Il viaggio di Mat: avventure a Kanto

di Fenrir_23
(/viewuser.php?uid=67577)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una grande avventura ***
Capitolo 2: *** La prima cattura ***
Capitolo 3: *** Una nuova compagna di viaggio ***
Capitolo 4: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 5: *** Evoluzione ***
Capitolo 6: *** Alla ricerca di Charmander ***
Capitolo 7: *** Il rifugio del Team Rocket ***
Capitolo 8: *** Rivelazioni ***
Capitolo 9: *** La medaglia sasso ***
Capitolo 10: *** Un Pokémon problematico ***
Capitolo 11: *** Zie, cugine e cugini ***
Capitolo 12: *** Un triste passato ***
Capitolo 13: *** La centrale elettrica ***
Capitolo 14: *** La medaglia Cascata ***
Capitolo 15: *** Il ladro di snack ***
Capitolo 16: *** Il cambiamento di Eevee ***
Capitolo 17: *** Rivali ***
Capitolo 18: *** Tuonopietra ***
Capitolo 19: *** Attacco alla Waterfall ***
Capitolo 20: *** La medaglia tuono ***
Capitolo 21: *** Ritorno a casa (CAPITOLO EXTRA) ***
Capitolo 22: *** La gara pigliamosche ***
Capitolo 23: *** Il Lago d'Ira ***
Capitolo 24: *** La prova di Sabrina ***
Capitolo 25: *** Il cimitero dei Pokémon ***
Capitolo 26: *** Il cucciolo senza madre ***
Capitolo 27: *** Il mondo dei sogni (SPECIAL) ***
Capitolo 28: *** Vincere non è semplice ***
Capitolo 29: *** Notti stellate ***
Capitolo 30: *** slot machine ***
Capitolo 31: *** Il debutto di Leon ***
Capitolo 32: *** la medaglia arcobaleno ***
Capitolo 33: *** Tuoni e fulmini(CAPITOLO EXTRA) ***
Capitolo 34: *** Una vittoria memorabile ***
Capitolo 35: *** Al chiaro di luna ***
Capitolo 36: *** Attacco alla riserva Pokémon ***
Capitolo 37: *** I doveri di un padre ***
Capitolo 38: *** In Fuga! ***
Capitolo 39: *** L'isola misteriosa ***
Capitolo 40: *** Intrusione ***
Capitolo 41: *** Scontro fra titani ***
Capitolo 42: *** Il sogno di Giovanni ***
Capitolo 43: *** Il Pokémon più forte del mondo ***
Capitolo 44: *** Il labirinto ***
Capitolo 45: *** Il crollo ***
Capitolo 46: *** Ritorno alla normalità ***
Capitolo 47: *** Il torneo Vulcano ***
Capitolo 48: *** Primo round ***
Capitolo 49: *** Sfide di fuoco ***
Capitolo 50: *** Il torneo continua! ***
Capitolo 51: *** La fine del torneo Vulcano ***
Capitolo 52: *** Il ladro ***
Capitolo 53: *** Sfida a Saffron City ***
Capitolo 54: *** L'ultima medaglia - parte 1 ***
Capitolo 55: *** L'ultima Medaglia - parte 2 ***
Capitolo 56: *** Allenamenti ***
Capitolo 57: *** Le eliminatorie! ***
Capitolo 58: *** Sfida all'ultimo Pokémon ***
Capitolo 59: *** Cenere ***
Capitolo 60: *** Il peso di un nome ***
Capitolo 61: *** Sfida alla pari ***
Capitolo 62: *** Nemici... amici ***
Capitolo 63: *** Mai arrendersi! ***
Capitolo 64: *** La finale! ***
Capitolo 65: *** La Grande Sfida! ***
Capitolo 66: *** Sfida fra Campioni! ***
Capitolo 67: *** Il Campione di Kanto ***
Capitolo 68: *** Fuoco nel buio (FINE) ***
Capitolo 69: *** Campione (CAPITOLO EXTRA) ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una grande avventura ***


             L'INIZIO DI UNA GRANDE AVVENTURA


                                                 




Delia Ketchum sospirò, stanca, mentre finiva di preparare la colazione per il nipote e gli sistemava le ultime cose nello zaino: la biancheria pulita, utensili vari ed improbabili che gli sarebbero tornati sicuramente utili nel corso del suo viaggio. Mai come in quel momento le tornarono alla mente i ricordi di venticinque anni prima, quando era stato suo figlio Ash a partire, per non tornare mai più a vivere stabilmente in quella casa: nemmeno per accudire il figlioletto, che aveva perso la madre a poco più di due anni di vita. Delia pensò che in fondo era anche colpa sua se le cose erano andate così: avrebbe dovuto essere più severa e lasciare Ash a fare i conti con la responsabilità di aver avuto un bambino, invece gli aveva detto di andare e continuare la sua carriera di maestro di Pokèmon, che ci avrebbe pensato lei al piccolo. Lo stesso errore che aveva fatto tanti anni prima col marito, padre di Ash.
Si sforzò di mettere da parte quei pensieri tristi e sorrise al nipote, che proprio in quel momento stava scendendo le scale. Matthew fisicamente era la copia sputata del padre, se non fosse stato per i capelli color carota e i begli occhi verde acqua che aveva preso dalla mamma. Caratterialmente, Delia non era ancora riuscita a paragonarlo a nessuno dei due genitori: era molto più riflessivo e calmo rispetto al padre, ma anche cocciuto come lui.
“Nonna, ti ringrazio per avermi preparato la colazione, ma sono davvero troppo agitato per mangiare qualcosa …” Le disse Matthew, mentre s’infilava in spalla il pesante zaino che lo avrebbe accompagnato nel corso del suo lungo viaggio e si sistemava in testa un cappellino con la scritta “Pokèmon trainer”.
“è importante che tu inizi questa giornata con una buona carica di energie, Mat.” Gli rispose lei, gentilmente.
Lui scosse la testa. “Davvero nonna, rischierei di vomitare tutto, agitato come sono.”
Delia lo accompagnò alla porta con gli occhi lucidi. Invecchiando, era sicuramente diventata molto più emotiva.
“Vedrai, diventerò uno dei maestri di Pokèmon più forti della storia.” Affermò il ragazzino, con uno di quegli sguardi determinati che sicuramente appartenevano a suo padre. “E un giorno sconfiggerò anche papà …”
 
 
              
 
 
La strada da casa sua al laboratorio del professor Gary Oak non era mai sembrata così lunga, a Matthew. Fece tutto il percorso accompagnato da un’ansia che gli provocò un mal di pancia sempre più fastidioso, attanagliato dagli stessi dubbi che lo avevano tenuto sveglio la notte prima. Qual era il Pokèmon migliore per lui? Charmander, Squirtle, o Bulbasaur? Bulbasaur era certamente il più facile da addestrare; Squirtle era un Pokèmon d’acqua e, dato che sua madre era stata una capo palestra di quel elemento, magari lui poteva avere un certo feeling con quei Pokémon, ma … quello che sicuramente l’attirava di più era Charmander. Una volta gli era capitato di vedere il Charizard di suo padre, in occasione di una rara visita da parte sua, ed era rimasto letteralmente incantato dalla forza e dal coraggio di quel Pokèmon. Anche lui avrebbe voluto avere un amico così coraggioso, forte e maestoso.
Da lontano, notò che una piccola folla di persone era radunata davanti al laboratorio, parenti dei futuri allenatori o semplici curiosi. Quando entrò nel salone principale trovò a riceverlo il professor Gary Oak e constatò con stizza che Lily, la figlia del professore, era già arrivata. I due, come era stato in precedenza per i loro padri, erano acerrimi rivali.
“Sei un po’ in ritardo, Mat.” Lo prese in giro la ragazzina con tono di voce petulante. “Io naturalmente ho già scelto il mio primo Pokèmon.”
“Lily, non fare la presuntuosa.” La rimproverò Gary, mentre invitava Matthew a scegliere una delle due sfere rimaste. Quasi gli scappò da ridere a vedere l’espressione del figlio di Ash, probabilmente era in preda a dei tremendi crampi allo stomaco temendo che il Pokèmon che aveva scelto fosse già stato preso.
“Su, forza.” Lo incitò.”Quale pokèmon vuoi?”
“I- io … io vorrei Charmander.” Borbottò il ragazzino, tremante.
“Eccolo ...” Gli disse il Prof. Oak. Porgendogli una delle due sfere. “Hai fatto una scelta difficile. Charmander è sicuramente molto forte, ma le sue forme evolute non sono  facili da addestrare.”
Matthew non ascoltò nemmeno una parola di quello che stava dicendo Gary. Lanciò in aria la Pokéball, osservando meravigliato la figura del suo primo pokémon che si materializzava davanti ai suoi occhi.
“Chaaaar! Charmender!”
Esclamò la piccola lucertola di fuoco. Mat era talmente meravigliato che si accorse della strana colorazione di quel esemplare solo a causa di Lily.
“Papà, ma quello ... è un Pokékom cromatico! Perché non me l’hai detto?” Sbraitò la ragazzina. “Sono rarissimi gli esemplari così!”
“Volevo che sceglieste il vostro pokèmon in base al vostro gusto e alle vostre attitudini, non solamente perché è raro. Per questo l’ho tenuto nascosto anche a te.” Le spiegò Gary.
Lily non attese un minuto di più; scoppiò a piangere dalla rabbia e scappò fuori dal laboratorio, senza nemmeno salutare il padre. Il prof. Oak sospirò; ricordandosi di essere stato tremendamente simile alla figlia quando era solo un ragazzino della sua età.
 
Mat aveva osservato la scena ma in quel momento era troppo emozionato per pensarne qualcosa. Fece qualche passo verso il suo nuovo amico, posandogli una mano tremante sulla testa. A differenza degli altri Charmander, quello era di un arancione particolarmente chiaro, quasi giallo; e brillava. Era uno dei rarissimi Pokèmon cromatici. Sicuramente con un esemplare così speciale anche il suo futuro di allenatore lo sarebbe stato. Cercò di capire quale fosse il carattere del suo amico osservandolo mentre lo accarezzava, ma il professore lo riportò alla realtà picchiettandogli sulla spalla.
“Ketchum, questo è il tuo Pokèdex.”
Mat prese in mano il dispositivo di colore rosso, osservandolo per un attimo e riponendolo nella propria tasca prima che Gary gli potesse fare le raccomandazioni del caso. Comunque conosceva già le varie funzioni dell'aggeggio, quindi non ascoltò nemmeno una parola di quello che gli stava spiegando Oak.
“Ragazzino!” Lo rimbeccò l'esperto. “Mi stai a sentire o no?”
“Sì sì.” Rispose il neo allenatore, con sguardo assente.
Gary sbuffò, irritato. “Beh, adesso ha inizio la tua avventura.” Continuò mentre accompagnava Matthew alla porta. “Tienimi aggiornato sui progressi col tuo Pokèmon.”
“Certamente!” Gli rispose Mat.
“E tu Charmander …” Questa volta Gary era rivolto al piccolo Pokèmon.” Bada a questo ragazzino.”
“Char Char!” Lo Starter agitò la coda, felice, rischiando di dar fuoco ai vestiti di Matthew.
“Heeey, sta attento!”
“Chaaaar”
 
 
 
 
Ad attenderlo fuori dal laboratorio, Matt trovò Delia e alcuni vicini di casa.
“Forza Matthew!” Lo incitò uno di loro.”Diventerai un grande come tuo padre!”
Delia lo aspettava con un largo sorriso, non riuscendo a nascondere un po’ di commozione.
“Alla fine hai scelto Charmander!” Esclamò. “ Guarda com'è carino!”
Il piccolo Pokèmon sembrò lusingato da tutti quei complimenti, e la fiamma sulla sua coda si fece un po’ più vispa.
Mat salutò la nonna con un groppo alla gola. Non aveva il minimo ripensamento, ma comunque gli dispiaceva l’idea di  andarsene dalla casa in cui era cresciuto. Si voltò verso il piccolo Charmander che camminava al suo fianco e lo guardò con tutta la decisione di cui era capace.
“Ti prometto che ti farò diventare un grande Pokèmon.” Gli disse. “Ti farò evolvere in un Charizard e insieme non avremo paura di niente!”
Charmander rispose con un braciere lanciato verso il cielo.
 
 
 
 
 
 
 
 
Hem, salve. è la prima volta che scrivo in questo Fandom.
Questa fan fiction sarà parecchio lunga e nasce dalla mia impazienza di mettere le mani su Pokèmon X e Y, combinata alla voglia di vedere una serie animata un po’ decente, che non sia banalizzata e resa solo per bambini, pur mantenendo il concetto un po’ utopistico che c’è alla base della serie.
Spero che questo capitolo vi incuriosisca e spero di ricevere almeno qualche commento. Sarà in base a questo che deciderò o meno di continuare questa long che si prospetta davvero lunga. Avrei intenzione di completare almeno l’avventura di Kanto
Un grazie e un saluto a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La prima cattura ***


                            LA PRIMA CATTURA


                        



Mat e il suo piccolo Charmander stavano percorrendo di buon passo la strada che li avrebbe portati a Viridian City. Mentre camminava, il giovane allenatore stava consultando il Pokédex per sapere qualcosa di più riguardo al suo Pokémon.
 "Il Charmander cromatico è particolarmente raro. Un allenatore che possiede un esemplare di questo tipo deve ritenersi più che fortunato.” Gli spiegò l’apparecchio elettronico, con voce gracchiante.
La lucertolina di fuoco si erse in tutta la sua piccola statura dopo aver sentito quel commento, come se volesse vantarsi. Fu solo in quel momento che Matthew si ricordò di non avere chiesto al suo Pokémon una cosa abbastanza importante.
“Charmander ma tu …” Borbottò, con fare un po’ impacciato. “Sei un maschio … o una femmina?”
Il piccolo rispose con un verso che Mat non riuscì a comprendere.
“Sei un maschio?” Domandò il ragazzino. Charmander scosse la testa.
“Allora sei una femmina, per forza …”
Il Pokémon annuì con uno sguardo compiaciuto. Mat non ebbe nemmeno il tempo di commentare la cosa, che un piccolo Pidgey saltò fuori da un cespuglio. Era l’occasione perfetta per provare a catturarlo.
“Vai, Charmander! spaventalo con un attacco ruggito e poi colpiscilo col tuo braciere!”
Il Pidgey non ebbe il tempo di volare via; Charmander fu molto veloce e non mancò il bersaglio. Mat lanciò prontamente una Pokéball.
“Vai, sfera Poké!”
Pidgey fu risucchiato dal laser rosso della sfera.
Matthew e Charmander osservavano la scena con emozione crescente. La Pokéball dondolò una volta, poi due e infine tre; ce l’avevano fatta, a prenderlo. Mat aveva catturato il suo primo Pokémon. Afferrò Charmander per le piccole braccia e cominciò a farla roteare, con grande disappunto di quest’ultima.
“Ce l’abbiamo fatta, siamo stati mitici!” Urlò il ragazzino, mentre continuava a saltellare. “Wow, ho preso il mio primo Pokémon!” Sollevò Charmander in aria, non notando la sua espressione sempre più seccata. Mat riprese a girare su se stesso con lei in braccio. “Questo è il primo passo per-“
Un braciere di Charmander in piena faccia lo riportò immediatamente alla realtà. Si sistemò il cappellino e raccolse da terra la sfera col Pokémon che aveva appena catturato. Dopo l’euforia iniziale, non poté fare a meno di farsi diverse domande, di cui capiva il reale peso solo ora che aveva veramente catturato un Pokémon, strappandolo alla natura. Che diritto aveva lui di portare via quel essere dalla terra in cui, molto probabilmente, era sempre vissuto? Magari quel Pidgey era una mamma che stava tornando dai suoi piccoli, o un papà che stava cacciando per loro. Lui che non aveva mai davvero vissuto con i suoi genitori – perché sua madre era morta e suo padre non stava mai a casa – sapeva benissimo cosa volesse dire non averli. Che diritto aveva di obbligare quella creatura a seguirlo, imponendogli il proprio volere?
Fece uscire il Pidgey dalla sfera.
“Ciao Pidgey, scusa se Charmander ti ha fatto male.” Gli disse, chinandosi davanti a lui. Il Pokémon rispose con uno strano verso.
“Se hai qualcuno che ti aspetta a casa e vuoi andare, vai pure.” Gli disse Mat, provando ad accarezzargli una piuma. “ Se invece vuoi viaggiare con me, scoprire il mondo e diventare un Pokémon forte, ti prometto che non ti deluderò.”
Il Pidgey lo guardò per diversi istanti, scrutandolo attentamente. Poi spalancò le ali e saltellò sulla spalla di Mat, tirandogli i capelli con fare scherzoso ed esibendosi in una serie di versi che esprimevano la sua felicità e il suo desiderio di restare con il giovane allenatore.
Charmander tirò una manica della maglietta di Mat, come a ricordargli che c’era anche lei e che aveva sentito quel discorso.
Matthew era commosso. Non aveva solo catturato un nuovo Pokèmon, ma aveva trovato un amico. Sorrise a Charmander e poi a Pidgey e, insieme, si rimisero in marcia.
 
 
 
 
 
 
Matthew osservò per l’ennesima volta la mappa che aveva in mano, cercando di capirci qualcosa. Aveva sicuramente sbagliato il sentiero, ma non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Perdersi nel percorso che andava da Pallet a Viridian City: nemmeno un bambino piccolo ne sarebbe stato capace. Sbuffò, dovendo ammettere davanti a se stesso di aver commesso un errore grossolano.
“Pidgey, non è che potresti volare e indicarmi da che parte dobbiamo andare per Viridian City?”
Il piccolo Pokémon, che ancora stava appollaiato sulla spalla dell'allenatore, spiccò il volo con un saltello e si allontanò dalla visuale di Mat e Charmander. I due attesero per un po’, ma quando Mat vide che Pidgey non tornava, iniziò a preoccuparsi.
“Crrrraaaargh!”
Prima che Matthew potesse capire da dove proveniva quel verso, Pidgey arrivò in picchiata, volando più veloce che poteva; inseguito da un enorme Fearow. Mat si affrettò a richiamare il suo Pokémon, poi si rivolse a Charmander.
“Bene, amica mia, io direi di … scappare!”
Allenatore e Pokémon si misero a correre a perdifiato nella fitta boscaglia, ma proprio quando pensavano di aver seminato il loro inseguitore, si trovarono davanti ad un alto precipizio. Prima che avessero il tempo di tornare indietro, il Fearow gli aveva già sbarrato la strada, spalancando le ali per sembrare ancora più grosso. Mat deglutì pesantemente: come ultima risorsa pensò di provare a lanciare una pokéball per cercare di catturarlo, ma il Fearow la respinse con un colpo d’ala.
Erano in trappola.
“Charmander, torna nella sfera.” La pregò Matthew.”Lì sarai al sicuro.”
La piccola lucertola di fuoco fece di no con la testa, avanzando coraggiosamente verso il grosso Pokémon che li aveva intrappolati e si stava preparando ad attaccarli.
“Chaaaaaaar!”
Charmander era determinata a proteggere il suo allenatore con tutte le forze che aveva. Gonfiò il petto e la fiamma sulla sua coda si fece più grande e vigorosa. Attaccò con un braciere a massima potenza, ma il Fearow nemico respinse il fuoco scatenando una folata d’aria che fece andare a sbattere Charmander contro una roccia.
“Charmander, no!” Matthew corse in aiuto del suo piccolo Pokémon.
“Maledetto uccellaccio, lasciaci in pace!”
Il Fearow si preparò ad attaccare di nuovo. Si alzò in volo e puntò l’enorme e affilatissimo becco verso Matthew e il suo Pokèmon, lanciandosi in una picchiata vertiginosa.
“Houndoom, turbofuoco!”
Una potentissima fiammata circondò il grosso Fearow, bloccando la sua picchiata.
Mat alzò lo sguardo per capire chi l’aveva soccorso. Era una ragazza dai capelli neri tagliati corti, che a una prima occhiata la facevano sembrare un maschiaccio. Portava una semplice maglietta a maniche corte con, al centro, il simbolo di una fiamma e dei pantaloncini che le arrivavano al ginocchio. In spalla aveva un pesante zaino da viaggio. Probabilmente era più grande di lui di una decina d’anni e sicuramente si trattava di un’allenatrice esperta. Lo si capiva dalla sicurezza con cui impartiva ordini al suo Pokémon e dall’alto livello d’intesa che c’era fra i due.
“Ora Houndoom, finiscilo con un Iper raggio!”
Il potente attacco colpì in pieno il Fearow, scatenando un polverone che impedì a Matthew di vedere quello che stava succedendo. Quando il ragazzino riaprì gli occhi, il Pokémon uccello era steso al suolo, esausto. L’allenatrice lanciò una sfera. Voleva catturarlo.
La pokéball non ebbe nemmeno bisogno di dondolare. Si chiuse al primo tocco. La ragazza misteriosa la raccolse da terra e si avvicinò a Mat, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Piacere, io mi chiamo Maky. E tu?”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una nuova compagna di viaggio ***


       UNA NUOVA COMPAGNA DI VIAGGIO

                              

Io mi chiamo Maky e tu?”

Mat arrossì vistosamente. Ora che la vedeva più da vicino, quella ragazza gli sembrò molto carina. S’incantò a fissare i suoi occhi, neri come i capelli.

“Hem … i- io mi chiamo Matthew. Matthew Ketchum.”
La ragazza alzò un sopracciglio e si tirò in piedi per andare a controllare le condizioni di Charmander.

“Ketchum … di Pallet Town? Non sarai mica figlio di quel Ketchum.”
“Se intendi Ash Ketchum, sì. Lui è mio padre …” Le rispose Mat. Maky lo guardò con un’espressione indecifrabile. “In effetti, a guardarti bene gli assomigli.” Commentò.
Matthew non seppe se prenderlo come un complimento oppure no. Nei confronti di suo padre provava sentimenti contrastanti, che andavano dalla pura ammirazione alla rabbia per non essere mai stato un genitore degno di quel nome. Non lo odiava davvero, ma non poteva nemmeno dirsi contento di essere costantemente paragonato a lui.
“Tu lo conosci?” Chiese all’allenatrice, curioso.
“Sì … lo incontrai due anni fa.” Spiegò lei.” Era già molto famoso e quando seppi che a Johto avevano organizzato un torneo che dava la possibilità al vincitore di misurarsi con lui, non ci pensai due volte ad iscrivermi. Vinsi senza troppe difficoltà, ma lo scontro con tuo padre fu tutto di un’altra pasta. Ancora oggi sono convinta che quella sia stata la sfida piùbella che io abbia mai affrontato, anche se ho perso …”
L’allenatrice medicò la ferita di Charmander con una pozione che prese dal suo zaino, mentre continuava a raccontare.
“Dopo quell’incontro chiesi a tuo padre di diventare sua allieva e così viaggiai insieme a lui per circa due mesi. Effettivamente mi disse che aveva un figlio … ma io non insistetti per saperne di più, perché sembrava che parlarne gli provocasse dolore.” Maky si diede della stupida per essersi lasciata scappare quell’ultimo commento.
“Scusa, come al solito sto parlando troppo.”
“Non ha importanza …” La rassicurò Mat. Avrebbe voluto chiederle altre cose, ma per qualche strano motivo non ne ebbe il coraggio. Preferì invece concentrarsi sul suo Pokémon: Charmander aveva preso un bel colpo, ma senza riportare danni gravi.
“Quel Fearow era una vera furia, mi domando come mai fosse così aggressivo.”
Commentò Maky.”Ma Houndoom non ha certo paura di così poco, non è vero bello?”
Il Pokémon di tipo fuoco buio si lasciò sfuggire una piccola fiammata, orgoglioso. Aveva un portamento fiero e altero, quasi regale; in grado, al contempo, di trasmettere bellezza e timore. Sicuramente era un Pokémon di altissimo livello, sicuro di sé e delle proprie capacità.
Mat non conosceva bene quel Pokémon di Johto, così consultò il Pokédex.
“Houndoom, Pokémon di tipo fuoco/buio.” Spiegò l’apparecchio.”è originario della regione di Johto ed è la forma evoluta di Houndour. Vive in boschi e foreste o aree vulcaniche: è molto astuto ed intelligente, si guarda attorno per scovare pericoli o nemici; è aggressivo solo se istigato e se allenato da un bravo allenatore diventa un compagno fedelissimo e leale. In natura, il Leader viene scelto con scontri diretti. In questo caso ci troviamo davanti a un esemplare maschio, per via della lunghezza delle corna che, nelle femmine, sono piùcorte.”
Mat continuò a fissare Houndoom con un misto di curiosità e rispetto ed istintivamente gli venne da paragonarlo al charizard di suo padre, che aveva visto qualche volta.
Vorrei che anche i miei Pokémon avessero quello sguardo, un giorno.” Si ritrovò a pensare.
“Il tuo Charmander è un esemplare molto raro.” Commentò Maky, osservando il piccolo Pokémon.
“Sei molto fortunato ad avere un amico così.”
“Un’amica.” Puntualizzò Mat, mentre un largo sorriso si faceva spazio sul suo volto, ora che l’agitazione di prima era sparita.
“Sei diretto a Viridian City?” Domandò ancora l’allenatrice. Matthew annuì con un cenno della testa.
“Allora mi permetto di accompagnarti, prima che tu finisca in un altro guaio, novellino.”
Maky non gli diede il tempo di ribattere; s’incammino a passo veloce seguita dal suo Houndoom, invitando Mat a raggiungerla in fretta.
 
 
                                                                  ***
 
 
Matthew e Maky erano arrivati da poco al centro Pokémon di Viridian City. Il giovane allenatore non era mai stato così contento di poter sedersi davanti a un buon pasto caldo. La sua prima giornata di viaggio era stata emozionante, piena di novità e al contempo tremendamente stancante. Sistemò una piccola ciotola traboccante di cibo per Pokémon davanti a Charmander e Pidgey, che erano nuovamente al pieno delle forze dopo le cure dell’infermiera Joy ricevute poco prima.
“E così questo è il tuo primo giorno come allenatore di Pokémon?”Gli domandò Maky, mentre continuavano il discorso iniziato durante la strada per Viridian City. Non era mai stata una tipa molto loquace, ma quel ragazzino in qualche modo le faceva tenerezza e voleva cercare di metterlo a suo agio piùche poteva.
“S- si ,..” Bofonchiò Mat, mentre cercava di deglutire il boccone che gli era andato di traverso.
“E tu … invece?” Chiese un po’ intimidito.
“Io sono in viaggio da molti anni ed ho visitato diverse regioni, ma non sono mai stata a Kanto.” Spiegò Maky. “Anche se sono originaria di Johto.”
La goffaggine di Matthew svanì immediatamente al sentire di quella notizia: se Maky aveva viaggiato così tanto, chissà quanti tipi diversi di Pokémon aveva con sé in quel momento.
“Mi mostreresti i Pokémon che hai catturato?” Chiese.
Maky sorrise. “Ora non posso: solo Houndoom – che è stato il mio primo Pokèmon - è restato con me; gli altri si trovano al laboratorio di Johto.”
“Oh … e come mai?” Domandò ancora Mat.
“Vorrei catturare ed allenare Pokémon di questa regione.” Rispose la ragazza, pazientemente.
“Come mai hai avuto Houndoom come primo Pokémon e non uno degli Starter?” Matthew a quel punto aveva del tutto abbandonato ogni forma di timidezza, troppo incuriosito dalla storia di Maky.
“Incontrai Houndoom quando era solo un cucciolo di Houndour.” Spiegò la ragazza.”Probabilmente qualche bracconiere aveva catturato i suoi genitori.”
Maky accarezzò piano la testa del suo Pokémon e lui, nonostante il carattere di ghiaccio, sembrò apprezzare.
“A quel tempo avevo solo sette anni e abitavo in una casa isolata vicino al Lago D’ira … la mia famiglia lo soccorse e si occupò di lui. Diventò il Pokémon di casa e fu per merito suo che io mi appassionai all’allenamento e, a dieci anni, decisi di partire per un viaggio. Io e Houndour – a quel tempo non era ancora evoluto – eravamo molto legati e all’inizio vinsi parecchie battaglie, tanto che mi montai la testa e commisi molti errori successivamente, sia con lui che con i miei altri Pokémon … ma questa è un’altra storia.” taglio corto Maky, alzandosi dalla sedia.
“Io vado a farmi un giro fuori, tu vai a letto che è tardi e sei piccolo.”
Matthew s’ imbronciò un po’ sentendo che la ragazza parlava di lui in quel modo, ma quando gli sfuggì uno sbadiglio senza che nemmeno se ne accorgesse, capì che sarebbe sembrato solo ridicolo, a protestare.
Si recò nella stanza che avevano prenotato lui e Maky. Si cambiò, si lavò i denti ricordandosi delle raccomandazioni di Delia e infine andò a sistemarsi nel piano superiore del letto a castello. Invitò Charmander a raggiungerlo e chiamò fuori dalla sfera anche Pidgey. I due Pokémon gli si accoccolarono affianco e, prima che Mat avesse il tempo di parlare un po’ con loro, tutti e tre crollarono in un sonno profondo.
 
 
                                                             ***
 
 
Al suo ritorno in camera, Maky trovò Matthew profondamente addormentato insieme ai suoi due Pokémon. Quando si sentì troppo stanca per restare sveglia smise di guardare fuori dalla finestra e andò a sistemarsi a letto, con Houndoom accucciato sul pavimento davanti a lei, come un guardiano. Quel viaggio nella regione di Kanto si prospettava particolarmente interessante. Se il ragazzino era d’accordo, aveva intenzione di viaggiare insieme a lui. Stranamente le era molto simpatico – le ricordava il suo fratellino – e poi non voleva assolutamente perdersi la crescita come allenatore del figlio di Ash Ketchum.
Dell’organizzazione criminale di cui le avevano parlato – e della qualche avrebbe dovuto occuparsi prima ancora di catturare Pokémon e vincere le medaglie – non aveva trovato nessuna traccia, ma per il momento non le importava. Voleva pensare solo al viaggio e alle nuove sfide che l’attendevano in un futuro ormai prossimo.
 
 
 
 
 
Scrivere capitoli non troppo lunghi mi da la possibilità di aggiornare una volta al giorno o comunque in poco tempo, anche se non sempre sarà così … ora ho tempo a sufficienza ma in futuro ne avrò molto di meno.
Visto che solo in due mi hanno risposto chiedendomi aggiornamenti brevi ma veloci, per ora farò così. Mi piacerebbe sentire un po’ di gente in piu, lo ammetto. Comunque domani sarò via tutto il giorno quindi probabilmente niente aggiornamento.
Che dire; ci sentiamo e spero di sentirvi XD
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Incontri e scontri ***


                                      INCONTRI E SCONTRI

                                                  



Quel mattino Mat era ripartito all’alba insieme a Maky, dopo che lei gli aveva proposto di continuare a viaggiare insieme. Avevano fatto una capatina alla palestra di Viridian, per scoprire che era possibile sfidarla solo se si avevano già sette delle otto medaglie necessarie per accedere alla Lega del Pokémon. Mentre stavano per andarsene, diretti a Pewter City, avevano però incontrato una vecchia conoscenza di Mat: Lily.
“Ti sfido ad un incontro di Pokémon, Mat. Preparati a perdere.”
Naturalmente Matthew non aveva resistito a quella provocazione da parte della sua rivale storica e così si erano trovati uno di fronte all’altro, pronti a sfidarsi, con una divertita Maky a fare da arbitro.
Mat osservò attentamente la sua rivale: per quanto fosse sbruffona e piena di sé Lily non era brava a nascondere ciò che provava. Si stava arricciando con foga una ciocca dei lunghi capelli biondi e i suoi occhi verdi erano fissi in un punto a terra, facendo trapelare  tutto il suo nervosismo. Mat pensò che fosse così agitata perché, dopo essere scoppiata a piangere davanti a lui – solo perché il papino non le aveva dato il Pokémon piùraro di tutti – non avesse la minima intenzione di fare un’altra figuraccia perdendo.
“Faremo uno scontro con due Pokémon.” Propose Lily.”Siccome sei un perdente, lascerò a te la prima scelta.”
“Ti pentirai di avermi concesso questo vantaggio, ti farò vedere!” Rispose Matthew, deciso a battersi con tutte le sue forze. Lily mandò in campo uno Spearow e Mat pensò che avrebbe potuto contrastarlo solo usando un altro Pokémon in grado di volare.
“Pidgey, scelgo te!”
Il piccolino era in piena forma.
“Non lasciarti spaventare da questo Spearow aggressivo, tu sai sicuramente fare di meglio!” Lo incoraggiò Matthew, piùcarico che mai.
“Ah, il tuo Pidgey non ha certo la stoffa per battersi con il mio Pokémon.” Lo prese in giro la figlia di Gary.
“Pidgey, vai con l’attacco turbosabbia!”
Il Pokèmon di Mat passò subito all’azione, sollevando un turbine di polvere che impedì agli allenatori sul campo di vedere quello che stava succedendo, ma Spearow rispose con un attacco raffica che spazzò via la sabbia e colpì rapidamente Pidgey con un potente attacco beccata.”
“Ti senti bene amico?” Domandò preoccupato il giovane allenatore. Pidgey si rimise in volo, dimostrando di non avere intenzione di arrendersi.
“Il tuo Pokémon è tenace, ma questo non basta con noi, vero Spearow?” Lily si preparava al colpo finale.” Finiscilo con l’attacco rapido!”
“Pidgey, schivalo e poi raffica, forza!”
Maky non poté che sorridere mentre osservava i due ragazzini, così impegnati in quella che era una delle loro primissime lotte. Il modo in cui Mat era capace di incitare i suoi Pokémon e dare loro maggiore forza era davvero notevole, ma se voleva vincere doveva pensare non tanto a modificare la sua strategia, ma a prevedere  quella degli altri.”
Nel frattempo il Pidgey si stava sforzando per continuare a schivare i veloci colpi del nemico, ma era evidente che avrebbe ceduto da un momento all’altro. Proprio mentre si preparava a sferrare il suo attacco, fu colpito in pieno da Spearow cadendo a terra, esausto.
Matthew richiamo nella sfera il suo Pokémon. “Hai lottato al massimo, ti ringrazio.” Pidgey era sconfitto, ma la sfida non era ancora persa.
“Vai, sei pronta Charmander?”
La lucertolina di fuoco entrò in campo con tutta la grinta di cui era capace.
“Ora è stanco quindi devi approfittarne prima che si riprenda! Vai, circondalo con un attacco braciere!”
Charmander gonfiò il petto piùche poteva, colpendo in pieno Spearow prima che avesse il tempo di spostarsi.
“Spearow non in grado di combattere.” Sentenziò Maky. Davvero un colpo notevole.
“Ora non hai speranze.” Lily prese quella che sicuramente era la sfera del suo primo Pokémon.
“Vai, Squirtle!”
“Squeno!” La tartaruga entrò in campo trionfalmente, girando su se stessa e spruzzando acqua da ogni parte, mentre si dava molte arie.
“Ha proprio preso da qualcuno” Non poté fare a meno di pensare Mat.
L’atmosfera in campo si stava facendo infuocata, e non era a causa del braciere di Charmander. Mat sapeva di dover essere particolarmente attento contro il suo avversario, dato che si trattava di un pokèmon d’acqua.
Lily non perse tempo.
“Forza Squirtle, ritirati nel guscio e poi getto d’acqua!”
Già in partenza la situazione si prospettava parecchio pericolosa per il piccolo Pokèmon di Matthew.
“Charmander, devi schivare l’acqua!” Gli urlò Mat. La piccola lucertola di fuoco evitò la maggior parte dei getti d’acqua di Squirtle, ma, proprio quando gli era vicina abbastanza da colpirlo, fu presa in pieno da uno di essi.
“No, Charmander!”
“Squirtle, attacco azione!” Ordinò Lily.
”Charmander, fermalo e poi colpiscilo con un bell’attacco graffio!”
Charmander afferrò Squirtle con tutta la forza che aveva, ma era ancora indebolita dal getto d’acqua, e non fu in grado di trattenerlo per il tempo che gli sarebbe servito per attaccarlo. Così incassò in pieno l’ennesimo attacco del nemico. La situazione si stava facendo critica.   
“Squirtle, di nuovo getto d’acqua!”
Mat agì d’impulso:“Charmander, attacco braciere a massima potenza contro il getto d’acqua. Il piccolo Pokémon si fidò cecamente del suo allenatore e fece quello che gli aveva chiesto senza esitare. L’impatto fra i due attacchi generò una nube di vapore, che tenne col fiato sospeso i due allenatori che si stavano confrontando. Quando quest’ultima si dissolse, sulla bocca di Mat si dipinse un largo sorriso di compiacimento: Charmander era saldamente attaccata coi denti alla coda di Squirtle, che si dimenava con foga cercando di liberarsi da quella morsa. Non poteva resistere per molto, comunque.
“Colpiscilo con la coda!” Le suggerì Matthew.
Il Pokémon avversario venne preso in  pieno dalla forte coda di Charmander, e finì sbalzato diversi metri piùin là, ma comunque si rialzò.
I due combattenti erano ormai allo stremo delle forze e crollarono a terra insieme.
“Entrambi i Pokémon non sono in grado di combattere, l’incontro finisce in pareggio.” Sentenziò Maky.
Mat fu molto deluso di non aver vinto, ma era molto contento di come aveva combattuto Charmander. Si avvicinò al suo Pokémon e se lo caricò in spalla, mentre Lily richiamava silenziosamente Squirtle nella sfera e si allontanava. “è stata solo la fortuna del principiante …” Mormorò. Per lei quella era una sconfitta della peggior specie. La prossima volta avrebbe schiacciato i Pokémon di Mat, era una promessa che fece a se stessa.
“Hai combattuto davvero bene.” Commentò Maky mentre si avvicinava al ragazzino.”I tuoi Pokémon hanno dato il meglio di sé.”
 
                                                                                        ***  
 
 
Dopo lo scontro con Lily, Mat aveva rimesso in sesto i suoi Pokèmon e, insieme a Maky, si erano inoltrato nel fitto bosco che portava a Pewter City. Maky aveva chiesto di poter allontanarsi per un po’ da sola e quindi si erano detti che si sarebbero ritrovati piùtardi davanti ad un albero che avevano provveduto a contrassegnare. Matthew voleva approfittare di quell’occasione per compiere un’altra cattura.
“Hey Charmander, sei pronta a trovare un nuovo amico?”
“Char char!!”Gli rispose il piccolo Pokémon, muovendo la coda infuocata. Ad un certo punto, entrambi udirono un rumore strano. Era sicuramente il verso di un Pokémon.
“Ecco l’occasione che aspettavo, per di là, Charmander!”
Che Pokèmon avrebbe trovato Matthew? E soprattutto; sarebbe stato in grado di catturarlo? 
 
 
 
 
 
  Salve gente, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Apprezzo molto i lettori che si fanno sentire costantemente e mi piacerebbe avere un parere anche da chi segue la storia in "incognito" ... commentare vuole anche dire influenzare ciò che si sta seguendo e plasmarlo a seconda del proprio gusto. Ci sentiamo con il prossimo aggiornamento: curiosi?
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Evoluzione ***


                                                 EVOLUZIONE


                         




 Quando Mat si ritrovò davanti ad un misero Magikarp non seppe se mettersi a piangere o scoppiare a ridere. Cosa ci faceva quel Pokémon nel bel mezzo di un bosco? Dopo lo stupore iniziale notò che il poveretto annaspava in una piccola pozza stagnante; come amante dei Pokémon aveva il dovere di aiutarlo. La cosa migliore da fare sarebbe stata quella di catturarlo e portarlo in un centro medico. E se poi, per gratitudine, quella creatura debole si fosse evoluta nel fantastico Gyarados? Avere un Pokémon del genere gli avrebbe permesso di vincere praticamente qualsiasi incontro. Non poteva farsi scappare quell’occasione; il suo piano era praticamente perfetto.
Lanciò una sfera per catturare il Pokémon, che si fece  prendere senza troppe difficoltà, già pregustandosi il momento in cui avrebbe avuto a disposizione la forza di Gyarados. Mentre raccoglieva la Pokéball, sentì dei passi dietro di sé. Quando si alzò si trovò davanti ad un individuo losco, completamente avvolto da un mantello nero; tanto che gli era impossibile capire se si trattasse di un uomo o di una donna.
“Non ha caldo? Siamo in piena estate!” 
Mat si concesse solo quella considerazione poco seria, per tornare a farsi cupo: aveva già capito che non era il caso di scherzare.
“Chi sei?” Gli domandò. Charmander si mise sulla difensiva.
“Diciamo … che sono uno che obbedisce agli ordini.” Tagliò corto l’individuo misterioso. “Non ti serve sapere altro.”
“E cose vuoi da me?” Domandò il giovane allenatore, ostentando una calma che in quel momento iniziava a vacillare sempre di piu.
L’altro indicò Charmander. “Voglio il tuo Pokémon, è molto raro.”
“Non se ne parla, non ho intenzione di scambiarlo con nessuno …” Borbottò Mat intimidito.
 “Oh, ma io non voglio fare uno scambio.” L’allenatore misterioso infilò una mano sotto il mantello, prendendo una Pokéball.”Voglio semplicemente … prenderlo.”
A Matthew si gelò il sangue. Pensò velocemente a quale sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma capì in fretta di non avere molte chance. Se fosse scappato sarebbe stato raggiunto facilmente. L’unica opzione era combattere, ma sentiva che non sarebbe stata una sfida facile. Deglutì a fondo, mentre Charmander si affiancava a lui, facendogli capire di essere pronta a tutto.
“Preparati a piangere, bimbo.” L’allenatore nemico prese un Pokéball dalla cintura e mandò in campo un Nidorino.
“Charmander, te la senti, amica?” Domandò Mat al suo Pokémon, ottenendo uno sguardo di approvazione.
“E allora vai, forza! Fa attenzione a quel corno.”
Charmander entrò in campo sfoderando tutta la grinta di cui era capace, ma l’avversario non si fece minimamente intimidire e iniziò subito con un fulmisguardo che paralizzò per un istante il Pokémon di Matthew.
“Non lasciarti intimidire,  vai con un attacco braciere!” Urlò Mat. “Charmander mise tutta la precisione di cui era capace in quella mossa, ma Nidorino schivò ogni colpo con facilità, arrivandole davanti.
“Attenta al suo corno!”
Il neo allenatore tirò un sospiro di sollievo quando vide che Charmander era stata abbastanza pronta da schivare la mossa di Nidorino e ora gli era alle spalle.
“Colpiscilo con un attac-“ Prima che avesse il tempo di finire la frase, la lucertola fi fuoco stava già attccando nidorino. I suoi artigli si illuminarono e si fecero duri come il ferro.
Matthew consultò il Pokédex:”Si tratta della mossa ferrartigli.” Gli spiegò l’apparecchio.”Può essere molto dolorosa per il Pokémon che la subisce.”
Nidorino fu colpito in pieno da Charmander e per un attimo Mat credette di avere la vittoria in pugno; ma quel colpo inaspettato aveva provocato l’ira del Pokémon di tipo veleno, che si scatenò in un doppio team che confuse Charmander, per poi scagliarsi su di lei a tutta potenza.
“No, attenta!” Urlò Matthew, quando vide che la sua amica veniva colpita in pieno dal corno velenoso dell’altro.”No, Charmander, no!”
Di solito preferiva tenerla al suo fianco, ma in quel momento gli sembrò piu saggio richiamarla nella sfera. L’avvelenamento poteva essere davvero pericoloso, l’aveva letto in uno dei libri che gli aveva regalato Delia. Ora non gli rimaneva che Pidgey, ma il suo piccolo amico sarebbe stato in grado di farcela?
Gli tremavano le mani; portò la destra alla cintura e prese la sfera del suo Pokémon, parlandogli prima di lanciarlo in campo. “Conto su di te, amico mio.”
Quando l’avversario vide che Mat aveva schierato un misero Pidgey, scoppiò in una fragorosa risata. Come pensava quello stupido bambinetto di poter vincere con un Pokémon del genere, contro il suo Nidorino? Non ricordava di aver riso così di gusto da parecchio tempo.
“Smettila di prendere in giro il mio Pokémon!”Gli rispose Matthew.”Io credo in te Pidgey, ce la puoi fare!”
La piccola creatura si voltò verso il proprio allenatore fissandolo intensamente e Mat rimase a bocca aperta quando vide che il suo amico si stava illuminando di una luce bianca ed abbagliante. Cosa gli stava succedendo? Il corpo di Pidgey si fece piu grosso, le penne sul suo capo  e sulla coda si allungarono conferendogli u’aria minacciosa, le ali si fecero piu grandi e potenti e le unghie divennero affilatissime.
Si era evoluto in un Pidgeotto. Mat lo fissò a bocca aperta, con le lacrime agli occhi. Quel Pokémon si era evoluto per lui, per proteggerlo e vincere, anche se si conoscevano da poco. Si riscosse solo quando la voce dell’altro allenatore lo riportò alla realtà.
“Tsk. Evolversi è stato solo un inutile sforzo per il tuo Pidgey … ops, Pidgeotto.”
Ma Pidgeotto sembrava pensarla diversamente. Si alzò in volo spalancando le ali, pronto a sfoderare tutta la sua nuova forza. Mat consultò il Pokédex per conoscere i nuovi attacchi del suo Pokémon.
“Bene amico, facciamogli vedere di che pasta sei fatto.” Lo incitò Mat.”Vai con l’attacco agilità!”
“P’gioooottoooo!”
Il Pokèmon appena evoluto sfoderò tutta la sua velocità, disorientando il povero Nidorino che era già molto provato dalla sfida con Charmander.
“Nidorino, vai col doppio team!” Ordinò l’altro allenatore. Pidgeotto rispose con un attacco rapido, riuscendo velocemente ad indentificare la copia vera, per colpirla con un potente attacco d’ala.
“Bene e ora …” Ordinò Mat, tirandosi indietro il cappellino che portava, completamente preso dalla sfida.”Attacco turbine a massima potenza!”
Pidgeotto cominciò a sollevare delle forti folate di vento con le sue ali, non eccessivamente grosse ma poderose. Il Nidorino nemico, che ormai appariva stanchissimo, non riuscìva nemmeno a tenersi attaccato al terreno e, quando il Pokémon di Mat aumentò l’intensità del suo attacco, finì per schiantarsi contro un albero, finendo K.O.
Il nemico richiamò il suo Pokémon, sbalordito, mentre Mat correva ad abbracciare il suo Pidgeotto.
Comunque l’incontro non era finito lì, e ora l’avversario aveva intenzione di concluderlo nel modo piu umiliante possibile per Mat.
“Vai … Golbat! Schiacciamo questo moscerino fastidioso.”
“Non ci fai paura, vero Pidgeotto?” Chiese Matthew al suo Pokémon, anche se sapeva bene che avrebbe potuto resistere ancora per poco. “Vai con l’attacco rapido!”
Pidgeotto si lanciò contro l’avversario, ma il Golbat nemico rispose con uno stordinaraggio che paralizzò a mezz’aria il Pokémon di Mat.
“Finiscilo, golbat!” Ordinò l’avversario, impietoso. Pidgeotto fu preso all’ala da un potente attacco morso e scagliato a terra da Golbat.
Avevano perso, Mat non poteva certo ricorrere all’esausto e debole Magikarp che aveva preso poco prima. Non c’era piu niente da fare, così richiamo Pidgeotto nella sfera e si diede ad una fuga disperata. Venne però immediatamente bloccato dal Golbat nemico, che lo stordì con un forte supersuono. Mat provò a tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi, ma quell’attacco era così forte che gli fece perdere i sensi.
Si accasciò al suolo mentre le forze lo abbandonavano, e chiuse gli occhi. Possibile che fosse tutto già finito così male? Dov’era Maky?
 
                                                                         ***
 
 
Quando Mat riaprì gli occhi, si trovò davanti al volto preoccupatissimo della sua compagna di viaggio.
“Mat… Matthew, come stai?”Gli domandò lei, agitata. Il ragazzino ebbe bisogno di qualche minuto per ricordare pienamente quello che gli era successo e quando, finalmente, ne prese consapevolezza, non riuscì a trattenere le lacrime.
“è arrivato un tizio strano vestito di nero.” Singhiozzò. “Voleva il mio Charmander.”
Maky gli porse un fazzoletto.
“Non sono riuscito a vincere, così sono scappato …” Continuò a spiegare Matthew. “Il suo Golbat mi ha inseguito e ora …” Si tastò la cintura, frugò nelle tasche dei pantaloni e contastò con orrore che mancava la sfera di Charmander.
Maky si tirò in piedi, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. Aveva uno sguardo così determinato e rassicurante che Mat smise di piangere, iniziando a vergognarsi per quell’attimo di debolezza.
L’allenatrice si scambiò uno sguardo d’intesa col suo Houndoom, poi tornò a rivolgersi al ragazzino.
“Non ti preoccupare Matthew.”Lo consolò, mentre chiamava Fearow fuori dalla sfera. Mat si chiese come poteva essere diventato così docile lo stesso Pokémon che lo aveva brutalmente aggredito solo poco tempo addietro, ma non si soffermò a chiederlo alla sua compagna di viaggio: aveva altre questioni a cui pensare.
Salì sulla schiena del Fearow, dietro a Maky e si aggrappò forte a lei quando presero il volo.
“Hooundom ci indicherà il cammino da terra.”Spiegò l’allenatrice esperta. “Fearow, sei in grado di seguirlo?”
“Roooooowwww”
Rispose il grosso Pokèmon, iniziando a spostarsi.
“Ti prometto che troveremo Charmander, Mat.” Disse Maky. Matthew non poté che crederle e fidarsi cecamente di lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
Hem … alla fine si tratta solo di un Magikarp, ma vedrete … in futuro questo sarà un Pokémon davvero molto importante per Mat, un po’ come il Charizard di Ash …
 
Vi ho tenuto abbastanza sulle spine con questo finale? Spero di sì!
Mi raccomando, chi segue la storia si faccia sentire e … alla prossima!
                                                                             

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Alla ricerca di Charmander ***


                       ALLA RICERCA DI CHARMANDER


                               




Per Maky quella era una sera come tante altre. Lei e Houndour si stavano allenando nel grande prato dietro casa, approfittando della freschezza delle ore piùtarde della giornata. Stavano sperimentando tecniche nuove, quando udirono chiaramente un urlo provenire dal bosco poco distante: il richiamo disperato di un Pokémon che a loro parve familiare.
“Houdour, andiamo a vedere!”
 Grazie al fiuto dell’amico di Maky raggiunsero il posto in breve tempo e rimasero sconvolti dalla scena che si presentò davanti ai loro occhi: Il fratellino minore di Maky, Nico, piangeva disperato, mentre la loro mamma cercava di confortarlo, pur non riuscendo a nascondere nemmeno lei l’agitazione che provava.
Davanti a loro, una figura completamente avvolta in un grosso mantello nero, reggeva una gabbia all’interno della quale era intrappolato il povero Quilava; il Pokémon di famiglia che ogni sera accompagnava Nico e la mamma a fare un giro nel bosco, proteggendoli dai pericoli.
Questa volta era lui a essere finito nei guai.
“Quel tizio ha attaccato Quilava con tutti i Pokémon che aveva.” Spiegò il fratellino di Maky, fra un singhiozzo e l’altro.”Vuole portarlo via …”
“Maledetto!” gli ringhiò contro la ragazza, mentre si scambiava uno sguardo con Houndour, pronta a combattere.
Prima che la sfida potesse anche solo essere lanciata, l’individuo misterioso chiamò fuori dalla sfera un Rapidash e scomparve nel cuore della foresta, al galoppo.
Maky corse a prendere uno dei Ponyta che avevano alla fattoria e seguì le tracce del rapitore grazie al fiuto di Houndour, per tutta la notte e il giorno seguente, ma non riuscì mai piùa trovare il povero Quilava.
 
L’esperta allenatrice di Pokémon smise di pensare a quel ricordo triste solo quando Fearow si alzò ulteriormente in quota a causa di una brusca folata di vento. I fatti appena accaduti le avevano riportato alla mente il passato e non aveva la minima intenzione di fallire proprio come allora. Doveva ritrovare Charmander, a tutti i costi.
Da quell’altezza Fearow continuava a seguire Houndoom, grazie alla sua vista acutissima. Il grosso Pokémon di tipo volante superò Pewter City, iniziando a scendere verso il terreno quando notò che Houndoom si stava fermando davanti all’entrata del famoso Monte Luna.
Mat e Maky smontarono dalla schiena del grosso Pokémon di tipo volante.
“Hai fatto un ottimo lavoro, ora riposati.”Lo ringraziò la ragazza, mentre lo richiamava nella sfera.
“Sei sicuro che sia da questa parte, Houndoom?” Domandò all’altro Pokémon.
“Houn!” Il fiero amico di Maky annuì sicuro, mentre li guidava nell’oscurità di quella caverna labirintica. Sarebbero riusciti a trovare Charmander?
 
 
                                                                                                   ***
 
L’oscurità era impenetrabile e Matthew non poté fare a meno di pensare che, in una situazione come quella, la sua amica dalla coda infuocata sarebbe stata davvero molto utile. Sentì una fitta di dispiacere al pensiero di averla persa, ma si fece forza pensando che con l’aiuto di Maky ce l’avrebbe sicuramente fatta.
Stavano camminando in fila indiana aggrappati uno all’altro per evitare di perdersi, guidati solo dall’infallibile fiuto di Houndoom, quando andarono a sbattere contro qualcosa. Una grossa roccia, forse.
Un fragoroso ruggito scosse le pareti rocciose e nell’oscurità i due allenatori scorsero l’imponente sagoma di un grosso Onix, che si stagliava proprio davanti a loro. La loro prima reazione fu di indietreggiare di diversi metri, ma era chiaro che il bestione non aveva intenzioni ostili. Anzi, sembrava particolarmente attratto da Maky, tanto che tentò di darle un colpetto amichevole con l’enorme testa, finendo solo per farla cadere a terra in malo modo e dispiacendosene.
Houndoom colse l’occasione per chiedere qualcosa al grosso e pacifico Onix. Idue Pokémon si scambiarono sguardi, gesti e versi per alcuni minuti, presi da quella che sembrava essere una discussione piuttosto articolata che, ovviamente, lasciò un po’ spiazzati Mat e Maky. Come faceva un Onix a comunicare con un Houndoom? Misteri del mondo Pokémon, si dissero.
Al termine di quel dialogo, il grosso Onix si lanciò con tutta la potenza del suo peso contro il terreno, aprendo una grossa galleria che andava in profondità, nel sottosuolo. Houndoom invitò Mat e Maky e seguirlo e così si addentrarono nell’oscurità più assoluta.
Ora il buio impediva loro di vedere qualsiasi cosa; dovettero affidarsi completamente ai Pokémon che gli stavano facendo da guida. Onix li stava gentilmente trasportando, ma l’oscurità di quella grotta, unita al fragore provocato dal grosso Pokémon di roccia, che si stava addentrando sempre piùin profondità aprendosi la via con il suo grosso muso, contribuì a rendere quell’atmosfera particolarmente claustrofobica. Matthew si strinse forte alla schiena della sua compagna di viaggio, sperando che tutto quello potesse cessare prima possibile. Quando finalmente si fermarono, non seppe dire se fossero passati pochi minuti oppure ore intere. Scese dal Pokémon che era ancora stordito, notando con piacere che ora il sentiero era illuminato. Sembrava, a tutti gli effetti,  l’entrata di una base sotterranea segreta.
“Andiamo.” lo incitò Maky. Onix non poteva passare senza sfondare anche quell’ingresso e così Maky gli chiese gentilmente di restare lì, ringraziandolo per tutto quello che aveva fatto. Il poveretto sembrò un po’ dispiaciuto di doversi separare da lei.
“Quando avremo finito qui, ti aspetteremo all’entrata della caverna.” Gli promise l’allenatrice, con un largo sorriso. “Se vorrai seguirci sarai il benvenuto.”
Maky e Mat ripreso il loro cammino, sempre guidati da Houndoom. Il piùpiccolo notò che sul volto della sua compagna di viaggio si era dipinto uno strano ghigno, ma non indagò oltre, pensando che fosse solo un suo modo di scaricare la tensione.
Camminarono ancora per diversi minuti, superando diverse diramazioni che conducevano ad altri sentieri. Quel posto si stava rivelando labirintico. Ad un tratto, Houndoom perse la traccia dell’odore di Charmander, proprio davanti ad una grossa porta in acciaio. I due allenatori udirono dei passi rimbombare nel corridoio che avevano appena superato e si nascosero prontamente dietro una roccia, aspettando ed osservando la situazione. L’uomo portava una divisa completamente nera con una “R” bianca stampata sulla maglietta, un lungo ed ampio mantello legato alle spalle e una maschera che non lasciava intravedere il volto.
Le spalle di Maky ebbero un fremito. Allora le informazioni che le avevano dato non erano false. Il Team Rocket era davvero ritornato e da anni si stava riorganizzando nell’ombra. Quello era probabilmente uno dei tanti rifugi segreti. Si ritrovò quasi a ringraziare Charmander per essersi fatta rapire e averle dato modo di scoprire quel posto, ma si sentì subito un essere spregevole a quel pensiero.
Comunque, era arrivato il momento di agire.
L’uomo aveva lasciato un poco aperta la porta d’acciaio e dovevano muoversi se volevano combinare qualcosa. Pur non sapendo cosa avrebbero trovato, Maky decise comunque di varcare quella soglia, affidandosi alla fortuna.
“Mat … vieni.”Mormorò, senza dargli il tempo di controbattere.
“Houndoom, tieniti pronto ad attaccare.”
Fecero irruzione nella stanza, scoprendo che l’uomo di prima era l’unico a trovarsi lì in quel momento. Lo trovarono mentre si accingeva a cambiarsi la divisa in quello che era palesemente il ripostiglio della base segreta.
“Allarme, degli intru-“ Fece in tempo a urlare quello.
Houndoom fu svelto, prima che l’altro avesse il tempo di continuare a gridare, lo colpì con un attacco fulmisguardo che lo paralizzò sul posto per il tempo necessario a consentire a Maky di legarlo e bendarlo, in modo che non potesse parlare.
“Come cavolo hai fatto?” Non riuscì a trattenersi dal chiederle Mat, che era rimasto stupito dalla prontezza con cui avevano agito allenatrice e Pokémon, come se non fosse la prima volta che eseguivano un’azione del genere.
“Io e Houndoom siamo abituati.” Si lasciò sfuggire la ragazza.”Devi sapere che ancor prima di vincere le medaglie e i campionati, il mio scopo è quello di smascherare le organizzazioni criminali come questa.”
Maky gli lanciò una divisa invitandolo ad infilarsela, mentre aggiungeva.”Faccio parte di un corpo speciale della polizia che si occupa di queste cose … ma non volevo dirtelo.”Ammise.
Matthew rimase per un attimo a bocca aperta, non sapendo cosa pensarne. Se prima vedeva la ragazza come una figura fortissima ed irraggiungibile, ora la considerazione che aveva di lei si era fatta ancora maggiore. Arrossì, non riuscendo a balbettare altro che un:”Complimenti …”
A Maky venne da ridere, ma si ricordò che avevano altre priorità invece di star lì a perdere tempo.
Fece un gesto a Mat, per fargli capire che avrebbero dovuto separarsi almeno per cambiarsi i vestiti, cosa che lo fece arrossire d’imbarazzo ancor piùdi prima.
Uscirono dalla porta d’acciaio di soppiatto: Houndoom usando abilmente il suo attacco braciere fece fondere la serratura in modo che ci volesse molto tempo per riuscire a sbloccarla.
Era tutto pronto per infiltrarsi nella base nemica e riprendere Charmander.
 






 
 
 

Allora, una piccola nota molto sincera:
Devo ammettere che per chi scrive impegnandosi a fondo è davvero frustrante vedere tante visualizzazioni e pochissimi commenti: questa storia dei lettori fantasma è davvero una cosa che non sopporto.
Se devo pubblicare per non avere riscontri, tanto vale che mi scriva per conto mio la storia con tutta calma senza preoccuparmi di fare aspettare i lettori ...se uno pubblica lo fa prima di tutto perché vuole dei pareri da chi viene incuriosito dalla storia e magari se la legge pure.
Perdere cinque minuti per commentare non cambia certo la giornata, quindi fatevi sentire, forza XD

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il rifugio del Team Rocket ***


                 IL RIFUGIO DEL TEAM ROCKET


                           


Fra tutte le avventure che Mat aveva sognato prima di partire per il suo viaggio, mai gli era venuto in mente di prendere in considerazione l’idea di infiltrarsi in un covo di criminali.
Quella situazione lo rendeva sicuramente teso ma, allo stesso tempo, lo emozionava come mai gli era capitato prima.
Maky gli aveva raccomandato di comportarsi nel modo più normale possibile quando si sarebbero trovati in mezzo agli altri membri dell’organizzazione: doveva recitare la parte della recluta arrivata da pochi giorni, ma non era sicuro di riuscire a farlo. 
I ragazzi imboccarono uno stretto corridoio che portava ad un salone ampio, dove erano stipate varie gabbie; ma non c’era ombra di Pokémon. Le reclute erano indaffarate ognuna nelle proprio mansioni e nessuno sembrò badare a Matthew e Maky, che così ebbero l’opportunità di muoversi liberamente. 
Girarono nel corridoio a sinistra, e poi continuarono a procedere dritto per entrare nella prima stanza che si parò davanti ai loro occhi: era un archivio di documenti.
Maky iniziò a frugare fra le varie pile di fogli senza farsi troppi problemi, ma la voce di una donna la fece sobbalzare.
“Che state facendo qui, voi due?” Chiese quella, con tono d’indagine.
L’allenatrice non si scompose, rispondendo prima che Mat potesse dire qualcosa di compromettente.
“Ci hanno detto di portare la lista dei Pokémon appena arrivati al capo base, ma siamo nuovi e non riusciamo a trovarla.”
“Razza d’incapaci!” Sbottò quella, avvicinandosi a loro.”L’archivio degli arrivi si trova dall’altra parte della base, nella stanza B23” Spiegò, mentre gli mostrava in malo modo una piantina del rifugio.”Qui le reclute devono imparare in fretta, altrimenti vi sbattiamo fuori in men che non si dica, chiaro?”
“Ci dispiace. Non succederà ancora” Si scusò Maky. “La prego, dall’alto della sua superiorità, di essere comprensiva con due poveri sciocchi come noi.”
La donna parve lusingata da quelle parole.
“Tenetevi la mappa, se non volete combinare qualche altro disastro.”
Se ne andò via in fretta com’era arrivata, ma intanto Mat e Maky avevano ottenuto quello di cui avevano bisogno.
“Sei stata davvero grande!” La lodò il ragazzino, non potendo trattenere un largo sorriso.”Quell’idiota se l’è bevuta come se niente fosse!”
La compagna di viaggio lo invitò a tacere e rimandare a dopo i commenti, mentre iniziava a studiare la cartina della base. L’estensione di quel posto era immensa, se oltretutto si pensava che si trattava di una base sotterranea. Vi erano vari laboratori, archivi per i documenti più disparati, l’ufficio del capo della base e addirittura una mensa e un dormitorio, oltre alla stanza in cui venivano tenute le sfere dei Pokémon rubati. Tuttavia, quello che attirò maggiormente l’attenzione di Maky fu un telefono per le chiamate con tanto di teletrasporto per le Pokéball. Se voleva uscire da quel posto, le serviva l’aiuto dei compagni che aveva catturato durante i suoi viaggi. La prima tappa da raggiungere era dunque quella, anche se si trattava di una mossa rischiosa, perché le telecamere avrebbero sicuramente potuto riprendere la sua operazione e a quel punto l’allarme sarebbe scattato; ma doveva tentare.
“Forza, muoviamoci!” 
Afferrò Mat per un polso, trascinandoselo dietro.
Si districarono a passo svelto fra gli immensi corridoi della base, arrivando dopo dieci minuti di cammino. Maky si mise a correre quando vide da lontano il dispositivo per il trasferimento delle Pokéball. Doveva fare il tutto molto rapidamente, non avevano tempo da perdere perché potevano essere scoperti in qualsiasi attimo.
Matthew intravide dal monitor la figura di una donna dai capelli castani con un camice bianco.
“Pronto professoressa!”
“Maky, da dove mi chiami?” Chiese quella, felice.
“Non c’è tempo per i convenevoli.”Rispose la ragazza.”Ho bisogno che lei mi spedisca immediatamente: Tyranitar, Metagross e Rhyperior!”
La prima sfera Poké arrivò in tempo record, ma proprio in quel momento scattò l’allarme generale. Erano stati scoperti.
Mat iniziò a sudare freddo: non gli era mai capitato di essere coinvolto in una situazione del genere. Si sentiva un peso morto e non aveva la minima idea di che fare; aveva affidato tutto a Maky senza preoccuparsi di poter essere una  seccatura per lei. Oltretutto non avevano ancora recuperato Charmander e il desiderio di rivederla si stava facendo sempre più forte e insopportabile. Senza nemmeno pensare alle conseguenze delle sue azioni strappò la mappa della base dalle mani dell’amica, iniziando a correre più veloce che poteva verso l’archivio delle sfere Poké.
“Maledizione Mat, dove vai?!”Gli urlò Maky, senza ottenere risposta.
“Houndoom, seguilo, per favore!”
Il Pokémon di tipo fuoco buio si lanciò all’inseguimento del neo allenatore.

                                                    ***

L’allarme aveva scatenato un gran caos generale e nessuno fece caso a Mat che, mascherato da recluta, correva a perdifiato verso l’archivio dei Pokémon rubati per riprendersi Charmander. Il ragazzino si fece largo a spintoni fra la massa di persone che andavano freneticamente da tutte le parti e, in poco tempo, giunse a destinazione. La stanza era relativamente piccola ma alta e le sfere Poké erano sistemate su di uno scaffale che, però, era quasi vuoto. Ad occhio, si potevano contare solo una trentina di Pokéball, probabilmente gli altri erano stati trasferiti in rifugi maggiore: ma qual’era quella di Charmander?
Matthew non perse tempo: decise che le avrebbe prese tutte perché, in ogni caso, voleva salvare anche i Pokémon degli altri allenatori. Prese la prima cosa che potesse svolgere la funzione di contenitore che gli capitò a tiro, cioè un sacco, e cominciò a mettervi dentro le varie sfere.
Proprio in quel momento fu raggiunto da Houndoom.
“Houn, houn houn!”
Il Pokémon lo incitò a sbrigarsi e seguirlo. Mat lanciò malamente nel sacco anche l’ultima Pokéball rimasta, poi fece un nodo bello stretto e se lo caricò in spalla, ma prima che lui e Houndoom potessero fuggire, due membri del Team Rocket gli bloccarono il cammino.
“Pensate di rubare in casa dei ladri?!” Esclamò la donna, la stessa che aveva dato a Maky la mappa della base.
La loro divisa era leggermente diversa da quella delle altre reclute; non avevano una maschera e nemmeno il solito mantello nero.
“Moccioso, preparati ad affrontare la furia dei due vicecomandanti di questa base!”
I due mandarono in campo un Pokémon a testa: Un Arbok e un Tentacruel.
Houndoom si schierò in campo senza timore di dover affrontare due avversari contemporaneamente, ma Mat capì subito che avrebbe dovuto dargli man forte, in qualche modo. Non aveva ancora avuto occasione di portare il povero Pidgeotto al centro medico e non poteva sapere se si fosse ripreso, quindi non gli rimaneva che attingere alla riserva di sfere Poké che aveva salvato.
Slegò il sacco e ne prese una a caso.
“Pokéball, vai!”
Dalla sfera uscì un Pokémon che Mat non aveva mai immaginato di vedere così presto nel suo viaggio: un Dragonair.
Il poveretto però, sembrava tutt’altro che in forma.
“Qui teniamo i Pokémon rubati sotto sedativi.”Spiegò la vicecomandate.”Non puoi sperare di usarli per combattere.”
Matthew si lasciò sfuggire una smorfia, richiamando il Pokémon. Non gli restava che tentare con Pidgeotto.
“Tyranitar, Metagross, attacco iper raggio!”
Una violenta esplosione fece crollare la parete rocciosa che si trovava davanti a Matthew, dividendolo dai vicecomandati.
“Tutte bene Mat?!” Chiese la Maky che, ancora una volta, era arrivata al momento opportuno.
L’altro rimase per un attimo paralizzato a bocca aperta, non sapendo se essere stupito per l’ennesimo arrivo trionfale di lei o per la forza di quei due Pokémon.
L’esperta allenatrice non perse tempo.
“Forza amici, fate crollare anche l’altra parete!”
Mentre Metagross e Tyranitar abbattevano il muro a furia di colpi, Maky chiamò fuori dalla sfera un altro dei Pokémon che le erano arrivati.
Era gigantesco e Mat non ne sapeva niente, se non per qualche figura che aveva visto nel libro che gli aveva regalato Delia.
“Rhyperior, scava un tunnel e portaci fuori da qui!”
Ordinò la ragazza, mentre saltava in groppa al grosso Pokémon e richiamava gli altri nelle sfere, Houndoom compreso.
“Mat, Sali!”
Lui fece come gli era stato detto, mentre il ruggito del Rhyperior e il frastuono provocato dal suo corno che perforava il terreno a una velocità inaudita, gli riempivano le orecchie.
Questa volta non ebbe paura come quando erano scesi sotto terra insieme a Onix, perché il pensiero di aver recuperato Charmander bastava a mettere da parte qualsiasi altro problema.
Strinse a sé il sacco, sperando di non perderla mai più.









Ed ecco anche il capitolo sette, rinnovo la mia domanda: preferite capitoli lunghi e aggiornamenti piu rari o capitoletti brevi come questo ma aggiornamenti frequenti? (Anzi, direi frequentissimi xD)
Come qualcuno mi ha fatto notare nel prossimo capitolo spiegherò perché Maky ha deciso di viaggiare con Mat … vi dico solo che c’entra Ash … anche se …non so se sarà il caso di continuare con la fiction, visto che i commenti sono sempre meno … 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Rivelazioni ***


                                RIVELAZIONI 

                                            
                                                                                   



Mat sospirò di sollievo, quando finalmente fu fuori dalla caverna del Monte Luna e scese dal grosso Rhyperior di Maky. Si sentì le gambe deboli e decise che l’idea di sedersi a terra non gli dispiaceva.
“Grazie amico, torna qui.”
La ragazza richiamò il suo Pokémon di tipo roccia.
“Mat, rimettiti immediatamente i tuoi vestiti, con questi diamo troppo nell’occhio.”
Si nascosero dietro una lunga fila di massi, per cambiarsi, ognuno da un lato, e quando ebbero finito finalmente poterono rilassarsi un pochino.
“Chissà dov’è quell’Onix …”
Non riuscì a fare a meno di chiedersi Maky fra Sé e Sé. Nemmeno il tempo di dirlo che le pietre che li avevano protetti da sguardi indiscreti iniziarono a muoversi, rivelando la presenza del grosso Pokémon addormentato che aveva nascosto il muso dietro agli alberi vicini.
Entrambi gli allenatori arrossirono dall’imbarazzo. Era proprio L’Onix di prima.
A Maky sfuggì una risatina isterica.
“Ciao … che ci fai qui?” Chiese, mentre veniva attraversata dall’idea di non volere un Pokémon così invadente in squadra.
“Oooooo”
Il serpente di roccia aprì l’enorme bocca e strinse gli occhi in quello che sembrava, a tutti gli effetti, un sorriso, mentre non smetteva di fissare l’allenatrice di Pokémon, ignorando completamente Matthew. Era decisamente innamorato perso di lei.
“Vuoi unirti a noi, Onix?
Gli domandò gentilmente Maky, mentre già prendeva una sfera per catturarlo.
Il Pokémon annuì con un deciso movimento della testa e si lanciò verso il laser rosso della Pokéball, che si chiuse automaticamente. Un nuovo elemento si era unito alla squadra.
“Uffa, tutti i Pokémon forti li catturi te.” Borbottò Matthew, contrariato.
“Che ci posso fare se questo Onix vuole stare con me?” Gli fece notare l’amica, mentre chiamava il suo Fearow fuori dalla sfera.
“Dai, non abbiamo tempo da perdere in chiacchere.” Disse Maky, salendo in groppa al suo Pokémon. Lanciò uno sguardo di sbieco a Mat, mentre frugava nel sacco alla ricerca frenetica della Pokéball di Charmander.
Sospirò:“Houndoom, aiutalo per favore.”
Col suo ottimo fiuto il tipo fuoco buio ci mise poco a trovare l’amica di Mat in mezzo a tutti gli altri. Lui prese in fretta la sfera invitando Charmander ad uscire e quando la rivide non seppe se scoppiare a piangere dalla felicità o ridere a crepapelle.
La abbracciò forte, mentre la povera lucertolina ricambiava le attenzioni dell’allenatore nonostante l’effetto dei sedativi la facesse sentire talmente assonnata da renderle difficile tenere gli occhi aperti.
“Sono così contento di rivederti!” Mormorò Matthew, mentre nascondeva il viso per non far vedere a Maky che gli stava venendo da piangere. Si caricò in spalla Charmander e salì sul dorso di Fearow, diretto a Pewter City.
 
                                                                   ***
 
 
Maky aveva appena riconsegnato i Pokèmon – Tyranitar, Metragross e Rhyperior - che aveva prelevato al pc della base del Team Rocket, quando l’infermiera Joy si presentò, seguita da un Chansey, al bancone principale del centro medico con le sfere Poké di Matthew.
“I tuoi Pokémon ora stanno meglio, ma ti consiglio di non farli combattere per oggi.”
Spiegò pazientemente la donna dai capelli rosa.
“Ah, un’altra cosa.” Aggiunse, mostrando a Matthew una Pokéball.”L’agente Jenny porge un grande ringraziamento a te e Maky per averci riportato i Pokémon rubati.”
“Oh ma non c’è di che …” Matthew gonfiò il petto con aria d’importanza, ma Joy continuò a parlare.
“Tutti i Pokémon sono stati identificati e ridati ai rispettivi allenatori, ma questo piccolino non è stato reclamato da nessuno. Puoi tenerlo tu.”
Mat afferrò la sfera Poké incuriosito, facendola ruotare. Che cosa c’era al suo interno?
“Davvero?” Mormorò, incredulo. Lanciò la sfera in aria, guardando meravigliato la figura di un piccolo Pokémon che si materializzava davanti a lui.
“Laaaaar”
Matthew si affrettò a consultare il Pokédex.
”Larvitar, Pokémon Peldisasso. Il Pokèdex non è aggiornato per dare ulteriori informazioni.”
“Ma come?” Esclamò Mat, dovendosi trattenere dal prendere a pugni quel maledetto aggeggio.
“Larvitar è un Pokémon originario di Johto. Tu non sei mai stato al laboratorio di Borgofoglianova, per questo il Pokédex non può darti informazioni a riguardo.”Spiegò Maky, mentre si avvicinava al piccolino per accarezzarlo.”Io ho preso il mio Tyranitar quando era già un Pupitar, ma credimi: sono Pokémon davvero eccezionali.”
Mat guardò il suo nuovo amico con un sorriso: era stato parecchio fortunato ad ottenere in quel modo un esemplare così raro. La stanchezza però si fece sentire in maniera prepotente e così decise di richiamarlo nella sfera e fare amicizia con lui quando sarebbe stato comodamente sdraiato su di un comodo letto. Ormai era quasi sera e quella giornata era stata particolarmente pesante; non desiderava altro che riposarsi un pochino.
Maky lo guardò stupita.
“Dove vai?” Chiese.
“A dormire in camera.” Rispose il ragazzino, con tono conclusivo. Aveva tante domande per la testa, ma in quel momento il suo corpo reclamava il bisogno di riposarsi.
 
                                                         ***
Quandò Maky – a sera tarda - tornò nella camera che aveva prenotato insieme a Mat al centro Pokémon di Pewter City, trovò Mat indaffarato a riempire d’acqua una grossa bacinella.
“Che stai facendo?” Gli domandò mentre buttava il grosso zaino da viaggio che aveva in spalla sul letto e si sedeva senza preoccuparsi di cadervi sopra a peso morto.
“Preparo una vasca per Magikarp.” Rispose il ragazzino, tutto soddisfatto.
“Ah …Magikarp?”
L’allenatrice si grattò la testa, confusa. Quand’è che Mat aveva preso un Magikarp?
“L’ho trovato in una pozza a Bosco Smeraldo.”Spiegò il principiante, mentre lo chiamava fuori dalla sfera e lo immergeva in acqua, prendendo a massaggiarlo. “Non so cosa ci facesse lì.”
Il Pokémon sembrava gradire particolarmente quel trattamento ed era già parecchio affezionato a Matthew, che dal suo canto non aspettava altro di vederlo evolversi in un potentissimo Gyarados.
“Forse qualcuno l’ha abbandonato.” Ipotizzò Maky.”Allenare un Magikarp non è cosa da tutti … bisogna avere molta pazienza …”
Matthew si accorse che parlando in quel modo lei stava cercando di metterlo in guardia, ma preferì ignorarla.
“Oltretutto questo esemplare è un maschio, ha i baffi gialli.”Continuò l’allenatrice esperta. “Hai idea di quanto possa essere aggressivo un maschio di Gyarados?”
Mat sbuffò infastidito. Lei poteva dire tutto quello che voleva, ma non si sarebbe arreso certo per così poco. Diede uno sguardo veloce ai suoi Pokémon: Charmander e Pidgeotto stavano guardando la luna dalla finestra spalancata, ma Larvitar non si era ancora mosso da quando era uscito dalla Pokéball. Probabilmente si sentiva a disagio.
“Hey Larvitar.” Lo chiamò Matthew, sorridendogli. “Non essere timido, mettiti a tuo agio.
Il piccolino annuì, ma non accennò a spostarsi dal letto di Mat e anzi, decise che era meglio nascondersi sotto il cuscino.
“I Larvitar sono Pokémon molto timidi … forse è meglio dargli tempo.”
Spiegò Maky. Matthew le diede ragione e, per qualche minuto, restarono in completo silenzio, senza dirsi nulla.
“Senti …” Chiese timidamente il ragazzino. L’allenatrice, in quella breve pausa, aveva rischiato di prendere sonno e gli rispose con voce impastata.
“Eh?”
“Come mai … una come te ha deciso di viaggiare con un novellino … come me?”
Maky si tirò a sedere, osservando il suo Houndoom che dormiva placidamente ai piedi del letto. Non sapeva se rivelare tutto a Mat fosse una cosa saggia, ma sentiva di non potergli mentire.
“La verità … è che è stato tuo padre a chiedermelo.” Ammise.
Matthew rimase a bocca aperta, completamente incapace di dire qualcosa a riguardo. Suo padre? Perché mai avrebbe dovuto chiederle una cosa del genere?
“Devi sapere che Ash, è stato uno degli allenatori che hanno maggiormente contribuito a far crollare il Team Rocket, parecchi anni fa, prima che tu nascessi.” Spiegò Maky.”Al seguito di una concentrazione particolarmente alta di furti  e di crimini di altro tipo, quali occupazioni di edifici e intimidazioni nelle regioni di Kanto e Johto, la polizia decise che era giunto il momento di finirla una volta per tutte e chiese l’aiuto di allenatori esperti. Ash … e anche tua madre, collaborarono attivamente al piano e il loro aiuto fu di vitale importanza.”
La ragazza si passò una mano tra i corti capelli neri, che stavano iniziando ad allungarsi.
“Ora, che da qualche tempo ha iniziato a circolare la voce, veritiera, da quel che abbiamo avuto modo di vedere, che il Team Rocket è rinato … tuo padre teme delle ripercussioni. Ha paura che ti prendano di mira.”
Trascorse qualche secondo, poi Maky riprese a parlare.
“E infatti, così è stato. Come hanno fatto a sapere in tempi così brevi che avevi un Pokémon particolarmente raro? Di sicuro ti tenevano d’occhio fin da prima.”
Matthew si alzò in piedi di scatto, cominciando a camminare avanti e indietro, mentre Charmander e gli altri Pokémon ascoltavano con attenzione.
Non sapeva se sentirsi preoccupato per essere sotto la costante minaccia di un’associazione criminale o semplicemente stupirsi per il comportamento di suo padre. Davvero si era preoccupato di lui fino al punto di assegnargli quella che era, a tutti gli effetti, una sottospecie di guardia del corpo?
“Quindi, tu sei venuta a Kanto per badare a me?” Chiese alla sua compagna di viaggio.
Lei rispose con un’alzata di spalle.
“Non proprio.”Precisò.”Io dovevo già venire a Kanto per le indagini … e quando tuo padre l’ha saputo … diciamo che mi ha chiesto un favore. Sapeva che tu saresti partito per il tuo viaggio e non voleva rischiare di metterti in pericolo a causa delle sue azioni passate.
“Ah … ho capito.”
Mat non seppe davvero che fare: cos’avrebbe dovuto dire a Maky? “Ringrazialo da parte mia” era una risposta alquanto assurda, quindi pensò di tenersela per sé.
“Non credevo che mio padre si sarebbe mai preoccupato di me.” Disse, lasciandosi scappare uno sguardo triste.
“Grazie di avermelo detto.”
Andò a prepararsi per la notte pensando che, forse, la cosa migliore da fare era dormirci sopra.
 
 
 

 
 
 
Ed eccomi gente con un capitolo molto … come dire: intenso nella parte finale. è un po’ lento rispetto agli altri, ma la mancanza di azione viene compensata dalle informazioni. Spero che le abbiate gradite e che vi siano servite a fare maggiore chiarezza nella storia.
Che ne dite di Larvitar come nuovo Pokémon?
Al prossimo capitolo con la prima sfida di Matthew in palestra!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La medaglia sasso ***


      LA MEDAGLIA SASSO

                                                                                     

Maky era andata a Monte Argento per stare un po’ sola insieme ai suoi Pokémon e concedersi qualche settimana di relax prima della partenza per Kanto, dove l’attendevano un nuovo viaggio e una nuova missione, ma mai avrebbe potuto immaginare di incontrare proprio la persona che era stata il suo maestro e che pi
ù ammirava. Quando si era trovata davanti agli occhi la figura di un uomo sui quarant’anni – dai capelli mori e spettinati nascosti sotto ad un cappellino, gli occhi dello stesso colore, alto e di corporatura snella – aveva creduto di aver preso un abbaglio. Poi aveva visto un Pikachu che trotterellava al suo fianco e a quel punto aveva capito di non essersi sbagliata. Era proprio Ash Ketchum.
L’aveva raggiunto e, dopo averlo salutato, non aveva resistito alla curiosità di chiedergli cosa ci facesse anche lui proprio lì.
“Mi alleno in attesa del prossimo torneo.” Aveva risposto il maestro di Pokémon, andando a sedersi all’ombra di un grosso albero e invitando Maky a fare altrettanto. Pikachu si era messo a sgranocchiare una mela e la loro conversazione era iniziata.
“Tu come mai qui?” Aveva domandato Ash.
“Fra qualche settimana dovrò partire per un viaggio a Kanto, e voglio riposarmi un po’ insieme ai miei Pokémon.”
L’uomo si era fatto subito più attento, a sentire quella risposta.
“Anche mio figlio partirà per il suo viaggio fra non molto.” Le aveva confessato, a bruciapelo.
“Posso chiederti un immenso piacere?”
Maky aveva annuito senza esitazione. Doveva saldare un enorme debito con Ash per quello che le aveva insegnato e se possibile avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarlo.
“Come sai … girano voci sulla rinascita di Team Rocket.” L’uomo si era portato una sfera Poké davanti al viso, iniziando a lucidarla con uno straccetto.
Maky aveva sentito dire che Ash un tempo era un tipo impulsivo e dotato di scarso autocontrollo; descrizione che strideva col suo modo di fare attuale. Forse qualcosa l’aveva fatto cambiare.
“Se per te non è un peso eccessivo … potresti trovarlo e viaggiare con lui per tenerlo d’occhio? Si chiama Matthew. è un bravo bambino, sono sicuro che non ti sarà d’intralcio.”
L’aveva guardata negli occhi, lasciandosi sfuggire un’espressione mista fra la tristezza e la malinconia, per poi aggiungere, già prevedendo una possibile risposta:“Io non credo di essere la persona piu adatta a farlo …”
 
 
 
 
Maky si destò da quei ricordi quando il suo stato di dormiveglia fu interrotto da Mat che, con frenesia, si preparava per uscire. Guardò la sveglia: erano le sette del mattino.
“Matthew, cos’è tutto questo baccano?” Domandò, con voce impastata.
Il ragazzino correva da una parte all’altra della stanza.
“Fra un’ora apre la palestra, devo essere pronto per la sfida!”
“Come pensi di affrontare l’Onix di Alice?”
Gli domandò l’allenatrice di Pokémon, tirandosi a sedersi e stropicciandosi gli occhi.
“Mi verrà in mente qual-“ Matthew s’interruppe a metà frase. “Come fai a sapere che la capo palestra si chiama Alice ed ha un Onix?” Le domandò, incredulo.
Maky frugò nello zaino che aveva lasciato ai piedi del letto e ne estrasse una piccola scatoletta. All’interno si trovavano talmente tante medaglie che Mat non riuscì a contarle, ma la ragazza ne prese una in particolare, mostrandogliela.
“L’ho vinta ieri mentre tu ti schiacciavi un pisolino.” Lo prese in giro.
Matthew s’indispettì a tal punto da metterle il muso. Possibile che fosse sempre così perfetta?
Per ripicca decise che era meglio tapparsi le orecchie e non ascoltare i suggerimenti che lei gli stava dando, tanto se la sarebbe cavata anche da solo.
 
                                                     ***
 
 
Mat spalancò l’enorme portone principale della palestra di tipo roccia, deciso a conquistare la medaglia. L’interno era buio, solo scarsamente illuminato da una luce fioca che proveniva dal lato sinistro dell’edificio.
“benvenuto nella palestra di tipo roccia di Pewter City.”Lo accolse la voce di una ragazza.”Io sono Alice, la capo palestra. Vuoi una sfida?”
La ragazza lanciò un’occhiata prima a Matthew, poi a Maky, incupendosi al ricordo della sconfitta della sera prima.
Era piu grande di Matthew, sembrava avere sui quattordici anni. Aveva il viso asciutto – come il resto del corpo – i capelli castano scuro, lunghissimi, le ricadevano sulle spalle e gli occhi erano talmente sottili da sembrare perennemente chiusi.
Mat si fece avanti, lanciandole uno sguardo di sfida.
“Sono Matthew Ketchum e vengo dalla città di Pallet!”
A quelle parole i lineamenti di Alice si fecero subito meno minacciosi.
“Ketchum?” Chiese, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso. “Ma allora sei il figlio dell’amico di mio padre!”
Si avvicinò con fare amichevole, stringendogli una mano. “è un piacere averti qui … arrivo subito è!”
La ragazza scomparve dietro l’entrata posteriore della palestra, per tornare dopo pochi minuti insieme ad un folto gruppetto di persone, per lo più di sesso maschile, che ad una prima occhiata sembravano tutte imparentate. Occhi sottili, capelli scuri, carnagione abbronzata.
Uno in particolare – piùsui cinquant’anni che sui quaranta – gli venne in contro, guidato da Alice.
“Eccolo papà, quello è Matthew!” Gli stava dicendo lei.
Mat e Maky erano come immobilizzati, incapaci di comprendere quello che stava succedendo intorno a loro. Si limitarono ad accettare con garbo, quando uno dei tanti membri della famiglia offrì loro un vassoio di succulenti pasticcini. Entrambi ne andavano matti ed iniziarono a rimpinzarsi a più non posso, dimenticandosi di ogni forma d’educazione.
“Piacere, io sono Brock.”
Lo salutò il padre di Alice, con un sorriso ampio, rivolgendosi poi anche a Maky.
Matthew ricordò improvvisamente. Non doveva avere piùdi tre o quattro anni quando l’aveva visto in visita a casa sua. A quel tempo lui era un bambino molto timido ed insicuro, ma con Brock era stata subito simpatia.
Gli sorrise di rimandò, non sapendo che dirgli di preciso.
“M- mi ricordò di lei … signore.” Borbottò, insicuro.
Brock si lasciò sfuggire una risata. “Sono venuto a trovarti quando eri molto piccino.”Gli disse.”è un piacere averti qui, d’altronde sei il figlio di uno dei più cari amici che io abbia mai avuto.”
Mat arrossì d’imbarazzo, sentendosi tremendamente a disagio per quella situazione. Brock dovette intuirlo e preferì non aggiungere nient’altro, ben sapendo dei problemi familiari che aveva dovuto affrontare quel ragazzino nel corso della sua crescita. Parlare di Ash con lui non era sicuramente la miglior cosa da fare.
“Immagino tu sia impaziente di disputare un incontro in questa palestra.” Gli disse quindi.”Io farò da arbitro:”Che la sfida abbia inizio!”
Gli indicò una X all’estremità del campo, invitandolo a posizionarsi lì.
“Non sottovalutare mia figlia.”Lo avvertì.
Alice andò a schierarsi dalla parte opposta e le due piattaforme si sollevarono dal terreno, portandoli in alto. Matthew si aggrappò saldamente alle sbarre in acciaio: soffriva di vertigini.
“Sono curioso di vedere cosa sai fare.” Lo provocò Alice, mentre prendeva la sua prima Pokéball.
“Sarà un incontro con due Pokémon a testa … sei pronto?”
Matthew annuì deciso, cercando di non far caso a tutti i membri della famiglia che si erano schierati sugli spalti per assistere all’incontro. Doveva concentrarsi sulla battaglia e non pensare ad altro.
Alice schierò in campo il suo primo Pokémon: “Vai, Geodude!”
Mat pensò bene alla scelta del Pokémon da usare per primo. Aveva tenuto Charmander nella sfera perché voleva utilizzarla come carta vincente evitando quindi di farla vedere all’avversario già dall’inizio del Match … ma la sua piccola amica sarebbe davvero stata in grado di sconfiggere un Onix? Forse era meglio tentare la sorte con Larvitar e mandare in campo il suo starter fin da subito. Seguì l’intuizione del momento.
“Charmander, scelgo te!”
“Chaaaaaaaaaaar”.
“Wow, un Charmander cromatico!” Si fece sfuggire Alice, per poi tornare a concentrarsi sulla battaglia.
“Geodude, attacco terrempesta!”
Una nuvola di polvere e sabbia si alzò sul ring roccioso. Mat non riusciva a vedere la sua Charmander nemmeno dall’alto, ma osservando meglio scorse la punta scoppiettante della sua coda.
“Prova a spazzare via la sabbia con un attacco braciere!” Le suggerì. Prima che il Pokémon avesse il tempo di attaccare però, il geodude nemico l’aveva già afferrata per le zampe anteriori.
“Vai col movimento sismico!”
Il Pokémon di roccia iniziò a far ruotare Charmander, preparandosi a scagliarla a tutta a forza contro un masso.
“Colpiscilo con un attacco braciere a piena potenza, Charmander!”
La lucertolina di fuoco si concentrò più che poteva, mentre la testa iniziava a girarle a causa del movimento sismico. Lanciò una fiammata in pieno volto a Geodude, con una tale potenza da costringerlo a mollare la presa. Quello non era il solito attacco braciere.
“Lanciafiamme.” Gracchiò la voce del Pokèdex, dalla tasca di Mat. “è una mossa di tipo fuoco molto potente.”
Ora che la tempesta di sabbia era scomparsa, i due rivali potevano fronteggiarsi a viso aperto.
“Geodude, vai con l’attacco azione!” Lo incitò Alice.
Matthew pensò che era il momento di usare l’asso nella manica di Charmander.
“Scagliati verso di lui e colpiscilo col ferrartigli!” Gli ordinò.
Charmander attaccò a tutta potenza, riuscendo ad assestare un duro colpo al Geodude nemico, che riportò seri danni, crollando a terra esausto. Si erano aggiudicati il primo match velocemente.
“Geodude non è in grado di combattere.” Sentenziò Brock.”La prima vittoria va allo sfidante!”
Sorprendentemente, Charmander crollò a terra prima che Matthew potesse richiamarla: forse non si era ancora totalmente ripresa dal giorno prima. Ora anche a Mat rimaneva solo un Pokémon. La sollevò con delicatezza, affidandola alle cure di Maky mentre lui si preparava a continuare la battaglia.
“Vai, è il tuo momento!” Alice schierò in campo un massiccio Onix.
“Larvitar, fatti valere!”
Quando il piccolo Pokémon entrò in campo, Matthew pensò di averlo scambiato con un altro esemplare identico. Tutta la timidezza della sera prima era sparita, per fare spazio a una grinta e  una determinazione d’acciaio.
Mat sorrise; sicuro di aver fatto la scelta giusta.
“Hai un Larvitar …”Commentò Alice, che non si era aspettata di vedere un Pokémon tipico di Johto nelle mani di un novellino.
Matthew parlò al piccolo Pokémon:”Larvitar, questo è il nostro primo incontro insieme. Fammi vedere di che pasta sei fatto!”
Il giovane allenatore si era studiato la sera prima gli attacchi a disposizione del suo nuovo amico e aveva tutta l’intenzione di sfruttarli al meglio.
La capo palestra non perse tempo.
“Onix, afferralo e stritolalo!”
“Larvitar, usa l’attacco fossa!” Ordinò prontamente Mat. Il Pokémon si lanciò in un salto, prima di scavarsi una galleria nel sottosuolo della palestra e scomparire dalla portata del nemico.
“Colpisci il terreno con la tua coda!” Fu la risposta di Alice.”E ora … attacco magnitudo!”
Tutto l’edificio venne scosso dalla potenza della mossa dell’Onix e Larvitar fu quello a risentirne maggiormente.
Matthew dovette aggrapparsi ai paletti in acciaio della piattaforma, per restare in piedi. Doveva trovare una soluzione immediatamente, o Larvitar avrebbe perso. Innanzitutto doveva uscire da lì.
“Larvitar, vieni fuori e vai con l’attacco stridio!”
Il piccolo Pokémon si lanciò allo scoperto, stordendo tutti con il suo urlo agghiacciante.
Onix ruggì dal fastidio.
Matthew si lasciò sfuggire un sorrisetto di soddisfazione. La sua strategia stava funzionando.
“Bene, ora terrempesta, poi nasconditi di nuovo sotto terra!”
Larvitar alzò una bufera di polvere e sabbia come aveva fatto prima il Geodude di Alice, e si apprestò a usare l’attacco fossa, ma fu colpito da un potente colpo di coda di Onix che lo scagliò contro un grosso masso.
In quel momento nessuno riusciva a vedere nulla, quindi era impossibile capire se il piccolo Pokémon fosse K.O.
“Larvitar, se sei ancora in piedi … stridio a massima potenza!”
I vetri della palestra si ruppero a causa dell’urlo potentissimo del Pokémon di tipo roccia terra.
“LAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR”
Larvitar continuò ad urlare senza fermarsi, esasperando il povero Onix che iniziò a dare colpi all’impazzata.
“Continua a urlare!” Lo incitò Matthew, mentre si tappava le orecchie con forza.
Alla fine fu il grosso Pokémon del capo palestra a soccombere, esasperato dalle urla di Larvitar.
“Onix non è in grado di combattere!” Annunciò Brock. “La vittoria va allo sfidante, Matthew Ketchum!”
Alice richiamò il suo Pokèmon ringraziandolo, e si avvicinò a Mat con aria un po’ cupa, mentre lui abbracciava Larvitar che era tornato ad essere timidissimo e apparentemente indifeso.
“Ti faccio i miei complimenti.” Gli disse, anche se le due sconfitte riportate nell’arco di nemmeno ventiquattro ore le bruciavano non poco.”Ti sei guadagnato la medaglia Sasso.”
Mat la presa fra le mani, osservandola con stupore. La sua prima medaglia, il suo primo passo per diventare un maestro di Pokémon.
“Non ce l’avrei mai fatta se non avessi avuto la fortuna di ricevere Larvitar.” Confessò.”è un Pokémon eccezionale.”
Brock si avvicinò a loro, appoggiando una mano sulla spalla della figlia.
“Avete disputato un ottimo incontro, dovete esserne fieri.” Poi si rivolse solo a Matthew.”Buona fortuna per il tuo viaggio, sono sicuro che diventerai un grande allenatore.”
Matthew sorrise, partendo verso la prossima tappa forte di quell’augurio.
 
 
 
 
 
 
Salve gente, capitolo un po’ piu lungo del solito.
Non mi sono soffermata molto su Brock perché sinceramente non avevo nulla di importante da fargli dire. Mi è sempre sembrato un tipo con un certo tatto e dubito che avrebbe tirato in ballo senza alcun pretesto discorsi su Ash davanti al povero Mat. E comunque informazioni sulla famiglia di Mat ne avrete fra non molto … potete immaginare dove, forse XD
Che altro dire: in questa palestra Mat ha vinto senza troppe difficoltà: ma la prossima sarà tutta d’un’altra pasta, non capita mica tutte le volte di avere in regalo un Pokémon xD
 
Sono contenta che i commenti siano stati un po’ di piu rispetto al solito, continuante così … e, come ultima cosa, guardate qua:
http://www.youtube.com/watch?v=XncRoNUxmLc
Non ho ancora capito se si tratta solo di uno special o proprio di una serie animata, nel secondo caso sono pronta ad esultare fino alla morte XD ho iniziato questa fic per sfogarmi, se ora mi  esce una serie animata degna di essere chiamata tale non posso che esserne stra felice!
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un Pokémon problematico ***


                  UN POKéMON PROBLEMATICO

                           



“Smettila di lagnarti e cammina, Mat.”
Maky e Mat erano in viaggio da ormai quattro giorni. Con la pioggia, la scalata del Monte Luna si era rivelata parecchio faticosa e il piùgiovane aveva dato segni di cedimento già dopo la prima sera di viaggio, lamentandosi di non poter dormire in un bel letto caldo. L’idea di non passare per la via breve, cioè la caverna dove avevano scovato Team Rocket, si era rivelata pessima: non solo non erano riusciti a vedere nessun Clefary, ma ci avevano impiegato anche il triplo del tempo. Matthew era quasi tentato di chiedere a Maky di farsi dare un passaggio dal suo Fearow; sarebbe stato davvero comodo.
“Ti prego, fermiamoci un pochino.” Supplicò il giovane allenatore, supportato da Charmander.
La ragazza gli lanciò un’occhiata indagatrice, lasciandosi sfuggire uno sbuffo di rassegnazione.
“Va bene … ma solo dieci minuti.”
Mancava solo qualche ora di cammino a Cerulean city, sprecare un’altra giornata le sembrava inutile.
Houndoom scattò in piedi di colpo, segnalando la presenza di qualcuno. Due donne identiche, tranne per il colore della magliette – una rosa e una  azzurra - sbucarono sul sentiero:  avevano i capelli di un biondo chiarissimo, ricci, e la carnagione particolarmente pallida.
“Siete due allenatori di Pokémon?” Domandarono, senza nemmeno presentarsi. Matthew e Maky annuirono contemporaneamente.
“Allora vi sfidiamo ad una lotta in doppio.”
Mat sembrò dimenticarsi di tutta la stanchezza di prima.
“Certo che accetto!” Rispose, mentre già si preparava a combattere.
Maky si stiracchiò: l’idea di combattere un pochino non le dispiaceva, almeno sarebbe stata utile per spezzare la monotonia della giornata. E poi voleva vedere come se la sarebbe cavata Mat, dopo la sua ultima brillante battaglia alla palestra di Pewter City. Era rimasta stupita dalle capacità sfoggiate dal ragazzino.
“Sarà una sfida due contro due, ognuno potrà scegliere un solo Pokémon a testa.” Spiegò una delle gemelle. “Per voi va bene?”
I due allenatori annuirono e l’incontro ebbe inizio.
Maky e Mat furono i primi a scegliere.
“Onix, vai!” Esclamò la ragazza, lanciando un’occhiata a Mat e domandandosi quale Pokémon avrebbe scelto.
Il ragazzino ci pensò un po’ su prima di mandare il suo Pokémon in campo, ma alla fine la sua scelta ricadde su Pidgeotto; l’unico in grado di schivare attacchi come magnitudo o terremoto.
Le due gemelle schierarono un Heetmonlee e un Hitmonchan.
“Onix, rafforzatore!”
Maky pensò che la prima cosa da fare fosse quella di aumentare la difese del suo Pokémon, vista la debolezza al tipo lotta. Pidgeotto era avvantaggiato, ma poco esperto per causare seriamente dei problemi ai due avversari. Il suo attacco raffica fece il solletico ai Pokémon nemici.
“Hitmonlee, Hitmonchan, togliamoci di mezzo quel moscerino.” Ordinarono le gemelle.
I due Pokémon si agganciarono lanciandosi in una capriola aerea, che servì a slanciare Hitmonchan contro il povero Pidgeotto ad una velocità inaudita.
“Hitmonchan, attacco tuono pugno!”
Mat si morse le labbra.
”Cerca di schivarlo, Pidgeotto!”
Tutto inutile: l’avversario era molto piùveloce ed esperto del Pokémon di Mat, che fu colpito in pieno dall’attacco superefficace, cadendo a terra esausto. Ora rimaneva l’Onix di Maky, ma lei non sembrava per nulla preoccupata. Aveva saggiamente sfruttato quell’occasione per rafforzare ancora di piùla difesa di Onix e velocizzarlo con l’attacco lucidatura. Ora il corpo di pietra del grosso Pokémon risplendeva sotto la luce del sole.
“Hitmonlee, Hitmonchan, chiudiamo subito il match con un attacco stramontante!”
Matthew osservò cupo la scena, scoraggiato da quella sconfitta così veloce e assoluto.  Rimase a bocca aperta quando Onix schivò l’attacco dei due avversari con una velocità impressionante, per poi sparire nel sottosuolo, aprendo una grossa voragine nel terreno.
“Onix! Vieni fuori e stritolali!” Ordinò Maky, senza perdere tempo.
Il grosso Pokémon di roccia rispose al comando dell’allenatrice con un ruggito che fece tremare il suolo, per poi uscire nuovamente allo scoperto.
“OOOOOOO”
Afferrò i due Pokémon di tipo lotta con la coda, intrappolandoli nella sua morsa letale. La vittoria andava a Maky.
Mat era a dir poco scioccato. Sapeva quanto fosse forte la sua amica, ma non l’aveva mai vista combattere in una vera e propria lotta, e quello scontro l’aveva lasciato a bocca aperta. Certo, era anche merito della forza notevole di quell’Onix –  chi si sarebbe aspettato tanta grinta da una creatura così placida – ma Maky aveva saputo sfruttare le capacità del suo Pokémon al meglio.
Le gemelle richiamarono Hitmonlee e Hitmonchan, avvicinandosi a loro per congratularsi dell’incontro.
“Tu sei l’allenatore di Pokémon che stavamo cercando.”Dissero, rivolgendosi a Maky.
“Noi siamo Mary e Annah.” Spiegò la gemella dalla maglietta rosa.”Gestiamo un rifugio per Pokémon problematici, che richiedono di essere curati da persone con esperienza.”
La compagna di viaggio di Mat capì subito dove volevano arrivare le due ragazze.
“Quindi ci avete proposto questo incontro per testare le nostre capacità.”
Mary annuì, passandosi una mano fra i capelli. “Al rifugio abbiamo un Pokémon molto problematico, che avrebbe bisogno di viaggiare, stiamo cercando qualcuno per lui.”
Maky sembrò molto interessata, se si trattava di nuovi elementi da inserire all’interno del team, lei era sempre disponibile; docili o non docili che fossero.
“Vorresti venire a conoscerlo?” Domandò l’altra gemella, speranzosa.
Mat intanto si era messo in disparte, indispettito di essere ignorato in quel modo. Nonostante il pessimo umore, seguì Maky quando lei lo invitò a farlo, diretta al rifugio di Pokémon.
 
 
                                                                          ***
 
 
Matthew non aveva mai avuto paura dei Pokémon, ma quando passò davanti alla gabbia di un grosso e furioso Venusaur dovette seriamente sforzarsi per non indietreggiare.
“Siamo costrette a tenerlo chiuso lì dentro perché è molto distruttivo.” Spiegò una delle gemelle, Mary, quella con la maglietta rosa, lasciandosi sfuggire uno sguardo triste. “è stato attaccato e ferito gravemente da un gruppo di malviventi.”
“Noi l’abbiamo curato e rimesso in sesto.”Aggiunse Annah.” Ma poco dopo è diventato aggressivo e pericoloso, e ora non c’è modo di farlo ragionare.”
Il rifugio per Pokèmon copriva una vasta aerea in una pianura nascosta dagli alberi. Vi erano un laghetto, una zona verde e una rocciosa, adatte a ospitare diverse tipologie di Pokémon. Quelli mansueti e non pericolosi erano liberi di andare dove volevano, mentre gli altri erano rinchiusi in gabbie di piccole o grosse dimensioni o in recinti. Le due gemelle sembravano essere molto dispiaciute di doverli tenere in quel modo.
Charmander si fece piu vicina a Mat, un po’ intimorita da quell’ambiente, mentre Houndoom si era portato alla testa del gruppo con fare dignitoso: camminava guardando dritto davanti a sé, senza farsi intimorire dalle provocazioni dei Pokémon  più aggressivi.
Le gemelli li condussero in un’area isolata, dove un piccolo Pokémon se ne stava rannicchiato all’ombra di un grosso salice, in completa solitudine.
“Questa femminuccia di Eevee ha perso da poco il suo allenatore.”Spiegò Mary.”è qui da qualche mese, ma non c’è stato alcun miglioramento, si limita a subire qualsiasi decisione presa da altri.”
Eevee si rannicchiò su se stessa, osservandoli.
“Per un Pokémon, perdere il proprio allenatore è una sofferenza tremenda. Alcuni non riescono a farcela.”
Anna le si avvicinò, accarezzandole piano la testa.
“Quando ti ho vista combattere, ho capito che forse tu potresti fare qualcosa per questa piccolina.” Aggiunse, guardando Maky negli occhi.
“Voi due viaggiate insieme?” Domandò. Matthew annuì con un movimento del capo.
“Si vede davvero che amate i Pokémon, vorrei che Eevee vi seguisse.
Maky si chinò davanti alla piccolina, osservandola con attenzione. Dietro l’apparente apatia degli occhi di quel Pokémon, le parve di scorgere una forza interiore eccezionale. Le era già capitato di vedere creature in quelle condizioni, e ormai ad una prima occhiata riusciva a intuire quale sarebbe stato il loro destino. Per alcuni Pokémon non c’era nulla da fare, ma quell’Eevee era sicuramente pronto a ricominciare una nuova vita. Aveva solo bisogno di nuovi stimoli. Non era sicura di poter essere la persona migliore per lei, ma almeno voleva provarci.
“Ok. Porterò volentieri questo Pokémon con me.”
Le due gemelle si guardarono con un largo sorriso sul volto.
“Non sappiamo come ringraziarti, davvero.”
Matthew si lasciò sfuggire un sospiro. Avrebbe voluto lui quell’Eevee, ma in cuor suo sapeva di non essere ancora all’altezza di un Pokémon dal simile passato. Se voleva diventare forte come Maky, doveva imparare a conoscere innanzitutto i propri limiti, comportarsi da bambino viziato e mettere il muso non gli sarebbe servito a niente.
Quando ripresero il cammino, fu ben attento a non lamentarsi neanche una volta della fatica.
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo poco emozionante, me ne rendo conto, ma d’altra parte era necessario per aggiungere questo nuovo elemento in squadra. Comunque non vi preoccupate, aggiornerò domani … tra l’altro il prossimo è un capitolo molto importante, in cui si avranno maggiori informazioni su Misty. Vi aspetto, fatevi sentire, è un ordine X°D 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Zie, cugine e cugini ***


                            ZIE, CUGINI E CUGINE

                                    


Matthew e Maky erano arrivati a Cerulean City nel pomeriggio e, dopo aver fatto riposare i loro Pokémon, avevano deciso di andare subito alla palestra.

In quel momento Mat stava aspettando la compagna di viaggio – che aveva fatto un salto al Pokémon Market –  seduto su di una panchina, e decise di approfittarne per chiamare il Prof. Gary Oak: prese il Pokédex, che ora fungeva anche da videotelefono, e compose il numero del laboratorio di Pallet.
“Heilà, Matthew!” Lo salutò lo studioso di Pokémon, intento a farsi del tè.
“La disturbo, professore?”Chiese cortesemente il ragazzino.
“No no, anzi.” Gary sorseggiò un po’ della bevanda che aveva appena finito di preparare.”Sono nel bel mezzo della mia pausa pomeridiana, quindi ho tutto il tempo che vuoi.”
Appoggiò la tazza sulla scrivania, raddrizzando la videocamera.
“Allora, raccontami che progressi hai fatto!”
Matthew frugò nello zaino, mostrando poi tutto soddisfatto la medaglia sasso al professore.
“Guardi qui! L’ho vinta con le mie mani!”
“Oh molto bene …”Gary si passò una mano fra i capelli. ”Sai, mia figlia Lily ha da poco preso anche la medaglia Cascata, e ora è diretta a Vermilion City.”
Matthew si morse le labbra.
“Davvero?”
Oak annuì con un cenno della testa, tornando a sorseggiare il suo tè. ”Ha anche già catturato ben quindici Pokémon!”
Mat diventò verde dall’invidia. Possibile che Lily fosse sempre così avanti? Era tutta apparenza, si disse.
“Io ne ho pochi ma buoni.” Provò a giustificarsi, mentre Charmander si faceva spazio per guardare nello schermo del Pokédex.
“Oh, il mio Charmander!” Esclamò Gary, alla vista del Pokémon.”Devo ammettere che è in ottima forma, complimenti ragazzo!”
“Sa professore … ho avuto uno spiacevole imprevisto.” Raccontò Matthew, rabbuiandosi un poco.
“Uno del Team Rocket aveva rapito Charmander.”
Gary si fece subito più serio:”Il Team Rocket dovrebbe essere sparito ormai da anni.” Affermò, scuro in volto.
“Mi creda professore, erano loro”Ribatté il giovane allenatore. “Abbiamo trovato un rifugio proprio sotto al Monte Luna, non ha sentito la notizia?”
“In questi giorni sono molto occupato con una ricerca, quindi non sto seguendo la TV.”Spiegò Gary, gesticolando.”Comunque, abbiamo chi? Non stai viaggiando da solo? E come hai fatto a recuperare Charmander?”
Proprio in quel momento Maky comparve alle spalle di Mat.
“Sono io la sua compagna di viaggio, professore.”
Gary ridusse gli occhi a due fessure, nello sforzo di osservarla.
“Tu sei la ragazza che due anni fa ha combattuto contro Ash dopo aver vinto il torneo di Johto.”
Affermò l’uomo.
Maky si fece sfuggire un sorriso.”Complimenti professore, ha una memoria d’acciaio.” Poi tese la mano verso lo schermo del Pokédex in un gesto immaginario.
“Comunque piacere, io sono Maky Rainblack.”
“E così sei tu che l’hai aiutato?”Continuò a domandare Gary. “Mat è stato fortunato a incontrarti.”
La ragazza si grattò la testa, in imbarazzo, ma prima che potesse aggiungere altro Oak le fece un’altra domanda.
“è vero che Team Rocket è tornato?”
Maky annuì cupamente.”Sì, glielo posso assicurare.”
Matthew s’indispettì per quella scarsa dimostrazione di fiducia, ma non ebbe il tempo di protestare.
“Oh, maledizione!”Esclamò Gary.”Quel maledetto Snorlax sta di nuovo svuotando la mia dispensa, ciao ciao ragazzi!”
Lo schermo del Pokédex si fece nero di colpo, indicando che la chiamata era terminata.
“Allora, andiamo a prenderci la medaglia Cascata?” Lo incitò Maky.
Matthew annuì, preparandosi psicologicamente ad affrontare suo cugino, che da poco era diventato capo palestra.
 
                                                           



La palestra di Cerulean City si distingueva per la grossa figura di un Dewgong che si stagliava sull’edificio. All’ingresso erano appesi diversi manifesti riguardanti gli spettacoli acquatici che si sarebbero tenuti nei giorni seguenti.
“Wow, non sarebbe male vederne uno!” Esclamò Maky, entusiasta.
“Già … “ Commentò Matthew, acido. ”Proprio una bellezza.”
Da piccolo aveva sempre amato quelle esibizioni, ma da quando anche suo cugino, l’unico figlio delle zie di Mat, aveva iniziato a prenderne parte come una della star assolute, non le aveva più potute sopportare.
Entrò nell’edificio senza farsi troppi problemi, mentre Maky lo seguiva osservando con curiosità ogni particolare. Alla biglietteria furono accolti da una raggiante donna di mezz’età dai lunghi capelli biondi – evidentemente tinti – e i grandi occhi verdi.
“Matthew, caro, è da così tanto tempo che non ti vedo!”
Mat ebbe appena il tempo di ripararsi con le braccia, che si ritrovò stretto contro il seno della zia.
“Sono così contenta che tu abbia approfittato del tuo viaggio per fare un salto dalle tue care zie!”
Il ragazzino rispose con un sorrisetto sghembo, preferendo non puntualizzare che era passato di lì piùper la medaglia che per altro.
“Zia Daisy, io vorr-“
“E questa ragazza chi è?” Esclamò la donna, guardando Maky.”Mat, è un po’ troppo grandina per te, sai?”
L’allenatrice arrossì di disappunto, lanciando uno sguardo al compagno di viaggio con la pretesa di chiarire la questione.
“N- no zia, hai frainteso.” Cercò di spiegare lui.”Lei è sola una mia compagna di viaggio.”
Quella rispose con una risatina, mentre tornava dietro al bancone della biglietteria e si accingeva a parlare al microfono.
“Il personale della palestra è pregato di recarsi nella hall!”
Le spalle di Matthew ebbero un tremolio. Le sue tre zie Daisy, Violet e Lily – ogni volta quel nome lo rimandava inevitabilmente ad un’altra ed irritante Lily – avevano rispettivamente un figlio maschio, due figlie piùpiccole di Mat di qualche anno e altre quattro figlie, piùgrandi di tre anni. Per un totale di sette cugini che lo avrebbero assalito in massa entro pochi minuti.
Mat non ebbe nemmeno la forza di salvare Charmandar e Maky dalle grinfie della zia Daisy, che ora si era concentrata su di loro.
Il ragazzino sentì fin da lontano il rumore dei passi del vero e proprio branco di parenti che stava per arrivare e fu quasi tentato di scappare. Prima che quel pensiero potesse avere la forza di tentarlo, però, si trovò stretto fra le braccia adoranti delle sue cugine maggiori, mentre le altre due schiamazzavano intorno a loro.
“Oh Matthew, sei qui!”Gridarono quelle in coro, stordendolo.
Tutte loro lo adoravano, anche se il ragazzino era di tutt’altra opinione. Non poteva dire di detestarle, ma odiava essere stritolato in quel modo ogni volta che le vedeva.
Quando le varie cugine ebbero finito di strapazzarlo a dovere, toccò alle altre due zie, Lily e Violet.
“Ti sei fatto davvero grande.” Esclamò quest’ultima, mentre lo guardava negli occhi. Mat fu grato a Daisy che attirò l’attenzione di tutti battendo le mani per farsi sentire.
“Suvvia ragazze, non siamo scortesi.” Esclamò la donna bionda.”Qui c’è anche un’altra persona, la compagna di viaggio del nostro caro nipote e cugino; è buona educazione presentarsi.”
Charmander approfittò di quell’occasione per scappare e rifugiarsi al fianco di Matthew.
Tutte le ragazze si schierarono in fila, iniziando a presentarsi a Maky.
“Io ho cinque anni e mi chiamo Marion.”Disse la piùpiccolina, una bimba lentigginosa dai capelli biondi tenuti in due codini che le davano un’aria da monella.
“E io sono sua sorella, Laila.”Aggiunse un’altra, che aveva dei lunghi capelli blu e gli occhi castani come la madre. Loro erano le figlie di Violet.
Poi fu il turno delle cugine grandi.
“Noi siamo Emily, Rosy, Miriam e Luna.” Disse a nome di tutte, la maggiore, Emily, per l’appunto. Avevano tutte un anno di differenza, partendo dalla più grandeandavano dai venti ai diciassette anni. Emily e Rosy assomigliavano in modo impressionante a Lily, mentre Miriam e Luna avevano i capelli mori ed erano le uniche ad essere ricce in famiglia.
Maky sembrò sfinita da quelle presentazioni, tanto che inizialmente non ebbe nemmeno la forza di ribattere.
La “ciliegina sulla torta” arrivò alla fine, Mat lo capì dalla cadenza dei passi che rimbombavano in fondo al corridoio, ancora prima di sentirlo parlare.
“E io sono Leon, l’ultimo dei cugini sensazionali: piacere.
Era un ragazzo sui quindici anni, innegabilmente di bell’aspetto. Il suo fisico era modellato da anni di nuoto e spettacoli acquatici e, essendo abituato ad esibirsi fin da piccolo, aveva un portamento fiero e composto. Secondo Mat solo tremendamente altezzoso.
I suoi occhi sottili erano dello stesso colore di quelli del cugino – verde acqua – e i capelli rosso fuoco erano legati in una coda. Aveva un neo vicino all’occhio sinistro, proprio come quello di Daisy, sua madre.
“Sono contento di vederti, Mat.” Disse, sorridendo.
Lui s’imbronciò subito, rispondendo con un brontolio cupo. In verità, anche se lo trovava dannatamente insopportabile sotto alcuni aspetti, gli era particolarmente legato, ma ovviamente non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Leon si avvicinò al cuginetto, osservando prima Charmander e poi Maky.
“E questa bella ragazza chi è?” Domandò, sicuro di aver già fatto colpo.
L’allenatrice non si fece impressionare.
“Hey, bello.” Gli rispose a tono. ”Guarda che io avrò a occhio e croce almeno tre o quattro anni in piùdi te, quindi vedi di non fare il galletto.”
Mat adorò la sua compagna di viaggio per il modo in cui aveva smontato Leon, facendogli perdere per un attimo la solita aria da vanitoso che si portava dietro.
“Immagino che tu sia qui per la medaglia Cascata. ”Continuò il ragazzo, ignorando Maky e facendo un occhiolino a Mat.”In tal caso, vieni caro cugino.”
Maky fece per aggiungere che anche lei voleva sfidare il capo palestra ma, prima che ne avesse il tempo, fu trascinata via dalle zie di Matthew, che la stavano invitando a raggiungere le tribune della palestra per assistere all’incontro.
Guardò i due ragazzi che si allontanavano, sospirando di rassegnazione.
 
 
 
 
 






 
Salve gente … avevo detto che in questo capitolo si sarebbe saputo qualcosa su Misty ma le presentazioni mi hanno preso piu spazio del previsto. Comunque non temete, nel prossimo sentirete sicuramente parlare di lei, su questo non ho dubbi.
Vorrei ricevere altri commenti, ma non so piu come chiederlo a chi legge  =_=
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Un triste passato ***


                       UN TRISTE PASSATO

                           



“Allora, cugino, sei pronto?”
Mat e Leon stavano ai due lati opposti del ring in cui si sarebbe svolta la sfida, costituito da una grande piscina nella quale galleggiavano delle piattaforme rettangolari.
“Propongo un incontro con due Pokémon a testa.”
Continuò il ragazzo dai capelli rossi.
Dalle tribune, Maky scattò in piedi, attirando l’attenzione di tutti.
“Hey, aspetta.”Urlò, per farsi sentire.”Guarda che anch’ io sono qui per sfidarti!”
Leon alzò il sopracciglio destro, stupito.
“Se vuoi combattere oggi, allora dovrete accontentarvi entrambi di una sfida uno contro uno.”
Mat annuì senza farsi troppi problemi: anzi, la cosa poteva giocare a suo favore, visto che non aveva molti Pokémon con cui contrastare il tipo acqua. Sapeva già che, indipendentemente dalla scelta di suo cugino, avrebbe schierato Pidgeotto.
Intanto, sulle tribune, Daisy, la maggiore fra le tre zie di Matthew, si avvicinò a Maky, sorridendole. La ragazza notò subito che c’era qualcosa di diverso nel suo modo di fare, ma non riuscì a immaginare quale fosse il problema.
“Come mai una ragazza come te viaggia con un bimbo come Matthew?” Domandò la donna, senza malizia.
Maky rimase spiazzata da quella domanda, non sapendo se mentirle spudoratamente o, piuttosto, dirle la verità.
“Immagino sia una domanda che non avrei dovuto farti.”
Continuò Daisy, voltandosi verso la piscina dove i due sfidanti si stavano studiando, prima dell’inizio della sfida.
L’allenatrice di Pokémon si grattò una guancia, imbarazzata. Capì subito che Daisy aveva già intuito che c’era qualcosa dietro, così non perse tempo ad arrampicarsi sugli specchi.
“Me l’ha chiesto suo padre.”Confessò.
La zia di Matthew restò inizialmente spiazzata, per poi diventare talmente pallida da far credere a Maky che stesse male. Si alzò di scatto, chiamando con foga le due sorelle, Lily e Violet.
“Ragazze, questa è una notizia da gambe molli!”Esclamò, mentre si sedeva. Abbassò il tono di voce per non farsi sentire in tutta la palestra, mentre le due sorelle si chinavano accanto a lei, curiose.
“Sapete chi ha chiesto a questa ragazza di viaggiare con il nostro caro nipotino?”
Lily e Violet si guardarono confuse e sbiancarono anche loro quando Daisy esclamò:”Suo padre!”
La zia dai capelli blu afferrò Maky per le spalle, guardandola come se fosse un fantasma.
“Davvero è stato Ash a chiedertelo?” Domandò, con gli occhi che rischiavano di uscirle dalle orbite.
L’allenatrice di Pokémon annuì debolmente, non sapendo se prendere quella reazione in modo positivo.
“Non ci posso credere, quel codardo ha pensato a suo figlio una buona volta.” Esclamò Lily, mentre si rigirava furiosamente una ciocca di capelli fra le dita.
“Oh Lily, non dire così … sai che Ash non è mai stato-“
“è solo uno smidollato!” La minore delle due sorelle scattò in piedi, attirando l’attenzione di tutta la palestra.
“Fa piano!”La ammonì Violet, mentre cercava di distogliere l’attenzione degli altri.
Intanto lo scontro fra Mat e Leon era iniziato.
“Vai, Squirtle!”
Matthew lanciò un’occhiata furiosa al cugino, domandandosi come avesse fatto ad ottenere uno degli starter senza essere partito per un viaggio da allenatore di Pokémon.
“Pokémon di classe per allenatori di classe.” Affermò Leon, con una sfumatura d’ironia nella voce che il piùpiccolo non riuscì a cogliere.
“Pidgeotto, scelgo te!”
Il primo Pokémon catturato da Mat era al massimo della forma.
“Hai fatto una scelta saggia.” Commentò il cugino.”Ma questo non ti servirà a vincere il match!”
Leon si passò una mano fra i capelli, preparandosi ad attaccare.
“Squirtle, colpisci quel Pidgeotto con un bollaraggio!”
Maky osservò il Pokémon di Mat che schivava gli attacchi di quello del capo palestra servendosi della sua agilità, mentre le zie del ragazzino continuavano a parlare fra loro.
“Oh Lily, Ash ha sicuramente sbagliato con Matthew e sai che anch’io lo condanno per questo. Ti prego però, di non giudicarlo così male … la morte della nostra cara sorella è stata una ferita da cui non si è mai ripreso del tutto.”
La minore delle tre sbuffò rassegnata. “Questo te lo concedo, ma non è l’unico che ha sofferto tantissimo … e, come padre, avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità.”
Daisy si rigirò una ciocca di capelli fra le dita, tornando a parlare alla compagna di viaggio di Mat, con aria triste.
“Ti prego di essere paziente con il mio nipotino.” Le disse, mentre tornava a sedersi accanto a lei. ”Probabilmente viaggiando con lui scoprirai anche i lati piùcocciuti ed irritanti del suo carattere, ma ti prego di non giudicarlo male.”
La donna sospirò, osservando i Pokémon del figlio e del nipote che combattevano senza tregua.
Erano piombati in una situazione di stallo; Squirtle si era tuffato in acqua e cercava di prendere Pidgeotto con uno dei suoi attacchi, ma d’altro canto il Pokémon di tipo volante schivava facilmente servendosi di quel vantaggio.
“Forse lo saprai già, ma la mamma di Matthew è morta quando lui aveva solo due anni.”
Maky annuì debolmente, sapendo che avevano appena toccato un argomento particolarmente delicato.
“Per … quale motivo?” Si sbilanciò a chiedere.
Daisy si lasciò sfuggire un sospiro triste, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.
“La mia cara sorella aspettava un altro bambino – una femmina per la precisione – ma ebbe …” La donna si fece coraggio, per trovare la forza di continuare il racconto. “Ebbe delle complicanze serie durante il parto, e morì prima di darla alla luce.”
Maky rimase letteralmente senza parole, incapace di commentare la cosa in qualche modo. La morte di una persona – ancora giovane e con una vita davanti, per di più– era in sé una cosa orribile, ma quelle circostanze la rendevano ancora piùtragica.
“Io … mi dispiace davvero tanto.”Mormorò, sincera. Istintivamente fissò Matthew che si stava impegnando con tutto se stesso nella lotta e provò una profonda tenerezza nei suoi confronti.
“Come mai Ash ti ha chiesto di badare a suo figlio?”Domandò Lily, mentre si avvicinava alla sorella e le porgeva un fazzoletto.”E soprattutto,  perché non si è deciso a farlo in prima persona, una buona volta?”
“A quest’ultima domanda non so rispondere.” Disse onestamente Maky.” Ma posso dirti che Ash mi ha chiesto di badare a Matthew perché temeva fosse preso di mira da Team Rocket.”
Le tre sorelle si fecero cupe.
“In effetti abbiamo avuto problemi … poco prima del nostro arrivo a Pewter city, uno di quei criminali aveva rapito il Charmander di Mat.”
Le tre sorelle si portarono una mano davanti alla bocca, scioccate da quella notizia.
“E perché Ash avrebbe chiesto aiuto proprio a te?”Domandò sempre Lily.
Maky cercò di rispondere senza sembrare altezzosa.
“Forse perché faccio parte del dipartimento speciale della polizia Pokémon che riguarda le associazioni criminali.”
“Visto Lily?”Bisbigliò Daisy, a bassa voce.”Ash non è poi così male …”
Una forte folata di vento interruppe la loro conversazione. Dopo i primi minuti di riscaldamento, l’incontro fra Matthew e Leon si stava facendo sempre piùviolento.
“Pidgeotto … scatena un tornado con il tuo attacco turbine!”
Il Pokémon fece ricorso a tutta la forza che gli era rimasta, nel tentativo di non deludere l’allenatore a cui era tanto affezionato.
“Pi giò giò giò giò giò!”
Le sue ali cominciarono a scatenare un vento impressionante, che costrinse gli allenatori a tenersi saldi alle piattaforme galleggianti per non rischiare di cadere in acqua a causa delle onde che si stavano alzando nella piscina.
Un tornado d’aria sollevato dalla forza del Pokémon investì l’acqua, scatenando un vortice che costrinse Squirtle a uscire dal suo sicuro rifugio subacqueo.
“Squirtle, ritirata!” Fece in tempo ad ordinare Leon, prima che il suo Pokémon fosse colpito dalla furia di quell’attacco.
Maky si lasciò sfuggire un sorriso di soddisfazione, pensando ai progressi che aveva fatto Mat. Era rimasta stupita alla palestra di Pewter City, ma ora il ragazzino stava dando il meglio di sé.
Quando la furia scatenata dall’attacco turbine dei Pokémon si placò, tutta la palestra era sicura che la vittoria fosse dello sfidante.
Squirtle era a bordo vasca, ancora nel suo guscio, ma dopo esserne uscito si rimise in piedi, anche se dolorante.
Mat rimase spiazzato, facendosi prendere dalla collera.
“Pidgeotto, ti avevo detto di usare tutta la tua forza!” Gridò, sfogandosi sul Pokémon che dal canto suo, lo guardò costernato.
“Vai Squirtle, colpiscilo con il getto d’acqua!”
Pidgeotto era troppo stanco per schivare l’attacco e fu colpito in pieno. Le sorti dell’incontro si erano ribaltate in poco tempo, decretando la vittoria del capo palestra.
Matthew richiamò il suo Pokémon senza aggiungere altro e abbassò la testa per non farsi vedere. Quella sconfitta gli bruciava in modo particolare e Cerulean City – con la vagonata di pensieri negativi che gli scatenava – non lo rendeva proprio dell’umore giusto per accettarla in modo adeguato.
Leon lo raggiunse per stringergli la mano, ma Mat lo respinse con un gesto brusco, voltandogli le spalle.
Charmander, da bordo vasca, si avvicinò al suo allenatore, stupita da quel comportamento.
“Lasciami stare anche tu!” La rimproverò Matthew, a denti stretti. La lucertolina di fuoco si dispiacque molto per quella risposta brusca.
Leon aveva perso i modi altezzosi che lo contraddistinguevano di solito e quando posò la propria mano sulla spalla del cugino, lo fece col reale intento di provare a confortarlo.
“è stato un incontro grandioso Mat, sono sicur-“
Il ragazzino si voltò e corse via prima che l’altro potesse finire la frase.
“Oh, Mat, torna qui!” Esclamò Daisy, alzandosi dalle tribune.
Maky saltò giùcon un gesto agile, decisa a non farsi scappare Matthew.
“Vado io!” Spiegò rivolta allo schieramento di parenti. ”Forse parlare con qualcuno esterno alla famiglia potrà essergli utile.”
Senza lasciare che gli altri potessero commentare, si lanciò all’inseguimento del ragazzino.
“Charmander, seguimi!”
“Char!” Il Pokémon di Mat non se lo fece ripete due volte, deciso a capire cosa fosse capitato al suo allenatore.
“Che siano questi i brutti lati del carattere di Mat?” Si chiese Maky, mentre correva per raggiungerlo. Quando aveva conosciuto Ash, non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe trovata coinvolta fino a quel punto nelle sue vicende familiari. In ogni caso non aveva intenzione di fare nessun passo indietro. Ormai si stava affezionando a Matthew come ad un fratellino, e non si sarebbe di certo lasciata spaventare dalla scenata di un bambino dal triste passato che ancora non aveva imparato del tutto ad accettare le sconfitte e forse aveva solo bisogno di un po’ di comprensione.
 
 
 

 
 
 
 
Ed ecco finalmente la tanto attesa verità su Misty. Magari un giorno potrei decidere di approfondire ulteriormente la cosa tramite un flashback, ma ovviamente prima di arrivare a questo punto ci vorrà ancora parecchio tempo.
Riguardo al comportamento di Mat in questo capitolo: fin’ora vi avevo mostrato solo i lati positivi del suo carattere, prima o poi dovevo parlare anche dei suoi difetti.
Ho deciso di non soffermarmi particolarmente sulla descrizione dello scontro perché come potete intuire presto ce ne sarà un altro XD sempre per la medaglia Cascata.
Mi aspetto di sentirvi numerosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La centrale elettrica ***


                        LA CENTRALE ELETTRICA


                          


Matthew non smise di correre fino a quando il respiro gli diventò così affannoso da costringerlo a fermarsi. Andò a sedersi su una panchina, osservando il cielo, tinto dai colori del tramonto.

Non voleva ammettere di aver perso proprio quando era ad un passo dalla vittoria, non poteva permettersi di essere debole. Lui doveva vincere a tutti i costi ogni sfida, invece era già la seconda che perdeva nel giro di una giornata: quel mattino contro le gemelle del rifugio e ora, con suo cugino.
Come avrebbe fatto a sconfiggere suo padre? Come gli avrebbe dimostrato di essere migliore di lui? Non ce l’avrebbe mai fatta, continuando ad essere così debole. Doveva diventare forte. Molto forte. E sconfiggere chiunque.  Dimostrare a tutti che ce la poteva fare.
Tirò un pugno alla panchina dandosi dello stupido. Che stava dicendo? Perché si stava comportando come un moccioso di quattro anni?
La verità era che stare a Cerulean City lo rendeva tremendamente triste. Troppi pensieri iniziavano a vorticargli per la testa, troppi interrogativi legati a sua madre.
Perché doveva essere andata così? Perché Misty era morta?
Ogni tanto gli piaceva immaginare come sarebbero andate le cose se il destino non fosse stato così crudele. Anche lui avrebbe avuto una famiglia normale? Una famiglia dove c’è sempre una mamma a prepararti le cose buone e a consolarti quando sei triste, un papà che ti difende e che ti protegge. E magari – sì, magari – anche una sorellina con cui giocare.
Delia ci aveva provato a fargli da famiglia, ma era pur sempre sua nonna e come tale non poteva ricoprire certi ruoli.
Così immerso nei suoi pensieri, Mat si accorse dell’arrivo di qualcuno solo quando gli passò davanti un grosso Pokémon nero dalle lunghe corna ricurve. Houndoom.
Alzò lo sguardo e in lontananza vide le figure di Maky e Charmander. Si ritrasse istintivamente, nascondendo il viso sotto il cappellino. Che figuraccia che aveva fatto comportandosi in quel modo davanti a tutti. Davanti a loro.
“Mat, hai intenzione di stare lì per tutta la sera?” Domandò Maky, sedendosi vicina a lui. Il ragazzino fece di no con la testa, troppo orgoglioso per alzare lo sguardo e tentare di chiedere scusa.
Quando sentì che Charmander gli afferrava una manica, però, non ce la fece più a restare fermo in quel modo.
“Scusate!” Urlò, di scatto. “Io … io non avrei voluto reagire così, solo che … ci tengo così tanto a vincere.”
Maky sospirò, schiacciandogli il cappellino in testa con fare scherzoso.
“Perché?”Gli domandò.
“Voglio dimostrare a mio padre di essere migliore di lui.”
La ragazza guardò Mat per un po’ senza dire nulla, poi appoggiò una mano sulla testa del suo Pokémon di tipo fuoco/buio.
“E pensi che pretendere troppo dai tuoi Pokémon sia il modo migliore di farlo?”
Matthew la guardò per la prima volta negli occhi, spiazzato da quella risposta.
“Oggi non sei stato carino con Pidgeotto e con Charmander.” Continuò Maky, mentre massaggiava il collo del suo Pokémon.
“Ricordati che … qualsiasi ragione tu possa avere, non devi mai sfogarti su di loro.”
Il giovane allenatore abbassò il capo, dispiaciuto. Maky aveva parlato bene; rimproverare in quel modo Pidgeotto perché aveva perso, non era una cosa che un allenatore avrebbe dovuto fare.
“All’inizio del mio viaggio feci il grosso errore di pensare solo a vincere …”Spiegò la ragazza. ”E per il mio egoismo, i Pokémon che mi stavano accanto soffrirono.”
Houndoom le posò il muso su una gamba, in un gesto affettuoso.
Mat si alzò dalla panchina, si portò una mano alla cintura e chiamò Pidgeotto fuori dalla sfera.
Guardò lui e Charmander, chinandosi davanti a loro e posando una mano sulla testa di entrambi.
“Scusate se prima vi ho trattato male.”
I due Pokémon ricambiarono quel gesto rispondendogli con un verso affettuoso. Matthew si asciugò del tutto le lacrime: aveva dei compagni di viaggio fantastici.
Si voltò di nuovo verso Maky, con una richiesta da farle.
“Senti … “ Le disse, imbarazzato. ” Mio cugino mi ha detto che potrei trovare un Pokémon di tipo elettrico alla centrale a Ovest di qui.”
La ragazza finse di non capire dove lui voleva andare a parare.
“Ti andrebbe di … insomma, di farci un giro?”
Maky sbuffò, accennando un sorriso.
“E io che dovevo sfidare Leon.” Protestò, mentre si alzava dalla panchina.”E sia, domani andremo alla centrale elettrica … ma stasera riposiamoci, abbiamo avuto una giornata intensa.”
 
 
                                                    
 
 
L’indomani mattina, all’alba, Mat e Maky erano già pronti per la partenza. L’allenatrice di Pokémon chiamò il suo Fearow fuori dalla sfera, chiedendogli gentilmente un passaggio per quella tappa non prevista. Dall’alto la vista di Cerulean City e delle campagne sottostanti era stupenda, complice anche quella splendida mattinata di sole.
Mat, a confronto del giorno prima, si sentiva particolarmente di buon umore. Era in viaggio da sole due settimane scarse, ma gli sembrava di fare quella vita da vagabondo da sempre. In fondo era la cosa migliore per lui.
Arrivarono nei pressi della centrale elettrica dopo una sola ora e mezzo di volo, atterrando nella vallata in cui sorgeva la grossa struttura. Matthew scese dal Pokémon di tipo volante già pronto a fare qualche nuova cattura. Gli piacevano i Pokémon elettrici, ed era impaziente di averne uno come compagno di avventure.
Proprio mentre si apprestava a incamminarsi, un uomo con un camice bianco si avvicinò a loro correndo, mentre fuori dalla centrale scoppiava un grande tumulto.
“Siete allenatori di Pokémon?”Domandò quello, sistemandosi gli spessi occhiali, che nascondevano due piccoli occhi arrossati.
Mat  e Maky annuirono, sospettosi.
“Vi prego aiutateci. ”Supplicò l’uomo.”Abbiamo assolutamente bisogno del vostro aiuto!”
La ragazza lo incitò a parlare. “Che è successo?”
Lo studioso tornò a fissarli, iniziando a camminare avanti e indietro, agitato.
“Un branco di Pikachu selvatici si è intrufolato nella centrale, e sta rubando tutta la corrente. Di questo passo i centri medici per Pokémon non potranno più curare i loro pazienti!”
Sul volto di Mat si dipinse un sorriso sghembo. Dei Pikachu selvatici. Pikachu. Come quello di suo padre. Doveva assolutamente procurarsene uno.
“D’accordo, l’aiuteremo!” Rispose, senza nemmeno attendere il consenso della compagna di viaggio.
Charmander scosse la testa come in un gesto di rassegnazione, mentre il gruppetto si apprestava a seguire l’uomo dal camice bianco che non la smetteva più di ringraziarli.
Una volta all’interno della centrale, rimasero sorpresi dall’imponenza di quell’edificio. Era una struttura alta e solida, le cui fondamenta in acciaio erano ricoperte di uno spesso strato di gomma. Il gigantesco generatore centrale, che si stagliava nel bel mezzo dell’edificio, produceva uno strano suono, simile a quello di una centrifuga, che rendeva difficile udire le parole anche di quelli che stavano a pochi metri di distanza.
Al generatore erano collegate tutte le altre apparecchiature.
I Pikachu erano ovunque: strappavano cavi attaccandoseli alle guance rosse per prelevare elettricità, saltellavano sulle teste degli operai e facevano i dispetti a chiunque capitasse loro a tiro.  Uno, più grosso di tutti gli altri, il capo, se ne stava sulla cima del generatore, osservando la situazione dall’alto.
“Hey tu!” Gli urlò Mat, indicandolo. ” Vuoi toglierti da lì? Tu e i tuoi amici state causando un sacco di guai!”
Maky si portò una mano davanti alla faccia.
“Credo proprio che quello fosse il suo obiettivo, sai?”
Fece per prendere una sfera e concludere lì la questione, ma Matthew la stoppò prima.
“Aspetta ti prego.” La supplicò.”Lascia fare a me, vorrei catturarne uno.”
Maky alzò un sopracciglio, rispondendo con un sorrisetto enigmatico. “Vediamo che sai fare.” Lo provocò.
Mat prese una delle sue Pokéball con un gesto sicuro della mano, certo che la sua strategia avrebbe funzionato.
“Vai, larvitar, stordiscili con l’attacco stridio!”
L’attacco del piccolo Pokémon fece urlare i Pikachu dal fastidio, distogliendoli dalle loro occupazioni.
“Chàààààà”
Un potente attacco elettrico interruppe lo stridio; il capo dei Pikachu era sceso dal generatore, con tutta l’aria di essere pronto ad una sfida. Piccole scariche elettriche uscivano a tratti dalle sacche sulle sue guancie e tutto il corpo era proteso in una dimostrazione di aggressività e forza. La coda era dritta, ad indicare la grande fiducia che quel Pokémon aveva in se stesso.
“Guarda!” Disse Maky, indicandolo.” è una grossa femmina. Vedi che la punta della sua coda ricorda vagamente un cuore?”
Mat sospirò di rassegnazione:“Un’altra femmina? Non bastavano Charmander e Larvitar, ora anche Pikachu. Sempre se fosse riuscito a catturarla.
“Vuoi sfidarmi?” La provocò.
“Pika!”
La risposta fu chiara. Mat percepì nell’aria la tensione che saliva, e non si trattava di elettricità. I Pikachu stavano osservando il loro capo con aria carica di fiducia, mentre tutto il personale della centrale si era fermato per assistere alla sfida.
“Sarà una battaglia ad armi pari, non voglio essere troppo avvantaggiato.” Disse il ragazzino, richiamando il suo Larvitar e lanciando un’occhiata a Charmander. “Te la senti, amica?”
Lei ricambiò con uno sguardo determinato, entrando in campo, pronta a sfidare Pikachu. Fuoco contro elettricità.
Il Pikachu selvatico partì subito all’attacco, usando la sua agilità.
“Mat, attento, è molto veloce!” Lo avvertì Maky.
“Charmander, non farti spaventare, vai col turbo fuoco!”
“E questo quando l’ha imparato?” Esclamò la ragazza, incredula. Mat si lasciò sfuggire un sorriso sghembo.
“Ieri mentre tu dormivi, miss vado a letto presto!”
Maky dovette trattenere una risata. Che razza di ragazzino impertinente.
L’attacco di Charmander mise a dura prova il Pikachu selvatico, che si trovò circondato da una bollente barriera infuocata. La furbetta però, usò la coda come una molla, riuscendo così ad uscirne solo con qualche leggera scottatura. Davvero astuta.
“Vai con lanciafiamme!” Ordinò Mat, approfittando dell’attimo di stanchezza di Pikachu, che però usò un doppio team per schivarlo e confondere l’avversario.
“Charmander, usa braciere girando su te stessa!”
Piccole lingue di fuoco schizzarono in tutte le direzioni, colpendo in pieno Pikachu che, vedendosi in difficoltà, si spazientì.
“Pikaaaa …CHUUUUUU!”
Una potentissima scarica elettrica colpì Charmander, facendo credere a Mat che la battaglia fosse ormai persa. Proprio quando Pikachu stava per andarsene però, la piccola lucertolina di fuoco si rimise in piedi; mostrando i denti all’avversario in un particolare sorriso di sfida. Non aveva la minima intenzione di demordere.
“Sei grandissima Charmander!” Esclamò Matthew, estasiato.
Lei intensificò la fiamma sulla sua coda, preparandosi a colpire Pikachu con tutte le forze che le rimanevano. Sapeva che ora il suo avversario non avrebbe più avuto la prontezza di riflessi per schivare, infatti, questa volta, il potente attaccò turbo fuoco andò a segno, colpendo in pieno Pikachu.
 Mat lanciò prontamente una Pokéball: un tocco, due tocchi … al terzo Pikachu riuscì a liberarsi. Era davvero un osso duro.
“Charmander, colpiscilo con la tua coda!” Esclamò Mat, che aveva iniziato a sudare a causa dell’intensità dell’incontro. Gli sembrava di essere in campo lui stesso.
Pikachu scartò di lato, ma le forze la tradirono: era di nuovo a terra.
“Vai, sfera Poké!”
La tensione con cui Mat osservò la sfera che dondolava gli fece dimenticare per qualche secondo il resto del mondo. Un tocco, due tocchi, tre … al quarto la Pokéball restò chiusa. Era fatta. Lui e Charmander ce l’avevano fatta. Avevano preso il capo dei Pikachu.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco anche questo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento. Posso solo dirvi che la questione Pikachu non è del tutto conclusa.
Attendo commenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La medaglia Cascata ***


                             LA MEDAGLIA CASCATA

                                                                          

Mat raccolse la Pokéball da terra, con un largo sorriso stampato sul volto. Alzò lo sguardo e si accorse di essere osservato da tutto il personale della centrale, che scoppiò in un fragoroso applauso per lui e Charmander. Maky gli fece l’occhiolino.
I Pikachu ora avevano le orecchie basse e osservavano la scena con dispiacere. Si erano avvicinati a Mat, ma avevano perso tutta la spavalderia di prima per diventare timorosi e insicuri.
Matthew chiamò fuori dalla sfera il Pokémon che aveva appena catturato, ancora stanco dal combattimento ma che già si reggeva perfettamente in piedi.
“Ti ho fatto vedere di che pasta sono fatto, ora scegli.”Gli disse.” Non voglio obbligare nessun Pokémon a seguirmi … tanto meno il capo di un branco.”
Il Pikachu lo squadrò da capo a piedi, con aria indecifrabile. Poi si voltò verso il branco, chiamando tutti a raccolta: intrecciò la coda a quella di un altro Pikachu, un maschio con un’orecchia mozzata e i due si scambiarono una scossa elettrica.
“Pika pika, pikachu!”
Poi salutò tutti gli altri membri del branco con lo stesso gesto, uno alla volta, dal più anziano al più giovane e infine tornò da Mat, fissandolo dritto negli occhi.
“Vieni con me?” Gli chiese il ragazzino, mostrando la Pokéball.
“Pi! Pikachu!”
Il Pokémon di tipo elettrico si lanciò verso la sfera Poké, per poi venire risucchiato dal laser rosso. Mat osservò attentamente la Pokéball prima di rimetterla al suo posto, poi si rivolse ai Pikachu.
“E voi cosa farete?”
Il maschio dall’orecchio mozzo, che aveva evidentemente assunto il comando, si portò in testa al gruppo, dando indicazioni ai vari componenti. I piccoli Pokémon si arrampicarono sui macchinari, iniziando a fare del loro meglio per aggiustarli.
Il coordinatore dei lavori alla centrale, l’ometto che li aveva raggiunti appena arrivati, si avvicinò ai due allenatori, stringendo loro la mano.
“Siete stati davvero d’aiuto, non so come avremo fatto senza di voi.” Si congratulò.
Mat non riusciva a smettere di sorridere e fissò lo studioso con una faccia da ebete.
“Noi risolviamo qualunque problema!” Si vantò.
Maky si portò una mano davanti al viso, imbarazzata da quel commento. Uscirono dalla centrale con Mat che camminava in testa, canticchiando e saltellando.
“Ora hai un Pokémon elettrico, direi che possiamo andare.”Gli fece notare la ragazza, chiamando il suo Fearow.”Forza, sali.
Matthew non se attese un minuto di più.
 
 
 
Quello stesso pomeriggio Mat e Maky si ripresentarono alla palestra di Cerulean, per sfidare Leon, ma lo trovarono nel pieno di uno spettacolo acquatico, così – sotto richiesta della ragazza – decisero di andare ad assistere all’esibizione.
La famiglia al gran completo era in acqua: Leon aveva la parte del protagonista ed indossava uno splendido costume da principe dei tritoni, mentre le altre cugine interpretavano il ruolo di Sirene.
“Patetico.” Commentò Mat, mentre si appoggiava contro la parete dietro di lui. Maky sembrava essere di tutt’altra opinione.
I Pokémon d’acqua che prendevano parte all’esibizione erano molto bravi e affiatati fra loro; si capiva ad una prima occhiata che erano ormai esperti in quel tipo di numeri. In particolare colpiva uno Psyduck, nei panni di consigliere del principe, che con i suoi modi goffi e impacciati divertiva il pubblico.
“Alcuni di quei Pokémon … erano della mia mamma.” Si fece sfuggire Matthew, più rivolto a se stesso che altro.
Maky si voltò verso di lui, incuriosita.”Quali?” Domandò, chiedendosi se non fosse stato meglio fingere di non aver sentito.
Mat non sembrò turbato dalla domanda, anzi; indico volentieri all’amica i Pokémon fra quelli che si stavano esibendo. C’erano un Dewgong, due Seaking, diversi Goolden, un piccolo Horsea, dei Magikar, lo Squirtle di Leon, uno Staryu e uno Starmie, Psyduck, un Politoed, un Azumarill e due Luvdisc.
“Uno dei Due Seaking, l’Horsea, Staryu e Starmie, Psyduck, Politoed, un Ludvisc e Marill – che a quel tempo era solo un Azurill – erano della mia mamma.” Spiegò il ragazzino. “Me l’hanno detto le zie. Poi aggiunse, con una strana espressione sul volto:“La mamma era riuscita a conquistarsi anche la fiducia di un Gyarados … ma dopo la sua morte quel Pokémon diventò indomabile e così lo prese papà …”
La loro conversazione venne interrotta da Violet, che non stava prendendo parte allo spettacolo.
“Oh Mat caro, mai sei qui, come stai?”
Il ragazzino rispose con un’alzata di spalle, evidentemente imbarazzato per la scenata del giorno prima.
“Tutto … ok”
“Se volete sfidare Leon, andate in palestra.” Continuò la donna dai lunghi capelli blu. “Lo spettacolo è quasi finito, vi raggiungerà lì appena possibile.
In pochi minuti Mat fu sul campo di battaglia, sicuro che questa volta la vittoria sarebbe stata sua. Aveva un bell’asso nella manica, dopotutto.
Studiò il ring di combattimento: fortunatamente Pikachu era abbastanza agile da riuscire a muoversi su quelle piattaforme.
“Teso?” Gli chiese Maky, che stava studiando la superficie dell’acqua con espressione assorta.
“No affatto …” Un lieve tremore tradì la voce del ragazzino.” E va bene, un pochino …”
“Allora, siete pronti per sfidarmi?”
Leon arrivò dall’entrata posteriore, con ancora indosso il costume dello spettacolo.
Mat si fece avanti senza la minima esitazione.
“Il tuo primo avversario sono io!”
Il capo palestra presa una delle due sfere che aveva portato con sé, mandando in campo il suo Squirtle.
Matthew si portò una mano alla cintura, con un sorriso sghembo. Sapeva che Pikachu non l’avrebbe deluso.
“Vai, Pokéball.”
Il Pokémon di tipo elettrico si materializzò su una delle piattaforme, impaziente di combattere. Si notava subito che amava le sfide.
“Piiika!”
Le sue guance rosse si riempirono di piccole scintille elettriche.
“E così sei tornato con un asso nella manica eh?” Leon si passò una mano fra i capelli, osservando l’avversario. “Elettricità o no, non ci faremo battere, vero Squirtle?”
“Squeno!” Il Pokémon tartaruga si lanciò verso l’avversario con un veloce attacco rapigiro.
“Facciamogli vedere di che pasta sei fatta, vai con l’attacco rapido, Pikachu!”
Il Pokémon di Mat si mosse da una piattaforma all’altra con una sorprendente abilità, rendendo impossibile a Squirtle di mettere a segno qualche colpo.
“Pikachu, vai col tuono shock!”
Una potente scarica elettrica colpì in pieno il Pokémon di Leon, che si ritirò nel guscio appena in tempo. L’attacco l’aveva messo a dura prova, ma si rimise comunque in piedi.
“Vai col bollaraggio!” Ordinò il capo palestra.
Pikachu cominciava a stancarsi di schivare i colpi. Mat capì che avrebbe dovuto concludere il Match al più presto.
“Attacco capocciata!”
Lo Squirtle di Leon colpì in pieno Pikachu, facendolo cadere in acqua. Il povero Pokémon ebbe appena il tempo di aggrapparsi ad una delle piattaforme, prima di essere preso in pieno da un getto d’acqua dell’avversario.
A quel punto a Mat venne un’idea.
“Pikachu, superfulmine!”
L’attacco di Squirtle fece da conduttore d’elettricità e un altro potente colpo andò a segno a favore di Mat. Il Pokémon cadde nella piscina, andando a fondo; il giovane allenatore pensò che fosse il momento buono per finirlo.
“Vai con un altro tuonoschock!”
La scarica elettrica si propagò in tutto il campo di combattimento grazie all’acqua, con un effetto devastante.
Squirtle riemerse dopo pochi secondi a pancia all’aria, completamente esausto.
“La vittoria va allo sfidante!”
Sentenziò Daisy, che nel frattempo era venuta ad assistere all’incontro e fare da arbitro.
Mat saltò dalla gioia fino alla piattaforma di Pikachu, abbracciandola con forza. Lei gli saltellò agilmente sulle spalle e poi in testa, vantandosi con poca modestia della vittoria.
Matthew si fece da parte, consapevole che, prima di consegnargli la medaglia, il cugino avrebbe dovuto sostenere un’altra sfida.
Si prospettava un combattimento da urlo.
Il ragazzino andò a sedersi sulle tribune seguito da Pikachu e Charmander, per gustarsi la sfida.
 
Leon era molto nervoso dopo quella sconfitta, ma non lo dava a vedere. Prese l’altra Pokéball che gli rimaneva, deciso a non perdere anche quel duello.
“Vediamo cosa sai fare …” Disse provocatoriamente alla sua avversaria.
Maky saltò agilmente sulla piattaforma dello sfidante, attendendo la scelta del capo palestra.
“Vai, Dewgong!”
Il Pokémon entrò in campo con un applauso, entusiasta di combattere.
“Sta attenta, quel Pokémon è molto forte!” Urlò Mat a Maky, pensando che veramente Dewgong avrebbe potuto dare filo da torcere anche ad un’allenatrice esperta come lei.
Allora Leon non è così stupido. ”Pensò il ragazzino.”Si è accorto subito che con Maky non si scherza.”
L’esperta allenatrice sembrò ponderare bene la sua scelta. Onix non era da prendere in considerazione in una palestra come quella. Fearow sarebbe stato la scelta migliore, ma se Dewgon conosceva iper raggio avrebbe avuto scarse possibilità di vittoria. Eevee per ora non poteva combattere.  Le rimaneva solo ….
“Vai, Houndoom!”
Il tipo fuoco buio entrò in campo con una fiammata d’intimidazione.
“Una scelta curiosa per una palestra del genere …”Commentò Leon, senza perdere tempo.
“Dewgong, acqua getto!”
Il Pokémon si scagliò contro l’avversario con una velocità impressionante, alla quale l’altro rispose con altrettanta prontezza.
“Presto, Houndoom, doppio team e poi attacco finta!”
La combinazione delle due mosse risultò vincente, le varie copie del Pokémon scartarono in tutte le direzioni confondendo Dewgong ma, solo una, quella originale, si scagliò contro di lui colpendolo in pieno.
“Vai sott’acqua, svelto!”Urlò Leon al suo Pokémon.
Proprio quello che aspettava Maky.
“Houndoom, sai che fare.”
Il tipo fuoco buio protese il capo verso l’alto in un ululato agghiacciante, concentrando tutte le forze che aveva per prepararsi a liberarle. L’aria intorno a lui iniziò a farsi bollente e il suo corpo s’illuminò di una strana luce rossa.
Mat prese il Pokédex, incuriosito.
“Attacco vampata. ”Spiegò quello.”é una delle mosse piu potenti dei Pokémon di fuoco, in grado di far evaporare l’acqua intorno a chi la usa per un raggio di un centinaio di metri.”
“Hooooooooooooooooooooooun!”
Houndoom liberò tutto il calore accumulato in pochi secondi, sollevando una nube di vapore. Quando questa si fu dissolta, l’intera piscina era prosciugata, e ora Dewgong non aveva più un posto in cui rifugiarsi.
Leon si morse le labbra, nervoso.
Doveva concludere in fretta.
“Dewgong, segnoraggio!”
“Houndoom, contrastalo con un iper raggio!”
L’impatto fra i due attacchi generò un’esplosione che fece tremare le pareti della palestra.
Mat osservava la battaglia con crescente tensione. “Che incontro mozzafiato!”
I due combattenti erano ancora in piedi, ma Dewgong era visibilmente più stanco di Houndoom, nonostante questo avesse usato due mosse che richiedevano un’altissima quantità d’energia.
Leon strinse i pugni, preparandosi a giocare la sua ultima carta.
“Gigaimpatto!”
Dewgong si scagliò contro l’avversario ad una velocità ed una potenza davvero impressionanti.
“Fulmindenti!” Ordinò Maky, senza esitare. Era dall’inizio dell’incontro che attendeva un contatto fisico fra i due per utilizzare quella mossa. Houndoom afferrò il nemico ad una delle pinne anteriori con una prontezza impressionante, mandando a segno quell’attacco superefficace.
Il Pokémon di Leon non resistette al fulmindenti. La vittoria andava a Maky.
Houndoom si portò sopra al Dewgong esausto, lanciando un ululato per festeggiare la sua vittoria, poi venne richiamato nella sfera dall’allenatrice.
Leon ritirò nella Pokéball il suo secondo Pokémon, passandosi una mano fra i capelli per mascherare il nervosismo. La seconda sconfitta della giornata. Maledizione.
In ogni caso era rimasto stupito dalla forza di quella ragazza, non gli era mai capitato di battersi con qualcuno di così abile.
Si avvicinò a lei e a Mat – che era sceso dalle tribune – per consegnare loro la medaglia cascata.
Maky la ripose nel suo porta medaglie con un gesto calmo, Matthew invece si fermò a contemplare il suo trofeo, che aveva un particolare significato. La medaglia della palestra che un tempo era stata di sua madre.
Leon li salutò senza aggiungere altro, con un gesto della mano, stranamente cupo e abbattuto.
“Alla prossima, Matthew …”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco arrivati alla seconda medaglia per Matthew! Fra un po’ entreremo nel vivo della storia xD
Ringrazio molto chi mi segue costantemente, in particolare WyattMattewHalliwell  che non ha mancato un capitolo!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Il ladro di snack ***


                                                     IL LADRO DI SNACKS


                            

Mat osservò il cugino che camminava di fianco a lui ripensando a ciò che era accaduto quella stessa mattinata.

Lui e Maky stavano per mettersi in marcia verso Cerulean City quando, alle porte della città, erano stati raggiunti da un trafelato Leon che si portava in spalla uno zaino da viaggio di colore rosso.
“Mat, aspetta!”
I due ragazzi si erano voltati, incuriositi.
Il capo palestra aveva atteso di riprendere fiato, per spiegarsi.
“Ti va di viaggiare insieme, cugino?” Aveva detto, passandosi una mano fra i capelli col suo solito fare un po’ vanitoso.
Mat l’aveva squadrato dubbioso e un po’ incredulo.
“Non vuoi rimanere alla palestra?” Gli aveva domandato, sincero.”Chi si occuperà degli spettacoli e degli incontri?”
Leon si era fatto sfuggire un mezzo sorriso.
“Per gli spettacoli ci sono sempre le mie cugine … e per quanto riguarda la palestra, non sono l’unico ad essere un buon allenatore in famiglia.”
Maky l’aveva guardato con un sopracciglio alzato.
“E cosa ti porta a volerci seguire?”
“Voglio cercare la mia strada. Sono sicuro che un grande avvenire mi aspetta e quella palestra stava iniziando a farmi sentire imprigionato.”
Mat aveva messo il broncio, fingendosi indispettito. In verità voleva bene a Leon e quella notizia gli faceva piacere.
“Beh … vieni se vuoi. Ma vedi di stare al passo.”                     
Il ragazzo più grande aveva risposto con una provocazione.
“Forse sei tu che devi stare al mio passo … Mat.”
 
 
 
Così ora si trovavano a camminare in tre verso la strada che portava al sottopassaggio, costruito recentemente, per Vermilion City.
Decisero che era una buona idea fermarsi per una pausa, dato che camminavano già da parecchie ore e scelsero una vasta pianura verde, all’ombra di un grande albero. Il caldo estivo si faceva sentire.
I ragazzi chiamarono i loro Pokémon fuori dalle sfere decisi a godersi quella pausa.
Mat posizionò subito all’ombra la piccola piscina gonfiabile che si portava sempre dietro per Magikarp, per dare occasione al Pokémon di prendere un po’ d’aria, poi uscirono dalle Pokéball gli altri e si mise ad osservare con curiosità il modo in cui si rapportavano fra di loro.
Charamander era di buon carattere e andava d’accordo più o meno con tutti, anche se pendeva palesemente dalle labbra di Houndoom, per cui nutriva una profonda ammirazione. Magikarp non era molto socievole, forse anche a causa della sua scarsa intelligenza e sembrava invece adorare alla follia il suo allenatore.
Pidgeotto era palesemente attratto in qualche modo da Fearow e non in senso romantico. Si ricordava ancora dell’aggressione subita quando era solo un Pidgey, ma non poteva fare a meno di stargli vicino. Dal canto suo, il grosso Pokémon di tipo volante, accettava la cosa con una certa noncuranza, non considerando minimamente il povero Pidgeotto al suo livello.
Poi c’era Larvitar, di animo solitario, che però sembrava aver fatto amicizia con Charmander.
La femmina di Pikachu catturata da Mat invece non conosceva la timidezza. Era invadente verso gli altri Pokémon, combattiva e tremendamente dispettosa. Sembrava divertirsi un sacco a fare i dispetti, in particolare ad Onix che però sembrava avere una pazienza infinita – insieme allo Squirtle di Leon, l’unico Pokémon che lui aveva deciso di portarsi dietro.
L’Eevee di Maky invece ancora non ne voleva sapere di sbloccarsi, se ne stava appollaiata sotto l’albero respingendo ogni tipo di avvicinamento da parte degli altri e non dava la minima fiducia alla sua allenatrice.
“è ancora presto.” Commentò la ragazza, osservando il Pokémon, mentre addentava un boccone dell’ottimo pranzo al sacco preparato da Mat; era un bravo cuoco.
 
 
 
 
 
Tre tizi in moto che da lontano sembravano avere un’aria minacciosa, si avvicinarono al gruppetto stordendo tutti col il rombo dei motori dei loro mezzi. Si fermarono con una sgommata; erano due uomini e una donna vestiti di pelle. Quello che doveva essere il Leader, un uomo alto e dalla notevole muscolatura, con la testa rasata ed il tatuaggio di un Arbok disegnato sul collo, si presentò ai tre ragazzi, con un sorriso sghembo sulle labbra.
“Hey bimbi.” Disse con voce possente, mentre la donna del gruppo, magrissima e dai capelli tinti di un fucsia acceso, e l’altro ragazzo,  con una cresta verde sul capo alta diversi centimetri, si avvicinavano a lui.
“Se siete allenatori di Pokémon vi sfidiamo ad una lotta.”
Mat li guardò con aria sospettosa.
“Sarà una lotta tre contro tre, ognuno con un Pokémon a testa.” Disse il Motociclista. “Sempre che non abbiate paura di perdere.”
Maky si alzò facendo qualche passo avanti.
“Venite da Unima?” Chiese.
Il centauro sorrise compiaciuto.”Vedo che la ragazza ha viaggiato molto! Ma comunque non siamo di quella regione, anche se ci siamo stati.”
“Di solito gli allenatori che propongono lotte in triplo provengono da lì.” Si spiegò lei, facendosi avanti.
Leon si alzò in piedi di scatto, in volto stampato uno dei suoi soliti sorrisetti di superiorità.
Anche Matthew non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro.
“Accettiamo la sfida.” Disse, a nome di tutti.
“Bene allora non perdiamo tempo!” Esclamò il Motociclista. “Forza ragazzi!”
“Fearow, Mankey, Vulpix, andate!”
Fu Maky a fare la prima scelta, facendo comprendere chiaramente agli altri due quale strategia voleva seguire. Leon mandò ovviamente in campo il suo unico Pokémon, mentre Mat ebbe bisogno di un po’ prima di fare la sua scelta e capire se aveva compreso il messaggio implicito di Maky.
“Vai, Lar-“
“Pika!”
Prima che potesse finire di parlare, il suo Pokémon di tipo elettrico era già entrato in campo, impaziente di battersi.
“Eh, non dicevo a te …” Protestò Mat. Pikachu fece capire che non aveva la minima intenzione di perdersi quella sfida e il ragazzino alla fine si rassegnò.
“Eh va bene …”
Vulpix e Mankey erano saliti sulla groppa del Fearow nemico, così Pikachu e Squirtle fecero lo stesso. Si prospettava un emozionante incontro aereo.
“Vai con l’attacco rapido, Fearow!” ordinarono i nemici.
“Anche tu attacco rapido!” Rispose prontamente Maky. I pokémon di Leon e Mat facevano fatica a restare sulla schiena di Fearow a quella velocità, mentre gli avversari erano chiaramente abituati a quel tipo di battaglie.
“Vulpix, turbo fuoco!”
Le fiammate del PoKèmon si propagavano velocemente nel cielo, mentre i due Fearow continuavano a muoversi alla massima velocità.
“Squirtle, rispondi con un getto d’acqua!”
Pikachu, sentendosi messa da parte, decise di fare di testa sua. Con un colpo della coda a molla si scagliò verso il cielo, lanciandosi in un impressionante superfulmine che, incredibilmente, colpì in pieno i Pokémon nemici.
“Hey Pikachu … gran bella mossa, ma dovevi aspettare il mio ordine!”
Il Pokémon non sembrò prestare particolare attenzione al rimprovero dell’allenatore, così Mat finì per indispettirsi.
“Pikachu!”
“Pika pika!”
Lei rispose con una smorfia, mentre atterrava sulla schiena del fearow di Maky.
“Ha una voglia pazzesca di combattere” Esclamò la ragazza, divertita dalla scena.”Penso che se trovassimo una tuono pietra, per Pikachu potrebbe già essere il momento di evolversi.”
Mat restò ad osservare gli avversari a bocca semiaperta, quando un urlo improvviso distolse la sua attenzione.
Era il richiamo di Pidgeotto, che stava segnalando la presenza di qualcosa.
Mat aguzzò la vista e notò che un piccolo Pokémon di colore Beige, dalle zampe e dalla punta della coda più scure, stava scappando trascinandosi dietro alcune delle sue provviste.
“Prendilo, Pidgeotto!”
Prima che il Pokémon di tipo volante potesse raggiungerlo, quello era già sparito nel folto degli alberi.
“Scusate, devo scappare!” Disse Mat agli altri allenatori.”Continua tu, Pikachu.”
Leon si fece scappare un gesto di disapprovazione, portandosi una mano alla fronte. Solo a suo cugino poteva venire l’idea di dire a un Pokémon di procedere da solo con la sfida.
Matthew si lanciò in una corsa sfrenata. Non aveva visto bene, ma era quasi sicuro che quel Meowth avesse rubato proprio una busta dei suoi gustosi skack energetici per Pokémon e voleva assolutamente riprenderli, dato che li aveva pagati un capitale. S’inoltrò nel bosco, seguito da Charmander. Il terreno era fresco a causa della pioggia del giorno prima e non gli fu difficile distinguere le piccole impronte del Pokémon sulla terra fresca. Camminò per diversi minuti, arrivando ad una radura nel cuore del bosco.
Il ladro di snack aveva aperto la busta e si stava abbuffando a più non posso, come se non mangiasse da tempo. Mat notò che il Pokémon era molto magro.
“Hey!” Esclamò, mentre Charmander sbarrava la strada al Meowth impedendogli la fuga.
“Quelli sono miei, dammeli.”
Il povero Pokémon rizzò i peli della schiena e della coda, per nulla intenzionato a lasciare il suo bottino. Si mise in posizione d’attacco, pronto a combattere, ma era evidente che non aveva energie a sufficienza.
Mat cercò di fargli capire che non aveva intenzioni ostili.
“Sei solo molto affamato, vero?”
Domandò, avvicinandosi cautamente.
“Senti, hai qualche posto dove andare?” Provò a chiedere il ragazzino, accennando un sorriso.
“Io sono un allenatore di Pokémon …” Continuò ad avvicinarsi, ora Meowth sembrava indeciso.
“Se mi seguirai potrai mangiare regolarmente, in cambio ti chiedo solo di combattere per me.”
Il Pokémon fissò negli occhi Mat, sondandolo attentamente. La moneta sulla sua fronte brillò, colpita da un raggio di sole che penetrava attraverso gli alberi.
 
 
 
 
 
Lo scontro tra i motociclisti e Leon, Maky e Mat era andato avanti anche senza quest’ultimo, concludendosi con la vittoria di Fearow, Squirtle e Pikachu.
I due ragazzi erano così tornati a rilassarsi all’ombra del grosso albero che si stagliava in mezzo alla vallata, mandando Pidgeotto e Fearow alla ricerca del loro compagno.
“G’iottòòòò.”
Un richiamo del Pokémon di tipo volante di Mat li fece voltare verso il bosco vicino.
Il ragazzo stava tornando da loro accompagnato da un Charmander e da un Pokémon sconosciuto: un Meowth che gli trotterellava accanto con aria sorniona.
“Hey, ragazzi, date il benvenuto ad un nostro nuovo amico!”
Leon guardò Mat con aria interrogativa, mentre quest’ultimo frugava nel suo zaino e metteva un po’ di cibo per Pokémon in una ciotola. Il Meowth emise un leggero miagolio e si fiondò sul cibo con gusto, senza fare troppi complimenti, non dando peso agli sguardi indagatori degli altri Pokémon.
“L’hai catturato?”
Domandò il capo palestra dai capelli rossi.
Mat si grattò la testa, imbarazzato.
“Non proprio … si è unito spontaneamente.”
Maky indicò la ciotola di cibo.
“E capisco il motivo!” Disse, con un mezzo sorriso stampato in faccia.
“Beh … sicuramente è anche perché gli piaccio.” Provò a risponderle Mat.
Leon alzò un sopracciglio, passandosi una mano fra i capelli.
“è palese che gli importi solo del cibo, caro il mio cugino.”
Mat lo guardò imbronciato, tornando ad osservare il suo nuovo Pokémon. Poco importava per quale ragione si fosse unito a loro, ora era uno del gruppo e lui era sicuro che presto sarebbero diventati ottimi amici.
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo di transizione necessario per aggiungere un nuovo elemento alla squadra di Mat.
Non ho molto da aggiungere, se non che mi è dispiaciuto vedere che nessuno si è preso la briga di recensire l’ultimo capitolo (a parte il solito lettore fedele che mi ha addirittura scritto tramite messaggio privato) che ho postato nonostante le visualizzazioni siano state una cinquantina … boh.                        

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Il cambiamento di Eevee ***


                IL CAMBIAMENTO DI EEVEE

                  



Mat, Maky e Leon erano in viaggio da una settimana abbondante e non avevano ancora raggiunto il sottopassaggio per Vermilion City, complici forti temporali che li avevano costretti a fermarsi, incontri di Pokémon imprevisti e … scarse capacità di orientamento. In verità Maky aveva provato a cercare di prendere la guida del gruppo diverse volte, ma Leon e Mat non le avevano voluto dare ascolto: cocciuti e soprattutto testoni, si vedeva che erano parenti. Era tentata di prendere Fearow e raggiungere la città successiva in volo. L’avrebbe fatto, ma non voleva lasciare indietro nessuno e in tre sullo stesso Pokémon non potevano volare. Oltretutto stavano per finire le provviste e un temporale che prometteva di essere piuttosto forte incombeva sopra le loro teste, dovevano assolutamente trovare un rifugio. Secondo la cartina, avrebbero dovuto raggiungerne uno in meno di cinque minuti di marcia.
“Vedi, è colpa tua!” Urlò Mat al cugino, mentre lui lo guardava con aria di superiorità mista a divertimento. “Io l’avevo detto che dovevamo andare dall’altra parte, sarebbe stata una scorciatoia perfetta!”
“Si, certo.” Commentò Leon, con tono di voce cantilenante. “Un’altra scorciatoia per perderci.”
“Volete piantarla voi due, una buona volta?”
Maky si portò una mano alla testa, stanca, mentre Charmander annuiva per darle ragione.
“Senza i vostri commenti sarebbe tutto molto più facile.”
Al primo bivio girarono a sinistra, verso un sentiero che andava in salita. Lo percorsero tutto, aumentando il passo quando sulla cima videro il rifugio indicato sulla cartina: un centro Pokémon dove far riposare i loro compagni di viaggio stanchi, fare rifornimento di cibo e poter dormire su un bel letto caldo e comodo. Niente di meglio.
Entrarono con l’aria da profughi, accolti da una calorosa infermiera Joy.
“Benvenuti!”
Leon le afferrò una mano, osservandola con lo sguardo p dolce di cui era capace.
“L’onore è mio, dolce e splendida fanciulla.”
L’infermiera arrossì, lasciando gentilmente la mano del ragazzo. Leon le fece un’occhiolino, convinto di aver fatto colpo. In verità Joy aveva almeno cinque anni in più di lui, e certo non era interessata ad averlo come fidanzato.
“Sei patetico.”
Il commentò di Mat non sfuggì all’altro, che reagì alla provocazione.
“Vedi di tacere, moccioso pel di carota.”
E di nuovo cominciarono a litigare.
“Volete far curare i vostri Pokémon o no?” Sbraitò Maky, che era al limite della pazienza. Miracolosamente i due interruppero il litigio.
La sera mangiarono qualcosa e decisero di andare a letto presto, chiamando i loro Pokémon fuori dalle sfere, ad eccezione di quelli ingombranti come Onix e Fearow, per motivi di spazio. Si addormentarono presto, cullati dal suono della pioggia che cadeva senza interruzione.
Maky nonostante la stanchezza non riuscì ad addormentarsi. Nel dormiveglia le parve di sentire uno strano rumore e si alzò cautamente, attenta a non svegliare gli altri e in particolare Houndoom, che solitamente si accorgeva di qualsiasi cosa. Qualcuno aveva aperto un poco la porta della camera ed era uscito. Si guardò intorno nel buio: ma non riuscì a capire chi mancava a causa della scarsa luce. A piede nudi uscì dalla stanza, percorrendo il corridoio che portava al salone principale. Una finestra era leggermente aperta. Decise di uscire, dopotutto aveva quasi smesso di piovere.
Fece qualche passo e notò sulla terra delle piccole impronte illuminate dalla luce lunare. Le esaminò con cura e non ebbe dubbi: Eevee era scappata.
Si sentì invadere improvvisamente da un’ansia indesrivibile. Non pensò nemmeno di tornare indietro a chiamare gli altri, doveva seguire le tracce subito, altrimenti si sarebbero cancellate.
Affondò i piedi scalzi nel terreno bagnato, senza dare importanza alla sensazione del fango che le si appiccicava alla pelle, e iniziò a correre.
Dovette rallentare quasi subito perché senza calzature le risultava difficile tenere l’andatura, e quando s’infilò fra gli alberi del bosco camminare si rivelò una vera e propria impresa. Le foglie secche producevano un rumore inquietante, i sassi le graffiavano i piedi, il fango la faceva sprofondare e gli aghi di pino la pungevano.
Camminò per mezz’ora, anche se le sembrò un’eternità, infradiciandosi completamente. Fortunatamente era estate, altrimenti si sarebbe sicuramente presa una bella polmonite.
Ad un certo punto le sembrò di udire un lamento in lontanza e decise di seguire quel suono. In pochi minuti lo raggiunse e le si spezzò il cuore quando vide la scena: la sua Eevee sedeva sull’orlo di un precipizio, lanciando lamenti di pura tristezza verso la luna splendente.
Si avvicinò senza dire nulla, ma il Pokémon parve non udirla.
“Hey, Eevee …” Provò a dire allora. Il Pokémon s’interruppe di colpo, girandosi con aria spaventata. I suoi occhi si spensero, tornando ad essere privi di qualsiasi emozione, negativa o positiva che fosse. Maky andò a sedersi accanto a lei, posandole una lieve carezza sulla testa. Aveva il pelo completamente bagnato.
“Torniamo indietro?” Le disse, sorridendo. Nessuna risposta.
“Il tuo allenatore doveva essere fantastico, se ti manca così tanto.”
Eevee si voltò per la prima volta verso la ragazza, con uno sguardo indecifrabile.
“Io non sarò mai lui o lei … ma vorrei diventare ugualmente importante per te.”
Gli occhi del piccolo Pokémon luccicarono al chiaro della luna, scrutando Maky con attenzione.
Un rumore improvviso fece voltare entrambi.
Tanti occhi fuorisi risplendevano nell’oscurità del bosco, fissando allenatrice e Pokémon con aria minacciosa. Maky aveva abbastanza esperienza per capire che erano in pericolo: si trovavano nel pieno del territorio di un branco di Spearow. E sapeva bene quanto quelle creature odiassero gli intrusi.
Un tuono illuminò l’oscurità della notte.
Maky si ricordò di non aver portato con sé nessun Pokémon. Deglutì a fondo. Erano in un vero guaio.
“Eevee, tu scappa, io li distraggo!” Provò a dire. Ma Eevee non si mosse. Gli Spearow attaccarono.
La ragazza si frappose fra loro e il suo Pokémon, facendo da scudo con il proprio corpo. Provò a proteggersi il volto con le mani, ma gli Spearow la colpivano a  ripetizione con i loro becchi e artigli. Non avrebbe potuto resistere ancora per molto.
“Eevee, scappa!”
Negli occhi del piccolo Pokémon sembrò smuoversi qualcosa. Scesero delle lacrime, poi la solita espressione di apatia venne lasciata da parte per far spazio ad una nuova determinazione.
Eevee gonfiò il pelo sul petto, sulla schiena e la coda, attirando l’attenzione degli Spearow con un ringhio sommesso. Loro si scagliarono contro di lei, che rispose con un micidiale attacco palla ombra.
Maky rimase a bocca a perta; solo un Eevee particolarmente esperto poteva conoscerlo. Tuttavia, non era quella la cosa che l’aveva colpita maggiormente.
Eevee aveva attaccato per difenderla. Nei suoi occhi non c’era piu il solito velo di apatia, ma una grinta impressionante.
Il piccolo Pokémon fece ricorso a tutte le energie che aveva, sfoderando una potente introforza. Arrivarono altri Spearow, non poteva resistere ancora.
Per un tempo indefinito Maky osservò Eevee che combatteva con tutte le sue forze. Non era mai stata una tipa particolarmente emotiva, ma in quel momento le vennero le lacrime agli occhi.
Sussultò quando il suo Pokémon fu colpito da uno Spearow particolarmente forte, andando a sbattere contro un sasso. Corse verso di lei, proteggendola col corpo dagli attacchi dei nemici e ripose tutta la sua speranza in Houndoom. Sicuramente si era svegliato e ora le stava cercando.
Una fiammata calda impedì all’ennesimo Spearow di attaccarla. Maky alzò lo sguardo convinta di vedere Houndoom davanti a lei, ma rimase sopresa quando si trovò ad osservare il mantello arancione acceso, spento soltando dall’oscurità notturna, di un Growlithe.
“Graaaoooowh!”
Il Pokémon sembrava avere tutta l’intenzione di difenderle.  Si scagliò contro gli avversari con un potente ruotafuoco, mentre Eevee, che stava per raggiungere il limite delle forze, schivava con rapidità gli attacchi dei nemici e contrattaccava con azione.
In breve tempo i due Pokémon capirono come combattere al meglio in coppia. Eevee confondeva i nemici col doppio team, Growlithe li colpiva con potenti fiammate. Il branco di Spearow decise di battere in ritirata.
Maky si accasciò contro una roccia per smaltire la tensione accumulata, mentre Eevee le si avvicinava con le poche energie che le erano rimaste. Alla ragazza parve di leggere della preoccupazione negli occhi del Pokémon. Sorrise, e Eevee le leccò una ferita sul braccio in segno di affetto.
“Grow!”
Growlithe era in piedi davanti a loro, il corpo teso e vigile, pronto a captare la presenza del nemico. Si voltò di scatto verso il folto degli alberi: un’ombra nera dalla coda sottile che terminava a freccia e le lunghe corna ricurve si stava avvicinando a loro.
Maky sussurrò appena, indebolita dagli attacchi degli Spearow.
“Houndoom…”
Growlithe fece per attaccare, credendo si trattasse di un nemico.
“No, aspetta!” Lo fermò la ragazza. “è un mio Pokémon …”
Houndoom emise uno strano uggiolìo di felicità nel vederla.
Maky prese in braccio Eevee e iniziò a camminare con fatica, appoggiandosi al suo Pokémon di tipo fuoco buio. Mentre si faceva largo nuovamente in mezzo agli alberi per tornare al centro Medico, con la coda dell’occhio notò che Growlithe continuava a seguirli, a una decina di metri di distanza. Avrebbe voluto ringraziarlo, ma in quel momento aveva a malapena le forze per camminare.
Quando finalmente riuscì a varcare la soglia del rifugio, andò a sedersi su uno degli spartani tavoli di legno del salone principale. Houndoom premette con una zampa il pulsante per le emergenze, situato a destra nel portone d’ingresso, e in pochi minuti una preoccupatissima infermiera Joy fu da loro, accompagnata dal classico Chansey.
Le luci si accesero, abbagliando Maky che si era abituata all’oscurità della notte.
“Oh cielo!”
L’infermiera corse dalla ragazza, mentre  Chansey andava a procurare il materiale di primo soccorso.
“Come ti senti?”
Maky rispose con voce stanca.
“Apparte lividi e graffi credo di star bene … piuttosto, potresti dare un’occhiata a questo Eevee?”
Il Pokémon respirava affannosamente, troppo provato dallo scontro prolungato di poco prima.
La ragazza diede un’occhiata veloce anche al Growlithe che li aveva seguiti.
“Anche tu … dovresti farti curare.”
Lui non ne sembrò molto convinto, ma quando vide che Joy stava portando via Eevee decise di farle da scorta.
Maky rimase ai tavolini con accanto Houndoom, assistita da Chansey che stava provvedendo a medicarle le ferite e le aveva portato dei vestiti asciutti.
Houndoom si diede una scrollata per liberarsi dall’acqua, poi tornò ad osservare Maky.
“Non ti preoccupare, sto bene.” Lo rassicurò lei.
 
 
 
 
 
Quando, il mattino seguente, Leon e Mat trovarono una Maky ricoperta di cerotti sul viso con Houndoom che faceva la guardia davanti al letto insieme ad un Growlithe sconosciuto e – la cosa più stupefacente – Eevee accoccolata al suo fianco, sotto le coperte, rimasero per un momento a bocca aperta.
Decisero di non svegliarla e scesero a fare colazione.
L’infermiera Joy si avvicinò al loro tavolo, con la sua solita aria gentile.
“Allora come stanno la vostra amica  e Eevee?”
Mat e Leon si guardarono con aria ebete. Possibile che avessero dormito senza accorgersi di nulla?”
 
 
 

 
 

Salve a tutti, aggiorno anche oggi visto che i commenti di ieri mi hanno resa piuttosto felice! Ringrazio davvero tutti, in particolare Andrea96 che si è preso la briga di recensire tutti i capitoli fino ad oggi pubblicati XD

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Rivali ***


                                          RIVALI


                           


“ … Allora ci sentiamo nonna, alla prossima!”

Mat sorrise al Monitor del Pokédex, rivolto alla persona che stava dall’altra parte. Lui, Maky e Leon, erano da poco arrivati al centro medico per Pokémon di Vermillion City, dopo un estenuante viaggio durato due settimane e passa.
Delia lo salutò con un gesto delicato della mano, poi il monitor del Pokédex tornò ad essere di colore nero. Continuò a fissarlo con una strana sensazione di malinconia addosso, pensando che era lontano da casa già da un mese abbondante.
“Allora Mat, andiamo a farci un giro della città prima di passare in palestra?”
Maky gli posò una mano sulla spalla, sorridendo gentilmente.
Mat annuì piano, avviandosi fuori dal centro Pokémon insieme a Charmander, dove li aspettava un annoiato Leon.
“Uff … sei sempre così lento ..”
La ragazza del gruppo lo fulminò con un’occhiataccia prima che potesse dire altro. Ci mancava un’altra litigata.
Vermilion City era una città portuale piena di allegria, dalle quale partivano navi per tutte le regioni del mondo Pokémon. In lontananza, quel giorno, s’intravedeva un’enorme nave da crociera.
“Hey, Mat!”
Una voce familiare fece voltare di scatto il giovane allenatore di Pokémon. Era una ragazzina della sua stessa età, dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi. Lily.
Matthew la guardò di sbiego.
“Come procede la tua avventura?” Chiese lei con tono di superiorità, spostandosi un ciuffo di capelli che le ricadeva sugli occhi.
“Io ho già catturato ben venti Pokémon.”
Maky, che stava osservando la scena, fu grata a Leon per avere la dignità di non provarci almeno con una ragazzina di cinque anni in meno di lui.
“Io ne ho sei …” Borbottò Mat, a bassa voce. “Ma ti dimostrerò che posso batterti!”
Lily non se lo fece ripetere due volte, si portò una mano al marsupio e prese la sua prima sfera Poké, già sicura della scelta da fare.
I due giovani allenatori si prepararono a scontrarsi sul posto, proprio al centro della piazza principale della città.
“Propongo di scontrarci con tre Pokémon a testa.” Disse Mat, lanciando un’occhiata a Charmander.
“Per me va bene.”
Sulle labbra di Lily si dipinse un sorriso sghembo.
“Vai, Sandshrew!”
Il piccolo Pokémon fece la sua apparizione in campo. Sembrava essere molto sicuro delle sue capacità.
Mat decise di tentare la fortuna; voleva provare il suo ultimo Pokémon catturato.
“Vai Pokéball!”
Meowth entrò in campo con aria assonnata, lavandosi le orecche con una zampa.
“Non sembra molto … come dire, sveglio.” Commentò la rivale di Mat, sarcasticamente.
“Hey Meowth, se combatterai bene di tarò tripla porzione di cibo.”
A quelle parole il Pokémon drizzò subito le orecchie, facendosi attento e pronto al combattimento.
“Vai, rotolamento!”
Sandrhew si appallottolò su se stesso, iniziando a rotolare a tutta velocità per il campo di battaglia.
“Aspetta che si avvicini e poi vai con l’attacco morso!”Ordinò Mat. Meowth attese immobile che l’avversario lo attaccasse e quando Sandrew fu a pochi centimetri da lui, scartò di lato, per poi addentarlo con i suoi denti affilati. Nonostante il carapace, Sandhrew smise di rotolare a causa del dolore. Il Pokémon di Mat ne approfittò per capottarlo e scagliarsi su di lui colpendo la parte del corpo non protetta con un potente attacco sfuriate.
Sandrhew ne uscì esausto e pieno di graffi.
“La vittoria del Match va a Meowth!” Annunciò Maky.
Mat si lasciò sfuggire un largo sorriso, richiamando il Pokémon.
“Sei stato un grande!”
Era davvero sorpreso dalle capacità del suo nuovo alleato.
Ora era il turno di Mat di fare la prima scelta.
“Vai, Pikachu!”
Lily meditò un po’ sulla scelta da fare, poi lanciò in campo il suo Pokémon.
“Vai, Nidoran!”
Si trattava di un maschio, riconoscibile dal colore rosa e dal corno appuntito. Dovevano fare parecchia attenzione.
“Non sottovalutarlo.”
Pikachu rispose con un gesto di sfida, lanciandosi contro l’avversario prima che Mat gliel’ordinasse.
“Quando imparerai ad aspettare prima di attaccare?” Protestò l’allenatore.
Il Pokémon elettrico si era lanciato in un rapido attaccò agilità, che ebbe come effetto quello di disorientare l’avversario.
“Tuonoschock!”
La potente scarica elettrica colpì in pieno Nidoran, che però si rimise subito in piedi, dimostrando di essere tenace. Pikachu perse la sua scarsa pazienza. Si lanciò contro l’avversario senza badare alla pericolosità di quel gesto, mentre Mat tentava di richiamare la sua attenzione.
Maky osservò la scena con interesse: Matthew doveva allenarsi ancora molto con Pikachu, che sicuramente stava dimostrando di non essere un Pokémon facile da gestire.
“Piiii kaaaa …”
Il Pokémon elettrico si preparò a lanciare un altro dei suoi attacchi, ma Nidoran fu veloce.
“Attacco incornata!”
Pikachu fu colpita in pieno dal corno affilato dell’avversario, ruzzolando a terra per diversi metri. Per lei quello era troppo. Si rimise in piedi e, senza attendere ordini da Mat, sfogò la sua rabbia con una scarica elettrica potentissima.
Il Nidoran questa volta non trovò la forza di rialzarsi. Il veleno iniziava a entrare in circolo per Pikachu, quindi Mat fu costretto a richiamarla, preoccupato. Per quel motivo non riuscì a sentirsi felice, anche se aveva vinto già due incontri sue due.
Lily aveva perso, ma non sembrava turbata. Prese la sfera del suo ultimo Pokémon a disposizione, lanciandola in campo con un gesto sicuro.
“Waaarsqueno!”
Mat strabuzzò gli occhi, osservando stupefatto il Pokémon davanti a sé. E così il primo Pokémon di Lily si era già evoluto. Si morse le labbra, indeciso sulla scelta da fare e arrabbiato con sé stesso per aver già utilizzato Pikachu.
Qualcuno afferrò la stoffa dei suoi pantaloni, tirandola appena. Charmander lo stava fissando dritta negli occhi, chiedendogli silenziosamente di combattere. Mat ci pensò su un attimo: in fondo oltre a lei aveva ancora Meowth da schierare.
“Ok Charmander, scelgo te!”
Il Pokémon di fuoco entrò in campo lanciando una piccola fiammata, desiderosa di potersi battere.
A Lily sfuggì un sorrisino sghembo.
“Hai giocato male la tua carta, Ketchum.”
“Facciamogli vedere Charmander, attacco muro di fumo!” Gridò Mat, quasi ringhiando.
Sulla piazza di Vermilion City si levò una nube densa, dall’odore bruciato così forte da far lacrimare gli occhi. L’avversario rispose prontamente con un potente attacco rapigiro, che la spazzò via in poco tempo: ma charmander ne aveva approfittato per avvicinarsi al nemico e ora gli era alle spalle.
“Lanciafiamme a massima potenza!”
Una fiammata ustionante colpì in pieno Wartortle, che si ritirò nel guscio in ritardo.
“Vai con l’attacco rinfrescata!”
La tartaruga si cosparse d’acqua girando su se stessa per abbassare la temperatura corporea e in pochi secondi fu nuovamente pronta al combattimento.
“Getto d’acqua!” Ordinò Lily, senza perdere tempo. Mat chiese a Charmander di rispondere con un altro lanciafiamme per creare una nube di vapore, commettendo però un enorme errore di valutazione: l’attacco dell’avversario, già al secondo stadio evolutivo, era troppo potente, e spense il fuoco di Charmander senza troppe difficoltà, colpendola in modo diretto.
La lucertola di fuoco finì K.O in un solo colpo.
Mat la richiamò nella sfera per farla riposare, ringraziandola del combattimento. Ora tutte le sue speranze erano riposte in Meowth.
Il Pokémon entrò in campo pigramente, ma al primo attacco di Wartortle non si fece prendere impreaparato e schivò con agilità il rapigiro, tuttavia Mat capì a una prima occhiata che Meowth era ancora provato dall’incontro precendente.
“Vai con l’attacco sfuriate!” Provò a suggerire.
Wartortle si ritirò nel guscio, rendendo completamente nullo il tentativo del Pokémon di Mat. Meowth fece un balzo all’indietro, miagolando di disappunto.
Lily sorrise beffarda.
“Capocciata!”
Il Pokémon nemico si scagliò ad una velocità impressionante verso Meowth, colpendolo in pieno.
Era finita.
“Meowth non è piu in grado di combattere.” Disse Maky, dispiaciuta per Mat.”La vittoria va a Lily!”
Mat richiamò il suo Pokémon nascondendo il volto dietro la visiera del cappellino, senza commentare la sfida.
Lily gli si avvicinò con un sorriso di superiorità dipinto sul viso, porgendogli un biglietto.
“Visto che sono così generosa, come premio di consolazione ti darò questo.” Disse, con tono petulante, porgendogli un biglietto.
Mat lo prese in malo modo, esaminandolo. C’era scritto in grandi caratteri:
“Grande festa sulla nave da crociera “Waterfall” “
“Alla festa ci saranno estrazioni con premi da favola, esposizioni di Pokémon rari, conferenze e gare per coordinatori di Pokémon.” Spiegò Lily, rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita.
“Ovviamente una di classe come me è stata subito informata dell’evento … mi hanno dato addirittura dei biglietti in piu.” Aggiunse, consegnandone altri due a Mat.”Per i tuoi amici .. imbranato come sei rischieresti di non arrivarci da solo”
Mat fece per protestare, ma prima che potesse dire qualcosa la sua rivale storica gli aveva già voltato le spalle e si stava allontanando.
“è addirittura piu vanitosa di me.” Commentò Leon con noncuranza, spostandosi dalla fronte una ciocca di capelli rossi.
Mat gli rivolse un’occhiataccia, cercando lo sguardo di Maky. Aveva bisogno di chiederle in prestito delle pozioni: prima avrebbe medicato i suoi Pokémon e poi sarebbero andati a dare un’occhiata alla festa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo di transizione, credo xD Questa volta Matthew ha perso contro la sua rivale … la prossima come andrà?
Una piccola nota sul verso di wartortle: io ricordo che nell’anime ero rimasta abbastanza stupita perché invece di fare “Wartortle” come avrebbe dovuto, il Pokémon diceva “Warsqueno!” (non so se qualcuno si ricorda) … che mi piace di piu xD quindi ho usato quello xD

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Tuonopietra ***


                                      TUONOPIETRA

                       


Mat maky e Leon consegnarono i loro lasciapassare al bigliettaio, per entrare nell’enorme nave da crociera “Waterfall” dove si svolgeva la festa di cui aveva parlato Lily. Le esibizioni e i vari eventi organizzati avevano luogo all’interno e all’esterno della nave. Sul castello di prora alcuni operai stavano ancora allestendo il successivo spettacolo, così Mat e Maky decisero di addentrarsi nei locali interni.
Furono accolti da un salone immenso e arredato in maniera sontuosa: lampadari scintillanti pendevano dal soffitto, tappeti di un rosso abbagliante con ornamenti color oro coprivano il pavimento, lunghe tavolate in legno pregiato ospitavano immensi vassoi con pietanza squisite e infine, divanetti in lucida pelle nera erano distribuiti nella sala per permettere agli ospiti di sedersi. Erano tutti vestiti in modo molto elegante.
“Se l’avessi saputo mi sarei cambiato.” Commentò Leon, imbarazzato.”Questo look da viaggiatore non si addice a un tale ambiente.”
“Goditi la festa, invece di pensare a metterti in mostra come un Milotic.” Lo rimbeccò Mat, con una smorfia.
Maky non provò nemmeno a dire qualcosa per fermarli, si limitò a fulminarli con due occhiate raggelanti che avrebbero fatto tacere chiunque.
Matthew si perse ad ammirare i vari tipi di Pokémon che affiancavano allenatori e signorotti: c’erano esemplari che aveva visto solo nei libri, provenienti da molte regioni diverse.
Pensò che in quanto a rarità pochi potevano competere con lui e così decise di chiamare fuori dalla sfera Charmander, soddisfatto di potersi vantare di lei. In pochi minuti tutti gli sguardi erano puntati sul piccolo gruppetto. Un Charmander cromatico non si vedeva tutti i giorni.
Un signorotto grasso con lunghi baffi si avvicinò a Mat, arricciandoseli.
“Hai davvero un Pokémon raro, ragazzino.” Commentò, osservando Charmander che si sentì messa in soggezione.” Che ne diresti di scambiarlo con questo?”
L’uomo fece per lanciare la sfera, ma Mat lo bloccò prima.
“Qualsiasi cosa sia, io non scambierò Charmander con nessuno.” Disse, prima di salutare con un cenno della mano e andarsene.
Notò che il suo Pokémon era parecchio a disagio, così decise di richiamarla, pentendosi di non aver pensato ai suoi sentimenti solo perché accecato dalla propria voglia di vantarsi.
Maky gli indicò un folto gruppo di persone.
“Andiamo là!”
Era in corso la distribuzione di biglietti per una lotteria con dei premi davvero succulenti: il vincitore si sarebbe portato a casa una pietra a scelta fra quelle di tipo tuono, acqua, erba e fuoco.
“Me ne servirebbe una per Pikachu!” Esclamò Mat, catapultandosi a prendere il biglietto. Maky non aveva ancora intenzione di far evolvere il Growlithe che si era unito a lei da poco e nemmeno Eevee, ma in futuro una pietra evolutiva avrebbe potuto farle comodo.
Leon s’iscrisse con totale disinteresse, dato che Squirtle non poteva certo evolversi tramite l’uso di pietre.
I tre presero il loro bigliettino ed attesero l’estrazione poco distante.
“Io ho il numero 45.” Commentò Mat, guardando i suoi compagni di viaggio in attesa di risposta.
“Io il 50.”Rispose Maky, continuando a guardarsi in giro.
“52” Concluse Leon, svogliato.
Le estrazioni iniziarono pochi minuti dopo.
Un ometto basso e tondo salì sul piccolo palco allestito per l’occasione, portandosi vicino ad una sfera trasparente all’interno della quale si intravedevano tanti piccoli bigliettini. Intrufolò una mano grassoccia nell’apertura in alto, srotolò il bigliettino e annunciò, sputacchiando sul microfono: “Il fortunato vincitore è …” La tensione nell’aria era palpabile. “Il numero 52!”
Leon si sistemò i vestiti e i capelli come poteva e si avviò sul palco con un sorriso smagliante rivolto in particolare alle ragazze, mentre Mat fumava dall’invidia.
“Quel … quel maledetto!” Farfugliò, mangiandosi le unghie. “Non gliene importava nulla e ha vinto!”
Maky preferì astenersi dal commentare.
“Bene ragazzo!” Commentò il presentatore, invitando Leon a salire sul palco e conducendolo davanti al tavolino dove erano riposte le tre pietre. “Sei stato davvero fortunato.” Continuò l’uomo grassoccio. “Dicci, come ti chiami?”
“Leon” Rispose lui, con un sorriso abbagliante e un gesto elegante della mano. Poi aggiunse, anticipando l’ometto.”Capopalestra di Pokémon d’acqua.”
Un urlo estasiato di alcune ragazzine fra il pubblico fece assumere a Leon un’aria ancora più impettita.
“Su, fai la tua scelta.” Lo incitò il presentatore. Matthew si era aspettato che suo cugino scegliesse una pietra idrica solo per principio, invece lui sollevò senza esitazione la tuono pietra, mostrandola al pubblico.
“Una scelta insolita per un capo palestra di Pokémon d’acqua.” Commentò il signore grassoccio. “Prego, procediamo all’estrazione per vincere un viaggio sulla splendida nave da crociera Waterfall”.
Leon scese dal palco con eleganza, tornando a mischiarsi tra la folla da Mat e Maky.
“Hey Matthew.” Chiamò il cugino, squadrandolo con uno dei suoi soliti sorrisetti. “Prendi.”
Lui afferrò la pietra al volo, lanciandogli un’occhiata diffidente. “Che significa?”
“Significa che è per te, tonto.” Rispose il ragazzo dai capelli rossi, tornando a guardarsi in giro.
Maky sorrise, pensando che quei due non si odiavano poi tanto come volevano dimostrare.
Mat mormorò un “grazie” sincero, osservando assorto la tuono pietra fra le sue mani. Poi prese la Pokéball di Pikachu.
La sua compagna di viaggio lo squadrò con un’espressione seria. “Hai già intenzione di farla evolvere?” Domandò, alzando un sopracciglio.
Il ragazzino annuì piano. “Sì, penso che non stia aspettando altro.”
Maky attese qualche secondo, poi aggiunse.” è un Pokémon già difficile da controllare adesso e penso che con l’evoluzione le cose potrebbero peggiorare.” Puntò gli occhi sulla tuono pietra con aria assorta. “Ma forse hai ragione tu.”
Mat fece uscire Pikachu dalla Pokéball. Lei lo guardò con aria interrogativa, mentre il ragazzino le porgeva la pietra.
“Tieni … è per te.” Disse Matthew.” Vuoi … evolverti?”
Pikachu rimase immobile alcuni secondi, pensierosa, poi afferrò la l’oggetto senza esitare ulteriormente. Il corpo del piccolo Pokémon s’illuminò di una luce abbagliante. La coda si fece più stretta e lunga, allargandosi sulla punta, le orecchie si aprirono in due metà e un ciuffo arricciato comparve su quella inferiore, le zampe del Pokémon si allungarono e il corpo si fece più grosso e forte. Pikachu cessò di splendere che era già un Raichu. Le guance erano diventate gialle, il corpo arancione, la pancia bianca.
Mat guardò con stupore il suo nuovo Pokémon, senza riuscire a dire una parola.
“Raaaaaaiii!” Esclamò quella, emettendo pericolose scintille dalle guance. Matthew prese il Pokédex.
“Raichu, evoluzione di Pikachuu. è in grado di immagazzinare oltre 100.000 volt di elettricità nel suo corpo, cosa che lo rende leggermente fosforescente al buio. Raichu è molto più aggressivo di Pikachu, specialmente se ha immagazzinato troppa elettricità nel suo corpo. “
Raichu diede un colpo di coda all’aria usandola come una frusta, rischiando di prendere Mat.
“Hey! Fa attenzione!” esclamò il giovane allenatore, non riuscendo a togliersi un grande sorriso dalle labbra.
“Ora torna qui.” Disse, pazientemente. “Ti farò combattere appena ne avrò l’occasione.”
“Chissà se hai fatto la scelta giusta …” Borbottò Maky fra sé e sé, mentre una voce annunciava al microfono: ”All’esterno si svolgerà fra pochi minuti una gara Pokémon alla quale prenderà parte la famosa Vera di Hoen, abilissima coordinatrice.”
“Ragazzi, questo non ce lo dobbiamo perdere!” Esclamò la più grande del gruppo, afferrandoli per le braccia nel tentativo di trascinarli fuori di lì il prima possibile.
“Vera è famosissima, sarà uno spettacolo guardarla. è anche molto abile nel combattimento!”
Poi aggiunse, dopo averci pensato un attimo sopra. ”Lei e tuo padre hanno viaggiato insieme da giovani.”
Mat rimase spiazzato, ma se prima la sua voglia di assistere ad una gara Pokémon era davvero bassa, quella notizia gli aveva scatenato una certa curiosità. Si misero a correre per cercare un posto nelle file migliori delle tribune e in pochi minuti erano già all’esterno della nave, seduti con tanto di Pop corn e bibite, a cui Maky si era fermamente opposta con scarsi risultati.
Il campo dove si sarebbe svolta la gara era ampio; un grande schermo era stato montato in alto, al centro, per consentire a tutti di vederla.
Una giuria di cinque persone, tre donne e due uomini, era schierata su uno dei lati lunghi in modo da non dare le spalle al pubblico. La presentatrice fece il suo ingresso, parlando a voce alta e chiara.
“Ed eccoci al prestigioso torneo indetto per l’inaugurazione della nave da crociera Waterfall!” Disse euforica. “Sono lieta di presentare al pubblico i concorrenti della gara, tutti coordinatori di alto livello!”
Da dietro le tende del palco allestito per l’occasione, sei coordinatori si mostrarono al pubblico. Il primo ragazzo era un tipo tutto nervi, bassino e magro di costituzione, vestito di tutto punto con un’elegante giacca nera e lunghi pantaloni che a Mat fecero venire caldo solo a guardarli. Poi fece il suo ingresso una bambina che probabilmente aveva la sua stessa età, con capelli neri, occhi azzurri e vistose lentiggini sulla pelle pallida. A vederla sembrava un confetto, complice l’abbigliamento.
Successivamente, fu il turno di uomo sui trent’anni, con lunghi baffi biondi e capelli dello stesso colore, dal portamento fiero e altezzoso. Matthew guardò di sfuggita Leon, non potendo fare a meno di paragonarlo a quel concorrente.
“Ed ecco la nostra ospite speciale!” Urlò la presentatrice, stordendolo.”Vera, da Hoen!”
Un lungo applauso si levò fra il pubblico che si era fatto parecchio entusiasta. Mat squadrò con attenzione la donna che era appena entrata in campo: sembrava avere sui quarant’anni, era piuttosto alta ed aveva lunghi capelli castani che facevano risaltare gli occhi azzurri. Era vestita in maniera elegante, con un lungo abito rosso.
Sapere che un tempo era stata compagna di viaggio di suo padre gli faceva uno strano effetto. Lui non gliene aveva mai parlato – ma d’altronde non aveva memoria di essere mai riuscito ad interagire seriamente con suo padre – e Mat si sentì improvvisamente geloso nei confronti di Maky che, invece, sembrava sapere tutto di Ash. Dovette farsi sfuggire uno sguardo strano perché la ragazza lo osservò con aria interrogativa, ma lui si limitò a far finta di niente, dandosi dello stupido per certi pensieri.
Improvvisamente si sentì tremendamente triste e gli venne voglia di andarsene: l’avrebbe probabilmente fatto se non fosse stato per Leon.
“Hey, piccolo Mat.” Lo prese in giro quello, ridacchiando. “Invece di imbronciarti ed andartene per i cavoli tuoi, assisti alla gara, chissà mai che tu possa imparare qualcosa e sconfiggermi, un giorno.”
Il ragazzino fece per fargli presente che l’aveva già sconfitto una volta ma, prima che potesse aggiungere altro, gli allenatori chiamarono fuori dalle sfere i loro Pokémon.
Il ragazzo basso e smilzo, Andrew, mando in campo un agile Weawile, iniziando a sfilare sulla passerella allestita davanti ai giudici.
“Le regole sono leggermente cambiate rispetto ad anni fa.” Spiegò Maky, a bassa voce.
“Ora la gara prevede una  sfilata davanti ai giudici  per valutare la forma fisica del Pokémon, poi si passa a delle combinazioni di attacchi che devono stupire pubblico e giuria, infine ad un combattimento vero e proprio.”
Mat pensò che avrebbe potuto farsi un pisolino nell’attesa di quella parte della gara. Non gli importava molto dell’estetica, ciò che contava per lui erano strategia e spirito di combattimento.
Anche gli altri partecipanti sfilarono sul palco, la bambina lentigginosa con un gigantesco Ursaring, l’uomo dai baffi biondi accompagnato da uno splendido Milotic e infine Vera, insieme ad un Blaziken che faceva sembrare insignificanti tutti gli altri Pokémon.
Quando i risultati del primo Round apparvero sullo schermo, i due favoriti erano già in vantaggio.
Mat si stiracchiò sbadigliando: aveva intenzione di andare a fare nuovamente scorta di Pop corn, nell’attesa che la gara ricominciasse.
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente XD
Sono contenta che vi siate fatti sentire nello scorso capitolo, continuante così. Non ho molto da aggiungere, se non che il prossimo capitolo … sarà parecchio turbolento!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Attacco alla Waterfall ***


                       ATTACCO ALLA WATERFALL

                         


La gara era andata avanti senza intoppi: i coordinatori si erano esibiti insieme ai loro Pokémon in spettacolari combinazioni di attacchi che avevano incantato pubblico e giuria ma che, in tutta onestà, Mat aveva trovato piuttosto noiose. Ora era il momento dei combattimenti e il suo livello di curiosità si era alzato in modo palese.
Il primo round si sarebbe svolto fra Vera, la favorita, e Lilyana, la bambina lentigginosa accompagnata dal suo gigantesco Ursaring.
Le due coordinatrici erano schierate ai due lati opposti del campo di battaglia, pronte ad iniziare lo scontro.
“Via con il primo duello!” Urlò la presentatrice.” Cercate di vincere meravigliandoci!”
“Forza, vai col fuoco pugno!”
Il Blaziken di Vera aprì l’incontro, scagliandosi contro l’imponente avversario con tutta la potenza che aveva in corpo. Ursaring nonostante la mole schivò agilmente, contrattaccando con un altrettanto forte attacco breccia. I due avversari si studiarono, pronti a ripartire.
“Ursaring, Iper raggio!”
“Contrastalo con un Fuocobomba!”
L’impatto fra i due potenti attacchi generò una tremenda esplosione, che fece tremare le tribune. I due Pokémon erano ancora in piedi, senza dare segno del minimo cedimento.
Mat era meravigliato: quello che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi era sicuramente un match di altissimo livello.
Dopo la gara gli sarebbe piaciuto parlare con Vera e farle un po’ di domande.
L’incontro riprese con un megacalcio da parte di Blaziken e un Megapugno per Ursaring. L’impatto fu violentissimo ma, prima che potessero riprendere a combattere, un forte rumore in lontananza iniziò a farsi sempre più vicino. Era il rombo di elicotteri, tanti.
Matthew alzò la testa verso il cielo, come il resto del pubblico. Una ventina di elicotteri completamente neri, ad eccezioni di una gigantesca R di colore rosso, stampata sulla fiancata sinistra dei mezzi, si stavano avvicinando a velocità preoccupante. In pochi secondi furono sopra la nave: uomini avvolti in lunghi mantelli neri, con maschere che coprivano i loro volti, si calarono giù  in massa, lanciando le loro Pokéball: una cappa di fumo avvolse le tribune e il palco. Poi ci fu il caos totale.
Mat non riusciva a smettere di tossire a causa del fumo e gli lacrimavano gli occhi. In poco tempo perse di vista Leon e Maky, mentre la gente cominciava a correre in tutte le direzioni, dandogli spallate e rischiando di farlo cadere per terra.
Matthew ebbe un’unica consapevolezza: il Team Rocket era ufficialmente tornato. Il ricordo del rapimento di Charmander tornò a farsi spazio fra i suoi pensieri e il giovane allenatore fu preso dal panico, ma si sforzò di mantenere un minimo di lucidità. Mandò in campo Pidgeotto, chiedendogli di spazzare via il fumo: quello che si presentò davanti ai suoi occhi lo lasciò a bocca aperta. In ogni angolo della nave allenatori combattevano contro le reclute del Team Rocket: il Jolteon di una ragazza venne sconfitto da un Arbok terribilmente aggressivo. La recluta si portò una mano alla cintura sotto il mantello e tirò fuori un’inquietante Pokéball completamente nera, catturando il Pokémon vinto che venne rimandato in campo subito dopo, senza nessuna traccia della sua personalità precedente. In pochi secondi sembrava aver perso qualsiasi ricordo, trasformandosi in un’orribile macchina da guerra. L’uomo mascherato gli ordinò di attaccare e lui lo fece senza esitazione, indipendentemente dall’avversario.
Mat non aveva mai creduto che esistessero Pokémon malvagi, ma quel Jolteon lo era diventato. Prima che potesse vedere altro, una potente spinta lo mandò a terra, facendolo rotolare per diversi metri in mezzo alla folla che continuava a correre.
Quando alzò lo sguardo, una recluta di Team Rocket troneggiava davanti a lui, sorridendo appena dietro la maschera nera.
“E così ci rivediamo …” Gli disse quello: aveva una voce familiare.” Vediamo se ti ricordi di me.”
Mat si tirò su, con le mani che gli tremavano dall’agitazione.
“Vai Nidorino!”
Non gli ci volle molto per capire: quello era lo stesso uomo che aveva fronteggiato nel bosco smeraldo e che gli aveva portato via Charmander. Una rabbia tremenda lo assalì prima che potesse accorgersene: non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro.
“Sono diventato molto più forte di quel giorno.” Lo avvertì, digrignando i denti.
“Vai Raichu!”
“Raaaaaiiii!”
Il Pokémon di tipo elettrico entrò in campo con la coda che finiva a fulmine puntata verso l’alto, carico al massimo.
“Vedo che finalmente hai un Pokémon un po’ più valido di quell’insulso Pidgeotto.” Commentò l’avversario, beffardo.
“Non insultare il mio amico!” Protestò Matthew, infuriato.”Raichu, sfodera tutta la tua forza.”
Ovviamente lei non se lo fece ripetere due volte. Il suo attacco superfulmine aprì una profonda crepa nel pavimento della nave, folgorando Nidorino sul posto, tanto che l’uomo di Team Rocket fu costretto a richiamare subito il suo Pokémon.
“Allora sei migliorato sul serio.” Disse quello, a bassa voce. ”Vediamo come te la cavi con questo: vai, Electabuzz!”
Mat si sentì ghiacciare il sangue nelle vene ed anche Raichu dovette avere la stessa sensazione, perché per la prima volta esitò davanti all’avversario. Quel Pokémon aveva gli occhi iniettati di sangue, dietro ai quali si nascondeva una furia pronta ad esplodere.
“Attacco tuono!” Gli ordinò la recluta di Team Rocket.
Raichu usò la coda come un parafulmine, ma la potenza della scarica elettrica fu tale da provocarle una dolorosa paralisi, impedendole i movimenti. Mat richiamò il suo Pokémon iniziando a sudare freddo, ma l’Electubuzz era come impazzito e si preparò a scagliare un’altra potente scarica verso il ragazzino inerme.
“Vai Onix!”
Un potente colpo dell’enorme coda del Pokémon di roccia spazzò via l’Electubuzz. Mat si sentì afferrare per un polso e si ritrovò seduto sul corpo di Onix, vicino a Maky e Leon.
“Stai bene cugino?” Gli chiese quest’ultimo, con il suo Squirtle su una spalla, mentre Maky era impegnata a dare ordini al suo Pokémon di tipo roccia.
La ragazza si portò entrambe le mani alla cintura, prendendo tutte le sfere Poké.
“Houndoom, Eevee, Fearow, Growlithe, andate ad aiutare gli allenatori in difficoltà!”
I Pokémon di Maky agirono con rapidità e precisione, evitando che altri furti potessero compiersi davanti ai loro occhi. Mat si fermò ad osservare Eevee: dopo quella notte il legame fra lei e Maky si era fatto sempre più forte e ora erano davvero affiatate.
Lo Squirtle di Leon respinse prontamente – con un getto d’acqua - l’ossomerang di un Marowak che nella confusione generale aveva quasi rischiato di colpirli.
Mat vide in lontananza una potente fiammata: era il Blaziken della coordinatrice Vera, che combatteva al massimo delle sue forze. Gli sarebbe piaciuto poter aiutare in qualche modo, ma era talmente scosso da non riuscire a muoversi.
In lontananza, gli sembrò di udire il suono di alcune sirene. Che fosse la polizia Pokémon?
Le reclute di Team ROcket cominciarono a ritirarsi, usando attacchi come muro di fumo e Smog.
Quando l’agente Jenny di Vermilion City, seguita da un folto gruppo di poliziotti specializzati, fu sul posto, dei criminali non era rimasta nemmeno l’ombra.
 
 
 
 
Mat si risvegliò in uno dei morbidi letti del centro Pokémon di Vermillion City, ricordando a malapena quello che era successo. Dopo l’arrivo dell’agente Jenny gli sembrava di essere stato interrogato sull’accaduto per un tempo indefinito e di aver consegnato Raichu all’infermiera Joy per rimetterla in sesto, poi era semplicemente crollato dalla stanchezza.
“Alla fine ti sei svegliato, hai dormito per tutto il pomeriggio.” Lo salutò Leon, che stava bevendo una tazza di tè, seduto dietro ad una scrivania incastrata nell’angolo sinistro della piccola stanzetta.
Matthew si tirò a sedere stropicciandosi gli occhi: qualcuno gli saltò addosso prima che potesse alzarsi del tutto. Riconobbe il corpo caldo di Charmander, lo svolazzare d’ali di Pidgeotto, il goffo “Karp Karp” Di Magikarp che lo salutava dalla sua piscina gonfiabile, posizionata ai piedi del letto, la pelle ruvida di Larvitar e infine l’assonnato miagolio di Meowth. Erano tutti lì, ma mancava Raichu.
“Ho pensato che ai tuoi Pokémon avrebbe fatto piacere stare un po’ fuori dalle Pokéball.” Spiegò Leon, sorseggiando, con Squirtle seduto in braccio.
Mat annuì lentamente, salutando con una carezza ogni componente della sua squadra.
“Raichu … come sta?” Chiese, con voce debole.
“Oh, benone.” Gli rispose il cugino.”Ha solo bisogno di riposare, domani sarà come nuova.”
Matthew si sentì rassicurato da quella notizia, ma guardandosi in giro per la stanza un’altra domanda gli sorse spontanea: “E Maky dov’è?”
Leon si alzò dalla sedia stiracchiandosi.
“In caserma a parlare con l’agente Jenny.” Spiegò, svogliato.” Dopotutto anche lei è una poliziotta, o sbaglio?”
Mat annuì con un cenno del capo.
Non si sentiva ancora del tutto calmo e il cugino dovette intuirlo.
“Anche a me hanno messo una certa inquietudine quei Pokémon di oggi.” Disse, con voce bassa.”Pokémon che si rivoltano contro i loro stessi allenatori dopo essere stati catturati da altri. Gli hai visti, i loro occhi?”
Il ragazzino deglutì a fondo per trovare la voce necessaria a rispondere.
“Si … e mi mettevano i brividi.”
Istintivamente strinse a sé Charmander e Larvitar, che sedevano accanto a lui.
“Non vorrei mai che capitasse una cosa del genere a uno di loro …”
“Nemmeno io.” Ammise Leon, con un sospiro, mentre si sistemava i capelli.”Dobbiamo stare attenti.”
“Team Rocket mi tiene d’occhio.” Gli fece presente Matthew, come per ricordargli del pericolo che correva a viaggiare insieme a lui.
“Lo so.” Il ragazzo più grande si mise a guardare fuori dalla finestra; il cielo era ormai scuro.
“Maky me l’ha detto.”
Per un po’ calò il silenzio ed ognuno si perse nei propri pensieri. Mat non poté fare a meno di farsi venire in mente suo padre: improvvisamente provò molta malinconia mista a tristezza e rabbia. Perché non ci pensava lui stesso a proteggerlo, invece di relegare il compito ad altre persone?
“Sai Mat …”
Leon interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Pensi che faremo in tempo ad essere a Celadon City fra due mesi?”
Matthew lo guardò confuso.”Credo di sì … ma perché?”
Il cugino gli rispose con uno dei suoi soliti sorrisi.
“Ho sentito dire che ci sarà una gara Pokémon.” Gli spiegò. “Sai … penso di aver trovato la mia strada: voglio diventare un coordinatore.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccolo di nuovo il maledetto Team Rocket XD allora, di questa storia delle Pokéball nere se ne parlerà ancora piu avanti, comunque sappiate che l’idea l’ho presa di peso da Pokémon Colosseum e dal quarto film, quello con Celebi.
Riguardo Vera; mi scuso se qualcuno magari avrebbe voluto piu righe dedicate a lei, ma in questo capitolo è  stata una semplice comparsa per fare un “cenno al passato” chiamiamolo così. Quindi fin dall’inizio non avevo previsto di darle un ruolo importante, perché attualmente non può far nulla per la trama … e nemmeno per Mat a dirla tutta.
 
Ci sentiamo!

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La medaglia tuono ***


               LA MEDAGLIA TUONO
                              
                                



Maky era appena uscita dalla centrale di Polizia di Vermilion City, dove aveva fatto un accurato rapporto dell’attacco di Team Rocket alla nave da crociera Waterfall, durante la festa.
Si sentiva tremendamente stanca, ma nello scorgere da lontano le luci della palestra ancora accese, nonostante fossero già le dieci di sera, decise di andare a prendersi la medaglia tuono.
Bussò al portone principale, che si aprì automaticamente: un uomo dall’età apparente di sessant’anni, ma dal fisico ancora scolpito e possente, alto sicuramente oltre il metro e novanta, si stagliava al centro della palestra; al suo fianco una ragazzina bionda e magrolina, con pantaloni e giacchetta di pelle, anfibi e borchie.
“Chi sei?” Chiese quella, con voce inaspettatamente profonda.
Maky non si scompose.
“Mi chiamo Maky Rainblack, vengo da Johto per sfidare il capopalestra.”
L’omone si fece avanti, tendendole la mano.
“Sono io.” Disse, con tono di voce calmo.”Surge, capo palestra di Pokémon elettrici.”
La ragazza ricambiò il gesto, squadrandolo con attenzione.
“Non sconfiggerai mio padre.” Le fece presente la bionda. “Verrai polverizzata dall’elettricità, come tutti i suoi avversari.”
Surge le rivolse un’occhiataccia.
“Sei qui per imparare, non per fare commenti stupidi.”La rimproverò.”Ora vai a fare da arbitro.
La ragazza si portò a lato del campo, mentre i due sfidanti prendevano il loro posto.
Maky aveva sentito parlare di Surge, ma non credeva che fosse ancora in carica. Si preparò all’incontro, stimolata dall’idea di combattere contro un capo palestra veterano.
“Sarà un incontro con un solo Pokémon a testa.” Spiegò la figlia di Surge.”Il capo palestra farà la prima scelta.”
“Vai, Raichu!”
Il Pokémon elettrico entrò in campo, pronto alla sfida. Anche in lui cominciavano a intravedersi i segni dell’età, ma dietro ai suoi occhi c’era un velo di esperienza infinita, capace di renderlo competitivo anche nelle sfide più ardue.
Maky pensò bene alla scelta da fare: non amava partire avvantaggiata, ma i suoi Pokémon non si erano ancora ripresi del tutto e contro un avversario così esperto non poteva tentare la fortuna. Le sarebbe piaciuto far combattere Growlithe, ma Onix era sicuramente il più indicato.
“Vai!”
Il grosso Pokémon di tipo roccia entrò in campo con un possente ruggito, voltandosi un attimo per salutare con allegria la sua allenatrice.
“Onix … per favore. ”Mormorò Maky imbarazzata.”Dobbiamo combattere.”
“Hai fatto una buona scelta.” Le fece presente Surge.”Ma io e Raichu non abbiamo paura di niente: vai con l’attacco codacciaio!”
“Rafforzatore!” Ordinò prontamente la ragazza, ma il colpo era talmente potente da fare comunque danni al Pokémon di pietra.
“Onix, anche tu usa codacciaio!”
Raichu schivò con un gesto pronto la mossa dell’avversario, che però contrattaccò con rapidità. Riuscì comunque ad evitare di essere colpito grazie all’attacco protezione, ma Onix non aveva la minima intenzione di fermarsi.
“Stritolalo, presto!” Ordinò la ragazza.
Raichu venne intrappolato dall’enorme coda di Onix, incapace di muoversi.
“Usa l’introforza!” Gli urlò Surge. Dal corpo del Pokémon si sprigionò un potere che costrinse Onix a lasciarlo.”E ora di nuovo codacciaio!”
Il Pokémon di Maky venne colpito in pieno dalla mossa, subendone i danni, ma non si arrese.
“Vai col drago spiro!”
L’attacco prese in pieno Raichu, paralizzandolo.
“E ora … terremoto!”
La scossa provocata da Onix fece traballare l’intera palestra, con effetti devastanti sul povero Raichu. Il Pokémon di tipo elettrico era allo stremo delle forze, ma non si arrese.
“Locomovolt!”
Raichu schizzò verso il nemico ad una velocità impressionante, circondato da una sfera d’energia luminosa. L’impatto con Onix sollevò una nube di detriti, impedendo agli allenatori di capire cos’era successo.
Quando il polverone si dissolse, i due Pokémon erano in piedi uno di fronte all’altro, fissandosi negli occhi. Raichu ebbe un cedimento e cadde a terra esausto.
La vittoria era di Maky.
 
 
 
 
 
Il mattino seguente Mat si alzò tardi: la sveglia segnava già le dieci. Trovò un biglietto sulla scrivania con scritto:”Noi siamo andati a fare un giro al Pokémon Fan Club, raggiungici lì, dormiglione. Maky e Leon.”
Si preparò in fretta e fece un’abbondante colazione, poi si avviò alla palestra deciso a raggiungere i suoi compagni di viaggio già con la medaglia Tuono.
Quando Matthew fece il suo ingresso, Surge era già pronto al centro del campo di combattimento, la figlia accanto a lui.
“Ma sei solo un bambino.” Commentò, con un sorriso benevolo.”Speri di vincere contro un veterano come me?”
Mat non si fece intimidire.
“Vuoi combattere o no?” Gli disse, sgarbato.
“Certo, ma prima le presentazioni.”
L’uomo sulla sessantina indicò la ragazza al suo fianco con un gesto della mano. “Lei è mia figlia Alexia, diventerà la futura capo palestra, e io sono il vecchio Surge.”
“Io sono Mat Ketchum, dalla città di Pallet.” Si presentò il ragazzino, sicuro di sé.”Sono qui per prendermi la medaglia.”
Surge si lasciò sfuggire un sorriso divertito, ma non aspettò un secondo di più :”Vai Raichu!”
 
Mat capì che l’unico modo per contrastare un Pokémon del genere era rispondere con elettricità altrettanto potente, nessuno dei suoi, nemmeno Larvitar, avrebbe potuto tenere testa alle scariche di un Raichu.
“Vai!”
Il suo Pokémon elettrico entrò in campo con grinta, impaziente di misurarsi con un altro della sua stessa specie.
“Raaaaai!”
Surge sorrise, mentre i due avversari si studiavano con attenzione.
“Vincerà la tua giovane femmina … o il mio vecchio ed esperto Pokémon?” Si domandò l’uomo, mentre ordinava al suo di attaccare. “Raichu, sottocarica!”
L’avversario iniziò ad accumulare una sorprendente quantità di energia usando la lunga coda come catalizzatore.
“Svelta, approfittane per attaccare!”
Il Pokémon di Mat lanciò un attacco superfulmine che squarciò il terreno della palestra, ma l’altro Raichu assorbì l’energia elettrica con la coda, caricandosi ancora di più. Le sue guance si illuminarono, tanta era l’energia che era riuscito ad accumulare.
“Attacco tuono!”
L’intensità della scarica elettrica fece saltare in mille pezzi i vetri della palestra e tremare le pareti come se fosse in corso un terremoto. Il Raichu di Mat non riuscì ad incassare il colpo senza riportare danni, ma si rialzò dopo pochi istanti, decisa a non arrendersi.
“Facciamogli vedere di cosa sei capace!” La incoraggiò il giovane allenatore.
Raichu tornò alla carica di sua iniziativa con un rapido attacco agilità, confondendo l’avversario che, affaticato, non riusciva a starle dietro.
“Attacco schianto!”
“Rispondi con lo stesso attacco!” Ordinò Surge.
L’impatto fra i due Pokémon fu talmente potente da sbalzarli a diversi metri di distanza gli uni dagli altri.
“Ora, codacciaio!”
Il Raichu di Mat non conosceva quella mossa e nemmeno sapeva come contrastarla, così il colpo andò a segno, causandogli seri danni. Dolorante, si rimise in piedi.
Il Pokémon avversario aveva il fiato corto.
“Tuono pugno!” Urlò Surge, con la sua voce potente. Il Raichu di Mat si scagliò verso l’avversario con lo stesso attacco, che fino a quel momento non conosceva. I due combattenti finirono nuovamente a terra, ma proprio quando l’incontro sembrava finito in pareggio, il piu giovane si rimise in piedi.
“Attacco schianto!” Gli ordinò Mat.
Il Pokémon di Surge non riuscì a resistere anche a quell’ultimo assalto. Provò a rimettersi in piedi, ma le gambe lo tradirono. Era K.O
“La vittoria va allo sfidante!” Proclamò la figlia di Surge, per nulla contenta di veder sconfitto suo padre per due volte di fila in neanche ventiquattrore.
Matthew corse dal suo Pokémon.
“Sei stata grandiosa!” Le disse, mente tentava di abbracciarla rimanendo fulminato da una scintilla nel frattempo. Raichu girò su se stessa, facendo ok con la zampa destra. Mat era sinceramente stupido che lei avesse obbedito ad ogni suo ordine senza fare troppo di testa propria.
“Raaai - chu!”
Surge si avvicinò al giovane allenatore, porgendogli la medaglia tuono. Mat la prese, osservandola bene: splendeva talmente tanto da abbagliarlo. La ripose con cura nel suo porta medaglie, stringendo la mano al capo palestra.
“Il giovane ha sconfitto il vecchio …” Mormorò l’uomo, osservando con affetto il suo Pokémon.”Forse è tempo che lasciamo il posto alle nuove generazioni, che ne dici, amico?”
“Rai …”
Il vecchio Raichu annuì stanco, guardando verso la figlia di Surge.
Mat richiamò nella sfera il suo Pokémon e uscì dalla palestra con un largo sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
Quando raggiunse il Pokémon Fan Club, Maky e Leon erano seduti su una panchina ad osservarlo. La ragazza aveva in spalla Eevee e al fianco Houndoom, mentre Leon … stava accarezzando un Ponyta.
Mat lo guardò con aria interrogativa.
“Mentre tu perdevi tempo, il direttore del Pokémon Fan Club mi ha regalato questo splendido esemplare, riconoscendo il mio indubbio talento.” Gli spiegò il ragazzo, con aria di superiorità e un sorriso scherzoso stampato in faccia.”Non trovi che sia bellissimo?”
Matthew gli rispose con un ringhio.
“Si da il caso che io non abbia affatto perso tempo.” Si mise a frugare nello zaino, prendendo il porta medaglie.
“Questa è la medaglia tuono.”
Disse, mostrando con orgoglio il suo trofeo.
Leon rimase a bocca aperta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccoci anche con questo capitolo.  Beh non ho molto da dire  (non c’entra ma: le avete viste le megaevoluzioni degli starter di kanto, le seconde evo di quelli di Kalos e i nuovi Pokémon annunciati? Io sono piuttosto soddisfatta **) … se non che il prossimo, invece, sarà un capitolo extra, un po’ speciale … spero potrà essere di vostro gradimento.
 
Fatevi sentire numerosi, mi raccomando!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Ritorno a casa (CAPITOLO EXTRA) ***


                              RITORNO A CASA (CAPITOLO EXTRA)

                         


Robusti muscoli di enormi ali arancioni ebbero un fremito, preparandosi alla discesa verso terra. La città sottostante appariva come un piccolo punto disperso fra le campagne, da quell’altezza. I numerosi Pokémon che si muovevano nella vasta riserva del laboratorio di Gary Oak sembravano solo una massa di colori indefinita.

Un rapido movimento della lunga coda dalla punta infuocata fece virare il grosso Pokémon di fuoco: l’uomo che lo cavalcava si aggrappò con forza al suo collo per non rischiare di cadere.
Orecchie gialle e lunghe, dalla punta nera, scattarono in alto, quando furono abbastanza vicine alla terra da scorgere la figura di una donna anziana che stava annaffiando i pomodori di un piccolo orto in un paesino immerso nel verde.
Delia Ketchum spalancò gli occhi, incredula, quando l’immensa ombra di un Pokémon dall’aspetto di drago la sovrastò completamente.
Charizard atterrò con un sonoro tonfo provocato dal suo peso, schiacciando l’erbetta verde sotto di sé.
A Delia cadde di mano l’annaffiatoio.
“Pika!”
Pikachu le si fiondò in braccio, felice di vederla. Lei gli accarezzò la testa lentamente, come se non capisse bene quello che stava succedendo.
L’uomo smontò dalla sua cavalcatura, togliendosi il berretto: i suoi capelli neri e ribelli andavano in tutte le direzioni. Salutò con un  cenno del capo, sorridendo appena.
“Ash …” La donna gli avvicinò a passo svelto, abbracciandolo con affetto. I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma si sforzò di non farle cadere.
“è un anno che non ti vedo neanche per mezza giornata.” Disse, debolmente. “Cosa ti porta qui?”
Ash chinò la testa con espressione colpevole.”Scusa.”
La sua voce si era fatta inaspettatamente bassa e secca, col passare degli anni. “Ho dovuto viaggiare parecchio e poi …”
Charizard andò a sdraiarsi all’ombra di un grosso albero, smuovendo la terra con il suo enorme peso.
“Questa casa …”
Nel dire quelle parole  Ash guardò la finestra del piano superiore, dove per un breve periodo della sua vita era vissuto con Misty e suo figlio.
Deglutì per reprimere una potente ondata di tristezza mista a malinconia.
Mat. Chissà come se la stava cavando.
Pikachu lo tirò per i pantaloni: Delia li stava invitando ad entrare.
L’uomo andò a sedersi al tavolo di legno in cucina, mentre Delia gli serviva un bicchiere di succo di frutta ghiacciato.
“Lascia pure le tue cose sul divano, Ash.”
“Ah già …”
Lui aprì lo zaino da viaggio che aveva appoggiato accanto al tavolo. Prese una sfera Poké, porgendola a sua madre.
“Tieni, è per te.”
Lei lo guardò con aria interrogativa.
“Ti farà un po’ di compagnia …”
Ash si sentì un vigliacco a regalare quel Pokémon a sua madre quando ormai era un anno che non si faceva vedere, ma aveva imparato a sentirsi in quel modo già da anni, da quando non aveva avuto il coraggio di stare accanto al figlio che gli ricordava – dolorosamente –  Misty, quindi ci aveva fatto l’abitudine a quella sensazione di inadeguatezza mista a senso di colpa.
Delia prese la Pokéball con fare curioso, trattenendo il fiato. La figura di un piccolo Pokèmon di colore azzurro con una grossa foglia sulla testa si materializzò sul tavolo.
Il cucciolo emise uno strano verso impastato che fece arrossire Delia dalla tenerezza.
“è un Lotad.” Le spiegò il figlio, mentre si sfilava i guanti.
Pikachu intanto, in un angolino, stava leccando con gusto una bottiglia di Ketchup che aveva rubato dal frigo di Delia.
“Oh Ash, ti ringrazio.” Delia prese in braccio il Pokémon.” Sei davvero carino, piccolo!”
“Looooo”
“L’uovo si è schiuso qualche settimana fa … ho pensato che fosse il Pokémon adatto a farti un po’ di compagnia … ora che anche Matthew è partito.”
L’espressione della donna si fece subito maggiormente tesa. Parlare del figlio di Ash in sua presenza era come camminare su un campo minato, e mai si sarebbe aspettata che proprio lui potesse tirare in ballo un tale argomento.
“Come sta?” Chiese il maestro di Pokémon.
“Dovrebbe telefonarmi a momenti …” Fece in tempo a dire Delia, prima che il videotelefono squillasse e lei corresse a rispondere con Lotad in braccio.
Ash fu ben attento a spostarsi dalla visuale del figlio.
“Pronto, nonna!”
Nell’udire la voce di Mat gli venne un groppo alla gola.
Delia salutò con un largo sorriso: “Come sta il mio caro nipotino?”
Il maestro di Pokémon si ricordò dello specchio appeso alla parete dietro al telefono e, mantenendosi ad un’angolazione che gli garantiva di non essere visto, si mise a fissarlo. Riuscì a scorgere in modo abbastanza definito la figura di suo figlio e non seppe quale strana forza gli impedì di smetterla di fissarlo ed andarsene.
Matthew era cresciuto molto dall’ultima volta che l’aveva visto, ora aveva quasi undici anni ed iniziava a somigliargli in modo inquietante; ma gli occhi e i capelli erano senza dubbio quelli di Misty.
“Ma che ci fai con un Lotad in braccio?” Esclamò il ragazzino, incredulo.
“Oh questo …” Delia si fece scappare una risata isterica, cercando di pensare a qualcosa da dirgli.
“Vediamo … me l’ha portato il professore.”
Matthew non sembrò molto convinto, ma non domandò altro. Frugò nel suo zaino mostrando alla nonna il porta medaglie.
“Guarda, ho la medaglia tuono!” Si vantò, con un largo sorriso. Una voce maschile dal tono melodioso s’intromise: “Mat … smettila di fare lo sbruffone, sei solo un moccioso. Fammi salutare la zia.”
Leon strappò di mano il Pokedex a Mat.
Ash lo guardò con un’espressione strana, non riuscendo bene a ricordare chi era.
“Ciao zia Delia!” Esclamò il ragazzo, sorridendo.”Come te la passi?”
“Leon!” Nonostante si fossero visti poche volte nel corso degli anni, i due andavano molto d’accordo, forse perché quest’ultima apprezzava in particolar modo la galanteria del pronipote, figlio della sorella maggiore della moglie di suo figlio.
Il Pokèdex venne nuovamente strappato di mano alla persona che stava parlando e Mat fece la sua comparsa nello schermo, indispettito.
“Se vuole parlarti può chiamare con il suo di telefono invece di far spendere soldi a me.”
A Delia venne da sorridere. Notò che Ash stava ancora spiando la videochiamata dallo specchio alle sue spalle, così si spostò leggermente di lato in modo che potesse vedere meglio.
“Dove sei? Mi faresti vedere?” Chiese gentilmente al nipote.
Mat annuì con un sorriso, voltando lo schermo del Pokédex verso un paesaggio mozzafiato. Ash riconobbe le vaste campagne sul percorso per Vermilion City; se suo figlio aveva già la medaglia tuono, probabilmente ora si stava dirigendo a Saffron City.
La figura di una ragazza dai capelli neri e corti appisolata accanto ad un Houndoom attirò la sua attenzione. Maky.
Un’ondata di gratitudine gli fece abbozzare un sorriso: Delia gli aveva raccontato di quello che era accaduto a Matthew a bosco Smeraldo e Ash non poteva che essere grato a quella ragazza per aver difeso suo figlio.
“La ci sono i miei Pokémon nonna, ho preso anche un Meowth!” Spiegò Mat, entusiasta.
Lo schermò si spostò lievemente, mostrando ad Ash ciò che era curioso di vedere: del Charmander cromatico aveva sentito parlare da Delia, ma degli altri Pokémon non sapeva nulla.
C’erano uno sguazzante Magikarp che nuotava con allegria in un piccolo laghetto, un Pidgeotto appollaiato sul ramo basso di un albero, un Larvitar che stava scavando una buca, un Meowth intento a mangiare e, infine, un grosso Raichu che si stava allenando da solo, menando calci e pugni da tutte le parti.
Quell’ultimo elemento della Squadra di Mat sorprese il maestro di Pokémon in modo particolare: era uno strano scherzo del destino che suo figlio avesse proprio la forma evoluta del suo primo Pokémon. Che fosse destinato a superarlo? Ash ne era sicuro.
Lo schermò del videotelefono diventò nero di colpo.
“Scusa nonna, ho finito il credito per le videochiamate.” Spiegò la voce di Matthew.” Ci sentiamo un’altra volta.”
Ash si lasciò sfuggire un sospiro, come per sfogare la tensione che aveva accumulato. Voleva molto bene a suo figlio e non si sarebbe mai perdonato per averlo abbandonato alle sole cure di Delia, senza fare il padre.
La verità era che dopo la morte di Misty gli era crollato il mondo addosso e aveva avuto paura di non essere in grado di crescerlo da solo. Il dolore della perdita non solo della moglie, ma anche della bambina che lei si portava in grembo, era stato  troppo forte e l’aveva fatto sentire debole, così aveva preferito scappare invece di affrontare le sue responsabilità. Dopodiché, per vergogna, non aveva mai trovato il coraggio di provare a riallacciare i rapporti con Mat e la distanza fra loro si era fatta sempre più grande, tanto che ormai non si vedevano da un anno.
“Ash, ti senti bene?” Gli domandò Delia, vedendolo così scosso. Lui si passò una mano sulla fronte, massaggiandosela.
“Vuoi andare in camera tua a fare riposare?” Chiese ancora la donna.
Il maestro di Pokémon annuì con un cenno del capo:”Mi riposo un po’, ma il divano può bastarmi.”
Andò a stendersi in salotto, desideroso di chiudere gli occhi. Aveva volato per parecchie ore con Charizard e si sentiva indolenzito. Pikachu saltò sul divano, accoccolandosi al suo fianco.
 
 
 
 
 
 Gary Oak aveva appena finito di parlare con un famoso ricercatore e osservatore delle isole Orange, Tracey, quando qualcuno suonò il campanello per accedere al laboratorio. Aprì il portone principale con un telecomando, rimanendo a bocca aperta quando davanti ai suoi occhi apparve la figura del suo vecchio rivale: Ash Ketchum.
Dopo un primo momento di stupore si riprese.
“Ash, qual buon vento!”
Il rivale lo salutò con un cenno della mano.
“Cosa ti porta qua?” Domandò Gary, sorseggiando del Tè.
“Vorrei salutare i miei Pokémon.”
Il Professor Oak non fece troppe domande. Da quando Ash aveva perso la moglie, si era sempre sentito un po’ a disagio in sua presenza, incapace di trovare le parole giuste da dirgli.
Era stato lo stesso Ash a cambiare. Una volta era un tipo solare e talmente impulsivo da essere quasi imbranato, ma che aveva sempre le parole pronte: dopo quell’evento triste era diventato cupo e solitario.
Erano sempre stati rivali –loro due – ma Gary non poteva non essere dispiaciuto per quella situazione. In fondo si conoscevano fin da piccoli e gli sarebbe piaciuto tornare a parlare con lui in modo spontaneo – anche se non privo di battibecchi – come una volta.
“Nemmeno il tempo può curare certe ferite.” Si disse tristemente, mentre accompagnava Ash all’esterno del laboratorio, nella riserva dove erano ospitati i Pokémon. Prima che il maestro di potesse muovere un passo, una Meganium lo raggiunse al galoppo, investendolo letteralmente e strusciandogli la grossa testa verde contro la guancia.
Ash rispose con una carezza pacata, ma gentile.
“Pika pika!”
Il piccolo Pokémon giallo indicò un albero in lontananza. Uno Sceptile scese silenzioso nonostante la sua mole, salutando Ash da lontano per poi raggiungerlo. Insieme continuarono la passeggiata nella riserva, per riunirsi a tutti gli altri compagni di avventura dell’allenatore.
Ash sapeva bene dove andare per trovare ognuno di loro.
Snorlax era nel suo periodo di letargo, quindi l’uomo passò al suo fianco limitandosi a toccarlo appena e guardarlo con affetto. Quello era uno dei suoi Pokémon più forti, anche se aveva un piccolo inconveniente: nel periodo di letargo era impossibile svegliarlo.
Si fermò sotto ad un enorme albero dove di solito riposavano i suoi Pokémon d’erba  e coleottero nei pomeriggi caldi come quelli: il suo vecchio amico Bulbasaur gli venne incontro, insieme a Leavanny, Heracross e Torterra.
Poi si avviò alla zona arida dei Pokémon di tipo fuoco terra e roccia: Salutò Gliscor, Emboar, Scrafty, Gilalith, Krokodile, e Donphan.
Successivamente fu il turno di tutti gli altri: Unfezant, Samurott, Seismitoad, Kingler, Muk, la mandria di Tauros, Typhlosion, Noctowl, Donphan, Swellow, Corphish, Torkoal, Glalie, Staraptor, Infernape, Buizel, il vecchio Blastoise e, infine, le sue recenti catture: Sandlash, Vulpix, Kadabra, Ampharos, Mudkip, Absol, Lucario e Darmanitan.
Dopo un lungo periodo passato a riflettere in loro compagnia, decise di tornare da Delia. Aveva bisogno di una pausa per pensare: le avrebbe chiesto di fermarsi a Pallet Town per un po’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo capitolo è slegato dalla trama principale ma ho voluto metterlo per approfondire un po’ di piu la questione Ash, se vi piace l’idea, probabilmente ne inserirò altri 2 o 3 nel corso della storia. Mi scuso se l’ultima parte assomigliava un po’ ad una lista della spesa, ma volevo dare un quadro generale di quali sono i Pokémon di Ash al momento …quelli che non ho nominato ovviamente sono in squadra con  lui. Mi spiace che i commenti stiano diminuendo di nuovo, spero di sentirvi numerosi e di aver scatenato la vostra curiosità con questo capitolo XD

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** La gara pigliamosche ***


                          LA GARA PIGLIAMOSCHE

                       


Mat camminava per le vie della caotica Saffron City con entusiasmo al fianco dei suoi compagni di viaggio Maky e Leon, seguito dalla fidata Charmander. Erano arrivati in città il giorno prima, dopo quasi tre settimane di viaggio, durante il quale avevano ripercorso la strada per tornare a Cerulean City per prendere successivamente un sentiero diverso che li aveva portati a destinazione. Il viaggio era proceduto senza intoppi, ma era stato ricco di sfide con altri allenatori e Mat aveva avuto modo di acquisire parecchia esperienza.

Il suo entusiasmo di quel giorno non era casuale: Maky aveva proposto di prendere il treno diretto che, in alcune ore di viaggio, li avrebbe portati alla città più grande di di Johto: Goldenrod City, dove abitava un caro amico della ragazza.
Il trio di viaggiatori raggiunse la stazione e s’imbarcò sul treno con una buona mezz’ora di anticipo.
Maky aveva un bel sorriso stampato sul volto da quando si era svegliata; Mat ovviamente l’aveva notato, ma non osò chiederle il motivo temendo di fare una domanda imbarazzante. Prese una guida su come preparare il miglior cibo per Pokémon e si mise a leggerla con calma. Ci vollero quasi cinque ore per giungere a destinazione, più di quello che avevano previsto: quando scesero dal treno era già pieno pomeriggio.
La stazione di Golderod City era molto simile a quella di Saffron, ma quando all’aperto la differenza fra le due città fu subito evidente: per Mat, abituato alla vita di Pallet, quella posto rappresentava il caos puro. Era circondato da alti palazzi, casinò, negozi, gente che andava e veniva per le vie intricate.
Si fece più vicino a Maky, sentendosi un po’ smarrito.
Il trio di viaggiatori camminò per una mezz’ora abbondante, imboccando infine una via stretta e chiusa.
Maky si fermò davanti ad un portone che dava sulla strada e citofonò: una voce maschile rispose, invitandoli a salire. Percorsero due piani di scale e l’allenatrice bussò ad una porta in legno.
 Un ragazzo che sembrava avere poco più di vent’anni aprì, accogliendoli con un sorriso. Baciò maky sulla guancia sinistra, facendo arrossire Mat come un pomodoro.
“Che c’è?” Lo schernì Leon, sussurrando.” Sei troppo piccolo per vedere due persone che si baciano?
Matthew arrossì se possibile ancora di più, di vergogna e rabbia. Possibile che fosse così tardo? Ecco perché Maky gli era sembrata particolarmente allegra quel giorno. Quel ragazzo alto, dal fisico robusto e capelli ed occhi castani, doveva essere il suo fidanzato.
Il ragazzino entrò timidamente in casa: era un piccolo appartamento polveroso, dall’arredamento essenziale: libri di tutte le grandezze erano sparsi in ogni angolo della cucina e del piccolo salottino d’ingresso.
“Scusate …” Disse il ragazzo, imbarazzato. ”Maky mi ha avvisato del vostro arrivo solo stamani e non sono riuscito a sistemare.”
I due si scambiarono un sorriso.
“Comunque mi presento …   mi chiamo Edward. Sto studiando per diventare un ricercatore di Pokémon.”
Leon e Matthew ricambiarono la stretta di mano. A dispetto di quello che aveva provato vedendolo, ora Mat iniziava ad avvertire una simpatia spontanea nei confronti del fidanzato di Maky.
“Il professor Elm sta per andare in pensione” Continuò a spiegare il ragazzo.” E io vorrei prendere il suo posto.”
Un tonfo interruppe la loro conversazione: Mat si girò di scatto, incontrando gli inquietanti occhi viola dalla pupilla luccicante di un Espeon, che dopo aver squadrato lui e gli altri per qualche secondo, tornò a dormire in un angolo della cucina.
“Espeon è un Pokémon abbastanza schivo.” Disse Edward, invitandoli a sedersi in cucina. “Volete qualcosa da bere?”
 
 
 
 
 
 
Dopo una lunga chiacchierata, il quartetto composto da Mat, Leon, Maky ed Edward, aveva deciso di recarsi al Parco Nazionale poco distante da Goldenrod City per prendere parte alla gara pigliamosche, un evento che si sarebbe svolto proprio quel giorno.
“Al vincitore vengono regalati il Pokémon ed un premio.” Spiegò Edward, afferrando una mano di Maky.
Mat non aveva mai visto la sua compagnia di viaggio in quel modo, abituato a pensare a lei come ad una figura inarrivabile, quasi distaccata, e gli sguardi dolci che si scambiavano i due fidanzati lo mettevano tremendamente a disagio. Per una volta, ringrazio Leon di essere con lui.
Arrivarono al parco dopo una ventina di minuti di marcia: all’entrata un folto gruppo di persone era radunato davanti ad una piccola biglietteria per partecipare alla competizione.
Mat si sfregò le mani, già pregustandosi la cattura di un Pokémon di Johto: voleva assolutamente vincere, ma dubitava di riuscirci con Maky iscritta. Poteva sempre contare sulla fortuna.
L’uomo che avrebbe giudicato i Pokémon catturati spiegò le regole della gara.
“I partecipanti dovranno catturare un Pokémon coleottero entro mezz’ora dall’inizio.”
Alcuni uomini passarono fra gli allenatori in attesa di iniziare, distribuendo delle strane Pokéball di colore verde.
“è obbligatorio l’uso delle Park ball, e potete utilizzare un solo Pokémon a testa.”
Mat non portò con sé Charmander; voleva rafforzare il suo rapporto con Pidgeotto, che non mandava in campo da un po’ di tempo.
Maky scelse di farsi accompagnare da Eevee, Leon partecipò col il suo nuovo Ponyta.
Edward invece aveva deciso di non partecipare: non amava particolarmente quel tipo di competizioni.
L’iniziò della gara fu annunciato dallo strillare di un Dodrio.
Matthew s’ immerse nel folto del parco con Pidgeotto appollaiato sulla spalla. La vegetazione era abbondante: s’inoltrò nel cuore della riserva, dove sperava di incontrare i Pokémon più forti. Si fece largo fra le fronde degli alberi, rischiando di inciampare nelle grosse radici.
Uno Spinarak si calò giù da un ramo utilizzando la sua spessa ragnatela. Matthew non attendeva altro.
“Pidgeotto, colpiscilo!”
Il povero Pokémon fu sbalzato a diversi metri di distanza, ma si rimise subito in piedi, attaccando con la ragnatela. Pidgeotto la schivò facilmente, partendo alla carica con un attacco raffica, che però ebbe l’effetto di scagliare Spinarak nell’erba alta facendolo perdere di vista all’allenatore.
Il Pokémon di tipo volante si lasciò scappare un verso di disappunto.
“Non fa nulla.” Lo rassicurò Mat.”Ne troveremo un altro.”
Continuò a procedere per un buon quarto d’ora, ma i Pokémon si erano fatti sospettosi e sfuggenti. Il giovane allenatore si lasciò sfuggire un sospiro di rassegnazione, pensando che in fondo sapeva di non poter vincere. Ora mancavano solo dieci minuti allo scadere del tempo e non sapeva nemmeno in quale parte del parco si trovava.
Andò a sedersi su una roccia, iniziando a pensare.
Lui odiava catturare i Pokémon strappandoli alla natura, preferiva farseli amici … perché aveva deciso di partecipare? Ora capiva perfettamente il motivo per il quale Edward non aveva preso parte alla gara. Fece per alzarsi, ma l’ombra di qualcosa di grosso lo inchiodò lì dov’era.
“Giòòòòò!” Pidgeotto rizzò le penne sulla testa, sbattendo le ali.
Mat alzò lo sguardo. Un Pokémon di colore verde, alto una decina di centimetri in più di lui, con affilatissime lame al posto delle braccia e sguardo aggressivo lo stava fissando.
“Saaaiteeèèr!”
 Mat sfoderò il Pokédex, chiedendo informazioni: “Scyther. è molto intelligente, ma i maschi tendono ad essere solitari e aggressivi. Le femmine vivono in sciami familiari guidati da un unico maschio. Se uno sfidante vince il capobranco in lotta, esso diventerà il nuovo Leader dello sciame e il Scyther sconfitto sarà tenuto a distanza.” Spiegò l’apparecchio elettronico, per poi aggiungere.” In questo caso si tratta di un maschio, per via dell’addome di dimensioni ridotte.”
“Saaaaaaaiiiiiiiiii!”
Mat si tirò il cappellino all’indietro, pronto alla sfida. Quel Pokémon era talmente aggressivo da fargli paura, ma non aveva intenzione di fare marcia indietro. Catturandolo avrebbe potuto vincere, si era già dimenticato delle riflessioni di un attimo prima. E comunque gli rimanevano poche alternative: scappare era impossibile.
Il Pokémon puntò una delle sue lame verso il ragazzino, in un gesto di sfida. Sembrava volergli dire:”Dimostrami quanto sei forte e ti seguirò.”
“Pidgeotto, attacco rapido!”
Il Pokémon di tipo volante si scagliò a tutta velocità contro il nemico: Scyther non poteva volare molto in alto con le sue piccole ali, ma era abbastanza agile da mettere in difficoltà anche un avversario come quello.
“Attacco turbine!”
Il forte vento generato dalla mossa di Pidgeotto costrinse il nemico a tornare a terra. Ora i due Pokémon si squadravano a distanza.
Scyther iniziò a roteare su se stesso, accumulando energia con un potente danza spada e scagliandosi contro l’avversario che venne preso in pieno dalle lame taglienti. Pidgeotto era ferito, ma si rialzò comunque. Sembrava non voler perdere quella battaglia.
“Giottòòòòò!”
Si scatenò in un potente attacco raffica, ma le folate di vento assunsero una pericolosità che di solito non avevano: erano talmente potenti da fendere l’erba tutt’intorno.
“Attacco ventagliente.” Spiegò il Pokédex a Mat.
Scyther non riuscì a resistere per molto e finì contro un albero, senza riuscire a trovare la forza di rialzarsi. Matthew approfittò dell’occasione.
“Park ball, vai!”
La sfera Pokè si mosse un paio di volte, ma alla fine rimase chiusa. Il giovane allenatore di Pokémon la prese da terra guardandola pieno di orgoglio, poi si girò a ringraziare Pidgeotto che aveva combattuto al meglio.
Controllò l’orologio: cinque minuti alla fine, non aveva tempo da perdere.
“Posso chiederti un ultimo favore?” Domandò, al Pokèmon ormai stanco. “Mi indicheresti la strada?”
Pidgeotto annuì, facendo un ultimo sforzo. Mat si mise a correre all’impazzata verso l’entrata del parco, ruzzolando a terra diverse volte e sbucciandosi gomiti e ginocchia. Arrivò al punto d’incontro appena in tempo, con il fiato corto.
Maky e Leon lo stavano aspettando.
“Ultimo come al solito, cugino.” Lo prese in giro il ragazzo dai capelli rossi. Matthew si sforzò di non dargli retta, preferendo avvicinarsi alla sua compagna di viaggio.
“Cos’hai preso?” Le domandò, desideroso di avere una conversazione con lei.
Maky gli rispose gentilmente.
“Un Pinsir, tu?”
Mat si morse le labbra. Era sicuro di vincere in maniera schiacciante con quel Scytehr, ma un Pinsir poteva ribaltare la situazione.
“Io ho preso un Butterfree, che si addice alla mia bellezza.” Disse Leon senza essere stato interpellato, con una sfumatura di comicità nella voce che il piùpiccolo non riuscì a cogliere.
Maky invece rise di gusto: stava iniziando a conoscere quei due ragazzi, e non poteva evitare di trovarli divertenti con i loro continui battibecchi.
La premiazione ebbe luogo una decina di minuti dopo. Fu chiesto agli allenatori di far uscire i Pokémon dalle sfere: questi ultimi furono valutati in base alla rarità e alle condizioni fisiche.
I vari allenatori avevano catturato Pokémon coleottero di molte specie diverse, ma i due di Maky e Matthew spiccavano fra tutti gli altri. Il giudice ci mise molto a prendere una decisione finale.
Si fece dare un microfono per parlare alla folla che non ne voleva sapere di stare zitta.
“Il vincitore della gara pigliamosche di oggi è …”
Tutti rimasero col fiato sospeso, Mat si mangiava le unghie dal nervosismo.
“Matthew Ketchum, di Pallet Town!”
Il ragazzino spalancò gli occhi, incredulo. Aveva sperato con tutto se stesso di vincere, ma non poteva credere che fosse successo davvero. Si avvicinò al giudice con aria sognante, ancora incapace di rendersi conto di quello che era successo. Da quel momento non capì più niente: alzò la Park ball al cielo mostrandola a tutti, poi gli venne consegnata in premio una pietra solare di cui non sapeva bene che fare. Guardò il pubblico, trovando uno sguardo d’approvazione negli occhi di Maky. Poi fece tutta la strada di ritorno a Goldenrod city ridendo in modo ebete come se fosse ubriaco.
Quando finalmente riuscì a calmarsi da tutta quell’euforia, si rese conto di trovarsi in un centro Pokémon. In verità l’aveva notato anche prima, ma solo ora aveva abbastanza lucidità mentale da domandarsi cosa ci facevano lì.
Fece per andare a telefonare a Gary Oak e chiedergli come stava Scyther – se era contento di essere stato catturato oppure avrebbe preferito restare nel suo habitat – ma la mano possente di qualcuno lo fermò prima che potesse andare ai telefoni. Era Edward.
“Maky vuole subito te e Leon.”Gli disse il ragazzo.
Matthew la trovò davanti ad un Pc del centro Pokémon, intenta a farsi inviare una sfera Poké.
“Mi sto facendo spedire il mio Xatu.” Spiegò la ragazza, senza troppi giri di parole. “Passeremo la notte a casa mia, al Lago d’ira … vi porterò lì con il teletrasporto.”
 
 
 




 
 Salve gente!
Dove sono finiti tutti gli altri lettori? Sempre i soliti recensiscono (e li ringrazio di cuore!)
L'idea di far fare una capatina ai ragazzi a Johto (per spezzare la monotonia) mi sembrava carina, così ho deciso di sfruttare il treno presente nel videogioco xD Eh si ... Maky ha un fidanzato ... dopotutto ha vent'anni! 
(Cof, pure io ne ho venti ma di fidanzati non se ne vede l'ombra, cof cof cof)

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Il Lago d'Ira ***


                                        IL LAGO D'IRA

                              


Mat si aggrappò con forza al polso della sua compagna di viaggio, mentre lei e Leon si stringevano a Xatu, pronti per il teletrasporto. Avevano appena salutato Edward, che non li aveva potuti seguire per ragioni di studio.

“Peccato.” Si disse il ragazzino.”Avrei voluto conoscerlo meglio.”
Deglutì a fondo. Era agitato perché l’idea si smaterializzarsi per raggiungere in pochi secondi un luogo distante diversi chilometri non lo rassicurava molto e, inoltre, far visitare alla casa di Maky gli faceva provare emozioni contrastanti. Ormai aveva iniziato a pensare a lei come a una sorella maggiore e ne aveva un po’ paura: se avesse deciso di restare lì dicendogli di proseguire il viaggio da solo? Non ci voleva nemmeno pensare.
“Tieniti forte.” Gli sussurrò la voce della ragazza.
Poi una sensazione di vuoto lo travolse. Gli parve di trovarsi in un tunnel talmente luminoso da accecarlo, mentre sfrecciava a una velocità inverosimile. Era come andare sulle montagne russe, ma molto, molto peggio. Gli venne da vomitare, ma prima che potesse rischiare di farlo si erano già fermati.
L’immagine di una fattoria immersa nel verde si materializzò davanti agli occhi del giovane allenatore. Maky richiamò Xatu nella sfera, poi invitò Leon e Mat a seguirla.
La casa della poliziotta Pokémon era rustica ma accogliente. I muri in pietra emanavano una freschezza piacevole e l’arredamento spartano ma allo stesso tempo raffinato contribuiva a far sentire a proprio agio gli ospiti.
Un uomo sui cinquantacinque anni accolse con gioia i nuovi arrivati: aveva i capelli brizzolati, occhi scuri come quelli di Maky, folti baffi ed un po’ di pancia. Portava un cappello da Cow Boy in testa.
“Oh, Maky!” Esclamò con gioia, abbracciando la figlia. “è un sacco di tempo che non ti vedo!” Lei ricambiò il gesto con pacatezza, passando poi alle presentazioni.
“Papà …questi sono Mat e Leon, suo cugino.” Spiegò.” I nostri ospiti di stasera.”
L’uomo strinse loro la mano calorosamente.
“ è sempre un piacere conoscere gli amici di mia figlia!” Esclamò, con voce calda.”Io sono Robert.”
“La mamma dov’è?” Chiese di colpo Maky, andando a curiosare in cucina in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Aveva una fame da lupi.
“Oh.” Robert gesticolò con la mano destra.” è andata alla fattoria di Olivine City, per farsi dare un Miltank.”
“Oh, capisco.” Maky annuì con un cenno del capo, mentre iniziava a preparare la tavola, impaziente di cenare.
Lasciarono i Pokémon liberi di uscire dalle loro sfere, consumarono un ottimo ed abbondante pasto e la cena fu allegra, ma Matthew sembrava essere particolarmente mogio e silenzioso. La ragazza lo osservò per tutta la serata, decidendo di seguirlo per parlargli quando lo vide uscire in solitudine.
Mat stava guardando il cielo stellato, seduto sulla riva del lago. Magikarp nuotava vicino a lui, ma fu distratto da qualcosa nel profondo del lago e lo lasciò solo con Charmander. Il Pokémon di fuoco illuminava l’oscurità della notte con la fiammella sulla sua coda.
“è molto bello qui, non trovi?” Disse il ragazzino in un sussurro. La voce di qualcuno alle sue spalle lo fece spaventare.
“Già, è molto bello.” Commentò Maky. Mat si girò guardandola dal basso.
“Vieni a fare un giro?” Propose la ragazza.
Passarono di fianco ad Onix che dormiva acciambellato vicino ad un albero ed entrarono nelle stalle dove erano ricoverati, per la notte, i Pokémon della fattoria della famiglia Rainbow.
Matthew si soffermò a osservali: c’erano parecchi Ponyta, né contò nove, dei Miltank, due Tauros e, nell’ultimo box in fondo, un grosso Rapidash. Maky gli si avvicinò, accarezzandolo sul muso, dove splendeva nel chiarore lunare un gigantesco corno appuntino. Il Pokémon guardò Mat con i suoi fieri occhi rossi e solo dopo il giovane allenatore si permise di toccarlo. Aveva il pelo corto ma morbido e caldo.
“Che ti prende sta sera?” Domandò la ragazza, tutto ad un tratto.
Matthew fece finta di non capire.
“Non parli e te ne stai tutto solo.”
“Non è vero.”Rispose lui, negando l’evidenza.” Sono solo … stanco.”
Maky sorrise appena.” Ormai ti conosco abbastanza bene da capire che non è questo il problema.”
Mat sembrò intristirsi di colpo e si decise a parlare solo dopo diversi minuti di silenzio.
“Vorrei tanto che anche mio papà fosse come il tuo.” Ammise, infine. “E vorrei che tu continuassi a viaggiare con me, invece di rimanere qui.”
L’allenatrice non seppe cosa rispondere alla sua prima affermazione. Che poteva dirgli? Che Ash in fondo non era così male? No, sarebbe stato solo un goffo tentativo di giustificarlo.
“Mi spiace per come sono andate le cose fra te … e Ash.” Disse, infine.” Forse lui … ha paura.” Poi aggiunse, senza dare il tempo a Mat di dire altro. “Comunque, chi ti ha messo in testa che io sarei rimasta qui?”
Matthew arrossì d’imbarazzo, borbottando qualcosa goffamente.”Io credevo che …”
“Non mi dire che ti stai affez-“
“Mat, Maky, venite a vedere!” Era la voce di Leon che proveniva dall’esterno. I due ragazzi si catapultarono fuori dalla stalla, guardando nel punto in cui stava indicando il loro compagno di avventure.
Un bagliore bianco illuminava il Lago D’ira: la sua fonte sembrava provenire dal centro dell’acqua. Mat riconobbe la sagoma di un grosso Magikarp.
“Matthew, è il tuo Pokémon!” Gli spiegò Leon. “Era qui a riva, non so che gli è preso, si è catapultato al centro e …”
La sagoma di Magikarp iniziò ad allungarsi verso l’alto, stagliandosi nel mezzo dello specchio d’acqua, accompagnata da un ruggito spaventoso. Grosse creste acuminate e dure come l’acciaio spuntarono sul dorso del Pokémon e ai lati dell’enorme bocca dotata di una dentatura spaventosa, conferendogli un aspetto minaccioso.
“Gyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”
Gyaridos ruggì alla luna per celebrare la sua evoluzione, poi guardò – dall’alto – verso il suo allenatore. Matthew si trovò a fissare gli occhi rossi del suo Pokémon, carichi di aggressività.
“Wow … ti sei evoluto …” Fece in tempo a dire, commosso.
“Matthew, spostati!”
Maky diede uno spintone all’amico per tirarlo fuori dalla portata del drago acquatico, che colpì, con un colpo della possente coda, il punto in cui si trovava il giovane pochi attimi prima.
“Gyaridos, ma che fai?” Urlò Mat, confuso.”Sono io, non mi riconosci?”
“Gyaaaaaaaaah”
Un potente attacco Iper raggio abbatté un gigantesco albero vicino alla riva, che cadde in acqua con un tonfo sonoro.
Il padre di Maky schizzò fuori di casa per vedere cos’era successo e anche i Pokémon dei tre allenatori arrivarono immediatamente sul posto, pronti ad intervenire.
Gyarados scatenò la sua furia: un altro colpo di coda provocò un’onda alta diversi metri, poi il Pokémon si lanciò verso la riva, sgusciando fuori dall’acqua per attaccare chiunque si parasse davanti alla sua strada.
“Allontaniamoci, presto!” Gridò Robert, preoccupato. Abitando vicino al lago d’ira, sapeva bene di cosa fosse capace un Gyaridos appena evoluto e pronto a scatenare la sua ira.
Mat non si schiodò dalla sua posizione. Si fidava del suo Pokémon: l’aveva sempre trattato con cura e affetto quando era solo un Magikarp ed era sicuro che ora lui se ne sarebbe ricordato.
“Gyaridos, ti prego, calmati!”
Charmander tirò il suo allenatore per i pantaloni, disperata, implorandolo di togliersi da lì.
“Chaaar, char!”
Gyaridos si preparò a lanciare un altro attacco iper raggio. Mat sentì le voci dei suoi amici e dei suoi Pokémon che lo chiamavano, ma era come paralizzato. Quello era il suo caro Magikarp, non poteva attaccarlo come se niente fosse.
“Raaaaaaargh!”
Un potente raggio d’energia fu scagliato verso di lui. Matthew chiuse gli occhi preparandosi al peggio.
“Hooooooun!”
Un altro attacco iper raggio bloccò quello di Gyaridos, generando un’esplosione che scagliò il giovane allenatore a diversi metri di distanza, insieme a Charmander. Quando riuscì a risollevarsi per vedere ciò che stava succedendo, Matthew riconobbe la figura dell’Houndoom di Maky. A lui si affiancarono presto tutti gli altri Pokémon di della ragazza, mentre Larvitar, Pidgeotto, Raichu, persino Meowth e addirittura lo Squirtle di Leon, si affrettarono a soccorrere Mat ed accertarsi delle condizioni sue e di Charmander. “Stiamo bene.” Li rassicurò il ragazzino, rimettendosi in piedi.
“Hey Maky!”
Lei si voltò di colpo, guardandolo con aria confusa. Gyaridos si stava preparando ad un nuovo attacco.
“Questa è una questione fra me e il mio Pokémon.” Disse con decisione l’allenatore. ”Lasciami fare, ti prego.”
La sua compagna di viaggio si fece da parte con aria comprensiva.
Matthew si tirò indietro il cappellino, pronto alla lotta.
“Larvitar, stridio!” Urlò, appena in tempo. Gyaridos stava per scagliare il suo attacco, ma l’urlo esasperante di Larvitar lo bloccò prima che potesse farlo.
“Gyaaaaaaaaaaa” il Drago acquatico si lamentò con un ruggito disperato, menando la coda.
“Raichu, tuono sull’acqua.”
La potenza dell’attacco del Pokémon elettrico fu ulteriormente amplificata. Gyaridos lanciò un lamento acuto, balzando nuovamente fuori dall’acqua.
“Graaaaaaa!”
Ruggì verso il suo allenatore con tutta la furia che aveva in corpo, ma Mat fu svelto.
“Torna qui!”
La sfera Poké richiamò il Pokémon, riportando tutto alla normalità in pochi secondi.
Matthew si accasciò a terra, privato di qualsiasi energia. Aveva sognato per tanto tempo il momento in cui il suo bel Magikarp si sarebbe evoluto in un magnifico e potente Pokémon, ma ora gli veniva da piangere solamente al pensiero. Perché? per quale motivo Gyaridos l’aveva attaccato? Diete un pugno a terra, strappando l’erba dalla rabbia. Calde lacrime iniziarono a rigargli il viso.
Prese la Pokéball di Gyaridos, fissandola per lunghi e interminabili istanti. Le lacrime si fecero presto accompagnare da forti singhiozzi. Mat si sentiva triste e tremendamente arrabbiato. Senza premere il pulsante al centro della Pokéball, in modo che non si aprisse, la scagliò con forza contro un albero, in uno scatto d’ira.
“Ti odio!” Urlò, correndo via piu veloce che poteva.
 
 
Matthew si era lanciato in una corsa disperata; s’inoltrò nel cuore del bosco che circondava il lago, inciampando diverse volte nelle radici degli alberi e ruzzolando a terra graffiandosi ginocchia e gomiti. Nemmeno per un momento lo sfiorò l’idea di fermarsi. Si sentiva tradito dal suo Pokémon e al tempo stesso aveva l’impressione di essere un fallito. Inciampò nell’ennesima radice, andando a sbattere il ginocchio destro a terra. Il dolore della botta gli impedì di rialzarsi, così si appoggiò con la schiena al tronco di un altro albero, restando lì. Era completamente solo nel silenzio e nell’oscurità piu totali, interrotti solo dal verso di qualche Murkrow, Hootoot o Noctowl.
Improvvisamente Mat ebbe paura. Aveva dormito all’aperto diverse volte, ma sempre in compagnia di qualcuno, e la solitudine lo terrorizzava. Provò a chiudere gli occhi, anche se la cosa non servì a tranquillizzarlo. Si strinse a se stesso: la gamba non gli faceva poi così male e avrebbe potuto benissimo alzarsi e tornare indietro, ma non era sicuro di ricordarsi la strada e non voleva farsi vedere dagli altri in quelle condizioni.
Una piccola luce in lontananza lo inchiodò dov’era. Mat trattenne il fiato dalla paura ma, quando vide che era solo Charmander, un sorriso spontaneo si stampò sulle sue labbra. Con lei c’erano anche tutti gli altri Pokémon che Matthew aveva catturato.
“Char, char!”
Charmander gli corse incontro felice di rivederlo. Mat si rimise a piangere commosso, stringendola forte a sé. Se ne vergognò tremendamente, ma non riuscì a bloccare le lacrime. Pidgeotto gli si posò sulla spalla aprendo le ali nel tentativo di proteggerlo, Raichu e Larvitar gli si accoccolarono a fianco e anche Meowth, che di solito lo seguiva solo per il cibo, gli si strinse accanto.
“Vi ringrazio amici …”
I Pokémon non potevano confortarlo con le parole come avrebbe fatto qualsiasi umano, ma in quel momento Mat capì che solo loro sarebbero stati in grado di capirlo. Sempre.
Riuscì a calmarsi dopo pochi minuti, finendo per addormentarsi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Lettori, dove siete finiti?
 
E finalmente Magikarp si è evoluto anche se, da come sono andate le cose, forse sarebbe stato meglio di no … Maky aveva avvisato mat che gestire  Gyarados sarebbe stato difficile xD Non ho molto altro da dire, se non incitare chi legge a commentare … su una decina di persone che seguono la storia la media è di 2-3 commenti

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** La prova di Sabrina ***


                        LA PROVA DI SABRINA
                          


Maky lanciò un’occhiata a Mat, che se ne stava appoggiato al finestrino del treno per Saffron City guardando fuori con aria cupa, poco in vena di chiacchierare.

Erano partiti quel mattino presto, dopo essere tornati a Goldenrod City col teletrasporto di Xatu, ma era dalla sera prima – dopo l’incidente con Gyarados – che il ragazzino si era totalmente chiuso in se stesso.
“Dai Mat … non si è fatto male nessuno in fondo, vedrai che prima o poi –“
Lui le lanciò un’occhiataccia. Era arrabbiato col mondo e non aveva voglia di stare a sentire nessuno.
“Gyaridos non mi ascolterà mai.” Disse cupamente.” è talmente pericoloso e aggressivo che non posso nemmeno lasciarlo al laboratorio di Gary Oak.”
Il ragazzino si rannicchiò su se stesso, tirandosi giù il berretto. “ è impossibile domarlo.”
Maky non aggiunse altro. Invidiò Leon per la sua capacità di farsi gli affari suoi anche con un’atmosfera così tesa e si rassegnò a stare in silenzio per il resto del viaggio. Arrivarono a Saffron dopo altre due ore, nel primo pomeriggio.
Matthew si avviò alla palestra da solo, senza nemmeno mangiare. La trovò facilmente, perché era un edificio inquietante con colonne portanti dalla base sottile che si allargavano a formare una sottospecie di armatura di colore viola. Mat bussò all’enorme portone che si aprì con uno scricchiolio sinistro ed entro senza esitare. Charmander gli si fece vicina, spaventata dall’atmosfera di quel posto.
Le mura erano alte, ad arco, e le enormi finestre erano tenute chiuse, creando un’atmosfera claustrofobica. Una fila di candele ai lati del lungo corridoio che portava al ring di combattimento erano l’unica illuminazione presente. In circostanze normali Matthew si sarebbe sentito inquieto, ma l’arrabbiatura gli aveva fatto dimenticare qualsiasi forma di paura. Continuò a procedere, fermandosi solo quando fu a pochi metri da un trono rosso dalla forma contorta, sulla quale sedeva una donna anziana ma ancora bella. Grandi occhi viola si nascondevano dietro a capelli lunghi resi di uno splendido colore argenteo dal tempo. Un Gengar dal sorriso inquietante fluttuava vicino a lei, apparendo e scomparendo nell’oscurità.
Mat fece per aprire bocca, ma la donna lo fermò prima con un gesto della mano.
“So chi sei.” Sussurrò, con voce bassa e melodiosa.” Avevo previsto il tuo arrivo.”
Scese dal trono con un gesto elegante: aveva un lungo abito rosso che le arrivava ai piedi, al centro del quale si stagliava un gigantesco occhio viola. Collane e amuleti le pendevano dal collo e dai polsi. All’orecchio destro, portava una Pokèball.
Gengar si avvicinò al ragazzino squadrandolo con uno dei suoi sorrisi.
“Geeengaaaar!” Fece sobbalzare Mat e Charmander dallo spavento e si lanciò in una risata divertita che risuonò per tutta la palestra.
“Ora non è il momento.” Lo fermò Sabrina, avvicinandosi a Matthew per squadrarlo con attenzione.
“Gli somigli molto.” Disse l’anziana, con un gesto della mano che fece tintinnare i bracciali che portava al polso.”Tu sei figlio del ragazzo che mi portò Gengar quando era ancora solo un Haunter.”
Mat spalancò gli occhi, confuso, ma gli mancò la forza di parlare.
“Sei figlio di quel Ketchum che è diventato un grande maestro.” Mormorò ancora Sabrina, tornando a sedersi sul suo scranno.
Matthew annuì appena, con un cenno del capo. “Sono qui … per sfidarti.” Disse, timidamente. Tutta la spavalderia con cui si era recato in palestra era svanita.
Sabrina rifiutò la sfida con un gesto decise della mano.
“Non sei ancora pronto per questa sfida, non è ancora il momento.” I suoi occhi viola lo scrutarono con attenzione. “Prima devi superare una prova.”
Matthew la guardò male: chi si credeva quella vecchia per rifiutare la sua sfida senza nemmeno aver combattuto? In cuor suo sapeva di non essere minimamente alla sua altezza, lo sentiva, ma quel giorno non era proprio dell’umore giusto per accettare la cosa senza far polemica.
“Io sono forte!” Disse, cercando di apparire sicuro.”Te lo dimostrerò combattendo!”
Sabrina non gli diede ascolto.
“Prima di sfidarmi, voglio che tu faccia una cosa.” I capelli argentei brillarono alla luce delle candele.
“A est di qui, nella città delle ombre, dove riposano le anime dei Pokémon, un piccolo senza madre avrà bisogno d’aiuto.”
Mat si strinse nelle spalle, qualcosa nel modo di parlare di quella donna gli metteva i brividi.
L’anziana si alzò nuovamente dal suo trono.
“Aiutalo, e io accetterò la tua sfida.”
Matthew la guardò dritto negli occhi e seppe all’istante che se voleva la medaglia Anima non aveva alternative. C’era anche qualcosa di più profondo e indefinito che lo spinse ad accettare l’incarico.
Un piccolo senza madre.
Va bene.” Disse, annuendo con importanza. “Farò quello che mi hai chiesto.”
Sul volto di Sabrina sembrò farsi spazio un accenno di sorriso.
“Ricorda ragazzo … io accetterò la tua sfida … ma non so se tu sarai in grado di vincerla.”
 
 
 
 
Maky si lasciò sfuggire un sospiro di nervosismo quando Mat non rispose alla sua chiamata per l’ennesima volta. Era ormai sera e stava iniziando a preoccuparsi. Aveva creduto che lasciarlo solo a sbollire fosse la cosa giusta da fare, ma ora non poteva fare a meno di sentirsi in ansia. E se lui si fosse cacciato in qualche guaio?
“Forse è il caso di cercarlo.” Suggerì Leon.”Mio cugino ha l’abilità innata di cacciarsi nei guai.”
L’allenatrice lanciò un’occhiata veloce al Pokémon accanto a sé.
“Houndoom … indicaci la strada, ti seguiamo dall’alto.”
 
 
 
 
Matthew si era avventurato da solo nel bosco che portava a Lavander Town, convinto di poterci arrivare tranquillamente in mezza giornata di viaggio e preso da chissà quale tipo d’euforia. Ora che il buio era sceso insieme alla nebbia, l’unica fonte di luce era rimasta la fiamma sulla punta della coda di Charmander e. dai suoni che provenivano dal folto degli alberi, il ragazzino capì che avrebbe fatto molto meglio ad avvisare i suoi compagni ed ammettere di aver fatto un grande errore. Fece per prendere il Pokédex dalla tasca dei pantaloni, ma si accorse che non c’era. Frugò disperatamente nello zaino con panico sempre maggiore ma, quando non riuscì a trovarlo, si rassegnò all’idea di averlo perso.
“Stai calmo.” Si disse, guardando la cartina. ”Se continui a camminare, domani pomeriggio sarai a Lavander Town nel morbido letto di un centro Pokémon.”
Deglutì a fondo, riprendo a camminare. Charmander gli si fece vicina, tremendo come una foglia.
Nel bosco risuonavano inquietanti risate, ma Mat si convinse che erano solo frutto della sua inquietudine. Continuò a camminare fingendosi rilassato almeno per tranquillizzare il suo Pokémon, ma quando gli parve di avvertire una presenza alle sue spalle s’inchiodò lì dov’era.
“Char?”
Charmander lo guardò con aria interrogativa. Matthew la vide spalancare gli occhi e indicare con terrore qualcosa alle sue spalle.
“Char! Chaaar!”
Il ragazzino si voltò di colpo. Non c’era nulla.
Sorrise nervosamente.
“Tranquilla …” Provò a rassicurarla, con voce tramante. “ è solo la tua immaginazione.”
“Ga ga ga gaaaaastly!”
Charmander e Matthew schizzarono via alla velocità della luce, correndo a perdifiato. S’inoltrarono nella boscaglia senza badare alla strada che prendevano, troppo spaventati per rimanere lucidi. Matthew inciampo nella grossa radice di un albero, finendo faccia a terra.
La nebbia si era fatta fitta e quando il giovane allenatore si rimise in piedi, riuscì a scorgere Charmander, a pochi metri di distanza, solo grazie alla fiamma sulla sua coda.
“Stammi vicina.” Le disse, continuando a tremare. Intorno a loro inquietanti risate cominciarono a risuonare nell’aria, talmente forte che nessuno avrebbe potuto scambiarle per un’illusione.
“Gaaaastly!”
Grandi occhi bianchi dalla pupilla nera e bocche dai sorrisi sinistri si materializzarono nell’oscurità, circondando allenatore e Pokémon.
“Haun haun haun!”
Un Pokémon più grande degli altri si materializzò davanti a Matthew, spalancando la sua enorme bocca e mostrandogli i lunghi denti affilati. Una mano evanescente si posò sulla spalla del ragazzino, che dovette trattenere un urlo dalla paura.
Il Pokémon scomparve così com’era apparso, riapparendo a pochi metri di distanza da Matthew. Lo indicò, fissandolo negli occhi in segno di sfida.
Charmander fece un passo avanti, nonostante la paura.
“No, aspetta.” La bloccò Mat, portandosi una mano tremante alla cintura. “Ho un’idea.”
Lanciò la sfera Poké in aria, sperando che la sua strategia potesse funzionare.
“Larvitar, attacco stridio!”
Il piccolo Pokémon obbedì all’istante all’ordine del suo allenatore, ma il suo urlo assordante – reso più forte dalla paura – sembrò non aver alcun effetto contro il branco di fantasmi, che anzi si mise a ridere in modo molto divertito.
Mat fece per richiamare Larvitar, ma lo sguardo fisso di Haunter gli impedì di farlo.
“Prova di nuovo con lo stridio!”
Prima che il piccolo Pokémon potesse agire, gli occhi di Haunter s’illuminarono, paralizzando l’avversario lì dov’era. Larvitar crollò a terra addormentata, ma una strana forza continuò ad impedire al suo allenatore di richiamarla nella sfera.
Passò qualche istante, poi il Pokémon di Mat cominciò a dimenarsi nel sonno, lamentandosi. I suoi lamenti si fecero sempre più intensi fino a diventare urla di paura e dolore. Era una cosa tremenda da vedere.
Matthew capì subito di che si trattava: aveva letto qualcosa riguardo all’attacco mangiasogni e mai avrebbe sperato di trovarsi a dover fare i conti con i suoi effetti.
Non c’era altro da fare: doveva agire per difendere se stesso e in particolare la povera Larvitar.
“ Pidgeotto, Meowth, Raichu, ho bisogno di voi!”
I Pokémon di Mat entrarono in campo con coraggio ad eccezione di Meowth che, nonostante la situazione, non si trattenne dallo sbadigliare con la sua solita aria assonnata e sorniona.
Matthew non gli promise una porzione extra per farlo combattere come faceva sempre, ma il Pokémon decise che per questa volta avrebbe fatto un’eccezione, rispondendo comunque alle sue richieste. Era certamente pigro e abbastanza menefreghista, ma non così perfido da non capire che quella era una situazione di serio pericolo. Drizzò la coda, pronto al combattimento.
“Amici, chiudete gli occh-“ Raichu partì all’attacco come suo solito prima che Mat finisse di parlare, ma i Gastly ed Haunter schivarono facilmente la sua scarica elettrica. L’attacco del Pokémon era però servito ad interrompere il mangiasogni e il malosguardo del capo branco e Mat ne approfittò per richiamare immediatamente Larvitar. Doveva assolutamente portarla ad un centro Pokémon.
“Chiudete gli occhi!” Urlò ancora, ai suoi Pokémon.
“Raichu, prova con un altro superfulime, Charmander, vai con turbo fuoco!”
La combinazione di fuoco ed elettricità mise a dura prova i Pokémon nemici: non tutti i gastly furono in grado di schivare i lampi e le fiamme che schizzavano da ogni parte tutt’intorno a loro.
“Pidgeotto, usa l’attacco raffica per intensificare la fiammata di Charmander!”
Il turbo fuoco venne ulteriormente potenziato dal vento sollevato dal Pokémon di tipo volante, prendendo il pieno la maggior parte dei Gastly.
Meowht – che dal canto suo non poteva fare molto contro dei fantasmi – si esibì in una serie di gesti di vittoria e provocazioni che fecero infuriare l’Haunter a capo del branco. Questo si dimenticò di qualsiasi astuzia, catapultandosi verso il Pokémon gatto senza pensare alle conseguenze. Un’altra combinazione di fuoco ed elettricità lo colpì in pieno, mandandolo K.O.
“Vai, Pokéball!”
La sfera Poké oscillò diverse volte, indecisa. Alla quarta, si fermò, chiudendosi del tutto, per poi sparire: Haunter era stato teletrasportato al laboratorio di Gary Oak. “Ora sarà lui a fare i conti con quel maledetto fantasma.” Pensò Mat, non sentendosi minimamente in colpa. Ne aveva abbastanza di Pokémon aggressivi. Non sapeva perché gli era venuta l’idea di catturarlo; forse per paura che potesse rialzarsi e attaccare nuovamente.
I gastly nel frattempo si stavano riprendendo, ed erano infuriati per la perdita del loro capo.
“Amici … scappiamo!”
Matthew richiamò i suoi Pokémon nelle sfere ed iniziò a correre a perdifiato, senza voltarsi nemmeno per vedere se i Gastly gli erano ancora alle costole. Si fermò solo dopo molto tempo, quando gli mancò il fiato per andare avanti. Si trovava in un’ampia vallata illuminata dal chiarore lunare. Lì la nebbia era un po’ meno fitta.
“Rooooooowww.”
Mat alzò la testa, rabbrividendo per un attimo. Udì il fruscio di passi lievi alle sue spalle e dopo un primo momento di paura si rilassò: era Houndoom. Fearow atterrò con precisione a pochi metri di distanza da lui e Matthew non riuscì a trattenere un largo sorriso nel rivedere Maky e Leon.
“Mat …” Sussurrò Maky, smontando dal suo Pokémon con aria furibonda.”Questa volta l’hai fatta grossa.”
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Il cimitero dei Pokémon ***


                        IL CIMITERO DEI POKéMON


                              


Matthew si  rigirò nel piccolo e scomodo letto del centro Pokémon di Lavander Town, guardando fuori dalla finestra in fondo alla stanza, dalla quale entrava una luce grigiastra. Erano arrivati a Lavander dopo un’intera nottata e buona parte della mattinata di cammino. Il ragazzino si sentiva ancora scosso dall’avventura della sera passata, quando aveva affrontato il branco di Gastly e catturato il loro capo, Haunter. Tuttavia, non era stato quello a sconvolgerlo pi
ù di tutto. Quando aveva rivisto Maky e Leon, tutto si era aspettato, tranne che lei si fosse arrabbiata fino a quel punto: era scesa da Fearow, gli si era avvicinata con apparente calma e gli aveva mollato un sonoro ceffone.
“Si può sapere che ti era saltato in mente?” Gli aveva urlato la ragazza, la voce che rimbombava nella vallata aperta. “ Ti sembra il caso di allontanarti da solo senza dire una parola? ”
“Ho … perso il Pokédex.” Aveva provato a giustificarsi il ragazzino, sorridendole nel tentativo di addolcirla.
“Ah, lo so questo!” Maky si era frugata nelle tasche dei pantaloni, tirando fuori l’apparecchio elettronico.” L’ha trovato Houndoom.”
“Oh, grazie …” Aveva risposto Matthew, impacciato, mentre Maky gli ridava il Pokédex in malo modo.
“Solo uno stupido come te poteva ficcarsi in testa di andare nella città dei fantasmi da solo, pur sapendo di essere una capra in fatto di orientamento!”
La ragazza aveva richiamato il suo Fearow, ancora con un cipiglio furioso stampato in faccia.
“Ma Sabrina … la capo palestra, mi ha detto di andare a Lavander Town per una missione, devo salvare un Pokémon.”
Maky l’aveva fulminato con un’occhiataccia.
“Non me ne frega nulla delle previsioni di una vecchia.” Gli aveva detto, dimenticandosi di essere gentile. “Avresti dovuto avvisarci.”
“Scusa …”
Non me ne faccio niente delle tue scuse, Mat. è stata una fortuna che non ti sia accaduto nulla.”
Per un attimo Matthew aveva pensato di parlare di quello che era successo nel bosco con i Gastly, ma l’idea di farla infuriare ancora di più l’aveva convinto a starsene zitto: si erano rimessi in marcia in silenzio, a passo svelto. Una volta al centro Pokémon, Mat era corso a far curare Larvitar e aveva dovuto raccontare tutto alla sua compagna di viaggio, scatenando nuovamente la sua ira. Non l’aveva mai vista così arrabbiata.
“Sei stato troppo avventato.” Aveva commentato Leon, che fino a quel momento aveva preferito starsene zitto.
 
 
 
Il rumore di qualcuno che bussava alla porta interruppe le riflessioni del giovane allenatore. Si alzò lui per andare ad aprire, trovandosi davanti ad una cupa infermiera Joy. Lavander Town era una città grigia e triste, e nemmeno il centro Pokémon faceva eccezione.
“Vieni.” Gli disse la giovane donna.”Larvitar si è svegliata.”
Matthew la seguì a passo svelto per i corridoi stretti, arrivando infine a una stanzetta isolata, dove lo attendeva il suo Pokémon. Sembrava essersi ripresa, ma appariva comunque molto stanca.
Mat la salutò con un sorriso un po’ triste.
“Mi spiace, non avrei dovuto metterti in pericolo.” Le disse, sentendosi colpevole per quello che era accaduto. Larvitar scosse leggermente il capo, cercando di fargli intendere che non era arrabbiata con lui.
“Per oggi ti conviene lasciarla qui, non sappiamo se si riprenderà in fretta o se invece avrà bisogno di tempo.”
Il ragazzino annuì gravemente, restò ancora un po’ con Larvitar e poi la salutò con una carezza sulla testa, massaggiandole il corno.
Quando tornò in camera, Maky e Leon erano svegli e lo stavano aspettando. Matthew sperò che la sua compagna di viaggio si fosse un po’ addolcita, ma capì da una prima occhiata che era ancora arrabbiata con lui.
“C- che ne dite … di andare almeno a fare un giro?” Provò a proporre il ragazzino, incerto.
Leon si caricò in spalla il suo zaino da viaggio rosso.
“Visto che siamo qua … che cosa ti ha detto di fare Sabrina, precisamente?”
Matthew si fece di colpo più serio. “ Mi ha detto che non sono ancor pronto per sfidarla, e accetterà di combattere contro di me solo se aiuterò il Pokémon senza madre che ha bisogno d’aiuto.” Si grattò la testa, pensieroso. Strano scherzo del destino che anche lui non avesse una mamma.
“E questo Pokémon senza madre si trova qui, a Lavander Town?”
Chiese Maky ad un tratto, mentre si sistemava i capelli che stavano iniziando a diventare fin troppo lunghi per i suoi gusti. Non diede a Matthew il tempo di rispondere, limitandosi semplicemente ad avviarsi verso la porta.
“Visto che siamo in ballo, balliamo.” Disse, aprendola con fare pensieroso. “Penso di sapere dove potremmo trovarlo.”
 
 
 
 
Mat aveva visto la sagoma della spaventosa torre Pokémon stagliarsi su Lavander Town fin da quando erano arrivati, ma solo ora che si trovava ai suoi piedi si rese conto di quanto era inquietante. Un tempo abbandonata, ma ora ospitava le anime dei Pokémon defunti. Si fece coraggio e seguì Mat e Leon, avvolto da un’atmosfera triste e cupa. Un uomo gli passò accanto con aria depressa, la testa chinata e calde lacrime che gli scendevano lungo le guance. Doveva aver perso da poco uno dei suoi compagni d’avventure.
Matthew si trovò a pensare a come sarebbe stato vedere morire un proprio Pokémon. Era insieme a Charmander da quasi tre mesi, ma non osava immaginare cos’avrebbe significato per lui perderla. E la stessa cosa valeva anche per tutti gli altri che si erano uniti a lui recentemente: non solo erano suoi amici, ma lui si sentiva anche responsabile nei loro confronti. Come allenatore, era suo compito quello di difenderli e proteggerli da qualsiasi pericolo. Non doveva dimenticarselo. Istintivamente il suo pensiero andò a Larvitar e non poté fare a meno di sentirsi triste per il modo in cui non l’aveva saputa difendere. Tra l’altro non aveva ancora chiamato Gary per chiedergli di Haunter e, nonostante quel Pokémon l’avesse attacco facendo del male alla sua compagna di viaggio, ora che l’aveva catturato era suo compito accertarsi che stesse bene. Si annotò mentalmente di farlo una volta ritornato al centro medico.
La visione del primo piano della torre Pokémon lo riportò alla realtà. I muri erano altissimi con soffitti ad arco, ma nonostante lo spazio fosse molto ampio, sembrava di essere intrappolati in un’atmosfera claustrofobica. Tutto era di un bianco pallido e opaco, ma le tombe dei Pokémon risplendevano come se fossero state appena lucidate. Una donna si chinò davanti ad una di esse, portando un mazzo di fiori freschi. Matthew guardò l’epigrafe, passandole accanto: “A Ivysaur, Pokémon dal cuore grande e protettore dei miei bambini. Il suo ricordo resterà sempre nei nostri cuori.”
Salirono la lunga e ripida scalinata che portava al secondo piano, questo quasi completamente abbandonato. Per arrivare in cima la scalata era dura, ma sapeva che il Pokémon senza madre di cui gli aveva parlato Sabrina doveva trovarsi sicuramente lì.
“Mi sento osservato.” Mormorò Leon, stranamente poco in vena di fare il vanitoso.
“Sono i Pokémon fantasma.” Gli spiegò Maky, in un sussurro.”Non li vedi perché è giorno, ma loro sorvegliano costantemente i cimiteri.” Si schiarì la voce, per poi continuare a parlare con tono greve. “Alcuni sostengono che siano l’incarnazione delle anime dei Pokémon che non trovano pace, ma non c’è mai stata nessuna conferma scientifica a riguardo e la cosa rimane avvolta nel mistero.”
I passi dei tre viaggiatori rimbombarono sulla scalinata di marmo che portava al piano superiore. Man mano che salivano, la gente si faceva sempre meno numerosa, fino a scomparire del tutto.
“Da quel che so, i Pokémon ospitati ai piani alti sono qui da così tanto tempo che ormai nessuno è ancora vivo per poter venire ad omaggiarli.”
La voce di Maky rimbombò nel silenzio della torre.
“Ragazzi, non sentite qualcosa?”
In lontananza si udiva un suono triste, simile ad un pianto. I ragazzi aumentarono il passo, ritrovandosi a correre sulla lunga scalinata che portava all’ultimo piano: il suono dei loro passi che creava una strana melodia inquietante. Un verso stridulo e minaccioso li fece sussultare, poi il pianto si fece più forte. Somigliava al lamento di un Pokémon.
Matthew udì le voci di tre uomini.
“Dai piangi, fai venire qui la tua mamma!” Urlò uno di loro, esplodendo in una fragorosa risata. Il pianto del Pokémon si fece ancora più forte, assumendo una sfumatura di disperazione. Mat si ritrovò a correre a perdifiato.
Un piccolo Pokémon senza madre.
Quelle parole gli rimbombarono in testa e per un attimo si sentì particolarmente legato a quella creatura che non aveva nemmeno mai visto. In fondo, condividevano lo stesso destino.
“Hey voi, fermi subito!”
Il giovane allenatore riconobbe all’istante i lunghi mantelli neri che avvolgevano completamente le reclute di Team Rocket. Uno di loro stava menando una frusta in aria, spaventando a morte un piccolo Pokémon rannicchiato sul freddo marmo di una tomba. Il piccolino stringeva un osso in una delle zampe anteriori, e un teschio gli copriva il muso a punta, lasciando intravedere solo gli occhi. Un cucciolo di Cubone.
Uno degli uomini di Team Rocket si voltò verso il trio, esibendosi in un ghigno divertito.
“Quale coincidenza del destino, ancora tu.”
Mat lo riconobbe all’istante: il maledetto che aveva rubato Charmander. Istintivamente si portò una mano alla cintura, pronto a lanciare una sfera Poké.
L’uomo con la frusta diede l’ennesimo colpo a vuoto, facendo spaventare il Pokémon ancora una volta.
“Che cosa state cercando di fare?”
Chiese Maky, facendo un passo avanti. “Siete solo dei vigliacchi a tormentare in questo modo un piccolo indifeso!”
“Abbiamo uno scopo.” Spiegò il ladro, senza smettere di sorridere. “Questo Cubone non è così indifeso come sembra.”
Una folata di vento entrò dall’enorme finestra a volta, aperta. Un’altra recluta arrivò a dar manforte, il mantello nero che svolazzava a causa della forte aria.
Mat non poteva più sopportare lo straziante pianto del piccolo Cubone: doveva fare qualcosa. Lanciò un’occhiata d’intesa ai suoi compagni d’avventura. Leon e Maky ricambiarono all’istante, prendendo le loro Pokéball.
“Siamo in maggioranza numerica, non vi conviene sfidarci.”
I ragazzi non prestarono attenzione a quell’avvertimento: Maky mandò in campo Eevee, Leon Ponyta e Matthew Pidgeotto.
“è inutile.” Mormorò l’uomo che aveva rapito Charmander, schioccando le dita per dare un ordine alle altre due reclute, mentre la quarta arrivata si occupava del povero Cubone.
“Electabuzz, Arbok, Golbat!”
Mat deglutì a fondo, percependo la tensione dei propri compagni di squadra. A tutti e tre era bastata un’occhiata alle Pokéball nere degli uomini del Team Rocket per ricordarsi di cos’era accaduto a Vermilion City.
“Dark Pokémon …” Sussurrò il capo dei nemici, senza togliersi il suo sorriso sadico dalla faccia. “Fanno venire i brividi, non trovate?”
Maky lanciò in campo tutti i suoi Pokémon senza attendere un momento di più.”Visto che giocate sporco, vi ripago con la stessa moneta.”
“Maledetta ragazzina!”
Dark Electubazz attaccò con un forte scarica elettrica e l’incontro ebbe inizio con una tremenda esplosione, prima che Mat potesse accorgersene.
“Pidgeotto, spazza via tutto questo fumo!”
“Mat!” Leon aveva mandato in campo entrambi i suoi Pokémon, che in due stavano comunque faticando a contenere la furia del Golbat avversario. Maky si stava occupando degli altri due Pokémon: Onix e Houndoom stavano dando del filo da torcere al furioso Pokémon elettrico, ma Eevee e Growlithe avevano qualche difficoltà contro Arbok, anche se Pidgeotto stava dando loro man forte. Quel potere malvagio sembrava rendere gli avversari più forti del normale.
“Mat, quell’uomo sta scappando!”
Il ragazzino si voltò di colpo, partendo istintivamente all’inseguimento della recluta che aveva preso Cubone.
“Vediamo; se ti lancio giù dalla finestra, forse la tua mamma viene a salvarti … ops, è morta!” Il pianto del poverino si udì forte e chiaro nonostante il frastuono del combattimento. Matthew si mise a correre più veloce.
“Fermo, maledetto!”
Con uno scatto disperato raggiunse il nemico, tagliandogli la strada.
“Lascialo subito andare!” Esclamò, indicando Cubone che non aveva smesso un attimo di piangere.
“Ah si?” La recluta di Team Rocket lo prese in giro con un sorriso beffardo. “ Se mi sconfiggi, potrei farci un pensierino.”
“Cosa volete da lui?” Domandò Matthew, pronto al combattimento.
“Vogliamo che faccia venire qui la sua mamma morta.” Mormorò l’uomo, malignamente, lanciando la sua Pokéball nera.
“Vai, Gastly!”
I Pokémon fantasma erano già inquietanti normalmente, ma quello, reso maligno dal potere della sfera, metteva davvero i brividi. Mat deglutì a fondo, cercando di farsi coraggio. Rimpianse di non avere con sé l’Haunter che aveva catturato nel bosco. Avrebbe tanto voluto l’aiuto di Maky e Leon, ma loro erano ancora coinvolti in una tremenda battaglia, proprio alle sue spalle.
Il caos del combattimento gli impediva di ragionare lucidamente e lo rendeva ansioso. Pidgeotto stava ancora aiutando gli altri e, come Meowth, poco poteva contro gli spettri, Raichu era fin troppo esuberante e se non avesse ascoltato Mat – cosa che ogni tanto gli capitava di fare – avrebbe rischiato di subire gli effetti del mangia sogni. Gyaridos era l’ultimo dei Pokémon da schierare … gli rimaneva solamente Charmander.
“Vai!”
La lucertola di fuoco entrò in campo facendosi coraggio.
“Ricordati di non guardarlo negli occhi!” Le fece presente Matthew. Non era per niente sicuro che Charmander sarebbe riuscita a tenere testa a quel Dark Pokémon, ma non aveva altra scelta. Si trovò a domandarsi come fosse possibile che nessuno degli abitanti di Lavander Town si fosse accorto di quel frastuono: forse l’avevano semplicemente scambiato per una rissa fra Pokémon fantasma e quindi non osavano avvicinarsi. In ogni caso poco importava, al momento doveva cavarsela da solo.
“Charmander, lanciafiamme!”
“Gastly, ombra notturna!” Improvvisamente tutt’intorno a Mat e il suo Pokémon si fece nero. Era come se fosse calata la notte di colpo. Charmander aveva gli occhi chiusi nel tentativo di percepire la presenza dell’avversario senza guardarlo, ma tremava come una foglia.
Cubone sentì la paura che fluttuava nell’aria e si agitò ancora fra le braccia dell’uomo di Team Rocket.
“Stai fermo, dannazione!”
Il piccolino fu lanciato violentemente a terra, rotolando per diversi metri. Mat non perse l’occasione; si scagliò verso di lui, veloce, afferrandolo prima che il nemico potesse farlo.
“Scappiamo, Charmander!”
Si lanciò nel bel mezzo della battaglia – seguito da Charmander – che infuriava fra i Dark Pokémon e quelli di Mat e Leon, schivando attacchi superfulime e velenospina, con una prontezza di riflessi che non gli era mai appartenuta.
“Probabilmente te la stai solo facendo sotto.” Si disse, mentre continuava a correre. Sfrecciò lungo la scalinata che portava al piano inferiore, rischiando di rotolare giù per i gradini, ma a metà strada il Gastly di prima lo bloccò.
“CHAR!”
Charmander si parò fra lui e il nemico con la coda alta, in segno di sfida. Matthew strinse a sé Cubone, che fra le sue braccia sembrava essersi tranquillizzato.
Gastly partì all’attacco con un potente stordiraggio, senza aspettare ordini dal suo allenatore, poi si scatenò con un altro ombra notturna. Scese nuovamente il buio.
Fu a quel punto che Cubone scoppiò in un urlo talmente forte che Mat pensò per un attimo che gli si potessero lacerare i timpani.
“Kìuuuuuuuuuuuuuuu!”
Era un richiamo.
Matthew si sentì gelare il sangue nelle vene; una forte folata di vento lo investì in pieno con tanta forza da sembrare animata e subito dopo il ragazzino avvertì una presenza al suo fianco. Mat alzò la testa: non vide nulla, ma seppe con certezza di aver davanti qualcuno d’invisibile.
La recluta di Team Rocket nel frattempo li aveva raggiunti.
“Eccola … “Disse, estraendo, da sotto il mantello, uno strano apparecchio dalla forma rettangolare, con uno specchio al centro. “Finalmente è arrivata la mamma di Cubone.”
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente xD capitolo un po’ “Dark” rispetto ai classici canoni dei Pokémon, ma spero che possa piacervi … rinnovo il mio appello: dove sono finiti tutti i lettori? Fatevi sentire, grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Il cucciolo senza madre ***


                       IL CUCCIOLO SENZA MADRE
                                     
Quando la recluta di Team Rocket puntò l’apparecchio che aveva chiamato spettrosonda verso lo spirito che era intervenuto per proteggere il piccolo Cubone, un’energia misteriosa iniziò a condensarsi tutta in un unico punto. Mat non mosse un muscolo, paralizzato dalla paura. Davanti a sé iniziò a intravedere le forme di un Pokémon incorporeo molto simile al piccolino che stava proteggendo ma anche pi
ù grosso: testa ricoperta interamente da un robusto teschio, un osso tenuto saldamente nella zampa destra.
“Marowaaaak!”
Esclamò lo spettro adirato, prima di partire all’attacco.
La recluta di Team Rocket mandò in campo prontamente uno dei suoi Pokémon: “Vai Gengar!”
Matthew capì subito che si trattava di un Dark Pokémon. Istintivamente, strinse Cubone a sé, con maggiore forza, non potendo fare a meno di percepire che ora il cucciolo sembrava tranquillo rispetto a prima, come se fosse certo di trovarsi al sicuro.
Quello spettro doveva essere l’anima della defunta madre di Cubone, che ancora non aveva trovato pace sapendo che il suo piccolo aveva bisogno di lei.
“Proteggerò io il tuo piccolino.” Avrebbe voluto dirle Mat.” Anch’ io ho perso mia mamma quando avevo solo due anni … sono sicuro che io e Cubone potremmo capirci.”
Il buio era calato di nuovo e Gengar sembrava prepararsi ad eseguire un attacco ombra notturna: il colpo andò a segno prendendo in pieno lo spirito della madre di Cubone. L’uomo del Team Rocket ne approfittò subito per lanciare una di quelle tremende sfere Poké nere.
Ora il piano di Team Rocket era chiaro: avevano tormentato il piccolino in quel modo per fargli richiamare lo spirito della madre defunta, nella speranza di catturarla con la Dark Ball e creare un vero e proprio mostro. Perché stavano facendo quel genere di esperimenti? Cosa volevano ottenere?
La sfera risucchiò Marowak e Matthew si sentì gelare il sangue. I secondi che passavano fra un dondolamento e l’altro della ball nera furono interminabili.
“é fatta …” Disse la recluta di Team Rocket, in un sussurro maligno. “Ho preso lo spet-“
La Dark Ball si aprì lasciando fuggire lo spettro: Mat ne percepì l’immensa ira all’istante ed ebbe paura come non ne aveva mai avuta. Quell’uomo aveva tentato di catturare qualcosa che non apparteneva più al suo mondo … e niente di buono poteva capitargli.
“Profanatore!”
Una voce femminile melodiosa ma allo stesso tempo brutale, si fece spazio nella mente di Matthew. Anche l’altro uomo doveva sentirla, perché spalancò gli occhi, spaventato.
“Colui che osa disturbare un’anima inquieta, subirà l’ira dei guardiani!”
Risate sinistre iniziarono a risuonare lungo la scalinata che portava al piano inferiore e in tutto l’enorme salone dov’erano ospitate le tombe dei Pokémon defunti. Di nuovo si fece buio. Gastly, Haunter e Gengar si materializzarono in gran numero davanti agli occhi di Matthew, abbandonando le tombe che custodivano.
Charmander si strinse alla gamba del proprio allenatore, avvertendo un’inquietudine che lui, come umano, non poteva percepire.
L’uomo di Team Rocket richiamò il suo Pokémon e senza pensarci due volte si mise a correre più veloce che poteva. Mat lo vide inciampare su i gradoni della scalinata e scomparire nel buio: i fantasmi lo seguirono, con i loro sorrisi terrorizzanti. Matthew sentì un urlo disperato e capì all’istante che era la voce dell’uomo che era scappato. Non provò nemmeno a tentare di immaginarsi cos’era successo. Dopo pochi istanti, la fioca luce che entrava dalle grandi finestre ad arco della torre, tornò ad illuminare la scalinata, come se nulla fosse accaduto.
 Lo spirito di Marowak gli fu davanti, fissandolo con intensità. Cubone si dimenò fra le braccia del ragazzo, nel tentativo di sfiorare la figura incorporea della madre defunta, non sapeva che non avrebbe mai più potuto sentire il suo calore.
“Ti ringrazio umano, per aver protetto il mio cucciolo.”
Lo spettro aveva parlato telepaticamente con voce melodiosa, che trasmetteva una profonda calma. “Coloro che hanno disturbato la quiete di questo luogo, ora sono in preda agli incubi e non potranno più nuocere per diverso tempo.”
La proiezione dell’anima del Pokémon iniziò a farsi sfocata e a sbiadire. Con uno scatto che mosse una folata di vento improvvisa, Marowak si avvicinò di più a Mat, sfiorandolo.
“Riesco a vedere nel tuo cuore … anche la tua mamma umana non c’è più da molto tempo.”
Matthew annuì lentamente, gli occhi che gli brillavano pieni di lacrime salate e calde. In quel momento sentì di avere un legame speciale con quel piccolo Cubone e giurò a se stesso di proteggerlo a qualsiasi costo e di farlo diventare un grande Pokémon.
“Ti prometto … che mi prenderò cura del tuo piccolino con tutte le mie forze.” Disse, in un soffio, fissando lo spettro di Marowak. Un’ondata di gratitudine lo travolse come se i sentimenti fossero stati suoi. Lo spirito della mamma di Cubone era quasi del tutto sparito.
“Diventa forte, piccolo mio …” Fece in tempo a sussurrare. “Ora posso andarmene in pace …”
 
 
Maky e Leon trovarono Matthew ancora fermo sulle scale, intento a fissare il vuoto. Charmander era al suo fianco e sembrava tranquilla; il piccolo Cubone era stretto fra le braccia del giovane allenatore.
“Mat.”
La voce di Maky riportò il ragazzino alla realtà, facendolo sussultare.
“La mamma di Cubone mi ha detto di badare a lui …” Mormorò a voce bassa, come se avesse paura di disturbare qualcosa.
“Dov’è finito l’uomo di Team Rocket che ti aveva inseguito?” Domandò Leon, stranamente troppo serio per i suoi canoni.
“è arrivato lo spirito della madre di Cubone.” Spiegò Mat in un sussurro.” Quello ha provato a catturarla usando uno strano apparecchio, ma facendo così ha scatenato la furia dei fantasmi che custodiscono questo posto.”
Il silenzio durò qualche secondo, poi Matthew riprese a parlare.” è calato il buio … e i Pokémon di tipo spettro sono arrivati a centinaia: lui è scappato … poi ho sentito un urlo agghiacciante.”
“Anche quelli che combattevano con noi hanno fatto la stessa fine.” Spiegò Maky, pensierosa. “Penso che i custodi del cimitero abbiano usato su di loro il mangiasogni. Non si riprenderanno per parecchio tempo.
Mat deglutì pesantemente e il suo pensiero corse a Larvitar. Chissà come stava.
Cubone gli saltellò sulla spalla, aggrappandosi al suo collo. Era una presenza silenziosa ma in qualche modo tranquillizzante.
“Sai qual è la tomba della tua mamma, Cubone? Vorrei portarle dei fiori freschi.”
 
 
 
 
Dopo aver reso omaggio a Marowak, Mat Maky e Leon erano tornati al centro Pokémon di Lavander Town, per accertarsi delle condizioni del piccolo Cubone e di Larvitar.
Il primo, tralasciando lo spavento e un po’ di stanchezza causata dallo stress subito, stava bene, ma non si poteva dire altrettanto per l’altro Pokèmon di Matthew. L’infermiera Joy si avvicinò al lettino in cui stava riposando, sospirando.
“Larvitar avrebbe bisogno di un periodo di convalescenza, è meglio che lo invii al laboratorio Pokèmon di Pallet Town, dove potrà riposare.”
 Mat cercò di farsene una ragione; dopotutto sapeva fin dall’inizio che un attacco mangiasogni poteva rivelarsi davvero micidiale.
Accarezzò lentamente il suo Pokémon, guardandolo negli occhi.” Con il professore starai bene …” Gli disse, dolcemente.” Pallet è un bel posto …Gary Oak è bravo ad accudire i Pokémon e sono sicuro che ti farai un sacco di amici.”
Quando Larvitar fu inviata a Gary, lui gli chiese se voleva farsi dare Haunter o Scyther al suo posto. Matthew indicò con un sorriso il piccolo Cubone, che non ne voleva sapere di staccarsi dalla sua spalla, poi prese una normale Pokéball mostrandola al professore.
“Sarà lui il mio sesto Pokémon, ho promesso a sua mamma che me ne sarei preso cura.”
 
 
Partirono quella sera stessa, accampandosi sotto le stelle per passare la nottata. Il tempo era sereno e non c’era pericolo di rimanere intrappolati nella nebbia.
Gli allenatori chiamarono i loro Pokémon fuori dalle sfere, ad eccezione di Gyarados per ovvi motivi. Cominciava a fare freddo la notte, ed era bello dormire accanto al corpo caldo dei propri Pokémon. Ponyta e Charmander riscaldavano il gruppo col calore delle loro fiamme; Onix li proteggeva con il suo imponente corpo roccioso, facendo da barriera contro eventuali pericoli. Houndoom e Growlithe sonnecchiavano vigili, facendo quasi a gara a chi faceva meglio la guardia. L’ombra di Fearow ricordava la sagoma di uno spaventapasseri gigante, nel buio della notte, allontanando ospiti indesiderati. Eevee dormiva tranquillamente nel sacco a pelo con Maky – cosa che sarebbe stata impossibile fino a qualche settimana prima – lo Squirtle di Leon se ne stava rintanato nel suo guscio e Raichu bloccava la circolazione sanguigna delle gambe del povero Mat, schiacciandolo col suo dolce peso. Meowth dormiva acciambellato su se stesso, poco distante: un occhio sempre aperto e vigile.
Charmander lanciò un’occhiata al nuovo arrivato: il piccolo Cubone, che timidamente stava cercando di infilarsi nel sacco a pelo di Matthew. Si sentiva un po’ gelosa, ma il suo istinto protettivo aveva già cominciato a prevalere: si avvicinò di più al suo allenatore e al cucciolo, mettendo la coda in modo da riscaldare meglio entrambi. Poi chiuse gli occhi. Sognò di essere un Charizard e di proteggere tutti con le sue ali gigantesche.
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo un po’ piu corto del solito, ma spero che lo abbiate apprezzato. Sto iniziando ad aggiornare un po’ meno spesso perché fra non molto sarò impegnata parecchio. Sono un po’ dispiaciuta che i commenti ormai siano fissi a due, nonostante il numero di visualizzazioni sia sempre abbastanza alto, come nei capitoli prima. Boh.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Il mondo dei sogni (SPECIAL) ***


                       IL MONDO DEI SOGNI


                            

I
n quella notte stellata, Charmander non riusciva a prendere sonno. Le sarebbe tanto piaciuto fare un bel sogno, ma le era impossibile addormentarsi; forse perché – anche se non lo voleva ammettere – i Pokémon fantasma le facevano paura, e temeva che qualcuno di loro potesse usare il mangiasogni su di lei mentre riposava tranquilla.
In lontananza vide qualcosa. Si trascinò con cautela verso l’essere fluttuante che si stava avvicinando, attenta a non farsi vedere da Growlithe e Houndoom.
Era uno strano Pokémon che non aveva mai visto e che probabilmente veniva da molto lontano: il suo corpo era racchiuso su se stesso in posizione fetale; testa e punta delle zampe erano di un rosa sgargiante, mentre il resto del corpo morbido e cicciotto era di un viola bluastro. Una nuvola vaporosa dalle sfumature rosa fuoriusciva dalla sua testa.
“Io sono Musharna e vengo dalle terre della regione di Unima.” Spiegò il Pokémon, rivolgendosi a Charmander. “Non temere sconosciuta, non ho intenzioni ostili.” Si muoveva lentamente, quasi in modo ipnotico.
La lucertola di fuoco capì immediatamente che si poteva fidare.
“Sembra che tu stia dormendo.” Le disse Charmander, stupita. Musharna sembrò quasi sorridere.
“All’incirca è quello che faccio quasi sempre.” Spiegò il Pokémon straniero.” Dormo per nutrirmi dell’energia dei sogni.”
Charmander fece un passo indietro.”Li mangi?!”
“No!” Musharna ne sembrò divertita. “Non sono come gli spettri … io faccio fare dei bei sogni, la loro energia positiva mi serve per tenermi in vita.”
“Allora mi faresti fare un bel sogno?” Domandò Charmander. “Non riesco ad addormentarmi questa notte.”
Musharna girò su se stessa fluttuando nell’aria. “Con piacere …”
 
 
 
 
Charmander sognò di abitare in una tana scavata nella roccia e modellata con la lava, ai piedi di un grosso vulcano ancora attivo, dal quale ogni tanto eruttavano spaventose fiammate. Si stava preparando un delizioso stufato di radici vulcaniche, facendolo cuocere attentamente sulla legna che aveva raccolto, quando qualcuno entrò nel suo rifugio.
“Groaaawh!”
“Growlithe, non dovresti chiedere il permesso prima di entrare nella tana altrui?” Fece notare al Pokémon, ingurgitando la prima radice bruciacchiata e bollente, proprio come piaceva a lei. Growlithe si avvicinò maggiormente, la lingua a penzoloni per la corsa. Era un tipo serio, lui. Sempre attento a quello che gli capitava intorno, pronto a segnalare qualsiasi pericolo e a buttarsi a capofitto nella mischia nel caso ci fosse bisogno di un aiuto.
“Anche tu hai incontrato Musharna, vedo.”
Charmander sgranocchiò un’altra radice croccante, strabuzzando gli occhi come se si fosse ricordata solo in quel momento di ciò che era successo.
“Già, è vero …” Guardò il Pokémon di Maky con la coda dell’occhio.” Me n’ero dimenticata … mi sono trovata in questa bellissima tana e pensavo solo a rilassarmi mangiando il mio stufato di radici.” Ne porse un po’ a Growlithe. “Vuoi?”
“Se mangio adesso, potrei affaticarmi, non posso sgarrare: ne va della mia forma fisica.” Rispose il Pokémon, serissimo. Charmander sbuffò rassegnata.
“Hai incontrato anche tu Musharna?” Chiese, lanciando un altro pezzo di fuoco sulla legna per non farla spegnere.
“Si … ma non è questo il punto.” Growlithe sembrava impaziente.” Ho visto il piccolo Cubone a valle … era circondato da Pokémon sconosciuti e ostili. Gli altri lo stanno difendendo ma ci serv-“
Charmander lo fermò prima che potesse finire di parlare. “Gli altri chi?”
Growlithe balzò verso l’uscita della tana.” Lo vedrai …”
La lucertola di fuoco non era molto convinta di tutto quello che stava succedendo.” Come fai a sapere che in questo posto c’è una valle?”
Growlithe si fece sfuggire qualcosa di simile a un sorriso, contraendo i muscoli del muso.”E tu dove hai trovato la legna e le radici?”
Charmander rimase a bocca asciutta, non sapendo che dire.
“Questo è un sogno …”Le spiegò il suo amico.”Non c’è per forza una spiegazione a tutto.”
 
 
I due compagni di viaggio si fiondarono giù per il vulcano, camminando fra le rocce traballanti e la lava secca. Da lì in cima si vedeva già la vallata sottostante: un’immensa distesa verde ed incontaminata circondata dalle montagne: dalla cima più alta scendeva un’immensa cascata che si divideva poi in piccoli fiumiciattoli per riunirsi in una conca andando a formare una sottospecie di lago aperto, che poi consentiva all’acqua di andare ancora in basso, verso la pianura e poi il mare.
Charmander rimase incantata davanti a quella visione paradisiaca.
Continuò la discesa seguendo Growlithe e in poco tempo si trovò a doversi far largo fra rami e radici, fin quando non raggiunse la vallata.
“Per di qui!”
Growlithe aumentò l’andatura ulteriormente, rendendo ancor più difficile a Charmander stargli dietro: lui camminava su quattro zampe, ma lei poteva contare solamente sull’aiuto di due, anche piuttosto goffe, a dirla tutta.
Svoltò a sinistra, passando accanto ad una gigantesca roccia, poi udì il pianto di Cubone e vide gli altri: Raichu aveva preso la guida del gruppo e sembrava sul punto di combattere contro il capo degli avversari, poi c’erano Pidgeotto, Meowth, Eevee, Squirtle e Ponyta. I loro nemici erano tutti ben più forti ed esperti e non sembravano aver voglia di fare trattative: ritenevano di aver subito un’invasione del territorio e non erano minimante interessati a conoscerne il motivo.
“Questo è il nostro mondo dei sogni!” Esclamò il capo, un grosso Charizard maschio con una cicatrice sull’occhio. “Andatevene.”
Charmander restò a fissarlo per diversi secondi, con un misto di timore e rispetto: lui ricambiò lo sguardo con la coda dell’occhio ma non la degnò di un verso.
“Andatevene.” Disse ancora. “O combatteremo.”
Raichu si fece avanti a coda alta, incurante del pericolo. Charmander non aveva ancora capito se fosse folle, ingenua o semplicemente sbruffona e proprio per quel motivo non erano mai andate particolarmente d’accordo.
“Non ho paura di voi!” Esclamò il Pokémon elettrico, facendo scintille dalle guance. “Forza, combattiamo!”
Anche Ponyta si fece avanti insieme a Squirtle: il primo era, a giudizio di Charmander, un Pokémon sostanzialmente silenzioso e sulle sue ma non antipatico, abbastanza giudizioso ma troppo fiero ed orgoglioso per tirarsi indietro, Squirtle invece era semplicemente un buffone nato.
Charmander pensò per un attimo che solo quei tre potevano essere così folli da sfidare un gruppo di Pokèmon composto da Charizard, Nidoking, Nidoqueen, Machamp, Tauros e Jolteon, ma rimase a bocca aperta quando anche tutti gli altri suoi compagni d’avventura accettarono la sfida – tranne Meowth che fin dall’inizio aveva deciso di schiacciarsi un pisolino poco distante, comodamente rannicchiato all’ombra di un grosso albero. Persino Pidgeotto, che solitamente era molto giudizioso, non si era tirato indietro.
Charizard si fece avanti, soffiando fumo dalle narici. “Basterò solo io … chi è il primo?”
Cubone scoppiò a piangere avvertendo la tensione che si era creata; Charmander lo abbracciò protettiva con tutta l’intenzione di portarlo via da lì, ma quando gli avversari scoppiarono in una fragorosa risata di scherno, si dimenticò di qualsiasi forma di prudenza.
Charizard stava emettendo lingue di fuoco ad ogni colpo di tosse provocato dal troppo ridere.
“Che amico fifone, che avete!” Stava quasi per smetterla, quando Charmander decise di entrare in campo, pronta a sfidarlo.
“Lascia fare a me!” Le disse Raichu, decisa a combattere. Charmander le lanciò un’occhiata di ammonimento. “Questa è una questione fra Pokémon della stessa famiglia.”
Squadrò Charizard con tutta la grinta di cui era capace, anche se sapeva benissimo di non poter far nulla contro un bestione del genere.
“è arrivata la femminuccia che crede di essere speciale!” La prese in giro il Pokémon di fuoco, riprendendo a ridere. “Solo perché hai un colore diverso dal solito, non credere di essere forte.”
Charmander si dimenticò del tutto della prudenza.
“Ti conviene star zitto, brutto ciccione!”
Questa volta furono i suoi amici a ridere.
Gli occhi di Charizard si fecero infuocati. Era un Pokémon molto orgoglioso, poco incline ad accettare simili provocazioni, soprattutto da chi era nettamente inferiore a lui. Senza preavviso, colpì Charmander con un potente attacco lanciafiamme. La lucertola di fuoco fece del suo meglio per restare in piedi, incurante del dolore. Ne andava della sua dignità: non le importava come, non si sarebbe fatta sconfiggere da quello sbruffone alato che non meritava di chiamarsi charizard.
Prese la rincorsa, sfoderando il suo attacco ferrartigli, ma il nemico contrattaccò con uno scatto dell’enorme coda, prendendola in pieno e scagliandola a diversi metri di distanza. Charmander si rimise in piedi, ripartendo all’attacco. Charizard era fermo davanti a lei, le grosse ali spalancate iniziarono a muoversi, scatenando potenti folate di vento che la resero incapace di continuare la carica. Il Pokémon si preparò a lanciare l’attacco definitivo.
“Comodo prendersela con i più deboli.”
Houndoom balzò da una roccia con un lungo salto, atterrando proprio al centro del campo di combattimento: accompagnato da fragore di pietre che rotolavano e dallo sbattere d’ali di Fearow, suo compagno di Team.
“Che fatica scendere da questa montagna …” Il frastuono provocato dal borbottio gutturale di Onix fece voltare tutti. Il Pokémon di roccia scivolò nel percorrere l’ultimo tratto in discesa, facendo franare una parte del sentiero.
“Ops … scusate, non volevo.”
Fearow gli lanciò un’occhiataccia senza dire nulla, era un tipo davvero di poche parole.
Charizard sputò fuoco in segno di sfida.
“E voi chi siete?”
Houndoom si fece avanti, con andatura fiera. “Loro amici.”
Il drago di fuoco incurvò la bocca in un sorriso beffardo. “Oh, siete gli amici grandi …” Scoppiò nuovamente in una fragorosa risata, emettendo sbuffi di fumo dalla bocca, ma Houndoom non gli diede peso.
“Charmander, fatti da parte, ci penso io a dare una lezione a questo sbruffone.”
Lei avrebbe voluto continuare, ma si vide costretta a lasciare il posto al Pokémon di Maky. Cubone le venne vicino, guardandola da dietro il teschio che teneva in testa.
“Stai bene?”
 
 
Houndoom scattò in avanti sfoderando tutta la sua agilità, ma Charizard prese immediatamente il volo, salendo in quota fino a diventare un puntino microscopico, per poi scagliarsi verso la terra a tutta potenza. Il Pokémon dalle corna ricurve si scansò facilmente, ma all’ultimo momento il suo avversario virò usando la coda come bilanciere, finendo alle sue spalle. Si trovò stretto fra le braccia del nemico, che di nuovo si era lanciato verso l’alto e si preparava ad usare il suo tremendo attacco movimento sismico.
“Ora vedrai.” Sussurrò Charizard, con un basso ruggito; ma Houndoom aveva dalla sua un’arma segreta: affondò i denti nella zampa sinistra dell’avversario, colpendolo con una scarica elettrica certamente non degna di un Pokémon di quel tipo, ma abbastanza forte da far mollare la presa al drago di fuoco. Mentre era ancora in caduta libera, Houndoom lanciò un ululato – l’attacco gridodilotta – per potenziare le proprie capacità d’attacco. Poi atterrò sull’erba alta, senza subire particolari danni.
Charizard si era infuriato perdendo la calma, così scese nuovamente in picchiata, ma questa volta Houndoom non si fece imbrogliare dal suo trucco. Lo schivò facilmente, saltandogli sulla schiena con un balzo. Si tenne saldamente ancorato all’avversario aggrappandosi con le zampe al suo collo, mentre quello cercava di toglierselo di dosso esibendosi in una serie di acrobazie aeree. Il Pokémon di tipo fuoco buio attese pazientemente l’occasione giusta, quando Charizard scese nuovamente in picchiata, si preparò a scagliare un Iper raggio. L’attacco andò completamente a segno, spazzando via Charizard. L’impatto del grosso Pokémon con il suolo generò una nuvola di polvere.
Il drago di fuoco si tirò su a fatica, ruggendo con ferocia. Houndoom era in piedi davanti a lui, ma l’ultimo attacco l’aveva stancato parecchio. Si preparò a combattere ancora, ma prima che potesse farlo, il suo avversario crollò a terra, esausto e ferito nell’orgoglio.
I Pokémon di Mat, Maky e Leon, esultarono.
Raichu fece una linguaccia:”Andatevene via schiappe, avete perso!” Venne subito bacchettata da un’occhiata gelida di Houndoom.
Charizard si rimise in piedi a fatica.
“Riconosco la tua forza … “Disse, voltandosi. “Andiamo via … ma non è finita” I Pokémon del suo gruppo lo seguirono, allontanandosi verso un’altra vallata.
“Chi ha iniziato?” Chiese Houndoom, squadrando tutti i suoi compagni di viaggio come se fosse in corso un interrogatorio.
Growlithe fece un passo avanti, un’espressione seria stampata sul muso, come se si sentisse responsabile per quello che era successo.
“La squadra nemica, signore!” Abbaiò.”Hanno deriso il piccolo Cubone, signore!”
Houndoom si fece scappare uno sbuffo di fumo dalla bocca.
“Growlithe … ti ho detto di smetterla di rivolgerti a me come se fossi un tuo superiore.”
“Certo … signore!”
 
 
L’atmosfera si fece rilassata ed ognuno tornò alle sue occupazioni. Charmander decise di rilassarsi all’ombra di un grosso albero, insieme a Pidgeotto e Eevee, suoi grandi amici, ma quando videro che Cubone si stava inoltrando da solo nel cuore del bosco, non ebbero il coraggio di abbandonarlo a se stesso.
Pidgeotto si alzò in volo: “Vi faccio strada dall’alto.”
Eevee e Charmander s’inoltrarono nel folto del bosco, talmente fitto da rendere difficile avvistare il loro amico di tipo volante.
Eevee annusò accuratamente il terreno. “Credo sia andato ancora avanti …”
Era un Pokémon abbastanza taciturno e timido a causa del suo passato, ma lei e Charmander andavano d’accordo, probabilmente perché si assomigliavano parecchio in certi aspetti del carattere. Presero un sentiero in salita che le portò sull’argine di un torrente; il fragore dell’acqua contro la pietra si sentiva fin da lì. Da lontano intravidero Cubone che camminava sull’argine, rischiando di cadere nelle rapide. Si fiondarono da lui alla velocità della luce; Charmander lo afferrò per una zampa, ma proprio in quell’istante inciampò sulle rocce rese scivolose dall’acqua. Eevee cercò di afferrarla istintivamente, ma fu trascinata verso il basso dal peso dei due Pokémon. Caddero verso le rapide senza avere la possibilità di aggrapparsi ad un qualche appiglio e proprio in quell’istante un Gyarados che loro conoscevano bene balzò fuori dall’acqua. I tre piccoli Pokèmon si trovarono intrappolati fra la cresta frontale del drago acquatico e la prima pinna del dorso.
Gyaridos non sembrò far particolarmente caso ai nuovi ospiti e continuò a nuotare seguendo la corrente: voleva arrivare a valle, dove si trovava il lago.
Cubone iniziò a piangere, probabilmente si sentiva in colpa per aver messo tutti in quel guaio e allo stesso tempo era spaventato da quella situazione pericolosa .Charmander usò la coda per aggrapparsi meglio a Gyaridos col risultato di scottarlo: il Pokémon lanciò un ruggito di dolore, aumentando la velocità. In pochi minuti furono a valle, nel lago. Gyaridos si scrollò con forza la testa lanciando in aria i piccoli Pokémon, che atterrarono sull’erba della riva opposta. Se non altro, ora erano al sicuro.
Charmander si voltò verso Cubone per sgridarlo, ma il cielo si oscurò di colpo, come se fosse arrivata la notte. L’aria si fece gelida, una luna gigantesca di colore rosso sbucò da dietro le montagne. In esse, s’intravedeva la figura di un Pokémon minaccioso. Era un’ombra contorta, che fissava il mondo sotto di se con un occhio azzurro come il ghiaccio.
Charmander si sentì gelare la fiamma sulla coda. Una verso delicato di un altro Pokémon, proveniente dall’esterno, dal mondo reale, le sussurrò qualcosa. “è Darkrai, il portatore di incubi … svegliati, svegliatevi!”
L’occhio del Pokémon spettro si fece gigantesco e vicinissimo.
“Svegliati, sveglia!”
Charmander aprì gli occhi di colpo, trovandosi davanti al Pokémon cicciottello che aveva incontrato prima di addormentarsi.
“Chaaar! Che è successo?”
Musharna apparve inquieta. “Vi ho fatti svegliare tutti.”
 La lucertola di fuoco si guardò in giro, notando che anche i suoi compagni di viaggio erano svegli, tranne gli umani.
“Un Darkrai ha tentato di entrare nel vostro sogno …”
Charmander si mise in piedi.
“Un Darkrai?”
“Si … un rarissimo Pokémon che viaggia nei sogni degli altri – umani e Pokémon –per trasformarli in incubi.” Musharna si guardò in giro per l’ennesima volta. “Non so cosa ci facesse fin qui … ma ora è andato, potete dormire.”
Charmander crollò a terra, sfinita. Quel sogno l’aveva stancata come se fosse stato vero.
 
 
 
 
 
 
 
Questo è un capitolo un po’ particolare, simile ai cortometraggi che ci sono prima dei film dei Pokémon. Ho deciso di inserirlo per farvi conoscere un po’ meglio i Pokémon di Mat, Maky e Leon e per spezzare un pochino la monotonia. I dialoghi li ho tradotti in italiano, farli conversare a furia di “char char “ e “Rai rai” e “Kiuu!” sarebbe stato poco producente xD
 
Apparte questo, , lo scorso capitolo ha avuto quasi ottanta visualizzazioni e solo due commenti! E la gente continua a mettere nei seguiti e preferiti questa storia, contandoli tutti siamo a quota quindici! Sinceramente mi sto un po’ stufando e mi sta pure passando la voglia di scrivere.
Sarò schietta; volete farvi sentire o no? è una questione di rispetto per chi scrive, non per altro.

P.S ma l'avete visto Mega Charizard X? é da sbavo.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Vincere non è semplice ***


                                                VINCERE NON è SEMPLICE
                            +
                                                    



“Ho superato la prova come mi hai detto, ora accetta la mia sfida.”

Mat aveva fatto ritorno a Saffron City quel pomeriggio stesso e, dopo aver consumato un veloce pasto facendo riposare i Pokémon, era corso alla palestra insieme a Maky. Leon aveva preferito restare in città a prepararsi per la sua prima gara Pokémon.
 
 
Sabrina squadrò i due sfidanti con attenzione, scendendo con passo malfermo dal suo trono. Aveva solo sessant’anni ma, forse proprio a causa della sua aura di misticità, sembrava essere molto piu vecchia.
 I suoi capelli color argento brillavano alla luce fioca delle candele che illuminavano la palestra.
“Ho visto …” Disse, con voce secca.”Il Pokémon che hai sulla spalla ne è la prova.”
Cubone si strinse al suo allenatore: sembrava intimorito da quel posto.
Sabrina si spostò i capelli dagli occhi.” Sfidami pure … ma onestamente, non credo tu abbia qualche possibilità di vittoria.”
Mat si sentì offeso da quell’ultima affermazione del capo palestra.
“Come fai a saperlo?” Chiese, con tono di voce arrogante.”Non mi hai nemmeno sfidato, evita di sparare giudizi a caso!”
Accanto a lui, Maky gli fece segno di moderare i toni.
“E sia, combatti!” Esclamò l’anziana, facendo segno al suo Gengar di entrare in campo. “Ma non dire che non ti avevo avvisato.”
Mat si portò la mano alla cintura dei pantaloni. Prima di andare in palestra, si era fatto spedire l’Haunter che aveva catturato nel bosco per Lavander Town, la notte in cui si era perso. Nonostante l’aggressività che aveva dimostrato al loro primo incontro, il fantasma si era rivelato piuttosto disposto a collaborare. Il guaio era che si annoiava molto facilmente e, proprio per quel motivo, si metteva a fare dispetti indubbiamente di cattivo gusto.
La sfida con Gengar non sarebbe stata facile, ma Mat era sicuro di aver almeno una possibilità. Prese la sua Pokéball, lanciandola in campo con sicurezza.
“Mossa astuta, quella di combattere gli spettri con gli spettri.”
Sul volto di Sabrina si dipinse un ghigno divertito.
Haunter e Gengar si studiarono a vicenda, senza mai smettere di esibire quei loro inquietanti sorrisi; ma qualcosa dietro ai loro volti di fantasmi faceva già intuire le sorti dell’incontro: il sorriso di Gengar era sicuro, quasi malefico, mentre quello di Haunter nascondeva un certo nervosismo. Normalmente una situazione del genere l’avrebbe divertito, ma addirittura un Pokémon come lui si era reso conto della schiacciante superiorità dell’avversario.
Gengar era un Pokémon di tipo fantasma e il suo corpo non poteva risentire degli acciacchi della vecchiaia, ma solamente trarre vantaggio da essa, guadagnandone un’infinita esperienza e abilità nel combattimento.
“Haunter, vai con lo stordir aggio!” Urlò Mat, ignaro della situazione. Haunter provò ad ascoltare il suggerimento del suo allenatore, ma l’attacco non sembrò avere il minimo effetto sul suo avversario.
“Gengar, ombra notturna.”
Le candele che illuminavano la palestra si spensero di colpo, facendola sprofondare nel buio. Nell’oscurità, solo gli occhi del Pokémon fantasma brillarono: rossi, di una luce inquietante.
“Haunter, fai attenzione.” Matthew si morse le labbra così forte da sanguinare.
Il suo Pokémon ebbe appena il tempo di voltarsi, prima di essere colpito dal micidiale attacco del nemico. Solitamente chi provava a colpire un Pokémon fantasma finiva col trapassarlo da parte a parte senza ottenere nulla, ma il colpo di Gengar andò a segno come se fosse una mossa di tipo fisico.
“Nero Pulsar!”
Un’energia oscura colpì Haunter prima che il povero spettro avesse il tempo di rendersi conto di cos’era accaduto. “E ora, finiscilo con ombrartigli!”
Il sorriso sulla bocca del Pokémon si trasformò in un ghigno terrorizzato. Anche quell’ultimo attacco lo prese in pieno, ma Haunter dimostrò di non volersi arrendere, ricomparendo alle spalle di Gengar.
Sabrina sorrise: “Stordiraggio!”
Haunter spalancò gli occhi, inchiodandosi dov’era. Poi iniziò a dare colpi all’impazzata rischiando di farsi male da solo e Matthew si vide costretto a ritirarlo prima che facesse ulteriori danni. Abbassò la testa senza dire una parola: non aveva mai perso in modo così clamoroso e rapido.
Guardò Sabrina con la coda dell’occhio, sentendosi umiliato. Odiava quel suo ghigno di scherno.
Percepì la mano di Maky che gli afferrava il braccio, ma prima che lei potesse stringere la presa, corse via con tutta la velocità di cui era capace.
 
Sabrina sembrò non farci caso. Guardò la ragazza che aveva davanti a sé negli occhi, come se volesse sondarne l’anima.
“Ragazzino interessante.”Commentò l’anziana donna, in un soffio. “Riflette sulla strategia, ma non sull’avversario.” Si spostò dagli occhi una ciocca dei lunghi capelli grigi, sorridendo enigmatica.”Prevedo per lui un futuro glorioso … supererà il padre. Tuttavia, al momento pecca d’inesperienza e cocciutaggine.”
Maky deglutì a fondo. Sabrina era conosciuta per le sue doti di veggente e raramente aveva sbagliato quando guardava nel futuro.
Supererà il padre” Quelle parole le rimbombarono nella testa.
La voce del capo palestra tornò a farsi dura e secca, interrompendo il flusso dei pensieri della ragazza che aveva davanti.
“Parliamo di te …” La donna riprese posto sul suo trono, Gengar che fluttuava attorno a lei. Con uno schiocco delle dite, fece riaccendere le candele.
“Vedo in te una forza che raramente mi è capitato d’incontrare.” Si portò una mano verso l’orecchio sinistro, afferrando la Pokéball che portava come orecchino. “Mostrami ciò che sai fare.”
Maky prese la sua sfera Poké, guardandosi intorno. In quella palestra non c’era bisogno di un arbitro, sarebbero bastati i fatti a decidere le sorti dell’incontro: doveva combattere fino all’ultimo.“Sarà un altro match uno contro uno.” Le spiegò Sabrina, senza ammettere repliche. Staccò la Pokéball dall’orecchino, lanciandola: fece la sua entrata in campo Alakazam.
Maky si sentì insicura per la prima volta da parecchio tempo. Conosceva le sue abilità e capì subito che  in quel caso la situazione era ben diversa dalle altre palestre. Temeva di poter perdere.
Le venne da pensare che lasciar fare il capo palestra ad un’allenatrice così forte era una vera propria ingiustizia nei confronti dei principianti come Mat.
Studiò con attenzione l’Alakazam di Sabrina: anche lui aveva alle spalle anni di esperienza, ma il suo corpo non ne risentiva. I Pokémon di tipo psico si mantenevano in forma grazie ai loro poteri mentali.
Maky iniziò a mangiarsi le unghie dell’indecisione. Come primo istinto le era venuto in mente di mandare Houndoom, ma poi si era accorta che lui non era il tipo di Pokémon adatto all’incontro: nonostante fosse già molto esperto e dotato di una notevole forza ed intelligenza,  era troppo giovane per quel Match. Onix puntava tutto sulla forza bruta e non poteva fare molto contro Alakazam; Growlithe e Eevee non potevano essere presi in considerazione – nonostante fossero entrambi Pokèmon molto validi – per un incontro di così alto livello. La ragazza portò la mano istintivamente in direzione della ball di Fearow. Ecco cosa le serviva: un vecchio combattente ancora nel pieno delle forze, esperto, riflessivo e senza paura. “E aggressivo quanto basta.” Si disse, mentre lo schierava in campo.
Fearow puntò i suoi occhi in quelli del nemico, rizzando le penne sulla schiena. E l’incontro ebbe iniziò.
“Vai con l’attacco agilità!”
Il grosso Pokémon di tipo volante iniziò a muoversi ad una velocità sorprendente, impedendo al nemico di riuscire a concentrarsi.
“Concentrati, Alakazam … usa il calmamente.” Il nemico di Maky chiuse gli occhi per far ricorso alle sue energie psichiche, rendendosi vulnerabile.
“Aeroassalto!” Maky pensò per un attimo di aver colto l’occasione giusta ma, all’ultimo momento, Alakazam si protesse con la mossa riflesso. Fearow virò di colpo, evitando per un soffio di andare a sbattere contro la barriera del nemico. I due Pokémon si scambiarono un’occhiata di sfida.
“Alakazam, attacco psichico!”
Fearow si sentì sollevare nel vuoto da un’energia sconosciuta che gli impediva i movimenti. Alakazam mosse le braccia come un burattinaio, sbalzando il Pokémon di Maky da una parte all’altra della palestra. La ragazza sapeva che Fearow non avrebbe potuto resistere in quel modo per molto. Doveva interrompere la concentrazione dell’avversario.
“Prova con il fulmisguardo!”
Alakazam doveva guardare negli occhi il suo avversario per riuscire a mantenere il controllo e proprio quella si rivelò un’arma a doppio taglio a favore di Maky. Il fulmisguardo del suo Pokémon era potente, gelido, in grado d’intimorire anche il piu esperto degli avversari.
“Presto, vai con l’iper raggio!”
La voce di Sabrina rimbombò nella palestra:”Psicoraggio!”
L’impatto fra i due potenti attacchi generò una tremenda esplosione, sbalzandoli fuori dal ring di combattimento: ma la sfida non era ancora finita. Entrambi si rimisero in piedi, pronti a ripartire.
“Riprenditi le energie con l’attacco trespolo!” Ordinò Maky; le mani che le tremavano per la tensione. Iniziava a sentirsi euforica, non trovava un avversario così abile da parecchio tempo.
“Anche tu riprenditi, Alakazam.”
Entrambi i Pokémon erano nuovamente nel pieno delle forze, come se il match non fosse mai iniziato.
“Teletrasporto.”
Il Pokémon di sabrina comparve rapidamente alle spalle dell’avversario, attaccando nuovamente con lo psicoraggio: Fearow non riuscì ad essere abbastanza veloce da schivarlo e ne riportò gravi danni. Si rimise in volo senza dar segno di volersi arrendere, mentre Alakazam sembrava prepararsi ad un nuovo attacco. Maky conosceva quella mossa: stava usando la divinazione.
Capì di dover concludere la sfida velocemente, altrimenti quell’attacco avrebbe potuto colpirla proprio mentre era in difficoltà. Il suo avversario iniziò a teletrasportarsi ad una velocità pazzesca, apparendo e scomparendo intorno a Fearow.
“Confondilo con l’agilità!”
Maky aveva bisogno di tempo per osservare. Conosceva il teletrasporto abbastanza bene da sapere che in casi come quello il Pokémon che l’utilizzava doveva seguire uno schema preciso ed era decisa ad individuarlo. L’ordine con il quale Alakazam si spostava nei vari punti della palestra le fu presto chiaro. Ringraziò la sua buona memoria che le permise di tenerlo a mente.
“Fearow, vola in alto!”
Il Pokémon fece come gli aveva detto l’allenatrice, fidandosi di lei cecamente. “Ora scendi in picchiata!”
Proprio quando Fearow stava per raggiungerlo, Alakazam si teletrasportò nuovamente. A Maky sfuggì un sorriso.
“Vira a sinistra!” Lo incitò, con un gesto della mano. “Ora vai col giga impatto.” Il Pokémon si scagliò verso il nulla con tutta la potenza che aveva.” Ora a destra, Fearow!” Con un’ immane sforzo delle grandi ali il Pokémon cambio direzione repentinamente, prendendo in pieno l’avversario. L’impatto fu tremendo per Alakazam. Fearow tornò in volo, ma proprio in quel momento una forza oscura lo trascinò a terra, facendolo schiantare contro il duro pavimento della palestra. L’effetto di divinazione.
I  combattenti sembravano avere energie inesauribili, si rimisero in piedi entrambi, anche se barcollanti. Maky sapeva di non dover dare il tempo al suo avversario di riprendersi, e anche Sabrina ne era al corrente.
“Iper raggio!” Ordinarono nello stesso momento.
L’impatto fece tremare le fondamenta dell’edificio, tanto che Maky pensò per un attimo che sarebbe crollato. Attese con impazienza il dissolversi della nube di polvere che si era creata.
Sabrina aveva un’espressione impassibile dipinta sul volto e sedeva immobile sul suo trono, in una postura rigida.
Quando il polverone si dissolse, entrambi i Pokémon erano a terra, ma si muovevano impercettibilmente. Passarono interminabili minuti. Alla fine, Fearow si tirò in piedi con un immane sforzo delle grosse ali, aprendole in tutta la loro ampiezza e sfoderando il suo grido di vittoria.
“Rooooooooooooooooooooooow!”
Maky si rese conto solo in quel momento che il Match era finito. Si lasciò sfuggire un sospiro lungo, mani e gambe che ancora tremavano per via dell’immensa tensione che aveva provato durante la lotta.
Sabrina scese elegantemente dal suo trono, richiamando Alakazam. Si avvicinò alla ragazza con passi lenti, quasi meccanici e la guardò dritta negli occhi. Per un attimo, Maky pensò di non riuscire a sostenere il suo sguardo.
L’anziana capo palestra sorrise, porgendole il palmo della mano, dove brillava la medaglia Palude.
Poi si fece seria.
“Ho appena avuto una visione.” Disse, con un sussurro basso.”Una visione inquietante.” I suoi occhi viola si fecero opachi e distanti. “Un’ombra nera …. un rapimento … tu e il ragazzino che ti accompagna vi troverete coinvolti in una grande vicenda.” LE mani di Sabrina tremarono. ”Un’altra vita artificiale verrà presto al mondo, il suo cuore sarà nero e forte la sua ira …” Ci fu qualche secondo di silenzio, poi l’anziana donna riprese a parlare.” Quando tutto sarà perso, coloro che vivono nascosti nell’isola verranno in vostro aiuto.”
Gli occhi della capo palestra tornarono normali e ripresero a fissare Maky.”Questo ho visto, fai attenzione.”
La ragazza prese la medaglia dalle mani dell’anziana, fissandola intensamente.
“Grazie della previsione, Sabrina … con il suo permesso, mi complimento per il Match.”
La donna non ricambiò la stretta di mano di Maky, ma si limitò a tornare a sedersi sul trono, con un sorriso enigmatico dipinto sul volto.
“Era da tanto che non perdevo…” Mormorò, con voce impercettibile.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spero che la previsione di Sabrina vi abbia incuriosito, manca ancora un bel po’ a quando si realizzerà … ma nemmeno troppo!
Enjoy! xD

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Notti stellate ***


                                        NOTTI STELLATE

                                    


Mat  si appoggiò al tronco dalla ruvida corteccia di un grosso albero, alzando la testa verso l’alto. Si sistemò la coperta che aveva addosso: ormai era passata la seconda metà di ottobre e dormire all’aperto stava diventando sempre difficile. Quella sera il cielo era limpido, completamente privo di nuvole, e si potevano vedere con chiarezza le stelle. Matthew le fissò a lungo, incantato, ripensando a ciò che era successo qualche giorno prima. Dopo la prima sconfitta nella palestra di Saffron, era tornato alla carica per vincere.

“Ti ho avvisato; penso che tu non sia ancora pronto per ricevere la mia medaglia.” L’aveva avvertito Sabrina, scendendo dal suo trono con passi meccanici.
Matthew si era rifiutato di ascoltarla.
“Non hai alcun diritto di respingere la mia sfida, voglio la rivincita.”
Il capo palestra aveva sospirato, spostandosi una ciocca di capelli dagli occhi. “E sia!”
La battaglia aveva avuto inizio rapidamente: per l’incontro era stato deciso di utilizzare due Pokémon a testa. Gengar aveva sconfitto l’Haunter di Matthew in poche mosse, ancora piu rapidamente della prima volta.
Mat aveva trattenuto a stento lacrime di frustrazione. Non era giusto. Un principiante come lui non aveva nessuna possibilità di vincere contro qualcuno di così forte. Nella sua disperazione aveva avuto un’idea malsana: solo un Pokémon tremendamente potente avrebbe avuto qualche possibilità di vittoria e, anche se sapeva di non riuscire a controllarlo, forse Gyaridos poteva rappresentare la sua unica speranza. Non aveva importanza se il suo Pokèmon non ascoltava i comandi; doveva solo mettere K.O l’avversario, in qualsiasi modo. Si era portato la mano alla cintura dove teneva le sfere, tremando.
Maky, al suo fianco, aveva sussurrato qualcosa, ma lui non le aveva dato ascolto. E Gyarados era stato mandato in campo.
“Gyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Ma sei impazzito?” Gli aveva urlato la compagna di viaggio, prima che il gigantesco Pokémon attaccasse con un potente iper raggio. Le fondamenta della palestra avevano tremato quasi fino al punto di cedere. Sabrina non si era fatta intimorire. Mentre la furia di Gyaridos continuava ad aumentare, aveva ordinato al suo Gengar di usare l’attacco ipnosi. Lo spettro aveva prima di tutto provocato l’avversario e, quando i loro occhi si erano intrecciati, l’aveva fatto crollare in un profondo sonno. Così Mat aveva perso anche la sua seconda sfida alla palestra di Saffron.
I suoi pensieri furono interrotti da un luccichio nel cielo stellato. Strinse gli occhi per mettere meglio a fuoco e fece in tempo a scorrere la fugace immagine di uno strano Pokémon completamente rosa, dalla lunga coda. Sparì prima che potesse capire di che cosa si trattava. Continuò a fissare il cielo per lunghi minuti.
Dopo la sconfitta, aveva dovuto ammettere definitivamente di non essere ancora pronto per una palestra di così alto livello e, sotto consiglio di Maky, aveva deciso di tornarci in futuro, quando avrebbe avuto anche le restanti medaglie. Tuttavia, doveva comunque conquistare la medaglia Palude, prima di poter accedere all’ultima palestra. Ora era diretto a Caledon City, dove lo attendeva una sfida contro i Pokémon di tipo erba. Charmander e Pidgeotto l’avrebbero sicuramente aiutato molto.
Tornò a fissare i suoi Pokémon. Il piccolo Cubone gli dormiva in braccio, mentre gli altri erano tutt’intorno al suo sacco a pelo. Aveva deciso di riconsegnare Haunter a Gary per portare con sé Meowth, che voleva ancora allenare: il loro rapporto stava molto migliorando negli ultimi tempi. Prese la sfera di Gyarados, fissandola intensamente e domandandosi cosa sarebbe successo se Sabrina non fosse stata in grado di fermarlo in modo così tempestivo. Nel pensarci si fece prendere dallo sconforto: non poteva continuare a tenerlo nella sfera ma, allo stesso tempo, aveva paura di lui. Non aveva la minima idea di come fare ad affrontarlo e nemmeno Maky aveva saputo dirgli una qualche parola di conforto. “Mi è capitato di avere Pokémon che non ascoltavano ciò che gli chiedevo … ma non sono mai stati così aggressivi.” Gli aveva detto.” Io ti avevo avvertito …”
Istintivamente, gli venne da pensare a suo padre. Che avrebbe fatto lui con un Pokémon del genere? Sarebbe stato in grado di calmarlo?
Si addormentò con quelle domande che ancora gli giravano nella testa.
 
 
Maky si rigirò nel sacco a pelo, affondando le mani nel soffice manto di Eevee. Faticava a prendere sonno, da quando Sabrina le aveva fatto quella previsione. “Una minaccia oscura, un rapimento ...” Non riusciva a sentirsi tranquilla. Nel profondo sapeva che sicuramente si trattava di qualcosa legato a Team Rocket, ma cosa? Non aveva ancora trovato il coraggio di parlarne a Matthew e Leon, dopotutto anche loro erano coinvolti, ma d’altra parte, anche se l’avesse fatto, niente sarebbe cambiato. Non potevano certo smettere di viaggiare. Improvvisamente le venne un’idea: la cosa piu sicura da fare era allertare Ash, il padre del suo protetto, e invitarlo a rimanere a Kanto, nel caso ci fosse bisogno di aiuto. L’idea di chiamarlo, per qualche motivo, non le andava propriamente a genio – non aveva mai osato farlo –  ma in qualche modo sentiva di doverlo mettere in guardia.
“Le previsioni di una veggente non sono mai da prendere sotto gamba.” Si disse, allontanandosi un po’ dal posto in cui si erano accampati per evitare di farsi sentire da Mat; ad Houndoom e Growlithe non sfuggì la cosa. La seguirono di soppiatto, tenendola d’occhio.
Maky compose il numero, aspettando; solo mentre chiamava si disse che non era il massimo farsi sentire a quell’ora di notte: erano quasi le tre. Si diede della stupida. Ma che le era venuto in mente? Non stava a lei intromettersi fra Ash e suo figlio  e inoltre … sentiva di voler essere lei a proteggere il ragazzino. Ash avrebbe fatto quello che gli garbava; dopotutto era stato lui a darle il compito di badare a Matthew … e sicuramente non si sarebbe deciso a farlo solo per colpa della visione di una veggente. Decise di tornare al suo sacco a pelo e dormirci sopra, avrebbe comunque potuto decidere di avvertirlo in futuro.
 
 
 
Leon si era alzato dal suo giaciglio in preda all’impellente bisogno fisiologico di espellere la troppa acqua che aveva bevuto ma, allontanandosi in cerca di un posto lontano da sguardi indiscreti, aveva finito per farsi trascinare dalla bellezza di quel bosco e continuare ad esplorarlo. Si era portato con sé, Ponyta, per sicurezza. Amava quel Pokèmon che gli era stato regalato: elegante e forte, proprio quello che gli serviva per conquistare il suo primo fiocco. L’odore degli aghi di pino era forte in quel punto dove la vegetazione si faceva fitta. A Leon parve di scorgere qualcosa di luccicante fra le fronde degli alberi, si fece largo fra di esse, la fiamma sulla schiena di Ponyta che scoppiettava al suo fianco. Il ragazzo sbucò in un’ampia radura: centinaia di splendidi Butterfree volavano nel cielo stellato, creando un’atmosfera magica. Le loro ali lasciavano cadere a terra polvere luccicante. Leon fece qualche passo avanti:”Non ho cattive intenzioni, voglio solo guardarvi!” I Butterfree lo scrutarono attentamente, indecisi, poi ritornarono alle loro attività: molti erano in cerca di una compagna ed eseguivano una particolare danza.
Una femmina si avvicinò inaspettatamente a Leon, iniziando a danzare intorno a lui. Il ragazzo alzò un sopracciglio, con disappunto. “Sono piuttosto bello, ma non sono un Butterfree.” Rispose, cercando di allontanarla.” Torna a volare in cielo, su”
Lei sembrò delusa da quella risposta. Se ne andò con aria affranta, le ali che sbattevano svogliatamente.
Leon sembrò indeciso sul da farsi. Forse quella danza oltre che per corteggiare gli altri Pokémon, serviva a dimostrare simpatia verso gli umani, e lui aveva cacciato via la poveretta come se avesse fatto qualcosa d’inopportuno. Dopo qualche secondo di riflessione, decise di richiamarla.
“Hey aspetta, torna qui.”
Butterfree non se lo fece ripetere due volte. Gli si posò sulla spalla con aria felice. Ponyta sbuffò fuoco dalle narici, non molto contento di quelle manifestazioni d’affetto nei confronti del suo allenatore, ma dovette rassegnarsi, Leon aveva già deciso di tenerla.
“Ti va di essere un mio Pokémon?” Le chiese, inoltrandosi nel folto del bosco per tornare all’accampamento. Butterfree rispose con uno strano mugolio, rimanendo appollaiata sulla sua spalla.
 
 
Dopo poco piu di un’ora da quegli eventi, un improvviso temporale notturno svegliò i ragazzi nel cuore della notte: Maky diede un occhio al suo orologio da polso, erano le tre.
Rapidamente richiamarono i Pokémon e presero le loro cose, appena in tempo per correre e trovare un rifugio. Enormi goccioloni di pioggia iniziarono a cadere dai nuvoloni grigi, l’aria si riempì d’elettricità. Un tuono colpì in pieno la punta di un albero, provocando un rumore assordante. La situazione si faceva pericolosa.
“Dobbiamo trovare una grotta!” Urlò Maky, la voce che si udiva a malapena fra il rombare dei tuoni.
Una saetta squarciò il cielo, facendo tremare la terra. E poi lo videro: un grosso Pokémon giallo volava fra le nuvole cariche d’elettricità, cercando di assorbire i fulmini. Aveva uno sguardo aggressivo e grandi ali dalle punte spigolose.
Matthew si ricordò della foto che aveva visto nel libro che gli aveva regalato Delia; quello era il rarissimo Zapdos, uno dei Pokémon leggendari di Kanto. Non si accorse nemmeno che si era fermato proprio sotto di lui, ammirando il mondo in cui catturava le potentissime scariche elettriche.
“Raaaaaaaaaaaaaaaaawh!”
Per un attimo, solo un piccolissimo istante, i suoi occhi si puntarono su Mat.
Poi il Pokémon scomparve fra le nuvole e il temporale se ne andò insieme a lui. La tempesta si placò di colpo, riportando la notte alla sua calma.
Maky e Leon si avvicinarono a Matthew, che non si era mosso dalla sua posizione, ancora con il cuore che gli batteva a mille. Vedere quel Pokémon così forte gli aveva scatenato emozioni talmente forti da farlo sentire pieno di felicità.
La sua compagna di viaggio gli sorrise. “Era la prima volta che vedevi un Pokémon leggendario?”
Mat fece per dirgli di sì, ma poi si ricordò di quella stessa notte, quando per un attimo gli era sembrato di vedere qualcosa nel cielo stellato.
“A dire la verità prima … c’era uno strano Pokèmon fra le nuvole.”
Maky ne sembrò incuriosita: “Com’era?”
Il ragazzino ci pensò su un attimo.
“Rosa.” Disse. Non molto grosso, con lunghe zampe e una lunga coda, ma completamente rosa. è sparito prima che potessi osservarlo meglio.”
Maky si tamponò i capelli bagnati con un asciugamano che prese dallo zaino, tremando dal freddo. “Detto così … sembra che tu stia parlando di Mew … un Pokémon praticamente scomparso.”
Mat alzò le spalle.
“Forse mi sono sbagliato.”
Leon commentò con un sorriso divertito.”Forse te lo sei sognato, razza d’imbranato!”
Matthew gli lanciò un’occhiataccia, ma si sforzò d’ignorarlo. Indicò l’entrata di una piccola grotta in lontananza. “Andiamo lì e accendiamo un fuoco.”
Si accamparono, circondati dai loro Pokèmon.
“Ma quando hai preso questo buttefree?” Chiese Maky a Leon, stupita, mentre sgranocchiava uno snack al cioccolato.
“L’ho trovato stanotte, nella foresta.”
Lo scoppiettare del fuoco che avevano acceso generava un piacevole tepore all’interno della piccola grotta. Matthew ripensò alle stelle, al Pokémon che aveva intravisto nel cielo notturno, al temporale e al magico incontro con Zapdos. Poi si guardò intorno, sorridendo. I loro Pokémon, suoi di Leon e di Maky erano dappertutto; i piu forti ed esperti vegliavano, quelli piu piccoli ed indifesi stavano rannicchiati fra le braccia dei loro allenatori.
Mat aveva sempre sognato quelle avventure. Viaggiare con i Pokémon era una cosa magica e sentiva che non ne avrebbe mai piu potuto fare a meno.
 
 
 
 
 
 
Salve gente! Mi scuso molto dell’aggiornamento così in ritardo ma ho avuto problemi di vario genere in quest’ultimo periodo. Avrei fatto le rocambolesche se qualcuno si fosse fatto sentire … ma visti i commenti zero dell’ultimo capitolo ho preferito fare le cose con calma.
 
Fatevi sentire se vi interessa la storia, dico chiaramente che se l’andazzo sarà questo non finirò la fic.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** slot machine ***


                                   LE SLOT MACHINE


                                                         
Maky non aveva mai amato il gioco d’azzardo e anzi, nutriva verso di esso un certo odio, ma quel pomeriggio – la mattina stessa era arrivata a Caledon City insieme a Mat e Leon – si sentiva particolarmente stanca. Inoltre, Matthew era andato a fare una capatina al grande centro commerciale per comprare vari oggetti in vista della prossima tappa e Leon si stava allenando per la gara Pokémon che avrebbe affrontato il giorno successivo. Così lei si era trovata a vagare sola e stanca per la città e aveva finito per trovarsi in quel … posto.

All’ingresso, vedendola come nuovo cliente, le avevano donato un porta gettoni in caso di vincita e due gettoni bonus.
Guardò male l’uomo seduto di fianco a lei, un signore puzzolente, grasso, dalla grossa pancia che gli impediva i movimenti. Schiacciava con foga il pulsante della slot machine sperando di vincere qualcosa, mentre i gettoni a sua disposizione si facevano sempre di meno.
Maky diede il via al gioco con svogliatezza, intenzionata ad andarsene da quel posto prima possibile. Inserì il suo gettone e osservò per qualche istante gli oggetti che scorrevano sul monitor, disposti in file orizzontali: sagome di Pikachu, Charmander, Bulbasaur e altri Pokémon famosi, simboli di tuoni e altre cose che non riuscì a scorgere. Schiacciò il pulsante per tre volte, a caso. Una musichetta di vittoria la fece spaventare.
L’uomo di fianco a lei la guardò con occhi sgranati che minacciavano di uscirgli dalle orbite per lo stupore.
“Ha fatto Jackpot!!!” Urlò, indicandola. Nella sala piombò un silenzio tombale, tutti i presenti si girarono verso di lei. Maky provò un certo disagio. La musichetta di sottofondo sembrava non finire mai. Da un’apertura in basso, accanto a quella per inserire il gettone, cominciarono ad uscire una serie di monetine. In pochi secondi riempirono il contenitore, per poi cadere per terra. Maky si chinò per metterle nel suo zaino, mentre gli sguardi di tutti i presenti – una buona parte dei quali stava morendo dall’invidia in quel preciso istante – sembravano non volersi staccare da lei. Persino la proprietaria del posto, una donna alta, capelli lunghi e scarpe che sembravano trampoli, venne a vedere cos’era successo. Si avvicinò alla ragazza, porgendole la mano.
Maky vide che qualcuno appendeva un cartellone improvvisato all’ingresso:”Prima volta alle slot machine, con un solo gettone fa Jackpot e vince l’ambito premio di questa settimana.”
“Lei è stata davvero fortunata.” Si complimentò la donna, quando Maky si rimise in piedi.”Non capitava da parecchio tempo che qualcuno riuscisse a fare Jackpot, mi segua prego!”
Maky annuì poco interessata alla cosa: di sicuro non avrebbe saputo che farsene del premio che le avrebbero dato; a meno che non si fosse trattato di soldi.
“Ti possiamo consegnare il premio anche subito.” La informò la direttrice del posto, continuando a farsi largo tra la folla”è impaziente di uscire dalla sua Pokéball.”
A quell’affermazione Maky alzò spontaneamente un sopracciglio.
La donna la condusse in una stanza isolata, lontano dal caos del salone principale. “Vuoi darmi i tuoi dati per essere onorata della vincita o preferisci restare nell’anonimato?”
La ragazza scosse appena la testa.”Preferisco l’anonimato …” Quella situazione era paradossale; proprio a lei che odiava il gioco d’azzardo e che non frequentava mai quei posti era capitato di fare JackPot. La proprietaria dal Casinò andò ad aprire un forziere chiuso da un grosso lucchetto poi, voltandosi, mostrò a Maky una Pokéball.
Lei la prese senza fare troppe domande, osservandola con attenzione.
Il laser della Pokéball rivelò le forme squadrate di uno dei Pokémon piu rari della regione di Kanto: I suoi colori erano talmente sgargianti da rendere difficile osservarlo: rosa intenso, quasi fucsia e azzurro metallizzato.
“Porygon!”
La sua voce robotica aveva una sfumatura inquietante. Sembrava un Pokémon apatico, privo di voglia di vivere.
“Quanto tempo l’avete lasciato chiuso in questo forziere?”
La donna gesticolò, non notando che lo sguardo di Maky si era fatto di ghiaccio.
“Oh … da due mesi, da quando è stato messo come premio al JackPot.”
La ragazza fu tentata di non prenderlo per ripicca, ma capì subito che così l’avrebbe condannato ad altri mesi di prigionia. Si prese il suo premio richiamandolo nella Pokèball e se ne andò senza aggiungere altro, temendo di potersi far prendere da un attacco di rabbia. Quando si fu allontanata abbastanza dal Casinò, con la promessa di non mettere mai piu piede in un posto simile, andò a sedersi su una panchina, nella grande piazza principale. L’ombra del gigantesco centro commerciale della città torreggiava su di lei. Fece uscire Porygon dalla sfera, squadrandolo con attenzione. Il suo sguardo era piuttosto assente.
Maky puntò il Pokèdex verso di lui:
“Porygon, un Pokémon creato artificialmente dall’uomo. Non ha bisogno di respirare, né di mangiare. è asessuato.”
Non sapeva bene come comportarsi con lui; già dallo sguardo trapelava la sua artificialità. “Forse devo solo essere spontanea … anche questo povero Pokémon avrà dei sentimenti, dopotutto.”
Porygon inclinò la testa in avanti, sembrava non poter fare alcun movimento in diagonale.
“Ciao … “lo salutò la ragazza. “Mi chiamo Maky … vorrei diventare tua amica.” Non seppe se lui aveva capito o no. Decise che fargli conoscere altri Pokémon poteva essere un buon inizio, così glieli presentò facendoli uscire dalle sfere uno alla volta.
“Ecco a te Growlithe, Eevee, Onix, Fearow e Houndoom.”
Il Pokémon squadrò i suoi nuovi compagni per diversi istanti, poi sul suo muso spigoloso sembrò dipingersi un’espressione simile alla felicità.
“Porygon!”
Fluttuando nell’aria, Porygon cominciò a muoversi, girando intorno ai Pokémon di Maky. Sembrava volerci fare amicizia, ma era piuttosto goffo nel dimostrarlo.
Proprio in quel momento arrivò Mat.
“Maky … cos’è quello strano Pokémon?”
Lei gli rivolse un mezzo sorriso, senza smettere di osservare il nuovo arrivato mentre si presentava agli altri.
“Un Porygon.”
Matthew rimase a bocca aperta. “E … dove l’hai preso?”
“Vinto alle slot machine … borbottò la ragazza, alzandosi. Non sembrava molto in vena di parlare dell’argomento, così Matthew decise di lasciar stare. Continuò a squadrare il Pokémon con una certa curiosità, poi si ricordò di una cosa. “Ah, ti ho preso questa.” Le lanciò una pietra, che lei prese al volo.
“Pietrafocaia …” Sussurrò la ragazza, osservandola. “Ti ringrazio … per il regalo.”
Mat la squadrò per qualche secondo, curioso. “Non … la usi?”
Maky richiamò i suoi Pokémon nelle sfere, cominciando a camminare.”Oh … la userò … ma non adesso, Mat.”
“Hey Matthew!”
Il giovane allenatore di Pokémon ebbe appena il tempo di girarsi; Lily era alle sue spalle e lo guardava con uno dei suoi soliti sorrisetti antipatici.
“Lily…”
La ragazzina si passò una mano fra i capelli, rivolgendogli uno sguardo di superiorità. “Come va la tua … carriera di allenatore di Pokémon?” Chiese.
Mat si schiarì la voce. “Ho preso ben tre medaglie e domani avrei intenzione di conquistare la quarta.”
La figlia di Gary alzò un sopracciglio, sorpresa.” Solo tre?” Le sue labbra s’ incurvarono in un sorriso di scherno.”Io ne ho prese già cinque!”
Matthew rimase a bocca aperta. “Hai … hai sconfitto anche Sabrina?”
Lily parve non capire cosa intendesse lui:”Sabrina chi?”
“La capo palestra di Saffron.” Spiegò Maky.
“Non c’era nessuna capo palestra.” disse la rivale di Mat.” Quando sono arrivata lì, due settimane fa, c’era un sostituto. Un discreto allenatore, c’è da dirlo, ma è stato abbastanza facile batterlo.”
Lily mostrò la medaglia Palude a Mat. Quest’ultimo si morse le labbra talmente forte da farsi male: gli sarebbe bastato arrivare qualche giorno prima a Saffron per evitare di battersi contro la fortissima Sabrina ed avere già la medaglia che gli serviva.
“Ti sfido, Lily!” Disse d’impulso, quasi che la cosa potesse riscattarlo.
Lei, ovviamente, accettò la sfida con piacere.
“ Due Pokèmon a testa, per te è ok?”
“Certo …”Rispose lui, portandosi la mano alla cintura dove teneva le Pokéball.”Preparati a perdere, questa volta.”
La figlia di Gary non perse tempo:”Scelgo prima io, vai, Vulpix!”
Cubone saltò giu dalla spalla di Mat, mostrando il suo osso in segno di sfida.
“Cosa … vuoi combattere?” Gli domandò il giovane allenatore, stupito.  Il suo era un Pokémon molto giovane, sempre in cerca di protezione e tendente al pianto, non avrebbe mai immaginato di vederlo scendere in campo così presto. “E va bene”! Sorrise, orgoglioso. “Fammi vedere quello che sai fare!”
Vulpix partì all’attacco con un potente lanciafiamme, ma Cubone fece roteare l’osso che teneva nella mano destra, respingendo la fiammata con una notevole abilità.
“Wow, grandissimo Cubone … ora va con l’ossomerang!”
La volpe di fuoco fu rapida a spostarsi e altrettanto veloce a contrattaccare. L’attacco rapido prese in pieno Cubone, sbalzandolo a diversi metri di distanza. Il piccolo Pokémon si rimise in piedi con fatica, ma pronto a combattere ancora.
“Turbofuoco!”
Vulpix non sembrava avere intenzione di dargli tregua. Le fiamme circondarono il Pokémon di Mat, impedendogli la fuga. Provò di nuovo a spazzare via il fuoco sfruttando il suo osso, ma questa volta la mossa si rivelò inutile: un’ondata di caldo fuoco lo travolse. Cubone finì a terra, scottato.
Maky stava per darlo K.O, ma proprio all’ultimo momento il piccolino si rimise in piedi, alzando l’osso che teneva sempre in mano sopra la sua testa.
“Kìììììuubaaaaaaaaaaan!”
“Vulpix, attacco rapido!”
Cubone si scagliò a tutta velocità contro il nemico: l’impatto contro cranio dell’avversario fu parecchio violento per la volpe di fuoco. Il Pokémon di Lily roteò su se stesso, finendo per cadere a terra, esausto. Cubone crollò subito dopo.
Mat andò a riprenderlo, sorridendogli teneramente.
“Sei stato grandioso.” Lo rassicurò, mentre lo prendeva in braccio. “Ora riposati un po’. Lo infilò nello zaino da viaggio e se lo caricò in spalla, senza chiudere la cerniera. Cubone amava particolarmente stare in quel modo.
Lily e Matthew si prepararono allo scontro successivo.
“è stata solo fortuna … ora preparati a perdere.” Esclamò, mentre lanciava in campo il suo Pokémon. “Wartortle, vai!”
Mat sapeva già chi scegliere:”Tocca a te, Raichu!”
“Raaaaaiiii!”
Raichu uscì dalla sfera carica al massimo, scintille che le sprizzavano incontrollate dalla guance gonfie e piene d’energia. Il Wartortle di Lily non sembrò farsi intimidire.
“Warsqueno!”
Il Pokémon d’acqua si ritirò nel suo guscio, iniziando a roteare mentre emetteva potenti getti d’acqua. Raichu venne colpita in pieno da uno di essi e sbalzata a diversi metri di distanza, ma la cosa non sembrò averla infastidita.
Lily si diede della stupida per aver concesso ancora una volta a Mat di scegliere il Pokèmon dopo di lei: forse lo stava davvero sottovalutando.
“Raichu, tuono!”
L’attacco del Pokémon elettrico fu talmente potente da sollevare le piastrelle nel bel mezzo della piazza e creare una profonda crepa nel terreno. Wartortle si ritirò nel suo guscio prontamente, ma la scarica elettrica fu talmente forte da sfinirlo in un solo colpo.
“Raaaai!”
“Ferma! Ferma!” Mat dovette fermare il suo Pokémon, che sembrava intenzionato ad attaccare ancora, probabilmente non molto felice di aver vinto con tanta facilità.
Lily non aveva ancora mosso un muscolo. Perdere contro Matthew era un disonore per lei … ma una sconfitta così totale non se la sarebbe mai aspettata. Richiamò il suo Pokémon senza aggiungere altro, fulminando il rivale con un’occhiata di ghiaccio.
“Oggi non ero in forma.” Disse, mentre si allontanava. “La prossima volta, il mio Wartortle, diventato Blastoise, ridurrà quel tuo topone elettrico in poltiglia.”
Matthew si sentì il sangue salire al cervello dalla rabbia, ma si sforzò di non dire nulla, anche se avrebbe tanto voluto urlare dietro che era solo una mocciosa presuntuosa.
“Maky gli posò una mano sul braccio.”Su, andiamo. è  meglio che ti riposi.”

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Il debutto di Leon ***


                               IL DEBUTTO DI LEON

                                   

Leon era  abituato ad essere al centro di centinaia di sguardi fin da quand’era piccolo e già si esibiva insieme alle sue cugine negli spettacoli acquatici della palestra di Cerulean City ma, in quel momento, mentre attendeva dietro le quinte di fare il suo ingresso in campo, si sentiva così teso da aver quasi il mal di pancia.
Aveva passato le giornate precedenti a organizzarsi al meglio per la gara a cui si era iscritto: il mantello di Ponyta era stato spazzolato e pulito talmente tanto da brillare e lui aveva scelto con cura i vestiti da indossare in quell’occasione: aveva optato per un elegante completo con giacca e pantaloni di un bianco avorio e cravatta rossa come i suoi capelli, che per l’occasione aveva deciso di tagliare un pochino, dato che nelle ultime settimane si erano allungati fin troppo.
Si stava sistemando una manica della giacca quando una voce lo chiamò sul palco:
“è il turno di Leon Waterflower!”
Il ragazzo si dimenticò di tutta l’ansia e pensò solo a fare una buona impressione: si fece avanti con passo sicuro, salutando la folla. Fra gli spalti, riuscì a scorgere velocemente suo cugino e Maky; non l’avrebbe ammesso, ma vederli lì gli dava parecchia sicurezza.
S’inchinò davanti ai due giudici, salutando ognuno di loro. Poi lanciò la sua sfera: ne uscì una vampata di fuoco, simile ad un turbine, e Ponyta si scagliò nel bel mezzo al galoppo, percorrendo tutta l’arena. Un’entrata innegabilmente di grande impatto.
Il pubblico sembrò apprezzare ed esplose in un grande applauso che si fece ancora piu fragoroso quando i giudici alzarono le loro palette: nove, nove e dieci furono i voti presi dall’esibizione di Leon e Ponyta. Il ragazzo invitò il suo Pokémon a sfilare davanti ai giudici in modo che potessero valutarlo fisicamente.
Ponyta era davvero un bel Pokémon: elegante e grazioso ma senza dare l’idea di essere troppo fragile. Uno dei giudici, mentre invitava Leon a recarsi nuovamente in sala d’attesa ad aspettare  la fase successiva della gara, commentò che i due – l’accoppiata Pokémon e ragazzo – avevano sicuramente un futuro davanti nel mondo dei coordinatori. Infatti, Leon superò la prima fase della gara; entrando a concorrere con altri tre partecipanti.
Lì iniziava la sfida vera e propria, quella che avrebbe determinato il vincitore.
La prima chiamata ad esibirsi fu una bella ragazza sui diciotto anni, dai capelli biondi, mossi, e gli occhi di un azzurro abbagliante. Portava un vestito lungo dello stesso colore, ricamato con decorazioni a forma di onda. Già solo la sua bella presenza sarebbe bastata a farla vincere ma, fortunatamente, non si trattava di una sfilata di moda.
“Vai, Vaporeon!”
Il bel Pokémon entrò in campo circondato da schegge di sottile ghiaccio.
“Idropompa, poi gelo raggio!” La combinazione dei due attacchi generò un effetto molto bello: l’acqua venne congelata in aria dal secondo attacco di tipo ghiaccio, formando un grosso blocco solido che, cadendo a terra, si spaccò in mille pezzi, come fosse stato di  vetro. Le schegge scintillarono nell’aria; ma l’esibizione non finì lì. La coordinatrice ordinò al suo Pokémon di usare il raggio aurora, seguito a pochi secondi di distanza da una combinazione di attacchi gelo raggio, nube e getto d’acqua.
Era sicuramente una performance che richiedeva grandi abilità; ma Leon non fu l’unico a trovarla al limite del pacchiano: i voti dei giudici furono molto bassi confronto a quelli che si sarebbe aspettata la ragazza, che se ne andò via dal palco con rabbia malamente celata.
Il coordinatore successivo era un ragazzo all’incirca della stessa età di Leon, dallo strano abbigliamento gotico: i lunghi capelli neri gli coprivano in parte il volto e l’unico occhio visibile era reso inquietante da un filo di trucco rosso. L’iride era chiara come il ghiaccio, quasi bianca. Il lungo cappotto nero gli arrivava fino ai piedi.
“Vai, Absol!”
Il Pokémon entrò in campo avvolto da sfere oscure che gli roteavano attorno in una particolare coreografia, lasciando tutti a bocca aperta. Perfino Leon, che non amava ammettere la bravura degli altri, non poté fare a meno di pensare che quell’entrata in scena, semplice ma ad effetto – e soprattutto piena di stile personale –  era tutto quello a cui un coordinatore di Pokémon avrebbe dovuto puntare. I voti dei giudici superarono anche quelli del ragazzo di Cerulean.
Absol era un bellissimo Pokémon e raramente se ne vedevano a Kanto; mentre sfilava sulla passerella allestita appositamente per far valutare alla giuria le sue condizioni fisiche, furono molti i commenti positivi.
Solo quando il coordinatore si fece da parte, i commenti del pubblico cessarono.
L’esibizione successiva, quella di un signorotto ricco e presuntuoso accompagnato dal suo Persian, fu talmente noiosa che Leon non si degnò nemmeno di seguirla. Il Pokémon di per sé era parecchio elegante, ma il suo coordinatore era totalmente incapace di gestirlo.
Mat, sugli spalti, si stiracchiò per sgranchirsi. Non amava le gare Pokémon, ma se non altro, ora veniva la fase che lui preferiva: quella del combattimento. Nell’attesa che fossero annunciati i nomi dei due finalisti, decisi di andarsi a prendere dei Pop corn. Al suo ritorno, Maky lo squadrò malamente.
“Possibile che tu sia sempre dietro a mangiare?”
Matthew non si degnò di finire di masticare prima di risponderle.
”Parla quella che ad ogni occasione si abbuffa di dolciumi.” borbottò, sputacchiando. La voce della presentatrice che parlò inaspettatamente rischiò di farlo strozzare.
“Siamo lieti di annunciarvi i nomi dei due finalisti!” Proclamò la donna, camminando avanti e indietro con andatura barcollante sui suoi altissimi tacchi.
“Si tratta di …”
Il pubblico non sembrava particolarmente teso, i risultati delle votazioni erano chiari, anche se effettivamente tutto poteva essersi ribaltato dopo la consultazione dei giudici.
“Zaff DarkSoul e Leon Waterflower!”
Il ragazzo dal lungo cappotto nero e Leon andarono a posizionarsi alle due estremità opposte del ring di combattimento, studiandosi a vicenda. Zaf sembrava già sicuro della sua vittoria.
“Leon dovrà impegnarsi molto per vincere.” Commentò Maky, rubando un pop corn a Mat. Quell’Absol … ha uno sguardo forte ed esperto. Non sarà una battaglia facile.”
“Che l’incontro abbia inizio!” Urlò la presentatrice.
“Ponyta, agilità!”
Il Pokémon di Leon si scagliò a tutta velocità verso l’avversario, i muscoli che si contraevano ad ogni movimento.
“Doppiteam, Absol.” la voce di Zaf era un sussurro, tanto che il ragazzo dai capelli rossi fece fatica ad udirlo.
Ponyta si bloccò al centro del campo, indeciso. Guardò Leon per cercare una risposta da lui.
“Prova col turbo fuoco!”
La mossa si rivelò azzeccata. Absol fu colpito in pieno e la barra sul monitor montano in alto, al centro dell’arena, segnò che il Pokémon di tipo buio era in svantaggio. Ma il suo coordinatore non ne sembrò turbato.
“Absol, danza spada!”
Il Pokémon si rimise in piedi ed iniziò a concentrare tutte le sue energie per migliorare le capacità d’attacco. Leon sapeva di doverlo bloccare subito.
“Nitrocarica!”
Ponyta si scagliò verso l’avversario a tutta potenza, avvolto dal fuoco, ma proprio all’ultimo lui schivò con un balzo agile.
“Absol, notte sferza.”
Il Pokémon di tipo buio fu veloce come una scheggia. Leon vide solamente un’ombra nera che si scagliava contro il suo Pokémon, mandandolo a sbattere contro il muro dell’arena. Era stato un duro colpo, la barra di Ponyta diminuì notevolmente. Prima che potesse alzarsi, Absol tornò all’attacco. Era rapido come il vento e forte come il fulmine.
“Ancora notte sferza!”
Ponyta nitrì di dolore e crollò a terra, dopo quell’ultimo attacco. Le tacche della barra sul monitor erano quasi del tutto esaurite.
Leon si morse le labbra.
“Forza  …” Con un gesto si spostò un ciuffo di capelli che gli ricadevano davanti agli occhi, continuando a fissare il suo Pokémon.
Ponyta si rimise in piedi con uno sforzo tremendo, le narici allargate per la fatica di respirare. Raspò a terra con un zoccolo e nitrì di rabbia. Poi, il suo corpo s’illuminò di una luce bianca, abbagliante.
Le gambe e il tronco del Pokèmon si allungarono conferendogli un’aria slanciata ed elegante, fuoco prese ad ardere vicino alle sue zampe; la criniera e la coda aumentarono di volume, rendendo calda l’aria circostante.
Rapidash concluse il suo processo evolutivo con un’impennata poi, mentre il suo allenatore continuava a fissarlo, stupefatto come il resto del pubblico, partì al galoppo, avvolto dalle fiamme.
Absol questa volta non fu abbastanza rapido da schivarlo; Rapidash si abbatté sull’avversario con tutta la sua forza, in uno spettacolare trionfo di fuoco.
Leon era il vincitore della gara Pokémon.
Il pubblico esplose in fragorosi applausi, e persino Mat non poté trattenersi. L’incontro era stato davvero spettacolare e, per una volta, si sentiva felice per suo cugino.
Lo osservò mentre saliva sul palco al fianco dello stupendo Rapidash ed accettava il bel fiocco di un verde deciso che gli venne consegnato. Non poté fare a meno di sorridere.
 
 
 
Quando Mat e Maky si ricongiunsero a Leon, ancora nel pieno del suo trionfo, il giovane allenatore di Pokémon ebbe voglia di rimangiarsi tutti i pensieri positivi sul cugino che aveva avuto in precedenza.
Leon era il solito sbruffone vanitoso.
“Solo un tipo di classe come me, poteva vincere.” Disse, mentre camminavano verso la palestra di Caledon City. Mat si era informato: un tempo per i ragazzi era piuttosto difficile entrarci, a meno che non fossero particolarmente interessati a profumi e cose prettamente femminili, ma da quando Erika aveva lasciato l’incarico, facendo posto ad un suo giovane allievo, le cose erano fortunatamente cambiate. Si diceva che lui fosse un amante della natura, e la palestra era una vera e propria foresta, al suo interno.
“Sono il migliore e ho il miglior Pokémon.” Continuò a vantarsi Leon da solo: Maky non gli dava retta, avendo ormai imparato che in quelle occasioni era meglio abbandonarlo a se stesso.
Quando arrivarono davanti alla palestra, un  edificio basso dalle ampie finestre, dalle quali s’intravedeva una folta vegetazione, i tre compagni di viaggio si divisero.
“Io vado a fare una chiamata al centro Pokémon.” Si liquidò Leon, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Mat guardò Maky.
“Tu non vieni?”
“Io vorrei andare nel bosco qui vicino ad allenare Porygon.” Gli rispose lei, sentendosi un po’ in colpa. Mat scosse il capo.
“Posso cavarmela da solo.”
Strinse i pugni e si fece avanti, deciso a conquistarsi la sua quarta medaglia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spero vi sia piaciuto il colpo di scena dell’evoluzione di Ponyta in questo capitolo …. nel prossimo ci sarà un incontro in palestra abbastanza intenso …Mat dovrà penare per guadagnarsi la sua medaglia.
 
Sono contenta che chi legge abbia ripreso a farsi sentire, ci sentiamo prossimamente.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** la medaglia arcobaleno ***


                                    LA MEDAGLIA ARCOBALENO
                                                                               
Matthew spinse l’enorme portone in legno della palestra di Caledon City, facendosi avanti fra piante rampicanti. L’interno era proprio come gliel’avevano descritto: una foresta al chiuso. 
L’erba alta gli arrivava fino alle ginocchia, rendendogli difficoltoso avanzare. Mat si accorse che l’edificio non aveva pavimento, poggiava direttamente sulla nuda terra. Al centro, si stagliava la figura di un albero le cui radici vagavano per l’interno della palestra, formando uno strano reticolato di vegetazione.
Sotto di esso, sedeva il capo palestra: un ragazzo magro dai lineamenti femminei e i lunghi capelli biondi, che portava una corona di margherite in testa.
Il giovane, che sembrava avere l’età di Maky, si alzò salutando con un sorriso e un gesto della mano.
“Ho davanti ai miei occhi uno sfidante?” Chiese, con voce flautata.
Mat si sistemò il cappellino.
“Sono Matthew Ketchum, di Pallet Town.”
Lo sguardo assente del ragazzo si fece interessato. “Oh, il figlio del famoso maestro di Pokémon.” Gli porse la mano. “Sono Hernest, capo palestra di Pokémon erba. Sarà un vero piacere accettare questa sfida.”
Un fruscio fra l’erba alta fece scattare Matthew: non si era accorto della presenza di qualcuno. Era una ragazza piccola rispetto a Hernest, che gli somigliava molto.
“Candice è mia sorella. farà da arbitro.” Spiegò il ragazzo.
Mat andò a posizionarsi all’estremità opposta del ring di combattimento, studiandolo. L’erba sul campo di battaglia era ben tagliata, cosa di cui fu lieto, ma grosse radici lo rendevano piuttosto insidioso. Sarebbe stato facile inciampare, per uno dei suoi Pokémon.
Hernest prese la sua prima Pokéball.”Sarà un incontro con tre Pokémon a testa, se per te è ok.” Suggerì. I suoi occhi verdi si fermarono su Mat, sondandolo.
Il ragazzino annuì.”Per me è ok.”
“Vai Pokéball!”
Un Tangela entrò in campo, avvolto nelle sue mille liane di color bluastro. Matthew non esitò: ”Charmander, è il tuo turno.”
Il piccolo cubone tirò fuori la testa dallo zaino del ragazzo, per osservare l’incontro.
“Char!”
La lucertola di fuoco fece ondeggiare la coda infuocata, lasciandosi sfuggire uno sbuffo di fumo.
“Charmander, vai col turbo fuoco!”
Il ring di combattimento s’incendiò, ma tangela non si fece intimidire, sfruttò le liane per aggrapparsi agli alberi e stare lontano dal pericolo. Hernest aveva istallato un insolito congegno nella palestra, che non permetteva di prendere fuoco alle piante fuori dal ring di combattimento.
Matthew non perse tempo:”Lanciafiamme!”
Charmander cercò di colpire Tangela, ma il Pokémon d’erba era rapidissimo a spostarsi da una pianta all’altra. Mat lo notò solo dopo qualche minuto; Tangela si stava avvicinando impercettibilmente a Charmander, fra uno spostamento e l’altro, forse per tentare un attacco diretto.
Una delle liane colpì in pieno il pokémon di fuoco, facendolo finire fuori dal campo, nel folto dell’erba alta.
“Muro di fumo!”
Una cappa scura avvolse l’intera palestra, impedendo ai due rivali di vedere quello che accadeva.
“E ora … turbofuoco!”
Lingue infuocate si diressero in tutte le direzioni, in un tripudio di fiamme degno di un vero e proprio incendio. Quando la nube nera si dissolse, Tangela era K.O, presa in pieno dall’attacco del nemico.
“Il primo round va allo sfidante!” Annunciò la sorella del capo palestra, mentre lui richiamava il suo Pokémon senza fare una piega. Era talmente tranquillo che a Mat parve chiaro che a fine incontro avrebbe rivelato il suo asso nella manica, quindi doveva stare attento.
“Te la senti di continuare, amica?” Chiese Matthew al suo Pokémon. Lei annuì, lasciandosi sfuggire una lieve fiammata. Non sembrava molto provata.
“Vai, Weepenbell!”
Charmander squadrò il suo avversario con una nota di disappunto. Con quella grossa bocca e l’aspetto buffo, non sembrava molto temibile. Mat la mise comunque in guardia, raccomandandole di fare attenzione.
“Attacco velenpolvere!” Una nube di spore viola uscì di getto dalla bocca del Pokémon d’erba, tanto veloce che Charmander riuscì a schivarle per un pelo. Rispose con un lanciafiamme, ma Weepeenbell scartò di lato con inaspettata prontezza, tentando ancora col velenpolvere. 
Charmander rispose con un turbo fuoco, dando però evidenti segni di stanchezza.
“Foglielama!”
L’attacco riuscì a prendere di strisciò il Pokémon di fuoco, tagliandolo sul muso. Le liane del nemico afferrarono saldamente Charmander, avvolgendola in una stretta ferrea da cui non aveva scampo.
“Chaaaaar!” Chaaaaaar!”
I lamenti della lucertola di fuoco resero Mat piu teso di quanto avrebbe voluto essere. Il Pokémon nemico teneva charmander abbastanza lontano da sé da non permettergli di colpirlo con la coda, mentre lo strangolava con la sua micidiale stretta.
“Chaaaar! Chaaar!”
I lamenti di Charmander si fecero forti. Mat si morse le labbra.
“Mi arrendo.” Disse, richiamandola nella sfera.”Questo Match l’hai vinto tu.”
Hernest sorrise.
“Vedo che sei un allenatore giudizioso. Mi piace il tuo stile.”
Matthew non permise a se stesso di perdere la concentrazione. Lanciò in campo il suo secondo Pokémon: Pidgeotto.
Aveva intenzione di sconfiggere Weepeenbell con un solo attacco.
“Ventagliente!”
“Giòòòò Giò giò giòòòò!”
Affilate folate di vento spazzarono via il Pokémon avversario, facendolo schiantare contro un albero.
“Weepenbeell non è in grado di combattere.” Stabilì la sorella di Hernest.
Hernest prese la sua ultima sfera: era un Ball particolare, di colore verde, decorata con frutti tropicali.
“Tropius, è il tuo turno!”
Mat capì perché il capo palestra aveva deciso di tenerlo come ultimo Pokémon; i Tropius, da quel che sapeva, erano Pokémon di grossa mole, ma quello era a dir poco gigantesco, tanto che gli riusciva difficile muoversi nella palestra.
La sorella di Hernest prese un telecomandino dalla tasca dei pantaloni, premendo un tasto rosso: il soffitto dell’edificio iniziò a muoversi, spalancandosi.
“Che ne dici di un incontro aereo?” Suggerì il capopalestra, spostandosi i capelli dagli occhi.
Tropius si alzò in volo con la sua gigantesca mole, seguito da Pidgeotto. Mat deglutì a fondo, non era affatto sicuro che il suo Pokémon sarebbe stato in grado di sconfiggere un simile bestione. Era veloce, certo … ma non abbastanza forte da fargli danni seri.
“Raffica, Tropius!”
Le enormi foglie sulla schiena del Pokémon si mossero con un movimento meccanico, smuovendo una quantità d’aria che fece perdere quota al povero Pidgeotto.
“Veloce Pidgeotto, salì!”
Il piccolo Pokémon di tipo volante si esibì in una serie di spettacolari acrobazie aeree, facendo del suo meglio per evitare gli attacchi del nemico. Una foglia lama gli tagliò una delle belle piume sul capo, gesto non apprezzato.
“Giò’ttòòòò!”
Pidgeotto partì all’attacco a tutta velocità, incurante del pericolo. E Hernest approfittò dell’occasione:” Solarragio.”
Tropius era esposto ai raggi solari e gli ci vollero solo pochi attimi per caricarsi. L’attacco prese in pieno il povero Pokémon di tipo volante, scagliandolo verso terra a tutta velocità.
Pidgeotto atterrò nel ring di combattimento con un sonoro tonfo, ma si rimise in piedi stupendo allenatore e capo palestra.
“Torna qui, hai fatto abbastanza.” Mat decise di richiamarlo, per timore che si facesse male, ma per la prima volta il Pokémon disobbedì respingendo la sfera con un’ala.
“Giò’ttòòòòò!”
Gli occhi di Pidgeotto sembravano voler dire”Voglio dimostrare di essere al suo livello, non mi farò sconfiggere.” E Matthew capì.
“Va bene, fai vedere a tutti di che pasta sei fatto.”
Pidgeotto si scagliò di nuovo verso l’alto a gran velocità, lanciandosi in un attacco raffica molto potente, che costrinse il nemico a prendere quota.
“Ora, attacco rapido!”
I colpì del Pokémon di Mat arrivavano da tutte le parti: dal basso la figura del grosso Pokémon di tipo erba e volante somigliava ad un gigantesco bestione infastidito  da un insetto. Pidgeotto stava facendo del suo meglio, ma era fisicamente troppo debole per vincere.
Tropius finì per infastidirsi particolarmente, e lo scagliò nuovamente sul campo di combattimento della palestra, con un colpo del grosso collo.
Mat deglutì: questa volta era finita per il suo Pokémon: ma Pidgeotto tentò nuovamente di rialzarsi. Matthew non l’aveva mai visto così determinato a vincere.
“Forza, ce la puoi fare!”
“Giòòòòòòòòòòòòòòòòòòòtttòòòòòòòòòòòòòòòò!”
Pidgeotto spalancò le ali, e accadde: il suo corpo s’ illuminò di una luce bianca. Per prime si allungarono le piume tagliate sulla sua testa, poi le ali, ora diventate poderose ed eleganti, infine, il corpo del Pokèmon si fece grosso e robusto. Becco e artigli diventarono affilatissimi.
“P’giòòòòt!”
Pidgeot era una dei Pokémon piu belli che Mat avesse mai visto. Aveva occhi dal taglio affilato e aggressivo, che brillavano di determinazione. Fu uno spettacolo vederlo alzarsi in volo spalancando le grosse ali e scagliarsi ad una velocità da paura verso il nemico.
Tropius non ebbe nemmeno il tempo di reagire; e questa volta, il suo avversario, ce l’aveva la forza per fargli male.
“Giòòòòòt!”
Il Pokémon spalancò le grandi ali, iniziando a muoverle con forza sempre maggiore. In breve, si formò un tornado che si caricò di potenza, abbattendosi contro tropius. L’intensità dell’attacco sradicò diverse piante portandole in alto, verso il cielo.
A Mat sfuggì un sorriso di orgoglio: Pidgeotto era stata il primo Pokémon che aveva catturato – quando era solo un Pidgey – e vederlo combattere, così forte, gli fece venire le lacrime agli occhi. Tropius atterrò sul ring di combattimento sfondando il terreno e facendo tremare le mura a causa dell’impatto.
Era fatta, Pidgeot aveva vinto.
Hernest richiamò il suo Pokémon, lasciandosi sfuggire un sorriso amaro. Aveva subito una vittoria schiacciante: lo sfidante non aveva nemmeno dovuto utilizzare il suo ultimo Pokémon.
Si avvicinò a Mat stringendogli la mano.
“Il sangue del campione si fa vedere.” Gli disse, porgendogli la medaglia.
Il ragazzino la accettò senza dire nulla, fissandola intensamente prima di metterla nel porta medaglie:  al centro c’era un piccolo fiorellino bianco, circondato da petali dei colori dell’arcobaleno.
Un ottimo trofeo per celebrare quella bella vittoria e l’evoluzione di Pidgeot. Lo richiamò nella sfera, avviandosi al centro Pokémon a passo svelto. L’intensità dello scontro l’aveva sfinito, aveva una fame boia e doveva far riposare i suoi Pokémon.




Saaalve, rieccomi qui.
Scusate l’enorme ritardo: ho avuto problemi col pc, problemi in famiglia, problemi di pigrizia e … insomma; problemi! Ma non ho abbandonato la fic!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è una delle vittorie piu eclatanti di Mat… mi scuso ancora per l’enorme ritardo, cercherò di aggiornate in tempi brevi!

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Tuoni e fulmini(CAPITOLO EXTRA) ***


                                                                            

                                      TUONI E FULMINI


Ash si sistemò con cura gli stivali, passando poi ad allacciare l’impermeabile, nascondendo il volto dietro al gigantesco cappuccio. La pioggia cadeva fitta e il cielo era di un grigio minaccioso, preludio di una tempesta. Nonostante le condizioni climatiche non idonee a mettersi in viaggio, il maestro di Pokémon non aveva la minima intenzione di cambiare idea, altrimenti sapeva che non avrebbe trovato il coraggio per farlo.
“Ash, caro, potresti restare qui ancora un po’, almeno finché non cambia il tempo…”
L’uomo si costrinse a guardare sua madre in volto, facendo i conti con gli occhi di lei, colmi di tristezza.
“No, davvero … se mi fermo ora...”
Prima che Delia potesse aggiungere altro, Ash fece uscire Charizard dalla sfera.
“Te la senti di volare?”
Il drago di fuoco rispose con uno sbuffo di fumo caldo, spiegando le grosse ali. Il suo corpo si era fatto talmente robusto che nemmeno l’idea di volare per ore sotto la pioggia battente lo turbava.
Il maestro di Pokémon saltò in groppa a Charizard, seguito dal suo fidato Pikachu e spiccò il volo senza voltarsi verso Delia, consapevole che il suo sguardo preoccupato aveva il potenziale di fermarlo.
Il pokémon di fuoco prese quota velocemente, le ali che fendevano l’aria senza fatica. Il vento era loro favorevole, tanto che arrivarono a Pewter City in sole due ore di volo. Ash fu travolto da una miriade di ricordi. Lì aveva conquistato la sua prima medaglia e conosciuto Brock, uno dei suoi migliori amici.
Una brusca folata di vento fece abbassare rapidamente Charizard: Ash sentì il suo stomaco che si contorceva.
Il rombo di un fulmine squarciò il cielo, aprendo la strada a grossi chicchi di grandine. Forse era davvero il caso di fermarsi e cercare un riparo. Mentre Charizard si apprestava a scendere di quota, Ash si chiese il perché di una tempesta del genere  a Novembre. Era quanto mai inconsueta. 
Il drago di fuoco protestò rumorosamente quando il vento lo costrinse a riprendere quota.
Pikachu deviò con prontezza un fulmine che avrebbe potuto colpirli. La situazione si stava facendo anche troppo rischiosa. Ash si sentì in colpa per non aver ascoltato Delia, esponendo non solo se stesso, ma in particolare i suoi Pokémon, ad un simile rischio.
Un turbine di vento trascinò il grosso peso di Charizard ancora piu alto, sopra le nuvole cariche di pioggia e grandine. E lì Ash ebbe modo di capire cosa c’era alla base di quell’insolita tempesta.
CGRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! 
Uno dei rarissimi esemplari di Zapdos, il leggendario Pokémon di tuono, stava scaricando la sua enorme quantità di carica elettrica. L’esperto maestro di Pokémon non ci mise molto a capire che la situazione era fin troppo a rischio: le scariche di elettricità prodotte dal leggendario Pokémon lo sfioravano di pochi centimetri, la visibilità era scarsa, l’aria fredda e tagliente, ma la cosa che lo preoccupava veramente, era lo sguardo di quello Zapdos: carico di rancore, dolore e malvagità. Uno sguardo che aveva visto nei Pokémon solo quando c’era lo zampino di qualche criminale di mezzo.
“Charizard, hai capito!”
La perfetta intesa tra allenatore e Pokémon permise loro di agire velocemente: una delle pietre che Ash portava al collo, legate ad una catenella, iniziò a brillare. Pikachu si aggrappò con forza al collo di Charizard mentre il grosso drago di fuoco si trasformava: le dimensioni del Pokémon aumentarono notevolmente, avvantaggiando però l’aerodinamicità rispetto alla forza: Ash conosceva bene il suo Pokèmon e sapeva che lui era sempre stato piu forte fisicamente che veloce, ma la Charizardite Y gli permetteva  di eguagliare in agilità anche un Dragonite esperto.
Una scarica elettrica dello Zapdos li schivò per un pelo, mentre si lanciavano in una picchiata vertiginosa. Ash afferrò il piccolo Pikachu per la coda e lo avvicinò a sé, temendo che non avesse la forza per tenersi aggrappato. Lo  stomaco del campione protestò rigirandosi su se stesso, ma Ash cercò di non badare a quella sensazione nauseante. Da piccolo aveva sempre detestato le montagne russe ma, da quando aveva iniziato a volare sul dorso di Charizard, quella fobia gli era del tutto scomparsa … per ritornare prepotentemente quando, per la prima volta, si era lanciato in una serie di vertiginose acrobazie aree, tendendosi al collo di quello stesso Pokémon …mega evoluto. In quella forma Charizard raggiungeva velocità tali da far sentire il suo allenatore male per diverse ore anche dopo la fine del volo.
Charizard continuò a scendere in picchiata sfiorando una punta rocciosa del monte Luna, per poi risalire con sorprendente abilità: Zapdos li tallonava, furioso.
“Dobbiamo colpirlo, o ci seguirà fino in capo al mondo!”
“PIKAAAAAAAAAA”
Pikachu protestò sonoramente, impegnato a reggersi alla schiena del Pokémon di fuoco.
“CHAAAAAR!!”
Charizard cambiò bruscamente direzione andando incontro allo Zapdos. Ash si fidava del suo Pokémon e lo lasciò fare. Percepì il calore della fiamma sulla coda del drago che si faceva intenso e tutti i muscoli del suo corpo che si contraevano preparandosi a scagliare un potente attacco. Un ruggito lacerante squarciò l’aria, mentre Zapdos continuava ad avvicinarsi frontalmente, incurante del pericolo. Ash sapeva bene che l’attacco per cui si stava preparando Charizard era perfettamente in grado di mettere K.O qualsiasi Pokèmon avesse la sfortuna di essere colpito in pieno.
“DRAGOPULSAR!”
L’impatto frontale con il Pokémon fu di una violenza inaudita, tanto da scagliarlo fra gli alberi della  foresta ai piedi del monte Luna, generando un cratere. Charizard si avvicinò in fretta ma, quando il polverone si dissolse,  Zapods era al lì, in piedi, ferito ma ancora deciso a combattere.
Ash valutò la situazione velocemente: non amava stappare alla natura Pokémon che erano entrati nella leggenda come Zapdos, ma quell’esemplare era davvero troppo pericoloso. Si frugò velocemente in tasca e prese una delle Ball che gli aveva regalato Gary, diversa da una comune Pokéball.
“Ultra ball, vai!”
La sfera ondeggiò per diverse volte, sembrando sul punto di aprirsi, poi, dopo una lotta serrata con il Pokémon intrappolato al suo interno, si chiuse. Ash si abbandonò sulla schiena di Charizard esausto, mentre lui tornava alla forma originale.
Pikachu andò a raccogliere la sfera, porgendola al maestro di Pokémon.
“Pi-pika-pika!”
Ash si rialzò con fatica, strizzando il cappellino dalla pioggia che ora aveva smesso di scendere. Richiamò l’esausto Charizard nella sfera, poi, accompagnato da Pikachu, risalì il cratere e si abbandonò contro la corteccia di un grosso albero, stringendo la sfera del suo nuovo Pokémon.
La fissò per diversi secondi, fin quando essa scomparve fra le sue mani. Ash impallidì. Tirò fuori in fretta e furia il Pokèdex dalla tasca per cercare di fare una chiamata, ma scoprì che era completamente andato in cortocircuito, probabilmente a causa delle scariche elettriche che li avevano sfiorati. Charizard era troppo stanco per volare e, in qualsiasi caso, non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungere Pewter City prima che Gary decidesse di dare un occhio al nuovo Pokémon…




Gary Oak era seduto dietro la sua scrivania di lavoro, intento nelle sue ricerche, mentre sorseggiava una tazza di Thé appena fatto. Il tele trasporto per le Pokéball accanto a lui lo fece sussultare, facendogli rovesciare la tazza sulla tastiera.
“Maledizione … di chi è colpa questa volta?”
Ritirò la ultra ball, osservandola con attenzione.
“Non di un principiante, certamente.”
“Pokémon catturato da: Ash Ketchum.” Gracchiò il tele trasporto.
“Ah, ecco…”
Si diresse pigramente al centro dell’ampio salone principale, curioso di vedere di che Pokémon si trattava. Lanciò la Pokéball in aria con un gesto tranquillo e quasi gli venne un colpo quando uno Zapdos in carne ed ossa si materializzò davanti ai suoi occhi: non ebbe il tempo di riflettere sulla rarità di un esemplare di quella specie, però, perché qualcosa attirò subito la sua attenzione. Il Pokémon sembrava completamente disorientato. I suoi occhi vitrei riflettevano il nulla totale: si sentiva sicuramente impaurito e completamente perso. Gary tentò di avvicinarsi, con cautela: lo Zapdos lo fissò, ma rimase immobile come un guscio vuoto, ritraendosi un po’solo quando il professore tento di toccarlo. Oak decise che era meglio portarlo subito in laboratorio e valutarne le condizioni: lo esaminò accuratamente e trovo un microchip sotto pelle, nell’ala sinistra.
“Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”





Eccomi con un nuovo capitolo, piuttosto importante, in tempi decenti questa volta ^^'. Spero sia di vostro gradimento. Da questo punto la storia entrerà nel vivo dell'azione... ringrazio tantissimo i due lettori che continuano a seguirmi!


Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Una vittoria memorabile ***


                                UNA VITTORIA MEMORABILE

                                            


Mat si lasciò scappare un lungo sbadiglio assonnato. Lui e gli altri erano arrivati a Fucsia City ormai da due giorni, ma erano praticamente bloccati al centro medico per Pokémon perché aveva iniziato a piovere ininterrottamente. Maledetto Novembre.

Il ragazzino osservò i Pokémon mentre erano intenti a mangiare; erano tutti fuori dalle sfere, tranne Gyarados, ovviamente, e il povero Onix, che a causa della mole non poteva uscire dalla sua Pokéball.

“Mat, non sei ancora andato a sfidare la palestra?”

Quella domanda di Maky lo colse impreparato.

“No…” Ammise.”Perché, tu si?”

Lei rispose con un sorriso enigmatico, annuendo.

Il ragazzino le rivolse uno sguardo incredulo.”E quando?”

“Mentre tu dormivi ieri pomeriggio, idiota.” Rispose Leon, prendendolo un po’ in giro. Matthew ovviamente non ignorò la provocazione.

“Taci tu, che manco provi a prenderle le medaglie, signorino dei miei stivali.”

“Kiiiuuu ban ban baaan!”

Il piccolo Cubone saltò in braccio a Mat, roteando il suo osso in direzione del ragazzo più grande.

“Hei hei, non esagerare Cubone! So anch’io che quello lì è un idiota, ma non mi sembra il caso di spaccargli la testa.”

Cubone sospirò, annoiato. Crescendo si stava inaspettatamente rivelando meno dolce e coccolone di quanto potesse sembrare ad una prima occhiata.

“Tsk!” Leon si spostò i capelli dalla fronte, col suo solito modo di fare.

“Io non sono fatto per le lotte in palestra, così semplici e brutali, sono un tipo di classe!”

Maky per poco non rischiò di strozzarsi con l’acqua.

“Oddio, Leon, a volte mi fai davvero sbellicare dalle risate!”

“Che ho detto di così divertente?” Domandò il ragazzo con aria stizzita. Matthew si portò una mano davanti alla bocca, trattenendosi a stento dal ridere.

Mat attese che tutti i suoi Pokémon finissero di mangiare, poi si ritirò in camera, dove li fece riposare e passò un po’ di tempo con loro: massaggiò le enormi ali di Pidgeot, spazzolandole anche con un apposito guanto per i Pokémon di tipo volante, poi si occupò un po’ di Meowht, che amava essere grattato sotto al mento e soprattutto il solletico ai baffi. Gli lucidò anche l’amuleto sulla testa. Raichu non amava il contatto fisico, voleva sempre apparire come un Pokémon tosto, ma si lasciò fare qualche carezza volentieri. Charmander e Cubone stavano riposando insieme, così Mat pensò che era meglio lasciarli in pace. Approfittò del telefono istallato in camera per fare una chiamata al Professor Gary Oak.

L’esperto Pokémon ci mise un po’ più del solito a rispondere: probabilmente era particolarmente indaffarato, quel giorno. Infatti, dall’altra parte dello schermo, dava l’impressione di essere un po’ di fretta.

“Oh Mat, ciao!

Il ragazzino si sentì mancare un battito per un momento. Dietro ad Oak, gli parve di scorgere la figura di qualcuno che, in quel momento, non avrebbe mai voluto vedere. Alto, magro, capelli neri e un Pikachu sulle spalle. Non poteva sbagliarsi.

Un battito di ciglia e l’uomo era già sparito. Forse se l’era solo immaginato.

“Hei Ketchum, tutto bene?” Domandò Gary, riportando il ragazzino alla realtà.

Mat scosse la testa per darsi una svegliata. “S-Sì… volevo chiederle se posso lasciare Gyarados al laboratorio per qualche ora, il tempo di un incontro in palestra.

Oak annuì. “Certo, chi vuoi in cambio?”

“Scyther!” Rispose deciso Matthew. Appoggiò la Pokèball di Gyarados nell’apposito supporto del telefono, poi attese che il teletrasporto facesse il suo dovere. Il Pokémon coleottero fu in squadra nel giro di pochi minuti.
“Mat, scusa, non ho molto tempo.” Lo liquidò velocemente il professore. “Ci sentiamo, eh?”

Ancora prima che il ragazzino potesse dire qualcosa, il monitor si fece nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ash, credo che tuo figlio ti abbia visto.”

Gary lanciò un’occhiata al suo rivale di un tempo, appoggiato ad uno dei macchinari del laboratorio. Il maestro di Pokèmon si lasciò sfuggire un’espressione cupa, poi cambiò argomento.

“Allora, cosa dovevi dirmi di così importante riguardo allo Zapods, che hai deciso di chiamarmi qui? Non volevo tornare a Pallet, ora che ero riuscito a partire…”

Il professore si alzò dalla sedia, facendo segno ad Ash di seguirlo. Imboccarono un piccolo corridoio sul retro, costruito di recente, fino ad arrivare ad una porta secondaria. Gary la spalancò, mostrando ad Ash un giardino completamente ricoperto da una vetrata resistente, a prova di Pokémon. Lì riposava Zapdos, completamente indifferente agli stimoli esterni.

“è innocuo, ma ho preferito isolarlo dagli altri Pokémon, per il momento.

Ash si avvicinò al grosso volatile, scrutandolo con attenzione. Gli metteva sempre una tristezza immensa vedere Pokémon in quello stato. Accarezzò un’ala dello Zapdos, ma non ottenne nessuna reazione.

“E dire che quando ti ho catturato eri una furia…” Commentò a bassa voce.

“Il primo giorno che è arrivato qui, gli ho fatto delle analisi.” Spiegò Gary, frugando nelle tasche del suo camice. “E ho trovato questo.”

Ash osservò il microscopico apparecchio nella mano del professore.

“Un microchip…” Sussurrò, leggendo la piccolissima scritta incisa su di esso. “Team Rocket, fabbrica Dark Pokémon.”

Spalancò gli occhi, osservando Gary con un misto di ansia e preoccupazione.
“Questo… è il nome di quel progetto…”

L’altro annuì e si schiarì la voce. “Dodici anni fa, avevo contribuito anch’io, insieme a te… Misty e altri allenatori esperti, a far crollare definitivamente il Team Rocket.”

Ash rimase in silenzio, lo sguardo cupo.

“Quando ho visto in televisione, due mesi e mezzo fa, che la nave da crociera “Waterfall” era stata attaccata, confermando il loro ritorno, mi sono preoccupato, ma non credevo che potessero riportare alla luce un progetto simile.”

Il maestro di Pokémon continuò ad osservare il microchip.

“Se ben ricordo, al telegiornale avevano parlato di Pokémon particolarmente forti ed aggressivi, usati proprio da Team Rocket. Maky me l’ha confermato.”

“Chi è Maky?” Domandò Gary, perplesso.

“Ah già, tu non lo sai.” Ash si spostò i capelli dalla fronte. “ Beh… in poche parole è una maestra di Pokémon, ha vinto due campionati regionali negli ultimi anni e… sta viaggiando con mio figlio.”

Gary prese a camminare per il giardino, pensieroso.

“Pensavo che gli archivi di Team Rocket riguardo quel progetto fossero andati distrutti.”

Ash scosse la testa.

“è probabile che sia rimasto qualcosa in qualche base che non conosciamo nemmeno, dopotutto tramavano da anni. Ho sentito che in una regione desertica, molto lontano da qui, anni fa, una loro sotto associazione che si faceva chiamare Team Cripto, aveva addirittura inventato un dispositivo per rubare i Pokémon. Ora non so se ne facciano ancora uso, ma è sicuro che li rubano…”

Trascorse qualche attimo di silenzio.

“Ricordo anche un episodio, durante il mio viaggio… un membro di Team Rocket catturò un Celebi con una sfera che lui chiamava Dark ball, in grado di rendere malvagio lo sfortunato Pokémon e portarlo al massimo livello. Ne avevo parlato anche a tuo nonno.”

Il professore puntò gli occhi sullo Zapdos, riflettendo.

“Hai paura che Team rocket punti gli occhi su Mat?”

“Sì.”Confessò Ash. “In verità l’hanno già fatto … dopotutto io sono stato uno dei principali responsabili della loro disfatta. Quale miglior modo per vendicarsi?”Poi aggiunse. “Tu non temere per Lily, hai fatto la tua parte, ma usando il cervello, non combattendo in prima linea. Non ti hanno mai visto.”

Gary ringraziò il destino che l’aveva portato a scegliere lo studio e la ricerca invece del combattimento.

Dopo qualche minuto, Ash indicò lo Zapdos.

“Parto subito.” Disse.”Ma vorrei portare questo Pokémon con me … ha bisogno di tornare a vivere.”

Oak annuì. “Ok, seguimi.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matthew camminava sotto la pioggia, riparato dall’ombrello, con in spalla il piccolo Cubone. Charmander aveva preferito restare nella sua sfera, visto il tempo.

Percorse le vie di Fucsia City, osservando come tutto era pulito e in ordine. Non si poteva definire una città piccola, ma sicuramente non era caotica come la grande Caledon City e nel complesso assomigliava di più a Pallet.

Non c’erano grattacieli, solo villette con giardino sobrie e curate, degne di una località che ospitava una grande riserva naturale. Un tempo zona di cattura sfrenata, ora il safari era una grande parco naturale, in grado di ospitare specie rarissime. Sognava di visitarla fin da piccolo e, dopo l’incontro in palestra, nessuno glielo avrebbe impedito.

Svoltò a sinistra, in una lunga strada chiusa, alla fine della quale si ritrovò davanti alla palestra locale: un edificio costruito completamente in legno. Spalancò il pesante portone e si preparò a conquistare una nuova medaglia.

Gli si presentò davanti un corridoio: lo percorse fino a ritrovarsi ad un bivio. Capì subito che si trattava di un labirinto: li aveva sempre odiati, perché gli mettevano ansia e anche una certa paura. Se voleva la medaglia, però, doveva farcela.

“Cubone, sei pronto?”

 

 

 

 

 

 

 

Ash salì in groppa a Charizard, preparandosi ad un lungo volo. Invece di percorrere tutta Kanto, avrebbe preso una scorciatoia, passando per le isole vorticose fino ad arrivare a Fucsia City: voleva essere da Mat entro la sera del giorno seguente, aveva già perso troppo tempo.

Charizard si diede una spinta con le possenti zampe e prese il volo, lasciandosi alle spalle il Laboratorio di Gary Oak e Pallet Town.

 

 

 

 

 

 

Mat richiamò Meowth nella sfera. Il Pokémon aveva fatto un ottimo lavoro, aiutandolo a risolvere il labirinto.

In fondo al grosso salone in legno, sedute a gambe incrociate sul pavimento, lo aspettavano le capo palestra; due ragazze identiche, vestite da Ninja.

“Salve, abile ed astuto sfidante!” Si presentarono, alzandosi in piedi e parlando in contemporanea.”Noi siamo le gemelle Koga, se vuoi la medaglia dovrai sopravvivere ai nostri trucchi sopraffini!”

“Io sono Matthew Ketchum.” Si presentò il ragazzino, facendo un passo avanti. Cubone, sulla sua spalla, fece roteare l’osso. “E sono qui per vincere!”

“Oh… Ketchum!” Esclamarono le due gemelle. “Un cognome importante.”

Mat odiava quando gli ricordavano di chi era figlio.

“Vediamo se ne sei degno!”

Dal soffitto, si calò un uomo vestito da Ninja, con due bandierine, una rossa e una verde, in mano. L’arbitro.

“Il combattimento sarà in doppio.” Spiegò. “Con un totale di quattro Pokémon … che la sfida abbia inizio!”

Le capo palestra schierarono per prime i loro Pokémon.

“Zubat, Bulbasaur, andate!”

Mat si lasciò scappare un debole sorriso. La vittoria si prospettava facile. Decise di andare subito al massimo.

“Pidgeot, Raichu, andate!”

“Ci va pesante il ragazzino!” Commentarono le gemelle.

Matthew non perse tempo.”Raichu, attacco superfulmine!”

Con una velocità sorprendente, Bulbasaur usò una delle sue liane come parafulmine, per proteggere Zubat. Assorbì il colpo resistendo molto bene.

“Zubat, supersuono!”

L’attacco del Pokémon pipistrello ebbe piena efficacia sui Pokémon di Mat. Pidgeot, completamente fuori controllo, prese a sbattere le ali con forza, scatenando potenti raffiche d’aria.

“Hei Pidgeot, cerca di riprenderti!” Urlò il giovane allenatore. Cubone si aggrappò con forza a lui per cercare di non essere trascinato via.

Bulbasaur afferrò Zubat con una liana e con l’altra afferrò ad una delle colonne portanti dell’edificio.

“Giòòò giò giò giò giòòòòòòòòòòò!”

L’intensità dell’attacco raffica di Pidgeot si fece forte. Raichu venne sbalzata contro una delle pareti in legno, facendosi parecchio male, col risultato di arrabbiarsi. Prima che Matthew potesse intervenire, Raichu sfogò la sua ira con una potente attacco tuono.

Zubat e Pidgeot andarono K.O immediatamente, ma Bulbasaur rimase in piedi. Matthew sfruttò l’occasione:”Avanti Raichu, colpiscilo con un attacco rapido!”

Il colpo andò a segno, esaurendo le poche energie rimaste al Pokémon d’erba.

Le gemelle richiamarono i loro Pokémon.

“Hai vinto questo duello, ma ora viene il bello! Muk, Weezing, andate!”

Nonostante il vantaggio, Mat non riusciva a sentirsi tranquillo.

“Vai Scyther!”

“SAAAAAAAAAITEEEEEEEEEEEEEER!”

Il Pokémon coleottero entrò in campo in aiuto di Raichu. Tuttavia i due praticamente non si conoscevano, ed erano poco affiatati.

“Weezing, attacco smog!”

Una cappa di fumo avvolse la palestra, facendo lacrimare gli occhi di Matthew.

“Scyther, gira su te stesso per mandare via il fumo!”

Scyther prese a roteare con velocità, facendo ritornare la situazione alla normalità velocemente, ma Mat si accorse troppo tardi che il lento Muk, nel frattempo, era arrivato alle spalle di Raichu.

“Raichu, sta attent-“

Il Pokémon venne completamente sotterrato dall’enorme massa di fango, cercando invano di attaccare per liberarsi.

Matthew non sapeva che fare.

“Scyther… attacca Muk!”

“Weezing, fango!”

Essere colpito in pieno da quell’attacco mandò il Pokémon coleottero su tutte le furie. Mat sapeva che i Scyther una volta istigati, diventavano potentissimi.

“Scyther, tagliofuria!”
“SAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”

Le gemelle però erano pronte a qualsiasi eventualità.

“Weezing, esplosione!”

L’attacco mise a dura prova le mura della palestra. Quando il fumo si dissolse, Scyther e Weezing erano K.O. Muk, ancora in perfetta forma, si spostò. Anche Raichu era esausta.

Matthew richiamò il suo Pokémon. Ora gli rimaneva una sola possibilità di vincere. E quel Muk sembrava fortissimo. Le due gemelle Koga si erano rivelate degli ossi duri.


Mat si prese qualche secondo per riflettere. Cubone e Meowth non potevano fare nulla contro quel Pokémon … l’unica opzione che gli rimaneva era …

“Vai, Charmander!”

I due Pokémon si osservarono con tensione sempre maggiore. Muk era lento, ma Charmander, quanto poteva effettivamente fare contro un Pokémon dalla difesa così alta?

“Vai con un lanciafiamme, conto su di te!” La incitò Mat.

La lucertola di fuoco attaccò a tutta potenza, ma Muk sembrò risentirne gran poco.

“Fangobomba!” Ordinarono le gemelle.

Charmander continuò a schivare per diversi minuti i ripetuti attacchi di Muk, fin quando gli mancarono le energie e venne colpita in pieno, rotolando a terra.

Matthew si morse le labbra.

“Charmander, no, scappa!”

Muk le si avvicinò, seppellendola con il suo enorme corpo fangoso.

“Chaaar, chaaaaaaaaaaaaaaaaar”

Gli strazianti lamenti della lucertola di fuoco si udivano in modo attutito.

“Dovresti ritirare il tuo Pokémon.” Commentarono le gemelle.

Mat strinse i pugni poi si portò una mano alla cintura, per afferrare la sfera di Charmander.

“Charmander, ritor-“

Il ragazzino spalancò gli occhi, incredulo. Da sotto il corpo del Pokémon di tipo veleno, si fece largo una luce bianca ed abbagliante. Zampe anteriori dai lunghi artigli, più robuste e resistenti di prima, sollevarono di peso il corpo di Muk, scagliandolo a tutta forza a diversi metri di distanza.

Dello sguardo simpatico e dolce di Charmander, non era rimasto molto. Charmeleon aveva un corno sulla testa che la rendeva minacciosa e due occhi orgogliosi dallo sguardo di drago. A differenza degli esemplari della sue specie, dalla tipica colorazione rossa, il Pokèmon era dello stesso colore di prima: di un giallo ocra simile all’oro. Mat non trovò il coraggio di dire una parola. Aveva le lacrime agli occhi dall’emozione.

“CHAAAAAARMIIIIIIIIIII”

La voce di Charmeleon era diventata profonda.

Un attacco lanciafiamme di potenza tripla rispetto a prima colpì il malcapitato Muk. Charmeleon concluse il match con un potente codacciaio, scagliando Muk contro il muro opposto della palestra.

Il Pokémon di fuoco festeggiò la vittoria lanciando un potente attacco di fiamme.

Matthew corse ad abbracciarla, ancora incredulo.

“Sei stata fantastica Charmander, fantastica!”

“CHAAAAAAAAAAAAAAR”

“Oh, scusa... Charmeleon!”

Le due gemelle si avvicinarono al giovane allenatore di Pokémon. Quella a sinistra gli porse la mano, mostrandogli una medaglia a forma di cuore.

“Questa è la medaglia anima.” Poi intervenne l'altra gemella Koga.”Ti darà forza quando ti troverai in situazioni critiche.”

Matthew la afferrò scrutandola con attenzione, poi guardò Charmeleon. Non avrebbe mai dimenticato quell'incontro in palestra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente Charmander, era ora! XD

Questo è un capitolo piuttosto importante, non tanto per la parte con Mat, ma per … Ash! Che per la prima volta non appare in capitoli extra. Ci sono due riferimenti abbastanza importanti: uno è a Pokémon Colosseum, ho deciso di sfruttarlo come se fosse una storia parallela avvenuta in una regione lontana qualche anno prima rispetto alla linea temporale della fanfiction(spero qualcuno abbia avuto il piacere di giocarlo, è davvero bello insieme a Gale of Darkness); l'altra è un riferimento al quarto film dei Pokémon :)

Grazie mille, ho visto con piacere che i lettori tornano a farsi sentire, sono davvero contenta.

 

Tenetevi forte per il prossimo capitolo, io ve lo dico X°D ( MI SCUSO PER LO SPAZIO FRA LE RIGHE; NON RIESCO A RISOLVERE IL PROBLEMA ._.)

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Al chiaro di luna ***


                                                 AL CHIARO DI LUNA



Mat lanciò un sasso in acqua, osservandolo mentre rimbalzava sulla superficie.  
La luna splendeva alta ed inquietante nel cielo, quella sera.
Sospirò. Charmander gli poso una zampa sul braccio, borbottando qualcosa.
“Sì, sì… sono pronto.” Rispose lui, mettendosi in piedi svogliatamente. 
Per quella notte, Mat, Maky e Leon si erano fermati in un centro Pokémon a metà strada fra Caledon City e la grande pista ciclabile che li avrebbe portati nella città seguente: Fucsia city. Ora che anche Pidgeotto si era evoluto, avrebbero benissimo potuto decidere di muoversi velocemente in volo, ma non volevano perdersi l’opportunità di esplorare Kanto come si deve e magari catturare qualche nuovo Pokémon.
Matthew, senza dire nulla ai compagni di viaggio, aveva deciso di chiedere aiuto al suo Pidgeot e si era spinto in una vallata lontana dal luogo in cui si erano fermati.
Voleva provare a fare i conti con Gyardos, ancora una volta. Ad infastidirlo non era tanto la disobbedienza del Pokémon, che Mat fondamentalmente riteneva legittima, vista la sua scarsa esperienza come allenatore, ma il fatto che avesse tentato di attaccarlo senza il minimo scrupolo, come se si fosse dimenticato di tutto quello che era successo prima del momento dell’evoluzione.
Il ragazzino osservò ancora una volta la superficie dell’acqua  del piccolo e stagnante laghetto che si nascondeva nel folto di quella foresta imponente, formata da alberi alti, spogliati dal freddo invernale. Poi prese coraggio.
“Vai, Pokéball!”

“GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”


Il ruggito di Gyarados squarciò l’aria. 
Charmander si mise davanti al suo allenatore, consapevole di poter far poco ma comunque determinata a proteggerlo in caso di emergenza.
“Charmander, ti prego, è una cosa fra me e lui…”
“GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”
Gyarados si dimenò nella pozza d’acqua, furioso.
Charmander e Mat si fissarono negli occhi per diversi secondi.
“Per favore…” La pregò Mat. “Ti prometto che non mi accadrà nulla.”
La lucertola di fuoco si fece da parte a malincuore, mentre Gyaridos sembrava avere tutta l’intenzione di prepararsi ad attaccare.
“Gyarados!” Mat urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, guardando il suo Pokémon negli occhi. Lui rispose con un altro ruggito agghiacciante.
“Forza! Attaccami se ne hai il coraggio!!”
Il drago acquatico colpì con forza l’acqua, dimenando la coda inferocito.
Charmander nel frattempo stava facendo appello a tutta la sua dose di autocontrollo per tentare di restare al proprio posto.
“Ti ho accudito con amore quando eri un Magikarp…” Continuò Mat, incurante del pericolo. “E ora … questa è la tua risposta?! Non capisco!”
“GYAAAAAAAAAAAAAAA”
“Non pretendo che tu mi obbedisca ma-“ 
A Matthew morirono le parole in gola quando vide, puntata davanti a sé, l’enorme bocca del Pokémon, ricca di denti acuminati, spalancata come se avesse tutta l’intenzione di inghiottirlo.
“CHAAAAR!”
All’ultimo istante, Gyarados si bloccò, proprio a pochi centimetri di distanza dal ragazzino.
Matthew sentiva il cuore battere all’impazzata mentre gli occhi del Pokémon lo fissavano intensamente. Al suo fianco, Charmander ringhiava minacciosa nel tentativo di proteggerlo. Gyarados alzo l’enorme collo con un suono gutturale, senza smettere di fissare Mat.
Poi, con una potente iper raggio inaspettato, rivolto in tutt’altra direzione, abbatté diversi alberi, come per sfogare tutta la furia che aveva in corpo. Mat si affrettò a richiamarlo nella sfera prima che decidesse di attaccare anche lui, come non aveva fatto solo qualche istante prima.
Osservò la Pokéball per diversi secondi, poi le gambe gli cedettero e fu costretto a sedersi a terra, tremante e sudato.



Maky quella notte non riusciva bene a dormire, si sentiva irrequieta. Così, incurante delle temperature gelide di quel periodo, aveva deciso di alzarsi dal letto per una passeggiata notturna. Passò accanto alla stanza di Mat e fissò la porta: avevano dovuto prendere tre camere separate, quelle multiple erano già tutte esaurite. Uscita dal centro Pokémon, chiamò Eevee fuori dalla sfera. Aveva voglia di passeggiare un po’ con lei. Il piccolo Pokémon sembrò gradire. Da quando Maky l’aveva presa con sé, Eevee era molto migliorata, sviluppando un attaccamento quasi morboso nei confronti della sua nuova allenatrice. I suoi occhi trasmettevano completa adorazione, si sarebbe addirittura tuffata nel fuoco pur di far felice Maky.
Imboccarono un sentiero in salita, che portava sull’estremità di un dirupo; da lì si poteva ammirare il paesaggio circostante: un’infinita distesa di alberi spogli e abeti, immobili a sopportare il freddo di quella notte di novembre. 
La luna appariva particolarmente vicina ed emanava un bagliore piu forte del solito. Sembrava come se si trovasse a pochi chilometri di distanza. Maky la fissò intensamente.
“è bellissima, non trovi anche tu?”
“Uiii uiiI!”
Eevee aveva qualcosa di strano. Il suo sguardo sembrò per un attimo tornare malinconico e triste come un tempo.
“Che hai?” Chiese la ragazza. “Ti è preso un attacco di tristezza?” 
Il piccolo Pokémon saltò in braccio a Maky, regalandole una leccata affettuosa, poi tornò a sedersi al suo fianco, lanciando una sorta di lamento verso la luna.
“Uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”
Maky spalancò gli occhi dallo stupore.
Il corpo di Eevee si illuminò di una luce bianca come quella della luna, iniziando a trasformarsi. Per prime si allungarono le orecchie, poi le zampe, il corpo e la coda. Il corto mantello del Pokémon si tinse di una tonalità nera che si confondeva nel buio, anelli di luce gli permettevano di non sparire completamente nell’oscurità. Gli occhi rossi di Umbreon avevano in sé un che di magnetico ed inquietante.
Maky pensò che per la sua Eevee non ci fosse evoluzione piu adatta: tutte le caratteristiche di quel Pokémon rispecchiavano bene la sua personalità ombrosa, triste e un po’ malinconica.
“Uuumb!”
Umbreon sembrò sorridere a Maky.
“Beh… devo dire che così stai benissimo!” Scherzò lei, dando una grattatina sotto al mento del Pokémon. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: aveva sempre sognato di avere in squadra un esemplare di Umbreon.
“Sono sicura che sarai anche una potenza in combattimento!”
Insieme si avviarono sulla strada di ritorno per il centro Pokémon.




Il mattino seguente, Mat, Maky e Leon, si erano messi in marcia e in poco tempo di cammino avevano raggiunto la pista ciclabile che li avrebbe portati a Fucsia city. Lì avevano affittato delle biciclette per percorrere il lungo ponte; tempo di pedalata previsto: un intero pomeriggio.
Mat arrancava in fondo al gruppo, dando segni evidenti di aver passato una nottata quasi completamente in bianco. Maky invece era in forma come al solito.
“Mat!”
Leon, avanti di una ventina di metri rispetto a lui, urlò per farsi sentire.
“Ti vuoi dare una mossa o no? Schiappa!”
Il ragazzino era talmente assonnato da non far nemmeno caso alle provocazioni del cugino.
Ad un tratto udirono in lontananza un rombo di motori, a cui seguì in rapida successione una cappa di fumo che li investì in pieno, facendoli tossire e lacrimare.
Matthew borbottò qualcosa a denti stretti. 
Maky si mise subito sulla difensiva: avevano davanti a loro un gruppo di cinque centauri dalle facce non propriamente simpatiche, sicuramente convinti di essere incappati in un gruppo di novellini da umiliare a suon di sconfitte. 
“Hey voi!” Ruggì il capobanda, un uomo gigantesco alto sicuramente sui due metri, calvo, dalla barba folta. Gli altri quattro assomigliavano tutti a lui, ma non erano altrettanto imponenti; in compenso sfoggiavano una collezione di piercing e tatuaggi davvero notevole.
Leon si spostò i capelli di lato, parlando col suo solito tono di voce un po’ presuntuoso.
“Lasciateci andare, per pietà, andiamo di fretta noi!”
“Ahaha!”
Il capobanda si lasciò sfuggire una risata fragorosa.
“L’avete sentito ragazzi?”
Maky fulminò Leon con un’occhiataccia. Decise che effettivamente non aveva voglia di perdere tempo, così si fece avanti senza troppi giri di parole. Sapeva che tanto il gruppo non li avrebbe lasciati passare senza prima aver fatto una lotta di Pokémon.
“Sfido il vostro capo.” Disse, indicando l’uomo corpulento. “Un Pokémon a testa … se vinco io ci fate passare.”
I componenti della banda si guardarono con un misto di divertimento e di stupore, attendendo la risposta del loro capo.
Il Centauro si fece avanti.
“Hai del coraggio … e sia! Preparati a perdere!”
Mat nel frattempo si era accasciato sul manubrio della bicicletta, ingaggiando la sua sfida personale contro il sonno. Riuscì a darsi una svegliata solo quando il primo Pokémon di Maky entrò in campo.
“Vai, Umbreon!”
Mat scrollò la testa un paio di volte. Quand’è che Maky l’aveva catturato? No, probabilmente era la piccola Eevee evoluta. Ma quando era successo? Forse era talmente assonnato da non ricordarselo nemmno, in ogni caso aveva poca importanza, voleva assolutamente vederla in azione.
L’avversario di Umbreon era un grosso Primeape particolarmente aggressivo.
“Primeape, megapugno!” Ordinò il centauro.
Umbreon non era particolarmente veloce e non riuscì a schivare in tempo l’attacco dell’avversario, ma assorbì il colpo senza fare una piega, dimostrando una resistenza stupefacente.
“Stordiraggio!”
L’attacco del Pokémon di tipo buio confuse l’avversario, che iniziò a tirare pugni a vuoto rischiando di colpirsi da solo. Mentre Primeape continuava a cercare di recuperare il controllo di se stesso, Umbreon ne approfittò per attaccare sputando dalla bocca un liquido violaceo, dall’aspetto nocivo. Era l’attacco tossina. Mat rimase stupito dalla vasta gamma di mosse conosciute dal Pokémon.
Ora Primeape era riuscito a recuperare il controllo di se stesso, ma gli effetti del veleno iniziavano a farsi sentire: cercò di attaccare con le ultime forze che gli rimanevano, ma Umbreon parò il colpo con la mossa protezione.
L’incontro era già concluso.
Il centauro richiamò il suo Pokémon, furioso, poi, senza aggiungere nulla, saltò sulla sua moto e partì a tutto gas. Il resto della banda fissò con un’occhiata Maky, poi tutti montarono sui loro veicoli per raggiungere il capo.
Maky si voltò verso i due compagni di viaggio come se nulla fosse successo.
“Allora, ci rimettiamo in marcia?”






Capitolo un po’ di transizione, Pardon, ma serviva anche questo per creare un’atmosfera un po’ in stile “quiete prima della tempesta” Visto che la storia raggiungerà il suo climax fra non molto; penso un 3-4 capitoli al massimo. Ho deciso di non mettere gli sprite dei Pokémon ad inizio capitolo, rischio troppo spesso di fare spoiler allucinanti, in compenso vi ho fatto una sorpresa, questo è il nostro caro Matthew; eccovi il link
[URL=http://www.imagebam.com/image/fd543d315634850][IMG]http://thumbnails111.imagebam.com/31564/fd543d315634850.jpg[/IMG][/URL] 
… non l’ho disegnato io completamente, per cercare di imitare lo stile del cartone animato ho deciso di prendere un’immagine di Ash e modificarla per bene con il buon photoshop: la cosa è stata abbastanza facile visto che Mat è proprio suo figlio e quindi, naturalmente, gli assomiglia parecchio. Vorrei farlo anche con gli altri personaggi, ma a riguardo sono moooolto indecisa.

Ringrazio WyattMattewHalliwell per la sua costante presenza. 

Peccato che i commenti continuino a essere pochissimi, ma a giudicare dal numero di visualizzazioni qualcuno che mi segue ancora c’è: meno male, mi fa piacere. Continuo a sperare di sentirvi … insomma, alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Attacco alla riserva Pokémon ***


                    ATTACCO ALLA RISERVA POKèMON!
                                   


Matthew osservò il paesaggio che gli si presentò davanti agli occhi: una riserva che si estendeva su una superficie ricca di vegetazione e Pokémon, per un totale di cinque chilometri quadrati. Un vero e proprio paradiso.

Erano le prime ore del pomeriggio e, nonostante il freddo, era una giornata bella e soleggiata.

Al suo fianco, i soliti compagni di viaggio: Charmeleon, Maky e Leon.

Maky sventolò davanti a loro la mappa della riserva.

“Allora, dove volete andare?” Domandò. “Ci sono tre luoghi parecchio interessanti da visitare; il grande lago dei draghi, dove dicono ci siano i Dratini e addirittura i Dragonair, la grotta dei cristalli e la valle dei Kangashkan!”

Leon parlò per primo:”Io non ho dubbi, la che mi interessa è sicuramente la grotta dei cristalli, chissà che Pokémon di classe si potranno osservare lì.”

Mat rispose scocciato.”Guarda che non si possono catturare, se pensi di prenderli per le tue gare.”

“Lo so cuginetto, lo so.”

“Io a dire la verità vorrei andare a vedere i Pokémon drago …” Commentò Maky.
“E io invece i Kangashkan!” Aggiunse il più piccolo dei tre.

“Sentite, dividiamoci e diamoci appuntamento a una certa ora in un certo luogo.”Propose Leon.”Tanto abbiamo tutti le mappe, no?”

A Maky l'idea non piaceva molto, ma pensò che in fondo non c'era niente di male se ogni tanto lasciava un po' di libertà a Mat, invece di tenerlo continuamente sotto la sua ala protettiva. In fondo si trattava di poche ore. Annuì. “Per me è ok.”

Matthew indicò un punto nella sua mappa. “Allora ci troviamo qui, all'entrata fra … tre orette?”

“Ok.” Maky scrutò con attenzione il ragazzino. “Mi raccomando Matthew, se qualcosa non va chiamami.”

“Sì.” Rispose lui, sorridendo.

I tre si incamminarono verso strade diverse.

 

Matthew, ovviamente, si era perso dopo il primo quarto d'ora di cammino.

“Charmeleon, secondo te dove siamo?” Chiese, guardando il Pokémon. Lei rispose con uno sbuffo di fumo.

“Chaaar – mi mi mii!”

“Meno male che ho un Pokémon volante!” Esclamò Mat, facendo uscire il suo Pidgeot dalla sfera.

“Pidgeot, prova a vedere se da qua riesci a scorgere un'ampia vallata...”

“Giòòòòt!”

Il Pokémon si alzò in volo, guardando il paesaggio dall'alto. La loro posizione attuale, nel bel mezzo di un bosco piuttosto fitto, era a distanza di circa un'altra mezz'ora di cammino da una vallata immensa, dove alcuni Pokémon che tenevano i loro piccoli nei marsupi si stavano abbeverando.

Pidgeot tornò dal suo allenatore.

“Hai scoperto qualcosa?” Chiese lui. Il volatile annuì, indicando a Mat e a Charmeleon la strada.

Il percorso non fu facile, perché perdendo il cammino e facendosi guidare solo dagli occhi di Pidgeot, Matthew finì per andare fuori dal sentiero diverse volte, ma quando arrivò alla sua meta, rimase a bocca aperta.

La valle dei Kangashan era un'immensa distesa di verde, ombreggiata da qualche sporadico albero e rinfrescata da un torrente, al quale si abbeveravano i grossi Pokémon, che vivevano in branchi piuttosto numerosi.

Matthew si mise a correre, con Charmeleon che lo guardava scuotendo la testa.

“Wow, questo posto è fantastico!” Esclamò, rotolandosi nell'erba.” Non trovi, non trovi?”

“Chaaaar char.”

Mat si ripulì i vestiti e, alzando lo sguardo, notò che i Pokémon lo stavano guardando con aria un po' diffidente. Come aveva letto in uno dei suoi manuali preferiti sul carattere dei Kangashkan, fece finta di nulla per dimostrare loro che era innocuo. Aprì lo zaino, sistemando un telo per terra e tirando fuori il cestino da pic nic. Quando vide che i Pokémon selvatici erano tornati alle loro abituali occupazioni, chiamò i suoi fuori dalle Pokèball.

Era un posto troppo bello per non condividerlo con loro.

Charmeleon andò a sedersi appoggiata ad un albero. Pidgeot di alzò in volo planando sulle loro teste. Raichu prese ad allenare il piccolo Cubone. Meowth decise di provare a scroccare qualcosa del pranzo del suo allenatore.

Trascorsero così un'ora e mezza abbondante, fin quando Matthew non si accorse che, forse, era il caso di tornare indietro. Si concesse ancora qualche minuto. Poi udì dei passi alle sue spalle.

“Hei, ciao Mat!”

La voce di una ragazzina della sua età; lunghi capelli biondi, occhi verdi e sguardo da saputella. Lily Oak.

Matthew si chiese cos'aveva fatto di tanto male per farsi rovinare la giornata da una come lei. La salutò a malapena.

“Non credevo che uno come te potesse arrivare in questo posto … ma dimmi dove sono i tuoi compagni di viaggio?” Chiese la figlia di Gary, guardandosi in giro. “Finalmente ti sei deciso ad andare all'avventura da solo, come fanno i veri allenatori?

“Tsk, parli te, che tuo padre ti tiene sempre sotto controllo e sarebbe capace di mandarti una scorta solo perché ti sei graffiata!”

“Hei!” Protestò lei, adirata.”Ritira quello che hai detto.”

“Dimostrami con un duello che non sei una bamboccia!” La provocò lui. Lily si spostò i capelli con un gesto stizzito. “Siamo in una riserva di Pokémon, non si può lottare, ignorante!”

“Hai solo paura...” Commentò il ragazzino.

La sua rivale gli rivolse uno sguardo di superiorità.”Anche se il tuo Charmander si è evoluto … non ho nessuna paura, guarda qui!”

Lanciò una sfera.

“BLAAAAAAAAAAAAS!”

Matthew rimase spiazzato per un attimo. Lo starter di Lily era già arrivato alla sua forma finale. Certamente vincere non sarebbe stato semplice ma, comunque, aveva sempre l'aiuto di Raichu.

“Beh, sei rimasto a bocca asciutta?” Lo provocò la ragazzina.

Un lungo lamento interruppe la loro conversazione. Si voltarono di scatto: dalla parte opposta della vallata, qualcosa, nel branco di Kangashkan, si stava agitando. Matthew cercò di aguzzare la vista. E vide un gigantesco Nidoking, al fianco del quale, una figura completamente vestita di nero, con un lungo mantello, impartiva ordini. Non poteva sbagliarsi: qualcosa gli disse che era l'uomo che aveva rapito Charmander a bosco smeraldo e quello lo stesso Nidorino che aveva schierato in quell'occasione. Il suo primo istinto fu quello di scappare; ma non poteva abbandonare quei Pokémon in difficoltà. Senza nemmeno pensare all'ipotesi di chiamare Maky, si fiondò verso il trambusto, seguitò dai suoi Pokémon.

“Hei Mat, dove pensi di andare?!” Lily, nell'indecisione, finì per seguirlo.

“Pidgeot, Charmeleon, Raichu, Cubone, attaccate!” I Pokémon colpirono il gigantesco Nidoking con un attacco combinato, che servì a distrarlo. I pochi Kangashkan ancora in piedi ne approfittarono per fuggire, terrorizzati, gli altri rimasero dov'erano, ridotti in pessime condizioni. Il cuore di Mat prese a battere all'impazzata. Gli occhi di quel Nidoking nascondevano qualcosa di terrificante. Fece per attaccare.

“Aspetta un attimo!” Gli ordinò l'uomo di Team Rocket. Matthew riconobbe subito la sua voce.

“Ci rivediamo ragazzino, ti stavo proprio cercando!” Lo sguardo del criminale scrutò a fondo lui e Lily.”Ti sei portato anche la fidanzatina questa volta?”

I due ragazzini erano troppo tesi per ribattere.

“Forza, ho voglia di divertirmi un po'... combattiamo.”

Lily si fece avanti, sicura di sé.

“No aspetta...”Matthew cercò di fermarla.”Combattiamo insieme, è troppo forte!”

Lei gli rispose malamente.”Lascia fare a me, non ho bisogno di schiappe come te per un combattimento del genere! Vai Blastoise!”

Mat rimase muto. Lily non gli era mai stata simpatica, ma con quello aveva proprio toccato il fondo. Che combattesse pure. A rimetterci sarebbero stati solo i suoi Pokémon...

“Blastoise, Idropompa!”

“Nidoking, incornata!”

Con una potenza tremenda, il Pokémon di tipo veleno tagliò in due il getto d'acqua di Blastoise, colpendolo in pieno con il suo enorme corno. Il povero Pokémon fu scagliato a diversi metri di distanza, rotolando su se stesso.

Lily non si diede per vinta.

“Sandlash, tocca a te!”
Quel Pokémon fece esattamente la stessa fine.

“Clefable, Weepinbell, Ninetales, Jolteon, attaccate tutti insieme!”

“Usa l'iper raggio.”Ordinò l'uomo vestito di nero. La potenza di quell'attacco spazzò via i Pokémon di Lily come se fossero stati fogli di carta, riducendoli davvero male.

“No...no!”

La ragazzina corse dai suoi Pokémon, scoppiando a piangere.

Matthew cercò di controllare il tremore del suo corpo. Guardò la sua squadra: Anche i componenti più coraggiosi e spavaldi erano visibilmente impauriti. Ma ne mancava uno... l'unico che forse poteva aiutarli.

“Gyarados, sfoga la tua rabbia, vai!”

“GUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

“Oh complimenti... sarebbe perfetto come Dark Pokémon... Nidoking, dacci dentro!”

“Gyaridosi, colpiscilo, forza!”

Matthew sapeva che lui non gli avrebbe dato retta, ma la sua strategia funzionò: il drago d'acqua se la prese con il primo che gli capitò a tiro; proprio Nidoking.

La sua potenza lo sorprese: stava davvero riuscendo a tenergli testa. I Pokémon continuarono a fronteggiarsi, facendo tremare la valle, ma Gyarados iniziava a stancarsi.

“Nidoking, megacorno!” Ordinò alla fine l'uomo di Team Rocket. L'attacco andò a segno, mandando K.O persino il potente bestione.

Il giovane allenatore non riuscì a muovere un muscolo; era completamente paralizzato dalla paura. I suoi compagni di squadra gli si pararono davanti per proteggerlo.

Il tonfo sordo di un passo pesante fece traballare il terreno, oscurando i presenti con un'ombra. In soffondo si sentivano solo il respiro del Nidoking, il pianto di Lily e i lamenti dei Kangashkan feriti.

“Questo esemplare non me lo devo far sfuggire!” Esclamò l'uomo di Team Rocket, voltando la testa. Matthew fece lo stesso.

A pochi metri da lui, un Kangashkan alto almeno tre metri, dal robusto corpo pieno di cicatrici e un cucciolo piu grosso degli altri nel marsupio, ruggì minaccioso verso il Nidoking nemico. Alle sue spalle il resto del branco: quella doveva essere la matriarca.

Mat riprese coscienza di se stesso: i Kangashkan erano tornati per aiutarli e proteggere i loro compagni feriti.

“KANGA KANGA KANGASHAAAN!”

La gigantesca femmina di Kangashkan si lanciò verso il Dark Pokémon, furiosa. Il cucciolo sul marsupio le saltò in spalla, pronto per un attacco combinato dagli effetti devastanti. La capobranco afferrò Nidoking per il corpo sollevandolo di peso e scagliandolo in aria. Il cucciolo, dall'altro lato, lo colpì con un pugno di inaspettata potenza, lanciandolo a diversi metri di distanza.

Il Nidoking si rialzò, ma questa volta i danni che aveva riportato erano notevoli.

“Forza, iper raggio!”

Kangashkan deviò l'attacco con le possenti zampe anteriori, riportandone delle notevoli bruciature. Il cucciolo si era protetto dietro il corpo della madre. Ripartirono alla carica, facendo tremare la terra.

“Chaaar! Charmi mi!!”

Charmeleon afferrò Matthew per un braccio, scuotendolo. Era orgogliosa, ma abbastanza saggia da capire che in quella situazione non potevano far altro che fuggire e andare a chiamare i soccorsi.

Mat si riprese.

“Hai ragione, dobbiamo andare via di qui...” Richiamò tutti nelle sfere, tranne Charmeleon, poi corse da Lily. Anche se gli stava tremendamente antipatica, non poteva certo abbandonarla lì.

“Lily... richiama i tuoi Pokémon, andiamo via di qui... li porteremo al centro medico.”

Lei continuava a piangere, spaventata e preoccupata, come se non sentisse.

“LILY!”Mat la afferrò per le spalle.”DOBBIAMO MUOVERCI!”

La ragazza raccolse le energie che le rimanevano e fece come le diceva il suo coetaneo. Matthew chiamò Pidgeot fuori dalla sfera.

“Charmeleon, ritorna... dobbiamo essere leggeri.”

“Char!”

Matthew e Lily salirono in groppa a Pidgeot, alzandosi in volo e sperando che l'uomo di Team Rocket, preso dalla battaglia, non facesse caso al loro tentativo di fuga. Dietro di loro, Nidoking fu messo definitivamente K.O. L'uomo di Team Rocket lo sostituì con un Pokèmon ancora più violento e rabbioso: un Electubuzz. E in quell'istante, si accorse anche del tentativo di fuga dei due ragazzini.

“Cosa?!”Da sotto il mantello, tirò fuori una Dark ball.”Vai, Crobat, fermali e usa lo stordiraggio!”

“Pidgeot, veloce, veloce!”
Il povero Pokémon stava facendo il possibile, ma con due persone sulla schiena, era troppo lento. Crobat li raggiunse in fretta. I suoi ultrasuoni colpirono Mat e Lily con l'impatto di una potente onda. Pidgeot perse quota. Mentre precipitavano e il mondo intorno a Mat diventava buio, lui percepì solo la mano di Lily che lo stringeva, poi nient'altro. Solamente il buio e, lontani, i rumori dello scontro fra Pokémon.

 

 

 

 

L'uomo di team Rocket si scoprì il volto, osservando i due ragazzini e il Pidgeot.

“La bambina non mi serve.” Pensò, frugando nella sua borsa per prenderle le sfere Poké.”I suoi Pokémon però potrebbero entrare a far parte del progetto Dark Pokémon...”In quanto al figlio di Ash Ketchum...” Prese le Pokéball dalla cintura di Mat, richiamando l'esausto Pidgeot e infilandole in una sacca, poi si caricò in spalla il ragazzino.”Lui devo portarlo alla base.” Si sfilò la maschera per respirare un po' d'aria pulita. Aveva lineamenti da trentenne, occhi neri, dallo sguardo duro, e capelli castano scuro tagliati corti. Una spilla risplendeva sulla sua spalla.”Alphonse, quinto generale.”

Le sirene della polizia Pokémon risuonavano in lontananza.

Osservò lo scenario alle sue spalle; della bella valle di prima restavano solo Kangaskhan feriti e alberi bruciati. La matriarca l'aveva catturata lui, sarebbe diventata un Dark Pokémon assai potente: gli aveva dato parecchio filo da torcere; era riuscita a sgominare cinque dei suoi Pokémon, ma alla fine, quando aveva mandato in campo il suo potente Dark Dragonite, aveva perso.

“Dragonite... andiamo.”

 

 

Maky aveva un'orrenda sensazione. Matthew era in ritardo di quasi un'ora rispetto a quanto fissato per il ritrovo. Forse aveva fatto male a lasciarlo andare da solo. Leon, al suo fianco, aspettava impaziente.

Dall'alto della collina sulla quale si trovavano si poteva vedere tutto: quando un forte boato interruppe il loro silenzio, la ragazza si girò di colpo. Vide un iper raggio che illuminava la vallata dalla parte opposta della collina, poi un'esplosione. Guardò la cartina: da quella parte... c'era proprio la valle dei Kangaskhan. Il cuore le si fermò per un attimo. Mat.

Senza nemmeno parlare mandò fuori Fearow dalla sfera, scambiandosi un'occhiata veloce con Leon. Anche lui aveva un brutto presentimento. Salirono velocemente in groppa al Pokémon, spronandolo a volare velocemente per raggiungere in fretta la valle. Un altro iper raggio, seguito da un'esplosione, fece tremare la valle.

Maky iniziò a sudare freddo.

Ora, In lontananza, non si udiva nessun rumore e non si vedeva nulla. A un certo punto, le sirene della polizia risuonarono nella riserva. Maky guardò dritto davanti a sé; le parve di scorgere la sagoma di un grosso Pokémon che volava via ad una velocità inaudita, ma era troppo lontana per distinguerlo. Pregò con tutto il cuore che Mat fosse da un'altra parte.

 

Quando lei e Leon arrivarono sul posto, lo scenario che si presentò davanti ai loro occhi era quasi apocalittico. Una moltitudine di Kangashkan feriti riempivano la vallata con i loro lamenti, suoni di sirena ovunque: la polizia che faceva avanti e indietro, talmente indaffarata da non far neanche caso a loro.

Maky scorse con la coda dell'occhio un'agente Jenny che stava assistendo una ragazzina. La riconobbe subito: la rivale di Matthew!

“Vieni, Leon, di là!”

“Lily! Ti chiami Lily, giusto?”Urlò Maky, avvicinandosi.

La ragazzina la guardò con un'aria frastornata.

“Voi chi siete?” Domandò spazientita l'agente Jenny.”Sapete qualcosa di quello che è successo qui?”

“Ne sappiamo quanto voi...”Rispose in fretta Maky.”Ma … un nostro amico era qui...e conosce questa ragazzina!”

Lily iniziò a piangere, tentando di mormorare qualcosa. Aveva una fasciatura di emergenza al braccio, diversi graffi e sbucciature profonde alle ginocchia, come se avesse fatto una brutta caduta.

“Matthew è … Mat...”I singhiozzi le resero difficile continuare a parlare.

“Sono le prime parole che dice... “Commentò l'agente Jenny, guardando Maky e Leon con aria tesa.”Se riuscireste a farla parlare potrebbe essere un ottimo contributo per le indagini...”

Maky afferrò la ragazzina per le spalle, guardandola negli occhi.

“Ti prego, parla...”

Lily si asciugò le lacrime. “I miei Pokémon hanno bisogno di cure urgenti...”Mormorò. Poi aggiunse:”Era uno di Team Rocket... ha catturato il capo dei Kangashan... e ha … ha...” La giovane allenatrice di Pokémon riprese a piangere.”Mi dispiace io... non volevo io ...”
“Cos'è successo?” Le domandò gentilmente l'agente Jenny.

“Ha portato via Matthew!”

Maky si sentì gelare il sangue nelle vene.

“Maledizione... MALEDIZIONE!”













Eccomi con l'aggiornamento!
Mi scuso ancora per gli spazi fra una riga e l'altra, ogni tanto me li mette e non capisco come mai ._.
Detto questo: penso che questo sia uno dei capitoli piu intensi di tutta la fanfiction, spero di essere riuscita a lasciarvi con il fiato in sospeso! Prometto di aggiornare in fretta anche per quanto riguarda il prossimo capitolo visto che questo finisce in modo... abbastanza brutale XD
Grazie mille per le recensioni a
WyattMatthewHalliwell, Amilcara95 e Cristo 96!

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** I doveri di un padre ***


                        I DOVERI DI UN PADRE

                                                           

La voce roca di un uomo dai lineamenti ormai deformati dall'età, nascosto dall'ombra, risuonò nel piccolo e buio ufficio senza finestre, in cui aleggiava una cappa di fumo.

“Alphonse, finalmente sei tornato, ci hai messo parecchio a portare a termine la missione.”

“Perdonatemi p- … capo.” Sì scusò lui.”Cosa... devo fare con il ragazzino?”

L'anziano emise uno sbuffo di fumo, facendo cadere per terra la cenere del suo sigaro.”Lascialo in cella... dobbiamo solo aspettare.”

 

 

 

 

 

“Pika!”

Pikachu indicò la città che cominciava ad intravedersi da lontano: Fucsia City. Ancora una decina di minuti di volo e sarebbero arrivati.

Ash si sistemò i guanti e la sciarpa: cercando di scaldarsi. Volare con quel freddo poteva rischiare di provocargli un congelamento; ma passare sopra le isole Spumarine e Cinnabar Island l'aveva costretto a procedere a tappe forzate, perché Charizard non poteva certo atterrare in acqua.

Il vento gli fischiava nelle orecchie: udì a malapena il Pokédex che squillava, segnalando una chiamata. Maky.

“Pronto?”

La voce della ragazza era insolitamente bassa e tremante.

“Che succede?” Chiese il maestro di Pokémon, preoccupato.

“Ash … io … devo dirti una cosa … sono disperata, mi dispiace...”

L'uomo avvicinò il Pokèdex all'orecchio per sentire meglio. “Non ti sento bene!”

La voce di Maky si spezzò.”Hanno... hanno rapito Matthew!”

Ash rimase senza parole per diversi secondi. Pikachu, sulla sua spalla, aveva drizzato le orecchie e la coda, allarmato.

“Scusa... puoi … ripetere?” Domandò il maestro di Pokémon, incredulo.

“Un uomo di Team Rocket ha... ha rapito tuo figlio.”

Ash cercò di fare appello a tutto il suo autocontrollo. Non era arrabbiato con Maky, ma tremendamente frustrato. Se solamente si fosse messo in viaggio anche un solo giorno prima... come padre aveva fallito per l'ennesima volta. Possibile che tutti i suoi brutti presentimenti diventassero sempre realtà? No, non voleva pensarci.

Chiuse gli occhi, pensando all'ultima volta che aveva visto suo figlio. Era stato almeno un anno e mezzo prima, forse due. Poi gli venne in mente il viso di Misty. Chissà che cosa avrebbe pensato lei di tutto quello che era successo e stava succedendo. A volte gli sembrava di sentirla, con il suo modo di parlare severo ma allo stesso tempo affettuoso.

Ash Ketchum, idiota dei miei stivali, prenditi cura di tuo figlio!!”

Immaginarsi quelle parole, stranamente gli fece scappare un mezzo sorriso.

“Maky, ascolta... stai calma, non è colpa tua. Dove sei ora?”

Prima che la ragazza rispondesse, passò qualche secondo. “Al centro Pokémon di Fucsia City.” Disse. “Ho mandato un mio Pokémon a rintracciare Mat.”

“Bene.” Ash si disse che era inutile perdere il controllo in quel momento e lasciarsi andare ai sensi di colpa, nonostante questi lo stessero tormentando con forza sempre maggiore. Se voleva fare qualcosa di concreto per suo figlio, doveva agire con freddezza e lucidità.

“Io sono in volo, Maky, fra dieci minuti sarò lì a Fucsia City. Aspettami al centro medico.”

 

 

 

 

 

 

Maky faceva avanti e indietro per il salone del centro Pokémon, senza riuscire a darsi pace. Aveva mandato Porygon a cercare Matthew: anche se era arrivata in ritardo, le abilità di quel Pokémon erano in grado di aiutarla a ritrovare il ragazzino.

Leon, insolitamente serio e preoccupato, era seduto ad un tavolo, e tamburellava le dita producendo un suono ritmico e monotono. Era notte e un silenzio inquietante rendeva l'atmosfera carica di tensione.

La porta del centro medico si spalancò di colpo: era Ash, avvolto in un gigantesco cappotto invernale blu scuro e una sciarpa di lana arancione. Pikachu sulla sua spalla, come sempre.

Entrò portandosi dietro una scia di vento gelido. Fuori pioveva abbondantemente.

Maky faticò a trovare il coraggio di guardarlo in faccia: lui le aveva dato un compito e lei aveva miseramente fallito.

Ash scrutò Leon per qualche secondo; quel ragazzo era sicuramente il figlio di una delle sorelle di Misty. Lui e Matthew avevano giocato spesso insieme da piccini.

“Leon … io sono il padre di Mat... ti ricordi di me?” Disse, per spezzare il ghiaccio. Lui rispose timidamente rispetto al suo solito modo di fare; c'era qualcosa in quell'uomo che lo metteva in soggezione, forse la sua fama di maestro di Pokémon e l'aria un po' triste.

“Sì...”

Maky si fece avanti, costernata. “Ho mandato il mio Porygon a cercarlo … sono sicura che troverà qualcosa, è molto abile e ...” Si morse le labbra, per non lasciarsi sfuggire qualche espressione che avrebbe rivelato quanto era nervosa, tesa e tremendamente preoccupata.”Mi dispiace, ho pensato che passare qualche ora da solo gli avrebbe fatto bene, non credevo che...”

Ash le posò una mano sulla spalla.

“Tranquilla, non è colpa tua … Mat è mio figlio... e avrei dovuto proteggerlo io fin dall'inizio, invece di scaricare le miei responsabilità su qualcuno solo per vigliaccheria. Spero solo... di non aver trovato il coraggio di fare il padre troppo tardi.”

“Pika pika!

Pikachu interruppe la loro conversazione, indicando una sagoma fluttuante, appena entrata dalla porta. Il Porygon di Maky.

Lo scrosciare della pioggia rimbombò nel salone vuoto del centro Pokémon, insieme alla voce metallica della creatura.

“Porygon!” Esclamò Maky.”Hai scoperto qualcosa?” Lui annuì con un movimento leggero della testa, avvicinandosi un po' timidamente. Era sempre diffidente quando vedeva persone sconosciute.

“Ci serve un computer.”Mormorò la ragazza, indicando uno degli apparecchi installati nel centro Pokémon con l'apposito teletrasporto per le Pokéball e il videotelefono.

“Quelli andranno bene, penso.”

Porygon si avvicinò all'apparecchio elettronico, toccandolo con il muso e chiudendo i buffi occhi rotondi. I suoi poteri gli consentivano di collegarsi ad esso e comunicare i suoi pensieri digitalmente.

Sul monitor prese forma la mappa della regione di Kanto. Porygon ingrandì la parte che mostrava il vasto pezzo di mare che si estendeva da Fucsia City a Cinnabar Island fino all'arcipelago Orange. Fra quelle locazioni, era evidenziata una piccola isola con nome di New Island. Le coordinate rispetto alla posizione in cui si trovavano attualmente, indicavano di spostarsi a sud est per raggiungerla. Lì, secondo le indagini di Porygon, si trovava la base del Team Rocket.

Apparvero delle scritte sullo schermo, i pensieri del Pokémon.

“Non ho potuto avvicinarmi ad una distanza ottimale alla base, ma secondo le mie supposizioni ci sono un buon ottanta per cento di possibilità che quella sia la sede principale di Team Rocket. Anni fa, era usata come laboratorio per la clonazione.”

Ash non aveva mai avuto modo di vedere un Porygon in azione, certamente le sue abilità erano utilissime e fantastiche.

“é vero … ho ricordi offuscati a riguardo. Ma non è la prima volta che sento parlare di New Island... una volta ricevetti un invito per andarci, ma rimasi bloccato al porto a causa di una tempesta.

Pikachu si era fatto improvvisamente serio, come se lui ricordasse qualcosa di importante.

Porygon, affaticato, perse la connessione con il dispositivo elettronico.
“Hai fatto un ottimo lavoro.”Lo ringraziò Maky.”Ritorna nella sfera.”

“Maky... ti dispiacerebbe prestarmi il tuo Pokémon per farmi indicare la strada?”Mormorò Ash, andandosi a sedere.

Lei lo guardò con un sopracciglio alzato. “Non penserai che ti lascerò andare a riprenderti Matthew da solo, vero?” Gli disse.”Non sarà mio figlio...ma gli sono comunque affezionata. E poi... quando sono partita per Kanto, avevo anche il compito di investigare su Team Rocket.”

Ash si fece scappare uno dei suoi rari sorrisi.

“Ti ringrazio … Maky.”

“Hei... ci sono anch'io.” Si fece avanti Leon.”Matthew è pur sempre mio cugino...”

La ragazza gli rivolse uno sguardo serio.

“Io … penso che sia meglio se tu resti qui.”Gli disse, sincera.”Sei bravo con i Pokémon … ma hai visto cosa ha fatto Team Rocket alla valle dei Kangashkan, no? Seguendoci correresti solo inutili rischi ...”

“Già …” Aggiunse Ash.”E poi … mi serve qualcuno che possa avvisare la polizia immediatamente, quando avremo ripreso Matthew. Prima di allora, non voglio che nessuno si intrometta nella questione. Team Rocket ha rapito mio figlio per usarlo come esca per attirare me... pensate cosa potrebbe succedere se io mi presentassi lì con un gruppo ben fornito di uomini. Sicuramente gli farebbero del male. No … me ne devo occupare da solo, anche a costo di correre grossi rischi.”

Scrutò Maky.”Tu … sei sicura di volermi aiutare?”

“Certamente.”

Leon, a malincuore, fu costretto ad accettare l'idea di aspettare a Fucsia City.

Dal corridoio che portava alle stanze per gli allenatori, i tre udirono alcuni passi. Era Lily, con lo sguardo mogio, ancora visibilmente scossa.

Ash trasalì, nel vederla.

“Tu … sei la figlia di Gary Oak, vero?”

Maky spalncò gli occhi. Non aveva mai saputo che lei era la figlia del famoso professore.

“Anche lei è rimasta coinvolta nell'incidente e ci ha raccontato di Matthew.”Spiegò.”Era con lui quando è stato rapito.

Ash la osservò a lungo.”Hai avvisato tuo padre?” Le chiese. Lei annuì leggermente con la testa.”Sì … sta venendo a prendermi qui a Fucsia City.”Spiegò, poi aggiunse in un sussurro.”Spero di rivedere Matthew sano e salvo...”

Ash avrebbe voluto risponderle che sì, sicuramente avrebbe riportato indietro Mat, ma si limitò solo ad annuire.

Pikachu gli tirò il bordo dei pantaloni, ricordandogli che non aveva tempo da perdere.

“Pi- pika!”

“Maky... fatti inviare i tuoi Pokémon migliori da Jotho.”Le raccomandò.”Partiamo il prima possibile.”

 

 

 

Matthew sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco quello che aveva intorno. Si sentiva ancora stordito e dolorante. Qualcuno gli aveva medicato senza troppa cura le ferite sulle braccia e sulle gambe, probabilmente giusto per assicurarsi che non si infettassero. Il ragazzino si trovava in una cella stretta, dotata di una brandina improvvisata, un lavandino malconcio e un wc … che Mat osservò con disgusto.

In pochi minuti, tutti i ricordi di quello che era successo qualche ora prima gli tornarono in mente, ma non si spiegava come mai era chiuso un una cella. L'unica ipotesi possibile era che l'uomo di Team Rocket l'avesse rapito. Istintivamente, si tastò la cintura: non era rimasta nemmeno una delle sue Pokéball; ma gli venne in mente che, mente precipitava, aveva avuto l'idea di nascondere la sfera Poké di Charmeleon in un taschino interno della sua giacchetta.

Dubitava che fosse ancora lì, sicuramente quelli di Team Rocket l'avevano perquisito, per questo spalancò gli occhi, stupito, quando scoprì che nessuna l'aveva spostata.

La fortuna, per una volta, girava dalla sua parte.

Sarebbe restato volentieri lì ad aspettare che qualcuno venisse a salvarlo, ma sapeva di non poterlo fare. Senza parlare, mandò Charmeleon fuori dalla sfera.

“Ch-!”

Matthew la bloccò prima che potesse dire qualcosa.”Shhhhh!” Sussurrò, accompagnandosi con un gesto dell'indice. Lei capì subito in che razza di situazione si trovavano.

“Credi di riuscire a fondere con il tuo fuoco le sbarre della cella?” Chiese Mat, toccandone una. Erano spesse e resistenti.

Charmeleon usò il suo attacco lanciafiamme, sciogliendo con facilità le sbarre.

Il giovane allenatore sgattaiolò fuori dalla cella con passo incerto, assalito dalla paura che qualcuno li potesse scoprire. Si trovavano in una sotterraneo umido e buio, illuminato solo dalla luce fioca di alcune lanterne e dalla coda di Charmeleon.

Matthew deglutì a fondo, cercando di calmarsi.

Camminò nell'oscurità di quei corridoi freddi per un tempo che gli parve indefinito. Sapeva di non poter continuare così per molto, sicuramente da qualche parte si nascondevano delle telecamere che avrebbero subito messo in evidenza la sua fuga. Doveva essere cauto.

“Char... charmi!”

Charmeleon gli indicò una griglia, su una parete davanti a loro. Era talmente in basso che Mat, con un piccolo sforzo, l'avrebbe potuta raggiungere e intrufolarsi all'interno. Il Pokémon fuse l'acciaio con la sua fiamma, aprendo un passaggio. Mat si diede uno slancio ed entrò nell'angusto tunnel, senza sapere dove li avrebbe portati. Charmeleon era dietro di lui e gli guardava le spalle.

“Andiamo.”Gli sussurrò, senza poter girare la testa.

 

 

 

 

Alphonse era appena rientrato dal suo colloquio con il capo. Si trovava nella base di comando, intento a monitorare la situazione. Stava passando in rassegna tutti gli schermi che mostravano la situazione all'interno della base.

“Vediamo come sta il ragazzino...” Si disse, cliccando un pulsante. Quando l'immagine di una cella vuota gli si materializzò davanti agli occhi, ebbe uno scatto d'ira. “DANNAZIONE!!” Tirò un pugno sulla tastiera, rischiando di romperla. “Chiamatemi subito gli imbecilli che si sono occupati del ragazzino, subito!” Ordinò, urlando. Le reclute accanto a lui si irrigidirono.”Allora?” Una vena gli pulsava sulla tempia.”Muovetevi, branco di incapaci!”

Dopo pochi minuti, una nuova recluta, un ragazzo sui quindici anni, entrò in sala di comando. Sembrava terrorizzato.

Alphonse lo afferrò per i capelli senza troppi complimenti, costringendolo a guardare il monitor.

“Le vedi quelle sbarre fuse?”Gli urlò in un orecchio.”Solo un Pokémon è in grado di farlo... dammi una spiegazione.”

Il ragazzino balbettò qualcosa.

“Non aveva Pokéball sulla cintura, dici?”Alphonse lo lasciò, prendendo a camminare in circolo nella sala di controllo, illuminata solo dal bagliore dei monitor.”Ti avevo detto di perquisirlo, sai cosa vuol dire?!”

Il generale fulminò con un'occhiataccia tutti i presenti.

“Andate a cercarlo, imbecilli!”

Le reclute si misero in riga. “Si signore!”

Alphonse, rimasto solo, imprecò a denti stretti. Il ragazzino avrebbe pagato per quell'affronto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi puntuale con l'aggiornamento! Il prossimo penso mi richiederà del tempo, devo ancora finirlo ed è parecchio impegnativo!

Questo è un capitolo di transizione un po' piu corto del solito, è comunque importante perché serve come introduzione a uno dei momenti piu importanti della storia... spero comunque che sia stato di vostro gradimento, grazie ai miei tre recensori!

L'immagine di Ash adulto che ho inserito in questo capitolo è sempre stata realizzata prendendo come spunto di partenza un'altra immagine di un personaggio che appare nell'anime(isole Orange) chissà se indovinate chi è xD spero comunque che sia di vostro gradimento: è un po' spartana ma realizzarla in tempo per la pubblicazione mi ha costretta a non essere molto precisa xD

P.S: Eh sì, penso si fosse capito già dalle varie descrizione all'interno della fic, ma Ash è diventato un po' piu serio … xD

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** In Fuga! ***


                                    IN FUGA!


                          



Matthew si arrampicò su per il lungo cunicolo che lui e Charmeleon avevano imboccato, sperando di riuscire finalmente a sbucare da qualche parte. Era almeno da un'ora che strisciava per quei tunnel bassi e stretti, impossibili da percorrere per un adulto, e un senso di claustrofobia cominciava ad attanagliarlo. Passò attraverso alcune ragnatele, iniziando a intravedere una luce fioca. Svoltò a sinistra e finalmente, dalle sbarre di una griglia malmessa ed arrugginita, intravide una stanza piccola, illuminata dalla luce di alcuni macchinari. Sulle mensole, erano disposte ordinatamente delle Pokéball.

Sfondò la griglia senza troppa fatica, calandosi sul pavimento.

Si rassettò i vestiti, lasciandosi sfuggire un lungo sospiro. Charmeleon indicò alcuni sacchi, aprendoli con le unghie affilate. All'interno, una miriade di Pokéball: erano stati fortunati, forse quello era il magazzino e Matthew avrebbe recuperato i suoi Pokémon. Diede a Charmeleon il compito di ispezionare i sacchi, mentre lui si guardava intorno. Magari avrebbe scoperto qualcosa sui famigerati Dark PoKèmon.

Osservò meglio lo strano macchinario che si trovava nello stanzino: era dotato di un nastro trasportatore che portava sicuramente ad altri luoghi della base e di un grosso braccio meccanico.

“Char!”

Mat si girò verso il suo Pokémon.

“Lei hai trovate?”
Charmeleon fece di no con la testa. Matthew capì subito che non avrebbe potuto fare nulla per portare via tutte le Pokéball, ma ne prese alcune con sé, giusto per avere un aiuto in caso di emergenza, poi guardò il macchinario.

“Vediamo dove porta?”

La sirena improvvisa di un allarme li fece sobbalzare. Erano stati scoperti. Qualcuno sfondò il portone e, in men che non si dica, alcune reclute di Team rocket entrarono. Matthew e Charmeleon si scambiarono delle occhiate veloci, poi montarono sul nastro trasportatore del macchinario, iniziando a correre verso l'ignoto. Matthew si abbassò, facendosi largo fra i cavi elettrici e le parti meccaniche della macchina.

Charmeleon non poteva passare, la sua coda era un problema. Anche se lei non voleva, Mat la richiamò nella sfera. Il nastro trasportatore si attivò, facendo perdere l'equilibrio al ragazzino, che finì in ginocchio. Quando sbucò in un'altra stanza, qualcuno lo afferrò per il colletto prima che lui avesse il tempo di rendersi conto di dov'era.

Davanti agli occhi, Mat si trovò il volto di un uomo sui trent'anni, capelli castani corti e lineamenti taglienti.

“Finalmente ti ho trovato, ragazzino.”

Matthew spalancò gli occhi, tentando di liberarsi. Quello era l'uomo di Team Rocket che l'aveva attaccato alla valle dei Kangashkan e aveva rapito Charmander a Bosco Smeraldo, avrebbe riconosciuto la sua voce fra mille.

“Lasciami andare!”Protestò il ragazzino, provando a morderlo sul braccio per tentare di sfuggirgli, ma la presa del generale era ferrea.

“Cosa pensavi di fare, tentando di scapparmi?” Sussurrò l'uomo, mentre gli legava i polsi con una corda, afferrandone l'estremità opposta. Matthew era in trappola.

Alphonse gli perseguì le tasche della giacchetta, trovando le sfere che Mat aveva preso a caso nel sacco. “Cosa pensavi di fare con queste?” Gli domandò. Il ragazzino non rispose, osservando mentre lui gli sequestrava le Pokèball.

“Muoviti.”Lo strattonò, obbligandolo a seguirlo. Percorsero gli ampi corridoi della base, poi presero un ascensore che li portò al piano superiore. Matthew scrutò a fondo l'uomo che l'aveva perseguitato in quei mesi di viaggio. Aveva sempre sognato di vederlo in faccia e tirargli un pugno dritto sul naso, ma purtroppo non poteva farlo.
“Il nostro capo ti vuole intero, ragazzino, vedi di ringraziare... fosse stato per me avresti già qualche osso rotto.”

Mat deglutì a fatica.

Il generale aveva un passo svelto e cadenzato e il giovane allenatore di Pokémon fece fatica a stargli dietro, mentre passavano fra labirintici corridoi pieni di reclute che facevano avanti e indietro. Ad un certo punto Matthew udì un grido acuto che gli fece accapponare la pelle, probabilmente il verso di un Pokémon. Si sentì invadere da un'ondata d'angoscia per la sua squadra. Come stavano? Ora il generale gli aveva preso pure Charmeleon, che ne avrebbero fatto? Non voleva nemmeno pensare all'ipotesi dei Dark Pokémon.

L'uomo di Team Rocket si fermò di scatto davanti a un'enorme porta blindata, digitando un codice che Mat non riuscì a vedere. L'entrata si spalancò, rivelando una stanza ampissima, con tanto di ring di combattimento. Il generale lasciò libero Mat, tanto anche così non poteva fare nulla per scappare, poi, quando le porte si furono chiuse, si girò verso di lui con un sorriso malvagio.

“Mi sto annoiando, quindi vorrei mostrarti un po' di cose.”Disse, prendendo dalla tasca una delle Pokéball che aveva sottratto al ragazzino. La lanciò e ne uscì una Nidoqueen dallo sguardo impaurito.

“Sai come nasce un Dark Pokémon?”Continuò il generale, andando a cliccare un pulsante sulla parete. Dal pavimento, si alzò una piccola piattaforma sulla quale si trovava una ball completamente nera, dall'aria sinistra. Alphonse la prese, puntandola verso Nidoqueen, che indietreggiò.

“Vedi...”L'uomo iniziò a camminare in cerchio.”Basta una semplice mossa!” Senza preavviso, lanciò la Dark ball. Nidoqueen aveva troppa paura per ribellarsi e fu facilmente catturata. Il generale raccolse la sfera, poi puntò i suoi occhi su Mat.

“Le Dark ball hanno il potere di rendere un Pokémon malvagio e mostruosamente forte... non importa se appartiene già ad un allenatore o è selvatico.” Alphonse si schiarì la voce, poi riprese a parlare.”Abbiamo impiegato anni per inventare un prototipo perfetto, che non ci facesse perdere il controllo anche sui Pokémon particolarmente potenti... e quando il nostro piano supremo, il progetto Dark clone, stava per essere portato a termine... alcuni maestri di Pokémon...e, in prima linea, i TUOI genitori, hanno distrutto tutto.”

Alphonse rise malvagiamente.”In attesa che tuo padre abbocchi alla nostra trappola... io farò del mio meglio per far pagare a te, suo figlio, le conseguenze dell'affronto che Team Rocket ha dovuto subire!”

Matthew osservò il generale con uno sguardo truce. Si finse agguerrito, ma in verità aveva solo molta paura di quello che sarebbe potuto accadere.

“Ti sfido ad un duello.” Gli propose Alphonse, guardandolo negli occhi.”Se perderai... vedrai i tuoi fidati compagni di squadra... diventare dei Dark Pokémon!”

Mat si sentì gelare il sangue. Guardò con ansia sempre maggiore la piattaforma di prima che tornava al suo posto sostituendosi con un'altra, che portava una nuova Pokéball. Matthew la riconobbe; era una delle sue, a cui aveva applicato un apposito bollino.

Il generale gliela lanciò senza troppi complimenti, portandosi una mano alla cintura per prendere una delle sue Dark Ball.

“Forza, schiera il tuo primo Pokémon.”Lo minacciò.

Matthew si morse le labbra, sentendosi le lacrime agli occhi. “Non voglio!” Provò a protestare, indietreggiando.”Non voglio!”

“Beh … ragazzino.”Gli occhi di Alphonse si assottigliarono.”Non hai scelta...”

Mat si fece coraggio e lanciò la sua Pokèball. Raichu.

“Raaaaaaaaaaaaaaaaaaiiiiiiiiiiiiiiiii!”

Raichu drizzò il pelo sulla coda e sulla schiena, sprizzando scintille elettriche dalle guance. Lanciò un'occhiata veloce a Mat, per fargli capire che stava bene, poi tornò a fissare il generale, furiosa. Anche se sapeva di non poter vincere, non aveva nessuna paura. Lei era fatta così.

“Hei, guarda che non sei ancora un Dark Pokémon...”La prese in giro Alphonse, schierando il suo.

“KANGAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

Matthew la riconobbe; era la matriarca della valle dei Kangashkan. Il cucciolo le era stato portato via.

“Rai!”

Raichu usò la sua coda per lanciarsi in aria, ma il gigantesco Kangashkan la afferrò prima che potesse attaccare, lanciandola verso il muro opposto con una forza impressionante. Raichu colpì lo stesso con uno dei suoi super fulmini, ma l'impatto con la parete fu così forte da mandarla K.O all'istante.

Matthew non riuscì piu a trattenere le lacrime.
“Raichi, no, noo!” Fece per correre verso di lei, ma Alphonse lo bloccò. “

Ti mancano ancora cinque Pokémon, ragazzo.”Disse, passandogli un'altra delle sue Pokéball. Mat fu costretto ad afferrarla e a mandare anche quel Pokémon verso una sconfitta certa.

“Gyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!”

Gyaridos attaccò senza preavviso con un colpo della potente coda, facendo cadere a terra Dark Kangashkan, poi colpì con un tremendo iper raggio. Il dark Pokémon si rialzò con fatica, ma non sembrava intenzionato a smettere di combattere, tutt'altro.

“Cometapugno!”

Il Gyaridos di Mat, ancora piccolo per quelli della sua specie e piuttosto inesperto, non riuscì a resistere alla potenza di quel colpo.

Matthew si morse le labbra fino a sanguinare. Senza nemmeno poter richiamare i suoi due Pokémon sconfitti, fu costretto a schierare il terzo. Riconobbe subito il tepore di quella Pokéball.

Charmeleon fece il suo ingresso in campo, sputando una fiammata di fuoco. Partì alla carica con un potente lanciafiamme, ma Nidoking rispose con un altro iper raggio di una potenza devastante.

Matthew si coprì gli occhi per non guardare. Era totalmente impotente davanti alla disfatta della sua squadra e la cosa lo faceva sentire anche peggio.

Quando li riaprì, Charmeleon era ancora in piedi. In qualche modo, era riuscita a schivare il potente attacco.

“Non male!”Li prese in giro Alphonse.”Forse hai qualche speranza d-”

Alphonse si fermò un attimo.
Le pareti tremarono, poi lui e Mat udirono un ruggito profondo e potente, a cui seguirono diverse esplosioni e infine... la porta blindata cedette, dopo alcuni violenti colpi.

La prima cosa che Matthew vide quando riuscì a trovare il coraggio di voltarsi, fu una grossa testa di drago completamente nera, occhi rossi e fiamme di fuoco fatuo che gli spuntavano ai lati della bocca. Con le forti zampe anteriori, il Pokémon sfondò completamente la porta blindata. Matthew riuscì a scorgere il resto del corpo; possenti ali nere e azzurre, una lunga coda con una fiamma blu sulla punta. Quello... era un Charizard?

Dietro al gigantesco drago nero, spuntò un piccolo Pikachu. Poi Matthew lo vide: un uomo alto, con i capelli neri e gli occhi dello stesso colore. Suo padre.

Da quel momento il ragazzino non capì piu nulla di quello che stava succedendo.

Alphonse ordinò al suo Dark Pokémon di attaccare, ma il Charizard di Ash rispose con altrettanta potenza, bloccandolo di forza. Mentre i due titani si fronteggiavano, Pikachu si occupò del generale, impedendogli di avvicinarsi al suo allenatore. In tutto quel caos, Ash corse da suo figlio, afferrandolo per un braccio. Mat lo guardò con due occhi smarriti e spaventati. Capì solo che lui gli stava gridando qualcosa come:”Richiama i tuoi Pokémon, Mat, i tuoi Pokémon!”

Il ragazzino scosse la testa, cercando di riprendersi. Non aveva tempo per pensare a suo padre e al perché fosse lì; fece come gli stava dicendo lui, poi si sentì sollevato di peso e il mondo si capovolse.

“Charizard, Pikachu!”

Charizard si liberò momentaneamente di Kangashan, assestandogli un megapugno, poi volò dal suo allenatore. Matthew si trovò seduto sulla schiena del drago di fuoco senza nemmeno volerlo, suo padre dietro di lui e Pikachu di fianco. Si sollevarono da terra. Charizard, in quella forma non era velocissimo, ma abbastanza forte da sfondare la doppia parete di quella stanza e portarli all'aperto.

Matthew trattenne il fiato: non aveva mai volato su un Pokémon e quella era decisamente la situazione peggiore per provarci. Quando Charizard prese quota chiuse gli occhi, ma si accorse che era peggio. Un iper raggio che schivarono per un pelo gli fece dimenticare del suo senso di vertigini. Ash si voltò; il Dragonite del quinto generale li stava inseguendo a tutta velocità. Si pentì di aver fatto trasformare Charizard in quella forma potente ma non troppo veloce, ma ormai era tardi per cambiarla. Di quel passo, sarebbero stati raggiunti a breve, ma contava nell'abilità in volo del suo Pokémon.
“Tieniti forte Mat!”Gli sussurrò, mentre Charizard si preparava a lanciarsi in una picchiata vertiginosa, schivando una scarica elettrica che venne deviata da qualcuno. Matthew fece appena in tempo a scorgerla: al loro fianco, qualche metro indietro, c'era Maky, in groppa ad un Pokémon veloce, fatto per il volo, uno di quelli che Mat aveva sempre creduto di poter vedere solo in fotografie o disegni. Uno dei Pokémon piu rari e forti di Hoen: Latios.

“Mi occupo io di quello, tu porta lontano Matthew! Urlò la ragazza ad Ash, prima che Charizard si lanciasse verso il basso per schivare un altro attacco. Mat si sentì mancare l'aria e provò a tenersi al drago di fuoco con tutte le sue forze, ma se non ci fosse stato suo padre a tenerlo, avrebbe rischiato di cadere.

Ripresero quota regolarmente e, ora che non avevano attacchi nemici da schivare, Matthew trovò il coraggio di guardare il paesaggio sotto di sé. Erano ad un'altezza spaventosa, intorno a loro, solo mare.

Quella quiete durò poco. Un ruggito alle loro spalle li fece voltare. Alcune reclute di Team Rocket li stavano inseguendo in groppa ai loro Dark Pokémon; un Fearow, un Aerodactyl e un Pidgeot.

Presto furono circondati. Mat si strinse a una delle escrescenze cornee sul collo di Charizard, preparandosi al peggio. Sentì suo padre che lo teneva saldamente con un braccio e la cosa gli creò un certo disagio. Ma non ebbe tempo per pensarci.

“Attacchiamo!”Urlarono insieme gli uomini di Team Rocket.

Charizard si lanciò di nuovo in picchiata, rialzandosi solo quando la superficie dell'acqua era a pochi centimetri dalla sua pancia. Fece uno sforzo immane con le sue enormi ali, i muscoli completamente tesi. I nemici gli erano ancora alle calcagna. Stavano per essere raggiunti ma, tutto ad un tratto, accadde qualcosa di inaspettato. Mat si sentì risucchiato da un'energia misteriosa. Senza che nemmeno avesse il tempo di rendersene conto, Charizard tentò una frenata all'ultimo momento per cercare di schivare un albero. Matthew fu sbalzato in avanti, rimanendo appeso ad un ramo per la giacchetta. Rimase così per qualche minuto, poi qualcuno lo fece scendere. Ash.

Charizard tirò fuori la testa dalla chioma con un brontolio, tornando alla sua forma originale.

“Tutto a posto... Mat?”Chiese il maestro di Pokémon, visibilmente a disagio. Matthew gli rispose con un borbottio, osservando Pikachu che cercava di ripulirsi la coda da alcune foglie che gli erano rimaste attaccate.

Un urlo improvviso lo fece sobbalzare. Dal nulla, sbucò il Latios di Maky, anche lui finendo dritto dritto nella chioma di un albero.

Mat sorrise spontaneamente quando la vide.

“Maky!” Le corse incontro, mentre lei si stava riassestando.

Lei lo guardò con un misto fra il senso di colpa per quello che era successo e la felicità, poi lo abbracciò istintivamente. Mat arrossì a quel contatto, ma Maky si staccò quasi subito, probabilmente altrettanto imbarazzata. La testa di Latios sbucò da dietro la sua spalla, lo sguardo serio.

“Tranquillo, è tutto a posto.” lo rassicurò lei.

Matthew avrebbe voluto chiederle in quale delle sue avventure aveva catturato un Pokémon del genere, ma si rese conto che non era il momento adatto.

Ash si avvicinò di qualche passo. Lui e Mat si stavano praticamente ignorando e la cosa gli faceva un po' male, ma non aveva la minima idea di come spezzare il ghiaccio.

“Dove … credete che siamo?” Provò a domandare, guardandosi intorno. Erano nel bel mezzo di un sottobosco fitto, dalla vegetazione tropicale, era quindi impossibile che si trattasse di un qualche luogo della regione di Kanto.

“Non ne ho idea...” Mormorò Maky.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altro capitolo carico di tensione!

Vediamo Charizard nella sua mega forma X (in uno degli scorsi capitoli era apparso nella forma Y... eh sì, Ash ha entrambe le megapietre) inoltre rimangono in sospeso alcune domande … si chiarirà tutto prossimamente! Grazie a chi commenta! Altra piccola nota: ho dato un Latios a Maky non per renderla ancora piu forte di com'è già... ma, visto che nell'anime appaiono allenatori anche con Piu Pokémon leggendari(addirittura troppi, a volte esagerando) mi è sembrato "giusto" darli anche ad allenatori, o maestri di Pokémon, particolarmente potenti che ci sono qui nella mia fic xD anche Ash ha uno Zapdos!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** L'isola misteriosa ***


                               L'ISOLA MISTERIOSA

                                         


Mat si guardò in giro, cercando di capire cos'era successo. Fino a pochi minuti prima era in volo sul Charizard di suo padre, solo mare sotto di loro, e ora si trovava nel folto di una foresta tropicale. I casi erano due; o quelli di Team Rocket gli avevano fatto respirare le spore allucinogene di un Paras, oppure quella era davvero la realtà, ed era successo qualcosa di molto insolito e strano. Comunque non aveva tempo da perdere, i suoi Pokémon avevano bisogno di cure immediate: Raichu e Gyarados avevano riportato gravi danni, Charmelon solo qualche graffio.

Ignorando suo padre, attirò l'attenzione di Maky.

“Maky … i miei Pokémon hanno bisogno di essere curati!” Le disse, angosciato. Lei, che stava ancora cercando di capire in che razza di posto si trovavano, si girò di scatto.

Intervenne Ash. “Ho.... delle pozioni, se vuoi... non so quanto possano fare, ma è meglio di nulla.” Mat annuì senza troppa enfasi, non riusciva proprio a comunicare con suo padre. Prese le sfere dalla cintura, facendo uscire i suoi Pokémon. Gyarados schiacciò un paio d'alberi col suo notevole peso, crollando a terra. Anche Raichu stava particolarmente male. Charmeleon si appoggiò ad un masso, dolorante ma ancora in forma. Matthew fece per prendere le pozioni che gli stava porgendo suo padre, ma accadde qualcosa che lasciò tutti a bocca aperta: un'aura misteriosa avvolse i Pokémon del ragazzino, guarendoli da qualsiasi tipo di ferita. Accadde tutto in pochi istanti.

“GYAAAAAAAAAAAA!”
Gyaridos si risollevò, ma Mat fu veloce a richiamarlo prima che potesse fare danni. Raichu e Charmeleon gli corsero incontro.

“State bene?” Domandò il giovane allenatore, con le lacrime agli occhi. Aveva avuto davvero molta paura di perderle.

“Ma che diavolo succede in questo posto?” Domandò Maky sussurrando, come se avesse paura di disturbare.

Ash le rispose con lo stesso tono di voce.

“Non lo so... credo che tutto questo sia opera di un Pokémon, chi altri ne sarebbe capace?”

Maky lo guardò, scettica.
“Ma... perché?”

“Non ne ho idea.” Rispose lui. “Sappiamo solo che ci vuole aiutare.”

Qualche minuto di imbarazzante silenzio calò sul piccolo gruppo; fu Maky a spezzarlo. Mostrò a tutti il suo Pokédex.

“Come vedete non c'è campo nemmeno per le chiamate, quindi non possiamo avvisare nessuno.” Spiegò, per poi riprendere a parlare.”Propongo di esplorare il posto … Mat, tu andrai con tuo padre, io mi occuperò della direzione opposta.”

Il ragazzino la guardò male, ma non ebbe il coraggio di ribattere.

“Ci troviamo qui fra circa due ore.” Concluse la ragazza.

Ash annuì, guardando con la coda dell'occhio suo figlio. “Per me va bene... restando fermi qui non verremmo a capo di nulla.”

Maky si allontanò nella direzione opposta senza aggiungere altro.

Matthew e Ash ora erano rimasti soli. Il maestro di Pokémon rivolse una veloce occhiata a suo figlio, mentre richiamava Charizard nella sfera. “Hem... andiamo?” Non era mai stato bravo ad esprimere i suoi sentimenti e, anche se aveva passato giornate intere pensando a come tentare di iniziare un dialogo con suo figlio, ora non era in grado di dire mezza parola. Mat diede un'ultima carezza ai suoi Pokémon e poi li fece entrare nelle Pokéball, seguendo Ash con uno sguardo cupo e poco amichevole. Per suo padre provava sentimenti contrastanti; in verità ne era sempre stato molto affascinato e lo ammirava profondamente; ma allo stesso tempo lo detestava. O forse, sarebbe stato meglio dire che era tremendamente arrabbiato con lui. Nonostante le cure di Delia, aveva sempre sofferto molto della mancanza di una mamma e vedere che suo padre lo trascurava giorno dopo giorno, l'aveva riempito fin da piccolo di un senso di tristezza e frustrazione. Ora, forse, Ash aveva intenzione di rimediare, ma lui non era disposto a passare sopra alla cosa così, su due piedi. Anzi, forse non avrebbe mai potuto perdonarlo.

 

Continuarono a camminare per una buona mezz'ora, completamente in silenzio. Incrociarono Butterfree con segni particolari sulle ali e una varietà davvero notevole di altri Pokémon. Intorno a loro, la foresta sembrava non avere fine.

Mat si fermò un attimo, ansimando. Aveva indosso la sua giacca invernale,decisamente troppo pesante per il clima caldo di quel posto. Si svestì, rimanendo a maniche corte e... solo in quel momento realizzò che il suo zaino da viaggio era rimasto alla base del Team Rocket. Fortunatamente, il Pokédex l'aveva messo in tasca, ma tutto il resto era andato perso: i suoi preziosi libri, i vestiti di ricambio, il suo cibo e …. le medaglie!! Si frugò in tasca freneticamente, sperando di averle lasciate lì, ma non trovò nulla. Avrebbe voluto piangere, ma si trattenne dal farlo davanti a suo padre.

Ash si voltò, osservandolo intensamente.

“Hai lasciato le tue cose alla base del Team Rocket?”Chiese, cercando di essere naturale. Nessuna risposta.

“Dammi la giacca, posso tenerla io...”

“NO!” Rispose bruscamente Matthew. “Si può sapere cosa vuoi da me?!”

Il maestro di Pokémon rimase spiazzato. Pikachu, che fino a quel momento era stato avanti rispetto a loro di una cinquantina di metri, tornò di corsa, allarmato.

“Matthew... per favore, calmati … so di essere stato un pessimo padre ma ora... sono qui, e non me ne andrò. Davvero.”

A quelle parole, Mat scoppiò a piangere, sputando parole sconnesse.” Sono stanco, non ce la faccio!” Singhiozzò, sfregandosi gli occhi.”E tu … cosa ne vuoi sapere di me? Era un anno e mezzo che non ti vedevo. Quando ero piccolo non c'eri mai, non abbiamo festeggiato insieme nessun compleanno!” Un altro singhiozzo, piu forte degli altri.”Io non avevo neanche una mamma!”Continuò urlando.”Poi adesso vieni a salvarmi... e pretendi di essere perdonato.” Matthew si morse le labbra, cercando di smettere di piangere, ma la cosa non servì a nulla.

Pikachu abbassò la coda e le orecchie, profondamente dispiaciuto. In quanto Pokémon, era dotato di una sensibilità particolare.

Ash provò a dire qualcosa, ma le parole gli morirono in gola.

“Ho anche perso tutte le mie medaglie!” Matthew alzò la testa per guardare suo padre.

“Ti odio … è colpa tua di tutto!”

Senza preavviso, prese a correre a perdifiato. Voleva scappare lontano.

“Mat... aspetta!”

Pikachu e Ash gli corsero dietro. Matthew si intrufolò nel folto degli alberi, fra i rovi, dove per suo padre era difficile inseguirlo.

“Pika pika!”

Pikachu lo chiamò cercando di fermarlo, ma Mat continuò a correre, senza rendersi conto di essere a pochi metri da un precipizio. Mise male un piede e finì per inciampare, rotolando giu per il dirupo, fra cespugli e rovi.

“Aiuto!” Cercò di aggrapparsi ad un ramo per frenare la caduta, ma era pieno di spine e ottenne solo di farsi parecchio male. Ad un certo punto, Mat sentì mancare la terra sotto di sé. Rimase sospeso nel vuoto per qualche secondo poi, l'impatto con l'acqua ghiacciata lo fece sussultare. Provò a tornare a galla, ma la corrente era forte e lo stava trascinando via. Si sentì mancare il respiro. Istintivamente portò la mano destra alla cintura, prendendo la sfera dell'unico Pokémon che avrebbe potuto salvarlo.

Gyarados uscì dalla sua Pokéball con un ruggito, nuotando contro corrente. Mat, senza forze, lo vide che si allontanava.

“é finita.” Pensò, mentre gli si chiudevano gli occhi, ma Gyarados si girò di scatto, andandogli incontro. Matthew lo vide che si avvicinava a lui, i denti affilati in mostra e, infine, fu inghiottito dall'enorme bocca del Pokémon. La lingua ruvida di Gyarados lo bloccò prima che potesse andare giu per la gola come tutta l'acqua che il drago aveva beveuto.Mat, tossendo, riprese a respirare. In quel posto non c'era certo un buon odore, ma almeno era in salvo.

La bocca di Gyaridos si spalancò, permettendo al ragazzino di riprendere fiato. Matthew, ignorando le spine conficcate nella mano destra e il dolore per la caduta, con tutte le sue forze si aggrappò a uno dei baffi del Pokémon, dandosi slancio per raggiungere le squame sul suo muso. Salì su di esse fino a raggiungere la cresta che Gyaridos aveva sul capo.

Il drago acquatico stava risalendo il fiume, incurante della corrente impetuosa.

“Gyaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”

A Mat scappò un sorriso. Gyaridos l'aveva salvato.

“Sei fantastico!” Urlò, accarezzandogli la pelle con la mano sana: era lucida, un po' scivolosa, e dura come l'acciaio.

Il Pokémon rispose con un ruggito tranquillo e profondo. Mat si accoccolò nello spazio fra una delle tre punte sulla testa dell'enorme Pokémon, dolorante, felice e tremendamente stanco. Era davvero contento del comportamento del suo Gyaridos, ma non aveva le forze per gioire come avrebbe voluto. Senza nemmeno accorgersene, chiuse gli occhi.

 

 

Pikachu aveva chiamato disperato Ash quando Mat era scivolato lungo il dirupo roccioso. Il maestro di Pokémon si era fatto largo fra cespugli e rovi, poi era sceso seguendo le impronte lasciate dal corpo di suo figlio. Quando aveva visto che alla fine di tutto quello si trovava un fiume dalla corrente fin troppo forte, gli era venuto un vuoto allo stomaco.

Aveva chiesto l'aiuto di Charizard, per trovare Matthew.

Ora lui e il suo Pokémon di fuoco stavano osservando l'isola dall'alto, cercando una qualche traccia del ragazzino.

Era un'isola ampia ma non eccessivamente grande, quasi interamente ricoperta da alberi che crescevano in tutte le direzioni. C'era una sola vallata con un lago, poco prima dell'inizio della grande montagna ghiacciata che si stagliava imponente sul resto del territorio.

Charizard si abbassò di quota, seguendo il fiume.

Dall'alto, Ash vide un Gyaridos che nuotava contro corrente, risalendo verso il lago. C'era qualcosa sulla sua testa; chiese al suo Pokémon di avvicinarsi. Matthew.

“Gyarados!” Urlò, cercando di farsi sentire, nonostante il frastuono della corrente.

Il Pokémon voltò il capo, minaccioso.

“Voglio solo aiutarti!”Gli spiegò Ash.”Sono il padre di Mat ...raggiungiamo il lago, seguimi!”

Gyaridos lo guardò, esitante, poi prese a seguire Charizard, che volava sopra di lui. Nuotò per un buon quarto d'ora, poi raggiunse l'unico lago dell'isola, il piu bello che un Pokémon fatto per nuotare potesse mai desiderare. L'acqua era limpidissima e fresca.

Charizard atterrò sulla riva con un tonfo, facendo scendere Ash e Pikachu. Gyaridos si avvicinò a loro e abbassò la testa; il Maestro di Pokémon afferrò suo figlio per le spalle e lo fece scendere delicatamente, per poi farlo sdraiare sull'erba.

Era svenuto.

“Mat... hei Matthew!”

Bastò scuoterlo un po' per le spalle, per farlo risvegliare.

Mat si irrigidì appena vide il volto preoccupato di suo padre; si mise seduto, appallottolandosi su se stesso e guardando male Ash. Era completamente fradicio e la cosa gli dava parecchio fastidio, ma non disse nulla, preferendo concentrarsi su Pikachu. Il piccolo Pokémon gli era sempre stato parecchio simpatico, ma raramente ci aveva giocato insieme o aveva anche solo passato dei momento con lui.

Ash tirò fuori dallo zaino cerotti e bende: fortunatamente Mat non si era fatto davvero male, ma era pieno di graffi sulle braccia scoperte e sul viso; la mano destra poi, assomigliava ad un cactus. Senza troppi convenevoli, il maestro di Pokémon gli passò con un fazzoletto inumidito i tagli sanguinanti, applicando dei cerotti. Mat lo osservò per tutto il tempo con sguardo truce, ma non si mosse, se non quando Ash gli prese la mano destra, per togliere le spine.

“AHIA!” Protestò, sonoramente.

“Devo toglierle Mat, non puoi andare in giro così...”Gli fece notare Ash, con tono di voce calmo. Lui sopportò quella tortura in silenzio, ma quando fu finita, si allontanò da suo padre senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

“Dovresti almeno cambiarti...” Gli fece notare il maestro di Pokémon.

Matthew rispose con un'alzata di spalle. “Mi metto qui al sole e mi asciugo.” Accarezzò il muso di Gyarados, sorridendo. Ancora non riusciva a crederci che finalmente il suo Pokémon avesse deciso di controllarsi. Che fosse l'effetto di quell'isola magica? Effettivamente c'era un'atmosfera di pace assoluta. In ogni caso sentiva che i problemi con lui era finiti solo temporaneamente... ma almeno ora sapeva che Gyarados non gli avrebbe mai fatto del male.

“Prima che tu me lo dica, non ho la minima intenzione di schiodarmi da qui, per il momento!”Fece presente ad Ash, guardandolo di traverso.

“Gyaridos, divertiti pure a nuotare.”Disse, mentre prendeva le altre sue Pokéball.

“Forza ragazzi, è ora di sgranchirsi!”

I Pokémon di Mat furono particolarmente contenti di potersi divertire e rilassare, dopo gli ultimi eventi. Inizialmente erano stupiti dalla presenza inconsueta di Gyaridos, ma poi tornarono ai loro normali comportamenti.

Ash sospirò. Certo che Matthew era anche peggio di Misty, dittatore e pure zuccone. Decise che anche i suoi compagni di avventure meritavano un po' di quiete.

Mat e i suoi Pokémon si voltarono stupiti ad osservare la squadra di Ash; oltre a Charizard e Pikachu, c'erano uno Zapdos, un po' ombroso e taciturno, Un grosso Krokodile con gli occhiali da sole, Un Sciptile con un filo d'erba in bocca e un ...Greninja. Un Pokémon della lontana Kalos.

Charmeleon era rimasta ipnotizzata dall'enorme Charizard che riposava all'ombra della chioma di un albero. Gli si avvicinò cautamente, incuriosita, inchiodandosi quando il grosso drago di fuoco alzò una palpebra, notata la sua presenza.

“CHAAAAAAAAAAAAAAAR!”

Il Pokémon si alzò in piedi lentamente, ergendosi in tutta la sua statura. Era un Charizard dalla muscolatura possente, che si portava addosso le cicatrici di diverse battaglie, vinte e perse. Per quelli della sua specie, era davvero alto: i Charizard appena evoluti normalmente misuravano intorno all'altezza di un uomo – un metro e settanta – ma quello di Ash era alto sui due metri e mezzo, a testimonianza della sua infinita esperienza.

Charmeleon lo scrutò con occhi ammirati.

L'ombra di qualcosa che passò sopra le loro teste interruppe lo scambio di sguardi fra i due Pokémon.

Era Maky, in groppa al suo Latios. L'eone planò abilmente a terra, facendo scendere la ragazza. Lei corse affannata verso Ash e Mat.

“Ma dove diavolo eravate?!”Sbraitò, preoccupata.”Vi ho cercato in lungo e in largo.... e vi trovo qui beati e tranquilli.”

Il maestro di Pokémon rispose con un'alzata di spalle.”é una storia lunga.”

Maky notò il Gyarados di Matthew e strabuzzò gli occhi.

“Da quando in qua?!” Chiese al ragazzino.

“é una storia lunga.”Disse anche lui. Maky si sentì un tantino presa in giro, ma preferì pensare ad altro per evitarsi una crisi di nervi.

“Avete scoperto qualcosa?” Domandò, già conoscendo la risposta.

“No...” Ash si fece cupo.”Non ho la minima idea di dove ci troviamo. Anche dall'alto, ho visto solo mare a perdita d'occhio intorno a noi. I Pokédex continuano a non prendere... sembra di essere fuori dal mondo.”

Maky sbuffò, stanchissima.”Nemmeno io ho scoperto nulla.”Ammise, a malincuore. “Direi di concederci qualche ora di riposo, per il momento... siamo stanchi e stressati, anche i Pokémon hanno bisogno di riprendersi.”

Mentre parlava, osservò Mat, steso al sole a qualche metro di distanza da suo padre, su un fianco, in modo da dargli le spalle.

“Direi di sì...”Le rispose Ash, sdraiandosi sull'erba. Tirò fuori un cappellino dallo zaino e se lo piazzò sulla testa i modo che i raggi del sole non lo disturbassero.

Maky andò da Mat, sedendosi accanto a lui. “Che ti prende?” Domandò, senza guardarlo. Il ragazzino borbottò qualcosa.”Varie cose... e poi... ho perso le mie medaglie...”

Maky alzò un sopracciglio.

“Non crucciarti troppo, per quanto sia bello avere le originali, nella tua scheda dati di allenatore è registrato tutto, non serve che tu sfidi di nuovo i capopalestra.”

Matthew si tirò a sedere di colpo, gli occhi di nuovo pieni di vita.

“Davvero?”

“Sì... sono seria.”

Il ragazzino sospirò di sollievo.

“Non... chiami i tuoi Pokémon fuori dalle sfere?”

“Era quello che stavo per fare.”Rispose lei, portando una mano verso la tasca bassa della sua sacca da viaggio.

“Houndoom, Porygon, Tauros, Umbreon, Tyranitar, sgranchitevi un po'!”

Matthew li osservò per un po', poi torno a parlare alla sua compagna di viaggio.

“Mi racconti come hai catturato Latios?”

Maky annuì, paziente.

Non sapevano com'erano finiti in quel posto, né come tornare indietro e nemmeno dove si trovavano... ma quella quieta era troppo bella e preziosa per non godersela.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altro capitolo! Un po' meno”attivo” ma comunque necessario! Ringrazio molto chi mi recensisce, mi fa davvero piacere :)

Secondo voi dove si trovano i nostri eroi?XD

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Intrusione ***


                                INTRUSIONE


                                      

 

Matthew si svegliò che ormai era buio. Un corpo particolarmente caldo gli era premuto contro il fianco: Charmeleon. Gli altri suoi Pokémon gli dormivano accanto, solo Gyarados se ne stava in disparte, lontano da loro. Il ragazzino si mise a sedere, sbadigliando e sfregandosi gli occhi; per quanto aveva dormito? Maky e suo padre erano a pochi metri di distanza, che consumavano un pasto scialbo e silenzioso; i loro Pokémon si aggiravano nei paraggi.

“Ben svegliato eh!” Maky porse del cibo a Mat, ma lui rifiutò cortesemente, non aveva appetito.

“Vado a farmi un camminata ...”Disse, alzandosi. I suoi compagni di squadra non lo seguirono: sapevano bene che aveva voglia di stare un po' solo.

Matthew continuò a camminare accanto alla riva del lago per diversi minuti, intorno a lui solo il verso di qualche Pokémon notturno, e il suono dei suoi piedi nudi che si appoggiavano sull'erba fresca. Faceva abbastanza freddo, rispetto a quand'era ancora chiaro.

Si mise seduto, in silenzio, scrutando la riva del lago. C'era qualcosa in quel posto che lo faceva sentire tremendamente bene, ma anche molto malinconico. Dei passi alle sue spalle lo fecero girare di colpo, spaventato.

“C-cosa vuoi?!”Domandò brusco, d'impulso, vedendo il volto di suo padre. L'uomo si lasciò sfuggire un'espressione triste, limitandosi a mettersi a sedere accanto a suo figlio.

Matthew lo fulminò con un'occhiataccia.

“Vattene, non voglio nessuno intorno!”

Ash gli buttò un coperta sulle spalle senza troppi complimenti.

“Vorrei... solamente parlare un po' con te, Mat.”

Lui non rispose, limitandosi a guardare dritto davanti a sé. Che avevano da dirsi? Niente. Assolutamente nulla.

“Ho osservato bene la tua squadra di Pokémon...”Provò a dire Ash, per spezzare il ghiaccio.”Mi sembrano tutti molto in forma e ben allenati, devi essere in gamba.”

Silenzio.

“Io alla tue età ero una vera frana...”

Matthew si morse le labbra. Non aveva assolutamente intenzione di perdonare suo padre così sue due piedi, ma parlare di Pokémon con lui era sempre stato il suo sogno, e ora aveva l'occasione di farlo... in fondo, qualche domanda non significava assolutamente nulla.

“C-cosa ne pensi del mio Gyarados?”Provò a chiedere.”é sempre stato aggressivo, ma oggi mi ha salvato... anche se non credo mi obbedirebbe.”

Il maestro di Pokémon si prese qualche momento per riflettere.

“Anche tua madre ne aveva uno...ora, a volte, lo porto con me. I Gyarados sono Pokémon molto difficili da gestire, anche per chi è esperto. Direi che te la stai cavando molto bene … da quanto sei in viaggio, sei mesi?”

Mat annuì.”Sì, circa.... e...”

Ash lo guardò, incuriosito.”E?”

“Gli altri miei Pokémon, come ti sembrano? Charmeleon è mitica, per non parlare d-”

“Mi sembra che siano davvero molto legati a te e questo è un bene...il legame fra allenatore e Pokémon è sempre ciò che conta, prima di tutto.”

“Senti...”Matthew si strinse nella coperta.”Perché non sei stato con me … papà? Potevo seguirti nei tuoi viaggi e ai tornei... avrei imparato tanto sui Pokémon!”

Ash rimase spiazzato da quella domanda, a cui desiderava con tutto se stesso dare una risposta sincera. “Perché.... perché ero triste, Mat. Questa è la verità. Quando ho visto … la mamma... morire, insieme alla bambina... non ce l'ho fatta.”L'uomo fece un gesto con la mano, poi riprese a parlare. “A volte, quando siamo tristi diventiamo egoisti e paurosi. Io... non ho nessuna giustificazione, posso solo dirti questo. Il prezzo del mio errore lo sto già pagando... con il rimorso che provo tutti i giorni.”

Ash guardò negli occhi suo figlio, spostandogli un ciuffo di capelli.

“Non ti chiedo di perdonarmi, mi basta solo poterti vedere, di tanto in tanto...”

Matthew incurvò le labbra, nel tentativo di trattenere delle lacrime. Era rimasto spiazzato davanti alla sincerità con cui gli aveva parlato suo padre.

“Aaaaash, Matthew!”

Le urla di maky li riportarono alla realtà.

Ash si alzò di scatto.

“Che succede?”

“I Pokémon si stanno agitando, credo stia per accadere qualcosa... andiamo, presto!”

I tre corsero all'accampamento che avevano improvvisato. Maky aveva richiamato i suoi Pokémon, ma quelli di Ash erano parecchio allarmati e quelli di Matthew si stavano agitando particolarmente, come se percepissero qualcosa di imminente.

Cubone piangeva.

Matthew non ebbe nemmeno il tempo di dire mezza parola. Un varco, simile a quello che li aveva portati sull'isola, si aprì sotto ai suoi piedi, risucchiandolo. Senza rendersi conto di quello che accadeva, si trovò sott'acqua. Chiuse gli occhi istintivamente e risalì in superficie, alla ricerca di ossigeno. Quando li riaprì, la prima cosa che vide fu Charmeleon, sospesa in aria. Charizard l'aveva afferrata per la coda, per non farla cadere in acqua. Gli altri Pokémon nuotavano fra le onde, Mat li richiamò nelle loro sfere rapidamente. Mancava Gyarados.

Matthew ebbe appena il tempo di notare suo padre e Maky accanto a sé, poi si senti sollevare da qualcosa. Un corpo.

“Gyaaaaaaaaaa”

Gyarados sbucò fuori dall'acqua, ruggendo.

“Che diavolo è accaduto, ancora?” Domandò il ragazzino, mentre osservava suo padre che richiamava i suoi Pokémon, tranne Charizard e Pikachu.

“Probabilmente chi ci aveva spediti in quell'isola, ci ha riportati indietro.”Rispose Ash, indicando un punto lontano. New Island, dove sorgeva l'immensa base del Team Rocket, si stagliava davanti ai loro occhi. Nella notte, appariva ancora piu minacciosa.

Matthew balbettò qualcosa, tremando dal freddo. Era una notte di inizio dicembre, e lui se ne stava all'aperto con addosso solo la sua giacchetta, oltretutto fradicio dalla testa ai piedi.

“Ch-ch- che cooo-cosa facciamo?”

Charizard planò accanto a Matthew, facendogli segno di salire. Il ragazzino non ci pensò due volte ad accettare la gentile proposta. Il corpo del gigantesco Pokémon era piacevolmente caldo, e Mat si strinse intorno al suo collo per cercare di scaldarsi.

Pikachu decise di approfittare dell'occasione; si diede slancio usando la coda come molla per saltare sulla schiena del drago di fuoco.

Hei Charizard...potresti scaldare anche me!”Provò a proporre Ash, pentendosi subito di quello che aveva detto. Una fiammata investì lui e Maky in piena faccia, abbrustolendoli per bene.

“Ti avevo chiesto di scaldarmi... non di trasformarmi in una bistecca alla brace.”

Il Pokémon si lasciò sfuggire un brontolio, divertito.

Maky decise di ridare serietà alla situazione.
“I Pokédex prendono di nuovo... ne approfitto per avvertire il corpo di polizia Pokémon ...per quanto riguarda noi... che si fa? Aspettiamo o cerchiamo di entrare nella base?”

Ash si fece cupo, guardando suo figlio. “Portiamo a casa Mat, e poi...”

“NO!” Protestò lui, deciso. “Io voglio venire con voi ... “

Suo padre tentò di opporsi. “No … è troppo pericoloso per te, sei inesperto … chiudere i conti con Team Rocket è una cosa che riguarda me, Maky e la polizia.”

Matthew lo guardò malissimo. “Se non mi porti con te non ti perdonerò mai!”Gli urlò contro. Era consapevole di averlo ricattato in modo molto meschino, ma non voleva assolutamente farsi da parte. Tutte quelle Pokéball che aveva visto dovevano essere portate via di lì e poi... anche se le stava antipatica, doveva trovare i Pokémon di Lily!”

Ash si lasciò sfuggire un lungo sospiro.

“E va bene...iniziamo ad avvicinarsi dall'alto... dobbiamo scoprire se ci sono entrate segrete.”

Maky montò in groppa al suo Latios mentre allertava la polizia, Ash salì su Charizard e Matthew richiamò il suo Gyarados, ringraziandolo.

Si avvicinarono alla base volando lentamente, per cercare di non farsi notare.

Dall'alto, sembrava impossibile infiltrarsi.

“Porygon, vai!”

Maky chiese al suo Pokémon di rimpicciolirsi con l'attacco minimizzato e avvicinarsi per scoprire qualcosa. I tre attesero sospesi in aria per diverso tempo, fin quando non videro riapparire Porygon.

“Trovato qualcosa?” Domandò la ragazza.

Lui sfruttò il Pokédex per rispondere telepaticamente.

“Sott'acqua, nella parte destra... c'è un tunnel che porta ad un'entrata segreta. Dovrete trattenere il fiato per circa 30 secondi, se sfrutterete le capacità di un Pokémon d'acqua... vi indicherò la strada.

Matthew portò la mano alla cintura pronto per chiamare Gyarados, ma suo padre lo fermò.

“Il tuo Pokémon è troppo grosso, non passeremo inosservati … Greninja saprà aiutarci.”

Ash lanciò una sfera in acqua, chiedendo aiuto al suo Pokémon di Kalos. I tre si aggrapparono saldamente alla rana d'acqua, prendendo una boccata d'aria prima dell'immersione.

Anche trasportando un notevole peso, Greninja fu abbastanza veloce da arrivare in fretta all'altezza del passaggio segreto, seguendo Porygon.

Matthew fece uno sforzo ed aprì gli occhi in acqua. Gli bruciavano tremendamente, ma cercò di non farci caso. Si intrufolò lungo un tunnel buio, seguendo Maky, e nuotò con tutte le forze che aveva verso l'alto, ormai al limite, non ce la faceva a trattenere il fiato ancora.

Riemerse in superficie prendendo una grossa boccata d'aria.

Intorno a lui, c'erano muri con soffitti bassi e grigi, pieni di muffa e umidità.

Mat afferrò la mano di Maky che lo aiutò a uscire dall'acqua, poi cercò di riassestarsi. Era di nuovo zuppo dalla testa ai piedi. Guardandosi meglio intorno, riuscì a riconoscere gli stessi sotterranei in cui si era risvegliato solo un giorno e mezzo prima.... possibile che?

“Di la!” Esclamò, imboccando un lungo corridoio a destra. Da quella parte si trovava la sua cella, e sperava che quelli di Team Rocket si fossero dimenticati dello zainetto che aveva lasciato.

“Hei Mat!”

Ash, Pikachu e Maky lo seguirono senza fare troppe domande.

“Eccolo … eccolo!”

Matthew riconobbe il metallo fuso delle sbarre della cella e il suo caro zainetto da viaggio, carico di vestiti asciutti e di tutto quello che credeva di aver smarrito per sempre.

Guardò Maky e suo padre.

“Non ho niente per voi … ma vi dispiacerebbe girarmi? Vorrei cambiarmi!”

Maky sbuffò”Tranquillo non ti guardiamo... anzi mentre ti cambi ti lasciamo qui al buio da solo, così nessuno ti vede!” Lo prese in giro.

“Matthew deglutì.”No … aspettate! Hem... non andate troppo lontano, ecco...”

La ragazza si voltò di spalle.
“Ci sei cascato come al solito … dai su, muoviti a cambiarti, almeno tu non ti prenderai una broncopolmonite.”

“Protesti chiedere a Charmeleon di ...”

Maky lo bloccò prima che finisse di parlare.”Non ci tengo a farmi abbrustolire un'altra volta!” Esclamò, ricordandosi del turbofuoco in piena faccia del Charizard di Ash.

Intanto, il maestro di Pokémon stava ispezionando i dintorni.

Quando tornò, Mat si stava sistemando il suo zaino in spalla e Maky cercava di asciugarsi i capelli con un asciugamano.

Quando furono tutti pronti, ripresero l'esplorazione. Non avevano un piano preciso, e potevano essere scoperti in qualsiasi istante.

Matthew sapeva bene che avrebbe potuto imboccare i cunicoli che aveva percorso quando era scappato dai sotterranei, ma non ci teneva a ripetere l'esperienza e, comunque, Maky e suo padre non ci sarebbero passati.

Camminarono per diverso tempo lungo i corridoi labirintici, pronti a scattare a qualsiasi segno di allarme. Ad un certo punto si trovarono davanti ad una piccola porta blindata, chiusa da un lucchetto. Pikachu lo spezzò in due con un potente codacciaio, poi entrarono. Era una stanza stretta, illuminata dalla luce di alcuni macchinari. All'interno di essa, si trovavano diverse gabbie, contenenti alcuni Pokémon, tre Voltorb, un Magnimite, due Rattata e un Ditto, dall'aspetto malato e triste. Pokémon da laboratorio, sui quali probabilmente Team Rocket aveva fatto strani esperimenti.

Mat chiamò Charmeleon ad aiutarlo.

“Dobbiamo tirarli fuori di qui, vai con il lanciafiamme!”

“Chaaaaar!”

le fiamme calde di Charmeleon sciolsero il metallo lentamente, riducendolo ad un liquido maleodorante.

“Hei … potete uscire ...” Mat tentò di avvicinarsi ai Pokémon, ancora spaventati nelle loro gabbie. Al Rattata mancava un pezzo di coda, un orecchio aveva i segni di diversi tagli e, intorno agli occhi, aveva segni strani.

Ash cliccò un pulsante sulla schermata centrale del computer principale. La luce si accese, rivelando una stanza non troppo piccola. C'erano delle strane apparecchiature con un tubo ampio collegato al soffitto e del liquido verde che galleggiava dentro di esse.

La voce improvvisa del computer li fece sobbalzare. Un filmato venne proiettato sul monitor; era vecchissimo e danneggiato.

La prima immagine che i tre videro fu quella di alcuni esploratori che camminavano nel folto di una una foresta tropicale.

“Abbiamo trovato reperti di ossa di Mew ...” Poi la pellicola era danneggiata e riuscirono a sentire solo qualche parola a caso.”Giovanni ci commissionò il progetto- diversi tentativi falliti – volevamo creare il Pokémon piu forte del mondo.”

Sul Monitor apparve il volto di uno scienziato pallido, dal naso a punta, i capelli ricci che ricadevano disordinati sulla testa.

“Volevo creare il Pokémon più forte del mondo e alla fine... ce l'ho fatta.”

Di colpo il monitor divenne nero.

Ash, Maky e Mat si guardarono confusi.

“Cloni … Pokémon?” L'uomo prese a camminare per la stanza, osservando incuriosito i tubi collegati al soffitto.

“Che … facciamo con questi Pokémon?” Domandò Mat.”Non si vogliono muovere.”

“Dobbiamo portarli via da qui...”Mormorò Maky.”Poi potremmo cercare qualcuno che se ne voglia prendere cura.”

Mat annuì, portandosi una mano alla tasca della giacchetta, dove teneva alcune Pokéball.

“Li catturerò tutti io.”

Matthew lanciò una Pokéball per prendere ognuno di essi; nessuno di loro fece resistenza, si lasciarono catturare placidamente, troppo stanchi per reagire a qualsiasi stimolo.

Il ragazzino attese qualche secondo che le sfere sparissero, ma probabilmente in quel posto il teletrasporto delle Pokéball non poteva arrivare. Poco male, li avrebbe tenuti con se finché non sarebbe uscito di lì.

“Pika pika!!!”
Pikachu urlò agitato, indicando la porta. Pochi secondi dopo, alcune reclute fecero il loro ingresso nella stanza.

“Intrusi, intrusi!”Urlò uno del Team Rocket, attivando l'allarme generale. La sirena assordò Mat con il suo suono acuto e penetrante.

“Pikachu, tuono!”

Una scarica elettrica colpì le reclute, poi Matthew si sentì afferrare per un braccio da suo padre, ed iniziarono a correre. Imboccarono il primo corridoio a sinistra, ma un uomo in divisa li bloccò, mandando in campo un Dark Arbok.

“Velenospina!” Mat si nascose fra Maky e Ash, stringendo a sé Charmeleon che non era stata richiamata nella sfera.

Un'esplosione alla sue spalle fece tremare le fondamenta: L'Houndoom di Maky aveva colpito con un iper raggio.

Suo padre intanto, aveva mandato in campo Sceptile.
“Fendifoglia!”

Il Pokémon d'erba spazzò via l'Arbok nemico senza troppe difficoltà.

“Di qua, presto!”Urlò Maky, facendo segno di seguirla. Mat riprese a correre a perdifiato. Arrivati alla fine del corridoio, i tre si trovarono davanti ad un'enorme porta blindata. Era un vicolo ceco. Prima che avessero il tempo di fare qualcosa, vennero raggiunti da una vasta schiera di reclute. Erano davvero tantissimi.

A Mat tremavano le gambe. Charmeleon si mise davanti a lui, per difenderlo. Erano in trappola.

Una voce d'uomo risuonò nell'altoparlante.

“Lasciate entrare i miei ospiti...”

L'enorme porta alle spalle dei tre si aprì, facendo tremare il pavimento. A Mat, Ash e Maky, non restò altra opportunità, dovevano entrare.

Il salone che li accolse era totalmente buio. Una luce si accese di colpo, facendo intravedere nella penombra la sagoma di un uomo anziano e curvo, appoggiato ad un bastone. Al suo fianco, completamente avvolti in un mantello nero, c'erano un uomo, che Mat non faticò a riconoscere, una donna e un ragazzino.

“Benvenuti, ospiti.”

La voce dell'uomo anziano era fredda e tagliente.

“Ash Ketchum … quale onore.”

La luce si accese definitivamente, illuminando tutto. Matthew rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto un salone così ampio e alto. Davanti a loro, si presentava un'ampia tavolata in marmo dalla forma particolare. Il pavimento era di un colore rosato che sfumava sull'arancione e il verde in alcuni tratti. Al centro, si faceva notare un'altissima scalinata rialzata a chiocciola, che saliva fino al soffitto, portando chissà dove. I muri erano decorati con vetrate di vari colori, c'era persino una fontana in grado di ospitare la mole di un Gyarados.

Ash guardò dritto davanti a sé. Erano passati molti anni, ma non poteva scordare il volto di quell'uomo, che si era fatto ancora piu aspro nel corso degli anni.

Giovanni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro capitolo piuttosto intenso... spero sia stato di vostro gradimento. Ringrazio i miei recensori, pochi ma buoni, leggere i vostri commenti mi mette sempre voglia di scrivere!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Scontro fra titani ***


                                  SCONTRO FRA TITANI                


                                  

 

Ash guardò Giovanni dritto negli occhi.

“Chi si rivede... speravo che almeno il vecchio capo di Team Rocket avesse chiuso i battenti.”

Giovanni fece qualche passo avanti, facendosi sfuggire una smorfia.

“Finché ci sarò io, Team Rocket non morirà … e anche dopo.”

Squadrò Mat e Maky con un'espressione enigmatica.

“Tuo figlio l'avevo rapito per attirare te, non c'era bisogno di riconsegnarmelo.” Si appoggiò al bastone in legno intagliato con il muso di un Persian, faceva fatica a reggersi in piedi, ma non voleva mostrarlo.

“In quanto alla tua amica del corpo di polizia...avrà sicuramente chiamato rinforzi. Beh..non cercare di temporeggiare, non arriveranno mai. Ho creato un'apposita barriera intorno alla base, dopo il vostro attacco dell'altro giorno. Nessuno può entrare senza che io lo voglia.”

“Quindi ci hai fatto entrare tu … “Disse Ash.”E che intenzioni hai?”

Giovanni sorrise enigmatico.

“Prima di tutto, le presentazioni. Fece un gesto con la mano, indicando l'uomo di fianco a sé. “Togliti la maschera.” Sussurrò. “Questo è Alphonse, mio figlio ...il ragazzino avrà già avuto modo di conoscerlo.”

Alphonse si fece avanti, lanciando un'occhiata a Mat.

“Lui è il migliore dei generali e l'unico che mi è rimasto … Dopo che Team Rocket fu attaccato.”

L'uomo si fece avanti, togliendosi la maschera. Mat non l'aveva mai visto in volto; assomigliava davvero parecchio a suo padre.

“Lei è la mia figlia maggiore … Jenna.” La donna aveva uno sguardo di ghiaccio, inquietante.

“E infine … il figlio del generale ...e futuro erede di Team Rocket.” Disse Giovanni, soddisfatto.”Raven. Avete arrestato sua madre parecchi anni fa.”

Raven era un ragazzino dai capelli neri e gli occhi azzurri, dell'età di Mat ma piu alto, lo sguardo cupo, quasi assente. Guardò Matthew con un'espressione indecifrabile.

Giovanni fece un altro passo.

“Vi ho fatti entrare qui per testare il mio progetto … quale miglior vendetta, se non quella di spazzare via Ash Ketchum e la polizia Pokémon … proprio per testare la realizzazione del mio grande piano?”

I passi del capo di Team Rocket rimbombavano sul pavimento.

“Per anni ho cercato di portare avanti il progetto Dark Pokémon … volevo creare il prototipo perfetto. Dopo diversi esperimenti, ho ottenuto Pokémon a volte molto forti, ma incontrollabili. Avevo quasi raggiunto la perfezione, ma c'era un problema... i sentimenti dei Pokémon potevano interferire sul processo e liberarli dal loro stato. Dopo la distruzione di Team Rocket... ho lavorato per anni per ricostruire tutto. E ora, finalmente, ho raggiunto la perfezione di questo progetto... unendolo ad un altro mio vecchio piano. Dopo vi mostrerò i risultati di tutto ciò, ma prima...”

L'anziano uomo tirò fuori un telecomandino dalla tasca della giacca, azionando il dispositivo. Una delle pareti si abbassò come un ponte levatoio, mostrando una spettacolare arena da combattimento, aperta sul cielo. Da quello scorcio, in trasparenza, si aveva modo di vedere la sottile barriera che impediva a chiunque di raggiungere New Island.

Mat rimase stupefatto. Non aveva mai visto uno stadio per le lotte Pokémon così spazioso.

Chi mi sfida per primo?”

Domandò Giovanni.

Matthew si fece avanti inaspettatamente.

“Io sfido tuo nipote.”

Giovanni e suo figlio scoppiarono in una fragorosa risata.

“Raven non controlla ancora i Dark Pokémon ragazzino, è troppo giovane per farlo … il suo cuore è ancora puro.”

Raven si fece sfuggire una smorfia.
“Non è un incontro fra bambini che mi interessa ora.” Tagliò corto il capo di Team Rocket.”Quel che voglio è far scontrare i miei migliori Dark Pokémon con due grandi maestri!”

Maki fece un passo avanti.”Ti sfido io per prima.”

Giovanni si fece sfuggire un ghigno.

“Oh, Maky Rainblack, eh … per la tua età sei un vero prodigio … attuale campionessa assoluta della lega di Jotho, detieni il titolo da due anni, hai vinto vari tornei, conquistato una cinquantina di medaglie, l'anno scorso hai vinto la lega di Hoen e sconfitto due dei super quattro ...inoltre fai parte

degli I man*, il corpo generale delle forze segrete di polizia Pokémon di cui era membro anche il famoso Lance, anni fa … niente male come curriculum.”

Mat guardò stupefatto la sua compagna di viaggio. Fino a quel momento, nonostante la grande passione per le sfide, non si era mai tenuto troppo informato sui risultati dei vari tornei e sui nomi dei campioni per paura di sentire parlare di suo padre. Sapeva che Maky era forte, ma tutti quei titoli l'avevano lasciato senza fiato.

“Vedo che sei ben informato.” Disse, lei, facendosi avanti. “Chi sarà il mio sfidante?”

“Io ...” Jenna si mise in postazione sul ring.

Giovanni, Alphonse e Raven presero posto sugli spalti, invitando Mat e Ash a fare lo stesso.

“Sarà un incontro sei contro sei ...”Spiegò Giovanni, lanciando una moneta.” … Jenna sarà la prima a scegliere.”

Maky prese la sua prima sfera, mentre un minaccioso Rhyperior faceva il suo ingresso in campo.

“Tyranitar, è il tuo turno!”

Il Pokémon della ragazza era sicuramente di altissimo livello. Ruggì, facendo tremare l'arena.

“Rhyperior, perforcorno!” Ordinò Jenna, senza aspettare ulteriormente. Il gigantesco Pokémon si lanciò contro l'avversario ad una velocità sorprendente, il corno letale sulla testa che risplendeva sotto la luce dei riflettori dello stadio. Maky aveva un Rhyperior, e conosceva bene la pericolosità di quell'attacco, ma confidava anche nelle capacità del suo Pokémon, che aveva appreso una gamma notevole di attacchi.

“Geloraggio, ora!”

L'attacco inaspettato di ghiaccio prese alla sprovvista Rhyperior, che rimase congelato sul colpo. Maky si fece sfuggire un sorriso vittorioso, poi chiese a Tyranitar di caricare con tutto il peso del suo corpo; ma l'avversario aveva a suo volta un asso nella manica. Con una lanciafiamme di tutto rispetto per un tipo roccia, sciolse il ghiaccio, prendendo Tyranitar alla sprovvista.

“Megacorno!” Ordinò rapidamente la donna di Team Rocket. Il Pokémon di Maky non ebbe nemmeno il tempo di spostarsi, Rhyperior lo colpì violentemente, scagliandolo a parecchi metri di distanza.

Il primo duello era a favore dei Dark Pokémon.

Maky si morse le labbra, mentre Jenna le mostrava un sorriso di scherno.

“Ho perso un Pokémon … ma non la sfida.”Disse, mentre richiamava il suo Tyranitar ringraziandolo per il combattimento e lanciava un'altra sfera Poké.

Porygon entrò in campo pronto al combattimento. Maky sapeva che sotto l'aria tranquilla e placida di quel Pokémon, si nascondeva un gran potenziale.

“Facciamola finita, Rhyperior, iper raggio!”

Con un ruggito tremendo, il Dark Pokèmon lanciò il suo potente attacco.

“Proteggiti, Porygon!”

Il colpo si scagliò contro la barriera eretta dal Pokémon di Maky, senza fargli un graffio. Rhyperior, furioso, ripartì alla carica con lo stesso attacco. Porygon parò anche quell' iper raggio, poi un altro e un altro ancora. Non poteva andare avanti per molto, comunque. Si stava stancando.

Rhyperior cominciava ad accusare i primi segni di fatica, e Maky ne approfittò subito.

“Vai con l'attacco tripletta!”

La combinazione dei tre elementi ebbe un effetto devastante sull'avversario. Rhyperior crollò a terra esausto, sfondando il pavimento.
Jenna lo richiamò nella sfera con una smorfia di disgusto.

“Questo era solo un assaggio della potenza delle macchine create da Team Rocket...preparati.”

Un aggressivo Jolteon fece il suo ingresso in campo, attaccando con un missispillo. Porygon non fece in tempo a proteggersi e subì l'effetto dei colpi.

“Tutto bene?”Gli chiese Maky, ma il Pokémon non riuscì a rialzarsi. Una potente scarica elettrica del furioso Dark Jolteon lo mise K.O definitivamente.

La ragazza richiamò anche il secondo dei suoi Pokémon. Poco male, ne aveva altri quattro.

“Umbreon … vai!”

L'astuzia era quello che le serviva.

Jolteon colpì subito con un altro attacco tuonò, ma Umbreon resistette dignitosamente al duro colpo.

“Confondilo!”Urlò Maky, sapendo ciò che doveva fare se voleva vincere il match. Lo stordiraggio del Pokèmon di tipo buio ebbe gli effetti desiderati sull'avversario, dando il tempo a Umbreon di usare anche l'attacco tossina. Avvelenato e confuso, Jolteon non poteva resistere a lungo, era solo questione di tempo.

Preso dalla furia, iniziò a scagliare potenti scariche elettriche per tutto il campo. Umbreon schivò i colpi abilmente, resistendo a quelli non riusciva. Una scarica particolarmente potente squarciò il terreno, sollevando un polverone. Quando si dissolse, entrambe le evoluzioni di Eevee erano K.O.

Matthew, dagli spalti, osservava tutto con un misto di inquietudine e stupore. Quei Dark Pokémon … avevano qualcosa che gli faceva un po' paura. Guardò Charmeleon, seduta accanto a lui, poi suo padre, con Pikachu sulla spalla.

Ash aveva lo sguardo cupo e concentrato.

“Cosa... accadrà se Maky non riuscirà a vincere?”

“Non lo so...”Rispose il maestro di Pokémon.”Ma non ti preoccupare... farò tutto ciò che posso per impedire che le cose finiscano male.”

Ora Maky aveva mandato in campo un Tauros, uno di quelli della sua fattoria, probabilmente, che si stava confrontando con un Dark Rapidash. I due Pokémon si erano scagliati uno verso l'altro, in un galoppo veloce. Tauros caricava con le sue potenti corna, Rapidash era circondato dalle fiamme. L'impatto fra i due generò un'esplosione. Maky guardò quella scena come se fosse a rallentatore. Tauros fu scagliato dalla potenza del colpo contro una delle colonne portanti dell'edificio e non riuscì a rialzarsi. Rapidash, invece, era ancora in piedi.

Maky aveva perso quattro dei suoi Pokémon, ma non aveva intenzione di darsi per vinta.

“Latios, vai!”

Il leggendario di Hoen aveva ottime possibilità di cavarsela, con la sua potenza unità alla strabiliante velocità aerea. Rapidash non lo vide neanche mentre si scagliava verso di lei per attaccare.

Il cavallo di fuoco nitrì di dolore schiantandosi contro gli spalti e venne richiamato nella sua Dark Ball.

“Sei brava, ragazzetta ...”Jenna si spostò i lunghi capelli scuri dalla fronte.”Ma non abbastanza ...”

Un Aerodactil dall'aspetto spaventoso fece il suo ingresso in campo.

“Alacciaio!”Gli ordinò spietatamente la donna.

Latios contrastò con un Dragopulsar, ma Aerodactil era talmente potente e furioso da tagliare in due il raggio di energia con l'ala. Il colpo prese in pieno il Pokémon di Maky, che però si rimise in quota. I due avversari volarono in alto, scagliandosi attacchi reciproci, fino a sparire alla vista dei loro allenatori. Per alcuni minuti, Jenna e Maky rimasero a fissarsi. Poi videro qualcosa: l'Aerodactil di Maky era stato scagliato verso il suolo ad una velocità impressionante, avvolto da una strana aura. Era l'attacco psichico di Latios.

Quando il Dark Pokémon si scontrò col il pavimento, il K.O fu immediato.

Jenna lo richiamò, lanciano subito un'altra Dark Ball. Trattava i suoi Pokémon come strumenti, senza dargli tregua.

Il tipico verso melodico dei Dragonair aveva una nota distorta, che faceva correre i brividi lungo la schiena.

Latios lo guardò, pronto al combattimento. Un normale Dragonair non l'avrebbe intimorito, ma quello era particolarmente veloce e potente.

Il Dragonair si esibì nell'attacco dragodanza, per potenziarsi ulteriormente; Latios cercò di interromperlo con un iper raggio che andò a segno, con il risultato di farlo infuriare.

“Dragonair, dragofuria!”

Latios rispose al potentissimo attacco con un altro iper raggio, ma era troppo stanco. Venne colpito in pieno dall'avversario, precipitando verso il basso, esausto.

Maky lo richiamò prima che potesse schiantarsi al suolo.

Ora le rimaneva soltanto il suo miglior amico. L'avversaria aveva ancora due Pokémon, ma lei e Houndoom avrebbero dato battaglia.

Il Pokèmon entrò il campo ululando, la coda dalla punta a diavolo dritta e minacciosa.

“Fagli vedere cosa sai fare!”

Dragonair si lanciò in picchiata verso l'avversario, ma Houndoom rispose con un fuocobomba talmente caldo da rendere l'aria bollente, arrestando l'attacco del nemico, che però si riprese in fretta, ritornando alla carica. Il Pokémon di fuoco si preparò a contrastare il colpo, ma all'ultimo momento, con una mossa rapidissima, Dragonair si portò alle sue spalle, colpendolo in pieno con la potente coda. Houndoom incassò il doloroso attacco, rialzandosi. Guardò per un attimo negli occhi Maky, e lei capì. La pietra che portava incastonata sulla collana che teneva sempre con sé, legata al collo, brillò.

Un'ululato del suo primo Pokémon squarciò l'aria, mentre iniziava a trasformarsi. Le corna e le escrescenze ossee sulla schiena di Houndoom aumentarono di volume e si allungarono, formando una specie di armatura che proteggeva le spalle. Il corpo e le zampe divennero si fecero slanciati, conferendogli maggiore altezza, e la coda si irrobustì, la punta ora biforcuta.

Mega Houndoom sembrava provenire direttamente dagli inferi. Uno sbuffò di fumo gli uscì dalla bocca, poi, partì all'attacco.

Il nero Pulsar fece diventare tutto buio.

Mat, d'impulso, afferrò una manica della giacca di suo padre, intorno a loro, solo oscurità e nebbia. Un ululato squarciò quel silenzio, poi un urlo di dolore di Dark Dragonair e due occhi rossi. Quando tornò la luce, il Pokémon Drago era a terra, Houndoom lo teneva schiacciato al suolo con una delle forti zampe.

Ora anche Jenna doveva schierare il suo ultimo Pokémon.

Dalla Dark ball, uscì un Thyplosion dallo sguardo malvagio.

Houndoom annusò l'aria, poi spalancò gli occhi, voltandosi verso Maky e lanciando un lungo ululato di allarme.

La ragazza ebbe un tuffo al cuore...Houndoom stava cercando di dirle qualcosa … quello davanti ai suoi occhi, era davvero ...no, non poteva essere. Erano passati troppi anni da quando Sean, il Quilava di famiglia, era stato rapito; ma lui e Houndoom ai quei tempi erano stati grandi amici e Maky era sicura che il suo PoKèmon di fuoco e buio ne avrebbe riconosciuto l'odore anche dopo tanti tempo.

“é … credi che sia lui?” Domandò, fissando Houndoom negli occhi. Lui annuì, convintissimo.

Maky si morse le labbra. L'aveva cercato per tantissimo tempo, aveva anche perso la speranza e ora, rivederselo davanti agli occhi, evoluto e trasformato in un crudele Dark Pokémon, la faceva stare davvero male.

“Sean … sono io, Maky, non ricordi?”
“Non so di cosa tu stia parlando, ma i Dark Pokémon non hanno memoria, ne sentimenti, ragazzina.” La stroncò Jenna, spietatamente.

“Stai zitta!!”

Maky si morse le labbra, trattenendo delle lacrime. Sapeva che nemmeno Houndoom voleva combattere contro Sean, ma dovevano farlo.

“Vai forza... finiamola in fretta e riprendiamocelo!”

“AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!”

Houndoom partì all'attacco con una lanciafiamme, ma Thyplosion rispose con una potenza impressionante, mettendo a dura prova il Pokémon megaevoluto.
“Questo è uno dei nostri migliori prototipi.”Spiegò Jenna.”Non avete speranze.”

Il Pokémon di Maky non perse tempo, rispondendo subito con un palla ombra. Typhlosion lo schivò agilmente, poi si scagliò in un micidiale attacco rotolamento che colpì in pieno Houndoom. Il Pokémon si rimise in piedi, ma era evidente che non gli andava, nonostante tutto, di scontrarsi con il suo vecchio amico. Maky lo sapeva. Houndoom era eccezionalmente forte, ma poco competitivo nei confronti di chi considerava un suo allenato.

“Houndoom … capisco quello che provi, ma è l'unico modo che abbiamo per riprenderci Sean.”

La ragazza vide la frustrazione che si faceva largo negli occhi del suo Pokémon, tanto da farlo partire all'attacco all'impazzata. Un devastante iper raggio colpì le tribune provocando un'esplosione, poi Houndoom prese ad attaccare, colmo di rabbia.

“Finiamolo.”Tagliò corto Jenna.”Vai col focalcolpo!”

Una sfera di energia si materializzò davanti ad una delle zampe anteriori del Dark Pokémon, che colpì l'avversario con tutta la sua forza. Houndoom rotolò a terra per diversi metri a una velocità impressionate, accasciandosi esausto davanti agli occhi della sua allenatrice. Maky si chinò su di lui, tremando. Avevano perso... da quanto tempo non accadeva? Guardò Sean … possibile che quello fosse davvero lui? Se solo avesse potuto vederlo da vicino e distinguere la cicatrice che aveva sotto l'occhio… cercò di aguzzare la vista, ma sapeva, in verità, che il fiuto di Houndoom era infallibile.

Jenna richiamò il Pokémon, spostandosi dal ring di combattimento. La voce di Giovanni rimbombò nel silenzio.

“Sono davvero soddisfatto dei miei Dark Pokèmon... superano persino i grandi maestri, e tra l'altro quelli che avete visto non erano nemmeno i migliori.”

Si alzò dalle tribune, mentre Alphonse e Raven rimanevano immobili ai loro posti.

“Ora... esigo il premio della vittoria di Team Rocket... i tuoi Pokémon, Maky Rainblack!”

“No!”Ash ora era in piedi accanto a Maky, Mat che lo guardava preoccupato dagli spalti.

“Devi ancora battere me, Giovanni … solo dopo, potrai prenderti il tuo premio.”

Lanciò un'occhiata alla ragazza, tentando di essere rassicurante. Non avrebbe perso. Non poteva farlo. Per se stesso, per Maky … e soprattutto per Mat.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo all'insegna di botte da orbi! X°D è stato duro da scrivere, tutta questa azione è qualcosa di tremendo, il prossimo, come potete intuire, sarà altrettanto movimentato! Naturalmente piu avanti si saprà qualcosa anche sulla famosa isola misteriosa. E dopo questa serie di scazzottate... vi auguro buona Pasqua LOL

 

 

 

Gli I Man (se non ricordo male si chiamavano così, in tal caso... pardon!) vengono citati in una puntata di “The Master quest” Dove il Team Rocket induce i Pokémon ad evolversi tramite delle onde sonore. In questa puntata compaiono Lance (che ne fa parte e sta investigando) e il suo Gyarados rosso.


    

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Il sogno di Giovanni ***


                                                   IL SOGNO DI GIOVANNI



                                                  



Giovanni si fece sfuggire un ghigno perfido, mentre osservava suo figlio che, con passo militare, scendeva lungo le tribune per andare a sistemarsi sulla postazione di combattimento. Il momento tanto atteso era quindi giunto, quello di vendicarsi. E dopo la vittoria, avrebbe mostrato a colui che anni addietro aveva distrutto tutto il suo impero, il frutto della rinascita di Team Rocket. La sua arma finale, ciò che l'avrebbe portato a raggiungere il potere supremo.

“E sia … mi prenderò il mio bottino solo quando Alphonse ti avrà dimostrato che nemmeno un campione esperto come te può avere la meglio su Team Rocket.”

Ash non si fece intimidire. Con Pikachu sulla spalla, si portò al suo posto, pronto a combattere.

“Maky.”Disse, voltandosi; lei era ancora chinata sul suo Pokémon, lo sguardo indecifrabile.”Richiama Houndoom e allontanati da qui … non perderò.”

La ragazza non rispose, ma fece come le aveva detto il suo maestro. Mat la guardò senza dire nulla, poi spostò gli occhi su Alphonse. Vedere in faccia l'uomo che l'aveva perseguitato per diversi mesi gli faceva uno strano effetto, ma stranamente non voleva veramente vendicarsi. Certo, l'idea di vederlo sconfitto gli avrebbe sicuramente fatto piacere, ma lui era di indole troppo pacifica per pensare alla vendetta come primo obiettivo. Voleva solamente che tutto si concludesse per il meglio.

Guardò suo padre, speranzoso. non disse nulla, ma nella sua testa sperò con tutto il cuore che Ash potesse vincere.

Giovanni lanciò una moneta. Questa volta era Ash a dover fare la sua prima mossa.

“PIIIIKA!”

Pikachu scese dalla spalla del suo allenatore, la coda dritta, puntata verso l'alto.

“Se vuoi combattere non ti chiederò di tirarti indietro.”Gli disse, il maestro di Pokémon.”Vai!”

Alphonse sorrise sicuro di sé. “Il tuo Pikachu … verrà schiacciato dalla potenza del mio Pokémon!”

“NIDOOOOOOOOOOOOOOO!”

Il Nidoking del generale fece tremare il campo di combattimento con il suo ruggito, ma Pikachu non indietreggiò di un solo passo.

“Forza, vai con l'attacco terremoto!”

Pestando le potenti zampe sul pavimento Nidoking squarciò il ring, ma Pikachu fu furbo a spiccare un lungo salto usando la sua coda come molla. Ebbe appena il tempo di appoggiare i piedi a terra, poi Dark Nidoking partì alla carica, il lungo corno sulla testa proteso in avanti.

“Schivalo Pikachu!”

Il piccolo topo elettrico era troppo agile per farsi colpire dal nemico, ma non poteva reggere quel ritmo a lungo. Ash doveva inventarsi qualcosa, e in fretta.

“Nidoking, iper raggio!”

“Respingilo con un codacciaio, ce la puoi fare!”

Pikachu fece ricorso a tutte le sue risorse. La mossa funzionò, rimandando l'attacco al mittente che ne subì in pieno gli effetti, ma il piccolo Pokèmon aveva risentito molto di quel colpo. Si rialzò a fatica.
“Locomovolt, ora!”

Pikachu caricò a tutta potenza, formando una sfera di energia elettrica intorno a sé.

“Fermalo!” Ordinò Alphonse. La forza del Dark Pokémon lasciò Ash di stucco. Ignorando la carica elettrica, Nidoking fermò Pikachu in piena corsa e al massimo del suo voltaggio, con una delle zampe anteriori.

“Pikaaaaaaa!”

Il piccolino urlò spaventato, poi l'avversario lo scagliò a tutta potenza contro una parete.

Ash gli corse incontro.”Pikachu … Pikachu!”
Pikachu scivolò a terra, facendosi sfuggire un lamento. Ash lo sollevò delicatamente, poi camminò verso gli spalti senza dire mezza parola. Mat lo aspettava all'inizio della gradinata.

“Occupati di lui.”Gli disse Ash, mentre gli passava il suo fidato amico. Matthew annuì appena, poi prese in braccio Pikachu. Fece per andarsene, ma all'ultimo momento si voltò verso suo padre.”Ti prego … non perdere.”

Ash gli sorrise, poi tornò alla sua postazione.
“Dopo questa scena strappalacrime possiamo anche tornare a combattere.”Lo prese in giro Alphonse. Il maestro di Pokémon non badò al suo modo di parlare.

“Greninja, è il tuo momento!”

L'evoluzione finale dello Starter di Kalos entrò in campo sfoggiando tutta la sua strepitosa agilità.

“Forza Nidoking, attacco incornata!”

Se Pikachu era agile, Greninja era talmente veloce da sembrare invisibile. Un getto d'acqua colpì l'avversario comparendo come dal nulla. Nidoking si lamentò con un ruggito, poi ripartì all'attacco.

“Continua così Greninja!” Lo incitò Ash. La rana d'acqua saltava da una parte all'altra dell'arena di combattimento, troppo veloce per essere intercettata dall'avversario. Quando Alphonse capì il meccanismo, ordinò al suo Pokémon di usare l'attacco Geoforza.

Nidoking si fermò al centro del campo, ruggendo d'ira. Le pietre del ring di combattimento si alzarono da terra per essere scagliate ad una velocità elevata in tutte le direzioni. Nonostante la sua agilità, Greninja non riuscì a schivare il colpo. Quando si dissolse il polverone che si era alzato, i due Pokémon si fissavano negli occhi.

“Un ultimo attacco, forza!”
Il Pokémon di Ash usò le sue energie residue per colpire l'avversario con un potente getto d'acqua, poi entrambi i Pokémon crollarono a terra esausti.

Alphonse si lasciò sfuggire una smorfia.”Tsk! Questo era solo uno dei miei Pokémon...”

Ash richiamò il suo Greninja ringraziandolo, poi si portò una mano alla cintura. Ora toccava all'avversario scegliere.

“Vai, Crobat!”

Il Maestro di Pokémon capì subito chi sarebbe stato in grado di assicurargli la vittoria.
“Zapdos, è il tuo momento!”

GRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA

L'uccello leggendario, solitamente calmo e pacato, sembrava essere tornato lo stesso di quando Ash l'aveva conosciuto. Non faticò a capirne il perché.

“Quello era il Dark Zapdos sfuggito dalla base dopo il fallimento di una prova d'obbedienza!” Urlò Alphonse, adirato.”Maledetto, come fai ad averlo tu?!”

“L'ho semplicemente... catturato?”Ash non perse tempo.”Forza Zapodos, attacco tuono!”

Crobat schivò a mala pena l'attacco del nemico, poi salì in quota sperando di sfuggirgli.”Lascio a te il Match!” Urlò Ash al proprio Pokémon, guardandolo andare verso l'alto. Zapdos inseguì l'avversario come uno Sharpedo intendo a cacciare la propria preda, senza dargli un attimo di tregua. Anche lui era stato un Dark Pokémon, e il suo livello era al massimo.

“Graaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”

Con un potente attacco elettrico, fulminò il Crobat avversario, facendolo cadere verso il basso.

Alphonse lo richiamò nella sfera, mordendosi le labbra.

“Non vincerai!” Urlò verso Ash, mandando in campo il suo Pokémon successivo. Un Articuno.

I due leggendari di Kanto si fissarono a lungo, poi presero il volo e ingaggiarono una tremenda battaglia aerea a suon di fulmini e ghiaccio, simile ad una danza distorta. L'ala dello Zapdos di Ash venne congelata da un attacco avversario, ma lui rispose con una scarica elettrica potentissima, danneggiando altrettanto il Dark Pokémon. I due combattenti si schiantarono al suo quasi in contemporanea. Per qualche secondo, nessuno ebbe il coraggio di dire nulla, poi crollarono, tutti e due senza energie.

Ora Ash e Alphonse erano in parità.

Matthew deglutì. Non aveva mai visto suo padre combattere... era … tremendamente forte. Eppure da piccolo gliene avevano sempre parlato come un ragazzino pasticcione e un po' imbranato.

Il Krokodile con gli occhiali da sole di Ash fece il suo ingresso in campo, allegro e spensierato come suo solito, nonostante la situazione. Il suo avversario era la terribile matriarca che il generale aveva catturato alla riserva di Fucsia City. Privata del suo cucciolo.

Si prospettava un match molto impegnativo, ma il maestro di Pokémon era pronto a tutto.

“Kangaskhan, vai, cometapugno!”Ordinò il generale Rocket.

Krokodile si lanciò sotto terra scavando ad una velocità spaventosa, ma l'avversario ne approfittò per usare l'attacco terremoto, costringendolo a venire allo scoperto. Il coccodrillo si trovò davanti agli occhi inferociti della matriarca senza cucciolo.

“Presto, Krokodile, riparati!” Il Pokémon di Ash fece appena in tempo a farsi scudo con le zampe posteriori, ma il megapugno dell'avversario lo colpì in pieno, scagliandolo dalla parte opposta dell'arena. Il Pokémon si rialzò, togliendosi gli occhiali da sole ormai rotti. Li guardò con aria amareggiata, poi si scambio uno sguardo d'intesa con Ash. Partì alla carica con un potente attacco oltraggio, schiantandosi contro Dark Kangaskhan. La matriarca ruggì per il duro colpo, poi, con uno scatto d'ira, afferrò Krokodile per la coda, facendolo roteare come un giavellotto. Quando lasciò la presa, l'impatto con il ring causò al Pokémon di Ash diversi danni, costringendolo a richiamarlo nella sua sfera.

“Hai combattuto bene.” Sussurrò l'uomo, mentre si preparava a schierare il suo Pokémon successivo.

Sceptile era agile ed allo stesso tempo abbastanza forte fisicamente da avere buone chance di mettere K.O l'avversario, che cominciava ad essere davvero stanco. Alphonse ovviamente non gli diede peso, ordinandogli di attaccare subito con uno stordipugno. Kangaskhan non era abbastanza veloce per stare dietro a Sceptile, che schivò il colpo abilmente rispondendo con una serie di potenti fendifoglia.

“Fermalo!”

Ordinò Alphonse.

Ash si morse le labbra nervosamente. Il Dark Pokémon afferrò la zampa anteriore di Sceptile mentre lui era intento a colpire, bloccandolo.

“E ora iper raggio!”

Sceptile subì in pieno l'effetto del potente colpo. Ash lo vide mentre veniva scagliato in aria e poi cadeva a terra rotolando su se stesso. Per qualche istante pensò che il suo Pokémon fosse K.O, ma all'ultimo Sceptile si rimise in piedi, dimostrando di voler continuare il combattimento a tutti i costi.

Ash si lasciò sfuggire un sorriso.

“Sì, così, vai!”

Osservò velocemente il Kangaskhan. Era stanco, Sceptile doveva attaccare.

“Solarraggio, ora!” Il Pokémon d'erba ebbe tutto il tempo che gli serviva per caricarsi di energia solare.

“Respingilo, è un ordine!” Urlò il generale al suo Dark Pokémon, ma la matriarca era troppo stanca per contrastare un simile attacco. Il colpo la prese in pieno, facendola crollare a terra, completamente esausta. Ash esultò mentalmente, ma in modo inaspettato Sceptile si accasciò al suolo, tremando. Continuare a combattere per lui era troppo pericoloso, preferì richiamarlo nella sfera.

Alphonse prese la sua Dark Ball con un ghigno stampato in volto.

“L'incontro è deciso ormai … io ho in serbo i miei due Dark Pokémon migliori, e a te ne rimane solamente uno.”

Ash non gli rispose. Mai cantare vittoria prima di aver vinto davvero. Anche se gli rimaneva solamente un Pokémon … la sfida era ancora aperta.

“Charizard, è il tuo momento!”

“CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!”

Il drago di fuoco spalancò le enormi ali, facendosi sfuggire uno sbuffo di fumo dalle narici dilatate.

Il suo avversario era il potente Moltrese.

Ash non si permise di attendere per schierare la sua carta migliore; non poteva far incassare colpi inutili al suo Pokémon solo per non scoprire i propri assi nella manica, inoltre, Alphonse aveva già visto Charizard trasformato. Quale forma scegliere? La specialità del suo Charizard era la forza fisica. E dovevano puntare su quello per vincere.

“Charizard, ora!

La Charizardite X, che Ash portava come ciondolo insieme all'altra pietra, si illuminò. Il corpo del drago di fuoco prese a brillare di una luce bianca, mentre il suo ruggito tagliava l'aria in due.

Il Pokémon dispiegò le sue enormi ali nere dalla membrana azzurra, poi del fuoco fatuo prese a scoppiettare al lati della sua bocca, simile a due grosse zanne.

“Tutto ciò non ti servirà a vincere.” Disse Alphonse, sicuro di sé. “Moltres, Turbofuoco!”

“Rispondi con un Dragartigli!”

Charizard si tuffò nel turbofuoco dell'avversario senza subirne effetti, poi lo colpì con tutta la sua forza, scagliandolo verso il basso.

“Non dargli tempo di riprendersi!”

Con una mossa veloce, usò la possente coda per lanciarlo in aria. Moltres si fece sfuggire un lamento di dolore, poi, prima che Charizard lo raggiungesse, riprese il controllo di se stesso.

Si lanciò in picchiata verso il ring, sfidando l'avversario in impressionanti acrobazie aeree. Quando furono a meno di un metro da terra, il leggendario usò le ali per ritornare in quota. Charizard sbagliò qualcosa nel movimento e, pur evitando di schiantarsi, perse per un attimo il controllo di se stesso.

“Aeroassalto!”

Moltres ne approfittò per attaccarlo alle spalle, scagliandolo verso le tribune, a poca distanza da Mat.

Con il suo impatto, Charizard ridusse in briciole gli spalti, poi si rimise in piedi spostando le macerie con le zampe anteriori. Per un attimo, incrociò gli sguardi di Matthew e Charmeleon, poi si rimise in volo, partendo all'attacco.

Moltres caricò verso di lui, ma il drago di fuoco sapeva già cosa aveva in mente. Si girò prontamente prima che potesse scomparire, tentando di afferrarlo. Moltres provò a spostarsi, ma Charizard fu veloce a prendergli una delle zampe da rapace.

“Molto bene … movimento sismico!”Lo incitò Ash.

Charizard fece fare un mezzo giro a Moltres sollevandolo di peso, poi lo lanciò verso il ring di combattimento con tutta la forza che aveva. K.O immediato per il Dark Pokémon.

Ash non si concesse di esultare … ora, qual era il loro avversario?

Alphonse richiamò il suo Pokémon con un gesto lento, poi puntò gli occhi su Ash.

“Non vincerai contro di lui.”

Un enorme Dragonite dallo sguardo malvagio entrò in campo.

I due draghi si fissarono per diversi istanti.

“Dragonite, dragospiro!”

Charizard rispose con un potente lanciafiamme e la lotta ebbe realmente inizio. L'esplosione generata impedì la visuale sul ring di combattimento per qualche secondo, quando la polvere si dissolse, i due Pokémon al centro di esso apparivano come due lottatori intenti a misurare la loro forza, zampe contro zampe, gli occhi intrecciati, i muscoli tesi nello sforzo di avere la meglio sull'avversario. Charizard riuscì a smuovere Dragonite di qualche centimetro.

“Usa l'attacco tuono!”

Una potente scarica elettrica colpì il drago di fuoco prima che avesse il tempo di spostarsi, indebolendolo; Dragonite ne approfitto per sferrare un micidiale attacco con la possente coda. Charizard rotolò su se stesso per diversi metri, il campo di combattimento ormai ridotto in macerie che faceva attrito con l'enorme peso del suo corpo. Senza badare al dolore, alzò la testa per vedere quello che stava accadendo; Dragonite aveva spiccato un balzo sopra di lui e stava per colpirlo con un gelopugno.

“Usa il fuocobomba!” Gli suggerì Ash, urlando.

Dragonite non era particolarmente debole a quell'elemento, ma la potenza del fuoco azzurro di Charizard lo travolse in pieno, scottandolo in diversi punti. Il drago ruggì di rabbia, pronto a ripartire all'attacco. Nel frattempo Charizard si era rialzato. Spiccò il volo, sfidando l'avversario a stargli dietro. In quello, Dragonite gli era nettamente superiore.

“Aeroassalto!Gli ordinò il generale del Team Rocket. Ash sapeva che il suo Charizard non era abbastanza veloce per spostarsi in tempo... se non potevano puntare sull'agilità dovevano usare la forza bruta.

“Girati e fermalo, Charizard!”

“CHAAAAAAAAAR!”

Con uno sforzo tremendo il drago di fuoco intercettò Dragonite mentre si scagliava in picchiata su di lui, afferrandolo per le piccole ali, poi lo colpì con un Dragartigli di una potenza letale. Dragonite cadde a picco per diversi metri, ma si rimise in quota. I due Pokémon erano stanchi, ma la battaglia era ancora aperta.

Ash si morse le labbra; l'attacco tuono di Dragonite era un problema, ma doveva rischiare.

“Usa il Megapugno!”

Charizard si scagliò a tutta potenza contro l'avversario, Dragonite rispose con una scarica elettrica, ma il drago di fuoco, ruggendo di dolore, continuò ad avanzare. L'attacco colpì Dragonite sulla mascella, facendolo roteare su se stesso ma il Pokémon, in un impeto di rabbia, rispose con una testata che fece perdere l'equilibrio a Charizard. L'alleato di Ash fece ricorso ai suoi micidiali artigli; i due draghi ingaggiarono un corpo a corpo a suon di calci, pugni e graffi.

“Iper raggio, Dragonite!”

L'attacco inaspettato prese in pieno Charizard , mandandolo a sbattere contro una parete. Nonostante i gravi danni riportati, il Pokémon si rimise in piedi.

Alphonse si morse le labbra.

“Il tuo Pokémon è un osso duro Ketchum... ma niente, potrà salvarlo da questo. Dragonite … dragofuria!”

Gli occhi del Pokémon si riempirono di collera, mentre radunava le forze per attaccare. Un'aura azzurra, simile alla testa di un drago, si materializzò intorno al suo corpo, poi Dragonite si scagliò in aria ad una velocità pazzesca, scendendo in picchiata con tutta la sua forza.

“é il momento … fuococarica, Charizard!”

Fiamme azzurre, talmente calde da far sciogliere quello che restava del ring di combattimento intorno al drago di fuoco, avvolsero il Pokémon megaevoluto. Charizard, ruggendo, si diede slancio con le possenti zampe posteriori, scagliandosi contro il nemico.

L'impatto fra i due attacchi generò un'esplosione micidiale. Maky si accucciò sugli spalti stringendo a sé Houndoom, Mat, che era in piedi, fu sbalzato via. Charmeleon, aggrappata al corrimano della gradinata che portava al ring di combattimento, afferrò Mat prima che potesse farsi male, mentre lui era intento a stringere a sé il Pikachu di suo padre.

Quando il fumo si dissolse, i due Pokémon erano ancora in piedi, uno davanti all'altro. Dragonite ruggì di rabbia, poi crollò a terra senza energie.

Ash, rimettendosi in piedi, si scambiò uno sguardo d'intesa con il suo Pokémon, poi guardò Mat e Maky, che lo osservano dalle tribune.

Charizard tornò alla sua forma originale, sfinito, ma ancora desideroso di celebrare la sua vittoria con un lanciafiamme.

Alphonse, furioso, lanciò a terra la Dark Ball del suo Dragonite, schiacciandola con il piede destro. La punta d'acciaio dello stivale che portava frantumò la sfera come una noce.

Dragonite ruggì in modo straziante e per un attimo, Ash vide che i suoi occhi erano ritornati quelli di un Pokémon normale. La cosa durò pochi istanti, poi il Pokémon, troppo stanco per fare altro, si accasciò al suolo, lo sguardo vuoto, come se l'avessero privato dell'anima.

Assomigliava... al suo Zapdos poco dopo la cattura. Forse distruggere la Dark Ball era il modo per far tornare normali i Dark Pokémon? Ma chi aveva distrutto quella di Zapdos? Alphonse?

Dagli spalti, Matthew deglutì. Quella reazione del generale di Team Rocket l'aveva spaventato.

“Maky … perché... quell'uomo è così violento e malvagio?”

Lei gli rivolse uno sguardo triste, senza rispondere subito.

“Perché … credo che non sappia comportarsi in altro modo. É figlio di Giovanni … è cresciuto conoscendo solo la brama di potere, la violenza... e non ha saputo opporsi a quello che ha visto.”

“Quindi secondo te non è … cattivo e basta?”

Maky lo guardò perplessa.
“Non lo so Mat... magari se fosse cresciuto in un altro ambiente sarebbe come te, me o tuo padre... o forse no. Non sono nessuno per risponderti con certezza.”

Matthew tornò a guardare Alphonse. Si stava mordendo le labbra fino a sanguinare, lo sguardo basso. Giovanni gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo e Jenna fece la stessa cosa. Raven non si era mosso dal suo posto. Aveva qualcosa di diverso rispetto a tutto il resto della sua famiglia.

Ash fulminò Giovanni con uno sguardo di ghiaccio.

“Ho vinto... ora sono io a reclamare il mio prem-”

“Senza fretta, Ketchum.”Lo interruppe Giovanni. “Hai certamente dato prova di grande abilità e di essere degno della tua fama.”Disse, picchiettando il bastone per terra.

“Ma questo era solo un assaggio di ciò che ti volevo mostrare ...seguitemi, tutti quanti.”

Pikachu aveva recuperato un po' di forze: sgusciò via dalle braccia di Mat e corse verso Ash, saltandogli su una spalla.

Maky richiamò Houndoom, poi fece cenno a Mat di seguirla.

Charizard osservò il Dragonite che aveva sconfitto, abbandonato lì da solo … poi raggiunse il suo allenatore.

Il gruppo tornò nel salone in cui Giovanni li aveva accolti.

L'uomo indicò l'enorme e particolare scala a chiocciola al centro della stanza. Una luce violacea si materializzò al suo interno, illuminando l'ambiente in modo inquietante.

“Anni fa … commissionai ad uno scienziato un compito.”Spiegò, un sorriso inquietante stampato sul volto.”Volevo il Pokémon piu forte del mondo … per fare ciò, Team Rocket clonò il rarissimo Mew, partendo da un fossile trovato sull'isola di Guyana. Dopo vari tentativi, l'esperimento andò a buon fine … e creammo Mewtwo. Il Pokémon era dotato di una forza e di un'intelligenza stupefacenti, ma sfuggì al mio controllo. Per anni l'ho cercato invano... nel frattempo, ho coltivato un altro progetto, quello dei Dark Pokémon. Come ben sapete … fui ostacolato in vari modi ma, alla fine …”

Giovanni guardò verso l'alto.

L'atmosfera si saturò di tensione, rabbia e paura.

Un Pokémon sconosciuto percorse il raggio luminoso, fermandosi davanti agli occhi dei presenti.

Aveva fattezze umanoidi, ma un muso animalesco e due piccole corna che gli spuntavano dietro la nuca. Una strana escrescenza, simile ad un tubo, collegava il cranio alla schiena. La lunga coda si muoveva a scatti.

Era completamente nero; tanto da distinguerne a fatica i lineamenti, ma i grandi occhi dal taglio malvagio erano di un rosso vivo.

“Vi presento il piu forte dei Dark Pokémon … e dei Pokémon di tutto il mondo. Dark Mewtwo.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve gente! Altro capitolo ricco d'azione, per non dire scazzottate, ma il vero fulcro di tutto sono le ultime righe. Da mesi aspettavo di scriverle!

Spero la lettura sia di vostro gradimento, attendo vostri commenti! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Il Pokémon più forte del mondo ***


                        IL POKéMON PIU FORTE DEL MONDO
                                                    

 

“Dark Mewtwo.”

Mat osservò ad occhi spalancati lo strano Pokémon che aveva davanti, poi guardò suo padre.

“Un Mewtwo...” Sussurrò Ash. Il suo ricordo andò al Pokémon che l'aveva aiutato a far ragionare un gruppo di Genesect, moltissimi anni prima, mentre viaggiava con Iris e Spighetto.*

“Di cloni di Mew ce ne sono esattamente tre in circolazione.”Spiegò Giovanni.”Uno è quello che creai io per primo anni fa, ora disperso chissà dove. L'altro è quello che creò il Team Plasma* rubando alcuni dei miei documenti e l'ultimo è quello che avete davanti agli occhi.”

“Cosa speri di fare sfruttando questo Pokémon?”Urlò Maky.

“Dominare il mondo, ragazza … con Dark Mewtwo, tutto sarà sotto il mio potere.”Il capo di Team Rocket si voltò verso il Pokémon.

“Non trovi?”

La voce di Mewtwo era bassa e profonda, con una nota malvagia.

“Il mio unico desiderio è la distruzione, Padrone.”

Matthew spalancò gli occhi. Non aveva mai visto un Pokémon in grado di parlare.

Il Pokémon fece qualche passo verso gli ospiti di Giovanni.

“Chi di voi mi vuole sfidare?”

Charizard si fece avanti sputando fuoco. Era troppo stanco per megaevolversi, ma voleva comunque combattere.

“No, Charizard, fermo!”

Il grosso Pokémon attaccò con il fuococarica, ma Dark Mewtwo lo respinse senza difficoltà con un semplice palla ombra. Charizard si schiantò contro la parete opposta, facendo tremare l'edificio, poi scivolò sul pavimento.

“No!” Ash corse verso il suo Pokémon, che aveva subito gravi danni. La situazione gli stava sfuggendo di mano ...Matthew, doveva pensare a lui. Si maledisse per avergli permesso di seguirlo.

“Mat, cosa pensi di fare?!” Urlò Maky, vedendolo che si portava entrambe le mani alla cintura.

“Tutto questo è assurdo!” Urlò il ragazzino, afferrando tre delle sue Pokéball.”Charmeleon, Gyarados, Raichu, Pidgeot, attaccate tutti insieme!”

“Sciocco ragazzino ...”

Dark Mewtwo rispedì l'attacco combinato ai mittenti senza la minima fatica. Mat fu travolto da una luce bianca e cercò di ripararsi con le braccia.

“Questa é la fine.” Pensò, prima di percepire una presenza davanti a sé, che deviò il potente colpo. Quando aprì gli occhi si trovò ad osservare la schiena pallida di un Pokémon dalla lunga coda viola, alto all'incirca quanto un uomo. Sbatté le palpebre diverse volte, convinto di aver visto male. Possibile che quello fosse … un altro Mewtwo?

Una voce mentale maschile lo fece sobbalzare.

“Tutto a posto, ragazzo?” Il Pokémon si girò.”I tuoi amici … come stanno?”

Non c'era dubbio, quello doveva essere il Mewtwo originale. Al suo fianco, c'erano un piccolo e tenero Pokémon rosa chiaro dai grandi occhi azzurri e i tre Starter evoluti di Kanto; un Charizard, un Blastoise e un Venusaur. A differenza degli originali, avevano strani segni simili a cicatrici intorno agli occhi. C'era anche un piccolo Pikachu uguale a quello di Ash, distinguibile solo per le orecchie dalla punta nera seghettata.

Alphonse e Jenna spalancarono gli occhi dallo stupore.
“Padre, quello è ...”Mormorò il generale.

“Non c'è bisogno che me lo dici, lo vedo anche con i miei occhi.”Gli rispose Giovanni, tagliente. Un sorriso deformò i suoi lineamenti.

“Mewtwo … ci rivediamo!”

“Non rivolgerti a me in questo modo, umano. Io non sono ne il tuo amico ne il tuo schiavo, come avresti voluto.”

Ash appoggiò una mano sulla spalla di Mat. Aveva richiamato Charizard nella sfera per farlo risposare. Al loro fianco, Maky osservava la scena preoccupata. I Pokémon che Matthew aveva chiamato fuori dalle sfere erano poco distanti e scrutavano i nuovi arrivati con diffidenza.

“Pikachu pi!”

Pikachu scese dalla spalla di Ash correndo incontro all'esemplare della sua stessa specie. In quanto Pokémon, ricordava cose che erano state abilmente cancellate dalla memoria di Ash. Non si era mai dimenticato dell'incontro di tanti anni prima con Mewtwo e i suoi cloni e nemmeno di quello successivo, in un'isola a largo di Jotho.

Pikachutwo lo salutò con fare amichevole.

La voce carica d'odio di Dark Mewtwo rimbombò nel gigantesco salone.

“Mewtwo e Mew ...finalmente vi posso incontrare. L'originale... e il clone imperfetto...” I suoi occhi rossi si illuminarono di una luce inquietante.”Giovanni … dammi il via ...”

Il capo di Team Rocket sorrise malignamente.”Mostra a tutti ciò che ho creato!” Poi, mentre prendeva tre Dark Ball dal taschino della giacca, si rivolse ai figli.”Schierate anche i vostri Dark Pokémon … non importa se non hanno forze per combattere!”

Ash si morse le labbra, scambiandosi un'occhiata veloce con Maky. “Che facciamo?”Gli chiese lei, cercando di mantenere il controllo. Il maestro di Pokémon esitò per qualche secondo.”Non ci rimane che sperare nei nostri amici!”

Dalle tre sfere di Giovanni, uscirono un Dark Blastoise, un Dark Venusaur e un Dark Charizard. Ad opporsi a loro, intervennero i tre cloni arrivati insieme a Mewtwo e Mew. I Pokémon di Ash e Maky si scagliarono contro quelli di Jenna e Alphonse, ingaggiando una lotta violenta. Sopra di tutti, in alto, Mew, Mewtwo e Dark Mewtwo si stavano fronteggiando.

“Percepisco i tuoi sentimenti … il tuo cuore è colmo d'ira e di rabbia. Pensi che distruggere qualsiasi cosa sia l'unica soluzione a tutto.” Mewtwo guardò negli occhi il suo omonimo. L'altro rispose con una risata malvagia. “A me non interessa il motivo per cui mi trovo al mondo, ne chi mi ha creato e perché. Sono qui solo per obbedire al mio capo Giovanni e, ancora prima di tutto … per mettere alla prova la mia forza!”

“Mew, stanne fuori! Questa è una cosa … fra Pokémon artificiali!”

Mewtwo incrociò le braccia, chiudendo gli occhi.” Dark Mewtwo, se … l'unico modo per farti capire le cose è combattere... lo farò!”

Il suo corpo prese a trasformarsi; gambe e braccia si allungarono ed irrobustirono, conferendogli un aspetto da lottatore.

“Vediamo se sai tenere testa … alla mia megaevoluzione!” Urlò mentalmente, prima di scagliarsi verso l'avversario con una potenza spaventosa. Dark Mewtwo parò il colpo, ma l'impatto fra i due generò un'onda d'urto che mise in difficoltà anche i Pokémon che si stavano misurando sotto di loro. Mewtwo creò una sfera di energia luminosa di colore azzurro e il suo omonimo fece lo stesso, creandone un'altra, completamente nera. Protetti dai loro poteri psichici, si scagliarono uno contro l'altro, scatenando potenti folate di vento.

Intanto, nell'arena, gli altri Pokémon stavano combattendo. Maky e Ash stavano supportando in tutti i modi i loro compagni di squadra. Maky era concentrata sul suo vecchio amico Sean; vederlo in quello stato le faceva male ad ogni minuto che passava, ma doveva resistere.

Mat invece, aveva richiamato i suoi e si era rifugiato dietro una colonna, lontano da tutto quel trambusto. Solo Charmeleon era al suo fianco.

Il ragazzino deglutì a fatica, cercando di fermare il tremore che aveva invaso tutto il suo corpo. Tutto quello aveva qualcosa di assurdo. Non poteva starsene lì senza far niente ad aspettare che facessero qualcosa gli altri, ma allo stesso tempo era troppo spaventato anche solo per pensare di muoversi.

“Charmeleon... hai qualche idea?”

Charmeleon annuì, indicando Dark Mewtwo, che combatteva sopra le loro teste, poi toccò una delle sfere sulla cintura di Mat.

“La Dark ball … di Mewtwo?” Domandò lui, sperando di aver capito bene.

“Char char!”

Matthew si fece pensieroso. La Dark Ball di Dark Mewtwo. Effettivamente, se per creare un Dark PoKèmon era necessario l'utilizzo di una Dark ball… da qualche doveva pur esserci, anche se Giovanni non l'aveva utilizzata per schierare in campo il Dark Pokémon. Ma dove?

Mat si voltò di scatto. Gli era sembrato di sentire qualcosa dietro di sé, simile ad una specie di risata.

“Miiiu!”

Si girò di nuovo. E questa volta lo vide: era il Pokémon rosa arrivato insieme all'altro Mewtwo. A guardarlo da vicino, era davvero molto carino e simpatico. Fluttuava sospeso a qualche centimetro da terra, l'aria ingenua, sorridente e spensierata, nonostante la situazione. Aveva due enormi occhi azzurri molto espressivi. Matthew gli sorrise istintivamente, poi gli tornò alla memoria la figura che aveva visto in un libro.

“Ma tu.... sei un Mew?”

Il Pokémon annuì, girando su se stesso.

“Pika pika!”

Dalla parte opposta della colonna dietro alla quale si era rifugiato Mat, sbucarono Pikachu e Pikachutwo.

Il Pikachu di Ash afferrò Mat per i pantaloni, indicandogli qualcosa. Una piccola porta in acciaio, quasi invisibile nell'ampiezza di quell'enorme salone.

Mat si perse nei suoi pensieri per qualche secondo. Se fosse sgattaiolato fino a lì con cautela, nessuno l'avrebbe visto. Era l'unica possibilità per fermare Dark Mewtwo e Giovanni.

Con uno scatto, corse verso la porta in acciaio, facendosi piccolo. Tentò di aprirla, ma scoprì con grande disappunto che era chiusa a chiave. Prima che Charmeleon potesse usare uno dei suoi attacchi di fuoco, Mew, sfruttando i suoi poteri, fece scattare la serratura. Matthew lo ringraziò con un cenno del capo, poi aprì la porta, inoltrandosi in un lungo corridoio buio e basso, seguito da Charmeleon e gli altri Pokémon.

“Dove pensate che possa essere la Dark ball di Dark Mewtwo?” Domandò, incerto. Mew gli svolazzava accanto, i due Pikachu e Charmeleon camminavano davanti a lui, quest'ultima illuminando l'oscurità con la fiamma che aveva sulla coda.

Continuarono a camminare per diversi minuti, fino a quando un rumore di passi dalla parte opposta del corridoio li fece immobilizzare lì dov'erano. Matthew deglutì, puntando gli occhi dritti davanti a sé, in direzione dei passi che rimbombavano sempre piu vicini. Poi, riuscì a scorgere la figura di qualcuno in controluce. Era Raven, il nipote di Giovanni.

Il ragazzino rivolse uno sguardo cupo al gruppetto.
“D-dove credete di andare!” Urlò, cercando di sembrare minaccioso. In realtà, appariva solo molto timido e insicuro. “F-f-fermatevi subito, o lo dico al capo...”

Mat non si fece intimidire.”Non ti conviene opporti a noi, lasciaci passare ...ho con me sei Pokémon, e qui ce ne sono altri tre molto potenti.”

Raven gli rivolse un'occhiataccia.”Io sono di Team Rocket … erediterò tutto … io non vi farò passare!”

Matthew notò subito il tono insicuro nelle parole del ragazzino che aveva davanti. Raven non era come Giovanni e i suoi due figli, l'aveva intuito fin dal primo sguardo. Nei suoi occhi non si leggeva la stessa malvagità del genitore e del nonno.

“Mettiti da parte, o i miei Pokémon saranno costretti ad attaccarti.” Gli intimò Mat, sentendosi un po' crudele, ma desideroso solo di poter continuare la sua ricerca. Ogni minuto era prezioso.

“Ho detto di no ….” Raven si portò una mano sotto al mantello nero che gli copriva le spalle.

“Rhyhorn, vai, attacco riduttore!”
Il Pokémon uscì dalla sfera già pronto a partire alla carica. In quel corridoio stretto, i Pikachu e Charmeleon non potevano schivare un attacco diretto come quello, ma un potere misterioso bloccò il Rhyhorn prima che potesse fare del male a qualcuno. Mew fece fluttuare in aria l'avversario usando i suoi poteri psichici e Raven si vide costretto a richiamare il Pokémon immediatamente.

“Grazie, Mew ...” Mat fece qualche passo verso il ragazzino di Team Rocket, osservandolo con attenzione.

“Ti prego, lasciaci passare …”Provò a chiedergli, gentilmente.”Voglio solo che tutto questo abbia fine il prima possibile.”

Raven lo guardò con i suoi occhi di ghiaccio e Matthew si senti in qualche modo a disagio.

“Tu non capisci.”Mormorò il ragazzino.”Non conta quello che penso, io sono il nipote di Giovanni e il figlio del generale piu forte di Team Rocket, non posso fare quello che voglio. Io devo fare quello che mi dicono loro … non ho altra scelta.”

“Ma hai detto che sei stato solo tu a vedere che io questi Pokémon stavamo scappando.”Gli ricordò Mat.”Nessuno ti ha ordinato niente.”

Raven parve rifletterci sopra.”No, però … se scoprissero che vi ho lasciati passare, si arrabbierebbero molto.”

Matthew restò in silenzio per diversi minuti, incapace di trovare le parole giuste.

“Perché non ti ribelli?”Gli propose.

Raven rispose con un'alzata di spalle e un sorriso amaro. “E anche se lo facessi?” Disse, continuando a guardare per terra.”Mio padre e mio nonno lo verrebbero a sapere e io non posso scappare da questo posto.”

“E invece ora puoi!”Continuò ad insistere Matthew.”Se mi aiuti a fermare Dark Mewtwo, io e mio padre ti faremo uscire da qui insieme a noi!”

Raven gli rivolse uno sguardo cupo.”Fai presto a parlare, tu … se scappo, non mi rimarrà nessuno.”

Mat non aggiunse nulla, aspettando in silenzio

“Però … “Il ragazzino di Team Rocket si prese diversi minuti per riflettere. In fondo, che cosa aveva da perdere? L'affetto dei suoi parenti? No, loro non gli avevano mai davvero voluto bene. L'avevano sempre tenuto prigioniero, imponendogli il loro volere. Lui non amava gli esperimenti crudeli che faceva Team Rocket per rendere i Pokémon forti. In verità, gli sarebbe piaciuto viaggiare per il mondo e diventare un allenatore come tanti ragazzini della sua età.

Guardò Mat negli occhi, poi mormorò, a mezza voce.

“Seguitemi … so dove mio nonno ha nascosto la Dark Ball di Dark Mewtwo.”

 

 

 

 

Mewtwo e Dark Mewtwo avevano ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi. Il primo aveva dalla sua la megaevoluzione, ma Dark Mewtwo era stato perfezionato ulteriormente dalle tecnologie umane, che gli avevano donato poteri psichici impressionanti. I due Pokémon combattevano ad armi pari, in alto nel cielo stellato.

“Dark Mewtwo … ti prego di fermarti e ragionare! Pensando solo al potere non otterrai nulla!”

Il Pokémon parve non dargli ascolto, rispondendo con un'onda di energia.

“Non dirmi quello che devo fare … io … voglio solo distruggere qualsiasi cosa si metta in mezzo alla mia strada! Devo sfogare tutta la rabbia che mi scorre nelle vene!”

Mewtwo deviò l'ennesimo colpo con un potente calcio. Cosa poteva fare? Si concentrò per sondare l'animo del suo avversario, poi pensò a quello che era successo tanti anni prima, quando un ragazzino di nome Ash Ketchum, lo stesso uomo che ora stava combattendo contro Giovanni, gli aveva insegnato, con il suo gesto di sacrificio, il vero valore della vita. Con Dark Mewtwo però non si poteva fare altrettanto. Non era solo il suo corpo ad essere stato creato artificialmente, ma i suoi stessi sentimenti erano stati modificati e corrotti. La sua anima era intrappolata in una rete di obbedienza verso Giovanni e di odio, rabbia e dolore. Finché rimaneva un Dark Pokémon, tutto quello che si poteva tentare di fare per fermarlo era combattere.

Mewtwo e Dark Mewtwo si guardarono negli occhi per diversi istanti, sotto di loro, la battaglia infuriava.

“Mewtwo … ho sempre sognato di incontrarti, per trovare un avversario degno della mia forza. Ora non mi interessa parlare. Voglio solamente dimostrarti chi è il migliore!”

Un potente attacco palla ombra colpì in pieno l'avversario, Mewtwo tentò di deviarlo, ma questa volta l'energia era troppo forte. Fu spazzato via dalla sfera oscura, andando a finire nel ring di combattimento sotto di lui, in mezzo agli altri Pokémon che lottavano. Dark Venusaur e Venusaurtwo vennero spazzati via dalla potenza dell'impatto. Mewtwo si rialzò scuotendo la testa, poi ripartì a tutta velocità verso l'alto. La sua nuova forma gli aveva conferito una potenza offensiva nettamente superiore e, quando contrattaccò, anche Dark Mewtwo si vide in difficoltà. I poteri psichici dell'avversario lo immobilizzarono, impedendogli i movimenti.

Un ghigno malvagio si dipinse sui suoi lineamenti. “Non male ma...” I suoi occhi rossi si illuminarono.

Lo scontro mentale fra i due cloni saturò l'aria di una tensione che costrinse i Pokémon che stavano lottando a fermarsi. Gli umani si inginocchiarono a terra stringendosi le tempie per il forte mal di testa.

Quando Dark Mewtwo riuscì a liberarsi, lo scioglimento della tensione mentale generò una sorta di esplosione, spazzando via Pokémon e umani. Sceptile afferrò Ash per un braccio evitandogli di andare a sbattere contro il muro. Quando il polverone che si era alzato si dissolse, i due Pokémon artificiali stavano continuando a combattere. Dark Pokémon e Pokémon normali erano sfiniti, ammassati gli uni sugli altri.

I due Mewtwo formarono sfere di energie luminosa intorno ai loro corpi, tornando a scontrarsi in una lotta furiosa. Nessuno poteva fermarli.

Ash si guardò intorno, aiutando Maky a rimettersi in piedi. Mat e Pikachu erano spariti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi con un altro capitolo molto intenso, uno dei piu difficili da scrivere fin'ora! Come si nota mi sto attenendo abbastanza al primo film dei Pokémon; vorrei proprio mettere in risalto la differenza fra il primo Mewtwo e questo, spero di riuscirci!

Grazie per i commenti, alla prossima!

Note:

Mewtwo si megaevolve nella sua forma X

 

*riferimento all'ultimo film dei Pokémon, dove compaiono dei genesect e un Mewtwo con una storia diversa da quello del primo film.

*nell'ultimo film, nei ricordi del Mewtwo si vede il simbolo del Team Plasma.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Il labirinto ***


                                            IL LABIRINTO

                                      

Mat strisciò basso lungo il tunnel angusto che lui, Raven, Charmeleon e altri Pokèmon avevano preso per non farsi trovare dalle reclute di Team Rocket. L'aria iniziava a mancargli e un senso di claustrofobia gli faceva girare la testa; aveva bisogno di uscire da lì il prima possibile. Quando Raven si calò da una botola, facendogli presente che erano arrivati a destinazione, Mat si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo.

“Aspetta, prima devo controllare una cosa!” Gli fece presente il nipote di Giovanni, con un gesto della mano.

Matthew lo sentì allontanarsi di diversi passi, poi udì il rumore meccanico di una serratura che si chiudeva e infine, di nuovo la voce di Raven.

“Potete scendere ora.”

L'allenatore di Pokémon si calò per la botola, seguito da Charmeleon, Mew e i due Pikachu. Si guardò intorno: si trovava in una stanza bassa e stretta, illuminata solo dalla luce di alcuni monitor giganteschi e da una lampada al neon.

“Questa è la sala di comando.” Spiegò Raven, cercando qualcosa in una pila di fogli accatastati su una scrivania.”Vi ho portati per mostrarvi alcune cose.”Continuando a cercare e indicò uno dei monitor. Mostrava una stanza vuota, al centro della quale si trovava una teca di vetro spessissimo che custodiva una Dark Ball completamente nera.
“Quella è la Dark Ball di Mewtwo.”Spiegò il ragazzino, toccando lo schermo, sul quale comparve una mappa. Raven la sfiorò con le dita.”Noi ci troviamo qui ...”

Matthew seguì con lo sguardo la mano del nipote di Giovanni; da quel poco che capiva si trovavano praticamente dal lato opposto dell'immensa base.

Raven riprese a frugare fra i fogli sparsi sulla scrivania.

“Cosa cerchi?”Gli domandò Mat, continuando a guardarsi intorno. I monitor offrivano una visuale completa delle varie stanze della base, escludendo il salone in cui Giovanni aveva svelato Dark Mewtwo.

“Non ricordo come si disattivano le telecamere... prima di andare a distruggere la Dark Ball dobbiamo essere sicuri di non poter essere visti. Un'altra cosa che voglio fare è disattivare la barriera che protegge quest'isola. In questo modo, le reclute che pattugliano i corridoi, saranno impegnate a tenere lontana la Polizia e non ci daranno fastidio. Mi serve il foglio dei comandi … ma non c'è e abbiamo pure poco tempo!”

“La mappa per arrivare alla Dark ball ce l'hai?”

Lui annuì frettolosamente. “S-sì ma … le telecamere!”

Un bussare improvviso alla porta fece trasalire tutti quanti. Nessuno rispose, e dopo un po' iniziarono ad udire alcuni colpi pesanti che tentavano di sfondarla.

“Ch-che cosa facciamo?”Urlò Raven in preda al panico. Matthew si guardo intorno. Dovevano assolutamente disattivare le telecamere.

“Charmeleon, distruggi tutti questi cavi con i tuoi artigli!”

Il Pokémon di fuoco si avventò sui computer, aiutato dall'elettricità dei due Pikachu che mandò tutto in corto circuito. Mew era rimasto in disparte ad osservare la scena.

I computer andarono si spensero; mancò anche la luce. Fortunatamente, Charmeleon faceva un po' di chiaro con la fiamma sulla sua coda.

“Muoviamoci...”Sussurrò Raven, arrampicandosi nuovamente su per la botola che li aveva portati lì. Se le telecamere e la barriera si fossero disattivate non si sapeva, ma dovevano muoversi. Matthew aspettò che Charmeleon fosse salita, poi deglutì e si preparò di nuovo ad immergersi nell'oscurità di quei tunnel infernali.

 

 

 

 

 

L'allarme risuonò nelle orecchie dei presenti, fermando per un attimo il tremendo scontro fra Pokémon. Giovanni si voltò di scatto: qualcuno aveva disattivato il sistema di sicurezza che proteggeva New Island: tempo qualche minuto e la Polizia Pokémon li avrebbe raggiunti. Non che la cosa lo preoccupasse, ma non voleva essere disturbato.
“Dark Mewtwo, vieni qui sul ring a combattere!”

I due cloni di Mew si spostarono, per poi riprendere la battaglia con intensità ancora maggiore rispetto a prima. Mewtwo attaccò con un potente calcio, ma il Dark Pokémon lo bloccò a mezz'aria e lo fece roteare su se stesso con i propri poteri mentali. Giovanni intanto utilizzò il telecomando che aveva in tasca per far chiudere il tetto del ring di lotta,che dava sul cielo, in quel modo la Polizia li avrebbe raggiunti non prima di aver sgominato l'intero esercito di reclute e Dark Pokémon del Team Rocket.

Chi era stato a disattivare il meccanismo di protezione? Giovanni si guardò intorno, nervoso. Raven … dov'era finito?

“Alphonse!” Tuonò, furioso.

Il generale fu subito da lui.”Si, Capo?”

“Dov'è tuo figlio?!”

L'uomo si guardò intorno incerto. “Non ne ho idea …”

“Vallo subito a cercare, lo voglio qui! Il fatto che non ci sia basta e avanza per renderlo sospetto!”

Alphonse annuì senza esitare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Raven e Mat avevano percorso i corridoi della base senza incontrare difficoltà.

Ora si trovavano davanti ad un'enorme e mastodontica porta blindata, alta circa tre metri e tenuta chiusa da due spessi catenacci e un gigantesco lucchetto a forma di Persian. Matthew rimase a bocca aperta per diversi secondi.

“Dietro questa porta si trova la Dark Ball di Mewtwo?” Domandò nervoso.

Raven lo guardò per alcuni secondi, poi rispose con voce tremante.

“Non … esattamente.”

“Che intendi dire?”

Il ragazzino dai capelli neri guardò dritto davanti a sé.

“Il nonno è sempre stato ossessionato dalla Dark Ball di Mewtwo ...nasconderla dietro una porta blindata come questa non gli è bastato. Aveva talmente paura di perderla, o che qualcuno la rubasse, che ha deciso di creare un labirinto e mettere degli ostacoli prima di raggiungere la stanza in cui è custodita.

Mat si fece scuro in volto.”Intendi dire … che ci sono delle trappole?”

“Piu o meno.”Rispose velocemente il ragazzino di Team Rocket.”Non sono a conoscenza di cosa ci sia veramente dietro a questa porta … so solo che alla fine troveremo la Dark Ball di Dark Mewtwo.”

Matthew deglutì a fatica. L'idea di addentrarsi nei meandri di un labirinto pieno di trappole non gli era simpatica per niente, ma non aveva altra scelta. Ne suo padre né Maky potevano aiutarlo, doveva contare solo su se stesso e su suoi Pokémon.

“E sia …. come facciamo ad aprirla?”

Mew fece scattare il grosso lucchetto con i suoi poteri psichici, ma proprio in quel momento, dei passi di corsa rimbombarono in fondo al corridoio. Raven spalancò gli occhi, agghiacciato, distinguendo la figura della persona che li stava per raggiungere.

Era suo padre.

“Forza, scappiamo!” Provò ad incoraggiarlo Mat, afferrandolo per un braccio, ma Raven era come pietrificato.

“RAVEN!”

Gli occhi di Alphonse erano carica d'ira mista a delusione.

“Maledetto traditore, che cosa stai facendo?”

Il generale allungò un braccio nel tentativo di afferrare suo figlio, ma una potente scarica elettrica lo bloccò.

“PIKA PIKA!”

Il Pikachu di Ash e il suo clone stavano difendendo Raven.

“”Toglietevi dai piedi, voi!”

Alphonse si portò una mano alla cintura. Si era procurato nuovi e riposati Dark Pokémon.

Matthew tentò di convincere il ragazzino di Team Rocket a scappare.

“Forza, dobbiamo muoverci, non puoi cambiare idea proprio ora!”

Avrebbe potuto benissimo lasciarlo lì e avventurarsi da solo dietro l'enorme porta blindata, ma qualcosa gli impedì di farlo. Non era semplice riconoscenza, no … sentiva di voler davvero aiutare quel ragazzino che aveva la sua stessa età.

“Maledetto traditore, sei come tua madre, come osi tradire la nostra famiglia!”

Raven abbassò la testa, facendo un passo avanti. Aveva di nuovo lo sguardo insicuro e le sue spalle tremavano disperate. “Perdonami padre, io ….”

“No, fermati!” Matthew lo afferrò per il mantello dandogli uno strattone ed impedendogli di andare verso suo padre. “Ti sei dimenticato di tutto quello che mi hai detto prima? Se non ti ribelli ora, perderai per sempre la tua occasione!”

Qualcosa nello sguardo di Raven cambiò per un attimo. Fece appena in tempo a voltarsi: Alphonse lanciò la sua prima sfera, mandando in campo un potente Dark Scizor ed ordinandogli di attaccare. Mew bloccò la sua avanzata sfruttando i propri poteri psichici, poi contrastò con un micidiale attacco metronomo che provocò una potente esplosione.

Pika pika pi!”

Il Pikachu di Ash non perse tempo. Seguito dal suo clone, incitò i due ragazzini – afferrandoli per il bordo dei pantaloni - ad oltrepassare l'enorme porta blindata che li avrebbe portati davanti alla Dark Ball di Dark Mewtwo. Matthew e Raven inciamparono, poi presero a scivolare per un lungo tubo, avvolti solo dall'oscurità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dannato cosa rosa!”

Alphonse si morse le labbra nervosamente. Conosceva Mew perché aveva partecipato personalmente al progetto di clonazione di Dark Mewtwo, ma sperimentare sulla propria pelle la forza di quel Pokémon lo faceva solamente innervosire. Come poteva essere così forte, un essere dall'aria ingenua e stupida come quello?

“Vai col pugnorapido, Dark Scizor!”

Il Dark Pokémon attaccò al massimo delle sue capacità, ma Mew pareva prendersi gioco di lui, teletrasportandosi ad una velocità pazzesca per schivare i colpi, senza tentare di attaccare. La sua risatina risuonava per tutto il corridoio, mista ai pugni a vuoto di Scizor.

Alphonse osservava il combattimento con gli occhi fissi in un punto, perso nei propri pensieri contrastanti. Da una parte era tremendamente arrabbiato con suo figlio, dall'altra un fastidioso senso di delusione lo rendeva particolarmente nervoso. Perché Raven aveva preferito aiutare un estraneo, invece di seguire gli ordini della sua famiglia?

Un unico attacco palla ombra di Mew bastò a mandare K.O Scizor. Il generale richiamò il Dark Pokémon con indifferenza, mandandone in campo un altro.

Dark Onix si lanciò con tutto il suo peso verso Mew, ma il piccolo Pokémon fece ricorso ai suoi poteri psichici, lasciando l'avversario sospeso a mezz'aria, che si dimenava. La coda dell'Onix colpì una delle colonne dell'ampio corridoio, facendone franare una parte. Alphonse ebbe appena il tempo di spostarsi; la porta blindata che portava alla Dark Ball di Dark Mewtwo era rimasta dall'altra parte e Mew era sparito.

 

 

 

Maky fece qualche passo a fatica, zoppicando, per raggiungere Houndoom e i suoi Pokémon, ammassati ai lati del ring di combattimento. Un'ultima e potentissima esplosione, generata dallo scontro fra i due Mewtwo, aveva spazzato via Pokémon e umani. Lei si era fatta male al braccio, ma Ash era rimasto ferito ad una gamba e non riusciva a rialzarsi. Richiamò i suoi Pokémon – troppo stanchi per continuare a lottare – nelle sfere e andò dal suo Maestro, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

“Ah! Aspetta!”

Ash rimase seduto a terra con la gamba sanguinante.

Charizard, Zapdos, Greninja, Sceptile e Krodile erano ammassati poco distanti da lui, anche loro completamente senza forze, come i Dark Pokémon mandati in campo da Giovanni e Jenna e i tre cloni delle evoluzioni finali degli starter di Kanto.

“Maky … hai visto Matthew e il mio Pikachu? Non li vedo da nessuna parte già da un po'”

Lei si abbassò e annuì dispiaciuta, accasciandosi contro la parete, le forze che le mancavano.

“No ...”

Voltò il capo verso il centro del ring di combattimento. Mewtwo e Dark Mewtwo stavano combattendo e nessuno dei due sembrava voler darla vinta all'altro. Il Mewtwo originale si trasformò tornando alla sua forma normale. Ormai era troppo stanco per restare megaevoluto.

Dark Mewtwo si fece sfuggire un mezzo sorriso perfido.

“Ormai stai perdendo le forze, eh?”

Mewtwo aveva il respiro affannoso. “Taci!”

Ripartì all'attacco con un palla ombra, ma l'avversario rispose con potenza maggiore, rimandandogli indietro il potente colpo. Mewtwo venne colpito in pieno, ma proprio prima di schiantarsi contro una parete, qualcosa di soffice lo fermò. Era una specie di bolla gommosa dalle sfumature rosa.

“Mew, ti avevo chiesto di non intrometterti ...”

Mewtwo si voltò verso il piccolo Pokémon da cui era stato clonato, rimettendosi in piedi a fatica e riconoscendo a se stesso l'evidenza: era vero, stava esaurendo le energie. Doveva mettere da parte l'orgoglio.

Una risata malvagia risuonò nell'aria.

“Ho vinto contro il potente Mewtwo, e ora il piccolo Mew vuole battersi con me?”

Il Pokémon leggendario curvò la testa, squadrando l'avversario con occhi ingenui. Dark Mewtwo sorrise sinistramente, convinto di essere nettamente in vantaggio.

Mentre gli occhi di Mew si illuminavano, il Mewtwo originale restò a guardare la scena. Sapeva che le speranze di vittoria erano scarse ma in quegli anni aveva imparato a conoscere il piccolo Pokémon rosa e sapeva bene cos'era in grado di fare quando aveva quello sguardo. Lui aveva fallito, ma la sfida era ancora aperta.

 

 

 

 

 

Matthew si massaggiò la coscia, rimettendosi in piedi a tentoni. Lui, Raven e i due Pikachu, avevano fatto un volo di diversi metri, atterrando su qualcosa di viscido. Il ragazzino mandò Charmeleon fuori dalla sfera, facendosi sfuggire una smorfia quando la fiamma sulla coda del Pokémon illuminò il posto in cui erano finiti: uno stanzone grigio, dal pavimento ricoperto di uno strato di fango alto almeno un metro. C'era un odore nauseabondo.

“Dove diavolo siamo finiti?!” Protestò Raven, cercando di non sprofondare nella melma.

Matthew rispose con un cenno della testa, distrattamente, dovevano fare qualcosa e in fretta.

“La porta … presto!”

Con fatica lui, Charmeleon e il ragazzino di Team Rocket, si trascinarono davanti a una piccola porta in legno; su di essa, si poteva leggere un'incisione.

“Se vuoi passare, spazza via il fango.”

“Che cosa significa, secondo te?” Ebbe appena il tempo di chiedere Raven. Qualcosa, alle loro spalle, li fece voltare di scatto. Un suono profondo e inquietante.

“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAK!”

“GRAAAAAAAAAIMEEEEER!”

Matthew si fece scappare un urlo. “Mamma mia che puzza, sono un Muk e due Grimer!”

Charmeleon si portò una zampa davanti alle narici, nauseata da quella puzza, come Raven e i due Pikachu.

“Prova a sfondare la porta!”Le chiese Mat, la voce attutita dalla mano che teneva davanti al naso.

Charmeleon sfoderò un potente attacco lanciafiamme, ma nonostante l'apparenza fragile la porta rimase lì dov'era, senza prendere fuoco. Forse l'unico modo per passare era davvero quello di sconfiggere i Pokémon che avevano davanti.

“Pika Pi!”

Il Pikachu di Ash e il suo clone si tuffarono, pronti all'attacco. Erano abbastanza leggeri da non sprofondare nel fango. Diedero via al Match con una potente scarica elettrica che mise in seria difficoltà i due Grimer, ma Muk era tutto di un'altra pasta.

Matthew pensò a quale dei suoi Pokémon avrebbe potuto aiutarlo in una simile situazione: Gyarados era decisamente troppo grosso e sarebbe subito sprofondato nel fango; Pidgeot avrebbe sicuramente fatto fatica a volare in quel posto di dimensioni così ridotte; Charmeleon era nella melma fino alla pancia; Raichu avrebbe avuto lo stesso problema e Cubone e Meowth non potevano fare molto contro un Muk.

“Forza Pikachu, fategli vedere di cose siete capaci!”

Il Pikachu di Ash e l'altro attaccarono con un'altra potente scarica elettrica combinata, che mandò definitivamente K.O i Grimer e poi schivarono abilmente gli attacchi di fango del Muk, accerchiandolo con il doppio team.

Pikachutwo incastrò la coda a quella di Pikachu, passandogli la sua energia elettrica poi, il piccolo Pokémon, attaccò con un potente Locomovolt. Muk fu sbalzato contro la parete opposta, tornando a nascondersi fra il fango.

La porta in legno si spalancò di colpo.

“Presto, muoviamoci!” Matthew incitò tutto il gruppo ad oltrepassarla, poi la richiuse di scatto alle proprie spalle, tirando un sospiro di sollievo.

Si scambiò un veloce sguardo con Raven, il respiro ancora affannoso per la tensione e i pantaloni sporchi di fango fino al ginocchio.

“Ci è andata bene ...” Mormorò, prima di guardare dritto davanti a sé. Erano in un altro stanzino dalle pareti basse e grigie. Al centro di esso, erano disposti quattro bersagli. Un'altra porta in legno sembrava essere l'unico punto d'uscita.

Matthew lesse a bassa voce l'incisione.

“Colpisci i bersagli nel seguente ordine: 3-1-4-2. Poi, fai ciò per cui Team Rocket è nato.

“Il ladro … “ Rispose in fretta Raven.”Team Rocket è nato per rubare Pokémon.” Lui e Mat si fissarono per diversi secondi.

“Ma come li colpiamo i bersagli?”Domandò il ragazzino dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio. “E poi, probabilmente dobbiamo scassinare questa porta … ma io non so farlo.”

Matthew si prese qualche minuto per riflettere, guardando prima Charmeleon, poi i due Pikachu.

“Ma certo!”

Prese due delle sue Pokéball.”Ho chi può aiutarci!”

Cubone e Meowth si materializzarono davanti ai loro occhi.

“Ho bisogno del vostro aiuto, amici.” Disse, guardandoli con fare incoraggiante.”Meowth, prova a scassinare la porta, per favore.”

Raven lo interruppe.

“Penso che prima vadano colpiti i bersagli … altrimenti che senso ha la cosa?”

“Oh, è vero … scusa Meowh.” Mat si rivolse a Cubone.”Ce la fai a colpire i bersagli con il tuo osso? Devi beccare prima il terzo, poi l'uno, dopodiché il quattro e infine il due. So che puoi riuscirci!”

“KIUBAAAAAAAAN BAAAAAAAAN!

Il piccolo Cubone annuì, sicuro di sé. Si prese qualche istante per lanciare il suo osso, poi partì all'attacco con l'ossomergan, colpendo i bersagli con una precisione magistrale che lasciò a bocca aperta il suo allenatore.

Qualcosa scattò alle loro spalle, come una leva.

Mat riportò lo sguardo verso il suo Cubone. “Sei stato grandioso.”Si complimentò, sorridendo. “Torna pure nella sfera.

Il giovane allenatore si avvicinò alla porta in legno per aprirla, ma non ci riuscì. Evidentemente, ora era il turno di Meowth. Il Pokémon gatto non ebbe bisogno di spiegazioni; con i suoi lunghi artigli, fece scattare facilmente la serratura della porta.

Matthew e Raven la superarono: quante prove avevano ancora prima di arrivare alla Dark Ball?

Ora si trovavano in un lungo tunnel roccioso. Matthew richiamò Charmeleon e Meowh; aveva bisogno che i suoi Pokémon fossero riposati al massimo, in caso fosse servito il loro aiuto. Fece qualche passo, poi uno strano suono attutito fece voltare di colpo lui, Raven e i Pikachu. Un'enorme masso dalla forma sferica era caduto dal soffitto e ora rotolava minacciosamente verso di loro.

Mat non perse tempo.

“Forza, muoviamoci!”

Il piccolo gruppo prese a correre a perdifiato lungo il tunnel senza via di fuga. Quando Mat intravide una parete in lontananza, si sentì mancare.

“Rhyhorn, Vai!”

Il Pokémon di Raven si materializzò in testa al gruppetto. Il ragazzino balzò sul suo dorso con un movimento rapido, poi incitò Mat a fare lo stesso. Lui montò in groppa al Pokémon rischiando di inciampare ed aggrappandosi saldamente alle spalle del coetaneo, i due Pikachu avvinghiati alle sue braccia.

“Rhyhorn … alla caricaaaa!”

Il rinoceronte di roccia si lanciò al galoppo, senza badare al peso che portava sulla schiena.

“Sfonda quel muro! Lo pregò il suo allenatore.

Rhyhorn partì con un attacco riduttore, sbriciolando in detriti la parete che aveva davanti. Mat, Raven e i Pikachu, furono sbalzati in aria e si sentirono mancare la terra sotto ai piedi. Mentre pericolosa minaccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!

Un capitolo abbastanza avventuroso: l'idea del labirinto non l'avevo avuta inizialmente, quindi questa saga durerà un paio di capitoli oltre il previsto. Spero che sia stato di vostro gradimento.

 

 

 

Aggiungo qualche divertente extra, se l'idea vi piace fatemelo sapere, se avete domande sul passato di qualche personaggio o su un Pokémon in particolare oppure qualche semplice curiosità, sfrutterò qualche riga per rispondervi in questo spazio!

 

 

Scheda dati di: Matthew Ketchum                              Scheda dati di: Lily Oak

Età: 10 anni                                                                 Età:11 anni

Data di Nascità: 31 maggio                                          Data di Nascita: 12 gennaio( anno di Mat) 

Altezza: 1.35 m                                                             Altezza: 1.38 m

Peso: 30 Kg                                                                  Peso:29 kg

Capelli: Arancioni                                                          Capelli: biondi

Occhi: Verde Acqua                                                       Occhi: Verdi

Segni particolari: lentiggini                                           Segni particolari: nessuno

Sogno: diventare maestro di Pokémon                           Sogno:fare qualcosa con i Pokémon

Hobby: leggere                                                                Hobby: il cibo

Colore preferito: verde                                                    Colore preferito: Lilla

 

I Pokémon di Matthew (con nature e possibili livelli)

 

 F Lv: 39                   M Lv 36           M Lv 30                       F Lv 34

Natura: Audace                            Natura: Sicura                       Natura: Ardente                           Natura: Decisa

Attacchi principali                        Attacchi principali:               Attacchi principali:                     Attacchi principali:

Lanciafiamme                              Attacco D'ala                       Ira di drago                               Fulmine

Ferrartigli                                       Turbine                               Idropompa                                 Tuono

Turbofuoco                                      Volo                              tornado                                         Schianto

lacerazione                                   Alacciaio                           Iper raggio                                 Codacciaio

 

 M Lv 10         M Lv 23         M LV 25 F Lv 20          F lv 13

Natura: Timida               Natura: Fiacca               Natura: Birbona                   Natura: Ardita                     Nat:schiva

Attacchi principali        : Attacchi principali:          Attacchi principali:         Att. Princ:                           Att. Princ:

Ossomerang                Graffio                            Ipnosi                                  Taglio                              Stridio

Fulmisguardo             Morso                        Mangiasogni                        Danzaspada                          Graffio

Bottintesta                   Finta                         Stordiraggio                         Tagliofuria                           fossa

Ruggito                  Lacerazione                           Finta                         -                                           -

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Il crollo ***


                                  IL CROLLO





Mat prese un grosso respiro, poi si guardò intorno. Poco distante da lui, galleggiavano Raven e i due Pikachu. Alzò lo sguardo: erano caduti in una sorta di gigantesco pozzo e non sembrava esserci via d'uscita. Si guardarono con aria smarrita, poi, un ruggito spaventoso, li fece immobilizzare dalla paura.

“GUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

Furono travolti da un'ondata, mentre un Gyarados rosso dall'aria tutt'altro che amichevole veniva allo scoperto. Il Pokémon colpì l'acqua con la coda: Mat, Raven e i due Pikachu si aggrapparono saldamente per non dividersi, mentre sprofondavano di nuovo sott'acqua, in balia delle onde. Se solo avessero trovato un appiglio per uscirne, i due Pikachu avrebbero facilmente neutralizzato l'avversario con la loro elettricità, ma così non potevano attaccare.

Mat si portò una mano alla cintura e mandò in campo l'unico Pokémon che poteva aiutarli sul serio. Il Gyarados di Matthew permise al gruppetto di aggrapparsi alla cresta sulla prima parte del suo dorso, poi si tuffò fuori dall'acqua ruggendo a tutta potenza e attaccando.

L'impatto fra i due draghi acquatici rischiò di far scivolare Mat e gli altri, che dovettero ricorrere a tutte le loro forze per tenersi saldi. I due Pokémon ingaggiarono una battaglia a suon di potenti morsi e colpi di coda, senza concedersi una tregua. Sembrava dovessero andare avanti per sempre ma, dopo diversi minuti, il Gyarados rosso sembrò iniziare ad essere stanco. Il Pokémon di Mat ne approfittò per assestargli un duro colpo, attaccandolo con un iper raggio, col risultato di farlo arrabbiare tremendamente. Il drago rosso si bloccò al centro del pozzo, ruggendo. Iniziarono a scatenarsi ondate di intensità sempre maggiore, poi, dei tornado di vento, si materializzarono attorno al Gyarados di Matthew.

Il giovane allenatore sapeva a cosa stavano andando incontro: quello era l'attacco estremo di un Gyarados: l'ira del drago. Sperò con tutto il cuore che il suo Pokémon avesse qualche piano per uscirne. Mat percepì tutti i muscoli del corpo del drago d'acqua contratti in un enorme sforzo, poi, gli occhi della bestia si illuminarono di una luce rossa. Un forte vento cominciò a soffiare intorno al corpo del Pokémon, mentre le onde di tempesta scatenate dall'avversario si facevano altissime e minacciose.

Il Gyarados di Matthew ruggì, poi, si scatenò un tornado d'aria che si unì all'acqua formando un ciclone.

Mat alzò gli occhi, il cuore che gli batteva a mille, fra la paura, l'adrenalina e lo stupore.

Il Gyarados nemico fu investito dalla potenza dell'attacco, risucchiato dal potente mulinello d'acqua che si era creato. Sotto di loro, si aprì una botola.

Mat chiese al suo Pokémon di sfruttare l'occasione per scappare, ma Gyarados non ne voleva sapere, doveva continuare a combattere.

L'allenatore, Raven e i due Pikachu, scesero dal dorso del drago acquatico e si infilarono nella botola. Mat richiamò il suo Pokémon senza concedergli alternative e il varco si richiuse di nuovo alle loro spalle, prima che l'acqua potesse travolgerli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni guardò Dark Mewtwo che, con una potente sfera di energia, colpiva Mew mettendolo in serie difficoltà. Finalmente il suo sogno si era realizzato; quello di controllare il Pokémon migliore al mondo e poterlo sfruttare per i propri scopi.

L'unica cosa che lo inquietava in quel momento, era la sparizione di suo nipote Raven, collegata a quella del ragazzino figlio di Ketchum. E se i due in qualche modo avessero deciso di collaborare? No, non poteva essere. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di aver fatto un grave errore a mostrare a suo nipote dov'era nascosta la Dark ball di Dark Mewtwo. In ogni caso Alphonse era andato a cercarli e, inoltre, anche se in qualche modo fossero riusciti a sfuggirgli, prima di arrivare alla sua preziosa creazione c'era un insidioso labirinto ad attenderli. Decisamente, nulla poteva andare storto. Nemmeno la Polizia Pokémon lo preoccupava; Dark Mewtwo avrebbe spazzato via anche loro senza troppi problemi.

Lo scontro fra Pokémon si fece serrato. Mew era veloce e astuto, ma il Dark Pokémon era dotato di poteri insuperabili e sembrava instancabile. Di quel passo, avrebbe vinto in poco tempo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mat si lasciò scivolare sulle ginocchia, le gambe che gli tremavano incontrollate.

“State … bene?”Chiese con voce fioca, a Raven e i due Pikachu. Loro erano altrettanto agitati. Ce l'avevano fatta per un pelo, era stato terribile.

“N-non pensavo che il nonno fosse matto fino a questo punto.” Bofonchiò Raven, cercando di riprendersi.”Addirittura mettere simili trappole...”

Mat lo invitò ad andare avanti; non avevano tempo da perdere. Percorsero una breve scalinata, poi si trovarono davanti ad una porta. Si guardarono per un istante, pronti ad una nuova minaccia, ma finalmente videro quello che stavano cercando. Al centro della stanza, era custodita una teca di vetro contenente una Dark ball con una M incisa nella parte superiore. La Dark ball di Dark Mewtwo.

Matthew si avvicinò cautamente.

“Io penso che il nonno abbia anche istallato un allarme.” Precisò Raven. “Sono sicuro che appena toccheremo la Dark ball, lui lo saprà.”

Mat non parve farci caso.

“Comunque non ci resta che prenderla.”Sussurrò, alla fine. Non abbiamo altre possibilità. Vai, Charmeleon!”

Il Pokémon di fuoco colpì il vetro che proteggeva la sfera diverse volte, fino a frantumarlo. Raven guardò con una certa ansia Matthew che raccoglieva la ball e la fissava, rigirandosela fra le mani.

“Sembra molto fragile.”

“Lo è!”Rispose il ragazzino di Team Rocket.”L'unica falla nel piano di mio nonno è stata questa … le Dark ball si rompono molto facilmente, sembra di maneggiare del cristallo. E se si rompe la Dark ball … anche il suo Dark PoKémon si romperà.”

“Che intendi dire con romperà?” Domandò Mat.

Raven si fece cupo.

“Il cuore di un Dark Pokémon può essere liberato dalla malvagità, ma quello stesso Pokémon non potrà tornare come quello di prima. I suoi ricordi se ne andranno in gran parte e il suo cuore sarà per sempre tormentato. È una cosa molto crudele, non trovi?”

“Sì ...” Mat gli mostrò la Dark ball. “E proprio per questo … dobbiamo mettere fine a questa cosa assurda.”

Raven annuì, deciso.
“Penso dovresti romperla tu.” Gli fece notare Matthew. Da qui in avanti, molte cose cambieranno per te, non dovrai sottostare al volere di tuo padre o di tuo nonno.”

Il nipote di Giovanni abbassò la testa di scatto, quasi commosso, poi prese la Dark ball.

“Si, la distruggerò io … io Raven, nipote di Giovanni, futuro erede di Team rocket … sarò proprio quello che invece dice la parola fine a tutto questo!”

Il ragazzino alzò la sfera verso l'alto, poi si bloccò a mezz'aria.

“No aspetta.”

Matthew lo guardò storto.”Aspetta cosa? Muoviti a distruggerla, sono già abbastanza teso così...”

“Dico sul serio.”Gli rispose Raven.”è meglio … uscire prima di romperla. Non si sa mai. Dopo tutte queste trappole, non vorrei ci cascasse anche il soffitto in testa come colpo di grazia Già ci è andata bene che non è scattato l'allarme generale. Probabilmente l'hai disattivato quando Charmeleon ha bruciato i cavi nella sala comandi.”

Mat ci pensò su per qualche secondo, deducendo che, effettivamente, il nipote di Giovanni non aveva torto … ma da dove potevano passare? Provò a forzare la porta che li aveva portati in quella stanza, ma era bloccata.

“Pika Pi!”

Il Pikachu di Ash indicò una botola di metallo, distruggendo la griglia che impediva l'accesso con un potente codacciaio, poi vi s'infilò seguito dal suo clone. Mat guardò Raven, poi si abbassò verso la botola. Era strettissima, ma con un po' di sforzo potevano percorrerla. Deglutì a fatica, già ansioso al pensiero di infilarsi lì dentro. Se voleva tornare indietro, era l'unica soluzione.

“Forza … andiamo.” Disse, a voce bassa, prima di infilarsi nel cunicolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ash si strinse la gamba con forza, appoggiandosi ad una parete per restare in piedi. Aveva preso un brutto colpo e faceva una fatica tremenda a muoverla. Quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto, ora che suo figlio e Pikachu era spariti. Maky aveva mandato Porygon a cercarli, ma la cosa non serviva a farlo stare tranquillo.

Puntò lo sguardo verso l'unico scontro, dove gli unici Pokémon ancora abbastanza in forze da riuscire a muoversi, stavano combattendo una lotta all'ultimo sangue.

Il piccolo Mew aveva tenuto testa dignitosamente a Dark Mewtwo, ma stava cominciando ad incassare un colpo dietro l'altro, troppo stanco per schivare e troppo debole per contrastare un attacco diretto.

Un raggio di energia scagliato dal suo avversario lo colpì con una forza impressionante; se non fosse stato per Mewtwo, intervenuto prontamente per fermarlo e ammortizzare il colpo, avrebbe sicuramente perso.

Nonostante la forza dei due avversari fosse quasi uguale alla sua, Dark Mewtwo non dava segni di cedimento. Era come se attingesse energie dall'oscurità che la Dark Ball aveva impiantato nel suo cuore e nella sua anima.

Mewtwo e Mew si fermarono al centro del ring di combattimento, uno accanto all'altro. Chiusero gli occhi, preparandosi a combinare i loro poteri psichici per tentare il tutto e per tutto con un attacco finale alla massima potenza.

Dark Mewtwo fece altrettanto, facendo ricorso alle sue facoltà mentali.

L'aria si riempì di un'energia che aveva qualcosa di distorto.

Ash si strinse la testa, dovendo trattenersi dall'urlare dal dolore.

Gli attacchi si sprigionarono in una potente ondata d'energia che fece tremare le fondamenta dell'edificio, minacciando di farlo crollare.

Quando il Maestro di Pokémon riuscì a vedere cos'era successo, Mewtwo e Mew erano K.O al centro del ring di combattimento, anche loro ormai senza forze per continuare lo scontro.

Dark Mewtwo, comunque, non aveva intenzione di fermarsi. La vittoria era servita solamente ad infiammarlo; si lasciò andare in una risata vittoriosa, poi si preparò ad attaccare, nei suoi occhi rossi si leggeva soltanto una furia ceca e la voglia di distruggere qualsiasi cosa.

“FERMI TUTTI!”

Ash si voltò di scatto, avrebbe riconosciuto quella voce fra milioni.

“PIKA PIKACHU!”

Dall'altro lato del ring di combattimento, quello che dava sull'immenso salone d'accoglienza, c'erano suo figlio Mat, Pikachu e … il nipote di Giovanni. Quest'ultimo teneva in mano qualcosa: una Dark Ball completamente nera con una “M” rossa incisa sulla parte superiore.

“Non c'è Porygon con loro.”Commentò Maky, sbucando al suo fianco.

“RAVEN, MALEDETTO!”

Ora che i Pokémon avevano smesso momentaneamente di combattere, l'urlo di Giovanni rimbombò per il campo di combattimento. La furia sui lineamenti del vecchio capo di Team Rocket era ben visibile. Jenna, al suo fianco, fulminò il nipote con uno sguardo di ghiaccio.

Raven non perse tempo. Non aveva voglia di dare spiegazioni a suo nonno o a sua zia e tanto meno di sentire gli insulti che gli avrebbero rivolto o provare a sfogare la rabbia che sentiva nei loro confronti. Non gli importava se da quel momento in avanti non li avrebbe rivisti; si sentiva un po' insensibile a pensarlo, ma nei confronti di quelli che a conti fatti avrebbero dovuto essere le sue figure di riferimento, non provava nulla di veramente importante. Aveva sempre odiato i loro modi di fare e la loro smania di potere e niente, l'avrebbe mai fatto pentire di quello che stava per fare.

Si accorse solo in quel momento che suo padre non c'era; poco male. Ora l'unica cosa che contava veramente era mettere fine a tutta quella storia assurda. Fuori di lì, avrebbe potuto tentare di cercare sua madre, cacciata molti anni prima da Team Rocket, senza la possibilità di rivedere suo figlio.

Guardò Mat negli occhi, con gratitudine, poi lanciò a terra la Dark ball di Dark Mewtwo con tutta la forza che aveva. La sfera si frantumò in mille pezzi affilati che schizzarono in tutte le direzioni come pericolosi proiettili.

Diversi secondi trascorsero nel silenzio totale: poi, un verso agghiacciante, a metà fra un'ululato e l'urlo disperato di un uomo, squarciò l'aria come la lama affilata di una spada.

Dark Mewtwo si raggomitolò su se stesso come in preda a dolori lancinanti, poi puntò lo sguardo dritto davanti a sé. Nell'incrociare gli occhi rossi del Pokémon, Mat si sentì scorrere un brivido sulla schiena. Poi, tutto prese a tremare, sprofondando nel caos. Senza capire bene dove si trovava e cosa stava facendo, Matthew prese a correre a perdifiato verso l'unico punto di riferimento che aveva: suo padre e Maky. Tutto gli scorreva davanti agli occhi in rapida successione, come se a viverlo fosse qualcun altro. Quando si rese conto che suo padre era ferito e faticava a muoversi, tentò di aiutarlo a camminare ma, non riuscendoci, si guardò intorno disperato. I Pokémon di Ash e Maky erano stati richiamati nelle loro sfere, troppo stanchi per fare qualsiasi cosa, e non potevano aiutarli; quelli di Mat, non erano in grado di fare molto in una simile situazione.

“Matthew, scappa via, vai, vai!”

Lui si sentì afferrare per un polso da Maky, incapace di muoversi. Gli sembrava di non sentire i suoni, di non percepire quello che succedeva intorno a lui. L'unica cosa che vide, era una delle gigantesche colonne portanti del salone che s'incrinava e crollava verso di lui.

Chiuse gli occhi preparandosi al peggio, ma non successe nulla. Quando li riaprì, Mewtwo era davanti a lui. Aveva evitato il peggio ricorrendo ai suoi impressionanti attacchi.

Mat si sentì avvolgere da un potere strano che lo isolò dal resto del mondo, formando una specie di scudo intorno al suo corpo. Poi, vide che la stessa cosa stava accadendo a suo padre, a Maky e ai Dark Pokémon che Giovanni e Jenna non si erano preoccupati di richiamare nelle sfere.

In quel luogo sicuro l'adrenalina lo abbandonò; si sentì mancare le forze, poi, intorno a lui, solo buio.

 

 

 

 

 

 

Eccomi anche con questo capitolo, spero sia stato di vostro gradimento! Il prossimo è l'ultimo della “saga” e tranquilli … non mi sono dimenticata dei chiarimenti sull'isola misteriosa, arriveranno!

 

 

 

 

 





EXTRA

POKéMON DI MAKY (SOLO QUELLI COMPARSI A KANTO) E POSSIBILI LIVELLI:

Houndoom M Lv. 95         Fearow M Lv. 55             Onix M Lv. 40                    Umbreon F Lv 50

Natura: Modesta                Natura: Seria                   Natura: Placida                  Natura: Schiva

Attacchi principali:       Attacchi principali:             Attacchi principali:               Attacchi principali:

Lanciafiamme                Perforbecco                           Fossa                                  Tossina

Iper raggio                        Alacciaio                     Avvolgibotta                         Stordiraggio

Nero Pulsar                          Volo                            Codacciaio                               Finta

Smog                                Aeroassalto                      Sassata                              Protezione

 

Growlithe M Lv 38               Porygon Lv. 45        Tauros Lv 88              Tyranitar F Lv. 90

Natura: Vivace                     Natura: Ingenua         Natura: Decisa                Natura: Ardente

Attacchi principali:         Attacchi principali:         Attacchi principali:          Attacchi principali

Turbofuoco                         Tripletta                        Riduttore                              Terremoto

Boato                               Minimizzato                   Incornata                             Iper raggio

Lanciafiamme                 Protezione                         Gigaimpatto                      Geloraggio

Riduttore                           Psicoraggio                       Terremoto                       Sgranocchio

 

 

 

Latios Lv 92

Natura: Lesta

Attacchi principali:

Volo

Psichico

Dragopulsar

Abbagliante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Ritorno alla normalità ***


                                      RITORNO ALLA NORMALITA'


                                                                      

Mat aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto preoccupato di suo padre, poi, gli ci volle qualche minuto per ricordare bene quello che era successo: la distruzione della Dark ball di Dark Mewtwo, il crollo della base di Team Rocket.

Quando riuscì a riprendere coscienza di se stesso, udì anche il suono fastidioso delle sirene della polizia Pokémon e si voltò di scatto. Decine di reclute di Team Rocket erano state ammanettate e nemmeno le alte sfere dell'organizzazione criminale avevano avuto la possibilità di scappare. Sui volti di Alphonse, Jenna e Giovanni, le mani strette dietro la schiena, legate da spesse catene, erano dipinte espressioni di rabbia e frustrazione.

Raven se ne stava lontano da loro, cupo, intento a medicarsi una ferita assistito dall'agente Jenny, che stava parlando con Maky.

Poi Matthew li vide, in mezzo alle macerie; i Dark Pokémon. Le Dark ball erano andate distrutte, e loro giacevano immobili, fra la polvere e i detriti. Al centro di essi, quel che rimaneva di Dark Mewtwo: un Pokémon simile al clone originale ma piccolo anche di Mew, raggomitolato su se stesso come un feto. A vederlo faceva una tristezza infinita.

Mat guardò negli occhi suo padre.

“Come … stai?” Ebbe solo il coraggio di dire, con un filo di voce. Lui rispose con un cenno del capo. Era appoggiato con la schiena ad una trave, la gamba ferita distesa.

Maky si avvicinò a loro, attenta a non inciampare fra i detriti.

“L'agente Jenny ci ringrazia ...ora che Giovanni e i suoi due figli sono stati arrestati, la minaccia di Team Rocket è stata sventata … finalmente è finita questa brutta avventura.” Appoggiò una valigetta del pronto soccorso accanto ad Ash, poi sospirò.

“Arrivo subito … ho una questione di cui occuparmi.”

Matthew la vide che si avvicinava ai Dark Pokémon, dirigendosi verso il Thyplosion che una volta era stato il Quilava della sua famiglia. Lo sfiorò con le dita, ma lui non reagì in alcun modo. Allora, prese una sfera e si preparò a lanciarla.

“No, ferma.” Una voce mentale fece voltare tutti i presenti verso l'alto. Sopra di loro, fluttuava Mewtwo, insieme all'originale Mew.

“Quel Pokémon ha bisogno di vivere con noi.” Disse il clone, con tono di voce conclusivo. Maky fece per rispondere ma, dopo aver alzato la sfera a mezz'aria, la rimise al suo posto, abbassando lo sguardo.

Il silenzio calò fra i presenti.

Mewtwo rivolse uno sguardo carico d'odio a Giovanni.

“Mew è un Pokémon magnanimo ...”Commentò, tagliente.” Fosse stato per me, a quest'ora saresti sepolto sotto queste stesse macerie.”

L'anziano capo di Team Rocket digrignò i denti in un ghigno di rabbia, ma non trovò le parole per rispondere.

I corpi dei Dark Pokémon s'illuminarono di una luce azzurra.

“Ora è il momento di andare.” Disse Mewtwo, fluttuando in aria. Poi Mat sentì come se una presenza si fosse intrufolata nella sua mente.

“Mi rivolgo solo a voi tre, Ash Ketchum e Matthew Ketchum, Maky Rainblack.”

Il ragazzino puntò gli occhi verso i due Pokémon leggendari.

“Mi dispiace per avervi sfruttati per venire a conoscenza dei piani di Giovanni. Io e Mew vi tenevamo sott'occhio da molto tempo, ma siamo intervenuti solo quando eravate in estreme difficoltà.”

“Che cosa intendi dire?” Domandò Maky.

“Sapevo che voi tre, per via del vostro passato, sareste venuti facilmente a contatto con Team Rocket, per questo vi ho tenuti d'occhio. Non volevo uscire allo scoperto se non in caso strettamente necessario. Quando siete fuggiti da New Island, vi ho aiutato ospitandovi nell'isola di Mew … anche se gli umani non dovrebbero mettere piede in quel posto.”

“Quindi sei stato tu a curare i miei Pokémon feriti quando siamo arrivati sull'isola?” Domandò Mat.”

“Esatto … “Mewtwo gli rivolse uno sguardo veloce, poi riprese a parlare mentalmente.

“Sei stato tu … ad andare a cercare la Dark ball di Dark Mewtwo, vero?”Domandò, gli occhi puntati sul giovane allenatore di Pokémon, mentre la lunga coda si muoveva a scatti.

Matthew deglutì “Sì … insieme a Raven … perché?”

“Devo ringraziarvi. Te... e l'altro ragazzino. É per merito vostro che siamo riusciti a far andare le cose per il meglio.”

Mewtwo rivolse uno sguardo veloce ad Ash. Si ricordava di lui … ma era meglio non menzionare ciò che era stato cancellato dalla sua memoria.

“Dovrei eliminare i ricordi di tutto ciò dalla vostre menti.”Disse, scambiandosi uno sguardo con Mew. “Ma ciò non mi è possibile; sono accadute troppe cose importanti. Spero solo … che manterrete il segreto sulla mia isola.”

“Puoi contarci Mewtwo.”Gli rispose Ash a nome di tutti e tre.

Il Pokémon annuì con un cenno del capo, poi i Dark Pokémon presero a fluttuare in aria guidati dai poteri psichici di Mew e Mewtwo, sopra di tutti, il Pokémon che fino a pochi minuti fa era stato il migliore del mondo.

Solo il potere di Guyana, l'isola di Mew, poteva dar loro una speranza di tornare a vivere.

Maky guardò Sean, il suo Thyplosion, che si faceva lontano. Si morse le labbra per trattenere delle lacrime.

Ash prese una delle sue Pokéball, lanciandola verso l'alto.

“Vai anche tu con loro!”

Lo Zapdos del maestro di Pokémon gli rivolse uno sguardo intenso, poi si unì al gruppo di Pokémon che aveva il suo stesso orribile passato e si allontanò fino a scomparire.

Matthew tenne gli puntati verso il cielo per diversi minuti. Veder sparire quei Pokémon gli aveva messo addosso una sensazione strana.

Il rumore dell'elica di un elicottero e il forte vento lo fecero voltare.

Altre unità della polizia Pokémon erano venuti a prenderli.

Su ogni elicottero vennero caricate le reclute di Team Rocket, in manette, Raven, fu costretto ad andare insieme ai suoi familiari.

Matthew si sentì un groppo alla gola per lui, anche se sapeva che Maky avrebbe testimoniato a suo favore e non gli sarebbe successo niente, anche perché in fondo era solo un bambino.

Un uomo della polizia Pokémon aiutò Ash ad alzarsi, Pikachu che lo seguiva passo passo, poi Mat andò con Maky che lo stava invitando a salire su un elicottero. Avrebbe voluto fare domande, se avrebbe rivisto Raven, ma gli mancavano le forze per qualsiasi cosa. Si mise al suo posto, lo sguardo puntato verso il vuoto, e attese solo di essere in un letto caldo per riposarsi.

 

 

 

 

 

 

Matthew fu svegliato dalla luce che entrava dalla finestra di fianco al suo letto. Si mise a sedere e si guardò intorno; era una stanza con i muri bianchi e il pavimento in legno, arredata sobriamente.

La porta si aprì facendolo sobbalzare.

“Ben svegliato, eh!”

Maky fu la prima a sbucare da dietro la porta; aveva il volto riposato e allegro, dietro di lei, Lily.

Mat rimase spiazzato quando la figlia di Oak gli corse incontro abbracciandolo e piangendo.

“Mat, mi dispiace!” Disse, fra un singhiozzo e l'altro.”è stata colpa mia, scusa, scusa!”

Lui s'irrigidì, imbarazzato. Sapeva che lei si riferiva a quello che ormai era successo da una settimana, quando Alphonse aveva attaccato i Kangashkan e poi l'aveva rapito.

“Non è stata colpa tua …” Cercò di spiegarle, ormai rosso come un peperone. Lei si staccò ricordandosi del suo orgoglio, che non le consentiva certo di fare scenate del genere davanti al suo rivale di sempre e alla sua amica, ma continuò a guardalo dispiaciuta.

“Mio cugino Leon non è qui?” Chiese Mat, guardandosi intorno. Aveva notato anche l'assenza di suo padre, ma non fece domande a proposito.

“Credo sia nella Hall del centro Pokémon, non sa che ti sei svegliato.”

“Ah … e che fine ha fatto Raven?”Chiese spontaneamente a Maky.

Lei gli porse una lettera bianca.

“L'hanno portato a Saffron City. Sua madre è stata rintracciata; si trovava a Jotho e ha subito preso un treno diretto per Kanto per venirlo a prendere. A quest'ora forse sono già insieme.”

Matthew si lasciò sfuggire un sospiro.

“Avrei voluto parlargli prima di salutarlo.”

“Apri la lettera.” Gli fece presente Maky.

Lui la dispiegò lentamente.

 

 

Ciao Matthew, quando leggerai quello che ti sto scrivendo, probabilmente io sarò già in viaggio. Avrei voluto parlare con te prima di partire, ma l'emozione di rivedere mia madre mi ha completamente assorbito e non ne ho avuto il tempo. Avrei voluto lasciarti qualche contatto, ma la polizia ha dovuto sequestrare tutto quello che avevo. Sono sicuro che in qualche modo riusciremo a incontrarci ancora, comunque. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me.

 

 

Raven

 

Mat si lasciò sfuggire un largo sorriso, riflettendo per diversi secondi, poi si mise in piedi. I suoi Pokémon erano sicuramente al centro medico, doveva andare a vedere come stavano.

Prima però si ricordò di una cosa che gli fece venire un tuffo al cuore.

“Lily … i tuoi PoKèmon... dove...”

Lei gli sorrise in modo sincero, cosa a cui il ragazzino non era abituato.

“Stanno bene... il magazzino delle Pokéball è stata l'unica parte dell'edificio di New Island a non crollare. Me l'ha detto la polizia che si è occupata di recuperarle e consegnarmele.”

Matthew annuì deciso.“Meno male!” Sicuramente quella era stata opera dei poteri di Mewtwo e Mew.

Fece per uscire, ignorando le parole che Maky pronunciò quasi in un sussurro.

“Non vai a trovare Ash? È ha ancora in ospedale per accertamenti, la ferita alla gamba era profonda.”

Mat s'inchiodò dov'era, poi, uscì, dalla stanza facendo finta di non aver sentito nulla.

 

 

 

 

 

 

 

 

Leon guardò l'infermiera Joy che sistemava alcune Pokéball dietro il bancone del pronto soccorso, poi, nello scorgere la figura di suo cugino e della ragazzina figlia di Oak, si fece sfuggire un mezzo sorriso.

“Hei, sono qui Mat!”

Alzò una mano per farsi notare, sporgendosi sulla sedia e appoggiando il gomito dell'altro braccio al tavolino che aveva davanti.

Lui concluse di parlare con l'infermiera, poi lo raggiunse.

“Buongiorno eh, te ne sei stato qui a poltrire mentre io me la vedevo brutta!”

Lo prese in giro il ragazzino. Fra loro due era sempre così.

Leon sbuffò, stranamente poco in vena di scherzare.

“Evita di fare battute.”Gli disse, invitando entrambi a sedersi.”Questa volta mi sono preoccupato davvero.”

Matthew si sentì quasi commosso.

“Dopotutto, un moccioso come te non è bene che si infili in simili guai …!”

“Ecco, sempre il solito!” Ribatté il ragazzino, offeso.”Questa volta avevo quasi abboccato …. il moccioso sarai tu!”

Leon lo zittì con un gesto della mano, poi, non si risparmiò un'altra delle sue pessime battute.

“Sembrate proprio una coppietta, seduti così uno accanto all'altro, sapete? Chi l'avrebbe mai detto.”

Matthew e Lily si guardarono stizziti.

“Smettila di straparlare!”Strillò il ragazzino dai capelli arancioni.

Leon si lasciò sfuggire una risata.”Va bene, va bene … la smetto!” Fece passare qualche secondo, poi aggiunse:”Forse dovresti farti un giro a Cinnabar Island, sai? Ti vedo un po' inacidito. Forse hai dormito troppo. Un po' d'aria di mare non ti farebbe male.”

Matthew rispose con un grugnito, lasciandosi al contempo sfuggire un'espressione stupita.

“Cinnabar Island? Pensavo fossimo a Fucsia City, l'interno del centro Pokémon è identico!”

“Fucsia City era troppo lontana.”Spiegò Lily, rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita.”La Polizia ha ritenuto opportuno portarvi qui, alcuni Pokémon avevano bisogno di cure immediate.”

“Ah … capisco.” Matthew si alzò dalla sedia, puntando con lo sguardo i videotelefoni del centro Pokémon.

“Devo fare delle chiamate.” Sussurrò fra se e sé.

Andò a sedersi alla postazione del videotelefono, in un angolo del salone del centro Pokémon e digitò il numero di casa.

Dopo qualche squillo, sul monitor comparve una sorridente Delia Ketchum.

“Oh Matthew, come sono contenta di vederti!!”

La donna inclinò il busto in avanti, gli occhi lucidi.

“Tuo padre mi aveva detto tutto prima di partire da Fucsia City per venire a cercarti, la Polizia mi ha chiamato prima per farmi sapere che tutto si era risolto per il meglio, ma ho passato una settimana senza vostre notizie!!!”

Matthew si lasciò sfuggire un mezzo sorriso imbarazzato.

“Hem … -”

“Come stai tesoro?? E tuo padre dov'è??? Perché non mi ha ancora chiamata?”

Mat deglutì.”Ash … è all'osped-”

“Oh santo cielo!!” Delia si appoggiò al muro con la schiena.”Lotad, un bicchier d'acqua per favore!”

Il Pokémon fece la sua apparizione nello schermo, porgendo a Delia quello che lei le aveva chiesto. La donna si chinò faticosamente per prendere il bicchiere.

“Nonna, fammi parlare, non è nulla di grave! Si era ferito una gamba e hanno dovuto medicarlo, credo abbia messo qualche punto, ma niente di cui preoccuparsi sul serio!”

Delia sembrò tranquillizzarsi.

“Meno male …” esclamò, con un sospiro, poi tornò a guardare Mat.

“Sono stata molto in pena per voi ...”Disse, in un soffio.”So di cosa è capace Team Rocket.”

Matthew le sorrise. “In effetti … è stata dura. Ma sono ancora qui tutto intero … quindi direi di metterci una pietra sopra.”

“Già.”Delia capì che suo nipote non aveva molta voglia di parlarne, così tagliò corto.”Ti ringrazio per la telefonata Mat, ora contatto l'ospedale di Cinnabar per sentire come sta Ash. Ci sentiamo, eh?”

Matthew rispose con un cenno del capo. “Si nonna, grazie. Alla prossima telefonata.”

Il monitor si fece nero. Mat non perse tempo e digitò un altro numero.

Il solito Gary Oak intentò a sorseggiare una tisana davanti alla sua postazione di lavoro si materializzò sul monitor.

“Oh, Matthew, che piacere vederti!”

Esclamò il professore, grattando la testolina del grazioso Eevee accucciato al suo fianco.
“Anche a me fa piacere sentirla, professore.” Esclamò il ragazzino in risposta.

Gary appoggiò la tazza sulla scrivania che aveva davanti.

“Lily mi ha chiamato ieri notte per dirmi che eravate sani e salvi. Sono contento si sia risolto tutto per il meglio.”

“Grazie ...”Rispose Mat, lasciando in sospeso le parole successive.

“Che favore devi chiedermi?” Lo anticipò Gary.

“Hem … prima di tutto, le sono arrivati i Pokémon del laboratorio?”

Il professore annuì, cupo. “Sì, davvero mal conci, poveretti. Deboli nel fisico e nella mente, hanno paura di tutto. Ho riservato un piccolo spazio della mia riserva solo per loro. Il punto è che uno dei Voltorb è parecchio irascibile e ora che si è ripreso mi sta dando parecchi problemi.”

Matthew si prese qualche secondo per riflettere.”Senta, collegandoci al favore che ho da chiederle … non è che me lo manderebbe insieme ad altri Pokémon? Quelli che ho in squadra di solito hanno ancora bisogno di riposare, non posso andare in giro da solo.”

“Sei in una città Mat, non nel bel mezzo di una giungla … oh ciao, Lily!”

Matthew si girò di scatto, incrociando lo sguardo della sua rivale, poi tornò a parlare con il professore.

“Per favore, mi mandi alcuni dei miei Pokémon, solo per questa volta ...”

“Il regolamento dice che un allenatore può avere con sé solo sei Pokémon, anche nel caso in cui questi non siano in grado di combattere. Mi dispiace ma...”

“Dai paparino, facci questo favore per una volta.”Lo pregò Lily. Matthew si stupì della sua collaborazione. Da quando aveva aperto gli occhi lei lo stava trattando con estrema gentilezza, forse per ringraziarlo del suo tentativo di proteggerla alla riserva Pokémon.

Gary Oak sbuffò sonoramente.
“E va bene.... che Pokémon ti devo inviare, Mat?”

“Larvitar, Haunter e Scyther … compreso il Voltorb.”

“Come vuoi tu.”

Gary posizionò le sfere una a una sul teletrasporto, inviandole a Mat. Quando il processo fu terminato, il ragazzino ringraziò il professore e concluse la chiamata.

“Bene, io vado a farmi un giro per l'isola!” Esclamò, alzandosi. Ci vediamo!”

“Vengo anch'io con te.” Lily lo seguì.”Non ho mai visitato per bene Cinnabar Island.”

Matthew non disse nulla, ma la cosa lo infastidì un poco. Non aveva nulla contro Lily, ma pensava di sfruttare l'occasione per andare a vedere come stava suo padre e non voleva essere seguito da nessuno che conoscesse. Evitò però di dirglielo, pensando fra se e stesso che avrebbe trovato un'altra occasione per andare da Ash.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi anche con questo capitolo, chiarisco subito che la fic non è affatto finita visto che sono stata un po' fraintendibile in quello scorso! Come vedete si torna all'avventura normale, questo capitolo di transizione serviva per sistemare un po' tutte le cose e ripartire con l'esplorazione delle città e la conquista delle medaglie, spero sia stato di vostro gradimento.

Alla prossima, sperando che la fic continui ad essere seguita, invito chi legge a commentare! Un'ultima cosa: Raven non l'ho messo nell'archivio e punto. Se ne parlerà ancora ma fra tantissimo tempo ... vi dico solo che gli ho destinato un ruolo molto importante nella futura avventura a Jotho, che avrei intenzione di scrivere.

 

 

EXTRA:

 

I POKéMON DI LEON:

 

Squirtle: M; Lv 29; Natura Birbona; attacchi principali: Ritirata, Capocciata, Pistolacqua, rapigiro.

 

Rapidash: M; Lv: 38; Natura: Ritrosa; attacchi principali: Lanciafiamme, turbofuoco, attacco rapido, Riduttore.

 

Butterfree: F; Lv. 25; Natura: Gentile; attacchi principali: Raffica, Paralizzante, sonnifero, velenpolvere, confusione.

P.S: Un ringraziamento speciale a TommyGun e Rovo_Sama per i loro commenti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Il torneo Vulcano ***


                                  IL TORNEO VULCANO



                                              



Matthew si guardò intorno, mentre camminava tranquillo per le stradine di Cinnabar Island. Lui e Lily erano finiti nel bel mezzo del mercato del martedì Mattina. Mat si strinse nel suo cappotto invernale e si strofinò le mani. Kanto non era una regione dal clima particolarmente freddo, ma quell'anno le temperature erano scese molto. Tutti si aspettavano una bella nevicata da un momento all'altro.

La cenere del vulcano cadeva lentamente impolverando le strade, e la brezza marina non mancava di farsi sentire, Mat la respirò a pieni polmoni, guardando verso la spiaggia a poca distanza da loro. Una gran folla era radunata attorno ad alcuni stand; su un grosso e vistoso cartellone, Matthew lesse: “Torneo Vulcano”.

“Che cosa c'è lì?”Domandò a Lily, avvicinandosi incuriosito. Lei per un attimo tornò ad essere la solita saputella spocchiosa.

“Ma come, non lo sai?”Disse, guardandolo di traverso. “Da quando è mancato il vecchio capopalestra, Blane, qui a Cinnabar Island ogni fine settimana si organizza un torneo di Pokémon di fuoco: i primi tre classificati potranno portarsi a casa la medaglia vulcano e il vincitore si prenderà anche un bel premio in soldi! Un bel modo per consentire agli allenatori di Pokémon di conquistarsi la medaglia.”

Mat non le diede il tempo di continuare a parlare, si fiondò verso gli stand mettendosi in coda per partecipare al torneo. Solo dopo gli venne in mente che, a conti fatti, lui di Pokémon di fuoco ne aveva solamente uno!

Prese a mangiarsi le unghie dal nervosismo. In fondo che male c'era? Poteva sempre chiedere a Maky di prestargliene uno dei suoi. O magari a suo padre. Anche se effettivamente non era molto corretto. In caso gli andasse male c'era sempre anche il Rapidash di Leon.

Si voltò di scatto quando la voce di Lily lo fece spaventare.

“Che ti è preso adesso?”

Lui scosse la testa, gesticolando con le mani.”Niente, niente … oh anche tu ti iscrivi?”

“Certo!” Strillò la ragazzina.”La medaglia Vulcano sarà assolutamente MIA!”

Mat non le diede retta, pensando a questioni di maggiore urgenza. Il torneo aveva luogo l'indomani. Aveva solo ventriquattro ore per procurarsi altri Pokémon di fuoco in un'isola di mare.

Attese diversi minuti e quando finalmente fu il suo turno, porse il suo Pokédex all'addetto alle iscrizioni.

“Charmeleon è il Pokémon con cui parteciperai?” Domandò un signore, grassoccio e dalle folta barba.

“S-sì …” bofonchiò Mat. “Non ne servono altri?”

L'uomo si fece scappare una mezza risata.”No! Non l'hai letto il cartello? A questo torneo è ammesso l'utilizzo di un solo Pokémon, altrimenti durerebbe troppo a lungo!”

Matthew si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. L'aveva scampata bella.

“Sì … parteciperò con Charmeleon comunque.”

Il signore impiegò alcuni minuti per registrare i dati del Pokèdex di Mat sul computer che aveva accanto, poi glielo restituì.

Quando anche Lily completò l'iscrizione, i due ragazzini fecero per andarsene, ma vennero bloccati da una presenza minacciosa.

Mat alzò la testa e si trovò a fissare dal basso un ragazzotto alto e magro, dai lunghi capelli rossi spettinati e un sorriso odioso stampato sulla faccia. Accanto a lui un altro ragazzo, basso e tozzo, con i denti sporgenti e una marea di fruncoli sulle guance.

“Hei Steve, non trovi sia insopportabile che gente come questa si iscriva ad un torneo del genere?” Disse il piu alto, rivolto all'amico.

L'altro rispose con un mezzo grugnito. “Uh, già …hai ragione Ricky”

Lily s'indispettì subito. “Hey, voi due, sapete a chi vi state rivolgendo? Se fossi in voi non mi darei tante arie.”

Il ragazzo alto scoppiò in una fragorosa risata, portandosi una mano alla cintura.

“Forza mocciosi, vi sfidiamo ad una lotta di Pokémon!”

Matthew non si fece sfuggire l'occasione. Aveva troppa voglia di dare una lezione a quei due sbruffoni.

“Lily ti prego, fa combattere me.” Disse all'amica. Lei si fece sfuggire un ghigno indispettito, ma poi lo lasciò fare.”Come vuoi ...”

Steve sorrise mostrando una fila di denti storti, mentre Ricky si preparava a lanciare in campo la sua Pokéball.

“Sarà un incontro in doppio con un totale di quattro Pokémon, per te va bene, moccioso?”

Mat annuì senza badare alle provocazioni dell'altro.

“Charmeleon, Combusken, andate!”

Mat capì subito che quei Pokémon non erano da sottavalutare. Doveva stare attento, molto attento.

“Larvitar, Haunter, andate!”

Matthew si rese conto subito di aver fatto una pessima mossa. Non era abituato a combattere con quei Pokémon, figurarsi a fare strategia per una lotta in doppio. Larvitar aveva paura di Haunter perché si ricordava anche troppo bene del suo mangiasogni. Il Piccolo Pokémon guardò Matthew pregandolo di richiamarlo nella sfera, ma prima che il ragazzino potesse averne il tempo, un potente turbofuoco del Charmeleon nemico intrappolò i suoi due Pokémon fra le fiamme.

“Larvitar, stridio!”

L'urlo disperato di Larvitar, enfatizzato dalla paura, assordò tutti i presenti, facendo tappare le orecchie all'intera spiaggia.

Poi il Pokémon iniziò a sferrare una serie di colpi in tutte le direzioni, in preda al panico. Circondato dalle fiamme di Charmeleon, finì solo per procurarsi gravi danni. Matthew non poté far altro che osservare impotente e richiamarlo nella sua sfera.

Si massaggiò le orecchie e, senza aggiungere altro, mandò in campo il suo Pokémon successivo: Scyther.

“SAAAAAAAAAAAAIII”

“Tsk!” Ricky lo schernì con un sorriso sbilenco. Hai già perso un Pokémon facendo tutto da solo, non hai speranze di vincere!”

Matthew gli rispose con una smorfia.

“Haunter, attacco stordiraggio!”

“Combusken, Charmeleon, combo di fuoco!”

Mat spalancò gli occhi: che diavoleria era quell'attacco? Non ne aveva mai sentito parlare, forse se l'erano inventati loro.

Combusken afferrò Charmeleon per le zampe anteriori, iniziando a farlo roteare. I due PoKèmon presero velocità, diventando una specie di tornando infuocato grazie alla coda dello starter di Kanto.

Schyther e Haunter rimasero spiazzati.

“State in guardia!” Li avvertì il loro allenatore, troppo tardi: Charmeleon fu scagliato a tutta velocità in direzione di Schyther, colpendolo con un fuoco pugno superefficace sul povero coleottero; Haunter,distratto, fu investito completamente dal lanciafiamme di Combusken.

Era chiaro che i Pokémon di Ricky erano di alto livello e perfettamente organizzati, mentre Matthew stava utilizzando quelli che conosceva meno e non sapeva che strategia inventarsi.

Gli toccò richiamare anche quei due Pokémon; rimanendo soltanto con il Voltorb che aveva trovato alla base di Team Rocket. Si morse le labbra, nervosamente, anche se la battaglia era decisa, non aveva la minima intenzione di ritirarsi.

Steve non riuscì a trattenersi dal commentare.”Era da immaginarselo che questo ragazzino si sarebbe rivelato una schiappa come prevedevano, vero Ricky?”

L'altro rispose con una risata.”Puoi dirlo forte!”

Matthew mandò in campo il suo ultimo Pokémon, poco speranzoso.

“VOLTORB!”

“Non ti conosco bene, ma cerca di fare del tuo meglio!”Lo incitò l'allenatore. L'espressione del Pokémon si distorse in un ghigno malvagio, gli occhi allungati che brillavano di una luce inquietante, colmi di voglia di combattere.

Quando il Pokémon sfera notò che i due avversari lo stavano schernendo, si arrabbiò tremendamente.

“VOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL!”

La creatura elettrica iniziò a caricarsi di una sorprendente carica, sprofondando nella sabbia.

Quando Voltorb rilasciò la sua elettricità, il risultato fu devastante: i due Pokémon avversari andarono K.O al momento, completamente fulminati. Matthew rimase a bocca aperta.

“WOW, sei stato fantastico!”

Quello si girò rapidamente verso di lui, rivolgendogli uno sguardo veloce, ma fu subito chiaro che non si era impegnato così tanto per il suo allenatore, bensì per il proprio orgoglio personale.

“é stata solo fortuna.”Borbottò Ricky mentre si preparava a schierare i suoi due Pokémon successivi. “Ora vedrai: Quilava, Arcanine, andate!”

Voltorb non parve intimidito, anzi, si esibì in una serie di scintille di elettricità.

“Voltorb, prova con un attacco rotolamento!” Gli suggerì Matthew.

Il Pokémon non lo ascoltò minimamente, colpendo con un'altra scarica elettrica a tutta potenza.
“Lanciafiamme, tutti e due!”

I Potenti attacchi si scontrarono, formando una sfera di energia.

“A massima potenza!” Urlò Ricky ai suoi. Voltorb fu colpito in pieno e un esplosione fece sollevare la sabbia impedendo ai presenti di vedere quello che era successo.

Quando tutto tornò alla normalità, Matthew non capì se doveva credere ai suoi occhi o no. Voltorb era ancora lì, un po' affaticato, ma perfettamente in grado di combattere. Come poteva un Pokémon del genere essere così forte? Non era assolutamente normale, nemmeno un Electrode avrebbe potuto resistere a tanto. Poco male, la situazione volgeva a suo favore, anche se Mat aveva capito che Voltorb lo stava solo sfruttando per sfogarsi e non gli andava certo di mettersi ad ascoltarlo.

“Arcanine, Extrarapido, Quilava, ruotafuoco.!”

Prima di essere colpito, il Pokémon elettrico si illuminò di una luce bianca. Una potentissima esplosione spazzò via i due avversari, mandandoli K.O.

Quella era la potenza dell'attacco autodistruzione, pensò Matthew, mentre cercava di togliersi della sabbia dagli occhi.

Voltorb avrebbe dovuto essere esausto e invece erano ancora in equilibrio, quasi completamente senza energie ma vincitore. I due avversari non avevano retto la potenza di quell'esplosione e non erano in grado di continuare a combattere.

Matthew richiamò Voltorb nella sfera, fissandola pensieroso.

Ricky lo guardò malamente. “Me la pagherai per questo, moccioso.”Disse, voltandosi. “Andiamo Steve, al torneo gliela faremo pagare.”

Lily si avvicinò senza badare alle minacce di quei due.

“Non è normale che sia così forte, ma dove l'hai preso?” Domandò, stupita e un po' invidiosa.
“Alla base segreta di Team Rocket … sembrava così innocuo e debole... invece.”

“Che quei maledetti abbiano fatto qualche strano esperimento?” Commentò la ragazzina.

“Uh? Che intendi?” Matthew la guardò senza capire.

“Ragiona, decerebrato, non è normale una potenza del genere per un Voltorb, e Team Rocket è famoso per quello che fa – o meglio, faceva - ai Pokémon. Forse è un ex Dark Pokémon, oppure un qualche tipo di esperimento fallito, cose del genere.”

“Potrebbe anche essere.” Convenne Mat, rigirandosi la sfera fra le dita, per poi rimetterla al suo posto.”In ogni caso ...Voltorb è fortissimo, ma ovviamente non mi ascolta ...”

“Beh, è ovvio.”Lily si spostò i capelli dalla fronte.”Un Pokémon così forte... dovrebbe dar retta a una schiappa come te?” Lo prese in giro.

Lui la guardò con un'occhiataccia. “Simpatica come al solito.”

“Torniamo al centro Pokémon, potremmo parlare con mio nonno.”

Mat annuì. Ripresero il cammino e percorsero la strada al contrario, facendosi nuovamente largo fra la folla del mercato. Cinnabar Island era un'isola non troppo piccola, ma l'ambiente era quello di un paesino di pochi abitanti.

Lily si fermò ad un certo punto, indicando il Pokémon Market. “Io vado a comprarmi delle cose.“Gli spiegò.” … Tu?”

Il ragazzino non colse l'implicita richiesta di lei di seguirlo. “Io vado al centro Pokémon, sono stanco.” Mentì. In verità voleva andare all'ospedale da suo padre.”Ci vediamo piu tardi.

“Ah ok...”Lily lo salutò con un gesto della mano. “A dopo allora.”

Mat fece finta di imboccare la strada che l'avrebbe portato al centro medico, poi prese la direzione opposta, per l'ospedale. Suo padre era quello che era … ma lui non riusciva a fare a meno di sentirsi in dovere e andarlo a trovare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ash firmò gli ultimi documenti per avere il permesso di andarsene, prese la sua stampella e, con Pikachu sempre al fianco, si avviò fuori dall'ospedale. Non si era rimesso ancora del tutto ma non ne poteva piu di stare in quel posto, tutto degli ospedali gli ricordava troppo quel giorno. Misty …

Scacciò in fretta e furia certi pensieri e, quando si guardò intorno, rimase stupito di vedere proprio suo figlio.

Matthew esitò per diversi secondi.”Pap-”

“PIKA PIKA!”

Pikachu drizzò la coda dalla felicità nel vederlo, Ash salutò con un sorriso impacciato. Nonostante tutti gli sforzi, ancora non sapeva bene come comportarsi con lui.

“Non pensavo che saresti passato.”Ammise, senza riuscire a trattenersi.

Mat tentò di cambiare argomento.

“Vedo che la gamba va meglio.”

Ash annuì.”Sì … avrei dovuto restare un altro giorno in ospedale, ma odio quel posto … già che ci siamo allontaniamoci da qui.”

Il ragazzino annuì senza aggiungere nulla. Camminarono per diversi minuti, in silenzio, fin quando Ash, stanco, chiese di sedersi su una panchina. Una ventata di freddo li travolse in pieno, Mat si tirò su la sciarpa pesante fino al naso.

Pikachu s'infilò nella giacca del suo allenatore.

“Mi sono iscritto ad un torneo di Pokémon di fuoco.”borbottò Matthew, cercando di iniziare una conversazione.
“é quello per la medaglia Vulcano? Ne ho sentito parlare, si svolge da qualche anno ormai.”

“Sì sì, proprio quello.” Mat si guardò le ginocchia, muovendo le gambe nervosamente.”Spero di arrivare almeno terzo.”

“Ce la farai.”Lo rassicurò Ash.”Ti sarai iscritto con Charmeleon, no?”

“Esatto.”

Fra i due calò nuovamente il silenzio.

Matthew abbassò lo sguardo e Ash percepì un vuoto allo stomaco quando gli sembrò di sentire un singhiozzo. Un altro, Mat stava sicuramente piangendo.

“Hey … che ti prende?”

Si chinò verso di lui per guardarlo in faccia, ma il ragazzino si voltò dal lato opposto, nascondendo il volto sotto al suo berretto. Ora i singhiozzi si udivano distintamente.

“Matthew ...”

Ash gli passò un braccio intorno alle spalle, facendolo appoggiare a sé, poi gli porse un fazzoletto.

Pikachu abbassò le orecchie, triste.

“Pika pika...”

“Mi dispiace, Matthew.” Mormorò il maestro di Pokémon, intuendo qual'era il problema di suo figlio.”Mi dispiace...”

Mat tirò su col naso. “promettimi che non sparirai un'altra volta.” Fece in tempo a dire, prima di riprendere a piangere.” Promettilo!”

Ash lo strinse un po' a sé. “Te lo prometto Mat … te lo prometto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti! Mi scuso per l'immenso ritardo ma ho avuto un periodo un po' così e avevo bisogno di prendermi una “vacanza” dalla fanfiction.

Vi ringrazio per i commenti!

 

 

Non so che Extra mettere, voi avete qualche idea per quelli del prossimo capitolo?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Primo round ***


        PRIMO ROUND

     



Matthew si lasciò cadere stanco sulla sabbia della spiaggia, togliendosi lo zainetto dalle spalle. Faceva freddo ma la fiamma calda sulla coda di Charmeleon, al suo fianco, lo riscaldava a sufficienza. Tirò fuori una ciotola e la riempì di cibo per Pokémon, poi guardò con appetito il suo pranzo al sacco; un semplice panino con formaggio ed insalata, niente di che, ma aveva talmente fame che in quel momento gli sarebbe sembrata buona qualsiasi cosa. Quanto gli mancava la cucina di Delia.

“Sei stata grandiosa, mi sembri diventata davvero forte.” Si complimentò con il suo Pokémon. Charmeleon rispose con un borbottio gutturale; nell'aprire la bocca, il calore del suo corpo a contatto con il freddo esterno, formò una densa nube di vapore.

Mat sorrise. Avevano superato brillantemente le eliminatorie e nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo, avrebbero dovuto affrontare il primo incontro vero e proprio del torneo Vulcano.

Si girò di scatto quando sentì dei passi attutiti dalla sabbia dietro di sé e il rumore di una stampella.

“Pika pika!”

Ash si lasciò scivolare accanto al figlio, stancamente, porgendogli un piatto di spaghetti di riso appena fatto e delle bacchette.

“Mangia questo, sarà sicuramente migliore di quel panino rattrappito e freddo.”

Matthew lo scrutò con un po' di imbarazzo.”Grazie … “

“Perdonami se ci ho messo così tanto.” Si scuso Ash, grattandosi la testa. “Ma essere un campione ha anche parecchi lati negativi.”

Era vero: in quella sola mattinata era stato fermato da una moltitudine di allenatori di Pokémon che volevano stringergli la mano, complimentarsi con lui, chiedergli un autografo o dei semplici consigli. Inizialmente poteva anche essere gratificante come cosa, ma alla lunga diventava davvero stressante, proprio per quel motivo, da diversi anni, non amava troppo stare in mezzo alla gente e preferiva allenarsi in luoghi isolati in attesa del torneo successivo.

“Oh, eccovi qua, non riuscivamo a trovarvi!”

Mat alzò gli occhi e si trovò davanti Maky, insieme a Lily e Leon. Si erano tutti quanti iscritti al torneo; pure suo cugino che non aveva il minimo interesse nel vincere una medaglia.

Sorrise spontaneamente.

“Allora, come è andata?”

“Tutti abbiamo passato le eliminatorie.” Gli spiegò Maky, sedendosi sulla sabbia poco distante da lui. “Tu ti senti pronto per l'inizio vero e proprio?”

“Maky, fai domande inutili, non lo vedi che trema come una foglia alla sola idea di misurarsi con me e il mio Rapidash?”

Mat guardò Leon di sbieco: arrogante e presuntuoso come al solito.

“Chi è il tuo avversario, sei già andato a vedere sul tabellone?” Domandò Lily che fino a quel momento era rimasta in silenzio.

Matthew si diede un colpo sulla fronte con il palmo della mano, scattando in piedi:”Me ne stavo dimenticando!”

“Chaaar chaarmì!”Charmeleon lo rimproverò scuotendo la testa contrariata.

“Hai ragione, lo so … dovrei essere meno sbadato.” Si scusò il ragazzino. “Da che parte...?”

Lily gli fece un gesto con la mano, in segno di seguirlo.”Per di qua, rincitrullito.”

Si fecero largo fra gli stand e i vari ring di combattimento improvvisati sulla spiaggia, fino ad arrivare ad un cartello sul quale erano appesi i risultati delle estrazioni: Matthew notò che c'erano almeno una trentina di partecipanti, non male come numero!

Cercò il suo nome, poi seguì la tabella con il dito per vedere qual'era il suo sfidante.

“Ricky Dampìr” Osservò bene la foto allegata, poi si scambiò uno sguardo con Lily.

“é il tipo di ieri, quello alto e antipatico.”

Lei alzò un sopracciglio, stupita.

“Che coincidenza … vedi di starci attento, voglio combattere contro di te in questo torneo, chiaro?”

Lui annuì, sorridendo.

“Non preoccuparti.”

 

 

 

Matthew si morse le labbra nervosamente. Se ne stava in piedi accanto al perimetro del ring di combattimento numero tre: al suo fianco Ash e Charmeleon. Maky stava per entrare in campo e combattere, solamente dopo sarebbe toccato a lui, ma era già molto teso e nervoso.

Lily e Leon erano stati chiamati in altri ring.

L'arbitro di lotta si portò al centro del campo, pronto a dare il via alla sfida. Una folta folla si era radunata per assistere all'incontro di Pokémon: la voce che la campionessa di Jotho e il figlio di Ash Ketchum partecipavano al torneo era girata rapidamente fra la gente dell'isola.

Maky fu la prima a mandare in campo il Pokémon con cui si era iscritta:”Growlithe, è il tuo momento!”

Mat rimase stupito: perché non aveva scelto, Houndoom, il suo Pokémon migliore, per partecipare? Dopotutto ormai si era ripreso dalla battaglia con i Dark Pokémon e sembrava essere diventato davvero invincibile.

Ash parve intuire quello che suo figlio stava pensando.

“Ti stai chiedendo perché non Houndoom, scommetto.”

Matthew annuì timidamente.

Ash si fece sfuggire un mezzo sorriso.”Beh, penso che l'abbia fatto per mettersi alla prova. Non c'è gusto a vincere sempre con gli stessi Pokémon, quelli piu forti.”

L'avversario di Maky era un ragazzotto muscoloso, dall'aspetto sicuro di sé.

“Darmanitan, è il tuo turno!”

Quello era un Pokémon originario delle regione di Unima! L'incontro si faceva davvero molto interessante. Lo sfidante di Maky, tale William, non si fece attendere per sferrare la prima mossa:”vai con il fuoco pugno!”

“Attacco agilità, Growlithe!”

Il Pokémon di Maky si mosse rapidamente, schivando la mossa dell'avversario, ma anche il Darmanitan era piuttosto veloce.

“Martelpugno, forza!” Lo spronò il ragazzo. Growlithe riuscì a evitare per un soffio la mossa del nemico, poi riprese muoversi rapidamente.

A Matthew venne spontanea una domanda: perché Maky non aveva usato almeno la pietrafocaia prima dell'inizio del torneo? In fondo, quella che lui le aveva regalato a Caledon City, non era ancora stata utilizzata.

“Grow!”

Il Pokémon della ragazza si esibì in un caotico attacco doppioteam, confondendo l'avversario che iniziò ad attaccare ripetutamente nel tentativo di mandare a segno almeno un colpo, lasciando ampi solchi nella sabbia.

“Ora Growlithe, ruotafuoco!”

Il cane di fuoco colpì l'avversario con tutta la sua potenza; Darmanitan rotolò su se stesso per diversi metri, incassando malamente il colpo ma, alla fine, riuscì a rimettersi in piedi. Si stava dimostrando parecchio tosto.

“Lanciafiamme!”Gli ordinò il suo allenatore; Maky chiese al suo Pokémon di fare lo stesso.

Darmanitan di per se avrebbe potuto benissimo spazzare via l'attacco di fuoco di Growlithe con la sua forza combattiva, ma attaccando ripetutamente nel tentativo di colpirlo, si era stancato molto e respirava affannosamente, in poche parole non era in grado di sostenere un lanciafiamme a tutta potenza.

“Growlithe, ora!”

Il Pokémon di fuoco fece ricorso a tutte le sue energie; l'intensità del suo lanciafiamme superò quella del nemico, che venne colpito in pieno dalla potenza dei due attacchi combinati. Darmanitan provò a rimettersi in piedi, ma crollò stanco sulla sabbia, incapace di continuare a combattere.

La vittoria era di Maky.

La folla scoppiò in un tripudio di applausi mentre i due sfidanti si stringevano sportivamente la mano.

La ragazza si voltò verso Mat, mentre usciva dal ring e gli fece l'occhiolino, sorridendo.

Ora toccava a lui.

Ash posò una mano sulla spalla di suo figlio, stringendola appena. Mat si voltò verso di lui, incrociando il suo sguardo.

“Non perderò.”Gli disse, entrando in campo insieme a Charmeleon.

Ricky, il ragazzo che Mat aveva sconfitto il giorno prima grazie a Voltorb, lo stava aspettando con impazienza. Aveva il solito sorriso arrogante stampato in faccia, che lo rendeva di un'antipatia unica: nemmeno Lily aveva mai raggiunto tali livelli di presunzione.

“Che coincidenza, non avrei mai immaginato di poterti dare una lezione così presto!”Gli urlò il ragazzo, facendosi sentire chiaramente. “ Non importa se sei il figlio di un campione. Il e il mio Pokémon vi ridurremo in cenere!”

L'arbitro alzò la bandiera verde, dando il via alla battaglia: Charmeleon entrò in campo lanciando una fiammata in segno di sfida, era carica e pronta al combattimento. Il suo colore inconsueto attirò fin troppo l'attenzione, come al solito. A Mat non piaceva apparire e proprio per quel motivo in un certo senso aveva sempre odiato essere il figlio di Ash.

“Forza, vai!”

Matthew impallidì nello scoprire l'identità del suo avversario: aveva davanti agli occhi un potente Magmar! Non importava come, in qualche modo avrebbero vinto lo stesso. Si scambiò uno sguardo d'intesa con Charmeleon, poi pensò alla strategia da adottare. Doveva prendere esempio da Maky: Charmeleon era forte, ma non abbastanza da eguagliare la potenza d'attacco del suo avversario quindi, se voleva avere una possibilità di vittoria, doveva fare in modo di non respingere mai direttamente un colpo dell'avversario o di attaccarlo con il suo stesso elemento sperando di fargli danni consistenti. L'unica opzione era quella di creare una situazione a totale svantaggio del suo nemico, e solo in quel momento tentare l'attacco.

“Magmar, lanciafiamme!

“Charmeleon, muro di fumo, poi attacco fossa!”

Una cappa nera si sollevò sulla spiaggia, facendo tossire e lacrimare gli spettatori dell'incontro. Quando si dissolse, Magmar era al centro del ring intento a guardarsi in giro sospettosamente, il suo avversario si era nascosto sotto la sabbia.

Ash si lasciò sfuggire un mezzo sorriso; suo figlio ne aveva ancora da fare di esperienza! Perché aveva scelto di temporeggiare in quel modo? Non si era reso conto che il suo avversario, per quanto fosse di base un Pokémon piuttosto forte, non era stato ben allenato? Charmeleon poteva benissimo tenergli testa anche dal punto di vista della forza d'attacco. In ogni caso, l'incontro non stava andando male.

“Charmeleon, colpiscilo!” Urlò Mat per farsi sentire dal suo Pokémon. Lei saltò fuori dalla sabbia, alle spalle di Magmar, ma l'avversario fu rapido a rispondere con un potente fuoco pugno.

“Fa attenzione! Urlò il ragazzino, già preparandosi a vedere Charmeleon rotolare di diversi metri sulla sabbia.

“CHAARMI!”

Il Pokémonn dalla colorazione particolare non potendo schivare l'attacco rispose senza esitazione utilizzando un potente codacciaio per bloccare il nemico. Mat guardò Charmeleon sbalordito mentre lei continuava ad attaccare afferrandolo per la coda e facendogli fare il giro della morte: allora ce l'aveva la forza per combattere corpo a corpo con Magmar.

L'avversario si rialzò da terra rabbioso, sputando la sabbia.

“Non perderò un'altra volta contro di te, moccioso!” Sbraitò Ricky, piu arrabbiato del suo Pokémon.

“Magmar, Fuococarica!”

“Spostati!” Urlò Mat, preoccupato; quella mossa poteva essere davvero pericolosa. Charmeleon però si voltò verso di lui e gli lanciò uno sguardo profondo. Matthew capì; lei ormai non era ancora un piccolo Charmander. Nei suoi occhi, brillava già la fiamma d'orgoglio tipica dei Charizard.

“Vai allora, fermarlo.” La incitò.

Charmeleon restò ferma fino all'ultimo momento, sfruttando la sabbia a suo favore per fermare l'avanzata del nemico. Quando Magmar le fu addosso,incontrò la sua resistenza. Il Pokémon di Mat, con uno sforzo notevole, sollevo l'avversario, scagliandolo in aria a tutta potenza.

Magmar atterrò sulla sabbia di schiena, completamente esausto.

“La vittoria dell'incontro va a Matthew Ketchum, di Pallet Town!”

Mat si lasciò sfuggire un largo sorriso, cercando lo sguardo di suo padre, che ricambiò con un “Ok” e un occhiolino. Il pubblicò applaudì fragorosamente; Matthew si avvicinò a Ricky per una stretta di mano, ma lui se ne andò senza nemmeno guardarlo, offeso a morte.

“Andiamo Charmeleon, è ora che ti riposi.”

Matthew uscì dal ring di combattimento con un largo sorriso stampato in faccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mat aveva un sonno tremendo, ma non riusciva ad addormentarsi. Non faceva altro che pensare alla giornata trascorsa; dopo la vittoria contro Magmar lui e Charmeleon avevano sostenuto ancora diversi incontri. Fortunatamente, gli organizzatori del torneo si erano organizzati bene, concedendo almeno un'oretta di pausa fra un combattimento e l'altro, altrimenti i Pokémon ne sarebbero usciti sfiniti! Matthew poi era riuscito a vedere anche qualche altra battaglia dei suoi amici: gli costava ammetterlo ma il Rapidash di Leon era davvero forte e anche Lily non se l'era cavata affatto male insieme al suo Ninetales. L'indomani, si combatteva la fase finale del torneo, erano rimasti solo in dieci. Mat era un po' agitato all'idea: un paio degli allenatori passati alla seconda fase erano davvero forti. Ce l'avrebbe fatta a classificarsi almeno terzo? Doveva per forza, se voleva vincere quella medaglia.

Ad un certo punto, un suono lo fece tornare alla realtà. Vide la sagoma nera di suo padre che si alzava dal letto, poco distante da lui e usciva dalla stanza, sussurrando qualcosa a Pikachu sul non seguirlo. Gli altri dormivano profondamente.

Inizialmente pensò che fosse andato in bagno ma, quando non lo vide tornare dopo diverso tempo, decise di uscire a cercarlo, senza saperne il vero motivo. Lo trovò a pochi passi dal centro Pokémon, seduto su una panchina illuminata dalla luce fioca di un lampione.

“Ciao papà.”

Ash sussultò.

“Mat … cosa ci fai qui?” Disse, in un sussurro.

Matthew si scrollò un po' di neve dal cappellino con un gesto della mano.

“Non riuscivo a dormire.” Disse, alzando le spalle.

Ash si lasciò sfuggire una debole risata. “Scommetto che sei agitato per le sfide di domani.” Mat lo guardò sinceramente stupito. “Come fai a saperlo?”

“Beh … in questo ero come te da bambino.”

“Oh capisco ...” Il ragazzino dai capelli arancio guardò verso l'alto, osservando i fiocchi di neve che cadevano fitti. “E come faccio a calmarmi?”

Il maestro di Pokémon si prese qualche attimo prima di rispondere. Stare insieme a Mat lo rendeva felice, ma qualcosa dentro di lui si smuoveva ogni volta che lo aveva accanto: lo stesso sentimento che l'aveva spinto ad allontanarsi per tutto quel tempo. Il problema era che … nonostante la somiglianza fisica con lui, Matthew aveva ereditato gli stessi identici occhi di Misty e ogni volta guardarlo gliela faceva tornare in mente, con tutto il carico di tristezza che la cosa si portava dietro.

“Hey, papà, ci sei?”

Ash si riscosse tornando alla realtà.”Si scusa … pensavo.”

“A che pensavi?” Domandò il ragazzino, curioso.

Il maestro di Pokémon rispose istintivamente:”Che assomigli alla tua mamma piu di quanto possa sembrare ad una prima occhiata.”

Si rese conto solo all'ultimo momento che affrontare quel discorso era come camminare in un campo minato. Matthew rimase senza parole per qualche secondo. “E perché?” Domandò, con tutta la curiosità tipica di un bambino come lui.

“Hai i suoi stessi occhi.” Disse Ash in un sussurrò. “E lo stesso modo di aggrottare le sopracciglia quando non capisci qualcosa o ti arrabbi.” Quell'ultima considerazione la fece facendosi scappare una lieve risata.

Mat lo guardò un po' incerto: tutti gli avevano sempre detto che invece era la fotocopia di suo padre!

Trascorsero diversi minuti in silenzio.

Matthew si morse le unghie nervosamente: aveva una domanda da fare a suo padre, una cosa che aveva sempre voluto sapere ma non aveva mai avuto occasione di parlargliene, una di quelle curiosità da bambino. Era qualcosa di così stupido e imbarazzante che si vergognava anche solo all'idea di chiederglielo, però la tentazione era davvero alta.

Le parole gli uscirono dalla bocca quasi da sole.

“Com'è che vi siete fidanzati tu e la mamma?”

Se avesse avuto qualcosa da bere in mano, Ash si sarebbe strozzato. Strabuzzò gli occhi fuori dalle orbite, girandosi incredulo verso suo figlio, che ora lo guardava con un misto di timidezza e curiosità. Da dove diavolo l'aveva tirata fuori quella domanda, così a bruciapelo? Il maestro di Pokémon si morse le labbra, seriamente in difficoltà. Non aveva mai creduto che Matthew gli avrebbe fatto una domanda del genere, non così presto, per lo meno, era davvero da pochissimo che fra loro due le cose avevano finalmente preso a girare per il verso giusto.

Che razza di faccia tosta. Anche in quello, Mat era somigliante a Misty.

Ash tentò di aprire la bocca per dire qualcosa, ma ne uscì solo un suono strozzato. Gli faceva male parlare di sua moglie e poi, per la miseria, quella domanda era tremendamente imbarazzante.

Gli sembrava di essere tornato un ragazzino riluttante a parlare delle sue prime esperienze amorose.

“Beh sai … ci conoscevamo fin da bambini … “ Tentò di spiegare Ash, facendosi sfuggire una risata nervosa.”Certe cose poi … vengono in automatico, no?”

Si alzò di scatto dalla panchina, indicando il centro medico per Pokémon.

“Mat … è davvero tardi, è meglio che torniamo a dormire. Domani non avrai la forza per gli incontri del torneo, altrimenti.”

Il ragazzino annuì debolmente. Non era molto soddisfatto della risposta, ma aveva capito di aver messo in serie difficoltà suo padre, con una domanda del genere.

Ash accompagnò Mat in camera, gli sistemò le coperte e poi tornò nel proprio letto, dove lo aspettava Pikachu. Incrociò le braccia dietro la testa, lo sguardo rivolto verso il soffitto.

Decisamente la ferita della morte di Misty era una cicatrice che si riapriva ancora troppo facilmente.

 

 

 

 

 

 

Ash si ricordava perfettamente quand'era successo. Era l'estate dei suoi vent'anni: nel mese di Agosto. Era tornato a Pallet per allenarsi in vista di un importante torneo che si sarebbe svolto a Kanto il mese successivo e al suo arrivo a casa, oltre alla sua cara mamma, aveva trovato Misty. Fra un viaggio e l'altro, i due ragazzi non si vedevano da almeno due anni, quasi tre. Un po' per orgoglio da parte di lei, per imbarazzo da parte di Ash e perché le loro vite avevano preso strade in apparenza diverse, durante quel periodo non si erano mai nemmeno sentiti per telefono; l'ultima volta che si erano visti, anni prima, avevano litigato per una stupidata.

Ash si era aspettato di tutto tranne che trovarsela lì quel giorno, sicuramente c'era stato dietro lo zampino di Delia.

I due ragazzi dopo il gelo iniziale erano stati davvero felici di potersi rivedere, in fondo erano amici da tantissimo tempo. Quell'estate però, qualcosa era cambiato. Per Misty lo era da diverso tempo, ma Ash era sempre stato troppo bambinone e immaturo anche solo per rendersene conto. Finalmente però sembrava essere cresciuto anche lui. Gli era bastato trascorrere un pomeriggio insieme per rendersi conto che ora non considerava Misty solo come un'amica e compagna di avventure, ma come una ragazza carina con dei bellissimi occhi verde acqua. Così si era fatto forza e l'aveva invitata a restare a Pallet per una settimana. Quei giorni li aveva passati nelle campagne del suo villaggio a far cose molte diverse rispetto all'allenarsi per un torneo, ma non se n'era mai pentito. Si era fidanzato con Misty alla fine di quella stessa settimana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hem hem che dire xD

Non mi sono dilungata troppo sugli incontri del torneo perché riflettevo sul fatto che non manca tantissimo alla Lega e quindi temo di poter essere ripetitiva, oltretutto gli incontri uno/uno non è che siano divertentissimi, dopo un po' annoiano.

Se non si è notato sto sfruttando questi capitoli per approfondire un po' il rapporto padre figlio con tutto quello che ne consegue... spero sia stata di vostro gradimento anche l'ultima parte Ash/ Misty, ci sentiamo e grazie per i commenti!

 

 

 

EXTRA

 

Sondaggio: qual'è il vostro personaggio preferito?

 

Dark Mewtwo Lv 100; Natura:????; Mosse principali: Psichico, Palla Ombra, Distruzione(solo Dark Mewtwo), Ripresa.

 

 

Mewtwo megaevoluzione X Lv 100; Natura Audace; Mosse principali: Megacalcio; Ripresa; Palla ombra; Psichico.

 

 

Mew Lv 100; Natura ingenua; mosse principali: Teletrasporto, Trasformazione, Psichico, Palla ombra.

 

Zapdos di Ash: Lv 100; Natura schiva; Mosse principali: Tuono, Volo, Perforbecco, Fulmine

 

 

Dark Typhlosion/Sean Lv 100; Natura ????; Mosse principali: Lanciafiamme, Vampata, Terremoto, Fuocobomba

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Sfide di fuoco ***


                           SFIDE DI FUOCO                    
                                 

                                       


“Charmeleon, ora concludi con un attacco lacerazione!”
Il Pokémon di Mat colpì l’avversario sfruttando gli artigli affilati per metterlo K.O, facendolo rotolare sulla sabbia per diversi metri.
“Flareon non è in grado di combattere!” Sentenziò il giudice dell’incontro. “Vince Charmeleon!”
Mat esultò correndo in contro al suo Pokémon, che ricambiò l’affetto abbrustolendogli il viso con una fiammata.
“Sei fantastica!”
Era il secondo incontro di quella giornata e quella vittoria gli era valsa la qualificazione agli ottavi di finale. Dei suoi amici, erano ancora in gara Lily e Maky; Leon invece avrebbe disputato il suo match fra pochi minuti, era ancora in tempo per andare a dargli un’occhiata.
Si scambiò una stretta di mano con il suo avversario, poi richiamò Charmeleon per farla riposare e si fece largo fra la folla per raggiungere suo padre.
Ash alzò un braccio in segno di saluto per farsi notare, comunque era impossibile non riconoscerlo con il suo fedele Pikachu in spalla.
“Hai fatto un bell’incontro, Mat.” Si complimentò con lui.
“Pikachu pika” Anche Pikachu sembrava d’accordo.
Il ragazzino ricambiò con un sorriso, poi si guardò intorno. ”Sai dove deve combattere mio cugino? Volevo vedere l’incontro.”
“Dovrebbe essere al ring numero tre.”
Arrivarono lì che la sfida stava giusto per cominciare. Mat sussultò per lo spavento quando qualcuno alle sue spalle gli regalò una sonora pacca in testa.
“Eccoti qui!” 
Era quella dannata di Lily. Facendosi largo fra la gente, sbucò anche Maky che salutò allegramente. 
Si accomodarono sugli spalti improvvisati in una posizione strategica per assistere al meglio all’incontro.
L’avversario di Leon era un potente Talonflame, un Pokémon proveniente dalla lontana Kalos. Quando l’arbitro alzò la bandiera verde, l’incontro ebbe iniziò.
Il Pokémon di tipo fuoco/volante non attese e si scagliò in picchiata verso Rapidash, con un potente aeroassalto.
“Incornata!” Urlò Leon per farsi sentire.
Il cavallo di fuoco si diede slancio con le lunghe zampe posteriori e contrastò con successo l’attacco del nemico, infiammando la folla che stava osservando l’incontro. Pure Matthew ne rimase sorpreso.
“Leon non è male … ma ha avuto fortuna ad imbattersi in quel Rapidash.” Gli fece notare Maky. “Non penso avrebbe vinto così facilmente con un altro Pokémon .”
Rapidash atterrò sulla sabbia lasciando le impronte dei suoi zoccoli, poi alzò la testa per tenere d’occhio il suo avversario, che riprovò con la stessa strategia. Di nuovo venne respinto, ma questa volta fu veloce a contrattaccare con un alacciaio che prese in pieno il Pokémon di Leon.
La sabbia del ring di combattimento attutì la caduta di Rapidash, facendogli riportare tutto sommato pochi danni.
“Vai con il lanciafiamme!”
Una potente fiammata investì in pieno Talonflame.
“Non fargli caso.” Ordinò il suo allenatore, una ragazza dell’età di Leon.” Vai con un attacco baldeali!”
Il Pokémon salì in quota, poi si scagliò in picchiata caricandosi di una velocità e di una potenza assurde.
Leon però, chiese al suo Rapidash di non muoversi e di attendere fermo dov’era. Il cavallo di fuoco, sbuffò fumo dalle narici, tendendo i muscoli del collo. Era forte, ma tremendamente esibizionista e vanitoso come il suo allenatore. Matthew era sicuro che non avrebbe retto alla potenza di quell’impatto.
Talonflame arrivò vicinissimo al ring di combattimento, scendendo in picchiata per un attacco frontale.
“Presto Rapidash, galoppa, attacco riduttore!”
Prendendo la rincorsa, il Pokémon di Leon si scagliò verso l’avversario, preparandosi a un pazzesco impatto.
Lo scontro fra i due sollevò un polverone di sabbia che impedì la vista sul ring di combattimento per diversi secondi. 
Quando tutto tornò alla normalità, Rapidash era all’estremità del ring di combattimento, stremato e tremante ma ancora in piedi. Dietro di lui, si era accumulata una montagnetta di sabbia, probabilmente quella che si era trascinato mentre cercava di fermare l’avversario.
Talonflame era poco distante, accasciato a terra senza la forza per rialzarsi.
Il Rapidash di Leon s’impennò su due zampe per festeggiare la vittoria e anche il suo allenatore non fu da meno esibendosi in una serie di saluti e inchini per il suo pubblico.
Matthew si morse le labbra dalla rabbia. Quel dannato vanitoso, non meritava di vincere così facilmente.
“Wow, davvero potente quel Rapidash.” Commentò suo padre, col risultato di farlo arrabbiare ulteriormente.  Se mai  lui e Leon avessero avuto l’occasione di combattere in quel torneo, gli avrebbe dato una bella lezione













Mat e i suoi amici avevano tutti passato il turno e si erano concessi un paio di ore di pausa per far riposare i Pokémon e prepararsi alle estrazioni degli ottavi di finale, poi si erano recati a guardare i tabelloni.
Il ragazzino spalancò gli occhi: il suo prossimo avversario era niente di meno che … suo cugino Leon!
Gli lanciò un’occhiata di traverso, scoprendo che anche lui lo stava fissando.
“Pronto a perdere?” Lo prese in giro, con la solita aria arrogante, da presuntuoso.
“Sei tu che dovresti aver paura.” Gli rispose malamente Matthew. ”Non sottovalutare Charmeleon.”
“Calmatevi voi due.” Maky intervenne per cercare di disinfiammare la situazione. ”Invece di insultarvi a vicenda, vedete di concentrarvi e pensare a come lottare al meglio.”
Mat la guardò speranzoso. ”Tu non vieni a vedere il nostro incontro?”
Lei scosse lievemente la testa. “No, ho un match contemporaneamente a voi nel ring quattro.” Spiegò. ”Non posso proprio.”
“Capisco … tu Lily, invece?”
La ragazzina sembrava alquanto tesa e preoccupata, ma quando si accorse che Mat la stava fissando, mascherò quella sua inquietudine. “Devo combattere nel vostro stesso ring, proprio prima di voi.”
“Allora andiamo subito.” Si affrettò Leon, iniziando già a camminare. ”Non vedo l’ora di vincere.”
Mat cercò con lo sguardo suo padre, scoprendolo dietro di sé, a pochi metri di distanza, in un silenzio assorto. Strano a dirlo, ma la sua presenza stava iniziando a farlo sentire tranquillo e sicuro.
Salutò Maky, poi seguì il resto del gruppo.
Presero posto sugli spalti, erano fra i primi ad arrivare. Lily si portò già alla sua estremità del ring di combattimento.
Il suo avversario era uno molto forte, Matthew l’aveva visto combattere con il suo Thyplosion quella mattinata ed era rimasto davvero impressionato. Ora capiva perché lily prima gli era sembrata tesa. Non l’avrebbe mai detto, ma tifava per lei.
“Che l’incontro abbia inizio!” Urlò l’arbitro, dando il via alla battaglia.
“Ninetales, ipnosi!” Ordinò rapidamente Lily. L’avversario però, fu rapido a prendere provvedimenti e sparì sotto la sabbia usando un attacco fossa. Sarebbe potuto sbucare ovunque e in qualsiasi momento.
Il Pokémon di Lily sollevò le sue nove code, chiudendo gli occhi per concentrarsi al massimo e percepire il nemico. Un paio di snervanti minuti trascorsero in quel modo, finché Ninetales, con un balzo ben calcolato, schivò l’attacco di Thyplosion che era sbucato dalla sabbia a tutta potenza.
L’avversario di Lily – un ragazzo di qualche anno in piu di lei – non perse tempo per contrattaccare.
“Ruotafuoco!”
La mossa colpì in pieno Ninetales, che però si rimise subito in piedi.
“Vai così!” La incitò Lily.”Attacco Rapido!
Il Pokémon a nove code sfoggiò tutta la sua velocità, lasciando il nemico impreparato. Era il momento giusto per sfoderare la carta vincente.
“Stordiraggio, Ninetales!”
Thyplosion si immobilizzò al centro del ring incapace di capire cosa gli stesse succedendo, era totalmente confuso e smarrito. Il suo allenatore provò a chiamarlo a gran voce, ma non c’era niente da fare. Prese a lanciare potenti attacchi lanciafiamme senza capire quello che stava facendo realmente.
Lily si fece sfuggire un sorriso. Era fatta, la sua strategia incentrata sulla tattica si era rivelata davvero utile.
“Ninetales, ora; Iper raggio!”
“Wow, conosce una mossa di così alto livello!” Esclamò Maky dagli spalti. ”Si è davvero data da fare la tua amica nell’allenare quel Pokémon, Mat.”
Lui ricambiò il commento con uno sguardo truce, anche se doveva ammettere che la sua  rivale di sempre era davvero brava, e non solo antipatica e presuntuosa.
Il potente attacco colpì in pieno il Thyplosion avversario, che non riuscì né a schivare né a difendersi.
La vittoria andava a Lily.
Il pubblico applaudì sonoramente, soddisfatto della sfida, mentre Matthew, deglutendo, si preparava a sostenere il suo incontro. Non importava come, doveva assolutamente vincere. Leon, poco distante, mentre scendevano dalle tribune, gli lanciò un’occhiata di sfida.
Mat andò a posizionarsi al suo posto, sul lato sinistro del ring di sabbia. Quell’incontro rappresentava per lui molto, non era solo una semplice sfida per la conquista di una medaglia; fra lui e Leon c’era sempre stata molta competizione. Da quanto non si confrontavano in una vera battaglia? Dalla lotta in palestra.
“Inizia la sfida fra Matthew Ketchum e Leon Waterflower!” Gracchiò l’altoparlante .”Il figlio di Ash Ketchum e Misty Waterflawer e il nipote di quest’ultima! Da non perdere, signori!”
Matthew si concesse di odiare l’essere figlio di allenatori di Pokémon famosi. La gente lo giudicava in base a quello e non per come combatteva realmente, una cosa che aveva odiato fin dal primo giorno in cui era stato allenatore di Pokémon.
“Charmeleon, vai!”
Urlò, cercando di darsi carica. Non si sentiva così teso da diverso tempo.
“Rapidash … stupiscimi!”
Il Cavallo di fuoco entrò in campo nitrendo e sbuffando fumo dalle narici, pronto all’azione.
“Charmeleon, fagli vedere di che pasta sei fatta!” La spronò Mat. ”Attacca a tutta potenza!”
Questa volta non avrebbe sottovalutato la forza fisica del suo Pokémon com’era successo nella sfida con Magmar.
Charmeleon sputò una potente fiammata mentre Rapidash gli correva incontro al galoppo, il corno puntato in avanti. Sembrava non avesse intenzione di spostarsi; Matthew decise di fidarsi del suo Pokémon e lasciarla fare.
Rapidash caricò con il suo corno appuntito ma Charmeleon, con un’immane sforzo, l’afferrò e lo fece roteare in aria, scagliandolo dalla porte opposta, poi ripartì all’attacco.
Mat rimase stupito. Il carattere di Charmeleon si stava facendo davvero orgoglioso e pieno di sé; la cosa quasi lo spaventava, aveva paura che un giorno lei – pur essendogli affezionata – non l’avrebbe reputato un allenatore alla sua altezza.
Il cavallo di fuoco schivò con un balzo di diversi metri l’attacco lacerazione dell’avversario, poi ripartì al galoppo, puntando di nuovo verso Charmeleon.
“Ce la puoi fare!” La incitò Mat “Fermalo!”
Questa volta, però, non andò come lui aveva sperato. Charmeleon in realtà non era ancora abbastanza forte per fermare un attacco come quello, in precedenza aveva utilizzato tutte le sue forze, ma non era in grado di replicare l’impresa. Venne colpita in pieno dal corno di Rapidash, rotolando a terra per diversi metri.
Matthew si morse le labbra nervosamente; aveva commesso uno stupido errore di valutazione.
“Ce la fai a rialzarti?” Chiese al suo Pokémon. Lei si rimise in piedi sbuffando fumo dalle narici.
“Non male.” Li schernì Leon. ”Ma con Rapidash non hai scampo.”
“Staremo a vedere.” Gli rispose malamente Mat. ”Charmeleon, lanciafiamme a tutta potenza!”
“Anche tu Rapidash!”
Gli attacchi dei due Pokémon si scontrarono generando un calore impressionante, ma nessuno dei due sembrava prevalere sull’altro.
“Rapidash, spicca un balzo!” Ordinò improvvisamente Leon.
Charmeleon smise di attaccare e alzò la testa verso l’alto per vedere l’avversario, ma la potenza dei due attacchi di fuoco aveva sollevato la sabbia, che le finì negli occhi.
Leon si lasciò sfuggire un sorriso soddisfatto.
“Ora, attacco pestone!”
Charmeleon fu colpita in pieno dagli zoccoli di Rapidash e ruggì di dolore. L’impatto sollevò la sabbia, impedendo agli spettatori di vedere cos’era accaduto. Quando tutto tornò alla normalità, i due Pokémon si fissavano negli occhi in segno di sfida. Charmeleon era ancora in piedi, ma era chiaro che aveva riportato fin troppi danni.
Con un ruggito provò ad attaccare, poi si accasciò al suolo, stremata.
Mat la fissò per diversi istanti senza trovare il coraggio di muovere un muscolo, poi abbassò la testa nascondendo il volto dietro la visiera del suo cappellino e strinse i pugni dalla rabbia.
Quasi non udì nemmeno la voce che dell’arbitro che dichiarava la vittoria di Leon.
Richiamò il suo Pokémon nella sfera, poi, senza alzare lo sguardo, si voltò senza nemmeno stringere la mano al cugino e si immerse fra la folla, facendosi largo nervosamente.
Prese a correre veloce, desiderando solo di starsene in pace. Quella sconfitta, decisamente non poteva sopportarla.










Ad Ash era sfuggito un sorriso malinconico quando aveva visto suo figlio correre via dopo aver perso, ricordandosi di come anche lui, a quell’età, spesso avesse preso male la cosa.
Poi si era allontanato per cercarlo, aiutato dal fiuto di Pikachu e l’aveva trovato seguendo la spiaggia, a quasi un chilometro di distanza. Se ne stava tutto solo seduto fra gli scogli, la fedele Charmeleon al suo fianco, anche lei altrettanto assorta e amareggiata per la sconfitta.
Non li raggiunse subito, ma rimase a debita distanza per una buona mezz’ora, ad osservarli. Quando capì che Mat non sarebbe tornato, si fece avanti.
Salire sugli scogli lo mise a dura prova, la sua gamba non era ancora guarita, ma vedere il lampo di felicità che attraversò gli occhi di Matthew quando lo vide, lo ripagò di tutto lo sforzo.
Si mise a sedere accanto a lui e rimasero in silenzio per diverso tempo.
“Sono un perdente!” Si lamentò Mat, gli occhi rivolti verso il basso. Charmeleon agitò la coda infuocata, guardandolo.
Suo padre gli sfilò il cappellino dalla testa, poi gli spettinò i capelli.
“Mat, risparmiati queste frasi auto deprimenti” Lo rimproverò senza essere severo.” Tutti perdono, fa parte del percorso di formazione di ogni allenatore.”
“Ma contro Leon non dovevo!” Si lamentò il ragazzino a denti stretti. “Lui è così presuntuoso e poi … non è nemmeno un allenatore di Pokémon, fa il coordinatore adesso.”
“Ma è pur sempre stato un capo palestra ed ha maggiore esperienza rispetto a te.”Gli ricordò Ash.
Charmeleon sbuffò fumo dalle narici.
“Tu potevi vincere.” Le disse Mat, osservandola con sguardo deciso. ”è colpa mia sei hai perso, scusa.”
Lei lo colpì con la coda come a voler rimproverarlo.
“Vedi?” Commentò Ash. ”Pure il tuo Pokémon ti dice di non prendertela.”
A Mat sfuggì un veloce sorriso, ma tornò subito cupo.
“Però … ora che ho perso non potrò avere la mia medaglia. ”Cercò di spiegare.” Mancano solo quattro mesi all’apertura per le qualificazioni alla Lega Pokémon e io devo prendere ancora tre medaglie …”
“Non temere, sono sicuro che ce la farai. ”Lo rassicurò suo padre.” Sei molto bravo. Io era una schiappa alla tua età ... e lo sono stato per moltissimi anni.” Matthew annuì poco convinto.
“Torniamo a vedere le sfide del torneo?” Gli propose Ash.
“No.” Mat rifiutò l’idea. ”Domani andrò a vedere Maky e Lily, ma oggi non voglio … andrò a prendere i miei Pokémon e ci alleneremo in riva al mare.”
Il maestro di Pokémon annuì comprensivo. “Allora dirò agli altri che vuoi stare da solo.” Disse, alzandosi. “Buon allenamento, Mat.”
Il ragazzino lo guardò negli occhi. Non si era dimenticato di tutti i sentimenti negativi che aveva provato nei suoi confronti in un passato molto recente, ma era incredibile come ora la sua presenza e poche parole di conforto bastassero a tirarlo su di morale.
“Grazie, papà.”
 








Ed eccomi anche con questo capitolo … vi aspettavate che Mat sarebbe almeno arrivato terzo? E invece NO eheh … in fondo è allenatore di Pokémon da poco, ne ha di esperienza da fare.
Come al solito ringrazio tutti per i commenti.

EXTRA
Rispondo alla domanda di un lettore che mi ha chiesto di scrivere qualche riga riguardo alla carriera di Misty come allenatrice di Pokémon d'acqua.
Dopo un lungo periodo trascorso come capopalestra a Cerulean, Misty lascia tutti in mano alle sue sorelle e riprende il proprio percorso:
- a 19 anni Misty ottiene il secondo posto al torneo dei capopalestra di Pokémon d’acqua, sconfitta in finale da Adriano di Hoen.
- L’anno seguente, compiuti i venti, partecipa al torneo della  regione di Kanto di Pokémon d’acqua, indetto proprio a Cerelean City e si classifica prima.
- A 21 anni partecipa al torneo mondiale di Pokémon d’acqua classificandosi fra i primi otto e successivamente riprende con i suoi spettacoli acquatici, conquistando un enorme successo.
- A 22 anni, insieme ad Ash collabora con la polizia Pokémon per fermare Team Rocket una volta per tutte ed è una degli allenatori in prima fila nelle lotte.
- A 23 partecipa nuovamente al torneo regionale degli allenatori di Pokémon d'acqua e vince
- A 24 anni Misty va a stabilirsi a Pallet con Ash dedicandosi all'allenamento dei Pokémon
- 25 anni: nasce Matthew e Misty abbandona momentaneamente la sua carriera per dedicarsi al figlio 

-26 anni: Misty porta Matthew con sé a Cerulean City dove riprende a fare la capopalestra, ma dopo sei mesi, torna a Pallet. -27 anni: Sapete che succede :(

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Il torneo continua! ***


                            IL TORNEO CONTINUA


                                            



“Forza Gyaridos, prova l’iper raggio!”
Il gigantesco drago acquatico guardò il suo allenatore con sufficienza, poi si acciambellò sulla riva della spiaggia, le onde marine che si infrangevano contro le sue scaglie dure come la roccia.
Matthew sbuffò, rassegnato. Era tutta la mattinata che si allenava. Lasciò Gyarados liberò di fare quello che voleva, recandosi dagli altri poco distanti. Quel pokémon non ne voleva assolutamente sapere di dargli ascolto, ma se non altro aveva smesso di essere aggressivo e pericoloso come ai primi tempi.
Meowth e Cubone non erano da meno comunque: uno pensava solo a dormire e mangiare, l’altro a giocare, anche se almeno lui aveva l’attenuante di essere solo un cucciolo.
Quelli che in squadra gli davano davvero delle soddisfazioni alla fine erano solo in tre - Charmeleon, Pidgeot e Raichu – anche se voleva bene a tutti i suoi Pokémon indipendentemente dalla loro pigrizia.
“Giòòòòòòòòòòòt!”
Pidgeot gli volò accanto ad una velocità impressionante, per schivare un attacco elettrico di Raichu e un lanciafiamme.
“Hey, state attenti!” Li rimproverò Mat. ”Per poco non prendevate me!”
Raichu gli rise palesemente in faccia, divertita, mentre Charmeleon la guardava con un’espressione mista fra il rimprovero e il dubbio.
“Per oggi basta con gli allenamenti.” Li informò, guardando l’orologio da polso. ”Fra poco Maky lotta contro Leon, non voglio perdermi l’incontro.”
Richiamò i suoi Pokémon nelle sfere, pronto ad avviarsi ad assistere alle lotte finali del torneo. La sconfitta del giorno prima non l’aveva ancora digerita del tutto, ma si era costretto a metterci una pietra sopra.










Mat raggiunse Ash sugli spalti, soddisfatto di notare che lui gli aveva tenuto un posticino libero.
“Pikachu pika!”
Il piccolo Pokémon elettrico di suo padre lo salutò allegramente, tornando poi ad accucciarsi sulla testa del maestro di Pokémon per avere una visuale migliore, con grande gioia dello spettatore proprio dietro di lui.
“Sono arrivato in ritardo?” Domandò Mat, temendo di essersi perso la sfida.
Ash scosse la testa, calmo. “No, devono ancora iniziare. Siediti dai, non manca molto.”
Mat era teso per quell’incontro come se dovesse scendere in campo lui stesso. Aveva molta fiducia in Maky e per nulla al mondo avrebbe voluto vederla perdere contro Leon, ma lei si era iscritta con un Pokémon inesperto, invece Rapidash era parecchio forte. Sarebbe riuscita a cavarsela lo stesso?
Deglutì ansioso quando sentì la voce del cronista del match dal megafono. Si erano attrezzati bene per le ultime sfide del torneo.
Lo schema delle battaglie prevedeva che ogni concorrente rimasto avesse la possibilità di sfidare tutti i finalisti, in modo da avere una classifica finale con primo, secondo e terzo posto. 
“Siete carichi per l’incontro?”
Il pubblico si esibì in una serie di applausi e fischi d’incitamento per la sfida, erano tutti impazienti di assistere alla sfida.
Maky e Leon fecero il loro ingresso in campo, posizionandosi alle estremità opposte dei lati.
Matthew si lasciò sfuggire una smorfia, schifato nel vedere che suo cugino Leon aveva un folto gruppo di ragazzine urlanti come fans. Decisamente disgustoso.
“Spero che ti venga un attacco di mal di pancia durante la lotta!” Gli augurò mentalmente.
Lanciò un’occhiata a Maky: lei era perfettamente calma e per nulla tesa. Come faceva ad essere così tranquilla prima di un incontro del genere? Forse era davvero una questione di abitudine.
L’arbitro diede il via al math e la battaglia ebbe subito inizio, la voce del cronista che commentava ogni singolo movimento dei due avversari.
Rapidash si era lanciato subito al galoppo ad alta velocità, ma era un Pokémon fatto per la corsa in vaste distese aperte, non per i repentini cambi di direzione a cui lo costringeva il ring di combattimento. Maky quello lo sapeva bene e infatti Growlithe, meno rapido ma adatto a muoversi a scatti su quel tipo di ring, non aveva difficoltà a schivare l’avversario.
“Forza, turbofuoco!”Ordinò Leon.
Growlithe rispose con un potente lanciafiamme senza faticare a tener testa alla forza d’attacco dell’avversario.
“Wow … è incredibile!” Esclamò Mat, davvero ammirato per l’abilità di Maky.
“Non è poi così strano.” Gli spiegò suo padre. ”Maky sa bene quello che fa … Growlithe ha acquisito davvero molta esperienza in questo torneo, guadagnandone in velocità, abilità e potenza. Certamente non si è evoluto in un Arcanine con la pietrafocaia… ma in suo livello è molto alto e può tenere testa  al Rapidash di Leon. Inoltre, la piccola mole lo aiuta a muoversi rapidamente sulla sabbia. E poi a un’allenatrice molto esperta.”
L’impatto fra i due attacchi generò un’onda di calore che mise a dura prova il pubblico, ma gli sfidanti non sembrarono farci caso.
“Growlithe, muro di fumo!”
Una fitta cappa nera invase il ring di combattimento impedendo la visuale a Pokémon ed allenatori.
“Rapidash, salta in alto!”
Il cavallo di fuoco spiccò un balzo di diversi metri levandosi sopra il fumo per qualche momentaneo secondo, con l’intenzione di provare a localizzare l’avversario, ma Maky fu veloce a chiedere al suo Pokémon di attaccare.
“Riduttore!”
Il cane di fuoco colpì l’avversario in pieno stomaco, assestandogli un duro colpo e facendolo precipitare a terra.
Quando tornò la visuale sul ring di combattimento, Rapidash era disteso sulla sabbia. Growlithe, invece, aspettava lealmente i successivi ordini della sua allenatrice.
Il cavallo di fuoco provò a rialzarsi, sbuffando fumo dalle narici e nitrendo di rabbia, ma si accasciò nuovamente a terra, incapace di continuare.
“La vittoria va al fantastico Growlithe di Maky Rainblack!!” Urlò il cronista, fra gli applausi generali.
Leon si spostò i capelli dalla fronte, rivolgendo uno sguardo rassicurante alle sue fans.
“Non preoccupatevi ragazze, posso sempre gareggiare per il secondo posto!”
Richiamò Rapidash nella sfera, poi si scambiò la dovuta stretta di mano con Maky.
“Sei un gran vanitoso, ma non te la cavi affatto male, sai?” Lo prese in giro la ragazza. Leon ricambiò con uno sguardo truce, poi si recò allo stand degli organizzatori del torneo insieme a Maky. Visto che non c’era un grande intervallo di tempo fra un incontro e l’altro, erano state preparate diversi oggetti rigeneranti per i Pokémon dei partecipanti: lattè mumu, bacche e quant’altro. Inoltre, era stata messa a disposizione una squadra di Pokémon curatori.
Mat dagli spalti intanto si godeva la sconfitta del cugino.
“Fra te e Leon c’è molta rivalità” Commentò Ash, squadrando suo figlio. Mat gli lanciò un’occhiataccia. ”è solo un sbruffone!” Gli fece notare.”Vanitoso e insolente, crede sempre di essere il migliore. E poi mi da della schiappa.”
Ash si fece sfuggire una mezza risata.”In fondo vi volete bene!”
Matthew non sembrava d’accordo con quell’ultima affermazione. ”Non dire mai una cosa simile!”
Il loro dialogo venne interrotto dall’annuncio dell’incontro successivo.
“Ecco Lily Oak, la promettente giovane figlia del grande esperto Pokémon Gary Oak!” Urlò il commentatore.”Il suo sfidante è un giovane di gran talento, un ragazzo proveniente dalle isole Orange, Timmy Roll!”
Mat lo squadrò per bene. Era un ragazzo dell’età di Maky, dalla chioma di folti capelli ricci e biondi e gli occhi di un blu profondo. Non aveva avuto il tempo di vederlo combattere durante il torneo e non sapeva cosa aspettarsi da lui. Restò di stucco quando vide che il Pokémon del ragazzo era proprio un Charmeleon. Senza perdere tempo, chiamò il suo Pokémon fuori dalla sfera.
“Devi assolutamente guardare!” Le disse.”Vediamo come combatte!” Charmeleon annuì decisa, contenta di poter vedere in azione uno della sua stessa specie. Anche Mat era davvero curioso.
I due Pokémon avversari restarono a fissarsi per diverso tempo.
“Quel Charmeleon è molto esperto.” Commentò Ash, facendosi sentire dal figlio. “Guarda il suo atteggiamento così composto e riflessivo. Raro per un Pokémon del genere. Il suo allenatore l’ha addestrato davvero bene.”
Gli scappò quasi da ridere pensando a quello che aveva combinato col suo, di Charmeloen, ai tempi. Che poi però, evoluto in Charizard, era diventato uno dei suoi Pokémon migliori.
Fu Lily a fare la prima mossa, con un lanciafiamme del suo Ninetales. Il suo avversario però capì subito che si trattava di un diversivo, e non si fece cogliere impreparato.
“Chiudi gli occhi, Charmeleon!”
Giusto in tempo per schivare l’ipnosi della volpe di fuoco.
Lily si morse le labbra, nervosa. Se c’era una cosa che rimpiangeva era di aver lavorato moltissimo sulla strategia di Ninetales lasciando da parte la forza d’attacco.
“Charmeleon, non devi aprire gli occhi!” Urlò Timmy.”Concentrati!”
“Ninetales, attacco Rapido!”
Mentre il Pokémon di Lily si muoveva a grande velocità da un punto all’altro del ring di combattimento, Charmeleon restò immobile al centro, con le zampe ben piantate nella sabbia bollente. Tutti i suoi sensi erano tesi al massimo, pronti a cogliere il minimo scatto.
“Ora!” Gli ordinò il suo allenatore.
Charmeleon usò la coda per colpire Ninetales, che si era scagliato verso di lui, dimostrando un’abilità sorprendente. La volpe di fuoco rotolò a terra per diversi metri, rialzandosi dolorante e furiosa; le nove code schizzarono verso l’alto in segno di minaccia.
“Ninetales, mantieni la calma! ”Urlò Lily, tesa e preoccupata come Matthew non l’aveva mai vista. “Ninetales!” La figlia di Gary conosceva bene il suo Pokémon e sapeva quanto potesse perdere il controllo in alcuni casi. Era raro che accadesse, ma dopo l’evoluzione Ninetales era diventata fin troppo battagliera e competitiva. Se l’avversario era palesemente piu forte di lei, tirava fuori il peggio del suo carattere. Lily poi odiava far vedere agli altri che non era in grado di controllare un suo Pokémon.
“Graaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
Ninetales si scagliò a tutta velocità contro Charmeloen, gli occhi rossi di rabbia. L’avversario della volpe non riuscì a schivare il colpo e rotolò sulla sabbia per diversi metri, rialzandosi prontamente, poi, con un guizzò della coda, si lanciò in aria.
Ninetales, accecata dalla rabbia, attaccò con il lanciafiamme.
“Forza, Charmeleon!”
Il Pokémon di Timmy si fece guidare dalla gravità lanciandosi in picchiata nelle fiamme di Ninetales e colpì la volpe di fuoco con una sonora testata.
Ninetales dondolò su se stessa per diversi secondi, mentre Charmeleon si massaggiava il corno, poi cadde a terra, incapace di continuare il combattimento.
Una vittoria quanto mai inconsueta, ma pur sempre una vittoria.
Il pubblico esplose in un boato di applausi mentre Lily, amareggiata, ritirava il suo Pokémon. Mat era sicuro che lei non si fosse messa a piangere solo perché aveva ancora una possibilità di guadagnarsi il secondo o terzo posto. Non doveva assolutamente perdere contro Leon … o Maky.
Timmy strinse cordialmente la mano all’avversaria, poi si recò allo stand di cura dei Pokémon, dove un Chansey curò pazientemente Charmeleon dai danni subiti, in pochi minuti.
“è stato fantastico!” Commentò Mat, mentre frugava nello zainetto. La sua compagna di avventure dalla coda infuocata lo squadrò per qualche istante, osservando con una certa curiosità il panino che aveva tirato fuori, poi tornò a guardare il Pokémon della sua stessa specie. 
L’incontro successivo sarebbe iniziato tra una decina di minuti.









Mat spalancò l’ombrello e strinse Charmeleon accanto a sé per riscaldarsi; aveva iniziato a nevicare abbondantemente, ma né lui né il resto del pubblico ne volevano sapere di alzarsi dagli spalti. 
L’incontro successivo era fra Leon e il ragazzo delle isole Orange, Timmy.
“Chissà se il suo Charmeleon sarà in grado di sconfiggere Rapidash.” Pensò Mat, fra sé e sé, scambiandosi un’occhiata col proprio Pokémon. In ogni caso, avrebbe sicuramente assistito ad un incontro davvero emozionante.
I due sfidanti erano già schierati ai lati opposti del ring di combattimento, dopo le cure dei Pokémon medici, Charmeleon si era completamente ripreso. Il respiro delle creature di fuoco faceva sciogliere la neve ancor prima che potesse posarsi sui loro corpi, manifestandosi in nubi di vapore.
La folla che assisteva all’incontro esplose in grida e applausi d’incitamento per l’inizio della sfida.
L’arbitro alzò la bandiera verde per dare il via al combattimento, fra le urla entusiastiche del cronista della battaglia.
“Rapidash inizia subito scagliandosi a tutta velocità contro l’avversario!” Urlò l’ometto, stringendo con forza il megafono nella mano destra.
Il cavallo di fuoco scartò all’ultimo momento colpendo con il corno appuntino Charmeleon, che non si era preparato a quel cambio repentino di direzione: il Pokémon di Timmy rotolò sulla sabbia per diversi metri, dolorante. L’attacco riduttore di Rapidash era davvero potente.
“è tutto a posto Charmeleon?” Gli chiese il suo allenatore. Lui si rimise in piedi, annuendo con decisione.
Rapidash inclinò la testa, sbuffando fumo dalle narici, mentre Leon si passava una mano fra i capelli e salutava le sue fans con un sorriso raggiante.
Matthew si fece sfuggire una smorfia: decisamente disgustoso.
“Lanciafiamme, Charmeleon!”
L’attacco del Pokémon di Timmy era davvero potente, ma Rapidash si lanciò nuovamente al galoppo, usando il corno sulla testa per tagliare l’aria e il fuoco e farsi strada fra le fiamme dell’avversario. Presto fu di nuovo addosso a Charmeleon; lui tentò di fermare l’attacco, ma riuscì a placcare l’avversario solo per pochi secondi, poi venne sbalzato in aria da una incornata.
“Attacco pestone, ora!” Ordinò Leon.
Rapidash sferrò un potente calcio con le zampe posteriori, colpendo Charmeleon mentre era ancora in aria e mandandolo a sbattere contro le tribune, sollevando la sabbia.
Mat trattenne il fiato per diversi secondi. Il Rapidash di suo cugino era davvero troppo forte per un Charmeleon, Pokémon adatto agli attacchi diretti e poco agile su quel tipo di ring sabbioso che lo rendeva goffo nei movimenti. Era pur vero che aveva perso contro un Growlithe, ma Maky non era un’allenatrice qualsiasi e aveva curato la sua strategia in ogni dettaglio.
Il Pokémon di Timmy era steso a terra, incapace di rialzarsi ma, proprio quando l’arbitro stava per annunciare la vittoria di Leon, si rimise in piedi, dimostrando di avere una resistenza e una determinazione invidiabili.
“CHAAAAAAAAAAAR!”
Rapidash gli si scagliò nuovamente contro ma questa volta, il Charmeleon di Timmy, non tentò di schivare. Puntellò saldamente le zampe nella sabbia, determinato a fermare l’avversario.
Afferrò Rapidash per il corno, impedendogli di andare avanti, i muscoli contratti al massimo nello sforzo arrestare la sua avanzata. Rapidash si mosse di qualche centimetro, smuovendo la sabbia. Era chiaro che Charmeleon non era abbastanza forte per tenergli testa.
“Forza, so che ce la puoi fare!” Lo incoraggiò Timmy. Charmeleon strinse i denti, ringhiando per lo sforzo.
“CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!”
Una luce bianca avvolse il corpo del Pokémon di fuoco, lasciando tutti i presenti con il fiato sospeso.
Mat spalancò gli occhi dallo stupore.
Mentre il ruggito del Pokémon di Timmy si faceva profondo, basso e potente, il suo corpo aumentò notevolmente di dimensioni, cambiando forma. Le zampe posteriori si fecero grosse e robuste, quelle anteriori piccole e corte ma forti, dotate di artigli affilati.
Charizard spalancò le ali ruggendo sonoramente, fra le acclamazioni del pubblico, poi bloccò senza fatica l’avanzata di Rapidash.
“Wow è fantastico!”Esclamò il suo allenatore, entusiasta. “Fammi vedere di che sei capace… Charizard!”
Mat osservò il suo Charmeleon che guardava meravigliata il Pokémon appena evoluto, sentendosi un po’ in colpa per non averla ancora portata ad un simile livello. Forse era ancora presto per sperare nell’evoluzione.
“Liberati Rapidash!” Urlò Leon, stringendo i pugni. Non si era aspettato che potesse accadere una simile cosa.
Il Charizard avversario sollevò Rapidash senza fatica in aria, poi si scagliò verso di lui volando a tutta velocità.
“Leon ha perso.” Mormorò Ash, sapendo a cosa si stava preparando il Pokémon di Timmy.
Il Charizard afferrò Rapidash con le zampe anteriori mentre era ancora in volo, poi lo strinse a sé, alzandosi in quota. Fece un paio di giri della morte su se stesso e sicuro di sé, si scagliò verso il ring di combattimento a tutta velocità, lasciando Rapidash all’ultimo momento, facendolo schiantare a terra.
L’impatto generò una nube di sabbia che impedì al pubblico di vedere quello che era successo.
Quando tutto tornò alla normalità, Rapidash era steso a terra senza energie per continuare a combattere.
La vittoria andava a Timmy, il ragazzo delle Isole Orange. Il pubblico scoppiò in un boato di fragorosi applausi per lui e Charizard.















Eccomi con questo capitolo ricchissimo di sfide! Il prossimo segnerà la fine del torneo Vulcano, ve lo anticipo. Che dire … mi rendo conto di essere follemente di parte per quanto riguarda la famiglia Charmander – Charmeleon – Charizard ma mi piacciono un sacco! Se non si fosse già capito!


Ringrazio i soliti che commentano, se avete qualche cosa da chiedere, fate pure, risponderò per quanto possibile!

EXTRA

La carriera di Ash Ketchum

-A 20 anni, Dopo aver viaggiato in lungo e in largo, Ash torna a casa. Si iscrive al torneo della Lega Pokémon di Kanto e dopo aver vinto, sfida i quattro migliori allenatori della regione diventando il campione assoluto, titolo che mantiene tuttora.
- tra i 21 e i 26 anni si misura in tornei e sfide di varia importanza – sfida i campioni di diverse regioni, a 23 anni diventa campione di Hoen, ma perde il titolo l’anno successivo, collabora nella lotta contro Team Rocket ed è fra gli allenatori in prima linea. Il grande successo gli fa guadagnare molti soldi.
- 27 anni: Alla morte di Misty entra in uno stato di grave depressione e abbandona la carriera di Maestro di Pokémon.
- Resta a Pallet per tre anni, ma a 30 anni parte per allenarsi nei pressi di Monte Argento, in vista del torneo mondiale. Va a trovare Mat sporadicamente.
- A 31 anni si classifica tra i primi 16 nel torneo mondiale
- A 32 anni Partecipa al grande torneo delle isole Orange, dove si classifica primo.
- A 33 anni, in viaggio per la regione di Johto, conosce Maky e le fa da maestro.
- A 34 si allontana ulteriormente da Kanto e va a trovare Mat molto raramente
- A 35 anni, dopo varie riflessioni, si riavvicina al figlio, pentito di essere stato un pessimo padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** La fine del torneo Vulcano ***


                LA FINE DEL TORNEO VULCANO
 

                                            

Matthew aveva raggiunto Lily e Maky allo stand di cura dei Pokémon, approfittando della pausa di mezz’ora prima dell’inizio delle sfide successive. Guardò di sbieco suo cugino, intento a pavoneggiarsi con il proprio gruppo di ammiratrici, poi la sua attenzione venne attratta da Timmy, che se ne stava in disparte insieme al suo Charizard appena evoluto. Gli si avvicinò con un po’ di timidezza, desideroso di potergli parlare.
“Ciao … ho visto il tuo incontro, sei stato fantastico!”
Il ragazzo lo squadrò con aria incuriosita.
“Oh .. ti ringrazio.” Rispose, sorridendo.” Tu sei il figlio di Ash Ketchum, vero? Quello con il Charmeleon dorato.”
Mat annuì timidamente.” S-si, esatto …”
La loro conversazione venne interrotta da Maky.
“Ecco dove ti avevo già visto!” Disse lei, squadrando con attenzione il ragazzo della sua stessa età dalla chioma riccia e bionda. “Timmy Roll … tu sei quello che ha vinto il campionato Orange sconfiggendo Drake, l’anno scorso.”
Timmy alzò un sopracciglio, sorpreso.” Non credevo che qualcuno mi avrebbe riconosciuto, di solito nessuno segue particolarmente le sfide Pokémon delle isole Orange. Ma del resto la campionessa di Jotho non può non essere informata …”
Lei gli si avvicinò, stringendogli la mano. ”è un piacere conoscerti. Dicono che ora Drake sia diventato molto più forte rispetto ad anni fa.”
Ash s’intromise nella conversazione sbucando alle loro spalle. “Già, è vero, è diventato davvero forte. Anni fa, mi spiace dirlo, ma non era un granché …del resto, a dodici anni ero riuscito a sconfiggerlo, il che è tutto un dire. Ero davvero pessimo a quel tempo.”
Timmy si girò verso di lui di scatto.
“Oddio, signor Ketchum, è un piacere conoscerla di persona, sono un suo grande fan! Mi farebbe un autografo?”
Poi Timmy puntò gli occhi su Pikachu.”Tu sei un Pokémon fantastico!” Esclamò, a gran voce.
Ash si grattò la testa imbarazzato. “Non penso ci sia tempo per gli autografi ora, le sfide ricominciano.”
Guardò Mat sorridendogli appena.
“Andiamo ad accomodarci sugli spalti?”









Per la prima volta nella sua vita, Matthew era dispiaciuto di non poter fare il tifo per Lily. Era ancora una saputella antipatica, ma non poteva negare di averla presa molto in simpatia nell’ultimo periodo dopo l’incidente con Team Rocket.
In ogni caso Maky per lui rappresentava una vera e propria sorella maggiore, non poteva non essere dalla sua parte.
L’arbitro diede il via alla sfida, mentre i due Pokémon di fuoco si scrutavano, i muscoli tesi fino al limite, pronti a cogliere il segnale d’inizio.
“Attacco rapido, Ninetales!”
“Fai la stessa cosa.” Rispose Maky, prontamente. Il cane e la volpe di fuoco si lanciarono a tutta velocità, smuovendo la sabbia del ring di combattimento e spostandosi così rapidamente che il pubblico faceva fatica a seguirli. Ad un certo punto il cane di fuoco scattò velocemente, colpendo l’avversario a tutta forza e sbalzandolo a diversi metri di distanza. Ninetales si rimise in piedi, pronto a ripartire. Questa volta fu lui ad essere rapido e colpire l’avversario con un potente colpo.
I due Pokémon continuarono così per diversi minuti, nessuno dei due che voleva demordere.
Maky si morse le labbra. Growlithe si sarebbe stancato presto, doveva cambiare strategia. Il Ninetales di Lily era davvero un osso duro.
“Muro di fumo!”
Una cappa scura avvolse il ring di combattimento, facendo tossire e lacrimare gli spettatori che ora non potevano vedere nulla.
“E adesso, attacco fossa!”
Quando il fumo si dissolse, Ninetales era da solo al centro del ring di combattimento.
“Concentrati. ”Lo incitò Lily.” Puoi farcela.”
Le code di Ninetales si alzarono verso l’alto, mentre i suoi occhi si facevano rossi.
Growlithe sbucò alle sua spalle, fra la sabbia, ma la volpe si era preparata e schivò l’attacco con facilità, rispondendo con un lanciafiamme.
Il Pokémon di Maky spiccò un salto, atterrando dalla parte opposta del ring.
La sfida era ancora aperta.
Lily decise che doveva tentare il tutto e per tutto.
“Preparati all’iper raggio, Ninetales.”
Maly si concesse pochi attimi per riflettere. Growlithe non era abbastanza forte per reggere un attacco come quello, ma c’era il rischio che non lo schivasse. Doveva creare un diversivo.
“Fuocobomba!”
I due potenti attacchi si scontrarono al centro del ring di combattimento, ma il Pokémon di Maky si scansò all’ultimo secondo, portandosi rapidamente alle spalle dell’avversario. Ninetales si accorse della sue presenza troppo tardi e, mentre i due potenti attacchi di prima, combinati, si dissolvevano nel cielo, si scagliò furiosamente contro il cane di fuoco, mordendolo.
I due si azzuffarono smuovendo la sabbia, fra ringhi e guaiti.
Growlithe riuscì a liberarsi dalla presa del nemico con un salto agile e poi si scagliò al galoppo a tutta velocità, attaccando con il riduttore.
Ninetales rotolò sulla sabbia per diversi metri, poi cercò di mettersi in piedi per continuare la sfida, ma crollò a terra, senza forze.
Gli spettatori scoppiarono in una fragoroso applauso, mentre l’arbitro decretava la vittoria di Maky e lei andava a stringere la mano a Lily. Mat Aveva saputo fin dall’inizio che la sua rivale non avrebbe vinto, ma doveva ammettere che se l’era cavata davvero bene.
Decise di approfittare di quei dieci minuti di pausa per andare a scambiarsi quattro chiacchere con Maky e farle i complimenti.







“Non fai evolvere Growlithe?” Domandò Mat, avvicinandosi alla sua compagna di viaggio.
Maky lo squadrò pensierosa, tornando ad osservare il suo Pokémon di fuoco, al suo fianco. Lui la guardò adorante, scodinzolando appena. 
La ragazza frugò nella borsa da viaggio che portava a tracolla, estraendone una scatola in metallo decorata con motivi eleganti ed aprendola con fare assorto. Dentro, la pietrafocaia che le aveva regalato Mat sembrava chiederle di essere usata.
Eppure lei richiuse la scatola, riponendola al suo posto, sotto lo sguardo stupito del ragazzino al suo fianco.
“Growlithe ha ancora molto da imparare, non è il momento.”
“Quindi pensi di poter sconfiggere addirittura un Charizard?”
Lei rispose con un mezzo sorriso.”Non ho detto questo.” Poi si spostò i capelli, ormai cresciuti troppo per i suoi gusti, dagli occhi.
“Che io vinca o perda, avrò nel peggiore dei casi il secondo posto, la medaglia ormai è mia … il premio in denaro non m’interessa molto.”
“Non vuoi vincere?” Domandò Matthew, senza capire.
” Sì … ma vincere con Arcanine sarebbe troppo facile. Se vincerò questo torneo, sarà con un Growlithe. Altrimenti mi terrò il secondo posto.”
Il cagnolino di fuoco annuì, abbaiando di felicità.
Mat restò a fissare Maky con aria pensierosa, riflettendo su ciò che gli aveva detto. L’incontro per il terzo e quarto posto, fra Lily e Leon, lo avrebbe seguito da lì.










Ninetales schivò l’ennesimo attacco incornata di Rapidash, ansimando per la fatica. La sfida fra i due era ormai cominciata da dieci minuti e, fin dall’inizio, andavano avanti in quel modo, schivando e attaccando a ripetizione, senza riuscire a colpirsi.
“Pestone, ora!” Ordinò Leon.
Ninetales era senza forze e non riuscì a schivare la mossa, finendo per essere scagliato in aria; Rapidash lo colpì con il suo corno, assestandogli un colpo doloroso.
La volpe si rimise in piedi con fatica, lo sguardo a terra e un ringhio basso che gli usciva dalla bocca stretta in un’espressione di rabbia.
Lily si morse le labbra, il suo Pokémon aveva di nuovo perso il controllo.
“GUAAAAAAAAAAAAAARGH!!”
Le code della volpe si alzarono verso il cielo mentre si preparava ad attaccare a tutta potenza. Lily decise che era meglio sfruttare la rabbia di Ninetales e dargli una direzione, invece di tentare di fermarlo.
“Fuocobomba a piena potenza!”
L’aria si saturò di calore sciogliendo la neve che ormai si era accumulata sul ring di combattimento, mentre anche Rapidash si preparava a rispondere con lo stesso attacco..
Le due potenti bombe di fuoco vennero scagliate una contro l’altra, in un tripudio di calore e si bloccarono al centro del ring. Nessuno dei due Pokémon sembrava prevalere sull’altro, anche se si stavano sforzando al massimo.
Il Rapidash di Leon sbuffò fumo dalle narici, nitrendo di rabbia. Cominciava a perdere terreno.
“Fuococarica, ora!” Gli suggerì il suo allenatore.
Il cavallo di fuoco lasciò perdere il fuocobomba e si scagliò al galoppo contro la massa incandescente, facendo forza con le zampe posteriori e usando il corno appuntino per farsi largo fra le fiamme.
Ninetales non si spostò. Incasso il colpo in pieno, andando a sbattere contro le tribune, sotto gli sguardi degli spettatori e non riuscì a rialzarsi.
“Il terzo posto va a Leon Waterflower!” Decretò il cronista, entusiasta. Le urla delle ammiratrici di Leon rimbombarono nello stadio improvvisato, mentre lui si pavoneggiava per la vittoria, mascherando l’amarezza di essere arrivato solamente terzo. Che se ne faceva di una stupida medaglia? Lui si era iscritto per i soldi e per mettere alla prova il suo Pokémon, di quello stupido oggetto non gli interessava niente.
Lily se ne andò a testa bassa, allontanandosi in silenzio.













Dalle tribune, Matthew, Ash, Lily e Leon si preparavano ad assistere allo scontro finale del torneo Vulcano, quello che avrebbe decretato il vincitore finale, conferendogli il titolo di miglior allenatore di Pokémon di fuoco di Cinnabar Island.
Ai lati opposti del ring di combattimento, erano schierati Timmy Roll, con il suo Charizard da poco evoluto, e Maky, insieme al fedele Growlithe.
Aveva ripreso a nevicare in abbondanza e, ormai, il ring di combattimento si era saturato di neve, destinata a sciogliersi sotto gli attacchi dei Pokémon che stavano per combattere.
L’arbitro si portò al centro del ring, pronto a sollevare la bandiera verde e dare il via al duello.
Mat deglutì sonoramente, scambiandosi un’occhiata con Charmeleon, al suo fianco, che era uscita dalla Pokéball per assistere alla sfida.
“Che l’incontro abbia inizio!” Urlò il cronista, stringendo saldamente il megafono.
Charizard si alzò subito in volo con un possente ruggito, scagliandosi verso Growlithe.
Maky strinse i pugni nervosamente. Non le capitava da tempo di essere totalmente impreparata su come affrontare una sfida, nella mezz’ora di pausa prima dell’inizio aveva pensato molto a come provare a combattere contro Charizard, ma non le era venuto in mente nulla. Growlithe era troppo in svantaggio; non era abbastanza forte da contrastare con i propri gli attacchi quelli del nemico, non aveva il vantaggio del tipo, non poteva volare e quindi la sua agilità nel muoversi su quel ring risultava pressoché inutile, Charizard avrebbe potuto facilmente localizzarlo dall’alto. In ogni caso non si sarebbe arresa, doveva tentare il tutto e per tutto.
“Va sotto la sabbia!” Ordinò al suo Pokémon.
Growlithe scavò rapidamente, prima che Charizard potesse raggiungerlo e scomparve  alla vista dell’avversario e del pubblico.
Timmy non sembrò preoccuparsene.
“Usa il lanciafiamme per obbligarlo ad uscire da lì sotto!
Ben presto il ring di combattimento si fece incandescente sotto le fiamme del drago di fuoco, tanto da rendere quasi impossibile restare nelle vicinanze. Maky si asciugò il sudore dalla fronte, riponendo la propria fiducia nel suo Pokémon di fuoco. Il caldo non era certo qualcosa che lo intimoriva, ma fin quando avrebbe potuto resistere?
Notò con piacere che il lanciafiamme di Charizard si faceva più debole. Si stava stancando, a furia di sputare fiamme. Solo un altro po’ e per Growlithe sarebbe arrivato il momento di passare all’azione. Ma come?
Charizard smise attaccare, respirando affannosamente per la fatica.
“Attacco morso!” Ordinò la campionessa di Jotho, rapidamente.
Growlithe saltò fuori dalla sabbia bollente con un balzo impressionante, alle spalle di Charizard. Si aggrappò saldamente fra la spalla e l’attaccatura dell’ala del drago di fuoco, facendolo ruggire di rabbia. 
Charizard si alzò in quota per poi lanciarsi in una serie di acrobazie aeree che misero a dura prova la resistenza delle mandibole del povero Growlithe, che stava facendo di tutto per non mollare la presa. Il drago di fuoco, in un impeto d’ira, si lanciò in una picchiata vertiginosa verso il basso, con l’intenzione di far schiantare a terra Growlithe.
“Molla la presa, ora!” Urlò Maky all’ultimo momento.
Il cagnolino di fuoco si staccò appena in tempo per evitare l’impatto con il suolo. Charizard non fece in tempo a virare all’ultimo e finì per schiantarsi a terra, smuovendo una nuvola di sabbia.
La tensione era alle stelle, arbitro, pubblico e cronista guardavano il ring di combattimento assorti, in attesa che la sabbia si dissolvesse permettendogli di vedere qualcosa.
Growlithe era in piedi, il respiro pesante e Charizard era sdraiato a terra, dolorante per la brutta caduta.
“Ce la fai a rimetterti in  piedi?” Gli domandò il suo allenatore, Timmy.
Il drago di fuoco si rialzò con un ruggito, sbuffando fumo dalle narici. Per un Pokémon come lui, era intollerabile che un piccolo Growlithe l’avesse ridotto in quel modo.
Maky si lasciò sfuggire un sorriso tirato. Nemmeno per un istante aveva creduto che l’incontro fosse finito, quando aveva visto Charizard schiantarsi a terra. Quei Pokémon erano decisamente troppo tosti per arrendersi così facilmente.
Lanciò un’occhiata a Growlithe, ansimante per la fatica. Era davvero bravo ed obbediente, ma chiedergli di combattere addirittura contro un Charizard era troppo. Comunque non si era ancora arresa.
Mentre il fuoco sulla punta della coda di Charizard si faceva più vivo e scoppiettante, preparandolo ad un potente attacco, lei si scambiò un’occhiata con Growlithe.
“Ti va di provare a rispondergli?” Gli domandò, a bassa voce.
Il cane di fuoco annuì abbaiando, poi chiuse gli occhi per concentrarsi al massimo.
Charizard ruggì, poi attaccò con un lanciafiamme di notevole potenza.
“Ora, fuocobomba, Growlithe!”
Growlithe riuscì a contrastare il nemico per qualche secondo, ma era troppo stanco. Lentamente, cominciò a perdere terreno fin quando il fuoco di Charizard combinato al suo, gli arrivò addosso, investendolo in pieno.
Matthew, dagli spalti, rimase a fissare la scena a bocca aperta.
Growlithe era steso fuori dal ring senza forze, incapace di continuare a combattere. Timmy e il suo Charizard avevano vinto. Maky aveva perso, incredibile.
Pensava che lei avesse qualche asso nella manica, invece aveva deciso di non far evolvere il suo Pokémon nella piena consapevolezza di andare incontro alla sconfitta. Forse anche quello voleva dire essere maestri di Pokémon? In ogni caso Growlithe aveva dato filo da torcere al drago di fuoco.
Maky e Timmy si strinsero la mano fra gli applausi incessanti del pubblico, mentre il cronista annunciava quest’ultimo come vincitore del torneo e invitava i primi tre classificati e i loro Pokémon a schierarsi al centro del ring per le premiazioni finali.










Matthew si caricò lo zainetto da viaggio in spalla e guardò fuori dalla finestre, imprimendosi negli occhi il bel tramonto invernale di Cinnabar Island, poi uscì dalla sua stanza del centro Pokémon, raggiungendo gli altri che lo stavano aspettando nel salone principale.
Lily lo fulminò con un’occhiataccia, non aveva preso bene il fatto di dover restare su quell’isola ancora per una settimana, mentre lui invece sarebbe partito, solo perché gli era andata bene. Era successo tutto quella stessa sera mentre, dopo le premiazioni del torneo, erano andati a cenare per festeggiare il secondo e terzo posto di Maky e Leon.
“Domani si parte per Pallet … oh no, aspetta, cugino, tu non puoi, devi ancora prenderti la medaglia!” Il ragazzo dai capelli rossi aveva preso in giro Mat con il suo solito modo di fare irritante. Lui gli aveva lanciato un’occhiata fra le peggiori del suo repertorio, ma Leon non aveva smesso di ridere, poi aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, frugando nelle tasche dei propri pantaloni.
Mat aveva spalancato gli occhi quando si era visto davanti la medaglia vulcano appena vinta dal cugino, poi gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo.
“Io non me ne faccio niente di questa roba.” Aveva detto lui, con tono sprezzante. “Puoi tenertela.”
Matthew aveva esitato. La tentazione era forte, ma gli dava fastidio prendersi qualcosa che non si era guadagnato e, per di più, era un regalo di quell’arrogante di Leon!
“Forza, prendila.”L’aveva incitato il cugino sotto lo sguardo stupito dei presenti.”Se io non mi fossi iscritto al torneo, magari saresti riuscito a vincerla.”
Matthew alla fine aveva preso la medaglia, un regalo era pur sempre un regalo.



“Ciao Lily … “ La salutò imbarazzato, sentendosi un po’ in colpa nei suoi confronti. Lei rispose con un’espressione stizzita, voltando la testa dall’altra parte.
“Ci rivediamo alla lega Pokémon, Matthew Ketchum.”
Mat annuì, poi raggiunse il resto dei suoi compagni di viaggio. Aveva convinto tutti a partire quella sera stessa, perché era troppo impaziente di rivedere sua nonna Delia. 
Ash si era offerto di accompagnarlo a casa a dorso di Charizard, invece di prendere il ponte, costruito recentemente, che portava alla sua città natale. Maky e Leon li avrebbero seguiti con Fearow. Sarebbero arrivati a Pallet a notte fonda.
“Sto arrivando, nonna!”












Eccomi qui! Nel prossimo si torna alla cara vecchia Pallet, fa un certo effetto dirlo! Ovviamente, non è mica finita qui, Matthew deve ancora guadagnarsi due medaglie!


Ringrazio i miei lettori abituali, mi fa davvero piacere sentire le vostre opinioni capitolo per capitolo, ci sentiamo!


















EXTRA
(ho degli extra un po’ particolari questa volta, penso siano sintomo della mia pazzia galoppante e della mia mania di “catalogare” )

(Nel prossimo, anche quelli di Mat xD)

P.S: nello scriverle non ho tenuto conto dei dati generali sui Pokémon riportati nei videogiochi sul Pokédex, che a mio avviso sono … ridicoli. Come diavolo fa un Wailord – una balena enorme, in pratica – a pesare 398 Kg? In realtà, è praticamente il peso di un cavallo. Non ha senso. Ovviamente tutto quello che ho scritto è una mia interpretazione … siete liberi di non pensarla così!

Pokémon di Ash (I sei piu forti)

 Pikachu di Ash: 
Età: 27 anni 
Altezza (senza orecchie): 42 cm.
Peso: 7 Kg 
Sesso: M
Carattere: Solare, intraprendente, coraggioso, furbo.

Note: La vita media dei Pikachu è di circa 50 anni ma, come tutti i Pokémon, raggiungono la maturità  molto presto, a soli 2 anni nel loro caso. L'altezza media di un adulto va dai 35 ai 45 cm, il peso dai 5 agli 8 Kg. Sono tendenzialmente Pokémon allegri e determinati, ma possono essere anche molto timidi.


  Charizard di Ash:
Età: 32 anni
Altezza: 230 cm
Peso: 430 Kg
Sesso: M
Carattere: Coraggioso, orgoglioso, fiero, competitivo. Con l'età ha acquisito un certa saggezza.

Note: La vita media di un Charizard è di circa 300 anni, è un Pokémon molto longevo. Raggiunge la maturità come Charmander a 5 anni. L'altezza media va da 170 cm per un Charizard appena evoluto, ai 300 cm, accrescendosi in base al livello e dell'età del Pokémon. Pesa dai 200 ai 500 Kg.
I Charizard hanno un carattere orgoglioso e combattivo, ma anche molto pigro. Spesso possono diventare aggressivi.



  Sceptile di Ash

Età: 28 anni
Altezza: 215 cm
Peso: 130 Kg
Sesso: M
Carattere: Riflessivo, astuto, combattivo

Note: La vita media di uno Sceptile è di circa 120 anni. Raggiunge la maturità come Treecko a 4 anni. L'altezza media va da 180 cm – per uno Sceptile appena evoluto - a 230 cm, a seconda del livello e dell'età. Il peso va dagli 80 ai 170 Kg.
É un Pokémon dal carattere tendenzialmente schivo e solitario, riflessivo, che ama molto il confronto, può essere anche impulsivo e testardo.


  Greninja di Ash:
Età: 23 anni
Altezza: 165 cm
Peso: 60 Kg
Sesso: M
Carattere: Combattivo, sveglio, gran stratega.

Note: La vita media di un Greninja è di circa 100 anni. Raggiunge la maturità come Froakie a 3 anni. L'altezza media va dai 150 ai 185 cm, a seconda del livello e dell'età e il peso dai 45 agli 80 Kg. É un Pokémon sempre attivo e pronto al combattimento, mai aggressivo e piuttosto smaliziato.



  Krokodile di Ash:
Età: 27 anni
Altezza: 220 cm 
Peso: 500 Kg
Sesso: M
Carattere: Divertente, allegro, ingenuo e onesto

Note: La vita media di un Krokodile è di circa 150 anni. Raggiunge la maturità come Sandile a un solo anno di vita. L'altezza media va dai 170 cm ai 280 cm. Sono Pokémon molto pesanti, che partono dai 400 Kg fino ad arrivare ai 600 Kg.
Hanno una mente semplice e sono schietti e leali, ma quelli selvatici possono diventare pericolosi.

  Heracross di Ash
Età:  28 anni
Altezza: (senza corno) 160 cm
Peso: 100 Kg
Sesso: M
Carattere: Spensierato, coraggioso, goloso

Note:
La vita media di un Heracross è di circa 50 anni. Raggiunge la maturità a 5 anni, l'altezza media va dai 145 ai 170 cm, il peso dai 70 ai 110 Kg. È un Pokémon  riservato e tranquillo.

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Il ladro ***


                                                     IL LADRO



                        


 

Matthew si svegliò che il sole era già alto, i Pokémon che dormivano a poca distanza da lui, sparpagliati ai piedi del letto, nella confortevole cameretta in cui era cresciuto, a Pallet Town.

Era arrivato a casa insieme a Maky, Leon e suo padre il giorno prima, in nottata, e al suo arrivo era stato accolto da una felicissima Delia.

Era sto bello poterla riabbracciare dopo tanto tempo: nonostante non si fosse mai pentito di essere partito, sua nonna gli era davvero mancata. Avevano passato qualche ora a chiaccherare delle sue avventure ed era andato a letto tardissimo.

Guardò il bellissimo paesaggio innevato delle campagne di Pallet dalla finestra, mentre un profumino succulento gli invadeva il naso. Erano solo le undici, ma Delia si era già messa a cucinare qualcosa.

“Voi fate quello che volete!” Disse ai suoi Pokémon, osservandoli con un sorriso.”Oggi giorno libero.”

Pidgeot si fece spalancare la finestra e spiccò il volo a tutta velocità, Cubone si raggomitolò fra le coperte e decise che aveva voglia di restare lì a dormire, Meowth sorprendentemente scese dal letto con pigrizia, per seguirlo insieme a Riachu e Charmeleon.

Dopo essere passato per il bagno ed essersi vestito velocemente – indossando una t- shirt giallo caldo, una vecchia felpa blu e un paio di Jeans - Mat percorse il lungo corridoio che portava alle scale per scendere al piano inferiore, poi entrò in cucina con passi lenti.

“Ciao caro.” Lo salutò Delia, dolcemente. Era intenta a mescolare uno stufato dall'aria squisita.”Alla buon ora, eh?”

Matthew arrossì lievemente.”Avevo sonno … “Provò a giustificarsi.

“Tuo padre e Maky sono andati al laboratorio di Gary Oak.” Gli spiegò la donna.”Invece Leon è partito stamattina prestissimo.”

“Ah già … “ Mormorò il ragazzino.”Ieri ha detto che sarebbe dovuto andare a Cerulean City per disputare una gara. Invece... perché papà non mi ha svegliato?”

Delia sembrò dispiacersi.”Sono stata io a dirglielo, non pensavo volessi seguirli … ho fatto male?”

Matthew rispose scuotendo la testa.”Fa niente, posso raggiungerli adesso … ci vediamo all'ora di pranzo!”

Con un gesto veloce afferrò la giacca invernale che aveva lasciato sull'appendiabiti all'ingresso la sera prima e sparì dietro la porta d'entrata senza dare il tempo a Delia di rispondere.

 

 

 

 

 

 

 

Mat e i suoi Pokémon stavano camminando lungo la strada di campagna che li avrebbe portati al laboratorio di Gary. L'aria gelata di dicembre si faceva sentire e il paesaggio innevato di campagna aveva qualcosa di particolarmente successivo. Charmeleon, con il calore della sua fiamma, scioglieva la neve intorno a sé ad ogni passo, creando un comodo sentiero. Ad un tratto, un urlo acuto, simile ad un miagolio, li fece voltare di colpo verso il bosco poco distante. Dopo un primo momento di esitazione, Meowth partì a corsa in direzione di quel suono: Matthew ne rimase stupito, il suo Pokémon non era mai stato molto interessato agli eventi esterni.

Gli corse dietro senza pensarci troppo insieme a Charmeleon e Raichu. Si fecero largo fra la vegetazione fitta, affondando nello spesso strato di neve gelida e, quando sentirono di essere arrivati vicino alla fonte della loro attenzione, si nascosero dietro ad un albero per vedere cosa stava accadendo.

Quella che doveva essere una femmina di Meowth con due piccoli stava lottando contro un grosso Persian per difendere il suo misero bottino del giorno: un panino rattrappito rubato probabilmente a qualche allenatore in viaggio.

Il Pokémon di Mat si mise in mezzo, ma il suo avversario lo colpì con i lunghi artigli, scaraventandolo a diversi metri di distanza, per poi scappare con il bottino. Solo a quel punto Matthew, Charmeleon e Raichu uscirono dal loro nascondiglio.

La femmina di Meowth li guardò con diffidenza, pronta a scattare al minimo segnale di pericolo.

Mat si mosse lentamente, parlando con tono rassicurante. “Siamo amici del Pokémon che ha tentato di difenderti, non preoccuparti.” Si mise a frugare nel proprio zainetto da viaggio, porgendole del pane secco che aveva lasciato lì dal giorno precedente: si stupì di come le tre creature selvatiche lo spazzarono via in pochi bocconi. Erano davvero affamati.

Si voltò verso destra, osservando il suo, di Meowth. Sembrava essersela presa per quella sconfitta a bruciapelo, non tanto per orgoglio personale, ma per la consapevolezza di non essere riuscito a far nulla per difendere quella femmina della sua stessa specie e i due cuccioli.

“Hey, amico” Lo chiamò, avvicinandosi.”Andiamo a cercare quel Persian, ti va? Lo sconfiggeremo insieme.”

Meowth gli rivolse uno sguardo pensieroso. Lui non aveva mai amato gli umani, ma quel ragazzino gli aveva fatto un'impressione diversa fin dal loro primo incontro. Aveva deciso di seguirlo esasperato dalla fame e, imparando a conoscerlo, aveva finito per apprezzarlo e volergli davvero bene. In quel momento, si pentì di non essere mai stato molto collaborativo.

Annuì con decisione.

“Miao mao!”

 

 

 

Persian ingurgitò il primo boccone del suo lauto pasto di fortuna, un bottino ricco – composto da formaggio, pane, panini farciti e snack vari - sottratto ad altri Pokémon e umani di passaggio. Era fondamentalmente un gran pigrone e preferiva darsi ai furti piuttosto che fare la fatica di cacciare e poi, quel cibo gli piaceva parecchio; era sicuramente meglio delle prede che avrebbe potuto procurarsi da solo.

Un rumore sospetto lo fece voltare di colpo: drizzò i peli della coda quando distinse il Meowth che l'aveva attaccato prima, insieme alla femmina con i piccoli, altri due Pokémon ed un umano. La situazione si faceva complicata: si gettò di lato con un rapido balzo, ma una scarica elettrica di Raichu gli impedì di fuggire.

“Ti abbiamo scoperto!”Gli urlò Mat.” Restituiscici quello che hai rubato … vai Meowth, attacco sfuriate!”

Il suo Pokémon si lanciò contro l'avversario senza esitazione, ad artigli spianati ma Persian, ora furioso, gli rispose dandosi slancio con le zampe posteriori e scagliandolo a diversi metri di distanza, dove urtò contro il tronco ruvido di un albero.

Meowth si rimise in piedi con fatica, determinato a combattere.

“Attacco morso!”

Persian sfoderò gli artigli senza esitare, poi infierì colpendolo nuovamente con il proprio corpo.

Il Pokémon di Mat incassò in pieno il duro colpo, ma si risollevò dopo pochi secondi, dimostrando di non voler darsi per vinto.

Lui era sempre stato un Pokémon estremamente pigro ed individualista, ma era stata la necessità di sopravvivere a renderlo tale. Nelle campagne in cui era nato e cresciuto, il cibo era sempre scarseggiato a causa dell'alto numero di predatori. Parecchie volte era stato vittima della prepotenza di altri Pokémon più forti e, col il tempo, aveva imparato a stare per conto proprio. Mettersi in viaggio con un umano però l'aveva fatto cambiare, ridandogli quello spirito di gruppo che aveva perso in anni di solitudine.

Guardò la femmina della sua stessa specie e i due cuccioli che lo incitavano a continuare a combattere. Solo una mezz'ora prima, nell'udire le loro grida d'aiuto mentre camminava in quella stradina di campagna, qualcosa si era smosso nel suo cuore. Era stanco di fare il solitario e pensare solo a sé.

“MAAAAAAAAAAAAAOOO!”

Mentre con un miagolio profondo e rabbioso sfogava quella moltitudine di sentimenti, prese a brillare di una luce abbagliante.

Mat spalancò gli occhi stupefatto, mentre il corpo di Meowth si faceva lungo e sinuoso; atletico e scattante in contrasto con la figura buffa di prima. Persian era un Pokémon fiero ed elegante, quasi aristocratico. La perla rossa incastonata sulla sua fronte brillò sinistramente, prima che partisse all'attacco con i suoi nuovi e affilati artigli.

L'altro Pokémon non fu abbastanza agile a schivare quel colpo micidiale che lo fece cadere malamente a terra, nella neve ghiacciata, e si diede subito alla fuga, dando prova di tutta la sua vigliaccheria.

Il Persian di Mat aveva vinto il duello.

Il ragazzino gli corse incontro festeggiandolo, insieme a Charmeleon e Raichu.

“Sei stato grandioso!” Disse, abbracciando il suo Pokémon appena evoluto e stringendosi al suo mantello caldo e setoso. Persian rispose con un miagolio basso, misto a fusa.

Quando Mat si staccò da lui, la femmina di Meowth si avvicinò insieme ai suoi piccoli, scambiandosi uno sguardo d'intesa con Persian.

E Matthew capì. La natura stava facendo il suo corso, il suo Pokémon aveva trovato una compagna e un luogo in cui vivere. Aveva saputo fin dall'inizio che Meowth non era un Pokémon fatto per vivere di lotte e viaggi … ma l'idea di separarsene bastò a fargli venire un tremendo nodo alla gola.

“Penso che tu resterai qui, giusto?” Mormorò con un filo di voce. “ è giusto così …”

Persian lo guardò profondamente negli occhi, strusciando il muso contro la sua mano. “Puuursian”

Mat si fece sfuggire un sorriso amaro.

“Se non trovate da mangiare, potete passare da mia mamma … sarà contenta di darvi qualcosa.”Gli disse, voltandosi di spalle.”Non è un addio … se resterete a vivere qui … ci rivedremo, un giorno … sei stato un bravo Pokémon.”

Prese a correre nel folto della boscaglia, senza voltarsi indietro.

Charmeleon e Raichu si scambiardono uno sguardo d'intesa con il loro ex compagno di Team … poi seguirono Mat.

 

 

Quando Mat entrò nel laboratorio di Gary Oak dall'ingresso principale, Ash Maky e il professore erano seduti dietro ad un piccolo tavolino, intenti a sorseggiare una tisana fumante, nel bel mezzo di un'animata conversazione.

“Ciao Matthew!”Lo salutò Ash, studiandolo con lo sguardo; intuì già dal suo modo di muoversi che qualcosa non andava e ne ebbe la conferma quando lui salutò con un cenno del capo senza alzare la testa per guardarli.

“Alla buon ora, eh!” Provò a dire Maky per spezzare il ghiaccio.

Mat si mise a giocherellare con la sua Pokéball vuota, poi guardò Gary. ”Professore, avrei bisogno di un altro Pokémon in squadra, visto che ho appena lasciato il mio Meowth nel bosco qui vicino.”Mormorò con un filo di voce.”E poi vorrei rivalutare l'assetto del mio Team in vista delle prossime sfide in palestra.”

Gary lo guardò un pochino stupito, ma decise di non fare domande invadenti.”Certo.”Rispose solamente, grattandosi la testa.”Vuoi che chiami qui tutti i tuoi Pokémon?”

Matthew annuì.

Oak andò a sedersi alla sua scrivania di lavoro situata davanti all'ampio finestrone che illuminava la grande stanza centrale del laboratorio, poi digitò una serie di codici sulla testiera del computer.

Dopo la morte di suo nonno, con i soldi che lui gli aveva lasciato per continuare le ricerche, aveva deciso di acquistare una grande porzione di terreno proprio vicino a Pallet Town, per farne un vera e propria riserva, che poteva contare su varie tipologie di ambienti rocciosi e collinari per ospitare nel migliore dei modi i vari tipi di Pokémon, in un totale di quindici chilometri quadrati. Nonostante percorresse tutti i giorni personalmente quella distanza in groppa al suo Arcanine per accudire gli ospiti affidati dai vari allenatori, aveva disposto un sistema di tecnologie molto avanzate che gli permetteva di radunare i Pokémon in pochi minuti, mandando le loro sfere Poké direttamente a ritirarli.

Quando finì di digitare il codice, diverse pokéball uscirono da un grosso tubo in acciaio che sembrava essere collegato ad un'altra stanza – probabilmente il magazzino – e superarono la porta automatica che portava al giardino esterno.

Matthew non aspettò molto, in pochi minuti le sfere tornarono, mostrandogli i Pokémon che aveva chiesto di vedere: Schyther, Haunter, i tre Voltorb – fra cui spiccava quello particolarmente forte e piu grosso degli altri – un Magnimete, due Rattata dall'aspetto ancora un po' patito e un Ditto.

Decise che si sarebbe preso l'intero pomeriggio per stare con loro e conoscerli meglio uno a uno. Sapeva che Delia ci sarebbe rimasta male per la sua mancata presenza a pranzo, ma cercò di non pensarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Scusate se sono in ritardo con l'aggiornamento ma fra PC che perdono i dati e vacanze è andata così: il 23 partirò di nuovo, ma vi prometto che da settembre riprenderà tutto in modo regolare. Ovviamente visto che mi si sono cancellati tutti i dati dal computer (sono una frana) ho perso tutti gli extra che avevo già scritto, compresa la mappa di Kanto che avevo promesso a TommyGun, mi spiace … vedrò di rimediare per settembre, entro il possibile.

Come potete notare questo capitolo breve rispetto alla media è piu che altro una parentesi di transizione – anche se succede comunque qualcosa di importante per il team di Mat – in attesa delle ultime due sfide prima della lega Pokémon, ormai siamo davvero agli sgoccioli.

Grazie mille per i commenti!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Sfida a Saffron City ***


                       Sfida a Saffron City

                            


 

Matthew si fermò davanti all'enorme portone d'entrata della palestra di Saffron City. L'aspetto irregolare e deforme della palestra, con le colonne portanti che si allargavano verso l'alto, gli mise la stessa ansia della prima volta che era stato lì.

Era stanco dal lungo viaggio di diverse ora in groppa al Charizard di suo padre, che si era offerto di accompagnarlo, ma appena arrivato a Saffron non aveva perso un secondo: l'idea di sfidare Sabrina lo metteva tremendamente in agitazione e non vedeva l'ora di togliersi quel peso stressante. Deglutì, scambiandosi uno sguardo con Charmeleon poi spinse il portone in acciaio che si aprì faticosamente, con uno scricchiolio inquietante. L'interno era completamente buio come la prima volta in cui ci aveva messo piede, illuminato solo dalla luce fioca di alcune candele ai lati del corridoio che portava al ring di combattimento; alla cui estremità sedeva Sabrina, immobile sul suo trono, i capelli argentei che le ricadevano sulle spalle come se fossero passati pochi secondi dall'ultima volta che l'aveva sfidata.

“Vedo che sei tornato.”Mormorò lei, squadrandolo con attenzione. Era perfettamente a conoscenza di tutte le vicende che Matthew aveva vissuto co Team Rocket e i Dark Pokémon – del resto era stata lei a predirle alla ragazza che lo accompagnava, Maky Rainblack – ma decise di non accennare nemmeno alla questione; d'altro canto, a che scopo parlarne?

In ogni caso, era curiosa di vedere quanto fosse maturato il giovane Ketchum.

“Spero tu sia un po' più forte della prima volta.” La sua voce bassa rimbombò nella palestra.

Mat si morse le labbra, guardandola dritta negli occhi.

“Sono pronto ...”

“Bene.” Sabrina fluttuò fino a lui utilizzando i propri poteri psichici.”Tre Pokémon a testa … per te vanno bene?”

Matthew non perse tempo a rispondere: si portò una mano alla cintura e lanciò in campo la sua prima Pokéball, deciso a dare il meglio di sé. Schierò Haunter fin da subito: sapeva che Sabrina non avrebbe mandato in campo direttamente Gengar ed era sicuro che il suo Pokémon fantasma non poteva tenere testa alla propria evoluzione, quindi, tanto valeva sfruttarne il potenziale fin dall'inizio.

Dall'altro lato del ring, il laser rosso della sfera Poké di Sabrina rivelò un Abra.

“Ti concedo un vantaggio iniziale.” Mormorò l'anziana capo palestra.”Ma non credere che sarò clemente.”

“Haunter, presto con lo stordiraggio!”

Mat attese impaziente le conseguenze di quella mossa ma si rese presto conto di aver fatto male i calcoli; il Pokémon di Sabrina sembrava esserne immune. Probabilmente i suoi poteri psichici gli consentivano una stabilità mentale, tale da non subirne gli effetti.

“Pazienza.” Si disse fra sé e sé Matthew.

Prima che avesse il tempo di elaborare un'altra strategia, l'avversario rispose prontamente.”Palla Ombra, Abra!”

“Schivalo!” Fese in tempo ad urlare il ragazzino, prima che il suo Pokémon scomparisse nell'oscurità della palestra per sfuggire all'attacco. Si era aspettato un'altra mossa, ma avrebbe dovuto sapere che Sabrina non si sarebbe fatta cogliere impreparata. I poteri psichici non potevano attecchire sul corpo intangibile di un fantasma.

La sfida era quindi giunta ad una fase di stallo.

“Haunter, ombra notturna!”

Una risata sinistra risuonò nella palestra; il Pokémon di Mat fu rapido ad attaccare prima che l'avversario potesse prevedere le sue mosse. Il fantasma spuntò alle spalle di Abra a bocca aperta, gli occhi brillanti di un rosso scarlatto, poi si lanciò verso il nemico, trapassandolo da parte a parte con il proprio corpo immateriale.

Con un urlo acuto di spavento, il Pokémon di Sabrina si accasciò al suolo senza energie per continuare il duello.

Matthew deglutì ansiosamente. Il tipo fantasma a volte gli faceva davvero paura. Dopo che gli ultimi brividi di inquietudine furono passati, si riscosse. Sabrina lo guardava con un sorriso enigmatico.

“Gengar, è il tuo momento!”

Haunter si fece stranamente serio per i suoi standard, squadrando con un misto di rispetto e divertimento la propria evoluzione.

“Non c'è bisogno che io ti dica che non vincerai altrettanto facilmente, ragazzino.” Sussurrò la capo palestra.

“Ombra notturna, Gengar.”

“Fai la stessa cosa!”Urlo Mat, d'impulso. I due fantasmi svanirono nell'oscurità della palestra. Piombò un silenzio artificioso e carico d'ansia, tanto che Mat prese a sudare per l'agitazione. Aveva vinto il primo duello, ma non riusciva a togliersi dalla testa la brutta sensazione di non aver nessuna possibilità di successo contro Sabrina. Quella vecchia era decisamente troppo forte per un allenatore normale.

Ad un tratto, ombre veloci presero a sfrecciare per il campo di combattimento, riempiendo il salone di inquietanti risate e versi. Matthew non riuscì bene a capire cosa stava succedendo, sentiva solo le voci di Haunter e Gengar sovrapporsi una all'altra quasi a formare una melodia contorta, poi, il nulla.

Si trovò a fissare circospetto ogni angolo della palestra ed alzando lo sguardo riconobbe la figura incorporea di Haunter davanti a sé, che fluttuava nell'aria senza energie per continuare il duello.

Gli occhi di rossi di Gengar si fecero largo fra l'oscurità, in attesa dell'avversario successivo.

Il ragazzino richiamò il suo Pokémon dopo averlo ringraziato per l'impegno e si passò una mano fra i capelli, per dare sollievo alla fronte sudata. Quella era decisamente una delle sfide più intense che avesse mai affrontato.

Ora chi poteva mandare in campo? Era troppo avventato schierare Gyarados con il rischio di non essere ascoltato e di fare oltretutto una pessima figura. Forse Ditto? No, imitando Gengar avrebbe finito per fare la stessa fine di Haunter.

Non gli rimaneva che contare sui vecchi amici:

“Raichu, vai!”

“RAAAAAAAAAAAAIII!” Il Pokémon elettrico entrò in campo a coda alta e sguardo fiero. Matthew ne assecondò il carattere esuberante lanciandola subito all'attacco.

“Superfulmine, vai!”

La palestra si illuminò di bagliori elettrici, mentre Gengar schivava abilmente le scariche. Sabrina gli ordinò di attaccare con un palla ombra, ma Raichu fu abbastanza rapida da schivarlo e contrattaccare velocemente, centrando il bersaglio. Matthew esultò mentalmente. Era il primo colpo che riusciva a mandare in porto.

“Tuonopugno, ora!”

Gengar svanì prima di essere colpito, materializzandosi alle spalle di Raichu e tentando di leccarlo con la sua lingua paralizzante, ma non riuscì nell'impresa, perché il Pokémon di Mat usò la coda come una molla per scansarsi. Colpì con una scarica elettrica talmente intensa da rompere i robusti vetri delle finestre oscurate, facendo filtrare la luce all'interno di quel luogo. Per il fantasma, quello era certamente uno svantaggio.

Matthew sorrise, il tempo di una distrazione. Gli occhi di Gengar incontrarono quelli di Raichu.

L'attacco ipnosi era uno dei più letali del mondo Pokémon: se andava a segno, rendeva il malcapitato di turno incapace di compiere qualsiasi azione. E quello che veniva dopo, era ancora peggio.

“Mangiasogni, Gengar.” Mormorò Sabrina con voce gelida.

Raichu si dimenò nel sonno, lanciando un urlo di paura.

“Ferma, mi arrendo!”Gridò Mat senza esitare. “Ritiro il mio Pokémon, ma ti prego di fermarti.”

Sabrina alzò un sopracciglio, incuriosita.

“Di già? Non vuoi insistere?”

“No.” Rispose seccamente Matthew. “So cosa può fare il mangiasogni se non si interviene subito. Non voglio far stare male il mio Pokémon.”

“Bene, capisco.” Lo sguardo di Sabrina scomparve per un attimo sotto la frangia di capelli color argento. “Fermati Gengar.”

Il Pokémon obbedì senza esitare, rivolgendo uno sguardo d'intesa alla capo palestra.

Matthew richiamò prontamente il suo Raichu, sussurrandogli delle scuse.

Era preso dallo sconforto; si scambiò uno sguardo con Charmeleon e capì che lei non se la sentiva di fronteggiare quella sfida. Dietro lo sguardo orgoglioso e fiero di sempre, si nascondeva una patina d'ansia e paura. Nessuno dei suoi Pokémon avrebbe potuto vincere contro un avversario così tosto ed esperto. Mat non era tipo da arrendersi, ma comprese che questa volta doveva accettare la sconfitta, ancor prima di aver concluso del tutto la sfida. Squadrò Gengar: non accennava a dare il minimo segno di stanchezza. Abbassò le spalle e si lasciò sfuggire un sospiro. Pronunciare certe parole gli sarebbe costato caro.

“Mi arrendo completamente, Sabrina. Non sono al tuo livello, continuando a combattere ne andrebbe dell'incolumità dei miei Pokémon, non posso metterli a rischio per un mio capriccio. Per questo, rinuncio alla medaglia.”

La capo palestra si alzò dal suo trono prendendo a camminare con passo lento e malfermo, un occhio sempre rivolto verso il ragazzino che l'aveva sfidata ben due volte e che ora, stava rinunciando.

“Sono davvero stupita, Matthew Ketchum.”

Gli si avvicinò squadrandolo con attenzione.

“Sei uno dei pochi che ha dimostrato tale saggezza, ragazzo.”

Mat deglutì a fatica. “In quanti credi che mi abbiano sconfitta, durante quest'ultimo anno? Solo un paio, tra cui la tua compagna di avventure; gli altri che hanno ottenuto la medaglia si sono confrontati con il mio sostituto, oppure... hanno dimostrato di saper comprendere i propri limiti e di mettere i Pokémon sopra i propri desideri. E comunque non sono stati in molti.”

Sabrina aprì il palmo della mano, mostrando a Matthew la medaglia Palude.

“Tieni, puoi prenderla.”

Lui la guardò incredulo. “Davvero? Ma ho perso ...”

Sabrina alzò la voce.”Hai sentito quello che ti ho appena detto, ragazzino? Vincere o perdere non è ciò che fa la differenza, per mostrare di essere un buon allenatore ci vuole altro. E tu oggi hai dimostrato di averlo.”

Mat annuì debolmente, poi prese la medaglia. Charmeleon, al suo fianco, sbuffò fumo in segno d'approvazione.

“Ti ringrazio ...” Mormorò il giovane, ma Sabrina era già tornata sul suo trono.

“Penso che mi ritirerò alla fine di questo mese ...”Mormorò l'anziana, con voce particolarmente roca.”é tempo di lasciar posto a qualcuno di più giovane.”

“E cosa farai?”Domandò Mat, curioso.

Gli occhi di Sabrina brillarono come quelli di un fantasma.”Un posto nei Superquattro di Kanto mi attende.” Sussurrò, prima che il portone principale della palestra si aprisse.

“Ora vai, giovane promettente allenatore.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 






 

Ciao a tutti, scusate la lunga assenza! Purtroppo e per fortuna nella vita accadono tante cose, ho avuto un periodo pienissimo fra vacanze e non solo e il tempo per scrivere è stato quasi pari a zero! Oltretutto questo capitolo è lungo la metà rispetto alla media, ma questo vi giuro che non l'ho fatto per una questione di pigrizia: semplicemente, ho voluto che si concentrasse sulla sfida di Mat in palestra e penso sarebbe stato inutile e noioso allungarlo a tutti i costi. Vi anticipo che il prossimo (ultima medaglia) seguirà una schema molto simile … e poi sarà il momento della “saga della lega di Kanto” Spero di sentirvi, vedrò di impegnarmi per aggiornare in tempi brevi.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** L'ultima medaglia - parte 1 ***


                                                   L'ultima medaglia - parte 1
                                                  



Lo stomaco di Matthew brontolò sonoramente alla vista del centro Pokémon di Vermilion City, dove lo attendeva sicuramente un buon pasto caldo. Il ragazzino, dopo essere tornato a Pallet – dove si era allenato e rilassato per un'abbondante settimana – aveva deciso di mettersi in cammino da solo verso la città confinante, alla conquista della sua ultima medaglia. Suo padre era rimasto a casa con Delia, Leon era partito per Cerulean City ormai da diverso tempo - con la promessa di tornare a trovarlo per assistere alla sua disfatta nel torneo della Lega Pokémon – e Maky si era recata temporaneamente a Jotho, per stare un po' con la propria famiglia.

Mancavano pochi giorni alla fine dell'anno, e solo tre mesi all'inizio del torneo di Kanto. Mat si scrollò la neve di dosso, pensieroso, entrando nel centro Pokémon. Aveva poco tempo per allenarsi seriamente.

Senza smettere di pensare consegnò le proprie sfere Poké all'infermiera Joy per un veloce controllò, poi ordinò una zuppa calda. Nell'attesa, decise di utilizzare il Pokédex per connettersi al database online degli allenatori di Kanto. Non era la prima volta che lo consultava, ma leggere i commenti della pagina riguardante il Capo palestra di Vermilion City gli metteva addosso una certa agitazione. Per poterlo sfidare, era necessario aver conquistato prima tutte le altre medaglie della regione e, già di per sé, quella cosa dava molto da riflettere. Un altro punto importante consisteva nel fatto che la sfida si sarebbe svolta obbligatoriamente con sei Pokémon e, oltretutto, a differenza dei normali capo palestra, questo non aveva preferenze per nessun tipo in particolare. Quindi nessun punto debole evidente. Il nome “medaglia Terra” era solo simbolico.

Purtroppo non si poteva conoscere il team del capo palestra, informazione che Mat non era riuscito a farsi dare nemmeno da Maky. “Devi farcela con le tue forze, non posso sempre aiutarti.” Gli aveva risposto lei.

Dannazione; aveva poca importanza comunque, si sarebbe arrangiato da solo in qualche modo. Gli balenò l'idea di chiamare il professore per rivedere la propria squadra, ma era già più che convinto delle scelte fatte. Inutile rimuginarci sopra in continuazione.

Dopo aver consumato senza fretta il proprio pasto e aver ritirato le sfere Poké, si avviò sulla strada che portava alla palestra dove lo attendeva l' importantissimo match. La neve caduta solo qualche ora prima si stava sciogliendo sotto il sole caldo delle tre di pomeriggio, in quella giornata non troppo fredda nonostante il periodo. Matthew imboccò un lungo viale alberato e si trovò a fissare la facciata principale della palestra di Vermilion che, anticipata da un piazzale piastrellato al centro del qualche zampillava una fontana sulla quale si stagliava la statua di un Vaporeon, appariva come una costruzione neutra, forse soltanto simile alla villa di qualche signorotto locale. Un tempo, quella palestra era appartenuta a Giovanni, che ne aveva fatto il suo personalissimo quartier generale. Matthew si soffermò ad osservarne la porta in legno, finemente intagliata con immagini di Pokémon intenti a lottare.

Deglutì, poi spalancò la porta senza esitare.

L'enorme ring di combattimento, iniziava già pochi passi dopo l'ingresso occupando l'intera area della spoglia palestra. Le alte e numerose colonne portanti in marmo, formavano una struttura ad arco. Ai lati, diverse statue di ottima fattura raffiguranti un Charizard, Un Blastoise, Un Venusaur e i tre uccelli leggendari di Kanto, facevano da decoro.

Un ampio altare con balconata, situato all'estremità opposta della palestra, attirò l'attenzione di Matthew. “C'è nessuno?”Provò a domandare il ragazzino.

Dei passi cadenzati risuonarono nel silenzio della palestra, dietro l'altare, finché Matthew intravide la sagoma di un uomo alto. Questo spalancò le due grandi finestrw ad arco situate ai lati dell'altare, e una luce abbagliante ne rivelò l'identità.

Trevor Grey, il neo capo palestra di Vermilion City. Aveva ottenuto quel titolo pochi mesi prima che Mat iniziasse il suo viaggio ma aveva già una fama di tutto rispetto. Si diceva fosse il migliore dei capo palestra di Kanto, secondo solo a Sabrina nonostante la giovane età: ventidue anni. Era alto e magro, con una folta chioma di capelli neri lunghi fino alle spalle e due occhi grigi che, insieme ai lineamenti del viso particolarmente sottili, lo rendevano in qualche modo inquietante. Era vestito in modo elegante e sobrio.

“Benvenuto sfidante.” Lo salutò Trevor dall'alto, con una voce calda ed accogliente a differenza di quanto il ragazzino si era aspettato. Mat aveva letto diverse informazioni su di lui nel database online, e sapeva che non era figlio di nessuno, i suoi erano una famiglia di impiegati che mai si era interessata al mondo dei Pokémon, tutto quel che sapeva su quelle creature, era frutto della sua singola esperienza. Lo stimava profondamente.

Lui invece, aveva un'eredità fin troppo pesante da portare avanti.

“Qual è il tuo nome?”Domandò impaziente, il capo palestra.

“Matthew Ketchum.” Mormorò Mat, titubante.

Trevor alzò un sopracciglio, incuriosito. “Il figlio del famoso Ash Ketchum, Campione di Kanto da innumerevoli anni e detentore di altri ed onorevoli titoli.”

Mat si sentì in qualche modo inadeguato e non osò guardarlo negli occhi.

“Vedo che sei un ragazzino timido.”

Il capo palestra scese con passo calmo la breve scalinata che lo portava al ring di combattimento. “Sono molto curioso di vedere quello che sai fare.”Disse, battendo le mani. Un uomo vestito in completo di giacca e cravatta, che fino a quel momento se n'era stato immobile accanto ad una colonna senza farsi notare, si fece avanti per arbitrare la sfida.

“Non amo i fronzoli, quindi iniziamo subito.”

Mat annuì deciso, andando a prendere posto. Era teso, ma non di quel tipo di tensione che aveva provato da Sabrina. Avrebbe dato il meglio di sé, in quel lungo ed estenuante incontro per accedere alle Lega Pokémon.

“La sfida si svolgerà con sei Pokémon a testa.” Spiegò l'arbitro con voce profonda, portandosi al centro del ring con le due bandierine per l'arbitraggio. “Le regole sono semplici: Il primo a schierare il suo Pokémon sarà il capo palestra. Una volta mandato in campo un Pokémon, questo non può essere sostituito a meno che non si arrenda, o finisca K.O.”

Trevor teneva tutte e sei le sfere legate ad una pesante collana, unico elemento decorativo e particolare del suo modo di vestire. Prese la prima della fila a sinistra con una lentezza quasi irritante, la squadrò pensieroso e poi schierò in campo il primo della sua squadra.

Mat deglutì, teso.

“JOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL!”

L'evoluzione elettrica di Eevee entrò in campo con un bagliore accecante, il pelo del corpo rizzato a formare degli aghi affilati. Sembrava avere un temperamento piuttosto aggressivo e focoso. Matthew decise che avrebbe affrontato quel Pokémon ad armi pari.

“Raichu, vai!”

“RAAAAAAAAAAAAAII!”

Si era allenato molto con lei nell'ultimo periodo ed aveva imparato a contenere i suoi eccessi di entusiasmo, lavorando sulla fiducia reciproca. Raichu alzò la coda verso l'alto e ricambiò lo sguardo di Jolteon con altrettanta intensità.

Trevor non attese oltre.

“Jolteon, vai con l'agilità e confondi l'avversario!”

Il Pokémon del capo palestra prese a schizzare da una parte all'altra del ring di combattimento ad una velocità considerevole. Mat sapeva bene che, per quanto Raichu non se la cavasse male in velocità, non poteva tenergli testa. Agire d'impulso non era la miglior cosa che potevano fare, per questo chiese al suo Pokémon di concentrarsi ed attendere.

“Missispillo!” Urlò ad un tratto Trevor.

“Doppioteam” Gli spilli appuntiti di Jolteon trapassarono i falsi Raichu rivelando il trucchetto ma, quando l'avversario si accorse di aver sbagliato i calcoli, il Pokémon di Mat era già alle sue spalle, pronto a colpirlo con la lunga coda.

“Codacciaio, ora!”

Il colpo andò a segno in pieno, facendo ruzzolare Jolteon per diversi metri. La cosa non sembrò fargli piacere, sembrava un tipo piuttosto incline all'ira, ma il suo allenatore fu abile e svelto a raccomandargli di mantenere i nervi saldi.

I due avversari si studiarono in silenzio per diversi minuti. Poi, Mat, stanco di attendere, pensò che fosse giunto il momento di passare al contrattacco. Chi dei due possedeva più carica elettrica? L'avrebbe scoperto subito.
“Attacco tuono, Raichu!”

Le preziose finestre in vetro decorato della raffinata palestra si frantumarono in mille pezzi.

Mat si morse le labbra fino a farle sanguinare: quel dannato Jolteon aveva assorbito la potentissima scarica del suo Pokémon senza fare una piega. Aveva fatto un tremendo errore d'impazienza.

“Jolteon, sfrutta l'elettricità accumulata per darti più velocità!”

Questa volta, carico al massimo, il Pokémon del capo palestra fu un vero missile. Matthew nemmeno si accorse del suo balzo in avanti e degli aghi che aveva sparato quasi in contemporanea, lo realizzò con orrore quando un urlo di Raichu gli fece comprendere quello che era successo.

Lei si rotolò a terra dolorante, ma prima che avesse il tempo di rialzarsi, Jolteon le era di nuovo addosso.

Mat strinse i pugni: non l'avrebbe lasciato vincere.

“Usa l'elettricità per liberarti degli aghi!” Urlo al suo Pokémon. Raichu sfruttò una breve ma intensa scarica elettrica per togliersi di dosso gli aculei di Jolteon rispedendoli al mittente.

“Dietro di te, Raichu, megapugno!”

Jolteon era stato veloce a balzarle alle spalle, ma il Pokémon di Matthew lo fu altrettanto nel contrattaccare. Colpì con violenza e determinazione Jolteon in pieno muso, scagliandolo contro la parete opposta.

L'evoluzione di Eevee si rialzò a fatica ma nonostante gli sforzi, crollò a terra senza energie.

L'arbitro alzò bandiera verde per Matthew: il primo Match era tutto suo.

Trevor si fece sfuggire un lieve sorriso enigmatico ma non commentò, si limitò a richiamare il suo Pokémon e meditare sulla prossima scelta da farsi.

Mat fece per ritirare la stanca Raichu, ma si ricordò all'ultimo che il regolamento glielo impediva.

“Te la senti di continuare?”Le domandò, osservandola con attenzione. Raichu annuì pacatamente.

Mat alzò un sopracciglio quando vide il successivo Pokémon di Trevor. Un Dewgong... era palesemente in svantaggio contro il tipo elettrico, perché l'aveva schierato? Doveva aspettarsi qualche arma nascosta.

L'istinto gli suggeriva di attaccare con l'elettricità, ma Matthew rimase indeciso sul da farsi, troppo insospettito. A osservarlo bene, quel Dewgong appariva davvero forte ed esperto. Sicuramente aveva una marcia in più rispetto ad un Pokémon della stessa specie di qualsiasi altro allenatore.

“Dewgong, attacco idropompa su tutta la palestra.”

Un'enorme ondata d'acqua inondò il ring di combattimento, rendendolo fradicio e scivoloso. Matthew si fece sfuggire un mezzo sorriso; quell'errore sarebbe costato caro a Trevor.

“Attacco tuonooooo!” Urlò al suo Pokémon. Raichu si sfogò in una scarica potentissima, ma Dewgong spiccò un balzo staccandosi dal pavimento proprio in quell'istante. L'elettricità, attratta dall'acqua, andò a scaricarsi completamente a terra, sollevando le piastrelle per l'intensità dell'impatto, ma Dewgong non venne colpito.

“Geloraggio, ora!”

Il potente attacco di ghiaccio colpì in pieno Raichu prima che lei, troppo stanca per agire con velocità, potesse avere il tempo di scansarsi.

Matthew non poté far altro che osservare il suo Pokémon congelato al centro del ring di combattimento. Si morse le labbra nervosamente, richiamando Raichu nella sfera e ringraziandola a mezza voce, ma non si perse d'animo. In fondo, erano uno pari.

Passò velocemente in rassegna tutti i suoi Pokémon. Un Dewgong effettivamente poteva essere un avversario ostico per la maggior parte del suo Team, gli unici in grado di affrontarlo erano Haunter … e il Ditto che aveva trovato a New Island. Dopo un rapido calcolo, decise di schierare la seconda delle due opzioni.

Trevor alzò un sopracciglio, stupito.

“Un Ditto ... mi sorprendi, Ketchum … non se ne vedono molti in giro.”

Il Pokémon rosa sembrava entusiasta di essere entrato in campo. Quello era il suo primo combattimento, anche se durante la settimana trascorsa si era allenato molto insieme ai Pokèmon di Mat.

“Facciamogli vedere quello che sai fare!” Lo incitò Mat.”Trasformati!”

Ditto generò una copia di Dewgong che lasciava abbastanza a desiderare. Il colore era rimasto di un rosa pallido, mancava il piccolo corno sulla testa e, in linea di massima, appariva troppo slanciato e sinuoso rispetto ad un esemplare normale di quella specie. Matthew era perfettamente conscio di quel difetto nella trasformazione da parte del suo Pokémon ma in quella settimana aveva notato che, quello strano Ditto su cui probabilmente avevano fatto esperimenti, aveva un'abilità particolare: proprio a causa delle sue trasformazioni imperfette, acquisiva caratteristiche – impossibili da prevedere - che spesso mancavano all'esemplare originale, pur essendo in grado in tutto e per tutto di replicarne gli attacchi. Ed era proprio su quelle caratteristiche, che puntava per vincere.

Trevor si risparmiò saggiamente qualsiasi tipo di commento sarcastico. Quella trasformazione lo insospettiva.

“Dewgong, attacco schianto!”

Il Pokémon si scagliò in avanti a buona velocità con tutto il peso del proprio corpo, ma Ditto si rivelò essere veloce almeno di tre volte in più. Con uno scatto, si portò alle sue spalle, e lo colpì con la coda sinuosa. Dewgong, incassato malamente il colpo, si girò rapidamente e provò con un geloraggio ma, ancora, il Pokémon di Mat fu più veloce. Il Dewgong contrastò per un soffio l'attacco dell'avversario utilizzando la coda per proteggersi e l'impatto scagliò i due Pokémon alle estremità opposte della palestra.

“Ditto ora, attacco raggiaurora!”

L'attacco del Pokémon rosa non brillava in potenza, ma arrivò a colpire Dewgon ben prima che quest'ultimo potesse fare qualcosa per proteggersi.

Trevor si spostò i capelli dalla fronte nervosamente, osservando il suo Pokémon che si accasciava a terra senza le energie per continuare.

L'arbitro decretò la vittoria dello sfidante … ma solo per quel match. La sfida era ancora decisamente aperta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hem ... lo so, pensavate che non avrei aggiornato. Ma ho detto che finirò questa fic e la finirò, solo che ho talmente poco tempo ultimamente che non riesco mai a finire i capitoli ... e i tempi di aggiornamento si allungano tantissimo ... mi spiace :( 

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** L'ultima Medaglia - parte 2 ***


                       L' ULTIMA MEDAGLIA 

                                          

Mat si lasciò sfuggire un sorriso di soddisfazione mentre lanciava un'occhiata al suo Ditto trasformato in quello strano Dewgong, vincitore del match. Aveva fatto una buona mossa a portarlo con sé in quella sfida in palestra, nonostante si trattasse di un Pokémon inesperto.

Tornò ad incupirsi nel posare il proprio sguardo sul capo palestra, Trevor, in attesa della sua mossa successiva.

“Sei piuttosto abile.” Ammise l'uomo, con un'espressione indecifrabile, senza aggiungere nient'altro.

Un Arcanine dal manto lucente e lo sguardo sicuro di sé si materializzò al centro del ring di combattimento. Ditto, che non poteva mantenere la trasformazione in Dewgong senza averlo davanti, iniziò rapidamente a ritrasformarsi. Nel complesso, la nuova forma di Arcanine appariva decisamente più massiccia e robusta rispetto all'originale, dando un'impressione di grande resistenza. Mat capì subito che la velocità ne usciva nettamente penalizzata, ma decise di fare affidamento sulla forza fisica acquisita in quel modo dal suo Pokémon. Se non potevano schivare gli attacchi, si sarebbero semplicemente limitati ad assorbirli.

“Extrarapido, Arcanine!”

Prima che Mat avesse il tempo di rendersene conto, il Pokémon avversario era già addosso al suo. Ditto non si spostò e attutì il colpo facilmente, tentando di contrattaccare, ma era troppo lento. L'arcanine avversario, di nuovo, lo colpì a un fianco, più e più volte a ripetizione senza che Ditto avesse il tempo di reagire. L'ennesimo colpo fece crollare a terra il Pokémon, chiaro segnale che lo scontro precedente con Dewgong l'aveva stancato più del previsto.

Arcanine gli balzò addosso frontalmente e Mat non mancò di sfruttare quell'attimo di distrazione.

“Lanciati contro di lui, Ditto!”

La mastodontica imitazione di Arcanine centrò in pieno l'avversario, schiacciandolo con il peso del proprio corpo. L'impatto scagliò il Pokémon di Trevor dall'altro lato della palestra, facendogli scavare un notevole bassorilievo in una della pareti; ma Arcanine era ancora in piedi. Con un ringhio si scrollò di dosso i detriti che gli avevano impolverato la pelliccia e, nonostante il dolore, si rimise in posizione di combattimento.

“Fuococarica, ora!” Urlò Trevor.

“Rispondi con lo stesso attacco, Ditto!”

L'aria si saturò di calore mentre i due Pokémon partivano alla carica uno verso l'altro. Mat si disse che il suo Ditto aveva buone probabilità di vittoria. All'ultimo però, l'Arcanine di Trevor si scansò di lato con un rapido scatto. Ditto non riuscì a frenare la propria corsa folle e, nell'impeto della carica, finì per sfondare il muro della palestra perforandolo direttamente da parte a parte. Fuori, si vedeva la neve candida sciogliersi intorno al corpo del finto Arcanine, prima che questo crollasse a terra tornando, esausto, alla propria forma originale. Mat si morse nervosamente un labbro osservando oltre il muro perforato e, sperando che il laser della sfera riuscisse ad arrivare a quella distanza, richiamò il suo Pokémon.

L'arbitro non ebbe bisogno di ribadire che il vincitore di quel match era Trevor.

“Questa sfida mi costerà milioni di danni ...” Sbuffò Trevor, lanciando un'occhiata a Matthew. “Avrei dovuto pensarci prima ...Greg, apriamo la palestra.

L'arbitro prese un telecomandino dalla tasca e ne schiacciò l'unico pulsante. Con un suono meccanico, il soffitto della palestra iniziò a ritrarsi e le pareti laterali si aprirono come una scatola di cartone, racchiudendosi su se stesse. In pochi secondi, il ring di combattimento era completamente all'aperto. Mat si infilò nuovamente guanti e sciarpa per proteggersi dal freddo invernale e si riallacciò il cappotto.

“Schiera il tuo prossimo Pokémom.” Lo incitò Trevor.

Il ragazzino attese diversi secondi prima di fare la propria mossa. La tensione gli faceva tremare le braccia come se fosse in preda a forti brividi di freddo.

“Pidgeot, è il tuo momento!”

“GIOOOOOOOOOOOOOOOT!”

Arcanine non perse tempo, lanciando una poderosa fiammata verso il cielo che però venne abilmente schivata dal Pokémon di tipo volante.

La strategia di Mat era semplice: doveva far stancare Arcanine in modo da ridurne velocità e potenza, solo a quel punto avrebbe attaccato. Schivare gli attacchi del Pokémon, però, si stava rivelando più stancante del previsto per Pigeot. Mat si rese conto che doveva agire in fretta, se voleva accaparrarsi la vittoria di quel Match.

“Aeroassalto a tutta forza! Vai Pidgeot!” Il Pokémon si lanciò in una vertiginosa picchiata verso il basso. Mat sapeva di star correndo un grande rischio, ma se voleva vincere doveva affidarsi all'abilità in volo del suo Pokémon. Intanto, dal basso, il potente Arcanine di Trevor si stava preparando a sferrare un attacco fuocobomba al massimo della potenza.

Pidgeot raggiunse il Pokémon in pochi secondi, ma a Mat parve di vedere tutto a rallentatore. Al momento esatto, proprio quando Arcanine stava per sferrare il suo attacco, Matthew chiese alla sua prima cattura di compiere una brusca virata a sinistra. Pidgeot si portò alle spalle del nemico con quella mossa, colpendolo con un potente attacco d'ala.

“La vittoria del Match va allo sfidante” Sentenziò l'arbitro mentre Trevor, cupo in volto, richiamava Arcanine nella sfera. Quel ragazzino gli stava dando davvero parecchio filo da torcere.

“Concediamoci una pausa di dieci minuti.” Sentenziò Trevor, con un tono che non ammetteva repliche. “L'ultima parte di queste sfida sarà molto più impegnativa... te lo assicuro.”

 

 

 

La sfida ricominciò di lì a breve con Trevor che schierava in campo un possente Venusaur.

A pidgeot mancarono improvvisamente le forze e Matthew fu costretto a ritirarlo e al suo posto schierare la sua fedele amica di sempre, Charmeleon.

Il magnifico colore dorato del Pokémon attirò l'attenzione di Trevor per qualche attimo, ma lui fu bravo a non darlo troppo a vedere.

“Lanciafiamme, ora!”

La fiammata di Charmeleon era di un fuoco denso e potente, ma le foglie lama di quel Venusaur gli passarono attraverso come se fossero state fatte d'acciaio. Il Pokémon di Matthew era impreparato a schivare e venne colpito in pieno dalla loro potenza, rialzandosi dolorante. Nel frattempo, dimostrando una sorprendente abilità, Venusaur aveva usato le liane per aggrapparsi ad una delle colonne portanti della palestra e spostare il proprio peso.

“Usa le tue liane”Ordinò Trevor.

“Charmeleon! Corri verso di lui schivandole!”

Mat si rese ben presto conto di aver commesso un tremendo errore di calcolo. Charmeleon si fece largo fra le liane dell'avversario a graffi e morsi, ma erano troppe e lei troppo lenta per schivarle. Si trovò sospesa nel vuoto, a diversi metri d'altezza, tenuta per la coda. Non sapendo bene cosa fare, iniziò a sputare fiamme completamente presa dall'impazienza di liberarsi. A quel punto Venusaur la strinse con forza per impedirle di attaccare e accadde una cosa che Mat non si sarebbe mai aspettato.

Charmeleon fu completamente presa dal panico. Non era da lei una simile reazione. Inizio ad urlare e dimenarsi, totalmente impotente. Non poteva colpire con le unghie e le liane di Venusaur la stringevano talmente forte da impedirle di sputare fuoco. Matthew lesse nei suoi occhi una frustrazione che non aveva mai visto.

La fiamma sulla coda di Charmeleon prese a gonfiarsi a dismisura, emanando un forte calore. Venusaur fu costretto a mollare la presa e la scagliò con forza verso il muro opposto.

Charmeleon crollò a terra, ma si rialzò tenacemente. Matthew tentò di chiamarla, ma si accorse che lei non era in sé stessa.

“CHHHHHAAAAAAAAAAAAAAAR!” “CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!”

“Venusaur, quel Pokémon è in preda ad un attacco d'ira, preparati a respingerlo... solaraggio!”

I Raggi del grigio sole invernale di quella giornata presero a filtrare dalla grande apertura sul tetto della palestra.

“CHARMELEON, SMETTILA!”

Mat non sapeva bene cosa fare. Non era mai successa una cosa del genere con Charmeleon. Per un attimo, gli sembrò che il corpo della sua amica stesse brillando di una luce abbagliante, ma fu un istante talmente veloce che pensò di esserselo immaginato.

Il solaraggio era quasi pronto, ma prima che potesse essere scagliato, la voce di Matthew fermò Trevor e il suo Pokémon.

“Fermo! Mi arrendo, non colpire Charmeleon … questo match l'ho perso ...”

Trevor non abbassò la guardia: ordinò a Venusaur di lasciar andare l'avversario, ma sempre mantenendo alta l'attenzione. Un pokémon in preda all'ira, poteva essere molto pericoloso.

Charmeleon, ora nuovamente a terra, continuava a ruggire in preda all'agitazione.

“Chermaleon … Charmeleon! Charmeleon!”

Riuscì a calmarsi solo dopo diversi richiami da parte di Matthew e, tornata in sé stessa, crollò a terra, senza forze.

Mat la guardò con una sensazione di amarezza mista a tristezza che si faceva largo nel suo petto, poi la richiamò nella sfera.

“Non preoccuparti.” Cercò di rassicurarlo Trevor, vedendo il ragazzino sinceramente preoccupato.”Penso solo che il tuo Pokémon sia in conflitto con l'evoluzione... vorrebbe diventare più forte, ma il suo corpo non è ancora pronto. Potrebbe capitare di nuovo, tu devi solo mantenere la calma.”

Matthew annuì, sinceramente grato, poi si lasciò andare ad un lungo sospiro per calmare la tensione accumulata.

“Ti ringrazio di avermelo detto.” Disse solamente, prima di prepararsi a schierare il suo Pokémon successivo.

“Schyther, tocca a te!”

“SAAAAAAAAAAAAAAAAAI”

Il Pokémon entrò in campo accompagnato dal rumore metallico delle lame all'estremità dei suoi arti che sfregavano fra di esse.

Vanusaur non osò usare le liane per il suo attacco e si buttò in un poderoso foglielama. Scyther però roteò su se stessa per parare l'attacco, con successo, e si lanciò a tutta forza contro l'avversario.

Il Pokémon del capo palestra fu costretto ad usare le liane per fermare la carica del nemico.

“SAAAAAIIIII” Schyther era a pochi metri da Venusaur, tentando in tutti i modi di avanzare verso l'avversario, ma lui la teneva bloccata. Mat però si rese presto conto che il Pokémon d'erba era stanco dal match di prima.

“Attacco ronzio!”

Le ali del Pokémon, non intrappolate dalla stretta dell'avversario, cominciarono a muoversi producendo un suono fastidioso che, a lungo andare, fece lasciare la presa a Venusaur.

Quella era l'occasione propizia per attaccare.

“Danzaspada ora, Schyther!”

Con quella mossa, la potenza distruttiva del coleottero era destinata a salire in maniera esponenziale. Quando fu pronto, Mat gli ordinò di attaccare con un potente tagliofuria che avrebbe messo K.O Venusaur.

Si rese conto di aver fatto male i calcoli, quando sentì la voce di Trevor che urlava: Venusaur, solaraggio!”

Schyther non riuscì a schivare il colpo, finendo per essere colpito in pieno dalla luce accecante del sole che Venusaur aveva accumulato dal match precedente.

Il coleottero rotolò a terra per diversi metri, poi, dopo pochi secondi, si rimise in piedi a fatica facendo leva sulle punte della lame.

Venusaur, dall'altra parte del campo, lo guardava stremato, senza le forze per continuare.

Un minuto.

Due minuti.

Trascorsero diverso tempo a guardarsi in quel modo, senza che nessuno avesse il coraggio di dire qualcosa.

Poi, i due avversari, crollarono a terra in contemporanea.

Matthew si morse nervosamente le labbra. Aveva sconfitto Venusaur, era vero, ma ora a lui rimaneva solamente un Pokémon, mentre Trevor … ne aveva a disposizione ben due. Si auto convinse di potercela fare. Doveva farcela, non aveva la minima intenzione di ritardare per la conquista di quella medaglia.

Nel vedere un esemplare di Kangashkan che faceva la sua comparsa sul ring, tirò un sospiro di sollievo. Quello se non altro gli concedeva un minimo di vantaggio, visto il tipo del Pokémon che stava per schierare.

“Haunter, vai!”

Trevor si lasciò sfuggire una smorfia impercettibile alla vista di quell'avversario.

Mentre Haunter fluttuava a mezz'aria con la sua solita aria da burlone un po' tonto, Kangashkan lo studiava con attenzione.

Ad un certo punto, il Pokémon di Trevor si scagliò in avanti. “Tuonopugno!”

Mat rimase per un attimo sorpreso, poi si ricordò che i Pokémon di tipo normale avevano il vantaggio di imparare vari tipi di mosse. Poco male: Haunter fluttuò in alto e si perse alla vista.

Le sue risate risuonavano ogni tanto, proveniente da angoli incerti della palestra.

La pazienza di Kangashkan era messa a dura prova.

“Leccata, ora!”

La disgustosa lingua del fantasma tracciò una scia di saliva sulla pelle del Pokémon, che rimase paralizzato dal suo effetto, inorridito. Haunter ne approfittò per colpire con un palla ombra, che scagliò l'avversario all'altro lato della palestra.

Prima che Kangashkan avesse il tempo di reagire, i suoi occhi vennero catturati dallo stordiraggio di Haunter.

L'effetto di quell'attacco, impedì al Pokèmon di Trevor di continuare a combattere, ogni volta che tentava una mossa, Kangaskhan finiva per farsi male da solo.

“Vince il Match lo sfidante!” Sentenziò l'arbitro.

L'aria iniziò a riempirsi di tensione, mentre Trevor richiamava nella sfera il suo Pokémon. Il prossimo sarebbe stato il match successivo, che avrebbe decretato il vincitore di quell'incontro.

“Questo ragazzino è sorprendente.” Pensò il capo palestra, mentre schierava in campo il suo ultimo Pokémon.

Un Crobat di un rosa inconsueto si materializzò al centro del ring di combattimento, muovendosi rapidamente in volo, a scatti.

“Non sottovalutare l'avversario.” Raccomandò Mat ad Haunter, ordinandogli nel frattempo di procedere con un attacco stordiraggio. Crobat fu troppo veloce per esserne colpito e, con uno scatto, si portò alle spalle dell'avversario.

“Neropulsar” Ordinò Trevor.

La Palestra si oscurò nonostante la luce che filtrava dall'apertura in alto. Era come se fosse diventata notte tutto ad un tratto. La mossa di tipo buio andò a segno: Haunter venne colpito da Crobat più e più volte, senza riuscire a reagire. Quando il buio svanì, il fantasma era scomparso, nascosto nell'ombra.

Crobat chiuse gli occhi per tentare di concentrarsi.

“HAUN HAUN HAUN!”

Una risata maligna alle proprie spalle lo fece rabbrividire, poi, una delle mani di Haunter sbucò dal nulla, colpendolo con degli artigli fantasma.

Crobat rischiò di precipitare al suolo ma, all'ultimo, riuscì a rimettersi in quota.

“Ora!” Urlò Trevor.

Rapido, il pipistrello, si voltò, prima che Haunter potesse attaccare di nuovo. Lo stordiraggio colpì in pieno il Pokémon di Mat, confondendolo.

“Riprenditi Haunter!” Provò a dirgli Matthew, ma sembrava tutto inutile. Il Fantasma tentò di utilizzare un pallaombra, ma finì erroneamente per indirizzarlo verso se stesso.

Ora che era completamente materializzato e visibile, Haunter era esposto ad un serio pericolo.

“Attacco morso!” Ordinò Trevor, come Mat temeva.

Haunter lanciò un urlo nell'accorgersi che era stato afferrato da i lunghi canini di Crobat.

“Cerca di reagire!” Lo incitò Matthew.

Gli occhi di Haunter divennero completamente rossi, senza traccia di pupille. Una risata terrificante risuonò per tutta la palestra, spaventando Crobat che mollò la presa all'istante, rifugiandosi dal suo allenatore.

Matthew si sentì rabbrividire. Sì, i Pokémon fantasma erano decisamente inquietanti.

Il meccanismo che teneva aperto il tetto della palestra scattò in automatico, guidato da chissà quale forza, mentre all'interno, il buio calava inesorabilmente, fitto, nero come inchiostro.

La sagoma di Haunter si ingrandì, arrivando ad occupare buona parte della palestra. La bocca del Pokémon era aperta in una risata maligna.

Mat deglutì a fatica.
Quando il suo Pokémon prese a brillare, le risate aumentarono. Sagome di Pokémon fantasma si materializzarono lungo le pareti, prendendo a girare intorno ad Haunter, in un tripudio di risate agghiaccianti.

“Geeeengaaaar”

Haunter cambiò lentamente forma, mentre i fantasmi continuavano a danzargli intorno.

“Gengaaaar”

Quando il Pokémon smise di brillare, sparirono i fantasmi e le risate. Il buio si dissolse lentamente.

Per un po' nessuno ebbe il coraggio di dire nulla.

Mat ebbe la forza di muoversi solo quando Gengar, ormai completamente evoluto, spalancò i suoi inquietanti occhi rossi.

“Non perdiamo tempo Crobat, fatti coraggio! Palla ombra, ora!” Ordinò Trevor senza voler perdere un altro secondo. Con una rapidità sorprendente, il Pokémon scagliò il suo attacco.

“Rispondi con la stessa mossa!” Ordinò Mat.

Gengar rise, poi, senza troppo sforzo, fermò il Pallaombra di Crobat e lo rispedì al mittente.

L'attacco andò a segno, aprendo un'altra voragine nel muro della palestra.

Il pipistrello ebbe appena la forza di tornare sul ring di combattimento, poi crollò a terra, paralizzato dalla paura per l'accaduto di prima e senza forze per combattere.

Matthew e Trevor richiamarono i loro Pokémon nelle sfere, nel silenzio più assoluto.

“L'evoluzione dei Pokémon fantasma è sempre una cosa terrificante...” Commentò il capopalestra in un soffio, poi fece un cenno all'arbitro.

“Portami la medaglia.”

Trevor si avvicinò lentamente a Matthew, porgendogli la mano, per una stretta.

“Complimenti, sei davvero bravo ragazzino.” L'arbitro gli porse la medaglia.” Prendi... la medaglia Ultima è tua. Te la sei meritata.”

Matthew ricambiò la stretta di mano con riconoscenza, poi prese la medaglia. Al contrario delle altre, piu elaborate, quella era un semplice disco argentato con una “U” incisa al centro.

A Mat vennero le lacrime agli occhi, mentre se la rigirava fra le dita. Averla lì, significava la fine del suo viaggio per Kanto.

Ora non gli rimaneva che allenarsi in vista della Lega Pokémon.

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Spero questo capitolo sia di vostro gradimento! Vi è piaciuta la sfida? Come vedete nonostante tutto continuo ad aggiornare. Non ho la minima intenzione di lasciare incompleta questa fic.

Ho voluto cambiare il nome alla medaglia per svecchiare un po' le cose.... pronti per la Lega?

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Allenamenti ***


                                  ALLENAMENTI
  

                       




“PIKACHUUUUUUUUUUUUUUUUU”

“Schyther, schivalo, veloce!”

il Pokémon tentò una manovra all'ultimo momento per evitare l'attacco, ma il fulmine lo colpì prima che potesse spostarsi, stordendolo abbastanza da impedirgli di continuare a combattere.

Mat sbuffò, sconsolato. Pidgeot, Ditto e Schyther non gli erano bastati per tentare di sconfiggere il Pikachu di suo padre.

Ash, dall'altra parte dell'enorme prato che avevano scelto come ring di combattimento, lo scrutava indecifrabile. Dopo la conquista dell'ultima medaglia di Matthew, si era messo in testa di allenare suo figlio e così, ogni giorno, si spostavano in luoghi diversi, avvolti dalla natura. Quel mattino si trovavano in un'isola dispersa in mezzo al mare, a sole due ore di volo da Pallet Town. Era proprio come avrebbe dovuto essere fin dal principio, loro due e i Pokémon, pensò amaramente il Campione, togliendosi il cappellino e passandosi una mano fra i capelli scompigliati.

“Per il momento basta dai, mangiamo qualcosa.”

Mat incrociò le braccia, ostinato. “L'ultimo tentativo, ti prego.”

Pikachu, ancora in campo, si mise in posizione di combattimento, piccole scintille gli sprizzavano dalle guance.

“Va bene, va bene...” Mormorò Ash. In quei due mesi che avevano passato insieme ad allenarsi, aveva imparato a conoscere suo figlio e ormai sapeva quanto poteva essere ostinato. Una combinazione letale fra testardaggine che aveva ereditato da lui, e l'inflessibile determinazione di Misty.

Insieme ad una folata di vento, Gyarados entrò in campo con un ruggito. Ash sapeva già cosa sarebbe successo.

“Vaaaiiiii Gyaradoooos! Iper raggio!”

Il Pokémon scrutò il suo allenatore, poi Pikachu e infine, si acciambellò a terra, rifiutandosi di combattere.

Mat pestò un piede a terra.

“IPER RAGGIO ho detto!” Protestò, avvicinandosi al suo Pokémon e tirandogli un pugno sulle scaglie durissime, con il risultato di farsi male.” Smettila di dormire, ho tutte le medaglie! Sono un bravo allenatore …” Concluse, con una nota di frustrazione.

“Mangiamo qualcosa?”Tentò di proporre Ash, il cui stomaco protestava sonoramente. Mat lo ignorò.

“Bene … e sia.” Borbottò il ragazzino.”Ti dimostrerò quanto valgo... io ti sfido Gyarados, ti dimostrerò che chiunque può sconfiggerti con il mio aiuto … non è vero, Charmeleon?”

Matthew si voltò verso il suo primo Pokémon, che nel frattempo stava tranquillamente sonnecchiando all'ombra di un albero, poco distante. Charmeleon Aprì svogliatamente un occhio, poi si alzò, avvicinandosi al suo allenatore. La sua dedizione e fiducia nei confronti di Mat, erano senza pari ed incontestabili. Dopo l'evoluzione, aveva poi sviluppato un senso di protezione nei confronti del ragazzino davvero notevole.

Guardò Gyarados con determinazione, non pensando nemmeno per un momento di tirarsi indietro.

Ash si voltò, alzando un sopracciglio per la sorpresa.

Il drago d'acqua era decisamente più forte di qualsiasi altro membro della squadra di Matthew, sconfiggerlo era un'impresa con scarse possibilità di successo.

Gyarados scrutò Matthew per diversi minuti, poi srotolò il suo corpo sinuoso, ergendosi verso l'alto, in tutta la sua grandezza e spalancò la bocca, pronto a combattere.

 

 

 

“Corri Houndoom, corri!”

Maky si aggrappò alle grandi corna ricurve di Mega Houndoom per tenersi meglio a lui, mentre galoppavano fra l'erba cresciuta altissima grazie alle precipitazioni di quel Marzo piovoso, sotto la pioggia. Houndoom schivò con un salto un iper raggio che arrivava dal cielo, poi scartò di lato, giusto il tempo di non farsi colpire da un potente palla ombra.

Il Lago D'ira era il luogo ideale per allenarsi nei periodi come quello, Maky lo sapeva bene, vivendoci. Non s'incontrava nessuno e si poteva utilizzare qualsiasi tipo di ring di combattimento, aria, acqua e terra. Latios le sfrecciò a fianco, provocando un'onda d'urto che rischiò di farla cadere.

“Lanciafiamme, Houndoom!”

Il Pokémon scagliò una potentissima ondata di fuoco verso il cielo, ma mentre attaccava l'ennesimo palla ombra lo raggiunse, combinato ad un attacco di fuoco, facendolo rotolare a terra. Maky fu sbalzata a diversi metri di distanza, ma Latios la recuperò al volo, rimettendola a terra completamente illesa. Houndoom li raggiunse, tornando alla sua forma originale, seguito da Umbreon e Growlithe.

“Siete stati grandi, riprendiamo.” Disse, montando in groppa a Latios.

“Ora provate a prendere lui.”

Mancava solo un mese alla Lega Pokémon di Kanto e aveva tutta l'intenzione di allenarsi al meglio, senza esclusione di colpi.

 

 

 

“Charmeleon, schiva l'idrompompa!”

Mat sapeva bene che in quanto a potenza d'attacco Charmeleon non poteva eguagliare Gyarados e difficilmente sarebbe riuscita a danneggiarlo seriamente, quindi aveva impostato la strategia in modo diverso.

“Saligli, addosso, adesso!”

Il Pokémon di fuoco cominciava ad essere stanco, schivava attacchi da quasi mezz'ora, senza esclusione senza mai fermarsi, con un balzo agile, saltò sulla coda di Gyarados, aggrappandosi alle grandi e forti scaglie per evitare di cadere.

“Arrampicati in alto, forza!”

Charmeleon uso i possenti artigli per far presa, iniziando la scalata, mentre Gyarados, iroso, tentava di togliersela di dosso scrollandosi.

“GUAAAAAAAAAAAAAAAAH” Il suo ruggito rimbombò nella vallata deserta.

“Lanciafiamme, vai!”

Il fuoco caldo di Charmeleon non aveva un grande effetto contro un Pokémon d'acqua del genere, ma fu sufficiente a scottare le scaglie dell'avversario, con il risultato di innervosirlo ancora di più.

“Giù, ora!”

Charmeleon scese dal Pokémon proprio mentre la coda del drago d'acqua stava per colpirla, col risultato di fargli incassare un auto attacco che lo stordì a tal punto da farlo crollare a terra.

Affaticata, restò a fissarlo in attesa di vedere cosa sarebbe successo. Gyarados si rialzò, con un ruggito. Poi, prese a respirare affannosamente.

Matthew trattenne il fiato. Un secondo, due secondi. Il Drago d'acqua appariva stanco e provato, ma anche Charmeleon non poteva resistere ancora per molto.

Ash si fece scappare un lieve sorriso mentre, con un rumore sordo, facendo tremare la terra vicino a loro, Gyarados crollava sfinito, senza forze per continuare.

Matthew e Charmeleon ce l'avevano fatta.

 

“D'ora in poi riconoscerai il mio valore?” Si domandò il ragazzino, mentre richiamava il suo Pokémon nella sfera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mini Capitoletto di transizione, giusto per spezzare dalla conquista dell'ultima medaglia all'inizio della Lega Pokémon. Spero sia stato di vostro gravimento nonostante la lunghezza ridotta … fatemi sapere.

Chissà se Gyarados ascolterà Mat dopo questa?

Ritorna all'indice


Capitolo 57
*** Le eliminatorie! ***


                                                           Le eliminatorie!


                                                          
 





 

Finalmente era giunto il momento.

Mat si scambiò uno sguardo con Charmeleon ed oltrepasso la biglietteria, un edificio sobrio - all'interno del quale si trovavano un centro Pokémon e un piccolo PokéMarket - dove gli allenatori andavano a confermare la loro iscrizione al torneo della Lega Pokémon. Alla fine di una lunga salita, l'immagine che gli si presentò davanti era tutto quello che aveva sempre sognato e forse anche di più: una lunga e ripida scalinata portava all'enorme arena di combattimento costruita all'interno di un gigantesco cratere. Lo spazio, ad occhio e croce di circa tre ettari, era talmente ampio, che per rendere più veloce la fase delle eliminatorie, il ring principale era stato diviso in tanti piccoli campi di combattimento a sé stanti, dove ognuno poteva disputare il suo match. Matthew aveva letto molto su quell'arena e l'aveva vista spesso in televisione, ma dal vivo era tutt'altra cosa. Era stata costruita in un'isola a largo di Vermillion City, a seguito di un forte terremoto che, otto anni addietro, aveva scosso l'intera regione di Kanto e dato luogo a quella meravigliosa arena naturale. Il terreno erboso era rasato con cura … il ring di combattimento ideale per qualsiasi sfida.

Una mano che si appoggiò alla sua spalla lo riportò alla realtà.

“Hey, tutto bene? Sei pallido Mat.”

Era Maky. Mat si era ricongiunto a lei e a tutto il gruppo – mamma, Leon, Lily e Professor Gary Oak – solo da pochi minuti, si erano dati appuntamento al banco di registrazione.

“Se la sta solo facendo addosso, mi sembra palese.”

L'irritante voce di Leon non gli era certo mancata, pensò Matthew mentre, senza nemmeno rispondergli, scendeva la scalinata.

Lily, al suo fianco, era stranamente silenziosa. Probabilmente agitata quanto lui.

“Non ho nulla Maky, è che … questo posto, è fantastico.”

“Sì, è davvero uno stadio splendido.” Ammise lei. “Uno dei migliori che io abbia mai visto.”

Matthew alzò lo sguardo, cercando sua nonna Delia seduta già in tribuna, vicino al professore. Non c'era molto pubblico, ma la fase delle eliminatorie era troppo caotica per essere apprezzata e solitamente, vi assistevano solo amici e parenti. Lo stadio si sarebbe riempito solo una volta iniziate le sfide ufficiali.

Mat lanciò uno sguardo anche a suo padre. Il Campione era chiamato ad assistere al torneo in tribuna d'onore, insieme ai Super Quattro. Il Vincitore del Torneo, una volta ottenuto quel titolo, avrebbe poi avuto l'occasione di sfidarlo per guadagnarsi anche l'ambita nomina di Campione della regione di Kanto. Obiettivo decisamente difficile da raggiungere.

Matthew si frugò in tasca e tirò fuori il bigliettino che gli avevano dato. La sua prima sfida del Torneo si sarebbe svolta al ring numero tre, contro una certa: Liliana Sun. Ognuno poteva utilizzare un solo Pokémon. Non vedeva l'ora.

 

 

 

 

L'arbitro decretò l'inizio della sfida: Mat lanciò un'occhiata alla sua sfidante. Liliana era una ragazza poco più grande di lui, dai capelli viola e gli occhi dello stesso colore. Aveva dei modi di fare un po' impacciati. Non dava l'impressione di essere molto abile … ma Matthew era abbastanza saggio da non farsi ingannare dalle apparenze.

Le eliminatorie si svolgevano in maniera particolare: secondo il nuovo regolamento, per fare in modo di mettere alla prova l'abilità di allenatori e strateghi di tutti i partecipanti, non si potevano utilizzare Pokémon propri. Ad ognuno, all'inizio del match, venivano assegnate delle sfere Poké, con dei Pokémon allenati appositamente per rivestire quel ruolo. In ogni match, entrambi i concorrenti potevano contare su creature più o meno della stessa forza, quindi la sfida era equa.

Matthew ricevette la Pokéball dall'arbitro e la scrutò con curiosità, prima di mandarla in campo.

“Vaaaai!” Urlò, quando l'arbitro diede il via all'incontro.

“Koooofiiing!”

Un Koffing non era decisamente il suo Pokémon preferito, ma andava bene comunque.

La sfidante, invece, poteva contare su un Pidgeotto.

La sfida aveva inizio.

 

 

 

Ash accennò un sorriso nel vedere Mat impegnato nella sua prima lotta, stava combattendo bene:il koffing che gli avevano assegnato aveva appena schivato un attacco di Pidgeotto e contrattaccato con un colpo di fango che stava mettendo in difficoltà l'avversario.

Nel ring uno, anche Maky stava dando battaglia, insieme ad un Hitmonchan.

“In gamba tuo figlio.” Ash non ebbe bisogno di girarsi per capire chi gli si era seduto accanto. La voce femminile e bassa di quella persona e il lieve odore di fumo che si portava addosso li conosceva bene.

“Te l'avevo detto, Sarah.” Mormorò lui a propria volta, girandosi.

Sarah era una donna poco più giovane di Ash, dalla presenza importante, che metteva in soggezione. Aveva i capelli lunghi e mossi, di un rosso intenso e gli occhi del colore della cenere. Apparentemente glaciale e distaccata, era in verità molto diversa dall'apparenza. Sorrise lievemente ad Ash. “Non ci vedevamo da tanto.”

“Sono stato molto insieme a mio figlio in questo periodo.” Spiegò il Campione. Sarah era attualmente un membro dei Superquattro, allenatrice di Pokémon Drago. Ash l'aveva conosciuta cinque anni prima durante un periodo di allenamenti e fin da subito era nato qualcosa di più di un'amicizia, fra loro. Tuttavia, non c'era mai stato nulla di vero. Ash non riusciva a non pensare di poter fare un torto a Misty e …. a Mat. Un altro dei suoi sensi di colpa.

 

“Koffing, ora attacco azione!”

Pidgeotto cadde sul ring di combattimento, esausto. Era stata una lotta dura, Matthew si lasciò sfuggire un lungo sospiro di sollievo. Poi, richiamò il Pokémon e si scambiò una stretta di mano con l'avversaria.

Aveva decisamente bisogno di una pausa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rhyhorn sbuffò, un po' annoiato. Quel giorno il suo amico umano non sembrava avere la minima intenzione di schiodarsi dal televisore per andare a fare un passeggiata insieme nel bosco come erano soliti fare. Lo osservò, poi il suo sguardo si puntò sulla donna che sedeva poco distante, sempre sul comodo divano del salottino.

“è quello il tuo amico?” Domandò lei.

Il ragazzino, l'amico di Rhyhorn, si voltò quel minimo che serviva per risponderle.

“Uh – uh.”

“Mi stai ascoltando?”

“Uh uh … umh … guarda mamma, quello è Matthew!”

Leila si spostò i lunghi capelli color cioccolato dalla fronte, sorridendo appena.

“Raven ...”

Lui si voltò per risponderle: “Sì?”

Viveva lì da quasi quattro mesi e, al contrario di quello che aveva sempre pensato, si era subito trovato a suo agio con sua madre. Come se non si fossero mai separati. Dopo il suo arrivo, Leila aveva deciso di trasferirsi in una casa tranquilla, in mezzo ai boschi della nuova riserva Pokémon di Johto aperta a Cianwood City. Vivevano una vita tranquilla, Raven usciva tutti i giorni a giocare con i figli di un'altra coppia che abitava vicino a loro, insieme al suo Rhyhorn, il Pokémon che si portava dietro fin dai tempi di Team Rocket.

La donna sospirò. Sapeva che tutto quello non sarebbe durato molto. Raven sognava di diventare un allenatore di Pokémon, l'aveva capito fin da quando si era messo a parlare del suo amico Matthew, da come tutti i giorni seguiva le notizie sulle sfide fra Pokémon, leggeva, s'informava. Era questione di tempo prima che partisse e lei non era sicura di riuscire ad affrontare quella cosa. In ogni caso, mai e poi mai gli avrebbe impedito di seguire il suo sogno.

Raven continuava a non staccare gli occhi dal televisore. Matthew era stato appena chiamato ad affrontare un'altra sfida, poteva a malapena vederlo, la telecamera inquadrava dall'alto l'intero gruppo di partecipanti intenti a lottare.

Ora Mat stava combattendo con un Flareon, contro un Jolteon. L'inquadratura si spostò di colpo su altri allenatori, fra di loro intravide anche Maky, che dava ordini ad un Tauros. L'inquadratura cambiò di nuovo. Sbuffò, era tremendamente frustrante assistere alle sfide in quel modo ma del resto, era già da considerarsi buona cosa che le eliminatorie venissero addirittura trasmesse in Tv. Stufo di stare seduto a guardare spezzoni di combattimenti, si alzò di colpo.

“Rhyhorn, andiamo fuori ad allenarci!” Esclamò, attirando l'attenzione del suo Pokémon.” La prossima volta che incontreremo Mat, voglio sconfiggerlo!”

 

 

 

 

 

 

 

“Cleafable, doppia sberla!”

Il Pokémon assegnato a Lily mise K.O l'Yvisaur selvatico con un ultimo attacco doppia sberla. Matthew sorrise, guardando la sua avversaria di sempre che esultava, poi lanciò uno sguardo a Maky, poco distante. Avevano tutti superato le eliminatorie, era davvero contento.

Una folata di aria fresca lo fece rabbrividire, era il tramonto ormai e cominciava a fare un po' di freschino, nonostante fossero in primavera inoltrata.

In biglietteria, ritirò il biglietto di partecipazione per il giorno successivo, poi si recò, insieme a sua nonna Delia, Lily, Maky e Il professor Gary, verso l'alloggio che avevano prenotato. Ash li aspettava già lì, aveva preferito sgattaiolare via prima della fine delle eliminatorie, per evitare di essere perseguitato dai Fans che si era guadagnato insieme al titolo di Campione.

Matthew sorrise spontaneamente nel vederlo già seduto al tavolo, in attesa della cena. Si mise accanto a lui.

“Complimenti Mat ...” Mormorò Ash.”Sei stato davvero bravo.”

Lui arrossì appena d'imbarazzo per quel complimento, poi voltò lo sguardo su Maky, che gli si era seduta accanto, a seguire Delia, Leon, Lily e Gary, vicino ad Ash. Il piccolo momento di silenzio che si era venuto a creare, fu interrotto dal sonoro brontolare dello stomaco del Campione.

Leon si lasciò sfuggire un'espressione stizzita, seguita da quella di Lily e dal commento ironico di Gary.

“Gli anni passano e il lupo perde il pelo ma non il vizio. Sempre affamato.”

Ash borbottò qualcosa che assomigliava ad una replica, poi aggiunse:“Allora, ditemi un po', chi sono i vostri sfidanti?”

Maky si spostò appena per consentire alla cameriera di servirle il piatto di spaghetti di riso che aveva ordinato.

“ Un certo Sam Flameblue per me, Dana Shine per Lily e …” Fece una breve pausa, prima di pronunciare quel nome. “Peter Ryu per Matthew.”

Ash si lasciò sfuggire uno sguardo un pensieroso. “Dov'è che avevo già sentito questo nome?”

“Si era classificato nei primi otto al torneo all'edizione precedente della Lega di Kanto.” Spiegò Lily, un po' petulante. “Io l'ho seguito. È un allenatore che viene dalla regione di Unima.”

Anche Mat aveva visto in TV il torneo, ma non si ricordava di quel nome. Del resto, aveva una memoria pessima. In ogni caso, la notizia appena appresa gli mise una certa inquietudine che lo rese muto per tutto il resto della cena.

Una volta andato a letto, nella grande stanza che avevano affittato tutti insieme, non riuscì a quietarsi. Continuava a guardare fuori dalla grande finestra sulla parete opposta, che faceva filtrare la luce della luna, proiettando ombre inquietanti sull'arredamento sfarzoso di quel posto.

Decise di andare a farsi un giro all'aria aperta. Attento a non far rumore, s'infilò la felpa che aveva lasciato in fondo al letto e, dopo essersi messo le ciabatte, sgusciò fuori dalla stanza. Dormivano tutti profondamente, quindi se ne andò senza particolari problemi.

Una volta all'aperto, chiamò Charmeleon fuori dalla sua sfera.

“Pensi che ce la faremo, domani?”

Lei rispose con un borbottio gutturale, decisa. Mat non sembrava altrettanto convinto. Si misero a sedere sul prato curato del giardino dell'Hotel. “Mi sono fatto spiegare tutto su quel tizio, ma sembra decisamente più forte e esperto di me … anche utilizzando i migliori, non sono sicuro di farcela.”

Charmeleon si voltò di scattò, attratta da qualcosa.

“Non riesci a dormire?”

Matthew riconobbe la voce di suo padre.

“No … “Confessò.
“Seguimi.”Disse lui, la voce che sembrava un soffio di vento, nell'oscurità della notte. “Facciamo una passeggiata.”

Usciti dal giardino, s'inoltrarono nel folto del bosco. La vegetazione di quell'isola era ricca e folta. Camminarono per un buon quarto d'ora, in silenzio, intorno a loro, solo i suoni dei Pokémon e della natura.

“Per di qua.” Ash conosceva bene quell'isola, vi era stato diverse volte. Guidò Mat e Charmeleon in una galleria sotterranea scavata dai Diglett, la fiamma del Pokémon di fuoco era l'unica fonte di luce.

Matthew si rese conto che camminare lo stava tranquillizzando parecchio. Percorse la galleria senza fiatare. Quando uscirono, si trovarono sulla spiaggia. Le onde marine si infrangevano tranquille sulla sabbia.

“Non hai portato Pikachu con te?”Domandò Matthew, per spezzare il silenzio.

“Dormiva così bene … ho preferito lasciarlo dov'era. In questo periodo dell'anno ha sempre molto sonno.”

Un ruggito in lontananza li fece voltare, poi, facendo tremare la terra sotto i loro piedi, il Charizard di Ash si posò sulla sabbia, sprofondando con le zampe possenti. Sul muso di Charmeleon, comparve il solito sguardo di completa e totale ammirazione.

Il drago di fuoco era di ritorno da una delle sue esplorazioni notturne: Ash era solito lasciar andare in giro liberamente i suoi Pokémon più forti, in grado di difendersi, se era necessario.

Charizard incurvò il collo, invitandoli a salire sulla sua schiena.

Ash declinò gentilmente l'offerta. “Ho mangiato troppo sta sera. “ Spiegò. “Un volo potrebbe comportare spiacevoli conseguenze per il mio stomaco.”

Si voltò verso Matthew.

“Perché non vai tu?”

Il ragazzino parve un attimo disorientato.

“I – io?”

Charizard ruggì sonoramente, invitandolo a salire. Mat lanciò un'occhiata a Charmeleon.

“Ti spiace?”

Lei gli rivolse il solito sguardo comprensivo, che Matthew interpretava come un “Questa volta ti lascio andare.”

Il giovane allenatore montò sulla schiena di Charizard, emozionato, il cuore che batteva a mille. Strinse con forza le gambe intorno ai fianchi del Pokémon, poi, il drago di fuoco spiccò il volo.

Matthew deglutì, emozionato. Fin da piccolo aveva sempre ammirato il Charizard di suo padre e sognato di volare sulla sua schiena, ma solo di recente aveva provato l'ebrezza di quell'esperienza – quando Ash era andato a salvarlo al Covo di Team Rocket e qualche volta per viaggiare o durante gli allenamenti. Si rese presto conto però, che avere davanti la schiena di qualcuno a cui aggrapparsi era tutta un'altra storia. Dava molta più sicurezza. Così invece, gli sembrava di poter cadere da un momento all'altro.

“Charizard... va' piano ...”Riuscì a dire con voce tremolante, mentre il Pokémon prendeva quota. Si rese conto che Charizard non aveva sentito, ma non ebbe le forze di dirlo di nuovo. Guardò di nuovo davanti a sé … e non trovando la schiena di suo padre, si sentì prendere da un senso di vertigini. Poi Charizard si lanciò in picchiata. Matthew si sentì il cuore in gola e urlò, poi Charizard virò a sinistra. Il ragazzino trovò il coraggio di guardare, il paesaggio sottostante era stupendo. Gli sembrò di volare a dorso di Pokémon per la prima volta. Dall'alto, salutò suo padre e Charmeleon, poi Charizard iniziò a scendere verso la spiaggia.

Quando fu a terra, Matthew scese dalla schiena del drago con aria sognante. Si sentiva rigenerato.

Guardò Charmeleon negli occhi.

“Pronta per la sfida di domani?” Lei rispose con una fiammata che illuminò il buio notturno.

 

 

 

 

 






 

Ennesimo capitolo di transizione, ne ho approfittato per creare un po' di atmosfera. Sono contenta di riuscire nuovamente a pubblicare i nuovi capitoli in tempi decenti, spero che a qualcuno venga voglia di ricominciare o cominciare a seguire la mia storia.

Ringrazio TommyGun per la costante prese


 

Ritorna all'indice


Capitolo 58
*** Sfida all'ultimo Pokémon ***


                   SFIDA ALL'ULTIMO POKèMON

                                   

 

Matthew era teso come una corda di violino.

Un raggio di sole gli illuminò il volto, mentre il suono imponente di trombe e tamburi, dava ufficialmente inizio al Torneo della Lega Pokémon.

Mat si guardò intorno, dal numero iniziale di duecento iscritti, i partecipanti erano rimasti una cinquantina. Quasi tutti probabilmente più esperti di lui.

Lo stadio era gremito di persone, il ragazzino provò a cercare la nonna in mezzo a quella folla di gente, sugli spalti, ma non riuscì ad individuarla.

“Stai calmo, Mat.” Gli sussurrò Maky, accanto a lui. “Goditi la cerimonia di apertura”

Suo padre Ash, si trovava al centro del Ring di combattimento, Pikachu sulla sua spalla come al solito, circondato dai Superquattro. Matthew aveva letto molto su di loro: erano i vecchi Lorelai e Bruno, che detenevano quel titolo da anni e anni, conosciuti rispettivamente per i Pokémon di tipo ghiaccio e per quelli di tipo roccia, e i nuovi in carica, Joshua, Maestro di Pokémon elettrici e Sarah, conosciuta per i suoi draghi.

Una donna anziana in abito da cerimonia tradizionale fece il suo ingresso in campo, portando con sé un una fiaccola sulla quale scoppiettava la Fiamma Sacra di Moltres, simbolo del Torneo. Ad Ash il compito di salire la scalinata che portava ad un altarino costruito appositamente per ospitare il fuoco inesauribile.

Il Campione l'afferrò, annuendo appena, poi iniziò la salita.

Matthew aveva il cuore a mille.Si guardò intorno. Molti sguardi erano puntati su di lui, lo sapeva, la voce che il figlio del Campione si era iscritto al Torneo, aveva fatto presto a girare. In tanti lo vedevano come un raccomandato, non solo parente stretto del Campione, ma anche amico della Campionessa di Jotho, Maky Rainblack e di Gary Oak e sua figlia. Tutto ciò gli pesava molto, in tanti casi aveva desiderato di essere uno dei tanti. Lui voleva dimostrare la sua abilità nella vesti di un semplice allenatore, non del figlio o dell'amico di qualcuno già affermato. Avrebbe dovuto faticare il doppio per scrollarsi di dosso quella pesante eredità; dimostrare di essere bravo, per davvero.

La folla esplose in un boato di applausi quando Ash inclinò la fiaccola verso il basso, facendo confluire il fuoco nel suo calice sull'altare.

“Che il torneo abbia inizio!” Annunciò la voce del cronista. “I partecipanti sono invitati a recarsi in sala d'attesa e aspettare il loro turno.”

Matthew non era sicuro di riuscire a resistere fino a quel momento.

“Te la stai facendo addosso?”Lo provocò Lily, mentre camminava al suo fianco. Matthew la ignorò semplicemente, troppo agitato per darle peso. Non aveva nemmeno voglia di fare quattro chiacchere con gli altri iscritti, o provare a conoscere il suo avversario, niente di tutto ciò.

Decise di raggiungere Delia per assistere alle sfide dagli spalti, lo attendevano le due ore peggiori di tutta la sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lily si disse che doveva mostrarsi seria e composta così come ci si aspettava dalla figlia del Professor Oak, ma era talmente agitata da non riuscire a controllare il tremore delle proprie mani. Entrò in campo mentre la folla applaudiva entusiasta, ancora carica dal bellissimo incontro precedente, dove avevano dato battaglia un Magmar e un Rhydon.

“Ci aspetta un'altra sfida avvincente, signore signori!” Urlò il cronista a tutta voce, dalla sua postazione sulle tribune riservate agli organizzatori. Era un ometto basso, dai capelli biondi pettinati in modo classico: la sua caratteristica principale era quella di farsi prendere facilmente dall'entusiasmo.

“Vi presento i prossimi sfidanti!” Continuò ad urlare.” Al lato sinistro del ring abbiamo Dana Shine.

Ha dato prova della sua abilità nella precedente edizione del torneo. Al lato destro … niente di meno che … Lily OAK!”

Gli applausi aumentarono d'intensità. Lily si spostò una ciocca di capelli dietro le orecchie, dandosi un po' di arie.

La sfidante era una ragazzina di un paio d'anni più di lei, dai capelli castani, a caschetto. Era un'allenatrice da non sottovalutare. Il tabellone si azionò per determinare chi delle due avrebbe scelto per prima il Pokémon. La fortuna non fu dalla parte di Lily.

La ragazzina si prese qualche secondo per riflettere, poi, dal borsellino che portava a tracolla, prese una delle sue sfere.

“Vai, è il tuo turno, Sandlash!”

Il Pokémon fece il suo ingresso in campo con gli spessi aculei sulla schiena alzati verso l'alto, in segno di minaccia.

Dana, in tutta risposta, mandò in campo un Graveler.

“Tempesta di sabbia, Sandlash!” Ordinò Lily, a gran voce. Il ring di combattimento era davvero enorme, per farsi sentire era necessario urlare.

La sfida aveva inizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non è male la figlia del tuo amico Gary, se la cava.” Commentò Sarah, seduta accanto ad Ash.

Sandlash schivò un attacco rotolamento di Graveler e in tutta risposta prese anche lui a rotolare a forte velocità sul ring di combattimento, ingaggiando una vera e propria sfida in rapida successione.

“Già, è molto strate-”
“Hey Campione, vuoi dei Pop – corn, nyah?

Una voce squillante fece voltare Ash di colpo. Non la sentiva da molto, ma era sicuro di conoscerla.

“Salveeee!” Salutarono all'unisono due individui bizzarri, insieme ad un … Meowth.

Ash strabuzzò gli occhi.

“Cosa ci fate qui voi?”

Jessy e James non erano cambiati di una virgola. Quasi cinquantenni, avevano mantenuto gli stessi modi di fare di quando erano solo ragazzi. Ash sapeva che avevano abbandonato Team Rocket da moltissimi anni, ormai. Il Campione non poté far a meno di notare le loro imbarazzanti tutine color limone.

“Pika pi!”

“Ciao Pikachu!” Salutò James, entusiasta.

“Vuoi dei Pop – corn? Ribadì subito Jessy, pratica come al solito. “Mezzo chilo di Pop corn per tutta la giornata, ad un prezzo di favore.”

Sarah, accanto ad Ash, si lasciò sfuggire un sorrisino misto fra l'imbarazzo e il disagio.

“No grazie ...” Rifiutò Ash gentilmente. “Ma chi vi ha fatto entrare qui in tribuna d'onore?”

“Siamo i rivenditori ufficiali di Snack e bibite del torneo. Ormai è da qualche anno che ci spostiamo in tutte le regioni del Mondo Pokémon, presenziando ai vari tornei, gli affari vanno a gonfie vele!”

“Già, ed è tutto merito della mia mente acuta!” Fece presente Meowth, dal basso della sua altezza.”

Ash si lasciò sfuggire un sorriso un po' malinconico.

“Mi fa piacere che le cose vi stiano andando bene” Mormorò, tornando ad assistere alla sfida. Da piccolo quei tre l'avevano letteralmente perseguitato, ma era acqua passata. Stranamente, non aveva mai provato rancore nei loro confronti. Aveva anzi apprezzato molto il gesto di presenziare al funerale di Misty, tanti anni prima, in un momento della sua vita fin troppo cupo, dal quale stava iniziando ad uscire solo ora. Grazie a suo figlio.

Il Sandlash di Lily aveva appena perso, colpito da un pugno dell'avversario, ma la ragazzina aveva subito ribaltato la situazione mandando in campo il suo Blastoise, a cui era bastato un solo attacco d'acqua per riportare le due sfidanti al pareggio.

Dana aveva schierato in campo un Electabuzz.

“La sfida si fa emozionante signore e signori!” Commentò il cronista, carico. “Preparatevi ad assistere ad un match mozzafiato!”

Electabuzz si lanciò verso Blastoise pronto a colpire con un tuonopugno, ma lo Starter di Lily era forte e ben allenato: chiudendosi nel guscio, non ebbe problemi a contrastare il potente colpo dell'avversario, poi contrattaccò con idropompa. Eletcubuzz però fece sfoggio di tutta la sua abilità: approfittando della situazione, rilasciò una scarica elettrica che, colpendo l'attacco acquatico dell'avversario, divenne particolarmente potente. Blastoise urlò di dolore e crollò per un attimo a terra; il Pokémon elettrico gli fu nuovamente addosso.

“Il PoKémon di Lily Oak ha subito un duro colpo gente, riuscirà a riprendersi?”

“Megapugno, Blastoise!”

Electabuzz riuscì a dare un'altra potente scossa al Pokémon d'acqua, ma anche il colpo di Blastoise andò a segno, scagliando l'avversario in alto.

“Ora Blastoise, attacco forza!”

La grande tartaruga afferrò al volo il Pokémon elettrico, ancora stordito, e lo scagliò dal lato opposto del ring, facendolo ruzzolare malamente a terra.

Electabuzz si rimise in piedi, guardando storto l'avversario.

Il pubblico era particolarmente emozionato.

Il Pokémon di Dana crollò a terra, decretando Lily come vincitrice del match.

“Complimenti a questo Blastoise davvero ben allenato!” Commentò il cronista, mentre gli spettatori esplodevano in applausi.

“La sfida continua, quale sarà il prossimo Pokémon di Dana Shine?”

“Vaaaiii Machoke!”

Il lottatore fece il suo ingresso in campo con un'espressione di sicurezza dipinta sul muso.

“Attacco capocciata, Blastoise!”

La tartaruga si scagliò contro l'avversario a tutta forza, ma Machoke la intercettò, riuscendo ad afferrarla per i cannoni acquatici che aveva sul dorso.

“Che incredibile dimostrazione di potenza!” Il cronista era al massimo della sua euforia.

“Movimento sismico, Machoke!”

Il lottatore fece roteare Blastoise in tondo, rendendolo incapace di reagire. Poi lo scagliò dalla parte opposta con forza, facendolo schiantare contro il muro che divideva il ring dalle tribune.

Blastoise crollò a terra, esausto.

Ora, sul tabellone, le due sfidanti risultavano di nuovo in parità.

Lily sospirò, tesa.

“Ninetales, tocca a te!”

La volpe di fuoco fece il suo ingresso in campo nel pieno della sua eleganza.

“Giornodisole!” Ordinò Lily, senza perdere tempo. Le code di Ninetales si alzarono verso l'alto, ma non sembrò succedere nulla. Machoke e la sua allenatrice erano disorientati. Un raggio di sole particolarmente caldo illuminò il ring di combattimento.

“Attacco rapido, vai!”

“Machoke, cerca di afferrarlo!”

La volpe era troppo veloce perché Machoke riuscisse a prenderla.

“Ora Ninetales, fuocobomba!”

L'attacco di prima non era stato inutile. Aveva richiamato i raggi di sole: il Pokémon di Lily ne approfittò ulteriormente per intensificare il suo attacco di fuoco: Machoke non riuscì a schivarlo e ne venne colpito in pieno.

L'arbitro alzò bandierina verde in favore di Lily.

“La vittoria va a Lily Oak!” Urlò il cronista della sfida. “Complimenti ad entrambe per il fantastico match a cui ci avete fatto assistere!”

 

 

 

 

 

“Mat … Matthew!”

Una sonora pacca sulla spalla lo riportò alla realtà.

“Tocca a te.”

“Cosa?”

“Tocca a te.”

Matthew si girò verso la sua compagna di viaggio, Maky. Dopo aver assistito alla sfida di Lily, era piombato in uno stato di trans da agitazione che era durato per la seguente ora e mezza.

“Non essere così agitato … “Provò a rassicurarlo la ragazza.” Fai un bel respiro … e vai ...” Poi gli regalò un sorriso dolce.”Io guarderò la tua sfida, sono sicura che ce la farai.”

“Ma quel tipo è forte, hai detto ...”

“Peter Ryu è forte, sì … ma lo sei anche tu. Fidati se ti dico che lo sei, Mat. Puoi farcela.”

Lui annuì, poco convinto.

“Vai ora, non vorrai mica farlo vincere a tavolino!”

“No!” Urlò Mat di scatto, poi si precipitò verso il lungo corridoio che portava al ring di combattimento. Sentiva la voce del cronista che lo chiamava all'appello. Prima di entrare in campo, si fermò un attimo. Chiuse gli occhi, sospirò. Se voleva essere un bravo allenatore per i suoi Pokémon e consigliarli al meglio, doveva stare calmo. Si sentì invadere da una quiete che non credeva di possedere.

Era pronto.

 

 

 

“Eccolo che arriva.” Mormorò Sarah, seduta accanto ad Ash. “Ti somiglia un sacco ...”

Ash intercettò lo sguardo di Mat che si era andato a posizionare sulla sua postazione, al lato sinistro del gigantesco ring di combattimento, e sorrise.

“Matthew è molto bravo.” Disse a Sarah, in un soffio. “Diventerà un Maestro di Pokémon migliore di me.”

La Superquattro alzò un sopracciglio.

“Stai puntando in alto.”

“Non lo dico perché è mio figlio ...” Spiegò Ash.”Certo, un po' sono di parte ma … Matthew diventerà fortissimo, ne sono sicuro. È una grande stratega. A differenza mia, che mi faccio sempre trascinare dall'impeto, ancora adesso … lui ha una freddezza e una calma latenti che se riuscirà a gestire bene, gli permetteranno di fare grandi cose. Deve solo maturare un pochino, ma qualche annetto e sono sicuro che imparerà a gestirle.”

Sarah si mise a braccia conserte. “Bene.” Disse, decisa. “Sono ancora più curiosa di vederlo combattere … il suo avversario utilizza Pokémon di tipo drago, lo sai?”

 

 

 

 

 

“Eccolo, è arrivato!” Balbettò la voce del cronista. “Tutto a posto ragazzo?”

“Si, mi scuso per il lieve ritardo ...” Borbottò Mat, imbarazzato.

“Bene.” Il cronista afferrò saldamente il microfono.

“Diamo il via al match signori e signore! Da una parte, abbiamo l'allenatore di Pokémon Drago, originario di Unima ... Peter Ryu! Si è piazzato fra i primi otto nella Lega Pokémon dello scorso anno.”

Mat squadrò bene il suo avversario. Era un ragazzo sui sedici anni, dai capelli color rame e gli occhi scuri, alto e magro. Sembrava molto sicuro di sé.

“Dall'altra parte del ring di combattimento abbiamo Matthew Ketchum!”

Un borbottio si diffuse subito fra il pubblico, seguito da vari applausi. Mat si sentì a disagio, e non gli sfuggì l'espressione stizzita dell'avversario.

“Non pensarci.” Si disse, sfoggiando uno degli sguardi più determinati del suo repertorio.

“Che la sfida abbia inizio!”

“L'arbitro si portò al centro del ring di combattimento.” Si combatterà con tre Pokémon a testa, siete pronti?” Entrambi gli allenatori annuirono.

La sorte decise che il primo a fare la sua scelta fosse Peter.

“Zweilous, vai!”

Mat strinse i pugni nervosamente: conosceva poco delle caratteristiche di quel Pokémon di Unima e la cosa non gli faceva per nulla piacere. Le due teste del piccolo drago, avevano un che di inquietante.

“Gengar, è il tuo momento!”

Matthew aveva deciso di portare con sé i migliori per quella sfida. Lo infastidiva svelare subito le sue carte più forti, ma d'altronde non aveva avuto scelta. Voleva vincere e continuare a competere nel torneo.

“Tsk, vediamo cosa sai fare, bimbo.” Mormorò Peter. “Avere un Pokémon forte non ti basterà per vincere.”

“Gengar, attacco leccata!”

Mat si rese conto di non sentire nient'altro intorno a sé. Pensava solo alla sfida. Il pubblico, la voce del cronista … era come se non ci fossero.

“Spostati, Zweilous.”

Le due teste smisero di litigare fra loro e il Pokémon si spostò, ora concentrato. “Zweilous, neropulsar!”

“Cosa?” Ebbe il tempo di esclamare Matthew, prima che il suo Pokémon venisse colpito dall'aura nera emanata dall'attacco. Afferrò il Pokédex, consultandolo.

“Zweilous.”Gracchiò quello. “Pokémon di tipo Drago – Buio.”

Matthew si morse le labbra nervosamente. Aveva commesso un tremendo errore dimenticandosi di quel particolare.

“Gengar, ci sei?” Domandò al suo Pokémon ma Zweilous era tremendamente veloce e abile, inaspettatamente. Con estrema rapidità si portò alla spalle dell'avversario.

“Sgranocchio!”

Gengar urlò di ribrezzo. In quanto Pokémon fantasma, non era abituato al contatto con gli altri e odiava tremendamente essere afferrato dall'avversario. Temeva gli attacchi di tipo buio che consentivano agli altri Pokémon di colpirlo fisicamente.

“Gengar, palla ombra a terra!” Gli consigliò Matthew.

L'attacco generò un impatto che costrinse Zweilous a mollare la presa, creando un polverone.

I due Pokémon schizzarono all'altro lato del ring di combattimento.

“Attacco provocazione, Zweilous!”

“Vai con l'ipnosi!” Rispose Mat.

Peter si fece sfuggire un mezzo sorriso.”Non avrà effetto.”

Gli occhi di Gengar si fecero privi di pupilla per la rabbia. Zweilous si stava prendendo gioco di lui mettendo in atto tutta una serie di scherzetti. Mat un tempo si sarebbe aspettato che il suo Pokémon la prendesse sul ridere, rispondendo alla dose di prese in giro con il suo solito umorismo, ma dopo l'evoluzione in Gengar, Haunter era molto cambiato. Si era fatto cupo e taciturno, poco incline al divertimento.

“Gengar, devi calmarti!”

L'attacco di Zweilous era andato a segno in pieno. Il fantasma smise di ragionare, iniziando a tentare di colpire senza una logica il suo avversario.

Intanto, in tribuna d'onore, Ash e Sarah osservavano lo scontro. “Quel Pokémom ha totalmente perso il controllo.”Commentò lei.” Sembra forte, ma inesperto. Per caso si è evoluto da poco?”

Il Campione annuì appena. “Sì, hai centrato il punto.” Ammise.

“Gengar, fermati!” Urlò Matthew con tutto il fiato che aveva in corpo. Zweilous spiccò un balzo all'indietro.

“è il momento … dragopulsar, finiscilo.”

Zweilous si esibì in un ruggito stridulo che fece rabbrividire Matthew. Le due teste si piegarono indietro, insieme.

“Spostati!” Urlò il giovane allenatore al suo Pokémon.”Spostati Gengar!”

Tutto inutile, in preda alla furia, il fantasma si lanciò frontalmente verso l'avversario.

Il Dragopulsar colpì Gengar in pieno, scagliandolo dall'altra parte del ring.

“Gengar non è più in grado di combattere.” Stabilì l'arbitro. “La vittoria di questo match va a Peter Ryu.”

Un boato di applausi si scatenò fra il pubblico, la gente si stava infiammando.

Matthew si chiuse di nuovo nel suo guscio di calma, imponendosi di non agitarsi per quella sconfitta.

“Zweilous è stanco.” Sì disse.” E io ho ancora due Pokémon, posso farcela.”

“Un momento!” Li interruppe il cronista, il microfono ben saldo in mano. “ è il momento di cambiare ring di combattimento.” Sul tabellone elettronico, si illuminarono tre simboli: erba, roccia, acqua. Presero a lampeggiare a turni, alla fine, fu il simbolo dell'acqua a stabilizzarsi.

Matthew si fece sfuggire un lieve sorriso. La fortuna era dalla sua.

Un potente rumore meccanico scosse il campo di combattimento. Al centro, una parte del ring erboso si azionò, sprofondando nel sottosuolo e lasciando spazio ad una sorta di gigantesca piscina che iniziò a riempirsi, occupando quasi l'intera superficie. Ci vollero pochi minuti di attesa perché il nuovo ring fosse pronto. Delle vibrazioni fecero tremare nuovamente lo stadio e dal profondo dell'acqua emersero una serie di rocce artificiali, costruite per permettere ai Pokémon non acquatici di muoversi su di esse.

“La sfida può riprendere!” Urlò il cronista.

Matthew non perse tempo, sapeva perfettamente che Pokèmon schierare. Lanciò la PoKéball.

“GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

Gyarados si materializzò in campo fra le esclamazioni di stupore del pubblico, sollevando un'ondata alla sua entrata in acqua.

“Non male!” Ammise Peter Ryu, dall'altra parte del ring di combattimento.
“Zweilous, dragofuria, subito!”

Un altro urlo da far accapponare la pelle costrinse Matthew a tapparsi le orecchie.

Inizialmente pensò di far rifugiare Gyarados in acqua, ma si rese conto che la dragofuria era impossibile da schivare.

“Rispondi con altrettanta potenza, Iper raggio!”

Vedere quel Pokémon ascoltare i propri suggerimenti, era una gran soddisfazione.

Con un ruggito, il drago acquatico scagliò il suo attacco più potente verso l'alto, in risposta all'offensiva di Zweilous.

L'impatto generò un forte bagliore.

“Forza Gyarados, ce la puoi fare!”

“Più potenza, Zweilous!”

Zweilous iniziò a retrocedere lentamente, poi ci fu un'esplosione che alzò una nube di vapore.

Quando questa si dissolse, il Pokémon di Peter galleggiava in acqua, sconfitto. L'allenatore di draghi lo richiamò e la luce che segnava Zweilous sul tabellone si spense.

Il pubblico si stava scaldando, mentre il cronista commentava la sfida con entusiasmo.

“Quale sarà la prossima mossa del nostro Ryu?”

Peter non perse tempo e mandò in campo il suo Pokémon successivo.

“Eccsiu!”

Un piccolo Axew si materializzò sulle rocce del ring di combattimento.

“Gyarados, idropompa, colpiscilo!”

Il Pokémon di Peter era veloce e prese a schivare senza problemi gli attacchi del nemico, saltando da roccia a roccia.

Mat notò che il suo Pokémon si stava innervosendo.

“Stai calmo, non ti agitare” Lo implorò, osservando il movimento della coda del drago acquatico che sbatteva in acqua per la frustrazione, sollevando alti schizzi.

“Dragodanza, Axew!”

Il piccolo Pokémon prese a roteare su se stesso mentre continuava a schivare gli attacchi del nemico. Man mano sembrava diventare sempre più veloce e ad un certo punto un'aura di energia si materializzò intorno a lui.

Gyarados si stava stancando, notò Matthew. “Ma certo!” Pensò. “Perché non mi è venuto in mente?” Si sistemò il capellino.

“Attacco tornado!”

Gyarados lanciò un ruggito, poi l'acqua del ring di combattimento prese a concentrarsi in un unico punto, formando un vortice.

“Ora colpisci, vai!” Ordinò Matthew.

Il vortice aumentò di volume, indirizzandosi verso l'avversario.

Se Peter era in difficoltà, non lo diede a vedere.
“Axew, attacco bruciatutto!”

Il fuoco sputato dal draghetto era più caldo e potente di quanto ci si sarebbe potuti aspettare; all'impatto fra i due attacchi, si sollevò una nube di vapore che impedì ad allenatori e pubblico di vedere cosa stava succedendo.

“Dragopulsar, ora!” Urlò Peter.

L'attacco di Axew piombò su Gyarados con una potenza micidiale, spedendolo dall'altra parte del ring: lo stadio tremò quando Gyarados si andò a schiantare contro il muro, lasciando un solco profondo.

“Gyaaaaaaaaaaaaa!”

Dolorante e stanco, il drago acquatico si rialzò.

“Di nuovo Dragopulsar, Axew!”

“Iper raggio, ora!” Urlò Mat.

L'impatto fra i due attacchi generò una sfera di energia a metà ring.

Matthew si morse le labbra fino a farle sanguinare, per la tensione.

L'iper raggio di Gyarados stava guadagnando terreno sull'attacco dell'avversario, Mat sorrise quando se ne rese conto.

“Massima potenza, Axew!”

“AAAAAAAAAAAAX!”

La situazione si ribaltò completamente nel giro di pochi secondi. Gyarados cedette e la potenza dei due attacchi combinati lo colpì in pieno, scatenando un'esplosione.

Quando il fumo che si era alzato scomparve, il drago acquatico era completamente K.O.

“Gyarados non è più in grado di combattere.”Stabilì il giudice. “La vittoria va ad Axew.”

“Che splendido incontro, signori e signore!” Commentò il cronista, in visibilio, mentre l'icona di Gyarados sul monitor centrale, si spegneva, mettendo in evidenza che a Matthew restava solamente un Pokémon.

Il giovane allenatore prese a tremare per il nervosismo. Era in serie difficoltà, se ne rese presto conto.

“Charmeleon, tocca a te!”

La cara amica di Matthew entrò in campo, scatenando i favori del pubblico per la sua splendida colorazione dorata.

“Un Pokémon cromatico!” Esclamò il cronista.”Non se ne vedono tutti i giorni, che splendido spettacolo signori e signore!”

Peter si lasciò sfuggire un sorriso obliquo. “In difficoltà, Ketchum?”

Mat si scambiò uno sguardo con Charmeleon. La situazione era loro completamente sfavorevole, combattere in quel ring acquatico non sarebbe stato facile per il Pokémon di fuoco.

“Axew, vai, attacco testata a tutta forza!” Ordinò Peter, quando l'arbitro diede il via all'incontro.

“Non sottovalutarci!” Rispose Matthew prontamente. “Lanciafiamme!”

“Chaaaaaaaaaaar!”

 

 

“Pensi che ce la farà?”Domandò Sarah ad Ash, mentre osservava il combattimento.

“Charmeleon è molto forte.”Rispose il campione, riflessivo. “Lei e Mat si sono allenati duramente insieme a me e Charizard durante il periodo precedente alla Lega Pokémon, questo è tutto quello che posso dirti.”

 

 

Il fuoco di Charmeleon colpì in pieno l'Axew nemico, che, ancora stanco dal match precedente, non riuscì a portare a conclusione il suo attacco e finì per cadere in acqua.

“Tieniti pronta a colpire Charmeleon, so che lo sai” Pensò Mat, prima che Axew saltasse fuori, in direzione di Charmeleon che lo intercettò, assestandogli un potente codacciaio.

Axew ricadde in acqua e riemerse galleggiando. Il combattimento con Gyarados, fortunatamente l'aveva stancato a dovere.

Matthew strinse i pugni, concentrato al massimo. La voce del cronista gli sembrò solo un eco lontano.

“Quale sarà l'ultimo Pokémon di Ryu, signori e signore?”

“Noivern, tocca a te!”

Il Pokémon drago entrò in campo lasciandosi dietro un suono acuto e fastidioso. Il pubblico apprezzò particolarmente la vista di un Pokémon raro della lontana Kalos.

Matthew conosceva poco quel Pokémon: aveva grandi ali nere e viola dalla membrana verde acqua, un corpo slanciato e flessuoso e delle orecchie a spirale, in grado di captare gli ultrasuoni.

“Charmeleon ce la può fare?” Si disse, osservandola con la coda dell'occhio.

“Noivern! Aeroassalto.” Ordinò Peter.

“Preparati a colpirlo!” Matthew mise in guardia Charmeleon.”O no, dietro di te!” Troppo tardi, con una rapidità eccezionale e una fantastica abilità di volo, Noivern comparve alle spalle dell'avversario, colpendolo in pieno.

“Noooo! Charmeleon!”

Il Pokémon di fuoco cadde in acqua, ammutolendo l'intero pubblico. Matthew attese pochi secondi, uno due … stava per proclamare la resa e chiedere a qualcuno di recuperare immediatamente il suo Pokémon, quando Charmeleon emerse dall'acqua, tossendo e aggrappandosi ad una roccia.

Per correttezza, Peter e Noivern lasciarono a Charmeleon il tempo allontanarsi dall'acqua. La fiamma sulla sua coda era quasi spenta, Matthew lo notò immediatamente, sentendosi mancare un battito al cuore.
“Dovresti arrenderti, per il bene del tuo Pokémon.”

Era vero, Peter aveva ragione. Mat si sentì male al solo pensiero di ritirarsi così presto dal torneo che aveva tanto atteso, ma la salute di Charmeleon veniva prima di ogni cosa. La guardò, mentre si reggeva a malapena in piedi, il respiro corto e affaticato.

Prese la sua Pokéball.”Charmeleon, torna nella sfera.”

Fece per lanciarla, ma prima che potesse farlo, la sua amica lo fermò con uno sguardo particolarmente intenso, tanto che a Mat sembrò quasi che lei gli stesse parlando. Se avesse avuto il dono della parola, sicuramente gli avrebbe detto qualcosa del tipo:”Siamo arrivati fin qui per arrenderci? Non se ne parla, io voglio combattere.”

“é pericoloso per la tua salute.” Tentò ancora Matthew.

“Charmeleon fece oscillare la coda nervosamente, protestando, poi, uno sguardo di profonda determinazione si impadronì dei suoi occhi da drago. Prima che si voltasse, dandogli le spalle, a Matthew sembrò di scorgere una sorta di sorriso sul suo muso da rettile.

“CHAAAAAAAAAAAAAAAAAR!”

La fiamma sulla coda di Charmeleon prese a gonfiarsi, come del fuoco alimentato da legna nuova, mentre un ruggito profondo le usciva dalla gola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve gente … vi ho lasciati sulle spine? Spero che questo capitolo vi abbia emozionati, personalmente, mi sono divertita un sacco a scriverlo … enjoy!

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 59
*** Cenere ***


                               CENERE

                                             


 

La fiamma sulla coda di Charmeleon prese a gonfiarsi, come del fuoco alimentato da legna nuova, mentre un ruggito profondo le usciva dalla gola.

“CHAAAAAAAAAAAAAAAAR”

Chermeleon graffiò la roccia sotto di sé, continuando a ruggire verso il cielo. Gli occhi le diventarono completamente bianchi, privi di pupilla, le vene si gonfiarono in maniera preoccupante: tutto il suo corpo era teso in uno sforzo estremo. Il fuoco sulla sua coda era talmente caldo, da far salire una grande nube di vapore intorno a lei.

Il cuore di Matthew si mise a battere all'impazzata quando la sua amica di sempre s'illuminò di una luce bianca e abbagliante, iniziando a cambiare forma: di colpo, i ricordi lo invasero, come un fiume in piena.

 

Gli tornò in mente la prima volta che aveva visto Charmander, nel laboratorio di Gary Oak, diversi mesi addietro. Si ricordava ancora quello che aveva provato: gioia, commozione, aspettative per il futuro. “Ti prometto che ti farò diventare un grande Pokémon.” Le aveva detto, prima di partire.”Ti farò evolvere in un Charizard e, insieme, non avremo paura di niente.”

Poi le immagini della loro prima cattura, del combattimento contro il Fearow aggressivo che poi era diventato un Pokémon di Maky; la prima lotta contro Lily, il rapimento di Charmander nel bosco Smeraldo, il suo ritrovo, la conquista della prima medaglia … le ore che avevano passato insieme allenandosi, camminando fianco a fianco o a riposarsi sotto il cielo stellato. Il fuoco caldo sulla coda di Charmander che gli faceva da guida nelle notti buie e lo proteggeva dal freddo, le tante vittorie, le sconfitte, la sua evoluzione in Charmeleon alla palestra di Fucsia City e i ricordi recenti di quando avevano combattuto contro Team Rocket.

Un altro ruggito, ora basso e profondo, riportò Matthew alla realtà: erano spuntate due corna dietro la testa da drago del suo Pokémon, che ora aveva occhi rossi come il sangue, due grandi ali, zampe anteriori piccole ma robuste, in contrasto con quelle posteriori, forti e possenti, una lunga coda, sulla cui punta una fiamma abbondante scoppiettava allegra e vigorosa.

Il pubblico si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore.

“Signore e Signori, sono estasiato!” Commentò il cronista.

Charmeleon era completamente cambiata evolvendosi in Charizard, passando dal dorato precedente, ad uno splendido nero grigiastro.

Charizard si voltò verso il suo allenatore: aveva la pancia chiara, in contrasto col il resto del corpo, le robuste membrane delle grandi ali erano di un rosso vivo, simile al sangue, dello stesso colore degli occhi.

“Wow … “Mormorò Matthew, con le lacrime agli occhi. “Sei fantastica ...” disse ancora, osservando il suo Pokémon. Fin dal primo giorno del suo viaggio, aveva fantasticato più e più volte su quel momento, immaginandosi come sarebbe stato e, per un volta, la realtà superava di molto la fantasia.

“... C … Cenere.” Si stupì lui stesso di averla chiamata così. Non gli era mai balenata in testa l'idea di dare un soprannome ai suoi Pokémon: ma Charizard era speciale, diversa da tutti gli altri della sua specie. Meritava un nome speciale.

“Cenere ...” Mormorò ancora, saggiando la consistenza di quella parola. Poi si sistemò il cappellino. “Mi piace quel nome, e sia.” Pensò.

“Cenere, sei pronta?!”

Charizard ruggì, apprezzando di essere chiamata in quel modo, poi spalancò le grandi ali, fra gli applausi e l'entusiasmo generale del pubblico.

“Ora si combatte ad armi pari, vai, vola!”

Cenere spiccò un balzo alzandosi in volo, lo sguardo sicuro tipico dei Charizard.

Peter aveva l'espressione di chi si era appena visto sfuggire la vittoria dalle mani.

“Noivern, vola in alto!”

“Inseguilo, Cenere!”

Mentre il pubblico continuava ad applaudire, Charizard volò come se l'avesse sempre fatto: per essere una della sua specie, aveva una corporatura abbastanza slanciata confronto alla media e ali grandi che le permettevano di volare senza difficoltà.

I due Pokémon salirono talmente in alto da apparire come due minuscoli puntini dal basso dell'arena. Si guardarono con fare di sfida, poi, Noivern, chiuse le ali e si lasciò cadere in una picchiata vertiginosa. Charizard esitò per un momento, poi fece la stessa cosa, attaccando, nel frattempo, con un lanciafiamme, che però non riuscì a colpire il nemico.

Matthew si spaventò quando vide Cenere in picchiata a quella velocità folle.

“Fermati, è pericoloso!”

“Aeroassalto, Noivern!”

Con un'impressionante virata, Noivern si rialzò in volo e fece un mezzo giro della morte che lo portò alle spalle dell'avversaria. Matthew si rese conto che le possibilità per il suo Pokémon erano due: riprendere quota e venire colpita da Noivern, oppure continuare la picchiata e virare solo all'ultimo, rischiando di cadere in acqua. Mat decise di lasciar decidere a Cenere. E lei osò: tentando la seconda opzione; a pochi metri da terra, spalancò di colpo le ali, facendo uno sforzo pazzesco per risollevarsi. Noivern si era già lanciato verso di lei per colpirla alle spalle, convinto che non avrebbe tentato quella mossa e rimase disorientato, dimenticandosi di spostarsi: Cenere gli arrivo addosso, afferrandolo.

Matthew capì cosa aveva intenzione di fare: l'avevano visto eseguire un sacco di volte al Charizard di suo padre, Cenere non sarebbe stata da meno: Strinse a sé Noivern, con tutte le forze che aveva, per impedirgli di muoversi e prese a volare verso l'alto. Una volta abbastanza in quota, diede il via ad una serie di giri della morte. Il drago di Kalos ne uscì confuso e frastornato, ma non totalmente innocuo.

Peter si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.

“Vai Noivern, attacco Granvoce.”

Uno stridio acuto si diffuse in tutta l'area circostante, costringendo i presenti a tapparsi le orecchie.

Cenere ne subì in pieno le conseguenze e lasciò la presa su Noivern, per poi precipitare, apparentemente priva di sensi, paralizzata da quel suono assordante.

“Nooooo!” Urlò Matthew, dimenticandosi del dolore ai timpani.

Charizard cadde al centro del ring di combattimento, di nuovo in acqua e solo a quel punto il Pokémon di Peter smise di utilizzare quell'attacco tremendo.

“Ho vinto io.” Esclamò l'avversario di Mat.

“CHAAAAAAAAAAR” In quel momento, Cenere schizzò fuori dall'acqua, ruggendo con tutto il fiato che aveva in corpo. Una fiammata talmente calda da scatenare una nube di vapore colpì in pieno Noivern, assestandogli un duro colpo.

I due avversari si posarono ognuno su una roccia, troppo stanchi per volare. Si fissarono per diversi secondi, incapaci di riprendere a combattere.

Poi Noivern crollò in avanti, cadendo in acqua. Riemerse galleggiando, completamente esausto.

“Charizard vince l'incontro.” Stabilì il giudice. “Il vincitore della sfida è Matthew Ketchum, di Pallet.”

Matthew fece un enorme sforzo per ricacciare indietro lacrime di commozione: quando Charizard atterrò accanto a lui, la guardò per lunghi istanti, incapace di dire qualcosa. Poi, semplicemente la abbracciò, mentre il pubblico continuava ad applaudire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mat si lasciò cadere sulla sabbia soffice sotto di sé, sospirando. Intorno a lui, alberi a perdita

d'occhio,poi, alle sue spalle, dietro la spiaggia, palazzi, e la grande arena di lotta che ospitava il torneo.

Il suo primo incontro alla Lega Pokémon si era concluso da qualche ora ormai, ma ancora faceva fatica a smaltire la tensione che aveva accumulato.

Si ricordava vagamente dei complimenti di Maky e di sua nonna, ma era talmente stanco da non riuscire a mettere bene insieme i pezzi. Non aveva visto ancora suo padre, anche se teneva particolarmente alla sua opinione, perché Ash doveva rispettare i suoi doveri di Campione presenziando a tutti gli scontri del torneo, fino a sera.

Si voltò per un attimo verso Cenere, che riposava alle sue spalle, emanando calore. Non poté fare a meno di pensare per l'ennesima volta, da quando si era evoluta poche ore prima, che era splendida: forte, fiera, un vero drago. Il nero grigiastro del suo corpo le donava un che di esotico che la rendeva particolare rispetto agli altri della sua specie.

BZZZZ BZZZZZZ

Qualcosa gli vibrò nella tasca: il Pokédex.

Mat lo aprì con un gesto meccanico e sullo schermo comparve la figura del Prof. Gary Oak, che era tornato a Pallet per importanti impegni lavorativi.

“Hey Matthew!” Lo salutò Gary.”Ho visto il tuo combattimento in televisione, complimenti! Sono davvero orgoglioso del Pokémon che ti ho dato.”

Charizard rispose con un borbottio gutturale.

“Grazie professore” Mormorò Mat ma prima che avesse il tempo di aggiungere altro, lo scienziato riprese a parlare. “Comunque ho una bella notizia.” Disse, sorseggiando del thé. Appena sono arrivato al Laboratorio, ho trovato qui un ospite.”

“Puuuuursian!”

Persian si fece spazio a forza sulla scrivania di Oak, per farsi vedere da Mat.

“PERSIAN!” Esclamò il ragazzino, incredulo.”Cosa ci fai lì? Sono troppo contento di rivederti.”

Gary ricomparve nel monitor. “Si è presentato qui rifiutandosi di andarsene.” Spiegò.” Insieme a Meowth e il suo piccolo. Sono giunto alla conclusione che voglia raggiungerti per aiutarti nelle sfide alla Lega del Pokémon, che ne diresti?”

“Prrruuuaaaoh!”

“Meowth e il suo piccolo che faranno?” Domandò Mat, dubbioso.

“Lì ospiterò alla riserva fino al ritorno di Persian, non ci sono problemi per questo.

Un sorriso ampio si dipinse sul voltò del giovane allenatore di Pokémon. Poi, con uno scatto, prese il suo zainetto da viaggio.

“Ho ancora qui la sua vecchia Pokéball, l'ho conservata.” Brontolò mentre frugava nella tasca principale.”Eccola qui!”

“Bene.” Gary mandò giù un altro sorso di Tè. “Attiva il dispositivo di teletrasporto. Hai sei Pokémon, chi mi mandi?”

Matthew ci pensò su per un attimo.

“Gengar.”Concluse, senza troppi dubbi.”Il combattimento di oggi lo ha messo a dura prova, ha bisogno di stare tranquillo.”

“Va bene, dammi un momento.” Gary si spostò dal monitor per recarsi al macchinario di trasferimento Pokéball, quando la sfera di Persian arrivò, richiamò il Pokémon nella sfera e la rimise nell'apposito appoggio sul teletrasporto. Il dispositivo si attivò, facendo sparire dalle mani di Matthew la Pokéball di Gengar: pochi secondi dopo, Persian era con lui.

“La ringrazio professore.” Disse Mat, mentre si rigirava fra le mani la sfera del suo vecchio amico.

Oak si passò una mano fra i capelli. “È stato un piacere … buona fortuna per la continuazione del torneo.” E sparì dallo schermo, interrompendo il collegamento.

Mat si alzò in piedi, Charizard alle sue spalle, impaziente quanto lui.

“Vai, Pokéball!”

Persian si materializzò sulla sabbia soffice con un miagolio profondo, in tutta la sua eleganza.

Non era passato poi molto da quando lui e Matthew si erano separati, ma il ragazzino notò subito che il suo vecchio Pokémon era in forma smagliante: era cresciuto parecchio, si era rafforzato, probabilmente grazie alla vita selvatica. Il suo manto color crema risplendeva sotto i raggi del sole, l'amuleto sulla sua testa era lucente.

Mat fu colto dall'impulso di abbracciarlo, ma capì subito che Persian non avrebbe gradito troppo. Aveva lo sguardo di un Pokémon indipendente.

Charizard salutò il suo vecchio compagno di Team con un ruggito.

“Sono davvero troppo felice che tu abbia deciso di raggiungermi.”Confessò Mat, senza riuscire a smettere di sorridere. “Mi sarai di grande aiuto al torneo.”

“Puuuuursian!”

Cenere spalancò le ali, inclinando la testa di lato per guardare Matthew con i suoi occhi rossi. Dietro di lei, il cielo stava iniziando a virare sui colori del tramonto.

“CHAAAAR!”

Mat capì. “Ti sei riposata … “ Mormorò, guardandola. “Vuoi … volare?”

Cenere gli si avvicinò mostrandogli la schiena.

“Va bene, facciamo una cosa.”Disse Matthew, portandosi le mani alla cintura e prendendo tutte le sue Pokéball.

Raichu e Pidgeot uscirono dalle loro sfere, seguiti da Gyarados che si tuffò direttamente in acqua, sollevando un'ondata che fece arretrare Charizard e Persian.

“Facciamo un giro tutti insieme, che ne dite?” Domandò Mat ai suoi Pokémon.

“RAAAAI RAAAI RAAAAAAAI!”

Raichu fece una piroetta su se stessa facendosi prendere dall'entusiasmo come al solito.

“Gyarados, li trasporti tu?”

Il drago acquatico rispose con un brontolio svogliato, mentre appoggiava una parte del corpo sulla spiaggia a mo' di ponte.

Persian salì con un balzo, arrampicandosi fino alla cresta dietro la testa del Pokémon, seguito da Raichu. Pidgeot si alzò in volo e Mat e Cenere fecero lo stesso. Lui si aggrappò saldamente al collo del suo Pokémon, intenzionato a godersi completamente quel loro primo volo insieme. Guardò in basso, verso Gyarados.

“Vedete quell'isola là in fondo?” Indicò un punto davanti a sé. Era un'isoletta molto piccola formata da una collinetta e pochi alberi. “Vediamo chi arriva prima … tre, due, uno … via!”

Pidgeot schizzò avanti a tutta velocità e Gyarados fece altrettanto, nuotando più forte che poteva. Matthew poteva sentire il verso di Raichu anche da quella distanza, stava urlando al vento in preda all'euforia e al divertimento. Persian, fintamente disinteressato, si era acciambellato sulla testa del drago acquatico, godendosi la brezza.

Charizard spalancò le ali al massimo, poi, sfruttando una corrente particolarmente forte, prese velocità, lanciando una fiammata al vento.

“Wooooooooow, vai!” Matthew urlò con tutto il fiato che aveva in gola, tenendosi a lei solo con le gambe. Decisamente, tutto ciò era quello che aveva sempre sognato. La sua risata di gioia risuonò nell'aria, mentre Cenere raggiungeva l'isola, veloce come il vento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Beh che dire, capito un po' cortino, ma decisamente intenso! Finalmente è arrivato il momento... che ve ne pare della trovata del soprannome? Sono molto contenta di essere tornata a scrivere in tempi decenti, spero che ciò venga ripagato, e ringrazio tantissimo TommyGun e Mad_Dragon per le loro recensioni!

Al prossimo capitolo.

 

P.S: ormai ve lo dico, non manca molto: la fanfiction si concluderà ufficialmente con il capitolo 65 … siamo al “round finale” ormai :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 60
*** Il peso di un nome ***


                         IL PESO DI UN NOME




                                                         

 

Matthew ingurgitò velocemente un gigantesco boccone del suo panino, rischiando di strozzarsi.

“Dovresti mangiare piano, quante volte te lo devo dire?” Gli ricordò Delia, al suo fianco.

“Scusa Nonna, hai ragione ...” Si trovavano ai loro posti sulle tribune, in attesa che Maky entrasse in campo, dopo il combattimento appena concluso, dove due allenatori niente male avevano dato prova delle loro abilità, concludendo la sfida con la vittoria di un Quilava che aveva combattuto contro un Geodude.

Mat era impaziente, non vedeva l'ora di vedere Maky in campo, il suo avversario era un tipo piuttosto in gamba, originario di Kanto ma molto inesperto: in pratica non aveva speranza, pensò Matthew.

“Diamo il via alla sfida, signore e signori!” Urlò il giudice al pubblico. “Che i contendenti entrino in campo!”

Abbondanti applausi e incitazioni accolsero l'entrata sul ring di Maky: il suo Curriculum, d'altronde, era piuttosto noto.

“Dalla parte destra del ring abbiamo Maky Rainblack!” Spiegò il giudice, entusiasta.”La nostra Maestra di Pokémon, campionessa attuale di Johto, quest'anno è venuta qui proprio per sfidare l'attuale Campione. Riuscirà nel suo intento?”

Lo sfidante di Maky aveva una faccia tutt'altro che allegra, Matthew riuscì ad intuire la sua agitazione persino dalla distanza a cui si trovava. Del resto, non lo invidiava. Forse c'era solo un'altra persona in grado di reggere il confronto con Maky, in tutto il Torneo, Mat l'aveva visto combattere quel mattino ed era rimasto stupito.

“Dall'altra parte del ring, abbiamo Jimmy Danan! Originario di Vermilion City … ha iniziato quest'anno la sua carriera di allenatore di Pokémon e fin'ora ha combattuto molto bene nel torneo.”

Mat si trovò a comprendere il povero Jimmy, un ragazzino smilzo e piuttosto basso dai capelli biondissimi e gli occhi verdi. Decisamente, non lo invidiava. Finire contro Maky così presto era davvero una sfortuna.

L'arbitro diede il via alla sfida e, almeno quello, il destino volle che fosse Maky a scegliere il suo primo Pokémon.

“Onix, vai!”

Il grosso Pokèmon roccia entrò in campo in tutta la sua maestosità e tranquillità, quasi rassicurante.

Jimmy schierò in campo un Vaporeon. Se si fosse trattato di qualcun altro Mat avrebbe scommesso sulla vittoria di Vaporeon, ma con Maky in campo, decisamente le probabilità di cavarsela di Jimmy, non si alzavano nemmeno con un tipo efficace su Onix.

“Bollaraggio, Vaporeon!”

“Onix, fossa!”

Il Pokémon di roccia sfondò il ring di combattimento in erba come se fosse stato fatto di carta pesta, sprofondando nel terreno e scatenando un tremore che scosse tutto lo stadio.

“Fa attenzione!” Urlò Jimmy al suo Pokémon: troppo tardi, Onix sbucò alle spalle di Vaporeon, attaccandolo con la coda. Il Pokémon d'acqua però era veloce: rispose con un altro bollaraggio colpendo in pieno il suo nemico.

“Di nuovo sotto terra, Onix.” Ordinò Maky.

Matthew pensò per un attimo che lei stesse cercando di dare a Jimmy un minimo di vantaggio ma conoscendola bene sapeva che in verità non era vero: Maky non era decisamente tipo da compatire il suo avversario.

“Attacco terremoto!”

Una crepa si aprì al centro del ring di combattimento, facendo tremare l'arena. Onix sbucò fuori dalla terra con un ruggito, colpendo in pieno Vaporeon, poi lo strinse con il suo corpo fatto di pietre, talmente forte da impedirgli di usare qualsiasi attacco acquatico.

La vittoria del match andava chiaramente a Maky.

Jimmy richiamò il suo Pokémon nella sfera, amareggiato.

“Jynx, tocca a te!”

Mat rimase sorpreso di vedere sul ring di combattimento un Pokémon così raro: la sfida si faceva davvero interessante. Notò che Onix era stato messo alla prova dall'attacco acquatico di prima: dopotutto, per quanto Maky fosse un'allenatrice in gamba, Onix era con lei da poco, rispetto a tutti gli anni che Maky aveva trascorso in viaggio, e il suo livello non era più alto di quello dei Pokémon di Mat.

“Jinx, gelopugno!”

“Rispondi con un codacciaio!” Ordinò Maky. L'impatto fra i due attacchi fu tremendo, tanto che Jinx venne sbalzato dalla parte opposta del ring, incassando un brutto colpo. Anche Onix comunque non ne era uscito indenne, la sua coda era completamente congelata e, per un Pokémon di quel tipo, il danno era grave.

“Jinx, attacco geloraggio!”

Jimmy era davvero in gamba per avere così poca esperienza, Matthew era sicuro che se ci fosse stato lui al posto di Maky, quel suo coetaneo gli avrebbe dato parecchio filo da torcere.

L'attacco di ghiaccio colpì in pieno Onix, che a causa del congelamento non riuscì a spostarsi.

“Onix, rafforzatore!” Con grande stupore del pubblico però, il Pokémon di Maky si liberò del ghiaccio indurendo il proprio corpo – per farlo sgretolare in schegge sottili, che sembravano vetro - e ripartì all'attacco, scagliandosi addosso a Jinx con tutto il suo peso e sollevando un polverone.

Quando la visuale tornò sul ring di combattimento, entrambi i Pokémon erano esausti: l'arbitro decretò il pareggio.

Maky richiamò il suo Onix con una certa calma, a differenza di Jimmy che appariva molto teso, e mandò in campo il Pokémon successivo.

“Growlithe, tocca a te!”

Il cagnolino di fuoco era obbediente e pronto a combattere, come consueto; il suo avversario era un Nidorino.

L'ultimo match aveva inizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pikachu, pensi che ce la faremo?”

Ash era sdraiato all'ombra di un albero, lo sguardo rivolto verso l'alto, inquieto. Entro poche ore, avrebbe combattuto la sfida più importante della sua vita: quella contro il Campione di Kanto. Era riuscito a realizzare il suo sogno di vincere il Torneo per poter concorrere al tanto agognato titolo, ma non si sentiva per niente tranquillo. Non era mai stato un tipo pessimista ma in quel momento, tutta la fiducia che aveva nelle sue abilità di allenatore – fiducia che l'aveva portato fin lì – sembrava scomparsa.

Pika pika piika!”

Pikachu gli tirò un pizzicotto per cercare di farlo rinsavire, ma era inutile. Si mise seduto a braccia conserte indignandosi quando Ash, in tutta risposta, si calò il berretto sulla fronte.

Il ragazzo sospirò nell'udire dei passi alle proprie spalle e non ebbe certo bisogno di voltarsi per intuire di chi fossero.

Pikachu pi!”

Ciao, Pikachu … è proprio uno stupido quello zuccone che fa finta di dormire sotto l'albero, non trovi?”

Ad Ash sfuggì un mezzo sorriso.

Signor Ketchum, manca un'ora alla sua sfida, non pensa di doversi preparare invece di stare qui a poltrire? PIGRONE!”

Misty gli si mise seduta accanto.

Mi hai sentito?” Gli sussurrò nell'orecchio.”MUOVITI!”

Ash si tirò su di scatto, spaventato.”Mi hai sfondato un timpano, c'è bisogno di urlare in quel modo?”

Decisamente sì!” Rispose la ragazza, piccata, strappandogli il cappello di dosso. Ash non poté fare a meno di incrociare i grandi occhi verde acqua di lei e, quando anche il profumo di mare che Misty si portava appresso gli arrivò addosso, iniziò a non essere molto lucido. Come al solito.

Sei sempre la solita isterica.” Commentò, pentendosene subito dopo. Un sonoro pugnò in testa gli arrivò, decisamente non una novità, facendolo lamentare per l'ennesima volta. A seguire, però, un abbraccio inaspettato.

Ash avvampò. Raramente Misty si lasciava andare a quel lato di sé particolarmente dolce e gentile e lo faceva solo quando era realmente preoccupata per lui.

Sono sicura che ce la farai.”Mormorò la ragazza, in un soffio.” Realizzerai il tuo sogno, non ne ho dubbi.”

Lui annuì, piano. Sì, decisamente poteva farcela.

 

 

 

 

 

 

 

“E così quella è la tua allieva.”Commentò Sarah, pacata.

“Ash.”

Nessuna risposta.

“Ash!”

Il Campione scosse la testa, ritornando alla realtà. “Scusa, stavo pensando.” Disse, ancora sovrappensiero. A distanza di anni, i ricordi non lo abbandonavano. A volte gli sembravano così vividi da essere reali, come se Misty fosse ancora viva.

“Comunque Maky non è mia allieva … cioè sì ma lo è stata per poco. L'ho allenata per un paio di mesi, niente di più.”

“è in gamba.”Commentò Sarah, squadrandolo con sospetto. “Ti darà del filo da torcere.”

“Sì...” Lui rispose vagamente.

“Ash, cosa c'è?” Tentò di chiedergli la Superquattro.”Non stai bene, ti si vede in faccia.”

“Nulla che ti riguardi.”Rispose lui bruscamente, pentendosi un istante dopo della risposta che le aveva dato seguendo l'istinto. Lo sguardo ferito che gli rivolse lei fu sufficiente a farlo sentire ancora peggio, ma non riuscì a fare nulla per cambiare la situazione. Non voleva raccontarle di Misty, non a lei almeno. Non perché non si fidasse, ma perché sapeva che dalle sue parole sarebbe traspirato quello che provava ancora per la mamma di suo figlio, cosa che avrebbe ferito Sarah ancora più della risposta sgarbata che le aveva dato. O forse no … forse lei l'avrebbe capito. Sbuffò, frustrato. Possibile che a quasi trentasei anni ancora non era in grado di darsi una risposta?

La voce di Misty gli rimbombò in testa: “Sei proprio uno stupido, Ash Ketchum.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un lanciafiamme parecchio potente, colpì in pieno il Nidorino di Jimmy, che fino a quel momento aveva combattuto abilmente, mandandolo definitivamente K.O.

“La vittoria va a Maky Rainblack!” Annunciò l'arbitro.

Matthew, dagli spalti, si lasciò sfuggire un'espressione amara. Gli dispiaceva davvero per quel Jimmy, tanto da non riuscire a godersi la vittoria della sua amica. Lo vide mentre le stringeva la mano e, senza alzare lo sguardo, si allontanava dal ring di combattimento, uscendo definitivamente dal Torneo.

L'arbitrò si preparò a chiamare in campo gli allenatori successivi; Mat decise di andare in sala d'attesa. Dopo il combattimento che stava per iniziare, sarebbe stato il suo turno.

 

 

 

“Sei tu Matthew Ketchum, giusto?”

Mat, seduto su una delle scomode sedie della sala d'attesa, alzò lo sguardo verso la persona che gli aveva parlato: era una ragazza sui quindici anni, dagli occhi affilati, color verde acido e i capelli rossi, raccolti in una coda. Se ne stava davanti a lui, a braccia conserte, un'espressione mista fra il disprezzo e lo scherno dipinta in faccia.

“Sì … “Rispose, esitante. “Perché?”

La voce del cronista rimbombò nella piccola stanza: “Matthew Ketchum e Diana Shapner sono invitati a presentarsi sul campo di combattimento!”

La ragazza gli sorrise malignamente. “Anche se sei un rivoltante raccomandato, non vincerai.” Gli disse in un soffio, prima di voltarsi di scatto e dirigersi al corridoio che portava all'interno dello stadio.

Matthew la scrutò per diversi secondi, mentre si allontanava, poi la seguì a passo sostenuto. Quel disprezzo negli occhi della sua sfidante gli aveva lasciato l'amaro in bocca.

La luce del giorno lo invase, assieme ai tanti applausi degli spettatori che stavano per assistere al suo combattimento. Mat percepì la tensione che s'impadroniva del suo corpo, mista ad adrenalina, ma si sentiva già molto più a suo agio lì in quel campo di battaglia, rispetto al giorno precedente.

“Se vuoi diventare un Maestro di Pokémon dovrai farci l'abitudine.”

Diana continuava a guardarlo con disprezzo, dalla parte opposta del ring di combattimento.

“A sinistra abbiamo Matthew Ketchum, un esordiente che, proprio ieri, si è fatto valere per la sua grande performance!” Spiegò il cronista. “ E a destra, Diana Shapner, che ha partecipato al Torneo di Jotho dell'anno scorso, piazzandosi fra i primi sedici!”

Mat si fece serio: la sua avversaria non era da sottovalutare e, oltretutto, lui non era al pieno della sua potenza. Aveva dovuto rivedere il Team, perché gli altri suoi Pokémon erano ancora stanchi dalla lotta del giorno precedente.

Il tabellone elettronico si illuminò, decidendo che sarebbe toccato a Matthew fare la sua prima mossa.

“Voltorb, ora!”

La sfera elettrica entrò in campo in un tripudio di scintille: Mat si chiese se far partecipare quel suo Pokémon al torneo fosse stata una mossa giusta, in qualunque caso, ormai, era fatta.

“Meganium, vai!”

L'evoluzione finale dello Starter di tipo d'erba di Jotho sembrava davvero forte.

“Attacco foglielama!” Urlò Diana al suo Pokémon, furiosa.

“Voltorb- tuonos-”

“VOOOOOOOOOLT!”

Matthew strabuzzò gli occhi. Voltorb come al solito si era fatto prendere fin troppo dall'euforia della lotta: si illuminò, poi un'esplosione tremenda scosse lo stadio da cima a fondo, facendone tremare le fondamenta. L'attacco esplosione di quel Voltorb era almeno cinque volte più potente del normale, abbastanza da sollevare un cappa di fumo che impedì a chiunque di vedere qualcosa di quello che era successo sul ring di combattimento.

Quando il fumo si dissolse, l'arbitro alzò entrambe le bandiere, con grande stupore di tutti.

“Credo che questo possa definirsi come il match più veloce della storia di questo torneo.” Commentò, sbalordito. “Sia Voltorb che Meganium non sono più in grado di combattere … una strategia davvero … esplosiva.”

Matthew si grattò la testa, con disappunto. Non era decisamente quello il modo in cui aveva pensato di agire ma andava bene lo stesso. Alzò lo sguardo quando sentì la voce della sua avversaria, parecchio distante.

“Maledetto moccioso raccomandato!” Urlò Diana, isterica. “Ora ti faccio vedere io: vai, Raticate!”

Mat non riuscì a resistere alla provocazione. “Fossi in te non farei tanto la sbruffona” Le urlò in tutta risposta.

“Persian, pensaci tu a quel topastro!”

“Puuuurrrsiaaaan”

Il Pokémon felino entrò in campo in tutta la sua classe, muovendo la coda eccitato quando vide il suo avversario dalla parte opposta del ring.

“Raticate, iperzanna!”

“Persian, attacco morso!”

Il Pokémon di Diana si spaventò a morte quando vide la bocca del suo predatore naturale spalancata proprio davanti a sé. Si guardò rapidamente intorno, per cercare un punto di rifugio, ma l'esplosione di prima aveva spazzato via qualsiasi nascondiglio, rendendo il campo di combattimento una distesa di terra piatta.

Raticate, istintivamente, si fiondò sotto terra, utilizzando l'attacco fossa.

“Prendilo Persian!” Il Pokémon di Mat spiccò un agilissimo balzo quando Raticate sbucò dalla parte opposta, afferrandolo con le unghie.

“Attacco sfuriate!”

Prima che Persian avesse il tempo di attaccare, Raticate, spaventato a morte, lo morse con le sue potenti zanne, facendogli mollare la presa per il dolore.

Il Pokémon di Mat si leccò la zampa, poi lanciò uno sguardo storto al suo avversario, incapace di mandare giù quell'affronto. La coda si gonfiò, facendolo sembrare enorme.

“Peeeeeeerrrrrsiaaaan!”

“Attacco palla ombra, Persian, massima potenza!” Lo incitò Matthew. Una sfera viola fatta di energia si materializzò vicino all'amuleto del felino, poi venne scagliata verso Raticate a tutta forza, investendolo in pieno.

Il Pokémon di Diana non poté fare molto contro quell'attacco.

L'arbitro alzò bandiera verde per Matthew, l'esito di quel match andava a lui.

L'avversaria, richiamò malamente il suo Pokémon nella sfera, guardando Mat con odio. Lui si sentì a disagio per l'ennesima volta: non aveva fatto niente di male a quella ragazza, perché lei ce l'aveva così tanto con lui? Lo sapeva benissimo, non era la prima volta che gli capitava. Anche da piccolo era stato vittima di qualche episodio analogo: la gente lo aveva sempre odiato molto, senza un vero motivo, solo per il fatto di essere il figlio di due Maestri di Pokémon molto famosi. Erano gelosi della sua posizione, ma non erano a conoscenza di tutto quello che lui aveva dovuto passare proprio a causa di quello. L'invidia scatenava negli altri odio, antipatia, preconcetti. In tanti credevano che lui fosse il solito figlio di papà che andava bene in qualsiasi cosa solo perché aveva qualcuno a spianargli la strada.

Non era così, Mat era deciso a dimostrarlo a tutti i costi. Non era il motivo principale per cui aveva deciso di partecipare a quel Torneo, ma sicuramente era una cosa a cui teneva molto.

“Stantler, tocca a te! Attacco riduttore!”

Il cervo di Jotho entrò in campo già in corsa, diretto a massima velocità verso Persian.

“Attacco rapido!” Consigliò Matthew al suo Pokémon.

Persian schivò senza difficoltà la carica di Stantler, era davvero agile e veloce.

“Lacerazione, vai!”

Con un balzo saltò sulla schiena del nemico, colpendolo con gli artigli spessi. Stantler scalciò per tutta risposta, riuscendo a colpire il nemico e facendolo volare verso l'alto.

“Incornata, ora!”

Matthew si morse le labbra: quello Stantler era davvero ben allenato. Persian gli cadde proprio addosso, impigliandosi fra le sue corna.

“Ora Stantler!”Urlò Diana, in tono che non ammetteva fallimenti.”Riduttore, vai!”

Persian si dimenò per cercare di liberarsi, ma era completamente bloccato nell'incavo fra le due corna del suo avversario.
Matthew si ricordò delle mosse che Persian gli aveva mostrato la sera prima:”Attacco fulmine, ora!”

La scarica elettrica si riversò in pieno su Stantler, che fu costretto ad arrestare la sua carica verso la parete del ring di combattimento e cadde a terra, privato delle sue forze a causa della potenza della scossa.

Persian ebbe tutto il tempo liberarsi, ma non infierì ulteriormente sull'avversario.

“La vittoria del match va a Persian.”Decretò l'arbitro, dopo aver atteso diversi secondi. “Vince la sfida Matthew Ketchum, di Pallet!”

Gli applausi arrivarono numerosi, ma a Mat parve di non udirli. Diana lo fulminò con un'occhiataccia, come a voler ingiustamente dargli colpa della sua sconfitta, e se ne andò senza nemmeno stringergli la mano per commemorare la fine della sfida.

Matthew rimase ad osservarla che si allontanava, incapace di gioire della sua splendida vittoria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Durante il suo viaggio, Matthew aveva scoperto di essere un amante del mare. Il suo delle onde che s'infrangevano sulla riva gli metteva una tranquillità indescrivibile, forse perché gli facevano venire in mente sua madre. Se chiudeva gli occhi, l'immagine di lei che si era fatto combaciava perfettamente a quella della donna che aveva visto diverse volte in foto: grandi occhi verde acqua, capelli lunghi di un arancione vivo, uguale ai suoi, pelle chiara e sorriso dolce. Quello era il particolare che gli piaceva di più di sua mamma …

Cenere gli sfiorò una spalla con il muso, delicata, mentre un borbottio basso le usciva dalla gola.

Matthew si strinse a lei, per proteggersi dal fresco di quella nottata primaverile.

“Secondo te cosa avrebbe detto la mamma, in questo caso?” Le domandò, lasciandosi scivolare contro la sua pancia. Mat si riempì le narici dell'odore che emanava il suo Pokémon: un odore di fumo e bruciato, ben percettibile ma delicato allo stesso tempo, che tuttavia non risultava sgradevole, tutt'altro.

Charizard si voltò di scatto, ma dal ruggito che le uscì dalla gola, Matthew capì che si trattava di qualcuno che conoscevano.

“Che ci fai qui a quest'ora della notte?”

“Maky!” Esclamò lui, in un soffio. Per un attimo aveva creduto che si trattasse di suo padre; ringraziò di essersi sbagliato, non gli andava di parlare di quella cosa proprio con lui.

“Ho un po' di pensieri che mi girano per la testa.” Ammise.

Maky finì di grattare Cenere sotto al collo, con sommo dispiacere di quest'ultima e andò a sedersi accanto a Matthew, osservando il mare.

Si era lasciata crescere i capelli – che di solito amava tenere corti – che ora le arrivavano fino alle spalle e li aveva legati in una coda alta.

Per un attimo, Mat pensò che non gli sarebbe affatto dispiaciuto avere una sorella come lei.

“Ti va di parlarne?” Chiese la ragazza.

Matthew introdusse l'argomento goffamente: Oggi, quella Diana … mi ha detto che vinco solo perché sono il figlio del Campione. Mi odiava, anche se io non le ho mai fatto niente.”

Maky si fece seria tutto d'un tratto.”Sai Mat, a volte le persone tentano a considerare le persone per categorie, invece di valutarle una ad una.”

“Che intendi?”

“Intendo che quella ragazza probabilmente aveva incontrato tanti allenatori spocchiosi solo perché figli o amici di qualcuno di importante, e poi abbia iniziato a generalizzare.”

A Mat venne subito in mente Lily. Nell'ultimo periodo aveva imparato in parte ad apprezzarla, ma doveva ammettere che lei si vantava fin troppo di essere la figlia di Gary Oak.

“Oppure ...” Aggiunse Maky, esitando.” Altri ancora tendono a cercare qualsiasi pretesto negli altri che serva come valvola di sfogo per la propria incapacità.”

Mat la guardò rimanendo in silenzio.

“Matthew....” Maky gli sfilò il cappellino con un gesto veloce. “Non tormentarti per quello che è accaduto oggi.”Gli disse lei, la voce che era un sussurro. “Ognuno ha le sue sfide personali: chi non è nessuno dovrà combattere ogni giorno per affermarsi, chi ha già un nome, invece, dovrà lottare altrettanto per costruirsi la propria identità e scrollarsi di dosso ciò che ne consegue. In ogni caso, tutti sono soggetti ai pregiudizi e ai giudizi degli altri … sta a noi decidere cosa ascoltare, non abbatterti per così poco.”

Mat annuì, piano.

“Non è la prima volta che ti succede una cosa simile, lo so.” Continuò la ragazza.”E non sarà nemmeno l'ultima … hai dimostrato di essere davvero in gamba, non hai nulla di cui sentirti in colpa.”

Lui le rispose con un sorriso. Maky aveva tremendamente ragione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi qui con un altro capitolo, la storia continua! Capitolo di sfide, ma anche di profonda riflessione XD grazie a chi mi segue, davvero grazie mille!

Ritorna all'indice


Capitolo 61
*** Sfida alla pari ***


                                      SFIDA ALLA PARI

                              



 

Quel mattino Matthew si era svegliato di buon'ora: il discorso di Maky della sera prima gli aveva dato parecchio da riflettere, così ad un certo punto aveva deciso di farla finita e alzarsi dal letto una volta per tutte, attento a non fare rumore per evitare di svegliare gli altri.

Aveva fatto colazione con una fetta di pane e del miele, poi era uscito per fare un giro nel bosco. Cenere, in volo, lo teneva d'occhio dall'alto.

 

Matthew inciampò in una radice, ruzzolando a terra malamente. Nel cadere, iniziò a rotolare lungo il sentiero nel bosco, in pendenza, facendosi strada involontariamente fra rovi spinosi, rami, ortiche, piante di vario genere. Concluse la sua caduta su qualcosa di morbido. Si tirò a sedere, tastando il terreno sotto a sé. Paglia.

Del sangue gli colò lungo il braccio: nello scivolare, una spina gli aveva scavato un taglio sul palmo della mano. Si rialzò in piedi dolorante, pensando di chiamare Cenere, ma li fra i rovi lei certamente non poteva raggiungerlo. Frugò nel suo zainetto per estrarne dei cerotti e una garza e si medicò la ferita meglio che poteva, poi si rimise in marcia per uscire di lì. Tutta la voglia di passeggiare con cui era partito dall' Hotel gli era decisamente andata sotto le scarpe.

Nel muovere il primo passo, inciampò in qualcosa che emise uno strano suono.

Spostò leggermente la pagliuzza che ricopriva quell'oggetto con il piede destro: uova?

Un altro suono strano.

“Exe!”

Le uova si mossero lievemente, voltandosi verso Mat.

“Exegggcute!”

“Scusate … “ Mormorò il ragazzino, prima di andarsene. Un fruscio alle sue spalle lo fece voltare di nuovo.

“Exe! Le uova lo stavano seguendo. Riprese a camminare cercando di ignorare quel Pokémon, poi si voltò di nuovo, di scatto.

“Ma non avete nulla di meglio da fare che seguirmi?” Domandò, per poi tornare sui suoi passi. Voleva solo uscire da quel bosco.

Il Pokémon uovo lo seguì fedelmente per tutto il tempo, finché Matthew arrivò ad una piccola radura aperta, dove ne approfittò per cercare di chiamare Cenere con un lungo e acuto fischio.

Exeggcute continuava a fissarlo.

“Siete soli in questo posto?”

Le uova annuirono insieme, mentre Matthew già frugava nel suo zainetto, estraendone una Pokéball.

“Allora venite con me.”

Charizard si posò a terra giusto in tempo per notare la Pokéball che si muoveva e fissò Mat con uno sguardo misto fra il preoccupato – per i graffi che gli ricoprivano il volto e il taglio sulla mano – e l'incuriosito, per la Pokéball.
“Niente di che.” Spiegò lui.”Sono caduto e un Exxeggcute mi ha seguito.”

Prese la Pokèball da terra, rigirandosela fra le mani, prima che scomparisse grazie al teletrasporto.

Un nuovo Pokémon era inaspettatamente entrato a far parte della sua cerchia di amici.

“Andiamo all'Hotel.”Mormorò a Cenere, prima di salirle sulla schiena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La ragazza dietro al bancone della biglietteria consegnò il biglietto a Matthew.

Lui lo ritirò con un misto di agitazione e curiosità, poi raggiunse Maky e Leon, che lo attendevano poco distanti. Lily non lo aveva aspettato e si era recata subito in sala d'attesa, Delia aveva già preso posto sulle tribune, in compagnia di una sua vecchia conoscenza che era venuta al Torneo per assistere alle lotte del nipote.

“Chi sarà a sconfiggerti, Mat?” Domandò Leon spostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte. Matthew lo guardò male, poi lesse la scritta sul bigliettino che gli avevano assegnato. L'avversario con cui avrebbe lottato quel pomeriggio era ...Timmy Roll.

“Il vincitore del Torneo Vulcano, proveniente dalle Isole Orange, quello che ha sconfitto il mio Growlithe” Mormorò Maky. Mat annuì. L'immagine di Timmy, capelli ricci e biondi, occhi blu, gli tornò alla mente. Anche Timmy aveva un Charizard. Il cuore iniziò a battergli per l'emozione al solo pensiero della sfida impegnativa che lo attendeva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un tramonto caldo accolse l'entrata in campo di Mat, che aveva trascorso l'intero pomeriggio in trepidante attesa. La sfida fra lui e Timmy era l'ultima di quel giorno. Il pubblico era stanco, ma ancora carico.

I due sfidanti si portarono al centro del ring di combattimento per la classica stretta di mano.

“Chi si rivede … “Momorò Timmy, dall'alto della sua statura. “Sarà un piacere combattere contro di te: ho visto che anche il tuo Charizard si è evoluto.”

Mat annuì, deciso.”Anche per me sarà un piacere.” Poi ognuno riprese il suo posto sul ring di combattimento.

Il cronista annunciò l'inizio della sfida, fra gli applausi generali del pubblico. Il tabellone si illuminò: toccava a Matthew fare la prima scelta.

“Pidgeot, tocca a te!”

Il primo Pokémon catturato da Mat entrò in campo sfoggiando tutta la sicurezza di cui disponeva.

“Fearow, ora!”

In natura, le due specie di Pokémon schierate erano spesso nemiche: la sfida si faceva interessante.

“Fearow, perforbecco!” Ordinò Timmy.

“Aeroassalto Pidgeot.”

Il Pokémon di Mat si portò alle spalle dell'avversario con estrema rapidità:”Ora alacciaio!”

“Fearow rispondi con la stessa mossa!”

L'impatto fra i due attacchi generò un suono metallico e l'urto sbalzò entrambi i volatili a diversi metri di distanza.

“Pidgeot, attacco turbine!”

“Anche tu Fearow!”

Un forte vento iniziò a sollevarsi quando i due Pokémon iniziarono a sbattere le ali, in contemporanea. Con un suono meccanico, un robusto vetro protettivo, parte del sistema di protezione dello stadio, si alzò intorno alle tribune, per impedire che il pubblico potesse riportare danni. A quel punto, i due Pokémon diedero sfogo a tutta la loro potenza, generando due piccoli tifoni di vento che si mischiarono, creandone uno centrale, più grande. Fearow si rivelò più abile a controllare il vento con le proprie ali e l'uragano avanzò verso Pidgeot.

Matthew dovette aggrapparsi ad una delle colonne che sostenevano l'arena per evitare di essere spazzato via. Il cappellino gli volò in aria.

“Ma certò!” Pensò. “Pidgeot, ventagliente!”

“Con le potenti ali, Il Pokémon di Matthew aprì uno squarcio nel tornando che si era venuto a creare.

“Ora, attacco rapido!”

Approfittando dei quell'apertura, Pidgeot si scagliò verso l'avversario a tutta velocità.

“Alacciaio, Fearoooow!” Urlò Timmy per farsi sentire.

Fearow riuscì a proteggersi indurendo le ali, ma l'impatto stordì entrambi i Pokémon.

“Attenzione!” Urlò Matthew: troppo tardi, Fearow e Pidget vennero ingoiati dal tifone che avevano generato loro stessi. I loro allenatori dovettero correre a ripararsi nei corridoi di emergenza.

Trascorsero diversi minuti, il vento si faceva man mano meno intenso, fino a dissolversi.

Quando Mat tornò alla sua postazione, Pidgeot fluttuava stanco a mezz'aria, di fronte a Fearow, a pochi metri da lui, altrettanto affaticato.

“Peforbecco, Fearow!” Ordinò Timmy.

“Attacco furia, Pidgeot!”

I due Pokémon si scagliarono uno contro l'altro colpendosi con tutta la forza che avevano, senza curarsi di schivare gli attacchi del nemico..

Crollarono entrambi sul ring erboso, incapaci di continuare a combattere.

L'arbitro decretò il pareggio.

Gli applausi risuonarono attutiti, per poi liberarsi quando, con un altro suono meccanico, il vetro di copertura venne rimosso, tornando nella sua sede.

Matthew recuperò il suo cappellino, che era caduto a terra a diversi metri di distanza, e se lo calcò per bene in testa.

“Complimenti!”Gli urlò Timmy dall'altra parte del ring.”è stato un bellissimo incontro, ma ora non sarà facile come prima!”

“Vai, Electubuzz!”

“Raichu, tocca a te!”

“Un altra sfida fra Pokémon dello stesso tipo, signore e signori!” Il cronista si fece prendere dall'entusiasmo.”Che lotta mozzafiato!”

Raichu era carica come al solito, e l'idea di una sfida contro un avversario dello stesso elemento certamente non serviva a calmarla. Poco male, pensò Matthew, aveva bisogno di molta energia per sconfiggere quell'Electubuzz.

L'arbitro annunciò l'inizio della sfida: Timmy non perse tempo e ordinò al suo Pokémon di colpire con un Megapugno.

“Raichu, codacciaio!” La coda del Pokémon di Mat parò con precisione l'attacco dell'avversario, facendogli perdere qualche secondo per il dolore al braccio causato dall'impatto. Matthew ne approfittò per far attaccare il suo Pokémon con un altro codacciaio che colpì l'avversario in pieno muso, stordendolo.

Electubuzz però si riprese in fretta, rispondendo con un altro megapugno che costrinse Raichu a fare un salto indietro per schivare.

I due Pokémon si fissarono, ai due lati opposti del ring di combattimento.

“RAAAAAAAAAAAAI!”

Raichu canalizzò tutte le sue energie in un potentissimo attacco elettrico che sollevò intere zolle di terra dal terreno dell'arena, tagliandolo a metà con una crepa, come se fosse in corso un forte terremoto. Electubuzz rispose nello stesso modo, sollevando un cumulò di terra. Quando i due attacchi elettrici si scontrarono, lo stadio prese a tremare per l'intensità delle due scariche elettrice.

Per parecchi minuti si venne a creare una situazione di stallo, nessuno dei due Pokémon riusciva a prevalere sulla forza dell'altro. Ad un certo punto, il campo magnetico venutosi a creare generò una potentissima esplosione che catapultò i due avversari ai lati opposti del ring, sollevando una grossa nube di polvere.

Matthew dovette ripararsi con le braccia.

Il campo di battaglia ne uscì completamente devastato: la terra era sollevata e smossa in più punti, creando una sorta di collinetta scoscesa al centro della grande arena.

L'arbitro alzò la bandiera in direzione di entrambi i concorrenti: anche il secondo match si era concluso in pareggio.

Il pubblico esplose in un sonoro applauso.

Matthew deglutì a fatica mentre l'agitazione s'impadroniva di lui … ma quella non era paura di perdere. Decisamente no, era solo troppo impaziente di iniziare la nuova sfida. Sorrise, mentre si portava la mano alla cintura, per prendere la sua ultima sfera.

Fatti valere Cenere” Pensò, mentre schierava in campo la sua cara amica di sempre.

“CHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAR!”

Lei entrò in campo con un ruggito, mentre il bellissimo nero grigiastro della sua pelle risplendeva sotto i raggi del sole ormai nascosto. Il cielo si era tinto dei colori del tramonto, creando un'atmosfera suggestiva.

Quando anche il Charizard di Timmy entrò in campo, e gli sguardi dei due Pokémon si incrociarono, tutto lo stadio si ammutolì, in un silenzio carico di tensione e aspettativa.

Il Pokémon di Timmy era più alto e muscoloso rispetto a Cenere, longilinea e ancora piuttosto minuta per quelli della sua specie.

Cenere si staccò da terra per prima lanciandosi in volo ad ali spiegate, prendendo quota più che poteva mentre l'altro Charizard la seguiva: un potente turbofuoco avvolse il Pokémon di Mat, ma cenere se ne liberò abbastanza facilmente con un'impressionante giro della morte aereo: poteva anche essere più piccola rispetto all'avversario, ma in quanto ad abilità in volo non aveva sicuramente nulla da invidiargli.

Con un'altra acrobazia si portò alle sue spalle e gli afferrò la coda robusta.

“Vai, movimento sismico!” Urlò Matthew con tutto il fiato che aveva in corpo.

Cenere fece roteare l'altro Charizard su se stesso per diverse volte ma lui, ad un certo punto, con uno scatto, fece guizzare i muscoli della coda possente, facendo perdere la presa a Cenere.

Lei ebbe appena il tempo di guardare verso l'alto: reagì d'istinto attaccando con un potente lanciafiamme, ma il Pokèmon di Timmy gli passò attraverso come se nulla fosse e fu subito su di lei. La afferrò per le ali, immobilizzata.

Matthew si morse le labbra, teso. Non aveva la minima idea di come aiutarla a liberarsi.

Cenere tentò di scrollarsi l'avversario di dosso, ma la presa dell'altro Charizard era ferrea.

“Finiscila con un Iper raggio.” Ordinò Timmy.

“CHAAAAAAAAAAAR!” Il Pokémon di Mat ruggì per la frustrazione di non riuscire a liberarsi, pochi istanti dopo, il potentissimo attacco del nemico si abbatté in pieno sulla sua schiena, scagliandola a tutta potenza all'estremità opposta del ring. Con l'impatto, Cenere scavò un profondo solco nel muro di tre metri che divideva l'arena dalle tribune.

L'altro Charizard ruggì, vittorioso.

“Cenere!” Il cuore di Matthew prese a battere a mille per l'agitazione, mentre correva nel punto in cui la sua amica di sempre si era andata a schiantare. Poi, con uno scatto, Cenere spostò le macerie che le erano crollate addosso, zoppicando verso il centro del ring di combattimento. Mentre camminava lanciò un'occhiata rassicurante a Mat, come a voler dirgli che lei stava bene e non aveva la minima intenzione di darsi per vinta.

“è un osso duro il tuo Charizard!” Urlò Timmy osservando Cenere con una certa ammirazione. Lui e il suo Pokèmon attesero sportivamente che Cenere fosse di nuovo pronta a combattere, poi la lotta riprese.

“Colpiscila, Charizard!”

“Ferma Cenere! Le consigliò Mat.”Fidati di quello che ti dico.” Era una mossa azzardata, ma dovevano farlo se volevano avere qualche possibilità di vittoria.

Quando il Pokémon di Timmy fu a pochi centimetri da Cenere, lui le ordinò di spostarsi. Cenere si portò alle spalle dell'avversario, afferrandolo nuovamente, ma Mat si rese contro troppo tardi dell'errore. La disparità di forza fisica era troppo elevata e, ben presto, Cenere si trovò di nuovo a lottare contro la stretta ferrea del nemico.

“Movimento sismico, ora!”

Il Charizard di Timmy si alzò in volo, sopportando i morsi dolorosi che Cenere gli dava per tentare di liberarsi, poi iniziò ad eseguire una serie di giri della morte e si lanciò in picchiata a tutta velocità.

A una trentina di metri dal terreno, a una velocità pazzesca, Cenere venne lanciata nuovamente verso il suolo.

“Lanciafiamme a tutta potenza!” Urlò Matthew più forte che poteva: Cenere lanciò una potente fiammata verso il suolo che squagliò la terra e riuscì a rallentare la sua caduta, evitandole di schiantarsi, poi, con le poche energie che le rimanevano, si lanciò nuovamente in quota a tutta velocità: il Charizard di Timmy la seguiva a pochi metri di distanza. Arrivata ad una certa altezza, Cenere chiuse le ali e si lasciò cadere nel vuoto, assicurandosi di essere seguita.

Matthew osservò la scena come se il tempo fosse rallentato: vide Cenere che, vicina al suolo quel tanto che bastava per convincere il Charizard avversario a non rinunciare all'inseguimento, apriva le ali di colpo, chiedendo ai muscoli uno sforzo sorprendente, e riprendeva quota, portandosi alle spalle dell'avversario. Poi il suo Pokémon chiuse nuovamente le ali, precipitando a tutta velocità sulla schiena dell'altro, accompagnata da una potente fiammata.

L'impatto alzò un polverone che impedì ai presenti di vedere quello che era successo per diversi secondi. Quando tornò la visuale sul ring di combattimento i due Charizard erano a terra. Cenere era riuscita ad utilizzare il corpo dell'avversario per attutire la caduta e allo stesso tempo aveva messo in atto una strategia d'attacco strepitosa.

Prima che l'arbitro potesse decretare l'ennesimo pareggio, lei si alzò in piedi tremante, spostandosi dal corpo dell'avversario.

Poi lanciò un ruggito verso il cielo, sputando fuoco caldo.

“Il Charizard di Timmy Roll non è più in grado di combattere.” Stabilì l'arbitro. “Vince l'incontro Matthew Ketchum, di Pallet!”

Il pubblicò esplose in un applauso fragoroso, mentre Timmy Roll richiamava nella sfera il suo Pokémon e Mat correva verso Cenere per abbracciarla.

I due allenatori si scambiarono una stretta di mano sportiva.

“Complimenti.” Mormorò Timmy, studiando Cenere.”Hai un Pokémon eccezionale.”

“Anche il tuo Charizard è davvero forte.” Mat non ebbe bisogno di mentire, lo pensava per davvero.

Si scambiò un'occhiata d'intesa con Cenere e sorrise, pensando che quello che gli aveva appena detto il suo avversario era proprio vero.

“Sei fantastica, Cenere.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi con un altro capitolo, spero che questa sfida vi sia piaciuta! Ormai siamo davvero agli sgoccioli ...

Ritorna all'indice


Capitolo 62
*** Nemici... amici ***


                                                        NEMICI ... AMICI

                                             

Houndoom venne bruscamente risvegliato dal cozzare di un osso contro le sue corna ricurve: quando alzò lo sguardo, decisamente poco di buon umore, non gli ci volle molto per capire che il colpevole della malefatta era il piccoletto che in quel momento stava fingendo di giocare con la sabbia a pochi metri da lui. Sbuffò fumo, poi si rimise a dormire, con un occhio aperto e uno chiuso. Quel cucciolo di Cubone – Pokémon dell'amico della sua adorata umana, Maky - era davvero una Rottura.

Houndoom Si rese conto ben presto che il chiasso che avevano iniziato a fare gli altri Pokémon intorno a lui gli avrebbe impedito di sonnecchiare, l'unica alternativa era alzarsi e allontanarsi un po'. Dopo aver individuato un posto all'ombra di un albero - già occupato dalla bella Umbreon che aveva avuto la sua stessa idea, e da Growlithe, che si era auto proclamato sua guardia del corpo – lanciò un'ultima occhiata a Maky e agli altri tre: Mat, Leon e Lily, che stavano nuotando.

Quando si accucciò a pochi metri da Umbreon guardò di sfuggita Growlithe, non gli piaceva il fatto che lui le ronzasse attorno in quel modo. Perché non andava dalla Ninetales di Lily? Si fece sfuggire un altro sbuffo di fumo.

 

“Certo che i nostri Pokèmon stanno facendo un casino tremendo oggi!” Borbottò Matthew, riemergendo dall'acqua e spostandosi gli occhialini.

Era solo aprile, ma quel giorno, vedendo il bel sole caldo che li aveva accolti fin dal primo mattino, lui e gli altri avevano deciso di approfittarne per passare la mattinata al mare. Le estrazioni per le sfide del pomeriggio si sarebbero svolte all'ora di pranzo: avevano ancora un'oretta per stare lì, dopodiché avrebbero dovuto recarsi in biglietteria per prendere il loro bigliettino con il nome dello sfidante.

Una folata di vento che lo fece rabbrividire portò Mat a guardare verso l'alto: Cenere e Pidgeot si stavano sfidando in una serie di acrobazie aeree, seguiti a distanza dal Butterfree di Leon e dal fluttuante Porygon di Maky. Mat scosse la testa e ritornò a guardare alla sua altezza, notando il Blastoise di Lily, che galleggiava placidamente sulla superficie dell'acqua, seguito dal curioso Squirtle di Leon.

Lily si era sdraiata sul guscio del suo primo Pokémon con tanto di asciugamano e occhiali, non prima essersi spalmata di crema abbronzante. I capelli biondi e mossi si erano allungati rispetto al giorno in cui era partita, e ora le arrivavano fino alle spalle. Mat pensò che, con tutti i difetti della sua rivale storica, non si poteva certamente dire che lei non fosse c- … uno schizzo d'acqua in piena faccia lo riportò alla realtà.

“Ti ha ipnotizzato un Hypno?” Scherzò Leon, esplodendo in una risata che sapeva fin troppo di presa in giro. Matthew gli rivolse uno sguardo imbronciato, poi gli rispose con la stessa moneta, dando il via ad una gara di schizzi d'acqua in cui si inserì anche Maky.

Lily si abbassò per un attimo gli occhiali da sole, sbuffando con aria di sufficienza nel vedere quella scena. Poi si guardò intorno per tenere d'occhio i suoi Pokémon: aveva portato lì solo quelli che non aveva intenzione di usare nella Lega e quelli che Mat aveva già conosciuto, gli altri voleva tenerli segreti.

Sandlash stava scavando una buca nella sabbia, Ninetales stava sonnecchiando, Oddish aveva deciso di giocare a saltarello insieme al Larvitar di Mat sui sassi che componevano il corpo dell'Onix di Maky e, gli altri due, Nidorina e Zubat, stavano mangiando cibo per Pokémon in compagnia di Exxegcute.

Insomma, tutto nella norma.

Lily Diede un'occhiata all'orologio: decisamente era ora di cominciare ad uscire, asciugarsi e prepararsi per l'assegnazione dei biglietti che avrebbero decretato la sua lotta successiva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mat era in coda dietro Lily per tirare il proprio biglietto. Doveva ammettere di essere piuttosto emozionato: era trascorsa una settimana dalla sua sfida contro Timmy e, nel frattempo, ne aveva vinte parecchie, fino ad arrivare fra i primi sedici. Si era reso conto solo pochi istanti prima, messo piede in quel piccolo edificio, del peso della cosa. Sedici concorrenti. Una possibilità su sedici di dover sfidare Maky, o il ragazzo fortissimo che aveva impressionato per la sua abilità durante il corso del torneo.

Mentre ritirava il bigliettino, deglutì a fondo.

“Lily, a te chi tocca?” Domandò alla rivale a poca distanza da lui. “Lily?”

Silenzio. Quando Matthew alzò lo sguardo incontrò quello fintamente presuntuoso di lei.

“Sei pronto a perdere?”

Sperando di aver capito male, Mat lesse il nome sul suo bigliettino.

“Lily Oak.”

Rimase a bocca aperta a fissarla, senza saper bene cosa dire di preciso. Solo un po' di mesi prima, avrebbe pagato oro per la possibilità di sfidarla e sconfiggerla in pubblico, facendole abbassare la cresta una volta per tutte: ma ora non era così. Lily era cambiata. Istintivamente, ripensò a come aveva reagito lei quando lo aveva rivisto a Cinnabar Island, dopo il rapimento di Team Rocket.

“Lily...” Mormorò; ma la sua rivale era già sparita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matthew prese a mordersi le labbra nervosamente mentre entrava nell'arena, cosa a cui ormai era abituato, e prendeva posto sulla sua postazione. Non sentì nemmeno i rumorosi applausi del pubblico e la voce di sottofondo del cronista, era troppo concentrato su quello che stava per accadere per pensarci.

Vide Lily dall'altra parte del campo, e gli sfuggì uno sguardo triste. Quella sfida avrebbe segnato l'uscita di scena dal torneo di uno dei due. Gli dispiaceva.

Si passò una mano sulla fronte, dicendosi che doveva smettere di fare quel tipo di pensieri. Ora, l'unica cosa a cui pensare era la sfida; che si prospettava parecchio impegnativa. Non solo perché Lily era in gamba, ma perché in quella sfida, il ring di combattimento consisteva in un'enorme piscina, nella quale galleggiava qualche materassino per i Pokémon non in grado di nuotare o volare. Il che, lo metteva ulteriormente in svantaggio contro il Blastoise della sua avversaria.

“Cenere, ora!”

Mat di solito amava tenerla come asso nella manica finale, ma fin dal momento in cui aveva saputo della tipologia di quel ring, si era detto che chiedere alla sua amica di sconfiggere un Blastoise avvantaggiato oltretutto dal trovarsi in un campo acquatico, era davvero troppo.

Rimase stupito quando Lily schierò anch'essa il suo primo Pokémon: che avesse intenzione di neutralizzare subito Cenere in modo da non avere difficoltà nel resto del match? Probabile, avrebbe dovuto pensarsi prima. Il dover scegliere per primo il suo Pokémon si era decisamente rivoltato a suo sfavore. Non poteva cambiare, l'unica strategia che gli rimaneva era quella di combattere.

“Facciamo un tentativo.” Si disse.”Cenere, attacco lanciafiamme a tutta potenza in acqua!”

Charizard si alzò in volo e lanciò una potente vampata di fuoco verso la piscina ma, prima che questa potesse arrivarci, l'attacco di fuoco venne bloccato da un potente getto d'acqua lanciato da Blastoise. La combo dei due attacchi sollevò un'intensa nube di vapore.

“Vola in alto!” Raccomandò Mat al suo Pokémon, per portarla fuori dalla portata degli attacchi dell'avversario.

Mat si rese conto subito di essere arrivato ad una situazione di stallo: Charizard non poteva essere attaccata, ma nemmeno attaccare. Trascorse qualche minuto in quel modo, senza che nessuno facesse niente, poi un'improvviso e potente attacco idropompa scagliato verso l'alto costrinse Cenere a spostarsi. A esso ne seguì un altro che le sfiorò l'ala sinistra: la potenza di quegli attacchi e l'altezza a cui riuscivano ad arrivare, infiammarono di nuovo il pubblico.

Matthew si morse le labbra nervosamente.

“raggiungilo, Blastoise!” Ordinò Lily a gran voce.

La tartaruga acquatica schizzò fuori dall'acqua a gran velocità, gli idranti sulla schiena indirizzati verso il basso le davano la forza con i loro potenti getti d'acqua.

Mat non perse l'occasione:”Movimento sismico, Cenere.” Lei afferrò Blastoise con precisione, iniziando un giro della morte su se stessa; ma fu in quel momento che Matthew si rese conto del tremendo errore che aveva fatto. Dimostrando una forza notevole, Blastoise prese a girare su stesso con il risultato di far perdere la presa a Charizard e scagliarla a diversi metri di distanza. A quel punto, mentre continuava a girare per rallentare la caduta, la colpì con un potente getto d'acqua.

Cenere perse quota e iniziò a precipitare verso il basso, Blastoise si lasciò cadere a tutta velocità, afferrandola per la coda quando le fu addosso.

“NOOOOOOO!” Urlò Matthew con tutto il fiato che aveva in corpo. A quel punto Cenere rinvenne, aprì le ali di colpo per tentare di riprendere quota, ma il peso di Blastoise – saldamente aggrappato alla sua coda - era troppo e continuò a trascinarla verso il basso.

I due Pokémon caddero al centro della piscina, sollevando una grossa ondata.

Pochi secondi dopo, Charizard riemerse con un ruggito, aggrappandosi debolmente ad un materassino che a stento reggeva il suo peso. La punta della sua coda riemerse dall'acqua, scoppiettando debolmente. Blastoise nuotava a pochi metri di distanza e non sembrava aver subito molti danni.

La testa di Cenere crollò sul materassino e Matthew la richiamò nella sfera velocemente, segnando la vittoria di Lily per quel match.

Il ragazzino fece un profondo respiro, per cercare di rilassarsi. L'idea di Cenere fuori gioco così presto non gli piaceva nemmeno un po', ma cercò comunque di mantenersi calmo.

Il Blastoise di Lily era davvero una osso duro.

Mentre il pubblico ancora applaudiva per la fine di quel Match, Mat schierò in campo Raichu, sfoderando un mezzo sorriso.

“Blaaas” Il Blastoise di Lily non sembrava per nulla intimorito.

All'alzarsi della bandierina dell'arbitro Matthew non perse tempo:

“Forza, attacco tuono Raichu!”

Lei fece un mezzo giro su se stessa e, presa dall'euforia come suo solito scaricò almeno metà della corrente elettrica che aveva in corpo concentrandola in quel solo attacco. Lo stadio prese a tremare, Mat era sicuro di avere vittoria facile con quella mossa, impossibile da schivare per un Pokémon acquatico, ma all'ultimo il Blastoise di Lily si lanciò fuori dall'acqua, roteando nel proprio guscio per rimanere sospeso in aria qualche secondo: il tempo sufficiente a schivare completamente l'attacco elettrico dell'avversario, che venne completamente attirato in acqua.

Matthew strinse i pugni per la frustrazione: Lily si stava rivelando davvero astuta.

Bene, se la sua strategia era quella, non restava che prenderla per sfinimento.

“Raichu, attacca ancora, ma con meno potenza!” Una scarica elettrica piuttosto scarsa finì per abbattersi nuovamente in acqua, Blastoise la schivò abilmente con la sua strategia, ma Mat era sicuro che non il Pokémon non sarebbe riuscito ad andare avanti all'infinito: prima o poi doveva stancarsi di saltare dentro e fuori dalla piscina.

Si rese conto presto però di aver sottovalutato la stanchezza del suo, di Pokémon: Raichu, impulsiva come al solito, aveva esaurito quasi tutta la sua riserva di corrente nel primo attacco, e adesso non riusciva più ad attaccare.

“Bene, è la nostra occasione!” Urlò Lily al suo Blastoise. “Vai ora, attacco rapigiro!” La tartaruga si chiuse nuovamente nella sua corazza, roteando pericolosamente e rapidamente in direzione di Raichu.

“Doppioteam!” Ordinò Mat, cercando di riprendere il controllo della sfida.

Sui vari materassini si materializzarono diverse copie di Raichu, difficile capire quale fosse l'originale.

“Idropompa, Blastoise!”

Continuando a girare su se stesso l'avversario di Mat iniziò a spruzzare getti d'acqua potenti in tutte le direzione, rendendo ben presto vana la strategia di Raichu. Il giovane allenatore provò a chiedere al suo Pokémon di utilizzare di nuovo l'elettricità, ma lei non era ancora riuscita a riprendersi.

“Ora, attacco capocciata!”

Matthew sentì chiaramente la voce della sua rivale che proveniva dalla parte opposta del ring di combattimento.

Raichu tentò di schivare all'ultimo momento, ma il materassino di gomma sul quale era saltata era bagnato e scivoloso, così l'unico risultato fu quello di inciampare. Blastoise gli fu presto addosso, colpendola a tutta forza e scagliandola contro la parete opposta.

Il Pokémon di Matthew cadde in acqua, senza le forze idonee a continuare la sfida.

Per il giovane allenatore, fu come sentirsi crollare un macigno addosso.

Com'era possibile che anche Raichu fosse stata sconfitta così facilmente? Lei, che in quel ring di combattimento avrebbe dovuto avere la meglio, perché in vantaggio. O forse no? L'elettricità poteva essere un punto a favore in un campo di lotta del genere, ma il non poter muoversi liberamente per l'incapacità di nuotare bene o volare era stata una carta decisamente a suo sfavore.

A Mat sembrò di percepire la delusione del pubblico e per un attimo si vide già fuori dal torneo. Poi però gli parve di incrociare lo sguardo di suo padre, che lo stava guardando, dalle tribune.

Non doveva rassegnarsi così.

Guardò il Blastoise di Lily: era decisamente stanco, sarebbe bastato un semplice attacco a metterlo K.O.

“Posso ancora vincere.” Si disse, mentre afferrava la sfera del suo ultimo Pokémon. Un Pokémon che valeva per tre.

“Tocca a te, ora!”

“GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

Il pubblico sembrò rianimarsi all'entrata in scena di Gyarados.

“Davvero notevole per un principiante!” Esclamò il cronista, sorpreso come il resto degli spettatori. “Questo ragazzino è sorprendente: farsi ascoltare da un Gyarados non è un'impresa da tutti!”

Matthew arrossì per quel complimento, poi tornò a concentrarsi sul match.

“Blastoise, rapigiro!” Ordinò subito Lily quando l'arbitro diede il via.

“Gyarados, colpisci con la coda!”

Un unico colpo ben assestato del drago acquatico fu sufficiente a mandare fuori gioco il primo Pokémon di Lily. Lei lo richiamò senza scomporsi: Mat la vide sussurrare dei ringraziamenti mentre riponeva la sua Pokéball.

Il primo vero avversario di Gyarados era uno … Zubat.

Matthew rimase dapprima perplesso, poi si rese conto di cosa aveva in mente la sua avversaria e iniziò a preoccuparsi. Zubat poteva volare così da portarsi fuori portata dagli attacchi di Gyarados e allo stesso tempo usare il supersuono per stordirlo e metterlo fuori uso.

E fu proprio quello che fece, schivò un getto d'acqua di Gyarados per un soffio, ma fu abbastanza da dargli il tempo di volare un po' più in alto e attaccare con il supersuono.

“Sott'acqua, Gyarados!” Ordinò Matthew sperando che il drago acquatico lì fosse protetto; ma lo Zubat di Lily era ben allenato, potente quasi quanto la sua evoluzione e l'effetto del suo attacco arrivò senza problemi al Pokémon di Mat.

“Forza, ce la puoi fare!” Provò ad incitarlo lui, Gyarados ruggì dalla frustrazione tanto da far tremare lo stadio, poi a Mat sembrò di sentire un vento particolarmente forte che gli solleticava il volto. No, non era una sua impressione. L'acqua della piscina iniziò ad agitarsi, formando alte onde, mentre il ruggito di Gyarados continuava a scuotere lo stadio.

La barriera protettiva venne nuovamente innalzata a proteggere il pubblico.

Improvvisamente, dall'acqua si sollevò un tornado che risucchiò in pieno il piccolo Pokémon pipistrello, che dopo diversi secondi ne venne sbalzato fuori, andando a sbattere contro una parete.

Gyarados riemerse dall'acqua piuttosto innervosito ma in forma, non sembrava aver riportato danni. Lo Zubat di Lily cadde in acqua senza le forze per continuare a combattere.

Matthew si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e un mezzo sorriso mentre l'arbitro decretava la vittoria del suo Pokémon, ma l'espressione che intravide dipinta sul volto di Lily non lo aiutò a tranquillizzarsi.

Che cosa aveva in mente lei? Era stata davvero astuta fino a quel momento, molto più di lui, doveva ammetterlo.

Quando un Magneton apparve in campo fluttuando a mezz'aria Mat si rese conto definitivamente in che razza di situazione si trovava. Deglutì a fondo, cercando di concentrarsi e al via dell'arbitro ordinò immediatamente a Gyarados di colpire con un Iper raggio.

Il potente attacco del drago acquatico andò a vuoto, Lily chiese subito al suo Pokémon di usare l'attacco superfulmine: la scarica elettrica sì abbatté a tutta potenza sul Gyarados di Mat, amplificata dall'acqua.

“GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”

Il Pokémon sprofondò in acqua quando l'attacco dell'avversario terminò dopo lunghi secondi.

“No, no no no!” Matthew urlò mentalmente, mentre assisteva alla lotta senza poter fare nulla di concreto per intervenire.

Gyarados riemerse ancora in grado di combattere, ma era chiaro che quell'unico attacco l'aveva privato di gran parte delle sue forze. In ogni caso, anche Magneton sembrava necessitare di una brave pausa per ricaricarsi. Mat si impose di elaborare uno straccio di strategia in quel breve lasso di tempo che aveva a disposizione.

Era sicuramente un'idea folle, ma non gli venne in mentre altro: doveva provare.

“Attacco idropompa contro Magneton, ora!”

Un potente getto d'acqua colpì in pieno il Pokémon calamita, che si ritrovò completamente bagnato. L'effetto non tardò ad arrivare, quando Magneton provò ad attaccare, la scarica elettrica gli tornò indietro.

Matthew si lasciò sfuggire un mezzo sorriso: l'elettricità dell'avversario era momentaneamente fuori uso.

Il ragazzino non riuscì a decifrare l'espressione della sua rivale di sempre, dall'altra parte del ring di combattimento.

“Sottocarica, Magneton! Vai in alto!”

Il Pokémon elettrico prese quota portandosi fuori dalla portata degli attacchi del nemico, e iniziò a caricarsi di elettricità. Forse Lily pensava che il calore generato da quell'attacco potesse in qualche modo asciugarlo. In ogni caso, Mat si rese conto di dover pensare in fretta anche questa volta. Le possibilità di aver successo con un iper raggio erano basse da quella distanza, ma dovevano tentare.

Le pupille del drago d'acqua assunsero una strana colorazione rossa, quando alzò la testa verso il cielo, lanciando un ruggito acuto; agghiacciante. Si stava preparando ad un colpo particolarmente intenso. L'iper raggio brillò nel cielo mentre veniva scagliato verso il Pokémon avversario: Magneton rispose con un altro attacco, scatenando un'esplosione. Matthew udì un'esclamazione del pubblico, preoccupandosi prima di ricordarsi che tutti gli spettatori erano adeguatamente riparati dietro il tecnologico vetro protettivo, poi, istintivamente si portò le braccia davanti al volto per ripararsi del bagliore dell'esplosione.

Solo alcuni minuti dopo il giovane allenatore trovò il coraggio di guardare come stavano le cose.

L'acqua della piscina dello stadio era stata completamente spazzata via, evaporata probabilmente a causa dell'intensità dell'esplosione, e Gyarados si stagliava all'interno della piscina vuota, proteso in avanti, la bocca aperta gli conferiva un che di minaccioso. A pochi metri di distanza, Magneton era caduto a terra, completamente privo di energie. Probabilmente aveva provato ad utilizzare un attacco autodistruzione come ultima risorsa, per cercare almeno di concludere alla pari quella sfida; ma aveva fallito.

Il cronista e l'arbitro tornarono alla loro postazione, mentre anche il vetro protettivo veniva rimosso, vista l'ormai palese conclusione di quella sfida.

Quando l'arbitro alzò bandiera verde in direzione di Mat, la prima reazione del ragazzino fu quella di esultare e godersi gli applausi del pubblico. Poi si ricordò che l'avversaria che aveva appena sconfitto, impedendole di continuare a partecipare al torneo, era la sua nemica di sempre, Lily. E gli dispiacque. Fece qualche passo verso di lei per la consueta stretta di mano, pensando a cosa dirle, ma non trovò le parole adatte. Notò che Lily stava evitando accuratamente il suo sguardo. La seguì con la coda dell'occhio per diversi secondi, mentre si allontanavano l'uno dall'altra, poi la vide accelerare improvvisamente il passo e correre fuori dall'arena. E capì che lei stava piangendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti: intanto vi ringrazio per i commenti, mi ha fatto molto piacere vedere nuovi lettori e vecchi lettori che sono tornati. :) detto questo, sul capitolo non voglio esprimermi più di tanto, Mat ha sconfitto la sua avversaria di sempre, è vero... ma si può ancora dire che sono rivali? XD Detto questo, ormai sto facendo il conto alla rovescia per la fine di questa fic, che è durata così tanto … mi sembra strano dirlo. Mancano circa quattro capitoli, uno più uno meno xD … ma dopo questa fic conto di pubblicarne un'altra, sempre sui Pokémon. Non sarà il seguito di questa ve lo dico subito, mi piacerebbe scriverlo, ma dovrei iniziare un'altra fic di una sessantina di capitoli e onestamente non so se me la sentirei. Sulla prossima, vi dico solo che l'atmosfera sarà... completamente diversa.

A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 63
*** Mai arrendersi! ***


                              MAI ARRENDERSI!


                       

 

Matthew ingurgitò di malavoglia l'ultimo cucchiaio dell'insipida zuppa con cui stava cenando, fissando un punto imprecisato davanti a sé. Quello che aveva appena sentito era stata una vera e propria doccia fredda: la pessima conclusione di un pessima giornata.

Il ragazzino aveva trascorso tutto il suo giorno di pausa dalle sfide del torneo a dispiacersi per Lily. Dopo la fine della sfida, l'aveva seguita per tentare di parlarle, ma lei si era limitata a continuare a piangere senza degnarlo di uno sguardo, probabilmente troppo offesa nell'orgoglio per fare qualcosa di diverso. Così lui se n'era andato senza dirle nulla e il mattino seguente era venuto a sapere da suo padre che Lily era tornata a casa, a Pallet. A completare il tutto, aveva appena scoperto che la sua prossima avversaria era niente di meno che Maky.

Mat si alzò, attirando su di sé gli sguardi dei presenti a quella cena deprimente.

“Vado a farmi un giro.” Disse solamente, prima di allontanarsi.

Maky lo seguì con la coda dell'occhio, sbuffando.

“Avevo sperato fin dall'inizio del torneo che non sarebbe mai arrivato il momento di dover combattere contro di lui.” Ammise, scambiandosi uno sguardo con Ash.

“Beh, le cose stanno così, c'è poco da fare.”Commentò pigramente Leon.

“Dove vai, Ash?”Domandò Delia, quando il Campione si alzò senza dire nulla.

“Devo parlare con mio figlio.” Sussurrò lui, infilandosi una giacca leggera.

 

Ash raggiunse Mat nel giardino dell'Hotel, trovandolo rannicchiato accanto a Cenere, e andò a sedersi vicino a lui senza dire nulla, limitandosi solo a mettergli una giacchetta sulle spalle.

“Fa fresco stasera, devi coprirti.”

Il ragazzino borbottò qualcosa di indefinito in risposta, poi prese a strappare abbondanti ciuffi d'erba, gettandoli in aria, sotto lo sguardo incuriosito di Cenere.

“Perderò sicuramente, eh?”Domandò Mat all'improvviso. Ash non se la sentì di dire il contrario, era impensabile che un principiante come Matthew avesse qualche remota possibilità di vincere contro una come Maky e l'idea che lei decidesse di lasciarlo vincere era ridicola … anche perché Mat stesso si sarebbe sentito preso in giro pensando ad una simile ipotesi. Quindi sì, decisamente quella sfida segnava l'uscita di scena di Matthew dalla Lega Pokémon, senza troppi giri di parole; ma del resto, era impossibile vincere un torneo del genere per un allenatore che aveva iniziato il suo viaggio da neanche un anno.

“Mat, mi pare che tu abbia già ottenuto un ottimo piazzamento.” Commentò Ash, pur sapendo che quelle parole non sarebbero piaciute a suo figlio.

“Dovrebbe essere una consolazione?” Matthew si rannicchiò su se stesso mettendo il broncio. Sapeva che suo padre aveva ragione, ma ancora non riusciva ad accettarlo. Provava una sorta di lieve rabbia nei confronti della sua amica di sempre, cosa che contribuiva solo ad innervosirlo maggiormente.

“Sarà meglio che io vada a letto.”Borbottò, alzandosi nervosamente.”Buonanotte.”

Ash restò a fissarlo con un mezzo sorriso mentre si allontanava.

Sei un bravo bambino, Mat.”

 

 

 

Mat aprì gli occhi di scatto, schizzando letteralmente fuori dal letto. Aveva passato l'intera nottata senza riuscire a chiudere occhio, rimuginando sulla sua sfida con Maky e tentando di accettare che ciò avrebbe segnato definitivamente la sua uscita di scena dal torneo, poi si era addormentato solo nelle ultime ore del mattino e, visto che la sua sfida era in programma per il pomeriggio, aveva chiesto agli altri di lasciarlo dormire ancora un po'.

Solo che si era dimenticato di mettere la sveglia.

Afferrò velocemente il pokédex sulla mensola alla sua a sinistra e guardò l'ora: erano le quattordici e venti. Aveva solo dieci minuti a disposizione per prepararsi e raggiungere lo stadio. Corse in bagno a lavarsi i denti e la faccia e ne uscì dimenticando di pettinarsi, si infilò altrettanto velocemente i vestiti del giorno prima, recuperò il Pokèdex e le sfere Poké e corse fuori dalla stanza a tutta velocità: doveva assolutamente arrivare in tempo all'arena, non ci teneva proprio a fare la figura di quello che perde a tavolino.

Appena uscito dall'Hotel chiamò Cenere fuori dalla sfera, le salì in groppa e insieme schizzarono in direzione dell'arena. Quando arrivarono, dall'alto Matthew vide che Maky era già in campo sulla sua postazione e si vergognò immensamente nell'atterrare in mezzo al ring sotto lo sguardo di tutti i presenti.

Un applauso fragoroso lo accolse.

“Pensavamo che non ti saresti presentato.”Commentò il cronista.

“Mi dispiace!” Si scusò Mat, sconsolato, prendendo posto.”Ho avuto un contrattempo.”

Cercò lo sguardo di suo padre fra le tribune e si sentì consolato nel trovarlo praticamente subito.

“Bene, allora diamo finalmente il via a questa emozionante sfida!” Disse il cronista al pubblico. “Chi dovrà schierare il suo Pokémon per primo?”

Il tabellone elettronico si fermò sull'immagine di Maky, se non altro a Mat era concesso quel piccolo vantaggio. Richiamò Cenere nella sfera perché non aveva intenzione di farla combattere subito, poi si preparò ad affrontare il primo Pokémon della Campionessa di Jotho.

Growlithe entrò in campo in posizione militaresca, pronto alla sfida.

Mat si concesse un lungo respiro. Aveva riflettuto a lungo, durante la notte passata. Sapeva di non avere chance di vittoria e doveva accettarlo, ma aveva capito di avere ancora possibilità di scelta: poteva decidere di arrendersi e non impegnarsi, oppure di combattere fino alla fine, in ogni caso. La seconda opzione gli sembrava decisamente più dignitosa.

“Persian, tocca a te!”

Growlithe era un Pokémon veloce e Mat sperava di riuscire a stargli dietro sfruttando l'agilità del suo amico felino.

“Vai con l'attacco lacerazione!” Ordinò, subito.

Il ring era composto da terra morbida e rocce artificiali che potevano essere utilizzate come riparo. Persian si lanciò su una di esse e sfruttò la spinta delle zampe posteriori per darsi velocità, balzando su Growlithe, che all'ultimo momento scartò di lato schivando il colpo e attaccò con un lanciafiamme che sfiorò Persian.

Mat si rese conto che il Pokémon di Maky era diventato ancora più veloce dall'ultima volta che l'aveva visto combattere. Chissà che razza di allenamento aveva fatto.

“Attacco rapido, Persian!”

Il felino prese a muoversi fra le rocce del ring con un'agilità e una velocità notevoli, seguito a ruota da Growlithe. Dopo qualche minuto, Matthew iniziò a notare dei lievi segni di stanchezza nel suo Pokémon: doveva passare all'offensiva, non poteva permettersi di rimanere in quella situazione di stallo ancora per molto.

“Fulmine, Persian!”

L'attacco elettrico colpì in pieno Growlithe.

“Turbofuoco, ora!” Ordinò Maky.

Sorprendentemente, il cagnolino di fuoco trovò le forze di reagire nonostante stesse ancora subendo la scarica elettrica: un'ondata di fuoco caldo venne scagliata verso Persian, che scartò di lato per schivare, ma si ritrovò ben presto circondato dalle fiamme di Growlithe. L'attacco di fuoco lo avvolse completamente.
Persian crollò a terra bruciacchiato, senza energie per continuare la sfida.

Matthew mormorò un ringraziamento mentre richiamava il suo Pokémon, poi abbassò lo sguardo per evitare quello di Maky.

Mentre gli applausi del pubblico gli impedivano di sentire quello che stava dicendo il cronista, prese dalla cintura la sfera Poké del suo secondo Pokémon. Se voleva sconfiggere il maggior numero di Pokémon possibili di Maky, non doveva risparmiarsi colpi. Era inutile tenere i più forti per dopo, tanto sapeva di non avere speranze contro Pokémon come Houndoom.

La lotta si prospettava piuttosto lunga. Essendo rimasti solo una decina di concorrenti, le sfide ora erano a sei Pokèmon.

“Gengar, tocca a te!”

L'inquietante Pokémon fantasma entrò in campo fluttuando a mezz'aria. Mat lo guardò con una certa soddisfazione: in quel torneo Gengar aveva collezionato una serie di vittorie davvero ottime, dimostrando di essere un gran Pokémon. Probabilmente uno dei suoi più forti, insieme a Cenere e Gyarados.

Una pioggia fitta prese finalmente a cadere dal cielo grigio che aveva minacciato mal tempo per tutto il giorno, facendo salire del vapore dal terreno che si era surriscaldato a causa dell'attacco di fuoco di Growlithe.

“Attacco finta, Gengar!”

Il fantasma si scagliò contro Growlithe, ma all'ultimo momento sparì nel nulla, sbucando alle spalle dell'avversario in una frazione di secondo. Maky però era pronta ad una simile mossa e aveva già ordinato a Growlithe di voltarsi: il cagnolino di fuoco colpì Gengar con un attacco sgranocchio.

Gengar urlò schifato come ogni volta che veniva a contatto con le zanne di un qualche Pokémon in grado di utilizzare quel tipo di attacchi, poi colpì istintivamente con un palla ombra che scagliò Growlithe dalla parte opposta del ring di combattimento.

“Non dargli tregua!” Lo incitò Mat.” Ancora attacco palla ombra!”

Un'altra sfera di energia oscura si abbatté sul ring di combattimento, scavando un solco profondo, ma Growlithe riuscì a schivare l'attacco all'ultimo minuto, prendendo a muoversi velocemente in tutta l'arena. Gengar continuava a cercare di colpirlo: la serie di attacchi andò avanti per diversi minuti. Ad un certo punto il fantasma perse la pazienza e scagliò un colpo particolarmente potente verso l'avversario; Growlithe, ormai stanco, non riuscì a schivare in tempo anche quell'attacco.

Il cagnolino di fuoco cadde su un fianco senza le energie per continuare a combattere.

Mat non si concesse di esultare quando l'arbitro alzò bandierina verde a suo favore. Si rese conto che quell'ultima mossa aveva tolto parecchie energie a Gengar: in pratica, Maky, con un solo Pokémon nemmeno evoluto, era riuscita a neutralizzarne quasi due di quelli di Mat. E il bello, veniva solo ora.

Il giovane allenatore cercò di mantenere un minimo di calma quando Umbreon entrò in campo. Sapeva bene che sarebbe stata un'avversaria davvero ostica.

“Stordiraggio, Gengar!” Ordinò subito.

“Anche tu, Umbreon!”

Il Pokémon di Maky fu più abile, catturò lo sguardo di Gengar così rapidamente da impedirgli di reagire. Mat vide gli occhi del suo Pokémon fantasma che diventavano opachi, poi Gengar iniziò a compiere una serie di gesti sconclusionati. Nella confusione del momento, si scagliò verso Umbreon a tutta potenza tentando un ultimo disperato attacco.

“Palla ombra!” Urlò Maky per farsi sentire.

Gengar si scontrò in pieno con l'attacco dell'avversario, cercando di deviarlo con un ombrartigli. Le unghie ricurve e inquietanti di Gengar, che comparivano solo in occasione di attacchi come quello, avvolte da una misteriosa aura d'ombra, combinate al suo sguardo inquietante del Pokémon, fecero correre un brivido gelido lungo la schiena di Mat.

La risata di Gengar risuonò nello stadio, mentre tentava di respingere il Palla ombra di Umbreon, che si riempiva di energia ad ogni secondo trascorso, aumentando di volume. Gengar fu costretto a retrocedere, poi l'energia generata dall'attacco del Pokémon di Maky causò un'esplosione.

Matthew si riparò con le braccia, quando le spostò per vedere cosa era successo, qualche secondo dopo, scoprì che il suo Pokémon era K.O.

Richiamò Gengar nella sfera, ma non si lasciò assalire dalla rassegnazione. Dopotutto, Umbreon sembrava essere stata messa a dura prova da quell'ultimo attacco del fantasma.

Mat alzò lo sguardo per un attimo e incontrò quello della sua nemica, amica, compagna di avventure. Per lui, Maky era come una sorella maggiore. Gli sembrò di scorgere un che di soddisfatto, di incitamento, negli occhi di lei, ma fu solo per qualche istante.

Poi Matthew tornò a concentrarsi sulla sua sfida.

“Raichu, vai!”

RAI RAAAI!

Il Pokémon elettrico rizzò la cosa in segno di sfida. Come al solito, era molto sicura di sé e pronta alla lotta. “Questa volta devi impegnarti sul serio.” Le disse Mat a bassa voce.”andiamo, forza! Attacco doppioteam!”

Nel ring di combattimento si materializzarono una decina di copie di Raichu, ma Umbreon non sembrò preoccuparsene.

“Attacco introforza!” Gli ordinò Maky. Il Pokémon di tipo buio chiuse gli occhi, sedendosi al centro del ring, poi una forza misteriosa prese a materializzarsi intorno al suo corpo. Tutto ad un tratto l'energia venne liberata, scagliandosi a tutta velocità in una moltitudine di direzioni, Raichu non riuscì a schivare e ne venne colpita in pieno. Rotolò a terra per diversi metri, poi si mise nuovamente in piedi.

Matthew si sistemò il cappellino. Aveva immaginato diverse volte come sarebbe stato sfidare Maky, ma non era mai stato pronto a dover affrontare una sfida così impegnativa. Di solito riusciva sempre a trovare qualche strategia interessante, ma contro Maky gli sembrava di non avere idee.

Forse non gli serviva la strategia. Doveva provare con la potenza.

“Raichu, usa il tuo asso nella manica!” Lei drizzò le orecchie e la coda a sentire quelle parole del suo allenatore, poi si mise in posizione di combattimento, con aria sicura di sé. Quell'ordine era tutto quello che aspettava: poteva dar sfogo a tutta la sua forza.

RAAAAAAIIIII!

L'aria si fece tesa e pesante, saturandosi di elettricità. Piccole schegge di roccia finta iniziarono a staccarsi dal terreno, mentre Raichu si concentrava per richiamare in sé tutta la sua energia: letali scintille, sottili come fili, gli zampillavano dalle guance gonfie.

Ad un tratto, una sfera di elettricità azzurra circondò il corpo del Pokémon di Mat, che si lanciò in una corsa sfrenata e velocissima contro il suo avversario. La potenza dell'attacco Locomovolt fece sfuggire al pubblico un'esclamazione di stupore.

“Schermo luce, Umbreon!”

Raichu si scontrò contro la barriera eretta dall'avversario per proteggersi, ma ciò non arrestò il suo attacco. Umbreon, sforzandosi di mantenere in piedi la sua protezione, prese a retrocedere di qualche centimetro, mentre la potenza dell'attacco dell'avversario spingeva avanti la barriera. Il Pokémon di tipo buio fece ricorso a tutte le sue forze e pochi secondi dopo fu Raichu a perdere terreno. La sfera di elettricità che la circondava prese ad aumentare di volume ad un ritmo inquietante. Mat capì che il suo Pokémon si stava sforzando troppo, consumando rapidamente le sue energie, ma non poteva fare nulla, ormai: ad un tratto, venne accecato da un bagliore di luce elettrica e fu costretto a tapparsi le orecchie per proteggersi dal rumore assordante di uno scoppio. Un denso alone di fumo si alzò sul ring di combattimento, quando si dissolse, l'unica ancora in piedi, stremata ma fiera, era Umbreon.

Mat si fece sfuggire un sorriso amaro, poi richiamò il suo Pokémon, osservandone la sfera per diversi istanti.”Sei stata bravissima, ora riposati.”

Aveva sempre saputo che l'Umbreon di Maky era davvero forte, ma vederla ancora in piedi dopo un simile attacco lo lasciava abbastanza sconcertato, anche se, a pensarci bene, non aveva senso sconvolgersi più di tanto, visto che stava combattendo contro niente di meno che la Campionessa di Jotho. Anzi, tutto sommato non stava poi andando così male per un novellino come lui.

Un suono meccanico lo fece sobbalzare, distogliendolo dai suoi pensieri.

“Un breve attimo di pausa per un cambio di ring, signore e signori!” Spiegò il cronista. Mat vide sprofondare verso il basso – accompagnato da un cigolio fastidioso - il terreno sui aveva combattuto fino a quel momento, sostituito da un ring in erba curatissimo.

“Che presto verrà rovinato” Pensò Mat mentre si preparava a schierare il suo quarto Pokémon.

Il pubblico diede il via ad un applauso di incitamento, poi, al segnale dell'arbitro, la sfida riprese. Calò un improvviso silenzio carico di tensione nell'arena.

“Pidgeot, è il tuo momento!”

Il fedele Pokémon di tipo volante entrò in campo, pronto all'azione.

“Attacco rapido, vai!” Gli consigliò Mat. Aveva pensato che Umbreon fosse troppo stanca per schivare un attacco come quello, ma si era dimenticato dell'abilità difensiva di quel Pokémon. Una barriera di protezione, trasparente come il vetro, apparve a proteggere Umbreon: Pidget virò bruscamente verso l'alto, riuscendo ad evitare di andare a schiantarsi.

“Riprova Pidgeot, aeroassalto!”

Mat esultò mentalmente quando Pidgeot riuscì a portarsi alle spalle dell'avversaria per attaccare, ma si rese conto troppo tardi dell'inganno. Era una trappola: Umbreon, pronta a reagire, si voltò, veloce, sputando una bolla di veleno proprio addosso al Pokémon di Mat, che atterrò malamente a terra.

L'attacco tossina era andato a segno, Pidgeot si rimise in piedi barcollante, ma comunque intenzionato a proseguire la sfida. Matthew lanciò una rapida occhiata a Umbreon: era tremendamente stanca.

“Ora o mai più.” Pensò, mentre chiedeva al suo Pokémon di compiere un ultimo sforzo.

“Veloce Pidgeot, attacco aereocolpo!”

Il volatile salì verso l'alto sforzandosi al massimo, poi, raggiunta una certa quota, si lasciò cadere in una picchiata vertiginosa, roteando su se stesso. In pochi secondi, venne circondato da un letale vortice di vento, con una virata impressionante si portò alle spalle di Umbreon, colpendola a tutta forza.

Il Pokémon di Maky si schiantò contro il muro opposto e si accasciò a terra senza più forze, seguito da Pidgeot, che ormai non riusciva più a tollerare gli effetti del veleno.

Mat rimase sorpreso dal boato di applausi del pubblico, fra i quali udì anche diversi cori d'incitamento proprio per sé. Furono quelli a dargli la forza di andare avanti.

Siccome Maky era in vantaggio, toccò nuovamente a lei schierare per prima il suo Pokémon successivo. Nel trovarsi davanti Onix, Mat seppe subito quale mossa doveva fare: “Vai, Gyarados!”

Il drago acquatico entrò in campo con un imponente ruggito. A Matthew venne il sospetto che Maky avesse scelto Onix proprio per dargli un po' di vantaggio, ma preferì non pensarci.

L'iniziativa di Maky colse Mat di sorpresa.

“Onix, attacco lucidatura.” Il corpo del pacifico serpente di roccia prese a brillare, il giovane allenatore decise che quella era la sua occasione per attaccare.

“Idropompa, Gyarados!”

Un'enorme cascata d'acqua proveniente dalla bocca del drago inondò il ring di combattimento, arrivando rapidamente all'avversario. Quello che accadde sorprese Mat oltre ogni dire, l'effetto dell'attacco lucidatura si rivelò utilissimo per Onix. Con una rapidità sorprendete, il Pokémon di roccia scivolò sul ring erboso, schivando l'acqua di Gyarados e portandosi proprio dietro di lui.

“Stritolalo!” Ordinò Maky, rapida.

Onix fu svelto: La sua coda possente si chiuse proprio intorno alla gola di Gyarados, impedendogli di utilizzare gli attacchi d'acqua. Poi Onix continuò ad avvolgerlo ruggendo per lo sforzo, con il risultato di far tremare l'arena. Gyarados però non era da meno: tentò di divincolarsi mettendo a dura prova il Pokémon di Maky e dando il via ad una strana danza.

Mentre i corpi dei due Pokémon si contorcevano per liberarsi uno dell'altro, Mat cercò di elaborare una strategia. Aveva fatto uno sbaglio grossolano sottovalutando Onix in quel modo solo per il vantaggio di tipo. Non aveva pensato al fatto che anche il suo Gyarados era molto lento a muoversi in un ring del genere.

“Attacco Ira, Gyarados!”

Un ruggito acuto attraversò la gola del Pokémon di Mat, stordendo per un attimo Onix, poi Gyarados prese a dimenarsi con più forza, preso dalla rabbia. Un colpo di coda particolarmente potente gli permise di liberarsi definitivamente.

“Ora, attacco idropompa!”

“Onix, codacciaio!”

Con una sorprendente potenza il Pokémon di Maky rispedì al mittente l'attacco acquatico, poi attaccò con un iper raggio che illuminò il ring di una luce abbagliante. Gyarados rispose con lo stesso attacco: i due raggi di energia si scontrarono proprio al centro dell'arena, generando un bagliore accecante. In quel punto, si formò una sfera di energia. Per diversi minuti la situazione rimase quella, nessuno dei due Pokémon sembrava perdere terreno rispetto all'altro, poi Onix cominciò a perdere forze, fino ad essere investito dalla potenza combinata dei due attacchi. Si sollevò un alone di polvere che impedì a Matthew di vedere bene in che stato si trovava il Pokèmon avversario. Il ragazzino sobbalzò quando Onix schizzò fuori dalla nuvola di polvere a tutta velocità, ruggendo, colpendo Gyarados con la possente coda e mandandolo a sbattere contro il muro opposto. L'impatto del corpo di Gyarados fece crollare una parte del muro protettivo, poi Gyarados si rimise in posizione d'attacco, ruggendo.

Mat capì che il suo Pokémon era stremato.

I due avversari restarono a fissarsi in silenzio per diversi secondi. Poi Gyarados crollò a terra.

Matthew riprese a respirare, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro.

“Wow, gente, che emozione! Davvero una lotta stupefacente!”

Il pubblico non si risparmiò gli applausi, ma Matthew era troppo concentrato per sentirli. Gli rimaneva solamente Cenere... e voleva perdere quella sfida lottando fino all'ultimo.

“Vai!”

Cenere entrò in campo, illuminata da un timido raggio di sole che si faceva largo fra le nuvole di quella giornata grigia. La lieve pioggerellina che aveva accompagnato buona parte della sfida, aveva appena smesso di cadere.

Cogliendo di sorpresa Mat, Onix crollò a terra scavando un solco a causa del suo peso. La sfida contro Gyarados l'aveva stancato troppo.

“Se non altro, posso dire di aver sconfitto almeno tre Pokémon di Maky.” Si disse Mat, mentre si preparava a vedere quale sarebbe stato il suo avversario successivo.

Sbiancò in volto, quando il temibile Fearow di Maky si materializzò al centro del ring di combattimento. Fearow era un combattente esperto, tremendamente forte. Mat non aveva dubbi sull'abilità del suo primo Pokémon … ma quello era un avversario davvero tremendo.

Istintivamente, la sua mente tornò al primo giorno in cui si era messo in viaggio, con Charmander, ripensando a come era scappato proprio dal Pokémon che ora si trovava di fronte.

“Ora non scapperemo.” Sussurrò a Cenere, che era rimasta vicino a lui. “Vai, ora.” Lei rispose con un ruggito basso, poi spalancò le ali e prese il volo, guardando Fearow negli occhi.

Il becco lungo e gli occhi piccoli del rapace avevano in che di inquietante, ma Cenere non esitò.

Con un ruggito, si scagliò verso l'avversario, aprendo la lotta con una lanciafiamme. Fearow lo schivò senza troppe difficoltà , ma Cenere gli si portò di fianco rapidamente, tentando di afferrarlo per le grandi Ali. Fearow rispose accelerando rapidamente in avanti, poi si portò alle spalle di Charizard cogliendola di sorpresa; lei scartò di lato e schivò l'attacco, poi salì verso l'alto, fino a diventare un puntino lontano.

Cenere era davvero brava nel volo ma Fearow, vecchio ed esperto, non era da meno. Forse poteva essere meno veloce, ma sapeva muoversi benissimo, sfruttando le correnti d'aria adatte.

Si lanciò in picchiata, Charizard lo seguì e lo raggiunse in fretta, avvolgendolo nelle fiamme calde dell'attacco turbofuoco.

“Perforbecco!” Urlò Maky. Il rapace prese a roteare su se stesso, usando il becco a punta per tagliare l'aria e riuscì a togliersi di dosso il fuoco dell'attacco di Cenere. Poi, con un movimento brusco e veloce, si portò alle spalle dell'avversaria e colpì a tutta forza. Cenere ruggì di dolore e iniziò a precipitare verso il basso, ma quando sentì che Mat la stava chiamando, spalanco le ali e riprese quota. Si trovò subito Fearow addosso che l'attaccava con un gigaimpatto a tutta potenza e lo afferrò saldamente con le corte ma robuste zampe anteriori, tentando di arrestare la caduta.

Quando toccò il suolo, riuscì a bloccare Fearow a mezz'aria con uno sforzo tremendo. L'impatto scavò un solco di una decina di metri. Cenere ne approfittò per intrappolare Fearow nella sua stretta e portarlo in alto, pronta ad utilizzare il movimento sismico.

“Vai così, grande!” La incitò Mat dal basso. Vederla combattere in quel modo fantastico, era una soddisfazione enorme.

Charizard portò Fearow in alto e diede il via ad una serie di giri della morte: alla fine del quinto, si lanciò in picchiata verso il basso a tutta potenza.

Il Pokémon di Maky spalancò improvvisamente le grandi ali, illuminate da una luce chiara. L'attacco Alacciaio. Fearow sfruttò la capacità di fendere l'aria delle sue ali d'acciaio per riprendere il controllo della situazione e deviare la traiettoria di Charizard, che perse la presa e venne sbalzata in aria, poi, con una velocità sorprendente, attaccò, letale.

L'attacco furia colpì Cenere diverse volte, senza concederle una tregua. Alla fine lei precipitò verso il basso, cadendo al centro del ring e vide Fearow in picchiata davanti a sé.

Matthew capì in fretta che Cenere non aveva abbastanza forze per spostarsi rapidamente.

“Resta così, attacco fuocobomba!”

Il fuoco sulla coda di Cenere aumentò in una frazione di secondo, gonfiandosi a dismisura. Il fuocobomba, scagliato a tutta potenza verso l'alto, colpì in pieno Fearow, facendolo precipitare.

Charizard era stremata, ma con un ultimo sforzo si rimise in piedi.

Fearow, dall'altra parte del ring, aveva le penne bruciate e aveva riportato diversi danni, ma non sembrava aver intenzione di arrendersi.

Cenere tentò un altro attacco di fuoco, ma dalla bocca le uscì solo una nuvola di fumo. Aveva completamente esaurito le energie. Coraggiosamente, fece qualche altro passo verso il suo avversario, ma poi si fermò di colpo. Girò il collo muscoloso verso Mat e lo fissò dritto negli occhi. Poi inarcò la bocca in una specie di sorriso e crollò a terra, sfinita.

Matthew rimase a fissarla per diversi secondi, poi gli applausi del pubblico lo riportarono alla realtà. Corse verso Cenere, al centro del ring, e si chinò su di lei, accarezzandole il collo.

Charizard si lasciò sfuggire un brontolio gutturale, basso.

“Non devi scusarti.”La rassicurò Mat, accennando un sorriso. “Hai combattuto al massimo. Sono molto orgoglioso di te e di tutta la mia squadra.”

La richiamò nella sfera gentilmente, quando alzò lo sguardo, si trovò a fissare il volto di Maky. Lei lo aiutò a rialzarsi, poi sorrise.

“Sei diventato forte.” Disse solamente, mentre si scambiavano la classica stretta di mano.

“Complimenti a entrambi, complimenti!” Esclamava nel frattempo il cronista, quasi commesso.”Che incontro mozzafiato, spettacolare!”

Mat abbassò lo sguardo, dispiaciuto. Sapeva di aver guadagnato una vittoria, a modo suo, anche perdendo quella sfida, ma l'idea di essere fuori dal torneo gli era comunque difficile da accettare. E non credeva di riuscire a tenerselo per sé ancora per molto: mentre gli occhi gli diventavano lucidi, salutò Maky e uscì dall'arena a passo regolare, ma svelto, accompagnato da una miriade di sensazioni diverse si impossessavano della sua mente, condensandosi in un unico punto, al centro del petto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eeeeh beh, ci siamo. Mat è fuori dai giochi: d'altronde non poteva vincere il torneo. Ho riflettuto parecchio sul farlo o non farlo confrontare con Maky, può risultare magari una sconfitta scontata e prevedibile, ma volevo a tutti i costi una sfida fra questi due.

Comunque la Saga della Lega non finisce qui … mancano ancora un paio di capitoli, più quello finale! A presto e grazie per i commenti!

Ritorna all'indice


Capitolo 64
*** La finale! ***


                                       LA FINALE
              
                                                            


Matthew guardò Cenere che spariva nel cielo insieme al Charizard di suo padre, libero di vagare intorno all'isola: lei nutriva una gran ammirazione nei confronti di quel Pokémon e cercava sempre di cogliere opportunità per allenarsi insieme a lui o, semplicemente, osservarlo.

Il ragazzino chiuse gli occhi e si stese sulla sabbia piacevolmente calda grazie al bel sole di quella giornata. Poco distante, anche i Pokémon che aveva deciso di portarsi dietro per quella breve escursione in spiaggia si stavano rilassando: Cubone, Larvitar, Exeggcute, Voltorb e Ditto.

Ripensando a quella stessa mattinata, Mat infilò una mano nella tasca dei Jeans e si mise ad osservare una piccola foto che ritraeva una giovane ragazza sui venticinque anni, dagli occhi verde acqua e i capelli lunghi di un bellissimo arancione. Sua madre, Misty.

Aveva trovato quella foto per terra quando si era svegliato, accanto al letto di suo padre: probabilmente lui l'aveva persa nel prepararsi per presenziare al torneo.

Mat lanciò un rapido sguardo all'orologio: segnava le quindici. Le finali della Lega Pokémon stavano per iniziare, ma non gli andava molto di andare a vedere Maky combattere, anche se avrebbe dovuto farlo. Non è che ce l'avesse con lei … solo che l'idea di tornare in quello stadio da spettatore non gli andava molto giù: era trascorsa quasi una settimana dalla sua uscita di scena ma, nonostante si rendesse conto di essere parecchio infantile, ancora non l'aveva accettato del tutto.

Per non pensarci, tornò a concentrarsi sulla foto di sua madre. A guardarla bene, si notavano altre somiglianze fra loro oltre il colore dei capelli e degli occhi: la forma delle labbra, il colore pallido della pelle.

Gli sfuggì un sospiro un po' triste. Non piangeva mai per la mancanza di sua madre, d'altronde non aveva praticamente nessun ricordo, ma quel fatto gli pesava parecchio. Com'era avere una mamma? Delia ci aveva provato, ma restava pur sempre sua nonna. Come sarebbero andate le cose per lui se Misty non fosse morta? Suo padre si sarebbe comportato allo stesso modo? Lui avrebbe avuto una sorellina? Domande destinate a non avere mai una risposta … però Misty doveva essere proprio fantastica se aveva lasciato quel vuoto nel cuore di suo padre. Quel poco che sapeva di loro, gliel'aveva raccontato Delia: si erano conosciuti con l'inizio del viaggio di Ash per diventare allenatore di Pokémon e avevano continuato a viaggiare insieme con la promessa di una bicicletta da restituire. Poi erano stati distanti per molto tempo, ma si erano sempre ritrovati.

Mat fissò ancora la foto, cercando di riportare alla mente momenti che non gli erano rimasti. Non si ricordava nulla di lei, era troppo piccolo quando Misty se n'era andata prematuramente.

Si lasciò sfuggire un sospiro triste e rimise la foto in tasca.

 

 

 

 

Mat cadde malamente a sedere sulla sua postazione in tribuna accanto a Delia, mentre l'arena tremava a causa di un attacco dei Pokémon che stavano combattendo.

“Dov'eri finito?” Chiese la nonna, ma il frastuono che seguì impedì a Matthew di rispondere. La sfida era già iniziata da un po' ed era nel pieno del suo svolgimento.

Matthew diede un'occhiata al tabellone: la situazione segnava tre Pokémon sconfitti per Maky e solamente due per l'altro finalista … Zan Soulliver.

Zan Soulliver era un ragazzo di qualche anno più vecchio di Maky, alto e magro, dai lineamenti affilati. I capelli lunghi di un biondo chiarissimo e gli occhi color ghiaccio gli conferivano un'aria inquietante. Come Maky, era giunto alla finale del torneo senza troppe difficoltà, essendo più di una spanna sopra al resto dei concorrenti.

Il Drapion di Zan si rialzò da terra con fatica, guardando con fare di sfida il Tyranitar di Maky, dall'altra parte del ring. Poi crollò a terra esausto, senza forze per continuare a combattere.

“La situazione è tornata in parità, signore e signori, che sfida senza esclusione di colpi!” Commentò il cronista, stringendo con forza il microfono fra le mani. A Mat faceva sorridere il modo in cui quell'ometto si impegnava nella cronaca dei vari match, come se fosse lui stesso in prima persona a combattere sul ring.

Zan richiamò il suo Pokémon con calma, apparentemente poco turbato da quella sconfitta, poi lanciò la sfera successiva.

Uno Skarmory dall'aria aggressiva fece il suo ingresso in campo, fra l'entusiasmo generale del pubblico, lanciandosi direttamente all'attacco.

Tyranitar non riuscì a schivare il potente alacciaio dell'avversario e ne venne colpito in pieno, perdendo l'equilibrio e finendo per cadere a terra: Skarmory ne approfittò per attaccare di nuovo, ma questa volta Maky era pronta.

“Levitoroccia, Tyranitar!”

Grosse zolle di terreno si staccarono dal ring in roccia, prendendo a fluttuare in aria, poi vennero scagliate a notevole velocità in direzione del Pokémon di Zan. Skarmory scartò di lato per schivarle, ma era chiaro che si trattava solo di un diversivo che però il volatile d'acciaio non riuscì ad anticipare.

Mat rimase sorpreso – come probabilmente la maggior parte delle persone che stavano assistendo alla sfida – di veder un attacco fuocobomba scagliato a tutta potenza verso l'alto. Da Maky, ci si poteva aspettare questo ed altro.

“Certo che Maky è proprio in gamba, portare un Pokémon ad apprendere attacchi di tipo diverso dal proprio non è per niente una cosa facile ...”

Mat strabuzzò gli occhi quando si accorse che quelle parole erano state pronunciate da suo cugino. Sentire Leon fare apprezzamenti su qualcuno di diverso da sé era davvero una cosa inconsueta.

Anche l'avversario di Maky era stato preso in contropiede da quella mossa: Skarmory non era riuscito a schivare l'attacco di fuoco e ora giaceva immobile a terra, non più in grado di continuare il match.

In pochi minuti Maky aveva portato la situazione nuovamente a proprio vantaggio.

Zan recuperò in fretta la sua calma e richiamò Skarmory tranquillamente, nonostante la sconfitta così immediata di quel suo Pokémon.

A Matthew sembrò di vederlo sorridere, ma una distanza simile era impossibile dirlo … Mat osservò anche Maky: ferma sulla sua postazione, seria ma tranquilla, appariva forte e solida, implacabile. Aveva lo sguardo da Campionessa.

L'esclamazione di stupore del pubblico lo riportò alla realtà. Quando Mat voltò lo sguardo dall'altra parte del ring, per vedere che Pokémon aveva schierato Zan, non poté evitare di rimanere altrettanto sorpreso.

Un rarissimo esemplare del leggendario Heatran, Pokémon originario di Sinnoh, aveva fatto la sua entrata in campo. Anche Maky ne sembrò sorpresa, ma non si scompose.

“Pronto a combattere Tyranitar!” Disse, richiamando l'attenzione del suo Pokémon su di sé. “Vai, attacco terremoto!”

Il grosso Pokémon di roccia ruggì minaccioso, poi pestò le possenti zampe a terra, generando una serie di scosse che presero a far tremare spaventosamente l'intera arena, ma Heatran schivò facilmente spiccando un balzo altissimo, poi, sospeso in aria, sferrò il suo attacco: scaglie di lava incandescente precipitarono verso il basso a gran velocità, senza dar a Tyranitar la possibilità di schivare.

Il devastante attaccò ridusse il ring di combattimento a un cumulo di rocce e terra frastagliati, dal quale si levavano nubi di vapore. Un terreno sul quale muoversi risultava davvero difficoltoso.

Il Pokémon di Maky, però, era ancora in piedi. Stanco e provato ma decisamente non intenzionato a lasciarsi sconfiggere facilmente.

Zan, spietato, non perse tempo.

“Heatran, Maltestata!”

La rana di fuoco spiccò un altro potente balzo e si scagliò a tutta velocità contro l'avversario: Tyranitar la intercettò, bloccandola con le zampe anteriori, ma non riuscendo a fermarne l'avanzata: Sprofondò nel terreno per tentare di bloccare Heatran, formando un cumulo di terra alle proprie spalle.

“Iper raggio, Tyranitar!” Tentò Maky come ultima mossa. Un forte bagliore investì in pieno Heatran, scagliandolo dall'altra parte del ring e sollevando un polverone che impedì ai presenti di vedere cosa stava accadendo.

Matthew rimase a fissare il ring di combattimento con il fiato sospeso: un'improvvisa lingua di fuoco caldo si fece largo fra la polvere, avvolgendo l'intera area di combattimento, in una sorta di campo infuocato.

Quando il ruggito di Tyranitar scosse l'arena, si scatenò una vera e propria tempesta di sabbia, il più letale dei suoi attacchi, che si mischiò al fuoco di Heatran, generando una combinazione micidiale. I vetri protettivi dell'arena vennero innalzati in fretta, andando a proteggere il pubblico.

Mat riuscì a cogliere solamente immagini frastagliate di quel che stava accadendo: fiamme e sabbia che si fondevano in una sorta di danza, le sagome dei due Pokémon in campo che si scontravano, poi un'esplosione e, infine, la calma.

Matthew vide Maky tornare verso l'arena, dopo essersi rifugiata nella corsia di emergenza per sottrarsi alla furia del confronto fra i due Pokémon. La ragazza osservò il suo Tyranitar, sdraiato a terra senza forze, gli si avvicinò, sfiorandolo gentilmente con una mano e lo richiamò nella sfera.

Heatran, all'estremità opposta del ring di combattimento, era ancora in piedi e non sembrava aver riportato particolari danni.

La Campionessa sapeva bene di trovarsi di fronte ad un avversario particolarmente ostico ed esperto, guidato da un allenatore decisamente valido.

Zan non aveva mai ottenuto nessun titolo di Campione, ma il suo livello era indubbiamente quello.

Quando il Latios di Maky fece la sua entrata in campo, il pubblico si fece prendere dall'entusiasmo: non capitava certo tutti i giorni di poter assistere ad una sfida del genere.

Mat sentì la tensione salire alle stelle, mentre i due sfidanti e i loro Pokémon si studiavano a vicenda, in silenzio.

Latios fluttuava a mezz'aria, Heatran era immobile. La situazione restò quella per un minuto abbondate; poi fu Zan a fare la prima mossa.

“Heatran, pietrataglio!”

Frammenti di roccia affilati si alzarono da terra e presero a roteare intorno al Pokémon, poi si scagliarono a tutta velocità contro Latios. L'eone, velocissimo, si lanciò in volo, facendo un giro della morte, poi tornò indietro lanciato verso Heatran a tutta velocità. All'ultimo cambiò direzione, ma il Pokémon di fuoco schivò i frammenti con un rapido salto.

“Latios, Dragopulsar!”

“Heatran, Fuocobomba!”

L'impatto fra i due attacchi generò un'onda di energia che scagliò i due avversari alle estremità opposte del ring, ma la sfida riprese senza esclusione di colpi: Latios si alzò in volo, poi tornò a scagliarsi in picchiata contro il nemico.

Quando il Pokémon di Maky fu a pochi centimetri da Heatran, avvenne qualcosa di inaspettato.

“Esplosione, Heatran!”

“No, Latios!” Fece solamente in tempo ad esclamare Maky. Il corpo di Heatran si illuminò di un bagliore inquietante, poi l'onda d'urto generata si scatenò in tutta la sua potenza: Latios venne sbalzato con una forza pazzesca dalla parte opposta del ring di combattimento, incapace di opporsi: terra, rocce e detriti si staccarono da terra con una facilità impressionante, seguendo Latios. I due allenatori in campo riuscirono a mettersi al riparo, ma Maky cadde rovinosamente a terra e si rialzò a fatica, dolorante.

Quella mossa del tutto inaspettata l'aveva colta di sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata che Zan decidesse di sacrificare il suo Pokémon così rapidamente. Nonostante la brutta situazione le sfuggì un sorriso divertito: quel tipo era davvero un osso duro!

Latios era forte ma, quando tornò alla sua postazione, Maky non si sorprese di vederlo esausto. Un attacco esplosione da una distanza così ravvicinata – sferrato da un Heatran oltretutto - era decisamente troppo da sopportare, anche per uno come lui.

I due sfidanti richiamarono i rispettivi Pokémon con gesti lenti, poi il silenzio totale piombò in tutta l'arena. La delusione del pubblico per quella sfida conclusa in quel modo rapido era evidente, ma l'aspettativa per quell'ultimo match bastava a far salire nuovamente l'attenzione.

“Ad entrambi gli sfidanti rimane solo un Pokémon, signore e signori, siete pronti per una sfida mozzafiato?”

Un boato di applausi e grida di incitamento si scatenò in tutta risposta.

Mat deglutì per scaricare la tensione, non era lui a combattere, ma gli sembrava di trovarsi lì, nell'arena.

“Forza Maky, vaiiii!” Urlò, unendosi ai vari cori di incitamento per l'uno o per l'altro concorrente.

Quando entrambi gli allenatori presero le loro ultime sfere Poké, il pubblico tornò ad ammutolirsi.

Matthew sapeva chi avrebbe mandato in campo Maky:

“Houndoom, vai!”

Il Pokémon fece la sua comparsa accompagnato da un lungo ululato; la coda dalla punta a lancia portata dritta, verso l'alto.

Zan schierò un elegante e fiero Absol.

Mat fissò quel Pokémon per diversi secondi: aveva un'aria inquietante, con il manto di un bianco candido, il muso nero e gli occhi di un rosso vivo.

L'arbitro diede il via alla sfida.

“Doppioteam, Absol!”

Ordinò subito Zan.

Houndoom rispose con un turbofuoco di debole intensità che servì subito a rendere vano il tentativo dell'avversario, poi si lanciò avanti, scartando all'ultimo secondo, con un attacco finta, e portandosi alle spalle dell'avversario: ma Absol era pronto a quella mossa e si voltò di scatto, rispondendo al rogodenti di Houndoom con un codacciaio.

Il Pokèmon di Maky venne sbalzato a qualche metro di distanza dall'impatto e si frenò con le zampe, spostandosi agilmente fra le macerie del ring di combattimento, danneggiato dallo scontro precedente, poi ripartì all'attacco con una lanciafiamme.

“Nottesferza, Absol!”

Il Pokémon di Zan fendette in due le fiamme utilizzando la falce che aveva sulla testa e riuscì a colpire Houndoom, che si trovò a terra.

“Palla ombra!” Urlò Maky, rapida.

Absol venne scagliato in aria dalla potenza dell'attacco del nemico, ma si rimise in piedi, pronto a combattere.

“Ancora palla ombra Houndoom!”

“Anche tu, Absol!”

L'impatto fra i due attacchi generò un'esplosione che scagliò nuovamente i due sfidanti alle estremità opposte del ring. Entrambi si rialzarono velocemente, senza riportare danni. Era chiaro che si stavano solo riscaldando.

Zan si passò una mano sul bracciale che portava al polso sinistro, nel quale era incastonata una pietra di forma sferica, e mormorò qualcosa.

La pietra e il corpo di Absol, si illuminarono contemporaneamente.

Mat si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore quando capì quello che stava accadendo: il corpo di Absol prese a trasformarsi, cambiando forma. Alla fine del processo, Absol era diventato un Pokémon stupendo. Più alto, rispetto alla forma originale, ora la falce a lato della sua testa si era irrobustita e accorciata. Il ciuffo a lato del muso si era allungato, lasciando posto ad un altro piccolo corno. La pelliccia, più bianca che mai, si era infoltita in particolare intorno al collo; ma il dettaglio che colpiva di più erano le scenografiche ali bianche.

“La megaevoluzione lascia sempre meravigliati, signori e signori, che magnifico spettacolo!”

Il pubblico esplose in un boato di applausi e urla di apprezzamento, lasciandosi sfuggire un'esclamazione di stupore quando anche la pietra che Maky portava legata al collo e il corpo di Houndoom si illuminarono del bagliore della megaevoluzione.

Un ululato squarciò l'aria mentre Houndoom si trasformava: grandi corna ricurve, un'armatura d'ossa affilate a proteggergli il collo e le spalle, coda biforcuta. Houndoom era pronto a combattere, in tutto il suo inquietante fascino.

Il pubblicò continuava ad applaudire, quando i due sfidanti decisero di fare la prima mossa. Era venuto il momento di combattere per davvero.

“Nottesferza, Absol!”

Le ali ai lati del Pokémon si illuminarono, rivelando la loro vera funzione: quella di letali armi d'attacco.

“Megacorno!” Rispose Maky.

L'impatto fra i due Pokémon fu notevole, ma nessuno perse terreno sull'altro. Restarono fermi al centro del ring per diversi istanti, come se il tempo si fosse fermato, poi entrambi fecero un balzo indietro e attaccarono con un palla ombra che sollevò una nube di polvere.

“Danza spada, Absol!”

Il Pokémon di Zan si concentrò per aumentare il suo attacco: anche Houndoom colse l'occasione per potenziarsi, sfogando la sua energia in un ululato. Poi la sfida riprese il suo corso.

“Neropulsar, Houndoom!”

in pochi secondi, un'oscurità agghiacciante crollò sull'arena, impedendo al pubblico di vedere bene quello che stava succedendo.

Mat si mise a sedere, preso dai brividi. Quel tipo di attacchi gli mettevano addosso una certa inquietudine. Poi chiuse gli occhi, per concentrarsi. Un ululato di Houndoom, il verso di Absol. Una frazione di secondo dopo, il suono di corpi che si scontrano. Di nuovo, ora dalla parte opposta del ring. L'impatto fra due sfere di energia. Il mormorare del pubblico incapace di vedere cosa stava accadendo. Qualcosa di caldo … Mat spalancò gli occhi: il fuoco di Houndoom annullò l'attacco precedente, riportando la visibilità sul ring di combattimento.

I due Pokèmon sembravano stanchi, ma nessuno dei due aveva la minima intenzione di cedere.

“Ora è il nostro turno, usalo tu il neropulsar, Absol!”

Il buio sprofondò nuovamente sull'arena. Maky sapeva che in quelle condizioni aiutare il suo Pokémon le sarebbe stato difficile, e sapeva anche che Zan stava cercando di far leva proprio su quello, perché aveva intuito che la carta vincente della sua avversaria, era proprio la collaborazione, ancor prima della potenza del Pokèmon che schierava in campo.

“Fuocofatuo, Houndoom!”

Piccole fiammelle azzurre presero a spargersi per il ring di combattimento, illuminandolo di una luce fioca. Quel tanto che bastava per consentire di vedere qualcosa e per creare un'atmosfera da brividi.

Ci fu un breve attimo di pausa. I due Pokémon si scrutarono, pronti a scattare al minimo segnale dei rispettivi allenatori.

“Bene, è ora di farla finita.”Annunciò Zan.”Absol, nottesferza a tutta potenza!”

Le Ali di Absol si illuminarono, creando uno strano gioco di luci nella penombra che si era venuta a creare, poi il tipo buio si scagliò verso il nemico a tutta velocità, pronto ad attaccare. Maky e il suo Pokémon si scambiarono una rapida occhiata: Houndoom restò fermo dov'era.

“Ora Fuocobomba!”

Il bagliore del fuoco illuminò l'oscurità che era scesa sul ring a causa del neropulsar, facendosi strada verso Absol, che gli passò attraverso, apparentemente come se nulla fosse.

“Megacorno!” Urlò Maky.

Houndoom arrestò la carica dell'avversario con il suo attacco micidiale, poi prese ad avanzare, guadagnando terreno ad ogni secondo che passava. Fermare il fuocobomba era costato ad Absol più di quanto potesse sembrare.

I due Pokémon si fermarono al centro dell'arena, cercando di prevalere uno sull'altro.

“Vai Houndoom!”

Con uno sforzo tremendo, Houndoom scagliò il nemico verso l'alto sfruttando le potenti corna, poi sputò un'altra potente fiammata che travolse in pieno Absol.

Il Pokémon di Zan cadde rovinosamente sul ring di combattimento, tornando alla sua forma originale.

L'intero stadio si ammutolì, nel silenzio, si udivano solo i passi leggeri dell'arbitro che si avvicinava per stabilire l'esito del match.

“Absol non è più in grado di combattere!”Annunciò dopo qualche secondo. “Vince l'incontro, Maky Rainblack!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi finalmente! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento, ma sono di nuovo in un periodo tosto, aihmè!

Maky è la vincitrice del torneo e non poteva essere altrimenti... ho scelto di non riportare l'intera sfida contro Zan altrimenti temo sarebbe stata piuttosto pesantuccia, considerando che nei prossimi ed ultimissimi capitoli finali ne avrò ancora parecchie di “botte da orbi” su cui farvi la cronaca.

E beh, che dire, grazie a tutti quelli che mi seguono!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 65
*** La Grande Sfida! ***


                             LA GRANDE SFIDA!


                             

Matthew inciampò malamente nei sandali in legno che completavano il suo abito tradizionale per i festeggiamenti di quella sera: in occasione della fine del torneo era stata organizzata una festa. Mat indossava uno Yukata blu come la notte decorato da figure di Pokémon, che Delia gli aveva comprato solo qualche ora prima per quell'evento. La cintura del vestito era di un arancione vivo, sulla quale era ricamata la figura di un Charmander. La nonna sosteneva che gli donasse parecchio, ma lui non vedeva l'ora di togliersi quel coso di dosso.

“Ce la fai a camminare?” Lo prese in giro Leon, al suo fianco. Quella sera, suo cugino sembrava diventato la principale attrazione per le ragazze adolescenti dell'isola: avvolto da un Kimono nero con i ricami di vari PoKémon d'acqua, fra i quali spiccava un Gyarados dorato, faceva la sua bella figura.

Matthew gli lanciò un'occhiataccia, poi tornò a pensare agli affari propri. Cenere, al suo fianco, era decisamente di diverso umore. Sembrava sentirsi a suo agio: si era rivelata un po' vanitosa, amava farsi fare i complimenti ed essere notata.

In occasione della fine del torneo, era stata indetta una festa che coinvolgeva tutta l'isola: bancarelle di ogni tipo, maghi, giocolieri, Pokémon rari, c'era di tutto. A mezzanotte, erano previsti i fuochi d'artificio e subito dopo, La Grande Sfida.

Matthew acquistò diverse cose durante il percorso che portava all'arena: caramelle, gadget di vario genere.

Si fermò anche ad assistere al numero di un uomo che faceva il giocoliere con i suoi Exxegccute, ma lo trovò piuttosto noioso, com'erano noiose le insulse ragazzine urlanti che continuavano a ronzare intorno a Leon.

In ogni caso, quello che gli interessava veramente era la conclusione della nottata di festa. Era impaziente di vedere altre emozionanti sfide ... l'orologio segnava già le ventitré e mezza, non mancava molto, ormai.

Lui, Delia e il cugino raggiunsero l'arena che aveva ospitato i combattimenti del torneo giusto in tempo per guardare i fuochi artificiali: le figure luminose di vari Pokémon vennero proiettate nel cielo, creando effetti mozzafiato. Poi, ad un tratto, la voce del cronista proveniente dal centro dell'arena. I riflettori si accesero, puntati su di lui:

“Beeeeeeeenveeeenuti signore e signori!” Urlò al pubblico, impugnando con forza il microfono. “Spero vi siate divertiti fino ad adesso, fatemi sentire che ci siete!”

Un insieme di applausi e urla arrivò in risposta. Il pubblico era molto gasato: le grida di incitamento aumentarono a dismisura quando il cronista fece un teatrale gesto per indicare alla propria sinistra e le luci vennero proiettate nell'unico angolo ancora buio dell'arena: illuminando i Superquattro, il Campione e la sfidante, Maky Rainblack, vincitrice del torneo.

“Stasera assisteremo a una sfida emozionante!” Continuò il cronista, mentre Maky si faceva avanti, diretta alla sua postazione.”La vincitrice del torneo e Campionessa di Jotho dovrà affrontare i Superquattro per poter sfidare il Campione!”

Gli applausi continuarono, più intensi che mai, mentre Maky prendeva posto sul lato destro del ring e il giudice si faceva avanti.

Il primo dei Superquattro era un certo Joshua. Un ragazzotto poco più che ventenne, alto ad occhio quasi due metri, dagli occhi di un azzurro chiaro e i capelli biondissimi. Aveva ottenuto il titolo quello stesso anno, distinguendosi – insieme ai suoi Pokémon elettrici - in importanti sfide in altre regioni. Originario di Vermilion City, Joshua aveva iniziato la sua carriera di allenatore e Maestro di Pokémon allenandosi alla palestra locale, insieme a Lt. Surge.

Matthew deglutì a fondo, quando l'arbitro diede il via alla sfida: quella a cui stava per assistere era probabilmente una delle migliori che aveva mai visto.

Un Jolteon dall'aria parecchio forte fece il suo ingresso in campo fra scintille di scossa elettrica, mentre il pubblico urlava estasiato. Maky osservò con attenzione il suo sfidante, prima di fare a sua volta la propria mossa: “Rhyperior, è il tuo turno!” Il gigantesco Pokémon roccia entrò in campo con un ruggito che scosse l'arena. Quella scelta dava a Maky un grandissimo vantaggio, Mat ne rimase sorpreso: non era da lei voler assicurarsi una facile vittoria. Capì subito però qual era il motivo: Maky voleva battersi con Ash per il titolo di Campione di Kanto ad ogni costo e non aveva la minima intenzione di rischiare di farsi sfuggire l'occasione.

L'arbitro diede il via e la lotta iniziò fra un boato di applausi.

Jolteon si dimostrò subito di una velocità impressionante: sfruttando il ring in semplice terra battuta, balzava da un lato all'altro dell'arena talmente rapido che era impossibile colpirlo.

“Avanti, terrempesta!” Ordinò Maky.

Una bufera di sabbia si levò sul campo di combattimento, rendendo difficoltoso vedere quello che accedeva.

“Jolteon, attacco tuono!”

Inquietanti nubi nere si addensarono sull'arena in pochi secondi, richiamate dalla potenza del Pokémon elettrico: un bagliore di luce accecante, di elettricità, si abbatté su Rhyperior, che tentò di sfruttare il suo corno per assorbirlo, senza riuscirsi. La potenza di quell'attacco era tale che la tempesta di sabbia si diradò, come effetto secondario.

Il Pokémon di Maky si rimise in piedi a fatica, frastornato da quella scossa così forte.

Dalle tribune, Matthew osservò il ring di combattimento: era stato completamente squarciato in due dal tuono di Jolteon. Che potenza incredibile …

La sfidante non perse un attimo: “Forza Rhyperior, pietrataglio!” pezzi di roccia affilata si staccarono dal terreno per essere scagliati a gran velocità contro il Pokémon di Joshua, ma Jolteon era veloce: nonostante la stanchezza per l'impegnativo attacco precedente, non gli fu difficile schivarle.

“Palla ombra!” Ordinò il Superquattro, rapidamente. La sfera di energia si abbatté su Rhyperior a tutta potenza, facendolo crollare nuovamente a terra, ma il Pokémon non aveva nessuna intenzione di arrendersi, si rialzò e partì alla carica.

“Un altro Palla ombra!”

“Rhyperior, Megacorno!”

La mossa di Jolteon andò nuovamente a segno, colpendo l'avversario, che questa volta riuscì però ad avere la prontezza di bloccare la sfera di energia con il proprio attacco. Rhyperior continuò la sua avanzata, lento ma inesorabile.

“Jolteon, pioggiadanza!”

Maky capì quasi subito cos'aveva intenzione di fare il suo avversario: doveva assolutamente agire, prima che il Pokémon di Joshua avesse il tempo di sferrare il suo attacco elettrico. La pioggia iniziò a cadere, inesorabile, bagnando il corpo di roccia di Rhyperior.

“Veloce, attacco perforcorno!” Ordinò la Campionessa di Jotho. Il Pokémon roccia si scagliò verso l'avversario ad una velocità sorprendente per la sua mole.

“Jolteon, Tuono, di nuovo!”

La scarica elettrica era fortissima e il corpo di Rhyperior umido, ma il Pokémon non si arrestò quando ne venne colpito. Con il grande corno roteante proteso in avanti, riuscì a fendere l'elettricità del nemico e a colpirlo in pieno: Jolteon venne sbalzato in aria e atterrò malamente sul ring di combattimento, senza forze per continuare a lottare. Seguirono vari attimi di silenzio, poi, una tempesta di applausi.

“Che emozionante sfida signore e signori, complimenti a questi grandi Maestri di Pokémon!”

Se Joshua aveva preso male quella sconfitta, non lo diede a vedere. Richiamò il suo Jolteon nella sfera ringraziandolo per quella sfida, poi strinse cordialmente la mano a Maky e tornò alla propria postazione sul palco, accanto agli altri Superquattro e al Campione.

Maky restò dov'era, in attesa della sfida successiva. Non c'era tempo per pensare all'esito positivo di quella battaglia, Bruno, campione di Pokémon di tipo roccia, stava già schierandosi al suo posto, pronto per dar battaglia. Nonostante il passare degli anni e l'indebolimento del suo fisico, dava ancora l'impressione di essere forte e solido come la pietra. Maky richiamò Rhyperior e si preparò a schierare il suo Pokèmon successivo: li aveva scelti accuratamente per quella sfida. Quando un potente Golem fece il suo ingrasso in campo, la ragazza non ebbe dubbi sulla scelta da compiere.

“Quagsire scelgo te!”

 

 

 

 

 

 

Il vento ancora fresco della fine di aprile soffiava forte, quella notte.

“La sfidante vince la sfida!”

Raven si affrettò ad abbassare il volume del televisore, sperando che non avesse svegliato sua madre, era molto tardi e se lei si fosse accorta che lui era ancora sveglio, si sarebbe arrabbiata. Osservò Ryhorn, che riposava accanto al suo letto e tornò a guardare il televisore. L'amica di Matthew e Campionessa di Jotho, Maky Rainblack, era davvero un osso duro: in tempi davvero notevoli, aveva già neutralizzato due dei Pokémon dei Superquattro, ma Raven non ne era rimasto stupito, anzi, fin dall'inizio del torneo era stato sicuro che quella a sfidare il Campione di Kanto sarebbe stata lei. Ricordava ancora quando l'aveva vista combattere, al rifugio sull'isola … gli sembravano passati secoli da allora, eppure erano trascorsi solamente pochi mesi. Erano cambiate davvero molte cose per lui, in quel tempo, più di quanto non fosse cambiato nel resto della sua vita: aveva potuto lasciarsi alle spalle la pesante e orrenda eredità di suo nonno e suo padre e tornare a vivere con sua mamma. Per diverso tempo, il suo desiderio era stato quello: vivere lì, felice, in quella casa a metà fra le montagne e il mare di Cianwood City. Poi, però, ciò che aveva sempre desiderato era tornato ad invadere ogni pensiero e aveva deciso... deciso di mettersi finalmente in viaggio per diventare un allenatore di Pokémon. All'inizio, sua madre non l'aveva presa bene, ma poi aveva imparato ad accettare quel suo desiderio … e quella sera, prima di mandarlo a letto, era stata lei stessa ad augurargli buona fortuna per il suo viaggio … viaggio che sarebbe iniziato proprio il mattino dopo quella notte. Due sere prima, era passato il professor Elm, ritiratosi dalla sua carriera a New Bark Town per godersi la tranquillità di un'isola e continuare i proprio studi.

“Ho saputo che qui vive un ragazzino che vuole intraprendere un viaggio come allenatore, quindi ho pensato di passare.” Il professore si era presentato alla porta di casa con quelle parole. “Gli dica di dare un salto da me quando vuole.”

E così Raven si era trovato da lui.

“Gradisci qualcosa da bere?” Gli aveva domandato Elm, mentre Raven si guardava intorno, un po' a disagio. Non era abituato ad essere ospite di qualcuno.

“Siediti, almeno.”

“Ho qualcosa da consegnarti.” Aveva proseguito Elm, mentre frugava negli scatoloni ancora pieni di cose a causa del trasloco. Un Pokédex impolverato era stato appoggiato sul tavolo. “è uno di quelli che consegnavo agli allenatori esordienti, tieni.”

Raven aveva accettato l'oggetto ringraziando con un cenno del capo.

“Se registri i dati su di esso, sarai ufficialmente riconosciuto come allenatore di Pokémon.”

A quelle parole, un sorriso timido e appena accennato si era dipinto sul viso del ragazzino.

“Ho anche un'altra cosa per te ...” Aveva poi aggiunto il professore, posizionando sul tavolo una Pokèball.

“Questo era uno dei Pokémon che allevavo per gli allenatori che partivano dal mio laboratorio, ma non l'ho mai consegnato a nessuno.”

“Come mai?” Si era permesso di chiedere Raven.

“Ha un brutto caratteraccio violento, ci vuole qualcuno che non sia completamente inesperto.” Aveva spiegato il professore. “Credo che tu sia un buon candidato … hai già avuto a che fare … con certi Pokémon, no?”

Raven aveva annuito gravemente. La voce che il nipote del fondatore di Team Rocket, Giovanni, era andato a vivere a Cianwood City, aveva fatto presto a correre e sicuramente non era sfuggita ad un personaggio di rilievo come Elm ...nonostante tutto, Raven si era sentito lusingato per quella considerazione. “farò del mio meglio ...” Aveva promesso, afferrando la sfera.

“Bene … sappi di non aprire quella PoKèball prima di qualche giorno … sono sicuro che lui sarà molto offeso di essere stato consegnato ad un allenatore e anche molto arrabbiato … dagli un po' di tempo per sbollire, è l'unico consiglio che ti posso dare.”

Il ragazzino non si era fatto intimidire.”Farò come mi avete detto, professore.”

 

Il flusso dei pensieri di Raven venne interrotto dall'ennesimo urlo del cronista. Anche Lorelai dei Superquattro era stata sconfitta da Maky Rainblack. Avrebbe voluto non perdersi l'ultima sfida, ma gli occhi gli si stavano facendo pesanti e faticava a tenerli aperti.

Sospirò, osservando la sagoma scura del suo zaino da viaggio sulla scrivania, pronto per la partenza. Schiacciò il tasto di spegnimento della tv e si coprì con il lenzuolo, chiudendo gli occhi. L'indomani, il suo più grande sogno sarebbe diventato realtà.

“Matthew, aspettami ...” Pensò, prima di addormentarsi. “Un giorno, io e te … ci sfideremo in un grande torneo!”

 

 

 

 

 

 

 

Lo stadio si ammutolì quando Sarah, grande Maestra di Pokémon di tipo drago, in grado di tenere testa al Campione stesso, si fece avanti, prendendo posto sulla propria postazione di combattimento. Sarah era una donna capace di mettere in soggezione: persino Maky, si sentì schiacciata dal suo sguardo indagatore. Per diversi secondi, le due continuarono a fissarsi in silenzio, poi l'arbitro diede il via alla sfida e la Maestra di tipo drago si portò una mano al collo, staccando la sfera che portava legata ad una catenina.

Con un suono misto fra un ululato e un ruggito, un grosso esemplare di Dragonite, in perfetta forma, fece il suo ingresso nell'arena, facendo una piroetta a mezz'aria. La pelle lucida risplendeva sotto la la luce dei fari che illuminavano il ring di combattimento e lo sguardo del Pokémon era determinato e sicuro. Quello era decisamente un avversario da temere, Maky lo sapeva.

“Houndoom, tocca a te!”

Il Pokémon di fuoco non aveva nulla da invidiare all'avversario: la sua postura fiera e gli occhi pieni d'orgoglio, non lo mettevano certo in secondo piano.

“Che la sfida abbia inizio!” Annunciò l'arbitro.

“Dragonite, aeroassalto!”

Il Pokémon si scagliò subito in avanti, veloce come il vento, portandosi alle spalle dell'avversario con una rapida virata, ma Houndoom era pronto a quella mossa e attaccò con un lanciafiamme a cui il drago rispose con lo stesso tipo di mossa: il fuoco del Pokémon di Maky ebbe però velocemente la meglio e Dragonite fu costretto a scansarsi.

“Houndoom, doppioteam!” Ordinò Maky, cercando di mettere in atto un diversivo.

“Tuononda, Dragonite!” La mossa suggerita da Sarah neutralizzò velocemente la strategia della Campionessa di Jotho.

“E ora, Dragonite, superassalto!”

Il Pokémon di Sarah si scagliò a tutta velocità verso il ring di combattimento, in un attacco di grande potenza.

“Houndoom, respingilo con il Megacorno!”

L'impatto fra i corpi dei due Pokémon generò una nube di polvere e un'onda d'urto che fece tremare le tribune. Houndoom perse terreno di qualche metro, ma con un grande sforzo riuscì ad arrestare l'avanzata dell'avversario e bloccarne il colpo, poi, facendo leva sul collo muscoloso, lanciò Dragonite in aria. Il potente drago riprese quota e si soffermò ad osservare dall'alto il suo avversario.

Sarah si fece sfuggire un piccolo sorriso. Quello era solo un piccolo e breve riscaldamento, il bello della sfida doveva ancora venire, lo sapeva.

La megapietra di Maky si attivò, brillando di una luce intensa: un lungo ululato squarciò lo stadio, mentre Houndoom si trasformava assumendo la sua forma più potente.

Il pubblico s'infiammò, e la sfida riprese.
“Palla ombra, Houndoom!”

“Dragonite, rimandagliela indietro con un megapugno.”

Maky spalancò gli occhi per lo stupore: l'attacco palla ombra di Mega Houndoom era notevolmente potente, eppure Dragonite era appena riuscito a contrastarlo.

“Spostati!” Urlò istintivamente, ma Hondoom non fu abbastanza veloce e venne colpito in pieno dal suo stesso attacco. Quando si dissolse il polverone che si era creato, era un po' ammaccato ma ancora in piedi e perfettamente in grado di combattere.”

“Dragonite, di nuovo superassalto!”

“Bene, ora ...”Maky si fece sfuggire un mezzo sorriso. “Stordiraggio!”

Gli occhi inquietanti di Houndoom si puntarono in quelli dell'avversario. Dragonite si bloccò a mezz'aria con lo sguardo perso, incapace di comprendere bene quello che stava accadendo.

“Ora Houndoom, Fuocobomba!”

La potenza dell'attacco di Houndoom, scaldò l'arena come se di colpo fosse diventata piena estate. Gli spettatori dell'incontro cercarono di farsi aria con ventagli improvvisati per sfuggire a quell'impressionante afa sprigionata dal calore del fuoco: poi l'attacco del Pokémon di Maky colpì in pieno Dragonite, trascinandolo verso il cielo, in alto, fino a farlo scomparire.

L'arena si ammutolì: Maky aveva forse vinto mandando a segno quel potentissimo colpo?

Un lungo ruggito, poi qualcosa di velocissimo piombò verso il ring di combattimento ad una velocità inaudita, avvolto da una sfera di energia.

L'impatto fra i due PoKémon generò un'onda d' urto tale da sbalzarli alle estremità opposta del ring, squarciandolo in due metà. Di nuovo si alzò un polverone e, per diversi secondi, non si vide quello che stava accadendo.

Quando tutto tornò alla normalità, i due avversari si stavano fissando, stanchi e ansimanti ma ancora in piedi, alle estremità opposte del ring. Dragonite sembrava aver riportato parecchi danni alle ali e non era in grado di volare.

“Bene … “pensò Maky, scrutando l'avversario in silenzio.”Devo finirlo ora, Houndoom è stanco.”

“Attacco vampata, vai!”

Un'aura rossa si materializzò intorno al corpo del Pokémon, mentre nuvole di vapore si alzarono dal terreno a causa del caldo. Poi una fiammata di fuoco di un rosso vivo invase lo stadio, togliendo a Dragonite qualsiasi via di fuga.

Il Drago provò a darsi lo slancio per decollare, ma era troppo stanco per farlo.

“Dragopulsar, ora!” Gli suggerì Sarah.

Il potente raggio si scontrò con l'attacco di Houndoom esattamente al centro del ring di combattimento, creando una sfera di energia che iniziò ad aumentare di volume ad ogni secondo che passava. La situazione restò così per diversi istanti, poi Houndoom iniziò a perdere terreno.

“Non cedere, forza, ancora poco!” Lo incitò Maky.

Houndoom piantò le possenti zampe a terra con forza, come a volersi ancorare, poi l'intensità del suo fuoco aumentò a dismisura, facendogli guadagnare punti sull'avversario.

Dragonite tentò di fermare quella mossa, ma ne venne travolto inesorabilmente.

Quando la fiammata si estinse, il drago di Sarah era steso a terra, senza energie per continuare la sfida.

Maky si lasciò sfuggire un sorriso. Finalmente, il diritto di sfidare Ash in un torneo ufficiale, era suo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi! Scusate se ci sto impiegando di nuovo un po' per gli aggiornamenti, ma non è facile mantenerne uno a settimana come faccio in alcuni periodi … che dire, ormai siamo agli sgoccioli! Fatemi sapere che ne pensate :)

 

P.S: ho preferito non fare la cronaca anche del combattimento contro Bruno e Lorealei altrimenti rischiava di diventare un capitolo un po' stancante … così ho pensato fosse meglio presentare solo i due superquattro inediti, facendoli lottare XD

Ah, cof cof, ho cambiato Nick come potete vedere

 

Ritorna all'indice


Capitolo 66
*** Sfida fra Campioni! ***





                              SFIDA FRA CAMPIONI!

                                                      

Mat fissò suo padre senza togliergli gli occhi di dosso mentre, il volto oscurato dalla visiera del suo classico cappello e Pikachu sulla spalla, faceva il suo ingresso sul ring di combattimento, fra applausi e grida d'entusiasmo, accompagnato dalla voce fuori controllo del cronista.

Era giunto il momento, la sfida fra Campioni stava per iniziare.

Lo sguardo del ragazzino guizzò su Maky. Lei era già in postazione di combattimento, al lato sinistro dell'arena.

Matthew faticò a udire la voce del cronista mentre spiegava le regole della sfida, perché era sovrastata dall'entusiasmo del pubblico. Riuscì a capire che entrambi gli allenatori avrebbero utilizzato sei Pokémon, e che potevano sostituirli in qualsiasi momento.

Osservò suo padre, sentendosi un po' strano per l'ammirazione che provava verso di lui in quel momento. Anche visto dall'alto, Ash gli appariva forte e inarrivabile; eppure, fino a pochi mesi prima, quei sentimenti nei suoi confronti Mat non li aveva mai provati, a causa del rancore che covato per le mancanze di Ash come genitore.

Il tabellone s'illuminò, mostrando una griglia con il volto dei due maestri di Pokémon e degli spazi che segnavano sei sfere a testa.

Un rombo di tamburi, proveniente dall'alto dell'arena, interruppe l'esultanza del pubblico. Accompagnata da quel suono, un'anziana donna scese la scalinata che portava all'altare sul quale era collocato il calice del fuoco di Moltres, tenendo saldamente quest'ultimo fra le mani secche. Una volta al centro dell'arena lo sollevò sopra la testa, mostrandolo al resto del pubblico.

“Moltres, concedi l'approvazione a questa grande sfida fra maestri di Pokémon!”

Il fuoco si gonfiò a dismisura, circondando ogni parte del ring di combattimento, senza bruciare, poi tornò nel calice come se nulla fosse successo. L'anziana risalì la lunga scalinata accompagnata dai tamburi e ripose il calice, dove l'aveva preso.

“Che la sfida abbia inizio!” Urlò, dal punto in cui si trovava.

Ad Ash toccava schierare il suo primo Pokémon.

“Vai … Bulbasaur!”

Mat rimase per un attimo stupito, e anche il pubblico sembrò sorpreso, anche se Ash, continuando a utilizzare il piccolo Pikachu nel corso degli anni, aveva abituato i suoi fans a simili scelte.

“Non facciamoci ingannare dalle apparenze, signore e signori!” Commentò il cronista, stranamente serio.”Questo è uno dei primissimi Pokémon del nostro Campione, e conta di un'esperienza non indifferente, non sarà un avversario facile!”

“Bolbaaaaaaa!!”

Bulbasaur prese posto al centro dell'arena, pronto alla sfida.

Certo, era ancora un Pokémon base, eppure tutto in lui lasciava intendere il suo alto livello di preparazione. Lo sguardo fiero ed esperto, il corpo tozzo ma scattante. Non aveva niente da invidiare ad altri Pokémon e – come Pikachu – aveva fatto della non evoluzione il suo vero punto di forza.

Maky si prese qualche istante per ragionare sulla sua scelta.

Avrebbe potuto pensare di vincere su Bulbasaur con la forza bruta, ma era sicura che quel Pokémon esperto avesse dalla sua strategie elaborate per quel tipo di evenienze … l'unica vera mossa da fare era rispondergli con la stessa moneta.

Lanciò la sua sfera Poké, dando il via al primo match di quella sfida fra campioni, mentre il pubblico esplodeva in applausi entusiasti.

Umbreon entrò in campo scrutando l'avversario con attenzione, i muscoli tesi, pronti a scattare al minimo segnale.

“Bulbasaur, attacco giornodisole!”

Iniziò subito Ash.

I raggi caldi della sfera luminosa alta nel cielo furono richiamati verso l'arena dal potere del Pokémon. Mat si tolse la giacchetta leggera che portava sopra la maglia. Faceva davvero un caldo pazzesco...

Maky si fece sospettosa. Ash voleva utilizzare subito il solarraggio, oppure approfittarne in un momento inaspettato?

“Umbreon, attacco rapido!”

Il tipo buio prese a spostarsi con rapidità da una parta all'altra del curato ring in erba.
Bulbasaur non si mosse, lo osservò solo per diversi istanti, per poi attaccare con una delle sue robuste liane: intercettò con precisione sorprendente lo spostamento di Umbreon, afferrandola per una delle zampe e scagliandola con forza a terra.

“Palla ombra!”

Il contrattacco di Umbreon arrivò appena in tempo per contrastare il solaraggio di Bulbasuar, generando un'esplosione. Stordita da quella combo di mosse, Umbreon non ebbe la prontezza per schivare il parassiseme del nemico. Si trovò intrappolata nei germogli, mentre la sua energia veniva prelevata ad ogni secondo trascorso.

Maky capì di dover far qualcosa immediatamente.

“Vai con il doppio Team, Umbreon!”

Bulbasuar neutralizzò facilmente le copie con un foglielama ma, nel frattempo, Umbreon era riuscita a portarsi alle sue spalle.

Stava per lanciare un Palla ombra, quando Bulbasaur, con una rapidità sorprendente, sfruttò le liane per darsi slancio verso l'alto, sfuggendo all'attacco del nemico.

Il solaraggio, scagliato dall'alto, arrivò dritto addosso al Pokémon di Maky. Umbreon rotolò a terra per diversi metri. Poi rimase stesa sul prato verde, senza energie per continuare la sfida.

Maky la ringrazio e sorrise, mentre la richiamava nella sfera.

Rispose annuendo al cenno d'intesa che le rivolse Ash: per entrambi, quella che stavano combattendo era una sfida a lungo attesa.

“Ketchum sostituisce il suo Pokémon!” Commentò il cronista, quando Ash richiamò Bulbasaur. Trattandosi di una sfida fra due Maestri di Pokémon, la regola che impediva al Campione in carica di effettuare sostituzioni era stata cancellata.

Toccava a Maky ora, scegliere per prima.

Dall'alto delle tribune, Mat spalancò gli occhi quando vide quale dei suoi Pokémon lei aveva mandato in campo: mastodontico e splendente, Steelix impressionava per la sua mole anche da quell'altezza.

Il pubblico s'infiammò.

“Non sapevo che Maky avesse fatto evolvere il suo Onix.” Osservò Leon, al fianco di Mat.

“Nemmeno io ...” Fu quello l'ultimo commento del ragazzino, prima che la sfida assorbisse i suoi pensieri.

A contrastare Steeelix, Ash aveva schierato il bonario Snorlax. Il serpente d'acciaio fece la prima mossa, scatenando un terremoto con un colpo della possente coda. L'intera struttura prese a tremare: i due Pokèmon si scagliarono uno contro l'altro in contemporanea.

Snorlax lasciò tutti a bocca aperta contrastando il codacciaio con un megapugno. L'impatto sbalzò i due avversari in direzioni opposte, ma ripartirono subito all'attacco.

Steelix scatenò una tempesta di sabbia che impedì la visuale sul ring, approfittandone nel frattempo per rendere leggero il proprio corpo con l'attacco lucidatura. Quando la tempesta si dissolse, era già addosso a Snorlax.

“Fermalo!” La voce di Ash risuonò secca nello stadio.

Il suo Pokémon placcò la coda di Steelix con le grandi mani paffute, colme di unghie ricurve.

“Ora, movimento sismico!”

Con uno sforzo tremendo, Snolarx lanciò Steelix dall'altra parte del ring.

Il pubblico si lasciò sfuggire un esclamzione di stupore. Quel Pokémon così pigro stava dimostrando una forza incredibile.

“Ora finiscilo con una iper raggio!”

Maky sapeva che Steelix non avrebbe potuto sopportare un altro colpo come quello. Dovevano attaccare anche loro.

“Anche tu Iper raggio, Steelix!”

L'impatto fra le due fonti di energia generò un bagliore accecante, creando una sfera luminosa proprio al centro dell'arena.

Per diversi istanti, le due forze contrapposte rimasero in pareggio; poi l'iper raggio di Steelix iniziò a perdere terreno, lento ma inesorabile.

Maky doveva tentare la sorte.

“Steelix, esplosione!”

Con un enorme boato, l'attacco suicida del Pokémon acciaio squarciò in due il ring di combattimento, sollevando una nube di fumo. Il pubblico urlò e si aggrappò con forza al proprio posto quando l'arena presa a tremare e dondolare.

Dopo qualche minuto il polverone che si era alzato si dissolse, e i due Pokémon erano stesi a terra alle estremità opposte del ring. L'arbitro stava per dichiarare pareggio, quando Snorlax si rialzò, ancora in forze. Il grasso del suo corpo doveva averlo protetto dalla potenza dell'impatto.

“Steelix non è più in grado di combattere, Snorlax vince il match!”

Maky si morse le labbra. Forse aveva commesso un errore a scegliere di far combattere Pokémon che conosceva relativamente da poco come Umbreon e Steelix, che avevano iniziato a viaggiare con lei solo da qualche mese, ma non era il caso di avere rimpianti. Poteva benissimo recuperare ed era sicura di poterlo fare concretamente, con la potenza dell'alleata che stava per mandare in campo.

“Miltank, ora!”

“Signori e signore non fatevi ingannare dall'aria dolce di questa Miltank!” Commentò il cronista. “ è stata uno dei primissimi Pokémon della Campionessa di Jotho!”

E così era. Maky l'aveva catturata al suo primo giorno di viaggio, e avevano vinto insieme molte medaglie. Poi Miltank aveva iniziato a vivere alla fattoria del padre di Maky, diventandone protettrice e regina. Spesso tornava a combattere, quando non aveva piccoli da allevare.

Ash non cambiò Pokémon, Snorlax era ancora in forze.

La sfida iniziò.

“Rotolamento, Miltank!” Ad una velocità impressionante, il Pokémon mucca si lanciò verso l'avversario.

“Fermala, Snorlax!”

Il grosso lottatore bloccò l'avanzata di Miltank con il proprio corpo, afferrandola con le braccia possenti.

Ash rimase sorpreso quando il Pokémon di Maky riuscì a liberarsi da quella presa, colpendo in pieno Snorlax, in una raffica velocissima che lo mandò K.O in poco tempo … aveva fatto un errore grossolano, a pensare di non sostituirlo. Si concesse un attimo per riflettere, poi mandò in campo il Pokémon che aveva scelto: Bulbasaur. Da quando aveva combattuto, era passato abbastanza tempo da permettergli di rimettersi in sesto.

La sfida ricominciò subito: quando Miltank gli si lanciò contro, Bulbasaur eruttò dal bulbo una polvere violacea: la velenpolvere. Le spore ebbero subito effetto sul Pokémon di Maky, che però si sforzò di continuare a rotolare, colpendo Bulbasaur.

Il Pokémon atterrò sul campo, distrutto dalla sfida precedente fra Steelix e Snorlax e ridotto a zone frastagliate di erba e terra.

Miltank, dall'altra parte del ring, si rialzò a fatica, ma anche Bulbasaur aveva riportato parecchi danni. Ash avrebbe potuto approfittare di quella pausa per concludere il match, ma …

“Miltank, aromaterapia!”

Un'aura biancastra avvolse il corpo del Pokémon mucca, disintossicandola dalle spore di Bulbasaur.

“Attenta!” Colta alla sprovvista, Miltank si lanciò in avanti rotolando per tentare di contrastare il solarraggio di Bulbasaur. La potenza del rotolamento era incredibile: il raggio di luce ed energia del Pokémon di Ash non poté nulla contro la forza di Miltank.

Un'altra vittoria per Maky, che con quello aveva rimontato le due sconfitte precedenti.

Ash non si scompose.

Richiamò il suo Pokémon nella sfera, mentre si preparava a scegliere quello successivo.

“Pidgeot, vai!”

Il tipo volante entrò in campo con un'acrobazia aerea, fra gli applausi del pubblico.

Ash sorrise, lui e Pidgeot erano stati lontani per molti anni, ma da qualche tempo si erano ritrovati, e il Pokémon aveva deciso di riprendere a lottare al suo fianco. Non era particolarmente potente, ma saggio e sveglio.

Maky decise di sostituire Miltank.

Tyranitar entrò in campo esordendo con un potente ruggito.

Levitoroccia, ora!” iniziò subito Maky. Zolle di terra si staccarono dal terreno, scagliate a gran velocità contro Pidgeot, ma il volatile le schivò facilmente, grazie alla sua abilità in volo.

“Aeroassalto!”

Maky sorrise fra sé e sé. Si era aspettata quella mossa e sapeva benissimo come prendere Ash in contropiede: “Tyranitar, voltati: geloraggio!”

Pidgeot riuscì a spostarsi in tempo, ma la punta della sua ala sinistra era stata congelata, rendendogli difficili i movimenti. Ash si morse le labbra; il geloraggio era molto difficile da imparare per un Tyranitar, e non aveva preso in considerazione l'idea che quello di Maky potesse conoscerlo. Era un vero guaio; con un'ala in quel modo, Pidgeot non poteva contare sulla sua abilità in volo.

Non restava che tentare la sorte.

“Pidgeot ora, baldeali!”

Con una virata, il Pokémon prese quota e fece un giro della morte su se stesso, lanciandosi poi in picchiata a tutta velocità. Un'aura di energia lo avvolse, mentre le sue ali s'illuminavano.

“Rispondi con l'iper raggio!”

Pidgeot si lanciò senza paura verso l'attacco del nemico, caricando a massima potenza. All'impatto con l'iper raggio, gli passò attraverso, fendendolo in due. Tyranitar ne fu colpito in pieno: lo scontro del suo corpo con il terreno del ring scavò una voragine.

Il pubblico si zittì per la tensione, mentre Pidgeot atterrava al centro dell'arena, stanco ma ancora in piedi. Proprio quando l'arbitro stava per decretare la vittoria del Pokémon di Ash, Tyranitar si rialzò faticosamente. E Pidgeot crollò a terra, stremato.

L’intero stadio si ammutolì per un attimo, prima di scoppiare in un sonoro applauso. La sfida aveva emozionato.

Ash richiamò silenziosamente il Pokémon nella sua sfera, ringraziandolo per quel match, mentre anche Maky ritirava Tyranitar, decisa a sostituirlo.

Al suo posto, schierò di nuovo Miltank.

Il Campione fissò a lungo la sfera Pokémon con il simbolo di una goccia che aveva fra le mani, facendola roteare.

E i ricordi lo invasero, ancora una volta.

 

 

 

“Sai, penso che dovresti portare Gyarados con te.” Aveva detto Misty, mentre stringeva fra le braccia il suo bambino di poche settimane, addormentato profondamente.

Ash, seduto poco distante, l'aveva guardata, osservando i capelli lunghi che le ricadevano sulle spalle.

Da quando non combatto più alla palestra, mi sembra un po' irrequieto.”

 

 

Le urla di acclamazione del pubblico riportarono alla realtà Ash. Non c'era tempo per perdersi nei ricordi, era il momento di tornare alla sfida.

Gyarados, ora!”

Dagli spalti, Mat restò a fissare quel Pokémon per lunghi istanti. Vedere lì quel Gyarados un tempo appartenuto a sua madre, gli faceva uno strano effetto. Era come se lei fosse presente, a combattere quella sfida.

L'incontro ebbe inizio, e Miltank si lanciò verso l'avversario rotolando a gran velocità.

Gyarados la respinse con un colpo di coda particolarmente potente, e Miltank riuscì a schivare appena in tempo il fiume d'acqua che l'avversario eruttò dalla bocca. L'acqua ridusse il ring, già messo a dura prova, ad un ammasso di fango in cui era difficile muoversi.

Miltank era molto pesante, e sprofondò nel terreno.

Maky si morse le labbra: in quel modo, anche l'attacco rotolamento ne era rallentato.

GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!

Con un ruggito, Gyarados si lanciò in avanti, scivolando facilmente sul fango con il suo corpo sinuoso: Miltank tentò il rotolamento, ma era rallentata.

Gyarados la colpì con il proprio corpo, mandandola a sbattere contro la parete opposta … e Miltank scivolò a terra, senza forze.

Maky doveva ammettere che l'idea di Ash di sfruttare il campo di combattimento in quel modo era stata geniale.

Ma ora … chi le conveniva schierare?

“Tyranitar, vai!”

Sapeva bene che il suo Pokémon era in svantaggio, ma ancora non voleva mandare in campo i suoi più forti, e sperava di poter contare sulla forza bruta per vincere il match.

Si passò una mano sulla fronte sudata, cercando di concentrarsi.

La sfida continuava.













Scusate dei tempi così lunghi per l'aggiornamento, è stato un mese pesante ... avevo intenzione di accorpare questa sfida in un unico capitolo, ma mi sono resa conto che è troppo lunga, quindi ho deciso di dividerla... e sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo di questa lunga avventura iniziata ormai due anni fa... i commenti strappalacrime ve li lascio per la fine!
Ci sentiamo!
Un grazie speciale a TommyGun

Ritorna all'indice


Capitolo 67
*** Il Campione di Kanto ***


                          IL CAMPIONE DI KANTO
                             
                            




La sfida riprese.
“Tyranitar, levitoroccia!”
Le rocce scagliate verso Gyarados si schiantarono contro la barriera d’acqua che lui utilizzò per contrattaccare, ma Tyranitar era già pronto alla mossa successiva.
“Geloraggio, ora!”
Ash sapeva che un attacco d’acqua sarebbe stato inutile.
“Iper raggio, Gyarados!”
La potenza dell’attacco del Pokémon di Ash spazzò via il gelo raggio del nemico, colpendo in pieno Tyranitar, che si schiantò a terra on un ruggito..
L’arbitro dichiarò K.O per il Pokémon di Maky.
La campionessa di Jotho  richiamò Tyranitar nella sfera. Aveva perso rapidamente anche quel match … ma proprio adesso veniva il bello.
“Latios, è il tuo momento!”
Fra gli applausi del pubblico, il Pokémon di Hoen entrò in campo con un’acrobazia aera.
Gyarados e Latios si fissarono per diversi istanti, studiandosi; fino a quando, sorprendentemente, Il campione decise di sostituirlo. Gyarados era troppo in svantaggio, era inutile ostinarsi a farlo combattere.
“ … Charizard, vai!”
Lo stupore del Pubblico fu evidente; il Campione era solito schierare il drago di fuoco sempre per ultimo. Ma Ash sapeva bene che concedere, su un ring ridotto ad una poltiglia di fango, il vantaggio del volo all’avversario, era il miglior modo per venire sconfitto.
In una situazione simile, Latios era un avversario anche più temibile di Latios, e andava affrontato alla massima potenza.
La Megapietra X di Ash s’illuminò immediatamente, mentre Charizard, ruggendo, cambiava forma, in un tripudio di fuoco fatuo. L’occhio rosso del drago brillò, poco prima che iniziasse il match.
“Latios, aeroassalto!”
Charizard non era molto veloce in quella forma, ma Ash sapeva come sfruttarne al meglio le caratteristiche.
“Dietro di te, fermalo!”
Il drago di fuoco si voltò appena in tempo per bloccare l’avversario; afferrò Latios con le piccole ma robuste zampe anteriori, poi lo fece roteare su se stesso con tutta la forza che aveva, scagliandolo in basso.  Con una virata pazzesca, Latios riuscì ad evitare l’impatto con il suolo e si rimise in quota.
“Nitrocarica, Charizard!”
Quello non era un attacco particolarmente potente, ma consentiva al Pokémon di Ash di velocizzarsi. Latios però riuscì a schivarlo approfittandone di nuovo per portarsi alla spalle dell’avversario.
“Dragopulsar, Latios!”
L’onda di energia investì in pieno Charizard, facendolo precipitare: all’impatto con il suolo, il ring tremò. Megacharizard X si rimise subito in piedi, ruggendo verso l’alto. Sbuffò fumo dalle narici e inarcò il collo, poi si lanciò nuovamente in volo.
“Dragopulsar ancora, Latios!”
“Respingilo con il coda drago, Charizard!”
Il pubblico urlò di stupore quando Charizard sfruttò la potente coda per fermare il drago pulsar e rimandarlo al mittente: Latios venne colpito dalla sua stessa mossa e precipitò a terra, ma aveva dalla sua un asso nella manica. L’attacco ripresa.
Con quello recuperò velocemente le forze e si rialzò in volo.
Latios poi si scagliò nuovamente contro Charizard ad una velocità impressionante, colpendolo ripetutamente, in una serie di combo che megacharizard apparentemente non riusciva a prevedere.
“Ora!” Urlò Ash. Fu questione di un istante: sfruttando il veloce contatto fisico con Latios, Charizard utilizzò la coda per afferrarlo, poi lo fece roteare su se stesso e lo lanciò a tutta forza verso il basso; si scagliò in picchiata per raggiungerlo e, portandosi sotto di lui, lo colpì con un fuoco pugno che lo fece risalire verso l’alto.
“E ora … fuococarica!”
Le zanne di fuoco bluastro aumentarono di volume mentre il Pokémon ruggiva e il suo corpo si circondava di fuoco. Megacharizard caricò in direzione del nemico.
Fu a quel punto che Latios riuscì a riprendere il controllo di se stesso e a contrattaccare all’ultimo.
“Dragopulsar!” Gli suggerì Maky, urlando per farsi sentire.
Nonostante il contrattacco di Latios, l’avanzata di Charizard non si fermò: il Pokémon, lanciato al massimo della sua forza, passò attraverso il drago pulsar, fendendolo come se niente fosse e arrivando a colpire il nemico.
Le fiamme avvolsero Latios, che precipitò.
Quando Charizard si posò sul ring di combattimento, il suo avversario era completamente K.O.
Il drago di fuoco celebrò la vittoria con una fiammata verso il cielo, mentre il pubblico esplodeva in urla e applausi.
“È stata una sfida mozzafiato! Commentò il cronista, sudando copiosamente per il trasporto con cui aveva raccontato il match.
“Stupendo, stupendo!”
Maky richiamò Latios nella sfera, ringraziandolo. Le rimaneva solamente un Pokémon, ma era decisa a giocarsi il tutto e per tutto. Non era ancora detta l’ultima parola.
“Vai … Houndoom!”
La megapietra che Maky portava al collo si attivò, e Houndoom si trasformò subito.
I due Megapokémon si studiarono per diverso tempo.
Charizard era ancora molto provato dalla sfida precedente, ma Ash lo conosceva bene, e sapeva che non avrebbe accettato l’idea di essere sostituito.
“Houndoom, sgranocchio!”
Con un balzo in avanti, il Pokémon piantò i denti nella spalla del drago di fuoco: quest’ultimo si scrollò con forza, ma Houndoom atterrò facilmente sul ring di combattimento e ripartì alla carica.
Megacharizard tentò di prendere il volo … il precedente morso del nemico, però, gli aveva paralizzato i muscoli di un’ala.
Quando il Pokémon fuoco buio colpì con le grandi corna ricurve, Charizard ruzzolò a terra. Si rialzò faticosamente, sbuffando fumo.
“Megacorno, Houndoom!” La voce di Maky rimbombò nello stadio.
“Dragartigli!”
L’impatto fra i due attacchi generò un’onda d’urto tremenda, che sbalzò i Megapokémon alle estremità opposte del ring.
Charizard si rimise in piedi per l’ennesima volta. Ash sapeva che il suo Pokémon era alle stremo e troppo stanco per tentare un’altra mossa fisica, l’unica era un attacco a distanza.
“Vampata Charizard, sei pronto?”
L’aria si saturò di calore, mentre un’aura rossa avvolgeva il drago di fuoco e la fiamma sulla sua coda si gonfiava a dismisura.
“Ora, vai!”
Un fiume di fuoco avanzò verso Houndoom minaccioso: Maky sapeva che non c’erano possibilità di schivarlo. L’unica era passargli attraverso.
“Megacorno, Houndoom!”
Con le corna puntate in avanti, Houndoom si lanciò al galoppo a tutta velocità, passando attraverso il fuoco: l’impatto con Charizard fu devastante. Il Megapokémon si schiantò contro il muro alle proprie spalle, scavando un solco. Il Pokémon del Campione scivolò a terra, poi si risollevò lentamente, ruggì e crollò nuovamente, senza più forze.
Seguì un silenzio assoluto, mentre Ash richiamava nella sfera Charizard, il suo Pokémon più forte, imbattuto da anni. Quello doveva essere un duro colpo per l’orgoglio del drago di fuoco, e Ash se ne sentiva un po’ colpevole, perché mandandolo in campo così presto, l’aveva condannato a perdere.
“Perdonami, amico mio …”
Sussurrò vicino alla sfera, prima di riattaccarla alla cintura.
Pikachu aveva osservato l’intera sfida dagli spalti e, quando Ash si voltò verso di lui, il piccolo Pokémon era già balzato al centro del ring, pronto alla battaglia.
Aveva da poco superato un periodo di scarsa forma fisica, ma ora era di nuovo nel pieno delle forze.
Piccole scintille elettriche gli guizzarono dalla guance rosse.
“Sei pronto?”
“PIIIKA!!”
Pikachu si scagliò a tutta velocità verso Houndoom dando il via alla nuova sfida. Il suo attacco agilità era davvero impressionante, a stento si riusciva a stargli dietro, ad occhio nudo. Grazie alla piccola mole, il primo Pokémon del Campione non veniva rallentato dal fango del ring, e ciò gli concedeva un vantaggio.
“Turbofuoco, Houndoom!”
Le fiamme avvolsero Pikachu, ma lui riuscì a disperderle con un potente attacco elettrico, poi usò la coda come molla per lanciarsi in alto e attaccare con un altro superfulmine. Houndoom ululò quando ne venne colpito, sputando fuoco in maniera incontrollata in tutte le direzioni, per la frustrazione di non riuscire a prendere l’avversario.
Pikachu era velocissimo e instancabile.
“Concentrati Houndoom … “Lo incitò Maky. “Chiudi gli occhi!”
Il Pokémon si immobilizzò al centro del ring, in ascolto. Quando Pikachu gli lanciò addosso l’ennesima scarica elettrica, riuscì ad evitarla, poi contrattaccò con un lanciafiamme. Pikachu colpì con forza la terra sotto di sé con la coda, per spegnere il fuoco che gliene aveva bruciacchiata l’estremità finale. Quando alzò lo sguardo, si ritrovò Houndoom addosso: il  megacorno lo colpì in pieno, scagliandolo dall’altra parte del ring.
Per un Pokémon così piccolo, quello poteva essere un colpo da K.O immediato.
“Ora, fuoco bomba!”
Pikachu aveva riportato troppi danni da quel colpo per schivare il fuoco che gli stava arrivando addosso. Ash lo sapeva.
Dovevano tentare.
“Locomovolt, vai!”
Con le forze che gli rimanevano, Pikachu si rialzò e si lanciò in avanti, correndo, mentre una sfera di elettricità concentrata ad alto voltaggio circondava il suo corpo. L’avanzata del Pokémon elettrico non fu fermata dal fuoco di Houndoom; Pikachu lo colpì a tutta forza, in un tripudio di elettricità che lanciò spettacolari bagliori accecanti in tutto lo stadio.
Quando la potenza dell’attacco si dissolse, Pikachu e Houndoom si stavano fissando, al centro del ring, lottando con il proprio corpo per rimanere in piedi.
Con un tremito, le zampe di Megahoundoom cedettero e il Pokémon crollò a terra.
“Houndoom non è più in grado di combattere.” Annunciò l’arbitro. “Il vincitore della sfida è … Ash Ketchum!”
“Pika pi!”
Anche Pikachu si lasciò poi scivolare a terra, stanco ma felice.
Ash gli corse incontro.
“Sei stato grandioso!”
Dopo un breve attimo di silenzio, gli spettatori scoppiarono in un applauso interminabile, mentre il cronista urlava la riconferma di Ash come Campione di Kanto.
“Papà, Maky, siete stati grandi!”
Urlò Mat dalle tribune.
Maky accarezzò il suo Pokémon prima di ritirarlo poi, con un sorriso rassegnato, si avvicinò ad Ash, per la consueta stretta di mano.
“ Sei più di una spalla sopra di me Ash, complimenti.”
Aveva perso platealmente: lui l’aveva distanziata di ben due Pokémon, conservando ancora Gyarados in grado di combattere.
“ Da tanto tempo non partecipavo ad una sfida del genere, sei molto più in gamba di me alla tua età … Maky. Non demordere.”
La ragazza sorrise, mentre si stringevano la mano.
“Grazie, Campione di Kanto.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
Avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo, ma mi son resa conto che come al solito ho allungato troppo le cose (XD) e ne serve un altro per dare un degno finale alla fic … che dire, spero questo sia stato di vostro gradimento, ci sentiremo mooolto presto perché il prossimo capitolo è già pronto!

Ritorna all'indice


Capitolo 68
*** Fuoco nel buio (FINE) ***


                                                           FUOCO NEL BUIO


                                   

Matthew si sentiva stanco.
Appena arrivato in Hotel, dopo la fine dei festeggiamenti per il Campione durati per l’intero pomeriggio, aveva appreso suo malgrado di dover mettersi in viaggio per tornare a Pallet Town. Suo padre sembrava non avere voglia di rimanere molto sull’isola, forse tutto quel via vai di gente che voleva parlargli e complimentarsi con lui, lo stava infastidendo.  Mat sospirò, terminando di sistemare malamente le sue cose nello zaino da viaggio.
A pensarci bene, era arrivato lì in volo sulla groppa del Charizard di Ash, e ora se ne andava con Cenere. La cosa lo fece sentire in qualche modo felice e malinconico allo stesso tempo.
Non poteva dire di essere deluso da quella sua prima partecipazione ad un torneo ufficiale. Vista la sua scarsa esperienza, si era piazzato davvero bene, e poi, sentiva di aver imparato molto, impegnandosi in quelle sfide.
Uscì dalla camera per ultimo, pensando di essere talmente assonnato da poter dormire addirittura in volo sulla schiena del suo Pokémon, il che non sarebbe stato così assurdo, vista la sua capacità di addormentarsi ovunque.
Percorse il corridoio lentamente, svogliato, e uscì dal salone d’ingresso dopo aver salutato garbatamente il personale di servizio.
Ash e Maky, lo stavano aspettando proprio lì davanti. Delia e Leon erano già partiti per Pallet con mezzi di trasporto decisamente più comodi di quello che avevano scelto loro; per un attimo, Matthew si trovò a pensare che quella dannata fissa che aveva suo padre – e anche Maky, a quanto sembrava –  di spostarsi sempre e comunque a dorso di Pokémon, non aveva nulla di emozionante. Era solo un modo per faticare gratuitamente.
Poi chiamò Cenere fuori dalla sfera, e cambiò subito idea.
“Allora, cosa stiamo aspettando?” Domandò, osservando Ash, Charizard, Maky e Latios. “Non vedo l’ora di arrivare a casa, sono stanco morto.”
Notò che lo sguardo di Maky si era fatto sfuggente e, quando suo padre si allontanò con discrezione, capì che qualcosa non andava.
“Mat, devo partire subito.” Spiegò la ragazza, senza girarci troppo intorno. Lui aprì e chiuse la bocca più volte senza saper bene cosa dire, poi percepì un’ondata di rabbia crescente che s’impossessava del suo corpo. D’istinto, fece per montare sulla schiena di Charizard e andarsene senza dire nulla e, quando Maky lo fermò, afferrandolo per un polso, si voltò verso di lei urlandole contro.
“Avevi detto che ti saresti fermata a Pallet!” Sbraitò, mentre le lacrime gli invadevano gli occhi e si sforzava di ricacciarle indietro, per non farle scendere. “ Mi avevi promesso che ci saremmo allenati insieme per qualche giorno, prima della tua partenza!”
Silenzio, interrotto solo dal borbottio gutturale di Cenere.
Matthew tirò su col naso, continuando a sforzarsi di non piangere. Odiava farsi vedere così, soprattutto dalla sua amica e compagna di viaggio.
La ammirava, e voleva apparirle forte e più adulto. Per lui, Maky era come una sorella maggiore, un riferimento costante, un traguardo … si era affezionato molto a lei in quei mesi di viaggio, e l’idea di non vederla più così spesso com’era abituato, lo faceva star male.
“Dispiace anche a me, cosa credi?” Maky si abbassò a raccogliere il capellino di Mat, caduto a terra.  “Solo che, come ben sai, fra due settimane inizierà il torneo di Jotho. E per problemi organizzativi, sono stata chiamata lì prima del previsto.”
Il ragazzino la osservò un po’ in imbarazzo, mentre lei gli passava una mano fra i capelli, sistemandogli una ciocca ribelle.
“ Non posso proprio fermarmi a Pallet, Mat. Scusa.”
Lui abbassò lo sguardo, dispiaciuto.
La Campionessa di Jotho sospirò. “Non fare quella faccia …” Mat udì il tintinnio delicato di qualcosa che dondolava; quando alzò lo sguardo, Maky gli stava infilando al collo una collanina con un ciondolo semplice, che rappresentava il simbolo del fuoco. Lei di solito la portava insieme alla megapietra di Houndoom.
“Non dovresti darla a me … “ Borbottò Matthew,  passandosi tra le mani la piccola fiamma.
Maky scosse appena la testa. “Me la donò un’anziana donna durante i miei viaggi, vedendo me e Houndoom e dicendo che era l’amuleto dello spirito del fuoco … non ho mai saputo se crederci ma …”
La ragazza guardò per un attimo Cenere.
“Voglio regalarla a te.”
Mat alzò lo sguardo per ringraziarla, ma prima che potesse farlo si trovò stretto fra le sue braccia. E capì che anche per lei era dura doverlo salutare.
Gli tornò in mente il momento in cui l’aveva vista per la prima volta.
Lei che gli porgeva una mano per aiutarlo a rialzarsi.
 
“Piacere, io mi chiamo Maky, e tu?”
 
La ragazza si staccò da lui, sorridendogli teneramente.
“Sei diventato forte, Mat.” Disse,  mentre tendeva il braccio in avanti, battendo il pugno contro quello del ragazzino, in un gesto d’intesa. “Ci rivedremo, di tanto in tanto … quando viaggerai a Jotho.” Si allontanò di qualche passò, raggiungendo Latios.
Mat le sorrise.
“Puoi contarci!”
Maky ricambiò il sorriso e lo salutò un’ultima volta.
“Stammi bene, Matthew Ketchum. Cenere, prenditi cura di lui …” Mormorò, prima di montare in groppa al suo Pokémon e sparire nel cielo, veloce come un fulmine.
 
Mat tirò su col naso, sfregandosi gli occhi per asciugare delle lacrime.
Percepì un braccio di suo padre che gli circondava una spalla e, senza dire nulla, si abbandonò contro di lui.
“Andiamo, Matthew?” Gli chiese Ash dopo un po’.
Il ragazzino annuì appena.
“Sì. Torniamo a Pallet.”
 
 
 
 
 
 
 
Nel tardo pomeriggio, arrivato a casa, Mat aveva trovato ad aspettarlo la calda accoglienza di Delia, le battute fastidiose di suo cugino Leon e … Lily. Non si era aspettato di vederla lì, ad attenderlo nel giardino di casa Kethum, solo per scusarsi.
“Non sono più arrabbiata con te Mat, perdonami.” Gli aveva detto la ragazzina – quando lui era smontato dalla groppa di Cenere –  rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita. Matthew aveva pensato che lei, nel corso di quei mesi, era davvero cambiata.
“Che carini, quand’è che vi fidanzate?” Quello stupido di Leon non aveva potuto astenersi dall’intervenire con le solite battute inopportune e senza senso.
 
 
 
 
 
Il suono di passi leggeri riportò Mat alla realtà. Nel buio illuminato solo dalla luce della luna e dalla fiamma di Cenere, intravide la sagoma di suo padre.
“Che fai qui in giardino, non dormi?” Gli domandò Ash.
Il ragazzino scosse appena la testa. “Oggi ero talmente stanco da mettermi a letto, e ora non ho sonno.”
“Capisco.”
“Pikachu non è con te?”
“Sta dormendo.”
Rimasero in silenzio uno affianco all’altro per diversi minuti, poi …
“Papà.”
“Dimmi.”
“Ti sfido.”
Ash alzò un sopracciglio, voltandosi verso suo figlio. “ … va bene.”
“Uno contro uno.”Propose.”Charizard contro Cenere.”
Matthew annuì, mentre il suo Pokémon, impaziente, si faceva avanti.
“Spostiamoci da qui, però.” Suggerì il Campione.
 
 
Si fermarono in una grande vallata, a pochi minuti di cammino da casa. Il vento forte di quella notte faceva ondeggiare l’erba alta, trasformandola in un oceano luccicante.
Il Charizard di Ash uscì dalla sfera con un ruggito.
“Sei pronta, Cenere?”Mormorò piano Mat, mentre camminava lentamente seguito dal suo Pokémon, portandosi ad una certa distanza da suo padre.
“Impegnati al massimo.”
Lei rispose con una fiammata lanciata verso l’alto.
“Che la sfida abbia inizio!”
Urlò Ash.
Charizard e Cenere si staccarono da terra in un tripudio di fiamme e vento, puntando verso l’alto. Cenere tentò con un lanciafiamme, ma il Pokémon di Ash aprì la bocca e lo risucchiò facilmente, rispondendo con una fiammata di potenza doppia, che Cenere schivò con un’acrobazia.
Matthew aveva il cuore che batteva a mille. Osservare quei due Pokémon che combattevano nel cielo, illuminati solo dalla luce della luna e dal loro fuoco, aveva qualcosa di tremendamente emozionante.
Cenere tentò un aereoassalto, sfruttando la sua abilità in volo, ma il Charizard di Ash riuscì abilmente a prevedere la mossa, voltandosi all’ultimo momento.
Afferrò Cenere, intrappolandola nella sua stretta.
Lei tentò di liberarsi ruggendo fiamme, colpendo l’aria con la coda, ma ogni tentativo era inutile. Charizard era tre volte più grosso di lei, e decisamente più forte.
Si lanciò verso l’alto, compiendo diversi giri della morte su se stesso poi, scese in picchiata, scagliando Cenere verso il basso a tutta forza.
L’impatto del Pokémon fu attutito dall’erba, ma era comunque abbastanza violento da far tremare il terreno intorno. Cenere si rimise in piedi ruggendo, poi crollò, esausta.
Matthew le corse incontro, chinandosi verso di lei, mentre suo padre e Charizard si avvicinavano.
“Hai un grande Pokémon.” Commentò Ash, osservando Cenere e poi Mat.
“Cosa pensi di fare ora, Matthew?”
Lui guardò negli occhi il Campione.
“Ovvio no? Tempo un mese, e sarò di nuovo in viaggio … per Jotho.”
Ash sorrise. In quello, suo figlio aveva decisamente preso da lui.
“Tieni questa.”
Matthew osservò incuriosito la mano aperta di suo padre.
Al centro, brillava una megapietra.
“A me ne basta una.”
Il ragazzino esitò per un attimo, poi l’afferrò.
“Grazie papà … alzò lo sguardo, puntando nuovamente i suoi occhi in quelli di Ash.”
Lui gli sorrise, poi si voltò, iniziando a camminare.
Suo padre era alto, e irraggiungibile. Gli dava le spalle, e guardava dritto davanti a sé in un punto imprecisato.
“Un giorno ti sconfiggerò, papà!”
Gli urlò contro il ragazzino.
Sì, un giorno ce la farò.” Promise, mentre Cenere, accanto a lui, si rialzava. La fiamma del Pokémon scoppiettava nuovamente vigorosa, illuminando l'oscurità. Fuoco nel buio.
“Andiamo.” Le disse solamente. “Questo … è solo l’inizio.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vi avevo annunciato un aggiornamento lampo, ed eccolo. Purtroppo ho il brutto difetto di non riuscire a tenermi da parte i capitoli già pronti per più di qualche giorno …
 
Ebbene, siamo giunti alla fine di questa lunga avventura. Lunga in tutti i sensi, se penso che ci sto dietro da .. due anni. Non so, sono un po’ commossa. Avrei mille cose da dire, ma l’unica che riesco a scrivere è che spero che, fra alti e bassi, questa storia vi sia piaciuta.
Mi rendo conto che il finale è super aperto … mi piacerebbe scrivere anche le avventure di Jotho, ma considerando che probabilmente mi ci vorranno altri due anni e io mi sto affacciando al mondo del lavoro, non so quanto sia possibile. Preferisco non iniziare qualcosa che poi temo di non poter concludere. Anche se la tentazione c’è…
Che dire, spero di sentirvi numerosi per quest’ultimo capitolo. È stato bello scrivere questa fanfic, nonostante momenti di scoraggiamento.
Un saluto a tutti da me, Matthew, Cenere, Maky, Houndoom, Ash, Leon, Lily, Gary, Delia e tutti i loro Pokémon!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 








 
 
P.S: No, non vi sto prendendo in giro, questo in teoria è ufficialmente l’ultimo capitolo.  
Solo che … ho deciso di inserirne un altro Extra, che potrebbe benissimo non esserci ma  … serve per dare un “senso” al tutto. Non vi anticipo nulla! Vi dico solo che verrà pubblicato il 13 agosto, in occasione del giorno in cui, due anni fa, iniziò questa fanfic!

Ritorna all'indice


Capitolo 69
*** Campione (CAPITOLO EXTRA) ***


                                                                  CAMPIONE

                            


Poteva sentire le urla d’incitamento del pubblico che gli invadevano le orecchie, assordandolo. La tranquillità della notte era spezzata dagli enormi fari che illuminavano dall’alto  il grande e spettacolare stadio, tracciando i contorni dei corpi degli sfidanti e dei loro Pokémon.
La voce dell’uomo che raccontava la sfida rimbombava in sottofondo.
Mentre il tabellone s’illuminava segnando il vantaggio di uno rispetto all’altro, Il Pokémon sconfitto veniva ritirato.
Il giovane si sistemò il cappellino in testa, osservando intensamente la figura dell’uomo contro cui stava combattendo; gli sembrava ancora alto, ma non più distante come un tempo.
Ora poteva tenergli testa. Aveva a lungo atteso quel momento, il giorno in cui finalmente sarebbe stato in grado di combattere contro di lui per soffiargli il titolo di Campione. Per dimostrargli che era cresciuto, diventando forte; che non era più un bambino. Gli occhi verde acqua luccicarono, prima di chiudersi.
 
 
Suo padre era alto, e irraggiungibile. Gli dava le spalle, e guardava dritto davanti a sé in un punto imprecisato.
“Un giorno ti sconfiggerò!” Gli aveva urlato contro il ragazzino.
 
 
 
Matthew spalancò gli occhi e ritornò di colpo alla realtà, nell’udire un suono secco e meccanico. Lo stadio tremò, quando il precedente ring ormai distrutto dalle sfide passate, lasciò il posto ad una vasca enorme che si riempì d’acqua. Mentre l’arbitro dava il via alla seconda parte di quell’incontro, il cuore del ragazzo riprese a battere come quando era iniziata.
Ash lo guardava da lontano, con il suo solito sorriso indecifrabile.
Matthew aggrottò le sopracciglia, spostandosi una ciocca ribelle di capelli arancioni che gli era caduta sugli occhi, limitandogli la vista.
 
 
La sera della fine del primo torneo di Kanto a cui aveva partecipato, Matthew aveva sfidato suo padre. Uno contro uno. Cenere contro Charizard. Nel buio della notte, i due draghi di fuoco avevano danzato alti nel cielo, confrontandosi.
Erano passati cinque anni.
 
 
 
Era in svantaggio, ma non significava nulla. Aveva ancora due Pokémon per vincere quella sfida … due Pokémon davvero forti. Con cui aveva condiviso molto.
Il vento soffiò, mentre il ragazzo dai capelli arancioni lanciava la Pokéball in alto. Ancora vento, freddo, seguito da un verso possente, a metà fra un ululato e un ruggito.
Gli applausi degli spettatori invasero lo stadio, quando Suicune fece il suo ingresso in campo, atterrando elegantemente sulla superficie dell’acqua che, intorno alle zampe del Pokémon, si tinse di un colore cristallino.
Gli occhi rossi del cane leggendario si puntarono sul suo avversario.
Poi su Mat.
“Sono pronto …”
L’arbitro diede il via alla sfida, e Gyarados ruggì e si immerse.
Suicune galoppò fra le onde, sfruttando la sua abilità di camminare sull’acqua.
Il drago marino riemerse attaccando con un potente iper raggio, ma la stanchezza che ancora si trascinava dal match precedente, l’aveva reso goffo e lento. Mancò il bersaglio, e si tuffò di nuovo nella gigantesca piscina.
Matthew poteva vedere l’imponente ombra di Gyarados che nuotava sott’acqua, tentando di raggiungere l’avversario. Gli sfuggì un sorriso … suo padre aveva commesso un errore tremendamente grossolano.
La coda del drago acquatico schizzò fuori dall’acqua tentando di colpire Suicune, ma Mat ordinò al suo Pokémon di saltare in alto, prevedendo quel tipo di attacco. Era l’occasione che aspettava.
“ … gelo raggio!”
In pochi secondi, l’intero ring di combattimento si riempì di uno spesso strato di ghiaccio, Gyarados ne rimase intrappolato, completamente immobile, solo la punta della coda fuori dall’acqua, non sufficiente a consentirgli di liberarsi.
Mat e Suicune avevano vinto quella sfida rapidamente, ma il ragazzo sapeva di non dover abbassare la guardia. Aveva ancora tre dei Pokémon di suo padre da affrontare, tre fra i più forti.
Il Sceptile di Ash fece il suo ingresso in campo scivolando agilmente sul ring ghiacciato … quel Pokémon poteva decisamente essere un avversario ostico per Suicune. Era meglio stare allerta.
Suicune schivò con facilità il semitraglia del Pokémon d’erba ma, prima che potesse rendersene conto, se lo ritrovò alle spalle. Reagì d’impulso, tentando di bloccare il fendifoglia dell’avversario con un gelo raggio, ma la potenza dell’attacco di Sceptile era tale da rompere il ghiaccio.
Suicune fece un balzo all’indietro, e si portò all’estremità opposta del ring.
“Raggiaurora sul ghiaccio, distruggilo!” Gli ordinò Mat.
Sceptile deviò l’attacco con un altro semitraglia. Era chiaro che la sua intenzione era quella di mantenere il ghiaccio sul ring di combattimento, altrimenti per lui combattere in acqua sarebbe stato decisamente più svantaggioso, nonostante la presenza dei materassini.
Suicune riprovò ad attaccare, ma questa volta Ash e Sceptile lo lasciarono fare. Il ghiaccio si crepò, ma era talmente robusto da aver bisogno di più colpi per essere distrutto. La cosa insospettì Mat … ma quando si accorse di quel che stava succedendo, era troppo tardi. La luce dei giganteschi fari che illuminavano l’arena si stava concentrando in un punto accanto a Sceptile, riscaldando l’aria.
“No!” Pensò Mat, un attimo prima di chiedere al suo Pokémon di attaccare: il geloraggio di Suicune partì con forza in direzione del nemico. Ma era troppo tardi.
Sceptile scagliò il suo potente solarraggio in direzione della gigantesca piscina, tanto che Suicune fu costretto a spostarsi: si sollevò una grossa nuvola di vapore, che impedì di vedere quel che stava succedendo. Poi l’acqua iniziò ad evaporare.
Quando tutto si sistemò, la piscina si era svuotata per il calore dell’attacco di Sceptile.
Mat rimase a bocca aperta … non aveva previsto una cosa del genere.
Il successivo fendifoglia del Pokémon di Ash lo colse impreparato, mandando Suicune a sbattere contro il muro all’estremità opposta del ring, ma il leggendario si rimise subito in piedi, ripartendo al galoppo.
Mat doveva trovare un’altra strategia: ora che il ghiaccio non c’era più anche Sceptile poteva combattere al massimo della sua agilità, e quella era una cosa da non sottovalutare assolutamente.
“Pioggiadanza!” Ordinò.
Nuvoloni carichi d’acqua si fecero largo nel cielo notturno, inquietanti. Poi una fitta pioggia prese a cadere dal cielo, accompagnando l’ululato di Suicune.
Il Pokémon, rigenerato dall’acqua, ripartì al galoppo più veloce che mai, sorprendendo Sceptile. Gli sbucò alle spalle, e lo colpì con un potente raggio aurora.
Sceptile si rimise in piedi faticosamente.
“Bene.” Pensò Matthew, passandosi una mano fra i capelli folti e disordinati, mossi dal vento gelido.
“è il momento di finirlo.”
“Sei pronto Suicune?” Disse ad alta voce, cercando gli occhi rossi del suo Pokémon. Il cane leggendario annuì, poi alzò la testa verso l’alto. Una brezza gelida  prese a soffiare, facendo rabbrividire i presenti.
Sceptile era troppo stanco per muoversi.
Ghiaccio solido e freddo cominciò a formarsi sulle punte delle foglie che gli adornavano la coda e l’estremità degli arti, rendendoli pesanti e scomodi.
“Attacco bora, Suicune.”
 Una bufera di vento gelido e ghiaccio investì il Pokémon d’erba, oscurando la visibilità. Eppure, in quel mare di ghiaccio, nonostante tutto, Sceptile trovò la forza per lanciarsi in avanti, con un attacco rapido. Arrivò a poca distanza da Suicune e scartò di lato, colpendole alle spalle con un fendifoglia.
Il Pokémon ruzzolò per terra. Quello era stato un colpo decisamente duro, ma Mat non si sorprese nel vederlo rimettersi in piedi.
I due avversari rimasero a fissarsi per diverso tempo, mentre la bora ghiacciata si dissolveva e la temperatura tornava normale.
Sceptile crollò a terra all’improvviso, senza energie.
Mentre gli spettatori applaudivano e l’arbitro decretava la vittoria di Suicune, Ash richiamò il suo Pokémon, ringraziandolo a bassa voce.
Il Campione sorrise.
Non aveva bisogno di chiamare il suo Pokémon successivo in campo: Pikachu saltò giù dalla spalla di Ash posizionandosi al suo posto, coda e orecchie tese in avanti, pronte all’azione. Aveva scelto di scendere in campo.
Lui e il Maestro di Pokémon si scambiarono uno sguardo d’intesa.
E la sfida riprese.
“Vai Pikachu, agilità!”
Matthew chiuse gli occhi per qualche istante.
Il cronista raccontava il match urlando, preso dall’entusiasmo della sfida, e il pubblico lo stordiva con i suoi applausi e i cori d’incitamento. Eppure lui doveva rimanere concentrato, in silenzio. Pronto ad aiutare il suo Pokémon nel migliore dei modi.
Si tirò su il cappuccio della felpa azzurra che indossava, per attutire i suoni e sfuggire alla luce troppo forte che illuminava lo stadio, e s’impose di concentrarsi.
Pikachu era veloce. A stento i suoi occhi riuscivano a seguirne i movimenti, mentre si spostava da una parta all’altra dello stadio.
“Suicune, attacco tornado.”
Un vento forte prese a concentrarsi in mezzo all’arena, formando un vortice d’aria. Pikachu era leggero, e ne fu sollevato facilmente.
“PIIKAAAAA!”
“Usa il locomovolt!” Gli ordinò Ash. Non avrebbe voluto ricorrere così presto a una mossa del genere, ma era l’unico modo per sfuggire al tornado.
“Suicune, schivalo!”
Troppo tardi. Pikachu colpì il cane leggendario in un tripudio di elettricità, scaraventandolo nella direzione opposta.
“Non dargli, tregua, superfulmine!”
Suicune non ebbe il tempo di rialzarsi, la scarica elettrica lo colpì in pieno, nuovamente. Il suo ululato rimbombò nello stadio.
Ash rimase a bocca aperta, quando il Pokémon si rimise in piedi mentre l’elettricità di Pikachu lo stava ancora circondando.
“Geloraggio, Suicune!”
La potenza dell’attacco annullò l’effetto dell’elettricità, formando lastre di ghiaccio sull’intero ring di combattimento.
“Ora, Pikachu … attacco tuono!”
L’elettricità del Pokémon elettrico circondò Suicune ad una velocità pazzesca, intrappolandolo. Mat si rese conto che il suo Pokémon non era abbastanza in forze per schivare quella mossa.
“Geloraggio a massima potenza!”
L’impatto fra l’elettricità e il ghiaccio generò un’esplosione  notevolmente forte, che spazzò via entrambi i Pokémon, facendoli ruzzolare a terra.
Matthew guardò Suicune e Pikachu mentre si rimettevano in piedi entrambi, stremati. I due Pokémon rimasero così per diversi secondi, osservandosi a vicenda. Poi crollarono quasi contemporaneamente, senza energie per continuare la sfida.
Matthew guardò Suicune con un sorriso e mormorò dei ringraziamenti, mentre lo richiamava nella sfera. Era stato davvero bravo, permettendogli di recuperare il grosso svantaggio accumulato.
Ora Mat e suo padre erano pari.
Ad entrambi rimaneva un solo Pokémon.
Mentre Matthew e Ash prendevano le loro sfere Poké, l’arena si fece silenziosa.
“Guardami, mamma.” Pensò il ragazzo, mentre la figura di Cenere si materializzava in campo. “Sto … per sconfiggere papà.”
Charizard esordì con un ruggito di sfida, e gli sguardi di allenatori e Pokémon s’incrociarono.
Il drago di fuoco del Campione era enorme, forte, saggio.
Cenere era più piccola; sinuosa e agile, dallo sguardo sveglio e scaltro. Bella e fiera, illuminata dalla luce dei grandi fari dello stadio che facevano risaltare il suo colore insolito.
L’arbitro diede il via alla sfida, e tutto intorno a Mat si fece lontano. Esistevano solo lui e Cenere, suo padre e Charizard. Lo guardò negli occhi, sfidandolo, mentre stringeva la pietra che portava al collo. E il Campione fece lo stesso.
Sapevano entrambi che aspettare sarebbe stata solo una perdita di tempo … quella sfida andava giocata al massimo, fin da subito.
Le pietre brillarono e, i corpi dei due Charizard, cominciarono a trasformarsi, avvolti da una luce abbagliante e vigorosa.
“CHAAAAAAAAAAAAAR”
Quando la trasformazione terminò, ai due lati opposti dell’arena, due Charizard neri si stavano fissando, pronti a scattare al minimo movimento. Uno, quello più grosso e robusto, aveva ali a cinque punte dalla membrana azzurra. Zanne di fuoco fatuo gli uscivano dalla bocca, inquietanti, nella penombra dell’arena.
L’altro aveva un corpo aerodinamico e slanciato, grandi ali nere dall’interno rosso e sottile - fatto per volare – e due piccole membrane ai lati degli arti anteriori, in grado di conferirgli dinamicità.
Le due forme di Megacharizard.
La lunga coda di Cenere guizzò come una frusta, quando l’avversario prese il volo ruggendo. Lei era tremendamente brava in volo, e questo, Ash e Charizard lo sapevano.
Ma non la vedevano in azione da molto tempo.
“Charizard!” Chiamò il Campione.” Attacco Vampata!”
L’aria si fece calda.
Matthew si morse le labbra … il Pokémon di suo padre era tremendamente potente. Cenere doveva assolutamente trovare un modo per sfuggire a quel primo, micidiale attacco.
“Vola e ruota su te stessa per generare un vortice!” Le suggerì.
E Cenere fece come il suo allenatore le aveva detto, appiattì le ali contro il corpo e si lanciò a tutta potenza verso il mare di fuoco che le stava venendo incontro.
Intorno a lei si formò un potente vortice d’aria che le diede velocità.
“Ora fermala, Charizard!”
Lasciando tutti a bocca aperta, Charizard bloccò lo slancio di Cenere afferrandola con gli artigli delle zampe anteriori e, in quel momento, Mat si rese conto che l’attacco vampata era stato solo un diversivo. Il Charizard di Ash aveva già intrappolato Cenere con la coda, e si stava preparando ad un giro della morte. L’attacco movimento sismico.
Cenere tentò di liberarsi, ma la stretta del suo avversario era troppo forte: Charizard si lanciò in picchiata, schiacciandola a terra con il peso del proprio corpo.
Cenere si rimise subito in piedi con un ruggito, ma era evidente che aveva riportato gravi danni. Matthew la vide puntare i suoi occhi contro Charizard, e ruggire con tutto il fiato che aveva in corpo. La fiamma sulla sua coda si gonfiò.
Cenere si lanciò in volo ad una velocità pazzesca, scartando all’ultimo per arrivare alle spalle dell’avversario, poi lo colpì con un potente ed esplosivo Dragopulsar, scagliandolo verso il basso. Mentre Charizard precipitava, lo raggiunse e lo centrò con la possente coda a frusta.
Il Pokémon del Campione aveva incassato un duro colpo, ma le forze per  afferrare Cenere per la coda e farle fare un giro su se stessa prima di scagliarla a terra, non gli mancarono.
Lei riuscì a rimettersi in volo con uno sforzo tremendo delle ali.
Poi entrambi i Pokémon attaccarono con il lanciafiamme. Una sfera di fuoco caldo si formò nel cielo sopra l’arena, generando un’esplosione.
Il Charizard di Ash fu subito addosso a Cenere, tentando di colpirla con un megapugno. Lei schivò, retrocedendo. Era abbastanza rapida da evitare i pugni, ma Charizard non le dava tregua, impedendole di allontanarsi.
Alla fine venne colpita e iniziò a precipitare, il tempo di riprendere il controllo di se stessa, e l’avversario le aveva scagliato contro un fastidioso attacco comete.
Cenere diede il via ad una serie di avvitamenti ed acrobazie per schivarle, avvicinandosi man mano a Charizard. Si lanciò verso lui al massimo della velocità e, quando gli fu quasi addosso, scartò incredibilmente di lato.
Le comete colpirono il Pokémon che le aveva lanciate.
Charizard precipitò a terra, frantumando il terreno sotto di sé.
“Ora Cenere … Fuocobomba!”
“Fermalo!”
L’attacco arrivò addosso a Charizard in tutta la sua potenza, favorito dalla gravità, ma il Pokémon lo bloccò con le piccole e robuste zampe anteriori, rimandandolo al  mittente.
“Dragopulsar, vaiii!”
Cenere usò il Dragopulsar per respingere il suo stesso attacco, che di nuovo andò contro Charizard, ora combinato anche alla mossa di tipo drago.
“Fuococarica!” Urlò il Campione.
MagaCharizard X ruggì, scagliandosi verso l’attacco combinato, circondato dalle fiamme.
Con uno sforzo tremendo, vi passò attraverso, caricando in direzione di Cenere.
Lei rimase lì dov’era. E all’ultimo, chiudendo di colpo le ali ed aprendole per darsi slancio grazie al forte vento generato da Charizard, prese improvvisamente quota, sfuggendo di un soffio alla fuoco carica del nemico.
Poi colpì dall’alto.
“Cenere, Iper raggio!”
L’attacco arrivò in pieno sull’avversario, scagliandolo a terra a tutta velocità.
I muscoli delle ali di Cenere cedettero per lo sforzo, e anche lei iniziò a precipitare inesorabilmente verso il basso.
I Pokémon restarono immobili al centro del ring, stesi a terra a pochi passi l’uno dall’altro.
Poi Charizard si alzò.
E anche Cenere.
Gli occhi rossi dei due draghi di fuoco s’incrociarono, insieme a quelli dei loro allenatori.
Le gambe di Cenere cedettero per un attimo, ma lei si rimise subito in posizione di combattimento, anche se con uno  sforzo considerevole.
Charizard la guardò con quella che sembrava un’espressione affettuosa e felice. Poi i suoi occhi affilati e seri si chiusero per la stanchezza, e il suo corpo possente e forte crollò a terra.
Per alcuni secondi regnò il silenzio assoluto.
Poi gli applausi del pubblico e il ruggito di esultanza di Cenere, accompagnato da una fiammata, arrivarono in contemporanea.
Mentre l’arbitro alzava la bandiera verde, Mat corse verso il suo Pokémon più veloce che poteva, saltandogli al collo per abbracciarla.
Finalmente, ce l’avevano fatta.
Dopo anni di tentativi avevano vinto.
Mat alzò lo sguardo, dall’alto, sua nonna, Il Professor Gary Oak, Lily, lo stavano guardando.
Pensò a Maky, che non era lì in quel momento ma che gli aveva insegnato tanto, portandolo a quella vittoria.
Poi il ricordo offuscato di sua madre gli passò nella mente. Quando tornò alla realtà, suo padre era davanti a lui, il braccio teso e la mano aperta.
Matthew si ricordò di quando era ancora molto piccolo e camminava malamente. Ash lo teneva per la mano, e lo accompagnava con pazienza. Sua madre non c’era.
Chiuse gli occhi per un attimo, e un altro ricordo s’impossessò di lui.
 
Suo padre aveva uno sguardo tremendamente triste, mentre saliva in groppa a Charizard e se ne andava, lontano da Pallet.
Matthew si vide stretto alla schiena di Ash, seduto su Charizard, mentre fuggivano da Team Rocket.
Poi sempre lui, che lo aiutava ad allenarsi.
 
Mat si rimise in piedi lasciando per un attimo Cenere, e strinse la mano di suo padre. Gli applausi assordanti del pubblico, erano solo in sottofondo.
“Complimenti, figlio mio.” Mormorò l’uomo, chinando il capo.
“Ora sei tu … il Campione di Kanto.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Con questo capitolone si conclude definitivamente “Il viaggio di Mat: avventure a Kanto” che dire, non era un capitolo obbligatorio, ma mi sono sentita in dovere di inserirlo. Non aggiunge niente visto che lascia i cinque anni trascorsi avvolti nel mistero, ma penso possa essere una buona “conclusione del tutto.”
E, a proposito delle avventure di Mat; alla fine non ho resistito. Non importa se saranno in pochi a seguirle. Scriverò anche le avventure di Johto.
La trama è già scritta in ogni dettaglio. Tre capitoli sono già pronti. Ho voglia di scriverla, non importa se poi avrò tempo o non lo avrò … in qualche modo si andrà avanti.
Quindi… ci sentiamo il primo di settembre con “Il viaggio di Mat: Avventure a Johto.”
Vi aspetto!
 
 
Un grazie particolare a TommyGun che, da quando ha scoperto la mia fic, non ha mancato un colpo. Ma anche a AndreHalliwell, Amilcara95, Mad_dragon, a tutti quelli che hanno commentato un po’ di capitoli o anche uno solo. Senza di voi, andare avanti con questa fic nei momento di sconforto sarebbe stato impossibile … quindi, grazie ancora!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2073507