Different.

di keatonssoul
(/viewuser.php?uid=483856)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Feelings ***
Capitolo 2: *** Disappointed. ***
Capitolo 3: *** Confusion. ***



Capitolo 1
*** Feelings ***


Era naturale, per una come me, andare in giro per la scuola ed essere conosciuta da tutti, avere una miriade di occhi addosso, essere vista come una ragazza importante, essere salutata da tutti..
Ma tutto cambiò quel 27 novembre.

 
Ero la fidanzata del ragazzo più popolare della scuola, tutti mi invidiavano e mi veneravano come se fossi stata una dea.
Questo ragazzo era David Jones, avevo messo gli occhi su di lui dal primo giorno di liceo ma non mi sarei mai aspettata che in terza lui stesso mi chiedesse di stare con lui.
L’indomani avremmo festeggiato il nostro anniversario, un anno era passato davvero troppo velocemente e l’attrazione che avevo nei confronti di David diminuiva di giorno in giorno.
Stava cambiando, non era più quel ragazzo da sogno bello e intelligente.
Da qualche mese aveva iniziato a frequentare il gruppo di Mark.
Con loro aveva iniziato a bere fin troppo e a farsi le canne e avevo sentito che qualche settimana fa Mark gli aveva proposto di fare una competizione illegale, non avevo capito bene di cosa si trattasse ma sapevo benissimo che avrei dovuto fare qualcosa per impedirglielo.
Quella mattina a scuola ci fu la solita snervante routine.
Arrivai a scuola e trovai le gemelle Tracy e Stacy aspettarmi sul solito muretto pronte a parlarmi di ogni tipo di scoop, quella mattina parlarono dell’orrendo brufolo che Amanda Stewart cercava di nascondere con tonnellate di fondotinta, delle scarpe di seconda mano che indossava Simon Andrews probabilmente regalate a una cena di famiglia da qualche cugino e infine la notizia di un nuovo studente arrivato qualche giorno prima.
Sono stata assente giovedì e venerdì e proprio quando non c’ero è successa una cosa diversa dal solito.
Colta dalla curiosità decisi che mi sarei interessata a questo nuovo ragazzo, conoscevo tutti a scuola e avevo intenzione di conoscere pure lui.
Io:-Nuovo studente? Come si chiama?-
Stacy:-Si chiama Liam Payne, appena è arrivato abbiamo provato a parlarci ed è uno sfigato pazzesco, gli abbiamo fatto delle domande e lui mentre rispondeva non ci ha nemmeno guardate in faccia, ti rendi conto?-
Io:-Beh magari deve abituarsi all’ambiente non credi?-
Ogni tanto la stupidità di Stacy mi irritava in maniera smisurata.
Tracy:-Già hai ragione-
Io:-Voglio provare a parlargli, magari si apre se lo trattiamo con gentilezza-
Non sapevo nemmeno io perché lo stavo facendo, di solito non ero così cordiale con gli studenti nuovi, eppure quel nome mi aveva innescato un meccanismo strano dentro, dovevo assolutamente farlo sentire a suo agio.
Tracy:-Non so se è una bella idea Destiny-
La voce di Tracy mi fece tornare con i piedi per terra e, colta di nuovo dalla curiosità, inarcai un sopracciglio.
Io:-Cosa intendi dire?-
Stacy:-Non siamo solo noi a pensare che sia uno sfigato sai?-
Io:-E chi altro?-
Tracy:-Tutta la scuola, o meglio, tutto il nostro rango-
Adesso dovevamo pure essere diversi dagli altri?
Solo perché eravamo un po’ più popolari non voleva dire che gli altri erano inferiori a noi.
Forse un pochino sì ma non tanto da arrivare a definirci di rango superiore.
Questa era una delle migliaia di cose che avevano iniziato a stufarmi.
All’inizio poteva anche essere divertente sentirsi superiori agli altri ma dopo un po’ la cosa era degenerata.
Tutti quelli del gruppo di me e David si sedevano nel nostro stesso tavolo a mensa
mandando via chi tentava di avvicinarsi.
In giro per la scuola eravamo il solito gruppo con i soliti senza cervello che appena vedevano un nerd, come lo definivano loro, lo spingevano contro gli armadietti.
A pranzo passavamo sempre davanti agli altri nella coda per il cibo.
E se uno di Noi provava a parlare con uno di Loro veniva escluso.
Questa gerarchia mi stava davvero stancando.
Io:-Mi sembra davvero esagerato parlare di rango, e sinceramente non mi importa di quello che pensano gli altri. Quindi andrò a parlare con lui-
Stacy:-Oh guardalo, sta arrivando. Come cammina? Ahaha è patetico-
Lanciai un’occhiataccia a Stacy e poi cercai di individuarlo tra la massa di gente che stava arrivando.
Tracy:-Hey Ivan, è arrivato testa d’uovo!-
Ivan era uno dei senza cervello che si divertiva a pestare quelli inferiori.
Io:-Dov’è?-
E in quel momento vidi un ragazzo con la testa bassa incamminarsi verso l’entrata, aveva una camicia a quadri marroni troppo larga per la sua corporatura e dei jeans blu che ricadevano dritti su un paio di all star bianche, una era slacciata e rischiava di farlo cadere.
E alzando gli occhi capii la battutina di Tracy, aveva i capelli quasi rasati a zero, ma in quel momento l’unica cosa che mi venne da pensare era bellissimo.
In mano aveva dei libri, quattro o cinque.
Ivan:-Vediamo di salutarlo alla nostra maniera, venite ragazzi!-
In quel momento mi ripresi dal momentaneo stato di trans in cui ero caduta e mi voltai verso Ivan e altri due suoi amici.
Li vidi avanzare verso Liam e solo quando notai l’espressione spaventata del ragazzo capii cosa volevano fargli.
Immediatamente mi misi a correre nella loro direzione cercando di fermarli, mi resi conto di averlo fatto solo quando dalla mia bocca uscì un grido strozzato e subito dopo un urlo tanto forte da far girare la maggior parte della gente nella mia direzione.
Io:-Ivan fermati!-
Mi sentii gli occhi di tutti addosso ma solo un paio erano quelli che mi fecero venire i brividi lungo tutta la spina dorsale, quelli di Liam Payne.
Mi guardava smarrito, non capiva cosa stava succedendo e onestamente non lo capivo nemmeno io.
Ivan mi ignorò e diede uno strattone al ragazzo che poco prima mi aveva procurato tutti quei brividi, facendogli  spostare la visuale dal mio viso al suo.
Spalancai gli occhi appena vidi che il poveretto si piegava in due dal dolore provocato dal pugno in pancia appena ricevuto.
Senza pensarci due volte corsi contro Ivan e gli tirai uno schiaffo in piena faccia tanto forte da lasciargli il segno e da provocargli un’espressione contrariata.
Ivan:-Che cazzo fai Des?-
Io:-Lascialo stare Ivan-
Non so se fu il mio sguardo sicuro o il mio tono deciso a farlo andare via, ma per fortuna uno dei due lo allontanò dal ragazzo ancora piegato in due circondato dai libri che gli erano caduti.
Io:-Hei, tutto bene?-
Lui non disse nulla, mi fece un semplice cenno affermativo con la testa.
Non mi guardava nemmeno, stava cercando di raccogliere i suoi libri facendo finta di niente.
Io:-Lascia stare, te li raccolgo io-
E fu in quel momento che i suoi occhi mi trafissero di nuovo provocandomi altri brividi.
Mi sentii arrossire così fui io ad abbassare lo sguardo quella volta.
Liam:-Perché lo stai facendo?-
Non mi osai alzare lo sguardo, sapevo che mi stava fissando e farmi vedere in quello stato avrebbe peggiorato le cose.
Io:-Dato che hai appena ricevuto un pugno in pancia mi sembra scortese farti fare questo sforzo-
Liam:-Non volevo sapere il motivo per cui mi aiuti a raccogliere i libri, voglio sapere perché mi stai difendendo-
Sentii di nuovo le guancie riscaldarsi.
Io:-Beh.. Mi sembra ingiusto quello che ti fanno-
Liam:-Ci sono abituato ormai-
In quel momento trovai il coraggio di guardarlo negli occhi, i nostri volti erano molto vicini e inspiegabilmente il mio respiro aumentò.
Non volevo che lo notasse così abbassai di nuovo lo sguardo sui libri.
Io:-Cosa intendi?-
Dopo aver impilato i libri li raccolsi e mi alzai, poi gli porsi la mia mano per aiutarlo.
Lui la accettò volentieri e il contatto con la sua mano mi provocò brividi ancora più tremendi di quelli che mi provocò il suo sguardo.
Liam:-Cambio spesso scuola.. Ogni volta però è una tortura, vengo preso di mira da tutti e mi ritrovo sempre senza amici-
Ormai mi ero abituata a guardarlo negli occhi e in quel momento quel che vidi non fu uno sguardo triste, ma un sorriso stanco, stanco di tutto quello che subiva.
Io:-E perché cambi scuola?-
Liam:-Beh, mia madre vede i lividi e mi obbliga ad andarmene-
Io:-E tu non ti sei mai ribellato?-
Liam:-No, non sono mai stato un tipo ‘’violento’’, sono abituato a subire..-
L’ultima frase gli morì in gola e il suo sorriso stanco si trasformò in un’espressione di puro terrore, accompagnata da uno sguardo perso nel vuoto.
Io:-In che senso?-
Dopo essere tornato al suo sorriso stanco mi fissò e fece spallucce.
Liam:-Beh dopo un po’ di anni ti ci abitui-
Sapevo che l’espressione di prima non era solo dovuta a quello, sapevo che c’era dell’altro.
Ma in quel momento non volli approfondire l’argomento.
Io:-Come mai hai deciso di venire qui?-
Continuai a fissarlo mentre ci dirigevamo dentro l’edificio, ormai non riuscivo a staccare gli occhi da lui.
Liam:-Beh ci siamo trasferiti qui da poco e le amiche di mia madre le hanno consigliato questa scuola-
Io:-Si, in effetti è una scuola che rende molto-
Il suo sorriso divenne sincero e vederlo non mi fece che venire di nuovo i brividi.
Non so cos’aveva quel ragazzo, lo conoscevo da non più di cinque minuti e già mi aveva fatto venire i brividi per tre volte e mi aveva fatta arrossire ogni volta che lo guardavo.
Io:-Oh che stupida! Non mi sono presentata! Mi chiamo Destiny ma per gli amici sono Des-
Liam:-Piacere, Liam e per gli amici.. Beh Liam-
Quella fu la prima volta che sentii la sua bellissima risata.
Era uno dei suoni più belli che avessi mai sentito, così sincera, così dolce, così perfetta.
Risi anche io ma la mia risata fu interrotta quando dentro l’edificio trovai David con il gruppo di Mark appoggiato al muro con una canna in mano.
Io:-Liam, senti ti lascio il mio numero.. Ci sentiamo per messaggio.. Ora devo andare..-
La mia mano tremava mentre scrivevo il mio numero di telefono su un pezzo di carta strappato dal quaderno di chimica.
E Liam lo notò.
Liam:-Tutto bene?-
Io:-Si, tranquillo.. Ciao Liam-
Gli porsi il foglietto e gli diedi un bacio sulla guancia per poi allontanarmi di corsa da lui.
Non capivo cosa mi stesse succedendo, quando l’avevo difeso da Ivan mi sentivo tutto il coraggio del mondo addosso mentre adesso che mi ritrovavo davanti a David mi tremavano le gambe dalla paura.
Io:-Ciao Dav-
David:-Hei bellezza-
Mise la mano libera dietro la mia schiena e, con una forza innaturale, mi schiacciò contro di lui premendo le sue labbra contro le mie e facendo incontrare le nostre lingue in un bacio sporco, per niente come me lo ricordavo.
Io:-Quanto hai fumato David?-
Mark:-E a te che ti frega puttanella?-
Io:-Mark non ti intromettere-
Quell’aggettivo mi aveva irritava molto, non doveva più permettersi di mancarmi di rispetto.
La mia attenzione tornò a David.
Io:-Allora?-
David:-Mah nemmeno tanto tesoro, ci siamo fatti solo tre canne prima di venire-
E poi guardando Mark scoppiarono a ridere entrambi, sapevo benissimo che le canne che aveva fumato erano più di tre e che non ragionava.
Io:-Dio santo David sei fatto-
David:-Vieni qui mia bella troietta-
Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Mi scansai prima che potesse baciarmi di nuovo e me ne andai dopo averlo spinto via da me.
Dire che mi ero arrabbiata era dire poco.
Mentre mi dirigevo al corso di scrittura ero sovrappensiero e non mi accorsi di urtare contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Io:-Oh scus.. Ah Tracy..-
Tracy:-Oh eccoti, non sei più con il tuo adorato Liam?-
Io:-Senti Tracy, non è il momento adatto e se vuoi litigare ti consiglio di cambiare soggetto-
Lei ignorò completamente il mio invito a lasciarmi stare e proseguì.
Tracy:-Sai, penso che in questo momento il giudizio degli altri dovrebbe importarti dato che tutti non fanno che parlare di cosa hai fatto poco fa-
E in quell’istante mi resi conto degli sguardi e dei pettegolezzi che stavano girando su di me.
Non mi avevano mai sparlato alle spalle e mi sentii spiazzata, come se il mondo mi fosse crollato addosso.
Dovevo agire, fare qualcosa, non potevo andare avanti così.
Così tornò il mio lato ipocrita che avevo quando stavo con il mio gruppo.
Cercai di attirare l'attenzione di tutti e iniziai a gridare ogni singola parola.
Io:-Hei gente, vi pare che una come me possa diventare amica di Payne? Avete presente chi sono io? Non mi abbasserei mai a certi livelli. Quello che ho fatto prima è stato solo un atto di gentilezza che non accadrà mai più. Capito? Mai più-
 
Liam.
 
Stavo raggiungendo il mio armadietto senza far caso alle battutine degli altri, ormai avevo imparato a isolarmi dietro al mio muro e le critiche arrivavano solo come inutili sussurri che ignoravo.
Poi però sentii quella voce.
La voce che poco tempo prima era stata tanto dolce e carina nei miei confronti si era trasformata in grida disperate.
E quelle due parole distrussero il mio muro.
Mai più.
Mi fermai a fissarla mentre sorrideva soddisfatta.
Poi si accorse della mia presenza.
Il suo sguardo sembrava spaventato.
Era come se avesse una voglia disperata di venire ad abbracciarmi e dirmi che nulla di quello che aveva detto era vero, che lei a me ci teneva davvero.
Ma ancora una volta lo stupido Liam Payne si sbagliò.
Mi ero illuso, di nuovo.
Pensavo che lei fosse diversa, ma non era altro che una macchia uguale alle altre, pronta a farmi soffrire.
Forse però lei ci era riuscita meglio degli altri.
Lei era davvero riuscita a distruggere quel muro che da anni mi aveva impedito di cedere davanti a tutti.
E proprio mentre mi fissava le persone che si erano riunite per ascoltarla si girarono verso di me, e risero.
Risero con gusto mentre mi indicavano e mi insultavano.
E quello che avevo impedito per tutti quegli anni si manifestò come una furia in quel momento.
I miei occhi si riempirono di lacrime e feci cadere i libri per terra.
Corsi via, scappai da quella tempesta di emozioni che rischiava di uccidermi.
Mi chiusi nel posto più lurido della scuola.
Entrai in un bagno qualsiasi e scoppiai a piangere.
Scoppiai a piangere nell’unico posto che merita Liam Payne.
Perché quel bagno mi rappresentava.
Rappresentava la persona che ero.
Una nullità.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Disappointed. ***


Destiny
 
Avrei voluto corrergli dietro, avrei voluto abbracciarlo e mandare a fanculo tutto e tutti, avrei voluto consolarlo e difenderlo da tutte le persone che lo stavano deridendo per colpa mia.
Ma ancora una volta il mio carattere ipocrita prese il sopravvento.
Lo guardai, dritto negli occhi.
Era deluso.
E la persona che lo aveva ridotto così ero proprio io.
Mi sentivo un mostro e vederlo in lacrime davanti a me mi aveva fatto capire quello che ero davvero.
Ero debole, dannatamente debole.
Mi nascondevo dietro a una stupidissima maschera.
Avevo nascosto tutto l’anno le mie insicurezze, fingendomi una stronza.
Ma in quel preciso istante, lo ero stata davvero.
E lo ero stata con Liam Payne, l’unico ragazzo in grado di farmi sciogliere con uno sguardo, l’unico ragazzo che era riuscito a togliermi la maschera poco tempo prima, l’unico ragazzo che non volevo far soffrire.
 
Tracy:-Così si fa Des, per un momento ho pensato di averti perso-
La sua voce e la sua risata mi fecero tornare alla realtà, a una realtà dannatamente sbagliata.
Io:-Mai, ora scusate ma devo andare un secondo in bagno..-
Mi guardavo in torno smarrita, sentivo solo insulti e pesanti critiche su di lui.
Destiny senti? Questa è opera tua, e ora lui ti odia.

Sei solo uno schifo di persona.
Lo hai fatto scappare in lacrime.
Lui sta male per colpa tua.
Lui sta piangendo per te.
Lui non ti rivolgerà mai più la parola.
Raggiunsi il bagno e mi appoggiai al lavandino piangendo.
Io:-BASTA! STATE ZITTE!-
Le voci dentro la mia testa si fecero più intense.
Guardati Destiny, non ti fai pena?
Sei una stronza, lo sai.
Non ti vergogni?
Io:-BASTA VI PREGO!-
Alzai la testa e mi guardai allo specchio.
Occhi rossi e gonfi, trucco colato, capelli arruffati, espressione vuota.
Cosa mi stava succedendo?
Pensa se David ti vedesse così.
Pensa a cosa direbbero tutti.
La splendida Destiny si è innamorata di uno sfigato.
Io:-LASCIATEMI STARE!-
Non potevo essere innamorata di Liam, non lo conoscevo nemmeno bene.
E allora perché lo hai difeso da Ivan?
Io:-E’ stato solo un gesto di gentilezza-
E come li spieghi i brividi?
Già, come potevo spiegarli quelli?
Stai trovando solo scuse Destiny, solo scuse.
Aprii velocemente il rubinetto dell’acqua e me ne buttai un po’ in faccia, dovevo assolutamente scacciare quelle voci.
Va da lui.
Nell’ultima voce sentii una nota di sofferenza e di supplica.
Quella era la vera Destiny, quella era la Destiny che era stata nascosta per tanto tempo, quella ero io.
 
Mi asciugai il viso e uscii dal bagno, per fortuna tutti erano già andati a lezione.
Girai per i corridoi in cerca di qualcosa, o meglio qualcuno.
Dopo averlo cercato ovunque mi sedetti su un muretto sconsolata.
Sarà già a lezione.
Mi sorpresi nel sentire di nuovo la voce della vera me.
Vai a lezione, lo cercherai dopo.
Ma nel momento in cui mi alzai dal muretto lo vidi uscire dal bagno.
Aveva gli occhi tremendamente gonfi, lacrimavano ancora un po’.
Guardava per terra come impaurito dalla realtà che lo circondava.
Trovai giusto un soffio di voce per attirare la sua attenzione.
Io:-Liam..-
Alzò di scatto lo sguardo e quando mi vide lo riabbassò deluso.
Mi avvicinai tremante a lui.
Io:-Liam ti prego.. Dobbiamo parlare..-
Liam:-Non credo che farti vedere con me sia di buon auspicio per la tua reputazione-
Le sue parole mi arrivavano dritte e fredde, come lame che mi si conficcavano in tutto il corpo.
Io:-Senti, non era mia intenzione ferirti..-
Liam:-Ma lo hai fatto-
I miei occhi si riempirono subito di lacrime e la voce mi morì in gola.
Mi coprii gli occhi con le mani e voltandomi mi accasciai a terra.
Sperai in un suo abbraccio ma quello che ottenni fu solo indifferenza.
Mi ignorò e se ne andò senza nemmeno guardarmi.
Ormai avevo iniziato a singhiozzare e la mia voce andava a tratti.
Io:-Liam ti prego.. torna qui.. ho bisogno di te..-
Ma Liam non tornò.
Uscì dall’edificio.
Lo vidi incamminarsi, probabilmente verso casa sua.
Si tirò su il cappuccio e infilò le mani in tasca riparandosi dal leggero freddo di ottobre.
Io rimasi lì, seduta su uno sporco pavimento di un corridoio liceale, a piangere come una bambina dopo che ha perso il suo giocattolo.
Con la differenza che Liam per me era molto più di un giocattolo.
 
Quella mattina mi feci portare a casa, non me la sentivo di stare ancora lì così finsi di stare male.
In macchina per mia sfortuna mia madre notò gli occhi gonfi.
Mamma:-Perché hai quegli occhi?-
Io:-Sono i miei occhi mamma, potrei chiederti la stessa cosa ma la risposta sarebbe palese-
Mamma:-Evita i tuoi giri di parole, lo sai che con me non funzionano. Che hai combinato?-
Io:-Ho dormito poco stanotte, lo sai che domani faccio un anno con David e sono agitata-
Mamma:-E vuoi usare questa scusa anche per il dolore alla testa che ti è venuto?-
Io:-Non è una scusa-
Mentire ormai mi riusciva fin troppo bene.
Mamma:-Va bene, coraggio scendi siamo arrivate. Io vado al lavoro, tu prenditi una tachipirina e riposati. Torno per pranzo-
Io:-Ok a dopo-
Le diedi un bacio sulla guancia e uscii dalla vettura dirigendomi velocemente verso la portina del cancello.
Dopo aver fatto scattare la serratura mi voltai per salutarla con la mano ed entrai in giardino.
Secondo il mio punto di vista avevamo una casa fin troppo grande per essere occupata solo da quattro persone.
Percorsi il vialetto e salii gli scalini per poi aprire la porta e richiudermela subito alle spalle.
Ci appoggiai la schiena contro e chiusi gli occhi scendendo pian piano fino a sedermi sul pavimento.
La mia testa era piena di pensieri confusi e il male stava arrivando davvero.
Mi alzai e andai in cucina a prendere una tachipirina.
Guardai fuori dalla finestra e lo vidi.
Liam Payne era seduto su una panchina sul lato opposto della strada davanti a casa mia.
Si guardava intorno pensieroso, era perfetto.
Continuai a fissarlo per un tempo che parve infinito finche i suoi occhi incontrarono i miei.
Le mie guancie si tinsero immediatamente di rosso mentre lui rimase impassibile.
Sforzai un sorriso imbarazzato ma lui girò la testa di lato facendo finta di niente.
Il mio sguardo si trasformò in uno sguardo triste.
Mi allontanai dalla finestra e salii in camera mia.
Diedi una veloce occhiata fuori per assicurarmi che lui c’era ancora e poi mi distesi sul letto.
Dopo qualche minuto i miei occhi si fecero pesanti e mi addormentai.
 
Mi risvegliai di scatto, la luce entrava dalla finestra dischiusa.
Provocai un cigolio quando mi alzai quasi meccanicamente dal letto.
Guardai oltre la tenda bianca, lui era ancora lì.
Sorrisi oltre il vetro guardando la perfezione sul ciglio della strada.
Scesi le scale di casa quasi di corsa, inciampandomi nell’ultimo scalino ma reggendomi a un appiglio sul muro.
Aprii la porta di casa e scesi i soliti cinque scalini.
Quando i nostri occhi si incontrarono di nuovo il mio cuore accelerò e quando un sorriso sincero apparse sul suo viso, parve scoppiare.
Liam si alzò dalla panchina e iniziò ad avvicinarsi a me.
Abbassai lo sguardo sentendo le mie guancie farsi bollenti.
In quell’istante una mano soffice prese il mio mento e lo sollevò delicatamente.
Subito dopo delle dita morbide si intrecciarono alle mie.
Rabbrividii.
Vidi il mio riflesso negli occhi di Liam Payne.
Un oceano marrone si trovava davanti a me e dentro quell’oceano nuotava Destiny Edwards.
La vera Destiny Edwards, quella che in fondo provava dei sentimenti per il proprietario di quell’oceano.
Il suo viso si fece sempre più vicino al mio ma nel momento in cui le sue labbra sfiorarono appena le mie sentii il rumore di uno scatto fotografico.
Allontanai il volto dal suo e mi guardai intorno.
Eravamo circondati da flash.
C’era tanta gente.
Sentivo tante risate.
Poi vidi Tracy avvicinarsi a noi.
Tracy:-Io lo sapevo Des, sei ricaduta così in basso! Sai cosa vuol dire? Adesso sei anche tu una nullità-
La sua risata mi trapanava la testa.
Dopo di lei vidi David.
David:-Des, pensavo che avessi gusti migliori! Mi sento in imbarazzo al pensiero di essere il tuo ex! Hei Payne, lo vedi questo?-
In quel momento David alzò un pugno.
David:-Bene, perché con questo ti spaccherò la faccia!-
Un colpo secco schioccò sul viso di Liam.
Le mie gambe cedettero.
Io:-NOOOO-
Risate.
Sentii solo più risate, poi divenne tutto buio.

 
Trasalii quando aprii gli occhi.
Dalla mia fronte colava il sudore provocato da quel.. sogno.
La mia espressione era terrorizzata, i miei occhi e la mia bocca spalancati.
Mi alzai di scatto mettendomi le mani nei capelli e andando avanti e indietro per la stanza.
Guardai fuori dalla finestra e lui era sempre lì.
Un orrendo senso di déjà vu si fece strada dentro di me.
Senza ragionare mi ritrovai ad inciampare all’ultimo scalino e ad aggrapparmi ad un appiglio.
Il senso di déjà vu venne sostituito da terrore puro.
Arrivai alla porta d’ingresso, terribilmente uguale a quella del sogno.
La aprii timidamente.
Fuori, lui era seduto dall’altra parte della strada.
Scesi lentamente i cinque gradini, tremando ad ogni passo.
Attraversai il vialetto, stranamente nel sogno quello non c’era e mi fece sentire più sollevata.
Uscii dal cancello e lo fissai mentre si iniziava ad agitare per avermi vista avanzare verso di lui.
Attraversata la strada, mi sedetti dal lato opposto della panchina su cui era seduto.
Mi schiarii la gola per attirare l’attenzione e poi girai la testa quel tanto che mi bastò per vedere i suoi movimenti.
Adesso aveva lo sguardo puntato sulle dita che si stava torturando.
Io:-Liam..-
La mia voce era tremante, insicura, impaurita dalla sua possibile reazione.
Liam:-Che succede? La mitica Destiny Edwards si sente in soggezione vicino al povero Liam Payne?-
A quella frase girai del tutto la testa e lo guardai meglio.
Aveva di nuovo il suo sorriso stanco e rassegnato.
Io:-Ti prego non fare così, voglio chiarire con te-
Liam:-Non hai paura che qualcuno possa vederci?-
Il suo tono era cambiato, era diventato un tono di sfida.
Io:-Liam, dimenticati di quello che è successo in corridoio-
Liam:-Come posso dimenticarlo?! Tu sei la prima ragazza che non mi tira il cibo addosso, che non mi insulta, che non mi spinge quando passa, che non ride quando mi vede e che crede in me. O dovrei dire lo sei stata. Come faccio a dimenticare quelle parole? Quel tuo tono schifato? Ti vergogni di stare con me. O forse hai solo paura del giudizio degli altri. In ogni caso io mi fidavo di te, ma ho capito che sei come tutti gli altri e che io sono solo un idiota-
Detto ciò si alzò e se ne andò alterato.
Rimasi scioccata da quelle parole, davvero lo trattavano così? Davvero nessuno era mai stato gentile con lui? E poi mi sentii tremendamente in colpa. Lo avevo deluso davvero. Io, che potevo essere la sua ancora di salvezza, me ne ero andata. Ed ero diventata una di loro. Ma io non volevo. Io volevo essere speciale per Liam Payne. Volevo esserlo come lui lo era per me.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Confusion. ***


Quella giornata passò velocemente e la sera arrivò in un soffio.
Dopo cena mi buttai sul letto cercando di scacciare i pensieri che mi tormentavano.
L’indomani tutti avrebbero guardato solo me e David e sarei dovuta essere perfetta.
Ti vedrà anche Liam, come reagirà?
Non potevo saperlo, ma di sicuro potevo immaginarlo.
 
La solita musichetta snervante usciva dal cellulare per avvisarmi che un nuovo terribile giorno mi aspettava.
Presi l’aggeggio e la interruppi, poi notai l’icona dei messaggi in alto.
La cliccai e mi uscirono una ventina di messaggi di auguri da mezza scuola.
Scorrendo notai un numero sconosciuto così aprii il messaggio.
Buon onomastico.
-Liam
Davvero aveva avuto il coraggio di farmi gli auguri?
Magari in fondo mi aveva perdonata.
Che dici, lui ti odia.
L’ha fatto solo perché è un ragazzo gentile.
Mi alzai svogliatamente e mi diressi verso il bagno.
Dal corridoio diedi un’occhiata nella camera di mio fratello.
La porta era socchiusa e mi permise di vederlo disteso nel letto con la musica nelle orecchie e le lacrime negli occhi.
Era circondato dall’oscurità della camera.
L’unica luce che filtrava era quella del corridoio.
Vederlo così mi distruggeva così decisi di entrare.
Venni investita da un tremendo odore di chiuso e mi sentii svenire.
Fortunatamente riuscii ad appoggiarmi alla scrivania.
Io:-Michael..-
Non ricevetti alcuna risposta.
Mi avvicinai al letto ormai circondato da fazzoletti e mi sedetti vicino a mio fratello, lui si tolse una cuffietta in cenno di ascolto e spostò gli occhi su di me.
Aveva un’espressione vuota.
Io:-Mike ti prego vieni a scuola con me-
Michael:-No-
Io:-Lo so che sei triste per quello che ha fatto papà ma non puoi stare qui a marcire-
Michael:-Io l’ho visto Des, non riesco ancora a scacciare quell’immagine dalla testa-
Io:-Lo sapevamo già che papà era fatto così, e io lo sapevo meglio di te.. Però quel che è stato è stato, e ora anche mamma l’ha capito-
Michael:-La mamma per colpa sua ha iniziato a bere.. E io so anche cosa fa quando esce la notte-
Il suo sguardo si perse nel nulla e le sue guancie iniziarono a rigarsi di lacrime.
Io:-Posso immaginarlo anche io Mike, non sono stupida-
Michael:-Tu l’hai mai seguita? No. Tu l’hai mai vista? No. Quindi non puoi immaginare-
Io:-Tu hai visto troppe cose Micheal-
Michael:-Lo so, però non posso dimenticarle-
L’unica cosa che mi sentii di fare fu accarezzagli la guancia e abbracciarlo forte.
Lui aveva tre anni in meno di me ed era molto più emotivo.
Il vedere papà con quella donna quella notte lo aveva distrutto psicologicamente.
Mi alzai dal suo letto ed uscii dalla camera.
Entrai nel bagno e mi guardai allo specchio, non riuscivo più a riconoscermi.
Non era possibile che un ragazzo completamente sconosciuto mi avesse ridotta così.
Destiny Edwards non poteva rimanere con le mani in mano.
Dovevo risolvere quella situazione.
Dovevo parlare con Liam una volta per tutte.
 
Mi sciacquai il viso con acqua fresca poi, dopo essermi lavata i denti, levai il trucco ormai colato e mi misi un leggero strato di eyeliner nero sulla palpebra, risaltando così i miei occhi azzurri pieni di sfumature gialle.
I miei occhi erano la parte che amavo di più del mio corpo, erano diversi dai soliti occhi marroni, verdi o azzurri della scuola.
E la cosa che amavo di più era che mi rappresentavano esattamente, una ragazza diversa dagli altri.
Una ragazza che andava oltre il pensiero monotono della società, che pensava di testa propria.
Peccato che questo mi aveva portata alla rovina, pensando troppo scavavo fin in fondo alle cose e sfortunatamente anche ai problemi che avevo.
E questi si ritorcevano contro di me investendomi completamente e, non essendo una ragazza forte, finivo sempre con il crollare.
Avevo provato tante volte a cambiare durante la mia infanzia e il cambiamento, anche se non si poteva considerare tale, lo ebbi al liceo quando iniziai ad indossare la mia maschera.
Il mio flusso di pensieri venne interrotto dal suono della voce di mia madre che mi chiamava dalla cucina.
Mamma:-Tesoro scendi che sei in ritardo!-
Non capivo cosa intendeva lei per ritardo ma, contando che la campanella sarebbe suonata tra tre quarti d’ora e che la scuola distava si e no cinque minuti da casa mia, io non mi consideravo in ritardo.
Io:-Mi vesto e arrivo mamma!-
E così feci, andai in camera mia e rimasi quasi dieci minuti davanti all’armadio in cerca di qualche capo decente.
Alla fine mi infilai dei pantaloni da tuta della Frankie Garage neri con la scritta bianca, una canotta grigia e le nike dello stesso colore della canotta, mia madre era una di quelle donne che esagerano sempre e ogni giorno tornavo a casa trovandomi un paio di scarpe o dei pantaloni nuovi ad aspettarmi sul letto.
Questa cosa non mi dispiaceva affatto però a me bastava la roba che avevo, senza dover sempre comprare un armadio ogni volta più grande.
Mi spazzolai i capelli castani e misi un paio di occhiali neri di D&G a mo’ di cerchietto, pronti ad essere utilizzati appena fuori di casa.
Scesi le scale con la tracolla su una spalla e raggiungi mia madre in cucina.
Mamma:-Buongiorno splendore, dormito bene?-
Io:-Non è stata una delle mie notti migliori ma diciamo di si, tu invece?-
Mentre mi fissava bere la mia spremuta di arancia abbassò lo sguardo e mi parlò con voce tremante.
Mamma:-Si, ho dormito bene..-
Non mi convinceva per niente ma non osai chiedere altro.
Una volta finita la bevanda da lei preparata mi alzai e le diedi un bacio sulla guancia, come per uscire da quella conversazione diventata leggermente tesa.
Mamma:-Buona giornata, ricordati che non torno per cena.. Ce la fai a preparare tu da mangiare?-
Io:-Contando che sono maggiorenne e che mi capita molto spesso direi di si, cerca di non stancarti troppo al lavoro.. Ciao-
Le sorrisi leggermente e lei ricambiò un sorriso sforzato.
Non riuscivo a vederla così ma non avevo nemmeno il coraggio di andare a fondo della faccenda.
Esatto, per la prima volta Destiny Edwards non riusciva ad arrivare al fondo di qualcosa.
Scacciai di mente quel pensiero ed uscii di casa, non mi importava se mancavano ancora venti minuti.
Volevo solo uscire, mettere un paio di cuffiette e non pensare a nulla.
La cosa però non mi riuscì.
Avevo un pensiero fisso in testa che mi tormentava dalla mattina fino alla sera.
Liam.
Stavo cercando un modo per chiarire ma ogni volta che lo trovavo mi tornavano in mente le sue lacrime e pensavo che l’avrei fatto soffrire quindi ripartivo da capo.
Poi capii cosa dovevo fare.
Dovevo semplicemente essere me stessa, la Destiny che lo aveva aiutato il giorno prima, quella senza maschera.
Arrivai a scuola un quarto d’ora prima del suono della campanella, così mi sedetti su una panchina in cortile aspettando lui.
Dopo circa dieci minuti arrivarono tutti ma di lui nemmeno l’ombra.
Liam dove sei?
Rinunciai ad aspettarlo quando si avvicinarono Tracy e Stacy insieme a David, Ivan, Mark e i loro stupidi amici.
Stacy:-Ciao Des-
Io:-Hei-
Tracy:-Che ci fai qui tutta sola?-
Io:-Sono arrivata un po’ prima.. Non avevo visto l’ora-
Buttai lì una scusa plausibile, non volevo di certo dirle che nella mia testa c’erano mille pensieri su Liam.
David si fece largo in mezzo a tutti e si sedette vicino a me prendendomi la mano, gesto alquanto strano dato che la sua tenerezza era scomparsa da un bel po’.
David:-Andate via dal cazzo, questo è il nostro giorno e voglio passarlo da solo con la mia ragazza-
Tutti ci guardarono maliziosamente e poi si allontanarono parlottando tra di loro.
Io:-Come mai tutta questa gentilezza?-
David:-Ti sembra strano che un ragazzo voglia essere tenero con la propria ragazza?-
Io:-No ma da quando frequenti Mark la tua ragazza è passata un po’ in secondo ruolo, o mi sbaglio?-
David:-Che c’è, sei gelosa? Tranquilla, non sono ancora diventato frocio-
Io:-Lo sai che non intendevo quello-
David:-Dai dolcezza, smettila di farti tutte queste seghe mentali-
Io:-Non mi faccio seghe mentali, guardo solo la realtà-
David:-Des vuoi rovinare questa giornata? Perché ci stai riuscendo alla grande-
Io:-Non voglio rovinarla, voglio solo farti capire che non puoi fare il ragazzo dolce solamente ogni tanto.. Che fine ha fatto il David che conoscevo io un anno fa?-
David:-C’è sempre stato, ma forse sei troppo presa a cagare gli altri e non me-
Io:-Non sono io quella che si fa prima di venire a scuola per poi chiamare la propria ragazza troietta-
David:-Avanti, è stata solo una volta..-
Io:-Si ma non ho gradito molto la cosa-
La conversazione andava di male in peggio, e quando pensai che non poteva andare peggio David tirò fuori un tasto che mi fece bloccare il cuore in gola.
David:-Bene, allora perché non vai dal tuo Payne? Magari lui riesce a farti sentire una Dea non credi?-
Detto ciò si alzò e se ne andò lasciandomi lì con gli occhi lucidi.
Avevo perso entrambi.
Ero rimasta sola.
Mentre pensavo non mi accorsi che nel cortile non c’era più nessuno ma il suono della campanella invase la mia mente riportandola alla realtà.
Mi alzai e corsi dentro, raggiunsi il solito armadietto e dopo aver preso i libri di astronomia feci uno scatto fino all’aula del corso interessato.
Mi scusai con il professore che aveva già iniziato a fare l’appello e mi sedetti al mio solito posto ritrovandomi vicino una Marie irritata per colpa della sua migliore amica che, come mi aveva detto, le aveva rubato il ragazzo.
Le dissi soltanto che la cosa mi dispiaceva anche se, sinceramente, non mi importava nemmeno un po’.
Durante il resto dell’ora guardai fuori dalla finestra sperando di vederlo correre nell’edificio.
Ma non fu così.
Mr Brown:-Allora Edwards, vedo che siamo tra le nuvole oggi-
Non feci caso alla battutina del professore e mi limitai ad abbassare lo sguardo.
Mr Brown:-Vuole renderci partecipi di cosa le frulla nella testa?-
La cosa che odiavo di più del signor Brown era che non si faceva mai gli affari suoi e, dopo aver sospirato per la rabbia, gli lanciai un’occhiataccia al quale rispose con un ghigno soddisfatto, come se i suoi piani stessero andando per il verso giusto.
Mr Brown:-Coraggio Edwards, non faccia la timida-
I miei nervi stavano raggiungendo il limite così gli risposi fredda e ironica.
Io:-Non mi sembra che io passi il mio tempo a chiedere a lei cosa pensa tutto il giorno, quindi non capisco cosa la porti a domandarlo a me-
Il suo finto sorriso, se possibile, si fece ancora più grande sfoggiando i denti gialli e storti.
Mr Brown:-La differenza è che io sono un professore, e che lei non è attenta alla mia lezione. Quindi mi chiedevo cosa le passa per la testa di così importante per distrarla dallo studio delle comete-
Un’altra cosa che odiavo di lui era la sua capacità di rigirare la situazione a suo piacimento.
Peccato per lui che anche io ne ero capace.
Io:-Niente che le possa interessare e che possa interessare alla classe. E ritengo che un semplice ‘Edwards’ basti per attirare la mia attenzione, senza il bisogno di chiedere cose personali. Non crede anche lei?-
Il professore si zittì subito e rivolse l’attenzione al resto della classe.
Mr Brown:-Bene.. Per la prossima settimana voglio che vi studiate tutto il capitolo, faremo un piccolo test che valuterò-
Poi la campanella suonò precisa come non mai e la classe si alzò creando un baccano pazzesco.
Io fui l’ultima ad uscire e il professore ne approfittò per richiamarmi da lui.
Mr Brown:-Edwards stiamo facendo un po’ gli sfacciati non crede? Forse dovrebbe calmarsi se non vuole perdere l’anno-
Io annuii ed uscii dalla classe lasciandomi quelle parole alle spalle, avevo già troppi problemi per badare a un professore rincoglionito che ha sempre voluto bocciarmi, fin da quando avevo messo piede nella sua aula.
 
Tutti gli occhi della scuola erano puntati su di me, dopotutto ero la ‘star’ della giornata.
Ogni persona che incontravo mi salutava e di tanto in tanto qualcuno accennava un ‘auguri Destiny’ ma non ci facevo caso.
Volevo solo trovare lui.
Camminavo per i corridoi pieni di alunni in cerca dei propri armadietti per prendere i libri dell’ora successiva, ma di Liam nessuna traccia.
Arrivai allo sportello numero 79 e appena lo aprii per prendere il quaderno di scrittura sentii una mano poggiarsi sul mio fianco.
Mi voltai di scatto e dietro di me trovai David con un sorriso stranamente sincero stampato in faccia.
Io:-Hei-
David:-Scusa per come mi sono comportato prima Des-
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
Io:-Oh, non importa dai-
Poi sentii delle dita prendermi delicatamente il mento e sollevarmi il viso.
I suoi occhi erano a pochi centimetri da me.
Quegli occhi maledettamente simili a quelli di Liam Payne.
Spostò lo sguardo sulle mie labbra e dopo essersi morso il labbro inferiore mi baciò.
Ma non era un bacio violento come i soliti, era un bacio dolce e ricco di sentimenti.
Era il bacio che avevo tanto aspettato e che finalmente avevo ottenuto.
Quando fece scontrare le nostre lingue le fece intrecciare lentamente, dimostrandomi tutto l’amore che avevo creduto non provasse più per me.
Liam.
Lo spintone involontario di uno studente in corsa ci fece tornare con i piedi per terra.
In quel momento mi resi conto che la persona che stavo baciando era David e mi meravigliai di me stessa.
Come avevo potuto pensare a Liam in un momento così?
Sorrisi nel vedere il suo sguardo felice.
Io:-Dav, io devo andare.. Ci vediamo dopo-
Gli diedi un veloce bacio a stampo e poi mi diressi verso l’aula di scrittura.
 
Solitamente durante quell’ora ero sempre molto attenta, dato il mio interesse nella materia, ma in quel momento avevo un pensiero fisso che mi tormentava.
Non era solo più Liam come persona ma le sue labbra sulle mie, il suo respiro unito al mio, le possibili carezze, i sorrisi per riprendere fiato.
Sentivo il bisogno di avere tutto quello, sentivo il bisogno di avere Liam.
Destiny, lo conosci da un giorno!
Eh già, lo conoscevo solo da un giorno.
Era impossibile provare tanta attrazione per una persona, ma a quanto pare io ero l’eccezione che confermava la regola.
La mattinata terminò con le due ore di arte e l’ora di strumento.
L’ora di strumento era la mia preferita, perché potevo finalmente suonare.
Suonare era, insieme a scrivere, la cosa che preferivo al mondo.
Il mio strumento era il pianoforte e ogni volta che poggiavo le dita sui tasti freddi sentivo una scarica che mi invadeva il corpo e mi dava un senso di libertà incredibile.
In realtà tutto quello che riguardava l’arte mi emozionava.
Anche solo fare uno schizzo su una tela bianca mi faceva sfogare, mi liberava da ogni pensiero e mi calmava totalmente.
Infatti a pranzo la mia mente era come svuotata e solo dopo aver sentito le parole di Mark a mensa mi accorsi di cosa avevo dimenticato, la gara clandestina.
 

SPAZIO AUTRICE

Innanzi tutto volevo scusarmi per l’immenso ritardo che ho avuto per mettere questo capitolo ma davvero non sapevo cosa scrivere, scusatemi tanto  cc
Poi volevo dirvi che ho apprezzato tanto le 5 recensioni ai primi due capitoli, so che non sono molte ma, contando che è la prima storia che pubblico, mi sento realizzata lol
Parliamo della storia..
Questo capitolo è noioso come la morte, scusateee però volevo farvi capire cosa ronza nella testa di Destiny.
Liam non si vede per un po’ (sia nei capitoli che nella storia) e la povera Des ha bisogno di chiarirsi con lui.
In questo capitolo ho anche aperto una parentesi sulla famiglia di Destiny, perché il fratello è così depresso? Cosa fa la madre di notte? E soprattutto, cosa ha fatto il padre? Ehehe lo scoprirete leggendo uu
Aaah poi ho citato la gara clandestina dove, anticipo, ci sarà un risvolto della storia yeee
Bene per oggi è tutto, spero di riuscire ad aggiornare prima questi giorni ma ho bisogno della musa ispiratrice (?)
Alla prossimaaaa c:
 
-Melany

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2013759