Wolf

di BieberBlasted
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti a Carter! ***
Capitolo 2: *** Paura ***
Capitolo 3: *** Doccia ***



Capitolo 1
*** Benvenuti a Carter! ***


Guardai fuori dal finestrino, con aria annoiata. 'Papà quanto manca a Carter? Siamo da tre ore in macchina, non potevi scegliere un posto più vicino in cui lavorare?' John rise. 'Sai, non tutti vogliono una pistola il più nel loro paese.' Mi sorrise. 'Nemmeno a tua madre piacevano.'
'Non riattaccare con mamma, non se ne è andata per colpa delle pistole. E' stata una malattia, e a quella non puoi sparare.'
Il silenzio totale. Papà guardava burbero sul volante con aria seccata. Il viaggio sembrava interminabile. Sempre le stesse colline, sempre le stesse montagne, sempre la stessa strada asfaltata. Dopo un quarto d'ora straziante vidi il cartello 'Carter'. La città era in mezzo alle montagne e quasi rispecchiava il loro verde. L'aria era pulitissima e il cielo azzuro e limpido. Sembrava un paradiso. 
'Siamo quasi arrivati, casa nostra non dovrebbe essere lont-' papà venne interrotto da una forte frenata e da un assordante rumore di clackson. Avevamo quasi investito un ragazzo. Vidi il ragazzo rialzarsi da terra, senza nemmeno un graffio.
'Ma sei pazzo? Potevo ucciderti! Cretino!'
'Mi scusi signore, ma la bellezza della ragazza accanto a lei mi ha stregato!' Mi fece l'occhiolino. 'Abitate qua, a Carter? Siete nuovi, non è così?' Ci sorrise.
'Ma chi crede di essere per trattare così mia figlia? Siamo appena arrivati e in effetti non so dove sia Newton st. Si può rendere utile e aiutarci?'
'Certo, è girato l'angolo a destra! Comunque piacere, Wolf.'
'Io sono Davis, l'agente Davis.'
'Bene, piacere. E sua figlia?' Mi sorrise.
'Daisy. Ma non voglio perdere tempo a parlare con uno che ci ha fatto quasi schiantare. Andiamo papà.'
Josh non esitò nemmeno un attimo a partire, evidentemente aveva paura anche lui di quel ragazzo. Era uno alto, con molti muscoli e tatuaggi. Era il classico ragazzo senza regole. Il solito bad boy, noiosa come storia.
Papà svoltò l'angolo e vidi casa nostra. Era bellissima, era circondata da un bellissimo prato e era color rosa pallido. Presi le mie cose e le portai in camera. Avevo una camera bellissima, la cui finestra dava al bosco. Scesi le scale e tornai in giardino, per vedere meglio com'era carter. Un bel paesino, tutto sommato. Erano le sei di sera e avevo una fitta allo stomaco.
'Papà, cucinami qualcosa perfavore, sto morendo di fame.' gli urlai dal giardino. 
'Sai che non sono molto abile ai fornelli, vai a prendere qualcosa di surgelato al supermercato, ce ne sarà uno anche qua, non credi?'
All'inizio pensai di non andare, ma poi la fame mi pervase. Lo stomaco mi brontolava e così decisi di andare a cercare qualche alimentario.
Imboccai la via principale e pensai a tutti i problemi che mi ero lasciata a Jacksonville: la bocciatura, la scuola, le persone, derek, e mamma.. Mi mancava proprio mamma. Mi mancavano i suoi occhi chiari e il suo sorriso, anche se non sorrideva spesso. Mi mancava anche sentirla urlare. Mi mancava tutto.
All'improvviso andai a sbattere contro una persona!
'Oddio scusa, ti sei fatta male?' bisbigliai imbarazzata.
'Ma figurati, niente di che! Tu piuttosto? Io sono una testa di coccio e magari ti ho fatto male.'
Scoppiai a ridere. 
'Io sono Mariah, piacere. Sono la tua vicina di casa.'
Mariah sembrava una ragazza molto da strada, aveva vestiti che le cadevano morbidi sul corpo. Nei capelli biondi tinti si intravedeva la ricrescita. Aveva tre tatuaggi visibili, e molto trucco. Una bocca sottile e gli occhi neri.
'Mi chiamo Daisy.' sorrisi. 
'Che ci fai fuori alle sei? Sei appena arrivata, dovresti stare a casa al caldo, non al fresco fuori!'
'Cerco un supermercato, ho una fame terribile, ma non so dove trovarlo.'
'Io conosco un supermercato, se vuoi ti ci accompagno!'
'Come sei dolce! Grazie, o mi perderei di sicuro.' sorrisi e lei ricambiò.
'Allora, Daisy.. conosci già qualcuno a Carter?' mi chiese accendendo una sigaretta. Era probabile che fumasse.
'No, a dire il vero solo te! Ah, e ho investito una persona al semaforo prima, e ci siamo presentati. SI chiamava Wolf, credo.'
'Wolf? Hai conosciuto Wolf i primi dieci minuti che eri a Carter? Non ci credo dai!'
'Perchè, che c'è di strano?' 
'Wolf è un tipo pericoloso, è uno di quelli con cui giro ma fa paura anche a me! E' conosciuto a tutta Carter e conoscerlo è quasi un privilegio!' 
Sembrava quasi spaventata da tutto ciò.
'A me è sembrato un po' stupido, a dirla tutta.' Risi dopo aver capito quello che avevo detto.
'Stacci attenta! E' un consiglio.'
Camminammo un'altro po' finche non arrivammo al negozio di alimentari, se così poteva essere definito.. Aveva la porta bucata dalle termiti e la fame mi passò solo a sentirne l'odore entrando. Era un misto tra un formaggio marcio e dei calzini sporchi. Dopo essermi ripresa dal tanfo mi guardai intorno. I prodotti erano tutti in buonissimo stato, al contrario dell'aspetto esteriore del locale. 
'Mariah sai se hanno dei surgelati?'
'Chiedi alla cassa.'
Mi avvicinai alla cassa pensando a cosa volevo mangiare, se pesce o carne, e appena vidi meglio mi pietrificai. Mi girai per chiedere un consiglio a Mariah ma lei non c'era, così corsi alla porta.
Non si apriva. Ero chiusa dentro ad un negozio di alimentari con l'ultima persona che avrei voluto vedere. 
'Ei piccola.' sussurò con tono spaventato.
'Non azzardarti a toccarmi, Wolf.'
'Non preoccuparti, non ti faccio niente.' mi sorrise e mi si avvicinò. Ai lati della bocca era sporco di sangue, e aveva le mani tagliate, e vari tagli su tutto il corpo. Aveva le pupille molto dilatate e respirava affannosamente. Il cuore mi batteva a mille, cos'era, un assassino sotto qualche strana droga?
'Stammi lontano, mi fai paura.'
Si avvicinava sempre di più. I capelli erano di un castano chiaro, pieno di rametti. Era andato nel bosco a drogarsi? Mi si avvicinò e mi scostò i capelli. Sentii il suo fiato sulla pelle. Aveva un intenso odore di sangue. 
'Vediamo oltre a essere buona fuori lo sei anche dentro.' sussurrò sorridendo.

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Capitolo 2
*** Paura ***


Il cuore mi batteva a mille, ero spaventata e completamente indifesa. 'Cosa vuoi da me? Mi hanno detto che hai un sacco di ragazze dietro. Cosa vuoi da me?' urlai, con le lacrime agli occhi. 'Sentirti.' 'Sentirmi?' Non capivo. 'Ho sentito molte ragazze, e tutte cadevano ai miei piedi. Tu no.' 'E così non farò.' Mi scostai e corsi verso il magazzino. Era pieno di carne, sembrava un macello. Nel muro finale c'era una porta, magari era aperta. Corsi verso la porta ma qualcosa mi prese da dietro e mi graffiò. Era un cane, un lupo. Era grande due volte un lupo normale, e aveva un pelo castano chiaro, gli occhi nocciola. Era Wolf. Corsi ancora più veloce verso la porta, il braccio mi pulsava e mi sanguinava, ma la paura mi spingeva ad andare avanti. Tirai la maniglia più forte che potevo, finchè la porta non si aprì. Ero spaventata e non sapevo dove andare, così corsi in avanti, senza guardare dove andavo. Stavo entrando nel bosco. Gli alberi alti coprivano quel poco di sole che rimaneva, e il vento gelido mi accarezzava la faccia. Mi sedetti dietro una quercia, nel mezzo di due cespugli. Ripresi fiato. Cos'era quell'affare? Un lupo, un cane? Un mostro? Dov'era Mariah? Il cuore iniziò a calmarsi e il respiro si fece meno pesante. Mi guardai il braccio. Avevo un graffio lungo più o meno sette centrimetri che partiva dalla spalla. Era di un rosso intenso, si stava infettando, dovevo medicarlo al più presto. Ma dove avrei trovato la forza per tornare indietro? Avevo paura, e ne avevo anche tanta. Avevo paura di scendere e trovare Wolf pronto a aggredirmi, a mangiarmi. Avevo paura che spuntasse da un cespuglio, con mio padre tra i denti. Il sole stava calando, erano circa le otto. Due ore, due ore per arrivare a una sottospecie di 'alimentiario' e essere quasi uccisa? Che spreco di tempo! Decisi di tornare indietro, o il taglio sarebbe peggiorato. Corsi verso la strada, sperando di riuscire a orientarmi anche senza sole. Imboccai la via principale, sperando di non incontrare nessuno, questo paese mi faceva paura. Il vento batteva troppo forte e il taglio mi bruciava. Le lacrime si erano seccate. Perchè proprio a me? Perchè quel mostro voleva me? Qualcosa mi tirò per il braccio in un vicolo, nascosto da tutti. Era buio, non vedevo il volto. 'Non farmi niente, ti prego. Mi fa male il braccio.' 'Non dire a nessuno cosa hai visto. TI prego.' la voce di Wolf mi rimbombò nelle orecchie e improvvisamente sentii dei brividi scorrermi lungo la spina dorsale. 'Dire cosa sei sarà la prima cosa che farò.' sussurrai in tono di sfida. 'Tu hai paura di me, non farai niente.' 'Non ho paura di te, sei un mostro che si da un sacco di arie. Sei il solito ragazzo cattivo che ha paura delle professoresse e dei compiti in classe. Non mi fai paura.' 'E cosa vuoi andare in giro a dire, eh? Chi pensi che ti creda?' 'Mio padre. Quello che ti ha quasi investito oggi, ricordi? Mi crede sempre. Non ho mai detto bugie e non ho intenzione di dirle.' sorrisi. 'Tu hai mentito. Ti si sentiva nella voce.' disse. 'Non ho paura di te!' imitò la mia voce, con un tono molto più acuto, e poi rise. 'Sporgerò denuncia, ti farò andare in galera.' 'Sarai talmente pazza di me, che dirai che sono innocente.' mi sussurrò all'orecchio. 'Non sono di certo stupida.' mi scostai e con uno strattone liberai il mio braccio dalla sua presa. 'Solo una stupida si innamorerebbe di te, sei un mostro e sei cafone, inoltre. Spero che ti piaccia l'acciaio, perchè ti attende un bel po' di tempo in galera.' dissi andando a passo svelto verso casa. 'Stupida!' mi urlò sghignazzando dal vicolo. ''Ma chi si crede di essere? Un casanova? Mi ha presa per una facile? No, ha sbagliato persona.'' pensai ad alta voce. Avevo ancora Derek in mente, lui si che era un bravo ragazzo. Ottima media, ottima compagnia, ottimi vestiti e ottimo profumo. One million, mi ritornò subito nella mente. Vidi casa mia e corsi verso il vialetto, la luce del salotto era accesa. Suonai il campanello, che rimbombò in tutta la casa. Varcai la soglia e prima che feci in tempo a salutare mio padre mi arrivò una sberla. 'Ahi! Mi hai fatto male!' la guancia mi bruciava. 'Ti sembra l'ora di tornare? Sono le nove e un quarto! Fuori è buio! Potevi morire! Non hai nemmeno risposto al telefono!' 'Scusa papà.. mi ero persa e non avevo il telefono, l'ho dimenticato a casa.' Mi prese il braccio. 'Cosa ti sei fatta?' addolcì il tono, anche se rimase molto serio. 'Sono caduta.' Infondo aveva ragione Wolf, se gli avessi detto la verità non mi avrebbe creduto comunque. Dovevo trovare delle prove per incastrarlo. 'Vieni, te lo medico.' Mentre andavamo nel bagno per disinfettarmi pensai a come avrei potuto incastrare Wolf. Avrei potuto prendere il tessuto epiteliale nel taglio! Un bruciore al braccio improvviso rese la mia idea impossibile. 'E' disinfettante o candeggina? Perchè brucia un sacco.' dissi a denti stretti. 'Scusa piccola, ma è un taglio serio, non ci credo che sei caduta e basta. Che è successo?' 'Si. Ora vado in camera papà. C'è già il letto vero?' 'Si, non preoccuparti. Vai a letto senza cena?' 'Non ho fame.' 'Ok, dormi bene.' Salì le scale in fretta e furia, volevo parlare al telefono con Bailey, la mia migliore amica di Jacksonville. Aprii la porta e frugai prima nella borsa e poi nella valigia, del telefono non c'era traccia. Vabbè, l'avrei cercato meglio il giorno dopo. Mi straiai sul letto e sentì del rumore di carta, mi alzai e vidi un biglietto. 'Ciao Daisy, che bello il tuo telefono, sarà facile da vendere. Se lo rivuoi, ci vediamo nel bosco alle undici. Ciao stupida!' Ancora lui, merda. Non Wolf, non di nuovo.

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Capitolo 3
*** Doccia ***


Mi accasciai sul letto e pensai a cosa avrei fatto l'indomani. Sarei andata? O no? Era un IPhone 5, era un bel telefono, ma non avrei rischiato la vita per un aggeggio touch. Decisi di mettermi a letto, era stata una giornata faticosa. Il braccio mi bruciava quasi quanto la mente. Ero indecisa, spaventata e schoccata. E se mi avesse presa? Se mi avesse mangiata? Cosa avrei potuto fare per impedirlo? Sottomettermi? Essere una sua bambolina? No, grazie. Non sono un oggetto, non mi possono usare. Tanto meno una specie di mostro. Mi accasciai sotto le coperte e aspettai di addormentarmi, dimenticando tutti i problemi. Facile da dire, meno da fare. Mi svegliai con il sole puntato negli occhi, urlando. Avevo fatto un sogno orribile. Mi trovavo nel bosco, ero andata a prendere il telefono, e vedevo mio padre mangiato vivo da Wolf. Mi urlava che ero inutile, perchè non riuscivo a salvarlo. Scesi velocemente in cucina e mi accorsi che erano le 11:30. Mi spiace Wolf, vendi pure il mio telefono, sai cosa dico? Fanculo. Fanculo a te e al mio telefono. 'Papà?! Papà?!' urlai. La mia voce rimbombò in tutta la cucina, ma nessuna risposta. Corsi verso il bagno e controllai. Nessuna traccia di John. Corsi in salotto e nemmeno lì c'era. Iniziai ad avere paura. Corsi in cucina e mi avvicinai al frigo. C'era un biglietto. ''Sono andato al commissariato. Primo giorno di lavoro!!!!!!!!!!!!! Torno domattina a mezzogiorno!!!!! I pancakes sono in forno! Baci'' Tutti i pensieri negativi erano svaniti. Finalmente il nodo alla pancia se n'era andato. Ero calma. Presi i pancakes in forno e iniziai a mangiare. 'Hey, Daisy!' mi urlò una voce dalla finestra. Non era Wolf, la voce non era maschile. Mi giari, era Mariah. 'Mariah! Entra!' dissi. Ero furiosa, mi aveva lasciato in quella specie di magazzino con Wolf, da sola, destinata a morire. Volevo scoprire se sapeva qualcosa di più su Wolf. Suonò il campanello e corsi ad aprirle. 'Dove diavolo eri ieri?' le urlai contro. 'Stai calma Dey!' mi rispose a pari tono. Cercai di calmarmi, con quei modi non avrei ottenuto niente. 'Scusa, ma ieri mi hai lasciata chiusa in negozio con Wolf e sei sparita. Sai che provo una certa antipatia verso Wolf quindi sono rimasta un po' delusa, tutto qui.' dissi in tono rilassato. 'Ero andata a casa, e te l'avevo anche detto! Evidentemente non mi hai sentito.' 'No, non ti avevo sentita.' 'Ah, mi spiace. Non volevo deluderti.' 'Fa niente, però devi dirmi tutto quello che sai su Wolf.' 'Su Wolf? Nessuno sa molto. Vive spacciando, e è stato in galera per qualche mese. E' nei debiti fino al collo, non ha i genitori e si è fatto tutte le ragazze carine di Carter.' 'Spaccia? Davvero?' mi aspettavo di tutto, ma non questo. In una delle probabili cause del decesso di mamma c'era l'Overdose. 'Si. Non lo sapevi?' 'Sono appena arrivata, come posso saperlo?' risi. 'Senti, vuoi un pancake?' 'Si, grazie! Tu vuoi una Marlboro?' mi chiese accendendo una sigaretta. 'Passo, fumi troppo Mari.' dissi scherzando. 'Fumare mi toglie un sacco di problemi. E' come se il fumo fosse collegato al cervello, invece che ai polmoni. Mi calma, mi fa passare lo stress. A volte, mi sembra che il fumo sia l'unica cosa che mi capisce. E' come un migliore amico.' disse sorridendo. 'Anche i pancake ti capiscono!' borbottai ingoiandone un pezzo. 'Ah, quelli più di tutto.' Finimmo di mangiare i pancakes tra il fumo delle marlboro di Mari. Parlammo molto. 'Dimmi qualcosa di Carter.' chiesi, curiosa, sentendo ancora il sapore di sciroppo d'acero in bocca. 'La persona a capo di tutto è Wolf, che è colui che fornisce la roba. Lo conoscono tutti, anche i poliziotti. Soprattutto loro. Poi c'è la ex di Wolf, Gwen, e la sua migliore amica, Jasmine, sono le 'Barbie' di Carter. Ci giro, a volte. Poi c'è il migliore amico di Wolf, Ron. Pazzo quasi quanto Wolf, sono quasi sempre insieme.' Mi guardò e cercò di accendere un'altra sigaretta, gliela strappai di mano. 'Fumi troppo, ho detto.' 'Certo che sei una determinata.' mi sorrise e mise via il pacchetto. 'Ti accontento o mi rompi il cazzo. Che ora è?' Guardai l'orologio, svelta. 'Le sei.' Le sei? Dovevo farmi la doccia, merda. 'Io devo fare la doccia, passa verso le otto se vuoi!' le sorrisi e la spinsi gentilmente fuori dalla porta. 'Ok, ciao Dasi.' mi abbracciò. Le sorrisi e chiusi la porta. Corsi i bagno e accesi le luci e la stufa, e feci scendere l'acqua della doccia, per farla diventare calda. Davvero Wolf spacciava? Mamma forse era morta di overdose. E se fosse morto anche lui, per lo stesso motivo? Che schifo. Non sarebbe dovuto morire, avrebbe dovuto marcire in galera. Toccai l'acqua per sentire la temperatura. Era tiepida. Mi tolsi la maglia e accesi le luci ai lati dello specchio. Guardai il mio riflesso per un po'. Non ero una ragazza brutta. Avevo le labbra carnose, le guancie paffute e gli occhi marroni. I capelli lunghi e mossi, e le sopracciglia da rifare. Mi tolsi i pantaloni e toccai l'acqua, andava benissimo. All'improvviso il campanello suonò. Magari era Mariah, o papà, ma non volevo seccature, così non andai ad aprire. Il campanello continuava a suonare, insistentemente. 'Sono in doccia!' urlai decisa, ma il campanello continuava a suonare. 'Ho detto che sono in doccia, cazzo!' urlai ancora più forte, ma chi suonava non aveva intenzione di fermarsi.Scesi le scale freneticamente, seccata, e corsi alla porta. Guardai dallo spioncino ma non si intravedeva nessuno. 'Ah, ah, ah. Che bello scherzo.' replicai seccata. Che scherzi del cazzo. Tornai in bagno piena di pensieri e con le sopracciglia abbassate. Guardavo in terra, le mattonelle nuove di zecca. Aprii la porta e alzai lo sguardo. Qualcuno mi spinse contro il muro. 'Certo che non sei mica niente male, per essere una stupida.'

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