Tutto come prima di Violet2013 (/viewuser.php?uid=471536)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Due anni prima ***
Capitolo 2: *** Senza Ranma ***
Capitolo 3: *** Midnight in Paris ***
Capitolo 4: *** Una vita diversa ***
Capitolo 5: *** Niente come prima ***
Capitolo 6: *** Scusa, amico. ***
Capitolo 7: *** Home without you ***
Capitolo 8: *** Uncute, unsexy ***
Capitolo 9: *** Every me, every you ***
Capitolo 10: *** You don't care about us ***
Capitolo 11: *** Il momento di scegliere ***
Capitolo 12: *** Uomini sull'orlo di una crisi di nervi ***
Capitolo 13: *** L'insostenibile leggerezza di Akane ***
Capitolo 14: *** You've got mail ***
Capitolo 15: *** Harder to breath ***
Capitolo 16: *** Tutto come prima ***
Capitolo 17: *** Song to say goodbye ***
Capitolo 18: *** Epilogo- When it's time. ***
Capitolo 1 *** Prologo- Due anni prima ***
TCP PROLOGO
Ciao a tutti!
Se passate di qui per la prima volta sappiate che questa è
stata la mia prima fan fiction.
Inspiegabilmente, visto che non avevo mai scritto niente in vita mia,
è piaciuta tanto e mi ha portata a scriverne una raccolta di
missing moments (''Tutto
come prima: Reloaded'') ed un seguito che
è attualmente in lavorazione.
In più di un anno di scrittura assidua su Efp il mio stile
è cambiato molto, e nonostante le mie storie più
recenti
mi soddisfino maggiormente delle primissime, questa rimane quella a cui
sono più legata, così, ad un anno di distanza
dalla sua
prima ''messa in onda'', ho deciso di riprenderla in mano e modificarne
tutto ciò che non mi piaceva, che fossero typo o refusi di
varia
natura, incoerenze o, semplicemente, parti del testo che avrei
omesso/modificato/approfondito maggiormente col senno di poi,
approfittandone per inserire tutte le fanart al posto giusto (sono
tutte opera della meravigliosa Spirit99)
e per eliminare i commenti osceni che amo inserire ad inizio/fine
capitolo.
Chiedo scusa a chi l'ha amata così com'era, spero capiate
che
sono stata mossa dalle migliori intenzioni e che la versione ''rivista
e corretta'' della storia vi piaccia almeno quanto la precedente.
Rinnovo i miei ringraziamenti a chi è passato o
passerà di qui.
Violet.
You better watch out what you
wish for.
It better be worth it,
so much to die for.
When I wake up in my
makeup
have you ever felt so
used up as this?
It's all so sugarless.
Hooker, waitress, model,
actress, oh, just go nameless.
Honeysuckle, she's full
of poison, she obliterated everything she kissed.
Now she's fading
somewhere in Hollywood,
I'm glad I came here
with your pound of flesh.
Hole,
Celebrity skin.
Nerima, 28 luglio 1994, interno giorno.
Si svegliò ancora più stanca di quando si era
messa a
letto, con gli occhi rossi e cerchiati per il pianto e l'insonnia.
La sera precedente avevano litigato, proprio come quella prima e quella
prima ancora, ed anche quella mattina il risveglio di Akane Tendo era
stato segnato dalla rabbia, dalla frustrazione, dalla voglia di
ucciderlo in modo da zittirlo per sempre o di dirgli addio una volta
per tutte.
Stupido fidanzato, stupidi padri che li avevano messi insieme con la
forza, stupida famiglia, stupida Nerima, stupida scuola che era finita
un anno prima gettandola nello sconforto e nell'indecisione
più
neri.
Era diplomata da un anno, si allenava duramente e di tanto in tanto
dava una mano nella gestione del Dojo, soprattutto per quel che
riguardava le pratiche burocratiche. Generalmente era abbastanza
soddisfatta della sua vita, ma in quel momento
detestò l'attestato di licenza superiore che campeggiava
fiero
sulla parete della sua
stanza, appeso lì contro la sua volontà dodici
mesi prima
da un Soun
piangente ed orgoglioso.
Almeno tra i banchi avrebbe potuto pensare ad altro.
Sdraiata ad occhi chiusi sul letto della sua camera iniziò a
fare un bilancio della sua vita negli ultimi anni, gli anni segnati dal
passaggio dei Saotome nelle loro esistenze, ed il quadro finale che ne
derivò fu desolante.
Vent' anni e non aveva realizzato assolutamente niente.
Vent' anni ed era ancora la ragazzina goffa ed impacciata di quattro
anni
e mezzo prima: non sveglia, disinibita e sensuale come Nabiki,
più
vecchia di lei di solo una manciata di mesi, nè tantomeno
una
vera donna di casa come Kasumi, la bella della famiglia, l'angelo del
focolare, quella su tutti contavano.
Lei era semplicemente Akane.
Era sbadata, rozza, racchia, violenta, per niente carina, con poco seno
e troppi fianchi, insolente, orgogliosa, maschiaccio, combinaguai,
infantile, stupida.
O meglio, questo era ciò che era arrivata a pensare di
sè dopo esserselo
sentito dire così tante volte da quello stupido che,
segretamente, amava ancora definire il suo Ranma.
Dal suo arrivo a Nerima, la vita della famiglia
Tendo era stata letteralmente stravolta dal giovane Saotome, ma a
pagare lo scotto più alto era stata proprio lei, la dolce
Akane.
Prima che il suo ''futuro marito'' e le sue tremende
corteggiatrici le piombassero in casa, Akane era la ragazza
più forte e corteggiata di Nerima. Non c'era ragazzo che non
desiderasse uscire con lei, non c'era combattente che non avesse paura
di sfidarla.
Spesso suo padre, ormai alla soglia dei 50, aveva delegato a lei
l'onere di difendere la palestra Tendo da strani sfidanti venuti da
fuori città, e lei, sebbene ancora ragazza, aveva sempre
portato
a termine ogni compito.
I suoi lunghi capelli corvini erano l'invidia di tutte le ragazze della
scuola, ed il suo fisico, così femminile, il sogno di tutti
i
ragazzi.
Era vero, odiava gli uomini.
Odiava le loro attenzioni incessanti, la loro
superficialità, la loro inettitudine.
Li odiava perchè la consideravano solo un pezzo di carne, un
bel pezzo di carne, e lei lo sapeva.
Ma nello stesso momento in cui quelle attenzioni le vennero a mancare
iniziò a rimpiangerle.
Non sapeva quando nè come fosse successo, ma era capitato.
Ranma le aveva portato via tutto.
Era più forte di lei, molto più forte di lei, ed
il
compito di difendere la palestra veniva sempre più spesso
affidato a lui, visto che in un certo senso ne era l'erede.
Nessuno si sarebbe mai sognato di sfidarlo per il cuore di Akane: Ranma
era, letteralmente, invincibile.
E le sue corteggiatrici... Beh, erano bellissime.
Forti, forse più di lei.
E disinibite, molto. Non avevano idea di cosa fossero l'imbarazzo e la
timidezza quando si trattava di corteggiare un ragazzo, di essere belle
e provocanti o, semplicemente, di esprimere i propri sentimenti.
Ah e poi quello.
Erano entrambe delle ottime cuoche.
Akane rifutava categoricamente di considerare Kodachi Kuno una rivale,
perchè, lo sapeva, era una pazza con cui nessun uomo avrebbe
avuto il coraggio di uscire, ma Shampoo ed Ukyo erano decisamente
più adatte alle inclinazioni di Ranma di quanto non lo fosse
lei: entrambe lavoravano nella ristorazione, erano belle, femminili e
dolci, proprio come lui le rimproverava sempre di non essere. Avevano
dei fisici perfetti e delle chiome lunghe e morbide, che spesso la
giovane Tendo si incantava a guardare.
Ranma non le aveva mai fatto un complimento se non in situazioni
estreme, ed in quelle occasioni aveva sempre provveduto a
rimangiarselo; la
insultava in continuazione e, soprattutto, ogni volta in cui qualcuno
provava a parlare del loro fidanzamento tagliava corto, insistendo
sul fatto che fosse stato deciso tutto contro la propria
volontà.
La goccia che fece traboccare il vaso fu il matrimonio mancato.
Quando Ranma credeva che fosse morta le aveva dichiarato il suo amore,
dicendole di essere sempre stato pessimo con le parole, di essere
pentito per non essersi dichiarato in tempo.
Ad Akane la scelta dei loro padri di farli sposare immediatamente era
sembrata più che ovvia: lui l'amava, lei lo ricambiava ed il
mondo sembrava remar loro contro, quindi perchè non unirsi a
dispetto di tutto?
Non poteva immaginare che Ranma fosse stato portato sull'altare con
l'inganno, no, credeva che nemmeno i loro folli genitori sarebbero
stati in grado di commettere un'azione tanto stupida.
E invece.
Si alzò e si diresse verso il suo armadio, dove gelosamente
ancora custodiva l'abito da sposa che aveva indossato quella mattina,
solo pochi mesi prima, colma di speranze per il futuro.
Solo pochi mesi prima, ma era esausta come se fosse passata una vita.
Si era addirittura imposta di imparare a cucinare e di iniziare ad
essere più sexy, dopo le nozze.
Che stupida.
Tolse dalla custodia il vestito e lo annusò: sapeva ancora
di
vaniglia, come la crema per il corpo che aveva utilizzato quel
maledetto giorno, nell'assurda speranza che il suo odore piacesse al
suo futuro marito.
Ma lui quelle cose nemmeno le notava.
Ovviamente dopo l'incidente tutti i soldi della famiglia Tendo furono
impiegati nella ricostruzione del Dojo distrutto, e la faccenda
matrimonio passò in sordina.
Per la gioia di Ranma, che non faceva che comportarsi come se nulla
fosse successo, nonostante le loro liti fossero, se possibile,
peggiorate.
Si teneva dentro quel pianto da troppo tempo, e così,
nell'intimità della sua stanza da letto, in un assolato
giovedì mattina, la piccola Akane pianse.
Pianse finchè non ne potè più,
finchè anche
le lacrime non furono stufe di uscire, ma soprattutto finchè
il
forte vociare al piano di sotto la riportò in sè,
incuriosendola e distraendola dalle sue miserie.
"Figlio degenere! Perchè mi hai fatto questo?"
"Io non capisco... Così all'improvviso..."
"Kasumi, non è stata una scelta così improvvisa".
Il vecchio maestro Happosai aveva ragione, come sempre.
Dopo quanto accaduto il rapporto tra Ranma ed Akane si era incrinato
notevolmente: anche se ad un occhio non esperto poteva sembrare che i
due si punzecchiassero come sempre, ad un più attento esame
si
poteva percepire il rancore della piccola Tendo. Lo si notava dal modo
in cui gli rinfacciava, sempre più spesso, di non essere un
uomo
completo, cosa che non sembrava l'avesse mai turbata. E si notava di
come Ranma patisse la situazione più del solito: si
trasformava
sempre meno spesso e quasi sempre contro la sua volontà.
Aveva
smesso di utilizzare il suo procace corpo femminile per ottenere favori
o schivare i problemi: semplicemente, quando pioveva o veniva
accidentalmente bagnato dall'anziana vicina di casa dei Tendo,
imprecava e correva a bagnarsi con l'acqua calda.
I commenti erano più aspri, taglienti, volti a ferire e non
a
difendersi. Gli sguardi erano gelidi, le piccole attenzioni quotidiane
sparite, il dialogo pressochè nullo.
Akane scese le scale controvoglia e raggiunse la famiglia al completo,
che appena la vide trasalì tutta.
"Buongiorno! Che succede?"
"Bambina mia, non pensare nemmeno per un secondo che sia colpa tua!"
"Ma che dici, papà? Dai, smettila di piangere! Insomma!
Qualcuno può dirmi cosa succede?"
L'arduo compito spettò ovviamente a Nabiki, figlia di mezzo
ed
unica persona dotata di razionalità in tutta la casa.
Guardò greve la sorella minore, le intimò di
rimanere
calma e le porse un biglietto.
Spesso Akane aveva desiderato di uccidere Ranma in modo da zittirlo una
volta per tutte, aveva desiderato che sparisse per sempre.
Quella mattina fu accontentata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Senza Ranma ***
TCP1
I remember you.
I remember lying awake
at night and thinking just of you.
But things don't last
forever and somehow baby,
they never really do.
Ramones,
I remember you.
Nerima, interno giorno,
28 Luglio 1996.
Ryoga si tolse la maglietta sudata e la buttò a terra,
bevendo una lunga sorsata d'acqua gelata, stanco.
"Hey, P-Chan! Ma sei sempre stato così sexy?''
Rise di gusto.
Se solo un anno prima la giovane davanti a lui gli si fosse rivolta in
quel modo, probabilmente sarebbe morto. Di gioia o d'imbarazzo.
Erano ormai passati due anni dalla partenza improvvisa di Ranma, ed in
qualche modo la mancanza di quel piccolo pezzo aveva stravolto tutto il
puzzle della vita dei giovani di Nerima, incredibilmente in meglio.
Tutti gli abitanti di sesso maschile della città, appresa la
notizia, si precipitarono a casa Tendo per chiedere la mano della
figlia minore, nuovamente libera, ma lei non ci aveva messo molto a far
capire a tutti di non essere disponibile.
Se prima e durante l'era-Ranma Akane non dava confidenza ad altri
uomini, dopo quel maledetto giorno di due anni prima persino Soun si
era rassegnato ad avere per sempre una figlia zitella, e arrivato ad
una certa età e stufo di lavorare, decise di cederle la
palestra. A lei sola. Dopotutto era perfettamente in grado di
prendersene cura, anche se tutti, lei compresa, sembravano essersene
dimenticati.
Ed Akane non l'aveva deluso, portando a casa in più di un
anno
di gestione solo vittorie schiaccianti e mostrando incredibili pazienza
e sensibilità nell'insegnamento ai giovani allievi, che
crescevano e miglioravano insieme alla loro maestra, la quale sembrava
diventare più forte ogni giorno.
Il rapporto con Ryoga era cresciuto e si era evoluto dopo che lei aveva
scoperto il suo segreto.
Tre mesi dopo la partenza di Ranma, Ryoga era nella cucina di casa
Tendo, cercando di insegnare alla figlia minore a cucinare, visto che
sembrava non darsi pace per non essere una buona cuoca.
Ryoga temeva che Akane si sentisse in colpa per la partenza del
fidanzato ed aveva accettato di buon grado di insegnarle a preparare
quei pochi piatti che aveva dovuto imparare a cucinare passando
così tanto tempo da solo.
La pentola d'acqua per gli spaghetti era sul fuoco da una mezz'ora
abbondante quando Akane sbadatamente la fece cadere sull'amico. Ryoga
non ci fece troppo caso: sicuramente dopo tutto quel tempo sui fornelli
sarebbe stata sufficientemente calda da non causargli nessuna
trasformazione.
Ma Akane era davvero tanto sbadata. Aveva acceso il fornello accando a
quello su cui era appoggiata la pentola, quindi l'acqua che cadde
addosso a Ryoga era ancora fredda, abbastanza da trasformarlo in P-Chan
proprio sotto gli occhi dell'amata.
Era stato terribilmente difficile spiegarle tutto, ma nonostante fosse
scossa, dopo un lungo e più che motivato mese di rancore,
mutismo ed attacchi di rabbia, Akane aveva dimostrato una
maturità incredibile per la ragazza infantile e permalosa
che
aveva sempre mostrato essere, o meglio, che le avevano sempre
rimproverato di essere.
Aveva perdonato Ryoga per tutto, dicendogli però che mai ci
sarebbe stato nulla tra loro oltre la semplice amicizia.
Il giovane Hibiki, dal canto suo, non trovava una maniera soddisfacente
per ringraziarla di tanta bontà, per cui prese il suo zaino
e
partì in cerca di Ranma, per obbligarlo a tornare dalla
piccola
Akane che stava così tanto male per lui.
Sapeva dove cercarlo: Ranma non aveva mai tenuto nascosto il suo
intento di tornare in Cina il prima possibile per liberarsi della sua
scomoda maledizione.
Come compagna di viaggio aveva scelto Ukyo: abile, brava a cucinare e
soprattutto dotata di senso dell'orientamento, almeno lei.
Lei era partita con l'unica intenzione di battere sul tempo le sue
rivali ed avere il bel Ranma tutto per sè, ma nei 2 mesi a
stretto contatto con Ryoga aveva scoperto di essere incredibilmente
attratta da quel ragazzo così puro e tenace, ed una notte,
sotto
le stelle, i due fecero l'amore. Proprio accanto alla sorgente del
ragazzo affogato, dove Ryoga aveva tanto insistito per bagnarsi, in
modo da tornare un uomo normale.
Era tornato in Giappone senza Ranma e con tanti sensi di colpa, ma
Akane era diversa: in casa Tendo si stava festeggiando il suo
ventunesimo
compleanno, Soun le aveva appena regalato la palestra e lei
era raggiante.
Sembrava non le importasse più nulla del suo ormai ex
ragazzo,
era se possibile ancora più bella e femminile ed aveva
addirittura imparato a cucinare qualche piatto semplice e veloce.
Akane guardò Ryoga mentre beveva avidamente dell'acqua
gelata, dopo il loro consueto allenamento serale.
Da quando stava con Ukyo era un altro: più sicuro di
sè, meno impacciato, più uomo, insomma.
La bella Ukyo entrò nel Dojo proprio in quel momento,
preceduta
da un pancione che sembrava essere sul punto di scoppiare.
Baciò
il compagno ed abbracciò la sua migliore amica, mentre Ryoga
riponeva gli ultimi attrezzi.
Rise pensando a quante volte, inconsapevolmente, ci aveva dormito
insieme.
Era sciocco prendersela con lui: aveva approfittato della situazione,
vero, ma era sempre stato leale e gentile nei suoi confronti, ed in
fondo non era poi questa gran cosa dormire nello stesso letto con un
ragazzo.
Quando lui ed Ukyo avevano iniziato a fare sul serio, Akane sapeva che
Ryoga avrebe avuto bisogno di un lavoro, per cui gli propose di
affiancarla in palestra.
Il vecchio amico accettò di buon grado, e gli affari
iniziarono
ad andare a gonfie vele: senza Ranma che lo surclassasse, Ryoga era
probabilmente il ragazzo più forte del Giappone, ed i
consigli
che il maestro Happosai gli dava più che volentieri,
avendolo
preso a cuore, lo resero quanto di più vicino alla
perfezione.
Ryoga ed Akane insieme erano invincibili.
L'equilibrio della giovane artista marziale era ancora precario, e quel
solo, singolo pensiero la intristì talmente tanto da farle
desiderare un po' di solitudine nonostante la compagnia fosse ottima:
salutò gli amici e salì in camera sua, il respiro
ancora
affannato.
Aprì il primo cassetto della sua scrivania.
Sotto il vecchio diario segreto, la foto incorniciata di lei e Ataru e
la cintura nera di karate tanto faticosamente conquistata l'anno prima,
c'era ancora.
La aveva prosciugata di tutte le sue lacrime, quel pezzo di carta.
E lei proprio non sapeva perchè lo conservasse ancora,
nonostante tutto.
Posò tutto sulla scrivania ed andò a farsi un
bagno rilassante.
Negli ultimi due anni i capelli le erano cresciuti in maniera
spropositata: aveva smesso di tagliarli subito dopo la partenza del
giovane Saotome, a lei erano sempre piaciuti lunghi, era lui che le
aveva detto che era più carina col caschetto.
Che stupida, pensò.
I lunghi capelli corvini le arrivavano ora fino al fondoschiena. Il
fisico si era ulteriormente asciugato e tonificato grazie ai durissimi
allenamenti, e non c'era più la benchè minima
traccia di
rotondità su quei fianchi che spesso erano stati oggetto di
perfide critiche da parte di Ranma, ma ancor di più di se
stessa.
Ciò che invece si era arrotondato, e parecchio, era il suo
seno, forse grazie alla pillola anticoncezionale.
Si vestì in fretta e tornò in camera, dove ad
aspettarla sulla scrivania c'era ancora lui, il biglietto.
Non lo guardava da almeno un anno, e nonostante la grafia disordinata
di Ranma e le macchie di inchiostro sciolto dalle sue silenziose
lacrime notturne fossero impressi a fuoco nella sua memoria, come
sempre provò un tuffo al cuore quando lesse quelle semplici
e
crudeli parole.
Crudeli non perchè preannunciavano una partenza che non
presagiva avere un ritorno.
Crudeli perchè non c'era nulla, nulla che si riferisse a
lei.
Non un cenno, un saluto, una parola speciale che fosse solo sua, loro.
Loro che insieme sembravano essere invincibili, nonostante tutto.
Ma lui non la pensava così, e si sentiva talmente in gabbia
da
decidere di scappare di notte, come un ladro. Scrivendo solo una frase,
che dopo due anni ancora si faceva beffe di lei.
"Vi chiedo scusa e vi
ringrazio di tutto. Ranma."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Midnight in Paris ***
TCP2
I'm going back to 505,
if it' s a 7 hour flight or a 45 minute drive.
In my imagination you're waiting lying on your side,
with your hands between your thighs and a smile.
505- Arctic Monkeys
Parigi, interno notte,
28 Luglio 1996.
Shampoo prese il rossetto rosso ed iniziò a passarselo
svogliatamente sulle labbra.
Erano quasi le 23.00, in pochi minuti sarebbe cominciato lo spettacolo.
Indossò il mini vestito argentato, gli stivali alti fino
alla
coscia dello stesso colore e le pesanti collane in finti diamanti, e si
spazzolò i lunghi capelli.
Era incredibile come la sua vita fosse cambiata in soli due anni.
Dopo la partenza di Ranma aveva scandagliato tutta la Cina per
trovarlo, le sembrava ovvio che quella sarebbe stata la prima tappa del
viaggio del suo promesso sposo.
Ma Ranma non c'era, e non c'era nemmeno a Nerima, al suo ritorno.
Tornata al suo ristorante ebbe la peggiore delle sorprese: il comitato
delle Amazzoni Cinesi era venuto in visita al gran completo per vedere
se la cinesina avesse onorato i patti: avrebbe dovuto uccidere Ranma
ragazza o sposare Ranma ragazzo, e lei, in tutto quel tempo, non era
riuscita a fare nè una cosa nè l'altra.
La pena fu severa, crudele ed inesorabile e nemmeno la sua saggia
bisnonna era riuscita a salvarla da quella che per il loro regolamento
interno era la punizione peggiore: interdizione dalle arti marziali.
Shampoo non avrebbe mai più potuto combattere.
Sentendosi persa, si era buttata a capofitto nella gestione del
ristorante, ma si sentiva soffocare.
Le attenzioni che Mousse le dedicava erano incessanti e fastidiose;
Obaba si era messa il cuore in pace ed aveva acconsentito al loro
matrimonio, ed il suo corpo, sempre stato sexy e modellato, si stava
piegando al peso della sedentarietà e dell'olio delle
fritture.
In poche parole, stava ingrassando a vista d'occhio.
Le uniche due cose su cui Shampoo aveva puntato nella vita erano la
forza fisica e l'avvenenza, ed era impensabile perderne due su due.
Il picco della crisi si registrò certamente quando decise di
contravvenire al suo codice d'onore e concedersi una sfida.
Una sola, la più importante. Quella col nuovo capopalestra
del Dojo Tendo.
Non vedeva Akane da quasi un anno, aveva sentito dire che non usciva
molto dopo la partenza del fidanzato, ed a stento la riconobbe: era
bellissima ed emanava grazia, forza, energia.
La cintura marrone che solitamente teneva fermo il suo ji era stata
sostituita da una nera, ed il suo sguardo non tradiva la
benchè
minima traccia di indecisione.
Akane l'aveva battuta senza nemmeno sforzarsi, e subito dopo era stata
talmente matura da porgerle la mano, aiutarla a rialzarsi ed
abbracciarla.
Tutte queste situazioni portarono Shampoo a partire, anche lei di notte
come una ladra, anche lei lasciando solo un biglietto.
Girovagò a vuoto per settimane, dormendo dove poteva e
mangiando
quello che capitava, senza sapere esattamente dove andare.
Non poteva tornare in Cina, non voleva restare in Giappone.
Trovò lavoro come personal trainer in una palestra di
Okinawa, tanto per tenersi in allenamento.
Un giorno una sua collega, bella e giovane come lei, le disse che
sarebbe andata in Francia, a Parigi, per tentare la carriera di
modella, e che aveva un biglietto aereo in più, in caso la
cinesina volesse accompagnarla, perchè sua cugina era
rimasta
incinta e non poteva più partire.
Shampoo colse l'occasione al volo. Non aveva rimpianti, non c'era
nulla, a parte la nonna, che le dispiacesse lasciarsi indietro, per cui
attraversò il mondo e si stabilì a Parigi, nel
quartiere
di Pigalle.
I sogni dovettero presto lasciare posto alla realtà, e
Shampoo e
Tsubasa, la sua amica del cuore, dovettero presto abbandonare i sogni
di gloria e cercarsi un lavoro.
Non parlavano una parola di francese, inoltre non sapevano come
muoversi nè a chi chiedere aiuto, per cui finirono a
lavorare
come ballerine in un nightclub.
Inutile dire quanto Shampoo odiasse quel lavoro, ma aveva bisono di
denaro per mantenersi e per acquistare un biglietto aereo per tornare a
casa, in Giappone, e così subì la situazione, e
la
subì per otto lunghi mesi.
Quella sarebbe stata l'ultima sera.
Con la paga settimanale e le mance avrebbe raggiunto la cifra
necessaria per tornare a casa.
Prese un bel respiro e salì sul palco.
Steven e Martin bevevano whiskey come delle spugne, era proprio vero
che in Occidente non prendevano le arti marziali sul serio.
Erano i proprietari di un famoso franchising di palestre, distribuite
più o meno in tutto il mondo, facevano soldi a palate e
desideravano espandersi anche in Oriente.
''Vede...'' attaccò Steven, il più alto- "ci
piacerebbe
farci conoscere sul mercato Orientale tramite dei personaggi di spicco
locali: non sarebbe pensabile farci pubblicità in Giappone
con
qualche nostro connazionale.''
Ranma sorrise, pensando a quanto sarebbe stato ridicolo un americano
che andava a Tokyo a parlare di karate.
Martin, il biondo, continuò, raccontando di come le aperture
in
Cina fossero andate bene, di quanto avessero guadagnato. Tipico, certa
gente pensava solo ai profitti. Forse avrebbe dovuto presentare loro
suo padre, o Nabiki.
Il pensiero della cognata gli gelò il sangue, portandogli
alla mente ricordi che erano rimasti sopiti per troppo tempo.
Ogni tanto si concedeva una trasgressione, e percorreva mentalmente i
corridoi di casa Tendo.
Poteva vedere i suoi piedi nudi camminare su e giù lungo
quei
pavimenti in legno, le facce amiche che gli venivano incontro sempre
sorridenti, nonostante causasse tutti i problemi che aveva causato nel
tempo.
E poi lei, ovviamente.
Scosse la testa e bevve un sorso d'acqua e limone, tornando a
concentrarsi sul suo interlocutore.
"Ora stiamo aprendo una palestra a Tokyo, nel quartiere di Ginza. Sono
5000 metri quadri di villaggio fitness con piscina, sauna,
tutti i
comfort, ed ovviamente largo spazio
sarà lasciato alle arti marziali. Sappiamo che lei
è
campione nazionale in quasi tutte le discipline orientali, ci siamo
informati su di lei, e già alla tenera età di
sedici anni
era considerato il ragazzo più forte di tutto il Giappone.
E'
vero?"
"Modestamente"- rispose secco Ranma, addentando una nocciolina e
guardando annoiato le ragazze che ballavano sul palco seminude,
accerchiate da vecchi bavosi che bramavano per infilar loro una
banconota nelle mutandine.
Si sentiva sciocco. Quanto poteva essere seria della gente che indiceva
una riunione di lavoro in uno strip club? Non lo sapeva, ma gli mancava
il Giappone. Era in giro per il mondo da più di due anni,
ma,
come si dice, nessun posto è come casa.
Voleva tornare in terra natìa, ma non poteva assolutamente
presentarcisi senza una scusa dopo tutto quel tempo, dopo aver lasciato
tutti senza nemmeno salutare, dopo aver spezzato il cuore all'unica
donna che avesse mai amato.
''Allora lei...Ecco, lei sarebbe disponibile a diventare il nostro
direttore generale? Le assicuro che lo stipendio è ottimo"
"Accetto", disse semplicemente il giovane Saotome, che già
pregustava l'odore di casa, il sapore di un buon okonomiyaki caldo, la
vista del monte Fuji e l'aria solenne e mistica che solo in Giappone
aveva trovato.
Steven e Martin gli strinsero la mano soddisfatti e gli porsero il
contratto, che Ranma firmò senza nemmeno leggere.
"Bene, ora possiamo goderci lo spettacolo. Vuole una sigaretta, signor
Saotome?"
"Non fumo, grazie" rispose schifato Ranma, che si alzò e si
diresse fuori da quello squallido posto, camminando sollevato per le
strade di Parigi. Decise di godersela per l'ultima volta, visto che
sarebbe ripartito l'indomani, per cui iniziò a camminare per
tutta la città.
Doveva dirlo, di notte era davvero bella.
Ad Akane sarebbe piaciuta tantissimo.
In cima alla Tour Eiffel tutte le sensazioni sembravano amplificarsi.
Andava lì almeno tre volte alla settimana, tanto che
l'addetto all'ascensore aveva iniziato a farlo entrare gratis.
"Ciao, Ranma! Hai solo mezz'ora, stiamo per chiudere!"
"Grazie, Jacques, volevo solo salutarla"
"Te ne vai?"
"Torno a casa!", rispose raggiante il codinato. Strinse la mano al suo
amico e si diresse nel suo punto preferito della balconata: quello
più in ombra, dove non andava mai nessuno.
Si sedette in equilibrio sulla ringhiera, i piedi penzoloni, senza un
minimo di paura di cadere, e si lasciò andare ai ricordi.
Aveva lasciato Nerima due anni prima, in una notte di fine luglio senza
stelle, proprio come quella.
Sapeva che sarebbero andati a cercarlo in Cina, quindi decise di
battere tutti sul tempo e fare una cosa inusuale: prese un aereo.
24 ore dopo era un ragazzo normale, col cuore colmo di
felicità
ed orgoglio, ma anche di tristezza, perchè sapeva di non
poter
condividere la sua gioia con la sua amata.
Non quella volta, no. Non l'avrebbe mai perdonato.
Non era stato in grado di essere sincero riguardo i suoi sentimenti per
la giovane Akane, e sapeva che col matrimonio mancato e la distruzione
del Dojo avevano davvero toccato il fondo.
Lei che gli perdonava sempre tutto era diventata fredda e cinica. Non
era presente, non gli rivolgeva la parola se non per insultarlo, non
era nemmeno più gelosa delle sue corteggiatrici.
Akane lo odiava e Ranma sapeva che aveva tutte le ragioni per farlo,
per cui decise di scappare, sì, proprio come un vigliacco.
Per mantenersi combatteva, e lo fece spostandosi lungo tutto l'Oriente
e portando a casa 186 vittorie su 187. Come dire, un bel punteggio.
Il suo nome era diventato conosciuto, ed un anziano capopalestra cinese
incontrato una notte d'autunno gli propose di spostarsi con lui in
America per studiare le scuole
occidentali, proposta che lui accettò di buon grado, visto
che
non aveva un altro posto in cui andare.
Negli Stati Uniti era diventato una specie di star, era letteralmente
sommerso dal denaro e dalle donne, e lui non disdegnava nè
una
cosa nè l'altra.
Intratteneva solo relazioni superficiali, però, ed aveva una
regola: nessuna di loro per più di una notte.
Non voleva innamorarsi perchè ricordava quanto facesse male
e
sapeva di essere emozionalmente minorato: im fondo non era riuscito
nemmeno a rendere felice Akane, che lo amava profondamente e glielo
aveva dimostrato in mille ed uno modi. Che fossero pianti isterici,
scenate di gelosia o momenti in cui non esitava a rischiare la vita per
proteggerlo, Akane non aveva alcun problema ad esternare i suoi
sentimenti. Sapeva che la maggior parte delle ragazze normali poteva
essere comprata con una borsetta firmata, e che lei aveva uno spirito,
una purezza ed una capacità di amare fuori dal comune.
Avrebbe potuto setacciarlo tutto, il mondo, ma mai avrebbe trovato
un'altra come lei. In giro c'erano milioni di Ranma Saotome, ma nessun'
altra Akane Tendo.
Guardava incantato le luci di Parigi: ci era finito per caso, per
curiosità, più che altro, visto che il suo
coinquilino
francese a Detroit gliene aveva parlato così bene, ed aveva
deciso di rimanere.
Erano ormai sei mesi che guardava quelle luci quasi ogni sera, e quella
sarebbe stata l'ultima volta.
Improvvisamente si ricordò di aver dimenticato il contratto
sul tavolo dello strip club.
Lanciò un ultimo sguardo a quella vista meravigliosa e corse
a recuperarlo.
Le luci erano quasi totalmente accese, gli sgabelli e le sedie riposte
disordinatamente sui tavoli, mentre gli addetti alle pulizie lavavano
il pavimento.
Avvicinò una ragazza e le chiese in un francese perfetto se
avesse visto il suo contratto: lei le rispose che ne aveva posato uno
dietro il bancone del bar.
Mise il foglio ripiegato in tasca e si diresse verso l'uscita, ma delle
urla femminili provenienti da una porta che dava sul magazzino lo
attirarono.
Entrò nella stanza buia e vide una ragazza di spalle che
stava litigando con quello che doveva essere il proprietario.
Con un accento che Ranma riconobbe subito come orientale stava
reclamando il suo stipendio, mentre lui le urlava che era una stupida e
che non se ne sarebbe mai potuta andare da lì, che era una
sua
proprietà.
L'istinto protettivo di Ranma balzò al culmine quando vide
l'uomo grasso dare uno schiaffo alla ragazza: emerse dal buio e senza
dire una parola tirò un unico ed efficacissimo pugno al
viscido,
lasciandolo a terra senza sforzi.
Prese la ragazza in braccio e saltò dalla finestra,
trovandosi immediatamente in strada.
Si guardarono per un attimo, la bella cinese sembrava aver visto la
morte in faccia:
"La... Lanma?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Una vita diversa ***
TCP3
Everytime I close my eyes it's
like a dark paradise.
No one compares to you.
I'm scared that you
won't be waiting on the other side.
Everytime I close my
eyes it's like a dark paradise.
No one compares to you,
but that there's no you, except in my dreams tonight.
Lana
del Rey, Dark paradise.
Nerima, interno giorno, 6 Agosto 1996.
Akane si svegliò sentendo che qualcuno le accarezzava
dolcemente i capelli.
Aprì gli occhi e sorrise, vedendo il maestro Happosai che la
guardava amorevole.
Da quando aveva sposato Cologne, un anno e mezzo prima, era un uomo
diverso.
Certo, era sempre il solito vecchio maniaco che correva dietro a tutte
le donne che vedeva, molestava le ragazzine e rubava la biancheria
intima dalle case atrui, ma era più calmo e meno dispettoso,
soprattutto più serio per quanto riguardava la formazione
dei
suoi allievi, ed aveva imparato a rispettare le ragazze Tendo, almeno
loro.
Con loro aveva iniziato a comportarsi come un uomo della sua
età, come un dolce nonnino, e per Akane e Ryoga era stato un
aiuto a dir poco prezioso nella gestione della palestra, soprattutto i
primi tempi.
Probabilmente anche lui, come tutti, aveva solo bisogno d'amore.
"Questa notte hai dormito bene, vero piccola mia?"
"Sì nonnino, grazie"
"Sono contento che tu non faccia più quei brutti incubi".
I mesi che seguirono la partenza di Ranma furono a dir poco disastrosi:
Akane non mangiava, non usciva più con le amiche,non
combatteva
nemmeno più. Era in uno stato di catalessi, molti
addirittura
avevano ipotizzato che fosse gravemente malata.
Le rare volte in cui riusciva ad addormentarsi di notte faceva sempre
lo stesso incubo: sognava di rincorrerlo a perdifiato senza mai
riuscire a raggiungerlo: in realtà era solo lei a correre,
lui
camminava tranquillo, a volte persino affiancato da Kodachi, Ukyo o
Shampoo.
Correva, correva e si disperava, piangendo ed urlando a squarciagola il
suo nome, mentre lui, col suo solito sorriso sghembo e le mani dietro
alla testa, camminando sulle ringhiere come suo solito, si girava e da
lontano le urlava che se n'era andato perchè non era
abbastanza
carina, non aveva sex appeel, era un maschio mancato.
Akane si svegliava urlando nel cuore della notte, e tutta la famiglia
accorreva preoccupata nella sua stanza.
Ci mise qualche mese a superare il trauma della fuga del suo amato, ma
con l'aiuto della famiglia e degli amici, un bel giorno di gennaio
decise di riprendere in mano la sua vita e risorse come una fenice.
Più forte che mai. Sentiva che nulla avrebbe potuto
scalfirla,
nulla più.
Salutò il maestro ed uscì dalla sua camera,
diretta verso la cucina.
Dalla porta della stanza a fianco alla sua, quella della sorella
Nabiki, vide uscire Mousse in boxer, con aria furtiva.
"Heilà!", gli urlò piombandogli alle spalle,
senza che l'amico si accorgesse della sua presenza.
"A-Akane! Buongiorno!"
"Buongiorno a te! Che ci facevi di là?"- il suo tono era
ironico, sapeva benissimo che da qualche tempo sua sorella e il giovane
cinese avevano una storia segreta.
Nabiki, dopo il primo anno alla facoltà di economia, aveva
capito che lo studio non faceva più per lei, quindi aveva
deciso
di mollare tutto per seguire le sue inclinazioni, e di iscriversi ad un
corso professionale di fotografia.
Lo studio era proprio di fronte al ristorante di Obaba, e Nabiki andava
spesso lì a cena con i suoi colleghi di corso.
Dopo aver capito che la partenza di Shampoo era stata definitiva,
Mousse si era messo il cuore in pace, e complice un'operazione al laser
per curare la sua gravissima miopia, aveva iniziato a guardarsi
finalmente in giro, ed aveva trovato lei: quella che gli sembrava
essere la ragazza più bella mai vista. Iniziò
subito a
corteggiarla, ma memore della brutta esperienza con Shampoo, decise di
andarci con i piedi di piombo, senza manifestare troppo le sue emozioni.
Questo per lui fu un bene: non avrebbe mai avuto speranze con la Tendo,
in caso contrario, dato che Nabiki era, notoriamente, uno spirito
libero con l'avversione per la monogamia.
La scintilla ci mise un po' a scattare: Nabiki non era per niente
attratta dai ragazzi impacciati ed eccentrici, tantomeno da quelli che
si trasformavano in anatre, ma dopo il suo ritorno alla
normalità (per il quale non avrebbe mai smesso di
ringraziare
Ryoga che era tornato dalla Cina con acqua delle sorgenti per tutti),
il giovane mago aveva riacquistato fiducia in se stesso e, come
successe all'amico viaggiatore, virilità.
I due erano maturati nello spazio di una doccia calda, ed erano
diventati due persone nuove. Migliori. Lontani anni luce dai due
ragazzini impacciati ed ostinati che corteggiavano donne che non li
consideravano e combattevano con i mulini a vento credendo di essere
degli eroi dannati, come il Don Chisciotte che Akane amava tanto
leggere.
Avevano capito che mai sarebbero stati protagonisti, in quel circo che
era il loro giro di amici ai tempi di Ranma, e che le luci della
ribalta sono per chi brilla già di luce propria.
Avevano smesso di cercarle, non senza sentirsi sollevati di condurre
un'esistenza normale, ed avevano trovato, al loro posto, il tesoro
più prezioso: la realizzazione personale. Ora erano
sì
protagonisti, ma di un film migliore: quello della loro vita.
Quanto a Mousse, Akane si pentiva ogni giorno di non essersi sforzata
prima per conoscerlo meglio: era davvero un ragazzo d'oro,
simpaticissimo e sempre pronto ad ascoltarla, anche quando gli ripeteva
le stesse cose cento volte per sfogarsi.
Il rapporto con Ryoga era simile a quello che Akane avrebbe avuto se
avesse avuto un fratello maschio: c'erano confidenza, rispetto e
protezione, mentre con Mousse c'era quel tipo di amicizia che ti fa
fare le peggiori stupidaggini e ridere come matti: dal giocare a carte
ubriachi tutta la notte all'andare al karaoke alle quattro del mattino,
dopo una serata in discoteca, e cantare a squarciagola le canzoni
più assurde, per poi andare a mangiare onigiri prima ancora
che
sorga il sole, tornare a casa e guardare vecchi film western
finchè gli occhi non bruciano.
Era grata per aver trovato un alleato simile: dopo la partenza di Ranma
e Shampoo erano entrambi nella stessa situazione: avevano il cuore
spezzato, si sentivano rifiutati e poco considerati dalle persone
amate. Era stato Mousse a farla risalire dal baratro, ascoltandola e
dandole una marea di consigli che si erano rivelati preziosissimi,
essendo un esperto modiale in materia di delusioni d'amore.
Era contenta che tra lui e Nabiki fosse nato l'amore. Nonostante
fossero quanto di più diverso sulla faccia della Terra, i
due
avevano trovato un equilibrio, e tutto sommato non erano una brutta
coppia, benchè Nabiki fosse così venale e Mousse
un
semplice cameriere in un ristorante cinese. Un cameriere che era
diventato da poco direttore di sala, ma pur sempre un cameriere.
Akane sperava davvero che, al suo ritorno, Soun sarebbe stato in grado
di essere magnanimo e di accettare quell'amore così bello.
Suo padre non era lontano, viveva in centro con l'amico Genma e la
moglie Nodoka, che lo avevano invitato a stare da loro per ricambiare
l'ospitalità e la generosità che il signor Tendo
aveva
avuto nei confronti dei Saotome, al loro arrivo a Nerima.
Da quando Kasumi aveva sposato il dottor Tofu ed era andata a vivere
con lui vicino alla sua clinica, Soun si sentiva un po' perso: per lui
era stato come perdere l'amata moglie per la seconda volta, e l'idea
che le altre due figlie fossero grandi, e dunque potessero lasciarlo da
un momento all'altro, lo uccideva.
Akane, però, non soffriva tanto la mancanza del padre,
perchè, come ai vecchi tempi, casa sua era sempre piena
della
gente più strana.
I due amici gustavano l'ottima colazione preparata da Akane e, complice
una battuta del cinese sulla sua trasformazione in pseudo cuoca
provetta, iniziarono a ricordare il passato, facendo a gara a chi
menzionasse più aneddoti divertenti, ridendo come matti e
scandagliando ogni singolo momento di quei folli anni, ma evitando
accuratamente di fare quel
nome.
Fu Mousse a rompere il ghiaccio: sapeva che prima o poi avrebbero
dovuto affrontare l'argomento:
"Ti manca?"
"Di chi parli?"
"Lo sai".
"E' passato troppo tempo, sono cambiate troppe cose, ormai non ricordo
nemmeno più che faccia abbia. E a te manca Shampoo?"
"Direi di no. Ho dovuto fare un grande lavoro su me stesso per uscirne,
ma se penso a quanto amore e dedizione ho sprecato per una persona del
genere...Bah, dovevo essere proprio stupido".
Akane annuì silenziosamente, bevendo un sorso di
tè. Se c'era
una persona che si era comportata male in quel senso era proprio
Shampoo. Col tempo aveva capito che quando si ha la fortuna di essere
amati sinceramente da una persona devota e presente, che farebbe di
tutto per la persona che ama, non si può sputare su una
benedizione del genere come faceva la cinesina col suo amico. Si
possono rifiutare le avances non gradite con ferma dolcezza, senza il
bisogno di scappare dall'altro capo del mondo o di far notare all'altra
persona quanto larghi siano i suoi fianchi.
Odiò se stessa per quel pensiero, ma fortunatamente l'amico
la destò dal suo oblìo.
"Mi piace davvero Nabiki".
"Lo so, e tu piaci a lei. Lo vedo da come ti guarda, lei non
è
mai stata molto sentimentale, ma con te tira fuori una dolcezza che non
avevo mai visto in quasi 23 anni!"
"E' che mi da fastidio che una cosa così bella debba essere
segreta... Cosa faremo quando tuo padre tornerà a casa?"
"E' vero, papà non ha imparato la lezione la prima volta, ma
lo
farà la seconda. E poi Nabiki è diversa da me,
lei non
avrebbe mai accettato un matrimonio combinato come quello tra me e
Ranma''- rabbrividì pronunciando il suo nome- ''e non si
farà certo mettere i piedi in testa solo perchè
lui non
vuole che lei frequenti un ragazzo più giovane! Fidati di
me,
dopo il matrimonio di Kasumi lo ha capito che non siamo delle bambine,
ha perfino accettato Ataru, anche se non pratica le arti marzali!"
"A proposito, come va con lui?"
"Va bene, più che bene. Lo sai com'è fatto, vive
per me.
Non mi sono mai sentita così amata, Mousse, credimi. Anche
se
qualche volta mi sento una vigliacca,perchè
benchè lo ami
anch'io, e tu sai quanto, sento di non meritarlo".
"Perchè mai dici così, piccola?"
"Rifammi la domanda, Mou-Mou".
Mousse sospirò comprensivo.
"Ti manca?"
Akane lo guardò fisso negli occhi, ferma e glaciale.
"Tutti i giorni".
Si congedò dall'amico ed iniziò a prepararsi. Era
domenica, il suo giorno libero, e come sempre lo avrebbe passato con il
suo fidanzato, Ataru.
Si erano conosciuti l'anno prima ad una cena degli allievi del corso di
fotografia, dove Nabiki aveva insistito per portala.
Voleva che sua sorella si aprisse un po' di più al mondo, e
lei
la accontentò. Tra lei ed il giovane Ataru la scintilla era
scattata quasi subito.
Aveva 24 anni, lavorava come fotografo free lance ed aveva una passione
sfrenata per le motociclette: ne possedeva tre.
Era alto, molto più di lei, il fisico era scolpito da anni
di
nuoto agonistico, aveva i capelli castani e gli occhi dell'azzurro
più acceso che Akane avesse mai visto.
Era sempre molto dolce e galante, ma mai melenso o molesto come gli
altri corteggiatori a cui era abituata, e la piccola Akane non ci mise
molto a cedere alle sue avances.
A lui aveva dato il suo primo vero bacio e con lui, e solo con lui,
aveva conosciuto l'amore fisico.
A volte si scopriva a fantasticare su come sarebbe stato se Ranma
avesse provato le stesse cose che provava lei, se soprattutto fosse
stato meno stupido.
Chissà come sarebbe stato fare l'amore con lui?
Ma probabilmente non lo avrebbe saputo mai. Ranma era lontano,
chissà quanto, ed Ataru era quello che si diceva un
fidanzato
perfetto.
La sua era, ora, una vita totalmente diversa, ed andava bene
così.
Il suo stile era decisamente cambiato negli anni: dopo il diploma aveva
definitivamente abbandonato gli abiti da scolaretta per bene in favore
di un abbigliamento più maturo e femminile. Persino in
casa indossava solo abiti e pigiamini alla moda, ed utilizzava le tute
esclusivamente sul lavoro.
Quel giorno uscì di casa con un vestitino aderente rosso,
dei
sandaletti bassi ed una grossa borsa in paglia, contenente olio solare
e costume da bagno.
Il suo fidanzato si illuminò appena la vide. Non
poteva
crederci: aveva davvero conquistato la ragazza più bella e
dolce
del mondo.
Le porse il casco, la aiutò a salire sulla sua Harley, ed
iniziò a guidare verso il mare.
"Come stai oggi, amore?"
"Bene, grazie, non vedo l'ora di farmi una bella nuotata! E tu, tesoro?"
"Come potrei stare, Akane? Sono con te!"
Lo strinse forte, mentre la moto prendeva velocità.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Niente come prima ***
TCP4
You know that feeling you get?
You feel you're older
than time .
You ain't exactly sure
if you've been away
awhile.
Do you keep the receipts
for the friends that you
buy?
And ain't it
bittersweet?
You were only just
getting by.
But I hope you know that
it won't let go,
it sticks around with
you until the day you die.
And I hope you know that
it's touch and go,
I hope the tears don't
stain the world that waits outside.
Where did it all go
wrong?
Oasis,
Where did it all go wrong?
Ginza, esterno giorno, 7
agosto 1996
Ranma non aveva mai amato il centro di Tokyo, troppo
chiassoso per i
suoi gusti, ma il solo fatto di trovarsi nuovamente in Giappone aveva
influito in positivo sul suo umore, da troppo tempo grigio.
Era stato bellissimo ritrovare la sua vecchia amica,
soprattutto ora che gli eventi l'avevano cambiata, ed aveva smesso di
perseguitarlo.
In partenza per Tokyo le aveva chiesto di seguirlo, in modo da andare a
lavorare nella sua palestra, e lei aveva accettato più che
volentieri.
Per Ranma la scelta fu più che azzeccata: nel nuovo impiego
da
istruttrice di thai boxe Shampoo era perfetta, e la sua bellezza
attirava decine e decine di clienti: il fatturato della palestra era
cresciuto in maniera esponenziale nel giro di pochissimi giorni per via
dei tantissimi nuovi iscritti.
Quanto a lui, non era felicissimo dell'impiego.
Avrebbe fatto meglio a leggere bene il contratto prima di firmarlo: il
suo lavoro era sì molto ben pagato, ma prevedeva
prevalentemente
mansioni d'ufficio, contabilità e gestione della
burocrazia.
Aveva poco tempo per allenarsi ed assolutamente nessuno per insegnare,
cosa che invece gli sarebbe piaciuto fare.
Decise di staccare un po' e di pranzare da solo, invece che con Shampoo
come di consueto. Le lasciò un post-it sulla sua scrivania e
prese a camminare per le assolate vie della città, tra
grattacieli, negozi alla moda e centri benessere.
Si sedette in un ristorante e consumò una fetta di pizza ed
una
coca, dopodichè si diresse al supermercato per fare un po'
di
spesa.
Fermo davanti allo scaffale dei biscotti si sentiva osservato. Poteva
percepire una presenza minacciosa alle sue spalle farsi sempre
più forte.
Si voltò di scatto, ma prima che potesse mettere a fuoco, in
quella che gli era parsa una frazione di secondo, l'individuo era
sparito.
Lascò il carrello e prese a correre fin fuori dal
supermercato:
aveva individuato il suo nemico: un uomo alto, probabilmente
più
maturo di lui, correva a perdifiato, nonostante lui gli urlasse di
fermarsi.
Improvvisamente l'uomo, sempre seguito da Ranma, svoltò in
un vicolo, che per sua sfortuna risultò essere cieco.
Sorrise, lo aveva in pugno.
"Ora non hai scampo! Avanti, vigliacco, voltati!"
L'oggetto della sua attenzione strinse i pugni.
"Cos'è, hai paura? Avanti girati!"
"No, Ranma, non ho paura"- la voce gli sembrava familiare- "E' che
farei qualunque cosa pur di non vedere mai più la tua
faccia".
"Ma che dici? Chi sei?"- Il giovane col codino era confuso: chi era
quest'uomo? E
perchè lo odiava così tanto da non sopportare
nemmeno la
vista del suo volto? Lo strattonò per una spalla e lo
costrinse
a voltarsi.
Soun Tendo lo guardava fisso negli occhi, arrabbiato come nessuno lo
aveva mai visto.
L'istinto di Ranma era quello di abbracciarlo: quell'eccentrico signore
di mezza età per lui
rappresentava casa, l'unica in cui non si fosse mai sentito solo,
rappresentava una famiglia che non aveva mai avuto, rappresentava...
Sporse il busto verso l'ex suocero, cercando il contatto, ma lui lo
respinse.
"Tendo! Cosa c'è? Sono io, Ranma!"
Soun non rispondeva, guardava in basso e tremava di rabbia.
"Soun! Andiamo! Che ti ho fatto?"
"Che mi hai fatto? Tu mi chiedi che mi hai fatto, Ranma? Hai idea
dell'inferno che ci hai fatto passare, piccolo ingrato?"- chiese
urlando, tirandogli un sonoro ceffone sul viso, che Ranma
incassò senza battere ciglio.
Nella mente di Ranma si affollarono tutte le preoccupazioni che aveva
cercato di scansare nei due anni precedenti, una in particolare: come
promesso sposo di Akane, a lui spettava il compito di difendere la
palestra dei Tendo.
Sapeva quanto la sua assenza pesasse, perchè ogni volta in
cui,
in passato, Akane si era trovata a combattere da sola, lui era sempre
dovuto intervenire in suo soccorso.
Con Akane così debole e Soun ormai troppo avanti con gli
anni, il Dojo Tendo era a rischio.
Guardò Soun con aria mortificata, facendogli intendere di
aver capito.
"No! Tutte le cose a cui stai pensando...Beh non sono niente! Non
essere troppo indulgente con te stesso, Ranma. Hai rovinato tutto!''
Il ragazzo ebbe una fitta al cuore.
"Avete perso la palestra?"- se lo aspettava, in fin dei conti senza il
suo aiuto l'avrebbero persa molto prima.- "Sono mortificato!
Lascia che provveda io a recuperarla! Sono disposto a venire a Nerima
stasera stessa! Vincerò con il nuovo capopalestra e riavrete
il
Dojo, ve ne comprerò anche uno più grande se
vuoi, e una
casa più bella! Soun, ti prego, perdonami! Sono disposto a
far
tornare tutto come prima, sposerò Akane e...."
Non sapeva perchè avesse detto quell'ultima frase, ma la
risata
greve di Tendo lo riportò con i piedi per terra,
spaventandolo.
"Dopo tutto quello che le hai fatto passare pensi che ti lascerei
sposare la mia bambina? Non farti vedere mai più a Nerima,
Ranma, e non preoccuparti per la palestra: Akane e Ryoga la stanno
mandando avanti alla perfezione!"
Sembrava che il cuore del codinato si fosse rotto in mille pezzi.
Akane e... E Ryoga?
Se lo aspettava, forse lo aveva sempre saputo.
Di tutti i corteggiatori di Akane, Ryoga era praticamente l'unico
sincero, l'unico abbastanza forte da sostenerla, l'unico meritevole del
suo amore, forse anche più di lui.
Ryoga era quello che meritava di stare con Akane, non Ranma. La amava
veramente ed aveva sempre e solo mirato a renderla felice, anche
facendosi da parte quando necessario.
Era puro e corretto, e non l'avrebbe mai abbandonata nel cuore della
notte senza nemmeno salutarla.
Preso dai suoi pensieri, non si accorse che Soun Tendo se n'era
già andato, lasciandolo da solo nel vicolo buio.
La sera a cena Ranma era pensieroso.
Non riusciva a togliersi un'immagine dalla testa: Ryoga ed Akane
insieme.
Era frustrato, arrabbiato con se stesso e, sì, anche un po'
geloso, anche se sapeva di non averne alcun diritto.
L'eterno disperso non aveva mai fatto mistero dei suoi sentimenti per
Akane, ma era
pur sempre il suo migliore amico, e Ranma sperava che si sarebbe fatto
da parte, a un certo punto.
Invece aveva approfittato della situazione per ''consolare'' Akane.
Magari lo aveva anche messo in cattiva luce con lei.
Shampoo lo guardava con aria interrogativa: non aveva mai visto il suo
amico
mangiare così lentamente, soprattutto dopo una giornata di
lavoro.
"Lanma, che c'è?"
"Shampoo, dimmi una cosa. Quanto sei rimasta a Nerima, dopo la mia
partenza?"
"Uhm, vediamo... Subito dopo aver saputo che eri partito sono venuta a
cercarti, come del resto anche tuo padre e Soun Tendo; sono stata via
qualche
mese e poi sono tornata."
"E quando sei partita per la Francia?''
"Ormai è più di un anno. Non ce la facevo
più lì, inoltre
era chiaro che tu non saresti mai tornato. Quando sono scappata, Ryoga
ed Ukyo erano tornati da un paio di mesi da Jusenkyo, a mani vuote
anche
loro".
Ranma rimase senza parole: praticamente tutti i suoi amici e familiari
erano andati in Cina per cercare di riportarlo a casa. Era commosso da
tanto affetto,
ma mancava un nome all'appello, il più importante.
"Cosa puoi dirmi di Akane?"
"Beh, lei...Lanma, chiudi con il passato. Lo sai che te lo dico senza
secondi fini, ormai non ha più senso che io ti corra dietro
per
onorare i patti con le Amazzoni, visto che come sai è andato
tutto in fumo. Te lo dico col cuore, lasciala stare.''
"Ma insomma, si può sapere che è successo?"-
sbottò il ragazzo tirando un pugno sul tavolo,
perchè mai
lo facevano preoccupare così? Non sapevano quanto ci tenesse
ancora ad Akane? Lui non le avrebbe mai voluto fare del male.
Shampoo posò la mano sulla sua, per una volta in modo
amichevole, ed iniziò a raccontare.
"Nessuno ci aveva informati della tua partenza. Un giorno mi sono
chiesta perchè non ti facessi più vedere al
ristorante e
sono venuta al Dojo. L'aria era gelida, sembrava che in casa ci
fosse un malato terminale.
Mi era stato detto che eri partito ormai da 10 giorni e che non avevi
lasciato nessun recapito.
Ero giovane ed immatura, volevo combattere con Akane, ma tutti si
accanirono contro di me, non mi lasciavano salire le scale per andare
in camera sua. Pensa che persino sua sorella Kasumi, quella calma, mi
schiaffeggiò quel giorno".
Ranma era senza parole, Kasumi che schiaffeggiava qualcuno era ancora
più paradossale di un uomo che si trasformava in donna.
Shampoo continuò:
"Sono andata fino slle Sorgenti Maledette per cercarti, ma senza
risultato. Lì ho incontrato Soun Tendo: mi disse di essere
lì con
Genma, che ovviamente ha appofittato del viaggio per bagnarsi e tornare
normale, proprio come ho fatto io, del resto.
Sono tornata a casa solo qualche mese dopo, non mi sono arresa
facilmente, ti ho cercato in capo al mondo.
Arrivata a Nerima è successo quello che sai: mi è
stata
vietata la pratica delle arti marziali. Mi sono buttata nel lavoro,
stavo giorno e notte al ristorante e non uscivo mai, questo fino allo
scorso giugno.
Una sera Nabiki è venuta a mangiare da noi con degli amici.
Parlavano di una cena che si sarebbe svolta l'indomani, e lei diceva
che ci sarebbe stata anche la sua sorellina.
Le vene mi pulsavano e le mani mi tremavano. Mia nonna mi aveva appena
detto che Akane era diventata il nuovo capopalestra ed
io non ci ho più visto. Volevo una rivincita, lei era
l'unica
che ti interessasse davvero, non credere che non lo sapessimo tutte.
Il giorno dopo ero lì per sfidarla, c'era anche Ryoga, ma
lei
non ha voluto che combattesse anche lui. Era una persona totalmente
diversa. Emanava un'energia mistica che avevo visto solo in mia nonna
quand'era più giovane.
Abbiamo combattuto ed era in formissima, in meno di 5 minuti mi ha
lasciata a terra''.
Ranma era sorpreso, Akane non era mai riuscita a battere Shampoo in
passato.
"Sono scoppiata a piangere, lei mi ha aiutata a rialzarmi, mi ha
abbracciata e aveva gli occhi lucidi anche lei.
Le ho chiesto se avesse tue notizie, ma Ryoga le si è parato
davanti. Ha detto che era venuto a cercarti, così come Ukyo,
e
che non avevano trovato niente.
Il saluto di Akane mi era sembrato un addio, forse aveva capito che
sarei partita, mi ha stretta a lungo ed è andata a
prepararsi
per la sua cena.
Ryoga era furioso perchè avevo chiesto di te: diceva di non
fare
mai più il tuo nome davanti ad Akane, che eri sparito
volontariamente, e per questo dovevamo considerarti morto. Proprio
così ha detto, morto.
Questo è tutto quello che posso dirti, poi sono partita e
non li ho più rivisti".
A Ranma prudevano le mani. Dunque era come pensava, Ryoga ed Akane
stavano insieme.
Senza dire una parola si mise le scarpe ed uscì nella notte.
Shampoo non lo fermò nè gli chiese niente: sapeva
benissimo quale fosse la sua destinazione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Scusa, amico. ***
TCP5
Run my baby, run my baby, run.
Run from the noise of
the street and the loaded gun.
Too late for solutions
to solve in the setting sun,
so run my baby, run my
baby, run.
Garbage, Run, baby, run.
Nerima, esterno giorno, 8 agosto 1996
Ryoga camminava per le vie di Nerima, finalmente sicuro di
sè,
grazie ai trucchetti che Ataru gli aveva insegnato per ricordare le
strade, almeno quelle che faceva più spesso.
Bastava prendere dei punti di riferimento.
Pensava a quanto fosse felice della sua vita in quel momento, a quanta
strada avesse fatto negli anni, e soprattutto a quanto fosse stato
cieco a non capire subito che Ukyo era il suo destino.
Stavano insieme da ormai un anno abbondante, e lei era sul punto di
dargli ciò che più desiderava al mondo: una
famiglia.
Gli aveva detto di essere incinta dopo 3 settimane dal test di
gravidanza, durante la cena di Natale a casa Tendo, mentre erano
circondati dalla loro famiglia acquisita: quella dei loro
amici
più intimi.
Entrambi erano cresciuti lontano dai genitori, ed entrambi non
desideravano altro che costruire qualcosa che potesse essere chiamato
''casa''.
Il giovane Hibiki sorrise al ricordo delle lacrime di gioia di Ataru,
quello che in breve tempo era diventato il suo migliore amico, insieme
a Mousse.
Era davvero speciale, quel ragazzo, e non biasimava certo Akane per
essersi innamorata di lui.
Era così puro e maturo, e non aveva alcun problema a
manifestare
i propri sentimenti. Inoltre aveva un carattere talmente gioviale e
trascinante, da conquistare chiunque solo aprendo la bocca.
Trovò ciò che cercava, il negozio di articoli per
bambini, e vi entrò: mancava poco al parto, e voleva fare a
suo
figlio il suo primo regalo: una mini tutina da karate.
Ranma si sentiva spaesato, non camminava per quelle strade da
più di due anni.
In contronto alle dimensioni enormi delle strade americane, alla
decadenza di Parigi ed alla chiassosità del centro, le vie
del
suo vecchio quartiere gli sembravano minuscole come quelle di
un
piccolo villaggio. I volti, anche quelli che non aveva mai visto prima,
gli sembravano familiari, e l'odore era quello dei ricordi
più
emozionanti e puri, quelli in cui ci si rifugia quando si ha bisogno di
provare una sensazione positiva.
Era quasi sull'orlo delle lacrime per essere ritornato, finalmente,
nell'unico posto al mondo in cui si fosse mai sentito amato.
Aveva deciso di fare una passeggiata chiarificatrice prima di andare a
bussare a casa Tendo: non sapeva cosa avrebbe trovato, ed era preparato
al peggio.
Se Ryoga ed Akane si fossero sposati Soun gliel'avrebbe certamente
detto, o sarebbe arrivato alle orecchie di Shampoo, che glielo avrebbe
riferito. Ma se fossero stati fidanzati? Cosa avrebbe potuto fare in
quel caso?
Aveva passato la notte in bianco, sdraiato su una panchina del parco,
ed i pensieri gli si erano chiarificati: lui voleva Akane. La amava con
ogni goccia del suo sangue, con ogni centimetro della sua pelle e con
ogni battito del suo cuore.
No, non l'aveva dimenticata, e le cento o più avventure di
una
notte che aveva avuto non avevano fatto altro che chiarirgli le idee.
Akane era l'unica.
Si era sorpreso a sperare di trovarla ancora come l'aveva lasciata: una
ragazzina appena diciottenne un po' timida ed ingenua, e soprattutto
pura.
Gli sarebbe piaciuto insegnarle a fare certe cose, essere il primo,
l'unico, il solo.
Ne era passato di tempo, era vero, ma Ryoga era un imbranato, e lei era
sempre stata un po' impacciata con gli uomini. Magari si erano dati
solo qualche bacetto.
Quando vide il suo ex migliore amico svoltare l'angolo quasi non lo
riconobbe: Ryoga era più muscoloso, forse anche
più alto,
ed il suo aspetto era decisamente più curato.
Indossava un paio di jeans, delle scarpe da ginnastica alla moda ed una
camicia azzurra a maniche lunghe, benchè fosse luglio
inoltrato.
I capelli erano ordinatamente tenuti insieme con il gel, e si era fatto
crescere un paio di baffetti sottili e delle basette di media
lunghezza, che gli stavano molto bene.
Era un uomo. A tutti gli effetti.
In preda alle paranoie lo seguì nel suo giro di shopping, ed
impallidì quando lo vide entrare in un negozio di articoli
per
bambini.
Senza far notare la sua presenza lo seguì all'interno del
negozio, ed inorridito lo spiò mentre acquistava
una
tutina da karate.
Lo sentì dire alla commessa che sarebbe diventato padre da
lì a breve, e che dopo il parto avrebbe finalmente sposato
la
donna che amava da sempre.
Il sangue gli si gelò, e per poco non svenne.
Quando si riprese, si accorse che l'ex amico era già uscito.
Si
precipitò fuori dal negozio, ed iniziò a
rincorrerlo.
"Ryoga! Ryoga aspetta,
bastardo!"
Ryoga camminava tranquillamente con il suo nuovo acquisto nello zaino,
quando si sentì chiamare a gran voce.
Si girò lentamente e vide corrergli incontro l'ultima
persona che si aspettasse di vedere.
Ranma correva a perdifiato urlando il suo nome: certo, mancava da due
anni, probabilmente era felice di vederlo.
L'emozione gli fece dimenticare tutti i rancori, dopotutto le vite di
tutti loro erano andate avanti, e non aveva senso vivere nel passato,
soprattutto quando il presente era così roseo.
Allargò le braccia ed attese l'arrivo del codinato, che,
però, gli si buttò addosso ed iniziò
ad attaccarlo.
"Hey! Ranma! Sei tornato! Dai, non voglio fare a botte, stupido! Sono
un padre, ora!"
L'orgoglio con cui Ryoga pronunciò quella frase
fomentò
ulteriormente la rabbia del codinato. Lo buttò a terra e gli
si
scagliò addosso, tirandogli un pugno che sarebbe stato
mortale
per qualunque altro uomo.
L'eterno disperso si accorse che qualcosa non andava solo dopo qualche
minuto: la
faccia di Ranma non era distesa ed impenitente come tutte le volte in
cui combattevano per gioco o per goliardia, inoltre aveva detto una
frase che l'aveva lasciato perplesso:
"Come hai potuto, Ryoga? Eri il mio migliore amico!"
Contraccambiò il colpo, era molto più forte
dell'ultima
volta in cui avevano combattuto. Immobilizzò Ranma e gli
chiese
spiegazioni.
"Tu! Maledetto! Lo avevo sempre detto che lei era mia! Sapevi che sarei
tornato! Come hai potuto, Ryoga?''
"Ma che dici? Ranma, fermo! Si può sapere di che stiamo
parlando?"
"So tutto! Sei un traditore! Io la amavo, Ryoga! L'ho sempre amata, e
tu lo sapevi! Eri il mio migliore amico!"
Ryoga rimase di stucco quando vide Ranma inginocchiarsi per terra, con
gli occhi lucidi e le mani tra i capelli. Non poteva capacitarsi di
quanto appena sentito. Dunque Ranma amava Ukyo?
"Ranma! Sii uomo, alzati!"
"No, è troppo tardi, è tutto perduto!"
Era sinceramente intenerito. Era raro vedere una persona egocentrica e
spocchiosa come Ranma mollare la presa e lasciarsi andare
così,
soprattutto davanti ad altra gente.
Si chinò di fronte a lui, incurante degli sguardi dei
passanti,
e gli porse la mano, che il codinato rifiutò malamente.
"Ranma, io non potevo sapere... Avevo capito che eri strano coi
sentimenti, ma sinceramente...Io avevo sempre pensato che ti piacesse
Akane!"
"Ryoga..."- Ranma sgranò gli occhi. In una frazione di
secondo
l'amico capì che c'era stato un malinteso, e
scoppiò a
ridere fragorosamente.
Si alzò, e tese nuovamente la mano al suo amico, che
stavolta l'accettò e la strinse, alzandosi anche lui.
"Ranma... Abbracciami, stupido!"
"Dunque tu ed Ukyo, eh?"
Mangiava il suo gelato sorpreso, seduto sul bordo di una fontana.
Crescere significava anche quello: non trovava più
sconveniente
mangiare un alimento tanto grazioso e colorato in pubblico, forse
perchè non era più
ossessionato dall'idea di essere un vero uomo.
Ryoga sorrise orgoglioso. Ora che si erano chiariti si rese conto di
quanto Ranma gli fosse mancato, nonostante tutto, e di quanto fosse
felice di condividere la sua gioia con lui.
"E' maschio o femmina?"
"Maschio. Ne sono molto fiero. Lo chiameremo Peter, come Peter Pan. E'
stata Akane a decidere per un nome con la P. Ora che sono guarito, le
manca qualcuno da chiamare P-Chan".
Ranma non riuscì ad assimilare la notizia principale
dell'enunciato: Ryoga voleva dirgli che anche lui era guarito,
finalmente, ma l'unica parola che rimbombava nella testa del codinato
era ''Akane''.
Il giovane Hibiki, allo stesso tempo, si maledì per la
leggerezza. Ranma gli aveva appena confessato i suoi sentimenti per la
sua amica, inoltre era tornato. Forse per restare. Come avrebbe gestito
la
situazione, ora? Dopotutto sia lui che Ataru erano suoi amici, ma la
persona a cui voleva più bene in assoluto era lei, Akane.
Cosa
avrebbe dovuto fare? Aiutare il suo vecchio amico o parteggiare per
quello nuovo? Ataru era certamente il migliore dei partiti per la sua
''sorellina'', ma aveva sempre sospettato che, in segreto, lei pensasse
ancora a Ranma.
Inoltre, lui le aveva spezzato il cuore. Ripetutamente. Solo chi era
stato a Nerima quella maledetta estate poteva capire cos'avesse passato
la piccola Tendo.
Cercò di sviare il discorso chiedendo al codinato del suo
nuovo
lavoro, ma lui non sembrava realmente preso dalla conversazione.
D'improvviso zittì Ryoga e glielo chiese: dritto e conciso.
"Come sta Akane?"
"Hem, Akane... Bene! Molto bene...Ora"
"Che vuol dire, ora?"
"Ranma, io ti voglio bene, ma non piombare subito nella sua vita. Dalle
un po' di tempo, ok? Sta preparando un combattimento con uno sfidante
davvero forte, e stavolta siamo veramente preoccupati per la
Palestra... Per favore, non distrarla anche tu... Ci sarà
tempo e
modo, e poi lei sta con..."
"Basta!" -sbottò il codinato, buttando a terra il cono
vuoto-
"Ora mi spieghi perchè tutti quelli con cui parlo di Akane
mi
dicono di lasciarla perdere! Avanti, parla!"
Ryoga guardò l'orologio: gliel'aveva regalato Ukyo per il
suo compleanno, due settimane prima, e segnava le 11 meno 5.
"Oddio, Ranma... Perdonami, ma ho perso la cognizione del tempo, devo
scappare al lavoro! Se ti va stasera passa da noi, ti lascio
l'indirizzo, così saluti anche Ukyo, ok?"
Ranma aveva camminato per tutto il giorno senza fermarsi mai: era stato
al Furinkan, scandagliando ogni luogo, dal terrazzo alla piscina.
Inutile dire che tutto gli parlasse di lei.
Era stato al ristorante di Obaba, in cui però aveva trovato
solo
dei camerieri che non aveva mai visto, e al chiosco di Ukyo,chiuso per
ferie, probabilmente perchè la proprietaria stava per
partorire.
Era persino passato davanti casa Kuno, gli sarebbero andati bene anche
quel pazzo o sua sorella, pur di vedere una faccia conosciuta, pur di
sapere che qualcosa era rimasto come prima.
Ma era disabitata, il giardino non era curato e non si sentivano risate
isteriche o pianti di ninja impauriti.
Casa Hibiki non era lontana da casa Tendo.
Si era lasciato quella
parte del quartiere per ultima: sapeva che le emozioni che gli avrebbe
provocato sarebbero state difficili da gestire.
Ironia della sorte, per arrivare dal suo amico avrebbe proprio dovuto
passarci davanti.
Prese coraggio e si incamminò.
Per poco una moto non lo investì, mentre attraversava la
strada:
un bel ragazzo più o meno della sua età
alzò la
visiera del casco e gli urlò ''Scusa amico!", ripartendo a
tutta
velocità, dopo essersi assicurato di non avergli fatto del
male.
Ranma maledì il progresso.
Solo due anni prima, in quella via, non vedeva passare altro che
pedoni, o al limite ragazzini in bici.
Ma i tempi erano cambiati, e lui stesso si era piegato all'uso
dell'automobile, quando viveva in America, benchè la
considerasse solo un modo per inquinare ed impigrirsi, un pessimo
sostituto ad una salubre camminata.
E lui amava camminare, come amava qualunque attività fisica,
ma
quella passeggiata gli era sembrata una tortura infernale: ad ogni
passo i polpacci gli bruciavano un po' di più, ed i piedi
gli
sembravano dei macigni.
Dopo la grande curva, proprio davanti alla casa della vecchia signora
che lo bagnava sempre annaffiando i fiori, si fermò,
prendendo
un bel respiro.
Il Dojo Tendo era lì dov'era sempre stato, solo l'insegna
era un
pochino più grande, ma quello che lo stupì era la
quantità di gente che ne usciva: decine e decine di
ragazzini,
con caricati sulle spalle dei borsoni, stavano salutando Ryoga, sulla
soglia.
Dovette sforzarsi per riprendere fiato. Ryoga nella sua tuta era
così professionale, e sembrava così felice di
fare quel
lavoro. Nulla a che vedere con la frustrazione che provava lui nella
sua palestra d'elite frequentata solo da ricchi turisti e mogli di
imprenditori
con la fissa della forma fisica, seduto dietro ad una scrivania ad
incasellare numeri.
Aveva sbagliato tutto, era quella la sua vita:
combattere ed insegnare, portare avanti le seppur bizzarre tradizioni
di
famiglia, spronare i più giovani, educarli all'amore per
quella
che, ne era certo, era la più alta delle Arti. Magari
addirittura formare un nuovo Ranma Saotome, un giorno, proprio come
Obaba ed il vecchio Happosai avevano fatto con lui.
Iniziò a darsi dello stupido: era felice per il suo amico,
ma
lì avrebbe potuto esserci lui. Avrebbe dovuto esserci lui.
Tutti desideravano quello per il giovane Saotome, fin dall'inizio, ma
lui aveva sempre vissuto
la decisione di suo padre come una condanna a morte. Il Dojo, l'unione
delle due Scuole, il matrimonio con Akane.
Aveva, letteralmente, sputtanato tutto. E non poteva incolpare altri
che se stesso per quello che gli stava capitando.
Vide che il ragazzo con la moto era fermo e chiacchierava animatamente
con Ryoga, per cui non proseguì, per non fare la figura
dello
stupido, e li osservò da lontano.
I due ridevano, sembravano amici di vecchia data. Ad un certo punto
Mousse, il vecchio caro Mousse, uscì sulla soglia e
salutò il ragazzo, anche lui calorosamente.
Ranma iniziò a chiedersi chi fosse l'uomo misterioso, ma
subito tutti i suoi dubbi furono fugati.
Era diversa, ma l'avrebbe riconosciuta tra mille donne.
Ed era bellissima.
Akane era appena uscita dal Dojo, e stava sorridendo abbracciata ai
suoi due amici di sempre mentre il motociclista scattava foto a
ripetizione.
I capelli le si erano allungati di almeno 30 centimetri, e le
ricadevano morbidi lungo i fianchi, stranamente ricci,
benchè la
ragazza li avesse sempre avuti lisci come spaghetti. Il suo fisico era
qualcosa di indescrivibile: Akane era visibilmente dimagrita, ed il suo
stile era quanto di più sexy il giovane Saotome avesse mai
visto: indossava dei pantaloni in seta colorata, leggermente stretti
sulla caviglia, che le fasciavano i fianchi stretti ed il sedere
rotondo, un top bianco con la pancia scoperta che lasciava ben poco
all'immaginazione, aprendosi in una scollatura a cuore sul
seno,
decisamente più generoso di quanto ricorsasse, e mostrando
la
pelle abbronzatissima, e dei sandali col tacco alto in pelle color
cuoio.
Il giovane aveva sempre paragonato il suo corpo femminile, che con
molta poca modestia trovava perfetto, a quello della piccola Akane,
decisamente più normale, sebbene armonico ed allenato.
In quel momento, nascosto dietro un albero e vergognandosi come un
verme, proprio lungo quella strada che aveva percorso mille e una volte
a testa alta, Ranma Saotome si sentì un idiota.
Capì quanto potesse essere stato stupido ed infantile il suo
comportamento, ma soprattutto, capì cosa aveva fatto alla
povera
Akane.
Quella ragazza così bella, che prima del suo arrivo, il
codinato
lo ricordava molto bene, era insidiata da una quantità
indefinibile di uomini ogni mattina, si era vista portare via tutto da
lui e dalla sua stupidità.
Lui che era il suo fidanzato, che avrebbe dovuto corteggiarla e dirle
ogni giorno quanto fosse bella, non faceva che criticarla, per tutto.
L'aveva avvilita nella sua totalità di donna.
Deglutì a fatica, pensando a tutte le volte in cui aveva
sorpreso Akane a guardarsi sconsolata le cosce, o a pinzarsi con due
dita quel poco di adipe che avvolgeva i suoi fianchi, o fare
silenziosi paragoni mentali tra il sedere di Shampoo ed il
suo.
Lui le criticava l'essere un maschiaccio, il non essere sexy, ma la
verità era una: era tutta colpa sua.
Se Akane non vestiva o agiva in maniera femminile e provocante era solo
per colpa di tutti i complessi che le aveva messo in testa Ranma.
Non sei carina, non hai
sex-appeal.
La guardava e sorrideva amaramente di se stesso e della
sua poca
lungimiranza, ma fu una momento d'ilarità molto
breve: si spense appena la
sua ex fidanzata buttò le braccia al collo del motociclista
e lo
baciò appassionatamente.
Ranma si sentì morire dentro: aveva sempre considerato Akane
come un qualcosa di suo, egoisticamente, come una
proprietà,
un suo diritto. Sapeva di averla lasciata sola per due lunghi anni, di
averle fatto del male, ma eliminato Ryoga dai possibili pretendenti,
era fermamente convinto che l'avrebbe trovata come l'aveva lasciata.
Invece c'era un polipo, dritto di fronte a lui, che se la stava
letteralmente mangiando sotto ai suoi occhi, e lui non poteva fare
niente perchè
non ne aveva alcun diritto, perchè lei non si stava
divincolando
in difficoltà fremendo per l'arrivo del principe Ranma in
sella
al suo panda bianco, sperando che l'andasse a salvare, come succedeva
ogni volta in cui qualche bizzarro soggetto si metteva in testa di
sposarla e la faceva rinchiudere nel suo castello.
Ranma non era più l'eroe della storia, senza macchia e senza
paura, lo era qualcun altro, e persino Ryoga sembrava non avere nulla
da ridire a riguardo.
Odiò l'uomo di fronte a sè con tutte le sue
forze, ne
desiderò una morte lenta e dolorosa, possibilmente per mano
sua,
voleva indietro ciò che gli era sempre appartenuto, pur nel
pieno della consapevolezza di non possederlo più.
Quel ragazzo in moto che dispensava sorrisi a profusione e sembrava ben
voluto da tutti non poteva saperlo, ma gli aveva rovinato la vita.
E pensare che, ironia della sorte, gliel'aveva anche detto: ''Scusa, amico''.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Home without you ***
TCP6
It's not over tonight,
just give me one more
chance to make it right.
I may not make it
through the night,
I won't go home without
you.
Maroon5, Won't go home without you
Nerima, esterno giorno, 8 agosto 1996
Si sentiva svuotato, stanco, accaldato.
Sembrava che il suo corpo fosse un involucro vuoto ed informe ancorato
al terreno, mentre il suo spirito gli vagava intorno, senza darsi pace,
come se qualcosa lo perseguitasse.
Solo una volta aveva provato una sensazione simile: a Shangai, qualche
mese dopo aver lasciato Nerima, era stato sfidato da uno straniero, un
certo
Jordan.
Era stanco ed affamato, camminava ininterrottamente da quasi una
settimana, mangiava poco e dormiva meno, ma il suo sfidante sembrava
talmente innocuo da non procurargli alcun timore.
Era un ragazzino di circa 16 anni, basso, non troppo muscoloso, e
portava degli enormi occhiali da vista.
Al giovane Saotome non era sembrato corretto combattere con una persona
così gracile, così evidentemente in scarsissima
forma, ma dopo lunghi minuti di suppliche, apprezzandone la
determinazione, si era costretto ad accettare.
Grosso errore.
Scacciò quel pensiero dalla testa e prese a camminare
verso i suoi amici, ancora sulla soglia, mentre Akane era ormai lontana.
Ryoga lo salutò calorosamente con la mano, mentre Mousse lo
guardava incredulo.
"Hey paperotto! Che fai, non mi vedi? Non abbracciarmi, eh! Non sono
Shampoo!", gli fece un occhiolino complice.
Mousse, per tutta risposta, gli voltò le spalle e
rientrò in casa Tendo senza nemmeno salutarlo.
"Ma che gli prende?"
"Ranma... Andiamo a casa".
Casa Hibiki distava solo due isolati, si erigeva su due piani ed aveva
un piccolo giardinetto intorno.
Ranma impallidì quando vide la sua amica di sempre andargli
incontro: Ukyo aveva messo su almeno 20 chili.
La cuoca, dal canto suo, non sembrava credere a ciò che
vedeva: Ranchan era tornato.
Gli buttò le braccia al collo, proprio come faceva ai vecchi
tempi, ma con un'unica differenza: questa volta lo faceva senza alcun
secondo fine.
Si staccò da lei e la fissò, tenendole le mani
sulle spalle. Aveva sempre sentito dire che le donne in dolce attesa
diventavano più belle, ma credeva che fosse solo una diceria
popolare.
Ukyo lo era davvero, però: era più matura, glielo
si leggeva in faccia, e
col nuovo taglio di capelli, un caschetto simile a quello di Nabiki,
sembrava anche molto più grande. Sorrise alla giovane
coppia,
commosso. Almeno per qualcuno il lieto fine era arrivato.
A tavola avevano parlato di tutto: dei loro amici, della nuova vita di
Ranma, di come la coppia si fosse innamorata e persino della ricomparsa
di Shampoo. Ryoga non fu molto felice di sapere che la gattina era di
nuovo in Giappone. Nell'ultimo anno lui e Mousse avevano legato
parecchio, e sapeva quanto lei gli avesse fatto male.
Ranma mangiò l'ultima cucchiaiata di dolce e
ringraziò
Ukyo per la cena, come sempre deliziosa. Dopo più di due
anni
aveva finalmente riassaporato le sue amate okonomiyaki, quelle che per
lui erano le migliori del mondo, e si sentiva sazio ed appagato.
Ryoga si alzò da tavola e si diresse nel porticato,
aspettando che l'amico lo raggiungesse.
Quando furono insieme, lo guardò fisso negli occhi: ''Lo so
cosa
vuoi sapere, Ranma. Via il dente, via il dolore, fammi tutte le domande
che vuoi".
Il codinato non sapeva proprio da dove cominciare, quindi decise che
era ora di fare un po' d'ordine: "Parlami di cosa diavolo è
successo in questi due anni. E non intendo di te, di Mousse che si fa
Nabiki, dei Kuno che sono partiti per le Hawaii col padre o di Kasumi
che ha sposato il dottore. Queste cose me le hai già dette,
ora
dimmi quello che mi interessa veramente''.
Ryoga annuì, ed iniziò a raccontare.
''Era il 28 luglio, me lo ricordo bene. Io, che allora ero ancora
P-chan, stavo guardando la tv tranquillamente, quando ho sentito tuo
padre urlare come un ossesso.
Avevi lasciato solo un biglietto, Ranma. Un pezzo di carta strappato
dalla rubrica telefonica con su scritte due parole in croce. Siamo
rimasti tutti di sasso quando l'abbiamo letto.
Ricordo perfettamente che la sera prima tu ed Akane avevate litigato, e
come sempre lei non era scesa a fare colazione con noi. All'improvviso
era venuta giù in salotto, attratta dalle grida di Soun che
piangeva
disperato e di tuo padre che ti malediva in tutte le lingue. Certo,
hai scelto proprio il momento sbagliato per andartene, con tutto quello
che era appena successo''.
Ranma annuì, sapeva benissimo di avere avuto un pessimo
tempismo. L'amico continuò:
"Nessuno aveva il coraggio di dirle cosa fosse successo, ma lei
continuava a
chiedere spiegazioni: ad un certo punto Nabiki le ha passato il
biglietto, così, senza dirle niente, e quando l'ha letto...
Beh,
wow'',
scosse la testa, ''Te li ricordi gli scatti di rabbia di
Akane, vero?"
"Certo''.
"Ebbene"- l'amico lo guardò fisso negli occhi- "Non fece
assolutamente niente".
"Come, niente?"
"Niente, almeno, non subito. Prese il biglietto e si chiuse in camera,
rimanendoci fino a sera.
Eravamo tutti preoccupati, io stesso avevo provato ad entrare per
parlarle, ma aveva rifiutato sia me che P-chan.
Non aveva mangiato nè a pranzo nè a cena, e non
era scesa
per fare il bagno. All'una di notte tutti siamo andati a dormire
rassegnati, proponendoci di farla ragionare la mattina dopo, ma la cosa
continuò l'indomani, il giorno dopo e quello dopo ancora.
Io mi ero trasferito dai Tendo, figurati, non potevo lasciarla. Soun e
Genma erano appena partiti per la Cina.
Una notte la sentimmo urlare a perdifiato.
Nessuno era abbastanza forte da sfondare la porta chiusa a chiave, io
non potevo certo tornare in forma umana davanti a Kasumi e Nabiki, per
cui abbiamo dovuto aspettare che il Maestro tornasse dalla sua solita
caccia e che ci aprisse lui, visto che Akane non dava segni di vita''.
Ryoga deglutì, combattuto tra la rabbia e l'empatia per
l'amico,
che si apprestava a sentire la parte peggiore della storia. Se lo
meritava, forse, ma sapeva quanto gli avrebbe fatto male sentire certe
parole.
"La trovammo svenuta per terra, deperita, pallida, con un rivolo di
sangue che le usciva dalla bocca. Tofu disse poi che era stato per il
troppo urlare. Aveva distrutto con le forbici tutte le sue divise da
palestra, le tue foto e...''
''E?''
''...E l'abito da sposa'', asserì secco, ma con lo sguardo
basso.
Ranma sobbalzò. Non aveva mai pensato a cosa avesse
significato
il matrimonio per Akane. Credeva che lei lo considerasse una buffonata
tanto quanto lui, e che lo avesse poi archiviato come una delle loro
tante disavventure tragicomiche.
Ma lei conservava ancora quel vestito.
Forse Akane ci teneva davvero a sposarlo, e lui aveva distrutto tutto,
per giunta nel peggiore dei modi. Aggiunse un'altra tacca della
vergogna sulla sua coscienza, ne aveva segnate parecchie in quella
settimana, e pregò l'amico di continuare, benchè
le sue
parole lo stessero uccidendo.
"Tofu ci disse che era malata di depressione. Parlò per la
prima
volta dopo una settimana da quell'episodio, quando Soun era tornato
dalla Cina. Gli disse solo che non avrebbe mai più
combattuto.
Tutte le notti la sentivamo urlare e piangere, fino ad arrivare al
punto di non andare nemmeno più nella sua stanza a vedere
cosa
stesse succedendo.
Soun e Genma, intanto, litigavano tutti i giorni furiosamente,
finchè un giorno tuo padre non se n'è andato
definitivamente. Ora so che vive in centro con tua mamma, sono tornati
insieme. Lui e Soun si sono riappacificati da poco, ma non mi sorprende
che il tuo ex suocero non ti abbia voluto parlare. Non hai idea delle
condizioni in cui versava Akane''.
"Sì, ma ora si è ripresa, giusto? Devo dirtelo,
Ryoga, io vi ho spiati".
"Lo sospettavo, stasera eri troppo strano quando sei arrivato. Si
vedeva da come hai cercato di approcciare Mousse. Lui devi capirlo,
poverino. E' affezionatissimo ad Akane, e poi Shampoo è
partita
a causa tua, se ci pensi.
E' proprio dalla sua partenza che sono cambiate le cose. Mousse aveva
saputo dell'accaduto ed era venuto a trovare Akane. Stranamente, con
lui volle parlare, forse perchè sapeva che entrambi avevano
il
cuore spezzato, per giunta per lo stesso motivo. Aveva cercato di
distrarla regalandole un diario segreto, disse che per lui scrivere era
terapeutico.
Akane scriveva tutte le notti, Ranma. La vedevo aprire il cassetto
della scrivania, scrivere finchè non le faceva male la mano,
e
poi riporlo, all'alba.
Forse è stata proprio la scrittura ad aiutarla,
perchè
piano piano ha ricominciato a mangiare e dormire regolarmente, mi aveva
anche chiesto di insegnarle a cucinare. E' stato proprio in quel
frangente che ha scoperto il mio segreto''.
"E poi?"
"Mi sentivo in colpa per la faccenda di P-Chan e perchè non
avevo fatto l'unica cosa che l'avrebbe resa veramente felice:
riportarti a casa, così, sapendo che si era ripresa un
pochino,
ho deciso di partire anch'io, con Ukyo.
Siamo tornati, e poco dopo anche Shampoo, tutti a mani vuote, ma piano
piano Akane era risorta: i capelli iniziavano a crescerle, ed era
tornata forte e combattiva. Il giorno del suo compleanno Soun le ha
regalato la palestra, ed ora la gestiamo insieme da più di
un
anno''.
"Dunque, se non ho capito male...'', si grattò il mento,
furioso benchè cercasse di mantenere la calma, ''Il merito
è tutto di quel damerino che ho visto fuori da casa sua,
giusto?"
"No, Ataru è venuto dopo. Non ci crederai, ma il merito
è
del Maestro Happosai. Non so come abbia fatto, davvero, Ranma, non ho
idea di che trucchi abbia usato, ma con la sua saggezza l'ha fatta
rinsavire. Akane mi ha detto che si allenavano giorno e notte mentre
ero via, lei aveva trovato nuova vita proprio nelle arti marziali che
aveva rinnegato, e poco dopo ha partecipato ad una competizione
importante. Ora anche lei è cintura nera, sai?''
Era felice ma non troppo sorpreso: era quella l'Akane che conosceva.
"Ora è un'altra, Ranma, per questo oggi ti ho detto di
rientrare
nella sua vita a piccole dosi, soprattutto perchè mi hai
detto
che la ami ancora. E' in un momento di benessere fisico e mentale,
tutto le riesce bene, è diventata... Donna! E poi... Ataru
è un bravo ragazzo. So che è difficile
accettarlo, ma
sono davvero una bella coppia. Io ti voglio bene, ma voi due non siete
fatti per stare insieme. Per favore, pensaci...''
Ma Ranma aveva smesso di ascoltare già da un pezzo.
Salutò gli amici dicendo di dover tornare in palestra per
preparare dei documenti, mentendo spudoratamente.
Camminò di nuovo sul viale
della vergogna e, lungo la strada, si fermò davanti quella
che
una volta era casa sua.
Era abituato ad entrare nella Sua
stanza dalla finestra, lo aveva fatto
milioni di volte, ma quella sera, per la prima volta, quell'altezza
insignificante gli provocò le vertigini.
Aveva controllato che la ragazza non ci fosse e poi era entrato,
percorrendo a memoria la strada fino all'interruttore della luce.
Una volta accesa, vide che era cambiato tutto.
Le pareti, una volta bianche, erano state dipinte di un giallo
acceso, il colore preferito di Akane, ed erano quasi totalmente
ricoperte da fotografie che raccontavano una nuova vita di cui lui non
sapeva niente.
Prese ad esaminarle una alla volta.
Tanti autoscatti di lei e il suo nuovo ragazzo: al mare, in montagna,
in camera di Akane. A Ranma venne una fitta al cuore quando vide una
foto di lui sdraiato sul letto della giovane, proprio quello su cui si
era seduto tante volte.
C'erano anche tante foto di gruppo, con Mousse che la teneva in braccio
o Ryoga che faceva le smorfie, c'erano foto di combattimenti
e
gare, di amici di cui Ranma aveva quasi scordato il volto, di tanta
altra gente che non conosceva.
E poi ce n'era una, che gli fece più male di tutte.
Era il matrimonio di Kasumi e Tofu, e c'erano tutti. I due sposi
vestiti eleganti in prima fila, Kasumi splendida come sempre. Obaba
abbracciata al Maestro, Ukyo dall'altra parte, vicino a Ryoga, Nabiki
sulle spalle di Soun, Genma e Nodoka mano nella mano e Mousse ed Ataru
che facevano il segno della vittoria.
E poi c'era lei, in prima fila, in mezzo agli sposi, con un bouquet di
calle bianche in mano. I lunghi capelli erano raccolti in una morbida
treccia laterale, gli occhi leggermente truccati, uno splendido vestito
color champagne attillato che le arrivava al ginocchio, le scarpe col
tacco.
Era doloroso vedere come tutti fossero felici senza di lui: sembrava
che la sua lontananza avesse dato modo agli altri di trovare la propria
direzione, senza nessuno che creasse problemi.
Ranma si rese conto di essere di troppo: non solo nella stanza della
sua ex fidanzata, in cui era entrato furtivamente, ma nelle loro vite.
Nelle vite di tutti loro.
Sentì un rumore e si ridestò, ricordando il
motivo per cui era entrato in quella stanza.
Era andato lì per una ragione precisa e decise che non
valeva la pena di sparire di nuovo, non senza chiarire tutto.
Aprì i cassetti della scrivania di Akane ed
iniziò a frugarvici dentro, trovando ciò che
cercava.
La prima pagina era scritta in maniera disordinata e confusionaria, con
una calligrafia tremante e distante anni luce da quella ordinata e
maniacalmente precisa che ricordava Ranma.
Le prime parole che la giovane Tendo aveva scritto lo ferirono come la
più truce delle pugnalate.
Caro diario, vorrei
morire.
Sapeva che se avesse continuato a leggere non sarebbe
più
riuscito a fermarsi, quindi decise di portare l'oggetto incriminato a
casa sua, e di farlo con calma.
Prese il diario e fuggì nella notte, non prima di aver
strappato
dal muro una foto che ritraeva un bellissimo primo piano di Akane e di
essersela messa in tasca.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Uncute, unsexy ***
TCP7
Io che sono una foglia
d'argento, nata da un albero abbattuto qua
e che vorrebbe inseguire
il vento, ma che non ce la fa.
Oh, ma che brutta fatica
cadere qualche metro in là,
dalla mia sventura,
dalla mia paura.
E' un volo a planare
per esser ricordati qui,
per non saper volare.
Ma come ricordarlo, ora?
Non sono una signora,
una con tutte stelle nella vita.
Non sono una signora,
ma una per cui la guerra
non è mai finita.
Loredana Bertè, non
sono una signora.
Enoshima, interno giorno, 11 agosto 1996
Quella domenica Akane si era svegliata nell'enorme letto bianco della
casa al mare di Ataru.
Partivano quasi sempre il sabato sera, dopo gli allenamenti al Dojo, in
modo da poter dormire insieme e risvegliarsi romanticamente coi suoni
del mare in sottofondo.
Quella mattina, però, Ataru non era nel letto con lei.
Aveva trovato lavoro come bagnino nella piscina del paese, ed iniziava
a lavorare alle 7 del mattino.
La piccola Tendo si girò in direzione del comodino e lesse
sulla
sveglia digitale che erano le 10 meno 20. Si sarebbe dovuta sbrigare, o
non avrebbe fatto in tempo ad andare in spiaggia e a tornare in tempo
per preparare il pranzo.
Ancora nuda, scese dal letto e si diresse nella doccia, lavandosi
velocemente. Fece una colazione leggera, indossò il costume
ed
il pareo e si diresse alla spiaggia, che distava pochi metri
dall'appartamento del fidanzato.
Stese l'asciugamano sul lettino, si ricoprì di crema solare
e si
sdraiò al sole, beneficiando di quella pace e di quell'aria
così pulita e profumata.
Benchè fosse ormai Agosto inoltrato e facesse davvero molto
caldo, in spiaggia non c'era quasi nessuno.
Lasciò che i raggi del sole coccolassero la sua pelle liscia
ed
abbronzata per una mezz'ora abbondante, poi decise di bagnarsi.
Non era mai stata brava a nuotare, ma Ataru, che era praticamente un
delfino, le aveva insegnato a stare a galla ed a muoversi nell'acqua,
per cui finchè non si fosse spinta troppo al largo, sarebbe
andato tutto bene.
Si divertiva ad andare sotto l'acqua e riemergere, per poi tornare
sotto l'acqua e riemergere ancora, sentendo sulla pelle il contrasto
dell'acqua fredda col sole infuocato.
Si ravvivò i lunghi capelli bagnati e uscì
dall'acqua,
camminando lenta sul bagnasciuga e guardandosi i piedi, l'unica parte
del corpo che non era riuscita ad abbronzarsi, non sapeva
perchè.
Era pensierosa, qualche giorno prima aveva trovato la sua stanza da
letto in disordine, tutto il contenuto dei cassetti della scrivania
sparpagliato sul pavimento, ed era sicura che mancasse una foto dal suo
muro dei ricordi, anche se non ricordava quale.
Inoltre Ryoga, Mousse ed Ucchan erano stranissimi con lei: sembrava
volessero evitarla.
Akane aveva idea di quale potesse essere il motivo di tali
comportamenti. Erano stati sfidati da un combattente molto giovane, uno
che Akane non aveva mai sentito nominare, ma che era, a detta di molti,
invincibile. Voleva la palestra dei Tendo e la voleva a tutti i costi,
e sia Soun che l'amico Genma, al telefono, le avevano detto che si
sarebbero dovuti tutti impegnare al massimo, e che forse una sola
persona non sarebbe bastata a sconfiggerlo.
Probabilmente era stato lui ad infiltrarsi di soppiatto nella stanza
della giovane combattente ed a metterla in disordine, a mò
di
avvertimento.
Akane sbuffò, continuando a camminare verso il suo
asciugamano ed a guardarsi i piedi pallidi.
Lo avrebbe sconfitto, quello stupido.
Ranma la guardava camminare sulla sabbia.
Era quasi morto d'infarto quando l'aveva vista entrare in mare da sola
ed andare sott'acqua, si era tolto la maglietta ed i pantaloni ed aveva
lasciato la sua postazione dietro agli scogli, per correre in suo aiuto.
Ma Akane era riemersa ed aveva iniziato a nuotare come una sirena,
lasciandolo a bocca aperta.
Essendosi ormai spogliato e palesato alla poca gente presente in
spiaggia, non se la sentiva di tornare a nascondersi, per cui decise di
prendere coraggio ed affrontarla.
Si sdraiò su un lettino immediatamente dietro il suo, il bel
viso coperto da degli enormi occhiali da sole a goccia, il fisico
scolpito coperto solo da un costume a boxer blu, sentendosi bene:
finalmente, in un modo o nell'altro, si sarebbero riparlati.
Aveva indagato su Ataru Dakashi ed aveva scoperto che il giovane era
orfano da due anni, lavorava come fotografo ed a volte come bagnino in
piscina, e viveva a Nerima con il nonno, nonostante, appena ne avesse
il tempo, scappasse al mare nella sua vecchia casa di Enoshima,
lasciatagli dai
genitori.
Ranma sapeva dove trovarli e quella domenica mattina era partito per il
mare, sperando di arrivare il prima possibile.
Aveva spiato dalle finestre della casa e visto che Akane dormiva da
sola nel letto, per cui aveva
deciso di appostarsi al bar dietro gli scogli e di aspettare che
uscisse, per poi farle un'improvvisata.
Akane si avvicinava sempre di più a lui, ed il cuore gli
batteva
all'impazzata. Quel corpo, beh, lui ne aveva visti tanti, ne aveva
addirittura posseduto uno per quasi tre anni, ma nessuna donna
al mondo aveva un fisico così perfetto, ed anche quello non
era
nulla in confronto al suo viso!
Le goccioline d'acqua che le cadevano dai capelli andavano ad ornare i
fianchi e l'addome perfetto come tante piccole perline, lo striminzito
costume rosa pesca rivelava forse troppo a suo parere, ma gli donava
anche la vista di ciò che aveva sempre sognato.
Il giorno in cui Ranma era arrivato a Nerima, ormai più di 4
anni prima, aveva visto Akane nuda.
Ricordava poco di quell'episodio, era stato talmente imbarazzante che
il suo subconscio lo aveva quasi rimosso, e doveva ammettere che le
immagini erano parecchio traviate dalla fantasia. Ranma aveva
immaginato quel corpo nudo mille e mille volte, sia durante la sua
permanenza a casa Tendo che, soprattutto, nei due anni di lontananza.
Di una cosa, però, era certo: Akane non aveva mai avuto una
forma così impeccabile. Era cresciuta e migliorata, e
nessuno
avrebbe mai avuto da discutere sul fatto che fosse una donna al cento
per cento.
La mora si stese sul lettino, con un braccio sugli occhi per ripararsi
dal sole, ed il codinato decise che era il momento di agire e di essere
uomo. Uomo davvero.
Non ebbe nessuna reazione particolare, le sembrava che fossero passati
cinque minuti dal loro ultimo incontro, non due anni.
Akane aveva socchiuso gli occhi per poter vedere cosa fosse a farle
ombra, e se l'era trovato davanti.
Ranma le aveva sorriso, imbarazzato e speranzoso, e lei gli aveva solo
detto: "Spostati, mi copri il sole'', girandosi annoiata sulla pancia.
Il codinato rimase senza parole: davvero era questo tutto
ciò
che aveva da dirle? Nello stesso tempo la ragazza capì cosa
fosse appena accaduto, chi fosse davanti a lei, ed il viso le si
infiammò, il cuore perse un battito e la testa
iniziò a
pulsarle.
Ranma era lì.
Il suo primo pensiero fu quello di voltarsi, mettersi seduta, e
coprirsi nervosamente con l'asciugamano,terribilmente imbarazzata, come
se si fosse scoperta nuda a bordo di una metropolitana piena di gente.
All'ora di punta. Con un'insegna a luci intermittenti rosse sulla testa.
La giovane non se ne rese conto immediatamente, ma alla vista del suo
ex fidanzato tutti i vecchi complessi che si era lasciata alle spalle
non senza fatica erano riaffiorati. Di fronte a Ranma ed alla sua boria
si sentiva brutta, grassa, inadeguata, e per giunta indossava un
costume da bagno striminzito che lasciava ben poco all'immaginazione.
Poteva già sentire la sua voce calda ironizzare sulle sue
forme,
dirle che avrebbe dovuto coprirsi, che non sarebbe mai stata sexy,
che...
"Akane, io..."
Nel tempo Ranma era diventato molto meno impacciato con le donne: ne
aveva avute talmente
tante che sapeva benissimo come comportarsi con loro. Avrebbe potuto,
avrebbe dovuto dirle che era bellissima, che era cresciuta, che gli era
mancata.
Ma con Akane era tutto diverso. In pochi istanti si sentì di
nuovo il sedicenne selvaggio che, appena arrivato a Nerima, aveva
scoperto di dover convivere con tre donne: proprio lui che, per colpa
di suo padre, non sapeva nemmeno come fossero fatte, come funzionassero.
Di fronte ad Akane non era l'uomo che aveva girato il mondo, fatto
carriera, frequentato modelle e guidato macchine sportive.
Davanti ad Akane era... Ecco perchè lei glielo diceva
sempre, davanti ad Akane lui era proprio uno stupido.
Si chinò fino a sedersi sul bordo del lettino, facendo ben
attenzione a non sfiorare nemmeno un millimetro della sua pelle
bagnata, in imbarazzo, e cercò il suo sguardo.
Lei, di rimando, sembrava trovare molto interessanti i ricami
sull'asciugamano che l'avvolgeva totalmente, proprio come un baco
ricopre una farfalla che non è ancora pronta ad uscire allo
scoperto; era rossa in volto e tremava.
Prese coraggio e le accarezzò dolcemente il viso col dorso
della
mano, provando un brivido mentre la sfiorava, e le disse ciò
che
gli stava passando per la testa mentre lei ancora fissava un punto
fisso in basso.
"Se avessi saputo di
averti fatto tutto questo male, sarei sparito molto prima, credimi".
La piccola Tendo incollò i suoi occhi a quelli del giovane,
regalandogli lo sguardo più gelido e carico d'odio che
Saotome
avesse mai ricevuto. Non poteva credere alle sue parole, sarebbe voluto
sparire molto prima? La sua presenza era così fastidiosa ai
suoi
occhi da fargli desiderare di non averla mai conosciuta? In fin dei
conti ne avevano passate così tante insieme, possibile che
non
provasse nessuna nostalgia? Che quegli anni non avessero significato
nulla per lui?
Ranma era impietrito da quello sguardo di ghiaccio. Mai, nemmeno quando
le combinava veramente grosse, Akane lo guardava così. Si
rese
conto di essere nocivo per lei, di farle del male. Lo aveva capito da
come lei si era coperta, istintivamente, mentre solo cinque minuti
prima camminava felina per la spiaggia senza un briciolo d'imbarazzo, e
soprattutto lo aveva letto sul suo diario, a ripetizione, per tre notti
di fila.
"Akane, scusami. Io ti ho portato solo guai. Sono venuto qui solo per
dirti questo. Addio''.
Allontanandosi, contava i passi, lenti e pesanti sulla spiaggia, i
passi che lo stavano portando via da lei, ancora.
Uno, due..
Non lo fermava,non lo chiamava a gran voce, non si era nemmeno alzata
dal lettino.
Tre, quattro...
Forse era giusto così, dopotutto il loro fidanzamento era
stato deciso dai loro genitori.
Cinque, sei...
Ancora nulla, allora era vero: Akane non lo voleva, avrebbe
voluto che fosse sparito molto prima.
Sette, otto...
"Oh, al diavolo!"
Correndo tornò indietro, fino al lettino della piccola
Tendo,
che era ancora come l'aveva lasciata: immobile, coperta
dall'asciugamano, con lo sguardo perso nel vuoto e le ginocchia strette
tra le braccia.
Si sedette accanto a lei, questa volta senza preoccuparsi che i loro
corpi si toccassero. La strinse forte tra le braccia, affondando il
viso nei suoi capelli lunghi, che profumavano di sole, di mare, di
casa, mentre lei piangeva silenziosamente.
"Lo so che mi odi, ma credimi, mi odio di più io''.
Chiunque avesse visto quella scena dall'esterno avrebbe pensato a due
fidanzati teneramente abbracciati in spiaggia, che condividevano un
lettino e si coccolavano sotto il sole.
Nessuno avrebbe mai visto le lacrime di Akane, le stesse che lei
cacciava via ogni notte, da troppo tempo. Nessuno avrebbe mai sentito
le parole del giovane Saotome: la stessa Tendo, a un millimetro da lui,
aveva dovuto concentrarsi per sentire quelle scuse così
sincere,
sussurrate al suo orecchio con un filo di voce tremante, senza
guardarla negli occhi, perchè, Akane lo sapeva, non sarebbe
mai
stato in grado di sostenere il suo sguardo.
Nessuno avrebbe mai conosciuto l'inferno che i due ragazzi stavano
passando, e che avevano passato per due lunghi anni lontani l'uno
dall'altra, con la forte consapevolezza di essere legati da un filo
invisibile, un filo elastico che si allungava, e si allungava tanto, ma
quando tornava a stringersi faceva così male da soffocare.
Quei due potevano stare lontani per giorni, mesi, anni, ma non potevano
stare vicini. Non senza sentire lo stomaco in subbuglio, il cuore
correre come un treno, le gambe tremare, le braccia che fremevano per
toccarsi.
Akane sorrise a Ranma, un sorriso amaro.
"Ranma, non odiarti. Io non potrei mai farlo. E' finita
così, io sto bene, e spero tanto che tu sia felice, un
giorno."
Si alzò e se ne andò, lasciando il codinato
ancora seduto sul lettino, confuso, spaesato.
A casa aveva trovato Ataru, che le disse di essere uscito prima dal
lavoro.
Si rifugiò nella doccia e vi tirò fuori tutte le
sue
lacrime, in modo da essere presentabile alla vista del fidanzato,
dopodichè lo raggiunse in cucina, per preparare il pranzo
insieme e dimenticarsi di quello che, ne era sicura, era stato solo un
sogno. Forse aveva preso troppo sole.
"Che stai facendo?"
"Una torta alle fragole per la mia
fragolina! Mi aiuti?"
"Certo! Hem.. Servono le uova, vero?"
"Akane, Akane.."
I due scoppiarono a ridere, Ataru era talmente bello e affabile da
farle dimenticare ogni cosa, come sempre. Prese dell'uovo sbattuto e lo
passò sulla faccia della fidanzata, la quale, fintamente
stizzita, gli rovesciò addosso della panna liquida.
Ataru prese il sacco della farina ed iniziarono una sorta di guerra,
decisamente vinta dal fotografo: terminato il sacchetto, lui era
leggermente sporco sull'addome scolpito e abbronzato ed agli angoli
delle tempie, mentre Akane era totalmente ricoperta di bianco, come un
paesaggio innevato.
Il fidanzato la prese in braccio, ridendo, e la portò in
camera
da letto, di fronte al grande specchio a figura intera dell'armadio.
Risero come matti, finchè il povero malcapitato non fece
l'errore più grande della sua vita.
Le prese il viso tra le mani, lei sporse le labbra, pronta ad essere
baciata. Accostò le labbra alle sue, Akane aveva bisogno di
quel
bacio più di qualsiasi altra cosa al mondo. D'improvviso
scoppiò a ridere, per via della farina che ricopriva
totalmente
il viso della sua fidanzata, rendendole le sopracciglia bianche come
quelle di una donna anziana.
"Amore, fattelo dire, non sei per niente sexy così!"
E la piccola Akane esplose. Con due anni di ritardo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Every me, every you ***
Like the naked leads the blind,
I know I'm selfish, I'm
unkind.
Sucker love I always
find,
someone to bruise and
leave behind.
All alone in space and
time,
there's nothing here,
but what here's mine.
Something borrowed,
something blue.
Every me and every you.
Placebo,
''Every you, every me''
Nerima, interno giorno,
12 agosto 1996.
Ataru era seduto in un angolo del Dojo e guardava la sua fidanzata che
si allenava insieme a Ryoga e Mousse.
Era agguerrita ed energica come non l'aveva mai vista: persino i suoi
amici, due uomini grandi e forti, facevano fatica a starle dietro.
Sembrava quasi posseduta da una forza oscura: era instancabile quella
mattina, non faceva che urlare
ai due ragazzi di non risparmiarsi, di fare sul serio.
Si era preso una giornata libera dal lavoro per stare insieme a lei,
non
avrebbe potuto fare altrimenti dopo la scena a cui aveva assistito il
giorno prima.
Per una battuta, per una stupida leggerezza, aveva scatenato un
pandemonio. Akane era letteralmente esplosa, buttando all'aria tutta la
casa, urlando e distruggendo tutto quello che le capitava a tiro,
mobili compresi. Lo aveva schiaffeggiato e preso a pugni sul petto
urlandogli tutti gli improperi che le venissero in mente.
Dopo una buona mezz'ora era riuscito ad approfittare di una sua
distrazione e bloccarla, tenendola stretta al suo petto ed
accarezzandola, dicendole che sarebbe andato tutto bene, che l'amava ed
era bellissima. Ma lei aveva fatto una cosa inusuale: l'aveva spinto e
gli aveva urlato che era uno stupido, ma non aveva fatto il suo nome.
Lo aveva chiamato Ranma.
Ataru sapeva benissimo a chi appartenesse quel nome.
Il suo era una specie di spirito che aleggiava casa Tendo, era la
parola che non andava mai pronunciata, la goccia che faceva strabordare
il fiume, la combinazione di una cassaforte che, una volta aperta,
calava un contenuto raccapricciante.
Aveva provato diverse volte a chidere di lui ad Akane ai suoi amici ed
alla sua famiglia, aveva persino conosciuto i suoi genitori, molto
amici di Soun, ma nessuno aveva mai voluto dirgli chi fosse Ranma
Saotome, cosa avesse fatto esattamente ad Akane e perchè il
loro
amore fosse finito.
Sorrise dolcemente alla sua amica Nabiki, che lo aveva raggiunto, e
provò ad attaccare discorso con lei.
"E' una furia, eh?"
"Oh, non farci caso, questa è quella vera. Vai Mousse! Sei bellissimo!"
"Quella vera?"
"La vera Akane. Avanti,
Mousse! Colpisci!...Scusa, dicevo. Quella vera.
Un po' mi mancava, ma non capisco cosa sia successo per farla
riemergere dalle tenebre tutto d'un tratto"
"Nabiki...Me lo fai un tè?"
"Certo, ma ti costerà 1000 yen!"
Prepararono un tè verde e si diressero nella camera da letto
della Tendo
mediana, che aveva promesso ad Ataru di raccontargli tutto di Akane e
Ranma e di mostrargli delle foto, ovviamente dietro un lauto pagamento.
A neanche metà del racconto, il giovane era sconcertato:
com'era
possibile che un uomo che amava così tanto la sua donna da
rischiare la sua vita per lei in più di un'occasione non le
avesse mai dichiarato il suo amore, ed anzi provasse un sadico piacere
nel torturarla, minando la sua psiche e distruggendone l'autostima?
Mentre Nabiki gli mostrava alcune foto, Ataru spalancò gli
occhi, preoccupato.
"Hai sentito?"
"Cosa?"
"C'è qualcuno sul tetto, ne sono certo. Temo sia un ladro."
"Oh, sta' tranquillo, non è nulla"
"No, ti ho detto che ne sono certo! Lo dico sempre a Soun che non deve
lasciarvi da sole, voi due. In fondo siete due ragazze, ed è
pericoloso, anche se c'è Akane. Aspetta, vado a vedere"
"Stai tranquillo, cognato. Ha tanti difetti, ma pericoloso non
è. Mi sorprende solo che sia così audace da farlo
di
giorno, di solito viene di notte"
"Ma di chi parli?"
Nabiki sbuffò.
"Molla le foto, faccio prima a presentartelo"
Ranma era seduto sul tetto guardando il panorama, con la foto di Akane
in mano.
Lo aveva fatto tutte le notti dopo la cena con Ryoga ed Ukyo, per poi
andarsene al lavoro la mattina presto, prima che la città si
svegliasse. Non faceva nulla di male, non andava a spiarla o a romperle
le scatole, stava solo lì sdraiato, a guardare le stelle. Ne
aveva bisogno per sentirla vicina, lo faceva sempre anche prima del
matrimonio mancato, quando i due litigavano o si lasciavano male per
qualche motivo prima di andare a dormire.
Il giorno prima aveva incontrato Akane e lei gli aveva detto addio.
Lui aveva scacciato le lacrime ed era corso lì, per poi
esplodere in uno sfogo liberatorio contro le tegole inermi. Lei non lo
voleva. Voleva un altro.
Non lo odiava nemmeno più, non provava niente per lui.
Erano tornati a mezzanotte, Ranma li aveva visti. Lei sembrava
stravolta, lui la portava in braccio dentro casa.
Si era sentito morire quando aveva visto che Ataru non era uscito da
casa Tendo nemmeno quando tutte le luci si erano spente. Una parte di
lui avrebbe voluto sporgersi ed infilare la testa nella stanza di
Akane, per vedere cosa stesse succedendo, ma un'altra, quella
prevalente, aveva troppa paura di quello che avrebbe potuto vedere.
Perso nei suoi pensieri ci mise un po' a vedere che la giovane
Nabiki, seguita da uno zoppicante ed impaurito Ataru, lo stava
raggiungendo camminando in bilico sulle tegole.
"Per colpa tua siamo diventati tutti atleti in questa casa, Saotome. E
comunque potresti anche salutare".
Ranma si alzò di scatto, senza notare che l'ex cognata non
era
sola, e le buttò le braccia al collo. Finalmente qualcuno
dei
Tendo che sembrava, a modo suo, felice di vederlo.
"Nabiki! Credevo che a quest'ora saresti stata a capo di qualche
multinazionale, o almeno in una sala poker a fumare sigarette e
lasciare dei vecchi miliardari in mutande! Che ci fai a casa di
lunedì mattina?"
"Non fumo, sono soldi buttati".
"Con tutti quelli che mi hai scroccato, dovresti averne da parte un bel
po'!"
Una terza, imbarazzata, voce mostrò al codinato una presenza
che non era riuscito a percepire.
"Dunque non sono l'unico con cui batte cassa!"
Ataru si stava avvicinando camminando incerto e guardandosi i piedi,
muovendo le braccia come gli equilibristi sulle funi, sorridendo
imbarazzato e cercando di essere amichevole. Sapeva che Ranma era un
esperto di arti marziali, solo che non se lo aspettava
così...Grosso.
Inoltre non sapeva bene cosa stesse facendo, non
aveva mai camminato su un tetto prima, ed aveva una paura terribile di
cadere e spaccarsi la testa.
Ranma lo guardava con odio, Nabiki, imperturbabile come sempre, gli
percepì un lampo negli occhi mentre il suo spirito
combattivo
cresceva.
"Dunque, presentazioni. Lui è Ataru, il ragazzo di
Akane. Ataru, lui è Ranma, l'innominabile
ex. Io vado
a farmi un
panino, buona rissa".
Ranma studiò a fondo il suo rivale: era bello, doveva
ammetterlo. Era alto più o meno come lui, aveva i capelli
corti
castani e gli occhi azzurri. Il fisico era scolpito, ma totalmente
diverso dal suo, da combattente. Gli sembrava più un
ballerino,
o un pattinatore come Sanzenin Mikado.
Ataru,dal canto suo,cercava di nascondere quanto fosse terrorizzato: se
non fosse morto per lo schianto al suolo da quell'altezza che a lui
pareva insormontabile, probabilmente avrebbe raggiunto
l'aldilà
per mano di quel giovane che sembrava avere intenzioni tutt'altro che
amichevoli.
Si ricordò di essere nel giusto, cosa che gli diede un
pochino di coraggio, e prese parola.
"Finalmente ci conosciamo, Ranma. Io sono Ataru Dakashi, e sono il
fidanzato di Akane. Lei credo che tu la conosca bene"
Ranma era stizzito, sentire qualcun altro usare la parola "fidanzato"
in maniera impropria accanto al nome di Akane non era una
novità
per il codinato, ma questa volta era vero, Akane stava davvero con
quell'individuo.
Solo che lui non lo accettava.
E pretendeva che la sua opinione contasse ancora qualcosa.
"Non parlerei troppo in fretta se fossi in te, io e Akane non ci siamo
mai lasciati ufficialmente, dunque sulla carta lei è ancora
mia!"
"Le persone non sono oggetti, mio caro amico. Akane è una
donna
adulta e vaccinata, e non sta certo a noi decidere con chi debba stare,
per cui se vuoi fare questo gioco, fallo da solo. Sappi solo che io non
l'avrei mai abbandonata per due anni, mai!"
"Non ti permettere, maledetto! Tu non hai idea di cosa c'è
stato tra noi, nessuno ce l'ha!"
Ataru iniziò ad arrabbiarsi sul serio. Non era sua abitudine
fare a botte o litigare in quel modo, ma amava Akane e sapeva che la
presenza di Ranma per lei era nociva.
"Io so solo che lei ora sta con me, che mi ama e che siamo felici, e
questo mi basta. Non mi interessa fare a gara a chi ha più
testosterone. In ogni caso, Akane ha dato il suo primo bacio a me,
quindi non credo che tra di voi ci fosse tutto quello che dici".
"Tsk! Ne sei convinto, Dakashi?"
"Certo, mi fido di lei"
"Ne sei davvero, davvero convinto? Mi dispiace deluderti, ma sono
arrivato prima di te anche in quello".
tcp8
Ataru era sconvolto: dunque Akane gli aveva mentito? Il bacio romantico
che si erano scambiati sulla spiaggia ormai un anno prima non era il
primo per lei, come invece aveva detto? La notizia lo distrasse dal suo
precario equilibrio e lo fece inciampare.
Mentre precipitava dal tetto vide Mousse e Ryoga che camminavano
chiacchierando, urlò per attirarne l'attenzione ed il cinese
lo
prese per un pelo con le sue catene, evitandogli lo schianto che per
un non-praticante di arti marziali, poteva essere davvero pericoloso.
"Grazie Mousse!"
"Ragazzi! Che succede?"
Akane era uscita di corsa dal Dojo, attratta dalle grida, ed aveva
visto Ataru precipitare dal tetto. Lo raggiunse correndo e lo
abbracciò, per poi vedere il codinato che, aggraziato e
veloce,
scendeva in giardino con una capriola, senza il minimo sforzo.
Il cuore di Ranma mancò un battito quando la vide: gli
sembrava di essere tornato
indietro di quasi cinque anni, al loro primo incontro. Akane indossava
la divisa da palestra ed i lunghi capelli neri erano raccolti in una
coda morbida, tenuta insieme da un fiocco giallo. Era una versione
cresciuta della ragazzina che lo aveva accolto a braccia aperte al
Dojo, quando pensava che fosse semplicemente una ragazza che andava in
giro con un panda, e che gli aveva lanciato dietro il tavolo quando
aveva scoperto la sua vera identità. Era proprio cambiato
tutto
da allora.
"Ranma Saotome, non ti facevo così vigliacco! Il codice
delle
arti marziali indiscriminate prevede che non si combatta mai con un
non-combattente, tu questo dovresti saperlo molto bene!"
"Mousse, stai tranquillo, non stavamo combattendo: sono inciampato, lui
non c'entra niente!"
"Amore, smettila di difenderlo! Ranma, Combatti!"
Akane gli si fiondò addosso con tutta la sua forza,
attaccandolo. Il codinato trovò non poche
difficoltà
nello starle dietro: era veloce, forte, ed aveva uno stile di
combattimento molto simile a quello della sua versione femminile, forse
solo un po' più energico.
"Akane, ferma! Lo sai che non posso!"
"Sta' zitto!"
"Akane, un attimo... Parliamo!"
"Concentrati, Ranma!"
"Lo sai che non posso combattere con una donna!"
"Non c'è problema, stai qui".
Corse dentro casa e tornò con un secchio d'acqua gelata in
mano.
Fu sorpresa quando, versandola addosso all'ex fidanzato, non vide nel
suo fisico nessun mutamento.
Ranma sorrise imbarazzato ed allargò le braccia, in segno di
scuse. Akane lo guardava stupefatta: benchè sia Ryoga che
Mousse che Genma fossero tornati normali già da un pezzo,
l'idea che il suo ex non fosse più ''un doppio'' non era
facile
da accettare, per lei. Si sentì stupida: sapeva quanto Ranma
vivesse male la sua condizione, da quando era caduto a Jusenkyo, ma per
lei, lui era quello: era Ranma e La Ragazza Col Codino, era due
persone,
e le aveva amate entrambe. D'improvviso si rese conto che non avrebbe
mai più potuto vedere quella ragazza a cui aveva imparato a
volere bene, che non avrebbero più potuto combattere, che
non
l'aveva nemmeno salutata.
L'avrebbe voluta lì, per abbraccarla.
Si avvicinò al codinato, a un millimetro dal suo viso. Ranma
pensava che volesse abbracciarlo, felice della bella notizia, invece lo
schiaffeggiò.
"Torci un capello ad Ataru e te la faccio pagare. Non intendo per oggi,
intendo per tutto".
Ranma era sconcertato, non credeva che Akane fosse così
innamorata di Ataru: sotto sotto sperava che, vedendolo, soprattutto
ora che era un uomo al cento per cento, l'amore che, ne era certo,
aveva provato per
lui sarebbe riaffiorato, e con esso la voglia di stare insieme.
Ma lei lo aveva affrontato per difendere un altro uomo, che aveva
addirittura chiamato amore,
appellativo che non aveva mai riservato
al codinato, il quale pensava che un tale maschiaccio non fosse nemmeno
in grado di pronunciare tali parole.
Si allontanò alzando le mani, in segno di resa, e corse
verso la sua palestra. Era già in ritardo per il lavoro.
I ragazzi si diressero in cucina ed iniziarono a preparare il pranzo.
Tutti insieme, come una grande famiglia.
Al suo arrivo, Ukyo trovò il gelo. Nessuno di loro proferiva
parola: in particolare Ataru, che era sempre di buon umore, sembrava
livido di rabbia.
"Hey, ragazzi! Che succede?"
Vedendo Akane distruggere il manico della padella con una sola mano,
capì.
"E' stato qui, vero?"
Akane le andò a un centimetro dalla faccia.
"Lo sapevi anche tu, Ucchan?"
Ryoga la prese per una spalla e la spostò dalla sua
fidanzata:
sapeva che mai e poi mai le avrebbe fatto del male, ma Akane era
scossa, era meglio che non facesse agitare anche Ukyo, visto che era
quasi al termine della gravidanza.
"Akane, lo sapevamo tutti. E' stato a casa nostra giovedì
sera".
"E voi mi avete nascosto una cosa del genere per tutto questo tempo,
Ryoga? Davvero? Avete idea di come mi sono sentita ieri in
spiaggia, quando me lo sono trovato davanti?"
Si posò immediatamente una mano sulla bocca. Non aveva
parlato a nessuno di quell'incontro, men che meno ad Ataru.
Il ragazzo si alzò di scatto, furioso.
"Credo sia tu a doverci dire qualcosa, allora! Dunque la crisi di ieri
era dovuta a lui?"
"Che ti ha fatto, Akane? Io l'ho perdonato, ma non ci metto niente a
tornare il Ryoga di sempre!"
"E io NON l'ho perdonato, ed ho qualche conticino in sospeso con lui,
quindi sono al cento per cento con voi!"
"Mousse, Ryoga, fate silenzio! IO sono il fidanzato di Akane, e se
c'è bisogno di affrontarlo sono disposto a tutto, anche se
non
so combattere".
"Basta! Smettetela tutti! Lui non mi ha fatto niente!"
"Come puoi dire così'? Io ti ho vista, ieri sera, eri
un'altra persona!"
Abbassò gli occhi.
"No, Ataru. Quella sono io. Sono sempre stata io."
Quel pomeriggio non aveva voglia di lavorare, per cui lasciò
le
chiavi della palestra a Ryoga ed andò a fare un giro con
Ataru.
Lui era freddo, comprensibilmente, e lei imbarazzata.
"Scusami. Per tutto. Per non averti detto che ci siamo incontrati, per
la scenata di ieri, per oggi..."
"E basta?"
"Beh..."
"Akane, forse c'è qualcos'altro per cui dovresti scusarti,
non credi?"
"Avanti, parla! Ti prego, non ho proprio voglia di giocare agli
indovinelli".
Ataru le puntò il dito contro, furente.
"Dimmi del tuo primo bacio! Dimmi perchè mi hai mentito
dicendo
che sono stato io il primo! Avanti! Scusami, Akane, io mi
fido di
te, ma visto che mi hai mentito su ieri sera temo tu l'abbia fatto
anche in passato..."
"Ma che dici? Lo sai benissimo che sei stato tu il primo! Che bisogno
c'era di mentirti?"
"E allora perche' Ranma dice che non è vero? Che ti ha
baciata prima lui?"
"Mente! O meglio, una volta, quattro anni fa, era fuori di
sè,
il termine giusto è Gattizzato,
ed è vero, mi ha dato un
bacio a stampo, ma la mattina dopo non ricordava più niente!
Ed
un'altra volta ci siamo baciati per finta ad una recita scolastica, ma
lui aveva lo scotch sulle labbra! Non posso credere che pensi...."
Ataru l'abbracciò tremando dal nervoso,
stringendola forte.
"Hai ragione, amore mio, sono uno stupido. Quel Saotome ha detto quelle
frasi solo per farmi arrabbiare, è ovvio, ed io ci ho
creduto
come un idiota! Come ho potuto dubitare di te? Tu che non mi
hai mai e poi mai dato da pensare male! Sono... Sono un cretino!"
Akane sorrise dolcemente, quel ragazzo era davvero speciale. Nulla a
che vedere con il vecchio Ranma e le sue proverbiali crisi di gelosia,
e soprattutto con il nuovo Ranma, che si divertiva ad inventare bugie
solo per creare problemi tra le coppie.
Cercò la sua comprensione, quando gli disse che aveva
bisogno di
parlare con lui, da sola, e la trovò. Prese in prestito una
delle sue moto e si diresse verso il centro della città,
all'indirizzo che le aveva dato Ryoga per telefono.
La palestra era grande, luminosa e silenziosa, al centro del quartiere
di Ginza. Tutto sapeva di
superficialità, di lusso ostentato, di sport praticato per i
motivi sbagliati. L'ambiente cosmopolita della palestra diretta da
Ranma era lontano anni luce dalla misticità e dalla
semplicità dei veri Dojo giapponesi, ed Akane si rese conto
di
quanto il suo ex fosse cambiato col tempo. Lo aveva già
capito
il giorno prima in spiaggia, dai suoi occhiali griffati da divo di
Hollywood, e quella mattina, quando lo aveva visto per la prima volta
in vita sua vestito all'occidentale, con un jeans stretto, delle scarpe
da ginnastica immacolate ed una camicia bianca ordinatamente
infilata nei pantaloni.
Non era più la persona semplice ed alla buona di cui si era
innamorata anni prima, e ad Akane non piaceva troppo questo cambiamento.
Si diresse nell'ufficio al secondo piano, aprì la porta
senza
bussare e ci trovò Shampoo, sudata e coperta solo da un
pantaloncino ed una canottierina aderente.
"Akane, ni hao!"
"Vedo che le cattive abitudini sono dure a morire!"
"Che significa?"
"Oh nulla, tranquilla. C'è Ranma?"
"Vado a chiamartelo, tanto la mia pausa è finita. Sono stata
contenta di rivederti, e.. Se vedi Mousse.."
"Se vedo Mousse, niente.
Non ti permettere di avvicinarti a lui!"
"Akane, lo so che sei arrabbiata, ma credimi, tra me e Lanma..."
"Non me ne frega niente. "
"E no! Stavolta non ti ho fatto proprio niente, io e Lanma siamo solo
amici, ci siamo incontrati per caso a Parigi e..."
"Oh, vi siete incontrati per caso a Parigi!" - rispose la Tendo,
sarcastica- "Che romantico, vero?"
"Akane, ascoltami"
Il codinato irruppe nella stanza.
"Akane! Che ci fai qui?"
"Lanma, Akane crede che stiamo insieme"
"No, Akane non crede un bel niente! Sono qui solo per parlargli, quindi
se ci facessi il piacere di lasciarci soli..."
"Certamente. Arrivederci, Akane. Mi ha fatto davvero, davvero piacere.
So che è difficile crederlo, ma è
così. Le cose
cambiano. Lanma, ti ho lasciato i documenti che mi hai chiesto sulla
scrivania".
"Allora, vuoi completare l'opera? Ti ho già detto che non mi
batterò mai con te".
"Non voglio battermi, voglio risposte. Dimmi perchè, dimmi
solo
perchè diavolo ti è venuto in mente di dire ad
Ataru una
cosa del genere".
"Di che parli?"
"Del nostro primo bacio! Non c'è mai stato un primo bacio,
Ranma! Non hai mai voluto, non ne hai mai avuto il coraggio!"
Ranma era infuriato: la prese per i polsi e la fece arretrare verso la
scrivania, immobilizzandola.
"Il tuo primo bacio è stato con me, punto e basta. Almeno
questo
lasciamelo. Puoi negarlo a lui, forse anche a te stessa, ma non certo a
me".
"Ma di che parli? Di Romeo e Giulietta? Di quando eri gattizzato?
Andiamo, Ranma, ormai sei un adulto, non puoi pensare che quelli siano
baci!"
Il codinato iniziò ad urlare, era furioso.
"Ma che dici, stupida? Parlo della notte in cui sono partito!"
"La notte in cui sei partito non è successo proprio niente!
Non
sei nemmeno venuto a salutarmi, e la sera prima avevamo litigato! Quale
bacio, Ranma? Quale?"
Akane si scansò dalla sua presa, che Ranma
recuperò in
malo modo in meno di un secondo, stringendola più forte e
facendola sdraiare quasi interamente sulla scrivania in vetro,
spingendole addosso col suo peso.
"Mi hai proprio cancellato dalla tua vita, eh?"
"Ranma, io non so di che parli! Mi hai abbandonata senza nemmeno
salutare, senza nemmeno una parola! Ed ora mi chiedi di ricordare un
bacio che non c'è mai stato!"
"Akane, io non sarei mai andato via così. E' vero, non ti ho
salutata, magari non ti ho scritto un biglietto, ma quella notte sono
venuto in camera tua e ti ho baciata, dannazione! Hai idea di quanto mi
sia costato espormi così tanto?Ti avevo svegliata, ed anche
se
avevi gli occhi chiusi lo ricordo benissimo! Hai anche risposto al
bacio!"
Akane si ricordò di essersi svegliata parecchio nervosa
quella
mattina di due anni prima, aveva fatto un sogno bellissimo, un sogno in
realtà ricorrente dal giorno del matrimonio mancato, e come
ogni
volta era innervosita dal fatto che quel sogno non corrispondesse a
realtà. Ma no, non poteva essere. Non così, non
prima di
abbandonarla per due lunghi anni.
Improvvisamente si fece tutto più chiaro nella sua mente: il
tremore febbrile, la sensazione di farfalle nello stomaco, le labbra
gonfie ed impregnate del suo sapore, le guance infiammate, il sonno
agitato.
"Balle! Se fossi stata sveglia ti avrei fermato,i- io non ti avrei mai
permesso di baciarmi, io..."
Ranma spinse ancora un po' il corpo contro il suo, trovandosi a
sovrastarla totalmente, mentre con una mano la teneva ferma e con
l'altra le stringeva le guance, con un'audacia che Akane non ricordava.
"Ferma questo, allora...''
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** You don't care about us ***
TCP9
You're too complicated,
we should separate it.
You're just
confiscating,
you're exasperating.
This degeneration,
mental masturbation.
Think I'll leave it all
behind,
save this bleeding heart
of mine.
It's a matter of trust.
It's a matter of trust.
Because...
You don't
care about us.
Placebo,
You don't care about us.
Nerima, interno giorno,
14 agosto 1996.
Ataru uscì dalla doccia e si diresse nella camera della sua
fidanzata. L' aveva raggiunta dopo il lavoro senza nemmeno passare da
casa, in modo da non perdere neanche un istante, per godere il
più possibile della sua compagnia, nonostante la ragazza
fosse
stata strana per tutto il tempo, nei due giorni precedenti.
Akane era davanti allo specchio e si stava acconciando i capelli in uno
chignon morbido. Indossava un vestitino nero, corto e molto aderente,
tagliato per lungo da una cerniera centrale. Gli occhi truccati con una
sottile linea di eyeliner, le unghie laccate di nero, le scarpe col
tacco. Ataru non potè fare a meno di maledire la festa di
quartiere che li avrebbe tenuti fuori casa tutta la sera:
ciò
che voleva veramente era stare a letto con lei, possibilmente tutta la
notte e tutto il giorno dopo.
Si avvicinò alla bella fidanzata e la baciò. Un
bacio
dolce, a fior di labbra, ma pronto a farsi più
intenso al
primo cenno di assenso da parte della mora.
La ragazza sorrise e si staccò distrattamente, continuando
ad
ammirare la propria figura e passandosi uno strato pesante di rossetto
sulle labbra.
Il messaggio di quel gesto fu chiaro ed Ataru lo comprese
immediatamente. La piccola Tendo non voleva essere baciata.
"Akane...''
"Sì?" soprassalì la giovane, fino a poco prima
persa nei
propri pensieri, con l'aria colpevole di chi è stato
scoperto
con le mani nella marmellata.
"Cosa c'è?''
"Nulla, sono solo un po' stanca. Mio padre è tornato oggi e
non mi lascia un attimo di respiro''
"Quanto manca alla sfida?''
"Sarà il primo settembre, quindi... Uhm... Due settimane?''
"Vinciamo, vero?'', la incoraggiò.
Akane sorrise benevola: era adorabile il modo in cui Ataru la
sosteneva, nonostante non avesse la più pallida idea di come
si
praticassero le arti marziali.
"Certo! Siamo io, Ryoga e Mousse contro un marmocchio con gli occhiali!
Andiamo!"
"Questa è una delle cose che non capisco: come
può essere
leale in tre contro uno? Voglio dire, si sa che questo Jason
è
forte, ma non è...Scorretto?''
"Jordan. Comunque no, amore, si chiamano arti marziali indiscriminate
proprio per questo: sostanzialmente, vale tutto. E poi è
stato
lui stesso a dire che voleva sfidare tutti i rappresentanti della
scuola, dunque...''
"Beh ma allora è anche leale che un uomo combatta con una
donna?''
"Certamente! Tanto più che io sono il capopalestra...''
Ataru prese la palla al balzo. Voleva chiedere ad Akane come fosse
andata la discussione con il suo ex fidanzato, Ranma, il
lunedì
precedente, ma non aveva avuto occasione di farlo, dal momento che la
ragazza sviava il discorso in tutti i modi. Prendendo l'argomento alla
larga, lei non avrebbe potuto dirgli di no.
"Beh ma allora... Perchè l'altro giorno Ranma ha detto che
non poteva battersi con te?''
Akane ebbe un tuffo al cuore nel sentir pronunciare quel nome. Quando
usciva dalle labbra di Ataru, poi, aveva un suono totalmente diverso.
Peggiore. Soprattutto dopo quanto successo in palestra due giorni prima.
Certo, era stato solo un bacio, ma la forza e la passione con cui si
erano stretti in un abraccio, come se fossero due magneti,
l'avidità con cui le loro mani avevano esplorato i reciproci
corpi, sconosciuti l'uno all'altro, nonostante tutto ciò che
li
aveva legati in passato, la forza con cui le loro labbra si erano
cercate e le loro lingue intrecciate avevano totalmente sopraffatto la
ragazza, che, letteralmente, non capiva più nulla.
Era stato come se due lunghi anni di rabbia, sofferenza e nostalgia
avessero preso vita propria, fossero usciti dai loro corpi e si fossero
incontrati in quel bacio per iniziare una lotta senza vincitori
nè vinti, e la ragazza non aveva saputo dire di no.
Non era
stata abbastanza brava da sottrarsi al bacio e rispettare il suo
fidanzato, quello vero, quello che l'amava sul serio, quello che
l'aveva salvata da se stessa, ed anche da lui.
Aveva visto la trappola e ci si era buttata dentro, con tutte le
scarpe, sapendo cosa l'aspettasse.
Akane aveva provato un piacere indescrivibile nel baciare Ranma,
piacere che, però, non era nulla in confronto al dolore che
lo
accompagnava.
Era il momento peggiore, Ranma aveva scelto di tornare proprio quando
lei credeva di non averne più bisogno, quando si era creato
un
nuovo equilibrio, quando tutto, per una volta, sembrava stare andando
bene.
Aveva incasinato tutto, proprio come la prima volta che lo aveva visto,
proprio come quando se n'era andato.
Probabilmente, pensò la piccola Tendo, Ranma aveva un Radar ''Akane-sta-bene-vai-e-distruggila'',
non c'era altra spiegazione.
Il bacio di due giorni prima le faceva male più di qualunque
colpo-e ne aveva presi tanti- subìto nella sua vita. Non
faceva
male perchè era sbagliato. Paradossalmente, faceva male
proprio
perchè era giusto, perchè era così che
sarebbe
dovuta andare sin dall'inizio, sin da quando, ancora sedicenni, i loro
padri avevano deciso per loro, promettendoli l'uno all'altra.
Aveva analizzato la situazione da ogni prospettiva, in quei giorni,
trovando sempre qualche sfaccettatura nuova su cui riflettere, ed
avrebbe continuato a farlo molto volentieri, ma non poteva. Non in quel
momento, non mentre il suo ragazzo, il suo ragazzo perfetto, la
guardava con aria triste, tenuto in sospeso, come si era sentita lei
tante, troppe volte, in passato. Quel ragazzo che si interessava
sinceramente di lei e della sua vita, quel ragazzo che l'aveva
sempre presa sul serio e che stava ancora aspettando una risposta alla
sua semplice domanda tecnica.
''Dunque, perchè Ranma non combatte con le donne, giusto?''
Ataru sussultò, anche lui. Sentire quel nome pronunciato
dalla donna che amava gli spezzava il cuore.
"Sì, hem... Sì, quello''
"Beh lui ha un po' un codice comportamentale suo, diciamo. Non si fa
problemi di nessun tipo quando combatte, ma con le donne proprio non ce
la fa. Soprattutto con me, mi giudica troppo debole''
''Tu...Tu debole?''
Il fotografo sentì un brivido lungo la schiena. Se quel
Ranma considerava Akane debole, beh...
"Sì, diciamo che sono migliorata molto dopo che lui se
n'è andato, prima effettivamente ero un po' scarsina...''
"Non ci credo'', le sorrise, canzonandola generoso, ''Nessuno
è forte come la mia Akane''
"Sei troppo buono, con me"-Ataru non sapeva quanto quest'ultima frase
fosse drammaticamente vera, pensò la mora.
Il ragazzo l'abbracciò, cingendole i fianchi con le mani e
guardandola in tutto il suo splendore, con lo sguardo carico di tutto
l'amore che provava.
"Mi prometti che se quel bestione ci prova con te lo rimandi da dove
è venuto?''
"Certo, amore'', mentì sbattendo gli occhi, rossa in viso.
Ranma non aveva mai visto i suoi genitori così felici: Genma
e
Nodoka si stringevano la mano guardandosi amorevolmente, mentre
prendevano il tè insieme al loro figlio ritrovato.
"Figliolo, sono fiera di te! New York, San Francisco, Londra, Parigi!"
"Grazie, mamma. Sì, ho viaggiato parecchio, ma, come si
dice, nessun posto è come casa!"
"Io non posso essere altrettanto generoso, Ranma. Su 187 combattimenti
vedo che ne hai vinti solo 186''.
Solo,
pensò il
codinato. Suo padre non sarebbe mai cambiato, avrebbe sempre preteso
l'impossibile da lui, sebbene non fosse mai stato in grado di dargli
nulla in cambio.
"Prima o poi sfiderò ancora quel Jordan, e lo
batterò", asserì seccato, come se la risposta
fosse ovvia.
Genma Saotome sentì il suo sangue gelare: avrebbe voluto
potersi
ancora trasformare in panda, per non dover affrontare quella
situazione.
No, non poteva dirlo. Non poteva dire a suo figlio che Jordan aveva
sfidato la Palestra Tendo e che il combattimento si sarebbe svolto da
lì a poche settimane. Suo figlio, testardo ed
orgoglioso
com'era, si sarebbe fatto avanti e sarebbe andato al Dojo per
sfidarlo, e lui questo non poteva permetterlo. Non dopo aver fatto
finalmente pace con Soun, il suo migliore amico, ed avergli promesso di
tenere suo figlio lontano da Akane.
La povera Akane. L'ultima volta in cui Genma l'aveva vista, quattro
mesi prima, al matrimonio di Kasumi, l'aveva trovata un po' meglio: era
più in salute, più bella, ed aveva un nuovo
fidanzato,
che pareva renderla felice. Ma Genma non dimenticava cosa avesse patito
la ragazza a causa di quello scellerato di suo figlio.
No, era un capitolo chiuso. Ranma non avrebbe più avuto a
che fare coi Tendo, mai più.
Sua moglie Nodoka sembrò leggergli nel pensiero, ed
addentando un biscotto fece al figlio la domanda.
''Come va l'amore?''
Ranma arrossì: sebbene li legasse un affetto smisurato, lui
e
sua madre non avevano molta confidenza, avendo passato larga parte
della loro vita separati.
"Beh, ecco... Non c'è nessuno di speciale.''
Incurante degli sguardi minacciosi del marito, la signora Saotome
continuò.
"E quella ragazzina, Akane? Credevo ti piacesse molto...''
"Temo di aver perso il treno''- sorrise amaramente il codinato- ''Sta
con un altro''.
Solo pochi giorni prima si erano baciati appassionatamente in palestra.
Ranma non riusciva a dimenticare il suo sapore, il calore del suo
corpo, il suo profumo.
Lui ed Akane si erano letteralmente mangiati a vicenda, con un
trasporto ed un'urgenza che il giovane non aveva mai visto nemmeno nei
film che Derrick, il suo coinquilino a Los Angeles, amava guardare di
notte, mentre lui cercava di dormire.
Aveva toccato ed assaggiato ogni punto del corpo della ragazza senza
nessuna remora, senza che lei lo fermasse o lo schiaffeggiasse,
dandogli del maniaco depravato, come soleva fare prima della sua
partenza.
Probabilmente con quell'Ataru erano andati parecchio oltre, lo aveva
capito dalla sicurezza della sua amata, dal modo in cui lo baciava e
toccava, dalla sua disinvoltura.
Ranma era eccitato e pronto a far l'amore con la giovane, ma lei lo
aveva fermato, si era ricomposta e gli aveva detto di essere impegnata
e di non cercarla mai più, andandosene piangendo e
lasciandolo
nel buio del suo ufficio, disorientato.
Se lei lo voleva e lui la voleva, dove stava il problema?
Dopotutto prima o poi si sarebbero dovuti comunque sposare, no?
No, Ranma lo realizzò solo in quel momento, lei non era
più la sua fidanzata. Era la fidanzata di qualcun altro, di
uno
che non sapeva neanche stare in piedi su un tetto, uno che si chiamava
Ataru, come il protagonista sfigato del cartone animato che guardava da
piccolo, uno che...
"Beh ma le cose possono cambiare, no? Ho sempre pensato che quella
ragazza ti amasse profondamente, figliolo''
Sua madre lo destò dai suoi pensieri.
Genma battè un pugno sul tavolo, furioso.
"Moglie, smettila! Va' a preparare la cena, ora!"
"Hey, non ti permettere! Lascia stare la mamma, altrimenti....''
''Altrimenti cosa, Ranma? Avanti, fammi vedere cosa sai fare!"
E Ranma glielo fece vedere per ben due minuti e mezzo. Fu quello il
tempo massimo che Genma Saotome riuscì a resistere, sotto i
colpi inarrestabili del figlio.
Era diventato proprio forte, doveva ammetterlo.
Nello stesso momento Akane ed Ataru, insieme a Mousse, Nabiki, Ryoga ed
Ukyo, camminavano per le vie di Nerima, beneficiando della musica e
dell'atmosfera rilassata della festa.
Dopo aver preso delle caramelle e delle bibite ad un chiosco si
sedettero su una panchina, principalmente per far riposare Ukyo, il cui
bambino sembrava proprio non voler decidersi ad uscire.
"Akane, vuoi una caramella? Sono le tue preferite!"
"No, grazie, sono a dieta!"
Nabiki guardò la sorella con aria di sfida.
"E da quando?''
"Beh da ora", rispose piccata la giovane.
"Calma, calma, non fare l'acida come al solito. Piuttosto accompagnami
in bagno, devo fare pipì''.
"Credevo dovessimo andare in bagno''
"Ed invece ci sediamo qui e ci prendiamo un caffè.
Finalmente sole! Allora, dimmi, lo avete fatto?''
''Nabiki!"
"Oh! Lo sapevo, lo avete fatto!'', battè le mani entusiasta,
''Raccontami, è bravo come sembra?''
"Smettila. Non è successo proprio niente!"
"E me lo vuoi dimostrare col trucco sbavato o col vestito stropicciato
che avevi quando sei rientrata? O col fatto che Ataru sembra un cane
bastonato da circa due giorni?''
"Ti ho detto che non è successo niente!"
"Sorella...''
"E va bene, ci siamo baciati!", ammise tutto d'un fiato rossa in volto,
scuotendo la testa come per cancellare quello che aveva appena detto.
"Finalmente! Ce ne avete messo di tempo! E com'è
stato?''
''Nulla di speciale...''
"Akane...'', agitò l'indice della mano destra in segno di
diniego. Non la beveva, non la beveva neanche un po'.
"Ok, è stato bellissimo. Ma non ricapiterà!"
"Perchè no, scusa? Si vede benissimo che a lui interessi
ancora!"
"No, basta, ho chiuso. Non voglio rivederlo mai più. Ataru
mi ama e mi rende felice, non posso fargli questo''
"Ok, ma tu, ed ascoltami bene, Tu,
cosa vuoi?''
"Io vorrei solo...Non averlo mai incontrato''
"Ataru o Ranma?''
"Nabiki!"
Le risate delle due ragazze furono presto interrotte da Mousse, che era
entrato nella caffetteria come un fulmine.
"Finalmente vi ho trovate! Correte, stanno portando via Ukyo in
ambulanza!"
Ranma tornò a casa, camminando con passo pesante e
scalciando
qualche sassolino che, qua e là, si presentava sulla sua via.
Entrando trovò Shampoo, intenta a cucinare. I due, tornati
da
Parigi, si sentivano esclusi, soli al mondo, ed avevano deciso di
prendere casa insieme.
"Ancora riso in bianco e carote bollite?''
''Lanma, io non voglio e non posso ingrassare di nuovo. Ci ho messo
troppo tempo a rimettermi in forma", annuì a se stessa come
per
darsi man forte da sola.
"Ma io che mangio?''
"Beh ma anche tu sei ingrassato un po' in questi due anni, o sbaglio?''
"Eh no, bella! Guarda qua!"
Ranma si sfilò la maglietta e mostrò all'amica il
fisico
scolpito. Effettivamente, combattendo tutte quelle sfide con un ritmo
così serrato, aveva messo su parecchia massa muscolare.
"Lo sai cosa sei, Lanma? Sei una puttana!"
"Ma che dici? Volevo solo farti vedere che non sono grasso, mica...''
La cinesina rise dell'orgoglio del ragazzo, una delle poche cose
rimaste invariate nel tempo. Ranma era e sarebbe stato sempre un
egocentrico narcisista. Chissà come poteva aver pensato di
essere innamorata di lui, anni prima.
Shampoo aveva un carattere dominante, era una regina, una primadonna,
ed aveva bisogno di qualcuno che potesse apprezzarla, venerarla e
vezzeggiarla, qualcuno che fosse dolce e presente e che vivesse solo
per lei, qualcuno come...
"Ma... Lanma!''- la cinesina sgranò gli occhi, ridendo di
gusto
ed osservando il dragone tatuato sul retro del bicipite dell'amico- ''E
quello?''
"Beh questo...''- il codinato arrossì, imbarazzato- ''E',
ecco...Un simbolo di potenza''
"Sei sempre il solito!"
Il codinato scoppiò a ridere, per poi bloccarsi
immediatamente.
"Shampoo...''
"Sì?''
"Tu...Tu mi hai dimenticato, vero? Intendo in quel senso...''
"Ma qual...Oh! Beh, Lanma, direi che siamo tutti cresciuti, no?''
"Sì, sì certo, è solo che... Tu eri
molto caparbia...''
"Sì...''
"Hai lottato per me, e..."
"Sì...''
"Spesso e volentieri hai rischiato di uccidere altra gente solo per
strapparmi un appuntamento, e...''
"E ti ha dimenticato anche Ukyo Kuonji, ed ora ti stai chiedendo se
è possibile che lo abbia fatto anche Akane, giusto?''
"Esattamente".
"Com'è andata lunedì?''
"Hem...''
"Ti ha picchiato?''
"No!"
"Avrebbe dovuto farlo"
"Dici?''
"Beh, sì. Lanma, te l'ho già detto, arrivati ad
un certo
punto lo sapevamo tutte: tu volevi Akane. Siamo state delle bambine,
è vero, io stessa mi rendo conto che avremmo dovuto
rinunciare e
lasciarvi vivere il vostro amore, ma sai, quando si è
giovani.
Il punto è che anche Akane ti amava, ed intendo
sinceramente,
non come noi che eravamo solo cocciute. Lei davvero immaginava un
futuro con te, ed il giorno del matrimonio sei stato l'unico a non
rendersi conto di che faccia delusa avesse dopo che avevate, dopo che avevamo,
distrutto
il Dojo''
Ranma annuì, quel giorno il suo unico pensiero era stato
recuperare l'acqua delle sorgenti maledette e tornare finalmente un
ragazzo normale, un uomo completo. Non si era minimamente curato dei
sentimenti della fidanzata, non l'aveva nemmeno guardata in faccia.
La cinesina continuò: ''Poi hai avuto la brillante idea di
partire poco dopo, quando la ferita era ancora fresca. Come
puoi pensare che abbia ancora una buona opinione di te? Oggi
è
passata a trovarmi la mia bisnonna, mi ha detto che ora sta con un
altro... Beh mi dispiace,
ma io sono felice per lei! Akane non meritava un trattamento del
genere, è sempre stata l'unica onesta, l'unica leale,
l'unica
che non usava trucchetti subdoli per conquistarti, che non usava il
corpo per sedurti perchè sperava di arrivare al tuo cuore. E
tu... Beh,
Lanma, se avessi trattato me come trattavi lei, probabilmente non
saresti nemmeno più su questa Terra"
Ranma abbassò la testa, in preda alla vergogna. Aveva sempre
considerato Shampoo un'ochetta frivola e profonda come una pozzanghera,
totalmente sprovvista di buon senso e raziocinio, ma la
verità
era che lo aveva colpito ed affondato. In una sola mossa.
"Da quando sei diventata così saggia?''
"Da quando ho capito quanto tu sia simile a me, anche e soprattutto nel
commettere errori colossali...''
"Cioè?''
"Beh, io...Vedi, a Parigi ho visto gli uomini. Li ho visti nella loro
essenza più subdola e meschina, nel loro profondo. Lanma, io
te
lo devo dire...''
"Ti manca Mousse, vero?''
"Mi conosci troppo bene'', sospirò.
"E allora andiamo a riprenderceli, no? Shampoo, che stiamo
aspettando?'', saltò su alzando i pugni al cielo.
"Non è così semplice, Lanma. Io Mousse lo amo
davvero,
profondamente. Avevo già iniziato a provare qualcosa dopo la
tua
partenza, quando mia nonna ha acconsentito al matrimonio con lui. Sono
scappata perchè non sapevo che fare, non volevo rassegnarmi
a
quel tipo di vita proprio come tu non volevi rassegnarti all'essere per
metà ragazza, nonostante ad Akane non importasse. Entrambi
siamo
scappati perchè avevamo paura di quello che sentivamo, ed
entrambi non abbiamo avuto il coraggio di tornare a casa. Ma ora Mousse
è felice: non te l'ho detto, ma una mia ex allieva ora
studia al
Dojo Tendo, e lo spia regolarmente per me. Nabiki Tendo, beh, non si
può dire che mi piaccia, ma con lui è molto dolce
e
protettiva, materna. Merita la serenità ed io non sono
nessuno
per portargliela via, e la stessa cosa vale per te. Per questo ti ho
detto di lasciar stare Akane, quando siamo tornati''.
"Sì, beh, ma... Quell' Ataru, Lui non la merita! Dovresti
vederla, con lui è diversa! Non è se stessa, non
è
un maschiaccio con la lingua lunga, è...''
"Gentile e remissiva?''
"Sì...''
"Beh magari lui non la chiama Maschiaccio,
magari lui la tratta con dolcezza, ed è per questo che lei
fa altrettanto''
Ranma si sentì finalmente in colpa per il suo comportamento.
"Lunedì le sono saltato addosso e l'ho obbligata a
baciarmi'', sussurrò debolmente.
"Molto saggio e ponderato. E lei?''
"Inizialmente ha risposto al bacio, poi mi ha detto di rispettare il
fatto che fosse impegnata, e di non cercarla mai più''
"E tu ora cosa vorresti fare?''
Era stremato, quella conversazione l'aveva prosciugato di tutte le sue
forze, molto più della lotta con suo padre.
"Io, ecco... Me ne vado a dormire''
"Notte, Lanma''
"Notte, amica. Goditi le carote''
"Scemo!''
Salì le scale con passo pesante, chiedendosi
perchè ogni donna con cui
stesse per più di cinque minuti finiva per tirargli addosso
tutta l'utensileria da cucina, ignorando totalmente il suo cellulare,
che vibrava all'impazzata nella tasca posteriore dei pantaloni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Il momento di scegliere ***
TCP 10
And I just can't look, it's killing me
and taking control.
Jealousy, turning saints into the sea,
swimming through sick lullabies,
choking on your alibis
But it's just the price I pay,
destiny is calling me.
Open up my eager eyes
'cause I'm Mr Brightside
The Killers, Mr Brightside
Nerima, esterno giorno, 15 Agosto 1996
Ranma uscì dall'ospedale correndo.
Ne aveva già girati tre, quella mattina.
Quando aveva aperto gli occhi, dopo un lungo sonno ristoratore, ed
aveva visto 12 chiamate perse dal numero di Ryoga non aveva avuto
dubbi: era successo qualcosa ad Ukyo.
Corse a perdifiato finchè non si rese conto di non sapere
dove
andare. Credeva di conoscere a menadito il suo quartiere, di essere, in
un certo senso, il padrone di quelle strade, la star, il protagonista,
ma non era così: non sapeva nemmeno dove cercare la sua
amica, e
non c'era una sola persona che sarebbe stata felice di dargli
indicazioni.
Era fermo in mezzo alla strada, ansante e chinato con le mani sulle
ginocchia ed il codino che gli provocava il prurito a contatto con il
collo sudato, quando vide due ragazzini seduti su una panchina che
ridevano schizzandosi con l'acqua di una fontanella.
La vicina di casa del dottor Tofu e conseguentemente il suo luminare
preferito gli vennero in mente: sapeva
benissimo che, in qualunque caso, Ukyo e Ryoga si sarebbero fidati solo
di lui.
Agguantò il cellulare e, con non poca fatica,
richiamò
alla memoria il numero della clinica dell'amico. La sua segretaria, che
probabilmente aveva assunto durante la sua assenza, gli aveva riferito
che Ono Tofu lavorava ora nell'ospedale del distretto di Shibuja,
anche se manteneva la vecchia struttura per dedicarsi alle visite
private ed ai suoi pazienti più anziani. Il fisioterapista
aveva
lasciato la clinica la sera precedente per raggiungere un collega
ginecologo in struttura ed assistere al parto di un'amica.
Il giovane Saotome chiamò un taxi con un fischio e vi
montò sopra, pregando che l'uomo basso e decisamente troppo
chiacchierone alla guida non impiegasse troppo tempo ad arrivare a
destinazione.
Durante il viaggio, un lampo attraversò la sua mente.
In ospedale ci sarebbe stata anche Akane.
Non si vedevano da quando, tre giorni prima, si erano baciati in
palesta, nel suo ufficio. Ranma non sapeva bene come comportarsi. Aveva
paura anche solo di guardarla, sapeva di averle fatto male in passato,
quando l'aveva lasciata, e di avergliene fatto ancora di più
tornando ed incasinandole la vita.
Probabilmente ci sarebbe stato anche quello lì.
Cosa avrebbe
dovuto fare? Salutarlo e fare finta di niente? Ignorarlo? O,
decisamente un'idea più piacevole, provocarlo?
Sì,
stuzzicarlo, farlo soffrire, dirgli cos'avevano fatto lui ed Akane,
farlo impazzire di gelosia, in modo da fargli capire cosa si provasse.
Farlo impazzire esattamente come impazziva lui ogni volta in cui si
trovava ad immaginare le mani del fotografo sul corpo di quella che
continuava a considerare la sua
donna.
Aveva voglia di litigare e di picchiarlo, di vederlo soccombere sotto i
suoi pugni e di intimargli di non farsi più vedere, proprio
come
faceva in passato con tutti gli altri pretendenti di Akane.
Con la differenza che, all'epoca, lei era la sua fidanzata e non voleva
che lui.
Come diavolo aveva fatto a starle lontano per ben due anni? E
perchè dannazione non poteva tornare tutto come prima? Non
poteva chiudere gli occhi e risvegliarsi con una secchiata d'acqua
gelata nel suo futon, accanto ad un panda?
Sarebbe stato tutto più semplice, con la maturità
che aveva acquisito.
Si sarebbe dichiarato ad Akane, l'avrebbe sposata e sarebbe stato
finalmente felice.
"Sono 5.000 yen, signore. Signore?''
Entrò nell'enorme clinica come una furia, facendo il nome
della
sua amica alla ragazza mora in reception, che gli indicò una
stanza al terzo piano.
Ringraziò e prese le scale, troppo in ansia per aspettare
l'ascensore. Arrivato alla fine, davanti alla porta che lo separava
dalla sala di attesa del reparto maternità, si
fermò,
incuriosito da una voce familiare, e senza rendersene conto si
ritrovò ad origliare.
"Cosa vuol dire che l'hai baciato? Ah no, scusa, TI HA BACIATA LUI!
C'è una bella differenza, soprattutto perchè tu
sei
così debole, non sei certo capace di rifiutare un'avance non
gradita, vero?''
"Smettila! Non capisci che non è nè il luogo
nè il momento?''
"E tu mi sai dire solo questo?''
"Ataru, smettila ho detto! Non so come ti sia permesso di origliare la
mia telefonata con Kasumi, ma resta il fatto che...''
"Resta il fatto che fai schifo, Akane!"
Nel sentire quelle parole, Ranma non potè fare a meno di
intervenire in soccorso della sua amata. Non poteva permettere che
qualcuno le parlasse così, inoltre era stato lui a baciarla;
che
quello stupido se la fosse presa con un uomo, se ne aveva il coraggio.
Spalancando la porta vide Akane appoggiata contro il muro, con indosso
un vestito decisamente troppo corto per lei. I capelli erano raccolti
in uno chignon disordinato e spettinato, ed il trucco nero era
leggermente colato sulle guance, forse a causa della notte insonne, o,
più presumibilmente, delle lacrime che le aveva provocato
quell'idiota.
Ataru le urlava contro, avvicinandosi sempre più al suo
viso,
che sembrava... Ranma non ci poteva credere: Akane Tendo era spaventata?
Senza pensarci troppo nè dare il tempo agli altri due di
notare
la sua presenza, li raggiunse con un balzo, afferrò il
fotografo
per il colletto e lo scaraventò giù per le scale,
per poi
raggiungerlo e buttarglisi sopra, mentre la piccola Akane correva loro
dietro, implorandolo di fermarsi.
Ranma prendeva a pugni Ataru, inerme per terra, riversandogli addosso
tutta la rabbia accumulata da quando lo aveva conosciuto.
Rabbia per l'aver urlato contro la sua amata, anche se, se ne rendeva
conto, lui stesso in passato le aveva gridato a gran voce improperi ben
più pesanti. Rabbia per avergliela portata via. Rabbia per
averla baciata, per averle sentito dire quelle due paroline che
Akane non gli aveva mai detto, benchè a lui una volta
fossero
scappate, due anni prima.
Ma soprattutto rabbia per la consapevolezza che in quel momento lo
aveva
trafitto da parte a parte come un coltello. In una frazione di secondo
aveva messo insieme i pezzi: Akane che sapeva come baciare e toccare
intimamente un uomo, Akane che indossava costumi da bagno striminziti,
Akane che pareva a suo agio con la sua femminilità.
Ranma lo capì in quel momento, lo lese nello sguardo del suo
più acerrimo nemico: Ataru aveva fatto l'amore con Akane.
Ataru aveva fatto l'amore con Akane prima di lui.
Ataru aveva fatto l'amore con Akane e lui no.
Iniziò a picchiarlo ancora più forte, mentre il
povero
malcapitato lo supplicava di fermarsi ed Akane cercava di tirarlo per
un
braccio.
"Ranma, smettila, lui non sa combattere!"
"Sta' zitta, Akane! Come ti sei permesso di toccarla, bastardo?"
"To-Toccarla? Ma cos..?''
"Ranma, non mi ha picchiata! Non lo farebbe mai, smettila! Non puoi
combattere con chi non sa difendersi, è la più
grande violazione del nostro codice di artisti marziali!"
La ragazza sapeva perfettamente che il suo ex avrebbe potuto uccidere
Ataru senza troppi sforzi, per cui, in un disperato tentativo di
fermarlo, lo strinse per il collo, prendendolo alle spalle.
Impiegò tutta la sua forza per fermare Ranma, che sembrava
un
indiavolato, ma alla fine, sotto la sua salda presa, al
codinato
mancò l'aria e si fermò, appoggiando i palmi al
pavimento
e cercando di regolarizzare il suo respiro.
Akane si alzò in piedi, tirando su Ranma per il codino ed
urlandogli di combattere. Il codinato, arrabbiato forse più
con
lei che con il suo fidanzato pappamolle, stranamente
accettò,
accecato dall'ira.
Iniziarono a tirarsi calci e pugni a ripetizione, schivando l'uno i
colpi dell'altra.
Ranma non potè non notare i progressi fatti da Akane: la sua
precisione, la sua forza, che sembrava essere cresciuta in maniera
esponenziale, il fatto che fosse perfettamente in equilibrio su dei
tacchi di almeno 12 centimetri e soprattutto il suo sguardo, che non
tradiva la benchè minima emozione. Aveva iniziato colpendo
in
maniera leggera, anche così arrabbiato si rendeva conto di
stare combattendo contro la
donna che amava, ma col proseguire della lotta, pur aumentando
l'intensità dei suoi colpi, notò che non riusciva
a
sopraffarla. Akane schivava tutti i suoi colpi, sembrava addirittura
prevederli. Ricordò le parole di Shampoo, che aveva
paragonato
il suo stile di combattimento a quello di Obaba, e non potè
che
dare ragione alla cinesina. Era migliorata tantissimo.
Spingendosi e continuando a combattere scesero due piani di scale,
dopodichè Ranma, vedendo le porte dell'ascensore aperte,
decise
di usare la forza, quella vera, e di spingerci dentro la ragazza, con
un unico e faticosissimo colpo.
Bloccò le porte e la immobilizzò contro una
parete,
stringendole i polsi ed urlandole contro, ad un millimetro dal suo
viso, mentre la ragazza si divincolava.
"Perchè lo difendi sempre?''
"Fammi uscire da qui, Ranma! Fammi subito uscire da qui!"
"Dimmi perchè non ti sei difesa, dimmi perchè con
lui sei
così dolce e arrendevole, perchè eri
così
spaventata e gli permettevi di urlarti contro! Eh? Dimmelo!"
"Non avevo bisogno di difendermi, Ataru non sarebbe in grado di fare
del male a una mosca, nemmeno se volesse! E' vero, ero spaventata, non
l'avevo mai visto così, ma dopo tutto quello che ha scoperto
direi che era giustificato, no?''
''Perchè-diavolo-lo-difendi-sempre?"
Ranma urlava disperato,scandendo le sue parole tirando pugni letali
alla parete metallica dietro le spalle di Akane, producendo dei rumori
infernali e facendo sobbalzare la schiena della ragazza ad ogni colpo.
Le lacrime gli rigavano il volto senza che potesse fermarle, mentre la
ragazza, capendone la disperazione, si arrese, lasciandosi cadere in
ginocchio per terra, esausta.
La luce all'interno dell'ascensore saltò proprio mentre
Ranma si
stava inginocchiando di fronte ad Akane, probabilmente aveva colpito le
pareti troppo forte, creando un blackout interno.
La ragazza piangeva silenziosa, grata per quel buio e quel silenzio,
con l'orgoglio che ancora le impediva di lasciarsi andare
totalmente. Ranma respirava il suo profumo familiare con la testa
appoggiata alla sua spalla destra, cercando di calmarsi e di
regolarizzare i battiti del suo cuore. Proprio come quando diventava
gatto, solo un contatto così ravvicinato con Akane riusciva
a
placarne le inquietudini.
Dopo un'attesa che sembrò interminabile, fu la ragazza a
rompere il silenzio.
"Perchè te ne sei andato?''
Il codinato sorrise amaramente. Quella domanda, quella domanda
così elementare. La prima che potesse venire in mente, la
causa
e soprattutto l'effetto di quanto si stava consumando in quel momento.
Gliel'avevano fatta in molti, nell'ultimo periodo.
La prima era stata Shampoo, a cui aveva detto che era stufo della
situazione in casa Tendo.
Poi erano venuti Ryoga ed Ucchan, a cui aveva detto di non sentirsi
più a suo agio con la sua dualità sessuale.
Poi i suoi genitori, a cui aveva detto di aver sentito il richiamo dei
viaggi, la necessità di esplorare terre sconosciute per
apprendere nuove tecniche.
E poi Akane.
A cui non poteva proprio mentire.
"Io... Non lo so''.
La Tendo si adirò. Dopo due anni di attesa e segreta
speranza,
dopo le sofferenze, le scenate ed i drammi degli ultimi giorni, non
poteva certo essere quella la risposta. Lo scostò dalla sua
spalla e lo spinse dall'altra parte dell'ascensore, facendo rimbalzare
la schiena del codinato contro la parete opposta, in un tonfo.
"Sei uno stupido!"
La luce tornò, ed Akane, appena finito di pronunciare quella
frase, rivide davanti a sè il ragazzino di sedici anni che
l'aveva vista nuda e si era beccato il tavolo in testa.
Ranma era seduto con le ginocchia strette tra le braccia, portate al
petto. I piedi che sembravano volersi nascondere uno con l'altro, il
codino che buffo gli ricadeva lungo una spalla sbatacchiando sul petto,
gli occhi bassi, il viso gonfio per le troppe botte.
Forse era più alto e muscoloso, forse vestiva diversamente,
era
più ricco e meno imbranato ma, Akane lo vide in quel
momento,
era ancora lui. Da qualche parte, sotto la maschera di uno sconosciuto
che non le piaceva per niente, c'era ancora il suo Ranma.
"Akane, amore, tutto bene? Siete bloccati!"
Ataru urlava nella fessura tra le porte dell'ascensore, mentre i
tecnici le riaprivano con un'enorme tenaglia.
Appena il varco fu abbastanza largo, il fotografo vi si
infilò,
raggiungendo la fidanzata e stringendola tra le braccia mentre lei,
inerme, lasciava che le baciasse dolcemente la testa, sussurrandole le
sue scuse più sincere.
Ranma se ne stava andando in silenzio, sconfitto, quando il rivale gli
si rivolse.
"Aspetta"
"Che vuoi?'', rispose truce.
"Suppongo tu sia qui per Ukyo. Mentre eravate dentro è nato
Peter, pensavo volessi saperlo''.
"E' nato?'', il viso di Akane si illuminò di colpo.
Abbandonò
i due, ancora dentro l'ascensore, e si precipitò su per le
scale, per correre dalla sua amica.
"Dakashi, grazie''
Si vergognava, aveva fatto una cosa gravissima
attaccandolo, forse non era nemmeno più degno di definirsi
un
combattente.
"E scusami per prima, non dovevo colpirti. Ah, è vero che
sono
stato io a baciarla. Lei non c'entra niente, non arrabbiarti con Akane.
Ti ama molto"
"Accetto le tue scuse, ma... Puoi assicurarmi che le starai il
più lontano possibile?''
Ranma esitò.
"Non posso farti questa promessa'', scosse la testa.
Ci fu una lunga pausa che il fotografo ruppe con un filo di voce,
freddo.
"Andiamo a vedere il bambino''.
I due ragazzi entrarono nella stanza di Ukyo insieme, sotto lo sguardo
sorpreso dei presenti.
Ranma baciò la neo-mamma sulla guancia mentre Ataru
stringeva in
un abbraccio Ryoga, poi si scambiarono i ruoli. Meccanicamente, come se
stessero eseguendo una coreografia.
Fecero a turno una foto col piccolo, dispensando sorrisi agli amici,
salutandoli uno ad uno senza inciampare mai uno nell'altro ed evitando
accuratamente di incrociare lo sguardo con quello di Akane, che in quel
momento aveva capito tutto.
Ancora una volta, sarebbe stata lei a dover pagare lo scotto
più alto.
Ranma ed Ataru, passato e presente, fuoco e ghiaccio, nero e bianco,
passione e raziocinio, piombo e piuma.
I due grandi amori della sua vita avevano smesso di farsi la guerra.
Dopo essersi quasi ammazzati per rincorrere la palla avevano deciso di
lanciarla in aria, per vedere da che parte cadesse.
E decidere dove cadere spettava solo a lei.
"E' finito il tempo dei
giochetti, sorellina...''
Mousse zittì il sussurro della fidanzata con una lieve
spinta, ma come sempre Nabiki Tendo aveva ragione.
Il tempo dei giochetti era finito, ed era ora che facesse la sua scelta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Uomini sull'orlo di una crisi di nervi ***
TCP 11
I will move away from here,
you wont be afraid of fear.
No thought was put into this,
I always knew it would come to this.
Things have never been so swell,
I have never failed to feel pain.
Nirvana,
You know you're right
Nerima,
interno giorno, 25 Agosto 1996
Il piccolo Peter, dopo una buona mezz'ora di pianti ed
urla,
dormiva placidamente nella sua culla mentre Akane aveva preso a tingere
i capelli di Ukyo, che a dieci giorni dal parto era ancora sfinita.
"Come li facciamo? Qui dice che con 20 minuti di posa dovrebbero
già iniziare a tendere al dorato..."
"Direi che può andare, non voglio certo sembrare
una
Barbie! Vorrei solo dare un po' di luce al mio viso, mi vedo
così spenta, tra le occhiaie ed il resto!"
"Beh ma è normale un po' di spossatezza, hai appena
partorito!"
"Già... Ma chi è che urla?"
"E' Nabiki, starà litigando con Mousse come al solito. Da
quando siamo tornati dall'ospedale sono un po' in crisi, sai?"
"Davvero? Ma che cavolo è successo quel giorno? Sembra che
qualcuno abbia buttato una maledizione su di noi: io e Ryoga quasi non
ci parliamo, Mousse litiga con Nabiki, tu ed Ataru..."
La giovane soprassalì. Era vero, dopo l'incidente con Ranma
lei
ed Ataru non si erano più rivolti la parola. Non erano mai
stati
così tanto tempo separati, ed Akane aveva cercato
più di
una volta, senza ottenere alcun risultato, di riappacificarsi col
giovane. Il fotografo era stato molto chiaro: finchè non
avesse
deciso di stare veramente con lui, e ciò implicava il
chiudere
definitivamente con i fantasmi del passato, non si sarebbero
più
visti nè sentiti.
D'altro canto il codinato non aveva più dato alcun segno di
vita. Akane sapeva benissimo dove trovarlo, ma sperava che fosse lui a
fare la prima mossa, visto che aveva volutamente provocato tutti quei
problemi.
Tornò a volgere lo sguardo verso la sua amica, che pareva
ingiustamente triste ed assorta nei suoi pensieri. Ryoga si stava
comportando veramente male, ma Akane non voleva gettare benzina sul
fuoco, per cui cercò di stemperare la situazione.
"Conosci Ryoga meglio di me, lo sai che ti ama, è solo..."
"E' solo...? Akane, non mi considera più! Non mi guarda, non
mi
rivolge quasi la parola! Capisco che sia innamorato di Peter, ne sono
felice e mi commuove vederlo così presente col bambino, ma
in
casa ci sono anch'io! Io sono una persona, non una macchina sforna
bambini, ed ho bisogno di affetto come tutti gli altri!"
La giovane cuoca scoppiò in un pianto disperato, il primo
dopo
giorni di repressione dei propri sentimenti,
mentre Akane
stendeva l'ultima pennellata di tintura. Posò il pennello e
la
ciotola sulla scrivania e corse ad abbracciare la sua migliore amica,
mentre Nabiki irrompeva nella stanza, buttando nervosamente il
cellulare sul letto della sorella.
"Gli uomini sono tutti stronzi!"
"Shh! Non urlare, c'è il bambino che dorme!",
sibilò la
minore, mentre la Tendo mediana sedeva a gambe incrociate sul
pavimento, di fronte ad Ukyo.
"Anche Ryoga ti fa girare le scatole?"
"Costantemente. Inoltre non mi calcola più da quando
è nato il bambino".
"La stessa cosa vale per Mousse. Lo sai che ho addirittura pensato che
fosse colpa di Ranma? E' da quando lo ha riaccompagnato a casa in
macchina che è cambiato tutto. Chissà che si sono
detti...".
Akane sussultò.
Era vero: Mousse, che tra tutti era quello che aveva reagito
peggio al ritorno del codinato, si era volontariamente offerto di
accompagnarlo a casa in macchina, dopo la fine dell'orario di visita. E
se...? No, lui non era un donnaiolo come Ranma, anche se avesse rivisto
la gatta morta non ci sarebbe cascato, non di nuovo.
Nel frattempo il giovane cinese era al lavoro, al Nekko Haten.
Con gli anni e l'esperienza era riuscito ad acquisire sicurezza e
rispetto da parte di Obaba, che finalmente, desiderosa di dedicarsi
alla vita matrimoniale dopo tanti anni di solitudine, gli aveva
concesso il tanto ambito ruolo di direttore di sala.
Il maestro Happosai, seduto al bancone, divorava un piatto di ramen e
lo guardava di sottecchi.
"Maestro, c'è qualcosa che deve dirmi?"
"Mousse, mio caro. Tu sai quanta stima io abbia di te, come combattente
e soprattutto come uomo. Mia moglie non fa che lodarti ed elogiarti,
credo sia giusto che tu lo sappia"
"Ne sono onorato, grazie mille"
"Aspetta a gongolare, figliolo. Non lo sai che prima di rispondere
bisogna attendere che il proprio interlocutore abbia finito di parlare?"
Il mago si inchinò con riverenza: da quando Happosai aveva
smesso di comportarsi come un tredicenne allupato ed aveva iniziato ad
allenare lui ed i suoi amici, aveva sviluppato un nuovo rispetto per
l'anziano. Gli fece segno di proseguire.
"Ragazzo. In questi ultimi giorni in palestra eri... Dannazione,
Mousse, eri totalmente assente!"
"Le chiedo scusa, Maestro. Ho avuto dei seri problemi personali"
Lo spirito combattivo dell'anziano inizò a crescere, i suoi
occhi si iniettarono di rosso e la sua aura si fece sempre
più
evidente, fino a diventare visibile ad occhio nudo.
"Problemi personali? Stai scherzando, vero? La sfida con Jordan
è tra meno di 10 giorni! Lo sai cosa vorrebbe dire per i
Tendo
perdere la palestra? Non avrebbero più di che vivere,
Mousse,
perderebbero non solo il Dojo, ma anche la casa! Soun è in
pensione ed Akane e Nabiki non lavorano, sarebbe la loro fine!"
Il ragazzo fu colpito dalla mancanza di fiducia del suo mentore. Da
quando aveva curato la sua miopia e si era liberato dell'ingombro degli
occhiali era nettamente più abile, e gli allenamenti assidui
combinati con le nuove tecniche apprese avevano reso lui e Ryoga molto
più forti. Quanto ad Akane...
"Maestro, mi permetta di contraddirla, ma... Lei ricorda Ranma-ragazza?"
"Certamente! Come dimenticare quello zuccherino?", sorrise sornione.
"Beh non sta a me dirlo, ma credo che Akane sia ora mille volte
più forte di lei, e Ranma Saotome è notoriamente
invincibile! Penso che basterà da sola a sconfiggere quel
marmocchio, non capisco perchè lo sopravvalutiate tanto..."
"Forse siete stati voi a sopravvalutare Ranma, in tutti questi anni.
Non è invincibile nemmeno lui, sai Mousse?"
"Che significa?" Il ragazzo provò un brivido di piacere,
l'idea
che qualcuno avesse sconfitto il codinato lo stuzzicava terribilmente.
"Questa mattina ho ricevuto una lettera da un mio anziano cugino
cinese, un grande maestro di arti marziali che mi ha scritto dalle
Americhe: mi ha raccontato di essere emigrato lì nel
novembre
dell'anno scorso per motivi di ricerca, insieme ad un bizzarro allievo
giapponese: un giovane di vent' anni con un buffo codino in testa
ed una forza fuori dal comune. Ho subito capito di chi si trattasse,
visto che tutto sembrava combaciare. Ebbene, mi ha raccontato di averlo
incontrato dopo un combattimento a Shangai durante il quale questo
misterioso ragazzo è stato sconfitto. Per la
delusione
è entrato in una profonda crisi spirituale che lo ha portato
addirittura ad accettare l'insensata proposta di mio cugino di
trasferirsi insieme a lui dall'altra parte del mondo. Ora, sei
abbastanza intelligente da capire da te chi sia stato a batterlo, vero?"
Mousse rabbrividì, deglutendo rumorosamente.
Benchè fosse
a stomaco vuoto i suoi succhi gastrici iniziarono a lavorare, ed il suo
stomaco di produsse in una serie infinita di dolori infernali. Una
goccia di sudore imperlò la sua fronte, mentre porgeva
l'ultima
domanda ad Happosai.
"Maestro, lei ha idea di quanto sia diventato grosso Ranma ultimamente?"
"Direi di no. Non lo vedo da almeno due anni. Perchè, hai
avuto sue notizie?"
"Se è vero che quel Jordan ha sconfitto lui, in quelle
condizioni poi... Mi scusi, devo andare."
"Aspetta, figliolo!"
Si precipitò fuori dal ristorante con ancora il grembiule
addosso, urlando istruzioni in cinese ai suoi camerieri, e si
fiondò dentro il primo treno della metropolitana, diretto a
Ginza.
Shampoo uscì dallo spogliatoio pronta per iniziare una nuova
lezione di boxe.
Quel lavoro le piaceva veramente.
Non erano da considerarsi arti marziali vere e proprie: gliene era
stata vietata la pratica
dal Gran Consiglio delle Amazzoni e non si sarebbe mai arrischiata ad
insegnarle in pubblico, ma era comunque uno sport basato su forza,
intiuto e concentrazione. Ciò che più la
caratterizzava,
insomma.
Dalle 13 alle 14 doveva gestire il gruppo dei bambini: uno dei suoi
preferiti,dal momento che aveva sempre sognato di diventare madre, un
giorno.
Aprendo la pesante porta rossa della sala, sperò di rivedere
Muji, il suo bambino preferito.
Indossava sempre delle tute molto colorate, benchè fosse un
pochino sovrappeso. Portava i capelli lunghi e, sul naso, dei
pesantissimi occhiali rotondi e spessi che lo rendevano vittima delle
risa e degli scherzi dei compagni di corso, decisamente più
avantaggiati di lui sul piano fisico.
Shampoo correva sempre in suo soccorso quando sentiva qualche battuta
di troppo, ed il piccolo si rifugiava tra le sue braccia, rifiutandosi
però di piangere. Forse per orgoglio.
Più di una volta si era sbagliata e lo aveva chiamato
Mousse, la verità era che glielo ricordava tantissimo.
Dopo averlo rivisto, dieci giorni prima, non faceva che pensare a lui.
Stava tornando dal lavoro quando, sotto casa, lo aveva visto discutere
animatamente con Ranma.
Non si era trattenuta troppo a chiacchierare, sia per l'imbarazzo che
per il senso di colpa, ma non aveva potuto fare a meno di notare quanto
fosse bello e...Uomo.
Mousse emanava forza e vigore, e se fosse stata ancora un'Amazzone non
avrebbe sfigurato, sposandolo.
"Shampoo, sei tu?''
Con un piede dentro la sala ed uno ancora fuori in corridoio, la
cinesina si voltò, e vide l'oggetto dei suoi pensieri
costanti
che la osservava imbarazzato.
"Mousse, hem... Ciao! Mi-mi cercavi?''
"No, hem...Veramente sono qui per Ranma, ma... Co-come stai?''
"Lanma è in ufficio, al secondo piano. Io stavo entrando a
fare lezione, ora insegno boxe!"
Cercò di sorridere e scherzare, mostrando il bicipite
parodiando
la posa di un culturista per rompere il ghiaccio e proseguire con la
conversazione, ma l'imbarazzo di Mousse, che lei aveva scambiato per
freddezza, la fece desistere.
"Devo entrare ora. Mi ha fatto piacere vederti''
"Arrivederci, Shampoo''.
La ragazza chiuse la porta, ed il cinese si inginocchiò a
terra,
con la testa che pulsava e girava troppo forte per fare qualunque altra
cosa.
La amava ancora, forse ancora più profondamente di quanto
non l'amasse due anni prima.
L'ultima volta in cui aveva visto Ranma lo aveva accompagnato a casa
per stare solo con lui. Voleva picchiarlo, ucciderlo se possibile.
Non aveva colpe, ovviamente. Il mago era abbastanza intelligente da
capire che Ranma era scappato dai suoi demoni, non era certo andato via
per diletto, ma se fosse tornato, se solo si fosse fatto vivo dopo
essere guarito ed avesse sposato Akane come il copione prevedeva,
invece che sparire per due lunghi anni...
La vita a Nerima aveva cominciato a tornare alla normalità,
dopo
lo shock iniziale della sua partenza, e quando Shampoo era tornata,
rassegnata, dalla Cina e tutti i precetti sul matrimonio imposti dalle
Amazzoni erano caduti, persino Obaba, ottusa com'era, aveva
acconsentito a concedergli la mano della nipote e la gestione del
ristorante.
Ma Shampoo era inquieta, quel tipo di vita le stava stretta ed era
scappata di nuovo, per andare chissà dove.
Mousse aveva voltato pagina, ma sebbene Nabiki fosse stupenda e lo
rendesse felice, il pensiero di quell'amore non corrisposto gli batteva
continuamente in testa.
Come avrebbe fatto chiunque davanti ad una situazione irrisolvibile, il
giovane aveva trovato un capro espiatorio, un nemico immaginario a cui
dare la colpa, nonostante sapesse che non era colpa di nessuno se non
era riuscito a far innamorare Shampoo.
E quel capro espiatorio ovviamente si chiamava Ranma Saotome.
Lui. Lui e la sua boria, li odiava.
Odiava il suo essere sempre impeccabile ed ammirato, splendente ed
invincibile, perfetto per una donna come lei.
Non le meritava, ma si era preso comunque il lusso di rifiutare le sue
attenzioni, quelle che Mousse desiderava con la stessa forza con cui si
può desiderare dell'aria fresca quando si è
chiusi in una
camera a gas.
Lo aveva riaccompagnato a casa dopo la nascita di Peter e lo aveva
aggredito con tutte le sue forze, con tutta la sua disperazione. Il
codinato era distrutto, sia moralmente che fisicamente, ma nonostante i
miglioramenti del cinese, non ci aveva messo molto a dimostrargli la
sua superiorità, tanto per cambiare.
Ranma era, letteralmente, un bestione. Non c'erano altre parole per
descriverlo: la sua forza e la sua velocità erano aumentate
di
cento, forse mille volte, e la sua sicurezza, rimasta invariata negli
anni, lo rendeva ancora più inquietante e spaventoso, quando
combatteva sul serio.
Era riverso per terra e coperto di sangue, e gli urlava di lasciar
stare Akane, di smetterla di rovinarle la vita perchè non la
meritava, perchè rivedeva nella giovane Tendo lo
stesso
amore che lui provava per Shampoo.
La sincerità con cui Ranma gli aveva detto di essere pentito
e
l'arrendevolezza con cui si era scusato per i suoi errori lo avevano
fatto vacillare, poi era arrivata Shampoo e Ranma era rientrato in casa
a testa bassa, sapendo di fare cosa gradita lasciandoli soli.
In quel preciso momento, quel mercoledì pomeriggio,
inginocchiato sul pavimento in legno di quell'enorme palestra, Mousse
aveva realizzato una cosa importante.
Lui non amava come Akane, lui amava come Ranma.
In maniera folle, disperata, ossessiva.
Ranma gravitava intorno ad Akane come la Terra gravitava intorno al
Sole, ne aveva bisogno per esistere, e lo stesso valeva per lui con
Shampoo.
Nella piena consapevolezza di quel pensiero, sapeva di aver fatto la
cosa giusta andando da lui a chedere un consiglio.
Si alzò, si ravvivò i lunghi capelli neri e
rimise
insieme quel poco di dignità che rimaneva, avviandosi
nell'ufficio del codinato.
Nello stesso istante Ataru e Ryoga stavano facendo la doccia negli
spogliatoi della piscina comunale.
Da quando si era liberato della maledizione del porcellino d'India
affogato, al neopapà piaceva concedersi delle lunghe nuotate
in
piscina di tanto in tanto, per godere ogni volta della sensazione di
libertà che si prova fluttuando nell'acqua, sensazione che
gli
era mancata per troppo tempo.
Lui ed Ataru erano ottimi amici, ed un mese e mezzo prima, in occasione
del suo compleanno, il fotografo gli aveva regalato un abbonamento per
la piscina in cui lavorava come bagnino.
"Con Akane ancora niente?''
"Ti prego, no. Parliamo d'altro''
"Ataru, senti. Io lo so che tu sei la calma e la pacatezza fatte
persona, ma secondo me se non ti sfoghi con qualcuno...''
Il nuotatore abbassò la testa, esaminando ogni centimetro
del
proprio addome scolpito, pur di non guardare negli occhi il suo amico.
"Ataru! Mi senti? Tu prima o poi scoppi!''
"Ryoga, io...''
Pianse, grato per l'acqua della doccia che scorreva sul suo viso,
impedendo all'amico di vedere le sue lacrime.
I due si vestirono in silenzio, diretti alla moto di Ataru, ed
altrettanto in silenzio guidarono fino a casa Hibiki, fuori dalla quale
si fermarono e divisero una sigaretta.
"Non vorrei insistere, ma... Se vuoi parlare, io ci sono''
"Lo so, grazie. Vedi Ryoga, dopo la morte dei miei genitori credevo che
la vita non valesse più la pena di essere vissuta. Non sai
quante volte con questa stessa moto mi sono buttato in mezzo alla
strada di notte, a fari spenti, correndo come un pazzo sperando di
raggiungerli il più presto possibile.
Quando ho incontrato Akane ho finalmente ricordato cosa significasse
respirare, e non intendo l'attività meccanica ed
involontaria
che ci serve a rimanere in vita, intendo respirare a pieni polmoni,
sentire i profumi, le sensazioni.
Non correvo più in moto per schiantarmi contro qualche muro,
ma
per la gioia di sentirmi il vento in faccia, per sentirmi vivo.
Ho cercato in tutti i modi di essere un bravo fidanzato, di dedicarle
tutte le attenzioni che meritava, di celebrare la sua bellezza e la sua
perfezione con ogni mezzo possibile. Non credere che non sappia di
essere un miracolato, ad averla accanto''
"E allora perchè fai così? Perchè non
le parli? Perchè non combatti per lei?''
Un angolo della bocca di Ataru si piegò all'insù,
in un
accenno di sorriso, ma i suoi occhi non potevano celarne la tristezza.
"Tu combatteresti una battaglia persa?''
Ryoga comprese e lo abbracciò fraternamente.
Lui quel film lo aveva visto molto prima di Ataru.
"Forse l'ho fatto prima di te, in un'altra vita''
"Lo rifaresti?''
"Non mi pento di nulla, sono state certe circostanze a portarmi ad
Ukyo''
Il sorriso di Ataru si fece più aperto. Gli spuntava in viso
ogni volta in cui vedeva quello che considerava suo fratello
così felice ed appagato.
"Ora devo andare. Un giorno mi racconterai anche come vi siete
innamorati, voi due, visto che è una delle poche cose di te
che
non so''
Ryoga guardò il suo migliore amico allontanarsi, pensando
con tenerezza alla sua vecchia cotta per Akane.
''Forse un giorno...''
Mousse bussò tre volte alla porta dell'ufficio di Ranma
senza
ottenere risposta, finchè decise di entrare, sentendo che
c'era
qualcuno al suo interno.
Il codinato parlava nervosamente al telefono, o meglio urlava, in un
inglese perfetto. Mousse capì solo che un certo Martin era
un fucking asshole
e che stare tante ore chiuso in ufficio era fucking boring.
Attese pazientemente che il codinato chiudesse la comunicazione e
gettasse il cellulare per terra, calpestandolo ed imprecando in francese, per
schiarirsi la gola e mostrargli finalmente la sua presenza.
''Oh, Mousse. Che vuoi? Ti dico subito che non è giornata''
Il mago era stizzito. Non riusciva proprio a sopportarlo.
"Devo chiederti una cosa importante. Non ho voglia di parlarti, quindi
facciamo in fretta''
Ranma non odiava Mousse, almeno non troppo. Solo che non era davvero giornata.
"Ecco, appunto. Fai in fretta, così se devo lasciarti a
terra un'altra volta lo faccio subito, che ho da fare''
L'orgoglio del cinese pungeva come uno spillo, come cento spilli.
"Già, perchè tu sei invincibile, vero?''
"Modestamente''
"Nessuno può sconfiggere Ranma Saotome! Ranma il magnifico!
Urrà, evviva il re!"
"Ti ho detto che non ho tempo da perdere, stupido papero!"
Mille spilli, diecimila spilli.
"Ti dico solo un nome. Jordan.''
Il codinato sentì il cuore mancargli un battito ed il viso
accaldarsi, mentre la testa pulsava, lo stomaco bruciava e le gambe
tremavano.
Quel nome.
Quel nome che non avrebbe voluto sentire mai più, a cui
aveva
ripensato troppo spesso negli ultimi giorni e che gli toglieva il sonno
e il respiro.
La macchia sulla sua tela bianca, il motivo per cui non si sentiva mai
soddisfatto o appagato di nulla, per cui si era rifugiato nel sesso
occasionale e nel denaro facile, il motivo per cui era andato via
invece che tornare da Akane, il motivo per cui aveva messo su tutti
quei muscoli, fino a diventare una specie di gorilla, per sentirsi
più grande, più forte.
Mousse aveva pronunciato la parola d'ordine.
Strinse i pugni, cercando di respirare il più profondamente
possibile e di calmarsi.
Non era un assassino, non poteva fronteggiarlo in quello stato,
perchè gli avrebbe riversato addosso una rabbia di cui non
era
la causa, e probabilmente il mago non sarebbe uscito vivo dalla sua
spirale di distruzione.
"Mousse. Vattene. Ora''
Il cinese rabbrividì nel vedere l'ex compagno di avventure
in
quello stato. Stringeva i pugni e non lo guardava in faccia, ma
l'energia che emanava faceva tremare i vetri delle grosse finestre che
davano sul centro della città.
"Ra-Ranma, aspetta. I-io devo dirti una cosa''
"VATTENE!"
Con un semplice movimento della mano il codinato rovesciò
l'immensa scrivania in vetro, facendola cadere.
Mentre si rompeva in mille pezzi, l'ufficio si invase di piccoli
cristalli appuntiti e taglienti, che scoppiarono nell'aria,
volteggiando in una inquietante danza circolare. Mousse
scappò
immediatamente fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
La riaprì dopo più di cinque minuti, quando ogni
rumore,
anche minimo, era cessato. Ci trovò Ranma immobile, ancora
in
piedi con la testa bassa ed i pugni chiusi, circondato da una miriade
di frammenti taglienti come lame.
Corse via, spaventato da quanto aveva appena visto.
Dall'altra parte della città, a Nerima, una giovane donna
speranzosa tornava a casa con suo figlio in braccio.
Stranamente, Peter dormiva come un angioletto ed Ukyo non vedeva l'ora
di stare un po' da sola con il suo compagno.
Ryoga corse incontro alla promessa sposa, rubandole il piccolo dalle
braccia ed iniziando a baciargli il faccino dolcemente, senza degnarla
di
uno sguardo.
Lo mise a letto maneggiandolo come il più prezioso e fragile
dei
tesori, e si appoggiò al bordo della culla per ammirarlo,
sognante, mentre dormiva.
Sull'uscio della camera da letto, Ukyo piangeva silenziosa. Non era mai
stata tanto umiliata nella sua femminilità, neanche ai tempi
di
Ran-chan.
Ryoga non aveva neanche notato il suo caschetto biondo, e dire che le
avevano fatto tutti i complimenti ed anche lei si piaceva molto.
Inoltre, pur avendo partorito da così poco tempo, aveva
già riacquistato una forma fisica invidiabile.
Insomma, era stata brava.
Perchè lui sembrava non accorgersene?
Un singhiozzo le scappò più forte degli altri, ed
il suo amato si voltò a guardarla, preoccupato.
''Perchè piangi?''
"Ryoga, tu mi ami?''
"Ma certo che ti amo, stupida!"
Si avvicinò e l'abbracciò teneramente, mentre lei
gli
prendeva a pugni il petto e singhiozzava sempre più forte.
"E allora perchè mi ignori così?
Perchè fai finta che io non esista?''
"Ma che dici, amore mio?''
"Lo so che ami Peter, lo amo anch'io, cosa credi? Ma stai sempre con
lui! Non mi rivolgi praticamente la parola, e quando non sei con lui,
sei in palestra ad allenarti! Io non ce la faccio più,
Ryoga, mi
sembra di essere ritornata a due anni fa con Ranma!"
Nel sentire quelle parole, al viaggiatore si spezzò il
cuore.
Strinse più forte la sua compagna, in un abbraccio
lunghissimo,
e poi la allontanò, per guardarla fissa negli occhi.
"Lo sai perchè sono così stupido, Ukyo?''
La giovane tirò su col naso.
"Perchè mai, mai nella vita sono stato amato
così. Quel
bambino sei tu, siamo noi, insieme. Non riesco a togliergli gli occhi
di dosso perchè l'ho fatto io, con te, con la donna che amo.
Dopo una vita di disgrazie ed umiliazioni io, Ryoga Hibiki, l'ultimo
dei disperati, ho fatto un miracolo. Scusami se ti ho trascurata, non
era mia intenzione e ti giuro sul mio onore che non capiterà
mai
più''.
Ukyo sorrise, soddisfatta della risposta, e con uno sguardo sbarazzino
dei suoi gli fece capire di averlo perdonato. Ma c'era una cosa che
l'uomo di fronte a lei non le aveva ancora detto.
"Non devi dirmi nient'altro?''
"Con questi capelli sei uno schianto!"
E, almeno per qualcuno, quella giornata infernale si concluse con un
bacio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** L'insostenibile leggerezza di Akane ***
TCP 12
Try and touch me so I can scream
at you not to touch me,
run out the room and
I'll follow you like a lost puppy.
Baby, without you I'm
nothing, I'm so lost, hug me
then tell me how ugly I
am, but that you'll always love me.
Eminem/Rihanna,
Love the way you lie
Nerima, interno giorno, 26 Agosto 1996
Akane autò la sorella a sparecchiare, sazia ed appagata.
Sebbene con il tempo e la pratica fosse notevolmente migliorata ai
fornelli, nulla al mondo poteva eguagliare i manicaretti di Kasumi.
Si appoggiò allo stipite della cucina, sovrappensiero,
mentre la
sorella maggiore lavava i piatti canticchiando come al suo solito. Da
quando aveva sposato il dottor Tofu era ancora più bella e
felice, Akane non poteva che augurare a se stessa un destino simile per
il futuro.
"Come sta il piccolo Peter?''
"Oh, molto bene! L'amico di Ono ha fatto un ottimo lavoro, è
sano come un pesce ed Ukyo ha avuto un recupero pazzesco! Pensa che
questa mattina ha lasciato il bimbo a Ryoga ed è venuta a
fare
jogging con me!"
"Beh, non per vantarmi, ma stiamo parlando di un collega di mio marito!"
Akane rise, allegra. Kasumi era quanto di più vicino ad una
madre la ragazza avesse mai avuto, la sua sola presenza la rasserenava
e le faceva dimenticare i suoi guai.
Come se avesse sentito chiamare il suo nome, il dottor Tofu irruppe in
cucina, appena tornato dalla clinica.
"Cara, sono tornato! Ma... Akane! Che bella sorpresa!"
"Hey, Ono!"
Il loro rapporto con gli anni era cresciuto e migliorato: la cotta che
Akane aveva avuto per il bel medico era solo un ricordo lontano, come
anche il timore reverenziale con cui si rivolgeva a lui.
Il dottore abbracciò quella che aveva da sempre considerato
una sorellina e le sorrise benevolo.
"Mi hai fatto proprio una bella sorpresa a farti trovare qui, ma anche
io ne ho una per te''
"Cioè?'', chiese la mora curiosa.
"Cioè... Kasumi, prepara il tè, abbiamo ospiti!"
Ranma entrò in cucina imbarazzato, grattandosi la testa e
sorridendo, timido.
Kasumi si portò una mano alla bocca e tese le braccia verso
di
lui, emozionata nel rivederlo dopo tanti anni. Una piccola lacrima di
gioia rigò il suo viso, mentre abbracciava il ragazzo e
tirava
scherzosamente il suo codino sotto lo sguardo divertito ed intenerito
del marito.
In un angolo, silenziosa, Akane.
Ranma la squadrò per un istante prima di andare a salutarla
con un lieve bacio sulla guancia.
Indossava un vestito bianco senza spalline lungo fino ai piedi e dei
sandali con la zeppa altissimi.
I capelli sciolti le ricadevano lunghi sui fianchi, tenuti insieme
sulla sommità del capo da una piccola fascetta in cuoio
tempestata di piccole perline.
Incantati dalla pace e dall'amore che regnavano in casa Tofu i due
ragazzi non avevano la minima voglia di mettersi a litigare, per cui
decisero di comportarsi in maniera civile.
Seduta davanti a una fumante tazza di tè, nonostante il
caldo
torrido di fine Agosto, fu proprio Akane a prendere la parola per prima.
"Che ci facevi dal dottore?''
"Eh, hem...''
"Ranma ha avuto un piccolo... Incidente di percorso, Akane''
Il codinato ringraziò con lo sguardo il vecchio amico. La
sfuriata in ufficio del giorno prima gli era costata cara: il suo corpo
era coperto di innumerevoli piccole ferite che il dottore aveva curato
con pazienza per tutta la mattina.
"Oh, che sbadata! Domani è festa ed oggi i negozi chiudono
prima! Devo assolutamente andare a fare la spesa!", proferì
Kasumi guardando complice il marito.
"Ok cara, tranquilla. Accompagno Ranma a casa e poi andiamo''
"Dottore, non si disturbi. Posso andare a piedi o prendere la metro''
"Non esiste, è meglio se non ti affatichi troppo, ragazzo.
Ma...
Akane, sbaglio o la moto parcheggiata qui fuori è la tua?''
"Sì, hem... E' di Ataru...''
"Beh allora se non sei impegnata potresti accompagnare tu Ranma a
Ginza! Oggi se non erro la Palestra è chiusa, vero?''
"Sì, oggi siamo chiusi. Uhm, va bene, tanto volevo fare un
giro per negozi''
"Sei sicura, Akane? Lo sai che non ho problemi ad andare a piedi''
"Ho detto di sì, ok? Non farmi cambiare idea''
Salutarono la coppia e si diressero alla Ducati nera
parcheggiata
in strada in un religioso silenzio. Mentre Akane era chinata a slegare
la catena di sicurezza, Ranma non potè fare a meno di
sbirciarle
nella scollatura.
Gli porse il casco integrale evitando di guardarlo negli occhi, lui la
bloccò dolcemente per i polsi.
"Che direbbe Ataru?''
"Non dirà niente, se nessuno si prenderà il
disturbo di andarglielo a raccontare''
"Vuoi che guidi io?''
"Pensi che non ne sia in grado?'', la mora era seccata.
"Sei sempre stata molto sbadata...''
"Sono sempre stata un mucchio di cose. Sali, sbrigati.''
Il viaggio in moto fu lungo ed imbarazzante: Ranma si stringeva ai
fianchi di Akane forse più di quanto non ne avesse bisogno,
dal
momento che la ragazza guidava molto meglio di lui. Quel contatto lo
faceva sentire bene: il calore emanato dal suo corpo e dal motore,
l'adrenalina causata dalla velocità e la sincronia con cui,
senza dirsi niente, piegavano entrambi il corpo nella direzione giusta,
in curva, regalò al codinato una sensazione piacevole.
Era come tornare indietro nel tempo, come quando combattevano insieme e
saltavano nello stesso momento per tirare un calcio in faccia
all'avversario.
Nonostante questo, ciò da cui era veramente pervaso era il
senso di inadeguatezza.
A casa Tofu Akane alternava silenzi imbarazzanti a sguardi truci, e
lungo tutto il tragitto non aveva detto una parola.
Non con lei,
pensò, non una tale freddezza, non dopo tutto quello che
avevano passato insieme.
La ragazza, dal canto suo, non sapeva proprio cosa dire a quello scemo
che come sempre aveva approfittato della situazione e la stava palpando
come un melone al mercato.
Vedeva la strada correre veloce sotto di sè ed il tempo da
passare insieme accorciarsi. Erano quasi arrivati a casa di Ranma, in
meno di cinque minuti si sarebbero separati e nessuno aveva aperto
bocca.
Anche Ranma aveva notato di essere quasi arrivato a destinazione. Preso
dall'ansia tentò di attaccare discorso con la prima cosa che
gli
venne in mente.
''Allora, Akane! Sono passati due anni, eh?''
La ragazza soprassalì e per poco non perse il controllo
della
moto, ma lo recuperò in tempo e senza che il suo
interlocutore
si accorgesse della sua defaillance.
''Già. Sono successe tante di quelle cose...''
"Raccontamele''.
''Beh, in realtà sai tutto. Il lavoro in Palestra, Ataru...''
Il codinato ebbe un conato di vomito. Odiava sentir uscire quel nome
dalle sue labbra. Inoltre sapeva benissimo che Akane non gli aveva
detto tutto. Le parole scritte sul suo diario, che conservava ancora in
un armadietto del suo ufficio, danzavano davanti ai suoi occhi e gli
battevano in testa come uno di quei grossi martelli che la ragazza era
solita tirargli dietro.
Ho rubato delle
sigarette a papà e spero che mi uccidano prima di sapere che
non tornerà mai.
Oggi ho bruciato le
divise e buttato via gli attrezzi da ginnastica.
Vorrei solo chiudere gli
occhi e non risvegliarmi mai più.
Lo odio.
Il diario si interrompeva dopo circa 100 pagine di narrazione
giornaliera. Continuava dopo uno stacco di quasi un anno con un' unica
paginetta scritta in una grafia frettolosa in cui Akane diceva che un
amico di Nabiki le aveva inviato degli sms dolcissimi dopo averla vista
ad una cena e che le aveva strappato qualche sorriso e un po' di
fiducia in più nel prossimo.
Quel ragazzo ovviamente era Ataru, la sua nemesi.
Nonostante credesse di essere riuscito a reprimere, negli anni, la sua
vena gelosa e passionale, quella che lo portava a urlare ''Akane è mia''
a chiunque la avvicinasse come un bambino capriccioso a cui avevano
chiesto in prestito un giocattolo, l'istinto prevalse sulla ragione ed
iniziò a fare quello che sapeva fare meglio: lo stupido.
''Dimmi una cosa, Akane. Che tipo d'uomo è un giapponese che
guida una moto italiana?''
''Ma che vuol dire?''
''Nulla, nulla. Dico solo che forse una Yamaha o una Suzuki sarebbero
state migliori. Ma si sa, quando uno è un incompetente...''
"Non che siano fatti tuoi, ma le possiede entrambe. Questa l'ha
lasciata a me''
"Io non te l'avrei mai fatta guidare sapendo quanto sei distratta''
"Si vede che lui crede in me più di quanto non lo abbia mai
fatto tu. Intanto a casa ti ci ho portato.''
Scesero dalla moto senza nemmeno guardarsi in faccia. Ranma porse il
casco ad Akane, ringraziandola e sentendosi uno stupido per la
figuraccia appena fatta mentre lei, sebbene fosse fiera delle risposte
fredde e distaccate che era riuscita a dargli, non riusciva a non
sentire quel pizzicorio che solo Ranma sapeva causarle, quel nervoso e
quel senso di inferiorità che poteva instillarle solo un
pallone
gonfiato come lui.
Lei aveva voglia di rivalsa e lui di recuperare lo scivolone, ed in
ogni caso nessuno dei due aveva troppa voglia di salutare l'altro.
Fu come sempre Akane a dover prendere il toro per le corna e sbloccare
la situazione di silenzioso stallo che si era creata.
''Tu che hai fatto in tutto questo tempo?''
"Oh beh, niente di speciale. Ho viaggiato un po', combattuto...''
"Lo vedo. Sbaglio o hai messo su peso?''
"Intendi massa muscolare!''
"Come ti pare. E dove sei stato di bello?''
"Beh, un po' negli Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Francia...''
Un lampo si accese negli occhi della Tendo. Parigi era sempre stata il
suo sogno.
"In Francia? E' tutta la vita che sogno di andarci! Com'era? Dimmi che
Parigi è bella come penso!''
Il codinato ricordò solo in quel momento l'impegno e
l'attenzione che Akane a scuola dedicava allo studio della lingua
francese. Sebbene fosse sempre stata brava in tutte le materie, in
quella dava davvero il meglio di sè. Decise di ribaltare la
situazione a suo vantaggio e guadagnare tempo, in attesa di
un'illuminazione su qualcosa di intelligente da dire, per recuperare
terreno.
''Posso mostrarti delle foto, se vuoi salire...''
"Eh? No, non è il caso!''
"Ma dai, non ti mangio mica!"
Un po' di dolcezza, finalmente. Era stato quello il primo
termine
a venire in mente ad Akane nel vedere gli occhi lucidi ed il sorriso
aperto del codinato. Decise che non ci sarebbe stato davvero niente di
male a passare ancora un po' di tempo con lui, magari sarebbe anche
riuscita a capire qualcosa sulle motivazioni che lo avevano spinto ad
andare così lontano.
Parcheggiò la moto e lo seguì in casa.
La villa in cui vivevano Ranma e- la Tendo lo scoprì con
orrore-
Shampoo era grande, moderna e luminosa ed aveva persino una piscina
interna.
L'arredamento era minimalista ed in stile occidentale, con una grossa
cucina all'americana e un bellissimo salone con divani in pelle nera,
tv al plasma ed una libreria fornitissima di classici in lingua
originale.
''Il computer è al piano si sopra'', disse dolcemente il
codinato mentre guardava Akane bere il succo di frutta che le aveva
offerto. La ragazza posò il bicchiere e salì le
scale con
Ranma che la seguiva e, a sua insaputa, ammirava ammaliato le morbide
curve sel suo fondoschiena.
''E poi rimproveri Ataru di non saper apprezzare la meccanica
giapponese! Il tuo computer è della Apple!''
"L'ho comprato a San Francisco. Più che altro mi piaceva per
la mela''.
Akane iniziò a pensare all'iconografia di quello strano
frutto.
Era dolce, bello e succoso, quasi banale nella sua
semplicità, e sotto certi aspetti le ricordava Ranma.
La mela aveva un aspetto esteriore liscio e appetitoso ed una scorza
dura e croccante. L'interno era una sorpresa finchè non
l'addentavi: poteva rivelarsi dolcissima e soffice come aspra e troppo
dura. Ed in alcuni casi acida e bacata.
La mela, se tirata in testa a qualcuno, poteva fare veramente male.
La mela era il frutto che saziava di più, quello che si
andava a
cercare quando lo stomaco iniziava a far male per la fame, ed anche il
più piacevole da mordere e sgranocchiare.
La mela era sempre l'ultima cosa rimasta nel frigorifero il giorno
prima di andare a fare la spesa e sembrava andare bene in ogni momento
della giornata o dell'anno.
La mela era il frutto predesignato per essere definito tale, il primo
che veniva in mente ad Akane quando da piccola doveva disegnare
qualcosa che riguardasse il cibo o la natura.
Eppure secondo alcune tradizioni la mela simboleggiava il peccato,
l'errore. La scelta azzardata mossa da testardaggine e
curiosità, la meno conveniente.
Quando Eva si era fatta tentare dal serpente ed aveva addentato il
frutto proibito aveva premuto il ''bottone rosso'', quello che serve
per far saltare in aria il mondo, ed aveva pagato a caro prezzo la sua
trasgressione, venendo punita severamente e vedendosi crollare addosso
l'Eden, il mondo perfetto che si era costruita.
Solo per uno stupido morso.
La giovane scacciò i pensieri dalla testa e tornò
a
concentrarsi su Ranma, che con non poco imbarazzo la stava invitando a
sedersi in braccio a lui sulla sedia girevole della scrivania, mentre
armeggiava col computer mostrandole le foto di tutti i suoi viaggi.
Accettò e si posò delicatamente sulle sue gambe,
sussultando al benchè minimo e febbrile contatto della sua
pelle
col codino del ragazzo ed ammirando il suo braccio muscoloso tendersi
nell'atto di premere i pulsanti del mouse mentre lui, col mento
appoggiato sulla sua spalla, le cingeva dolcemente la vita col braccio
rimasto libero ed azzardava delle impercettibili carezze sul suo fianco
destro.
Scorrendo tutte le foto e meravigliandosi di quei paesaggi bellissimi,
ad Akane cadde l'occhio su una cartella, l'unica che Ranma non avesse
ancora aperto, intitolata semplicemente ''XXX''.
''Quella non la apri?''
''No, hem... Quella dovevo cancellarla...''
''Lo sai che ora sono curiosa, vero?''
"Akane, no. E' meglio di no, credimi''
''Avanti!"
''Ok'', sospirò il codinato pensieroso. Dopotutto Akane non
gli
aveva più mostrato alcun interesse, nonostante il loro bacio
in
ufficio. Inoltre lei stava con Ataru. Sì, forse era giusto
farle
vedere che nemmeno lui era rimasto con le mani in mano, in quei due
anni.
Che non era più un ragazzino.
La Tendo rimase sopraffatta dalla quantità di foto di
bellissime
donne che le si pararono davanti. Con quanta più classe ed
eleganza fosse concessa ad uno zoticone come lui, Ranma la
informò che quelle erano solo delle sue care amiche.
"Questa è Jenna, di New York... Ah, lei è
Eleonor, di Chicago... Lisa di Boston...''
"Una in ogni porto come i marinai, eh?''
"Ma che dici, stupida? Ti ho detto che sono solo delle amiche!"
La foto successiva, però, lo tradì.
Ranma si fiondò davanti allo schermo per coprirla, ma Akane
l'aveva già vista e memorizzata in maniera indelebile.
Ritraeva il suo ex seduto su un letto sfatto completamente nudo,
coperto dalla cintura in giù con un lenzuolo mentre DUE
bionde
con dei seni rifatti enormi lo stringevano, una da una parte ed una
dall'altra.
''Loro erano delle compagne del corso di poesia rinascimentale?''
Il codinato si grattò la testa come faceva tutte le volte in
cui era in imbarazzo.
"Eheheh! Jaqueline e Julie, a Parigi. Erano cugine, sai?''
"RANMA!"
Scoppiarono in una risata fragorosa, ma Akane stava morendo dentro.
Ranma ci aveva messo una vita per darle un bacio, per di più
mentre dormiva, ed a quei tempi erano fidanzati ufficialmente.
Al suo ritorno era stato più svelto, alla prima occasione
utile le aveva messo le mani addosso -e in che modo,
pensò la ragazza sentendo un brivido percorrerle la schiena-
ma
restava il fatto che con tutte quelle Lisa di Chicago e Jaqueline di
Parigi era certamente stato più svelto nell'azione.
Erano tutte storie di una notte, Akane lo aveva capito subito. Era
tipico di un egocentrico come Ranma fotografare le sue conquiste e
catalogarle, ma avevano comunque avuto più di lei.
Lui le aveva desiderate e prese, proprio ciò che non aveva
mai voluto fare con lei.
Ed il bacio in ufficio non contava.
Quella era stata una sfida, una ripicca verso lei ed Ataru, nulla di
più.
Se avesse avuto ancora sedici anni probabilmente lo avrebbe picchiato e
spedito in volo nello stagno di casa Tendo, per poi buttarsi sul letto
a piangere disperata.
Ma non era più una ragazzina. Era una donna anche lei,
nonostante spesso se ne dimenticasse, e poteva essere seducente tanto
quanto tutte quelle ragazze messe insieme, forse anche di
più.
Poteva dimostrare a Ranma che sbagliava quando le rimproverava di avere
il sex appeal di un sottaceto.
Posò sensuale una mano sul braccio del codinato, ancora
proteso verso il computer.
Tutte le terminazioni nervose del ragazzo si contorsero sotto la debole
pressione di quel tocco. Il suo istinto gli diceva di stare in guardia,
mentre il peso ed il calore del corpo della Tendo sulle sue gambe
iniziavano a provocargli delle sensazioni non certo nuove.
Akane accarezzava con due dita il bordo della manica della sua
maglietta nera, che lasciava intravedere le linee inferiori del
tatuaggio.
"Che c'è qui sotto?''
"Un tatuaggio che ho fatto l'anno scorso''
"Posso vederlo?'', la sua voce era un sussurro caldo ed invitante.
"Sicuro!"
Con un solo, rapidissimo, movimento si sfilò la maglietta
mostrandole il suo fisico scolpito, sebbene danneggiato da una marea di
graffi, ed il disegno di un enorme dragone che prendeva una buona
porzione del bicipite destro.
La ragazza non potè fare a meno di pensare a quante paia di
mutandine avesse sfilato con la stessa velocità.
Posò una mano sopra al drago, accarezzandolo dolcemente,
mentre
Ranma sentiva il sangue scorrergli nelle vene a tutta
velocità.
Era incredibile come ad Akane fosse bastato così poco per
mandarlo su di giri.
"E' un simbolo di potenza, vero?''
"Mi conosci troppo bene''
"Anche io ne ho uno, sai?''
"Tu?'', chiese sorpreso.
La ragazza annuì convinta, mentre il codinato aveva
già
cominciato a fare una radiografia menale del suo corpo, protetto solo
da un lungo e candido vestito senza spalline che la copriva fino ai
piedi. Si chiedeva dove potesse essere, la curiosità lo
attanagliava come mai gli era capitato prima, mentre la fissava come se
i suoi occhi dovessero all'improvviso acquisire la capacità
di
trapassare la stoffa.
Strinse la sua mano in quella della giovane, ancora posata sul suo
braccio ed arrivò con le labbra a un millimetro dalle sue.
''Sai che ora voglio vederlo, vero?''
''Non puoi'', sorrise maliziosa lei, tornando a volgere la testa verso
lo schermo. Lui si chinò e prese a sussurrare al suo
orecchio.
''Beh, tu hai visto il mio, perciò...''
"Il mio vestito non mi consente di mostrartelo", scosse la testa.
"Allora mi toccherà strappartelo di dosso"
"Non ci provare!", urlò divertita lei, tornando a guardarlo
in faccia.
"Lo sai che non vedo l'ora"
Akane sbuffò, fintamente seccata. Non era mai stata tanto
eccitata in vita sua.
Si alzò in piedi e diede le spalle all'ex fidanzato, tirando
giù delicatamente con una mano la cerniera lampo che
chiudeva il
vestito, abbassandolo, mentre con l'altra tentava con poco successo di
coprirsi il seno che, come Ranma aveva ipotizzato, non era coperto da
alcun indumento intimo.
Indugiò fino al fondo della schiena fino a mostrare al
ragazzo
una minuscola porzione dell'altrettanto minuscolo slip bianco che
copriva davvero poco il suo sedere perfetto.
Se Ranma avesse potuto esprimere un desiderio in quel momento, avrebbe
chiesto di poter avere mille mani.
E di usarle tutte.
Sapeva che un approccio troppo diretto avrebbe fatto arrabbiare la
ragazza e l'avrebbe fatta scappare. Non era uno stupido, aveva capito
che Akane non stava facendo sul serio, per cui stette al gioco.
''Non vedo proprio niente''
''Ho solo due mani! Se mi aiuti te lo faccio vedere''
"Che devo fare?''
''Tieni fermo il vestito''
Con due mani, una su un fianco ed una sull'altro, Ranma reggeva il
vestito dell'amata per evitare che scivolasse giù,
nonostante
non desiderasse altro, mentre la Tendo, con la destra ormai libera,
abbassò di un paio di centimetri la mutandina mostrando al
codinato una minuscola farfallina colorata, proprio tra la fine della
schiena e l'inizio dei glutei.
"Significa bellezza?''
"Rinascita''
"Io avrei detto bellezza''
"Grazie...''
Tirò su il vestito per coprirsi, senza però
richiuderlo.
Con una mano davanti per tenerlo fermo sul seno si girò
verso di
lui, appoggiandosi al bordo della scrivania e guardando un punto fisso
dietro le sue spalle.
Il codinato capì che era distratta, e si girò per
capire cosa catturasse la sua attenzione.
Che stupido, pensò dopo essersi voltato, quella era casa
sua,
sapeva benissimo che di fronte alla scrivania c'era solo il letto.
Si rigirò di scatto ed incatenò i suoi occhi a
quelli
della ragazza, guardandola con un' intensità che non
riservava
nemmeno ai suoi nemici in combattimento.
''Non giocare col fuoco, maschiaccio''
''Maschiaccio, eh?''
A quanto pareva il codinato non aveva capito di avere davati un'altra
persona.
''Non importa, il punto è che devi smetterla di provocarmi''
''Ma io non sto facendo nulla''
Ranma la guardò supplicandola con lo sguardo di smetterla.
Non
desiderava altro che fare l'amore con lei da anni, ma qualcosa gli
stava dicendo che lei non lo voleva veramente, che stava solo bluffando.
"Perchè mi stai facendo questo?''
"Questo cosa?''
domandò secca la giovane.
Andò a un millimetro dalle sue labbra, Akane poteva sentire
il suo respiro caldo sul suo viso.
"Lo sai come sono fatto. Se mi lanci un altro segnale parto. E se parto
non mi fermo, Akane''
In tutta risposta la ragazza sorrise. Non gliene fregava niente di
niente, voleva solo mordere quella maledetta mela, dimostrare a se
stessa che sarebbe stata abbastanza brava da riuscire a staccarla
dall'albero.
Fece scivolare entrambe le mani sulle spalle del codinato,
nella
piena consapevolezza che, compiendo quel gesto, il suo vestito ancora
aperto sarebbe caduto per terra.
Senza darle nemmeno il tempo di rendersene conto le mani del ragazzo si
erano già impossessate dei suoi seni, che fremevano sotto il
suo
tocco energico. Ranma la baciava avidamente sulle labbra mentre faceva
aderire il corpo a quello della giovane, ancora in piedi contro il
tavolo.
Le sue mani scivolavano velocemente dai seni ai fianchi alla schiena,
mentre le sue labbra percorrevano tutto il viso della sua amata fino al
collo.
Mentre il suo respiro si faceva più affannoso e la sua
schiena
si inarcava verso di lui, Akane notò che anche Ranma era
molto
preso: la sua presa era salda e la sua eccitazione spingeva sempre
più forte contro le sue gambe.
Sedendosi sulla scrivania a gambe aperte lo tirò a
sè per
la cintura ed iniziò a sbottonagli i jeans, sorridendo
maliziosa
mentre lui armeggiava sotto le sue mutandine e le leccava il collo, in
un mare di gemiti.
Ranma era bravo, ci sapeva fare proprio come ci si aspettava da lui, ed
Akane era certa di essere pronta a farci l'amore, finalmente.
Lo abbracciò e lo baciò in maniera ancora
più
energica, cercando di comunicargli tutto il suo desiderio, lui le prese
il viso tra le mani e la scostò, guardandola negli occhi e
iniziando a darle una miriade di baci a stampo tra una parola e l'altra.
"Akane, sei bellissima. Sei tutta mia, solo mia...''
"Ranma...''
''Dimmelo, Akane...''
"Cosa?''
"Dimmi che hai scelto me, dimmi che quell'altro non esiste
più, che ci sono solo io, che sei solo mia, per sempre...''
Le sue mani ricominciarono ad andare dappertutto mentre i suoi baci
presero a rifarsi più profondi ed energici, Akane gemeva
sotto
il suo tocco e non riusciva a pensare a niente di lontanamente
razionale.
"Fai l'amore con me, Ranma...''
"Akane...Ti prego...''
''Non pensiamo a nulla, godiamoci il momento...''
Il ragazzo si bloccò immediatamente, lo sguardo spento e le
mani
che cadevano pesanti lungo i suoi fianchi mentre il suo respiro si
faceva pian piano più regolare.
"Non posso''
"Ranma! Che c'è?''
Nella voce della ragazza non c'era traccia di dolcezza o comprensione,
sembrava solo... Seccata. Ranma rivide il motivo per cui non riusciva a
lasciarsi andare con Akane, anni prima. Aveva la stessa espressione di
quando litigavano o di quando lo svegliava la mattina con una secchiata
d'acqua gelida invece che con un bacio. Si sentiva esausto e svuotato,
si chiedeva per quanto ancora avrebbe dovuto pagare per i suoi errori,
quando sarebbe finita la sua punizione e soprattutto se avrebbe mai
smesso di vedere quello sguardo accusatore sul suo viso.
"Non posso, scusa...''
Si nascose il viso tra le mani, voltandosi e tirandosi su i pantaloni.
Akane era su tutte le furie. Cos'era, un giochino per fargli vedere che
lui era più bravo di Ataru? L'aveva provocata per farle
vedere
cosa si era persa in quegli anni? Perchè diavolo ci riusciva
con
tutte tranne che con lei? Perchè era brutta e grassa e non
aveva
sex appeal?
"Cos'è, non sono abbastanza sexy per te?''
Ranma voltò e la guardò con l'espressione di uno
che ha
visto un fantasma. Come poteva pensare una cosa del genere?
"Akane, m-ma che dici?''
Lei gli puntò un dito contro ed iniziò ad urlare
come un
ossesso mentre si rialzava e si tirava su il vestito, piangendo.
"Perchè non sono carina, non ho sex appeal, sono violenta e
poco
femminile... E poi? Cos'altro, Ranma? Cos'altro di me ti fa talmente
schifo da farti tirare indietro? Era tutto un gioco sin dall'inizio,
vero? Volevi solo assicurarti di essere sempre il numero uno,
giusto? Ranma Saotome! Il grande Ranma Saotome!''
Ranma era stufo di sentirsi dire quella frase.
"Ma che cosa stai dicendo, Akane? Hai fatto tutto tu, sei stata tu ad
iniziare!"
"E tu hai fatto finta di volerlo solo per prendermi in giro, vero?''
"Cos...? Ah, ho capito! Scusami se non ne ho approfittato, forse sei
stata abituata in maniera diversa, ma io non farei mai l'amore con
certe premesse, non con te!"
"Ma con Lisa e Julia e Jenny e quell'altra sì, vero?''
"L'ho sempre detto che sei una deficiente che salta subito alle
conclusioni sbagliate"
"E allora dimmi che con loro non lo hai fatto con certe premesse!
Avanti!''
"Con loro era diverso! Akane! Dove te vai?''
La prese per un braccio, fermandola, mentre lei guadagnava l'uscita.
Akane gli tirò uno schiaffo e riprese ad urlargli
in
faccia.
"E perchè sarebbe diverso?''
"Perchè loro
non le amavo, dannazione!"
Indietreggiò e si sedette sul letto, stremata.
Glielo aveva urlato in faccia con una tale violenza da spaventarla.
Quelle parole, quelle parole che sembrava aspettare da tutta la vita.
Quelle parole che Ranma le aveva detto solo in una situazione talmente
estrema da farle divenire necessarie, e che poi aveva prontamente
ritrattato prima di abbandonarla.
Stavolta Akane non era in punto di morte, era viva e vegeta davanti ai
suoi occhi eppure Ranma le aveva ridette, spontaneamente.
Akane sapeva che solo la disperazione più estrema lo avrebbe
spinto a lasciarsi andare così tanto, dopotutto era sempre
lo
stesso ragazzo emozionalmente minorato di due anni prima, avrebbe
potuto fare tutto con leggerezza ma non questo, non dichiarare un amore
che non provava.
Ranma si inginocchiò di fronte a lei guardandola negli
occhi, in
un lungo silenzio talmente forte da farle sentire i loro spiriti
combattivi, forti e fieri, affievolirsi sempre più, scemare.
Gli prese la mano e lo guardò negli occhi, seria.
"E' invece questo quello che provi per me?''
"Ecco, io..."
"Ranma, ti prego! Sono seria, è questo quello che provi?''
Il codinato decise di lasciarsi andare, per una volta. Annuì
con
convinzione e fece quello che gli sembrò il discorso
più
lungo della sua vita.
''La prima volta che ti ho vista non mi sembrava vero: avevo sempre
viaggiato con mio padre e non avevo idea di come fossero fatte le
donne, soprattutto non pensavo che ne potesse esistere qualcuna che
amasse incondizionatamente le arti marziali come le amavo io.
Odiavo il fatto che mio padre avesse deciso per la mia vita, sai meglio
di me che i nostri genitori hanno fatto una cosa gravissima
promettendoci uno all'altra senza consultarci, ma allo stesso tempo,
sebbene cercassi di negarlo a me stesso, iniziavo ad essere attratto da
te. Mi piacevi perchè eri diversa, perchè non te
ne
fregava niente dei film romantici o dei vestiti costosi. Potevamo
essere amici, oltre che marito e moglie. Avremmo potuto combattere e
viaggiare ed allenarci e diventare una squadra, oltre che una famiglia.
Col tempo ho imparato a conoscerti, e nonostante il tuo pessimo
carattere...''
"Come hai detto, scusa?''
"Fammi finire'' -sorrise- ''Dicevo... Nonostante il nostro
pessimo carattere e le nostre continue liti e disavventure, ho iniziato
a sviluppare un sentimento nei tuoi confronti, oltre che una fortissima
gelosia.
Perdonami se ti sono sempre sembrato stupido, ottuso ed indeciso, ma io
l'amore non sapevo proprio cosa fosse. Non ho mai potuto vedere i miei
genitori insieme nè frequentare una ragazza in maniera
spontanea
e normale... Volevo starti vicino ma allo stesso tempo non volevo che i
nostri genitori si facessero delle strane idee perchè non
avevo
la minima intenzione di sposarmi, non a diciannove anni, almeno.
Dicevo... Provavo qualcosa e questo qualcosa mi spaventava soprattutto
perchè non riuscivo a dargli un nome, non sapevo cosa fosse
quella sensazione di farfalle nello stomaco ogni volta che facevi
qualcosa di carino nei miei confronti o che uscivamo incolumi da una
delle nostre classiche situazioni paradossali.
Ero pronto a rischiare la vita per te, l'ho fatto tante volte e tu
altrettanto, ma non avevo capito che quello era amore.
Quella volta sul monte Hooh... Akane, io potrei vederti cento volte
andare all'altare con un altro e non mi farebbe così male.
Ho
creduto che la mia vita fosse finita, ero pronto a raggiungerti
immediatamente perchè non vedevo altro scopo nella mia
esistenza
oltre a quello di starti accanto. Le parole mi sono uscite di bocca
senza che potessi controllarle. Tu non ci crederai, probabilmente agli
occhi degli altri era già chiaro come il sole cosa provassi,
ma
io l'ho capito solo in quel momento che era amore, l'ho capito col
cuore squarciato e la consapevolezza di essere in ritardo, di averti
persa per sempre. E mi ha fatto male, tanto.
La mattina dopo ero più tranquillo, eravamo a casa e tu eri
sana
e salva. Volevo alzarmi e prepararti la colazione, chiederti di uscire
o fare qualunque cosa facessero i fidanzati, ma tu mi avevi ingannato.
Ti eri messa d'accordo coi nostri padri e mi volevate obbligare a
sposarmi!"
"Frena'' - Akane lo interruppe- "Io ero giovane e stupida e innamorata
persa. Ranma, io lo sapevo già di amarti, da molto prima di
te.
Mi sono detta, perchè no? Perchè non li facciamo
contenti? Forse dopo il matrimonio tutti quanti la
smetteranno di
tormentarci e potremo vivere la nostra storia con serenità,
visto che anche lui mi ama.
Forse è stata una leggerezza, ma hai idea di quanta
pressione
avessi addosso? Tra le tue fidanzate che spuntavano come fughi, i vari
principi che mi rapivano, le sfide, i complotti di Shampoo ed Ucchan,
gli incantesimi di Obaba....''
"T-Tu mi amavi?''
"Sincerità per sincerità...''
"E ora?''
"E ora...E' un casino.''
"Lo so. C'è quello...'',
fece roteare gli occhi.
''No, o meglio, non solo. C'è un buco di due anni da colmare
e
tutte le cose che sono successe in mezzo. Quanto ad Ataru, l'ho amato e
forse lo amo ancora, non lo so. Non so cosa provo per te, non so cosa
provo per lui, non so chi sono!"
Iniziò a piangere, Ranma si sedette accanto a lei e la fece
accoccolare al suo torace ancora nudo, mentre le accarezzava la testa e
le posava tanti piccoli baci sulla fronte, guardandola negli occhi con
tutta la dolcezza di cui era capace.
"Io ti aspetto...''
"Ti prego, dimmi perchè te ne sei andato. Dimmelo, Ranma, ti
scongiuro!''
"Ok, però non piangere, piccolina. Allora, siamo rimasti al
matrimonio.
Dopo aver distrutto il Dojo te lo ricordi che atmosfera c'era in casa?''
Akane annuì, sentendosi in colpa per il suo comportamento.
Per
farla pagare a Ranma aveva preso ad attaccarlo sulla cosa che gli stava
più a cuore, la sua dualità sessuale, spingendo
la sua
pazienza al limite.
"Io mi ci sentivo davvero così, un mezzo uomo. E
più me
lo dicevi, più mi pesava. Come potevo pensare di sposarti,
mettere su famiglia, di fare dei figli in quelle condizioni? Se non
fossi tornato normale probabilmente non avrei mai nemmeno baciato una
donna, non credevo di esserne in grado. Forse è anche per
quello
che non ti ho mai corteggiata, avevo paura che tu volessi qualcosa che
non sapevo come darti.
Decisi di partire ma non ce la facevo a lasciarti, dopotutto ti avevo
appena vista in fin di vita, per cui quella notte sono venuto nella tua
stanza e ti ho baciata, come per marcare il territorio. Lo sai che sono
sempre stato tanto possessivo. Tu mi hai detto di non ricordarlo, ma ti
assicuro che l'urgenza con cui mi rispondesti mi spiazzò.
Sono tornato normale il giorno dopo, ma cambiando aria avevo capito che
la situazione in casa era diventata insostenibile e che mi avresti
fatto pagare a caro prezzo la mia piccola fuga, dato che era il momento
più sbagliato per partire, per cui ho deciso di stare un po'
via.
Le situazioni mi hanno portato ad allontanarmi sempre di
più,
fino ad andare addirittura oltre Oceano. Il tempo passava ed a un certo
punto mi è sembrato troppo tardi per tornare indietro''
''E poi? Perchè il mese scorso sei tornato?''
"Perchè non ce la facevo più a stare lontano da
casa''
Akane abbassò lo sguardo, Ranma capì che aveva
frainteso un'altra volta.
"Non ce la facevo più a stare lontano da te''
Sorrise, così suonava molto meglio.
Ranma le accarezzò la guancia asciugando l'ultima lacrima
rimasta sul suo viso mentre la vedeva rilassarsi, finalmente.
"Che farai, ora?''
"E' tutto sulle mie spalle, vero?''
"Beh, io non ho nessuna fidanzata da scaricare...''
"Sei così sicuro di te da pensare che lo
scaricherò, eh?''
Si avvicinò al suo volto ed esitò, come per
cercare il
suo consenso prima di posarle un lieve bacio sulle labbra, leccandole
leggermente.
"Ti assicuro che stavolta ne vale la pena...''
"Posso avere un po' di tempo? So che non c'entra niente, ma
è un momento un po' delicato sul lavoro...''
"Problemi?''
"No, non problemi, una sfida...''
"So che sei orgogliosa, ma lo sai che se hai bisogno di una mano, io...
Beh sai... Come ai vecchi tempi...''
"No. Ranma, questo no''
''Non insisto, ho visto quanto sei diventata forte. Chiunque sia... Gli
farai il culo!"
"Ranma!"
Risero, come una volta.
"Che faccio, adesso?''
"Vai a casa e fatti un bel bagno, domani starai meglio''
"E' troppo se ti chiedo di dirmelo un'altra volta? Così,
giusto per essere sicura che non ritratterai ancora...''
"Citando una fonte autorevole: AKANE
TENDO, IO TI AMO!"
Continuarono a ridere finchè non sentirono gli addominali
bruciare, dopodichè si salutarono con un abbraccio fraterno.
Guidando la sua moto verso casa, coi capelli al vento ed il vestito che
svolazzava nell'aria, Akane capì che nella vita non sempre
era
importante vincere o perdere, perchè non tutto era una sfida.
In bilico su quelle due ruote, a una velocità forse troppo
elevata a causa dell'euforia e con il vento freddo che le arrivava
dritto in faccia, mentre spuntavano le prime stelle, sentì
una
sensazione nuova, una spensieratezza che credeva di aver dimenticato, e
sapeva anche dare un nome a quella nuova speranza che le fioriva sul
volto insieme ad un sorriso spontaneo: leggerezza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** You've got mail ***
''And
hold me all night,
Or
say "so long, baby, bye bye"
Pull
me one for the road.
It's
a long journey baby,
And
where is gonna take me?
Just
depends on the weight of my load.
Depends
on the weight of my load''
Noel
Gallagher- ''Stranded on the wrong beach''
Shampoo
sorseggiava il suo caffè sovrappensiero mentre Ranma urlava
come un ossesso al telefono camminando su e giù per la
stanza.
Quello
che aveva capito, lavorando con lui, era che il codinato non era molto
propenso al dialogo pacifico.
La
scrivania in vetro, ridotta in mille pezzi, era stata sostituita da un
enorme tavolo in legno solido come una roccia, ma la cinesina
sospettava che se il suo migliore amico le avesse tirato un altro di
quei pugni avrebbero dovuto ricontattare la ditta di pulizie che aveva
rimesso in sesto l'ufficio chiedendo loro di portarsi via un altro
''cadavere''.
Sul
davanzale della finestra principale c'era un'enorme pila di fogli
disordinati, ed il giovane ne stava nervosamente cercando uno mentre
reggeva il cordless argentato in bilico tra l'orecchio e la spalla, con
la testa leggermente china.
"Che
cosa vuol dire Osaka sei mesi, Martin? What
the fuck does it mean?...
Cos...? MA CERTO che l' ho letto il contratto!''
Mentiva,
Shampoo lo aveva capito da come gli si era incrinata la voce.
"Ok,
ma...No, wait
a minute! Passami
Steven... Steve! Hi
man.
Non posso partire ora, ho troppe cos...I'm
busy! Oh,
senti, io mi licenzio! Co...Quale clausola? Due aperture? Oh
shit!"
Riappese,
buttando il telefono per terra insieme ad un piccolo plico di fogli che
probabilmente non avrebbe mai più raccolto ed imprecando a
voce bassa. Shampoo, il più possibile appiattita contro la
parete, lo guardava sbattendo gli occhi sbigottita.
"Ti
offrirei un sorso di caffè, ma magari è meglio
una camomilla, Lanma!''
"Stamattina
mi è arrivata una mail in cui mi si chiedeva se fossi pronto
per Osaka. Ho chiesto se fosse uno scherzo e mi è stato
risposto che c'era scritto tutto nel contratto che ho firmato a Parigi
il mese scorso.''
"C'è
chi dice che si debba sempre leggere prima di firmare''
"LO
SO!''
"Dai,
scemino, cosa vuoi che siano sei mesi?''
"Ti
dico solo una parola: Akane''
"Beh
puoi tornare a trovarla, no? Osaka è vicina!''
"Lavorerò
sette giorni su sette per dodici ore al giorno, maledizione! Inoltre
non mi posso licenziare prima di portare a termine almeno due aperture,
vedi? C'è scritto qui'' -iniziò a leggere il
contratto tenendo il filo delle parole con un dito- ''Il
contraente dovrà occuparsi dell'apertura e dell'avvio della
struttura nella città di Tokio per un minimo di giorni 30 e
della struttura nella città di Osaka per un minimo di mesi 6
in occasione del festival del Fitness che si terrà dal 1
settembre al 1 marzo...Blablabla, mansioni
d'ufficio,
blablablabla...Possibilità
di licenziamento previo avviso dopo il periodo minimo sovracitato...Blablabla...Pena
pagamento di una penale di DUE MILIONI DI DOLLARI????''
"La-Lanma!
Come hai potuto accettare? E se avessi avuto dei problemi personali?
Dove...''
Il
codinato la interruppe, ricominciando ad urlare.
"NON
L'HO LETTO, DANNAZIONE! Ho firmato e basta, che strazio che sei!''
"Sei
incredibile, Lanma! Non cambi proprio mai!"
"Come
glielo dico? Come glielo dico? Che faccio? Che casino...''
"Sì
sai Akane, ti ho detto che ti aspetterò per sempre ma in
realtà scappo ad Osaka sei mesi. Adieu!
Ahahah!"
"Non
c'è niente da ridere!"
"Scusa.
Mangiamo un dolcino?''
Gli
aveva strappato il primo sorriso della giornata.
"E
la dieta?''
La
cinesina scrollò le spalle, divertita. Per una volta poteva
anche sgarrare.
Nel
Dojo Tendo l'atmosfera era altrettanto tesa. Un allenatore d'eccezione,
Soun Tendo in persona, stava urlando ogni impropero possibile al povero
Ryoga.
"Che
vuol dire che non ci riesci?''
"Non
ci riesco, scusi...''
"Stolto!
Concentrati!"
"Guardi
che non è così semplice!"
La
sfida si sarebbe svolta 24 ore dopo e Soun aveva letteralmente preso in
ostaggio i ragazzi della palestra, spremendoli come limoni e
pretendendo da loro che si impegnassero al massimo.
In
particolare, Soun puntava molto sull'arma segreta di Ryoga, il Colpo
Del Leone. Era una tecnica rara e molto potente, forse l'unica che
avrebbe potuto mettere in crisi un combattente come Jordan, ma il
giovane Hibiki sembrava non essere in grado di eseguirlo.
''E'
che sono felice...''
"Che
significa?''
"Significa...
Che sono troppo felice per farlo, ecco. Vede, il Colpo Del Leone
è basato principalmente sulla frusrazione e
sull'infelicità, è una sorta di sfogo. Io non ce
la faccio Soun, è appena nato mio figlio, i-io...Sono
felice. E' la prima volta in vita mia che posso dirlo e non ho alcuna
intenzione di negarlo.''
Il
giovane Hibiki si commosse pensando a tutti gli anni di solitudine ed
umiliazioni che aveva passato, decisamente non era più
quella persona. Forse non sarebbe riuscito ad eseguirlo mai
più.
L'ultimo
Colpo del Leone lo aveva lanciato proprio davanti ad Ukyo poco prima di
buttarsi nella Sorgente del Ragazzo Affogato, come ultimo grido di
rabbia per tutte le angherie subite a causa della sua maledizione.
Prima fra tutte, il non poter essere amato da nessuna donna.
"Papà,
e se ci provassi io?''
Tutti
i presenti si girarono verso la piccola Akane, la cui figura esile era
accentuata dalla sua posa, in piedi con le braccia timidamente
incrociate dietro la schiena.
"Tu?''
"Sì,
perchè no?''
"Akane,
considerando che la sfida è domani, non credo tu sia in
tempo. In ogni caso, datevi da fare. Mousse oggi è impegnato
al ristorante, almeo voi due dovete essere al massimo delle forze.''.
''E'-E'
permesso?''
Ranma
varcò timidamente la soglia del Dojo, provando
più di un brivido alla vista di quelle assi di legno che
erano state testimoni di così tante cose. Il suo primo
quasi-combattimento con Akane il giorno in cui era arrivato a Nerima,
il loro primo quasi-bacio prima della sfida di pattinaggio con Mikado,
il loro quasi-matrimonio.
I
due anni passati in casa Tendo erano un'accozzaglia di espressioni che
iniziavano con quella parola, quasi.
"Ranma!
Vecchio mio!"
Ryoga
corse ad abbracciarlo felice, mentre Soun lo guardava in cagnesco ed
Akane taceva immobile.
Non
aveva ancora preso una decisione. E se Ranma fosse andato lì
per reclamare una risposta che non sapeva dargli?
''Ranma,
mi pareva di essere stato chiaro, devi stare lontano da mia figlia e
dalla mia palestra!''
''Oh
andiamo papà, smettila! Una volta non facevi altro che
cercare di avvicinarci ed ora non lo vuoi nemmeno più far
entrare in casa?''
"Proprio
così, inoltre sai bene che non è proprio il
momento di distrarsi, questo...''
"Hem...Akane...''
Il
giovane Saotome la guardava imbarazzato, supplicandola con lo sguardo
di invitarlo a parlare in privato. La ragazza aveva capito subito il
suo stato d'animo, per cui si avviò verso il giardino
facendogli segno di seguirla, dicendo a suo padre che sarebbe tornata
in cinque minuti.
Arrivata
in giardino Akane, che precedeva Ranma in silenzio, si
voltò. Il cuore del ragazzo mancò un battito.
''Mi
fa sempre un certo effetto vederti così''
''Così
come?'' chiese imbarazzata lei, mentre lui accarezzava dolcemente un
lembo di stoffa del suo kimono.
''Così...Hem...Così.
Mi sembra di avere ancora davanti il mio maschiaccio''
Akane
sorrise. ''Beh sai come si dice, si può cambiare...''
"Ma
si rimane sempre se stessi''
"Esatto.''
Per
Ranma fu difficile spezzare quel lungo e dolce silenzio, ma sapeva di
doverlo fare. Era andato lì per una ragione.
"Akane,
io devo dirti una cosa ma non so come farlo...''
''Parti
dall'inizio!", lo incoraggiò lei. La dolcezza nella sua voce
lo spiazzò, Akane non sembrava isterica e prevenuta come una
volta, nonostante il suo tono di voce non presagisse alcuna buona
notizia.
"Mi
hanno incastrato e...Hem...Credimi, non vorrei, ma...''
"Ranma,
per favore, mi metti in ansia così!"
"Sappi
solo che ti amo da morire e che tutto quello che ti ho detto a casa mia
non è mai stato più vero di adesso, e...''
La
mora sentì le ginocchia cederle nell'udire il suo primo
amore pronunciare quelle parole con tale facilità.
L'inguaribile timidezza di Ranma sembrava essersi sciolta
definitivamente.
"Ranma...''
''Akane,
devo partire. Devo andare a Osaka domani ed il contratto che ho firmato
con quella dannata palestra non mi lascia via di scampo''
''Partire?
E...E per quanto?''
Il
ragazzo si rabbuiò e si avvicinò ulteriormente a
lei, abbracciandola e posando la testa sulla spalla della ragazza,
inalandone il buon profumo che sapeva di casa.
"Sei
mesi. Sei-interminabili-mesi''
"S-sei
mesi?''
''Lo
so, sono tanti, ma sono obbligato, credimi. Akane...Se t-tu non volessi
aspettarmi tu-tutto questo tempo i-io capirei...So che sei confusa e
che c'è ancora luie...Q-quello
che sto cercando di dirti è c-che io lo farò, e
c-che ti amo. E' incredibile, non sono mai riuscito a dirtelo ed ora
che ce l'ho fatta non riesco a smettere''
Le
teneva il viso tra le mani e la guardava implorante, sperando che lei
gli dicesse che lo amava e che lo avrebbe aspettato tutta la vita, se
necessario. La ragazza, però, era spiazzata. Era la seconda
volta che Ranma l'abbandonava ed il terrore di ricadere nella stessa
spirale di autodistruzione di due anni prima la tormentava.
Lo
baciò dolcemente sulle labbra, un bacio lieve,
dopodichè si voltò e rientrò in
palestra, salutando con la mano, mentre Ranma abbassava la testa
sconfitto. Dopotutto non poteva pretendere nulla da lei, lo sapeva sin
dall'inizio.
Dopo
un allenamento estenuante si concesse una bella doccia fresca ed una
limonata. Al suo ritorno in camera trovò una visita.
Ataru
sorrideva amichevole come sempre, seduto sul suo letto, mentre in mano
reggeva due enormi mazzi di rose rosse.
''Sono
per me?''
"Sì,
uno è mio...''
"E
l'altro?''
"Dimentichi
il nostro amico Kuno!"
Akane
lesse ad alta voce il biglietto, già rassegnata all'idea di
trovare una delle solite poesie melense che il Tuono Blu le mandava
ogni due mesi circa, da quando era partito per le Hawaii.
''Il sole tramonta ed il mare
lotta impetuoso col cielo. La decadenza ci opprime, la vita e le sue
battaglie ci squarciano il cuore mentre i nostri avi colorano il cielo
di un arcobaleno di sensazioni.
Dolcissima Akane Tendo,
pazienta mia cara, la vita ci tiene lontani ma i nostri cuori danzano
nel vento. So che fremi nell'impazienza di rivedermi, ma non temere.
Presto o tardi potrai nuovamente ripararti nelle mie forti braccia di
marmo.
Per sempre tuo, Tatewaki
Aristocrat Kuno.''
Ataru conosceva bene il passato di Akane e sapeva tutta la storia di
Kuno: i racconti su quel giovane così folle lo avevano
sempre fatto tanto ridere, per cui non provò alcuna gelosia
per lui. I ragazzi si fecero una sonora risata, dopodichè
Akane lo invitò a seguirla in cucina per cena.
Mangiarono tranquillamente insieme a tutta la famiglia. Nabiki era
parecchio triste per via di Mousse che non si faceva più
sentire e di un concorso di fotografia che non aveva vinto ed Ataru la
consolò come solo il migliore degli amici potesse fare.
Akane doveva ammetterlo, nessuno al mondo era dolce e sensibile come
lui.
Dopo cena tornarono in camera su consiglio di Soun, per
avere un po' di privacy, aveva detto, come se gli fosse mai importato
di rispettare le scelte amorose della figlia.
Suo padre non aveva mai amatro troppo Ataru perchè non era
un artista marziale e non avrebbe potuto prendere le redini della
Palestra dopo la sua morte. Col tempo aveva imparato ad accettare quel
ragazzo così gentile, educato ed affabile, ma da quando era
tornato Ranma sembrava essere diventato il suo più grande
fan. Lo copriva di attenzioni e di regali, ed ogni volta in cui lo
vedeva gli offriva un'accoglienza più che calorosa e lo
incentivava a stare da solo con Akane in camera sua, cosa che non
avrebbe mai fatto in condizioni normali, soprattutto perchè
sua figlia non era ancora sposata.
''Non ti ho ringraziato per i fiori...''
''Non devi farlo. E' il minimo che possa fare per essere sparito
così''
"A-Ataru...''
Doveva dirglielo, doveva dirgli del bacio con Ranma, del pomeriggio a
casa sua, della sua dichiarazione d'amore.
Doveva dirglielo ma non ce la faceva, sapeva quanto quel ragazzo fosse
buono e fragile. Inoltre non aveva ancora scelto. Quando vedeva Ranma
voleva solo stare con lui, per sempre, ma quando vedeva Ataru...
''Akane, non dire niente per favore. Devo parlarti.''
"Credo che il tuo silenzio degli ultimi giorni sia stato più
che eloquente...'' le tremò la voce- ''Vuoi lasciarmi...''
"Scemina, è l'ultima cosa che voglio. Prima mentre Nabiki
parlava mi sono sentito un mostro. Ricordi il concorso di fotografia a
cui avevamo partecipato a maggio?''
"Certo, quello con in premio il semestre a Roma...''
"Esattamente. Vedi, c'erano solo due posti disponibili. Uno
è andato a Sasuke, un ragazzo molto, molto preparato, e
l'altro...''
Ad Akane si sgranarono gli occhi: due
su due.
"L'altro è andato a...A te?''
''Ho ricevuto la loro lettera oggi. Non credevo che Nabiki ci tenesse
così tanto, sembra sempre così fredda e cinica!
In ogni caso, parto domani notte, avrei dovuto prendere il primo volo
domattina ma per nulla al mondo perderei la tua grande sfida''
Aveva le lacrime agli occhi.
"A...Ataru...Non sentirti in colpa per Nabiki, è solo un po'
giù perchè ha dei problemi con Mousse...E poi
sappiamo tutti che tu sei il più bravo...''
"E' tutto questo quello che sai dirmi?''
"Che intendi dire?''
"Intendo dire che non ci metto niente a telefonare e disdire, se vuoi
che ti stia accanto. Lo avrei fatto automaticamente senza dirti nulla,
se tra noi fosse andato tutto bene, ma so che siamo in pausa di
riflessione e...Beh...Scusami se ti posso sembrare egoista, ma per me
è un'occasione d'oro. Se mi vuoi a fianco mi fai il regalo
più grande che io possa desiderare e ti assicuro che non
rimpiangerei niente...E lo fai anche a tua sorella visto che cederei il
posto a lei...Ma se non mi vuoi, beh, in quel caso...Credo che mi
farebbe più che bene cambiare aria. Quindi ti prego, Akane,
dimmelo''.
In quel momento ricordò il perchè Ataru l'avesse
fatta innamorare, perchè si fosse concessa a lui,
perchè fosse riuscito a farla aprire al mondo maschile.
Ataru era la persona più buona e generosa dell'universo, lui
avrebbe mollato tutto per lei.
Lui sarebbe rimasto.
Lui aveva posticipato il
volo per assistere alla sua sfida.
In cuor suo sapeva che l'occasione era troppo grande perchè
il ragazzo buttasse tutto al vento, che lei fosse decisa o meno. Tutto
il suo corpo le urlava di dirgli di restare, di rimanere almeno lui.
Magari avrebbero potuto aggiustare le cose, ora che Ranma sarebbe
partito.
Ma Akane non era una stupida e sapeva quanto facesse male avere il
cuore spezzato. Non l'avrebbe augurato a nessuno, tanto meno a quel
ragazzo che l'aveva sempre protetta da tutti i suoi demoni (ed il
peggiore, la ragazza lo sapeva bene, era proprio se stessa).
Ataru e Ranma sarebbero pariti e lei sarebbe stata sola. Avrebbe
finalmente avuto un po' di tempo per se stessa, per pensare, per far
pace col cervello.
La lontananza le avrebbe fatto capire chi fosse l'uomo per cui batteva
il suo cuore e, se fosse stata fortunata, la primavera successiva
avrebbe potuto finalmente vivere il suo grande amore con uno dei due.
Prese coraggio e gli comunicò la sua decisione.
"Ataru. Io solo so quanto ti ho amato e quanto forse ti amo ancora.
Ranma, lo sai, è sbucato nella mia vita dal nulla e l'ha
rivoluzionata contro il volere di tutti noi.
Non posso ignorare i miei sentimenti per lui nè quelli per
te e non posso essere così egoista da chiedere a entrambi di
stare qui ad aspettare che io prenda una decisione.
Domani lui partirà per Osaka, starà via sei
mesi...''
Ataru emise un sospiro di sollievo. Il suo terrore più
grande era che, una volta partito, Ranma avrebbe monopolizzato
l'attenzione della ragazza, facendola ri-innamorare approfittando della
sua assenza, giocando sporco.
''Parti anche tu, vai a seguire il corso e a goderti Roma. Hai lavorato
sodo, te lo meriti...Congeliamo tutto al vostro ritorno, giuro che per
allora, se voi ci sarete ancora, io sarò decisa''.
"Akane, non posso lasciarti sola...Sei mesi sono lunghi, e...''
"Non preoccuparti, mi farà bene. Tra una cosa e un'altra
sono fidanzata da quando avevo sedici anni, mi serve un po' di tempo da
sola...''
"Ne sei certa?''
"Assolutamente. Voglio pensare un po' a me!"
Ataru la strinse, fiero della maturità che la ragazza aveva
raggiunto col tempo. Era incredibile come Akane fosse cresciuta da
quando l'aveva conosciuta. Era inciampata, era vero, ma si sarebbe
rialzata come ogni volta.
''Posso avere un bacio d'addio?''
"Solo se mi giuri che non è un addio''
La baciò dolcemente, per poi porgerle un biglietto.
"Questo va coi fiori, te l'avrei dato solo se mi avessi detto di
partire. Ti prego, leggilo solo quando sarò andato via''
"A domani, allora''
"Buona notte, amore mio"
Indossò il pigiama e si buttò sul letto, stanca.
I minuti passavano inesorabili ma non riusciva a prendere sonno, per
cui decise di leggere il biglietto di Ataru.
''Ciò che
conta è che tu ci sia per me.
Ti prego di essere
egoista, per una volta. Segui il tuo cuore, nessuno merita la
felicità più di te.
Con tutto l'amore che
posso, -A.
Ps: Sorridi, sei
bellissima! :-)''
Quella notte nessuno dei personaggi di questa storia riuscì
a chiudere occhio. Il primo giorno di settembre era arrivato e sarebbe
stato un giorno decisivo per tutti.
Ataru sfidava il vento insieme alla sua fedele moto, cercando di
correre più veloce di lui, scacciando i pensieri negativi e
provando a godersi la felicità per il suo imminente viaggio,
benchè, lo sapeva, gli sarebbe costata molto cara.
Nabiki, seduta per terra in camera sua, con una scatola di cartone
appoggiata sulle sue gambe nude, guardava le foto che aveva scattato
nell'ultimo anno. Il soggetto principale era Mousse, il suo Mousse.
Quello che la stava lentamente abbandonando, quello che era assente e
misterioso, che si faceva sentire e vedere il meno possibile.
Pianse silenziosamente vergognandosi delle sue lacrime. Quella scema di
Akane aveva trasformato anche lei in una pappamolle.
Ukyo cullava il piccolo Peter sperando di farlo smettere di piangere,
mentre Ryoga, nel patio di casa sua, continuava ad allenarsi senza
sosta.
Mousse armeggiava con la calcolatrice: il ristotante aveva chiuso
più tardi del previsto ed aveva ancora un sacco di fatture
da sistemare. Shampoo, fuori dalla porta del locale, guardando la luce
stranamente ancora accesa, cercava, invano, di trovare il coraggio per
entrare.
Ranma ed Akane non erano insieme in quella notte così
importante, benchè fossero più vicini di quanto
pensassero.
Lui era, come sempre, sdraiato sul tetto di casa Tendo, sopra la stanza
di Akane, guardando le stelle mentre la notte di fine agosto iniziava a
farsi più fresca,dando i primi segni della fine di un'estate
tra le più difficili della sua vita.
La giovane, invece, era dall'altra parte della casa, anche lei sul
tetto, sopra la stanza vuota di sua sorella Kasumi, anche lei
meravigliandosi della bellezza di quella notte stellata, anche lei
sentendo freddo e pensando a quante cose fossero cambiate, in
così poco tempo.
Non ce la faceva a salire dalla sua parte.
No, quello era il posto di qualcun altro.
Se qualcuno con un aereo avesse sorvolato casa Tendo avrebbe visto due
rette perfettamente parallele, una simmetria totale tra i due lati del
tetto, le quali mattonelle sarebbero crollate miseramente se solo il
peso dell'anima dei due giovani fosse stato fisico, tangibile.
Il giorno dopo Ranma sarebbe partito ed Akane avrebbe dovuto difendere
la palestra da quel ragazzino, Jordan.
E non sarebbero stati insieme.
Akane aveva paura che Ranma non sarebbe tornato mai più,
aveva paura che avrebbe ripreso la sua vita libertina o, peggio, che si
sarebbe innamorato di un'altra. Aveva paura di perdere la palestra,
aveva paura di aver lasciato andare Ataru con troppa
facilità, aveva paura di tutto.
Ranma, dal canto suo, aveva paura che Akane lo odiasse. Sapeva di
meritarlo, ma allo stesso tempo non poteva che sentirsi
vittima di quella situazione paradossale. Aveva paura di averla persa,
aveva paura che quel minuscolo seppur vitale posticino che era riuscito
ad occupare nel suo cuore sarebbe stato ri-occupato dal suo legittimo
proprietario che aveva visto uscire dalla casa della sua amata poco
prima, quel giovane così dannatamente perfetto di cui si
rifiutava persino di pronunciare il nome ad alta voce.
Sentì il cellulare vibrargli nella tasca e lesse
svogliatamente il messaggio, credendo che fosse Shampoo preoccupata per
non averlo visto rientrare.
''Quello
che non ti ho detto è che mi mancherai da morire. Buon
viaggio. -A.''
Akane guardava il cellulare, il cui orologio sul display luminoso
indicava che era già passata la mezzanotte. Era
già un nuovo giorno, era già quel
giorno.
Sussultò quando vide la notifica di un nuovo sms ricevuto, e
sorrise nel vedere con quanta velocità Ranma le avesse
risposto.
''Guarda il cielo,
stanotte è bello quasi quanto te. -R.''
Mentre Ranma, senza voltarsi indietro, lasciò la sua
postazione ed iniziò a saltellare di tetto in tetto per
tornare a casa, Akane decise di concedersi una piccola trasgressione ed
andò a sedersi immediatamente sopra la sua finestra, al suo posto.
Proprio dove, la ragazza non poteva saperlo, pochi secondi prima era
seduto lui. Alzò gli occhi al cielo e non potè
che dargli ragione, quella notte era veramente bellissimo.
Eccomi
tornata, sono stata sveglia fino alle 3 e mezza per postare, ho fatto
nottata come i nostri beniamini!
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, dovevo sistemare un po' di cose prima
della sfida! =)
Non mi
sgridate se ho voluto incasinare tutto all'ultimo, vi prego!
Il
prossimo capitolo sarà diviso in due parti e sarà
(sigh!) l'ultimo!
Penultimo,
se contiamo l'epilogo finale =)
Grazie
a chi legge e commenta, lo scorso capitolo ha avuto delle recensioni
bellissime che mi hanno realmente aperto il cuore e non so come
ringraziarvi!
Un
grazie in più a chi ha letto il mio ultimo esperimento, la
crossoverina con DragonBall, ''Ospiti in casa Tendo'' (pubblicità
XD).
EDIT: so che ci sono stati dei problemi con l'html, ma credo di aver
risolto!
Un
bacione! =)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Harder to breath ***
Credevate che mi fossi
dimenticata di voi, eh?
Scusate
il ritardo, questa prima parte dell'ultimo capitolo è stata
più
difficile del solito da scrivere, inoltre mi sto dedicando ad un pazzo,
pazzo progetto dei miei, di cui saprete qualcosa appena
inizierà a
prendere forma.
Non voglio annoiarvi con l'intro, nell'epilogo
finale avrò tempo e modo di chiacchierare, ma devo
assolutamente farvi
vedere una cosa.
Ho recentemente conosciuto una ragazza splendida di
nome Antonella, che legge questa storia e che saluto. E' una bravissima
artista ed è stata così gentile da farmi questi
bellissimi regali, che
non potevo non mostrarvi.
L'affetto che dimostrate per questi
personaggi che ho creato in una noiosa notte d'estate mi riempe il
cuore, davvero! Grazie, grazie, grazie a tutti voi! <3
Fan arts by Spirit99
Scena della lite in ascensore tra Ranma ed Akane dopo il parto di Ukyo.
Prima del bacio in ufficio.
Lite sul tetto tra Ranma ed Ataru.
Nabiki che sfoglia le vecchie foto di Mousse.
La mia preferita, il chiarimento tra Ranma ed Akane nella stanza da
letto di lui.
Non sono splendide?
Vi lascio alla storia, come sempre fatemi sapere cosa ne pensate!
Besos!
Prima parte:
''Dichiaro
ufficialmente iniziata la sfida di arti marziali indiscriminate tra la
Palestra Tendo e lo sfidante, Jordan Xing. Lo scontro si
svolgerà in un
unico round, non ha limiti di tempo e si concluderà quando
una delle
due parti avrà messo ko tutti gli avversari. Per
rappresentare la
Palestra Tendo combatteranno Akane, Mousse e Ryoga, mentre Jordan
combatterà da solo. Che l'incontro abbia inizio!''
Con quelle parole solenni Soun Tendo aveva dato via al match.
Ukyo
aveva lasciato il piccolo Peter con Kasumi per poter assistere
all'incontro e sedeva con Nabiki, Ataru, Soun e Genma sul pavimento del
Dojo, mentre il ragazzo venuto da lontano ed i suoi avversari si
scrutavano silenziosamente.
Ryoga era in mezzo, Akane e Mousse,
leggermente dietro di lui, ai lati. I due ragazzi si lanciavano delle
occhiate furtive cercando di comunicare, mentre il giovane Hibiki si
caricava d'odio ed energia per attaccare l'avversario per primo.
Qualcosa
non quadrava, Akane lo aveva capito subito. L'aspetto esteriore del
ragazzo era dei più innocui, ma l'energia che emanava era
talmente
forte da farle bruciare gli occhi.
Jordan era un ragazzino di si e
no sedici anni, non molto alto, con i capelli neri corti e degli spessi
occhiali squadrati sul naso. Nessuno sapeva da dove venisse e quale
scuola rappresentasse, ma aveva fama di essere invincibile.
''Sto aspettando...''
Il ragazzino provocava Ryoga, che stava ancora raccogliendo le sue
forze.
"Hai proprio fretta di morire, eh moscerino? Perchè non ti
fai sotto?''
"Prima le signore...''
Ryoga
si scagliò sull'avversario e lo attaccò iniziando
a menare calci e
pugni, Jordan schivava ma non contrattaccava, la sua
velocità era
impressionante.
''Che c'è, bimbo? Hai paura ad attaccarmi?''
Puntò
il dito contro l'avversario, preparando la sua famigerata tecnica
dell'esplosione, ma il cinesino si spostò all'ultimo momento
facendo sì
che il giovane dagli occhi verdi scaricasse tutta la sua energia sul
pavimento, distruggendolo.
''Mou...''
''Dimmi, Akane''
"Hai notato che i suoi movimenti non si riescono a distinguere ad
occhio nudo?''
''Non preoccuparti, piccola. Questi giochetti basati sull'illusione
ottica li ho inventati io!"
Con le sue catene, Mousse cinse Jordan dai due lati, imprigionandolo e
non lasciandogli libertà di movimento.
Il giovane non sembrava minimamente turbato.
''Dunque tu sei Mousse. Non ti nascondo che l'idea di uccidere
barbaramente un mio connazionale mi turba un pochino, ma...''
"Facciamo un derby, che ne dici?''
Jordan
si liberò senza sforzo delle catene che lo imprigiovanano
nello stesso
esatto momento in cui Mousse, balzando in aria, lo aveva attaccato
facendo uscire delle lame dalle sue maniche.
Mentre Mousse e Jordan
combattevano, impegnandosi al massimo, Akane faceva un po' di
stretching fremendo per l'impazienza, senza mai distogliere lo sguardo
dall'incontro.
Voleva attaccarlo lei, voleva essere lei a schiacciare quel moscerino
contro il vetro.
Dopo
qualche minuto Mousse volò nella sua direzione, spinto da un
unico
energico pugno del suo giovanissimo avversario. Si sincerò
che il suo
amico stesse bene e lo lasciò alle cure di Ryoga, mentre
correva e
saltava per tirare un calcio in pancia a Jordan.
Il ragazzo incassò il colpo e si rialzò in piedi
immediatamente, fissandola per un tempo interminabile.
''Brava, piccola!"
Ataru
osservava la scena orgoglioso: Akane era riuscita a colpire Jordan alla
prima occasione, mentre sia Mousse che Ryoga avevano fallito.
''Non ridi più, eh?''
"Sono un gentiluomo, bellezza. Ti ho solo lasciata divertire un po', ma
adesso preparati che faccio sul serio"
"Sto tremando di paura!", lo schernì Akane.
"Dovresti. Ma non temere, non ti colpirò sul viso. Sono un
artista, non rovinerei mai un capolavoro di Madre Natura...''
"Basta, fatti sotto!"
Iniziarono
a combattere senza esclusione di colpi, emarginando totalmente Mousse e
Ryoga, che osservavano la scena pronti ad intervenire in qualsiasi
momento.
''Genma, amico mio...'' -Soun non distoglieva lo
sguardo dalla figlia, preoccupato- ''Secondo te ho fatto bene a non
riferire ad Akane quello che mi hai confidato?''
"Che Jordan ha
battuto Ranma? Non lo so, Tendo. Orgogliosa com'è non credo
che avrebbe
chiesto il suo aiuto, ma se la voce fosse giunta alle orecchie di mio
figlio...''
''Lo so. Mi chiedo se non sia stato un errore non chiamarlo''
"Beh, tu hai detto di non volerlo più vedere vicino ad
Akane, ed io...''
Soun lanciò un'occhiata veloce ad Ataru, che guardava Akane
con aria ansiosa mentre la ragazza schivava i colpi di Jordan.
"Lo sai? Non so se la scelta che all'apparenza sembra più
conveniente sia poi anche la più giusta''
''Pensi che lei e Ranma...''
"Siano
anime gemelle? Sì. Ci avevamo visto giusto combinando il
loro
matrimonio. Guarda il suo stile di combattimento. Da quando Ranma se
n'è andato ha assimilato e ricalcato tutti i suoi movimenti''
Genma annuì mentre osservava Akane usare la tecnica delle
castagne contro Jordan.
''Resta il fatto che tua figlia sta facendo nero quel nanerottolo, con
o senza Ranma''
"No, amico mio. Guarda bene.''
Effettivamente,
prestando più attenzione, Genma notò che Akane
era visibilmente
affannata, mentre il suo avversario pareva ancora fresco come una rosa.
L'artista marziale comprese la tattica del giovane: aveva capito che
era la più forte fra i tre e voleva farla stancare,
esaurendone le
energie. Si voltò immediatamente verso gli altri due ragazzi.
"Mousse, Ryoga, intervenite subito!"
"M-Ma signor Saotome, Akane sta andando bene"
"Ho detto intervenite!"
Ranma
spense il computer, staccò la spina dalla presa della
corrente e diede
un ultimo sguardo in giro. La sua avventura in quell'ufficio era
ufficialmente terminata.
Shampoo lo raggiunse nella grande stanza con una valigia ed uno zaino,
chiudendosi la porta alle spalle.
''Ti ho preso quello che ho pensato ti sarebbe servito''
"Grazie'', la abbracciò dolcemente, ''Davvero non so
cos'avrei fatto senza il tuo supporto''
"La stessa cosa vale per me, Lanma. Mi mancherai tanto''
"Anche tu. Al mio ritorno spero di vedere un bell'anello su questo
ditino'', le prese la mano sinistra e le accarezzò l'anulare.
"Domani andrò al Ristorante e gli parlerò. Gli
dirò che lo amo, o la va o la spacca''
"Buona fortuna, te la meriti''
"Tu passi da lei prima di andare?''
"No. Gli addii illacrimati non fanno proprio per me''
"Già...''
Qualcuno bussò nervosamente alla porta. Era Rumi, la
receptionist della Palestra, visibilmente agitata.
"Signor Saotome, scusi il disturbo! C'è un pazzo che urla e
chiede di vederla!"
"Ma cos...''
Ataru
irruppe nella stanza come un fulmine, spalancando la porta e facendo
cadere la ragazza. Ranma e Shampoo lo guardavano interdetti.
"Ranma! Devi correre, devi venire ad aiutare Akane!"
Il
codinato si agitò, lo avvicinò e lo prese per il
colletto della polo,
alzandolo di qualche centimetro da terra ed urlandogli in faccia.
"Che succede? Parla!''
"Akane... La sfida... La sta facendo nera!"
"Ti ha mandato lei?''
"N-no...''
"Ma è ferita? Che succede, parla! Dove sono Mousse e Ryoga?''
''No, sta bene. Stanno tutti e tre bene. Si stava difendendo, ma quel
ragazzo, Julian...Ecco,
lui l'ha colpita con un pugno e...''
Ranma
tirò un sospiro di sollievo, mentre Shampoo aiutava Rumi ad
alzarsi.
Quel Dakashi non capiva nulla di arti marziali, probabilmente aveva
visto che il combattimento entrava nel vivo e si era spaventato. Gli
mise una mano sulla spalla, anche se lo odiava sapeva in cuor suo che
non era cattivo.
"Tranquillo, ho potuto constatare sulla mia pelle quanto sia forte quel
maschiaccio. Non le accadrà nulla, ne sono certo''
''Inoltre''
-Shampoo s'intromise nel discorso- ''Se conosco un po' Akane non
accetterebbe mai l'aiuto di nessuno, tantomeno di Lanma''.
Ricordava
perfettamente il giorno in cui aveva sfidato la Palestra Tendo, un anno
e mezzo prima. Sebbene lei avesse sempre battuto Akane e Ryoga fosse
lì
pronto ad aiutarla, la giovane aveva preteso di combattere da sola.
''Vi prego, credetemi! Non l'avrei lasciata per correre da voi se la
situazione non fosse stata grave! Quel...Quel James...Ha uno
sguardo demoniaco! Non si farebbe nessun problema a fare del male ad
una ragazza!''
"Si
chiamano arti marziali indiscriminate proprio per quello, Dakashi! Non
ci sono regole! Ti ho già detto che non
interverrò, ora se sei tanto
preoccupato puoi tornartene da lei, io ho un aereo da prendere"
"Tu non sei preoccupato?''
"Nemmeno
un po'. Sono finiti i tempi in cui ero iper-protettivo con Akane, ora
lei è cresciuta e migliorata ed è perfettamente
in grado di cavarsela
da sola, non sarei così tranquillo, altrimenti.''
Ataru s'infuriò.
Non aveva capito una parola di quello che Ranma le aveva detto su Akane
e la sua forza, nè gli interessava. Ciò che aveva
visto era un uomo che
non si curava della donna che aveva detto di amare, ed anche se quelle
erano le regole della loro stupida arte le trovava ingiuste ed
insensate. Se solo ne fosse stato in grado avrebbe combattuto lui al
fianco di Akane, altro che quel codardo.
"Prima di andartene voglio dirti una cosa, Saotome''
"Spara...'' rispose lui, annoiato.
"Se succede qualcosa alla MIA fidanzata ti riterrò
personalmente responsabile''
"Tsk!"
"Sono serio'', Ataru non era mai stato tanto furioso, ''Se quel Jason le torce un
capello, io...''
Shampoo
s'intromise nella discussione, divertita. Voleva stemperare il clima
prima che Ranma, le cui vene del collo sembravano sul punto di
scoppiare da quando il fotografo aveva usato l'aggettivo possessivo
''mia'' nei confronti di Akane, lo polverizzasse.
"Almeno potevi chiedere il nome a questo mostro a tre teste che sta
facendo la bua alla tua Akane!"
"Eh?'', i due ragazzi si girarono verso la cinesina, lei
continuò.
"Jason, James, Julian...Quanti sono, scusa?''
Ranma sorrise e si calmò, ''Ha ragione, lo hai chiamato in
tre modi diversi''
Ataru
era in imbarazzo. Erano mesi che Akane glielo ripeteva, ma il nome di
quel moccioso non riuciva proprio ad entrargli in testa.
''No, è che... Julius... No, aspetta...E'
cinese...Xi...Xing. Jason Xing. No, scusa, Jordan Xing''
Ranma
e Shampoo si scambiarono un'occhiata eloquente. La ragazza spinse Ataru
contro il muro scuotendogli le spalle, mentre Ranma con un balzo si era
fiondato sulla scrivania ed aveva iniziato a buttare all'aria tutti i
fogli che vi erano ordinatamente riposti sopra.
"Ne sei sicuro, ragazzo? Lanma, controlla la lista!"
"S-sì, ne sono certo, ma... Quale lista?''
La
lista era il calendario delle sfide che Jordan aveva pianificato per
quel semestre. Appena arrivato a Tokio, Ranma aveva chiesto ad un
investigatore privato di farglielo avere in modo da andarlo a sfidare
non appena si fossero trovati nello stesso posto, per avere la sua
rivincita. Shampoo gliel'aveva portato in ufficio il giorno in cui lui
ed Akane si erano baciati sulla scrivania. Il codinato era stato troppo
distratto dagli eventi per consultarlo, e con il tempo, la distruzione
della scrivania in vetro e l'accumularsi di pratiche burocratiche, lo
aveva dimenticato.
Lesse avidamente il foglio fino ad arrivare alla quarta sfida in
agenda, quella del 1 settembre.
Il sangue gli si gelò e la testa iniziò a
pulsargli.
''Dakashi, hai la moto?''
"Certo!"
"Shampoo, vammi a prendere una maglietta nello spogliatoio, non posso
combattere in giacca e cravatta!"
"Te le ho messe tutte nello zaino, Lanma...''
Il
codinato aprì velocemente il borsone nero e vi
infilò la mano,
estraendone un lembo di stoffa rossa. Guardò negli occhi la
sua amica,
lei si strinse nelle spalle.
L'aveva trovata a casa sua poco dopo la
partenza di Ranma, probabilmente dimenticata lì dopo una
delle tante
battaglie con sua nonna, visto che era tutta strappata e sdrucita.
L'aveva
rammendata e conservata per due lunghi anni come suo unico ricordo,
rifugiandosi nel suo profumo quando ne sentiva la mancanza.
''Shampoo...''
"Sapevo che prima o poi l'avresti rivoluta...''
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Tutto come prima ***
Ok
gente, cambio di programma.
Avevo
detto che il capitolo sarebbe stato diviso in due parti.
Udite,
udite: saranno tre.
Lo
so, vedendo l'aggiornamento vi aspettavate tutti il Gran Finale.
Non
uccidetemi, ho troppe cose da dire e voglio dirle tutte, non voglio che
vi stufiate a leggere o che la vostra attenzione cali sul
più bello (egocentricaaaaaa!) per cui ve lo spezzetto.
Mettiamola
così, ho postato prima. XD
Il
seguito arriva presto, lo prometto, ho voluto riscrivere tutto
l'epilogo finale per cui non sono riuscita ad ultimarlo, ma
provvederò!
Ringrazio
di cuore chi legge e recensisce e vi ringrazio da parte di Spirit99 per
i commenti dolcissimi alle sue fan-art!
Ranma ed Ataru sfrecciavano in moto mentre Shampoo li seguiva agitata
con la sua auto, facendo parecchia fatica a star dietro al fotografo,
che correva come un pazzo.
Nonostante odiasse stringersi a quel verme che aveva osato
baciare -e
chissà cos'altro- la sua Akane, Ranma
non poteva che essere grato ad Ataru. Se non fosse stato
così testardo il codinato non gli avrebbe mai dato ascolto,
forte della promessa fatta a se stesso di non interferire
più nella vita di Akane.
L'aveva letto nei suoi occhi quel giorno in spiaggia e nelle pagine del
suo diario in tutte le sue notti solitarie, Akane pativa la sua
presunta superiorità, il suo essere sempre una spanna sopra
lei.
Per il codinato, negli anni trascorsi a casa Tendo, era stato tutto
molto naturale: lui era un uomo e lei una donna, ed era ovvio che, al
bisogno, corresse a salvarla e che si prendesse le
responsabilità delle sfide con gli avversari della Palestra
più pericolosi.
Ma Akane era una donna indipendente, era la ragazzina con il fiocco
giallo in testa che, ogni mattina, lasciava per terra orde di ragazzi
decisi a combatterla senza pietà solo per strapparle un
appuntamento, era quella che teneva le redini di casa, prima del suo
arrivo, quella che suo padre, un fifone di prima categoria, chiamava
quando c'era da salire su una scala per cambiare una lampadina o da
uccidere un insetto.
Akane era forte e Ranma non gliene aveva mai reso merito.
Tornando, si era ripromesso di non farlo mai più, di non
intromettersi nella sua vita. Inoltre lei stessa gliel'aveva detto,
quando lui le aveva offerto il suo aiuto quel giorno a casa sua: ''Questo no''.
Si sentiva terribilmente in colpa, dunque, per quello che stava
facendo, ma sapeva che Jordan era davvero pericoloso e che la Palestra
era a rischio. Conoscendo l'avversario non poteva davvero permettere
che riducesse Akane come aveva ridotto lui durante la loro sfida.
Cercò conforto nell'unica persona con lui su quella moto.
"Dakashi''
"Dimmi, Ranma''
Era stranamente più tranquillo. Ranma davvero non capiva se
quel giovane fosse bipolare come Akane o se fosse semplicemente
sollevato dalla sua presenza.
"Pensi che stia facendo la cosa giusta?''
"Beh non è che morissi dalla voglia di venirti a
chiamare...Se l'ho fatto è perchè... Ecco... So che è
giusto''
"Sì ma Akane... Saprai quanto è orgogliosa...''
"Ci sono cose più importanti dell'orgoglio, nella vita''
Quella frase lo spiazzò. Come poteva essere sempre
così dannatamente saggio?
Il Dojo era letteralmente a pezzi, era dal giorno del mancato
matrimonio che non subiva dei danni così gravi. Le assi di
legno, provate dal tempo, cigolavano emettendo rumori minacciosi mentre
Ryoga e Jordan se le stavano dando di santa ragione.
Sebbene fossero in tre, i ragazzi non riuscivano a superare in forza il
cinese. Non era più potente o più veloce: era
semplicemente più furbo.
Sembrava avere gli occhi anche dietro la testa e leggere nel pensiero
dei tre rappresentanti del Dojo, dei quali aveva previsto ogni mossa
fino a quel momento.
Ukyo si mangiava le unghie mentre Nabiki la cingeva per le spalle e
l'accarezzava, preoccupata per Mousse.
Soun e Genma bevevano un the senza distogliere lo sguardo dall'azione,
per una volta seri, mentre Happosai ed Obaba, che li avevano raggiunti,
studiavano le mosse nemiche consultandosi a bassa voce.
D'improvviso Ryoga colpì Jordan in viso, prendendolo alla
sprovvista e facendolo cadere per terra. Akane approfittò di
quel momento di fortuna e decise di battere il ferro finchè
era caldo, alzandosi in volo e sorprendendolo con un calcio volante.
La furia del cinese crebbe a vista d'occhio. Giungendo le mani ed
alzandole verso gli avversari ne sprigionò una specie di
palla di luce rossa incandescente che puntò dritta contro
l'eterno disperso, guardandolo con odio.
La casacca gialla di Ryoga si squarciò in due all'altezza
del cuore, lasciandogli il petto quasi del tutto nudo, mentre veniva
spinto per terra da quella forza oscura.
Battè la testa contro il muro e chiuse gli occhi in un
rantolo, mentre la sua fidanzata gli si avvicinava preoccupata.
''Ryoga! Ryoga! Non farmi questo, amore! Svegliati, ti prego! Pensa a
Peter!"
Il ragazzo, ancora con gli occhi serrati, le prese la mano e gliela
strinse. Ukyo osservò la sua pelle: ogni centimetro di essa
era coperto da cenere. Sembrava che fosse appena stato travolto da un
incendio.
Akane, con gli occhi pieni di lacrime, strinse il pugno destro e si
rivolse al rivale.
"Cos'era quello?''
"Un assaggio, bellezza''
"Che significa?'', Mousse prese la parola, mentre la voce tremolante di
Obaba, in cui nessuno aveva mai percepito tanto timore,
sembrò fermare il tempo e le azioni di tutti i presenti con
le sue parole.
"Non è possibile! Non...Quel colpo...Quella tecnica.
Ragazzo, non sarai...?''
"Il nipote di Zhou Xing? Sì, vecchia Cologne. Ci hai messo
un po' a riconoscermi.''
L'amazzone si alzò in piedi puntandogli il suo enorme
bastone contro.
"Sei un incoscente! Quella tecnica è stata severamente
vietata da tutte le scuole di Arti Marziali del mondo più di
cento anni fa! Sapevo che Zhou non era tanto centrato, ma non
immaginavo che avrebbe avuto l'ardire d'insegnarla a qualcuno!''
"Obaba, ci puoi spiegare?''
Akane si era totalmente girata verso la vecchia, abbassando la guardia.
La cinese cominciò a raccontare.
"Ciò che avete appena visto è una tecnica mortale
di nome One-Shot.
Si chiama così perchè si può eseguire
una sola volta, se caricata del massimo della sua potenza"
Mousse la interruppe, la sua voce pareva entusiasta e sollevata,
nonostante i suoi occhi non riuscissero a distaccarsi dal corpo inerme
del suo amico a terra.
"Dunque ora se l'è bruciata, giusto? Non potrà
più utilizzarla!"
La risata di Jordan fece calare la temperatura corporea di tutti i
presenti in un solo istante.
"Pensi che questo fosse il massimo della mia potenza?''
Akane abbassò gli occhi, rassegnata: ''La sta razionando, ne
sta usando poca alla volta...''
"Esatto, bellezza. Distruggerò i tuoi amici e chiunque si
metta sulla mia strada'' , guardò di traverso Obaba, ''E poi
riserverò il colpo finale a te, visto che ti sei permessa di
colpirmi per ben due volte!"
"Ti ucciderò prima!''
La giovane corse verso il suo avversario, pronta ad affrontarlo. L'urlo
di Happosai la fece bloccare immediatamente. Il forte attrito in
frenata dei suoi piedi nudi contro il pavimento ne ruppe un paio di
assi.
"Akane, no!"
"Maestro, perchè l'ha fermata?'', era Soun.
"Akane, non dovrai più attaccare Jordan, intesi? Mai
più. Il colpo One-Shot si alimenta della forza
dell'avversario, più esso è forte e
più il contraccolpo sarà potente!"
"E' per questo che la lasciava attaccare...'', Genma
sospirò, ''Voleva nutrirsi della sua energia per poi
riversare il tutto su Ryoga...''
"Esatto, e se Akane lo attaccherà ancora esso si
caricherà e si scaglierà con forza sempre
maggiore!''
Ukyo strinse i denti. Al suo arrivo, Jordan aveva visto Ryoga baciare
Peter ed affidarlo alle cure di Kasumi: sapeva che aveva un figlio e
non si era fatto nessuno scrupolo a ridurlo in quello stato, anzi, lo
aveva premeditato. Iniziò a tremare di rabbia. Ryoga
sgranò gli occhi, stringendo più forte la sua
mano, ancora impossibilitato ad alzarsi.
"Ucchan...Ukyo...''
La ragazza taceva.
"Amore mio, non ci pensare nemmeno...''
Si asciugò una lacrima.
"Scusami, Ryoga...''
In un lampo era in piedi e stava affrontando Jordan a mani nude,
fomentata dal desiderio di vendicare il suo amato.
Akane scattò per andare a difendere la sua amica, ma Mousse
la bloccò per le spalle.
"Ci penso io, piccola...''
Mentre Mousse ed Ukyo fronteggiavano Jordan e tutti gli spettatori si
erano radunati accanto alla porta per osservare la scena stando al
riparo, Akane era in piedi in un angolo del Dojo, con le gambe
divaricate, i pugni stretti e le lacrime che le rigavano il volto.
Non poteva affrontarlo, non finchè non fosse rimasta
l'ultima in piedi.
Avrebbe dovuto aspettare che tutti i suoi amici finissero per terra e
sperare che la forza del colpo di Jordan si esaurisse prima che
toccasse a lei, perchè, se l'avesse attaccato, avrebbe messo
a rischio la vita di tutti.
La sua forza, superiore a quella dei suoi amici, le sarebbe tornata
indietro come un boomerang ed avrebbe causato chissà quali
danni.
Si sentiva impotente, stupida, indifesa. Era come se quei due lunghi
anni di allenamenti e potenziamento le fossero stati d'intralcio,
invece che d'aiuto. Era come quando non riusciva nemmeno a battere
Shampoo in una stupida zuffetta per il cuore di Ranma.
Prima era troppo debole,
ora era troppo forte.
E non era comunque in grado di farcela da sola.
''Cologne, mia cara...'' Happosai parve avere un'intuizione geniale,
''Credi che questo ragazzo sia in grado di maneggiare il One-Shot?
Ricordo che suo nonno era già molto anziano, quando
riuscì a sprigionarne tutta la potenza...''
''Ora che mi ci fai pensare, Happy, forse ci siamo scoraggiati troppo
presto. Magari il colpo sferrato verso Ryoga è il massimo
che può fare, o comunque buona parte...''
"Ha ragione, Maestro! Ryoga si sta già rialzando, lo guardi!
Anche se colpisse i ragazzi uno ad uno con dei colpi del genere non
vincerebbe, perchè tra un'esplosione e l'altra gli
servirebbe del tempo per ricaricarsi, e certamente tra tutti e quattro
riuscirebbero a stancarlo e sconfiggerlo prima, e...''
''Sbagli, papà.''
Ranma era apparso sull'uscio ed aveva interrotto le congetture di suo
padre. A tutti i presenti brillarono gli occhi quando lo videro davanti
a sè.
Era ritto e fiero, con i pugni chiusi e lo sguardo fisso su Akane, come
quello una tigre che non perde d'occhio i suoi cuccioli nemmeno per un
istante.
La giovane percepì immediatamente la sua presenza e non
potè nascondere un sorriso mentre si voltava a guardarlo,
grata per il suo arrivo.
Anche stavolta,
pensò. Anche
stavolta sei venuto.
Il suo cuore mancò un battito quando vide che indossava la
sua casacca rossa, quell'indumento che era stato testimone di
così tante battaglie.
Certo, gli stava molto più aderente di quanto ricordasse,
inoltre i primi due bottoni, all'altezza del petto, erano slacciati,
forse perchè si era allargato troppo in quel punto.
Ma era lui.
Era il suo Ranma, quello
vero, ed era venuto a salvarla. Come sempre.
Happosai gli strinse la mano e lo pregò di spiegargli il
perchè della sua affermazione.
"Non so di che entità fosse il colpo che ha tirato prima, ma
vi posso assicurare che Ryoga non sarebbe già in piedi se
fosse stato al suo massimo. Io purtroppo lo so bene, credetemi''
Il codinato diede un'occhiata in giro e poi si rivolse direttamente al
padrone di casa.
"Soun, interverrò solo se tu ed Akane siete d'accordo. Non
ti nascondo che ho un irrefrenabile desiderio di vendetta, ma ti
assicuro che sono qui solo per proteggere Akane. Se tu ritieni che sia
giusto, ovvio''
Soun si alzò in piedi con aria greve, fiero dell'uomo
finalmente maturo e razionale che si trovava davanti. Si
avvicinò al ragazzo e lo strinse in un abbraccio.
''Buuuuu! Ranma! Salva la mia bambina! Buuuuu!"
Il codinato gli diede una pacca sulla spalla e sorrise, facendo per
avvicinarsi ad Akane, che lo guardava con un'espressione indecifrabile.
Obaba lo bloccò per una caviglia.
''Dove pensi di andare, stupido? Hai idea di quanta energia
accumulerebbe se lo colpissi anche solo una volta? E poi da quando sei
così grosso?''
''Tranquilla, Nonna'', sorrise mentre lei faceva una smorfia di
disappunto, ''Ho studiato tutti i suoi movimenti e so cosa fare. Non
devo colpirlo, devo solo schivare e farlo stancare. Se
riuscirò ad esaurire le sue energie senza che lui si carichi
delle mie mi basterà un pugno dei miei per lasciarlo a
terra.''
Senza nemmeno ascoltare la risposta dell'amazzone avanzò di
qualche passo, avvicinandosi ad Akane e mettendole una mano sulla
spalla mentre anche Ryoga li raggiungeva.
''Ti senti impotente?''
"Sì. Oh Ranma, è terribile quello che stiamo
facendo. Vedere Ukyo e Mousse che combattono al posto
mio...E...Ryoga'', si rivolse all'amico, ''Quando ti ho visto per
terra, io...''
Il giovane Hibiki le sorrise comprensivo. Ranma le accarezzò
i capelli.
"E' l'unico modo. Quando si sarà scaricato anche su Mousse
interverremo noi. Se tu vuoi che ti aiuti, ovviamente...''
Arrossì, in attesa di una risposta. Akane gli prese la mano,
assentendo in silenzio.
Il combattimento continuava, Ukyo cercava di tirare qualche pugno che
Jordan prontamente schivava mentre Mousse ritentava il suo trucchetto
delle catene.
Ci volle un po' prima che l'avversario riuscì a liberarsi
della presa metallica del giovane cuoco, ed Ukyo, nel frattempo, era
riuscita a tirargli un calcio ed un pugno.
La forza di Jordan crebbe all'istante, in un secondo sciolse le catene
e generò una seconda palla di luce, mentre Mousse si copriva
il viso con le mani, sapendo di essere il destinatario del colpo.
Tutti tranne Ryoga furono sorpresi nel vedere che, invece, l'onda di
energia, molto più debole della precedente, era destinata ad
Ukyo: l'eterno disperso aveva percepito uno strano movimento dello
sguardo di Jordan e, guidato dall'istinto, era corso davanti alla
fidanzata, facendole scudo col suo corpo. I due caddero a terra e Ryoga
battè la testa per la seconda volta. Era decisamente fuori
combattimento.
Ranma strinse più forte la mano di Akane, Mousse
attaccò Jordan prima che egli avesse il tempo di
riprendersi, colpendolo ripetutamente sulle gambe e sul torace.
Jordan non aveva energia sufficiente per sferrare un'altra parte del
One- Shot, per cui iniziò a combattere normalmente, cercando
di dare pochi colpi ma secchi, in modo da non stancarsi troppo.
''Hey, perchè non sono stata invitata a questa riunione di
famiglia?''
Shampoo irruppe nel Dojo.
Lei ed Ataru ci avevano messo più tempo del previsto a
parcheggiare: entrando, aveva visto quel nanerottolo attaccare il suo
amato Mousse e la rabbia e l'orgoglio da amazzone avevano preso il
sopravvento.
Con un balzo giunse faccia a faccia con il suo connazionale, iniziando
ad attaccarlo. Sebbene non combattesse da molto, era allenata e forte
come sempre.
Più Obaba le urlava di fermarsi, più la sua
rabbia cresceva.
La voglia di rivalsa, gli anni di umiliazioni ed angherie subite a
causa delle stupide leggi del suo popolo, il dolore provocato
dall'interdizione dalle arti marziali, -interdizione di cui, in quel
momento, gliene fregava meno di niente- la fuga dalla sua vita di
sempre, l'annegamento nell'abisso di una vita che non era la sua,
l'aver scoperto troppo tardi cosa fosse l'amore. Shampoo colpiva con la
sua solita forza distruttiva ma con una determinazione tutta nuova, con
il fuoco negli occhi. Jordan approfittò di quel fuoco e lo
fece suo, sferrando l'ennesimo colpo infuocato.
Sorpresa ed incredula, la cinesina sarebbe stata immediatamente
travolta se Mousse non si fosse piazzato davanti a lei, facendole scudo
col suo corpo.
Shampoo si rialzò immediatamente, Mousse era gravemente
ferito e sembrava privo di sensi. L'energia della cinesina doveva aver
caricato il colpo molto più di quella di Ryoga ed Ukyo.
Si chinò su di lui ed iniziò a piangere, con il
viso e le mani poggiati sul suo petto, mentre Nabiki guardava la scena
pietrificata.
''Mousse! Mousse! Stupido papero! Apri gli occhi, maledizione! Apri gli
occhi!''
"Sha-Shampoo...''
"Sei sveglio!''
"Shampoo...Non sono più un papero, dannazione...''
Sorrise, mentre lei si asciugava le lacrime.
"Non sono...Non lo sono più''
"Lo so, sciocco, ma ti amerei in ogni caso''
Le accarezzò il viso. ''Sono
morto, vero?''
Lo baciò in fronte e si voltò verso Jordan,
alzandosi in piedi fiera come una gatta.
"Non abbiamo ancora finito!''
Prese la rincorsa e corse verso di lui, Ranma la afferrò per
i fianchi e spinse addosso ad Ataru che le attutì il colpo,
sbattendo lievemente la testa contro il muro.
''Dakashi, bloccala!"
Il giovane fotografo, nella sua ingenuità, si sentiva felice
di poter essere utile. Sorrise a Ranma e placcò Shampoo come
poteva, tenendola da dietro per la vita. Doveva ammettere che non gli
era andata neanche male, quella ragazza era davvero carina.
Il giovane Saotome si avvininò ad Akane e le strinse forte
la mano, come per ricaricarsi di coraggio, poi si rivolse al ragazzino.
''Ora basta giochetti!
Prenditela con me, Jordan!"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Song to say goodbye ***
Ed
eccolo qui, più sofferto di una gravidanza, il tanto atteso
ultimo capitolo!
Vi
rimando all'epilogo per ringraziamenti, varie ed eventuali, non voglio
dilungarmi, voglio solo mostrarvi altre due splendide fan art (sarebbero 3, ma una è troppo grossa e mi allarga tutto lo schermo:qualcuno sa dirmi come posso ridimensionarla?) sempre ad
opera di Spirit99
(Grazie, Anto, grazie mille!). A ff conclusa le sposterò
ognuna nel suo capitolo. Non sono bellissime? Quella con Gohan
ovviamente non è inerente a questa ff ma alla mia crossover
''Ospiti in casa Tendo'', grazie mille a chi l'ha letta (e grazie per
le recensioni a ''The Social Network'', non credevo che sarebbe
piaciuta così tanto!). Dopo l'epilogo vi prometto di
continuare anche ''E' una vita che ti aspetto'', che ormai,
più che un titolo, è diventata la frase preferita
dei ''fans'' della storia! XD
Buona
lettura e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate e se condividete le
mie scelte!
Ranma e Jordan si fissarono per un tempo interminabile mentre i
presenti trattenevano il fiato temendo che anche il più
minimo dei movimenti potesse spezzare la catarsi di quel momento magico.
Nessuno poteva negare che, da quando il codinato era comparso sulla
soglia del Dojo, lo scontro più atteso fosse proprio il
loro. Il cinese prese la parola per primo.
"Ranma Saotome, se non erro!"
"Hai buona memoria, vedo..."
"Non dimentico mai un nemico. Dunque hai mantenuto la promessa, sei
tornato a sfidarmi!"
"La promessa era quella di ucciderti, veramente..."
"Ed invece sei qui per proteggere la tua fidanzata! Oh, che dolcezza!"
Lo sguardo di Jordan era freddo e cinico. Aveva notato nei movimenti
del codinato - che, senza accorgersene, si spostava un millimetro dopo
l'altro sempre più davanti ad Akane, fino a coprirla quasi
del tutto alla vista dell'avversario- che la ragazza gli stava a cuore.
Pensava a mille ed uno modi per sfruttare al meglio la sua scoperta
quando Ranma gli si fiondò addosso, iniziando a menare calci
e pugni ad una velocità sorprendente.
Il cinese era, come sempre, impassibile. Schivava e sorrideva
continuando a punzecchiare il suo sfidante.
"E' proprio bella, devo dire. Un vero peccato che da domani non
avrà più nè una casa nè un
lavoro!"
"Sta' zitto e combatti! Attaccami, forza!"
Tirò un pugno che andò a colpire una parete
dell'edificio, lasciandoci un buco. Jordan continuava a scansare i suoi
colpi.
"Hai paura, eh?"
Jordan storse il naso e prese a combattere seriamente, punto
nell'orgoglio. Con una gomitata colpì Ranma in pieno viso,
poi gli si buttò sopra con un balzo felino e prese a
tirargli pugni a ripetizione. Nessuno aveva mai visto l'erede della
Scuola Saotome così in difficoltà.
Akane trattenne il fiato e chiuse gli occhi mentre Ranma, con un rapido
movimento della mano sulla sua fronte, fece cadere l'avversario
all'indietro e si rialzò.
Ricominciarono da dove avevano smesso e misero in scena una sorta di
combattimento aereo che durò finchè il ragazzo
col codino non tirò un calcio che colpì il cinese
in piena pancia. Il giovane sorrise sputando qualche goccia di sangue e
giunse le mani tornando a terra: si era caricato di abbastanza energia
per colpire.
Shampoo, intanto, si stava dimenando contro la inaspettatamente salda
presa di Ataru, che continuava a stringerla come se l'ordine di Ranma
gli fosse stato dato direttamente dai Kami. Avrebbe fatto qualunque
cosa per contribuire almeno in minima parte alla vittoria dei Tendo, ed
intendeva impegnarsi al massimo.
Improvvisamente, nel divincolarsi, uno dei bottoni della camicetta
della cinesina saltò via, rivelandone il seno prosperoso.
Ataru ebbe un attimo di cedimento e si distrasse ad osservarlo per un
istante: giusto il tempo necessario a Shampoo per liberarsi e, dopo
averlo schiaffeggiato, correre verso Mousse ed iniziare a frugare nel
suo kimono.
Ne estrasse alcune delle sue catene e le lanciò verso
Jordan, il quale, distratto dalla sua aura combattiva, si
girò di scatto verso di lei sprecando il colpo nella sua
direzione, colpendo lei ed Ataru, che rimasero a terra.
''Ataru!"
Akane si girò verso il suo fidanzato, preoccupata. Stava per
correre da lui, ma Ranma la strinse forte a sè, bloccandola
e sollevandola da terra.
"Ranma, che fai? Lasciami, stupido!"
"Idiota, non sono io!"
Guardando meglio si rese conto di quanto stava succedendo: Jordan aveva
recuperato le catene lanciate da Shampoo e li aveva stretti in una
morsa letale. Una delle due estremità di ferro era andata ad
incastrarsi in una delle travi del soffitto del Dojo. I due ragazzi
erano stati sollevati da quell'ammasso di ferro e scalciavano agitati
penzolando a mezzo metro da terra.
"Ops! Mi sembrate molto meno sicuri di voi ora, eh?''
"Bastardo, facci scendere!''
''Cos'è tutta questa fretta?''
"Ranma'', Akane lo prese per un braccio, guardando preoccupata in
direzione di Ataru e Shampoo, ''Non ci libererà mai. Non
è in grado di colpire di nuovo senza ricaricarsi di energia,
per cui ci ha legati. Vuole risucchiare il nostro spirito combattivo e
colpirci a tradimento mentre siamo legati. Siamo in trappola, temo...''
Il cinese interruppe le sue congetture.
"Allora è proprio vero che le belle ragazze sono stupide!"
"Come osi parlarle così, nanetto?''
"La tua fidanzata ha detto una mezza verità ed una
stupidaggine piena. E' vero, vi ho legati per divertirmi senza essere
disturbato dai vostri stupidi calci infantili da cartone animato, ma se
credete che io non sia in grado di colpire ancora vi sbagliate di
grosso: sono l'erede della dinastia degli Xing, dannazione, non potete
pensare che quella sciocchezza sia il mio massimo!"
D'improvviso una forte scarica di vento colpì il Dojo,
facendone tremare le pareti.
I capelli della vecchia Obaba volavano da tutte le parti mentre si
portava una mano alla bocca, esterrefatta. Sulla fronte dello sfidante
era comparsa una macchia blu luminosa a forma di foglia, il simbolo
della secolare dinastia Xing, rivale della sua Tribù da
generazioni.
Jordan iniziò a lievitare a qualche centimetro da terra,
sembrava quasi diventato più grosso mentre una forte aura
blu si alzava verso il soffitto dal suo corpo. I suoi occhi si
iniettarono di sangue, giunse le mani e prese un bel respiro.
''Un solo colpo. Un solo
ed ultimo colpo e sarete finiti. Tecnica speciale della Dinastia Xing:
One-Shot!"
La porta del Dojo si aprì di scatto.
''AKANE TENDO, AMORE MIO! IL TUONO BLU E' TORNATO DA TE!''
Kuno apparve in palestra alle spalle di Akane e Ranma proprio mentre le
braccia di Jordan avevano preso a protendere in direzione dei due
ragazzi. Ranma sorrise stringendo la mano di Akane, per una volta
l'arrivo di quello scemo era stato provvidenziale.
''Akane, a destra, ora!''
Akane spostò tutto il suo peso verso destra, Ranma
puntò i piedi sulle gambe della ragazza e si diede lo
slancio per saltare in aria, aggrappandosi ad una trave del soffitto
proprio mentre Jordan lanciava il suo colpo, che finì dritto
addosso a Kuno.
Mentre Akane si aggrappava al suo collo e le catene che li stringevano
lo obbligavano a starle appiccicato, Ranma non ebbe proprio il tempo di
sentirsi in colpa per aver fatto fare al Tuono Blu da agnello
sacrificale: era troppo impegnato a godere del calore di quel corpicino
microscopico che lo stringeva, mentre le scariche di energia che
riempivano il Dojo sembravano tagliare il viso di entrambi.
Uno dei raggi di luce colpì la morsa che li stringeva e la
ruppe, facendoli rovinare a terra. Ranma ebbe cura di stringere Akane e
cadere di schiena, evitandole di farsi male, ma nell'impatto
battè la testa e perse momentaneamente i sensi.
"Ranma! Ranma!''
Akane si guardò intorno mentre Jordan, il cui corpo pareva
ricoperto di cenere come quello delle sue vittime, barcollava cercando
di rimanere in piedi.
Ryoga ed Ukyo erano sdraiati in un angolo, abbracciati e privi di
sensi, per metà infilati in un grosso buco nella parete,
come anche Shampoo ed Ataru, che sembrava essere nelle condizioni
peggiori, non essendo abituato a quel tipo di scontri. Akane non
potè fare a meno di sorridere notando come si fosse parato
davanti al corpo della ragazza, per proteggerla. Era sempre stato un
vero cavaliere.
Mousse aveva un grosso taglio in fronte provocato dagli spostamenti
d'aria e giaceva da solo in un angolo, mentre Kuno, in condizioni
tragiche e con tutti i vestiti squarciati, versava a gambe e braccia
spalancate al centro del Dojo, proprio vicino alla porta.
Di Soun, Genma, Nabiki ed i nonni non c'era traccia, probabilmente
erano riusciti a scappare in tempo.
Mentre il ragazzo di fronte a sè la guardava con astio, con
le poche forze che gli rimanevano, arrabbiato per aver sprecato il
colpo, la giovane sentì l'odio montarle dentro.
Quel nanerottolo così cattivo e sleale aveva distrutto la
palestra e fatto del male ai suoi amici. Aveva ridotto Ukyo e Ryoga in
fin di vita, due neo genitori. Aveva attaccato una ragazza esile come
Shampoo ed un non-combattente come Ataru, aveva umiliato Mousse.
Aveva lasciato a terra
il suo Ranma.
Nessuno poteva fare del
male al suo Ranma.
Il sangue iniziò a scorrerle più velocemente
nelle vene e le mani presero a pruderle e bruciarle, come se qualcosa
le stesse attraversando passando attraverso i nervi e circolando nel
suo liquido ematico.
Senza che se ne rendesse nemmeno conto inchiodò il suo
sguardo a quello di Jordan. Era uno sguardo nuovo, diverso.
Protese le mani verso l'avversario e ne sprigionò una forza
immensa, una luce gialla accecante che saltò fuori quasi
contro la sua volontà in un rombo simile a quello di un
aereo in fase di decollo.
Le parole le uscirono di bocca senza che potesse controllarle mentre
Ranma apriva un occhio, ancora sotto shock per via della botta alla
testa.
''Colpo Del Leone!''
Ataru uscì dalla ex camera di Ranma, adibita ad infermieria,
mentre il Dottor Tofu prese a curare Kuno, che era ripiombato in uno
stato di shock catatonico dopo aver scambiato due parole con Ranma.
Entrò nella grande sala da pranzo mentre Akane prendeva il
the con Kasumi, Obaba ed i genitori di Peter, il quale sonnecchiava
placidamente nelle braccia della giovane Capopalestra.
"Ti sei svegliato! Ero così preoccupata!"
"Sì, hem... Sto bene, ora. Tu come stai?''
"Stanca, ma soddisfatta. Prendi un po' di the? A che ora è
il volo per Roma? Fai in tempo a prenderlo?''
"Hem, s-sì, grazie. Alle otto.''
''Akane...'' il maestro entrò nella stanza accompagnato da
Mousse e Shampoo, ''Forse Ataru vorrebbe salutarti per bene, da
soli...''
Assentì con la testa e lo prese per mano, lasciando il
bambino a Ryoga, mentre il giovane fotografo salutava i presenti
augurando loro buona fortuna.
''Dunque, sei mesi''
"Quattro. Hanno allungato le ore di lezione giornaliere e ridotto i
mesi di soggiorno per risparmiare un po'.''
"Bene! Quattro suona meglio, no?''
"Già... Akane, promettimi una cosa. In cuor mio so
già quale sarà la tua scelta, per cui sono
preparato su cosa aspettarmi al mio ritorno, ma...''
"Ataru, io ora sono troppo scossa. Sono confusa, i-io...''
"Fammi finire. Non voglio una risposta adesso, vedrai che stando un po'
da sola capirai ciò che è sotto gli occhi di
tutti da tempo. Giurami solo questo: come amanti o come amici...''
Era la frase che Ataru le aveva detto la prima volta che l'aveva
baciata, quando aveva capito quanto Akane fosse importante per lui ma
era ancora incerto su come sarebbero potute andare le cose tra loro. La
ragazza provò un brivido nel rispondergli, sovrapponendo la
sua voce a quella del giovane.
"...Ci saremo sempre
l'uno per l'altra''
"Me lo prometti?''
Lo abbracciò e gli posò un piccolo bacio sulle
labbra. Quel bacio avrebbe sancito una fine o un nuovo inizio, ma lo
avrebbe scoperto col tempo.
''Nabiki?''
''E' chiusa in camera sua da ore. Sono passata a vedere come stava, ma
era al telefono, credo si stesse sfogando con qualche amica per la
storia di Mousse...''
''Salutamela tu"
"Lo farò. Scrivimi, ogni tanto''
"E tu abbi cura delle mie moto, mi raccomando!"
"Tranquillo, sono in ottime mani! Buon viaggio.''
''Grazie, piccola. Ti penserò ogni momento. Arrivederci,
Akane'', alzò gli occhi ed il tono di voce, sorridendo,
''Arrivederci, Ranma!"
Sparì nel nulla mentre Akane si voltava a guardare il
codinato che, alla finestra, salutava quello strano giovane con la mano.
Finalmente si sentiva meglio. Lasciò il dottore con quel
pazzo di Kuno che invocava a turno la splendida Akane Tendo e la
prematuramente deceduta Ragazza col codino portatagli via dal mantello
nero del Triste Mietitore prima che il loro amore fosse consumato
carnalmente e scese le scale seguito da suo padre e Nodoka, che non lo
avevano mollato un attimo.
Forse, pensò, era stato troppo crudele a dire al Tuono Blu
che Ranko era morta in un incidente aereo proprio nell'unico momento in
cui aveva ripreso conoscenza.
Shampoo gli saltò in braccio urlando di gioia appena mise un
piede nella grande stanza. Davanti a quel gesto, improvvisamente
calò il gelo tra tutti i presenti.
''Shampoo, nipote mia...''
"Bisnonna, cos...? Ah! No, non è come pensate!"
"Ranma, non vorrai far soffrire la mia bambina?''
''Figlio degenere!"
"Lasciateli in pace!", Akane aveva zittito tutti mentre Ranma e
Shampoo, schiena contro schiena, si guardavano intorno cercando a turno
di farfugliare delle giustificazioni utili.
"Akane, figliola, non sei gelosa?''
"Certo che no, papà. Ranma e Shampoo sono solo amici,
anzi...Shampoo, grazie per essere venuta ad aiutarci''
"Figurati!'', fece l'occhiolino alla sua ex rivale per poi lanciare
un'occhiata eloquente a Ranma. ''Inoltre...''
''Inoltre?''
''Inoltre Lanma a...Lui a... Avanti, dillo tu!"
Il codinato la fulminò con lo sguardo. "Sei cattiva, lo
sai?''
"Lasciami divertire!"
Ranma si sedette e soffiò sulla tazza di the fumante che gli
aveva porto Kasumi. Senza alzare gli occhi aprì la bocca,
serio.
''Inoltre io...Ane''
"Scusa, non abbiamo capito!", Ryoga e Mousse lo schernirono in coro.
''Io...Akane!''
"Ranchan, ma che lingua parli? Non si capisce niente!''
"HO DETTO CHE IO AMO AKANE, MALEDIZIONE!"
''Si può sapere perchè ogni volta che dici che mi
ami poi devi imprecare?''
La Tendo era sul piede di guerra, benchè piacevolmente
sorpresa da tanta sincerità, ma le sue parole caddero a
terra passando inosservate come granelli di polvere mentre la comitiva
esplodeva in un applauso assordante.
''Tsk! Buffoni...''
''Già, non cambieranno mai...''
''Posso parlarti in privato?''
Stessa scena, stesso posto, persona diversa. Akane si ripromise di non
mettere più piede in quel punto del giardino per un bel po'
di tempo.
''Grazie per essere venuto, non so come avrei fatto senza di te''
''Ce l'avresti fatta ugualmente, alla fine non sono stato io ad
atterrarlo''
Si morse il labbro. Conosceva quel ragazzo meglio della sua canzone
preferita, sapeva che qualcosa dentro di lui stava bruciando per aver
perso i sensi proprio nel momento clou della sfida.
''Non ce n'era bisogno. La potenza che aveva sprigionato lo ha svuotato
di tutta l'energia ed è caduto per terra. Da solo.''
''Sì...''
''Ok...''
''Bello il Colpo del Leone, comunque!''
"Hem...''
''Akane, sei stata brava. Punto e basta. Sei una degna Capopalestra''
La giovane gli toccò la fronte.
''Stai bene?''
''Mai stato meglio!", rise divertito.
''Chi sei e che ne hai fatto del mio Ranma?''
''Lo vedi come sei? Non ti si può neanche fare un
complimento!"
"Scusami se sono perplessa! La dichiarazione davanti a tutti,
l'ammettere che abbiamo vinto grazie a me...Ci hai mandato il
tuo orgoglio, ad Osaka?''
''Una persona molto saggia una volta una volta mi ha detto che ci sono
cose più importanti dell'orgoglio, nella vita. Mi rendo
conto solo ora di quanto avesse ragione''
''Sei diventato proprio una bella persona, Ranma Saotome''
''Anche tu, Akane Tendo''
''Allora...Arrivederci?''
Lei gli porse la mano, lui la tirò dolcemente e la strinse a
sè, appoggiando il mento sulla sua testa ed accarezzandola
dolcemente.
''Non parto più...''
"Cosa? Ma-Ma avevi detto che eri obbligato, e...''
''Se vuoi resto. Dimmi di restare e mando tutto al diavolo''
Attese per un minuto interminabile una risposta che tardava ad arrivare.
''Akane...''
''...''
''Vuoi che resti qui con te?'', quella che si presentava come una
domanda celava in realtà una supplica sussurrata e tremante,
che Akane non mancò di cogliere. Prese coraggio e gli
comunicò la sua decisione.
''Ci vediamo qui tra sei mesi, in questo punto preciso. Ti prometto di
non fare scelte compromettenti finchè non sarai tornato. Ho
bisogno di pensare e chiarirmi le idee, di riprendere in mano la mia
vita e di capire cosa voglio, e...''
La zittì con un bacio appassionato e carico d'amore mentre
Soun e Genma si davano il cinque osservandoli attraverso la finestra.
Le prese il viso tra le mani e la accarezzò dolcemente
mentre delle piccole lacrime iniziavano a rigarle il viso.
''Era proprio questo che volevo evitare...''
''Lo so, gli addii illacrimati non fanno per te...''
''Sono pur sempre Ranma Saotome!"
"Ed io sono la figlia di Soun-Fontana-Tendo,
quindi vattene subito!"
Le diede un altro bacio, questa volta più dolce, e si
allontanò lentamente, senza guardarsi indietro.
Akane iniziava a sentire freddo, per cui salì in camera sua.
Prese una coperta e salì sul tetto, questa volta dalla sua parte.
Si strinse nel lembo di stoffa e guardò le prime stelle
sorgere salutando con la mano tutti gli aerei che le passavano sulla
testa, sperando che i due grandi amori della sua vita potessero vedere
che stava pensando a loro.
Calò la notte e con essa la temperatura, Ranma sicuramente
era già arrivato ed Ataru forse stava sorvolando qualche
città russa.
Scese dal tetto e rientrò in casa passando dalla porta
principale, senza fare l'equilibrista, per una volta.
Arrivata in camera sua, come di consueto, si specchiò.
Sorrise.
''Allora, Akane. Abbiamo
un bel po' di lavoro da fare.''
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Epilogo- When it's time. ***
EPILOGO
Fan arts by Spirit99
Ranma indossò gli occhiali da sole e guardò il
cielo.
C'era chi diceva che fosse uguale dappertutto, ma lui non ci aveva mai
creduto.
Quello di casa era sempre il più bello.
Caricò i bagagli sul taxi e diede all'autista l'indirizzo
dell'appartamento dei suoi genitori. Non voleva perdere tempo passando
da casa sua, avrebbe lasciato le valige a sua mamma e sarebbe corso da lei, come
desiderava fare da sei lunghi mesi.
Aprì con le chiavi e chiamò a gran voce i nomi
dei suoi,
ma nessuno rispose. Le luci erano tutte spente e le finestre chiuse.
Posò il trolley e lo zaino e si diresse in cucina per bere
un
bicchiere d'acqua. Volare lo rendeva sempre nervoso e voleva essere
calmo e rilassato quando avrebbe incontrato Akane.
Nel buio della stanza un biglietto in cartoncino color crema con le
bordature dorate posato sul tavolo attirò la sua attenzione.
Lo
girò e lo lesse, facendo cadere per terra il bicchiere
quando
quelle parole, dure come il marmo, incontrarono i suoi occhi.
''
Soun Tendo è lieto di annunciare il matrimonio di sua figlia
con
Ataru
Dakashi
Domenica
1 marzo alle ore 12:00 nel Dojo Tendo.''
Sebbene il suo cuore ed il suo corpo fossero abituati ai duri colpi
della vita, la sensazione che lo avvolse sorprese anche lui.
Tremava e stringeva i pugni mentre si portava le mani ghiacciate
davanti agli occhi, come se non volesse vedere qualcosa che invece
stava ritto in bella mostra davanti a lui.
Akane aveva scelto Ataru.
Certo, una parte di lui se lo aspettava. Sapeva che mai, mai avrebbe
dovuto lasciarla ancora, non dopo la sfida, non dopo averle dichiarato
il suo amore. Ma in fondo al cuore sperava che anche Akane lo avrebbe
aspettato, proprio come lui aveva aspettato lei.
L'orologio della cucina segnava le 11:20, in quaranta minuti tutto
sarebbe stato perso, non avrebbe mai più potuto dire quella
frase che aveva detto tante volte, l'unica in cui avesse creduto sempre
e comunque.
Ranma sentiva la voce stridula della sua parte razionale dirgli di
lasciarla stare, di non buttare tutto all'aria, almeno per una volta.
Di non mandare a monte
un altro matrimonio.
Ma se il codinato aveva una peculiarità era la passione.
Ranma
era un combattente, uno spirito guerriero e tenace, uno che metteva
tutto se stesso anche nel mangiare una ciotola di riso.
Akane era la sua vita e lui glielo avrebbe detto, glielo avrebbe detto
una volta che sarebbe valsa per tutte, glielo avrebbe detto col cuore
in mano e poi se ne sarebbe andato in silenzio, senza farsi notare,
lasciandola libera per sempre.
Arraffò le chiavi della macchina di Nodoka, posate su una
ciotola di legno vicino alla tv, e si fondò in strada
guidando
come un pazzo in un silenzio di piombo, sentendo però la
propria
voce esplodergli in testa, tormentarlo con quella stessa frase.
Akane è mia.
Giunto fuori dal Dojo vide che era gremito di gente vestita a festa.
Riconobbe anche qualche faccia amica, ma non aveva proprio tempo di
salutare Mousse o il Maestro. Aveva solo 15 minuti. Doveva trovarla.
Entrando in casa Tendo si fiondò nella sala comune.
Soun, commosso, abbracciava un bel ragazzo in smoking intimandogli
scherzosamente di prendersi cura della sua bambina. Il gemito di dolore
che scappò di bocca a Ranma fece voltare immediatamente i
due.
Ataru lo guardava con un'espressione indecifrabile, Soun sembrava molto
sorpreso di vederlo.
"Ranma...Sei qui...''
"Dak...Ataru''
Si avvicinò al fotografo, forse per la prima volta con
calma,
senza che nel suo sguardo si presagisse alcuna minaccia di morte.
Gli tese la mano, che Ataru strinse solennemente, mentre pronunciava
quelle parole che, uscendo, sembravano corrodergli la gola come acido
muriatico.
''I-io vi auguro di essere molto felici. Prenditi cura del mio
maschiaccio, io sparirò.''
Soun prese la parola, esterrefatto.
"Ranma, ma...''
Ataru lo zittì alzando una mano, in silenzio.
"Ranma, io credo che tu debba parlare con Akane. E' di sopra, va'...''
''Posso? A-Ataru se non vuoi, io...''
"Va', corri!"
Salì le scale alla velocità della luce fino ad
arrivare a
un metro dalla porta della sua stanza. Era aperta e la paperella in
legno col suo nome inciso sopra oscillava leggermente benchè
non
tirasse un filo d'aria.
Si fece coraggio, prese un bel respiro ed avanzò di qualche
passo.
Akane era di spalle ed indossava ancora il pigiama, mentre cullava il
piccolo Peter guardando fuori dalla finestra.
Cercò di risultare il più naturale possibile, non
avrebbe
rovinato il Suo Giorno per nulla al mondo. Ataru era un bravo ragazzo e
l'avrebbe resa felice, quanto a lui...Se la sarebbe cavata, in qualche
modo. Doveva solo dirle per l'ultima volta che l'amava, solamente
quello.
"Certo che sei sempre la solita, mancano dieci minuti e tu non sei
ancora pronta''
Akane soprassalì ma non si voltò. Avrebbe
riconosciuto
quella voce tra mille e mille altre ancora. Ranma era tornato. Si
girò lentamente a guardarlo e sorrise nel vederlo in piedi
con
le braccia incrociate appoggiato allo stipite, le sembrava di essere
tornata indietro nel tempo.
"Beh mica aspettano me!"
"Eh? A-Akane, m-ma che dici? Tu-Tu non sei la...''
La più piccola delle Tendo rise di gusto vedendo la sorpresa
del
ragazzo. Quegli equivoci, quei fraintendimenti, quel saltare alle
conclusioni affrettate, quel punzecchiarsi di continuo. Erano loro,
erano sempre stati loro e, se fosse stata fortunata, sarebbero sempre
stati loro.
Nabiki entrò correndo nella stanza avvolta in una nuvola di
tulle bianco mentre Ukyo la seguiva tenedole lo strascico in modo che
non cadesse.
"Akane, le scarpe! Sono qui le mie scarpe? Oh Perfetto, c'è
anche lui! Vediamo di mandare all'aria anche questo matrimonio, eh?
Guarda che ho speso un sacco di soldi!"
"Ranchan!" Ukyo gli buttò le braccia al collo saltandogli in
braccio, i capelli le erano cresciuti ed erano tornati del loro colore
naturale, inoltre aveva riacquistato una linea perfetta.
"Ranma, ti prego, non fare casini. Non voglio urla, non voglio
schiamazzi, non voglio buffonate..."
Il codinato sorrise sollevato e divertito per l'equivoco.
"Credevo che la buffonata l'avessi già fatta sposandoti con
l'abito bianco!"
"Ma sentilo! Guarda che se non mi fai un bel regalo di nozze te la
faccio pagare!''
"Nabiki! Ti muovi? Oh, ma... Lanma!!"
Shampoo irruppe nella stanza seguita da Nodoka e Kasumi. Le tre
iniziarono a piangere ed esultare e riempire di domande il ragazzo
mentre il piccolo Peter, spaventato da tutto quel rumore,
iniziò
a piangere.
"Figliolo, come stai? Hai viaggiato bene, piccolo mio?''
"Akane, dammi il bambino...P-Chan, vieni dalla mamma!''
"Ukyo, per favore, non voglio bambini urlanti durante la cerimonia!"
"Ci hai portato un souvenir?''
"Lanma, lo sai che Steven e Maltin mi hanno fatta direttrice generale?''
"Ranma vatti a cambiare, non voglio gente mal vestita al mio
matrimonio!"
"SCU-SA-TE!"
La più giovane delle Tendo, urlando, aveva zittito persino
il piccolo Hibiki.
Akane avanzò lentamente verso Ranma, camminando tra il
silenzio e lo stupore generali.
Il sorriso del codinatò si aprì trionfante sul
suo viso
quando la bella giovane gli avvolse le braccia intorno al collo e lo
guardò negli occhi con dolcezza, in punta di piedi mentre
lui le
stringeva la vita.
"Bentornato"
"Hem...Grazie''
"Credevi che fossi io la sposa?''
"Beh, io...''
"Stupido''
"Già...''
"Hem scusate, vi baciate o no? Io devo ancora indossare i gioielli!''
Tutti i presenti si girarono verso la sposa e sorrisero, ammonendola in
coro.
"Nabiki!"
La funzione fu sfarzosa, seria ed elegante come Nabiki sognava, senza
intoppi.
La sposa danzava con Mousse mentre Akane ed Ataru si concedevano un
ultimo ballo.
"Come va con Shampoo?''
"Bene, grazie! Da quando Ranma è andato ad Osaka ha preso in
mano la direzione della palestra, è molto brava. Ora
però
dovremo trovare una soluzione perchè mi ero trasferito da
lei,
ma visto che Ranma è tornato e quella è casa
sua...''
"Io credo che non dovresti preoccuparti di questo!'' Sorrise e gli fece
l'occhiolino, indicando Akane.
''Alla fine ha mantenuto la promessa, è tornato da te...''
"Hem...Sì...''
"Hey, non essere in imbarazzo! Io e Nabiki non potremmo essere
più felici, credimi! Lei è la mia anima gemella
come tu
lo sei per lui, il viaggio a Roma ci ha uniti molto e ci siamo scoperti
follemente innamorati l'uno dell'altra''
"E' stata una fortuna che l'altro vincitore abbia rinunciato e lei
fosse la prima per il ripescaggio''
"Già, immagina la mia faccia quando me la sono vista
piombare
all'aeroporto! La scintilla è scattata immediatamente
durante il
viaggio, e non so come abbia potuto vivere senza di lei per tutto
questo tempo''
"E' una sensazione che conosco molto bene''- sorrise guardando Ranma,
preso in ostaggio dalle chiacchiere di Soun e Genma- ''Ma per fortuna
non è mai troppo tardi''
"Come va con lui?''
"Non abbiamo ancora parlato, ma in questi anni abbiamo sempre fatto il
possibile per distruggere tutto e non ci siamo mai riusciti, quindi,
sperando di non peccare di ottimismo, inizio a vedere la strada in
discesa, finalmente"
"Siete una bella coppia, l'ho visto durante la sfida con Jordan, siete
una cosa sola...''
"Ataru...''
"Akane, sto bene. Tu sei stata e sarai per sempre una delle persone
più importanti della mia vita, sono rinato con te, e proprio
come con Ryoga...''- lo indicò mentre l'eterno disperso
danzava
stringendo la sua futura moglie e tenendo suo figlio sulle spalle-
''Anche a me hai indicato la via giusta. Se non fosse stato per te io e
Nabiki saremmo rimasti solo dei compagni di corso. Inoltre mi pare di
avertelo già detto...''
"Come amanti o come amici...''
"Basta che tu ci sia per me''
"Ci sarò sempre, lo sai''
"Guardalo...'' -sorrise indicando Ranma, che li guardava con la faccia
da cane bastonato mentre Genma continuava a riempirgli il bicchiere di
sakè- ''Si sta chiedendo perchè non lo hai ancora
invitato a ballare''
"Dici che dovrei...?''
"Dico che dovresti!"
Abbracciò l'amico e, camminando con calma nonostante il
cuore le
stesse scoppiando dentro, si avvicinò al codinato.
Soun gli aveva prestato una giacca nera ed una cravatta, che aveva
indossato sopra ai jeans ed alla camicia che aveva indosso quando era
arrivato. Era semplice e bellissimo, puro come la neve, imbarazzato
mentre si grattava la testa.
Era il suo Ranma, il suo bestione con il faccino da bimbo e nulla
sarebbe riuscito a cambiare quel capoccione.
Ranma guardò il suo futuro venirgli incontro in un vestito
verde
in seta, corto ed aderente che ne metteva in evidenza il fisico
perfetto, quello che segretamente aveva sempre adorato.
Akane aveva tagliato un po' i capelli che le ricadevano morbidi
all'altezza del seno e li aveva legati con un fermaglio dello stesso
colore del vestito, che faceva risaltare ancora di più i
suoi
occhi color cioccolato.
Senza dire una parola la cinse per i fianchi ed iniziò a
danzare
con lei, nonostante nessuno dei due fosse troppo portato per la danza,
proprio mentre iniziava una nuova canzone.
"Tutto è bene quel che finisce bene...''
"Già...Anche questa volta, nonostante tutto, gli equilibri
si sono ristabiliti''
"Fino alla prossima!'' sorrise sgembo, il cuore di Akane
mancò un battito di fronte a tanta bellezza.
"Ranma, sei tornato...Per restare?''
La strinse più forte e prese a sussurrare al suo orecchio,
mentre la Tendo sentiva le farfalle nel suo stomaco danzare sempre
più velocemente.
"Sono tornato per
sempre''
Si guardarono negli occhi per un lungo istante, in un silenzio carico
di risposte per entrambi.
''Che hai fatto in questi mesi?''
"Mi sono tolta un piccolo sfizio!"
"Cioè?''
"Paris, mon ami!"
"Ha soddisfatto le tue aspettative?''
"Totalmente! La vista notturna dalla Tour Eiffel è...E'...Oh
Ranma, io non credo di aver mai visto qualcosa di più
magico!
Pensa che il ragazzo addetto all'ascensore aveva iniziato a farmici
salire gratis perchè andavo ogni giorno! Diceva che gli
ricordavo una sua vecchia conoscenza...''
Ranma sorrise pensando al suo amico Jacques e le disse che il suo
appartamento di Montmartre era sempre disponibile, in caso ci fosse
voluta tornare con lui, strappandole un urlo di gioia. Una domanda,
però, lo assillava.
''Ma dimmi, Akane...Qualche bel parigino?''
''Mmh sai che sono di gusti difficili...''
"Diciamo che sei abituata bene!"
"Sempre modesto! E...E tu?'' era quasi spaventata nel chiederglielo,
conoscendo il suo passato da seduttore seriale.
"Al Festival del Fitness di Osaka? Tanti, tanti bei culturisti
muscolosi, lampadati e sudati e qualche lottatore di Sumo!"
"Bleah!''
"E soprattutto...''
"Soprattuto?''
"Nessuna Akane Tendo''
Sorridevano complici mentre volteggiavano, passo dopo passo, sempre
più sicuri di sè.
"So che tuo padre si è fidanzato...''
"Hai conosciuto Meko? La adoro, ovviamente non sarà mai una
madre per me, ma sono felice che lui non invecchi da solo!"
"Anche i nostri vecchi meritano la felicità...Guarda mio
padre e
mia madre, dopo tutti quegli anni di distanza! E guarda il Maestro come
abbraccia la Mummia! Se penso che una volta stringeva me in quel modo
ho i brividi!"
Akane sorrire pensando a Ranko, la ragazza col codino.
"Lei ti manca?''
"L'ho sempre vissuta come una maledizione, quindi...''
Allargò le braccia sciogliendo un attimo il loro abbraccio,
che
recuperò immediatamente come per paura che svanisse.
"Mi sarebbe piaciuto salutarla, prima che partissi''
"Forse puoi chiedere a Kuno se gli è rimasta qualche foto"
"E' tornato alle Hawai, dopo la notizia che gli hai dato non ce la
faceva più a stare in Giappone, mentre Kodachi è
a Dubai.
Ha conosciuto uno sceicco in vacanza ad Honolulu e si sono sposati il
mese scorso!"
"Quindi...Fuori due?''
"Non vorrei dirlo troppo forte, sai com'è!''
Le risate dei due giovani, per una volta così spontanee e
rilassate, incantarono tutti i presenti. Kasumi, con il ventre gonfio
in maniera sospetta, ed il Dottor Tofu li avvicinarono danzando, senza
che nessuno dei quattro perdesse il ritmo.
''Allora, Ranma! Questa volta riuscirai a portare all'altare questa
bella ragazza?''
"Deciditi sorellina, ormai sei rimasta l'ultima della famiglia!"
Ukyo, Ryoga e il piccolo Peter li affiancarono dall'altro lato.
"Chi l'avrebbe mai detto, Ranma, io che sono felice di vederti!''
"Eh già...Mi sei mancato, Charlotte!"
"Cos...Come mi hai chiamato?''
"Ops scusa, volevo dire P-Chan!"
''E no!''- lo ammonì Akane, accarezzando con un dito il
mento di Peter- ''Ora il mio P-Chan è solo lui!"
Mentre la famigliola felice si dimenava accanto a loro Ranma decise di
soddisfare una curiosità che si portava dietro dal primo
incontro con Ryoga.
''So che sei stata tu a decidere il nome del
bambino...Perchè hai scelto Peter?''
''Mi piaceva l'idea di poter chiamare qualcuno P-Chan, come una volta"
''Ok, ma perchè proprio Peter? Ci sono tanti nomi con la
P...''
''Hai presente Peter Pan? Beh, mi ricordava qualcuno!"
Ranma sorrise, da piccolo era la sua favola preferita.
''Lei gli raccontava le
favole lui le insegnava a volare...''
''Già...''
"Lui la chiamava maschiaccio e lei gli insegnava a volare per i cieli
di Nerima...''
"Scemo!''
Mousse e Shampoo si unirono alla compagnia. Senza mezzi termini fecero
sapere al codinato che quella sera la sua presenza non sarebbe stata
gradita in casa, a meno che non avesse voluto essere testimone di uno
dei loro soliti giochi erotici.
Il codinato rabbrividì di disgusto facendo una smorfia buffa
ad
Akane mentre Soun e Genma, ubriachi più del solito e
danzando
avvinghiati come una coppia innamorata, si avvicinavano al gruppo di
giovani.
"Allora figliolo, con una ragazza così carina tutto quello
che sai fare è ballare?''
"Ma sta' zitto, vecchio!"
"Cos... Come osi, figlio degenere?''
"Vuoi combattere?''
Dall'altro capo della sala da ballo la sposa ringhiò loro
contro.
"Non vi permettete, questo è il mio matrimonio!"
"Nabiki buuuuu! Figlia mia, mi mancherai, buuuuu! Akane, non
abbandonare anche tu il tuo papà!"
"Ma smettila, scemo! E poi hai detto che da domani ti trasferisci da
Meko, giusto?''
"Sì...'', tirò su col naso, ''Ranma, non lascerai
la mia
bambina da sola in questa casa così grande, vero?''
"Non lo farebbe mai, Tendo. Mio figlio ha imparato la lezione ed ora
porterà all'altare la dolce Akane. Vero, figliolo?''
"Oh Saotome! Le nostre famiglie finalmente riunite!''
''Che gioia, Tendo, amico mio!"
''LA SMETTIAMO?''
Ranma sbottò, rosso come un peperone ed attirando
l'attenzione
di tutti gli invitati con quell'urlo, mentre Akane rideva divertita.
La sposa richiamò l'attenzione del pubblico comunicando il
taglio della torta, Ranma approfittò del momento di
distrazione
di tutti e prese Akane per mano.
"Andiamo, svelta!"
La portò sino in giardino, nel punto esatto in cui si erano
salutati sei mesi prima, lontano da sguardi indiscreti.
La giornata era stata lunga e piena di emozioni e nel cielo primaverile
il sole iniziava a tramontare su Nerima, forse stanco anche lui, mentre
l'aria si faceva più fresca.
''Hai freddo?''
''Hem...No.''
Una nuova canzone iniziò a girare sui piatti del Disk
Jockey,
Ranma cinse Akane per la vita, accennando dei passi di danza.
''Ci ho preso gusto''
Words
get trapped in my mind,
sorry if I don't take the time to feel the way I do.
'Cause the first day you came into my life,
my time ticks around you.
Volteggiando leggeri, lontano da tutti, i due ragazzi si sentivano
finalmente liberi.
''Qui siamo al sicuro, niente genitori rompiscatole!"
"E niente sorelle che cercano di fotografarci in qualche situazione
ambigua!''
But then I
need your voice,
as
the key to unlock all the love that's trapped in me.
So
tell me when it's time to say
I
love you.
La musica incalzava e Ranma, stringendo forte la mano di Akane, si
chiese come fosse stato possibile che, senza farlo apposta, i due
avessero iniziato a ballare proprio su una canzone che sembrava parlare
di loro, della loro storia, del loro stupido orgoglio e della loro
reticenza a confessarsi i propri sentimenti, tenuti nascosti per troppi
anni.
Anche quel giorno avevano rimandato. Avevano parlato di tutto e di
tutti da quando si erano rivisti, ma non di quello.
''Akane...Hem...Me lo dici?...Me lo dici, ora?''
"Cosa?''
Le pose un dolce bacio sulla guancia, stringendola a sè e,
con
il palmo della mano bene aperto posato sulla sua nuca, fece aderire i
loro visi uno all'altro, sussurrando nel suo orecchio mentre il cuore
sembrava volergli uscire dal petto.
"Lo sai cosa voglio sentirti dire...Se-se lo senti, ovviamente...''
Akane sciolse la presa ed afferrò il viso di Ranma con due
mani,
guardandolo fisso negli occhi, fermando la loro danza circolare.
All I want is you to understand
that when I take your hand
it's 'cause I want to.
We are are all born in a
world of doubt,
but there's no doubt,
I figured out
I love you.
"Ti amo, Ranma Saotome. Senza troppi giri di parole. Ti amo e basta. Ti
amo da sempre.''
"Ti amo anch'io, Akane Tendo.
Sempre è
stato e sempre sarà. Ti amo più di
tutto. Uhm...''
''Che c'è?''
''Ora dovrei baciarti...''
"Un clichè del genere me lo aspetto da tutti tranne che da
te!"
"E quindi che facciamo?''
"Continuiamo a ballare".
Ranma sorrise e le prese la mano, stringendola e portandosela vicino al
cuore, mentre la Tendo posava la testa sulla sua spalla e riprendeva a
muoversi a ritmo con quelle chitarre ed il loro suono meraviglioso.
All I want is
you to understand
that
when I take your hand
it's
'cause I want to.
We
are are all born in a world of doubt,
but
there's no doubt,
I
figured out
I
love you
"Dicevamo...Da oggi niente genitori e niente sorelle in giro per
casa...''
"Niente vecchi maniaci, niente pretendenti di origine nobile e
soprattutto niente fidanzate carine o amichette francesi...''
"E niente minigonne..."
"Eh?''
Con la mano libera accarezzò le gambe nude della giovane
donna, stringendo leggermente all'altezza delle cosce.
"Intendo dire che tutto questo...Da oggi in poi sarà solo e
soltanto mio e non potrà vederlo nessun altro. Chiaro?''
I feel
loneley for
all
the losers that will never take the time to say
what's
really on their minds,
instead,
they just hide away.
Lei gli buttò le braccia al collo sorridendo mentre lui
continuava ad accarezzarla, senza mai smettere di ballare.
''Gelosone!"
Ranma assentì, ma solo con dei movimenti convinti della
testa:
le sue labbra erano troppo impegnate a mordere e leccare quelle della
fidanzata mentre finalmente le rubava quello che, da quel momento in
poi, i due ragazzi avrebbero considerato il loro primo vero bacio.
Yet, they'll
never have someone like you to guide them
and
help along the way.
Or tell them
when it's time
to
say I love you.
Si staccarono dopo aver assaporato le reciproche labbra per un tempo
lunghissimo, avidi l'uno dell'altra. Ranma sorrise ad Akane, mettendo
un finto broncio che la fece sorridere.
''A quanto pare stasera non posso tornare a casa...''
La piccola Tendo non si scompose.
"Vorrà dire che ti toccherà dormire con me"
"Hem...Dormire?''
Akane arrossì imbarazzata, dandogli una spinta scherzosa.
"Sei sempre il solito pervertito!''
Andò faccia a faccia con la sua amata, le sue labbra a mezzo
millimetro dal suo sorriso aperto.
"E tu il solito maschiaccio violento!"
Mentre tutta la famiglia e gli amici dei due giovani osservavano dal
balcone della stanza di Akane il loro amore che, dopo anni di
difficoltà, era finalmente sbocciato come un timido fiore d'inizio marzo,
il vecchio Happosai fumava la sua pipa accanto alla moglie Cologne,
seduti su quel tetto che era stato testimone di tanti folli momenti
vissuti insieme. Guardando le prime stelle sorgere ed il tizzone che si
accendeva, sempre più intensamente, ad ogni boccata di fumo,
sorrise
alla compagna, poggiando delicatamente la manina sulla sua, mentre
Ranma scappava per tutto il cortile, rincorso da un'Akane furiosa.
''A quanto pare, mia cara Cologne, avevi ragione anche questa volta. Più
le cose cambiano, più restano le stesse.''*
So
tell me when it's time to say I love you.**
Notine:
*
La frase di Cologne si riferisce all' OAV ''Il tunnel del
perduto amore''.
**
La canzone citata è ''When it's time'' dei Green Day, mi
piacerebbe che l'ascoltaste leggendo la scena, se vi va!
...E
con questo capitolo si conclude la ff. Vi confesso che mi è
dispiaciuto tantissimo quando ho dovuto barrare la casella
''completa'': in questa storia ho messo anima e corpo, mi ha presa
talmente tanto da portarmi a scrivere tutta la prima metà di
getto senza mai fermarmi, per poi continuare, impegni permettendo, il
più spedita possibile. Mi sono affezionata ai
personaggi (sì, anche ad Ataru!) e, anche se non si direbbe,
ci ho messo veramente tanto di mio. Ho un po' il groppone, ora!
(Modalità Soun Tendo: ON)
So
che la storia ha appassionato molte persone (e di questo vi sono
infinitamente grata), per cui spero di cuore di non aver deluso nessuno
con questo finale.
Sì,
lo so, volevate che ''consumassero'' questi due ragazzi, ma mi andava
di terminarla così, in maniera forse ovvia e
''cinematografica'': è così che l'ho pensata
dall'inizio. E poi la vita è strana, non si sa mai, no? Ci
sono i sequel, le one shot... Ok, basta, non dico più nulla,
ma sappiate che alcuni temi ''dimenticati'' (vediamo chi li trova)..
Beh ecco, non sono così distratta! ;-) Non aspettatevi nulla
nell'immediato, però!
Inoltre
non vi lascio ''orfane'': da ieri notte è online il primo
capitolo di un'AU su R&A, il cui titolo è
Serendipity: molte di voi hanno già letto e recensito, e
sono loro infinitamente grata! Se vi va di seguirmi anche in questa
avventura, prometto di cercare di darvi qualcosa in cambio impegnandomi
al massimo!
Prima
di ringraziarvi uno ad uno (s'ha da fa, quindi perdonatemi se
sarò prolissa) vi voglio dire che mai, mai nella vita avrei
immaginato che questa piccola storiella scritta in una notte noiosa di
fine estate avrebbe appassionato così tanta gente.
Allora,
iniziamo a fare i ringraziamenti tipo Notte degli Oscar.
Qualche
pazza di voi ha segnalato questa storia per le scelte. Non so come
ringraziarvi,
Luciadom, Maymell, Antonella84 e Lallywhite. Grazie
mille, ragazze. Sono commossa, lo giuro! *_*
Antonella,
Spirit99. A te va
una menzione particolare. Non so come ringraziarti per le tue fan art
splendide, queste ultime che ho pubblicato qui sono decisamente le mie
preferite, ma tutte, tutte, mi hanno lasciata a bocca aperta. Hai
''dato vita'' ai personaggini usciti dalla mia testa, rendendoli
''veri''. Grazie.
Grazie
a chi mi segue dal giorno 1, alle mie fedelissime, a chi ha recensito
un po' di capitoli, a chi è arrivato alla fine, a chi ha
solo lasciato un commentino qua e là, a chi è
passato per sbaglio, per curiosità, per noia. Grazie a chi
ha messo la storia nelle seguite e nelle preferite.
Mi
auguro di non aver dimenticato nessuno e di non aver sbagliato nessun
nome, ma, in ordine del tutto casuale, perchè siete
tantissimi, grazie a: Lallywhite,
Luciadom, Orange, Xingchan, Stellina_chan, Antonella84, Caia_chan,
Maymell, Gretel85, Mirkettina, Veronicafiorentino, Silvietta9999,
Super_fan00, Tania0204, RanmaAkane, LoveAnimeManga89, Rochita, Ran_ko,
Rachel868, YeahGirl, Cerbyatta Cullen, Ranma_chan, Julius CX,
Jennyvava, Ruka88, Green21, Vale27, Sifya ,Nina_94, juventina29, Sayaka
chan 94, Naji, 83ginny, Angel_94, Antogeta, Apple92, APTX 4869,
Calliope musa, Dramy96123, Happazza, Hylenia, LadyMija, Ladysibilla,
Lithtys, Pocaontas1979, Ritzoli, Sailorm, Saiyanprincess2013,
Sakura2013, SerenaEbe, Shiroganegirl , Shona, StellaCat, Sun86. TiAXD,
Uotani, Windancer, _Fy, Bianca___, Vale_resta, Debina, Flavia1008,
Girovaghi, Jeanny991, Lovina_vargas, Princesss, Saratbelieber, Zoraya.
Grazie a chi ha letto
questa storia, anche solo un pezzo. A chi l'ha amata e odiata, a chi mi
ha amorevolmente minacciata, a chi mi ha dato dei suggerimenti
preziosissimi, a chi ci fantasticava su, a chi coglieva tutte le mie
citazioni ed i dettagli, a chi si è emozionato, a chi ha
maledetto Jordan con me, a chi ancora non digerisce il ''fragolina''
del capitolo 8, a chi ha tifato fino all'ultimo per Ranma, a
chi lo voleva più muscoloso, a chi lo voleva meno idiota. A
chi ha capito che, quando lo facevo parlare in inglese, scimmiottavo il
Preside Kuno ed a chi ha capito che la sfida doveva essere di
Akane e solo sua. A chi si è ricreduta su Ataru, a chi lo
odia ancora, a chi continuerà a chiamarlo Moroboshi ed a chi
stasera sognerà di salire sul tetto di casa propria.
A chi passerà di qui, un domani.
Grazie di cuore.
Valentina.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2074079
|