L'intreccio del violino

di DameOfWax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lunedì 3 dicembre ***
Capitolo 2: *** Maledizioni ***



Capitolo 1
*** Lunedì 3 dicembre ***


Lunedì 3 dicembre. Le sei di mattina. Laura si alza con la testa pesante. Nella stanza il grigio della città. Beve un caffè, controlla i bambini. Chiama Greta, la babysitter, e va al lavoro. Il giornale in macchina esibisce la sua prima pagina. Caratteri cubitali per la cronaca nera. Una madre scomparsa, una rapina in un supermarket, un incidente stradale, un suicidio. Getta il giornale sul sedile e mette in moto. La sua vita sta andando a rotoli. Il marito che l’ha lasciata, i problemi con il lavoro, le bollette da pagare e i soldi che non bastano mai. Si accende l’ultima sigaretta. Questa volta l’ultima per davvero. Imbocca la strada principale, si ferma davanti ad un supermercato. C’è una confusione insolita, una ragazza lancia un urlo, un bambino piange, la gente che passa si raccoglie intorno, curiosa o sospetta o persino spaventata. Laura non capisce. Una donna con il volto coperto dal cappotto si precipita fuori dal negozio e scappa via con la sua automobile. Le sirene della polizia sono sempre più vicine. Tutti vengono invitati ad allontanarsi, la polizia fa irruzione nel supermercato ma è troppo tardi. Un poliziotto parla con un uomo e poi una corsa sfrenata in auto con il rumore assordante delle sirene. Laura deve andare al lavoro. E’ in ritardo, un’altra volta. Imbocca  la via più breve, ma il traffico è bloccato. Impreca a mezza bocca. Prende un’altra strada, raggiunge il locale in cui lavora. Sente un rumore forte ed improvviso esplodere nell’aria, ma non se ne cura. Entra di fretta, si cambia, è in ritardo di un’ora. Laura è licenziata.

Lunedì 3 dicembre. Le sei di mattina. Laura si alza con la testa pesante. Nella stanza il grigio della città. Ha un ricordo vago e inquietante di quello che le era sembrato un sogno. La polizia e il ritardo al lavoro. Scaccia via i suoi pensieri.  Beve un caffè, controlla i bambini. Chiama la babysitter e va al lavoro. Il giornale in macchina esibisce la sua prima pagina. Caratteri cubitali per la cronaca nera. Una madre scomparsa, una rapina in un supermarket, un incidente stradale, un suicidio. Getta il giornale sul sedile e mette in moto. Si accende l’ultima sigaretta. Questa mattina è più presto del solito, decide di fare una sosta. Entra in un negozio, fa un giro fra i vari scaffali. Afferra una bottiglia di whisky scadente e si dirige verso la cassa. Oggi è il suo compleanno e festeggerà da sola, in macchina, dopo il lavoro, i bambini ancora a scuola. Una festa coi fiocchi. Ci sembrano essere dei problemi alla cassa. Una donna non ha i soldi per pagare ciò che ha preso, forse una bottiglia di liquore. Cerca nelle sue tasche, ma non trova niente. La cassiera la invita a mettere a posto la bottiglia e ad andarsene. La donna perde il controllo. Ha una pistola, la punta contro la cassiera e i clienti. Il panico si diffonde nel locale e Laura è in grado di palparlo. Ha il cuore in gola, vorrebbe scoppiare in lacrime. Senza farsi notare avverte la polizia. La donna minaccia la cassiera che le consegna i soldi, afferra la bottiglia e scappa via. La polizia arriva troppo tardi. Gli ostaggi vengono soccorsi, c’è qualcuno che si prende cura di lei. Sto bene, continua a ripetere. Non sta bene affatto. Chiama al lavoro per dire che oggi non ci sarà. Un traffico insolito, un rumore improvviso e forte esplode nell’aria. Laura è licenziata.

Lunedì 3 dicembre. Le sei di mattina. Laura si alza con la testa pesante. Nella stanza il grigio della città. I ricordi dei sogni sono vividi più che mai. Non è nemmeno sicura che siano stati soltanto sogni. Mette il caffè sul fornello, si veste e va al lavoro. Il giornale in macchina esibisce la sua prima pagina. Caratteri cubitali per la cronaca nera. Una madre scomparsa, una rapina in un supermarket, un incidente stradale, un suicidio. Getta il giornale sul sedile e mette in moto. Si accende l’ultima sigaretta, l’ultima per davvero, ne è sicura. E’ una giornata squallida. La sua vita va a rotoli. Il marito che l’ha lasciata, i problemi con il lavoro, le bollette da pagare e i soldi che non bastano mai. Si ferma al supermarket. E’ tutto tranquillo. Oggi è il suo compleanno, vuole festeggiare. Fa un giro fra gli scaffali, afferra una bottiglia di whisky scadente. La poggia sulla cassa e infila una mano nella tasca del cappotto per prendere i soldi. Non ci sono.  Controlla tutte le tasche, non trova nulla. Le va tutto storto. La cassiera la invita ad andare via, Laura perde il controllo. Prende la pistola che porta sempre con sé e la punta contro i clienti. Minaccia la cassiera, prende tutti i soldi, la bottiglia e scappa. Avrà i soldi per pagare le bollette. Mentre guida apre la bottiglia, fa un sorso lunghissimo. E’ in ritardo per il lavoro ma non le importa. Una chiamata al cellulare. Laura è licenziata. Imbocca una strada sulla sinistra. Un ragazzino attraversa la strada, ma è troppo tardi. Il tonfo del corpo contro l’automobile e il sangue per terra. Il rimorso prepotente e la pistola ancora nella tasca. C’è un colpo solo. Un rumore improvviso e forte esplode nell’aria.

Lunedì 3 dicembre. Greta è in casa di Laura, chiamata dalla vicina che ha visto i bambini soli. In cucina, il disastro della moca dimenticata sul fornello. Sul tavolo il giornale. Caratteri cubitali per la cronaca nera. Una madre scomparsa, una rapina in un supermarket, un incidente stradale, un suicidio.

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Capitolo 2
*** Maledizioni ***


Le otto e mezza del mattino, nel cortile della scuola un via vai di genitori che hanno accompagnato i bimbi fino alle aule. Laura stringe la mano alla mamma, non vuole che se ne vada. E’ il suo primo giorno nella nuova scuola. Sta tranquilla, le sussurra, e le dà un bacio sulla fronte. Si allontana sorridendo, salutandola con la mano. La maestra la porta in classe, le fa scegliere un gioco. Laura è triste. Non le va di giocare. In un angolo, da sola, c’è una bambina con un fiocco rosso tra i capelli. Mia è il suo nome, ricamato sul grembiule, in contrasto con i suoi occhi di vetro. Colora, canta una canzone, segue il ritmo con i piedi. Laura le si avvicina. Colorano insieme e cantano. Poi la bambina si alza, le prende la mano. Vieni con me, le dice. Vanno alla cesta dei giochi. Lei rovista fra i giocattoli e Laura guarda curiosa. Mia tira fuori le braccia dalla cesta e stringe tra le mani un violino in miniatura.
«E’ il tuo compleanno, Laura, suonerò qualcosa per te.»
Laura la guarda affascinata. Mia muove i piedi, inizia a ballare. E’ un po’ buffa nel suo grembiule rosa, nel suo corpo mingherlino. Laura sorride. E Mia inizia a suonare. Una musica stonata nasce dalle corde del violino. I bambini curiosi si raccolgono intorno. Le note stridule fanno male alle orecchie, i bambini sorridono. Mia inciampa, cade a terra. Il violino smette di suonare. E i bambini le puntano un dito contro, scoppiano a ridere. Anche Laura ride, ride di gusto, si unisce agli altri. Incontra lo sguardo di Mia. E’ in lacrime. In lacrime e piena di rabbia.
Siate maledetti, sembra sussurrare.
 
Laura ha il cuore in gola. Quella è la sua prima audizione. La città organizza uno spettacolo importante per l’inaugurazione del vecchio teatro, da poco restaurato. Ha solo tredici anni e un amore profondo per il pianoforte, le dita armoniose e leggere, ma piene di sicurezza. Preme quei tasti, suona, si lascia trascinare dalla musica. La sua anima non è nel suo corpo ma unicamente nelle sue mani. Laura supera l’audizione. Il più bel regalo di compleanno che abbia mai ricevuto.  Sorride, gli amici la abbracciano, le fanno i complimenti. Poi una musica stonata dal palcoscenico. Una ragazzina fragile, le dita esili e il rumore sordo della sua delusione. Incrocia i suoi occhi. Vetri colorati di un bicchiere mezzo pieno. Lacrime amare sull’orlo dell’anima. Laura è turbata, distoglie lo sguardo. Vetro infranto nel suono di una maledizione.
 
Il ballo di fine anno è l’evento più atteso dalle ragazze della scuola. I più popolari ne approfittano per provarci con le più carine. Laura non si sente decisamente una di loro. E’ il suo compleanno oggi, festeggia con i pasticcini nella pausa pranzo, nel cortile della scuola. Intorno a lei i compagni che ridono e chiacchierano. Da lontano si vede lui. Brian, il ragazzo per cui Laura ha una cotta. E’ insieme ad un amico e un’altra ragazza. Lo segue con gli occhi. Si dirige verso di lei, Laura distoglie subito lo sguardo, imbarazzata. Fa finta di niente. Brian fa un cenno ai suoi amici e si avvicina a Laura.
«Ciao, Laura. Ti andrebbe di venire al ballo con me, domani?». A Laura il cuore è a mille. Annuisce, quasi incredula. Il ragazzo sorride. La ragazza che accompagnava Brian si fa cupa, Laura la scorge da lontano. Dai suoi occhi, pezzi di vetro taglienti. Un cuore infranto e un violino sulla schiena.
 
Sono in un vecchio locale di periferia. Suo marito l’ha portata fuori a cena. Laura è scettica. E’ il suo compleanno ma lui ha l’aria di chi vuole farsi perdonare qualcosa. La loro relazione si stava lentamente consumando, erano troppo freddi e sterili, avevano smesso di essere complici. Laura giocherella con la cena.
«Non hai fame, amore?». Non si era nemmeno sforzato di fingere un po’ di preoccupazione nel suo tono di voce. Era tutto così falso nelle sue parole. Laura abbozza un sorriso, risponde con la calma di un dolore profondo, risponde mentendo.
«No.»
Il marito la invita a ballare. C’è una musica lenta nell’atmosfera solitaria del locale. La cameriera pulisce i tavoli rimasti vuoti. Il marito la fissa da quando hanno messo piede lì dentro, quando pensa di non essere notato. Laura fa finta di nulla. Sta ballando da sola. Balla da sola in mezzo allo squallore del locale, balla da sola in mezzo alla sua vita andata in frantumi, balla da sola seppur con un uomo che le stringe i fianchi con le mani, anche se sa benissimo che quelle mani vorrebbero stringere ben altri fianchi, i fianchi di una cameriera di un locale in periferia, e non certamente in occasione di un ballo. Una cameriera dagli occhi di vetro e dal ritmo nel passo. Una cameriera fragile, minuta, piccola. Laura non li capisce gli uomini. Non li capisce affatto. Non capisce che cosa ci trovi in lei. Quando il locale si è quasi svuotato, sul piccolo palchetto sale la cameriera. Passa lo straccio per terra ballando al ritmo di musica. Poi mette via lo straccio. Afferra un violino. Suona una musica lieve e stridente. Porta nella musica tutta la sua tristezza, Laura lo sa. Lo vede da come tiene il violino, dai suoi occhi bassi, dalla sua rassegnazione. Il marito la fissa. I due incrociano lo sguardo, e Laura capisce che adesso è veramente sola. Un sorriso abbozzato dagli occhi di vetro. Vetro che ferisce come una maledizione.
 
Lunedì 3 dicembre. Greta, la babysitter, è in casa di Laura, chiamata dalla vicina che ha visto i bambini soli. In cucina, il disastro della moca dimenticata sul fornello. Sul tavolo c’è un gioiello. Un piccolo violino di vetro. Nell’aria le note di una stridente maledizione. Accanto c’è il giornale. Caratteri cubitali per la cronaca nera. Una madre scomparsa, una rapina in un supermarket, un incidente stradale, un suicidio.

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