Il ritorno del ragazzo del pane

di KatnissSerenaLuna Bennet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il siero ***
Capitolo 2: *** Aurelius ***
Capitolo 3: *** Vero o Falso ***



Capitolo 1
*** il siero ***


Sono passati alcuni giorni dall’esecuzione di Snow, mi hanno sistemato in un appartamento di Capitol City a lottare coi miei flash back (sempre meno frequenti) , mentre riabilitano completamente il mio nome, rendendo pubblico quello che mi avevano fatto dopo la cattura durante i 75° Hunger Games, così da potermi permettere di tornare a vivere nel villaggio dei vincitori nel distretto 12.                                                                                                                                                     
 Mi sto preparando il tè, quando sento bussare alla porta: è Haymitch, come sempre trasandato.
“Ciao, Peeta. Ho bisogno di parlarti.”                                                                                                                
 Sono felicemente sorpreso, lo faccio entrare e vado in cucina alla ricerca di vodka, rhum, o qualsiasi altro alcolico..lo sento muoversi dalla sala, penso stia cercando da solo qualcosa nella dispensa, così gli dico di non scomodarsi, ma poi provo un dolore acuto alla testa, e mentre si fa tutto nero, sento come una puntura.                                                                                                                                               
Mi sembra di sognare, ma poi mi accorgo che è tutto troppo reale: sono ricordi. Rivedo tutto quello che è successo prima e dopo la mia cattura da parte di Capitol City. Assisto da estraneo, come il vecchio Peeta, a tutto ciò che mi fanno, e inorridisco sempre più nel vedere come tratto Katniss una volta tornato nel 13: ogni sua espressione di dolore mentre le urlo contro, il sentire gli altri parlare di come lei si sia chiusa a riccio da quando sono tornato, tutti i suoi tentativi per aiutarmi a ricordare, mi fa vergognare di me stesso, mi rendo conto che alla fine ero proprio ciò che non avrei mai voluto essere, ciò che una sera le avevo detto di non voler mai diventare: una loro pedina.
 
Al mio risveglio mi trovo Haymitch davanti, che inizia a raccontarmi tutto. Dopo che Katniss aveva ucciso la Coin anziché Snow, Haymitch era entrato negli appartamenti del presidente, trovando una registrazione della conversazione che questi aveva avuto con Katniss, durante la quale le aveva fatto capire di non esser lui l’artefice del piano che aveva causato la morte di Prim. Ma non aveva trovato solo quello: in  mezzo a un mazzo di rose, aveva intravisto una boccetta con un liquido argenteo, sull’etichetta c’era scritto Piano Peeta; nell’archivio di files, aveva poi scoperto cos’era quel fantomatico piano, ed era rimasto sconvolto.                                                                                                    
Snow aveva seriamente preso in considerazione l’idea che io riuscissi non solo ad uccidere Katniss, ma anche a tornare da lui: se fosse andata così, mi avrebbe iniettato un potentissimo siero in grado di annullare il lavaggio del cervello fattomi col veleno degli insetti, e di farmi poi ricordare col mio vero io cos’avevo fatto in quelle condizioni; sapeva  che vedermi uccidere Katniss mi avrebbe provocato un senso di colpa così forte da spingermi al suicidio, e così sarebbe morto anche l’ultimo simbolo della lotta contro di lui. Ecco cos’era il “piano Peeta”.                                                                                            

  Deciso a farmi tornare com’ero, aveva fatto vedere il tutto a Plutarch, scagionando Katniss e ottenendo il permeso per vedermi e sottopormi alla cura. Finito il racconto, il mio mentore mi guarda preoccupato: il peso di quello che avevo appena rivissuto quasi non mi fa respirare, con un filo di voce riesco solo a chiedergli, sconsolato, se per lui riuscirò mai a rimediare.
“Sai, una volta le avevo detto che non ti avrebbe mai meritato, Peeta; ma vedendo come ha reagito quando sei arrivato, mi sono ricreduto. È la persona più forte che conosca, lei non ti ha mai odiato.” Poi Haymitch si alza, va verso la porta, e quando è ormai fuori, si gira, e mi dice “È un piacere riaverti con noi, ragazzo del pane. Il tuo alloggio nel 12 è quasi pronto. E…si, lei è lì.”

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Capitolo 2
*** Aurelius ***





Uscito Haymitch, mi lascio cadere sul divano; ho così tante informazioni da riacquisire, che paradossalmente la mia mente è vuota..dentro di me c’è il deserto, tutte le convinzioni che ancora erano rimaste dentro di me sono state o completamente cancellate, o innalzate a livello di certezze assolute, soprattutto i miei sentimenti.                                                                         Tutto quell’odio che mi aveva divorato e  la diffidenza subentrata dopo, sono stati spazzati via e sostituiti da una passione, un amore e persino un desiderio di rivederla incontenibili: Katniss mi manca.                                                                                            
Rimango nella stessa posizione per ore, passando continuamente e senza logica da un pensiero all’altro: il deserto ora è stato soppiantato dal caos più totale..poi l’improvviso squillare del telefono mi obbliga ad accantonare tutto  e  rispondere.                                                                                                  
 
“Peeta Mellark? Salve, mi ha contattato il suo mentore: sono il dottor Aurelius, e la aiuterò a mettere ordine fra i suoi ‘nuovi’ pensieri. Quando vuole, la aspetto nel mio studio ”.   Desideroso di calmare il vortice che ho nella mente, esco dall’appartamento e lo raggiungo.
 
Quando busso alla porta mi accorgo che è già aperta, così entro, trovandomi in una stanza buia, con un divano, una scrivania, un proiettore acceso..e  Aurelius davanti a me. Deve avere circa l’età di Haymitch, e mi sembra d’averlo già visto, non pare essere un abitante di Capitol City, non ha nulla di particolare o stravagante, capelli scuri, pelle chiara, occhi azzurri..e quegli occhi azzurri mi tornano in mente, come una pugnalata:  erano gli stessi occhi azzurri che vedevo sempre prima che mi iniettassero il veleno! Sconvolto, faccio per fuggire, quando mi mette una mano sulla spalla, istintivamente, afferro il suo braccio e glielo giro dietro la schiena: mi basterebbe una mossa per ucciderlo.                                                                                                                                            
 
“Peeta..fermati. Non ero io. So cosa credi ora, ma ti assicuro, quello che ricordi è mio fratello. Rifletti, lui aveva dei tatuaggi finissimi intorno agli occhi.”. Senza mollare la presa, provo a richiamare il ricordo alla mente, ed effettivamente, il volto dell’uomo era tatuato, così lascio andare il dottore. “Mi dispiace per ciò che mio fratello ha contribuito a farti, Peeta. Sono qui anche per questo. Il mio programma per aiutarti è molto semplice, e assolutamente non invasivo: discuteremo di ogni ricordo, idea o sentimento di cui tu mi voglia parlare, e insieme vedremo tutti i filmati andati in onda dalla fine dei 74° Hunger Games. Finito ciò, quando sarai pronto potrai tornare a casa”.
 
Sono passate due settimane da quando sono tornato nel villaggio dei vincitori,e non faccio altro che pensare a lei, a cosa le dirò, a cosa farò. Continuo a guardare verso casa sua, a contare le volte che accende la luce della cucina, della camera, quando passa davanti alla finestra..ma ogni volta che casualmente ci incrociamo mi blocco, e freddamente la ignoro, andandomene subito.                                                                                                
Credo che pensi che la odio..ma io non potrei mai odiarla: la amo, la amo follemente, e quando i nostri sguardi si incontrano, è la vergogna che mi blocca.                                                         Perché ora ricordo.  Ora so cosa le ho fatto, e ogni volta che ci penso, mi odio.                                                      
Ho appena ricevuto una telefonata del dottor Aurelius, che mi aveva aiutato a venire a patti con quello che avevo fatto quando non ero in me: mi ha chiamato perché è preoccupato, sa che da quando sono tornato io e lei non ci siamo mai parlati, e mi sta dicendo che,  una delle poche volte in cui è riuscito a farsi confidare qualcosa, lei ha ammesso che pensa che fra noi le cose non si sistemeranno mai.. “Lei ha bisogno di te, Peeta. È stato grazie a lei se tu non sei stato arrestato appena arrivato nel 13, se non sei mai impazzito; si è occupata di te con una forza d’animo che poche persone avrebbero avuto. Ora hai finalmente l’occasione che cercavi: puoi rimediare.” Mentre sono al telefono con lui, la vedo: oggi sembra più turbata del solito, indossa la vecchia giacca di suo padre, e i suoi occhi, così profondi, quegli occhi in cui mi perdevo, i  cui mi perdo ogni volta, oggi sembrano essere ancora più scuri: sono un baratro in cui mi getterei volentieri, per non risalire mai più..il mio cuore ha un balzo, desidero così tanto aiutarla, che non presto più attenzione alle parole del dottore, con una scusa chiudo la chiamata, e mi precipito fuori casa…inciampando nella pala, e attirando la sua attenzione. Ecco, il danno è fatto; vorrei andarmene per la vergogna, ma mi torna in mente la discussione appena avuta, così mi faccio coraggio..                                                                                                                                                  
 “Ciao, Katniss”.



nota autrice
ciao! finalmente sono riuscuta a modificare il format del capitolo, che prima risultava tutto attaccato. chiedo scusa, a prestissimo ;)


 

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Capitolo 3
*** Vero o Falso ***


Non ci posso credere, l'ho fatto? L'ho davvero salutata?
Beh, sicuramente qualcosa ho detto: ora è qui che mi guarda sorpresa, sembra esserci una tempesta dentro di lei, e vedo passare mille pensieri ed emozioni sul viso; spero di non aver fatto un'altro enorme errore, spero di non aver compromesso tutto, quando la sento sussurrare qualcosa, e poi, con la voce un poco meno tremante : “Ciao Peeta”.
 
Mi  ha parlato...mi ha parlato! Sono così felice, e sorpreso, e sollevato...che quasi mi dimentico che la conversazione è appena iniziata. Voglio farle capire che non sarò freddo e scostante come le ultime volte che ci siamo incrociati.
“ Ho finito ieri di piantare queste, per lei; ecco perchè c'era in giro quella maledetta pala” alludo alle primule in giardino, e cerco di dare alla voce un tono leggero e tranquillo, ma lei mi guarda dubbiosa, sembra quasi..guardinga.  All'improvviso, un rapido flashback mi chiarisce la situazione: lei non sa che il Peeta che voleva ucciderla è solo un brutto ricordo e probabilmente teme ancora i miei attacchi da ibrido.
“ Sono di nuovo il ragazzo del pane, Katniss” dico col tono più rassicurante che l'emozione mi permette d'avere, “ il Peeta che hai conosciuto gli ultimi mesi non c'è più, Haymitch ha trovato una specie di antidoto e ora io sono tornato normale, e so tutto, so cosa ti ho fatto...” mentre parlo, alzo gli occhi verso di lei e mi interrompo subito: ha gli occhi fissi a terra e sta tremando; istintivamente percorro i pochi metri che ci separano, correndo, e la abbraccio stringendola a me.
Non la lascio finché non sento che si sta calmando..mi mancava così tanto il turbinio di emozioni che mi assaliva tutte le volte che la toccavo!
 
“Pensavo che non saresti più tornato, pensavo che mi odiassi..oh, sono stata così egoista, così cieca..” ha la voce rotta dal pianto, e io non riesco a far altro che ascoltarla, bevendo ogni sua parola come se fosse il nettare più prelibato di tutta Panem “..tu mi hai sempre dato tutto, e io..io non ho mai voluto accettare i miei sentimenti, sono corsa dietro a Gale solo per capire che tutto ciò che amavo di lui mi avrebbe distrutta; l'unico che ho sempre voluto, l'unico che voglio sei te..ma me ne sono accorta quando ormai era tardi, tu mi odiavi, e non potevo darti torto.
Le tue braccia forti e  il tuo animo generoso mi sono mancati così tanto..spesso durante le mie giornate al 13 gli unici pensieri che mi confortavano erano ricordi di te, ma allo stesso tempo quei ricordi mi distruggevano, perchè sapevo che nulla sarebbe più stato lo stesso..” ora la sua voce è un sussurro, sta ricominciando a piangere, e io non riesco a dire nulla, oppresso ormai dalla vergogna dell'aver gioito nel sentirla così disperata.
Questa  ragazza, questa donna fantastica, mi sta aprendo il suo cuore..e io voglio dimostrarle che non  mi ha perso, che so quanto ha fatto per me.
“ Tu mi ami, vero o falso?” questo giochino è la cosa più sensata che mi viene in mente. Alzo gli occhi verso di lei, che ora mi sta fissando, lo leggo sulle sue labbra ancora prima di sentirlo: “ Vero” . Mi sembra di volare, non mi sentivo così da almeno quattro anni,dai primi baci nella caverna; le dico che per me è tutto come prima, che se possibile la amo ancora di più, poi non riesco più a trattenermi, le mie labbra la cercano, il mio corpo la desidera, il mio cuore vuole guarirla..la bacio.
Sento le sue labbra morbide e  bagnate dalle lacrime sulle mie. Io non voglio sprecare  nemmeno un  momento, lei invece prima esita, poi contraccambia. Mi tornano alla mente i baci che mi ha dato durante l'edizione della memoria, e capisco che già lì lei mi amava, io avrei dovuto solo aiutarla  a comprendere i suoi sentimenti, anziché spingerla da Gale.
La sollevo e la porto dentro casa mia, continuiamo a baciarci, poi all'improvviso lei si stacca.
“Peeta..scusa..io... Io ti amo, ti amo davvero tanto..ma ho bisogno di tempo.”
Attraversa le stanze e corre fuori dalla porta, la vedo attraversare il giardino e entrare in casa.”
 
 
 
 
 
 
NOTA DELL'AUTRICE
ecco qui il terzo capitolo, un po' corto e forse un po' troppo smielato..ma io sono decisamente di parte, dato che non sono mai pienamente soddisfatta; quindi, lascio a voi il giudizio :)

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