Amica.

di anotherlivingpoet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amica. ***
Capitolo 2: *** Il Pranzo. ***
Capitolo 3: *** Polizia ***
Capitolo 4: *** Addie's Story ***
Capitolo 5: *** Roddie. ***
Capitolo 6: *** Cinema. ***
Capitolo 7: *** Colpe. ***
Capitolo 8: *** Finale. ***



Capitolo 1
*** Amica. ***



 
Amica.





Drin!
Chi diavolo può essere a quest'ora?
Drin! Driiin! Driiiiiiiiin!
«Arrivo, arrivo!» urlo da sotto il piumone.
Con solo i boxer indosso, apro la porta di casa.
A suonare il campanello è stata una ragazza.
Capelli lunghi e castani, occhialoni da sole nonostante sia nuvoloso, viso allungato ma armonioso.
Carina.
«Pacco per lei. È Robert Sheehan?» mi chiede annoiata.
«In persona!»esclamo.
Firmo sul foglio che mi porge, prendo il mio pacco contente la prima versione dell'intera saga del Signore Degli Anelli (oh, il mio lato nerd!)
e mentre la ragazza se ne sta torndando sul camion, domando:
«Ehy! Sei libera stasera?»
Lei si ferma, mi guarda divertita e sorride.
«Sono lesbica.»
Oh.
Fa per andarsene di nuovo, quando dico: «L'invito non è ritirato. Allora, sei libera o no?»
Sembra sorpresa. 
Impercettibilmente annuisce.
«Dove?» chiede.
«Al The Roxy, 3 Rathbone Place. Alle 21.00, precisa, eh!»
Salutai con un gesto della mano e tornai in casa.
Mi mancava, un'amica.
Un'amica vera.
Una con cui puoi parlare di tutto, a cui non importa chi sei ma come sei.
A cui non importa quanti soldi prendi a fine mese.
A cui non importa essere scambiata dai tabloid per una nuova ragazza.
Bhe, in realtà, non l'ho proprio mai avuta, un'amica vera.
Uscito con giacca al braccio, cammino fino al The Roxy.
«Hey!» la saluto.
«Ciao.» sorride.
Ci sediamo ad un tavolino piuttosto appartato e ordiniamo due birre.
«Mi sono accorto ora che non so il tuo nome!» esclamo.
«No, è vero.» concorda, appoggiandosi al tavolo con i gomiti.
«Dai, non farti pregare, come ti chiami?» ridacchio, sorseggiando la birra, che era arrivata ad entrambi.
«Addie.»
«Addie? È carino.»
«Grazie, ma io lo odio.» dicendolo, fa una smorfia.
«Perché?» chiedo incuriosato.
«Mi sembra un nome stupido e da bamboletta. Avrei voluto un nome figo, come Jenna. Jenna spacca i culi!» è talmente ispirata mentre lo dice che scoppio a ridere.
Si finge un attimo offesa, poi comincia a ridere con me.
«Jenna, eh? Robert mi sembra un nome troppo serio per me, invece.» le rivelo, asciugandomi le lacrime.
«Ma almeno puoi abbreviarlo in Robbie!» 
Continuiamo a parlare di nomi e non solo per un po'.
A fine serata, ci scambiamo i numeri.
Sì, penso proprio di aver trovato un'amica.


Hush Just Stop.
Buongiorno o buonasera, dipende da voi.
salve cari, non mi dilungo troppo, solo che era tipo da ieri sera che volevo buttarla giù, ed eccola qua.
Questa è un mio personale tributo all'amicizia.
Parabatai, sentiti toccata v.v
Okay, scherzi a parte.
Volevo pubblicare anche una trama su un ipotetico film di emma watson per un contest, ma non so se lo farò.
se lo faccio, di sicuro non oggi.
perciò: stay tuned and add me on favorite artist! (?)
me ne vado, 
adiosssss.


ps. dopodomani parto quindi, se non scrivo nulla di nuovo, eccovi il perché C:
pps. il 'The Roxy' esiste veramente (o almeno fino al 2009/2010) e trovate la scheda tecnica (?) qui, che è dove ho scelto il locale io e.e 

http://www.tripadvisor.it/ShowTopic-g186338-i17-k2560529-Locali_cool_trendy_in_London-London_England.html !

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Capitolo 2
*** Il Pranzo. ***



Il Pranzo





«Rispondi Addie... dai....» sussurro al telefono mentre provo, inutilmente, di chiamare Addie.
Alle fine le lascio un messaggio in segreteria, chiedendole se vuole mangiare con il sottoscritto.
«Sheehan» mi chiama dopo circa cinque minuti.
«Evans» le rispondo, stando al gioco. 
«Cavolo Sheehan, se non ti rispondo c'è un perché: stavo cercando di rimorchiare una» mi spiega.
«Cavolo Evans, se ti chiamo c'è un perché: mangi con me a pranzo? Ho fame e sto preparando una cosuccia che mangiarla da soli è un peccato...»
Sento Addie pensarci un po' su, dall'altra parte della cornetta.
«Okay, da te tra cinque minuti.»
Mi affretto per far apparire casa più in ordine possibile, ma non troppo.
Ormai Addie è stata qui così tante volte che sa quando è troppo pulita per i miei standard.
L'unica cosa che è pulitissima, è la cucina.
Ci tengo in modo particolare.
Apparecchiando la tavola, sento un leggero odore di bruciato.
Imprecando tra me e me, vado a controllare l'arrosto all'italiana nel forno.
È salvo.
Le patate tagliate a mano un po' meno, ma bruciacchiate le trovo favolose.
Quella dell'arrosto all'italiana è una delle ricette che non ho mai sperimentato con Addie, 
e lei è la mia assaggiatrice fidata.
Ne rubo una o due ed il campanello suona.
Corro ad aprirle la porta e le sorrido.
Ormai è poco più di un mese che ci sentiamo.
È un'amica fantastica.
Appena mi vede, però, scoppia a ridere.
Be'... è diretta.
Un'altra cosa che apprezzo di lei.
E poi, se c'è qualcuno con cui posso giocare senza che se la prenda, 
be', è lei.
Mi fingo offeso.
«Ehy, che ti prende?»
La faccio entrare, ma lei ancora ride.
Si sta asciugando le lacrime e tenendo la pancia, quando domanda.
«Che ti sei messo addosso?»
Ah.
Ecco perché ride.
«Questa è una tutina da Chef, direttamente dalla Francia, plebea!» la prendo in giro.
In effetti, adoro questa tutina.
Sapendo del mio amore per la cucina, me l'ha regalata Jemima1, direttamente da Parigi.
«No... è che... il cappello.... è.... rosa.» non riesce proprio a smettere di ridere.
«Ma che dici? Sei daltonica per caso?»
Mi sfila il cappello e me lo fa vedere.
È davvero rosa.
Merda.
L'ultima persona che l'ha vista e toccata è stata Iwan2, quando avevamo fatto quella festa.
Doveva averlo trovato uno scherzo molto divertente.
Ma come ho fatto a non rendermene conto?
«Robbie dai, ho fame! Mi fai mangiare sì o no?» mi chiede ancora sorridendo.
«Solo se mi prometti di non colorarmi i guanti di fucsia.» e gli tiro il naso,
in quello strano modo che uso solo con lei.
La faccio accomodare con la vecchia battuta "Prima gli anziani".
Che poi non è vero perché ho tre anni più di lei, ma sono dettagli.
«Spero che tu non mi abbia avvelenato l'arrosto» mi fa Addie in tutta risposta.
Ribatto con un fiacco «Simpatica la ragazza...» con una piccola smorfia.
In realtà quando ci scontriamo così mi piace farla vincere.
CI ingozziamo come due maiali e a volte ci stiamo anche per strozzare, tanto ridiamo.
Dopo pranzo, con la promessa di uscire sul tardi per una birra, 
ci stendiamo sul divano, Addie sul mio grempo mentre le accarezzo i capelli.
«Alla fine hai rimorchiato quella?» domando incuriosito.
«No... cioé... avrei potuto... ma non mi sento ancora abbastanza bene.»
Capisco al volo a cosa (o meglio CHI) si riferisce.
Ci raccontiamo un po' di battute squallide in una gara a chi le fa più penose.
Ovviamente vinco io.
«Stai cercando dei dadi da cucina al supermercato. Il mistero dei dadi scomparsi. Giochiamo?»
quando dico questa battuta, Addie mi guarda.
Veramente, mi sta fissando.
È da un po' che non dice nulla.
Si limita a guardarmi.
Quando le impongo di dire qualcosa mi domanda:
«Ti diverti ad alzarmi l'istinto suicida? Perché dopo questa mi voglio far investire da un tir.»
Ribatto che non è così male.
È solo una questione di prospettive.
Allora lei attacca con questa:
«Hai una fame da lupi. Così fame, che ti mangeresti anche il tuo e-book reader. Be', sempre se hai fame di conoscenza.»
E dato che io rido alle battute di merda, mi lacrimano gli occhi per le risate.
Dopo un po', siamo arrivati engtrambi al "punto di non ritorno", 
ovvero quello che se continui a sparare battute squallide ti suicidi.
Cerco di parlarle un altro po', ma comincia a mugugnare,
e capisco che si sta addormentando.
Lo fa sempre.
Continuo a coccolarla,
mentre lo stereo che avevo acceso prima che venisse continua a suonare,
mentre io sto per raggiungere Addie nel mondo dei sogni.



Hush Just Stop.
chiariamo una cosa.
Io non volevo scriverla.
È venuta in mente da sola.
Dato che sono ministorielle a parte può darsi che è finito qua oppure continuo. 
Non lo so.
Come non so neppure se a Robert piace cucinare.
Era un particolare carino e l'ho aggiunto.
Ah! Non dimentichiamo l'arrosto all'italiana.
Se la ricetta esiste davvero, sono una geniaccia.
L'ho inventato.
Anche questo.
FUCK YEAH!

1: Jemima West, co-protagonista e interprete di Isabelle Lightwood ne: 'Shadowhunters The Mortal Instruments City Of Bones'. Attrice inglese naturalizzata francese.
2Iwan Rheon, co-protagonista e interprete di Simon Bellamy nella serie televisiva inglese 'Misfits'. Attore inglese.

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Capitolo 3
*** Polizia ***



Polizia





Passo in  rassegna le ragazze nella sala.
Carina. Carina. Cessa. Strafiga.
Bastano cinque minuti.
Rimorchiata.
Siamo al secondo giro di drink che sento il mio telefono vibrare, 
così mi allontano dove il rumore è meno assordante.
«Addie!» la saluto.
«Rob, sono dalla polizia. Scusa se ti disturbo... ma verresti?»
In poco sono fuori dal locale.
Fortuna che reggo bene l'alcol, sono praticamente lucido.
Al diavolo la ragazza.
Arrivato alla stazione, trovo Addie seduta, la testa sorretta dalle braccia, posate sulle cosce.
«Ad.» la chiamo.
Alza la testa, e appena mi mette a fuoco si fionda tra le mie braccia.
La stringo forte, come lei stringe me.
«Tutto bene?» le sussurro.
«Sì. Ora sì.»
«Adelaide Sophie Evans?» la riprende un poliziotto di colore.
«Ehy, chi è questo? È il tuo ragazzo?» fa burbero.
Addie fa cenno di no, spiegandogli che sono solo il suo migliore amico.
«Sì... certo...» il signore ci guarda come a dire: "Io la so lunga"
«Senta, sono lesbica, ok? Ha qualcosa contro noi lesbiche?» sbotta.
Nonostante la situazione, rido.
Il poliziotto sembra interdetto.
«Venga, ad ogni modo.» quando si è ripreso le indica una stanzetta.
Le strizzo la mano con fare incoraggiante ad Addie, poi la lascio andare.
Una volta uscita, dopo circa mezz'ora, le metto la mia giacca (che le sta due volte) e usciamo.
Il freddo di Londra è pungente, così la stringo a me.
«Andiamo a casa.»
Arrivati, la faccio cambiare, tanto da me ha sempre vestiti di ricambio, e si infila a letto.
Poco dopo la raggiungo, e la stringo nuovamente a me, in modo da avere la sua schiena sul mio petto.
È irrequieta, lo sento.
«Stavo per morire.» sussurra.
«Cosa è successo?»
«Ero ad un rave party, ma non ero ubriaca. Dovevo guidare; stavamo andando via, il posto non era un granché. D'improvviso, una macchina ci viene incontro. Ma non si ferma. Non rallenta. Avevo paura, capisci? Ma spingo tutti fuori la portata della vettura, tranne me stessa. Una ragazza mi tira via in tempo. La macchina si schianta, ma quella ragazza mi ha lasciato della coca nella mano. Fortunatamente il poliziotto era già lì, quindi ha visto che ero innocente...» scoppia a piangere.
La cullo per un po', ma c'è altro sotto. 
La mia Addie non avrebbe reagito così ad una cosa del genere: sarebbe scoppiata a ridere.
«Chi era la ragazza, Ad?»
«Sembrava... mia sorella.» sussurra pianissimo, quasi non la sento.
Trasalisco.
«Addie, ma tua sorella...»
«È morta, lo so.» mi interrompe, secca. 
«Ho solo detto che sembrava...» ribatte dopo poco.
È ancora scossa dal pianto.
«Vuoi una camomilla?»
«Voglio essere abbracciata.»
Faccio quanto richiesto, stringendola forte.
Voglio che sappia che ci sono.
Potrò essere la sua ancora in mezzo al mare.

Le asciugo anche le lacrime.
Sono l'unica persona che le resta.



©


Hush Just Stop.
salve carissimi.
ce l'ho fatta yay
spero che il capitolo vi piaccia, perché è molto... sentito.
vi faccio una domanda, a cui mi piacerebbe rispondeste nelle recensioni.
Anche se dovessi andare contro la trama principale della storia, vi piacerebbe che diventasse una Roddie (Robbie/Addie)?
Insomma... li volete insieme?
La maggioranza decide e.e
Vorrei anche postarvi la storia di Addie, della sua vita, perché è bellissima.
La metterò come capitolo. 
Non so quando, però.
Presto, sicuramente.
See ya soon guys!
gretchen.

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Capitolo 4
*** Addie's Story ***



Addie's Story




Addie aveva una sorella, 
e la sua era una famigliola felice che viveva tranquilla.
Per un incidente i genitori sono morti, 
così Addie e la sorella Joy sono andate in uno orfanotrofio.
Le condizioni in cui vivevano erano pessime.
Dopo qualche anno, Addie ne aveva circa quattordici-quindici e Joy undici, questa impazzisce dal dolore della perdita e per la mancanza di affetto materno.
Viene trovata morta nella loro stanza, 
e Addie viene adottata così da numerose famiglie: gente buona e affettuosa, 
ma Addie, non più abituata a tutto questo c, non riesce a stare con una famiglia per più di due settimane.
Era un caso molto difficile.
Nel frattempo, Addie doveva anche applicarsi nello studio e doveva fare i conti con gli scherni dei compagni di scuola,
che non erano mai gli stessi.
Appena maggiorenne, volta le spalle al passato e cerca una nuova vita, in tutto.
E poi incontra Robbie, e da lì la storia la conosciamo tutti.



Hush Just Stop
ehy, oggi è la seconda cosa che posto O:
la prima è una flashfic su emma watson, che trovate qui.
spero che la storia di Addie vi sia piaciuta, anche se è un po' triste çç
tutto frutto della mia mente malata lol
sperando in un parere, 
gretchen.

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Capitolo 5
*** Roddie. ***



Roddie




«Ti prego Rob! Dai andiamo!!» comincia a piagnucolare Addie.
Si aggrappa al mio braccio, facendomi gli occhi dolci.
Dopo un po' cedo.
Non so proprio dirle di no.
Da quando sono diventato il suo "garante dell'incolumità" ci sono state volte in cui avrei voluto ucciderla.
Non se ne rende conto, ma è davvero squilibrata.
Forse, lo so da sempre.
Ma non che questo suo lato mi dia fastidio, anzi.
La passo a prendere verso le due, tutta praticamente nuda.
Insomma, un paio di shorts troppo "shorts" e un top scollato.
Non ce n'è bisogno, no?
«Addie!» la sgrido.
Sbuffando, mi chiede che voglio.
«Sei nuda!» urlo.
«Come se te ne importasse, Robert.»
Il bello è che a me importa...
Stavolta sbuffo io.
«Andiamo, sbrigati.» faccio io, freddo.
Fatto come le ho ordinato, sta zitta.
Strano.
Addie non sta mai zitta.
«Ad, che hai?» sono ancora arrabbiato, quindi cerco di mantenere un po' di contegno.
«Nulla...» divaga.
«Se tu non avessi nulla, parleresti. Tu parli Sempre.»
«Beh, se il mio migliore non mi desse addosso per aver messo solo degli shorts e un top... Starei sicuramente meglio!» il suo tono rasenta la rabbia.
«Diamine Ad! Io lo faccio per te! Puoi essere la lesbica più lesbicamente lesbica di questo mondo, ma attirerai sempre sguardi maschili!» sbotto.
«E allora? Qual è il tuo problema con questo?» davvero non capisce?
«Lascia stare.»
«No, dimmelo.» insiste.
Non siamo neanche partiti.
Siamo ancora fermi davanti casa sua.
«Scendi.» faccio secco.
«Cos... Perché?» è incredula.
Dato che non accenna a muoversi, scendo dalla macchina.
La vedo guardarmi mentre vado verso la sua portiera.
La faccio scendere con un gesto secco.
«Ma si può sapere che ti...» comincia.
Le prendo una mano, la faccio scendere e chiudo la portiera, appoggiandocela contro.
«Rob mi stai spave -  non la faccio finire.
La bacio.
Dio, finalmente.
Le accarezzo il viso, con una mano.
Mi guarda sconvolta,
e io mi rendo conto di cosa ho fatto.
Indietreggio.
Ma che diamine ho per la testa?
«Io... Ad... Tu... Tu sei...» boccheggio.
Lei cerca di prendere fiato. 
È sull'orlo delle lacrime.
«Io sono perdutamente, irrimediabilmente e fottutamente innamorata di te, Robbie.»
Spalanca le braccia, davanti a me, che sono sotto shock.
«No, tu... » non riesco neanche a parlare.
«Io... Non mi è mai piaciuto un ragazzo, non sapevo come comportarmi... Poi... L'amicizia...» mi guarda, e non so 
decifrare il suo sguardo.
Resto immobile per un po'.
Mi avvicino lentamente.
«Quindi... Se io mi avvicino.... A te va bene?» chiedo piano.
Un sorriso e un "Mh" mi lasciano intendere la risposta.
Siamo a pochi centimetri di distanza ormai.
Delicatamente, con le mani le prendo i fianchi.
Sento le sue che mi circondano la vita.
Con altrettanta tenerezza, come se fossimo fatti entrambi di carta,
le lascio mille piccoli baci dall'orecchio alla mascella, fino a giungere alla bocca,
che, come un uomo nel deserto desidera l'acqua, era lì, ad aspettare la mia.
Non mi sembra vero.
Probabilmente sono in un sogno.
«Addie?»
«Sì?»
«Ti amo, da quando hai riso di me perché avevo quella tutina da chef rosa.»
Ridacchia sul mio collo.
«Anche io Rob, anche io.»
E giuro, potreste sentire il mio cuore battere da chilometri.





Hush Just Stop.
bene, ora siete contenti, immagino.
bhe... lo sono anche io *gongola*
no, seria, se è venuto uno schifo: nella mia testa era meglio, sorratemi.
se è venuto bene: okay, meglio.
non ci crederete, ma è stato difficilissimo scrivere 'sta cosetta D:
però vorrei sapere la vostra in una recensione magari, che ne dite? *sguardo tenero*
ciauu♥
gretchen.

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Capitolo 6
*** Cinema. ***



Cinema.




Passo a prendere Addie sotto casa.
Le ho detto di vestirsi comoda, niente ristoranti.
Sì, perché Addie non è la tipa da portare al ristorante per ammaliarla.
Addie è la tipa che porta te al ristorante, anche solo per ricordarti chi è che comanda.
Ma a me va bene, anzi, mi diverte.
Suono al portone, perché, anche se ho le chiavi, non entrerei senza autorizzazione, stasera sopratutto.
«Scendi?» chiesi attraverso il citofono.
«Mi fai prendere i documenti o no?» Addie è anche questo.
Acida come una zitella, a volte le succede, ma mai senza motivo.
Avrà litigato con il capo.
Meglio non chiederlo.
Quando scende, mi sorride e mi saluta con un bacio.
Le apro la portiera dell'auto.
La stessa, ovviamente, di qualche settimana fa.
Penso che non la venderò mai.
«Allora, dove andiamo?» chiede prendendo posto.
«Sorpreeeeesa!»
«Rob, ti amo e lo sai, ma a volte sei più stupido del mio pesce rosso.» ha l'aria rassegnata.
E... aspetta, ma lei non ha un pesce rosso!
«Perché?»
«L'unica strada che porta al cinema è esattamente questa. Stupida, al contrario di te, non sono.» e mi schiocca un bacio 
sulla guancia.
"Stupida, al contrario di te, non sono." La scimmiotto nella mia testa.
Però ha ragione.
Ci ha azzeccato.
«Cinema, Robbie, cinema?» scoppia a ridere.
«È tremendamente... Cliché.»
«Un cliché, eh?»
«Sì, e poi... Non posso andare al cinema con il mio ragazzo attore.»
Alle parole "mio ragazzo" sorrido.
«Perché no?» chiedo.
«Te l'ho detto, sei un attore. Io però direi anche sordo» conclude.
Fortuna che siamo vicini ad un semaforo.
«Non c'entra nulla, come pensi che mi sia venuta l'ispirazione teatrale? Leggendo?»
Finge di pensarci su, poi rinuncia e non dice quello che mi aspettavo.
Risponde sì.
«Certo, perché volevi interpretare i tuoi personaggi preferiti!» sbotta esasperata.
Le sembra ovvio, a quanto pare.
«Apri il vano portaoggetti davanti a te.» le consiglio accompagnando la frase con un gesto delle mani.
«Perché?»
«Avanti, caliamoci nei personaggi. Prendi "Romeo e Giulietta".»
Addie apre la bocca.
«Non mi dire che te lo porti sempre dietro!»
«Perché no? Amleto, Romeo e Giulietta e Molto Rumore per Nulla sono le mie opere preferite, ovvio che le porto dietro!»1
Addie mi guarda sconvolta.
Ma non dovrebbe essere normale?
«Sto leggendo la domanda sul tuo viso Rob, e no, non lo è!»
«Adelaide, sei una vergogna per l'Inghilterra! Come puoi non avere sempre con te una piccola copia di un'opera 
Shakespeariana?» 
«Precisamente, sono mezza spagnola.» 
«Non far la sofisticata con me, Soph. Io sono irlandese.»
«Sei deciso a dire tutti i miei nomi tranne quello che uso di solito, vero?» 
Annuisco.
«Rob, dobbiamo parlare di un argomento serio.» mi interrompe.
Che avrò combinato?
Le faccio cenno di continuare.
«Come faremo a nasconderci?» sembrava sinceramente preoccupata. 
«Dobbiamo per forza?» tento di persuaderla, debolmente, devo riconoscerlo.
«Sì! Soprattutto ora che i tabloid ti stanno così addosso! Tra poco comincerai la pubblicizzazione di "City Of Bones" e 
dove sarò io? Non posso e non voglio venire, perderei il lavoro, e non posso. Ma vorrei anche starti vicino...»
La mia piccola...
Mali estremi, estremi rimedi...
«Forse, potresti restare a Londra. Oppure chiediamo a chi organizza il tutto un permesso da presentare alla Royal Mail 
per non farti perdere il lavoro accompagnandomi nella pubblicizzazione. Vorrei proprio vederle con te quelle città...»
Addie sembrava commossa.
«Permesso? L'unica cosa che convincerebbe la Royal Mail sono i soldi...- sospira piano -che io non ho.»
Dice, proprio nello stesso momento in cui dico: «Che io ho.»
Addie mi guarda come se le avessi detto che è bionda e con gli occhi azzurri, ovvero un assurdità.
«Robert Michael Sheehan, se lo fai, non mi vedrai più.» mi sta trafiggendo con gli occhi.
Aio.
«E ora, ti prego, andiamo a mangiare? Ho fame!» ecco a voi Addie, distruttrice di piani dal 1993.
Sospiro.
Che battaglia persa....

1: non ho la minima idea se Robert legga effettivamente Shakespeare o no, questo particolare è frutto della mia fantasia. 


Hush Just Stop.
zao amori
allora, scrivere ma soprattutto postare mi è mancato da morire.
Ma capitemi, è iniziato il liceo e ho una, seppur minima, vita sociale!
anyway, sappiate che ho in mente qualcosa di grande!
sto assemblando i pezzi, piano piano, e non voglio rivelarvi nulla.
Vi dico solo che nel mezzo della lezione d'italiano mi è presa l'ispirazione e stavo tremando, dato che non potevo 
scrivere. 
Poor me. çç
Scusatemi se è finito alla cavolo ma non sapevo più che scrivere D:
A presto (spero, magari con un mini versetto scritto durante l'intervallo),
gretchen.

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Capitolo 7
*** Colpe. ***


Spazio autrice! (Hush Just Stop)
Salve carissimi.
So già che mi ucciderete, perciò scrivo qui.
Scusatemi.♥
Era troppo tempo che non scrivevo angst, mi facevano male le mani lol
ma non è finita qua, non vi disperate u.u
e anche dopo la fine, non sarà veramente finita perché ci saranno i 'missing moments' so... yay.
la prima frase l'ho scritta giorni fa e circa mezz'oretta fa ecco qua tutta scritta :3
a presto (se rimango viva),
gretchen.


 

Colpe.





  «Si può sapere perché l'hai fatto?» la mia voce è dura.
«Io...» Addie tentenna.
«Come hai potuto? Dopo... Dopo tutto quello che ho fatto per te?» sospiro.
Sento che sono vicino alle lacrime.
Lei piange già.
Penso che la colpa sia di entrambi, alla fine.
Ma non capisco dove ho sbagliato.
Glielo chiedo.
«Tu.... Sei magnifico così, sono io che mi sono sempre sentita... Sbagliata. Rotta.» lo sapevo.
Evidentemente era finito il mio tempo per cercare di aggiustarla.
Non ero stato magnifico abbastanza.
Non potevo stare senza lei.
Ma non potevo stare neanche con lei.
«Era una ragazza?» fingo di essere indifferente.
Ma purtroppo, questa è la mia peggior interpretazione.
Singhiozza un sì.
È in piedi accanto al divano, io seduto.
«L'esperienza maschile non dev'esserti proprio piaciuta, eh?» sono cattivo.
Voglio essere cattivo.
Voglio farle sentire cosa provo io, ora.
Ed io provo delusione, dolore, rabbia.
«È meglio che tu vada.» non ho sbalzi di tonalità, cosa di cui vado momentaneamente fiero.
Addie prova a protestare, ma io mi metto le dita nei capelli, vicino le orecchie.
Non voglio sentirti.
È questo il mio messaggio.
E lo capisce.
Si avvia alla porta,
mentre io mi sento perso.



©

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Capitolo 8
*** Finale. ***




 
Finale




«Rob, lei è Arianne.» Addie, la mia Addie, sorride radiosa.
Non è più mia da un bel po', in realtà.
E mi manca.
Sorrido affabile, e stringo la mano di Arianne.
Dentro la mia stretta ci sono un sacco di cose non dette.
"Trattala bene, è una regina" penso.
Ed eccola qui, la sua nuova fidanzata.
Devo essere all'erta, costantemente, perché Addie lo capisce se sono triste,
e non posso rovinarle la serata.
Sono un attore, no?
E questa sera, fingo per lei.
Arianne è davvero dolce.
So che la tratterà bene, si vede da come la guarda.
Dopo tre anni, non mi è ancora passata.
Dubito che succederà mai.


 
Finale Alternativo 

(tanto lo so che preferirete questo u.u) 






«Daniel! Daniel! Non tirare i capelli a Rose! Robert, aiutami!» la voce di Addie mi riporta alla realtà.
Mi rigiro sul divano, grugnendo.
Devo essermi riaddormentato di nuovo in soggiorno, e ora i bambini devono andare a dormire.
«Daniel, non lo fare più» dico fiaccamente con la bocca coperta dal cuscino.
«Robert!» Addie caccia un urlo così forte che alla fine scatto da lei.
«Eccomi qua amore, hai bisogno di una mano?» la bacio, mentre la vedo sciogliersi.
Sono così ruffiano.
Almeno le scampo.
Quando si arrabbia... è peggio di una tigre.
Prendo la mia piccola Rose in braccio, coccolandola.
Da poco riesce a dire qualche parola.
«Papà!» mi guarda con i suoi occhioni uguali ai miei, battendo le manine cicciotte.
La amo.
Me la spupazzo un po', facendole venire il solletico, così ride.
E rido anche io.
Addie ha sgridato Daniel.
Ancora non ci credo che ha già quattro anni.
Mi sembrava ieri il giorno in cui conobbi Addie, invece sono ben nove anni.
Mettiamo i cuccioli a letto, e poco dopo entrambi dormono.
Addie si posa sul mio petto, e l'abbraccio, posandole un bacio sul collo.
«Quando devi partire?» mi chiede sussurrando.
«La prossima settimana...» sospiro.
«Allora sfruttiamo questa, che ne dici?» sul suo volto c'è un sorriso malizioso,
e mi scappa da ridere, mentre la tiro sul letto.
«Io dico che va bene.»





  Hush Just Stop.
*le scappa una lacrimuccia*
ed eccomi qua.
ho finito questa storia, che ha significato molto per me.
mi scuso se ho pubblicato così tardi.
spero di avervi soddisfatto perché.... bhe, il mio "lavoro" è anche questo.
spero che porterete come me questa storiella nel cuore.
ed è così, che io finisco di scrivere di Robert Sheehan.
a presto, cari miei.
vostra,

gretchen.

La fine non è che una nuova, grande avventura. 


 

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