Crossed lives - Di spadaccini testardi e marines ostinati

di hikaru90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rogue Town-L'inizio ***
Capitolo 2: *** Moving to Alabasta ***
Capitolo 3: *** Incontri (s)graditi! ***
Capitolo 4: *** Five little steps ***



Capitolo 1
*** Rogue Town-L'inizio ***


E' un attimo.
Il suono freddo di due lame che si scontrano si propaga per tutto il porto di Rogue town.
Velocemente come l'eco di una voce in una fitta valle.
Lo guardi negli occhi il tuo avversario.
La tua avversaria.
E vorresti urlare. Perché la determinazione e l'orgoglio che bruciano in essi li hai già visti.
In un'altra isola. In un'altra epoca.
In un'altra persona.

Sono dannatamente simili a lei.

Anche il modo in cui impugna la katana, in cui respinge i tuoi fendenti, in cui si acciglia quando la cogli di sorpresa...tutto ti ricorda lei.
E tu non vuoi ricordarla.
Non ora. Non in questo modo.
Non nella vesti di un marine.

Senti la rabbia ribollire nelle vene mentre ti avvicini e la inchiodi al muro per darle il colpo di grazia, ma di colpo il suo profumo -di sale, di mare, di donna- ti invade le narici. E non ce la fai.

Non puoi ucciderla.
No, non puoi.
Non vuoi.

E' un attimo. Fingi di non accorgertene, ma il tuo cuore perde distintamente un battito.




Buondì!Bene...come penso si sarà capito, questa raccolta è dedicata a zoro e tashigi, una delle mie coppie preferite di OnePiece, se non LA preferita in assoluto. All'inizio ero un po' titubante nel pubblicare, perché la maggior parte delle Flash/drabble che ho scritto/sto scrivendo sono abbastanza banali...ma poi mi sono detta “Che te ne importa!Tanto su EFP non c'è quasi niente su di loro!”. E quindi niente...ho pubblicato!
Unica cosa: dato che mi conosco, non aspettatevi che sia puntuale nel pubblicare. Quindi l'aggiornamente può avvenire tanto domani, tanto la prossima settimana, tanto tra tre mesi.
Se volete, lasciatemi un commento per sapere cosa ne pensate.Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Moving to Alabasta ***


Se c'era una regola nota a tutti i possessori delle Oowazamono, è che richiedono particolare cura e attenzione.
Zoro lo sapeva bene. Infatti, ogni due giorni, ritagliava un po' del tempo che dedicava all'allenamento dei quadricipiti per oliare la preziosa Wadoo Ichimonji.
Il trattamento che il vicecapitano della Going Merry riservava alla katana era preciso e meticoloso. Assorbiva, almeno per un po' di tempo, la sua totale attenzione, proiettandolo in un mondo spirituale molto lontano da quello chiassoso e rumorosamente familiare della Merry.
Un mondo in cui regnava il silenzio e tanta, tanta pace.

“Dì un po', testa d'alga...”
Ecco. Per l'appunto.
“Che vuoi?”

Sanji sbuffò, notando il tono tagliente dello spadaccino, ma per una volta non perse la calma.
Si sedette sulle scale, accendendosi una sigaretta e, col tono più indifferente e casuale che potesse simulare, buttò lì:
“Poi non me l'hai detto cosa voleva quella graziosa marine da te. Sai, la protetta di Smoker. Mi auguro che non le abbia ferito il suo bel viso con i tuoi modi rozzi e violenti...”
Zoro continuò ad oliare la sua spada con tranquillità, non mostrando alcun segno di aver sentito le parole del cuoco. E Sanji avrebbe pensato davvero che non l'avesse fatto, se non fosse che per un istante avvertii i suoi muscoli irrigidirsi di colpo.

“Bè?Non rispondi?”
“Non lo vedi che sono impegnato? Sparisci, cuoco. Mi stai distraendo.”

“Oh, per carità,Zoro!Lo so che sei abbastanza decerebrato da non riuscire a svolgere due azioni semplici contemporaneamente come la gente comune, ma tu l'hai sentita la mia domanda. Hai solo deciso di non rispondermi.”
Zoro si voltò con lentezza, riservando al cuoco uno sguardo truce, quasi intimidatorio.
“E' così” gli disse. E si girò, poggiando l'elsa della spada accanto alla ringhiera, sperando di aver messo un punto sulla faccenda. Non aveva voglia di dare spiegazioni.
Ma non aveva fatto i conti con Sanji che, con irriverenza, gli urlò una semplice domanda. Semplice e devastante.

“Perchè?”

Ora, fosse stato un altro tipo di uomo, Zoro si sarebbe fermato e avrebbe borbottato qualcosa riguardo al farsi gli affari propri, per poi assumere una progressiva colorazione scarlatta da capo a piedi. Avrebbe detto “Perché cosa?”. Forse un “Che te ne importa!”. Alla fine, avrebbe perfino detto la verità.

Ma non fece nulla di tutto questo.

Scese a poppa della Merry e prese tra le mani dei pesi, lasciando che Sanji pensasse quello che voleva riguardo al perché non gli aveva dato una risposta. Non gli importava granché. Sul serio.

Anche se l'eco della sua domanda gli martellò in testa per tutta la durata dell'allenamento.




Lo so cosa state pensando.”Una raccolta ZoTash...e tu ci metti Sanji?Mettici Tashigi, no?”.Perdonatemi, non ho saputo resistere!:)
Grazie a tutte le persone che sono passate per di qui.Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Incontri (s)graditi! ***


Nella capitale di Alubarna tira un forte vento caldo. Un vento che trascina con sé l'impalpabile sabbia del deserto e che sembra gridare dalla disperazione quando si scaglia tra gli oscuri vicoli della città.
La violenza con cui vento e sabbia si proiettano sulla piazza – centro logistico di una rivolta progettata da almeno un decennio – sembra quasi schiaffeggiare le persone radunatesi in essa. E colpisce tutti, indiscriminatamente.
Rivoltosi, guardie reali, marines, pirati e anche i più semplici cittadini vengono travolti dalla tempesta del deserto, e tutti ne rimangono insieme sorpresi ed infastiditi, dato che vento e sabbia non conciliano la concentrazione che uno scontro normalmente richiederebbe.

Ma nessuno sembra essere irritato da quella situazione tanto quanto un ben noto sergente maggiore.
La vena pulsante ben in vista sulla fronte e il broncio messo su da quando la suddetta tempesta era cominciata sembrano quasi urlare per lei: “Non avvicinatevi!Non provateci nemmeno! Non ORA!”

Non aveva mai amato la sabbia, Tashigi. Né il caldo, a dirla tutta.
Non era da biasimare, dato che aveva passato gran parte della sua giovane vita in miti isole dal clima primaverile.
Fosse ancora a Rogue Town, Tashigi avrebbe accolto la brezza salmastra e l'aria fresca e rinvigorente che si respira la mattina presto nel cortile esterno della marina militare con lo stesso entusiasmo con cui un neonato accoglie una carezza materna.
Ma non si trovava a Rogue Town. Non più.

Si trova ad Alabasta, al centro di una violenta e sanguinosa sommossa, e il caldo asfissiante che si percepiva nell'aria aveva rischiato di soffocarla fin da quando avevano approdato sull'isola.
Avrebbe dovuto impiegare tutte le facoltà in suo possesso per eseguire gli ordini del suo capitano e cercare di contrastare i ribelli, limitando per quanto possibile i danni da essi provocati, ma l'odiatissima sabbia non le stava dando alcun aiuto in tal senso.
Anzi, come se fossero dotati di volontà propria, quei minuscoli e insopportabili granelli dorati insistevano nel colpirla in viso, mischiandosi al sudore e al sangue delle ferite, accrescendo in lei il senso di fastidio e inadeguatezza.
Oltre a una vaga sensazione d'appiccicaticcio.


Mentre nel caos generale cerca di pensare a un modo per cogliere i rivoltosi di sorpresa, tra la folla radunatesi in piazza nota il luccichio di una katana stretta tra i denti di un giovane uomo dall'inconfondibile capigliatura verdastra.
Il vento è ancora forte e la sabbia non facilita la visione dell'intorno, ma non ci sono dubbi.
Sebbene sia di spalle ed impegnato in un combattimento con un corpulento ribelle dall'aria minacciosa, quel ragazzo è sicuramente il cacciatore di pirati. Roronoa Zoro.

E la spada stretta tra le sue labbra e la Sandai Kitetsu, la Wazamono maledetta.

Sente crescere in lei un indefinito senso di rancore e soggezione nel ricordare il giorno in cui aveva incontrato Zoro da Immonmatsu e il momento in cui lo spadaccino aveva messo avventatamente e sconsideratamente in gioco il suo braccio destro in amore di quella stessa spada che ora stringeva tra i denti.
Allora non sapeva ancora chi realmente fosse e cosa faceva per sostenere se stesso, ma ricorda distintamente che quel impavido gesto di sfida aveva suscitato tutta la sua ammirazione e considerazione.

Che ingenua.
Solo la pazzia può spingere un uomo a rischiare la propria vita contro il fato.

E Roronoa Zoro è un pazzo.
Un pazzo che mi ha gentilmente offerto gli occhiali caduti la prima volta che ci siamo incontrati...

Scuote la testa come a rimuovere quel pensiero,Tashigi . Ferma sul posto e a pochi passi dallo spadaccino.


E nonostante potrebbe facilmente raggiungerlo per prenderlo alla sprovvista e disarmarlo, un qualcosa la costringe a voltarsi e a tornare a correre veloce, in cerca del suo capitano.

Non sa esattamente il motivo che l'ha spinta a lasciarlo perdere. Non davvero.
Forse se ne era andata perché considerava sleale colpire un avversario di spalle, nel momento in cui era- seppur involontariamente- più vulnerabile.
Forse perché sedare la rivolta era più importante di salvare la dignità persa dopo la misera sconfitta a Rogue Town.
O forse perché una parte di lei – quella meno razionale e calcolatrice e più istintiva- ricordava ancora con nitidezza il loro primo incontro.
E il modo in cui lui l'aveva guardata.



Angolo autore:
Non so. La storia mi piace, ma c'è ancora qualcosa che non mi convince...sarà che nella mia testa l'avevo immaginata completamente diversa! Mhà, giudicate voi!
Non ho molto da dire...lascio volentieri la parola a voi e alle vostre recensioni.(A proposito...GRAZIE!!!!!!!)
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Five little steps ***


Step one: Timore
Che Zoro fosse capace di perdersi persino nella Going Merry era cosa nota.
Ciò che invece costituiva un mistero per buona parte della ciurma era l'inspiegabile maniera in cui negli ultimi tempi l'impavido spadaccino impallidiva e se la dava a gambe ogni qual volta avevano la sventura di incrociare la marina militare.
Non potevano sapere che questo incondizionato timore non era rivolto all'organizzazione in sé, ma era riservato a solo uno dei suoi affilati.
Una sola, per l'esattezza.


Step two: Curiosità
“La curiosità uccise il gatto” recita un popolare detto del mare settentrionale. Un detto che Sanji aveva spesso udito quando lavorava al Baratie e che gli rimbombava in testa dall'ultima volta che aveva avuto quella mezza conversazione con l'ameba – nome con cui era solito chiamare il vicecapitano della ciurma quando non era a portata di orecchio.
Ora. Sanji di sicuro non era un gatto e, generalmente, badava bene agli affari suoi.
Tuttavia l'ameba stava nascondendo qualcosa.
Qualcosa di grosso.
E doveva sapere cosa. Avesse fatto la fine del gatto proverbiale, doveva sapere.
Ma aveva bisogno di un piano.


Step three: Piano
Ci vollero sei bottiglie di sakè e una quantità incalcolabile di rum per rendere Zoro leggermente alticcio, e Sanji mai avrebbe pensato che sarebbero state sufficienti per far vuotare il sacco a quella zucca vuota. Anche perché, in un primo momento, l'unico risultato che l'alcool sembrava produrre nello spadaccino era quello di renderlo più scorbutico del solito.
Tuttavia quando Zoro lasciò perdere l'alcool e gli insulti e cominciò a mugugnare per un'abbondante mezz'ora una sequela di parole senza senso, Sanji smise di pensare e affinò bene l'udito, in attesa di qualche passo falso.
Neanche a dirlo, il summenzionato passo avvenne una decina di minuti dopo, quando tra i vari improperi e bestemmie a divinità sconosciute - e alle quali con tutta probabilità lo spadaccino nemmeno credeva - captò distintamente il nome di una donna .
E d'improvviso tutto fu più semplice.
O quasi.
Metterlo alle spalle al muro, difatti, ebbe le sue difficoltà; così come sopportare la consueta sfilza di bestemmie e i ripetuti tentativi dello spadaccino di sfuggirgli, ma quando alla domanda diretta: “Quella Tashigi di cui parli é la sottoposta di Smoker?” seguì un agghiacciante silenzio e un paio di occhi stralunati, Sanji esultò tra sé.
“Bene, bene. Finalmente ho qualcosa con cui ricattarlo...”


Step four: Strano
Chopper spalancò la porta della cucina col fiato corto e il battito accelerato, in cerca di qualcuno al quale riferire l'evento straordinario di cui era stato spettatore.
Per sua sfortuna, purtroppo, nella stanza c'erano solo due persone, entrambe affaccendate: Sanji, che gli dava la spalle e che lavava indisturbato i piatti fischiettando un allegro motivetto a sei note, e Nami, che invece le era di fianco, seduta vicino al tavolo, e che guardava distrattamente una serie di carte nautiche sorseggiando una tazza fumante di thè.
In circostanze normali, Chopper non avrebbe mai osato disturbarli. Ma dato che era appena stato testimone di una circostanza che di ordinario aveva ben poco, si avvicinò al compagno che, a suo dire, sembrava meno occupato.
“Nami...hai un minuto?”
“Anche due” rispose la cartografa, allegra, lo sguardo ancora rivolto alle carte ”Dimmi”.
“E' Zoro”
Nami alzò gli occhi al cielo e guardò la renna, aspettandosi il peggio.
“Cosa ha fatto stavolta?”
“Niente. Però...”
Il medico di bordo si grattò la nuca, impacciato.
“Però?” lo incoraggiò Nami.
“E' meglio se vieni”
Incuriosita per cosa mai avesse fatto lo spadaccino per scatenare quella reazione spropositata nell'amico, Nami lasciò la sua postazione e la tazza di thè, ormai vuota, sul tavolo per scendere le scale e, seguita da Chopper, raggiunse Zoro. Il ragazzo, come suo solito, dormiva alla base dell'albero maestro, le braccia conserte e la testa prona.
Fin qui, nulla di nuovo.
Si abbassò per poterlo guardare bene in faccia e, dopo qualche secondo, notò che, in effetti, qualcosa di insolito c'era.
Fosse stata un'altra la persona in esame, probabilmente non avrebbe giudicato insolita una normale e spontanea espressione del volto umano, ma Zoro non poteva definirsi una persona normale. Né spontanea, a dirla tutta. Quindi non faceva testo.
Fatto stava che Zoro stava sorridendo.

“Non...è strano?”
La rossa poggiò le dita sul mento, meditabonda, e soppesò la cosa.
“Inquietante semmai...lui è più il tipo che ghigna”
“E' vero! E' quello che ho pensato anch'io!”
“E poi ha una faccia così rilassata...”
“Già”
“Già”
“Che faccio?Gli somministro un farmaco?”
“No, è da escludere. E poi andiamo, Chopper!Le malattie si manifestano con sintomi ben più gravi!”
“Lo so...però...”
“Può darsi solo che stia facendo un sogno particolarmente viva-”
“Fossi in voi non me ne preoccuperei troppo” proruppe una quieta voce dietro di loro e che li fece sbandare, talmente erano persi nei loro ragionamenti. “Piuttosto navigatore, non credi anche tu che quelle nuvole all'orizzonte siano un po' sospette?”


Step five: Sogno
Tashigi ruota il bicchiere di saké tra le mani e fissa il liquido in esso contenuto oscillare da un lato all'altro, pensierosa.
“Alcune persone ostentano le proprie qualità affinché tutti le vedano. Altri invece preferiscono nasconderle, perché vogliono che notino qualcos' altro.” Detto ciò si voltò verso il suo interlocutore e con risolutezza continuò:
“Tu cosa vedi? La spadaccina impacciata che non vede a un palmo dal naso, o il determinato sergente maggiore che si sforza di combattere l'ingiustizia che la circonda?”

Per un attimo Zoro la fissa, ammutolito, senza sapere cosa rispondere.
Le vorrebbe dire che l'insicurezza che prova è immotivata, che non deve preoccuparsi di ciò che pensano gli altri e che lui, in tutta onestà, vede tutto: sia la ragazza impacciata, ma amabile, sia la combattente determinata, ma testarda. Le vorrebbe dire che rispetta il suo senso di giustizia, e che rimarrebbe scioccata nello scoprire quanto è simile a quello perseguito dalla sua ciurma. Vorrebbe dirle che la miopia non le ha impedito di diventare un'eccellente marine. E che perfino lui diventa imbranato di fronte a situazioni che non conosce.
Ma non lo fa, e si limita a guardarla, in silenzio.

Poi non sa esattamente cosa succede.
Forse è il caldo che si respira nel locale e che impedisce al sangue di fluire al cervello, o forse sono gli occhi di Tashigi, che nella penombra del posto in cui si trovano sembrano più scuri del solito a provocargli strane sensazioni alla bocca dello stomaco e a spingerlo a chinarsi su di lei per baciarla.

Tuttavia qualcosa non quadra.
Perché il piacevole e appagante senso di perdizione che avrebbe dovuto travolgerlo, viene sostituito da un lancinante dolore alla testa...
...Zoro apre gli occhi, afflitto, e tasta il capo dolorante mentre Nami, con un sopracciglio inarcato e le braccia conserte, lo guarda dall'alto in basso.
“Oh!Scusa tanto se ho osato disturbarla, sua Signoria” gli fa, chiaramente sarcastica “ma sai com'è, sta arrivando una tempesta e c'è bisogno dell'aiuto di TUTTI per cambiare rotta...” poi, con un tono di voce che non ammette repliche, gli ordina di muoversi e gli rifila un altro colpo in testa.
Zoro, entrambe le mani in testa, brontola tra sé, non sa se più per il dolore dei pugni o per la terribile consapevolezza di aver solo sognato.
Si alza in piedi e raggiunge i suoi compagni, rassegnato, sapendo bene che certe cose solo nei sogni possono succedere.



Angolo dell'autore:
Ebbene sì, sono tornata!
Sono molto soddisfatta di questi cinque componimenti,anche se alcuni di più rispetto ad altri, ma vabbè...è la prassi!
Fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto se c'è qualche passaggio che risulta poco chiaro. Le critiche, se costruttive, sono ben accolte!
Ah!ovviamente non c'è bisogno che lo specifico, ma il proverbio della seconda ff è chiaramente nostrano!Me ne sono solo servita...
Alla prossima!

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