Prendimi con te – parte seconda-
Sono
passati tre giorni da allora.
E,
incredibilmente, Harry non se n’è andato.
Forse,
semplicemente non saprebbe dove, e questa cosa ti rattrista, anche se
ovviamente ti senti sollevato del fatto che stia ancora da te.
Non
vai più a trovarlo nella sua prigione dorata. Sai che c’è, ma sono tre giorni
che non lo vedi.
Dagli
elfi ti fai dire se mangia e se sta bene, ti preoccupi molto.
Ogni
tanto gli mandi a dire che, se volesse, potrebbe raggiungerti a pranzo nel
salone. Ma specifichi ogni volta che il tuo è in invito e non un ordine, e che
non ha doppi fini.
Vorresti
vederlo, terribilmente, ma non te la senti di farlo. Se Harry ti chiedesse
ancora una volta un tuo ordine, potresti scoppiare e arrivare a fare davvero
ciò che l’ultima volta hai fermato giusto in tempo.
Esci
spesso. Non resisti in quel silenzio pesante che avvolge la casa, sapendo che
la persona che ami è a poco più di qualche metro da te. Così esci e ti distrai.
Scopi
con alcune ragazze, anche qualche ragazzo. Cerchi di dimenticarti perfino che
lui esista, cerchi di convincerti che sia morto davvero, anche perché è un po’
come se lo fosse.
Visiti
perfino la sua tomba.
A
un certo punto arrivi anche a pensare che sia vero, che lui in realtà non
esista, e che fin’ora hai solo avuto allucinazioni.
Per
qualche assurdo, masochistico motivo ti ritrovi dove lo avevi trovato...
Ammiri
con nostalgia e dolore la nicchia che si era fatto per non partire troppo il
freddo. In quel vicolo avevi visto risplendere i suoi occhi tra le ombre
riconoscendolo subito, in qualche modo.
Ancora
non ti spieghi come ci sei riuscito.
Era
sporco, era dimagrito ed era disperato, tanto da chiederti aiuto, anche se a
modo suo.
Una
lacrima solca il tuo viso...
Come
si fa a mantenere la dignità in una situazione simile?
Osservi
ancora la nicchia chiedendoti come può averci vissuto in quei tre mesi in cui
l’ha abitata.
Poi
ti ci siedi.
Ti
siedi tra i cartoni fradici e le pezze infangate per cercare di capire.
Resti
lì e pensi a Harry.
Ora
qualcosa in te è cambiato, dopo quel pomeriggio passato nella sporcizia.
Ti
fai tre docce per levare via il sudiciume da cui ti senti impregnato, molto del
quale psicologico.
Hai
come l’impressione che quest’ultimo residuo insozzi ancora il tuo amato.
Ora
sei sicuro che avrebbe lasciato che tu lo prendessi, anche se contrario. Pur di
non tornare al freddo e alla fame, avrebbe fatto anche questo: diventare la tua
puttana.
Sotto
la doccia continui a piangere, incapace di evitarlo. Hai capito di aver preteso
troppo, e che Harry ha solo imparato a sopravvivere.
Ora
vuoi vederlo, affrontarlo. Hai preso una decisione molto importante.
La
sera stessa ti rechi da lui.
-
Malfoy. - sussurra appena ti vede, incredulo. - ...vuoi che me ne vada? - ti
chiede quindi, come se aspettasse questo momento.
Avverti
una fitta al cuore, che quasi ti fa soffocare.
Avanzi
nella stanza, cercando di mantenere il tuo sangue freddo. Ti siedi a quella
sedia rossa, come un vostro rituale e accavalli le gambe, poi pieghi la testa
come a studiarlo.
-
Stenditi per terra e fai dieci flessioni. - pronunci con tutta la strafottenza
di cui sei capace. Lo vedi un po’ interdetto.
-
Mi hai sentito? - alzi un sopracciglio inconsciamente - Ti ho appena dato un
ordine. -
E,
finalmente, lui lo esegue proprio come ti aspettavi e come volevi.
Erano
condizioni che aveva posto il moretto, forse per sentirsi meno in colpa a farsi
prendere cura da te: servirti.
Lo
hai accettato, anche se speri che capisca quando ferisca te, questa cosa.
Non
puoi fare altro che continuare così.
Il
tempo passa. Lo guardi trascorrere attraverso le lancette del tuo orologio a
pendolo in salotto. A volte le fissi pregando che vadano più veloci a tuo
comando, altre che, al contrario, si fermino.
Qualche
volta si è perfino fermato. Magia? No, la batteria si era esaurita.
Un
po’ come te.
Nonostante
tu sia arrivato a capire almeno un po’ l’atteggiamento di Harry, non sai cosa
fare per renderlo felice, o per vederlo ancora sorridere.
Scuoti
la testa: tu non lo hai mai visto sorridere, non sai nemmeno se il suo volto
s’illumini o chissà cos’altro.
Non
ti ha mai sorriso, né lo farà mai.
A
volte ci pensi, a cosa sarebbe accaduto se tutto fosse stato diverso... se non
ci fosse stata la guerra. Lui non sarebbe lì, con te. Si troverebbe con i suoi
amici a godersi giorni felici.
Ti
chiedi vagamente se potresti arrivare a sostituirli, un giorno magari.
Ora
ti sembra impossibile perfino che riesca a uscire da quella stanza.
In
effetti, non credi che l’abbia mai fatto da quando è qui... resta lì
circospetto, e se gli elfi non gli portassero da mangiare dubiti perfino che ne
andrebbe in cerca.
Non
sai come trattarlo, vorresti trovare un modo per farlo uscire dal suo guscio,
anche gradualmente, ma non ci riesci.
Così
adesso, per quanto Harry Potter spadroneggi solitamente nei tuoi pensieri, non
è lui ad abitarli.
Guardi
nuovamente l’orologio: sono le otto e un minuto. Ormai è tardi.
Abbassi
gli occhi sulle tue mani. Lucius Malfoy alle otto in
punto avrebbe ricevuto il bacio.
Ormai
è troppo tardi.
Resti
nel tuo studio, solo, scosso... un po’ ubriaco perfino.
Hai
bevuto per passare meglio la serata: una serata attesa da anni per molti, forse
anche da Harry.
Ora,
però, non hai molta voglia di pensare.
Pensare
ti strema, e ormai non ti sembra di fare altro.
Stavolta
vuoi stordirti, vuoi afferrare quell’ebbrezza che ti permetta di far crollare
tutto in te e passare qualche ora nell’illusone della libertà.
Nonostante
i numerosi bicchieri sei ancora troppo lucido: un altro sorso e questa malattia passerà.
Un
altro sorso, uno ancora, il prossimo e poi basta... quasi non ti reggi in
piedi.
Ma,
perché no, un altro ancora non guasterà.
Però
adesso basta. Ti senti più esausto di prima e, anche se non hai quasi più le
facoltà intellettive, comprendi che continuare potrebbe farti seriamente male.
Ti
senti pesante, quando provi a muoverti.
Un
po’ traballante ti metti in piedi e pensi di voler dormire, quindi barcolli
fuori dal tuo studio per raggiungere le tue stanze private.
Neanche
ti rendi conto di non ricordare più dov’è la tua, di averla cancellata,
annegata sotto fiumi di alcool.
Però
ricordi dov’è la sua e, stranamente, è lì che arrivi.
Tuttavia
non entri, nel piccolo barlume di lucidità che ogni tanto brilla nella tua
testa sai che non è il caso, anche se vorresti lasciarti andare tra le sue
braccia e piangere.
Magari
piangerebbe anche lui... e tutto tornerebbe come prima.
Ti
appoggi con la schiena alla porta. Le pareti girano e la nausea ti affligge.
Decidi
che non vuoi mai più bere.
Veramente
è una decisione che hai preso qualche anno prima, quando ti eri ubriacato per
una ragione che ora non ricordi, e che ti ha portato a stare malissimo a
ritrovarti una ragazza sconosciuta nel tuo letto.
Sì,
avevi deciso all’epoca, ma oggi è un’eccezione.
Non
ce la fai a reggere questa vita perennemente buia e cupa, non più.
Vuoi
che Harry torni a essere la tua luce, anche se ormai è impossibile.
Scivoli
lungo il legno, fino a cadere in terra. Probabilmente lì ti addormenti, o
vomiti, oppure cadi in una dimensiona parallela.
Non
sai bene che succede, sei troppo annebbiato.
Però
sei felice quando ti svegli, per nessuna ragione precisa.
La
capisci un attimo prima di aprire gli occhi, una consapevolezza che dura un
secondo, poi viene sopraffatta dal dolore lancinante alla testa.
-
Porca...! -
Le
fitte sembrano spaccarti in due il cranio. Vorresti gridare, ma sai che il
minimo rumore peggiorerebbe soltanto le cose, figurarsi un urlo.
-
Su, bevi. - ti fa una voce che quasi non ricordavi più, almeno non così
autoritaria e dalle sfumature dolciastre.
Provi
ad aprire gli occhi, ma i tuoi sensi sono così acuti ora che sei diventato
fotosensibile. I tuoi occhi odiano la luce, e tu odi i tuoi occhi.
-
Bevi. - continua la voce, avverti premuto sulle labbra qualcosa di freddo e
metallico, apri un po’ la bocca e lasci che quella sostanza, qualunque cosa
sia, scivoli all’interno, poi la ingoi.
-
Schifo... -
-
Sempre peggio di come ti sei conciato. - ora il tono è decisamente seccato.
-
Wow, Potter... Quante emozioni oggi. - soffi con un’intonazione che voleva
essere beffarda, ma risulta invece strascicata per via del dolore.
Lo
senti chiudersi nel suo ormai fidato silenzio, tanto che provi nuovamente ad
aprire gli occhi, inutilmente.
-
Vuole qualcosa, Padrone? - lo senti dire dopo un po’, con voce bassa e
calcolata.
Sorridi,
incapace di fare altro, mentre ti porti una mano alla fronte per attenuare la
luce.
-
Sì. - refoli - Prenditi cura di me. -
Poi
ricordi solo quell’oggetto metallico minacciare nuovamente la tua bocca e
l’intruglio fare a botte con il tuo esofago.
Oltre
che a un sussurro, che poi crederai lo strascico d’un sogno.
-
Con piacere... -
Passano
i giorni. A un certo punto smetti di contarli.
Non
sai come quella notte sei finito nel tuo letto... il tuo ultimo ricordo è di
te, disteso per terra, davanti la porta del tuo schiavo.
Del
vostro incontro hai qualche fugace flash, nient’altro.
Ti
vergogni di come ti sei mostrato, e vorresti scusarti, ma farebbe crollare la
tua maschera: quella che Harry Potter pretende tu abbia costantemente per
sentirsi meno in colpa... o più masochista. Ormai che differenza fa?
Continui
ad andare nella sua stanza, ordinandogli qualunque
cosa ti passi per la testa.
Hai
escogitato un nuovo modo per tenerlo occupato: sei entrato con tela e pennelli
e, con il sorriso più bastardo che sei riuscito a sfoggiare, hai esclamato -
Ritraimi. -
Per
un attimo hai gongolato del fatto che stesse per ribattere qualcosa, tuttavia
poi ha annuito e ha preso tutti gli oggetti che gli porgevi in consegna per
sistemarsi meglio.
Qualcosa
però è cambiato, è da un po’ che te ne accorgi...
Sembra
meno infelice.
Quando
esegue un tuo ordine non sembra più farlo perché deve, ma semplicemente...
perché gliel’hai dato tu.
E’
come se ti fosse divenuto a un tratto fedele,
ma fedele davvero, di quelle fedeltà che ti gratificano.
Ma
ti dici che è solo un’impressione, non vuoi illuderti.
-
Allora grande artista, come vuoi ritrarmi? -
Hai
scelto questa specialità per due motivi: primo, vuoi che impieghi le sue
giornate facendo qualcosa; secondo perché, essendo tu il soggetto, avresti
passato del tempo con lui senza doverti giustificare con lui, o con te stesso.
Senza
scuse, né pretese... sei solo lì per uno scopo.
Lo
vedi guardarsi attorno poi indicarti la sedia. - Va bene? -
-
Certo. - replichi.
Ti
siedi, come sempre, sulla sedia rossa.
-
Devo mettermi in qualche posa? - chiedi, forse volendo testare fino a che punto
arrivi la sua iniziativa.
-
Come preferisci. -
-
Che artista scadente. - sbuffi, divertito, mentre accavalli le gambe e ti metti
comodo. - Così va bene. Su, muoviti! -
-
Non sono bravo, però. -
Sorridi,
felice. Lo capisci ogni giorno che passa: Harry fa progressi e, con lui, anche
tu maturi.
Non
sapresti nemmeno dire per quanto tempo resti fermo lì, immobile; hai smesso di
quantificarlo da troppo per farlo adesso. Per far passare i minuti, o le ore
chissà, scruti il suo volto concentrato e te ne innamori a ogni espressione un pochettino di più.
Non
puoi farci nulla, è più forte di te.
Cerchi
di resistere anche quando ti prude il naso, inutilmente. Alla fine desisti e
provi a grattartelo, tuttavia ti sorprende la reazione di Harry che ringhia un
- Sta fermo. - così categorico che ti fa perdere un battito per la felicità.
-
Non ero io il padrone? - replichi divertito, sperando che non avverta la tua
frase come un rimprovero, bensì come la battuta che è.
Però
non resti troppo deluso quando soffia uno - Scusa. - pacato e remissivo.
E’
davvero preso da quello che sta facendo, te ne rendi conto. E ammiri questa
nuova passione che leggi nei suoi occhi.
Vorresti
restare così per sempre, anche se in silenzio, ma l’atmosfera non è più pesante
come una volta.
-
A che punto sei? Mi fa male il culo. -
Lui
ti lancia un’occhiata pensierosa - Io... - tentenna - temo che mi ci vorrà un
altro po’. -
-
Un po’ quanto? -
-
...Se vuoi un lavoro fatto a regola d’arte... qualche anno di accademia
artistica, due di specializzazione e un miracolo. -
Probabilmente
teme di aver osato troppo perché si ferma, immobile come se non credesse alle
proprie parole. Gioisci dentro di te, e non riesci a reprimere un sorriso.
-
Scusa. - fa ancora.
-
Ti ordino di permetterti certe battute un po’ quanto ti pare. - continui
soddisfatto - E ora... facciamo una pausa, ti va? -
Lui
esita, poi annuisce.
Finalmente
ti alzi, per sgranchirti le gambe fai un po’ su e giù per la stanza.
Guardi
l’abbozzo e non commenti, ti limiti a un sorriso compiaciuto.
-
Questo è per te. - fai inoltre mostrandogli un album e delle matite - Allenati,
hai molto da imparare!-
Tutto
fila abbastanza liscio e ti accontenti. Finalmente hai capito come prenderlo...
-
Mi piace. - confessi vedendo il lavoro che, rendendoti particolarmente
orgoglioso, Harry ha tentato di impedirti di vedere.
Ha
pure messo il broncio e tu, con il cuore colmo di felicità, gli hai concesso
giocosamente una carezza sui capelli, come si fa con un bimbo particolarmente
bricconcello.
-
Posso farlo meglio. -
Sorridi
divertito - Ok. - dici solo - Dimostramelo. -
Annuisce.
Oggi è una giornata particolarmente positiva, senza una ragione specifica sei
semplicemente di buon umore.
-
Com’è andata oggi la tua giornata? - chiede Harry dopo un po’. Quasi non riesci
a credere alle sue parole: interessamento, normalità...
Resti
a bocca aperta, ed evidentemente lo metti in soggezione tanto che abbassa la
testa. Sta per chiederti scusa quanto ti decidi a uscire dalla tua trance.
-
Bene. - rispondi sfoggiando un sorriso particolarmente felice. - Va tutto bene.
-
Ed
è vero. E’ maledettamente vero.
Vorresti
abbracciarlo forte, soltanto per aver detto una banalità simile.
-
E la tua? - ti azzardi a chiedere a tua volta - Stai sempre chiuso qui. Guarda
che puoi uscire, sai? -
Ti
guarda obliquamente e per un attimo ti sembra di avvertirlo lontano. D’istinto
allunghi una mano e gli accarezzi il viso per costringerlo psicologicamente a
tornare da te e incrociare i suoi occhi coi tuoi.
E
ti manca il fiato mentre le vostri iridi si incatenano... ti sembra un momento
sospeso nel tempo, infinito e magnifico.
E’
come se il tuo corpo si muovesse da solo e già sei a due centimetri da lui, ma
non appena lui chiude gli occhi per arrendersi a te, la magia si spezza e ti
rendi conto della situazione.
Stavi
quasi per baciarlo.
-
De-devo andare. - butti lì, agitatamente. - Ho da
fare. A domani. -
Non
aspetti nemmeno un cenno da lui. Semplicemente esci.
Scappi...
di nuovo.
Non
sai più cosa fare per tenerti a debita distanza. Per un lungo secondo ti senti
completamente incapace di aiutarlo a “guarire”.
Devi
farti passare il sentimento, in qualche modo, reprimerlo, soffocarlo...
Se
fin’ora ti era sembrato che andasse tutto bene, in quel momento ti sei reso
conto di essere completamente succube del tuo schiavo.
Sei
debole al suo fascino. E non va bene.
Continua…