufficiali, politici e industriali di spicco dell'Unione Europea si avviò al seguito di un distinto signore vestito in un camice bianco lungo un corridoio molto spazioso ed ampiamente illuminato.
- Il Modello Uno è pronto per i test di valutazione sul campo di battaglia. I signori hanno già avuto modo di vedere, nei filmati che abbiamo proiettato precedentemente le sue caratteristiche salienti.
Professore, mi scusi, ancora non si è parlato di costo e di licenze.
- Per quello ci metteremo d'accordo in seguito.
- Io non sono ancora convinto della bontà del suo prototipo.
- Ma lo sarà presto, signor Generale. Prego, entrate.
La sala era provvista di numerose poltroncine di velluto rosso.
Sul lato di fronte c'era un vetro spesso alcuni centimetri ma totalmente trasparente, che lasciava intravedere un grosso hangar completamente al buio. - Luci.
L'hangar si illuminò a giorno. Nel centro si stagliava una figura piuttosto imponente, di dimensioni paragonabili a quelle di un grosso essere umano.
Ad una seconda occhiata, tuttavia, le analogie terminavano: di umano aveva solamente la forma antropomorfa, per il resto sembrava fatto completamente di metallo.
Era possibile anche notare i rivetti ed i bulloni. La testa presentava numerose protuberanze e sensori, mentre il visore era completamente nero.
- Vi presento il Modello Uno, frutto di numerosi anni di ricerca nel campo dell'Intelligenza Artificiale e della Robotica! L'altezza è 210cm, mentre il peso è di 125 kg.
- Non sembra niente di eccezionale, a prima vista.
- Oh, ma lo è. Le tecniche usate per l'assemblaggio dell'endoscheletro e della struttura corazzata esterna sono standard e facilmente riproducibili, a patto di avere un software speciale ed una serie di apparecchiature specifiche.
Nel giro di 48 ore una fabbrica siderurgica può essere riconvertita alla produzione del Modello Uno. Abbiamo scelto tecniche standard per rendere il prodotto più appetibile anche agli stati che non hanno un grosso budget.
- Durata operativa?
- Ha un'autonomia di circa tre giorni a riposo, che diventano uno in caso di forte attività. Dopo ciò le batterie vanno ricaricate.
Anche in questo, abbiamo provveduto a renderlo compatibile con i vari formati di tensione degli stati Europei, basta collegarlo ad una presa di corrente industriale.
- Per quanto riguarda le decantate capacità cognitive, cosa ci dice, professore?
- Il nucleo principale del sistema è L'Unità Cognitiva Wolf Brain.
- In cosa consiste questa unità?
- Un sistema artificiale multiprocessore strutturato come una rete neurale di un Canis Lupus.
- Un lupo, dunque? Perchè questa scelta?
- Tra i mammiferi il lupo è un eccellente cacciatore in branco, le loro tattiche e la loro intelligenza acuta sono ideali.per un reparto armato di Modelli Uno.
- Come mai non il delfino?
- Mancava dell'aggressività necessaria. Ma lasciate che siano i fatti a parlare. Accensione!
“Aggressività? Ho un deja-vu assai poco piacevole...”
Il visore si illuminò di un colore rossastro, assieme ai numerosi sensori presenti sulla testa. L'automa cominciò a muoversi, dapprima lentamente, effettuando una serie di test di ruotine, poi più velocemente, iniziando a correre ad alta velocità lungo il perimetro dell'hangar ed effettuando alcuni salti e capriole.
- Beh, ma noi non vogliamo un ginnasta.
- Fate entrare i droni!
Una piccola porta si aprì sulla destra, permettendo ad alcuni droni piramidali di colore arancio l'ingresso. Senza avvertimento, cominciarono a sparare alcuni proiettili di vernice all'indirizzo dell'automa, che li evitò senza problemi.
L'azione si fece caotica: i droni si muovevano seguendo rotte irregolari, continuando a sparare i loro proiettili, senza però riuscire nel loro intento.
- Modalità Aggressiva!
Il visore brillò di una forte luce rossa, mentre il Modello Uno saltava a cavalcioni di un drone, tempestandolo di pugni e riducendolo rapidamente all'impotenza.
- Interessante.
Non avete ancora visto niente, signori. Attivare armamento esterno.
L'automa scese dal drone, ormai ridotto ad un rottame, e si mise in piedi a pochi metri da questo con un salto mortale.
Dalla parete a sinistra si aprì un piccolo sportello. Nel vano era presente una grossa arma che somigliava molto alla Minigun usata sugli elicotteri dell'Esercito Americano. Il Modello Uno prese l'arma e senza alcuno sforzo la puntò sui due bersagli rimanenti, bersagliandoli con raffiche precise. La vernice azzurra macchiava totalmente i carapaci dei piccoli mezzi, mentre le pareti erano costellate dalle macchie rosse dei proiettili in dotazione ai droni.
Il Modello Uno non ne aveva traccia indosso.
Valutando la situazione come “fuori pericolo”, l'automa abbassò l'arma e si mise ad osservare l'ambiente circostante, effettuando dei lenti giri a 360° della testa.
La nutrita folla si alzò in piedi ad applaudire lo show, sembrava di trovarsi ad uno spettacolo di gladiatori. - Avete avuto modo di vedere all'opera l'ultimo ritrovato della tecnica! Nel pacchetto è compreso anche il kit di ricarica, quello di manutenzione e il software relativo! Ovviamente abbiamo deciso di partire da uno stock di 10 unità per pacchetto.
- Parliamo di costi...quanto?
- Il costo di un normale carro armato di ultima generazione.
- Ah, sembra molto conveniente, ne parlerò con i miei superiori.
Il professore sorrise soddisfatto: il SUO progetto aveva avuto successo: adesso doveva soltanto incassare il denaro e poi ritirarsi in un'isola tropicale per il resto dei suoi giorni.

Terra, Australia, Deserto Victoria.

Una piccola sfera di luce fioca vagava silenziosa per i corridoi deserti della base. Il debole chiarore che emetteva non rischiarava nemmeno un decimo del corridoio.
Sembrava stesse cercando qualcosa all'interno della struttura. Certo, il viaggio era stato lungo, ma si era accorto che le condizioni ambientali non causavano più danni. In effetti, era poco più di un aggregato di fotini tenuti insieme da una volontà aliena. La sua.
Varcò un grosso portale, che probabilmente dava accesso alla sala comando. Per essere più precisi, ci passò in mezzo, non facendo scattare nessun allarme: li aveva disattivati prima.
Anche se non poteva interagire fisicamente con nessun tipo di materiale, aveva un discreto controllo sull'energia elettrica di ogni tipo. Probabilmente questo era dovuto alla sua forma intangibile.
Era stato in molti posti, alcuni non di questa realtà. Aveva visto cose, durante quello che si poteva chiamare “blocco di stasi”. Aveva visto universi morire e stelle nascere, ma si era accorto che non aveva perduto la sua anima nel nulla, come si aspettava succedesse dopo al sua morte.
Nel suo lungo peregrinare alla ricerca dei suoi ex-compagni, aveva appreso numerose cose sulla situazione attuale.
“Essere un fantasma ha i suoi vantaggi”.
Si era chiesto più volte come avrebbe fatto a comunicare con gli altri, ma la sua domanda trovò presto una risposta quando intravide il mainframe di controllo. Si immerse nel grosso monitor come un sasso nello stagno, e tutto tacque di nuovo.

Terra, Giappone, 3G Island

- Collegamento stabilito. Comunicazione con la J-Ark sulla linea protetta.
- Molto bene. Ci siamo tutti?
Ci fu un coro di “sì” a voce molto alta, più un ruggito che una risposta.
- Molto bene. Siamo qui riuniti stasera per decidere una strategia di battaglia per il giorno di domani. Siete tutti a conoscenza della situazione attuale, quindi eviterò di tediarvi ulteriormente. Passo dunque ad enunciarvi il piano.
Sullo schermo principale comparse una cartina dettagliata dell'Australia.
- Li attaccheremo dall'alto. J! Tu farai fuoco di copertura con i cannoni. L'obbiettivo è creare un canale libero, una...”testa di ponte” sulla verticale del “formicaio”.
Quando il canale sarà sgombro, il GaoFighGar attaccherà con il Dividing Driver,a circa 1200m sul livello del mare.
Questo creerà una zona libera dalla zona a spirale. - Riteniamo che questo indebolisca notevolmente i mostri.
A quel punto attaccheremo in massa. Non abbiamo idea di cosa si celi all'interno della struttura, ma contiamo di infliggere notevoli danni per fermare del tutto l'invasione.
Taiga fece una piccola pausa, per assicurarsi che tutti avessero compreso la situazione. Poi riprese: - Tutto quello che vedete che vi sembra un bersaglio importante, che so, reattori di fusione, centri dati,e altre cose del genere, DISTRUGGETELO. Al termine dei 30 min ci ritireremo, lanciando una nutrita quantità di bombe N2.
- Eh, ma noi...non abbiamo bombe N2 nel nostro arsenale - Non ti preoccupare Entouji, ci penserà l'ONU. Logicamente, questa è un'operazione protetta dal segreto militare, quindi i mezzi coinvolti non avranno identificatori.
- Possiamo fidarci?
- Mi hanno assicurato l'appoggio...personalità eminenti. - Capisco...
- Domande?
Le facce dei presenti parlavano chiaramente: nessuna domanda. Nessun dubbio. Solo la volontà di sventare per sempre questa minaccia che rischiava di trasformare l'amata Terra in una macelleria ad uso e consumo delle aberrazioni giunte dallo spazio.
L'indomani avrebbero avuto la risposta definitiva al loro sogno di libertà.

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Capitolo 12
*** Ending ***


Il sole sorgeva nuovamente sulla riva dell'oceano. I gabbiani urlavano il loro grido rauco che rimbalzava tra le scogliere e le spiagge deserte. Lentamente la luce inondava la terra, i piccoli arbusti e i sassi, passando poi a bagnare i muri delle case, i palazzi e le strade completamente deserte.
Una bambina uscì per strada, il viso sciupato e sul corpo ancora le tracce di escoriazioni. Chiaramente deperita dall'assenza di cibo, levò il suo sguardo al cielo, che era di un azzurro forte e intenso, e sorrise.
Non c'era traccia dell'orribile luminosità verdastra che aveva ammorbato per oltre due mesi. Non c'era traccia delle nubi opprimenti che coprivano le vastità celesti.
Nell'aria si poteva percepire chiaramente l'odore salmastro del mare, assai diverso dal vago fetore di stantìo e di putrefazione che era solita inalare in quei giorni tristi e bui.
D'un tratto, tutto se n'era andato, rapidamente com'era venuto.
Lentamente, la bambina si diresse in maniera incerta verso la spiaggia, mossa da un istinto che ancora non riusciva a spiegarsi.

Molti chilometri a sud, nel centro del deserto, prima piatto e omogeneo, si apriva improvvisamente una grossa voragine, profonda alcune centinaia di metri e composta principalmente di sabbia bruciata e rocce fuse, dalle quali si levavano sottili fili di fumo. La scarsa fauna desertica ancora non si avvicinava nel luogo dove prima dimorava il centro di comando alieno, e così sarebbe stato per molti anni. Non c'era più traccia né di forme di vita aliene né delle installazioni che si levavano intorno alla base, artigliando il cielo.
Non c'era traccia né di esplosioni né di combattimenti. Da un giorno all'altro la minaccia era scomparsa, e nessuno sapeva spiegarsi il motivo di questa decisione.

Si cominciò ad indagare, alla ricerca di tracce che potessero illuminare l'oscura vicenda.
Fu uno shock per tutti quando ripresero i contatti con le zone coperte dalla Zona a Spirale.
La popolazione sembrava completamente scomparsa. Non c'era traccia di vita umana superstite: erano sopravvissuti solo alcune centinaia di bambini e qualche tribù indigena nascosta nel folto della foresta amazzonica in Sud America.

Perfino le zone coperte della Cina avevano lasciato il posto ad una sconcertante desolazione, che non aveva toccato nessuna delle strutture umane e nessuno dei vegetali presenti. Solamente ogni forma di vita animale, a differenza dell'Australia e del Sud America, era stata completamente eliminata.
Lo stesso era accaduto in Indocina ed India: né nelle città né nei villaggi sperduti nel profondo delle giungle si trovava nessuno.

Complessivamente, oltre un miliardo di persone era completamente sparito senza lasciare traccia dal globo terrestre.

Mai, nella storia dell'umanità era accaduta una così grande tragedia.

Logicamente, la responsabilità del terribile atto di genocidio fu imputata agli alieni, ma questo non bastò a placare le organizzazioni pacifiste ed altri gruppi di rivoltosi.
I pacifisti imputavano la colpa di questo all'incapacità dei governi nel portare gli aiuti, i guerrafondai invece rinfacciavano alle Nazioni Unite la mancanza di un azione precisa e coordinata.
Fu un periodo di rivolte, al seguito del quale si instaurò un nuovo ordine.
Ma questa è un'altra storia...

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