Damn, I'm human

di Black Mariah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Danno collaterale ***
Capitolo 2: *** Ibrido inutile ***
Capitolo 3: *** Fame ***
Capitolo 4: *** Complicazioni ***
Capitolo 5: *** Il cacciatore ***



Capitolo 1
*** Danno collaterale ***


Danno collaterale

 
-Sei sicura che funzionerà?- disse Elena accendendo l’ennesima candela attorno a Bonnie.
-Lo spero- commentò l’amica. Stava cercando la giusta concentrazione, ma le ragazze attorno a lei non glielo permettevano.
-Lo speri?!- sbottò Caroline poggiando a terra l’ultima candela. –Damon sa di questo tuo esperimento?-
Bonnie in tutta risposta lanciò un’occhiataccia alla vampira. Non la stava per nulla aiutando.
-Dai Caroline, non siamo di aiuto se continuiamo a fare domande- fece Elena. La strega le mandò un’occhiata di ringraziamento.
-Ok…- sbuffò la bionda mettendosi a sedere. –Quindi, ricapitoliamo, io ed Elena ti diamo un po’ della nostra forza, tu contatti gli Spiriti e loro?-
-E loro troveranno un modo per mettere fuorigioco Klaus temporaneamente- terminò Bonnie.
-Così Damon e Stefan potranno uccidere il cacciatore, Klaus non avrà la cura e niente più ibridi- aggiunse Elena, come se avesse detto quella frase una centinaia di volte.
-E come lo mettiamo fuori combattimento?- Domandò la vampira. –Ci abbiamo già provato e che ne abbiamo avuto? Niente. Dovete ammettere che per quanto sia fastidiosa e pericolosa la sua presenza attorno a noi, potrebbe rivelarsi utile ogni tanto…-
-Ed è a questo che servono gli Spiriti- rispose Bonnie a quella provocazione –Faranno tutto loro, noi dobbiamo solo stabilire un contatto…Non possiamo uccidere Klaus, quindi loro faranno quello che è meglio per la situazione-
Le ragazze si presero per mano e si inginocchiarono nel cerchio di candele che Caroline ed Elena avevano sistemato.
Non appena la strega sentì di essere pronta, chiuse gli occhi e iniziò a recitare la formula in latino che stava ripetendo da due giorni. Sperava con tutta se stessa che quell’incantesimo funzionasse.
Le forze delle sue due amiche vampire confluirono in lei ed improvvisamente si sentì potente come non mai. Strinse di più le mani attorno a quelle di Caroline ed Elena e poi fu un attimo. Tutte le finestre della stanza si aprirono, un forte vento iniziò a soffiare e le candele si spensero.
Bonnie aprì immediatamente gli occhi e davanti a lei trovò un disastro. C’erano i fogli del suo grimorio sparsi ovunque, uniti ai tanti appunti di scuola.
-Avrà funzionato?-  fece Elena guardandosi in giro.
-Non lo so…- sibilò la strega a voce bassa, spostando lo sguardo prima sulla vampira bionda e poi su quella castana.
 
 
Klaus si svegliò di scattò. Un raggio di sole lo colpì in pieno volto. Si alzò dal suo enorme letto e nudo sgattaiolò sotto la doccia.
Si guardò di sfuggita allo specchio e non notò nulla di strano se non uno strano candore. Subito dopo sarebbe andato a caccia. Non aveva un bel colore.
Rimase una decina di minuti sotto la doccia a sentire come le gocce d’acqua tiepida si schiantavano contro la sua schiena e il suo petto, poi si vestì e scese nel salone.
-Rebekah- esclamò stranito vedendo la sorella in giro per casa.
-Nik…- commentò solo lei. Era ancora arrabbiata per quella storia della famiglia degli ibridi.
-Da quand’è che sei qui?- le domandò l’originale senza essere davvero interessato alla risposta.
-Da circa mezz’ora. Come vedi ti ho dato tutto il tempo di rilassarti senza che ti facessi arrabbiare- commentò acida la bionda.
A quelle parole Klaus si destò come da un profondo torpore. Come era possibile? Perché lui non l’aveva sentita?
In uno scatto d’ira  Klaus si avvicinò a lei e la prese per le braccia. Il suo sguardo era quasi iniettato di sangue.
-Non mentirmi- urlò quasi.
Rebekah, con una scrollata, se lo levò di dosso. Era stato più facile del previsto.
-Ma che diavolo vuoi?- urlò la vampira. –Hai seri problemi di relazione con le persone, Niklaus. Ti ho detto che sono qui da mezz’ora. Ho preso le mie cose per andare a scuola. Me ne sto andando!-
In men che non si dica Rebekah prese le sue cose e sparì da quell’enorme casa.
Klaus rimase immobile al centro della stanza a fissare la porta spalancata.
Improvvisamente sentì una fitta al cuore che lo fece barcollare. Che diavolo gli stava succedendo?
Aveva bisogno di nutrirsi. E aveva bisogno di bere.
 
 
-Dov’è Elena?- fece Damon quando Caroline apparve improvvisamente al suo fianco.
-E’ passata da casa vostra. Voleva stare un po’ con Stefan…- disse senza timore la bionda.
Damon la guardò con il suo sguardo di ghiaccio e buttò giù il suo primo bicchiere di Bourbon della giornata. –Quel posto è occupato. Togliti- disse acido il vampiro.
-Non è vero!- fece Caroline inarcando le sopracciglia.
-Bene, allora fai finta che ci qui ci sia qualcuno…- commentò Damon sarcastico e acido strabuzzando gli occhi come solo lui sapeva fare.
Caroline sbuffò e cambiò lato  sedendosi sullo sgabello alla destra dell’uomo.
-Tu e Stefan dovreste seppellire l’ascia di guerra…- commentò Caroline, prendendo anche lei un po’ di liquore.
Damon sorrise impercettibilmente.
-Da quando ti sei messa a bere?- fece lui ignorando la sua affermazione e guardandola mentre buttava giù il suo shots.
-Da quando ho deciso di seppellire la mia ascia di guerra con te- disse la vampira, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Mmm, ancora arrabbiata per la storia del sesso sotto compulsione?- domandò sorridendo beffardo Damon. –Saresti l’unica…- aggiunse fiero di sé.
Caroline emise quasi un ringhio.
-Continuo a non capire perché continuo a perdere tempo parlandoti- disse.
-Magari perché sono irresistibile- fece Damon abbozzando uno sorriso sghembo e riempiendosi nuovamente il bicchiere.
-O magari perché perdo tempo con gli idioti- commentò Caroline a bassa voce.
-Ah…ti sento- fece Damon. La vampira sorrise.
-Allora? La streghetta ha fatto il suo dovere?- aggiunse poi.
-Sì, o almeno crediamo. Non siamo molto certe del fatto che sia riuscito…- fece Caroline.
-Oh, non preoccuparti. Lo scopriremo presto…- fece Damon puntando lo sguardo fisso sulla porta.
Caroline si girò a guardare nella stessa direzione in cui Damon aveva rivolto lo sguardo.
-Fantastico…- commentò lei, guardando Klaus dirigersi verso il bancone.
-Tranquilli, non sono qui per voi…- commentò acido l’ibrido quando i due vampiri si misero sulla difensiva.
Klaus non badò molto nemmeno a Caroline. C’era qualcosa in quella situazione che lo infastidiva da morire, inoltre  sentiva che per qualche strano motivo non era al top delle sue forze.
Damon e Caroline rimasero qualche secondo in silenzio. La  vampira studiò velocemente i lineamenti dell’ibrido, sembrava che non ci fosse nulla che non andasse in lui.
-Non è educato fissare le persone…- fece Klaus a bassa voce rivolto a Caroline. –Soprattutto quando a farlo è una bella signorina-
La vampira si sentì avvampare. Odiava quando faceva il cascamorto con lei.
-Non avevo ancora avuto la mia dose giornaliera di disgusto, ne stavo cercando un po’- replicò Caroline piccata.
Damon scoppiò a ridere sputacchiando tutto il Bourbon nel suo bicchiere.
Klaus non si voltò a guardare Caroline.  Incurvò solo le labbra lentamente, in un amaro sorriso.
Adorava quando lo insultava.
La bionda aspettava nervosa una risposta dell’ibrido. Perché non aveva ancora risposto con i suoi giochetti da seduttore?
Improvvisamente Klaus si sentì mancare, ma non lo diede a vedere. Che diavolo gli stava succedendo? Un’altra fitta al cuore lo colpì, ed era stata più forte di quella della mattina a casa sua. Si portò una mano sul petto, e nervoso iniziò a massaggiarselo.
Damon lo guardò stranito. Sia lui che Caroline percepirono che c’era qualcosa che non andava in lui quella mattina. Niente battutine idiote, niente spargimento di sangue, nessun ricatto…Forse l’incantesimo stava facendo effetto? E se sì, che cosa avrebbe esattamente comportato?
Senza rivolgere una parola ai due vampiri, l’originale si alzò dal balcone e si diresse fuori dal locale.  Aveva bisogno di aria fresca. Continuava a provare uno strano fastidio nel petto.
Caroline lo vide aggirarsi tra i tavoli del Mystic Grill. A stento riusciva a camminare in maniera corretta. La sua andatura aveva assunto una traiettoria a zig-zag.
-E’ l’incantesimo?- domandò Damon sotto voce. La bionda lo zittì, ricordandogli che Klaus avrebbe potuto sentirli, e senza sapere cosa stesse facendo, si alzò e seguì Klaus.
Damon le disse qualcosa alle spalle ma lei non ci badò molto.
Uscì fuori dal locale, di Klaus neanche l’ombra. Chiuse lentamente gli occhi e aguzzò i sensi. Sentì l’ibrido aggirarsi tra gli alberi, all’inizio della foresta dietro il locale.
Con i suoi poteri da vampiro in un attimo si catapultò da lui e l’immagine che si ritrovò davanti fu tutt’altro che bella.
Klaus era ansimante, aveva  una mano sul petto quasi a voler stringersi il cuore e l’altra appoggiata ad un albero per poter reggersi in piedi.
-Che diavolo ci fai qui?- ringhiò l’ibrido quando si accorse della presenza di Caroline.
-Che sta succedendo?- chiese la vampira avanzando di un passo verso di lui.
-Se lo sapessi forse non sarei qui, amore- rispose Klaus volgendo lo sguardo verso Caroline.
I suoi occhi celesti quasi lo intimidirono.  Sentiva il sangue scorrere nelle vene e il battito del suo cuore malsano accelerare.
-O forse tu lo sai, e sei venuta qui ad accertarti che qualunque cosa tu e le tue amichette mi abbiate fatto vada a buon fine…- sussurrò Klaus. Sapeva che Caroline avrebbe potuto sentirlo e lentamente cercò di studiare l’espressione che Caroline aveva assunto.
-Non è vero?- aggiunse a voce più alta.
Lasciò scorrere una mano sul viso liscio e fresco di Caroline. Era tremendamente frustante poter avere tutto tranne la cosa che voleva davvero.
-Non ci sei solo tu al centro del mio mondo- replicò Caroline stizzosa, cercando di depistarlo.
Klaus fece un sorriso. La fitta al cuore sembrava essere sparita.
-Quindi lo ammetti, dolcezza- iniziò a dire con il suo solito fare spavaldo –Io ne faccio comunque parte…-
-Solo perché sei un maniaco psicopatico che non perde mai l’occasione per ucciderci tutti- sputò quasi Caroline. La sua presenza la innervosiva ai limiti dell’impossibile.
A quelle parole l’originale sembrò scattare. Improvvisamente, con un movimento repentino, Klaus prese Caroline per le braccia e se l’avvicinò a sé. I loro visi erano a pochi centimetri di distanza.
Caroline sentì un brivido dietro la schiena e l’adrenalina pompare nel sangue.  Il viso di Klaus era troppo vicino al suo e lei potè guardare nei suoi occhi blu scuro, come il fondo del mare.
-Non ho mai voluto farti del male- sibilò lui arrabbiato, guardando Caroline negli occhi.
-Ma ne hai fatto alle persone che mi stavano accanto, e di conseguenza ne hai fatto anche a me…- sussurrò quasi lei.
Sentì Klaus deglutire e improvvisamente accadde qualcosa di strano. Sentì un battito, un leggero tonfo provenire dal suo petto, sentì il sangue iniziare a circolare con più vitalità nelle sue vene.
Caroline sgranò gli occhi. La fitta al cuore di Klaus era stata così forte da far cedere le sue stesse ginocchia.
L’ibrido si inginocchiò su sé stesso.
-Che diavolo mi sta succedendo- urlò di dolore. –Che cosa mi avete fatto?- urlò ancora rivolto a Caroline.
-Oddio!- gridò lei davanti a quella vista. –Io…io non lo so!- aggiunse.
La ragazza si inginocchiò e prese il viso di Klaus tra le mani. L’ibrido era sudato, ansimante e di un leggero pallore.
Stava soffrendo, per la prima volta da quando Caroline l’aveva incontrato stava soffrendo. E aveva paura. Glielo si leggeva negli occhi.
-Ok, Klaus guardami…risolveremo tutto. Capiremo cosa ti sta succedendo…Forse hai bisogno di nutrirti. Tieni!- esclamò la ragazza, trasformandosi immediatamente in vampiro e recidendosi un polso.
Klaus prese il polso di Caroline e se lo portò alla bocca. Non potevano quelli essere dei sintomi di fame. Si era nutrito poche ore prima, era impossibile che il suo corpo stesse reagendo in quel modo.
Il sapore del sangue della vampira quasi lo disgustò. I suoi sensi non erano all’erta, non erano tesi, non erano in estasi come ogni volta che si nutriva.  Non riusciva a sentire i canini allungarsi e succhiare la linfa vitale che Caroline gli stava offrendo.
Sputò tutto fuori, il sangue iniziò a colargli ai lati della bocca, avrebbe voluto togliersi quel sapore così ferroso dalla bocca. Che diavolo stava succedendo?
Caroline lo guardò spaventata. Quella scena era fin troppo persino per lei, anche se la vittima era proprio Klaus.
L’ibridò iniziò a tossire e a respirare a fatica. Sembrava quasi stesse soffocando.
-Non riesco a respirare- riuscì a dire l’uomo.
-Cerca di girarti- fece Caroline presa dall’ansia.  Cercò di far appoggiare Klaus ad un albero.
Una strana sensazione le era salita addosso. Perché si stava preoccupando poi? Era Klaus. Gli stava bene dopotutto.
Cercò di scacciare quei pensieri dalla sua testa e si chinò nuovamente sull’ibrido.
-Lo senti?- fece Klaus con voce roca.
-Sento cosa?- chiese Caroline guardandosi attorno. Non c’era nessuno.
Klaus assunse un'espressione tra il divertito e il sofferente, se mai queste due emozioni avessero potuto coesistere su uno stesso volto. Non era possibile. Non poteva essere vero…
-Sento cosa?!- ripetè Caroline isterica.
Klaus allungò una mano e ne prese una di Caroline. Lentamente la portò sul petto e poi alzò lo sguardo per incontrare quello della vampira.
Gli occhi di Klaus erano quasi spenti ma trapelavano ira. L’ibrido aveva capito cosa gli stava succedendo e stentava a crederci. Avevano decisamente esagerato questa volta.
Caroline a sua volta poggiò la mano sul petto largo e tonico di Klaus e sgranò gli occhi.
Come diavolo era possibile?
Improvvisamente un istinto animalesco nacque dentro di lei. I suoi occhi si scontrarono con quelli dell’ibrido e per un attimo, durato quasi un’eternità, si perse nell’abisso.
Sentì i suoi canini da vampiro premere sulle gengive, sentì i suoi occhi iniettarsi di sangue e il viso riempirsi di vene pulsanti.
Klaus guardò il vampiro di fronte a lui e non ebbe paura. Ansimante accennò quasi un sorriso, poi quando sentì i canini di Caroline affondare nel suo collo, chiuse gli occhi.
Sentì la vampira succhiare il suo sangue con foga e con bramosia. Il battito del suo rinato cuore prese a rallentare sempre di più fino a quando perse le forze e si lasciò andare, in preda all’estasi e al dolore che il morso di Caroline gli stava provocando.
-Forse ne hai preso abbastanza, amore…- sussurrò quasi, portando una mano dietro la nuca di Caroline.
La ragazza si ridestò quasi da un sogno. Che diavolo stava facendo? Stava bevendo il sangue di Klaus? E perché lo aveva fatto? Ma soprattutto perché si sentiva stranamente stordita?
Caroline si staccò dal suo collo. Klaus era di fronte a lei, la ferita sanguinava e lui era quasi ridotto allo strenuo.
Con le dita si pulì le labbra e poi si guardò la mano. Si riportò il dito alle labbra e assaggiò nuovamente quel sangue. Aveva uno strano sapore, come se fosse stato allungato con qualche sostanza psicotropa.
Riguardò di nuovo l’ibrido di fronte a lei. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
Klaus la stava guardando con uno sguardo strano, in attesa che lei dicesse qualcosa e fu in quel momento che lei capì, che vide una luce strana dentro gli occhi blu dell’ibrido. Come era potuto succedere?
-Sei umano…- disse a bassa voce, mentre sia i suoi occhi che quelli di Klaus si riempirono di lacrime.


***
Ok, ok, non chiedetemi cosa ci faccio qui, su questa sezione. Questa è la mia prima ff su The vampire Diaries, e anche la mia prima Klaroline. In questi giorni mi sono drogata di questa coppia tra gli episodi del telefilm e le varie ff italiane e inglesi che ho letto su di loro, e anche se sto studiando per gli esami di settembre all'università, sentivo davvero il bisogno di ritornare a scrivere qualcosa. 
A dire il vero volevo scrivere più capitoli e tenerli pronti per i priossimi aggiornamenti, però come sempre mi faccio prendere dalla foga di pubblicare e quindi eccomi qui. 
Per chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui, io sono arrivata alla 4x03, quindi ho scritto la storia basandomi sulle cose successe fino ad allora. Se quindi la realtà appare un po' strana e distorta da quella che voi conoscete non me ne vogliate D: è a causa del fatto che non so cosa succede nei prossimi episodi :P 
La strana condizione di Klaus sarà naturalmente approfondita nei capitoli successivi.
Detto ciò spero che questo primo capitoletto vi sia piaciuto, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate! Scusate se ci sono errori grammaticali o di battitura, l'ho riletto dieci volte! 
Questo è il link alla mia pagina FB: 
https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556 

xoxo 
Mariah


 

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Capitolo 2
*** Ibrido inutile ***


Ibrido inutile

 

 
-Non lo so, Bonnie. Un attimo fa era qui, poi  è sparita alla ricerca di Klaus- disse Damon al telefono, rispondendo alle infinite domande che la strega gli stava ponendo.
-E allora valla a prendere! E vedete di non farvi scoprire!-
-Ehi, non è colpa mia se la Barbie ha tagliato la corda!- fece il vampiro. –E comunque non sono sicuro di ciò che sia successo davvero. Klaus non aveva una bella cera. Si può sapere che cosa gli hai fatto?-
-Io…io non lo so-
Damon sgranò gli occhi –Come non lo sai?! Da quando fai incantesimi così…per sport?!- le disse, lasciandosi alle spalle la porta del Mystic Grill.
-Te l’ho detto Damon! Io ero solo un contatto con questa dimensione! Non se esattamente cosa intendessero fare gli Spiriti!-
-Beh, fatti dire una cosa signorina Granger, la prossima volta che fai un incantesimo sull’essere più potente in circolazione, accertati di aver letto tutte le istruzioni!- esclamò preoccupato Damon –Per quanto ne sappiamo potrebbe stare per morire! E così puoi dire addio ad Elena, Stefan, Caroline, Tyler e me!- concluse riattaccando.
 
 
Il battito cardiaco di Klaus aveva ripreso ad essere quasi normale. Era ancora un po’ lento e lui si sentiva ancora debole, ma tutto sommato non stava così male.
Il movimento del muscolo nel suo petto gli causava fastidio. Erano più di mille anni che il suo cuore era rimasto atrofizzato tra le costole e i polmoni.
Inspirò l’aria umida del bosco.
Non sapeva cosa dire. Stava pensando a raffica a cosa fosse potuto accadere e ne aveva una mezza idea.
Caroline era di fronte a lui da più di cinque minuti e non smetteva di fissarlo, di fissare il suo petto prendere aria. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e riuscì a sentire.
Riuscì a sentirlo.
Il suo cuore.
Il cuore di Klaus.
Poteva una creatura delle tenebre come quella, essere ora umana? E perché poi era ritornato umano? Era l’incantesimo di Bonnie?
-E’ un inutile cuore- sibilò quasi arrabbiato Klaus –Non ne hai mai sentito uno?-  le domandò, fulminandola con lo sguardo.
Caroline fu quasi travolta dalla potenza del suo sguardo. Gli occhi ancora lucidi.
-Perché stai piangendo?- gli chiese, inginocchiandosi nuovamente.
Quella scena era terribilmente inquietante.
-Non sto piangendo- commentò l’ibrido spostando lo sguardo.
Sì, che lo stava facendo. Non stava piangendo come un bambino ma era sull’orlo di un tracollo.
Probabilmente su tutta la faccia della Terra, lui era l’unico che non avrebbe mai voluto ritornare umano. Bhe, lui e Damon forse, ma non era quello il punto.
-Caroline non mi mentire- disse con forza, prendendo il polso della vampira. –Che diavolo mi avete fatto?- sibilò come solo lui sapeva fare.
La vampira sentì il la sua mano attorno al suo polso. Non era una stretta forte e salda come quella a cui era abituata. Era una stretta quasi…normale.
Per un attimo sia lei che Klaus posarono gli occhi sulle loro mani. Anche Klaus stava pensando quella cosa.
Era debole. Inutile. Come qualsiasi essere umano.
In un baleno decise di riprendere in mano la situazione.
Lui era un originale, non poteva farsi prendere per il culo da una streghetta da quattro soldi e dalla combriccola dei suoi amici vampiri.
Si alzò di scatto.
Non fu una buona idea dal momento che barcollò un po’, ma non lasciò che Caroline lo aiutasse.
-Aspetta Klaus, sei ancora debole…- gli disse la bionda.
Era sconvolta da quella situazione ed era anche sconvolta dal fatto che lei si fosse nutrita da lui. E non sapeva se la cosa più sconvolgente era quella che lei l’avesse fatto di sua volontà o che le fosse piaciuto.
La ferita sul collo di Klaus era naturalmente ancora aperta e l’ibrido di certo non poteva permettersi di andare girando liberamente.
Nella foga del movimento l’uomo quasi inciampò su una radice, sbattendo sul corpo di Caroline.
Quando Klaus si rese conto di quello che era appena successo non resistette. Era davvero troppo. Lui che inciampava perché debole. Non era mai capitato.
Un urlo quasi disumano gli uscì dal petto e fece tremare Caroline, scandalizzata dalla cosa.
-Perché sono umano?!- urlò senza inibizioni. –Come diavolo ci siete riusciti?-
Il suo cuore stava battendo all’impazzata. Sentiva il sangue pompare veloce nelle sue vene.
Quando si accorse del dolore che la ferita al collo gli stava provocando, e quando si accorse che la testa gli girava, sembrò perdere totalmente la testa.
Non era abituato a tutte quelle reazioni fisiche, a tutte quelle sensazioni così strane e così diverse da quelle che provava da vampiro.
Un altro grido squarciò la foresta e numerosi uccelli volarono via dal proprio nido.
Caroline guardava scioccata tutto l’accaduto. Riuscì a percepire il suo strazio, la sua sofferenza, la sua frustrazione e quasi si dispiacque per lui.
-Klaus, calmati, ti prego! O ti verrà un attacco cardiaco…- gli fece Caroline abbassandosi e cercando di prendergli il volto tra le mani.
Si meravigliò lei stessa di quello che stava facendo. Non si era mai sognata di poter fare una cosa del genere.
Klaus di fronte a lei tremava, inginocchiato, con le braccia attorno allo stomaco. Stava cambiando colore, era ritornato a sudare e dondolava la testa avanti e indietro.
-Perché mi sento così debole?- sussurrò quasi l’ibrido, mentre prepotenti le lacrime stavano di nuovo riempiendo i suoi occhi.
Caroline non fece in tempo a rispondere. Qualcuno arrivò.
Damon sgranò gli occhi di fronte a quella scena: Klaus e Caroline accovacciati e inginocchiati; Klaus di un orrendo colore cadaverico; Caroline quasi scioccata con un espressione di tristezza in faccia. Che diavolo stava succedendo?
Mentre scrutava attento la scena, il vampiro notò una cosa. La maglia di Klaus era sporca di sangue e seguendone la traiettoria si arrivava facilmente al suo collo, dove c’era il segno di un morso.
Perché l’avevano morso? Chi l’aveva morso? E perché la sua ferita non si era rimarginata?
Caroline guardò Damon con occhi pietosi.
Quali conseguenze avrebbe avuto quella nuova condizione di Klaus su tutti loro?
Uno strano rumore lo incuriosì e gli rese tutto più limpido. Tese i sensi e con l’udito da vampiro, poté sentire il leggero martellio del cuore dell’ibrido.
-Oh, merda…- esclamò, spostando lo sguardo da Klaus a Caroline.
 
-Non ho nessuna intenzione di farmi aiutare da voi due!- sbraitò Klaus quando sia Damon che Caroline lo aiutarono ad alzarsi e lo accompagnarono alla decapottabile di Damon.
-Non credere che a me faccia piacere, amico. Ma hai un aspetto orribile- commentò ironico Damon aprendogli la portiera. –E se non la smetti di lamentarti, ti do una botta in testa e ti trascino di forza!-
-Mi stai minacciando?- ribattè il biondo mettendosi faccia a faccia a Damon.
-No, mi sto semplicemente godendo questa tua situazione di impotenza…- disse il vampiro.
-Andiamo, finitela- fece Caroline intromettendosi e dividendo fisicamente i due uomini.
-Barbie, non ti immischiare- commentò Damon impassibile, cercando di scrollarsi Caroline di dosso.
Klaus vide la scena e cercò di rispondere, ma Caroline fu più celere.
In un batter d’occhio scaraventò Damon contro lo sportello prendendolo per la gola.
-Sali in macchina- ringhiò acida.
Il vampiro sembrò fulminarla con lo sguardo. C’erano certe cose che con lui non si potevano fare.
Le diede uno spintone e poi, prendendola per le spalle, le disse guardandola con i suoi occhi di ghiaccio –Io non lo rifarei una seconda volta-  
 
-Adesso mi dici come diavolo facciamo a farlo ritornare vampiro?! Anzi no, illuminami sul fatto di come la sua umanità possa aiutarci!- urlò Damon ad una Bonnie sconvolta.
Nella stanza c’erano tutti: c’era Stefan, c’era Elena, Caroline e la strega.
-Andiamo Damon, smettila- sentenziò Stefan –Bonnie non poteva sapere cosa gli Spiriti avrebbero potuto fargli…-
-Ah, non lo sapeva? E non c’era scritto nel tuo libro di Harry Potter?!- esclamò il vampiro rivolto alla strega.
-Beh, non è un gran problema che sia ritornato umano…- fece ingenuamente Elena –A parte il fatto che forse si struggerà per il suo malessere, che male può farci?-
Damon la guardò di sbieco. Perché solo a lui la situazione sembrava grave?
-Se si sparge la voce che è tornato umano, sai quanti vampiri e cacciatori lo verranno a cercare?!- esclamò incatenando gli occhi a quelli di Elena.
-Spero che questa riunione stia portando i suoi frutti…- commentò Klaus all’improvviso, entrando dalla porta. Era rimasto tutto il tempo nella stanza di Damon.
Tutti i presenti nella stanza lo guardarono preoccupati. Ora stava decisamente meglio, o per lo meno, non era più cadaverico e zoppicante.
Caroline gli aveva medicato la ferita sul collo e nessuno dei suoi amici per fortuna aveva fatto domande a riguardo.
-Non sei stato invitato a partecipare…- gli fece Bonnie avvicinandosi.
-Ah, davvero? Sbaglio o questa è tutta colpa tua?- ribatté.
-Se fosse per me rimarresti umano per il resto dei tuoi giorni- commentò acida Bonnie.
-Non credo che tu voglia questo, dolcezza- rispose Klaus con il suo solito tono seducente.
-Non vorrai davvero che io muoia di vecchiaia? Sai non credo che ai tuoi amichetti starebbe bene…-
Bonnie sembrò imprecare mentalmente. Maledizione, perché non ci aveva pensato prima? La condizione umana di Klaus non era una cosa del tutto positiva. Era vulnerabile, poteva morire, e così poteva morire tutta la discendenza dei vampiri che aveva creato, comprese Elena e Caroline.
Un silenzio quasi tombale cadde nella stanza. Damon si guardò in giro soddisfatto. Perché nessuno aveva capito la sua preoccupazione?
-Ti do’ due giorni di tempo per farmi tornare com’ero. E ti assicuro che per i miei standard quarantotto ore sono un’eternità- minacciò Klaus.
-Altrimenti?- replicò Bonnie. –Non credo tu sia nella condizione di poter fare minacce-
A quell’affermazione Klaus respirò piano, raccogliendo le idee.
-Altrimenti?- ripetè lui con fare insolente.
Davvero quella strega lo stava sfidando?
Tutti nella stanza scattarono. Cosa avrebbe fatto Klaus?
-In questo momento sto godendo della tua esistenza di inutile ibrido umano- aggiunse Bonnie, ignara della prossima mossa dell’originale.
Klaus sentì la rabbia salirgli fino al cervello, il cuore pompare all’impazzata e le vene pulsare come non mai.
Tutti rimasero un po’ sbalorditi dall’atteggiamento di Bonnie. Persino Elena decise di avvicinarsi a lei e di allontanarla.
Klaus soffocò una mezza risata.
-Inutile ibrido umano- ripetè Klaus beffardo.
Per quanto quei quattro pagliaccetti si sforzassero di mettergli i bastoni tra le ruote, le redini della situazione le aveva sempre e solo lui.
-Bonnie, stai esagerando- le disse Stefan prendendola per un polso.
-Starei esagerando?- replicò acida la strega –Ma lo vedete? E’ innocuo, è inutile e continua ancora a comportarsi come se ci avesse tutti in pugno!-
Klaus abbozzò un mezzo sorriso di soddisfazione e si avvicinò verso il tavolino di fronte a lui.
Caroline guardò attenta la scena che gli si parava davanti e tremò. Non poteva spingersi a tanto, nemmeno lui poteva rischiare.
Sul tavolo dei liquori di Damon e di Stefan c’era un taglia carte.
L’originale era appoggiato al tavolo e aveva tra le mani la lama.
Caroline lo guardò immobile. Sperava di sbagliarsi.
Klaus alzò lo sguardo. Erano tutti di fronte a lui: Damon, con il suo sguardo di ghiaccio; Stefan che cercava di proteggere la sua tanto preziosa Elena; quella strega insolente e poi Caroline.
Le accennò un sorriso, quasi a volerle confermare i suoi pensieri.
-Se sono così inutile, allora non importerà a nessuno se faccio questo…-
Elena urlò. Caroline trasalì. Damon e Stefan rimasero immobili.
Klaus cadde a terra, con il tagliacarte ficcato nello stomaco. Il sangue non faceva altro che sgorgare dalle sue interiora e poteva sentirlo uscire velocemente dal proprio corpo. Sentiva le forze abbandonarlo lentamente ma non se ne curò.
-O mio Dio!- urlò Elena.
Caroline si gettò subito a terra e gli estrasse il coltello dallo stomaco. Il sangue uscì a fiotti dal suo addome e in meno di cinque secondi si ritrovò le mani piene di sangue.
Klaus rivolse gli occhi verso Bonnie, scioccata di fronte a lui.
-Se non mi fai ritornare vampiro nel giro di due giorni, mi pugnalerò, mi impiccherò, mi annegherò ogni volta che ne avrò l’occasione, e allora potrai dire addio a tutti quelli che ci sono in questa stanza!- urlò, per quanto la ferita allo stomaco gli permetteva.
Caroline prontamente si recise un polso e gli fece bere il suo sangue.
Klaus sorrise maliziosamente e accettò la linfa vitale che la bionda gli stava offrendo.
-Ora tocca a me a quanto pare…- sibilò lui, in modo tale che solo Caroline potesse sentirlo.
La vampira lo fulminò con lo sguardo e gli sbattè letteralmente il polso sulle labbra.
Il dolore allo stomaco era quasi nauseante, ma la vista di Caroline che si concedeva a lui in quel modo, per salvare i suoi amici, lo divertiva e lo eccitava allo stesso tempo.
Attento che nessuno di tutti quelli che li stavano fissando se ne accorgesse, iniziò a succhiare delicato il sangue della vampira, poggiando le labbra morbide sulla sua ferita.
Caroline sentiva la lingua di Klaus sfiorarle delicatamente l’apertura sul polso e per un attimo eterno, i loro occhi si incontrarono. Un brivido le attraversò la schiena.
-Grazie…- sussurrò lui con voce sensuale, piegando un po’ la testa come per studiarne il viso e l’espressione.
La vampira deglutì. Era come se una forza magnetica la stesse tenendo incollata agli occhi dell’ibrido. Possibile che Klaus potesse mantenere i suoi poteri anche in quella condizione?
-Caroline…- le disse Elena scuotendola. –E’ meglio andare- aggiunse, facendola alzare.
La bionda si riprese e si alzò immediatamente, ritraendo il polso dalle labbra di Klaus.
Il vampiro la seguì con gli occhi fino a quando la porta di casa Salvatore non si chiuse.
-Quindi dovremmo farti anche da baby-sitter?- domandò Damon quando solo loro due e Stefan rimasero in casa.
-Siete voi che l’avete voluto…- commentò Klaus, alzandosi in piedi e sfilandosi la maglia sporca di sangue. 



***
Ed ecco arrivato il mio aggiornamento! Per prima cosa devo ringraziare le due ragazze che hanno recensito! Per me è molto importante che mi diate fiducia, specialmente in una sezione in cui non ho mai scritto e in cui sono praticamente una novellina!
Bene, questo è il secondo capitolo. E' un po' fiacco, un po' privo di colpi di scena però ci tenevo a scriverlo per sottolineare il concetto che anche se Klaus  è umano, sono ancora tutti in pericolo e tutti potenzialmente minacciabili, e la prima minaccia è proprio lui che non perde tempo a pugnalarsi xD 
Spero che il prossimo capitolo arrivi subito, dipenderà dai miei impegni di questi giorni e dallo studio!
Grazie mille ancora! 
xoxo
Mariah

 

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Capitolo 3
*** Fame ***


Fame

 

 
-Caroline ma che ti è preso?- le chiese Elena preoccupata, chiudendo lo sportello della macchina.
-Io…non lo so- rispose la vampira guardando fisso di fronte a sé.
Non riusciva a levarsi dalla testa l’immagine di Klaus che succhiava il suo sangue, delle sue labbra che delicate baciavano quasi la sua ferita.
Scosse la testa.
-E’ che era lì, con un tagliacarte nello stomaco!- esclamò come se fosse ovvio. –Tu non l’hai visto nella foresta, Elena, non hai visto quanto stesse soffrendo fisicamente…- aggiunse, ricordandosi del primo pomeriggio.
Per quanto Klaus potesse essere uno psicopatico omicida, doveva ammettere che non aveva mai fatto nulla per farle del male, a parte quella volta in cui aveva rapito lei e Tyler per il sacrificio.
-Caroline, è Klaus! L’hai visto! Non ha perso tempo a tentare di ammazzarsi solo per farci capire che dobbiamo stare ancora ai suoi ordini!- esclamò Elena partendo.
-Elena, noi non siamo così…- disse la bionda –Bonnie non è così…Noi aiutiamo le persone! Non le feriamo o ricattiamo come fa lui!-
A quelle parole Elena sembrò capire cosa Caroline intendesse. Ed era vero. Loro non ricattavano, non facevano del male alla gente.
-Che cosa suggerisci di fare?- chiese la mora.
-Non lo so- commentò Caroline. –Magari, tenerlo al sicuro fino a quando non capiamo cosa possiamo farcene della sua umanità e come possiamo farlo ritornare vampiro- buttò giù. –Non mi fido a farlo stare con Damon. Probabilmente Klaus lo provocherà così tanto che lo costringerà a fargli del male-
-C’è Stefan con lui…- ricordò Elena all’amica.
-Sì, ma Stefan non ci sarà sempre!- disse con tono di ovvietà Caroline.
-Beh, vorrà dire che in questo periodo non staremo molto insieme…- disse a voce bassa Elena.
-Scusami- disse Caroline rendendosi conto di aver esagerato. Non poteva di certo scaricare la sua frustrazione su Elena.
Qualche minuto dopo la vampira accompagnò Caroline a casa ed entrambe si salutarono.
La bionda camminò attraverso il vialetto di casa e poi entrò.
Si sentiva così strana, quasi angosciata, ma non riusciva a capire da che cosa.
Aveva bisogno di farsi una doccia e schiarire le idee. Erano successe troppe cose in quel pomeriggio: Klaus umano, lei che si nutriva da lui, Klaus aspirante suicida e poi lei che repentina gli aveva offerto il suo sangue.
“E’ perché mi ha salvato” si disse tra sé. “Dovevo ricambiargli il favore”
Ripensò al sapore del suo sangue e a come si era sentita dopo che l’ebbe bevuto. Aveva provato una sensazione strana, mai capitata prima di allora. Il sangue di Klaus era diverso da quello degli altri, forse era dovuto al fatto che fosse un ibrido o forse al fatto che fosse un originale; rimaneva però il fatto che fosse diverso, più energico, più saporito.
Ripensò a quel gusto, a come caldo quel liquido vitale le aveva riempito la bocca. Il suo cuore fece un sussulto nel petto. Doveva smettere di pensare a quelle cose.
Gettò i vestiti a terra e si mise nella doccia. Sperava che l’acqua scacciasse via i suoi strani pensieri ma fu più forte di lei. Chissà cosa stava facendo in quel momento.
Come doveva sentirsi? Ritornare umano dopo ben mille anni era un bello shock anche per uno come lui. Forse aveva bisogno di aiuto, di qualcuno che gli aiutasse ad accettare la sua temporanea situazione. Ma poi perché non riusciva a toglierselo dalla testa?
Forse perché non avrebbe mai voluto che succedesse a lei.
Le mancava la sua esistenza da umana, ma doveva ammettere che da quando era diventata una vampira era una persona decisamente migliore, meno superficiale, meno anonima.  E doveva ogni cosa a Stefan, il primo che aveva creduto in lei, il primo che aveva visto in lei qualcosa di più degli altri. Aveva visto qualcosa che nemmeno lei era riuscita a vedere dentro si sé.
Uscì dalla doccia, prese una sacca di sangue e decise di mettersi a letto. L’indomani ci avrebbe riflettuto su’.
 
Klaus era seduto al centro del grande divano di pelle di casa Salvatore. Si era alzato da poche ore ed era rimasto praticamente immobile a fissare i tantissimi libri che Stefan e Damon avevano in soggiorno. Era una casa carina dopo tutto, la sua era di certo la migliore, però quella era carina, accogliente per lo meno.
Sentiva il fresco della pelle del divano sotto i suoi polpastrelli, percepiva il vento sbattergli leggermente sulla faccia, ma niente di più.
Non sentiva nulla, attorno a lui c’era quasi un silenzio tombale. Era quasi assordante. Sapeva che Damon e Stefan erano rinchiusi nelle cantine a parlare di lui, ma non poteva farci nulla. Non poteva usare il suo udito da vampiro, né tanto meno piombare all’improvviso con la sua velocità. Era inutile. Era innocuo. Era insofferente.
Quella era la più brutta delle punizioni che gli fossero mai state inflitte. Erano secoli che non provava quella sensazione di  terribile impotenza e così come durante la notte, la parte più umana di lui, quella più emotiva, riapparve, uscendo sotto forma di una leggera lacrima che gli rigò il viso.
Era un supplizio atroce. Avrebbe preferito morire, andarsene per sempre piuttosto che restare e far finta di vivere.
Per un attimo gli balenò in mente l’idea di pugnalarsi di nuovo, ma la abbandonò subito. Quella sarebbe stata l’ultima cosa da fare, caso mai quella strega malefica non avesse trovato un modo di farlo ritornare vampiro.
Si alzò e si diresse verso il bancone dei liquori. Si riempì il bicchiere con un po’ di Wiskey e poi ritornò a sedere. Avrebbe decisamente preferito uno dei suoi vini pregiati ma dovette accontentarsi.
Improvvisamente sentì un languore allo stomaco, era qualcosa di molto simile alla sete di sangue, ma sostanzialmente differente.
Aveva fame.
Ma non fame da vampiro.
Aveva fame da umano.
Un’immensa fame da umano.
Innervosito da quel bisogno, andò in cucina e aprì il frigorifero. Avrebbe voluto urlare e rompere tutte quelle inutili credenze piene di bicchieri di cristallo.
Il frigo era vuoto. Non c’era nulla di nulla.
Mentalmente si maledì. Di certo non avrebbe potuto trovare gran ché in casa di due vampiri.
Non avrebbe mai detto a Damon e Stefan di quel suo bisogno. Preferiva morire di fame piuttosto che rivolgersi a loro.
Il più piccolo dei Salvatore gli apparve improvvisamente alle spalle e Klaus sussultò leggermente. Naturalmente non aveva sentito il minimo rumore.
Il vampiro lo guardò con uno sguardo quasi comprensivo e sorrise leggermente.
-Andremo a comprarti qualcosa da mangiare- fece gentile.
-Non ho bisogno di niente. Sto bene- ringhiò Klaus superandolo e ritornando nel salotto.
-Dov’è Damon? Se né andato?- fece guardandosi attorno.
-E’ andato da Bonnie a vedere se ha fatto progressi- rispose il vampiro.
-Oh, bene. Vedo che il mio messaggio è stato recepito- mugolò soddisfatto. –Quindi siamo solo io e te?- aggiunse. –Soli soletti…Sicuramente una mattinata con me non vale quanto una passata con Elena-
-Klaus, non usare questi trucchetti con me. Rimarrai qui, e sarai sorvegliato. Elena potrà aspettare- rispose calmo Stefan, seguendolo.
-E hai intenzione di accompagnarmi anche in bagno?- gli chiese sarcastico Klaus.
Stefan si avvicinò di più a lui, quel tanto che bastava da mettergli uno di fronte all’altro.
-Chi mi dice che non ti annegheresti nella vasca da bagno?-
-Avete una vasca da bagno?!- esclamò Klaus –Perfetto! Ho trovato come passerò questa giornata-
Il vampiro studiò i movimenti dell’ibrido.
-Puoi fingere con Damon, ma con me non ci riesci- commentò il più piccolo dei fratelli.
Klaus gli indirizzò uno sguardo assassino. Odiava Stefan, e odiava il fatto che era così umano.
-Non so di cosa tu stia parlando- buttò lì, girandosi di spalle.
-Andiamo Klaus, te lo si legge in faccia. Questa cosa ti ha sconvolto. Ammettilo-
-No, tesoro. Non mi ha sconvolto, perché stasera mi farete ritornare com’ero- replicò Klaus con tono di sfida.
-E se non ci riuscissimo?- chiese lentamente Stefan.
Klaus si girò lentamente dalla sua parte. Se fosse stato un vampiro in quel momento gli avrebbe sicuramente spezzato il collo.
-Oh, ma voi ci riuscirete- commentò l’ibrido.
-Sai anche tu che c’è una forte possibilità che questo non accada. Allora che farai? Continuerai a pugnalarti fino a quando non morirai davvero?- chiese Stefan.
-Potrebbe essere un’ipotesi- sussurrò quasi Klaus.
Stefan aveva ragione. Per quanto ancora tutto girasse attorno a lui, doveva ammettere che la percentuale che l’incantesimo di Bonnie fallisse era alta. Ci aveva pensato per tutta la notte.
-Klaus io la sento- disse improvvisamente Stefan –Percepisco la tua angoscia, la tua frustrazione, la tua sofferenza, le tua rabbia…- iniziò a dire. –Io la sento-
-Perché ti dovrebbe importare? Ti ho rovinato l’ultimo anno della tua vita. Non mi aspetto niente da te- ringhiò Klaus ferito nell’orgoglio. Odiava essere un fottutissimo umano!
-Nemmeno io mi aspetto niente da te, ma sai le cose cambiano. Essere un vampiro amplifica tutto, esce fuori il vero lato di te, e forse anche in vita sarai stato un bastardo cinico e calcolatore, ma la condizione umana cambia ogni cosa. Forse riuscirai a provare emozioni che non hai mai provato fino ad adesso e che pensavi di aver dimenticato per sempre…- continuò.
Klaus lo guardò con occhi carichi di emozione. Non sapeva nemmeno lui cosa stesse provando. Sapeva che il discorso di Stefan non faceva una piega ed era proprio di quello che lui aveva paura. Aveva paura di provare emozioni umane. Era vero, non sarebbero state pure come quelle che provava da vampiro, ma sarebbero state sincere, deboli.
-E’ questo che spero- aggiunse qualche secondo dopo Stefan.
Klaus rimase in silenzio.
Il più piccolo dei Salvatore era la cosa più vicina ad un amico che avesse mai avuto. Aveva disperatamente cercato la sua approvazione in tutto quel periodo, ma aveva sempre sbagliato, troppo preso dai suoi giochi di potere.
Inaspettatamente Stefan gli diede una pacca sulla spalla e a Klaus venne il mal di stomaco.
Nessuno aveva mai cercato di rassicurarlo. Non sapeva nemmeno cosa significasse. Nemmeno Rebekah l’aveva mai fatto, forse perché lui non gliene aveva dato mai modo.
-Oh, giusto in tempo!- esclamò poi il vampiro dirigendosi verso la porta.
Klaus lo guardò avvicinarsi all’ingresso.
Odiava non poter sentire cosa gli capitasse attorno.
Stefan aprì la porta con un sorriso e di fronte si ritrovò una Caroline sorridente, ma un po’ imbarazzata.
Quando la vide Klaus ebbe un sussulto.
Era dovuto alla sua condizione umana, era ovvio. Tutti sapevano della sua fissazione per Caroline, se stesso compreso, ma non aveva mai provato quello strano fastidio allo stomaco. O forse era la fame? Non ci stava capendo più nulla.
La vampira entrò raggiante nell’atrio, mostrando soddisfatta una busta di carta del Mystic Grill.
-Ho portato la colazione!- sorrise allegramente. –Sapete, stamattina mi sono alzata e ho pensato “Dopo mille anni passati a bere sangue e a mangiare così, tanto per finta, uno dovrebbe avere una fame da lupi!”- concluse guardando i due di fronte a sè.
-O forse dovrei da ibrido?- aggiunse ridendo. –Ok, pessimo gioco di parole!- esclamò scoppiando a ridere.
Stefan rise, pensando al fatto di come fosse raggiante quella ragazza, e andò a salutarla. Klaus d’altro canto, accennò un sorriso e alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
Il vampiro si sporse verso di lei per salutarla e poi con tono gioviale disse –Finalmente! Non ne potevo più di sentire i crampi allo stomaco di Klaus!-
A quelle parole l’ibrido avvampò.
Si odiava! Con tutto se stesso!
Per la prima volta dopo tanto tempo sentì le guance arrossire leggermente e quasi se ne vergognò, soprattutto perché Caroline se ne accorse e sorrise leggermente.
Sembrava un bambino a parere suo, ecco cos’era. Tutte quelle attenzioni lo infastidivano. Sapeva che tutti si stavano comportando in maniera gentile con lui solo per tenerlo calmo, e questa era la cosa che più lo innervosiva. Nessuno credeva davvero a ciò che stava facendo.
-Non ho fame!- esclamò imbronciato andando a sedersi sul divano.
Stefan e Caroline si scambiarono uno sguardo di intesa. Avevano capito che l’orgoglio di quell’ibrido non gli avrebbe mai permesso di farsi aiutare da loro.
La vampira così sfoderò il suo lato da Barbie, che sapeva avrebbe fatto sciogliere Klaus.
-Oh andiamo! Hai deciso di farti morire di fame per caso? Se è così sappi che morirai fra più di una settimana allora!- disse, posizionandosi davanti a lui e sventolandogli la busta con i cornetti e il cappuccino.
-Mi state dando tutti grandi idee per la mia imminente fine! Devo ringraziarvi!- commentò sarcastico Klaus. Doveva ammettere che quei cornetti avevano un profumo invitante, riusciva a sentirlo anche allora che era umano.
Caroline lo guardò divertita. Era un testardo della miseria, anche così. 
-Davvero?- disse con un tono di voce ammiccante. Si mordicchiò un labbro. Il trucco di vecchia data della bionda provocatrice funzionava sempre.
Aprì lentamente la busta e la posizionò sotto il naso di Klaus. Il biondo inspirò a fatica l’aroma delle brioche e il suo stomaco fece rumore.
Caroline scoppiò a ridere. Non era così male dopotutto. Era come un bambinone cocciuto.
Klaus sembrò imbarazzarsi di nuovo.
Dio, era così debole.
-Molto bene- fece Caroline ritraendo la busta e chiudendola.
Klaus la fulminò con lo sguardo.  -Li mangeremo io e Stefan. Fra un po’ verrà anche Elena e ne daremo uno anche a lei- disse con fare di sfida, dirigendosi verso il tavolo da pranzo e lasciando lì la busta.
Prese un cornetto e guardando Klaus negli occhi, lo addentò. Dello zucchero a velo le sporcò la punta del naso.
L’ibrido stava continuando a guardarla con insistenza.
Aveva una fottutissima fame, e lei di certo non lo stava certamente aiutando. Allo stesso tempo sentiva lo stomaco intrecciarsi per l’emozione. Caroline era una creatura bellissima, e tutta questa faccenda dell’umanità gli stava ulteriormente aprendo gli occhi a riguardo.
La vampira, con la punta del dito, prese della cioccolata colante.
Lentamente, senza smettere di guardare Klaus, se lo portò alla bocca e iniziò a leccarlo.
Si stava divertendo da matti a provocarlo.
Klaus d’altro canto stava pensando a tutto tranne che alla cioccolata. La vista di Caroline in quel modo gli ispirava tutto, tranne che mangiare, ma aveva capito il suo giochetto e lui adorava giocare, soprattutto con lei.
Si alzò improvvisamente, pregando con tutto se stesso che il suo stomaco non brontolasse nel momento decisivo, e si avvicinò a lei.
Caroline ebbe un leggero mancamento, ma cercò di non darlo a vedere. Per quanto Klaus la irritasse, doveva ammettere che era quasi un Adone nella sua figura maestosa ed elegante, mentre sicuro attraversava la stanza.
Quando le fu abbastanza vicino da sentirne il respiro sulla pelle, chiuse un attimo gli occhi e quando gli riaprì, gli occhi azzurri di Klaus erano puntati nei suoi.
Lo sentì deglutire e poi lo vide alzare il braccio lentamente, sporgendosi ancora di più verso di lei.
Il rumore del suo cuore era quasi assordante, ma era la cosa più bella che Caroline avesse mai sentito.
Nel momento in cui Klaus le poggiò le dita sul naso per pulirlo dallo zucchero a velo, sentì il cuore dell’ibrido accelerare e battere con insistenza.
-Bel trucchetto, amore. Però, con uno come me devi impegnarti di più- le sussurrò l’ibrido, senza staccare il suo sguardo magnetico dagli occhi celesti della vampira. In pochi secondi si allontanò da lei e ritornò sul divano.
Caroline rimase immobile.
Era stato intenso.
Scosse leggermente la testa e cercò di riprendersi. L’aria era ancora impregnata del profumo di Klaus e piano, inspirò profondamente, come a volerne respirare fino all’ultimo, prima che svanisse del tutto.
Il biondo era girato, e stava guardando un punto indefinito della stanza. Doveva decisamente prendere aria.
 
Klaus si guardò attorno dopo una decina di minuti. Stranamente nel soggiorno non c’era più nessuno. Neanche Caroline. Si maledisse per la centesima volta di non aver sentito nulla e poi si alzò facendo un giro per la stanza.
Era molto strano che l’avessero lasciato solo. In quella stanza c’erano così tante cose che avrebbero potuto ferirlo.
Si avvicinò al tavolo da pranzo. Una volta Elijah gli aveva raccontato di una cena a casa di Damon che non era finita a buon fine, infatti si era ritrovato il pugnale impregnato di cenere di quercia bianca nel cuore, e sorrise.
C’era ancora la busta di cartone con i cornetti e la sua fame si era placata solo per qualche minuto, subito dopo il momento ravvicinato con Caroline.
Cercando di non far rumore, in modo tale che i vampiri non potessero sentire il rumore della busta aprirsi, prese un cornetto e lo spezzò in due, assaggiandolo.
Era una goduria, doveva ammetterlo. E doveva ammettere anche che un solo cornetto non avrebbe placato la sua fame umana.
Ne prese silenzioso un altro e lo addentò. Ci stava davvero prendendo gusto, e poi Caroline gliel’aveva comprati in maniera così caritatevole che quasi gli dispiacque della sua scenetta orgogliosa di prima.
-Ah! Beccato!- urlò Caroline uscendo dalla cucina e indicandolo con il dito.
Klaus si spaventò così tanto che un pezzo di brioche gli andò di traverso e iniziò a tossire rumorosamente.
La vampira sgranò gli occhi, il ragazzo era diventato paonazzo.
-Oh merda!- esclamò avvicinandosi con la sua velocità da vampira. Senza pensarci due volte gli iniziò a dare delle pacche sulla schiena fino a quando non avesse inghiottito.
-Caroline, basta, sto bene!- disse Klaus ad un certo punto –Hai sentito sto bene!- ripetè più forte quando la vampira sembrò non sentire. -Caroline!- urlò quasi con quel suo accento così sensuale.
–Così mi spezzi la spina dorsale!- concluse, guardandola quasi con odio.
Non era più un vampiro e la forza di Caroline era leggermente sproporzionata rispetto alla sua.
-Oh Cielo, scusami!- esclamò la bionda quando sembrò aver capito quale fosse il problema.
-Non l’ho fatto apposta!- disse seriamente preoccupata.
Fantastico! Avrebbe dovuto anche stare attenta a quanta forza metteva nelle cose che faceva con lui.
-Oh, lo spero, amore- commentò Klaus tra l’arrabbiato e lo scocciato. Non sapeva quanto avrebbe potuto resistere ancora in quelle condizioni.
Per un secondo i due si guardarono negli occhi in silenzio e poi Caroline scoppiò a ridere.
-Stai ridendo di me?- chiese irritato l’ibrido guardandola di sottecchi.
-No- fece Caroline comprensiva –Sto ridendo del fatto che sei così orgoglioso che non vuoi ammettere di avere fame, e che siccome non volevi accettare la colazione che ti ho portato, hai rischiato di strafocarti perché la stavi mangiando di nascosto!- concluse.
Klaus la guardò e dopo aver alzato gli occhi al cielo sorrise.
-Quello che è piombato nella stanza urlando non sono di certo io…- commentò ammettendo la sconfitta.
-Avresti fatto la stessa cosa!- rispose Caroline –Dovevi vederti mentre ti abbuffavi di cornetti al cioccolato! Sembravi un bambino che ha scoperto il posto nascosto dei dolci!- concluse aprendo il bicchiere del cappuccino, svuotandoci una bustina di zucchero e porgendogliela a Klaus.
L’ibrido la guardò per qualche secondo, era così gentile con lui, malgrado tutte le cose che gli avesse fatto.
-Grazie, dolcezza- mormorò, portandosi il bicchiere alle labbra.
Caroline sorrise. Klaus umano non era poi così tanto male, o per lo meno, non aveva ancora subito minacce o giochi subdoli da lui.
-Faremo questa commedia anche per il pranzo e la cena?- gli domandò la vampira sorridendo leggermente.
Klaus abbassò lo sguardo, sperando che Caroline non sentisse come il suo cuore avesse preso a battere più veloce.
-Vedremo- rispose lui continuando a sorseggiare il cappuccino.
 

***
Olè! Lo so, aggiornare il giorno di Ferragosto è un po' triste, ma oggi, a parte mangiare, non avevo nulla da fare così tra una crogliolata e l'altra sull'amaca ho concluso questo terzo capitolo! 
Per prima cosa devo ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito! Non appena mi riconnetto dal pc risponderò alle vostre recensioni! Vi dico solo che siete fantastiche e leggere che trovate originale questa storiella è per me motivo di grande gioia!!! 
Per quanto riguarda il capitolo: è più lungo degli altri e credo che d'ora in poi saranno tutti così, infatti questa è la mia lunghezza standard  xD (purtroppo dovevo riprendere la mano dopo più di otto mesi di inattività :P) 
Spero che vi sia piaciuto! Klaus alle prese con i morsi della fame ha fatto ridere anche me mentre ci pensavo, spero che anche per voi sia per lo meno divertente e adatto al personaggio che è una testa dura!
Vi ricordo la mia pagina fb!
 https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556
Alla prossima!!

 


 

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Capitolo 4
*** Complicazioni ***


Complicazioni

 
 
Damon si ritrovò infilzato tre frecce nel corpo e alzando gli occhi al cielo cercò di capire come uscire fuori da quella situazione. Si guardò intorno: le frecce erano collegate a dei cavi elettrici che terminavano con una curiosa cassettina metallica.
-Fantastico- mugolò rendendosi conto del danno –una bomba-
Lentamente prese il telefono dalla tasca, spulciò un po’ di nomi in rubrica e chiamò la dottoressa Fell.
-Damon?!-
-Meredith!- esclamò lui per celare il suo nervosismo –Ricordi che noi due abbiamo una cosa in sospeso? Beh, perché non vieni ad aiutarmi? Sono in una situazione leggermente scomoda- concluse.
Rimase immobile per più di venti minuti fino a quando poi non sentì la dottoressa parcheggiare l’auto.
-Ma che diavolo è successo?- chiese la Fell guardandosi attorno.
Damon era in un furgone, in piedi, immobile, con tre frecce conficcate nel busto.
-Sto giocando ad “Acchiappa il cacciatore”- esclamò lui con tono di ovvietà –E a quanto pare vuole giocare a farsi la guerra-
-Ma perché non hai chiamato Stefan?!- chiese Meredith confusa. Sicuramente lui avrebbe saputo gestire meglio quella situazione.
-Attualmente Stefan è un po’ occupato a fare da baby-sitter al nostro ibrido preferito- iniziò a dire mugolando leggermente. La dottoressa aveva appena estratto la prima freccia dal petto. –E poi abbiamo leggermente litigato…- aggiunse.
-Davvero?- fece sorpresa e divertita lei. -E’ per via di Elena?-
Damon arricciò le labbra e inclinò la testa, pronto al dolore che la seconda freccia estratta gli avrebbe provocato.
-Forse- disse quando Meredith gli strappò la freccia dal fianco. –Ahia- aggiunse.
-Scusa- fece la donna, accennando un sorriso. –Quindi è qui che vive il cacciatore?- chiese poi guardandosi intorno.
-A quanto pare sì, non è un tipo molto ospitale- commentò Damon guardandosi attorno e gemendo per l’ultima freccia.
-Fatto- concluse Meredith pulendosi le mani. –Mi devi una cosa da bere-
 
 
-Stefan, Damon non è venuto da me. Non lo sento da ieri sera-
-Come sarebbe che non è venuto da te? E allora dov’è?- chiese il vampiro esterrefatto. Perché diavolo suo fratello gli aveva mentito?
Il vampiro si guardò attorno alla ricerca di Klaus. Fortunatamente non era nei paraggi.
-Ma l’incantesimo come procede?- chiese poi, maledicendosi mentalmente per aver affidato un compito simile a Damon.
-Devo essere sincera? Non bene, Stefan. Non credo ci sia mai stato un caso simile in tutta la storia, o ammesso che ci sia stato, il mio grimorio non va così indietro nei secoli-
-Forse dovresti riconnetterti con gli Spiriti e chiedere una sorta di contro incantesimo- le suggerì Stefan. Il tempo imposto da Klaus sarebbe scaduto l’indomani, e lui era cosciente del fatto che l’ibrido era una bomba ad orologeria intenta a scoppiare da un momento all’altro.
-Non credo che loro mi aiuterebbero. Insomma, sono stati proprio gli Spiriti a renderlo umano in modo tale che noi compissimo il nostro piano. Non lo faranno ritornare vampiro tanto facilmente. Ma Stefan, davvero dobbiamo sottostare ai suoi capricci? In fondo noi, io, siamo la sua unica possibilità di ritornare vampiro, non può minacciarci-
-Bonnie, dovresti vederlo. Preferirebbe morire piuttosto che rimanere umano dell’altro tempo- disse Stefan. Riattaccò dopo qualche secondo. La situazione non si stava mettendo affatto bene, senza contare il fatto che erano ad un punto morto con il cacciatore.
Lui voleva curare Elena, ed era certo del fatto che anche lei volesse tornare umana, però sapeva anche che nel momento in cui la vampira sarebbe tornata indietro, sarebbe stata costantemente in pericolo a causa di Klaus e del suo folle tentativo di creare il suo esercito di ibridi con il suo sangue, e forse per quel motivo la dopplegangher aveva rinunciato alla sua possibilità di redenzione.
In tutta quella storia avrebbe potuto giocarsi solo una cosa: l’umanità di Klaus, e forse era proprio quello che volevano gli Spiriti.
Avrebbe dovuto guadagnare altro tempo per capire cosa fare, e di certo Damon non lo stava per nulla aiutando comportandosi da idiota come di suo solito.
Improvvisamente gli balenò un’idea in testa.
Tese l’udito, cercando di capire dove fosse l’ibrido e quando lo sentì nella seconda stanza degli ospiti, andò a cercare Caroline in cantina che si stava nutrendo.
L’unico modo per poter contare sui sentimenti di Klaus, era quello di risvegliare in lui qualcosa che aveva dimenticato di saper provare.
 
Le dita dell’ibrido si muovevano veloci sulla tastiera del pianoforte. Non si ricordava quanti anni fossero passati dall’ultima volta.
Sorrise ingenuamente, pensando al fatto di come per lui il tempo non avesse avuto mai importanza e una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco. Se non fosse riuscito a trovare in tempo un rimedio, il rischio di rimanere per sempre un mortale sarebbe aumentato.
Avrebbe dovuto smetterla di abbandonarsi a quei pensieri da umano o alla fine l’avrebbero distrutto.
Finalmente si sentì carico di potere, avrebbe dovuto riprendere le redini della sua “vita” in mano e smetterla di fare il recluso in quella casa. Di certo non avrebbe badato alle parole o agli ordini dei Salvatore. Al diavolo tutti. A loro faceva comodo tenerlo fuori dai giochi per un po’.
Smise di suonare e si alzò in un batter d’occhio. Avrebbe risolto da solo quella faccenda.
Avrebbe risvegliato Rebekah, o forse Elijah, e loro lo avrebbero aiutato a ritornare normale.
-Vai da qualche parte?- chiese improvvisamente Caroline, dopo essere apparsa all’improvviso sull’uscio della porta.
Klaus sussultò leggermente, ma non lo diede a vedere. Squadrò la ragazza e non curante si diresse verso l’uscita.
-Sì, ho deciso di andare a bere e di uscire da questa dannata casa- rispose stizzoso l’ibrido.
Non fece in tempo a finire la frase che Caroline lo bloccò, prendendogli un polso.
Gli occhi di Klaus si spostarono lentamente da quelli di Caroline alle sue dita attorno al suo braccio.
-Ti ho…ti ho sentito suonare- si sforzò di essere dolce lei. –Sei molto bravo- aggiunse, facendo un sorriso.
La mente di Klaus restò annebbiata per qualche secondo, poi si diede una scossa e si riprese.
-Onorato, ma adesso fammi passare- fece lui, ritornando ad essere il solito Klaus irritante e cinico.
L’ibrido fece un passo in avanti e si ritrovò di fronte Caroline. La vampira deglutì leggermente notando la sua vicinanza al biondo e cercò di rimanere concentrata. Avrebbe dovuto mettere Tyler al corrente di quella cosa o altrimenti se la sarebbe presa a morte.
Klaus rimase immobile. Quella situazione non gli andava a genio.
-Caroline…-disse con voce bassa e magnetica, per ricordarle che avrebbe dovuto farlo passare.
La vampira non sapendo che fare, provò l’impossibile.
-Perché non mi insegni a suonare il piano?- chiese istericamente e sorridendo nervosa all’ibrido.
Klaus venne spinto nella stanza e Caroline, prendendolo per un braccio, lo portò di fronte il piano forte.
L’ibrido alzò gli occhi al cielo, cercando di non innervosirsi troppo.
-Tesoro, sei bellissima, ma ormai ho capito che quando cerchi di fare la carina con me, è solo un modo per distrarmi e per far agire te e i tuoi amichetti alle mie spalle…Quindi evita- disse Klaus prendendola per le braccia e  penetrandola con le sue iridi azzurre.
Caroline si sentì un po’ mancare. Klaus la innervosiva per varie ragioni, ma la più significativa era la sua “sincerità” nei suoi confronti, e lei si sentiva terribilmente in colpa a riguardo, soprattutto perché non faceva altro che trattarlo male e cercare di imbrogliarlo.
-Io non stavo…- fece per dire la vampira.
-Sì, certo- mugolò lui avviandosi di nuovo verso la porta.
-No, dai Klaus. Fermati!- esclamò seguendolo.
-Perché dovrei farlo? Non sono un vostro prigioniero. Voglio solo uscire da questa dannatissima casa e andare un po’ a bere. Chiedo troppo? O secondo te e Stefan- disse, mettendo enfasi sul nome del vampiro per farsi sentire certo che stesse ascoltando di sotto –Io sto alle vostre dipendenze?-
Caroline si arrese. In fondo non potevano tenerlo agli arresti domiciliari per tutto il tempo che sarebbe rimasto umano.
Klaus scansò la vampira e si affacciò sul corridoio, iniziando a camminare con passi svelti e veloci.
-Oh, dai non fare l’antipatico!- fece correndogli dietro.
-L’antipatico? Io l’antipatico?- chiese Klaus –E’ colpa vostra se mi trovo in questa dannatissima situazione! E sai che vi dico? Uccidete pure il vostro cacciatore! Perderete ogni speranza di trovare la cura e così non solo io non avrò quello che voglio, ma nemmeno voi! Elena rimarrà per sempre un vampiro, addio a miei ibridi e addio a tanti marmocchi che tra qualche generazione mi ridaranno un’altra dopplegangher! E Stefan potrà dire addio alla sua tanto amata umana che cerca disperatamente di aggiustare!- Sbraitò quasi l’ibrido.
Caroline lo guardò con sguardo triste. Il suo discorso non faceva un piega. Forse tutta quella situazione era troppo persino per loro.
-Dai aspetta- disse a voce bassa, quando Klaus si girò e si incamminò.
-Perché dovrei?- le chiese calmo Klaus. –E’ evidente che perdi il tuo tempo a stare con me solo perché te l’hanno chiesto. Non sono né un’idiota, né così disperato da elemosinare la tua presenza-
Caroline alzò gli occhi al cielo. Come poteva essere così irritante e allo stesso tempo così…
carino?
-Allora lascia che ti accompagni…- azzardò lei.
L’ibridò si immobilizzò e si girò lentamente. Il suo sguardo era titubante, come se stesse cercando di capire il perché di quella richiesta.
-Oh, andiamo!- esclamò lei ritornando ad essere la solita Caroline –Bere da soli è triste quasi quanto ritornare umano dopo un millennio!-
Klaus la guardò. Era la cosa più assurda che le fosse capitata nella sua lunga e turbolenta esistenza.
-Vieni- disse solo, alzando gli occhi al cielo e celando un sorriso. Sapeva che lei si era offerta solo per controllarlo, ma la sua presenza non gli dispiaceva affatto.
-Prendo la borsa!- disse entusiasta la vampira.
 
Bonnie accese le candele attorno a sé. Era ritornata nel luogo in cui tutto era iniziato: nella vecchia casa abbandonata, in cui le streghe le avevano dato il potere di far ritornare in vita Jeremy.
Recitò la sua formula in latino e poi cadde in una sorta di trance. Sentiva l’aria pungente farle rabbrividire la pelle, e improvvisamente fu risvegliata da un tocco delicato sul suo braccio.
Aprì gli occhi e si ritrovò di fronte sua nonna. La signora Bennet la prese per mano e le sorrise dolcemente. Non riusciva a parlarle, gli Spiriti non glielo permettevano, ma avrebbe potuto far vedere a sua nipote cosa stesse cercando.
Bonnie strinse di più la mano di sua nonna e improvvisamente le sembrò di sognare.
Stava camminando velocemente ed era in un posto molto famigliare: il grande corridoio della Mistyc High School.
Non sapeva dove si stesse dirigendo, ma ogni parte del suo corpo voleva che andasse in palestra. Era quasi certa che lì avrebbe trovato quello che stava cercando.
Finalmente arrivò dinnanzi alla grande porta di’ingresso e facendo pressione sul maniglione, spalancò le ante ed entrò.
Lo spettacolo che si ritrovò di fronte era dei più raccapriccianti. Centinaia di corpi secchi e grigi, prosciugati forse dalla fame, erano di fronte al lei. L’odore di decomposizione era nauseabondo e stava quasi per vomitare.
I corpi erano centinaia, quasi un migliaio, e lei si stava aggirando senza meta tra di loro.
In mezzo a quell’ammasso di cadaveri vide qualcosa scintillare nell’ombra: un raggio di sole stava illuminando un corpo.
Erano vampiri, erano tutti vampiri.
Si avvicinò verso il corpo senza vita del vampiro e rimase sconcertata. Riconobbe l’anello: era l’anello diurno dei Salvatore.
-Damon!- urlò, riconoscendo il corpo in decomposizione. Si chinò verso di lui e vide il viso del vampiro grigio e secco. Lo scosse un po’, ma dopo qualche secondo si rese conto che era da molto tempo in quelle condizioni. Si guardò ancora attorno e poi vide altri corpi familiari: Stefan, Elena e Caroline. Erano morti anche loro. Tutti nello stesso modo.
Bonnie si diresse verso Elena, ma solo quando si fece più vicina a lei capì chi realmente fosse.
Katherine giaceva a terra, incastrata tra il corpo di Stefan e quello di Tyler. Era morto anche lui.
-Elena!- chiamò disperatamente sperando che quella sorte avesse risparmiato l’ultima amica che le rimanesse. –Elena!- urlò di nuovo più forte.
Si alzò piangendo, iniziando a vagare tra i corpi, alla ricerca di qualcuno di familiare, sperando con tutta se stessa che almeno Elena non fosse lì.
Non seppe per quanto tempo rimase in quel luogo così impregnato di morte. Sapeva solo che le lacrime avevano iniziato a scenderle piano e le stavano bagnando il viso.
-Perché?- disse tra un singhiozzo e l’altro–Che cosa è successo?- chiese ancora.
Il dolore che provava era troppo forte. La stava quasi soffocando. Scappò via, prendendo l’uscita secondaria. Aprì veloce la porta e si ritrovò davanti l’unica cosa  viva in tutto quell’ammasso di corpi.
Klaus era di fronte a lei, immobile e spaesato, con la bocca e la maglia sporche di sangue.
-Che diavolo hai fatto?- gli chiese Bonnie andandogli incontro e dandogli uno spintone.
-Io non lo so…Non ho fatto niente- rispose confuso e sincero l’ibrido.
Bonnie lo guardò meglio. Qualcuno l’aveva pugnalato, dritto al cuore.
-Chi ti ha fatto questo?- chiese ancora la strega avvicinandosi e toccandogli la ferita ancora aperta.
Klaus alzò lentamente gli occhi verso di lei, era quasi spaventato.
-Non me lo ricordo- commentò immobile, impaurito dalle sue stesse parole.
-Sono stata io- fece una voce terribilmente familiare alle sue spalle. Bonnie si sforzò di guardare oltre Klaus e rimase esterrefatta dalla figura che vide.
Per fortuna stava bene.
Elena avanzò lentamente verso di lei, con passo quasi felpato. Klaus si girò a guardarla con occhi persi nel vuoto.
-Elena- esclamò Bonnie correndo verso di lei e abbracciandola. La ragazza non ricambiò.
-Ci sono Stefan e Caroline nella palestra con Tyler e Damon. C’è anche Katherine. Loro sono tutti…-
-Morti?- l’anticipò Elena.
-Lo sai? Ma cosa diavolo è successo?- le chiese Bonnie sull’orlo di un’altra crisi di pianto.
-Sono tutti morti a causa tua Bonnie. E’ stata tutta colpa tua- disse Elena con odio, guardando dritto negli occhi la strega.
-Cosa? E’ impossibile! Io non ho fatto niente- gridò quasi la ragazza, accasciandosi a terra e prendendosi la testa tra le mani. Le lacrime avevano preso a rigargli nuovamente il viso e non riusciva a smettere di singhiozzare.
-Oh, sì che è stata tutta colpa tua- fece Elena abbassandosi. –Quello- disse a voce alta, indicando il tripudio di corpi senza vita in palestra –E’ stato il prezzo da pagare per riavermi, per riavere l’ “Elena” che tutti ridesideravate!- aggiunse con odio.
-E’ impossibile!- gridò Bonnie –E’ impossibile!- ripetè con più forza tra un singhiozzo e l’altro.
-Sì, invece- le sussurrò Elena nell’orecchio, fissandola con due occhi che invece avrebbero voluto ucciderla.
Bonnie la guardò. Avrebbe voluto vomitare, cacciare via tutta quella sofferenza, il dolore e il senso di colpa.
La strega lasciò la mano di suo nonna e improvvisamente si ritrovò nella sua solita realtà.
Si passò una mano sul viso e notò con grande tristezza che aveva pianto davvero. La sensazione di dolore per la perdita di tutti i suoi amici era ancora viva dentro di lei e sua nonna lo notò, guardandola comprensiva.
La giovane strega si sentì un attimo rassicurata da quello sguardo così dolce e sincero, ma poi prima che lei se ne accorgesse, sua nonna sparì, lasciandola nella penombra e nella flebile luce delle candele.
Quella visione aveva complicato tutto, e lei aveva capito perfettamente come interpretare quegli avvenimenti.
L’Elena incontrata nella visione aveva ragione: era tutta colpa sua.
 
-Per me un J&B on the rocks, mentre per la splendida bionda al mio fianco un…- fece Klaus girandosi verso Caroline.
-Un bicchiere di Coca cola light!- esclamò la vampira, sorridendo a Steve, il barman del Mistyc Grill.
-Una Coca cola light?!- ripetè quasi schifato Klaus, guardandola divertito. –Mi aspettavo qualcosa di più forte, amore-
-La giornata sarà lunga- fece Caroline, prendendo il suo bicchiere appena arrivato –Non posso permettermi di essere ubriaca a mezzogiorno, soprattutto con te- commentò lei, tra il divertito e l’indispettito.
Klaus arricciò un po’ le labbra e si avvicinò a lei sfidandola.
Si sporse verso il suo viso, stando attento a non toccarlo, e quando le fu così vicino da poter sentire il profumo del suo shampoo, disse –Non sarà forse perché hai paura di quello che potrebbe succedere…con me?-
Caroline rimase immobile, quasi ipnotizzata dallo sguardo dell’ibrido. La cupa luce del Mistyc Grill illuminava solo una parte del viso di Klaus, lasciando in ombra l’altra. Si accorse solo allora di quanto il viso dell’ibrido fosse chiaro e liscio, segnato da lineamenti che non appartenevano alla sua terra.
Rimase qualche istante a fissare le labbra di Klaus, sembravano disegnate e il loro colore roseo sembrava quasi innaturale. Sospirò leggermente, come se volesse reprimere quello che stava succedendo in lei.
-Il tuo J&B- fece Matt inaspettatamente alle loro spalle.
Klaus si girò lentamente, maledicendo quell’inutile umano.
-Salvata dal barista- commentò l’originale, fulminando Matt con lo sguardo e prendendo il suo bicchiere.
Caroline si sentì avvampare. Matt non doveva essere lì, lui faceva il turno serale.
Il ragazzo biondo di fronte a lei la stava fissando con uno sguardo interrogatorio, come a volerle chiedere che diavolo ci facesse in pieno giorno con Klaus, a bere nel suo locale tra l’altro.
-Matt- esclamò nervosa Caroline –Che ci fai qui?- chiese per eludere il suo sguardo.
-Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu, Caroline! Io ci lavoro!- esclamò lui quasi arrabbiato  chinandosi verso di lei.
Di fronte a quella scena Klaus scattò. Non seppe bene a cosa fosse dovuto, ma la sua istintività che tanto l’aveva caratterizzato da vampiro uscì di nuovo fuori, come se non se ne fosse mai andata.
Si sporse velocemente sul balcone e con una presa ferma e salda bloccò il braccio di Matt, prima che potesse toccare quello di Caroline.
-Bada a cosa fai, quarterback- disse Klaus con voce minacciosa e profonda.
Caroline rimase immobile davanti a quella scena. Si sbagliava o l’aveva difesa da l’imminente scenata dell’amico?
Matt lo guardò con odio, pregando con tutto se stesso di riuscire a mantenersi calmo.
La verità era che quell’essere gli faceva quasi schifo e davvero non riusciva a capire come Caroline potesse essere lì con lui.
Klaus lasciò la presa. Stavano attirando troppa attenzione. Il ragazzo si meravigliò di quanto poco male la stretta del vampiro gli facesse e per qualche secondo rimase confuso e titubante.
-Sai, mi chiedo che cosa ci trovi mia sorella di tanto interessante in te- commentò poi l’ibrido, iniziando a sorseggiare il suo J&B –Ma lei  ha sempre avuto poco buon gusto nella scelta degli uomini-
-Klaus…- si azzardò a dire Caroline per fermarlo. Non erano lì per fare a botte e la vampira non avrebbe di certo voluto che ciò accadesse, e poi Matt era suo amico e non tollerava che Klaus lo schernisse in quella maniera.
L’ibrido distolse lo sguardo dagli occhi blu del ragazzo e rimase a fissare per qualche secondo la mano di Caroline attorno al suo braccio. Si era fatta più vicino a lui per poterlo fermare nel caso avesse attaccato Matt.
Klaus guardò Caroline e il suo sguardo cambiò, diventando improvvisamente più dolce e comprensivo. Quella ragazza aveva uno strano ascendente su di lui, e quella cosa sarebbe stata la causa della sua rovina.
-Salvato dalla bionda- commentò allora l’umano, rivolgendo nuovamente a Matt lo sguardo truce di prima.
-Non preoccuparti per me- fece Caroline rivolta all’amico –Ho tutto sotto controllo-
Matt non rispose, li guardò e scuotendo la testa ritornò alle sue faccende. Se ne sarebbe stato tutto il pomeriggio nelle cucine.
-Hai tutto sotto controllo?!- ripetè scettico Klaus quando il ragazzo se ne fu andato.
Caroline ignorò quella provocazione, sapeva quanto all’ibrido piacesse punzecchiarla così cercò semplicemente di lasciar correre.
-Gradirei che d’ora in poi la smettessi di attentare alla vita dei miei amici- esordì la bionda scolandosi la sua Coca cola.
-Non ho attentato alla vita di nessuno- commentò Klaus divertito e sorridendo beffardo.
-E quello sguardo truce e minatorio che hai rivolto a Matt? Non ho bisogno della tua protezione, anche perché ora come ora sarebbe alquanto inutile- sbottò Caroline.
A quelle parole Klaus abbassò lo sguardo.
Possibile che aveva sempre da ridire? Non le stava bene mai nulla, doveva trovare sempre qualcosa che lo facesse sentire un verme.
Caroline si accorse di quel cambiamento d’espressione e un po’ se ne pentì. In fondo non si stava comportando tanto male, a parte i cambiamenti di umore, ma quelli probabilmente erano dovuti più al suo carattere che alla sua natura di vampiro, e poi doveva ammettere che quella situazione non doveva essere nemmeno tanto facile per uno come lui.
-Dammene un altro- chiese con rabbia Klaus a Steve che era passato a prendersi i bicchieri vuoti.
-Portane uno anche a me- fece Caroline, suscitando la sorpresa dell’ibrido. –Scusami- aggiunse poi con voce bassa, riferendosi alla cattiva uscita di prima.
-Non scusarti, amore- rispose Klaus con il suo tono orgoglioso –E’ quello che pensi. Apprezzo la tua sincerità. E’ per questo che mi piaci-
Caroline alzò gli occhi al cielo. I suoi flirt stavano iniziando a darle sui nervi.
Improvvisamente alcuni clienti che si trovavano nel Mistyc Grill iniziarono ad urlare. Quasi tutti si alzarono e con movimenti veloci ma scoordinati, si diressero verso le varie uscite di servizio del locale.
Klaus e Caroline si guardarono preoccupati, non capendo quale fosse la ragione di tutta quella confusione, però poi la vampira sentì odore di sangue provenire dall’ingresso e riuscì a trattenere a malapena un grido.
Sulla porta  un uomo di colore, alto, muscoloso e possente, era immobile a fissare la gente che scappava di fronte a lui.
Klaus lo guardò inorridito: il cacciatore stringeva in una mano insanguinata un cuore ancora pulsante, mentre con l’altra teneva per la giacca un corpo umano senza vita.
L’originale sgranò gli occhi.
L’uomo lasciò cadere a terra il corpo che emise un tonfo sordo: era uno dei suoi ibridi.
 
 
 

***
Scusatemi per l’immenso ritardo! Purtroppo ho avuto dei problemi con il pc ed Efp non mi faceva aggiornare!
Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito e soprattutto spero che abbiate apprezzato la mia versione alternativa della storia!
Questo e il prossimo capitolo serviranno a delineare bene i problemi che i personaggi dovranno risolvere e poi prometto di dedicarmi un po’ al nostro amato Klaroline come si deve, senza nessuna censura :P
Ringrazio tutte le 26 persone che hanno inserito la storia tra le seguite, e le 8 persone che invece l’hanno inserita tra le preferite! Siamo solo al quarto capitolo e siamo già così tanti!
Non sono sicura che riuscirò a postare prestissimo in queste settimane, purtroppo gli esami di settembre si avvicinano, ma è anche vero che sto trattando solo questa storia, quindi non dovrei avere molte difficoltà nell’aggiornarla!
Un bacio a tutti!
M.

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Capitolo 5
*** Il cacciatore ***


Il cacciatore
 
Il cacciatore lasciò cadere a terra il corpo dell’ibrido il quale, scontrandosi con il pavimento emise un tonfo sordo.  L’uomo, con le mani ancora sporche di sangue, si guardò attorno, come a voler cercare qualcuno, e piano iniziò a scrutare tutte le persone nella stanza.
Caroline rimase immobile. Non sapeva cosa fare. Non aveva idea di chi fosse quell’uomo di colore e cosa stesse cercando. Un brivido le attraversò la schiena e quando cercò di muoversi, Klaus la prese per un polso.
Era una situazione estremamente difficile.
L’ibrido originario non avrebbe potuto fare praticamente nulla nei confronti di quel cacciatore, e non avrebbe mai permesso a Caroline né di fare qualcosa di avventato, né di affrontare a viso aperto l’uomo. D’altro canto Caroline sapeva di essere l’unica in grado davvero di poter fronteggiare il cacciatore, l’unica che disponesse i poteri e i mezzi per farlo.
La bionda guardò confusa Klaus, che continuava ancora a stringerle il braccio, e poi si girò di scatto a guardare Matt.
La situazione sembrava il più confusa del previsto. In circa cinque secondi tutti i clienti del locale iniziarono ad urlare, a nascondersi sotto i tavoli e a cercare di fuggire da qualsiasi apertura praticabile.
La bionda fece cenno a Matt di uscire e il ragazzo interpretando lo sguardo preoccupato dell’amica, benché con riluttanza, uscì dalle cucine confondendosi con il resto dei camerieri che scappava e urlava.
Connor iniziò a guardarsi attorno insistentemente, come se stesse cercando qualcuno in particolare, e quando lo ebbe trovato, non potè fare a meno di sorridere beffardo.
L’Originale si trovava proprio davanti a lui, seduto accanto ad una ragazza bionda che teneva per mano.
Quando Klaus incontrò gli occhi di Connor mantenne fisso lo sguardo davanti a sé, facendo finta di non essere intimorito, fiero come solo lui sapeva essere.
In realtà tutta quella situazione aveva fatto crescere dentro di lui un sentimento che forse, nella sua lunga esistenza, non aveva mai provato: la paura.
Un brivido, quasi fastidioso, gli percorse la spina dorsale e il suo battito cardiaco prese ad accelerare improvvisamente.
Caroline spostò lentamente i suoi occhi celesti dallo sguardo assassino dell’uomo di colore, a quello di ghiaccio dell’umano, e quasi si spaventò nel sentire il cuore di Klaus martellare nel petto.
-Ci è voluto un po’- disse all’improvviso il cacciatore, tenendo ancora lo sguardo fisso su Klaus. –Ma alla fine ti ho trovato…E devo ammettere che è stata una piacevole sorpresa-
Klaus sembrò rimanere immobile. In realtà Caroline riuscì a notare un quasi impercettibile movimento della mascella che portò in tensione tutto il viso dell’ibrido.
-Ricordami…Chi dovresti essere?- disse gelido l’Originale per guadagnare tempo.
Connor sorrise. Lentamente si avvicinò al bancone e sporgendosi un po’, prese uno straccio usato dai camerieri per pulire i tavoli, e si strofinò le mani cercando di togliere via il sangue dell’ibrido assassinato.
Nel Mystic Grill erano rimasti solo in tre ormai: lui, Klaus e Caroline.
In quell’esatto momento, anche la ragazza ebbe paura. Solo allora sembrò realizzare il fatto che fosse l’unica creatura in quel locale a poter fare davvero qualcosa contro quell’uomo. Guardando Klaus con quella sua calma e con il suo solito fare di sfida, si era quasi dimenticata della sua condizione umana. Quella volta l’ibrido non avrebbe potuto fare nulla, e solo a lei spettava il compito di proteggere il suo nuovo accompagnatore.
Dopo essersi versato del liquore nel bicchiere, Connor parlò di nuovo, ignorando la domanda di Klaus.
-In questa città ci sono troppi vampiri, e credo che iniziare a fare pulizia dalla famiglia Mikaelson sia un’idea corretta-
-Che cosa cerchi, cacciatore?- chiese allora Klaus, scrutando con il suo solito sguardo da predatore l’uomo di fronte.
Caroline rimase quasi impressionata dal coraggio dell’ibrido. Se lei non fosse stata a conoscenza dell’incantesimo che Bonnie gli aveva inferto, non avrebbe mai detto che Klaus in quel momento fosse umano. Il suo sguardo addirittura era di ghiaccio, ancora più profondo del solito.
Klaus deglutì piano. Il suo battito cardiaco sembrava essersi regolarizzato, o per lo meno il suo cuore non batteva più così forte da fargli male nel petto.
-Mi è giunta voce che qualche vampiro si stia impegnando a cercare una cura…Io sono ben intenzionato a fermarlo- rispose Connor sicuro di sé.
Sfilò un paletto di legno dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni e iniziò a rigirarselo tra le mani.
-E cosa dovrebbe centrare la famiglia Mikealson in tutto ciò?- chiese ancora Klaus per guadagnare tempo. Il cacciatore si stava ancora girando il paletto tra le mani e sembrava particolarmente attratto dalla punta legnosa.
-Chissà, magari sei tu a cercarla…- controbattè Connor annoiato. Era evidente che quel dialogo era privo di senso. Al cacciatore non interessava minimamente chi volesse davvero la cura, avrebbe voluto solo uccidere un po’ di vampiri.
-*E dovrei rinunciare così ad essere la creatura più potente sulla terra?- chiese retoricamente l’ibrido accennando anche un sorriso. –No, grazie-
“Se solo sapesse la verità” pensò Caroline in quel momento preoccupata. Sperava con tutta se stessa che uscendo Matt fosse andato ad avvisare Elena e Stefan di cosa stesse succedendo nel locale.
-A proposito- continuò Klaus scandendo in maniera impeccabile le parole, con quel suo accento così particolare. –Sai che quello non mi ucciderà?- terminò indicando con lo sguardo il paletto di legno.
-Spero che ti faccia male, allora- rispose velenoso Connor.
In meno di cinque secondi il cacciatore prese più saldamente il paletto, e senza nemmeno prendere la mira, lo scagliò contro l’ibrido.
Furono i secondi più lunghi dell’intera esistenza di Klaus.
Dopo qualche attimo si aspettava di sentire il paletto attraversargli il petto, squarciargli la pelle e penetrargli gli organi ma quando, senza nemmeno accorgersene, aprì gli occhi, vide di fronte a sé ferma e tesa la mano di Caroline che impugnava il legno a pochi centimetri dal suo sterno.
Senza aggiungere altro Caroline agì d’istinto. Scaraventò Klaus a terra, senza preoccuparsi di essere molto delicata, e trasformandosi in vampiro si gettò contro Connor.
Klaus urlò di fermarsi, ma la botta alla schiena fu troppo forte e rimase quasi immobile sul terreno.
La ragazza non si curò delle urla dell’uomo, ma carica di adrenalina iniziò a combattere contro il cacciatore, mettendo in ogni colpo il massimo della forza.
I combattenti caddero a terra, rompendo un tavolo del Mystic Grill, e continuarono il loro scontro tra calci e pugni.
-Niente male per una ragazza- esclamò beffardo Connor quando con un colpo secco fece crollare Caroline sulle ginocchia.
La vampira, con gli occhi iniettati di sangue, cercò di rispondere ma l’uomo fu più veloce. Estrasse dalla manica una sorta di bomba alla verbena e la gettò in pieno volto
dell’avversaria. Il viso di Caroline si riempi di bolle e corrosioni e la ragazza emise un grido di dolore.
Barcollò e perdendo l’equilibrio si ritrovò inginocchiata, ancora stordita per la verbena in circolo.
Connor decise di approfittare della situazione: da una sorta di macchinario disposto attorno l’avambraccio, estrasse un altro paletto di legno, questa volta più lungo e più appuntito del primo, e cercò di ficcarlo nel petto della ragazza.
Contemporaneamente Klaus riuscì ad alzarsi e prendendo una bottiglia dal bancone, si avvicinò il più velocemente e il più silenziosamente possibile al cacciatore.
Mai come fino ad allora stava odiando la sua condizione. Se fosse stato un vampiro avrebbe potuto mettere al tappeto il cacciatore in meno di dieci secondi.
Cercando di sferrare il colpo con tutta la forza da umano che gli restava, Klaus colpì la testa di Connor con la bottiglia, la quale andò in frantumi.
Il cacciatore rimase sorpreso da quel colpo, ma non si lasciò cogliere di sorpresa. Tra le mani aveva ancora il paletto e con un movimento molto veloce, che né Klaus né Caroline riuscirono a prevedere, si girò e colpì l’ibrido in pieno addome.
Fu un dolore strano, diverso da quello che Klaus ebbe provato con il tagliacarte. Forse fu dovuto al diverso diametro del paletto, o al fatto che sentiva gli organi interni sfregare con la superficie ruvida del legno; ciononostante fu così intenso che gli si mozzò il fiato. Emise un gemito di dolore e cadde sulle proprie ginocchia.
Caroline sgranò gli occhi, maledicendo la sua distrazione. Senza nemmeno battere ciglio, con la sua velocità da vampiro si alzò in piedi e si avvicinò al cacciatore.
Fu tutto molto breve.
Caroline si ritrovò dietro Connor, il quale teneva ancora in mano il paletto sporco di sangue, e incontrò velocemente gli occhi di Klaus.
L’ibridò capì cosa la ragazza stava per fare e cercò di fermarla, urlando con tutte le sue forze ma non riuscendosi a muovere.
-No, Caroline! NO!- urlò, ma fu troppo tardi.
La vampira prese il volto di Connor tra le mani e con un colpo secco e deciso, spezzò il collo del cacciatore, che cadde a terra con un tonfo sordo.
Caroline rimase qualche secondo immobile, con gli occhi sgranati, quasi sotto shock.
Aveva appena ucciso un uomo. Lei, la bionda maniaca del controllo, la vampira perfetta che si nutriva solo con sacche di sangue, aveva ucciso a mani nude quell’uomo.
Guardò il corpo di Connor esanime e il respiro le si fermò. Sembrò riprendersi solamente quando sentì il corpo di Klaus cadere a terra e quando lo vide giacere in una pozza di sangue.
Si gettò su di lui recidendosi le vene del polso e gli portò il braccio alla bocca. L’uomo sembrava svenuto dal dolore e dalla gravità della ferita. Improvvisamente la ragazza sentì gli occhi farsi gonfi e pesanti e riempirsi di lacrime.
Connor era privo di vita a pochi passi da lei, con ancora gli occhi aperti. Avrebbe voluto urlare. Non era stata sua intenzione ucciderlo, avrebbe solo voluto metterlo fuori combattimento; eppure la situazione le era scivolata di mano, Klaus era stato colpito e lei ustionata con una bomba alla verbena: di certo il cacciatore non aveva intenzione di risparmiarli.
Dopo qualche secondo Klaus strinse un po’ il polso della vampira con una mano e la ragazza lasciò la presa. Con gli occhi ancora arrossati, chinò la testa e si accorse che la ferita all’addome era ancora aperta.
L’ibrido era disteso a terra, con la testa sulle ginocchia di Caroline. Si sporse un po’ e vide anche lui il corpo di Connor a terra, allora guardò la ragazza e si accorse della sua disperazione.
-Grazie- sussurrò quasi, dopo aver finito di ingerire un altro po’ di sangue. Fu un ringraziamento sincero, non come quello dell’ultima volta quando volle essere malizioso.
Caroline non rispose, rimase con lo sguardo fisso di fronte a sé, persa nei suoi pensieri.
-Ho ucciso un uomo- disse a bassa voce.
Klaus si tirò su con quel poco di forze che aveva e cercò di starle vicino.
-Ho ucciso un uomo- ripetè con più forza Caroline, questa volta singhiozzando.
-Ehi, ehi- le fece l’ibrido cercando di asciugarle le lacrime con le mani.
-Sono un’assassina- continuò a dire, ricordandosi dell’ultima volta che ebbe stroncato una vita umana.  Credeva che non avrebbe mai più dovuto provare una sensazione del genere, che non avrebbe mai più ucciso.
-Caroline, ci avrebbe uccisi, tutti e due. Lo sai- cercò di dirle Klaus, prendendole il viso tra le mani e facendo incrociare i loro sguardi. Aveva ancora fastidio allo stomaco e alla ferita, e il sangue stava agendo molto lentamente, ma non riusciva a sopportare gli occhi di Caroline arrossati per il pianto, né che lei soffrisse.
La ragazza emise quasi un gridolino. Quella situazione era completamente assurda, e la cosa più assurda era farsi consolare da Klaus che tentava di asciugarle le lacrime con le maniche della maglia.
Tirò su con il naso e cercò di sistemarsi rimettendosi in piedi.
Quasi inaspettatamente nel locale entrarono Stefan, Damon ed Elena, che in quegli ultimi giorni sembravano indivisibili, malgrado i vari battibecchi.
Il trio rimase leggermente sbalordito dallo spettacolo che gli si mostrava davanti: una buona parte dei tavoli del locale era in frantumi e c’erano due uomini distesi a terra.
Elena si catapultò dall’amica che teneva ancora la testa di Klaus appoggiata sulle ginocchia.
-O mio Dio- esclamò la mora, quando vide la profonda ferita all’addome di Klaus.
-Credo che il vostro piccolo incantesimo si sia ritorto contro di voi- commentò l’Originale cercandosi di rimettersi almeno seduto, spostando uno sguardo alquanto eloquente da Elena al corpo del cacciatore.
-Ehi, amico. Quante diavolo di persone ti vogliono morto?- esclamò Damon.
Klaus sorrise quasi divertito e si sporse di più per vedere in che stato si trovasse la ferita. Con suo immenso piacere si era quasi rimarginata.
Tutti sembrarono non accorgersi dello stato catatonico di Caroline che continuava a guardare prima il corpo di Connor e poi un punto indefinito nella stanza. Klaus reclinò leggermente il capo e potè incontrare i suoi occhi celesti.
-Chi è quest’uomo?- domandò Stefan notando il corpo a terra e tutte quelle armi di assalto. Cos’era davvero successo in quel locale?
-E’ un cacciatore- rispose Klaus. –Stava per ucciderci e Caroline ci ha salvato, ad entrambi- disse, cercando con quelle parole di far sentire meno in colpa la ragazza.
I tre vampiri di fronte a loro guardarono Caroline e solo allora sembrarono accorgersi dello stato in cui si trovava la ragazza.
-Oh, Care!- esclamò Elena gettandosi al collo di quest’ultima che non ricambiò. –Stai bene? Andiamo a casa, Damon e Stefan sistemeranno tutto- aggiunse sollevando l’amica e prendendosela sotto braccio.
Klaus guardò silenzioso la scena e seguì Caroline con gli occhi, fino a quando lei ed Elena non uscirono dal Grill.
-Allora, adesso ci spieghi che diavolo è accaduto qui- disse Stefan serio e minaccioso rivolto all’ibrido.
Klaus si alzò con un po’ di fatica, ma senza pensarci due volte si portò davanti il vampiro e lo sfidò con lo sguardo, non curante della sua posizione in netta inferiorità nei confronti dei due fratelli.
-Non è successo proprio niente, né tanto meno io ho fatto qualcosa per far capitare tutto ciò. E’ un cacciatore, voleva ucciderci, voleva uccidere me perché credeva che io stessi cercando la cura- fece Klaus.
Sia Stefan che Damon lo guardarono di sottecchi, titubanti se credergli o meno.
-Io non mi preoccuperei per ciò che è successo qui, comunque- aggiunse l’ibrido. –Ma di quello che succederà dopo…a Caroline-
Stefan lo guardò preoccupato. Nel corso della sua lunga vita non aveva mai incontrato un cacciatore, ma ne aveva solo sentito parlare, ed era totalmente ignaro di tutte le storie ad esso connesse.
-A Caroline?- chiese preoccupato il più piccolo dei Salvatore.
-Che c’entra la Barbie in tutto ciò?- fece anche Damon che voleva decisamente vederci chiaro.
L’ibrido girò lentamente la testa, fulminando Damon con lo sguardo. Non tollerava che si prendesse gioco di Caroline in quel modo. In condizioni normali gli avrebbe già fracassato il cranio, ma data la sua misera situazione attuale, si limitò a fucilarlo con gli occhi.
Damon rispose allo sguardo minaccioso di Klaus con lo stesso sguardo di ghiaccio, accompagnando le sue due perle di ghiaccio con un sorrisino malizioso di soddisfazione per aver infastidito l’ibrido.
-Allora?!- fece Stefan con più insistenza riportando l’attenzione di Klaus su di sé piuttosto che sul fratello.
Il vampiro studiò l’espressione dell’Originale e riuscì ad intravedere una leggera smorfia sulle sue labbra. Stava iniziando a preoccuparsi.
-Lo vedrete quando inizieranno le allucinazioni- commentò solo Klaus, dirigendosi verso l’uscita.
 
 
Caroline non riusciva a smettere di correre, avrebbe voluto urlare, prendere a pugni o calci qualcosa. Aveva ucciso un uomo, un dannatissimo uomo!
Non riusciva quasi a respirare e questa era una cosa strana, perché in teoria a lei non serviva respirare, ma il suo petto sembrava stesse scoppiando, mentre il cuore le stava martellando nel petto.
-Caroline!- urlò Elena cercando disperatamente di trovare l’amica tra i boschi. –Caroline!- ripetè con più forza per farsi sentire meglio.
La vampira bionda si fermò improvvisamente e inciampò in una radice che le fece perdere l’equilibrio. L’impatto con il terreno fu più forte del previsto e nello scivolare si raschiò anche un po’ le mani per attutire lo schianto.
La terra umida a contatto con il suo viso le stava dando una sensazione strana, tra il piacevole e il fastidioso. Si girò su se stessa, poggiandosi a terra con la schiena e rimase qualche secondo a guardare il cielo, nascosto dai rami degli alberi e dalle foglie ricadenti.
Chiuse un attimo gli occhi, immaginandosi che tutto quello non fosse mai accaduto: Klaus umano, il loro incontro nel locale, il cacciatore, il combattimento. Non riusciva ancora a crederci, lei, miss perfezione, la ragazza più dolce di Mystic Falls aveva appena spezzato il collo ad un uomo armato di paletti e verbena fino al collo: non sapeva che diavolo provare. Rimorso? Paura? Angioscia? O forse semplicemente aveva fatto quello che andava fatto? Avrebbe tanto voluto che Klaus non fosse ritornato umano: in quel modo sarebbe stato lui a fare il lavoro sporco, lui avrebbe ucciso prudentemente il cacciatore senza nessun rimpianto. L’Originale era sicuramente abituato più di lei a quel genere di cose. Chissà se anche lui dopo ogni omicidio, dopo ogni morte insensata che aveva provocato solo per raggiungere i suoi scopi, si sentiva così frastornato, così perso. Poteva un essere come lui provare quelle cose?
Avrebbe dovuto chiamare sua madre, forse avrebbe dovuto avvisare Liz di quello che era successo. Avrebbero dovuto motivare prima o poi tutto quel caos e scempio al Mystic Grill e forse la morte di Connor non poteva essere insabbiata. Fece un lungo respiro e poi aprì gli occhi, ma ciò che si ritrovò davanti fu incredibile.
Connor la stava guardando dall’alto, con gli occhi spalancati e iniettati di sangue. Senza darle nemmeno il tempo di reagire le mise una mano alla gola e la sollevò senza sforzo, facendo molta pressione sulla carotide della ragazza. Caroline gemette per il dolore, non riusciva a respirare e la mano del cacciatore era più salda e ferma del previsto.
-Ma com’è possibile?- riuscì a dire la vampira con voce strozzata –Tu sei…-
-Morto?!- concluse il nero stringendo ancora di più. –E lo sono- aggiunse con cattiveria, sbattendo Caroline contro il tronco di un albero.
-Tu mi hai ucciso a mani nude- le urlò contro il cacciatore. –Mi hai spezzato il collo senza nessuna esitazione! Per difendere quella feccia!- continuò ad urlare.
Il legno contro la schiena di Caroline iniziò a far male. La bionda cercò di liberarsi ma Connor non desistette.
-Elena!- urlò allora Caroline per chiedere aiuto all’amica. Il cacciatore le aveva sferrato un calcio nello stomaco che l’aveva fatta cadere sulle sue ginocchia.
-Non verrà nessuno ad aiutarti, puttana!- le gridò l’uomo spezzando un ramo più basso dall’albero e conficcandolo in pieno petto della vampira.
Caroline si sentì morire. Riuscì a sentire il legno nella sua carne, tra i suoi polmoni, vicino il suo cuore. Respirare le faceva male, l’aria le bruciava nell’esofago e sentì le forze abbandonarla. Chiuse gli occhi, temendo il peggio, ma quando li riaprì di nuovo si ritrovò sola, nel bel mezzo della foresta, con la schiena appoggiata ad un albero. Istintivamente si portò le mani al petto per cercare di estrarre il ramo, ma con suo immenso stupore notò che non c’era nessun ramo conficcato nel petto. Si guardò intorno stupita e confusa e non vide nessuno, si controllò la maglia e vide che non c’era nulla. Anche respirare non le faceva più male ma le ritornò ad essere naturale.
-Caroline!- esclamò Elena dopo che l’ebbe intravista tra gli alberi. A velocità vampiresca la ragazza si catapultò dall’amica e l’aiutò ad alzarsi.
-Stai bene?- continuò la mora spostandole i capelli dal viso.
Caroline si ritrasse spaventata appoggiandosi all’albero. –Io…non lo so- disse a voce bassa, continuando a guardarsi attorno alla ricerca di Connor. Come diavolo era potuto succedere? Era un’allucinazione? Eppure le era sembrata così vera.
Si portò le mani tra i capelli e se li spostò dal viso. Quella situazione non esisteva né in cielo né in terra.
-Caroline, ti senti bene?- le domandò con più insistenza Elena guardando la brutta c’era dell’amica. Le prese un polso per aiutarla, ma la mente della bionda elaborò un’altra scena.
Caroline vide Elena stringerle di forza un polso e trasformarsi in vampiro, anche lei le aveva messo le mani alla gola e stava continuando ad urlare contro.
-Sei un’assassina! Un’assassina! Esattamente come lui! Esattamente come Klaus!- urlò ancora con i canini digrignati.
-Non è vero!- disse Caroline scoppiando a piangere –Non sono come lui! Ci stava per ammazzare, dovevo difendermi!- continuò, cadendo sulle ginocchia e prendendosi il viso tra le mani nascondendo le lacrime. –Non sono un’assassina…- continuò a dire tra un singhiozzo e l’altro.
-Caroline! Guardami Caroline!- le fece Elena dandole uno scossone. -Hai fatto la cosa necessaria, vi avrebbe ucciso! Entrambi!-
La bionda alzò il viso a guardare l’amica. Che diavolo le stava succedendo? Stava impazzendo? Un momento prima Elena le stava urlando contro e ora la stava giustificando?
Improvvisamente si sentì uno squillo di cellulare. Elena sentì la tasca vibrare e si alzò un attimo a rispondere.
-Stefan ho trovato Caroline!- fu la prima cosa che disse.
-Ascoltami bene Elena, sta’ lontano da lei. Stiamo arrivando-
-Cosa?- chiese incredula alle parole del vampiro.
-Sì, hai capito bene. E’ una faccenda seria, Elena. E’ pericoloso-
-Stefan, vuoi dirmi che diavolo succede?- fece con più insistenza la ragazza che iniziava a spaventarsi. Caroline era di fronte a lei ancora inginocchiata a terra e poteva chiaramente sentirla piangere.
-Esiste una maledizione per chi uccide un cacciatore. Caroline avrà delle allucinazioni fino a quando Connor non verrà sostituito con un altro. Devi stare lontano da lei, ok? Stiamo arrivando.-
-Stefan, io non la lascio qui da sola, è in uno stato pessimo!- ribattè Elena dando un attimo le spalle a Caroline.
-Oh, va bene. Ma stai attenta!-
Elena chiuse la chiamata e si girò di nuovo per far rialzare Caroline, ma quando guardò nel punto in cui la ragazza avrebbe dovuto trovarsi, le si gelò il sangue. La vampira era sparita.
 
 
Caroline aveva continuato a correre e si era addentrata maggiormente nel bosco. Era riuscita a seminare Elena e adesso si trovava in mezzo agli alberi, completamente sola, con la luce del sole che leggera filtrava dagli spazi creati dai rami e dalle foglie.
Sentì una voce familiare alle sue spalle, una voce che desiderava sentire sempre nei momenti di difficoltà.
-Mamma!- esclamò gettandosi tra le sue braccia, senza chiedersi al momento cosa ci facesse Liz Forbes in mezzo ai boschi, così all’improvviso.
-Oh, Care, che diavolo hai combinato?- le disse rimproverandola lo sceriffo, scrollandosela di dosso.
-Mi dispiace! Mi dispiace!- continuò a dire Caroline tra le lacrime, ormai sull’orlo di una crisi isterica.
-Andrai in prigione, lo sai? Non posso insabbiare un’altra morte causata da te e dai tuoi amichetti! Caroline, che cosa sei diventata? Sei un mostro!- commentò con cattiveria la donna, che ora aveva messo una mano alla cintura d’armi e aveva impugnato la pistola.
Caroline la guardò con gli occhi spalancati: sua madre le stava palesemente puntando una pistola contro.
-Mamma che stai facendo? Sono io! Tua figlia!- le urlò la bionda. Non poteva essere vero. Era un incubo, un bruttissimo incubo. Sua madre non poteva ritornare a dirle le cattiverie degli anni passati quando scoprì della sua condizione sovrannaturale, non poteva farla sentire di nuovo in quella maniera, maledettamente insicura e inadatta, sporca e soprattutto, come lei stessa l’aveva definita, un mostro.
-Mi spiace Caroline, ma la mia bambina è morta tanto tempo fa- ribattè Liz e senza battere ciglio, premette innumerevoli volte il grilletto.
La vampira venne trapassata da cinque proiettili e ritornò a sentire il bruciore delle ferite d’arma da fuoco, così penetranti e lancinanti.
-Mamma, basta ti prego!- urlò allora Caroline portandosi con le mani avanti, per convincere sua madre a gettare via la pistola.
Improvvisamente Liz Forbes si accasciò a terra emettendo un tondo sordo.
Caroline guardò il corpo di sua madre giacere a terra con gli occhi sgranati e non riuscì a trattenere un urlo di disperazione. Connor era riapparso e senza nemmeno  battere ciglio, senza il minimo risentimento, aveva spezzato il collo allo sceriffo che allora guardava la figlia con occhi spalancati, ma senza vita.
-No!- urlò la ragazza, gettandosi a terra, cercando di combattere contro se stessa, cercando di non pensare ai proiettili che aveva nel corpo.
-E’ così che mi hai ucciso! E’ esattamente così!- le urlò contro Connor prendendola per le spalle e sbattendola a terra. –E adesso io ti torturerò, ti entrerò nella testa, fino a quando non ne potrai più e l’unica via d’uscita che vedrai, sarà quella di ficcarti un paletto nel cuore tu stessa, o peggio, di strapparti il cuore con le tue stesse mani- le sussurrò con cattiveria inquietante il cacciatore.
Caroline trattenne un gemito di dolore. Sentì penetrare dentro una ferita d’arma da fuoco il pollice di Connor, il quale  lentamente stava facendo scivolare il suo dito dentro di lei, torturandola sadicamente.
Quando il pollice penetrò così a fondo da riuscire a toccarle un organo interno, la vampira non riuscì a trattenere più il dolore.
-Basta! Basta! Ti prego!- urlò piangendo.
-Oh, tesoro, abbiamo appena cominciato!- esclamò Connor con gli occhi che brillavano per l’eccitazione di quella tortura. –Fammi vedere quanto resisti- aggiunse con voce roca, togliendo il dito da dentro la ferita di Caroline.
La vampira sospirò per il dolore. Avrebbe voluto reagire, ma era letteralmente bloccata da chissà quale forza.
-Non è vero. E’ solo un’allucinazione- iniziò a ripetersi per farsi forza e non cedere al dolore. Al diavolo che non era vero, pensò. Faceva male da morire.
-Tu credi?- domandò meschino Connor sentendola. –Vediamo questo quanto ti sembra un’allucinazione!-
Il cacciatore premette con così tanta forza sullo sterno della ragazza, che quest’ultima sentì le ossa fracassarsi sotto il suo peso. Le urla le si mozzarono in gola, tanto era il dolore. Connor si stava dimostrando un vero e proprio sadico psicopatico e per finire in bellezza il lavoro che aveva iniziato, uscì dalla tasca un coltellino, e senza essere troppo gentile, lo fece affondare al centro del petto della ragazza. Con un movimento lento e subdolo, introdusse una mano nell’apertura e iniziò a vagare tra i suoi organi alla ricerca del cuore.
Caroline non aveva mai provato tanto dolore, era così forte che le sembrava  sentire il petto in fiamme. Le faceva male la testa, il petto era indolenzito e i polmoni le bruciarono, ma quando credette di aver provato l’apice del dolore che una creatura vivente potesse mai provare, Connor, limitato dalle sue costole e dai suoi organi interni, trovò il suo cuore.
La ragazza smise di respirare. Il cacciatore le teneva stretto il cuore tra la mano e non faceva che stringere la presa, facendola collassare.
-Avanti, supplicami- le sussurrò Connor all’orecchio, eccitato da quella situazione.
Caroline non riusciva a parlare, il suo corpo stava lentamente cedendo. Sentiva la mano di Connor avvolta al suo cuore, sentiva le fiamme dentro il petto e il sangue iniziare a confluire lentamente verso il resto del suo corpo.
-Supplicami!- Urlò Connor con una rabbia quasi fierina.
-Uccidimi- riuscì a dire Caroline. –Uccidimi- ripetè ripensando alla sua breve vita, alla sua famiglia, ai suoi amici, a sua madre morta a pochi passi da lei. Ripensò a Tyler, ripensò anche a Klaus, magari lui poteva essere redento se solo avesse voluto.
Il cacciatore incurvò le labbra in un sorriso che alla vista offuscata della vampira, sembrò solo un ghigno inquietante.
-Come desideri- disse soddisfatto, stringendo maggiormente il cuore della ragazza e strappandoglielo fuori dal petto. 

 
***
Ed eccomi ritornata anche con questa storia, lo so non ho giustificazioni per i lunghi mesi di assenza, ma l'università riesce a succhiarti tutto il tempo libero D: 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un po' sadico lo so, ma TVD ci piace anche per questo!
Recensite e fatemi sapere che ne pensate!!!
p.s. ringrazio la MAREA di gente che ha inserito la storia tre le preferite e le seguite, siete tantissimi! A proposito, correte a leggere la mia nuova fan fiction Klaroline appena pubblicata!

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