EVERYTHING BURNS

di Euterpe_12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Innocence ***
Capitolo 2: *** 2-The progect ***
Capitolo 3: *** 3-Ricominciamo...(part.1) ***
Capitolo 4: *** 3-Ricominciamo...(part.2) ***
Capitolo 5: *** 4-Una nuova vita ***
Capitolo 6: *** 5-Un volo verso la pace ***
Capitolo 7: *** 6-Al servizio del male ***
Capitolo 8: *** 7-Il bacio d'addio ***
Capitolo 9: *** 8-Verde foglia
Capitolo 10: *** 9-Notte insonne ***
Capitolo 11: *** 10-Tira su il volume. ***
Capitolo 12: *** 11-Troppo piccoli ***
Capitolo 13: *** 12-Presentazioni ***
Capitolo 14: *** 13-Sola ***
Capitolo 15: *** 14-Al completo ***
Capitolo 16: *** 15-Il soldato ***
Capitolo 17: *** 16-Lo stanzino ***
Capitolo 18: *** 17-Il quadrato ***
Capitolo 19: *** 18-L'incontro ***
Capitolo 20: *** 19-La notte indimenticabile ***
Capitolo 21: *** 20-Una missione pericolosa ***
Capitolo 22: *** 21-La luce della sirena ***
Capitolo 23: *** 22-Convalescenza ***
Capitolo 24: *** 23-Confessioni ***
Capitolo 25: *** 24-Buon compleanno, Ki-chan ***
Capitolo 26: *** 25-L'ingiustizia ***
Capitolo 27: *** 26-L'abbandono ***
Capitolo 28: *** 27-Lettere ***
Capitolo 29: *** 28-Il nuovo orizzonte ***
Capitolo 30: *** 29-Cecità ***
Capitolo 31: *** 30-Sotto la pioggia ***
Capitolo 32: *** 31-Lacrime ***
Capitolo 33: *** 32-Fratelli in fumo ***
Capitolo 34: *** 33-Allo scoperto ***
Capitolo 35: *** 34-Senza ragione ***
Capitolo 36: *** 35-Amore bianco ***
Capitolo 37: *** 36-Missioni pericolose ***
Capitolo 38: *** 37-La scelta ***
Capitolo 39: *** 38-Gocce di speranza ***
Capitolo 40: *** 39-Pacifica convivenza ***
Capitolo 41: *** 40-Tra passato e presente ***
Capitolo 42: *** 41-Alleanze ***
Capitolo 43: *** 42-Lo sfogo di Pay ***
Capitolo 44: *** 43-L'ultima notte al mondo ***
Capitolo 45: *** 44-Il fiore maledetto ***
Capitolo 46: *** 45-Segreti svelati ***
Capitolo 47: *** 46-L'ultima verità ***



Capitolo 1
*** 1-Innocence ***


Salve a tutti ^__^ lo so, sono piena di lavori questo periodo, ma se voi mi conoscete anche solo un pochino sapete che la testa di Ichi-chan è completamente andata ma tuttavia estremamente produttiva

 

 

Salve a tutti ^__^ lo so, sono piena di lavori questo periodo, ma se voi mi conoscete anche solo un pochino sapete che la testa di Ichi-chan è completamente andata ma tuttavia estremamente produttiva! Questa volta mi lancio in una fanfiction parecchio particolare... estremamente triste ed anche un po’ violenta (non troppo XD), esce un pochino dai miei soliti canoni. Come già detto nell’introduzione non vi so ancora dire quale sarà la coppia dominante... è importante tuttavia che sappiate che darò ampio spazio sia al nostro biondino preferito (il mio bellissimo Ryou XD) sia all’alieno che in tanti amano (Kisshu-chan ^__^). Una fanfiction per tutti i gusti insomma, dove mai nulla andrà per scontato.

Tuttavia è giusto che dica alcune cosine, in modo tale da potervi mettere in chiaro le idee:

1-La fanfiction è un’AU quindi è ambientata in un “universo alternativo” di conseguenza le storie dei nostri personaggi sono un pelino diverse. Da dire tuttavia che non ho alcuna intenzione di cadere nell’ooc, quindi non preoccupatevi ^__^

2-La storia è ambientata in una Tokyo devastata dalla guerra. Quelli che noi chiamiamo “Alieni” nella storia originale, qua si chiamano “Stars” poiché ritenevo giusto dar loro un vero e proprio nome di razza. Perché? Per il semplice fatto che in questa storia i nostri “alieni” sono legittimi abitanti del pianeta Terra. Ma per qualche insano motivo (inizialmente non molto chiaro agli umani) il loro nuovo governatore dichiarerà guerra agli umani, compromettendo la convivenza tra le due razze. Non c’è un vero e proprio possessore della terra quindi.

3-In questa mia storia il padre di Ryou è vivo. Ma dato che non conosco il suo nome (l’ho cercato, ma non riesco proprio a scoprire come si chiama ç__ç) ho deciso di chiamarlo Kaze Shirogane. Idem per la madre, che nella storia si chiamerà Katy.

E’ meglio che non dica altro, anche perché comprometterei solo la vostra lettura. Spero che vi piacerà. Un bacione a tutti!

p.s: Commentate per favore! 

 

Disclaimer: I personaggi utilizzati appartengono a Mia Ikumi, ed a lei soltanto.

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

1-Innocence

 

Una goccia di pioggia si poggiò sul freddo asfalto. Era nuda, sola. Così piccola nell’immensità di quella grande terra. Di quella triste Tokyo. Una città che allora fu splendente come il sole e che ora piange alla ricerca della salvezza. E per quanto sia triste parlare in questo modo della propria città, Ichigo non poteva che pensare ad essa che sotto un tale aspetto. Come un luogo dove è facile vedere il sangue di un innocente sgorgare sul freddo asfalto, quasi fosse un fiume in piena. Dove le bombe esplodono. Dove le battaglie impazzano. Dove anche chi non vorrebbe, si trova a combattere.

 La goccia solitaria emise un rumore sordo, appena percettibile da orecchio umano. E nonostante lei fosse completamente umana, riuscì a sentirlo. Come un campanello dall’arme. Come un suono improvviso portato dal vento. La destò a tal punto da farle aprire gli occhi. Calde perle more osservarono stupite il panorama tutt’attorno, chiedendosi probabilmente, dove fossero. Un sospiro. Poi la certezza di non essere diventata completamente matta.

-Ma...- sussurrò Ichigo Momomiya, allungando una mano verso la fronte bagnata appena dalla goccia solitaria. -Dove... dove sono?- si chiese, sapendo di non poter ricevere risposta. Intorno a sé poteva scorgere solo edifici bui e lasciati in rovina, strade rotte e quasi impercorribili. E poi cielo. Quel cielo così nero e fitto di mistero, così grande ed immenso da farle addirittura paura. Ichigo notò nel cielo una nuvola bianca, che capricciosa, aveva deciso di nascondere la tanto luminosa luna. Non appena si rese conto di non essere nel bel mezzo di un incubo si alzò in fretta in piedi. Iniziò a tremare, consapevole del fatto di essere in serio pericolo. -Dove...- si chiese ancora, facendo un passo insicuro. Lunghi capelli rosso fragola si mossero a quel semplice movimento, facendole provare un brivido. Forse di paura, forse di freddo. Ichigo Momomiya non lo sapeva, riusciva solo a comprendere che quella, non era certo una bella situazione. Fece altri passi, uno più sicuro dell’altro. Tentava di capire in quale zona della città potesse essere, ma doveva ammettere che ormai la sua Tokyo era diventata tutta uguale. Piena di palazzi diroccati, di strade impercorribili e lampi della luce pronti a cadere da un momento all’altro. Tutto pericoloso insomma, capace di rendere la vita ancora più opprimente di quanto già non fosse. Abbassò il capo rendendosi conto di non saper davvero da che parte andare. -Ma si può sapere chi diavolo mi ha portata qua?- domandò al vento, fermandosi nel bel mezzo della strada. Sapeva di rischiare davvero tanto, ma non sapeva davvero cosa fare. I non-umani avrebbero potuto tirarle un agguato in quello stesso istante, catturarla ed in seguito ucciderla.

Perché la guerra è così.

Perché è la guerra a volere tutto questo.

Abbassò lo sguardo. Se era per quello non sarebbe stata né la prima né l’ultima. Sbuffò facendo un nuovo passo, chiedendosi probabilmente, cosa sarebbe successo da un momento all’altro. Ecco: come non detto. Sentì il pavimento cedere sotto i propri piedi, e subito dopo la dura convinzione che ben presto, avrebbe potuto sentire il freddo suolo a stretto contatto con la schiena fragile. -No!- urlò, in preda alla paura. Tuttavia quella terribile sensazione non arrivò: una mano forte ed abile strinse la sua, facendo cessare quasi totalmente quell’assurdo batticuore che l’aveva presa. Osservò prima il pavimento gelido al fondo della buca in cui era precipitata. Dopo aver constatato che lei era ben lontana da là alzò lo sguardo, osservando negli occhi il proprio salvatore.

-Cosa faresti senza di me?- il suo salvatore sorrise, mostrandosi estremamente tranquillo.           

-Kisshu-chan! Ti sembra il caso di fare questo tipo di considerazioni?- domandò lei, guardandolo con aria a dir poco sorpresa. Il salvatore piegò la testa su di un lato, osservandola con aria non poco incuriosita.

-E cosa dovrei fare?- chiese, inumidendo le labbra fini.

-Tirarmi su!- tuonò la ragazza, strattonandolo forte. Kisshu fu veloce nel sollevarla: in poco la giovane dai lunghi capelli rossi era seduta sul freddo asfalto, con il fiato corto e la paura che ancora impazzava nel suo cuore. Alzò lo sguardo su quell’amico fidato che tante volte l’aveva aiutata. La pelle diafana, il sorriso furbo e malizioso; i capelli un po’ spettinati, quelle orecchie parecchio più grandi del normale. Ciò su cui tuttavia Ichigo si fermò di più furono gli occhi: splendide lamine dorate, calde come il sole, ma tristi come la solitudine. Il coraggioso Kisshu era solo, e di questo Ichigo non si era mai data una ragione.

-Allora?- disse il ragazzo, portandosi entrambe le mani ai fianchi.

-Allora cosa?- Ichigo si alzò in piedi, osservando il venticello di marzo muovere appena i capelli dell’interlocutore.

-Bè... non mi ringrazi?- affermò, mentre la vedeva incamminarsi verso un punto che neanche lei avrebbe saputo definire con un minimo di esattezza.

-Grazie Kisshu-chan!- proferì semplicemente, senza neanche voltarsi verso di lui. La guardò percorrere ancora qualche passo, perdendosi nell’ondeggiare di quei lunghi capelli color passione. Avrebbe voluto correre verso di lei e sentire il profumo di quei lunghi e lisci fili di seta. Toccarli, sfiorarli e farli suoi come tutto il resto del suo corpo. Scosse il capo a quel piccolo pensiero, intuendo che l’ora tarda gli stava dando davvero alla testa . O è la venere davanti a me a farmi perdere la testa? Non aveva una vera e propria risposta, tuttavia decise di risponderle.

-Come siamo ingrate...- proferì semplicemente, serrando gli occhi dorati. Ichigo si fermò a quell’affermazione, tentando di riunire le idee. Questa volta si voltò verso di lui, indignata.

-E cosa dovrei dirti? Grazie perché mi hai salvato la vita... te l’ho detto no?- affermò, incrociando le braccia. Kisshu sorrise, facendo di no con il capo.

-Io desidero qualcosa di più concreto!- socchiuse gli occhi, osservandola.

-Tipo?- fece un passo in avanti, trovandosi praticamente di fronte a lei. Pochi centimetri li separavano, ma Ichigo non sembrava esserne minimamente toccata.

-Avanti... lo sai...- un sorriso malizioso gli colorò le labbra fini, mentre la mano diafana carezzava veloce la gamba della ragazza. In quello stesso istante Ichigo ebbe un sussulto, un sussulto tale che quasi avrebbe gridato. Non ne ebbe neanche il tempo poiché un secondo dopo ecco quella stessa mano a stretto contatto con la propria coscia. Si sentì tirare in avanti con forza, cosicché il proprio bacino sfiorasse quello del proprio interlocutore. -La tua pelle sulla mia... la tua lingua nella mia bocca... i miei occhi nei tuoi... proprio come adesso.- le sussurrò ad un orecchio, andando poi a spostare il proprio sguardo sugli occhi scuri della giovane. Ella rimase qualche istante interdetta, forse stupita dalle parole inaspettate che Kisshu aveva appena proferito.

-Ma...- il ragazzo avvicinò il volto in maniera improvvisa. Così improvvisa che Ichigo ebbe appena il tempo di scansarsi e protestare di fronte ad un tale comportamento. -Odio quando fai così! Saranno sedici anni che tento di fartelo capire: tra noi due non ci potrà mai essere nulla!- esclamò, indietreggiando velocemente di qualche passo. Un solo istante dopo eccola percorrere il marciapiede a grande velocità, pronta a cercare la strada di casa.

-Menti.- Kisshu rimase dietro alle sue spalle. Le mani in tasca, gli occhi perennemente incollati alla figura di lei. Era troppo bella. Voleva farla arrabbiare per farsi travolgere. Così come fa una pioggia estiva. Una folata di vento fresco. Il suo sguardo, dolce ed infinito. I piedi di Ichigo si fermarono nuovamente, facendo poi in modo che la sua figura si voltasse verso Kisshu. Gli occhi socchiusi, i lunghi capelli color passione leggermente mossi dopo quel movimento.

-No. E’ la pura verità.- disse semplicemente, prima di tornare sui propri passi. Il ragazzo ricominciò a seguirla silenziosamente, senza emettere alcuna parola. Un silenzio quasi imbarazzante, ma che Ichigo avrebbe preferito a qualunque parola.

-Tu vorresti stare con me... ma hai troppa paura degli altri.- sussurrò semplicemente, colpendo molto Ichigo. Le si fece accanto, mantenendo un passo lento e a dir poco inquietante. Avrebbe voluto stringerla. Avrebbe voluto baciarla. Avrebbe voluto farla sua. Ma naturalmente, lei non voleva. E la ragione, secondo lui, era sempre la stessa.              

-Kisshu-chan, guardami per favore.- si fermò, voltandosi verso di lui. Il volto serio, l’espressione dura e stanca di chi purtroppo, non ha più molta voglia di discutere. Il ragazzo fece come ordinato, specchiando i propri occhi dorati in quelli profondi e scuri di lei. -Secondo te io avrei paura degli altri? Se come dici tu avessi paura, allora non sarei neanche tua amica.- sorrise leggermente, prendendogli la mano. -Non mi farei aiutare ogni volta che ne ho bisogno.- un’altra pausa, seguita da una carezza sulla guancia del ragazzo. -Non ti considererei il mio più grande amico!- sorrise ancora, mentre Kisshu si preparava per quel tanto agognato bacio. Sì, è sicuro: ora mi bacia! -Tuttavia... tra noi non potrà mai esserci niente per il semplice fatto che noi due non siamo fatti per stare insieme!- lasciò la guancia diafana del ragazzo, tornando a percorrere la propria strada. In quell’istante fu Kisshu a rimanere interdetto, davvero deluso da quelle parole.

-Sono le orecchie vero?- chiese, mentre le si faceva nuovamente accanto. -Sì, non ti piacciono le mie orecchie. Ok, lo ammetto: sono un po’ più grandi rispetto alle tue, ma non puoi essere così razzista!-

-Smettila, non sono le tue orecchie.- ridacchiò la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca. Si guardò poi intorno: la zona era ancora sconosciuta.

-La pelle chiara? Guarda che ho visto un sacco di umani qua in giro... e ti posso assicurare che avevano la pelle molto più chiara della mia!-

-Non è la pelle...- si guardò ancora intorno, chiedendosi se il proprio amico l’avrebbe potuta aiutare ancora.

-E cosa allora?- Kisshu assunse un’aria riflessiva, mentre con piglio di chi vuol sapere si portava una mano al mento.

-Kisshu-chan?- fece la ragazza, venendo completamente ignorata dal compagno.

-No no, secondo me è come penso io: tu hai troppa paura di questa guerra per stare con me. Ma non devi preoccuparti, prima opoi gli umani smetteranno di scontrarsi con la mia gente, e tu ed io potremo essere un punto di riferimento per tutte quelle coppie formate da uno stars e da un’umana.- sorrise soddisfatto. Vide tuttavia il volto della propria compagna farsi cupo, capendo che non doveva aver ascoltato con attenzione quel suo ricercato ragionamento.

-Ichigo?- disse quindi, osservandola. Pochi attimi dopo uno scoppio li colse, facendoli preoccupare non poco.

-Cos’è stato?- chiese Ichigo, in preda al panico.

-Non lo so... scappiamo!- la prese per mano, iniziando a correre. Era pericoloso rimanere per strada durante un possibile attacco delle forze umane contro i “non-umani” come li chiamavano loro.

-No, è pericoloso!- esclamò la ragazza, che a stento riusciva a tenere il passo.

-Meglio correre il rischio che morire no?- quella era più una domanda retorica che un quisito vero e proprio. Proprio per questo Ichigo non rispose, seguendo a ruota il proprio compagno. Arrivati dietro ad un grosso palazzo diroccato si guardarono intorno, notando che nella vecchia e buia Tokyo, armate di due tipi si erano schierate.          

-Cosa facciamo...- si domandò Ichigo, che non ebbe una vera e propria risposta. Si sentì tirare con forza contro un petto scolpito e muscoloso. Il profumo forte ed inebriante di Kisshu le percorse immediatamente le narici, in un viaggio silenzioso ed emozionante. Un viaggio veloce che la portò sul tetto di un palazzo non propriamente distrutto come gli altri. La rossina si trovò tra le braccia del “cavaliere” ed in breve si scansò con non poco imbarazzo. Lo fissò un solo istante, notando che ben presto il proprio interlocutore avrebbe detto qualcosa. Tuttavia, non appena osservato intorno, non gli diede il tempo di dir nulla. -Guarda... qua vicino abito io! Ma allora tu sapevi dove ci trovavamo!- esclamò quasi contenta. Tuttavia quel barlume di felicità le si spense improvvisamente non appena udì un nuovo scoppio. E da quell’esatto istante di rumore e follia, la sua vita non sarebbe stata più la stessa. -No...- sussurrò semplicemente, portandosi una mano davanti alla bocca. Osservò casa sua in piene fiamme, così alte e potenti da poter eliminare qualunque cosa. Le osservò. Gravi e maledette. Forti ed inarrestabili. Potenti e bastarde. Avevano inghiottito tutto. Come una doccia improvvisa. Come un vento freddo che ti solletica l’animo. Come quell’urlo disperato che presto sarebbe uscito dalle sue labbra. -No! Non può essere!- corse sino all’estremità del tetto, osservando di sotto. Fu tutto talmente veloce che Kisshu poteva già vedere la ragazza stremata al suolo dopo una caduta di trenta metri.

-Ma sei impazzita?- tuonò, afferrandola da dietro le spalle. Il vento fresco della notte soffiò capriccioso sui volti stanchi, mentre con affanno Kisshu riversava il proprio fiato e la propria preoccupazione sul collo di Ichigo. -Non puoi correre così qua sopra: è pericoloso!-

-Parli di pericolo? Quella che sta bruciando è sicuramente casa mia!- rispose di rimando lei, scansandosi con forza.

-Andiamo a controllare. Con tutto questo buio non puoi esserne sicura!- tentò lui, ma non fu poi così convincente. Alzò lo sguardo sul volto sofferente della ragazza. Ella lo fissava in completo silenzio, quasi attendesse una sola frase: e cioè che quella che stava bruciando non era casa sua. Che i genitori che sarebbero morti al suo interno non erano i suoi. Ma non posso Ichigo, io questo non te lo posso dire. Vide i suoi occhi farsi lucidi, mentre con paura emetteva un singhiozzo.

-Ho paura... ma devo sapere.- abbassò lo sguardo, tirando un calcio in aria.

-Ma...-

-Portami là!- ordinò semplicemente, con voce ferma ed in fondo, preoccupata. Kisshu obbedì subito, stringendole forte la mano e sparendo poco dopo insieme a lei. Sarebbe potuta essere felice per via della scoperta che in realtà era stata tutta una farsa. O soffrire un’intera vita per la morte dei propri genitori.

Raggiunsero in breve il luogo dell’incendio. Ichigo non ci mise molto a capire che quella che stava bruciando, era davvero casa sua. Lacrime e sofferenza l’invasero tutta, facendo crollare quell’ultima briciola di sensibilità rimasta. -No! Mamma, papà!- urlò, in preda alla collera. I passi si fecero sempre più veloci, sino a diventare una corsa inarrestabile. –Vi devo salvare!- tuonò, mentre lacrime trasparenti inondavano l’asfalto. Ma non avrebbe avuto il tempo di fare ciò che avrebbe voluto. Non si sarebbe lanciata nelle fiamme nel solo intento di salvare le uniche persone che le dessero un po’ di sicurezza in quel pazzo mondo. Perché? Perché quelle mani le strinsero forte le spalle. Perché  entrò in gioco la forza infinita di quei muscoli allenati che la trattennero, facendola poi indietreggiare a grande velocità. Perché ora la propria schiena sfiorava poco convinta il petto di colui che ora, la tratteneva da un suicidio sicuro. Ma non le importava. A chi in fondo sarebbe importato?

-Lasciami, lasciami!- tuonò, dimenandosi. Per protesta iniziò a tirare calci per aria, ad agitare le braccia e la testa in maniera velocissima. Tuttavia non fu difficile per Kisshu trattenerla, e farla voltare da quel triste spettacolo. La fronte della ragazza toccò improvvisamente quello stesso petto, facendo bagnare la maglia del ragazzo delle proprie lacrime. -Fammi andare...- pregò sommessamente, mentre il rumore delle fiamme nascondeva la tristezza dei propri singhiozzi.

-Non posso... ormai non c’è più niente da fare.- proferì semplicemente, portando una mano sulla nuca rossa. Spinse il volto della ragazza a stretto contatto con il proprio petto, sperando forse, di poter assorbire in maniera almeno minima quell’assurdo dolore.

-Non è giusto...- pianse, mentre lui la stringeva forte forte a sé. Le baciò premuroso la nuca, mentre le lacrime sempre più copiose gli bagnavano la maglietta scura.

-Lo so...- ma in fondo mia bella Ichigo, cosa è giusto in questo mondo? Credo che tu non possa dirmelo in questo momento né mai. E non potrò fare altro che stringerti e consolarti, mentre tu ti disperi perché chi amavi tanto ti ha lasciata. E la strinse forte a sé, sussurrandole quanto quel mondo fosse matto ed inaspettato.

Quella fu una notte estremamente lunga. Una notte in cui Ichigo Momomiya non fece altro che piangere, mentre si rendeva conto di essere rimasta sola. Anche se forse, non completamente sola.                

 

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Capitolo 2
*** 2-The progect ***


Ciao a tutti ^__^ eccomi di ritorno con un nuovo esilarante capitolo

 

 

 Ciao a tutti ^__^ eccomi di ritorno con un nuovo esilarante capitolo! O_o mi fa piacere che quello precedente vi sia piaciuto… questo sarà meno “poetico” e forse un po’ più strutturale… nel senso che sarà più propenso a darvi delle dritte sulla storia. Spero che vi piacerà, e ne approfitto per ringraziare coloro che hanno lasciato un commento:

 

Shark Attack: Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti ^__^ sinceramente non mi avevano mai detto che descrivevo bene (almeno, sempre sotto il punto di vista dei sentimenti) e mi ha fatto piacere questa tua nuova considerazione. Ho aggiornato prima che ho potuto, anche se se devo essere sincera questo capitolo era pronto già da unpo’. Vabè, ci sentiamo e grazie ancora per il commento!

 

vimar: Hihi… molto carina la tua chiacchierata con Kisshu… a me piace come personaggio, anche se amo sempre di più il mio Ryou XD. Comunque, per quanto riguarda il fatto dei dialoghi… è una cosa un po’ forte ma ha sempre fatto parte del mio stile (anche in Let’s stay here, anche se forse è stato meno evidente). Non ritengo un errore il cambio di narrazione, tuttavia dato che più di una persona me lo ha fatto presente ho inserito queste parti tra le virgolette. Spero che così sia più “leggibile” ^__^. P.S Il nuovo cap di Let’s stay here è quasi pronto… solo che è molto importante ed è da riguardare beeeeene!!

 

Mitsutsuki_chan: Carissima, mi fa davvero piacere che tu abbia commentato la mia fanfiction ^__^. Il rapporto tra Ichigo e Kisshu è un po’ diverso da come siamo abituati perché come emergerà (ed è emerso un pochino :p), si conoscono da anni, e per quanto lui faccia il maniaco con lei, Ichigo è sempre pronta a mandarlo a quel paese… XD. Per dialoghi e narrazione ti ringrazio per il consiglio… il mio era semplicemente un “cambio improvviso” di narratore, è uno stile che non adopero moltissimo, ma che tuttavia mi piace parecchio. Ma dato che provoca qualche problema nella lettura… l’ho eliminato, inserendo (come consigliato) le virgolette. Spero commenterai anche questo cap, bacioni!

 

Miranda chan: Ringrazio anche te per il commento ed il consiglio… spero che la storia ti appassioni man mano che va avanti, e che continuerai a commentare!

 

2-The progect

 

Bianco. Era il bianco l’unico colore che si potesse notare in quella spoglia camera. Era grande, fredda. Un laboratorio abituato ad  accogliere persone colte e ricche di conoscenze. Di chi conosce la vita solo attraverso numeri e formule chimiche. Alzò gli occhi scuri dal tavolo rigorosamente bianco, stringendo forte un pugno.

-Non pensavo che ci avrebbero tirato un colpo del genere.- sussurrò, tornando ad osservare il proprio interlocutore. Si chiese se avesse scherzato dicendo quelle parole. Ma non era possibile, certamente non era da lui. -Keiichiro-san... sei davvero sicuro?- domandò, mentre notava il movimento di consenso del compagno.

-Sì, qualche ora fa. La notizia ha fatto il giro dell’intera comunità scientifica.- spiegò semplicemente l’altro, abbassando lo sguardo. Sapeva che gli avrebbe fatto male osservare dritto negli occhi la persona che più ammirava al mondo mentre piangeva. E così fu: Kaze Shirogane versò fitte lacrime di dolore. Lacrime dure e sofferenti per via di un amico e compagno morto per difendere la propria gente.

-Non ci posso credere...- sussurrò poi, asciugandosi le lacrime. Ben presto sarebbero arrivati tutti gli scienziati per il classico incontro che si teneva ogni anno, e lui doveva presentare il proprio progetto in maniera ottima. Se ci fosse riuscito allora avrebbe potuto salvare l’intera umanità. Ma come avrebbe fatto a mantenere la mente lucida dopo una notizia simile? Dopo che un amico lo aveva lasciato? -Aveva anche una figlia... come si chiamava? Ah sì... Ichigo. Una dolce signorina.- proferì, mentre il proprio compagno si alzava in piedi.

-Questo è un problema.- Keiichiro spinse la sedia in avanti, facendole toccare il freddo tavolo.

-Cosa intendi?- Kaze alzò lo sguardo, osservando dritto dritto negli occhi il proprio interlocutore.

-Tutte le forze di polizia stanno cercando Ichigo Momomiya... ma si sono perse le sue tracce esattamente da dopo l’incendio.-

-Quindi lei è...- nuove lacrime solcarono il volto di Kaze facendolo letteralmente crollare dal dolore.

-Tuttavia il corpo non è stato trovato. Seppur carbonizzati i resti di Shintaro Momomiya e della moglie sono stati trovati ma... di Ichigo nessuna traccia.- spiegò, abbassando lo sguardo.

-Quindi può darsi che sia viva...- riflettè l’altro, trovando un barlume di possibilità in fondo a quella triste storia.

-Non è detto... tutti sperano che sia scappata perché confusa... ma nessuno dei suoi amici l’ha più vista.-

-Speriamo in bene... ti prego Keiichiro-san, fa in modo che venga cercata in ogni angolo della città. Può anche darsi che i non-umani l’abbiano rapita.- Keichiiro sospirò, voltandosi.

-Speriamo solo che stia bene. Vado a terminare di preparare il progetto insieme a suo figlio. Arriveremo a breve.- uscì con calma dalla stanza, lanciando un ultimo sguardo di dispiacere al proprio interlocutore.

Kaze Shirogane abbandonò il capo sul freddo tavolo, lasciando che quel gelido contatto lo inondasse tutto.

-Shintaro... amico mio.- sussurrò, in preda alla disperazione. Erano amici sin dall’infanzia, ed ora? Ora era morto perché sapeva troppo. -Sarei dovuto essere io al tuo posto!- alzò il capo, togliendosi i piccoli occhiali da vista. Asciugò quelle ultime lacrime, intimandosi di dover essere forte perché anche il suo amico avrebbe voluto così. -Combatterò per tutti noi... puoi starne certo.- promise tra le lacrime, lanciando un ultimo sguardo alla porta. Si alzò poi in piedi, convincendosi del fatto che era arrivata l’ora di lottare e far capire ai loro nemici chi comandava.

-Vi ringrazio tutti per la vostra partecipazione.- un uomo non molto alto e dagli occhi scuri stava in piedi davanti ad un grosso schermo spento. Di fronte a lui una serie di uomini dall’aria colta ed attenta, pronti a carpire qualunque parola pronunciata da uno degli uomini più brillanti della scienza mondiale. -Come sapete sono ormai dieci anni che si tiene questo incontro della comunità scientifica, e come ogni anno si spera che questo sia l’ultimo.- l’uomo ricordò con dispiacere l’inizio della sanguinosa guerra contro i non-umani. E proprio per colpa di quella guerra era nato un tale incontro. -Sapete anche che attraverso questo incontro, la nostra comunità spera di trovare una possibile soluzione al problema della guerra. In questi dieci anni sono stati proposti vari progetti: da armi straordinarie, sino all’assurda proposta di abbandonare il pianeta Terra.- alcuni sorrisetti inondarono la stanza, nell’ormai lontano ricordo di quello scienziato che proponeva a tutti di scappare. Ma nessuno avrebbe mai voluto abbandonare il pianeta azzurro. Quella casa straordinaria. Quel paradiso che piano piano, si stava trasformando in un inferno. -Quest’anno abbiamo voluto raccogliere vari progetti. Li ho valutati, e sono rimasto molto colpito da uno di essi. Si tratta del progetto “Tokyo mew mew” di Kaze e Ryou Shirogane.- un vociare incontrollato inondò la sala, mentre una figura dai capelli scuri ed un paio di occhiali sul naso si avvicinava al capo della comunità scientifica. -Fate un sincero applauso a questo uomo: che mi ha saputo far conoscere un progetto straordinario, senza precedenti. Gli passo ora la parola, in modo tale  da poterci esporre le sue idee.- lo scienziato si scansò dalla propria postazione, cedendo il microfono all’uomo dai capelli mori. Egli guardò l’intero “pubblico” prima con un lieve imbarazzo, ma dopo pochi attimi aveva già acquistato un po’ di coraggio. Kaze aveva sempre avuto paura della gente in generale, era più forte di lui. Amava chiamare tutto questo “sindrome del genio incompreso” qualcosa che lo tormentava da una vita.

-Vi ringrazio per l’attenzione, cercherò di essere chiaro e veloce.- proferì, accendendo lo schermo alle sue spalle. La schermata tuttavia rimase bianca, mentre lo scienziato si dirigeva nuovamente verso  il microfono. L’intera comunità scientifica lo osservava, chiedendosi di cosa si trattasse questo straordinario progetto. -E’ inutile tuttavia che vi parli del mio progetto se non chiamassi al mio fianco colui che ne è stato l’ideatore ed un fedelissimo aiuto. Posso definire mio figlio Ryou un perfetto collaboratore, mente geniale che con me per quattro anni ha portato avanti ricerche su ricerche.- un applauso inondò la sala non appena un ragazzo alto e biondo salì sul piccolo palco costruito apposta per l’occasione. Gli occhi azzurri, la pelle bianca come il latte. Un fisico scolpito, che lo faceva apparire più un modello che uno scienziato. Socchiuse gli occhi, mentre con aria tranquilla faceva un cenno nei confronti del pubblico estasiato. Tutti parlavano del fenomeno Shirogane: colui che a soli diciotto anni aveva ottenuto ben due lauree, quello che da sempre era stato in grado di stupire le menti più geniali del mondo. In molti lo definivano il “fenomeno” perché nessuno più di lui era mai riuscito a risolvere problemi e calcoli incredibili. Per lui lo studio non era mai stato un problema: terminate le scuole dell’obbligo a soli dieci anni, aveva dedicato l’intera adolescenza agli studi in laboratorio insieme al padre ed al loro fedele collaboratore Keiichiro Akasaka. Ma questo suo essere forse troppo geniale, lo aveva sempre distaccato dal resto del mondo. Negli ultimi anni erano stati in pochi a vederlo in giro, e forse la ragione era proprio quel progetto straordinario del quale ben presto si sarebbe sentito parlare.

-Salve a tutti.- proferì semplicemente, con voce spenta e bassa. Lanciò poi un lieve sguardo al padre, che soddisfatto tornò al microfono.

-Prima di spiegarvi il mio progetto desidero farvi una domanda: chi di voi sa dirmi almeno tre caratteristiche che ci differenziano dai non-umani?- fece Kaze, osservando la folla. Tutti gli scienziati si osservarono a vicenda, chiedendosi probabilmente, dove volesse andare a parare Shirogane.

-E’ un incontro scientifico o un quiz televisivo?- chiese un membro della folla, osservando con aria di sfida entrambi gli scienziati.

-No, è un modo per farvi comprendere meglio il mio progetto.- ridacchiò, ignorando la provocazione del collega. -Sì, mi dica lei.- proferì poi, indicando una persona che aveva alzato la mano.

-Hanno le orecchie a punta.- asserì, alzando la voce per farsi sentire. Kaze sorrise, chiudendo gli occhi.

-Ok... qualcos’altro?- chiese, notando che qualcun altro aveva alzato la mano.

-Possono volare.- affermò quello, con aria soddisfatta.

-Bene, ci siamo.- a quel punto sulla parte sinistra dello schermo comparve l’immagine di un uccellino, che provocò non poche perplessità negli spettatori. Kaze tuttavia l’ignorò, passando al candidato successivo.

-Creano palle d’energia.- disse uno degli scienziati.

-Ok.- Kaze annuì ancora, mentre nell’angolo destro dello schermo compariva l’immagine di un grosso pesce. Altre chiacchiere, altre parole.

-Poi?-

-Sono molto più agili.- continuò un altro, mentre lo scienziato notava che tutti mano a mano, si stavano incuriosendo sempre di più. Questa volta a comparire sullo schermo fu l’immagine di un gatto tutto nero.

-Altre due per favore!- chiese Kaze Shirogane, accogliendo l’avvento di nuove mani alzate.

-Sono in grado di spostarsi da una parte all’altra con estrema velocità.- Una nuova immagine: questa volta di una scimmietta dall’aria simpatica.

-L’ultima...- sussurrò, indicando poi un nuovo collega.

-Hanno i sensi più sviluppati: vista, udito ed olfatto.- affermò quello, risedendosi al proprio posto. E come ultima immagine, sullo schermo comparve un lupo grigio, elegante e bellissimo. Kaze sorrise, godendosi le facce stupite dei propri colleghi.

-Vi sarete sicuramente domandati perché ho fatto in modo di mettere queste immagini... , spero che questo discorso vi abbia fatto riflettere.- Shirogane si voltò verso lo schermo, indicandolo con l’indice. -Questo uccellino, per l’esattezza un lorichetto blu, vola. Come tutti gli uccelli del resto. Questa neofocena, è in grado di spostare enormi quantità d’acqua, da paragonare quindi a grosse quantità d’energia. La scimmia leonina e’ estremamente veloce. Il lupo grigio ha sempre i sensi attenti, così attenti da poter agguantare qualunque tipo di preda. Ed in fine... il gatto selvatico Hiriomote è uno degli animali sicuramente più abili e furbi della Terra.- si voltò verso il pubblico, sperando che avesse capito qualcosa.

-E allora? Ok, questi animali hanno le stesse caratteristiche dei non-umani... cosa c’è ne viene an oi?- domandò uno scettico, osservando con aria di sfida lo scienziato.

-Semplice.- finalmente Ryou parlò. Tutti si zittirono a quella semplice parola, sussurrata con freddezza ed incredibile calma. Il ragazzo si spostò al microfono, agguantandolo con estrema sicurezza. -Io e mio padre abbiamo studiato per quattro anni, tentando di trovare un modo per donare queste straordinarie caratteristiche agli esseri umani. E ci siamo riusciti. Attraverso il DNA di questi cinque animali, riusciremo ad ottenere cinque esseri umani in grado di volare, di spostare grandi quantità d’energia, di spostarsi velocemente da un luogo all’altro, estrema abilità, e sensi molto più sviluppati.- terminò, prendendo da una valigetta là vicino una scatolina contenente cinque siringhe.

-Se voi ci darete l’approvazione, io e mio figlio otterremo, ignettando questi cinque DNA, delle guerriere vere e proprie. Guerriere speciali, in grado di combattere per la libertà del genere umano.- Kaze osservò con incredibile malinconia la folla, speranzoso di ottenere un sì come risposta. -Siamo tutti stanchi di questa guerra, e l’unica cosa di cui abbiamo bisogno sono delle eroine.-

-Eroine? Ma perché proprio delle donne? Qui si parla di mettere in discussione la vita di cinque innocenti!- controbattè uno dei colleghi, a dir poco infuriato.

-Meglio rischiare cinque vite, o l’intero genere umano?- un vociare continuo inondò la grande sala, mentre ogni componente di quella folta folla rifletteva su quelle parole. Passarono alcune ore da quella spiegazione, ore in cui si decise il verdetto definitivo.

-Dopo un’attenta analisi, dichiaro aperto il progetto “Tokyo mew mew” realizzato da Kaze e Ryou Shirogane!-                                  

Aveva freddo. Un gelo strano però. Di quelli che non ti fanno dormire, o che ti fanno sentire ancora più solo. “Non voglio aprire gli occhi... pensava, mentre con estrema calma, emetteva piccoli respiri. “Non voglio sapere dove mi trovo... non voglio abbandonare questa piccola nicchia... riflettè ancora, abbassando il volto. Era rannicchiata su quel grande letto. Si era fatta tutta piccola, con le mani che stringevano forte forte il cuscino, ed i capelli rossi che capricciosi, si poggiavano leggeri sul viso. “Non voglio svegliarmi!” un ultimo urlo disperato della sua mente, mentre un leggero movimento la destava. Chi c’era accanto a lei? Aprì improvvisamente gli occhi, notando che accanto a sé, c’era un ragazzo. Le gote s’arrossarono non appena si rese conto che il ragazzo in questione era privo di maglietta, e che senza alcun ritegno la guardava da chissà quanto tempo.

-Ma...- si disse, riordinando le idee. Cosa ci faceva sdraiata su un letto accanto a Kisshu Hikisatashi? La bocca si spalancò, mentre ogni tipo di ricordo si faceva vedere ancora più confuso di prima. -Che... che ci faccio qua? Perché sono...- Kisshu alzò il capo dal cuscino, avvicinando il volto bianco a quello sconvolto di lei.

-E’ stato bellissimo...- sussurrò, sorridendole. Le labbra le baciarono la fronte aggrottata, mentre la bocca si spalancava ancora di più dallo stupore. -Questo letto è stato testimone di una gran nottata!- sorrise, risdragliandosi sul morbido materasso. Ichigo saltò a sedere, portando una mano al petto, chiedendosi se fosse vestita. Si guardò: la giacca rossa, la gonna nera... erano gli stessi vestiti della sera prima! Sospirò visibilmente, voltandosi verso di lui.

-Non dire sciocchezze!- esclamò, fulminandolo con lo sguardo. Quello tentò di continuare quel gioco assurdo, reggendo lo sguardo inferocito di lei.

-Che dici? Non pensavo che fossi una tale furia sotto le coperte!-

-Basta!- si alzò dal letto, lanciando le coperte sul materasso. Si guardò poi intorno, riconoscendo quella casa come quella di Kisshu. Poi come un flash back improvviso ecco tutto al proprio posto: la casa in fiamme, Kisshu che la fermava da una morte certa, i propri genitori…

-Tu non vuoi credermi... ma...- le lacrime inondarono il viso, mentre imbarazzata, si voltava dalla parte opposta.

-Kisshu-chan... dimmi che è stato solo un incubo!- pianse, mentre le mani nascondevano il volto inondato di gocce di sofferenza. Gli occhi rimasero serrati, nella speranza che le lacrime rimanessero inchiodate negli occhi. Ma non ci riuscì. -Non può essere!- pochi istanti dopo ecco braccia forti che la stringevano in quel fitto pianto, con un calore che mai la rossina pensava di poter ricevere da quel ragazzo.   

-Non pensavo che l’idea di venire a letto con me ti potesse far disperare fino a tal punto!- tentò di sdrammatizzare, dandole un lieve bacio sulla nuca.

-Stupido...- gli sussurrò, sorridendo appena tra le lacrime. L’avrebbe consolata. L’avrebbe tenuta al proprio fianco. Le avrebbe detto che la vita va vissuta fino in fondo... anche se si è soli. E lei forse, lo avrebbe ascoltato. Forse sarebbe stata in grado di tornare a vivere, seppur da sola. 

 

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Capitolo 3
*** 3-Ricominciamo...(part.1) ***


Ciao a tutti ^__^ spero che questo capitolo vi piaccia… in realtà è solo la prima parte ma mi sono accorta che se no sarebbe stato troppo lungo

Salve a tutti^__^ eccomi con un nuovo cap! E’ la prima parte perché se no sarebbe stato troppo lungo e vi avrei potuto stufare!

 

Ringrazio molto chi ha commentato la mia storia e cioè: asiagiuly,

Shark Attack, _AqUa PrInCeSs_, Mitsutsuki_chan.

 

 

3-Ricominciamo... (part.1)

 

La pioggia cadeva inesorabile sulla grande Tokyo. Non importa, tanto non avrebbe disturbato nessuno. Erano in pochi ormai quelli tanto coraggiosi da camminare per strada la sera tardi, e lei sicuramente quella volta, non avrebbe affrontato una prova simile. Si scostò una ciocca di capelli rossi da davanti al volto: aveva davvero bisogno di certezze. E proprio per questo, si rese conto di dover prendere una serie di decisioni che, purtroppo, la mettevano di fronte a tutte le disgrazie che in pochi attimi, avevano intaccato la sua vita. In primo luogo aveva perso i suoi genitori. Una lacrima le scese giù sulla guancia, senza essere, tuttavia, fermata. Ormai era abituata a versare lacrime amare, e non era certo quella goccia di sofferenza caduta accidentalmente a fare la differenza. In secondo luogo, aveva perduto la casa e tutte le sue cose. A quel pensiero si guardò intorno, notando che la casa dove abitava in quel momento appariva piuttosto confortevole. Naturalmente si sta parlando del piccolo appartamento di Kisshu. Ichigo sorrise tra le lacrime: l’aveva accolta subito, senza alcun problema. Era una settimana intera che lo costringeva a dormire sul divano, senza nemmeno dargli la possibilità di avvicinarsi al letto. Sapeva in fondo al proprio cuore che Kisshu non si sarebbe mai approfittato di lei, ma era sempre meglio essere discreti. Ichigo si sedette sul grande davanzale della finestra, portandosi poi le ginocchia al petto. Pioveva ancora. “Che strano -pensò- nonostante il fitto rumore della pioggia... io riesco a sentire ben distintamente il mio dolore...” la ragazza si perse in quei fitti ragionamenti, rendendosi conto che, forse, era arrivata l’ora di darsi una mossa. Non solo perché non poteva continuare ad approfittarsi del suo amico, ma perché era pericoloso vivere con lui. Era già un reato essere amico di un non-umano, figuriamoci viverci insieme! Ichigo scosse il capo, abbandonando quella possibilità. Per quanto volesse bene al ragazzo, non poteva fare altro che cercare un modo per guadagnare dei soldi e trovarsi quindi un tetto economico sotto al quale vivere.

-Oh...  finalmente ci onori della tua presenza!- esclamò un ragazzino, forse poco più che dodicenne. I capelli castani e gli occhi furbi di chi la sa lunga. Fissava il proprio interlocutore con fare convinto, incrociando le braccia al petto e picchiettando il piede nudo per terra.

-Non scocciarmi, nano!- rispose Kisshu, poggiandosi sulla parete diroccata di un vecchio edificio. Il ragazzo sospirò, osservando il cielo notturno: era la prima volta che lasciava Ichigo a casa da sola, e sperava davvero che non accadesse nulla. 

-Lascialo stare Taruto, oggi il re delle corse è agitato...- comparve dal nulla una figura molto più alta degli altri due interlocutori. Gli occhi profondissimi sembravano due ametiste; i capelli legati in una treccia che era stata portata davanti, più precisamente sul lato sinistro. Teneva tra le mani un ventaglio rosso e giallo, quella che lui chiamava la sua arma di battaglia.

-Se... il re delle corse...- commentò Taruto dando un calcio contro un sassolino che trovò a terra. Tra Kisshu ed il nuovo arrivato ci fu un solo scambio di sguardi, poi Pay -questo il nome del giovane- si avvicinò all’interlocutore, guardandolo con aria investigativa.

-Dove sei stato queste ultime settimane?- domandò Pay, socchiudendo gli occhi ametista. Kisshu sorrise, portandosi entrambe le mani dietro alla nuca.

-In giro...- sussurrò, osservando l’interlocutore senza alcun problema. Aveva un segreto, e mai lo avrebbe rivelato. Ichigo sarebbe stata la sua “prigioniera” per un po’ di tempo, o forse di più?

-Sì, in giro! Non mi dirai che sei tornato solo perché hai speso tutti i soldi della tua ultima vincita...- indagò Pay, avvicinandosi sempre di più all’interlocutore. Quello sorrise, facendo di no con il capo. Kisshu, infatti, era un famosissimo ladro di auto: sin dall’età di tredici anni si dilettava nel furto di macchine, per poi utilizzarle nelle corse clandestine. Era l’unico modo che aveva trovato per guadagnarsi da vivere. E dato che ogni corsa rappresentava una vittoria, con il tempo era riuscito a guadagnare una bella somma che però, non gli bastava mai.

-Non scherzare! Comunque ora sono tornato, e voglio sapere la data della prossima corsa.- spiegò il ragazzo, cercando di tagliare corto. Sia Pay che Taruto lo guardarono con aria stupita, quasi avesse detto una cosa impossibile. -Che c’è?- domandò Kisshu, spalancando i grandi occhi dorati.

-Non la sai la novità?- chiese Taruto osservandolo strano. Kisshu rispose scuotendo il capo, ed attendendo così una risposta.

-Deep Blue ha fatto in modo di interrompere tutte le corse clandestine...- intervenne Pay, parlando piano.

-Pay, ti ricordo che si chiamano corse clandestine proprio perché sono segrete! Se il governo lo sapesse... mi dici dove sarebbe il gusto di correre? Vorresti dirmi che è impossibile organizzare delle corse di auto?- domandò Kisshu, più che stupito. Nella loro cultura le corse erano una cosa quasi normale: chiunque nascesse con il talento del pilota riceveva grandi lodi, seppur fosse tutto illegale.

-Purtroppo sì... Hanno intensificato i controlli.- sussurrò Taruto, abbassando il capo.

-E perché questi controlli improvvisi?- domandò ancora il ragazzo, sempre più incuriosito. Pay a quel punto alzò il capo, sospirando piano.

-Perché ti stanno cercando.- disse, incrociando le braccia. Gli occhi di Kisshu si spalancarono a dismisura, mentre le braccia crollavano lungo il busto snello. Non riusciva proprio a capire.

-E perché mai?- domandò, senza perdere tempo. In realtà un sospetto c’è l’aveva, ma non poteva anche solo immaginare che la notizia potesse essere arrivata sino ai piani alti in poco tempo.

-Perché sembra che tu nasconda un’umana a casa tua.- disse in risposta Pay, incrociando le braccia. Kisshu tentò di mantenere uno sguardo più normale possibile, ma era parecchio difficoltoso nascondere lo stupore e l’angoscia che lo avevano catturato in quel momento. Chi diavolo lo aveva visto andar via con Ichigo? Dopo quel che era accaduto erano usciti davvero raramente da casa sua, e sempre facendo parecchia attenzione a chiunque li potesse vedere insieme. Ed ora? Ora saltava fuori che qualcuno aveva fatto la spia!

-Che stronzate...- tentò di sdrammatizzare, facendo per andarsene. Era meglio non farsi vedere in giro. Si voltò quindi, sospirando piano.

-Kisshu?- lo chiamò tuttavia Pay, con aria severa.

-Ummh?- voltò solamente il capo, socchiudendo gli occhi. Si fissarono solo un secondo, giusto il tempo che aveva Pay per far comprendere a Kisshu la propria preoccupazione.

-A me non importa niente di quel che fai o non fai a casa tua... ma cerca per favore di stare lontano dai guai. Anche perché sai che ci metteresti in mezzo tutti noi.- disse semplicemente, mentre Kisshu tornava sui propri passi. Ci riflettè solo un secondo, tentando di mettere in ordine le idee.

-Io faccio quello che voglio... non sarà un dittatore bastardo come Deep Blue a togliermi la libertà!- detto questo si dileguò, così velocemente che Pay e Taruto ci impiegarono un attimo per comprendere che c’era davvero qualcosa che non andava.     

-Ichigo?- disse Kisshu, rientrando in casa. La vide seduta sul davanzale della finestra, a scrutare la pioggia che ormai, si era affievolita. Era strano come il tempo potesse cambiare da una zona della città ad un altra.

-Sono qua.- si voltò verso di lui. Kisshu notò che ancora una volta, aveva pianto. Le si fece quindi più vicino, squadrandola. Nonostante la loro convivenza, il ragazzo non poteva davvero fare a meno di guardarla in continuazione. Sembrava cibarsi della sua bellezza, vivere di ogni suo respiro. Si sedette accanto a lei su quel davanzale scomodo, osservandola riflettere. “Mia bella Ichigo, passerei la vita a guardarti. Se nella vita mi fosse concesso osservarti sempre, ascoltare il suono del tuo respiro ogni minuto della mia esistenza allora sì che potrei ritenermi un ragazzo fortunato...” quanto avrebbe voluto dirle ciò che pensava, ma come prevedibile, non lo fece. Si limitò a guardarla, guardarla così come solo lui riusciva a fare con quella rossina dall’animo d’oro. -Dove sei andato di bello?- chiese lei, voltandosi verso Kisshu. Quello ci riflettè un solo istante, decidendo di dire la verità solo in parte. Nonostante Ichigo sapesse del suo “lavoro” non proprio legale, preferiva tenerle nascoste certe cose.

-A trovare degli amici.- rispose, avvicinando il volto a quello di Ichigo. -E tu? Che hai fatto?- chiese, socchiudendo gli occhi. Come accadeva da sempre, i loro sguardi rimasero vicini a lungo, senza imbarazzo, senza preoccupazioni. Tuttavia quella volta Ichigo si scansò, alzandosi in piedi.

-Ho pensato...- si voltò verso il ragazzo. -Ho pensato a me e a te...- continuò ancora, sino a quando Kisshu non la interruppe.

-Hai capito finalmente che mi ami? Bè sì, ci hai messo un po’ ma... non ti preoccupare, per me va comunque bene!- precisò Kisshu, esprimendo fitta felicità. Era bastato guardarla in viso per capire che neanche i soldati di Deep Blue gli avrebbero tolto la possibilità di proteggerla. Avrebbe preferito stare rinchiuso in quella casa per sempre piuttosto che consegnarla a quei loschi individui. In fondo, pensava Kisshu, prima o poi l’avrebbe conquistata.

-Non scherzare, Kisshu-chan!- ribattè lei, portandosi entrambe le mani ai fianchi. Il ragazzo sorrise, poi fece spallucce.

-Io ci ho provato...- proferì, divenendo improvvisamente serio. -Su cosa avresti riflettuto allora?- chiese così, preso dalla curiosità.

-Bè... io ti sono davvero grata per l’ospitalità che mi stai dando ma... mi sono resa conto di dover trovare una soluzione a questa situazione.- rispose lei, sedendosi sul grande letto della camera. Lo stesso letto dove Kisshu aveva sognato di possederla tante volte. Il ragazzo non capì subito: quale soluzione?

-Di cosa parli? Mi sembra che una soluzione sia stata trovata...- si alzò in piedi, scrutandola con aria poco convinta, ma più di tutto indagatrice. Ichigo sentiva lo sguardo di Kisshu premere forte sulla propria figura, e questo la metteva non poco a disagio.

-No, ti sbagli. Da quando sono morti i miei genitori io mi sono approfittata  di te: per via della guerra sei costretto a stare sempre in casa perché mi nascondi... e se ci scoprissero?- Kisshu avrebbe voluto risponderle con un: “Non ti preoccupare Ichigo, tanto ci hanno già scoperti!” ma preferì evitare. Anche perché così avrebbe solo peggiorato la situazione.    

-Ichigo, non mi sembra di essermi mai lamentato. Qua sei al sicuro, qua non hai alcun problema...- la ragazza fece di no con il capo.

-Qua dovremo vivere entrambi come topi in trappola! Kisshu-chan, c’è già la guerra ad opprimerci, vogliamo farci ancor più del male?- domandò lei, alzandosi a propria volta in piedi. Aveva tentato di mantenere un atteggiamento tranquillo, tuttavia quella discussione l’aveva fatta innervosire.

-Io e te siamo amici da anni... questo nonostante la guerra e tutte le altre cose che vuoi mettere in mezzo! E tu lo sai il motivo? Lo sai?- domandò, avanzando verso di lei. Ichigo lo fissava incredula, chiedendosi perché il ragazzo volesse a tutti i costi averla vicino.   

-No... illuminami!- disse, con tono provocatorio. Solo un istante dopo Ichigo era già tra le braccia di Kisshu, in una morsa dolce ma amara allo stesso tempo.

-Perché tra noi c’è qualcosa... Ichigo, finchè io e te saremo vicini, niente potrà dividerci...- strinse ancor più la presa, sussurrando quelle piccole parole all’orecchio di lei. -Io me ne fotto della guerra, me ne fotto che potrebbero scoprirci... noi possiamo vivere qua, insieme.- la scansò piano, dandole una carezza leggera. -Ti prego, dammi la possibilità di aiutarti.- i loro respiri erano così vicini che poco sarebbe bastato per farli unire in un bacio. Ed Ichigo si distrasse, perdendosi per qualche secondo in quegli occhi così soli. Occhi che da sempre l’affascinavano, occhi che non aveva mai saputo interpretare. Forse perché non sapeva davvero la sua storia, forse perché nonostante Kisshu Hikisatashi fosse il suo migliore amico, in realtà non lo conosceva affatto. Si scansò qualche secondo dopo, agitata e con il fiato corto. Lo fissò poco convinta, con una mano premuta forte sul cuore.

-Kisshu-chan, lo sai che io ti sarò sempre riconoscente... ma non mi va di metterti in pericolo. Voglio rifarmi una vita... una vita in cui comunque, ci sarai anche tu.- si sedette sul letto, guardando in basso. -Aiutami ti prego!- pianse nuovamente, anche quando pochi secondi dopo il ragazzo le era accanto.

-Va bene Ichigo.- Kisshu parve più distaccato, ma volle tuttavia esprimere ciò che provava. -Ma lasciami almeno la possibilità di proteggerti.- per questo Ichigo gli porse il mignolo, che poco dopo fu stretto da quello del ragazzo.

-Ti prometto che ti starò sempre accanto, qualunque cosa accada.- ripeterono all’unisono, sorridendo tra una lacrima e l’altra. E finalmente quella sera la ragazza, poteva dire di andare verso una nuova vita.  

Ichigo lesse ancora una volta l’indirizzo del luogo in cui doveva andare. La ragazza infatti, doveva recarsi in una villa appartenente ad una famiglia piuttosto importante del Giappone. Avrebbe fatto semplicemente la cameriera, ma almeno quello era uno stipendio, quindi soldi, quindi casa. Scosse il capo, dicendosi che forse stava correndo troppo con la fantasia. Tra le altre cose, si era anche dimenticata il nome di quella famiglia prestigiosa. Che figuraccia avrebbe fatto? Cercò ancora, trovando finalmente il luogo desiderato. I suoi occhi rimasero sbalorditi nel vedere uno dei pochi edifici non distrutti dalle tante battaglie contro i non-umani. In effetti, notò, la villa si trovava in una zona piuttosto protetta, dove raramente si erano tenuti scontri diretti. Abbandonò quel pensiero, andando poi a suonare il campanello. Lesse il cognome: Shirogane. E capì presto, che non avrebbe mai e poi mai dimenticato ancora quel nome.

-Chi è?- domandò una voce.

-Sono la nuova cameriera.- specificò la ragazza, vedendo poi avvicinarsi in lontananza una donna piuttosto robusta con degli asciugamani in mano. Le aprì il cancello.

-Salve.- disse. Non era certo una di quelle persone che ispirano simpatia al primo colpo, ma Ichigo si disse che non doveva dare giudizi troppo presto.

-Salve, il mio nome...- tentò di presentarsi, ma quella non le diede il tempo.

-Non importa! Entra là, nella dependance, troverai tutte le divise. Poi io ti aspetto nella cucina, è nella porta sul retro.- disse la donna, correndo verso l’entrata della villa. Ichigo rimase in mezzo al vialetto a fissarla, più che sconvolta. Che bella accoglienza! Si recò quindi nella dependance, dove trovò un vasto assortimento di divise. Optò per una divisa rosa, con un simpatico grembiulino bianco. In coordinato c’era anche un cerchietto tipico da cameriera che la ragazza si sistemò sulla testa. I capelli li lasciò sciolti, come al solito. Poco dopo si recò nella cucina, dove la domestica robusta l’attendeva.

-Eccomi.- disse Ichigo, chiudendosi la porta alle spalle.

-Siediti.- le ordinò l’altra, divenendo sempre più seria. Sembrava fare una radiografia completa della sua interlocutrice. -Allora, abbiamo poco tempo. La famiglia Shirogane è formata da tre persone: il signor Kaze, la moglie Katy ed il figlio Ryou. Ma spesso li viene a trovare un loro caro amico che si ferma anche per la notte.- disse ancora, poggiando il pugno sul tavolo. -La villa è molto grande, per questo ad ogni cameriera  vengono assegnate delle aree: tu hai quella del primo piano nella seconda ala. Ti occuperai della pulizia delle stanze e della biancheria.- Ichigo non la stava ascoltando molto: era troppo assorta nei propri pensieri. Chissà com’erano questi Shirogane. Ed il figlio? Ci pensò su: magari era uno di quei bambini viziati che corrono da una parte all’altra senza darti pace. Sospirò a quel pensiero, dicendosi di dover tornare ad ascoltare la donna. -I tuoi turni sono dalle otto alle dodici, e poi dalle sedici alle venti. Se abiti lontano ed è pericoloso venire qua, allora i signori possono cederti una stanza in cui dormire.- disse la donna, dando una luce importante ad Ichigo. Se avesse accettato di vivere là, almeno avrebbe potuto smettere di stare a casa di Kisshu. Immaginò la faccia del suo amico mentre gli dava la notizia, ma preferì evitare quel pensiero. Poco dopo lei e la donna stavano già percorrendo il grande corridoio del piano superiore, dirette verso le stanze che Ichigo avrebbe dovuto pulire. -I signori non sono troppo scrupolosi, ma desiderano che noi facciamo bene il nostro lavoro. Inizia con il pulire questa camera, poi togli le lenzuola e portale in lavanderia dove ti ho detto prima. Le lenzuola pulite sono qua, mi raccomando!- disse la cameriera, porgendole le lenzuola. Neanche un sorriso uscì dalle sue labbra, ed Ichigo pensò che probabilmente, se avesse approfittato della loro ospitalità, avrebbe potuto averla come compagna di camera. Le venne un brivido: non era certo un’idea allettante! La donna si dileguò subito dopo, lasciando Ichigo al proprio lavoro. La ragazza si guardò intorno: la camera era estremamente semplice, un contrasto piuttosto evidente con la sfarzosità e la bellezza dell’edificio. Il mobilio era costituito semplicemente da un letto singolo, un armadio ed una scrivania con sopra un computer. Davanti al letto era stato posto un tappeto verde, che rappresentava un certo contrasto con la tristezza della camera. Ichigo infatti notò che pareti, tende e coperta erano completamente bianchi. Si chiese se quella non fosse la camera degli ospiti. Era talmente semplice che sicuramente non sarebbe stata adatta né ai signori della villa -oltre tutto c’era solo un letto singolo- né al loro bambino viziato. Si voltò quindi verso la finestra, tirando poi le tende. Era strano, ma finalmente aveva potuto guardare fuori senza correre il rischio di essere attaccata da uno dei non-umani. In quella zona della città, infatti, si poteva vivere quasi normalmente: le battaglie erano davvero rarissime, infatti erano in pochi a potersi permettere di vivere “tranquillamente” là. Ichigo ci pensò su: solitamente erano i grandi scienziati o gli uomini di politica a permettersi un tale lusso; che fosse capitata in una famiglia davvero importante? Purtroppo la ragazza non poteva saperlo, era da talmente tanto tempo che non guardava un telegiornale o che non leggeva qualcosa che la notizia di quella famiglia di certo non le sarebbe potuta arrivare. Si voltò quindi verso il mobiletto posto accanto al letto. Era ancora curiosa di sapere di chi fosse quella camera. Notò sopra al comodino il modellino di una moto: era rossa e nera, un vero gioiellino. Ichigo la guardò bene, immaginando come sarebbe stato fare un giro sopra ad una di quelle. “Deve essere fantastico!” pensò, dicendosi che era arrivata ora di lavorare. Doveva abbandonare la propria curiosità e dedicarsi anima e corpo a quella che sarebbe stata la sua occupazione forse per il resto della sua vita. Sospirò, poi prese a fare le faccende. Prima cambiò le lenzuola del letto, sistemando tutto con cura. Poi spazzò a terra, notando che quella camera era assolutamente immacolata, quasi non ci stesse mai nessuno. “Sì…. Deve essere la camera degli ospiti.” Pensava lei, mentre stanca, si abbandonava seduta sul letto. Aveva ancora la scopa in mano, ma sicuramente nessuno l’avrebbe picchiata se si fosse fermata anche solo cinque minuti. Tuttavia un attimo dopo udì dei passi dall’esterno. Si alzò subito in piedi, poggiando la scopa al muro. Che fosse la cameriera che era venuta a controllare il suo lavoro? Rimase ferma in mezzo alla stanza, attendendo il verdetto. E come predetto, udì la porta aprirsi. Anche lei aprì gli occhi, ma di certo non si aspettava di vederlo. Lui, lui che le avrebbe sconvolto la vita. La ragazza rimase sbigottita nel vedere il giovane più bello che avesse mai avuto la possibilità d’incontrare; ed avrebbe sfidato chiunque a dire il contrario. Aveva i capelli biondissimi, di un chiarore quasi angelico; gli occhi blu, profondi e misteriosi lamine di ghiaccio difficili da scalfire; un fisico snello ed armonioso, composto da muscoli e gambe lunghe e ben formate. Quel che la preoccupò, tuttavia, fu l’abbigliamento del ragazzo: era semplicemente in accappatoio! Non che quella visione fosse sgradevole, anzi, ma il cuore aveva davvero iniziato a battere a mille.

-Emmh...- fece, riafferrando la scopa in mano. Sarebbe dovuta uscire dalla camera. -Tolgo il disturbo.- disse. Se quello era il figlio dei signori Shirogane... altro che bambino viziato! Procedette quindi verso l’uscita, notando che il ragazzo era rimasto sul ciglio della porta.

-Sei la nuova cameriera?- domandò lui, rimanendo fermo. La ragazza arrossì, notando quanto perfetti fossero i suoi lineamenti. Annuì semplicemente, dicendosi che sarebbe dovuta rimanere calma.

-Sì, mi hanno detto di pulire la tua stanza.- le venne quasi automatico dargli del tu: in fondo, non doveva essere tanto più grande di lei.

-Capito...- prese a guardarla. Ma perché la scrutava così tanto? E dopo pochi secondi, Ichigo sentì la mano del ragazzo premuta sul proprio petto. La fece camminare all’indietro, per poi farla cadere sul letto. Ma che diavolo voleva farle? Ok, era bello ma... non poteva permettersi di toccarla!

-Ehi che...- disse, tentando di trattenere le urla. Il ragazzo era sopra di lei, fermo come una statua. La sua espressione non era mutata neanche quando Ichigo aveva iniziato a guardarlo con espressione ricca di paura. -Lasciami...- sussurrò un secondo dopo. Ma lui non l’ascoltava. Chino su di lei, le alzò leggermente la gonnellina della divisa. Bastò una sola occhiata alla coscia ormai nuda, per fargli cambiare completamente espressione.

-Tu...- sussurrò, completamente sconvolto. Ma il ragazzo non ebbe il tempo di alzare lo sguardo che Ichigo gli tirò un calcio ben assestato, che lo fece cadere a lato del letto.

-Sono una cameriera...  non mi presto a nulla!- esclamò, guardandolo un solo istante. Poi corse via, con le lacrime agli occhi. Ma quel tipo era completamente pazzo? Correva senza tregua, dicendosi che aveva iniziato davvero bene: se con il termine cameriera in quella casa si voleva definire il ruolo di putttanella... allora avevano sbagliato persona! Corse sempre più veloce, convinta di dover andarsene da quella casa. Ma accidenti: era talmente grande che non sapeva dove si trovasse l’uscita! Improvvisamente però, si scontrò contro qualcosa, o meglio qualcuno.

-Ehi... che succede?- chiese una voce. Ichigo alzò lo sguardo, notando di fronte a sé un uomo piuttosto alto, dai folti capelli castani. Non appena i loro sguardi si incrociarono, Ichigo sentì che era scattato qualcosa. Qualcosa d’importante, o forse no?

-Mi scusi...- disse, trattenendo le lacrime. Era stato davvero ignobile ciò che aveva dovuto subire.

-Non ci posso credere… - l’uomo le porse la mano, aiutandola ad alzarsi. La scrutò: era sicuro. -Ichigo Momomiya?- domandò, con la faccia sconvolta. La ragazza non ebbe il tempo di rispondere, che arrivò da dietro le sue spalle il ragazzo biondo tutto trafelato. Questa volta si era infilato un paio di jeans, lasciando il petto scoperto.

-Aspetta!- tuonava, sino a quando non si fermò. Ichigo non sapeva davvero che dire: quel biondino si era comportato con lei da maniaco sessuale, mentre l’altro conosceva il suo nome!

-Stammi lontano!- tuonò tuttavia, in preda alla paura. Il solo pensiero di ciò che le avrebbe potuto fare la mandava in bestia.

-Ryou, che le hai fatto?- domandò Kaze, osservandolo. Quello fece spallucce, socchiudendo gli occhi blu.

-Lei è una delle nostre ragazze...- disse, lasciando il padre sgomento. Quello si voltò verso Ichigo, confusa per via della situazione.

-No, io sono una cameriera!- specificò, lasciando Kaze sempre più sbalordito. Quello si voltò verso di lei, posando entrambe le mani sulle piccole spalle.

-Ichigo Momomiya?- domandò ancora, guardandola negli occhi. Era sicuro, anzi sicurissimo che si trattasse della figlia di Shintaro Momomiya.

-Sì...- sussurrò appena, chiedendosi quale sarebbe stata la reazione dell’uomo. Kaze infatti pianse. Due lacrime solitarie scesero sulle sue guance, lasciandolo completamente sconvolto.

-Non ci posso credere... finalmente ti ho trovata!- esclamò, mentre sia Ichigo hche Ryou rimanevano basiti dalla situazione.

Il laboratorio era freddo e buio. L’avevano portata là non appena Kaze le aveva spiegato la sua situazione. Ichigo si era emozionata non appena saputa la notizia che l’uomo, era stato un caro amico di suo padre. E che si era preoccupato tanto per lei, da farla cercare per tutta la città. Non appena trascorsi i convenevoli, il figlio le aveva fatto scendere una lunga scala, facendola arrivare in un luogo buio e desolato. L’unica fonte di luce era un grosso schermo, sotto al quale era stato collocata una scrivania sulla quale, probabilmente, venivano presi gli appunti.

-Potrei sapere che posto è questo?- domandò Ichigo, fermandosi in mezzo al buio laboratorio. Sia Kaze che Ryou si fermarono davanti allo schermo, sorridendo beffardi.

-Non credevo che proprio lei sarebbe stata una delle prescelte.- commentò Kaze, incrociando le braccia. Il figlio lo fissò con aria complice, andando poi ad accendere il grande schermo. Ichigo intanto continuava a fissarli, piena di interrogativi in testa.

-Prescelte? E chi sarebbero?- chiese, venendo interrotta.

-Ichigo, tu sai perché combattiamo questa guerra contro i non-umani?- domandò Kaze, con aria gentile. Ichigo fece di no con il capo, pensando semplicemente alla sua infanzia disastrata dalla guerra. A tutti gli amici che aveva tra i non-umani, e che aveva dovuto abbandonare. -Purtroppo sono in pochi ad esserne a conoscenza. A dirla tutta la comunità scientifica lo sa da poco.- specificò Kaze, abbassando lo sguardo. -Deep Blue, il loro nuovo dittatore, ci ha dichiarato guerra perché vuole da noi l’acqua cristallo.- disse, suscitando nuovi dubbi nella ragazza.

-Acqua cristallo?- domandò, sentendo che era qualcosa d’importante. Lo scienziato tornò a guardarla, sorridendo appena.

-Non so dirti purtroppo cos’è, poiché noi umani non disponiamo di un tale oggetto. Tutto ciò che siamo riusciti a capire è che quello doveva essere un cristallo parecchio importante per i non-umani, e Deep Blue è convinto che noi lo abbiamo rubato alla sua gente.- l’uomo fu interrotto dal figlio.

-E’ da quel momento che è iniziata la guerra.- Ichigo notò quanto la voce di Ryou fosse profonda e calda. Abbandonò subito quel pensiero, trovando finalmente un barlume di luce.

-E dire loro che noi non abbiamo l’acqua cristallo?- Kaze ridacchiò.

-Oh Ichigo, sei proprio come tuo padre... magari fosse così semplice! Lo abbiamo fatto ma non ci vogliono ascoltare.- disse.

-Ok, ma io cosa centro in questa storia?- poco dopo un piccolo robottino rosa le comparve davanti. Ichigo rimase subito scioccata da una tale apparizione, fissandolo con occhi sgranati.

-Ciao Ichigo! Ciao Ichigo!- ripeteva il robottino, facendo strani giochetti nell’aria.

-Su Masha, non giocare. Dalle il suo medaglione!- ordinò Kaze. Qualche secondo dopo comparve tra le mani della ragazza un medaglione molto particolare che Ichigo sentì estremamente prezioso.

-E questo...-

-Tu sei una delle cinque prescelte che dovranno salvare la terra da questa guerra.- disse Ryou, incrociando le braccia. Ichigo lo guardò con aria di sfida: come poteva ordinarle una cosa simile?

- Cosa? Ma tu deliri! E poi  chi ti ha detto che lo farò? Voi mi avete portata qua... mi avete raccontato cose più grandi di me e...- si dimenava, agitando forte le braccia.

-Salveresti il mondo intero.- l’interruppe Ryou, uscendo dal grande laboratorio.

-Dove vai?- gli chiese il padre, osservandolo allontanarsi.

-A prepararmi... Ichigo deve affrontare la sua prima battaglia!-         

 

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Capitolo 4
*** 3-Ricominciamo...(part.2) ***


EVERYTHING BURNS

 

 

Salve a tutti ^__^ lo ammetto, ultimamente questa storia mi sta prendendo davvero tanto... anche se purtroppo gli aggiornamenti diventano sempre più irregolari ç__ç ma che volete farci... sono un’inguaribile pigrona!! Comunque ecco a voi la seconda parte del mitico, strepitoso terzo capitolo!! (scherzo XDD) spero davvero che sarà di vostro gradimento... ah ne approfitto per ringraziare coloro che hanno commentato, e vi dico che se mi saprete dire che ne pensate di questo cap mi fareste davvero un gran piacere ^__^ ok, forse mi sono dilungata troppo in chiacchiere... vi lascio quindi al capitolo! Un bacione, ichi_chan.   

 

EVERYTHING BURNS

 

3-Ricominciamo...(part.2)

 

Il passo di quel ragazzo dai corti capelli biondi era, almeno per lei, fin troppo veloce. Ichigo abbassò lo sguardo, osservando i propri piedi che non facevano altro che camminare da più di mezz’ora senza una meta apparente. Il suo sguardo si spostò poi verso la figura snella che camminava davanti ai suoi occhi. Non si era degnato di dire neanche una parola da quando erano usciti da casa Shirogane per andare a “caccia di chimeri”. Già, i chimeri. E poi cosa diavolo erano questi chimeri? Si disse che era arrivato il momento di dare un taglio a quell’inutile silenzio, e che quel tizio doveva darle come minimo qualche spiegazione. Si ordinò quindi di fermarsi, ed urlargli in faccia quanto quella storia fosse assurda e quanto si sentisse offesa nell’essere trattata come un giocattolino. Già... avrebbe davvero voluto urlargli quelle cose, se non fosse stato per quell’imbarazzo che l’aveva presa. Un imbarazzo scaturito principalmente da ciò che era accaduto poco prima nella camera del biondo. Ichigo ricordò solo per pochi secondi la scena di cui era stata protagonista: la mano di Ryou che le sfiorava appena la gamba, il suo urlo e poi la corsa disperata nel corridoio. Poi era accaduto tutto talmente velocemente da non lasciarle nemmeno il tempo di chiedergli una spiegazione. Fece di no con il capo. Quale spiegazione voleva chiedergli? Ryou aveva fatto una cosa per la quale non servivano lezioni o spiegazioni per essere capita... e questo le fece crescere dentro una rabbia tale che le guance divennero improvvisamente rosse. Proprio per questo si fermò in mezzo al marciapiede, incrociando le braccia al petto. Shirogane percorse solo pochi passi, sino a quando non si rese conto che la sua compagna si era fermata.

-E allora?- domandò, voltandosi appena verso di lei. La osservò socchiudendo gli occhi. Notò che era davvero una bella ragazza: di una bellezza particolare, per nulla indifferente ai suoi occhi in quel momento.

-Allora cosa?- chiese Ichigo, facendo un passo avanti. Ryou non capì subito il comportamento della ragazza, per questo le chiese spiegazioni.

-Non capisco... perché ti sei fermata?- domandò, piegando appena la testa su di un lato. Ichigo socchiuse appena gli occhi, lasciando così il tempo alle sue guance di tingersi di rabbia. Fece solo qualche passo in sua direzione, puntandogli poi l’indice davanti al volto.

-Mi stai prendendo in giro?- domandò, urlando quasi. Le guance rosse, gli occhi spalancati a guardarlo con apparente ira. Shirogane ridacchiò appena, coprendo le labbra con il palmo della mano.

-Puoi spiegarti?- chiese, tornando serio. Ichigo battè un piede a terra, stringendo forte i pugni. Quel tizio la faceva andare fuori dai gangheri!        

-Ok, ti spiegherò ogni cosa! Hai presente come mi avete trattata sino ad ora? Ecco, è questo che non va bene! Sono venuta a fare la cameriera a casa tua, e cosa mi succede invece? Mi dite che sono la paladina del mondo, che dovrei combattere contro gli stars per assicurare un futuro sicuro alla mia gente... e poi mi porti in giro per la città a caccia di quei... quei... ah sì, chimeri! Senza contare che non mi hai detto un bel niente di come si combatte, dei miei poteri o di qualunque altra cosa! E poi...- si fermò improvvisamente, prendendo fiato. Sapeva che in breve avrebbe potuto tirare fuori la parte riguardante quel che era accaduto con lui in camera, ma non voleva. Per questo disse a se stessa che doveva stare zitta, e che ormai quel che pensava gli e lo aveva detto.

-E poi?- tuttavia il biondo si era incuriosito. Aveva fatto un passo avanti verso di lei, guardandola fisso negli occhi. Ichigo abbassò sistematicamente lo sguardo, scrutando senza sosta il pavimento sottostante. Notò che il proprio respiro si era fatto più irregolare, e che a breve avrebbe anche potuto iniziare a piangere come una bambina.

-Nulla...- riuscì a sussurrare, sperando che quel ragazzo non le facesse più domande. Forse sarebbe stato meglio se se ne fosse stata zitta!

-No, non credo.- il ragazzo le alzò il volto con due dita, specchiando il proprio sguardo in quello di Ichigo. Solo in quell’istante la rossina si rese conto di quanto profondi e belli fossero gli occhi cerulei del ragazzo che le stava davanti. Un azzurro così intenso, così freddo che una scarica elettrica sembrò trafiggerle il cuore non appena li vide. Così glaciali, così gelidi da apparire quasi inumani. Qualcosa di assolutamente lontano dal mondo che lei conosceva, talmente belli che li avrebbe voluti osservare in eterno. Ma notò qualcosa in più. Qualcosa che andava al di là della freddezza, al di là della loro bellezza: essi esprimevano una solitudine, una sofferenza inauditi. E forse fu proprio questo a spaventarla a morte. A spaventarla talmente tanto da desiderare che quegli occhi si chiudessero all’istante.

-Mi rendo conto che ti stiamo chiedendo più di quanto tu possa immaginare...- le spiegò, socchiudendo quelle sue perle lucenti. -Ma se ti chiediamo di farlo, è perché tutto questo ha un’importanza grandissima. Tu non sai quanto gli scienziati della Terra contino su questo progetto, proprio perché salverebbe tante vite.- s’interruppe ancora qualche istante, giusto per prendere fiato. -Quelle vite che verranno salvate solo grazie a te.- le tolse la mano dal volto, voltandosi dalla parte opposta. Prese un nuovo sospiro poi fece qualche passo in avanti. -Ah...  e se ti ha infastidito quel che è successo in camera mia... sappi che l’ho fatto solo per controllare che tu avessi il segno mew sulla gamba!- terminò, facendo arrossire ancora di più la povera Ichigo che pochi secondi dopo, tirò un lungo sospiro di sollievo.

-Ah... ok.- non ebbe nemmeno il tempo di terminare quella frase sussurrata che improvvisamente un boato si sentì poco lontano. E tutto accadde talmente velocemente che non lo si potrebbe raccontare neanche in un sospiro. Un mostruoso essere dai tratti simili a quelli di un topo apparve davanti ai loro occhi, squarciando il silenzio che si era creato tutt’attorno. Ichigo urlò, presa dalla paura. Una paura che non seppe controllare neanche quando, prontamente, Ryou la prese tra le sue braccia facendo poi un balzo felino che li portò poco lontano. -Oh Kami-sama, che diavolo succede?- tuonò ancora la rossina, avvinghiandosi sempre più al collo del ragazzo che approdò dietro ad un grosso palazzo diroccato. Inizialmente il giovane non le diede retta, questo perché impegnato nell’osservazione dell’essere che stava distruggendo senza sosta quel che rimaneva della triste Tokyo. Dovette aguzzare lo sguardo per osservare meglio la creatura: il cielo scuro non rendeva certo la visibilità migliore, senza contare che si muoveva in maniera velocissima. Per un momento si chiese se Ichigo fosse in grado di affrontarlo: sarebbe stata la sua prima battaglia, senza contare che non avrebbe mai e poi mai voluto metterla in serio pericolo. Strinse un pugno: da quel giorno in avanti quella di Ichigo sarebbe stata una vita piena di pericoli. Decise di essere il più diretto possibile, per questo si voltò verso la compagna, osservandola con aria di sufficienza.

-Volevi sapere cosa fossero i chimeri giusto?- le sorrise leggermente, tanto per sdrammatizzare la situazione. -Eccoti accontentata!- esclamò poi, notando lo stupore dipinto sul volto della ragazza.

-Cioè... io dovrei...- fece un passo in avanti, osservando solo per qualche istante la bestia enorme che continuava a distruggere senza sosta il palazzo diroccato. -Dovrei combattere contro quel coso enorme?- domandò, puntando l’indice verso quella figura raccapricciante. Ryou annuì, facendo pochi passi in sua direzione. La ragazza era più che convinta che si sarebbe rimangiato le sue parole, ma non conosceva ancora il vero carattere di Ryou Shirogane.

-Certo.- le diede una leggera spinta, facendola finire nella traiettoria del terribile mostro. -Da ora sei Mew Ichigo, forza combatti!- la intimò, dandole tra le mani un medaglione molto particolare. Ichigo ebbe solo pochi attimi per osservarlo, questo perché il chimero era già pronto per distruggerla. Alzò solo il volto in direzione della creatura, poi li serrò forte, urlando delle parole salite direttamente dal cuore.

-Mew Ichigo, metamorphosi!- ed in pochi secondi ecco una luce rosata pervaderla tutta, in quella che fu la sua prima trasformazione. Gli occhi di Ryou divennero lucidi di stupore non appena videro la figura posta al centro della strada: lunghi capelli di un dolce rosa confetto; orecchie da gatta sulla nuca, e coda corvina; un vestito corto rosa, bordato da stivali rossi; Gli occhi del medesimo colore dei capelli, vispi e vivaci, pronti alla battaglia. Al collo il medaglione che pochi attimi prima aveva tenuto stretto tra le mani, che invece in quell’attimo le aveva salvato la vita.

-Funziona!- esclamò così il biondo, notando lo sguardo non proprio convinto di quella che ora era diventata Mew Ichigo.

-Ma che diavolo...- sussurrò la ragazza, giusto pochi secondi prima di fare un balzo che la portò pochi metri più avanti. Questo perché il mostro aveva tentato di attaccarla nuovamente. -Cosa mi è successo?- chiese al vento, facendo un altro balzo. Quella situazione stava diventando davvero insostenibile! -Orecchie da gatto! Coda da gatto... sono una donna-gatto!- esclamò ancora, iniziando a sentire la stanchezza. Evitare tutti quei colpi non le aveva fatto di certo bene.

-Non pensare a queste cose! Pensa a distruggere il mostro!- ordinò Shirogane, facendosi udire poco lontano. La mew rosa si voltò appena verso di lui, nascondendosi poi dietro ad un grosso cumulo di macerie.

-Fosse facile...- sussurrò prima, andando ad osservare il proprio interlocutore dai capelli biondi. -Aiutami no?- lo pregò, socchiudendo gli occhi, furente. Shirogane fece un semplice sorriso, poi la fissò convinto.

-Ascolta quel che ti dice il cuore... e saprai certo cosa dire!- esclamò, facendo innervosire ancora di più la ragazza. Ma ormai aveva compreso che con quel giovane non avrebbe mai cavato un ragno dal buco.

-Non c’è la posso fare!- urlò, sino a quando una zampata del chimero distrusse il cumulo di macerie dietro le quali si era nascosta. Un semplice sospiro, poi le lacrime che lentamente le salirono agli occhi. Non sapeva come fare, e sentiva di poter morire. Iniziò quindi a correre, cercando un altro riparo. -Ascoltare il mio cuore...- sussurrò, stringendo un pugno. Ma non sapeva davvero come fare. Pochi secondi dopo sentì qualcosa di molto forte raggiungerle la gamba destra, facendola finire sdraiata al suolo. Strinse gli occhi: ecco, era finita. Un attimo dopo però, ecco nuovamente le sue braccia avvolgerla, e poi il fiato stanco del biondo che le era vicino.

-Sei davvero più pesante di quanto sembri!- esclamò Ryou, facendola approdare dietro ad un nuovo muro di macerie.

-Quel mostro sta facendo una strage, stava quasi per uccidermi e tu fai dell’ironia?- domandò, piantando un piede per terra. -Io non so davvero come uccidere quel mostro!-

-Pensa alla vendetta.- Shirogane si voltò dalla parte opposta, sussurrando quelle parole. Ichigo dovette aprire e chiudere più volte gli occhi prima di aferrare davvero quell’affermazione, e quando finalmente riuscì a comprendere le parole dello scienziato, sentì una gran rabbia pervaderla dentro. -E’ per colpa di chi ha creato quel mostro che i tuoi genitori sono morti.- affermò ancora Ryou, facendo un gran sospiro. Sapeva che non era giusto dire quelle cose, ma era l’unico modo perfarle capire quanto fosse importante che lei partecipasse attivamente alla battaglia. Fu in quell’esatto istante che Ichigo Momomiya fece pochi passi in avanti, mentre le lacrime le salivano agli occhi. Un altro passo, poi la corsa inarrestabile verso il mostro terrificante.

-E’ colpa vostra!- tuonò, piantando un balzo che fece confondere il mostro. -Fiocco del cuore!- urlò, sino a quando tra le sue mani apparve un’arma pelosa a forma di cuore. -E’ colpa vostra se non ci sono più... se io sono sola!- una nuova lacrima le solcò il volto, ed essa cadde al suolo non appena i suoi piedi si alzarono da terra, in un salto sproporzionato. -Fiocco di luce!- gridò ancora, sino a quando una luce abbaiante la inondò tutta, scatenando un fascio di energia che disintegrò completamente il terribile chimero. -Finito...- affermò, tornando a terra. Gli occhi rosati osservarono solo qualche istante il freddo asfalto, sino a quando udì la vocina stridula di un piccolo robottino rosa dietro alle sue spalle. Si voltò, e là vide Ryou che al suo fianco aveva un robot dal simpatico pelo rosa.

-Bravissima.- le sorrise il biondo, lanciandole poi uno sguardo d’intesa. Ichigo non proferì verbo, si limitò a guardare nuovamente per terra, e stringere forte il pugno coperto da un guanto rosso fragola. Poi calde lacrime scesero dai suoi occhi. Lacrime che coprì istintivamente, senza dir nulla, senza singhiozzare. Semplicemente piangendo.

-Lo farò.- affermò successivamente, quando ormai il volto non era più rigato dalle lacrime. Ryou si limitò ad alzare lo sguardo su di lei. Su di  lei dal volto triste, su di lei che soffriva tanto, forse troppo. Avrebbe voluto ordinarle di smettere. Dirle che era sbagliato piangere, perché tanto ormai i suoi genitori non c’erano più. E poi avrebbe voluto distruggere quell’inutile senso di colpa che gli aveva attanagliato così fortemente l’animo, tanto da distruggerlo quasi. Ichigo tornò nella sua forma normale, chiudendo forte gli occhi. -Io difenderò la mia gente... e vendicherò i miei genitori.- terminò quella frase con uno strano luccichio nello sguardo. Uno sguardo che sembrava carico di mille prospettive, di mille previsioni per il futuro. Ma anche di collera gettata via, mai espressa veramente. -Sarò una mew mew... questo perché il destino me lo ha ordinato.- terminò così, iniziando a camminare in maniera spedita verso la strada di casa Shirogane. Avrebbe abitato là da quel giorno in poi, e questo avrebbe reso la sua vita ancora più movimentata.                                    

 

-Humm... finalmente ci si rivede!- disse un ragazzo dagli evidenti muscoli al di sotto della maglietta scura. Kisshu si voltò a guardarlo, scrutandolo con i propri occhi gelidi.

-Piantala Green, non ho voglia di scherzare!- esclamò, voltandosi poi ad osservare tutta la gente che si era accalcata intorno alle automobili truccate che servivano per la gara di quella sera. Green lo osservò solo qualche istante, poi sorrise malignamente. Fece un solo passo in direzione di Kisshu, facendo muovere così i lunghi capelli argentati.

-Mi dispiace Hikisatashi, ma non ho alcuna intenzione di ascoltare i tuoi capricci! Io scherzo quanto mi pare e piace!- rispose lui, socchiudendo gli occhi azzurri come il mare. Egli si meritò un’occhiataccia da parte di Kisshu, che gli afferrò il bavero della maglietta con forza, avvicinandolo al proprio volto con aria di sfida.

-Io sono nella posizione di fare quel che voglio! Green, voglio ricordarti che hai davanti ai tuoi occhi il re delle corse...- sussurrò, notando che sulla faccia dell’altro era nato un ghigno per nulla rassicurante. Green infatti gli afferrò la mano, lasciando libero il bavero della propria maglietta.

-A chi vuoi darla a bere?- rise. -Ormai lo sanno tutti che sei diventato pericoloso... tutta la polizia ti cerca, e la ricompensa per la tua cattura è terribilmente alta.- abbassò il tono di voce, avvicinandosi ulteriormente all’interlocutore. -Ti consiglio di tornare a casa dalla tua umana... prima che uno di noi ti catturi e ti porti al cospetto di Deep Blue... morto!- enfatizzò quell’ultima frase, voltandosi poi dalla parte opposta.

-Ti sbagli di grosso se pensi che mi faccia catturare da uno di voi! Lo sai meglio di me che io valgo più di tutti in questo schifo di città... lo hai sempre saputo, ed è per questo che non ti sono mai stato a genio.- disse Kisshu abbassando lievemente lo sguardo. Anche lui diede le spalle all’interlocutore, abbassando la voce, mentre il rombo di una macchina rubata assordava le orecchie d’entrambi. -Questa sera non parteciperò alla gara... ma solo perché non ho voglia di sentire gli sguardi di tutti puntati addosso. E anche se le gare saranno sempre più rare... io continuerò a vincere.- sorrise, poi scomparve nel nulla, così come era arrivato. Green si voltò solo un secondo a guardarlo andar via, forse spaventato da quelle parole.

-Povero pazzo.- gli venne solo da dire, sino a quando notò in lontananza un gruppo di scommettitori che attirò la sua attenzione.

-Maledizione...- sussurrò Kisshu, sbattendo violentemente la porta di casa. -Maledizione!- tuonò ancora, portandosi entrambe le mani tra i capelli. Finì sdraiato sul letto, in preda ad una crisi di collera. -Perché...- domandò al vento, ben consapevole di non poter ricevere alcuna risposta. -Perché diavolo non me ne va una giusta!- tuonò violentemente, sbattendo entrambe le mani sul morbido materasso. Si tirò poi su a sedere, stringendo forte i pugni. -Dove sei...- pronunciò poi, osservando tutt’attorno. Dov’era la sua bella Ichigo? Quel fiore che aveva riempito la sua casa vuota seppur per poco tempo? Dov’era l’amore? Dov’era quel frutto di felicità che da sempre sognava di assaggiare? Quel frutto era la sua Ichigo. Quell’amore impossibile era quella rossina dall’animo puro. Si portò nuovamente le mani tra i capelli, chiedendosi dove fosse finita l’unica persona della quale gli fosse mai importato qualcosa. -Dove sei?- domandò ancora, sperando che la voce dolce di quella ragazzina gli stuzzicasse l’animo. Ma niente da fare. Il vuoto più assoluto in quella casa triste, deposito di mille ricordi sofferenti. Dov’era lei, così bella ed altruista. Dov’era Ichigo, l’unico amore che potesse tirargli su il morale? Sapeva che non avrebbe varcato la soglia. Sapeva che ormai se ne era andata. Aveva gettato tutto all’aria per lei. Aveva distrutto tutto solo per darle un posto in cui vivere. E lei? Lei lo aveva ripagato andandosene via, con la semplice scusa che si sentiva in colpa nell’approfittarsi della sua ospitalità. Ma come poteva anche solo pensare di disturbarlo stando là? In quel luogo che Ichigo Momomiya avrebbe potuto chiamare la sua casa? Kisshu strinse forte gli occhi, tentando di trattenere le lacrime. Si sentiva così vuoto, così solo. Ed una sola convinzione nel cuore: l’avrebbe trovata, poi finalmente, l’avrebbe fatta sua. Restava solo da trovare il modo di rintracciarla. E solo un indizio gli pervadeva la mente come un fiume in piena: famiglia Shirogane... il luogo dove aveva detto di aver trovato un lavoro. Sì, l’avrebbe cercata là, poi finalmente avrebbero chiarito ogni cosa.              

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Capitolo 5
*** 4-Una nuova vita ***


EVERYTHING BURNS

 

Ciao ^_^ un nuovo capitolo è pronto per voi!! A me non piace particolarmente come l’ho scritto… ma questo è il tragico destino degli intermezzi ç__ç e ma in qualche modo dovevo introdurla Minto no?? Vabè… ho detto troppo!! Spero vi piaccia, e che commenterete numerosi!!!

 

Ringrazio…

 

Mitsutsuki_chan: carissima ^__^ ti ringrazio molto per i complimenti… e sì, il primo combattimento di Ichigo ha ripreso di proposito quello dell’anime… questo non solo perché ho pochissima fantasia in queste cose, ma anche perché trovo più carino richiamare a grandi linee la storia originale dato che Everything burns è semplicemente un universo alternativo dove ambientare Tokyo mew mew. Per quanto riguarda i caratteri di Ichigo e Ryou ti ringrazio anche in quel caso… ho scritto molte fic su di loro… in realtà è Kisshu che mi preoccupa… per me questa ff è una sorta di esperimento: il suo carattere mi piace molto, man on so se lo so descrivere al meglio come invece sanno fare molti altri autori (tra i quali ci sei anche tu!)!

Drin_chan: hihi… figurati, mi fa piacere leggere delle belle fic *_* spero leggerai e commenterai anche questo cap!!

 

 

EVERYTHING BURNS

 

4-Una nuova vita

 

Una preziosa alba d’argento si fece spazio nel cielo della triste Tokyo. Nessuno avrebbe voluto alzarsi dal proprio letto poiché, nonostante fosse estremamente scomodo, era l’unica fonte di tranquillità alla quale la gente poteva aggrapparsi. Ma lei non trovava la tranquillità neanche sotto le coperte.

Ichigo tirò fuori una manina da sotto le morbide coperte di quel letto sconosciuto. La ragazza si meravigliò nel pensare che si sentiva maggiormente a suo agio a casa di Kisshu che in quel luogo molto più grande e ricco di comodità. Dopo aver spento la sveglia si sdraiò nuovamente sotto le coperte. Fu inevitabile non  pensare a quel che era accaduto negli ultimi tempi: la morte dei suoi genitori, la fuga con Kisshu, ed ora il fatto che era diventata un’eroina della Terra a tutti gli effetti. Si passò una mano sulla coscia bianca. Una parte del suo corpo che mostrava senza alcuna paura il grande cambiamento che si era manifestato in lei: un cambiamento che probabilmente le avrebbe reso la vita totalmente diversa. Si ritrovò a guardare il soffitto, sorridendo. Cosa c’era oramai di giusto e tranquillo nella sua esistenza?

Nulla.

Ed Ichigo non si stupì nel ritrovarsi a pensare che tutto quel che le era accaduto, aveva un solo filo comune: la guerra contro gli stars. E mentre tratteneva a fatica le lacrime si disse che era arrivato il momento di prendere in mano la propria vita così come era venuta, senza mai tornare in dietro o piangere come una bambina.

Ma piccola Ichigo, tu sei ancora una bambina.

Dopo una doccia veloce era già in cucina: la ragazza aveva concordato con Ryou che sarebbe stata un’ottima copertura quella di continuare a fare la cameriera in casa loro. Questa non solo sarebbe stata un’ottima copertura, ma le avrebbe anche permesso di risparmiare qualcosa per un prossimo futuro. In breve raggiunse la cucina: le sembrò strano il fatto  di aver subito ricordato la strada. Quella villa era talmente grande che sarebbe stato semplicissimo perdervisi all’interno! Tuttavia, non appena mise piede in cucina, la ragazza potè sentire distintamente il profumo buonissimo di dolci appena sfornati.

-Ma tu...- sussurrò, osservando colui che aveva cucinato tutto quel ben di dio. Il tavolo, infatti, era stracolmo di dolci di tutti i tipi: al caffè, alla panna, alla frutta... dovevano essere squisiti!

-Oh ciao... tu devi essere Ichigo!- esclamò il ragazzo voltandosi in sua direzione. Ichigo rimase qualche istante ad osservarlo: aveva lunghi capelli castani raccolti attraverso un nastro rosso in una coda bassa; gli occhi scuri erano in perfetta armonia con il viso dai lineamenti delicati; il ragazzo inoltre era estremamente alto, vestito con una camicia bianca ed un paio di pantaloni neri che sapevano mettere in risalto il fisico snello. Ichigo rimase interdetta, visibilmente stupita dal fatto che quello sconosciuto sapesse il suo nome. -Oh ma che sbadato... non mi sono ancora presentato!- le porse gentilmente la mano. -Il mio nome è Keiichirou Akasaka, piacere di conoscerti!- le strinse la mano, poi se la portò alle labbra con un gesto estremamente galante. Ichigo arrossì per via di tutte quelle attenzioni, chiedendosi se quello fosse un amico di Ryou. “No, è impossibile... è troppo diverso da quell’antipatico e maleducato di un biondino!” si trovò a pensare, mentre Keiichirou la pregava di sedersi al tavolo per mangiare qualche dolce.

-Ma dovrei iniziare a lavorare...- disse lei in risposta, avversa a rinunciare a tutto quel ben di dio.

-Si tratterà solo di cinque minuti... sai, ho creato una nuova ricetta e mi farebbe piacere se tu l’assaggiassi!- le sorrise. Un sorriso che rese il cuore di Ichigo completamente incapace di dire di no ad una tale richiesta. Quel Keiichirou era davvero gentilissimo.

-Allora ti ringrazio tanto Akasaka-san.- rispose, sedendosi al tavolo. Agguantò una fetta di torta alla panna, iniziando a mangiarla con gusto.

-Sai Ichigo, sono davvero onorato di fare la tua conoscenza.- la ragazza lo guardò confusa, mentre si chiedeva come mai quel tizio la ritenesse così importante. -Anche io ho lavorato al progetto mew in questi anni, e vederti qua, davanti ai miei occhi mi rende davvero felicissimo! Tu rappresenti la salvezza per tutti...- Ichigo arrossì, poggiando il cucchiaino sul piatto.

-La battaglia deve ancora iniziare... e non so se sarò davvero all’altezza.- Keiichirou le prese la mano, guardandola con aria paterna. Un sorriso. Dolce, estremamente dolce.

-Sono sicuro che tu e le altre mew mew c’è la farete. E che tu in particolare sarai un’eroina fantastica!- le guance di Ichigo divennero ancora più rosse, sino a quando il rumore di alcuni passi non la destarono.

-Più che definirla un’eroina fantastica... io direi che è una cameriera incapace!- quella voce. La voce che in quel momento era capace di farla agitare come mai prima. Gli occhi di Ichigo divennero due fessure talmente piccole che a mala pena si poteva scorgere l’iride color cioccolato, mentre nella cucina, faceva la propria introduzione Ryou.

-Oh... ciao Ryou!- lo salutò Keiichirou facendo un cenno con la mano.

-Ciao Key.- lo sguardo ceruleo del biondo si spostò poi verso Ichigo che in quell’istante, stava facendo fuoriuscire dalle orecchie nuvolette di fumo.

-Cosa avresti detto?- tuonò, alzandosi improvvisamente in piedi. Il biondo sorrise appena, mostrando molta, troppa sicurezza.

-Humm... fammi pensare... ah sì, che sei una cameriera incapace!- esclamò, portandosi l’indice al mento. Ichigo fece qualche passo in sua direzione, finendo per incrociare il suo sguardo.

-Come osi! Guarda che quando lavoro io lavoro benissimo! Ieri ho anche pulito la tua camera... ed è venuta uno specchio!- urlò, ormai a pochissimi centimetri dal suo volto. Il contrasto era netto: la faccia arrabbiata e rossa di Ichigo; ed il volto bianco e tranquillissimo di Ryou. Sembrava una scena da telefilm americano!

-Ah... tu hai pulito la mia camera? Non me ne ero accorto!- disse lui, sempre più tranquillo. Ichigo si avvicinò ancora di più al biondo, sbraitando ancora qualcosa di incomprensibile. Di sottofondo la risata cristallina di Keiichirou, ed un sorriso sempre più divertito di Ryou. Un Ryou Iincapace di staccare lo sguardo dagli occhi ridenti di quella ragazzina alta si e no un metro e mezzo. Una ragazzina che, nonostante conoscesse solo da due giorni, lo aveva fatto sentire diverso. Pochi secondi dopo tuttavia si rese conto che era arrivato il momento di farla smettere. Le poggiò quindi un dito sulle labbra, avvicinandosi pericolosamente al suo volto. Bastava pochissimo ad unire entrambi in un bacio, ed Ichigo si meravigliò nel rendersi conto che non si sarebbe mai e poi mai voluta scansare da lui. -Ora basta urlare... devo andarmi a fare la doccia.- sorrise leggermente, poi si scansò con estrema velocità. Solo in quel momento, infatti, Ichigo si rese conto dell’abbigliamento del giovane: una tuta nera estremamente aderente, e dietro al collo un asciugamano bianco: doveva essere appena andato a correre. Accidenti però... era davvero bello! 

-Ok...- si ritrovò a sussurrare semplicemente, mentre il ragazzo andava a passo tranquillo verso la propria camera. Il cuore della rossina ci mise qualche istante prima di smettere di battere: perché non riusciva a controllarsi?

-Devi scusarlo... sembra antipatico, ma in realtà è molto buono.- intervenne Keiichirou, dandole modo di approdare nuovamente sulla terra ferma.

-Io non credo proprio.- incrociò le braccia, avviandosi con passo svelto verso il giardino. -Ora vado a stendere i panni... grazie mille per i dolci!- un sorriso gentile da parte d’entrambi, poi Ichigo e Keiichirou si salutarono con tranquillità. Perché con il biondo non accadeva la stessa cosa?      

Il sole brillava alto nel cielo, ed Ichigo si stupì di quanto quella zona di Tokyo fosse diversa da quella in cui aveva vissuto per tanti anni: la villa dei Shirogane, infatti, era posta in un punto dove non vi erano mai stati attacchi da parte degli stars, e dove mai nessuno aveva osato alzare troppo la voce. Questo perché le forze dell’ordine umane non avevano mai permesso l’accesso in quella zona da parte dei loro nemici: là infatti vivevano figure illustri della scienza, persone che erano state definite “futuri salvatori” dell’umanità. Ichigo stese l’ultimo lenzuolo bianco. Quel sole le stava davvero dando alla testa! Così pochi attimi dopo decise di sedersi in una delle panchine del grande giardino. Accanto a lei proprio in quel momento comparve Masha: il piccolo robottino rosa chedurante la sua prima battaglia era rimasto al fianco del biondino. Ichigo lo guardò: sembrava così strano ma tanto morbido!

-Sei proprio carino sai?- gli sorrise, osservandolo accarezzato dai caldi raggi del sole. Ichigo si sentiva tanto sola in quel momento, ed avrebbe tanto voluto fare un discorso con sua madre. Magari parlando di uomini... di vestiti od ancora di come sarebbe bello tornare tutti insieme a casa loro. Ichigo avrebbe voluto piangere, ma da quando aveva compreso di essere una mew mew aveva deciso di cacciare le lacrime e di non pensare più in negativo: doveva costruirsi il proprio futuro da sola. Per questo sospirò, alzandosi in piedi: aveva ancora un gran lavoro da fare! Così si avviò verso l’entrata di casa, notando che si era alzato un po’ di vento: meglio, almeno avrebbe asciugato prima i panni. Ma la rossina non fece in tempo a terminare quel pensiero che una delle lenzuola pese si staccò dal filo sul quale era stata posta, iniziando a volare via trasportata dal vento. -Cavoli!- urlò Ichigo, iniziando a correre in sua direzione. Se l’avesse persa magari i Shirogane gli e l’avrebbero fatta pagare nel vero senso del termine! -Ferma ferma ferma!- urlava Ichigo, che intanto era finita fuori dal cancello della villa. Il fiato iniziò a mancarle, ma nel frattempo il lenzuolo stava volando via.  Tutto questo non era normale! In breve tuttavia finì contro qualcosa, o meglio, qualcuno che la fece ruzzolare per terra.

-Ahi!- squittì una vocina davanti a lei. -Si può sapere chi ha osato farmi cadere?- domandò ancora la voce, dando modo ad Ichigo di dimenticarsi per qualche secondo del lenzuolo. Ella infatti aprì gli occhi, iniziando a massaggiarsi la schiena.

-Oh... ti chiedo scusa...- disse, notando che davanti a lei c’era una ragazzina che avrà avuto si e no 14 o 15 anni. Indossava un abitino blu che doveva essere estremamente costoso; i capelli scuri invece erano raccolti in due eleganti chignon sul capo, mentre gli occhi erano piccoli e profondi, di un marrone piuttosto particolare. La ragazzina non era molto alta, ma nonostante il suo essere estremamente minuta, caratteristica che aveva anche Ichigo, mostrava estrema eleganza e fierezza.

-Sai cosa me ne faccio delle tue scuse?- domandò quella, alzandosi in piedi. -Si vede che tu non sai con chi hai a che fare!- la ragazzina si portò le mani ai fianchi, iniziando a sbraitare come una matta. Anche Ichigo si alzò in piedi, infastidita da quel comportamento così impertinente.

-Ti ho appena detto che non l’ho fatta a posta!-  esclamò in risposta, arrossendo per la rabbia. L’altra chiuse gli occhi, puntando elegantemente l’indice verso l’alto.

-Voi poveri... avete sempre delle scuse per i vostri comportamenti incivili! Spero che non ricapiti più una cosa simile... ora scusa, ma ho il mio autista che mi aspetta!- disse ancora quella iniziando a camminare a passo tranquillo verso la propria vettura. Passò al fianco di Ichigo senza prestarle più minimamente attenzione, in maniera tanto altezzosa che la rossina si stupì per non averle dato uno schiaffo in piena faccia.

-Questi ricchi... sono tutti antipatici e prepotenti!- disse fra sé Ichigo, alzando lo sguardo verso l’alto. Solo in quell’istante si rese conto che il lenzuolo si era “attraccato” al ramo di un albero là vicino, e che quindi la cosa migliore sarebbe stata recuperarlo. Esattamente mezz’ora dopo camminava vittoriosa per il vialetto stringendo tra le mani il lenzuolo bianco: tale operazione le era costata un caro dispendio di energie, senza tralasciare i numerosi tagli che si fece sulle ginocchia.

-Ahi... ahi!- esclamava, camminando per il vialetto. Quando arrivò nel giardino si rese conto che sarebbe stato meglio pulire subito quel lenzuolo per questo si avviò subito verso la lavanderia. Durante il suo cammino pensava al proprio incontro di prima: quella ragazzina era davvero antipatica! Pensare a lei le faceva montare una rabbia tale che il passo si fece più veloce, ed i suoi occhi vedevano lo stretto necessario. Forse neanche lo stretto necessario: pochi attimi dopo infatti eccola nuovamente a terra dolorante per una caduta, o meglio, uno scontro con qualcuno.

-Uffa... di nuovo!- esclamò, massaggiando nuovamente la schiena. -Inizio a pensare che sia qualcuno che me la manda!- disse ancora, con gli occhi chiusi. Ma non appena li riaprì vide davanti a sé una mano tesa, pronta ad aiutarla. E non appena alzato ancora lo sguardo vide due occhi più azzurri del mare guardarla amorevoli, così belli e così turchesi che le parvero quelli di Ryou. Ma quel volto femminile, quei lunghi capelli biondi la facevano indirizzare altrove. Chi era... la gemella del biondino? Ichigo afferrò quella mano gentile che l’aiutò subito ad alzarsi. -Le chiedo scusa...- disse, con la voce piena d’imbarazzo. La donna le sorrise gentilmente, mostrando una somiglianza quasi davvero gemellare con Ryou.

-Figurati, può capitare! Ma dimmi... come ti chiami? Non ti ho mai vista qua nella villa.- Ichigo prese un sospiro, ascoltando quella voce cristallina e gentile.

-Siì, sono nuova. Piacere, il mio nome è Ichigo Momomiya.- proferì poi, non aspettandosi davvero la reazione che avrebbe avuto la sua interlocutrice.

-I... Ichigo?- fece la donna, facendo cadere in terra gli asciugamani che, evidentemente, doveva portare in lavanderia. Non ci furono parole: solo le braccia gentili di quella donna che circondarono le spalle della rossina in un abbraccio sincero e pieno d’affetto. -Bambina mia...- le lacrime della donna le bagnarono la spalla, facendola confondere sempre di più. Ma chi era quella donna? Ichigo rimase zitta, ascoltando le lacrime di quella signora così gentile. Ci mise  un po’, infatti, per trovare davvero il coraggio di parlare.

-Ma... chi è lei?- sussurrò, tanto piano che si stupì del fatto che l’avesse sentita. La donna infatti si scansò, asciugandosi le lacrime.

-Kaze mi aveva detto che ora vivevi qua ma... avevo pensato che non sarebbe stato giusto disturbarti... ma ora che ti ho davanti a me non posso fare altro che emozionarmi.- si asciugò ancora le lacrime, guardandola con aria materna. –Guarda… guarda che splendida donna sei diventata!- esclamò poi, confondendo sempre più Ichigo.

-Scusi... potrei sapere chi è lei?- domandò ancora la ragazza, tentando di trovare un nesso logico.

-Sono Katy, Katy Shirogane... la moglie di Kaze. Sono stata una grandissima amica di tua madre ai tempi della scuola.- finalmente tutto divenne più nitido agli occhi di Ichigo: le lacrime, quelle frasi sconnesse.

-Ah... capisco, le chiedo scusa allora.- Ichigo fece un piccolo inchino, tentando di essere il più educata possibile: da quel che aveva capito era la proprietaria dell’intero edificio.

-Ma ti prego, vieni con me. Dobbiamo parlare di molte cose.- la donna le prese la mano, facendola avviare con lei verso la grande sala da pranzo. La pregò di sedersi e di fare con lei quattro chiacchiere. Ichigo le raccontò dell’incendio che vide coinvolti i suoi genitori, del modo in cui era arrivata alla villa dei Shirogane e della sua prima battaglia da mew mew. Ed ogni parola che Katy ascoltava per lei era un gran colpo al cuore: man mano che Ichigo raccontava la sua storia la donna si rendeva conto che ella era sempre più sola.

-Mi dispiace tanto tesoro...- disse la donna con quella sua aria gentile.- Quando abbiamo ricevuto la notizia ti abbiamo cercata per lungo tempo, ma eri scomparsa...- Ichigo trattenne il fiato: in quel periodo si era nascosta a casa di Kisshu, ma non poteva certo dirglielo!                                             

-Già... e poi sono stata io a trovare voi!- disse lei in risposta, sorridendo. La donna ricambiò il gesto, stringendole la mano sulla superfice fretta del tavolo in vetro.

-Voglio che tu sappia che anche se non sono la tua mamma... io vorrei davvero che tu ti comportassi con me come se lo fossi. Chiamami anche mamma se vuoi... non c’è nessun problema! So di non poterla sostituire, ma voglio che tu sappia che ci saranno sempre delle persone pronte a proteggerti, ed io Kaze e Ryou siamo tra queste.- la donna si riavviò alla meglio i lunghi e lucenti capelli biondi, manifestando la sua bellezza angelica. Ichigo arrossì emozionata, ringraziandola.

-La ringrazio.-

-No Ichigo, siamo noi a ringraziare te.-

La giornata trascorse così: con Ichigo che pensava alle faccende domestiche e gli uomini che si occupavano delle ricerche riguardanti gli stars. Tuttavia verso sera alla giovane arrivò una notizia che le cambiò tutti i programmi: la rossina infatti aveva pensato di andare a cercare Kisshu a casa sua per dirgli che andava tutto ok... ma quell’impegno improvviso la distrasse totalmente.

 -Una cena?- disse, infatti, rivolta a Ryou.

-Sì, verranno degli amici di famiglia... mi raccomando, non far cadere tutto come a tuo solito!- Rispose Ryou, avviandosi verso l’uscita della cucina.

-Ma io non so servire agli ospiti!- rispose lei. Lui si voltò appena in sua direzione, sorridendo.

-E a me cosa vuoi che me ne importi?-     

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Capitolo 6
*** 5-Un volo verso la pace ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ ecco la seconda parte dello straordinario, fantasticoso arrivo di Minto nella squadra mew… ci sarà anche la prima comparsa di un personaggio che un po’ piace, ujn po’ no… (indizio? E’ un assassino, fa paura, e desidera sterminare tutti o_o) ok, ho detto troppo. Spero davvero che commenterete!

 

Ringrazio...

 

izayoi007: Non sai quanto mi abbia fatto piacere notare che hai letto la mia storia ^_^ e più di tutto, che ti piace!! Spero di continuare a mantenere i personaggi ic… e per quanto riguarda la coppia… vedrai, vedrai quante sorprese ci saranno!

drin_chan: ti ringrazio ^_^ sai, ci ho messo un po’ a decidermi come introdurre la mamma di Ryou… poi ho compreso che la maniera più semplice e forse più prevedibile era la migliore! Alla prossima, spero!

Mitsutsuki_chan: carissima, in questo capitolo verrà svelato il tuo dubbio: “chi sono gli amici di famiglia?” e… speriamo di non averti delusa!! Ho ricontrollato bene bene, e spero di non aver fatto altri errori di battitura… in tal caso chiedo venia ç__ç … spero mi dirai cosa ne pensi anche di questo cap! (penso che ormai tu sappia che per me i tuoi pareri sono sempre importanti) alla prossima, un bacio!  

 

 

EVERYTHING BURNS

 

5-Un volo verso la pace

 

Il soffio del vento caldo sapeva donarle davvero una strana sensazione. La stessa sensazione di quando ti rubano l’anima. Quando essa esce dal tuo corpo, trascinata da spiriti lontani, figli della paura più nera. Serrò gli occhi scuri, scostando appena la tendina azzurra che le permise di osservare meglio fuori. Tutto tranquillo. Di una tranquillità quasi fastidiosa. Fastidiosa perché lei sapeva che altrove, più lontano in quella città distrutta, qualcuno stava sicuramente morendo per quella guerra maledetta. E quando riaprì gli occhi, solo un desiderio le balenò in testa: quello di rimanersene in camera sua, e non dover partecipare a quella stupida cena di lavoro del padre. Scostò la mano bianca dal vetro freddo della finestra, poi si avviò verso il mobiletto bianco sopra il quale era posta una spazzola. Iniziò a pettinarsi i capelli scuri, lunghi sino alle spalle minute. Minto era una bella ragazza: non molto alta, ma tuttavia con uno splendido fisico modellato dai tanti anni di danza classica, sua più grande passione. Gli occhi erano piccoli e scuri, in perfetta armonia con il viso bianco e dalla pelle estremamente liscia. Una fierezza quasi regale le colorava da sempre il volto: sin da quando era piccola tutti avevano messo in evidenza quella sua regale fierezza, figlia di un’intelligenza e maturità sicuramente appresi in quella sua vita non certo semplice. Poggiò la spazzola sul mobile, spostandosi poi verso il grande armadio. O meglio: la stanza che fungeva da armadio. Se c’era una cosa, infatti, che a Minto Aizawa proprio non mancava era il denaro, e quindi lo sfarzo. All’interno di quella camera c’era davvero l’imbarazzo della scelta: vestiti di ogni colore e genere, dal classico nero al ben più appariscente giallo; le scarpe poi, quelle dovevano essere migliaia. Nonostante l’imbarazzo della scelta, tuttavia, ella optò per un semplice abitino lilla lungo sino a sopra il ginocchio, bordato qua e là da piccoli ricami rossi. Ai piedi un paio di ballerine nere, che riprendevano appena la fantasia del vestito che indossava. Dopo essersi legata i capelli scuri in due chignon sulla testa la ragazza si guardò allo specchio. Durante i preparativi si era resa conto che la richiesta del padre di averla con lui a quella cena era stata parecchio strana: capitava davvero raramente che l’intera famiglia Aizawa partecipasse alle cene di lavoro, e quando accadeva era per uno scopo ben preciso. Minto socchiuse gli occhi: qual’era l’obiettivo della sua famiglia quella sera? Si disse che pensarci non le avrebbe dato sicuramente una risposta, per questo scese al piano di sotto, attendendo che anche i restanti componenti della famiglia la raggiungessero. C’era suo padre, freddo uomo d’affari; c’era sua madre, sempre impegnata a dare aiuto al marito; poi c’era Seiji, quel fratello che aveva tanto amato un tempo ma che ora, le pareva così lontano. In pochi attimi furono tutti all’interno della vettura: il silenzio regnava sovrano, così come accadeva ogni volta che la loro famiglia si riuniva. Il viaggio non fu particolarmente lungo, semplicemente a Minto parve come tutti gli altri. Piatto, freddo ed insensato proprio come la sua famiglia.

-Buona sera, ben venuti in casa Shirogane.- disse una cameriera, aprendo loro la porta. Minto non ricordava di essere mai stata all’interno di quella grande villa, estremamente bella ed elegante. Si guardò intorno: il mobilio non troppo ricercato, ogni oggetto al proprio posto. Elegante ma semplice proprio come piaceva a lei.

-Oh salve!- esclamò un uomo dai corti capelli castani una volta che entrarono all’interno della sala da pranzo. L’uomo indossava un paio di occhiali dalla montatura molto chiara; essi nascondevano malamente un paio di occhi color nocciola, estremamente profondi. Minto tuttavia non se ne badò molto, scoprendo semplicemente che l’uomo si chiamava Kaze Shirogane. Dopo quattro chiacchiere si misero ognuno al proprio posto. Al tavolo erano seduti la sua famiglia e quella dei Shirogane. Kaze, Kati, la moglie, e Ryou, il figlio. Minto non potè non notare la bellezza grandiosa del ragazzo, bellezza che le faceva venire in mente quella di un angelo.

-Allora Shirogane-san, come stanno andando le vostre ricerche?- chiese Monoe, il padre di Minto. Kaze poggiò la forchetta sul piatto, bevendo poi un sorso d’acqua.

-Molto, molto bene. Il progetto a cui io e Ryou stavamo lavorando da anni è stato accettato dalla comunità scientifica, ci resta solo da portarlo avanti e vedere che succede.- disse semplicemente l’uomo, mostrando una calma incredibile. Monoe annuì, voltandosi poi verso la figlia che aveva assistito passiva al discorso.

-Sai Minto-chan, Ryou lavora con suo padre sin da quando era molto piccolo. E’ davvero un ragazzo intelligente.- esclamò, volgendo poi uno sguardo verso il biondo che non fece commenti.

-Capisco, complimenti.- proferì, pulendo le piccole labbra con un tovagliolo. Quel gesto fu fatto con estrema leggiadria, qualcosa che la ragazza possedeva fin dalla nascita. Tra i due ragazzi ci fu un solo scambio di sguardi, poi tutti tornarono alla loro cena. Kaze e Monoe parlavano in continuazione del biondino, mettendo anche in evidenza i grandi pregi di Minto. Sembrava davvero che quel discorso fosse... combinato? -Ora scusate, vado a prendere solo una boccata d’aria.- disse la moretta, alzandosi in piedi. Tutti annuirono compiaciuti, forse convinti del fatto che lei accogliesse di buon grado la compagnia, forse in un futuro matrimonio, del biondino.

L’arietta fresca rendeva quel giardino molto più bello di quanto già non fosse. Minto alzò gli occhi al cielo: era estremamente limpido, cosa molto rara dati i continui scoppi e le continue bombe fatte esplodere nel cielo. La ragazza chiuse gli occhi, passando una mano bianca sul muro in marmo del balcone. Era fresco e liscio, proprio come la sua pelle. Poi sorrise. Un sorriso falso a dire la verità, che mostrava tutta la sua sofferenza ed indignazione. Ecco, ci mancava solo il matrimonio combinato, quasi fossero all’età della pietra!

-Scusi signorina Aizawa-san?- disse una voce sconosciuta. Forse neanche troppo sconosciuta a dire la verità. Si voltò quindi verso l’interlocutrice, e gli occhi d’entrambe si spalancarono non appena notarono chi avevano davanti.

-Tu?- esclamarono all’unisono, la moretta e la rossina. Si guardarono qualche istante, più che convinte che non fosse un caso che si trovassero l’una davanti all’altra.

-Tu sei quell’antipatica che mi ha urlato contro questa mattina!- Esclamò Ichigo puntandole l’indice contro. Minto da parte sua serrò gli occhi, incrociando poi le braccia.

-E’ tu sei quella specie di eremita che mi è arrivato addosso!- squittì, rendendo sempre più nervosa la cameriera.

-Eremita?- tuonò, battendo un piede per terra.

-Certo, un eremita che non sa cosa sia la cortesia e le buone maniere!- Minto puntò l’indice verso l’alto, socchiudendo gli occhi.

-Meglio eremiti che... oche bisbetiche con la lingua più tagliente di una lama affilata!- controbattè Ichigo socchiudendo gli occhi e fissandola con estrema ira nello sguardo. Se c’era una cosa che proprio non sopportava erano gli insulti!

-Ma come osi piccola incivile!- tuonò questa volta Minto dimenticando, forse per la prima volta nella sua vita, quel suo fare posato ed elegante che sempre l’aveva contraddistinta.

-Ehi ma che succede qua?- le interruppe improvvisamente una voce. Le due ragazze si voltarono verso il ragazzo biondo che, stupito, le fissava incerto.

-Ah... Shirogane-kun...- sussurrò Ichigo, più che consapevole che presto si sarebbe beccata una bella sgridata dal suo capo. Per questo arrossì, preoccupata.

Tuttavia nessuno ebbe il tempo di rispondere a quell’affermazione. Uno scoppio si sentì poco lontano, giusto qualche isolato più in là.

-Che succede?- domandò Minto sottovoce, sentendo dentro di sé il cuore battere all’impazzata.

Odiava la guerra.

Aveva una fottuta paura della guerra. 

Una paura che le fece tremare le mani, e che le prosciugò la gola.

-Entra dentro.- disse Ichigo, dandole un colpo sulla spalla, per spingerla in casa. Minto la guardò con gli occhi sbarrati. Poi Ichigo farfugliò qualcosa assieme a Shirogane e saltò agilmente giù dal balcone della villa. Minto si stupì nel vederla atterrare sui propri piedi, poi correre via, come una furia.

-Ma dove va? E’ pericoloso!- affermò la moretta, vedendola correre lungo il viale della villa. Shirogane tuttavia le mise una mano sulla spalla, osservandola con aria rassicurante.

-Non ti preoccupare. Ora fai come ti ha detto: torna in casa, Minto-san.- disse ancora il biondo, iniziando ad avviarsi all’interno della villa.

-Ma... come farà quella ragazza? Perché è corsa via?- ma non appena la moretta mise piede in casa, si rese conto che il biondo era scomparso, e che i suoi genitori e quelli di Ryou non si erano accorti di nulla. Tutto ciò le parve molto strano, e tutto d’un tratto si sentì irradiare da una strana sensazione. Pochi attimi dopo era corsa al di fuori dell’abitazione, intenta a trovare quella ragazza che, incosciente, si era lanciata verso una fine certa.

La vista di quel mostro dalle squame verdi e gli occhi rosso sangue certo non l’allettava.

-Uffa, ma dov’è Shirogane quando serve?- si domandò, stringendo forte il proprio medaglione mew per la trasformazione.

-Che fai là impalata?- la rossina si voltò, notando Ryou fermo sul ciglio della strada opposta. -Trasformati!-

Che rabbia quel Shirogane, sempre bravo solo a dare ordini.

Tuttavia Ichigo si rese conto che questa volta quell’ordine sarebbe stato in grado di salvarle la vita. 

-Mew Ichigo, metamorfosi!- esclamò, divenendo così una persona completamente diversa. Diversa solo d’aspetto in realtà.

Quel chimero le parve molto più potente del primo che aveva affrontato. Grosso uguale, ma dai poteri che parevano il doppio più potenti. Mew Ichigo tese le orecchie feline, ascoltando bene i movimenti del terribile mostro. -Calma, calma!- si diceva, preparandosi a fare un balzo che l’avrebbe portata molto in alto. E quando fu proprio al di sopra del chimero afferrò la propria arma, che la fece sentire molto più sicura. -Fiocco del cuore!- tuonò, mentre tra le sue mani compariva un simpatico cuore di peluche rosso; qualche istante, poi si preparò all’attacco. -Fiocco di...- non ebbe il tempo di terminare la frase che il chimero le tirò una zampata che la fece crollare letteralmente al suolo. Mew Ichigo sentì la schiena bruciarle terribilmente non appena essa entrò in contatto con la superficie ruvida dell’asfalto. Le gambe cedettero letteralmente, dalla sua bocca uscì un rantolo che sapeva di dolore. Ebbe appena il tempo di riaprire gli occhi, per poi notare nuovamente la zampa viscida del mostro, pronta a schiacciarla senza pietà. -Non pensavo sarebbe finita così presto...- disse, comprendendo di non avere la forza per alzarsi, e quindi, per evitare il terribile attacco. Ma straordinariamente, il colpo non la raggiunse mai.

-Fiocco d’energia!- una voce nuova s’intromise, facendole spalancare gli occhi. Un fascio d’energia rosata raggiunse la zampa del mostro, facendolo crollare poi al suolo. Iniziò a dimenarsi come non mai, stringendo forte gli occhi rosso sangue.

-Ma cosa...- Mew Ichigo restò a fissare imbambolata la nuova figura posta davanti a lei: una giovane che indossava un tubino azzurro ed un paio di stivaletti del medesimo colore la guardava senza alcun imbarazzo. Tra le mani un arco, e sulla schiena un paio di ali scure. Mew Ichigo aprì e chiuse più volte gli occhi, tentando di mettere in chiaro le idee.

-Cosa fai lì impalata? Forza, attacca!- e non appena udì la voce della ragazza, la mew neko non ebbe più alcun dubbio.

-Ma tu sei...- tutto d’un tratto la figura di quella ragazzina snob ed apparentemente maleducata le comparve davanti sfacciatamente, lasciandola senza fiato.         

-Ehi!- ancora un’incitazione da parte della ragazza, poi Mew Ichigo si rizzò in piedi, pronta all’attacco. L’arma tornò tra le proprie mani, poi le parole che la prima volta, le erano nate dal cuore.

-Fiocco di luce!- esclamò, sino a quando un fascio straordinario d’energia travolse il mostro.

Gli occhi stupefatti di Shirogane avevano seguito la scena in ogni suo aspetto. Anche quando Minto era arrivata tutta trafelata, con il solo intento di aiutare la povera Ichigo che giaceva a terra priva di forze. Poi l’arrivo repentino di Masha che aveva consegnato alla ragazza il medaglione per la trasformazione. In quell’istante gli occhi oltremare del biondo si fecero ancora più stupiti, tutto questo indicava che avevano trovato la seconda mew mew!

-Evviva, c’è l’abbiamo fatta!- iniziò a saltellare Ichigo, ormai tornata completamente normale. Anche la sua compagna era divenuta nuovamente un essere umano a tutti gli effetti, ed ora se ne stava là, in mezzo alla strada, con le braccia incrociate. Osservava Ichigo che, tutta contenta, sembrava voler toccare il cielo con un dito. Poi le si avvicinò, stringendole le mani. -Da oggi saremo compagne di squadra!- esclamò la rossina, con gli occhi che le brillavano.

-Cosa?- domandò la ragazza notando poi la presenza di Shirogane. Lo guardò con gli occhi poco convinti, assolutamente sicura che il biondino sarebbe stato in grado di darle tutte le risposte necessarie. Ma il ragazzo non ebbe il tempo di aprire la bocca che un più che tranquillo Keiichirou si intromise nel discorso, raggiungendoli con aria assolutamente tranquilla.

-Ora ti spiegheremo ogni cosa, Mew Minto!-

 

-E’ già il secondo che ci abbattono, cosa significa?-

Camminata tranquilla, di chi sa che ha il mondo tra le proprie mani.

Sguardo di ghiaccio, di chi ottiene sempre ciò che desidera.

Pelle bianca, pallida e candida a coprire un corpo perfetto.

I capelli lunghi e corvini, lisci e fini si agitavano ad ogni passo, guerrieri di una battaglia persa.

La bocca rosea si richiuse, tremante. Un tremore che sapeva di rabbia, di collera celata.

-Non lo so, mio signore.-

Poi c’era l’altro.

Inginocchiato davanti al suo dio, troppo codardo per alzare la testa e guardarlo negli occhi.

In quegli occhi che facevano male, tanto male.

Così profondi, un profondo blu a dirla tutta.

-Non lo sapete?-

Gli occhi di ghiaccio si voltarono indignati, mentre una bianca mano si alzava verso l’alto. Sistematicamente fece la medesima cosa anche il povero servitore, comandato da un’energia che non era la propria.

-Io non voglio sentire una risposta simile!- tuonò, con una rabbia che avrebbe fatto tremare il più coraggioso dei guerrieri. Il servitore lo guardò con gli occhi socchiusi, più che sicuro che presto avrebbe lasciato quel mondo.

Ma così non fu.

Perché il suo capo era davvero imprevedibile.

-Organizzate una squadra di ricerca. Voglio uccidere quegli sciocchi umani che osano ostacolarmi!- disse ancora, facendo crollare al suolo il servitore. Il cuore di quest’ultimo iniziò a battere incessantemente, dando la possibilità al ragazzo di rendersi conto, con sua grande sorpresa, di essere vivo.

-Va bene, Deep Blue-sama.- si rialzò in piedi, andando verso la porta di ferro.

-Aspetta.- ordinò ancora lo stars dagli occhi di ghiaccio. Il servitore si fermò, senza voltarsi: aveva troppa paura. -Come è finita con quel traditore?-

-Quale traditore?- il ragazzo si voltò finalmente, dimenticando la paura.

-Kisshu Ikisatashi.- lo gelò  subito Deep Blue scoccandogli un’occhiata di disprezzo. Il servitore abbassò lo sguardo, mordendosi convulsamente il labbro inferiore.

-Non c’è traccia neanche di lui.-

-Incapaci!- esclamò ancora il Dio voltandosi. -Ora esci, prima che ceda al tremendo impulso di ridurti a pezzettini!- il servitore non se lo fece ripetere due volte: fissò solo un istante la figura ormai voltata del suo leader, poi corse via, abbandonando quella stanza fredda che faceva paura a tutti.

-Maledizione...- sussurrò, stringendo i denti perlacei. -Maledizione a te, Ikisatashi!-   

 

          

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Capitolo 7
*** 6-Al servizio del male ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^__^ ecco a voi il nuovo capitolo! Devo ammettere che non credevo sarebbe venuto fuori così presto… questa in effetti forse è la parte più noiosa della storia… dove tutti si devono ancora conoscere, ma spero che avrete la pazienza di continuare a seguirla comunque! Da questo cap in poi vi segnalerò i vari pairing: forse avrei dovuto farlo dall’inizio ma non ci avevo pensato ç__ç bene… non vi trattengo oltre… buona lettura!

 

Pairing: PayxRetasu

 

EVERYTHING BURNS

 

6-Al servizio del male

 

-Complimenti, figliolo.- disse un uomo dalle orecchie appuntite e gli occhi ametista. Pay alzò lo sguardo su di lui, scrutandolo. Non ricordava, sinceramente, quando fosse stata l’ultima volta che aveva visto gli occhi di suo padre così orgogliosi.

-Grazie, papà.- l’uomo gli mise una mano sulla spalla, concedendogli un’ultima occhiata.

-Ero sicuro che avresti fatto tanto per la nostra razza, Pay.- disse ancora l’uomo. -E ricorda: qualunque cosa tu faccia noi saremo sempre orgogliosi di te.- si alzò in piedi, poi uscì dalla camera con una gran calma. Pay Ikisatashi si gettò pesantemente sul letto: da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. Un sorriso malinconico si disegnò sul volto bianco. Che strano: da assiduo frequentatore di gare di auto rubate; ad agente speciale delle truppe di Deep blue, il capo supremo della loro gente. Iniziò a fissare il soffitto, chiedendosi come sarebbe cambiata la sua vita da quel giorno in poi: avrebbe dovuto vivere nella fortezza di Deep Blue, insieme ad altri militari; avrebbe dovuto partecipare a missioni impossibili, rischiando la vita ogni giorno. Si mise seduto su quello stesso letto, stringendo forte i pugni.

-Non vi deluderò... papà.- sussurrò, fissando incessantemente la fotografia posta sul comodino, accanto al letto. Essa ritraeva tre bambini, messi in posa, con intorno un bellissimo paesaggio tinto di verde. Sul lato sinistro il più alto rimaneva serio ed impassibile, nonostante i suoi soli dieci anni. Possedeva profondissime iridi violacee, così come i capelli, legati sul lato destro in una treccia. La pelle diafana, i lineamenti fieri ma al contempo estremamente eleganti. Le labbra fini ed imbronciate. Pay si passò una mano sul volto: alla fine, non era cambiato tanto da allora. Forse l’unica differenza era quel po’ di barba che gli pizzicava la pelle, e che ogni tanto gli ricordava di essere diventato grande. Accanto a lui, nella fotografia, era posto un altro bambino. Molto, molto più piccolo questa volta. Avrà avuto si e no tre oquattro anni, gli occhi castani, i capelli del medesimo colore. Un sorrisino vispo e furbo gli colorava il visino paffuto, mentre scherzoso assumeva una posa da eroe dei fumetti. Pay chiuse gli occhi: quanto era cambiato suo fratello Taruto da allora? Tanto, forse troppo. Forse era stata la guerra a modellarlo a suo piacimento, rendendolo un bambino capace solo di progettare il modo migliore per sbarazzarsi della razza umana. Ma come biasimarlo? Taruto in fondo non aveva mai vissuto nella Terra pacifica: non aveva mai visto umani e stars convivere civilmente, darsi una mano a vicenda, cooperare quasi come se fossero... un unico popolo. Non aveva visto coppie che si davano la mano per strada, lei con le orecchie a punta e lui, con la pelle rosea tipica degli umani. Non conosceva la bella sensazione di un mondo pacifico, di una Terra priva di morte e sangue che, sfacciati, si propongono per ogni angolo della strada. Pay serrò gli occhi: sì, in fondo lo capiva. Successivamente le sue iridi ametista tornarono sulla fotografia. C’era un terzo elemento che si proponeva su quello scatto di una vita lontana. Un altro bambino. Un bel bambino a dirla tutta. Il sorriso sbarazzino, gli occhi vispi e vivaci. Era leggermente più basso di Pay, ed aveva splendidi capelli scuri. Ma quel che da sempre aveva affascinato tutti, grandi e piccini, erano i suoi occhi. Oro fuso sembrava essersi incollato su quelle iridi che parevano esser state scolpite da artisti esperti. Sottili ed eleganti, quegli occhi color dell’oro erano sempre stati ammirati da tutti. Quello era Kisshu. Quel non-fratello, come diceva sempre Pay, quell’individuo che si era divertito ad entrare a far parte della sua vita in maniera brusca ed insensata. Ma, in fondo, tutto ciò che riguardava Kisshu era brusco ed insensato. Non c’era alcun legame biologico che li unisse. Non avevano parentele di alcun tipo. Se è per questo, pensò Pay,  non sono neanche mai andati d’accordo. Ma suo padre aveva imposto a Pay di trattarlo come se fosse suo fratello. Di dargli tutto l’aiuto di cui avesse bisogno, di donargli lo stesso affetto che riservava al piccolo Taruto. E nonostante Pay non ne trovasse motivo, fece come chiesto. Crebbe insieme a Kisshu nella maniera più semplice del mondo: come un fratello, come un compagno fidato al quale chiedere aiuto nel momento del bisogno. Ed il piccolo Taruto era addirittura convinto che tra i tre, ci fossero legami di sangue. Il fratello maggiore, tuttavia, provava spesso una stretta al cuore ogni volta che vedeva il più piccolo portare rispetto a Kisshu: lui non era nulla per Taruto, forse poco più di un estraneo. Pay si sdraiò nuovamente sul letto, ricordando quel giorno lontano. Il giorno in cui era cambiato tutto. Lui aveva da poco compiuto 15 anni, Kisshu ne aveva 13.

-Ti abbiamo visto oggi.- disse il padre camminando da una parte all’altra della stanza. Le iridi ametista fissavano con aria arrabbiata il ragazzo seduto sulla sedia là, davanti a lui.

-Ah, mi fa piacere.- commentò semplicemente Kisshu, poggiando il braccio sullo schienale della sedia. -Carina vero? Si chiama Ichigo.- socchiuse gli occhi dorati, fissando con aria di sfida il genitore. Quello incrociò le braccia, tentando di trattenere la rabbia.

-Kisshu, sono anni che ti ripeto in continuazione di non girare intorno agli umani! Sono pericolosi, cattivi ed ogni volta che entri in contatto con loro tu rischi di...- il ragazzo lo interruppe.

-Di morire? Sai che mi importa...- un nuovo sorriso strafottente sul volto sbarazzino. Kisshu si alzò in piedi, avvicinandosi al padre adottivo. -Tu non puoi impedirmi di fare ciò che voglio! Io ed Ichigo vi dimostreremo che non è importante se sei uno stars o un umano... l’importante è vivere in pace, tutti insieme! Non ti manca quel tempo in cui tutti potevano parlare con chiunque volessero? Quando non ci si doveva vergognare se si amava un’umana...- abbassò lo sguardo, dicendo quelle parole. Si vedeva che le sentiva fin dentro le ossa, quasi gli avessero mangiato il cuore a grandi morsi.

-Ti sei innamorato di quell’umana?- domandò il padre, guardandolo con mal celato stupore in quegli occhi scuri. Kisshu manteneva lo sguardo basso, incapace di trattenere dentro sé una verità troppo grande.

-Sì... e se mi volete bene... dovrete accettarlo.- finalmente acquistò tutto quel suo solito coraggio, ed alzò lo sguardo sul padre. -E’ bella, è simpatica e dolce... esattamente come potrebbe essere una qualunque stars.- il padre gli prese violentemente una spalla, facendolo sbattere contro il muro bianco del piccolo appartamento. Lo fissò incessantemente, chiedendosi se il ragazzino posto di fronte a lui fosse completamente pazzo.

-Kisshu, ci vedi? Loro sono... diversi!- tuonò, a pochi centimetri dal suo volto. Kisshu potè sentire distintamente il fiato caldo e tinto di rabbia del padre pronto ad infliggergli una seria punizione. Ma il ragazzino non avrebbe mai lasciato che accadesse.

-Hai ragione...- sorrise maliziosamente. -Le umane sono pure più belle...- un nuovo sorriso, questa volta ancor più strafottente di quello precedente. Il padre si scansò, tirandogli uno schiaffo in pieno viso. Kisshu cadde a terra, massaggiandosi la parte lesa. Ma quel sorriso rimaneva ancora là, ad increspargli le labbra fini. -Se non mi accetti per come sono... forse è meglio che me ne vada.- disse, alzandosi ed iniziando a correre verso la propria camera. Là trovò un Pay tranquillo, ma che dentro di sé conservava tanta, tanta pena. Aveva potuto udire tutto dalla camera accanto, una scena che mai avrebbe pensato di vedere tra quelle mura.

-Cosa stai facendo?- domandò al fratello, intento ad infilare poche cose in uno zainetto blu.

-Tolgo il disturbo.- sussurrò Kisshu continuando il proprio lavoro. Pay si alzò in piedi, chiudendo bruscamente lo zainetto, e togliendolo dalle mani del non-fratello.

-Non dire stupidaggini. Con quel che c’è là fuori non sopravviveresti neanche una settimana.- disse il ragazzo, nascondendo l’oggetto dietro la schiena. Kisshu lo guardò qualche istante, portandosi poi le mani sui fianchi.

-E da quando in qua ti interessa il mio destino? Non mi sembra ti sia mai importato qualcosa di me...- sorrise nuovamente. Pay lo freddò con lo sguardo.

-Infatti non me ne frega niente di te.- gettò lo zainetto sul letto. -Mi importa di mamma e papà... e di quel che proveranno loro.- si voltò dalla parte opposta, tornando a sedersi sul proprio letto. Kisshu da parte sua chiuse l’ultima zip dello zainetto, poi se lo mise sulle spalle.

-Non ti preoccupare, tanto a loro non importa più nulla di me. Sai, mi sono sempre chiesto perché avessero voluto adottarmi: non sono mai stati dei genitori per me.- si voltò, raggiungendo la porta della piccola camera. -Da oggi la famiglia Ikisatashi si libererà di quella testa calda di Kisshu... contento e?- ridacchiò, poi aprì la porta. -Arrivederci, non-fratello.-

-Addio, Kisshu.- per Pay era stata sicuramente una cosa definitiva. Per tutte le settimane successive non si seppe più nulla di Kisshu: l’unico a chiedere qualcosa era il piccolo Taruto che, da parte sua, non immaginava neanche quel che stava succedendo.

Pay riaprì gli occhi, fissando il soffitto: era stato in quel giorno che era cambiato davvero tutto. Per suo padre i due figli rimasti erano tutto ciò che di importante aveva: li aveva educati con la sola convinzione che gli stars erano una razza superiore, e che chiunque avesse a che fare con gli umani era un inetto, un traditore. Il nome di Kisshu pian piano  veniva nominato sempre più di rado, ed addirittura il piccolo Taruto era arrivato a chiedersi se quel fratello era mai esistito. Sino a quando un giorno...

-C’è un nuovo genio delle corse in città!- esclamò una voce molto conosciuta sia da Pay che da Taruto. Durante il tempo libero i due fratelli si divertivano a scommettere sulle varie corse di auto, ed ogni tanto Pay partecipava ad uno degli incontri. Quella sera era uno di quelli.

-E chi sarebbe?- domandò Pay incuriosendosi.

-Non so il suo nome, ma sembra che abbia vinto tutte le gare fatte negli ultimi mesi. In molti hanno paura di affrontarlo.- Pay si voltò, cercando con lo sguardo la propria auto. Avrebbe avuto modo di conoscere questo famoso concorrente. Finalmente arrivò il momento della partenza.

1, e tutti si infilarono i caschi.

2, e si accesero i motori.

3, il sospiro prima di premere l’acceleratore.

GO!

E finalmente si partiva. In testa c’era un’auto rossa fiammante, sembrava essere assatanata. Pay tentò di vedere chi ci fosse al suo interno, ma niente da fare. Scrutò sempre con maggiore attenzione, tentando di carpire il volto presente oltre il vetro di quella vettura velocissima. Ebbe l’impulso di frenare improvvisamente non appena vide il volto diafano del proprio non-fratello che raggiungeva, per primo, il traguardo. In pochi secondi era già fuori dalla vettura, dicendo.

-Ho vinto ancora... ok ragazzi, dove sono i miei soldi?- poi aveva fatto un occhiolino, ed un pilota più grande gli aveva dato una pacca sulla spalla. Erano passati due anni da quel giorno, ed esattamente da quel giorno Pay venne a sapere che il suo non-fratello aveva imparato a vivere da solo. Era riuscito a trovarsi un appartamento nella zona più pericolosa della città: “la linea rossa” come la chiamavano in molti, questo perché era il punto di confine tra la zona umana e quella degli stars. Là gli appartamenti costavano molto meno, e più di tutto, pensava Pay, in quel punto della città gli sarebbe stato molto più semplice raggiungere la sua umana. Ricordava bene il nome della persona che aveva rovinato tutto: Ichigo. Kisshu aveva detto quel nome con tale enfasi da farla quasi sembrare una dea. Pay invece avrebbe solo voluto ucciderla con le proprie mani. Lei, che aveva rovinato tutto. Lei che aveva fatto in modo che sua madre soffrisse come ogni madre farebbe; che suo padre si sentisse un poco di buono. Da quel giorno era passato un anno. Un anno in cui lo incontrava raramente insieme a Taruto, in cui poteva rivelare a sua madre che Kisshu stava bene. Ma gli incontri sarebbero diminuiti sicuramente da quel momento. Pay avrebbe trascorso la maggior parte del proprio tempo nella base di Deep Blue, e chissà, magari avrebbe anche dovuto avere l’incarico di catturarlo perché, come ormai si diceva in giro, sembrava che avesse nascosto un’umana in casa sua.                                          

Quando partì tutte le facce dei suoi familiari parevano cadaveriche: sua madre aveva gli occhi che brillavano di lacrime, mentre il padre aveva lo sguardo tinto d’orgoglio. Taruto gli assicurò che sarebbe andato a trovarlo spesso, e che fra qualche anno si sarebbe arruolato anche lui. A quel punto Pay aveva serrato gli occhi, sperando solamente che la guerra si sarebbe conclusa prima che il fratello potesse diventare tanto grande da arruolarsi. Si mise lo zainetto sulle spalle, poi scomparì. Il potere di smaterializzarsi era una grande dote degli stars. Comparve davanti una grande base grigia, circondata da un cancello che, sicuramente, possedeva delle speciali protezioni contro i possibili attacchi umani. Pay raggiunse uno speciale pannello, digitando poi il codice personale che gli era stato dato il giorno in cui si era andato ad iscrivere ai registri militari. In pochi attimi il cancello si aprì, facendolo approdare in un mondo che non aveva mai visto. All’interno della base il colore dominante era sicuramente il grigio dei muri, del soffitto e del pavimento; appesi qua e là fogli che descrivevano piani di attacco, in fondo al corridoio si notava una palestra fatta di specchi dove, alcuni stars, facevano provare per la prima volta armi indistruttibili. A Pay erano sempre interessati quel genere di cose: più che il combattimento sul campo lui preferiva sicuramente coordinare, progettare e studiare delle strategie. Amava i computer, la scienza in generale e la biologia, tanto che da bambino aveva nutrito l’idea di diventare, un giorno, uno scienziato di fama internazionale. Aveva avuto un mito quando era piccolo: si chiamava Kaze Shirogane, un umano che aveva fatto molto per curare malattie gravissime, e che aveva esposto molti progetti per curare l’atmosfera dai gas nocivi delle fabbriche. Ma l’avvento della guerra e gli insegnamenti del padre gli avevano fatto perdere ogni tipo di interesse nei riguardi della scienza, ed ancor meno riguardo l’umano Kaze Shirogane. Fece ancora qualche metro, poi voltò l’angolo. Là trovò una porta con su scritto “reclute” il luogo che gli era stato indicato. Posta davanti alla porta tuttavia c’era anche un’altra figura. Era appoggiata contro il muro, gli occhi chiusi e l’espressione quasi addormentata. Possedeva la carnagione chiara tipica della loro razza; lunghi capelli castani le incorniciavano il volto, ed indossava una divisa da recluta. Pay assunse un’espressione perplessa: da quando i militari erano anche donne? Si stupì, ma decise di non farlo notare alla sua nuova compagna. Ella sembrò accorgersi improvvisamente della sua presenza, e per questo aprì gli occhi. Pay si stupì nel notare un paio di iridi color smeraldo, così verdi che in pochi sarebbero riusciti a rimanere indifferenti alla loro bellezza. Pay notò anche che la recluta doveva essere molto giovane: i lineamenti vigorosi ed energici gli e lo suggerivano.

-Salve!- esclamò, facendo un cenno con la mano. -Anche tu una recluta?- Pay annuì.

-Sì.- rispose semplicemente, notando sul viso della giovane nascere un largo sorriso.

-Bene! Allora tu sei Pay giusto? Non mi hanno detto molto di te... so solo che ti chiami così, e che ci hanno assegnato la stessa missione! Ah ma che sbadata... io sono Miriam, molto piacere!- gli tese la mano, attendendo solo che lui gli e la stringesse cordialmente. E con quel sorriso energico e quell’espressione così infantile Pay non potè fare altrimenti. Non gli potè sfuggire il pensiero che quel volto da bambina sarebbe stato meglio all’interno di una stanza piena di bambole che in un terreno da guerra.

-Potete entrare.- disse un nuovo individuo che uscì dalla sala reclute. I due annuirono, mentre di fronte a loro trovavano un uomo molto alto e possente. Indossava una divisa blu dai disegni militareschi, e sulla guancia destra aveva un’evidente cicatrice.

-Salve, reclute.- disse, sedendosi alla scrivania. Ai due giovani non fu concesso tale “privilegio” per questo se ne stettero in piedi, davanti a quello che pareva un loro superiore. -Mi presento, io sono il generale Mitamura, penso abbiate già sentito parlare di me.- entrambi annuirono: quel generale era famoso per parecchie spedizioni andate a buon fine. -In questa sede vi darò il vostro incarico che, spero, porterete a termine entro il minor tempo possibile.- premette un tasto, facendo accendere un grosso schermo posto alle sue spalle. Si voltò leggermente, indicando due punti della città di Tokyo, illustrati sulla cartina presente nel teleschermo. -In questi due punti della città, sono stati mandati dei chimeri, delle nuove creazioni dei nostri laboratori. Sono delle creature nate con l’unione di un para-para e la linfa vitale di un animale a scelta.- si interruppe un solo istante, tanto per vedere se i due interlocutori gli prestavano attenzione. Ma Mitamura notò con piacere che erano svegli, e questo giocava, naturalmente, a loro favore. -Ma i nostri chimeri sono stati inspiegabilmente eliminati da delle nuove creature non identificate. Non sono sicuramente umani, ma possiedono delle caratteristiche molto particolari. E’ questo che desideriamo che voi scopriate: voglio che setacciate la città,  e che mandiate dei chimeri a distruggerla. Nello stesso istante, secondo i nostri calcoli, dovrebbero arrivare queste nuove creature per distruggerli. Va bene?- i due annuirono.

-E come faremo a creare i chimeri?- domandò Miriam. Il generale incrociò le braccia, assumendo un’aria soddisfatta.

-Tenace e convinta Sonoa, proprio come suo padre.- sorrise ancora l’uomo, prendendo poi da uno dei cassetti della scrivania una scatolina. -Dentro questa scatola ci sono tutte le spiegazioni e gli strumenti necessari per realizzare un chimero. La vostra missione è molto importante, mi raccomando.- si alzò nuovamente in piedi, fissando i due giovani con aria convinta. -Il vostro servizio ha inizio alle otto del mattino e termina la sera tardi. Salvo eccezioni che, comunque , potrete gestirvi autonomamente. Ora potete andare.- i due ragazzi fecero il saluto militare.

-C’è altro signore?- domandò Pay. Il generale sorrise appena.

-Ah sì... un avvertimento per tutte le nuove reclute: se vi capita di trovare quello che chiamano “il re delle corse” mi raccomando... catturatelo in fretta.- entrambi i giovani ebbero un groppo alla gola non appena udito quell’ordine. Ma non lo diedero a vedere, ed annuirono, pronti ad andarsene. -Ehi tu, aspetta un attimo. Lei esca pure, Sonoa.- disse il generale, facendo intrattenere Pay nella sala.

-Mi dica.- disse semplicemente il ragazzo fissando il proprio interlocutore.

-Mi raccomando: la signorina Miriam è estremamente importante. E’ la figlia del generale Sonoa, caduto in battaglia qualche settimana fa. Qualunque cosa accada pretendo che tu la difenda ad ogni costo. E’ un ordine soldato!- esclamò il generale Mitamura, guardando duramente il militare. Quello annuì, irrigidendosi. Tutto avrebbe pensato meno il fatto che quella ragazzina fosse la figlia di un generale importante. Uscì in fretta dalla stanza, dimentico di tutte le tensioni che lo avevano preso.

-Allora... che ti ha detto?- domandò Miriam spuntando dietro alle sue spalle. Pay si voltò in sua direzione, guardandola malamente.

-Emmh... nulla.- rispose, tentando di essere il più tranquillo possibile. I due iniziarono a salire le scale, alla ricerca delle loro nuove camere.

-Ah ho capito.- gli occhi smeraldini della giovane si rabbuiarono, socchiudendosi in seguito. -Ti ha parlato di mio padre. Ma ascolta: io sono esattamente come te... qualunque cosa ti abbia detto, niente favoritismi ok?-

Lo costrinse a promettere. E Pay lo dovette fare, se no non lo avrebbe mai lasciato entrare in camera sua. Appena al suo interno guardò l’orologio: erano appena le 19,00, quindi, mancava più di un’ora alla cena. Che avrebbe fatto?

 

-Forza Retasu-chan, hai perso la scommessa ed ora ti tocca la penitenza!- disse una voce stridula che le trapassò le orecchie da parte a parte. Retasu Midorikawa abbassò le proprie iridi blu, aggiustandosi poi alla meglio gli occhiali che portava sul naso.

-Ma ragazze...- disse, tentando di assumere un’aria convinta. Ma naturalmente, non fu così.

-Niente ma, lo fai e basta!- la sua “amica” la spinse fuori dal grande androne  del suo palazzo, lasciandola in balia della strada notturna. -E non preoccuparti: dirò ai tuoi genitori che dormi da me!-

Bene: secondo una stupida scommessa avrebbe dovuto trascorrere l’intera nottata fuori di casa. Al freddo, e contro ogni possibile pericolo. Svoltò l’angolo, poi si rannicchiò in un vicolo abbastanza nascosto. Era più che sicura che quella notte sarebbe morta: se non di freddo, almeno per un attacco da parte degli stars. Raccolse quindi le gambe al petto, maledicendosi per quel suo stupido carattere: troppo debole e stupida per ordinare alla sua “amica del cuore” che non avrebbe mai e poi mai saldato la scommessa. Chiuse gli occhi, rassegnandosi al proprio destino. La piccola Retasu questa volta, non c’è l’avrebbe fatta.

 

Non era riuscito a dormire. Quella base era  troppo silenziosa di notte, talmente inquietante che era sicuro che non sarebbe mai riuscito a chiudere occhio là dentro. Svoltò l’angolo: aveva deciso di pattugliare al posto di un suo compagno che pareva febbricitante. Almeno, si diceva, avrebbe fatto esperienza. Aveva preso il fucile tra le mani, poi lo aveva messo sulle spalle. E con passo sicuro si era avviato verso l’interno della triste Tokyo. Svoltò un nuovo angolo, ma improvvisamente si rese conto che la strada era ostruita da qualcosa, o meglio, da qualcuno. Pay notò seduta a terra una ragazza. Dai tratti si capì subito che era un’umana, nonostante la pelle pallida che richiamava appena quella diafana e albina degli stars; i indossava un paio di occhiali piuttosto spessi, e gli occhi chiusi, parevano esser presi da un grande sonno. I lunghi capelli erano imprigionati in due trecce; essi avevano il colore dell’erba estiva, accesi e brillanti come la bella natura. Il ragazzo dovette ammettere che al primo impatto gli parve addirittura carina. Ma scosse il capo: che avrebbe dovuto fare ora?

Ucciderla... probabilmente.

Catturarla... sarebbe stato il suo dovere.

Farle del male... sentiva che non ci sarebbe mai riuscito.

E Pay pensò al grande amore di Kisshu per la sua umana. Pensò che né lui né lei avevano fatto niente per portare questa guerra, eppure ne erano alcuni delle vittime principali. Pay pensò anche che una piccola ragazza, seppur umana, non aveva colpa. Anzi, forse l’unica colpa era la condanna di essere nata in un mondo sbagliato. Pay si inginocchiò vicino a lei, rendendosi conto che non sarebbe mai riuscito a farle del male. Per questo la fissò ancora una volta, poi si tolse la pesante giacca azzurra, e ben presto gli e la poggiò sulle spalle. La giovane si mosse, e per qualche istante Pay ebbe un fremito. Tuttavia un solo istante dopo ella sembrò ripiombare nel sonno, quasi non si fosse davvero accorta di nulla. Poi il ragazzo ebbe un nuovo desiderio: ma sì, starà meglio. Pensò che sarebbe stato meglio sciogliere quei lunghi capelli verdi: sicuramente l’avrebbero scaldata molto di più. Tirò quindi i due nastrini bianchi che li tenevano imprigionati, lasciando che i lunghi capelli si spandessero sulla schiena infreddolita. Ecco, così va molto meglio.

Però, è davvero carina.

Si trovò a pensare, ma scosse il capo. Ok, la sua buona azione per quella sera l’aveva fatta. Si rialzò in piedi, iniziando ad incamminarsi per un nuovo vicolo della città. Tuttavia udì il fruscio di stoffa che veniva spostata, poi un mugugno appena accennato.

-Ma chi...- una voce candida, sicuramente molto dolce. Pay rimase voltato, ma fermo in mezzo al marciapiede. -Chi sei?- domandò la ragazza, con la voce poco convinta ed impastata dal sonno.

-Nessuno, torna a casa.- e fu più forte di lui. Si voltò a guardare quegli occhi. Occhi che gli avevano donato una curiosità tale che solo guardandoli avrebbe trovato la pace.

Ed in effetti, forse la pace la trovò.

Il blu più bello che avesse mai visto si era incollato in quelle iridi che parevano stanche, ma sicuramente profonde e bellissime. Un blu che pareva quello dell’oceano in tempesta, così forte e brillante che il ragazzo ebbe un fremito.

Ed altrettanto lo ebbe Retasu non appena vide davanti a sé, uno stars. Gli e lo suggerirono quelle orecchie appuntite, quella pelle diafana, quella divisa militare. Ma non appena gli occhi blu si spostarono su quelli ametista del ragazzo il cuore non si colorò più di paura, ma di qualcosa che la scaldò dentro, fin nelle ossa. -Tu non hai visto niente.- si voltò, stringendo un pugno bianco. -Ora torna a casa, la notte è pericolosa.- disse ancora, incamminandosi.

Ed entrambi sentivano, che quell’incontro non sarebbe stato l’ultimo.                              

 

Ringrazio...

 

drin_chan: purtroppo in questo cap non c’è la risposta alla tua domanda… ma comunque spero che ti sia piaciuto comunque!!

 

Mitsutsuki_chan: me incredibilmente pazza… come cavoli ho fatto a confondere i due attacchi? Me davvero una baka XD. Comunque mi fa piacere che ti sia piaciuto il modo in cui ho gestito Deepy sai… in fondo, molto in fondo, mi piace descrivere i cattivoni ^_^ mi sembra che la coppia descritta in questo sesto cappy sia una delle tue preferite… quindi spero davvero di essere riuscita a gestire anche il misterioso Pay e la timida Retasu (anche se lei compare poco XD!) 

 

 

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Capitolo 8
*** 7-Il bacio d'addio ***


Cap

Salve a tutti ^__^ ecco a voi il settimo cappo di questa ff che, non si sa come, ha catturato parecchio il mio interesse!! L’intero cap è dedicato ad una coppia diffusissima... e che ultimamente me gusta parecchio ^__^ non mi resta che augurarvi buona lettura!!

 

Pairing: KisshuxIchigo

 

 

EVERYTHING BURNS

 

7-Il bacio d’addio

 

 

Camminava per le strade notturne della città. Il passo lento, rotto da qualcosa che sapeva dell’odore terribile del sangue che, fastidioso, scendeva da quella ferita sul fianco.

Maledizione.

Maledizione a Green ed a quella sua inutile squadra di idioti che lo avevano preso a botte.

Si premette di più la mano sulla ferita, mentre sentiva le forze abbandonarlo sempre più.

Dove sei, Ichigo?

Sichiese, mentre rimembrava quei lunghi giorni passati a cercarla tra i quartieri di Tokyo.

Ma nulla.

Pareva scomparsa, quasi un cattivo personaggio delle favole l’avesse portata via. Via da lui, s’intende.

Finì inginocchiato per terra, mentre una sola parola gli veniva in mente: Shirogane. Era da quella famiglia che si era rifugiata, e lui come uno stupido aveva anche pensato che sarebbe tornata a cercarlo. Era possibile che non avesse avuto un attimo di tempo per accertarsi della salute del proprio migliore amico? Possibile che Kisshu avesse sempre visto la loro amicizia come qualcosa di infinitamente più grande di come la vedesse Ichigo?

E con quelle mille domande il suo volto toccò l’asfalto freddo, mentre un soffio di vento gelido gli accarezzava la pelle bianca e, forse, priva di vita.

-Mmmh...- Ichigo si girò dalla parte opposta, portandosi la coperta sopra la testa. Era sicura che quel bussare alla porta fosse solo frutto di un sogno fastidioso.

“Toc-toc” 

Ma quel suono continuava, pronto solo ad infastidirla.

-Mmmh!- mugugnò ancora, mentre apriva appena gli occhi scuri. Un sospiro, poi la strana consapevolezza che quello non era solo un sogno.

-Ichigo!- e finalmente comprese. Potè udire distintamente

La voce calda e suadente di Shirogane che, da dietro alla porta, la chiamava. Arrossì improvvisamente: che voleva da lei in piena notte? Si voltò, poi diede un’occhiata alla radio-sveglia posta sul comodino accanto al letto. Le tre del mattino! Ma quel biondino doveva essere completamente pazzo! -Ichigo!- ancora un richiamo, poi un sospiro da parte della rossina.

-Sì, sì, arrivo!- esclamò, portando la coperta rosa confetto su di un lato del letto, e correndo verso la porta. E finalmente l’aprì. Si trovò di fronte a Shirogane che, assonnato quanto lei, la guardava furioso.

-Che succede?- chiese lei, fingendo indifferenza. Ma quegli occhi color del ghiaccio volevano tutt’altro.

-E’ un’ora che continuavo a bussare!- esclamò il ragazzo fissandola con aria grave. Pareva essersi svegliato tutto d’un colpo, abbandonando l’aria assonnata di poco prima. Ichigo indietreggiò di un passo, sentendo la consistenza fredda del marmo sotto i piedi nudi.

-Scusa se stavo dormendo! Sai, di solito si fa questo alle tre del mattino!- iniziò ad agitarsi, ed a puntare i piedi quasi fosse una bambina. Ryou sospirò: pareva non avere speranze.

-Certo certo. Ora forza preparati.- disse il ragazzo, voltandosi. Ichigo si rilassò, poi guardò la schiena del proprio interlocutore con aria alquanto confusa.

-Scusa... prepararmi per cosa?- domandò, ingenua. Ryou sospirò nuovamente. Poi voltò appena la testa, solo per guardare la faccia confusa e sconvolta di Ichigo.

Quanto era strana? E più se ne rendeva conto, più capiva che moriva per il suo sorriso.

-Secondo te? Devi andare a caccia di chimeri! Masha ne ha avvistato uno. Ora muoviti che Minto è già pronta.- la abbandonò così, senza dare ulteriori spiegazioni. Ichigo rimase ferma sul ciglio della porta, avvolta dall’oscurità. Un brivido le raggiunse la schiena: ora le battaglie anche di notte?

-Uffa... ma agli stars non piace dormire?- si domandò, sbattendo la porta della camera, ed iniziando ad infilarsi la prima cosa che trovò nell’armadio. Non che avesse molto in fondo da quando erano morti i suoi genitori erano pochi gli abiti che si era permessa di comprare.

-Finalmente...- sussurrò Minto incrociando le braccia e guardando Ichigo correre per la rampa di scale. Accanto alla moretta c’erano sia Ryou che Keiichirou probabilmente pronti a raggiungerle nel luogo della battaglia.

-Salve Ichigo!- disse Keiichirou, con quella sua voce gentile. La ragazza non potè fare a meno che sorridere, per poi dar spazio ad un inchino cortese.

-I convenevoli non servono.- Ryou interruppe il momento. -Masha ha avvistato un chimero poco lontano dall’inizio del quartiere, nella porta ovest.- disse ancora Shirogane. Entrambe le mew mew lo fissarono incredule.

-Ma in quella zona non ci sono mai stati avvistamenti...- disse Ichigo.

-Neanche attacchi.- continuò Minto. -La cosa allora si sta facendo sempre più grave.- strinse un pugno, poi afferrò il proprio medaglione per la trasformazione. I due scienziati annuirono.

-Già. Il fattore è che la porta ovest è divisa in due parti: la parte occidentale e la parte orientale. Tu, Minto, andrai in quella orientale, mentre Ichigo in quella occidentale. Non sono molto lontane, infatti vi basterà fare un urlo per sentirvi in caso di scontro.- affermò Shirogane incrociando le braccia.

-E voi che farete?- domandò Ichigo.

-Noi vi controlleremo dal laboratorio, per prendere informazioni.- Shirogane prese una scala che portava ad un piano sottostante. Ichigo ricordò: il laboratorio era il luogo in cui il signor Kaze e Ryou le avevano spiegato chi e cosa erano le mew mew. Sospirò: sarebbe stata completamente sola quella notte.

-Imbocca al lupo ragazze.- Keiichirou sorrise loro, poi si avviò a propria volta al laboratorio.

-Forza, andiamo.- disse Minto uscendo dalla grande villa. Il percorso fu silenzioso: le ragazze, ormai trasformate, attraversavano il quartiere correndo, e chiedendosi probabilmente come sarebbe andata la battaglia. Erano solo in due in fondo ed i chimeri erano delle creature grandi e mostruose. Mew Ichigo si voltò a guardare Mew Minto che volava poco sopra di lei. Chissà se anche la sua compagna aveva i suoi stessi dubbi. Mew Ichigo non lo sapeva: Minto era una ragazza così sicura di sé, ed al contempo così riservata. Si conoscevano da qualche giorno, eppure non erano ancora riuscite ad avere un discorso che non sfociasse in una litigata furiosa.

-Eccoci!- esclamò Mew Ichigo fermandosi davanti ad una grossa porta che dava l’accesso al loro quartiere. I Grandi muri che separavano le zone della città erano formati da campi magnetici, e le  grosse porte potevano essere aperte solo dall’interno.

-Questa è quella occidentale.- affermò Mew Minto avvicinandosi alla porta. -Ad una decina di metri dovrebbe esserci quella orientale. Mi raccomando, fai un urlo in caso di pericolo.- affermò la mew uccello, mentre volava verso la propria destinazione.

Ok, ora sono sola.

Pensò Mew Ichigo avviandosi verso la grande porta. Vi posò sopra una mano, poi pian piano il portone si aprì, scricchiolando appena. Lo socchiuse, poi si guardò intorno. Pareva tutto infinitamente tranquillo. Fece un passo avanti, poi un altro ancora. Il cuore batteva convulsamente, in grande contrasto con l’ambiente tranquillo e desolato che la circondava. Aveva dei poteri, aveva delle capacità fuori dalla norma... perché si preoccupava?

La paura è umana, Ichigo.

Pensò tra sé, chiudendo gli occhi rosati. Fece un altro passo, poi udì qualcosa che la spaventò parecchio.

-Mmh...- pareva un mugugno, o meglio, un lamento sofferente. Ichigo sbarrò gli occhi, guardandosi intorno.

-Chi... chi è?- domandò a bassa voce, più che conscia che non avrebbe ricevuto risposta. Ancora quel lamento, ancora quella paura dannata. Si voltò verso sinistra.

-I... Ichigo...- sentì. E come un fulmine a ciel sereno quella voce familiare la scosse a tal punto da farle salire le lacrime agli occhi.

-Kisshu-chan?- si chiese, correndo verso la voce appena udita. E là vide una delle scene più sofferenti che il suo cuore potesse ricordare: il suo più caro amico steso a terra, con il corpo rigido ed una vistosa pozzanghera rossa che pareva avere come sorgente il fianco destro del ragazzo. -Kisshu-chan!- esclamò, senza badare al fatto che era trasformata in mew mew. Si inginocchiò accanto a lui, poi lo voltò, chiedendosi se fosse vivo. Notò poi gli occhi serrati, la bocca socchiusa e la pelle fredda. -No, Ki-chan... non può essere!- pianse, socchiudendo gli occhi rosati. Prese tra le braccia il ragazzo morente, poi poggiò un’orecchia felina sul petto sgabro del giovane. -Batte…- affermò, con le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Sorrise. Poi tentò di tappargli la ferita nel miglior modo che poteva. Non era esperta in quelle cose, ma le numerose scene di guerra alle quali era stata costretta a partecipare le avevano mostrato più di quanto fosse necessario vedere. -Non preoccuparti Ki-chan, ti aiuterò.- sembrava essersi completamente dimenticata della propria missione. La cosa più importante? Kisshu, naturalmente. E mentre lei piangeva, lui poteva sentire le lacrime salate cadergli sul volto, quasi fosse una pioggia incessante, ma terribilmente dolce.

-Chi...- socchiuse gli occhi. Poi improvvisamente vide una figura sconosciuta davanti a sé, sconosciuta ma che gli parve tremendamente familiare. -I... Ichigo?- domandò, speranzoso. Vide la ragazza fermarsi, poi voltarsi improvvisamente verso di lui. Aveva gli occhi rosa confetto, e la pelle bianca e liscia. Era bella, pensò Kisshu, bella come la mia Ichigo.

-No...- disse lei, visibilmente sconvolta. Kisshu scosse il capo.

-Allora sei un angelo.- affermò, prima di reclinare il capo all’indietro, e svenire quasi non se ne rendesse conto. Mew Ichigo si preoccupò ancora.

-Ki-chan!- esclamò. Ma potè sentire ancora il battito, e la ragazza si potè rendere conto che in realtà stava solo dormendo. Ma cosa, o meglio, chi era stato così cattivo da ridurlo in quel modo? Ichigo sentì uno strano senso di colpa pervaderla tutta: possibile  che fosse lei la causa di tutto questo? Non potè dire o fare altro, poiché sentì una voce familiare chiamarla da lontano. Era Mew Minto che doveva essersi imbattuta nel chimero. Mew Ichigo prese Kisshu, poi lo trascinò in un angolo un po’ più nascosto dove era sicura che nessuno lo avrebbe visto. -Tornerò tra poco.- disse, carezzandogli una guancia bianca. Non voleva lasciarlo solo. Ed esattamente in quell’istante, la ragazza comprese che in realtà mai e poi mai lo avrebbe voluto abbandonare. Che significava tutto questo?

Mew Ichigo corse via. Ed ad una decina di metri di distanza potè vedere davanti a sé un grosso chimero dalle sembianze strane. Pareva... un coccodrillo? O magari una lucertola? Si disse che erano domande inutili, per questo raggiunse la sua compagna.

-Ti ha fatto del male?- domandò Mew Ichigo guardando Mew Minto.

-No, per fortuna. Ma forza, diamogli una lezione.-

E la battaglia ebbe inizio. Le due compagne di squadra iniziarono a saltare, scartare ed attaccare. Diedero vita ad un gioco pericoloso, dove solo una fazione avrebbe avuto la meglio sull’altra.

-Non ho mai visto degli umani simili...- sussurrò Pay seduto sul grattacielo poco distante dal luogo della battaglia.

-Già, una di loro può anche volare!- esclamò Miriam indicando Mew Minto che in quell’istante aveva scagliato una delle sue frecce micidiali. Pay assunse un’aria pensierosa.

-Sono più che sicuro che il generale Mitamura ci abbia parlato di loro.- proferì, portandosi una mano al mento. Miriam si voltò a guardarlo poi sorrise.

-Individuarle è stato molto più facile di quanto potessimo immaginare! Vedrai...- la frase della ragazza fu interrotta da uno scoppio. Poi ella si voltò, e vide le due guerriere fare un balzo altissimo.

-Forza attacca, Mew Ichigo!- aveva detto quella con le ali, incitando la propria compagna.

-Fiocco di luce!- tuonò la ragazza facendo espandere intorno a sé un fascio di energia tale che il mostro scomparve. Entrambi gli stars fissarono increduli la scena proposta, chiedendosi, probabilmente, se non stessero sognando. -Hai visto anche tu quel che ho visto io?- domandò Miriam sempre più incredula. Pay annuì.

-Sì, ed è incredibile.- proferì semplicemente, facendo notare meno della propria compagna la sua incredulità. Era scientificamente impossibile che due umane potessero scaturire una forza tale! Pay ne era sicuro, per questo si convinse che quelle due ragazze non erano umane. -Non possono essere umane.- disse Pay fissando ancora le due ragazze che stavano saltellando allegre e contente per la loro vittoria.

-Bè... lo scopriremo subito!- rispose la sua compagna alzandosi in piedi. Pay la seguì con lo sguardo.

-Cosa intendi fare?- domandò.

-Che domande, ma affrontarle!- Miriam fece apparire tra le sue mani una grossa balestra di legno, che pareva parecchio temibile. -Allora, non vieni?- a Pay non allettava molto l’idea di combattere contro un nemico che non conosceva. Da quanto ne sapeva quelle due ragazze potevano nascondere forze incredibili delle quali i due stars non conoscevano nemmeno l’esistenza.

-No.- esclamò il guerriero poggiando una mano sulla spalla della compagna. Gli occhi smeraldini di Miriam lo fissarono increduli, mentre un sorriso le increspava le labbra fini.

-Non dirmi che hai paura!- disse, ridacchiando.

-Chi, io?- chiese lui incredulo. -Certo che no! Ma credo sia inutile farci vedere proprio adesso. Aspettiamo un po’ di tempo. Giusto per capire di cosa sono capaci.- Miriam parve convincersi, per questo fece scomparire la propria balestra. Poi si portò l’indice alle labbra, riflettendo.

-Mi hai convinta... mi hanno affidato un compagno di squadra molto ingegnoso!- disse lei iniziando a ridere. Pay non ci trovava nulla di divertente, ma aveva compreso abbastanza in fretta che per Miriam bastava poco per farle nascere un sorriso.

-Scusa Minto-chan, te la sentiresti di tornare a casa da sola?- chiese Ichigo guardando la propria compagna di squadra. Minto la fissò incredula.

-Sì, ma perché?- domandò.

-Nulla... vorrei fare una cosa un po’... ecco... privata.- Minto annuì, poi si fermò.

-Va bene, ma mi raccomando. Non ho voglia di perdere una compagna di squadra proprio all’inizio dei giochi.- affermò, incrociando le braccia. Ichigo si voltò.

-Grazie Minto-chan, anche io ti voglio bene!- sdrammatizzò la rossina iniziando a correre verso la porta occidentale in cui era stata in precedenza. Corse talmente veloce che il fianco iniziò a dolerle, e le tempie a pulsare. Quando varcò il grosso portone tentò  di ricordare bene dove avesse nascosto Kisshu. In breve le tornò alla mente quel ricordo tristissimo, e si avviò verso il punto in cui era sicura di rivederlo. Ma con sua somma sorpresa non vide nessuno. Solo una lunga striscia di sangue che segnava il percorso fatto dal corpo esanime di Kisshu.

-Ki-chan...- sussurrò, con le lacrime agli occhi. E pianse. Pianse tanto, perché era sicura di averlo perso per sempre. Finì inginocchiata per terra, chiedendosi cosa avrebbe fatto ora che aveva perso l’unica persona che provava del vero affetto nei suoi confronti. E mentre piangeva sentì qualcuno stringerla forte. E le parve di sognare perché quel profumo era infinitamente familiare.

-Ichigo.- anche la voce era familiare. Lo strinse a propria volta.

-Ki-chan!- sussurrò, tanto impercettibilmente che si chiese se era stata lei a pronunciare quella frase. Ma non importava in quel momento. Gli passò una mano tra i capelli morbidi, mentre sentiva il fiato caldo del ragazzo pizzicarle il collo.

-Ichigo.- e fu un attimo.

Labbra di un giovane uomo su labbra di pesca. Gusti che si assaporano, attimi che passano quasi non fossero importanti. Ma lo erano... cazzo se lo erano! Soprattutto per lui. La mano tra i capelli lunghi e morbidi di lei, l’altra  sul collo bianco. Ed una fame infinita di lei, di lei che credeva di aver perso per sempre. Ichigo pareva appoggiare quello  scambio di sapori. Quel tripudio di sensazioni e piaceri... ma dentro di lei sentiva che era tutto sbagliato. Era troppo sconvolta per via della vista del corpo esanime del ragazzo per comprendere davvero cosa stesse provando veramente in quell’istante. Per questo gli poggiò una mano sulle spalle, e lo scansò dolcemente. Vide il ragazzo passare la lingua sulle labbra che sanno ancora di lei, del suo sapore. Ed Ichigo comprendeva che il suo primo vero bacio era volato via, in un momento di guerra e lacrime.                   

-Finalmente ti ho rincontrata...- disse lui guardandola con occhi colmi d’afetto. Ichigo probabilmente lo stava fissando allo stesso modo, ma la verità era che sarebbe stato meglio se non si fossero più rivisti. Ora lei stava vivendo un’esperienza troppo pericolosa. Qualcosa che non avrebbe mai voluto lui conoscesse. Si alzò in piedi, poi si accertò del fatto che il giovane aveva rimesso in sesto la ferita.

La guardò.

Si guardarono.

E per Ichigo quell’attimo parve eterno. Gli avrebbe detto addio: ora. Si era resa conto che Kisshu era troppo importante per doverlo mettere in pericolo, per metterlo di fronte ad una guerra della quale per ora lei era la protagonista, e nessun altro. 

-Già...- sussurrò Ichigo. Anche Kisshu si alzò in piedi stringendo forte la ferita che, comunque, doveva dolergli ancora molto. -Chi ti ha ridotto così?- domandò lei. Kisshu sorrise.

-Amici... hai visto che affettuosi?- sdrammatizzò il ragazzo. Lei ebbe l’impulso di tirargli un ceffone, ma si rese conto che in quelle condizioni avrebbe messo in repentaglio la sua vita.

-Non scherzare.- si portò le mani sui fianchi, cedendogli uno sguardo grave. -Chi è stato?-

-Sono affari miei.- Kisshu si premette ancora la ferita, dicendosi che non le avrebbe mai e poi mai potuto dire che ora non lo volevano più nella Tokyo degli stars. Perché? Perché era accusato di aver nascosto un’umana in casa sua. Perché Deep Blue non vedeva l’ora di vedere la sua testa su di un piatto d’argento... perché era scomodo, e nessuno gli voleva bene. Alzò gli occhi. Nessuno tranne Ichigo, lo sentiva. E quel bacio ne era stata la conferma. Fece un passo verso di lei, sorridendo malizioso.

-Mi piace quando ti preoccupi per me.- passò la lingua sulle labbra, poi continuò. -E mi

Piace anche quando mi baci.- si avvicinò ulteriormente, ma Ichigo indietreggiò. Fece di no con il capo.

-No.- sussurrò. Kisshu la guardò, incredulo.

-Che intendi? Che non ci siamo baciati?- chiese con un sorriso divertito sulle labbra maliziose. Ichigo arrossì.

-Bè... emmh no.-

-Ah ecco... perché se no ti avrei dovuto dare della bugiarda!- Ichigo lo interruppe.

-Ma non significava niente.- la ragazza abbassò lo sguardo. -Niente di importante deve esserci tra noi... da adesso.- si vedeva che soffriva, e si vedeva anche che non avrebbe voluto che quelle parole uscissero dalle proprie labbra. Kisshu lo comprese subito perché, si sapeva, era l’unico che la conoscesse davvero su quel pianeta schifoso.

-Non scherzare con me.- socchiuse gli occhi dorati, catturando l’attenzione della giovane.

-Quando te ne sei andata da casa mia ci siamo fatti una promessa: che non ci saremmo mai lasciati. Che tu avresti continuato a contare su di me, sulla nostra amicizia... e magari anche qualcosa di più.-

-Kisshu-chan!- lo rimbetcò lei.

-Shh... ascoltami.- le si fece più vicino. Così vicino che lei ebbe la paura che lui la baciasse nuovamente. -Prima ho creduto di morire. Ma si sa io ho la pellaccia dura e... non ci crederai, ma un angelo dai capelli rosa è venuto in mio soccorso. E no, non pensare che sono pazzo perché non è così. Quando l’ho vista inginocchiata davanti a me ho capito che niente mi avrebbe strappato da questo mondo finchè non otterrò ciò che più desidero.- le si avvicinò, ma come al solito, Ichigo si scansò.

-E cosa desideri?- aveva sbagliato a fare quella domanda. Ma era curiosa ed ingenua. Curiosa perché aveva compreso di essere lei quell’angelo.

-Te... perché io ti…-

-No... non dirlo!- disse lei, mettendosi le mani sulle orecchie. -Non voglio sentirtelo dire! Sono solo bugie, bugie, bugie!-

O sei tu che menti a te stessa, Ichigo?

Lui la guardò incredulo. In tanti anni che la conosceva non l’aveva mai vista così spaventata e confusa. Gli occhi serrati, la testa china e le mani sulle orecchie. Perché faceva così?

-Noi due non dobbiamo più vederci. Per colpa mia hai rinunciato a troppe cose! Ricomincia una vita, trovati un lavoro... non so... ma ti prego, qualcosa di legale che non ti faccia cacciare nei guai!- esclamò, poi si voltò. I pugni stretti lungo i fianchi snelli, il capo sempre reclinato. -Ma non cercarmi più.- piangeva. -Mi dispiace non poter rendere valida la nostra promessa, ma capisci che ci sono cose più grandi di noi... come la guerra.- scappò via. Kisshu non aveva avuto nemmeno il tempo di controbattere che la figura di Ichigo si era inoltrata dentro le mura di uno dei quartieri più rinnomati della Tokyo umana.

Lo stars guardò a terra. E rimase là, con una pioggia capricciosa che aveva appena iniziato a pizzicargli il viso, ed una promessa d’amore lasciata a metà.      

 

Ringrazio...

 

drin_chan: ti ringrazio moltissimo per i complimenti ^__^ e sai... mi hai tolto un gran dubbio: io sono sempre stata fissata con le descrizioni, ma avevo una gran paura che se mi dilungavo troppo poi il capitolo si sarebbe rivelato noiosissimo!! Quindi grazie mille, alla prossima!!

Mitsutsuki_chan: Carissima, ti ringrazio per i complimenti! E non pensavo davvero che mi avessi relegato la KisshuxIchigo ad un secondo posto ç__ç devo ammettere che fanfiction (come la tua XD) mi hanno fatto apprezzare questo pg, tanto che,come vedi, gli sto dedicando una gran parte di questa mia ff (e te credo, sono uno dei protagonisti n.d Kisshu) (vabbè dettagli n.d me). Comunque come hai visto in questo cappo ne sono successe tra i due… e la domanda nasce spontanea: staranno lontani come vorrebbe Ichigo?? Il biondino se la prenderà lasciando Kisshu in bianco?? Bè… non ti resta che leggere XD!!  

 

 

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Capitolo 9
*** 8-Verde foglia


8-Verde foglia

Ciao a tutti ^_^ era da un sacco che non aggiornavo... ma durante le vacanze ho avuto il “colpo di genio” e mi è tornata l’ispirazione per tutte le mie storie. Naturalmente ho ricominciato a scrivere dalla mia preferita e cioè appunto EVERYTHING BURNS con un bel capitolo che forse mi è venuto un po’ ooc... ma spero veramente di no! ... sarete voia dirmelo!

Ne approfitto anche per ringraziare coloro che leggono e soprattutto chi commenta!

 

 

Pairing: PayxRetasu

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

8-Verde foglia

 

Non aveva fatto troppa fatica ad abituarsi agli orari rigidi e severissimi della base militare dentro alla quale viveva ormai da qualche settimana. Si era anche abituato alla presenza costante della propria compagna, Miriam, persona molto semplice nonostante le sue mille sfaccettature. Portò gli occhi scuri alla sveglia posta sul comodino. Come al solito si era svegliato prima del dovuto. Ricacciò le coperte ad un lato del letto, guardandosi intorno. Il sole non era ancora sorto del tutto, ma nonostante questo Pay riusciva a distinguere perfettamente gli oggetti presenti nella stanza. Sul lato destro la finestra chiusa rivelava il sorgere lento ed inesorabile del sole che, quella mattina di marzo, pareva una palla arancione che, da un momento all’altro, si sarebbe infranta sul pianeta. Socchiuse gli occhi. E riflettè sul fatto che tutto sarebbe stato più semplice se solo fossero morti tutti. Morti a causa di un evento naturale; né per via degli stars, né per mano umana. Sì, facciamo così:  diamo la colpa al sole, un oggetto celeste che donava calore e pace. Sorrise leggermente. La pace. Che bella parola! Da quanto non la sentiva più nominare... anni probabilmente. E più viveva su quella terra, più si rendeva conto che gli mancava terribilmente. Lo sguardo si spostò poi sull’armadio piccolissimo posto accanto alla finestra. Aveva due ante color ebano, ed esso poteva contenere sì e no quattro divise. Due a testa. Già, perché quella camera era per due. Automaticamente gli occhi di Pay andarono prima sulla porta chiusa, poi sul letto posto accanto al proprio. Era ben fatto, e pareva che mai nessuno vi avesse dormito sopra. Quando aveva scoperto di essere solo in camera era rimasto parecchio perplesso: durante quella guerra sanguinosa erano molti i militari che abitavano nella base; e allora perché quel letto rimaneva libero? Quando durante la cena nella mensa aveva scambiato due parole con il suo vicino quello gli aveva chiesto con chi fosse in camera e chi fosse il suo compagno di pattuglia. Quando Pay aveva risposto alla seconda domanda con il nome di Miriam l’interlocutore aveva sbarrato gli occhi, sorridendo maliziosamente.

-Una bella ragazza... beato te!- aveva detto. Pay non aveva risposto, pensando fra sé che in quel periodo non poteva concedersi il lusso di correre dietro ad alcuna ragazza, nonostante si fosse reso conto che Miriam era piena di qualità, e non solo estetiche. Per quanto riguardava il compagno di stanza aveva risposto di esser solo. Il militare allora aveva affermato che era veramente tutto molto strano, ma che probabilmente prima o poi quel letto sarebbe stato occupato. Comunque per Pay quello non era certo un problema: non aveva mai odiato la solitudine, anche se doveva ammettere che la sua famiglia gli mancava parecchio. Pensava a suo padre ogni volta che ne aveva il tempo. Pensava anche all’immagine di sua madre mentre era in cucina a lavare i piatti, a suo fratello Taruto impegnato ad uno dei suoi tanti giochi che fingono malamente una battaglia in guerra. Pay odiava a morte quei giochi. Ma al fratello parevano un passatempo più che perfetto e, dato che Pay non era mai stato un tipo troppo invadente, non aveva mai contestato nulla. Si era sempre limitato a distogliere lo sguardo, per portarlo poi su quello del padre che osservava il figlio minore con aria più che orgogliosa. Pay si era sempre chiesto perché il padre avesse sempre odiato gli umani in maniera tanto assillante. Non aveva mai perso l’occasione per mettere in evidenza i loro difetti, non aveva mai mancato di ammettere che sarebbe stato contentissimo di vederli tutti morti. Inizialmente Pay aveva pensato che tutto quell’odio era stato scaturito da qualche brutta esperienza; ma con il passare del tempo aveva compreso che tutto quel rancore, tutto quel disprezzo, erano scaturiti da un’unica fonte comune: e cioè il rapporto di Kisshu con l’umana. Pay sapeva bene che ogni notte il padre sognava di quel momento in cui il figlio adottivo aveva varcato la soglia di casa correndo veloce come il vento verso una qualsiasi avventura. Nonostante qualche anno dopo sia lui che Taruto fossero venuti a sapere che era ancora vivo e vegeto, entrambi si erano ben guardati dal dirlo al padre: questo perché sapevano bene che lo stars non avrebbe atteso nemmeno un attimo prima di correre a prenderlo e fargli rimangiare ogni parola che gli aveva vomitato addosso l’ultima volta che i loro sguardi si erano scontrati. Pay richiuse gli occhi. E si chiese quale fosse il motivo che aveva spinto il padre ad adottare Kisshu. Erano sempre stati una famiglia parecchio unita, con alti e bassi, ma sostanzialmente felice. Tuttavia un giorno sua madre gli aveva detto che sarebbe arrivato un fratellino che lo avrebbe accompagnato nei suoi giochi. A Pay non era mai parsa una cosa tanto positiva, semplicemente perché non vedeva il bisogno di aggiungere un quinto individuo alla sua famiglia. E come un flash back gli vennero in mente tutte le immagini che mostravano lui e Kisshu. Mai sorridenti insieme, mai impegnati in un qualche gesto d’affetto. Nonostante Pay sentisse di provare qualcosa verso Kisshu, egli sapeva bene che non era affetto. Voltò il capo su di un lato, udendo il rumore della sveglia che gli aveva infastidito i pensieri. Ma quanto avrebbe voluto dare un nome a quel sentimento.

La mensa della base militare era sempre colma di gente. Se c’era un momento della giornata al quale nessuno proprio mancava erano proprio i pasti. Pay cercò con lo sguardo un posto libero, chiedendosi se avessero lasciato qualcosa per lui. Ad un tratto vide una mano bianca che si alzava ed, abbassando lo sguardo, notò che si trattava di Miriam che lo invitava a sedersi accanto a lei.

-Buon giorno!- esclamò la ragazza, addentando un pezzo di pane e marmellata, una ricetta  che tempo fa era piaciuta talmente tanto agli stars da essersi subito diffusa. Già... si era talmente diffusa che nessuno faceva mai notare che erano stati proprio gli umani ad idearla.

-Buon giorno.- rispose il giovane che prese una fetta di pane dal piatto posto al centro del tavolo.

-Oggi sei più silenzioso del solito.- si poteva dire tutto di Miriam, ma sarebbe stato un bugiardo chi avesse affermato che non diceva mai quel che girava per la testa. Secondo Pay questo non era proprio un pregio: spesso la giovane diceva cose ovvie che non avevano nemmeno il bisogno di essere dette. Altrettante volte non riusciva a soppesare le parole, finendo inevitabilmente per ferire le persone (anche se involontariamente) od al contrario alleggerendo loro le prediche. Nonostante questi piccoli difetti del suo carattere il ragazzo doveva ammettere che era molto bella. La sua pelle era estremamente liscia, ed il suo sorriso poteva far togliere il fiato a qualunque ragazzo. Gli occhi grandi ed espressivi erano due finestre pronte a farti conoscere un mondo che pare quello delle favole, e non certo quello di guerra e morte che ormai tutti conoscevano. Miriam tuttavia non pareva rendersi conto di queste sue grandi armi deduttive, finendo per comportarsi quasi sempre come se fosse un ragazzo tra i ragazzi. -Oggi hanno spostato il turno di pattuglia.- affermò poi la ragazza terminando la propria colazione. Bevve ancora un sorso di latte poggiando con forza il bicchiere sul tavolo. Nell’udire quelle parole Pay piegò la testa su di un lato, stupito.

-Di nuovo?- domandò. Era la terza volta quella settimana che gli cambiavano il turno di pattuglia. Miriam annuì.

-Già, e non riesco proprio a capirne il motivo. Comunque lo hanno spostato per questa sera alle 23.00.- proferì ancora la giovane stiracchiandosi. Pay socchiuse gli occhi.

-E noi che facciamo ora tutto il giorno?- Miriam ridacchiò.

-Sai Pay, ti credevo un tipo intelligente... ma questa affermazione mi sta facendo pensare il contrario!- esclamò Miriam ridendo ancora.

-Non credo proprio... le tue parole non hanno alcun fondamento.- Miriam si voltò verso di lui.

-Ma sentitelo “Le tue parole non hanno alcun fondamento”.- gli fece il verso, fingendo una voce da uomo. -Ma mi sembra ovvio... oggi al posto della pattuglia si fa addestramento!- si alzò in piedi, facendo l’occhiolino. -Fra dieci minuti in palestra... bye bye!- Pay la guardò andare via, con quel passo elegante ma spavaldo allo stesso tempo. Si disse che non doveva sprecare energie nel chiedersi da dove venissero fuori le strane uscite di quella ragazza, quindi si alzò a propria volta, decidendo che la propria colazione era terminata. In dieci minuti non aveva né il tempo di uscire a fare un giro, né tanto meno per telefonare ai propri genitori. Quindi si avviò verso la palestra per iniziare il proprio addestramento. L’addestramento era la cosa che odiava più delle battaglie, più delle pattuglie. Era consapevole del fatto che era molto utile, ma lo trovava una cosa troppo forzata. Pay era sempre stato un ragazzo che faceva le cose per uno scopo. Era per questo che parlava poco e non sprecava mai il proprio tempo. Una volta giunto in palestra vide che non c’era ancora nessuno. Si guardò intorno poi notò che c’erano due figure proprio al fondo del corridoio. Le guardò oltre il vetro trasparente della palestra e riconobbe uno dei due come il generale Mitamura, individuo molto rispettato all’interno della base militare.

-Quindi mi state dicendo che volete utilizzare molti soldati questa sera.- disse il generale al proprio compagno, uno stars poco più basso di lui che tuttavia pareva molto convinto di sé.

-Sì.- rispose l’altro con risolutezza. -Abbiamo sentito di un gruppo di umani che si sta muovendo nella nostra zona. Sono molti ed io ho intenzione di utilizzare il doppio del loro numero.- lo stars si portò le mani dietro alla schiena, socchiudendo gli occhi azzurri. Mitamura stette zitto, poi disse qualcosa che purtroppo a Pay fu poco chiaro. Ed a quel punto il giovane capì il motivo per cui il suo turno di pattuglia era stato spostato. Sospirò, incrociando le braccia. Probabilmente era l’unico che sapeva cosa aspettava loro quella sera. Pochi attimi dopo una decina di soldati vestiti esattamente come lui fecero la loro introduzione in palestra. Laddestramento iniziò solo qualche minuto dopo. E più si allenava, più Pay sentiva il bisogno di scappare da quel luogo. Ed era strano dato che era stato lui stesso a volervi entrare.

 

Stessa città, ma tutto un altro mondo.

I capelli lunghissimi lasciati scivolare lungo il corpo snello. La pelle biancha e liscia, degna di una dea. Gli occhi serrati, troppo confusi per mostrarsi al mondo. Ma improvvisamente li aprì, portandosi poi l’asciugamano poco sopra il seno. Erano belli quegli occhi. Azzurri come il cielo, profondi come l’oceano. Li nascondeva sempre dietro ad un paio di grossi occhiali da vista perché, a detta sua, le lenti a contatto rovinavano solo la vista. Prese il pettine, iniziando a spazzolare i lunghi capelli verde foglia. Erano mossi, ma amava sempre rinchiuderli in due lunghe trecce che faceva scivolare lungo la schiena. Retasu Midorikawa era senza dubbio una bella ragazza, ma erano probabilmente la sua timidezza e la sua insicurezza a fare in modo che non avesse mai avuto un rapporto con un ragazzo. Si era presa qualche cotta nei suoi 17 anni di vita... ma mai nulla di così importante o che la cambiasse dentro. E poi, come dicevano i telegiornali, c’era qualcosa di ben più importante nell’aria: e cioè la guerra. La lotta per la sopravvivenza. Retasu odiava dover pensare che fino a qualche anno prima gli stars e gli umani vivevano in pace. Ogni popolo pensava per sé, e quando uno dei due aveva bisogno l’altro correva in suo aiuto. C’erano stati anche dei casi di bambini metà stars e metà umani, anche se la ragazza ricordava che essi avevano quasi sempre sembianze più degli stars che degli umani. Ripose la spazzola nel cassetto, poi prese a farsi le trecce. Sospirò. Quanto avrebbe voluto che la guerra finisse. E non appena chiuse gli occhi fu una sola la immagine che le si propose subito davanti: il soldato che l’aveva coperta la notte in cui, per via di una scommessa, aveva dovuto dormire fuori. Ricordava benissimo ogni lineamento delicato del suo volto. Gli occhi piccoli e profondi, la pelle pallida e la bocca fine. Nonostante fosse molto diverso da lei, la ragazza non potè non constatare che si trattava di un bel ragazzo. Doveva avere si e no vent’anni eppure le pareva che i suoi occhi conoscessero benissimo il mondo. Riaprì gli occhi improvvisamente. Ed ebbe paura perché il suo cuore aveva iniziato a battere. Portò una mano sulla parte sinistra del petto, pregando quel muscolo solitario di smettere.

-Non ci devo più pensare...- si disse, poi iniziò a rivestirsi. Doveva dimenticare l’accaduto, e pensare che nessun umano poteva avere tali pensieri nei confronti di uno stars.

-Retasu-chan!- si sentì chiamare. Percorse a lunghi passi il corridoio, arrivando in cucina. Sua madre aveva la faccia ancora più pallida del solito, e le mani tremavano come se fossero delle foglie trasportate dal vento. Retasu la guardò con gli occhi che pian piano si riempivano di paura, chiedendosi se fosse successo qualcosa di grave.

-Cosa è successo?- domandò, con una fretta che non le apparteneva. La madre scoppiò in lacrime.

-Hanno catturato tuo padre e tuo fratello...- Retasu si avvicinò alla madre.

-Gli stars?- e si stupì, perché la donna scosse il capo.

-No, un gruppo di civili... umani!- le lacrime le salirono agli occhi. Tentò di ricacciarle, ma Retasu non era brava a trattenere le proprie emozioni. Strinse forte i pugni. Come era possibile che accadessero cose simili tra umani stessi? Era possibile che la guerra stesse uccidendo l’orgoglio e la pace umana?

-Ed... ed ora?-

-Scappa...- disse subito la madre. -Scappa via, perché verranno a prendere anche noi.- pianse.

-No, non ti posso lasciare.- le strinse le mani. -Se devo andare via, tu verrai con me.-

-Lo sai che è impossibile. Sono malata e non potrei reggere una corsa... né tanto meno un viaggio.- si asciugò le lacrime, poi asciugò anche quelle della figlia. -Se devono catturare me... non mi importa... ma almeno tenta di salvarti tu.- la donna fece scivolare dalla tasca un sacchettino con del denaro. -Sono tutti i nostri risparmi. Quando le acque si saranno calmate torna qua... penso e spero infatti che non ci succederà nulla...-

-Chi te lo assicura?- sussurrò Retasu piena di sofferenza nel cuore.

-Non credo proprio che gli umani uccidano degli umani stessi...-

-E allora perché hanno catturato papà?-

-Perché hanno bisogno di uomini... per la battaglia. Ma tuo padre è un uomo intelligente, e saprà difenderci... ma ora vai, vai e cerca di tornare sana e salva.- la strinse forte.

-E dove vado?- chiese con la voce rotta dal pianto. Ormai non vedeva più nulla poiché le lenti degli occhiali si erano appannate tutte.

-Alla residenza di Shibuia. La strada per quell’appartamento non è pericolosa, l’unica cosa è che devi riuscire a percorrerla in poco tempo.- suggerì la madre, voltandosi verso la porta. -I telegiornali diranno tutto. Non appena sentirai che è tutto finito torna qui.- la baciò sulla guancia, poi la strinse ancora. Retasu fece lo stesso, incapace di parlare.

-Ciao, mamma.- disse sottovoce.

-Ciao bambina mia, e buona fortuna.- le portò una ciocca dietro all’orecchio, poi la scansò perché la sofferenza era troppo grande. Retasu corse via come una gazzella nella notte, sentendosi diversa e, forse, più grande. Non avrebbe voluto fare una cosa simile ma la ragazza sapeva bene perché la madre aveva voluto lasciarla andar via. La donna, infatti, era sempre stata convinta che la figlia fosse in grado di sapersela cavare da sola. Quindi aveva preferito “lasciarla andare” piuttosto che lasciarla in mano ad un gruppo di ribelli violenti e prive di speranze contro le armi fortissime degli stars.

Correva. Correva nella notte più buia, per metri e metri. Non sapeva ancora quanto fosse lontana Shibuia, ma aveva ben compreso che avrebbe dovuto continuare a viaggiare per tutta la notte. Il freddo oltre tutto aveva iniziato a farsi sentire, quindi chiuse il golfino rosa che indossava. Aveva il fiatone e piccole gocce di sudore le imperlavano il volto. Ma non poteva fermarsi. Non poteva darla vinta a quegli esseri che, tuttavia, non poteva considerare cattivi. Perché Retasu era buona, e non poteva credere che al mondo esistesse davvero qualcuno di veramente cattivo. Voltò un angolo, riprendendo fiato. Portò una mano al petto, chiedendosi se era ancora viva. E la domanda si ripresentò sfacciatamente non appena vide di fronte a sé un essere che non avrebbe mai voluto incontrare. O forse sì? Urlò. Ma non sentì la propria voce uscire dalla bocca. Si chiese quindi se era stata lei ad urlare, ma non ne ebbe alcun dubbio dato che era sola. E si chiese perché il soldato dagli occhi scuri fosse là, solo davanti a lei. La faccia stupita quasi quanto la propria, la bocca socchiusa. Non avrebbe voluto incontrarla.

Pay la guardò ancora. Non poteva anche solo immaginare che anche quella ragazza fosse una degli esseri che distruggevano i chimeri ideati dagli stars. Eppure il segnale aveva parlato. Eppure durante la battaglia contro gli umani il suo generale gli aveva detto che in quel punto preciso si trovava uno di quegli esseri. Ma lui vedeva solo un’umana. Una dolce umana che non aveva fatto altro che urlare. Pensò quindi che i computer si fossero sbagliati, ed in realtà lo sperò.

Ma cosa devo fare ora?

Pay se lo chiedeva.

Ucciderla?

La guardò. E sapeva che non sarebbe mai stato in grado di conficcare una lama fredda nel collo caldo di lei.

Perché?

Non lo sapeva. Comprendeva solo il fatto che ormai da attimi immensi si stavano guardando negli occhi. Ed il giovane si sentì quasi felice in quei momenti. Perché poteva guardarla. La contemplò. Gli occhi grandi e blu, i capelli verde foglia agitati dal leggero venticello. Aveva paura. O, a dirla tutta, avevano paura entrambi. Lei di lui, lui di lei. Fece un passo avanti. E lei non riuscì quasi a muoversi. Le gambe cedettero, e cadde a terra come se il peso di quel momento fosse troppo grande per gravare sulla sua fragile schiena. Si chinò anche lui. La guardò.

-Vuoi uccidermi?- gli chiese. E rimase interdetto a quella domanda. La verità era che doveva, non certo che voleva. Portò la mano al pugnale che portava sulla cintura, poi lo estrasse. Retasu lo vide subito, e si disse che ormai era tutto finito. E Pay si meravigliò nel notare che era rimasta ferma. Con gli occhi serrati, le labbra tremanti. -Perché... perché portare avanti questa guerra stupida?- le lacrime le scivolarono sul viso. -Noi non ci siamo mai fatti nulla l’uno contro l’altra... ma tu vuoi uccidermi...-

No! Io non voglio... io devo!

Anche Pay iniziò a tremare. E si sentì un fottuto idiota nel farlo. Perché sapeva che la causa di quel tremore era l’incapacità di sferrare quel pugnale. Prese un respiro profondo. E con uno scatto improvviso la immobilizzò al suolo.

Lui sopra, lei sotto. Gli occhi d’entrambi finalmente aperti, con mille domande e dubbi che giravano per la testa. Il pugnale le accarezzò il collo. Ma non affondò poiché la mano aveva ricominciato a tremare.

-Tu non vuoi... lo sento!- esclamò lei. Ed ancora una volta Retasu sentì che quello stars non era cattivo. Lo leggeva nei suoi occhi così scuri, in quelle iridi tanto belle.

Avrebbe dovuto affondare la lama nel suo collo. Avrebbe dovuto ridere della morte di quella ragazzina dai capelli verde foglia.

Ma non lo fece.

Avrebbe voluto farle altre domande. Avrebbe voluto ridere con lei un giorno.

Rimase a guardarla. Ed automaticamente il suo volto fu vicinissimo a quello di lei. I respiri rotti, le labbra vicine. Ed improvvisamente il rumore di alcuni passi. La lama gli cadde di mano, finendo vicinissima al capo di lei. Pay si voltò, notando di fronte a sé due nuove figure. Una vestita di rosa, una d’azzurro. Le riconobbe subito: le ragazze che uccidevano i suoi chimeri.

-Eccola... la nuova mew mew!- esclamò quella vestita di Rosa. Fece un balzo. -Non permetteremo che tu le faccia del male!- Retasu non capì più nulla. Vide solo che Pay si rialzava in piedi, poi che guardava entrambe le ragazze con aria non proprio convinta. Non voleva combattere contro di loro. Si voltò verso retasu. Poi richiuse gli occhi, e si volatilizzò. Ricomparve all’interno della propria camera con il cuore che batteva forte. E nella mano destra qualcosa che aveva raccolto da terra e che non aveva abbandonato. Riaprì gli occhi, guardando la propria mano. Essa stringeva forte la ciocca di capelli verde foglia di quella ragazza, una ciocca tagliata dal pugnale che, invece, avrebbe dovuto segnare la fine di quella storia confusa.      

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Capitolo 10
*** 9-Notte insonne ***


 

 

Ciao ^__^ lo so lo so... è un sacco che non aggiorno, ma vi dico subito che ho avuto seri problemi con il pc infatti per inserire il capitolo devo fare un casino stratosferico! Vabè... spero che il capitolo sia di vostro gradimento... naturalmente è triste, i nostri personaggi sono confusi... insomma la solita solfa che vi propino ogni volta! Per il resto buon divertimento XD

Pairing: RyouxIchigo [lieve]

 

EVERITHYNG BURNS

9-Notte insonne

-Questo dolce è veramente ottimo.- disse Minto poggiando il tovagliolo sulla tavola. Di fronte a lei un Keiichirou molto soddisfatto arrossiva appena, schiarendosi la voce.

-Sono stato io a farlo.- sussurrò, sperando di non aver dato l'impressione di volersi dare delle arie.

-Davvero? Akasaka-san, sei veramente un genio!- Ichigo poggiò il cucchiaino sul piatto dicendo quelle parole. Ed automaticamente le guance dell'interlocutore si tinsero ancor più di rosso.

-Mi fa davvero molto piacere che sia stato di tuo gradimento Ichigo-chan.- chiuse gli occhi.

-Sì, mi è piaciuto davvero molto!- rispose lei portandosi una mano dietro alla nuca rossa. Ryou, seduto al suo fianco, sorrise appena, osservando il piatto della ragazza.

-Lo abbiamo notato... non avrete bisogno di lavare il tuo piatto... hai spazzolato tutto!- esclamò con grande disinvoltura ed aria di sufficienza. Naturalmente Ichigo non ebbe il suo stesso comportamento: si alzò dal tavolo, guardandolo con gli occhi socchiusi e l'espressione più arrabbiata che il suo giovane viso riuscisse a fabbricare.

-Come ti permetti!- Ryou di tutta risposta incrociò le braccia.

-Io ho detto la semplice verità...- indicò il piatto vuoto, ed Ichigo indirizzò anche il proprio sguardo verso di esso. Arrossì visibilmente, poi odiò se stessa perchè quel tipo riusciva sempre a farle fare delle figuracce.

-Su, calma ragazzi.- Kaze finalmente fece sentire la propria presenza. Essendo un uomo molto silenzioso, come il figlio del resto, non aveva detto una parola per tutta la serata. Non appena sentite le parole dell'uomo Ichigo si sedette ed il suo volto assunse un'espressione spaventata e colma di rispetto. Kaze dal canto suo si dispiacque per la reazione della giovane, tentando di donare alla propria voce un tono il più dolce possibile. -Non ascoltare quel che dice Ryou, lo fa solo per scherzare!- per fortuna ottenne l'effetto desiderato: la giovane sorrise, poi annuì convinta.

-Ha ragione non lo devo ascoltare!-

-Allora Retasu-chan, il dolce è stato di tuo gradimento?- chiese Katy alla nuova componente del team delle mew mew. Quella annuì timidamente, poi le sue guance si tinsero di rosso sotto i grossi occhiali da vista.

-Ichigo-san ha ragione: è molto buono.- disse poi, con un'aria estremamente imbarazzata. Era una ragazza piuttosto insicura con gli altri, e questo dispiaceva molto ad Ichigo che, compreso il suo buon cuore, aveva una gran voglia di fare amicizia con lei. Si disse quindi che avrebbe fatto di tutto per farla sentire a proprio agio, anche se fosse stato difficile.

-Bene, ora sparecchio la tavola. Retasu, vorresti darmi una mano? Tanto so già che Minto non ha alcuna intenzione di scomodarsi...- guardò in cagnesco la ragazza dagli occhi scuri che, di tutta risposta, si voltò dalla parte opposta.

-Con piacere.- Retasu si alzò dalla tavola, iniziando a prendere i piatti assieme ad Ichigo. Le capitò quindi di guardare negli occhi coloro che l'avrebbero ospitata per chissà quanto tempo. E come d'incanto le venne in mente la sera prima quando, spaventata come non mai, aveva assistito alla spiegazione di chi fossero le mew mew e di quale fosse il loro compito. Nonostante la paura che l'aveva presa all'inizio durante la notte insonne aveva realizzato di essere una persona speciale. Probabilmente la salvatrice del popolo umano. Questo le aveva dato una gran forza che, purtroppo, non riusciva a manifestare come invece faceva Ichigo con i suoi grandi sorrisi o Minto con quella sua aria regale.

-Quanti anni hai?- domandò Ichigo mentre metteva i piatti dentro il lavandino.

-Diciassette, e tu?- chiese la giovane arrossendo ancora.

-Sedici... sei più grande di me! Bè in effetti si vede, sei anche più alta!- iniziarono a ridere entrambe con gusto, e questo rese Ichigo molto felice. Subito dopo cadde il silenzio, accompagnato solo dall'acqua che s'infrangeva sui lati del lavandino. -So che questa può sembrare un'esperienza assurda... io stessa non riesco a crederci... però quel che posso dirti è che se staremo tutte unite potremo superare questa prova, e sentirci orgogliose di noi stesse.- le sorrise dolcemente, poi le tese la mano. -Retasu-chan, vuoi essere mia amica?- alla ragazza dagli occhi blu vennero le lacrime agli occhi: sapeva di non sentirsi così bene da tanto, tanto tempo.

-Sì!- le strinse la mano, mentre un sorriso ricco di gioia le si dipingeva sul viso.

-Sarà dura.- una terza voce si intromise nel discorso, ed entrambe le neo-amiche si girarono verso di lei. Videro Minto sul ciglio della porta la sua aria un po' scontrosa e regale rimasta immutata. -Ma il lavoro di squadra vince tutto.- fece un sorriso, poi tese anche la propria mano verso quella di Retasu che, a quel punto, si sentì doppiamente felice. Forse era davvero pronta a superare tutte le difficoltà perchè, per la prima volta nella sua vita, aveva delle amiche.

-Forse sarà meglio che vada anche io.- disse Ichigo alzandosi. Erano rimasti solo lei, Kaze e Ryou nella grande sala da pranzo. -Buona notte.- salutò gentile, dileguandosi dietro la porta.

-Buona notte a te, Ichigo.- disse lo scienziato dai capelli castani mentre, con la sua tazza di thè tra le mani, andava ad osservare il figlio posto di fronte a lui, dall'altra parte del tavolo. -Siamo già a metà strada... ora mancano solo due mew mew.- disse l'uomo con aria pensierosa.

-Già...- il biondo si passò una mano tra i capelli, socchiudendo poi gli occhi.

-Anche se sospetto che se continui a stuzzicarla Ichigo se ne andrà prima del tempo!- a Ryou salì un sorriso che fece stupire non poco il padre. -Ehi... sbaglio o sto vedendo un sorriso su quella tua faccia da musone?- disse l'uomo più stupito e divertito che mai.

-E' che...-

-Sì?- fece Kaze, stranamente impaziente.

-E' una persona così semplice... basta una frase un po' pungente per mandarla fuori di testa...- il giovane incrociò le braccia, stupendosi per le sue parole. Non aveva mai ammesso tutto ciò a se stesso, ma gli faceva bene parlarne con qualcuno.

-Non è che invece ti comporti così perchè ti piace?- il silenzio cadde inesorabile nella grande sala da pranzo. Tra i due ci fu un intenso scambio di sguardi che sfociò in un "no" secco pronunciato da Ryou.

-E poi... non ho tempo di pensare a queste cose...- disse ancora abbassando lo sguardo.

-Figlio...- Kaze assunse l'aria più seria che il suo volto potesse fabbricare. -Non è mai presto o tardi per innamorarsi... soprattutto alla tua età. Sei sempre stato un ragazzo che predilige la solitudine piuttosto che il contatto con gli altri... ma se ti piace una ragazza, se senti che è speciale e non puoi fare a meno di pensare a lei... non ti tirare in dietro. E non lo sto dicendo solo per Ichigo, ma per qualunque altra ragazza.- Kaze si alzò in piedi, stiracchiandosi.

-Ok...- Ryou rispose con indifferenza, premendo tuttavia quelle parole nella propria memoria.

-Ora è meglio che vada... noi anziani abbiamo bisogno di riposo! Buona notte.- si voltò, avviandosi verso la porta.

-Buona notte...- il biondo osservò il padre allontanarsi. -Ah... papà!- l'uomo si voltò in sua direzione.

-Sì?-

-Grazie per il consiglio.-

-Di nulla.- si scambiarono un sorriso complice, poi l'uomo uscì definitivamente dalla stanza. Ryou guardò all'interno della propria tazza e notò di aver lasciato metà del thè al suo interno. Ormai doveva essere freddo. Prese la tazza tra le mani, poi la portò in cucina. Iniziò a sciacquarla, poi vide poggiato sul tavolo là vicino il grembiule con i bordini rosa di Ichigo. Non sapeva cosa provava per lei. Sapeva solo che gli piaceva parlarci insieme. E non intendeva quel parlare con un amico, cosa che faceva con Kei, ma un parlare pieno di sfaccettature, in cui riesci a dare un sentimento ad ogni sostantivo, ad ogni sillaba pronunciata dalla sua bocca. E poi era bella. Di una bellezza semplice, con quegli occhi grandi ed i capelli il più delle volte spettinati. L'aria da bambina, le labbra imbronciate quando lui le diceva qualcosa che non le andava. Trovava ogni cellula del corpo di Ichigo estremamente particolare. Non sapeva dare un nome a tutte quelle sensazioni, e forse non gli importava. Questo perchè era la prima volta che aveva così tanto a che fare con una ragazza, ed aveva paura di ingrandire troppo quei sentimenti. Chiuse gli occhi, poi si portò in dietro con entrambe le mani le ciocche della frangia bionda: aveva tutto il tempo per comprendere i propri sentimenti.

Era notte inoltrata. Ichigo non riusciva a dormire, e dovevano essere ormai delle ore che si girava e rigirava nel letto. Improvvisamente si mise seduta, poi voltò lo sguardo verso la radio-sveglia posta sul comodino. Erano le due del mattino. Chiuse gli occhi, dicendosi che tanto avrebbe passato la notte in bianco. Notò i raggi di luna che filtravano dalla finestra, dicendosi che si era dimenticata di tirare le tende. Si alzò in piedi, poi prese a guardare fuori. Tokyo sembrava tranquilla. Di una tranquillità strana dato che molto probabilmente in un posto non troppo lontano qualcuno stava morendo per mano di uno stars o viceversa. Che brutta la guerra. Ichigo poggiò la fronte sul vetro freddo, mentre un brivido percorreva la schiena.

Se non ci fosse stata la guerra i suoi genitori non sarebbero morti.

Se non ci fosse stata la guerra lei non avrebbe dovuto soffrire come un cane.

Se non ci fosse stata la guerra lei non si sarebbe sentita così sola.

Se non ci fosse stata la guerra...

Se non ci fosse stata la guerra lei non avrebbe mai dovuto rinunciare all'affetto ed all'amicizia di Kisshu...

Le tornò alla mente il contatto caldo delle mani del giovane sulle sue spalle. Quel fiato bollente, quelle sensazioni ardenti che le avevano fatto andare il cuore in visibilio. Si era sentita strana dopo quel bacio. Strana e confusa. Tuttavia la prima cosa a cui aveva pensato era stata che non poteva stare con lui per un sacco di motivi. Primo tra tutti per via della guerra. Per la loro diversità. Per i grandi pericoli ai quali andavano in contro. E solo in quell'istante alla giovane venne in mente che se avesse provato dell'amore profondo verso lo stars non ci avrebbe pensato due volte a stringerlo a sè e dirgli che lo amava a propria volta. Se fosse stata innamorata di lui sarebbe stata disposta a superare tutte le difficoltà, lei lo sapeva bene. Si avviò verso il bagno, e si fece una doccia. Non poteva tuttavia non ammettere che gli voleva un gran bene, e proprio perchè gli voleva bene doveva assolutamente tagliarlo fuori dalla sua vita.

-Addio, Kisshu.- disse mentre s'infilava un vestitino di seta regalatole da Katy. E quasi per caso si ritrovò a vagare per quella grande villa, cercando dentro di sè una risposta alle proprie domande. I piedi nudi sul marmo freddo, e quella casa così grande. Sapeva che non si sarebbe mai abituata a quel posto ma doveva ammettere che non si trovava poi così male. Voltò un angolo, poi notò una porta dalla quale usciva della luce. Forse non era l'unica sveglia in quella casa! Si chiese chi fosse ad occupare la palestra così, incuriosita, si avviò verso la stanza. Non appena sul ciglio della porta vide Ryou tirare di box. I capelli arruffati, piccole gocce di sudore che gli imperlavano il viso. Ichigo si stupì a pensare a lui. Si stupì per la bellezza incredibile del giovane, per i suoi occhi penetranti. Automaticamente si sedette a terra con la schiena contro il muro, iniziando a fissarlo ininterrottamente. Poco dopo il ragazzo si accorse di lei, stupendosi per la sua presenza. Le si avvicinò.

-Che ci fai qua?- domandò con una scortesia involuta.

-Bè... non riuscivo a dormire così...- lui fece di no con il capo, poi le si sedette accanto.

-Non importa.- Ichigo si stupì di vederlo così gentile: ormai era abituata a litigarci e quella doveva essere la prima volta che riusciva a scambiarci due parole senza un insulto.

-Non sapevo tirassi di box.- fece lei tentando di accendere un discorso. Lui iniziò a guardarla, notando che aveva in dosso un vestito appartenuto a sua madre.

-Sì... ma è solo un hobby.- disse guardandola ancora. Ichigo sentiva bene lo sguardo di Shirogane premuto sulla propria figura, e per questo era molto imbarazzata. -Sai...- Ryou catturò il suo sguardo. -Questo vestito ti sta molto bene.- pronunciò, non credendo alle proprie parole. Aveva dato voce ad un proprio pensiero.

-Oh... grazie... me lo ha dato tua madre...- abbassò lo sguardo, imbarazzatissima. Era impreparata ad un discorso simile, e questo la metteva in agitazione. E poi la figura di Shirogane così vicina le faceva battere forte il cuore. Chiuse gli occhi, imponendosi la calma.

-Come mai non riesci a dormire?- chiese il ragazzo. Ichigo riaprì gli occhi, voltandosi verso di lui.

-Troppi pensieri...- sussurrò.

-Pensieri? E da quando pensi tu...- un sorriso da diavoletto comparve in quella sua faccia da angelo, facendo infervorare Ichigo che, dentro di sè, ne fu consolata.

-Ehi! Guarda che il mio cervello è molto produttivo!- asserì agitando le mani. Ryou sospirò, assumendo quella sua solita aria di sufficienza.

-Se lo dici tu... e quali sarebbero questi pensieri?- domandò.

-Bè...- Ichigo abbassò lo sguardo, iniziando a disegnare piccoli cerchietti immaginari sul pavimento della palestra. E si chiese se fosse il caso di raccontargli di Kisshu. Ma l'idea venne subito scartata perchè sentiva dentro di sè che lo avrebbe solo deluso. -Riguardano la guerra... perchè noi umani non diamo agli stars ciò che vogliono?- chiese. Seguì un breve silenzio.

-Semplice: perchè noi umani non sappiamo cosa vogliono gli stars.- disse in risposta il giovane. Ichigo si voltò di scatto in sua direzione, più che sconvolta.

-Davvero? Vuoi dirmi che il governo e la comunità scientifica non conoscono il motivo di questa guerra?- Ryou annuì.

-Esatto. Tutto ciò che sappiamo è che dieci anni fa un individuo dalla forza straordinaria di nome Deep Blue salì al potere degli stars... subito dopo disse che noi umani avevamo rubato un oggetto importantissimo per loro popolazione e che se lo sarebbero dovuto riprendere con la forza.- il giovane raccontò questa storia ad occhi chiusi, sospirando visibilmente al suo termine.

-E gli stars lo hanno ascoltato senza batter ciglio?- chiese ancora Ichigo.

-Sì, distruggendo ogni buon rapporto presente tra le due razze.- le voci d'entrambi erano molto dispiaciute.

-Vuoi dire...- alcune lacrime imperlarono il volto di Ichigo che sentì il cuore infrangersi in mille pezzi. -Vuoi dire che centinaia di famiglie formate da stars ed umani si sono sgretolate senza un motivo concreto?- Ryou annuì. -Che milioni di bambini sono rimasti orfani senza sapere il perchè?- un altro gesto d'assenso. -Che questa guerra è solo stata dettata da un pazzo? Che tutti quegli stars si sono mossi come tante pecore verso il loro pastore?-

-Sì... Ichigo...- anche Ryou si alzò in piedi, ammettendo la dura verità.

-Non è giusto!- Ichigo scoppiò in lacrime. Pianse così forte che Ryou credette che ben presto avrebbe svegliato tutti. E non si trattenne. Non si trattenne dallo stringerla a sè proprio quando Ichigo gli si lanciò tra le braccia. E si fece bagnare il petto sgabro dalle sue lacrime. Ed ascoltò le sue parole, sommesse e sofferenti. -Papà... mamma! Ki-chan...- sussurrava. Ed il giovane si chiese chi fosse questo Ki-chan, cosa che naturalmente non le domandò.

Ascoltò il suo pianto per tutta la notte. Sino a quando non si addormentò tra le sue braccia, lasciandosi portare nel proprio letto. La guardò bagnata dai raggi di luna.

-Mi dispiace, Ichigo... mi dispiace tanto...- e fu in quel momento, proprio quando sfiorò le sue labbra con le proprie che capì di essersi innamorato di lei. Forse un amore futile. Forse qualcosa di completamente sconosciuto. Forse una cotta stupida, ma in quel momento gli andò di chiamarlo amore.

Ringrazio...

hachi92: grazie tante per i tuoi complmenti *__* (ororata XD) e mi fa piacere che il pairing PayxRetasu sia stato di tuo gradimento. Ultimamente sta avendo abbastanza successo, ed ammetto che non mi dispiace affatto ^_^ in questa fanfic spero di approfondire più coppie possibili, dalle meno importanti alle più importanti!

Mitsutsuki_chan: carissima ^_^ sai che i tuoi commenti mi fanno molto piacere! Che ne dici di questa coppia? Gettonatissima, ma non so se ti piace o meno o_o... bè alla prossima, spero che mi dirai la tua!

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Capitolo 11
*** 10-Tira su il volume. ***


 

EVERYTHING BURNS

Pairing: RyouxIchigo, KisshuxIchigo

10-Tira su il volume

"A volte sembra che anche Dio ti abbia abbandonato. E non hai voce per gridare che hai sbagliato. Quando ti convinci che sarebbe meglio andare via..."

-Sono 5000.- disse un ragazzo dai capelli argentati, strofinando l'indice sotto le nari. Le orecchie lunghe e appuntite parevano ancora più diafane sotto la luce soffusa della luna. Kisshu socchiuse gli occhi, frugando nelle tasche ed estraendovi poi alcune banconote. Le diede con aria sospettosa all'interlocutore che, con un gesto fulmineo, le aveva prese tra le mani e se l'era già infilate in tasca.

-Spero per te che le informazioni che mi hai dato siano esatte...- sussurrò piano lo stars, poggiando lo sguardo d'oro altrove. La faccia di quell'individuo era talmente brutta che aveva fatto fatica a guardarlo anche solo per cinque minuti. L'altro si schiarì la voce, poi tossicchiò un paio di volte, suggerendo all'interlocutore che doveva essersi preso una bella influenza.

-Dubiti di me? Le mie informazioni sono sempre state estremamente precise e sicure... piuttosto...- s'interruppe, guardando di sottecchi lo stars dagli occhi d'oro. -Fonti più che certe mi hanno detto che non sei più nel giro delle corse perchè...- s'interruppe nuovamente, guardandosi poi intorno prima di riprendere. -Perchè nascondi un'umana a casa tua...- non appena udita quella frase Kisshu sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Come osava quell'essere a parlare così liberamente di quel che stava accadendo? Strinse i denti e poi i pugni, sino a quando non prese lo stars dai capelli argentei per il colletto, sbattendolo con forza al muro. Guardò dentro quegli occhi visibilmente più grandi rispetto al resto della faccia, soffermandosi con cattiveria sulle linee irregolari e spinose del volto.

-Tu, essere infimo... come osi!- esclamò, tirando un pugno al muro con la mano libera. Sentì il corpo dello stars tremare, e le parole dello stesso morire in gola.

-Scu...-

-Non me ne faccio un bel niente delle tue scuse!- mollò la presa, facendo cadere l'interlocutore per terra. Quello si rialzò subito, pronto a scappare.

-Chiedo scusa Kisshu-sama... non lo farò mai più!- e corse via, veloce come il vento e silenzioso più di una gazzella. Kisshu rimase al centro di quel vicolo buio, stretto nel pugno sinistro il biglietto con su scritto un indirizzo, un indirizzo che finalmente, forse, avrebbe interrotto tutte quelle sue stupide sofferenze.

"A volte resti immobile, col vuoto nella mente. Non hai più la voglia, e non hai più niente. Quando tutto tace, e ti resta solo la tua voce."

Il buio di quel laboratorio le faceva quasi male agli occhi. Ci era scesa poche volte, ed in quelle brevi e rare esperienze aveva sempre sentito una strana sensazione allo stomaco. Ichigo accostò la schiena contro la porta per richiuderla, facendo attenzione che il tè contenuto nella tazza sopra il vassoio non si rovesciasse tutto. Sapeva bene che se fosse accaduta una cosa simile Shirogane l'avrebbe presa in giro per il resto della giornata se non oltre. Odiava quel suo essere così preciso e puntiglioso, forse perchè era un modo di vivere totalmente diverso dal proprio. Sollevò lo sguardo verso l'unica fonte luminosa della grande stanza: un computer d'ultima generazione mostrava dei dati che la giovane non sarebbe mai e poi mai stata in grado di decifrare. Seduto davanti alla macchina c'era Shirogane che, con gli occhi puntati verso il monitor, sembrava stare elaborando chissà quale piano geniale. Ichigo parve quasi intimorita da quegli occhi, e forse per questo rimase imbambolata davanti alla porta con quel pesante vassoio in mano. Si disse che se per caso il biondo si fosse voltato in sua direzione sicuramente le avrebbe chiesto cosa stava facendo là ferma. Per questo prese un respiro profondo e con passo sicuro camminò verso il ragazzo. Ella fu però talmente distratta, o la sua testa fu in tutt'altro pianeta poichè non si rese conto dello scalino che si trovava a pochi passi dalla porta.

-Oh Kami-sama!- esclamò, finendo inesorabilmente per terra. Non era riuscita a mantenersi in equilibrio dato il peso notevole del vassoio. Fu il rumore della tazzina che si infrangeva contro il pavimento a distrarre dal proprio lavoro Shirogane che subito si voltò verso la fonte del rumore. Vide Ichigo, a pochi passi dalla porta, inginocchiata per terra, con il vassoio a pochi centimetri da lei e una tazzina distrutta e con il tè sparso tutt'attorno. I capelli della ragazza le accarezzavano il viso, scombinati per via della caduta.

-Ichigo!- esclamò il ragazzo raggiungendola. La giovane alzò lo sguardo, visibilmente dispiaciuta.

-Sono un disastro!- esclamò, alzandosi subito in piedi e battendo un piede per terra.

-Ma...- sussurrò il ragazzo una volta raggiunta.

-No, ti prego non dire niente! Me lo sto già dicendo da sola che sono una frana, una gran distratta e una pasticciona! Quindi per questa volta puoi risparmiarti le tue bellissime battute pungenti nei miei confronti.- incrociò le braccia, e dopo aver lanciato un'occhiata convinta a Shirogane si inginocchiò nuovamente per terra, prendendo tra le mani il vassoio e iniziando a raccogliere i cocci della tazzina. Le guance le divennero rosse per l'imbarazzo e per la rabbia, quella rabbia verso se stessa e per quel suo essere così terribilmente sbadata.

-Ichigo...- sentì di nuovo la voce del biondo che, inginocchiatosi di fronte a lei, la guardava dritto negli occhi con un mezzo sorriso ad increspargli le labbra.

-Per piacere... risparmiami gli insulti per una volta!- lo vide sorridere ancora, ma questa volta un sorriso più ampio, divertito. Ed Ichigo Momomiya si disse che forse era la prima volta che vedeva sorridere Ryou Shirogane così amorevolmente. E bisognava ammetterlo: quel raro sorriso era veramente bellissimo!

-Shhh!- si rialzarono. E fu a quel punto che Shirogane fece notare tra le proprie mani il cerchietto da cameriera della ragazza. Doveva esserle caduto. Glie lo mise sulla testa, aggiustandole con dolcezza i capelli. Passò la mano tra le chiome lunghe e morbide, sentendo quella dolce seta attraversargli le dita. E ad Ichigo piaceva quella sensazione; le piaceva così tanto che chiuse gli occhi, nella speranza di rimanere così per sempre. -Ecco, dovevo solo ridarti questo.- la guardò con tranquillità. Lei arrossì nuovamente, sorridendo leggera.

-Bè grazie... ora però vado!- fece per voltarsi, ma la mano sulla propria spalla del giovane la fece sussultare.

-Tieni.- le diede un foglietto. -Leggilo.- si voltò, tornando a sedersi al proprio posto. Ichigo non disse più nulla e, mossa un po' dall'imbarazzo e un po' dalla curiosità si precipitò fuori dalla porta, inciampando di nuovo ma con equilibrio sul gradino.

-E' una persona così carina...- disse una voce che emerse dall'ombra del laboratorio. Kei poggiò una mano sulla spalla dell'amico, che aveva ripreso a scrivere dati sul computer.

-Già...-

-Arrossisce come una bambina quando è in tua presenza... e tu... bè quando c'è lei sorridi come mai ti ho visto fare.- sussurrò ancora il moro, spostandosi al fianco di Shirogane. Si schiarì la voce, attendendo una risposta.

-Cosa dovrei dirti?-

-Che ti piace?- domandò ancora Keiichirou socchiudendo i grandi occhi. Ryou rimase immobile a fissare lo schermo ora fermo del computer, quasi anche i propri pensieri si fossero arenati. Kei sorrise. Egli era in grado di interpretare i silenzi di Shirogane più di ogni altra sua parola. -Sono sicuro che anche lei ti ricambia...-

Ichigo si poggiò nuovamente alla porta del laboratorio, ma questa volta nella parte esterna. Si rigirò il bigliettino bianco tra le mani, osservandolo con mal celata curiosità. Sentiva il cuore batterle così forte che a momenti le sarebbe scoppiato nel petto.

-Calma Ichigo, calma!- si ripeteva sottovoce, mentre con le mani tremanti apriva il biglietto. E se fosse stata una confessione d'amore per lei? Si gongolò inconsciamente a quel pensiero, leggendo ciò che era stato scritto in bellissima grafia. Si stupì notando che non era la scrittura lineare e semplice di Shirogane, ma quella ricercata ed elegante della signora Katy.

"Gentilissimi,

Siete invitati al party che si terrà martedì 12 ottobre alle ore 20,00 in casa Shirogane in onore delle ragazze facenti parte del progetto "Tokyo mew mew".

Speriamo sinceramente che accetterete l'invito.

Famiglia Shirogane."

Sorrise. Un sorriso così sincero che portò il biglietto al cuore respirando piano. Lo ripiegò con attenzione poi lo rimise in tasca. Un secondo dopo recuperò il vassoio che in precedenza aveva poggiato per terra, e con volto gaio raggiunse la propria stanza. Un party in suo onore!

"Tira su il volume in un mondo infame, conta più l'andare che la direzione. Tira su il volume... che ti sentano di più! Altrimenti hai perso tu..."

Aveva fatto una doccia bollente, stirato con attenzione i lunghi capelli rossi, riflettendo sull'acconciatura migliore per quella sera. Alla fine aveva scelto di tenerli sciolti e ribelli come li aveva sempre portati. In realtà quando aveva avuto più o meno 13 anni aveva preso l'abitudine di portare i codini. Ma Kisshu aveva sempre avuto il vizio di scioglierli, così ci aveva rinunciato. Già, Kisshu. Chiuse gli occhi, passando l'ultimo colpo di spazzola. Lo fece con calma e con poca attenzione perchè la sua mente era totalmente rivolta ad altro. Chissà dov'era. Non l'aveva più visto dalla famosa sera del bacio. Ichigo ricordava nitidamente l'impronta delle labbra diafane del giovane a contatto con le proprie. Il tocco leggero e quel gusto nuovo che le aveva profanato per la prima volta la bocca di fragola. Lasciò cadere piano il braccio lungo la lunghezza del corpo, poi chiuse gli occhi. Tremava. Aveva paura che Kisshu non fosse sopravvissuto alle brutte ferite che gli aveva visto quando l'aveva incontrato. Aveva paura che dopo quella sera lui la odiasse tanto da non volerla più sentir nominare. Aveva il terrore che avesse compreso male il suo comportamento: che non la considerasse più quella persona speciale che lei era sempre stata per lui. Poggiò la spazzola sul mobiletto del bagno. Quei pensieri la rendevano tristissima. E più ci pensava, e meno aveva voglia di partecipare al party di quella sera. Inoltre era estremamente in imbarazzo poichè non aveva un abito adatto e non sapeva davvero come fare. Aveva pensato di chiedere qualcosa in prestito a Minto, ma appena entrata nella sua stanza la mew mew le aveva detto una delle sue battutine acide e così la rossina aveva lasciato perdere. Odiava dover chiedere aiuto alla gente. Sospirò, dicendosi che la famiglia Shirogane era ben consapevole della sua condizione, e se per quella sera non avesse trovato una soluzione si sarebbe finta malata per non partecipare. Tornò in camera, poi si sedette sul letto. Aveva il cervello che le scoppiava alla ricerca di una soluzione. Aveva addirittura pensato di prendere un lenzuolo e con esso costruirsi un bell'abito... ma naturalmente solo la sua fantasia poteva partorire un'idea così impossibile e bizzarra! Sentì bussare.

-Avanti!- disse. Entrò così in camera la signora Shirogane, bella ed elegante come il sole. Indossava un abito nero lungo sino alle ginocchia, semplice ma elegante come mai Ichigo ne aveva visti. I capelli erano legati in una coda alta ed il viso, perfetto, era velato da una leggera spruzzata di trucco. Ichigo era rimasta abbaliata di fronte ad una tale visione, e si disse che avrebbe davvero voluto essere come quella donna.

-Salve signora...- disse abbassando il capo. Lei indossava un semplice asciugamano, e se messa a confronto con la bellezza eterea e l'eleganza della donna pareva un brutto anatroccolo.

-Vedo che devi ancora vestirti...- disse la signora chiudendo la porta alle proprie spalle. Ichigo arrossì. Non sapeva come togliersi da quella situazione. E se le avesse chiesto cosa indossare? Le labbra le iniziarono a tremare.

-Tesoro, ma sei pallida!- disse la donna, sedendosi accanto a lei. Solo in quell'istante Ichigo notò che la donna aveva un pacco piuttosto grande tra le mani.

-Non è nulla!- si portò una mano dietro la nuca.

-Meno male.- la voce di quella donna era davvero bellissima. E nonostante fosse sempre dolce e posata quella volta aveva fatto trasparire una nota di preoccupazione. -Ti ho portato una cosa... mi sono permessa di comprarti un vestito.- socchiuse gli occhi, togliendo il coperchio della scatola. Voltandosi Ichigo vide il più bell'abito di cui avesse memoria. Esso era rosa, con un bel fiocco davanti. La donna lo prese alzandosi in piedi, e lo mostrò interamente alla giovane.

-Spero ti piaccia!- esclamò Katy facendo cenno ad Ichigo di alzarsi. La giovane rimase con gli occhi spalancati di fronte alla donna.

-Si... signora...- sussurrò solo. Ella parve preoccuparsi.

-Cosa c'è?- piegò la testa su di un lato. -Non ti piace?- chiese ora dispiaciuta.

-Cosa? No! No!- fece Ichigo. -E' che...- una piccola lacrima le cadde lungo la guancia.

-Ichigo...- sussurrò solo la donna. Un tale gesto aveva suscitato in Ichigo un'emozione tale da farle tremare il cuore.

-E' che lei... mi ricorda tanto la mia mamma!- strinse gli occhi, incapace di trattenere le lacrime. Katy lanciò l'abito sul letto, stringendo la giovane al petto.

-Oh, piccola mia!- esclamò, accarezzandole i capelli. La signora Shirogane profumava di buono, un profumo appena percettibile, delicato ma nonostante ciò era possibile percepirne la fragranza. La giovane se ne impresse il ricordo nella mente, piangendo lacrime un po' di gioia, un po' di tristezza per il ricordo sempre più lontano del volto della sua mamma. Ma anche di gioia per il viso ora nuovo della signora Shirogane tra i suoi affetti. -Sappi che puoi considerarmi come tua madre... lo sai!- piangevano insieme. L'una per il ricordo di una madre che era stata il centro del suo mondo per una vita. L'altra per quello di un'amica che ora non avrebbe più potuto veder sorridere. Katy stringeva tra le sue braccia l'unico ricordo tangibile della sua più cara amica d'infanzia, ed avrebbe fatto di tutto per renderla felice.

"E intanto piove, sulle parole. E intanto piove, sulle parole..."

La sala era gremita di gente. Ryou aveva cercato con lo sguardo Ichigo da quando era sceso, ma non aveva fatto altro che stringere la mano a persone di cui a mala pena conosceva il nome. Aveva voglia di vederla. Aveva voglia di scoprire come si sarebbe abbigliata per quella sera e come gli altri avrebbero giudicato la leader del suo progetto. Aveva voglia di presentarla sentendo il braccio di lei stretto al proprio, e leggere nei suoi occhi la voglia di averlo vicino perchè a volte Ichigo era timida ed aveva bisogno di qualcuno per sentirsi sicura. Vide da lontano Minto presa a chiacchierare con i suoi genitori che erano stati finanziatori del progetto ed erano veramente orgogliosi di avere la figlia nel gruppo delle probabili salvatrici della Terra. Aveva incrociato lo sguardo imbarazzato di Retasu che, tesa come una corda di violino, si era presentata ad alcune persone sotto la supervisione attenta di Keiichirou. Quando si era ormai rassegnato voltò per l'ultima volta lo sguardo verso la scala del grande salone. Inizialmente non ci fece troppa attenzione, perchè sarà stata la decima volta quella sera. Ma ne valse la pena: la vide. Bella. Eterea. Semplice. Dolce nello sguardo. Ai piedi un paio di eleganti scarpe rosse. In dosso un vestito rosa che metteva in risalto le gambe ed il seno sodo ed abbondante. Il volto, leggermente truccato, era circondato dai lunghi capelli rossi, ben lisci e pettinati. Si sentì mancare. Le andò subito in contro. Le parole morte in gola, quella voglia matta di dire al proprio cuore che era sbagliato desiderare colei che doveva essere solo ed esclusivamente una fidata collaboratrice.

-Shirogane-kun!- esclamò lei. Ichigo non parve accorgersi subito della presenza del giovane. Ma quando lo fece parve imbambolarsi, di nuovo, come quel pomeriggio. Ryou indossava un completo bianco, elegantissimo!

-Ciao Ichigo.- lui invece pareva completamente tranquillo. Ichigo rimase quasi delusa dalla reazione neutra del ragazzo, sperava almeno di esser parsa un po' più carina del solito! Abbassò lo sguardo, arrossendo.

-E' veramente tutto così... perfetto!- esclamò.

-Bhè, a questa festa partecipano tutte le persone più importanti della comunità scientifica, è naturale che le cose siano fatte in grande.- si voltò, facendo cenno ad un cameriere. -Vuoi da bere?- domandò. Ichigo annuì. Le porse un succo di frutta.

-E' strano che per una sera sia io a essere servita!- esclamò la giovane. Ryou socchiuse gli occhi.

-Già... ma non farci l'abitudine!- rispose lui. Ichigo stava per controbattere nel suo solito modo fin troppo buffo, ma in un nano secondo, essendosi resa conto della situazione, cambiò atteggiamento in uno decisamente più pacato. Ryou se ne accorse, e quasi gli dispiacque di dover rinunciare a vedere la sua faccia arrabbiata. Si voltò, porgendole il braccio. -Vieni...- disse. Ichigo guardò prima lui, poi il braccio. Poi di nuovo il braccio e ancora lui. -Allora?- Continuava a non capire. -Ichigo, sono tutti accompagnati a questa festa!- la giovane voltò il capo e guardò l'intera sala. In effetti tutte le signore erano a braccetto o ballavano con i loro compagni. Balbettò un "Ah!" poi avvicinò la propria mano al braccio del ragazzo.

-Non pensavo che...- continuava a guardare in basso. -Che alla festa si venisse accompagnate... avrei provveduto!- esclamò poggiando la mano sul braccio del biondo. Camminarono insieme verso il centro della sala. Ichigo con passo incerto, Ryou più sicuro che mai.

-Ed in che modo avresti provveduto?- domandò il giovane divertito. Ichigo arrossì.

-Emmh...-

-Avresti portato il tuo fidanzato?- chiese ancora Ryou. La giovane si sentì punta sul vivo.

-Sì!- esclamò, gonfiando le guance. Si trovavano esattamente al centro della sala, e con estrema naturalezza Ryou le aveva poggiato una mano sul fianco destro, ed aveva stretto con l'altra la sua mano sinistra. Ballavano. E quasi Ichigo non se n'era resa conto.

-Ah...- Shirogane aveva socchiuso gli occhi. -E come si chiama?- Ichigo stava mentendo spudoratamente. E proprio per questo le parole le morirono in gola: non sapeva mentire, e tanto meno in quel momento che aveva inventato tutto così, per via di un giochetto stupido. Shirogane rise. Una risata cristallina che accompagnava il rumore dei loro passi e la melodia carezzevole della musica. Ichigo trattenne un moto di rabbia e gli strinse forte la spalla. La risata del ragazzo così cessò, ed insieme ad essa la musica. Fu in quell'istante che abbassò il capo su quello della giovane sussurrandole piano. -Tranquilla, lo troverai presto.- lei arrossì di botto e fece scivolare la mano che prima si trovava sulla spalla del ragazzo per tutto il braccio. Cadde penzoloni. Ed Ichigo pensò che non sarebbe stato male se fosse stato lui quel ragazzo.

Intanto due figure li guardavano attente.

-Ichigo somiglia tantissimo a sua madre.- sussurrò Katy Shirogane mentre guardava i due giovani ballare. Al suo fianco il marito annuì.

-Bella uguale.- le strinse la mano.

-E se Ryou ed Ichigo...??- Kaze la guardò dritto negli occhi, con aria più che interrogativa.

-Amore mio, tu hai sempre idee sentimentali... ma non te ne ho mai sentite su nostro figlio!-

Bè direi cheè ora che il nostro bambino si trovi una fidanzata... ed Ichigo sarebbe perfetta.- socchiuse gli occhi. -Inoltre sono sicura che già la ama.- sussurrò.

-E cosa te lo fa credere?-

-Istinto di madre!-

"Quando gli altri dicono che hai torto se hai ragione. Mordi rabbia fino quasi a soffocare!"

Non poteva crederci. A meno di dieci metri da lui si trovava proprio lei, Ichigo! Socchiuse gli occhi, assaporando quell'aria pulita e galleggiando nel cielo notturno. Osservò la villa sotto di sè. Era grande, maestosa ed illuminata da mille luci bianche. All'interno del giardino una grossa piscina coperta con un telone trasparente, e tutt'attorno prati che pian piano stavano dando spazio ai colori autunnali. Si lasciò cadere sul tetto della villa, osservandosi intorno. Dovevano aver organizzato un party, poichè la villa pullulava di gente vestita in maniera estremamente elegante. Immaginò che Ichigo facesse la cameriera per quella festa. Quando era andata via da casa sua lo aveva fatto per trovarsi un lavoro. Si guardò bene intorno, facendo attenzione che non lo vedesse nessuno. Sicuramente la visione di uno stars avrebbe lasciato tutti con un'amara preoccupazione negli occhi benchè a lui non interessasse uccidere nessuno. A lui quella guerra non importava. Anzi. Fosse stato per Kisshu gli umani avrebbero potuto sterminare tutti gli stars. Tanto ora come ora non aveva più nessuno. Nè una famiglia, nè tanto meno degli amici. Aveva perso tutto. Tutto per lei. Sentì uno strano brivido al cuore, e forse per questo raccolse il coraggio e riuscì ad infilarsi in uno dei balconi della villa. Esso era buio poichè era al primo piano; mentre tutte le camere illuminate si trovavano al pian terreno della villa.

"Cavoli" pensò. "Ichigo si è trovata proprio un bel posto." Si mise una mano in tasca, cercando di decidere il da farsi. Aveva due possibilità: la prima era di aspettare che l'intero salone si svuotasse e di riuscire a trovare Ichigo da sola. La seconda era di farsi vedere solo da lei, e farsi raggiungere in giardino... sempre se l'avesse voluto raggiungere.

Incrociò le braccia, poggiandosi al muro del grande balcone. Doveva prendere una decisione.

"Quando la tua vita sembra che ti cada tra le dita..."

Le girava la testa. Ma Ichigo sapeva bene che quel suo stato non era portato dai minuti di danza ininterrotta in quel grande salone gremito di gente; ma bensì dagli occhi penetranti di Ryou cheavevano continuato a guardarla per tutto il tempo. Non era mai stata imbarazzata come in quel momento. Le guance le erano diventate rosse più di una volta. Il cuore non aveva smesso di battere velocemente nemmeno per un secondo. Le mani avevano iniziato a tremarle, e di questo Ryou se n'era accorto dato che le stringeva la destra. Ma aveva fatto finta di niente. La fissava senza nemmeno accorgersene, come se con i propri occhi volesse scattare una fotografia del profilo delicato di Ichigo. Si chiedeva come avesse potuto provare qualcosa di così forte per una ragazza come lei. Una persona semplice, senza troppe pretese e conosceva nemmeno un quarto delle cose che conosceva lui. Ma probabilmente erano stati quell'ingenuità, quella voglia di essere sempre una persona corretta e giusta, e la spontaneità naturale della rossina ad averlo ammaliato. Non ne aveva mai incontrata una come lei. In realtà nella sua vita ne aveva incontrate poche di ragazze. Per lo più sue parenti o figlie di amici di famiglia, ma nulla di più. Rapporti freddi, con ragazze altrettanto fredde. Troppo impegnate a pensare al loro corpo piuttosto che alla loro anima. Ichigo aveva tutto. Una bellezza naturale che le permetteva di apparire fantastica in qualunque situazione. Non aveva l'eleganza di una modella o il portamento di una dama ma sicuramente era in grado di trasmettere la propria bontà d'animo con ogni gesto, con ogni sguardo. La sentì sospirare. E con quel sospiro notò la stanchezza nei suoi occhi.

-Ichigo, vuoi che ci fermiamo?- chiese, con una dolcezza che non aveva mai sentito propria. Lei annuì contenta, facendo un sorriso naturale.

-Vorrei andare a ringraziare tua madre. Non tutti i giorni capita di partecipare ad un party simile!- senza dire niente Ryou le prese la mano, stringendola forte. Se possibile le guance di Ichigo arrossirono ancora di più, mentre camminavano insieme sulla mouquette rossa del grande salone. Si fermarono davanti ai genitori di Ryou, presi in chissà quale discorso.

-Mamma, Papà.- disse Ryou lasciando la mano di Ichigo. I coniugi Shirogane guardarono entrambi con aria contenta, di chi ha appena ricevuto una bella notizia.

-Ballate benissimo insieme!- esclamò Katy sorseggiando un goccio di vino. Kaze annuì soddisfatto, guardando poi con aria eloquente il figlio. Per Ichigo quella situazione era estremamente imbarazzante. E pareva così anche per Ryou che per una volta non riusciva a contenere le proprie sensazioni.

-Io...- disse così la ragazza cambiando discorso. -Volevo ringraziarvi per il bellissimo party che avete organizzato. Ho letto nell'invito che è dedicato a me, Minto e Retasu.- abbassò il capo, poi accennò un sorriso. La signora Shirogane appoggiò il bicchiere sul tavolo là accanto, poi l'abbracciò forte.

-Sai bene che per noi è un piacere!-

"Tira su il volume, che per farti un nome conta più gridare delle tue parole!"

Guardava dabbasso. Aveva notato che la gente era talmente distratta nel guardare gli abiti degli altri ed a sparlare di loro piuttosto che guardare in alto, dove uno stars pericoloso li stava osservando. Kisshu stava perdendo le speranze. Era ormai una mezz'ora buona che stava aspettando su quel balcone, affacciato come se fosse il personaggio di quella storia tanto narrata nella letteratura degli umani. Come si chiamava? Inarcò le sopracciglia pensandoci... ah sì! Romeo e Giulietta. Ricordò una volta in cui Ichigo lo aveva guardato con occhi sognanti. Era seduta sotto un albero e poggiato sulle ginocchia c'era un libro di media grandezza.

-Che cos'è?- aveva domandato lo stars indicando il volume.

-Questo?- Ichigo sorrise. -E' una delle storie d'amore più romantiche mai narrate!- gli aveva porto il libro. Doppo averlo preso tra le mani Kisshu si era seduto accanto a lei.

-Ro... ro...- aveva tentato di leggere. Conosceva poco i caratteri della scrittura umana.

-Romeo e Giulietta!- aveva risposto lei. Il giovane l'aveva guardata con gli occhi spalancati, non intuendo nulla di romantico nel libro.

-E di che parla?- Ichigo prese tra le mani il libro, poi lesse velocemente la trama che era scritta nel retro copertina.

-E' la storia d'amore tra due nobili ragazzi. Ma le loro famiglie sono in lotta tra loro e quindi il loro amore è molto contrastato e burrascoso.- Kisshu si era molto interessato al discorso.

-Come...- sussurrò, interrompendo la giovane.

-Come?- chiese lei, interessata.

-Come me e te! Pensaci: un amore contrastato, la lotta tra le famiglie che nella nostra storia sono gli umani e gli stars... tutto coincide!- lei sorrise.

-Ki-chan! Dimentichi un particolare.- Kisshu ci pensò molto, ma non riuscì a trovare questo famigerato particolare.

-Sarebbe?-

-Che io e te non ci amiamo!-

Avevano litigato quella volta. Uno dei loro classici litigi pieni di vitalità, dove lui le confessava il proprio amore e lei fingeva che fossero tutte bugie. Poi l'abbracciava. Poi respirava il suo profumo. Poi i suoi occhi scuri gli ricordavano quanto le volesse bene.

-Ichigo...- sussurrò. Ed improvvisamente, proprio nel balcone sotto al proprio, vide una cascata di capelli rossi. Gli salirono quasi le lacrime agli occhi quando la riconobbe.

"Tira su il volume, che ti sentano di più. Altrimenti hai perso tu."

Non ci pensò due volte.

-Ichigo!- urlò quasi. Un urlo dettato dal cuore. Ichigo spalancò gli occhi, convinta che quello fosse un richiamo della sua fantasia. Era impossibile che Kisshu fosse là. -Ichigo!- ma quando alzò lo sguardo e vide di fronte a sè gli occhi dorati dello stars nulla poteva essere attribuito alla sua fervida fantasia. Ad Ichigo mancò un battito al cuore.

-Ki... Ki-chan!- era felice. Cavoli se era felice. E non ci pensò nemmeno un secondo. Lo strinse forte. Così forte che mancò il fiato ad entrambi. Il pensiero che Kisshu fosse ancora vivo, che aveva ancora voglia di vederla e che quindi credesse ancora nella loro amicizia era per lei qualcosa di assolutamente fantastico! Lui ricambiò l'abbraccio, felice a propria volta di poter sentire di nuovo il profumo della piccola Ichigo.

-Dio...- sussurrò lui. Nessuno dei due pensava. Kisshu sentiva la consistenza morbida del corpo minuto di Ichigo unito al proprio, ed il ricordo del bacio che li aveva legati al loro ultimo incontro aumentò l'emozione che già era presente nell'aria.

-Sei vivo... sei vivo!- disse lei, ricordando le ferite che il giovane aveva nel loro ultimo incontro.

-Te l'avevo detto che avevo la pellaccia dura.- sorrise. -Ehi...- sussurrò, scansandola appena. -Sei uno splendore!- disse, emozionato. Solo in quell'istante Ichigo si ricordò che oltre le tende di seta che dividevano la sala dal balcone si trovavano tantissime persone.

-Cavoli...- sussurrò a labbra strette. Ed il pensiero del rischio incredibile che correva Kisshu l'accompagnò.

-Che c'è?- chiese lui. La guardava come se la volesse mangiare con gli occhi. Ichigo non era più abituata a quegli sguardi, ma pensandoci, lui l'aveva sempre guardata così.

-Dentro è pieno di... umani!- Kisshu deglutì, rendendosi conto che si era dimenticato di quel piccolo particolare. -Vero...- abbassò gli occhi. -E' che... mi ero dimenticato tutto quando ti ho rivista. Ichigo... io non voglio dimenticare tutto quel che c'è stato tra noi...- le accarezzò una guancia, ed Ichigo rimase come in trance di fronte a quelle parole sicuramente già dette, già ascoltate.

"E intanto piove, sulle parole."

L'aveva vista avviarsi verso il balconcino subito fuori dal grande salone, e per questo aveva deciso di seguirla. Aveva pensato di aspettare giusto qualche minuto, in modo tale da non dare l'impressione che fosse stato fatto tutto di proposito. Così si era messo a chiacchierare del più e del meno con qualche illustre zio che gli ricordava quanto fosse straordinario ed intelligente. Lui inghiottiva ogni complimento senza crederci però realmente. Non era per niente una persona che amava gli elogi, pensava fossero inutili, soprattutto in una situazione in cui dei veri e propri risultati non erano ancora stati ottenuti. Quando aveva capito che era arrivato il momento buono per andare fuori si era scusato con gli zii e si era avviato con passo svelto verso la meta scelta. Ma quando aveva scostato leggermente la tenda non aveva creduto ai propri occhi: uno stars stava accarezzando con occhi amorevoli il viso di Ichigo. E lei? Lei rimaneva inerme, quasi rapita da quegli occhi che Ryou scolpì nella propria anima per sempre. Rimase ad osservarli per qualche istante, sino a quando non fece un passo avanti e lo stars si accorse della sua presenza.

-Cazzo...- aveva sussurrato lo stars a labbra strette, rivelando una voce calda e sensuale. Ichigo si voltò nella direzione che guardava il giovane, ed assunse la classica aria della moglie scoperta dal marito a letto con un altro. Ryou non riuscì a spiegarsi quell'espressione. Ed ancor di più non si seppe spiegare perchè lei stesse così tranquilla di fronte ad un essere del genere.

-Ichigo, spostati!- esclamò Ryou non appena riuscì a cavare un po' di voce dalla gola. Ichigo fece per muoversi, ma lo stars la trattenne tra le sue braccia. E Ryou rimase sempre più stupito nel notare che la giovane aveva sospirato tranquilla, quasi fosse abituata a quella morsa.

-No Ki-chan...- aveva sussurrato. Ryou era avanzato a pugni stretti.

-Stalle lontano!- tuonò con aria minacciosa. Lo stars lo guardò torvo forse riuscendo a leggere nel suo animo.

-Nessuno me la porterà via...- sussurrò poi si dileguarono. Ichigo non aveva urlato. Non aveva opposto resistenza. Con gli occhi spalancati ed un volto preoccupato Ryou corse nel punto in cui si erano trovati gli altri due poco prima e guardò ovunque. Destra, sinistra, sopra e sotto. Nulla!

-Ichigo...- sussurrò con le lacrime che premevano contro le palpebre chiuse.Cosa avrebbe fatto ora? Eppure i due non si trovavano molto lontano.

"E intanto piove, sulle parole. Mentre gli occhi tuoi si accendono..."

Sapeva dove si trovavano. Era là vicino, esattamente sopra il tetto che sovrastava la villa. Da ciò Ichigo aveva capito che Kisshu non aveva intenzione di rapirla, ma semplicemente di parlarle e questo fu per lei un gran sollievo.

-Ora potremo stare tranquilli.- disse lui, guardandola ancora negli occhi. Alla giovane era mancato tanto quello sguardo. Uno sguardo caldo ma al contempo gelido come il ghiaccio. La rossina sentì un brivido freddo quando un soffio di vento le solleticò le spalle nude. Kisshu se ne accorse. Sei bella da togliere il fiato...-

-Smettila...- disse lei, abbassando gli occhi.

-Non mento.- fece un passo avanti, poi le alzò il viso con due dita. Lei non pose resistenza. Non sapeva se era stata la mancanza o la voglia di stargli il più accanto possibile dato che sapeva che prima o poi avrebbe dovuto abbandonarlo di nuovo.

-Sono contenta che tu ti sia ristabilito.-

-Già... ma mi conosci.- sorrise lui, beffardo come al solito. -Ma dimmi, come mai sei vestita così... in questa grande villa.- fece lui portando la mano che prima le sfiorava il mento sulla spalla di lei.

-Io qua in realtà faccio la cameriera... però questa sera bè ecco ci hanno dato la possibilità di partecipare alla festa.-

-Capisco...- avvicinò ancora lo sguardo. Vicino, troppo vicino. Ichigo capì le intenzioni del giovane.

-Ehi!- Disse indietreggiando spaventata.

-Che c'è? Ti scandalizzi per un bacetto?- chiese lui, un po' infastidito.

-Sai che... non devi!-

-L'ultima volta che ci siamo visti non mi parevi di quest'avviso.- disse lui, entrambe le mani in tasca. La fissava con mal celata indignazione, quasi dicesse cose troppo ovvie per essere anche solo pronunciate.

-Era diverso.- disse lei, volgendo lo sguardo altrove. I capelli rossi scintillavano sotto la luna, così come la pelle nivea e candida. Kisshu non capiva.

-E' diverso perchè non sono in fin di vita?- chiese. Lei fece di no con il capo.

-Non so perchè... non so perchè l'ho fatto.- chiuse gli occhi, arrendendosi.

-Io invece lo so... e sai Ichigo, non mi stupisco di riuscirti a capire più io di quanto tu capisca te stessa.- un sorrisino beffardo gli increspò le labbra fini. -Tu mi ami... mi ami talmente tanto che non riesci a starmi lontano. Ma qualche sciocco umano ti ha messo in testa che io e te non possiamo stare insieme.- le era di nuovo vicino.

-No. E basta con questa storia! Io non ti amo, non ti amo!- le aveva messo entrambe le mani sulle spalle.

-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi? Era confusa. Troppo. E tante scene le inondarono la mente. Il progetto mew. Ryou... serrò gli occhi, poi lo strinse forte a sè.

-Scusa... scusa!- piangeva. Poteva sentire la stoffa ruvida della maglietta di Kisshu solleticarle il naso, e le lacrime che le bagnavano le guance. Lui però non reagiva. Forse era stanco, stanco di lei.

-Ti prego Ichigo, dimmi che ci credi anche tu... perchè se no io non vivo.- strinse i denti Kisshu, mentre si rendeva conto che tutta la sua vita era concentrata dentro il cuore di quella ragazza. Tutta.

-Io e te... non possiamo. E' una cosa più grande sia di me che di te.- Gli disse. Lui non voleva crederci.

-Basta, basta Ichigo.- si allontanò. -Prima piangi, poi ti disperi... e ora? Ora vuoi dirmi che tra me e te non potrà mai esserci nulla?- lei annuì. Le lacrime lucenti le erano scese giù lungo il collo. Il vestito che prima era stato ben dritto e stirato ora aveva qualche piega. I capelli lievemente arruffati, che donavano al suo viso un po' più di quella bellezza selvaggia che le aveva visto nei lunghi pomeriggi di sole quando giocavano a rincorrersi.

-Io non ti amo. Non ti amerò mai. Il destino non ci vuole insieme...- si voltò e con un altra lacrima che le scese sin nell'incavo delle labbra pronunciò parole amare. -E nemmeno io ci voglio insieme...-

-Come vuoi Ichigo...- finalmente si arrese. -Io non ho più ragione di vivere...- sentiva anche lui delle lacrime solleticargli le palpebre chiuse. -Non ha più senso la mia vita...- si lasciò scappare un singhiozzo. -Addio!-

"Tira su il volume in un mondo infame conta più l'andare che la direzione. Tira su il volume che ti sentano di più... ora che hai ragione tu."

Aveva il fiatone. I pugni stretti e le gambe che correvano più forte di quanto mmai avessero fatto. I capelli biondi bagnati di sudore, la camicia altrettanto, mentre la giacca l'aveva abbandonata chissà dove. Sapeva solo di essere entrato nel salone, aveva chiamato a gran voce Kei e loro due insieme a Minto e Retasu si erano divisi per trovarla. Avevano stabilito che lui avrebbe controllato le zone intorno alla villa. Era più di un'ora che correva, e chiamava in continuazione tutti e tre i suoi amici che gli rispondevano con amare parole.

-Niente da fare.- raggiunse la piscina. Era coperta con un telo trasparente. Vide tuttavia seduta sulla scaletta in ferro una figura. Fece qualche passo avanti.E vide Ichigo, sola e spaventata, con le ginocchia al petto. Le corse in contro, il cuore leggero.

-Ho trovato Ichigo, sta bene.- mandò un messaggio comune per tutti, che sicuramente avrebbero sospirato.

-Ichigo!- aveva detto una volta raggiunta. Quando la giovane alzò lo sguardo Ryou parve non riconoscerla. Il volto pallido, gli occhi lucidi come se piangesse da sempre. Ripetè il nome di Ichigo ma lei parve non sentirlo. La vide alzarsi in piedi, e con gli occhi sempre più vuoti stringerlo forte.

-Ki-chan...- sussurrava tra una lacrima e l'altra.

-Ichigo, che ti succede? Che ti ha fatto?- domandava, sempre più sicuro che le avesse fatto qualcosa di male.

-Ki-chan!- urlò.

"E intanto piove, sulle parole."

La tazza di thè fumante era rimasta sul tavolo. Bere un liquido così caldo non avrebbe fatto certo piacere alla sua lingua. Minto e Retasu le erano state accanto rassicurandola, ed Ichigo aveva detto più volte che era riuscita a divincolarsi facilmente dallo stars. Ma Ryou non le aveva creduto. C'era qualcosa dietro, qualcosa che non gli aveva detto. Entrambe le amiche erano andate a dormire, così come Kaze e Katy Shirogane. Si era seduto di fronte a lei. E guardandola gli erano tornati alla mente gli occhi profondi di quello stars.

-Chi era?- le chiese. Ichigo alzò lo sguardo vaquo verso di lui, senza emettere il minimo suono. -Chi era?- chiese ancora.

-Non lo so... è arrivato e mi ha attaccata te l'ho già detto!- Ryou ricordò la mano dello stars poggiata sulla guancia di Ichigo e gli occhi sognanti che aveva. E lo riconobbe, quello era amore! Quell'essere la amava, ne era certo. Eppure aveva tentato di rendere tutto razionale, ma anche razionalmente parlando, nonostante i propri sentimenti verso la ragazza, aveva riconosciuto quello sguardo come uno sguardo d'amore.

-Lo conosci?- fece la domanda fatidica. Ichigo prese la tazza e bevve un sorso di thè, poi scosse il capo. -Non mi mentiresti mai vero?- Ichigo fece ancora di no con il capo, poi parve riprendersi. Tutte quelle premure da parte del biondo le dovevano aver fatto bene.

-Non ti mentirei mai e poi mai... sono solo rimasta sconvolta.-

-Qualunque problema tu abbia, qualunque segreto tu nasconda.- disse alzandosi Ryou. -Dimmelo, io ti aiuterò.- le prese la mano e Ichigo si alzò. -Vieni con me, ti accompagno in camera.-

Ichigo non sapeva come avrebbe affrontato quella perdita. Il pensiero che da quel momento in poi Kisshu avrebbe potuto anche ammazzarsi le avrebbe percorso la mente non solo per una notte intera ma, probabilmente, per una vita.

Riciao a tutti! Spero che nessuno si sia dimenticato della mia storia ç__ç è da dicembre che non aggiorno... ed è uno scandalo!! Tuttavia mi sono rimessa a lavoro anche con le altre fic, e prometto che aggiornerò molto più regolarmente.

Ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo ovvero: drin_chan, Sognatrice_91, hachi92, clow4093 e Mitsutsuki_chan. Grazie mille, siete fantastiche!

Alla prossima!

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Capitolo 12
*** 11-Troppo piccoli ***


11-La guerriera per eccellenza

 

 

11-Troppo piccoli

 

Watson, psicologo americano dell’ottocento, aveva detto una cosa che aveva stupito parecchi studiosi e letterati dell’epoca: aveva affermato che se gli avessero dato 10 bambini sani, della stessa età, lui sarebbe stato in grado di renderli come avesse voluto. Dei ladri, degli avvocati, dei medici, giornalisti e chi più ne ha più ne metta. E sotto certi aspetti ci era riuscito. Cogi Whong, poi, era profondamente convinto di questo. Ed era per il medesimo motivo che aveva cresciuto la sua figlia maggiore con il solo scopo di farle capire cosa sarebbe dovuta diventare un giorno.

-Voglio almeno 40 flessioni, 60 piegamenti e… vediamo… una quindicina di giri intorno alla palestra.- aveva detto tranquillo un uomo che doveva avere si e no 35 anni. Aveva un fisico da atleta e gli occhi piccoli, ma tuttavia profondi. I capelli tagliati corti erano corvini, e bagnati appena di sudore. Il suo allenamento per quel giorno era terminato, ma non quello della ragazzetta bionda che ora aveva iniziato a correre attorno alla palestra. Piedi nudi e occhi stanchi, non aveva protestato: le gambe si erano mosse, e i capelli biondi di media lunghezza si erano sparsi nell’aria. Cogi si portò una mano al mento: forse doveva farle tagliare quei capelli. Lo aveva già fatto un anno prima, ma le crescevano molto in fretta. Socchiuse gli occhi. Anche a sua madre crescevano in fretta, proprio come a lei. Abbandonò la palestra di sua proprietà, raggiungendo le scale che lo avrebbero portato al piano superiore della sua immensa villa. In una stanza tappezzata con moquette rossa una bambina armeggiava con un libro. Stava imparando a contare. Al suo fianco una donna che non doveva avere più di 25 anni le spiegava come funzionavano i numeri. Cogi abbandonò la stanza. Aveva fatto bene a prendere un’insegnante privata: da quando era iniziata la guerra non aveva più voluto che i suoi figli frequentassero la scuola. Si fece una doccia veloce. E ricordò con amarezza tutte le volte che, dentro quella doccia, aveva fatto l’amore con sua moglie. Bella, perfetta. Era così che gli piacevano le donne: con i tradizionali capelli scuri dell’etnia nipponica, e gli occhi grandi, grandi e sinceri. Il fisico snello, seni grandi ma sodi, e quella pelle tanto morbida che anche in quel momento, mentre era solo, riusciva a sentire sotto le dita. Chiuse gli occhi mentre il getto gli attraversava interamente il corpo. L’acqua era gelida, ma non gli importava. E ricordò il momento in cui la sua amata moglie era stata uccisa da quello stars senza cuore. Ricordò come con tutta la furia che aveva in corpo si era scagliato contro quell’essere e che con colpi dettati dalla sofferenza era riuscito ad ucciderlo. Era stato in quel momento che aveva iniziato la propria carriera militare: addestramenti durissimi, studi e passione e tanta, tanta voglia di vendetta lo avevano portato ad odiare con tutto il proprio cuore gli stars. Ma con il passare del tempo, mentre i suoi figli crescevano aveva compreso che non sarebbe mai riuscito a vincere la propria battaglia prima della propria morte. I suoi studi gli avevano fatto capire che molto probabilmente la guerra sarebbe durata a lungo. Era per questo che aveva deciso che era arrivato il momento di assicurare la propria vendetta: sua figlia Purin, che allora non aveva più di sei anni, era stata la persona giusta da addestrare. Con il suo stesso sangue nelle vene e l’amore che provava per sua madre. Non ci aveva messo molto per convincerla. E si era detto che Watson aveva ragione. In quegli anni le aveva spiegato dettagliatamente cosa fosse la guerra contro gli stars, le aveva insegnato tutte le loro abitudini e, soprattutto, le aveva insegnato cosa volesse dire odiarli. La bambina provava un vero sentimento di odio profondo nei confronti di quegli esseri che spesso e volentieri definiva come viscidi e codardi. E l’uomo in quei quattro anni aveva visto una bambina diventare sempre più grande e bella, con una forza che superava di gran lunga quella delle altre bambine e di tanti coetanei maschi. Si allenava sempre con piacere, ed addirittura gli chiedeva ulteriori allenamenti intensivi. Una volta compiuti 18 anni si sarebbe inserita nell’accademia militare, ed avrebbe conseguito grandi cariche, ne era sicuro. Lui per ora doveva accontentarsi del suo compito di generale, cosa che non gli dava piena soddisfazione nonostante gli permettesse di avere un lauto stipendio e parecchie gratificazioni. Quando giunse in salotto vide sua figlia, allenamento concluso ed una doccia già fatta, che giocava con i suoi fratelli. A Cogi piacevano le famiglie numerose. Aveva avuto da sua moglie due figlie e 4 gemelli. Erano il suo sole. Ma come guardava Purin, la maggiore, non guardava nessuna. Lei con i suoi capelli biondi. Lei al contempo seria ed euforica. Lei che a soli dieci anni si era presa il fardello di portare avanti una famiglia e crescere cinque bambini.

-Papà.- l’aveva chiamato. Solo in quel momento Cogi si rese conto che la figlia non indossava il solito pigiama per stare in casa, ma bensì una tuta da combattimento. L’uomo non capì subito le intenzioni della ragazzina.

-Sì?- chiese semplicemente. Purin si alzò in piedi, guardando dritto negli occhi il padre.

-Mi porteresti con te in uno dei tuoi turni?- chiese mettendo le mani a preghiera. Era in quei momenti che tirava fuori il suo lato ancora puramente infantile. L’uomo si portò una mano al mento.

-E’ meglio di no, ti ho detto mille volte che è pericoloso.- Purin strinse le labbra, poi dopo un forte sospiro rincarò la dose.

-Ma è la notte di Starsian!- esclamò portando un piede davanti all’altro. Solo in quell’istante Cogi sembrò ricordarsi. –E durante questa festività gli stars non escono di casa di notte… è tradizione!-

-Purin, ti ho detto mille volte che la guerra non guarda in faccia le tradizioni.- distolse lo sguardo da quello più chiaro della figlia. Purin aveva degli splendidi occhi castani, addirittura più chiari di quelli di sua madre.

-Ma non si sono mai registrati attacchi durante questa notte… mai in tutti  i sette anni di guerra!- Cogi ci pensò seriamente. L’informazione convinta della figlia lo portò a considerare la sua richiesta, e gli fece pensare che effettivamente sarebbe stata al sicuro. Poi magari avrebbe tenuto la macchina più nascosta rispetto alle altre della pattuglia, ed avrebbe preso con sé uno o due uomini in più. Si schiarì la voce mentre Purin, tesissima, lo fissava.

-E va bene.- socchiuse gli occhi. Purin aveva già iniziato a saltellare contenta.

-Che bello, che bello!- aveva iniziato a dire. Cogi fece finta di non sentirla, e solo in quell’istante si rese conto di quanto il carattere della sua bambina stesse divenendo somigliante a quello della madre.

 

-Odio queste stupide feste.- aveva detto un bambino incrociando le braccia sul petto. Le orecchie appuntite erano lievemente rosse, segno della rabbia che lo stava cogliendo. Accanto a lui un padre con qualche chilo di troppo stava sorseggiando una tazza di caffè, dimenticando che era un’abitudine che gli stars avevano ereditato dagli umani. Nella mano sinistra invece reggeva un giornale che in copertina aveva un articolo che non sembrava essere molto di suo gusto.

-Porca miseria!- aveva esclamato senza ascoltare le lamentele del figlio. –Gli umani hanno occupato un’altra base militare… se andiamo avanti di questo passo prenderanno la maggior parte della città!- aveva detto gettando il giornale sul tavolo. Taruto, seduto accanto a lui, aveva lasciato scivolare le braccia penzoloni, dicendosi che si era stancato di sentire tutte quelle storie sulla guerra. Poi da quando Pye se ne era andato per arruolarsi aveva smesso anche di giocare alla guerra contro gli umani. Era arrabbiato con suo fratello. Se ne era andato, così come aveva fatto Kisshu tanti anni prima. Possibile che nessuno lo sopportasse tanto da viverci assieme? Sbuffò. E quella sera Pye era di turno, quindi non poteva raggiungerli a casa. Si era rattristato dopo quella notizia. Non voleva che tutti comprendessero l’immenso affetto che provava per il fratello, così aveva tentato di mascherare la propria amarezza. Ma era difficile. Perché i sentimenti più sono grandi, più sono difficili da contenere. E poi quando si hanno solo dieci anni, l’autocontrollo va spesso e volentieri  a farsi un giro. Così si era limitato a tenere il muso e starsene in un angolo da solo a sentire suo padre che blaterava di politica e sua madre che lavava i piatti. Anche quell’anno avrebbero festeggiato la notte di Starsian chiusi in casa. Ricordava che quando era più piccolo e la guerra era meno sanguinosa che si festeggiava fuori. Si accendevano delle luci poi si facevano i fuochi d’artificio. Chiuse gli occhi. E ricordò la notte di esattamente cinque anni fa, quando Pye era la sua guida e Kisshu viveva ancora con loro. Erano bei tempi. Forse perché quando si è più piccoli si è automaticamente più felici. Taruto riflettè a fondo. Forse la felicità era direttamente proporzionale al numero di anni che gravano sulle nostre spalle. O forse, si disse mentre sollevava gli occhi verso il soffitto, voleva semplicemente i suoi fratelli al suo fianco. Riabbassò lo sguardo su suo padre. Stava ancora parlando a vuoto. La mamma aveva iniziato ad ascoltarlo, ma gli occhi sembravano stanchi. Forse era stufa anche lei di sentire sempre i soliti discorsi. Taruto si alzò in piedi.

-Che ne dite di uscire?- aveva chiesto. Il padre aveva smesso di parlare e si era voltato con occhi allienati e stupiti verso il figlio.

-E? Ma stai scherzando?- disse il padre.  La mamma parve prenderla con più tranquillità.

-Tesoro, non festeggiamo più Starsian fuori…-

-Ma quando ero più piccolo…- tentò di dire. Gli occhi gli erano diventati un po’ lucidi senza che nemmeno lui se ne potesse rendere conto.

-Quando tu eri più piccolo gli umani non avevano sterminato metà della popolazione!- aveva dichiarato il padre dando un vigoroso pugno sul tavolo. La madre lo guardò stupita, ma poi la sua aria divenne improvvisamente più calma.

-Taruto, sai bene che la situazione è cambiata.- aveva aggrottato le sopracciglia scure la bella mamma, e con fare tranquillo aveva dato un bacio sulla guancia del figlio. –Quando tutto questo finirà festeggeremo con i fuochi d’artificio, con i cibi buoni tutti assieme ecc…- aveva sorriso. Quant’era bello il sorriso della sua mamma? Taruto la strinse forte, e con le labbra che gli tremavano annuì.

-Però… quanto vorrei che tutto questo finisse.- la mamma strofinò leggera la guancia contro i capelli scuri del bambino, tirando poi su con il naso.

-Anche io lo vorrei, lo vorrei tanto.-

-Anche io vorrei che quegli stupidi umani andassero via dalla faccia della Terra…- disse il padre, digrignando i denti. Taruto si scansò dalla mamma, ripensando a Pye che quella sera magari avrebbe ucciso qualche umano. E gli venne la nausea al pensiero del fratello con le mani macchiate di sangue, seppur sangue umano. Si portò una mano davanti alla bocca per trattenere i conati che venivano dallo stomaco, e dopo aver deglutito con forza puntò lo sguardo verso il padre.

-Non mi interessa se gli umani muoiono… vorrei solo tornare alla pace.-

-Allora fa come tuo fratello.- lo incitò il padre.

-No, io non mi arruolerò mai!- esclamò il bambino.

-Come no?-

-No, quello che sta facendo Pye non è giusto… rischia ogni giorno la sua vita per niente!-

-Come per niente!- le guance del padre si tinsero di rosso. –Lui mette a repentaglio la sua vita per proteggerci!- Taruto strinse i pugni.

-Proteggerci? Stando lontano? Non prendermi in giro!-

-Questo bambino è fin troppo presuntuoso per i miei gusti.- disse lo stars alzandosi in piedi. –E’ possibile che l’unico figlio buono che ho sia Pye?- il riferimento era puramente rivolto a lui. Taruto ingoiò l’ennesimo boccone amaro e corse in camera propria, chiudendo a chiave la porta. Sentì sua madre che tentava di dire qualcosa, ma lo stars la zittì subito, senza voler sentire remore. Taruto odiava sentire il padre che alzava la voce. Lo irritava. E questo effettivamente accadeva da poco tempo. Forse da quando aveva iniziato a rendersi conto di essere un membro attivo di quella famiglia, che non era solo Pye, ed un tempo anche Kisshu, a poter cambiare le cose. Si avviò verso la finestra. E guardò fuori, dove forse camminava suo fratello. Dov’era Pye? Per motivi di sicurezza alla base militare davano ordine di non dire dove si andava in pattuglia. Chiuse gli occhi. E il cuore gli fece tanto male al pensiero che erano quasi tre settimane che non vedeva suo fratello. Da quando era andato via. E se gli avessero detto una bugia? Se in realtà non fosse mai tornato? Si ricordò quando tempo prima sua mamma gli aveva mentito dicendogli che Kisshu sarebbe tornato presto. Gli diceva sempre che lo aveva mandato da parenti lontani, sino a quando aveva ascoltato la discussione accesa tra il padre e la madre. C’era anche Pye con loro, ma non apriva bocca. Suo fratello era così: tacito ma ascoltatore. La mamma aveva pregato il padre di riaccogliere il ragazzo in casa loro. Ma lo stars non aveva voluto sentire ragioni, dicendo che per lui era morto e che Kisshu non avrebbe più dovuto mettere piede in casa loro. Eracosì che aveva compreso che se non fosse stato lui a cercarlo, non lo avrebbe più rivisto. Allora era andato da Pye, lo aveva pregato di cercare con lui Kisshu, ed era stato in quel momento che aveva riavuto la possibilità di vedere come stesse Kisshu. Quel fratello speciale. Con il sangue diverso ma il cuore identico al suo. Taruto poggiò entrambe le manine sul vetro freddo della finestra. E guardando fuori prese una decisione importante. Decise che ora era grande, e non serviva Pye per ritrovare un fratello. Decise che voleva rivederlo, che voleva parlarci e magari fingere la lotta come avevano sempre fatto. Avrebbe rivisto Pye, si sarebbe assicurato che presto lo avrebbe rivisto e, forse, sarebbe tornato a casa. Sarebbe uscito quella notte. Quella notte perché nessuno attaccava mai per la festività di Starsian. Era meno pericoloso ma sapeva bene che in qualunque caso sarebbe uscito, festa o non festa. Sospirò forte, e dopo aver aperto la finestra si lanciò nel vuoto. Sapeva volare benissimo, ed i suoi coetanei lo invidiavano per questo. Accadeva raramente che degli stars imparassero a volare presto come aveva imparato lui. A sei anni era già in grado di fare movimenti nell’aria così sicuri che faceva invidia anche ai giovani che avevano il doppio dei suoi anni. Sentiva il cuore battergli forte nel petto, ma gli piaceva quella sensazione. La sensazione di fare qualcosa di proibito, di fare qualcosa dettato dalla sua mente e non per ordine di un padre troppo autoritario o di un generale cattivo. Lui, e lui soltanto stava decidendo della propria vita. Tokyo era grande. Dove poteva trovarsi Pye? Ma fu quando vide un lampo di luce che si convinse che forse qualche indizio lo aveva trovato: uno sparo in piena notte. Era di fucile umano o di qualche stars? Sentì il cuore accelerare ancor di più i propri battiti, mentre con attenzione planava verso il basso.

 

-Fai attenzione!- aveva urlato Cogi mentre si gettava addosso alla figlia. Nell’impatto Purin aveva sentito la schiena scricchiolare, e poi il pavimento umido e freddo che le pizzicava il collo. Si contrasse tutta, mentre sentiva su di sé il peso del padre.

-Ah… ahi!- aveva detto sottovoce, quasi fra sé. Gli occhi serrati forte forte, quasi avesse paura di vedere ciò che la circondava. Tutto quel che sapeva era che aveva sentito uno sparo e che il padre le si era gettato addosso per proteggerla.

-Sapevo che non dovevo esporti a questo pericolo…- aveva detto poi l’uomo, digrignando i denti. Dopo quell’affermazione Purin trovò il coraggio di riaprire gli occhi, e davanti a sé riuscì a vedere uno stars dalla pelle lattea e gli occhi scurissimi. Le piacquero tanto quegli occhi, nonostante la grande repulsione che provava per quegli esseri. Quegli occhi le erano entrati dentro l’anima, quasi come se fossero stati una lama affilata. Aveva sorriso appena, ma si era fermato quando dietro di sé sentì una voce. Purin divenne ancora più stupita quando il padre alzandosi in piedi vide oltre al giovane stars un altro suo simile, ma ben più basso. Lo stars dagli occhi di ghiaccio spalancò gli occhi nel vedere il bambino dietro di lui. Purin potè notare tra i due una certa somiglianza, e ringraziò il cielo per la distrazione portata da quel piccolo stars.

-Taruto, và via… è pericoloso!- aveva esclamato il giovane stars, lanciandosi poi contro Cogi. Quello parò il colpo, ma a gran fatica. La botta che aveva preso gettandosi a terra per proteggere la figlia non doveva avergli fatto molto bene. Il bambino stars osservava la scena con gli occhi sgranati, quasi non si aspettasse tutto questo. Purin invece riusciva solo a stare ferma, dicendosi che non si era mai aspettata di vedere una vera lotta tra stars e umani. Superava di gran lunga la mostruosità dei combattimenti che si era immaginata nella sua mente. Vide il padre schivare, colpire e riflettere in pochi attimi sulle mosse da fare. Lo vide concentrato ma orgoglioso. E Purin comprese fino in fondo l’importanza di quel che stava facendo. Ancora seduta su quell’asfalto freddo sentì gli occhi diventare lucidi, e poi urlare contro il padre parole che non sapeva nemmeno se uscivano dalla propria bocca.

-Forza papà… sconfiggilo!- aveva trattenuto un singhiozzo, reprimendo il ricordo non voluto della madre che le occupava la mente. –Fallo per me… e per la mamma!- a quelle parole Cogi aveva lanciato un semplice sguardo alla figlia, assestando un pugno in pieno stomaco allo stars. Quello tossì un rivolo di sangue, poi finì inginocchiato a terra. Il bambino dietro di lui aveva iniziato a correre verso Cogi, urlando qualcosa che Purin non poteva nemmeno immaginare.

-Lascia stare mio fratello!- con le lacrime che gli bagnavano il viso il piccolo stars aveva fatto crescere con la sola forza del pensiero delle piante che imprigionarono i piedi di Cogi, che si trovò immobilizzato. Purin sentì tutto d’un colpo una forza immensa attraversarle il corpo, una forza talmente incredibile che sentì un bruciore lento ed inesorabile. Per istinto si lanciò dietro ad un cumulo di macerie che dovevano essere appartenute ad un palazzo diroccato, e dopo pochi secondi, dopo aver sentito una nuova sensazione strana attraversarle  l’anima, si era ritrovata con una coda e un paio di orecchie. Con la rabbia in cuore nel vedere lo stars più grande che si divertiva a prendere a pugni il padre, lanciò un colpo con parole che, non sapeva nemmeno lei, come le fossero uscite dalla bocca.

-Fiocco immobilizza!- una scia gialla era fuoriuscita da un tamburello che le era apparso tra le mani, immobilizzando i due stars. Nello stesso istante vide una scia azzurrina colpire le radici ai piedi del padre, poi una ragazza dagli occhi innaturalmente turchesi che raggiungeva l’uomo e lo prendeva tra le braccia. Ciò che stupì realmente la ragazzina fu che quella aveva spiccato il volo, e nonostante il suo corpo minuto era riuscita a sollevare senza problemi Cogi che, come minimo, pesava il doppio di lei. Vide poi un’altra ragazza dai capelli rosa attraversare di corsa  la strada, e, dopo aver spiccato un balzo, lanciare un colpo di forte energia ai due stars che finirono a terra. Quelli urlarono parole di dolore, mentre Purin voltandosi vedeva accanto a sé una ragazza bellissima dai capelli innaturalmente verdi. Le fece un sorriso gentile.

-Sta tranquilla, ora andrà tutto apposto.- aveva una voce tranquillizzante, e nonostante il caos di quel momento la bambina preferì fidarsi.

 

-Non ci posso credere.- diceva uno stars che camminava a destra e sinistra in una grande sala bianca. Di fronte a lui due giovani dalle ferite ben evidenti. Quello messo peggio tuttavia era il più grande, dagli occhi taglienti ma fin troppe ferite sul corpo. –Ci mancava poco che vi distruggessero! Ma chi diavolo sono queste guerriere metà umane e metà animali? Se non mandavamo una squadra di soccorso vi avrebbero ucciso!- esclamò ancora lo stars. Si fermò di fronte al più piccolo dei due interlocutori, scrutandolo a fondo. –Tu.- disse indicandolo. –Ho scoperto che hai dei poteri straordinari… controlli le piante!- il più grande dei due interlocutori intuì subito le intenzioni di quello che era il suo generale.

-Sì, ma è troppo piccolo per essere arruolato.- disse. Il generale si voltò verso Pye, guardandolo con mal celato disprezzo.

-Nessuno le ha mai detto che per parlare bisogna essere interpellati qua dentro?- chiese con un po’ di ironia nella voce. Si piegò sulle ginocchia per arrivare all’altezza del piccolo Taruto che, più confuso che mai, tentava di capire la situazione. –Che ne dici… ti andrebbe di entrare nella squadra dei protettori della tua gente?- chiese quello. Taruto intuì che qualunque fosse stata la sua risposta, quel tipo non avrebbe sentito ragioni. Tuttavia gli stava parecchio antipatico perché aveva trattato male suo fratello. Considerò le varie opportunità: se fosse entrato nell’esercito avrebbe avuto la possibilità di lavorare con suo fratello, ma era pur vero che non considerava quella guerra giusta, faceva soffrire troppa gente. Ripensò poi alla discussione avuta con suo padre quella stessa sera. Lo stars  che lo guardava con disprezzo ed affermava di avere solo un figlio venuto bene. Ingoiò un po’ di saliva, rispondendo.

-Sì.- E non sapeva, d aver cambiato per sempre la sua vita.

 

Ciao a tutti ^_^ spero ci sia ancora qualcuno che segue la mia storia!! Comunque se qualcuno c’è ancora spero che il capitolo vi sia piaciuto XD XD ci sono parecchi riferimenti ad uno dei capitoli precedenti, ma spero ve lo ricordiate anche un pochino ^_^ allora alla prossima!

Ichi_chan.  

 

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Capitolo 13
*** 12-Presentazioni ***


12-Presentazioni

Ciao a tutti ^_^ finalmente ho aggiornato anche questa fic!! Ho avuto dei problemi con questo dodicesimo capitolo, lo ammetto, perché è uno di quelli di “transizione” come li chiamo io XD spero comunque di aver dato vita ad un lavoretto abbastanza buono o accettabile! Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, più recensite, più mi spronate a scrivere!!

Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo, e anche solo chi l’ha letto <3 THANKS!!

Vi lascio alla lettura… a presto!!

 

12-Presentazioni

 

 

Guardava assente la porta posta di fronte a sé. Gli occhi socchiusi, una mano a reggere il mento sottile. Non era da lui stare in trance così a lungo, fermo su uno stesso pensiero che non riusciva proprio ad abbandonare la sua mente. Il cervello di Ryou Shirogane, infatti, era senza dubbio uno dei più veloci e rapidi nel ragionamento di tutta la Terra. Finì per chiuderli quegli occhi, ascoltando il rumore dei passi che si facevano largo alle sue spalle.

-Finalmente ti ho trovato.- disse Keichirou alle sue spalle. Ryou dalla sua non rispose, limitandosi a sospirare.

-Mmh…-

-Credo che dovremmo parlare.- Keiichirou si sedette accanto a lui, quell’amico di sempre che riusciva a leggergli dentro anche quando era lui stesso a non volere che il mondo lo osservasse. Ryou doveva ammettere che non c’era tattica, non c’era sguardo ne sorriso falso che potesse anche solo far distogliere Keichirou Akasaka dall’entrare nei suoi pensieri. Lo sapeva e ormai ci stava facendo l’abitudine. In fondo gli andava che in quella Terra ci fosse una persona, una soltanto però, a saperlo capire anche quando lui stesso non voleva. Almeno, pensava, non doveva per forza parlare dei suoi problemi. Spesso si chiedeva se anche lui sapesse capire Keiichirou in questo modo, ma probabilmente non era al suo livello.

-Di cosa?- gli domandò, cercando comunque di mantenere un’aria indifferente.  

-Mi sembra lampante: è da quando Ichigo è stata “rapita” da quello stars misterioso che la tua faccia sembra quella di un reduce da un funerale.- rispose l’amico facendo un sorriso leggero. Ryou distolse lo sguardo, non volendo ammettere di aver fatto trasparire così tanto i propri dubbi.

-Se ne sono accorti anche i miei… vero?- chiese il ragazzo. Keiichirou annuì.

-Sì, e mi hanno chiesto anche loro di parlarti. Non sanno di questo stars misterioso, perché tu mi hai chiesto di non dirglielo… e vorrei capirne il motivo.- disse ancora il moro, accarezzandosi pensieroso il mento. –Perché non vuoi dire loro del rapimento? Tanto poi si è risolto tutto…-

-Perché Ichigo conosce quello stars.- disse tutto d’un fiato il giovane, stando male nell’ammettere quella triste verità. Aveva fatto fatica a rendersi conto dentro  se stesso di quella faccenda, una verità che Ichigo stava cercando di nascondere con le unghie e con i denti.

-Lo conosce? Ma come…- disse Keiichirou stupito, gli occhi spalancati e la bocca prosciugata. In quegli anni di guerra erano veramente rare le amicizie tra umani e stars, e quando capitava una cosa simile spesso e volentieri i membri dell’amicizia venivano eliminati seduta stante da entrambe le fazioni appena ne avevano la possibilità. L’accusa era quella di tradimento alla propria razza: durante i primi anni di guerra era stato addirittura istituito un tribunale speciale che si occupava di casi simili.

-Quando li ho visti sul terrazzo durante la festa, lo stars la stringeva… come se non fosse la prima volta. Come se la conoscesse bene… e lei stava tranquilla, quasi fosse suo fratello o il suo ragazzo a stringerla.- Ryou ricordò con incredibile gelosia quella scena, la bocca dello stars vicina all’orecchio di Ichigo a sussurrarle chissà quale preghiera d’amore. Perché Ryou aveva capito. Quel suo cervello non troppo abituato ad occuparsi dei  sentimenti altrui aveva subito percepito la fiamma che lenta ed inesorabile ardeva dentro le iridi di quello stars dalla forza eccezionale. –Inoltre spiegami come sia possibile che sia tornata illesa senza nemmeno una battaglia… e che lui non abbia cercato di uccidere nessuno durante la festa.- Keiichirou riflettè con lui.

-Ed ora Ichigo non vuole dire a nessuno di questa sua “conoscenza”?- fece quella domanda retorica alla quale comunque Ryou preferì annuire. Effettivamente è strana anche lei da quella sera, ma pensavo fosse per lo shock…-

-Deve essere successo qualcosa tra loro. Non ho idea di cosa sia…- sussurrò il biondo.

-Credi che avrebbe ripercussioni nel progetto?- domandò Keiichirou, seriamente preoccupato.

-Non lo so…- e a Ryou Shirogane non sapere qualcosa non piaceva. Non gli piaceva perché era abituato a capire e sapere tutto. E quella sensazione di vuoto che gli attanagliava l’animo proprio non riusciva a sopportarla.

-Bè, sarà meglio indagare allora…- Keiichirou si alzò, dandogli poi una pacca sulla spalla. –Sono venuto qui anche per un altro motivo.- fece un sorriso. –Tuo padre ha individuato una serie di chimeri verso le montagne… crediamo sarebbe meglio mandare le mew mew a sconfiggerli.- disse ancora il ragazzo.

-Mi preparo.- gle rispose il biondo alzandosi. Li avrebbe seguiti in quella battaglia, non poteva lasciarle sole.

-Che bello, adoro le gite in montagna!- disse una ragazzina bionda con delle buffe treccine. Saltellava da una parte all’altra di fronte ad una macchina da otto posti, dalla quale stavano scendendo altre tre ragazze.

-Shhh Purin-chan, non fare tutto questo baccano!- la rimbeccò Minto puntandole un dito di fronte alla faccia. Purin di risposta le prese la mano, scostandola di lato.

-E su, non c’è nessuno!- rispose riprendendo a saltellare. Là vicino Ichigo e Retasu stavano osservando i loro medaglioni per la trasformazione, mentre Ryou e Keiichirou attendevano che Masha segnalasse la presenza di qualche chimero.

-Ma siete sicuri che quegli esseri siano qui?- chiese Retasu timidamente, guardando a terra. Non era ancora molto abituata al pensiero di dover combattere giornalmente contro creature così grandi e terribili anche se era molto rassicurata dalla presenza delle sue tre amiche. Inoltre la nuova arrivata, Purin, dava un tocco ulteriore di sprint alla compagnia con la sua vitalità.

-Il signor Shirogane ha visto così.- esordì Keiichirou guardando Masha che però non faceva una piega. Il robottino rosa, infatti, non faceva altro che svolazzare di qua e di là senza che nulla lo turbasse. Ichigo lo guardava. E dentro di sé sperava che Kaze si fosse sbagliato: non se la sentiva di combattere. In quel periodo era così stanca e delusa che non sentiva la forza di dover affrontare sfide così difficili. Anche se combattere stava divenendo un’abitudine, il pensiero di avere la possibilità di morire avendo un rapporto simile con Kisshu le faceva veramente male. Ed il pensiero di doversi tenere tutto dentro la faceva stare ancora peggio. Qualche sera aveva avuto l’impulso di andare in camera di Retasu e raccontarle tutto. Tra le ragazze del team era sicuramente la più comprensiva, tuttavia aveva la terribile paura che anche lei la giudicasse. Perché tutti avevano detto che essere amica di uno stars era sbagliato; perché lei era uno dei soldati che stavano combattendo per far finire quella guerra, con la vittoria degli umani però. Chiuse gli occhi ascoltando il chiacchiericcio di Purin: le occhiate di Shirogane poi le facevano ancora più male. Era più che sicura che non si fosse bevuto la sua bugia. Le occhiate che le lanciava erano più che eloquenti: “mi stai nascondendo qualcosa” dicevano i suoi occhi, e lei non era in grado di contrastarli in nessun modo.

-Eccole…- disse una ragazza dalla pelle pallida e due orecchie appuntite. Si stava leccando sensualmente il labbro inferiore, osservando delle figure poste al di sotto dell’albero su cui era appoggiata.

-Shhh!- udì dietro di sé. Pay le mise una mano sulla spalla e dopo essersi reso conto di quel contatto troppo “intimo” per i suoi gusti, la ritrasse subito. –Vuoi farci scoprire?- domandò poi lo stars. La giovane si voltò in sua direzione, sorridendo leggermente.

-Tanto ormai sono cadute nella nostra trappola… si tratta solo di qualche secondo.- sorrise ancora, uno di quei suoi sorrisi ampi e sicuri. Pay fece spallucce: Miriam e la sua incredibile incapacità di aspettare i momenti giusti.

-Direi che quindi ora possiamo attaccare…- disse un ragazzino che spuntò da alcuni rami. Tra i capelli una foglia verde, che fece cadere con una scrollata.

-Taruto, smettila anche tu di fare rumore…- sussurrò Pay, in preda ad una crisi di nervi: ora che c’era pure suo fratello nella squadra non sapeva più come muoversi. Troppo baccano, troppe manie di protagonismo.

-Sì andiamo!- Miriam si alzò in piedi, librandosi poi in volo. Subito un robottino rosa che percepì la sua presenza iniziò ad agitarsi, svolazzando da una parte all’altra. La stars sorrise: certo che questi umani disponevano di ottime apparecchiature.

-Una stars!- esclamò Purin guardando in alto. Gli occhi accesi, la bocca che accennava un sorriso di soddisfazione: non vedeva l’ora di mettersi all’opera.

-Finalmente ci conosciamo…- sorrise Miriam scendendo in loro direzione. Era a pochi metri da Ichigo che aveva subito afferrato il proprio medaglione per la trasformazione. Sentì poi altre due figure atterrare alle sue spalle. Due figure ben definite, somiglianti a lei.

-Sono tre…- sussurrò Ryou stupito. Le mew mew si preoccuparono, e di riflesso dissero subito le loro formule per la trasformazione.

-Mew Ichigo, metamorphosy!- urlò, rivelando poi un aspetto totalmente diverso. Pay rimase stupito dalla velocità di trasformazione, non potendo credere al fatto che sino a prima non era altro che una ragazzina dai capelli rossi. Ora rivelava l’aspetto di una neko-girl, con coda e orecchie feline. Spostò poi lo sguardo verso un’altra voce. E là il proprio cuore perse un battito. Non l’aveva notata. O forse non aveva voluto farlo. La guardò e lei parve nascondersi quando scorse i suoi occhi penetranti. La giovane dai capelli verde foglia. La ragazza dalle iridi d’oceano che, per una scelta dettata forse dal suo cuore, aveva deciso di non uccidere. Gli cadde il braccio lungo il busto. Le parole gli morirono in gola, e quando la vide tramutata in una sorta di ragazza-pesce dalla lunga chioma verde pastello si disse che allora aveva fatto bene a capire che era speciale. Le altre due erano ancora differenti: una dalle ali da uccello, l’altra da scimmia. Erano agguerrite: i volti accesi, gli sguardi vivi.

-Chi diavolo siete?- domandò la ragazzina dai capelli biondi, tramutata in una specie di scimmietta. Miriam sorrise, ma Taruto si fece avanti.

-Siamo coloro che vi toglieranno definitivamente di mezzo!- esclamò, librandosi in aria. La ragazzetta lo seguì con lo sguardo, facendo una smorfia.

-Ma chi… voi? Ma se sei pure più basso di me!- esclamò, scoppiando poi in una sonora risata. Le altre ragazze non la imitarono, facendosi più trascinare dal panico. La reazione di Taruto, invece, fu tutto meno che comprensiva: accese tra le mani una palla d’energia, che poi lanciò a terra.

-Brutta smorfiosa… vediamo se ti fa paura questo!- Pay inprecò tra i denti non appena vide il chimero a cui aveva dato vita Taruto: un chimero troppo debole per quelle quattro guerriere, ne era sicuro.

-Quindi loro sono qui apposta per eliminarci…- sussurrò Mew Minto tra sé, mentre le altre due compagne annuivano.

-Sì, ma non avranno vita facile…- rispose subito Mew Ichigo saltando di lato per schivare un colpo del chimero.

-Caspita, certo che quella rosa è forte…- disse Miriam riflettendo. Osservò poi Taruto che dava ordini al chimero, dicendosi che i pochi giorni di addestramento gli avevano fatto fare dei passi da gigante: era un bambino fatto per la guerra. Scosse poi il capo: non potevano esistere bambini fatti per la guerra. Si librò in aria seguita dal compagno Pay decidendo di assistere alla battaglia da lontano.

-Fiocco d’acqua!- disse Mew Retasu scagliando una potentissima palla d’acqua contro il chimero che a quanto pareva aveva le sembianze di una grossa lucertola. Quello stramazzò a terra, urlando per il dolore. Tutte le mew mew compresi Ryou e Keiichirou dovettero tapparsi le orecchie per via delll’atrocità di quel verso. Ma Mew Minto approfittò del momento per librarsi in aria e dare un colpo al chimero con la propria arma.

-Fiocco d’azione!- tuonò squarciando l’aria con la propria energia. Il chimero cadde nuovamente a terra, emettendo un altro terribile suono. Fu in quel momento che la leader del gruppo comprese che era arrivato il momento di agire.

-Fiocco di luce!- urlò, sferrando il proprio attacco. Una luce rosata avvolse interamente il chimero che, emesso un ultimo gemito di dolore, scomparve nel nulla. I tre stars erano stupiti. La battaglia era stata fin troppo veloce per i loro gusti.

-Ora ne faccio un altro ancora più potente!- urlò Taruto alzando le braccia al cielo. Tuttavia una mano di Pay gli prese il braccio, bloccandolo.

-Non fare sciocchezze!- tuonò infuriato. –Devi seguire i miei ordini, tu sei solo un moccioso!- lo ferì con lo sguardo, abbassandogli quello stesso braccio che prima aveva stretto con tanto impeto. Il ragazzino lo guardò con gli occhi sgranati, non potendo credere al gesto del fratello. Perché diavolo voleva smettere di attaccare? Tuttavia un improvviso spostamento d’aria li fece voltare entrambi. Videro la chioma castana di Miriam scendere verso il basso, scagliandosi poi verso una delle quattro ragazze, più precisamente quella dai capelli rosa. Aveva capito che era la più forte. Aveva subito compreso che era l’anima del team, colei che faceva da nervo saldo all’intera squadra. E come suo padre le aveva sempre insegnato: un problema lo si elimina dal centro. Si era quindi gettata su di lei, le mani libere, cercando di sferrarle un pugno. Per fortuna l’agilità del gatto selvatico hiriomote fece allontanare Mew Ichigo che con il fiato corto per il colpo sferrato pochi attimi prima al chimero, aveva bisogno di recuperare energie.

-Che diavolo vuoi da me?- tuonò, infuriata.

-Facile…- rise Miriam. –Ucciderti!- fece comparire tra le mani la propria balestra, puntandola verso Mew Ichigo che, gli occhi spalancati, la osservava spaventata. Doveva muoversi, attaccarla, ucciderla a propria volta. Ma l’immagine del sangue di Kisshu che colava per terra quella sera che ormai sembrava lontana, le fece male. Tanto male che i piedi non si mossero e quando sentì di toccare il prato sottostante si rese conto che forse era finito tutto.

-Mew Ichigo… che diavolo fai?- le aveva detto Mew Minto nell’orecchio. Solo in quell’istante aprendo gli occhi Mew Ichigo vide sopra di sé la compagna alata che l’aveva spinta a terra facendole mancare il colpo della stars. –Ci mancava poco che ti perforasse il petto!- tuonò arrabbiata la mew blu, alzandosi poi in piedi.  Ma la stars era già alle sue spalle e si era scagliata contro mew Ichigo. La mew rosa non riusciva a reagire. Le sembianze di quella giovane le ricordavano troppo Kisshu, e sentiva nel profondo di non volerle fare del male.

-Perché non reagisci?- diceva intanto la stars mancando i colpi delle altre mew e continuando a sferrarne altri a Mew Ichigo.

-Mew Ichigo, reagisci!- urlò Ryou, in preda al terrore. Perché diavolo non contrattaccava? S’infuriò. E si sentì impotente.

-Reagisci!- le urlava ancora Miriam.

-KiKi-chan…- alcune lacrime le imperlarono le guance bianche, mentre i singhiozzi le uscivano dalle labbra. Non piangeva per il dolore: piangeva perché pensava a chi aveva dovuto perdere per sempre. Alzò poi gli occhi al cielo, dicendosi che forse era arrivata l’ora di andare via. Di abbandonare quel mondo, anche se Ki-chan la odiava ancora. –No…- Miriam la fece cadere a terra. Stremata Mew Ichigo sentì sotto le ginocchia l’erba fresca, gli occhi puntati su quel tappeto verde. –Io non combatto da sola…- Miriam fece un passo in avanti, poi balzò verso l’alto raggiungendo i membri della sua squadra.

-Perché non l’hai eliminata?- disse Taruto incredulo.

-Oggi non dovevamo solo presentarci?- chiese la ragazza, guardando in basso. La guerriera vestita di verde aveva raggiunto la sua precedente avversaria, che pareva fissare il vuoto. Che diavolo le era preso? Aveva ben capito che si era bloccata subito dopo averla guardata in viso, e Miriam si chiedeva se avesse qualcosa a che fare con quell’essere non troppo identificato.

-Già, andiamo via.- disse Pay senza contrattaccare la decisione della compagna. Taruto pareva il più sconvolto: ma abbiamo la possibilità di ucciderle su un piatto d’argento!- protestò.

-Meglio conoscere il proprio nemico…- disse Pay mentendo anche a se stesso. Sapeva bene di avere una fottuta paura di avere anche solo la possibilità di uccidere quella giovane dai capelli verde foglia. E Miriam… Miriam voleva capire perché quella ragazza aveva così paura di lei. Aveva ben compreso, infatti, che c’era qualcosa sotto. Abbassò lo sguardo smeraldino verso il basso, osservando i propri avversari.

-Ci vedremo presto…- rise, poi scomparve. In breve anche i suoi due compagni la seguirono, lasciando solo il panorama del cielo azzurro di montagna.

-Ora me lo dici…- il respiro rotto. La pelle più bianca di quanto già non fosse in precedenza. I lineamenti perfetti ora contratti in una smorfia d’ira. E la guardava. E la vedeva soffrire e stava fottutamente male perché non ne conosceva il motivo. La vedeva solo seduta di fronte a sé, gli occhi spenti e la faccia ancora più pallida della propria. –Ti rendi conto che stavi rischiando di morire oggi?- le domandò ancora e si irritò ancora di più per quel monologo. –Dio Ichigo, rispondimi!-

-Che vuoi da me?- e iniziò a piangere. Le mani sulla faccia, i singhiozzi che uscivano a fiotti dalle labbra stanche. I capelli caduti in avanti, e la sofferenza che usciva a senza sosta dal suo cuore. Il respiro di Ryou divenne ancora più veloce: non si trattenne nell’afferrarle le mani e scostarle dal viso di Ichigo. Avvicinò poi la propria faccia alla sua, costringendola a guardarlo negli occhi.

-Cosa voglio? Voglio sapere che diavolo ti è successo oggi! Non hai contrattaccato a nessuno dei suoi attacchi, non hai nemmeno schivato il colpo della sua balestra… un secondo, uno Ichigo, e ti avrebbe perforato il petto… uccidendoti senza pietà!- tuonò ancora il giovane uomo osservandola con mal celata preoccupazione. Anche lui voleva piangere. Ma era troppo arrabbiato per farlo.

-Io…-

-Tu? Tu mi nascondi qualcosa…-

-No!- chiuse gli occhi lei non riuscendo a sopportare la durezza di quelli iridi terribili. Troppo puri, troppo profonde.

-Guardami…- le soffiò a pochi centimetri dalle labbra, accarezzando con il pensiero la sua pelle liscia. –Guardami…- le disse ancora, ed Ichigo Momomiya non potè che abbracciare quella preghiera. Aprì quindi gli occhi, dovendo cedere di fronte a quelle iridi così belle.

-Cosa…- balbettò Ichigo.

-Cosa ti è successo?- era più calmo. Solo il fiato corto che gli usciva dalle labbra era il rumore che si poteva udire in quella piccola stanza della grande residenza Shirogane. Ichigo fece scivolare le braccia ancora strette nella morsa di Ryou, raggiungendo il letto.

-Non posso dirtelo.- sussurrò.

-Conosci quello stars, quello della festa, vero?- le disse. E Ichigo non si stupì nel non notare quella punta di disprezzo che si aspettava da tutti coloro che potevano venire a sapere quella verità. Ma nonostante questo non riuscì a dirlo, non a lui.

-No…-

-Ichigo, te lo chiedo per l’ultima volta… poi ti lascerò in pace… ma per l’amor di Dio, sii sincera… lo conosci?-

-No!- aprì gli occhi, convinta, vera. Ryou per la prima volta si fece gelare da quello sguardo che era sempre stato così caldo. Si alzò da quel letto morbido. Scosse il capo, poi si voltò.

-Allora dimmi che diavolo ti è preso, perché io non riesco a capire più niente…-

-Ho avuto paura…- disse lei poco convinta. Sapevano entrambi che mentiva e questo a Ryou faceva troppo male.

-Sai di non poterti permettere di avere paura…- Ichigo si irritò. Voleva uscire da quella situazione.

-Allora scendici tu tutte le volte in battaglia! Ah no… tu non ne sei in grado…- lo guardò con disprezzo. –Tu devi solo guardare! Tanto sono io a rischiare la pelle!- udì solo la porta aprirsi, poi Ryou trattenere un singhiozzo.

-Potessi, lotterei ogni giorno per voi…-

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Capitolo 14
*** 13-Sola ***


EVERYTHING BURNS

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13-Sola

 

 

 

Camera bianca. Al centro un letto ricoperto da lenzuola di seta ed un corpo apparentemente addormentato. La persona che vi giaceva sopra aveva un viso di rara bellezza, con lunghi capelli corvini che crollavano lungo un busto dalle forme perfette e la pelle bianca. Giaceva nuda ed inerme tra quelle lenzuola che sapevano di buono, con le labbra serrate ed asciutte. Tanti, guardandola, avevano bramato la sua bocca, ed altrettante persone avevano cercato di conquistarla per credere di loro proprietà, almeno per poco, la sua bellezza. Ma lei non era di nessuno. Sfiorò con la punta delle dita il vetro freddo della bottiglia di birra poggiata per terra là, vicino al letto. L’afferrò, ma quando, sentendone il peso, si accorse che era vuota la la sciò cadere, facendola rompere e, di conseguenza, facendo crollare  il vetro a terra. Poggiò poi i piedi nudi al suolo, sentendo piano i vetri che si conficcavano nella carne nuda e pulsante. Si stava tagliando, ma non le importava. Camminò per la stanza bianca, lasciando dietro di sé una scia di sangue che segnava il proprio percorso. Si fermò poi davanti ad una finestrella ricoperta di vetro, dalla quale poi si vide un viso. La finestrella dava su un corridoio bianco esattamente come la stanza ed il viso che le venne proposto: fu quello di un uomo dalla pelle chiara e i lineamenti simili ai propri.

-Sono qui.- le disse quell’uomo con la voce gentile. Zakuro, questo il nome della ragazza dalla rara bellezza, allungò una mano, sfiorando il vetro freddo della finestra. Ora non sentiva nemmeno più il dolore lancinante dei graffi sui piedi. Le era bastato guardare quel sorriso.

-Michi-chan.- disse, versando piccole lacrime. Lacrime che crollando al suolo si mischiarono al sangue che continuava a colare dai graffi. Vide l’uomo aprire la finestra e poi avvicinarsi a lei. Sporse il viso poi la baciò sulle labbra, facendole sentire la consistenza morbida del proprio corpo aderito al suo.

“Che buon profumo che hai, Michi-chan.”

Stanza dalle pareti azzurre. Fiato corto. Pensieri sovrapposti. E di nuovo quel sogno, quel fottutissimo sogno. Si ritrovò seduta sul letto, i lunghi capelli corvini che scivolavano ribelli sulle spalle sottili. Di fronte a lei la televisione di quella camera d’albergo le proponeva un telegiornale. Si voltò verso il comodino posto alla sua destra e velocemente prese il telecomando, spegnendo poi subito l’apparecchio. Doveva essersi addormentata con la TV accesa. Gettò il telecomando sul letto, poi si portò entrambe le mani sul capo: faceva quel sogno tutte le notti, una dopo l’altra senza eccezioni. Guardando la sveglia si disse che tanto fra poco si sarebbe dovuta alzare. Per questo si fece una doccia. Sarebbe stata una giornata molto, molto lunga.

-Oggi hai una riunione con l’ente televisiva nazionale.- dice un uomo davanti a lei. Indossa una giacca blu e non sembra curarsi del suo sguardo triste. Zakuro annuisce ad ogni sua affermazione, mentre salgono insieme sul suo elicottero. Da quando è scoppiata la guerra tutti i VIP avevano preso l’abitudine di viaggiare in quel modo. E lei, suo mal grado, era una VIP. Very important person… ma chi l’aveva detto che lei era più importante degli altri? Solo perché era una ballerina famosa. Solo perché recitava bene. Solo perché aveva il fisico di una modella, anzi, era una modella.

-A che ora sarò libera oggi?- chiese lei interrompendo la lista degli impegni che il suo manager aveva iniziato. Quello si mise meglio sul naso gli occhiali dalla montatura troppo scura per quella sua faccia bianca, poi guardò distrattamente l’agendina che aveva in mano.

-Forse le 18 a seconda di quanto durerà la tua partecipazione alla campagna di raccolta fondi…- dice l’uomo guardando poi la ragazza. Quel giorno indossava un abito bianco che metteva in evidenza il fisico ben modellato. Il manager era sicuro che con quel viso e quel corpo avrebbe fatto molto, molto successo. Zakuro centò di non percepire lo sguardo interessato dell’uomo, poggiando il capo al sedile. Chiuse gli occhi. Doveva pensare a tutto, tutto meno a lui. E poi pensò a quanta gente camminava per strada. Strade difficili. Strade che lei non poteva percorrere perché c’era più rischio che venisse catturata o uccisa dagli stars perché era un personaggio famoso.

La giornata trascorse. Vuota, come tutte le altre.

Un altro istante su quella Terra. E le sembrava pesante, proprio come quei macigni che si vedono solo nelle frane. E lei stava franando. Cadeva sempre più in basso, trascinata da brutti pensieri e ricordi terrificanti. E le faceva male, tanto male.

Ma davanti ai riflettori Zakuro era un’altra. Più aperta alla vita, più sorridente. Ma ovviamente, era una maschera. Una stupida maschera che si era imposta di mettersi quando aveva deciso di entrare nel mondo dello spettacolo, per avere qualcos’altro nella testa che non fosse lui.

-Zakuro, sei fantastica!- diceva una donna quando la giovane ragazza aveva fatto la propria introduzione all’interno di uno studio televisivo. La presentatrice la guardava mentre sfilava con il suo abito lungo e costoso e accennava un sorriso alla telecamera. Tutti lo sapevano: era fatta per il mondo dello spettacolo.

Indossava un‘identità finta ma perfetta che nessuno avrebbe potuto scalfire. Una maschera talmente ben costruita che lei stessa, ogni tanto, riusciva quasi a non distinguere la Zakuro felice della telecamera e la Zakuro triste della vita di tutti i giorni.

La presentatrice bionda le si sedette accanto, iniziando ad intervistarla.

-Zakuro, so che sei stata la testimonial di parecchie campagne di sensibilizzazione per gli orfani della guerra.- disse la donna. Zakuro annuì.

-Sì, è giusto che le persone pensino anche a chi non centra niente con questa guerra, ma ne ha dovuto comunque subire le conseguenze.- sorrise di nuovo: per una volta finalmente poteva dire quel che pensava davvero.

-E tu che ne pensi della guerra? Credi che la vinceremo?- domandò ancora la presentatrice. Zakuro rimase zitta per qualche istante, chiudendo gli occhi. Aveva voglia di dire e urlare a squarciagola che quella guerra era sbagliata e che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto molto male… senza contare chi già ci aveva rimesso la pelle! Le vennero in mente i suoi occhi. Gli occhi più belli che avesse mai visto. E un brivido le percorse la schiena. Prima di poter rispondere, quando le labbra si erano dischiuse per poter parlare, sentì un boato che fece crollare il palco sul quale si trovava assieme alla presentatrice. –Michi.- disse fra i denti. Si ritrovò per terra, le mani aggrappate alle assi di legno del palco. Affianco a lei la donna bionda che prima la intervistava giaceva svenuta. Zakuro si trascinò accanto a lei, sentendo che forse le si era rotto un piede. Intorno gente che urlava, che continuava a chiedere aiuto. La giovane prese il polso della presentatrice e per fortuna ne sentì il battito. Si alzò a fatica in piedi, notando che in mezzo alla confusione e le macerie del palco nessuno l’avrebbe potuta vedere. –

Mew Zakuro, metamorphosy!-

Erano settimane che le accadeva. Casualmente da quando Michi se ne era andato. Ogni volta che sentiva che qualcuno era in pericolo a causa degli stars doveva urlare quelle parole e, quasi magicamente, si ritrovava in quelle condizioni. Come? Con coda e orecchie da lupo. Con una forza sicuramente non umana, che la faceva somigliare ad una specie di super eroina. Ammetteva che quella sensazione di potenza le piaceva. Ma allo stesso tempo aveva un gran dolore dentro nel sentire dentro di sé che non era come tutti gli altri esseri umani.

Zakuro, ancora una volta quella diversa dagli altri.

Una volta estratta la propria arma iniziò a lottare contro un soldato stars che era accorso sino a là. Doveva essere sua la palla di energia che aveva fatto esplodere lo studio televisivo. Il fumo la inondava, ma la battaglia non durò molto.

-Fiocco d’energia!- tuonò tra le urla dei feriti. Lo stars si ritrovò in poco a terra, agonizzante. La donna-lupo camminò sino a lui, guardandolo con mal celato disprezzo. Gli tirò un calcio in pieno stomaco, poi gli lanciò un nuovo colpo con la frusta viola che aveva a disposizione. Presto del soldato non rimase più niente. Si preparò per sparire, quando una mano fredda le raggiunse il polso. Zakuro dovette voltarsi e presto i suoi occhi si scontrarono con quelli bellissimi di uno sconosciuto.

-Mew Zakuro, ho bisogno di parlarti.- disse quello. Le urla non cessavano, ma per la prima volta, guardando al fondo di quegli occhi, la lupa si rese conto che forse aveva trovato la risposta alle sue mille domande.  

 

Ciao a tutti! Questo capitolo non è stato molto impegnativo, ma i risultati forse non sono ottimi! Comunque volevo dirvi che mi farebbe molto piacere se mi dite la vostra… purtroppo noto che le letture sono moltissime, ma i commenti scarseggiano capitolo dopo capitolo. Ricordate che più ho la possibilità di sapere i vostri pareri, più sarò spronata a scrivere e a migliorarmi!

Alla prossima. Ichi_chan.

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Capitolo 15
*** 14-Al completo ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti!! Noterete la lunghezza spropositata del capitolo… ma mi sono resa conto che per muovere Zakuro o mi concentravo molto e mi perdevo in descrizioni ed eventi, oppure facevo venire fuori una schifezza!! Ovviamente ho optato per la prima possibilità.  Sono i primissimi capitoli in tutta la mia “carriera” di scrittrice che dedico ad un pg come lei, e spero, piano piano, che verrà fuori un buon lavoro. Per ora vi ringrazio, voi, che leggerete.

I ringraziamenti al fondo!! Baci baci.

 

 

EVERYTHING BURNS

 

***

 

14-Al completo

 

Aveva dei begli occhi. Di un incredibile azzurro, molto più limpidi dei suoi. Eppure erano tristi. Zakuro non sapeva spiegarsi la malinconia che il volto bianco di quel giovane, seduto di fronte a lei, sapeva trasmetterle. Le aveva parlato. L’aveva incontrato in un momento poco convenzionale, quando aveva appena terminato di combattere contro uno stars nel bel mezzo di un programma televisivo. Ed ora era seduto di fronte a lei. Nella semi-oscurità di casa sua, un appartamento nella parte ricca di Tokyo, dove le battaglie scarseggiavano. Zakuro era in piedi, il giovane biondo seduto sul divano in pelle del salotto. Si era fidata subito di lui. Forse perché le aveva fatto capire che era discreto quanto lei, forse perché era talmente disperata per essere entrata nel corpo di quel mezzo lupo che avrebbe accettato le spiegazioni di chiunque.

-Gradirei davvero dei chiarimenti.- disse allora la giovane attrice, incrociando le braccia al seno. Gli occhi socchiusi, a scrutare senza ritegno il viso angelico del ragazzo seduto di fronte a lei. Notò che non doveva essere molto più grande di lei, se non avere addirittura la sua stessa età: diciotto anni.

-Sì, credo che tu te le meriti.- Ryou prese fiato, osservando i lineamenti perfetti di Zakuro Fujiwara. Quando aveva scoperto che era lei una delle cinque eroine, l’ultima che mancava all’appello, si era detto che era una battaglia tutta da scoprire: era una ragazza molto più impegnata rispetto alle altre e sperava che sarebbe entrato a far parte del progetto senza troppe storie. Ma ora che osservava quegli occhi così gravi si diceva che non sarebbe stato tanto facile convincerla.

-Tu fai parte di un progetto promosso dalla comunità scientifica umana e ideato da me e da mio padre.- chiuse gli occhi il giovane Ryou, sperando di dover ripetere per la quinta e ultima volta quella storia. Zakuro rimaneva impassibile parola dopo parola, dicendosi che doveva farlo finire

prima di fare una qualunque considerazione. –Il progetto consiste nell’ignettare il DNA di cinque animali all’interno del corpo di cinque ragazze… scelte come dire, dal destino. Tu e altre quattro ragazze avete un patrimonio genetico adatto ad ospitare questo DNA animale, quindi è stato inevitabile che vi ritrovaste ad avere questi poteri… speciali.- Zakuro si schiarì la voce, poi si sedette sulla poltrona posta di fronte al giovane. Le braccia continuavano ad essere incrociate sul grembo, mentre il viso non tradiva alcuna smorfia di dolore o risentimento.

Quello, probabilmente, lo avrebbe tirato fuori più avanti.

-E cosa dovrebbero fare queste cinque ragazze?- non se la sentiva di parlare con un “noi”, non era sua abitudine ed era sicura che quella parola non sarebbe mai entrata nel suo vocabolario. Ryou incrociò le gambe, in un gesto disinvolto, quasi di sfida nei confronti della donna-lupo.

-Dovreste combattere contro gli stars… e liberare, finalmente, la razza umana da quest’inutile guerra.-

-Quindi, se non ho capito male, sarebbero delle specie di… soldati?- Shirogane annuì.

-Precisamente. Soldati con poteri speciali.- chiuse gli occhi. Ogni spiegazione si era conclusa lì. E la sensazione che non sarebbe stato facile convincerla si allargava come una macchia d’olio dentro la testa di Ryou. Preoccupante, senza dubbio.

-Non credi che questo vostro comportamento sia stato… irrispettoso?- domandò la giovane, poggiando entrambe le mani sui braccioli della poltrona. Portò poi la schiena all’indietro, incrociando velocemente le lunghe gambe. Ryou rimase stordito dalla bellezza abbagliante ma al contempo troppo fiera della giovane donna, per questo rimase qualche istante pensieroso.

-Abbiamo pensato che il destino del genere umano superasse qualunque altro problema… anche il rispetto. Non accettare vorrebbe dire voltare le spalle all’intera popolazione umana.- constatò il biondo. Zakuro chiuse gli occhi.

-E chi ti dice che io sia completamente dalla parte degli umani?- questa domanda colpì come un fulmine a ciel sereno la testa del giovane scienziato. Ryou si ritrovò a guardare attonito il viso soddisfatto e dal ghigno leggermente maligno della ragazza dagli occhi azzurri e un temperamento da lupa. Zakuro si alzò in piedi. –Non sono così sicura di voler entrare a far parte di un progetto simile… e soprattutto, non mi ritengo adatta ad un lavoro di squadra.- osservò nuovamente fuori dalla finestra, ignorando completamente lo sguardo gelido che le stava lanciando Ryou.

-Vorresti dire che preferisci stare a guardare?- si alzò in piedi. Zakuro sorrise.

-Credo di aver sacrificato già fin troppo.- incrociò le braccia. –Mi dispiace, ma non credo che entrerò a far parte del vostro progetto.-

Non aveva potuto dirle più nulla. Non aveva potuto fare altro che alzarsi da quel divano e uscire da quella stanza troppo buia. Un temporale aveva iniziato a infastidire la già troppo triste Tokyo, mentre la sua moto sfrecciava per le strade di quella città pericolosa. La linea rossa che divideva il territorio degli stars da quello degli umani era lontana da quella zona della città, ma il pericolo quando si era fuori casa era sempre presente. E più la moto procedeva nella sua corsa, più la preoccupazione di Ryou Shirogane cresceva. Kaze gli aveva chiesto di andare a parlare con Zakuro perché sapeva che lei somigliava molto a suo figlio. Sapeva che si sarebbero trovati bene a parlare assieme, per questo Ryou non aveva opposto resistenza a questa richiesta del padre. Ma ora che gli avrebbe detto? Non era un tipo che amava insistere più di tanto, e poi quegli occhi erano stati più che eloquenti: era un no sin da principio. Sarebbe stata a guardare. Lei con quei sensi così sviluppati. Lei con quell’intelligenza calcolatrice. Lei che era uno dei membri più potenti dell’intera squadra. Strinse un pugno. Sicuramente la possibilità di vincere contro gli stars si rivelava ancora più lontana se Zakuro non fosse entrata a far parte del gruppo delle Mew Mew. Parcheggiò la moto nel garage della villa. Ora assieme al problema di Zakuro si aggiungeva il casino scoppiato con Ichigo. Non facevano un discorso normale da quando lei aveva avuto quella strana reazione durante lo scontro contro gli stars. E più la osservava, più si convinceva che lei aveva qualcosa a che fare con quello stars sconosciuto che l’aveva stretta a sé durante il party organizzato dalla famiglia Shirogane. Entrò in villa. Il viso cupo, la fronte aggrottata.

-Buon giorno Shirogane-san.- disse una gentile Retasu, impegnata a lavare i piatti. Ryou osservò per qualche istante i dolci lineamenti di quella ragazza che ogni volta che lo vedeva di fronte a sé arrossiva come una bambina. Non ci volle pensare più di tanto, poi si sedette al tavolo della cucina, togliendosi la giacca da motociclista.

-Buon giorno a te, Retasu.- disse.

-Hai trovato la nuova mew mew?- si intromise a quel punto Purin nel discorso, spuntata dalla stanza accanto. Ryou doveva ancora abituarsi ad avere tutte quelle persone in casa, soprattutto la giovane e pimpante Purin, con tutta quella sua euforia. Sospirò.

-Sì…- Purin iniziò a saltellare.

-E perché non è qui con te?- domandò, arrivata ad un palmo dal suo naso. Niente li accumunava quei due, se non il biondo grano dei capelli.

-Perché… non vuole.- disse in un sospiro mentre Retasu finiva di lavare i piatti e Minto entrava nella stanza. Quest’ultima aprì in un solo gesto la bocca sottile, stupita.

-Non… non vuole?- disse. Ryou annuì.

-A quanto pare non le piace il lavoro di squadra… e non è totalmente sicura di essere dalla parte degli umani.-

Minto rimase attonita di fronte a quell’affermazione. Com’era possibile? Se nascevi umano per natura dovevi essere portato a difendere il tuo popolo, non era difficile come ragionamento! Chiuse gli occhi scuri, poi scosse il capo. Zakuro Fujiwara era il suo idolo, l’unica persona che le andasse pienamente a genio, nonostante non l’avesse mai conosciuta di persona. Seguiva la sua carriera di star sin da quando era andata per la prima volta in tv e proprio in quegli anni Minto aveva preso l’importante decisione di dedicare la sua vita alla danza. Fece un passo in avanti, guardando le sue compagne di squadra e poi Ryou.

-Dobbiamo convincerla.- disse risoluta, entrambi i pugni ai fianchi. Ryou chiuse gli occhi.

-Allora provateci, io la mia parte l’ho fatta.- si alzò in piedi, poi si avviò verso il piano superiore. Dov’era finita Ichigo? Triste si diede una risposta da solo: chiusa in camera sua, ovvio.

 

° ° ° ° °

 

La notte era scesa inesorabile su Tokyo. Sul comodino di una stanza scura padroneggiava la fotografia che ritraeva due bambini identici, dai volti simili e appena riconoscibili poiché uno era maschio e una era femmina. La bambina aveva lunghi capelli corvini che circondavano due grandi occhi azzurri. Il bambino, invece, aveva i capelli corti e gli occhi dello stesso colore della giovane che gli era al fianco. Indossavano la divisa di una scuola elementare privata, dove, ricordava Zakuro, avevano condiviso il banco e le esperienze. La giovane abbassò la fotografia, per non guardarla. Era il 3 di ottobre, anniversario della scomparsa di Michi-chan. Una lacrima rotolò lungo la guancia bianca, e la giovane non fece nulla per fermarla.

E ricordò. Fece solo questo Zakuro, mentre il volto di Zakary Fujiwara le veniva alla mente. IL suo gemello. Lui, con un nome americano per onorare le origini di sua madre. Lui che era identico a lei ma Zakuro non aveva potuto osservare com’era cresciuto. E ricordò quella notte di esattamente tre anni prima. Quando aveva aperto gli occhi e aveva visto suo fratello vestirsi.

-Dove stai andando?- gli aveva domandato. Lui si voltò in sua direzione, abbottonandosi i jeans.

-C’è una riunione di rivoltosi… devo partecipare.- s’infilò una maglietta nera. –Torna a dormire Zaku-chan.- disse il giovane, avviandosi verso la porta.

-No Michi-chan, è pericoloso!- solo lei lo chiamava Michi-chan, perché solo lei gli voleva un bene infinito. Si ricordò il gemello che si voltava in sua direzione e con gentilezza le dava un bacio sulla fronte. Si ricordò le sue labbra morbide e la promessa che sarebbe tornato il prima possibile. E Zakuro che trascorse la notte in bianco, presa da un brutto presentimento.

Infatti Michi-chan non tornò.

Suo padre, ambasciatore e quindi uomo politico di un certo potere, lo fece cercare in lungo e in largo, con il solo risultato di venire a sapere che era stato rapito dagli stars e che era tenuto prigioniero all’interno della prigione nella parte orientale di Tokyo; quella abitata dai non-umani.

Da quel giorno Zakuro non si era più data pace. Si alzò dal letto e con passo svelto si avviò verso la finestra. Scansò la tenda bianca, guardando d’abbasso. E decise. Se era una guerriera, ora, poteva combattere contro chi aveva tenuto prigioniero suo fratello fino a quel giorno. Non ci pensò due volte. E in un lampo si ritrovò a correre per la triste e pericolosa Tokyo, presa da chissà quale sentimento d’odio.

 

° ° ° ° °

 

-Sveglia!- Ichigo venne scossa improvvisamente dall’avvento di Purin in camera sua. Aprì d’improvviso gli occhi, vedendo la ragazzina bionda che, saltellando a destra e a manca, la incitava a venir via dalle coperte.

-Che vuoi?- chiese la ragazza.

-Ha detto Shirogane-kun che dobbiamo andare a cercare la quinta componente del gruppo!- Ichigo guardò la radio-sveglia sul comodino.

-Ma sono le quattro del mattino!- si lamentò. Purin chiuse gli occhi.

-Ma è in pericolo, Masha ha detto così!- Ichigo si rinfilò sotto le coperte.

-Sì, ora arrivo.- e sbadigliò. Purin fece spallucce e andò a svegliare il resto della squadra. Poco dopo Ichigo sentì di nuovo bussare alla porta.

-Si, Purin, ora arrivo!- ma non era la ragazzetta bionda questa volta. Ichigo vide la figura di Ryou entrare in stanza e chiudere tranquillo la porta.

-Se non vuoi andare… possono fare le altre.- disse il giovane. Ichigo scosse il capo.

-E perché mai?-

-Non vorrei rischiare che tu ti faccia del male come l’altra volta.- si voltò dalla parte opposta, per non guardarla. Ichigo si alzò dal letto, a coprirla solo un pantaloncino e una cannottierina. Con i capelli arruffati e l’espressione arrabbiata fece voltare in sua direzione il biondo.

-Adesso ne ho una colpa se l’altra volta…- s’interruppe, senza sapere cosa dire.

-Se l’altra volta non hai voluto combattere? Ichigo, io non voglio che tu rischi la vita. Forse se non hai più voglia di combattere… dovresti andare via.- aveva chiuso gli occhi Ryou. Per la giovane quelle parole erano come un pugno nello stomaco, un pugno che le fece molto male. Gli prese il polso e con gli occhi lucidi iniziò a tremare.

-No…io voglio combattere per gli umani… voglio proteggerci!- tuonò.

-E allora reagisci! Vai da Zakuro, convincila che questa battaglia per gli umani è giusta…  e non piangere e tremare di fronte agli stars… per via di un motivo che non mi vuoi dire.- Ichigo abbassò il capo, e solo in quell’istante le venne in mente la condizione strana in cui si stava trovando Ryou: il giovane non sapeva perché lei aveva avuto quel comportamento nella battaglia contro quella stars, quindi quelle parole, per quanto dure, erano quasi giustificate. Ricacciò in dietro le lacrime, poi lo guardò fisso negli occhi.

-Shirogane-kun, non posso dirtelo. Però ti prometto che tenterò di superare questa mia… paura e che combatterò con tutte le mie forze.- la mano di Ryou le raggiunse la spalla nuda, e un sorriso malinconico gli curvò le labbra.

-Conto su di te… e spero che un giorno avrai il coraggio di dirmi cosa ti è successo.- certo, fosse facile. Come se dire che voleva un bene infinito ad uno stars al quale aveva detto addio pochi giorni prima fosse la cosa più semplice del mondo. Ichigo si sedette sul letto, osservando il proprio medaglione per la trasformazione: doveva reagire e non pensare più a lui. Se aveva detto addio a Kisshu era stato solo per il suo bene.

Sicura, Ichigo?

Scosse il capo: doveva pensare solo alla battaglia.

 

° ° ° ° °

 

La linea rossa era la striscia divisoria che faceva da spartiacque all’interno di Tokyo. Essa divideva la parte umana da quella degli stars, quindi era la zona considerata più pericolosa. In quell’area gli appartamenti costavano poco, e per lo più essi erano case chiuse dove uomini o stars amavano intrattenersi con giovani che non appartenevano alla loro razza. Era una zona considerata quindi come “a luci rosse” di conseguenza oltre a rischiare combattimenti, si rischiava di essere catturate per essere messe all’asta come donne dai facili costumi. Ovviamente Zakuro non si era posta  il minimo problema. I sensi sviluppati da lupo la facevano ridere di fronte al pericolo, quindi balzo dopo balzo non faceva altro che pensare a quando avrebbe raggiunto la prigione degli stars. Quando la raggiunse la riconobbe come un edificio basso e grigio. Si guardò intorno, notando sul davanti dell’edificio due sentinelle armate di fucile addormentate. Scosse il capo: non avrebbe nemmeno dovuto uccidere per entrare. Il suo istinto le ordinò di far pianoper non farsi sentire, così s’intrufolò all’interno del carcere degli stars. Un luogo lugubre, che era stato teatro di mille suoi sogni. Sogni in cui desiderava solo di liberare il povero fratello. Quasi le salirono le lacrime agli occhi al pensiero che erano tre anni che il povero Michi-chan era costretto a stare tra quelle mura. Passando in un corridoio stretto e buio potè sentire il viscidume appiccicato ai muri, gocce di fogna che cadevano dal soffitto. Si mise una mano sotto le nari: l’odore che si poteva sentire là dentro non era dei migliori. Udì improvvisamente lo scalpiccio di alcuni stivali e con un balzo si strinse sul soffitto. Chiuse gli occhi, nella speranza di non essere vista: e così, per fortuna, fu. Uno stars dalla chioma verdastra passò sotto di lei, le mani dietro la schiena e un’aria assonnata. Solo in quell’istante a Zakuro venne in mente che i  prigionieri umani venivano messi all’itnerno dei sotterranei: per questo si impegnò di cercare una scala che scendesse ai piani inferiori.

-Aspetta!- udì alle proprie spalle. Zakuro si voltò, stupita di sentire una voce femminile. Una volta che i propri occhi incrociarono quelli blu di una ragazza dalle fattezze animali simili alle proprie capì un paio di cose. –Sei Zakuro, vero?- domandò Mew Minto osservandola con aria assorta. Zakuro annuì, poi chiuse gli occhi.

-E’ meglio che ve ne andiate… qui  è pericoloso.- disse, osservando poi le altre tre compagne di squadra della guerriera alata. Mew Minto non si diede per vinta.

-Perché sei qui? Appunto perché è pericoloso devi venire con noi!- aveva chiuso gli occhi la mew-uccello timorosa delle iridi glaciali della sua interlocutrice. Zakuro fece un mezzo sorriso.

-Non deve importarvi il motivo per cui sono qui. Sappiate solo che non intendo unirmi a voi.- si voltò dalla parte opposta, iniziando a correre per il lungo e lugubre corridoio del carcere. Mew Minto cadde ginocchia a terra, lacrime che le battevano dentro le palpebre chiuse.

-Coraggio Mew Minto.- le disse Mew Retasu poggiandole una mano sulla spalla. In quello stesso istante le due mew mew udirono una loro compagna correre loro al fianco e superarle a grande velocità. Mew Retasu alzò il capo e vide Mew Ichigo correre incontro a Mew Zakuro.

-Non so perché tu non ti vuoi unire a noi…- disse improvvisamente la mew-neko fermando la compagna trattenendola per un polso. –Ma tutte noi avremmo voglia di stare a guardare… di non essere proprio noi le guerriere che dovranno scendere ogni giorno in battaglia… ma il destino ci ha scelte, e non dobbiamo fare altro che… essere orgogliose per questo.- sussurrò a denti stretti la mew rosa speranzosa che l’altra l’ascoltasse. Zakuro si scansò dalla sua presa poi la guardò dritta negli occhi. Un felino si scontrò per qualche istante contro la ferocia terrificante di un lupo. Zanne e artigli, due padrone a confronto.

Ichigo, per qualche istante, ebbe paura.

-Io ho fatto la mia scelta… lasciatemi in pace!- corse via. E Ichigo non ebbe più la forza di fermarla. Strinse gli occhi la Mew neko mentre dietro alle proprie spalle sentiva le altre compagne che la raggiungevano. –Come vuoi… nemiche o amiche in questa battaglia.- disse il gatto che albergava dentro di lei.

Mattina. Il gelo delle sei accarezzava la Tokyo appena sveglia. Un corpo candido adagiato sul letto di lenzuola ricoperte di seta. Non l’aveva trovato. Aveva viaggiato di cella in cella, tentando di carpire una qualunque informazione. Ma Michi-chan era sparito. Chiuse gli occhi. Che l’avessero ucciso? Tremò a quel pensiero, mentre un campanello suonava. Decise di non rispondere, ma il bussare continuo contro la porta di legno le stava facendo venire il mal di testa. Zakuro dovette alzarsi e andare a parlare con chi aveva deciso di romperle le scatole.

-Zakuro Fujiwara?- un ragazzo alto e di bell’aspetto. Gli occhi e i capelli castani, la pelle bianca e un fisico ben fatto. Zakuro non ricordava di averlo mai visto. S’appoggiò allo stipite della porta, annuendo. –Sono Keiichirou Akasaka, piacere di fare la tua conoscenza.- Zakuro socchiuse gli occhi.

-Di cosa hai bisogno?- domandò. Il ragazzo aveva un’aria distinta e gentile, una cosa rara di fronte ai giovani della loro età.

-Sono un amico di Zak… o, come lo chiamavi tu, Michi-chan.- disse il giovane Keiichirou mentre la ragazza dai capelli corvini spalancava la bocca per la sorpresa. Si scansò per farlo entrare.

-Entra.- disse.

-Ti ringrazio.- rispose il giovane introducendosi nell’appartamento dove viveva l’attrice.

-Tu… tu conoscevi Michi-chan?- domandò Zakuro. Keiichirou annuì.

-Abbiamo fatto parte dello stesso gruppo di rivoltosi umani… c’ero anche io la sera in cui è stato rapito. Eravamo buoni  amici… e…-

-Perché sei venuto ora, dopo tre anni?- chiese la giovane. La vita le aveva insegnato ad essere diffidente.

-Zak mi ha chiesto di tenerti d’occhio, ma ho preferito farlo da lontano.- Keiichirou strinse un pugno sul pantalone scuro, chiudendo anche gli occhi. Era difficile non mostrare sofferenza quando si parla della scomparsa di un amico. –Ma ora  è arrivato il momento di consigliarti. Zakuro-san, io faccio parte del progetto mew.- la ragazza  sbuffò.

-Ancora!-

-Ti prometto, anzi, ti giuro che se entrerai nella squadra sarà compito del progetto ritrovare tuo fratello… e restituirtelo.- la interruppe così. Zakuro rimase ferma e immobile di fronte al giovane. Il profilo leggero veniva pian piano messo in luce dal sole appena sorto, un’alba malinconica su Tokyo.

-D’accordo.-

E fu così che entrò in squadra anche lei. Zakuro con altri scopi, Zakuro che, forse, avrebbe imparato a volere bene.

 

Ringrazio…

 

-Akly: se l’altro capitolo era troppo corto… no problem, questo hafatto notare che ho seguito il tuo consiglio!! Non potrei mai pensare che sei cattiva per una critica, le apprezzo sempre… basta che siano costruttive e ben fatte proprio come hai fatto tu. Ti ringrazio per i complimenti che hai fatto a me, per il mio modo di scrivere, ed alla mia storia… penso si sia capito che le sono molto affezionata, e per quanto sia lunga (non siamo nemmeno alla metà figurati -.-) non voglio assolutamente lasciarla incompiuta. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Alla prossima.

 

-Mitsutsuki_chan: carissima, si muovere Zakuro credo sia la sfida più grande in questa mia storia. Anche Ki-chan è un bel problema, ma il suo essere così coraggioso e impulsivo mi aiuta u_u comunque spero sia andata bene e per il pg di Michi, e per Zakuro… desidero sapere il tuo parere! Sai quanto ci tengo. Grazie per la recensione ^_^

 

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Capitolo 16
*** 15-Il soldato ***


15-Il soldato

Si, si… sono stupita anche io… quanti aggiornamenti quest’estate! La voglia di scrivere si fa sentire ed appena ho cinque minuti liberi mi metto lì e inizio a premere i tasti… un paragrafetto alla volta ed ecco un bel capitoluzzo tutto dedicato al nostro caro Kisshu! Eh, ci chiedevamo dove fosse finito ed ora lo troveremo faccia a faccia contro il cattivone di questa storia. Ops, vi ho detto fin troppo! Quindi buona lettura e fatemi sapere che ne pensate!

I ringraziamenti al fondo.

 

EVERYTHING BURNS

 

15-Il soldato

 

Il buio era diventato tutto ciò che riuscisse a vedere nella sua vita. Non mangiava più. Non beveva più. Non camminava più. Ma chi l’aveva detto che i dolori fisici erano peggiori di quelli del cuore? Sicuramente una coltellata in pieno petto gli avrebbe giovato molto di più rispetto a ciò che stava subendo in quei giorni terribili. Kisshu non era più se stesso. Non riusciva più ad aprire gli occhi e non faceva altro che starsene sdraiato sul letto a consumare quel materasso. Stava aspettando di morire. E quando riusciva a prendere sonno sognava il motivo che l’aveva spinto a non voler fare altro che spegnersi; così si svegliava di colpo, stremato.

Ichigo.

Sapeva bene che l’unico motivo che lo spingeva a non uccidersi era lo stesso che gli faceva desiderare, con ogni fibra del suo corpo, di morire.

Ma si può amare ed odiare una medesima persona così tanto?

Sentimenti troppo contrastanti, ma che avevano preso a far parte del suo cuore ed avevano iniziato a lottare l’uno contro l’altro, cercando di ottenere la sua attenzione.

 Amava i suoi occhi. Timide perle calde, sensuali ed accese.

Ma odiava quella sua stupida paura, che la spingeva a far finta di non amarlo.

Impazziva per il suo sorriso, appena accennato ma così luminoso.

Però non sopportava di essere sempre rifiutato da lei.

Così erano anni che non faceva altro che struggersi per Ichigo, sino a quando aveva lasciato che la sofferenza lo attanagliasse a tal punto da fargli cessare ogni desiderio, ogni necessità che non fosse la sua amata.

E faceva male, tanto male.

 

° ° ° ° °

 

Occhi blu. Profondi. Terribili. Camminava all’interno della propria base militare, osservando intorno a sé tutto ciò che era riuscito a costruire. Lui, il grande capo di una razza. Il dittatore più temuto da stars ed umani, una macchina da guerra. Deep blue era un personaggio complicato. Nessuno riusciva ad avervi una conversazione con anche solo la remota possibilità di intuire una sua qualunque risposta. I media umani lo definivano come un “pazzo lunatico” e forse non si sbagliavano così tanto. Ma l’importante era che la sua razza lo seguisse come un branco di cagnolini. E quando avrebbe raggiunto il suo scopo avrebbe avuto il suo pianeta tutto per sé. Ripensando al suo piano ed accennando ad un mezzo sorriso s’introdusse nel proprio ufficio, dove trovò due militari. Uno stars con una profonda cicatrice sulla guancia destra lo fissò dritto negli occhi, poi abbassò subito lo sguardo, intimorito dal viso di quello stars così imprevedibile.

-Ci sono novità  su Ikisatashi?- domandò il leader degli stars sedendosi alla scrivania. Unì le mani a pugno, reggendosi il mento. Mitamura annuì.

-Siamo qui apposta Signore.- disse. –Abbiamo appena inviato una squadra che c’è lo porterà, finalmente è stato localizzato. A quanto pare aveva capito di essere in trappola, perché non ha più mutato i suoi spostamenti e sembrava si volesse far trovare!- Deep blue sorrise.-

Evidentemente ha capito con chi aveva a che fare!- rise, poi indietreggiò sulla sedia.

-Signore, posso chiederle cosa ne farà di lui?- domandò l’altro generale, seduto al fianco di Mitamura. Deep Blue interruppe la propria risata, poi iniziò a fissare il generale.

-Gli offrirò due scelte. Vivere o morire.- i due stars trattennero il fiato: era veramente una rarità che Deep Blue concedesse ad uno stars di vivere se si era macchiato di tradimento. Per questo Mitamura si portò una mano ad asciugarsi un rigagnolo di sudore, convinto che il suo Signore avesse un ennesimo diabolico piano in mente.

 

° ° ° ° °

 

Nell’oscurità aveva sentito delle persone sfondare la porta di casa e correre per il suo appartamento. Un paio di braccia lo avevano sollevato dal letto e una voce gli aveva macchiato i pensieri.

-Ma è morto?- aveva chiesto qualche sconosciuto.

-Non lo so, ma non fargli nulla, Deep Blue lo vuole vivo.- aveva risposto un’altra voce più lontana, forse sul ciglio della porta. Kisshu non capiva cosa gli stesse succedendo. La testa gli era caduta penzoloni sul petto e gli occhi avevano iniziato a bruciargli. Era caduto in uno stato vegetativo dal quale sembrava essersi appena svegliato. Che giorno era? Dove si trovava? E non appena aprì gli occhi brucianti si ritrovò di fronte a due sconosciuti vestiti da militari che lo trascinavano fuori dall’appartamento come un sacco di patate.

-Ma che diavol…- sussurrò digrignando i denti. Lo stars dietro di lui inarcò le sopracciglia.

-Si è svegliato!- esclamò e subito Kisshu sentì altre due braccia afferrargli le spalle. –Non muoverti bastardo.- disse quello soffiandogli nell’orecchio. Il prigioniero iniziò a divincolarsi e per poco non c’è la fece. Balzò giù dalla schiena del soldato, poi fece comparire i suoi due tridenti, pronto a difendersi. Le gambe iniziarono però a cedergli, facendolo quasi cadere a terra.

-Diamine… è fortissimo!- esclamò il soldato,, uno stars dagli occhi verde mare, massaggiandosi la spalla. Kisshu fece un mezzo sorriso.-

E con chi credevi di avere a che fare?- domandò l’altro, questa volta uno stars con i capelli castani. Kisshu fece per fuggire, quando d’improvviso si vide davanti il soldato dagli occhi verde mare.

-Dove pensi di andare?- e gli mollò un pugno in pieno stomaco, facendogli tossire un rigagnolo di sangue. Era debole. Riuscì però a reagire, sferrandogli un gancio destro sulla guancia dell’avversario che ora era mezza tumefatta. Ma ne aveva due contro. E lui era malato d’amore. Per questo quando sentì una siringa conficcarsi tra le scapole gli occhi gli si chiusero e per la prima volta dormì, senza sognare Ichigo.

 

° ° ° ° °

 

Bianco. Un bianco inebriante, quasi somigliante al paradiso narrato nella Bibbia, libro religioso degli umani. Kisshu ne aveva sentito parlare tante volte, ma a quel paradiso, non ci aveva mai creduto. Vide poi l’erba verdeggiante, fiori rossi e una persona seduta lì in mezzo. Kisshu aguzzò lo sguardo, notando tra i fiori rossi la pelle bianca di una ragazza. Aveva i lineamenti sottili e gli occhi di un rosa acceso. I capelli del medesimo colore delle iridi,  le orecchie somiglianti a quelle di un felino. La giovane aveva delle labbra invitanti e subito Kisshu fece un passo verso di lei, prendendole una mano guantata di rosso.

-Chi sei?- la ricordò come l’angelo che l’aveva salvato quella sera del bacio con Ichigo. Lei rise.

-Ma come, non mi riconosci?- domandò quella dea, gli occhi socchiusi e un’espressione divertita dipinta sul viso pallido. Lui rimase fermo come un ebete, con la strana consapevolezza che era da tanto tempo che non stava così bene.  

-Vorrei che tu fossi…- lei annuì.

-Io sono chiunque desideri che io sia.- e lo strinse a sé, facendo aderire i seni sodi al petto sgabro del giovane che, si era reso conto, indossava solo dei semplici pantaloni. E Kisshu scosse il capo, improvvisamente triste.

-Lo vorrei tanto, vorrei tanto tu fossi Ichigo…- la ragazza si scansò, mostrando un luccichio negli occhi. Piangeva. –Che ti prende?- le domandò, stupito. E lei non rispose, lasciandosi trascinare da un’inspiegabile disperazione, per questo la giovane sconosciuta si abbandonò tra le sue braccia piangendo infelice.

Ma il sogno terminò presto. Kisshu aprì improvvisamente gli occhi, il fiato corto e il sudore freddo che lento scivolava sul viso.

-Ma dove…- disse tra i denti, mentre il rumore di alcuni passi si faceva sentire. Si rese poi conto di essere letteralmente appeso al muro con delle catene che gli stavano lacerando la pelle del polso e delle caviglie.

-Finalmente ti sei svegliato.- Kisshu aprì gli occhi e d’improvviso si ritrovò di fronte al leader incontrastato degli stars, colui che aveva dato il via alla guerra sanguinosa che stava vedendo protagonisti la sua gente e gli umani. Colui che aveva fatto in modo che il suo rapporto con Ichigo cessasse per sempre.

-Perché mi avete portato qui?- chiese, rendendosi conto di aver posto una domanda piuttosto idiota. Infatti pochi attimi dopo sentì una grassa risata percorrergli le orecchie, ovviamente frutto dell’ilarità di Deep Blue.

-Vuoi dirmi che non sapevi di essere ricercato per tutta Tokyo a causa di più di un crimine da te commesso?- domandò il leader socchiudendo gli occhi chiari. A Kisshu saltò fuori una risatina nervosa.

-Ah, già dimenticavo…- sentì un rigagnolo di sangue scivolargli lungo il braccio sinistro, per questo d’improvviso iniziò a sentire male: le catene avevano iniziato a tagliargli tutta la pelle. Ma il dolore fu nettamente sovrastato dagli occhi da pazzo omicida di Deep Blue che, tranquillo tranquillo, lo fissava con le mani dietro alla schiena.

-Bè te le ricordo le cause della tua ricerca continua: attività illegale di corse di auto, furti e la più grave…- trattenne il fiato Kisshu, stranamente consapevole. E d’improvviso gli venne in mente la faccia saccente di Pay, suo finto fratello, che gli diceva che era ricercato per via di Ichigo. –E a quanto pare ti diverti a nascondere umane in casa tua…- sorrise con i denti perlacei in vista il perfido dittatore.

-Avanti, lo sai che non sarei il primo…- disse Kisshu digrignando i denti e cercando di divincolarsi con degli strattoni.

-Ti confesso un segreto.- Deep Blue iniziò a camminare per la prigione che ospitava il giovane stars percorrendo lentamente ogni metro.  –Io so leggere nel pensiero. Non c’è nulla che tu possa nascondere, nemmeno i patetici sentimenti che provi verso quell’umana… Ichigo giusto?- non appena udì quel nome Kisshu si dimenò peggio di prima, cacciando anche qualche urlo ogni qual volta il metallo toccava la ferita che piano piano non faceva altro che allargarsi. Il rigagnolo di sangue aveva ormai percorso il petto sgabro per poi cadere più giù dove una piccola pozzanghera rossa si stava formando. –Dovrei ammazzarti…- disse allora il  leader degli stars chiudendo una mano e con questo gesto strinse i legacci ai piedi del giovane. Un altro urlo uscì dalla sua bocca. –Schiacciarti come un verme…- affermò ancora, aprendo la mano e facendolo aderire con una forza invisibile contro la parete fredda della prigione. Kisshu sentiva che il cranio stava per spaccarsi e, dal dolore che provava, poteva giurare che era già successo.  Ma sono clemente… forse fin troppo…- chiuse ancora gli occhi cerulei lasciando che le catene scomparissero e Kisshu crollò a terra. Subito strinse il polso ferito e trattenne ancora un urlo. Un piede doveva essersi rotto.    

-Che diavolo vuoi da me?- gli chiese sottovoce, ben consapevole che anche se non lo avesse sentito avrebbe comunque capito le sue parole. Kisshu pensò che Deep Blue stava ascoltando tutto l’odio e il risentimento che lo stars stava provando nei suoi confronti: essi, infatti, rimbombavano dentro i suoi pensieri che erano ben visibili agli occhi del leader. E più se ne rendeva  conto, più si chiedeva perché quello non lo uccidesse seduta stante.

-Ti stai chiedendo perché ti sto risparmiando e? Bella domanda… diciamo che io ho bisogno di te. Ti voglio nella mia squadra, voglio che tu usi la tua furbizia, la tua forza e i tuoi riflessi per la mia battaglia.- affermò tranquillo Deep Blue ricominciando a camminare. Si fermò esattamente di fronte a Kisshu. –E ti prometto che avrai la tua umana e potrai farci il diamine che vuoi…- il giovane stars non poteva credere a ciò che le sue orecchie avevano appena sentito. Per questo non volle ascoltare le parole di quel pazzo, pensando sin da subito che doveva esserci una qualche fregatura.

-E perché dovresti fare una cosa simile per me?- domandò spavaldo. Deep Blue sorrise.

-Diciamo che mi fai comodo… soldati forti come te non se ne trovano in giro… ed ho deciso di approfittarne…-

-Potrò tenere con me Ichigo senza che tu la uccida?- Deep Blue sorrise.

-Parola di schoutt…- sogghignò Deep Blue assumendo addirittura un faccino gentile. Per quanto quel pazzo potesse sembrare gentile ovvio! Kisshu non sapeva se credergli. E il fatto che quell’essere aveva la possibilità di sentire i suoi pensieri e questo certo non lo aiutava nei suoi ragionamenti. Possibile che il volerlo nella sua squadra superasse l’odio che provava per gli umani tanto da permettergli di farne sopravvivere una? –Di una semplice umana non m’importa… non è un grande sacrificio.- il leader degli stars si mosse verso l’uscita della cella, poi si voltò nuovamente verso Kisshu. –Pensaci, prendere o lasciare… anche perché altrimenti…- e fece segno con la mano di una ghigliottina che tagliava il collo. Kisshu lo fissò dritto negli occhi, nemmeno uno sprazzo di paura ad increspargli le iridi dorate.

Aveva sempre odiato Deep Blue. Perché aveva dato inizio a quella guerra sbagliata, perché a causa sua lui ed Ichigo avevano sempre dovuto nascondere il loro rapporto e soprattutto perché aveva fatto uccidere un mucchio di persone innocenti. Il solo pensiero di prendere ordini da lui lo faceva vomitare. Si appoggiò con la schiena al muro freddo della cella, raccogliendo poi le ginocchia al petto. Doveva rifletterci bene. Quanto sarebbe durata ancora quella guerra? Due, tre anni? Forse di più. E per tutto quel tempo sapeva bene che non avrebbe potuto rivedere la sua Ichigo. Perché con il passare del tempo i controlli e le battaglie sarebbero divenuti sempre più frequenti e lo stars sentiva che gli umani non avevano molte possibilità. Le tecnologie della sua gente erano molto più avanzate, per non parlare dei poteri che certo gli umani si potevano solo sognare di possedere. E se fosse finita male per gli umani Ichigo sarebbe dovuta perire con tutti loro. Deep Blue invece gli dava una possibilità molto importante: poter trascorrere con lei tutta la vita e permetterle di uscire illesa da quella guerra. E così decise.  Kisshu si alzò in piedi, raggiungendo le sbarre della cella.

-Ci sto!- tuonò, urlando come un pazzo. Gli altri prigionieri, per lo più ribelli, iniziarono a fissarlo dalle celle affianco, chiedendosi se l’avessero drogato. –Hai capito? Ci sto, entro nella tua squadra!- e urlava e cacciava dagli occhi strane lacrime e di contentezza, e di disperazione. Non credeva che sarebbe arrivato a servire l’unico essere vivente che avesse mai odiato con tutto il suo cuore.

Ma, ancora una volta, metteva da parte la sua anima, il suo cuore, solo per lei.      

 

° ° ° ° °

 

-Non posso crederci!- una stars dai folti capelli castani camminava da una parte all’altra di una sala grigia, non troppo grande. Appoggiato alla finestra e con le braccia incrociate Pay teneva gli occhi chiusi, la sua solita aria pacata stampata in faccia. –Ma come fai ad essere così tranquillo?- gli domandò poi Miriam arrivata a pochi centimetri dalla sua faccia. Pay finalmente le concesse un po’ d’attenzione aprendo contro voglia gli scuri occhi color ametista. Sbuffò.

-Che diavolo stai blaterando?- domandò così trattenendo un’ennesima crisi di nervi.

-Ma com’è possibile… perché sono l’unica stupita di fronte all’ordine che avremo un nuovo membro nella nostra squadra e che questo soldato sia proprio Kisshu Ikisatashi, re delle corse illegali di auto?- d’improvviso lo stupore di Miriam non parve più così strano di fronte agli occhi di Pay e Taruto Ikisatashi fratellastri di Kisshu. La giovane stars spostò prima le iridi verdi sul cartellino con il nome scritto sulla divisa di Pay, poi su quello di Taruto. Pochi attimi e le sue guance divennero più rosse di due pomodori.

-Mah… mah…- iniziò a balbettare stupita. –Voi siete…-

-Fratelli.- disse Taruto.

-Fratellastri.- precisò Pay. E Miriam non ebbe il tempo di controbattere che il rumore di una porta alle sue spalle la fece voltare, specchiandosi di fronte agli occhi più belli che avesse mai avuto la possibilità di osservare nella sua vita. Kisshu Ikisatashi, in dosso una divisa blu e nera, osservava i suoi tre nuovi compagni di squadra con una faccia seria.

-Di nuovo insieme.- esordì fissando dritto negli occhi Pay. Quello non gli rispose limitandosi a lanciargli un’occhiataccia. –Caloroso come al solito eh?- domandò allora, poi finalmente spostò la propria attenzione su Miriam. Non l’aveva mai vista prima ma doveva ammettere che era una gioia per gli occhi: un fisico niente male, lineamenti sottili e  regolari. Bella fortuna averla in squadra!

E quando si sistemò il berretto sulla testa e osservò le sue nuove armi da combattimento Kisshu si disse che non era cambiata poi troppo la sua vita. Semplicemente era tornato in dietro di qualche anno, quando i suoi fratellastri erano il centro del suo mondo. Ora però c’era una guerra vera e propria da combattere ed un obiettivo dai folti capelli rossi da raggiungere.  

 

Ringrazio…

 

-Akly: ciao carissima! Ma tranquilla, questo commento va più che bene! Comunque stars indica sia il plurale sia il singolare. Questo nome mi è venuto in mente perché pensavo agli occhi di Kisshu che nella notte sembrano un po’ due stelle così ho fatto due più due e mi è venuto subito in mente il nome della sua razza! Per quanto riguarda Zakuro… bisogna contare che non è una che ama molto ficcare il naso nei fatti degli altri, ma chissà, magari hai intuito bene! Non devi fare altro che continuare a leggere e lo saprai!!

 

-Eruanne: sono veramente contenta che tu abbia “scoperto” la mia storia e che, soprattutto, susciti in te tutte queste emozioni! Desidero proprio trasmettere tutto questo e spero di farlo anche nei capitoli avvenire. Intanto ti ringrazio per il tuo commento e per i bellissimi complimenti che mi hai fatto, spero anche che mi dirai la tua anche su questo capitolo!

 

-Mitsutsuki_chan: sì anche io la penso come te: Zakuro mi pare un leader molto azzeccato, anche se  pecca di una cosa che invece Ichigo ha in abbondnza: il senso di collaborazione e la fiducia verso il prossimo. Credo siano le uniche caratteristiche che le mancano per portarla ad essere una possibile leader della squadra! Rispetto alle altre però è sicuramente la più adatta dopo Ichigo. Purtroppo in questo capitolo non si vede l’entrata della mew viola in squadra però spero che ti sia piaciuto comunque!

 

-maggyeberty: ma carissima, quando ho visto il tuo commento mi sono emozionata! Ti ringrazio davvero tanto per quel che mi hai detto, soprattutto sul fatto che ti piace come caratterizzo i personaggi: saper caratterizzare e muovere un personaggio è, a mio avviso, la cosa più difficile ma al contempo più interessante dello scrivere. Quindi grazie, davvero e ben venuta tra le lettrici! E’ ovvio che mi fa piacere se recensisci, sapere cosa ne pensate di ogni capitolo è molto importante per me! Sulle coppie purtroppo non posso farti anticipazioni, sappi solo che sia la RyouxIchigo, sia la KissuxIchigo saranno molto importanti. Ovviamente non tralascerò le altre. Alla prossima allora, e grazie ancora per le belle parole che hai speso per me!

 

-NinaFallenAngel: Eheh confesso di essere anche io una fan accanita della coppia RyouxIchigo (tutte le mie fic lo dimostrano XD) ma devo rispettare anche il volere del povero Ki-chan, infatti gli ho dedicato questo intero capitolo! Grazie mille per i tuoi complimenti, mi hanno fatto davvero molto piacere! Spero di leggere ancora il tuo parere sulla mia storia.      

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Capitolo 17
*** 16-Lo stanzino ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Eccovi il fantastico sedicesimo capitolo… si approda, questa volta, nella bella villa Shirogane. Che combinano i nostri eroi? Ecco la risposta alla vostra domanda qui sotto!

I ringraziamenti al fondo!!

 

 

EVERYTHING BURNS

 

16-Lo stanzino

 

L'ora di cena era sicuramente la più movimentata all'interno di casa Shirogane. In meno di un mese si erano aggiunti ben cinque elementi alla "famiglia" e questo aveva modificato irreparabilmente le abitudini di quella casa. Però la silenziosa Zakuro, ultima arrivata, non faceva tanta differenza: pareva un'ombra all'interno di quell’enorme villa, attenta ad ascoltare ed a studiare qualunque mossa dei suoi coinquilini manco fosse sempre pronta all’attacco. L'unico con cui si intratteneva ogni tanto era Keiichirou e questo aveva incuriosito parecchio gli elementi della “famiglia allargata”.

-Secondo me è il suo fidanzato.- aveva dichiarato una volta Purin sussurrando all'orecchio di Retasu. Quella era arrossita di botto notando che là vicino c'era Zakuro che si stava intrattenendo con il ragazzo moro.

-Shhh!- l'aveva rimbeccata portandosi un dito davanti alla bocca. Purin aveva riso, assumendo un'aria da piccolo investigatore: le sue supposizioni non andavano mai discusse!

Ichigo, invece, aveva piano piano riacquistato il sorriso. Tutti erano convinti che la sua aria triste degli ultimi tempi fosse dovuta al rapimento della sera della festa, ma lei e Ryou sapevano bene che il motivo era un altro. Nonostante la "tregua" che si erano posti, però, una certa tensione riusciva sempre a scorgersi tra loro e l'occhio attento di Keiichirou lo aveva portato a fare di tutto per aiutare il suo amico. Il ragazzo, infatti, sapeva bene che Ryou soffriva nell'avere un rapporto simile con la rossina, per questo erano alcuni giorni che cercava una strategia utile per farli chiarire una volta per tutte. Finalmente una sera, chiacchierando con il padrone di casa, gli venne in mente un'idea utile.

-Da quando abbiamo iniziato il progetto le scartoffie in giro sono veramente tante...- aveva affermato Kaze Shirogane osservando un quaderno d'appunti posto sul mobile del grande salotto. La moglie lo guardò con aria gentile, seduta accanto a lui sul divano in pelle.

-Effettivamente è successo tutto in maniera così veloce che non abbiamo avuto il tempo di organizzarci!- aveva posto una mano dietro la nuca bionda, sorridendo bonaria. -Ma meglio così: prima il progetto ha inizio in maniera definitiva, prima potremo cercare di sconfiggere i nostri nemici.- tutti avevano annuito convinti, mentre una tranquilla Retasu porgeva una tazza di tè alla sua amica Ichigo. L'intera famiglia allargata sorseggiava la calda bevanda di fronte al camino del bel salotto, dopo una giornata stancante di lavoro e analisi dei dati. Per fortuna da quando Zakuro si era unita a loro non erano state impegnate in alcuna battaglia, ma il pericolo era sempre dietro l'angolo e non si risparmiavano mai nè allenamenti nè l'analisi di qualche strategia di battaglia.

-C'è una stanza...- intervenne Keiichirou guardando Ryou, il biondo era seduto di fronte a lui su una poltrona, ai suoi piedi inginocchiata sul tappeto Ichigo pareva non seguire il discorso. -Andrebbe riordinata, ci sono tutti i primi appunti del progetto!- aveva detto.

-Sono cose importanti, dovremmo metterli apposto allora...- disse Minto preoccupata: senza dubbio era quella più attenta all'ordine e all'organizzazione; questa era una caratteristica senza dubbio utile all'interno di una squadra di giovani donne.

-Già...- riflettè Ryou. Una scintilla si illuminò negli occhi di Keiichirou.

-Ichigo, che ne dici di aiutarci?- domandò abbassando lo sguardo verso la rossina. Questa guardò prima la tazza di tè poi Keiichirou, sorridendo gentile: era impossibile dire di no ad un ragazzo così galante!

-Certo!- affermò. Almeno sarebbe rimasta per un po' lontana dagli sguardi di Ryou. Sollevò gli occhi pensierosa, incrociandoli con quelli del biondino: sentiva sempre che quelle iridi la stavano giudicando, rendendola sempre nervosa. Eppure sentiva che il giovane faceva di tutto per cancellare dalla loro mente i loro discorsi su Ki-chan. Abbassò gli occhi, imbarazzata.

-Però non può farlo da sola... serve qualcuno che sappia cosa si trova davanti.- intervenne Kaze convinto.

-Giusto...- disse Keiichirou. -Ryou, tu sei la persona più indicata!- affermò allora il ragazzo. Ryou sospirò mascherando la propria sorpresa: sicuramente il fatto di trascorrere delle ore da solo con Ichigo non lo lasciava indifferente. Abbassò lo sguardo sulla nuca rossa accanto a lui, riflettendo tranquillo: certamente non poteva mostrare il proprio disagio.

-Va bene...-

Avevano deciso così: eppure quella che pareva una semplice messa apposto si stava rivelando per i due ragazzi un vero e proprio problema.

Ryou era appena uscito dalla doccia, in dosso un pigiama azzurro e una cannottiera bianca. Si frezionò più volte l'asciugamano sulla nuca bionda, tentando di asciugare i capelli. Quel giorno si era stancato parecchio di fronte al computer. Sentì un bussare alla porta. Una volta voltato lo sguardo vide di fronte a sè sua madre. In dosso aveva un semplice abitino da casa in seta viola, i capelli raccolti in una coda alta. Sicuramente mancava poco perchè andasse a dormire.

-Volevo augurarti la buona notte.- disse scoccandogli un bacio sulla guancia e sedendosi poi sul suo letto. Ryou si poggiò sulla scrivania, sorridendole gentile: quanto era bella la sua mamma? Così dolce nei movimenti e nelle parole,così rara e unica che sicuramente Ryou avrebbe dato anche la sua stessa vita per proteggerla.

-Buona notte, mamma.- le disse semplicemente, cedendole l'occhiata più affettuosa che potesse partorire. La madre non si alzò: puntò gli occhi su quelli del figlio, così identici ai propri. Pareva che la donna si stesse osservando allo specchio, uno specchio di vita vera però.

-Ti ho tenuto in grembo per nove mesi, ti ho cresciuto sin'ora e intendo farlo finchè non ci sarà una donna che ti vorrà bene quasi quanto te ne voglio io...- sorrise gentilmente la donna bionda, accarezzando con lo sguardo i lineamenti perfetti del figlio.

-Perchè mi dici questo?- Ryou camminò con i piedi nudi verso il letto, sedendosi accanto a lei.

-Te lo dico per ricordarti che nonostante il tuo carattere così silenzioso e taciturno, identico a quello di tuo padre a dirla tutta, io ti conosco... e ti conosco quanto basta per capire che c'è qualcosa che non va tra te e un membro della nostra casa.- disse la signora Shirogane sorridendo. Il figlio abbassò il capo. La madre prese l'asciugamano da sopra il letto, rigirandoselo tra le mani: non per gesto di stizza o di nervosismo, ma perchè aveva sempre voglia di avere tutto in ordine in casa sua. -E' inutile che ti dica di chi si tratta...-

-Non è colpa mia...- si giustificò Ryou, manco fosse un bambino. Katy rise. La sua risata cristallina inondò la stanza e fece sollevare lo sguardo del figlio.

-Tu le vuoi bene...- disse alzandosi. -Per piacere, ora che avrete l'occasione di stare un po' soli... parlale... qualunque cosa sia accaduta tra voi.- riprese l'asciugamano e lo ripoggiò sulla testa del figlio. -Ora però asciugati i capelli: o ti prenderai un raffreddore!- e gli scoccò un'altro bacio sulla guancia, con quelle labbra così morbide che sapevano di buono, come tutto il resto della sua pelle. Ryou la guardò andare via e si disse che probabilmente sua madre era l'unico essere sulla faccia della Terra a saperlo davvero stupire.

 

° ° ° ° °

 

-Cavoli, certo che questo posto è proprio disordinato!- esclamò uno stupito Ryou di fronte alla polvere ed alla confusione della stanzetta che quella sera avrebbe dovuto riordinare assieme ad Ichigo. Avrebbero dovuto fare tutto nel pomeriggio, ma l’analisi di alcuni dati sugli stars avevano impegnato il biondino tutto il giorno suscitando la collera della povera Ichigo che aveva svolto i suoi compiti di cameriera in tutta fretta per poter avere il pomeriggio libero.

-Bè, almeno ti puoi riposare…- le aveva risposto Ryou dopo averla sentita sbuffare.

-Smettila Shirogane-kun, non hai mai rispetto per nessuno!- e aveva chiuso il grosso portone del laboratorio lasciandolo solo. Eppure si era detto di voler rimettere a posto, per quanto possibile, il loro rapporto in quell’occasione. Guardò l’orologio: le nove di sera e Ichigo non si faceva ancora vedere. Era vero che la villa era enorme, ma metterci così tanto era veramente un’esagerazione! Nervoso iniziò a picchiettare con il piede sul pavimento, convinto che la rossina volesse farlo attendere apposta per vendicarsi di quel pomeriggio. Per questo si decise a non stare al suo gioco e prese a guardarsi intorno per decidere da che parte cominciare. Lo stanzino era un vero disastro: cartacce e appunti sparsi per i numerosi mobili messi in maniera disordinata, un vecchio computer posto su un tavolino di ferro e la finestra tutta chiusa. Si avviò verso di essa, decidendo di aprirla per dare un po’ d’aria pulita a quel posto. Una lieve luce lunare si fece spazio all’interno dello stanzino illuminato solo da una piccola lampadina che non permetteva agli occhi di vederci poi così bene. Forse non era proprio una buona idea pulire quel posto quand’era buio. Ci riflettè: se l’avesse detto ad Ichigo sicuramente l’avrebbe mangiato vivo! Finalmente udì dei passi nel corridoio. Si appoggiò alla finestra, notando Ichigo che entrava nello stanzino con un secchio d’acqua insaponata ed una scopa.

-Ma non hai portato niente?- disse con aria smarrita. Con stanchezza poggiò il secchio in terra, stupita di fronte a quel disordine: era sicura che i membri di casa Shirogane non fossero capaci di tenere in quel modo una stanza!

-Io mi occupo dell’archiviazione, mica della pulizia…- incrociò le braccia il biondo, socchiudendo gli occhi. Ichigo fece una smorfia, chiudendo arrabbiata la porta.

-E tu vorresti dire che mentre io sgobbo, lavo per terra e spolvero tu starai seduto alla scrivania a leggere dei dati?- tuonò ancora più arrabbiata mentre si rendeva conto del suo prossimo destino. Shirogane si limitò ad annuire, vedendo sempre più lontana la prospettiva di fare pace.

-Scusami, vorresti occuparti tu dell’archiviazione?- fece lui come se non ci fosse altra soluzione. Ichigo annuì.

-Non sarà poi così difficile.- incrociò le braccia, poi arricciò appena il nasino. A Ryou quella scena piacque molto, ed il sorriso che spuntò poi sul suo viso lo fece intuire ad Ichigo che arrossì come una bambina.

-Che… che c’è?- domandò imbarazzata.

-Mi fai ridere!- esclamò lui non riuscendo più a trattenere le risa. Ichigo perse del tutto la pazienza: si agitò come una furia, iniziando a dire una serie di improperi contro il suo interlocutore affermando di quanto fosse insensibile, stupido e maleducato.

-Sai che c’è?- disse al limite della sopportazione. –Io me ne vado!- si voltò dalla parte opposta e premette la maniglia che però non fece alcun cenno di aprirsi.

-Ehi, ti sei bloccata?- domandò lui notando che la giovane rimaneva là inchiodata.

-No…- disse lei preoccupata. –La maniglia è bloccata!- esclamò in preda al panico. Shirogane si scostò dalla finestra, avvicinandosi con aria non troppo stupita alla giovane.

-Secondo me sei tu a non avere  forza…- affermò allora afferrando a propria volta la maniglia.

-Ah sì? Forza mister-so-tutto-io vediamo se riesci ad aprirla!- disse lei scostandosi. Ryou Shirogane impiegò tutta la forza di cui era capace ma senza ottenere il minimo risultato: quello stanzino oltre ad essere vecchio e sporco aveva anche la maniglia rotta! –Ma ci hanno mandato in un tugurio!- disse Ichigo camminando da una parte all’altra. Ryou si voltò verso di lei, guardandola assorto.

-Ichigo, soffri di claustrofobia?- domandò il ragazzo. Lei si fermò. La verità era che soffriva benissimo le quattro mura, ma aveva paura di essere letteralmente costretta a stare con Shirogane probabilmente per tutta la notte o, almeno, finchè qualcuno non si fosse accorto dall’esterno della loro assenza. Per questo voltò gli occhi, decidendo tuttavia di non confessare questa sua paura al biondo. Prese un respiro poi si portò una mano dietro alla nuca.

-Certo che no!- riuscì addirittura a sorridere. Shirogane dalla sua incrociò le braccia, volgendo lo sguardo contro la finestra che poco fa aveva aperto.

-Immagino che tu non abbia con te il cellulare…- riflettè. Ichigo dalla sua annuì, sedendosi sul vecchio tavolo che ospitava anche il computer. Shirogane era nella sua stessa situazione, per questo non potè fare altro che rassegnarsi. La villa era talmente grande che anche se avessero urlato nessuno avrebbe potuto sentirli dato che lo stanzino, purtroppo, si trovava in un angolo piuttosto remoto dell’edificio. Ryou aveva sempre pensato che quella casa fosse troppo grande, ma le manie dei suoi genitori di conservare le eredità della famiglia lo avevano sempre costretto a tenere quell’idea per sé. “E’ la villa di famiglia, tuo nonno la comprò con grandi sacrifici.” Gli diceva sempre suo padre, tutto orgoglioso. Così Ryou teneva per sé le proprie idee dicendosi che probabilmente se mai si fosse fatto una propria famiglia i sensi di colpa lo avrebbero portato a vivere lo stesso in quella casa nonostante non rispecchiasse i suoi gusti.

-Mettiamoci ad urlare.- disse poco convinta la rossina. Notò, purtroppo, che la voce aveva iniziato a tremarle, chiaro segno che la maschera di poca preoccupazione che aveva indossato prima stava scemando velocemente. Shirogane fece di no con il capo.

-Probabilmente non ci sentirebbero, poi è pericoloso…- Ichigo si morse la lingua: era stata una stupida! Nonostante si trovassero in un quartiere piuttosto sicuro erano pur sempre in tempi di guerra e delle semplici grida avrebbero smosso tutto il vicinato. Ichigo incrociò le braccia, triste. –Non ci resta che aspettare…- affermò Ryou mascherando, sicuramente meglio della sua interlocutrice, tutti i sentimenti che gli stavano inondando il cuore. D’apprima il nervoso per ciò che era accaduto, poi l’ansia perché non sapeva davvero come comportarsi con Ichigo, in fine la gioia perché sentiva che finalmente avrebbe potuto averla con sé seppur in maniera forzata. Si scansò dalla porta, raggiungendo il secchiello pieno d’acqua e sapone. –Direi che dovremmo approfittarne per metterci al lavoro…- affermò allora il biondino. Prese lo straccio immergendolo nel secchio, poi lo strizzò con cura. Ichigo non poteva credere ai propri occhi!

-Ma non avevi detto che ti saresti occupato solo degli appunti?- Ryou sollevò lo sguardo azzurro su di lei, cercando di accennare un piccolo sorriso. Alla ragazza quel gesto piacque molto e lo prese come una richiesta di pace.

-Faremo entrambe le cose insieme. Ora tieni…- e le passò la scopa. –Mettiamoci al lavoro!-

Ichigo non seppe quanto tempo passò. Orologi in quello stanzino non c’è n’erano e forse nemmeno li avrebbe guardati anche se fosse stato il contrario. La notte trascorreva mentre la luna si rifletteva tranquilla sul vetro di quella piccola stanza. Ryou spazzava, Ichigo puliva. E battute. E sguardi. Momenti. Silenzi. Occhiolini. Frasi sussurrate e forse non comprese. Mani che per sbaglio si sfioravano. Guance che arrossivano. E parole che rimanevano incastrate tra i denti. Perché a volte bisogna rimanere rinchiusi tra quattro mura per capire quanto desideriamo uno sguardo o una persona.  

Ichigo lo stava imparando respiro dopo respiro, attimo dopo attimo. Stava intuendo quanto quel biondino le stesse a cuore, quanto la propria mente lo stesse richiamando sempre più spesso nei propri pensieri. Non le dispiaceva passare il tempo assieme a lui, se non pensava al loro litigio, anzi ogni volta imparava cose nuove su se stessa e sul mondo che la circondava. Quando terminarono lo stanzino era pulitissimo: nonostante le loro poche possibilità erano riusciti ad ordinare per bene gli appunti. Ora erano seduti su una vecchia poltrona tutta rossa abbastanza grande per ospitare entrambi seppur con un po’ di fatica.

-Sei scomoda?- le domandò Ryou. Le aveva chiesto di sedersi accanto a lui perché l’aveva vista stanca e nonostante l’imbarazzo Ichigo aveva accettato. Le gambe e le spalle erano a stretto contatto e per stare realmente comodo il biondo avrebbe preferito circondare con il proprio braccio le esili spalle di Ichigo.

Solo per comodità, s’intende.

Per questo dopo aver tirato un sospiro allungò il braccio, poggiando una mano sulla spalla sinistra della rossina, circondandola completamente. La sentì deglutire.

-Shirogane-kun…- sussurrò tra i denti non sapendo bene che dire.

-Non pensare male, è solo per stare più comodo.- intese subito lui volgendo lo sguardo dall’altra parte. Ichigo arrossì ancor di più.

-Ehi ehi, mica pensavo che…- si portò le mani davanti alla faccia.

-No Ichigo, per tua sfortuna non ci proverei mai con te!- precisò allora, maligno. In realtà stava dicendo la bugia più grande della propria vita ed il fatto che se ne stesse rendendo conto benissimo lo metteva in seria difficoltà.

-E’ un modo per dirmi che sono brutta?- incrociò le braccia Ichigo seriamente dispiaciuta ma anche impettita.

-Mmmh…- scherzò Ryou mugugnando. La vide seriamente dispiaciuta. Lo sguardo a terra. Eppure era sicuro che si sarebbe messa sulle punte e avrebbe iniziato ad elencare i grandissimi difetti del suo interlocutore: dal suo essere così infinitamente taciturno alla sua bruttissima abitudine di fare dei discorsi sempre troppo enigmatici. Invece no: Ichigo stava lì seduta con il broncio, visibilmente dispiaciuta. Non pensava di essere miss mondo, anzi, ma non credeva davvero che Ryou potesse avere un giudizio così negativo del suo aspetto. Ed il fatto che l’avesse lasciata così delusa ed amareggiata la rendeva perplessa.

Presto sentì una mano imprigionarle il mento, poi i propri occhi entrarono a contatto con quelli oltre mare di Ryou.

Quanto sono belli i tuoi occhi, biondino antipatico?

Ichigo non potè che abbassare lo sguardo di fronte a quelle iridi così perfette, pensando che le sue, invece, erano così ordinarie e normali che sicuramente non erano capaci a suscitare alcuna emozione in Ryou.

-Stavo scherzando…- le sorrise gentile, richiamando ancora il suo sguardo. –Sei bella Ichigo, bella e speciale…- la rossina non ne seppe il motivo, ma chiuse gli occhi, attendendo un bacio che purtroppo non arrivò. Sentì solo il respiro gentile di quel giovane uomo accarezzarle una guancia, ma niente di più. Ryou si era scansato, poi si era alzato in piedi. Pensava che tutte le loro tensioni si sarebbero concluse da quel momento in poi.

-Shirogane-kun…- lo chiamò allora Ichigo alzando lo sguardo. Ryou accolse il suo richiamo, cedendole un’occhiata incuriosita.

-Dimmi.- proferì allora, piatto ma gentile.

-Riguardo le nostre discussioni e la tensione che si è creata tra noi per via dello stars sconosciuto…- a Ichigo tremava la voce ed aveva un gran fastidio perché doveva parlare di Kisshu con quei termini. –Vorrei che si chiudesse tutto… vorrei che non ci fossero più dubbi o punti interrogativi che ci porterebbero solo ad essere inutilmente freddi l’uno con l’altra…-  per lei era difficile fare un discorso simile poiché si era resa conto di tenere davvero al giudizio che Ryou Shirogane aveva della sua persona. Per questo strinse nel pugno il tessuto della gonna rossa della divisa attendendo che il suo interlocutore dicesse ciò che pensava.

-Hai ragione Ichigo, direi che dovremmo parlare con tranquillità…- per questo Ryou fece qualche passo avanti, sedendosi al di sotto della poltrona rossa. Poggiò il gomito sullo spazio vuoto ed iniziò a guardarla. Un ginocchio al petto, l’altra gamba piegata a terra. Parevano due vecchi amici.

-In questo periodo ho pensato che tu fossi freddo con me perché… avevi paura che io fossi dalla parte degli stars, perché era evidente che quel rapimento non era un modo per fare la guerra…- gli occhi di Ryou divennero grossi come due palle da baseball per la sorpresa. Questo d’apprima fece sorridere Ichigo poi la fece convincere del fatto che aveva sbagliato.

-No!- esclamò allora Shirogane. –Non mi è passato per la testa nemmeno per un attimo!- eppure mentre diceva quelle cose si rendeva conto che non era una supposizione così incredibile: allora quella sua inquietudine era tutta gelosia nei confronti di quello stars che aveva avuto la possibilità di stringere Ichigo a sé? Si diede mentalmente dello stupido.

-Sono più tranquilla ora…- Ichigo scivolò giù dalla poltrona, poggiando visi proprio come il suo amico, entrambe le ginocchia al petto.

-Siete amici?- le domandò allora Ryou. Ichigo sospirò.

-Lo conosco… io conosco quel ragazzo…- parlare di lui non con il nome di razza ma chiamandolo “ragazzo” la faceva sentire più vicina a Kisshu e ciò le alleggeriva il cuore.

-C’è un legame stretto tra voi?- la rossina riflettè per bene sulla risposta da dare a quella domanda. Dicendo la verità avrebbe ammesso che Kisshu rappresentava, tolta la squadra mew mew, l’unica persona che le volesse bene in quel mondo così triste. Avrebbe dovuto ammettere che provava un profondo affetto nei suoi confronti. Che erano fortemente legati, tanto che erano stati uniti da un bacio voluto da entrambi. Un rapporto ambiguo il loro, cresciuto in un mondo che non li voleva amici ma nemici. Tuttavia sentiva che non era il momento più opportuno per parlarne a Ryou: forse più avanti, forse quando tutto si sarebbe risolto.

-Lo conosco, tutto qui.- Ryou si tenne per sé il l’impressione che quello stars fosse innamorato di lei e l’ancor più bruciante convinzione che lei lo ricambiava. Per questo abbassò lo sguardo, rassegnandosi alla decisione di Ichigo di non dire tutta la verità.

-Mi prometti una cosa?- la guardò negli occhi, con complicità.

-Dimmi.-

-Mi prometti che un giorno mi racconterai tutto?- era la prima volta che Ryou Shirogane strappava una promessa ad un’altra persona; ma la serenità e la gentilezza con cui aveva posto quella domanda avevano fatto si che Ichigo si sentisse molto più serena.

-Va bene.- e si strinsero la mano, come fosse un patto impossibile da cancellare.

 

° ° ° ° ° 

 

Zakuro quella mattina si era svegliata prima di tutti gli altri. Toccava a lei iniziare le pulizie e per questo scese in cucina. Essa non era molto grande: il piano cottura ed il resto del mobilio erano di un tenue bianco, mentre nella parte sinistra della stanza riposava un tavolo che avrebbe ospitato comodamente quattro persone. La giovane modella attraversò interamente la stanza, raggiungendo la porta-finestra. Alzò le tapparelle, poi l’aprì. Era una tenue giornata autunnale e l’arietta fresca che subito le attraversò la pelle le concesse un brivido.

-Buon giorno.- sentì dietro le proprie spalle. Zakuro puntò gli occhi su quelli castani di Keiichirou che doveva essersi appena svegliato. La ragazza lo indovinò dalla voce più bassa e roca del solito.

-Buon giorno.- lo salutò a propria volta notando che il giovane si stava avviando verso la cucina, probabilmente per prepararsi qualcosa.

-Vuoi del caffè?- le domandò. Zakuro annuì semplicemente, avviandosi verso il tavolo per poi sedersi. Quando la caffettiera fu messa sul fuoco Keiichirou la imitò, poggiando il mento su entrambe le mani.

-Allora, come ti trovi qua in casa Shirogane?- domandò tranquillo. A Zakuro piaceva la voce di quel ragazzo nonostante la sua infinita dolcezza. A Zakuro le cose dolci, infatti, solitamente non piacevano.

-Diciamo di sì anche se la trovo un po’ affollata.- di risposta Keiichirou ridacchiò.

-Bisogna essere capaci a crearsi i propri spazi.- suggerì allora il moro. –Io invece amo stare in mezzo alla gente, mi rende allegro.- socchiuse gli occhi castani volgendoli poi dentro quelli di Zakuro. Era impressionante la somiglianza che avevano con quelli del fratello gemello.

-Si hanno delle informazioni riguardo Zak?- domandò allora la giovane manco gli stesse leggendo nel pensiero. Keiichirou fece di no con il capo, dispiaciuto.

-Purtroppo no, ma siamo consapevoli che molto presto dovremo introdurci nelle prigioni degli stars… per via di alcuni dati di cui abbiamo bisogno…- sussurrò il ragazzo. Zakuro si convinse che le stava dicendo la verità, per questo annuì. –Zakuro, io desidero che tu sia felice… assieme a Zak…- disse allora il ragazzo, sinceramente emozionato. Il brontolio della caffettiera lo salvò perché alcune lacrime si stavano facendo spazio al di sotto delle palpebre per uscire. Quando si voltò dalla parte opposta per versare il caffè esse caddero sul ripiano della cucina, inermi. E Keiichirou Akasaka decise che avrebbe fatto di tutto per rendere quella ragazza triste il più felice possibile: restituendole suo fratello.

 

° ° ° ° °

 

-Mi ero chiesto dove fossero finiti, Katy sta mattina non ha trovato Ryou nel suo letto…- affermò Kaze Shirogane con al fianco il suo fidato amico e collega Keiichirou. Quello sorrise.

-Non sapevo che la maniglia dello stanzino fosse rotta, poveretti, hanno passato la notte seduti sul pavimento…- rispose a bassa voce osservando la scena che aveva avuto davanti una volta aperta la porta difettosa dello stanzino. Ryou con la testa appoggiata sulla nuca rossa di Ichigo posta, a propria volta, sulla spalla del biondino. Parevano dormire di un sonno profondo, impossibile da rompere. L’atmosfera magica che li avvolgeva rendeva il tutto frutto di una scena romantica.

-Ehi!- fece allora Purin comparsa alle loro spalle. –Questo è degno di una foto!- esclamò tutta contenta premendo il tasto della propria fotocamera. Un flash improvviso invase entrambi i ragazzi che, comunque, non si mossero. –Questa finisce dritta dritta tra le foto compromettenti!- rise la biondina, suscitando le risate generali.

Keiichirou li guardò: era sicuro che tutto si era risolto. Glie lo suggerivano i volti rilassati, addirittura, contenti. E si disse che il suo migliore amico probabilmente non aveva mai trascorso notte più bella.

 

 

 

Ringrazio…

 

-Trilla96: ciao! Intanto ben venuta nel sito, sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia tanto O_O e grazie mille per i complimentosi che mi hai fatto!

 

-Eruanne: Carissima, purtroppo in questo capitolo le tue domande non hanno una risposta… non ancora almeno! Dovendo parlare piuttosto approfonditamente di ogni personaggio spesso e volentieri devo lasciare dei punti interrogativi anche per intervalli di uno, due capitoli… ma sono sicura che voi lettrici riuscirete a starmi dietro ^_^ intanto spero che questo capitolo RyouxIchigo ti sia piaciuto!

 

-NinaFallenAngel: ecco finalmente è arrivato il capitolo che aspettavi! Bè si la domanda che ti sei posta è giusta: Ichigo riuscirà a combattere contro Kisshu? Almeno in questo capitolo l’ho lasciata ancora piuttosto tranquilla… ma ti assicuro che i prossimi saranno molto più movimentati!

 

-Akly: Bè si ormai è risaputo che sono una fan sfegatata della RyouxIchigo ma in questa storia Kisshu è uno dei protagonisti… ormai ho deciso come finirà la fic… e ti assicuro che non mancheranno le sorprese! Quindi ti lascio il dubbio su Miriam XD l’unica cosa che potrai fare sarà leggere! Per ora approfitto di questo mio momento di ispirazione… anche perché ho appena iniziato l’ultimo anno di liceo e sicuramente tra un impegno e l’altro sarà dura. Un bacione!

 

-maggyeberty: Intanto grazie mille per i complimenti, mi hanno fatto molto piacere! Ops ops, ti ho lasciato con un po’ di punti interrogativi che, purtroppo, in questo capitolo non hanno avuto una risposta! Tuttavia è anche questo il bello delle fic no? Sappi che ho un mucchio di idee… tutte volte a sorprendervi! Come ho già detto in questa storia tutti i personaggi vengono approfonditi, per questo capita spesso che lasci perdere una situazione (come questa volta con quella di Kisshu) per poi riprenderne un’altra. Ma penso e spero che per voi non risulti un problema. Per ora ti ringrazio ancora per il commento! Bacioni!

 

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Capitolo 18
*** 17-Il quadrato ***


EVERYTHING BURNS

Questo capitolo è uscito di getto, così irresistibilmente… dovevo scrivere il capitolo di un’altra mia fic (tra l’altro nemmeno di tmm -.-) ma non ho resistito! Tempo mezz’ora e tac… eccolo qui. Senza troppe pretese, anche perché lascia spazio ad un seguito…

Buona lettura!

 

EVERYTHING BURNS

 

17-Il quadrato

 

“Avevo gli occhi aperti ma già sognavo mondi lontani, vedevo una pelle liscia sfiorata dalle mie mani. Sentivo una voce chiamarmi, staccarmi via dal suolo… ma in volo tutto si  è spento e adesso resto solo. Con il freddo che impedisce di riflettere, quando due corpi fusi in uno e quello che poteva essere? Insieme, cacciatori e prede…” (Gemelli Diversi, Ciò che poteva essere)

 

Ne poteva assaporare il profumo.

Finalmente.

Ne poteva toccare la pelle.

Era ora.

Ne aveva baciato il ventre e aveva percorso ogni centimetro della sua pelle.

Come in un sogno.

Le gambe snelle si strinsero attorno al corpo di Kisshu, accogliendo un colpo dopo l’altro, dentro di lei. La sentiva rantolare di piacere, la bocca rosea accanto al suo orecchio. La mano percorse il fianco, stancamente. Alzò il capo assaporando quell’ennesimo, ed ultimo, istante di piacere. La guardò abbandonarsi sul materasso mentre lisci filami di seta rossa le accarezzavano il seno nudo ed il collo bianco. Le vide le palpebre chiuse poi le baciò le labbra. Brividi di piacere gli percorsero il corpo; e forse in quell’istante intuì che era un sogno.

Per questo Kisshu si svegliò nel cuore della notte e strinse forte forte nella mano la coperta verde che lo avvolgeva. Il fiato corto, il desiderio che piano piano si faceva sentire, prepotente, sin dalle viscere. La voleva. Voleva possederla. E quei maledetti sogni non facevano altro che ricordargli che quel desiderio era davvero lontano. Voltò lo sguardo verso la finestra là accanto. Quella camera da militari era maledettamente triste ed il fatto di doverla condividere con i due fratellastri, come anni prima, non rendeva il tutto più piacevole. Si abbandonò di nuovo sul materasso. Il petto ormai lasciato scoperto, la pelle che piano piano si faceva percorrere da brividi di freddo: aveva una fottuta voglia di morire, ma non riusciva a prendere il coraggio per piantarsi una lama proprio nel petto, dove il cuore batteva. Chiuse gli occhi, poi la mano percorse stancamente prima la fronte, poi gli occhi stanchi: doveva lottare, ancora un mese, forse due, e sarebbe riuscito a rapirla e, finalmente, farla sua.

Parola di Deep Blue, giusto?

 

° ° ° ° °

 

-Oggi esercitazione, e questa notte missione…- disse una più che tranquilla Miriam assaporando la sua abbondante colazione. Il suo piatto era molto più pieno rispetto a quello del resto della sua squadra, cosa al quanto strana dato che gli altri erano tutti maschi. Ma Pay non si faceva più domande su quella strana ragazza e gli altri due stavano iniziando a fare la stessa cosa.

Di fronte a Miriam c’era Kisshu, un’espressione indifferente stampata in faccia. Alla destra dello stars vi era Pay intento a bere il suo succo di frutta. E accanto a lei Taruto che giocherellava con le briciole di una fetta di pane distrutta dalle sue fauci. Formavano un quadrato, come una vera e propria squadra.

-Forse Kisshu dovrebbe iniziare ad avere informazioni sui nostri nemici…- intervenne Taruto sollevando lo sguardo color miele su quello ancor più chiaro del fratellastro. Quello abbassò il cappello da militare sugli occhi, non rispondendo: per lui la missione era del tutto indifferente. Miriam dalla sua annuì.

-Hai ragione Taruto-kun, sarà meglio dirgli tutte le informazioni che abbiamo accumulato.- terminò allora la ragazza bevendo poi ciò che rimaneva del suo succo d’arancia. Portò poi gli occhi sul militare seduto di fronte a lei: quel Kisshu era davvero un tipo strano. Ne accarezzò con il pensiero il profilo, dicendosi che non aveva mai visto dei lineamenti tanto particolari. Delicati ma mascolini. E gli occhi? Con il pensiero scavò nella memoria ricordando quelle due iridi color dell’oro fuso. Non aveva mai visto due occhi tanto belli. Parevano ardere e congelare allo stesso tempo. Fuoco e ghiaccio. Inferno e paradiso. Era stata quella l’impressione che la giovane donna aveva avuto e questo la spaventava non poco. Era abituata, inoltre, a ricevere spesso attenzioni dai ragazzi che la circondavano, cosa ormai di routine all’interno della caserma dove la maggior parte dei militari la richiamavano mettendo in risalto i suoi pregi. Non che questo le importasse più di tanto, non era un tipo vanitoso, ma il fatto che quel Kisshu non la degnasse di un minimo sguardo la infastidiva. Riflettè che la freddezza di Pay, invece, non le era mai importata mentre quella di quel nuovo componente della squadra stava quasi divenendo un’ossessione. Poggiò entrambe le mani sul tavolo voltandosi verso il più grande della squadra. Notò che la stava fissando e Miriam ebbe paura che il ragazzo sospettasse i suoi pensieri. Come si poteva leggere nella mente di Pay? Probabilmente era  più facile sterminare il genere umano!

-Allora, chi sono questi nemici?- Kisshu finalmente finse interesse. Si disse che sarebbe stato il suo passatempo per le prossime settimane e si chiedeva se avrebbe avuto il tempo di divertirsi un po’. Miriam fu felice di quella domanda, ma Pay la precedette.

-Sono quattro ragazze.- disse allora lo stars asciugandosi poi la bocca con il tovagliolo bianco. Lo poggiò sul tavolo, poi riprese. –Sono delle guerriere, con poteri speciali molto più forti degli umani…- Taruto rise.

-Non che ci voglia molto per essere più forti degli umani!- ridacchiò ancora, ma nessuno dei tre componenti della squadra lo accompagnò: quell’ironia che metteva in risalto i difetti degli umani infastidiva tutti gli stars adulti e che, quindi, conoscevano il periodo di pace con gli umani che aveva preceduto la guerra. Per questo Kisshu lo ignorò portando gli occhi sulla figura di Miriam poi su di lui.

-E Deep Blue crea una squadra speciale composta ben da quattro persone per sconfiggere delle umane un po’ più forti rispetto al solito?- chiese allora il ragazzo non convinto. Miriam intervenne.

-Non sono “un po’ più forti”, sono molto più forti. E hanno un aspetto strano…- assunse un’aria riflessiva. –Sembrano degli animali!- Kisshu  aprì e richiuse più volte gli occhi.

-E cosa sono, mutanti? Siamo in guerra, mica in un film di fantascienza!- esclamò ma Taruto lo interruppe.

-Come al solito pensi di sapere tutto! Ti assicuro che sono strane: una ha le orecchie e la coda da scimmia!- improvvisamente Kisshu si bloccò. La forchetta gli rimase a mezz’aria quando d’improvviso gli venne in mente la ragazza che gli aveva salvato la vita solo qualche settimana prima. I ricordi erano confusi. La mente oscurata dal dolore. Ricordava una pelle bianca. Gli occhi inverosimilmente rosa. Due orecchie da gatto. Poi tentò di darsi un contegno: sicuramente quella ragazza era stata il frutto di un sogno!

-Qualunque cosa sia li elimineremo in un batter d’occhio…- affermò allora il ragazzo riacquistando la sua aria tranquilla. Pay sospirò: Kisshu non era cambiato per niente! La solita sicurezza e spavalderia che caratterizzavano ogni sua parola, ogni suo gesto. Ma avrebbe mai imparato l’umiltà?

-Io non ne sarei così sicuro…- disse allora trattenendo una crisi di nervi.

-E perché?- domandò Kisshu. L’oro si specchiò spavaldo nell’ametista più profondo, in una guerra che pareva alla pari. Ma il primo ad abbassare gli occhi fu Kisshu e non per arresa, s’intende. Ma si alzò, iniziando a fischiettare il motivetto di una vecchia canzone degli anni 80 di un artista tanto amato dagli umani, Michael Jackson se Miriam non ricordava male. Pay scosse il capo: cosa diavolo ci faceva il suo fratellastro, così amante degli umani, là dentro?

 

° ° ° ° °

 

La serenità finalmente aveva avvolto casa Shirogane. Le tensioni provocate dai segreti di Ichigo erano svanite ed ormai si respirava normalità tra quelle mura.

-Shirogane-kun, sei uno stupido!-

Appunto, normalità.

-Ora cosa avrei combinato?- chiese il biondino uscendo dal bagno, un asciugamano dietro il collo.

-Avevo appena finito di lavare il corridoio e guarda: ci sono un sacco di pedate!- affermò portandosi entrambe le mani ai fianchi.

-Caspita Ichigo-chan, se tu fossi così agguerrita durante le battaglie contro gli stars avremmo vinto questa guerra in un batter d’occhio!- esclamò Minto uscendo dalla propria stanza. La rossina si voltò verso di lei, le guance in fiamme.

-Minto-chan! Anche tu stai facendo le pedate per terra! Uffa, uffa, uffa! Nessuno apprezza il mio lavoro!- piagnucolò, mentre un più che tranquillo Ryou attraversava il corridoio per raggiungere la cucina al piano inferiore.

-Su Ichigo, ora potrai ripulire dato che stiamo scendendo tutti al piano di sotto…- affermò il biondino passandole al fianco, un sorriso da diavoletto stampato in faccia.

-Shirogane-kun, non ti sopporto!- anche Minto abbandonò il corridoio, lasciandola sola. Altro lavoro l’attendeva. Ma quella tranquillità durò ben poco poiché Masha spuntò improvvisamente al suo fianco. –Cosa vuoi pure tu? Non ho il tempo di ascoltare anche le tue richieste!- disse seccata la rossina prendendo in mano, nuovamente, straccio e secchio.

-Pericolo, pericolo!- la giovane sollevò lo sguardo spaventata e preoccupata, guardandolo volare verso il piano di sotto. Abbandonò straccio e secchio a terra, correndo per raggiungerlo: era sicura che centrassero gli stars.

-E’ incredibile…- affermò uno spaventato Keiichirou osservando lo schermo di un computer. In laboratorio Ichigo trovò tutta la squadra al completo: Zakuro, le braccia incrociate e un’espressione indifferente sul volto; Retasu, le guance rosse dallo spavento; Purin, la voglia di combattere che trasudava dai piccoli occhi castani e Minto, il medaglione per la trasformazione già in mano. Entrambe le braccia le caddero lungo i fianchi, mentre anche Ryou raggiungeva il laboratorio: era stata questione di pochi secondi. Il biondo raggiunse il padre, seduto dietro ad un grosso computer.

-Che è successo?- un attonito Keiichirou gli rispose.

-Quattro chimeri, stanno seminando distruzione nella parte nord, sud, est ed ovest della città!- le cinque giovani spalancarono gli occhi a quella notizia, mentre anche Ryou si sedeva al computer per analizzare i dati.

-Hanno formato un quadrato perfetto…- disse il giovane scienziato. Ichigo lo guardò concentrato, come se non ci fossero altre preoccupazioni al mondo: lo vide assorto e si diede della stupida perché lei si stava abbandonando ai suoi pensieri mentre l’umanità era in pericolo.

-Dobbiamo andare a sconfiggerli…- disse una più che sicura Zakuro volgendo lo sguardo verso Kaze. Quello annuì.

-Dovrete dividervi ragazze…- affermò allora il dottore chiudendo gli occhi, dispiaciuto.

-Non c’è problema.- proferì allora Minto, gli occhi convinti.

-Zakuro, a te la parte ovest della città.- ordinò Ryou mentre lei annuiva. Iniziò già a salire le scale: la sua missione le era stata assegnata ed era meglio far presto. –Minto, va con lei.- fece ancora cenno il biondo mentre la ragazza, contenta, rincorreva il suo idolo. –Retasu, tu la parte est, Purin quella a sud e Ichigo a nord. Sarà il vostro istinto a portarvi dai chimeri…- le tre ragazze rimaste annuirono, iniziando ad avviarsi. Quando Ichigo, rimasta per ultima, raggiunse il corridoio che precedeva il laboratorio sentì una mano raggiungerle la spalla.

-Chiama, per qualunque cosa…- voltò appena lo sguardo e vide gli occhi oltre mare di Ryou osservarla preoccupati. Il contatto della sua mano sulla spalla l’aveva emozionata e non poteva non ammetterlo. Gli sorrise.

-Certo…-

-Buona missione.- le sorrise gentile, preoccupato, in fondo, anche se ormai lei era predisposta al combattimento.

E mew Ichigo corse. Corse più del vento perché aveva voglia di proteggere chi di caro aveva ora su quella Terra. Corse convinta che sua madre e suo padre la stessero guardando da lassù, proteggendola con orgoglio. Corse perché era giusto così, senza farsi domande, senza avere paura.

L’istinto la portò all’interno di un grosso parco. Il crepuscolo ormai stava calando eppure non vedeva niente all’orizzonte. Sentiva, però, che presenze ambigue si muovevano nell’aria. Chiuse gli occhi, le orecchie attente all’ascolto. E finalmente sentì qualcosa. Le gambe da gatta spiccarono un balzo  facendole evitare il colpo di una lama. Alzò gli occhi e vide di fronte a sé un chimero dalle fattezze di un gatto, un po’ cresciuto però.

-Sono pronta…- e afferrò la sua arma.

 

° ° ° ° °

 

Mew Zakuro correva. Sopra di lei Mew Minto volava con un’aria battagliera sul viso. Non si erano parlate. Non c’è n’era bisogno, almeno questo pensava Mew Zakuro. La missione andava eseguita. Raggiunsero una strada abbandonata, un palazzo diroccato e una scuola che doveva esser stata chiusa anni prima erano gli unici spettatori in quel freddo crepuscolo.

-Non c’è niente.- disse Mew Minto, atterrando al fianco della compagna. Mew Zakuro continuò il suo silenzio. Quando Mew Minto stava per chiederle un qualche parere sentì il corpo della compagna addosso, il seno premuto contro il petto nudo. Atterrò sulla schiena, sentendo forte il profumo della modella attraversarle le narici. Quando aprì gli occhi potè vedere il viso della mew-lupo a pochi centimetri dal proprio, la bocca piegata in un respiro affannato.

-Fa attenzione la prossima volta. Stava per attaccarti.- affermò alzandosi in piedi. Mew Minto sollevò lo sguardo su un chimero alato che stava loro davanti, il corpo da lupo. Mew Zakuro afferrò la sua frusta viola: -Muori, essere orribile!- tuonò spiccando un balzo. Anche Mew Minto si alzò in piedi, annuendo.

-Al fianco di Zakuro riuscirò tutto, ne sono certa…- disse fra sé, stringendo il pugno e facendo materializzare il suo arco: era l’inizio dei giochi.

 

° ° ° ° °

 

La baia di Tokyo pareva tranquilla quella sera. Il cielo, macchiato da colori caldi, non ospitava alcuna nuvola e si rifletteva sulle acque di quel luogo fantastico. Mew Retasu prese un respiro profondo: sarebbe stata la sua prima battaglia in completa solitudine e doveva contare solo su se stessa. Si disse che anche le sue compagne erano nelle sue stesse condizioni e che per questo doveva essere forte. Quando portò gli occhi al cielo vide una figura. La vide e il suo cuore non riuscì più a battere. Lo vide e ogni cosa parve sciogliersi dentro di lei. Lo vide e lui, sospirando, le puntò il dito contro, ed una figura minacciosa spuntò fuori dalle acque tranquille: un enorme chimero-pesce. Mew Retasu fece comparire le proprie nacchere tra le mani, le lacrime che battevano per uscire dagli occhi.

-Combatterò, anche se non sarebbe giusto farlo…- disse sottovoce.

-Combatterò contro di te, anche se vorrei conoscere i tuoi occhi ancora un po’…- disse Pay alzando il viso al cielo.

 

° ° ° ° °

 

Lo zoo di Tokyo era stato chiuso per mancanza di manutenzione. I vecchi cancelli non erano stati un ostacolo per l’agile Purin che con un semplice balzo aveva raggiunto il capannone che fungeva da area per gli spettacoli quando la struttura era stata ancora aperta. Si guardò intorno notando i vecchi attrezzi ormai impolverati e lasciati al loro destino.

-Chimero, chimero, dove sei?- chiamava convinta che presto lo avrebbe trovato. –Chimero, non farti aspettare!- disse. Poi il silenzio. –Ah, eccoti… finalmente!- e saltò oltre le transenne, guardando al di fuori del capannone: vide un enorme chimero-scimmia urlare e dimenarsi. –Finalmente, un po’ di attività fisica!-

 

Ringrazio…

 

-Serenity_Moon: ma tesorina, grazie per aver letto anche tutti i capitoli di questa fiction lunghissima! Cosa ti aspettavi che pensavi fosse molto diversa? Comunque ti ringrazio per tutti i complimenti che mi hai fatto ^_^ come hai notato non lascio perdere la coppia RyouxIchigo, anche se pure la KisshuxIchigo è parecchio importante… due storie molto diverse, insomma! Spero di ritrovarti anche nel prossimo capitolo… ci sentiamo presto!

 

-Eruanne: anche tu sotto maturità quest’anno? Auguri collega! Ç_ç ma passiamo alla fic ^_^ si sono tenerissimi il mio Ryoucciolo e la mia Ichi *_* li adoro insieme! Loro mi ispirano dolcezza, mentre Kisshuemmh… dall’inizio di questo capitolo penso tu abbia intuito cosa mi ispira!! Lascio perdere i bollori =_= comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto! A presto! 

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Capitolo 19
*** 18-L'incontro ***


18-…

Chiedo scusa per il ritardo. Ma la quinta superiore è una devastazione!! Spero che il capitolo vi piacerà. I ringraziamenti al fondo!

 

EVERYTHING BURNS

 

18-L’incontro

 

“Quante volte ho detto al cielo, io, voglio solo scendere” (Negramaro-Lacrime)

 

Il chimero-gatto aveva delle dimensioni enormi: pareva una pantera troppo cresciuta, con gli occhi gialli  e un’espressione minacciosa dipinta sul muso scuro. Le sue fauci parevano voler dire: “Ehi, sono pronta a mangiarti in un sol boccone!” ma Mew Ichigo non aveva paura. Ryou le era stato accanto non più di qualche notte prima e le aveva insegnato a combattere la sua battaglia prima di tutto per se stessa, poi per il resto dell’umanità. Proprio per questo aveva imbracciato la propria arma e, fra un balzo e l’altro, aveva dato del filo da torcere al terribile chimero.

Tuttavia non sapeva di una figura stagliata al di sopra della sua testa: il sole del crepuscolo accarezzava la sua pelle diafana, mentre Kisshu osservava la giovane mew mew combattere come mai aveva visto fare a nessuno. Strinse gli occhi a due fessure e dopo pochi attimi l’aveva riconosciuta: quella notte di quello che pareva un giorno tanto lontano; quel viso così delicato; quella bellezza sconvolgente. Quella notte in cui l’aveva incontrata per la prima volta Kisshu era moribondo ma non avrebbe dimenticato quella fanciulla per il resto della sua vita. Notò che senza troppa difficoltà stava distruggendo il grosso chimero. Tuttavia preferì chiarirsi subito le idee: in sostanza non voleva eliminarla. Per questo fece comparire tra le proprie mani due tridenti, le sue armi, e con un sol colpo fece scomparire il chimero-gatto. Mew Ichigo rimase basita di fronte a quella scena. Il fiato corto, la preoccupazione che pian piano le si era dipinta sul volto: uno stars si era calato dall’alto e con una mossa veloce aveva distrutto quel terribile chimero. Mew Ichigo  deglutì: per via del cappello della divisa militare non era riuscita a guardarlo bene in volto, tuttavia non ci voleva un genio per comprendere che quel militare doveva essere potentissimo. Per questo strinse il pugno e con la mano destra tenne ancora più fortemente la propria arma: era pronta all’azione. Tuttavia quando Kisshu poggiò i piedi a terra e alzò gli occhi color dell’oro sulla figura di Mew Ichigo le parole e la voglia di combattere parvero sparire improvvisamente.   

-Sei bellissima.- fu l’unica cosa che riuscì ad uscire dalle labbra di Kisshu. Una frase appena sussurrata, frutto più della sua impulsività che di un ragionamento vero e proprio. Aveva lo strambo impulso di portarsi una mano al cuore: quasi dovesse ordinargli di stare fermo. Eppure non sapeva nemmeno che tipo di essere fosse quella ragazza vestita di rosa con gli occhi belli e la pelle bianca. Eppure era bellissima. Glie lo aveva anche detto, e l’aveva vista arrossire come una bambina. Perché non aveva paura di lui? Si tolse il cappello. Forse voleva diminuire le distanze tra loro.

Mew Ichigo non riusciva a parlare. Le braccia penzoloni lungo i fianchi, fece cadere la propria arma a terra, tremante. –No.- disse Kisshu,  scuotendo il capo. –Non avere paura di me.- disse ancora il ragazzo allungando una mano verso di lei ed avvicinandosi con passi regolari. Mew Ichigo iniziò ad indietreggiare chiedendosi perché non fosse corso ad abbracciarla. Poi d’improvviso si ricordò: aveva le sembianze di Mew  Ichigo e Kisshu non poteva riconoscerla! –Io ti devo la vita.- disse allora il giovane, ormai vicino a  lei. La giovane guerriera si rese conto che il ragazzo la stava guardando esattamente come l’aveva sempre guardata: con aria sognante, quasi, innamorata. E il tremore aumentò. Non pensava che l’avrebbe mai rincontrato in quella situazione.

-Ki-chan…- disse sottovoce mentre una lacrima rotolava lungo la guancia bianca. Kisshu parve non sentirla, ma era dispiaciuto di quel pianto.

-Perché piangi?- chiese, la voce così dolce. E I chigo si sentì un mostro perché l’aveva abbandonato e stava cercando di uccidere l’intera sua razza. Aveva una maledetta voglia di tornare nelle proprie sembianze e chiedergli di combattere assieme a lei. E più il pianto aumentava, più quest’idea si faceva spazio dentro di lei. Tuttavia quando sollevò lo sguardo su di lui si rese conto che non poteva chiedergli una cosa del genere. –Sei così bella…- disse ancora lo stars, quasi in trance. Si era avvicinato ancor di più e le aveva accarezzato la guancia rigata di lacrime. Ichigo ne sentì la fragranza, così familiare, così buona. Ed ebbe l’impulso di stringersi a lui, finalmente.

 

° ° ° ° °

 

-Ma che diavolo fa?- chiese Ryou tirando un pugno al tavolo dove era poggiato il computer. Stavano tutti osservando le immagini proposte dallo schermo che ritraevano Mew Ichigo piangere di fronte ad uno stars. Lo stesso di quella maledetta sera.

-Non posso crederci, lui ha anche ucciso il suo chimero!-  esclamò Kaze veramente impressionato da quel comportamento che di sensato aveva ben poco.

-Vado ad ammazzarlo quel bastardo…- Ryou si alzò in piedi, in preda alla rabbia. Ci vollero sia il padre sia Keiichirou per tenerlo fermo e per convincerlo che non c’era bisogno di andare sul posto: da quanto stavano vedendo Mew Ichigo era la guerriera esposta a meno pericolo.

-E’ evidente che si conoscono.- disse Keiichirou trattenendo l’amico.

-Le farà del male… ne sono certo!- Ryou si dimenava, i bei capelli biondi scombinati e il viso imperlato di sudore e, forse, anche di qualche lacrima. Finalmente si fermò. –E non mi ha voluto dire niente…- sussurrò sottovoce. E d’improvviso l’immagine di Ichigo tra le sue braccia, innamorata di lui, divenne un sogno lontano, tanto lontano.

 

° ° ° ° °

 

Kisshu non riusciva a comprendere il comportamento di quella bella guerriera. L’unica cosa che sapeva era che erano avversari ma, a quanto pareva, lei non voleva combattere contro di lui. Aveva solo voglia di stringerla a sé: era la prima volta che aveva un desiderio simile nei confronti di una donna che non fosse Ichigo Momomiya, unica persona verso la quale avesse mai provato dei sentimenti. Questo lo spaventava, ma allo stesso tempo lo rendeva infinitamente felice: che fosse finalmente libero dall’incantesimo fattogli dalla rossina?

-Non voglio combattere contro di te.- le sollevò il viso con due dita. Lei tirò su con il naso, non ricordando che  quel volto era stato così bello. E finalmente Mew Ichigo si rese conto con lucidità che, per natura, entrambi erano nemici. Che quella guerra tra loro fosse stata giusta? Si disse che probabilmente stava impazzendo: come poteva pensare cose simili! Tuttavia la vista della divisa ordinata dello stars la fece riflettere: finalmente Kisshu aveva iniziato una vita ordinata, per quanto potesse esserla quella di un soldato, nella legalità e con un tetto  sicuro sulla testa. Allungò una mano verso quella di Kisshu, quella che stringeva dolcemente il suo viso. E, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo, la scansò. Strinse gli occhi, trattenendo altre lacrime: Kisshu non avrebbe mai dovuto conoscere la sua identità. Non l’avrebbe ucciso, ma senza dubbio avrebbe fatto di tutto per fargli conservare la vita regolare che finalmente aveva iniziato. Più avanti? Avrebbe trovato il modo di salvare almeno lui dalla strage della guerra, magari escogitando qualche piano con Shirogane, ma avrebbe fatto di tutto per salvarlo.

-Per ora va bene così.- disse allora.

Kisshu non capiva: perché l’aveva scansato d’improvviso così malamente?

Ma quando sentì un pugno arrivargli in pieno viso si disse che forse quella giovane donna non era tutta quadrata.

-Che diavol…- non ebbe nemmeno il tempo di terminare la frase che era già a terra, su di lui la guerriera pronta a sferrargli un altro pugno. –Ah… vuoi giocare!- scherzò. Mew Ichigo era consapevole che nella lotta Kisshu era un ottimo combattente, ma sentiva dentro di sé che non l’avrebbe uccisa. –Dovrei battermi contro una signorina? Non è da cavalieri!- disse scansando i colpi. Pareva prenderla in giro. Improvvisamente gli ruoli si ribaltarono, finendo Mew Ichigo con la schiena a terra. –Ma se i giochi procedono così…- e le baciò il collo. –Non mi dispiacciono.- le sorrise maliziosamente, ma uno schiaffo gli arrivò in pieno viso, per poi essere seguito da una ginocchiata al centro dello stomaco. –La gattina ha imparato anche a ruggire…- Kisshu scherzava ma era seriamente deluso.

-Combatti, smettila di parlare a vanvera!- disse Mew Ichigo facendo un balzo e tentando di colpirlo con un calcio. Ovviamente lui riuscì a scansarsi in tempo riuscendo, addirittura, a colpirla alla coscia con un calcio ben assestato. Mew Ichigo crollò a terra. Le pareva di non avere più quell’arto.

-Se decido che muori…- disse lo stars camminando in sua direzione. –Ti farei fuori in meno di due minuti…- fece il numero due con l’indice ed il medio, poi le fece l’occhiolino. –Ma sei così carina che non voglio privare il mondo di questo bel fiorellino…- rise fra sé. –Perché dobbiamo combattere?- domandò. Mew Ichigo riuscì a reggersi in piedi, ma la gamba le doleva in una maniera incredibile.

-Perché sono nata per eliminare la tua razza!- finse lei urlando. Kisshu fece di no con il capo.

-Non mentire, Micetta…- disse. –O il tuo bel nasino si allunga! Non lo dice quella sciocca favoletta di quei sognatori degli umani?- domandò. –Tu non vuoi uccidermi, o quella maledetta sera non mi avresti salvato la vita… e non ti saresti messa a piangere non appena hai posato gli occhi sulla mia faccia!- si era avvicinato nuovamente, ma quella lotta lo stava eccitando sopra ad ogni limite, quindi decise di non interromperla. La inchiodò di nuovo al suolo. –Non è così?- urlò, disperato. Sentiva che tra loro c’era qualcosa, ma non riusciva a comprendere cosa.

Eppure non sapeva che avrebbe dedicato il resto della sua vita militare per scoprirlo.  

 

° ° ° ° °

 

Quando finalmente Mew Zakuro diede l’ultimo colpo al chimero-lupo Mew Minto quasi pianse di gioia. Guardò con occhi ammiranti la sua eroina che aveva fatto scomparire la frusta che fino a poco prima era stata la sua arma. Mew Zakuro, dalla sua, guardò la propria compagna: non credeva che anche il resto della squadra disponesse di tutta quella forza in battaglia. Questo la fece sentire un po’ più simile a loro.

-Sei stata grandiosa!- disse Mew Minto, entrambe le mani unite in un gesto di ammirazione. Mew Zakuro non le rispose, ma lo scambio di sguardi che stava avvenendo tra le due compagne di squadra venne improvvisamente interrotto da una risata che proveniva da poco lontano. Le due mew mew si voltarono, notando il viso di Miriam. Mew Minto la riconobbe subito: era una di quegli stars che si divertivano a dare loro la caccia!

-Sono i nostri nemici giurati…- disse allora la mew-uccello sotto voce.

-Tutti quei maledetti stars sono nostri nemici giurati.- precisò Mew Zakuro digrignando i denti. Mew Minto non potè che darle ragione: ma quella stars in particolare le metteva addosso un’inquietudine che non riusciva a spiegarsi.

-Siete state brave.- disse Miriam avanzando verso di loro. Allargò le braccia. –Ma ora dovrete vedervela con me.- rise fra sé, scagliandosi contro Mew Zakuro. Quest’ultima riuscì a parare un pugno diretto proprio verso il proprio naso. –Sei forte.- disse allora la stars.

-Mew Zakuro!- esclamò Mew Minto cercando di divincolare la compagna dalla morsa che la stava vedendo vittima di Miriam. Ma quest’ultima riuscì a darle un calcio in pieno stomaco facendola crollare a terra. La botta che prese in testa crollando la fece svenire. Quando finalmente Mew Minto aprì gli occhi vide di fronte a sé una scena che non le piacque per niente: la sua compagna era in seria difficoltà, preda della furia del loro nemico. Cosa poteva fare? Con molta cautela tentò di non fare rumore: se non si fosse fatta sentire quella stars non si sarebbe accorta che si era svegliata dallo svenimento. Prese un sospiro, raccogliendo il coraggio. Ma quando vide Mew Zakuro crollare a terra la velocità s’impadronì del suo braccio. Per poco, molto poco. La loro nemica aveva già preso tra le mani la propria arma per puntarla contro Mew Zakuro, un ghigno malefico a colorarle il viso.

-Fiocco d’azione!- tuonò Mew Minto e la sua freccia raggiunse la schiena della stars. Questa volta gli occhi ammirati erano quelli di Zakuro e quella in difficoltà era la loro nemica che, di tutta risposta, scomparve nel nulla.

 

° ° ° ° °

 

 

-Ti prego, smettila!- Mew Retasu era ferita ad un braccio. Del sangue scivolava denso dalla ferita provocandole non poco dolore. La visione di quello stars che continuava a combattere contro di lei ma che non voleva saperne di ucciderla definitivamente le metteva addosso una tristezza lacerante. Aveva così tanta voglia di accasciarsi al suolo e salutare il mondo. Morire, in una maniera eroica, diversamente da tutto ciò che aveva sempre fatto nella sua vita. La piccola Retasu, l’innocente Retasu, la vigliacca Retasu. Quella ragazzina dagli occhi grandi e le mani sempre tremanti d’imbarazzo, ora lottava per la salvezza della sua razza. Ed incredibilmente uno stars stava sopra di lei. Le bocche vicine, i fiati a contatto. –Stai per uccidermi?- domanda retorica, certo. Eppure Mew Retasu sentiva dentro di sé che quel giorno non sarebbe morta. Erano a pochi centimetri dall’acqua: se si fosse mossa anche di poco sarebbero caduti nel suo elemento e lei si sarebbe trovata in netto vantaggio, anche con un braccio fuori uso. Strinse gli occhi, con la ferma convinzione che avrebbe trovato il modo per farcela.

-E’ una guerra.- intervenne solo Pay, gli occhi spenti. Lei lo fissò con le sue iridi verdi e d’improvviso una lacrima le rotolò lungo la guancia. Con la manina gli strinse forte il braccio muscoloso. Era l’unico gesto che le era venuto in mente per non urlare forte!

-Ti prego… io non voglio combattere! Preferirei conoscerti, perché sento che sei buono…-

E Pay non seppe come fosse stato possibile.

Un bacio.

Le sfiorò le labbra, ma quel gesto fu così dolce e limpido che non potè non trattenersi dal compierlo. Bagnarsi le labbra del sale della sua bocca. Intingere la lingua in quel calice d’oro. Sfiorarla leggermente, come aveva desiderato fare dal primo momento in cui l’aveva vista.

Un amore proibito?

Un momento, chi aveva deciso di chiamarlo amore?

Pay si sollevò improvvisamente in piedi.

Mew Retasu si poggiò due dita sulle labbra che sapevano ancora del suo profumo.

E sorrise.

 Sorriso da sirena ammaliatrice su un viso da bambina.

E Pay scomparve, mille domande nella testa e troppi dubbi da chiarire.   

 

° ° ° ° °

 

Purin più che combattere si stava divertendo. Il fatto che avesse eliminato il chimero di quel bamboccio pallone gonfiato in meno di dieci minuti aveva fatto salire il suo orgoglio a quota 100 mila. Sicuramente tutto questo a Taruto non faceva piacere.

-Vuoi smetterla?- tuonava lui rincorrendola.

Parevano due bambini che giocavano al parco-giochi, non certo due guerrieri impegnati per la salvezza della loro razza. Ma i loro dodici anni imponevano tutto questo: linguacce, qualche risata e strizzate d’occhio. Tante prese in giro e una lotta che pareva più finta che altro. Purin sentiva dentro di sé che se suo padre l’avesse vista prendersi così gioco della battaglia l’avrebbe disonorata come figlia. Ma continuava a ripetersi: “Tanto non ti sta vedendo” e non si sentiva più in colpa. Ma il loro giochetto dovette terminare nel momento in cui comparve Miriam, una mano dietro la schiena sanguinante.

-Presto, andiamo via!- disse la stars allungando l’altra mano verso il bimbetto che, di tutta risposta, le si accostò. Prima di scomparire guardò un’ultima volta la sua compagna di lotta per poi tirare fuori la linguetta capricciosa e mostrarglie la con mal celato dispetto.

-La prossima te la farò vedere io!- e sparì nel nulla.

 

Ringrazio…

 

-Lady_Kadar: cara, grazie mille per i tuoi complimenti. Sono davvero contenta che l’ambientazione che ho creato ti sia piaciuta e spero che mano a mano continuerà ad essere di tuo gradimento. In realtà ora solo Ichigo sa che sono nemici lei e Kisshu… ma tempo al tempo!

 

-twilightgirl: la coppia predominante non credo ci sarà fino alla fine (anche perché ho scelto la fine mentre scrivevo la storia -.-) comunque la fine è piuttosto lontana e spero di riuscire ad arrivarci… tra un impegno e l’altro sta diventando sempre più dura! Spero che l’incontro ti sia piaciuto… un po’ “violento” ma sono due guerrieri ^_^ dobbiamo aspettarci questo ed altro!

 

-Serenity_Moon: Tesorina mia, i tuoi complimenti mi fanno sempre brillare gli occhi!! Grazie grazie grazie… sì, ricreare un TMM è stato un po’ arduo ma a quanto pare non sto deludendo nessuno e questo mi fa molto piacere ^_^ inoltre questa storia a febbraio compirà ben tre anni eppure risquote sempre il medesimo successo e posso solo essere soddisfatta! Per ora ti mando un grosso bacione, cisentiamo prestissimo! 

 

-Danya91: sono contentissima di aver guadagnato una nuova lettrice ^_^ sono contenta che ti piacciano le psicologie che ho delineato. Ovviamente ci sono personaggi che mi richiedono molta più attenzione (come Pay e Zakuro -.-) ed altri che mi vengono con estrema semplicità (come Ichigo, perché siamo molto simili). Ti dirò anche che ammetto che magari ogni tanto può darsi che non seguo perfettamente i veri caratteri: ma è una cosa che giustifico nelle A.U, l’ambientazione sociale ed il passato dei miei personaggi è molto diversa da quella originale, e non avrebbe senso mantenere, certe volte, i caratteri esattamente come sono in realtà. Comunque faccio del mio meglio! Grazie mille per i complimenti, spero di rileggerti prestissimo!

 

-Eruanne: cara, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. In quanto ai bollori… quando si tratta di certi ometti di TMM sono inevitabili! Alla prossima!

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Capitolo 20
*** 19-La notte indimenticabile ***


EVERYTHING BURNS

Sì, sì… anche io sono stupita di questo aggiornamento! Il capitolo è uscito fuori in un solo pomeriggio O_O cosa che non mi capitava da tempo. Bah… sarà la magia di questo periodo dell’anno? Chi lo sa! Alla faccia del Natale questa volta vi propino un capitoluzzo bello hot… cose che non scrivo spesso ^_^ quindi chiedo venia se le descrizioni non saranno molto dettagliate >_< ma preferisco lasciar fare all’immaginazione! Siete curiosi? Allora andate a leggere!

I ringraziamenti al fondo. Ichi_chan.

 

EVERYTHING BURNS

 

19-La notte indimenticabile

 

Erano ore che si girava e rigirava nel letto. La bella fronte imperlata di sudore, i lunghi capelli castani sparsi sul cuscino. Kei non aveva più voluto tagliare i suoi capelli negli ultimi cinque anni. Aveva deciso di lasciarli correre giù per la schiena, legati da un semplice elastico rosso. Non era una decisione presa a caso, ma l’eco lontana di un desiderio che aveva espresso anni prima, quando per il giovane tutto era cambiato.

Aprì gli occhi guardando il soffitto della propria camera. Quella notte si era fermato a dormire nella villa dei coniugi Shirogane perché l’ultima battaglia contro gli stars era stata parecchio lunga per le mew mew e una volta tornate alla villa era stato doveroso un controllo completo di ognuna delle eroine. Fortunatamente stavano tutte bene. La più sconvolta, però, pareva la piccola Retasu che, oltre ad avere un brutto graffio, aveva assunto un’aria spaurita ed assente per tutta la serata. Ichigo, invece, indossava una maschera di finta tranquillità che però era riuscita ad ingannare tutti meno l’attento Ryou. Situazione controversa la loro, ma che avrebbero risolto; almeno Kei ne era profondamente convinto. Purin saltellava contenta, imitando e riproducendo il combattimento che l’aveva vista protagonista contro il suo chimero; Minto aveva sorseggiato un thè con la solita aria regale dipinta sul viso, reclamando solo una doccia calda. La più taciturna, la più controversa era senza dubbio la bella Zakuro.

Kei si ritrovò seduto sul proprio letto, entrambi i palmi delle mani sul viso: era sicuro, anzi sicurissimo, che il motivo della propria insonnia fosse la modella.

Glie lo suggerivano i mille flash-back che gli tornavano alla mente ogni volta che chiudeva gli occhi: le sue splendide iridi azzurre; quel mezzo sorriso che le si dipingeva sul volto ogni volta, piuttosto rara, che era divertita; la delicatezza della sua pelle e la fragranza dolceamara dei suoi capelli. Gli piaceva tutto di quella fantastica fanciulla: non dolce, certo, non docile, ovvio, ma con un fascino impareggiabile.

Si era accorto di lei anni prima, quando il fratello era divenuto suo intimo amico. Kei e Zak erano una coppia inseparabile: compagni di scorribande, di ideali e con la medesima voglia di pace scolpita nello sguardo. La sera in cui era scomparso aveva chiesto solo una cosa al suo amico, una cosa importantissima.

-Ti prego, Kei…- aveva detto Zak mentre indossava un giubbotto antiproiettile. –Ti prego di proteggere mia sorella nel caso dovesse succedermi qualunque cosa. Seil’unica persona di cui mi possa fidare…- aveva terminato abbassando gli occhi. Per il ragazzo, essenzialmente taciturno proprio come la sorella, era difficile dimostrare liberamente tutto quell’affetto.  Kei gli aveva semplicemente messo una mano sulla spalla, indossando il proprio solito sorriso gentile.

-Lo farò amico, puoi starne certo.-

E aveva deciso di mantenere la propria promessa proprio quando Zakary Fujiwara fu rapito dagli stars e scomparso nel nulla. Aveva osservato Zakuro nell’ombra, notando il cambiamento continuo che la modella aveva mese dopo mese, giorno dopo giorno. Era stata dura, ma Keiichirou Akasaka manteneva sempre le proprie promesse. Si era detto che la giovane non aveva avuto alcun tipo di problema: si era tirata su le maniche e si era creata un futuro da sé, sfruttando le armi migliori che Madre Natura le aveva messo a disposizione: la bellezza sconvolgente e l’intelligenza. E negli anni in cui l’aveva seguita Kei sentiva nascere nei confronti di quella giovane un sentimento strano. Difficile da codificare, talmente forte che quando lo sentiva salire nel petto il cuore iniziava a dolergli. Era arrivato ad una conclusione solo nel momento in cui aveva varcato la soglia di casa sua aprendole il proprio cuore e giurandole che l’avrebbe aiutata a ritrovare suo fratello: insieme. Keiichirou chiuse gli occhi: era amore. Era l’amore che gli faceva passare le notti in bianco, era l’amore che lo riduceva uno straccio, era l’amore che lo faceva perdere inevitabilmente nei suoi occhi. Si lasciò cadere sul

 

 

letto, un’onda di capelli color ebano sparsi sul cuscino. Ed una volta raggiunta questa consapevolezza un sentimento nuovo gli fece venire l’amaro in bocca: il senso di colpa.

Cosa c’è di peggiore, di più terribile del senso di colpa?

E d’improvviso non fu più il volto pulito di Zakuro a colorargli i pensieri una volta chiusi gli occhi, ma il viso di una giovane donna, un ricordo ormai sfocato, ma così vivido nel suo cuore che avrebbe potuto riprodurlo seduta stante con la medesima forza e potenza.  

-Rei…- sussurrò il ragazzo a labbra strette. I singhiozzi cercarono di uscire dalla sua bocca, ma li trattenne, soffocando il volto nel cuscino. –Rei…- pianse quasi, trattenendo un urlo di dolore.

Quanto gli doleva, quel maledetto cuore!

Rei. Quell’angelo delicato. Quell’aria frizzante. Quella dea gentile. Il suo primo ed unico amore. Colei che era divenuta il suo sole in poco tempo, la giovane donna che aveva sfiorato, amato e accarezzato per la prima volta nella propria vita. Così gioiosa e gentile che chiunque entrasse a contatto con lei inevitabilmente stava meglio. Talmente speranzosa nella pace che voleva fingere che la guerra non esistesse.

-Rei, sei di nuovo venuta da sola?- le aveva detto un giorno di cinque anni fa. La giovane aveva sorriso con quelle sue labbra rosse poi aveva chiuso gli occhi.

-Su Kei, non è pericoloso: è giorno e addirittura i bambini escono da soli!- aveva detto poi, dopo aver fatto una giravolta, si era lanciata tra le sue braccia, baciandolo con foga. Poi avevano fatto l’amore. Dolcemente, sensualmente, infinitamente. Era così bello accarezzarla e starle accanto.

Kei aveva imparato ad essere quello che era solo grazie a lei. Ne aveva assorbito le maniere gentili e l’aria delicata. Con lei aveva appreso l’importanza che può avere uno sguardo cordiale. Kei era rimasto identico, anche dopo la sua morte. Sì, perché la sua dolce Rei lo aveva abbandonato.

A furia di fingere che la guerra non esisteva, la guerra stessa se l’era portata via, quasi per capriccio.

-Kei, vieni subito!- aveva tuonato un più che stremato Kaze Shirogane scendendo in laboratorio. Keiichirou ed un tredicenne Ryou stavano analizzando i dati utili per il progetto mew ed entrambi erano rimasti scossi da quell’improvvisa entrata del Professore. Kei si era precipitato al piano superiore, trovandovi la madre di Rei con la faccia sconvolta.

-Se l’è portata via Keiichirou… la guerra se l’è portata via!- era scoppiata in lacrime la donna, finendo inesorabilmente ginocchia a terra. Il ragazzo non ci aveva messo molto ad intuire ciò di cui stava parlando la donna ed anche lui finì inevitabilmente a terra, distrutto.

Rei era stata la persona che più era stata in grado di cambiarlo dentro. Kei si sentiva inevitabilmente migliore accanto a lei, per questo aveva deciso di rimanere assolutamente uguale a come l’aveva lasciato. Era per questo che non si era più tagliato i capelli da quel giorno, così lunghi che ormai gli raggiungevano la schiena.

Si alzò dal letto. Infilò i propri abiti, una camicia nera ed un paio di jeans, poi legò i lunghi capelli nella solita coda bassa: basta pensare a Zakuro, doveva levarsela dalla testa. Per questo aveva deciso di tornarsene a casa, anche se erano appena le tre del mattino, e di non vedere la modella per uno, due giorni… anche se sicuramente i tempi del cuore erano nettamente più lunghi. Scese le scale, ma la vista di una luce accesa nel corridoio del piano inferiore lo fece sussultare: chi era sveglio a quell’ora? Passò davanti alla stanza “incriminata” notando seduta, sul divano centrale di quel salottino, la bella Zakuro. Osservava fuori dalla finestra il paesaggio notturno, nemmeno una nota di sonno dipinta sul viso. Kei decise di fermarsi. E quando lei si voltò i suoi occhi divennero come due piccole calamite. I piedi si mossero da soli e d’improvviso il ricordo di Rei si fece lontano, tanto lontano.

-Akasaka-san.- disse lei tranquilla, una mano poggiata sul divano bianco, l’altra sulla coscia delicata. Solo in quell’istante Kei si rese conto che indossava un vestitino di seta viola che lasciava scoperte gran parte delle cosce. Deglutì a fatica di fronte a quell’incredibile bellezza. I capelli della ragazza erano legati in una coda alta che risaltava incredibilmente il viso cesellato. –Siediti.- disse tranquilla, indicando il posto libero accanto a sé.

 

-Cosa fai sveglia a quest’ora?- domandò il cuoco osservandola.

-Potrei farti la stessa domanda.- sorrise lei ridacchiando quasi.

-Non riuscivo a dormire e ho deciso di tornare a casa.- rispose allora tranquillo lui sorvolando, ovviamente, il motivo della propria insonnia. –E tu che fai sveglia?-

-Stesso motivo.- fece spallucce lei. Lo osservava in una maniera strana, talmente strana che Keiichirou non riusciva a spiegarsela: sapeva solo che gli piaceva veramente tanto.

Ed ebbe voglia di ubriacarsi del suo odore. Di perdersi nelle sue labbra. Di toccarla, baciarla, sentirla sua.  

-Perché non riuscivi a dormire?- domandò lei. Keiichirou decise di azzardare: sentiva che Zakuro non aspettava altro e quell’ora tarda, quel vestito talmente sottile che la pelle della giovane era quasi scoperta l’aiutarono.

-Ti pensavo.- disse, imbarazzato. Lo sguardo basso, quasi fosse un bambino di terza media. Sentì la mano di Zakuro giungere al suo mento e sollevarlo piano.

-Perché mi pensavi?- sorrideva soddisfatta, ma anche piacevolmente compiaciuta. Questo incoraggiò il giovane.

-Perché mi piaci Zakuro, mi piaci tanto.- confessò allora, convinto che non avrebbe mai trovato quel coraggio un’altra notte.

E la baciò. La baciò con foga, perché la bella Zakuro non gli suggeriva che questo con le sue labbra invitanti. Quasi glie l’avevano ordinato quegli occhi azzurri, quel viso acceso. E lei rispose eccitante, con le mani appese al suo collo e la lingua che esplorava la sua bocca chiedendone ancora, ancora ed ancora. Le mani dell’uomo le accarezzarono d’apprima le spalle, poi i fianchi sottili ed in fine il seno. S’accorse che non indossava il reggiseno ed una nota di stupore gli imporporò le guance. Zakuro si scansò un secondo dalle sue labbra, ormai bagnate  di lei, poi sorrise.

-Non aspettavo che  questo…- disse sensuale, tornando a baciarlo. Gli sbottonò attenta la camicia,  mentre quasi ordinava alle mani dell’uomo di accarezzarla ovunque, per sentirsi di più, volersi di più.

-E’ pericoloso stare qua…- disse Keiichirou, quasi sperando che la giovane facesse un passo in dietro: non era da lui andare a letto con una ragazza senza avere con lei un rapporto sentimentale stabile.  Ma Zakuro, a quanto pareva, non era dello stessoavviso.

-Andiamo in camera tua.- ordinò lei, alzandosi in piedi. Stranamente il giovane si aspettava che lo prendesse per mano e che avrebbero raggiunto camera sua baciandosi intensamente. I baci ci furono, ma gli sguardi dolci e le carezze ricche di tenerezza no.

In camera raggiunsero il preludio dei sensi. Mani che si cercavano, baci ardenti ovunque, facendo cose che Kei non aveva mai nemmeno osato pensare.

Ma allora era una dea del piacere oltre che della bellezza?

Il corpo di Zakuro era fantastico: forme perfette, pelle bianca e liscia. Non che quello del pasticcere fosse da meno: con i suoi muscoli ben torniti e le mani agili.

Si amarono. Una, due, tre volte. Così intensamente che l’ombra di soddisfazione nel seno e nel viso di Zakuro era evidente.

Una notte indimenticabile.

E quando Keiichirou la vide sgattaiolare via dalla propria stanza si chiese se sarebbe successo ancora o se si sarebbe rivelato il sogno di una notte, una notte soltanto.

 

° ° ° ° °

 

-Siete in quattro, accidenti, in quattro!- tuonò Deep Blue di fronte ad una squadra di militari. –Coloro che ci importunano sono in cinque, come diavolo  è possibile che una squadra del genere non riesca a distruggerle?- disse ancora, un’aria cattiva, più che interrogativa, stampata in faccia.

 

 

I volti dei quattro stars davanti a lui erano bassi, meno quello di Kisshu che, con un ghigno malefico, osservava quello che amava definirsi il suo capo. –E tu che diavolo vuoi Ikisatashi, che mi guardi con quella faccia da idiota?- domandò il leader.

-Abbassa il viso, stupido!- gli disse Pay sottovoce, per la prima volta accorso in aiuto del fratellastro.

Cavoli, pensò Kisshu, era la prima volta che gli veniva dato del minorato mentale in pochi attimi da due persone diverse! Forse poteva stabilire un nuovo record.

-Le giuro che la prossima volta le elimineremo.- disse Miriam facendo un passo avanti. Lo  sguardo  smeraldino si volse d’apprima verso quello dorato di Kisshu, che le sorrise compiaciuto, poi verso il proprio capo che di tutta risposta si sedette sbuffando alla scrivania.

-Lo spero per voi Sonoa, altrimenti sarò costretto a prendere ulteriori provvedimenti.- disse il leader degli stars con aria pensosa. Kisshu fece un passo avanti: cosa intendeva? Non era sua reale intenzione, ora, uccidere quelle ragazze misteriose, in modo particolare quella rosa con la quale sentiva qualcosa di potente. Solo il ricordo gli inebriò i sensi tanto da dargli il coraggio di parlare.

Non che Kisshu avesse mai avuto paura di dire ciò che pensava, ovvio.

-E cosa avresti intenzione di fare?- domandò, insolente.

-Ikisatashi, parli sempre troppo per i miei gusti.- lo guardò con aria malefica, intimandogli solo con le iridi di stare zitto. –Non ti riguarda cosa intendo fare, per ora devi solo adempiere al compito che ti è stato assegnato!- tuonò. –E ora sparite dalla mia vista, mi fate solo innervosire!- disse, voltando la poltrona girevole in pelle sulla quale era seduto.

I quattro stars si dileguarono, abbandonando quell’ufficio che non piaceva a nessuno sulla faccia della terra meno che a Deep Blue.

-Trovo che l’arredamento di quell’ufficio sia pessimo.- disse Kisshu poi prese a fischiettare camminando per il grande corridoio della base militare.

-Cosa diavolo stai blaterando?- chiese Pay. –Smettila di rivolgerti in quel modo a Deep Blue, o ci rimetterà l’intera squadra.- affermò ancora, accigliato.

-Ed io che credevo ti stessi solo preoccupando per me.- fece spallucce il fratellastro.

-Forza ragazzi, domani dobbiamo alzarci presto, sarà meglio andare piuttosto che star qui ad accapigliarsi.- intervenne Taruto per la prima volta rivelandosi il più maturo di tutti.

-Il nano ha ragione, sarà meglio andare a dormire.- disse allora Miriam osservando negli  occhi Kisshu. Quello annuì. Ma quando raggiunsero le scale, tra una lamentela e l’altra di Taruto che era stato appena insultato, lasciò andare avanti i propri fratelli e rimase un secondo con Miriam. La bella stars camminava con le braccia incrociate dietro la nuca, in un gesto prettamente maschile. Nonostante questa maschera la bellezza naturale e delicata del suo viso non nascondeva i suoi caratteri puramente femminili che mostravano, pensava Kisshu, una notevole femminilità.

-Volevo ringraziarti.- intervenne allora lo stars. Miriam si fermò voltando il capo in sua direzione.

-Mi ringrazi?- domandò allora con aria interrogativa, sciogliendo le braccia lungo il busto e indicandosi con l’indice.

-Sì, per aver risposto a Deep Blue nel suo ufficio.- affermò lo stars annuendo. Miriam rise di gusto.

-Anche a me sta antipatico, cosa credi?- affermò convinta. –Quindi non pensare che sia stato un gesto gentile nei tuoi confronti perché sei fuori strada!- sorrise. I capelli castani leggermente spettinati, gli occhi smeraldini improvvisamente accesi.

-Perché…- disse in risposta Kisshu riprendendo a camminare. –Non faresti nulla di gentile nei miei confronti?- nonostante Miriam non gli interessasse particolarmente  gli piaceva flirtare con tutte le belle ragazze che gli capitavano; nonostante l’interesse per Ichigo fosse sempre acceso nel suo cuore e nei suoi sensi.

-Può darsi…- piegò la testa su di un lato la bella Miriam. –Ikisatashi, dove vuoi arrivare?- i due fratellastri di Kisshu lo attesero davanti alla porta della loro camera. Quella di Miriam era un po’ più avanti, nell’area riservata alle donne.

-Sei intelligente Sonoa, non  ti sarà difficile arrivarci.- sorrise malizioso.

Miriam rimase interdetta: Kisshu aveva sicuramente un fascino incredibile, con il suo passato da criminale e quegli occhi inimitabili. Non ne aveva mai visti di così belli e dalla prima volta che lo aveva visto entrare nella sala dove si erano conosciuti, divisa e cappello in dosso, non le erano più usciti dalla mente. Si era ritrovata più volte a pensare a lui, al suo corpo al di sotto dei vestiti da militare e si era detta che lo spettacolo non doveva essere niente male. 

E per questo la stars da quella sera iniziò a farsi molte, troppe domande su quel militare bello ed affascinante.

 

Ringrazio…

 

-Eruanne: Cara, ma come sei dolce! ^_^ mi dispiace che in questo capitolo non si siano trovate le risposte alle tue domande, ma tranquilla, le troverai le risposte, capitolo dopo capitolo! Ovviamente le sorprese non saranno poche… quindi non ti resta che leggere!

 

-Serenity_Moon: Tesorina mia, tu sai fin troppo ormai di questa fic… ma penso e spero che continuerai a seguirla ^_^ eheh noto che il tuo tentativo di influenzarmi con il caro Ki-chan e la bella Miriam continua… ahah… chissà cosa vi riserverò!! Vedrai quante sorpresine all’orizzonte ^_^ ti voglio bene… ci sentiamo presto!

 

-siretta: Mi fa sempre piacere guadagnare una nuova lettrice/commentatrice, anche dopo 19 capitoli! E a quanto ho notato sei fan della coppia Ichigo-Kisshu… devo dire che in questa fic siete per la maggiore! Grazie mille per i tuoi complimenti, spero tanto di rileggerti presto ^_^

 

-twilightgirl: Carissima, come al solito quando Kisshu ed Ichigo si incontrano fanno scintille ^_^ succede nel manga, nell’anime ed ora anche in “Everything burns” è normale!! Come avrai notato sto cercando di dare importanza a tutte le coppie nella fic (anche se la protagonista è Ichigo quindi a lei do un po’ più d’importanza) ma non posso dirti niente fino alla fine… spero seguirai!

 

-Lady_Kadar: Mi fa piacere che gli scontri ti siano piaciuti come li ho descritti ^_^ non sono un granchè in queste scene perché è la prima fiction dove sono praticamente all’ordine del giorno! Comunque sì, diciamo che il bacio tra Pay e Retasu doveva essere volutamente commovente, perché sono l’esempio vitale di come la razza non influisca minimamente nell’attrazione tra due persone (Kisshu ed Ichigo ne sono un po’ fuori, perché si conoscono da prima della guerra) quindi il messaggio di questa coppia è molto importante! Per ora ti dico che mi piacerebbe rileggerti presto!  

 

Ne approfitto anche per fare tanti auguri di un sereno, fantastico anno nuovo!

Ichi_chan

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Capitolo 21
*** 20-Una missione pericolosa ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti! Giorni produttivi questi: ho avuto una ventata di improvvisa ispirazione, tanto che questo capitolo è arrivato in meno di due ore, ieri sera. Spero mi farete sapere cosa ne pensate. Credo vi siate accorti del cambiamento di nik: unica modifica, però!

Intanto un ringraziamento speciale a tutti voi che mi avete accompagnato sino al ventesimo capitolo di questa storia: è per me un grandissimo traguardo!

I ringraziamenti al fondo. Salutoni! Euterpe_12.

 

 

EVERYTHING BURNS

 

20-Una missione pericolosa

 

 Era una serata come tante. Erano passate alcune settimane dall’ultima battaglia contro gli stars ed al Dottor Shirogane pareva davvero strano che non si stessero più facendo vivi. Ma una piccola consolazione c’era: il clima era sempre migliore all’interno della villa, nonostante qualche battibecco sempre presente tra Ichigo e Ryou ma quelli, pensava lo scienziato, erano nella norma.

-Se non ti piace il mio caffè, preparatelo da solo!-

Appunto. E, come al solito, Kaze annuì, togliendosi gli occhiali da vista e sentendo l’ennesima discussione tra i due che arrivava ovattata dalla cucina.

-Ho solo detto che lo volevo amaro… e tu invece ci hai versato tutto lo zucchero che potevi trovare in cucina!- controbattè Ryou, fin troppo calmo.

Altra regola: quando Ichigo si alterava, di tutta risposta il biondino rimaneva incredibilmente calmo.

-Non mi interessa.- dalla cucina si sentì ancora la voce di Ichigo che rispose e che fece scorrere l’acqua nel lavandino della cucina. –Non farò più niente per te, biondino antipatico!- ed, in fine, il rumore delle stoviglie che s’infransero sul lavandino.

Kaze ridacchiò, sorseggiando il thè che Retasu, quella gentilissima ragazza, gli aveva portato poco prima. Ed era stranamente contento, perché quelle cinque ragazze avevano portato una ventata di ilarità in quella casa sempre così spenta. Ma un’immagine all’interno del proprio portatile lo riportò alla realtà, rendendo il suo volto cupo. Katy proprio in quell’istante entrò nel salone notando quello sguardo così preoccupato. Si sedette accanto al marito, poggiandogli una mano sulla spalla.

-Cosa succede?- domandò seria. Gli occhi azzurri si proiettarono sull’immagine del viso del marito che era divenuto un’unica maschera di preoccupazione. Conosceva quello sguardo.

-Katy, tesoro, convoca la squadra e fa scendere tutti in laboratorio!-

Nemmeno dieci minuti dopo le cinque mew mew, Ryou e Keiichirou erano in laboratorio. Purin seduta a terra con le braccia dietro la nuca; Minto e Retasu con il fiatone, data la corsa dal piano superiore per giungere il più presto possibile al laboratorio; ed in fine Zakuro e Ichigo, una maschera di preoccupazione stampata in viso.

-Cosa succede?- chiese Ryou. Ichigo notò nei suoi occhi un velo di preoccupazione che non aveva mai notato sino a quel momento. La voce più profonda di quanto già non fosse normalmente, la bocca piegata in una smorfia che pareva, quasi, di dolore.

-Casualmente il mio computer ha captato delle informazioni importanti riguardo ciò che vogliono gli stars.- disse il Dottore voltandosi verso il grosso schermo del laboratorio che riproduceva dati che le mew mew non erano in grado di codificare in nessun modo.

-Cioè?- domandò Minto che voleva sapere subito tutto: le dava fastidio non capire. Ma in fondo quello era il desiderio ed il quisito di tutte.

-L’acqua cristallo…- ringhiò Ryou tra i denti, stringendo forte un pugno. Kaze annuì.

-Pare che domani pomeriggio ci sarà un convegno tra i più grandi scienziati degli stars ed il loro capo: Deep Blue. Sicuramente salteranno fuori dati interessanti di cui noi dobbiamo entrare in possesso.- dichiarò Kaze, risoluto. Le cinque eroine deglutirono a fatica quasi all’unisono, intuendo ciò che avrebbero dovuto fare.

-Quindi…- sussurrò appena Retasu, la più intelligente.

-Andremo nella tana del lupo…- dichiarò poi Ichigo, le labbra incapaci di dire altro.

-In territorio nemico.- sussurrò Zakuro, già pregustando la ricerca che avrebbe potuto fare del fratello. Probabilmente era l’unica, là dentro, ad essere felice di quella missione. Immaginando quella verità, Keiichirou indirizzò lo sguardo verso di lei, preoccupato per la sua incolumità. Zakuro lo notò, ma volse lo sguardo dalla parte opposta. Il moro se ne dispiacque, soffrendo tanto, troppo dentro di sé.

Si decise per la partenza in direzione della base militare nemica per il giorno successivo subito dopo il calar del sole. Il buio le avrebbe senza dubbio aiutate. Si allenarono per tutta la serata e Kaze le invitò a dormire perché il giorno successivo sarebbe stato davvero pesante. Ma, in fondo, ognuna delle cinque eroine sapeva che non sarebbe riuscita a chiudere occhio quella notte.

 

° ° ° ° °

 

-Retasu-chan?- Purin bussò da dietro la sua porta, sperando che l’amica fosse ancora sveglia. Le aprì una tranquilla retasu, una camicia da notte verde chiaro in dosso ed i capelli sciolti lungo l’esile schiena. Non indossava gli occhiali e Purin notò che le sue iridi erano davvero bellissime.

-Nemmeno tu riesci a dormire?- chiese la mew verde allargando le labbra in un leggero sorriso. La biondina annuì.

-Posso entrare?- chiese. L’altra fece di sì con il capo, scansandosi dall’uscio della porta.

-Siamo tutte troppo agitate, dubito che qualcuna di noi dormirà questa notte.- Retasu si sedette sul letto, respirando forte. Purin in tutta risposta si accoccolò sotto le coperte cercando di scaldarsi nonostante la temperatura non fosse particolarmente bassa.

-Magari chiacchierando di cose “normali” e piacevoli… ci verrà sonno.- propose allora la biondina guardando l’amica che si sdragliò accanto a lei. Entrambe presero a fissare il soffitto della stanza buia.

-Ok Purin,  sono d’accordo!- disse allora entusiasta Retasu.

-Parliamo di… ragazzi!- esclamò la biondina. –Ti piace qualcuno?- chiese, invadente come al solito.

-Emmh…- Retasu non sapeva cosa rispondere. Come dire alla piccola Purin che c’era qualcuno che le faceva battere il cuore e che quel qualcuno l’aveva anche baciata? No, sarebbe stato impossibile: lui era uno stars. Si schiarì la voce, rimanendo sul vago. –C’è qualcuno…- deglutì a fatica. –C’è stato anche un bacio, ma da allora non l’ho più visto.- dire a voce quelle cose le faceva venire un groppo in gola incredibile. Sino a quell’istante tutto era rimasto tra lei e quello stars misterioso, imprigionato tra le loro labbra e le loro anime. Parlarne, ora, era come schiudere il suo cuore e rendere tutte quelle sensazioni improvvisamente tangibili, vere. Purin si mise inginocchiata sul letto, il pigiamino giallo acceso era l’unica cosa che si potesse vedere nella stanza buia.

-Parlami di lui!- esclamò.

-E’ alto…- bofonchiò Retasu. –Ha due occhi profondissimi, ed i muscoli ben torniti nelle braccia… ma deve essere anche molto intelligente, glie lo leggo in faccia.- disse parlando più con se stessa che con Purin. La bimbetta si portò una mano al mento. Certo che Retasu cambiava proprio espressione quando parlava di quel tizio!

-Spero che tra voi andrà tutto bene… magari vi sposerete!- un silenzio terrificante inondò la stanza, mentre una lacrima trasparente attraversava la guancia di Retasu per poi depositarsi sul cuscino bianco.

-Credo sia impossibile.- e si voltò dall’altra parte, facendo credere all’amica di essersi addormentata.

-Perché? Retasu-chan, non dirmi che ti sei addormentata!- no, non le avrebbe risposto, perché la verità avrebbe fatto troppo male.

 

° ° ° ° °

 

Zakuro aveva fatto la doccia. Si era sdragliata sul proprio letto che profumava di viole e aveva letto un libro di quelli storici che piacevano tanto a Zak e che da piccoli leggevano insieme. Il pensiero del fratello, poi, non le aveva fatto chiudere occhio. Una volta spenta la lampadina accanto al proprio letto non riusciva a fare in modo che il tepore del sonno si appropriasse di lei. Per questo decise. Avventatamente. Stupidamente. Egoisticamente. Perché lei, con lui, era così. Si infilò le ciabatte poi aprì la porta della camera lasciando il letto disfatto tanto, fra qualche ora, sarebbe tornata. Il corridoio era stranamente silenzioso, ma pareva che qualcuno fosse sempre presente lì in mezzo. Per questo camminò con circospezione, per poi giungere due porte più avanti, dove riposava Keiichirou. Il giovane dormiva su un fianco, lo sguardo tramutato in una maschera di tranquillità. Zakuro richiuse la porta alle proprie spalle, poi fece pochi passi verso il letto. Si tolse i vestiti lentamente, per poi infilarsi sotto le coperte. Gli sfiorò una guancia, svegliandolo dolcemente. Keiichirou non poteva credere ai propri occhi: Zakuro, la sua Zakuro, era poggiata accanto a lui. Notò la sua nudità e per questo le guance gli si imporporarono. Di tutta risposta lei lo baciò con trasporto, premendo il seno generoso contro il suo petto nudo. Non parlarono. Non c’era bisogno di farlo perché ciò che importava in quel momento era solo provare piacere, conforto l’uno nelle braccia dell’altra.

-Ti mancavo?- osò dire lui. Zakuro si accoccolò meglio tra le sue braccia, accarezzando con lo sguardo la forma perfetta del suo petto sgabro.

-Sì.- rispose lei, monosillabica. Ed il silenzio che seguì quella risposta fu una tacita preghiera di lei di starsene zitti, a scaldarsi, a respirare insieme: nient’altro.

 

° ° ° ° °

 

Minto aveva guardato fuori dalla finestra per tutto il tempo in cui aveva atteso che il sonno si posasse sul suo viso. Ma niente da fare: la preoccupazione per il giorno seguente non le permetteva nemmeno di avvicinarsi al letto. Per questo si era pettinata piano i capelli, guardandosi allo specchio della propria camera, poi aveva poggiato la spazzola sul piccolo tavolino posto proprio sotto allo specchio. Chiuse gli occhi mentre i lisci filami di seta scura che erano i suoi capelli venivano abbandonati lungo le esili spalle. Erano sciolti ma un fiocchetto li teneva ordinati sulla sommità del capo. Ci aveva pensato e ripensato mille volte, poi si era decisa: sarebbe andata a chiedere conforto e consiglio  a Zakuro. Lei avrebbe saputo cosa fare, perché Zakuro sapeva sempre tutto. Uscì dalla camera, trasferendosi a quella subito vicina, a destra. Fortunatamente la trovò aperta, ma provò a bussare lievemente non appena sbirciato dentro.

-Zakuro-chan, posso entrare?- non sentì risposta. Immaginò stesse dormendo, ma sbirciando meglio dentro la stanza notò che il bianco delle lenzuola non era occupato da alcun corpo. E lei che aveva sperato di poter godere dello spettacolo della modella che dormiva tranquilla. Entrò nella camera, chiudendo la porta alle proprie spalle. Che fosse in bagno? O magari era scesa di sotto perché aveva sete, oppure… si sedette sul suo letto, per poi sdragliarsi. Riempì i polmoni del suo profumo di violette, così leggero ma al contempo così deciso. Ed immaginò di sfiorare con le proprie dita la pelle fresca di Zakuro, immaginando che al posto delle lenzuola fresche ci fosse accanto a lei la modella. L’avrebbe aspettata, sì, sul suo letto. L’avrebbe attesa perché sicuramente tra pochi minuti sarebbe arrivata in camera. Perché dove poteva essere andata? Ed immaginò loro due vicine, a parlare, a conoscersi, ad esplorarsi l’una dentro l’altra. Ma Zakuro dopo dieci, venti, trenta minuti non arrivava. E Minto iniziò a tremare, chiedendosi se fosse andata a bussare ad una porta che non fosse la sua. Se aveva cercato conforto nella voce di qualcun altro in quella casa, nelle braccia di un’altra persona. Rattristata si strinse su quelle lenzuola, le ginocchia sul ventre e le braccia strette al petto: no, non poteva essere, sarebbe arrivata, a breve.

 

° ° ° ° °

 

Ichigo, a differenza del resto della casa, si era addormentata beatamente. Il respiro regolare accarezzava il cuscino tiepido, mentre il lenzuolo candido le sfiorava la pelle. Ma d’improvviso qualcosa l’aveva destata. Il rumore di alcuni passi, poi il richiudersi della porta. Aveva sentito lo scatto della maniglia, poi alcuni passi felpati nel corridoio: il suo orecchio da felino non poteva certo tradirla! Si lanciò giù dal letto, preoccupata che fosse qualche stars.

Kisshu, magari?

Il cuore prese a batterle all’impazzata mentre usciva fuori dalla stanza ed una figura nitida si stagliò a pochi palmi da lei. E si sentì delusa, in fondo in fondo, perché di fronte a sé non vide gli occhi di fuoco di Kisshu, ma l’oceano delle iridi di Ryou.

“Che sciocca” pensò tra sé: come poteva credere che Kisshu fosse disposto a cercarla? E poi nella villa sarebbe stato davvero sconveniente. Abbandonò quel pensiero, percorrendo i pochi passi che la allontanavano da Shirogane. Perché era entrato in camera sua?

-Shirogane-kun…- aveva sussurrato piano, vicinissima a lui. Per non far rumore, ovviamente.

-Io…- mormorò lui a propria volta, trattenendo un pugno al di sopra dell’anca sinistra: aveva sperato che lei non si fosse accorta di niente. Non era riuscito a dormire per un semplice motivo, e dopo essersi rigirato per ore nel letto aveva deciso di togliersi quell’inutile dubbio da dosso una volta per tutte. Per questo era sgattaiolato piano nella sua camera, ma una volta trovata nel pieno del sonno aveva deciso di andarsene.

-Sì?- chiese lei.

-Vieni.- disse allora Ryou prendendola per il polso e trascinandola dentro la sua camera. Il profumo di Ichigo era ovunque: sulle lenzuola, sulle tende, addirittura accollato alle pareti. Ryou poteva sentirlo talmente forte nelle narici che addirittura si dimenticò, una volta chiusa la porta, di accendere la luce. –E’ meglio parlare qui, o in corridoio avremmo sicuramente svegliato tutti.- disse lui indicando la porta, sperando di non essere freinteso per il gesto avventato che aveva fatto. Ichigo incrociò le braccia, sedendosi poi sul letto. Indossava un pigiamino rosa e bianco con le stampe buffe di un paio di tartarughe: certo non era molto sexy. Eppure il suo profumo era per Ryou davvero inebriante.

-Ma di cosa avevi bisogno? E’ successo qualcosa?- fortunatamente Ichigo non lo aveva freinteso. Il biondino sospirò, sedendosi al suo fianco.

-Volevo parlarti. Dichiarò. Ichigo rimase interdetta di fronte a quell’affermazione, arrossendo appena: fortuna che la stanza era buia o l’avrebbe subito notato!

-Di… di cosa?- chiese, tremante. Lui cercò la sua mano percorrendo piano la coscia delicata, per poi incrociare le proprie dita con le sue.

-Durante lo scorso combattimento ti ho visto piangere di fronte allo stars dagli occhi dorati…- sussurrò. Ichigo rimase interdetta: a differenza delle altre volte in cui Kisshu aveva interferito nella sua vita da mew mew, questa volta Ryou si era tenuto l’episodio per sé.  Ichigo aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta da lui. –No, non voglio spiegazioni. Aspetto che tu sia pronta a darmele di tua spontanea volontà…- le strinse ancor di più la mano, ed Ichigo ricambiò il gesto. –Ma ti prego, non fare nulla di avventato, domani. Ricorda che sarete in netto svantaggio numerico e la squadra non può cedere: se anche solo una di voi avrà mezzo ripensamento, ci rimetterà tutto il progetto.- le parole gli uscivano direttamente dal cuore, e la ragazza lo sentiva.

Ichigo chiuse gli occhi, sospirando. E ripensò al nuovo lavoro di Kisshu. Al fatto che si era sistemato e che poteva vantare di avere un lavoro che lo rendesse sicuro. Sospirò, facendo una promessa a se stessa, ed ora anche a Ryou.

-Ti prometto, anzi ti giuro, che non avrò alcun dubbio né esitazione. Voglio la pace e lotterò per ottenerla.- disse con sguardo convinto, rendendo Ryou felice. Il biondino non avrebbe mai voluto abbandonare quella stanza, ma ora come ora si sentiva imbarazzato: aveva una gran voglia di allungare la mano verso la pelle candida delle spalle di Ichigo e poi stringerla a sé e baciarla, baciarla un milione di volte. Ma trattenne quel desiderio, alzandosi in piedi.

-Ne sono molto contento. Ora vado, buona notte Ichigo.- disse allora, trascinando a fatica i piedi. Ma Ichigo non voleva rinunciare alla sua compagnia: il suo cuore aveva battuto troppo forte ed aveva provato troppe sensazioni per poterle concedere altre ore di sonno.

-E no Shirogane-kun, non vale così!- decise di tramutare quel desiderio in scherzo. –Mi hai svegliato, ed ora mi devi fare compagnia… di certo non mi riuscirò a riaddormentare!- incrociò nuovamente le braccia, guardandolo con gli occhi socchiusi. Shirogane si voltò nuovamente verso di lei notando il visino imbronciato: irresistibile. Le si avvicinò.

-Ma non ero uno stupido antipatico? Ed ora vorresti la mia compagnia?- chiese. Troppo razionale, come al solito. Ma in realtà tutto questo lo divertiva.

-Che centra, è ovvio che sei uno stupido antipatico: però devi accettare le conseguenze delle tue azioni!- esclamò.

-E così sia.- alzò le braccia in segno di resa lui, sedendosi nuovamente al suo fianco.

-Shirogane-kun, ti confesso che ho un po’ paura.- sussurrò Ichigo, ora nuovamente seria.

-Voi potete farcela, ne sono certo.- Ichigo alzò lo sguardo sui suoi occhi, tiepide lamine azzurre. E si emozionò. E comprese che se era stato lui a dirle quella piccola verità, allora doveva davvero crederci.

 

° ° ° ° °

 

-Doppi controlli per una banda di palloni gonfiati occhialuti?- domandò un Kisshu più che stufo, di guardia  ad una porta sigillata. Pay, di fronte a lui, lo guardò di sottecchi, non credendo alle proprie orecchie.

-Quelli che tu chiami “palloni gonfiati occhialuti” sono coloro che potrebbero finalmente farci vincere questa maledetta guerra!- disse cercando di trattenere la collera.

-La guerra non la si vince con le chiacchiere, ma con questi!- replicò il fratellastro, indicando i propri bicipiti gonfi. Pay decise di non concedere risposta a Kisshu: nemmeno la meritava. Se c’era una cosa che proprio non sopportava del fratellastro era il suo prendere troppo di petto le cose, senza pensare che ci possano essere delle strade alternative. Il suo motto era “agire d’impulso” e proprio per questo non aveva fatto altro, nella sua breve vita, che cacciarsi in continuazione nei guai. Pay sospirò, pensando che la propria guardia assieme al fratello non sarebbe durata ancora per molto, per fortuna! S’appoggiò al muro, cercando di sentire qualche voce più nitida tra il parlottare dietro la porta. Ma nulla: i suoni arrivavano troppo ovattati.

-Pay?- lo chiamò il fratellastro. Il giovane dagli occhi ametista alzò lo sguardo su Kisshu che aveva assunto una delle sue solite espressioni maliziose.

-Che vuoi?- chiese.

-Che ne pensi di Miriam?- non avevano mai parlato di donne loro due: l’unica volta in cui si era parlato di ragazze era stato per sottolineare che Ichigo non andava bene per lui, che se avesse continuato ad amarla sarebbe stato solo un inutile traditore.

-Che intendi?- domandò Pay, sinceramente sorpreso.

-Ma sì dai… ha proprio un bel davanzale! Non credi?- chiese allora più esplicitamente Kisshu. Pay non aveva mai pensato troppo al fisico statuario della bella Miriam, anche perché ultimamente le ragazze non avevano fatto altro che portargli un sacco di problemi.

-Sarà, ma a me le ragazze come lei non mi piacciono.- incrociò le braccia. Era strano parlare di quelle cose per lui, così introverso.

-Bè, io una passatina glie la darei…- sussurrò Kisshu e proprio in quell’istante vide Miriam correre verso di loro, le gote leggermente arrossate.

-Ragazzi, dovete subito correre nell’area ad est: degli intrusi si sono infiltrati attraverso le prigioni, quasi sicuramente sono umani!- esclamò. Pay si drizzò subito, mentre Kisshu faceva qualche passo svogliato. Tirò entrambe le braccia sopra la nuca, stiracchiandosi: finalmente un po’ di moto dopo tutte quelle settimane di stasi! Corsero tutti insieme per poi essere raggiunti da Taruto impegnato, sino ad allora, nell’addestramento. Avevano corso per corridoi che per Kisshu erano totalmente sconosciuti: per quanto ne sapeva lui, lo stavano portando all’inferno. Ma quando vide di fronte a sé la figura della dea dagli occhi rosati pensò, invece, di trovaarsi in paradiso.

-Ci rincontriamo.- sorrise guardandola. Notò che era circondata da altre ragazze, tutte dai colori sgargianti, proprio come lei. Parevano cinque bamboline fatte solo per farsi amare. –Ma quante belle bamboline!- scherzò, imbracciando la propria arma. Le cinque si misero in posizione, mentre anche il resto della squadra degli stars si organizzava per lo scontro. Miriam intercettò subito Mew Zakuro, attaccandola con la propria balestra. La Mew lupo fece materializzare la propria  frusta viola, urlando parole incomprensibili: ira e rabbia trapelavano dai suoi occhi. Lo scontro fu acceso: ma tra un combattimento e l’altro Kisshu riuscì a notare le parole che si scambiarono alcune di loro, incitandosi a vicenda. Vide la ragazza vestita di rosa correre per il lungo corridoio, seguita da quella vestita di verde. Si divisero: una a destra e  una a sinistra. Pay non le aveva notate, troppo impegnato a scontrarsi contro quella dalle belle ali sulla schiena; stessa cosa per Miriam e Taruto. Kisshu d’istinto si lanciò verso destra, dove era corsa la mew mew rosa: doveva assolutamente trovarla. L’istinto non gli diceva però di ucciderla: ma di proteggerla, perché la dentro era difficile sopravvivere se non si era stars. Lanciò un’occhiata verso Pay, quello in minore difficoltà, urlandogli che erano fuggite due nemiche. Quello da lontano, con lo sforzo dell’attacco annuì.

Mew Ichigo correva. Da quel punto era possibile raggiungere la sala dati da entrambe le parti: destra e sinistra. Per questo lei e Mew Retasu si erano divise, convinte che almeno una delle due doveva ritornare viva a casa. Ma il vedere Kisshu era stata per lei fonte di grandi emozioni. Quella divisa da militare, gli occhi accesi che la guardavano con una foga che ormai conosceva come la stessa con cui aveva visto crescere il suo più grande amico. Quanta voglia aveva di correre in dietro e stringerlo a sé! Ma doveva adempiere alla sua missione: lo aveva promesso a Ryou, e lo doveva a tutta la razza umana.

 

Ringrazio…

 

-Pipigi: Intanto grazie mille per i tuoi complimenti! Sono sempre molto contenta se scopro che la  mia storia piace così tanto ^_^ eh sì… Miriam è un pericolo per il nostro Kisshu: è molto bella, e chissà cosa le passerà per la testa nei prossimi capitoli! Spero di rileggerti ancora ^_^

 

-siretta: sono felice che il capitolo sia stato passionale al punto giusto! Anche a me piace molto la coppia KisshuxIchigo, anche se questa è la prima fic in cui analizzo questa coppia. Come avrai notato faccio tutto con molta calma, lasciando che gli eventi avvengano nei giusti tempi: meglio qualche capitolo in più che una storia analizzata male! A maggior ragione l’amore impossibile tra Ichigo e Kisshu. … non posso anticiparti nulla! Al prossimo capitolo ^_^

 

-Eruanne: Eh sì, è difficile reggere al fascino di Kisshu: uno stars (o alieno, dipende dalla fic ^_^) davvero particolare, bello, forte e tenace… chi gli sarebbe indifferente? In fondo anche Miriam è una donna e può cadere vittima di tanto fascino… hihi (solo Ichigo è tarda -.-). Spero di rileggerti prestissimo!!

 

-Lady_Kadar: Carissima, spero che anche questo ventesimo capitolo sia di tuo gradimento! Comunque sono contenta che la spiegazione della lunga chioma di Keiichirou ti sia piaciuta: mi sono sempre chiesta perché la Ikumi abbia deciso di mettergli quella strana caratteristica, così ho deciso di inventarmi io il motivo ^_^ andando agli stars sì: Miriam è pericolosa dato il suo fascino… chissà che combinerà! Non ti resta che leggere! Alla prossima!

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Capitolo 22
*** 21-La luce della sirena ***


EVERYTHING BURNS

Ok, ok… lo confesso: essendo due capitoli estremamente legati sia questo sia quello precedente li ho scritti praticamente uno di seguito all’altro! Le idee erano troppo collegate e le une non potevano coesistere senza le altre, quindi sì: il capitolo era pronto già da qualche giorno! Avrei dovuto attendere almeno metà della prossima settimana per pubblicarlo… tuttavia i vostri commenti assolutamente calorosi mi hanno emozionata ed ho pensato che non sarebbe giusto punirvi con un’inutile attesa ^_^ quindi ecco a voi l’attesissimo ventunesimo capitolo, nella speranza che vi piaccia! Ottimo per gli amanti della PayxRetasu.

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

* * *

 

21-La luce della sirena

 

Il fatto che si trovasse all’interno della base militare piena di esseri che, non appena vista, non avrebbero fatto altro che desiderare di ucciderla non era certo una bella prospettiva. Eppure Mew Ichigo correva senza sosta: i pugni stretti, mentre le gambe non accennavano a fermarsi. Ma, maledizione, quel luogo era tutto uguale! Grigio il soffitto, grigio il pavimento, grigi i muri: non riusciva a distinguere un corridoio da un altro! Il suo senso dell’orientamento, poi, non era certo dei migliori. Sentiva sempre un groppo in gola che non l’aveva abbandonata da quando aveva incrociato i bellissimi occhi di Kisshu: cosa sarebbe successo ora con lui? Si fermò un solo istante sentendo la voce di Ryou provenire dal medaglione mew che aveva appeso al collo.

-Mew Ichigo?- sentì.

-Shirogane-kun!- disse con voce più tranquilla: anche se Ryou era lontano sentirlo le faceva soffrire meno la solitudine ed il pericolo.

-Sei sulla strada giusta: supera i prossimi due corridoi ed alla seconda porta troverai la stanza che ti serve.- Mew Ichigo annuì impercettibilmente.

-Va bene… mi raccomando, segui ogni mia mossa!- esclamò, ricominciando a correre. La risposta di Ryou, poi, arrivò appena ovattata.

-Certo, imbocca al lupo, Ichigo.- sentì.

-Crepi…- sussurrò lei tra i denti, mentre la corsa procedeva senza apparenti ostacoli. Ma quando vide di fronte a sé la figura di Kisshu un’imprecazione quasi le uscì dalla bocca: non avrebbe voluto lottare contro di lui! Trattenne il fiato di fronte ai suoi occhi che, fortunatamente, non parevano serbare rancore nei suoi confronti. Nonostante non fosse la prima volta che si incrociavano quando lei era sotto le sembianze di Mew Ichigo, per la giovane era comunque difficilissimo mascherare la propria identità. Per questo chiuse gli occhi, mentre il fiatone ricominciava a fluire dalla bocca stanca. Decise di trattenere le emozioni che le inondavano il cuore: altrimenti la missione non sarebbe mai riuscita.

-Scansati!- ordinò allora, autoritaria. Un sorriso malizioso colorò il viso di Kisshu che, di tutta risposta, allargò le braccia.

-Sei molto sexy quando cerchi di imporre il tuo volere, lo sai?- domandò. Mew Ichigo trattenne l’impulso di scattare in avanti e rispondere per le rime come era solita fare con lui, ma si dovette trattenere. -Qua dentro rischi la pelle… perché lo fai? Perché sei venuta fin qui?- domandò lo stars, visibilmente colpito. Dai suoi occhi trasudava ammirazione, cosa che Ichigo raramente aveva potuto leggere nel suo sguardo.

-Che domande…- sussurrò lei chiudendo gli occhi. –Lo faccio per gli umani: loro sono la mia gente, la mia famiglia, la mia vita…- dichiarò riaprendo gli occhi. Quella nuova consapevolezza le aveva donato un coraggio inimmaginabile.

-Tu…- balbettò Kisshu visibilmente colpito. –Tu fai tutto questo per altre persone?- chiese. –Magari persone che nemmeno conosci?- Mew Ichigo annuì.

-Anche se non li conosco, meritano il mio aiuto.- sorrise appena, sperando che finalmente Kisshu le concedesse di attraversare il corridoio una volta per tutte. Ma lo sguardo dello stars rimaneva incollato a lei, quasi fosse vittima di un sortilegio. E, così, a Mew Ichigo sorse spontanea una domanda.

-Perché tu staresti combattendo contro gli umani se non per la tua gente?- chiese, angelica. Le ciocche rosa dei suoi capelli dondolarono appena dopo quell’affermazione, rendendo la sua bellezza felina ancora più eterea. Quel gesto ricordò a Kisshu Ichigo, ed il giovane non si seppe spiegare il motivo. Ma proprio quel ricordo fece sorgere in lui la risposta in maniera estremamente spontanea.

-Ti sembrerà strano, ma io faccio tutto questo per un’umana.- dichiarò. Mew Ichigo non potè credere alle proprie orecchie.

-Un’umana?- chiese.

-Sì. Bella, proprio come te. Io conquisterò la Terra, combatterò contro tutti coloro che ci tengono divisi… e quando sarò abbastanza potente allora lei potrà stare insieme a me.- dimenticandosi che le stava bloccando il passaggio, Kisshu s’appoggiò al muro. L’emozione era troppo forte, tanto da non permettergli di reggersi al meglio sulle proprie gambe. –Appena potrò proteggerla come merita lei verrà con me.- disse ancora.

Mew Ichigo avrebbe potuto superare lo stars e riprendere la propria corsa, ma voleva veder più chiaro in quella faccenda complicata. Si portò una mano al cuore che aveva iniziato a dolerle come mai aveva fatto.

Si era arruolato per lei?

-E se questa ragazza non volesse seguirti?- chiese allora, curiosa della spiegazione che Kisshu le avrebbe fornito. Di tutta risposta un sorriso amaro colorò le labbra dello stars.

-Non ho alcun dubbio sul fatto che mi seguirà.- Kisshu si allontanò dal muro, barcollando appena. –Mi ama troppo per stare lontana da me.- la guardò talmente intensamente che Mew Ichigo credette che le stesse leggendo dentro l’anima. Lacrime iniziarono a battere da dietro le sue palpebre, pregandola di farle uscire fuori. Ma la mew mew le ricacciò in dietro, risoluta. Era emozionata, frastornata, confusa. Ma doveva compiere la propria missione.

Con un balzo altissimo riuscì a superarlo, atterrando proprio dietro le sue spalle. Riprese allora a correre lasciando che le lacrime, questa volta, le bagnassero il viso. Ma ben presto la mano di Kisshu afferrò il suo polso fragile, costringendola a voltarsi verso di lui.

-La tua voce…- disse lo stars. Pareva che d’improvviso un lampo avesse illuminato la sua mente ed il suo cuore. I singhiozzi che lenti erano usciti dalle sue labbra ne erano stati il fulcro. Era come se d’improvviso fosse stato sollevato il sipario di un palcoscenico rimasto sino ad allora completamente nascosto. –I tuoi occhi…- tolse la stretta dal suo polso, afferrando con la stessa mano il mento delicato della bella mew mew. -…le tue labbra…- sussurrò in fine, avvicinandosi. Il fiato caldo di Kisshu era per Mew Ichigo fonte di tormento e di paura. Era sicura che non avrebbe retto di fronte alla verità: che l’avesse davvero riconosciuta? Quanto avrebbe voluto stringerlo a sé e pregargli di combattere insieme contro quell’inutile guerra!

-Lasciami…- ringhiò allora lei. Ma lo stars non accennava a voler mollare la presa. Kisshu si avvicinò sempre più a lei: era sicuro che la prova del nove fosse proprio un bacio. Avrebbe senza dubbio riconosciuto subito il sapore di Ichigo. Dal loro primo ed ultimo bacio, infatti, aveva conservato ben nitido il ricordo del sapore dell’unica persona di cui gli fosse mai importato qualcosa.

Per questo avvicinò lo sguardo, sempre di più…

 

° ° ° ° °

 

“Vorrei regalarti un mondo diverso

Che ha fatto la pace con la sua crudeltà

Quel giusto rimorso che nasce sbagliando

E conferma la forza di ogni fragilità

L'anarchico istinto di un cuore migrante…” (Marco Masini: “L’uomo volante”)

 

Se qualche mese prima qualcuno le avesse detto che nel futuro più prossimo lei sarebbe stata la protagonista, insieme a  altre quattro fanciulle, di una missione che riguardava il destino dell’intera umanità, Retasu avrebbe sicuramente chiuso gli occhi per poi abbandonarsi in una sonorissima risata. Eppure stava attraversando corridoi e stanze, alla ricerca di dati d’importanza planetaria. Ed era lei la guerriera che avrebbe potuto aiutare tutta l’umanità. Probabilmente se fosse passata davanti ad uno specchio non si sarebbe nemmeno riconosciuta sotto i panni di Mew Retasu: una guerriera in piena regola, che combatteva mostri e lottava contro i temutissimi stars. Si fermò un solo istante, ricordando le indicazioni che le aveva dato Kaze Shirogane: pochi metri ed avrebbe trovato la porta che desiderava. Il laboratorio con il computer che poteva conservare tutte le informazioni sull’acqua cristallo: cos’era, cosa faceva e dove la si  poteva trovare. Pareva facile a dirsi, ma a farsi era parecchio complicato. Ognuna di loro portava addosso un dischetto che in pochissimi secondi poteva raccogliere tutti i dati necessari: il problema era giungere al computer! Fortunatamente non trovò nessuno di guardia alla porta: Kaze aveva sostenuto che tutti i controlli probabilmente quel giorno si sarebbero concentrati nella sala grande che era posta dall’altra parte della base. Eppure, con tutti i militari che c’erano, proprio il giovane stars misterioso si era trovata davanti!

Lui, con i suoi occhi scurissimi.

Lui, con le labbra sempre imbronciate.

Lui, che la guardava come se la dovesse inondare di domande.

Mew Retasu si portò una mano al cuore, giungendo di fronte alla grossa porta del laboratorio. Prese un lungo sospiro poi lanciò il proprio attacco: da quel momento avrebbe avuto pochi minuti per recuperare i dati e fuggire.

Quando Pay giunse dalla sirena la vide scagliare un potente attacco contro la porta di uno dei laboratori della base.

-Che diavol…- disse prima che gli arrivasse un’ondata d’acqua addosso. Proprio in quell’istante tutti gli allarmi iniziarono a suonare. Ci mise poco a rialzarsi in piedi e seguirla all’interno del laboratorio. Cosa voleva? Eppure non è che gli importasse più di tanto: il viso di quella giovane, trasformata o meno non faceva la minima differenza, gli suscitava sempre una miriade di sensazioni contrastanti. Sapeva solo, in fondo, che appena incrociava i suoi bellissimi occhi allora il suo cervello si distaccava totalmente dal corpo. E pensò la stessa cosa quando la vide dentro il laboratorio, fra gli allarmi che suonavano e la giovane avvolta da un’immensa luce.

-E’ meraviglioso…- esclamò Mew Retasu portandosi una mano davanti alla bocca.

-Cosa pensi di fare?- si voltò, notandolo di fronte a sé. La bocca piegata in una smorfia d’assenso, gli occhi rapiti dalla sua figura. Mew Retasu era avvolta dalla luce meravigliosa che scaturivano le pareti di quella grande sala che, allora, non doveva essere solo un semplice laboratorio. Lo guardò dritto in faccia, il volto convinto e l’espressione quasi assorta. Sapeva di rischiare la vita. Sapeva che ogni secondo in più voleva dire stars che si avvicinavano per catturarla ed ucciderla, eppure non riusciva a distanziarsi da lui. Non appena notato il viso di Pay non aveva fatto altro che ricordare il loro bacio, la sensazione meravigliosa che quel gesto aveva scaturito in lei e, forse, anche in lui.

 -Vorrei che questa guerra cessasse…- sussurrò lei, ma sapeva benissimo che quel giovane l’aveva sentita.

-Sai bene che è impossibile, finchè tutti gli umani non saranno sterminati.- Mew Retasu fece finta di non sentire quelle parole. Proprio in quell’istante l’allarme smise di suonare, mentre i primi passi di alcuni militari in corsa si facevano sentire.

-Come ti chiami?- gli domandò. Pay piegò la testa su di un lato, chiedendosi dove volesse arrivare quella giovane donna.

-Pay…- sussurrò.

-Io mi chiamo Retasu.- sorrise lei.

E no giovane sirena, non avresti dovuto farlo.

Pay fece un passo in dietro, proprio mentre lei, invece, ne faceva uno verso di lui.

-Ti prego, smettiamo di combattere.- disse lei sottovoce. Allungò le braccia di fronte a sé, mostrandogli i palmi aperti, pregandolo con lo sguardo di prenderle le mani. Come catturato da una forza invisibile il giovane seguì il tacito ordine della mew mew, afferrando saldamente le sue manine fragili.

E là accadde.

La sirena si illuminò di una luce intensissima, tanto che i lacci che le stringevano i lunghi capelli di smeraldo si sciolsero allungandosi per tutta la schiena fragile. Gli occhi iniziarono a lacrimarle mentre la pelle bianca si tramutava in una maschera quasi trasparente.

Era eterea.

Pay avrebbe scolpito quell’immagine nella propria mente per il resto della sua vita, ne era certo. E nemmeno si chiese quale fosse la forza straordinaria che aveva tramutato quella giovane in una vera e propria dea splendente di luce propria: quasi fosse una stella.

Mew Retasu non aveva idea di cosa le stesse succedendo: sapeva solo che guardare quel ragazzo negli occhi le aveva fatto nascere nel cuore un sentimento tale da sentirsi esplodere. E poi era arrivata la luce. Pura. Meravigliosa. Fantastica luce.

 Pay si era avvicinato a lei. L’aveva stretta a sé.  Lui, il dolce amore di quella dea del mare aveva avvicinato le proprie labbra alle sue.

E poi l’esplosione.

 

° ° ° ° °

 

Si stavano guardando. Occhi incastonati e niente di più. L’oro che si scioglieva caldo tra le pareti delle dolci iridi rosate di Mew Ichigo. La giovane quasi aveva desiderato di essere stretta tra le braccia di Ki-chan e poter sentire il suo sapore. Forse per questo si era impalata a fissarlo mentre ostinato le reggeva il piccolo mento e avvicinava sempre più le labbra a quelle della ragazza.

“Che aspetti, Ichigo? Scansati!”

Ma non si muoveva. Ancora pochi millimetri e Kisshu avrebbe scoperto il suo grande, grandissimo segreto.

Ma non avvenne niente di tutto questo.

Un esplosione improvvisa li colse, talmente potente che finirono entrambi a terra, coperti da chili e chili di macerie.

Cosa aveva provocato quel tremendo scoppio?

Mew Ichigo si preoccupò subito per le proprie compagne. Sentì una gamba dolorante, ma tutto ciò che pensò in quel momento era scappare. Alzò lo sguardo su Kisshu che giaceva pochi passi più in là. Il viso rivolto verso l’alto, gli occhi chiusi. Il cuore prese a batterle forte. A fatica si rialzò mentre un allarme assordante le forava i timpani sensibili. Con grande sforzo lo raggiunse, poggiando l’orecchia felina sul suo petto.

-Respira…- sorrise tra sé. E rimase stretta a lui solo qualche istante, giusto il tempo di poter sentire ancora su di sé il suo odore, la sua forza. In pochi istanti le braccia di Kisshu le circondarono la vita sottile, stringendola forte a sé.

-Ichigo…- disse il giovane stars. Mew Ichigo si irrigidì, socchiudendo gli occhi: era stata scoperta! Che stupida era stata. Ma alzando lo sguardo vide che era immerso nel sonno. Mew Ichigo udì dei passi alle proprie spalle, per questo si appiattì su Kisshu. Un gruppo folto di militari le passò accanto ma, fortunatamente, non notò né lei né Kisshu. Fece un sospiro di sollievo, poi spinse il suo amico verso il lato del corridoio, dove l’accumulo di macerie era minore. Guardando verso l’alto notò che era crollato parte del soffitto. Quando si accertò delle condizioni di Kisshu partì alla ricerca delle sue compagne: dovevano tornare sane e salve a casa, nella speranza che fossero tutte intere.   

 

° ° ° ° °

 

Il compimento della missione era stato migliore di quanto tutti, in fondo in fondo, si fossero aspettati: solo qualche ammaccatura che presto sarebbe guarita e nessun ferito grave. Kaze Shirogane doveva proprio sentirsi soddisfatto delle sue eroine. Erano tornate a casa correndo, la piccola purin sulle spalle di Zakuro perché uno degli stars le aveva provocato una brutta ferita al piedino di bimba. Ma per il resto stavano tutte bene. Il crollo aveva colpito solamente Mew Ichigo che ora stava seduta sul proprio letto, il ginocchio fasciato ed un thè caldo tra le dita fragili. Aveva lo sguardo assorto ma la stanchezza e la paura rendevano il suo viso ancor più bello ed interessante. I lunghi capelli rossi le ricadevano appena spettinati sulle spalle esili, mentre piccoli sospiri scendevano dalle sue labbra.

-Hai bisogno d’altro?- le chiese Ryou. Il resto del gruppo era andato ad interrogare Retasu che, a quanto pareva, era stata colei che aveva provocato quella tremenda esplosione.

-Se stanno bene le altre mew mew, allora sto bene anche io!- disse lei sorridendo. Portò la tazza alle labbra, mentre Ryou la guardava assorto. Quando l’aveva vista entrare in villa zoppicante e con il viso troppo pallido aveva provato una stretta al cuore. Per questo ora sentiva il bruciante bisogno di starle accanto, perché si sentiva tanto in colpa.

Quanto avrebbe voluto combattere al loro fianco!

-So a cosa stai pensando.- gli sorrise la rossina. Ryou alzò lo sguardo su di lei. –E no Shirogane-kun, il tuo sguardo non è sempre impenetrabile!- rise lei poggiando poi la tazza sul comodino.

-Cosa intendi?- le chiese lui.

-Ti senti in colpa. Hai quella faccia da cane bastonato da quando hai visto le ammaccature mie e di Purin.- aveva abbassato la vocina sottile, dicendo quelle parole.

-E’ normale che pensi alla vostra incolumità: io e mio padre siamo gli ideatori del progetto.- Ichigo allungò una mano verso di lui, stringendo forte la sua.

-Ormai io e le altre mew mew sentiamo questo progetto come se fossimo nate per rivestire questo ruolo. E credo che tutte noi siamo arrivate a questa conclusione proprio questa sera.- fece un ennesimo sorriso, questa volta il più bello di tutti. Ichigo aveva compreso di voler bene a quel giovane biondo e questa volta non voleva commettere gli stessi terribili errori che invece aveva lasciato accadere tra lei e Kisshu e che, ora, li avevano irrimediabilmente divisi.

Ryou si lasciò cullare dal suo respiro, ascoltando assorto il silenzio che, gentile, li aveva avvolti: avrebbe voluto fermare il tempo.

 

° ° ° ° °

 

-Una luce fortissima?- domandò Kaze Shirogane camminando per la stanza di Retasu. La giovane era seduta sul proprio letto, accanto a lei Keiichirou e Katy che, gentile, l’aveva accolta con un grandissimo abbraccio. Era giusto che raccontasse tutto, ma quell’esperienza era stata talmente incredibile che ripercorrerla con il pensiero dopo poche ore dall’accaduto le provocava ancora forti emozioni.

-Tesoro, forse Retasu ora è ancora confusa…- tentò di dire Katy che pareva averle letto nel pensiero. Retasu sollevò uno sguardo di ringraziamento sulla donna che le sorrise bonaria.

-So che è difficile, ma è importante: prima abbiamo informazioni, prima potremo migliorare la situazione. Mi capisci, vero?- disse Kaze. Retasu non credeva di averlo mai visto così risoluto. Camice bianco in dosso, il Dottor Shirogane sembrava più un medico che uno scienziato di fama internazionale.

-Ha ragione.- Keiichirou le indirizzò uno sguardo gentile. E questo la incoraggiò ad andare avanti.

-La stanza che ci avete indicato non era un semplice laboratorio: ma aveva le pareti ricoperte di cristalli trasparenti. Cristalli sul soffitto, sul pavimento, sulle pareti…- disse ripensando alla luce intensa di quei cristalli. –Tuttavia ho notato che la luce diveniva più intensa man mano che anche le mie emozioni crescevano… quasi fosse il mio cuore a decidere l’intensità e la forza di ogni singolo cristallo nella stanza.- Kaze ascoltava assorto, una mano a reggere il mento dalla forma regolare. Katy era quanto meno stupita: i lineamenti perfetti erano piegati da una ruga di incredulità.

-Deve essere stata un’esperienza straordinaria!- esclamò la donna senza pensare. Retasu annuì.

-Incredibile. Stavo meravigliosamente bene: come se fossi entrata nel mio elemento e ci stessi nuotando liberamente.- disse usando volutamente una metafora che richiamava il suo stato di mew mew. Ma era esattamente così che si era sentita.

E, in fondo in fondo, avrebbe tanto voluto provare nuovamente quell’incredibile esperienza.

 

° ° ° ° °

 

La notte riluceva di piccole stelle. La luna aveva salutato Tokyo da ore ormai, ma Pay aveva rinunciato a dormire. Non appena sdragliatosi sul letto aveva compreso che difficilmente i suoi occhi si sarebbero abituati al sonno, per questo si era alzato e aveva deciso di andare sul grande terrazzo dove in estate era permesso fare colazione o prendere una boccata d’aria. A breve la calura estiva si sarebbe fatta sentire: giugno era arrivato e così tutti i suoi dolci profumi. Pay respirò a pieno, donandosi un attimo di pace. Rimase appoggiato alla ringhiera guardando il cortile sottostante e ripensando alla riunione che avevano fatto lui e gli altri soldati in presenza di Deep Blue solo qualche ore prima.

-La base è stata quasi distrutta!- aveva esclamato il capo degli stars indicando con il dito un punto su una cartina proiettata al centro della stanza. IL leader aveva indicato nella zona ad ovest dove pareva che fossero andati distrutti alcuni laboratori e una sala comandi. –E tutto questo da cinque stupide umane!- le pupille azzurre di Deep Blue si erano fatte sottilissime, somigliando a quelle di un terrificante serpente. Nella grande sala non si sentiva volare una mosca: raramente il leader degli stars si faceva vedere in giro anche se viveva in quella base militare per avere tutti sotto controllo e, ovviamente, perché sapeva di essere altamente protetto. –Non devono mai più entrare, sono stato chiaro?- tuonò allora lo stars guardando con aria truce l’intera platea. Pay aveva abbassato lo sguardo, sentendo di essere stato il più colpevole di tutti: avrebbe dovuto uccidere quell’umana, invece non aveva fatto altro che accogliere il suo dolce sorriso.

Pay sospirò, chiudendo gli occhi.

Che quella giovane sirena l’avesse stregato?

Alzò lo sguardo verso l’alto, ripetendo a bassa voce il suo nome.

-Retasu…- dolce, tenero, semplice nome. Se solo fossero stati entrambi degli stars, o se fossero nati in un epoca diversa…

Scosse il capo furioso: che diavolo pensava?

-Ehi, che piacevole incontro!- una voce alle sue spalle lo destò, facendolo voltare. Guardò una figura snella che gli si avvicinava zoppicando.

-Che ci fai fuori, Kisshu?- domandò allora Pay riconoscendo il fratellastro.

-In infermeria mi hanno messo a dormire con un tizio che russa come un trombone… non riuscivo a chiudere occhio!- esclamò l’altro appoggiandosi a fatica sulla ringhiera del grande terrazzo. L’esplosione lo aveva ridotto piuttosto male: una gamba ammaccata e ferite su tutta la spalla sinistra. Ma era ancora tutto intero ed in breve tempo sicuramente si sarebbe ripreso. –, a quanto pare non sono l’unico che non riesce a dormire.- socchiuse gli occhi Kisshu poggiando lo sguardo sulle iridi fredde del fratellastro. Pay indirizzò lo sguardo altrove, proprio come se fosse stato scoperto a pensare ad un’umana. Ma nessuno, in realtà, sapeva niente.

-Già, stavo pensando a tutto quel che è successo oggi…- puntualizzò subito lo stars per non essere freinteso.

-Io invece ti confesso che oggi ho fatto un incontro talmente interessante che… che credo che non avrei dormito anche se non avessi avuto quel rompiscatole che russava.- disse Kisshu incuriosendo Pay.

-Quale incontro?- domandò allora.

-Le cinque ragazze contro cui stiamo combattendo… una di loro ha qualcosa di strano.- disse Kisshu con gli occhi chebrillavano. Pay era sicuro di aver visto quello sguardo solo poche volte: esattamente quelle volte in cui il fratellastro aveva parlato senza sosta della “sua” umana.  

-Non iniziare con i tuoi soliti commenti da pervertito ora…- ringhiò Pay convinto che Kisshu avrebbe subito iniziato a parlare delle curve avvenenti di quelle guerriere.

-No, non intendo questo!- rise l’altro. –Anche se devo dire che non è davvero niente male…-

-Appunto.- sospirò Pay senza più speranze.

-Sento che ha qualcosa di strano, e io devo scoprire cos’è…- disse Kisshu.

-Ma perché devi sempre cacciarti nei guai per i tuoi sciocchi presentimenti?- domandò Pay incollerito. L’unica persona in grado di farlo andare completamente fuori dai gangheri era solo ed esclusivamente Kisshu Ikisatashi.

-Ma Pay… a te non capita mai di avere dei sentimenti?- chiese Kisshu, una maschera di serietà stampata in viso. Il fratellastro si fermò improvvisamente, fissandolo. Non gli disse nulla. –Non ti capita mai di guardare una ragazza negli occhi e dire “cavoli, mi perderei in lei fino a morire”.- recitò ancora Kisshu. Pareva rapito dal ricordo di quella donna-gatto. –Pensare che non sarebbe male stringerla tra le braccia e guardarla sempre, sempre negli occhi?- le iridi dorate brillavano di una luce che per Pay parve solo pericolosa.

E più lo stars ascoltava quelle parole più il volto angelico di quella dolce fanciulla dagli occhi grandi si faceva spazio nella sua mente.

Pay si allontanò dalla ringhiera facendo passi brevi ma veloci.

-Non è il momento per pensare a queste inutili stupidaggini…- disse tremante. Una nota di malinconia tradiva la sua voce fredda.

-Non c’è un periodo giusto o sbagliato per amare, ricordatelo sempre.- disse Kisshu recuperando le proprie stampelle e iniziando ad avviarsi verso l’entrata della base. –Comunque  se vuoi rimanere acido e introverso per il resto della tua vita… fa pure.- fece un gesto con la mano. –Buona notte fratellino!- ridacchiò ancora lo stars, infilandosi nell’oscurità della base.

Pay strinse un pugno: maledetto Kisshu che gli metteva in testa quelle inutili idee!

 

Ringrazio…

 

-Serenity Moon: ma figurati Tesorina, l’importante è che tu leggi ciò che scrivo, sai che per me è infinitamente importante ^_^ sì, fare Ryou e Ichigo così dolci ormai per me è facile ed estremamente divertente! La Ikumi ci ha regalato pochissimi momenti dolci fra questi due fanciulli… allora inventiamoceli noi! Sì, povera Minto… purtroppo non sempre le cose vanno come speriamo. E dopo questo commento filosofico ti dico che spero di rileggerti e di sapere di nuovo la tua! Ti voglio bene <3

 

-Eruanne: Grazie per i complimenti ^_^ è una delle fic più lunghe che abbia mai scritto (ne ho scritta una pubblicata su un altro sito che è arrivata ai 27 ma poi non ne ho mai scritte di così lunghe). Per quanto riguarda il resto… prima di ogni “grande avvenimento” io la notte precedente non riesco mai a dormire: o se invece riesco, come succede ad Ichigo, mi sveglio facilmente perché in fondo in fondo ho la testa sempre attiva a pensare a ciò che combinerò in quella grande occasione. E così mi sono divertita ad immaginare come avrebbero passato la nottata le ragazze ^_^ che altro dire… spero di rileggerti come sempre… e grazie per la tua continuità nel recensire: sei veramente dolcissima!

 

-Pipigi: come hai detto è giusto che non si faccia troppo aspettare i lettori: quindi eccoti subito il ventunesimo capitolo! Purtroppo Kisshu non ha ancora scoperto la vera identità di Mew Ichigo… tuttavia inizia ad avere i primi sospettucci! Credo che fra Retasu e Ichigo quella con meno problemi ad ammettere i propri sentimenti sia proprio Retasu: più pura ed ingenua della rossina, la mew pesce non pensa minimamente alle differenze di razza… anzi! Per lei tutto il mondo è buono o, se non lo è, può essere cambiato in meglio ^_^ spero che mi dirai che ne pensi di questo capitolo!

 

-Danya91: spero davvero che tu non sia rimasta delusa ^_^ Retasu è diventata la protagonista di questo capitolo, ed ha assaporato per prima il grandioso potere dell’acqua cristallo… quale onore! Sono contenta che tu abbia riletto la mia ff e che tutto ti sembri intrecciato: faccio molta attenzione a non tralasciare nulla, ma non sono né una scrittrice né un’esperta, quindi spero di fare comunque un buon lavoro… io mi metto d’impegno! Spero di rileggerti presto ^_^ alla prossima!

 

-twilightgirl: Miriam è un personaggio che essendo inventato da me è un po’ lontano da voi lettori (è giusto, non l’avete seguita nel manga e nell’anime) tuttavia sarà un personaggio essenziale nella storia e spero che, nonostante i suoi discorsetti con Ki-chan, imparerai ad amarla! Kisshu è normale che guardi le altre ragazze :D la Ikumi l’ha fatto così, tanto che ho voluto riprendere la battuta che fa nell’anime quando vede per la prima volta Mew Minto, Mew Retasu e Mew Ichigo tutte insieme! Spero di rilegerti anche questa volta…!!

 

-Lady_Kadar: Ti ringrazio tanto per i tuoi complimenti *_* mi sono divertita molto a scrivere i discorsetti tra Kisshu e Pay (come hai letto ci sono anche in questo capitolo, anche se in forma moooolto più seria XD) comunque sappi che le varie coppie ora come ora non sono per niente definite: dovrete aspettarvi un sacco di sorprese! Alla prossima ^_^

 

Ne approfitto anche per avvisarvi che “EVERYTHING BURNS” il 19 di febbraio compirà 3 anni… per me è un grande traguardo: mi è successa mesi fa la stessa cosa con “Let’s stay here!” e ne sono stata molto orgogliosa. Ma questa fic in particolare conserva un posticino speciale nel mio cuore… quindi ho voluto fare gli “auguri di buon compleanno” a questa storia che, scrivendola, mi regala un mucchio di emozioni.

Quindi grazie a tutti coloro che la seguono sempre con rinnovato calore; a chi è arrivato dopo; a chi la segue nell’ombra e, ovviamente, a coloro che l’hanno inserita tra le preferite e le ricordate. La strada è ancora lunga, ma spero di avervi sempre con me.

Grazie davvero! Euterpe.

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Capitolo 23
*** 22-Convalescenza ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti! Ecco a voi il ventiduesimo capitolo… ci ho messo un po’ a scriverlo (si noterà la lunghezza XD) ma è uno dei capitoli più importanti della storia… perché verrà introdotto un nuovo personaggio. Ops, vi ho detto troppo! Fatemi sapere cosa ne pensate!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

***

 

 

22-Convalescenza

 

 

Era quasi una settimana che stava inchiodato nel letto. Il caldo di giugno era insopportabile, senza contare il fatto che Deep Blue aveva severamente vietato che le finestre restassero aperte. Il leader, infatti, sosteneva che gli umani erano furbi e che avrebbero potuto adottare qualunque stratagemma per eliminarli: per questo era meglio tenere la base sigillata. Le manie di Deep Blue erano divenute ancora più maniacali dopo l’attacco della squadra Mew Mew: i controlli erano stati intensificati, la squadra di Kisshu era stata messa sotto severi allenamenti ed era stato imposto a tutti loro di creare una strategia utile per eliminarle il prima possibile. Ma Kisshu, data la sua convalescenza, doveva rimanere in quella maledetta camera, da solo. L’infermieria era posta al primo piano della base; non occupava molto spazio perché i malati gravi venivano sempre spediti a casa loro perché tanto, diceva Deep Blue, non servivano più per il combattimento. Forse proprio per quel motivo Kisshu era rimasto solo in camera: due giorni prima, infatti, quel rompi scatole del suo compagno di stanza era stato rilasciato ed era tornato a casa sua. Aveva perso l’uso di una mano dopo il crollo ed ora nessuno là dentro aveva più bisogno di lui. Kisshu prese a fissare il soffitto. Odiava dover restare fermo con le mani in mano: non era da lui e di certo questo non faceva che alimentare i suoi pensieri. Pensieri rivolti tutti ad Ichigo, ovvio. Aveva riflettuto molto sulla rossina: desiderava con tutto se stesso di rincontrarla, anche se lei gli aveva detto a chiare lettere che non voleva più vedere la sua faccia e che tutti, compresa lei, non volevano che loro due stessero insieme. Strinse con il pugno il lenzuolo candido che lo avvolgeva sino all’ombelico: era sicuro che Ichigo lo amava, che lo voleva esattamente quanto lui voleva lei. Chiuse gli occhi, ripensando ad un’altra ragazza. Così misteriosa, così bella. Per Kisshu quelle erano sensazioni strane: non gli era mai capitato di essere tanto attratto da una persona che non fosse Ichigo Momomiya; ma, ovviamente, lei era una loro acerriba nemica. Possibile che non si innamorava mai di ragazze che potevano ricambiarlo? Sbuffò a quel pensiero sentendo la porta che si apriva. Tenne gli occhi chiusi: era sicuro si trattasse di Taruto. Durante quella settimana il bimbetto si era fatto vedere spesso, probabilmente perché gli mancava la presenza del fratellastro in squadra. Tuttavia con sua grande sorpresa il rumore di passi leggeri ed un profumo inebriante gli fecero cambiare idea. Aprì gli occhi dorati, notando di fronte a sé Miriam, divisa in dosso ed un vassoio tra le mani.

-Buon giorno.- disse entrando nella piccola stanza. Kisshu non potè non notare il profilo leggero ed il sorriso naturale che le colorava il viso. Ichigo, pensò lo stars, non lo aveva mai accolto così amorevolmente.

-Buon giorno.- rispose lui fingendo indifferenza. Miriam poggiò il vassoio sul comodino accanto al letto per poi porgere una tazza di thè allo stars convalescente.

-Ti va un po’ di thè?- chiese lei. Kisshu afferrò il bicchiere, portandosi poi la bevanda alle labbra. Ne sentì il sapore leggero, assaporando poi il profumo buono di quella ragazza dalla pelle candida. Era da tanto che non stringeva a sé una ragazza, da tanto che non sfiorava Ichigo. Alzò lo sguardo dorato sulla bella Miriam che, ora, gli sedeva accanto con le braccia incrociate. –Perché mi fissi, Ikisatashi?- domandò allora lei sentendosi osservata. Kisshu sorrise.

-Diciamo che più che di un thè… ho voglia d’altro.- si passò la lingua maliziosa intorno alle labbra sottili, pensando in fondo in fondo a come sarebbe sfiorare la pelle di quella giovane donna. Miriam inoltre aveva lunghi capelli castani, occhi profondi, due belle labbra carnose. Insomma, non era un tipo che passava inosservato.

-E dimmi, cosa vorresti?- chiese Miriam cadendo, forse non del tutto involontariamente, nel suo gioco.

-Mmh…- mugugnò Kisshu non credendo alle proprie orecchie: Miriam non aveva davvero compreso il suo doppio senso? Si chiese se essere più esplicito. Le diede un’occhiata: lo sguardo di Miriam era del tutto abbandonato sul suo fisico lasciato scoperto a causa delle bende che gli ricoprivano parte della spalla. Si disse che doveva piacerle. Sapeva di fare un certo effetto alle ragazze, ma non poteva credere che quella giovane donna fosse davvero attratta da lui. Aveva sentito dire che faceva parte di una buona famiglia, che aveva ricevuto un’ottima istruzione e, quindi, il suo partito ideale doveva essere un tizio tutto cultura e libri. Fece spallucce a quel pensiero, dicendosi di seguire il proprio istinto.

-Ho voglia di farmi una bella camminata.- disse stiracchiandosi. Kisshu portò in alto le braccia, allungando i muscoli ben torniti. Per Miriam fu senza dubbio un bello spettacolo: seguì con lo sguardo il profilo di quei muscoli che si allungavano e contraevano in un solo istante, assaporando con il pensiero l’onda mascolina del petto, la morbidezza del collo e la bellezza delle labbra. Aveva capito dentro se stessa che quello stars non le era per niente indifferente ed ora lottava contro il suo cuore, dicendosi che non doveva assecondare i quei desideri.

-E poi?- osò dire lei. Kisshu la guardò in faccia, sorridendo appena.

-Sai Sonoa, qual è la cosa che meno mi piace della vita militare?- domandò. Miriam fece di no con il capo. –Il fatto di essere circondato da belle ragazze e non poterne sfiorare nemmeno una.- la guardò bene in faccia, mentre lei socchiudeva gli occhi. –Anche se, si sa, di rispettare le regole non me n’è mai fregato un bel niente.- Fu in quell’istante che allungò un braccio verso di lei, prendendole stretta la mano e attirandola a sé. –Non guardarmi con quegli occhi Sonoa, perché io sono un tipo che non scherza.- sussurrò a mezza voce, il fiato corto che fuoriusciva dalle labbra sottili. Il respiro d’entrambi era affannato, quasi avessero appena combattuto una lotta all’ultimo sangue.

-Io non ho fatto un bel niente!- dichiarò lei, risoluta. Ma il suo viso, abbandonato nella contemplazione di quello del ragazzo, la tradiva abbondantemente. Dio! Avrebbe voluto avere il coraggio di avvicinare le proprie labbra a quelle del giovane stars e sentire il suo sapore mascolino. Ma lui, di rimando, si limitò a sorridere ancora, con quel ghigno malizioso che aveva sempre caratterizzato quel suo viso sbarazzino.

-Ti sbagli di grosso: io lo riconosco uno sguardo perso quando ne vedo uno.- sussurrò. Kisshu la scansò da sé, avvicinando le proprie labbra all’orecchio sinistro della giovane. –Guardami ancora in quel modo, ed io non sarò responsabile delle mie azioni.- la sentì ansimare ancora. Miriam portò entrambe le mani sulle spalle di Kisshu, stringendo forte la presa.  Voleva abbandonarsi tra le sue braccia e stringerlo a sé così forte da far mancare il respiro ad entrambi.

-Allora non vedo l’ora che accada, Kisshu.- disse a denti stretti, poi avvicinò lo sguardo a quello dello stars.

Ora o mai più.

Ma d’improvviso Kisshu si scansò. Nonostante le bende che lo trattenevano trovò la forza necessaria per distogliersi da quella stretta. D’improvviso il volto pulito di Ichigo gli aveva macchiato i pensieri, quasi lo volesse accusare di essersi dimenticato di lei. Strinse i pugni, mentre uno sguardo stupito prendeva il viso di Miriam. Si alzò in piedi.

-A quanto ho notato bluffavi…- disse avviandosi verso la porta. Poi si voltò verso lo stars, guardandolo seriamente. –Non mi sfuggirai, puoi starne certo.- sorrise allora, più consapevole di ciò che voleva: il fiato caldo dello stars sulla propria pelle le aveva fatto comprendere che lo desiderava più di qualunque altra cosa sulla faccia della terra. Kisshu dalla sua fece spallucce. Sentì poi solo la porta richiudersi.

E lo sguardo d’oro andò alla finestra chiusa, colorata del giallo e del verde estivo: e si chiese se mai sarebbe riuscito a togliersi dalla testa Ichigo.

Ichigo!

Dopo quell’episodio con Miriam il suo ricordo si era fatto sempre più forte, potente,  inebriante. Kisshu si abbandonò sul letto. Si passò poi una mano sulla fronte sudata, prendendo una decisione: doveva assolutamente rivederla, il più presto possibile.

 

° ° ° ° °

 

Dopo una settimana di convalescenza Ichigo si era sentita molto meglio. Vero era che dopo la frattura che aveva, avrebbe avuto bisogno di più giorni prima di riprendere a camminare, ma i geni del gatto selvatico Hiriomote avevano fatto la loro parte: zoppicava ancora, tuttavia riusciva a reggersi con le stampelle e girare per casa Shirogane proprio come aveva sempre fatto.

-Aspetta Retasu-chan, ti una mano!- affermò Ichigo alzandosi dalla sedia della sala: avevano appena terminato di pranzare. L’intera famiglia al completo era riunita, cosa piuttosto strana per i pranzi, dato che tutti erano sempre impegnati in lavori diversi: chi in faccende, chi in ricerche e chi in allenamenti. Tuttavia quel giorno era domenica, quindi non era stato difficile convincere ogni componente della casa a partecipare al pranzo.

-Ma no Ichigo-chan, sta tranquilla… sparecchiamo noi!- disse Purin alzandosi ed affiancando Retasu che annuì gentile. Addirittura Zakuro si alzò in piedi prendendo il proprio piatto e quello di Minto, seduta accanto a lei. Quest’ultima afferrò bicchieri e stoviglie, iniziando a portare il tutto in cucina. L’intera famiglia fu stupita da ciò che aveva appena fatto la ballerina: anche se senza dubbio questo gesto gentile era stato fatto per imitare la sua eroina!

-Ma sono stufa di dover sempre stare con le mani in mano!- esclamò la rossina risedendosi. Ormai il tavolo era rimasto mezzo sparecchiato ed anche Katy aveva portato alcune cose in cucina. Keiichirou, come al solito, aveva fatto a gara con Purin per lavare i piatti ed ora lo si poteva sentire canticchiare dalla cucina. Ryou era rimasto zitto. In quei giorni era parecchio strano: non faceva altro che osservare Ichigo e quest’ultima aveva paura di aver detto o fatto qualcosa che al biondino poteva non piacere. Lo guardò negli occhi e lui, forse casualmente, spostò lo sguardo verso il padre iniziando una conversazione che Ichigo non potè captare con precisione. Si alzò dalla sedia.

-Io vado in camera.- dichiarò.

-Aspetta.- il biondino si alzò subito in piedi, avvicinandosi alla sedia della rossina. Le porse la mano e lei, come sempre accadeva in quei giorni, si fece portare in braccio fino in camera sua. Era avvinghiata a lui e si diceva che era bello stargli così vicino e respirare il suo profumo. Inoltre poteva anche sentire il battito del cuore del giovane che, ogni volta, accelerava a dismisura: ma doveva essere frutto del peso che doveva portare, se no per cos’altro? Ichigo abbandonò il capo sulla sua spalla, mentre attraversavano le scale. Da quando era tornata dolorante dall’ultima battaglia contro gli stars Ryou era diventato il suo angelo custode: la accompagnava da un posto all’altro portandola sempre rigorosamente in braccio; prendeva tutto ciò che le serviva senza darle il disturbo di alzarsi; senza contare tutti gli sguardi che parevano chiederle “stai bene, Ichigo?”

-Cosa ti succede?- domandò il giovane, manco le avesse letto nel pensiero. Terminarono la rampa di scale per poi entrare nella camera. L’appoggiò sul letto, premuroso. Ichigo si guardò il ginocchio ingessato, chiedendosi quanto ancora avrebbe dovuto tenere la benda.

-Nulla.- scosse il capo. –E’ solo che mi chiedevo per quanto dovrò tenere la fasciatura… sai, mi sto un po’ annoiando!- esclamò poi ridendo. Ma il silenzio di Shirogane le piacque poco. Sollevò lo sguardo su di lui, cercando di abbozzare un sorriso. –Ho detto qualcosa che non va?- domandò lei. Ryou scosse il capo.

-No…- rispose il biondo. -Non credo dovrai tenerla ancora per molto.- e indicò la benda. –Ma se ti va ho trovato un modo per rimediare alla tua noia.- sorrise lievemente, avvicinando lo sguardo a quello della ragazza. La tiepida luce di giugno illuminava il viso dai lineamenti perfettamente cesellati, rendendo gli occhi ancor più azzurri ed intensi di quanto madre natura non li avesse già fatti.

-Sarebbe?- arrossì Ichigo.

-Potremmo fare una passeggiata nel giardino della villa. Solo quattro passi, tanto per vedere se riesci di nuovo a camminare e approfittarne per farti prendere una boccata d’aria.- si stiracchiò, fingendo indifferenza. –Che ne dici?-

-Sarebbe fantastico!- battè le mani la rossina, entusiasta. –Potremmo invitare anche le altre a venire con noi.- esultò. E quando vide un velo di delusione appena accennato sul volto del biondo Ichigo si morse la lingua: forse al ragazzo sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo solo con lei. Si diede mentalmente della stupida, dicendosi che in quelle faccende di cuore era incredibilmente imbranata.

-Sì, lo proporrò al resto della squadra.- si allontanò il giovane. –Ora riposa, tempo un’ora e si parte.- fece l’occhiolino, poi si dileguò dietro la porta.

Ichigo si lasciò andare sul cuscino. Certo che avrebbe potuto trascorrere qualche ora sola con il biondino,ed aveva perso quell’occasione! Aprì d’improvviso gli occhi: occasione per cosa? Il respiro le si arrestò improvvisamente, non potendo credere ai propri pensieri: le piaceva Shirogane? Ripensò ai suoi muscoli che la sollevavano e che, gentili, la portavano ovunque; al calore e alla tenerezza dimostrati in quella settimana. Al suo fare così scherzoso ed arrogante, ma che nascondeva un grande affetto, ne era sicura. Chiuse gli occhi, sospirando. E d’improvviso l’immagine di Ki-chan le venne alla mente come un fulmine a ciel sereno. Il respiro divenne affannato, le lacrime le pregavano di uscire dagli occhi.

Sarebbe stata in grado di tradirlo così?

Lui, che le voleva bene più di qualunque altra persona.

Lui, che l’amava da impazzire.

Lui, che quando lei era rimasta sola e senza affetti era stato l’unico a darle un tetto sopra la testa ed una spalla su cui piangere. 

Erano pensieri difficili. E si rimise seduta sul letto, dicendosi che poteva solo essere il cuore il giudice di quella difficile battaglia.

Quando Ichigo e Ryou scesero le scale videro una bella scena nel grande salone della villa: le cinque mew mew, compresi i due coniugi Shirogane e Keiichirou, erano impegnati in una “lotta all’ultimo sangue” a monopoli. Un quadretto divertente.

-Ma non puoi rubarmi l’ultimo albergo!- sbraitava Minto contro una più che tranquilla Purin.

-Chi lo trova se lo prende dice la regola.- rispose furbescamente la biondina.

-In realtà credo che la regola sia più o meno che chi lo compra se lo prende.- sorrise timidamente Retasu, sfogliando il libretto delle istruzioni.

-Non ti intromettere!- la rimbeccarono all’unisono le altre due.

-Che fate, non venite con noi?- domandò Ryou che doveva aver già avvisato i membri della casa della loro “escursione” nel giardino. Katy scosse la testa.

-La vedo dura! Minto e Purin vogliono avere la supremazia e credo che non si daranno pace finchè la partita non sarà conclusa!- scoppiarono tutti a ridere ed Ichigo dalla sua sorrise. Era da tanto che non vedeva una scena così divertente, più o meno da quando erano morti i suoi genitori. Abbassò il capo, abbattuta: il ricordo di sua madre e di suo padre le affollava la mente sempre più spesso e Ryou doveva essersene accorto. Per questo le strinse forte la mano sussurrandole un “Andiamo?” Pieno di tenerezza. Lei annuì. E si disse che se il suo cuore avesse deciso che voleva Ryou, lei non gli avrebbe opposto resistenza.

La giornata era bellissima: il sole splendente di giugno colorava i loro visi mentre Ryou, premurosamente, portava Ichigo in braccio.

-Dove hai intenzione di farmi camminare?- domandò lei rompendo così un imbarazzante silenzio.

-Oltre la piscina c’è un bello spiazzo erboso. Quando ero piccolo e non c’era ancora la guerra ci giocavo spesso.- disse ancora il ragazzo. Ryou, in fondo, aveva detto una frase tipica: prima della guerra. Tante persone erano solite iniziare le frasi con quelle tre piccole parole, per poi concludere con un’aria abbattuta.

-Fammi provare ad andare con le stampelle!- lo pregò allora Ichigo. Il biondino la guardò di sottecchi. –Tranquillo, mi sento sicura!- fu costretto allora ad annuire. La poggiò con attenzione a terra, porgendole le due stampelle. Ichigo le afferrò con sicurezza, iniziando a camminare lentamente. I muscoli delle braccia le dolevano, ma era una questione d’orgoglio: non poteva farsi portare continuamente in braccio!

-Ichigo?- si sentì chiamare da dietro le proprie spalle. La foga di camminare l’aveva fatta procedere più velocemente di quanto si fosse accorta. Alzò lo sguardo su Shirogane che ora le era accanto. E notò la pelle rosea accarezzata dai raggi caldi del sole, gli occhi azzurri accesi e splendenti. Era di una bellezza angelica.

-Dimmi…- disse lei con aria assorta, ma Ryou parve non accorgersene.

-Perché prima, quando eravamo in cucina, eri così abbattuta?- le domandò. Passarono davanti ad un albero che faceva una fresca ombra, per questo si fermarono sotto le sue fronde. La giovane abbassò il capo. 

E decise, finalmente, di aprirgli il suo cuore.

-Era stata una scena così familiare…- disse con voce sottile. –Le ragazze, i tuoi genitori e Keiichirou erano così tranquilli e rilassati che pareva non ci fosse il fantasma della guerra solo pochi chilometri più in là.- Ryou la ascoltava senza interrompere il discorso: pareva percepire pienamente ogni suo sentimento. –E più li guardavo più nitido si è fatto il ricordo dei miei genitori. Mi sono venuti alla mente inaspettatamente e per questo mi sono… sì ecco, emozionata.- alzò il viso nascondendo con un dolce muoversi delle labbra le lacrime che volevano uscire dagli occhi.

E quello fu, per Ryou, il sorriso più triste che avesse mai visto nella sua vita.

-Ichigo…- le si avvicinò, sfiorandole il viso. Una mano poggiata sulla guancia di pesco, gli occhi incatenati nella contemplazione l’uno dell’altra.

Ed il cuore di Ryou pareva voler scoppiare nel petto.

Era senza fiato: sapeva che se non l’avesse baciata in quel momento, probabilmente non ne avrebbe mai e poi mai avuto il coraggio una seconda volta. Per questo avvicinò il viso a quello di Ichigo, sempre di più.

La ragazza non poteva crederci: quasi piangeva al ricordo dei propri genitori, eppure ora era felice vicino a Ryou.  Ma l’immagine improvvisa degli occhi dorati di Kisshu che le sporcarono i pensieri la fece indietreggiare improvvisamente.

-Shirogane-kun…- disse arrossendo.

-Sì?- Ryou non riuscì a dire altro: era stato respinto? L’aveva vista tutta rossa in viso, ma avrebbe potuto giurare che lei desiderava quel bacio esattamente quanto lo desiderava lui.

-Camminiamo ancora un po’.- lo pregò allora lei procedendo speditamente con le proprie stampelle. Ryou la seguì zitto e pensieroso, entrambe le mani in tasca. Ed Ichigo in cuor suo era confusa: desiderava quel ragazzo, ormai se ne era resa conto, eppure non se la sentiva di tradire Kisshu.

Ma perché pensava a quella parola?

Perché avrebbe tradito il suo migliore amico se, appunto, erano solo amici?

Era confusa ed arrabbiata e si disse che probabilmente Shirogane l’avrebbe odiata per il resto della sua vita.

-Shirogane-kun…- sussurrò quando ormai le braccia erano troppo stanche per procedere. Ancora qualche passo ed avrebbero terminato il giro completo del giardino per poi tornare inevitabilmente in dietro. Lui non le rispose. Si limitò a guardarla, là di fronte a lei. –Perché stai facendo tutto questo per me?- gli chiese imbarazzata. Voleva vedere se aveva iniziato ad odiarla. E, soprattutto, si stava chiedendo se l’intenzione del biondino era stata veramente quella di baciarla.

-Perché io sono stato l’ideatore del progetto…- si portò una mano dietro alla nuca bionda, fingendo indifferenza. –Per questo mi sento responsabile per tutto ciò che accade a te e alle altre ragazze.- Ichigo si sentì colpita nel profondo da quelle parole. Per questo aveva sentito il cuore batterle forte forte, quasi le implorasse di essere avvolta dalle braccia forti di quel bellissimo ragazzo. E si disse che doveva trovare la forza di rinunciare definitivamente a Kisshu perché ora erano nemici e in ogni caso tra loro non sarebbe potuta nascere alcuna storia. –Ichigo, io vi proteggerò sempre…- sussurrò allora Ryou in un ultimo slancio di disperazione: avrebbe tanto voluto che lei non si fosse scansata solo pochi attimi prima. Ma la vide mentre si asciugava una lacrima, ed un sorriso finalmente gioioso le illuminava il viso. Abbandonò entrambe le stampelle che caddero con un tonfo secco. Allungò il piede destro in avanti, per poi procedere speditamente nel compiere i pochi passi che la separavano da Ryou. Gli si fermò davanti, ma d’improvviso un crampo le prese il ginocchio malandato.

-Ahi!- esclamò, per poi cadere pesantemente addosso a Ryou. Preso alla sprovvista, il biondo non ebbe nemmeno il tempo di acciuffarla e reggere entrambi. Per questo caddero pesantemente a terra, il corpo di Ichigo addossato a quello di Ryou.

I fiati rotti, le labbra vicine, troppo vicine. D’istinto Ryou portò una mano a sfiorare leggera la coscia destra di Ichigo, in un percorso piacevole e naturale. Lei sorrise di rimando respirando a pieni polmoni il profumo di quel ragazzo speciale.

Strinse gli occhi, cercando di non farsi coinvolgere dall’immagine di Kisshu che, prepotente, avrebbe potuto di nuovo rovinare quel bel momento.

Ma proprio quando Ryou sollevò il capo da terra per raggiungere le labbra di Ichigo una voce li destò.

 

° ° ° ° °

 

Era fuggito dalla base. Aveva percorso chilometri pericolosi, attraversando la linea rossa e procedendo piuttosto lentamente, perché la spalla ancora gli doleva in una maniera impressionante. Dopo ciò che era accaduto con Miriam aveva compreso che voleva rivedere Ichigo con tutte le sue forze. Per questo era corso da lei, fuggendo letteralmente dall’infermieria.

Ma dopo aver visto quella scena Kisshu sentì il cuore romperglisi nel petto.

Un “crack” doloroso, che quasi lo fece accasciare a terra per lasciarsi morire.

-Ichigo!- tuonò non appena vide Ichigo, la sua Ichigo, vicino, troppo vicino ad un ragazzo che non era Kisshu Ikisatashi. E lui, quell’umano doveva solo sparire dalla faccia della terra.

Non appena udita la voce di Kisshu Ichigo si alzò in piedi, reggendosi a fatica sulla gamba dolorante. Lo guardò negli occhi e ne potè sentire nel cuore la sofferenza. Anche il suo cuore fece “crack” e per questo si sentì male, tanto male.

-Maledizione…- sussurrò Ryou mettendosi seduto su quello stesso prato dove, poco prima, avrebbe potuto coronare il suo sogno con la bella Ichigo.

-Che diavolo fai con questo stupido umano?- lo stars si avvicinò ai due, gli occhi ridotti a due minuscole fessure. Facevano male e paura quegli occhi, così belli e terribili che Ryou sapeva li avrebbe sognati per il resto delle proprie notti. Ichigo si trovava tra due fuochi: sicuramente Shirogane avrebbe scoperto tutto.

-Kisshu-chan, che ci fai qui?- gli domandò furiosa.

-Sono venuto per te… e poi ti trovo tra le braccia di quell’umano!- esclamò indicando Ryou. –No Ichigo, questo non avresti proprio dovuto farlo.- disse lanciandosi contro di lei e stringendole forte il braccio. La fragranza dolce della sua bella Ichigo lo fece andare completamente fuori di testa, desiderando solo di poterla stringere a sé. E così fece: il petto d’acciaio a stretto contatto con il busto morbido di Ichigo che strinse forte la sua maglietta scura. –Ti prego… non dirmi che ami un altro.- disse lui, la voce rotta dai singhiozzi. Ichigo decise di rimanere zitta. Cosa avrebbe pensato Ryou?

-Ichigo, scansati!- le ordinò proprio Shirogane.

-Stai zitto!- Kisshu si scansò, per poi lanciarsi contro Ryou che, per poco, riuscì a bloccare un  pugno che avrebbe potuto raggiungere il suo viso. –Ichigo è mia!-

Kisshu si sentiva fuori di sé. Non riusciva nemmeno lontanamente a concepire un’altra persona che avesse messo le mani sul corpo leggero di Ichigo; che ne avesse assaporato il sapore, un sapore che nemmeno lui era stato degno di assaggiare fino in fondo. E lo guardava e più aveva voglia di vedere il suo sangue sgorgare a terra, e chiedergli, chiedergli se lei aveva mai poggiato le proprie labbra sulle sue.

-Ki-chan, ti prego lascialo!-  Ichigo lo bloccò da dietro le spalle, stringendolo forte. Kisshu potè sentire le lacrime della giovane bagnargli la casacca della divisa, impedendogli di reagire. Aveva cercato di uccidere quell’umano: tra loro si era svolta una dura lotta, ma ora quello giaceva a terra, svenuto. Kisshu si voltò. –Lo ami?- le chiese. Dal dolore Ichigo era scivolata a terra, mentre il bruciore che sentiva al ginocchio le impediva di ragionare.

-No.- decise di dire, anche se nemmeno lei conosceva la risposta a quella domanda.

-Ichigo, io sto combattendo solo per noi. Guardami: mi sono arruolato… per stare insieme un giorno, con te.- le disse inginocchiandosi accanto a lei. Ichigo pianse a dirotto, asciugando a fatica le lacrime. –Perché piangi?- le domandò. –Non ci vediamo da mesi e mi accogli così?- le fece un sorriso.

-Non ucciderlo, ti prego.- disse allora Ichigo alludendo a Ryou.  E per Kisshu quella fu la frase più minacciosa che avesse mai sentito: provava davvero dell’affetto per quell’umano! –Ho capito.- disse sottovoce. Dentro di sé mandò al diavolo tutti i propri buoni propositi, prendendo con forza il polso di Ichigo e facendola alzare.

-Mi manchi.- le sussurrò a pochi centimetri dalla sua bocca. –Mi manchi così tanto che la notte ti sogno e vorrei solo poter morire.- confessò trattenendo i singhiozzi. –Ti voglio, ti desidero al punto che distruggerei tutto per averti accanto a me solo pochi istanti.- abbassò il capo. –Dimmi che verrai via con me, ti prego.-

-Khissu…- le lacrime continuavano a sgorgare sulle guance di Ichigo che non sapeva davvero che fare: non poteva seguirlo, o l’intera razza umana non avrebbe più potuto contare sulla forza di Mew Ichigo! Decise che l’unica cosa che poteva fare era dirgli la verità e chissà, forse avrebbero potuto combattere insieme. –Io… io sono.- lo vide alzare lo sguardo d’oro su di lei. La interruppe.

-Andiamo via.- le strinse entrambi i polsi mentre lei faceva di no con il capo, disperata. Era già abbastanza difficile dovergli dire la verità sulla propria storia da mew mew, e lui complicava le cose, come al solito!

Ma d’improvviso un fascio luminoso li colse e l’immagine di un nuovo personaggio si fece avanti ricoperto da una luce abbagliante. Kisshu ed Ichigo rimasero a bocca aperta di fronte all’immagine di un cavaliere dalla lunga spada e gli occhi d’oceano: un cavaliere con le sembianze di uno stars!

-Sta tranquilla, ti proteggo io.-  

 

Ringrazio…

 

-Lady_Kadar: tranquilla cara, come vedi l’aggiornamento è arrivato molto dopo la tua recensione ^_^ comunque ti ringrazio per i complimenti. Più andremo avanti con la storia più aumenteranno i capitoli dove vi saranno molti cambi di scena. E’ utile per una storia simile con tanti personaggi e tante cose che devono accadere. Sono contenta che Pay e Retasu ti siano piaciuti…  e che dici di questo capitolo? Spero di rileggerti presto!

 

-Eruanne: figurati, mi hai detto cosa ne pensavi, non importa la lunghezza della recensione! Sì, i cuori di Kisshu ed Ichigo batteranno sempre quando si troveranno l’uno di fronte all’altra… soprattutto quello di Kisshu che è letteralmente malato d’amore! Hai visto? In questo capitolo Ichigo stava per rivelargli il suo segreto… ma mannaggia, Kisshu è sempre un guastafeste! Alla prossima!

 

-Danya91: ti ringrazio davvero per gli splendidi complimenti che mi hai fatto *_* sì, effettivamente ho fatto un Pay molto alternativo e, sinceramente, non avrei potuto concepirlo in altro modo. Sì, è il più freddo e calcolatore, ma tra gli stars protagonisti è anche il più grande, quindi quello che ha potuto assaporare per più tempo il periodo i pace tra stars e umani… quindi ho trovato che un desiderio di pace un po’ più forte in lui sia motivato ^_^ dimmi che ne pensi! Alla prossima, spero di rileggerti!

 

-twilightgirl: tranquilla, ormai non manca moltissimo alla scoperta di Kisshu sulla vera identità di Mew Ichigo ^_^ sì, hai ragione, Kisshu farà battutine solo poche volte nell’anime alle altre componenti della squadra… però, ad esempio, in certi episodi non è indifferente alla bellezza di Zakuro (soprattutto la sua vicinanza quando le chiede di entrare a far parte della squadra degli alieni) e, comunque, nonostante le battutine gratuite che fa alle belle ragazze, lui è innamorato di Ichigo e di Ichigo soltanto! Spero di rileggerti!

 

-Pipigi: sono davvero contenta che la mia fic ti piaccia tanto *_*  ho aggiornato prima che ho potuto! Il tuo commento mi è piaciuto molto, hai tirato fuori tutto ciò che desideravo trasmettervi. Kisshu non ha scoperto l’identità di Ichigo nemmeno in questo capitolo, ma tranquilla… non bisognerà attendere ancora per molto! Alla prossima!

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Capitolo 24
*** 23-Confessioni ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ in questo capitolo ci sarà un flash back parecchio lungo, per questo vi avviso che da questo capitolo in poi i flash back riferiti al passato verranno introdotti dalle virgolette (“…”) perché da questo ventitreesimo capitolo in poi ne troveremo molti. Il passato in questa storia è importantissimo!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

***

 

23-Confessioni

 

 

Non riusciva davvero a capacitarsene. Sapeva solo di essere entrata in infermieria per accertarsi della sua salute e, magari, scambiare quattro chiacchiere ed invece lo aveva visto gettarsi al di fuori della finestra che, secondo un’ordinanza di Deep Blue, sarebbe dovuta rimanere serrata. Miriam aveva fissato le tende bianche mosse dal leggero venticello di metà giugno, chiedendosi dove fosse andato il suo compagno di squadra. Non avrebbe potuto seguirlo: lo stars si era allontanato in fretta e pochi metri dopo si era teletrasportato chissà dove.

-Maledizione!- esclamò la ragazza. Possibile che Kisshu Ikisatashi amasse tanto fuggire da lei? Corse fuori dall’infermeria, cercando Pay: che il fratellastro di Kisshu sapesse qualcosa?

-Che ci fai qui, Sonoa?- chiese un più che tranquillo Pay impegnato nella propria colazione. Aveva mangiato poco come al solito, cosa che a Miriam era sempre parsa strana: sia Kisshu sia Taruto avevano sempre mangiato come due lupi!

-Kisshu è sparito.- disse freddamente. Pay alzò lo sguardo d’ametista su di lei, forse leggendo la nota di stizza sul volto bianco.

-E a te che t’importa?- domandò lo stars.

Già, cosa le importava?

Strinse il pugno.

-Dobbiamo rintracciarlo: l’ho visto lanciarsi fuori dalla finestra dell’infermieria, diretto chissà dove. E’ anche ferito!- rispose la guerriera ignorando deliberatamente la domanda che il compagno di squadra le aveva appena fatto. Pay poggiò il cucchiaino sul piatto, poi prese un tovagliolo pulendosi tranquillamente le labbra.

-Si sarà cacciato in qualche guaio.- disse tranquillo. Ma il cuore di Miriam le suggeriva che quella situazione non doveva portare niente di buono.

-Ascolta.- disse, prendendogli un polso e portando il volto vicino a quello dello stars. –Io sono buona e gentile ma non ho alcuna intenzione di far rovinare la mia missione da qualche capriccio del tuo fratellastro…- Pay sorrise. Tranquillo, le prese la mano che gli stringeva il polso, per poi allontanarla con delicatezza da sé. Scosse il capo.

-Sonoa, sei davvero sicura che siano i capricci di Kisshu a darti fastidio, o il fatto di non poter controllare le sue mosse?- domandò. Miriam si irrigidì: cosa intendeva?

-Io non voglio controllare proprio nessuno.- affermò, volgendo lo sguardo altrove.

-Fa attenzione, ti si legge in faccia che non ti è indifferente.- Pay si alzò in piedi. –Cerca di tenere le tue cotte per te, Kisshu in queste cose porta solo guai… e non credo potrebbe mai avere occhi per te… i suoi sono abituati a guardare altrove.- Miriam portò una mano avanti, cercando di afferrare quel po’ di verità che era fuoriuscita dalle labbra enigmatiche, forse troppo enigmatiche, di Pay. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedergli una qualunque spiegazione che subito lo vide sparire dietro la porta.

E la rabbia e la gelosia a mangiarle il cuore. L’avrebbe cercato, poteva starne certo.

 

° ° ° ° °

 

Kisshu non credeva che la ricerca disperata della sua Ichigo lo avrebbe portato a dover combattere una battaglia piuttosto violenta con un essere del quale non conosceva l’identità. Non ne sapeva praticamente niente; solo che quell’essere dalla lunga chioma bionda aveva camminato in sua

 

 

direzione, aveva promesso ad Ichigo di proteggerla poi si era lanciato verso di lui, brandendo una spada potentissima.

 

 

 

 

 

Nonostante la ferita alla spalla Kisshu era riuscito a schivare i suoi colpi potentissimi, scartando e saltando di lato.

-Potrei sapere, di grazia, chi diavolo sei?- domandò tra un colpo e l’altro. Quel tizio era silenzioso ed aveva due odiosissimi occhi azzurri che a Kisshu parevano tremendamente familiari.

-Non ti deve importare!- rispose quello, rivelando una voce mascolina e sensuale, a tratti roca. Kisshu si scansò, facendo spallucce.

-E allora perché devo combattere contro di te?- voltò lo sguardo verso destra dove Ichigo, incredula, osservava la scena. –Ami Ichigo?- gli domandò. Quello rimase interdetto solo per un istante, ignorando deliberatamente la sua domanda. –Allora noto che oltre che piuttosto maleducato sei anche sordo… brutta combinazione!- esclamò, brandendo un fendente contro il braccio sinistro del cavaliere vestito di blu.

-Vi prego, smettetela!- pregava Ichigo da lontano, la dolce voce di un angelo salvatore. Pochi attimi dopo Kisshu vide arrivare delle ragazze, più precisamente le stesse guerriere che erano entrate nella base circa una settimana prima. Nonostante la lotta il suo istinto gli ordinò di cercare, quando ne aveva il tempo, lo sguardo rosato della ragazza-gatto: ma niente da fare. Deluso, lanciò un ulteriore fendente che ferì più a fondo il cavaliere che si inginocchiò a terra. Ichigo urlò. Ma chi diavolo era quel tizio?

-Ti rifaccio la domanda per l’ultima volta: ami Ichigo? Cosa c’è tra voi?- chiese, colmo d’ira. Lo stars dalla chioma bionda alzò lo sguardo ceruleo su di lui, gettando poi la propria attenzione su Ichigo che ora piangeva a dirotto.  In quell’istante Kisshu si disse che sì, doveva amarla con tutto se stesso. Questo fu per lui motivo di rabbia. Alzò un ulteriore fendente, con il grande desiderio che fosse, finalmente, l’ultimo. Ma l’avversario si alzò di scatto in piedi, come colmato da una forza nuova: brandì con ritrovato vigore la spada, per poi colpirlo alla stessa spalla dolorante, dove ancora le bende lo avvolgevano. Si ritrovò accasciato per terra, in una pozza di sangue.

-Ki-chan!- udì da lontano. Ichigo corse verso di lui, prendendolo tra le braccia. –Ti prego, non lasciarmi.- disse lei, respirando forte il profumo dei suoi capelli scombinati. Kisshu socchiuse gli occhi, ormai consapevole che, per quella volta, il suo turno era finito.

-Ichigo… promettimi solo una cosa.- portò la mano sana verso la sua guancia, accarezzandola piano. –Non amare nessun altro, ama solo me…- un ultimo sguardo, poi le braccia della rossina rimasero vuote di lui.

Ichigo iniziò a vedere appannato, per poi sentire delle braccia forti avvolgerla. Un profumo forte ma inebriante le attraversò le narici, facendole intuire di essere tra le braccia del cavaliere misterioso.

-Chi sei?- chiese, titubante.

-Colui che vuole solo proteggerti.- sussurrò lui, una voce sensuale e penetrante. Ichigo strinse, con la poca forza che sentiva in corpo, un lembo della maglietta del cavaliere, per poi sentirsi sollevare. –Portatela in casa, ha bisogno di cure.- disse il giovane stars avviandosi verso le mew mew. Subito Mew Minto gli si avvicinò, raccogliendo la Ichigo inerme sulla sua schiena.

-Sei un nemico?- domandò Mew Zakuro avanzando. La ferocia del lupo grigio scolpita sulle iridi violacee. Il cavaliere parve non essere colpito dalla fierezza di quella guerriera dal fascino sconvolgente e senza dir nulla si voltò dalla parte opposta. Scomparve nel nulla, come inghiottito da una nebbia invisibile.

 

° ° ° ° °

 

“-Prova a prendermi!- urlava un divertito Taruto, di cinque anni appena, mentre correva per il piccolo giardino di casa Ikisatashi. I capelli scuri mossi dal venticello di settembre, gli occhi di miele che trasmettevano una vivacità che solo i bambini sanno diffondere per il mondo.

-Vedrai, ti prendo subito!- un altro bambino, otto anni compiuti qualche settimana prima, lo rincorse con le mani in avanti. Lo raggiunse, facendolo cadere a terra e iniziando a rotolare per l’erba del giardino.

Risero. Un po’ più vicini. Un po’ più amici. Un po’ più fratelli.

Proprio in quell’istante Pay uscì di casa con un libro tra le mani, osservando la scenetta.

-Cosa state combinando?- domandò, il classico tono da fratello maggiore. Kisshu alzò il capo, ridendo ancora sul prato tinto di verde. Sdragliato su quel soffice tappeto, osservava il cielo, una strana espressione stampata in faccia. -E quella faccia da idiota?- chiese ancora Pay inarcando un sopracciglio. Kisshu non lo  guardò, mentre ancora la risata cristallina del piccolo Taruto rendeva l’atmosfera ben più serena di quanto non fosse in realtà.

-Mi sono innamorato.- una piccola, minuscola verità. Pay si portò una mano sulla fronte, guardando in alto.

-Innamorato?- ripetè Taruto, ridacchiando. –Kisshu ha la fidanzatina!- lo sbeffeggiò. Ma l’altro, invece di prendersela, fissò il cielo sopra di sé. Voleva farsi avvolgere da quel manto blu, perché da quando quella bimbetta dai capelli rossi gli aveva porto la mano per aiutarlo a rialzarsi dopo che era caduto, pareva che qualcosa fosse scattato dentro di sé. Pay lo fissò intensamente dicendosi che quegli occhi non dovevano celare proprio niente di buono.

-Siamo piccoli per queste cose.- il maggiore si rigirò il libro tra le mani, pensieroso. Di tutta risposta Kisshu si mise seduto con le gambine incrociate, portando le mani a coppa a reggere il visetto. Aprì e richiuse più volte gli occhi, riflettendo.

-Si chiama Ichigo.- disse ignorando deliberatamente le parole del fratellastro. –Ha i capelli rossi… e oggi siamo diventati amici!- disse ancora, eccitato. Pay lo fissò intensamente, non riuscendo a credere ai propri occhi: il viso di Kisshu pareva avvolto da una luce sottile, ma talmente potente da riuscire ad illuminargli gli occhi dorati.  –Io e lei ci sposeremo, ho deciso!- Kisshu si alzò in piedi, iniziando a correre verso casa. Un bambino iperattivo, dicevano alcuni, a Pay però era sempre parso solo uno spirito libero.

Forse, troppo libero.”   

 

° ° ° ° °

 

Avvolto dalla luce sottile dell’alba, Pay era sdragliato sul proprio letto. L’insonnia lo aveva portato a ripensare alla propria infanzia, facendo si che strani sentimenti avvolgessero la sua anima tormentata. Chiuse gli occhi d’ametista, ripensando all’arrivo di Kisshu alla base, la sera precedente. Ferito da un’arma da taglio, era arrivato teletrasportandosi in camera sua e si era inginocchiato a terra, lasciando una fitta pozza di sangue. Non Aveva pronunciato verbo. Si era limitato a guardarlo in faccia con quei suoi maledettissimi occhi dorati, con una tristezza che Pay non aveva mai visto su nessun essere vivente sulla faccia della terra. Per questo, per la prima volta in vita sua, aveva provato pietà per Kisshu. Lo aveva trascinato sul proprio letto ed aveva fatto in modo che il fratellastro ricevesse le cure necessarie, dicendo che era stato ferito durante un combattimento. Non sapeva se voleva davvero vederci chiaro in quella storia, ma una decisione la prese, mosso da non si sa quale sentimento.

Era sicuro, anzi sicurissimo, che in tutta quella faccenda centrasse la famosa Ichigo.

E desiderava con tutto se stesso che nessun altro venisse rovinato dalla foga e dalla passione che quella giovane umana e Kisshu riuscivano a creare intorno a loro.

Per questo si alzò, si infilò la divisa e si andò a sedere nel grande giardino nella parte occidentale della base, quella che ospitava le militari donne. Braccia incrociate, attese tranquillo. Sapeva che Miriam, tutte le mattine, ancor prima della doccia si faceva una corsa di almeno un quarto d’ora.

 

“Per svegliarmi del tutto” diceva sempre lei. La vide uscire avvolta in un paio di pantaloncini neri e blu, tipici della divisa degli stars. I capelli avvolti in una coda alta, gli occhi ancora un po’

assonnati. Ma la sua bellezza giovanile non era affatto nascosta. Lo vide solo dopo qualche passo, infastidita dal sole di giugno, già ben splendente a quell’ora del mattino.

-Pay?- disse stupita, manco avesse appena visto un fantasma. Lui rimase seduto su quella panchina di legno, socchiudendo gli occhi scuri.

-Si chiama Ichigo.- esordì, facendo in modo che Miriam, mossa dalla curiosità, si avvicinasse a lui.

-Ma di chi stai parlando?- domandò lei con la sua voce ancora da ragazzina. Pay abbassò il capo.

-La ragazza che Kisshu ama con tutto se stesso.- sussurrò con la stessa attenzione che avrebbe avuto nell’uccidere un umano in battaglia. Sapeva di dire una verità scomoda per la bella Miriam che ascoltava incredula. La giovane stars si sedette accanto a lui, respirando forte. Non ebbe parole. –Ne è talmente innamorato che non fa altro che cacciarsi nei guai a causa sua.-

-Nei guai? Per quale motivo?- chiese lei. Perché un amore avrebbe dovuto trascinare in faccende scomode?

-Perché è un’umana.- il silenzio crollò ancor più inesorabile, mentre Pay fissava avanti a sé e Miriam sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi. –Miriam, lui non ti vorrà mai. E’ ossessionato, tormentato, completamente pazzo d’amore per quell’umana.- alcune lacrime rotolarono sulle guance di Miriam, per poi depositarsi sulle mani chiuse a pugno sulle ginocchia bianche. Non le fermava. La sofferenza era troppa per permetterle di allungare una mano verso gli occhi e ordinare alle lacrime di  interrompere il loro lento, ma inesorabile, corso.

-Ma… ma…- disse lei singhiozzando, tentando di conservare un po’ di dignità. Ma Pay fingeva di non sentire il suo pianto, di non udire quelle due piccole parole che la giovane aveva sussurrato a fatica.

-Non so molto di lei. So solo che si sono conosciuti quando avevano si e no sette o otto anni. Due bambini. So che è stupenda, a detta di Kisshu, e che ha folti capelli rossi.-

-E si chiama Ichigo.- un nome dolce, pensò Miriam, ma Kisshu doveva avere accanto a sé una ragazza dolce? Non aveva bisogno dell’ardore e della passione che lei sentiva bruciare ogni notte sempre di più nel ventre e nel cuore?

Pay si alzò. Non la guardò nemmeno in faccia, prima di pronunciare le ultime parole di quel suo breve discorso.

-Ti dico tutto questo per non mietere altre vittime in questa triste storia. Se continua ad amarla in questo modo, Kisshu morirà per quella ragazza, ne sono certo.- Miriam sollevò gli occhi, colpita da una fitta improvvisa al cuore.

-Io non glie lo permetterò!- tuonò, senza essere ascoltata. Pay era già sparito all’interno della base, avvolto da quella sua solita aria di indifferenza e malinconia. Miriam si ritrovò chinata su quella panchina scomoda, il viso contratto dal pianto e le mani a coprire quello spettacolo così triste.

E più versava lacrime, più sentiva un odio intenso per quella ragazza di cui non conosceva né il volto, né la voce. Voleva solo cancellarla dalla faccia della terra, per essere lei, finalmente, l’intenso e tormentato amore di Kisshu Ikisatashi.

 

° ° ° ° °

 

Quando Ichigo aprì gli occhi non ricordava molto di ciò che era accaduto. Sapeva solo di avere un gran mal di testa ed era piuttosto sicura di avere qualche linea di febbre. Ne ebbe la certezza quando, mettendosi seduta sul proprio letto, vide cadere dalla fronte un panno bagnato. Lo prese in mano, accarezzandolo. E d’improvviso un paio di immagini le affollarono la mente. La più terrificante, quella che appariva come la più terribile era senza dubbio quella di Kisshu ferito, inerme tra le sue braccia.

“Ti prego, non amare nessun altro all’infuori di me”

 L’aveva pregata in un sussurro, sfiorandole il viso con il suo fiato caldo.

 

 

Poi un’altra immagine. Ben più enigmatica, ben più strana. Chi diavolo era quel cavaliere vestito di blu che aveva attaccato Kisshu? Tremò al ricordo della terribile battaglia avvenuta tra i due, una battaglia alla pari se non fosse stato per l’improvvisa ferita di Kisshu.

-Chi sei?- chiese al vento, mentre sentiva la porta aprirsi.

-Ichigo-chan!- esclamò Retasu entrando nella stanza. Richiuse la porta alle proprie spalle e Ichigo notò che i suoi lineamenti leggeri si erano ammorbiditi di fronte alla vista dell’amica sveglia.

-Re… Retasu-chan.- sussurrò Ichigo notando che aveva qualche difficoltà a parlare.

-Finalmente sei sveglia, eravamo così preoccupati per te!- esclamò l’amica sedendosi accanto a lei e stringendole forte una mano. La dolcezza di quella ragazza non aveva mai fine.

-Perché?- chiese allora Ichigo.

-Dormivi da quasi due giorni, il Dottor Shirogane stava per chiamare uno specialista.-  

-Ho dormito così tanto?- non poteva crederci. Sapeva di essere uscita da un sonno profondo, ma non credeva fosse stato così lungo. Retasu le sfiorò la fronte con il palmo della mano.

-Noto che è passata anche la febbre. Vado subito a dirlo al Dottor Shirogane, era molto preoccupato!- esclamò la ragazza alzandosi.

-Retasu-chan?- la chiamò Ichigo d’improvviso. L’amica si voltò. –Ryou, come sta?- ricordava che Kisshu non era stato propriamente gentile con lui e aveva paura avesse riportato ferite gravi. Retasu si lasciò scappare un sorriso.

-Sta bene. Solo qualche fasciatura, dallo scontro con quello stars, ma niente di grave. Si riprenderà in pochi giorni! Sta tranquilla.- e sparì dietro la porta. Ichigo si lasciò cadere sul letto, pensierosa. Una mano le raggiunse la fronte, scostando la frangetta dal viso. Avrebbe dovuto raccontargli di Kisshu questa volta, non poteva non farlo. 

Si fece una doccia poi scese in laboratorio sotto richiesta di Kaze. Doveva raccontare l’accaduto nonostante fosse ancora febbricitante.

-Quello stars ha attaccato me e Ryou mentre eravamo nel giardino della villa. Poi d’improvviso è spuntato uno stars biondo con una lunga spada sostenendo di volermi proteggere.- Ichigo si accorse di arrossire dicendo quell’ultima frase. Ed il suo cuore ringraziò Ryou che non commentò il fatto che lo stars che li aveva attaccati, più precisamente Kisshu, sosteneva di amarla alla follia.

-Voleva proteggerti?- domandò Keiichirou profondamente pensieroso. Una mano sul mento bianco, gli occhi socchiusi.

-Era molto bello e affascinante.- si intromise Purin. –Però era uno stars in carne ed ossa!- quest’ultima frase la disse con una punta di disprezzo.

-Tu non l’hai mai visto?- chiese Kaze rivolto ad Ichigo.

-No, ne sono sicurissima. Sento però che era sincero, che intende davvero proteggermi.- sussurrò la rossina, pensierosa. La mente corse all’abbraccio che li aveva uniti, quando lei era crollata, probabilmente, per la febbre e lui l’aveva accolta tra le sue braccia.

-Potrebbe essere un ribelle che cerca di fermare la lotta tra stars e umani.- tentò di proporre Minto alzando l’indice verso l’alto.

-Una spiegazione plausibile.- commentò  Keiichirou. –Ma perché dovrebbe proteggere proprio Ichigo se non si sono mai visti prima?-

-E’ inutile porsi domande ora, dobbiamo aspettare che ricompaia.- rispose Ryou che sino a quel momento era rimasto nell’ombra. Il braccio fasciato fu motivo di sofferenza per Ichigo che distolse subito lo sguardo.

-Hai ragione, ma è necessario scoprire le sue intenzioni.- rispose il padre facendo poi un gesto con la mano per congedare tutta la combriccola. –Andate pure, ci aggiorniamo.- commentò in fine, tornando ad analizzare dati al pc insieme a Keiichirou.

 

° ° ° ° °

 

 

 

 

 

 

 

Ichigo si era decisa a parlare con Ryou. Il suo volto triste l’aveva fatta convincere senza remore di ciò che avrebbe dovuto dirgli, aprendo il proprio cuore. Per questo bussò alla sua camera, vedendolo affaccendato con alcune scartoffie, seduto alla scrivania.

-Posso disturbare?- chiese rimanendo sulla soglia.

-Dimmi.- rispose lui voltandosi. La sua aria fredda faceva trasparire una nota di sorpresa.

-Credo di doverti un paio di spiegazioni.- si sedette sul letto, sorridendo. –Forse più di un paio.- Ryou si voltò con la sedia girevole in sua direzione, incrociando le gambe. Quella fasciatura che aveva al braccio era la prova vivente del motivo per cui Ichigo doveva dirgli la verità.

-Quello stars…- disse sottovoce.

-Ichigo, io non voglio costringerti a dire nulla.- abbassò lo sguardo il biondino. –Ci siamo promessi che mi avresti parlato di lui quando ne saresti stata pronta.- Ichigo allungò una mano sul suo braccio dolorante, interrompendo quel discorso.

-Ora sono pronta.- disse osservandolo dritto negli occhi, un sorriso triste ad incresparle le labbra. –Si chiama Kisshu.- disse allora. –L’ho conosciuto che avevo appena sei o sette anni, un ricordo talmente lontano che è difficile riuscire a dargli una collocazione precisa. So solo che ero piccola, portavo i capelli raccolti in due stupide codine e amavo giocare con le mie amichette, che fossero umane o stars non faceva la minima differenza. Una mattina a scuola avevo visto un bambino correre e superare tutti gli altri. Era abilissimo, saltava come un grillo! Ma all’improvviso un bambino gli aveva fatto lo sgambetto, forse invidioso della sua abilità.- Ichigo sorrise a quel lontano ricordo. –Così mi avvicinai ed allungai una mano per aiutarlo ad alzarsi.- chiuse gli occhi, sentendo il cuore battere forte a quel ricordo. –Da quel momento in poi siamo diventati inseparabili, io e quel piccolo stars con gli occhi d’oro. Era solo. Sapevo che aveva una famiglia ma che era stato adottato poiché ogni volta che gli si domandava come si chiamasse la sua mamma lui rispondeva che non lo sapeva. Per questo mi aveva sempre fatto una gran pena e avevo cercato di fargli da famiglia. Non sapevo molto di lui, ma trascorrevamo molto tempo assieme. Finchè poi è scoppiata la guerra e ci siamo improvvisamente persi di vista. Io avevo dieci anni, lui circa undici. Credevo che sino alla fine della guerra non ci saremmo mai più rivisti perché mio padre mi proibiva di parlare con gli stars e la stessa cosa, probabilmente, era stata imposta a lui. Ma una sera sentii bussare alla finestra di camera mia e lo vidi sorridere da dietro il vetro intimandomi di farlo entrare. Shirogane-kun, era il mio migliore amico e io non riuscii a trattenermi dallo stargli vicino nonostante la guerra. Eravamo due bambini e ciò che ci importava era solo poter crescere insieme. Così andammo avanti durante tutta la guerra: ci vedevamo in luoghi pericolosi perché i controlli erano sempre più approfonditi man mano che passava il tempo. Stessa cosa quando morirono i miei genitori: quando tutta Tokyo si mobilitava per cercarmi, io ero a casa sua.- una smorfia colorò il viso di Ryou e Ichigo arrossì. –Nonostante mi avesse rivelato più volte di amarmi non mi sfiorò nemmeno con un dito. Ora che faccio parte della squadra delle mew mew e lui si è arruolato non so più molto. L’ho visto la sera della festa qui alla villa e durante i combattimenti avvenuti tra noi mew mew e la sua squadra, ma niente di più.- terminò con un sospiro. –Ciò che mi ha ripetuto, nelle poche volte in cui ci siamo incrociati, è che mi ama. Quindi se viene da me, se prova a parlarmi è solo per rammentarmi i suoi sentimenti.- tentò di dire, cercando di convincere il biondo che Kisshu non costituiva un pericolo. Il ragazzo aveva ascoltato in silenzio. Aveva in fine sospirato ed una sola domanda gli affollava la mente.

E tu lo ami, Ichigo, quel giovane stars?

Ma non sapeva se domandarle una cosa così intima e personale. Tenne gli occhi chiusi per qualche istante.

-Sono sicura,- aggiunse la rossina, –Che se gli parlassimo del progetto lui entrerebbe a farne parte senza alcun dubbio. Non gli importa nulla della sua gente.-

-Così come non gli importa nulla degli umani.- aprì gli occhi Ryou stupendo Ichigo. Lei rimase zitta, abbassando il capo.

-Quindi non potrei proporgli di aiutarci.- sussurrò.

-Ichigo, il progetto mew è finanziato dalla comunità scientifica umana… come pensi che prenderebbe l’entrata di uno stars nella squadra?- chiese con un’ovvia aria di indifferenza. La sola prospettiva di avere quell’individuo in squadra gli faceva venire il voltastomaco, ed il fatto di aver trovato una spiegazione così lampante alla tacita proposta di Ichigo lo fece star meglio. Ma quando vide il suo visino triste annuire si sentì un mostro.

Dannata gelosia!

-Hai ragione.- si limitò a dire la giovane. –Non toccherò più l’argomento.- si alzò in piedi. Ryou la seguì con lo sguardo, quella giovane donna avvolta in una tuta rosa e nera, i capelli rossi sciolti sulle spalle esili.

E una morsa gli strinse il cuore.

-Ichigo?- la chiamò. La ragazza si voltò in sua direzione, l’aria interrogativa stampata in faccia.

Avrebbe voluto domandarle se ricambiava i sentimenti di quello stars, ma si trattenne.

-Sì?-

-No, nulla. Buona notte, Ichigo.- tornò a voltarsi verso la scrivania, completando i propri appunti sul mew progect.

-Buona notte, Shirogane-kun.-  

 

Ringrazio…

 

-Eruanne: ti confesso che anche io, mentre scrivevo la scenetta della Shirogane family, ho avuto una gran voglia di giocare a monopoli! Niente da fare, dobbiamo organizzare un super torneo su EFP =) eh sì, il cavaliere blu è una bella sorpresa… è un personaggio molto poco amato, ma confesso che a me non dispiace per niente. Comunque la sua identità rimarrà un mistero per un po’ di capitoli ancora, quindi non posso anticipare niente! Per quanto riguarda i due piccioncini… almeno in questo capitolo sono riuscita a raccontare un po’ il loro passato da amici inseparabili… cosa che approfondirò capitolo dopo capitolo. Spero quindi di rileggerti!

 

-siretta: figurati cara, l’importante è che tu riesca a seguire la storia! Comunque grazie mille per i complimenti, mi è stato difficile muovere Ki-chan nello scorso capitolo, e in  questo compare poco… ma il bello deve ancora venire! Alla prossima ^_^

 

-Danya91: ho cercato di aggiornare prima che ho potuto, cosa difficile ultimamente tra canto, scuola e organizzazione di viaggio di maturità (è un macello ç_ç)  andando alla storia… spero che questo capitolo ti sia piaciuto… come ti è sembrato Pay con Miriam? Spero di sapere la tua!!

 

-Pipigi: grazie davvero per i tuoi splendidi complimenti *_* spero di continuare ad avere fantasia per questa storia… anche se per ora il problema non si pone, dato che di idee ne ho davvero tantissime! Chissà come andrà tra Ichigo e Kisshu? Purtroppo anche se il loro affetto e sincero di problemi da affrontare ne hanno davvero tanti… spero di rileggerti!

 

-kiriko: ho postato appena possibile ^_^ come hai visto Kisshu è stato scacciato dal Blue Knight… vedremo se se ne starà con le mani in mano!  

 

-twilightgirl: Sì, non è che Kisshu sia attratto da Mew Zakuro, ma non credo disprezzi la sua bellezza ^_^ comunque l’affetto di Kisshu è tutto per Ichigo sia nella storia originale sia  in Everything burns… su questo non ci sono dubbi! Grazie davvero per i tuoi complimenti!

 

-Lady_Kadar: bene bene, noto che il personaggio di Miriam non è molto gettonato XD per voi fans di Ki-chan credo sia normale! Sì, Ichigo è di Kisshu ma… quei due dovranno vederne di tutti i colori! Non posso anticipare molto, spero comunque che mi dirai la tua anche questa volta! 

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Capitolo 25
*** 24-Buon compleanno, Ki-chan ***


EVERYTHING BURNS

Capitolo interamente dedicato alle fans della coppia KisshuxIchigo… ne vedrete davvero delle belle! Ma non si cruccino le fans del biondino… ho detto che sarebbe stata sia una KisshuxIchigo sia una RyouxIchigo, e io le promesse le mantengo! Ditemi che ne pensate!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

24-Buon compleanno, Ki-chan

 

“Una camera oscura, più precisamente, una soffitta. Ichigo aveva ben progettato quel piccolo nascondiglio che sarebbe servito a lei ed al suo migliore amico solo per un pomeriggio. Si passò una manina sulla fronte bagnata di sudore, frutto del caldo avvolgente di quell’agosto che pareva non finire mai. Era il 13 e lei sapeva bene che era il giorno del compleanno di Ki-chan. Socchiuse gli occhi, poi riuscì ad accendere il fiammifero che aveva rubato dalla cassetta degli attrezzi di suo padre. Finalmente una leggera fiammella illuminò la soffitta, mostrando un tavolo imbandito a festa con una torta e una bottiglia di coca-cola.

Kisshu comparve alle sue spalle, senza che la ragazzina se ne potesse accorgere. La guardò illuminata dalla leggera fiamma della candelina accesa, troneggiante su una torta ricoperta di panna montata. La guardò fisso in viso e le lacrime gli salirono agli occhi.

-Ichigo…- sussurrò, emozionato. La ragazzina voltò gli occhi nocciola verso di lui, sorridendo contenta: dalla faccia dell’amico si vedeva che l’aveva stupito!

-Buon compleanno, Ki-chan.- dichiarò, indicando la torta di compleanno. -Dodici anni sono importanti, è giusto festeggiarli a dovere!- rise, poi si sentì avvolgere dall’abbraccio di Kisshu. Era solo un anno che era riuscito ad instaurare una vera amicizia con lei, prima rovinata a causa della guerra, e più passava il tempo, più si rendeva conto di quanto le volesse bene.

-Grazie.- le disse all’orecchio, trattenendo i singhiozzi: ora era grande e non poteva mettersi a frignare davanti a lei manco fosse una femminuccia.

-Figurati!- rispose Ichigo scansandosi. –Ed ora mangiamo la torta!- continuò, agguantando piattini e forchette.

E l’oro degli occhi di Kisshu ad accarezzare il profilo leggero di quella bimbetta con i capelli corti a caschetto e le guance paffute. Aveva poco più di dieci anni, eppure pareva già una donnina che sapeva come rendere felici gli altri. Le strinse una mano.

-Ora devi esprimere un desiderio.- gli disse lei indicando la candelina. Kisshu annuì, e solo un desiderio gli venne in mente quando vide sparire la leggera fiamma della candela. –Cosa hai desiderato?- chiese la bimbetta curiosa. Kisshu sorrise.

-Che quando saremo grandi tu accetterai di sposarmi!- disse lui, serio. Ichigo rimase fissa a guardarlo, poi iniziò a ridere.

-Ki-chan, tu sei matto!- rise ancora.

Ma il piccolo Kisshu era serio, tanto serio.

E più la guardava, lei con le sue guance paffute e i capelli rossi, più si disse che dentro il proprio cuore provava una sensazione splendida, tiepida e piacevole.

E fu così che Kisshu, il bambino cresciuto da solo, scoprì l’affetto.”

 

° ° ° ° °

 

La ferita finalmente era guarita. Ci era voluto più di un mese ma, finalmente, era riuscito a ristabilirsi del tutto. Ora Kisshu riusciva a manovrare senza alcun problema le proprie armi, combatteva e si allenava a dovere, mostrando tutta la propria forza ed abilità.

-Secondo me non dovrebbe darsi così tanto da fare già da ora…- disse Pay tenendo le braccia incrociate, al fondo della palestra dentro la quale il fratellastro si stava allenando con molta lena. Taruto ridacchiò, di fianco a lui.

-Sai che è una testa calda.- detto questo si avviò verso Kisshu, provando a sorprenderlo con un calcio. Ma quello si voltò, i capelli spettinati e colmi di sudore, e lo bloccò senza troppi problemi.

-Pensavi di farmela, eh piccolo nanetto?- domandò, con un ghigno divertito. Il ragazzino cercò di rispondere con un pugno, ma niente da fare: il fratellastro si rivelò troppo veloce.

-Secondo la sua scheda domani è il suo compleanno.- dichiarò Miriam comparendo accanto a Pay. Dopo il discorso fatto con lo stars non erano più entrati nell’argomento “Kisshu”. Ma la giovane aveva tentato di essere il più tranquilla possibile nel dire quella frase. Anche se dentro il suo cuore si stava scatenando una tempesta!

-Sì, il 13 agosto.- rispose di rimando l’altro, ripensando a quando erano piccoli e Kisshu il giorno del suo compleanno soleva sparire per tutto il pomeriggio. Né lui né  suo padre avevano mai scoperto dove finisse. Socchiuse gli occhi, mentre aveva qualche sospetto.

Quell’anno, però, il compleanno con la sua bambolina non l’avrebbe trascorso.

-Ikisatashi, a rapporto.- entrò in palestra un militare che fece cenno ai due fratelli maggiori di andare con lui. Kisshu e Pay si voltarono in sua direzione, assumendo un’espressione stupita.

-Noi?- chiese Kisshu indicandosi. Pay, invece, non disse una parola e si avviò verso il suo collega, con la speranza che il fratellastro non facesse resistenza. Ma per una volta, fortunatamente, Kisshu si risparmiò domande inutili. Entrambi a percorrere il freddo corridoio della base militare, Pay era inquieto e si domandava perché l’avessero chiamato, mentre il fratellastro pareva essere tranquillo. –Siete richiesti dal generale Mitamura.- disse il militare aprendo la porta di un ufficio. I due fratellastri annuirono, poi entrarono nella stanza. Mitamura era voltato verso un grosso schermo e non si prese la briga di guardarli negli occhi quando li sentì entrare.

-Ikisatashi?- chiese, mantenendo le mani incrociate dietro la schiena. La sua attenzione pareva essere completamente catturata da dei puntini presenti sullo schermo illuminato.

-Sì.- rispose Pay. Finalmente il generale si voltò, mostrando la terrificante cicatrice sulla guancia destra. Gli occhi piccoli e scuri, parevano scrutare con tremenda attenzione i suoi interlocutori. Si sedette alla scrivania.

-E’ stato sperimentato un chimero nuovo: è in grado di creare e distruggere diverse dimensioni.- dichiarò. Lo stupore nei volti dei due militari fu tanto: un chimero simile era inimmaginabile!

-Ma è al di fuori di ogni logica…- disse Pay sotto voce, remore dei suoi vecchi studi scientifici. Mitamura accennò un sorriso.

-I nostri scienziati ci hanno lavorato giorno e notte negli ultimi mesi, et voilà: un chimero potentissimo.- allargò le mani. –Sempre che voi siate in grado di manovrarlo.- terminò.

-Può starne certo.- Kisshu avanzò in sua direzione, il passo sicuro e lo sguardo fisso sul superiore. –E’ già pronto?- chiese, spavaldo.

-Ikisatashi, non pensi di essere troppo sicuro di te?- chiese il generale osservandolo. Ma il militare scosse il capo.

-Fatemelo provare, sono sicuro che entro 24 ore sarò in grado di manovrarlo e potrò scendere in battaglia contro le nostre nemiche.- Pay finalmente comprese il comportamento del fratellastro: il suo unico interesse era affrontare il prima possibile le loro nemiche! Un bruciore gli colse d’improvviso il cuore: pareva che anche lui, dentro di sé, non vedesse l’ora di incrociare gli occhi verde acquamarina della giovane sirena che aveva popolato i suoi sogni sino alla notte precedente. Mitamura, dalla sua, parve apprezzare l’audacia di Kisshu.

-Va bene Ikisatashi, come preferisci.- premette un pulsante. –Laboratorio? Vi mando i militari per il prototipo del chimero x13 +- terminò, alzando lo sguardo scuro sui fratellastri. –Allora potete andare, vi attendono in laboratorio.-

Era bastato un pomeriggio. Un pomeriggio soltanto e Kisshu con la sua inarrestabile forza di volontà era riuscito a governare quel chimero che, a solo guardarlo, metteva paura.

Una vera e propria macchina della morte, progettata per uccidere.

-Cavoli, è una vera forza!- disse Miriam osservando Kisshu che studiava attento ogni mossa del chimero. Anche gli scienziati che facevano parte del team che aveva progettato il mostro erano rimasti senza parole: quel militare dagli occhi d’oro doveva essere un individuo fuori dal comune!

La ragazza uscì dal laboratorio, sospirante. Avrebbe tanto voluto rimanere un minuto, un minuto soltanto, con Kisshu e parlargli. Le mancava la sua voce, il sentore del suo respiro caldo e l’odore mascolino che emanava la sua pelle. Appoggiata al muro del corridoio, sentì dei passi. Aprì gli occhi, ritrovandoselo finalmente davanti.

-Sonoa.- disse il militare, raggiungendola. Si tolse il cappello, come se la vedesse per la prima volta quel pomeriggio e la stesse salutando. La giovane fece un cenno con la testa. Aveva voglia di portargli le braccia intorno al collo e riempirlo di baci. Per questo gli lanciò uno sguardo sbarazzino, più eloquente di quanto il giovane si potesse aspettare. –Da quando in qua hai perso la tua aria da innocentina?- domandò il militare leccandosi le labbra. Pareva che quella ragazza non si fosse rassegnata a smettere di sedurlo. Miriam si staccò dal muro, portandosi una mano tra i lunghi ciuffi castani e squotendoli appena. Lo fissò dritto in faccia, orgogliosa e, soprattutto, innamorata.

-Me l’hai tolta tu l’innocenza, Ikisatashi.- sussurrò, la voce appena roca. Kisshu dovette ingoiare la saliva prima di volgere lo sguardo d’oro altrove e stringere forte le labbra. Se non avesse visto Ichigo un mese prima e se non avesse provato ancora quelle brucianti emozioni per lei, forse, sarebbe caduto nella trappola di seduzione della stars dalle labbra morbide e gli occhi profondi.

-Forse dovresti volgere quegli sguardi altrove.- Kisshu riportò le iridi su di lei, che si stava allontanando.

-Io guardo dove mi pare!- fece allora agitando una mano, salutandolo. –Prima o poi capirai, Ikisatashi, che le cose migliori spesso sono più vicine di quanto credi!- terminò così, girando l’angolo.

Il militare fece spallucce: con il piano che aveva in mente, ciò che desiderava si sarebbe potuto rivelare più vicino di quanto chiunque si potesse aspettare.

 

° ° ° ° °

 

“Una soffitta. Buia e spoglia, fatta solo di un piccolo tavolino mezzo rotto e da una libreria colma di vecchi libri. Una giovane ragazza stava in piedi davanti al tavolo impolverato, intenta a ripulirlo ed a mostrare alla bene meglio i manicaretti che, sola soletta, aveva iniziato a preparare. Accese una candelina, posizionandola al centro di una torta al cioccolato.

-Ki-chan, vieni pure avanti… so che sei lì!- alzò lo sguardo nocciola, indicando un angolo della stanza buia. Un ragazzo di sedici anni, compiuti quel giorno, uscì dall’ombra mostrando un meraviglioso sorriso.

-Sono stato scoperto.- constatò, facendo spallucce. Ichigo rise, indicando la torta.

-Buon compleanno, Ki-chan!- sedici anni, che grande giorno! Lui le si avvicinò, soffiando sulla candelina. Poi la strinse a sé, soffermando la mano sul fianco morbido di lei. Ne respirò il profumo candido, sperando che gli si attaccasse ai vestiti, in modo tale da poterlo sentire sulla pelle tutta la notte.

Ichigo si scansò, osservando la torta con la candelina appena spenta.

-Cosa hai desiderato?- gli chiese, quasi sicura della risposta che avrebbe sentito da lì a pochi secondi.

Una risposta che sentiva ripetere da quattro compleanni.

-Ho desiderato che, un giorno, tu accetterai di sposarmi.- le strinse una mano.

E lei, codarda, avrebbe dato sempre la stessa risposta.

-Ki-chan, tu sei matto!-

Ma questa volta, lei si mise a correre. Forse in realtà fuggiva dalla strana consapevolezza che quel desiderio, in fondo in fondo, vagava anche dentro al suo, di cuore. Forse fuggiva da lui, che aveva uno sguardo così intenso ed un sorriso così inebriante.

Ma la soffitta era buia ed il suo cuore colmo di confusione. Forse per questo inciampò e rotolò a terra, proprio vicino alla vecchia libreria. Si ritrovò Kisshu sopra di sé, la pelle a stretto contatto. Sulla testa e le gambe qualche volume di storia e di letteratura appartenuto ai suoi genitori, davanti al viso gli occhi intensi del ragazzo.

-Ichigo, tutto bene?- le domandò, a pochi centimetri dalla faccia.

Ichigo annuì, il fiato corto e il batticuore per lo spavento.

 Kisshu ne respirò il dolce profumo poi, istintivamente, portò una mano sulla coscia morbida della rossina, stringendo saldamente la presa.

La fissò dritta negli occhi.

E sentì una strana sensazione tra le proprie gambe, così bruciante che quasi gli venne voglia d’urlare.

Voleva sentirla dentro di sé, a contatto con il suo corpo centimetro per centimetro. Esplorarla. Assaporarla. Viverla. Cercarla e, in seguito, trovarla e farla sua.

E fu in quell’istante che Kisshu, il guerriero libero e senza affetti, scoprì il desiderio.”

 

° ° ° ° °

 

-E’ tardissimo!- dichiarò una più che stanca Retasu agitando un foglio di carta per farsi aria. Il caldo asfissiante di quelle sere d’agosto non le dava pace.

-Tanto con questo caldo io non riesco a dormire.- rispose Purin appoggiata su uno dei tavolini del giardino. La serata era splendida con qualche stella che illuminava il cielo.

Ichigo era seduta su una delle panchine del giardino, osservava il panorama notturno, pensierosa. Poco lontano le sue amiche avevano deciso di intraprendere una partita a carte, per ammazzare il tempo. Quel pomeriggio Kaze aveva parlato con tutte loro senza nascondere la propria preoccupazione: era sicuro che il silenzio dei nemici, che andava da un mese a quella parte, non fosse immotivato.

“Sicuramente desiderano tenderci una trappola”

Aveva dichiarato lo scienziato togliendosi gli occhiali da vista e massaggiandosi le tempie.

Ichigo sospirò. Da quando aveva confessato a Ryou della propria amicizia con Kisshu si sentiva strana. Non che fra loro fosse cambiato nulla: i loro battibecchi riempivano ancora casa Shirogane, facendo ridere gran parte degli inquilini. Eppure lei si sentiva diversa. Abbassò il capo, portando le ginocchia al petto e disegnando strani cerchietti sulla superficie di legno della panchina.

Era il 12 di agosto.

Ed il giorno dopo Ki-chan avrebbe compiuto 18 anni. Avrebbe raggiunto un traguardo così importante e lei gli sarebbe stata lontana. Sollevò lo sguardo, osservando le sue amiche che, tranquille, giocavano a carte. Era come se sentisse un vuoto d’aria nella gola. Certi momenti, non le permetteva nemmeno di respirare. E quella frase le rimbombava nella testa tutte le notti, senza farla dormire.

“Ti prego, Ichigo, non amare nessun altro all’infuori di me”

Era la voce calda e sensuale di Kisshu a sussurrarla ogni notte nelle sue orecchie, facendola allontanare sempre più da Shirogane con il cuore e con la mente.

E, si era resa conto, voleva vedere Kisshu, lo desiderava con ogni fibra del suo essere.

-Non è giusto.- sussurrò fra sé, convinta che non sarebbe riuscita a cacciare quei sentimenti dal suo cuore così facilmente. Si avvicinò alle sue amiche. E guardando l’orologio al polso di Minto notò che erano le 23 in punto.

Un’ora e Ki-chan sarebbe diventato ancora più grande, senza di lei.

Lei che per anni era stata l’organizzatrice ufficiale dei suoi compleanni. Che aveva sentito il suo abbraccio ed i suoi “grazie” sussurrati a mezza voce. Chiuse gli occhi, rassegnata. Avrebbe passato la notte a struggersi, ne era sicura.

-Ragazze, c’è bisogno di voi!- arrivò Ryou correndo. Tutte le mew mew sollevarono le teste preoccupate, indirizzando gli sguardi sul biondino che aveva una faccia a dir poco sconvolta. –Trasformatevi, non c’è tempo da perdere!-

Nemmeno un quarto d’ora e già correvano per le strade di Tokyo. Avevano potuto sentire poche spiegazioni perché il chimero stava già distruggendo tutta la zona sud della città, un’area che, in teoria, era possedimento umano.

-Dove diavolo è?- domandò Mew Minto sorvolando tutta l’area indicata da Kaze.

-Non riesco nemmeno a sentirlo.- dichiarò Mew Purin saltellando di qua e di là. Mew Ichigo rimaneva zitta, davanti a sé lo sguardo silenzioso di Mew Zakuro che, forse, aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

Finalmente, però, videro una luce accecante che illuminò il cielo notturno.

Erano le 23.33.

E Mew Ichigo alzò lo sguardo rosato notando di fronte a sé un chimero enorme, con le fattezze di una sirena gigantesca. I capelli lunghi e violacei, gli occhi neri e terrificanti. La puntò. E, spalancando la bocca enorme, emise un urlo che fece piegare le mew mew a terra con le mani sulle orecchie sensibili.

-E’ davvero una forza questo chimero.- dichiarò Pay incrociando le braccia. Taruto annuì.

-E’ persino divertente!- rise il bambinetto, osservando soddisfatto le sue nemiche che soffrivano.

-Le toglieremo di mezzo una volta per tutte.- sussurrò Miriam con gli occhi fissi sul chimero terrificante. Lei stessa avrebbe avuto paura se fosse stata dall’altra parte della barricata.

Ma quando l’intera squadra di militari vide Kisshu avanzare verso il chimero e urlare un ordine che solo Pay era riuscito a comprendere, tutti loro rimasero zitti per la sorpresa. Lo stars, infatti, dopo aver tuonato un ordine al mostro, si lanciò verso la guerriera vestita di rosa e, una volta presa tra le braccia, si lanciò verso un fascio di luce che scomparve in pochi istanti.

Li inghiottì, quasi non fossero mai esistiti.

-Lo sapevo!- tuonò Pay ritrovandosi dove pochi secondi prima si era aperto un varco dimensionale.

-Cosa intendi?- domandò Miriam.

-Quel pazzo si è gettato in un’altra dimensione!-

 

° ° ° ° °

 

“Forse non sai quel che darei, perché tu sia felice…” [Elisa, “Una poesia anche per te”]

 

Un campo verdeggiante. Fiori rosati, una luna gigantesca ad illuminare il cielo. Si ritrovò seduta là immezzo, le ginocchia a stretto contatto con la superficie erbosa. Alzò lo sguardo su Kisshu, accarezzando con gli occhi la sua figura che si stagliava davanti a lei. La osservava con attenzione. E più la guardava, più si dava dell’idiota.

Dopo il suo ultimo incontro con Ichigo, infatti, gli era bastato fare due più due per comprendere che quella guerriera vestita di rosa e la sua dolce bambolina erano la stessa persona.

-Sono stato davvero un idiota.- disse allora, inginocchiandosi di fronte a lei. Le prese entrambe le mani guantate di rosso, osservandola negli occhi, accarezzando con il pensiero i suoi lineamenti e la sua pelle. –Come potevo provare tanta attrazione per un’altra donna che non fossi tu, Ichigo?- chiese allora, sorridendo. Sentirla accanto a sé, dopo tutto quel tempo, lo rendeva infinitamente felice.

Mew Ichigo scosse il capo.

-Non so di cosa tu stia parlando!- dichiarò, cercando di divincolarsi. Ma Kisshu tenne più forte la stretta sulle sue mani, guardandola con le iridi più serie che Ichigo avesse mai visto.

-Perché ti diverti a mentirmi?- le chiese. Mew Ichigo si fermò, ormai convinta che fosse inutile continuare quella farsa.

E vederlo di fronte a sé, quante emozioni le stava portando!

Per questo, pianse. Finalmente lo fece, avvinghiandosi al suo petto e stringendo con forza i lembi della sua maglietta.

-Ki-chan!- esclamò, mentre lui l’avvolgeva in un dolce abbraccio.

-Amore mio.- sussurrò lui tra i suoi capelli rosati. –Quante cose avrei da chiederti.- disse ancora, mentre lei non arrestava il proprio pianto.

Non si arrestò nemmeno quando lui, stanco di dover continuare quell’asfissiante distanza tra loro, unì le loro labbra in un bacio che sapeva di sofferenza  ma anche di tanto, tanto amore.

Quando Ichigo potè poggiare le labbra su quelle di Kisshu, per la seconda volta in verità, sentì un’emozione nuova. Lo stomaco vorticava, le mani desideravano solo di potersi allacciare al suo collo e vagare sul suo viso, sul suo petto, tra i suoi capelli e amarlo, amarlo come non aveva mai avuto il coraggio di fare.

Erano le 00.00.

-Buon compleanno, Ki-chan.- gli sorrise, quando tra i due si creò’ di nuovo una distanza, seppur minima, e lei ebbe il tempo di respirare. Lo guardò fisso negli occhi, poi sfiorò il proprio medaglione mew. In pochi attimi Kisshu potè vedere di fronte a sé la sua amica dai folti capelli rossi nella sua vera e propria faccia.

-Grazie, Ichigo.-

Sorrise. Forse il primo sorriso felice della sua triste vita. Le strinse forte la mano, poi tornò a baciarla con amore, con trasporto.

Senza sapere bene cosa stesse facendo, Ichigo si sentì scivolare sul pavimento erboso, sentendo sulla schiena la carezza dei fili d’erba verde. I baci di Kisshu le attraversarono il viso, il collo, poi di nuovo le labbra. Sentiva le sue mani ovunque, desiderando solo di poter essere accarezzata, stretta, amata.

-Mi ami?- chiese lui alzando lo sguardo su quello cioccolato di Ichigo. Lei socchiuse gli occhi, osservando la bocca di Kisshu bagnata dei suoi baci, gli occhi finalmente felici.

Non li aveva mai visti così quegli occhi.

Ed una strana felicità le inondò il cuore, come una tempesta improvvisa. Gli poggiò una mano sul viso bianco, accarezzando la sua pelle bollente.

-Sì.-

E Kisshu, il militare innamorato, conobbe la felicità.

 

Ringrazio…

 

-Serenity Moon: , almeno c’è una lettrice che apprezza Miriam ^_^ è un personaggio che mi piace, essendo di mia creazione, quindi sono contenta se piace a qualcuno dei lettori! Ti ringrazio per i complimenti che mi hai fatto riguardo al personaggio di Kisshu. Ho letto molte fic su di lui e mi sono “documentata” prima di iniziare questa fic di cui è uno dei maggiori protagonisti. E’ un  personaggio particolare che, più passa il tempo più mi piace! Spero continuerai a leggere la mia storia, anche e il povero Ryou è un po’ in disparte in questo capitolo!

 

-Danya91:  meno male, speravo che Pay apparisse crudele! Per ora il suo personaggio è così e  l’importante è che emergano i sentimenti che volevo farvi provare. In questo capitolo direi che Kisshu non è così povero ^_^ il viaggio di di-istruzione (bellissimo XD) lo farò in Spagna, spero di tornare sana di mente!!! Spero di rileggerti!

 

-Eruanne: Ho notato che sei una delle fans della KisshuxIchigo quindi mi viene da pensare che questo capitolo non ti sarà dispiaciuto ^_^ sì, lo scorso capitolo era incentrato sulla gelosia, infatti avevo proprio pensato di intitolarlo “Gelosie” ma era più importante la confessione fatta prima da Pay, poi da Ichigo… quindi ho cambiato idea! Che ne pensi dell’”approccio” tra Kisshu e Ichigo? Bacione!

 

-kiriko: grazie mille per i tuoi complimenti ^_^ mi fanno molto piacere! Sarà difficile esaudire tutte le tue richieste in pochi capitoli… ho in progetto molte altre sorprese, quindi eliminare tutti i rivali della tua coppia preferita sarà dura! Alla prossima!

 

-twilightgirl: *_* oddio che brutta fine che vuoi far fare ai poveri Ryou e Miriam! Sul Blue knight purtroppo non saprete la verità tanto presto… sappiate solo che le sorprese non saranno poche!

 

-Pipigi: Tranquilla cara, non voglio assolutamente liberarmi di te ^_^ sono molto contenta che tu sia una lettrice così appassionata, per questo cerco sempre di aggiornare il prima possibile! Sì, Shirogane non si è comportato bene nei confronti di Ichigo, ma le motivazioni che ha fornito sono più che eloquenti: uno stars in una squadra di umani è impossibile da inserire! Alla prossima, spero di leggerti presto! 

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Capitolo 26
*** 25-L'ingiustizia ***


EVERYTHING BURNS

Capitolo un po’ particolare, con molti cambi di scena. Ci saranno dei piani progettati per gelosia, ed è prevalentemente per questo che l’ho intitolato in questo modo… spero vi piaccia, anche se forse le fans di Kisshu non saranno molto felici di ciò che combinerà Miriam. Ops ops… ho anticipato troppo!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

***

 

25-L’ingiustizia

 

Camera buia. Un ragazzo adagiato su lenzuola morbide, i bellissimi capelli corvini sparsi sul cuscino bianco. Con gli occhi chiusi, sentì una mano sfiorargli la spalla nuda. Quelle stesse dita toccarono il braccio, poi gli strinsero forte la mano. Ricambiò il gesto, sollevando poi le palpebre.

-Zak.- sussurrò la ragazza al suo fianco, nuda tra quelle lenzuola bianche. Zakary Fujiwara si sforzò per ricordare il nome di quella giovane stars che quella notte aveva giaciuto con lui, nel suo letto. I capelli lisci e biondi, gli occhi teneramente azzurri. Gli sfiorò le labbra con un bacio, poi sorrise mesta. –Hai dormito bene?- gli domandò, la voce sensuale.

Ma dove diavolo l’aveva conosciuta?

Annuì, decidendo di essere cauto. Non ricordava dove l’avesse adescata, anche se doveva ammettere che non era niente male. Si mise a sedere, il fisico scultoreo messo bene in vista. La giovane lo guardò, alzandosi poi in piedi. –E’ meglio che vada, o i miei si chiederanno dove sono.- gli sorrise. E non appena vide quel sorriso tutti i ricordi tornarono al loro posto.

-Mia…- sussurrò. Lei annuì. –Credevo che avresti dovuto scavare ancora per molto nella memoria prima di ricordarti il mio nome.- rise.

-Sono stato scoperto.- constatò Zak accennando appena un sorriso. Mia annuì.

-Non è stato difficile capirlo: la tua aria smarrita parlava da sé.- si rivestì, abbandonando la camera del giovane soldato. Zak si risdragliò sul letto. Da quanto tempo era arrivato in quella base di ribelli? Fece il conto sulla punta delle dita: poco più di tre anni. Dopo essersi ritrovato con vestiti logori e ferite su tutto il corpo, era riuscito a trascinarsi all’interno di un edificio sconosciuto. Poi due braccia lo avevano raccolto e lo avevano curato. Svegliatosi 24 ore dopo, gli era stato detto che era stato raccolto su un campo di battaglia tra stars ed umani e che ora era al sicuro.

Chiuse gli occhi, ripensando a quel lontano ricordo.

 

° ° ° ° °

 

“-Ehi, Zakary, Zakary?- una voce ovattata lo stava chiamando. Zak aprì gli occhi celesti, trovando di fronte a sé il viso abbronzato di un ragazzo che doveva avere si e no 14 anni. Strinse un lembo della coperta che lo avvolgeva, per poi accennare poche lettere.

-Acqua…- non beveva da chissà quando, e per quanto non ricordasse nulla di ciò che gli era accaduto desiderava solo potersi bagnare le labbra. Da quanto non beveva? Da quanto dormiva?

-Tieni.- il ragazzo di prima corse al tavolo là affianco, aiutandolo poi a mettersi seduto e a fargli bere un po’ d’acqua. –Ti abbiamo trovato dopo uno scontro tra stars ed umani.- iniziò a raccontare il giovane. –Avevi gli abiti logori ed eri ferito, ma siamo riusciti a leggere i tuoi documenti.- disse ancora il giovane, sorridendogli. Zakary notò che aveva un sorriso cordiale e gli occhi color miele. –Immagino tu sia un ribelle umano.- riprese poi, sedendosi al suo fianco. Zak strinse tra le mani il bicchiere ormai vuoto, leccandosi le labbra.

-Non lo so.- ammise.

-Come?- il ragazzo non riusciva a capire.

-Non ricordo niente.- quella strana verità lo aveva fatto rabbrividire. -Non so nemmeno il mio nome…- disse ancora. Il giovane di fronte a lui si alzò, un viso cordiale ad increspargli le labbra.

-Sono sicuro che con un po’ di riposo starai subito meglio.- disse ancora, riempiendo di nuovo il bicchiere d’acqua. –E i ricordi torneranno a galla.- era più una preghiera camuffata in stupida sicurezza che un’affermazione vera e propria e Zak l’aveva capito subito. Lo aveva guardato intensamente, domandandosi se fidarsi e sentendosi infinitamente indifeso, in un mondo che non riusciva a capire.

-Come ti chiami?- gli chiese allora, cercando di mettere apposto i pezzi. Il ragazzo dalla pelle abbronzata gli allungò una mano, sorridendo ancora.

-Hai ragione, che sciocco! Il mio nome è Masaya Aoyama, molto piacere.- disse ancora stringendo la sua mano. Zak annuì.

-E io, invece, come mi chiamo?- Masaya sorrise a quella grottesca situazione.

-Zakary Fujiwara.- sussurrò.

-Zakary Fujiwara.- ripetè l’altro automaticamente.

-Ora vado a parlare con mio zio, il capo di questo posto… tu cerca di riposare… sono sicuro che la memoria tornerà!- ed era sparito dietro la porta, prima ancora che Zak potesse dirgli qualunque cosa.”

 

° ° ° ° °

 

Ma i ricordi non erano tornati. Era stato colto da un’amnesia, dovuta probabilmente alla ferita alla testa che si era procurato durante quella lontana battaglia. Zak socchiuse gli occhi, ripensando alla propria vita negli ultimi tre anni. Lo zio di Masaya gestiva una fitta rete di ribelli all’interno di un vecchio college. Erano ormai un centinaio tra stars ed umani, tutti interessati a compiere un colpo di stato che facesse decadere sia il governo umano sia quello degli stars; un piano epocale: l’unico, pensava Zak, che avrebbe potuto riportare la pace fra stars ed umani. Chiuse gli occhi. E si disse che nonostante la bella causa che l’aveva visto coinvolto negli ultimi tre anni, desiderava con tutte le proprie forze scoprire chi fosse stato prima di diventare il ribelle che era in quel momento. Se aveva una famiglia, una fidanzata… un cane!

Quei pensieri lo mandavano sempre fuori di testa. Si sentiva un malato, un soldato smarrito dentro ad una battaglia confusa.  

Fortunatamente la famiglia Aoyama l’aveva accolto come se facesse parte di loro sin dal primo giorno e tutto ciò lo rincuorava.

Si alzò, rivestendosi. In compenso era il giovane più bello della base con il suo fisico scultoreo e il volto cesellato. Gettò in dietro il capo, osservando il soffitto, preso dalla sua solita malinconia. Chissà se un giorno la memoria sarebbe tornata.

 

° ° ° ° °

 

-Calma Ichigo, calma!- camminava avanti ed in dietro per la propria camera, prendendo lunghi sorsi d’aria e fermandosi improvvisamente. Ma un secondo dopo riprendeva a girare a destra e a manca, senza una meta ben precisa. –Calma!- ripeteva intanto, dicendosi che doveva davvero prendere un lungo respiro e stare… calma! Si sedette sul letto, le braccia incrociate. Fissando di fronte a sé ripensò a ciò che era accaduto solo poche ore prima. Le braccia di Ki-chan che l’avvolgevano, l’onda travolgente di desiderio che aveva colto entrambi. Poi un urlo improvviso che li aveva fatti dividere, distruggendo la dimensione dentro alla quale erano stati trascinati dal chimero. Si era ritrovata sul freddo asfalto e, sollevato lo sguardo, aveva visto un soldato degli stars strattonare Kisshu e portarlo via, urlando che avevano fallito a causa sua. Aveva sorriso tra sé e le sue compagne erano convinte l’avesse fatto per la loro vittoria.

Invece no. Aveva sorriso all’amore bruciante che aveva sentito nascere dentro di sé per quel ragazzo che conosceva da sempre e che, probabilmente, amava dalla prima volta che i loro sguardi, così diversi, si erano incrociati. Era stata davvero sicura che non avrebbe mai amato Kisshu, invece vederlo dopo tanto tempo, il giorno del suo compleanno, ripensando ai ricordi che li avevano legati le aveva fatto nascere dentro un sentimento sconosciuto. Chiuse gli occhi, le labbra tremanti dal desiderio.

“Ci vedremo domani notte” le aveva sussurrato nell’orecchio prima che tutto finisse. Ichigo lo aveva guardato dritto negli occhi, chiedendogli con lo sguardo come avrebbero fatto. Ma lui pareva aver architettato tutto: alla porta nord del quartiere dove viveva. Solo pochi minuti da trascorrere insieme, per progettare il loro avvenire.

Ichigo strinse il lembo del proprio pigiama, pensando fra sé. Stava tradendo le sue compagne? La famiglia Shirogane? Ryou? Le si strinse la gola a quel pensiero, dicendosi che non stava certo complottando contro gli umani, ma stava dando ascolto al suo cuore e, dicono, il cuore non sbaglia mai. Guardò fuori dalla finestra, dicendosi che non stava sbagliando. Che l’amore è la cosa più importante nella vita di una persona e che forse, sì, lei e Kisshu sarebbero stati un esempio contro questa guerra sbagliata. Socchiuse gli occhi.

-Amore mio…- disse tremante, pensando al tocco di Kisshu sul suo ventre, le mani che le stringevano le cosce, il collo, che affondavano tra i capelli. Un sospiro di desiderio le uscì dalle labbra sottili, dicendosi che doveva stare calma. Avrebbe convinto Kaze ad accogliere Kisshu nel loro progetto, di nascosto ovviamente, per amor suo. Non diceva sempre di volerle bene come un padre?

Scosse il capo contro ogni dubbio. Prima di tutto doveva parlare con Kisshu e chiarire quali erano le sue intenzioni. Poi, allora, avrebbe detto cosa pensava.

Tutto ciò che sperava, dentro di sé, era che quel sogno, quel bellissimo sogno, non svanisse in fretta come era iniziato.

 

° ° ° ° °

 

-Guarda!- un più che adirato Pay stava osservando le immagini proposte da un monitor. –Se Deep Blue dovesse vedere una cosa del genere ti metterebbe alla forca senza pensarci due volte!- sbraitò ancora. Taruto era seduto di fronte a lui, i capelli ritti dallo spavento: era sicuro di non aver mai visto il fratello così adirato. Fermo in mezzo alla stanza, continuava a rivolgersi a Kisshu appoggiato al muro. Quest’ultimo, da parte sua, pareva non essere minimamente agitato. A lui Pay non faceva alcun effetto. Anzi: era tutto il giorno che se ne stava con un sorrisino strafottente stampato in faccia, come se avesse finalmente realizzato chissà quale sogno rinchiuso nel cassetto da anni.

-Sta tranquillo!- disse all’improvviso.

-Mi dici anche di star tranquillo?- domandò Pay. –Sia chiaro, a menon importa di ciò che può accadere a te…-

-Già, non ti è mai interessato!- reagì Kisshu allungando un dito accusatore.

-Perché non sei nessuno…- disse Pay, tagliente. Kisshu abbassò lo sguardo, mentre si scioglieva dentro di sé l’unico, minuscolo filo che lo aveva tenuto legato a quel fratello acquisito. –Kisshu, in questa battaglia siamo invischiati anche io, Taruto e Miriam. Se Deep Blue dovesse scoprire che hai iniziato ad amoreggiare con una delle nostre nemiche, potrebbe portare anche noi davanti al giudice di guerra!- disse ancora. Kisshu rimase con lo sguardo basso. –Kisshu, mi stai ascoltando?- Taruto proiettò lo sguardo prima su un fratello, poi sull’altro. Aveva sempre voluto bene ad entrambi allo stesso modo anche se per Kisshu aveva sempre provato un sentimento speciale. Era più simile a lui: più giocherellone, ribelle e alla ricerca di avventure. Pay, invece, con la sua risolutezza allontanava tutti con un solo sguardo e non gli aveva mai permesso di diventare davvero suo fratello.

Kisshu avanzò per la stanza, uscendo di fretta dalla porta. Non disse nulla a nessuno, pareva che non gli importasse più niente di niente.

E forse Taruto, nel suo piccolo, aveva capito più del grande e forte Pay.

 

° ° ° ° °

 

Miriam osservava dentro ad una stanza buia le immagini dell’ultima battaglia. Con le cuffie cercava di comprendere tutto ciò che i due si erano detti. Ma ciò che maggiormente l’aveva stupita era la ragazza: lisci capelli rossi, Ichigo. Aveva socchiuso gli occhi.

-A quanto pare non sei la bellezza incredibile che tanto decantava.- sussurrò tra sé sorridendo mesta. Stava progettando un piano che sicuramente le sarebbe stato utile. Doveva difendere se stessa e la propria squadra dalla follia di un amore sbagliato e, più di tutto, doveva far in modo di spingere Kisshu tra le proprie braccia. Si portò in dietro sulla sedia, sentendo la porta aprirsi. Spense subito l’immagine. –Pay.- sussurrò vedendo riflessa sullo schermo del computer la faccia del suo compagno.

-Perché mi hai fatto chiamare?- domandò l’altro. Nonostante la collera di quel pomeriggio sembrava essere tornato il solito ragazzo introverso. Miriam si voltò con la sedia girevole, i lunghi ciuffi castani sciolti sulle spalle, gli occhi di smeraldo poggiati sulla figura snella di Pay.

-Ho ascoltato bene le registrazioni e la conversazione tra quei due.- disse indicando lo schermo. Pay annuì. –Vogliono incontrarsi questa notte alla porta nord del quartiere dove vive lei.- disse ancora.

-Faccia ciò che crede, io ho intenzione di denunciarlo. Non voglio morire per i suoi capricci.- si voltò, risoluto. A Miriam vennero gli occhi lucidi al solo pensiero di Kisshu prigioniero. Si alzò in piedi, stringendo forte la manica della sua divisa.

-Non puoi farlo!- esclamò poi. Pay si voltò in sua direzione.

-Gli sbavi ancora dietro?- chiese il soldato con ovvio sguardo compassionevole; almeno, per quanto compassionevole potesse essere il suo sguardo.

-Io… io…- balbettò lei. –Certo che no! Ma Deep Blue è spietato lo sai… e se uccide lui sicuramente gli verrà in mente di eliminare l’intera squadra, convinto che ci siamo invischiati tutti noi.- disse. Notò che stava destando il suo interesse, così continuò. –Io invece ho trovato un modo per riportare Kisshu dalla nostra parte e tenerlo con noi.-

-Ti ascolto.- disse Pay. Miriam si sedette nuovamente poi incrociò le gambe.

-L’unica cosa che dovrai fare è assicurarti che questa sera dorma come un angioletto in camera sua.- sorrise.

-Vuoi ucciderla?- il soldato avanzò di un passo. Miriam, dalla sua, fece spallucce.

-Farò ciò che il destino vorrà.- tagliò corto. –Tu fa la tua parte, io farò la mia.- Pay annuì, andando alla porta.

-Cerca di non fare idiozie come fa sempre lui.- disse semplicemente, prima di sparire.

-Caro Pay, per amore si fa di tutto.- e iniziò a girare con la sedia, giocando e ridendo dei propri piani e dei propri sogni.

Miriam, la guerriera delle battaglie assurde.

Miriam, innamorata della follia.

Miriam che, forse, credeva troppo nel destino.

 

° ° ° ° °

 

Ichigo aveva predisposto tutto nei minimi dettagli. Avrebbe cenato e tranquilla tranquilla sarebbe andata a dormire. L’unica sua speranza era che durante la notte non ci fossero degli attacchi, ma era sicura che Kisshu avrebbe fatto in modo che la sua squadra restasse alla base degli stars per non creare ulteriori problemi. Terminò di lavare i piatti, asciugandosi le mani sul grembiulino bianco della propria divisa.

-Ichigo-chan, oggi ti ho vista davvero raggiante.- disse Retasu osservandola. Seduta al tavolo della cucina era impegnata a riordinare alcuni panni. Doveva averla seriamente osservata durante tutta la giornata, eppure Ichigo tentava di nascondere la propria euforia!

-Ma no, che dici!- disse, voltando la faccia per non far notare le guance rosse.

-Allora Retasu deve avere indovinato dato che hai le guance più rosse di due pomodori.- si intromise Ryou appena entrato in cucina. Ichigo tentò di star calma, sperando che le guance avessero ripreso nuovamente il loro pallido colorito. Lo guardò dritto dritto negli occhi.

-E’ il caldo!- si lamentò. Era agosto e certo non la si poteva biasimare. Il biondino fece di no con il capo, mentre la piccola Purin si intrometteva a propria volta.

-A menon la racconti giusta!- esclamò con il suo solito fare invadente.

-Ma vi sto dicendo che non c’è proprio niente!- si lagnò, togliendosi di dosso il grembiule e fissando la parete. Doveva sforzarsi di non sorridere e di non pensare al suo dolce amore che, fra poche ore, avrebbe nuovamente potuto stringere tra le braccia. Vide Ryou avvicinarsi a lei e sfiorarle la punta del nasino.

-Tranquilla.- un sorriso leggero comparve sulle labbra del biondo facendola arrossire di nuovo. Chiuse gli occhi. Ogni volta che parlava con lui le pareva di tradire un po’ Kisshu.

Ma che idee sciocche!

Indietreggiò di alcuni passi, sostenendo di doversi fare una doccia dopo il lavoro di quel pomeriggio passato ad allenarsi. Ryou annuì.

-Buona notte allora.- disse in fine, avviandosi anche lui verso la propria camera. Aveva notato davvero un certo cambiamento in Ichigo ma non era ancora riuscito a codificarlo. Sembrava serena ma al contempo agitata: c’era stato un cambiamento radicale dentro di lei, ma il giovane scienziato non riusciva a capire quale.

In compenso la sua incredibile intelligenza non era stata in grado di aiutarlo nel comprendere che ciò che si celava nel fondo degli occhi di Ichigo era puro, semplice e splendido amore.

La rossina si preparò a puntino, pronta a saltar giù dalla finestra a mezzanotte. Fissò la luna in cielo, grande e piena sopra la propria testa. Il pizzo bianco delle tendine nascondeva timidamente quello spettacolo ed Ichigo preferì scostarle per potersi godere al meglio quella vista meravigliosa. Da quando aveva compreso di essere innamorata di Kisshu pareva che avesse indossato un paio di lenti a contatto che le facevano vedere tutte le cose nel modo migliore. Pareva che una nuova speranza si fosse accesa in lei, sensazione che non provava sin dalla morte dei suoi genitori. Poggiò la manina bianca sul vetro della finestra, fissando fuori.

-Mamma, cosa diresti tu?- domandò osservando il cielo. Immaginò il viso pulito di sua madre che la incoraggiava con un sorriso e le diceva che doveva solo seguire il suo cuore. Che se sentiva che la propria anima e quella di Kisshu erano legate da un sentimento profondo allora non potevano sbagliarsi. Chiuse gli occhi, mentre una lacrima solitaria raggiungeva gli occhi, subito asciugata dal palmo della mano. Sorrise tra le lacrime, dicendosi che da quel momento non si sarebbe più sentita sola.

Ci sarebbe sempre stato Kisshu, insieme a lei.

 

° ° ° ° °

 

Miriam sorrideva soddisfatta nel buio. Si muoveva come una pantera tra i vicoli pericolosi di Tokyo, osservandosi sempre alle spalle e captando con attenzione qualunque rumore sospetto. Non era stato difficile rovinare i piani di Kisshu: era bastato mettere del sonnifero sulla sua cena che, come al solito, aveva mangiato in pochi bocconi. Ora dormiva come un angioletto e Pay lo controllava proprio come se fosse una guardia notturna. Lei, intanto, avrebbe compiuto il proprio dovere. Miriam non avrebbe mai permesso che l’incolumità di Kisshu venisse messa in pericolo da uno sciocco sentimento per un altrettanto sciocca umana. Lui doveva imparare a comprendere chi doveva restare al suo fianco ed amarlo. E Miriam era sicura che piano piano avrebbe capito che era lei quella persona. Attraversò di soppiatto l’ultimo vicolo, per poi giungere di fronte alla porta nord del quartiere più rinnomato della Tokyo umana. Era difficoltoso giungere incolumi sino a quel punto perché quella zona era il cuore pulsante dell’attività umana ed i controlli erano i migliori che si potessero organizzare. Miriam sorrise di fronte alla propria fortuna, convinta che doveva esserci un motivo se il destino non aveva messo ostacoli alla sua missione. Si passò una mano tra i folti capelli castani, per poi giungere all’interno del quartiere. Vide di fronte a sé Ichigo, poggiata alla colonna della grande porta, l’aria vigile e sognante. Miriam osservò con sguardo critico la sua rivale: l’unica sua particolarità erano i folti e lunghi capelli rossi. Per il resto pareva una semplicissima ragazza umana. Occhi castani, pelle chiara e non molto alta. Cosa diavolo vedeva Kisshu in lei? Miriam avanzò di un passo e vide la sua avversaria voltarsi verso di lei e diventare bianco cadavere.

-Ma…- balbettò la rossina non credendo ai propri occhi. Miriam sorrise tra sé godendosi lo spettacolo della delusione evidente dipinta sul viso della ragazza.

-No, non c’è il tuo amore questa sera.- rise la stars gettando il capo all’indietro. Tornò a puntare gli occhi smeraldini su Ichigo che, ora, tremava dalla rabbia e dalla preoccupazione.

-Dov’è Kisshu?- chiese. Non poteva credere che le avessero teso un agguato. No, non poteva essere. Desiderò solo di poter sentire il petto forte di Kisshu a contatto con la propria nuca, e sfiorare di nuovo le sue labbra con le proprie, in gesti dolci e pieni di sintonia ed amore. Invece aveva di fronte a sé un’avversaria temibile, che la odiava con ogni cellula del suo corpo.

-Kisshu non  è potuto venire. E’ imprigionato, a causa tua!- esclamò allora Miriam. Aveva progettato una scusa molto plausibile, che avrebbe spinto Ichigo a tirarsi in dietro una volta per tutte.

-Cosa intendi?- chiese allora l’altra avanzando di un passo. Era fortunata: aveva portato con sé la spilla mew.

-Semplice.- incalzò Miriam. –Deep Blue ha scoperto della vostra romantica storia d’amore e l’ha rinchiuso nelle prigioni per tradimento.- incrociò le braccia, fissandola dritta negli occhi. La stars potè notare subito il senso di colpa trapelare dalle iridi castane di quella giovane, seguito poi dalla preoccupazione ed in fine da alcune lacrime che facevano capolino tra le ciglia scure.

-Ri… rinchiuso?- domandò. Miriam era sicura che a breve avrebbe ceduto. Sentendosi più forte, avanzò lei di un passo, guardandola e recitando ancora la propria parte. Vedeva il proprio futuro con Kisshu sempre più concreto di fronte a sé, una volta eliminata quella minaccia.

-Sì, è accusato di tradimento. Deep Blue dovrà ora decidere se risparmiarlo…- guardò altrove, elaborando sempre meglio la propria bugia. –Nel caso in cui lo perdonerà, ed i generali sono già al lavoro per questo, non avrà più altre possibilità: se verrà scoperto ancora in compagnia tua o di qualche altra umana…- fece segno con la mano, come se le si venisse staccata la testa. Ichigo rabbrividì guardandola, sentendo il cuore cedere di fronte a quella nuova ingiustizia. Ma cedettero anche le gambe e quando si ritrovò con le ginocchia a terra le braccia iniziarono a tremare, così come tutto il resto del corpo.

-No…- fissava a terra, mentre il cemento sotto di sé si bagnava delle proprie lacrime. –No!- esclamò ancora, perdendo di nuovo la speranza. Gli occhi di Kisshu le tornarono alla mente, le sue labbra, il suo calore. Voleva addormentarsi e non svegliarsi mai più. Chiuse gli occhi, sentendo i passi della sua avversaria avanzare verso di lei. I singhiozzi, intanto, non volevano saperne di smettere di uscire dalla sua bocca.

-Ma in realtà…- disse Miriam avvicinandosi. –La cosa migliore è eliminare subito il problema.- Un calcio raggiunse Ichigo in pieno stomaco ed in breve sentì il corpo snello di Miriam sopra di lei. Volarono pugni, calci, parole cattive. Ma pareva più una rissa tra ragazze innamorate dello stesso uomo piuttosto che una vera e propria lotta tra guerriere. Ichigo cercò di scansarsi ma l’avversaria era fuori di sé: pareva che l’obiettivo principale di quella visita fosse proprio la sua uccisione. Ichigo deglutì sperando di trovare il tempo di trasformarsi. Ma quando Miriam la fece balzare all’indietro sentì la spilla caderle dalla tasca e volare lontano, troppo lontano. La fissò come se avesse perso tutte le proprie speranze, mentre Miriam avanzava nuovamente verso di lei. La vide far comparire tra le proprie mani una balestra micidiale, che con un sol colpo l’avrebbe portata via da quel mondo. Ichigo chiuse gli occhi, ben consapevole del proprio destino. La frangetta le solleticò le palpebre bagnate di lacrime, mentre due immagini diverse si stagliavano di fronte a sé: i suoi genitori e Kisshu. Sentiva di poter riabbracciare sua madre e suo padre, ma al contempo avrebbe voluto rimanere a quel mondo solo per poter vivere i propri sentimenti per Kisshu, anche se il mondo non li voleva insieme.

-Addio, Ki-chan.- sussurrò, mentre sentiva il colpo che veniva scagliato dalla balestra dell’avversaria. Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, ma il colpo non arrivò mai. Il suono sordo

della freccia che veniva scagliata altrove da un colpo di spada ed il suono di alcuni passi le diedero il  coraggio di sollevare le palpebre. Ichigo potè vedere davanti a sé l’ombra maestosa di un guerriero biondo, vestito di blu. Il cavaliere si voltò in sua direzione, osservandola con i propri occhi azzurro mare.

La fecero tremare quegli occhi.

-Stai bene?- le domandò. Ichigo annuì stupita di essere ancora tutta intera. Lo vide poi scagliarsi contro Miriam, la spada sguainata e la bocca aperta in un urlo di battaglia. Ichigo sentì il cuore tremare di fronte al combattimento che avveniva tra i due. Quello era lo stesso cavaliere che era intervenuto anche contro Ki-chan settimane prima. Ora le stava salvando la vita, rischiando anche la sua pelle.

Perché lo faceva?

E chi era?

La testa le girava ed avrebbe voluto intervenire. Riuscì così a proiettare lo sguardo verso la spilla mew posta poco lontano da lei. Allungò la mano per afferrarla, sussurrando le proprie parole per la trasformazione.

-Mew Ichigo, Metamorphosy!- una luce rosata l’avvolse, finalmente fu pronta per combattere.

Il cavaliere vestito di blu intanto stava ingaggiando una lotta all’ultimo sangue contro Miriam, che lo fissava con sospetto

-Cosa sei tu, un traditore?- domandò lei notando i tratti tipici degli stars. Era irritata, perché quel tale era in gamba ed erano braccia capaci strappate alla causa della guerra. –Sbagli a stare dalla parte di quell’umana!- esclamò ancora Miriam cercando di scagliare un pugno contro il cavaliere biondo.

-Non ti deve importare, lascia stare Ichigo!- esclamò lui rivelando la propria voce calda e sensuale. Miriam era in netta difficoltà. Ma la voglia di battere ed eliminare quell’inutile umana superava ogni tipo di logica. Sentì un colpo raggiungerle il petto, per poi ritrovarsi a terra. Aprì gli occhi e vide di fronte a sé la mew mew vestita di rosa che reggeva tra le proprie mani un’arma del tutto particolare. Sorrideva. Sapeva di stare per ottenere la propria vendetta.

Se solo non fosse stata aiutata!

Il cavaliere indietreggiò, lasciandole il posto in quella battaglia che, ora, poteva essere considerata alla pari.

-Fiocco di luce!- tuonò la guerriera rosa sferrando il proprio attacco. Ma Miriam, per propria fortuna, riuscì ad avere i riflessi abbastanza pronti da riuscire a sfuggire all’attacco e scomparire nel nulla, così com’era arrivata.

Mew Ichigo potè vedere l’avversaria sfuggirle, ma un sospiro di tranquillità uscì dalle labbra pallide. Si voltò, notando il volto perfetto del cavaliere blu.

-Posso sapere chi sei?- gli domandò avvicinandosi. Quello la guardò con occhi intensi, sorridendo leggermente. Aveva un sorriso familiare, così come gli occhi, fredde lamine azzurre. Era bello ed affascinante, su questo non c’erano dubbi.

-Tutto ciò che devi sapere è  che nella mia vita il mio compito è quello di proteggerti…- si voltò, i lunghi capelli dorati ciondolarono, sensuali e bellissimi. Mew Ichigo avanzò verso di lui, prendendo la sua mano. Era calda. Lo costrinse a voltarsi in sua direzione e gli occhi rosati di Mew Ichigo studiarono i suoi.

Un’idea le balenò in testa, ma era talmente assurda che la scartò subito.

-Se il tuo compito è quello di proteggermi… vorrei davvero saperne il motivo o, magari, scoprire il tuo nome.- il cavaliere  si scansò, poi avvicinò il volto a quello di Mew Ichigo. Ne respirò il profumo fresco, poi avvicinò le labbra alla sua fronte, coperta dalla frangetta rosata.

-Io sono il Blue Knight.- dichiarò. –E ti proteggo, perché senza di te non potrei mai vivere.- lasciò la mano di Mew Ichigo sorridendo appena e facendo qualche passo in dietro. Non la guardò più. Si limitò a fuggire silenzioso, un’ombra nella notte.

La mano raggiunse il petto di Ichigo, il cuore le batteva forte. Ecco, un altro problema ad incresparle i pensieri!

 

Ringrazio…

 

-ke_95: Sono sempre felice di guadagnare nuove lettrici ^_^ e ti ringrazio anche davvero per i complimenti che hai fatto alla mia storia! Se prima odiavi Miriam ritengo proprio che da questo capitolo la detesterai con tutta te stessa! Ma in fondo noi non lotteremmo per il ragazzo che amiamo? Spero di rileggerti e di sapere se questo capitolo ti è piaciuto!

 

-kiriko: Sì, un bel capitolo è stato dedicato a Kisshu ed Ichigo ma ora… di nuovo altri problemi ed ingiustizie! Chissà se riusciranno a stare comunque insieme i nostri eroi? Intanto spero di rileggerti presto ^_^

 

-Pipigi: Grazie mille per i complimenti *_* credo che da questo capitolo odierai ancora di più Miriam… devo darmi una calmata, o tutte voi odierete il suo personaggio! Spero comunque che mi dirai la tua anche su questo capitolo ^_^

 

-twilightgirl: Approvo il “Kisshu sei grande!” quella testaccia dura alla fine è riuscito a conquistare la nostra Ichigo… se lo scorso capitolo ti è piaciuto molto ho paura che questo ti piacerà meno… ma spero comunque che continuerai a seguirmi! Un abbraccio ^_^

 

-Eruanne: E brava, hai intuito bene ciò che sarebbe successo in questo capitolo! Mi piace molto scrivere di Ichigo e Kisshu bambini… tanto che sto progettando di scrivere una raccolta di one-shot al riguardo (ma avendo altre fic in sospeso sarà dura -_-). Ki-chan è un soprannome dolcissimo… e inonderà la mia fic fino alla fine XD spero di rileggerti presto!

 

-Danya91: *_* ma grazie per i tuoi meravigliosi complimenti!! Attenta attenta, potrei crederci XD è stato difficile descrivere il bacio tra Kisshu ed Ichigo… quella era una delle scene più importanti della storia e doveva essere “memorabile”. Effettivamente ho ripensato ai bei momenti della mia passata storia d’amore (eh sì… passata) e direi che aiuta! Alla prossima, un bacio!

 

-Sweet96: Sono sempre felice di guadagnare una nuova commentatrice ^_^ e sono anche contenta che tu abbia inserito le mie storie tra i preferiti: ti ringrazio! Tranquilla, anche io sono un’amante delle RyouxIchigo… verrà anche il loro momento! Anche io tollero le KisshuxIchigo, ma se il personaggio di Kisshu viene caratterizzato bene: non tutti sono capaci purtroppo, perché è un personaggio difficile!

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Capitolo 27
*** 26-L'abbandono ***


EVERYTHING BURNS

Capitolo un po’ triste… dunque armatevi di fazzoletti prima di leggere XD non so nemmeno io come ho fatto ad aggiornare… ragazze ragazze… tra una ventinadi giorni si inizia la maturità e… chissà come andrà! Quindi ho paura che questo sarà l’ultimo aggiornamento sino a luglio… spero di ritrovarvi poi!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

 

26-L’abbandono

 

Kisshu aveva guardato e riguardato il suo profilo un mucchio di volte in quell’unica ora in cui avevano potuto stare insieme, da soli, l’uno tra le braccia dell’altra.

Lui e Ichigo. Insieme.

Ancora stentava a crederci, soprattutto quando aveva sentito le labbra di lei sfiorargli una guancia e sorridergli radiosa, come solo Ichigo Momomiya sapeva fare.

-Dimmelo sempre, sempre…- aveva sussurrato, poggiando la fronte sulla spalla di lei.

-Cosa?- gli chiese accarezzandogli i capelli scuri. Kisshu sospirò, preso dall’emozione, per questo alzò il capo per poggiare lo sguardo su quello di Ichigo.

-Che mi ami, ripetimelo all’infinito…- disse prima di baciarla.

Era stato come toccare il cielo con un dito, anzi con tutta la mano.

-Ti amo, ti amo, ti amo!- esplose lei stringendolo a sé. Si lasciò cullare dal suo abbraccio, i morbidi capelli rossi agitati dal venticello leggero di quella dimensione fantastica creata appositamente per coronare il loro sogno d’amore. –Però…- sussurrò allora Ichigo presa dall’emozione.

-Cosa?- domandò Kisshu cercando il suo sguardo.

-Ho paura.- dichiarò lei stringendo con la mano un lembo della divisa scura di lui. Kisshu sorrise.

-Non devi avere paura. Ricorda Ichigo, noi due siamo fatti per cambiare le sorti di questa guerra.- le sollevò il viso con due dita, mentre gli occhi grandi di Ichigo si riempivano di lacrime.

Aveva potuto sentire con mano la paura incredibile che la ragazza aveva di perderlo, di non poter ancora coronare quel momento.

La riportò tra le proprie braccia, respirando lentamente. Avrebbe voluto rimanere in quella posizione all’infinito, sentendo sussurrare quei dolci “ti amo” dalle labbra sottili di Ichigo.

-Non ci lasceremo mai… mai…- disse allora pregando Kisshu, il guerriero valoroso.“ 

 

° ° ° ° °

 

Aveva un gran mal di testa. Kisshu aveva aperto lentamente gli occhi, ritrovandosi in una stanza buia, sdragliato su un letto scomodo. Cercò di passarsi una mano sulla fronte ma ben presto si rese conto di non poter svolgere quel semplice movimento: i due polsi, infatti, erano legati e tenuti stretti sul grembo, proprio come fosse una mummia!

-Ma che diavolo…- sussurrò lo stars, mettendosi seduto sul materasso e guardandosi intorno. E d’improvviso un flash, una sensazione terribile. –Ichigo…- disse allora, mentre le lacrime quasi gli salivano agli occhi. Possibile che non fosse andato al loro appuntamento?

Mezzanotte, 15 agosto. Non poteva sbagliarsi!

Cercò una fonte di luce voltando il capo prima a destra, poi a sinistra. Ma nulla, solo buio. Si rigettò nel letto, riflettendo su chi fosse stato a fargli quello scherzo così di poco gusto. E solo un nome gli venne alla mente, così lucido e lampante. –Pay!- esclamò, irato.

-Mi hai chiamato?- finalmente arrivò la luce. Pay spalancò la porta mostrandosi di fronte a Kisshu. La richiuse alle proprie spalle, andando poi ad aprire la finestra. –Hai dormito bene?- domandò tranquillo.

-Bastardo!- esclamò Kisshu balzando in piedi. La forza e la rabbia che aveva in corpo furono talmente grandi che riuscì a strapparsi da solo le corde che gli tenevano imprigionate le mani, per poi scagliarsi sul fratellastro.

-Smettila, non fare tutte queste scene.- disse Pay bloccando un suo pugno. Gli occhi di Kisshu lacrimavano, ma lo stars pareva non accorgersene.

-Perché?- tuonò sofferente.

-Credevi davvero che noi avremmo appoggiato la tua ridicola tresca?- chiese lo stars, una maschera di tranquillità stampata in viso. –Kisshu, facciamo parte della stessa squadra ed io non ho alcuna intenzione di rischiare la pelle per i tuoi ormoni!- dichiarò in fine, un sibilio leggero che gli usciva dalle labbra sottili. Kisshu non si trattenne. Prese il fratellastro per il bavero della maglietta, sbattendolo contro il muro della stanza. Lo fissò dritto negli occhi ametista, chiedendosi come avessero fatto due persone così diverse a crescere nella medesima famiglia.

-Sei un insensibile bastardo!- continuò, trattenendo il pugno. La rabbia era talmente tanta che tutto il corpo tremava, gli occhi lucidi non gli permettevano di vedere davvero bene. Pay allungò solo una mano verso quella di Kisshu, togliendosi di dosso la sua presa. Si aggiustò la divisa poi si avviò verso la porta.

-Se hai deciso di sposare la causa della guerra, allora devi rinunciare a delle cose… anche a delle persone.- voltò lo sguardo verso il fratellastro che lo fissava incredulo. –E ti assicuro Kisshu, che non saresti l’unico.- terminò, richiudendosi la porta alle spalle. Ma se davvero credeva di averla avuta vinta così, si sbagliava di grosso.

Kisshu guardò la parete bianca e d’istinto tirò un pugno contro di essa. La mano prese a dolergli ma non gli importava.  Poggiò poi la fronte su quella stessa parete, per abbandonarsi in un dolore che non riusciva più a sopportare.

Perché tutti volevano portargli via la sua felicità? Alzò gli occhi verso il soffitto. Se prima era Ichigo a voler rinunciare alla loro felicità, ora era tutto il mondo a contrastarli. Si sedette a terra, le braccia attorno alle ginocchia. Ma avrebbe lottato, potevano starne certi.

 

° ° ° ° °

 

-No, si fa così!- un’attenta Minto mostrava dei passi a Purin, estremamente interessata. La ballerina volteggiava tranquilla, mostrando una piroetta perfetta nel centro esatto del salone di casa Shirogane. Purin e Retasu battevano le mani a quello spettacolo, poi Minto sollevò lo sguardo nocciola sulla biondina, invitandola a provare a sua volta. Purin non se lo fece ripetere due volte: alzatasi in piedi fece due passi convinti, poi si mise sulle punte. –Solleva la gamba destra!- le disse Minto. Purin obbedì, poi cercò di effettuare la tanto agognata piroetta. Ma niente da fare: al contrario della meravigliosa esecuzione della ballerina, Purin si ritrovò a terra, la testa che le girava vorticosamente.

-Ma cosa è successo?- chiese guardandosi intorno. Poi si rese conto. –Sono scivolata!- esclamò in fine, abbandonandosi in una sonora risata che accompagnò tutti i membri del salotto di casa Shirogane. Addirittura Zakuro rideva, un sorriso ben raro le increspava le labbra dal taglio perfetto. Ichigo, però, non rideva. Poggiata al davanzale della finestra osservava la scena con aria assente, quasi di fronte a sé, in realtà, ci fosse un muro bianco.

-Ichigo-chan, che succede?- chiese Retasu, la più sensibile di tutte. La rossina fece un gesto di non curanza con la mano, sorridendo.

-Nulla, ho un po’ di mal di testa. Credo che andrò in camera mia prima che comincino gli allenamenti.- terminò così, avviandosi verso le scale. Scomparve fatti pochi gradini, la solita aria assente in viso.

-Ragazze, non credete che Ichigo sia un po’ strana oggi?- domandò Purin rimasta seduta sul pavimento. Retasu annuì.

-Sì, pare voglia piangere ma fa di tutto per trattenersi.-

-Cosa potremmo fare per aiutarla?- chiese allora Minto stranamente interessata. Zakuro si alzò in piedi, diretta alla cucina.

-Nulla.- dichiarò. Il gruppetto si aspettava una risposta simile, ma si stupirono quando la modella continuò. –Se avrà voglia di qualcuno che l’ascolta noi dovremo solo essere pronte ad aiutarla.- terminò. Le tre ragazze rimaste osservarono la porta ora chiusa, un’aria sempre più stupita stampata in faccia.

-Avete sentito?- chiese Retasu indicando quella stessa porta.

-Certo che ho sentito!- esultò Minto. –Zakuro ha usato il plurale, ha messo anche lei nel discorso: quindi si sta affezionando a noi!- dichiarò contentissima. Retasu accennò un sorriso.

-Lo spero davvero.-

 

° ° ° ° °

 

Camminava per il giardino di casa Shirogane. Aveva deciso di rimanere un po’ a letto ma quando si era sdragliata si era resa conto che le quattro mura della propria camera non avrebbero fatto altro che opprimerla ancor di più. Si fermò davanti ad un albero, decidendo di sedersi sotto le sue fronde. Un ombra leggera lasciava un po’ di frescura in quel giorno così arido e caldo di metà agosto. Chiuse gli occhi. E le tornarono alla mente le vacanze al mare che faceva con i suoi genitori quando era piccola, quando ancora non c’erano stars da sconfiggere e tutti potevano vivere in pace ed armonia. Da quanto tempo non vedeva il mare? Più o meno da quando era iniziata la guerra. Ichigo ricordò che quando c’era stato il primo attentato contro gli umani da parte degli stars lei era al mare. Aveva circa nove, o forse dieci anni. In piedi in spiaggia inseguiva le onde quando si ritiravano per poi fuggire quando tornavano sul bagnasciuga. La mamma era corsa in sua direzione tutta trafelata, il pareo legato in vita ed i capelli corti un po’ scombinati. Aveva subito capito che era successo qualcosa già dalla sua espressione. Era sempre stata una bambina parecchio sensibile e le riusciva facile riconoscere i sentimenti altrui, soprattutto quelli dei suoi genitori. La mamma le aveva detto che dovevano tornare subito a casa perchè il papà doveva andare al lavoro. Ichigo ci era rimasta tanto male perché erano al mare solo da pochi giorni. Allora non poteva ancora capire. Si era domandata perché d’improvviso le sue compagne di classe che erano delle stars fossero scomparse all’improvviso; inoltre non aveva più avuto la possibilità di vedere Ki-chan. Quel bimbetto così vivace e furbo, il più intelligente di tutti. Sapeva farla ridere tanto, la riempiva di attenzioni e l’ascoltava qualunque cosa gli dicesse. Avevano imparato a volersi bene ed erano diventati inseparabili. A scuola si cercavano sempre, inventavano giochi e divenivano sempre leader di sfide all’ultimo colpo.

Era stata bella la loro infanzia. Ricca di avvenimenti splendidi e di tanto, tanto affetto. L’amicizia era stata talmente forte che avevano resistito anche alla guerra, rimanendo uniti più che mai.

Ichigo poggiò una mano a terra, iniziando a giocherellare con un filo d’erba. Solo ora aveva capito che quell’amicizia era durata così a lungo perché in fondo in fondo essa era amore. Chiuse gli occhi. Non credeva che potesse esistere un sentimento tanto forte. Si appoggiò meglio all’albero, poi udì dei passi. Nella luce estiva Ichigo potè notare il profilo di Ryou, i capelli biondi tagliati un po’ più corti a causa del caldo.

-Ciao, Ichigo.- le si avvicinò, stupito di trovarla lì. –Che ci fai qui?- le chiese.

-Nulla di che.- fece spallucce. –Le ragazze volevano costringermi a ballare così sono fuggita.- finse di essere divertita ma la recita non ebbe grandi risultati. Shirogane le si sedette accanto, guadagnandosi un po’ di quell’ombra tanto salutare.

-Allora preferisci star qui da sola?- le chiese pensieroso. Ichigo annuì.

-Avevo bisogno di stare un po’ a pensare…- disse, finalmente sincera. Ryou la guardò un secondo, poi tornò a fissare di fronte a sé, verso il retro della villa.

-Immagino allora… che ti sto dando fastidio.- quella era la prova del nove: se Ichigo fosse scattata a dirgli che era il solito e che pensava sempre male dando vita, così, ad uno dei loro indimenticabili litigi allora Ichigo stava bene; se al contrario non avesse reagito a quella scintilla, ci doveva essere qualcosa che non andava.

-No, figurati.- ecco, appunto. Tranquilla aveva scosso il capo, poi aveva rivolto lo sguardo verso di lui. –Stavo pensando che in questo periodo da piccola andavo sempre al mare. Adoravo fare il bagno, inseguire le onde e prendere il sole.-

-Ma la guerra ora te lo impedisce.- rispose allora Shirogane. Ichigo annuì.

-Sì. Non sai quanto desidero poter tornare di nuovo al mare.- lo guardò meglio in viso. E arrossì nel notare che gli occhi di Ryou le ricordavano in una maniera impressionante il mare. Un ricordo dolce,  al quale era estremamente legata. Per questo le venne in mente che poteva essere Shirogane colui che poteva aiutarla nella decisione difficile che a breve avrebbe dovuto prendere.

-Shirogane-kun, posso farti una domanda?- chiese allora prendendo coraggio.

-Dimmi.-

-Tu sacrificheresti la tua felicità e quella di una persona a te cara, per salvare la vita di questa persona?- domandò. Ryou si allontanò dall’albero, avanzando con il busto.

-Non è facile…- riflettè aggrottando le sopracciglia. Un’espressione un po’ buffa gli si dipinse in viso, mentre cercava di immedesimarsi nella situazione. Se lui ed Ichigo fossero stati una coppia ma lui fosse stato costretto a lasciarla perché le faceva del male? Probabilmente era una situazione paradossale, ma Ryou si disse che per Ichigo avrebbe fatto qualunque cosa. –Credo dipenda dall’egoismo.- disse in fine.

-Non ti seguo…- anche Ichigo aggrottò la fronte.

-Se tu tieni maggiormente alla tua felicità allora potresti lasciare le cose come stanno… se però tieni maggiormente alla sorte di quell’altra persona, diventa quasi scontato il fatto che la felicità passa in secondo piano.- terminò. –Ma non è facile.- disse in fine poggiando le mani sul manto erboso. Ryou potè notare la ruga di preoccupazione che aveva segnato la fronte di Ichigo che, d’improvviso, pareva essersi risvegliata da un sogno.

-Grazie Shirogane.- disse allora.

-Cosa succede, Ichigo?- la giovane si alzò in piedi, facendo qualche passo.

-Nulla, sto solo rinunciando alla mia felicità.- disse socchiudendo gli occhi. Dovette fare uno sforzo estremo per non piangere e non fuggire via. Ma non aveva voglia di lasciare argomenti irrisolti tra lei e Shirogane. Lo vide alzarsi in piedi ed avvicinarsi. Le mise entrambe le mani sulle spalle, guardandola bene in viso.

-Se avrai bisogno di qualcuno per piangere, sfogarti… ridere. Io ci sono.  Solo questo.- e si allontanò lui per primo. Shirogane che stava imparando ad esprimere i propri sentimenti ed aveva cominciato a mettersi in gioco. Lo stesso Shirogane che se avesse saputo di cosa Ichigo stava parlando probabilmente avrebbe sofferto come non mai.

 

° ° ° ° °

 

La notte era scesa tiepida su Tokyo. Nonostante il caldo opprimente che aveva avvolto quelle giornate, un’arietta fresca muoveva le fronde degli alberi e lasciava che il sonno diventasse più riposante. Ichigo dormiva su un fianco. Aveva pianto tutta la sera prima di addormentarsi, lasciando il cuscino bagnato di lacrime. Le labbra imbronciate anche nel sonno, dormiva con piccoli respiri, tormentata dall’incubo di dover abbandonare Ki-chan, senza avere avuto nemmeno il tempo di vivere pienamente il loro amore. D’improvviso le tendine della finestra si mossero ed una figura si intrufolò nella camera. Kisshu fece pochi passi, giungendo al letto di Ichigo e notando la sua figura. Messa su di un fianco, un braccio sotto il cuscino e l’altra mano poggiata sul materasso. Indossava una camicetta da notte semitrasparente che lasciava notare la curva morbida del fianco, messa ancor più in evidenza dalla posizione assunta. I lunghi capelli rossi lasciati ribelli sul cuscino, alcuni le accarezzavano morbidi le spalle nude. Non si trattenne. Kisshu sospirò pieno di voglia di lei, allungando una mano verso i capelli e sfiorando la pelle.

-Ichigo…- sussurrò sognante, sdragliandosi accanto a lei. Prima poggiò una mano sulla coscia, per poi risalire lungo il fianco morbido. Le baciò le labbra e finalmente Ichigo riuscì a svegliarsi. Aperti gli occhi parve dimenticare tutte le proprie intenzioni. Lo vide ed il cuore iniziò a battere come mai aveva fatto, colmo di emozione e sentimento.

-Ki-chan!- esultò, stringendosi a lui. Ne sentì il profumo forte, il respiro caldo e la fragranza che tanto adorava. Scansò il viso dal suo petto e subito cercò le labbra morbide, poggiando addirittura una mano sulla guancia, per rendere quel contatto ancor più intimo e  leggero.

-Amore mio.- sussurrò lui conclusosi il bacio. Ichigo sentì di nuovo le lacrime batterle negli occhi quando si rese conto che doveva dire addio a tutte quelle emozioni. Si mise seduta sul letto, rendendosi conto che, per lo meno, si era tolta un brutto dubbio e cioè il fatto che potessero avergli fatto del male perché alla sua base militare avevano scoperto della loro storia. –Che succede?- chiese Kisshu sedendosi nel letto assieme a lei. Le prese la mano, portandosela alla bocca. –Mi sei mancata tanto…- disse poi.

-L’altra sera non sei venuto…- sussurrò lei facendo finta che Miriam non l’avesse disturbata. Kisshu alzò lo sguardo sulla sua figura, ricordando la propria discussione con Pay quella stessa mattina.

-Ti chiedo scusa, ma sono rimasto bloccato alla base.- disse senza specificare il motivo. Sapeva benissimo che Ichigo si sarebbe sentita in colpa. La conosceva meglio di quanto lei conoscesse se stessa. La sentì sospirare e scansare la mano con riluttanza.

-E perché non sei riuscito a venir via dalla base?- lo interrogò, inaspettatamente fredda. Kisshu la guardò bene in viso, gli occhi che avevano voglia di piangere. Il suo cervello gli disse che qualcosa non doveva essere quadrata in quella storia. Per questo le prese il mento con una mano, avvicinando i loro sguardi.

-Cosa è successo?- rispose con un’altra domanda e Ichigo si rese conto che doveva dirgli la verità. Scansò il viso, poi abbassò lo sguardo.

-So… so che siamo stati scoperti.- singhiozzò. Kisshu finalmente riuscì a comprendere e per questo non resistette all’impulso di stringerla a sé. La sentì piangere tra le proprie braccia, il profilo leggero a stretto contatto con la divisa da militare.

-Ichigo…- sussurrò, senza sapere bene cosa dire.

-Io vorrei solo starti vicino ma… ma non posso!- esclamò, scansandosi. –Il solo pensiero che tu possa rischiare la vita per me…- pianse ancora.

-Ichigo, io ho la pellaccia dura.- rise lui, baciandole le labbra che ora sapevano di sale. –Posso farcela comunque, anche abbandonando la base.-

-E io?- chiese lei. Le era difficile parlare sottovoce in una discussione così importante, ma doveva assolutamente fare in modo che nessuno scoprisse della visita di Kisshu.

-Troverò una sistemazione, poi fuggiremo insieme.- propose lui, già pregustando la loro vita insieme. Quello era stato il suo sogno, più o meno, da quando era iniziata la guerra. Ed ora che Ichigo aveva compreso di amarlo, tutto sembrava più fattibile. –So che ci sono dei posti che non sono stati contaminati dalla guerra. Sono un po’ isolati, ma basterà attendere che finiscano gli scontri e…- Ichigo lo interruppe, abbassando il capo e squotendolo energicamente.

-Non posso.- ascoltando le parole di Kisshu e sentendo il desiderio di andare via con lui, Ichigo si rese conto che in realtà doveva vincere e combattere quella battaglia per i suoi genitori. Improvvisamente la casa in fiamme ed i loro volti erano apparsi nitidamente davanti ai suoi occhi, provocandole brividi di tristezza e frustrazione. L’anima le urlava che non poteva abbandonare la causa delle Mew Mew, che era l’unica speranza per chi, come lei, era rimasto orfano. Squoteva  energicamente il capo, i capelli scombinati e bagnati di lacrime.

-Perché?- le trattenne i polsi, guardandola fisso in viso. Ichigo piangeva a dirotto, pareva non riuscire a fermarsi. Vedeva i volti di tutti i suoi nuovi amici crucciati per la delusione. Non solo i genitori, ma anche Kaze e Katy Shirogane, così gentili e premurosi da averla accolta in casa loro proprio come una figlia; le sue nuove amiche, Retasu, Minto, Purin e Zakuro che combattevano al suo fianco con il medesimo obiettivo: salvare vite umane. Ed in fine, non per ordine di importanza, lo stesso Ryou, per il quale sentiva un affetto profondo che non avrebbe davvero voluto far tramutare in odio. Si era improvvisamente resa conto che non solo era in gioco la vita di Kisshu che, in fondo in fondo, rischiava la pelle da sempre; ma anche la sua vita, una vita che ora si divideva tra Ichigo Momomyia e Mew Ichigo. Per questo scansò la presa del ragazzo che sentiva di amare con tutta se stessa e trattenendo le lacrime prese la propria decisione definitiva.

-Io sono una guerriera che combatte per gli umani…- tirò su con il naso. –Ki-chan, io ti amo… ma non posso abbandonare questa causa.- chiuse gli occhi, troppo codarda per avere il coraggio di guardare in fondo alle iridi belle, tanto belle, di Kisshu. –Devo farlo per i miei genitori…- sussurrò in fine.

-No, Ichigo…- Kisshu avvicinò lo sguardo, poi la baciò. Un bacio freddo, perché lei decise di non rispondere. Contro voglia si alzò dal letto, indietreggiando.

-Va via… ti prego. Non posso sopportare questa situazione. Rischi tu, rischio io… non possiamo stare insieme.- terminò, constatando ad alta voce quella terribile verità. Il solo pensiero di doversi allontanare definitivamente da Kisshu la lasciava svuotata. Il giovane si alzò dal letto, raggiungendola. Le poggiò una mano sulla spalla, ma Ichigo indietreggiò ancora. –Va via, ti prego.- singhiozzò.

 

“Dimmi pure amore, prova almeno a respirare. Piano piano, amore, non c’è niente da temere: solo freddo amore, e tu lasciati scaldare mentre il mondo cade! Non ti accorgi che son io a farlo scivolare sotto i piedi e sotto il sole, tutto il resto muore senza neanche avere il tempo, il tempo di provare a far tornare in dietro il sole senza più rancore. Mi ripeti “ho freddo” amore, queste le parole che vorrei poterti dire: che son stanco da morire” (Negroamaro, “Singhiozzo”)

 

-Ichigo, ti prego, non essere così codarda.- disse stringendole le mani.

-Non sono codarda, anzi.- Kisshu non poteva crederci.

-Tu non puoi farlo!- esclamò, posando entrambe le mani sulle spalle. Le strinse forte, la bocca piegata in una smorfia di dolore. –Non puoi farlo! Non puoi farmi assaggiare la felicità… farmela respirare, vivere, e poi buttarmi via come nulla fosse!- esclamò ancora. Ichigo gli tolse entrambe le mani da dosso. –E non scansarmi, anche tu vorresti rimanermi vicino, ammettilo!-

-Sì, lo ammetto!- dichiarò lei. –Ma prendo le mie responsabilità e non posso, non posso starti vicino!- tuonò allora, risoluta. –Diamoci del tempo…-

-Ho aspettato abbastanza.- rispose lui. Sentiva il cuore diventare sempre più gelido. Non poteva sopportare quella rinuncia così categorica fatta da Ichigo. Non voleva rinunciare a lei dopo tutto quello che era successo. Ma pareva così sofferente.

-E’ stata una scelta dura…-

-Promettimi che ci penserai.- cercò di farsi promettere, con il vano tentativo di strapparle un bacio. Ma Ichigo indietreggiò sino alla porta, squotendo il capo.

-Ho già deciso.- pianse. –Ma ti giuro, ti giuro Ki-chan, che non vorrò mai nessun altro all’infuori di te.- mise le mani a preghiera, giurando. Kisshu avrebbe scolpito quel momento nella memoria per il resto della propria vita, così come sempre avrebbe ricordato il loro primo incontro ed il suo viso quando gli aveva detto per la prima volta che lo amava. Fece qualche passo in sua direzione. La guardò dritta in faccia, cedendole un ultimo bacio.

-Tornerò.- disse, scansandosi. Ormai era stanco di discutere e sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco quella sera. E si disse che avrebbe dovuto lottare con tutto se stesso sia per la guerra, sia per riavere Ichigo.

-Se davvero mi ami, non tornare, ti prego.- rispose lei, voltando il capo. Kisshu avvicinò solo le labbra all’orecchio di lei.

-Io ti amerò sempre, sempre solo te.- dichiarò in fine, prima di scomparire. Ichigo scivolò lungo la parete, ritrovandosi seduta per terra, una maschera di sofferenza in viso. D’improvviso sentì la porta aprirsi. Shirogane comparve sulla soglia, il volto spaventato.

-Ho sentito… ho sentito delle voci.- disse sussurrando e stupito di vederla da sola. Ichigo alzò lo sguardo e con gli occhi lucidi parve pregarlo di assolvere a quell’invito che le aveva fatto quello stesso pomeriggio: starle accanto se avesse sentito il bisogno di piangere. Per questo si sedette accanto a lei, avvolgendola in un triste abbraccio. E Ichigo si chiese perché non si era innamorata di Shirogane: un amore più puro, che sarebbe stato meno colmo di problemi ed ostacoli da superare.

Pianse con lui tutta la notte, finchè le luci dell’alba non accesero il cielo di lucenti colori. Quando si addormentò Ryou la poggiò sul letto e restò a guardarla ancora per un po’. Decise di non chiedersi cosa fosse successo e che non le avrebbe mai domandato perché per tutta la durata di quel triste pianto avesse sussurrato il nome di “Ki-chan” con quell’aria di abbandono dipinta sulle labbra.

 

Ringrazio…

 

-koneko: sono davvero contenta di avere una nuova commentatrice! Grazie davvero per i tuoi complimenti, noto che sei una fan della coppia KisshuxIchigo, dunque immagino che questo capitolo non ti sia piaciuto molto. Ma questa storia è lunga e di cose ne dovranno ancora accadere tantissime! Alla prossima ^_^

 

-Serenity Moon: Carissima, che bello leggerti ^_^ chissà come andrà a finire la storia? Sono contenta che il cap 24 ti sia piaciuto, anche se appunto era un KisshuxIchigo. Come puoi vedere il nostro Ryoucciolo è tornato e non possiamo che sbavare…! Grazie davvero per tutti i tuoi complimenti: sai che mi fanno tanto, tanto, tanto piacere!! Ti voglio bene ^_^

 

-Eruanne: Eh sì… chi sarà il Cavaliere blu? Non posso anticipare niente, dunque il dubbio se sia Masaya deve rimanere. Zak piace molto anche a me: è un personaggio originale che ha una storia complicata dietro e sarà importante per lo svolgersi degli eventi. Ichigo non credo si sia lasciata abbindolare dal Cavaliere Blu, purtroppo come tutti ha il dubbio su chi sia! Ma tranquille, verrà svelato anche questo segreto! Alla prossima ^_^

 

-Pipigi: carissima, purtroppo non posso fare anticipazioni simili… però se hai letto qualche altra mia storia probabilmente potrai intuire se Masaya e Ichigo staranno insieme in Everything Burns ^_^ posso solo dirti che nulla andrà per scontato: la storia è quasi alla metà, ma mancano ancora un sacco di colpi di scena e di rivelazioni! Piano piano tutto verrà a galla e verranno definite anche le varie coppie… posso solo dirti che tutto potrebbe capovolgersi! Alla prossima!

 

-twilightgirl: Condivido con te la storia del cavaliere blu: quando nella serie ho scoperto che si trattava di Masaya ti giuro che mi sono cadute le braccia! Ero davvero convinta fosse Ryou… invece la Ikumi ha deciso di giocarci un brutto scherzetto! Ma fortunatamente nelle fic possiamo fare ciò che vogliamo, quindi l’identità del Cavaliere Blu non è così scontata. Basta, non posso dire troppo! A prestissimo!

 

-Sweet96: finalmente qualcuno a cui Miriam non dispiace ^_^ sono contenta che almeno a qualcuno piaccia!! Noto che il dubbio sul Cavaliere Blu prende un po’ tutte… purtroppo non posso dire niente ma spero che avrai la curiosità di leggere e scoprire di chi si tratta!

 

Spero di non aver dimenticato nessuno, in caso contrario vi autorizzo ad insultarmi ^_^

Approfitto di questo angolino per segnalarvi una storia che sto scrivendo in collaborazione con la mitica Serenity Moon “Beneath The Surface” una storia d’amore, d’azione e super originale, ovviamente nel fandom di TMM! Spero di ritrovarvi anche lì. Vi inserisco qui il link, nel caso vi abbia un po’ incuriosito e vogliate dare un’occhiata:   

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=585948&i=1

 

Ok, credo di aver detto tutto! Alla prossima ^_^

Euterpe

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Capitolo 28
*** 27-Lettere ***


EVERYTHING BURNS

Ok, è arrivato il capitolo anche in piena maturità. Tra lo studio di una materia e il ripasso di un’altra sono riuscita a tirar giù qualcosa… non è un capitolo impegnativo, infatti, ma si basa su un’introspezione, più o meno riuscita, di alcuni dei personaggi principali della storia. Inserirò capitoli simili più o meno in parti diverse della storia, non sempre gli stessi personaggi, comunque! Spero vi piacerà ^_^

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

27-Lettere

 

In casa Shirogane vigeva un silenzio di tomba. Alle 18.00, in fondo, era sempre così: era infatti l’ora successiva ai faticosi allenamenti e quella precedente alla tanto agognata cena. Le ragazze  la trascorrevano il più delle volte con una lunga doccia ristoratrice che le aiutava a distendere i muscoli e a non pensare troppo al momento in cui avrebbero dovuto usare quelle nuove tecniche di combattimento che avevano sperimentato proprio quel pomeriggio. Ryou sedeva davanti al proprio pc. Lui, invece, lavorava anche dopo gli allenamenti e prima della cena. Non perdeva mai un momento del proprio tempo e spesso Keiichirou lo invitava a smettere perché tanto un’ora in più o in meno di lavoro non avrebbe cambiato le sorti della guerra.

“E se invece dovesse cambiare? Potremmo salvare una, due vite in più…” rispondeva sempre Ryou con la faccia rivolta, tutte le volte, allo schermo del computer. Keiichirou, come sempre, faceva spallucce e gli offriva almeno un po’ di caffè. Ryou annuiva sempre impercettibilmente, poi tornava sul proprio lavoro. Quel giorno però invece di trovare il servizievole amico di sempre giunse nel laboratorio suo padre con un volto piuttosto contento.

-Figliolo, finalmente sono riuscito ad attivare un servizio dignitoso di posta!- esclamò il dottore sedendosi accanto al ragazzo. Ryou aggrottò la fronte.

-Che intendi?- il padre rise.

-Da quando è iniziata la guerra inviare posta è diventato pressocchè impossibile a causa del rischio; le e-mail sono anch’esse pericolose perché controllare la posta elettronica per gli stars è facile come bere un bicchiere d’acqua…-

-Stessa cosa vale per gli sms.- precisò in fine il figlio riuscendo ad intuire, finalmente, dove volesse andare a parare Kaze. Quello infatti annuì.

-Esatto: ho trovato invece una decina di militari della nostra zona disposti a portare la posta di casa una volta ogni due mesi… non è fantastico?- domandò allora Kaze battendo le mani. Ryou sorrise. Ora che aveva la possibilità di scrivere a qualcuno, non aveva idea di chi fosse, questo qualcuno. L’unica persona alla quale avrebbe voluto dire qualcosa, magari con le lettere d’inchiostro di una lettera, viveva sotto il suo stesso tetto e ormai lo cercava ogni notte in lacrime chiedendo solo un po’ di conforto e comprensione.

-Credo dovresti dirlo alle ragazze, sicuramente vorranno sentire le loro famiglie.- riflettè allora incrociando le braccia. Kaze annuì alzandosi poi in piedi e sorridendo al figlio.

-Tu vuoi spedirne una?- domandò. Ryou fece di no con il capo.

-No grazie, Papà.- e si rivoltò verso il pc terminando quelle strategie che preferiva completare entro il giorno seguente. Kaze sorrise tra sé: era soddisfatto di ciò che era riuscito ad ottenere e, soprattutto, aveva compreso che suo figlio avrebbe voluto parlare con la ragazza che dormiva tutte le notti nella camera accanto alla sua.

-Ryou?- lo chiamò prima di uscire. Il ragazzo si voltò appena verso di lui, manco gli avesse dato fastidio essere stato interrotto. -Non è detto che dobbiamo scrivere lettere solo a chi non abbiamo accanto… certe volte è più facile scriverle, le cose, piuttosto che dirle in faccia a qualcuno.- fece l’occhiolino. –Io a tua madre ho detto che l’amavo con un bigliettino!- terminò in fine, richiudendo la porta alle sue spalle. Ryou fece spallucce, suo padre: introverso ma profondamente empatico con lui.

 

° ° ° ° °

 

“Ciao Mamma, sono Retasu-chan, come stai?

So che scrivere una lettera, soprattutto di questi tempi, è parecchio pericoloso, ma il Dottor Shirogane mi ha assicurato che sarebbe riuscito a fartela avere senza il minimo problema. E sai Mamma, io ho piena fiducia nel Dottor Shirogane. Immagino che sarai preoccupatissima: non hai notizie certe di me da mesi ormai e tutto ciò che sono riuscita a farti avere è un bigliettino scarabocchiato che diceva che andava tutto bene. Ecco, ora ti darò una notizia che ha dell’incredibile: lavoro nella casa di un ricco scienziato che mi ha presa come cameriera. Ciò che guadagnerò, e che troverai anche all’interno di questa lettera, potrò inviartelo ogni due mesi, momento in cui potranno arrivarti d’ora in poi le mie lettere.

Mi è difficilissimo starti lontana, Papà e Mohi mi mancano tantissimo e vorrei tanto che tu dicessi loro che sto bene e che qui mi sento protetta ed al sicuro. Vorrei riassaggiare i manicaretti che preparavi tutte le domeniche; vorrei rivedere la faccia di papà mentre legge le ultime notizie e mi dà un bacio sulla fronte dicendo che il vero futuro sono i giovani; vorrei sentire la voce squillante di Mohi quando vuole fare finta di essere più grande della sua età; mi manca il vostro calore, così avvolgente che ora sento freddo. Mi dispiace che la guerra ci abbia tenuti così lontani, ma confido nel suo termine entro pochi mesi. Chissà? Sarebbe davvero meraviglioso. Io come sempre ho speranza e prego tutte le sere che tutto si concluda nel migliore dei modi sia per gli umani sia per gli stars. Me l’hai insegnato tu che le preghiere sono il modo migliore per parlare con Dio e fargli sapere i bisogni più intimi della nostra anima. Per questo lo faccio sempre: congiungo le mani e chiedo sottovoce che finalmente la bontà diventasse vincitrice sul rancore e l’odio che pare avere intaccato l’animo di tutti in questa guerra. E prego per chi non c’è più a causa dei colpi di cannone o di mitragliatrice. Prego soprattutto per la pace che, quando ero bambina, vigeva in tutto il mondo ed aveva un sapore splendido e dolcissimo.

Sai Mamma, non credo che gli stars siano cattivi. Ricordi? Io e te ne abbiamo parlato tante volte. Qualcuno deve aver raccontato loro qualcosa di completamente sbagliato perché sono sicura che nemmeno noi umani potremmo mai aver fatto loro un torto così grande da scatenare una guerra tanto sanguinosa. Non penso di essere ingenua nel credere nella bontà che risiede in tutte le persone, la mia  in realtà è una consapevolezza: tutti noi abbiamo un cuore, anche gli stars, e se sa battere vuol dire che sa anche donare amore e rispetto reciproco. Per questo confido in una fine non sanguinosa e pacifica tra stars ed umani. Spero che anche tu abbia mantenuto questa idea perché nessuno pare condividerla… e io non voglio sentirmi sola, o meglio, non ci riesco. Voglio pensare cara Mamma, che qualcun altro in questa Terra crede alla bontà che risiede in tutti, anche negli stars, perché altrimenti anche questa mia convinzione vacillerebbe e non credo di poter trovare un altro modo per andare avanti. Siamo sempre state tanto simili io e te e vorrei che questa lontananza forzata non cambiasse le cose. Rimango sempre la stessa Retasu che ti scaldava il brodo quando avevi la febbre, che ti stava accanto quando non capivi perché tante persone dovessero soffrire, che ti dava una mano a rammendare i vestiti di papà e quelli di Mohi. La stessa ragazza che ora cresce solo con la voglia di vedere il tuo viso sereno, perché una figlia non potrebbe desiderare altro per la propria mamma.

Che altro dirti? Spero che le mie parole siano bastate per darti un po’ di conforto e farti preoccupare meno di quanto, sicuramente, tu sia già stata preoccupata in questi mesi. Non posso lasciarti il mio indirizzo perché sarebbe pericoloso ma sappi che ti voglio sempre tanto, tanto bene e che di qualunque novità sarai informata.

Un abbraccio ed un bacio grandissimo a tutti voi.

La tua bambina,

Retasu   

 

° ° ° ° °

 

“Caro Seiji,

Immagino che tu abbia capito chi sono dalla grafia. Ma nel caso ci siano fraintendimenti sono Minto, la stessa sorellina che sino a qualche mese fa non aveva la minima intenzione di volerne sapere qualcosa di questa guerra sanguinosa tra stars ed umani. Sai invece com’è andata a finire: io, elegante ragazza di buona famiglia, ora lotto contro i chimeri e gli stars, affronto estenuanti allenamenti ogni giorno e la sera dopo cena mi ritrovo a servire il thè. La copertura della cameriera non mi si addice molto ma devo farlo, non ho altra alternativa. In realtà il fatto che tu, mamma e papà sappiate che faccio parte del progetto è un privilegio: tutte le famiglie delle altre mew mew non sanno nulla e le ragazze devono tenere il segreto. Ma sarebbe inutile farlo con voi che avete addirittura finanziato il progetto con laute somme di denaro.

Ma confesso che vorrei tanto sapere, Seiji, come stai tu. Se passi ancora tutti i tuoi pomeriggi in studio da papà e se ora lasciate nostra madre da sola la notte quando ci sono degli attacchi improvvisi ed è pericoloso uscire per strada. Se Michi, il mio cagnolino, è in forza e salute, se le mie scarpette da ballo sono ancora appese dentro l’armadio dove le avevo lasciate qualche mese fa quando non avevo idea che non sarei tornata a casa quella notte. In realtà da quando è iniziata la guerra ho sempre avuto un po’ la paura che quando sarei uscita di casa, per un motivo o per l’altro, forse non vi avrei fatto ritorno. Era come un dubbio madornale che non vuole abbandonare il cervello ed ecco: forse era un presentimento azzeccato. Ero uscita per un’apparente cena con un collaboratore di nostro padre e poi improvvisamente mi sono comparse un paio di ali sulla schiena e sono divenuta una delle cinque armi segrete sulle quali vertono tutte le speranze della popolazione umana di tutto il mondo. Sai, è un fardello difficile da portare. E non so nemmeno perché lo sto dicendo a te. Da  qualche anno a questa parte i nostri rapporti si sono raffreddati e io ti sento lontanissimo. Inizialmente il fatto che tu passassi tanto tempo con papà mi aveva reso gelosa, poi mi sono resa conto che in realtà quella era mancanza. Mi viene spesso in mente una scena: tu che suoni un brano al pianoforte e io che danzo piroettando e simulando qualche passo difficile. Avevamo circa sette, massimo otto anni. Eravamo inseparabili. E chissà se a te viene mai in mente quella scena. Chissà se ti manca adesso che non sono mai con voi quella sorellina silenziosa che preferisce parlare con gli sguardi e con i suoi passi di danza. Me lo chiedo praticamente tutte le sere prima di addormentarmi e tutte le volte che apro gli occhi al mattino. E’ un dubbio al quale probabilmente non riceverò mai risposta dato che le mie compagne non possono ricevere risposta alle loro lettere e, nonostante la mia posizione privilegiata, anche io non voglio risposta per fare come loro. La sofferenza in un gruppo come il nostro credo debba essere la stessa, così come il dubbio. Sono sicura che le mie compagne siano angosciate per le condizioni dei loro cari dunque preferirei che tu ti limitassi a leggere queste righe e che magari poi le butti nel caminetto del salotto per distruggerle. Magari darai una lettura distratta tra una scartoffia e l’altra, oppure finalmente ti emozionerai al pensiero della tua sorellina.

In realtà un po’ ci conto. Ma un po’ conto anche nella prima eventualità: ho sempre avuto paura del tuo giudizio e devono essere le cose terribili che sto vedendo a darmi il coraggio di scriverti, perché sono consapevole che potrei non rivederti mai più e potrei tenermi tutto questo in gola per sempre.

Mi manchi Seiji, non sai quanto. Credo mi basterebbe un tuo sguardo o un tuo abbraccio per darmi la forza di tirare avanti in questa difficile prova che devo affrontare. Qui c’è una ragazza speciale che mi sta aiutando. La sua eleganza, la sua convinzione e la sua intelligenza sono per me fonte di grande forza ed  un modello da seguire e credo che senza di lei qui impazzirei.

Ora devo andare, altrimenti la lettera diventerebbe troppo lunga e rischierei solo di annoiarti. Dà un saluto a mamma e a papà e dà una carezza in più a Michi… mi manca tantissimo.

La tua sorellina,

Minto.”

 

° ° ° ° °

 

“Ciao Papà, come stai?

Hai visto che ho imparato a scrivere con una grafia un po’ più leggibile? Ricordo che mi dicevi sempre “Purin, non ti applichi mai nella scrittura!” invece in questi mesi di lavoro qua a casa Shirogane, Retasu-chan mi ha dato delle dritte e esercitandomi tutti i giorni sono riuscita a scrivere sempre meglio! Come stai? Mi manchi tanto. Ti assicuro che io mi alleno tutti i giorni con grande impegno e ti prometto che al più presto verrò a trovarti a casa. So che sarà difficile ora senza di me: la casa, i bambini e tutto il resto. Ma tu sei il mio Papà e non esiste una persona più forte di te al mondo. Vorrei davvero sapere come procedono i tuoi allenamenti e come va il tuo lavoro. E soprattutto mi chiedo se sei arrabbiato con me. Sono sparita da un momento all’altro e sono riuscita a passare poche volte da casa, ma ora una volta ogni tanto potrò anche scriverti delle lettere. Il Professore mi ha anche promesso che verrà a parlarti presto perché comprende la tua preoccupazione data la mia giovane età. Ma so di non essere più una bambina. L’ho capito da quando mi hai fatto promettere che vendicherò la mamma e che farò in modo di non far morire più tutta questa gente innocente. Sai Papà, io preferirei non combattere. La guerra è brutta e ci sarebbero un mucchio di cose da fare se non ci fosse questa inutile guerra a rovinare tutto. Si potrebbe, ad esempio, andare al mare. Ho delle foto di quando eravamo al mare con la mamma, ma io sinceramente non mi ricordo niente. Dovevo essere troppo piccola! Ecco, adesso al mare vorrei andarci con te e con tutti i miei fratellini. Ma so che finchè ci sarà la guerra è impossibile ed io sono tanto triste. Ora non credere però che sono una rammollita: finchè ci sarà da combattere io combatterò perché te l’ho promesso e io le promesse le mantengo. Però vorrei tanto finirla. Magari domani ci sveglieremo tutti e gli stars finiranno di essere arrabbiati con noi e torneremo ad esser tutti amici. Sarebbe un mondo stupendo: potrei tornare a scuola, potrei finalmente correre nel parco in tutta tranquillità e potrei rivedere tutti i miei amici. Vorrei solo vivere in maniera normale anche se senza la mamma sarà tutto più difficile.

Io ho fiducia perché ci sei tu Papà e ti voglio un gran bene.

Ti mando un forte abbraccio e sappi che penso a te e ai miei fratellini tutte le sere.

Purin  

 

° ° ° ° °

 

“Non ho mai amato scrivere. Meglio guardarsi e dirsi le cose in faccia o, ancor meglio, far parlare il silenzio. L’abbiamo sempre detto, ricordi?

Mi sento una stupida. Sto scrivendo una lettera a te, Zak, ma non ho idea di quale indirizzo utilizzare per inviarla. Eppure sono seduta davanti alla finestra mentre piove a dirotto e mi chiedo come sia cambiato il tuo volto in questi anni, se ti manco e cosa diresti se leggessi davvero queste parole. Ogni tanto al tuo solo ricordo mi viene da piangere. Vorrei trattenere le lacrime ma sgorgano da sole e vorrei fare qualcosa per trattenerle, perché tu dicevi sempre che ero forte. Ora però ho il dubbio di non essere più tanto forte da quando te ne sei andato. Certe volte mi viene da pensare che hai voluto andare via di tua spontanea volontà: che non ne potevi più di questa guerra e ti sei rifugiato in qualche luogo desolato per vivere, finalmente, una vita in tutta serenità. L’hai fatto davvero? Vorrei strappare questa lettera perché so che non mi risponderai mai. Sto perdendo le speranze. Sono entrata in questa squadra di ragazzine per poterti cercare. Il capo del progetto è un uomo molto colto, suo figlio mi somiglia e c’è invischiato anche Keiichirou, lo stesso Keiichirou che ha avuto la fortuna di essere l’ultimo ad aver visto i tuoi occhi. Quanto è stato fortunato! Ed ogni notte esco dalla camera e vado a cercare conforto tra le sue braccia. Non lo amo. Non mi sono nemmeno posta questo problema perché so benissimo che non troverò mai pace finchè non saprò che fine hai fatto… e l’amore è un sentimento che rende troppo felici. Se tu non ci sei Zak, io non posso essere felice.

Vorrei ripensare ai nostri ricordi senza dovermi chiudere in una prigione di dolore.

Vorrei sapere cosa stai facendo.

Vorrei sapere se mi vuoi ancora bene.

Ma queste domande mi distruggono il cervello ogni minuto e dopo tutti questi anni e questi mesi non hanno ricevuto uno straccio di risposta. Vorrei indagare e cercare per ogni centimetro di questo pianeta per trovarti. Mi basterebbe un ultimo sguardo solo uno Zak, e forse troverei la pace.

Quando prego, prego per te. Quando piango, piango per te. Quando sorrido… no, quello non lo faccio più.

Ti cercherò e quando saremo di nuovo insieme, tornerò ad essere felice.

Con amore,

Zakuro

 

° ° ° ° °

 

“Ciao Ki-chan,

Sta mattina il Dottor Shirogane è venuto da me e dalle altre ragazze per dirci che avremmo avuto la possibilità di scrivere delle lettere a qualcuno. Far sapere come stavamo, cosa speravamo per il futuro e per l’andamento della guerra. Ti confesso che le prime persone alle quali avrei voluto scrivere erano i miei genitori ma purtroppo non ho l’indirizzo del paradiso e quindi non potrebbero leggere questa lettera. Mi sono salite le lacrime agli occhi quando ci ho pensato, ma l’unico volto che mi ha dato conforto è stato il tuo. Nonostante io non possa spedire questa lettera alla base dove ora vivi voglio sperare che un giorno potrò consegnarti questa lettera e che potremo leggerla insieme come se fosse stato solo un periodo difficile della nostra storia.

Mi manchi. Mi manchi già da quella terribile notte in cui ho dovuto scegliere tra noi e il resto del mondo. E’ stata dura, davvero. E lo ammetto: io non ho il tuo coraggio da leone. Non ho il coraggio di urlare al mondo tutto quello che provo per te e di accogliere gli sguardi delusi di tutti. Non posso farlo, perché il destino mi ha scelto per una missione più grande di me ma che devo affrontare nel miglior modo possibile. Mi piacerebbe stare al tuo fianco e vivere esattamente come se non esistessero problemi. Ma i problemi ci sono e riguardano l’intera razza umana. Mi piacerebbe poterti stare accanto come abbiamo fatto per anni. Sentire di nuovo il brivido che mi lasciano le tue carezze, il fuoco dei tuoi baci, le emozioni che i tuoi occhi mi fanno provare. Non è stato facile ammettere i miei sentimenti per te, perché sono talmente grandi che il cuore fa male ora che so che non posso starti vicino.

Mi piacerebbe averti incontrato in un giorno qualunque, in una terra che vive in pace. Magari avremmo camminato ognuno per i fatti propri, senza considerarsi. Ammetto, però, che i tuoi occhi li avrei guardati per tanto, tanto tempo. Mi sono sempre chiesta cosa celassero: mistero, orgoglio, paura, passione… quante cose leggo in fondo a quelle iridi, così tante che il cuore inizia a battere e decide di non smettere finchè non li richiudi. Il modo in cui ami guardarmi, la forza dei tuoi sorrisi e la tua continua voglia di andare avanti mi spiazzano perché sei l’essere vivente più forte che io abbia mai incontrato.

Sì, vorrei davvero averti incontrato in un giorno qualunque. Circondati dai nostri sogni e dalle nostre incertezze. Senza armi, sangue e morte. Uscire, scambiarsi il primo bacio, fare l’amore…

Forse, però, così semplicemente i nostri sentimenti non avrebbero dimostrato di essere tanto forti e incredibili.

Ma come ti ho già detto, Ki-chan, io la tua forza non c’è l’ho. E’ per questo che forse sarebbe meglio rinunciare a tutto e innamorarci di qualcun altro, di più adatto a noi magari. Lo penso le notti in cui girarmi e rigirarmi nel letto fa talmente male che non riesco a respirare. Mi viene in mente quando non riesco a non pensare a te e il cuore brucia nel petto. Ho deciso così quando ho visto l’ennesima battaglia finire male e ho avuto paura.

Una cosa è sicura: non potrei mai e poi amare un altro come amo te, te lo giuro.

Cosa dobbiamo fare per essere felici?

  Ti prego Ki-chan, dimmelo tu. Tu che sai sempre come farmi stare meglio.

Ti amo tanto.

Ichigo

 

° ° ° ° °

 

Ichigo,

Non so nemmeno perché ti scrivo dato che probabilmente conserverò questa lettera nel fondo di un cassetto o, ancor meglio, la getterò nella spazzatura.

E’ tardi. L’orologio segna l’una passata eppure riesco a scrivere. Seduto alla scrivania, computer spento ed una luce soffusa ad illuminare le lettere che piano piano lascio con l’inchiostro della mia stilografica. Vorrei dirti un’infinità di cose. Vorrei avere il coraggio, però, di alzarmi, percorrere i pochi metri che separano le nostre camere, svegliarti mentre dormi e dirtele in faccia. Vorrei dirti che ti amo. Che non sapevo che questo sentimento fosse così avvolgente e caldo ma, cavoli, non passa notte che io non veda l’ora che tu bussi alla mia porta piano e che percorri incerta i passi che ti mancano per raggiungere il mio letto e farti cullare dal mio abbraccio. Sono quasi le due, ora, e so che tra poco verrai. Lo fai da più di una settimana e sempre tra le due e le tre del mattino. Come se la tua anima avesse bisogno del conforto tutte le notti a cadenza regolare.

Ma… il conforto per cosa?

Alcune volte piangi, altre stai in silenzio. Altre ancora mi chiedi scusa sottovoce poi ti addormenti come se fossi tra le coperte del tuo, di letto. Ed io mi sento un idiota perché non sono in grado di domandarti cosa ti stia succedendo.

Per chi versi le tue lacrime?

Per chi rimani sveglia la notte?

Chi ti fa sospirare?

So di non essere io. Questa consapevolezza mi attraversa le vene , mi fa bruciare la gola. E rimango sempre zitto tra quelle coperte, il tuo profumo nelle narici ed i tuoi sguardi dritti al cuore.

Vorrei semplicemente alzarti il viso, una di queste notti, e darti un semplice, sottile, misero bacio. Renderlo così naturale che diventerebbero naturali anche il secondo ed il terzo, sino a vivere una vita insieme.

Fantasia?

Forse, ma si sa, io con i sentimenti non sono mai andato molto d’accordo.

Ecco, stai bussando. Meglio che spenga la luce e faccia finta di stare dormendo. Forse questa notte avrò il coraggio di dirti quel che provo o, come al solito, me ne starò zitto, a sognare che tu finalmente ti renda conto di ricambiarmi.

Con amore,

Ryou

 

Ringrazio…

 

-A u r a: sono sempre felice di guadagnare una nuova commentatrice! Ti ringrazio per i complimenti ^_^ purtroppo hai ragione: Ichigo sta combattendo per un bene molto importante e purtroppo deve mettere in primo piano la salvezza dell’umanità. Spero di rileggerti anche nei prossimi capitoli!

 

-darkmeme13: ti ringrazio per i complimenti ^_^ che ne dici di questo capitolo? A presto!

 

-Eruanne: allora in bocca al lupo anche a te, compagna di maturità ^_^ io finirò il 6 di luglio… quindi ancora devo aspettare! Intanto spero ti sia piaciuto questo capitolo. Eh sì, un amico come Ryou è importante, peccato che sia innamorato di lei… come andrà a finire? Spero di rileggerti ^_^

 

-Sweet96: grazie mille per i complimenti ^_^ noto che praticamente tutte avete compreso la scelta di Ichigo e di questo ne sono contenta… avevo paura che avrebbe fatto nascere un sacco di insulti contro di me (l’autrice XD). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

 

-Serenity Moon: … io ti ho appena dato un mucchio di spoiler (fin troppi XD) ma sono contenta che tu voglia sempre leggere e seguire questa fic… sai quanto le sono legata e noto la tua passione quindi ti ringrazio ^_^ ormai sai bene quanto ti adoro e quanto mi faccia felice leggerti tra i commentatori. Ti voglio bene <3

 

-twilightgirl: eheh per il cavaliere blu bisognerà avere molta, molta pazienza. Comunque sì, forse anche io avrei fatto come Ichigo… comunque bisogna trovarsi nella situazione per poter comprendere davvero! A prestissimo!

 

-catgirl95: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto ^_^ eh sì, un po’ di svolta tra Kisshu ed Ichigo c’è stata… ma ne vedrai ancora tantissime tra i due!

 

-Pipigi: carissima, ho cercato di aggiornare prima di luglio e, straordinariamente, nonostante l’esame ci sono riuscita! Sì, anche secondo me il comportamento di Ichigo è stato il più maturo possibile: è una situazione complicata quella dove si trova a vivere il suo amore con Ki-chan quindi ogni decisione diventa “vitale”. Spero di poterti rileggere ^_^

 

-Danya: sono riuscita ad aggiornare anche durante gli esami… visto? *_* gli esami universitari sono peggio? Tu quale fai? Andando alla storia… sì lo scorso capitolo è stato estremamente triste, purtroppo non avrei trovato altro modo per far “dividere” la coppia Ichigo-Kisshu. Non che mi piaccia farli soffrire così tanto ç_ç ma il tutto è in funzione alla storia! Grazie ancora per il tuo commento e spero di rileggerti presto!

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Capitolo 29
*** 28-Il nuovo orizzonte ***


EVERYTHING BURNS

Eccomi fanciulle, sono tornata con un capitolo tutto nuovo! Spero che possiate leggerlo in tanti, anche se immagino che le partenze estive siano già iniziate… io non potrò godere del mare almeno fino al 24 di luglio quando, finalmente, partirò con i miei amici di scuola per il viaggio di maturità… non vedo l’ora! A proposito vi ringrazio per i vostri in bocca al lupo sono serviti: sono uscita con 99! Una cifra strana, lo so, ma purtroppo con i crediti al 100 non ci arrivavo -.- e ora l’università! Ma prima vi faccio leggere questo bel capitolo che è fatto apposta per le amanti della IchigoxRyou (so che siete in poche, ma un po’ per ciascuno non fa male a nessuno!) fatemi sapere che ne pensate ^_^

Un grazie grandissimo a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: vi adoro!

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

 

28-Il nuovo orizzonte

 

Una distesa di buio e nebbia si stagliava davanti a loro. Pay e Taruto incollati alla parete di un vecchio palazzo diroccato, altri tre, forse quattro compagni poco più in là, a fare da copertura. Il fastidioso odore di polvere da sparo nell’aria, le narici che pizzicavano e gli occhi che buttavano lacrime. Pay abbassò lo sguardo, osservando poi di fronte a sé: niente ancora all’orizzonte.

-Dove sono quegli umani?- domandò Taruto, impaziente come a suo solito. Il fratello gli lanciò un’occhiataccia, augurandosi che i loro avversari non si facessero vedere, almeno per quella sera. Odiava fare la ronda, odiava la guerra e odiava soprattutto dover collaborare con persone che non conosceva come i due tizi che avevano deciso di stare in prima linea. Come se non bastasse era la prima ronda di Taruto e per questo era eccitato come non mai.

-Spera che non si facciano vedere…- rispose allora il fratello maggiore tentando di scorgere in lontananza una qualunque forma di vita.

-E perché? Almeno combattiamo un po’! Sono stufo di allenarmi per niente…- disse allora l’altro imbracciando la propria arma. Pay scosse il capo: certe volte Taruto somigliava davvero a quello scapestrato testa calda di Kisshu. Glielo suggerivano lo sguardo di miele e il ghigno malizioso che piano piano si stava disegnando sul visino del fratello minore. Il soldato scacciò quel pensiero dalla mente.

All’improvviso, un rumore.

-C’è qualcuno!- esclamò Taruto aggrappandosi ancor di più al muro e scrutando con interesse al di là della parete.

-Tsk!- fece Pay scansandolo. –Sei davvero un moccioso…- e indicò di fronte a sé, dove i loro compagni di sentinella facevano cenno di proseguire, perché non c’erano umani nei paraggi. Per Pay era senza dubbio una cosa buona; per Taruto era un divertimento in meno. I due fratelli Ikisatashi presero a camminare per la via, lo sguardo serio del maggiore metteva inquietudine al minore.

-Sei così per Miriam?- domandò allora Taruto. L’altro aggrottò la fronte.

-Che intendi?- chiese.

-E’ da quando Kisshu sta male che non esce dall’infermieria… e tu sembri… infastidito?- domandò innocentemente, forse nemmeno troppo. Pay fece un gesto di non curanza, poi si gettò di lato. Un colpo di pistola raggiunse il punto dove poco prima si erano trovati lui ed il fratello. Solo uno sguardo verso l’alto e subito vide una squadra di militari umani pronti al combattimento.

-Ora vedrai che razza di orrore è la guerra…- sibilò lo stars socchiudendo gli occhi ametista. Avevano lasciato un discorso a metà per salvarsi la pelle.

Quanto avrebbe voluto abbandonare tutto. Perdersi in una terra di pace. E quando lo stars dagli occhi ametista abbassò le palpebre vide di fronte a sé l’immagine di una sirena dalle labbra sottili ed i lineamenti dolci che lo pregava di donare la pace a quel mondo. –Quanto lo vorrei Retasu, quanto lo vorrei.-

 

° ° ° ° °

 

Non vedeva più niente. Solo una luce lontana si faceva spazio ogni tanto nella sua mente, quando gli occhi si spalancavano e dalla bocca uscivano strane preghiere di dolore. Kisshu non sentiva più niente. Qualcosa si era aggrappato alle sue viscere e sentiva ogni santo momento il corpo rinchiuso in una morsa bollente e terrificante.

E poi, ed era la cosa peggiore, la sognava. Tutti i momenti, ininterrottamente. Ichigo in lacrime. Ichigo con le sue labbra dolci. Ichigo che gli rivela timidamente di amarlo. Ichigo che arrossisce. Ichigo, Ichigo e basta. L’ennesima ossessione accompagnata da una febbre che lo attanagliava da una settimana. Inerme nel letto dell’infermieria, Kisshu sentiva solo un dolore lancinante al petto ed il respiro mancargli. C’era un’unica e sola sicurezza: una voce che gli stava al fianco giorno e notte, pregandolo di resistere perché senza di lui non poteva vivere.

-Ichigo…- sì, sarebbe stato davvero bello se quella voce fosse stata Ichigo. Lo stars dagli occhi d’oro sollevò le palpebre stanche e finalmente riuscì a vedere qualcosa. Si schiarì la voce, prese un lungo sorso d’aria poi strinse più forte con il pugno il lenzuolo che lo avvolgeva. Richiuse gli occhi. E pregò con tutto stesso che una volta riaperti avrebbe avuto di fronte a sé l’immagine della sua bambolina.

-Kisshu, sei sveglio finalmente!- la voce era la stessa di quei giorni di agonia, diversa da quella dolce e giovanile di Ichigo. Kisshu aprì gli occhi e vide di fronte a sé il viso pulito di Miriam, una maschera di preoccupazione in dosso. Ma la vide versare calde lacrime che rotolarono lungo le guance, le labbra piegate in un sorriso. –Non ci posso credere, quanto sono felice!- e lo strinse a sé. Nonostante il dolore ai muscoli Kisshu apprezzò quel gesto perché il profumo di quella stars era davvero buono.

-Io…- balbettò, senza capire davvero cosa stesse succedendo.

-E’ da più di una settimana che ti giri e rigiri tra le coperte in preda alla febbre… tutti i medici dicevano che era un caso inguaribile ma io lo dicevo che eri forte!- battè le mani contenta, poi prese quelle di Kisshu, portandosele alle labbra. –Ti aiuterò, qualsiasi cosa tu abbia… e ti starò vicino come ho fatto in questi giorni.- sollevò lo sguardo smeraldino. –Che tu lo voglia o no!- e si rialzò. –Vado a chiamare il medico, forse è meglio che ti visiti. Era un virus molto forte… devi   fare un controllo il prima possibile!- e scomparve dietro la porta, il profumo avvolgente sparso per tutta la camera.

Kisshu sospirò. Piano piano stava iniziando a prendere dimestichezza con ciò che lo circondava: la luce che entrava dalla finestra, le lenzuola, i suoni ed i rumori, Miriam. Era rimasta al suo fianco per tutto quel tempo mentre lui viveva un sogno ad occhi aperti fatto diIchigo, delle sue labbra e delle sue lacrime. Chiuse gli occhi. E per un momento si sentì sconfitto: forse davvero doveva seguire il destino e non sfidarlo come suo solito. Forse davvero lui ed Ichigo non potevano stare insieme. Sentì il cuore dolergli a quel solo pensiero. E scosse il capo: non poteva arrendersi ora che Ichigo aveva compreso di ricambiare i suoi sentimenti… non avrebbe avuto il minimo senso! Per questo cercò di rimettersi seduto a fatica e si disse che avrebbe lottato con tutte le sue forze per riaverla questa volta, però, per sempre.

 

° ° ° ° °

 

Un’altra notte. Un’altra distesa di stelle che raggiungono l’orizzonte per tuffarsi, poi, nell’oceano dell’infinito. Altro buio, altro timore. Perché la notte, durante una guerra, rende ancor più impauriti i cuori. Ovunque persone dentro le loro case si stringevano nelle lenzuola bianche, a sospirare ed a sognare un mondo in pace. Altrove soldati morivano baciati dalla luna, sotto colpi di fuoco e di mitragliatrice. Ryou rimaneva sdragliato nel proprio letto. Le mani dietro la nuca, la mente altrove. Socchiuse gli occhi in mezzo a quel buio. L’orologio segnava le due e mezza del mattino, ma lui non voleva dormire.

La aspettava.

Ichigo con le sue incertezze, Ichigo con le sue paure, Ichigo che aveva bisogno di lui. Sorrise impercettibilmente. Il fatto stesso che lei lo pregasse di darle conforto tutte le notti lo rendeva al contempo soddisfatto  ma anche tanto, tanto triste. Soddisfatto perché Ichigo gli dimostrava apertamente di avere un bisogno vitale di lui; triste perché lei soffriva, soffriva davvero tanto. Glielo leggeva nello sguardo ogni qual volta, nel buio, Ichigo alzava gli occhi verso di lui per controllare se si fosse addormentato. Ma Ryou rimaneva sempre sveglio a guardarla, a sfiorarle i capelli o ad ascoltare il suo respiro. Non si dicevano mai nulla. Lei entrava nella sua camera senza bussare, gli si sdragliava al fianco e lui si voltava per stringerla al petto. Si stupì di non averla ancora vista entrare. Ogni notte si diceva che sarebbe stata la volta buona per parlarle ma tutte le volte rimandava finchè più di due settimane erano passate. Chiuse gli occhi quando sentì lo scatto della porta che si apriva. Il passo leggero di Ichigo, poi il corpo esile ma dalle forme generose sdragliato accanto a lui. La udì sospirare.

-Scusa Shirogane-kun, non riesco proprio a star da sola.- gli sussurrò tra i denti, trattenendo un singhiozzo. Ryou si voltò in sua direzione, poggiando prima una mano sulla spalla esile poi sul visino da ragazza. La guardò dritto negli occhi prima di sorriderle appena e di avvicinarla al proprio petto. La sentì sospirare. E Ryou sapeva che quello era un modo per Ichigo di ringraziarlo perché lui non le aveva fatto domande. Ma, prima o poi, queste stramaledette domande sarebbero dovute arrivare.

La notte trascorse silenziosa. Ryou come al solito non dormì ma riuscì a convincere Ichigo del contrario. La sentì uscire dalla camera alle prime luci dell’alba, ma qualcosa la fece fermare davanti alla soglia della porta.

-Bu… buon giorno.- disse Keiichirou vedendola di fronte a sé. Ichigo richiuse in fretta la porta cercando di fare il meno rumore possibile.

-Buon giorno Akasaka-san!- esclamò, le guance più rosse di due pomodori. Il giovane pasticcere cercò di non far notare la situazione imbarazzante in cui erano calati: Ichigo che usciva furtivamente dalla camera del suo più grande amico! Decise allora di poggiarle una mano sulla spalla, discretamente.

-Vado io a preparare la colazione per tutti. Ieri sera ho cucinato una torta ottima e ho deciso di farvela assaggiare!- terminò poi sorridendo ed abbandonando la giovane in mezzo al corridoio. Ichigo lasciò cadere le braccia lungo il busto: ecco, ci voleva solo Keiichirou in quella storia così complicata. Raggiunse la propria camera, poi si fece una doccia. Aveva paura di dover raggiungere il piano di sotto, ma quella mattina spettava a lei il lavaggio dei panni e la pulizia della cucina, quindi non poteva sfuggire allo sguardo di Keiichirou. Sospirò, uscita dalla doccia. Le andava bene che era un tipo discreto. Ma sarebbe stato zitto di fronte al suo migliore amico? Sicuramente ne avrebbero parlato. Si appoggiò al mobiletto del bagno, spazzolando i lunghi capelli rossi. Perché voleva stare accanto a Shirogane tutte le notti? Bisogno d’affetto? Paura? Poggiò la spazzola sul mobile. L’unica cosa che sapeva era che aveva bisogno di un po’ di calore e Shirogane, con i suoi silenzi ed i suoi occhi stupendi, faceva proprio al caso suo. Guardò fuori dalla finestra, la leggera aria di settembre a solleticarle il viso. E vide il giovane biondo correre in giardino, come tutte le mattine. Asciugamano dietro il collo ed un’espressione assorta stampata in faccia. La consapevolezza di Ichigo di non voler più soffrire per Kisshu e la dolcezza infinita di quel ragazzo erano per lei un’accoppiata distruttiva. Ryou alzò il capo, incontrando gli occhi di Ichigo. Lei indietreggiò, arrossendo. E si stupì nel sentire il proprio cuore battere, manco fosse una bambina innamorata!

 

° ° ° ° °

 

-Andato bene l’allenamento?- chiese un più che tranquillo Keiichirou mentre poggiava una tazza fumante di caffè sul tavolo della cucina. L’atmosfera era tranquilla ed intima, come sempre accadeva tra i due ragazzi quando parlavano. Ryou annuì.

-Fa bene correre un po’ al mattino…- disse tranquillo. Poi alzò il capo. –E’ inutile aspettare che tu mi chieda di questa mattina, vero?-

-Sai che sono molto discreto.- rispose il moro sedendosi di fronte all’amico. Ryou sorrise, di nuovo.

-E’ per questo che sei il mio unico amico.- proferì in fine, terminando il caffè. Decise che parlarne con qualcuno, soprattutto Keiichirou, doveva fargli bene. –Sta venendo tutte le notti nel mio letto da qualche settimana ormai…- vide Keiichirou arrossire visibilmente. Che strano il suo amico: 24 anni suonati alle spalle e ancora riusciva ad imbarazzarsi. –No, non facciamo niente di che… semplicemente entra, si sdraia al mio fianco e mi chiede di starle vicino. Sento che ha bisogno di me.- terminò in fine. Vide gli occhi dell’amico scrutare ovunque, poi sorridere tranquillo.

-E tu non le hai mai chiesto spiegazioni?- sapeva già la risposta.

-No.- Ryou abbassò il capo. –Mi dico tutte le notti che le chiederò spiegazioni ma… ma mi blocco. Sta talmente male che non voglio interrompere il silenzio che ci lega.- si vedeva che stava male per lei. Un dolore percettibile, così grande che Keiichirou si emozionò, lo strano desiderio di far riunire i due ragazzi, questa volta, definitivamente. Per questo gli venne un’idea.

-Ascolta Ryou, io credo che prima avrete occasione di parlare faccia a faccia e meglio sarà per entrambi…- disse con l’aria estremamente seria. –Tu la ami.- pronunciò quelle due parole con estrema naturalezza e il biondino non potè che emozionarsi: dirlo ad alta voce, cavoli, dava un brivido assoluto.

-La amo…- sussurrò, un sorriso strano a colorargli il viso. Keiichirou lo imitò, il suo classico schiudersi di labbra, così dolce ed affascinante.

-E’ la cosa più bella del mondo!- rise. –Ed ora te la do io l’occasione per stare un po’ solo con lei.- il pasticcere si guardò prima intorno poi prese la sedia e l’avvicinò a quella dell’amico. –Io domani alle sette del mattino dovrei recarmi alla vostra villa al mare per recuperare delle piante e dei campioni d’acqua che tuo padre conserva lì…- proferì. Ryou annuiva, ma aveva già intuito. –Ovviamente dovrei portare con me una delle mew mew come “scorta ma metti caso che io… bè non possa andare per qualche motivo?- il biondino sorrise.

-Io e Ichigo?- chiese.

-Tombola!- fece l’altro alzandosi in piedi. –Proporrò voi due a tuo padre. Ovviamente dovrete partire alle sette del mattino perché è l’orario di cambio della guardia nella Tokyo degli stars ed è un momento meno pericoloso…-

-E poi al ritorno?- chiese l’altro, molto interessato.

-O tornate per le 23, quando c’è il secondo cambio di guardia, oppure dovrete tornare la mattina dopo.- fece l’occhiolino. –Tanto pare che dormire insieme non sia un problema per voi!- e si avviò verso l’uscita, un aria serena stampata in viso.

-Kei?- disse allora Ryou. L’amico si voltò preoccupato che il biondino avesse avuto un qualunque ripensamento.

-Grazie.- no, nessun ripensamento. Solo un ragazzo di 18 anni che vuole sempre più bene al suo più grande amico.

 

° ° ° ° °

 

-Ancora non posso crederci che potrò rivedere il mare!- disse una più che eccitata Ichigo mentre preparava le ultime cose prima di andar via. Ovviamente doveva portare con sé il minimo indispensabile perché non doveva far intuire a nessuno che si trattava di una delle mew mew: una delle guerriere più temute dagli stars.

-Anche io voglio andare!- si lamentò Purin in mezzo al giardino di casa Shirogane. Ichigo richiuse la propria borsa, mettendosela poi a tracolla.

-Mi dispiace Purin-chan, sarà per la prossima volta.- disse avviandosi verso l’auto parcheggiata davanti al cancello ancora chiuso.

-Uffa!- si lamentò la biondina incrociando le braccia.

-Dai Purin-chan, te l’ha detto anche Ichigo-chan: la prossima volta potrai andarci tu!- Retasu, come al solito, cercava di mettere la pace per tutti. La povera Purin, però, non era molto consolata da quel discorso.

-E poi c’è da dire una cosa.- si aggiunse Minto nel discorso. –Andare così lontano in due, da soli, non è per niente facile… è estremamente pericoloso!- terminò. Purin annuì.

-Ho capito, siete tutti contro di me!-

La strada si affacciava davanti a loro. Ryou guidava all’interno della propria automobile dai vetri oscurati, veloce e scattante nella luce del mattino. Ichigo accanto a lui teneva le braccia incrociate e guardava al di fuori: sperava davvero che non avrebbero avuto tanti intoppi.

-A cosa serve il materiale che stiamo andando a prendere?- domandò la giovane per accendere un discorso. Aveva deciso di non far calare l’imbarazzo tra loro, soprattutto perché avrebbe potuto inciampare nel discorso delle notti precedenti.

-Mio padre sta facendo delle ricerche riguardo la “mutazione” di Mew Retasu all’interno della base degli stars. Ha bisogno di campioni d’acqua di mare e alcune piante presenti solo in quell’area dove abbiamo noi una residenza.- spiegò tranquillamente, la radio ad un volume molto basso. Ichigo spostò lo sguardo fuori dal finestrino, l’aria apparentemente  serena. Avrebbe voluto parlare di un mucchio di cose con lui, invece riuscì solo a rimanere in un religiosissimo silenzio. Non aveva idea di come distogliersi da quel groviglio di emozioni che le stavano prendendo l’anima. Sentiva di tradire Kisshu anche se lei e Shirogane non stavano combinando un bel niente; aveva il bisogno impellente delle braccia del biondino tutte le notti; aveva vitale bisogno dei suoi sospiri e della sua calma, che le infondevano tanto coraggio. Così non potè fare di meglio che chiedersi per tutto il viaggio cosa volesse da quel biondino che ogni notte le offriva le proprie braccia e, forse, il proprio affetto. Si voltò verso di lui, le sopracciglia aggrottate: cosa provava per lei? Ryou si voltò appena in sua direzione.

-Che succede?- domandò.

-No niente…- fece subito lei arrossendo. –E’ che mi chiedevo bè si ecco… fra quanto arriveremo.- disse allora cercando la frase più banale che potesse dire. Ryou sorrise.

-Guarda laggiù.- indicò fuori dal finestrino, verso la propria sinistra. Ichigo spostò lo sguardo verso l’orizzonte lontano e finalmente lo vide.

-Il mare!- esultò. La tranquillità di quel luogo  e la presenza del mare la rendevano euforica.

-Abbiamo scampato il pericolo maggiore.- sospirò il biondino. –E tu finalmente puoi rivedere il mare.- terminò allora, imboccando la strada per un paesino. Ichigo potè notare che le case erano piuttosto curate, compresa una grande villa vicino alla spiaggia. Subito la riconobbe come una delle tante residenze Shirogane: lo stile era inconfondibile. Quando scese dall’auto respirò a pieni polmoni quell’aria che, da sette anni ormai, non aveva più attraversato le narici. Cercò di imprimerla nella memoria perché aveva paura che non avrebbe mai più avuto l’occasione di sentirla sulla pelle.

-Abbiamo tutto il giorno.- esordì Ryou prendendo alcune borse dal bagagliaio. –Dobbiamo aspettare che ci sia il cambio della guardia degli stars, questa sera.- terminò, camminando davanti ad Ichigo. La giovane lo seguì silenziosa, guardandosi intorno. Il giardino non era molto grande, ma aveva otuto notare che era molto curato. –Ogni settimana Keiichirou o mio padre vengono per controllare questo posto. E’ uno dei pochssimi luoghi non contaminati dalla guerra, anche se il pericolo ovviamente è sempre presente.- socchiuse gli occhi il biondo aprendo poi la porta di casa. Ichigo vide di fronte a sé una tipica villa nipponica, con tavolini bassi e cuscini a terra. La cucina, però, era moderna e una veranda offriva una splendida frescura. Ichigo guardò fuori, gli occhi socchiusi e l’espressione sognante. –Vuoi fare il bagno?- chiese il giovane.

-Non ho il costume!- si lamentò lei dispiaciutissima. Ryou sorrise fra sé.

-Keiichirou mi ha fatto notare che probabilmente avresti voluto fare il bagno così… bè, mi ha fornito un costume.- e indicò una delle borse che aveva tirato fuori. –Meglio che tu non vada da sola, comunque mentre io prendo il materiale nel giardino e nel laboratorio sotterraneo tu puoi cambiarti.- l’idea di fare il bagno davanti a Ryou fu per Ichigo fonte di non poco imbarazzo. Per questo le guance le divennero rosse rosse e gli occhivaqui. –Che c’è?-

-No nulla!- fece di no con il capo. –Grazie, vado subito a cambiarmi!- e corse verso la borsa, ne estrasse un costume rosso a pois bianchi e si diresse verso una stanza là vicino che, secondo ciò che le aveva detto il biondino, portava al bagno. Ryou la guardò sparire dietro la porta: chissà se avrebbe avuto il coraggio di parlarle con sincerità.

Quando il ragazzo terminò di raccogliere i dati e le piante di cui aveva bisogno era già trascorsa più di un’ora. Selezionare le foglie giuste e  le radici migliori non era un lavoro semplice. Si passò una mano sulla fronte sudata, decidendo di infilarsi il costume. Entrato in casa si stupì di non vedere Ichigo. La cercò ovunque, ma di lei nessuna traccia. Fu quando si affacciò in veranda che la vide. Immersa tra le onde, i lunghi capelli rossi incollati alla schiena e il viso baciato dai raggi del sole. Pareva serena. Felice e rilassata, come mai l’aveva vista. Nuotava tranquilla, il costume perfettamente aderente al corpo dalle forme generose. E più la guardava più Ryou si convinceva del fatto che dormire tutta la vita accanto a lei doveva essere la cosa più bella del mondo. La vide voltarsi in sua direzione. Gli sorrise poi lo salutò con trasporto urlandogli di raggiungerla. Il biondino non se lo fece ripetere due volte: si tolse la maglietta e corse verso la riva. Il fisico scolpito ora in bella vista, i capelli biondi sfiorati dalla brezza marina. Si tuffò in acqua e dopo tanto tempo sentì la splendida sensazione delle onde sulla pelle. Da piccolo non gli piaceva fare il bagno. Poi suo padre gli aveva spiegato che con l’acqua del mare si potevano fare degli sport splendidi e così aveva iniziato a fare surf. Era diventata una delle sue più grandi passioni sin da piccolo, poi la guerra gli aveva portato via anche questo. Prima del progetto andava da solo a fare surf ogni tanto, ma ultimamente aveva deciso di dedicarsi totalmente alla causa della guerra. Nuotò verso Ichigo che lo attendeva a pochi metri dalla riva. L’acqua le raggiungeva il seno e il respiro, a causa della nuotata, era un po’ affannato. La guardò ancora per bene e lei gli regalò un dolce sorriso. Avrebbe voluto fermare quel momento per l’eternità. Allungò il braccio nell’impulso improvviso di stringerla a sé, ma d’improvviso si rese conto che non era una di quelle notti che trascorrevano vicini. Per questo si trattenne e decise di schizzarla. Iniziarono a giocare in acqua. E uno sguardo. Una battuta. Un po’ d’acqua salata scivolata negli occhi. Lo sfiorarsi improvviso dei due corpi giovani. Un sorriso. Una carezza leggera al visino di fanciulla. Qualcosa di non detto. Qualcosa di nuovo. E la sensazione, estranea in Ichigo, di sentirsi finalmente in pace con se stessa.

Corsero verso la riva, poi si sedettero sul bagnasciuga. Ichigo giocherellava con i granelli di sabbia mentre Ryou osservava le onde che si infrangevano a poca distanza da loro.

-Che strano.- esordì la giovane. –Il taciturno Ryou Shirogane che si intrattiene con una semplice sedicenne nel bel mezzo di una spiaggia.- rise, poi si voltò a guardarlo.

-Semplice sedicenne? A me non pare proprio.- riflettè lui.

-Perché?-

-Sarai una delle cinque eroine del genere umano…- le tolse un po’ di sabbia dal viso, poi sorrise. –Al massimo il sempliciotto sono io.- Ichigo arrossì poi guardò nuovamente il mare. E Ryou pensò che sarebbe stato il momento giusto per parlarle di quelle notti, chiederle magari perché stava così male quando, invece, in quel momento pareva tanto  serena. Aprì la bocca per parlare ma un pensiero espresso da Ichigo lo interruppe.

-Ma se mio padre e tuo padre erano amici… perché io e te non ci siamo mai visti prima?- gli chiese allora. Ryou sorrise.

-No, ti sbagli. Quando eravamo piccoli ci siamo incontrati. Io avevo sei anni, tu circa quattro. Eri un peperino con i codini rossi…- ridacchiò. Ichigo, invece, cercò di tornare in dietro con la memoria. E d’improvviso le venne in mente l’immagine di un bimbetto biondo molto posato con un libro in mano, seduto nel salotto di casa sua. Si emozionò a quel pensiero e nemmeno ne sapeva il motivo. Lo vide alzarsi e poi tenderle la mano. –Che ne dici, entriamo?- Ichigo allungò la propria mano verso la sua che l’aiutò ad alzarsi.

Tornarono in casa e decisero, dopo la doccia, di preparare qualcosa da mangiare. Avrebbero dovuto riprendere l’auto non prima delle 21.30: altrimenti non sarebbero mai arrivati alla linea rossa prima del cambio della guardia. Il tutto doveva essere svolto in orario altrimenti avrebbero rischiato la vita. Si divertirono a cucinare insieme: Ichigo un po’ impacciata, Ryou estremamente divertito. In compenso riuscirono a ricavare un riso alla cantonese piuttosto accettabile. Ovviamente le prese in giro non erano mancate, ma il clima che Ichigo riusciva a percepire la rendeva sempre più serena. E mentre vedeva il sole tramontare, seduta nella veranda della villa, le venne in mente che con Kisshu probabilmente tutta quella serenità non l’avrebbe mai raggiunta. Chiuse gli occhi. Forse c’erano forze oscure che non li volevano insieme e che avevano scelto destini diversi per entrambi. E se ne convinse ancor di più quando vide Ryou raggiungerla con due bicchieri colmi di succo di frutta in mano.

-Fresco per questa serata così calda.- disse poggiandoli sul tavolino e sedendosi là fuori con lei. Ichigo annuì.

-Grazie!-

-A cosa pensavi? Eri molto assorta…- chiese il biondino. L’aria un po’ triste e malinconica che aveva letto sul suo viso non gli era piaciuta per niente.

-Stavo pensando che forse non potrò mai più rivedere il mare.- mentì lei anche se in quella giornata un pensiero simile lo aveva avuto. Ryou poggiò il gomito sul tavolino assumendo un’aria pensierosa. Ed un’idea folle, impossibile e certo non da lui gli venne alla mente. La guardò e pensò che con lei avrebbe potuto fare di tutto.

-Dobbiamo risolvere questa cosa allora…- disse. La giovane si voltò in sua direzione. –Facciamo un altro bagno… con il buio.- si alzò senza darle il tempo di dire nulla. Solo un costume da infilarsi e un mare di pensieri nella testa. Ichigo sorrise alzandosi: quanti lati nascondeva quel biondino. E più li scopriva, più le piacevano.

Il mare aveva assunto sfumature blu notte. Il chiarore della schiuma dava un contrasto incredibile con la sabbia scura e le onde oscurate. Una pallida e timida luna si presentava lontana e si specchiava nell’acqua. Ichigo poggiò un piede a terra  lasciando che un brivido di freddo la inondasse.

-Sei sicuro che non sia pericoloso a quest’ora?- lo vide annuire.

-Certo.- le allungò una mano e Ichigo automaticamente l’afferrò. Si lasciò trasportare dalle onde, cercando di imprimere quel momento nella memoria. Quasi le lacrime le raggiunsero gli occhi quando pensò a quante persone non avrebbero mai più avuto la possibilità di sentire il sale e le onde sulla pelle. Ryou parve afferrare quel pensiero.

-Siamo fortunati.- sussurrò. Ichigo annuì, fermandosi davanti a lui. Le acque erano tranquille, il buio li inondava. E pensò che se non fosse stato per quel giovane biondino probabilmente quelle belle sensazioni non le avrebbe provate. Per questo abbassò il capo, un po’ timorosa. I capelli mezzi bagnati, le labbra tremanti.

-Grazie Shirogane-kun, grazie davvero.- riprese la sua mano, stringendola forte. –Grazie per queste notti in cui hai dovuto starmi vicino per un motivo che io, codarda, non ho voluto dirti.- finalmente raccolse il coraggio e lo guardò negli occhi, le labbra sempre più tremanti. Le iridi del ragazzo, ora, parevano un oceano in tempesta ma che le trasmetteva una tranquillità infinita. –Grazie perché sai volermi bene e sai farmi sentire felice…- lui allacciò le braccia intorno alla sua vita sottile, sentendo piano la dolce fragranza dei capelli di fragola. Restarono in quella posizione a lungo, cullati dalle onde del mare con i fiati a contatto. Una sensazione fresca e piacevole che piano piano stava prendendo i loro cuori. E Kisshu, pian piano, pareva allontanarsi sempre di più dai pensieri di Ichigo che, ora, si era illusa di poter trovare un nuovo sereno orizzonte.  

 

“Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il Sole esiste per tutti…” (Tiziano Ferro-Il sole esiste per tutti)

 

 

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Capitolo 30
*** 29-Cecità ***


EVERYTHING BURNS

Un capitolo piuttosto importante quello che state per leggere. E’ profondamente legato al capitolo 30 dunque rimarrà piuttosto inconcluso. Purtroppo non aggiornerò prima dell’1 agosto poiché finalmente partirò per le vacanze! Tuttavia mi sembrava giusto aggiornare la storia prima, quindi ecco a voi il capitolo 29! Purtroppo la fic andrà ancora per le lunghe, ma confido nella vostra forza di volontà!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

***

 

29-Cecità

 

Un’alba malinconica si disegnava su Tokyo, spargendo al suo passaggio una luce dorata e calda. Masaya rimaneva seduto sul terrazzo della base che con fatica ed impegno era riuscito a ricostruire con suo zio e ciò che rimaneva della propria famiglia. Chiuse gli occhi, due piccole perle di miele fuso, per poi passarsi una mano sulla fronte stanca. Quel giorno avrebbero dato vita ad una battaglia senza precedenti e, lo ammetteva, aveva davvero paura. Sentì dei passi dietro le proprie spalle e per questo si voltò. Illuminato dai primi raggi del sole Zakary lo salutava con un cenno, per poi sedersi al suo fianco.

-Che fai qua da solo?- domandò tranquillo infilandosi una sigaretta tra le labbra sottili. Masaya guardò altrove, specchiando lo sguardo sull’alba nascente.

-Stavo pensando a ciò che ci riserverà questa giornata… marciare in mezzo ad una battaglia tra umani e stars sarà davvero pericoloso e…- Zak lo interruppe, poggiandogli una mano amica sulla spalla.

-Quando sono arrivato qui senza memoria e senza nulla tu e tuo zio mi avete insegnato che è importante lottare per la causa pacifista.- il giovane inspirò una buona dose di tabacco, prima di continuare. –Ora non puoi avere proprio tu dei dubbi, tu che mi hai dato il coraggio e la forza per credere in tutto questo.- l’occhio azzurro di Zak si spostò su quello di miele dell’amico che sorrise ampliamente, come era solito fare. Annuì gentile, chiudendo poi gli occhi.

-Hai ragione.- sussurrò appena, mentre il resto della base iniziava i preparativi per la battaglia.

-Saremo gli eroi di questa stupida guerra…- terminò il giovane Zak lanciando la sigaretta ormai consumata in aria. Entrambi la guardarono roteare e poi infrangersi al suolo. E Masaya Aoyama sperò, dentro se stesso, di non fare la sua stessa fine.

 

° ° ° ° °

 

-E’ un chimero potentissimo!- esclamò una più che contenta Miriam osservando le mosse del mostro che ora si stava dimenando in una delle sale comando della base militare degli stars. Pay annuì.

-Ma attenzione, non bisogna nemmeno sfiorarlo: se lo tocchi… perdi la vista.- affermò il soldato indicando verso i propri occhi color ametista. Miriam ebbe un groppo in gola sentendo quelle parole, poi gettò un’occhiata verso la sala comandi.

-Non c’è rischio che lo tocchi: è mostruoso!- rise, per poi avvicinarsi al suo compagno di squadra. –Come sta Kisshu?- domandò. Da quando si era risvegliato non aveva più voluto vederla ed era stata davvero male per questo. Per giorni e giorni aveva riposato al suo capezzale preoccupata che gli potesse accadere qualcosa di irreparabile e lo stars l’aveva ricambiata così: ordinando ad infermiere e medici di non farla avvicinare alla sua stanza. Ora cercava di riprendersi dopo la brutta febbre che lo aveva preso e per questo la giovane non avrebbe potuto avvicinarsi a lui durante la battaglia che li avrebbe visti protagonisti quel giorno.

-Si sta riprendendo in fretta.- le rispose allora Pay incrociando le braccia. –Oggi non verrà a combattere ma sono sicuro che troverà il modo per uscire dall’infermieria…- inarcò entrambe le sopracciglia. –Pare si stia annoiando a stare nel letto.- Miriam fece spallucce. Certo che i due fratelli, o meglio, fratellastri erano davvero diversi. L’uno silenzioso e taciturno, l’altro pieno delle sue passioni che, a quanto pareva, lo mangiavano sin nelle ossa. La giovane stars si appoggiò al muro, sospirando. Vide Pay allontanarsi per il corridoio poi osservò il chimero che si agitava nella sala comandi: sperava di uccidere, finalmente, l’umana di cui Kisshu si era innamorato per avere la possibilità di stargli al fianco, per sempre.

 

° ° ° ° °

 

L’addestramento stava diventando troppo faticoso. Mew Ichigo si appoggiò al muro, passandosi poi una mano sulla frangetta sudata: erano ore che si allenavano senza sosta e il Dottor Shirogane non aveva nemmeno ordinato una pausa come, invece, faceva di solito. La mew mew dai capelli rosati guardò Kaze seduto dietro il proprio computer, lo sguardo assorto. Pareva estremamente preoccupato.

-Stai bene, Mew Ichigo?- chiese Mew Retasu avvicinandosi. La giovane annuì.

-Sì, anche se sono davvero stanca! Avrei bisogno di una pausa…- affermò prendendo un lungo sorso d’aria. Le sue compagne di squadra annuirono condividendo il suo pensiero, ma finchè Kaze non avesse dato ordine di girare i tacchi le guerriere avrebbero dovuto continuare con gli allenamenti.

-Bene ragazze.- disse Kaze facendosi sentire con il microfono che diramava la voce per tutta la grande sala. –Ora allenamenti di stimolazione dei vostri poteri, dovete venire una alla volta.- lo scienziato indicò Mew Ichigo. –Inizi tu, Ichigo?- domandò e la mew mew non potè dire di no. Annuì svogliata, per poi immettersi al centro della grande sala. Le quattro mew mew rimaste si rifugiarono in un angolo, attendendo il loro turno. Mew Ichigo fece un balzo non appena sentì arrivare in propria direzione una sfera d’energia. Afferrò la propria arma, poi gettò il proprio attacco contro i suoi “avversari” dell’allenamento: piccoli chimeri creati in laboratorio da Kaze&CO. Uno, due, tre colpi ma i chimeri aumentavano e, soprattutto, diventavano sempre più veloci. Uno di essi si aggrappò alla sua gamba, pronto ad attaccarla. Mew Ichigo fece un balzo in aria, poi cadde all’indietro riuscendo, fortunatamente, a riprendere l’equilibrio. Tornò in piedi, il fiato corto e i lunghi capelli rosati incollati alla schiena.

-Fiocco di luce!- esclamò poi, stanca. In un colpo solo fece sparire tutti i chimeri della sala, lasciando che un ampio sorriso sorgesse sulle labbra di Kaze.

-Perfetto Ichigo, puoi andare: per oggi hai finito.- la giovane guerriera accolse quell’affermazione con gioia, sparendo subito dalla sala.

Appena giunta in cucina un odore splendido di dolci l’avvolse, riempiendole le narici. Sognante Ichigo allungò una mano verso la crostata che troneggiava esattamente al centro del tavolo, pronta solo per essere gustata.

-Mmmh… si!- esclamò, golosa. Tuttavia una mano la precedette, portando la fetta di crostata dentro ad un piatto di bianca porcellana. Alzò lo sguardo per poi notare il viso pulito di Ryou che le porgeva il piattino con tanto di cucchiaino all’interno.

-L’ha preparata Keiichirou per voi…- Ichigo prese il piattino in mano. –E’ anche quasi pronto il caffè, solo un minuto.- la giovane sorrise, sedendosi.

-Ti ringrazio.- assaggiò la torta e le parve buonissima. Si stupì, poi, nel non sentire il biondino rimbeccarla perché quella torta le sarebbe finita nei fianchi e nelle cosce. Invece si limitava a star zitto e, addirittura, a servirle il caffè con estrema calma.

-Ho visto il tuo allenamento.- esordì poi. –Ottimo.- il biondo prese un sorso dalla tazzina, poi guardò negli occhi Ichigo. Lei sentì un brivido pervaderla tanto che dimenticò di gustare l’ottimo dolce. Da quando erano tornati da quel giorno al mare tra di loro il rapporto era divenuto ambiguo ma al contempo estremamente bello. Erano cessate le notti vicini, l’uno accanto all’altra, ma erano aumentati i silenzi, gli sguardi e le mani strette strette, con un leggero sfiorarsi di dita. Proprio come quell’istante in cui Ichigo sorrideva e ringraziava pacata, poi vedeva la mano di Ryou sfiorarle il viso. Le accarezzò la guancia, poi il mento sottile. –Sono orgoglioso di voi.- le sussurrò a mezza voce, rimettendosi in posizione eretta. Ichigo arrossì, sentendosi vuota. Pareva che avesse atteso, in quell’istante, un gesto rivelatore, importante. Invece il ragazzo si era limitato a sussurrare quella frase e poi si era allontanato. Sì, ciò che sentiva nel cuore in quel momento era vuoto. Per questo si alzò in piedi mentre lo vedeva uscire dalla porta-finestra della cucina, allungò una mano verso di lui e lo richiamò.

-Shirogane-kun!- esclamò, emozionata. Lo vide voltarsi in sua direzione, porgendole uno sguardo sorpreso. Doveva essere piuttosto ambigua lì, in mezzo alla cucina con le guance arrossate e gli occhi accesi.

-Sì?- le chiese. Nemmeno lei sapeva  bene cosa volesse dirgli, anche se il concetto era piuttosto chiaro nella sua mente.

-Io… io ti…-

Stava per dirlo, nemmeno lei poteva crederci. Ma non ci riuscì. D’improvviso un altro paio di occhi le vennero alla mente, belli e spavaldi, di quel giallo oro così affascinante. Abbassò la mano e lo sguardo. –Io ti volevo ringraziare perché… perché credi in noi… ecco.- gli occhi di Shirogane si spensero, forse deluso perché non aveva ricevuto la dichiarazione che attendeva con tanta ansia. Sospirò e si voltò nuovamente.

-Di nulla Ichigo.-

La giovane avrebbe voluto dire qualcosa d’effetto. Fermarlo ancora e affermare che era l’unica persona in quel pazzo mondo a renderla serena, senza sensi di colpa, amori proibiti o scelte che fanno male al cuore. Avrebbe voluto sedersi al suo fianco e descrivere minuziosamente tutte quelle belle sensazioni che lui e solo lui riusciva  a regalarle, ma niente da fare. Gli occhi di Kisshu le tormentavano l’animo ed il cuore e lei non riusciva a toglierseli dalla mente. Eppure aveva scelto il Mew Progect rinunciando a lui… che il suo cuore però non l’avesse fatto? Si risedette, terminando la fetta di torta. Il caffè piano piano diventava freddo e per questo rinunciò a berlo. Era davvero confusa. Il fatto, poi, che dopo quella notte in cui aveva rivelato a Kisshu che il Mew Progect era la cosa più importante lo stars aveva deciso di sparire nonostante le avesse sussurrato all’orecchio che sarebbe andato da lei ogni notte. Lei lo aveva aspettato. Una, due, tre notti, senza ricevere alcuna visita. Una lacrima le rotolò lungo la guancia. Che anche Kisshu, nonostante la sua proverbiale testardaggine, avesse compreso l’assurdità del loro amore? Le era difficile crederlo, eppure stava accadendo proprio tutto questo.  

 

° ° ° ° °

 

Il crepuscolo calava tranquillo, il sole diveniva solo una palla dorata all’orizzonte mentre qualche nuvola tinta di rosa nuotava nel cielo. Retasu era seduta nel terrazzo della grande villa Shirogane, dopo aver fatto una doccia. Era stata l’ideale dato il pomeriggio trascorso ad allenarsi. Si passò una mano tra la frangetta verdastra, per poi riportare gli occhi sul libro che stava leggendo. Una storia d’amore tormentato, lui un cavaliere, lei solo una povera contadina. Sorrise sentendosi un po’ immedesimata nella parte della protagonista femminile. Era la società che non voleva far unire in matrimonio la coppia, mentre i due bruciavano di un intenso amore. Riportò gli occhi al sole, chiedendosi se anche a Pay fosse mai venuto in mente il suo viso. A lei saltava nei pensieri ogni volta che si trovava tranquilla. Era il suo primo pensiero, i suoi occhi, le sue mani, la sua stretta e le sue labbra. Ricordò con dolcezza il sapore deciso dello stars, la linea risoluta del volto e le labbra sottili. Chiuse gli occhi, poggiando il libro chiuso sul grembo. Forse non lo avrebbe più incontrato o, ancor peggio, sarebbe morta sotto le sue mani. Udì dei passi dietro di sé, poi vide la figura di Minto che affannata saliva le scale. Solo dagli occhi comprese cosa doveva fare. Si alzò in piedi.

-Un chimero?- domandò. Minto annuì.

-Non lontano da qui, sta distruggendo le abitazioni del nostro quartiere!- la vide preoccupatissima. E Retasu ricordò che nello stesso quartiere viveva la sua famiglia. Per questo allungò una mano verso quella di Minto, premurosa come sempre, e le sorrise.

-Vinceremo…- L’altra annuì.

-Dobbiamo vincere.- lasciò delicatamente la presa per poi correre giù per le scale. Retasu si voltò solo un istante verso il proprio libro, poggiato sulla sedia, facendo spallucce. Chissà come sarebbe andata a finire la sua storia.

 

° ° ° ° °

 

Mew Zakuro correva. La furia del lupo grigio nello sguardo e la voglia di combattere che le attraversava le vene. Al riposo preferiva la battaglia perché durante quest’ultima non aveva il tempo di pensare a tutte le disgrazie accadute nella sua vita, prima fra tutte, la perdita del fratello. Si fermò davanti ad un bivio, cercando di ascoltare un qualsiasi suono che la potesse condurre al proprio obiettivo: gli stars. Alzato lo sguardo vide Mew Minto volare sopra di sé, indicando verso sinistra.

-Di qua!- tuonò e subito le altre guerriere la seguirono, compresa la stessa Mew Zakuro. Quella Minto era la più matura e sveglia tra le ragazze della squadra, questo lo aveva capito sin dalla prima volta che l’aveva guardata e aveva visto sul suo giovane volto le piaghe della sofferenza. Ricominciò a correre, i lunghi capelli violacei mossi dal venticello di settembre, un’unica preghiera che le rimbombava nella testa: ritrovare Zakary.

Pochi metri più avanti la squadra Mew Mew vide di fronte a sé un chimero terrificante. Ciò di cui subito non si accorsero fu che esso non aveva gli occhi. Camminava solo avanti ed in dietro, le lunghe e viscide zampe davanti al grosso viso inespressivo.

-Che creatura strana!- disse Mew Purin. Proprio in quell’istante si materializzò il piccolo Taruto che, con una grande aria soddisfatta, rispose subito alla mew mew bionda.

-Sì, non solo è strano… ma è anche potentissimo!- proferì spavaldo indicando l’essere sotto di sé. Mew Purin decise di fare dell’ironia, effettuando una splendida smorfia con il visino di tredicenne.

-Guarda che per essere strano intendevo te!- e gli puntò il dito contro, ridendo sguaiatamente. Lo stars iniziò a pestare i piedi per aria, dicendo parole in una lingua che Purin non conosceva ma, dal tono che usava, non dovevano essere complimenti.

-Basta chiacchierare…- esordì Mew Ichigo dopo aver notato con gran sollievo che Kisshu non c’era in battaglia. –Iniziamo a combattere!- e tirò fuori la propria arma, incitando le proprie compagne a fare lo stesso. Nascosto dietro ad un albero c’era Pay, le braccia incrociate sul petto e un’aria inespressiva.

-Perché non raggiungi il piccolo Taruto? Ha bisogno di una guida…- apparve Miriam al suo fianco, che indirizzò subito lo sguardo verso la battaglia in corso.

-Deep Blue ti aveva detto di rimanere alla base…- rispose lui ignorando la domanda che la compagna di squadra gli aveva appena rivolto. Lo faceva sempre e questo a Miriam dava davvero fastidio. La stars dagli occhi smeraldini fece spallucce, poi sorrise.

-Mi annoiavo a stare alla base e poi questo chimero è molto interessante, guarda come le mette in riga!- proferì indicando la squadra Mew  Mew ed il chimero. Ad un attacco ne seguiva subito un altro sempre più potente, senza risultati però.

-Torna alla base, Deep Blue odia chi non segue i suoi ordini.- rispose lo stars senza guardarla.

-Sarà.- esordì subito l’altra. –Pare però che il tuo fratellastro possa fare tutto ciò che vuole… non ti sembra strano che il nostro spietato leader sia sempre così indulgente con lui? Credo che non tratterebbe così bene nemmeno sua madre!-

-Non mi interessa cosa può o non può fare Kisshu… io me ne tiro fuori.- indirizzò lo sguardo altrove, alzando entrambe le mani in senso di resa.

-E’ meglio che vada, magari faccio un salto più tardi… bye bye.- e salutò con la manina bianca, scomparendo nel nulla, proprio come era arrivata. Pay non badò al comportamento strano della propria compagna, limitandosi ad indirizzare lo sguardo verso la Mew dai capelli verdastri e gli occhi di smeraldo. Qualunque forma acquistasse quella ragazza, mutata o umana, appariva bellissima. Non aveva mai prestato molto interesse alle umane. Quando la guerra era iniziata lui era poco più che adolescente eppure nemmeno nei periodi di pace aveva mai mostrato interesse verso le umane. Erano troppo “diverse”. tuttavia nonostante la guerra, nonostante le regole e la società costruita sulla base del sangue versato sui campi di battaglia, lui più la guardava più desiderava di fuggire via, abbandonare tutto ciò che si era costruito e mandare a quel paese Deep Blue e i suoi ideali patriottici. Si passò una mano sulla fronte. Sicuramente se il leader degli stars avesse ascoltato i suoi pensieri lo avrebbe mandato alla forca in meno di cinque minuti, accusandolo di tradimento. Guardò poi la Mew Mew rosa. Gli occhi profondamente accesi dalla foga della battaglia, la voce squillante e l’aria sicura. Doveva essere la leader. La osservava e, suo malgrado, si convinceva che un tipo simile stava bene vicino al fratellastro: testarda e spavalda proprio come lui. Abbandonò quel pensiero, osservando una scena che lo fece rimanere di stucco.

La Mew Mew più piccola, infatti, si era scagliata contro Taruto, iniziando una battaglia che pareva improvvisamente più seria di quanto non fosse mai stata prima. Ma dopo un balzo ed un colpo ben assestato i due vennero intercettati dal chimero che prima li strinse in una morsa, poi li scaraventò lontano, dove Pay non riusciva più a vederli. Lo stars sciolse le braccia lungo il busto, sicuramente Taruto se la sarebbe cavata, ma ora era il suo turno.

 

° ° ° ° °

 

Mew Purin era sdragliata a terra, la polvere del cemento distrutto sotto la schiena e i muscoli tutti doloranti. Si mise seduta, pronta a continuare la propria battaglia contro quell’insulso piccolo stars. Tuttavia quando aprì gli occhi si rese conto di una cosa terrificante e terribile: non vedeva più nulla! Alzò il viso verso il cielo sperando di vedere la timida luna che si era affacciata su Tokyo da pochi minuti, ma nulla, il buio più totale. Le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi, ma si alzò in piedi, pronta a non darsi per vinta. Lei aveva un mucchio di poteri e sarebbe riuscita a sconfiggere i nemici anche senza guardarli! Forte delle proprie convinzioni Mew Purin fece un passo in avanti, aguzzando il più possibile l’udito: sperava almeno che le sue compagne non fossero cadute nella trappola che gli stars avevano riservato loro.

-No!- udì alle proprie spalle la vocina irritante del suo avversario e subito si voltò.

-Allora, sei pronto a combattere?- decise di fingere che non le era accaduto nulla o il suo avversario se ne sarebbe approfittato. Ma Taruto non era altrettanto furbo e per questo iniziò a sbattere i piedini per terra, irritato e sconvolto.

-Questo dannato chimero mi ha… mi ha tolto la vista! Come faccio? Come faccio!- si agitava come un forsennato, senza badare alle macerie sotto di lui che gli facevano male e gli graffiavano la pelle giovane. Mew Purin si concentrò e raggiunse lo stars ascoltandone la voce.

-Stupido!- disse ridendo ed afferrando le sue mani per farlo star fermo. –Non sai nemmeno manovrare i tuoi mostri?- e rise ancora, sempre più forte. Taruto mollò la presa dell’avversaria per incrociare poi le braccia.

-E’ stato un incidente!- esclamò sicuro di sé. Mew Purin fece spallucce.

-Sarà, però sei stato davvero sciocco.- disse sedendosi a terra. –Che facciamo, combattiamo anche in queste condizioni?- Taruto si voltò verso la voce della sua avversaria quella, a suo avviso, più irritante tra le cinque, poi riflettè. Purtroppo aveva paura. Non aveva idea di cosa lo stesse circondando e se davvero la Mew Mew aveva perso la vista come lui o stava bluffando. Decise allora di andare sulla difensiva, non arrendersi ma seguire una linea di non-attacco.

-E’ impossibile!- esclamò, come fosse la soluzione più pratica. –Aspetta che mi torni la vista e ti ridurrò in pezzettini!- sì, minacciare era la cosa senza dubbio più semplice.

-Sei bravo a parlare, ma secondo me non riusciresti nemmeno a torcermi un capello!- rispose l’altra. Taruto sentì il proprio orgoglio di guerriero sgretolarsi e per questo si alzò in piedi e dopo aver ben riflettuto sulla posizione della Mew Mew allungò la mano per tirarle i capelli. Afferrò una treccina bionda e iniziò a tirare proprio come farebbe un bambino capriccioso dopo che gli viene tolto il suo giocattolo preferito. Mew Purin cercò di divincolarsi, ma in fondo quel gioco non le dispiaceva. Quel piccolo stars le ricordava tanto i suoi fratellini minori che la mattina presto venivano a svegliarla tirandole i capelli. Per questo iniziò a ridere, usando quella sua risata contagiosa che avrebbe potuto far sorridere la persona più triste della Terra.   

-Perché ridi?- le domandò mollando la presa.

-Mi hai ricordato i miei fratellini.- rispose lei, nostalgica.

-Hai dei fratelli?- chiese Taruto improvvisamente interessato.

-Sì, quattro maschietti e una femminuccia.- disse orgogliosa.

-Caspita, sono tanti… io ho un fratello più grande, poi ne ho uno che non è proprio mio fratello, diciamo che siamo cresciuti insieme ma non abbiamo gli stessi genitori.-

-E’ stato adottato?- chiese Mew Purin

-Sì, ma io gli voglio bene come ad un fratello vero.- proferì un po’ triste e quel tono emozionò la Mew Mew che cercòa tentoni la mano di Taruto.

-Che strano.- sussurrò.

-Che cosa?- alzò il capo l’altro.

-Ci facciamo la guerra ma abbiamo un sacco di cose in comune: dei fratelli ai quali vogliamo un bene infinito, ad esempio.- sorrise e nonostante la cecità Taruto potè sentire col cuore quello schiudersi di labbra. –Come ti chiami?-

-Taruto.- sussurrò appena.

-Io Purin. Taruto, tu sai perché ci facciamo la guerra?- domandò con l’ingenuità che dopo una certa età abbandona l’animo delle persone.

-No, ma mio padre mi ha insegnato che gli umani sono cattivi perché hanno ucciso tanti stars.- proferì ripetendo una cantilena che si sentiva dire più o meno da quando aveva cinque anni.

-Nemmeno io lo so, si parla ogni tanto di questa acqua cristallo ma io non ho idea di cosa sia. Tuo papà sostiene che noi umani abbiamo ucciso tanti stars…- abbassò la nuca bionda, trattenendo un singhiozzo. –Ma anche tanti umani sono stati uccisi dagli stars… compresa la mia mamma.- trattenne le lacrime, mentre un sussulto prendeva Taruto. Mew Purin potè percepirlo perché la mano del ragazzino aveva iniziato a tremare ed era divenuta piuttosto fredda.

-La tua mamma?- Taruto non aveva idea di come potesse essere la sua vita senza la propria mamma. Eppure poteva immaginare non fosse semplice perché il tono di quella strana ragazzina era triste e malinconico e gli aveva trasmesso una gran voglia di piangere. Lo stars ebbe paura di quelle sensazioni perché era sempre stato sicuro di ciò che gli accadeva intorno ed in quel momento, invece, si ritrovava in completa cecità ad ascoltare la confessione di quella che avrebbe dovuto essere la sua nemica giurata che, invece, aveva sofferto tanto a causa della sua gente.

E quel quadretto non si modificava e, soprattutto, se qualcuno avesse potuto fare loro una foto quell’immagine avrebbe potuto trasmettere un messaggio di speranza per tutti coloro che desideravano la fine della guerra: uno stars ed un’umana seduti a terra, tra le macerie di un palazzo diroccato, mano nella mano. Ma per quella volta, a guardarli ci sarebbe stata solo la luna.

 

° ° ° ° °

 

-Spero che a Mew Purin non sia capitato nulla di grave!- esclamò Mew Retasu schivando un attacco del chimero. Era stanca e soprattutto era impaurita dallo sguardo grave di Pay che era comparso da poco sopra di sé.

-Sono sicura che se la caverà, è un tipetto in gamba!- rispose di rimando Mew Ichigo estraendo la propria arma e lanciando un colpo che, sfortunatamente, venne schivato dal grosso chimero.

-Dobbiamo studiare una strategia o quel mostro ci sfinirà.- disse Mew Zakuro verso Mew Minto che, dalla sua, annuì.

-Potremmo attaccarlo due davanti e due dietro.- propose la ballerina effettuando un balzo e scagliando una delle sue frecce micidiali che tuttavia non stordì per nulla il chimero. Per Mew Zakuro era una buona idea quella proposta dalla compagna.

-Bene, vado a dirlo alle altre, preparati a volare alle spalle del chimero.- tuonò prima di fare un balzo in direzione delle altre due compagne che accettarono quel piano: anche loro erano sfinite. Mew Minto volò con difficoltà oltrepassando il chimero che dopo pochi attimi la prese nella propria mano gigantesca.

-No!- urlò la Mew blu che chiuse gli occhi.

-Mew Minto!- era la voce di Mew Zakuro da lontano e questo, nonostante tutto, la rassicurò. –Fiocco d’energia!- la sentì poi urlare, finchè la frusta si intrecciò alla grossa mano del chimero. Tuttavia quest’ultimo sollevò l’intero braccio portando con sé l’arma e la Mew viola. La strinse nell’altra mano e Mew Zakuro sentì i sensi abbandonarla finchè venne scaraventata a terra, tra i cespugli.

 

° ° ° ° °

 

-Sei sicuro che la battaglia si sta svolgendo a nord?- chiese Masaya al suo compagno Zakary.

-Certo, anche se non si è mai svolta una battaglia in quel quartiere… ma c’è sempre una prima volta.- terminò indicando poi un grosso mostro. –Ecco la battaglia!- Masaya ebbe paura nel vedere il grosso mostro che stava lottando contro le famose guerriere Mew Mew, indirizzato da uno stars alto e slanciato.  

-Allora facciamo come deciso?- chiese il giovane tremante. Zakary annuì.

-Sì, gli altri arriveranno a breve, poi marceremo in mezzo alla battaglia e cercheremo di fermare tutto questo.- il giovane dai capelli corvini strinse il pugno, socchiudendo gli occhi di un azzurro inverosimile. Avvicinò le labbra, poi alzò gli occhi verso il cielo: prima o poi tutto questo si sarebbe concluso, anche grazie al suo sacrificio. –Forza, andiamo.- Masaya annuì, tuttavia entrambi i giovani si fermarono non appena videro una delle guerriere Mew Mew crollare a terra, in mezzo a rami e cespugli.

-Hai visto?- chiese Masaya indicando.

-Sì, forza, tu vai a darle una mano, io aspetto gli altri nel punto stabilito.- fece l’altro. Masaya annuì: sapeva che con quel suggerimento avrebbe potuto scampare il pericolo e fu riconoscente dentro di sé del gesto dell’amico. Corse verso la guerriera, facendo attenzione a non farsi vedere da nessuno. Era consapevole che quella situazione era estremamente pericolosa, ma tutti andavano aiutati durante una guerra e poi chissà: magari avrebbe portato la Mew Mew dalla propria parte. Un alleato simile non andava per nulla sottovalutato. Camminò incerto finchè vide tra le foglie ed i rami una giovane sdragliata a terra, i lunghi capelli violacei impigliati tra il fogliame. Masaya notò che era di una bellezza eterea, quasi inumana. Si chinò a terra per controllare il battito cardiaco e, per fortuna, sentì il polso attivo.  

-Stai bene?- sussurrò, timoroso di non donarle un risveglio adeguato. La sentì fremere e quando la vide aprire gli occhi Masaya rimase stupito di quanto somigliassero a quelli di Zak. Gli vennero in mente gli occhi del suo più grande amico quando era appena sveglio ed erano ancora colorati dal sonno. Nonostante quelli della guerriera fossero di un viola innaturale, la loro forma e la loro lucentezza richiamava in tutto e per tutto quelli di Zakary. Scosse il capo: certo non era quello il momento per farsi certi problemi!

-Cosa…- il giovane potè sentire una voce calda ed estremamente femminile. Le labbra sottili si erano mosse appena, ma la guerriera pareva estremamente spaesata. –Cosa… cosa succede?- si alzò improvvisamente a sedere, guardandosi attorno, poi mise le mani sugli occhi ora chiusi. –Non vedo più nulla!-

-Dici davvero?- Masaya si sentiva un idiota: era una situazione che non sapeva gestire nemmeno dando il meglio di sé. La Mew Mew viola si voltò in sua direzione, prendendolo dal bavero della camicia.

-E tu chi diavolo sei? Restituiscimi la mia vista!- esclamò, strattonandolo. Altro che guerriera, pensò Masaya, era una vera e propria belva scatenata! Decise di prenderla con le buone, afferrando delicatamente le sue fragili dita e scostandola leggermente.

-Io sono Masaya Aoyama, faccio parte di un gruppo di ribelli. Credo che il mostro con cui stavi combattendo fosse in grado di toglierti la vista durante uno dei suoi attacchi…- disse tremante. Mew Zakuro aggrottò le sopracciglia.

-E cosa vuoi tu ora da me?- domandò spaesatissima. Era abituata ad usare al 100% tutti i suoi sensi ed ora si ritrovava all’improvviso senza poter usare tutte le proprie possibilità.

-Il mio gruppo di ribelli vuole fermare la guerra… e marceremo tra voi e gli stars per concludere la battaglia. Ma mentre accorrevamo io e il mio compagno ti abbiamo vista cadere e…-

-Volete fermare la battaglia?- Mew Zakuro si infuriò. –Io e la mia squadra stiamo lottando per far concludere la guerra e voi volete metterci i bastoni fra le ruote?- si alzò in piedi, entrambe le mani sui fianchi snelli. Masaya si alzò a propria volta, raddrizzando la schiena, per essere al pari con lei.

-E’ una causa molto importante per noi.- sussurrò. Mew Zakuro mosse un passo in avanti.

-Mi hanno messa fuori combattimento.- dichiarò abbassando il capo. –Spero nelle altre guerriere.- terminò, cercando di captare con l’udito qualunque traccia. E sperando dentro di sé che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi.

 

° ° ° ° °

 

Il monitor presentava le immagini della battaglia. Ormai in combattimento erano rimaste solamente Mew Ichigo e Mew Retasu, stremate dalle lunghe ore di attacchi, scarti e combattimenti. Il sudore imperlava la fronte d’entrambe che, nonostante tutto, conservavano una scintilla battagliera in fondo allo sguardo. Addirittura Mew Retasu, sempre timida e dimessa, appariva convinta e scattante in mezzo a quella battaglia tanto difficile.

-Tre mew mew sono state messe K.O.- dichiarò Kaze Shirogane portandosi una mano sulla fronte.  Per la prima volta dall’inizio del Mew progect sentiva la vita delle sue ragazze in serio pericolo. Ryou rimaneva seduto sulla sedia del laboratorio, gli occhi velati di preoccupazione. D’improvviso Keiichirou si stagliò di fronte allo schermo, osservando con attenzione le immagini.

-Zak!- esclamò, non appena vide l’immagine del suo grande amico riflessa sullo schermo. Ryou aggrottò le sopracciglia.

-Cosa stai dicendo?- chiese il biondo. Keiichirou per la prima volta in vita sua declinò una domanda, fuggendo via dal laboratorio così velocemente che parve una pantera notturna.

-Devo correre alla battaglia!- esclamò prima di sparire via dal buio del laboratorio. Ryou si alzò in piedi.

-Vado con lui.- dichiarò. Kaze osservò i due uscire uno dopo l’altro, gli occhi velati dalle lacrime.

-Fate attenzione ragazzi, vi prego.- 

 

Ringrazio…

 

-A u r e a: carissima, ti ringrazio davvero per i tuoi complimenti! Anche a me ci voleva un po’ di RyouxIchigo anche se come avrai notato in questo capitolo si dà più spazio alla guerra che al romanticismo. E’ una storia che purtroppo vede tanti vincitori ma anche tanti vinti, anche in amore. Spero di rileggerti prestissimo!

 

-raggiodisole90: per me è sempre un piacere guadagnare una nuova commentatrice/lettrice ^_^ spero che dopo il consiglio di tua sorella la fic non ti abbia delusa! Comunque è sia una KisshuxIchigo sia una RyouxIchigo quindi devo dire con sincerità che entrambe le coppie saranno estremamente importanti. Ma siamo quasi a metà della storia e tantissime cose devono ancora accadere! E’ la prima fic che scrivo che abbia la coppia KisshuxIchigo, poiché mi sono sempre dedicata alle RyouxIchigo (se ti ti consiglio di leggere “Let’s stay here!” o “Unmarried Father”). Intanto spero di leggerti e di sapere la tua anche per i prossimi capitoli!

 

-Sweet96: Sono contenta di averti ripagata con un capitolo RyouxIchigo. L’attesa almeno è servita!! Comunque non sarà l’ultimo… fatevi sentire fans della RyouxIchigo, perché anche io faccio parte delle vostre fila! (anche se ultimamente mi sono lasciata trasportare dal fascino dell’allieno) XD al prossimo capitolo!

 

-Danya: cara, sarà anche un numero particolare il 99, ma mi sta un po’… vabè, su EFP non si possono dire le parolacce quindi evito! Comunque ti ringrazio, e sono contenta che tu abbia notato la diversità che cerco di inserire nei capitoli RyouxIchigo e in quelli KisshuxIchigo. Ammetto che però ci sto prendendo gusto anche nei PayxRetasu quindi potrai aspettarti un sacco di sorprese! ^_^ Grazie davvero per i complimenti, spero di rileggerti presto!

 

-Serenity Moon: Tesorina mia, leggerti mi rende sempre così felice *_* il fatto che io ti abbia spoilerizzato tutta la storia (o quasi XD) ti mette in vantaggio ma… sono contenta che segui sempre e comunque con tanta allegria ed entusiasmo. In poche parole: ti adoro! Ci sentiamo presto!

 

-twilightgirl: aiuto aiuto… ti prego non picchiarmi!! Mi piacciono un sacco Kisshu ed Ichigo insieme in questa storia, ma la trama ormai è ben delineata e anche il biondino ha una parte importante nella storia! Comunque tranquilla, le sorprese saranno ancora davvero tante e sempre più incredibili! Quindi spero di leggerti ancora ^_^

 

-Mewneko: come ti invidio che hai già visto il mare *_* io dovrò attendere domenica prossima, ma non demordo e aspetto con impazienza! Comunque ti ringrazio: le sorprese non mancheranno e tranquilla, Kisshu non rimarrà mai con le mani in mano!  

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Capitolo 31
*** 30-Sotto la pioggia ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ eh sì, Euterpe è tornata dalle vacanze (piuttosto brevi purtroppo -.-) e con la nostalgia  per gli amici conosciuti in vacanza, il mare e il sole vi propino questo capitolo triste. Sì, Everything burns è una fic fondamentalmente triste, ma penso che i picchi di tristezza si raggiungeranno proprio in questo punto della storia. Non mi uccidano le fans della KisshuxIchigo ma, come ho sempre detto, questa storia è sia una KisshuxIchigo sia una RyouxIchigo quindi entrambe le coppie hanno la loro parte. Tolti questi spoiler del capitolo spero allora di non ricevere minacce ^_^

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

30-Sotto la pioggia

 

Ormai la notte era calata. Un cielo fitto di nuvole sovrastava quel combattimento che si prolungava da ore. Mew Ichigo era ferita ad un braccio che piano piano stava già iniziando a cicatrizzare grazie ai suoi poteri da Mew. Non avevano ancora compreso che se avessero anche solo sfiorato il mostro allora avrebbero perso la vista ma sia Mew Ichigo sia Mew Retasu non perdevano il desiderio di far cessare quella battaglia esplosiva. La guerriera vestita di rosa lo faceva pensando ai suoi genitori, a coloro che li avevano uccisi e al desiderio dentro di sé che la stessero guardando e che, magari, erano orgogliosi di lei. La Mew verde, invece, lo faceva per dimostrare a colui che la stava guardando che anche lei era in grado di essere forte e di compiere delle scelte. Avrebbe voluto avere il tempo di alzare gli occhi di smeraldo e sfiorare la sua figura anche solo per un istante per trasmettergli l’affetto assurdo ed irrazionale che provava per lui e spingerlo, magari, a passare dalla sua parte. In realtà, pensava Mew Retasu, sarebbe stato splendido se tutti, nessuno escluso, avessero deciso di vivere in pace, gli uni con gli altri. Finì in ginocchio a terra, le gambe stanche e doloranti, il chimero ormai di fronte a sé. Riuscì ad alzarsi ed a schivare un suo colpo, ma l’esplosione fu tremenda e la scaraventò lontano. Potè giusto avere il tempo di notare Mew Ichigo che urlava qualcosa in sua direzione e per questo Mew Retasu ebbe l’accortezza di alzare un braccio e farle vedere che stava bene e che a breve sarebbe tornata da lei per combattere insieme da compagne quali erano sempre state. Tuttavia non appena fu pronta a rialzarsi, nonostante i numerosi lividi, vide una figura sovrastarla di netto. Uno stars alto e scattante, dai muscoli pulsanti e nervosi. I lineamenti sottili e ben fatti, gli occhi d’ametista. Un brivido colpì il cuore di Mew Retasu che per qualche istante non riuscì nemmeno a respirare. Non sapeva se alzarsi e combattere o se, al contrario, allungare una mano verso di lui e chiedergli timidamente di smetterla con tutto quel sangue. Ma tutto ciò che riuscì a fare fu abbassare lo sguardo e socchiudere appena le piccole labbra.

-Ti prego…- Pay la sentì. Potè udire quella vocina tremante, percepire quello sguardo spaventato ma, al contempo, di guerriera valorosa. Si inginocchiò davanti a lei, ben consapevole che nessuno li stava guardando ed allungò una mano verso il suo piccolo mento. Sì stupì di quanto fosse liscia e delicata la pelle del volto di quell’essere straordinario e ne assaporò ogni lembo finchè ne ebbe la possibilità. Poggiò il proprio sguardo sul suo, poi accennò un sorriso.

-Dovrei ucciderti.- sussurrò, freddo. Due parti di lui si stavano scontrando violentemente: la testa, che gli ordinava di prendere il proprio pugnale e affondarlo nel collo caldo di lei, ed il cuore intento ad urlargli che il sentore dell’intero corpo della giovane sopra il proprio doveva essere la cosa più bella del mondo. Mew Retasu raccolse tutto il proprio coraggio per allungare una mano verso quella di Pay che stringeva saldamente il suo viso.

-Non, non lo farai…- disse poco convinta, la voce sempre più bassa. Chiuse gli occhi, sperando dentro di sé che quel guerriero avesse ancora un briciolo di umanità dentro l’animo. –Anche tu lo sai che tutto questo è sbagliato, che possiamo vivere in pace…- anche la mano che reggeva quella dello stars iniziò a tremare come tutto il resto del suo corpo, mentre Mew Retasu aveva solo voglia di allacciarsi al suo collo e piangere tutte le lacrime che quella guerra le aveva costretto a cacciar fuori dal cuore. Sentirono un’esplosione. Mew Ichigo che urlava e il chimero che emetteva un urlo stridulo. Pay fu costretto a mollare la presa per mettersi le mani sulle orecchie doloranti, perché quel rumore era troppo fastidioso per i suoi timpani sensibili. Mew Retasu approfittò di quel momento per strisciare in dietro nonostante dentro di sé continuasse ad avere la consapevolezza che quando si trovava con quello stars allora non era in pericolo. D’improvviso Pay sentì un bruciore incredibile alla schiena, un colpo. Si ritrovò accasciato a terra, il dorso sanguinante e un braccio di fronte al viso. Sentì i passi di Mew Retasu che lo raggiungevano e che, premurosa, osservava la ferita. Si inginocchiò accanto a lui, i capelli di smeraldo davanti al viso. Aveva visto tutto: quello era stato un colpo di Mew Ichigo talmente potente che non solo aveva raggiunto il chimero, ma si era prolungato sino a lì. Se lei stessa non avesse fatto attenzione probabilmente sarebbe morta sotto la forza di quell’attacco così potente. Decise di aiutarlo. Non solo perché era insito nel suo animo aiutare gli altri, ma perché aveva ben scolpita nel suo cuore la consapevolezza che lui avrebbe fatto lo stesso. Glielo suggeriva il sapore ancora fresco del suo bacio, l’intensità dei suoi sguardi e, soprattutto, l’affetto grandissimo che sentiva nascere dentro di sé ogni qual volta aveva occasione di averlo vicino. Poggiò il giovane sulle proprie gambe, le braccia ben salde a stringerlo a sé. Pay si risvegliò sentendo il profumo fresco  della ragazza, un misto di acqua di mare e di rose. Pensò che se avesse dovuto morire, avrebbe preferito farlo con il profumo ammaliante di quella sirena nelle narici.

-Ora… ora puoi uccidermi.- sussurrò lo stars a fatica. Mew Retasu sorrise dolcemente, poggiando un dito esile sulle labbra del guerriero.

-No.- proferì semplicemente squotendo il capo. –Io non ti ucciderei mai… sento che prima o poi lascerai il tuo orgoglio e passerai dalla parte di coloro che vogliono solo la pace. Perché stars ed umani possono vivere insieme, senza guerra e senza sangue inutile.- gli strinse una mano, mentre le lacrime iniziavano a scenderle dagli occhi. Alcune gocce di pioggia presero a crollare giù dal cielo, confondendosi con il pianto copioso eppure silenzioso di lei. Pay riuscì a sollevare una mano sulla sua guancia e la guardò come se fosse la cosa più bella del mondo.

-Retasu…- un richiamo, una preghiera, non sapeva nemmeno lui cosa fosse. Ma la giovane sorrise, eterea.

-Va via… e pensaci…- gli sussurrò lei ad un orecchio proprio nell’istante in cui Pay decise che era sconfitto e che, soprattutto, quella sirena era la cosa più bella che il cielo avesse regalato alla Terra.

 

° ° ° ° °

 

-E’ pericoloso!- esclamò Masaya Aoyama dopo aver abbandonato Mew Zakuro. Zakary si voltò in sua direzione, pensando a ciò che stava accadendo: vi era appena stata un’esplosione troppo violenta per dei semplici umani e ormai il mostro che era stato creato dagli stars non aveva più una guida e dunque si muoveva forsennato per tutto lo spazio della battaglia.

-Forse siamo arrivati troppo tardi!- esclamò allora il giovane dagli occhi di zaffiro, guardando la guerriera dai capelli rosati che scartava e colpiva il terribile chimero. Ne apprezzò la forza e l’agilità, ma pensò che esseri del genere non dovevano servire in un mondo colorato solo dalla pace. Per questo abbassò lo sguardo mentre una mano gentile di Masaya gli raggiungeva la spalla. Era un gesto che faceva spesso e per Zak era divenuto espressione del loro forte legame.

-Purtroppo questa non è l’ultima battaglia alla quale assisteremo.- disse determinato. –Avremo occasione di parlare con le Mew Mew, vedrai.- terminò così, un sorriso rassicurante sul viso. Zak annuì, poi fece un passo in dietro. Nonostante le belle parole dell’amico sapeva benissimo che sarebbe stato difficile scoprire quale fosse il quartier generale delle mew mew e, soprattutto, venire a conoscenza di quando ci sarebbe stata un’altra battaglia simile e dove. Avevano lavorato duramente per venire a conoscenza di quello scontro così importante ed ora avevano mandato tutto in fumo a causa del loro ritardo e dei loro ripensamenti. Il ragazzo alzò lo sguardo e vide un uomo corrergli in contro, tutto trafelato. Era alto e snello, i capelli castani legati in una coda bassa gli raggiungevano metà della schiena. Aggrottò la fronte chiedendosi perché lo stesse osservando con così tanto interesse. –Ma chi è?- domandò Masaya scavando nella propria memoria, chiedendosi se facesse parte di uno dei pacifisti.

-Non ne ho idea.- rispose l’altro, indifferente. –Andiamo via, prima di farci troppo male.- fece ancora, ma qualcuno gli prese il polso e lo strinse saldamente.

-Zak!- esclamò allora la voce calda e preoccupata di Keiichirou. Zakary rimase stupito nel sentire il proprio nome pronunciato con tanta foga e, soprattutto, pensò che era la prima volta che capitava dopo il proprio ritrovamento senza la memoria. Solo coloro che aveva incontrato dopo la propria scoperta sapevano il suo nome e vivevano tutti nella residenza costruita dalla famiglia Aoyama. Dunque, chi era quell’individuo? Decise di voltarsi e incrociò il proprio sguardo con quello di Keiichirou che gli sorrise come non mai. –Amico mio!- e lo abbracciò forte, come probabilmente mai aveva fatto con nessuno. Le lacrime pizzicavano gli occhi del pasticcere che, però, preferiva lasciare spazio più avanti a inutili sentimentalismi.

-Scusa.- fece Zak, stupito. –Ma non ho idea di chi tu sia.- e lo scansò senza troppi convenevoli, aggrottando la fronte. –Devi avermi scambiato per qualcun altro.- disse in fine.

-Ma come, non ti ricordi di me?- chiese Keiichirou indicandosi con l’indice. –Eravamo amici prima che tu… che tu sparissi nel nulla.- Zak potè vedere la sincerità al fondo di quegli occhi tanto scuri. Ne lesse affetto, preoccupazione, attesa e rimorso. Per questo il cuore gli si strinse nel petto. –Io so anche dove si trova tua sorella… mi avevi fatto promettere di proteggerla, ricordi?- chiese ancora. Quasi si domandava se quel giovane era davvero Zakari, il suo amico di sempre. Eppure lo osservava con aria smarrita, gli occhi vuoti e l’espressione confusa.

-Io non ho sorelle.- fece un passo in dietro Zakary, forse per la prima volta nella sua vita. Ma Keiichirou insisteva: erano troppo uguali e non poteva essere un caso. Doveva per forza trattarsi del suo amico!

-Gli stars ti hanno fatto il lavaggio del cervello?- domandò allora osservando poi Masaya posto accanto a Zak. Quello fece spallucce.

-L’abbiamo trovato anni fa, aveva perso la memoria.- Keiichirou d’improvviso ci vide più chiaro.

-Tu sei Zakary Fujiwara, fratello di Zakuro Fujiwara!- esclamò allora il pasticcere pregando dentro di sé che Zakuro arrivasse di gran fretta. Ma da ciò che poteva sentire poco lontano la battaglia ancora impazzava e sarebbe stato difficile un possibile intervento della guerriera-lupo. Per questo decise che volente o nolente avrebbe portato Zakary alla villa Shirogane, anche se gli fosse costato un braccio o la vita stessa. Gli voleva troppo bene e amava follemente sua sorella.

Ma Zakary dopo tanti anni sentiva di non voler sapere cosa fosse prima. E se lo stessero prendendo in giro? Aveva un mucchi o di domande nella testa, domande che gli facevano paura e che per la prima volta stavano facendo barcollare l’immagine apparentemente forte dello Zak che si era costruito in tutti quegli anni di buio in cui non sapeva chi fosse stato prima. Aveva solo il suo nome. E quel tizio il suo nome lo conosceva, sosteneva anche di essere stato un suo grande amico e di conoscere sua sorella. Sorella? Allora aveva anche una famiglia. Alzò lo sguardo di zaffiro sugli occhi scuri di quel giovane che quasi tremava dall’emozione. Lo vedeva sinceramente commosso e preoccupato per la sua persona. Doveva fidarsi? Di quei tempi un solo passo falso poteva voler dire perdere la vita e lui aveva ancora troppe cose per cui vivere, prima fra tutte la causa pacifista. Ma lo sguardo convinto e premuroso di Masaya lo convinse.

-Zak, è una vita che aspetti questo momento.- gli sussurrò piano, per la prima volta in grado di prendere una decisione che riguardasse una persona al di fuori di se stesso. Zak voltò lo sguardo su quello di miele dell’amico, annuendo.

-Cosa vuoi che faccia?- Keiichirou, commosso, allungò entrambe le mani verso di lui, mentre uno scoppio nascondeva il singhiozzo che fuoriusciva dalle labbra sottili.

-Vieni con me, ti racconterò il tuo passato.- Zak decise di fidarsi e per la prima volta nella vita di cui si ricordava, si sentì bene.

 

° ° ° ° °

 

Lampi oscuravano il cielo mentre la pioggia grigia bagnava il suo corpo stanco. Mew Ichigo era rimasta sola. Sola contro l’acqua, sola contro il chimero, sola contro se stessa. Lottava e aveva la testa  proiettata verso il cielo dove, prima o poi, forse sarebbe spuntato Ki-chan che foribondo avrebbe ordinato al mostro di ucciderla senza pietà. Fece un balzo. Sicuramente sarebbe stato così, altrimenti perché sparire per tutto quel tempo? Forse era assurdo pensarlo ma se Kisshu veniva deluso, lo sapeva, poi non perdonava più. Nemmeno se amava con tutto se stesso e poi veniva cacciato via perché lei aveva scelto l’integrità e la salvezza della sua gente piuttosto che il loro amore. Cadde a terra. La stanchezza ormai era entrata in ogni fibra del suo corpo e si domandava perché dovesse soffrire così tanto prima di passare a miglior vita. Tanto ormai mancava poco. Da sola contro quell’essere non poteva che morire. Finì ginocchia a terra, chiedendosi dove fossero finite le sue amiche. Morte? Forse sì. O magari vegetavano da qualche parte ricoperte dalla pioggia. Avrebbe voluto essere salvata. Vivere dentro ad un sogno per il resto della sua vita e non desiderare altro che le braccia confortanti di Ryou. Sì, Ryou che era stato l’unico a regalarle un’oasi di pace giusta in cui vivere seppur per poco. Si alzò in fretta in piedi, lanciando l’ennesimo attacco. Ormai non riusciva nemmeno a rendere bene come a suo solito.

-Basta, non ne posso più!- tuonò lanciando il proprio fascio di luce. La propria arma vibrò tra le sue mani stanche e Mew Ichigo fu sicura dentro di sé che quello sarebbe stato l’ultimo colpo che le sue mani sarebbero state in grado di scagliare. Si sentì crollare a terra, la schiena a contatto con il terriccio bagnato, la polvere che si intrecciava ai capelli e le lacrime che si confondevano con la pioggia che adesso sembrava estremamente calda. Aprì gli occhi. Ebbe la forza di fare solo questo ma vide il buio più totale. La pioggia non poteva arrivare a tanto. Si portò le mani davanti alle iridi rosate e cacciò un urlo spaventato: non vedeva più nulla! –No!- disse ancora, senza la forza di alzarsi in piedi. In quelle condizioni non sarebbe mai riuscita a vincere contro il chimero. –Ki-chan, mi dispiace.- sussurrò fra i denti, sicura che più niente sarebbe bastato a portarl a in salvo. Si sentì vuota perché era giovane, perché era nata in una terra di pace e invece ora moriva in un mondo distrutto dalla guerra. Con la pioggia che lenta scivolava su di sé, sentì delle braccia forti avvolgerla ed un profumo inebriante accarezzarle il collo. Il gemito di un ragazzo straordinario, dalla voce calda e suadente. –Blue knight…- sussurrò la giovane sulla sua spalla, ricordando nitidamente la sua voce così bella e il suo profumo. E d’improvviso si sentì una stupida perché senza gli occhi che sin’ora l’avevano accecata poteva intuire particolari di quel guerriero che gli occhi non le potevano donare.

-Stai bene?- le domandò. Erano approdati sul grosso ramo di un albero, la pioggia che li ricopriva interamente.

-Non vedo più nulla!- esclamò lei intimorita. Strinse più forte il lembo della sua maglietta, mentre lui portava una mano alla sua guancia, incrociando il suo sguardo cieco. Le sfiorò la guancia con le labbra, rassicurante.

-Tu puoi tutto. Non lasciarti condizionare dagli eventi: sei forte, sei fantastica, tu puoi riuscirci.- sussurrò.

Perché ne sei così convinto?- domandò ancora lei, i capelli incollati al viso.

-Perché ti conosco e sei… straordinaria.- appoggiò la frangetta rosa sul petto forte, poi mollò la presa dalla sua maglietta. Ebbe giusto il tempo per sospirare convinta ormai di chi fosse il giovane di fronte a lei. Gemette piano poi prese coraggio.

-Andiamo Shirogane, aiutami a combattere.- lo prese per mano, poi abbozzò un sorriso. Non sapeva quale spiegazione assurda si celasse dietro a quel fatto complicato ma ormai quella voce, quel profumo e soprattutto quelle parole avevano detto qualcosa di importante al suo cuore e così Mew Ichigo aveva capito. Aveva compreso di chi si trattasse il giovane guerriero che più di una volta l’aveva salvata da morte certa. Che le aveva sussurrato parole di conforto all’orecchio e che con un solo sguardo le aveva fatto comprendere quale sentimento travolgente provasse per lei. Lui si limitò ad annuire, riafferrandola tra le proprie braccia e approdando a terra. La guidò per tutto il tempo. Nonostante la cecità le mosse di Mew Ichigo furono comunque agili e scattanti, i colpi altrettanto potenti. La stanchezza era tanta ma l’aiuto del Blue knight era per lei estremamente fondamentale. La guidava negli attacchi, suggerendole dove colpire; la prendeva tra le braccia ogni qual volta le orecchie sensibili della Mew Mew non l’avvertivano di un qualche colpo improvviso; le sussurrava all’orecchio che avrebbe potuto farcela se solo ci credeva. E fu così che con un ultimo colpo Mew Ichigo espresse tutta la sua forza, uccidendo il chimero che divenne solo un mucchio di polvere portata via dal vento e dalla pioggia. Il colpo era stato talmente violento che la trasformazione della giovane svanì, così Ichigo si ritrovò sola in mezzo a quel vasto campo di battaglia. La pioggia continuava a cadere, i lunghi capelli rossi bagnati e incollati al viso. In dosso una gonnellina nera e una giacchetta rossa. Socchiuse gli occhi mentre la figura del Blue knight si allontanava piano. Ma le sue ultime forze la resero scattante e in pochi attimi lo raggiunse, prendendogli la mano. Il Blue knight si voltò in sua direzione, socchiudendo gli occhi azzurri. Ichigo portò solo una mano alla sua guancia.

-Perché non mi hai detto nulla? Perché hai fatto tutto questo per me?- domandò, la voce appena un sussurro. Il Blue knight poggiò la propria mano su quella di Ichigo, tanto calda nonostante la pioggia che cadeva sempre più copiosa. Serrò gli occhi.

-Perché ti amo, Ichigo.- disse solo, prima di lasciare la sua mano e fare un passo in dietro. Ma anche la giovane lo seguì, le lacrime agli occhi.

-Ryou…- si limitò a sussurrare prima di mettersi sulle punte e raggiungere, in pochi istanti le sue labbra. Con quel semplice gesto il Blue knight abbandonò le proprie sembianze tornando il giovane umano biondo che era sempre stato. E ne approfittò nuovamente per accarezzare ancora le labbra di Ichigo così morbide, così profumate, ora, così sue.

 

° ° ° ° °

 

L’aveva sognata. L’aveva maledetta e al contempo benedetta. Aveva desiderato di accarezzare più volte la sua pelle in quelle lunghe notti in cui la febbre e il delirio gli annebbiavano la mente. Aveva urlato il suo nome, convinto che l’unica medicina necessaria a guarirlo fossero i suoi baci di fragola. Fu per questo che nonostante gli ordini dei medici e di Deep Blue, Kisshu era fuggito dalla base e aveva raggiunto il campo di battaglia ora rimasto semivuoto. Si stupì nel non trovarsi davanti un chimero che distribuiva colpi a destra e a manca, ma dovette guardare verso più punti del grande piazzale per poter notare, finalmente, l’esile figura di Ichigo. Kisshu aveva fatto un passo avanti. Aveva socchiuso le labbra per urlare finalmente il suo nome e dirle che non la odiava, ma che semplicemente era stato malato, malato di lei. Aveva anche allungato una mano pallida verso di lei che, però, si era diretta verso un’altra figura, un altro stars. Si era avvinghiata a lui, addirittura, l’aveva baciato.

Il cuore di Kisshu Ikisatashi in quel momento si spezzò. Aveva emesso un rumore breve e profondo, improvviso ma devastante. Aveva provato un dolore così percepibile che nemmeno una coltellata l’avrebbe potuto scalfire così tanto. Aveva chiuso gli occhi davanti a quella scena perché sapeva che se avesse guardato ancora sicuramente sarebbe crollato a terra. Desiderò di morire. Agonizzare e in fine lasciare finalmente quel mondo. Non aveva più senso per lui combattere, credere nella pace o nel futuro. Il suo futuro, la sua vita, il suo mondo aveva deciso di stare tra le braccia di un’altra persona, di un altro uomo. Il solo fatto che le labbra di Ichigo avessero accarezzato quelle di un uomo che non era lui era per Kisshu fonte di una sofferenza che gli fece digrignare i denti e crollare le braccia lungo il busto. Forse avrebbe dovuto camminare verso di lei e chiederle spiegazioni. Prenderle forte un polso e guardarla dritto in faccia, dicendole che aveva promesso di amare lui e lui soltanto. Che anche se tutti dicevano che ciò che li legava era sbagliato, in realtà era la cosa più giusta che potesse capitare tra due persone. Ma non fece niente. Nessun passo in sua direzione, nessun urlo, nessun rimprovero tuonato al suo viso spaventato. Ichigo rimaneva làggiù senza vederlo, senza pensarlo. E lui gettò la testa in avanti, la pioggia che ricopriva il corpo muscoloso. Voleva solo morire.

-Vieni con me…- d’improvviso due braccia lo avvolsero da dietro la schiena, e Kisshu potè vedere le mani di Miriam allacciate davanti al suo busto. Gli aveva sussurrato quella frase con la sua voce calda a pochi centimetri dal suo orecchio. E Kisshu aveva deciso che anche se un senso alla propria vita non c’era più, allora avrebbe dedicato il resto del suo tempo a farsi del male.   

 

Ringrazio…

 

-Pipigi: direi che hai dato una panoramica esatta della situazione in ui i personaggi si trovano ^_^ spero anche che questo capitolo sia stato per te fonte di qualche risposta, anche se ne sono capitate delle belle! Sono davvero contenta che la fic ti piaccia tanto, ciò che più mi importa (oltre a mantenere i personaggi ic) è divertirvi, farvi interessare alla storia e, ovviamente, farvi stare con il fiato sospeso capitolo dopo capitolo! Dunque spero che nonostante l’intoppo delle vacanze potrò leggerti presto!

 

-A u r a: tranquilla, d’estate si ha tutto il diritto di uscire, andare ai concerti e andare al mare (lo faccio anche io ^) comunque il tuo commento era perfetto! Grazie per i complimenti che mi hai fatto, sai Everything burns è una fic molto lunga e alla fine potrebbe stufare -.- ma in questo capitolo si capisce perfettamente da che parte sta Ichigoa meno che non cambi di nuovo idea! Alla prossima!

 

-raggiodisole90: sono davvero contentissima che la fic non ti stia deludendo ^_^  è difficile portare avanti tutti questi capitoli ma con il vostro supporto sono sicura di farcela! Come avrai visto le tue richieste sono state esaudite: Ichigo e Ryou finalmente stanno insieme nonostante le difficoltà! Mi raccomando, fammi sapere che ne pensi di questa dichiarazione!

 

-Sweet96: grazie mille per i complimenti! Eh sì, il capitolo 29 è stato denso di avvenimenti, ma anche il trendesimo non è stato da meno! Che ne pensi? Nemmeno a me piace Masaya ma è uno dei personaggi e devo trattarlo bene per forza -.- alla prossima!

 

-Danya: Sì, lo scorso capitolo è stato più veloce degli altri proprio per una questione di comodità: dovevano accadere tante cose e tutte in contemporanea, dunque ho dovuto accorciare i tempi per alcune cose e andare più veloce in altre riproponendo anche più scene nella stessa ambientazione. Sono fic difficili queste con tanti combattimenti, a mio avviso almeno, ed è la prima volta che ne scrivo una simile. Sì, la TarutoxPurin effettivamente ultimamente va molto, io ho lo schema dei capitoli già pronto da un po’ dunque è stato un caso fortuito *_* sono pucciosissimi anche se continuo a preferire Ki-chan XD alla prossima!

 

-Serenity Moon: ma tesoro mio bello, mi riempi sempre troppo di complimenti!! Lo sai meglio di me che le dichiarazioni d’amore a sorpresa sono quelle che preferisco, quindi nello scorso capitolo era troppo scontata! Meglio così, sotto la pioggia e dopo una battaglia fresca fresca *_* comunque spero di non aver deluso le tue aspettative! Ti voglio bene, fammi sapere che ne pensi!

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Capitolo 32
*** 31-Lacrime ***


31-Lacrime

Ciao a tutti! Questo capitolo è molto importante per la storia, infatti segna l’inizio della seconda parte di “Everything Burns” dove verrà messo in chiaro il passato di Kisshu, le intensioni di Deep Blue e un paio di chiarimenti sulla guerra tra stars ed umani. Il capitolo è una song-fic ispirata a “Lacrime” dei Negramaro, canzone tratta dal loro ultimo album e che vi consiglio di ascoltare durante la lettura del capitolo. Potrete sentirla da qui:

http://www.youtube.com/watch?v=xuNZWlt3zw8

Ogni paragrafo sarà anticipato dalle parentesi quadre ([…]) che annunceranno il personaggio preso in considerazione in quella determinata parte del capitolo. Che altro dire… è davvero importante questo capitolo perché è una lunga introspezione anche se ai fini della storia non accade niente di che. Vi dico anche che da questo capitolo in poi aggiornerò ogni dieci giorni: bisogna dare un po’ di stabilità agli aggiornamenti, altrimenti la storia non finirà mai!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

31-Lacrime

 

[Kisshu]

“Quante volte ho stretto in mano

una mano che non c’è

per sentirmi meno solo

Ti ho inventato accanto a me”

 

-Dove siamo?- aveva domandato senza nemmeno guardarsi intorno. Appena approdato in quella stanza, infatti, già respirandone l’aria sentiva che non gli apparteneva. Era stato tanto diverso con la sua Ichigo, che quando rimaneva in un luogo che le apparteneva, automaticamente diventava suo, suo e del suo stramaledettissimo cuore che la cercava ininterrottamente, egoista e masochista quale era.

-Nella mia camera.- fu solo quando la sentì parlare che si rese conto della sua presenza. Miriam stava seduta sul letto di fronte a lui, le braccia incrociate e un’espressione famelica in viso. Kisshu aggrottò le sopracciglia.

-E le tue compagne?- chiese lo stars guardandosi finalmente intorno. Pareva che volesse divagare solo perché era a conoscenza di come sarebbero andati a finire quella notte. Non sapeva nemmeno che ora fosse, ma la luna aveva fatto capolino e la pioggia riusciva ad oscurare ancor di più la nottata. Lei fece spallucce.

-Ho la mia camera da sola: il privilegio di essere la figlia di un generale caduto in battaglia.- lenta si alzò in piedi, poi allacciò le braccia attorno al collo di Kisshu. Aveva un buon profumo. Di quelli sensuali che mettono addosso la voglia di essere amati e lui, di essere amato, ne aveva una fame micidiale.

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“Ma passano i giorni

e passano umidi senza nascondersi

passano sempre più limpidi e lasciano solo dei lividi”

 

Pareva che d’improvviso qualcuno avesse preso il cuore di Ichigo e l’avesse scaldato e coccolato dopo mesi di gelo. Sembrava davvero che per la prima volta nella sua vita qualcuno si stesse prendendo cura di lei, dei suoi sentimenti e delle sue sensazioni. L’aveva pensato già quando con uno sguardo benevolo Ryou le aveva confessato che pensava che lei fosse una ragazza speciale proprio perché, forse, avrebbe salvato la razza umana da una catastrofe. Ichigo si era sentita unica ed il cuore si era stretto nel petto, chiaro segno che qualcosa l’aveva scossa dentro. Ed ora che lo guardava muoversi nella sua camera, premuroso, dopo averle chiesto se stava bene, se aveva freddo o se era troppo stanca, si diceva che forse niente di tutto questo era sbagliato.

-Sicura di stare bene?- domandò Ryou sedendosi accanto ad  Ichigo sul suo letto ad una piazza. Lei annuì convinta.

-Pensi di chiedermelo ancora una volta? Credo sia la decima in un’ora!- esclamò. In realtà aveva mal di testa e la ferita al braccio non si stava rimarginando con la solita velocità, ma in quel momento stava troppo bene per rovinare tutto con i suoi classici dolori da combattente. Lo vide aggrottare la fronte, poi allungare una mano bianca verso la giovane. Ichigo si stupì nel notare che addirittura le sue dita erano perfette: affusolate e bianche, anche senza cure particolari riuscivano a sembrare simili a quelle di una statua greca. Sorrise. -Credo che dovremmo parlare.- disse la rossina alzando lo sguardo su di lui. Ryou voltò gli occhi da un’altra parte poi, raccolto il coraggio, riuscì a guardarla.

-E’ una storia lunga.- disse il biondo. Ichigo si accomodò meglio sul letto, incrociando le gambe e passandosi una mano tra i capelli per riavviarli alla bene meglio.

-Abbiamo una notte intera.- sorrise, poi lo vide ricambiare il gesto e alla giovane parve la cosa più bella del mondo.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“Su tutta la pelle l’assenza di te

non mi dà più i brividi

ora che non tremo più…”  

 

Gli occhi di Miriam erano famelici, vogliosi e intriganti. Erano un paio di specchi color smeraldo, limpidi ma tuttavia offuscati da qualcosa che Kisshu non riusciva completamente a leggere o comprendere. Lo stars  sapeva solo di aver infilato una mano tra i suoi capelli e aveva avvicinato il suo viso a quello della giovane.

-Dimenticala…- lo aveva pregato sottovoce, gli occhi socchiusi e le labbra umide. Kisshu chiuse i suoi, di occhi, poi pensò a ciò che era meglio da dire in quella situazione. Forse doveva essere conciso, come sempre.

-Non chiedermelo… non lo farò mai…- sussurrò fra i denti, cercando di evitare un suo bacio. Era incredibile come, nonostante ciò che lo stars aveva visto poco prima, riuscisse a non fare altro che desiderare i baci di Ichigo e non quelli della bella fanciulla che lo stringeva a sé. Kisshu la vide unire le labbra e guardarlo con un misto di delusione e ira nello sguardo.

-Non starete mai insieme… mai! Siete… diversi! Tutto il mondo vi vuole divisi…- tuonò prendendogli il mento e guardandolo fisso negli occhi. Lo sguardo dello stars divenne vaquo perché quelle parole gli avevano fatto male. L’ennesima persona che gettava una condanna su di lui e su Ichigo, colei che rappresentava la sua anima, il suo mondo. Le prese la mano, scansandola dal volto. Chiuse gli occhi voltando il viso di lato.

-Lasciami in pace, Sonoa.- Kisshu fece un passo in dietro ma Miriam lo seguì: bastarono pochi attimi e le sue labbra erano già incollate a quelle del guerriero, in un bacio famelico ma tuttavia estremamente morbido. Si scansò solo dopo attimi lunghi e interminabili, poi lo costrinse a guardarla.

-Ti amo, Kisshu Ikisatashi.- sussurrò con la voce appena roca, sporcata dalle labbra del giovane. Lui sorrise.

-Io non ti amerò mai.- piatto e freddo.

 “No destino, non puoi chiedermi di amare proprio quando ho compreso che il mio cuore si è fermato per sempre”.

 Miriam abbassò il capo, una lacrima fece capolino sulla sua guancia. L’ira aveva lasciato il posto alla disperazione. Lo stars non pensava fosse così innamorata. Kisshu addirittura provò pena per lei, ma non poteva prenderla in giro. Ma non si diede davvero per vinta: allungò una mano verso i suoi capelli arruffati e ancora un po’ bagnati di pioggia. Posò un bacio leggero sulle sue labbra poi mi sussurrò una preghiera a fior di labbra, più donna e femminile di quanto non l’avesse mai vista.

-Però amami, almeno sta notte.-  

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“Quante volte hai detto al mondo

faccio parte di te”

 

-E’ stato quando è iniziato il Mew Progect.- Ryou guardava le lenzuola, come se stesse parlando da solo. Ichigo decise di non richiamare il suo sguardo perché immaginava quanto fosse difficile per lui sputare fuori una verità simile. –Io e mio padre studiavamo le caratteristiche genetiche che differenziavano gli umani e gli stars. Notammo con grande sorpresa che le differenze non erano molte, ciò spiegava il fatto che esistevano individui, seppur rari, nati da una coppia formata da stars e da umani.- la giovane ebbe un groppo in gola ascoltando quell’ultima frase. Un capogiro la colse mentre il sorriso di Kisshu saliva su tra i suoi ricordi, rimbombandole nella testa con l’eco di tutte quelle volte in cui il suo primo amore  aveva effettuato un profilo dettagliato di un loro possibile figlio: “Con i miei occhi da bastardo ma le tue labbra di fragola” diceva sempre. Abbassò lo sguardo e scosse la testa scacciando via quel ricordo. –Tuttavia c’erano dei dati che non quadravano e mio padre e Keiichirou ammisero che l’unico modo per venire a capo di quella storia era vedere come si sarebbero evoluti i geni mew nelle cinque ragazze prescelte. Non mi diedi pace: voleva dire mettervi seriamente alla prova, buttarvi dentro al progetto non solo contro la vostra volontà, ma anche rischiando di rovinarvi per sempre. Decisi così di ignettarmi i geni incriminati e vedere le sorti che mi sarebbero capitate. Devo dire che è andata meglio di come pensassi.- alzò il capo, finalmente in grado di guardare la ragazza in viso. Notò che era estremamente seria. –Ichigo?- chiese. Lei si allungò in sua direzione, poi poggiò una mano sulla sua guancia.

-L’hai fatto per noi.- sussurrò. Lui annuì semplicemente.

-Era un mio dovere… è normale che cerchi di proteggervi, ne ho tutto l’interesse.- sorrise appena, prima che Ichigo avvicinasse le sue labbra a quelle del biondino, ancora una volta.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“Quante volte ho detto al cielo

io voglio solo scendere”

 

Un bacio ne seguiva subito un altro. C’erano momenti in cui Kisshu si fermava e apriva gli occhi sperando di trovare di fronte a sé quelli caldi di Ichigo. Ma quando, ogni volta, scorgeva le iridi verdi della sua compagna di squadra gli veniva un groppo in gola e quella mano poggiata sulla coscia snella o sul seno sodo subito si fermava, mentre un brivido gli coglieva l’animo. Sentiva di tradirla. Eppure lei non ci aveva pensato due volte là, sotto la pioggia. Per questo Kisshu serrò forte gli occhi per poi poggiare con foga un altro bacio sulle labbra rosse della sua amante. Sdragliati sul letto i due corpi si conoscevano, si scoprivano, si amavano. Miriam aveva desiderato quel momento esattamente dal primo momento in cui l’aveva visto. Aveva sognato di accarezzare con le dita il petto scolpito, la pelle bianca del volto e l’ampiezza intera delle spalle. Si disse che quella Ichigo doveva essere davvero una stupida se aveva voluto lasciar perdere un essere speciale come Kisshu Ikisatashi. Poco male, pensò, da quel momento sarebbe stato tutto suo. Si ritrovò sdragliata sul letto, i capelli appena arruffati e il volto di Kisshu davanti al proprio. Avevano entrambi le labbra rosse di baci e i fiati corti, come se avessero appena partecipato ad una lunga corsa. Una corsa di carezze e sguardi più o meno intensi. I baci di Kisshu erano forti, il suo sapore era deciso ed estremamente mascolino e Miriam si ripeteva, dentor di sé, che un giorno avrebbe ottenuto non solo i suoi baci, ma anche il suo cuore.

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“E invece no

non c’eri tu

a far smettere dal mio viso

questa pioggia di lacrime”

 

Bastava stare abbracciati. La luce ancora accesa, la radio-sveglia che segnava le quattro del mattino. La battaglia si era conclusa due ore prima, il che indicava che essa era durata oltre sei ore. Ichigo non si era resa conto che di tutto quel tempo trascorso, ma ora che era sdragliata la stanchezza iniziava a farsi sentire. Tuttavia non voleva dormire: la rivelazione che aveva avuto quella sera, i sentimenti finalmente dichiarati avevano dato una svolta incredibile alla sua nuova vita da Mew Mew e da componente della famiglia Shirogane. Si strinse di più tra le braccia di Ryou respirandone il profumo e rannicchiandosi sempre di più. Un ciuffo di capelli rossi le cadde sull’occhio chiuso e il biondino la scansò per guardarla meglio in viso.

-Ichigo, sono felice ora.- sussurrò il giovane. La rossina strinse un lembo della sua maglietta, trattenendo un sorriso. Pareva che la sua vita, in poche settimane, avesse preso svolte del tutto nuove. Ora c’era equilibrio, c’era amore e c’era protezione. Ma mancava qualcosa. Sospirò ignorando quell’affermazione perché, codarda com’era, non riusciva a rivelare al giovane speciale accanto a lei che non era del tutto felice perché c’era un tassello, il più importante a dirla tutta, mancante nel suo puzzle di perfezione. Ryou doveva essersi convinto che si era addormentata, per questo la strinse più forte a sé, sospirando piano. Ichigo cercava di crogiolarsi in quella piccola oasi di pace, ma più il cuore batteva forte, più si sentiva stanca e debole, quasi indifesa.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“E invece no

Non ci sei tu

A farmi ridere

Fermale tu

Queste cazzo di lacrime”

 

-Voglio farlo…- sussurrò con voce roca Miriam quando  la mano del giovane aveva indugiato sull’orlo delle mutandine. La stars, gote rosse e sguardo vaquo, aveva quasi pregato nell’affermare quella frase che per Kisshu era stata importante. Importante perché se avesse davvero deciso di fare sesso con Miriam, avrebbe tradito definitivamente Ichigo cancellando tutto ciò che di importante aveva fatto per lei. Aveva trattenuto la mano, ma Miriam, sicura, gliell’aveva guidata per far scivolare in basso l’indumento e lasciarla completamente nuda davanti ai suoi occhi. Aveva sorriso. –Non pensare a lei, ama me…- aveva detto ancora poggiando la mano sulla sua guancia e studiando i suoi occhi d’oro.

Quanto erano belli quegli occhi?

Oro fuso, un oceano intero dentro il quale tuffarsi. Prezioso, raro, unico.

E Miriam amava quegli occhi, tanto da lasciarsi andare così ad un rapporto che di affetto ed amore aveva ben poco.

E quando Kisshu entrò in lei, con forza, foga e ardore, Miriam vide scivolare sul suo viso delle lacrime. Piccole, salate, ingenue lacrime sul viso di un ragazzo ora più uomo, ora più solo.

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“Che bagnano i giorni

Asciugano gli occhi

Sempre più liquidi”

 

Si erano addormentati. L’una tra le braccia dell’altro, respirando piano e stretti nei loro sogni. Tuttavia non durò molto: tra i sogni di Ichigo non c’era niente di buono; aveva sognato gli occhi di Kisshu, lo stars che l’accusava di averlo tradito, che in realtà non lo amava come aveva sempre detto. Si ritrovò seduta sul letto di quello che era il suo nuovo ragazzo, la fronte imperlata di sudore e una bretellina del pigiama crollata di lato. Si passò una mano sulla frangetta, poi guardò fisso davanti a sé: le luci dell’alba non si facevano ancora vedere, quindi non doveva aver dormito molto. Sentì la mano calda di Ryou raggiungere la propria e stringerla saldamente ma con dolcezza.

-Che succede?- le chiese. Ichigo si voltò verso di lui e notò che anche il biondino si era messo a sedere. Lo strinse a sé.

-Nulla, un brutto sogno.- disse trattenendo il respiro.

-Cosa hai sognato?- chiese il ragazzo scansandola.

-La… la battaglia di questa notte.- mentì. Ryou le portò una mano sulla guancia poi avvicinò il dito medio alle labbra.

-E’ per questo che stai piangendo?- Ichigo si trovò spiazzata. Non si era resa conto che gli occhi avevano iniziato a lacrimare e che dalla bocca stavano uscendo piccoli singhiozzi. Strinse forte le palpebre, poi prese un lungo sorso d’aria.

-Stringimi, ti prego.-    

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“E tagliano solchi sul viso e segnano come a convincerti

che su tutta la pelle

non c’è posto per te

ma solo per lividi”

 

Affondava con colpi duri e secchi, come se stesse pugnalando invece che facendo l’amore. Kisshu era infuriato, triste e malinconico. Stava toccando un corpo che non era quello di Ichigo, baciando delle labbra straniere, sfiorando dei capelli che non avevano quel colore rosso a lui così familiare. D’improvviso gli parve che tutta quella verità gli si presentasse sfacciata davanti: non appena notò gli occhi verdi di Miriam gli parvero iridi sconosciute, così diverse da quelle color cioccolato della sua Ichigo. Diverse, innaturalmente lontane da lui. Le strinse forte un fianco mentre la sentiva ansimare sotto il suo tocco. La vide serrare gli occhi emettendo un gemito di piacere. E pensò ad Ichigo. Pensò a lei mentre faceva l’amore con un altro, un altro che non era lui. Pensò che non avrebbe mai sentito la pelle di Ichigo sopra la propria, inondarlo totalmente in una maniera così fresca e naturale che solo lei era capace di farlo. Per questo pianse. Miriam se ne rese conto quando alcune gocce tiepide le raggiunsero la guancia rovente. Aveva aperto gli occhi e di fronte a sé aveva visto il volto di Kisshu bagnato di lacrime. Aveva poggiato una mano sulla sua guancia rallentando con lui il ritmo delle spinte in quel gioco di seduzione e d’amore.

-KiKisshu…- sussurrò con voce roca, ancora mista di piacere e desiderio. Stava davvero piangendo? Nonostante continuasse ad ansimare sotto quei movimenti, nonostante non stesse singhiozzando, gli occhi di Kisshu gettavano piccoli fiumi salati che a fiotti raggiungevano le labbra dello stars che le leccava via rapido oppure il viso della giovane sotto di lui. Avrebbe voluto che Kisshu le dicesse qualcosa, ma invece stava completamente zitto, zitto e affondato quasi completamente nel proprio piacere, come se lei non fosse lì. Gli strinse forte le spalle durante l’ennesimo affondo. Sentì il cuore spezzarsi piano piano quando un’altra goccia di sofferenza le raggiunse la guancia, per poi scivolare via, timida ma simbolo di un dolore che lei non era in grado di lenire. Strinse ancor più forte. Voleva morire ma al contempo stava raggiungendo il paradiso. E lo guardò in quegli occhi lucidi e si disse che Kisshu Ikisatashi non era solo il suo grande amore, ma anche la sua ossessione.

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“Ora che non ci sei più tu

ora che non tremo più”

 

Ryou l’aveva stretta a sé. Le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio ma Ichigo non l’aveva ascoltato. Si era limitata a stringere forte gli occhi e a trattenere a forza le lacrime che, tuttavia, non facevano altro che scivolare giù lungo le guance bianche. Aveva dentro di sé l’immagine di una traditrice e pensava a Kisshu, pensava a ciò che li aveva legati e si sentiva tremendamente male al solo pensiero che non l’avrebbe potuto più rivedere. Cosa gli avrebbe detto? Che stava con un altro? Certo non poteva farlo. Lo stars avrebbe ucciso Shirogane o almeno avrebbe spiattellato a lui e a tutta la squadra della loro relazione in un modo furbo ed eclatante come solo lui sapeva fare. Si ritrovò sdragliata sul letto sempre con il biondino a stringerla. Ichigo aveva dato retta al proprio istinto e ora aveva un ragazzo meraviglioso ad amarla. Era stata egoista ed ora aveva al proprio fianco un ragazzo simile e invece lei piangeva per un altro tra le sue braccia. Ryou la baciò sulle labbra. Ichigo si rese conto di ricambiare con maggior foga e poggiò una mano sulla sua spalla. Non sapeva come, ma i due si stavano spogliando a vicenda, lasciandosi scie di baci roventi sulla pelle. Ichigo sapeva solo di voler pensare ad altro, di volersi innamorare di Shirogane e lasciarsi inondare dall’egoismo sino all’osso. Per questo gli toglieva la maglietta e gli slacciava i pantaloni con una foga ed una naturalezza che eccitarono come non mai Ryou che si limitava a seguire quel gioco tutto nuovo ma che gli piaceva come non mai. Aveva sognato  tante notti la pelle di Ichigo sotto la propria, immaginando come fossero le sue carezze e i suoi baci ovunque. Ora lo stava scoprendo e gli piaceva, gli piaceva tanto.

Affondò il viso tra i seni bianchi accarezzandone ogni lembo con la lingua e baciandoli avidamente. A Ichigo piaceva tutto questo e si liberò la testa che le permise di non pensare. Gli accarezzava i capelli e teneva gli occhi chiusi scacciando via l’immagine fastidiosa di Kisshu. Doveva amare Shirogane, così sarebbe stata davvero bene.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“My tears are falling on my skin my skin is not for you

my tears are falling on my skin my skin is not for you”

 

Si diceva che non stava piangendo per lei. Che in realtà era uno sfogo, che forse non stava piangendo ma che era tutto frutto di un sogno. Ma quando Kisshu cadde stanco accanto alla propria compagna  e sentì la guancia asciugarsi pian piano al contatto con il cuscino che aveva il suo  odore, quello di Miriam, lo stars si rese conto che tutte quelle lacrime erano state viste dal mondo intero, compreso se stesso. E si vergognava, manco fosse un bambino alla sua prima difficoltà. Il valoroso, spavaldo, forte Kisshu si stava sciogliendo come neve al sole al solo pensiero di ciò che aveva perso. Si era voltato sulla schiena fissando diritto davanti a sé. Le luci dell’alba iniziavano a colorare il panorama tutt’attorno entrando timide nella stanza rivelando pareti bianche ed immacolate. Miriam non si mosse. Anche lei piangeva ma di un pianto più disperato, molto più forte. Aveva provato il piacere più grande che si potesse immaginare ed al contempo stava sentendo un fortissimo dolore all’altezza del petto poiché aveva la grave consapevolezza che non era lei la donna con cui Kisshu avrebbe voluto provare piacere. Ma era una persona forte, determinata. Per questo si mise a sedere, s’asciugò le lacrime e tirò su con il naso.

-Kisshu…- sussurrò chiamandolo piano. Lui non si mosse ma Miriam sapeva bene che la stava ascoltando. –Io voglio starti vicino, sempre.- disse poi allungando una mano verso la spalla ampia di Kisshu. Quello rimase zitto ancora un altro istante, fissando sempre quella parete bianca, proprio come la sua anima.

-Io non ti amerò mai.- rispose di rimando lui, più sincero di quanto non fosse mai stato nella sua vita. Miriam raccolse ancora un po’ di coraggio e tentò per l’ultima volta, determinata e innamorata.

-Permettimi di starti vicino, non chiedo altro.- e appoggiò la fronte su quella stessa spalla respirando forte il profumo dell’uomo che, nonostante tutto, quella notte l’aveva posseduta e l’aveva fatta stare bene. Lui sospirò.

-Fa ciò che vuoi Sonoa, perché io non ho idea di cosa farò da domani.-

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“My tears are falling on my skin

my skin is not for you”

 

Fu quando I baci di Shirogane divennero sempre più roventi e le carezze di Ichigo più profonde che i due si resero conto di ciò che stava accadendo. Dopo tutti quei mesi di tensioni, convivenza e guance arrossite stavano per fare l’amore. Il gesto più intimo, dolce e importante che potesse unire due giovani amanti.

-Ichigo tu… tu vuoi?- domandò sussurrando Ryou che era fremente sotto quei tocchi e quei baci ma voleva rispettare la sua ragazza. Era consapevole del fatto che era sconvolta dopo quella battaglia ed un velo di malinconia le colorava gli occhi. Forse non era il momento migliore. Forse avrebbero dovuto lasciare l’istinto a casa per quella sera e dedicarsi solo ai sentimenti, a consolarsi ed a volersi bene candidamente. Ma, Dio, quando l’aveva sentita ricambiare con tanta foga i suoi baci Ryou non aveva capito più niente. L’aveva immaginato, sì, ma non pensava fosse meglio di quanto si potesse aspettare. La pelle così morbida, gli sguardi così intensi. E sentiva dentro di sé che per lei era lo stesso.

-Sì…- sussurrò lei, annuendo poi piano. Ryou la guardò un istante in più. Uno sguardo che voleva essere un po’ più complice, un po’ più loro. Un’occhiata che conservasse il ricordo di un momento importante per entrambi, perché era la prima volta per tutti e due e Ryou era contento che fosse proprio con lei. Ichigo gli poggiò una mano sulla guancia, poi sorrise radiosa. Solo un bacio in più e Ryou si sentì del tutto pronto.

Ichigo voleva solo dimenticare. Con il biondino avrebbe fatto un passo importante, talmente importante che mai nessun altro uomo avrebbe potuto macchiarle i pensieri, ne era sicura. Ma quando il giovane fu pronto per diventare un tuttuno con lei Ichigo si irrigidì, sporcata da un ricordo che non avrebbe dovuto entrarle nella mente proprio in quel momento.   

“Amerò solo te e nessun altro”

L’aveva sussurrato lei all’orecchio di Kisshu nemmeno troppo tempo fa. L’aveva detto con sincerità, senza che lui le strappasse quella promessa di bocca come, invece, era solito fare per tutto il resto. Ichigo l’aveva detto convinta che sarebbe stato davvero così. Una nuova lacrima le bagnò il viso. Strinse forte le spalle di Shirogane che aveva notato tutto e per questo si era fermato. Era rimasto là, incollato ad una Ichigo nuda e inerme sotto di lui, le cosce a stretto contatto.

-Ichigo…- sussurrò, inerme.

-No…- lei scosse il capo, in preda alle lacrime. Chiuse gli occhi, coprendosi gli occhi con le mani. –Scusa Ryou-kun, scusa.- disse singhiozzando. Lui si scostò da sopra di lei mettendosi al fianco e stringendola a sé. No, non era ancora pronta.

-Tranquilla, lo faremo quando entrambi saremo pronti.- la rassicurò, convinto di avere a che fare con i dubbi e le preoccupazioni di una ragazza durante la sua prima volta con un ragazzo. Ma i pensieri di Ichigo erano altri e si sentiva un mostro.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“Invece no

non c’eri tu

a far smettere dal mi oviso

questa pioggia di lacrime”

 

Quanto l’avrebbe voluta avere vicino. Forse per urlarle in faccia quanto stesse male a causa sua, forse per rimproverarla o, forse, semplicemente per baciarla. Non era in collera con Ichigo e questo lo faceva stare ancora più male. E se era andato a letto con Miriam per collera né per vendetta, allora si chiedeva perché avesse fatto tutto questo. Serrò gli occhi dopo essersi reso conto di essersi addormentato. Una luce mattutina gli colorava il viso e il calore del sole di settembre gli parve estremamente piacevole nonostante, intanto, fosse morto dentro. Si mise supino, le braccia indolenzite e la testa che gli doleva. E si stupì nel non notare sdragliata accanto a sé la sinuosa figura di Miriam. Forse si era già alzata ed era scesa di sotto per fare colazione. Si passò una mano sulla fronte. Effettivamente nemmeno i suoi fratelli sapevano dove fosse finito. Non che glie ne importasse molto: dopo quel che Pay gli aveva fatto aveva solo voglia di prenderlo a pugni. Si mise seduto cercando con lo sguardo i propri vestiti sparsi qua e là nella stanza. E quando il cuore, dopo l’ennesimo battito, ricominciò a dolergli si disse che forse il fratello adottivo voleva proteggerlo da tutto quel dolore che si stava procurando. E Kisshu ripensò alle parole sussurrate da Miriam quella notte: lo pregava di permetterle di stargli accanto, anche se lui non l’avrebbe mai amata. Quella sì che era devozione.

 

° ° ° ° °

 

[Ichigo]

“Piovono perle dagli occhi

e piovono senza più limiti

sporcando la bocca di sale

dei giorni passati a convincersi

che solo la pelle è secca di te

non centrano i brividi” 

 

Ichigo si svegliò all’alba, quando i raggi di sole avevano appena iniziato a colorare la stanza di Ryou. Si avvicinò con passi lenti  e silenziosi alla finestra scostando poi le tendine bianche. La giornata era serena, le nuvole della notte precedente erano scomparse anche se l’odore di bagnato si spandeva per tutto il giardino di casa Shirogane. Sentì Ryou muoversi appena, rimasto nudo sotto le lenzuola nonostante lei avesse fermato bruscamente la notte d’amore che avevano deciso di iniziare. Vide i muscoli tonici allungarsi, la linea perfetta del volto crucciarsi appena, i capelli spettinati e le labbra sottili ma sensuali. Aggrottò la fronte convinta di non meritarsi un uomo simile. Così perfetto, intelligente e che adorava ogni fibra del suo corpo così imperfetto. Ichigo aveva chiuso gli occhi poi aveva sentito Ryou voltarsi verso di lei dopo aver visto il suo lato del letto rimasto vuoto.

-Buon giorno.- gli disse quando l’occhio azzurro notò la sua figura illuminata appena dai raggi di sole. Indossava il pigiama, avendo avuto la decenza di rivestirsi, e i capelli le raggiungevano capricciosi il viso, convincendola che doveva darsi una pettinata.

-Giorno.- rispose lui con la voce roca. Ichigo aveva un po’ paura del comportamento che avrebbe avuto il giovane quella mattina: che fosse rimasto deluso dopo la sua reazione della notte precedente? Ma lo vide sorridere appena e farle cenno con il dito di avvicinarsi. Con il calore del sonno che ancora li avvolgeva Ichigo si inginocchiò ai piedi del letto, poggiando entrambe le mani sul materasso. Con l’indice prese ad accarezzare il fianco di Ryou, la pelle di un morbido biancore, l’odore mascolino ma estremamente buono. Lui le prese la mano.

-Non essere arrabbiato, ti prego.- sussurrò Ichigo abbassando lo sguardo. Lui sorrise.

-Non scherzare.- le alzò il viso con la mano, poi si mise seduto sul letto. Le schioccò un bacio estremamente dolce  sulla punta del naso poi le scompigliò i capelli affettuosamente, proprio come avevano sempre fatto. –Non è per questo che voglio stare con te… ci sarà tempo.- aggrottò le sopracciglia e Ichigo si alzò in piedi, sorridendo. –Anche se confesso che non vedo l’ora.- e le sfiorò il fianco mentre la giovane arrossiva visibilmente.

-Shirogane-kun!- esclamò.

-Che c’è?-

-Non si fanno queste cose.- incrociò le braccia, scherzosa.

-Questa notte non mi sembravi così restia a farti toccare da me…- rise il biondo, l’aria divertita stampata in faccia. Ichigo sbuffò poi si sentì avvolgere dall’abbraccio del biondo che, nudo, si era alzato in piedi. –Va in camera tua ora, prima che non risponda delle mie azioni.- sussurrò tra i suoi capelli prima che Ichigo facesse un passo in dietro e raggiungesse la porta.

-Ancora buon giorno, Shirogane-kun.- ed un sorriso ed il cuore che diventava, piano piano, più leggero. Era pronta, doveva essere pronta, a ricominciare.

 

° ° ° ° °

 

[Kisshu]

“Ora che non ci sei più tu

ora che non tremo più

ora che non ci sei più tu

ora che non tremo più” 

 

Ci aveva messo un po’ ad alzarsi, rivestirsi e tornare alla propria camera. Aveva avuto il tempo di farsi una doccia prima che il medico della base lo richiamasse per la solita visita di controllo. La febbre che aveva avuto era stata frutto di un virus che aveva ucciso un mucchio di stars, ricavato da una sostanza che raramente si riusciva a trovare nell’aria e che, questa volta, aveva scelto Kisshu per impiantarsi nei suoi polmoni. Ogni volta che pensava a quei momenti di convalescenza gli venivano i brividi: non aveva mai sofferto tanto in tutta la sua vita. Camminò tranquillo verso la sala delle visite consapevole che il medico finalmente l’avrebbe fatto tornare all’attacco insieme alla sua squadra. Si appoggiò al muro. Che avrebbe fatto durante le battaglie? Inevitabilmente l’avrebbe vista, lei, la leader degli umani. La guerriera più forte e sulla quale vertevano tutte le speranze di quella razza così diversa seppur così simile alla sua. Si sistemò meglio il berretto della divisa. Forse avrebbe dovuto fare finta di niente. Oppure avrebbe lottato ancora per lei. Sospirò. Sapeva solo di essere stanco e che se avesse lasciato la base Deep Blue non solo non gli avrebbe più dato pace, ma avrebbe voluto la sua testa su di un piatto d’argento. Non che avesse mai avuto paura delle minacce del leader più spietato della Terra, ma era anche consapevole  di essere estremamente debole ora che era rimasto completamente solo. Ed un’idea gli balenò in mente, furba, attuabile ma estremamente pericolosa. Vide Pay passargli davanti con la divisa immacolata.

-Proprio a te stavo pensando…- sorrise lo stars. Quello si voltò.

-Vuoi prendermi di nuovo a pugni?- chiese l’altro con un’ironia che faceva sempre rabbrividire il fratellastro.

-No, no.- scosse il capo Kisshu. E guardò negli occhi Pay dicendosi che o dava una svolta alla sua vita o sarebbe morto di crepacuore prima o poi.

 

° ° ° ° °

 

[Sette anni prima]

“Quante volte ho detto al cielo

Io voglio solo scendere”

 

“Era il 21 di marzo. Una bambina di nove anni da poco compiuti correva in un grande cortile. I capelli rossi legati in due codine che raggiungevano appena le spalle esili. Gli occhi color cioccolato, l’espressione preoccupata nonostante alla sua età non fosse così normale avere dei pensieri.

-Ki-chan, Ki-chan!- chiamava con il panico nella voce, una goccia di sudore che scivolava lungo la tempia destra. Sentì dei passi e poi un bambino che la raggiungeva alle sue spalle. Le aveva messo le mani sulle spalle.

-Che succede?- chiese e subito Ichigo si voltò.

-Papà… Papà vuole che cambio scuola!- aveva esclamato tutta dispiaciuta. In dosso aveva una salopette di jeans e una camicetta rosa. Ai piedi delle ballerine rosse, vestita in quel modo sembrava una piccola principessa. Kisshu era tutto trasandato: i capelli scombinati per la corsa, gli occhi stupiti e i pantaloni troppo larghi per le gambe magre.

-Perché?- domandò.

-Perché il preside è uno stars… e Papà dice che tutti gli stars sono cattivi!- esclamò con il visino cupo, la fronte aggrottata e gli occhi socchiusi. Kisshu la fissò in viso e si guardò bene dal confessarle che anche il suo papà adottivo aveva iniziato ad imprecare contro gli umani, dicendo che erano una razza infima e che andava eliminata. Si era poggiato contro il muro e aveva infilato le mani nelle tasche dei pantaloni.

-Pensi stia succedendo qualcosa?- chiese osservando con sempre maggiore attenzione il visino preoccupato. Ichigo alzò gli occhi su di lui. Era incredibile come un solo sguardo riuscisse a darle tanto coraggio.

-Non lo so, ma mi dispiacerà non vederti tutti i giorni a scuola. Come faremo?- domandò sempre più triste. Kisshu le si avvicinò, poi le diede un tenero, casto e piccolissimo bacio sulla guancia. Ichigo era arrossita appena poi aveva sorriso.

-Io ti voglio bene, quindi non preoccuparti: saremo sempre insieme!- esclamò convinto. Quella bimba era per lui fonte di una gioia immensa, non poteva anche solo immaginare che due scuole diverse potessero dividerli. Ichigo si sedette sul gradino del portone davanti al quale si trovavano, poi mise il mento tra le due manine.

-Ki-chan, perché secondo te umani e stars stanno litigando?- domandò ingenua. Kisshu si sedette accanto a lei.

-Non lo so…-

-Forse perché siamo diversi? Ma poi, cosa c’è di diverso?- chiese pensierosa.

-Le orecchie.- fece Kisshu prendendo le punte delle sue orecchie e iniziando a tirarle in maniera vistosa. Ichigo rise.

-Dai, che centra! Però ci si vuole tutti bene, come me e te. Giochiamo sempre un sacco.- disse prendendogli la mano.

-Vedrai Ichigo,  proprio perché siamo tutti uguali niente andrà storto.-

E il piccolo Kisshu non sapeva quanti ostacoli avrebbe avuto sul suo cammino nemmeno un mese dopo, quando il primo attentato da parte degli stars colpì la sede di governo umana. E la sua vita, compresa quella di Ichigo, sarebbe cambiata per sempre.    

 

Ringrazio…

 

-raggiodisole90: carissima, grazie davvero per i tuoi complimenti! Purtroppo non posso anticipare l’andamento della storia, ma spero davvero che continuerai a seguirmi in modo tale da scoprirlo! Comunque è già tutto pronto nella mia testolina… so già quale sarà il boy scelto da Ichigo! Penso che in questo capitolo tu abbia compreso da dove provenisse la trasformazione di Ryou: ho deciso di riprendere, più o meno, la stessa motivazione per cui nell’anime/manga si trasforma in gatto… per far rimanere il personaggio più ic possibile! Che dire, grazie davvero per il commento, alla prossima!

 

-A l i c e: sono sempre contentissima di guadagnare una nuova lettrice, anche se siamo già al trentesimo capitolo ^_^ e noto che anche tu tifi per la KisshuxIchigo (siete per la maggiore XD) comunque come dico sempre a tutte le sorprese non mancheranno e sia le fan della RyouxIchigo sia quelle della KisshuxIchigo potranno essere contente! Grazie davvero per i complimenti che mi hai fatto: mi hai resa davvero felice, soprattutto dopo tutto il lavoro che questa fic richiede! Spero di rileggerti presto!

 

-Serenity Moon: Ma cara, quanto ti adoro! Grazie davvero per i complimenti: sono felice che si sia sentita la sintonia che volevo far trasparire tra Ryou e Mew Ichigo che ha dato vita, poi, alla loro storia. Sì, la cecità è un argomento che riprendo spesso (tanto che gli dedicherò anche una fic, ma non posso parlare troppo XD) perché ho avuto esperienza in questo ambito e ne ho compreso il valore e trovo sia un argomento molto affascinante. Alla prossima, ti voglio bene!

 

-Pipigi: prima di tutto grazie davvero, mi fai sempre un sacco di complimenti! Come avrai letto Zakuro e Zakary li ho un po’ lasciati perdere in questo capitolo perché dovevo dedicare un intero capitolo alle sensazioni delle due nuove coppie che si sono formate, ma i tuoi dubbi avranno risposta molto presto!

 

-Sweet96: bene, il capitolo 30 è al primo posto, ma chissà che non sia superato da altri! Minto era stata messa K.O dal chimero: nello stesso attacco che ha visto coinvolta Zakuro. Ma per motivi di trama ho approfondito  la Mew Lupo e non lei… comunque la riprenderò dai prossimi capitoli!  

 

-Mewneko: mi dispiace averti rattristato con il capitolo ç_ç non era mia intenzione! Comunque come dico spesso questa storia è sia una KisshuxIchigo sia una RyouxIchigo, quindi coloro che amano queste coppie rimarranno soddisfatte ^_^ solo un po’ di pazienza! E’ una fic lunga e purtroppo richiede i suoi tempi! Alla prossima!

 

-Danya: Hai indovinato, sia Zak che Masaya avranno ruoli importanti, ognuno a suo modo. Ovviamente non posso anticipare, ma in questa storia tutti i destini in qualche modo si incrociano. Dato che tu come autrice per me sei un grande esempio per la PayxRetasu ti voglio ringraziare perché mi hai ispirato molto con le tue fic per scrivere il capitolo 30, quindi grazie! Alla prossima!

 

Ora vi lascio: domani mattina si parte presto presto per andare a festeggiare Ferragosto quindi a nanna presto presto! Spero passerete un bellissimo 15 agosto, pieno di acqua, giochi e divertimenti. A me tocca la montagna invece del mare, ma mi accontento… in Piemonte ci son le Alpi! A presto!

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Capitolo 33
*** 32-Fratelli in fumo ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tuti ^_^ so di aver promesso che avrei aggiornato ogni dieci gioni, ma confesso che era impossibile aggiornare in maniera giusta nel mese di agosto: ovviamente tanti lettori sono in vacanza, infatti questo lo si nota dal numero visibilmente ridotto delle recensioni,  e io stessa stento a stare in casa a scrivere con questo caldo ç_ç per questo il capitolo arriva con qualche giorno di ritardo, ma dalla prossima volta in poi prometto che l’aggiornamento arriverà dopo esattamente dieci giorni da questa pubblicazione. Quello che state per leggere è un capitolo che approfondisce più che altro quelle che sono le sensazioni e le emozioni provate dai personaggi. Spero vi piacerà!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

32-Fratelli in fumo

 

“La bella Boston si affacciava spavalda davanti ai suoi occhi. Un sorriso leggero increspò le labbra di una ragazzina. Zakuro non sorrideva spesso, nonostante l’ilarità dell’infanzia le colorasse ancora il viso e le guance bianche. Tuttavia quando aveva la possibilità di guardare la sua città in piena tranquillità, allora, una strana commozione la prendeva, donandole belle sensazioni che la spingevano poi a sorridere. Stava davanti alla finestra, le tendine di un leggero lilla spostate di lato, la manina di undicenne sul vetro freddo. A prile era appena iniziato e il gelo invernale lasciava spazio, pian piano, al verde degli alberi in fiore o alla limpidezza del cielo primaverile. Zakuro vide di sotto suo fratello che rientrava correndo. L’autista l’aveva lasciato scendere  e lui si era precipitato in casa come se avesse qualcosa di importantissimo da dire. Per questo la ragazzina corse verso la porta che si aprì pochi attimi dopo.

-Zakuro!- esclamò Zakary. Occhi azzurro spento si specchiarono su iridi identiche, così simili da parere frutto di un clone. La medesima smorfia sulle labbra, i capelli corvini, il viso ben cesellato. Così simili dentro e fuori da volersi bene molto più che tra una semplice coppia di fratelli.

-Che succede?- chiese Zakuro notando l’aria un po’ smarrita sul viso del fratello.

-Sono appena stato da Papà…- rispose l’altro. Si sedette sul letto di Zakuro, una coperta viola con stampati dei coniglietti bianchi rendeva la camera molto più infantile di quanto lei l’avesse desiderata. La ragazzina non fece un passo né disse nulla: tenne le braccia incrociate attendendo la notizia che sapeva che prima o poi sarebbe arrivata. –Mi ha detto che dobbiamo tornare in Giappone: gli stars hanno attaccato la Casa Bianca ed ora vogliono spostarsi sempre più a sud… sino a giungere a noi.- disse Zakary dispiaciuto, abbassando lo sguardo. Zakuro sentì il cuore spezzarsi nel petto: amava tanto la sua città e doverla abbandonare era per lei fonte di una sofferenza tale che non riuscì a trattenere le lacrime. Sua madre, giapponese sino all’osso, era morta in quella terra lontana pochi mesi dopo che l’aveva data alla luce. Zakuro  ci era stata per brevi e rare visite ed il pensiero di doversi trasferire la rendeva triste  in una maniera che non riusciva a descrivere.

-Non voglio andarmene…- singhiozzò piano stringendo i pugni. Zakary, da bravo fratello, le si avvicinò stringendola forte forte.

-Ci sono io con te…- disse  baciandola sulla nuca. Anche Zak avrebbe voluto piangere. In fondo aveva solo undici anni e di cose aveva già dovuto trattenerle dentro il cuore da quando era cominciata quella guerra. Ma Zakuro era la persona più importante della sua vita e se anche lui avesse ceduto, allora, chi avrebbe protetto la sua fragile sorellina? Per questo la strinse più forte, sussurrandole piano piano quella piccola promessa che mai e poi mai avrebbe voluto sciogliere… -Io ci sarò sempre, per te.-”

 

° ° ° ° °

 

Una camera buia. Zakuro era inginocchiata ai piedi del letto, le lenzuola candide le sfioravano le gambe coperte solo sino a metà coscia da una gonna bianca. I gomiti poggiati sul materasso, gli occhi serrati e piccole parole sussurrate. Pregava. Lo faceva da quando era molto piccola e suo padre le aveva rivelato chi fosse  Dio. Quel racconto l’aveva talmente impressionata che da allora la giovane svelava i suoi pensieri più intimi a quell’essere infinito, così grande da aver creato tutto. Portava al collo un crocifisso, grande e maestoso, brillava ad ogni contatto con la luce. L’aveva indossato spesso, anche nelle sue comparse televisive, tanto da scatenare una moda che era durata per lungo tempo. Zakuro aveva chiesto tante volte a Dio perché avesse inventato quella stupida guerra. Perché aveva messo al mondo un essere spietato come Deep Blue e quale fosse il significato di tutte quelle vittime. L’aveva domandato talmente tante volte che aveva perso il conto. Era un quisito che l’accompagnava da quando era poco più di una bambina. Da qualche anno, poi, si era aggiunta la domanda che, invece, faceva a Dio tutte le sere: perché le aveva portato via il suo Zak? Michi, come lo chiamava lei, la persona più importante della sua vita. Poggiò il mento sulle mani unite a preghiera, sussurrando l’ultima supplica a Dio.

Keiichirou era entrato in camera di Zakuro senza bussare. Nascosta dalla penombra della camera non la notò subito, ma appena la vide pregare il cuore gli si strinse nel petto e le lacrime gli pizzicarono gli occhi. Keiichirou era un ragazzo sensibile: aveva la lacrima piuttosto facile e dovette fare uno sforzo enorme per non scoppiare in singhiozzi di contentezza, questa volta. Le si inginocchiò accanto. Zakuro finalmente se ne accorse e parve infastidita da quel gesto. Ma lui fece finta di niente e le accarezzò una ciocca di capelli corvini.

-L’ho trovato…- una frase importante. Così importante che il cuore di Zakuro subito accelerò i battiti e, se non fosse stata trattenuta dall’ansia, sicuramente sarebbe scoppiata in lacrime. Si alzò in fretta in piedi.

-Dov’è?- chiese, in un misto di ansia e felicità. Keiichirou la imitò poi le prese la mano. La guidò fuori dalla stanza quasi correndo, nella grande residenza Shirogane. Era mattina e l’odore di pioggia inondava ancora la villa. Molti membri della casa ancora dormivano ma Keiichirou non aveva potuto trattenersi da far vedere a Zakuro quella meravigliosa sorpresa. Prima di giungere al piccolo salottino dove, mesi prima, si era scambiato il primo bacio con lei, decise di prepararla al lato brutto di quella storia.

-E’ meglio che tu sappia una cosa… lui non è come l’avevi lasciato.- sussurrò quando giunse davanti alla porta.

-Che intendi?- chiese lei fremente.

-Ha perso… la memoria.- affermò dispiaciuto. Zakuro spalancò la porta e quando lo vide, Zakary, illuminato dalla luce mattutina, più alto d’allora ma con i suoi splendidi occhi azzurro spento e i capelli corvini, la giovane attrice non potè trattenere un’esplosione di gioia che le rimbalzò dal cuore alla gola. Gli saltò al collo. E volle sentire il suo profumo, quella fragranza che ancora ricordava dopo tanti anni e che anche allora la sua pelle riusciva ad emanare. Chiuse gli occhi crogiolandosi tra le braccia di suo fratello che d’istinto l’aveva stretta a . Zakary, non appena l’aveva vista entrare, aveva cancellato ogni dubbio riguardo alla loro parentela: pareva essersi specchiato: gli stessi occhi, lo stesso profilo leggero e, addirittura, la stessa tonalità di capelli. Abbassò lo sguardo fissando la nuca scura e sentendo la sorella singhiozzare tra le sue braccia.

-Michi-chanMichi-chan!- sussurrava, felice. Zakary e ebbe un flash che gli fece male alla testa. Strinse gli occhi e si disse che forse si era già sentito chiamare in quel modo. Da quella voce così dolce, quegli occhi che gli volevano un bene inimmaginabile. Piangeva a dirotto ma si sentiva che era un pianto di felicità. E quando il giovane alzò gli occhi su Keiichirou e lo vide piangere a propria volta, si disse che quelle due persone dovevano volergli un gran bene. E si chiese se anche lui sarebbe stato in grado di ricambiare tutto quell’affetto.  Sicuro era, soprattutto dopo che Zakuro si era messa in punta di piedi e gli aveva scoccato un bacio sulla guancia, che non sarebbe stato così difficile.

-Zakuro… giusto?- domandò il ragazzo quando finalmente la giovane si fu calmata. Per Zakuro parve così strano sentire un tono simile da parte di suo fratello: poco confidenziale, distaccato. Lui che le aveva sussurrato di volerle bene tante di quelle notti che aveva perso il conto. Si asciugò una lacrima, dicendosi che non poteva volere tutto dalla vita. Sarebbe riuscita a fargli tornare la memoria. Si voltò verso Keiichirou.

-Com’è accaduto?- domandò indicando il fratello. L’amico fece spallucce.

-Mi hanno trovato a seguito di una battaglia… ero malconcio e non ricordavo più niente.- sussurrò il giovane. Zakuro tornò a guardarlo, poi udì un’altra voce.

-Per tutto questo tempo è rimasto con me e la mia famiglia, facciamo parte di un gruppo di pacifisti: misti, umani e stars.- proferì un giovane di media altezza dai capelli corvini e gli occhi color miele. Zakuro lo guardò bene in viso, stupendosi per la purezza dei lineamenti e per la tranquillità della voce.

-Volevamo parlare con voi Mew Mew durante la battaglia di ieri…- esordì ancora Zakary richiamando lo sguardo della sorella.

-E quando nei monitor che mostravano la battaglia ho visto tuo fratello… sono corso da lui per parlargli.- disse Keiichirou terminando il racconto. Zakuro non poteva credere a ciò che aveva sentito. Allora era proprio vero, suo fratello si era dimenticato di lei. Serrò gli occhi chiedendosi come avrebbe fatto.

-Ora però starai con me, vero?- domandò la giovane facendo un passo in direzione di Zak. Quello la guardò intensamente, stupendosi sempre di più per la somiglianza. Fece una smorfia, la sua classica smorfia, gettando lo sguardo altrove perché quegli occhi, così limpidi, facevano tremendamente male.

-Non posso…- disse sottovoce. Zakuro sentì qualcosa spezzarsi dentro, qualcosa di grande e di forte.

-Ma… non posso perderti ancora.- disse mentre le lacrime ricominciavano a scorrerle sul viso. Zakary ebbe il coraggio di guardarla.

-Non è per te… ma in questi anni di smarrimento sono stato insieme ai pacifisti ed è diventata la mia ragione di vita…-

-Puoi farlo anche qui!- esclamò lei.

-Nel luogo dove si studiano i piani d’attacco per i combattimenti? No Zakuro, non posso… io voglio che tutto questo finisca senza inutili spargimenti di sangue e mi sentirei un mostro rimanendo qua.- esclamò allora. Masaya fece un passo avanti.

-Ma volendo puoi unirti a noi.- disse allora, stupendo lo stesso Zak. Quest’ultimo si voltò verso l’amico così come fece Keiichirou che ebbe un groppo in gola. Le lacrime della giovane le avevano bagnato il viso e alcune ciocche di capelli erano rimaste incollate donando maggiore naturalezza a quella sua folgorante bellezza. Guardò fisso davanti a sé ripensando a tutti quegli anni di solitudine senza il suo Zak. Poi d’improvviso le venne in mente tutto ciò che aveva fatto sino a quel momento. Come sempre l’aveva fatto per lui: si era unita alle Mew Mew per trovarlo, ma intanto aveva vissuto delle battaglie, aveva iniziato qualcosa che somigliava tanto ad una storia con Keiichirou. Non si voltò in sua direzione ma le vennero ben bene in mente i suoi occhi e il ricordo più recente che aveva di lui. Aveva mantenuto la sua promessa: le aveva trovato Zak ed ora lui stava di fronte a lei, gli stessi occhi e lo stesso profumo intenso. Strinse un pugno. Avrebbe voluto morire in quel momento anche se la consapevolezza che il suo Michi-chan era vivo la rendeva immensamente felice. Strinse le labbra, poi finalmente aprì gli occhi.

-Devo rifletterci…- sussurrò. No, altro non poteva fare. Voleva bene ad entrambi ma forse la causa della pace l’aveva catturata mordendola sin nel midollo. Per questo Zak le si avvicinò, sfiorandole una guancia.

-Sento che mi vuoi bene, lo sento tanto.- sussurrò. –Tu pensaci, io ti aspetterò a braccia aperte.- poi si allontanò, avvicinandosi all’amico. –Torneremo per domandarvi ancora di  smettere con questa guerra: non abbiamo intenzione di imbracciare le armi e desideriamo che lo stesso facciate voi.-

-Allora ci rivedremo?- chiese lei speranzosa.

-Sì, non posso dirti dove si trova la mia base operativa ma tornerò… davvero. Tu pensaci.- le disse allora, facendo poi un cenno di saluto. Si soffermò poi a guardarla un attimo in più, registrando meglio quel viso nella memoria. Zakuro fece un passo in avanti, veloce e scattante come solo un lupo grigio potrebbe essere. Gli prese un polso, lo strinse a sé e gli scoccò un altro bacio sulla guancia.

-Cerca di ricordare quanto mi volevi bene… ti prego.- sussurrò. E questo fu motivo di un’altra fitta piuttosto forte al cranio del giovane che, addirittura, dovette portarsi entrambe le mani alle tempie. Strinse a sua volta la sorella, poi guardò Keiichirou dall’altro capo della stanza. Quello gli fece un cenno di saluto ma Zakary notò che ora aveva gli occhi immensamente tristi. Si voltò, abbandonando la stanza. Zakuro lo seguì sino all’uscita, salutandolo ancora e pregandolo, seppur senza supplicare, di tornare da lei. Corse poi verso il salottino dove, fortunatamente, trovò ancora Keiichirou fermo esattamente dove l’aveva lasciato. Non si trattenne. Il senso di gratitudine fu talmente grande che lo strinse a sé, baciandolo come non aveva mai fatto, forse, con amore.

 

° ° ° ° °

 

Minto aveva sceso le scale con immensa cautela quando aveva visto Zakuro e Keiichirou correre verso il piano inferiore mano nella mano. Aveva avuto una strana sensazione e, contrariamente a come faceva di solito, si era lasciata guidare dalla curiosità e aveva seguito la coppia sin quando aveva avuto la possibilità di origliare ciò che mai avrebbe pensato di sentire. Non aveva capito molto di quella storia, ma Zakuro aveva un fratello che era scomparso anni prima ed ora l’aveva ritrovato anche se quello non si ricordava più di lei. C’era stata poi una quarta voce dietro a quella porta che Minto avrebbe volentieri buttato giù a suon di pugni. Ciò di cui era a conoscenza senza ombra di dubbio, ora, era che tra Zakuro e Keiichirou doveva esserci qualcosa. Incrociò le braccia al petto mentre Vedeva in lontananza la Signora Shirogane che le si avvicinava. Le guance un po’ rosse, gli occhi inquieti: non le era mai capitato di vederla così. Ancora un po’ sconvolta da ciò che aveva sentito poco prima, Minto ebbe la forza di fare qualche passo e incrociare lo sguardo della donna più bella che avesse mai visto, insieme a Zakuro ovviamente, che le porgeva il telefono.

-Tesoro, è per te.- aveva detto con le labbra un po’ tremanti. Minto aveva afferrato subito il telefono e non aveva nemmeno guardato il numero nel display del cordless.

-Sì?- chiese. Sentì una voce rotta dal pianto dall’altra parte del filo, dei singhiozzi. Nonostante ciò riconobbe subito a chi apparteneva. –Mamma, cosa succede?- aveva avuto una sensazione strana che le aveva preso il cuore. Come se d’improvviso tutto fosse crollato e una consapevolezza difficile le avesse fatto aprire gli occhi.

-Tuo fratello… Seiji è rimasto vittima di un attacco…- piangeva sua madre, come se le avessero spezzato il cuore.

-Come sta?- domandò subito lei, chiedendosi se da quel preciso istante tutta la sua vita si sarebbe trasformata in un incubo ancora più terrificante di quanto già non fosse.

-E’ grave, non sappiamo se si riprenderà.- disse allora la donna tirando su con il naso. –Siamo all’ospedale sotterraneo, ti prego vieni al più presto!- e riattaccò il telefono senza troppi complimenti. La madre di Minto era profondamente diversa dalla figlia: molto passionale, si lasciava guidare sempre dalle emozioni dimenticando che c’era un mondo che la guardava all’esterno. Proprio per questo pregiudizio Minto trattenne le lacrime, lasciando che il cuore le si lacerasse dentro e che la preoccupazione la divorasse tutta. Ma una dolcezza infinita scaturì, invece, dal gesto più naturale che Katy Shirogane potesse fare in quell’istante: la strinse forte a sé, sussurrando un “Andrà tutto bene” tra i capelli scuri della giovane.

-Vado a chiamare Kaze, ti accompagnerà in ospedale. E’ giusto che tu vada da lui…- disse poi la donna dandole una carezza e guardandola amorevolmente. Era bellissima in quei suoi panni da mamma che le calzavano a pennello. I capelli biondi sciolti lungo la schiena, la luce del primo mattino che accendeva gli occhi azzurro cielo. La vide salire su per le scale un po’ affannata, poi Minto si abbandonò sulla parete, osservando di fronte a sé. Appeso, infatti, vi era uno specchio che rifletteva spavaldo la sua immagine. Minto si passò una mano sul viso, scoprendosi sudata ed impaurita. Dov’era finita la ballerina impavida e guerriera dal temperamento battagliero? In quell’istante Minto si sentì piuttosto un cucciolo che aveva bisogno di un affetto incondizionato che sapeva, purtroppo, non sarebbe arrivato tanto presto.

 

° ° ° ° °

 

“Quella notte pioveva a dirotto.

Il cielo aveva lasciato spazio a fitte nuvole che si erano addensate su Tokyo regalando alla città sprazzi di frescura in quella notte estiva. Un ragazzino di poco più di quindici anni camminava per il viale di una casa come tante, proprietà di una famiglia come tante. Aveva lunghi capelli corvini e gli occhi azzurri, di un azzurro simile al cristallo quando si spezza in mille scaglie affilate. Blue era sempre stato un ragazzino diverso dagli altri. Schivo ed introverso, nella sua breve vita aveva imparato tante cose che, sapeva, presto o tardi gli sarebbero tornate utili. E se quella notte faceva qualcosa di terribile agli occhi degli altri, per se stesso non era altro che l’ennesimo tassello di un enorme puzzle che prima o poi avrebbe visto tutti i suoi pezzi al loro posto. Stretto al petto un corpicino di neonato avvolto in coperte che sapevano di fiori.

Le margherite.

Sua madre amava le margherite, le spargeva per tutta casa e la loro fragranza inondava Blue e tutti gli oggetti. I ricordi più belli del giovane erano legati a sua madre ed a quel fiore così piccolo e delicato, ma che sapeva infondere una dolcezza infinita. Calciò un sasso bagnato, mentre l’ennesimo gocciolone di pioggia gli piombava sulla testa. Il neonato tra le sue braccia si mosse, tornando poi a dormire come se nulla fosse. Blue non lo guardava mai in faccia quando era sveglio: gli occhi dorati di quel bambino erano inquietanti, così strani e diversi dagli altri che quasi gli veniva voglia di chiuderglie li per sempre.

Quando però prese a bussare alla porta in legno di quella casa di stars come lui si disse che per lungo tempo quegli occhi non avrebbero rappresentato un problema, almeno per lui. Dovette bussare più volte prima che uno stars grande e grosso spalancasse la porta davanti a lui. Gli occhi assonnati, il viso bagnato dal sonno.

-Chi diavolo sei?- domandò infastidito dall’orario. Si era spaventato a morte sentendo bussare alla propria porta di casa all’una di notte. Blue gli porse il fagottino facendo una faccia estremamente innocente.

-Questo è tuo.- disse mentre il piccolino iniziava ad agitarsi. Con un pugnetto spinse via parte della copertina che lo avvolgeva mostrando così il visino paffuto e gli occhi dorati.

-Mio? Stai scherzando?- domandò convinto che l’avessero scelto come vittima per uno scherzo di poco gusto.

-Kioco Ikisatashi?- chiese. Lo stars, sempre più infastidito, annuì. Gli occhi di quel ragazzino l’avevano come ipnotizzato, pareva gli stessero facendo un incantesimo. Per questo una forza a lui sconosciuta lo convinse ad allungare le braccia verso quel piccolo fagotto, stringendolo poi al petto.

-Lui…- sussurrò.

-E’ il figlio di Rose, la ballerina con cui ti sei divertito al locale dove sei stato su per giù un anno fa…- disse Blue fissandolo ancora negli occhi ed inventando quella bugia. Ma Kioco ci credeva e quella storia si era infilata nel suo cervello e nel suo cuore, convincendolo che quello era davvero suo figlio. Per questo strinse il bambino al petto.

-Come si chiama?- domandò, incerto.

-Kisshu.- disse solo Blue. –Abbi cura di lui.- e si voltò, avvolto dal buio del temporale e dalla pioggia che l’avrebbe nascosto per sempre agli occhi di quel padre di famiglia.”

 

° ° ° ° °  

 

Nella Tokyo degli stars aveva ricominciato a piovere. A seguito di una perdita di territorio da parte degli umani l’intera base degli stars aveva deciso di festeggiare perché, ora, possedevano tre quarti della città. Sdragliato su una panca dell’enorme salone Kisshu fissava il soffitto. Era immerso in pensieri che nemmeno lui era in grado di definire con certezza. Sapeva solo di aver passato le ultime quattro notti con Miriam e non aveva spiccicato parola. Non che lei gli desse spunto per parlare: lui compariva nella sua camera e lei gli buttava le braccia al collo manco Kisshu fosse una riserva inesauribile di ossigeno. Lo baciava e lo accarezzava con amore e nonostante tutte quelle attenzioni Kisshu si sentiva vuoto. Si passò la lingua sulle labbra un po’ secche mentre sentiva l’ennesimo soldato urlare che erano arrivati altri rifornimenti di birra. Deep Blue aveva deciso di fare le cose in grande questa volta.

-Vuoi?- un ragazzo si era seduto a gambe incrociate davanti a lui, un gomito poggiato sulla panca. Kisshu sollevò la testa, notando che quel soldato, dai buffi capelli rossi e le lentiggini evidenti, gli porgeva una sigaretta apparentemente di fortuna. La fissò incerto.

-Cos’è?- chiese senza credere davvero ai propri occhi.

-E’ roba buona, te l’assicuro!- fece l’altro rivelando una voce un po’ roca. Kisshu prese la “sigaretta” rigirandosela tra le dita, poi fece un ghigno.

-E tu spacci marijuana in una base militare?- chiese senza fare attenzione al tono di voce. Quell’altro, che se Kisshu non ricordava male doveva chiamarsi Dril, fece un segno di non curanza.

-Come a te fossero mai importate queste cose. Qui alla base sei un mito, soprattutto per i più piccoli.- ghignò l’altro, prendendo la sigaretta dalle mani di Kisshu ed accendendosela come se nulla fosse.

-Che diavolo dicono su di me?- chiese allora un po’ orgoglioso di sé.

-Che sei un ribelle, che te la fai con le umane e che saresti in grado di metterti contro Deep Blue.- disse allora offrendo una nota a Kisshu che aspirò forte il fumo, finchè sentì bruciare addirittura lo stomaco. Gli piaceva, non stava meglio ma lo distraeva.

-Forse potrei farlo…- disse allora.

-Cosa?- chiese l’altro che aveva perso il filo del discorso.

-Mettermi contro Deep Blue, potrei farlo.- Dril rise. Le lentiggini divennero ancor più evidenti sotto la luce pesante del neon che era stato appena acceso.

-Non ci provare, se vuoi morire basta che ti butti in battaglia!- esclamò aspirando una nota.

-Tanto prima o poi moriremo tutti.- fece Kisshu guardando il soffitto.

-Sì, ma non è meglio farlo da eroi?- chiese Dril. Kisshu sorrise.

-Il modo migliore per morire è farlo per la persona che ami.- fece portandosi entrambe le mani dietro la nuca.

Aveva comprato un po’ di quel fumo da Dril poi Kisshu era uscito sul grande terrazzo della base. Fumava appoggiato alla ringhiera, le pupille più dilatate e la faccia rilassata. Pay aveva visto tutto il discorso che l’aveva legato a Dril per qualche minuto, così aveva deciso di seguirlo poi sul terrazzo. Quello stars dai capelli rossicci non era visto di buon occhio da nessuno dei generali della base, per questo Pay, vestendo i panni del fratello maggiore, aveva deciso di chiarire se tra quei due fosse nata un’amicizia. Ma comprese subito cosa si erano detti quando guardò in faccia il fratellastro che pareva in un’altra dimensione.

-Che diavolo fai?- chiese prendendogli la sigaretta di mano. Kisshu rise, poi la riprese.

-Ridammela, è mia!- esclamò portandosela alle labbra, manco fosse un bambino capriccioso.

-Credi di risolvere i tuoi problemi in questo modo?- chiese il maggiore. Kisshu fece spallucce.

-Mi tiene le labbra occupate. Non sostituisce i baci che lei non mi darà più, ma almeno passo il tempo.- disse guardando in alto.

-Ancora quella Ichigo?- domandò Pay esasperato. Il fratellastro parve non ascoltarlo, ma si lasciò cadere per terra sollevando un po’ di polvere. Il leggero venticello settembrino scosse la frangia scura di Pay che, dopo aver preso un lungo sorso d’aria, decise di sedersi accanto a Kisshu. Più compostamente di lui, ovvio.

-Credo di doverti delle scuse. E penso sia meglio dirtelo adesso dato che probabilmente domani mattina non ti ricorderai un bel niente di questa discussione.- sussurrò lo stars fissando il vuoto di fronte a sé. Ciò che era avvenuto nell’ultima battaglia contro le Mew Mew gli aveva dato modo di riflettere. Quella giovane umana aveva avuto la possibilità di ucciderlo ma non l’aveva fatto. Se ne era domandato tante volte la causa e l’unica risposta che aveva trovato era che il motivo doveva essere lo stesso che l’aveva spinto, tante volte, a risparmiare la stessa sirena dagli occhi di smeraldo. Per questo ora riusciva a capire il groviglio di emozioni che prendevano Kisshu ogni volta che vedeva o sognava quella umana. Quella Ichigo, da lui tanto decantata, desiderata, bramata. Pay non era innamorato di Retasu, almeno questo si diceva, ma aveva compreso che non avrebbe mai avuto il coraggio di sollevare un pugnale e scagliarlo sulla sua pelle così bianca. Per questo, stranamente, si era sentito più vicino al fratellastro, almeno  per quanto fosse possibile, ed aveva trovato il coraggio per dire quelle poche parole. Kisshu in quell’istante era scoppiato a ridere, complice l’erba che continuava ad inalare con soddisfazione.

-Ora capisco…- lo stars non lo guardava in faccia, ma pareva avere di fronte a sé una proiezione muta di Pay. –Ti sei innamorato… ora sai quanto sia fottutamente difficile.-  e spense la sigaretta a terra, poi le diede una botta con la mano facendola precipitare di sotto: meglio far sparire le tracce.

-Non è questo.- rispose subito l’altro, la voce appena un sussurro. Non credeva pienamente alle proprie parole.

-Invece sì. Ho notato che hai l’atteggiamento della persona infelice… e dato che ai tuoi genitori non è successo niente tutto questo può essere causato solo da una bella fanciulla…- Pay rimaneva zitto. Non era solito raccontare ciò che provava, ma improvvisamente ne sentiva il bisogno impellente. E poi, pensandoci bene, Kisshu era l’unico che potesse ascoltarlo. Taruto era troppo giovane e amici veri e propri non ne aveva. Fissò i suoi occhi vaqui poi si disse che se aveva compreso il problema solo guardandolo in faccia, allora Kisshu doveva essere proprio un esperto in materia di sofferenza.

-Non è solo la sua bellezza…- disse allora, un po’ trattenuto. Kisshu si voltò verso di lui incredulo di fronte alla confessione del fratellastro. Era convinto che si sarebbe chiuso in uno di quei suoi soliti ed insopportabili silenzi, invece pareva volersi aprire con lui. –E’ intelligente e nonostante tutto non ha paura della guerra… perché dice che conta negli umani e negli stars.- confessò ancora, stringendo un pugno.

-E’ un’umana?- domandò sottovoce il fratellastro. Pay annuì. Un silenzio troppo pesante cadde tra i due. Kisshu sentiva dentro di sé le urla continue di Pay che, in tutti quegli anni, gli aveva sbattuto in faccia la verità più cruda di tutte: lui ed Ichigo non potevano stare insieme, perché lei era un’umana. Ebbe l’impulso di tirargli un pugno per quell’appoggio che avrebbe tanto voluto in quegli anni ma che Pay non gli aveva mai concesso. Ma sapeva quanto maledettamente male faceva il cuore in una situazione del genere e decise di risparmiarsi altre lacrime, altre strilla, altro dolore. Si sentì più vicino al fratellastro, nonostante il fumo che li avvolgeva e la semplice luce delle stelle soffuse di settembre sopra di loro. –Starai dannatamente male, lo sai vero?- si concesse solo questa piccola vendetta, prima di continuare.

-Spero nella fine della guerra.- disse Pay sempre più emozionato. Raramente il suo cuore si apriva così. E dovevano essere state le straordinarie emozioni provate pochi giorni prima a cambiarlo tanto nel profondo.    

-In tutti questi anni ho imparato che aspettare  è inutile… bisogna agire.- riflettè l’altro.

-E che cosa dovremmo fare?-

-Pay, sinceramente, tu a questa guerra ci credi?- no, questa volta la domanda di Kisshu non avrebbe ricevuto risposta. Composto come a suo solito Pay si alzò in piedi, scosse la polvere da dosso e camminò senza indugio alcuno verso l’entrata. Kisshu lo fissò. –Stai diventando come me, fratellino.- sogghignò lo stars, più triste ma più speranzoso di prima.

In fondo, anche se non troppo, erano pur sempre “fratelli”.

 

° ° ° ° °

 

-Quando potrà far ritorno Minto-chan?- domandò Ichigo seduta sul divano di casa Shirogane. Accanto a lei Ryou, il volto nascosto da una vena di preoccupazione. Anche se era innamorato di Ichigo, aveva paura per l’incolumità di tutte le ragazze del progetto mew. La giovane gli strinse di nascosto una mano sotto il cuscino del divano, sentendone la pelle mascolina e la dimensione nettamente più grande della propria. E sorrise impercettibilmente.

-Penso domani mattina. Ha deciso di assistere il fratello ancora un po’.- disse Kaze poggiando la propria tazzina sul tavolino al centro del salotto. Tutti avevano un espressione malinconica: era giunta infatti notizia che Seiji, il fratello di Minto, era rimasto vittima di uno scontro ed aveva perso, a causa dei traumi riportati, l’uso delle gambe. Minto era rimasta evidentemente scossa da tutto ciò ed aveva deciso di rimanere accanto alla famiglia con la promessa che sarebbe tornata il prima possibile.

-E’ davvero una brutta faccenda.- sussurrò Retasu visibilmente dispiaciuta. La sensibilità di quella ragazza superava sempre il limite.

-Sarà difficile tirarle su il morale dopo tutto questo.- intervenne Ryou.

-Si sentirà distrutta.- il fatto che Zakuro avesse parlato fu per tutti fonte di sorpresa. Ma aveva detto qualcosa di estremamente vero e il resto della famiglia non potè far altro che annuire.

-Noi tutte le staremo vicine, si fa questo  tra amiche… e in una squadra!- Ichigo si alzò in piedi, subito imitata da Retasu. Insieme sparecchiarono il tavolino.

-Sì, Ichigo-chan ha ragione: io ho perso la mia mamma a causa della guerra e so come può sentirsi.- intervenne Purin quando Retasu le fece cenno che stava per salire di sopra. Era sera tardi e le ragazze quel giorno avevano ricominciato gli allenamenti dopo il durissimo scontro contro il chimero della vista. Ichigo imitò le amiche, così come fecero Kaze e Keiichirou. La rossina lanciò uno sguardo a Ryou che, tacitamente, le prometteva che sarebbe passato in camera sua a darle la buona notte. Stranamente Katy era rimasta seduta di fronte a lui, il volto perfetto che lo fissava. Si alzò in piedi per andare a sedersi accanto al figlio. Gli passò una mano tra i capelli d’oro, così identici ai propri, poi lo guardò negli occhi, anch’essi identici. Era bello suo figlio, più bello di quanto una madre potesse desiderare.

-Da quando eri bambino avevo avuto una paura che mi aveva lacerata dentro, tanto da non permettermi di essere serena.- esordì così la donna, guardandolo sempre negli occhi. Ryou non comprendeva davvero dove volesse arrivare, per questo decise di rimanere zitto. –La paura era che tu prendessi il carattere di tuo padre. Appena nato parenti ed amici non facevano altro che dire “Guarda Katy, Ryou ti somiglia in una maniera incredibile” ma si riferivano all’aspetto fisico. Sai Tesoro, tuo padre era, ed è tutt’ora, una persona che difficilmente sa rapportarsi agli altri. Non parla molto, ciò che dice spesso e volentieri non viene compreso dagli altri e, soprattutto, non è socevole. Io l’ho capito appena l’ho incontrato. L’ambiente liceale era pieno di persone interessanti ma tuo padre le batteva tutte.- i suoi occhi si illuminarono, riempiti dai ricordi. –Ma avevo notato che era immancabilmente solo. Ci misi tanto tempo a farmi spazio nella sua vita e lui non me lo confessò mai, ma era stato quel suo essere così schivo e la propensione per le scienze a renderlo così solo. Per questo il panico in me crebbe ancora di più quando seppi che non solo eri intelligente come tuo padre, ma avevi un quoziente intellettivo molto superiore alla media. Ed effettivamente, come dice tuo padre, è il prezzo che il genio deve pagare.- abbassò lo sguardo azzurro, spostandolo sulla mano del figlio che afferrò con la sua grazia così naturale. –Eri solo, Ryou ed eri triste da quando era iniziata la guerra. Ti vedevo arrivare a casa da scuola, fin quando potevi andarci, e confessare tristemente che il genitore di qualche tuo compagno di classe era stato ucciso o chissà cosa. Così alla solitudine si era aggiunta la tristezza che, in fondo, ha rivestito tutti noi. Ma quando ho visto Ichigo ti confesso che ho smesso di avere paura. Perché notavo come la guardavi e avevo compreso subito che lei poteva essere quella persona speciale che avrebbe compreso la luce che risiede in te e che sarebbe passata sopra alla tua difficoltà di socializzazione o il tuo essere così schivo e introverso. Noto ora come ti guarda, quanto affetto c’è tra voi… e sono felice, davvero.- Ryou portò la sua mano alle labbra, baciandola dolcemente.

-Grazie, mamma.- disse allora il giovane sorridendole appena. Ryou sorrideva raramente, era un gesto bello quanto inconsueto, un vero e proprio spettacolo. Katy sentiva per la prima volta che dopo tutti quegli anni di guerra il figlio si era concesso un minuto di felicità e sentiva che Sakura, la sua vecchia e grande amica, avrebbe sorriso da lassù.

 

Ringrazio…  

 

-Sweet96: ma ti ringrazio tanto *_* i tuoi complimenti sono davvero meravigliosi! Sono contentissima che aspetti i miei aggiornamenti… è importante mantenere l’interesse dei lettori ^_^ i personaggi sono stati ic? Meno male, è la cosa più importante, secondo me, in capitoli come il 31 dove i sentimenti dei personaggi sono messi a nudo. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, alla prossima!

 

-Serenity Moon: Tesorina mia, i tuoi commenti mi fanno sempre saltellare di gioia! Penso tu sia una delle poche lettrici che amano Miriam. Comunque noto che hai compreso perfettamente, e so anche il perché tranquilla, quello che lei prova. Non è mossa dalla cattiveria, ma dall’amore… e chi può biasimarla? E’ vero, in amore è difficile avere totalmente ciò che si desidera, poi per autrici masochiste come noi… addirittura impossibile! Un abbraccio e a presto!

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Capitolo 34
*** 33-Allo scoperto ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ eh sì, questa volta sono riuscita ad arrivare in orario con l’aggiornamento! Nemmeno io ci credo, soprattutto dopo tutto lo studio che ho dovuto fare per poter fare il test d’ingresso a psicologia. Ancora non so niente, ma spero davvero sia andata bene ^_^ ma non stiamo a parlare di me: questo capitolo è un po’ comico, un po’ no… spero che vi piacerà!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

33-Allo scoperto

 

Una sala dalle pareti completamente bianche. Il mobilio grigio, eccezion fatta per una poltrona di pura pelle nera. Deep Blue teneva il mento poggiato sulle mani marmoree, lo sguardo azzurro rivolto ad un uomo dalle ampie spalle e il volto rispettoso. Non esisteva essere sulla faccia della Terra capace di reggere lo sguardo fisso e freddo del temibile, rispettato e riverito Deep Blue. Nessuno conosceva il suo vero nome: si era fatto spazio nella vita politica degli stars mascherandosi dietro nomignoli e poche tracce della sua vita personale. Ma il suo carisma e sì, anche i suoi poteri eccezionali l’avevano portato ad essere il capo supremo degli stars, futuro possessore della Terra. Ma c’era qualcosa che mancava al suo puzzle di perfezione che l’avrebbe portato, poco a poco, a vestire i panni di imperatore del pianeta: l’acqua Cristallo. Appena venuto a conoscenza della sua esistenza Deep Blue l’aveva cercata in lungo e in largo: aveva speso denaro, messo in allarme scienziati con false scuse ma nulla da fare. Finchè aveva compreso che solo scatenando il panico generale prima o poi questa gemma di inestimabile valore sarebbe saltata fuori permettendogli di divenire l’essere più forte mai esistito sulla faccia della Terra. Ecco come aveva ideato la guerra. Fissò nuovamente il generale Mitamura negli occhi, poi quello gli mise un fascicolo sulla scrivania.

-Questo è il rapporto che ha chiesto.- disse tranquillo. Straordinariamente Mitamura era l’unico stars che si era guadagnato un po’ di stima da parte di Deep Blue. Forte, convinto e rispettoso, Mitamura aveva raggiunto la vetta del controllo militare solo con le proprie forze. Alle volte sacrificando vite o l’integrità, ma ci era riuscito proprio come era intenzionato a fare il leader degli stars. Deep Blue sfogliò il fascicolo, leggendo con attenzione ogni rigo del rapporto. –E’ molto lungo.- puntualizzò il generale.

-Vedo…- sussurrò Deep Blue chiedendosi se sarebbe riuscito a raggiungere il propri oscopo in breve tempo.

-Posso sapere che cosa le serve di preciso?- chiese lo stars, lo sguardo basso. L’altro poggiò entrambe le mani aperte sul fascicolo, poi sospirò.

-Chi erano i militari coinvolti nell’esplosione che ha colpito la base?- domandò allora. Mitamura assunse un’aria pensierosa, aspettandosi una domanda molto più dettagliata alla quale rispondere.

-Intende quando sono venute qui le intruse del Mew Progect degli umani?- Deep Blue annuì frettolosamente. –Pay Ikisatashi, Signore.- fece allora contento di essere stato veloce ed esauriente, esattamente come piaceva al suo leader. Deep Blue si gettò in dietro sulla poltrona, entrambe le mani unite sul ventre. Socchiuse gli occhi.

-Fatelo chiamare immediatamente.- Mitamura si alzò subito in piedi e prima di lasciare lo studio più temuto dagli stars fece un saluto militare colmo di rispetto. Deep Blue non gli diede troppa attenzione tornando a sfogliare il fascicolo. Gli occhi azzurri assunsero un’aria pensierosa, mentre scopriva piano piano il contenuto di quella missione. Quell’evento era saltato alla sua attenzione nel momento in cui aveva saputo che una delle ragazze coinvolte nel Mew Progect era stata in grado di reagire alle gemme simili, ma non identiche, all’acqua Cristallo. Aveva emesso una luce talmente forte che le immagini riprese dalle telecamere erano risultate impossibili da guardare per ricavarne delle informazioni. Ora l’idea che era saltata alla mente dello stars era fondamentalmente quella di cercare l’acqua Cristallo per mezzo di quelle cinque guerriere. Ciò che doveva capire, però, era in quali circostanze esse reagivano alla gemma. Possibile che emettessero una luce tanto pura e forte solo avvicinandosi? Riflettè fra sé pensando al colloquio con quell’Ikisatashi. Sorrise. Ironia della sorte, era stato il fratellastro del ben più folle e scatenato Kisshu. Sentì bussare poco dopo, finchè nella stanza entrò uno stars alto e dai muscoli ben torniti. I lineamenti sottili e due straordinari occhi dai riflessi color ametista. Lo invitò a sedersi. –Devo farti delle domande.- disse lui. Notò con immensa sorpresa che non aveva paura: manteneva uno sguardo serio ed imperscrutabile. Deep Blue tentò di leggere nei suoi pensieri ma non vi trovò niente di eccezionale: solo la voglia di tornarsene nella sua stanza.

-Ditemi, Signore.- rispettoso. Il leader fissò il fascicolo.

-L’otto luglio c’è stato un attacco qui alla base da parte delle ragazze del Mew Progect, ideato dagli umani.- disse. –Voglio sapere nel dettaglio cosa è successo nel laboratorio centrale quando sei entrato con una di quelle guerriere.- con soddisfazione Deep Blue potè sentire i pensieri di Pay: pensava di essere stato scoperto, ma a fare cosa? Pensò di indagare, ma preferì prima sentire cosa lo stars gli avrebbe detto.

-Sono entrato nella sala e lei era esattamente al centro.- mostrò una voce fredda ma tuttavia estremamente mascolina. Pay tenne lo sguardo alto dimostrando, nonostante ciò, immenso rispetto. –Poi si è voltata verso di me, chiedendomi come mi chiamavo…- si vedeva che cercava di trattenere qualcosa, ma Deep Blue non riusciva a comprendere cosa fosse. Lo osservò per bene dicendosi che effettivamente stava raccontando tutto ciò che si era visto nelle immagini.

-Ti ha pregato di smettere di combattere.- disse poi il leader facendogli comprendere che aveva visto il filmato. –Si è visto tutto nelle registrazioni sino a quando lei si è illuminata… secondo te perché ha avuto una reazione simile? Cosa ha scatenato tutto questo?- domandò così, tentando di entrare nella sua testa. Ma quel giovane era estremamente difficile da comprendere o da leggere, ben diverso dalla limpidezza dei pensieri del fratellastro. Deep Blue in quella mente vedeva labirinti inconclusi, strade buie e vicoli impossibili da scalfire.

-Credo sia stato…- Pay cercò di rivivere quel momento, anche se era capace di suscitare in lui troppe emozioni. Guardò il tavolo, poi aggrottò le sopracciglia, gesto fatto per trattenere l’emozione. –Perché era emozionata…- Pay potè rivivere sulla sua pelle il sentore dello sguardo implorante e voglioso di pace di quella ragazza. Il verde limpido degli occhi, i lineamenti estremamente regolari del viso e la sensualità, seppur sottile, del suo tocco. Desiderò con tutto se stesso di averla lì con lui, anche se sapeva che era la cosa più sbagliata del mondo se si pensava che era di fronte al leader della sua razza, colui che aveva voluto la guerra. Non alzò lo sguardo fino a quando Deep Blue sorridendo gli chiese di congedarsi. Aveva avuto un’informazione estremamente importante, che l’avrebbe portato a risolvere molti dei propri problemi.

-Siamo alle ultime battute…- disse allora lo stars quando vide Pay Ikisatashi uscire dal proprio studio.

 

° ° ° ° °

 

Ichigo aveva deciso di pulire la cucina prima che venisse fatta la colazione quella mattina. Non aveva dormito bene quella notte così piuttosto che rimanere a vegetare nel letto aveva deciso di scendere un po’ prima per sbrigare le proprie faccende. Avrebbe voluto svegliare Ryou con una carezza o farsi trovare con lui quando il biondino si sarebbe svegliato, ma sapeva bene che si alzava prestissimo per i propri esercizi. Per questo gongolò al pensiero che gli avrebbe fatto trovare una spremuta appena fatta e un pezzo di torta cucinata da Keiichirou la sera prima. Sistemò tutto sul tavolo della cucina poi sentì dei passi alle sue spalle. Vide Ryou entrare dalla porta-finestra della cucina, stupito nel vederla lì a quell’ora. Il giovane, infatti, spostò lo sguardo azzurro prima sul volto di Ichigo poi sull’orologio posto sopra la porta, poi di nuovo sul viso di lei.

-Sono le sette…- disse allora con gli occhi più stupiti che la rossina avesse mai visto.

-Sì, e allora?- domandò.

-Tu di solito a quest’ora lotti con la sveglia perché non ti vuoi alzare… invece sei vestita e…- spostò lo sguardo sul tavolo notando che era apparecchiato per due. –Hai anche preparato la colazione! Cosa devi farti perdonare?- chiese ancora divertito.

-Shirogane-kun! Assolutamente niente!- sbraitò lei incrociando le braccia. Ryou sorrise avvicinandosi a lei e stringendola a sé. Ichigo fu inondata dal profumo buono del ragazzo, quasi la stesse ammaliando. Chiuse gli occhi, dimenticandosi immediatamente perché era arrabbiata.

-Scherzavo, Ichigo.- le sussurrò all’orecchio sin quando lei si scostò appena per scoccargli un timido bacio a fior di labbra. Ryou la guardò bene negli occhi, convinto di non meritarsi tanto amore da lei. Ne desiderava ogni cellula e da quando si erano dichiarati pareva che niente fosse impossibile per lui, nemmeno la risoluzione della guerra.

-Dici sempre così… e poi fai questo e io… io mi sciolgo.- Ryou la interruppe baciandola, poi fece un sorrisino sornione su quel suo viso perfetto.

-Sono i segreti del mestiere.- si meritò un pugno sul petto, poi la vide indicare il tavolo.

-Non farmi arrabbiare di nuovo: tutto questo è per te!- esclamò poi sedendosi al tavolo. Ryou fu stupito dalla dolcezza di quel gesto fatto con naturalezza, senza secondi fini, giusto perché gli voleva bene e non desiderava altro che fare qualcosa per lui, sempre. Così il biondino fece come ordinato e mangiò la torta che la sera prima aveva rifiutato. Non gli piacevano tanto i dolci, ma con Ichigo accanto avevano sempre un altro sapore. Mentre mangiava Ryou ebbe un’illuminazione, un qualcosa che gli era saltato alla mente proprio mentre guardava la sua Ichigo mangiare con soddisfazione la torta. Non sapeva molto di lei, tante cose erano rimaste appese tra tutti quei discorsi che ancora dovevano fare.

-Ichigo?- la chiamò così. Lei lo fissò con i suoi occhi caldi, spostando il capo di lato.

-Sì?- domandò allora.

-Da quando non frequenti la scuola?- chiese allora il biondino riflettendo sul fatto che le scuole pubbliche dovevano aver chiuso più o meno da tre anni, ma il padre della giovane era piuttosto benestante, quindi doveva essersi permesso di farle fare lezioni private. Ichigo prese a giocherellare con le briciole della torta rimaste sul piatto, pensando distrattamente.

-Da quando… da quando i miei sono scomparsi.- alzò il capo e Ryou lesse tristezza nei suoi occhi. Ottimo: era riuscito a farla stare male in quella mattinata così perfetta. Decise di farla distrarre.

-Dunque…- aggrottò la fronte. –Sono più di sei mesi che non studi?- sforzandosi fece un sorrisino mentre lei inghiottiva un po’ di saliva.

-Vuoi del succo di frutta? Lo prendo dal frigo…- si alzò frettolosa in piedi ma Ryou la prese per il polso guardandola sorridente, manco avesse scoperto qualcosa di assolutamente eclatante. E forse lo era!

-Niente succo, noi dobbiamo parlare.- la fece sedere accanto a lui nel posto che sino a quel momento era rimasto vuoto, poi si schiarì la voce. Era inutile che Ichigo rimanesse in dietro con gli studi, doveva almeno farle compiere gli studi liceali in modo tale che quando la guerra fosse finita sarebbe riuscita ad accedere all’università senza aver perso degli anni. Ma lei non pareva tanto di quell’avviso: sudava freddo e, sinceramente, non aveva molta voglia di studiare tra tutte quelle cose che c’erano da fare. Allenamenti, combattimenti e soprattutto le pulizie.  

-Io non posso studiare ora, non ne ho minimamente il tempo!- esclamò agitando le mani. Ryou socchiuse gli occhi.

-La sera invece di oziare potremmo leggere qualcosa…- riflettè ignorandola categoricamente.

-Pronto? Io non ho voglia di studiare!- Ichigo si mise la mano davanti alla bocca. Ecco, aveva detto l’ultima cosa che invece avrebbe dovuto dire di fronte ad un genio di 18 anni che aveva chissà quante lauree. Lo vide aggrottare la fronte e poi allungare le labbra in un lieve sorriso. Era davvero bello in quella posa, ma purtroppo quello era l’ultimo pensiero di Ichigo che indietreggiò sulla sedia.

-Qui si scoprono gli altarini! Tu non hai voglia, non è il tempo che manca…- le puntò il dito contro, mentre Ichigo abbassava lo sguardo.

-Shirogane-kun, sei un rompiscatole!- si alzò in piedi, ma si sentì subito stringere nella sua morsa. Le cinse la vita attirandola a sé.

-Lo studio è importante: pensa al tuo futuro dopo la guerra.- la guardò bene negli occhi. I capelli della giovane erano caduti a ciocche davanti al viso mentre notava che l’espressione di Ryou era divenuta improvvisamente seria. Udirono dei passi e subito Ichigo si scansò. Si ritrovò davanti al lavello della cucina e con disinvoltura prese a preparare il caffè. Keiichirou entrò nella cucina sorridente quasi gli fosse capitato qualcosa di eclatante e meraviglioso.

-Come siamo felici questa mattina!- disse Ichigo nervosamente. Ryou la guardò: era un po’ rossa in viso e subito gli venne in mente che, tolta sua madre, nessuno in casa Shirogane era entrato a conoscenza del loro “piccolo segreto”. Che Ichigo non volesse dirlo a nessuno? La vide agitata e un po’ preoccupata e questo gli parve davvero strano. Si sentì un po’ confuso, quasi per lei tutto questo non fosse altro che un gioco da fare mentre era impegnata a salvare la razza umana dalla catastrofe. Decise di cercare di capirlo piano piano,osservandola. Purtroppo a differenza di calcoli e numeri quando si trattava di sentimenti Ryou era sempre piuttosto impacciato.

-Ah sì? Bhè è una bella giornata… e così sono contento!- disse il pasticcere avvicinandosi ad Ichigo. –Cara, vai pure a sbrigare le altre tue faccende: ci penso io alla colazione!- detto questo il giovane prese a rompere alcune uova e in breve aveva già sistemato in maniera ordinata tutti gli ingredienti necessari per cucinare delle omlette seppur in maniera ordinata. Ichigo annuì e corse via alla velocità della luce.

-Cosa è successo?- domandò il biondino osservando Keiichirou. Effettivamente non lo vedeva così “contento” da anni ormai e quegli anni erano quelli in cui Rei faceva ancora parte della sua vita.

-Buon giorno a te, amico!- scherzò l’altro facendo finta di niente. Il biondino iniziò a spazientirsi: perché erano diventati tutti improvvisamente introversi come lui?

-Vuota il sacco…- disse allora Ryou alzandosi in piedi e poggiandosi con la sua solita eleganza al ripiano della cucina. Keiichirou smise di preparare l’impasto, osservando con aria apparentemente distratta il preparato. Poi sorrise. Un sorriso ampio, più sereno e dolce di tutti quelli che era solito dispensare a chiunque incontrasse.

-Lei non vuole ancora farlo sapere ma… tu sei mio amico.- disse allora il ragazzo voltandosi verso Ryou. –Dopo mesi di forse, ma e dubbi… Zakuro ha detto che mi ama.- sorrise ancor più ampliamente mentre Ryou lo imitava, sinceramente contento per lui. –Ryou, da quando è iniziata la guerra credo che questo sia il vero momento in cui posso dirmi davvero felice…- socchiuse gli occhi. Keiichirou era un bel ragazzo, avrebbe potuto avere un mucchio di ragazze ai suoi piedi. Quella sua eleganza e dolcezza innate, poi, erano una carta da giocare per sedurre ogni esemplare di sesso femminile incontrato sul suo cammino. Ma proprio come Ryou, anche Keiichirou aveva il cuore difficile: ne incontrava poche di ragazze per lui davvero speciali e quando si innamorava lo faceva davvero.

-Sono contentissimo per te!- esclamò allora il biondo lasciandosi andare ad un abbraccio amichevole, pieno d’affetto per il suo unico, grande amico.

-E tu? Non devi dirmi qualcosa?- chiese il castano mentre si scansava. Ryou aggrottò la fronte.

-Che intendi?- domandò.

-Dai, non prendermi in giro! Scommetto che il rossore sulle gote di Ichigo questa mattina non era dovuto al caldo…- sorrise il giovane per la prima volta vagamente malizioso. Ryou fece un gesto di indifferenza con la mano, per poi avviarsi al tavolo. –Io sono stato sincero… cerca di esserlo anche tu!- continuò l’altro.

-E’ che ancora non riesco a crederci…- rispose allora il biondino guardando altrove, senza davvero vedere però. –Le ho detto che ero io il Blue Knight e subito dopo… bhè, mi ha detto che ricambiava i miei sentimenti.- sussurrò poi chiudendo gli occhi. Keiichirou battè le mani, poi si voltò verso la cucina iniziando a cucinare le omlette.

-Oggi si festeggia!- esclamò il pasticcere. Ryou si schiarì la voce.

-In realtà io e lei non ne abbiamo ancora parlato, non so se vuole davvero farlo sapere.- disse guardando la schiena dell’amico intento alle sue faccende culinarie. In breve si voltò.

-Sono convinto che i sentimenti di Ichigo siano sinceri, dalle un po’ di tempo… che fretta c’è?- chiese sorridente.

-Giusto.- sussurrò Ryou. –Che fretta c’è?-

 

° ° ° ° °

 

Incomprensibilmente Ichigo si era sentita ricca di energie quella mattina. Aveva pulito e spazzato anche le camere che non le erano state assegnate, aveva svuotato la lavanderia e steso i panni senza dare il tempo a Retasu, che quella mattina aveva quel compito, di farlo prima di lei. Forse metteva in moto le gambe e i muscoli per non pensare a ciò che Ryou le aveva detto

“Pensare al suo futuro dopo la guerra”.

Effettivamente non ci aveva pensato. Erano sette anni che il giorno si confondeva con la notte, che tutti sfuggivano alla luce del sole per la sola paura di essere scoperti da un nemico e venire uccisi. La guerra dopo un po’ diventa parte integrante dell’essere e non si riesce a scacciarla via tanto facilmente. Ichigo ormai ad un periodo di pace non ci pensava più. Era talmente intenta a combattere per la pace che al vero e proprio obiettivo nemmeno dava peso. Combatteva per cosa se nemmeno pensava a ciò che avrebbe fatto dopo tutta quella fatica? Un leggero venticello le agitò i capelli intrappolati nel solito cerchietto da cameriera. Stese l’ultimo lenzuolo mentre il sole le accarezzava il viso. Probabilmente l’unico punto fisso riguardante la pace era il fatto che potesse stare con Ki-chan senza rischiare di essere arrestata o di deludere tutte le persone alle quali voleva bene. Abbassò lo sguardo a terra senza sentirsi in colpa nei confronti di Ryou: i sentimenti che provava per i due ragazzi erano distinti ed era sicura che prima o poi sarebbe riuscita a sistemare tutto il groviglio di emozioni che le stavano nuotando nel cuore. Un pensiero le fu d’aiuto però: meditare sul suo futuro dopo la guerra l’avrebbe aiutata ad impegnarsi ancora di più in battaglia, le avrebbe permesso di essere sempre pronta a raggiungere un obiettivo senza fermarsi mentre gli altri andavano avanti. Riflettè su ciò che avrebbe voluto fare un giorno. Certo, per una ragazza della sua età l’amore era la prima cosa. Sposarsi, avere dei bambini. Una casa grande e pulita dove vivere un amore lungo e duraturo proprio come era stato quello dei suoi genitori. Sì, probabilmente avrebbe voluto essere come la sua mamma. Una donna bella ed intelligente, sempre pronta a dare il massimo per la sua bambina e per i membri della sua famiglia. Chiuse gli occhi. Chi era l’uomo che avrebbe voluto vedere rientrare tutte le sere? Certo l’immagine idilliaca avrebbe avuto un altro sapore se il padre dei suoi figli fosse stato Kisshu: vedeva già tutti i giochi sparsi per terra, un bambino che correva e il padre che lo inseguiva a sua volta. Perché Ki-chan era un giocherellone e Ichigo sapeva che se avesse avuto mai un bambino non avrebbero avuto bisogno di baby-sitter. Forse avrebbe anche avuto un lavoro legale sebbene non fosse il suo solito. Forse sarebbe cambiato per lei, ma certo non avrebbero avuto una vita tranquilla. Riaprì gli occhi sin quando un’altra immagine le venne in mente. Un’altra casa, un bambino biondo e il padre diverso da quello immaginato precedentemente. Lo vedeva in maniera molto più nitida: Ryou che rientrava dal lavoro, giacca e cravatta in dosso. Ichigo che lo attendeva sulla soglia con un grembiule in dosso e un sorriso sereno in viso. Che il futuro con Ryou fosse più dolce e definito su questo non c’erano dubbi. Ma lei cosa voleva? Decise che pensare al matrimonio era prematuro, ma forse sarebbe stato un bene pensare al suo studio. Effettivamente con un genio come fidanzato sarebbe stato stupido non accettare un aiuto offertole proprio da lui. Per questo dopo un pranzo passato ancora a riflettere e gli allenamenti la giovane si convinse a bussare alla porta della camera di Ryou. Aprì in maniera tranquilla, sollevando il capo. Cercò lo sguardo turchese del giovane seduto sul letto, poi si inginocchiò davanti a lui. Poggiò le manine sulle sue ginocchia, poi sorrise.

-Mi darai qualche lezione?- la prese per le mani e la baciò con trasporto, sin quando si ritrovarono sdragliati sul letto, Ichigo in ginocchio, lui sotto. Risero baciandosi, convinti che quella giornata passata a riflettere senza parlarsi non aveva il minimo senso. E le accarezzò i capelli, guardandola come se fosse il tesoro più prezioso della sua vita.

-Sarò un insegnante molto esigente, ti avviso!- scherzò.

-E io un’allieva molto cattiva.- rispose invece lei con voce sensuale. Si rese solo pochi attimi dopo conto che poteva essere freintesa e per questo arrossì meritandosi un ennesimo bacio.

Il momento fu talmente intenso che non sentirono bussare alla porta. Purin entrò borbottando qualcosa. Fece cadere le lenzuola pulite che teneva tra le mani, poi scoppiò in una sonora risata che, questa volta, fece distrarre i due. Ichigo sollevò il capo in direzione di Purin, Ryou fece altrettanto.

-Lo sapevo! Lo sapevo!- la biondina prese a saltellare. –Retasu-chan, vieni a vedere!- la giovane corse verso la biondina, finchè vide la scena. Ryou ed Ichigo erano talmente stupiti che continuavano a rimanere in quella posizione compromettente. Tanto ora che lo sapeva Purin, probabilmente, l’avrebbe saputo l’intero genere umano!

 

° ° ° ° °

 

All’interno della base militare degli stars gli allenamenti erano in pieno corso. Taruto correva per il cortile dopo che era stato scoperto a fare una delle sue solite birichinate e il generale gli aveva imposto di fare dieci giri di corsa in più rispetto ai suoi compagni. Per il ragazzino non era tanto una punizione: a Taruto l’attività fisica piaceva molto più di quella mentale. Gli schemi e i calcoli preferiva lasciarli al fratello maggiore che con quella roba era molto più bravo. Contò il sesto giro finchè, alzando il capo, notò che su una delle terrazze Kisshu stava parlando con Miriam. Non si fermò ma tenne lo sguardo fisso. Notò che il fratellastro era piuttosto adirato mentre Miriam lo guardava con occhi imploranti. Fece il settimo giro. Si ritrovò di nuovo sotto la terrazza e, questa volta, la stars aveva poggiato entrambe le mani sul petto del guerriero, gli sguardi vicini. Taruto questa volta si fermò. Il fiato corto, probabilmente non più per la corsa. Decise di rallentare in modo tale da potersi godere la scena sino alla fine. Ma nulla cambiava: Miriam continuava a parlare con Kisshu anche se i volti erano sempre più vicini. Decise di compiere gli ultimi tre giri in maniera velocissima in modo tale da poter parlare il più presto possibile con Pay: era una notizia troppo eclatante per poterla tenere per sé!

-Pay, Pay!- disse agitando le braccia quando vide il fratellastro sistemare le ultime attrezzature per gli allenamenti.

-Proprio te cercavo.- disse il fratello maggiore. –Mitamura mi ha appena detto che questa sera la nostra squadra esce in pattuglia.- affermò poi finalmente pronto ad andarsi a fare una doccia.

-Va bene!- disse Taruto frettoloso. –Ma io ho una notizia incredibile! Vieni con me!- prese Pay per un polso, strattonandolo.

-Ma sei impazzito?- chiese l’altro sgranando gli occhi. Taruto fece di no con il capo.

-Seguimi!-

Lo portò sotto alla terrazza ma Taruto per sua grande sfortuna vide che i due erano scomparsi.

-Allora, cosa dovevi farmi vedere?- chiese il maggiore spazientito.

-Kisshu e Miriam…- disse il ragazzino indicando la terrazza. Pay guardò in alto inarcando il sopracciglio.

-Io non vedo un bel niente e poi… che m’importa!- esclamò poi voltandosi.

-Ma…- disse Taruto seguendo Pay.

-Nulla, andiamo a farci una doccia!-

Taruto per tutto il tempo rimugginò su ciò che era accaduto quel pomeriggio. Kisshu si era seduto con un altro gruppo di ragazzi e li aveva ignorati categoricamente. Giocherellò distrattamente con il resto rimasto nel piatto della cena deciso ad arrivare a capo di quella faccenda. Spostò lo sguardo sul volto serio di Pay. Sicuro era che il fratello maggiore non l’avrebbe aiutato.

La pattuglia quella notte sarebbe stata sicuramente poco tranquilla. Mentre il crepuscolo calava Taruto decise di rimanere seduto sulla ringhiera del terrazzo più basso godendosi l’aria di settembre che ancora sapeva d’estate. Vide in lontananza due figure muoversi mano nella mano. Incuriosito le seguì, convinto che si trattasse del fratellastro. Pay, di contro, stupito dal comportamento del fratellino gli andò dietro a propria volta. Taruto vide Kisshu e Miriam procedere mano nella mano verso il grande bosco della base militare. Ridevano come due piccoli adolescenti e Taruto si dimostrò davvero divertito da quella scena. Si nascose dietro un cespuglio mentre vedeva Miriam sdragliarsi a terra e Kisshu slacciarsi i pantaloni. Allargò gli occhi sino a spalancarli, la scena che stava per vedere aveva dell’incredibile! Peccato che le grandi mani di Pay si posarono sui suoi occhi, coprendogli la visuale.

-Forza, andiamo via!- esclamò il maggiore trascinandolo.

-Ma perché? Voglio guardare!- Taruto si agitava muovendo le foglie del cespuglio urlando quasi. Kisshu, troppo distratto, parve non accorgersi di ciò che stava accadendo ma Miriam, molto meno convinta di voler fare sesso all’aperto, alzò il capo scansando, suo mal grado, il corpo muscoloso di Kisshu da sopra il proprio. Si voltarono entrambi e la scena che videro fece ridere Kisshu e quasi piangere dall’imbarazzo la povera Miriam. Taruto appiccicato a forza contro Pay che gli copriva gli occhi.

-Kami-sama, Kisshu… vestiti!- esclamò la stars mentre cercava a tentoni sul prato la maglietta della sua divisa.

-Guasta feste…- disse l’altro fissando Pay.

-Per me potevate fare quel che volete… ma magari in una stanza!- esclamò Pay trascinando il fratello minore via con sé. Kisshu non potè fare altro che guardarli e scoppiare a ridere.   

-Bene, non ci voleva…- disse Miriam seduta sul prato. Kisshu si voltò a guardarla.

-Tanto non cambia niente, almeno non dovrò sorbirmi le domande di Pay al mattino quando non mi trova in camera.- rise ancora lo stars. Miriam lo guardò per qualche istante rapita dal suono della sua risata. Non sarebbe mai stata in grado di contraddirlo, su questo era sicura.

 

Ringrazio…

 

-raggiodisole90: inserisco qua i ringraziamenti anche se hai commentato il capitolo 31! Sì, è stato un capitolo davvero tormentato, ma purtroppo ora come ora la confusione e la tristezza sono i sentimenti predominanti, soprattutto in Kisshu. Essendo una storia con uno sfondo così catastrofico è difficile trovare sentimenti buoni anche se in questo capitolo (il 33) l’ambiente è più sereno rispetto agli altri. Sì, ho già scelto con chi starà la nostra Ichigo e spero che avrai voglia di scoprirlo! Alla prossima!

 

-Pipigi: tranquilla, avevo immaginato che un minor numero di commenti fosse dovuto alle vacanze ^_^ sì, purtroppo la situazione è estremamente complicata. Ichigo vuole molto bene a Ryou ma il fantasma di Kisshu è sempre presente. Come avrai visto Kisshu oltre ad essere innamoratissimo della sua Ichigo è anche un furbacchione… vedremo in che cosa consiste il suo piano! In questo capitolo, invece, hai scoperto cosa ha deciso Zakuro ^_^ alla prossima!

 

-helmi: sono sempre contentissima di acquisire nuove lettrici anche dopo tutti questi capitoli! Grazie davvero per i complimenti, mi rendi davvero contenta! Mi hanno davvero emozionata le tue parole, perché ho potuto constatare di averti trasmesso ciò che speravo davvero di poter dare tramite la mia storia ^_^ da quanto ho potuto notare sei una fan della coppia IchigoxKisshu, bhè non sei la sola! Alla prossima e ancora grazie!

 

-Sweet96: grazie davvero per i tuoi complimenti, mi rendi felicissima! Le parti tra Zakuro e Zakary sono un po’ difficili da scrivere perché la loro è una situazione piuttosto ambigua. Eh sì Pay è un po’ lento con i sentimenti… ma è un po’ come Ryou, menti fatte per la matematica! Alla prossima, spero!

 

-Serenity Moon: Visto? Non ho tardato questa volta! E come mi hai chiesto ho messo un bel capitolo RyouxIchigo… le cose romantiche romantiche arriveranno tra un po’… ma c’è da tirar fuori questa diavolaccio di guerra e quindi l’unica soluzione è mettere tante scene romantiche seppur brevi! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo ^_^ e anche se sai tutto… sono contenta che leggi hihi! Bacione, ti voglio bene <3

 

-Mewneko: ovviamente mi dispiacerà on vedere delle tue recensioni, ma come dici anche tu, la scuola è la scuola! Comunque Miriam per ora è innamorata di Kisshu e nessuno le farà togliere gli occhi di dosso dallo stars… ma sì, ne accadranno davvero delle belle… puoi starne certa! Spero che riuscirai a commentare ancora… se no spero almeno che leggerai!

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Capitolo 35
*** 34-Senza ragione ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutte ^_^ rieccomi con un nuovo capitolo, ricco di avvenimenti. Lasciamo un po’ da parte i problemi d’amore di Ichigo per dedicarci a due nuove coppie molto, molto interessanti a mio avviso ^_^ fatemi sapere che ne pensate!

Sono un po’ di fretta, dunque entro questa sera scriverò ringraziamenti e risposta alle recensioni mediante posta privata a tutte voi!

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

34-Senza ragione

 

Retasu era seduta nel salotto della grande villa Shirogane. Era rimasta piuttosto sorpresa dalla visione di Ryou e Ichigo uniti in… effusioni romantiche? Non aveva proprio idea di come poterle chiamare se non in questo modo. Diede un’occhiata al di fuori della finestra mentre una leggera nebbia si faceva notare sempre più bassa e poco nitida. Non le piaceva la nebbia e tanto meno l’inverno: erano cose troppo fredde e che spesso e volentieri invitavano a coprirsi. E non parlava di vestiti: la nebbia nasconde, l’inverno fa chiudere le persone nelle loro case, intubati a causa del freddo. A Retasu piacevano le cose limpide e semplici. Amava le giornate di sole o respirare l’aria pulita di campagna. Portò le ginocchia al petto. Perché, allora, sentiva di provare un sentimento incredibile per uno stars chiuso in se stesso e che probabilmente la odiava? Quella era tutto meno che una situazione semplice. Eppure Retasu non poteva fare altro che pensare ai suoi occhi così seri, alla sua espressione un po’ imbronciata e a quella voce così profonda che ogni volta che la sentiva le venivano lunghi brividi che le percorrevano la schiena. Chiuse gli occhi poggiando la fronte bianca sulle ginocchia: doveva risolvere assolutamente quella situazione, o sarebbe impazzita. Doveva però capire come. Lei non aveva il carisma di Purin o la forza di Ichigo; non era dotata della bellezza travolgente di Zakuro o tanto meno della freddezza calcolatrice di Minto. Cos’aveva lei? Una dose esagerata di sensibilità, ecco cosa possedeva. E come l’avrebbe aiutata in quella difficile battaglia? L’aveva solo portata ad innamorarsi del suo nemico, ecco a cosa l’aveva aiutata.

-Bella vittoria…- sussurrò tra i denti, combattuta tra il proprio amore e il desiderio di portare la pace tra umani e stars. Si chiedeva come fosse possibile che un giovane come Pay potesse essere capace di uccidere degli umani: la guardava con certi occhi che mai e poi mai avrebbe potuto immaginare potesse fare una cosa simile. Non voleva crederci.

Si alzò in piedi, dirigendosi verso la sua camera. Tutti gli abitanti di villa Shirogane dormivano beati nei loro letti e chissà se Ryou e Ichigo avrebbero passato la notte abbracciati, sospirando vicini. Strinse forte il corrimano della grande scala in marmo. Sicuramente per lei e Pay sarebbe stato impossibile passare una notte del genere. E questa constatazione la rattristò a tal punto da farle cadere qualche lacrima sul viso, così lucente e pura che la si poteva intravedere nel buio della villa. Alzò lo sguardo, triste. –Pay…- sussurrò, allora, prima di scivolare in sofferti singhiozzi.

 

° ° ° ° °

 

La base militare degli stars era immersa nel buio. Un giovane soldato con i capelli rossi e delle lentiggini ben visibili era poggiato in uno dei corridoi, braccia conserte attendeva Kisshu Ikisatashi. Lo stesso compagno al quale, settimane prima, aveva venduto del fumo e che era tornato da lui ogni tanto, diceva, per divertirsi un po’. Dril era un tipo semplice: si era arruolato per il semplice fatto che sua madre e suo padre non potevano mantenerlo così, a soli 15 anni, lo avevano spedito alla base militare dicendo che almeno avrebbe avuto di che nutrirsi. Peccato che questo imponesse battaglie, esasperanti allenamenti e una vita rinchiuso dentro a quattro mura fredde come il marmo. Deep Blue non aveva voluto curare molto l’aspetto della sua base proprio perché aveva dovuto ingrandirla e ricostruirla in pochi mesi. La guerra era scoppiata ad una velocità tale che Dril non aveva nemmeno avuto il tempo di chiedersene la causa e per questo affogava tutte le sue domande nel fumo e nella droga. Era un tunnel in cui aveva deciso di entrare già da ragazzino quando suo fratello maggiore aveva portato a casa della polverina da lui non ancora identificabile. Suo fratello, poi, era morto durante un attacco e Dril aveva iniziato a girare per i vicoli più brutti di Tokyo alla ricerca della droga dalla quale, ormai, era completamente dipendente. Niente di particolare, si diceva sempre lui, qualche canna ogni tanto o qualche pastiglia che faceva andare il cervello in visibilio. Si diceva che non doveva essere un gran problema dato che il guaio più grande era una fottuta guerra che stava mietendo un numero sempre più grande di vittime. Sentì dei passi per il corridoio. Si erano incontrati in uno degli angoli più sperduti della base e si doveva possedere un gran senso dell’orientamento per riuscire a comprendere quale fosse il punto designato da Kisshu. Da ciò, e anche dall’orario scelto, Dril aveva intuito che doveva trattarsi di qualcosa di illegale, altrimenti avrebbe potuto parlargli durante la cena. Kisshu gli si presentò davanti, la divisa in dosso, addirittura il berretto blu scuro.

-Ciao, Kisshu.- fece un cenno con la mano, esibendo poi un sorriso di circostanza. L’altro ricambiò il gesto in maniera piuttosto distratta, passando subito al dunque.

-Ho bisogno che mi procuri una sostanza… specifica.- esordì mentre Dril s’incuriosiva. Le voci basse, tipiche dei complotti.

-Che tipo di sostanza? Di questi tempi sai che è dura…- rispose, sincero. Ultimamente ricevere rifornimenti dai suoi amici esterni alla base militare era diventata un’impresa. Kisshu si passò una mano tra i capelli scuri, in un gesto sensuale tipico della sua persona.

-Ho bisogno che chi la assume… risponda a qualunque mia domanda con sincerità.- disse lo stars sentendosi un po’ stupido. Non era tanto esperto di droghe ma aveva intuito, fumando l’erba, che con qualcosa di più forte si raggiungeva uno stato tale che a quel punto si sarebbe potuto dire a Deep Blue che era un fottuto bastardo senza pensare minimamente alle conseguenze. Ci aveva riso su più di una volta e così gli era venuta la lampante idea per poter portare Pay, finalmente, dalla sua parte. Dril si infilò le mani nelle tasche della divisa un po’ malandata, pensieroso.

-Mi chiedi una cosa un po’ difficile…- sussurrò portandosi una mano al mento. Kisshu lo guardò bene. Dril non era per niente un bel ragazzo, ma aveva un’espressione piuttosto sveglia che faceva comprendere spesso e volentieri cosa gli stava passando per la testa.

-Allora?- domandò Kisshu spazientito. Dril alzò lo sguardo sul compare, stringendo appena le labbra dai tratti irregolari.

-Ci sarebbe… ah sì!- esclamò. –Il Nax, una sostanza che ti manda talmente tanto in botta che potresti dire a tua madre che è la più grande vacca esistente sulla faccia della Terra!- disse, contento. Kisshu trattenne una risata portata dalla volgarità dell’amico, sottolineando le sue intenzioni.

-Sì, ma deve dire la verità… insomma, quel che pensa. Non deve sparare cavolate a macchinetta.-  Dril si fece serio.

-Con il Nax si tira fuori tutto, ma non cavolate.-

-Pura e semplice verità?- domandò Kisshu guardandolo fisso. Sapeva bene quale fosse la potenza del suo sguardo, per questo quando vide Dril osservarlo con convinzione si disse che stava dicendo la verità.

-Certo. Ne ho una boccetta in camera… tre gocce e ti puoi far dire ciò che vuoi…- fece l’occhiolino.

-Effetti?- chiese Kisshu estremamente soddisfatto.

-Un brutto mal di testa che dura si e no qualche ora… dipende dai soggetti.- concluse l’altro mentre faceva un cenno con la mano. –Domani mattina te la do…- disse voltandosi. Kisshu però lo prese dalla spalla, trattenendolo.

-No, subito.- rispose senza accettare un “no” come risposta. Per questo Dril rimase un attimo impietrito sino a quando si scansò dalla presa di Kisshu e annuì mostrando le spalle.

-Seguimi.-

E si infilarono per i corridoi bui e stretti della base militare, Dril con tanti dubbi nella mente e Kisshu con una strana speranza nel cuore.

 

° ° ° ° °

 

Minto aveva deciso che non solo sarebbe divenuta la paladina che avrebbe portato la pace tra stars ed umani, ma che sarebbe diventata una fedele compagna per suo fratello. Quando aveva visto Seiji sdragliato su quel letto d’ospedale non era nemmeno riuscita a piangere: era come se tutto ciò che provava si fosse fermato irreparabilmente nella gola, senza tramutarsi né in singhiozzi né tanto meno in lacrime. Era rimasta immobile; il viso un po’ pallido, gli occhi vacui. Il bel castano delle sue iridi si era tramutato in una patina pallida, corrosa e tremula di sofferenza.

“Perché non è accaduto a me? A me che combatto tutti i giorni” si era domandata inginocchiandosi accanto al letto e stringendo la mano del fratello intento a dormire profondamente. Aveva chinato il capo poggiando la fronte sul lenzuolo bianco, perdendo quel suo fare austero e, alle volte, esageratamente elegante.

Dopo aver saputo, poi, che suo fratello avrebbe per sempre portato la croce dell’handicap tutto si era fermato. Quando il medico aveva pronunciato quelle parole suo padre aveva stretto la moglie tra le braccia, mentre lei aveva fatto qualche passo in dietro, trattenendo le lacrime.

Questa volta era riuscita a piangere.

Minto aveva versato lacrime silenziose, nascosta in un angolo dell’ospedale, le mani davanti agli occhi e la voce sottile, di chi non vuol fare troppo rumore. Aveva poi parlato con i suoi genitori. E una strana rabbia le aveva preso il petto quando aveva visto suo padre guardarla, d’improvviso, con maggior rispetto di quanto non avesse mai fatto.

-Da oggi in poi cambierà tutto…- aveva proferito l’uomo mentre rimaneva seduto nella sala d’aspetto del reparto in cui era ricoverato Seiji. Minto aveva fissato di fronte a sé, mentre uno strano sorriso le colorava le labbra.

-Papà, tutto è cambiato già sette anni fa…- affermò così stringendo il pugno. L’uomo si voltò in sua direzione, osservandola con occhi indecifrabili.

-No, intendo per la nostra famiglia: Seiji non potrà più assolvere ai compiti che prima riusciva a svolgere…- Minto aveva capito tutto. In realtà aveva compreso ogni cosa quando, dopo aver saputo la triste notizia, il padre aveva alzato gli occhi scuri sulla figlia guardandola con occhi nuovi. Erano gli occhi che la giovane ballerina aveva desiderato per tutta la vita, ma non in quelle condizioni, non dopo quel che era accaduto. Aveva barattato l’orgoglio con l’affetto inesauribile che sentiva crescere giorno dopo giorno per Seiji e, ormai, non aveva più interesse a guadagnarsi il rispetto di suo padre. Per questo si era alzata in piedi. Aveva dato le spalle all’uomo, contrariamente a quanto voleva l’etichetta, e aveva pronunciato poche, semplici parole.

-Noi siamo tuoi figli, non soldatini da infilare nelle tue sciocche aziende.- fece un passo avanti, poi si voltò manco stesse facendo un difficile esercizio di danza. I taglienti occhi castani cercarono quelli del padre, lievemente atterriti. –E, comunque, Seiji non può camminare, ma ha una testa per pensare!-

Conoscendo quanto potesse essere dura vivere con un padre che ti considera inutile Minto aveva deciso di trascorrere molto tempo con Seiji. Una volta trasferito a casa la giovane aveva stabilito che sarebbe andata nella grande villa Aizawa ogni volta che ne avesse avuta la possibilità: la sera dopo gli allenamenti, ad esempio, oppure quelle mattine tranquille in cui le altre si sarebbero occupate delle faccende. Aveva fatta presente la situazione a Kaze che con un sorriso aveva annuito sostenendo che sperava che tutte queste disgrazie cessassero presto. Non ne aveva parlato molto con le sue compagne: Ichigo era immersa in un amore che Minto, a modo suo, un po’ le invidiava; Zakuro aveva fatto lo stesso anche se la ballerina avrebbe tanto voluto sedersi accanto a lei e piangere tutte le lacrime che non aveva versato; Purin era troppo piccola seppur estremamente matura e Retasu, bhè, Retasu pareva essersi chiusa dentro ad un limbo che sapeva di cose non dette esattamente come lei. Seppur apparisse estremamente fredda, Minto sapeva essere molto empatica con gli altri, per questo aveva deciso che prima o poi avrebbe trovato il modo di parlare con una di loro.

Era una serata calda. Gli allenamenti erano terminati prima del solito e Minto aveva affermato che dopo la doccia sarebbe andata direttamente a casa sua per stare con il fratello.

-E la cena?- aveva domandato Katy, molto più apprensiva e materna con lei dal giorno della tragedia.

-Mangerò qualcosa a casa, la ringrazio.- affermò la giovane uscendo e salutando con un cenno. Aveva voluto recarsi da sola alla grande villa: non era troppo lontana e, soprattutto, era una guerriera e poteva benissimo affrontare qualsiasi pericolo. Aveva il medaglione Mew in tasca e così si sentiva senza dubbio più sicura di sé. Camminò sino ad una strada più nascosta che l’avrebbe portata in poco verso casa sua. Sapeva che vedere suo fratello sarebbe stata un’agonia e alle volte ringraziava per non dover più vivere stabilmente a villa Aizawa.

-Perché vieni così spesso? Prima non ti facevi mai viva…- Seiji era sdragliato sul letto, in un angolo della stanza la sedia a rotelle riposava seminascosta da abiti e dalla luce soffusa della lampadina posta sul comodino. Si era fatto tardi e Minto aveva cenato con la sua famiglia sfuggendo per tutto il tempo dagli occhi indagatori del padre.

-Perché ti voglio bene.- Per Minto  era difficile dire una cosa simile, soprattutto a suo fratello.

-Dovevo rimanere in queste condizioni per farti dire una cosa così bella…- constatò il ragazzo con una lieve nota di ironia nella voce. Minto aggrottò le sopracciglia, poi si sedette accanto al letto. Sistemò distrattamente alcune pieghe sulla coperta, ma la mano venne catturata da quella di Seiji. Quando la giovane alzò lo sguardo su di lui il cuore perse un battito: Seiji piangeva silenziosamente, le lacrime che rigavano le guance e gli occhi lucidi, di quel castano così simile al suo.

-Seiji…- sussurrò la ragazza pensando di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato.

-Mi sono sempre comportato da insensibile con te. Ho lasciato che Papà mi trattasse come il figlio prediletto lasciandoti in secondo piano… e tu? Appena c’è una difficoltà ti prodighi per me nonostante tu sia impegnata a salvare la razza umana…- pianse ancora il ragazzo con una sensibilità che Minto non aveva mai visto colorargli il viso. La giovane si alzò in piedi, gli occhi sempre puntati in quelli del fratello.

-Siamo fratelli: abbiamo lo stesso sangue.- gli riprese la mano. –E’ naturale che di fronte alle difficoltà ci diamo una mano… indipendentemente da ciò che è accaduto in passato… Seiji, io ti voglio bene, come non ne ho mai voluto a nessuno, ricordalo.- e si piegò su di lui, stringendolo forte e sentendo il suo profumo, così simile al proprio, attraversarle le narici.

Gli voleva bene, questa era la sua unica sicurezza.

Quella sera lasciò la villa piuttosto tardi. La madre le raccomandò di salutare i coniugi Shirogane promettendo che sarebbero andati presto a far loro visita. Minto annuì distrattamente ascoltando le parole della madre poi uscì. L’aria fresca delle prime notti di ottobre le solleticò il viso mentre chiudeva l’ultimo bottone della giacca blu che indossava. Camminava a passo sostenuto, registrando nella memoria i fatti accaduti tra lei e suo fratello quella sera. Forse erano più di sette, otto anni che non si abbracciavano così forte o non si dicevano “ti voglio bene”. Per Minto quella era una grande rivelazione. Ma il lungo filo dei suoi pensieri si interruppe non appena udì un’esplosione poco lontano e per questo corse veloce dalla parte opposta a quella che l’avrebbe portata a villa Shirogane. Doveva essere scoppiato un combattimento e lei, da buona guerriera, doveva assolutamente dare una mano. Quando arrivò sul luogo dello scontro vide militari stars ed umani impegnati in scontri a fuoco. Si stupì nel notare quanto il campo di battaglia fosse vicino al suo quartiere e questo la spaventò. Con estrema rapidità si tramutò in Mew Minto con gli occhi tinti d’azzurro e un paio di ali sulla schiena. Combattè con rinnovato vigore perché aveva bisogno di sfogare tutta la frustrazione e la rabbia che aveva sviluppato in quei giorni   e in quegli anni. Addirittura trovò non fosse necessario chiamare le sue compagne, decisione che poco si confaceva al suo carattere sempre previdente. Ma quella sera i sentimenti avevano preso il posto dei gelidi calcoli che, di solito, affollavano la sua mente.

Kisshu osservava la giovane mew mew che combatteva con foga accanto ai militari umani: aveva una forza sconvolgente e tre dei suoi attacchi avevano già  messo fuori combattimento tanti suoi compagni. Non voleva attaccarla: il guerriero aveva grande rispetto per quelle paladine anche se era rimasto deluso dal fatto che non c’era la sua Ichigo quella sera. Sicuro era che quella guerriera alata quella sera faceva per cinque. Lo stars si rannicchiò dietro ad una colonna mentre udiva l’ennesimo attacco sferrato dalla mew mew.

-Che diavolo fai là dietro?- domandò Pay affiancandosi. Il sudore gli imperlava la fronte mentre la stanchezza si faceva spazio negli occhi scuri. Kisshu fece spallucce.

-A differenza di quegli altri laggiù io non sono un pazzo: quella mew mew sta sera è una furia e dobbiamo battere in ritirata!- affermò in fine. Pay strinse le labbra, frustrato.

-E’ Mitamura che deve decidere se la battaglia è persa, non certo tu!- dichiarò risoluto portandosi le mani sui fianchi.

-Anche un cieco vedrebbe che stiamo perdendo!- Kisshu si mise in piedi, costretto ad alzare di un tono la voce a causa dei continui scoppi. –Io decido della mia vita, non un generale con le manie di potere a cui, sinceramente, non glie ne frega niente della mia vita!- terminò.

-Bene, allora fa come credi… fortunatamente non sono tutti come te, altrimenti avremmo perso questa guerra tanto tempo fa.- e si smaterializzò, lasciando solo un vuoto davanti agli occhi di Kisshu.

Quando Minto sentì il generale degli stars dichiarare che le sue truppe dovevano ritirarsi, la giovane si sentì subito meglio. Non aveva riportato molte ferite e poteva dichiararsi soddisfatta del proprio operato. La stanchezza, però, la indusse ad abbassare la guardia ed un soldato nelle fila nemiche si voltò verso di lei puntando alla sua schiena. Minto volava in direzione opposta, fuggendo dalla battaglia e per questo il proiettile che la colpì di striscio alla schiena fu motivo di sorpresa. Crollò al suolo agonizzante mentre i passi dei soldati vicini le entravano soffusi nelle orecchie. Svenne inesorabilmente, non sentendo un paio di braccia che la sollevavano e la portavano in salvo, via da quell’orrore e dalle macerie della battaglia.

 

° ° ° ° °

 

-Sei stato uno sciocco.- dichiarò Pay camminando per la camera della base militare. Kisshu era seduto sul suo letto mentre riempiva d’acqua un bicchiere.

-Tieni, bevi invece di lamentarti.- disse al fratellastro. –Hai strillato talmente tanto che ormai ti è anche andata via la voce!- accecato dalla rabbia e dalla frustrazione Pay bevve tutto in un sorso il contenuto del bicchiere. Kisshu osservò ogni istante di quel gesto e Pay se ne accorse.

-Perché mi fissi?- domandò abbassando notevolmente il tono. L’altro fece spallucce.

-Niente, è che mi chiedevo dove fosse Taruto…- cambiò irrimediabilmente discorso.

-Te l’ho detto oggi: è andato a fare due giorni di addestramento in montagna.- disse il maggiore sedendosi sul letto: sentiva la testa girargli. Kisshu si sdragliò sul letto e con le palpebre socchiuse osservò i cambiamenti repentini sul volto di Pay: prima lieve sonnolenza, poi calma e in fine una strana ilarità in meno di cinque minuti.

Bravo Dril, aveva fatto un ottimo lavoro.

-Forse è meglio che io mi metta a dormire…- disse fra sé lo stars più alto osservando il letto con occhi assenti. Kisshu annuì.

-Sì, è meglio.- dichiarò trattenendo una risata. Senza infilarsi sotto le coperte Pay si gettò sul letto, chiudendo gli occhi. Pochi minuti dopo si sentì irrequieto e scoppiò in un’attesa risata. –Che succede?- chiese Kisshu fingendo preoccupazione.

-Niente, niente… non posso ridere?- domandò l’altro continuando a sogghignare senza un motivo apparente. Anche Kisshu lo imitò anche se lui una ragione l’aveva.

-Senti un po’…- osò allora il minore girandosi su un fianco e reggendo il capo con la mano. –Tu sei innamorato di un’umana, giusto?- la risata di Pay si arrestò improvvisamente e Kisshu temette che l’effetto della droga non fosse abbastanza forte. Tuttavia la calma del maggiore fu motivata da emozione perché aveva sospirato.

-Sì… è bellissima.- disse addirittura tanto che gli occhi di Kisshu si spalancarono e potè dar vita al suo piano.  

-E… e come si chiama?- domandò lasciandosi avvolgere dalla penombra della stanza.

-Retasu… sai…- e diede spazio ad una risata, -E’ una delle nostre nemiche… ci pensi? Sono talmente idiota e stupido che mi sono innamorato della mia nemica giurata!- si sedette all’improvviso scattando come una molla e Kisshu quasi si spaventò per l’intensità dello sguardo. E il giovane stars sorrideva, dicendosi che in fondo in fondo non erano così diversi. Si erano innamorati entrambi del proibito e questo era, forse, un po’ masochistico.

-E vorresti vederla?- continuò ormai consapevole di ciò che doveva fare. Pay si voltò verso di lui, scoppiando in una sonora risata.

-Oh, sì!- esclamò. –Ma non in battaglia come sempre…- disse tornando supino sul letto, fissando incessantemente il soffitto.

Drogato, insomma.

Kisshu lo imitò continuando la prosecuzione del suo piano che, ora, poteva prendere una piega sempre più concreta.

-Fratellone, tu da solo non sai fare niente…- sogghignò lo stars. Fissava incessantemente il soffitto, pensando a ciò che avrebbe dovuto fare in quel momento. –Com’è?- domandò ancora.

-Chi?- ovviamente Pay, chiuso nel suo mondo fatato, non aveva compreso di chi stesse parlando il fratellastro.

-Lei, Retasu, com’è?- dopo aver compreso che si trattava di una delle compagne di Ichigo, ora Kisshu doveva scoprire quale fosse in particolare.

-Ah!- fece allora il maggiore battendosi una mano sulla fronte. –E’ molto diversa quando è umana o quando è guerriera…- sbadigliò e Kisshu si preoccupò del fatto che si potesse addormentare prima del tempo. Strinse un pugno velocizzando i tempi.

-E come è fatta? I capelli, come ha i capelli?- domandò lo stars mettendosi seduto sul letto e osservando Pay. Ricordava che quelle cinque guerriere avevano tutte i capelli di colore diverso e da quel piccolo particolare sarebbe riuscito a risalire all’identità della famosa fanciulla. Pay socchiuse gli occhi, fissando con aria vacua il soffitto.

-Verde foglia…- sussurrò prima di chiudere completamente gli occhi. Kisshu sorrise mentre l’immagine della guerriera dai bei occhi verde smeraldo gli si presentava davanti, macchiandogli i ricordi. Sogghignò pensando al fatto che finalmente aveva compreso quale fosse il tipo di donna che piaceva a Pay: timida e gentile, almeno questo suggerivano i tratti regolari del viso di quella giovane. Decise di attendere ancora qualche minuto prima di passare alla prossima fase del suo piano: aveva bisogno che Pay dormisse a sonno pieno. –Kisshu?- lo sentì mentre lo chiamava e lo stars si voltò verso il maggiore.

-Sì?- disse.

-Ti voglio bene.- e calò in un sonno profondo mentre un sorriso leggero colorava il viso di Kisshu.

-Anche io fratellone… anche io.-   

Lasciò trascorrere un’ora per accertarsi che Pay fosse immerso nel sonno prima di prenderlo di peso e teletrasportarsi con lui in una casa sconosciuta, nuova. Lo adagiò su un letto dalle lenzuola verdi in una stanza che sapeva di lavanda. Kisshu si accertò che fosse dormiente e sperò che ad entrare sarebbe stata, più avanti, la proprietaria di quelle quattro mura. Le braccia incrociate, Kisshu guardava il fratellastro augurandosi che, finalmente, tutti sarebbero stati al loro posto, agendo per amori proibiti ma che erano maledettamente giusti. Socchiuse gli occhi mentre l’idea di andare nella camera di Ichigo lo coglieva. Dovette trattenersi duramente per non cascare in quel desiderio: se fosse andato da lei tutto ciò che stava complottando sarebbe andato buttato alle ortiche. Per questo strinse le labbra ricordando con malinconia i baci di Ichigo e decise che sarebbe solo volato sino alla sua finestra per controllare che stesse dormendo. Vide però una camera buia, dalle pareti di un tenero color rosa dove per l’ultima volta si erano detti addio e lei, con la sua solita foga, gli aveva giurato che non avrebbe mai amato nessun altro. Strinse il pugno.

“Sei una bugiarda, Ichigo”.

Pensò in fine, prima di sparire nella notte.

 

° ° ° ° °

 

Retasu era seduta nel grande salotto di casa Shirogane insieme alle sue amiche. Avevano deciso di attendere Minto da sveglie in modo tale da essere completamente sicure che stesse bene.

-Forse ha deciso di trattenersi dai suoi genitori?- propose la mew dai capelli verde foglia rivolta alle sue amiche. Quelle annuirono.

-Ma Minto è molto matura, perché non avvisare?- chiese Purin pensierosa.

-Forse ha paura di metterci tutti in pericolo: se gli stars lo venissero a sapere allora verrebbero a conoscenza del fatto che noi siamo con una guerriera in meno e che lei è da sola a casa sua, quindi molto più vulnerabile.- propose Ichigo mentre la mano di Ryou le raggiungeva il capo, scompigliandole i capelli.

-Come siamo sveglie questa sera!- dichiarò il giovane alzandosi in piedi.

-Shirogane-kun!- il biondino la ignorò categoricamente, rivolgendosi al resto della squadra.

-Stranamente sono d’accordo con lei, Minto si sarà trattenuta a casa sua e comunque se dovesse avere bisogno di voi ha i mezzi per avvisarvi.- terminò alludendo, ovviamente, alle spille mew che facevano anche da ricetrasmittenti. Le quattro guerriere annuirono alzandosi in piedi. Purin si stiracchiò allungando le braccia verso l’alto; Ichigo trattenne uno sbadiglio mentre Retasu e Zakuro si stropicciavano gli occhi insonnoliti.-Buona notte, ragazze.- concluse in fine Ryou mentre accompagnava Ichigo in camera sua e le altre ragazze raggiungevano le loro stanze.

-Stanno bene insieme.- disse Zakuro inaspettatamente. Retasu si voltò verso di lei, socchiudendo le labbra in un sorriso.

-E’ vero.- non era gelosa, ma solo malinconica: avrebbe voluto vivere anche lei un amore così ma il suo cuore aveva deciso di combattere una battaglia persa già in partenza.

-Buona notte, Retasu-chan.- la modella fece un cenno con la mano poi sparì dietro la porta della propria camera. Retasu la imitò lasciandosi avvolgere dall’oscurità di camera sua. Accese la luce, pronta a cambiarsi. Ma quando il suo sguardo si posò sul letto trattenne uno strillo che la ragione ed il cuore le lasciarono incastrato nella gola.

 

° ° ° ° °

 

Zakary Fujiwara era solito alzarsi presto la mattina a meno che la sera precedente qualcosa non l’avesse trattenuto fino a tardi. Quella era una di quelle mattine, poiché aveva trascorso gran parte della nottata ad assistere quella che doveva essere una delle compagne di sua sorella. Trattenne un gemito, infilandosi la maglietta: pensare che aveva una sorella, che finalmente aveva conquistato un concreto posto nel mondo come tutti gli faceva quasi venire le vertigini. Passò una mano tra i capelli corvini osservandosi allo specchio: l’azzurro spento degli occhi e i lineamenti regolari del viso lo rendevano senza dubbio un ragazzo estremamente attraente. Lo sapeva lui e il sesso opposto non gli faceva intendere per nulla il contrario. Per questo si era sempre sentito molto sicuro con le fanciulle che incontrava, ma quando aveva stretto tra le braccia il corpo esanime ed insanguinato di Minto Aizawa qualcosa gli era scattato dentro. Ne aveva osservato il viso sottile e i lineamenti austeri; il corvino intenso dei capelli e il corpicino esile da ballerina. Aveva apprezzato la sua particolare bellezza e quando aveva sentito il sussurro leggero della sua voce dopo che l’aveva guardato in viso aveva capito che qualcosa in lui era cambiato. Zakary si avviò verso l’infermieria della grande base costruita dalla famiglia Aoyama, muovendosi con disinvoltura come se quella fosse sempre stata casa sua. Le ragazze lo salutavano abbassando imbarazzate lo sguardo e i ragazzi gli offrivano occhiate colme di rispetto. Era il migliore amico del nipote del capo, questo, abbinato alla sua estrema sicurezza, era un cocteil vincente. Trovò una porta bianca, l’aprì senza bussare: era sicuro che quella ragazza stesse ancora dormendo. La notte precedente era riuscito a risalire al suo nome frugando tra i suoi documenti d’identità e ora quella piccola dea aveva anche un nome. Si stupì nel trovarla sveglia, seduta in mezzo al letto. I capelli mossi sciolti sulle spalle, la frangetta corta e gli occhi di un bel castano intenso. Zakary era attratto da quella piccola fanciulla come se fosse un tesoro prezioso.

-Devo ringraziarti.- disse con la sua voce sicura. –Mi hai salvato la vita.- piccole labbra rosee, Zakary si era incantato ad osservarle perdendo la sua classica freddezza. Si sedette accanto al letto.

-Dovere.- disse solo.

-Chi sei? Somigli moltissimo ad una mia amica.- dichiarò poi la giovane mentre Zakary si preparava a raccontare, a grandi linee, quella difficile storia.

-Sono il gemello di Zakuro.- dichiarò mentre gli occhi di Minto si coloravano di stupore. –Questa è la base dei pacifisti, io lavoro qui. So che sei una delle mew mew che, in un certo senso, sono nostre nemiche.- Minto abbassò lo sguardo ma senza perdere la sua eleganza e austerità. Strinse leggermente le labbra prima di risollevare gli occhi su Zakary e ammirare, dentro di sé, l’azzurro spento delle sue iridi.

-Quindi io sono… una sorta di ostaggio?- chiese, sveglia. Zakary non pensava che sarebbe saltata subito a quella conclusione. Prese così un sorso d’aria.

-Una specie, anche se noi siamo pacifisti dunque non ti faremmo mai del male.- dichiarò. –Il nostro intento è quello di parlare alla pari con il capo del vostro progetto per spingerlo ad abbandonare tutto e passare dalla nostra parte.-

-Ciò significherebbe posare le armi e lasciarci sottomettere da coloro che, invece, le armi le usano.- puntualizzò Minto incrociando le braccia. Zakary deglutì apprezzando la sagacia della giovane.

-Potremmo difenderci, invece di attaccare.- puntualizzò il giovane. –Con una buona strategia burocratica si potrebbe giungere finalmente alla pace senza l’uso delle armi.- lo sguardo di Minto si accese e battè la manina sul materasso. Zakary non potè fare a meno di notare quanto le sue dita fossero piccole e perfette, poi rimase abbagliato dall’intensità dello sguardo.

-Se dall’altra parte della barricata non si è disposti a contrattare allora non si farebbe altro che andare in contro ad un’ennesima catastrofe!- esclamò, da vera guerriera.

-Se tutti continueranno a pensarla così allora questa guerra continuerà all’infinito.- dichiarò anche lui accigliandosi. Minto continuò a reggere il suo sguardo.

-Io e le mie compagne siamo qui proprio per fare in modo che tutto questo non duri in eterno e far mietere, nel frattempo, meno vittime possibili. Comprendi?- chiese calmandosi. Anche Zak si diede un tono più cheto alzandosi in piedi.

-Vedremo se anche Kaze Shirogane la penserà così. Ad ogni modo tu non puoi uscire di qui fino a quando io e la mia squadra non decideremo che sei abbastanza in forze per uscire e affrontare il ritorno.- si fermò davanti alla porta, stupito di non ricevere risposta alcuna. –Noi non vogliamo farti del male.- sussurrò in fine, lasciando la stanza.

Minto fu sollevata quando lo vide andare via, quel giovane che aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, o meglio, identici a quelli di Zakuro.  

 

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Capitolo 36
*** 35-Amore bianco ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutte ^_^ chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma dal capitolo capirete che ho scritto delle scene molto romantiche e purtroppo questo non era periodo -.- quindi ho avuto serie difficoltà. Spero comunque che sarà di vostro gradimento anche perché con il capitolo 35 nascerà una nuova coppia, gettonatissima e che, sinceramente, me gusta alquanto ^_^ spero mi direte la vostra!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12.

 

 

EVERYTHING BURNS

 

35-Amore bianco

 

La notte era appena calata su Tokyo. Ichigo guardava fuori dalla finestra, il mento poggiato sulle mani messe a coppa, i gomiti sul davanzale. Un’arietta leggera scuoteva le tendine chiare, le stelle che si affacciavano stranamente limpide agli occhi della giovane. Era preoccupata per tanti motivi: Minto-chan che non rientrava; Kisshu che, con quel giorno, erano due mesi che non vedeva. Chissà cosa combinava, se era bravo nella lotta come al solito o se aveva deciso di abbandonare tutto perché, tanto, non c’era più niente per cui combattere. Non osò voltarsi verso la porta chiusa alle sue spalle: era stato in quel punto che l’aveva visto per l’ultima volta e, ora che ci pensava, non era venuto all’ultimo scontro contro la squadra messa in piedi da Deep Blue per sconfiggerle. Chiuse gli occhi, sospirando. Avrebbe voluto solo sapere se stava bene, almeno, quell’inutile senso di colpa che aveva continuamente nello stomaco si sarebbe diradato una volta per tutte. Le labbra le tremavano al solo pensiero che Ki-chan forse aveva deciso di andarsene. Abbassò lo sguardo, triste. Eppure aveva promesso di amarla per sempre. Un pensiero le assalì la mente, improvviso, irruente. E se Ki-chan avesse scoperto di lei e Ryou e avesse deciso di lasciarla per sempre? Il volto le divenne bianco come il latte mentre deglutiva a fatica. Le mani iniziarono a tremare e dovette imporsi di darsi una calmata perché così non poteva andare avanti. Prese un lungo sospiro e si disse, mentre dietro di sé sentiva bussare alla porta, che se così fosse stato almeno si sarebbe risparmiata di raccontargli tutto al loro prossimo incontro, sempre se ci fosse stato.

-Sì?- disse voltandosi. Rimase poggiata al davanzale mentre Ryou entrava tranquillo. In dosso una tuta scura che, nel buio della camera, metteva in risalto il biondo grano dei capelli.

-Ero sicuro fossi sveglia…- sussurrò il ragazzo vedendola in piedi. Ichigo sorrise al suo nuovo amore con la sola consapevolezza e desiderio di volersi crogiolare nel suo abbraccio, in assoluta protezione.

-Anche tu soffri d’insonnia in questo periodo?- lo vide avvicinarsi, poi stringerla dolcemente a sé. Ichigo sentì il profumo avvolgente di Shirogane sulla propria pelle, il tepore del corpo muscoloso e giovane. Tenne la fronte sul suo petto, respirando piano. Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre senza dover per forza pensare a tutti i problemi che ogni giorno la tormentavano.

-Devo chiederti una cosa.- dichiarò d’improvviso il giovane. Ichigo mugugnò qualcosa, dicendosi che avrebbe preferito rimanere in silenzio una notte intera e per lei questa era un’assoluta novità. –Alla prossima battaglia…- disse e Ichigo comprese che era una cosa seria. Lo sentì parlare, il fiato caldo del giovane a stretto contatto con il proprio orecchio. –Vuoi che mi unisca a voi nei panni di Blue Knight?- domandò in fine tirando fuori un rospo che doveva aver conservato a lungo. Ichigo serrò le labbra ancora protetta dalle sue braccia. Ci riflettè a lungo poi pensò alla ferocia degli attacchi del Blue Knight, del suo scontro con Kisshu e della ferita scrosciante di sangue che aveva ricoperto lo stars dopo il colpo di grazia del biondo. 

Sicuramente si  sarebbe potuto rivelare un alleato estremamente forte in battaglia.

Ichigo inghiottì un po’ di saliva. E disse ciò che realmente pensava, sentendosi ancor più protetta perchè si rendeva conto del fatto che si trovava tra le braccia di un guerriero potentissimo oltre che di un grande scienziato.

-Credo… credo che dovremmo usarti come arma segreta.- dichiarò la giovane scansandosi appena. Fece un passo in dietro e puntò il proprio sguardo su quello celeste del giovane, stringendo forte le sue mani. Cercò di sentire ogni lembo di esse ma erano tanto più grandi delle proprie e si rivelò una battaglia persa. –Gli stars non hanno idea di chi tu sia né tanto meno di quanto potente tu possa essere…- abbassò lo sguardo, dicendosi che ciò che stava per dire era pericoloso per Kisshu, ma non poteva trattenere la verità. –Se fossimo in difficoltà, se non sapessimo più cosa fare… tu saresti l’arma segreta, il guerriero misterioso che nessuno sa sconfiggere.- fece un piccolo sorriso sfiorando con la mano la guancia del giovane. Ryou strinse quella stessa mano lasciandosi accarezzare dalle ombre della notte prima di perdersi nelle labbra della sua Ichigo che sapevano di fragole.

Per la prima volta Ryou si sentì davvero utile alla causa della guerra e il fatto che fosse stata proprio Ichigo a farlo sentire così, significò tanto per lui e, forse, anche per lei. 

-Ti amo.- sussurrò teneramente tra i suoi capelli.

-Ti amo anche io.- dichiarò lei per la prima volta. Ryou strinse la presa pensando che mai e poi mai l’avrebbe lasciata andare, nemmeno se la guerra avesse mietuto altre vittime, nemmeno se quello stars che la guardava in maniera troppo famelica si fosse presentato alla loro porta. Forse, pensò, sarebbe stato addirittura capace di ucciderlo pur di non perderla. Sospirò: non doveva fare in modo che il fantasma di quel tale rovinasse i bei momenti con la sua Ichigo. Momenti che, ne era sicuro, sarebbero durati per sempre.

 

° ° ° ° °

 

Retasu aveva chiuso la porta alle proprie spalle ed era pronta ad andare a dormire. Sapeva già che avrebbe pensato a lui, Pay, per un bel po’ prima di addormentarsi, che probabilmente l’avrebbe sognato e, forse, avrebbe anche pronunciato il suo nome nel sonno, proprio come se lo stesse chiamando a sé. Alla giovane era parso di aver colmato un vuoto profondo da quando sapeva quel nome breve, ma che nell’oblio rosato dei suoi sogni, suonava estremamente affascinante. E a Retasu parve proprio di sognare quando vide di fronte a sé, nella penombra oscura della camera, il corpo statuario del giovane stars che le aveva rubato da mesi il cuore e il pensiero. Aveva portato una mano alla bocca mentre con lo sguardo percorreva lentamente prima il viso addormentato, i lineamenti regolari e sottili, i capelli lievemente arruffati e imprigionati in una treccia, il collo robusto, la pelle diafana e il petto ampio, che le trasmetteva sicurezza. Istintivamente portò una mano dietro la propria schiena e cercò a tentoni la serratura. Chiuse la porta a chiave girando con estrema attenzione, tentando di non fare rumore. Pareva che quell’attimo stesse durando un’eternità. E le parve così strano che non avesse né paura né timore; come se si aspettasse che prima o poi Pay l’avrebbe raggiunta in quella stanza anche se non si aspettava di trovarlo dormiente. Ma se non volesse parlarle ma attaccarla? Retasu portò la mano al cuore, poi fece qualche passo chiedendosi se Pay stesse davvero dormendo. Perché avrebbe dovuto raggiungere la sua camera solo per dormire? Fece una smorfia mentre troppi punti interrogativi le si disegnavano nella mente, confondendola. L’unico modo era svegliarlo e chiedergli cosa ci faceva nel suo letto, di notte. Si sedette studiando ancora il suo viso. Retasu aveva poco spazio perché il fisico ampio seppur armonioso del giovane occupava per la maggiore il materasso ad una piazza. La giovane si godette il calore del suo corpo e sentire quella pace e la sensazione, senza nome, che lui le regalava era davvero meravigliosa.

-Pay…- sussurrò con quella sua voce sottile, così vellutata e dolce che sicuramente non potè svegliarlo. Anzi, parve una ninnananna maggiore per il guerriero che si limitò a sospirare, socchiudendo le labbra, ma non gli occhi.

-Retasu…- pronunciò lui candidamente, come se fosse un bambino che chiama la madre nel sonno. Retasu dovette socchiudere gli occhi per trattenere le lacrime di commozione: era da quando si erano scambiati il loro primo bacio che attendeva quel momento. Rimase lì a fissarlo contemplando il volto per un tempo che non seppe definire. Non aveva il coraggio di chiamarlo e di svegliarlo: pareva così sereno e tranquillo, diverso dal solito volto triste che indossava ad ogni battaglia.

Per questo rimase seduta su quel letto fin quando le luci rosate dell’alba colorarono il cielo e il sole faceva capolino tra le nuvole. Una splendida luce calda avvolse la stanza e Retasu si alzò per spostare le tende e far entrare quello spettacolo di luce e magia che stava colorando il cielo. Fu quando il primo raggio di luce del mattino colorò il viso di Pay che lo stars aprì gli occhi e, abituatosi alla luce, alzò appena il capo. Era confuso, ma quando vide la giovane di fronte a sé, in piedi davanti alla finestra con l’alba che l’avvolgeva pensò di essere approdato in paradiso.

Un angelo?

Addirittura si mise seduto sul letto e rimase abbagliato dal sorriso innocente che Retasu gli rivolgeva, gli occhi azzurri privati degli occhiali e i capelli verdi sciolti sulle spalle, lunghi e ribelli. Pay era come ammaliato da quella figura  e non si poneva domande, l’unica sensazione che davvero lo faceva stare bene e sentire libero era il fatto che non avrebbe voluto essere altrove.

-Buon giorno.- gli disse un po’ intimidita, le guance rosee e le labbra appena tremanti. Pay la trovò adorabile. E quasi si sentì un idiota a pensare una cosa del genere. Era la prima volta che sentiva il cuore leggero, come se la guerra, la lotta tra stars e umani, i suoi problemi familiari non esistessero più. C’erano solo lui, Retasu e l’alba. La vide farsi vicino e Pay la guardò sempre più intensamente. Avrebbe voluto domandarle come fosse possibile tutto quello ma probabilmente nemmeno lei sapeva la risposta. Vide le guance divenire nuovamente rosse e la giovane tentò di balbettare qualcosa.

-Ti… ti ho trovato qua sul mio letto…- bofonchiò in fine, imbarazzata. In effetti era come se fosse stata lei, con un incantesimo, a portarlo lì  e gli dovesse chiedere scusa. Pay si passò una mano sul viso chiedendosi, per l’ennesima volta, se quello fosse un sogno.

-Io… io…- balbettò lui trattenendo i singhiozzi: era inspiegabile, ma aveva una voglia matta di piangere. –Non so cosa ci faccio qui.- in realtà non sapeva nemmeno dove si trovava. L’unica certezza erano gli occhi estremamente dolci di quella ragazza e la consapevolezza sempre maggiore che non le avrebbe mai torto un capello.

-Tu… tu sei a casa Shirogane.- Retasu ebbe il coraggio di sedersi al suo fianco. Alzò gli occhi su di lui, sorridendo dolcemente. –Non sei venuto di tua spontanea volontà?- chiese poi un po’ delusa. Pay stava per scuotere il capo ma la vista del volto imbronciato di quella fanciulla gli fece piangere il cuore e si disse che forse era stato proprio lui, inconsciamente, a teletrasportarsi nel sonno. A suo fratello Taruto, ad esempio, era capitato alcune volte che si fosse addormentato alla base e che poi la mattina dopo si fosse teletrasportato a casa sua, nella sua comoda e confortevole cameretta.

Che Pay si fosse teletrasportato nel sonno a casa di Retasu proprio perché i suoi desideri più profondi gli ordinavano questo?

Strano, pensò lo stars, eppure lui non conosceva l’abitazione della giovane.

-Io… io credo di aver sognato questo posto.- disse più a se stesso che a lei, pronunciando piano le parole, scandendo ogni più piccola sillaba. Retasu alzò lo sguardo su quello dello stars, di un viola acceso seppur triste. Riuscì a trovare il coraggio di prendergli una mano mentre una lacrima rotolava lungo la guancia calda, disegnando un percorso di trasparente purezza.

-Sei felice di essere qua?- osò la giovane mew mew, pentendosi subito per tutta quell’audacia che non aveva mai fatto parte della sua persona. E quando Pay abbassò gli occhi sul suo viso e notò la purezza e la limpidezza degli occhi di Retasu, si disse che non poteva trattenere tutte quelle emozioni nel petto o prima o poi il cuore sarebbe scoppiato inesorabilmente. Per questo poggiò entrambe le mani sulle sue spalle, la costrinse a guardarlo negli occhi e si abbassò su di lei, sussurrando un “Sì” a fior di labbra prima di baciarla dolcemente ma con trasporto.

Retasu non poteva credere a ciò che stava accadendo: Pay era arrivato nella sua camera senza sapere come; lei aveva pianto dalla gioia e lui l’aveva baciata. Adorava il suo sapore e sentiva che quello era il bacio più bello che si fossero mai scambiati: senza la paura e la fretta delle dure battaglie, senza l’impronta della violenza sulle loro labbra. Solo due mani che si sfioravano, gli sguardi vicini e il desiderio di sentire il sapore l’uno dell’altra.

Nessuna foga, nessun ardore eccessivo: Retasu era così e pareva che Pay l’avesse compreso sin nel profondo, tanto da donarle un istante così bello che avrebbe potuto piangere una vita intera al solo ricordo.

Quando si allontanarono l’uno dall’altra trattennero i fiati per qualche istante, come se avessero il bisogno di registrare nella memoria quel ricordo che, probabilmente, avrebbero voluto rivivere per sempre. Retasu dovette abbandonarsi in brevi singhiozzi, mentre Pay la stringeva a sé, sospirando.

-E’ sbagliato…- sussurrò lo stars. Retasu sentì quelle piccole parole e annuì tra le lacrime, respirando a pieni polmoni il suo profumo. Aveva paura di perderlo, ancora.

-Lo so…- singhiozzò ancora. Cercò di divincolarsi, conscia che avrebbe sofferto ancora di più se il proprio amore per quel giovane aumentava di secondo in secondo; ma lui la trattenne a sé, con una forza mascolina e travolgente; le braccia si strinsero ancor più protettive e potenti intorno a lei, perché Pay avrebbe fatto tutto nella sua vita, meno vivere un giorno di più senza poter sentire il sapore di quella piccola dea sulle proprie labbra.

-Sì.- esordì ancora lo stars, sussurrando tra i suoi capelli che profumavano, meravigliosamente, di lavanda. –E’ sbagliato, ma non posso…- trattenne il fiato. –Non voglio lasciarti.- Retasu strinse forte la sua maglietta, chiuse piano piano gli occhi assaporando quelle parole.

-Nemmeno io.- lo disse piano ma fu sicura che Pay l’aveva sentita perché strinse ancor di più la presa.

-Siamo pazzi.- le sussurrò a fior di labbra quando lei alzò il capo in sua direzione, prima di unirsi nuovamente in un bacio. La mano di Pay percorse tranquilla il capo della giovane, le dita scivolavano tra i capelli scuri e niente e nessuno avrebbe mai fatto cambiare idea allo stars.

-E come faremo?- domandò lei preoccupata. Era una mew mew e non poteva abbandonare la causa della guerra. Come se non bastasse lui faceva parte della squadra organizzata per ucciderle. Pay si allontanò, come se volesse tentare di uscire da quell’incantesimo. Ma bastava il profumo di Retasu a farlo sentire di nuovo in paradiso e si arrese a quella triste, seppur meravigliosa, realtà. Alzò così lo sguardo ametista su di lei, gli occhi blu spaventati ma illuminati da una nuova luce che sapeva di speranza. Le prese le mani.

-Tu non sai niente di me.- le disse con sincerità. Retasu sorrise.

-Ne so quanto basta per capire che riusciresti a rendermi la ragazza più felice di questa Terra.- trattenne un singhiozzo. –Pay, io e te siamo nemici, ma la verità è che io morirei se ti vedessi caduto in battaglia.- esplose così, riallacciandosi al suo petto e piangendo calde lacrime che bagnarono la maglietta dello stars e lo resero più triste di quanto non fosse già. Respirò ancora una volta il profumo dei suoi capelli, chiuse  piano gli occhi e mise in moto il cervello nonostante avesse un brutto mal di testa.

-Troveremo una soluzione.- dichiarò in fine, crogiolandosi in quell’abbraccio. Si rattristò ma al contempo fu felice nel suo cuore perché era la prima volta, da sette lunghi anni, che si sentiva davvero bene. E l’unica persona che riusciva in tutto questo era l’innocente Retasu, con quei suoi occhi limpidi e la pelle bianca. –Sì, troveremo una soluzione.- ripetè ancora lo stars, dicendosi che finalmente aveva davvero un motivo per lottare.

 

° ° ° ° °

 

“-E’ incredibile!- dichiarò una delle maestre di un istituto elementare di Tokyo. Con il fischietto in mano, la stars dai lucenti capelli biondi dava le direttive ai suoi allievi che dovevano eseguire un difficile esercizio di ginnastica. Tutti i bambini avevano avuto serie difficoltà tanto che la donna aveva pensato di riproporlo tra un anno, quando sarebbero stati più grandi. Tuttavia quando era toccato al piccolo Kisshu Ikisatashi gli occhi si erano spalancati e la bocca aveva assunto una smorfia di stupore. Il piccolo stars, di otto anni appena, stava saltando tutti gli ostacoli, effettuava capriole eleganti e, addirittura, inseriva variazioni pericolose che rendevano l’esercizio più spettacolare e divertente di quanto già non fosse. La stars lasciò andare il suo fischietto e lo fece cadere a terra fino a quando Kisshu approdò con un balzo a terra e fece un inchino seguito dagli applausi colmi di ammirazione dei suoi compagni di classe.

-Come sono andato?- chiese sollevando un paio di occhi dorati sulla sua maestra. La stars, ancora basita, riprese da terra il suo fischietto, poi camminò in direzione del bambino.

-Perfetto.- riuscì solo a dichiarare poggiandogli una mano sulla testolina scura. –Ora a cambiarvi, forza!- non poteva dire altro: sicuramente  quel bambino, dalla dubbia storia familiare, aveva delle capacità fuori dal comune e molti degli insegnanti convenivano nel voler parlare con i genitori perché avrebbe potuto raggiungere vette molto alte sia nel mondo dello sport, sia in ambito scientifico. La stars alzò gli occhi azzurri sul bambino che si stava allontanando con i suoi compagni: se non fosse stato per quel suo carattere scontroso e ribelle, sicuramente avrebbe raggiunto l’eccellenza in tutte le materie. Si sedette su una delle panche della palestra, poi vide una bambina umana dai capelli rossi avvicinarsi allo spogliatoio femminile. Era Ichigo Momomiya, l’unica chiave che aveva permesso agli insegnanti della loro classe di entrare negli interessi del calcolatore e intelligente Kisshu. Socchiuse gli occhi quando vide Kisshu allontanarsi dalla folla dei suoi compagni e avvicinarsi alla piccola Ichigo che aveva appena avuto lezione nell’altra palestra. Era due anni più piccola e le manine paffute e i lineamenti dolci lo suggerivano. Lo stars la prese per mano e la bimba fece un sorriso ampio prima di abbracciarlo forte e correre via dentro il suo spogliatoio. Kisshu era rimasto davanti alla porta a fissare un punto indefinito, come se fosse impegnato a pianificare qualcosa. Si voltò poi verso la sua maestra di educazione fisica, mostrando un ampio sorriso quando comprese che li stava guardando.

-Lei.- e indicò la porta. –Sarà mia moglie!- poi era corso via, scomparendo dietro la porta del suo spogliatoio.

La stars si era alzata in piedi, sorridendo mesta. Sicuramente quel Kisshu sarebbe riuscito in tutti i suoi scopi, determinato e scaltro com’era.”  

 

° ° ° ° °

 

-Sei sicuro che possiamo fidarci di lei?- Deep Blue camminava nel proprio studio, le mani dietro la schiena e un’espressione brutalmente tranquilla. I lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, gli occhi azzurri intenti a guardare fuori dalla finestra con mancato interesse.

-E’ la figlia di uno dei vostri più fedeli servitori, Signore.- dichiarò Mitamura alzandosi a propria volta dalla sedia e raggiungendo le spalle del suo padrone. –Quando il Generale Sonoa è mancato lei gli ha promesso che avrebbe fatto il suo lavoro: è una questione di affetto familiare.- terminò in fine lo stars realmente convinto delle proprie parole. Era stato lui stesso ad addestrare Miriam Sonoa, in poco tempo era divenuta la sua pupilla, il suo asso nella manica con la sua scaltrezza e la sua forza in battaglia. Deep Blue si voltò verso Mitamura, abbozzando quello che doveva sembrare un sorriso.

-E’ una missione pericolosa, potrebbe essere l’ultimo tassello mancante per terminare questa guerra e vederci vincitori.- il leader degli stars parlò con sincerità, esprimendo un augurio che si faceva da sette anni a quella parte. Mitamura annuì.

-Potete fidarvi di lei: è l’unico soldato al quale darei in mano la mia stessa vita.- terminò, poi aggrottò le sopracciglia. –E se non volete affidare la missione ad un solo soldato c’è sempre Kisshu Ikisatashi.- Deep Blue alzò lo sguardo udendo  quel nome. –Si è rivelato il combattente più bravo e potente dell’intera base ed ha solo pochi mesi di addestramento alle spalle!- dichiarò con orgoglio il Generale. Deep Blue fece di no con la testa.

-E’ un ex criminale che combatte per noi solo per seguire i propri scopi e non perché ama la sua gente.- proferì il leader sedendosi alla scrivania. –Convoca Miriam Sonoa, sarà lei a compiere questa difficile missione. E se sarà il caso farò intervenire Pay Ikisatashi, anche lui è un fidato guerriero.- sogghignò poi lo stars ripensando a ciò che aveva letto nella mente di quel guerriero.

Ingenuo.

Innamorato di un’umana, una delle mew mew.

Strofinò i palmi delle mani. Sì, Ikisatashi Pay sarebbe servito alla sua causa, ne era certo.

Mancava poco, davvero poco.

 

Ringrazio…

 

-Serenity Moon: Cara, anche se nel capitolo 34 Ryou non si è visto, avrai notato che l’ho inserito subito nella prima scena di questo capitolo!! Hai visto che ha combinato Retasu? Forse l’ho resa un po’ più spigliata di quanto non sia in realtà, man on dimentichiamo che anche lei quando si innamora tira fuori le unghiette XD XD O_O non sapevo che Minto fosse uno dei tuoi personaggi preferiti di TMM: sinceramente a me non ha mai dato tanto interesse (in realtà l’unica delle cinque che mi piace è Ichigo, seguita da Zakuro) ma ammetto che scrivere di lei non mi dispiace ^_^ in fondo è affascinante! Ti voglio tantissimo bene anche io ^_^

 

-rekuchan: ma che bello *_* ricevere nuovi lettori in una storia così vecchia e che ha ben 35 capitoli *_* ti adoro per aver letto tutto e per aver anche recensito! Anche tu tieni per la KisshuxIchigo? Noto che siete per la maggiore… bhè, come dico sempre ne vedrete delle belle sia da parte dello stars sia da parte del biondino! Sono felice che Miriam ti piaccia come personaggio: inserire personaggi originali è sempre difficile, ma per fortuna a qualcuno piace ^_^ grazie davvero per i complimenti e spero di rileggerti!

 

-Sweet96: ma cara, grazie davvero per tutti i complimenti che mi fai sempre *_* eh sì… che succederà tra la fredda Minto e il bellissimo Zakary? Dovete immaginarlo di una bellezza eterea, quasi al pari di Shirogane: alla fine è il corrispondente maschile di Zakuro (essendone il gemello) e con il caratterino che si ritrova Minto ne potrete vedere delle belle!! Grazie ancora per la recensione sempre graditissima e spero di rileggerti!

 

-helmi: allora allora, ti è piaciuto questo capitolo zuccherino tra Pay e Retasu?? Non le ha detto che la ama ma almeno l’ha dimostrato! Sono contenta che le coppie che si stanno definendo ti piacciano, spero di rileggerti!

 

-Danya: Carissima, i tuoi dubbi sono stati in parte accontentati, meno per la nostra cara Minto: dovrete attendere ancora un capitolo per la ballerina! In compenso un capitolo quasi interamente dedicato al freddo Pay che piano piano non è più così freddo! Spero mi dirai la tua!

 

-Pipigi: Prima di tutto grazie davvero per i complimenti: sono felice che la storia lasci con il fiato sospeso e spero che lo sarà fino alla fine! Comunque tutto piano piano andrà al suo posto, questa seconda parte della fic volge al termine e l’ultima non sarà lunga come le altre due. Spero davvero di rileggerti!

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Capitolo 37
*** 36-Missioni pericolose ***


EVERYTHING BURNS

Lo so, lo so… mi faccio sempre aspettare! Ma prima o poi torno potete starne certe =) non vi libererete tanto presto di me! Ecco a voi un capitolo non troppo impegnativo che scava soprattutto nelle emozioni di personaggi femminili. Ci ho infilato anche un po’ di KeixZakuro che non fa mai male ^_^ spero che vi piacerà!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

36-Missioni pericolose

 

Attendere come una prigioniera per essere liberata era per Minto motivo di grandissima stizza. Era una giovane abituata ad essere indipendente e a fare le cose che preferiva quando e come voleva. Sapeva di essere sveglia e furba, per questo non aveva mai fatto errori e nessuno dubitava mai del suo buon senso. Ma restare chiusa in quella stupida stanza come se fosse un’inutile prigioniera da quattro soldi proprio non le piaceva. Erano tre giorni che non faceva altro che vegetare in quello stupido letto e come se non bastasse Zak, quel bellissimo e dannato Zak, entrava nella sua camera, si accertava che fosse viva poi usciva come se nulla fosse, quasi lei non fosse una ragazza giovane e forte che attende la sua pena.

“Ti libereremo” le aveva detto il giovane più di una volta quando lei, la testa immersa nel cuscino e la ferita dolorante, gli aveva domandato quando sarebbe tornata a casa Shirogane, la sua nuova dimora. Poi quel tale le sorrideva leggermente e spariva dietro la porta. Minto strinse un pugno: quando sarebbe guarita si sarebbe alzata e con i suoi poteri avrebbe sfondato la porta e tutti i muri che la separavano dalla libertà, ne era certa. Aveva chiesto più di una volta di parlare con il loro capo ma Mia, quella stars che le portava da mangiare, sosteneva che Shiniky, il loro capo appunto, era via per contrattare con altre basi pacifiste.

-Io sono una guerriera, il mio posto è il campo di battaglia, non questo buco!- imprecò tra i denti la ragazza tentando, per l’ennesima volta, di alzarsi. Ma fu tutto inutile: la ferita ancora le doleva e come se non bastasse era troppo debole anche per alzarsi. Tutto ciò che poteva fare era attendere la sua guarigione a meno che le sue amiche non l’avessero trovata. Ma quanto ci mettevano? Sicuramente la stavano cercando: Minto teneva il conto di ogni minuto passato in quel buco infernale e sicuramente Kaze aveva telefonato  a casa sua per sapere come mai la mew mew tardava a rientrare. Sospirò per l’ennesima volta finchè sentì bussare alla porta. –Sì?- disse di mala voglia, aspettandosi che fosse Mia per portarle la cena. Ma quando vide sbucare la testa corvina di Zak il cuore le balzò nel petto. Era già tanto che le guance non le fossero divenute tutte rosse e che le mani non avessero iniziato a tremare. Il giovane si fece spazio nella stanza, chiudendo alle proprie spalle la porta. Reggeva tra le mani un vassoio colmo di frutta, onigiri e alcune pagnotte. Minto distolse lo sguardo pensando che sicuramente non era venuto per annunciare la sua liberazione.

-Buon giorno.- disse il ragazzo poggiando il vassoio sul comodino là accanto. Minto nemmeno rispose, dicendosi che quella prigionia forzata le stava togliendo, piano piano, la fame. –Che succede, il gatto ti ha mangiato la lingua?- domandò ancora Zak. Minto aveva i nervi a fior di pelle: quel tale era tremendamente bello ed affascinante e nonostante la mew mew stesse guardando altrove lui aveva comunque un timbro di voce così sensuale e caldo che era impossibile non rabbrividire dal piacere in sua presenza. Scosse il capo impercettibilmente: doveva smetterla di avere quel tipo di pensieri e lottare per la sua liberazione.

-No.- dichiarò solennemente. –Vorrei sapere quando mi libererete: sono tre giorni che giocate a tenermi in trappola e sono stufa di farmi prendere in giro!- terminò trovando, addirittura, il coraggio di guardarlo negli occhi. Zak era in piedi di fronte a lei, lo sguardo incollato al suo tradiva una nota di stupore. Sorrise. Un sorriso maledettamente bello e sensuale,  così perfetto che somigliava, addirittura, a quello seducente e provocatorio di Shirogane.

-Ti ho già detto più di una volta che sarai liberata.- rispose semplicemente continuando a guardarla in viso. Minto strinse i pugni, al limite della sopportazione.

-Tre giorni, sono tre giorni che mi ripeti la solita cantilena… ma non ho ancora visto nessuno venire a prendermi o portarmi via di qua! Le mie compagne hanno bisogno di me!- continuò, agitandosi. Si era allontanata dallo schienale del letto dove rimaneva appoggiata di solito e aveva inarcato la schiena, nella sua solita posa da guerriera: la ferita le faceva male ma non poteva mostrarsi debole di fronte a lui.

-Tanto non puoi essere di alcun aiuto… stai ancora male.- distolse lo sguardo Zakary conscio di averle detto una cosa che le avrebbe fatto male. Ma non avevano ancora deciso cosa avrebbero realmente fatto di lei: se davvero l’avrebbero usata come ostaggio per far sciogliere la pericolosa squadra delle mew mew o se, al contrario, l’avrebbero semplicemente riportata alla sua base operativa come se niente fosse. Questa decisione non spettava a lui ma a Shiniky, lo zio di Masaya, ma finchè non fosse tornato l’ordine era quello di trattarla il meglio possibile perché loro non usavano torturare le persone. Fosse stato per lui l’avrebbe fatta unire a forza alla loro squadra perché sarebbe potuta divenire, senza dubbio, un membro validissimo. La guardò ancora in viso: oltre ad essere bella era anche sveglia, furba e scaltra. Aveva un modo di fare che avrebbe fatto voltare qualsiasi uomo: l’eleganza che aveva nell’afferrare gli oggetti; lo sguardo serio ed implacabile qualsiasi cosa osservasse; le labbra lievemente imbronciate, piccole e sottili. Zak aveva ammesso dentro se stesso di provare qualcosa per lei, forse semplice attrazione fisica, forse niente di importante. Sicuro era che non avrebbe potuto separarsi da lei tanto presto. Minto, comunque, non pareva dello stesso avviso.

-Tu…- disse Minto dopo aver udito le parole del giovane. –Tu… non hai idea della guerriera con cui hai a che fare!- la giovane era così irritata che si alzò di scatto in piedi. Ma non pensò alla ferita che piano piano si stava rimarginando e con quel movimento tanto improvviso una fitta dolorosa la colse, facendole perdere l’equilibrio. Zak si precipitò in avanti e l’afferrò tra le proprie braccia. La tenne stretta per qualche istante stupendosi per la leggerezza del corpicino esile della ragazza. Guardò i suoi capelli scuri a contatto con il proprio petto; vide le manine incollate alla propria maglietta per reggersi in piedi, la linea sottile delle ciglia. Stringeva forte le palpebre per trattenere, probabilmente, le lacrime di dolore.

-Minto, stai bene?- le chiese tirando fuori, suo mal grado, un tono troppo amorevole. Minto non si mosse, le labbra socchiuse trattenevano a stento i singhiozzi e Zak pensò che non sarebbe mai scoppiata in lacrime davanti a lui.

Bella e maledettamente orgogliosa.

Il giovane sospirò prendendola in braccio e poggiandola delicatamente sul letto.

-Io…- sussurrò la ragazza. Gli occhi castani erano lucidi ma le lacrime non rotolavano lungo le guance: non gli avrebbe mai concesso questa vittoria. –Io devo tornare dalle mie amiche!- finalmente alzò lo sguardo su di lui, dimentica del dolore tremendo che la stava attanagliando.

-Devi guarire prima, non puoi rischiare di subire un attacco in queste condizioni.- Zak si mise in ginocchio per terra e questa volta mise da parte l’aria altezzosa che solitamente gli colorava il viso. Minto socchiuse gli occhi poi le labbra.

-Sono affari miei: le mie compagne di squadra non hanno idea di dove mi trovo e probabilmente mi stanno cercando per tutta la città. Non posso rallentare la missione perché sono ferita… non sai quante cicatrici hanno loro e non hanno mai tirato su un polverone!- Minto ripensò ad Ichigo che, nonostante il gesso alla gamba, era stata capace di trattenere l’attacco di uno stars al giardino di casa Shirogane; a Purin che pochi giorni dopo aver subito una brutta frattura era già pronta ad affrontare i duri allenamenti di Kaze; a Retasu che aveva vissuto un’esperienza fuori dal comune alla base degli stars eppure aveva continuato ad andare avanti sempre più coraggiosamente. Lei non sarebbe stata diversa e doveva essere liberata, subito.  

-Vado a telefonare a Shiniky.- disse Zakary poggiando una mano sul ginocchio di Minto. Quel piccolo contatto provocò un lungo brivido che percorse la schiena di Minto: era come aver toccato un ferro rovente. La giovane socchiuse gli occhi.

-Se non lo farai, mi trasformerò e vi ucciderò tutti.- lo minacciò puntandogli uno sguardo che doveva essere d’odio. Zak però vi lesse solo tanta voglia di combattere per una causa che lui non comprendeva ma che, per lei,  doveva rappresentare una vera e propria ragione di vita.

-Va bene, avrai notizie entro poche ore… non voglio rischiare di vedere i miei compagni morti sotto i tuoi attacchi!- dichiarò alzandosi in piedi. Minto non rise a quella battuta dall’ironia sottile  e fece una smorfia. Avrebbe voluto dire qualcosa che lo facesse rimanere ancora qualche istante, che lo spingesse a poggiare ancora il suo sguardo su di lei. Ma Zak non ebbe bisogno di niente: prima di richiudere la porta alle proprie spalle si voltò verso Minto che teneva gli occhi chiusi. I capelli appena arruffati, cosa impossibile per lei, le labbra tremanti e le mani intrecciate. Il giovane aggrottò la fronte: pareva più che sofferente e questo gli fece inaspettatamente male, tanto male.

 

° ° ° ° °

 

L’alba era appena sorta su Tokyo. Quell’ottobre era più freddo rispetto agli altri anni e per questo Miriam si coprì meglio. Sorrise godendosi la sensazione delle lenzuola fresche sul suo corpo nudo, spogliato dalle mani fameliche di Kisshu che l’avevano sfiorata, accarezzata e toccata per una notte intera. Socchiuse gli occhi voltandosi verso il guerriero sdragliato al suo fianco: Kisshu dormiva supino, i lineamenti decisi del volto resi più leggeri dal sonno; le labbra socchiuse quasi stessero attendendo un bacio; i capelli arruffati, il petto nudo. Miriam ebbe l’impulso di stringersi a lui e baciarlo ancora, passare una mano tra i suoi capelli scuri e guardare dentro quegli occhi così diversi da tutti quelli che aveva guardato nella sua vita. Vi leggeva tanta determinazione e coraggio che più di una volta aveva dovuto distogliere il suo, di sguardo, perché il cuore non riusciva a reggere la tempesta di emozioni che quegli occhi le regalavano. A Miriam piaceva crogiolarsi con lui tra le lenzuola, vederlo socchiudere le palpebre appena sveglio e voltarsi verso di lei. Si stiracchiava e tirava fuori uno sbadiglio che somigliava, comicamente, ad un rugito. Tante volte si era ritrovata a sorridergli e Kisshu non ricambiava mai il gesto ma era come se in fondo apprezzasse quel suo essergli così devota. Era ormai sicura che lui avesse dimenticato quell’insulsa Ichigo: non l’aveva più nominata se non in rare occasioni e poi la loro relazione andava avanti da più di un mese e ogni notte lei si addormentava tra le sue braccia.

Si rimise supina poi prese a guardare il soffitto: riflettè sulla sera precedente, quando Deep Blue l’aveva convocata e le aveva ricordato quanto valoroso fosse stato suo padre nella battaglia in cui era morto. Miriam cercava sempre di non pensare al generale Sonoa: sapeva bene che se ci avesse pensato realmente aprendo il proprio cuore a se stessa avrebbe mandato al diavolo tutto: la guerra, Deep Blue, tutti. Aveva voluto un gran bene a suo padre: le aveva insegnato ogni cosa ed era stato un importante commissario di polizia. Prima di morire le aveva fatto promettere che anche lei avrebbe protetto la loro gente, che tutti meritavano la pace sotto la guida del loro sommo leader. Ma ora che si era innamorata Miriam voleva vivere: prima non le importava nulla di perdere la vita. Sì, le piaceva camminare sotto il sole, conoscere le persone, guardare il sorriso di sua madre. Ma non aveva mai avuto nulla di così forte che la tenesse attaccata alla vita con tutte le sue forze. E ora Deep Blue le aveva proposto di diventare un inviato speciale ed estremamente segreto: le aveva consegnato un cristallo grande solo pochi centimetri e la giovane l’aveva appeso al collo. Chiuse gli occhi ripensando alle iridi glaciali di Deep Blue: doveva controllare quali fossero i cambiamenti di luce del cristallo quando sarebbe stata in battaglia contro la squadra delle mew mew. Le labbra le tremarono al pensiero che doveva trattarsi di qualcosa di davvero importante. Strinse la collanina che aveva al collo: il cristallo emise una luce sottile quando Kisshu si voltò all’improvviso, ancora dormiente. Miriam si spaventò non poco quando la luce aumentò visibilmente d’intensità proprio mentre le labbra del giovane che più amava al mondo pronunciavano nel sonno il nome di “Ichigo”. Le lacrime quasi uscirono dagli occhi della ragazza. Non solo era profondamente spaventata perché non aveva idea della forza nascosta che si celava in quel cristallo, ma Kisshu, ancora una volta, pronunciava il nome di quell’insulsa umana nel sonno, dimenticandosi totalmente di lei. Lo vide prima sorridere nel sonno; poi emettere un gemito e, in fine, rilassare i muscoli del volto e sussurrare un fiebile “non te ne andare” che fece tremare ancora il cuore di Miriam. Proprio in quell’istante il cristallo terminò di brillare e Kisshu aprì gli occhi, visibilmente sconvolto. La ignorò categoricamente, passandosi una mano sul viso mezzo addormentato.

-Era solo un sogno…- disse fra sé. Miriam avrebbe voluto allungare una mano verso di lui e confortarlo, ma sapeva qual’era il motivo di quella disperazione e non aveva alcuna voglia di ascoltarlo mentre rimpiangeva l’amore che aveva perso. Si mise seduta, il lenzuolo sollevato sopra al seno nudo. Il ciondolo tintinnò appena e Kisshu si voltò. La trovò più bella, il contrasto di quel cristallo con la pelle candida e bianca era davvero un bello spettacolo. Allungò una mano verso la collana, studiandone il ciondolo. –Che cos’è?- domandò, rendendosi conto che non si trattava di un diamante, ma nemmeno di un falso. Era come se fosse una pietra estremamente preziosa, ma non in termini di denaro. Si sentiva stranamente attratto da quel ciondolo, come una calamita. Miriam afferrò la pietra, lasciando che scivolasse via dalla mano di Kisshu.

-E’ un regalo.- tagliò corto, guardando altrove. Sapeva bene che Kisshu era bravissimo a riconoscere una bugia nei suoi occhi, per questo preferì non guardarlo in faccia. Il ragazzo fece un mezzo sorriso.

-Da un ammiratore?- domandò. Miriam si voltò verso di lui, il viso fintamente arrabbiato.

-Per te farebbe differenza?- lo vide mettersi seduto, poi fare spallucce.

-No.- tagliò corto, poi si alzò in piedi. Miriam restò qualche istante a guardare il corpo nudo di Kisshu: i muscoli tonici del torace e delle gambe; il biancore della pelle; la forza che esprimeva in ogni suo più piccolo movimento. Suo malgrado si sentì, ancora una volta, attratta da lui, come se non ne avesse mai abbastanza. Kisshu si voltò verso di lei, come se le avesse letto nel pensiero. -Tanto so che torneresti da me.- esclamò soddisfatto. Miriam mise il broncio, incrociando le braccia.

-Stronzo.- biascicò tra le labbra mezze serrate, prima che lui sfoderasse il suo solito sorriso malizioso e scomparisse dalla stanza, manco non ci fosse mai entrato. Miriam tornò a sfiorare il ciondolo. Sperava davvero di trovare il modo di eliminare quell’insulsa umana e mostrare il suo corpo esanime a Kisshu: almeno se la sarebbe tolta di torno una volta per tutte.  

 

° ° ° ° °

 

Zakuro camminava inquieta per la stanza, davanti a lei un preoccupato Keiichirou.

-Zakuro, sta tranquilla!- affermò prima di afferrarla tra le braccia. La giovane modella si lasciò cullare da quella morsa così dolce, sfiorando con l’indice il tessuto leggero della camicia bianca che il ragazzo indossava. Alzò gli occhi blu su di lui, trattenendo il desiderio di baciarlo. Però lo fece lui e Zakuro si sentì infinitamente grata mentre allacciava le braccia attorno al suo collo e lasciava che Keiichirou le regalasse il suo sapore.

-Sono preoccupata.- affermò la ragazza, mentre uno sguardo comprensivo di Keiichirou accarezzava il suo viso.

-Tu?- sorrise mesto. –Non credevo volessi così bene alle tue compagne.- passò una mano tra i capelli corvini, sentendo il profumo leggero della pelle della ragazza più bella che avesse mai visto. Zakuro annuì, risoluta.

-Non scherzare!- per la prima volta la vide arrossire appena, come se i suoi sentimenti più nascosti venissero improvvisamente tirati fuori da un guscio impossibile da aprire. Keiichirou sorrise, facendo un gesto d’arresa.

-Va bene, va bene… allora perché sei così agitata?- chiese, incuriosito. Zakuro puntò lo sguardo su di lui.

-Non possiamo perdere una compagna: Minto, poi, è notevolmente forte!- esclamò, gli occhi convinti. Keiichirou annuì, sentendo i passi delle altre ragazze che raggiungevano la cucina dove si trovavano loro. Si voltarono entrambi verso la porta dove Purin era apparsa insieme ad una pallida Retasu, Ryou ed Ichigo. Questi ultimi si tenevano per mano, un gesto impercettibile che però saltò subito agli occhi del pasticcere.

-Siete pronti?-  chiese il moro alla banda. Ryou annuì.

-Mio padre mi ha chiesto di unirmi a loro…- annunciò mentre Ichigo si voltava verso di lui.

-Qual è il piano?- domandò Zakuro indossando i suoi panni da guerriera. Ryou puntò lo sguardo su di lei.

-Molto semplice: ci divideremo.- annunciò il biondo. –Retasu e Purin insieme.- propose guardando le due ragazze: era qualche giorno che Retasu sorrideva sempre impercettibilmente e pareva serena, ma quando le avevano annunciato della scomparsa di Minto e del fatto che probabilmente era stata rapita dagli stars si era tramutata in una maschera pallida. Per questo aveva deciso di farla stare con Purin che, pur non essendo forte come Ichigo e Zakuro, avrebbe saputo stare dietro ai problemi della mew mew dai capelli verdi. –Poi tu e il terzo gruppo saremo io ed Ichigo.- terminò incrociando le braccia e guardando Keiichirou. Quest’ultimo prese da sopra il tavolo una manciata di fogli che distribuì alla squadra.

-Queste sono le possibili aree compromesse: fate del vostro meglio… dobbiamo salvare la nostra amica.- terminò il pasticcere donando poi un’occhiata colma d’affetto alle sue quattro ragazze. Non avrebbe potuto sopportare la perdita di una di loro. Le sentì uscire veloci e scattanti come guerriere, il loro compito bene impresso nella mente: salvare la loro amica.   

 

° ° ° ° °

 

“L’orfanotrofio era pieno di gente. Alcuni volontari portavano giocattoli mezzi smessi di qua e di là, le educatrici mostravano ad alcuni bambini come fare i compiti mentre quelli troppo piccoli erano costretti a fare dei giochi da tavola che al piccolo Kisshu proprio non piacevano. Tutti gli raccontavano che un uomo era giunto in ospedale quando era un bambino in fasce e aveva detto di averlo trovato vicino ad un cassonetto.

Come un rifiuto, una cosa da niente.

Erano passati quasi sette anni da quel giorno e Kisshu non aveva ancora trovato una casa dove vivere. Finchè un giorno uno stars aveva bussato alla porta di quel luogo grande quanto infernale ed aveva annunciato di essere il suo nuovo papà.

-Sono il Signor Ikisatashi.- aveva affermato. Al piccolo Kisshu quello stars era parso tanto grande e grosso che si era nascosto dietro ad una delle colonne della grande sala dei giochi, poi si era detto che con quello lì non ci voleva andare. Aveva stretto forte gli occhi dicendosi che avrebbe scelto una delle bambine o uno dei suoi compagni di giochi. “Speriamo non scelga Cleg” aveva pensato, riferendosi al suo compagno di giochi preferito. Poi, però, aveva aperto i grandi occhioni dorati e aveva visto di fronte a sé quello stesso stars affiancato da una delle sue educatrici.

-E’ lui, Kisshu.- aveva puntato il dito la donna, una signora di circa quarant’anni. Il Signor Ikisatashi aveva allungato una mano verso il bambino e aveva fatto un sorriso mesto.

-Kisshu, io sono il tuo nuovo papà: da oggi avrai una famiglia!- esclamò lo stars inginocchiandosi addirittura a terra per essere alla stessa altezza del bambino. Kisshu fece di no con il capo.

-Io non ci voglio venire!- aveva esclamato. Non voleva andare via con quel tizio che non gli ispirava alcuna fiducia. Si strinse alla colonna che era stato il suo rifugio per qualche minuto, finchè l’educatrice alle sue spalle si mise a sgridarlo, affermando che era un ingrato e che tutti i bambini dell’istituto volevano essere al suo posto. –Ci vadano loro!- tuonava il piccolo stars digrignando i denti.

-Ma la mia famiglia ti aspetta.- esordì lo stars poggiandogli una mano sulla spalla. Kisshu socchiuse gli occhi. –Hai anche due fratelli: Pay e Taruto.- continuò lo stars. Kisshu d’improvviso iniziò ad ascoltare le parole di quello sconosciuto, dicendosi che forse avere una casa con dei fratelli non doveva essere tanto male. Arrossì.

-Ma io non so come si vive in famiglia…- affermò dispiaciuto, le guance in fiamme. Sapeva che sarebbe stato sgridato ancora una volta, perché lui era cresciuto solo in mezzo al caos e un po’ aveva paura di scoprire il mondo che c’era fuori. Il Signor Ikisatashi scoppiò in una sonora risata.

-Stai tranquillo!- esclamò prendendolo in braccio. –Ci penserò io a insegnarti come sono le famiglie.- affermò sorridendo prima di salutare l’educatrice, i bambini dell’istituto e tutti gli operatori.

Kisshu non sapeva come fossero le famiglie, tanto meno come ci si vivesse. Sapeva solo che i bambini normali avevano una mamma ed un papà e che a lui mancavano entrambi. Eppure quando entrò in casa Ikisatashi e vide un ragazzino dagli occhi violacei ed un bimbetto di appena due anni, si disse che quello doveva essere il profumo di casa o di fratelli. Oppure, magari, entrambe le cose.” 

 

-niky95: Bhè a me sinceramente tra i tre alieni quello che piace di più è proprio Kisshu ^_^ ma credo sia una questione di gusti… quindi ognuno la pensa a modo suo! Di coppie se ne sono già formate abbastanza e cercherò di dedicare ad ognuna il tempo che merita. Per quanto riguarda il comportamento di Ryou io non credo sia uguale a Masaya: ama Ichigo semplicemente e noi nell’anime non lo abbiamo mai visto ricambiato. E, soprattutto, il mio Ryou è per forza di cose diverso da quello dell’anime: non ha perso i genitori in un grave incidente e questa è una cosa che sicuramente ha influito nel suo carattere nell’anime. Io ho dovuto per forza escludere questo episodio perché Kaze e Katy sono vivi e Ryou ha sicuramente un trauma in meno che lo porta a manifestare con maggior passione i suoi sentimenti per Ichigo. Comunque ti ringrazio per la critica, ci rifletterò su. Alla prossima!

 

-Sweet96: come sempre grazie davvero per i tuoi complimenti: mi riempiono di gioia! Sono contenta che la coppia RetasuxPay ti sia piaciuta: amo scrivere di questi due (non chiedermi prchè… io e Retasu siamo il bianco e il nero -.-). Che ne dici di questo capitolo 36? Spero di rileggerti!

 

-helmi: sono contenta che la scena idilliaca tra Retasu e Pay ti sia piaciuta _^ Sì, Kisshu piccolino è un tesoro *_* e scrivere di lui da bimbo mi piace davvero un sacco! Ricostruire l’infanzia dei miei personaggi (perché sì, ormai li sento completamente miei) mi diverte davvero tanto! Spero che anche questo capitolo non ti abbia deluso… alla prossima!

 

-Pipigi: Eh sì, ci voleva proprio l’intraprendente Kisshu per dare una mano a quei due lenti come la quaresima! Ma alla fine Pay e Retasu ce l’hanno fatta. Mettere in rilievo la tenacia di Kisshu mi piace un sacco… soprattutto se uso Baby-Kisshu ^_^ come avrai letto vi ho dato una bella dose di Zakary e Minto… quei due insieme mi piacciono un sacco! Alla prossima, come sempre grazie davvero!

 

-rekuchan: *_* ma cara, grazie davvero per i tuoi complimenti… mi fa sempre piacere riceverne! Le scene descritte a quanto pare sono piaciute e spero di regalarvene altre di così belle ^_^ cercherò di aggiornare il prima possibile anche se l’università mi tiene parecchio impegnata. Alla prossima, spero!

 

-Serenity Moon: Tesoro, i tuoi commenti mi piacciono sempre un sacco *_* ahah Ryou deve essere allontanato dalla battaglia? Forse. Effettivamente un mondo senza di lui… naaa non può esistere! Sono contenta che la scena tra Pay e Retasu ti sia parsa buona: anche dopo la pubblicazione ho continuato ad avere dei dubbi. Su Pay… effettivamente anche io ho letto parecchie fic dove viene descritto come un tipo passionale, ma mi sono detta che Retasu non potrebbe mai innamorarsi di un tipo così lontano da lei e, soprattutto, l’amore che lui prova per Retasu è talmente puro e sincero (portato appunto dalla purezza di lei) che macchiarlo con scene di sesso che sarebbero state premature… no, non mi sarebbe per niente piaciuto! Poi oddio Pay è un personaggio controverso e potrei dire che ognuno può descriverlo come meglio crede! Ti adoro come sempre… un abbraccio!

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Capitolo 38
*** 37-La scelta ***


EVERYTHING BURNS

Non posso crederci di essere arrivata in orario *_* ragazze, questo è un giorno da ricordare! Bhè tolte le stupidaggini questo capitolo è uno dei più importanti perché segna una vera e propria svolta nella nostra storia. Una svolta che, finalmente, darà vita alla terza parte della fic. Dunque prestate attenzione e spero davvero che questo capitolo vi piaccia!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

37-La scelta

 

Da qualche giorno la base militare di Deep Blue era molto agitata. Il leader degli stars, infatti,  aveva dichiarato pubblicamente che mancava poco alla fine dei giochi e che finalmente la Terra sarebbe appartenuta agli stars e gli umani avrebbero ridato loro ciò che gli spettava di diritto. Aveva parlato con scioltezza davanti alle telecamere dell’unico canale televisivo rimasto attivo e che, ovviamente, mostrava solo gli sviluppi della guerra. Era scontato il fatto che il canale televisivo degli stars facesse una propaganda spropositata. Pay si era alzato dalla sala da pranzo della base quando aveva visto la faccia di Deep Blue sul teleschermo dell’unica tv presente nell’edificio. Odiava quelle iridi ghiacciate. E ora, poi, ci si metteva la confusione dopo quel che aveva combinato: doveva trovare una soluzione. Durante un’alba leggera, infatti, aveva liberato i propri sentimenti e aveva dato vita all’unica azione che l’avesse mai fatto sentire vivo: aveva stretto Retasu tra le proprie braccia. Quel corpicino di donna esile ma che, lo sapeva, era in grado di sprigionare una forza tale che lui stesso più di una volta era rimasto sbalordito. Riflettè sul fatto che Kisshu era una vita che si comportava in questa maniera. In cuor suo in qualche modo apprezzò questa sua esistenza così scalmanata e senza controllo; cosa che da parte sua veniva piuttosto difficile. Quando si sedette sul proprio letto riflettè sul fatto di parlare con il fratellastro dell’accaduto, poi pensò a tutti gli anni che aveva trascorso ad accusarlo di quanto il suo amore per quella Ichigo fosse sbagliato e si risparmiò una ramanzina da parte della persona meno indicata per propinarle.

Tutto ciò che Kisshu Ikisatashi pensava o diceva, infatti, era per definizione sbagliato; dunque ogni sua probabile ramanzina o rimprovero diveniva automaticamente  nullo se non inesistente.

Nonostante ciò Pay preferì gettarsi sul letto fin quando udì la porta aprirsi. Kisshu comparve sulla soglia stiracchiandosi. Doveva essere stato con Miriam da qualche parte; i lineamenti rilassati lo suggerivano.

-Hai visto Taruto?- chiese quello entrando e sedendosi sul proprio letto a gambe incrociate. –

-No.- dichiarò secco Pay.

-Sta facendo la gara del torneo di lotta: è arrivato alle semifinali della categoria junior!- dichiarò orgoglioso Kisshu trattenendo l’affermazione che quel piccoletto era “tutto suo fratello ma si era reso conto che non avrebbe inteso  se stesso così preferì restarsene zitto.

-Taruto è già abbastanza sicuro di sé; una vittoria del genere non farà altro che gonfiare inutilmente il suo ego.- dichiarò Pay mettendosi seduto a propria volta. Scrutò al di fuori della finestra il cielo che pian piano diventava scuro.

-Come va con la tua umana?- Kisshu sussurrò appena  quelle parole come fossero un mantra. Pay le registrò nella mente e l’immagine di Retasu tra le sue braccia si materializzò nitida davanti a sé. Avrebbe voluto correre subito da lei e stringerla di nuovo a sé. Toccarla, ascoltare la sua voce… farci l’amore. Pay strinse gli occhi poi portò le dita alle tempie: pensieri stupidi che l’avrebbero condotto alla rovina, prima o poi. –Allora?- chiese ancora Kisshu sogghignando.

-Come vuoi che vada?- chiese Pay allora fingendo di essere scocciato.

-Mah… due notti fa sei sparito, pensavo fossi andato da lei.- fece l’occhiolino il fratellastro mostrando poi un sorriso che la diceva lunga. Pay puntò lo sguardo su di lui dicendosi che era impossibile che lo stars centrasse in qualche modo con la propria apparizione improvvisa in casa Shirogane: non aveva idea di chi fosse la sua umana.

-Bhè, non ero con lei.- dichiarò secco fingendo che un brivido non gli avesse attraversato la schiena.

-Menti.- fece Kisshu ridendo. –La notte ripeti sempre il suo nome… “Oh Retasu, amore mio!”- fece il verso imitando una voce da femminuccia. Pay esplose puntandogli l’indice contro.

-Finiscila, non è vero!-

-“Baciami Retasu!”- continuò invece Kisshu, dispettoso. Si meritò un pugno da parte del fratellastro, ma ricambiò subito: presero a picchiarsi sul letto, fin quando finirono a terra, i fiati corti e un occhio nero su entrambe le facce.

-Io… io ti odio.- sibilò Pay con il fiatone. Kisshu sdragliato a terra fissava il soffitto e si era portato le braccia dietro alla nuca. Pay, invece, si era poggiato con la schiena al bordo del letto, entrambe le mani  a terra. La luce del tramonto illuminava la stanza solo a metà; lunghe ombre camminavano lungo la parete e il pavimento creando un effetto inusuale. Era come se quella piccola camera fosse sospesa sul nulla, ad attendere qualcosa che non arrivava. Kisshu diede il via all’ultima, ma decisiva, parte del suo piano.

-Io invece ti conosco.- disse attentamente il minore senza guardare Pay in faccia. –Pay, so cosa è successo. Te lo leggo sul viso, mi è capitata la stessa cosa non molto tempo fa.- sorrise ripensando al suo primo bacio con Ichigo. –Anche se, ovviamente, nel mio caso si parla di fuoco e fiamme e non di dolci carezze.- rise riflettendo su come doveva essere stata la nottata di Pay insieme a Retasu. Lei così  docile e leggera; lui timido e innamorato.

Erano così diversi…

-Dove vuoi arrivare?- chiese Pay rassegnatosi al fatto che Kisshu dovesse avere poteri paranormali. Quello schioccò la lingua provocando un rumore secco.

-Voglio farti capire quanto sia importante lei, Retasu, rispetto agli stupidi ordini di Deep Blue.- scandì bene. Pay non rispose. –Io sono qui, è vero, ma solo perché quel bastardo vestito di blu mi ha promesso che, una volta vinta la guerra, mi avrebbe lasciato Ichigo. Ma ci ho pensato: mai fidarsi di nessuno, soprattutto se porta dei vestiti ridicoli e insegue un cristallo che, a mio avviso, non esiste.- Pay ripensò alla luce che Mew Retasu aveva emanato nel laboratorio quando la sua squadra era giunta nella loro base. Quella stanza pullulava di cristalli. Socchiuse gli occhi.

-Quindi che farai?- chiese Pay fingendo che non si stesse parlando di lui.

-Andiamocene, io e te… anche il piccolo Taruto se lo vuole, ovvio.- dichiarò Kisshu sedendosi e guardando in faccia il fratello.

L’oro che si fondeva spavaldo  nell’ametista più scuro.

-Tu sei pazzo.- scosse la testa il maggiore. Kisshu gli prese il braccio, non con rabbia né con aria di sfida, ma assumendo un’espressione comprensiva.

-No, sono pazzamente innamorato… e pure tu lo sei, quindi smettila di raccontarti che preferisci Deep Blue a lei, perché non è vero.- sussurrò Kisshu con quella sua voce un po’ roca. Pay rimase qualche istante  a fissarlo, le labbra appena socchiuse.

-Dici di unirci a loro?- Kisshu annuì.

-Proponiamo di uccidere Deep Blue e di creare la pace tra stars ed umani; è solo quel pazzo che fa il lavaggio del cervello a tutti noi!- affermò. Pay riflettè sulla follia del fratellastro: solo la metà del suo discorso sarebbe bastata per mettere un cappio da traditore attorno al suo collo. Eppure continuava, lottava. Quante notti aveva passato girandosi tra le coperte, sussurrando pallido il nome di Ichigo? Quante follie e stupidità avevano inondato la sua vita da quando c’era lei?

Pay si alzò in piedi, poi si avviò verso la porta. Avrebbe richiesto di fare pattuglia quella sera, almeno avrebbe evitato gli occhi saccenti del fratellastro per un po’.

-Pensaci.- sentì dire da Kisshu in fine, prima che il rumore sordo della porta che si chiudeva ponesse fine a quell’assurdo discorso.     

 

° ° ° ° ° 

 

Tokyo era cambiata notevolmente negli ultimi tempi. La guerra tra stars ed umani, in effetti, andava avanti ormai da troppo tempo e molti erano distrutti e stanchi. Spesso in mezzo alle macerie era possibile vedere corpi mutilati, soldati che chiedevano aiuto o semplicemente civili che si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. I palazzi non diroccati erano ormai una rarità: se prima i veri scontri si tenevano soprattutto nelle vicinanze della linea rossa che divideva in due metà uguali Tokyo, ora le macerie diventavano polvere ovunque, meno nei quartieri più rinnomati, dove i controlli e la guardia erano talmente fitti che entrarvi per il nemico era difficile. Così si preferiva conquistare Tokyo pezzo per pezzo, lacerandola con l’obiettivo futuro di ricostruirla. Una città ed un mondo fatto su misura degli stars, senza sciocchi e deboli umani a rubar loro spazio ed ossigeno. Ichigo camminava al fianco di Ryou mentre quello spettacolo orribile le attraversava gli occhi e il cuore. Distoglieva lo sguardo ogni qual volta vedeva una casa bruciata, i resti di una famiglia distrutta dal fuoco.

Come la sua.

Ryou le strinse più forte la mano quando riuscì ad afferrare quel pensiero che doveva essere passato sugli occhi di Ichigo.

-Finirà tutto questo prima o poi.- dichiarò il giovane scienziato poggiando lo sguardo dove Ichigo non aveva voluto guardare. Era da quando era poco più di un ragazzino che vedeva stars ed umani uccidersi a vicenda, ragazzi giovani che si arruolavano per una guerra di cui non conoscevano nemmeno il motivo. Eppure, pensò il biondo, erano tutti uguali. Tutti erano nati sulla Terra, quel pianeta meraviglioso. Che importanza aveva il fatto che fossero esteticamente diversi? Tutti erano in balia di tanti sentimenti; tutti soffrivano nel perdere i loro cari o provavano dolore sotto i colpi delle armi nemiche. Eppure continuavano a scontrarsi, a strillarsi improperi gli uni contro gli altri, ad organizzare, addirittura, progetti per distruggersi il prima possibile. Ryou si rendeva conto di essere una delle pedine più pericolose di quel difficile puzzle: aveva messo su un progetto che aveva fatto tremare Deep Blue sulla sua poltrona di pelle; aveva dato poteri straordinari a cinque guerriere che tutte insieme potevano sconfiggere un gran numero di soldati delle linee nemiche, ne era sicuro. Il giovane socchiuse gli occhi azzurri mentre sentiva Ichigo fermarsi al suo fianco, la mano sempre stretta nella sua.

-Shirogane-kun…- lo chiamò sussurrando, le labbra appena socchiuse. Ryou si voltò a guardarla notando che il volto era divenuto una maschera seria e triste.

-Sì?- le chiese.

-Pensi davvero che vinceremo? Sto iniziando a credere che siamo tutti troppo deboli… che presto le linee nemiche si allargheranno sino a noi e altri innocenti moriranno e… e noi mew mew non saremo in grado di difendere la razza umana!- esclamò scoppiando in lacrime. Ryou vide la fitta corazza della Ichigo guerriera tramutarsi improvvisamente in cenere, manco non fosse mai esistita. La vista di quelle case distrutte e della Tokyo devastata dovevano aver fatto risvegliare in lei terribili ricordi.

-Vieni qui…- sussurrò Ryou stringendola a sé. La scena che si stava proponendo era davvero inusuale: due giovani di non più di vent’anni stretti in un abbraccio triste; attorno a loro cenere, polvere e sangue. –Vinceremo, te lo prometto.- dichiarò Ryou baciandole la nuca. –Vendicheremo i tuoi genitori e nessuno morirà più per delle ingiustizie.- Ryou ci credeva davvero: credeva nelle sue ragazze e nella loro forza; credeva negli umani e, più di tutto, credeva nel mew progect.

 

° ° ° ° °

 

Mew Zakuro correva in mezzo alle macerie. La sua frusta stretta nella mano destra, gli occhi attenti, le orecchie ritte all’ascolto. Avrebbe voluto camminare sino al fondo di quella strada buia e trovare, per puro caso, Zakary che le indicava la strada giusta per raggiungere la sua compagna scomparsa. Zakuro non aveva mai amato il lavoro di squadra, nemmeno quando era una bambina e la maggior parte dei giochi che le facevano fare a scuola prevedevano una fitta collaborazione tra i piccoli alunni. Aveva sempre cercato di fare tutto da sola, nel modo migliore ma in completa emarginazione. Rallentò il passo, sicura di aver captato un rumore sospetto. Ora che aveva visto quanto terribile fosse la guerra però aveva compreso che non avrebbe potuto fare tutto da sola. Che se voleva un futuro al fianco di Keiichirou e del suo tanto amato gemello doveva davvero tirarsi su le maniche e collaborare con le altre ragazze mew mew, perché solo loro erano in grado di porre fine a tutto quel sangue versato inutilmente.

-Fiocco d’energia!- tuonò improvvisamente la mew mew viola sentendo i passi di un paio di stars che, fucili tra le mani, stavano per attaccarla. Un fascio luminoso li avvolse finchè i due morirono soffocati e si riversarono a terra, inermi. –O voi o io…- dichiarò la mew mew guardandoli senza assumere alcuna espressione. Riprese a correre, i capelli violacei agitati dal venticello di ottobre. Faceva più freddo di quanto avesse mai ricordato in quel periodo. Un gelo che le entrava nelle ossa e la notte non la faceva dormire. Mew Zakuro aveva ucciso tanti stars in pochi mesi; era, insieme a Mew Ichigo, la mew mew più temuta nel team; ma quando uccideva non guardava mai le sue vittime negli occhi: l’aveva fatto una volta sola e aveva trascorso settimane insonni, perché quando chiudeva i propri, di occhi, vedeva quelli azzurri del soldato che aveva ucciso. Così faceva finta di giocare una partita  inesistente, senza conseguenze: si raccontava che coloro che avrebbe ucciso non avevano familiari che li avrebbero pianti, che non avevano figli o amici. Solo pedine nel gioco folle di Deep Blue.

 

° ° ° ° °      

 

-Chi dovrei attaccare io?- domandò Taruto mentre faceva volteggiare in aria delle palline colorate. Pay lo guardò di sottecchi, arricciando le labbra.

-Ti sembra il caso di giocare durante una missione?- chiese in risposta il maggiore mentre l’altro sorrideva impercettibilmente.

-Ecco, come non fossero mai esistite.-  fece sparire le palline all’improvviso, poi aprì le mani vuote davanti alla faccia del fratello. –Visto?- Pay spalancò gli occhi: con tutti quegli allenamenti da adulto Taruto stava diventando davvero un portento; aveva poteri che lui e Kisshu potevano solo immaginare e, cosa che faceva preoccupare più di tutto il maggiore, stava assumendo il ghigno e la strafottenza del loro fratellastro. Incrociò le braccia, lasciando il discorso a metà.

-Dobbiamo attaccare loro.- indicò due guerriere mew mew che correvano lungo la strada. Aveva scelto di proposito Mew Retasu e Mew Purin almeno sarebbe stato sicuro che la sua giovane amata rimanesse illesa, almeno, finchè non avessero trovato insieme una soluzione. Aveva pensato di addormentare Taruto durante la battaglia per non fargli capire nulla ma si rendeva conto che il problema rimaneva perché la mew mew dagli sgargianti vestiti gialli rimaneva con la sua compagna.

-Va bene.- fece allora Taruto scagliandosi verso il basso.

-Aspetta!- affermò Pay ricordandosi della forza che il suo fratellino avrebbe potuto scatenare.

-Che c’è?- chiese il ragazzino scagliando una palla d’energia verso il basso. Le due mew mew se ne accorsero troppo tardi e riuscirono a saltare una da un lato e l’altra dall’altro, lasciando un rovinoso buco nero in mezzo alla strada.

-Che succede?- chiese Mew Purin tossendo a causa del fumo. Mew Retasu alzò gli occhi su quelli ametista di Pay e d’improvviso il cuore le prese a battere troppo velocemente. Strinse le labbra chiedendosi, per l’ennesima volta, se ciò che era accaduto giorni prima fosse solo un sogno. Ma era impossibile: le sue lenzuola avevano conservato il profumo dello stars, lasciando che la mew mew lo respirasse una notte intera. No, non era stato un sogno e lei era sicura che insieme avrebbero trovato una soluzione senza essere contrastati dalle rispettive parti.

-Mew Purin, stai bene?- chiese allora la giovane dagli occhi verdi incrociando lo sguardo castano dell’amica. Quella fece un balzo e finì sulla traiettoria di Taruto.

-Certo!- dichiarò. –Lasciami quel pidocchio, me ne occupo io!- esclamò puntando il dito contro Taruto. Quello strinse i pugnetti e prese a scalciare in aria, iracondo.

-Come osi!-

Altro che battaglia tra nemici durante una guerra sanguinosa: i due si prendevano a calci e pugni in maniera sconnessa, proprio come se fossero due fratellini intenti a fare la lotta tra le mura confortevoli di casa loro. Mew Retasu si accertò che quella ridicola battaglia non fosse pericolosa per Mew Purin, poi puntò lo sguardo su Pay che era già approdato dietro di lei per stringerla a sé. Fortuna che erano protetti dalle macerie di un palazzo, altrimenti che avrebbe pensato Purin?

-Cosa facciamo?- chiese Mew Retasu lasciando che la mano di Pay le accarezzasse prima la spalla poi il fianco stretto nel corpetto.

-Fuggite.- dichiarò lo stars. –La mia squadra ha il compito di radunarvi tutte e cinque e… e di fare un test.-

-Un test?- chiese Mew Retasu fingendo che la vicinanza dello stars non le provocasse alcun brivido.

-Non so dirti di più. Miriam, la mia compagna di squadra, ha un cristallo che deve testare su di voi… ordini di Deep Blue, credo.- quando disse quel nome entrambi ebbero inevitabilmente un brivido di terrore. Mew Retasu strinse la mano del ragazzo, dolcemente ma con decisione.

-Non posso dire alle mie compagne di fuggire, non lo faranno mai.- esclamò. Pay ripensò al suo discorso con Kisshu, al fatto di schierarsi davvero con le mew mew. Taruto l’avrebbe seguito senza mezzi termini, ne era certo. In quanto a Miriam bastava non dirle nulla anche se alla prima battaglia li avrebbe tarchiati come traditori. Fortuna che non conosceva la dimora Shirogane o tutti sarebbero stati fritti.

-Retasu…- sentirono uno strillo di Mew Purin che accusava Taruto di averle tirato i capelli. Una leggera folata di vento gli fece venire un lungo brivido amplificato, poi, dalla fragranza leggera dei capelli di Mew Retasu. Il suo desiderio di lei era talmente forte che poggiò la fronte sul suo capo, inspirando forte. 

-Sì?- lei percepì la sua emozione.

-Posso allearmi con voi?-

Le parole di Kisshu avevano frullato nella sua testa per troppo tempo. Ci aveva convissuto per poco finchè aveva realizzato che dal momento stesso in cui si era innamorato di un’umana allora si era tramutato in un traditore.

Era stato inevitabile.

Allora era giusto abbracciare totalmente quel meraviglioso tradimento e viverlo fino in fondo, almeno finchè non sarebbe stato ucciso.  

 

° ° ° ° °

 

C’era stato un gran tumulto nella base dei pacifisti. Masaya era entrato all’improvviso in camera di Zak ed era rimasto stupito nel vederlo da solo nel suo letto. Di solito, pensò il ragazzo, era circondato da belle fanciulle.

-Che succede?- chiese Zakary alzandosi all’improvviso. Gli occhi avevano da subito perso il sonno colorati dalla solita foga che catturava lo sguardo di tutte le persone che vivevano con il pericolo sotto al cuscino.

-Le mew mew sono state attaccate dagli stars, Minto l’ha capito e sta combinando un pandemonio.- Zakary si infilò di fretta e furia la tuta el e scarpe da ginnastica poi corse alla camera di Minto seguito a ruota da Masaya. Era sicuro che la mew mew sarebbe stata capace di ucciderli uno ad uno per andare ad aiutare le compagne.

-Masaya, devi ordinare di farla liberare.- dichiarò il ragazzo mentre avanzava per il corridoio.

-Zak, sai che è una decisione che spetta a mio zio.- fece quello preoccupato.

-Noi siamo pacifisti, non teniamo ostaggi.- Zak si fermò davanti alla porta e guardò attento l’amico. –Sei tu che fai le veci di tuo zio quando è assente; prendi la decisione più giusta.- Masaya guardò dritto negli occhi Zakary: si erano parlati e quello gli aveva confessato che non gli dispiaceva la presenza della furba e bella Minto tra le mura della base. Ma forse avevano superato il limite. Masaya aprì la porta.

-Hai ragione.- Trovarono una Mew Minto intenta a strattonare via un paio di stars ed una ragazza umana dai capelli castani; era foribonda.

-Toglietevi di mezzo!- dichiarò facendo materializzare tra le proprie mani l’arco. Tutti rabbrividirono mentre Masaya annuiva. Spalancò la porta, poi si fece da parte.

-Sei libera.- dichiarò. Mew Minto fece un passo avanti, i piedi fasciati nelle sue scarpette azzurre.

-Non ci sono trappole?- Zakary guardò dritto negli occhi colorati di un innaturale azzurro. Era una guerriera in tutti i sensi: quelle iridi lo catturarono, quasi lo ipnotizzarono. Proprio per questo quando Masaya fece di no con il capo sentì i propri piedi seguirla, quella piccola figura fasciata d’azzurro. Si raccontò che era ancora ferita e che doveva darle una mano; ma non era il suo compito, lui doveva, al contrario, contrastare i suoi piani. Ma in realtà tutto ciò che faceva era seguirla: i piedi doloranti perché star dietro al volo leggero di quella guerriera era difficile; il fiato corto, gli occhi perennemente incollati alle sue ali, i suoi capelli blu scuro. Chissà cosa avrebbe pensato Masaya di lui. Se avrebbe detto qualcosa a Shiniky o, al contrario, se l’avrebbe difeso.

La vide arrestare il suo volo e approdare con eleganza a terra. Quando Mew Minto voltò lo sguardo  verso quello altrettanto azzurro di Zakary, il giovane potè notare la stanchezza sul suo viso. Quando poi puntò gli occhi sul fianco sinistro e vide la mano della ragazza poggiata su di esso, come a trattenere un fitto dolore, allora il proprio volto divenne una maschera di preoccupazione.

-Perché mi hai seguita?- chiese lei togliendo subito la mano dal fianco non appena vide che Zakary se ne era accorto.

-Io…- proferì lui atterrito. Non aveva idea di cosa dirle.

In fondo dopo tutto quel che era accaduto Mew Minto aveva tutto il diritto di pensare che lui la volesse fermare.

-Sappi che se vuoi mettermi i bastoni tra le ruote è una battaglia persa: io devo combattere e non sarai tu a fermarmi!-

Imperiosa. Decisa. Determinata. Addirittura, arrogante.

E per quel matto di Zak tutto questo fu profondamente bello e mai visto in una ragazza. Gli occhi di lei erano socchiusi e nascosti appena dalle ciglia scure. Le labbra strette in una smorfia che doveva avere il gusto del dolore e della stanchezza. Zak fece un passo in sua direzione, mostrando con le mani un semplice gesto di resa.

-Ero preoccupato per te.- si mostrò deciso, anche se non era molto sicuro di esserlo. Non sapeva che diavolo gli stava frullando nella testa e nel cuore in quei giorni, sapeva solo di essere profondamente attratto da lei e da tutto ciò che la riguardava.  

-Non scherzare!- rise Mew Minto, gli occhi velati da lacrime sottili. –Mi hai presa in giro per giorni tenendomi rinchiusa come un animale in gabbia… e ora vieni a dirmi che sei preoccupato per me?- si voltò, agitando la mano in gesto di stizza. –Dovevi pensarci prima, prima che le mie compagne fossero in pericolo.-

E volò via, come un angelo dannato. Zak seguì la sua figura con lo sguardo finchè non la vide sparire. Socchiuse gli occhi dicendosi che avrebbe dovuto risolvere non solo il litigio con lei, ma anche il turbinio di emozioni che gli davano fastidio al cuore.

 

Ringrazio… 

 

-raggiodisole90: sono felice che a qualcuno venga voglia ogni tanto di rileggersi questa storia. Essendo così lunga purtroppo capita di dimenticare qualcosa… io stessa alle volte devo rileggermi certe parti altrimenti rischierei davvero di sbagliare tutto! Comunque sono contenta che Kisshu ti stia piacendo ^_^ certo questa fic non è nata per far piacere di più l’alieno (dato che io adoro Ryou *_*) però è bello che piaccia un personaggio che di solito, per chi ama Ryou, è piuttosto antipatico. Alla prossima!

 

-Sweet96: cara ma non ti preoccupare per il ritardo: so bene che questo è un periodo pieno un po’ per tutti tra scuola e università, dunque sta tranquilla! Sono felicissima che la Minto che sto descrivendo ti piaccia. Ammetto che non le ho mai prestato molta attenzione (nemmeno quando seguivo l’anime) dunque avevo paura di non caratterizzarla abbastanza bene. Comunque da quel che ho potuto comprendere di lei è forte e determinata e l’unica cosa davvero importante sono gli obiettivi che desidera raggiungere. Per quanto riguarda Keiichirou io lo adoro letteralmente *_* vede tutto e sa tutto! E adoro farlo stare con Zakuro XD alla prossima, spero!

 

-Danya: sono contenta che le svolte ti garbino ^_^ sì, Minto è una vera e propria forza. Alle volte anche io vorrei essere come lei (invece di essere chiacchierona e scatenata come Ichigo XD) ma ogni personaggio ha i suoi pregi e i suoi difetti. Non so dirti se riuscirò ad inserire qualche parte sul Generale Sonoa, ma si può fare ^_^ sono davvero felice che abbia suscitato il tuo interesse! Alla prossima e grazie per la recensione!

 

-niky95: no, figurati, io non me la prendo: se le critiche sono costruttive io rispondo altrettanto bene! Ti ringrazio perché consideri bello il mio modo di scrivere, ma proprio perché vorrei che questa fic  fosse perfetta (perché da qual che noterai mi sto impegnando davvero per scrivrla e dalla lunghezza noterai che non è una cosa facile) vorrei sapere da te cosa trovi scontato. Ovvio, se in una recensione sarebbe troppo lungo puoi scrivermi in privato, vorrei prenderlo come un modo per migliorare la storia prendendo punti di vista altrui o notare cose che avevo perso per strada. Per quanto iguarda Ryou il mio personaggio non ha frequentato la scuola con gli altri ragazzi dunque non può essere stato trattato da genio emarginato come nella serie; non ha perso i genitori e questi sono (anche dagli studi che faccio) fattori piuttosto importanti. Sicuramente il carattere è quello e non credo di averlo tanto modificato: ironico verso Ichigo, taciturno e silenzioso. Alla prossima!

 

-Pipigi: che bella recensione! Fai davvero un’analisi approfondita di ciò che ho scritto e questo non può che farmi davvero piacere. Eh si la situazione tra Minto e Zak è difficile ma vedremo come andrà a finire ^_^ Miriam  è mossa dal suo amore per Kisshu e purtroppo non penso potrà mai essere amica di Ichigo! Adoro scrivere del piccolo Ki-chan,  infatti sto aggiungendo più pezzi del dovuto del suo passato… ma noto che piacciono quindi perfetto! Grazie davvero per la recensione!

 

-Serenity Moon: Tesorina mia, sono felicissima che il cap ti sia piaciuto! Eh si Minto è una furia XD e gestirla è divertente direi! Eh sì… sono uomini, dunque razza insensibile: e Kisshu rientra proprio in quella categoria! Spero tu stia bene e di sentirti prestissimo. Ti adoro!

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Capitolo 39
*** 38-Gocce di speranza ***


EVERYTHING BURNS

Un capitolo molto, molto, molto importante per parecchi motivi. E’ un po’ più breve rispetto al mio solito (in media vado sulle 7-8 pagine di word a capitolo, mentre in questo caso sono 5) ma perché gli avvenimenti sono piuttosto intensi ed è meglio dedicarvi l’intero capitolo. Fatemi sapere che ne pensate! La storia procede agli sgoccioli… ormai non manca moltissimo!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

 

38-Gocce di speranza

 

Miriam osservava assorta la città sotto di sé. Seduta sul tetto di uno dei tanti palazzi diroccati della città, aveva incrociato le braccia e attendeva con aria assorta. Al collo il cristallo che le aveva dato Deep Blue, in testa tanti pensieri, primo fra tutti, l’importanza di quella missione.

Perché il loro leader aveva scelto proprio lei?

Si passò una mano tra la folta chioma castana, riflettendo sul fatto che c’erano guerrieri molto più forti e, forse, più furbi di lei su cui fare affidamento; Kisshu, ad esempio, si era rivelato più volte un combattente imbattibile, nelle battaglie tutti facevano affidamento sulla sua scaltrezza e sulla sua capacità di sapersela cavare in qualsiasi occasione. Miriam ripensò al fatto che tutte le notti quella persona speciale si addormentava al suo fianco, respirando sulla sua pelle e baciando la sua bocca. Chiuse gli occhi, sospirando. Avrebbe voluto che anche il cuore di quel giovane straordinario fosse suo, tutto suo. Udì dei passi alle proprie spalle, poi socchiuse le labbra carnose.

-Finalmente sei arrivato. Essere in orario non è certo il tuo miglior pregio…- sottolineò mestamente, continuando ad osservare Tokyo che riposava sotto di sé.

-Ma ho tantissime altre qualità in compenso…- ghignò Kisshu in piedi dietro di lei. Miriam fece spallucce poi ripensò a tutte le notti di fuoco che le aveva fatto trascorrere. Alle volte infuriato, alle volte bollente come un mare di lava. Ma, altri momenti ancora, era freddo esattamente come un blocco di ghiaccio. La spaventava quel suo essere così volubile ma Miriam lo amava con tutta se stessa e qualsiasi cosa di lui la faceva andare in visibilio. Kisshu le si sedette accanto, sospirando piano. Miriam cercò la sua mano e la strinse dolcemente, con amore. Ma il guerriero non ricambiò il gesto. Kisshu era sicuro che quella notte sarebbero cambiate molte cose e per Miriam non sarebbero state belle novità.

-Sarà una battaglia difficile.- predisse la giovane mentre, finalmente, vedeva in lontananza la figura di Mew Ichigo che correva. Attorno a lei un robottino rosa svolazzava irrequieto avvisandola che c’era un pericolo in atto. Dovevano essersi resi conto della loro presenza. Miriam si alzò.

-Aspetta.- la fermò Kisshu continuando a guardare Mew Ichigo da lontano. –Lasciali salire qua su.- Miriam lo guardò stranita, senza comprendere.

-Perché?- l’altro fece spallucce poi strinse le labbra sottili.

-Ho voglia di giocare in cielo sta sera.-

E quando gli occhi dorati dello stars si spostarono sulla figura subito vicina a Mew Ichigo che le correva al fianco una brutta sensazione gli prese il cuore. Ma doveva cercare di eseguire il proprio piano, altrimenti non sapeva davvero cosa avrebbe fatto della propria vita.       

-Non c’è nessun chimero…- disse  Mew Ichigo quando giunse sul tetto dell’edificio. L’aria autunnale scosse leggera i suoi capelli, rendendo quel rosa confetto ancor più inverosimile di quanto già non fosse. Kisshu la osservò più da vicino, diamine, quanto gli era mancata! Emozionato, fece un passo in avanti, quasi allungò una mano verso di lei ma si impose di star fermo perché doveva assolutamente fare in modo che apparisse totalmente indifferente. Sì, aveva preso la sua decisione e doveva fare tutto nel miglior modo possibile. E se ne convinse ancor di più quando vide gli occhi rosati di Mew Ichigo poggiati sulla propria figura e vibrare dall’emozione; la giovane guerriera aveva trattenuto il fiato e le labbra si erano socchiuse lasciando intravedere i denti perlacei.

Nessuno dei due ebbe la possibilità di dir nulla: Miriam si librò in volo, approdando poi nel centro del tetto, a pochi metri da Mew Ichigo.

-Tu!- esclamò puntandole l’indice. –Siamo stanchi di voi, dobbiamo eliminarvi…- terminò poi la stars stringendo tra le mani il cristallo che portava al collo. Mew Ichigo si mise in posizione di combattimento più che certa che non sarebbe stata una battaglia facile. Più lontano Ryou osservava la scena con la preoccupazione dipinta sullo sguardo: guardava la sua Ichigo combattere e mettere in atto tutto ciò che lui e suo padre le avevano insegnato. Sempre più battagliera, forte e convinta. Lei con quei capelli che, eleganti, ondeggiavano ad ogni balzo; lei con quegli occhi accesi, le labbra appena tremanti; lei con quella pelle candida e il desiderio di un mondo in pace che le scorreva nelle vene come sangue. Più in là Kisshu osservava la scena con mal celata emozione: avrebbe semplicemente voluto afferrare Ichigo e dirle che entrava  a far parte della sua causa perché, a lui, di chi avrebbe vinto la guerra non glie ne importava un bel niente. Per questo si era seduto a terra, una sigaretta in bocca che lenta spargeva fumo nell’aria. Pareva stesse guardando un incontro di boxe alla tv, più che uno scontro titanico tra due guerriere.

-Fiocco di luce!- esclamò Mew Ichigo puntando la propria arma contro Miriam. Quella fece un balzo e l’edificio vibrò sotto i loro piedi. Il colpo della mew mew aveva lasciato un’ampia voragine. Lo scontro si spostò al suo interno: una ginocchiata della stars raggiunse lo stomaco di Mew Ichigo che, dopo il dolore iniziale, scattò subito in un balzo e scagliò un pugno contro l’avversaria. Era una lotta alla pari ed era difficile poter stabilire quale delle due si sarebbe aggiudicata la vittoria.

-Tu hai rovinato tutto…- sussurrò Miriam prima di scagliare un pugno evitato per poco dall’avversaria.

-Che diavolo dici?- chiese quella non comprendendo la scintilla d’odio nello sguardo della stars. Miriam trattenne un singhiozzo di dolore prima di vedere in lontananza gli occhi accesi di Kisshu impegnato a guardare la sua bella Mew Ichigo.

-Kisshu è mio… ecco qual è il problema!- esclamò Miriam riuscendo a colpire Mew Ichigo che cadde in ginocchio a terra. I lunghi capelli rosati erano scivolati davanti al viso, coprendo appena le spalle esili e il petto bianco. Tossì a fatica prima di alzare lo sguardo stanco sulla figura austera di Miriam che camminò spavalda in sua direzione. Aveva gli occhi sporcati da un sentimento che non era semplice odio; ma qualcosa di più. –Manca solo la tua morte per rendermi felice…- un lampo attraversò gli occhi smeraldini della stars che alzò la gamba per sferrare un ennesimo colpo contro colei che aveva rovinato completamente la sua vita.

-Io non ho fatto niente!- si lagnò Mew Ichigo prima di scattare in piedi e correre via. Odiava sfuggire al nemico ma la rabbia che leggeva in quegli occhi la spaventava oltre ogni limite.

-Me l’hai portato via!- Miriam eseguì un balzo che la fece approdare di fronte a Mew Ichigo. Quella socchiuse gli occhi rosati nello sforzo dell’ennesimo colpo.

-Ki-chan mi vuole bene, ma io non ho mai fatto nulla per portartelo via!- 

Quando Miriam lesse l’affetto negli occhi di quella ragazza un’ulteriore ondata d’odio la scosse dentro, proprio come fosse un fiume in piena. Forse quell’inutile umana lo ricambiava, forse avrebbe fatto in modo di portarglielo via. Una paura immane la scosse, sentiva l’odio pungerle contro la schiena ancor più doloroso dei colpi della sua  avversaria.

Tutto ciò che sentiva di dover fare era eliminarla. Un desiderio così grande che oltrepassava di gran lunga gli ordini di Deep Blue che le imponevano, in teoria, di lasciarla viva.

Il cristallo ciondolava ad ogni colpo sferrato, la luce che emetteva era un riflesso della Luna che appariva tranquilla in cielo.

La giovane stars approfittò di un secondo di distrazione della sua avversaria per sferrare quello che forse sarebbe stato l’ultimo colpo. Mew Ichigo rotolò a terra, tutti gli arti doloranti. Tossì piano prima di vedere la punta della balestra di Miriam puntata  su di lei. Fu proprio in quell’istante che il Blue Knight comparve sulla scena. Il cavaliere aveva afferrato la giovane mew mew e l’aveva allontanata.

-Ancora tu!- esclamò Miriam. Un brivido scorse sulla schiena di Kisshu quando vide il cavaliere che aveva avuto la fortuna di sfiorare le labbra di Ichigo. Era lui e ciò gli fece salire una rabbia che strisciò come un serpente nelle sue viscere e lo fece alzare in piedi in pochi attimi per poi correre verso quell’essere.

-Sta in dietro!- tuonò verso Miriam quando il Blue Knight aveva poggiato Mew Ichigo a terra. La giovane era scombussolata e stravolta, ma quando vide il suo ragazzo combattere contro Ki-chan il cuore iniziò a martellarle nel petto.

I due lottavano con vigore, accumunati da un amore difficile per la stessa persona. Le armi emettevano scintille inquietanti; i muscoli robusti si mostravano al disotto dei vestiti esprimendo una forza incredibile.

Blu del mare contro oro del fuoco.

Sembrava una guerra tra titani. E Ichigo, non la guerriera ma la ragazza, non aveva idea di cosa pensare o credere. Le ginocchia incollate al freddo asfalto, il rumore degli ansiti e delle urla dei due ragazzi ai quali voleva più bene in assoluto che la circondavano.

-Smettetela!- riuscì solo ad esclamare, entrambi i pugni stretti davanti alla faccia, gli occhi chiusi, come se non volesse ammettere ciò che stava accadendo. I due parvero non ascoltarla, continuando la loro lotta.

Anche Miriam li osservava, completamente rapita dall’abilità mostrata dai due guerrieri. Il giovane  cavaliere  dai lunghi capelli biondi non solo era di una bellezza disarmante, ma aveva un’eleganza nelle movenze e negli atteggiamenti che quasi pareva un Dio greco. Miriam ricordava di essersi scontrata con lui una volta e di essersi sentita uno scriciolo indifeso sotto i colpi di quel giovane potente e dalla forza strabiliante. Poi c’era Kisshu: gli occhi convinti, le movenze altrettanto eleganti e scattanti, le armi tese e i pugni pronti. Gli occhi stretti a due fessure dorate, le labbra imbronciate nello sforzo della battaglia.

Parevano impegnati nell’ultimo scontro della loro vita.

Dietro la visuale della stars, poi, c’era la piccola Mew Ichigo che piangendo aveva pregato entrambi di smettere.

L’angelo costretto in mezzo ad un fiume di lava e passione.

Miriam avrebbe voluto attaccarla ora che era debole ed indifesa, ma era impossibile muovere anche solo un passo in quella lotta tra titani.

Un boato squarciò l’inusuale panorama di quello scontro incredibile, l’ennesima scintilla tramutatasi in uno scoppio troppo potente. E tutti e quattro i cuori si fermarono nell’ennesimo istante. Tra i due vi era stata una colluttazione talmente potente che entrambi erano crollati feriti e doloranti a terra. Il Blue Knight ansimava dalla stanchezza, Kisshu si asciugava un rigagnolo di sangue che gli bagnava il labbro inferiore.

-Che c’è, sei già stanco?- domandò lo stars, spavaldo come a suo solito. Il Blue Knight scosse il capo, la lunga chioma bionda appena scombinata.

-No, tranquillo.- fece il guerriero alzandosi. Kisshu lo imitò, riprendendo la lotta. Ma quando tra i due vi fu l’ennesimo colpo troppo potente e l’ennesima scintilla un urlo squarciò il silenzio della lotta e una luce potente fece voltare entrambi i combattenti.

-Basta!- Mew Ichigo aveva urlato quella piccola parola, i pugni stretti vicino ai fianchi, gli occhi serrati e le lacrime che le bagnavano il viso. Entrambi i guerrieri rimasero folgorati dalla sua bellezza mentre lei, eterea, camminava verso di loro, le lacrime che cadevano lungo le guance bianche. –Non posso vedervi combattere…- singhiozzò, senza rendersi conto di essere avvolta dalla luce potente dell’acqua Mew.

Kisshu sentì il cuore cedere per qualche istante. Poi Miriam vide il proprio cristallo illuminarsi all’unisono con Mew Ichigo. Il ciondolo si staccò dalla collana e la guerriera rosa alzò le mani verso la luce candida, istintivamente.

-Basta…- singhiozzò Mew Ichigo per l’ennesima volta, gli occhi puntati sui due giovani che amava alla follia. –Io… io non posso più vedere sangue che sgorga!- soprattutto, non il loro di sangue.

Mew Ichigo fece un balzo verso l’alto, il cristallo si incastrò nel suo ciondolo mew e una pioggia dirompente cadde subito su Tokyo, proprio come se il cielo fosse mosso da un incantesimo . Miriam guardava la scena sbalordita e quando Mew Ichigo fece comparire tra le proprie mani uno scettro dai colori caldi e sfavillanti ebbe davvero paura.

-Ichigo…- sussurrò il Blue Knight guardandola: immersa nella pioggia, illuminata dalla luce della speranza e della disperazione. Mew Ichigo con le sue paure e il suo amore che era troppo e non sapeva più a chi darlo; una guerriera che era troppo stanca di vedere il mondo soffrire.

-Amore mio…- dichiarò sottovoce Kisshu, l’altro guerriero, che aveva fatto cadere le sue armi a terra ed era rimasto completamente scosso da quella visione eterea.

-Fiocco di gocce!- esclamò in fine, emanando una luce  ancor più forte di quella che già veniva emanata dal suo corpo. Il fascio di bolle e gocce scaturito dallo scettro puntò dritto contro Miriam che venne subito indebolita da quella potenza. Dovette abbandonare proprio mal grado il campo di battaglia e, prima di sparire, poggiò lo sguardo su Kisshu che non accennava minimamente a seguirla. Non disse niente: non lo pregò, nemmeno gli chiese di unirsi a lei perché erano compagni di squadra e amanti, quindi sarebbe stato più giusto e coerente. Ma Kisshu continuava a guardare ammirato Mew Ichigo che, dalla sua, pareva immersa in un mondo fatto di bolle e speranze, un oceano di pace  e amore. Un oceano in cui Miriam si poteva solo sentire una straniera.          

Per questo scomparve in lacrime, teletrasportandosi nella propria base con la strana convinzione che non avrebbe più avuto la possibilità di stringere a sé il suo Ki-chan.

Il mare di gocce inondò Tokyo per ore intere. Mew Ichigo nuotava nel cielo scaturendo una forza ed una luce inesauribili: pian piano dal cemento distrutto sorgevano alberi e erba verde;  gli incendi si spegnevano e il cielo diventava limpido in quella notte autunnale. In molti osavano, addirittura, uscire dai loro nascondigli e chi era malato o mal messo subito guariva; pareva polvere fatata che guariva  le ferite fatte dalla guerra. E Mew Ichigo si stava facendo portavoce e di quel miracolo, così eterea in quei panni da apparire l’essere più speciale del mondo.

Le altre mew mew, impegnate in vari combattimenti, alzavano il naso in aria e la guardavano: la piccola Mew Purin la indicava con l’indice; Mew Retasu aveva portato la mano al cuore, emozionata; Mew Minto aveva annuito soddisfatta e Mew Zakuro si era passata una mano sulla fronte sudata, il cuore più leggero e una strana consapevolezza nel cuore.

Era come se il mondo si fosse armato, sia in una fazione sia nell’altra, di tanta, tanta meravigliosa speranza.

Quando la giovane approdò nuovamente sul tetto dove si erano consumate le due battaglie in precedenza un sorriso le colorava le labbra pallide. La luce era sparita e il venticello di autunno le scombinava i capelli. La pioggia aveva cessato di cadere e la luna la illuminava timidamente, facendo brillare il cristallo che ora troneggiava al centro del suo ciondolo mew. I due guerrieri la guardavano assorti senza ben sapere cosa fare: Ichigo li aveva pregati di smettere e da ciò Ryou aveva intuito che non voleva che accadesse nulla a Kisshu. Fu quest’ultimo il primo a muovere un passo verso di lei: le prese una mano fasciata dal guanto rosso baciandola con calore, gli occhi lucidi dall’emozione. In quel momento in cui Mew Ichigo era stata la  dea della pioggia  il suo cuore aveva rimbombato nel petto, rendendolo sempre più emozionato ed innamorato.

-Anche io…- trattenne i singhiozzi, lui, il guerriero. –Anche io voglio che la guerra finisca.- sussurrò con il fiato che ancora si depositava sulla mano morbida,. Mew Ichigo sorrise. Gli alzò lo sguardo con la mano, la grande essenza della Mew aqua che ancora traspariva dagli occhi rosati.

-Unisciti a noi.- e puntò gli occhi sul Blue Knight che avanzò in loro direzione più convinto che mai. Tornò normale, i capelli biondi ora corti e le fattezze umane sul viso. Kisshu lo guardò malamente ma trattenne qualsiasi parola. Ryou fece lo stesso non potendo contestare quella richiesta: Ichigo era stata talmente straordinaria che la scelta di rifiutare una sua proposta sarebbe stata quanto meno una follia. Per questo Ryou strinse il pugno ed annuì, allungando una mano.

-Ben venuto in squadra.- Kisshu sorrise.

-Non sarò l’unico, vi avviso.- puntualizzò lo stars, lo sguardo puntato verso il basso dove le altre quattro mew mew correvano.

-Che intendi?- chiese Mew Ichigo.

-Pay!- chiamò lo stars finchè i due fratellastri comparvero di fronte a lui. Mew Ichigo li riconobbe come i due individui che tentavano, puntualmente, di uccidere lei e la sua squadra.

-E’ ovvio.- puntualizzò Pay. –Noi non vogliamo uccidere la nostra gente, ma solo Deep Blue…- spiegò lo stars. Ryou non poteva credere alle proprie orecchie.

-Siamo certi che senza di lui la nostra gente smetterebbe di attaccare gli umani e viceversa.- Mew Ichigo sorrise alle parole di Kisshu.

-E stars ed umani tornerebbero a vivere in pace.- affermò guardando il guerriero dagli occhi dorati.     

Ed una strana speranza colmò il cuore di tutti meno Ryou che, stranamente, si sentì la nota storta in quella nuova sinfonia tutta da scoprire e suonare.

 

Ringrazio…

 

-raggiodisole90: anche se i tuoi ultimi commenti hanno riguardato i primi capitoli della storia volevo ringraziarti per la tua seconda lettura e soprattutto perché mi stai continuando a dire la tua. Grazie davvero quindi!

 

-Sweet96: sono contenta che la novità che riguarda Pay e Retasu ti sia piaciuta ^_^ sì, il nostro stars è davvero molto innamorato e la mew pesce è davvero fortunata! Mi dispiace che tu sia depressa in campo amoroso… purtroppo siamo in due =( infatti scrivere scene romantiche ultimamente mi è davvero difficoltoso e se devo dirla tutta non mi piace per niente come mi vengono! Eh sì, Kisshu è un furbacchione e lo ha dimostrato anche nel capitolo 37 *_* grazie davvero per i complimenti, alla prossima!

 

-Selene Krystal: Carissima, so che stai leggendo piano piano questa fic lunghissima (effettivamente è una sfortuna che sia così lunga -.-) tuttavia ti ringrazio davvero per averla segnalata per le storie scelte, mi hai fatto un grandissimo regalo. Comunque questo te l’ho già detto è sono davvero contenta che sia riuscita, nel cap 8 ma spero anche in quelli successivi, a farti ammirare la coppia RetasuxPay ^_^ a presto!

 

-rekuchan: grazie davvero per i tuoi complimenti *_* e un altro elemento ha chiesto di introdursi nella squadra delle mew mew… visto? Il nostro caro Kisshu ha fatto come Pay… dove porta l’amore! Grazie ancora, spero di rileggerti!

 

-Serenity Moon: prima di tutto Tesorina mia sono contentissima del tuo ritorno del fandom *_* probabilmente te l’ho già detto ma è meglio sempre ribadire! Purtroppo o per fortuna ti ho già spoilerizzato tutto e probabilmente potresti anche non leggere i capitoli… ma ti trovo sempre qui e non può che farmi piacere ^_^ eh sì… il nostro caro biondino avrà un paio di problemi d’ora in poi… ma lui è un grande e sappiamo che può superarli! Viva il nostro bellissimo Ryou! Ti voglio bene… apresto!

 

-niky95: riguardo alla tua recensione direi che ci siamo dette tutto ciò che pensavamo. Comunque spero di ritrovarti anche in questo capitolo!

 

-Danya: XD XD  sono contenta che il nostro Kisshu ti piaccia tanto *_* è dannatamente furbo e io trovo sia così non solo in Everything burns, ma anche nella storia originale! Sì, gli interrogativi sono tanti e tranquilla, piano piano tutto andrà al suo posto… basta avere pazienza ^_^ a presto!

 

-Pipigi: *_* ma cara, grazie davvero: ciò che mi hai detto non fa che invogliarmi a scrivere ed a continuare la mia storia. Passando al capitolo che hai commentato effettivamente ho cercato di trasmettere i terribili sentimenti che scaturiscono dalla vista della Tokyo distrutta: essendo una fic romantica mi concentro soprattutto sui sentimenti dei personaggi e spesso potrebbe apparire in secondo piano la situazione che investe la città; in realtà ruota tutto attorno alla guerra ed è importante trasmettervi ciò che accade nella città distrutta. Sono davvero che ti sia arrivato il messaggio. A presto!

 

Un’ultima cosa: vorrei fare un piccolo sondaggio tra tutte voi. Se vi va nei commenti (o con messaggi personali, è del tutto indifferente) mi piacerebbe sapere quale sia il personaggio maschile che più vi piace nell’intera fic. Fisicamente, caratterialmente o più in generale. Il sondaggio è aperto tra questo e il prossimo capitolo, nel numero 40 mi piacerebbe inserire i risultati.

Grazie a tutte e alla prossima! Euterpe <3

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Capitolo 40
*** 39-Pacifica convivenza ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ in ritardo come al solito, lo so, ma per lo meno sono riuscita a buttar questo capitolo nonostante i mille impegni… insomma, spero vi piaccia! La prima parte è mediamente incasinata, ma la seconda… bhè, la seconda è per le romanticone come me ^_^ alla prossima!

Ricordo il sondaggio che ho lasciato al fondo dello scorso capitolo: chi preferite tra i maschietti della mia storia? Pensavo di inserire i risultati nel capitolo 40, ma dato che per ora ho avuto pochi voti prolungo al capitolo 41 ^_^ dunque votate e ditemi il fanciullo che preferite ^_^ e, magari, motivate la vostra risposta come hanno fatto le commentatrici che hanno già risposto!

I ringraziamenti al fondo.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

 

39-Pacifica convivenza

 

Casa Shirogane era circondata da un tenebroso quanto inquietante silenzio. La squadra mew mew e Ryou erano piombati nella villa con tre estranei che non appartenevano propriamente alla loro razza; Kaze aveva osservato il tutto sul proprio monitor del laboratorio ed aveva spalancato visibilmente la bocca quando aveva visto il figlio stringere la mano dello stars più forte che avesse mai visto combattere.

E Ichigo?

La piccola mew mew aveva pianto lacrime di gioia, sì gioia, che le aveva letto negli occhi, poi aveva stretto entrambi in un forte e caloroso abbraccio. Ora il capo del Mew Progect osservava con aria molto, molto seria la squadra che aveva di fronte a sé, messi in fila come un branco di soldati pronti a scendere in battaglia.

Mancava solo un ordine e, purtroppo, toccava a lui darlo.

Inarcò un sopracciglio soffermandosi sui tre nuovi arrivati: uno alto e muscoloso, i lineamenti seri e sottili. Il secondo molto più basso doveva avere non più di dodici, tredici anni. Il terzo, bhè, era il terzo a dargli maggiori dubbi: un’aria sbarazzina stampata sui suoi lineamenti interessanti; gli occhi di un inquietante giallo-oro che li rendeva particolari quanto singolari. Pareva essere un tipo che non faceva altro che sfuggire dai guai che si portava dietro; tuttavia Ichigo sembrava essergli molto affezionata e non sapeva come avrebbe potuto dirle di no.

-Ryou.- disse allora lo scienziato soffermando lo sguardo sul figlio. Quello fece un passo avanti, lo sguardo serio quanto quello del padre. –Ho bisogno di parlarti…- e Kaze osservò il resto del gruppo. –In privato.- E scomparve dietro una porta diretto, probabilmente, verso il laboratorio.

Le mew mew ed i nuovi arrivati rimasero ad osservare la porta che ora rimaneva chiusa. Ichigo si sentiva strana ora che non aveva Shirogane vicino e lo sguardo insistente di Kisshu somigliava tanto ad una serie di lame affilate pronte a colpirla. Deglutì. Poi sentì la mano dello stars stringere la propria.

-Mi sei mancata, bambolina.- sussurrò con la sua voce calda provocando un brivido nella giovane. Ichigo non sapeva cosa fare: avrebbe dovuto ritrarre la mano perché se Ryou fosse entrato sicuramente non avrebbe apprezzato quel quadretto; tuttavia non aveva motivo di comportarsi male con Kisshu e questo la metteva in una posizione critica. Decise di fare un passo avanti, scansando dolcemente la mano e guardando negli occhi il suo ex ragazzo. Era durata così poco la loro storia, ma Ichigo ne ricordava ogni più piccolo attimo o episodio. E, guardando negli occhi Kisshu, comprese che per lui era lo stesso. Anzi, probabilmente per lui non si era mai concluso niente. La leader delle mew mew sentiva i suoi compagni parlottare tra loro, Pay che spiegava come fosse Deep Blue e i motivi per cui non credeva più in lui; Minto che ascoltava assorta, le braccia incrociate al petto. Tutte parevano eccitate da quei nuovi arrivi meno la stessa Ichigo che, paradossalmente, aveva reso tutto possibile.

-Anche tu mi sei mancato…- dichiarò a bassa voce, dicendosi che non poteva mentire. Non sapere le condizioni di Kisshu, come stesse e cosa faceva era stata una specie di tortura in quei mesi che li avevano separati.

-Non si direbbe.- fece però lui inarcando un sopracciglio scuro. –Noto con dispiacere che ti sei consolata in fretta.- e indicò la porta chiusa. Ichigo aprì la bocca per parlare, pronta a dirgli che, in qualsiasi caso, non avrebbe mai potuto stare con lui dunque Shirogane non centrava un bel niente. Tuttavia la mano sollevata di Kisshu fu più che eloquente, compreso lo sguardo che la invitava a tacere. -Ma tanto non mi interessa.- le si avvicinò nuovamente, il fiato caldo che le si insinuava nell’orecchio. –Pregherai di tornare con me, perché mi ami… me l’hai promesso, ricordi? Non amerai mai nessun altro all’infuori di me… e io so, ne sono sicuro bambolina, che tu le promesse le mantieni sempre.- sorrise, passando poi una mano sotto il suo mento sottile. Ichigo abbassò gli occhi, ricordando con nostalgia quel momento.

-E’ cambiato tutto.- dichiarò semplicemente, prima di indietreggiare ancora e avviarsi verso il resto della squadra.

Kisshu fece spallucce: no, non era cambiato un bel niente, tanto meno il loro amore.

 

° ° ° ° °

 

-Quali garanzie abbiamo?- Kaze era immerso nel buio del laboratorio, l’aria affranta e preoccupata. Di fronte a lui, Ryou cercava di spiegare la situazione nel modo più razionale possibile. Forse era la prima volta da quando era nato che non riusciva ad avere sintonia con suo padre. Erano così simili che ad entrambi era possibile immaginare cosa l’altro stesse pensando ma, sta volta, nessuno dei due ci riusciva. Ryou fece un passo avanti, entrambi i pugni stretti.

-Ichigo, è Ichigo la nostra garanzia.- dichiarò il biondo abbassando lo sguardo. –Lei conosce lo stars con gli occhi dorati; sono amici da quando sono bambini e lui è una specie di ribelle…-

-Ribelle?- domandò Kaze fuori di sé. –Non mi pare proprio dato che indossava la divisa da militare! Ti prego figliolo, non farti abbindolare dall’amore… non è proprio il momento.- quelle parole entrarono nella mente di Ryou e gli raggelarono il sangue. E, senza volerlo, lanciò uno sguardo di disprezzo al padre, con quei suoi occhi che sapevano rendere artica la giornata più calda dell’anno. Strinse le labbra senza rendersi conto di essere stato davvero duro con lui.

-Non centra Ichigo, né tanto meno il mio rapporto con lei.- dichiarò convinto. Kaze scosse il capo, dandosi una calmata. Poggiò una mano sulla spalla del figlio che per poco non si scansò. –Io ho ideato questo progetto con te, la mia adolescenza è trascorsa in un laboratorio per renderlo possibile…- sollevò lo sguardo su Kaze, gli occhi ancora freddi. –L’ultima cosa che potrei fare è gettare tutto alle ortiche per una richiesta, anche se a farmela è Ichigo.-

-Lo so.- fece Kaze.

-Quello stars farebbe di tutto per lei… io stesso l’ho sentito parlare sinceramente e credo che loro siano stanchi quanto noi della guerra. Possiamo fidarci.- rialzò gli occhi sul padre, questa volta si erano tramutati in due pozze d’acqua sincera. Lo scienziato annuì avviandosi verso il cassetto là accanto.

-Va bene.- ne estrasse tre microcip. –Ma dovranno indossare questi a loro insaputa.- li diede al figlio. Ryou sapeva che quegli aggeggini potevano essere ingeriti facilmente dato che le loro dimensioni erano davvero irrilevanti; in questo modo avrebbero potuto controllare ogni loro mossa. Kaze divenne nuovamente pensieroso. –Sono tre guerrieri molto forti… se davvero entreranno in squadra e saranno sinceri le nostre probabilità di vincere divengono molto, molto più rilevanti.- affermò portandosi una mano al mento. Ryou annuì.

-Era proprio a questo che pensavo.- fece allora socchiudendo gli occhi.

-Allora speriamo in bene.- il figlio si avviò verso l’uscita del laboratorio pensando alle future sistemazioni. Sicuramente le camere dei tre stars sarebbero state controllate  anche se dovevano essere trattati come dei membri effettivi della squadra mew mew.

-Ryou?- si sentì chiamare dal padre. Il giovane si voltò in sua direzione, l’aria interrogativa.

-Sì?-

-Scusa per prima, so che tieni molto al progetto.- dichiarò Kaze a bassa voce. Ryou sorrise.

-Meno male, desidero che non ci siano dubbi in merito.- e sparì, ora un po’ più leggero nel cuore.   

 

° ° ° ° °

 

La cena era stata tranquilla, tolto qualche ovvio imbarazzo. Ichigo aveva dovuto ammettere della propria amicizia di lunga data con Kisshu e le mew mew non erano parse stupite e incredule come, invece, la rossina aveva pensato: tutte sapevano che erano normali le amicizie tra stars ed umani dato che provenivano da un periodo che anticipava di parecchi anni il conflitto. Per questo Ichigo aveva sospirato visibilmente, poi aveva iniziato a sparecchiare la tavola. Kaze aveva reso noti i loro allenamenti ed aveva messo in chiaro quali sarebbero state le modalità in battaglia.

-Avete intenzione di farvi vedere dai vostri simili?- aveva domandato Ryou interrompendo il silenzio. Il suo sguardo ghiacciato si era posato su quello caldo di Kisshu che aveva fatto spallucce.

-Certo, se è necessario possono anche farmi migliardi di foto e farle vedere a Deep Blue…- aveva affermato lo stars sogghignando. Il maggiore dei tre  aveva stretto le labbra in gesto di assenso.

-Smettila di fare dell’ironia, Kisshu.- disse infastidito. Non era per le parole che aveva usato, ma per il tono: era sempre così incomprensibilmente spavaldo anche quando non doveva. Kisshu indirizzò un’occhiata verso il fratellastro, poi si stiracchiò.

-E’ stata una giornata molto lunga.- disse Zakuro guardando Keiichirou. –Probabilmente domani dovremo alzarci presto per gli allenamenti, giusto?- chiese ancora la modella osservando, questa volta, Kaze. Quello annuì.

-Sì, dobbiamo definire le nuove strategie e capire quali tecniche collaborative possono tornarci utili.- sottolineò lo scienziato alzandosi a propria volta. In breve la tavola era sparecchiata e la maggior parte dei commensali aveva abbandonato la sala da pranzo. Katy era stata indaffarata nel predisporre tutto nel migliore dei modi: Kaze, poi, le aveva fatto la stramba richiesta di installare telecamere a circuito chiuso nelle tre camere predisposte per i nuovi arrivati; come se lo scienziato non fosse del tutto convinto di ciò che stava facendo. Eppure la donna aveva la strana sensazione  di poter riporre la propria vita tra le mani di quei tre guerrieri, come se loro potessero comprendere l’assurdità di quella guerra, pur essendo degli stars. Nella sala da pranzo erano rimasti solo Purin e Taruto. Quest’ultimo si domandava dove diavolo fossero finiti i suoi fratelli e si chiedeva ancora cosa ci facessero lì: li aveva seguiti senza porsi troppe domande perché voleva loro molto bene; ma aveva avuto la strana sensazione che difficilmente avrebbe rivisto la sua mamma ed il suo papà. Di fronte a lui la ragazzina bionda spazzava il pavimento, alcune briciole e fiocchi di polvere abbandonati nell’angolo della stanza. Alzò gli occhi castani su di lui, aggiustandosi poi la frangetta bionda. Taruto si sentì sobbalzare e nemmeno riuscì a dare una spiegazione a quel comportamento irrazionale. La vide sorridere dolcemente, come fosse la cosa più normale del mondo.

-Sai, sono contenta che vi siate uniti a noi.- era stranamente seria, cosa piuttosto strana dato che per tutto il giorno l’aveva vista saltellare in giro e dar vita a giochi acrobatici. Purin aveva poggiato la scopa contro il muro, poi si era avvicinata al tavolo. Ora solo un metro scarso li allontanava. –Mio padre mi ha insegnato ad odiare gli stars e per molto tempo l’ho fatto. Però ho capito che se ci diamo una mano a vicenda la razza non centra.- il castano degli occhi della ragazzina divenne lucido, le labbra appena tremanti. -Chissà, forse potrei far capire a mio padre che non tutti gli stars sono cattivi e che non tutti avrebbero ucciso la mia mamma…- si asciugò una lacrima, poi sorrise, radiosa. Taruto si sentì sussultare di nuovo e provò lo strano impulso di piangere. –Taruto-chan, vuoi essere mio amico?- gli allungò una manina bianca e lo stars la afferrò senza pensarci nemmeno un attimo.

-Sì…- sussurrò mentre ricambiava con estrema naturalezza il suo gesto. Forse qualche lacrima era riuscita a sfuggire dai suoi occhi, ma era già stato tanto se non era scivolato in rumorosi singhiozzi. E Purin comprese che probabilmente quel piccolo stars l’avrebbe potuta aiutare ad essere felice, tanto felice.

 

° ° ° ° °

 

Era insopportabile. Quella situazione era assurdamente, irreparabilmente, incredibilmente insopportabile. Ryou si mise entrambe le mani dietro la nuca bionda, la camera illuminata solo dalla piccola lampada posta sulla scrivania. Le tende bianche coprivano la luna pallida che, da poche ore, illuminava il cielo notturno, il riflesso spettrale nella piscina colma d’acqua del giardino. Fece qualche passo davanti al letto poi tornò in dietro. Ripetè quel via-vai più di una, due, tre volte finchè si lasciò cadere sul letto. Sentì sotto la schiena nuda il calore della coperta che, quella mattina, Ichigo gli aveva messo sorridendo ed arrossendo al suo commento.

-Preferirei vederla scombinata…- le aveva detto lui sorridendo sensuale. Le guance di Ichigo erano diventate bollenti poi gli aveva poggiato un bacio leggero sulle labbra, allacciandosi al collo forte e muscoloso di Ryou.

Aprì gli occhi, osservando il soffitto. Amava Ichigo, su questo non c’erano dubbi, ma quella sera non era riuscito a sentirsi davvero il suo ragazzo. Quel tale, Kisshu, era orgogliosamente conscio di essere una persona importante nella sua vita e aveva giocato attorno a quella questione. Aveva trascorso le ore che avevano seguito la cena raccontando storielle sull’infanzia della rossina. Ryou l’aveva vista arrabbiarsi ed inveire contro lo stars, invitandolo a non raccontare niente di imbarazzante ed arrossendo per i vari commenti che lui faceva. C’era affetto tra loro e Ryou, questo, non riusciva proprio a sopportarlo. Sospirò. Chiuse poi gli occhi infilando le mani dietro la nuca. Eppure il fatto che quei tre stars fossero entrati nella sua squadra era una cosa del tutto positiva: erano guerrieri straordinari, inseriti nelle squadre speciali di Deep Blue; il più piccolo, poi, era in grado di controllare le piante ed i vegetali e ciò costituiva davvero un’arma potente per loro. Le probabilità di vittoria ora come ora erano aumentate notevolmente. Si morse il labbro inferiore pensando che probabilmente doveva scegliere tra la buona riuscita del Mew Progect, al quale aveva dedicato l’adolescenza, oppure la sua storia con Ichigo che sentiva di amare con tutto sé stesso. Era difficile, anche perché le vite in gioco erano tante e Ryou non poteva più sopportare di vedere il sangue sgorgare sul cemento. Si rimise seduto sul letto, il capo chinato verso il basso. Però amava Ichigo, un sentimento così irrazionale ed esplosivo che nemmeno lui era in grado di descriverlo o dargli un senso vero e proprio. Sapeva solo che quando la vedeva entrare in una stanza o udiva la sua voce il cuore iniziava a martellargli nel petto, la bocca diventava asciutta e le parole morivano in gola. E  tutto solo per quella rossina alta un metro e mezzo e dagli occhi grandi. Sorrise, passandosi una mano tra i capelli biondi. E alzò il capo quando sentì qualcuno bussare alla porta.

-Avanti.- disse semplicemente, poi udì l’inconfondibile passo di Ichigo che entrava in camera e chiudeva piano la porta alle proprie spalle e accendeva, poi, la luce. La vide con i pugni sui fianchi, l’espressione piuttosto arrabbiata.

-E’ mezzanotte…- sussurrò, rendendosi conto che non poteva strillare, dato che quasi tutti stavano dormendo. Ryou gettò un’occhiata distratta all’orologio appeso al muro di destra.

-Pare di sì.- confermò, tornando a guardare Ichigo. Lei fece qualche passo in avanti.

-E non mi hai dato la buona notte…- abbassò il capo. –Tua madre mi ha detto che sei salito in camera dicendo che ti saresti fatto una doccia e che saresti andato a dormire.- aveva socchiuso gli occhi castani poi aveva alzato nuovamente il capo su di lui. –Perché mi ignori?- chiese allora, diretta. Sapeva, ormai, che non servivano giochetti con lui, che non li sopportava. Ryou strinse le labbra, decidendo di non guardarla in faccia. Se ne rimaneva impassibile con quella sua faccia perfetta, i lineamenti appena contratti.

-Non ti ho ignorata.- disse concludendo il silenzio. Ichigo gli si sedette accanto, decidendo di mettere da parte la rabbia. Gli prese il mento tra le mani, cosa che di solito faceva lui, poi lo guardò dritto in faccia.

-Sei geloso?- chiese, sorridendo. Ryou strinse le labbra poi si scansò subito.

-Che dici!- esclamò, manco fosse una ragazzina scoperta a guardare il suo amore segreto. Ichigo rise di gusto.

-Ti ho scoperto Shirogane-kun, sei geloso di me!- esclamò ancora lei, trionfante.

-Ti ho detto di no!- fece invece lui chiaramente imbarazzato. Si era alzato in piedi e Ichigo aveva continuato a ridere. Aveva poi tolto le ciabatte rosa e si era messa in ginocchio sul letto. Lo guardò dritto negli occhi, poi gli prese le mani.

-Sono contenta che tu sia geloso… vuol dire che mi ami davvero.- sorrise mesta, mentre lui gettava le armi e rivelava ciò che sentiva.

-Ti ama.- sussurrò serio, mentre Ichigo cercava le parole giuste.

-Io credo che non sia amore. E’ qualcosa di strano e lui ha deciso di chiamarlo così…- chiuse gli occhi nocciola poi si inumidì le labbra. –Perché non sa dargli un nome.- Ryou le alzò il capo, poi si abbassò su di lei, baciandola. Era stato difficile non farlo prima. Era terribilmente bella con quella semplice gonnellina e i capelli rossi e ribelli lasciati lungo la schiena. Ichigo allacciò le braccia attorno al suo collo, sentendo il profumo intenso di Ryou, facendo scorrere le dita lungo il collo, i capelli, la schiena.   

-E tu, lo ami?- le chiese inaspettatamente interrompendo quel bellissimo momento. Ichigo fece una smorfia.

-Amo te, non potrei pensare ad un altro.- sarebbe stato troppo difficile spiegargli tutto: il fatto che Kisshu era una parte importante della sua vita alla quale non avrebbe mai saputo rinunciare; che il bene che lui provava per lei era totalmente ricambiato. Ma come spiegare la sottile differenza che aleggiava nel suo cuore per l’uno e per l’altro ragazzo? Era meglio semplificare le cose perché, tanto, i fatti erano quelli e non aveva intenzione di cambiarli. Ichigo sapeva solo di soffrire terribilmente a vedere Ryou così triste a causa sua e non voleva assolutamente che quella situazione andasse avanti ancora a lungo. Per questo attirò nuovamente il giovane a sé, baciandolo dolcemente. Ryou le si sedette accanto, stringendola e sentendo tra le dita la morbidezza dei capelli, dei fianchi e del collo. Le sfiorò la pelle con le labbra e Ichigo provò un brivido intenso che la portò a stringerlo ancora di più. Ryou sorrise.

-Hei, guarda che non scappo.- le disse, passandole una mano sotto il mento. Ichigo  poggiò entrambe le mani sul suo petto, facendo lo stesso poi con la guancia.

-Non farlo mai.- sussurrò, mentre le braccia di Shirogane tornavano ad avvolgerla.

-No Ichigo, non lo farò mai.- la rassicurò, mentre la ragazza tornava a baciarlo, questa volta, più intensamente.

Non poteva rovinare la grande sintonia che c’era tra loro, non poteva. Stava così bene tra le sue braccia, così bene che erano il dono più grande che l’aspettava la sera prima di andare a dormire. Si rese conto, piano piano, di aumentare sempre di più la stretta che li avvicinava, di essere sempre più frettolosa e desiderosa dei suoi baci. Si sdragliò sul letto, decidendo di darsi una calmata. Alzò gli occhi su Shirogane, messo a cavalcioni su di lei. L’azzurro intenso degli occhi, la linea perfetta delle labbra e i muscoli delle braccia e del petto che tanto le piaceva accarezzare.

-E se dormissi qua sta notte?- gli chiese, maliziosa. Lui sorrise.

-Dovrei cercare dei tappi allora…- la rossina assunse un’aria incredula.

-Eh?- non capiva.

-Bhè, dovrei attrezzarmi dato che russi come un trombone…- ghignò lui prima di meritarsi un pugno sul petto da parte della sua ragazza.

-Shirogane-kun, non è vero!- esclamò lei adirata. Ryou rideva ancora, ora sdragliato sul letto accanto a lei.

-Invece sì… potrei registrarti per provarlo.- osò il ragazzo meritandosi un altro pugno, questa volta, sul braccio.

-Quando dormo ho il respiro leggero… non osare dire il contrario!- esclamò alzandosi. –E se la metti così buona notte Shirogane-kun, abbraccia il cuscino questa notte!- continuò giungendo alla porta. Ma sentì una mano raggiungere la propria poi si voltò, guardandolo in faccia. Ryou le prese quella stessa mano e se la poggiò sul petto, la frangia bionda che gli stuzzicava appena gli occhi azzurri. Ichigo potè sentire quel cuore martellare nervoso, battito dopo battito. Ebbe un brivido di piacere, alzando gli occhi su di lui. Era meravigliosamente bello, così bello che sentì di non meritarlo.

-Ecco come sto, solo a pensare di passare una notte con te.- sussurrò lui sfiorandole le labbra. Ichigo ebbe il tempo di sorridere ancora una volta prima di ricambiare il bacio e allungare una mano dietro di sé, dove c’era l’interruttore della luce.

Una notte accanto a Ryou era, senza dubbio, una notte meravigliosa.

 

° ° ° ° °

 

“Voglio far con te, l’amore vero quello che non abbiamo fatto mai. Quello che alla fine si piange e si leccano le lacrime… quello che io sento di poter fare solo con te…” (Biagio Antonacci-“Buon giorno bell’anima”)

 

Retasu era stata nervosa tutto il giorno. Non aveva avuto nemmeno un’occasione per stare da sola con Pay: ci erano quasi riusciti nel pomeriggio, ma all’improvviso Purin era comparsa nella stanza con un’evidente aria sbarazzina sul faccino da finta innocente. Così la mew mew-pesce si era dovuta allontanare dal suo compagno, imprimendo tra loro una distanza che avevano dovuto sorbire per troppo tempo. Dopo cena si erano rifugiati per qualche attimo in salotto e lui aveva avuto giusto il tempo di stringerle una mano e baciarla dolcemente prima che i passi rumorosi del resto della squadra li facessero, di nuovo, allontanare. La giovane si era poi rifugiata in camera sua: non poteva sopportare di rimanere nella stessa stanza del giovane stars e doversi cibare solo ed esclusivamente dei suoi occhi, così maledettamente profondi. Fece un sospiro poi guardò fuori dalla finestra, sussurrando il suo nome.

-Pay…- disse piano solo con un lieve, anzi, lievissimo fil di voce.

-Mi hai chiamato?- Gli sentì dire dietro di sé. Retasu sbarrò gli occhi vedendo riflessa nel vetro della finestra l’alta figura del giovane. Sorrise dopo aver fatto passare la sorpresa, dicendosi che doveva abituarsi a quelle comparse improvvisate: nel mondo degli stars dovevano essere assolutamente normali; mentre in quello umano, di mondo, erano un’eccezione che faceva anche abbastanza paura. Si voltò verso di lui, le guance completamente rosse. Annuì poi timidamente.

-Sì…- sussurrò piano, facendo un passo verso di lui. Non poteva credere di essere finalmente sola con Pay e che nessuno li avrebbe disturbati; pareva quasi un sogno. Lui notò la sua timidezza per questo si decise ad avanzare verso la giovane. La strinse tra le braccia sentendo il profumo di lavanda che avvolgeva i suoi capelli lunghi e ribelli sulla schiena. Passò una mano tra essi poi strinse le labbra, godendosi il brivido che quella bella umana gli regalava.

-Dovremo tenere tutto nascosto.- disse il giovane facendo alzare il capo di Retasu dal suo petto.

-Perché?- domandò, incredula. Aveva pensato di mettersi d’accordo con lui per fare un discorso conciso a tutta la squadra; proprio come avevano fatto Ichigo e Kisshu anche se la loro situazione era un po’ diversa. Pay aggrottò la fronte.

-Io, Kisshu e Taruto non piacciamo molto al Dottor Shirogane; credo che se gli dicessimo che la nostra storia è iniziata quando eravamo ancora “nemici” penserebbe che ti ho sedotta per entrare a far parte del progetto e rovinare tutto.- Retasu arrossì a quell’idea poi lo vide deviare lo sguardo. Abbassò il capo.

-Non è così… vero?- si sentì prendere per le spalle, poi il viso dello stars si abbandonò nell’incavo del collo, dove la fragranza dei capelli era ancor più avvolgente.

-No.- disse semplicemente, senza far emergere né frustrazione né rabbia; pareva non averlo toccato quella domanda. E stringendogli la maglietta Retasu comprese che non aveva avuto il diritto di porgli un quisito simile: lui aveva abbandonato la sua famiglia, la sua causa e la sua gente per combattere al suo fianco e proteggerla… come poteva sospettare delle sue buone intenzioni  anche solo lontanamente? Si sentì in colpa e per questo si scansò, gli occhi lucidi perché per la prima volta si era resa conto dell’enorme sacrificio che Pay aveva fatto per lei. Quel suo essere così maledettamente taciturno aveva reso tutto più difficile; Retasu doveva indagare non solo nel proprio cuore, ma anche in quello di Pay per avere le idee più chiare.

-Scusa.- disse asciugandosi una lacrima. –Io non ho sospetti…- la frase le morì in gola perché la bocca di Pay si era posata sulla propria, in un bacio morbido ma accattivante al contempo. Alla giovane venne automatico allacciare le braccia attorno al suo collo e assaporare quel gusto così buono e familiare.

-Non sentirti in colpa.- la ammonì quando si scansò da lei. –Sono state scelte mie e dei miei fratelli… non  darti colpe che non hai.- si voltò, forse per nascondere l’emozione. Retasu gli si avvicinò, stringendogli la mano.  Lo strinse a sé senza guardarlo in faccia perché l’imbarazzo era troppo: non era abituata a fare la prima mossa. Per questo tenne gli occhi chiusi quando si mise sulle punte e gli posò un bacio leggero sulle labbra. Si rese conto, però, che lui ricambiava con maggiore ardore ed in breve sentì le sue braccia forti sollevarla da terra  e poggiarla, delicatamente, sul letto avvolto da una coperta verde acqua. Retasu si sentiva in paradiso: non pensava di poter stare tanto bene con lui, di provare un piacere così grande nell’apprendere che l’amava davvero, altrimenti non avrebbe cambiato completamente la propria vita solo per lei. Il senso di gratitudine le riempì il ventre nello stesso istante in cui lui le poggiava le mani sui fianchi e Retasu ricambiò con più vigore il bacio, posando le mani sulle spalle e attirandolo maggiormente a sé. Si stupì per quell’ardore e le guance divennero infuocate; il calore aumentò ancora quando vide lo sguardo sorpreso ma al contempo compiaciuto di Pay che sorrideva, straordinariamente, con le labbra che ancora avevano il suo sapore. Retasu vedeva di fronte a sé tutte le cose a cui Pay aveva rinunciato, i genitori, la sua gente, gli amici, il rispetto che, sicuramente, tutti nutrivano per lui. Aveva lasciato che tutto questo diventasse polvere tra le sue dita, per non vederlo riapparire mai più e macchiarsi per sempre della nomina di traditore. Retasu chiuse gli occhi, decidendo che doveva essergli grata e ricambiare, anche se non con un dono altrettanto grande, tutto quell’amore. Per questo non disse nulla quando i baci di Pay si spostarono sul collo e sulla pelle morbida delle spalle; gli lanciò uno sguardo invitante quando lui aveva alzato il proprio, di sguardo, per chiederle tacitamente se era meglio fermarsi. Rimase zitta ma le mani percorsero leggere il suo petto ampio e le spalle per togliergli la maglietta. Le piacevano quelle sensazioni, anche se non sapeva se si sarebbe mai abituata a quegli occhi così penetranti puntati sulla propria nudità. Ma quando l’imbarazzo la travolgeva Retasu chiudeva gli occhi e accarezzava la pelle bianca del suo compagno, i lunghi capelli verdastri sparsi sul cuscino, le labbra languidamente socchiuse.

-Retasu…- sussurrò lui a fior di labbra prima che lei annuisse per poi sentirlo entrare dentro di lei, dolorosamente, con tutto l’amore che poteva. Non pensava che fare l’amore fosse una cosa tanto bella: sentirsi parte integrante di un’altra persona, senza l’opprimente sensazione di essere di troppo o di fare la cosa sbagliata. Era come se sentire le mani di Pay premute sui suoi fianchi e le cosce muscolose che le toccavano le gambe fosse la cosa più naturale del mondo, come una danza di cui solo loro due conoscevano davvero i passi. Lo sentì sussurrare ancora il suo nome prima che entrambi scoppiassero in un gemito di piacere, le dita di retasu strette sul suo capo, la fatica immane che prendeva entrambi, per non urlare. Pay cadde stancamente su di lei, gli occhi chiusi, il respiro che piano piano diventava più calmo.

-Grazie.- le sussurrò all’orecchio, emozionato. Non sapeva esprimere pienamente tutto quel che stava provando, ma quella ragazza ogni volta di più riusciva a stupirlo: timida ma guerriera; pudica ma al contempo un’amante strepitosa. Le sfiorò il fianco con la mano e lei allungò la propria, di mano, per afferrare la sua.

-Grazie a te Pay.- la vide davanti a sé, bianca e pura, alcune lacrime che le imperlavano gli occhi.

-Ti amo.- dissero insieme e scoppiarono a ridere quando si resero conto di aver pensato e detto la stessa cosa nel medesimo istante.

Ora Pay aveva non uno, ma mille motivi per distruggere Deep Blue e dire addio alla guerra. E più guardava nell’oceano degli occhi blu di Retasu, più si convinceva di ciò.  

 

Ringrazio…

 

-Sweet96: Carissima, grazie davvero per i complimenti! Sono contenta che la battaglia tra Kisshu ed il Blue Knight ti sia piaciuta: è la loro unica battaglia con le armi (quella di cuore invece sarà molto più lunga ^_^) e doveva essere memorabile! E Ichigobhè, mi sono molto ispirata alla scena dell’anime dunque anche per me era davvero proiettata davanti ai miei occhi come un film ^_^ grazie per la tua risposta al sondaggio! Alla prossima!

 

-rekuchan: Sono molto contenta di constatare che la Mew Ichigo dello scorso capitolo sia piaciuta tanto ^_^ sicuramente più guerriera e battagliera, è un personaggio che ha una sua evoluzione nel corso della storia. Vedremo ora come continuerà la convivenza con gli stars ^_^ sicuramente Pay si sta divertendo! Alla prossima!

 

-Danya: Diciamo che siamo quasi alle battute finali ^_^ purtroppo Everything Burns è una storia con un ritmo piuttosto lento ma spero che voi commentatrici riuscirete ad avere la pazienza che vi chiedo ^_^ dunque alla prossima!

 

-Serenity Moon: *_* ma Tesoro, hai dato, nella risposta al sondaggio, una descrizione di Ryou da Oscar!! Sono davvero felice che tu l’abbia dipinto in questo modo perché vuol dire che si riesce a far emergere quel che desideravo trasmettere e tu sai quanto ci tengo ^_^ eh sì, l’aqua mew è stata davvero una gran sorpresa… ha lasciato tutti con il fiato sospeso! Alla prossima, ti adoroooo!!

 

-Aredhel of Dorthonion: Eh sì, ora la squadra delle Mew mew più gli stars hanno completato il quadretto ^_^ bisogna vedere ora come andrà avanti il tutto! Ryou in realtà come avrai visto non ha alcuna intenzione di distaccarsi dalla sua Ichigo: ha desiderio di lottare per tenersela stretta ed ora dovremo vedere cosa sarà in grado di fare Kisshu. Spero di rileggerti!

 

-Pipigi: Sì, il capitolo 38 ha segnato molti sviluppi che, effettivamente, sono piaciuti a parecchie lettrici ^_^ che dici, ti piace come è iniziata la convivenza tra stars ed umani? Sarà ancora lunga anche se ovviamente la comparsa dell’aqua mew non è indifferente agli occhi dello spietato leader degli stars. Alla prossima!

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Capitolo 41
*** 40-Tra passato e presente ***


EVERYTHING BURNS

Mi sono divertita molto a scrivere questo capitolo. E siete anche stati fortunati: le prove con la mia band sono saltate ed ho avuto tutto il tempo di finirlo (ma quale fortuna N.D tutti) (ç_ç N.D me). Comunque vedrete un sacco di cose e spero di avere un vostro giudizio!

Ricordo il mio sondaggio: chi preferite tra i fanciulli della mia storia? Nel capitolo 41 i risultati!

Entro domani risponderò alle vostre recensioni: ho deciso di passare anche io alla posta di EFP per rispondervi, è sicuramente più veloce come metodo. Dunque a presto!

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

EVERYTHING BURNS

 

40-Tra passato e presente

 

“Una pioggia incessante lasciava che l’intera Tokyo rimanesse sveglia. Hime accarezzava con le dita bianchissime il lenzuolo che l’avvolgeva, seta sottile ricamata con pizzo pregiato. Una mano avvolse la sua ed un paio di occhi dorati percorsero il suo profilo leggero.

-Quanto ti amo…- labbra sensuali le sfiorarono il palmo e nel viso di Hime si disegnò un sorriso.

-Anche io…- sussurrò piano, mettendosi seduta su quel letto grande e sfarzoso, testimonianza del loro amore. Shiniky Aoyama si passò una mano tra i capelli corvini, il fascino che trapelava da ogni cellula del suo corpo. Hime si portò in avanti con il busto, sfiorandogli le labbra con un bacio. –Perché le cose belle devono essere anche sbagliate?- chiese, il tono di una bambina alla quale è appena stato tolto un giocattolo. Shiniky sorrise, le labbra carnose messe in evidenza dal lampo che aveva illuminato tutta la città. Passò una mano tra i folti capelli corvini della stars, soffermando poi lo sguardo sulla pelle d’avorio, i lineamenti perfetti e gli occhi blu come il mare. Hime era di una bellezza sconvolgente e Shiniky se ne era accorto subito. La strinse semplicemente a sé, i due corpi completamente a contatto. Le sfiorò la schiena con la mano, il fiato che percorreva lentamente il corpo della stars.

-Non è sbagliato…- sussurrò posando le labbra sulla sua spalla nuda. Hime strinse forte la sua schiena, il profumo avvolgente di Shiniky che le entrava nelle vene, nelle ossa. Sollevò lo sguardo su di lui, gli occhi lucidi. Lo amava come non aveva mai amato nessuno e questo, paradossalmente, la rendeva la persona più triste del mondo.

-Invece lo è.- s’asciugò la prima lacrima che era crollata sul suo viso, gli occhi chiusi. –Non portassi un anello al dito e non avessi un figlio allora sì che non sarebbe sbagliato…- Shiniky le prese il mento tra le mani, l’oro dei suoi occhi incastonato nel blu leggero di quelli di Hime.

-Non possiamo farci niente: Hime, quando ti guardo potrei morire al solo pensiero che non vuoi più stare con me…- la baciò con trasporto scivolando con lei sulle lenzuola fresche che profumavano ancora del loro amore. Le attraversò il corpo con le mani, con le labbra e con la lingua. Ne assaporò ogni lembo ascoltando soddisfatto e innamorato ogni gemito che usciva dalla sua bocca. –Ti amo.- le ripetè di nuovo, guardandola negli occhi.

-Ti amo.- lo imitò Hime, il volto una maschera di piacere. Quando Shiniky crollò stanco su di lei potè sentire le dita della stars accarezzargli i capelli e attraversare leggere il collo. Immaginò le loro nuche vicine, il corvino di entrambe le teste unito in un solo groviglio. Sorrise al pensiero di quell’immagine, mentre altri singhiozzi avvolgevano il petto di Hime. Shiniky sollevò subito il capo, preoccupato come accadeva sempre quando Hime stava male.

-Hime…- lei gli posò un dito sulle labbra per zittirlo, gli occhi una pozza di lacrime amare. –Sono in cinta…- disse poggiando istintivamente l’altra mano sul ventre. Shiniky si sollevò subito per non gravare con il proprio peso su di lei, immaginando quell’esserino che stava crescendo nel suo corpo.

-E...- indicò esattamente dove la mano sinistra di Hime stava disegnando dei cerchietti irregolari. Anche lei si guardò il ventre ancora piatto, le guance appena rosse.

-Sì, è tuo.- sussurrò e Shiniky fece un sospiro, stranamente, di sollievo. Non poteva immaginare la sua Hime tra le braccia di un altro e, soprattutto, che l’esserino che cresceva in lei fosse frutto dell’amore di un altro uomo. –Cool è stato via questi due mesi: sarebbe strano trovarmi in cinta di cinque settimane…- voltò la testa, riflettendo su come avrebbe potuto nascondere la faccenda: aveva visto dei bambini mezzi umani e mezzi stars e aveva scoperto che crescevano con sembianze di stars; questo giocava senza dubbio a proprio favore dato che sia lei, sia suo marito erano stars. Chissà, magari a Blue sarebbe piaciuto un fratellino…

-E’ meraviglioso.- Shiniky sorrise, poggiando un bacio sulle sue labbra.

-Hime, non possiamo più aspettare: devi lasciare tuo marito e, finalmente, stare con me.- disse convinto, ora ancor più motivato dal piccolo bimbo che cresceva dentro di lei. Hime abbassò il capo, il viso una maschera di preoccupazione.

-Ho paura…- la voce tremava, compreso il suo corpo. La mano calda di Shiniky avvolse la sua, poi cercò i suoi occhi. L’amava così appassionatamente e con talmente tanto ardore che spesso si sentiva avvolta da tutto quell’affetto. Gli carezzò una guancia con la propria mano. Shiniky aveva 25 anni, ben cinque in meno rispetto a lei; eppure sembrava non badarci minimamente.

-Non devi avere paura, ci sarò io con te. E poi…- e guardò la pancia di Hime. –Ora siamo in tre: formeremo un’altra famiglia, Blue sarà bene accetto.-

-Mi odierà.- intervenne Hime scansando la propria mano da quella di Shiniky. Lui sollevò gli occhi d’oro su di lei, le labbra imbronciate.

-Vedrai che capirà.-

-No, è solo un ragazzino… seguirà le infamie che suo padre dirà su di me.- abbassò gli occhi lei, stanca di piangere.

-Ma Cool ti maltratta e…- Hime gli mise, di nuovo, le dita sulle labbra.

-Non vuole capire!- esclamò lei senza trattenere, questa volta, i singhiozzi. I capelli corvini scivolarono sulle spalle bianchissime lasciando un contrasto  che a Shiniky parve renderla eterea. La strinse a sé, accarezzandole i lunghi capelli.

-Ci riusciremo… insieme…- le sussurrò ad un orecchio.

I problemi erano tanti, ma l’amore pure; Shiniky avrebbe lottato per averla, anche a costo di dover rischiare la sua stessa vita: per loro.”

 

° ° ° ° °    

 

-Ora, salta!- esclamò Kaze dal microfono e subito Mew Zakuro fece un balzo altissimo che la portò dall’altra parte della palestra. Puntò i piedi poi fece un ulteriore salto per poi sferrare un attacco contro il chimero che aveva di fronte. Esso scomparve  non appena entrato in contatto con il fascio di luce della sua arma. Tuttavia presto sentì qualcuno arrivare alle sue spalle e cingerle la vita con un braccio.

-Siamo proprio sicuri che io debba simulare una sfida?- domandò Kisshu soffermando la mano sulla pelle nuda del ventre di Mew Zakuro. Quella gli sferrò una gomitata potentissima e lo stars si ritrovò a terra, ridendo. –Ah, a quanto pare fai sul serio anche durante gli allenamenti!- esclamò il guerriero alzandosi.

-Kisshu, smettila di scherzare!- Pay diede voce ai pensieri di molti compresa Mew Ichigo che attendeva nell’angolo della palestra. Lo stars dagli occhi dorati fece spallucce.

-E va bene…- disse, voltandosi verso la sua avversaria. –Farò sul serio.-

-Era ora.- rispose la Mew-lupo facendo un ennesimo balzo. Kisshu le si portò davanti, poi le sferrò un calcio che la fece crollare a terra. Mew Zakuro rispose subito sferrando pugni e colpi molto potenti ma non riusciva a tener testa ai continui colpi dello stars.

-Me l’hai chiesto tu, Tesoro…- rise il guerriero fermandosi e lasciandola ansimante a terra. Mew Zakuro si portò una mano sulla coscia dolorante dove un livido aveva appena fatto la sua comparsa.

-Continua!- lo intimò. Kisshu la guardò un solo istante: Mew Zakuro era incredibilmente bella ma purtroppo non aveva quel qualcosa in più che il giovane stars aveva sempre visto negli occhi della sua Ichigo.

-Non ho usato tutta la mia forza.- spiegò, alzando la voce per farsi sentire anche dagli altri. –Se avessi fatto sul serio  non saresti sensualmente sdragliata sul pavimento.- rise, meritandosi un colpo dalla Mew viola. Quella lo fece cadere a terra sferrando poi un calcio contro il suo stomaco. Kisshu rimase a terra e sentì i passi della Mew Mew che abbandonava la palestra. Anche Kaze se ne andò: doveva registrare i dati che aveva raccolto in laboratorio. Kisshu rimase fermo, la guancia contro il legno del pavimento. Vide un paio di stivaletti rossi davanti al proprio naso, poi Mew Ichigo si chinò accanto a lui, scostandogli la frangetta scura. Stava sorridendo.

-E’ meglio che tu non faccia arrabbiare Zakuro…- trattenne una risata. –Non ti ha conciato proprio bene!- Kisshu allungò repentinamente una mano verso quella guantata della Mew Mew, talmente forte e veloce che anche lei dovette chinarsi accanto a lui.

-Vieni in camera mia, sta notte.- le ordinò, freddo ma lasciando trapelare, come sempre, quel suo tremendo amore. Mew Ichigo scostò la mano rimanendo comunque con il viso vicino a quello di Kisshu.

-Siamo solo amici, Ki-chan.- disse chiudendo gli occhi. E prima che il giovane potesse alzare il capo e sfiorarle le labbra la Mew Mew si alzò in piedi, abbandonando la palestra. Kisshu si mise seduto, lo stomaco dolorante ed il capo che pulsava.  Doveva fare qualcosa, non riusciva più a sopportare la vicinanza di Ichigo senza poterla avere tutta per sé. E quel Shirogane? Lo odiava con tutto se stesso. Se ne andava in giro con quella sua aria di sufficienza stampata in faccia, come se non sapesse che lui bruciava d’amore per la sua ragazza. Avesse potuto glie l’avrebbe rubata da sotto il naso, ma pareva averle fatto un incantesimo. Che diavolo aveva quel biondo palestrato che a lui mancava? Kisshu ci pensò su poi si diede una risposta molto più plausibile: non era quel tizio ad avere qualcosa in più, ma era lui stesso a possedere qualcosa che a Ryou sarebbe sempre mancato: un amore incondizionato e tanta, tantissima faccia tosta. Per questo se ne andò via dalla palestra fischiettando, in testa solo il desiderio di riavere i baci di Ichigo tutti per sé.

 

° ° ° ° °

 

Non era riuscita ad abbandonare la propria stanza. Dopo la battaglia si era data per malata e Miriam aveva chiuso la porta a chiave. Beveva solo un po’ d’acqua ogni tanto e si lasciava morire sul letto, in testa solo quegli occhi d’oro.

Maledetti quegli occhi!

Ogni volta che chiudeva i propri se li trovava davanti, belli e penetranti, così luminosi e caldi che ogni volta sentiva una fitta all’altezza del ventre. Avrebbe voluto avere la forza per alzarsi e uccidere in un sol colpo quella Mew Ichigo: era tutta colpa sua se Kisshu l’aveva lasciata da sola. Si portò una mano sul viso scarno trattenendo i singhiozzi. Miriam odiava piangere eppure lo stava facendo troppo spesso da quando aveva incontrato quello stars. Sospirò nuovamente, poi sentì bussare alla porta. Non rispose nemmeno, anzi, si voltò dall’altra parte, affondando la testa nel cuscino. Se solo non avesse amato così tanto la vita, probabilmente, avrebbe cessato di viverla. Attese che dall’altra parte si stancassero di bussare come al solito, ma questa volta non demordevano. Continuavano a richiamarla ripetutamente, uno stars con la voce grossa.

-Sonoa!- esclamava, colpendo la porta sempre più. Lei strinse le labbra e gli occhi, spaventata come una bambina da quella voce minacciosa. –Sonoa, se non apre butteremo giù la porta!- non rispose di nuovo e nascose la testa sotto il cuscino. Non udì più nulla: pochi attimi dopo, però, un paio di colpi spalancarono la porta e due stars dalle spalle larghe entrarono nella sua piccola stanza. –Che tanfo…- disse uno sventolando la mano diafana.

-E’ viva?- chiese l’altro, avvicinandosi al letto.

-Spero di sì, o Mitamura sarebbe capace di ammazzare noi!- rispose lo stars che tra i due doveva essere il capo. Si avvicinò per scostare la coperta, ma Miriam si ritrasse. Tirò su la testa e vide i due, uno dai folti capelli biondi e l’altro dagli occhi verdi. Strinse le labbra vergognandosi per la propria tenuta: doveva essere orribile dopo giorni passati nel letto e un vecchio pigiama in dosso.

-Deve venire con noi.- disse lo stars dai capelli biondi indicando la porta. –Deep Blue vuole vedervi.- precisò soffermando lo sguardo sulla pelle nuda della giovane. Miriam si sentì arrossire poi guardò anche lei la porta.

-Ho bisogno di vestirmi.- disse nascondendo l’imbarazzo. –Potreste aspettarmi fuori?- chiese volgendo, questa volta, lo sguardo sui due. Questi annuirono poi ritirarono su la porta. La giovane si alzò e corse in bagno per paura che quei due volessero guardarla. Non poteva immaginare un’altra persona che posava gli occhi su di lei: non era nemmeno concepibile una cosa del genere. Solo Kisshu poteva guardarla, ammirarla muoversi anche senza vestiti addosso. Miriam aveva grande orgoglio del proprio corpo ma in quel momento, magra e bianca com’era, non si sentiva nel pieno delle proprie possibilità. Lei sapeva che a Deep Blue piacevano le cose belle e di fronte ad una ragazza avvenente poteva addolcire notevolmente le proprie punizioni. Si soffermò davanti allo specchio: sapeva che prima o poi l’avrebbe convocata. Erano spariti ben tre guerrieri potenti e voleva sapere cosa fosse successo loro. La giovane chiuse gli occhi, entrambe le mani poggiate sul lavandino freddo.

Doveva tradirli?

Kisshu se lo meritava. E anche Pay e Taruto, se era per questo. Ma doveva dare loro la possibilità di spiegarsi: magari avevano avuto un motivo ragionevole per abbandonarla. Strinse un pugno: Kisshu la sua ragione l’aveva mostrata al mondo intero. Uscì dalla camera convinta che l’avrebbe tradito, ma ad ogni passo che l’avvicinava al terribile ufficio di Deep Blue tremava al solo pensiero che il leader avrebbe potuto ucciderlo e torturarlo per il solo fatto che amava un’umana. E proprio per questo prese la propria decisione, mossa dall’amore profondo che provava per lui.

-Immagino tu sappia perché ti ho convocata.- dichiarò lo stars più temuto di tutti, entrambe le mani incrociate dietro la schiena. Il ghiaccio dei suoi occhi era incredibilmente inquietante e Miriam dovette deglutire più volte invano perché la bocca era rimasta completamente secca. Si sentiva minuscola di fronte a lui e più il silenzio procedeva più si domandava se sarebbe riuscita a mentirgli.

-Sì…- disse mantenendo gli occhi bassi. Lo udì camminare verso la scrivania poi sedersi sulla sua solita poltrona scura.

-Sonoa, sono tre guerrieri molto potenti.- disse, osservandola senza ritegno. Miriam alzò solo per pochi istanti lo sguardo, poi lo ripoggiò sul pavimento. –Kisshu Ikisatashi, poi, vale quanto dieci guerrieri in battaglia…- continuò, poi si schiarì la voce. –Sapresti dirmi, per favore, dove diavolo sono finiti?- ecco, questa finta gentilezza proprio non le piaceva. Forse era meglio farsi torturare da Deep Blue piuttosto che sentirlo parlare con tanta calma. Non era mai calmo, era questo il problema. Decise di mostrarsi sicura, per questo fece un passo avanti.

-Sono morti.- dichiarò tutto d’un fiato, la voce appena un sussurro. Deep Blue spalancò gli occhi.

-Morti?- chiese, incredulo. Lei annuì.

-Le  Mew Mew hanno utilizzato il cristallo che mi avete donato per sferrare un attacco potentissimo e… io sono stata l’unica superstite.- man mano che parlava e inventava quella bugia Miriam era sempre più sicura di sé. Deep Blue, dalla sua, non parve minimamente toccato dalla morte dei tre guerrieri e spostò la propria attenzione sul cristallo.

-Hanno utilizzato il cristallo… in che modo?- chiese. Miriam alzò di più lo sguardo, felice del fatto che non avrebbe dovuto mentire in merito a ciò.

-La leader della squadra deve essersi emozionata e…- Miriam non aveva riflettuto molto sui pochi attimi che avevano visto Mew Ichigo alzarsi in piedi e sprigionare quella forza incredibile. E solo in quell’istante si rese conto di quanto quell’accaduto fosse stato straordinario. –E poi ha preso il cristallo e l’ha usato come arma, ha sprigionato un’energia potentissima che si è trasformata in gocce.- ed ebbe un groppo in gola ripensando alla guerriera che volava in cielo, eterea, straordinaria. Lo stomaco le vorteggiò al solo pensiero che quell’insulsa umana era più forte di lei. Ma non poteva ancora dire di aver vinto.

-Va bene.- disse il leader. –Ti fornirò altri compagni per la tua missione.- spiegò, improvvisamente frettoloso.

-No.- disse però la giovane. Deep Blue alzò gli occhi su di lei. –Io… io desidero vincere da sola contro le Mew Mew.-

-Sono troppo forti Sonoa, hanno già ucciso gran parte della squadra.- fece Deep Blue con aria paterna e questo fu molto inquietante per Miriam.

-Posso farcela!- esclamò in tutta risposta. –Vi scongiuro, mio Signore.- fece poi abbassando il tono e mostrandosi compiacente. Lo stars sospirò, poi socchiuse le labbra diafane in un sorriso.

-E va bene, sei un lupo solitario.- rise. –Spero di non dover celebrare anche il tuo funerale. Ora vai, spero di avere buone notizie da te la prossima volta.- dichiarò, facendole cenno di andar via.

-Cosa devo fare del cristallo? Devo recuperarlo?- chiese, curiosa. Deep Blue assunse un’aria riflessiva, gli occhi di ghiaccio socchiusi.

-No, a breve avrai istruzioni in merito.- si inchinò poi si dileguò dietro la porta. Deep Blue indietreggiò sulla sedia, riflettendo. Entrambe le mani poggiate in grembo, un ghigno malefico sul volto. –E’ una traditrice.- sussurrò, ripensando a ciò che aveva letto nella sua mente: amava Kisshu e aveva difeso lui e i suoi fratellastri, mentendogli. Dove diavolo si erano cacciati?

Li avrebbe cercati e avrebbe agito di conseguenza. La battaglia stava raggiungendo le battute finali e non poteva farsi sfuggire delle pedine così importanti.

 

° ° ° ° °

 

-Gli allenamenti sono davvero duri.- disse Minto sedendosi sul divano del salotto. Nonostante le ragazze si fossero rilassate sotto la doccia erano comunque stanchissime. Gli allenamenti a cui Kaze, Keiichirou e Ryou le sottoponevano erano davvero snervanti e alla ballerina questo proprio non piaceva. Spostò lo sguardo verso le scale che portavano al piano superiore: Kisshu stava scendendo con la sua solita aria  sbarazzina sul viso. Minto odiava gli stars e tutto ciò che li riguardava, ma doveva ammettere che quel tipo aveva fascino da vendere. Gli occhi, poi, erano davvero incredibili. Paragonabili, per bellezza, a quelli puri e splendidi di Shirogane; pareva essere arrivato da un altro pianeta, quella sua forza straordinaria e il ghigno che lo accompagnava sempre, anche in battaglia, lo facevano intuire alla giovane. –Dove vai?- gli chiese la ragazza vedendolo avviarsi verso la cucina.

-Esco fuori…- disse lo stars indicando la sua destinazione. –Vuoi farmi compagnia?- fece uno dei suoi soliti e seducenti sorrisi. Era esasperante il modo in cui amava stuzzicare tutte le componenti della squadra; addirittura l’innocente Retasu diveniva oggetto delle sue battute che, tuttavia, non andavano mai oltre. Minto e le altre ragazze avevano capito quanto fosse innamorato di Ichigo: lo suggeriva ogni suo sguardo o frase detta alla giovane; bastava davvero osservarlo mentre la rossina era nella sua stessa stanza per capire che il suo cuore traboccava di gioia. Per questo nessuna delle giovani guerriere aveva realmente preso sul serio il suo fare da play-boy perché, tanto, era evidente che il suo obiettivo era uno. E quando la giovane guerriera vide anche Ryou raggiungere lo stars in cucina si disse che non doveva essere proprio un bene se quei due rimanevano nella stessa stanza da soli.

-Esci con questo freddo?- domandò Ryou vedendo Kisshu che apriva la porta-finestra della cucina. Lo stars si fermò sulla soglia, voltandosi verso il suo rivale.

-Hai paura che io possa morire assiderato?- rispose ghignando, poi incrociò le braccia al petto. Di tutta risposta Ryou si poggiò al muro, entrambe le mani in tasca.

-Per quanto mi riguarda potresti rimanerci fuori.- dichiarò. –Solo che la mia ragazza ama prendersi cura degli altri e preferisce vederti in salute.- strinse le labbra perfette, soddisfatto per ciò che gli aveva detto: le continue occhiate taglienti che rivolgeva a lui erano ben diverse da quelle piene d’amore che concedeva ad Ichigo e Ryou ne era davvero stanco. Doveva affrontarlo una volta per tutte. Ichigo era convinta del loro amore, ora mancava soltanto quel guastafeste da convincere.

-Ti sbagli, lei non ama prendersi cura della gente…- ghignò ancora, la lingua che accarezzava piano le labbra diafane. –Lei ama me, e tu sei troppo codardo per ammetterlo.- dichiarò. Ryou percorse a grandi falcate la cucina, entrambi i pugni tesi.

-Ti ho steso già una volta, vuoi ripetere l’esperienza?- domandò, pronto a trasformarsi in Blue Knight: era consapevole che se fosse rimasto in versione umana non avrebbe mai e poi mai potuto fronteggiarlo.

-Ero ferito, mentre l’altro giorno non mi parevi fresco e riposato mentre combattevamo…- rispose Kisshu allungandosi verso di lui.

-Ti do solo la possibilità di rimangiare ciò che hai detto: lascia in pace me ed Ichigo, non abbiamo bisogno del tuo fare irritante!- esclamò il biondo pronto per la propria trasformazione. Ma Kisshu non glie ne diede il tempo: lo gettò a terra, pronto a sferrargli un pugno.

-Lei mi ama, non capisci che ti sta solo usando per far finta di volermi stare lontano? Dannazione, io le sono vicino da una vita!- esclamò prima che il pugno di Shirogane raggiungesse la sua faccia.

-Tu le sarai pure vicino da una vita, ma non sei stato capace di rubarle nemmeno un bacio.- ghignò il biondo mentre vedeva soddisfatto il labbro di Kisshu che sanguinava. Gli occhi d’oro dello stars si tramutarono in due pozze scure al solo pensiero che sicuramente quell’essere aveva osato poggiare le mani sulla sua Ichigo.

-Che diavolo ci hai fatto?- chiese, ricambiando il pugno. Data la propria posizione Ryou non era riuscito a scansarsi e non poteva nemmeno tramutarsi nel Blue Knight: poco male, l’avrebbe steso anche così. 

-Non sono affari tuoi!- rispose sferrando un ulteriore pugno. Si ritrovarono a rotolare come due bambini sul pavimento, colpi tirati senza una tecnica precisa. Solo la rabbia di Kisshu da una parte e la paura di Ryou dall’altra.

Fu proprio Ichigo a sentire le urla ed a scendere in cucina. Stava cercando Kisshu per chiedergli cosa ne pensava dell’allenamento e aveva visto i due giovani lottare l’uno contro l’altro.

-Ma… Ki-chan, Shirogane-kun!- esclamò, gettandosi su di loro. Si ritrovò sdragliata su Ryou e Kisshu supino accanto a lei. –Ma siete impazziti?- chiese con il fiato corto. Vide il labbro sanguinante di Kisshu e l’occhio visibilmente gonfio di Ryou e le montò dentro una rabbia infinita. –Là fuori la gente si uccide per la guerra… e voi… voi…- disse stringendo i pugni e inginocchiandosi sul pavimento. –Che vi è preso?- domandò volgendo lo sguardo da una parte e dall’altra. I due si guardarono un solo istante.

-E’ colpa sua!- dissero all’unisono, addirittura, indicandosi. Ichigo si alzò esasperata in piedi, poi aiutò entrambi ad alzarsi.

-Chi lo racconta a Kaze?- domandò sottovoce. Non aveva voglia di discutere, per lo meno, non con entrambi nella stessa stanza.

-Io me ne esco.- dichiarò Kisshu guardando Ichigo che sfiorava preoccupata l’occhio gonfio del biondo. Non poteva sopportare quel quadretto e, maledizione, era geloso di quel tale.

Si sedette nel giardino, l’aria di fine novembre che gli stuzzicava il viso. Faceva freddo ma non abbastanza per costringerlo in casa. Si sedette su un gradi netto basso e si accese una sigaretta. Il fumo gli scaldò i polmoni e la bocca, chiedendosi se Ichigo aveva accompagnato Shirogane in camera sua e se ora gli era accanto, consolandolo per l’accaduto. Gettò un po’ di cenere a terra: non poteva sopportare di vederli insieme eppure continuavano a vivere la loro storia come niente fosse. Kisshu ammetteva che Ichigo tentava il più possibile di essere discreta, ma tutti in casa sapevano del loro amore e non era difficile sentire qualche battuta sarcastica o vedere Ichigo arrossire per qualche commento di Shirogane. Erano così terribilmente in sintonia che gli veniva il mal di stomaco solo a pensarci.

Alzò lo sguardo, espirando una boccata di fumo. Ricordò tutte le volte in cui aveva bussato alla finestra di Ichigo e lei lo aveva accolto, magari bagnato fradicio di pioggia o, al contrario, stanco morto dopo una delle sue corse fuori legge. Ricordò tutte le volte in cui l’aveva sorpresa un po’ più truccata del solito per apparire più grande e più donna e lui l’aveva guardata così tanto che, se avesse potuto, la pelle della rossina si sarebbe potuta consumare. Gli vennero in mente tutte le volte in cui Ichigo aveva pianto tra le sue braccia, spesso e volentieri a causa della guerra. Riflettè sul ricordo, non certo sfocato, delle notti in cui lei aveva dormito a casa sua, quando non aveva ancora una casa e i suoi genitori erano morti da poco. Aveva bene scolpito nella memoria il profilo sottile di Ichigo bagnato dai raggi di luna, la pelle bianca e le labbra socchiuse nel sonno.

-Sei rimasto una testa calda a quanto pare.- sentì dei passi poi Kisshu si voltò. Vide Ichigo con la divisa da cameriera in dosso e una giacchetta rossa a coprirla dal pungente freddo novembrino. La guardò da capo a piedi, dicendosi che avrebbe voluto affondare la bocca in ogni centimetro del suo corpo… se solo lei glie ne avesse potuta dare la possibilità. Certe volte si ordinava di sedurla poi abbandonarla. Se lo sarebbe meritato, lo sapeva, ma ogni volta che la guardava in viso tutto ciò che riusciva a sperare era che Ichigo potesse stare bene, felice. La vide sedersi al suo fianco, le gambe nude che tremavano per il freddo.

-Rischi di ammalarti.- disse trattenendo la sigaretta tra le labbra.

-Da quando fumi?- gli domandò, senza considerare la domanda.

-Da quando hai deciso di rimangiarti il nostro amore.- rispose, pungente.

-Questo non centra con il fumo.- dichiarò lei sbuffando. Kisshu sorrise.

-Ci sono un sacco di cose che sembrano non centrare, invece centrano molto più di tante altre…- si voltò a guardarla, gli occhi freddi quanto il ghiaccio. Ichigo si sentì rabbrividire, quegli occhi riuscivano ad emozionarla sempre.

-Ki-chan, io ti voglio bene.- disse sottovoce. Kisshu fece di no con il capo.

-Correggiti, tesoro: tu mi ami, è molto diverso.- sogghignò, trattenendo una risata. Ichigo lo ignorò.

-Ne abbiamo passate tante insieme... ti ricordi quando ti sei beccato la febbre a 40?- chiese, viaggiando tra i ricordi.

-Sì, e mi sono presentato a casa tua bagnato fradicio…- ricordò Kisshu.

-Già, ed ho dovuto nasconderti in soffitta per quasi una settimana, tra coperte e brodi caldi.- rise Ichigo.

-Esatto e, per la cronaca, i tuoi brodi non erano proprio ottimi!- esclamò meritandosi un’occhiataccia da parte della rossina.

-Però le mie torte di compleanno erano eccezionali!-

-Certo, direttamente dalla pasticceria!- strinse le labbra, prima di scoppiare a ridere.

Viaggiarono nei ricordi come non facevano da tanto, troppo tempo, finchè Kisshu non si accese un’altra sigaretta e il sole iniziò a calare rilasciando una luce arancione.

-Forse è destino che io e te ci facciamo la guerra…- sussurrò Kisshu riflettendo.

-Che dici?- domandò Ichigo.

-Ci vogliamo così bene che non siamo capaci di starci vicino, così finiamo per farci la guerra.- constatò lo stars dispiaciuto. Ichigo gli prese la mano, richiamando il suo sguardo.

-Ki-chan, io non ho alcuna intenzione di vivere senza di te, guerra o non guerra.- dichiarò risoluta. Il giovane stars le strinse più forte la mano con fare protettivo.

-Però hai deciso di dormire al fianco di un altro uomo.- sussurrò, come se fosse un incantesimo malvagio che rischiava di avverarsi. Lei arrossì.

-E’ un’altra situazione, l’affetto che provo per Shirogane è diverso da quello che provo per te, tu puoi capirmi.- Kisshu ritrasse la mano, poi aspirò un’altra boccata di fumo.

-Lo ami?- chiese, diretto. Vide il fumo viaggiare nell’aria e si chiese quanto la risposta di Ichigo sarebbe stata sincera.

-Sì, lo amo.- ci aveva pensato qualche istante prima di rispondere: probabilmente non perché non conosceva la risposta, ma perché aveva paura della sua reazione. Straordinariamente lo vide sorridere, poi concederle un’occhiata priva di senso.

-Sei più sincera quando dici una bugia.- dichiarò, enigmatico. Ichigo aprì e richiuse più volte gli occhi, senza capire.

-E’ così.- dichiarò prima di alzarsi. –Ki-chan, io e te saremo sempre insieme…-

-Ichigo, ti ho aspettato per talmente tanto tempo che ormai non ha più senso gettare tutto alle ortiche.- Dichiarò, tranquillo. –Ma ti assicuro che presto dovrai scegliere tra me e lui e se sceglierai lui… bhè, io non avrò più posto in questo luogo.- era la pura e semplice verità e questo Ichigo lo sapeva: per questo le labbra le iniziarono a tremare e si dovette allontanare a piccoli passi, quasi timorosa che lui se ne potesse accorgere. Sorrise amaramente: era tutto difficile, oltre che terribilmente doloroso.  

 

 

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Capitolo 42
*** 41-Alleanze ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti! Pensavate di esservi liberate di me, confessate! E invece no: la vostra Euterpe è determinatissima e vuole terminare questa fanfiction che, il 19 di febbraio, compirà ben quattro anni! Incredibile che sia così anzianotta eppure continui ad annoverare tanti lettori affezionati, svegli e assolutamente fedeli. Dunque, grazie a tutti!

Per quanto riguarda il sondaggio, ho visto che non tutti hanno partecipato, ma per quanto riguarda i risultati posso dichiarare un pari merito tra Ryou e Kisshu. Sono piacevolmente stupita perché una di voi lettrici ha manifestato la propria indecisione tra Kisshu e Kaze: quest’ultimo, pur non essendo un personaggio originale, nella serie animata e nel manga non viene per niente approfondito, tanto che mi sono anche dovuta inventare il nome. Eppure è piaciuto e ne sono davvero tanto, tanto, tanto orgogliosa! Non mi dilungo ancora per molto: mi scuso per la mia prolungata assenza ma purtroppo siamo nel pieno della sessione invernale degli esami e giusto sta mattina ho dato il secondo. Per fortuna il prossimo (e ultimo) devo darlo a febbraio, quindi entro marzo penso e spero che avrete due o tre capitoli. Insomma, vi lascio leggere ora ^_^ i ringraziamenti li troverete nella vostra posta personale di EFP.

Buona lettura! Euterpe_12

 

 

 

 

EVERYTHING BURNS

 

41-Alleanze

 

La base pacifista era estremamente silenziosa. Più del solito, soprattutto perché nelle ultime settimane era mancato il “capo”, anche se parlare di un comandante era piuttosto difficile perché Shiniky Aoyama non amava definirsi in questo modo. Per lui comandare era sbagliato, anche se doveva ammettere che serviva una persona con del buon sangue freddo a lottare per la causa pacifista. Si passò una mano tra la folta chioma corvina poi osservò fuori dalla finestra. La base pacifista era stata costruita all’interno della vecchia sede universitaria, le grandi aule servivano da dormitori o mense dove ospitare coloro che si univano alla causa; pochi “eletti” avevano la possibilità di avere una camera tutta loro, che consisteva in vecchi uffici, posti costruiti per la burocrazia e non certo per difendersi da una guerra. Ma Shiniky era felice di ciò che era stato in grado di costruire, nonostante spesse volte si ritrovasse a chiedersi perché continuava a lottare. Aveva perso la sua amata Hime, la madre del figlio che non aveva mai conosciuto, e Sanji, suo fratello. In compenso gli era rimasto un nipote in gamba, Masaya, del quale Sanji sarebbe stato senza dubbio molto orgoglioso. Si voltò quando udì bussare alla porta.

-Avanti.- dichiarò poi vide la nuca corvina di Zakary, il suo profilo leggero e gli occhi azzurro spento. Se c’era un ragazzo che poteva ritenere ancora più in gamba di suo nipote quello era proprio Zakary. Giunto alla base come un semplice ferito di guerra, si era rivelato un grandissimo sostenitore della causa, una mente brillante e un gran mediatore. Nonostante la sua giovane età era stato in grado di portare avanti eccellenti missioni, con contributi importanti. Sorrise ripensando a quella donna un po’ avanti con gli anni ma ancora attraente che prometteva di dare un’ingente somma alla causa pacifista solo per poter passare una notte con il caro Zakary. Il giovane aveva spalancato gli occhi increduli e Shiniky aveva riso a lungo. Non sapeva cosa si fossero detti o cosa avessero fatto i due, ma i soldi erano arrivati e l’uomo non poteva che esserne felice. –Ti trovo bene.- annunciò Shiniky sedendosi alla scrivania. Zakary sorrise, sapendo che l’uomo si riferiva alle possibili ammaccature o ferite che in tempi di guerra erano all’ordine del giorno.

-Sono stati giorni burrascosi…- dichiarò il ragazzo socchiudendo gli occhi.

-Humm…?- fece Shiniky incuriosito dall’aria sbarazzina del giovane. Zakary si schiarì la voce.

-Bhè, non sono stati giorni burrascosi in battaglia, ma abbiamo avuto ospiti.- disse il giovane sorridendo ancora.

-Ah!- fece Shiniky –Per caso stai parlando della giovane mew mew?- chiese trattenendo una risata. Zakary aggrottò la fronte.

-Cosa ti ha detto Masaya?- chiese.

-Nulla, solo che ha dato parecchio del filo da torcere.- puntualizzò l’uomo. –E poi, sinceramente, pensavo che ti avrei trovato più felice: so che hai scoperto finalmente il tuo passato.- socchiuse gli occhi dorati, occhi di un colore bellissimo, motivo di fascino ed invidia. Zakary si agitò sulla sedia, cercando di restar calmo.

-Sì, è tutto difficile.-

-Zak, se tua sorella e le altre mew mew venissero dalla nostra parte…-

-No, ti assicuro che sono molto agguerrite.- dichiarò Zakary interrompendo il superiore. –Ci abbiamo già provato.- fece ancora, gli occhi tristi. Shiniky si chiese se quegli occhi così strani erano davvero dovuti al fatto che la sorella fosse lontana o alla piccola Minto che, a detta di Masaya, era stata davvero fonte di grande interesse da parte del giovane dai capelli corvini. Per questo Shiniky si portò in avanti sulla sedia, poi gli venne un’idea.

-Saranno pure agguerrite, ma penso che potremmo raggiungere un accordo.- dichiarò l’uomo schiarendosi la voce. Zak aggrottò la fronte.

-Che intendi?-

-Ho parlato con Masaya e mi ha fatto ben intendere che le mew mew non sono violente, quanto meno, non lo sono con gli stars.- sottolineò, e a Zak venne in mente il fatto che Mia, la ragazza che portava il pranzo a Minto quando si trovava nella base, non era mai stata oggetto di scherno da parte della giovane guerriera. –Penso tu abbia capito di cosa parlo: se riuscissimo a mediare e a raggiungere un accordo comune, io penso che con alcuni accorgimenti le mew mew potrebbero entrare a far parte della nostra causa.-

-E come?- chiese Zak stranamente incuriosito e, diamine, eccitato dalla possibilità di rivedere quella ragazzina elegante e sfacciata al contempo.

-Pensaci Zak, è stato Deep Blue a dichiarare guerra agli umani e il motivo ancora non si sa.- socchiuse gli occhi, poi trattenne il respiro qualche istante. –Io non voglio uccidere stars o umani, lo sai, desidero che il tutto si concluda senza spargimenti di sangue, ma forse è ora che apriamo gli occhi. Sono quasi otto anni che queste popolazioni si scontrano l’una contro l’altra: ci sono bambini che non hanno mai frequentato la scuola, ragazze rimaste vedove dopo pochi giorni di matrimonio o altre che non potranno mai sposare l’uomo dei loro sogni.-

-Shiniky, dove vuoi arrivare?- chiese Zak spazientito da quel discorso. Un simile racconto era una descrizione di ciò che accadeva ogni giorno, ma vederlo bastava già a rendere triste il cuore.

-Pensavo che non sarei mai stato capace di dirlo ma… io penso che la causa pacifista debba tramutarsi nell’eliminazione dell’unico frutto marcio dell’albero.- Shiniky abbassò la voce e le labbra iniziarono a tremare. Chiese scusa a Hime tra se e se poi tornò a guardare intensamente il ragazzo.

-Vuoi uccidere Deep Blue? Ma è un atto di violenza!- esclamò Zak alzandosi, gli occhi quasi fuori dalle orbite. Shiniky lo imitò, raggiungendolo e posandogli una mano sulla spalla.

-Ragiona, ragazzo!- esclamò l’uomo, la voce appena un roco sussurro.

-Certo che ragiono.- Zak si scostò, gli occhi tramutati in due piccole fessure. –So che sono anni che mi avete insegnato che la guerra si poteva risolvere senza spargimenti di sangue… e ora mi chiedi di uccidere?- domandò, gli occhi lucidi. Shiniky fece un passo in avanti, le iridi dorate scintillavano nell’ufficio semibuio. Zakary aveva paura di quegli occhi.

-Tu pensi che per me sia facile?- chiese allora.

-A quanto pare sì.- sapeva di mancare di rispetto alla persona più autorevole della base, ma in quell’attimo non gli importava: Zakary Fujiwara era triste e furioso: era come se tutto ciò per cui aveva lottato in questi anni fosse andato in fumo per sempre.  

-Siediti.- ordinò Shiniky perentorio, indicando la poltroncina di fronte alla scrivania. –E’ ora che tu venga a sapere un paio di cose.- l’uomo sapeva di potersi fidare di Zakary: doveva sapere quanto per lui fosse difficile e forse avrebbe capito che quella era realmente l’unica soluzione. Zakary obbedì, non solo per il fare serio dell’uomo, ma anche per il rispetto che, nonostante quel discorso, nutriva per lui. Il giovane voleva somigliargli, seguire le sue orme: assumere quell’atteggiamento serio e convinto; lasciare gli altri affascinati solo con un’occhiata, insomma, essere speciale come lui. Per questo tenne lo sguardo basso e i pugni, tremanti, stretti sulle ginocchia. Trattenne il fiato, senza proferire parola: vide solo Shiniky che si sedeva di nuovo di fronte a lui, le mani incrociate sulla scrivania. –Anni fa, 18 per essere precisi, io ebbi una relazione.- alzò il capo, gli occhi improvvisamente di una tristezza che spezzava il cuore. Zakary ricambiò lo sguardo, poi notò che l’uomo dovette guardare altrove perché forse si vergognava dell’incredibile sofferenza che trapelava da quelle iridi. –Lei era una stars.- proferì a bassa voce.

-Bhè, non poteva costituire un problema:  18 anni fa non c’era la guerra.- precisò candidamente Zakary, pensando che di tempo ne era passato e che 18 anni prima Shiniky doveva avere circa 25 anni.

-Già, ma il problema era un altro: Hime, la mia ragazza appunto, era sposata. Aveva un figlio con quest’uomo, che oltre a maltrattarla non faceva altro che infilare nella testa del figlio sciocche convinzioni: le donne erano esseri da comandare e la loro famiglia, dato che provenivano da generazioni di grandi generali, doveva prevaricare su tutte le altre. Dunque Hime doveva sopportare i maltrattamenti di uno stars che non l’amava, ascoltare i pensieri di un figlio che non la rispettava e doveva vivere male, tanto che la sua salute divenne piuttosto cagionevole.-

-Ma non capisco cosa centri…- Shiniky alzò una mano, poi ripoggiò gli occhi su quelli del ragazzo.

-Ci incontrammo casualmente: io davo lezioni di chitarra e lei era un sacco di tempo che voleva imparare. La invitai a prendersi un pomeriggio ogni tanto per se stessa, perché quando l’avevo conosciuta avevo notato la sua tristezza. E poi sai Zak, una cosa tira l’altra. Lei era bella, bella come non ne avevo mai viste. Divertente, di un’intelligenza che spesso mi lasciava piacevolmente stupito. Insomma, iniziammo una storia e lei si sentiva in colpa. Mi raccontò cosa stava accadendo nella sua famiglia, gli atteggiamenti di padre e figlio. Inoltre confessò che Blue, appunto suo figlio, ultimamente aveva degli atteggiamenti strambi: rispondeva alle domande prima ancora che avesse il tempo di pronunciarle, proprio come se le stesse leggendo nel pensiero; spostava oggetti ed i suoi occhi erano, a detta di Hime, profondamente cambiati. Aveva provato a parlarne con il marito ma lui si mostrava semplicemente orgoglioso, sostenendo che questi poteri straordinari l’avrebbero portato lontano.- chiuse gli occhi. –Ma Hime rimase in cinta ed il bambino era senza dubbio mio: Cool, suo marito, era stato via parecchi mesi e lei era in cinta di sole cinque settimane quando lui tornò. Fece finta di niente facendo credere al marito che il bambino fosse suo e lei faceva attenzione a non pensare a me quando era in compagnia del figlio perché sapeva che l’avrebbe colta in flagrante.- gli occhi di Shiniky si strinsero forte. –Avrei dovuto portarla via…- disse trattenendo i singhiozzi. Zakary si portò in avanti sulla sedia, trattenendo l’improvviso impulso di mettergli una mano sulla spalla. –Lei… il giorno del parto era confusa: disse il mio nome a bassa voce e Blue comprese tutto dai suoi pensieri. Hime è morta di parto ma io sono sicuro, anzi, sicurissimo che sia stato il figlio ad ucciderla, per vendetta.- battè un pugno sul tavolo. –Ho sempre cercato un’altra possibilità: ma quel ragazzino era in grado di fare qualsiasi cosa e la sua cattiveria e la mancanza di rispetto l’hanno portato a questo!-

-E il bambino?- chiese Zak profondamente incredulo.

-Non l’ho mai conosciuto. Ho cercato di indagare all’interno dell’ospedale ma sono solo venuto a sapere che era stato portato via insieme al fratello ed al patrigno. Non credo che Blue abbia detto qualcosa a suo padre, ma non posso esserne sicuro. Fatto sta che mio figlio è sparito… e non ho idea della fine che gli hanno fatto fare.- sussurrò, la voce di un padre ferito. –Blue, quel ragazzino di 18 anni fa, ora è il terribile Deep Blue.- chiuse nuovamente gli occhi. –Zak, non lo farei per vendetta. Hime amava profondamente suo figlio e so che sarebbe un torto incredibile ucciderlo… ma sai, spesso mi domando come un essere tanto cattivo possa essere nato da una creatura dolce ed eterea come sua madre.- riaprì gli occhi mentre Zakary si alzava dalla sedia, entrambe le mani tra i capelli corvini. Aveva un mucchio di pensieri in testa e non sapeva come diavolo ordinarli. Gettò lo sguardo azzurro spento sull’uomo di fronte a sé. E d’improvviso gli venne in mente che non erano così diversi: entrambi strappati alle loro famiglie, senza avere la possibilità di vivere un momento di felicità insieme a loro. E si sentì uno stupido al solo pensiero che lui un frammento della sua famiglia ancora lo aveva eppure aveva deciso di ignorarlo. Sentì l’impulso di correre via da quella stanza e andare da Zakuro, chiederle se gli voleva ancora bene, quali fossero i ricordi che lui non riusciva a tirar fuori dal cervello e, diamine, anche solo quale fosse il suo colore preferito. Rimase in mezzo a quell’ufficio con la gola asciutta e le parole morte in gola. Zak, il giovane convinto, dannatamente bello e decisamente perfetto ora sapeva  cosa fare. Abbassò il capo, poi lo rialzò sfoggiando un sorriso.

-Sì, hai ragione.- disse pensando all’incredibile sacrificio che Shiniky avrebbe dovuto fare solo per vedere il resto del mondo felice, come lui non avrebbe più potuto essere. –Andrò a parlare con le mew mew, oggi stesso.- dichiarò poi, dirigendosi verso la porta. Shiniky dalla sua sorrise.

-Grazie Zak, grazie di aver capito.- dichiarò l’uomo. L’altro nemmeno rispose, si limitò a voltarsi e fare un mezzo sorriso per poi tornare fuori, pronto a dire al suo migliore amico che aveva uno zio straordinario e che i piani erano cambiati.

 

° ° ° ° ° °

 

-E’ stata dura.- dichiarò Mew Minto rientrando nel quartiere della villa Shirogane. Il resto della squadra delle Mew Mew annuì, mentre gli ultimi passi verso il meritato riposo davano loro un po’ di tregua. Avevano combattuto per ore: i due eserciti si erano scontrati a lungo finchè anche Kisshu,Taruto  e Pay avevano fatto la loro introduzione nella battaglia. Erano stati decisivi per la vittoria: gli stars avevano battuto in ritirata e l’esercito degli umani aveva esultato, addirittura, lanciando le mew mew in aria con cori da osteria. Mew Minto si era sentita offesa da quei canti; Mew Retasu era apparsa visibilmente imbarazzata; Mew Zakuro si era defilata con una certa non chalance mentre Mew Purin cantava al ritmo con tutti gli altri soldati. Anche Mew Ichigo si era parecchio divertita e si sentiva profondamente soddisfatta. Avevano dovuto spiegare il ruolo dei tre stars che erano venuti loro in soccorso ed alcuni soldati si erano mostrati piuttosto diffidenti: era normale, purtroppo avevano visto stars che incendiavano loro le case e uccidevano i loro cari. Le mew mew avevano notato, comunque, che né Taruto né Pay attaccavano i loro simili: si limitavano alla difesa delle cinque guerriere, anche perché i patti erano stati questi. Kisshu, da buona testa calda, aveva fatto da guardia del corpo a Mew Ichigo, la quale aveva sottolineato più volte che non c’era bisogno di avere una difesa personale. Ma Kisshu aveva ribadito ridendo che non poteva permettersi di perderla e tornava a combattere più vigoroso di prima.

-Ki-chan, grazie di tutto.- sussurrò Ichigo quando ormai i festeggiamenti erano terminati e Kisshu si era rifugiato sul terrazzo. Lo stars si era voltato verso di lei e aveva specchiato i propri occhi dorati sull’esile figura della giovane. I capelli erano lunghi e ben pettinati, in dosso aveva un vestito bianco e nero, che ben la proteggeva dal freddo nonostante le raggiungesse metà della coscia. Ai piedi un paio di stivaletti neri e allacciata alla vita una cintura scura. Gli parve assolutamente bellissima. Sentì l’irrefrenabile desiderio di stringerla a sé e, ovviamente, non si fece scrupoli. Non le rispose: fece un paio di passi in sua direzione poi allargò le braccia, stringendola al proprio petto.

-Ichigo.- sussurrò sentendo piano la fragranza dolce dei suoi capelli. Sentì l’emozione ed il desiderio scorrergli da dentro le viscere, una sensazione impossibile da ignorare. –Non potrei vivere senza di te.- dichiarò, dicendosi che lei avrebbe reagito come a suo solito.

-Ki-chan…- fece lei cercando di scansarsi, seppur dolcemente.

-No, voglio solo stringerti. Concedimi almeno questo.- disse allora, stringendola più forte e sentendo le difese di Ichigo cadere piano piano, mentre si riabituava alla dolce morsa delle sue braccia.

-Vorrei tornassimo come eravamo un tempo.- sussurrò lei trattenendo i singhiozzi.

-Sai che è impossibile.- fece di rimando Kisshu, la voce chiaramente dura.

-Ti abituerai, e se davvero mi vuoi bene…-

-No.- la scansò dolcemente, gli occhi persi gli uni negli altri. –Tu mi ami Ichigo, perché negare l’evidenza?- Ichigo si scansò facendo un passo in dietro.

-Smettila di pensare di sapere ciò che provo!- tuonò trattenendo ancora le lacrime. Una sfuggì dagli occhi, e le bagnò una guancia. Per Kisshu fu insopportabile.

-No, ti prego… non piangere.- disse allungando una mano verso di lei, ma la vide cadere in ginocchio a terra, confusa. Sentiva il cuore spezzato in due e non sapeva più che cosa fare. Quei due, Kisshu e Ryou, erano diventati davvero insopportabili e non rimanevano mai insieme nella stessa stanza. Ad alimentare le discussioni era Kisshu che, litigioso com’era, coglieva ogni buona occasione per tirar fuori battutacce pungenti o calugne insopportabili. Ichigo voleva chiarire la situazione, ma diventava sempre più difficile. Come se non bastasse con quel pomeriggio si era ben compreso che Kisshu era fondamentale nella causa delle Mew Mew e non potevano perdere un alleato così prezioso. Anche Kisshu si inginocchiò di fronte a lei, alzandole poi il capo. La guardò intensamente negli occhi e Ichigo rimase rapita dai suoi occhi. Così soli, così profondi. Le si avvicinò sempre di più finchè quasi non le sfiorò le labbra. Per fortuna ebbe una parvenza di ragione e si alzò in piedi, i capelli ora più scombinati e l’espressione sconvolta. Fuggì via senza nemmeno guardarlo in faccia, arrabbiata con lui e con se stessa, perché non sapeva cosa diavolo stesse succedendo.

Ichigo raggiunse il corridoio che l’avrebbe portata alla propria camera: doveva riflettere e la solitudine era il modo migliore per farlo. Vide Ryou poggiato alla porta, le braccia incrociate. La sua espressione fu più che eloquente e la giovane per poco non scoppiò in lacrime.

-Shirogane-kun…- sussurrò vedendolo mentre si scansava dalla porta.

-Credo che non avrei dovuto vedere.- dichiarò il giovane con gli occhi tristi. Ichigo scosse il capo, la malinconia che la confondeva.

-No… non fraintendere ti prego!- la vide sinceramente dispiaciuta, ma questo non bastava. Ryou aprì la porta poi entrò nella stanza, invitando Ichigo a fare lo stesso.

-Ichigo… io non voglio mettere in discussione la tua buona fede.- iniziò lui guardando fuori dalla finestra. Lei rimase ad ascoltarlo, i capelli rossi che pian piano scivolavano davanti al viso pallido. –Ma forse questo non è il momento per metterti di fronte ad una scelta: io e Kisshu non possiamo rimanere nella stessa stanza senza provocare danno e la causa, purtroppo, sei tu. Io ti amo e non posso sopportare che lui ti guardi come se tu fossi una sua proprietà, e tu non puoi permetterti di essere confusa o avere la testa altrove. La priorità è la guerra e forse…- abbassò il capo, nonostante si fosse voltato verso di lei. –Forse anche io sto dando la precedenza a cose che, se confrontate con la guerra, non hanno alcun senso.- dichiarò, vergognandosi di se stesso. Ichigo rimase interdetta.

-Che cosa intendi?- gli chiese, la voce tremante. Era spaventata: poche volte l’aveva visto così freddo e deluso, quegli occhi di ghiaccio, poi, erano motivo di turbamento del cuore. Era di nuovo il Ryou freddo e triste, quello che vive una vita che non gli piace. Quello che era diventato una persona felice e nuova solo standole al fianco.

-Intendo che forse dovremmo darci un taglio: se tu non sai bene dove stare e io e Kisshu ci troviamo in questa situazione…- non ebbe il tempo di terminare la frase. Ichigo aveva allacciato le braccia attorno al suo collo e l’aveva baciato con tanto trasporto che a Ryou per poco non mancò il fiato. Le mani sistrinsero e il giovane potè sentire il corpo della ragazza allacciato al proprio. Ichigo  crollò in singhiozzi. –Non lasciarmi, ti prego.- disse poggiando la fronte contro il suo petto forte. Di riflesso Shirogane la strinse a sé, come se non volesse lasciarla andar via e fosse una risposta tacitamente affermativa alla sua preghiera. –Io ho scelto te, ma non posso far finta di non volergli bene…- pianse Ichigo, più che convinta che la sola idea di perdere il biondo potesse rappresentare una catastrofe. Sempre stringendola a sé, Ryou la sollevò da terra e la poggiò sul letto. Ichigo accolse i suoi baci con amore, dimostrandogli che non aveva ripensamenti, ma che doveva solo fidarsi di lei e di ciò che provava. Si ritrovarono stretti su quel letto, i corpi che si scoprivano e i capelli di Ichigo che pian piano diventavano sempre più scombinati. Da quella prima notte passata insieme lei non aveva più accennato al voler fare l’amore con lui e Ryou l’aveva rispettata, dicendosi che sarebbe stata una cosa naturale. Ma il biondo potè notare che negli occhi di Ichigo c’era la stessa foga di quella notte, gli occhi castani rivelavano un fuoco che aveva solo voglia di divampare ed esplodere dentro di lui. Per questo, quando le slacciò la cintura del vestito, Ichigo non oppose minimamente resistenza e, anzi, fece la stessa cosa con lui. La strinse ancora una volta a sé, perdendosi nei suoi occhi e tirando fuori una paura che non aveva voluto dichiarare nemmeno a se stesso.

-Sono uno sciocco.- disse poggiando la fronte sull’incavo del collo di Ichigo.

-Cosa dici?- rispose lei giocando con i suoi capelli. Vi intrecciava le dita, immaginando fossero tanti fili di grano.

-Perché mi raccontavo che davanti a tutto, anche a te, c’era il progetto…- alzò il capo, gli occhi azzurri inchiodati in quelli più scuri di lei. –Invece mi rendo conto che non mi importa un bel niente di tutto il resto…- le strinse il fianco, poi affondò le labbra nelle sue. –Basta che ho te.- lei si limitò a sorridere prima di ringraziarlo tacitamente e far scorrere  le mani sulla sua pelle.

Furono interrotti da un bussare alla porta.

-Ichigo-chan, sei qui?- chiese. Meno male che era Retasu, la cara ragazza sapeva che era meglio bussare invece di infilarsi di fretta e furia nelle camere altrui. Ichigo si riallacciò in fretta la cintura, si diede una sistemata e Ryou fece lo stesso.

-Sì, apri pure!- fece sistemando distrattamente il letto. Retasu arrossì appena nel notare Shirogane comodamente seduto,  talmente bello da metterla in imbarazzo. Se Pay le avesse letto nel pensiero in quel momento probabilmente l’avrebbe lasciata su due piedi!

-Vi ho disturbato? Scusate!- disse balbettando. Ichigo fece di no con il capo.

-No, no, no!- dissero gli altri due all’unisono. –Ryou mi stava spiegando gli allenamenti di domani, saranno proprio duri! Vero Shirogane-kun?- chiese con l’aria più candida che potesse fabbricare. Il biondo annuì distrattamente.

-Ah bene…- Retasu si aggiustò gli occhiali. –Volevo dirvi che sono venuti i pacifisti…- abbassò la voce. –C’è anche il fratello di Zakuro-san!- dichiarò poi, tutta eccitata. Ichigo aveva sentito parlare del famoso Zakary, Keiichirou ne era stato così entusiasta che non aveva potuto trattenere la notizia. Ma sapevano anche che faceva parte del gruppo di pacifisti che aveva tenuto in “ostaggio” Minto per alcuni giorni; dunque non sapevano se fidarsi. Ryou si sentì particolarmente preso in causa, per questo si alzò subito in piedi, aggiustandosi la maglietta e lanciando uno sguardo del  tipo “finiamo dopo” rivolto ad Ichigo. Lasciò la stanza senza dir nulla mentre le due giovani si fissavano per pochi istanti.

Un silenzio complice, da amiche.

-Voi…- disse lei, arrossendo. Ichigo la imitò.

-No-no!- balbettò la rossina portandosi le mani davanti al viso.

-Sono felice per voi.- la sentì solo dire. Retasu avrebbe voluto raccontare ad Ichigo che anche lei era molto contenta: aveva un amore pieno di passione e dolcezza, eppure doveva rimanere un segreto. Ma avrebbe lottato per sé e per Pay, questo importava. Ichigo abbassò il capo.

-Sì, anche se ci sono tanti problemi.-

-Parli di Kisshu?- chiese l’altra. Ichigo annuì.

-Purtroppo quei due non si sopportano!- esclamò, risedendosi sul letto. Retasu la raggiunse, poggiandole una mano sulla spalla.

-Io credo che se segui il cuore ti porterà esattamente dove vuoi andare. Anche se è la strada più difficile.- disse la giovane amica, gli occhi un po’ lucidi perché, lo sapeva, stava parlando esattamente di ciò che avevano fatto lei e Pay. Ichigo alzò il capo, grata per le parole che aveva appena sentito. Strinse a sé l’amica poi si alzò in piedi.

-Ora è meglio che andiamo, oppure non scopriremo mai perché il famoso gemello di Zakuro è qui.- sorrise la rossina e Retasu la seguì a ruota. Era vero: la cosa migliore sarebbe stata seguire il cuore… non c’era altra soluzione.

 

° ° ° ° °

 

Zakuro aveva quasi rinunciato alla vera e propria felicità. Il fatto di aver compreso che il suo cuore era in grado di amare era comunque stata una grande scoperta: ogni volta che Keiichirou Akasaka le si parava davanti lei non ragionava più; voleva solo stringersi al suo petto forte e sentire con le dita la morbidezza della sua pelle e, al contempo, il profumo intenso che emanavano i suoi capelli. Inizialmente era solo un gioco: aveva bisogno di sentirsi amata e, tra gli uomini di casa Shirogane, lui era senza dubbio il più semplice da sedurre: nonostante Ryou si mostrasse molto più attraente era stato sin da subito palese il suo interesse nei confronti di Ichigo; inoltre il suo carattere così  simile a quello di Zakuro avrebbe reso il tutto tremendamente difficile. Eppure Keiichirou l’aveva capita subito, l’aveva amata ed accolta, senza chiederle niente. Poi era arrivato Zak. Quando Keiichirou glie l’aveva restituito vivo la giovane aveva toccato il cielo con un dito: ma quella parvenza di felicità era svanita quando il giovane aveva affermato senza alcun accenno di ripensamento al fatto che avrebbe vissuto lontano, anzi, forse non si sarebbero nemmeno più rivisti. Così nonostante l’affetto spropositato di Keiichirou la giovane modella sentiva sempre un vuoto che non le riusciva di cacciare via. Era andata lei ad aprire alla porta quando era stato annunciato l’arrivo di tre rappresentanti dei pacifisti. Aveva aperto la porta e Zakary l’aveva stretta a sé, sussurrandole un “ti voglio bene, sorellina” che aveva lasciato che la felicità entrasse nel suo cuore piano piano, ma era comunque una sensazione meravigliosa.

-Anche io.- Keiichirou li aveva raggiunti e aveva sorriso bonario nel vedere quel delizioso quadretto. Ma quanto avrebbe voluto che l’amico tornasse a guardarlo con quell’affetto che aveva sempre fatto parte della loro amicizia.

-Abbiamo bisogno di parlare con il capo del vostro progetto.- aveva annunciato un uomo alto e dagli occhi dorati. Keiichirou e Zakuro potevano giurare di aver già visto quegli occhi, ma dove potevano averlo già incontrato? Keiichirou decise di essere gentile per il rispetto verso Zakary e decise di andare a chiamare Kaze.

-Arrivo.- Zakuro fece gli onori di casa e fece sedere Zakary, Shiniky e Masaya in salotto. In quello stesso istante Minto entrò nella sala, lanciando uno sguardo a Zakary. Quello soffermò le proprie iridi su di lei, un mesto sorriso a colorargli il viso.

-Buona sera.- disse con la sua solita aria posata, elegante e ferma.

-Buona sera, Minto.- fece Zak ampliando il sorriso.

-Con chi ho il piacere di parlare?- chiese lei volgendo lo sguardo verso Shiniky. Ma l’uomo non ebbe il tempo di rispondere che Kaze e Katy entrarono nel salotto, seguiti dai tre stars loro ospiti, Ryou e le restanti mew mew.

-Io sono il capo dell’organizzazione pacifista, volta a concludere la guerra senza spargimenti di sangue. Il mio nome è Shiniky Aoyama.- disse l’uomo alzandosi ed avviandosi verso Kaze. Erano coetanei e possedevano entrambi un’aria affascinante, frutto degli anni che gravavano sulle loro spalle. Ichigo soffermò il proprio sguardo sugli occhi dell’uomo: le parvero dorati e tristi esattamente come quelli di Kisshu. Com’era possibile? Allora non erano così “anormali” quegli occhi.  

-Io sono Kaze Shirogane, ideatore, con mio figlio, del Mew Progect.- indicò Ryou poi si sedette sul divano, imitato da tutti gli altri.

-Siamo qui perché abbiamo compreso che per concludere finalmente questa guerra serve un’alleanza.- disse Zakary guardando prima la sorella, poi Minto. Quest’ultima arrossì poi proiettò lo sguardo altrove.

-Di recente anche altri hanno avuto la vostra stessa idea.- dichiarò Kaze indicando i tre stars.

-E’ una buona cosa.- intervenne Shiniky. –Noi vorremmo eliminare però solo il problema principale: senza alimentare le lotte tra umani e stars.-

-In sostanza, uccidere solo Deep Blue.- Kisshu parlò con tranquillità. Entrambe le braccia incrociate sul petto, lo sguardo dorato socchiuso. Le due paia di occhi dorati si incrociarono per pochi istanti, ma Shiniky sentì una scossa al cuore, come se avesse appena fatto una scoperta straordinaria senza rendersene conto. Kisshu parve non farci caso e il capo pacifista tornò a parlare.

-Esatto: limitarsi alla difesa e creare un piano che ci porti direttamente alla base di Deep Blue, siamo certi che una volta eliminato il capo di tutto questo gli stars non avranno più paura di lui e non avranno più intenzione di continuare la guerra.- dichiarò.

-Resta il problema dell’acqua Cristallo.- disse Pay. –Gli stars non seguono Deep Blue perché è un Dio o chissà cos’altro; ma perché sostiene che gli umani ci hanno rubato l’acqua Cristallo per eliminare la nostra razza.- fece una breve pausa. –Tuttavia io ho visto agire l’acqua cristallo.- e ggettò un occhio prima su Retasu, poi su Ichigo. –E sono più che certo che non è nelle mani degli umani: è un cristallo che si trova in luoghi casuali, probabilmente quelli che abbiamo potuto vedere sono solo dei semplici frammenti.-

-Frammenti che sono saltati fuori attraverso macchinazioni di Deep Blue.- disse Ryou riferendosi all’acqua Cristallo presente prima nei laboratori della base di Deep Blue, poi al cristallo portato da Miriam durante l’ultima battaglia che aveva visto Kisshu ed Ichigo nemici.

-Dunque Deep Blue potrebbe sapere dove si trova?- chiese Zakary, visibilmente stupito.

-Noi crediamo di sì. E se riuscissimo a scoprire dove la tiene potremmo finalmente svelare il segreto che mette in disaccordo le due razze.- sostenne Kaze incrociando a propria volta le braccia. Ad Ichigo pareva un’idea celestiale: l’interruzione definitiva della guerra e la pace tra tutti. –Stiamo addestrando le nostre ragazze proprio a questo scopo e Taruto, Pay e Kisshu ci stanno insegnando le tecniche di combattimento che le guardie armate di Deep Blue potrebbero usare.-

-Però combattete anche in battaglia.- affermò Masaya a bassa voce. Ryou lo guardò torvo.

-Dobbiamo: prima che possiamo essere sicuri di introdurci negli appartamenti di Deep Blue senza rischiare la vita dobbiamo difendere la nostra razza, o non ci saranno più umani al termine della guerra.-

-E voi?- chiese Zakary rivolto ai tre stars.

-Noi difendiamo le Mew Mew, non attacchiamo la nostra gente.- fece Taruto improvvisamente più serio di quanto i suoi tredici anni gli consentissero.  

-Anche se ogni tanto un colpo in più ci scappa.- ridacchiò Kisshu volgendo lo sguardo verso Ichigo. –Alle volte la lotta  è persino divertente.- la giovane strinse i pugni e gli lanciò un’occhiata piuttosto eloquente. Lo stars incassò il colpo poi Shiniky tornò a parlare, stupito per la lingua lunga di quel ragazzo. Notò che, rispetto agli altri stars che aveva avuto occasione di vedere, aveva la pelle più rosea e una corporatura meno sottile, più… umana. Scosse il capo: due occhi simili ai propri non potevano significare un bel niente.

-Noi vorremmo allearci con voi per sconfiggere Deep Blue.- dichiarò sintetizzando quello che era, in sostanza, il motivo di quella visita. Kaze e Ryou si portarono, simultaneamente, la mano al mento: sembrava la buffa scena di un film tanto le loro espressioni erano uguali. Si scambiarono un’occhiata veloce.

-Non discuterete con noi se decideremo di difendere gli umani?- chiese l’uomo.

-A patto che curiate coloro che intendono passare dalla parte dei pacifisti, umani o stars che siano.-

-Può andare, non vogliamo uccidere persone tanto per farlo: se decidono di passare dalla nostra parte ben venga.- puntualizzò Ryou. A Kisshu dava profondamente fastidio questo suo atteggiamento da maestrino so-tutto-io; l’aveva fatto notare più volte ad Ichigo la quale l’aveva giustificato dicendo che era pur sempre il capo del progetto insieme a suo padre e doveva rappresentare un’autorità. Non potevano certo andare allo sbaraglio: se c’era bisogno di qualche informazione o di risolvere un problema gli unici che potevano dare una soluzione veloce ed efficiente erano loro. E a Kisshu tutto questo dava profondamente fastidio.

Quel giorno si strinse un’importante alleanza: Zakary decise di partecipare, insieme a Masaya, agli allenamenti delle Mew Mew per poter organizzare uno schema d’attacco: i pacifisti fornivano risorse umane notevoli e mediante gli allenamenti il giovane avrebbe potuto trasferire le informazioni ai componenti della loro grande squadra. 

-A quanto pare lavoreremo insieme.- Zakary aveva insistito per poter visionare subito le palestre che avrebbe utilizzato e, ovviamente, aveva scelto Minto come guida. La giovane aveva attraversato la grande villa senza proferire parola e aveva deciso di non parlare con il giovane: anche se era il gemello amato della sua cara Zakuro, non poteva tollerare quella sorta di rapimento alla quale l’avevano costretta.

-A quanto pare…- ma le buone maniere imponevano che alle affermazioni si rispondesse e Minto era troppo abituata a comportarsi bene per infilarsi in un silenzio senza uscita.

-Sei arrabbiata?- domandò lui, sicuro di avere ragione. La ragazza accese le luci della grande palestra, poi si mise di fronte a lui. Indossava un abitino blu che metteva in risalto i riflessi dei capelli scuri e la pelle candida. Inoltre il fisico, minuto ma formoso, non veniva per nulla nascosto: le gambe toniche, da ballerina, e i seni piccoli si notavano ottimamente e il giovane vi indugiò qualche istante lo sguardo, un sopracciglio inarcato.

-Come potrei non essere arrabbiata! Mi avete tenuto come un ostaggio… e poi vi presentate qui con un’offerta di alleanza!- si interruppe qualche istante. –E smettila di fissarmi!- lui fece un passo avanti, poi le mise una mano sulla spalla. La guardò solo qualche istante e Minto rimase con le labbra serrate, gli occhi fissi in quelli di Zak. Era tremendamente bello.

-Come fai ad essere così?- le domandò sorridendo ed avvicinandosi a lei. Le guance le divennero improvvisamente rosse contro la sua volontà.

-Co-cosa intendi?- chiese. EZak non seppe trattenersi: le scoccò un bacio prima leggero sulle labbra, poi più profondo, tanto che la lingua entrò nella bocca di lei. Il sapore di Minto era fresco e delicato, proprio come l’aveva immaginato, piacevole e sensuale. Era tremendamente attratto da lei e ci avrebbe passato volentieri tutte le notti che gli rimanevano. Ma Minto, a quanto pare, non era di questo stesso avviso: si scansò e non appena ebbe ripreso fiato gli stampò uno schiaffo che, addirittura, lo fece indietreggiare. –Non permetterti mai più!- esclamò impertinente, la mano ancora sospesa. –Credi che non mi abbiano raccontato ciò che si dice su di te? Sai, il mio soggiorno da ostaggio mi ha dato parecchie informazioni sul ragazzo più attraente della base.- socchiuse gli occhi. –Arrivederci, Fujiwara.- dichiarò, poi uscì dalla palestra. Una volta uscita si trovò di fronte Kisshu che doveva averli seguiti. –Fagli vedere dove si trova l’’uscita.- dichiarò poi scomparve. Kisshu sorrise: certo che quelle cinque guerriere erano tutte completamente matte.

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Capitolo 43
*** 42-Lo sfogo di Pay ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti J in ritardo come al solito, ma ci sono! Credo che ormai non vi domandiate nemmeno più dove vado a finire -.- e con i corsi che mi hanno piazzato in questo semestre forse non riuscirò ad aggiornare tanto spesso. Ma appena ho un ritaglino di tempo corro subito da voi!! Vi lascio a questo capitolo 42, nella speranza che vi piaccia. Chissà cosa ne penserete!

I ringraziamenti li troverete nella vostra posta di EFP.

Buona lettura! Euterpe <3

 

EVERYTHING BURNS

 

42-Lo sfogo di Pay

 

La notte era scesa su Tokyo. Zakuro scostò piano le tendine viola della sua stanza, sul vialetto di casa Shirogane l’ombra di Zakary era l’unica cosa che si riuscisse a vedere. L’aveva pregato di rimanere lì quella notte, dato che aveva trascorso l’intera giornata a seguire gli allenamenti delle mew mew, ma dopo aver gettato uno sguardo verso Minto che aveva socchiuso gli occhi e stretto le labbra in una smorfia, aveva gentilmente declinato l’invito, dicendo che prima faceva rapporto e meglio era. Per questo Zakuro aveva visto il gemello andarsene con il suo grande amico Masaya, più in sintonia con lui che con lei. Poggiò la fronte sul vetro freddo, la temperatura rigida di dicembre che le faceva venire brividi intensi lungo la schiena.

-Tra poco sarà Natale.- sentì dire da Keiichirou alle sue spalle. Sospirò nel momento in cui lui strinse le proprie braccia attorno al suo corpo. La giovane prese le sue mani, il petto forte dell’uomo a contatto con la schiena da guerriera di lei che socchiuse gli occhi azzurro spento.

-Spero l’ultimo durante questa guerra.- puntualizzò la giovane portandosi la mano di Keiichirou alle labbra. L’uomo cercò di godersi quell’attimo di tiepida intimità, sentendo il profumo fresco dei capelli dell’attrice attraversargli le narici.

-L’avresti mai detto, un anno fa, che l’avresti trascorso con tuo fratello?- chiese allora. Zakuro si voltò, facendo di no con il capo.

-Non avevo in programma di incontrare un eroe che l’avrebbe riportato da me.- disse prima di congiungere le proprie labbra con quelle dell’uomo che, ora, trascorreva con lei tutte le notti. Keiichirou strinse le braccia attorno al suo corpo snello, la schiena che vibrava per l’emozione. Era sicuro che non si sarebbe mai stancato di lei, di quel suo essere così speciale ed infinitamente perfetta. Perfetta per lui.

La prese tra le braccia e prima di farla stendere sul letto la baciò ancora, proprio come se non ne potesse avere mai abbastanza. E,in effetti, era così. 

 

° ° ° ° °

 

Erano state chiamate in piena notte. Purin si era addormentata come un sasso e per svegliarla erano serviti parecchi strilli di Ichigo per non parlare dei continui scossoni che Minto le aveva rifilato. Ed ora correvano tutti, il fiato corto per l’ansia e, forse, la paura; Tokyo che nell’ombra, con tutte quelle macerie, sembrava un enorme cimitero. Ichigo aveva pregato Ryou di rimanere a casa: sarebbe stata una battaglia come tutte le altre e non c’era bisogno di utilizzare le immense forze del Blue Knight. Inoltre il biondo aveva dovuto sorbirsi lo sguardo malizioso di Kisshu che, dopo aver poggiato un braccio sulle spalle della rossina, aveva affermato che bastava lui a difenderla. Ovviamente per Ryou non era stato un bello spettacolo e Ichigo si era scansata, invitando lo stars a smetterla di scherzare e a correre via, negli occhi la fiamma della battaglia ardeva violenta. Pareva che ci fosse uno scontro vicino alla baia: gli umani si trovavano in difficoltà e gli stars avevano deciso di impiegare molte delle loro forze.

-Credi che pensino che siamo morti?- domandò Pay al fratellastro mentre sorvolavano la città. A qualche metro da loro Mew Minto gettava sguardi attenti attorno a lei, il resto della squadra correva o saltava sui tetti delle case per far prima. Kisshu inarcò un sopracciglio.

-Le possibilità sono due: se Miriam ha capito che le abbiamo seguite può darsi che l’abbia detto a Deep Blue; oppure si sta disperando al pensiero che sono morto.- ridacchiò in fine, vedendo il fratellastro che si fermava.

-Perché dovrebbe disperarsi?- domandò il maggiore guardandolo storto.  Kisshu fermò a propria volta la corsa.

-Ma come, non eri il suo amichetto del cuore?- chiese sogghignando. Pay fece un sospiro rassegnato.

-Io non sono proprio nessuno; piuttosto vorrei sapere se la vostra storia clandestina ha avuto un taglio… soprattutto perché se ti dovesse vedere quando difendi a spada tratta la tua Ichigo potrebbe infuriarsi.- Kisshu fece spallucce.

-Sai che ti dico? Non mi importa. Le ho sempre detto che nel mio cuore c’era solo Ichigo…-

-E le hai sempre detto anche che si trattava solo di un ripiego?- chiese ancora lo stars.

-Credevo fosse implicito… pensi che avrei dovuto farle firmare qualcosa?- domandò ridendo.

-Kisshu, non mi va di fare il sapientone ma…-

-Ma lo stai facendo! Forza, dobbiamo andare a combattere!- fece prima di ricominciare a volare. Pay lo seguì e in pochi istanti riuscì ad affiancarlo.

-Una donna ferita è già pericolosa di suo, in tempi di guerra, poi, potrebbe rivelarsi una bomba ad orologeria.- ma, ovviamente, il fratellastro non lo ascoltò: si limitò a fare un gesto di non curanza con la mano diafana, per poi intercettare con lo sguardo la figura snella di Mew Ichigo che correva esattamente sotto di lui. Non gli importava nulla né di Miriam, né della guerra né di tutto il resto: voleva solo vivere in pace il suo amore per quella ragazza speciale. Ma vederla avvinghiata a Shirogane era ogni istante motivo di dolore intenso, come se gli stessero spremendo il cuore goccia dopo goccia. Sarebbe riuscito a riconquistarla? Era sempre stato estremamente sicuro di sé; tuttavia quando vedeva Ichigo guardare quel biondo palestrato con occhi sognanti sembrava davvero che lei fosse… innamorata? Scosse il capo, scendendo a terra ed iniziando a correre al fianco della mew mew rosa. Doveva pensare a proteggerla e, presto, sarebbe tornato ad essere il suo unico uomo. Ne era certo.

 

° ° ° ° °

 

-Miriam in prima linea.- dichiarò Mitamura aggrottando le sopracciglia. Aveva letto il piano della battaglia preparato da Deep Blue, stupendosi per aver messo un personaggio importante come Miriam in prima fila. Aveva visto la soldatessa annuire e camminare senza alcun cenno di paura verso la prima fila, in mezzo a guerrieri grandi e grossi che imbracciavano con fierezza le loro armi. Mitamura strinse un pugno, l’affetto paterno che trapelava dagli occhi accesi: perché mettere tanto a rischio la vita di quella ragazza? La sua famiglia, tra le più importanti di Tokyo, era stata decimata dalla guerra e suo padre, Generale Sonoa, era morto per proteggere Deep Blue, sussurrando tra le sue ultime volontà che sua figlia venisse protetta a dovere. Mitamura aveva fatto tutto il possibile sino a quel momento affidandole missioni speciali, per lo più di controllo e che non portassero a scontri diretti. Ed ora, dopo tutte le sue fatiche Deep Blue la buttava in prima linea dove, di solito, venivano mandati i soldati meno preparati, quelli che anche se fossero periti non avrebbero rappresentato un problema per la loro fazione. Qual’era il gioco del loro grande capo? Mitamura strinse gli occhi, dicendosi che per quella volta avrebbe seguito gli ordini ma, una seconda volta, non avrebbe accettato disposiioni simili. Sospirando si disse che doveva sperare nelle capacità eccezionali di guerriera della bella giovane.

-Sono tantissimi!- esclamò Mew Purin arrivando al luogo della battaglia. Tre chimeri erano stati messi in campo per non parlare della massa di soldati che occupavano buona parte della baia. Molti soldati umani si trovavano in difficoltà: quando videro arrivare le sgargianti mew mew molti di loro avevano fatto un sospiro di sollievo. Ancora era strano vedere tra loro i tre stars: tutti sapevano che rappresentavano una protezione per le guerriere e che non avrebbero mai ucciso un soldato della loro razza, ma rappresentavano sempre un aiuto. Mew Ichigo si lanciò subito nella mischia: aveva deciso di eliminare il chimero più grosso e mediante un ottimo lavoro di squadra con Mew Minto aveva distrutto il problema in pochi minuti. Mew Purin, Mew  Zakuro e Mew Retasu fecero il resto: i chimeri erano stati eliminati. Il problema vero era rappresentato dai soldati: la loro forza e determinazione rappresentavano un grosso ostacolo per gli umani e Kisshu se ne rese conto immediatamente. Erano estremamente organizzati, riposati e ben preparati: che Deep Blue avesse programmato ulteriori  addestramenti? Strinse i pugni a quella constatazione e cercò con lo sguardo la nuca rosa acceso di Mew Ichigo. La vide lottare contro un energumeno dai capelli biondi: tirargli un pugno sullo zigomo e quello crollò a terra inebetito. Gli si lanciò ancora contro, mentre lo stars si dimenava, senza poter credere che quella ragazzetta bassa e magrolina potesse celare tanta forza.

-Kisshu…- nonostante tutto il caos della battaglia il guerriero si voltò. Vide Miriam immersa in una nuvola di polvere, i capelli castani più corti, appena sopra le spalle. La vide diversa, come se avesse indossato un nuovo vestito, come se gli occhi conservassero una luce diversa. Gli sorrise  e Kisshu si sorprese di quel gesto: l’aveva abbandonata e le aveva fatto credere chissà che cosa. No, non si era comportato bene ma il suo cuore aveva dettato un ordine perentorio: doveva andare dove andava anche la sua Ichigo.

-Miriam.- fece lui accompagnando al saluto un gesto con la mano. –Immagino di doverti combattere, a meno che tu  non voglia dimenticare il piccolo alterco tra noi.- Miriam socchiuse gli occhi, osservandolo pronunciare quelle parole. Se tra loro non fosse sgorgato tanto sangue e di sottofondo non avessero avuto gli urli strazianti dei feriti, probabilmente si sarebbe lanciata tra le sue braccia, assaporando con ogni cellula del proprio corpo il profumo inebriante della sua pelle. Istintivamente fece un passo avanti e, come se nulla fosse, stese un umano che stava arrivando alle sue spalle.

-Ti rivoglio.- pronunciò convinta, la frangetta castana che solleticava il verde acceso degli occhi. Kisshu fece di no con il capo.

-E’ finita piccola, ora…-

-Ora c’è lei?- indicò con il dito Mew Ichigo che, ora, combatteva contro l’ennesimo chimero sceso in battaglia. Kisshu non ebbe bisogno di rispondere perché, tanto, tutto era implicito: non l’aveva mai illusa di amarla e questo lo rendeva indifferente a qualsiasi tipo di senso di colpa. Miriam trattenne le lacrime e si voltò. Kisshu intuì tardi le sue intenzioni e per questo non potè fermarla quando Miriam si lanciò su Mew Ichigo, tirandole un pugno in pieno stomaco. La guerriera vestita di rosa barcollò, finendo con le ginocchia a terra.

-Ancora tu!- esclamò, riconoscendo il volto pulito della stars.

-Chi non muore si rivede.- dichiarò allora Miriam  stringendo le labbra. –E io spero di non rivederti mai più!- Mew Ichigo ebbe poco tempo per realizzare che era stata proprio quella stars a volerla uccidere tempo prima; cosa che sarebbe successa se non fosse intervenuto il Blue Knight. Perché era così infuriata con lei?

-Si può sapere cosa ti ho fatto?- domandò la mew mew rosa scansando un ennesimo colpo della stars.

-E me lo domandi? Me l’hai portato via!- strillò con una foga che la portò a tirare un altro pugno contro la sua avversaria. Mew Ichigo era spaventata dal furore di quella ragazza: nemmeno i grossi soldati che aveva affrontato in quella battaglia reggevano il confronto con l’agilità in battaglia che quella stars riusciva a tirare fuori. Fece un balzo, trattenendo un ennesimo urlo di dolore.

-Io e te non abbiamo mai avuto a che fare… cosa diavolo ti ho portato via?- chiese, infuriata. La collera rendeva Miriam troppo forte e aveva capito di doverla far sbollire.

-Kisshu…- disse allora Miriam fermatasi. Anche Mew Ichigo la imitò, spalancando gli occhi rosati. Il fiato corto usciva a fiotti dalle labbra di entrambe, le lacrime che lentamente uscivano dagli occhi di Miriam. Era arrabbiata con quella ragazzina, con Kisshu ma, soprattutto, con se stessa: stava permettendo che quell’assurdo amore le rovinasse la gioia di vivere che l’aveva sempre contraddistinta. Per questo si era detta che doveva eliminare il problema. Approfittò del colpo inferto da un altro soldato contro Mew Ichigo per lanciarsi addosso a lei e inchiodarla a terra. Mew Ichigo in poco vide davanti a sé la punta affilata della freccia che in pochi attimi le avrebbe trafitto la gola. –Non preoccuparti, farà male solo per un attimo!- dichiarò prima di scoccare la freccia. Ma quest’ultima, ormai scagliata, colpì ulle spalle un soldato degli stars che in pochi attimi finì rovinosamente a terra.

-Tu sei completamente pazza!- dichiarò Kisshu strattonando Miriam, un fascio di soldati, umani e stars, voltatisi osservando la coppia in mezzo al campo di battaglia.

-No, forse sono l’unica qui  a usare la testa!- dichiarò di rimando lei. Pay riuscì a capire solo in quell’attimo cosa stesse succedendo: Mew Retasu era corsa da lui a chiedere aiuto perché Mew Ichigo era in difficoltà contro un’avversaria. In cuor suo lo stars aveva intuito di chi si trattasse e ora aveva preso una decisione importante, anzi, necessaria per sistemare un po’ i rapporti tra loro.  

La battaglia era continuata: addirittura Kisshu e Miriam combatterono tra loro, sollevando scintille. Mew Ichigo non riusciva a capire cosa stesse succedendo ma quando vide Pay afferrare la stars e teletrasportarsi via con lei altre domande le affollarono la mente.

 

° ° ° ° °

 

Il laboratorio era buio e silenzioso. Pay aveva dato un colpo alla nuca di Miriam, colpo che l’aveva stordita e non ferita mortalmente. Ryou, Keiichirou e Kaze spalancarono simultaneamente le bocche quando vidono lo stars con una sua simile tra le braccia.

-Cosa ci fa quell’essere qui?- domandò Ryou. Pay strinse le labbra.

-E’ una mia simile, non tollero che venga chiamata in questo modo.- annunciò, freddo come a suo solito. Kaze lanciò un’occhiata al figlio ed allo stars, proponendosi di calmare gli animi.

-Credo che Ryou volesse chiederti, più o meno gentilmente, il perché hai portato una nostra nemica alla base operativa umana.- puntualizzò lo scienziato.

-E’ ericolosa per il progetto.- annunciò, poggiandola sul tavolo. Il peso di Miriam era leggero, ma non era proprio riposante tenerla in braccio tutto quel tempo.

-Che intendi?- chiese Keiichirou.

-Ha avuto un rapporto… speciale con Kisshu alla base, sa troppe cose su di lui. Informazioni che metterebbero in pericolo il Mew Progect se solo Deep Blue le venisse a sapere. Per non parlare del fatto che potrebbe correre a dire a tutti che vi aiutiamo.- dichiarò, volgendo lo sguardo verso i tre scienziati. Kaze si portò una mano al mento.

-Pensi che potrebbe collaborare con noi, come fate anche voi tre?- domandò trattenendo i dubbi. Pay si fece pensieroso.

-Forse se fosse Kisshu a chiederglielo, sì.- disse dopo un’attenta riflessione.

-Ma non ossiamo esserne certi.- dichiarò Ryou. –Forse ora è meglio che la portiamo in un luogo sicuro.- i tre interlocutori annuirono e Keiichirou e Pay portarono Miriam in una camera protetta, che annullava i poteri degli stars. Era stata progettata tempo prima da Kaze quando aveva pensato che quella stanza potesse rivelarsi un buon rifugio da attacchi diretti alla loro casa. Ed ora, invece, si sarebbe rivelata la prigione di una giovane donna.

-Che intendi per rapporto speciale?- chiese Ryou, quando vide Pay fuori dalla stanza. Il rumore che proveniva dal piano inferiore suggeriva l’arrivo del resto della squadra.

-Non sono la persona più indicata per dirtelo. Vi basti pensare che è molto testarda, non meno della ragazza con i capelli rossi.- disse, intendendo Ichigo. Ryou annuì. Non aveva grande intuito per queste cose, ma l’arrivo di quella stars in casa non sarebbe sicuramente stata una svolta facile.

 

° ° ° ° °

 

-Sta dormendo.- Ichigo sentì una voce provenire dall’entrata della propria camera, poi un rumore di porta che si chiudeva.

-Pensi che dovrei dirle tutto?- sbagliava, o quella era la voce di Pay? Che ci facevano Pay e Retasu, insieme, nella sua stanza?

-Penso proprio di sì. E’ un suo diritto sapere perché qualcuno desidera la sua morte, non lo credi?- Retasu aveva il classico tono di quando le guance le si imporporavano e dal fruscio leggero di vestiti che Ichigo udì, avrebbe giurato che i due si stavano abbracciando. Ma no, figuriamoci! Ma la curiosità ebbe il sopravvento e Ichigosocchiuse appena gli occhi nocciola. Al di sotto delle ciglia scure scorse le due figure strette in un abbraccio che di amichevole non aveva nulla. 

-Vai, o potrebbero vederci.- annunciò lo stars scansando dolcemente la ragazza. –Appena si sveglia le parlo.- Retasu annuì tranquilla, poi sfiorò con la mano la guancia diafana dello stars. Quello la guardò uscire dalla stanza, poi voltò gli occhi verso Ichigo. Lei richiuse subito i propri, di occhi, poi decise di attendere qualche istante per simulare il risveglio.

Pay e Retasu una coppia, tutto ciò aveva dell’incredibile!

Decise di rinviare la ramanzina all’amica dai capelli verdi perché ora era davvero curiosa di sentire cosa Pay le avrebbe detto. Per questo sollevò le braccia, fingendo di stiracchiarsi.

-Pay?- finse anche sorpresa e la grande interpretazione la fece meditare sulla possibilità di candidarsi agli Oscar, appena la guerra fosse finita, ovvio.

-Dovrei parlarti.- rimase fermo davanti alla porta, come se attendesse il suo permesso. Ichigo rimase stupita da quel comportamento, convinta che quello stars non conoscesse l’educazione. In fondo, di lui si poteva intuire così poco: sapeva essere ancor più taciturno e  introverso di Ryou. Per questo si mise seduta, scostò alcune ciocche di capelli che le erano ricadute sul viso, poi gli lanciò una nuova occhiata interrogativa.

-C… certo.- stava elaborando un mucchio di cose, per questo indicò la sedia con una timidezza che non le apparteneva.

-Immagino si tratti di quella pazza fuori di testa.- tentò di dire Ichigo ripensando a quanto fosse arrivata vicina alla morte quella notte. Pay fece un mezzo sorriso.

-Più che pazza, è un’ottima combattente.- Ichigo fece una risata nervosa.

-Non mi pare, e correggimi se sbaglio, che i tuoi nemici ti strillino in faccia che hai rovinato loro la vita senza un motivo!-

-Aspetta.- la fermò Pay alzando una mano. –Credo sia giusto che tu sappia che in questi mesi, mentre Kisshu veniva addestrato alla base, ha intrattenuto una relazione con Miriam, la stars che ti ha attaccata.- si alzò in piedi, non era abituato a raccontare i fatti degli altri, ma si era reso conto che in quella situazione era fondamentale. Ichigo si sentì strana in quel momento. Ma sotto un certo punto di vista quella rivelazione era stata liberatoria: si era tanto sentita in colpa quando aveva scelto di amare Shirogane, ed ora scopriva che nemmeno Kisshu poteva essere considerato propriamente un santo. Ma una punta di gelosia si era insidiata nel suo cuore ed era difficile da ignorare.

-Se sono stati insieme, io che centro?- chiese stizzita.

-Lui l’ha lasciata per te.- la indicò. –Miriam sa molto della vita di Kisshu, compreso il vostro rapporto. Se Deep Blue dovesse venire a sapere che rappresenti un punto debole per Kisshu, penso proprio che  avremmo un mucchio di problemi. Potrebbe dirgli dove vivi, dove può cercarci e, così, eliminarci con il suo esercito.- chiuse gli occhi, proponendo ad Ichigo uno scenario orribile.

-Cosa può importare a Deep Blue dei punti deboli di un soldato che non lo segue più? E’ pieno di ribelli, Zak ce l’ha dimostrato.- puntualizzò.

-Kisshu è molto forte, inoltre, tu non sei una ragazza qualsiasi.  Mi dispiace ammetterlo, ma effettivamente sapere dove si trova la tua base operativa e, ovviamente, quella delle tue compagne sarebbe un enorme vantaggio per Deep Blue, non trovi?- chiese ancora lo stars, inarcando un sopracciglio corvino. Ichigo dovette annuire, sentendosi una stupida. Poggiò i piedi per terra, infilandoli in un paio di ciabattine rosa, poi si avviò alla finestra.

-E io dovrei vivere con lei, che desidera uccidermi?- domandò sentendo i passi di Pay che si avviava verso la porta.

-E’ dentro una camera che azzera i suoi poteri. E poi non è tanto diverso da come siamo messi io, Kisshu e Taruto: se il Dottor Shirogane ripensasse alla sua decisione di accoglierci nella sua squadra, ci troveremmo in netto svantaggio, bisogna raccogliere la sfida.- Ichigo sbuffò voltandosi.

-Stai iniziando a parlare come Kisshu.- disse vedendolo inarcare un sopracciglio.

-Non credo proprio. Siamo come il giorno e la notte, io e lui.- la rossina notò che aveva acceso il suo interesse parlando del fratellastro, per questo fece un passo avanti, convinta che forse, finalmente, i suoi mille dubbi sul suo più grande amico si sarebbero placati.

-Posso chiederti… di parlarmi di lui?- domandò arrossendo.

-Che intendi? Mi risulta vi conosciate fin da bambini.- proferì l’altro incrociando le braccia.

-Sì, ma non ha mai voluto parlarmi della sua vita prima che ci conoscessimo. Non mi ha mai detto nulla della sua famiglia… e poi… e poi c’è sempre quel maledetto velo di tristezza sui suoi occhi, mi sono sempre chiesta da cosa sia dovuto.-

-Mi sembra ovvio.- sussurrò Pay camminando per la stanza, meditabondo.

-Hum?- Ichigo, dalla sua, non capiva.

-Il motivo della sua tristezza sei tu e, probabilmente, la sua innata propensione al masochismo.- Ichigo non poteva vedere gli occhi di Pay perché il giovane stars si era voltato, ma la guerriera avrebbe potuto giurare che era triste.

-Io… non è vero!- tuonò allora la rossina stringendo entrambi i pugni.

-Non ti sto accusando di nulla umana, sto solo dicendo che è arrivato ad un punto che più nulla potrà mai renderlo felice, probabilmente, nemmeno tu. Ti ha anelata talmente tanto in questi anni che ormai credo sia innamorato più dell’idea di te, che della Ichigo vera. Senza offesa, s’intende.- dichiarò, voltandosi nuovamente. Ichigo non amava quei giochetti di bassa psicologia, ma sicuramente non poteva sentirsi responsabile di tutta quella tristezza.

-Non è tutto, vero? Tu lo conosci da più tempo di me, dove ha passato la sua infanzia?-

-A casa mia, i miei genitori lo hanno adottato.- la voce di Pay era sempre più bassa. –Era un bambino vivace, furbo, intelligente. Taruto nemmeno ricorda il giorno del suo arrivo, ma io sì. Avevo poco più di sette anni, Kisshu appena cinque.- socchiuse gli occhi violacei. –Non l’ho mai sopportato. Mi sono sempre domandato  che cosa non avevo io per far arrivare mio padre ad adottare un altro bambino. Pensaci, non ce n’era il bisogno: eravamo una familia normale, due figli, un padre ed una madre. Ma a completare il quadretto c’era quel ragazzino che correva da una parte all’altra e pretendeva di avere sempre tutta l’attenzione su di sé.-

-E perché viveva da solo?- chiese allora Ichigo sempre più interessata.

-Mio padre l’ha cacciato via di casa quando ha saputo della vostra amicizia. Gli ha chiesto di scegliere, e lui ha scelto te.- alzò su di lei uno sguardo d’accusa. Ichigo sentì dei brividi percorrerle la schiena, le ginocchia quasi cedettero. –Probabilmente è per questo che non ho mai sopportato l’idea di averti davanti. Inoltre Kisshu ti ha sempre descritta come una ragazza eterea, stupenda. E più mi parlava di te, più io creavo nella mia mente un’immagine esattamente opposta, distorta da quella che dipingeva lui.- inarcò un sopracciglio. –E devo dire che esagerava, ammettilo.- Ichigo fece un paio di passi avanti, le guance rosso fuoco.

-Smettila, io non gli ho mai chiesto di descrivermi così!- Pay rise.

-Di contro, dopo averti conosciuta, ammetto che Kisshu non potrebbe che innamorarsi di una come te. Siete due teste calde.- si avviò verso la porta. –Spero  che questa conversazione rimanga tra noi.- Ichigo annuì, anche se lui non la poteva vedere. Poi Pay sparì dietro la porta, veloce e silenzioso come solo lui riusciva ad essere. Ichigo si sedette sul letto, entrambe le mani chiuse a coppa sul mento. Gli occhi chiusi, rifletteva sulle parole che aveva appena ascoltato.

Kisshu era un orfano che aveva abbandonato l’unica parvenza di famiglia che aveva a causa sua. E non le aveva detto niente! Ebbe l’impulso di correre da lui e dopo pochi istanti lo ascoltò. Non poteva dire niente, ma un abbraccio non costava nulla. Lo incrociò sul terrazzo, una sigaretta tra le labbra e lo sguardo perso nella neve che lenta cadeva disegnando piccole pozzanghere bianche sull’asfalto.

-Ki-chan.- disse guardandolo. Lui fece cadere la sigaretta a terra non appena vide lo sguardo colmo d’affetto della sua Ichigo che, in poco, era già tra le sue braccia, piangendo come una fontana.

-Sei tornata.- sorrise lui sfiorandole i capelli.

-Non sono mai andata via.- rispose di rimando, trattenendo i singhiozzi e stringendo nei pugni la maglietta scura. Il senso di affetto che provava in quell’istante era così grande che se in quell’attimo le avessero chiesto se amava Kisshu Ikisatashi, probabilmente avrebbe risposto di sì.  

 

° ° ° ° °

 

La camera era buia. Miriam aveva parlato brevemente con Pay quel pomeriggio e, ovviamente, come a suo solito aveva dovuto strappargli le informazioni con le pinze. Si trovava nella base operativa degli umani e questo senza dubbio era un fattore a suo svantaggio. Di contro, però, aveva Kisshu di nuovo con sé e questo la rendeva più che felice. Tuttavia, a completare il quadretto, c’era anche la piccola umana che purtroppo non era riuscita ad eliminare. Non sapeva cosa le avessero fatto, ma non riusciva ad usare i suoi poteri. Pay le aveva assicurato, comunque, che non le avrebbero fatto del male. Miriam però ne dubitava: aveva cercato di uccidere la leader degli umani, se fosse stata al posto loro avrebbe optato per  una tortura lenta e difficile per lei. Tanto meglio però, almeno avrebbe cercato di riconquistare Kisshu. Sentì la porta aprirsi e subito scattò sull’attenti. Era seduta sul letto, chiedendosi che ora fosse: quella maledetta camera non aveva uno straccio di finestra né tanto meno un orologio. Vide entrare un ragazzo biondo, un umano, vestito con un paio di jeans chiari ed una felpa nera. Non doveva avere più di vent’anni e Miriam si sentì disgustata da sé stessa quando dovette ammettere che era estremamente attraente. Non aveva mai visto un paio di occhi così azzurri e dei lineamenti tanto perfetti. Da dove arrivava?

-Ikisatashi ti ha già spiegato la tua situazione, immagino.- Miriam rimase composta anche quando udì la voce calda e sensuale del giovane.

-Sì, ma mi stavo giusto chiedendo perché non volete eliminarmi.- gettò lo sguardo altrove. –Appena ne avrò l’occasione ucciderò quella piccola guastafeste.- proferì senza peli sulla lingua. Ryou strinse un pugno.

-Allora vorrà dire che rimarrai rintanata qua dentro.- dichiarò perentorio il giovane. Miriam si alzò in piedi, lo sguardo trasformatosi in una maschera minacciosa.

-Uccidetemi allora!- esclamò, convinta che Kisshu, comunque, non lo avrebbe permesso.

-Mi piacerebbe molto.- puntualizzò il ragazzo. –Ma ho fatto un patto con gli stars che collaborano con noi, e non possiamo eliminare individui della loro stessa razza, indifesi.- percorse con un’occhiata veloce la figura snella di Miriam, ritrovando in lei la stessa tonicità e forza che contraddistingueva anche le sue guerriere mew mew.

-Bene, quindi sarei stata salvata da una sottospecie di patto politico. Buona a sapersi.- fece spallucce, poi socchiuse gli occhi smeraldini. –E tu chi saresti? Sei giovane, gli umani non si prendono la briga di mandarmi gente dei piani alti?- disse trattenendo un ghigno. Shirogane si appoggiò alla porta, le braccia incrociate sul petto. Miriam non potè non notare i muscoli tonici e allenati, la linea perfetta e sottile del busto, le cosce snelle e forti. Doveva essere un guerriero.

-Io e mio padre siamo gli ideatori del progetto mew.- inarcò un sopracciglio. –Quello che vi sta facendo tremare.- puntualizzò in fine, scansandosi dal muro. –Io non ho idea del motivo per cui Pay ti abbia portata qua, ma sappi che non abbiamo tempo di subire degli ulteriori problemi. Dunque se non collaborerai, prima o poi verrai uccisa. Dato che questo per te non sembra rappresentare un problema, limitati ad aspettare.- disse con la sua solita freddezza.

-Oppure?- chiese ironica.

-Oppure datti una calmata, lascia in pace Ichigo e collabora con noi.- affermò tranquillo.

-Mai! Lei… lei mi ha rovinato la vita.- sibilò trattenendo le lacrime.

-Se la tua è una gelosia amorosa, sappi che è infondata: Ichigo è la mia ragazza e non ha intenzione di portarti via il tuo amato Kisshu.- non gli piaceva molto parlare di quelle cose, ma forse in questo modo avrebbe risolto la situazione. Miriam sbattè più volte le palpebre. Cosa diavolo diceva quel tizio? Lei aveva visto Kisshu ed Ichigo  insieme, quelle immagini erano state inequivocabili! Lei ricambiava i sentimenti dello stars, ne era stata più che certa.

-Tsk…- fece allora. –Fatto sta che Kisshu la vuole e lui, quando vuole qualcosa, se la prende. Esattamente come me.- socchiuse gli occhi poi si gettò sul letto, unico arredo nella stanza. –Vai pure umano, credo che la mia attesa sarà lunga.- mise le braccia dietro la testa, lasciando che i capelli color ebano inondassero il cuscino. –Ah, dimenticavo. Potresti dirgli che lo aspetto qui?- disse ancora, prima di chiudere gli occhi. Shirogane trattenne il respiro prima di uscire dalla stanza. Lo sapeva che quella ragazza non avrebbe fatto altro che portare altri problemi!

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Capitolo 44
*** 43-L'ultima notte al mondo ***


EVERYTHING BURNS

No, non è un miraggio: Euterpe è tornata!! Vi chiedo scusa per tutti questi mesi di silenzio in cui il capitolo 43 si è fatto così attendere. Purtroppo l’università, il lavoro e mille altri impegni mi impediscono di avere molto tempo per scrivere. Sono sempre fuori e quando sono a casa non ho proprio la forza per scrivere anche se ne sento tanto il bisogno. In compenso noterete quanto questo capitolo sia bello lungo XD pieno di rivelazioni! E vi piacerà anche sapere che siamo davvero agli sgoccioli: non aspettatevi ancora più di 6/7 capitoli perché anche Everything Burns, purtroppo, finirà. Sottolineo un’ultima cosa: questo capitolo è una song-fic (la seconda di tre che sono presenti nella storia), e riprende la bellissima canzone di Tiziano Ferro, “L’ultima notte al mondo” in riferimento alla notte di Natale. Mi rendo conto che in questo periodo non è il massimo sentir parlare di neve (sono un po’ fuori stagione XD) ma abbiate pazienza, i tempi di Euterpe sono molto dilatati. Spero di poter ritornare il prima possibile, anche se lunedì finalmente parto per delle meritatissime vacanze!! intanto fatemi sapere che ne pensate!!

I ringraziamenti li riceverete mediante posta privata.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

43-L’ultima notte al mondo

 

“Cade la neve

Ed io non capisco che sento davvero,

Mi arrendo: ogni riferimento è andato via

Spariti i marciapiedi e le case, colline

Sembrava bello ieri…”

 

Retasu aveva sempre preferito portare i capelli lunghi. La facevano sentire più donna ed attraente, sebbene non amasse ostentare la propria femminilità. Forse era per questo che, con un comportamento piuttosto contraddittorio, era solita portarli legati nonostante il loro colore e la loro morbidezza la rendessero, quando erano liberi di correre lungo la schiena, incredibilmente attraente. Ma a lei queste cose in realtà non erano mai importate: i suoi genitori le avevano sempre insegnato che ciò che contava davvero, nella vita, era osservare ciò che c’è dentro il cuore delle persone; leggerne lo sguardo, interpretarne il sorriso, invece di perdersi in inutili dettagli estetici. Pay probabilmente l’aveva capito subito: le parlava con i silenzi e con sguardi che, sapeva, lei era in grado di interpretare immediatamente. La giovane vide cadere un ennesimo fiocco di neve sul manto che già si era formato: Tokyo quel 24 di dicembre sembrava immersa totalmente nel bianco. Faceva freddo e per questo, per quella volta, Retasu aveva tenuto i capelli sciolti poiché, a detta di Pay, l’avrebbero scaldata un po’. In realtà più la guardava, più si pentiva di quel suggerimento: Retasu, immersa nella neve, appariva ancor più eterea e dolce di quanto la sua figura esile già non fosse; il biancore della pelle si confondeva con lo sfondo nevoso, mentre gli occhi, di un blu luminoso, si accendevano nell’osservare il panorama suggestivo che li circondava. Lui era rimasto a braccia incrociate in mezzo al grande giardino di villa Shirogane: la guardava camminare, sorridere e raccogliere con attenzione da terra della neve morbida, come se fosse un metallo prezioso. Aveva trattenuto più volte l’impulso di allungare le braccia e stringerla a sé, per paura che qualcuno potesse vederli; ma ora che Retasu Midorikawa aveva sollevato le proprie iridi blu su di lui e gli aveva sorriso dolcemente, Pay non era riuscito a frenarsi: aveva percorso pochi passi, giusto quelli che li separavano, poi aveva stretto il suo esile corpo al proprio, ben più muscoloso e possente. Aveva poggiato le labbra sulla sua nuca scura, sentendola tremare per il freddo o, magari, per l’emozione.

-Ti amo.- l’aveva detto con tranquillità, sussurrandolo. Gli occhi chiusi, le braccia allacciate al suo corpo.

-Non me lo dici mai.- aveva risposto lei ridendo imbarazzata, perché quelle erano senza dubbio le due parole che più preferiva.

-Lo so.- la scansò dolcemente per poterla guardare in viso e poi scoccarle un bacio leggero sulle labbra. –E’ che più stiamo insieme, più desidero che la guerra finisca.- sussurrò appena, mentre Retasu annuiva. Gli prese entrambe le mani, sorridendo leggiadra.

-Saremo felici, ne sono certa.-

E Pay si ricordò, ancora una volta, perché l’amava tanto: quel suo ottimismo, la fiducia incondizionata verso gli altri e verso il destino. Quella creatura era così diversa da lui, eppure non avrebbe potuto immaginare un’altra persona più adatta di lei per stargli accanto. Retasu fece qualche passo in dietro, poi guardò il cielo: stava quasi per tramontare quindi era arrivata l’ora di andarsi a preparare.

-Allora questa sera sarete in giro?- chiese Pay.

-Sì.- annuì decisa. –Almeno questa notte al posto della violenza vedremo solo visi felici.- sorrise raggiante, prima di voltarsi e percorrere il giardino, diretta alla villa. Pay la guardò andar via, entrambe le mani in tasca. Si materializzò dietro di lei, le mise una mano sulla spalla poi le sussurrò piano all’orecchio.

-Però domani mattina voglio svegliarmi vicino a te.- la vide arrossire, poi sparì di nuovo, silenzioso come solo lui sapeva essere.

Retasu  era corsa in casa, trattenendo l’emozione. Tuttavia quando vide tutte e quattro le sue amiche di fronte a sé, comprese che purtroppo non poteva celare la sua felicità: era innamorata e non c’era cosa più bella.

-Da quanto va avanti?- esordì Minto.

-Perché non ce l’hai detto?- intervenne Ichigo.

-Complimenti Retasu-chan, non pensavo fossi così intraprendente.- sogghignò Zakuro.

-Vi sbaciucchiate spesso?- ovviamente la domanda di Purin lasciò tutte perplesse, soprattutto la povera fanciulla dai capelli verdastri che si ritrovò con la faccia ustionata talmente era arrossita.

-Ma che… che…- le tremavano le labbra dallo spavento: non pensava di essere stata vista! D’improvviso addirittura si sentì in colpa non solo per aver tenuto nascosto tutto, ma perché stava con uno stars. Che le sue amiche si sentissero tradite? Quell’improvviso pensiero l’aveva resa molto triste tanto che non comprese che le facce stupite e le fronti un po’ aggrottate che aveva di fronte a sé erano mosse dal divertimento e non certo dalla rabbia. Forse le sue amiche lo intuirono quando la videro abbassare lo sguardo. La prima ad intervenire fu Ichigo che, fatto un passo avanti, la strinse a sé, sorridendo nell’incavo della spalla di Retasu.

-Siamo tutte felici per te.- sussurrò tranquilla e Retasu quasi toccò il cielo con un dito. Ichigo si scansò lasciando che l’amica riuscisse a guardare le altre ragazze: erano una più felice dell’altra, non erano arrabbiate. E questo rese la giovane ancor più felice di quanto non potesse esserlo.

 

“Ed io, io

Sepolto dal suo bianco

Mi specchio e non so più

Che cosa sto guardando”

 

Zakary Fujiwara aveva sempre odiato il Natale, almeno, da quanto riusciva a ricordare. Nonostante la guerra tutti i pacifisti facevano ritorno, quando possibile, alle loro case: se erano completamente soli, per lo meno, ripensavano ai loro parenti che purtroppo non c’erano più, o addirittura andavano a far loro visita al cimitero. Lui non aveva mai avuto questa possibilità: non c’era una famiglia che risvegliasse in lui un ricordo, o qualche pensiero su un Natale felice trascorso nell’infanzia. L’aveva sempre infastidito tutto questo, come se gli mancasse un pezzo dal cervello e forse era proprio così. Terminò di allacciarsi le scarpe poi si rimise in piedi, stiracchiandosi un po’: dopo una nottata passata a parlare con Shiniky aveva sentito il bisogno di farsi una bella dormita ed ora era meglio andare da Zakuro. L’aveva pregato di trascorrere la vigilia con lei e Zakary non se l’era fatto ripetere due volte: finalmente anche lui aveva una famiglia da cui andare quando la tradizione lo richiedeva. Per questo aveva detto a Shiniky che quella sera non ci sarebbe stato e che Zakuro aveva in serbo una sorpresa per lui. Il capo dei ribelli aveva risposto che anche la famiglia Shirogane gli aveva fatto un invito simile, ma lui aveva da fare così aveva promesso che sarebbe passato dopo la mezzanotte.

-Vai da lei allora?- chiese Shiniky quando lo vide attraversare il corridoio. Zakary aveva indossato un giaccone di pelle ed un paio di jeans chiari che facevano risaltare la figura slanciata.

-Sì.- annuì il giovane. –Zakuro sembrava molto felice all’idea di passare la serata con me.- Shiniky rise.

-No ragazzo, non mi riferivo a quella “lei”.- esclamò sogghignando l’uomo. –Ma ad un’altra, un po’ più bassa ma, direi, altrettanto attraente.- Zakary inarcò un sopracciglio, poi comprese. Minto!

-E’ un osso duro.- disse semplicemente, prima di voltarsi verso l’uscita del corridoio. Shiniky continuò la propria risata, voltandosi a propria volta  verso il suo ufficio.

-Voi siete più vicini alla pace, godetevi l’amore se arriva.- aveva detto quella frase sussurrando ma Zakary l’aveva sentito. Sorrise tra sé, guardando dalla finestra la neve che, tra poco, l’avrebbe inondato.

-Se lei lo vuole, volentieri.-

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce

Con questa neve bianca

Adesso mi sconvolge”

 

Ichigo aveva deciso di essere bella quella sera: bella dentro e fuori, perché il Natale era un giorno da ricordare. Si era sentita molto triste in quegli ultimi giorni en on solo per la tensione sempre crescente tra Kisshu e Ryou: quello sarebbe stato il primo Natale senza i suoi genitori. Ci avrebbe dovuto fare l’abitudine, ma sembrava così difficile che avrebbe voluto davvero gettare subito la spugna. Si sistemò meglio i fiocchi bianchi che aveva tra i capelli: li aveva acconciati con alcune treccine che facevano risaltare il rosso vivo delle ciocche e il viso dai tratti regolari. In dosso aveva un abitino rosso  formato da una gonna che, ai bordi, aveva del tessuto bianco. Sembrava un’aiutante di Babbo Natale e in fondo era quella l’impressione che lei e le ragazze volevano dare. Katy si era molto divertita nel confezionare loro quei vestiti e quando la giovane si voltò nel sentire Ryou che entrava in camera sua, comprese di aver raggiunto il proprio obiettivo.

-Sei…- non aveva terminato la frase. Ryou aveva poggiato lo sguardo sul viso appena truccato di Ichigo, la frangetta che solleticava i grandi occhi castani e quell’abitino, un po’ scollato, che metteva in risalto le forme generose. Si era fermato un istante: la sensazione, terribile, di poter perdere una persona così speciale l’aveva invaso. Ichigo parve comprendere quell’improvviso cambio di stato d’animo e si preoccupò, convinta che ne fosse lei la causa.

-Non ti piace?- chiese sciogliendo le mani lungo il busto e assumendo un’aria dispiaciuta. Ryou voltò lo sguardo, incapace di reggere la delusione dipinta sul viso di Ichigo, poi fece un sospiro, raccogliendo il coraggio. Le si avvicinò e le scoccò un bacio a fior di labbra, dicendosi che non poteva lasciarla andare a causa delle sue stupide preoccupazioni.

-Sei stupenda.- esordì allora, facendo sorgere un sorriso sul viso di Ichigo. Non le sembrava molto convinto, ma probabilmente ne aveva capito il motivo. Doveva risolvere tutto, ma non sapeva più da che parte stare da quando Pay le aveva raccontato tutte quelle cose sul passato del suo migliore amico. Tuttavia le piaceva rimanere tra le braccia di Ryou: le infondevano talmente tanta sicurezza che, in quei giorni tristi, non poteva davvero pensare ad un altro rifugio.

-Andiamo.- disse prendendolo per mano ed abbandonando la stanza. Nel corridoio trovarono Kisshu che si stava dirigendo, probabilmente, verso il piano inferiore.

-Ancora insieme.- disse lo stars guardando storto i due giovani mano nella mano. Ichigo di scatto si scansò da Ryou che, in tutta risposta, contrasse la mascella, proprio come se la ragazza gli avesse appena tirato uno schiaffo. Kisshu sorrise.

-Noi stiamo insieme, pensavo ti fosse entrato in testa.- disse allora il ragazzo prima di voltarsi dalla parte opposta.

-Allora mi spieghi perché corre sempre da me?- chiese indicando Ichigo. Lei di tutta risposta si indicò con l’indice, chiedendosi a cosa alludesse lo stars. Ryou si voltò verso entrambi, gli occhi spalancati.

-Che diavolo stai dicendo?- chiese allora Ichigo comprendendo che stava per accadere un disastro.

-La verità. L’altra sera ti ho cullato nel più romantico degli abbracci…- disse guardandola con tanta serietà che Ichigo non potè controbattere in nessun modo.

-E’ vero?- chiese allora Ryou. La rossina lo fissò con gli occhi lucidi, convinta che non sarebbe mai stata in grado di mentirgli: non se lo meritava.

-C’è stato solo questo.- disse allungando una mano verso di lui. Ryou di tutta risposta si scansò, facendo un passo in dietro. Non voleva discutere con lei davanti a quell’essere, proprio per questo fece semplicemente di “no” con il capo e gettò su entrambi l’occhiata più fredda che i suoi occhi potessero produrre. A Ichigo sembrava  che tante lamine affilate la stessero colpendo: era talmente gelido che nessuno sarebbe uscito incolume da un’occhiata del genere. Addirittura Kisshu, nella sua piccola vittoria, parve scosso da tanta freddezza.

-Finalmente siamo soli.- disse avvicinandosi ad Ichigo. Lei lo guardò intontita, domandandosi come fosse possibile che la persona che si era sacrificata tanto per lei fosse anche la stessa che cercava di rovinarle l’esistenza. Le aveva preso dolcemente una mano ma Ichigo si  era scansata con rabbia.

-Perché, perché devi fare così?- domandò stringendo i pugni. Kisshu si soffermò a guardarla, la cascata di capelli rossi che correva lungo le spalle esili, il seno che si alzava e si abbassava ad ogni respiro, le guance accese per l’ira. Si eccitò a tal punto che pensò di morire se non l’avesse avuta tra le braccia entro pochi istanti.

-Ma come…- disse con voce bassa e roca. –Tu mi hai promesso che avresti amato me, solo me.- fece un passo avanti, poi le prese di nuovo la mano. Ichigo si ritrovò ancora accanto al suo sguardo e d’improvviso la rabbia parve svanire, sostituita da un sentimento altrettanto forte e confuso. Addirittura tremava dall’emozione, non riusciva proprio a star ferma. –Tu mi hai chiesto… mi hai chiesto di stare insieme. Ci amavamo Ichigo, non ricordi? E io non posso credere che sia tutto finito.- il fiato caldo del ragazzo le accarezzava il viso e come un’onda i ricordi bussarono alla porta del cuore della rossina: la notte in cui si erano dichiarati i loro sentimenti, tutti gli anni trascorsi insieme. Le mani di Kisshu le presero con possesso i fianchi, facendola avvicinare a sé. Ichigo era talmente in trance in quel momento che nemmeno si accorse che lo stars si era abbassato sulle sue labbra e che, ora, percorreva avido con le mani il suo corpo. Possessivo. Passionale. Intrepido. Kisshu era così. La giovane tentò di mettere i palmi sul suo petto per scansarlo: non le sembrava di avere un motivo particolare, ma era una reazione automatica. Ma quando lui catturò ancora le sue labbra si ritrovò a stringere la sua maglietta per attirarlo maggiormente a sé. Si sentì scontrare contro la porta di camera propria, una mano di Kisshu cercò a tentoni la manigli e l’aprì. Caddero a terra dalla foga, Ichigo sentì bene il pavimento sotto di sé e Kisshu che non la faceva respirare. Stava bene, troppo bene. Ma quando aprì gli occhi, in un momento di respiro, si rese conto del tremendo sbaglio che stava facendo.

-No!- esclamò scansandolo. –No!- ripetè, squotendo il capo. Cosa aveva fatto?  Kisshu si ritrovò sul pavimento e la vide alzarsi e guardarsi intorno confusa.

-Non puoi decidere questa cosa, è più forte di me e di te.- sussurrò lui.

-No, tu ti stai approfittando della mia debolezza.- disse lei osservando altrove.

-Almeno guardami quando mi menti. Quando sei con lui tutto questo non lo provi.- la sentì singhiozzare e poi la vide correre via.

 

“La neve cade,

Cade pure il mondo anche se non è freddo

Adesso è quello che sento”

 

Purin era pronta: aveva preparato insieme a Keiichirou un cesto pieno di cose buone: croassant freschi alla marmellata ed al cioccolato; dolcetti alla crema; fette di crostata e tante altre leccornie. Tra un preparativo e l’altro aveva anche visto tavolette di cioccolato, caramelle e biscotti. Keiichirou si era davvero dato da fare!

-Gli altri bambini saranno felicissimi di ricevere tutti questi dolci.- disse sorridendo e terminando di fare l’ultimo fiocco. Taruto era seduto di fronte a lei, entrambe le manine chiuse a coppa sotto il mento.

-Io non capisco, perché volete portare tutte queste cose alle famiglie di Tokyo?- domandò il ragazzino molto incuriosito. Purin parve guardarlo come fosse un alieno.

-Come perché, per spirito natalizio!- esclamò avvicinandosi a lui.

-Spirito natalizio? In guerra non si può parlare di queste cose.- fece con tono da so-tutto-io, tanto che fece scatenare la rabbia di Purin.

-Che diavolo dici, testa di legno?- domandò la ragazzina piantandogli un pugno sulla testa castana. –Il Natale rimane Natale anche in guerra!- esclamò, le guance tutte rosse.

-Ehi, non ti scaldare.- Taruto portò le mani davanti alla faccia. –E’ che non riesco ad immaginare noi che ci togliamo tutte queste cose buone per darle agli altri.- una volta terminato quel ragionamento così egoistico il ragazzino si rese conto di avere la faccia di Purin ad un palmo dal naso. –Che c’è?-

-Che c’è? Che c’è?- lo strattonò, facendolo alzare. –Non ti hanno mai insegnato che il Natale esprime valori come la generosità, il volersi bene e l’amore?- chiese la ragazzina.

-L’amore?- fece l’altro. Purin annuì.

-E’ un sentimento bellissimo, sto vedendo un sacco di gente innamorata ultimamente.- sogghignò.

-Tipo?-

-Tipo tuo fratello!- Taruto scoppiò a ridere.

-Quel muso lungo di Pay? Smettila di scherzare!- Purin si portò le mani ai fianchi.

-Ma se l’ho visto che si sbaciucchiava con Retasu-chan!- fece e gli occhi di Taruto divennero grandi come due palle da tennis.

-Vedi, l’amore cambia tutti.- esclamò allora la biondina. –Proprio tutti.- e si soffermò a guardarlo, inarcando un sopracciglio. –Magari così tu la smetteresti di essere così egoista ed antipatico!-

 

“Ricordami, ricordati

Tutto questo coraggio non è neve

Non si scioglie mai, anche se deve”   

 

La vigilia di Natale era stata speciale. Bussando a molte porte della città, le Mew Mew avevano consegnato doni e cesti natalizi per dimostrare che anche durante periodi così tristi era possibile sorridere. Le ragazze avevano notato quanto, nonostante tutto, Ichigo cercasse di mantenere un’aria serena, ma i suoi sorrisi somigliavano più a strambe smorfie che a gesti naturali. Non avevano avuto il coraggio di chiederle nulla anche perché Ryou aveva deciso all’ultimo di non partecipare a quell’avventura e bastava fare due più due per capire che il motivo doveva essere una loro discussione.

-Siete tanto belle.- aveva detto ad un certo punto un bambino che era diventato rosso come un peperone. Sua madre aveva riso dicendo che quando c’erano le loro foto sui giornali il bambino le appendeva in camera sua, dicendo che loro erano le paladine della giustizia. Le Mew Mew si erano sentite orgogliose e avevano sentito di potercela davvero fare.

 

“Cose che spesso si dicono improvvisando parole

Se mi innamorassi davvero saresti solo tu…”

 

Minto aveva molto freddo. La cena della Vigilia era andata molto bene e le ragazze avevano insistito per tenere quei ridicoli vestitini. Scostò la finestra del salotto mentre sentiva Purin litigare per l’ennesima volta con Taruto che pareva non avere alcuna intenzione di intonare un canto di Natale. Sorrise fra sé, dicendosi che, alla fine, non erano così diversi dagli stars. Vide il proprio riflesso sul vetro del salotto: aveva tenuto il cappellino natalizio sulla testa e i suoi soliti chignon spuntavano da esso, decorati da piccoli fiocchi bianchi; la gonna troppo corta metteva in risalto le gambe toniche e gli stivaletti rossi la facevano apparire, al contempo, una piccola bambina e una donna matura.

-Che fai?- sentì una voce. La stessa voce che l’aveva spinta ad allontanarsi dalla cucina. Udì l’orologio a pendolo rintoccare la mezzanotte e Purin strillare come un’ossessa nell’altra stanza. –Buon Natale.- Zakary le sorrise, quel morbido sorriso da seduttore. Minto decise di fermare il cuore che aveva iniziato a martellarle nel petto, stringendo le labbra.

-Buon Natale anche a te.- fece spallucce, poi si voltò verso la finestra per scrutare quello che appariva come un panorama meraviglioso. Ma non udì i suoi passi felpati e Zakary che le metteva una mano sulla spalla.

-Perché mi odi?- domandò. –Siamo vostri alleati…-

-Io non odio ciò che rappresenti.- sottolineò la ragazza. –Ma come pensi di trattarmi pur di avere un’ennesimo trofeo.- sibilò compiaciuta delle proprie parole. Zakary trattenne il fiato, poi le alzò il viso con una mano. Minto si ritrovò inerme di fronte agli occhi più limpidi e belli che avesse mai visto, le labbra regolari e morbide di Zakary a pochi centimetri dalle proprie.

-Tu sei speciale, Minto Aizawa, e credo che se non potrò averti, passerò il resto delle notti della mia vita in bianco, a pensarti.- disse prima di baciarla dolcemente. Tutte le difese della ragazza crollarono come un castello di carte: le mani di Zakary tra i suoi capelli, il suo corpo grande che si abbassava su di lei, così piccola e fragile. Si sentì protetta e amata ma al contempo credette di essere una stupida perché non voleva farsi prendere in giro.

-Lo dici a tutte?- domandò sorridendo quando Zakary si scansò da lei. Lui ricambiò il gesto.

-No, sei l’unica. Che fai, me la dai un’opportunità?- chiese, speranzoso. Era davvero amore quello che Minto leggeva nel suo sguardo?

-Io…-

-Fidati di me, non voglio farti soffrire.- si abbassò nuovamente su di lei, per poi sfiorarle dolcemente le labbra, la neve che fuori ricominciava a scendere leggera. Minto portò le mani a stringere la sua giacca, mentre nella sua testa un’eco lontana le suggeriva che era una  stupida. –Posso prenderlo come un sì?- ma quando vide di nuovo, ancora, quel sorriso strafottente si ricordò tutto d’un tratto perché rifuggiva da lui. Fece un passo in dietro, si portò il dorso della mano alle labbra per allontanare il suo sapore, poi si voltò, il petto in fuori e il mento alto.

-Mi dispiace Fujiwara, ma ci vuole ben altro per farmi cedere!- e si diresse verso la cucina, protetta dalla folla che sicuramente non gli avrebbe dato modo di domandarle perché continuava a comportarsi a quel modo.

 

“L’ultima notte al mondo io la passerei con te

Mentre felice piango…”

 

I canti e le risa non erano cessati. Shiniky Aoyama aveva raggiunto i ragazzi a casa Shirogane e aveva scambiato con loro quattro chiacchiere. Si era soffermato soprattutto con lo sguardo sul tenebroso Kisshu che, le braccia incrociate al petto, non era stato molto partecipe della serata.

-Ti piace fumare?- disse l’uomo quando raggiunse il ragazzo fuori dalla villa, nel grande giardino. Kisshu gettò a terra un po’ di cenere poi spostò lo sguardo su quello dell’altro.

-Diciamo che è un passatempo.- Shiniky incrociò le braccia.

-Ci sono passatempi che invece di far peggiorare la salute la migliorano.- Kisshu indirizzò lo sguardo verso il cielo carico di bianche nuvole, mentre l’ennesimo fiocco di neve si posava sulla sua nuca.

-Hai mai sofferto per amore?- domandò allora il ragazzo cambiando apparentemente discorso. Shiniky si portò le mani nelle tasche, gli occhi dorati socchiusi.

-Oh, sì.- sussurrò e Kisshu gli credette, perché quel sospiro che seguì la risposta appariva davvero sofferente. Le ferite di quell’uomo dovevano essere ancora aperte.

-Ecco, io soffro come un animale e diciamo che finchè lei non si renderà conto di quanto è giusto che stiamo insieme… non mi importerà nulla del mio corpo, tanto meno della mia salute.- Shiniky sorrise.

-E’ per questo che in battaglia ti butti nella mischia senza una tattica?- anche Kisshu sorrise e Shiniky si stupì di quanto fosse simile al proprio, quel sorriso accattivante.

-Diciamo che mi piace usare l’istinto.- ridacchiò lo stars, la sigaretta che ormai si era consumata fino al filtro.

-E’ la rossina vero?- chiese Shiniky.

-Bella vero?- domandò a propria volta Kisshu annuendo.

-Diciamo che se avessi la tua età forse anche io stravederei per lei.- Kisshu socchiuse gli occhi.

-Bhè, meno male  che non la tieni in considerazione, ho già abbastanza rivali.-

-Ho notato come ti guardi in cagnesco con Ryou, è il suo ragazzo in fin dei conti.- Kisshu si accigliò.

-E’ tutto un errore.- fece per andarsene.

-Ne sei certo?- chiese ancora l’uomo interessato al discorso.

-E’ una lunga storia, umano.- chiuse gli occhi prima di entrare in casa. –Fatto sta che ci vuole molto di più di un fisico palestrato per dividere me e Ichigo.-

-Allora lotta ragazzo, lotta.- lo invitò Shiniky. I due si scambiarono uno sguardo complice, le iridi dorate d’entrambi che scintillavano sotto l’intensa luce lunare. E capirono qualcosa, qualcosa d’importante, nonostante, forse, non se lo sarebbero mai detto.

 

“E solo io, io… posso capire al mondo

Quanto è inutile, odiarsi nel profondo”

 

Ryou aveva deciso di salire immediatamente in camera propria. Aveva sperato di passare la notte di Natale con Ichigo tra le proprie braccia, ma dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio ne dubitava altamente. Scostò le tende della propria finestra osservando il giardino sottostante, ormai colmo di neve. Era così difficile concentrarsi sul Mew Progect con Ichigo che gli dava tutti quei problemi. Cosa aveva Kisshu che lui non riusciva a darle? Era così sbagliato quell’affetto che li univa, ma Ryou aveva sempre deciso di rispettarlo. Ma il modo in cui lo stars la guardava… manifestava un possesso che in realtà non esisteva, non doveva esistere. Eppure c’era e Ryou non riusciva più a vivere con la consapevolezza che la persona che più amava al mondo poteva in realtà essere legata, seppur involontariamente, ad un’altra. Non era solo una questione meramente egoistica, ma ne andava del genere umano: tutti quei pensieri lo distoglievano dai propri dati e dalle proprie ricerche, non gli permettevano di studiare al meglio i piani di battaglia e addirittura Kaze, che aveva sempre auspicato per lui un futuro con una brava ragazza al fianco, aveva sottolineato più volte, ultimamente, che era troppo distratto e che quello non era proprio il momento per fare passi falsi.

La scelta era una sola e purtroppo sapeva quale doveva essere.

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce, con questa neve bianca, adesso mi sconvolge.

La neve cade, cade pure il mondo, anche se non è freddo adesso è quello che sento…”

 

Zakuro era andata direttamente nella camera degli ospiti di casa Shirogane. Ormai si era tramutata nella camera di Keiichirou, ma il giovane non aveva voluto ammettere che effettivamente ormai a casa sua ci metteva piede molto di rado.

-Stiamo combattendo poco ultimamente, la mia attività fisica è molto diminuita.- constatò Zakuro osservando il proprio corpo allo specchio. Il ragazzo, seduto dietro di lei, inarcò un sopracciglio.

-Che dici?- il fisico modellato della giovane faceva pensare a tutto meno che ad una vita sedentaria. –Ti ricordo che ieri hai messo tre volte al tappeto Taruto con… due mosse?- La ragazza si voltò poi lo raggiunse nel letto.

-Vorrei che tutto finisse.- disse sottovoce, manco fosse una preghiera impossibile da rivelare.

-E tutto finirà, solamente grazie a voi.- disse Keiichirou con quella sua voce rassicurante.

-E se dovessi rimanere ferita, sulla sedia a rotelle come Seiji o perdere la memoria come mio fratello?- domandò, esprimendo un dubbio che evidentemente la lacerava dentro sin da quando aveva rincontrato Zakary. Keiichirou socchiuse gli occhi, quelle perle more, poi sfiorò le labbra di Zakuro.

-Tesoro, io ti amerei in qualsiasi modo: anche se diventassi una gran smemorata.- le fece l’occhiolino, poi si lasciò baciare da Zakuro. E si preparò alla notte più dolce della propria vita.

 

“Ricordati, ricordami, tutto questo coraggio non è neve…

Non si scioglie mai anche se deve”

 

Ichigo aveva raggiunto la propria stanza, aveva gettato il cappellino di lana rossa sul letto, poi si era seduta su di esso, il capo chino. Non sapeva cosa fare. Era il Natale peggiore della propria vita, per tutta una serie di fattori, primo fra tutti il suo litigio con Ryou. Aveva avuto più volte l’impulso di andare in camera sua a parlargli ma le gambe non si erano mosse e lei rimaneva lì, immobile. I sensi all’erta non appena udiva lo stralcio di un rumore. La verità però era che non aveva il coraggio di andare a spiegarsi con Ryou, semplicemente, perché tante spiegazioni non c’erano, soprattutto dopo quel che era accaduto con Ki-chan. Cosa provava per lui? Sicuramente un grande affetto, non sapeva, però, se paragonabile a quello che provava per Ryou. Amava Ryou? Fissò inerte il vuoto mentre quella domanda le si affacciava alla mente, così grande quanto devastante. Se lo amava, perché non ci aveva ancora fatto l’amore? Provava una grande attrazione per lui, anzi, poteva dire con assoluta sicurezza che era il giovane più bello che avesse mai incontrato: più alto dello slanciato Pay; con una voce ancora più profonda di quella un po’ roca e sensuale di Kisshu; con i lineamenti ancor più perfetti eppure mascolini di quelli di Zakary. Egli aveva concentrati su di sé tutti i migliori pregi dei giovani che aveva intorno. Eppure ella sentiva che se fosse stata altrove con Kisshu, sarebbe subito crollata con lui nella lussuria, senza pensarci su due volte. Chiuse gli occhi.

Non sapeva quale fosse la cosa giusta da fare o da pensare. D’altro canto, infatti, se avesse davvero amato Kisshu non avrebbe intrapreso una relazione simile con Ryou; allora, cos’era l’amore? L’alchimia e la bruciante passione per Kisshu o l’affetto profondo ed etereo che provava per Ryou? Era confusa e non era così sicura di poter dare risposta ai propri dubbi proprio quella notte.

 

“Crollare e star bene senza eccezioni,

crollare davanti a tutti e poi sorridere.

Amare non è un privilegio è solo abilità. E ridere di ogni problema, mentre chi odia trema”

 

Erano passate quattro ore dopo la mezzanotte. La neve aveva cessato di cadere e alcuni membri di casa Shirogane non riuscivano proprio a prendere sonno nei loro letti. Ichigo aveva raccolto tutto il proprio coraggio ed era sgattagliolata nella camera di Ryou. Aveva bussato piano ma, come si aspettava, lui le aveva risposto subito.

-Avanti!- aveva esclamato osservando l’esile figura di Ichigo che attraversava la soglia. Lei si era schiarita la voce poi  aveva mantenuto lo sguardo al pavimento, le labbra serrate. –Hai bisogno di parlarmi?- domandò Ryou con una freddezza che, con lei, non gli era mai appartenuta. Ichigo fece l’ennesimo passo avanti, poi con mani tremanti aveva preso un gran respiro.

-Ti chiedo scusa. Qualsiasi cosa tu abbia pensato su me e Kisshu non corrisponde alla verità: è vero, l’ho cercato e ci siamo abbracciati, ma  ne avevo motivo.- disse acquistando sicurezza man mano che parlava. Lo sguardo di Ryou si abbassò, come se stesse meditando le parole migliori da dire per mandarla al patibolo.

-Ichigo, io credo che stiamo sbagliando tutto.- lo sguardo rimaneva basso e la rossina non potè captare da lui quel poco che solitamente riusciva a leggere nel suo sguardo.

-Cosa intendi?- domandò stupita.

-Ci siamo buttati in questa storia senza pensare. Abbiamo messo prima di tutto davanti la nostra felicità, dimenticandoci, anzi, dimenticandomi le mie responsabilità.- si alzò in piedi, rinunciando a guardarla in faccia. –Non era il momento di stare insieme, e ti chiedo scusa se ti ho distratta, portandoti a non concentrarti totalmente sul Mew Progect.- dichiarò ancora, la voce fredda e tagliente come lame affilate. Ichigo perse le parole: la stava lasciando e stava, soprattutto, dichiarando che ciò che c’era stato sino a quel momento era stato un errore?

-Quindi… quindi tu rimpiangi tutto?- chiese incredula. Ryou fece di no con il capo.

-No, ma non era il momento.- si convinse ad alzare lo sguardo. –Tu hai un compito difficile, anzi, difficilissimo da portare a termine e io ti ho distratta, e non potrò mai perdonarmi per questo.- si schiarì la voce.

-Mi stai lasciando?- chiese ancora Ichigo. Ryou annuì.

-Io… io credo che dovremmo finirla qui.- lacrime di tristezza uscirono dagli occhi di Ichigo che, incredula, si portò le mani davanti alla bocca. Ryou guardava fuori dalla finestra.

-Guardami mentre mi spezzi il cuore, guardami!- esclamò lei mentre percorreva a grandi falcate la stanza e gli prendeva la mano. La sola idea di perderlo le lacerava l’animo. Era quello il vero amore? Non lo sapeva. Tutto ciò che Ichigo riuscì a fare in quel momento fu stringersi a lui, mettersi sulle punte e baciarlo con una disperazione che non le apparteneva. E quando Ryou poggiò con leggerezza le mani sulle sue spalle per scansarla il cuore della giovane si spezzò in due, con un “crack” violento e devastante.

-Mi dispiace.- Sussurrò Ryou, la voce roca e disperata. –Spero che anche Kisshu avrà il buon senso di lasciarti in pace, almeno fino alla fine della guerra.-

-Non c’è un periodo più o meno buono per amarsi, perché dobbiamo dividerci se ci vogliamo bene?- chiese ancora lei, in un ultimo slancio disperato. Aveva voglia di piangere ma la fretta di non perderlo le fece dimenticare che alcune lacrime le scorrevano lungo le guance. Ryou le asciugò con il pollice, poi strinse le labbra in una smorfia di sofferenza.

-Non lo so Ichigo, io credo di non sapere più molte cose da quando ti ho incontrata e questo mi spaventa.- distolse lo sguardo. –E ora come ora io dovrei avere tutto chiaro: non posso permettermi di confondermi o di distrarmi… nonostante mi faccia sentire vivo.- chiuse gli occhi e Ichigo quasi si sentì morire di disperazione.

-Non voglio perderti!- si lanciò tra le sue braccia, i muscoli tesi del giovane che subito si strinsero a lei, accogliendo quella preghiera disperata.

-Mi dispiace Ichigo, mi dispiace.-

 

“Quel tuo sorriso dolce è così trasparente che quasi non c’è niente. Quindi ricorda che il coraggio non è come questa neve…

 

Ichigo aveva pianto un’intera notte. Ryou le aveva accarezzato i capelli stringendola a sé cercando di mantenere, per quanto possibile, la calma. Era stato difficile per entrambi ma Ichigo non voleva credere che tutto stava finendo. Era una storia così bella e non voleva credere che Ryou riuscisse a viverla così freddamente. Decidere a tavolino che non era il momento di stare insieme non era sicuramente il comportamento che una persona innamorata poteva avere. Le prime luci dell’alba la illuminarono mentre Ryou, accanto a lei, dormiva di un sonno agitato. Lei si era portata le ginocchia al petto, ricordando come l’avesse pregato di restare insieme per tutte le ore che avevano seguito quella sua straordinaria rivelazione. Ma lui era stato freddo e convinto. Ichigo non immaginava quanto quella decisione fosse stata ponderata e difficile e si convinse, in fondo al proprio cuore, che lui doveva essere giunto ad una tale scelta perché forse non l’amava più. Poggiò la fronte sulle ginocchia trattenendo l’ennesimo singhiozzo. Era stata così sciocca da dare sempre per scontato il grande amore che Ryou provava per lei; aveva cercato di coltivarlo e di trattarlo per la grande cosa preziosa che era ma in realtà non gli aveva mai prestato grande attenzione. Gli sfiorò una ciocca di capelli dorati con la mano. Avrebbe potuto condividere con lui molto di più. Godere appieno di quella persona straordinaria invece di perdersi in sciocchi pensieri. Perché in definitiva lei aveva scelto Ryou e nonostante la grande gratitudine che provava per Kisshu lei stava male, di un male fisico, quando non era con il biondino. Quel che poteva fare l’aveva fatto e non sapeva ora se essere adirata con lui. Raccolse le proprie forze e abbandonò la stanza. Doveva ricominciare, ricominciare per vincere la guerra e dimostrare a Ryou che l’amore, quello vero, non ha date precise per essere vissuto.

 

“Ho incontrato il tuo sorriso dolce con questa neve bianca, adesso mi sconvolge. La neve cade, cade pure il mondo anche se non è freddo adesso è quello che sento. E ricordati, ricordami, tutto questo coraggio non è neve. Non si scioglie mai neanche se deve…”

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Capitolo 45
*** 44-Il fiore maledetto ***


44-

Ciao a tutti ^_^ strano eh? Vi ho fatto aspettare ma non tanto come l’altra volta! Ma non voglio tediarvi con discorsi inutili. Vi dico solo che questo capitolo dà largo spazio alla battaglia e ai piani di Deep Blue; anche se amore e sentimenti come al solito non mancheranno! Spero di potervi regalare il prossimo aggiornamento nella seconda metà di settembre. Intanto leggete, mi raccomando, e sappiate che procediamo verso gli sgoccioli della storia. Eh sì, Everything Burns sta finendo!

Leggerete i ringraziamenti nella vostra posta privata.

Buona lettura! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

44-Il fiore maledetto

 

-Non mi ama…- Mew Ichigo fece un balzo, poi afferrò il proprio avversario, rappresentato, nell’allenamento, da Pay, per poi tirargli un pugno in pieno stomaco. Il guerriero tossì sangue, finchè un nuovo colpo non lo mandò al tappeto, costringendolo in ginocchio. –Anzi, non mi ha mai amata!- esclamò ancora tra i denti la giovane, afferrando Pay per le spalle e colpendolo ancora una volta.

-Pay, che diavolo combini?- domandò Taruto dall’altra parte della palestra, incredulo di fronte alla scena che si stava presentando. Kisshu osservava senza parole: una mano a reggergli il mento e la fronte aggrottata, non riusciva davvero a comprendere il comportamento della sua Ichigo.

-Basta!- strillò Pay. La mew mew rosa lasciò che il pugno che stava per scagliare rimanesse a mezz’aria, mentre gli occhi ametista dello stars la facevano tornare alla realtà. Fissò inerme il proprio avversario, come se notasse solo ora il labbro tumefatto e la miriade di lividi sparsi per le sue braccia.

-Oh…- sussurrò la giovane con aria assente. –Mi dispiace.- abbassò definitivamente il pugno e senza dire altro si allontanò dal centro della palestra, ritornando la rossina in forma umana che era.

-Ma che è successo? Non sei mai stato messo così al tappeto!- esclamò Taruto che aveva appena raggiunto il fratello. Pay si asciugò un rigagnolo di sangue che scorreva da un lato della bocca, poi osservò Kisshu.

-Mi dispiace doverlo ammettere, ma stavo facendo sul serio. E’ stata più forte di me.- abbassò il capo mentre i passi leggeri di Retasu lo raggiungevano e la ragazza si chinava davanti a lui premendogli un panno bagnato sul labbro. La vista del sangue la fece rabbrividire ma trattenne l’impulso di allontanarsi pur di aiutarlo. Ormai tutti erano venuti a conoscenza della loro storia dopo che le sue amiche l’avevano sorpresa; era dunque inutile trattenere i propri slanci d’affetto nei suoi confronti.

-Ichigo-chan ha qualcosa…- dichiarò la giovane anche se non le piaceva sparlare degli altri. –Credo abbia litigato con Shirogane-sama.- terminò abbassando lo sguardo. Kisshu assistette alla scena senza proferir parola, ma appena udì ciò che Retasu aveva detto si allontanò dalla palestra con un’idea fissa in mente: avrebbe scoperto perché, da qualche giorno a quella parte, Ichigo era una statua di ghiaccio.

 

° ° ° ° °

 

Ichigo si era rifugiata in camera sua. Le gambe strette al petto, il respiro tranquillo. Aveva bisogno di riflettere ma il pensiero che Ryou forse non l’aveva mai amata la rendeva triste come non era mai stata. Aveva una gran voglia di andare da sua madre e raccontarle tutto; dirle che c’era un ragazzo perfetto per lei che aveva deciso, di punto in bianco, che quello non era il momento per vivere la loro storia d’amore. Avrebbe voluto dirle di quanto Kisshu era stato buono e quanto aveva combattuto per lei. Quanto gli voleva bene ma come non riuscisse ad amarlo come invece aveva fatto con Ryou. Avrebbe voluto stringersi al suo petto, respirare il suo profumo rassicurante e arrivare con lei alla conclusione che gli uomini sono una razza strana e che prima o poi avrebbe saputo quali pesci prendere. Ma la sua mamma non c’era e lei si sentiva maledettamente sola ed abbandonata. La frangetta rossa le solleticò gli occhi chiusi, con una mano la scostò poi sollevò le palpebre, osservando la porta che ora si era spalancata. Kisshu era sulla soglia. Lo sguardo preoccupato e l’espressione seria che aveva lo facevano sembrare più grande; i muscoli ben delineati ne mettevano in evidenza la forza straordinaria. Ichigo lo osservò mentre chiudeva la porta alle proprie spalle e si avvicinava, il passo svelto e il respiro corto.

-Che ti ha fatto?- domandò senza mezzi termini. Aveva conservato quella domanda tra le labbra da giorni e finalmente aveva trovato il coraggio per chiederle spiegazioni. Ichigo abbassò lo sguardo.

-Scusami Ki-chan, ma non ho voglia di parlarne.- di tutta risposta lo sentì sedersi sul letto accanto a lei, la mano bianchissima sopra quella della giovane, altrettanto bianca.

-Ichigo, confidati.- alla rossina vennero gli occhi lucidi, ma decise di non piangere. Forse Ryou non l’amava più proprio perché troppo spesso si era abbandonata in lacrime facili.

-Ti ho detto che non ho voglia di parlarne!- tolse la mano, poi si diede una calmata, consapevole di avere avuto una reazione esagerata. –Per favore, lasciami da sola.-

-Ichigo, lui non ha il diritto di trattarti male o…-

-Lui non ha fatto niente! Sono io, io che mi lasciavo distrarre dagli eventi…-  le apparve improvvisamente tutto un po’ più chiaro. Kisshu, le sue continue richieste, gli scontri tra i due giovani, le loro storie travagliate… la guerra. Ryou forse la amava, ma per il suo bene aveva deciso di farsi da parte, cosa che Kisshu, evidentemente, non era in grado di fare. Volle pensare che era così e non ebbe tempo di dirlo a Kisshu perché uno scoppio tremendo le fece chinare il capo dalla paura. Si trovò tra le braccia dello stars che la stringevano con fare protettivo e Ichigo per qualche istante si sentì a casa. -Che succede?- domandò tra sé mentre un silenzio agghiacciante si faceva spazio  nella grande villa. Nessuno che correva a controllare che gli altri stessero bene, nessun avviso di Kaze, nessun ordine. Ichigo rimase tremante tra le braccia dello stars, il suo respiro che le penetrava fin dentro le ossa, la paura che pian piano si impadroniva di lei. –Ho paura.- ammise sottovoce, mentre la mano di Kisshu le raggiungeva la chioma rossa.

-Stammi vicino e non accadrà nulla.- dichiarò il guerriero mentre, avviatosi alla finestra, osservava il panorama esterno. Una lingua di fuoco si innalzava dal centro del quartiere, un altro scoppio si portava dietro una nuvola di fumo. Bombe d’energia erano state scagliate l’una contro l’altra. Quella scena fece raggelare il sangue di Ichigo: non era tanto diversa da quella che aveva visto sparire per sempre i propri genitori. Si portò una mano al cuore col solo intento di placarlo. Kisshu si voltò e la guardò dritto negli occhi. –Resta qua.- dichiarò perentorio il guerriero, per la prima volta realmente spaventato. Se Deep Blue si era spinto fino a quel punto doveva avere un piano ben preciso in mente.

-Dove vai?- lo vide attraversare la stanza. Kisshu si voltò.

-Vado a vedere cosa succede.- disse con aria d’ovvietà. Ichigo prese la propria spilla da mew mew.

-Vengo con te!- esclamò balzando giù dal letto e raggiungendolo. Un grande istinto protettivo portò Kisshu ad allontanarla, intimandole con lo sguardo di rimanere là d’overa.

-No, deve essere davvero pericoloso questa volta.-

-Ki-chan, è sempre pericoloso. Tu stesso eri stato incaricato di uccidermi!-

-E sei stata fortunata, Tesoro.- le mise la mano sotto il mento. –Se non ti avessi amata alla follia, saresti già morta e sepolta da tempo.- le sorrise dolcemente, prima di sfiorarle le labbra con le proprie. –Resta qui.- e sparì dietro la porta. Ichigo fece spallucce. Pensava di avere a che fare con una codarda? Si trasformò in camera propria poi balzò giù dalla finestra. Ai piani inferiori trovò la squadra al completo, compresi Kaze e Keiichirou. Si domandò dove fosse Ryou. Magari era in laboratorio a registrare i dati.

-La base dei pacifisti è stata distrutta.- dichiarò Keiichirou, mentre la faccia di Zakuro diventava bianca come l’avorio.

-Zakary!- esclamò la giovane balzando davanti alla porta.

-Zakuro, sta tranquilla.- la intimò Kaze. –Ci siamo già messi in contatto con Shiniky: lui, Masaya e Zakary stanno guidando i pacifisti e i superstiti umani nei sotterranei della città. Avete il compito di placare la battaglia e di recuperare coloro che riusciranno ad uscirne vivi.- Kaze appariva stanco ed abbattuto: la tregua non era durata molto e probabilmente si sentiva in colpa per non essersi preparato ad un attacco così duro. Mew Ichigo gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.

-Ce la faremo.- annuì  convinta e lo scienziato le strinse la mano. Vide balenare nei suoi occhi la luce della speranza.

Mew Ichigo, Pay, Kisshu, Mew Zakuro e addirittura il Blue Knight erano stati incaricati di far parte della battaglia. Il resto della squadra avrebbe coperto loro le spalle e il prima possibile si sarebbero recati nei sotterranei di Tokyo, per aiutare i superstiti e i pacifisti nel recupero di feriti e, purtroppo, anche dei cadaveri. Mew Ichigo correva tra il Blue Knight e Kisshu. Non potè non notare la forza che quel giovane biondo esprimeva nella corsa: la spada sguainata, era pronto ad entrare nella lotta. Pareva non averle concesso uno sguardo, ma Mew Ichigo in realtà sentiva di essere parte integrante dei suoi pensieri e delle sue preoccupazioni. Kaze aveva chiesto al figlio di aiutare il retro della guardia: ma Ryou aveva dovuto rifiutare. Il pensiero di trovarsi alle spalle di Ichigo mentre lei era impegnata in una battaglia era impensabile. Le sarebbe stato al fianco, anche se probabilmente lei ora lo odiava. Quando raggiunsero il luogo della battaglia i guerrieri rimasero senza parole di fronte alla carneficina che si stava pian piano consumando: corpi di umani sotterrati da polvere e macerie, l’attacco degli stars che si faceva avanti senza tregua. Pay riconobbe il generale Mitamura, la cicatrice sulla guancia ben visibile sulla pelle diafana. I loro sguardi si incrociarono e il generale puntò il dito contro lo stars.

-I traditori!- esclamò mentre un chimero si lanciava contro Pay. Riuscì a schivare un suo colpo per poco.

-Vai, di lui ce ne occupiamo noi.- dichiarò Mew Zakuro estraendo la propria arma. Pay annuì tacitamente poi si ritrovò il generale di fronte a sé.

-Dove avete portato Sonoa?- chiese Mitamura colpendolo con una palla d’energia che raggiunse Pay sfiorandolo appena alla spalla sinistra. Imprecò a denti stretti poi decise di non portare ulteriormente avanti quel discorso.

-Non ho idea di dove sia.- dichiarò ricambiando il colpo. Era strano lottare contro colui che gli aveva insegnato ad imbracciare le armi. Gli occhi scuri di Mitamura assunsero una sfumatura ancor più decisa e risoluta; raccolse un’altra palla d’energia e si preparò a scagliarla. Ma Pay fu più veloce e lo immobilizzò al suolo.

-Il padre di Sonoa è morto in battaglia per difendere la sua gente.- lo guardò fisso negli occhi. –Come puoi aver voltato le spalle alla tua razza?- il pugno di Pay tremò, vedendo vacillare le sue convinzioni. Deglutì.

-Ho semplicemente compreso che è ancor peggio ascoltare gli ordini dettati da un pazzo!- esclamò, omettendo il fatto che tutti quei ragionamenti non l’avrebbero minimamente sfiorato se una ragazza dai capelli verde foglia non lo avesse ammaliato. 

-Lui ci porterà alla gloria.- dichiarò Mitamura riuscendo a divincolarsi. Nonostante Pay fosse nettamente più forte grazie alla propria giovinezza, i numerosi anni del generale sul campo di battaglia l’avevano reso estremamente pronto e scaltro.

-Fin ora ci ha portato solo terrore e sangue, come fate a non capirlo?- esplose Pay trattenendo un fendente del generale.

La lotta era divenuta sempre più difficile e pericolosa. Kisshu aveva notato che i soldati lanciavano parecchi colpi contro le Mew Mew, ma senza l’intenzione di ucciderle. Qual’era il nuovo piano di Deep Blue?

-Non vogliono ucciderle- constatò il Blue Knight che era balzato accanto allo stars. Kisshu si voltò in sua direzione: come poteva quel tizio che non conosceva minimamente le tecniche di combattimento avversarie, giungere ad una tale conclusione? Era davvero tutta intelligenza?

-Lo penso anche io- annuì senza aggiungere altro e scagliandosi contro un soldato che aveva attaccato Mew Ichigo.

Il Blue Knight dovette combattere il proprio orgoglio con tutte le sue forze per costringersi a voltarsi e lasciare la difesa della sua Ichigo nelle mani di quello stars. Doveva dare prerogativa alla battaglia.

 

° ° ° ° °

 

“La mamma di Blue aveva gli occhi più belli del mondo. Non era solo lui a pensarlo, ma chiunque incontrasse non faceva altro che sottolineare la bellezza di quelle iridi così limpide.

-Devi esserne orgoglioso- aveva detto una volta Hime, sua madre, quando l’ennesimo collega di suo padre aveva sottolineato la bellezza della donna. –Tu ed io abbiamo esattamente gli stessi occhi- aveva sorriso dolcemente poi gli aveva dato un bacio sulla guancia. Ogni volta che sua madre compiva un gesto simile Blue sentiva muoversi dentro di sé qualcosa, qualcosa che tuttavia non riusciva né a controllare né a cui sapeva dare un nome; questo però gli dava tanto fastidio. Per questo ogni volta faceva finta di non sentire quello strano pizzicore alla sinistra del petto, facendo finta che fosse semplicemente un caso.

-Devo dirti una cosa- aveva detto Hime un giorno sedendosi accanto a lui sul divano. Blue stava leggendo un articolo riguardante suo padre, dicendosi che sicuramente un giorno sarebbe stato potente come lui. Le iridi di Hime splendevano di gioia mentre il figlio si domandava cosa ci fosse di tanto importante. –Tesoro, avrai presto un fratellino- Blue si era sentito strano a quella notizia. Aveva fissato intensamente sua madre cercando nei suoi occhi, nel suo volto e nel suo corpo un cambiamento, ma non lo notò. Si limitò a fare spallucce e a ripoggiare lo sguardo sull’articolo, come se la cosa non lo toccasse minimamente e forse era proprio così.”

 

° ° ° ° °

 

-Signore, siete sicuro allora di dover utilizzare  le scorte?- domandò un generale appena entrato nel grande ufficio di Deep Blue. Quest’ultimo sedeva di fronte ad un grande schermo che ritraeva le immagini di Mew Ichigo e Kisshu che lottavano insieme contro gli altri stars.

-Domanda stupida generale, i miei ordini non vanno discussi- disse prepotente il leader, senza nemmeno rivolgere uno sguardo allo stars. Quello si limitò ad indietreggiare mentre tirava fuori dalla divisa una boccetta ed un telecomando. Poggiò entrambi sulla scrivania di Deep Blue poi tornò verso la porta.

-Avete ragione, Signore- dichiarò contrito. –Potrete attivare l’arma tra pochi minuti, quando i nostri arriveranno nel luogo della battaglia-. Un ghigno si delineò sul volto diafano di Deep Blue mentre con una mano invitava il suo generale a lasciarlo.

-Bene-, finalmente iniziamo i giochi.

 

° ° ° ° °

 

La battaglia era diventata incontrollabile: Pay era ferito ad entrambe le braccia mentre Kisshu sembrava non voler perdere minimamente le forze.

-Vai umano!- esclamò lo stars verso il Deep Blue che aveva parato un colpo diretto alle spalle di Mew Ichigo –Mi occupo io di lei!- esclamò ancora eliminando definitivamente l’avversario.

-Smettila,- dichiarò il biondo imbracciando la propria spada –Non mi sembra proprio il momento di mettere su rivalità- dichiarò con disprezzo, mentre lo sguardo di ghiaccio si poggiava su quello stanco e preoccupato di Mew Ichigo.

-Dovete finirla!- tuonò la Mew Mew che colpì in quell’esatto istante un avversario, -Io so cavarmela benissimo da sola!- entrambi i guerrieri la videro calciare un avversario, i capelli rosati che ondeggiavano leggeri, il volto contratto nella morsa della fatica e il corpo felino che  scattava leggiadro. Kisshu deglutì: come avrebbe voluto dormire al suo fianco ogni dannata notte. Il Blue Knight parve intuire i suoi pensieri.

-Ha ragione, lasciamola stare- dichiarò stringendo i denti e imbracciando la propria spada.  Kisshu non ebbe tempo di rispondere poiché uno scoppio improvviso fece alzare in aria il volto di tutti gli avversari mentre un’enorme figura si profilava al centro esatto del campo di battaglia. Era un fiore, o per lo meno, questo sembrava dagli enormi petali rosati che si stagliavano per l’intero campo, bagnati dalla luce dell’alba. Mew Ichigo rimase ipnotizzata dalla bellezza sconvolgente di quella creatura o di quel mostro? Nemmeno lei avrebbe saputo dirlo. Il centro sembrava uno specchio d’acqua da quanto era limpido, anche se i riflessi facevano intuire che si trattava di un cristallo.

-L’aqua cristallo?- domandò il Blue Knight fra sé, meno avvezzo a lasciarsi stupire dalla bellezza della creatura. Notò che tutti rimanevano immobili a fissarlo, intuendo che doveva esserci qualcosa che non andava.

-Ryou?- il Blue Knight udì la voce di suo padre dalla ricetrasmittente che aveva nell’orecchio.

-Hai visto?- disse subito.

-Sì e crediamo che quel fiore dirami una corrente tossica- disse Kaze con voce riflessiva.

-Tossica?- il biondo osservò la maggior parte delle persone che si erano radunate attorno al fiore. Tutti gli stars presenti lo osservavano con riverenza alcuni, addirittura, si inchinavano al suo cospetto. I petali rosati riflettevano l’arancione tenue dell’alba, mentre il diamante incastrato al centro brillava di una luce sempre più intensa, mano a mano che tutti si chinavano al suo cospetto.     

-Sì, ma non mortale- s’affrettò a dire Kaze –Abbiamo il sospetto che ipnotizzi le persone, probabilmente Deep Blue intende far fare qualcosa a voi avversari. Di ai tuoi compagni di non guardarlo!- il biondo non rispose nemmeno. Si precipitò verso Mew Ichigo, sapeva di non doverlo fare, e le coprì gli occhi ipnotizzati con le mani. Quella gli tolse subito le mani da sé, avvicinandosi con rinnovata forza al fiore.

-Ti dono la mia energia!- dichiarò perentoria, attorniata da Pay, Mew Zakuro e gli altri suoi compagni. Solo il Blue Knight e Kisshu parevano immuni a quella cantilena.

-Che diavolo succede, umano?- domandò Kisshu avvicinandosi a lui.

-Non lo so- disse inerme il guerriero che sperava davvero di ricevere notizie da suo padre. –Dovete allontanarvi, capito? Allontanarvi! Non guardate il fiore… Ichigo!- tuonò correndo verso i propri compagni. Kisshu parve comprendere la situazione, gli unici lucidi erano lui e l’umano, ma perché? Che Deep Blue avesse messo in trappola tutti, compresi i suoi guerrieri?

-Ryou?- la ricetrasmittente tornò a farsi sentire.

-Dimmi!- disse il giovane mentre cercava di tirare a sé Mew Zakuro che, tuttavia, non voleva assolutamente alzarsi da terra, a venerazione del fiore.

-E’ estremamente pericoloso: il fiore attira l’energia di tutti coloro che lo contemplano… bisogna distruggere il cristallo al centro!- gli occhi azzurri di Ryou si spalancarono. Fissò inerme prima il fiore e poi Mew Ichigo che, chinata a terra, pregava il fiore con una cantilena strozzata. Kisshu le si avvicinò e lei ricambiò con un attacco potentissimo che lo fece scagliare a terra. Era l’unico, purtroppo, su cui poteva contare.

-Kisshu!- non pensava che l’avrebbe mai chiamato per nome. –La chiave è quel cristallo, dobbiamo distruggerlo- disse senza perdere tempo. Lo sguardo dorato di Kisshu si spostò verso lo splendido diamante poi sugli occhi preoccupati del Blue Knight. –Non starai dubitando di me…- dichiarò il giovane leggendo nella mente dell’altro. Dovette sospirare. –Anche io voglio il suo bene- e indicò Ichigo. –E se non distruggiamo quel coso potrebbe ucciderla!- furono le parole magiche. Kisshu fece un balzo che lo portò esattamente al di sopra del fiore, tanto che venne completamente baciato dalla luce che esso emanava. Sotto di sé migliaia di persone chinate in sua venerazione, tanti piccoli puntini. Tra di essi lo stars potè subito notare la chioma rosata della sua Ichigo, per la quale avrebbe lottato fino anche alla morte. Quando rialzò lo sguardo vide anche il Blue Knight. –Attacchiamolo insieme!- tuonò il biondo. Kisshu fece finta di non ascoltarlo e lanciò il colpo. In quel momento provò il dolore più lancinante che avesse mai sentito al centro del petto.

 

° ° ° ° °

 

-Ki-chan, Ki-chan!- una disperata Ichigo piangeva accanto al letto di Kisshu tenendogli una mano.  Parte del lenzuolo era completamente bagnata a causa delle sue lacrime, versate perché non lo vedeva svegliarsi da ore ormai. Non dormiva, almeno così sembrava, il respiro era debole e discontinuo, proprio come se avessero cercato di sfondargli il petto con una mitragliatrice. Ichigo era rinsavita nel momento esatto in cui Kisshu aveva lanciato il colpo contro il diamante: aveva alzato gli occhi al cielo, confusa, e aveva visto una luce accecante. Kisshu era crollato accanto a lei, il corpo scosso da un dolore lancinante che l’aveva indebolito tanto da far credere all’intera squadra di essere morto. Kaze l’aveva subito curato, ma non sapendo cosa aveva non poteva realmente fare qualcosa per lui.

-Ichigo, forse è il caso che tu vada a riposarti- le suggerì Retasu appena tornata da una nottata passata a smistare i superstiti dei pacifisti. Non avevano potuto fare altro che ospitarli in casa Shirogane.

-Non posso abbandonarlo- pianse Ichigo mentre la mano freddissima di Kisshu veniva scossa da un tremito. –Non posso abbandonarlo di nuovo- si sentiva in colpa. Le palpebre socchiuse, gli occhi lucidi e le labbra  abbassate in una smorfia sofferente. Zakuro, poggiata allo stipite della porta, si schiarì la voce richiamando Ryou che stava passando di là.

-Credo tu debba andarle a parlare: sei l’unico che possa convincerla ad andar via- indicò la camera. –Ichigo ci serve piena di forze per una prossima battaglia, non uno straccio come quello stars- coincisa e piuttosto fredda, ma sostanzialmente ciò che aveva detto Zakuro era quello che pensavano tutti. Ryou pensò che probabilmente se avesse colpito il fiore insieme a Kisshu anche lui sarebbe stato in quelle condizioni, anche se doveva ancora spiegarsi il motivo per cui proprio lui e Kisshu erano risultati immuni all’energia tossica del fiore. Ormai tutti credevano che mancava davvero poco ad un possibile trapasso del giovane ma nessuno voleva ammetterlo. Le verità scomode, in fondo, non piacevano a nessuno. Vide Retasu uscire rivolgendogli un sorriso gentile, seguita dalla Mew Lupo. Bussò piano alla porta aperta ma Ichigo parve non accorgersene. Osservarla così sofferente lacerava l’animo. Chissà se avrebbe versato tante lacrime anche per lui nel caso in cui ci fosse stato lui su quel letto al posto di Kisshu. Scosse il capo: non erano certo supposizioni che era bene fare.

-Emmh, Ichigo?- fece qualche passo all’interno della stanza finchè la giovane non alzò gli occhi lucidi sulla figura del biondo. Lui la strinse a sé: non gli venne in mente nient’altro e quando sentì la dolce fragranza della rossina solleticargli le narici e la sua pelle così morbida a stretto contatto della propria pensò che non c’era proprio niente di meglio da tenere stretto tra le proprie braccia.

-Non può morire… non può!- singhiozzava la ragazza mentre il giovane le accarezzava piano i lunghi capelli rossi.

-Shhh…- fece lui alzandole il viso e guardandola intensamente negli occhi. Ci leggeva tanta di quella sofferenza che avrebbe potuto  tranquillamente affogarci dentro. –Ichigo, dovresti andarti a riposare- dichiarò in fine, perentorio.  Non voleva chiedersi se la giovane era così disperata perché per Kisshu provava semplice affetto fraterno oppure  se lo amava davvero come lo stars era solito affermare; non aveva il coraggio di domandarglielo.  

-Non posso lasciarlo- disse sottovoce la ragazza consapevole tuttavia di non poter dare proprio a Ryou una risposta più razionale. Il giovane sospirò, decidendo di giocare la carta dell’orgoglio con lei.

-Sono due giorni che le tue compagne non dormono per dare una mano a tutti, so che per te è difficile ma dovresti aiutarle- dichiarò cercando di non apparire né infastidito né tanto meno toccato dalle attenzioni che Ichigo rivolgeva allo stars. La ragazza si voltò verso l’amico, inerme sul letto. La pelle ancor più diafana di quanto già non fosse, il volto piegato in una smorfia di dolore. Gli strinse ancora una volta la mano e quando si sentì ricambiata, un larghissimo sorriso le allargò il volto. Ryou non potè fare a meno di sentire il cuore stringersi di fronte  a quella scena e si sentì un mostro per questo.

-Ki-chan?- lo chiamò con voce dolce. Una voce che Ryou non aveva mai sentito. Lo stars aprì gli occhi dorati e quando vide il volto di Ichigo parve che gli si presentasse per la prima volta il sole davanti.

-I… Ichigo…- sussurrò lui. Lei gli sorrise.

-Shhh… non ti stancare. Sono così felice che ti sia ripreso! Ti mando subito il medico dei pacifisti- dichiarò prima di uscire dalla stanza. Si voltò verso Shirogane e con la bocca mimò un: “Grazie per il conforto” che, in un certo senso, forse aveva rotto la freddezza che si era creata tra loro dopo che lui  aveva deciso di lasciarla.

 

° ° ° ° °

 

-E’ lui…- Deep Blue camminava nel proprio studio. Solo una luce soffusa ad illuminare la stanza spoglia, il grande schermo del proprio computer spento. Si sedette sulla poltrona portando il capo all’indietro. Un ghigno gli deformava il volto apparentemente folle, mentre una foto troneggiava sulla propria scrivania. Una stars bellissima dai grandi occhi di ghiaccio e i capelli corvini. –Che scherzo mi hai fatto?- domandò alla fotografia, mentre piano piano essa diveniva sempre più opaca fin quando della donna non rimasero solo gli occhi. Parve allora che Deep Blue si stesse specchiando, o meglio, che stesse osservando una foto di se stesso. Quando abbassò le palpebre la foto scomparve, distrutta dai suoi straordinari poteri. Perfetto, ora sapeva cosa fare.

 

° ° ° ° °

 

-Come stai ora?- chiese Minto poggiando alcune bende sul comodino di quella che ora era diventata la stanza di Zakary. Aveva dovuto lottare a lungo con Zakuro per convincerla a diventare lei per quella notte l’infermiera del gemello e ci era voluto il buon Keiichirou per convincere la modella a concederle due ore del prezioso tempo del bel Fujiwara.

-Un po’ ammaccato, ma dicono che le ferite di guerra rendono affascinanti- disse il giovane portandosi una mano sulla benda che gli fasciava la testa. Un taglio piuttosto profondo gli segnava la tempia sinistra e non era detto che non rimanesse la cicatrice. La ballerina lo fissò per qualche istante assorta, dicendosi che in qualsiasi caso Zakary sarebbe stato incredibilmente, fastidiosamente e irreparabilmente bellissimo. Si sedette accanto al suo letto preparando le bende.

-Può essere, ma sembra che tu non abbia bisogno di acquisire fascino- dichiarò apparentemente assorta nel proprio lavoro. Zak sbuffò.

-Di nuovo con questa storia?- scattò subito avvicinando il volto a quello di Minto che arrossì immediatamente. Portò gli occhi castani su di lui. –Minto Aizawa, io voglio te, lo capisci?- domandò perentorio, il fiato caldo che accarezzava l’orecchio teso della giovane. Minto trattenne il respiro poi chiuse gli occhi.

-Io… io volevo ringraziarti per quel che hai fatto per me- disse sentendo per la prima volta la propria voce tremare. La bella, intelligente e altezzosa Minto si trovava agitata di fronte ad un giovane di rango inferiore. Da non crederci! Ma quel taglio sulla tempia Zakary se l’era procurato per salvarle la vita e la giovane aveva capito un paio di cose dopo quell’episodio.

-Tsk, l’avrei fatto per qualsiasi giovane donzella!- dichiarò il ragazzo allontanandosi da lei ed incrociando le braccia. Socchiuse i suoi stupendi occhi azzurro scuro per poi sorridere appena con quelle labbra così sensuali che avrebbero fatto girare la testa a qualsiasi ragazza sana di mente.

-Ah sì?- Minto si alzò in piedi, offesa. Zakary allungò un braccio verso di lei e, nonostante la convalescenza, l’attirò a sé senza problemi, fin quando il piccolo seno di Minto non entrò in contatto con il petto forte di lui. La baciò con trasporto, con passione e ardore perché sapeva che giocare ancora non li avrebbe portati da nessuna parte. Rischiavano ogni giorno di morire e dovevano solo ringraziare di essersi trovati e dovevano godere di ogni attimo passato insieme. Forse questo l’aveva capito anche la piccola Minto che aveva portato le mani sul volto del bel Zakary per poterlo attirare maggiormente a sé. Era divino, finalmente suo.

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Capitolo 46
*** 45-Segreti svelati ***


EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ il nuovo capitolo di Everything Burns è iunto e vi avviso che sarà davvero ricco di sorprese! Dunque non vi faccio attendere ulteriormente: i rinraziamenti li troverete il prima possibile nella vostra posta privata!

Buona lettura, Euterpe <3

 

 

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45-Segreti svelati

 

Il giorno aveva fatto capolino con un sole timido. Gennaio era ormai alle porte e dopo l’ultimo rintocco della mezzanotte era stato compiuto l’ottavo anno della guerra. Zakary aveva aperto un occhio e dopo aver visto la nuca scura di Minto che dormiva poggiata sul suo petto, il giovane si sentì colmo di qualcosa al quale non riusciva a dare un nome. Sapeva solo che quello era senza dubbio uno dei risvegli migliori della sua vita. Le scostò la frangia dagli occhi e rimase stupito di quanto le ciglia della giovane fossero scure e folte; disegnavano due mezze lune perfette sul suo volto, sfiorando appena la pelle liscia e bianca. Quei lineamenti così eleganti e fieri riuscivano ad attrarlo sempre, in qualsiasi momento li osservasse. La strinse più forte a sé cercando di far piano per non svegliarla; andava così orgoglioso del fatto di averla finalmente conquistata che più nulla, nemmeno la guerra, pareva più importante. Forse Shiniky si era sentito così quando aveva amato tanto la madre di Deep Blue; forse era per un sentimento così potente che tutto si era scatenato. Minto socchiuse gli occhi e Zakary ne approfittò per sfiorarle la guancia con la mano. Lei rimase un momento interdetta poi parve comprendere improvvisamente cosa era accaduto. La loro dichiarazione d’amore, i baci e le lacrime e poi la stanchezza che prendeva il sopravvento e tutti e due a dormire sul letto del giovane che aveva ancora quella brutta fasciatura sul capo.

-Credo di non aver mai passato una notte con una ragazza limitandomi a dormire- dichiarò il giovane, la voce un po’ roca a causa delle ore di sonno. Minto alzò appena il capo con aria interrogativa.

-Dovrei ritenermi onorata o offesa di ciò?- altezzosa come sempre. Zakary le diede un buffetto sul naso.

-Nessuna delle due, semplicemente ho capito che credo di poter fare tutto con te- la sentì trattenere un singhiozzo e il giovane si domandò cosa potesse aver detto di male. -Minto?- chiese allora cercando di attirarla a sé. La ballerina strinse gli occhi trattenendo le lacrime.

-Ecco perché non volevo iniziasse tutto…- disse stringendo anche le labbra.

-Che intendi?- lei si voltò, probabilmente pronta a fuggire. Ma nonostante le ferite Zakary era più forte e la prese per il braccio, avvicinandola dolcemente a sé. Minto fu costretta ad incrociare i suoi occhi azzurro spento: il calore dorato delle proprie iridi a stretto contatto con quelle opache di lui, così belle che Minto avrebbe potuto osservarle per sempre. I lineamenti di Zakary avevano assunto un’espressione dura, come se la intimasse a non fuggire via, altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare. -Minto, dannazione, dimmi qualcosa- la intimò a bassa voce, le labbra sensualmente imbronciate.

-Io fuggivo da te perché sapevo che sarebbe stato così- si scansò.

-Così come?- domandò lui incredulo.

-Così tremendamente… bello!- scoppiò in lacrime, stringendosi a lui. –Ora se muoio so benissimo cosa perderò: questa bellissima sensazione che mi hai regalato…- alzò gli occhi colmi di lacrime su quelli altrettanto lucidi del giovane. –Ho sempre lottato dicendomi che non avevo nulla da perdere. Ho sempre saputo dentro di me che avremmo perso e quel che è accaduto ieri ne è la prova… ora però so che quando andrò in battaglia avrò paura di morire e solo perché da quel momento poi non rivedrò più il tuo viso- Zakary si chinò a baciarla, un bacio che sapeva di lacrime e sofferenza. Quanto erano giovani; eppure erano profondamente esperti in materia di dolore.

-Guardala da un altro punto di vista- dichiarò lui tirando su con il naso, le lacrime che lottavano ancora per uscire. –Quando scenderai in battaglia raddoppia il tuo impegno perché stai lottando anche per me… per noi- la strinse a sé e Minto respirò più forte il suo profumo leggero. Chiuse gli occhi dicendosi che doveva farlo, per Zakary.

 

° ° ° ° °

 

Il laboratorio aveva pian piano aumentato i propri occupanti. Shiniky rimaneva poggiato su uno dei grandi banconi per esperimenti, mentre Ryou, un paio di occhiali dalla montatura leggera in dosso, registrava alcuni dati sul pc. Erano ormai quasi 24 ore che faceva ricerche senza sosta e il capo gli doleva in una maniera inimmaginabile. Gli occhi dorati di Shiniky si spostarono prima sul volto intensamente concentrato del biondo poi su quello del padre, altrettanto attento su un quadro di ricerca. Erano tutti numeri che lui non riusciva a comprendere: era sempre stato un uomo d’azione più che da laboratorio; eppure ora si rendeva conto che doveva essere il cervello a contrastare la forza bruta di Deep Blue.

-Ci siamo!- esclamò improvvisamente Ryou dando un pugno sul tavolo. Si tolse gli occhiali ed indicò un numero sullo schermo del computer. Kaze balzò al suo fianco ritrovando un’agilità che non doveva più accompagnarlo da qualche anno mentre anche i suoi occhi castani assumevano un’espressione al contempo stupita e soddisfatta. Per Shiniky quel numero non voleva dire un bel niente.

-Che significa?- disse allora l’uomo avvicinandosi ai due.

-All’interno del cristallo c’era una concentrazione di una sostanza diversa dall’aqua cristallo, seppur molto simile- dichiarò Kaze osservando ancora i dati.

-Dunque non è come avevate pensato?- chiese l’uomo iniziando a capire. Ryou si voltò, gli occhi stanchi e socchiusi seppur accesi dalla consapevolezza.

-Se i nostri dati sono esatti-.

-E lo sono- lo interruppe Kaze.

-Se i nostri dati sono esatti- riprese il figlio –Deep Blue non aveva intenzione di usare l’aqua cristallo contro i suoi nemici  umani, ma aveva un secondo fine-. Shiniky spalancò gli occhi per la sorpresa. –E no, non ho idea di che cosa sia questo secondo fine- continuò il biondo visibilmente deluso. Kaze portò una mano al mento.

-Questo ci dà conferma però del fatto  che lui non è in possesso dell’aqua Cristallo- dichiarò in fine. –Altrimenti l’avrebbe utilizzata contro di noi!- Shiniky lo interruppe.

-Bhè è proprio per questo che ha scatenato la guerra, per trovare questa sostanza straordinaria- entrambi gli scienziati lo fissarono con occhi increduli. –Che c’è?- domandò irritato. Con quei due cervelloni si sentiva un emerito idiota.

-Sia gli organi di governo sia la comunità scientifica convengono da anni sul fatto che Deep Blue in realtà non ha scatenato la guerra per l’aqua Cristallo. E’ stata una sorta di pretesto- dichiarò Kaze.

-In molti sostengono che in realtà nemmeno esiste, ma dopo aver visto Mew Ichigo in azione con poche gocce di una sostanza molto simile non osiamo immaginare che forza abbia quella vera- continuò Ryou.

-Dunque Deep Blue sta cercandola…-

-Con i mezzi più disparati, compresa l’ipnosi, com’è accaduto nell’ultima grande battaglia. Tuttavia è altamente probabile che abbia scatenato la guerra semplicemente per sbarazzarsi della razza umana, sicuramente meno facile da controllare dato che non è la sua- terminò Kaze annuendo.

-E’ difficile anticipare le sue mosse- dichiarò Ryou rinfilandosi gli occhiali e tornando  a lavorare. –Spero di riuscire a capire di che entità era la sostanza del cristallo e comprendere magari perché proprio io e Kisshu siamo stati immuni dal suo incantesimo-. Effettivamente quello era il dubbio di tutti. Ryou aveva una teoria per quanto riguardava se stesso ma non era del tutto sicuro per quanto riguardava Kisshu. Fissò intensamente gli occhi di Shiniky e si disse che gli ricordavano proprio quelli di quello stars scapestrato. Scosse il capo: certe volte la propria immaginazione sfiorava davvero la pazzia.

Kaze e Shiniky abbandonarono il laboratorio. Nella villa Shirogane si era scatenato il caos da quando anche molti superstiti della battaglia e i pacifisti si erano uniti a loro. Non c’erano più stanze libere e lo stesso Ryou aveva stabilito che sarebbe stato più utile cedere la propria camera ad altri e che lui si sarebbe sistemato senza problemi in laboratorio. Aveva portato un sacco a pelo ed un paio di cuscini e da quasi una settimana abbandonava il luogo giusto per fare una doccia e sgranchirsi un po’ le gambe. Non aveva più avuto occasione di scambiare due parole con Ichigo. Sapeva che la rossina aveva insistito con Katy per imparare a medicare le ferite: sosteneva di dover essere utile sia come eroina sia come infermiera dato che le proprie ferite guarivano più velocemente.

-Quella ragazza non smette mai di stupirmi: pensa sempre al prossimo!- aveva dichiarato la madre di Ryou dopo averle insegnato a fasciare le contusioni. Il figlio non aveva potuto fare altro che annuire e dirsi che non conosceva persona più generosa di Ichigo. La notte la pensava moltissimo. Si diceva che quella grande stanza non sarebbe risultata così spoglia e fredda se lei avesse dormito accanto a lui come era stata solita fare per molti mesi. Gli mancavano le sue carezze e i suoi sguardi calorosi… i suoi baci. Ryou si portò una mano al viso strofinandosi gli occhi: non doveva pensare a lei, era stato proprio per evitare distrazioni che aveva deciso di lasciarla andare. L’aveva vista più combattiva e concentrata e per lo meno sotto quel punto di vista il suo sacrificio era servito a qualcosa. Si domandò però se Kisshu avrebbe mai afferrato l’antifona: lo stars era sempre più determinato a conquistarla e  Ryou dubitava che avrebbe mai anteposto la guerra al suo amore per la rossina. Sicuramente se l’amore di Ichigo era stato davvero sincero non avrebbe accettato le avances dello stars; in caso contrario Ryou sapeva di dover andare in contro ad una grande sofferenza. Il biondo era talmente avvolto nei propri pensieri che non udì la porta del laboratorio aprirsi. Un timido fascio di luce spezzò l’oscurità che si era creata al suo interno mentre Ichigo entrava, tra le mani un vassoio con una tazza di caffè americano. Kaze era arrivato in cucina e le aveva domandato di preparare qualcosa per il figlio che lavorava senza sosta ormai da giorni. Ichigo lo sapeva bene: Ryou aveva dimostrato di non avere altro in mente se non il destino della razza umana e per la rossina era stato fonte di grandissimo orgoglio. Sapeva che Ryou era speciale e quel comportamento non faceva altro che confermare ciò che già pensava. Rimase qualche istante impalata sulla soglia mentre lo osservava guardare i dati al pc. Pareva concentrato sino all’estremo mentre leggeva numeri di cui Ichigo probabilmente non avrebbe capito un bel niente. Il solo pensiero che quella mente brillante si era innamorata della sciocca e impacciata Ichigo era per lei fonte di vera incredulità; ancor più strabiliante  del fatto che un Adone bello come lui provasse attrazione per lei, così semplice e ordinaria. Ichigo aveva bene in mente il ricordo delle mani del giovane che le sfioravano con calore il corpo; quanto i suoi occhi diventassero scuri per il desiderio quando, di notte, decidevano che i baci non erano abbastanza. A Ichigo mancava il modo in cui lui amava guardarla quando erano soli, o lo strambo vizio che aveva di sfiorarle i capelli attorno al volto. Avrebbe voluto lanciare in aria il vassoio e gettarsi tra le sue braccia e sussurrargli all’orecchio quanto fosse irrimediabilmente speciale. Finalmente si diede una mossa quando vide il biondo togliersi gli occhiali e strofinarsi gli occhi. Le parve così tenero che quasi sarebbe corsa da lui. Invece dovette trattenere il fiato e raggiungerlo. Ryou si accorse della sua presenza solo quando la rossina poggiò il vassoio sul tavolo accanto al pc. Gli occhi celesti di Ryou accarezzarono la figura di Ichigo che si ritrovò ad  arrossire sino alla punta delle orecchie.

-Ti faccio ancora questo effetto?- le domandò con voce dolce e un po’ roca. Ichigo lo guardò senza proferire parola. Era così confusa che nessuno avrebbe potuto aiutarla. Sentiva di poter scegliere Ryou ma lui l’aveva allontanata. Per questo prese fiato e decise di ignorare quell’affermazione.

-Tuo padre mi ha detto che sei molto stanco in questi giorni, lavori troppo- constatò soffermando lo sguardo sugli occhiali poggiati sul tavolo. Ryou aveva dieci decimi e non aveva mai avuto bisogno di lenti, ma probabilmente aveva dovuto utilizzarli a causa delle troppe ore passate davanti allo schermo.

-E’ per la pace- dichiarò senza mezzi termini, come se si stesse ammonendo da solo.

-Lotti in battaglia e fai ricerca. Non credi di stare facendo troppo?- gli chiese realmente preoccupata. Ryou chiuse gli occhi intenerito da quelle parole.

-Non vedo l’ora che tutto questo finisca, Ichigo- il suo nome pronunciato da quelle labbra parve musica. La rossina fece un impercettibile passo in sua direzione, facendosi sempre più vicina.

-Anche io, Ryou- lo sussurrò vicino al suo orecchio e il giovane non si trattenne: la strinse a sé, respirando piano il suo profumo  e infilando le dita tra i suoi capelli, come se fosse finalmente tornato a consumare una droga da cui era dipendente. Si era alzato in piedi ed era tornato a sovrastarla con la propria altezza. Ichigo si sentiva protetta tra le sue braccia ma al contempo sapeva che era sbagliato: non avrebbe fatto altro che soffrire ancora una volta uscita dal laboratorio. Ryou parve accorgersene prima di lei.

-Scusami- disse immediatamente dopo averla scansata dolcemente. Ichigo stringeva la sua maglietta, il petto muscoloso che si alzava e abbassava veloce, probabilmente perché scansarla doveva essere stato uno sforzo immane. Ichigo alzò una mano sul suo viso e gli sfiorò la guancia, notando che era un po’ ispida.

-Per cosa?- gli domandò.

-Lo sai- socchiusero entrambi gli occhi, facendosi tacitamente promesse che non sapevano se avrebbero mai mantenuto. Probabilmente invece di allontanarsi avrebbero dovuto godere di quei momenti; era altamente probabile che uno di loro due non uscisse vivo da quella guerra.   

-Io…- la interruppe poggiandole un dito sulle labbra sottili.

-Shhh Ichigo, chiudiamola qui- la implorò quasi con quei suoi occhi celesti. Ichigo non sapeva cosa stava provando: da un lato Kisshu la faceva tremare di emozione, dall’altra non vedeva l’ora di affondare le mani tra i capelli dorati di Ryou e sentire, finalmente, il suo sapore. Qual’era l’amore? Le brucianti emozioni che sentiva per Kisshu o l’eterea beatitudine che le donava Ryou? Decise che non avrebbe avuto senso insistere. C’erano delle priorità e il biondo pareva l’unico ad averlo capito davvero. Per questo si scansò dolcemente da lui e decise, in qualsiasi caso, di fargli comprendere che, in fondo in fondo, nulla era cambiato davvero.

-Io voglio solo che tu sappia… che potrai sempre contare su di me. Sono qui Ryou e non devi pensare di andare da nessun altro se mai avrai dei problemi ovorrai essere consolato… anche se so che sei forte- aveva abbassato il capo e la frangetta rossa le aveva solleticato gli occhi castani, ora serrati. Ryou non era riuscito a trattenersi: aveva diretto la mano al suo mento sollevandolo e Ichigo aveva socchiuso appena gli occhi quando le proprie labbra erano entrate in contatto con quelle di Ryou, così morbide e calde che il semplice ricordo non poteva assolutamente essere paragonato alla vera sensazione di accarezzarle realmente. Durò solo un attimo. Giusto il tempo che ebbero entrambi di entrare in quel piccolo vortice e affogarci senza uscita. Quando lui si scansò Ichigo si sentì nuda, come privata di qualcosa di importante. Era un congedo e lo sapeva bene. Per questo lasciò il vassoio sul tavolo e fece troppo rumore quando uscì di fretta dal laboratorio.

Ryou si portò le mani ai capelli: pregava tra sé e sé che la guerra finisse in maniera positiva per tutti, altrimenti si sarebbe realmente pentito dei bellissimi momenti che si stava perdendo con lei.

 

° ° ° ° °

 

Purin e Taruto camminavano in silenzio. La biondina aveva indossato un cappotto bianco di lana ed un paio di stivaletti di camoscio; non era mai stata freddolosa ma quell’inverno si stava rivelando davvero rigido. Il suo compagno di squadra le camminava al fianco, le mani incrociate dietro la nuca e un cappottino troppo leggero a coprirlo. Qualche passo più avanti Masaya Aoyama li accompagnava in quella sorta di pattuglia che era stata affidata loro. Era un tipo silenzioso quel pacifista, così tranquillo e pacato che alla piccola Purin faceva saltare i nervi. Era abituata a sapersela cavare con le persone più grandi: nonostante il suo entusiasmo alle volte esplosivo riusciva a stare perfettamente dietro ai ragionamenti degli adulti in una maniera così naturale che spesso ci si dimenticava dei suoi appena tredici anni. Ma quel Masaya non le dava la minima soddisfazione: annuiva a qualsiasi sua affermazione, non si poneva mai alcuna domanda, anzi, non faceva altro che assecondare tutti. Insomma, era un po’ troppo pacifista per i suoi gusti.-

Strano, abbiamo superato il confine da un pezzo eppure non si vede ancora nessuno- disse Taruto esprimendo a voce il pensiero di tutta la stramba combriccola. Masaya si era fermato in modo tale che i due guerrieri più giovani lo potessero raggiungere.

-Non potrebbe essere che gli attacchi si sono diradati dopo la storia del fiore?- domandò allora il giovane. Il più piccolo fece spallucce.

-Non lo so, quando facevo l’addestramento i capi non erano soliti dirci certe cose, tanto meno i periodi in cui preferivano attaccare o meno- dichiarò. Purin aprì la bocca per dire qualcosa ma s’interruppe non appena udito un rumore. Masaya fu l’ultimo ad accorgersi del pericolo e voltò la testa. Taruto fece un balzo in avanti mentre Purin afferrava il proprio medaglione per la trasformazione. Lo stars si fermò quando vide un volto conosciuto.

-Miyo?- disse il giovane augurandosi di non dover uccidere quello che, alla base, era stato uno dei suoi migliori amici. Non che in quel contesto si potessero instaurare dei buoni rapporti, tuttavia sicuramente con lui aveva costruito ciò che più si avvicinava ad un’amicizia. Miyo era un ragazzetto di appena sedici anni con una faccia troppo lentigginosa per essere considerata bella; tuttavia alle ragazze alla base era sempre piaciuto il suo tono gentile e quei suoi occhi così celesti che sembravano lamine di ghiaccio. Il giovane parve rassicurato da quella visione e Taruto se ne stupì.

-Vengo in pace!- esclamò ponendosi le mani davanti al viso. Colei che ora era divenuta Mew Purin aggrottò la fronte. –Ho sentito dire che voi… che voi accogliete gli stars che vanno contro…- abbassò la voce poi bisbigliò: -Contro Deep Blue-. Subito l’aria divenne ancor più tesa: un nemico era sempre meglio di un nemico che poteva fare la spia. Mew Purin e i suoi compagni erano stati ben addestrati nel reclutamento di nuove teste per la loro causa: dovevano leggere nei loro occhi la convinzione e il vero desiderio di pace, cosa ben difficile per un ragazzino cinico come Taruto o un giovane che amava credere troppo nella bontà delle persone come Masaya. La biondina sapeva bene di essere lei la più idonea a quel tipo di compito. Per questo fece un passo avanti e socchiudendo gli occhi indicò un punto più nascosto nella via. I quattro si mossero veloci e circospetti verso il punto con la speranza di non essere visti. Miyo non aveva detto nulla dunque quello era un buon segno.

-Cosa vuoi da noi?- domandò Masaya tentando di essere il più freddo possibile. Miyo tuttavia non parve impaurito.

-So delle cose, cose utili e posso darvi una mano- disse senza mezzi termini. Mew Purin annuì.

-E chi ci assicura che non sei una spia al servizio degli stars?- il ragazzo dagli occhi azzurri indirizzò lo sguardo verso Taruto che arrossì appena: sarebbe mai stato capace di non accordare la propria fiducia ad un amico?

-E va bene…- sospirò il giovane. –Ciò che sto per dirvi non è facile, ma se è il prezzo da pagare lo faccio- disse ancora il giovane passando una mano tra la zazzera bionda e scombinata. Se possibile abbassò ancora un po’ la voce. –Deep Blue sta cercando una persona- dichiarò sibilando –L’unica persona in grado di conservare l’aqua Cristallo- i tre spalancarono gli occhi: erano informazioni che valevano realmente oro! Masaya si schiarì la voce: tra i tre era sicuramente quello dalla mente più brillante in questo tipo di cose.

-Dunque ha scoperto che l’aqua Cristallo è nascosta in un corpo umano?- il giovane annuì. I tre si guardarono. Nonostante il luogo fosse riparato non potevano essere sicuri che nessuno sentisse quelle informazioni così riservate. Sempre che fossero vere. Fu proprio in quell’istante che il giovane strinse le labbra e raccolse il coraggio. 

-Portatemi con voi, non voglio tornare più alla base- gli occhi gli si riempirono di lacrime e a Purin si strinse il cuore.

Che fosse un errore o meno, valeva la pena rischiare.

 

° ° ° ° °

 

-Fammi capire bene- Kaze Shirogane camminava avanti e in dietro in una delle camere insonorizzate della villa, una stanza così bianca che con i riflessi delle lampade al neon dava addirittura fastidio agli occhi. Gli occhi di Miyo, poi, erano particolarmente sensibili. –Tu hai sentito Deep Blue dire che… che ha scoperto dove si trova l’aqua Cristallo- dichiarò lo scienziato fermandosi esattamente al centro della stanza. Miyo annuì.

-Ha escogitato il fiore appositamente, così ha detto- dichiarò poi sicuro di sé. Kaze si portò una mano al mento e suo figlio, seduto dietro di lui, diede voce ai suoi dubbi.

-E come poteva scoprirlo tramite il fiore?- domandò alzandosi a propria volta in piedi.

-Non lo so- disse allora lo stars abbassando lo sguardo e la voce. Ryou si disse che quella risposta era la più plausibile che ci si potesse attendere: quel ragazzo era molto giovane ed era difficile che venisse a contatto con informazioni del genere se non casualmente. I due scienziati non appena ricevuta la notizia del soldato che era andato a far loro visita avevano deciso di organizzare una riunione con tutti i membri principali della causa contro la guerra: la squadra delle Mew Mew al completo, Shiniky, Zakary e Masaya in rappresentanza dei pacifisti, Pay, Taruto e Kisshu e, ovviamente, Keiichirou.

-E come avresti fatto a conoscere queste… informazioni?- chiese Zakuro con aria di sfida, più che convinta che quegli occhi così belli non sarebbero stati in grado di superare il suo esame. Ma le parvero così tremendamente sinceri che non potè che emozionarsi quando vide quelle perle azzurre riempirsi di lacrime. Era la seconda volta che piangeva e doveva sentirsi imbarazzato.

-Forse è meglio che usciamo- disse Ichigo alzandosi. Da quando i suoi genitori erano morti aveva imparato ad avere molto rispetto per le lacrime altrui.

-Aspettate!- esclamò allora il ragazzo scostando le mani dal viso. –E’ meglio che vi dica tutto ora, altrimenti alcuni di voi rischierebbero di non credermi- Kisshu schioccò la lingua.

-E’ davvero difficile che tutti noi crederemo alla tua storia- insinuò convinto. –Io stesso non sarei passato dall’altra parte se non avessi avuto un più che ottimo motivo- disse spostando lo sguardo su Ichigo che, dal canto suo, preferì ignorarlo nonostante le guance fossero divenute di fuoco.

-Io non ce la facevo più- disse sottovoce Miyo. Sia Kaze sia Ryou si sedettero con la strana consapevolezza di stare per ascoltare un racconto difficile. –Sapete, tener nascoste certi tipi di informazioni non è così facile quando si è presi dal piacere- solo una parte degli astanti capì e per non essere freinteso Miyo raccolse il coraggio e finalmente decise di parlare in maniera esplicita. –Deep Blue può avere quello che vuole: tutti seguono i suoi ordini e se desidera oro, gioielli, cibo o qualsiasi altra cosa gli viene data- dichiarò mentre chi era stato a vivere nella base annuiva. –Bhè, anche i suoi capricci sessuali venivano assecondati senza alcun problema: a lui piacciono i ragazzi giovani- un colpo al cuore colpì tutti i membri della stanza: si pensava a quell’essere come ad un individuo talmente distante che il solo pensiero che avesse desideri terreni come il cibo, il bere o il sesso divenivano quasi assurdi. Ormai la parola era sua, doveva terminare con il racconto. –Io sono il suo amante da circa un anno. Avevo 15 anni quando Deep Blue deve avermi notato all’addestramento. Due notti dopo il mio arrivo due stars enormi sono venuti a prendermi e mi hanno trascinato nel suo ufficio- deglutì, senza guardare nessuno. Pareva che si stesse raccontando da solo quella storia terribile e non a una dozzina di sconosciuti. –Mi ha domandato quanti anni avessi, se credevo nella causa della guerra e se avrei fatto qualsiasi cosa per lui- io avevo appena dieci anni quando la guerra è iniziata: avevo trascorso l’adolescenza sentendo parlare solo di Deep Blue e di quanto fosse grandioso, così non esitai a dire che avrei fatto qualsiasi cosa. Mi ero illuso che avesse notato quanto fossi in gamba e che voleva darmi qualche importante mansione, qualcosa che avrebbe reso i miei genitori orgogliosi- fece un sorriso amaro, -Mi sbagliavo. Si era alzato in piedi ed era venuto verso di me dicendo che aveva capito che a me piacevano i maschi e che non dovevo vergognarmi- scoppiò nuovamente in lacrime. Forse era vero, forse no, ma ora al posto della vergogna c’era qualcosa di molto più grande: la rabbia. –Ero costretto a passare ogni notte con lui. Gli piaceva nonostante da parte mia non mi mostrassi mai particolarmente compiaciuto. Finchè l’altra notte non si è prospettata per me la possibilità di fuggire… qui- dichiarò alzando lo sguardo. Ryou era sconvolto ma fu l’unico a trovare la voce per parlare.

-Avevi sentito parlare di noi?- Miyo annuì.

-Da quando i fratelli Ikisatashi se ne  sono andati sono in molti a parlare di loro e a dire dove si sono rifugiati. Si parla di Kisshu con la gatta e di Pay con la ragazza-pesce- Retasu divenne più rossa di un pomodoro mentre Ichigo sbuffava. Lo stars dagli occhi dorati, dal canto suo, parve soddisfatto. –Una sera Deep Blue si è rivelato molto più contento del solito: era euforico, prospettando grandi cose. Gli  ho fatto molte domande e lui, preso dalla foga, mi ha risposto. Diceva che finalmente tutto si sarebbe compiuto, e che nonostante il destino gli avesse giocato un brutto scherzo lui avrebbe vinto-.

-Un brutto scherzo?- chiese ancora Ryou. Pareva l’unico a trovare un filo logico in quel misto di informazioni.

-Sì, mi ha raccontato che ormai da qualche mese aveva capito che l’aqua Cristallo era talmente potente da poter trovare rifugio solo nel cuore di una persona. Che aveva progettato un modo rapido per trovarla-.

-Il fiore!- esclamarono in coro Kaze e Ryou.  Gli altri capirono solo in un secondo momento. L’attenzione di Kaze si spostò prima sul figlio, ora zittitosi, poi su Kisshu. Era davvero una questione raccapricciante.

-Che diavolo volete da me?- chiese lo stars indicandosi.

Sarebbe cambiato tutto, da quel momento in poi.  

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Capitolo 47
*** 46-L'ultima verità ***


EVERYTHING BURNS

E dopo mesi Euterpe torna all’ovile! Non ci crederete ma sì, è così. E ve ne dico una: questo è il terzultimo (ma si scrive così???) capitolo! Esatto; Everything Burns è una fic composta da 48 capitoli (numero strano t_t)  più un epilogo per un totale di 49 capitoli effettivi. Spero dunque che avrete la pazienza di giungere alla fine di questa epopea che dura ormai da anni (giacchè martedì compirà ben 4 anni), insomma, fino alla fine.

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto e commentato; non so se riuscirò a rispondervi dato che tornerei al lavoro dato che a breve ricomincerò le lezioni all’università e il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare tra molto, troppo tempo.

Con questo faccio anche un po’ di pubblicità gratuita: ho aperto un nuovo nik sempre gestito da me, ma dedicato alle fic originali; mi trovate sotto il nome di Hazel_Grace. Spero che mi seguirete anche lì!

Con questo vi saluto e vi auguro buona lettura, scusandomi con tutto il cuore per il ritardo.

A presto, spero! Euterpe_12

 

EVERYTHING BURNS

 

46-L’ultima verità

 

A Kisshu quel laboratorio non era mai piaciuto. Troppe macchine, troppo buio e troppe pareti spoglie. Al giovane stars, invece, piacevano le cose un po’ appariscenti come, ad esempio, il rosso fuoco dei capelli di Ichigo. Strinse le labbra quando la vide introdursi nel laboratorio, entrambe le mani sui fianchi e l’espressione accigliata.

-Perché non vuoi collaborare?- domandò guardando lo stars che prendeva una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca. Lo osservò mentre l’accendeva con attenzione, una lucina in mezzo a quella stanza buia. Ci avevano impiegato tutta la sera a cercare di convincere Kisshu a collaborare: Ryou e Kaze ritenevano necessario che lo stars si sottoponesse ad un esame genetico e  lui non aveva voluto. Per questo Ryou era andato da Ichigo e le aveva domandato, seppur a mal in cuore, di cercare di convincere quello stars troppo testardo.

-Non ho alcuna intenzione di diventare una cavia da laboratorio come quel tizio, nemmeno se sei tu a chiedermelo, Micetta- la giovane arrossì sentendosi chiamare con quel nomignolo e intuì che il “tizio” di cui Kisshu parlava doveva essere proprio Ryou. Per questo prima di parlare prese un lungo respiro e fece un passo in avanti. Il giovane era sdragliato sul tavolo del laboratorio, una gamba penzoloni e l’altra piegata, un braccio dietro la nuca e l’altro a reggere la sigaretta. Lo trovò bello e tormentato, di una sofferenza che ormai gli apparteneva, come se lui stesso non sapesse vivere senza.

-Ma è necessario!- esclamò convinta, la prospettiva di vedere la guerra finita che si profilava davanti ai propri occhi stanchi,proprio come se fosse solo quello sciocco rifiuto a rovinare tutto. Kisshu da parte sua schioccò la lingua.

-Cosa vuoi che sia? Non sarà certo un esame a cambiare le sorti della guerra!- dichiarò convinto mentre le guance di Ichigo diventavano rosse e i pugni si stringevano.

-Ma come fai  a non capire?- chiese con gli occhi lucidi di rabbia, convinta che quello del suo migliore amico fosse solo uno stupido capriccio. Solo perché non voleva seguire gli ordini di Ryou. Ma quando lo stars si alzò in piedi e la strinse a sé, si disse che forse c’era altro che non era riuscita ad intuire.

-Ho paura- disse con quella sua voce un po’ roca, strozzata da qualcosa che non riusciva a dire. La sigaretta l’aveva spenta e calpestata con un piede, l’odore acre di fumo impregnato nei vestiti. Ichigo strinse un lembo della sua maglietta, trattenendo il respiro: non era quello il profumo di Kisshu; sembrava tutto così cambiato.

-Di… di cosa?- domandò allora. Kisshu sospirò.

-Pensaci, tesoro: Deep Blue sta cercando l’acqua Cristallo che è conservata nel corpo di una persona; usa il fiore per capire chi è quella persona e gli unici a rimanerne immuni siamo io e il tuo amico- trattenne il respiro. –Sarò una testa calda, ma non sono stupido- Ichigo si scansò.

-Tu e Ryou avete la stessa probabilità di…- la interruppe, prendendo il suo mento con una mano. Alla ragazza era tanto mancato potersi specchiare in quelle iridi così profonde, così dorate che quasi sembravano inverosimili. Vi lesse tristezza, rancore, rabbia e emozione. E lei sapeva di essere causa di buona parte di quei sentimenti negativi. Che gli avesse insegnato a vivere di sola sofferenza? Il suo cuore si strinse a quella consapevolezza, tanto che sentì il bisogno di chiudere gli occhi.

-Quel tipo ha una famiglia, conosce le proprie origini. Io no- Ichigo riaprì gli occhi.

-E non ti piacerebbe conoscerle?- chiese sottovoce, come se gli stesse facendo una proposta estremamente allettante. Kisshu trattenne il respiro, indeciso sulla risposta da dare: probabilmente nemmeno lui la conosceva. –Ki-chan,- Ichigo comprendeva la sua titubanza: ora che aveva avuto la possibilità di conoscere il suo punto di vista sapeva che aveva bisogno di essere spronato e confortato, perché rischiava di cadere dentro una voragine aperta. Per questo gli prese la mano. –Io ti starò vicino, qualsiasi cosa accada- il giovane prese la sua, di mano, e se la portò alle labbra, sfiorando ogni lembo di pelle, donandole brividi che la ragazza sapeva di avere provato solo con lui. Lo guardò dritto in faccia e lui sorrise, malizioso.

-Sai benissimo che non mi basta- dichiarò stringendola a sé, i corpi a stretto contatto. Ichigo sapeva benissimo che quello che stava facendo non era corretto: ma sapeva altrettanto bene che il suo più grande amico era in grado di affrontare qualsiasi difficoltà e, in più, lei gli sarebbe stata accanto. Per questo quando lui la baciò lei non oppose resistenza; nonostante si fosse ripromessa di lasciare ogni scelta sentimentale a dopo la guerra si disse che se Kisshu aveva bisogno di lei, in qualsiasi senso, ci sarebbe stata. Per lui e per la fine della guerra.

 

° ° ° ° °

 

-Ok, spostalo un po’ a sinistra- disse un più che attento Kaze Shirogane mentre analizzava i dati di una fiala di sangue di Kisshu Ikisatashy. Ryou, di fronte a lui, spostava un macchinario apposito per le analisi, mentre lo scienziato, occhiali speciali in dosso, osservava ogni singola molecola del DNA dello stars.

-Vedi qualcosa?- chiese il figlio attento e vigile. Dopo qualche istante Kaze si tolse gli occhiali.

-Nulla!- dichiarò deluso, gli occhi chiusi. Ryou sbuffò: era sicuro che le tracce di acqua mew che tanto desideravano fossero nel sangue dello stars.

-Ryou, proviamo con te- disse allora il padre afferrando disinfettante e siringa, pronto a fargli un prelievo. Ryou fece di no con il capo.

-Io non posseggo l’aqua Cristallo- dichiarò sicuro di sé.

-Come fai ad esserne sicuro?-

-Perché io sono stato immune al fiore a causa del mio DNA modificato: è possibile che quell’essere non riuscisse ad ipnotizzare coloro che hanno un DNA modificato. Questo, quindi, avviene per chi ha l’aqua Cristallo. Deep Blue non ha pensato che il nostro lavoro di genetica ci avrebbe permesso di lavorare sui geni fino a far fondere quelli di umani e stars- dichiarò.

-Se la tua teoria fosse vera, allora anche le mew mew avrebbero dovuto essere immuni- disse l’uomo. Ryou fece di no con il capo.

-I geni degli animali che abbiamo inserito nel DNA delle mew mew sono in parte compatibili con il loro; la modifica e l’integrazione dei geni non è stata così forte. Se ricordi è proprio per questo che abbiamo scelto Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro. I miei geni, invece, non erano adatti ad ospitare quelli degli stars. Ed ecco che il mio DNA risulta estremamente modificato-

-E allora perché Kisshu è risultato immune al fiore?-

-Domanda intelligente, ma non ho idea della risposta- riflettè il biondo. Ripensò all’aria soddisfatta dello stars mentre gli faceva il prelievo per il campione: che stesse nascondendo qualcosa?  -Forse non è nel sangue- disse allora lanciando una teoria. Kaze si portò una mano al mento.

-Sono molto confuso. E’ un dilemma che dobbiamo risolvere in breve tempo- si distrasse quando udì una porta aprirsi alle proprie spalle. Shiniky Aoyama comparve sulla soglia, un’aria attenta in viso. –Shiniky-sama, hai bisogno?- chiese lo scienziato. L’altro annuì.

-Ci sono novità?- chiese osservando attentamente il macchinario con la boccetta posto sul tavolo. I due scienziati fecero di no con il capo.

-Nulla, purtroppo- dichiararono in coro, visibilmente delusi. Il pacifista indicò la siringa che Kaze aveva ancora in mano.

-Potrei fare un prelievo?- chiese, stupendo i due. –Vorrei… togliermi un dubbio-.

 

° ° ° ° °

 

Poche ore prima, durante il prelievo di Kisshu, Shiniky era andato a fare dei sopralluoghi. Qui aveva incontrato Pay che era pronto a tornare alla villa Shirogane.

-Pay, torni a casa?- chiese Shiniky. L’altro annuì.

-Se di casa si può parlare- proferì l’altro con la sua solita aria taciturna. L’uomo si mise entrambe le mani nelle tasche del cappotto nero, camminando al fianco dello stars. Sapeva che l’altro preferiva fare la strada a piedi perché era molto più semplice essere rintracciati con le smaterializzazioni.

-Tu e Kisshu siete fratelli?- domandò l’umano allo stars dopo un minuto abbondante di silenzio. Pay parve pensarci su.

-No- tagliò corto, non molto collaborativo. Shiniky si fermò.

-E perché avete lo stesso cognome?- anche lo stars si fermò, socchiuse gli occhi ametista guardandolo.

-Umano, perché ti stai interessando degli affari di Kisshu?- Shiniky rimase zitto un istante, giusto il tempo di raccogliere le idee, cercare di comprendere quali sarebbero state le parole migliori e, soprattutto, se fosse il caso di dire la verità.

-Ho bisogno di togliermi un dubbio, altrimenti rischio di impazzire- dichiarò allora, decidendo di dire una mezza verità. Sapeva che Pay era un tipo riservato e che, dunque, non gli avrebbe fatto ulteriori domande. Ripresero a camminare.

-Cosa desideri sapere?- chiese allora coinciso e diretto come a suo solito.

-Quali sono le sue origini? Cioè, è tuo cugino o cosa?- gli tremavano le mani nelle tasche del cappotto.

-No, non abbiamo lo stesso sangue, nonostante condividiamo il cognome- Shiniky avrebbe voluto fargli un mucchio di domande ma Pay parve comprendere. –E’ stato adottato quando era piccolo dalla mia famiglia: aveva circa sette anni-.

-E ora quanti anni ha?-

-Diciotto, compiuti ad agosto-. Shiniky si fermò nuovamente e Pay, nuovamente, arrestò la propria marcia con lui. Si voltò e quando lo vide paonazzo in volto quasi non credette ai propri occhi.

 

° ° ° ° °

 

Ed ecco Shiniky nel buio laboratorio di casa Shirogane, una siringa in mano e lo sguardo dorato che chiedeva ai due scienziati di non fare troppe domande.

-Avrei bisogno che facciate un TEST di paternità-. Dichiarò in fine. I due interlocutori spalancarono gli occhi in contemporanea, convinti che stesse scherzando: non era certo momento di usare forze ed energie per dubbi del genere! –So che vi sembra una cosa assurda, ma vi posso assicurare che se i miei sospetti sono fondati abbiamo una grande informazione-

I due scienziati allora decisero di fidarsi. E quando Shiniky Aoyama scoprì di essere effettivamente il padre di Kisshu, il mondo parve ricostruirsi e crollare nel medesimo istante: gioia e dolore, ricordi che si affollavano in un circolo che pareva non voler mai finire.

 

° ° ° ° °

 

Deep Blue camminava da una parte all’altra della sala. Solo buio intorno a sé, l’immagine immacolata di sua madre davanti al proprio volto, a testimonianza di un ricordo che non ne voleva sapere di lasciarlo in pace.

-Perché mi hai fatto questo?- domandò all’immagine. Sua madre aveva osato concepire un  bambino al di fuori del matrimonio con suo padre; un essere che avrebbe dovuto sparire dalla faccia della terra e che lui, per chissà quale ragione, aveva deciso di lasciare nelle mani di una semplice famiglia. Ed ora si scopriva che quello stesso bambino era il portatore dell’aqua mew. Era stato il fiore a suggerirlo; l’umano trasformatosi da stars era rimasto immune a causa del proprio DNA modificato; ma Kisshu? Kisshu, ne era sicuro, conservava l’aqua mew.

-Mitamura!- esclamò, consapevole che il generale sostava davanti alla porta dell’ufficio. Quello entrò immediatamente seguito da una scorta formata da due soldati e con aria solenne attese gli ordini dal proprio capo. Deep Blue annuì. –E’ il momento: prepara gli eserciti; inviate un messaggio alla sede centrale del parlamento umano: tra due giorni esatti, spazzeremo via dalla faccia della terra quell’infima razza-.

 

° ° ° ° °

 

Shiniky non sapeva come dirglielo. Come spiegargli come ci era arrivato, che erano bastati un paio di sguardi, il ghigno convinto, l’impronta delle labbra del tutto uguale a quella di Hime. Dentro di sé l’uomo l’aveva sempre saputo, eppure gli era parso di attendere un’eternità prima di chiedere a Kaze di svolgere il test di paternità. Avrebbe dovuto spiegargli che era il fratellastro di Deep Blue? No, forse questo piccolo particolare avrebbe dovuto tralasciarlo. Kaze però lo sapeva: lui e suo figlio gli avevano domandato perché una notizia del genere poteva essere di grande aiuto e Shiniky aveva dovuto confessare la parentela. I due ovviamente erano rimasti sconvolti e non sapevano davvero come utilizzare tale notizia a loro piacimento: sicuramente Deep Blue conosceva la provenienza di Kisshu; il fatto che erano fratellastri e tutto il resto. Ma sicuramente se aveva lasciato che crescesse prima in un orfanotrofio poi in una famiglia sconosciuta. Restava, inoltre, l’irrisolta questione dell’aqua cristallo: Ryou appariva realmente convinto del fatto che essa era conservata nel sangue dello stars; eppure non avevano avuto alcun riscontro.

Quando Shiniky vide Ichigo tornare in casa a seguito di un allenamento nel cortile si disse che forse quella piccola rossina avrebbe potuto risolvere i suoi dubbi. Chi, in fondo, più di lei conosceva suo figlio?

-Ichigo-san?- disse chiamandola, mentre la giovane beveva un bicchiere d’acqua in cucina. Aveva ancora il fiato corto a causa dei tanti schemi di combattimento che aveva dovuto imparare e poi applicare. Era rimasta sorpresa di fronte alla faccia estremamente seria dell’uomo e un lieve rossore le aveva imporporato le guance, già colorate dalla fatica.

-Dimmi,- cercò di dire gentile. In realtà aveva solo voglia di buttarsi sotto la doccia.

-Potresti venire in terrazzo? Avrei bisogno di parlarti di una cosa un po’… riservata- Ichigo lo seguì a ruota. Non sapeva perché, ma sentiva che si trattava di qualcosa di estremamente importante.

Gennaio era quasi al termine e quell’anno, per fortuna, non aveva fatto particolarmente freddo. La neve aveva smesso di cadere già da qualche settimana e per questo il panorama di Tokyo appariva ancor più desolante: le macerie, ora, erano circondate da alberi spogli e foglie secche. Ichigo si sedette su una delle poltroncine del terrazzo attendendo con ansia il duro discorso che Shiniky le avrebbe fatto. L’uomo allora si poggiò al parapetto, le spalle rivolte al panorama di Tokyo distrutta. Aveva chiuso gli occhi mentre raccontava a Ichigo del suo amore per Hime, di quanto lei fosse fantastica ma, al contempo, irrimediabilmente sola ed infelice. Di tutto ciò che avevano dovuto passare e di quanto lei fosse in qualsiasi caso felice del bambino che portava in grembo.

-E’ una storia molto triste- aveva commentato Ichigo prima ancora che l’uomo giungesse al tragico epilogo. Shiniky aveva annuito, ammirando la straordinaria sensibilità che traspariva dagli occhi di quella rossina che di ordinario aveva veramente poco.

-Già Ichigo-san, e il bambino che lei ha partorito è Kisshu-.

In quell’esatto istante l’espressione di Ichigo era mutata radicalmente: le sopracciglia si erano inarcate; gli occhi spalancati; la bocca socchiusa in una smorfia di incredulità. Shiniky si trovò di fronte a un’emozione mai provata prima: il senso di colpa e un’inspiegabile felicità. La giovane si era portata una mano davanti alla bocca.

-Come… come mai me lo dici solo ora? Perché Kisshu non sa nulla?- gli toccò così spiegarle del test di paternità, della sensazione di familiarità che quel ragazzo aveva suscitato in lui sin dal primo momento. Un paio di goccioloni salati erano scesi dagli occhi di Ichigo che si era alzata in piedi.

-Devi dirglielo subito! Kisshu non sa quale sia la sua famiglia e ora…- si bloccò di fronte a quella consapevolezza. Il sole che tramontava colorava di una tenue luce arancione la sua intera figura fasciata in una tuta rossa. I pugni stretti, la bocca socchiusa in un’espressione di incredulità: il fatto che Kisshu avesse ritrovato le sue origini non le aveva fatto ricordare che, effettivamente, tutta quella faccenda implicava anche il fatto che Deep Blue e Kisshu erano fratelli, seppur solo di madre. Si risiedette sulla poltroncina, lo sguardo ora complice con quello di Shiniky.

-Ichigo-san, tu credi che debba dirgli chi è sua madre?- non lo sapeva. E il fatto di essere stata infilata dentro tutta quella storia le pareva una cosa assurda.

-Non c’è bisogno che ti ponga questa domanda- la voce roca di Kisshu si fece sentire da dietro la porta-finestra che dal salone superiore portava al terrazzo. Il giovane stars camminò davanti a Shiniky, lo sguardo indecifrabile. L’uomo parve incredulo. –Aveva seguito Ichigo, mi sembrava strano che voi due… bhè che voi due vi allontanaste da soli- ammiccò.

-Ki-chan-, sussurrò Ichigo. Quando il giovane spostò i propri occhi dorati su di lei la giovane vi lesse tanta di quella tristezza che avrebbe potuto riempire un mare intero. Aveva sospirato.

-L’ammetto micetta, avrei preferito rimanere ignorante rispetto alle mie origini piuttosto che venire a sapere una cosa simile.- scoppiò in una risata amara: -Io il fratellastro di Deep Blue! Ma ci pensate?- poi si voltò verso quello che da quel momento poteva considerare suo padre.

-E tu…- sussurrò guardandolo. –Ora so da dove ho preso questo sguardo affascinante, anche se come si dice; capita che il figlio superi il padre-. Shiniky fece un passo avanti, forse con la sola intenzione di abbracciarlo. Si ritrasse improvvisamente.

-Umano, per me non cambia assolutamente nulla. So che non è stata colpa tua il fatto di non avermi cresciuto, ma per quanto mi riguarda io sono genitore di me stesso e Ichigo è l’unica famiglia che desidero. Mi dispiace-. Disse leggendo nei suoi occhi la delusione. Shiniky strinse un pugno.

-Lo accetto, non sarebbe giusto importi la mia volontà. Comunque sappi che io sono qui. Ti ho cercato per tanti anni e sapere che sei diventato un ragazzo in gamba mi rende estremamente orgoglioso.- sussurrò trattenendo i singhiozzi: Shiniky aveva pianto un paio di volte nella sua vita e, stranamente, in tutti i casi centrava sempre Hime.

Poi Kisshu era scomparso. Si era smaterializzato improvvisamente, lasciando che Ichigo si alzasse in piedi e andasse in mezzo al terrazzo guardandosi intorno: sapeva benissimo che nonostante la reazione spavalda che aveva avuto, in realtà moriva dentro.

 

° ° ° ° °

 

Era il compleanno di Ryou. Il 25 gennaio; data gelida. Katy aveva sempre detto che i suoi occhi avevano il colore del cielo d’inverno e proprio per questo era nato in quel giorno così freddo. Ma aveva deciso di lasciar perdere tutto per quell’anno: aveva pregato sua madre di non dire a nessuno che era il suo compleanno perché non c’era proprio niente da festeggiare. Vedere Ichigo così abbattuta per l’improvvisa scomparsa di Kisshu, poi, non è che lo esaltasse più di tanto.

-Ryou, scendi immediatamente in laboratorio!- fu poi l’improvviso richiamo di Keiichirou a far scendere la goccia che avrebbe fatto cadere definitivamente il vaso per terra, distruggendo tutte le sue povere speranze.

-Che succede?- aveva detto correndo verso l’amico. Sia Keiichirou sia Kaze fissavano lo schermo con il comunicato che il parlamento umano aveva inviato, terrorizzati di fronte a quell’idea. Era piena notte, eppure metà della villa Shirogane era sveglia. –Allora?-

-Due giorni-. Sussurrò Kaze Shirogane scoppiando in lacrime. Quel comunicato era una sentenza di morte. Keiichirou infatti premette “INVIO” sulla tastiera del PC, e l’immagine del presidente umano occupò lo schermo.

“Egregi scienziati”, diceva il video con voce rotta: “Con rammarico dobbiamo comunicarvi il messaggio che ci è appena pervenuto da Deep Blue, leader della fazione degli stars: “Con questo comunicato io, in qualità di leader degli stars, dichiaro che tra esattamente 48 ore darò inizio al definitivo sterminio della razza umana, mediante un assedio che non avrà fine finchè l’ultimo umano non sarà eliminato. Con ciò dichiaro, altresì, che sarà inutile da parte vostra qualsiasi tipo di resistenza che risulterà vana”. Non sappiamo quanto sul serio vada preso questo messaggio, ma sappiamo benissimo che in 8 anni di guerra Deep Blue non si è mai spinto a tanto. Gli organi militari stanno radunando tutti gli uomini possibili; stiamo aumentando la produzione di armi, ma sappiamo bene che senza le mew mew siamo realmente spacciati. Confidiamo in un vostro piano”.

Il video si chiudeva improvvisamente. Ora anche l’espressione di Ryou era quella pallida  del padre e dell’amico: era tutto finito.      

 

° ° ° ° °

 

Ichigo era arrivata ad un’unica, stancante conclusione: se conosceva Kisshu come pensava, prima o poi si sarebbe fatto vivo lui. Sapeva bene che nella situazione assurda in cui si erano trovati, il pericolo, le battaglie sempre più pericolose, non l’avrebbe mai lasciata sola, nonostante la grave notizia che aveva appreso. Si rigirò tra le coperte, fissando il soffitto: Kisshu e Deep Blue erano fratelli. Così diversi nell’aspetto e nei modi, nonostante non conoscesse bene il secondo, era convinta che con lui Kisshu non potesse avere niente a che fare, eppure il destino aveva deciso di giocare quest’ennesima carta. Chiuse gli occhi cercando di immedesimarsi nei panni del suo più grande amico, o forse qualcosa di più. Aveva deciso di lasciare ogni decisione a dopo la guerra perché, tanto, era quasi sicura di rimanere uccisa prima o poi in uno dei tanti e difficili combattimenti che stavano riempiendo le sue giornate. Capì, tuttavia, che la sofferenza di Kisshu doveva essere inimmaginabile: ora finalmente conosceva le proprie origini ma erano talmente infime e brutte che più che un sollievo parevano una condanna. Ora, tuttavia, tutti i pezzi rientravano perfettamente al loro posto: l’adozione del giovane nella famiglia Ikysatashi; la sua forza eccezionale; il fatto che molti suoi tratti fossero più simili a quelli degli umani rispetto a quelli degli stars. Sorrise tra sé: Kisshu era un mezzo umano, non era uno stars a tutti gli effetti. Creature rare, perché raramente capitava che una donna, stars o umana che fosse, riuscisse a concepire il seme di un uomo che non apparteneva alla propria razza. Si portò una mano al ventre. Il suo istinto materno le aveva sempre detto che quello era uno dei motivi per cui non sarebbe stato facile stare con Ki-chan: eppure lui era stato un miracolo e l’ennesima dimostrazione che i miracoli si pagano.

Proprio in quell’istante lo vide nella penombra della camera: il fiato corto, l’espressione stanca. Saltò su a sedere.

-Ki-chan!- quasi strillò portando le braccia davanti a sé. Lui camminò coprendo in pochi istanti l’intera camera e la strinse a sé. Non sapeva perché non si fosse opposta al bacio rovente che le aveva regalato, ma Ichigo era sicura che quello per lui doveva essere il conforto più grande che si potesse immaginare. E ne ebbe conferma quando allontanò il volto da lui e vide i suoi occhi bagnati di un luccichio che aveva il sapore delle lacrime. –Ki-chan…- sussurrò triste, convinta che Kisshu era forte e che dunque non poteva piangere. Fu istintivo portare una mano sulla sua nuca e riavvicinarlo nuovamente a sé, in un vortice che non aveva un nome ma che faceva male.

-Ho solo te-, aveva sussurrato lui nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla, dicendosi che quel suo profumo gli era mancato tanto da far male. –Ho solo te- aveva detto ancora. Ichigo stava comprendendo che, in effetti, l’unica ancora che ora gli rimaneva era proprio lei. Per questo gli strinse la mano e lo avvicinò a sé accarezzandogli leggera i capelli.

-Ci sono io con te-.

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