The Wrong Games

di HermioneEverlark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- Visite ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2- La Mietitura ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3- Viaggio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Capitol ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Di armi e sfilate ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Interviste ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7- Prestazioni ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8- Cornucopia ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9- Istinto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10- Capo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11- Domande ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12- Decisioni ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13- Visioni ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14- Lux ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15- Incontri ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16- Perdere ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17- Di morti ed esplosioni ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18- Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- Visite ***


 Capitolo 0- Visite
 
Apro la porta della biblioteca privata di mio padre con il cuore che batte veloce. Non ho bisogno di chiedermi chi mi aspetta dall’altra parte,  ma quando entro e i miei occhi si abituano alla luce soffusa della stanza sento lo stesso lo stomaco sprofondare.
Seduto comodamente sulla poltrona imbottita al lato della finestra c’è un funzionario di Capitol City,  vestito in modo semplice,  certo,  ma facilmente riconoscibile dell’insolita sfumature color pesca dei capelli corti e dagli zigomi sicuramente rifatti. Con un gesto della mano mi fa cenno di sedermi difronte  a lui,   ma io rimango in piedi. Sono forte. Tralasciando i  convenevoli incomincia il suo  discorso. So già cosa sta per chiedermi.
“Signorina Salter Clove,  giusto?” mi domanda con voce profonda. “Si” rispondo. “Quest’anno il Presidente di Panem le chiede di partecipare alla settantaquattresima edizione degli Hunger Games. È certo che non potrà rifiutare la sua allettante proposta”. No,   certo che non posso rifiutare. Io non devo rifiutare.  “Bene” rispondo “ dica al Presidente Snow che accetto il suo invito e  che lo ringrazio per l’opportunità che mi sta dando per portare onore al mio Distretto”. L’ uomo fa un cenno con la testa,  si alza ed esce dalla porta. Mi avvicino alla finestra e lo guardo salire sulla macchina e andarsene.
Quest’anno toccherà a me. Non mi è concesso sapere quale ragazzo salirà su quel treno con me e non tornerà a casa. Chissà se è già stato avvisato della sua partecipazione ai Giochi di quest’anno. Chissà al sua famiglia come starà vivendo la situazione. Chissà se ha paura.
Ma distolgo subito la mia mente da tali pensieri. Non posso permettermi di provare pietà o compassione adesso. Devo solo concentrarmi ed allenarmi ancora di più per vincere e apportare onore al mio Distretto e alla mia famiglia. Onore. Servirà davvero a qualcosa poi? Nel Distretto 2,  uno dei più ricchi,  insegnano questo ai giovani appena entrati nell’Accademia,  dove studiamo e apprendiamo l’arte della lotta. L’onore per il Distretto è la cosa più importante. Con le nostre azioni dobbiamo dimostrare di essere degni di appartenere al Distretto e dobbiamo eccellere in tutto. Tra i nostri ranghi non esiste la pietà,  solo forza bruta e orgoglio. Ogni anno un funzionario di Capitol,  città sede del governo e uscita vincitrice dalla guerra la cui fine ha portato alla nascita degli Hunger Games,   entra nelle case di due tributi e annuncia la loro partecipazione ai Giochi. Naturalmente è proibito rifiutare la proposta,   che si presenta sotto forma di invito, ma che in realtà è un obbligo. Il giorno della Mietitura, poi, i due prescelti si offrono volontari davanti alla TV nazionale. Tutto architettato a dovere,  per far credere agli sciocchi telespettatori capitolini che ‘questi giovani venderebbero le loro famiglie pur di mettersi alla prova e onorare il loro Distretto’, come disse qualche anno fa il conduttore Caesar.
La verità è che invece le nostre famiglie le perderemmo,  se decidessimo di rifiutare.
Ignoro se negli altri Distretti accada la stessa cosa quando ci sono dei volontari, ma suppongo di si;nessuno sano di mente lo farebbe altrimenti.
Mi stacco dalla finestra,  esco dalla stanza e torno in salotto. Mia madre sta preparando la cena. Non mi guarda mentre varco l’ingresso. Dovrò aspettare di essere seduta al tavolo dove mangiamo per avere l’opinione sua e di mio padre sulla visita di oggi e tutto quello che sottintende.
Senza pensare mi dirigo verso l’Accademia, accanto al Palazzo di Giustizia, dove tra 3 giorni si terrà la Mietitura.
Tre giorni per migliorarmi.
Tre soli giorni dal quel maledetto treno.
Tre giorni e poi dovrò salutare la mia famiglia.
Scaccio il pensiero come una mosca fastidiosa mentre entro nell’ampio ingresso di vetro. Le luci sono ancora accese, anche se dentro non c’è quasi nessuno. Meglio così,  preferisco allenarmi da sola.
Scendo le scale che mi portano alla palestra e, una volta arrivata, dispongo i manichini e inizio a lanciare armi da taglio: coltelli, pugnali, azzardo anche una lancia. Tutti tiri perfetti; ogni lama raggiunge il punto dove dovrebbe esserci il cuore del manichino.
Continuo per un altro po’, aspettando di sentire i muscoli delle braccia doloranti.
Quando rientro a casa i miei sono già seduti a tavola e hanno già iniziato a cenare. Da quando mi alleno all’Accademia hanno perso l’abitudine di attendere il mio arrivo, sapendo che esco sempre per ultima. Mi siedo e osservo per una delle ultime volte i miei genitori.
Mio padre, alto e brizzolato, occhi scuri e sguardo fiero, i muscoli delle braccia che ancora si intravedono sotto la maglietta nonostante l’età. Orgoglioso e prepotente, mi ha insegnato a lanciare il mio primo coltello, una delle poche volte in cui si è comportato in modo paterno. Non siamo andati mai molto d’accordo, forse perché abbiamo lo stesso carattere.
Poso lo sguardo su mia madre, piccola, fragile ma allo stesso tempo forte. Da lei ho ripreso il fisico. Ha un carattere riservato,  poco loquace, ma non si lascia sottomettere da nessuno se non da mio padre. Quando si deve decidere qualcosa è sempre lui che sceglie e lei non parla se non per acconsentire a ogni sua parola. Mi dispiace per lei, a volte.
Arrivati al dessert (torta di fragole con cioccolato e ananas caramellata) decido di prendere l’argomento.
“Oggi è arrivato il funzionario di Capitol City” mi rivolgo a mio padre. Alza per un attimo lo sguardo dal dolce e intravedo un lampo di ansia sfrecciarvi  dentro, ma non posso osservare meglio perché torna di nuovo sul piatto. Mia madre ha un gemito. Posso capirla, sono la sua unica figlia.
“Bene” risponde mio padre,  “ ti consiglio di allenarti ancora di più allora”. Dal tono con cui parla sembra che la questione non lo tocchi minimamente,  sembra che non debba essere sua figlia a salire su quel treno fra 3 giorni e a lottare per non  morire contro altri 23 ragazzi.
Annuisco e basta, capendo che non ci saranno altre parole da parte sua.
Finisco il dolce in  silenzio e, mentre mi alzo per andare in camera mia, scorgo mia madre che si asciuga una lacrima prima che le cada sul viso.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2- La Mietitura ***


 

Capitolo 1- La Mietitura

 

Per i restanti giorni non faccio altro che allenarmi, la palestra è diventata la mia casa, le armi i miei migliori amici. Oltre a me ci sono come di consueto altri ragazzi, quindi non so chi di loro salirà con me sul palco davanti al palazzo di giustizia, ma non m'importa. Probabilmente sarò io ad ucciderlo. Ogni volta che ritorno a casa cerchiamo di evitare l'argomento,ma vedo mia madre che sembra distrutta e mio padre più silenzioso del solito. L'ultima sera, distesa sul mio letto, sento mia madre entrare silenziosamente in camera. Mi alzo sui gomiti e lei si siede vicino a me. Mi guarda per un po', poi mi chiede con voce dolce:” hai paura?” . Vorrei dirle che si,un po' di paura ce l'ho,vorrei che mi dicesse che va tutto bene, vorrei poter restare a casa anche domani. Ma poi rispondo:” no,non ho paura. So che posso farcela. Ho i coltelli.” “Già,hai i coltelli” mi risponde con un mezzo sorriso. Poi senza preavviso si avvicina ancora di più e mi abbraccia. Tra i capelli mi sussurra:” sei la migliore”. Ricambio l'abbraccio,ma non rispondo,non so cosa dirle per tranquillizzarla. Respiro a fondo il suo profumo,cannella e arancia,gli abiti che sanno di pulito,per cercare di ricordarmelo il più a lungo possibile. “Ti voglio bene” mi dice all'orecchio con voce commossa. “Anche io ti voglio bene”. Si alza,mi da un bacio e si avvia verso la porta. Una volta uscita mi ridistendo sul letto.

Chissà come sarà domani,chissà l'altro tributo mio compagno come starà adesso. E il nostro mentore saprà aiutarci un volta nell'arena,saprà procurarmi abbastanza sponsor? Chi sarà la mia prima vittima? Speriamo ci siano abbastanza coltelli.

Mi rigiro più volte sotto le coperte. Sento salire l'ansia.

E se non dovessi essere all'altezza?

E se quest'anno gli alti tributi si dimostreranno più preparati?

E-se-non-dovessi-tornare-a.casa?

Sento che il pizzico di paura che provavo poco fa sta crescendo,sembra una bolla d'aria nel mio stomaco. Di colpo tutte le mie debolezze mi si parano davanti. Non sono molto veloce nella corsa,e questo potrebbe essermi fatale dall'inizio,dal bagno di sangue che si tiene quasi ogni anno di fronte alla Cornucopia dopo il cont down a una fuga all'ultimo momento. Non ho una grande stazza,sono piccola,una lotta con me è una vittoria assicurata per il nemico. “Ma sai usare le armi” mi dico per rincuorarmi. Certo,ma non le ho mai provate su un essere umano. “Se sarà il caso,saprai uccidere senza problemi per salvarti la vita” mi risponde una vocina dentro di me. Uccidere. L'unico modo per sopravvivere è diventare un'assassina.

 

***

 

La mattina della Mietitura mi sveglio presto. Il segnale di avvertimento per radunarsi in piazza suona alle 10. Esco di casa con i miei vicino. Un ultimo sguardo alla facciata come ho fatto per le stanze all'interno,e mi avvio. Quando arriviamo mi metto in fila affinché una donna possa prendere un mio campione sanguigno e mi metto nelle schiere di ragazze di 16 anni. Il palco davanti a me è già occupato dal sindaco,sua moglie e l'accompagnatrice dei tributi del Distretto 2, Ester Pake. Si alza e si avvicina al microfono. A causa dei trampoli che porta ai piedi è costretta a curvarsi un po' per riuscire a sfiorare la parte superiore con le labbra color indaco. È vestita in modo stravagante. Capelli vaporosi rosa confetto le ricadono morbidi sulle spalle, sulle quali si intravedono dei tatuaggi neri,che risaltano in modo evidente sulla carnagione d'avorio. Grandi occhi azzurri pesantemente truccati, le ciglia di almeno 3 diverse sfumature di rosa si sfiorano velocemente mentre perlustra il suo pubblico. Indossa un vestito stretto in vita che poi si allarga a formare una specie di campana attorno alle ginocchia; anch'esso è un trionfo di sfumature rosee. Le scarpe incomprensibilmente alte sembrano tanti piccoli fiorellini fucsia attaccati alla pelle del piede. Quando parla lo fa con una voce dolce:”cari Tributi, felici Hunger Games e possa la fortuna sempre essere in vostro favore! Ecco a voi un video dalla capitale.” Fa u segno con la mano e alle sue spalle parte un video,lo stesso ogni anno,che,con la voce del Presidente, narra della guerra e della nascita dei giochi. Parole vuote sull'onore, sulle terribili stragi causate dai ribelli e sul dolore provocato da queste. Dolore che non lo ha mai toccato. Finito il filmato Ester ritorna al centro del palco. “E adesso estrarremo i nomi dei due tributi del Distretto 2!” dice con voce entusiasta. Ma prima che possa toccare un solo biglietto nella bocci delle ragazze a sinistra,esco fuori dalla mia fila e urlo:”mi offro volontaria come tributo per il mio Distretto!”. La voce mi trema solo un attimo. “Oh fantastico,fantastico! Un coraggioso tributo si fa avanti! Prego,sali sul palco cara!”. Percorro lo spazio lasciatomi libero tra le altre e mi incammino verso di lei. Sto andando verso la morte? Non lo so. Sento gli occhi di tutti addosso,sulla mia figura gracile,ma continuo a camminare,lo sguardo fisso davanti a me; gli altri sono invisibili. Immagino quello che staranno dicendo i conduttori su di me, se mi danno per spacciata a causa della mia corporatura o se stanno lodando il mio coraggio. Immagino i telespettatori che staranno cercando il miglior tributo sul quale scommettere. Loro,inconsapevoli di tutto,al caldo nelle loro case lussuose,senza alcuna preoccupazione sul domani,ciechi di fronte al fato che dei giovani moriranno per un loro insulso capriccio. Quasi non mi accorgo che Ester mi sta puntando il microfono in faccia. Non ho ascoltato quello che mi hai chiesto. Il mio nome? Provo. “Clove Salter” dico fredda. Cosi devo essere: fredda e distaccata per sembrare forte. “Oh benissimo,benissimo!” Risposta esatta. “E adesso il giovane uomo!” Mentre lei si avvia cerco i miei genitori tra la folla. Quando li scorgo hanno entrambi l'aria vuota.

Poi sento una voce,chiara e limpida:” mi offro volontario!” All'inizio non riesco a capire da quale fila provenga, solo quando percorre il corridoio centrale lo riconosco: si chiama Cato,ci siamo allenati qualche volta assieme nell'Accademia,lui con la spada,io con i coltelli. È alto,i muscoli ben formati,avrà circa 17 anni. Quando sale sul palco mi fa un cenno di saluto con la testa,deve avermi riconosciuta. E cosi adesso,dai 'quasi amici' che eravamo siamo diventati nemici. Dovremo scordarci entrambi degli allenamenti in quella palestra,imparare a diventare diffidenti l'uno dell'altra e a guardarci continuamente le spalle nei giorni che soggiorneremo a Capitol prima di entrare nell'arena.

“Bene adesso stringetevi la mano” dice Ester. Le nostre mani si toccano davanti a lei. Mi da una stretta forte e io cerco di ricambiarla il più possibile. Voglio dare da subito una buona impressione di me,cosi, se mai ci sarà una possibilità, saprà di poter contare su di me come alleata e allo stesso tempo fargli capire che non sono facile da battere.

Ci giriamo ed entriamo nel Palazzo di Giustizia. Abbiamo tre minuti per salutare le nostre famiglie. Aspetto l'arrivo dei miei. Aspetto. Aspetto. Penso a questo punto non verrà nessuno. Invece,all'ultimo minuto entra mio padre,scuro in viso, e mi abbraccia fino a che una guardia di Capitol non lo chiama fuori. E cosi si è rivelato anche lui un normale umano e mi ha concesso un minuto da vero padre. Sempre meglio di niente. Aspetto Ester e mi faccio guidare assieme a Cato sul treno. Già questa sera inoltrata saremo a Capitol. La nostra accompagnatrice ci guida nello scomparto dove si mangia mentre il mezzo parte. Mi guardo intorno. Sono immersa nel lusso più sfrenato: lampadari di cristallo dai quali nascono minuscoli arcobaleni creati dalla luce, un tavolo di legno chiaro intarsiato sul quale si trova ogni genere di cibo, dai dolci ai risotti alla succosa carne speziata. Per quanto il Distretto 2 possa essere ben fornito in fatto di alimenti, la maggior parte di quelli che mi trovo davanti non li avevo mai visti. Sono basita e a quanto pare anche Cato lo è, anche se nasconde subito la sua sorpresa sotto una maschera di indifferenza. Inizio a capire la sua tattica. Sposto lo sguardo su un divanetto di velluto blu notte e, sedutovi dritto e composto,trovo il nostro mentore. 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3- Viaggio ***


 

Titus Barnes si presenta come lo farebbe un perfetto segretario di Stato: portamento da sovrano,impettito come un fagiano che mostra le sue piume alla compagna,altero e... totalmente immobile. Non fa un cenno quando io e Cato ci sediamo difronte a lui. La sua presenza aulica mi impietrisce.

Il primo a parlare e proprio lui e sono cosi sconvolta quando lo fa che inizio a fissarlo insistentemente e solo la voce di Cato riesce a distogliermi. “Io sono Titus Barnes,il vostro mentore per questa edizione dei Giochi. Voi siete?” A differenza del suo aspetto ha una voce dolce,carezzevole, per questo rimango spiazzata. Non poteva esistere corpo più sbagliato,viso dai lineamenti più duri per una voce tanto sottile e delicata, quasi da donna. Mi accorgo solo ora che durante la Mietitura non era presente sul palco assieme ad Ester.

“Io sono Cato e lei si chiama Clove”. Lo ringrazio mentalmente per avermi ricordato di saper

parlare. “Piacere” è l'unica cosa che riesco a pronunciare per ilo momento. Mi dico che devo assolutamente riprendermi,mi sono ripromessa di dare una bella impressione. E lui è quello che devo convincere più di tutti, perchè sarà lui che mentre mi troverò nell'arena dovrà procurarmi sponsor. E può scegliere solo uno di noi due da far arrivare alla fine.

Titus ci squadra per qualche momento,poi ritorna a parlare:”bene. Questa sera arriveremo a Capitol City. Alloggeremo nel centro di addestramento fino al vostro accesso nell'arena. In questi giorni voi vi allenerete con gli altri tributi,apparirete davanti alla TV nazionale per le interviste e avrete una sessione privata con gli Strateghi che vi daranno un punteggio da 1 a 12. Per quanto mi riguarda, il mio compito è quello di procurarvi degli sponsor, i quali possono salvarvi la vita ma anche lasciarvi morire di stenti se quello che fate e come vi comportate nell'arena a loro non piace. Quindi ricordate: da quando metteremo piede a Capitol e anche dentro l'arena il vostro scopo è piacere alla gente. Domani parleremo di come dovrete comportarvi con gli altri tributi.” A queste ultime parole mi si accende una lampadina:” hai intenzione di farci stringere alleanze?” Da quando guardo gli Hunger Games so che in ogni edizione si creano delle alleanze tra alcuni tributi le quali possono avvantaggiarli sugli altri almeno per i primi giorni. Poi naturalmente dovranno combattersi anche loro. C'è un tipo di alleanza particolare che si ripropone ogni anno e vede uniti i tributi dei distretti più ricchi,l'1,il 2 e il 4, che di conseguenza vengono chiamati Favoriti. Io posso essere una di loro. E se se questo mi aiuterà ad arrivare più facilmente alla vittoria voglio esserlo. Scommetto che anche Cato ha avuto la mia stessa illuminazione dal modo in cui mi lancia uno sguardo, che però non riesco a decifrare. “Possibilmente.” dice Titus. “Sarebbe la cosa migliore all'inizio collaborare. Ma sapete come vanno a finire le alleanze nell'arena. Potrebbero anche decidere di far fuori uno di voi prima del tempo,quindi è a vostro rischio e pericolo. Ma a tutto questo penseremo più tardi,ora mangiamo”. Detto ciò si alza e si va a sedere al tavolo al centro del vagono dove lo attende Ester. Io e Cato o seguiamo senza fiatare e,sempre in silenzio, consumiamo il nostro sfarzoso pasto. Ad un tratto sento dei rumori provenienti dal vagone dietro al nostro ed Ester entusiasta dice:”oh,al momento giusto! Stanno mandando in onda le Mietiture dagli altri distretti. Forza ragazzi andate a conoscere i vostri compagni!” .

Compagni? Ha detto 'compagni'!? Non stiamo andando a fare una gita di piacere, sciocco esemplare della capitale, stiamo andando a morire! MORIRE! Vorrei urlarle tutto il mio disprezzo, ma mi trattengo e seguo Titus e Cato,che è diventato pallido come un lenzuolo alle parole di Ester, nel vagone dove si trova un grande schermo televisivo. Quando ci sediamo tutti e tre sul divano stanno già mostrando la Mietitura del distretto 1. Vediamo offrirsi volontari una bella ragazza, bionda e slanciata, di nome Lux ed un ragazzo muscoloso chiamato Marvel. Poi ci siamo io e Cato. Non faccio caso ai tributi del distretto 3, che salgono sul palco entrambi spauriti come cerbiatti. I ragazzi del 4 sembrano entrambi forti. Ho appena conosciuto i miei alleati,e mi appaiono tutti ben piazzati. Dal distretto 5 in poi non faccio molto più caso a chi viene sorteggiato.

Il mio pensiero torna sulla Mietitura dei ragazzi dell'1. Anche loro si sono offerti volontari e non posso non pensare che anche loro si trovano nella stessa situazione mia e di Cato: costretti a prendere parte a qualcosa che ci è stato tramandato per colpa di errori non nostri,a causa di una guerra persa in partenza e totalmente inutile. Forse siamo più simili di quanto immaginiamo.

Anche loro lasciano le loro famiglie,anche loro sono convinti di poter vincere.

Una voce di giovane donna mi distoglie da questi pensieri e fa ritornare la mia attenzione a quello che accade in televisione. Siamo già arrivati al distretto 12 e vedo una ragazza che si fa avanti tra la folla dicendo di volersi offrire volontaria. Una bambina bionda urla dietro di lei e un altro ragazzo la trascina via mentre dei pacificatori intervengono.

Non ci credo. Né io né i due che mi sono accanto. Non era mai accaduto che ci fosse un volontario in un distretto remoto e così povero come il 12. Mi chiedo quale motivazione abbia portato questa ragazza a sacrificarsi quando sento che è la sorella della bambina estratta. Per questo. Per salvare un familiare ha preso il suo posto, e ora rischia di morire e di non rivederla. Deve essere dotata di grande coraggio e forza d'animo per aver fatto un gesto del genere. Per un attimo provo ammirazione per lei, ma poi mi rendo conto che se ama a tal punto la sorella da partecipare ai Giochi al posto suo sarà altrettanto determinata a tornare a casa per riabbracciarla.

Se lei vince io muoio, e ciò non posso permetterlo.

Sarò io a tornare dai settantaquattresimi Hunger Games.


 


SPAZIO DELL'AUTRICE
ciao a tutti! prima di tutto grazie per essere arrivati fin qui! Ho deciso di aggiungere solo ora un mio spazio perchè volevo che fosse una specie di 'regalo' da dedicare a tutti quelli che con pazienza si sono messsi li a leggere e a recensire. Quinid il primo grazie va a Sarah,che ha letto per prima la storia e che sempre per prima ha recensito; grazie anche a AngelCruelty per la sua recensione che mi ha fatto davvero molto piacere. siete state le prime! e poi un altro grazie enorme va a Lorian che ha avuto la gentilezza di aiutarmi con i suoi consigli. A costo di ripetermi grazie ancora a tutte voi!
cari lettori e recensori spero con tutto il cuore di ritrovarvi al prossimo capitolo.
HermioneEverlark
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Capitol ***


Tra le lenzuola di seta della mia camera nel centro di addestramento ripenso a tutto quello che è successo oggi. Sono passate solo poche ore,ma mi sembra molto di più. La Mietitura,il viaggio,il bagno di folla una volta scesi dal treno. Mi soffermo su questo pensiero. Ripercorro con la mente le facce giulive degli abitanti di Capitol City, urlanti di gioia per il nostro arrivo. Giubilo puro. Provo solo pena per loro. Pena e disprezzo. Non hanno una coscienza,non si fanno dei problemi? No,mi rispondo.

Arrivata al centro di addestramento ho potuto intravedere i tributi dell'1 e,solo per un attimo,quella ragazza con accanto il suo compagno,di cui non mi ricordo il nome. Poco male.

Dopo una cena veloce,ma no meno lussuosa del pranzo,nel nostro 'nuovo appartamento', mi sono diretta verso la mia stanza dove mi trovo ora, attorcigliata tra le lenzuola. Cerco in vano di prendere sonno perchè,a detta di Titus, domani sarà una giornata impegnativa e devo essere riposata. Dovremo conoscere gli stilisti e prepararci per la sfilata serale. “La vostra prima apparizione! Non siete emozionati?” se n'è uscita Ester. Oh,certo cara, emozionati come non mai. Ridicola. Né io né Cato abbiamo cercato una risposta,quindi lei si è sentita autorizzata a continuare il suo sproloquio:” vedrete, i vostri stilisti,oltre ad essere i più famosi in assoluto, vi creeranno dei capi meravigliosi!Chissà cosa useranno quest'anno? Spero dell'oro!” e si è eclissata con aria sognante. Rinuncio davvero a capire quello che passa nella sua testa.

Mi alzo dal letto e cammino verso la finestra. Il nostro alloggio si trova al secondo piano,dato che veniamo dal distretto due, quindi non c'è molto da vedere,a parte gli alberi finti sul marciapiede e qualche scorcio di palazzo. Più o meno quello che vedevo da casa mia. È strano,ma il fatto di questo panorama molto simile mi fa sentire protetta. Cosa che non sono,anzi, potrei benissimo paragonarmi a una bestia da macello. Provo a pensare a quello che staranno facendo a casa; mi immagino mia madre, lo sguardo vuoto dell'ultima volta, la tristezza che si impadroniva di lei ogni giorno di più dopo l'annuncio della mia partecipazione ai Giochi, e involontariamente la paragono alla donna di qualche anno fa, quando ancora il mio nome non compariva in quell'ampolla,quando era più spontanea allegra,quasi felice; rivedo mio padre nello stesso periodo,sempre a debita distanza,ma più sciolto,senza quella pesantezza nei movimenti e scopro,lentamente,che mi è mancato nella sua assenza e nella sua rigidezza.

Ma adesso è troppo tardi, troppo tardi per le scuse,per i ripensamenti e i rimorsi,per riparare il danno,troppo tardi per tutto. L'unica cosa che posso fare è spingermi al massimo per tornare a casa e allora potremo ricominciare. Rimango sorpresa quando mi rendo conto che agirò per lo stesso motivo di Katniss.

Ritorno a letto e finalmente mi addormento.

Sogno una vita diversa, senza distretti, senza Capitol, senza Hunger Games e senza dolore. Sogno di essere libera,di vivere la mia vita come voglio. Sogno mio padre che si comporta come un vero padre, mia madre di nuovo felice, gli amici che non ho mai avuto per paura che un giorno potessero diventare miei nemici in quella maledetta arena.

 

***

 

Il mattino dopo vengo svegliata da una Ester in festa. “Forza,forza Clove! Alzati ci stanno aspettando!” Per un attimo rimango interdetta. Chi è che ci sat aspettando? Poi mi ricordo degli stilisti e mi alzo controvoglia. Nel salone trovo Cato profondamente seccato e scuro in volto,Titus che ride sotto i baffi e un uomo e una donna che non conosco. Sto per chiedere il motivo dell'umore del mio compagno e del mentore quando vengo interrotta da Ester:” ragazzi, loro sono Rose e Marcus, i vostri stilisti.” i due ci sorridono e io contraccambio gentilmente mentre Cato sbuffa e gira lo sguardo per la stanza. “Scusatelo,ma questa mattina deve essersi svegliato male” dice Ester piano. E poi Cato esplode:” già,chissà perchè,eh?!” dice con tono risentito. Ma che cavolo ha,si può sapere? Titus deve aver notato la mia faccia stralunata perchè spiega:” questa mattina Ester è andata a svegliare anche lui e lo ha trovato in bagno mentre si faceva una doccia.” Oh. Oh. Se non fosse per lo sguardo assassino che mi lancia potrei scoppiargli a ridere in faccia. Povero Cato! Per uno orgoglioso come lui questo deve essere proprio un colpo basso! Noto che il rossore sulle guance aumenta e che stringe i pugni convulsamente. A scioglierci dall'imbarazzo è Marcus che dice:” beh, perchè non fate colazione e poi andiamo a mettervi a nuovo?” Cosa vorrebbe dire con questo' dopo l'ultima fetta di torta vengo portata in una sala dove Marcus,che seguirà me, mi fa stendere su un lettino. “Adesso arriveranno i miei assistenti che si prenderanno cura di te, poi parleremo di quello che indosserai questa sera”. Sento una porta aprirsi e vedo entrare tre strani soggetti,ognuno con un colore di pelle diverso, che salutano Marcus e mi si mettono intorno con degli attrezzi in mano. Mentre lo stilista si dirige verso la porta lo sento dire:”a Cato tocca la stessa sorte”. Non capisco le sue parole fino a quando sento i peli della mia gamba sinistra venire strappati ferocemente e i capillari strillare dal dolore. Ma tengo duro e passo in silenzio l'ora successiva in cui queste 'persone' si dedicano a rendermi accettabile per la Capitale.



ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Eccomi di nuovo! in questo capitolo troviamo una Clove molo pensierosa,che ha nostalgia di casa e che ci racconta un pò com'era la sua vita prima degli Hunher Games. E poi c'è la figura di cacca che fa Cato con Ester... l'ho messa per stemperare un pò la situazione,che ne pensate?
come la scorsa volta vorrei ringraziare tutti coloro che leggono e/o recensiscono... GRAZIE DAVVERO! in particolare a Sarah (che è so che è sempre li) ad AngelCruelty e a kymyit per le loro bellissime recensioni che mi hanno fatto davvero molto piacere!
Cari lettori e recensori,al prossimo capitolo.
con amore, HermioneEverlark

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Di armi e sfilate ***


“Con Rose abbiamo deciso che quest'anno useremo uno stile semplice,che ricorda lievemente i costumi di un'antichissima civiltà quella greca” mi espone con tono professionale Marcus, guardandomi mentre mi gira intorno. È di media statura, avrà una quarantina d'anni,capelli platino fino alle spalle e occhi piccoli. Ha un tatuaggio che parte dal lobo dell'orecchio destro fino ad arrivare alla clavicola. Quando mi è più vicino posso notare che sono i simboli dei distretti, più quello di Capitol,per un totale di 13 cerchi decrescenti. Il tredicesimo è piccolissimo.

“Come sarò vestita quindi?” Non che mi importi molto,in realtà. Non sono mai stata una ragazza vanitosa e so poco e niente riguardo alla moda. “Tu indosserai un corpetto di metallo che arriverà alla vita e una gonna al ginocchio dello stesso materiale che poi coloreremo d'oro. Certo il movimento non sarà agevolato,ma sui carri sarete stabili.” Oro. Fantastico,dovrò sorbirmi gli urletti di gioia di Ester alla notizia. “In testa” continua Marcus “ porterete sia tu che Cato un elmetto, anch'esso d'oro, con ai lati delle specie di ali. Abbiamo voluto ricordare la forma dell'aquila,sai, nell'antica Roma era considerata di buon augurio”. Mi sta augurando buona fortuna in pratica. “Bene” rispondo. Sono sempre a corto di parole in situazioni come questa,quando non sai cosa l'altro si aspetta. Vuole che lo ringrazi? O solo che faccia fare una buona comparsa al suo completo? Nell'indecisione rimango in silenzio. “Ti accompagno al secondo piano,devi parlare con Titus”. Arrivati all'ascensore che deve portarmi nel mio appartamento mi saluta, dandomi appuntamento a questa sera per gli ultimi ritocchi al costume. Seduti sulle poltrone trovo Cato e Titus che mi aspettano. Appena seduta quest'ultimo inizia:” questa sera farete la vostra prima apparizione in TV. È un avvenimento molto importante per voi, in quanto vi mostrerete agli sponsor ed è fondamentale che facciate una bella impressione se volete qualche aiuto una volta nell'arena.” Parla sempre con una voce calma e pacata. Non posso odiarlo molto,lui era come me,una vittima. “Dobbiamo decidere come mostrarvi al pubblico: docili ma in realtà letali, combattenti assetati i sangue,come una coppia o evidenziare fin da subito la vostra rivalità? Dovete scegliere assieme. Vi lascio carta bianca, mi farete sapere più tardi.” Dicendo questo si alza e lascia me e Cato da soli. “Tu...tu cosa ne pensi?” provo per prima, tanto prima o poi avremmo dovuto discuterne e preferisco sbrigarmi. “Credo che dovremmo mettere subito della distanza tra di noi. Sai quanto me che anche se stringeremo un'alleanza tra di noi o con altri tributi, dovremo romperla per ucciderci,e non voglio illuderti,perchè,se sarà opportuno,non mi farò problemi a farti fuori. In fondo quasi non ci conosciamo, ci siamo allenati qualche volta nella stessa stanza ma per me questo non fa alcuna differenza. Credo che anche tu la pensi come me,solo che sei troppo educata per dirmelo.” Rimango basita. Non mi ha guardato nemmeno una volta mentre parlava con la sua voce fredda, distante e impassibile. Non mi farò problemi a ucciderti, ha detto. Certo. Che sciocca sono stata a non capirlo subito. Cosa mi dovevo aspettare da uno come lui? Che mi dicesse che non mi avrebbe uccisa o che mi avrebbe risparmiata se ci fossimo ritrovati a combattere? Mi accorgo che sono l'unica rimasta ancora con la mente a casa,indietro, che non è entrata nella 'modalità tributo'. Devo darmi una svegliata. “Hai ragione” rispondo con la voce più piatta che posso. “Nemmeno io mi farò dei problemi, sappilo. Credo però che sia il caso,almeno all'inizio, di creare un'alleanza con quelli dell'1. Mi sono sembrati forti alla Mietitura e dovremo chiedere a Titus di parlare con il loro mentore.” Cato finalmente si volta verso di me. Sembra sorpreso. Forse pensava che fossi rimasta scioccata dalle sue parole. In realtà mi hanno aiutata a mettermi difronte alla realtà, ma non lo ringrazierò di certo.

A rompere il silenzio che è sceso tra noi è proprio Titus che entra per chiederci cosa abbiamo deciso e noi lo mettiamo al corrente di tutto, anche dell'alleanza. “Per stringere degli accordi dovrete aspettare domani, il primo giorno di addestramento. Nella palestra potrete iniziare ad allenarvi con i ragazzi del distretto 1 fin da subito, poi medierò io con il loro mentore. Intanto,comunque, potete proporla a loro direttamente in via informale. Se seguono 'la tradizione' non faranno problemi. Ora iniziate a prepararvi per la sfilata. Da quello che mi hanno detto i vostri stilisti, gli abiti preparati non sono..ehm... molto flessibili” e ci spinge verso la porte con un ghigno.

Con Cato ci salutiamo con un semplice 'a dopo'. Pare che abbiamo deciso mentalmente di avere solo i contatti strettamente necessari. Meno ci si conosce, meno problemi ci faremo se ci dovessimo scontrare. Sul mio letto trovo l'abito dorato che dovrò indossare e mi chiedo chi ce l'avrà messo. Probabilmente quegli inservienti muti. Mi faccio una doccia profumata e quando esco so di cannella e cioccolato. A casa non abbiamo tutti quei pulsanti in bagno. “Stupida,non devi pensarci. Ricorda l'arena, focalizza una probabile arena.” Ripenso alle parole di Cato. Troppo educata per dirtelo? No, troppo attaccata a quello che ora è il passato per capirlo.

 

***

Dopo quasi un ora di preparativi per mettere quel maledetto vestito, sono finalmente davanti al carro che mi porterà davanti a tutta Capitol City. Mi guardo in giro tra gli altri tributi: quelli dell'1 sembra che indossino delle piume direttamente attaccate alla pelle, i tributi dell'11 sono vestiti con divise da contadini e quelli del 4 come dei cowboy. Ma non sono loro che i miei occhi cercano, sono i ragazzi del 12. Li trovo in fondo mentre parlano con il loro stilista. Indossano delle semplici tute nere. Katniss è tesa, il ragazzo pare solo agitato.

Sento un colpetto dietro alla schiena. Mi giro e vedo Cato con l'aria di star per soffocare nel suo costume. “Allora, sul carro saremo distanti”. Annuisco e salgo sul mezzo dato che le porte stanno per aprirsi. Riesco già a sentire il rumore della folla, ma è niente rispetto al boato che mi investe una volta fuori. Probabilmente tutta Capitol è qui riunita per 'onorare il nostro coraggio' ed esaminarci dalla testa ai piedi. Mi metto subito all'opera. Sguardo fiero, mento alto, il braccio destro alzato per salutare persone che in realtà non vedo. Cato fa la stessa cosa, tenendosi dall'altro lato del carro. Arrivati alla fine della sfilata,sotto il balcone del Presidente, questo ci da il benvenuto. Io nel frattempo giro gli occhi sugli altri carri e vengo immediatamente colpita da una luce che proviene dal carro del 12. su quelle semplici tute sono spuntate delle fiamme. Mi irrigidisco. Sicuramente tutta l'attenzione del pubblico sarà rivolta su di loro, su quello stupido fuocherello; noi altri siamo stati eclissati.

Tornati all'entrata troviamo Ester, Titus e gli stilisti che ci fanno i complimenti. Come se non avessero notato anche loro che gli sguardi di tutti erano puntati su quelle torce ambulanti. Non serve adularmi. Noto che Cato punta uno sguardo assassino su Katniss, e , per quanto poco lo conosca, capisco che è già spacciata.

 

***

 

 

Il mattino dopo io e Cato ci dirigiamo con Ester al centro di addestramento. Siamo i primi e aspettiamo fino alle 10 l'arrivo degli altri 22 tributi. Una ragazza ci spiega in cosa potremo allenarci in questi 4 giorni , di non sottovalutare le tecniche di sopravvivenza e di non attaccare briga con gli altri. “Avrete tutto il tempo per farlo nell'arena” dice giustamente. Sopra di noi, a guardarci come avvoltoi che mirano la preda, ci sono gli Strateghi, accerchiati da inservienti e cibo a volontà. Quando la donna finisce il discorso iniziamo. Intorno a me trovo una quantità spropositata di armi, dalle lance, agli archi, diverse postazioni di lotta o manichini da accoltellare. Vedo Cato dirigersi verso le lance. Prevedibile. La ragazza dell'1 fa pratica con l'arco, ma noto subito che non è molto portata; il ragazzo inizia la lotta libera. E io? Io,dopo qualche momento di indecisione, mi dirigo verso una postazione per imparare a lottare con le armi. Al posto di queste,però, l'istruttore utilizza una specie di bastone di gomma. Con sorpresa mi accorgo che davanti a me c'è Katniss, ci separa solo il tributo femmina del 7. Mentre è girata di spalle mi rendo conto che è molto più alta di me e ,quasi senza accorgermene, inizio a pensare a tutte le tattiche possibili per sopraffarla.

In quel momento sento Cato urlare:” lo avevo appoggiato lì! Mi hai rubato il coltello!” contro il tributo maschio del 6 che controbatte animatamente. Classico: è andato in escandescenza per un coltello. Accadeva spesso quando ci allenavamo al distretto 2, era molto geloso dei suoi attrezzi. Subito delle guardie intervengono e, una volta separati, Cato minaccia :” nell'arena sarai il primo che ucciderò, perciò attento! Non sai a chi hai pestato i piedi!”.

Dopo questo episodio il pomeriggio passa lento tra armi, lezioni di lotta e movimenti per l'alleanza. Io e Cato, poco prima della fine, ci avviciniamo a Lux e Marvel. All'inizio rimangono distanti, vogliono sondare il terreno, come noi del resto. Il mio compagno è il primo a parlare:” noi siamo Cato e Clove, dal 2. Vi abbiamo osservato durante la Mietitura e oggi e crediamo che un'alleanza potrà aiutare tutti. Naturalmente il nostro mentore palerà con il vostro per ufficializzare la cosa, ma intanto possiamo iniziare ad allenarci assieme.” Perchè parla al plurale? Non ci siamo quasi mai avvicinati oggi e io, sinceramente, non ho prestato molta attenzione ai due,bensì a a Katniss. Ho notato la sua fluidità nella corsa,la sua mediocrità nell'uso delle armi,la concentrazione che metteva nell'accendere un fuoco. Ho fatto tutto cercando di scorgere un punto debole o un punto di forza, ma è quasi sempre rimasta nella mediocrità,se non si tiene conto della sua agilità.

La voce di Lux mi riporta alla realtà:”anche noi vi abbiamo tenuto d'occhio e siamo più che d'accordo ad accettare la vostra proposta, vero Marvel?”. Il ragazzo annuisce silenziosamente . Cato e Lux ricoprono le vesti adatte a dei capi, ma non per questo sarò succube a loro. Io, come penso anche Marvel, voglio la mia autonomia in quest'alleanza anche se rimango in disparte. Saliamo sullo stesso ascensore e li salutiamo al loro piano come fossimo delle brutte copie di vecchi amici.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

ciao lettore! Ecco qui il quinto capitolo della mia Fanfiction! Vi chiedo perdono per le descrizioni dei costumi dei tributi >.< per il tatuaggio di Marcus ho ripreso quello che ha sulla schiena Tobias di Divergent! :) invece per quanto riguarda quello che urla Cato al ragazzo del 6 fa tutto parte del film! Come d'abitudine ringrazio tutti quelli che hanno letto la mia storia o che l'hanno messa tra le seguite\preferite\ricordate! E ancora di più coloro che l'hanno recensita,in particolare AngelCruelty, kymyit,Sarah e KilljoyDreamer! Grazie davvero, mi ha fatto molto piacere leggere le vostre belle parole! :DDD <3 per il sesto capitolo non so quanto dovrete attendere,lunedì mi inizia scuola e ignoro quanto tempo libero avrò...naturalmente continuerò a scriverla ma potrò aggiornare meno di frequente... vi chiedo scusa fin da ora!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come i precedenti, auguro un buon inizio anno anche a voi, baci

HermioneEverlark

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Interviste ***


Durante gli altri giorni, passati nella palestra, mi sembra quasi di essere nel mio distretto, ma so che non è cosi. Davvero non capisco perchè continuo a fare questi paragoni che non mi portano da nessuna parte. È come se la mia mente non volesse accettare tutto questo, anche se il mio corpo ha 'assimilato' la situazione. È inutile, mi dico, continuare a rigettare questa cosa.

Dopodomani a quest'ora sarò nell'arena e di certo Cato e Lux non si metteranno ad aspettare me e i miei dubbi esistenziali come bravi compagni. Credo che se potesse Cato entrerebbe nella mia stanza e mi soffocherebbe nel sonno. O mi farebbe a pezzettini. Allora mi immagino la scena, piume d'oca ovunque, il volto di Cato in una smorfia orripilante con il classico cipiglio del serial killer, le mani sporche del mio sangue e, inspiegabilmente, scoppio a ridere. Rido di cuore davvero, per la prima volta da quando sono qui e non riesco nemmeno a capire il perchè. Forse rido per non piangere, per non cedere al nervoso e all'inquietudine, sta di fatto che rido, rido fino alle lacrime, fino a sentire i muscoli della pancia che mi tirano, almeno questa volta non per lo sforzo fisico,e non mi accorgo che Titus ed Ester mi stanno guardando con delle facce assurde fino a quando non smetto.

Allora mi alzo dal divano e vado in camera. Mi sa che ho esagerato e adesso staranno pensando che sono una squilibrata. Ma che mi importa? Infondo questi sono gli ultimi momenti 'felici' che posso permettermi. Ma vorrei proprio capire cosa mi è preso prima; non che mi sia dispiaciuta quest'uscita, anzi, però preferisco riuscire a controllarmi nell'arena. E mi da abbastanza fastidio non arrivare a capire quello che mi succede.

Ora, ad esempio, sono terrorizzata all'idea di apparire davanti a tutta Capitol, anche se l'ho già fatto. Non so se riuscirò a rispondere adeguatamente alle risposte di Caesar come mi ha suggerito Titus, non so se l'impressione della ragazza forte e determinata che voglio dare di me arriverà al pubblico, non so se la gente l'apprezzerà, non so se è quello che cerca in un tributo. Io sono una sola e non posso stare dietro a tutte le mille sfaccettature della moda capitolina, e, sinceramente, non ne ho nemmeno la voglia. In fondo chi se ne frega di quello che pensano di me quegli stupidi, nell'arena ci sarò solo io e il resto dei tributi, nessun altro, e so che potrò farcela anche senza Cato o Lux o Marvel o quegli insulsi paracadute che, la maggior parte delle volte, contengono così poco che per avere dell'altro devi direttamente arrivare alla fine.

Quindi lascio che sarà 'la fortuna' a decidere per me domani.

 

 

***

 

 

'Signori e signore solo per voi dal distretto 2, Clove!'

Ecco, ci siamo. Caesar ha chiamato il mio nome. Essendo il tributo femmina devo salire per prima sul palco. Prima di me Lux e Marvel hanno fatto una buona uscita, lei come una ragazza vanitosa e frivola, lui come un ragazzo semplice a cui piace lottare.

E poi ci sono io, messa dentro questo vestito lungo e arancione, tacchi, i capelli legati in una coda alta e il trucco spalmato sulla faccia.

Caesar mi accoglie porgendomi la mano, che sono costretta a prendere. Iniziano le domande sulla capitale, sull'accoglienza ricevuta, mi chiede di parlare di Ester e faccio partire un breve sproloquio su quanto sia stata fortunata ad avere lei come accompagnatrice, giusto per apparire gentile. Ad un certo punto mi chiede:” allora, Clove! Come hanno reagito i tuoi quando ti sei offerta volontaria per partecipare ai Giochi di quest'anno?”. Eccola lì, la domanda che più temevo. A nessuno prima ha fatto domande personali, ma a me ha dovuto fare questo 'favore'. Cosa dovrei dirgli? Mia madre era talmente distrutta che non è venuta nemmeno a salutarmi e se dovessi morire non l'ho nemmeno potuta salutare, e mio padre ha deciso all'ultimo momento di farmi sentire la sua presenza. Ecco quello che dovrei rispondere, ma mi freno. “Oh, beh sono stati molto orgogliosi della mia decisione. Naturalmente sanno che ce la farò senza problemi, mi sono allenta a lungo, sono pronta a tutto per vincere e nulla si potrà opporre tra me e il treno che mi riporterà a casa.”

Risposta perfetta, il pubblico approva e applaude il mio coraggio mentre mi alzo e saluto con un piccolo inchino.

È finita, finalmente. Domani avremo le sessioni private con gli Strateghi e poi ci sarà la tanto agognata arena. Lì potrò abbandonare scarpe scomode e intrugli appiccicosi ed entrare nel mio elemento. Se non sapessi che potrei morire, perchè è quello che mi aspetta lì fuori anche se non voglio ammetterlo, potrebbe anche sollevarmi l'idea di abbandonare questo posto che qui chiamano 'casa'.

Nel frattempo lo show continua e si arriva al distretto 12. Katniss indossa questo vestito rosso e bellissimo, sembra un piccolo fuoco. Quando si alza per fare una giravolta e delle fiamme che sembrano vere escono dall'abito sento il pubblico urlare di meraviglia fin dall'atrio dove mi trovo.

A parte questa performance lei non appare molto interessante, se non per la parte in cui parla della sorella. Sembra più una ragazza sciocchina che una combattente.

Ma poi, quando entra in scena il suo compagno, che scopro chiamarsi Peeta, e le fa quella sorta di dichiarazione d'amore, capisco che ho appena visto nascere un'avversaria da non sottovalutare. Non so se quello che ha detto il ragazzo sia vero, insomma, potrebbe essere benissimo una montatura per quelli di Capitol, ma con questa uscita ha acceso ancora di più i riflettori sul tributo femmina del distretto 12. E questo non lo sopporto. Io, come anche gli altri prima di Peeta, mi sono impegnata per dare il meglio di me, e poi arriva lui che si apre davanti al mondo e fa eclissare tutti quanti per lasciare spazio solo alla sua compagna, che sarebbe stata tranquillamente trascurata dagli sponsor altrimenti. Adesso invece dovrò fare il doppio del lavoro per riconquistare quelli che avevo e che ho perso a causa di questa felice uscita.

Loro due, inutile dirlo, sono i primi che mi ricorderò di uccidere tra due giorni.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ok, lo so che dovreste darmi in pasto agli ibridi per avere aggiornato solo ora, ma ho davvero avuto parecchio da fare! D:

ma so che siete buoni e non lo farete... vero?

per quanto riguarda il capitolo, all'inizio vediamo una Clove un po' squilibrata (aahahaha) e sinceramente mi sono divertita a scrivere quella parte! xD spero che questo cambiamento non vi sia dispiaciuto.

Grazie come al solito a tutti quelli che leggono in silenzio e ancora di più a quelli che recensiscono, in particolare a KilljoyDreamer ( questo capitolo è dedicato tutto a te (anche se è un po' corto >.<) perchè sei ancora qui e non mi hai ripudiato u.u), a kymyit e ad AngelCruelty (leggerò al più presto il nuovo capitolo!)

beh spero di poter riaggionare presto!

Baci a tutti, belli e brutti (?),

HermioneEverlark

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7- Prestazioni ***


“Sai già cosa farai?” mi dice Cato. Dall'ultimo giorno degli allenamenti è strano, sembra quasi più umano. Non conosco il perchè di questo cambiamento repentino, sopratutto nei miei confronti. Forse è un modo per farmi capire che vuole riappacificare le acque da quando mi ha fatto quel discorsetto molto poco rassicurante? O semplicemente vuole che le cose una volta nell'arena vadano per il verso giusto, ovvero come vuole lui. Si, decisamente mi sembra l'ipotesi migliore conoscendolo.

“Non ne ho idea, forse lancerò qualche coltello. Tu?” Sono stata sincera, non so davvero cosa fare per stupire gli Strateghi. “Titus mi ha consigliato di mettere in mostra tutta la mia forza, quindi penso che userò lance e spade.” Si, me lo ero immaginato.

Usciamo dall'ascensore che ci ha portati circa un piano sotto il centro di addestramento. Davanti a me c'è una porta dall'aria spessa, tutto intorno gli altri tributi. Io e Cato ci sediamo accanto a Lux e Marvel e iniziamo a chiacchierare come se nulla fosse, prendendo il classico comportamento da Favoriti, fino a quando non chiamano la mia 'amica' dell'1. Così rimango sola tra i due ragazzi, che tranquillamente iniziano a parlare di armi e tecniche offensive come se io non ci fossi. Perciò mi do all'arte contemplativa, scrutando le persone che mi sono difronte.

La bambina del 7 è minuscola, sarà un gioco ucciderla. Ma non sarò io a farlo. Il ragazzo suo compagno è ben piazzato, avrei voluto averlo nel nostro gruppo, ci avrebbe fatto sicuramente comodo. Lo lascerò a Cato. Sposto lo sguardo più in là e li vedo, Katniss e Peeta.

Loro sono compito mio. Sono seduti vicinissimi e si tengono per mano. Poveri sciocchi, non capiscono che il loro amore non li aiuterà di certo a sopravvivere, agli Strateghi non importa nulla di queste perdite di tempo chiamate 'sentimenti', anzi proveranno un sadico piacere a costringerli a uccidersi. E io rimarrò in vita solo per vederlo o per provocare la morte di uno dei due davanti agli occhi dell'altro. Ho già deciso tutto, vedo perfettamente la scena prendere vita nella mia mente. Penso che ucciderò Peeta per primo, così lei non avrà la voglia nemmeno di proteggersi con il suo amore morto.

“Salter,Clove” sento chiamare da una voce metallica. È il mio turno e non me ne sono

nemmeno accorta. Mi alzo composta, lancio uno sguardo gelido agli innamorati e mi dirigo a testa alta nella tana del lupo.

 

 

***

 

 

Vedo davanti a me le sagome dei manichini muoversi in cerchi sempre più veloci.

Sento il freddo delle lame dei coltelli che ho in mano e il manico nero bagnato dal mio sudore.

Libero la mente da tutti i pensieri, come faccio sempre quando devo concentrarmi e aspetto di sentire quella vocina familiare che mi spinge ad iniziare.

'Vai' mi dice. Apro gli occhi, prendo la mira in pochi secondi e il primo coltello raggiunge il centro del petto del pezzo di gomma a me più vicino con un tonfo sordo.

'Ce n'è un altro a destra'. Preso in piena fronte. 'Sinistra- di lato-al centro-di nuovo un lancio- quella è Katniss- quello è Peeta- Cato e Lux e tutti gli altri tributi- Ester- Marcus- gli Strateghi- più veloce-di più. Basta.'

Una volta finiti i coltelli nella mia mano torno in me e vedo una distesa di teste, braccia e pezzi indistinti di gommapiuma che giacciono ai miei piedi. Dall'alto delle loro postazioni gli Strateghi non fanno una mossa. Ci sono riuscita, li ho stupiti. Percepisco il peso che fino ad ora avevo sullo stomaco senza essermene accorta sciogliersi in minuscole bollicine e la tranquillità invadermi. So che ho fatto bene la mia performance. Non possono darmi meno di 8, e con un punteggio tale posso anche cavarmela da sola nell'arena.

Aspetto che mi diano il permesso di uscire e quando sono sola nell'ascensore non posso trattenermi dal lanciare un piccolo urletto di gioia.

Aspetto con ansia la proclamazione dei punteggi e quando arriva il momento di sederci davanti al televisore il cuore mi sembra impazzito, le gambe non mi reggono e mi sento tesa come una corda d'arco.

Questa volta vedremo per primi i punteggi dei tributi maschi.

Marvel prende un 9, Lux anche. Ci si può lavorare dopotutto.

È il turno di Cato. Lo vedo sedersi più composto sul divano, lo sguardo inquieto che si scioglie una volta che Caesar annuncia il suo punteggio.

10.Ha preso un 10. Dire che è soddisfatto è dire poco. Sprizza soddisfazione da ogni poro tra gli urletti di Ester e le congratulazioni di tutti.

Tocca a me adesso. Stringo i pugni convulsamente mentre l'annunciatore pronuncia il mio nome, storpiato dal loro accento.

10.E' una sorpresa vedere questo numero in sovrimpressione sulla mia foto, nonostante fossi sempre stata sicura della mia riuscita. Ora ho la prova che sono superiore ai tributi dell'1 e che sono sullo stesso piano di Cato. Ora lui sa quanto valgo. Ora avrò anche io il posto che mi spetta nell'alleanza. Mi sento una leonessa, imbattibile, forte, potente, padrona per la prima volta della mia vita. Posso uscire dall'accordo quando voglio con questo voto senza temere di non ricevere aiuti.

Titus e gli altri si complimentano, solo Cato se ne rimane un po' sulle sue, pensieroso. Naturalmente non si aspettava questa votazione. Stupido pallone gonfiato.

Ester ci spedisce subito a letto, senza avere l'occasione di dire o fare altro. Tutto rimandato a domani mattina prima della partenza per l'arena.

Io e Cato ci dirigiamo verso le nostre stanze in silenzio, ma, prima che io entri nella mia, lui inaspettatamente mi si avvicina e mi dice:” complimenti per il punteggio. Sei stata brava.” No, ma scherziamo? Cos'è questa storia? Non pensavo potesse arrivare a congratularsi con me.

Sono interdetta e ci metto un po' per formulare una risposta:”beh, grazie. Anche...anche tu te lo sei meritato. Alla fine hai usato le spade?” Non so perchè ma mi è venuta un'improvvisa voglia di fare conversazione.

“Si, alla fine si. È quello che so fare.” Mentre parla piega leggermente la testa a sinistra e fa un debole sorriso. Sembra si stia quasi scusando per...saper maneggiare le armi.

“Beh, ci tornerà utile domani, non credi?” dico con finto tono allegro. Sento di doverlo quasi sollevare. Mentre aspetto che parli mi trovo a guardarlo meglio; ha dei capelli biondissimi, un ciuffo che ricade leggero sugli occhi che mi rendo conto essere velati da qualcosa che non riesco a capire, l'aria triste. Sembra un cane bastonato e non sono abituata a questa sua nuova immagine. Dove è finito il ragazzo spavaldo con cui mi sono allenata fino a ieri? Proprio adesso doveva andarsene? Proprio prima dell'arena doveva rivelarsi? E perchè poi? Non sono mai stata brava con i ragazzi e con i sentimenti in generale e adesso, davanti a questo Adone sofferente non so cosa devo fare. Ma è lui a distogliermi dalle miei congetture:”come pensi che sarà domani?”

“Come gli anni passati, sai, bagno di sangue e tutto il resto”, rispondo. Che domanda stupida.

“No,io...io intendevo come sarà esserci lì dentro. Insomma, tu non sei agitata?”

Caro, dolce, omicida Cato, ecco cosa ti tormenta: l'idea di entrare a far parte dei Giochi. E io che pesavo di essere stata l'ultima a rendermi conto di dove mi trovavo e per fare cosa. Non te ne sei accorto? È da quando siamo arrivati qui,da quando siamo stati caricati sul treno, anzi, da quando ci siamo offerti per salire su quel palco che ci siamo dentro.

“Io sono solo preoccupata dal fatto che potrebbero non esserci abbastanza coltelli per tutti, niente di più. E spero che quest'alleanza non mi crei problemi. Sai che non sono costretta a restarci e che posso uscirne anche subito se Miss perfezione mi farà salire il sangue al cervello, no?”. Sono stata crudele e spietata nel dargli una tale risposta, lo so, ma l'ho fatto per il suo bene. È l'unico modo che il mio cervello ha trovato per farlo tornare in sé. Domani mi serve il vero Cato, non questa specie di femminuccia. E poi dovevo vendicarmi della risposta che mi ha dato lui quando gli ho chiesto cosa pensasse dell'alleanza.

Mi guarda per un attimo stranito, poi ribatte col solito tono:” Si, hai ragione, neanche io faccio molto affidamento su Lux e Marvel. Se non ci sono abbastanza armi per tutti vorrà dire che le andremo a 'chiedere in prestito' dagli altri tributi.” Dall'ultima frase pronunciata con un ghigno capisco che è tornato in lui e che quella di prima è stata solo una parentesi da dimenticare.

Sorrido leggermente:”Beh, buona notte allora”

“Buona notte”, mi dice di rimando allontanandosi.

Prima che possa girare l'angolo per andare in camera sua mi volto e dico attraverso il corridoio:”Ci faremo l'abitudine all'arena, vedrai.” Lui sofferma i suoi occhi chiari sul mio viso per qualche secondo, poi annuisce e se ne va.

Sotto le coperte del mio letto ripenso a quello che ci siamo detti. Mi sono voluta scusare all'ultimo per come lo avevo trattato oppure ho voluto fargli capire che anche io, alla fine, mi sento come lui? “Entrambi”, mi dice una vocina dentro di me.

Una muta richiesta d'aiuto che nessuno dei due ha saputo ascoltare.

Su questo pensiero chiudo gli occhi e mi addormento per l'ultima volta su un materasso comodo e al sicuro.

 

 

***
 

 

Il vetro trasparente che mi separa da Marcus mi si chiude davanti e mi sento sollevare verso l'alto.

L'ultima cosa che vedo prima che la mia vista venga oscurata da quello che penso sia cemento è il mio stilista che mi fa l'ok con le dita. Pessimo.

Poi il vento mi scompiglia leggermente i capelli, le mie narici sono investite dall'odore di erba appena tagliata e le orecchie mi si riempiono del cinguettio degli uccelli che viene presto interrotto dai gong regolari del cont-down che mi separa dalla Cornucopia.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao tributi! Eccomi finalmente con il settimo capitolo! Sono davvero soddisfatta di come è venuto e spero che piaccia anche a voi come piace a me! :3 in realtà non è stato facilissimo scriverlo, soprattutto per la parte del discorso tra Cato e Clove... volevo dare l'idea di una persona un po' fragile per Cato e di una ragazza determinata ma non insensibile per Clove e ci ho messo un po' per decidere come impostare la cosa... cosa ne pensate?

E poi questo è il primo capitolo che scrivo direttamente al computer! Eh si, perchè gli altri prima li ho scritti a mano e poi li ho ricopiati sul pc (si, lo so, sono strana). Ma poi ho visto che ci mettevo troppo tempo e ho deciso di cambiare u.u

e sono davvero contenta di questo 'esperimento'!!! ah, ho cambiato un pò i punteggi delle sessioni, come quello di Clove, ma mi serviiva per farla stare sullo stesso piano di Cato u.u

come al solito ringrazio tutti quelli che leggono, quella fantastica persona che ha messo la mia storia tra i preferiti e le altre che l'anno messa tra le ricordate :3 e poi è di dovere dire grazie a coloro che mi recensiscono sempre, KilljoyDreamer, kymyit e AngelCruelty! ^^

bene al prossimo allora!

Saluti, HermioneEverlark

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Capitolo 8
*** Capitolo 8- Cornucopia ***


Vedo la Cornucopia davanti a me, lucida e rovente e piena di armi. Tutto intorno ci sono degli oggetti che possono servire ai tributi, i più lontani sono quelli che valgono di meno. Proprio davanti a me c'è un sacco nero di cui ignoro l'uso. Più in la però intravedo delle lame, del cibo, delle punte affilate e dei coltelli ordinati dal più grande al più piccolo.

Sono miei, li hanno messi per me, penso. Mi iniziano a piacere questi Strateghi.

Aspetto con ansia che passi l'ultimo secondo e poi corro a raggiungere il mio tesoro, senza curarmi inizialmente di quello che mi accade intorno. Una volta presi in mano tre coltelli diversi ma ugualmente affilati inizio a cercar le mie prime vittime. Mi volto a destra e vedo Peeta scomparire tra gli alberi. Maledizione, l'ho perso.

Cerco Katniss tra i tributi che tentano di accaparrarsi qualche pezzo di pane o uno zaino. Vedo Lux affondare una spada nel torace di una ragazza, incurante del sangue caldo che le schizza la faccia e i capelli continua ad accanirsi con rabbia sul corpo maciullato della sventurata.

Cato mi passa davanti correndo per raggiungere delle lance proprio al limite esterno della Cornucopia prima che le prenda un altro tributo. Lo vedo lanciasi sul corpo del mal capitato e spezzargli le ossa del collo.

Marvel, più in là, prende a pugni la femmina del 5 senza che questa possa neanche provare a difendersi tanta è la furia con cui la colpisce.

Poi la vedo.

Lei si sta litigando uno zaino giallo con un tributo maschio. Inizio a correre verso la mia preda, vedo che il ragazzo ha quasi vinto e senza pensarci lo colpisco alla schiena con uno dei coltelli.

È lui la mia prima vittima, tutto il contrario di quello che mi ero ripromessa.

Noto che Katniss mi guarda stupita per un attimo prima di leggere la consapevolezza di quello che le sta arrivando addosso negli occhi. Allora si alza, cerca di scappare. La distanza tra noi aumenta, lei è maledettamente brava nella corsa. Mi fermo prendo la mira e le lancio il coltello seghettato dirigendolo verso la testa. Sono quasi certa di poterla uccidere quando lei alza in alto lo zaino e si para la nuca. Il coltello affonda nel tessuto e lei si getta velocemente verso il bosco. Con la sua fuga ho perso una delle mie armi migliori. Mi dico che è inutile rincorrerla adesso e cerco di mettere a tacere la rabbia andando incontro all'ultimo tributo rimasto in vita nel raggio della Cornucopia.

Gli pianto nel petto l'ultimo coltello e mi giro a vedere i miei alleati che fine hanno fatto.

Cato e Marvel escono vittoriosi dall'interno della costruzione, uno con le mani impastate di sangue altrui l'altro trascinando il bambino del 4 che ha un profondo taglio alla gola da cui ancora esce il liquido che gli imbratta la tuta.

“Beh, è stata una buona battuta di caccia direi” annuncia Cato con non calanche guardandosi intorno.

“Ma non fare il gradasso!” cinguetta Lux. “Scommetto che ne ho uccisi molti più di te!” lo sfida.

Allora il mio compagno le si avvicina e le sussurra all'orecchio “ne sei certa?”

Si stanno... corteggiando? È davvero questo il loro piano? Sembra che Marvel stia facendo i miei stessi pensieri perchè li guarda con aria disgustata.

“Dovremmo riunire i cadaveri per gli hovercraft” dico interrompendo il loro tubare snervante.

Così trasciniamo senza troppi pensieri i corpi di coloro che sono 'eroicamente caduti', come staranno annunciando i presentatori nella capitale.

12. Ne abbiamo uccisi dodici. A casa questo sarebbe omicidio. Qui è divertimento.

Non posso non pensare a questa diversità mentre ascolto i colpi di cannone che segnano la fine di ogni giovane vita e aspettiamo l'arrivo del mezzo vicino al lago a pochi metri dalla Cornucopia che fa scendere una mano meccanica a raccogliere i corpi accatastati l'uno sull'altro.

Salito in aria anche l'ultimo, ci avviamo silenziosamente verso la costruzione di metallo e tiriamo fuori tutto quello che troviamo dentro: oltre alle armi a volontà ci sono anche tende, sacchi a pelo, sacchetti di frutta secca e manzo, borracce vuote per l'acqua e diversi kit di primo soccorso con dentro qualche benda e delle pillole. Tutto il resto che ci servirà per sopravvivere o lo dovremo cacciare o ce lo faremo mandare dagli sponsor in un modo o nell'altro.

“Ci stanzieremo qui” dice Cato prendendo il ruolo di leader fin da subito “così avremo il pieno controllo della radura e del lago. Montiamo le tende e cerchiamo la legna per il fuoco”

“Non dovremmo anche organizzare i turni di guardi per la notte?” chiede sicuro Marvel. Siamo forti, si, ma non imbattibili.

“Cosa? Non ci serviranno turni di guardia” risponde sprezzante Cato. “Di notte andremo a caccia”

Lux fa un risolino accompagnato da un Marvel poco convinto.

“E poi anche se dovessimo rimanere qui per la notte chi oserà solo avvicinarsi alla radura con noi in mezzo? Siamo i Favoriti, ricordi? Siamo i più forti qui dentro” continua la ragazza.

Mi meraviglia questo suo comportamento così poco prudente. Sono in ogni caso i Giochi, gli Strateghi potrebbero benissimo mandarci qualche 'sorpresina' e noi non potremmo accorgercene, pieni della nostra illusoria sicurezza. Anche Cato per un secondo la guarda male, ma poi ritorna ad indossare la sua maschera di indifferenza e spavalderia.

Se solo sapesse che ho capito più di quanto forse immagina dalla nostra ultima conversazione... ma non sono una che colpisce alle spalle, io, e non tradirò mai questo nostro piccolo 'segreto' solo per fargli cattiva pubblicità. E poi, ammettiamolo, in preda alla rabbia e alla vergogna potrebbe farmi fuori in un attimo con un solo colpo ben assestato. Riconosco le mie debolezze, a differenza sua, e posso farne una giuda di sopravvivenza.

Montiamo una tenda poco lontano dalla Cornucopia e poi decidiamo di andare in avanscoperta nel bosco circostante per sondare il terreno.

Ci addentriamo in quella che sembra una normalissima macchia di montagna; ci sono pini, felci e querce, gli stessi alberi che si vedono nei libri di scuola che danno al Distretto 2. Da noi non c'è molto verde, prevalentemente fabbriche ed edifici che coprono tutto l'orizzonte.

“Nell'1 avete le foreste?” chiede all'improvviso Cato.

“No, solo qualche arbusto finto nelle strade più importanti e davanti al palazzo di giustizia. Voi?” risponde Marvel, mentre Lux se ne rimane zitta a scrutare il sottobosco.

“Lo stesso”. Poi ritorna a prendere la sua espressione seria.

Mentre ci addentriamo sempre più all'interno incontriamo qualche coniglio bianco, scoiattoli, uccelli e insetti che non so riconoscere. Per ora sembrano inoffensivi, ma per quello che ne so potrebbero essere tutti carnivori.

Dopo mezz'ora siamo di ritorno, le braccia piene di legna e qualche frutto trovato nei cespugli.

“Ragazze, che ne dite di iniziare a sfamare i vostri due cavalieri?” se ne esce il mio compagno di Distretto in tono scherzoso. Sono davvero strabiliata da come possa cambiare umore così velocemente: per tutto il tempo nel bosco è stato sempre guardingo e sospettoso e adesso sembra essere totalmente a suo agio. Io e Lux esplodiamo in una risata ipocrita:” credete sul serio che noi vi faremo da schiavette per tutto il tempo che staremo qui?” dico altezzosa. Beh, dovevo ricordare loro la mia presenza in qualche modo, no?

“Ovviamente” controbatte Cato allargando le braccia come se fosse la cosa più normale del mondo.

Ci guardiamo tutti e quattro e poi sulle nostre labbra si aprono contemporaneamente dei sorrisi che diventano risate in breve tempo.

Il ghiaccio è rotto, adesso possiamo davvero considerarci un gruppo, anche se a breve termine.

Ci mettiamo a preparare la cena, i ragazzi accendono il fuoco con i fiammiferi trovati in uno zaino e noi ragazze abbrustoliamo il pane e tiriamo fuori il manzo.

Non ci preoccupiamo del fumo del fuoco, ci sentiamo al sicuro qui.

Mentre mangiamo ci scrutiamo di nascosto tra un boccone e l'altro, cercando di trovare un punto debole al di là della corazza che ognuno si è creato nonostante il sottile feeling che sta iniziando a nascere.

Appena finito torniamo nuovamente nel bosco, senza lasciare nessuno a fare la guardia al nostro accampamento. Secondo Marvel a quest'ora tutti gli altri tributi saranno distanti dal lago e dalla Cornucopia, arrampicati sugli alberi o dentro qualche caverna e non c'è bisogno di protezione.

Ma adesso arriviamo noi.

Marciamo dentro il bosco per un quarto d'ora buono prima di sentire dei passi alla nostra destra.

Noi ci muoviamo piano, evitando i rami e le foglie secche, mentre la persona più in là non fa molta attenzione e crea abbastanza confusione in una notte così silenziosa.

Faccio segno a Cato e agli altri di deviare il percorso verso il tributo, mi metto in testa e loro mi seguono senza fiatare.

Ci acquattiamo dietro un gruppo di bassi arbusti e scrutiamo chi c'è dall'altra parte.

Con mia grande sorpresa mi accorgo che la nostra prima preda è Peeta, sfuggito al bagno di sangue ma adesso nelle nostre mani.

Nelle mie mani.

Mi alzo sicura ed emergo dai cespugli.

Lui si volta terrorizzato, io sorrido guardandolo negli occhi e tirando fuori il primo coltello.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

tributi! Eccomi qui con l'ottavo capitolo!

È stato un parto scriverlo, davvero. L'ho iniziato e cancellato 3 volte prima di stendere la versione finale, che ho finito ieri in preda al raffreddore e alla febbre >.<

cosa vi sembra? È troppo lento o poco sanguinolento? Ammetto che non sono ferratissima nello scrivere scene violente, ma, dato che più avanti ce ne devono per forza essere altre, mi eserciterò di più. u.u

KilljoyDreamer mi segui sempre e costantemente, grazie per ogni secondo che hai passato a recensire i miei capitoli! ^^

kymyit adoro le tue recensioni e il fatto che centri sempre il bersaglio, grazie mille anche a te!

AngelCruelty mi fanno sempre ridere le tue parole e la tua dolcezza, grazie grazie grazie!

Beh al prossimo capitolo! :3

HermioneEverlark

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Capitolo 9
*** Capitolo 9- Istinto ***


Peeta scappa.

Dopo che si è accorto di cosa avevo in mano e delle mie intenzioni si è voltato verso il bosco profondo e si è messo a correre.

Peeta scappa e io lo rincorro. Non sono disposta a perderlo ancora, soprattutto adesso che mi è così vicino.

Appena l'ho visto voltarsi ho abbandonato gli altri dietro di me, focalizzando tutte le mie forze sul mio nuovo obbiettivo, che adesso schiva veloce i rami degli alberi più bassi e scavalca le radici che escono dal terreno.

Mi ha distanziato abbastanza ma non mi arrendo, i polmoni mi bruciano ma continuo a correre, più determinata che mai. Le foglie dei rami più bassi mi sferzano le guance e le spine dei rovi nel sottobosco mi pungono le caviglie, ma non mi importa.

Non voglio lanciargli un coltello come ho fatto per Katniss, voglio godermi la sua uscita di scena.

Sento dietro di me le voci di Cato e degli altri che mi chiamano, ma sono lontani e io non ho intenzione di aspettarli.

Peeta continua la sua fuga, mi accorgo dei suoi respiri affannosi e questo non può farmi che felice e darmi altra forza nelle gambe.

Ad un certo punto sbuchiamo in una radura illuminata dalla luna.

Inaspettatamente vedo una radice uscire di colpo davanti ai piedi della mia preda.

Lui non se l'aspetta, inciampa e cade di faccia.

Grazie Capitol, penso.

Mi fermo anche io e mi metto sopra di lui ,le mie ginocchia che premono sul suo sterno.

I nostri respiri sono ancora corti e veloci per la corsa e noto che la caduta gli ha sta facendo uscire del sangue dal naso.

Cerca di liberarsi alzandosi, ma io lo ributto a terra con un pugno sul mento.

“Allora” ghigno mettendomi più comoda sul suo addome “ti sei fermato, eh, Ragazzo Innamorato?”

Non so da dove mi sia uscito questo epiteto, forse l'avrò sentito a Capitol. Sono ingegnosi sotto questo punto di vista.

Lui non risponde, cerca ancora di divincolarsi, leggo il terrore nei suoi occhi chiari quando riestraggo il coltello dalla cintura.

“Oh, non mi muoverei più di tanto se fossi in te, sai? Potrei sbagliare mira e farti ancora più male.

Ma in fondo, penso che sarebbe divertente, non trovi?” Dico sadica, mentre lo sento immobilizzarsi sotto di me, le dita piantate nel terreno.

“Dovrò pur sfogarmi anch'io, non pensi? Ma per tua sfortuna non ho nessuno a cui dichiarare il mio amore, quindi il mio capro espiatorio sei tu per ora. Chissà come starà la tua compagna? Spero che tu l'abbia salutata in modo decente prima di partire, perchè non penso che dopo stasera la rivedrai!”

Con quest'ultima frase mi faccio uscire un piccolo risolino e traccio con la punta del coltello una linea immaginaria sulla sua pelle che raggiunge ogni parte del viso; poi inizio ad incidere, prima in modo leggero e poi più pesantemente, con la lama sulla sua tempia. Arrivo fino al sopracciglio per scendere lentamente verso la guancia. Vado sempre più a fondo, mentre lui geme e il sangue inizia a uscire dalla ferita. La luce della luna mi è di molto aiuto adesso, così riesco a vedere ogni cosa. I nostri sguardi si incontrano per qualche secondo e, oltre alla paura, vi noto anche dell'altro,quasi... rassegnazione. Non capisco. È entrato qui dentro senza un minimo di speranza? È uscito da quel tubo con la consapevolezza che non ce l'avrebbe fatta in ogni caso? Ma non mi importa, peggio per lui se non è determinato a sopravvivere. Io lo sono e più ne uccido più sono vicina alla fine.

Continuo la mia opera meticolosa arrivando al mento. A quel punto Peeta ritrova un minimo di coraggio e cerca di alzarmi facendo leva con le gambe sul terreno. Non sono preparata per questo sviluppo e mi lascio cadere all'indietro come una bambina alle prime armi. Lui mi gattona qualche metro lontano, ma io mi rialzo in fretta e mi riposiziono sulla sua pancia, tenendo i piedi intrecciati alle sue ginocchia per non fargliele muovere.

Sono scocciata. Mi ha fatto sembrare una sprovveduta e ha interrotto il mio lavoro.

Ora, più di prima sono disposta a fargli male. Sento il mio orgoglio ferito gridare vendetta e credo di essere disposta ad ascoltarlo.

D'un tratto una rabbia sconosciuta mi sale dentro. Sono arrabbiata perchè mi ha fatto perdere gli sponsor, sono arrabbiata perchè sono qui, sono arrabbiata con gli stupidi capitolini, sono arrabbiata con Cato che non arriva a darmi man forte o per vedere quanto sono brava ad uccidere, sono arrabbiata perchè devo uccidere.

E tutta questa rabbia si riversa sul ragazzo sotto di me. Deve pagare. Deve pagare per gli sponsor e per il fatto stesso di essere un oggetto nelle mani degli Strateghi, come me.

Sei pazza, lui non ha colpa, mi dice la solita voce nella mia testa, e so che ha ragione ma non riesco, non posso fermarmi adesso che ce l'ho in pugno. La mia mente trova automaticamente delle motivazioni per farmi andare avanti nella tortura.

Ho iniziato ad incidergli il labbro superiore quando sento Cato che urla il mio nome. Mi volto verso il bosco dietro di me per vederlo uscire sulla radura seguito da Lux e Marvel. Hanno tutti e tre il fiato corto.

“CLOVE!” chiama ancora.

“Sono qui” rispondo calma, mentre mi raggiungono.

“Cosa stai facendo?” mi chiede Marvel. Io mi giro verso di lui e con faccia annoiata dico:” non si vede?!” e riprendo il mio lavoro su un Peeta immobile e gemente.

Poi mi sento alzare da dietro e mi rendo conto che le braccia di Cato mi stanno allontanando dalla mia preda cingendomi la vita. Per un attimo rimango interdetta da questo gesto, ma poi esplodo:“FERMO! Cosa stai facendo, fermati! Devo ucciderlo io, è compito mio! Così scapperà di nuovo!” E scalcio per cercare di liberarmi dalla sua presa, ma lui è troppo forte e troppo alto per me.

Se ne rimane zitto, limitandosi a stringermi forte il braccio,ora, e a trasportarmi lontano da Peeta e da Marvel e da Lux, che ferma il ragazzo Innamorato al posto mio. Mi riposa a terra e mi toglie il coltello dalle mani.

“Perchè mi hai fermato? Dobbiamo ucciderlo! Se hai intenzione di farlo tu, sappi che non te lo permetterò, tocca a me! Non dovevi portarmi via! Deve morire! Lui...”, urlo con tutta la voce che ho.

“No.” Mi interrompe, così, con una semplice negazione che però mi ammutolisce. Cosa vuol dire 'no'? Vuole lasciarlo in vita?

“Cosa...? non puoi dire sul serio! Ascolta...”

“No, ascoltami tu. Capisco quanto tu voglia ucciderlo, capisco anche perchè tu voglia farlo, ma non adesso, devi aspettare. Lui può portarci da lei, non ci hai pensato? Possiamo illuderlo di tenerlo in vita e poi, una volta che ci avrà aiutato a trovarla, li uccideremo entrambi. E poi ci farà comodo, è abbastanza forte”, conclude con aria di sufficienza, sussurrando quasi per non farsi sentire, anche se siamo abbastanza lontani.

“Ma a me non importa! Io voglio...voglio...”, fatico a dirlo perchè mi rendo conto di quanto barbaro suoni. “Voglio farlo soffrire.” Ora Cato mi fissa evidentemente sorpreso. E lo sono anche io, per tutto questo odio e questo male che provo dentro come mai prima mi era successo.

“Non puoi... non puoi chiedermi di aspettare”, dico, quasi disperata, come se ne andasse della mia stessa vita. Non capisco quello che mi sta succedendo. Sono arrivata al punto di agognare la sua morte? Di già?

“Presto porterai a termine quello che hai iniziato, non preoccuparti”, mi dice il mio compagno, poggiandomi delicatamente una mano sulla spalla.

E io che pensavo che lui per primo si sarebbe trasformato in un mostro, mentre lo sono diventata io, contro ogni aspettativa. A questo punto dubito di poter fare qualcosa per rimediare. Ormai a Capitol sarò diventata 'Clove-la-mietitrice-di-anime'.

Torniamo verso Lux, Marvel e Peeta, che è ancora per terra.

“Alzati” gli dice perentorio Cato. Lux tenta di controbattere ma lui la zittisce con un gesto veloce della mano.

“Da oggi sei con noi, nella nostra alleanza. Ci aiuterai a trovare Katniss e ti lasceremo in vita una volta che sarà nelle nostre mani. Oppure ti uccidiamo subito. Decidi.”

Peeta e gli altri due hanno la stessa espressione stupita: non se l'aspettavano questo cambio di direzione.

Il Ragazzo Innamorato sembra indeciso; riesco quasi a leggere i pensieri che staranno vagando nella sua mente: posso sacrificare la ragazza che amo, per salvare la mia vita? È ridicolo,nella sua situazione, perdere ancora tempo per queste cose.

“Va bene, sono con voi”, proclama alla fine, con voce flebile.

Cato annuisce:” bene, ora torniamo all'accampamento.” E si avvia verso la parte del bosco da cui era sbucato nemmeno dieci minuti fa. Fa mettere Lux e Marvel davanti, Peeta in mezzo mentre io e lui ci teniamo a qualche metro di distanza dal gruppo.

Camminiamo entrambi in silenzio, al contrario dei due davanti che discutono sulla geografia dell'arena.

Non so cosa dire al mio compagno; mi sono comportata come un'animale che segue solo il suo istinto prima, vorrei scusarmi ma non posso certo farlo mentre tutta Capitol ci segue avida. Ne andrebbe della mia immagine.

Quindi decido di rimanere in silenzio, camminando accanto al suo braccio abbronzato che sfiora delicatamente la mia spalla. È stato gentile, prima, a rassicurarmi. A proposito:” non avrai intenzione di uccidere tu Katniss, vero?” gli chiedo, rendendomi conto solo ora delle sue parole.

“Ci sei arrivata alla fine” mi risponde voltandosi divertito.

Mi fermo:” no, non puoi! Ho un conto in sospeso con lei e devo essere io a chiuderlo!” Si blocca anche lui lasciando aumentare la distanza tra noi e gli altri tre.

“Sbaglio o ci stai prendendo gusto?”. Mi sta provocando, il cretino. Mi guarda per un momento senza dire nulla; non posso leggere il suo sguardo a causa delle fronde degli alberi che coprono la luna, ma lo sento avvicinarsi.

“Possiamo fare a metà”, mi sussurra. “Ma devi darti una calmata” dice ad alta voce, questa volta.

Una calmata? Si riferisce a prima? Colpita e affondata. Devo rispondergli qualcosa, ma ho perso la facoltà della parola ora come ora. Mi limito a tornare a camminare con lui vicino, che tace ugualmente.

Forse quello era un modo per dirmi che ha inteso cosa provo adesso dopo ciò che è successo in quella radura? Non mi aspettavo che capisse. Devo ringraziarlo in qualche modo, per questo piccolo sforzo.

“A pensarci bene, puoi anche finirla tu, se vuoi” esordisco a voce bassa.

Lo sento sorridere attraverso il buio del bosco, interrotto solo da qualche flebile raggio di luna qua e là e dal fruscio d'ali di un uccello notturno.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE.

Heilà a tutti, qui è la Bassa Autostima della scrittrice che parla!

No vabbè, scemenze a parte, che vi sembra questo capitolo? Troppo smielato? Troppo ooc?

Non so, a me piace, ma... bah... è uno strano periodo, scusate ^^'''

comunque grazie a tutti per aver letto, a chi legge e non recensisce e a chi lo fa sempre: KilljoyDreamer, kymyit e AngelCruelty siete la mia fonte di sostentamento continua! :')

e grazie anche a BShallows che è arrivata da poco e di cui apprezzo molto le recensioni! :)

spero di aggiornare prima la prossima volta! >.<

saluti a tutti

HermioneEverlark

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Capitolo 10
*** Capitolo 10- Capo ***


Mi siedo davanti alla tenda che ospita Lux, Cato, Marvel e Peeta e aspetto che sorga il sole.

Una volta tornati dal bosco si sono messi tutti a dormire, mentre io sono rimasta fuori per controllare. In realtà c'è poco da stare attenti, è solo che mi fido ancora troppo poco di Peeta per passare il resto della nottata tranquilla nel sacco a pelo.

Potrebbe approfittare della situazione e sgattaiolare fuori dall'accampamento mentre dormiamo e fuggire nuovamente nel bosco.

Anche se in realtà preferirei che lo facesse, che adesso si alzasse per scappare, così Cato si renderebbe conto dell'errore che ha commesso facendolo entrare nella nostra alleanza e mi darebbe il permesso di farlo fuori una volta per tutte.

Odio dover sottostare ai comandi altrui, anche se si tratta di Cato, e vorrei tanto fare quello che voglio io. In effetti potrei entrare nella tenda, impugnare qualche coltello e ferire i miei compagni gravemente uno dietro l'altro, e poi andarmene per dedicarmi agli altri tributi senza i più pericolosi di mezzo... ma non posso farlo; mi rendo conto che da sola sarei ancora troppo vulnerabile. E poi cosa penseranno di me a casa se uccidessi a tradimento un ragazzo che viene dal mio stesso distretto? Vada per gli altri tre, ma lui? Penso a quante possibilità ho di scontrarmi sola con Cato. Potremmo essere noi due ad arrivare in finale e a quel punto dovrei per forza ucciderlo. Ma prima non posso proprio.

Spero che lo faccia fuori qualcun'altro, a questo punto. E se lo facesse Katniss potrei vendere a Capitol che voglio ucciderla per vendicarmi e non perchè è solo un altro tributo, motivazione troppo scontata, o perchè mi intimorisce, cosa che non potrei mai ammettere.

Sento Cato mugugnare qualcosa da dentro la tenda, ma smette subito.

Non so come gli sia venuto in mente di far entrare Peeta nell'alleanza. Ha fatto un ragionamento degno di nota, certo, ma sempre un po' azzardato. Non ha pensato a quello che potrebbero dire a Capitol? E Titus? Approverà questa sua decisione?

Ammetto che appena mi ha comunicato quello che voleva fare ne sono rimasta basita: non me lo ero minimamente immaginato il Ragazzo Innamorato a fare gruppo con noi per cercare la sua compagna. Ero quasi decisa a mandarlo al diavolo e abbandonarli lì in quella radura.

Non so se funzionerà il suo ragionamento. Insomma, chi ci assicura che Peeta non abbia capito le nostre vere intenzioni e ci depisti anche a costo di rimetterci la pelle? Che poi trovo che sia una cosa stupidissima da fare. Nei Giochi devi pensare a te e a te solo, non puoi permettertele certe cose.

È davvero così perso dietro a quella ragazza? Io non lo avrei mai fatto, nemmeno per gli sponsor. Non ha pensato alle conseguenze che il suo gesto comporta? Sono gli Strateghi ad avere in mano l'Arena e potrebbero anche decidere di provocare un terremoto annientando tutti i tributi tranne loro, e allora cosa faranno? Dovranno per forza uccidersi, non hanno alternativa. Non esiste alternativa.

Per nessuno esiste in realtà.

Siamo chiusi qui dentro e ognuno spera che sia qualcun'altro a morire quel giorno.

Prima abbiamo fatto appena in tempo a raggiungere l'accampamento che nel cielo senza stelle sopra l'arena è apparso il simbolo di Capitol con l'inno sparato a tutto volume assieme alle facce di quelli che sono morti nel bagno di sangue; ecco cosa si diventa qui: delle foto con il numero del distretto e niente più.

Ad un tratto mi sento stanchissima e questi pensieri non mi aiutano di certo.

Con le braccia strette intono alle ginocchia per proteggermi il più possibile dal freddo, sento che la vista inizia ad affievolirsi e le mie palpebre non sono più disposte a combattere contro il sonno.

So che se mi addormentassi adesso la mia vita e quella di Cato, di Marvel e di Lux sarebbe nelle mani di Peeta. Fa niente, mi dico. Che ci uccida, che ci uccida tutti. Così finalmente posso smetterla di sembrare forte.

Sono stanca e mi addormento di sasso senza preoccuparmi di quello che mi circonda.

 

 

***

 

Vengo svegliata dall'odore di carne e dalle risa di qualcuno.

Apro gli occhi e per un momento non mi ricordo dove sono, ma poi mi ritorna tutto alla mente. Sono nell'arena e questo è il mio secondo giorno.

Non ho voglia di alzarmi e raggiungere i miei compagni ma mi costringo a tirarmi su; mentre lo faccio mi accorgo di avere un sacco a pelo posato addosso come una coperta. Gli altri devono aver acceso un fuoco perchè sento il suo scoppiettare allegro. Una volta in piedi e quasi completamente sveglia mi dirigo verso i rumori e vedo che stanno tutti facendo colazione vicino al lago riscaldando la carne che era negli zaini sulle fiamme. Uno di loro deve aver fatto bruciare qualcosa perchè sento un odore sgradevole arrivarmi alle narici. Mi avvicino al gruppo lentamente, il rumore dei miei passi sormontato da quello delle loro risate. Una volta più vicina capisco perchè si stanno sganasciando: Marvel ha in mano quella che sembra una lepre mezza cruda e mezza abbrustolita e deve averne assaggiato un pezzo poco cotto perchè sta sputando quello che aveva in bocca quasi soffocandosi nel tentativo di non avvelenarsi, provocando l'ilarità generale.

'Sono andati a caccia nel bosco senza di me?' Questa è l'unica cosa che il mio cervello riesce ad elaborare per ora.

“Ehi Clove!” mi apostrofa Cato alzando un bracci a mò di saluto dopo aver notato la mia figura imbambolata.

“Buongiorno!” mi dicono tutti, anche Peeta.

“Stavamo preparando la colazione, ma...” comincia Lux prima di essere interrotta da altre risate indicando il suo compagno di distretto. Mi irrita.

“Già, vedo. Io quello non lo mangio.” pronuncio lapidaria guardando male Marvel e la sua lepre.

“Quando siete andati a cacciare quella roba?” chiedo senza rivolgermi a qualcuno in particolare.

“Questa mattina presto” mi risponde Lux piano, mentre gli altri si zittiscono d'improvviso.

“Capisco” rispondo gelida; non ho altro da dire loro.

“È che stavi dormendo così bene e non volevamo svegliarti... Cato ti ha anche coperto con il sacco a pelo!” si scusa Marvel mentre cerca di far cuocere anche l'altra parte dell'animale. Mi volto verso il mio compagno e lui distoglie lo sguardo. Evidentemente sa di aver sbagliato a non svegliarmi. Volevo essere partecipe di questa esperienza e adesso mi sento tradita da chi credevo mi avesse capita. Ci sono anche io in questa alleanza, non devono scordarselo.

Mi siedo tra Peeta e Marvel e inizio a mangiare in silenzio un pezzo di manzo essiccato mentre gli altri tornano alle loro occupazioni: Lux prende l'acqua, Marvel cuoce assieme a Cato e Peeta spenna quello che mi sembra un fagiano.

Sembra sentirsi a suo agio, come se ieri non avessi cercato di ucciderlo, come se avesse sempre fatto parte dei Favoriti. Lo capisco sempre meno.

Questa mattina non mi sento proprio in vena di carinerie, così mi rivolgo al nuovo arrivato con tono di scherno:” allora, Peeta dormito bene stanotte? Non hai sentito il peso della vita della tua amata sulla coscienza?”

Lui smette di pulire l'animale e mi guarda negli occhi, le sue iridi chiare nelle mie e capisco di aver centrato il bersaglio. Non mi risponde e continua a guardarmi, ma io non abbasso lo sguardo, aspetto che sia lui il primo a farlo. Anche Cato e Marvel mi guardano interrompendo quello che stavano facendo. A distoglierci è Lux che rompe il silenzio imbarazzato che è venuto a crearsi tornando dal lago con tre bocce piene d'acqua:”Allora, che si fa oggi?... Ma che succede?”. Sono strabiliata, è anche intelligente allora.

“Oh, nulla,” rispondo io in modo leggero continuando a fissare Peeta, anche se lui ora ha abbassato gli occhi, “stavamo facendo un'allegra chiacchierata tra alleati”. Sottolineo volutamente la parola, per ricordargli quello che ha fatto. Anche se non mi interessa nulla della vita di Katniss voglio farlo sentire in colpa per il suo gesto e perchè ha rovinato i miei piani.

“Oggi direi di andare a cercare qualche tributo, no?” rispondo a Lux; la mia suona una come una domanda retorica, e, anche se non era nelle mie intenzioni, sono contenta che sia apparsa tale. Direi che non devono nemmeno provare a contraddirmi oggi, e mi sembra che l'abbiano capito tutti, dato che si limitano ad annuire.

“Non abbiamo ancora esplorato cosa c'è a est, possiamo cominciare da lì.” Detto ciò mi alzo e inizio a preparare il mio zaino seguita dagli altri. Non lasciamo nulla di utile all'accampamento, solo del cibo e le armi meno pericolose, cosi che se dovessimo perderle possiamo procurarcele anche da soli.

Mi metto in testa al gruppo e inizio a camminare verso quello che sembra uno strapiombo a destra della Cornucopia.

Oggi sono io il capo e mi pace questa sensazione. Ecco quello che prova Cato ogni volta e finalmente capisco anche io perchè agogni sempre a ricoprire questo ruolo. È estremamente gratificante e aiuta a migliorare il mio umore nato pessimo questa mattina.

Non mi importa di lasciare gli altri indietro, ora sono loro che devono stare al mio passo e non più il contrario.

Siamo arrivati alla fine dello strapiombo, che si rivela essere un campo apparentemente infinito di grano e di altre piante da cereale. Dalla mia posizione elevata noto che mi dovrebbero arrivare più o meno alla vita e compongono chiazze di diverso colore, gialle, marroni, rossicce. Quando si alza il vento e le fa muovere ondeggiano in direzioni diverse; sembra di vedere le immagini del mare che comparivano qualche volta nei libri di storia che ci davano a casa. È un paesaggio abbastanza semplice, ma ci lascia tutti di stucco: sarà che nessuno di noi è abituato a una cosa simile o che semplicemente non ce lo aspettavamo, fatto sta che per qualche minuto rimaniamo fermi a fissare le onde che si formano al soffiare calmo del vento.

Ecco cosa mi comunica questa visione, calma e tranquillità, anche se so che probabilmente sarà la culla di ibridi o di sabbie mobili o di animali pericolosi. E sicuramente ci sarà qualche tributo nascosto in mezzo.

Per arrivare al campo bisogna percorrere una discesa piuttosto ripida, così mi sistemo meglio lo zaino in spalla e risveglio i miei compagni dallo stupore:” andiamo, forza”.

Inizio a scendere e loro mi ascoltano ubbidienti.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao tributi!

Il primo capitolo a doppia cifra! ^^ come sono emozionata! Sono felicissima di essere arrivata fino a qui e lo devo anche a voi che avete letto e/o recensito con pazienza ogni capitolo! :')

allora in questo capitolo troviamo una Clove un po'... nervosetta, ecco xD volevo troppo dipingerla come capo, non ho saputo resistere... che ne pensate?

Come sempre grazie a KilljoyDreamer (non vedo l'ora di leggere il tuo nuovo capitolo **), a AngelCruelty, che mi segue sempre e come sempre, e a kymyit, a cui spero che piaccia questo capitolo :) e poi ci sono Bshallows e angelikakiki che sono appena arrivate ma è come se mi seguissero da sempre ;)

grazie mille ragazzi! :D

a presto,

HermioneEverlark

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11- Domande ***


Ci addentriamo a fila indiana tra le spighe cercando di rimanere il più bassi possibile e di scrutare tra le piante, che sono così vicine e compatte da rendere difficile anche il passaggio. Camminiamo in silenzio per circa una quarto d'ora senza trovare nulla di pericoloso o che possa provare il soggiorno di un altro tributo, con le spighe che mi irritano le braccia. Ad un certo punto mi fermo e dico:” se continuiamo così non arriveremo a nulla, è troppo grande questo campo. Dovremo dividerci per ispezionare meglio la zona.” Tutti annuiscono. Ora bisogna creare i due gruppi; cerco lo sguardo di Cato perchè sono in difficoltà: con chi andrà Peeta? Lui lo capisce e si fa avanti:” io, Marvel e Peeta andremo a destra mentre tu e Lux” e qui si sofferma qualche secondo di troppo sul suo viso “andrete a sinistra. Dovremo riuscire a battere tutto il campo. E poi, andiamo, quanto potrà mai essere grande?!”

Troppo. Ecco quanto. Dopo un altro quarto d'ora che cammino con Lux mi sento soffocare dall'odore del grano e mi fa male la schiena a forza di rimanere abbassata. Mi volto verso la mia alleata con una smorfia di fastidio e noto con piacere che lei è nelle mie stesse condizioni.

“Ma se ci alziamo?” dice supplice. “Magari!” rispondo tornando in posizione eretta. Da così è tutto molto più semplice, anche se la visuale non cambia molto: sempre spighe, sempre grano e cereali.

Mentre continuiamo la nostra marcia guardinghe mi chiede:” conosci Cato da tanto tempo?” Così dal nulla. Immagino che sia il suo unico pensiero dato che non deve preoccuparsi di altro per ora.

“Non da molto in realtà” rispondo restia “lui era un anno avanti a me a scuola, ma dai dodici anni abbiamo iniziato ad allenarci insieme qualche volta, tutto qua. Eravamo compagni di armi”.

Già, potevo agognare solo a questo nel mio Distretto. Non ho mai avuto molta voglia di farmi degli amici veri, solo qualcuno con cui scambiavo quattro chiacchiere, ma sempre a debita distanza. Preferivo isolarmi con i miei coltelli e le mie lance piuttosto che approfondire i contatti con le persone, e i miei compagni di classe non hanno mai provato ad avvicinarmi più di tanto. Ma devo dire che il mio carattere non aiuta. Sono una persona taciturna e chiusa, che preferisce pensare piuttosto che parlare. Come adesso, ad esempio, che vorrei che Lux avesse finito con le domande. Ma naturalmente lei continua:” e... voi avete mai... approfondito il vostro rapporto?” Immaginavo dove volesse andare a parare. Mi vede come una rivale quindi? Questa non me l'aspettavo. Non ho mai pensato a Cato in quel modo prima d'ora. Non ho mai pensato a lui in nessun modo in realtà. Forse con il tempo mi sono semplicemente abituata alla sua presenza costante, ecco. Forse è quasi un amico. O comunque qualcosa che ci si avvicina molto. Sto per risponderle quando la nostra attenzione vine attirata da dei rumori sordi provenienti da qualche metro più avanti a noi. Io e Lux ci guadiamo indecise: sarà una lotta tra tributi, un animale o qualche sorpresa degli Strateghi?

Piano ci dirigiamo verso la fonte del rumore e adesso afferro l'utilità delle spighe fitte, che ci consentono di vedere senza essere viste. Quello che ci si presenta davanti è uno spettacolo raccapricciante: il corpo insanguinato e a brandelli di un tributo, probabilmente uno dei più giovani, è accasciato al centro di un piccolo spazio non coltivato, come una radura; al lato della carogna i resti di un pranzo preparato alla bell'e meglio e, arrotolato sopra il torace dilaniato del bambino, quello che sembra essere un boa gigante, ancora intento a staccare pezzi di carne dal collo della sua vittima. Ha la testa grande quanto la mia mano e il corpo possente, lungo e viscido luccica alla luce del sole. 'Pesa sicuramente più di me', penso. Lentamente, dopo aver finito il suo banchetto, si srotola sinuoso e scivola via ritornando in mezzo alle spighe, mentre suona il colpo di cannone. Prima di entrare lo vedo fermarsi, voltarsi indietro e puntare i suoi occhietti dove siamo nascoste noi. Sono improvvisamente presa dal terrore all'idea che possa averci fiutate e possa attaccarci, ma fortunatamente continua a procedere senza dar segno di averci viste. Ringrazio mentalmente gli Strateghi per aver fatto queste piante così alte.

Adesso mi viene da vomitare a guardare il corpo martoriato del tributo assalito già dagli insetti, e penso a quanto dolorosa sarà stata la sua morte. Rimango immobile a fissare il punto in cui il serpente è sparito fino a che Lux mi tira per un braccio arretrando. “È meglio prendere la direzione opposta” dice calma. Come fa a rimanere impassibile? Lascio che sia lei a procedere per prima, aspettando che la mia mente assimili quello che ha visto. Continuo a immaginare di essere quel ragazzino, a dimenarmi tra le spire dell'animale per non morire e a sentire il rumore della carne che si strappa e il dolore provocato da ogni morso inflitto. Spero che non abbiano mandato in onda la scena, almeno per rispetto della famiglia. Ma il semplice fatto di essere qui per uccidere altre persone mentre loro scommettono su chi morirà per primo mi fa pensare che forse a Capitol non conoscono il concetto di rispetto del prossimo. E per un attimo provo pena per loro, oltre che odio. Rimaniamo in silenzio per un bel po' e non può farmi che piacere.

Poi sentiamo delle urla non lontane. Urla forti e penose. Urla che chiedono aiuto.

E non so perchè penso subito a Cato. Me lo immagino sbranato dal serpente e ho paura per lui.

Allora inizio a correre, lasciando Lux confusa dietro di me.

Corro e non faccio caso alle spighe che mi graffiano le spalle e le braccia, penso solo ad avvicinarmi il più possibile a quella voce. Le pozze di colore si susseguono confuse mentre io voglio solo raggiungerlo.

'Fa che non sia lui, fa che non sia lui ti prego'.

Corro e anche se sono scossa dai singhiozzi trovo il fiato per gridare forte il suo nome:”Cato! Cato!” Non mi importa di fare rumore, voglio solo che sappia che sto arrivando per salvarlo.

Lo chiamo come lui chiamava me ieri nel bosco, con tutta la voce che ho in gola. “CATO!”

Le urla continuano, ma sento che sono più vicine. Poi finalmente lo vedo. Li vedo.

Cato sta cercando di tirare fuori Marvel dalle... sabbie mobili? Si, sono proprio sabbie mobili e lui c'è dentro fino alla vita. È lui che urla, non Cato. Non Cato, mi ripeto come un mantra cercando di calmarmi mentre rallento e mi avvicino a loro. Il mio compagno mi vede e mi apostrofa:”Clove! Siamo qui, Clove! Aiutami non riesco a tirarlo fuori!”. Mi metto dietro di lui e tiriamo assieme, lui che tiene le braccia di Marvel e io che stringo la sua vita. Ma non ci riusciamo comunque, si agita troppo. “Marvel devi stare fermo... devi fermarti, non ce la facciamo altrimenti” dico quasi nel panico. Finalmente arriva anche Lux che contribuisce a calmarlo; smette di muoversi e di urlare, limitandosi a gemere ogni tanto mentre lo tiriamo fuori lentamente.

Dopo dieci minuti di tira e molla è fuori dalla pozza, steso per terra a pancia in su con il fiato corto. Mentre cerca di riprendersi lo sento biascicare qualcosa:”...grazie...” Mi avvicino e gli offro la borraccia con l'acqua fresca chiedendo:” cosa è successo?” Mi risponde che stavano camminando tranquillamente, lui davanti, Peeta in mezzo e Cato dietro, quando si è sentito risucchiare e si è accorto di essere finito nelle sabbie mobili. D'improvviso mi ricordo dell'esistenza di Peeta e del fatto che non l'ho visto soccorre il mio alleato; mi alzo in fretta e sento di nuovo quella rabbia salirmi dentro, mi butto sopra di lui e gli sputo in faccia:” e tu dov'eri eh? Perchè ho visto solo Cato aiutarlo?” tiro fuori il coltello “stavi cercando di scappare quando sono arrivata, ammettilo! Cato, lo vedi che non possiamo fidarci?” Lo sento avvicinarsi e posarmi una mano sulla spalla:” gli avevo chiesto io di rimanere di guardia nel caso arrivasse qualcuno. Alzati adesso.” Non voglio farlo, non voglio ascoltare le sue buone motivazioni, voglio sbarazzarmi di questo peso. Ma contro di lui non posso fare nulla quindi abbandono la maglietta di Peeta e mi metto seduta lontano dall'Innamorato. “Voi avete trovato qualcosa?” chiede Marvel, nell'evidente tentativo di spezzare la tensione. “Oh, si che abbiamo trovato”, risponde Lux, e si dilunga sulla descrizione di quello a cui abbiamo assistito. Io cerco di non prestare attenzione, anche se la sua voce squillante non mi rende il lavoro facile.

“E poi Clove è corsa via urlando il tuo nome, Cato” conclude con mal celato tono polemico.

A queste parole sento le guance infiammarsi, rendendomi improvvisamente conto di quello che ho fatto. Effettivamente il mio gesto è stato avventato e molto poco calcolato, e adesso devo pagarne le conseguenze dando una spiegazione plausibile a tutta Panem. Forse staranno pensando che la mia reazione è dovuta a un affetto che provo verso il mio compagno? Si staranno immaginando 'Gli Sfortunati Amanti del Distretto 2?' Ma no, io non sono così futile. So benissimo cosa comporterebbe avvicinarsi troppo a qualcuno in quest'arena e non voglio trovarmi in una situazione complicata. Perchè so che se sarò costretta a scegliere tra me e l'altro opterò per la prima strada. Non so spiegarmi cosa sia successo, ho solo pensato a correre convinta che il mio compagno di Distretto fosse in pericolo. Ero solo impressionata dall'immagine del corpo martoriato di quel ragazzino che ho avuto una tale reazione. Fatto sta che sono stata presa dal panico, ecco cosa. Forse mi sto attaccando troppo a Cato e se è così non va bene, non dove siamo adesso. Per di più in quegli attimi di confusione non ho minimamente pensato a Marvel o tanto meno a Peeta. Pensavo solo a lui. Ma è sicuramente colpa di quella stupida di Lux, che mi mette in testa certe idee con le sue domande inopportune. Vorrei seppellirmi sotto terra o ucciderla. Perchè doveva dirlo?

Tutti quanti mi stanno guardando, facendo aumentare ancora di più il mio disagio. Tutti tranne Cato, che al momento ha trovato molto interessante la scatola della carne essiccata. È imbarazzato anche lui, e, dato che sicuramente nella sua mente imbarazzo è sinonimo di cattiva pubblicità, vuol dire che con ogni probabilità mi odia.

Cerco velocemente di trovare una risposta che però non arriva.

“Almeno lei è arrivata in fretta, a differenza di te, mi sembra”. Con grande meraviglia di tutti a prendere 'le mie difese' è Peeta, che con questa risposta da il via a una discussione animata con Lux, allontanando i riflettori da me. Rimango ammutolita a guardarli litigare, rimuginando su quello che ha fatto. Mi ha difesa. Lui, il primo che sarebbe dovuto venirmi contro, ha trovato il modo per togliermi dall'inghippo. Non si aspetterà certo che lo ringrazi, spero. Dovrebbe aver capito cosa penso di lui e come sono fatta. Mi limiterò a non aggredirlo troppo spesso, comunque. I toni tra loro due si stanno alzando, perciò decido di riprendere la parola interrompendoli:” direi che possiamo tornare all'accampamento e riprendere la caccia più tardi nel bosco. Meglio uscire da qui.” Durante il tragitto di ritorno siamo tutti silenziosi, immersi nei nostri pensieri. Ripenso a tutto quello che è successo in sole poche ore: il serpente, Marvel che stava per morire, la mia corsa forsennata e tutto quello che adesso comporta. Spero che Cato non se la sia presa troppo.

Lentamente rispuntiamo vicino alla Cornucopia, dove mi faccio avanti per andare a raccogliere le legna per il fuoco; ho bisogno di rimanere un po' con me stessa, senza gli occhi di nessun addosso e libera dal dover socializzare con gli altri. Soprattutto lontana da Peeta e da Cato.

Così, zaino in spalla e coltelli alla mano, mi addentro silenziosa nel bosco, pronta a vedermela con quello che ho dentro.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

ciao tributi!

Scusatemi se ci ho messo tanto per aggiornare! >.<

comunque sia, sono abbastanza soddisfatta per questo capitolo :D che ne pensate?

E poi cioè sono troppo eccitata perchè tra meno di un mese esce la ragazza di fuoco! ^^ aagfhddak a parte scleri vari, ringrazio sempre KilljoyDreamer (tutto ok? :V), AngelCruelty, kymyit e angelikakiki e tutti colore che pazientemente leggono e\o recensiscono!

Grazie davvero! :)

e un pensiero particolare va anche a Sarah, che prima o poi leggerà questi capitoli.

Baci,

HemioneEverlark

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Capitolo 12
*** Capitolo 12- Decisioni ***


Sto camminando piano per il bosco perchè voglio godermi questi momenti di pace e silenzio il più a lungo possibile; è vero, non voglio tornare dagli altri perchè ho paura di quello che potrebbero dirmi o insinuare; è inutile tentare di nasconderlo ancora, almeno a me stessa posso ammetterlo. Dannazione, cosa mi è preso? Ora chissà cosa si aspettano! Probabilmente una dichiarazione in grande stile come quella di Peeta davanti a tutto il mondo. Mai, mai farò una cosa del genere. Uno perchè ne andrebbe della ormai ben poca dignità rimastami, secondo poi non mi ci vedo a cadere nelle braccia di Cato come farebbe Lux. Appunto, Lux: è lei che ricopre questo ruolo nell'alleanza, io non sono il tipo. Io sono... la cosa che anima un coltello, ecco. La fonte di energia che consente il suo movimento, nulla di più. Ma tuttavia non totalmente inutile. Per ora. Mi rendo conto di essere rimasta in secondo piano: tutti più o meno hanno legato tra loro, ognuno sa l'altro come deve comportarsi e si regola a dovere. Poi ci sono io invece, che me ne rimango in disparte, a tenere il muso per ogni piccola cosa, che mi apro solo con i coltelli che non possono nemmeno darmi dei consigli su come comportarmi. Mi sento inadeguata per la prima volta in vita mia, ed è brutto. Provo ad immaginare cosa farebbe Lux al posto mio per riappacificarsi con Cato e mi vedo avvicinarmi a lui lentamente, socchiudere gli occhi come le ho visto fare e sussurrargli qualcosa di divertente e azzeccato all'orecchio per farlo tornare dalla mia parte.

Nah, non posso farlo, complicherei ancora di più le cose. Che pensiero stupido. Ma automaticamente la mia mente prende in considerazione l'idea di una me diversa, più sciolta e libera di agire, meno severa con gli altri e con se stessa, che si lascia andare tra le braccia del compagno che si è abituata ad avere vicino e di cui ora teme l'allontanamento. Una me che mi accorgo di non poter mai essere. Non posso più cambiare ora, e anche se ci provassi so che non ce la farei, anche se solo lo volessi so che non arriverei a nulla. Finirei solo col rendermi ridicola.

Mi siedo su una roccia vicina, stanca per il tragitto fatto e per i pensieri pesanti che mi porto dentro. Ho bisogno di qualcuno con cui dividerli, per me sono troppi. Ma non ho nessuno, adesso. E se prima avevo qualcuno, l'ho perso probabilmente. Mi porto le mani al viso per coprire la crepa profonda che si sta aprendo sulla maschera che indosso da quando mi sono offerta volontaria alla Mietitura. Sento che il senso di colpa, di perdita e di solitudine mi sta soffocando. O è il groppo in gola che si sta facendo sempre più voluminoso? Tolgo le mani dal viso in cerca d'aria e boccheggio; spero che in questo momento le telecamere non siano puntate su di me. Sento le lacrime pungere ai lati degli occhi, ma tento in tutti i modi di non farle uscire, non devo lasciarmi andare. Mi perderei definitivamente e sarebbe la fine. Cerco qualcosa che possa catturare la mia attenzione e aiutarmi a cambiare pensieri. Mi volto da entrambi le parti ma vedo solo bosco e alberi e muschio e rami, nulla o nessuno che possa venire in mio soccorso. E allora capisco che anche questa volta sono solo io, che non ho la possibilità di essere aiutata, che devo cavarmela da sola come ho sempre fatto. Mi siedo più dritta sulla roccia, modulo il respiro fino a farlo tornare normale, mento alto e sguardo fiero, non più da leonessa ferita. Riprendo in mano i fili del mio costume che si stavano staccando e li riunisco al resto per tornare ad essere quella di prima. Mentalmente mi pongo degli obbiettivi da raggiungere una volta tornata dagli altri: riorganizzare la caccia, possibilmente con qualche vittima, lasciar perdere Cato e focalizzare la mia attenzione solo sul bottino finale. Poi mi ricordo di aggiungere un altro punto: trovare Katniss. Trovarla e farla fuori; sono anche pronta a litigarmela con il mio compagno, non mi importa.

Poi mi alzo, fiera, sola ma non più debole, pronta a far sentire anche la mia voce.

Mentre ripercorro la strada che ho fatto per tornare alla Cornucopia, con le braccia piene di rami per il fuoco, sento uno strano fruscio sopra la mia testa. Alzo lo sguardo e un sorriso riconoscente si apre sul mio volto. Riconoscerei ovunque quello che si sta posando lentamente ai miei piedi: è un paracadute mandato dagli sponsor della capitale. E nel momento stesso in cui mi abbasso per scoprire il tesoro nascosto al suo interno so che ho scelto la strada giusta. Se è questo che Capitol vuole da me sono pronta a darglielo.

 

 

***

Quando sbuco sulla radura della Cornucopia vedo che stanno aspettando solo me per magiare. Quanto tempo ho passato nel bosco? Mi avvicino e non faccio caso agli sguardi indagatori di Lux e di Marvel e anche al fatto di essere stata ignorata dagli altri due. Poso i rami nel cerchio di sassi creato apposta per il fuoco e inizio ad accenderli con i fiammiferi che ho trovato in uno degli zaini. Aspetto che abbiano tutti finito di mangiare per parlare:” sono due giorni già che siamo qui dentro e, a parte i morti del bagno di sangue e il ragazzo di questa mattina, non c'è stato molto movimento. Direi di iniziare a muoverci seriamente. Io...” vengo inaspettatamente interrotta da Cato. “Sono d'accordo con te, si staranno annoiando nella capitale. Hai già deciso da dove partire?” Non sembra avere un tono risentito, ma con uno che cambia umore come il vento cambia direzione, non posso esserne sicura e mettere a tacere definitivamente il mio senso di colpa. Quando poggia i suoi occhi sul mio volto per rispondermi non riesco a decifrarli. Diamine, non potrebbe farla più semplice?! Ma mi sono ripromessa di non pensarci e di lasciarlo tranquillo al suo tubare con Lux, quindi sposto i miei occhi dai suoi per farli scivolare sugli altri fino a puntarli su quelli bassi di Peeta:” si, ci ho pensato. Voglio cercare Katniss.” Attendo sicura una reazione da parte sua, che alza il viso e mette in mostra tutta la sua frustrazione, delusione e paura. Cosa pensava, che mi sarei volutamente scordata del debito che loro hanno nei mie confronti solo perchè mi ha difesa prima? Sono decisa sempre a fargliela pagare e ora che sono tornata in me mi sento ancora più agguerrita. Con la coda dell'occhio vedo Cato ghignare leggermente. È tornato di nuovo da me? Lux mi guarda curiosa e Marvel si alza per preparare le provviste per la spedizione. Ormai abbiamo già deciso in silenzio quello che dobbiamo fare, chi è al centro dei nostri pensieri adesso e nulla, nulla potrà distoglierci dal trovare la Ragazza di Fuoco una volta per tutte.

 

 

***

 

Ci siamo avviati un'ora fa verso sud, nella direzione che mi ricordo di aver visto prendere a Katniss dopo il mio lancio fallito. Peeta va per primo, con il compito di trovare eventuali tracce del passaggio della sua compagna di Distretto. Non mi fido di lui, ma non posso fare nulla a proposito, il capo supremo ha deciso così e io non voglio immischiarmi di nuovo. Non mi sembra che l'Innamorato ci stia mettendo molta attenzione in quello che fa, si limita a tenere gli occhi sul sottobosco e a volte a sobbalzare come in preda a strani spasmi muscolari. Di tanto in tanto si ferma, si guarda un po' intorno indeciso e poi continua a camminare. Marvel gli sta alle calcagna, non si perde nemmeno un suo movimento, mentre Lux e Cato sono rimasti nelle retrovie. La sento soffocare una risata diverse volte. Irritante, certo, ma cerco di non far entrare quel suono troppo profondamente nelle mie orecchie, concentrandomi su Peeta e sui movimenti degli animali che incontriamo. Più volte ci siamo imbattuti in uccelli che sembravano appartenere ognuno a specie diverse, in lucertole piuttosto grosse arrampicate sulle cortecce degli alberi in cerca di calore e in qualche scoiattolo che si è limitato a guardarci curioso dal suo ramo; per ora nulla di particolarmente pericoloso o che possa valere una freccia o un lancio di coltello. Mentre Peeta cambia nuovamente direzione decido di tirare fuori una galletta per tenermi occupata, altrimenti so che potrei prenderlo per la collottola e dare di matto. Finita la prima rimetto la mano nello zaino per pescarne un'altra e le mie dita entrano in contatto con qualcosa di freddo e liscio: il paracadute. Dopo averlo raccolto mi sono presa qualche momento in più per godermi lo scarto del regalo lontano da occhi indiscreti. I miei sponsor capitolini, quei pochi che mi sono rimasti, mi hanno mandato un arma. A dir la verità all'inizio ne sono rimasta un po' delusa, insomma mi aspettavo qualcos'altro dalla solita lama, ma andandola ad esaminare più attentamente mi sono resa conto che è una delle cose più preziose qui dentro. Spingendo un bottone in leggerissimo rilievo sul manico nero e lucido la lama principale si divide in altre due più piccole, ognuna con tre spuntoni ricurvi e affilati su ogni lato; contemporaneamente dal manico esce una sottile catenella che mi permette di lanciare il coltello senza problemi di mira e poi di tirarlo fuori dal corpo della mia vittima evitando di dovermici avvicinare. Questo vuol dire che posso ferire con la lama principale e, una volta che questa sarà dentro al corpo del mal capitato, premere il bottone per far uscire gli altri due coltelli e la catena, e poi tirare per portare fuori l'arma con qualche pezzo di organo interno strappato grazie agli spuntoni. Ma ci sono molti atri modi in cui potrei uccidere con questo nuovo giocattolo. Direi che oggetto migliore e più appropriato alla me di ora non potevano trovare. Mi ritrovo nuovamente a ringraziare Capitol City per quest'altra opportunità che mi ha dato di tornare a casa. Ora sono un passo avanti agli altri. Immersa nei miei pensieri non mi accorgo che le mie mani hanno iniziato a giocare con il mio nuovo amico, premendo il bottone e rimettendo a posto poi le lame in modo quasi maniacale. E non mi rendo conto nemmeno del fatto che sia Cato che Lux mi si sono avvicinati. Almeno fino a quando la voce di lei non mi riscuote: “cos'hai in mano Clove?” Fantastico, ci mancava solo questa! “Oh...beh...” Ma in fondo perchè mentire? Tanto prima o poi lo verranno comunque a sapere. Solo che è difficile! “È un regalo degli sponsor” dico tutto d'un fiato aspettando la loro reazione; che arriva in un modo meno devastante di quanto mi aspettassi: Lux spalanca solo la bocca e Cato mi si avvicina ancora di più sospettoso. “Ti hanno mandato qualcosa?” mi chiede con la voce che vibra per l'invidia e per l'indignazione. Eh si, caro mio, si sono accorti di me loro. Dovresti iniziare a farlo anche tu, non credi? Vedo una lampo schizzare nei suoi occhi, ma è così veloce che non riesco a decifrarlo. Non mi importa se è arrabbiato con me, in fondo non è colpa mia se i capitolini mi preferiscono... almeno non direttamente. E poi, mi ricordo per l'ennesima volta, mi sono ripromessa di lasciarlo stare; alla fine si rimane soli a lottare per la vittoria, no? E io non posso certo farmi problemi perchè lui rimane indietro. Se aspettassi che entrambi arrivassimo sullo stesso livello la lotta non finirebbe più, e io voglio uscire da qui il prima possibile. A togliermi dalla situazione spiacevole che si è andata a creare è Marvel, che, distanziatosi assieme a Peeta, ci urla di raggiungerlo. Mentre ci avviamo seguo con la coda dell'occhio il cambiamento di umore di Cato, ora scuro in volto, non senza un certo senso di vittoria.

Non me ne ero mai resa conto prima, o forse non ci avevo fatto troppo caso, ma è bello e gratificante vincere qualcuno che ritenevi al di sopra delle tue possibilità.

Quello che ha messo in subbuglio Marvel è una specie di trappola primitiva con qualche pezzo di carne sanguinolenta ancora attaccato.

“E allora?” se ne esce Lux, non capendo evidentemente ciò che significa un tale ritrovamento.

“E allora questa è una delle trappole per conigli di Katniss” risponde Peeta. “Sono sicuro che è andata da quella parte” continua indicando la strada davanti a noi.

Se devo fidarmi della sua deduzione, la nostra preda è sempre più vicina. Perciò, nonostante la stanchezza inizi a farsi sentire e il buio ad incombere, mi sprono a trovare sempre nuova forza per continuare la marcia. Quando ormai anche l'ultimo briciolo di energia mi ha abbandonata, vedo qualcosa brillare a qualche centinaio di metri da noi e mi rianimo. Fermo tutta la fila indicando in silenzio il piccolo fuoco che risalta evidente nel sottobosco abbracciato dal buio. Non sono totalmente sicura che sia proprio Katniss, la ritengo troppo intelligente per accendere un fuoco nel mezzo della notte. Ma un'altra vittima non potrà che andare bene, giusto? Vedo che anche gli altri hanno capito e ci avviciniamo lentamente verso il tributo. Spuntiamo alle spalle di quella che si rivela essere una ragazza, Cato ridendo e rivelandoci tira fuori la spada. La giovane si alza in preda al terrore e riesce solo a balbettare un flebile:”no...no ti prego...” prima che lui la elimini. Peeta durante tutto ciò rimane nelle retrovie. Non penso che abbia molto fegato questo ragazzo.

Continuiamo a camminare fino a che il bosco diventa troppo buio. Ci accampiamo sotto una grande quercia, stabilendo i turni di guardia. Io mi sistemo nel sacco a pelo, mentre Marvel si appoggia al tronco per passare tre ore in piedi dopo aver assistito alle foto dei tributi morti oggi. Crollo subito in un sonno pesante. Dormo senza fare sogni fino a quando uno strano odore mi pizzica le narici. Mi sveglio ma non apro subito gli occhi, decisa a non prestare attenzione a quello che mi succede intorno. Non li apro nemmeno quando sento che la temperatura si sta alzando velocemente diventando sempre più calda. Alla fine decido di tirarmi su solo per avere il tempo di urlare agli altri di scappare il più in fretta possibile. Perchè? Siamo circondati dalle fiamme.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13- Visioni ***


 

“Dove siete? Dove siete!?”. Abbassata per cercare di schivare le palle di fuoco che viaggiano in tutte le direzioni ho la vista appannata dalle lacrime dovute al fumo chimico che mi circonda e non vedo più gli altri.

Continuo a correre verso quella che mi sembra la direzione per la Cornucopia agognando l'acqua anche se so che il lago è troppo lontano. Ma dovrà pur essere alimentato da qualche fiume, no?

“Clove! Clove, segui la mia voce!”, sento Cato urlare e cerco di individuare la sua posizione tra le fiamme. Devo alzarmi, così piegata in due non riesco a fare nulla. Mi sposto verso sinistra senza smettere di correre cercando di raggiungere il mio compagno. Ora che sono in posizione eretta è più difficile cercare di non respirare il fumo e, anche se mi copro il naso e la bocca con la maglietta, inizio a tossire in modo convulso e mi accascio a terra in preda ai conati di vomito.

Devo spostarmi da qui, sono troppo vicina alle fiamme; non so come ma trovo la forza per tirarmi su e ricomincio a farmi strada tra il sottobosco a casaccio, andando a sbattere contro alberi e rocce. Poi sbatto contro Cato, che mi prende per un braccio e letteralmente mi trascina dietro di lui. Arrancando tra radici e animali che scappano arriviamo al limitare del bosco e senza accorgercene siamo dentro l'acqua. Allora Cato mi lascia andare e si immerge completamente nel fiume. Lo dicevo io che doveva esserci da qualche parte.

Mi siedo sulla riva, le gambe fino al ginocchio nell'acqua fresca, e faccio dei respiri profondi per cercare di eliminare tutto il fumo possibile dai miei polmoni. Per fortuna non ho bruciature, solo qualche graffio qua e la, quindi posso bagnarmi anche io per pulirmi dal vomito e dalla fuliggine senza sentire dolore.

A mollo nell'acqua inizio a guardarmi intorno.

In questa parte della foresta sembra che il fuoco e il fumo non siano arrivati. Anzi c'è una calma quasi irreale, e questo non può farmi non pensare che l'incendio sia stata opera degli Strateghi. A pensarci bene le fiamme erano troppo alte e compatte e quei proiettili di fuoco non penso si creino naturalmente. Ma perchè farci morire tutti bruciati? Forse li stiamo annoiando, o forse...

“Non vedo Lux, Marvel e Peeta”, dice Cato avvicinandosi a me sulla riva. Sto per rispondergli che non ho la minima intenzione di andarli a cercare nel bosco ancora pieno di fumo, quando sentiamo dei rumori provenienti da una cinquantina di metri da noi. Allarmati ci alziamo in piedi e tiriamo fuori le armi aspettando che la fonte del rumore esca allo scoperto. Dopo pochi secondi si fanno vivi i tre dispersi, in pessime condizioni.

Da quello che posso vedere Marvel sta tenendo in braccio Lux, che deve essere svenuta, mentre Peeta arranca dietro di loro.

Subito Cato abbandona la spada e corre verso di loro. Io invece ci metto un po' di più a muovermi per raggiungerli. So che dovrei preoccuparmi per loro, sono sempre miei alleati, ma, ora come ora, non sento nascere nessuna empatia verso di loro. Anzi, sarebbe stato meglio se fossero rimasti in quel bosco.

Ora Cato sta cercando di rianimare Lux, che però non si decide a rinvenire. Inizio ad avvicinarmi, almeno per fingere che la cosa mi interessi. Cato continua a darle dei leggeri schiaffi sul viso, ma vedo che è inutile, così prendo in mano la situazione.

“Marvel vammi a prendere un po' d'acqua.”, dico porgendogli una borraccia vuota.

“Peeta porta un sacco a pelo e mettiglielo sotto la testa”, ordino.

Scanso Cato e porto in alto le gambe di Lux; quando Marvel torna con l'acqua gli dico di versarla piano sulle labbra della compagna. Lui obbedisce mentre Cato le accarezza piano i capelli; lentamente vedo che inizia ad aprire gli occhi e a tornare in se.

“Lux... va tutto bene non ti preoccupare, ci sono io qui” dice Cato pieno di gioia. Allora avevo ragione io: si stanno vendendo alla Capitale come Peeta e Katniss.

Quando vedo che si è totalmente ripresa la lascio alle cure amorevoli di Cato e mi siedo sulla riva, lontano da loro. Sento che si stanno raccontando cosa è successo nel bosco e come si sono persi di vista.

Vedo Peeta che si sta lavando nel fiume, mentre Marvel mi si avvicina.

“Come sapevi quelle cose che l'hanno fatta rianimare?”, mi chiede.

“A casa, quando ero piccola, mia madre era solita cadere preda di frequenti svenimenti ed ero io che l'aiutavo a risvegliarsi. Mio padre era sempre via quando succedeva e potevo occuparmene solo io. All'inizio aspettavo che si riprendesse da sola ma poi ho imparato come velocizzare la cosa”, dico facendo spallucce.

Bene, papà, spero che tu sia felice adesso che hai visto come sono diventata brava.

Lui sta per rispondermi qualcosa, ma viene interrotto dall'arrivo di Cato e Lux, che, sedutasi vicino a me, mi ringrazia con una vocina flebile.

“Dovere”, rispondo semplicemente. È la verità in ogni caso: non potevo lasciarla svenuta, sarebbe stata un peso.

Dopo un'ora decidiamo di rimetterci in marcia, il nostro obbiettivo rimane sempre Katniss, e magari è rimasta vittima anche lei dell'incendio.

Camminiamo sulla riva del fiume, prendendo qualche pesce di tanto in tanto.

Quando siamo quasi vicino alla Cornucopia, Marvel vede qualcosa nel fiume e ce lo indica.

Mai visione fu più piacevole: Katniss ha abbassato le sue difese e noi l'abbiamo trovata.

 

 

***

Dopo essersi accorta di noi la Ragazza in Fiamme ha iniziato a scappare come un coniglio. Posso capirla, siamo 5 contro uno, ma non mi dispiace affatto.

Dato che si trovava sulla riva opposta alla nostra abbiamo dovuto attraversare il fiume e ha preso un po' di vantaggio, che però ha perso quasi subito. Mentre le corro dietro, infatti, vedo che zoppica, probabilmente è ferita a una gamba. Un altro punto a nostro favore.

Fa però in tempo ad arrampicarsi abbastanza in alto su un albero e a complicarci un po' la sua cattura. Vuole sopravvivere, è ovvio, ma non ci riuscirà ancora per molto.

Ci raduniamo tutti sotto di lei e Cato, dopo avermi lanciato uno sguardo d'intesa, abbandona la spada per arrampicarsi. Decido di non replicare, d'altronde eravamo rimasti d'accordo così: io avevo Peeta e lui Katniss.

Lo incitiamo a non mollare, ma fatto qualche metro sull'albero posa un piede su un ramo troppo sottile e vola per terra di schiena. Nel frattempo Lux, prima che Cato si rialzi, lancia una freccia vicino alla nostra preda, ma sbaglia mira e noi perdiamo un'arma. La mia alleata ha fatto un grave errore: mai cercare di rubare il bottino a Cato, che adesso infatti la guarda di sbieco.

Vedo Katniss fare un sorrisetto: sa che nessuno di noi è bravo quanto lei ad arrampicarsi e che è quasi impossibile riuscire a colpirla da quaggiù.

Mentre decidiamo cosa fare Peeta si intromette e propone:” andiamo a cercare della legna per il fuoco e lasciamola lì. Prima o poi dovrà scendere e affrontarci o morirà di fame”.

Lo guardiamo tutti allibiti per un momento; ci eravamo quasi scordati di lui nel momento più importante: abbiamo trovato la sua amata e stiamo per ucciderla davanti ai suoi occhi.

Cato rompe il silenzio accordando il piano dell'Innamorato; loro vanno a cercare la legna e intanto io rimango a fare da guardia alla postazione di Katniss.

Mentre sto qui seduta vedo che si fa spazio tra le fronde per trovare un posto in cui passare la notte e che si mette a cavalcioni su un ramo robusto a circa venti metri d'altezza.

Fa tutto ciò lentamente quindi deve essere davvero ferita a una gamba; questo vuol dire che non è al massimo delle sue capacità.

Quando gli altri tornano con l'occorrente per il fuoco decidiamo i turni di guardia. Io farò il primo, poi ci sarà Marvel, Lux e infine Cato. Peeta non lo prendiamo nemmeno in considerazione.

Aspettiamo di vedere nel cielo le facce dei tributi morti oggi per prendere le nostre postazioni.

Piano sento i respiri di tutti farsi più pesanti mentre li guardo appoggiata all'albero.

Cato e Lux dormono vicini, abbracciandosi. Per un attimo penso che stanno bene insieme e che forse non stanno recitando. Insomma chi mi dice che il loro non sia un sentimento vero? Ma poi mi rendo conto di dove siamo e del fatto che non potranno mai esserci sentimenti veri qui dentro.

Sposto lo sguardo su Marvel che russa. Non lo conosco bene, è vero, ma sembra un valido alleato, anche se a volte penso che sia troppo ingenuo o che non sia pronto ad uccidere. Ma, ammettiamolo, chi lo è?

Cato, forse. Lui avrebbe tutte le capacità per farlo e non si sentirebbe nemmeno in colpa, basti guardare con che facilità ha ucciso quella ragazza ieri sera. Se non fossimo alleati sarebbe il primo di cui dovrei avere paura. In fondo, ce l'ho anche adesso, anche se stiamo nella stessa squadra, anche se in questo momento sarebbe ignobile farmi fuori con così tanti tributi ancora in circolazione. E poi cosa intende fare con Lux? Aspetta che qualcuno la faccia fuori prima che si ritrovino solo loro due? Perchè non penso che dopo tutto questo teatrino possa ucciderla come se niente fosse, ne andrebbe della sua immagine a Capitol.

Ma, domanda più importante, cosa farò io una volta uccisa Katniss? Rimarrò con loro per un po', certo, ma poi quest'alleanza dovrà finire in un modo o nell'altro. Spero solo che ci lasceremo pacificamente alle nostre strade e che sia qualcun'altro ad ucciderli. Anche se far fuori Lux non mi dispiacerebbe.

Sento un fruscio sopra di me, alzo lo sguardo per controllare che Katniss sia al suo posto e che non stia tentando di scappare e vedo qualcosa di argenteo cadere dal cielo. Un paracadute. Mi alzo speranzosa, cercando di immaginare cosa ci potrà mai essere e pregustando già la faccia di Cato al mio secondo dono dalla Capitale, quando vengo amaramente delusa dalla traiettoria dell'oggetto, che non viene verso di me ma va verso di lei. Vedo la sua ombra stendersi per prenderlo, sento il rumore della serratura che scatta e un grido di gioia soffocato. Deve essere qualcosa di utile dalla sua reazione, magari per la sua ferita. E se è cosi vuol dire che entro domani sarà già guarita e noi non avremo più questo vantaggio. Dannazione. Mi rendo conto di avere una smorfia da bambina capricciosa dipinta sulla faccia, perciò mi sbrigo a rimettermi seduta e a tornare indifferente sperando che Capitol non abbia visto la mia gaffe.

Torno ai miei pensieri quindi, aspettando che il mio turno finisca prima che mi faccia vincere dal sonno. Per distrarmi mi alleno un po' con i coltelli che ho nella cintura, trapassando diverse volte uno sfortunato lucertolone che mi è apparso davanti. Quando finalmente la mia ora termina sveglio Marvel e prendo il suo posto con gli occhi che già si chiudono.

 

 

***

 

Vengo punta.

Punta da quelle che mi sembrano essere lame incandescenti mentre grido e scalcio per cercare di sottrarmi a questo dolore infinito.

Ogni pungiglione mi perfora la pelle come fosse uno spillo che trapassa della stoffa.

Sento che anche gli altri urlano come me e che cercano di scappare il più lontano possibile.

Acqua. Dobbiamo dirigerci verso l'acqua; penso immediatamente al fiume che per fortuna non è lontano. Mi alzo, non perdendo tempo a raccogliere le mie cose, e corro il più veloce possibile.

Durante il tragitto però sento le forze venirmi meno, la testa inizia a girarmi e le immagini del bosco diventano sempre meno nitide; ma non mi fermo, non mi fermo perchè vedo finalmente davanti a me il fiume, fresco, limpido e gorgogliante. Non indugio a buttarmici dentro fino alla vita.

Guardo l'acqua sotto di me che all'improvviso si trasforma in qualcosa di rosso e che ribolle, non più bella e pulita ma densa, vischiosa e maleodorante. Urlo cercando di uscirne e mentre mi giro dandomi la spinta con le braccia le mie mani toccano qualcosa di duro: una testa mozzata dal corpo, gli occhi aperti e la bocca spalancata piena della sostanza in cui sono immersa anche io. La lancio via e continuo a cercare di raggiungere la riva, ma nel farlo cado a faccia avanti rischiando di rimanere soffocata da quella che prima era acqua.

Mi tiro su e un po' di questa roba mi finisce inevitabilmente in bocca e mi rendo conto che è sangue. Umano, caldo e denso sangue che non mi lascia respirare. Capisco che è quello delle persone che ho ucciso e di quelle che ucciderò e ho paura. Cerco di chiedere aiuto ma dalla mia bocca non esce alcun suono, mentre il fiume di sangue mi trascina giù,giù,giù. La riva è vicina, vicinissima e prima che possa riaffondare nel fiume vedo che c'è qualcuno e sento che sta chiamando il mio nome. Ma non sono urla di incitamento, sono urla di dolore, che implorano il mio aiuto. Provo a rimettermi in piedi e vedo che sulla riva c'è mia madre, che mi chiama e mi chiama ancora. Cerco di risponderle ma non mi sente, tutti gli altri rumori sono sovrastati dalla sua voce.

Mi faccio forza perchè voglio capire per quale motivo urla così, terrorizzata all'idea che qualcuno le stia facendo del male. Ma perchè lei è qui? Perchè è con me nell'arena? Arrivo sulla riva sporca di sangue che cola dappertutto , le prendo il viso tra le mani e cerco di calmarla, ma lei non mi sente, lei non mi vede.

“Mamma, mamma non urlare, sono qui, sono Clove, non urlare...” .

È tutto inutile, lei continua a chiamare il mio nome disperata. Mi fanno male queste grida, sento la rabbia montarmi dentro, vorrei solo che facesse silenzio.

“ZITTA, STAI ZITTA HO DETTO!”. Vedo le mie mani sulle sue guance iniziare a graffiarla e a far uscire il sangue anche da lei, mentre piango, mentre piange.

Poi lei cade a terra sotto di me, e il suo sangue scorre giù verso il fiume per unirsi a quello delle altre persone a cui ho fatto del male.

Il fiume straripa e prende il suo corpo, lasciandomi sola sulla riva.

Mi lascio cadere anche io, le lacrime che ancora si legano al rosso che ho sul viso per poi mescolarsi insieme alla terra.

Fisso gli occhi sul cielo che brilla per il sole che sta sorgendo.

L'ultima cosa che sento prima di sprofondare nel buio è il suono di un cannone e mi trovo a sperare che sia per me.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

ciao a tutti cari lettori!

Si, lo so, sono in un vergognoso ritardo, mi dovete scusare! Il fatto è che tra la scuola e imprevisti vari non sono riuscita a trovare un attimo per scrivere! D: ma per fortuna esistono le vacanze!

Quindi eccomi qui con il tredicesimo capitolo :) che ne pensate? Io modestamente ne vado abbastanza fiera, soprattutto della la parte finale ^^

vi sta annoiando la storia? Sta diventando troppo lunga? Fatemi sapere cosa ne pensate! ;)

il prossimo capitolo spero di pubblicalo sempre durante le vacanze, ma non è sicuro >.<

ah, dato che ci siamo vi auguro un buon Natale e felice anno nuovo, e che il 2014 ci possa portare felicità, novità piacevoli e una fantastica parte prima de “Il Canto Della Rivolta” :'D

grazie a tutti per essere arrivati fin qui,

HermioneEverlark

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14- Lux ***


Inaspettatamente torno alla vita con un conato di vomito che mi brucia la gola, e mi ritrovo piegata in due a tirare fuori tutto quello che ho nello stomaco, finchè non sputo solo insipida bile. Mi ridistendo per terra e cerco di fare mente locale di quello che è successo; chiudo gli occhi e mi concentro solo sul mio respiro per farlo tornare regolare, lasciando fuori i fruscii del bosco che mi circonda.

Allora, stavamo dormendo e ad un certo punto... provo a sforzarmi per ricordare il più possibile ma non mi torna alla mente nulla. Poi, dal buio, sboccia come un fuoco d'artificio una chiazza rossa, seguita da altre mille, mentre aumenta un senso di vertigine e le orecchie mi si riempiono di singhiozzi sordi. Riapro velocemente gli occhi e la luce del mattino mi ferisce le pupille; mi gira la testa, ma trovo comunque l'equilibrio per alzarmi e percorrere i pochi metri che mi separano dal fiume. Con gli occhi socchiusi mi bagno il viso e mentre mi passo le mani sulla pelle sento qualcosa sotto le dita che si muovono insicure: una specie di bozzo, una protuberanza che al tocco fa dolore e da cui sembra uscire un liquido vischioso. Non riesco a capire cosa possa essere, ma mentre scendo giù per bagnarmi anche il collo e le braccia sento che ce ne sono altri simili; ne conto uno sul viso e sul collo, uno sulla spalla sinistra e tre sul braccio opposto per un totale di sei bolle. Quando passo leggera la mano sull'ultima sento qualcosa pungermi il dito, guardo meglio e noto un piccolo ago per metà ancora dentro la pelle. Lo tiro piano per farlo uscire e, in un attimo, mi ritorna tutto: aghi inseguitori.

Ci hanno lanciato addosso degli animali geneticamente modificati dalla capitale durante i Giorni Bui per cercare di ucciderci tutti. Ecco spiegati i bozzi provocati dai pungiglioni degli insetti e... quello che ho visto ieri. Immaginato, è la parola giusta. Una visione che mi stava facendo impazzire.

Ma chi mai...? Katniss, certo. È stata lei, in qualche modo, a gettarci ancora più a fondo nell'inferno.

Mi siedo sulla riva per cercare di riordinare le idee.

Io sono viva, quindi il cannone che ho sentito ieri per chi era? Sempre che non mi sia immaginata anche quello... Per Marvel? Peeta? Beh, non mi dispiacerebbe. Forse per Cato? Mi guardo in torno per capire dove si trova il mio compagno e lo vedo a una cinquantina di metri da me che sta cercando di rialzarsi. Molto lentamente mi tiro su e, ancora traballante, faccio qualche passo verso di lui. Mi ci chino davanti e posso notare che anche se ha gli occhi aperti fa fatica a riconoscermi. Che sia ancora sotto l'effetto del veleno? Ci guardiamo per qualche momento senza dire nulla, le nostre menti che stanno ancora cercando di focalizzare cosa è successo davvero e cosa è un'illusione.

“Cato, sono io” dico calma.

“Clove...?” sussurra dubbioso. Mi guarda meglio negli occhi e mi posa leggero una mano sulla guancia. “Non sei morta?”. Fa strano sentire una mano diversa da quella di mia madre sulla stessa guancia dove mi accarezzava sempre.

Ti ho ucciso mamma?

“No, sono ancora qui. Siamo qui entrambi. Come stai?”

“Strano... Ho visto che eri morta e che degli uccelli ti stavano mangiando e io non potevo fare nulla e...” I suoi occhi chiari si riempiono di paura mentre mi racconta quello che il veleno gli ha provocato e mi stringe forte la mano.

Provo a rassicurarlo:” non è successo nulla di quello che hai visto, sono stati gli aghi inseguitori. Ricordi quando ci hanno fatto seguire quella lezione sui ribelli? Si tratta di quello, ma ora passa tutto”. Non sapevo di poter usare un tono così materno e tranquillo, quando non lo sono per niente.

“ È stata Katniss.” Annuisco alla sua scoperta.

“Ho ferito Peeta...”. Cos'ha fatto? Deve aver capito il mio dubbio perchè prosegue: “ricordo che dopo essere entrati nel fiume lui è subito uscito per tornare nel bosco. Allora ho capito che voleva scappare e l'ho ferito con la spada. Poi ti ho vista morire.” Vorrei dirgli che probabilmente si è immaginato tutto e che Peeta è svenuto da qualche parte qui intorno, ma non ho né le forze né il coraggio per farlo adesso. Quindi, dopo aver aspettato che si rimettesse in sesto, lo aiuto a raggiungere il fiume per farlo bagnare come ho fatto io. Lui ha meno punture di me, ma a molte è rimasto ancora il pungiglione conficcato dentro quindi il pus non è potuto uscire da solo mentre era svenuto. Si pulisce i vestiti mentre io raccolgo attorno a noi le armi che abbiamo lanciato sulla riva ieri; quando alzo lo sguardo verso Cato vedo che sta con il naso in su a fissare estasiato qualcosa: è un paracadute che al ritmo del vento gli cade davanti ai piedi. Mi avvicino di corsa sperando che sia qualcosa da mangiare; invece ci troviamo tra le mani un tubetto di crema giallognola e puzzolente.

“Sarà per le punture?” azzardo scettica. Lui non è deluso quanto me, dato che si sbriga per spalmarsela su una bolla grondante di liquido che ha sull'avambraccio, da cui quasi immediatamente esce fuori tutto il pus e più piano si sgonfia. Mi sorride beffardo e mi passa il contenitore. Quando il liquido viene espulso provo un'immensa gratitudine per i medici della capitale. Cato non aspetta che finisca di medicarmi per mettersi lo zaino in spalla e annunciare il suo piano:” dobbiamo cercare Marvel e Lux adesso. Peeta non sarà potuto arrivare molto lontano con quello che gli ho fatto ma possiamo occuparcene dopo, prima bisogna trovare i nostri compagni”. Le forze gli sono tornate subito insomma. Non posso continuare a tacere su quello che penso di Peeta, quindi azzardo.”Cato tu sei sicuro di averlo ferito? Secondo me...ecco...ti sei immaginato tutto...” Mai frase fu più sbagliata. “Non mi credi?! Tu non puoi non credermi!” esplode, e mi si avvicina minacciosamente continuando ad urlare. Quando si arriva a tal punto che i nostri nasi quasi si toccano mi prende per le spalle e mi scuote forte. Devo usare tutta la poca forza che ho riacquistato per farlo staccare e arretro velocemente. Solo ora decido di posare la mano sul coltello che ho appeso alla cintura; sono terrorizzata da questo comportamento. Com'è che io faccio ancora fatica a tenermi in piedi e lui è tornato già quello di prima? Sembra capire che mi ha spaventata, si passa una mano tra i capelli desolato e torna ad avvicinarmisi lentamente.

“Clove... scusami, ti prego perdonami, io non so... non so cosa mi è preso, per favore non mi abbandonare, non scappare, resta qui...”. Tra le parole che sputa fuori senza prendere respiro vedo il suo sguardo cambiare: da arrabbiato a sconfortato, poi perso in qualcosa che so di non riuscire a raggiungere perchè è solo nella sua testa, per arrivare ad implorante e opaco.

Non so cosa fare mentre rimane fermo davanti a me con la testa bassa e le braccia che ciondolano.

Vorrei scappare via da questa persona che non riconosco più, vorrei voltarmi e nascondermi tra gli alberi e continuare da sola, ma allo stesso tempo so che non posso lasciarlo qui con se stesso.

“Andiamo a cercare gli altri” dico dopo un po', senza effettivamente rispondere alle sue preghiere.

Lui si incammina dietro di me in silenzio e io posso solo sperare che si trovi in questo stato perchè il veleno degli aghi inseguitori è ancora in circolo nel suo sangue e che presto tornerà quello di prima.

 

 

***

 

Quando troviamo Marvel è già in piedi e sembra essersi ripreso completamente dato che non si è preso molte punture. Quando nominiamo Lux ci guarda imbambolato per qualche secondo per poi sparare:” non lo avete visto? Lux è morta.”

Morta? Quindi il cannone era per lei? Mi giro verso Cato per vedere la sua reazione alla notizia della scomparsa della sua 'amata', ma si limita solo a buttarsi seduto sulla riva e a rimanere muto. Evidentemente starà pensando a come far uscire indenne la sua immagine da questa notizia o a come sarebbe giusto comportarsi, dato che i capitolini lo pensano innamorato di Lux: impegnarsi in una scena strappalacrime per colei che non potrà più rivedere o limitarsi a un lutto composto e silenzioso?

Quello che invece sembra veramente in lutto è Marvel: ha gli occhi e il viso spenti e gonfi, e lo capisco: anche se era odiosa veniva comunque dal suo Distretto.

E io? Non posso essere veramente dispiaciuta, sarei un'ipocrita se lo dicessi, ma un po' scossa sì. Insomma, non me l'aspettavo un'uscita di scena del genere. In effetti non ricordo di averla vista mentre scappavamo dagli ibridi, ma posso ricordare le sue urla che diventavano sempre più sottili e lontane. Di lei mi rimane questo e il suono lugubre del suo cannone.

Decido di accendere il fuoco per il pranzo mentre Marvel cerca di pescare qualcosa, dato che abbiamo perso quasi tutte le nostre provviste nel bosco. Cato è ancora sulla riva, apatico. Non so se stia recitando per Lux o sia ancora scosso per l'attacco degli aghi inseguitori, ma spero la smetta al più presto e non diventi un inutile peso. Se non dovesse tirarsi su da questo stato so già che uscirò fuori dall'alleanza. Non so quanti tributi sono rimasti oltre a noi, non più di una decina credo, la maggior parte dei quali posso vincere da sola, perciò direi che posso anche chiuderla qui. Sarebbe stupido da parte mia aspettare ancora per poi magari ridurci solo a noi tre.

Riprendiamo la marcia nel tardo pomeriggio, camminando verso quella che crediamo essere la direzione per la Cornucopia. Ci accampiamo al limitare del bosco solo a tarda notte, quando non ce la facciamo più ad andare avanti. Cato, che è rimasto nelle retrovie per tutto il tempo, si accuccia vicino al fuoco e si addormenta subito, Marvel si sistema anche lui e io mi preparo a passare le successive due ore sveglia a fare la guardia.

La notte è calda e silenziosa, interrotta solo dallo scalpiccio di qualche animale notturno e dai mormorii di Cato. Dopo un'ora e mezza mi sento tutta indolenzita, così mi alzo e cammino fino alla riva per sgranchirmi un po' le gambe. Dopo pochi minuti sento qualcuno dietro di me e porto subito la mano al coltello prima di accorgermi che è solo Marvel.

“Torna a dormire, manca ancora un po' al tuo turno”, lo rassicuro, ma lui fa segno di no con la testa e si siede alla mia destra.

“Cosa c'è?”, dico piano, capendo che deve esserci per forza qualcosa. Di nuovo dice di no, ma non gli credo, così indago.

“È per Lux?” Questa volta non fa nulla e capisco di aver fatto centro, anche se avrei preferito di no: non so mai come devo comportarmi in queste situazioni.

Lo sento sospirare profondamente prima di iniziare a parlare. “Sai, ci conoscevamo da parecchio tempo io e lei, e siamo stati anche vicini di casa per diversi anni. Io l'ho sempre ammirata, era la più brava del corso e vinceva quasi sempre lei le gare annuali. Era diventata praticamente il mio idolo.” dice amaramente. Preferisco non interromperlo, perciò mi limito a posargli una mano sulla schiena per fargli sentire la mia presenza.

“Quando l'ho vista offrirsi volontaria alla mietitura non è stata una grande sorpresa. Parlavamo spesso di quando ci saremmo offerti e, casualità, abbiamo scelto proprio lo stesso anno. Lei però avrebbe preferito partecipare ad un' Edizione della Memoria, ma l'anno prossimo sarebbe stata troppo grande.” Quindi per loro è diverso, non sono costretti a partecipare, penso.

“E, beh, pensavo che lei ce l'avrebbe potuta fare, ecco. Non avrei mai immaginato che una stupida ragazzina del 12 avrebbe potuto ucciderla.” A quest'ultima frase prende un sasso vicino a lui e lo lancia con rabbia nel fiume. Ha finito di sfogarsi e probabilmente aspetta che gli dica qualcosa. Cosa fare per curare un cuore ferito? Provo a ricordare quello che faceva mia madre per calmarmi quando tornavo a casa dopo non essere riuscita a centrare un bersaglio. Mi parlava con un tono dolce e io mi rassicuravo subito. Potrebbe funzionare con Marvel?

“Si, lei ce l'avrebbe potuta fare. È vero, non ci siamo parlate molto, ma si vedeva che era una vera guerriera. Devi essere orgoglioso di lei e ricordarla per la fierezza che ha messo nell'offrirsi per far vincere il vostro Distretto. Anche tu puoi farcela.”

Spero di aver detto le parole giuste, penso tra me mentre mi guarda in silenzio con gli occhi lucidi.

“Tu sei molto simile a lei. Grazie Clove” mi dice infine con un sorriso triste.

Direi che posso andare a riposare ora. Gli sorrido di rimando e mi alzo lasciandolo solo sulla riva.

Stesa sotto le fronde degli alberi torno a pensare a Lux. Era così sicura di se stessa che avrebbe voluto addirittura partecipare all'Edizione della Memoria. Marvel ti sbagli, io non sono per niente simile a lei, io non so nemmeno dove ho trovato il coraggio per offrirmi a questa di edizione. So solo che sono determinata a tornare a casa più che mai, come tutti del resto. Non posso non provare un po' di sollievo per la sua morte, prima di addormentarmi.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

ciao a tutti lettori!

Scusate di nuovo per l'enorme ritardo che ho avuto nell'aggiornare, spero non mi abbandonerete!

Cosa pensate di questo capitolo? Non è un gran che e non ci sono particolari avvenimenti, ma penso comunque sia importante: insomma non potevo sorvolare sulla morte di Lux!

E wao è il quattordicesimo capitolo!!! grazie a tutti quelli che mi seguono sempre con la stessa costanza dei primi capitoli! So che dopo un po' una storia troppo lunga diventa noiosa, ma spero non sia il nostro caso! >.< non so ancora quanto durerà (si, dovrete sorbirvi i miei aggiornamenti ancora per un tempo indeterminato) ma non penso più di 20 capitoli (che sono tantissimi! :o) ora che lo sapete, non ve ne andate eh! ;) spero di poter aggiornare il più presto possibile, ma penso che la data non arriverà prima di metà febbraio... cercherò di rispettare questa scadenza! :D grazie ancora di cuore a tutti quelli che sono qui a leggere!

A presto,

HermioneEverlark

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15- Incontri ***


Dove eravamo rimasti...
Siamo arrivati al quinto giorno nell'Arena: Lux è appena morta a causa degli Aghi Inseguitori, Peeta, ferito da Cato, e Katniss sono dispersi; la nostra protagonista, sconcertata per il comportamento di Cato dopo la morte di Lux, riposa in attesa del nuovo giorno, mentre Marvel, cofidatosi con lei sul suo dolore per la perdita della compagna, affronta il suo turno di guardia.

Capitolo 15- Incontri

Mi risveglio accusando ancora i dolori per le punture degli ibridi e con difficoltà mi metto seduta a gambe incrociate. Mentalmente faccio il punto della situazione: siamo rimasti in tre, all'incirca ci saranno altri otto tributi nell'Arena, compresi Katniss e Peeta, che secondo quello che giura Cato è ferito mortalmente; abbiamo perso quasi tutte le provviste che avevamo con noi a causa della fuga di due giorni fa e ci rimane solo un'arma a testa. In pratica, abbiamo assoluto bisogno di tornare alla Cornucopia. Annuncio il mio resoconto agli altri, che concordano con me nel tornare indietro. Mentre ci avviamo seguendo il corso del fiume per raggiungere il lago, osservo di sottecchi Cato accanto a me: ha delle leggere ombre sotto gli occhi e lo sguardo vacuo. Non ho ancora deciso come interpretare il suo comportamento, se di vero dolore o solo di finizione per mantenere un minimo di credibilità con la Capitale; Marvel è in testa ed è guardingo mentre cammina. Lui si che si è ripreso. E forse è l'unico ad essere entrato nella mentalità giusta. Dopo cinque giorni qui dentro inizio a sentirmi stanca e agogno l'aria di casa. D'altra parte questi alberi, questo fiume, questo cielo mi stanno diventando paurosamente familiari. Ma in fondo, diciamocelo, quale vincitore non rimane con la mente per sempre qui dentro? E accadrà anche a me, ne sono certa, quando uscirò da qui. D'untratto mi stupisco di me stessa: ho pensato quando non se uscirò. Il mio incoscio mi sprona ad andare avanti nonostante tutto, eppure la mia parte razionale non può non pensare a ciò che sta succendendo a casa: saranno orgogliosi di me, avranno timore per la mia vita, hanno già perso le speranze, le hanno mai avute?
Probabilmente... “AHIA!” persa tra i miei pernsieri non mi sono accorta che Marvel si è fermato e gli sono andata a sbattere contro, colpendo la spada che ha appesa sul fianco. “Ma che cavolo...” inizio a protestare, quando lui si gira e mi fa segno di fare silenzio portandosi l'indice davanti alle labbra. Allora capisco che c'è qualcosa che non va e inizio a scrutare attentamente il bosco attorno a noi.
È questo il momento che mi piace di più, quando tutto il tuo corpo è attento e immobile, i muscoli tesi pronti a scattare e l'adrenalina che scorre al posto del sangue, le orecchie drizzate a cogliere ogni minimo rumore. Ma nonostante tutti i miei sensi siano all'erta non riesco a cogliere nulla. Sto per dire al mio alleato che evidentemente deve aver avuto un miraggio o che è troppo stressato e ha le traveggole quando finalmente me ne accorgo anche io: in realtà è un leggerissimo fruscio proveniente da un cespuglio poco lontano che solo qualcuno di molto attento poteva cogliere. Lancio un sguardo d'intesa ai miei due compagni e mi abbasso lentamente al suolo, come un gatto pronto a saltare sulla preda succulenta, e percorro con passi felpati lo spazio che mi distanzia dal cespuglio. Allora, in contemporanea, scattiamo in avanti tutti e tre e assaltiamo il nascondiglio tirando fuori le armi che ci rimangono e... ci ritroviamo davanto un ragazzino di massimo 13 anni che trema e ci guarda con sguardo pietoso. Abbasso subito il mio coltello, capendo che non è una preda di cui preoccuparsi troppo. Ammetto che mi aspettavo qualcosa di meglio, non so, magari il Tributo maschio del 3. Lui si che sarebbe stato un valido avversario per dare spettacolo, mentre per questo piccolino occorreranno solo pochi secondi. “Pensateci voi” dico svogliata agli altri due mentre inizio ad allontanarmi verso il fiume. Sento Cato, tornato in se, sorridere prima che il ragazzino interrompa i miei passi:”aspettate...aspettate, io posso aiutarvi”. Mi volto verso di lui e guardandolo negli occhi alzo un sopracciglio nella mia miglior posa sfrontata di sempre e sogghigno “Certo, come no” e con un gesto della mano lo liquido lasciandolo al suo tragico destino. Cosa crede questo qui? Non penso che abbia capito che si trova davanti i Favorti di questa edizione. Peggio per lui, in ogni caso, non possiamo risparmiarlo solo perchè è indifeso.
È per questo che noi siamo qui, per questo che siamo noi i Favoriti ed è per questo che arriveremo noi agli ultimi giorni. Non lui, non Katniss, noi. Io.
“Dico sul serio, posso esservi utile, se solo... se solo mi lasciate spiegare come, noi...” “Noi cosa? Potremmo diventare alleati? Ci credi davvero così sciocchi?!” lo interrompo sprezzante. Perchè non lo fanno fuori e basta?! “Aspetta Clove, io sono interessato a quello che ha da dire”, mi rimbecca Cato. Cosa?! Ho sentito bene? Non gli basta il tempo che abbiamo perso per colpa degli Aghi Inseguitori e adesso vuole perderne altro non questo bambino? Mi giro completamente verso di loro: Cato ora è ben attento e ha la spada abbassata, come Marvel, e allora capisco che lui deve essere d'accordo a concedere altri minuti alla preda. Non aspettano nemmeno una mia replica che dedicano tutta la loro attenzione al ragazzo e io non posso fare altro che aspettare che si decidano a capire che la sua presenza nell'alleanza è inutile. Mi metto seduta sbuffando e piantando con violenza il coltello a terra per mostrare il mio disappunto ma, a parte l'ostaggio che trasale, gli altri due non sembrano averci fatto caso. Non so cosa possano trovare di tanto importante nella figura davanti a loro, che ora si è alzata in piedi e mi guarda impaurita dal suo metro e trenta e inizia lentamente a parlare a un segno della mano di Marvel:” sono Jude, dal 3. Nelle scuole del nostro Distretto ci insegnano fin da subito ad avere confidenza con la tecnologia di ogni tipo e con il funzionamento teorico delle armi da fuoco. Noi...” “in cosa puoi esserci utile?” lo interrompo spingendolo ad arrivare al sodo della questione: cosa può offrire alla nostra alleanza? Cato mi fulmina con lo sguardo, come se avessi detto qualcosa di sbagliato. Cosa si credeva, che potessi rimanere qui tranquillamente ad aspettare che questo Jude mi snocciolasse tutta la sua vita?! Mi appunto mentalmente che devo ricordare al mio caro compagno che teoricamente dovrebbe essere ancora in lutto per la morte di Lux e a sfoggiare la sua aria da cane bastonato; lo preferivo quando mi lasciava prendere in mano la situazione rimanendo nelle retrovie. Jude continua imperterrito la sua manfrina, dimostrandosi più convinto che mai:” posso esservi utile perchè intorno alla Cornucopia, dove voi avete posto il vostro accampamento, ci sono ancora le bombe seppellite dagli Strateghi per evitare che i tributi partissero prima della fine del cont-down.” “Ma quelle sono state disattivate appena dopo lo scadere del tempo, non possono essere dannose” riflette Marvel. “Non se le riattiviamo di nuovo. E io so come si può fare, per farle tornare ad essere delle armi letali che si attivano al minimo tocco” conclude vittorioso, sapendo di essere riuscito a cogliere nel segno. Ammetto che la sua proposta è allettante: potremmo creare una rete di esplosivi capace di far saltare in aria ogni tributo che si avvicini al nostro accampamento, così da poter evitare i turni di guardia e di temere per le provviste che non riusciamo a portare con noi negli spostamenti. Ma non sono del tutto convinta. Jude passa il suo sguardo dubbioso e insieme speranzoso sulle nostre facce. Posso capire da quella di Cato che pensa sia un'ottima idea accettare l'aiuto del ragazzino, mentre Marvel sembra ancora titubante. Sinceramente mi fido più dell'opinione di quest'ultimo, più riflessivo, perchè so che sta scandagliando tutte le possiblità e le evuntuali conseguenze di una risposta positiva; Cato, al contrario, è uno scimmione impulsivo e fosse per lui questa edizione sarebbe finita nel bagno di sangue del primo giorno, desideroso com'è di dare spettacolo.
“Dobbiamo pensarci un attimo” dice infatti Marvel e mi si avvicina trascinandosi dietro Cato. Non ha neanche intimato a Jude di rimanere dov'è, sapendo che nessun tributo con poche speranze di sopravvivenza come lui si sarebbe mai mosso.
“È un'ottima idea quella del ragazzino” annuncia fiero delle sue parole Cato. “Ma non ci serve veramente, possiamo farcela anche senza di lui, come abbiamo fatto fino ad ora. È piccolo e lento, ci sarà solo d'intralcio negli spostamenti”, protesto a voce bassa. “Esatto, è questo il problema: non ci sono sorprese nelle nostre strategie: cacciamo-uccidiamo-cacciamo di nuovo. Dobbiamo cambiare programma, dobbiamo stupire quelli della Capitale” , ammette Marvel e io non posso non rimanere stupita: pensavo fosse dalla mia parte, ma a pensarci bene non ci sono parti da tenere in un'alleanza come la nostra, che potrebbe saltare da un giorno all'altro. E poi non pensavo che fosse cosi determinato; non sapevo che cosa pensasse veramente di noi Favoriti e non so nulla di lui. Una vocina dentro di me si chiede allora perchè non l'ho abbandonato con Cato e non me ne sono andata subito. Un'altra risponde: istinto di sopravvivenza.
“Lui invece può cambiare tutto quanto” continua. “E se poi non dovesse andare bene non ci metteremo tanto ad ucciderlo, giusto? Quindi io non vedo dove sia il problema, Clove.” Conclude e mi osserva con sguardo innocente, come se non mi avesse appena fatto fare una figuraccia davanti a tutto il Paese con la sua ultima frase. Lo sto ancora guardando in cagnesco quando Cato pronuncia giulivo:”bene! Andiamo ad annunciare il verdetto allora!” e spada in spalla raggiunge Jude, che è davvero rimasto immobile dove lo avevamo lasciato.


ANGOLO DELL'AUTRICE:

okay, okay, lo so che adesso potreste anche prendere e andarvene per sempre e lasciarmi qui con questo nuovo capitolo e le mie lacrime, ma spero che non lo facciate e che finiate almeno di leggere questo minuscolo spazio ^^ chiedo venia per l'increscioso ritardo di, ehm, 6 mesi, ma tra scuola e i così detti 'blocchi dello scrittore' non ho avuto un attimo di tempo/non mi veniva nulla da scrivere e.e però ora è Estate, il tempo dei quadri è passato e si prospettano due mesi (quasi) liberi! E per di più mi è tornata l'ispirazione! :D perciò eccomi qui a tormentarvi di nuovo ^^ ho ritenuto adatto fare un piccolo riassuntino all'inizio, per evitarvi di dover fare avanti e indietro con gli altri capitoli perchè magari non vi ricordavate la storia ^_- spero che questo capitolo (che ammetto non è tutto questo granchè) vi sia piaciuto almeno un po' e che qualche anima gentile possa lasciare una recensione per farmi sapere che non sono sola con i miei pensieri. Come al solito ringrazio tutti quei lettori silenziosi (che spero si faranno sentire un giorno) e quelli non-silenziosi che mi hanno seguito fin dal primo capitolo e che mi hanno sempre sostenuta con le loro parole (non mi abbandonate! >.<) e coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Grazie a tutti e a risentirci!
Buone vacanze,
HemioneEverlark

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Capitolo 16
*** Capitolo 16- Perdere ***


Detesto dover avere bisogno degli altri. Dipendere da qualcuno che non sia io mi fa sentire limitata. E questo è anche uno dei motivi per cui odio dover rimare in questa alleanza. Non che io abbia altra scelta, d'altra parte.
O meglio, l'avrei se avessi più coraggio, più massa fisica, più velocità nelle gambe e una marea di altre qualità che, guarda un po', si trovano in Cato. Se fossi lui adesso sarebbe molto più semplice uscire dalla tenda che abbiamo piantato, rubare una delle tante spade sparse vicino alla piramide di rifornimenti che abbiamo costruito in riva al lago come esca, avvicinarmi lentamente ai sacco a pelo degli altri e tagliare a tutti la giugulare con una mossa veloce delle sue. E poi abbandonare il campo aperto con una buona dose di carne secca e frutta e acqua e nascondermi nei boschi per cacciare gli altri che mi rimangono. E infine tornare a casa. Nulla di più semplice, giusto?
Odio il mio mentore per avermi convinto che un'Alleanza sarebbe stata la mossa migliore. Odio me stessa per essermi lasciata convincere, per essere stata così miope e non aver guardato abbastanza lontano nel possibile evolversi della cosa, per non aver ragionato da Vincitrice. E adesso sono bloccata qui, in balia delle scelte degli altri, possiamo dire, coraggiosa abbastanza per togliere una vita ma non fino al punto di rischiare la mia muovendomi da sola.
Non che a casa avessi mai avuto bisogno si sentirmi integrata in un gruppo. Avevo qualcuno di più caro rispetto a tutti gli altri, fine della storia. È davvero strano come non sia mai stata brava a farmi degli amici nella vita reale e come adesso mi preoccupi per abbandonare quelli che ho. Appena formulato questo pensiero mi ricordo che questa è la vita reale adesso, che se muoio qui finisce tutto veramente, che quelli che ho sdraiati a pochi metri da me non sono amici ma alleati, ed è tutta un'altra cosa.
Non so più che cosa fare. Rimanere mi sembra la cosa più ovvia, la strada più semplice prima di arrivare a una svolta davvero decisiva, il modo più sicuro e meno dispendioso di energie per continuare a sopravvivere nei giorni che ci rimangono. Ma non così, non come sto facendo adesso, rimanendo praticamente nelle retrovie, senza alcuna voce in capitolo riguardo alle decisioni da prendere. Come prima con Jude, quando Marvel e Cato mi hanno imposto la presenza del ragazzino nell'Alleanza.
Ma erano in maggioranza, è stata una scelta democratica in fondo, mi apostrofa la mia noiosissima voce interiore. Divertente parlare di democrazia davanti ai palesi soprusi di un governo dispotico.
Mi rigiro nel sacco a pelo cercando una posizione comoda per dormire; provo a stendermi a pancia in su, ritrovandomi faccia a faccia con del stelle finte che si muovono in un cielo altrettanto finto, lente e ammiccanti. Sono loro le uniche spettatrici dei miei tormenti stasera. Ah no, giusto, ci sono anche i migliaia di capitolini e tutti gli abitanti nei distretti. Tutto ad un tratto mi sento osservata, dal cielo, dagli alberi a dieci metri da noi, dall'uccello che è appena planato sul lago. È un pensiero sciocco, a questo punto dei Giochi, lo so, ma è come se me ne rendessi conto solo ora, con la spiacevole sensazione di avere una corda di seta che mi si stringe lentamente e di soppiatto intorno al collo, fino a soffocarmi senza che me ne accorga. Sento il bisogno impellente di alzarmi e di muovermi, scosto il sacco e mi faccio strada tra i corpi placidamente addormentati dei miei Alleati. “Questa sera niente turni di guardia” ha deciso Cato appena risistemate le bombe degli Strateghi attorno alla piramide di provviste al centro della radura. “Nessuno si sognerà mai di attaccarci”. E io non ho potuto che dargli ragione: nessuno dei Tributi rimasti si è ancora avvicinato, sparsi  poi chissà dove.
Mi dirigo piano verso la riva del lago, una piscina di acqua limpida che si muove piano al soffiare placido del vento. È tutto buio intorno a me, gli Strateghi non ci hanno concesso l'ausilio della luce della luna, probabilmente sazi dello spettacolo di oggi: di sicuro non si aspettavano la new entry di oggi pomeriggio, come non se la aspettava nessuno di noi.
Con le ginocchia sotto il mento fisso immobile la riva opposta e gli alberi subito dietro; da quella parte è scappata via Katniss il primo giorno qui dentro, dopo averla mancata con il mio coltello. Il solo pensiero di non averla colpita e di averle regalato un'arma inconsapevolmente ancora mi brucia. Se solo avessi preso meglio la mira, o mi fossi avvicinata un po' di più a quest'ora lei sarebbe morta, io più felice e con una persona in meno a cui pensare. Ma ormai è inutile fermarmi a pesare ai “se” della situazione. D'altronde se non fossi nata nel Distretto 2, se non avessi avuto l'educazione che i miei mi hanno dato, se il mio nome non fosse stato estratto... ci vuole troppo tempo per fare questi pensieri, e io non ne ho molto per ora, di tempo.
Provo così a fare il punto della situazione dei Tributi rimasti: oltre a noi quattro rimangono Katniss, Peeta, che dovrebbe essere in fin di vita a sentire Cato, i due dell'11 e la rossa del 5, di cui in effetti ricordo solo il colore dei capelli, che risaltava in modo così evidente sul suo vestito azzurro la sera delle interviste. Non l'ho più vista dal... Qualcosa si muove subito dopo la prima fila di alberi al di là del lago e interrompe i miei pensieri. Mi alzo di scatto con un coltello già in mano e per poco non  cado dentro l'acqua a causa delle gambe addormentate; il tempo che impiego per rimettermi dritta e tutto è già tornato calmo. Inizio a camminare lungo la riva in direzione del bosco, le orecchie dritte a cogliere ogni rumore, gli occhi strizzati che cercano di penetrare il buio, l'adrenalina che scorre veloce nelle vene: sta accadendo quello che avviene ogni volta che mi sottopongo a una prova, sia che si parli di centrare un manchino, sia che si tratti di cacciare una vittima: mi trasformo, entro in contatto con  quello che mi circonda, posso sentire ogni nervo, ogni muscolo che si tende sotto il mio controllo, pronto a scattare per raggiungere l'obbiettivo, il sangue diventa energia pura che sento viaggiare veloce nella vena del collo, la presa sulle armi è più salda e il mio cervello lavora per preparare il vicino assalto.
Sono appena entrata nel bosco, ma non sento nulla, è tutto calmo. Allungo lo sguardo più che posso oltre i primi arbusti, ma è troppo buio e non posso fare molto, così continuo imperterrita ad avanzare, sicura delle mie capacità, senza un minimo di paura.
Supero la prima fila di alberi, poi la seconda e sto scansando un ramo caduto quando alla mia destra sento dei passi veloci, di corsa, che non si curano di non fare rumore, evidentemente certi di non venire colti. E invece, sorpresa!, ci sono io.
Li inizio a rincorrere, più in fretta che posso, cercando di evitare i cespugli e le pietre che mi capitano inaspettatamente davanti a causa del buio, ancora più profondo qui. Sento che l'altro davanti a me si distanzia velocemente e io cerco di aumentare il passo, ma non ci riesco più di tanto. Maledetti polmoni! Iniziano già a bruciare e le gambe accusano i primi colpi. Non capisco cosa mi stia succedendo, ma continuo a correre, sicura che tutto il paese mi starà guardando. Ci stiamo addentrando sempre più nel bosco, muovendoci in diagonale, e ormai il mio avversario deve trovarsi almeno a una sessantina di metri da me, il rumore dei suoi passi sempre più impercettibile; ma io continuo, continuo la caccia, finchè le gambe continuano a muoversi e i polmoni a prendere aria.
Tra le fronde vedo passare qualche raggio di luna, la prova lampante che ci stanno seguendo le telecamere.
Sbuco d'improvviso in una radura illuminata e riesco a vederne quasi a metà la chioma fulva della ragazza del 5. E così non si era allontanata tanto come credevo, è sempre rimasta nei paraggi... chissà da quanto ci stava spiando. Mentre penso a come fare per raggiungerla perdo stupidamente il ritmo della corsa in una pietra nel terreno erboso.
A quel punto non ragiono più, non sono più io che decido i miei movimenti: mi sento tirare fuori dalla cintura un coltello, fare qualche passo di assestamento e prendere la mira verso la schiena della ragazza, ancora illuminata dalla luna.
Lancio. Rimango così, immobile, con il busto spostato in avanti dallo sforzo del tiro, qualche ciuffo di capelli sfuggito alla coda mi ricade leggero sulle guance, le gambe piegate come se dovessero ancora scattare in avanti.
E, dannazione, lei si  sposta di lato, così che quello che poteva essere un colpo diretto al centro della sua spina dorsale, va a segno sul braccio. La sento urlare e con l'altra mano si prende il punto ferito, ma continua a lanciare veloci le gambe in avanti. Sa che se si fermasse non avrebbe via d'uscita.
Io la perdo tra gli alberi, incapace di muovermi ancora per continuare ad inseguirla.
Ho perso.

                                                                         ***

Rimango stesa nel sacco a pelo e faccio finta di stare ancora dormendo mentre sento gli altri che iniziano a muoversi e accendono il fuoco.
Non voglio vederli, non voglio abbassare lo sguardo davanti al loro, schiacciata sotto il peso di quello accaduto stanotte. Mi ha vista tutta Panem, i miei sponsor, il mio Distretto, mio padre.
La vergogna è troppa per cominciare questa giornata. Mi sono lasciata sfuggire uno stupido tributo del 5, un Distretto povero, ho permesso che mi mettesse in ridicolo davanti a tutti; sento la voce di Caesar che commenta l'inseguimento, rendendo ancora più evidente la mia inferiorità. Ripenso a quello che è successo, al motivo del mio affaticamento, di quei polmoni che hanno iniziato a fare male quasi subito, ma non trovo una spiegazione plausibile. O meglio, nessuna di quelle che trovo, che vanno dal veleno degli Aghi ancora nel mio corpo, al mezzo digiuno della sera prima, mi soddisfa. Non doveva accadere, punto, non servono altre scuse.
Mi sento schiacciata sotto questi pensieri, sotto la colpa con cui so di essermi macchiata. Se fossimo stati a casa a quest'ora... Non voglio pensare a quello che mi sarebbe toccato per un insuccesso simile nel mio Distretto.
Eppure non riesco a tenere a freno il tono di disappunto di mio padre che mi ritorna alla mente...
Mi iniziano a pizzicare gli occhi e in gola mi si forma un nodo per le lacrime che sono già pronte ad uscire, ma cerco di deglutire e di riprendere il controllo. Anche se ho la testa nascosta nel sacco a pelo i miei compagni non sono né sordi né ciechi, e l'ultima cosa che voglio adesso è essere oggetto di compassione da parte loro. Io non sono debole, non posso fare pena .
Se mi chiederanno spiegazioni per quello che è successo posso sempre dire che non mi sembrava valesse la pena perdere ore di sonno per una preda così insulsa, o che volevo spartire il bottino con loro, per non tenermi il divertimento solo per me. Si, dirò così, e se recito bene potrei anche convincere quelli della Capitale, magari non gli Strateghi o Snow, ma di loro non mi importa: punto ai cittadini, che sono i miei sponsor e devo riportarli dalla mia parte.
Faccio un ultimo respiro profondo e mi alzo, stavolta pronta ad accogliere tutte le domande che quei tre vorranno farmi. Mugolo un “buongiorno” scontroso a tutti, mentre mi unisco al cerchio che hanno fatto intorno alla zuppa che bolle sul fuoco. Cato è il primo a guardarmi, e noto il suo sguardo corrucciato. 'Oddio...' penso, mentre una strana tremarella mi prende alle gambe.
“Ma che hai fatto stanotte?” mi dice con uno strano tono. Ecco, lui sa, mi deve aver vista che correvo o deve essersi accorto della mia assenza. Sto per rispondere quando: “sembra che hai fatto a botte con il sacco a pelo” interviene Marvel con una risata.
Cosa? Mi stanno prendendo in giro? Devo avere un'aria davvero confusa perchè Jude mi indica e dice:”i tuoi capelli...” mentre gli altri due ancora se la ridono. Mi tocco e mi rendo conto che la coda di cavallo è sfatta e i capelli sono sparati da tutte le parti, a causa della corsa tra i rami. “Ah...si..” butto lì con un mezzo sorriso e dentro di me tiro un sospiro di sollievo: non sanno nulla, la mia reputazione ai loro occhi è ancora quella di prima, sono sempre un'ottima alleata.
Mi sciolgo i capelli mentre sfumano le ultime risate e penso sollevata che questo è solo un mio segreto, per quanto vergognoso possa essere.
Alzo lo sguardo e per un attimo lo poso su una nuvola che passa nel cielo limpido e penso con un sorriso beffardo:” mio e tuo, eh Capitol?”.
 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
No, non mi hanno rapita i Pacificatori, sono ancora qui u.u
E vi ho portato un nuovo capitolo, YEEE
si, okay, lo so, è tipo un anno e qualche settimana (non pensavo fosse passato tutto questo tempo, vi giuro) che ho lasciato la storia in sospeso MA ho delle buone e lunghe ragioni per la mia assenza U.U Epppoi ieri la storia ha festeggiato due anni! * torta e palloncini per tutti i lettori *  quindi fate finta che il mio ritardo sia fatto apposta e che il nuovo capitolo sia un regalo da parte mia ^_-  in ogni caso, due anni sono tanti, e non mi sarei mai aspettata di ricevere tutti quei complimenti, recensioni e visite quando ho iniziato a scrivere le prime pagine di questo “esperimento”. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto come gli altri, ma più di tutto spero di ritrovarvi come due anni fa!
Vi aspetto, un bacione,
-H

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Capitolo 17
*** Capitolo 17- Di morti ed esplosioni ***


Deve essere già passato mezzogiorno quando Marvel urla:”là! Guardate là! C'è del fumo tra gli alberi!”
Tutti ci voltiamo, stupiti dalla stupidità del tributo che ha acceso il fuoco a quest'ora e dalla novità dell'evento. Non aspettiamo un secondo di più per metterci in azione: prendiamo ognuno un arma a testa, io mi metto in tasca il regalo ricevuto dagli sponsor quasi all'inizio dei Giochi, Cato la spada più lunga che riesce a trovare e Marvel una lancia.
“Tu rimani qui e fai la guardia” apostrofa Cato a Jude sottolineando pericolosamente le ultime tre parole. Il ragazzino è talmente terrorizzato dal suo tono di voce e sconvolto dal velocizzarsi degli eventi che riesce a muovere solo la testa in segno di assenso. 'Poveraccio...' penso con un sorriso mentre con gli altri corro dentro il bosco in direzione della prossima preda.
Arriviamo dopo poco all'origine del fumo; ci fermiamo dietro dei cespugli di bacche nere per controllare la situazione, ma non c'è nessuno, solo una catasta di legna verde che brucia e produce del fumo bianco e denso. Cato esce allo scoperto, senza alcuna paura di venire attaccato. Lo seguo mentre Marvel rimane indietro a guardarci le spalle, ma tengo pronto il mio coltello.
“C'è qualcosa che non va...” sussurra il mio compagno setacciando il posto con lo sguardo. “Che senso avrebbe accendere un fuoco con dei rami verdi che non fanno fiamme? Non serve assolutamente a nulla una cosa del genere..” dice stizzito, e si avvicina alle legna. “Sono rami abbastanza pesanti...” osserva. Improvvisamente alza gli occhi al cielo e sembra cercare qualcosa tra le fronde. “Eccolo là” afferma con tono trionfante. Io e Marvel ci avviciniamo e guardiamo verso il punto nel cielo che ci indica: un'altra colonna di fumo non distante da qui. “Ma cosa cavolo...” sbotta Marvel ma io ho già capito: è una trappola. “Qualcuno di quelli rimasti voleva attirarci qui, non c'è altra spiegazione. E dalla pesantezza dei rami direi che chi ci ha voluto fregare non era solo, sarebbero stati troppo pesanti da trasportare... deve essere nata un'altra Alleanza”, afferma Cato sicuro. “ Ma a che scopo Cato? Qui non è rimasto nessuno ad aspettarci”, dico, confusa da tutta quella situazione. “Dobbiamo andare a vedere cosa c'è dall'altra parte” se ne esce Marvel indicando con il mento la seconda colonna di fumo. Ci avviamo tutti e tre in silenzio attraverso il sottobosco.
Non son molto sicura che questa sia la decisione più giusta, ma non lo dico a nessuno: l'ultima cosa che voglio è apparire debole, un'altra volta; e adesso che non c'è il buio a nascondermi devo cercare di farmi coraggio e di non perdere il passo con gli altri.
Siamo quasi a metà del tragitto per arrivare al secondo fuoco quando un boato cupo e profondo ci fa voltare contemporaneamente verso il lago e il nostro accampamento. Rimaniamo qualche secondo interdetti a guardarci negli occhi, gli uccelli volano sopra le nostre teste spaventati dal rumore che ha interrotto il loro quieto vivere. “Ecco lo scopo”, dice Cato rabbioso guardandomi.
Adesso è tutto chiaro: devono averci spiato giù al lago e ci hanno fatto allontanare di proposito. Il rumore che abbiamo sentito sono le nostre provviste e le armi che volano a metri da terra sotto la spinta delle bombe che abbiamo dissotterrato. E probabilmente anche il corpo di Jude è con loro.
“Maledetti... maledetti...” continua a ripetere Cato in preda alla rabbia e al nervosismo mentre corre verso il lago, talmente veloce che io e Marvel riusciamo appena a stargli dietro.
Lo spettacolo che ci attende è desolante: la terra saltata in aria è sparsa dappertutto, i rimasugli delle provviste si mischiano con quello che rimane delle casse di armi, frecce e lance sono spezzate. L'unico rimasto intero è Jude, che si aggira spaesato tra quelle macerie, non riuscendo a capire nemmeno lui cosa sia effettivamente successo, nonostante sia rimasto qui tutto il tempo. O no?
Le prime a raggiungerlo sono le grida di un Cato totalmente fuori di sé, che poi gli si avventa contro e lo strattona.”Cos'è successo? COS'È SUCCESSO?”, gli sputa addosso. “Non c'è rimasto nulla...nulla...” sento dire a Marvel mentre si mette le mani nei capelli. È vero. Abbiamo perso tutto. Mi allontano da Cato per cercare tra la terra qualche arma ancora utilizzabile o un po' di cibo che non sia stato toccato dall'esplosione. Trovo solo delle borracce àammaccate e uno zaino bruciacchiato, ma per il resto è tutto andato; ci rimane solo quello che ci siamo portati dietro per la “caccia” di questa mattina.
'Ci vorrebbe un miracolo adesso' penso tra me e me, prendendo in mano il dono degli sponsor e immaginando Titus, il mio mentore, a trattare di nuovo con loro per mandarci qualcosa; a questo punto dei Giochi i prezzi si saranno alzati a livelli altissimi.
Sento ancora Cato urlare contro Jude, e faccio appena in tempo a girarmi per vederlo mettergli le mani intorno al collo e spezzarglielo con una mossa veloce. Parte il colpo di cannone. Inizia ad urlare con tutta la voce che ha, calciando quello che si ritrova davanti.
Ci risiamo. È di nuovo preda della sua rabbia, come dopo il risveglio dalle punture degli Aghi Inseguitori, quando mi ha strattonata per aver messo in dubbio il fatto che avesse davvero ferito Peeta. Il ricordo del brivido di paura che ho sentito in quel momento è ancora vivido dentro di me, così mi avvicino a Marvel, che sembra abbastanza calmo e ci mettiamo a cercare una contromossa. “Dobbiamo andarli a cercare Clove” mi dice alla fine. “Lo so Marvel, e lo farei subito se avessimo delle armi o del cibo da portare con noi. Non possiamo girare per il bosco con quelle poche cose che abbiamo salvato, lo sai, siamo troppo vulnerabili anche se siamo i...” “Favoriti. È questo che siamo” Mi interrompe Cato con gli occhi sbarrati iniettati di sangue. “E continuiamo ad esserlo anche a mani nude. Ci faremo bastare le armi che abbiamo. Noi dobbiamo trovarli.” Solo guardandolo capisco che non c'è modo di farlo ragionare a meno di rimetterci la pelle, così sospiro un “va bene” e mi attengo al nuovo piano, odiandomi per questo.
 

                                                                        ***

Il bosco è di nuovo silenzioso e sono sola. Nonostante sia mezz'ora che cammino non ho ancora incontrato né un Tributo né un qualsiasi animale da fare arrosto stasera; perchè oltre che a difenderci adesso dobbiamo pensare anche a come sfamarci, dato che è andato tutti frantumi fino all'ultima scatola di carne essiccata.
Rappresentiamo i Favoriti, Cato ha ragione, ma siamo incredibilmente deboli adesso. Anzi, mi rendo conto che lo siamo sempre stati: abbiamo fondato la nostra superiorità nell'Arena solo sulle armi e sul cibo fornitoci da Capitol, senza mai preoccuparci di cosa avremmo fatto se fosse venuto a mancare. Come in questo caso, che dobbiamo rimboccarci le maniche e pensare a come scuoiare un dannato animale. Spero che Marvel o Cato ne sappiano qualcosa più di me, altrimenti non so davvero come finiremo.
Mi appoggio ad un albero per riposare e asciugarmi il sudore della salita; ho lasciato gli altri a pochi chilometri dalla prima catasta di legna e mi sono diretta verso nord, su per quella che sembra una collina, mentre Cato e Marvel si devono essere divisi sulla strada per la seconda. Cerchiamo di circondare chi ci ha teso la trappola, sperando che siano ancora nei paraggi convinti che non saremmo mai ritornati. Anzi, a sentire Cato “devono essere per forza ancora lì”. Era così convinto delle sue parole e così arrabbiato che se avesse potuto credo avrebbe dato fuoco a tutta la foresta per stanarli e ucciderli a forza di pugni. Cato piromane... beh, ce lo vedo, con quegli scatti da pazzo e le reazioni esagerate.
Insomma, anche a me ha dato fastidio vedermi presa in giro in quel modo, ma non mi sono messa a dare spettacolo davanti a tutto il paese calciando e quasi strappandomi i capelli. Deve essere sempre così... “prima donna” e spropositato in tutte le cose che fa. 'Almeno ti ha tolto dalle scatole Jude in meno di tre secondi', penso, il che è vero in effetti: l'omicidio più veloce della storia dei Giochi. Il pensiero che forse a Capitol City stilino davvero una classifica delle morti più veloci in settantaquattro anni di arene mi strappa un sorriso amaro. Umani deviati, Capitolini.
Mi stacco con un sospiro dalla corteccia rugosa dell'albero, ma prima che inizi di nuovo a camminare per la salita sento un rumore alle miei spalle. Entro in allarme all'istante, ma mi rendo conto che è solo una lepre... o almeno credo, dalle immagini che mi ricordo di aver visto a scuola quando ero piccola. Questa è la prima vera volta che ne vedo una viva ed intera: nel Distretto non ce ne sono di animali selvatici come questo, solo quelli da compagnia; il resto li troviamo già pronti in macelleria. Ah, come mi servirebbe adesso un macellaio! C'è così tanto silenzio che la piccola lepre mi si avvicina abbastanza affinché possa colpirla al collo con il coltello. Lei rimane impalata a terra e io cerco di legarle le zampe insieme il meglio possibile con la cinta per portarmela dietro. Abbastanza soddisfatta del mio bottino, e sperando che nel frattempo anche gli altri siano riusciti a trovare qualcosa per la cena, torno a camminare in silenzio.
Inizio a pensare che sia meglio tornare verso il lago dopo aver percorso almeno un altro chilometro e non aver trovato nessuna traccia di passaggio umano che sento suonare distinti in quella calma i suoni di due cannoni, a distanza ravvicinata. Senza pensare ancora corro giù dal pendio il più veloce che posso, cercando di non perdere la lepre attaccata alla cintura.
Ci eravamo accordati che se avessimo sentito qualcosa o trovato qualcuno ci saremmo rivisti all'accampamento e aspettato gli altri. Sono la prima ad arrivare, ma dopo poco mi raggiunge anche Cato, con il fiato corto. “Cosa è stato?” ci diciamo contemporaneamente, ma nessun dei due ha una risposta per l'altro, così rimaniamo muti, aspettando anche Marvel. Quando il silenzio che si crea è troppo snervante cerco di fare conversazione con il mio compagno di Distretto:”hai trovato qualcosa, tu?”. “Si”, annuisce, “delle tracce di un fuoco... un fuoco vero, ecco, e dei resti di cibo” e indica un punto sulla sinistra dell'Arena. “Ma di loro nessuna traccia. Tu invece ti sei data da fare in altro modo vedo”, dice notando la lepre che tengo ancora in mano. Sento un non so che di stupito nella sua voce; non mi credeva in grado di fare una cosa del genere? Non so perchè, ma mi metto subito sulla difensiva e rispondo:”oh si, non è stato difficile. Come vedi anche le donne possono essere delle cacciatrici...”. Pronuncio l'ultima frase con un non voluto tono di sfida, e lui lo nota, perchè vedo che ne rimane sorpreso. In realtà lo sono anche io, ma non so, mi sono sentita accusata dalle parole che mi ha diretto quando ha notato l'animale.
“E sai anche cucinarlo?” ribatte. Odioso e patetico. Vuole la guerra? Non c'è problema. “Ero sicura che avresti potuto farlo tu, ma se non sei capace “ sottolineo con il tono di voce, ”posso sempre chiedere a Marvel, lui saprà dove mettere le mani sicuramente”. Cato non sa che a parole posso infierire dieci volte più forte di lui. “No, lo faccio io, dammi qua” dice altezzoso e mi prende dalle mani la lepre. “Bene” rispondo; l'ultima parola deve essere la mia.
Pessimo tentativo di conversazione, direi. Ma io e Cato siamo così incompatibili, non riusciremo mai a non stuzzicarci o a sottometterci l'uno all'altra senza prima azzannarci.
Passa un'ora, in cui io raccolgo dell'acqua nelle borracce sopravvissute all'esplosione e Cato scuoia e pulisce la lepre, ma di Marvel nemmeno l'ombra. “Dovremmo andare a cercarlo” propongo ad un certo punto, “magari gli è successo qualcosa, ho sentito...” ”ti preme così tanto eh?” mi schernisce Cato, con una strana sfumatura nella voce. Rabbia? Delusione? Rimango di sasso.
“In ogni caso, si, dovremmo andare a cercarlo”. Si alza senza guardarmi, mettendo la cena nello zaino incartata alla meglio con delle foglie e si incammina verso il punto da dove si è alzato il secondo fuoco, lasciandomi indietro con gli occhi sbarrati.
Sono scioccata da quello che ha detto. Cosa diavolo intendeva con quel “ti preme così tanto” ? E poi non ha usato il suo solito tono di voce, sembrava quasi... ferito, dalla mia richiesta. Ma no, è impossibile, devo essermelo immaginato.
Eppure ne sono sicura: quelle parole, quelle quattro parole, non le ha buttate lì per caso. Più ci penso più mi sembra di essermi immaginata tutto, nonostante sia successo solo pochissimo temo fa. È strano come i ricordi più recenti a volte si annebbino così velocemente. Però...
Il dubbio del significato di quella frase continua a tormentarmi anche quando mi riscuoto e lo raggiungo quasi sul limitare degli alberi. Non so perchè mi prema così tanto riuscire a capirlo, ma non posso fare a meno di pensarci, mentre guardo il mio compagno di soppiatto camminandogli accanto in mezzo al bosco. Oltrepassiamo una radura e un raggio di sole che non faccio in tempo a schermare mi ferisce gli occhi. Accecata per qualche momento inciampo in una zolla rialzata nel terreno e sto per cadere a faccia avanti quando mi sento sorreggere per il braccio da una stretta forte. “Fai attenzione Clove”, mi dice Cato e la sua voce... la sua voce è di nuovo diversa. Non è un rimprovero, sembra... gentile.
Il mio nome, pronunciato con quel tono e dalla sua bocca, mi turba. Alzo lo sguardo su di lui che sposta subito il suo in avanti. Mi sento arrossire lentamente, perciò cerco di rialzarmi il più veloce possibile per togliermi dall'imbarazzo, pur non trovando le parole per rispondergli, come farei di solito.
Cosa gli sta succedendo? Cosa mi sta succedendo?! Non riesco a capirlo, non è mai stato così con me, o tra noi. E prima poi... d'un tratto mi è tutto chiaro, ma stento a darmi ragione.
Lui... lui... ha voluto insinuare che tra me e Marvel...? Non ci posso credere. Che grandissimo idiota! Come può pensare una cosa così profondamente sciocca e superflua in un momento simile? In un luogo simile, poi? Cosa crede, che cerchi di usare la stessa tecnica di Katniss e Peeta, che poi era anche la sua con Lux, per accaparrarmi sponsor? Pensa che sia così meschina , o peggio, debole, da aggrapparmi a una cosa del genere?! Non mi servono queste stupidaggini per ricevere doni dalla Capitale, io valgo di più di qualche smanceria sulla riva di un fiume finto!
Vorrei urlargli addosso tutta la rabbia per questa scoperta, mi frena solo il fatto che potrebbe esserci davvero qualche Tributo qui intorno e scappare alle mie urla. L'indignazione mi porta a camminare più velocemente, così da riuscire a stare perfettamente al passo con il mio stupido compagno. Per questo ha detto quella frase – ti preme così tanto – perchè pensa di avermi capito, di avermi scoperta prevedibile. Maledetto, stupido gorilla! Mi preme di metterti le mani intorno al collo, ecco cosa! Sono così frustrata che tutto quello che mi verrebbe da dirgli mi muore in gola, soffocato.
Camminiamo in silenzio e veloci, io non mi volto più a guardarlo, lui non abbassa mai la testa verso di me. Reprimo tutto. Siamo incompatibili . E io che pensavo addirittura...
Arriviamo senza accorgermene a quella che doveva essere la seconda catasta di legna, ma non notiamo nulla di particolare. Poi il mio sguardo si sposta su una macchia di colore a qualche metro più in là: una corona di fiori bianchi ben ordinata, come fosse un'aureola. A qualche passo di distanza la lancia di Marvel insanguinata e la borraccia che gli avevo dato prima che mi separassi da lui e Cato.

Capisco immediatamente che uno di quei cannoni era per lui.

 


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Cari lettori,

eccovi un aggiornamento (quasi)  lampo!

Devo dire che sono soddisfatta di questo capitolo, che è venuto bello lungo (*^*) e pieno di cose u.u
Mi è davvero piaciuto scriverlo, forse perchè si parla di uno degli episodi mai raccontati nel libro/film. E spero che piaccia anche a voi, ecco.
Ringrazio le nuove fantastiche personcine che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate dall'ultimo capitolo pubblicato. Questo è anche per voi.

Aspetto di sentire la vostra voce,
un bacione,
H-

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18- Rivelazioni ***


“Ti dispiace per lui?”
“Non così tanto in fondo.”
Il fuoco getta delle strane ombre sul suo viso.
“Capisco se non vuoi parlarne.”
“Non c'è altro da dire, Cato, è tutto qui. Lui è morto, noi siamo vivi, per ora.”
La fiamma che ci separa si sta lentamente spegnendo, e anche quando si starà estinta del tutto so che noi due non potremo comunque avvicinarci più di così.
Siamo incompatibili.
Cade un brusco silenzio che si somma a quello di una notte un po' troppo scura per essere reale.
Non ci guardiamo, non ci parliamo, ma è evidente che qualcosa è cambiato. Sarà l'assenza di Marvel, mi dico; sarà che adesso ci siamo ridotti a noi due, e nessuno vuole fare il primo passo per allontanarsi definitivamente da questa alleanza che si è rivelata debole dalle fondamenta.
Marvel è stato ucciso da una freccia che gli si è piantata dritta nel collo, dopo aver presumibilmente ucciso la ragazzina dell'11. Una freccia di cui tutti conosciamo il proprietario. Mi ripeto in continuazione che se avessi preso meglio la mira quel primo giorno adesso Marvel sarebbe ancora qui e io mi farei molti meno problemi. E sarei meno sola.
In fondo Marvel era una persona sana e intelligente, forse anche sensibile. Se ci fossimo conosciuti in modo diverso magari saremmo diventati amici. Ci intendevamo insomma, entrambi riflessivi e silenziosi, non come Cato che è un concentrato di musi lunghi, esagerazione e violenza.
Mi dispiace per la fine che ha fatto, ma non nel modo che sospetta Cato: per me lui era solo un alleato, non cercavo di creare nessun idillio amoroso.
Come ha fatto lui con Lux.
Sinceramente non mi va di dargli spiegazioni, non siamo così in confidenza da raccontarci quello che ci passa per la testa. Può rimanere nel dubbio fino a logorarsi il fegato, se ci tiene.
Ma poi, perchè ci tiene? Insomma, che cavolo è successo?
Ti preme così tanto eh?” aveva detto prima che andassimo a cercare Marvel solo qualche ora fa. No, Cato, non mi preme, è l'alleanza che mi spinge a farlo. Ma forse ha avuto ragione lui, forse dovevo fregarmene ed aspettare, non dovevo dare così tanta importanza al suo ritardo, viste come si solo poi evolute le cose e quello che ha frainteso.
Mi da fastidio l'idea che si è fatto di me adesso: penserà che ho voluto copiarlo per avere altri sponsor e l'ho notato guardarmi con un'aria di superiorità tale che mi ha fatto salire la voglia di strappargli le orbite oculari dal cranio.
Mi importa davvero quello che pensa di me?
Faccio per spegnere gli ultimi residui di brace rimasti quando lo squillo inconfondibile dell'inno di Capitol City ci fa sobbalzare. Guardiamo il cielo per vedere le facce dei due tributi morti oggi: uno spettacolo deludente per la capitale. Lascio passare la sfilata di volti; ormai ci ho fatto l'abitudine.
È triste pensarlo.
Ma questa sera c'è qualcosa di diverso. Poco dopo la foto della bambina, sentiamo la voce di Claudius Templesmith, il compare di Caesar, parlarci dal cielo: si congratula con i sei di noi che sono sopravvissuti- sei, siamo solo in sei - e con la sua solita voce leggera ci da una notizia che mi lascia allibita.
“Voglio annunciarvi un cambiamento nelle regole... potranno vincere i due tributi appartenenti allo stesso Distretto ancora in vita alla fine dei Giochi.” Fa una pausa e poi ripete l'annuncio, come se fosse consapevole che non ci è chiaro. E in effetti è così, continuo a fissare il cielo aspettando che il significato di queste parole venga assorbito.
Il silenzio intorno a noi torna a farsi pesante con il peso di questa novità.
Cato si alza di scatto e si avvicina a me tenendomi per le spalle. Mi aspetto un'altra scrollata come quella dopo gli Aghi, invece lui rimane lì a fissarmi, con la faccia a pochi centimetri dalla mia, mischiando i nostri respiri. Ci guardiamo senza dire nulla per qualche secondo, poi lo vedo sorridere alla luce flebile che emana la brace sotto di noi.
“Entrambi vincitori...” Sussurra.
Ha ragione: le parole dal cielo vogliono dire proprio questo: non dovrò più pensare a come scappare senza farmi uccidere. Non dovrò più avere paura di restare sola a combattere contro chi non voglio uccidere.

                                                                              
***


Ci siamo messi a dormire dentro la Cornucopia vuota e fresca, anche se dopo tutto quello che è successo oggi faccio fatica a prendere sonno. Mi rigiro nel sacco a pelo, cercando di fare ordine tra i miei pensieri.
Cato pensa che sia innamorata di Marvel e che adesso che lui è morto io stia cercando di non far trapelare la mia disperazione. Se si aspetta che faccia la scenetta dell'innamorata in lutto se lo può scordare. Mi devo muovere nel fargli capire che sto benissimo e mettere in chiaro tutto senza per forza dovergli parlare dei miei sentimenti.
Parlare di sentimenti con Cato... non c'è persona meno indicata di lui per un compito del genere.
Dopo quella scena nel bosco poi, dove mi è sembrato così strano, nuovo, non ho la minima voglia di entrare più in confidenza con lui. Il tono di voce che ha usato mi fa salire alla mente delle domande a cui faccio fatica a trovare una risposta razionale: perchè quella strana attenzione? Certo, sono la sua compagna di distretto, ma allora perchè mi è sembrato all'improvviso tutto così diverso? Come se mi avessero tolto dagli occhi un velo che non sapevo di aver messo io stessa.
È vero, Cato è ingestibile, ma ha anche i suoi lati positivi e stranamente ha dato prova di interessarsi alla mia sicurezza e ha avuto paura che io fossi morta quella volta degli Aghi Inseguitori. Il ricordo del suo sguardo terrorizzato mentre mi raccontava cosa aveva visto accelera leggermente il mio battito. Ha avuto un cambiamento così repentino che non riesco a spiegare, né tanto meno riesco a fare chiarezza su quello che provo io.
Non che provi qualcosa nei suoi confronti, ovvio.
Insomma, sarebbe da ipocriti, giusto?
Eppure devo ammettere che mi ha fatto piacere ricevere quei piccoli gesti da parte sua. Il tono ferito nell'insinuare che tra me e Marvel ci fosse stato qualcosa non può lasciarmi indifferente, la stretta del suo braccio per non farmi cadere la sento ancora sulla pelle, il senso di turbamento seguito a quel monito gentile rimbalza sulle pareti dello sterno.
Smanio nel sacco a pelo fino a trovarmi girata nella sua direzione.
“Hai finito di muoverti?! Dannazione Clove, non costringermi a legarti a qualche albero per poter dormire in pace!” Cato mi guarda contrariato e questa volta è lui a darmi le spalle.
Cavolo, non pensavo fosse ancora sveglio, mi ha gelata.
Sento la stizza salirmi dentro: come può essere la stessa persona che si preoccupava per me fino a qualche ora fa? Mi rendo conto che evidentemente quella è stata solo una breve pausa nel nostro essere incompatibili e che forse ho ingigantito tutto, compreso quello che provo io.
Mi lascio influenzare troppo facilmente, ecco la spiegazione logica che cercavo.
Non c'è e non potrà mai esserci nulla tra due esseri come noi.
Lascio che la trincea dalla quale pensavo di poter evadere mi si riprenda; domani tornerà tutto come prima, saremo gli alleati del Distretto 2, i primi due Vincitori nella storia dei Giochi e una volta a casa i pensieri di questa notte sembreranno una stupida barzelletta.

 

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