COME METTERSI NEI GUAI: pratica guida offerta dai fratelli Shaw.

di Wild_Demigods
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi ritrovo gente pazza in salotto (sì, più pazza di me.) ***
Capitolo 2: *** Atterro il tipo che prova a spiegarmi che succede ***
Capitolo 3: *** Mi danno informazioni assurde (come non dare di matto?) ***



Capitolo 1
*** Mi ritrovo gente pazza in salotto (sì, più pazza di me.) ***


COME METTERSI NEI GUAI: pratica guida offerta dai fratelli Shaw.


 

mi ritrovo gente pazza in salotto. (sì, più pazza di me.)


Hathor.

 

Afrodite.

 

Due nomi. L'inizio del disastro.

Ok, non ci avete capito nulla, vero? Chissà perché me lo aspettavo. Credo che inizierò con il presentarmi.

Io sono Reìna Shaw, figlia della modella Clarissa Alric e dell'imprenditore Jhon Shaw. Ho un fratello gemello, purtroppo. Si chiama Dallas. Si, abbiamo nomi strani, ma il primo che fa una sola battuta lo arrostisco, chiaro?

Bene, detto questo, parliamo del disastro appena citato.

 

Era un normale lunedì mattina, per quanto normali siano le mattine in casa Shaw. Mio padre, come al solito, non c'era. Via per lavoro, come al solito.

Mamma stava preparando la colazione, anzi, stava bruciando la colazione, parlando al telefono con il suo agente. Come al solito.

Dallas si era preso il bagno e non accennava ad uscire dalla doccia. Come al solito.

Io ero incavolata con tutto e con tutti. Come. Al. Solito.

Allora, direte voi, di che disastro parli? Dallas si era preso tutti i miei trucchi per buttarli nel cesso? Non sono così scema, i miei trucchi sono chiusi nell'armadio.

No, il disastro sta in un altro fatto. Un altro terribile, scioccante fatto. La scuola era noiosa? No, quello è un altro “come al solito”.

 

La scuola, quel lunedì, finiva un'ora prima, cosa abbastanza eccezionale, visto che frequentiamo una scuola privata di quelle da ricconi. Che figata, eh?

Comunque, eravamo appena tornati da scuola, e sia io che Dallas eravamo seduti scompostamente sul divano, mangiando pringles, la marca di patatine preferita da entrambi e guardando la tv, difronte al manufatto egizio regalato da un magnate del Cairo a papà. Eravamo assolutamente tranquilli, dividendo il nostro povero udito tra “revelation” del black veil brides a tutto volume e “Masterchef” su real time. Ora che ci penso anche la tv era a tutto volume. Come facciamo a sentirci ancora, è uno dei misteri esistenziali.

Indossavo la gonna dell'uniforme scolastica, sollevata fin quasi ai fianchi, a simulare una minigonna, e la camicetta, sempre dell'uniforme, quasi del tutto sbottonata.

Perché mi vestivo a quel modo anche in casa, se c'era solo Dallas? Mah, forse il motivo era proprio Dallas. Dovevo mantenere la facciata da dura anche con lui, infondo. Forse soprattutto con lui.

BUM. SH. BAM.

E tre sconosciuti piombarono nel nostro salotto. Una era una ragazza con i capelli biondi striati di rosso. Una era una donna vestita con una tutina leopardata, e l'ultimo era un ragazzo con la pelle olivastra.

 

-Oh. Mio. Dio. Dallas. Li vedi anche tu?- Chiesi, con gli occhi fori dalle orbite.

Dallas si stropicciò gli occhi, ancora semi sdraiato, con una patatina in bocca.

-Penso di sì. Cosa mettono in queste patatine alla paprika?

-Secondo me non sono le patatine.

-Porca puttana.-

Gli sconosciuti ci fissavano. Noi fissavamo loro. Il ragazzo, alla fine si alzò, subito seguito dalle altre due.

-Reìna e Dallas Shaw?- Chiese, schiarendosi la gola.

-Stai indietro.- Rispose Dallas, alzandosi con un balzo.

Dallas era il prototipo della perfezione. Perché? Era bello, oltre ogni dire. Ma non solo, con il suo carattere divertente e malizioso era anche affascinante. A scuola era lo studente esemplare, ma nonostante ciò non era il classico secchione: era anche campione di boxe nazionale a livello scolastico e giocava a football.

Io? Sono strana, e la stranezza non piace alla gente. Sono un'anarchica, e ciò mi rende “quella ribelle da non imitare”. È Dallas l'orgoglio di famiglia.

Tutto questo excursus per dire che Las avrebbe potuto suonarle a quel tipo di santa ragione. Ma il suddetto tipo sollevò le mani, in un gesto di resa.

-Non voglio farvi del male, lo giuro!- Avrà avuto la nostra età, stimai. Rimasi sul bordo del divano, pronta a tirare la prima cosa che avevo sottomano.

-Ah no? Allora com'è che siete piombati nel nostro salotto?

-Siamo qua per conto di vostro padre.- Alzai il capo e, prima di poter formare un pensiero coerente, ero già difronte al tipo mulatto (o quello che era), a muso duro.

-Bugiardo!

-Rei...

-No, Las. Papà non ci ha mai mandato nemmeno una lettera, quando è via per lavoro. Com' è che ora gli prende lo sghiribizzo di mandarci DEGLI EMERITI SCONOSCIUTI?-

Dallas abbassò il capo, con i pugni serrati. Si fece avanti la ragazza bionda.

-Restiamo calmi, ok? Innanzitutto, noi sappiamo chi siete, ma voi non sapete chi siamo noi, ed è arrivata l'ora che ve lo diciamo. Io sono Sadie Kane, e questo è mio fratello Carter. Mentre lei è... Bast.-

Guardai la bionda, la guardai bene. Poi scoppiai a ridere, udendo subito dietro di me le risate di Las.

-Sadie Kane, lo sai, vero, che Bast è una dea egizia? E che quindi non esiste?-

Sadie mi guardò malissimo, e anche quella che si spacciava per Bast.

-Ok, stop. Sediamoci e parliamo, che ne dite?- Disse quello che doveva essere Carter, frapponendosi fra me e Las e le altre due.



N.d.A.
Sì, avevamo voglia di crossover B| quindi, perché non unire le serie che amiamo mettendo giù due pg creati da noi?
et voilà la guida dei fratelli Shaw!
se vi è piaciuta la storia, lasciateci una recensione, che è sempre una spinta a continuare <3
se vi piace come scriviamo, ci fareste anche un gran favore passando dalla nostra originale fantascientifica "Rebellion starts in your mind" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1929186&i=1
al prossimo aggiornamente, caVi :3


 

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Capitolo 2
*** Atterro il tipo che prova a spiegarmi che succede ***



fonte texture: Avalon Graphics :3 https://www.facebook.com/pages/Avalon-Graphics%D8%AA/185847364887652
atterro il tipo che prova a spiegarmi che succede.

Puntata orribile di masterchef. Tipi strani di colpo in soggiorno. Rischio di rissa con uno sconosciuto.

Tante grazie Destino, per aver rovinato anche l'unico momento di pace familiare che avevo!

“Contegno, Dallas, Contegno” erano le parole preferite di mia madre. Con un gesto elegante aprii la porta della cucina, nascondendo la smorfia dietro un falso sorriso.

-Prego, accomodatevi. -

Solo mentre il ragazzo che stavo per prendere a pugni mi passò accanto, notai che aveva una spada ricurva, che ricordava una falce per il grano, appesa alla cintura. Lasciai passare la bionda e la tipa che dicevano essere Bast (mai sentita cavolata più grande.), e fermai Reina.

-Resta sulla porta. Quel tipo è armato.-

Mormorai, serrando le dita sul suo gomito. Non volevo farle capire quanto fossi terrorizzato. Reina era la mia sorellina, da una vita io ero quello che la proteggeva. Non avevamo nessuno, io e lei, se non noi stessi.

Feci due passi avanti nella cucina, ma senza mettermi a sedere. Trassi un profondo respiro, fissando gli occhi su quei tizi.

-Che ne dite di spiegare, prima che vi buttiamo fuori a calci?

-Noi vorremmo parlare con Reina Shaw.- La voce della donna-falsa Bast era alterata. Sentii tutti i muscoli entrare in tensione, come se l'aria elettrica della stanza non bastasse.

-Quindi io dovrei uscire?-

Borbottai, con gli occhi che mandavano lampi. La donna annuì, con guardandomi con aria di superiorità. Feci un passo avanti, pronto a colpirla con foga.

Quel tpo, Carter, si piazzò di nuovo fra me e quella donna, con le mani alzate.

-Le cose di cui dobbiamo parlare sono... private...-

Provò a convincermi, deglutendo. Non ci stavo vedendo più. Da una vita trattenevo le mie emozioni, sempre troppo forti, amplificate. Ma adesso basta.

Fissai i miei occhi neri come ossidiana in quelli dell'altro ragazzo, stabilendo un contatto flebile, poi sempre maggiore.

-Io non penso che queste cose siano private. Ho ragione?

-S..Sì..

-Posso benissimo ascoltarle, giusto?

-Giusto.

-Altrimenti ve ne andrete da casa nostra, immediatamente.

-C...certo!-

Mi ero ripromesso di non farlo. Di non usare quella specie di.. tono vocale. Ogni volta che lo usavo le persone facevano tutto quello che dicevo. La cosa mi lasciava pieno di sconcerto e anche piuttosto inquieto.

-Carter!- Era la voce della bionda. Mi rivolsi a lei, con un impercettibile sospiro.

-Sadie ane, non sei d'accordo con quello che ho detto?

-No.. io... cioè, sì, ovvio che sono d'accordo.-

Mancava solo la donna. Iniziava a girarmi la testa, e lo sguardo stupito e aggressivo di “Bast” non lasciava presagire nulla di buono.

-Cosa hai fatto, ragazzino?

-Ho parlato, non senti?- provai, con voce stanca. Sentii immediatamente il braccio di Rei sorreggermi, la preoccupazione nel suo petto.

Un ultimo sforzo...

-Che ne dite di farvi un bel sonnellino? Siete molto stanchi...-

Infusi nelle parole tutta l'energia che mi era rimasta, tutta la forza di cui disponevo, per Reina.

Il primo a crollare addormentato fu Carter. Prima sbadigliò, poi si accasciò a terra e si addormentò. La bionda, Sadie, mi guardò stupita, rendendosi di colpo conto di avere molto sonno. E un attimo dopo ronfava sopra il ragazzo.

-Li... Li hai stesi, Las.-

Guardai mia sorella e feci spallucce. Cos'altro potevo fare? Avrei dovuto lasciare che facessero chissà cosa, tanto che erano armati, con Reina? Nemmeno per idea.

Mi appoggiai al tavolo, spossato, quando il tintinnio del campanello mi fece quasi saltare per aria. Ero teso come le corde del violino che avevo in camera.

Reina mi precedette alla porta. Dannazione, se erano altri tipi come quelli di ora... non potevo lasciarla andare. Corsi, o meglio, arrancai dietro a lei, con una smorfia preoccupata in faccia. Rei prese il vaso con i fiori sul tavolino accanto alla porta e spalancò la porta, tenendolo sopra la testa.

-Ehi, Rei! Sono io!-

Trassi un enorme sospiro di sollievo, affiancando mia sorella. Era Christopher, il mio migliore amico. Nessuno aveva mai capito come facessi io, il ragazzo perfetto, il modello della bellezza, della grazia, eccetera, ad essere amico con Chris, che era (all'apparenza) scorbutico e brutto, per di più zoppicante.

Eppure con me era simpatico, aperto e gentile. Era... vero, a differenza di tutti gli altri, a parte Reina.

Mi avvicinai a Chris, stanco, ma prima di potergli dare una pacca sulla spalla, gli crollai tra le braccia. Per poco il mio amico non cadde all'indietro, per colpa della sua malfermità sulle gambe.

-Che succede? Dallas!-

Sentii solo che mi portava dentro, aiutato da mia sorella, e mi appoggiavano sul divano.

-Tre... tizi. In cucina... stesi.-

Borbottai, stremato.

 

N.d.A ed ecco a voi il secondo capitolo, scritto dal punto di vista del nostro bel Dallas v.v I fan di Percy Jackson avranno già capito chi è Christopher e che potere ha usato Las, non è vero? xD
Se la caveranno tra tutte queste stranezze tutte in un colpo, i nostri due bellissimi fratelli Shaw? v.v
una recensione, anche critica, ci farebbe tanto piacere <3
detto ciò vi lasciamo, e alla prossima settimana :3

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Capitolo 3
*** Mi danno informazioni assurde (come non dare di matto?) ***


Mi danno informazioni assurde

Quando aprii gli occhi la casa sembrava vuota, da quanto era silenziosa. Mi portai l'avambraccio sulla fronte, sospirando.

Perché ero così stanco? Forse la scuola era stata particolarmente pressante.

Ma... Ma che la scuola. I ricordi tornarono tutti in mente. Maledizione!

Mi tirai su, a fatica, stringendo i denti. Non mi sentivo più le gambe, eppure le vedevo. Oh, meraviglioso.

Dove erano Reina e Chris? I tizi strani si erano risvegliati e li avevano presi? Ma allora perché non prendere anche me, che ero addormentato?

Ansimando, mi misi in piedi. Venni colto da una vertigine improvvisa e dalla nausea. Mi piegai sulle ginocchia, pronto a rimettere tutto ciò che avevo mangiato. Ma nulla. Mi rialzai e, a parte un po' di mal di testa, ero ok.

-C...Chris? Rei?-

Mormorai, con voce atonale, un mormorio sommesso. Così non andava. Appoggiandomi ai mobili che trovavo intorno a me, mi feci strada verso la cucina. Aprii la porta, sentendo un lieve mormorio da dentro.

Rimasi un secondo a fissare la scena, interdetto. Poi feci un passo indietro, aprii la bocca, provai a muovermi veloce, ma buttai a terra il vaso sul comò là accanto. A quel punto sia Reina che Chris si girarono verso di me, sorpresi.

-Ehi amico, sei sveglio!- Esclamò Chris.

A quel punto urlai. Un urlo isterico, terrorizzato, terribilmente da primadonna. Chris mi corse incontro, ma lo evitai con un balzo all'indietro.

-Hai.. HAI LE ZAMPE DA ASINO!-

Urlai, con gli occhi che, se avessero potuto sarebbero saltati fuori dalle orbite. Lui mi lanciò un occhiataccia, risentito, e stava per parlare, quando Reina lo anticipò.

-Sono da capra, fratellone. Chris è un satiro.-

Pensavo di svenire di nuovo. La mia testa era stata mandata in orbita quando avevo aperto la porta, ora nemmeno mi sentivo più un essere umano. Mi sentivo un ameba.

Meglio perdere i sensi.

Purtroppo non li persi, ma rimasi più sveglio che mai. Arretrai di un passo. Non era possibile, porca miseria. NON. ERA. POSSIBILE.

Prima quelli armati con la finta dea gatto, ora il mio migliore amico sfoderava un paio di... zoccoli, muniti di zampe pelose.

Se era uno scherzo, era tutto fuorché divertente.

-Ehi, amico! Stai calmo, non sono un pazzo assassino! Ascoltami... sarà una cosa totalmente assurda da spiegare, e ancora di più da capire, ma devi fidarti di me e devi credermi.-

Disse Chris, quasi tutto d'un fiato. Entrai nella cucina, con sguardo spiritato. Mi lasciai cadere su una sedia. E singhiozzai. Sì, come un bambino. Non ne potevo più. Di quel passo avrei potuto comodamente andarmene al manicomio.

Sentii la mano callosa di Christopher sulla spalla, poi lui mi si mise accanto.

-Hai presente quando la professoressa Annis spiegava la mitologia greca?- Annuii. -E hai presente quando ci raccontava che gli dei, a volte, scendono da noi e fanno figli con i mortali?- Annuii ancora, esasperato. -Beh, non è mitologia. È tutto vero. E tu, beh, tu sei uno di loro.-

-Degli dei?

-No, i figli!

-Chris. Lo dicono tutti da una vita. Fino ad ora, però, non l'avrei mai detto. Tu sei matto.

-No, non lo è.- Si intromise Reina.

La guardai come se fosse un morto vivente. Lei però era seria. Dannatamente seria.

-Quindi io e te saremmo figli di... quale Dio? O Dea...-

-No, ehm, a quanto pare io no, fratellone.-

-Rei. Siamo gemelli, porca miseria!

-Non proprio.-

Quello fu troppo. Mi morsi le labbra con violenza e mi girai di scatto. Afferrai Chris per il collo e lo sollevai leggermente.

-Se questo è uno scherzo è davvero di pessimo gusto. Quindi vi pregherei di finirla e andare via tutti, immediatamente. Non. ne. Posso. Più.-

Il mio amico boccheggiò, scuotendo la testa veloce.

-Lascialo Las! Non è uno scherzo! So cosa siamo veramente! L'ho sempre saputo, non so come! Ascoltami!-

Lasciai Chris e mi girai verso Rei, con i pugni serrati. Non volevo che mi vedesse piangere, ma avevo gli occhi che pungevano.

-Papà... ecco, papà, in uno dei suoi viaggi di lavoro, si è innamorato di un'altra donna, che penso sia.. la Dea tua madre. Quando è tornato, aveva te. E mamma aveva me. Per quieto vivere decisero di dire che eravamo gemelli. Di dircelo. Ma non è così.-

Potreste pensare che in quel momento capii che era tutto vero, e dissi una frase strappalacrime come “non importa, sarai sempre la mia sorellina”. La verità è che mi girai, spalancai la porta, e uscii.

-Andate al diavolo!-

Urlai, salendo in camera. Non volevo farlo vedere, ma le lacrime mi rigavano il volto come fiumi in piena, e non riuscivo a frenarle.

Ora, rendetevi conto della mia situazione. Immaginate che in un pomeriggio vi trovaste in salotto due matti, probabilmente strafatti di una qualche sostanza stupefacente, che straparlavano di dei egizi inesistenti, il vostro migliore amico si riveli fatto della stessa sostanze e, mentre siete svenuti, anche vostra sorella si fumi qualcosa di molto pesante.

Se avessero mai riaperto i manicomi, io avrei avuto bisogno di una suite.

Chiusi la porta a chiave, poi pensai alle zampe caprine di Christopher e, per precauzione, misi la spalliera della mia sedia sotto la maniglia.

“Tra poco tornerà mamma. Tornerà e si sistemerà tutto.”

-Las! Capisco che hai dato di matto, ma lasciami spiegare!-

-Siamo uguali, Reina! UGUALI! Siamo gemelli, punto e basta. E adesso smettila di fumare quella roba di cui vi state facendo tutti e torna in te!-

Urlai, raggomitolandomi sul letto cercando, freneticamente, di asciugarmi la faccia dalle lacrime.

-Amico, andiamo! Dammi almeno una possibilità di provarti che quello che dico è vero!

-Ti rendi conto che non può essere vero!?

-Ok, dammi fino al tramonto, e ti porterò le prove!

-Fa come ti pare.-

Appoggiai la testa sul cuscino, serrando gli occhi ancora pungenti per il pianto. Ecco come la tua vita poteva andare in pezzi in un pomeriggio.



N.d.A
Salve! Ci scusiamo mille volte per il ritardo>.< problemi con le password D:
il capitolo è breve, è vero, ma solo perché è quello che preannuncia un capitolo veramente cruciale! ;)
Ringrazio di cure, infinitamente, le persone che hanno recensito la storia e chi l'ha messa tra le preferite v.v Grazie mille davvero, non sapete quanto ci carichi questa cosa!
Alla prossima settimana (e stavolta saremo puntuali xD)
Wild_Demigods

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