Il Diario di un Killer

di h_Utopia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Cacciatore di Diavoli ***
Capitolo 2: *** Vittime ***
Capitolo 3: *** Diavolo in Paradiso ***



Capitolo 1
*** Il Cacciatore di Diavoli ***


Una volta parcheggiata l'auto, ci avvicinammo silenziosamente. Arrivammo dinanzi all'ingresso dell'abitazione, nascosti dai grandi cespugli che circondavano l'abitacolo.Il mio collega decise di sfondare la porta. All’interno non c'era nessuno. Era tutto in disordine. Tavoli e sedie rovesciate, quadri rotti,spazzatura e cianfrusaglie ovunque. L’unica cosa visibile in quel caos era un piccolo diario posto sulla mensola davanti l’ingresso.
 
18 settembre 1986
Maledetto diario,
ho deciso che da oggi ti userò. Continuo a trovare stupido un diario, ma tu fortunatamente non parli, quindi sono io a comandarti e tu non puoi replicare alle mie decisioni. Oggi quel cane di mio fratello ha buttato il mio aeroplano giocattolo giù da un ponte. Era il mio giocattolo preferito. Perché era l’unico regalo che i miei genitori mi hanno fatto in vita mia a parte te. Io mi sono precipitato al fiume nella speranza di ritrovarlo e intanto mentre correvo lo maledivo. Ma per il diavolo non l’ ho più ritrovato. Quel piccolo fiume inutile se lo era inghiottito nel suo letto. Giuro che mi vendicherò di quell’essere che da oggi non chiamerò più fratello maggiore.
 
19 settembre
Ripugnante obbrobrio ,
ho riflettuto bene e ho deciso di parlare gentilmente a mamma e a papà dell’accaduto. Mio fratello è un infame, mia madre una strega e su mio padre, che è appena uscito di prigione, non ho altro da aggiungere. Però è pur sempre la mia famiglia. Anche se vengo sfruttato e umiliato giorno dopo giorno come se fossi un cane bastonato ho deciso di agire secondo il sogno che ho fatto sta notte. Non starò qui a raccontartelo, dato che tu sei solo un ammasso di pagine e vali meno di zero, ma ti dirò solo che eravamo tutti in pace. Lo sfondo era tutto illuminato da una forte luce bianca e guardando verso il cielo potevi ammirare le fantastiche nuvole di mille forme diverse. E tutti ci abbracciavamo, mentre grandi uccelli bianchi ci giravano attorno cantando. Perciò pacificamente risolverò la questione.
 
20 settembre
Rivoltante, maledetto, orribile diario,
è andato tutto storto! Quei topi di fogna dei miei genitori mi hanno riso in faccia ridicolizzandomi come un poppante frignone. E quel diavolo di mio fratello, arrabbiatosi per aver detto quello che aveva fatto, mi ha picchiato e riempito il viso e il corpo di lividi. E come vuoi che sia andata a finire, inutile diario? E’ finita con una grossa risata da parte di tutti ! Giuro che mi vendicherò e saranno grossi guai per loro. Avrei voglia di strappare anche te solo per esser passato dalle mani di quella vedova nera di mia madre alle mie. Ma è ora di smetterla di scrivere ciò che penso senza poi realizzarlo. Presto tutti chiameranno mia madre, “ La Vedova Nera “
 
23 settembre
Orrendo diario,
scusa se ho impiegato un po’ di tempo per informarti sugli avvenimenti di questi giorni, ma tranquillo tutto è andato come previsto. Nel frattempo ho eliminato pure un diavolo che mi pregava in ginocchio di risparmiarlo mentre mi urlava “fratello mio ti voglio bene”. Io ovviamente non mi sono fatto intenerire. So per esperienza quanto possono essere infidi i diavoli, tanto da diventare docili e poveri angioletti nel momento del bisogno, per poi colpirti con un pugnale alle spalle.
Ma non è finita qui! Ho scoperto che mi piace liberare il mondo da questi crudeli diavoli che lo infestano, perciò da oggi io diventerò : “Il cacciatore di Diavoli “

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Capitolo 2
*** Vittime ***


“Tutto qui?” urlò una voce indiavolata alle mie spalle che mi fece sussultare il cuore.
“ Non è possibile! Sfoglia quelle pagine! Ci deve essere dell’altro! Quello sta per far fuori un altro centinaio di persone! Se non lo fermiamo altre innocenti vite periranno! Possibile che non ci siano più informazioni su dove possiamo rintracciarlo!?”
“Adesso calmati!” replicai dopo essermi ripreso dallo spavento. “ In questa baracca non c’è nient’altro a parte questo diario appartenente all’omicida. Quindi torniamo in centrale ed esaminiamolo. Intanto i criminologi controlleranno il luogo e analizzeranno la situazione.”
Dopo quel contrattacco Philips si ammutolì. Salimmo in macchina e andammo alla centrale. Mentre lui guidava io sfogliavo attentamente lo scritto rinvenuto. Al 23 settembre seguivano intere pagine tutte datate di altri vari omicidi che fino ad ora erano rimasti irrisolti. Mentre guardavo le pagine cercavo di ricavarne qualche informazione, qualche dettaglio o particolare che ci riconducesse al proprietario. Ma tutto era inutile. Però man mano che giravo pagina la mia faccia si faceva sempre più cupa e inorridita. Ogni riga che leggevo racchiudeva in sé una crudeltà infinita che neanche l’anticristo in persona poteva avere. Quelle del 30 luglio 2003 e del 25 dicembre 2004 sono quelle che mi impressionarono di più.

 
30 luglio 2003
Disgustoso diario,
è stata una giornata lunga e faticosa. Per lavarmi via il sangue e ritornare lindo e profumato com’ero prima c’è voluto un bel po’. Guarda che uccidere otto persone non è mica poco. Equivalgono a due famiglie. La prima, una famiglia ricca e benestante, è stata la più semplice. Anche se sono morti mi fanno ancora pena. Pensavano che un paio di allarmi nascosti per la casa, tre rottweiler ben addestrati e qualche arma da fuoco nascosta in un cassetto potessero fermare uno come me. Gli allarmi facilmente disattivati con un semplice black out e i cani infilzati e squartati per bene uno ad uno e come cena erano ottimi. Le armi da fuoco non hanno neanche fatto in tempo a prenderle. La madre si è suicidata dandosi fuoco mentre facevo un puzzle con i pezzi delle parti del corpo di sua figlia, mentre il padre, sotto mio ordine, faceva il giocoliere con le su orecchie e le sue dita . La seconda invece mi ha causato un paio di problemi. Era una povera famiglia campagnola. I due fratelli gemelli ventenni, alti e muscolosi, furono facili da uccidere. Dopo averli addormentati con un gas soporifero li ho legati e impiccati dopodiché li ho svuotati degli organi e ho ordinato alla madre e al padre di mangiarseli. Sfortunatamente fui sorpreso dalla loro nonna della quale non mi ero accorto della presenza che mi spaccò un vaso sul cocuzzolo. A causa però della sua anziana età non mi colpì così forte da farmi perdere i sensi e dunque la punii per il suo coraggio. La annegai nella vasca da bagno, le tagliai la testa, e la ficcai davanti al cancello come le teste sgozzate degli animali che collezionano i cacciatori. 
 
25 dicembre 2004
Buon Natale caro diario,
Lo so non ti ho mai chiamato così, però oggi è Natale. Non temere, non ci sono ferie per il cacciatore di diavoli. Anche oggi ho lavorato fino a tarda sera. Per i diavoli è facile vestirsi da Babbo Natale avendo già per tonalità di pelle il color rosso sangue, ma io li ho smascherati. Per cominciare ho dato fuoco all’uomo vestito di rosso. Quel povero diavolo stava tentando di corrompere le menti di due piccole creature ripetendogli “ Credete a Babbo Natale “. Fortunatamente per loro li salvai e chiesi loro di intraprendere con me la caccia ai diavoli, ma non ne vollero sapere. Erano già stati posseduti dal demonio. Così bruciai anche loro e dopo aver arrostito per bene i demoni al loro interno li appesi al grande albero natalizio che avevano per onorare il mio buon operato. 
 

Altre storie simili riempivano quei fogli bianchi contenuti in quel diario. Ero giunto al limite. Non riuscivo a leggere più niente, quando sentii Philips gridare “ Sappiamo dov’è! Sappiamo dove si trova quel maledetto essere ! “

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Capitolo 3
*** Diavolo in Paradiso ***


“Gli investigatori hanno trovato un foglietto nella casa dell’assassino. E’ una pagina di diario! Ed è recente! Parla del ventuno novembre 2006, cioè oggi! Era nascosta appallottolata in mezzo ad un libro. Sul foglietto c’è scritto : alle nove in punto,mentre il sole brilla alto nel cielo, calerà il silenzio, nelle anime degli ultimi spietati diavoli del grattacielo della quarantesima strada”.
Dopo quella informazione rabbrividii. Il killer stava per fare il suo ultimo e più grande colpo. Avrebbe ucciso gli impiegati di un grattacielo di trenta piani. Erano le sei del mattino.Dovevamo subito prepararci per impedire che questa strage accadesse. Qualcosa però non mi era chiaro. L’omicida non aveva mai dato informazioni così dettagliate sul luogo e l’ora dell’accaduto. Neanche nel suo diario c’erano descrizioni così approfondite del posto e delle vittime. Qualcosa non quadrava. E più si avvicinava l’ora della catastrofe più me ne convincevo. Arrivammo davanti al palazzo alle sette e trenta in punto. Dopo soli venti minuti l’edificio era circondato da agenti pronti ad intervenire, ma un ostaggio che penzolava legato davanti alla finestra del decimo piano pregava perché non entrassimo prima dell’ora decisa dall’assassino. Disse che aveva addormentato tutto il palazzo, che aveva sparso per ogni piano bombe ed esplosivi e che avrebbe fatto saltare tutto e tutti in aria se i poliziotti fossero entrati prima dell’ora prestabilita. Io intanto non potevo fare a meno di arrovellarmi il cervello per capire cosa non andava in tutta questa storia. Poi l’illuminazione. Per togliermi ogni tormento domandai al mio fidato collega in che libro avesse trovato il biglietto del killer. Dopo aver consultato uno degli investigatori presenti mi disse che l’avevano scovato in un libro che s’intitolava  “ Un’ora in anticipo “. Quel titolo mi sembrò famigliare. Dopo qualche minuto mi ricordai di averlo già letto. Era un romanzo che raccontava di come un giovane viaggiasse, grazie ad un orologio magico, indietro nel tempo di un’ora e di come salvò migliaia di innocenti da un piromane che voleva incendiare un intero grattacielo. Dopo quel ricordo impallidì. L’esplosione non sarebbe avvenuta alle nove in punto, ma alle otto! Cioè un’ora in anticipo! Guardai terrorizzato l’orologio. Mancavano otto minuti all’esplosione. Presi una pistola e corsi come un matto dentro il grattacielo. Incominciai a salire le scale di ogni piano per cercare di arrivare in cima, dov’era probabile si trovasse quel pazzo. Dopo una lunga scalata di sette minuti arrivai all’ultimo piano. Lo vidi dal vetro della finestra che dava sul terrazzo. Aprii la porta che ci separava. Mi guardai attorno. Lui non c’era più. Corsi verso un ordigno lì vicino. Probabilmente attivava tutte le bombe. Lo disinnescai. Dopo essermi tranquillizzato notai un biglietto attaccato all’ordigno. Era una pagina di diario strappata. Lessi lentamente quello che vi era scritto:
 
21 novembre 2006,
 
Caro Diario,
finalmente ora ho capito. Dopo aver sognato varie volte quel quadretto che desideravo fin da piccolo di mio padre, mia madre, mio fratello ed io che ci abbracciavamo, circondati da enormi uccelli bianchi, in un luogo immerso in una luce brillante, ho deciso di farlo divenire realtà. Come il mio aeroplano giocattolo ora volerò. E’ proprio buffo. Un diavolo come me, che cerca di andare in paradiso. Addio .

 

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