New life, with you.

di Juliet97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Family ***
Capitolo 2: *** New school ***
Capitolo 3: *** Friends ***
Capitolo 4: *** Jealous ***
Capitolo 5: *** The incident ***
Capitolo 6: *** Lost Memory ***
Capitolo 7: *** The rapture ***
Capitolo 8: *** I want to stay with you. ***
Capitolo 9: *** Someone help us ***
Capitolo 10: *** Goodbye Doncaster, Hello NYC ***
Capitolo 11: *** You're my smile. ***
Capitolo 12: *** Don't worry, I'm yours ***
Capitolo 13: *** Surprise. ***
Capitolo 14: *** Yeah but.. I'm alone without him. ***
Capitolo 15: *** Everything back to normal ***



Capitolo 1
*** Family ***


"Coraggio pigrona dei miei stivali, alzati che mamma ci aspetta" 
Mugugnai un qualcosa di incomprensibile, ma non di certo gentile nei confronti di mio fratello Jason. Era una cosa alquanto irritante ed insopportabile per i miei gusti, aveva solo due anni in più di me e credeva di essere il Dio dell'Olimpo, illuso. Era il giorno della nostra partenza, nostra madre si è trasferita in una città dell'Inghilterra, Doncaster se non ricordo male. Il nome non era dei migliori, quando mio fratello lo pronunciò per la prima volta mi fece ridere, non lo avevo mai sentito, essendo Americana e di tutt'altra zona. Mi alzai tranquillamente come ogni mattina sotto i peggiori insulti di mio fratello per farmi alzare, diceva e ripeteva sempre che quando dormivo neanche lo sparo di un cannone mi avrebbe svegliata, e purtroppo, odio ammetterlo ma aveva ragione, odio terribilmente dar ragione a Jason. 
"Alison muoviti e rimarremo a New York!"
 Ogni volta che parlava, ripetevo a me stessa di avere un fratello piuttosto noioso, si comportava come papà. 
"Sei peggio di papà" 
Il suo sguardo fulminante bastò per azzittirmi e far abbassare il mio di sguardo. Lui e mio padre non sono mai andati d'accordo, e questo da quando mio padre tradì mia madre con una biondona tutta rifatta, cosa parecchio disgustosa. Io e Jason decidemmo di seguire le orme di mia madre solo un anno dopo, per via di quella sciacquetta che frequentava mio padre. Mi trattava male, mi obbligava a fare cose che non volevo, delle volte mi buttava fuori di casa dicendo a mio padre che ero andata a dormire da un'amica, non sapendo però, povero ingenuo che in realtà dormivo su una panchina del parco vicino casa. Assurdo vero? Mi stancai di tutto questo e lo raccontai a Jason, che non fu molto gradito da ciò. Litigò con mio padre, lui la vedeva come una santa, come la miglior donna dei suoi tempi, anche lui un povero illuso. Ecco spiegato il motivo, per il quale mamma ci attendeva così esasperatamente in Inghilterra, e con tutta sincerità, non vedevo l'ora. L'aeroporto era piuttosto affollato, molta gente partiva, chi per vacanze, chi per lavoro, oppure gente che come me e Jason cambiava paese, o stato per rifarsi una vita migliore. In aereo non feci altro che dormire, con le cuffiette del mio iPhone nelle orecchie, non mi andava a genio il fatto di dover tenere gli occhi aperti e vedere dal finestrino che non toccavo terra, avevo una fottutissima paura degli aerei, ma non volevo dar la soddisfazione a mio fratello di deridermi appena scesi. Dieci ore di viaggio, furono i minuti, i secondi più lunghi della mia vita. Mamma ci aspettava all'aeroporto, a stento la riconobbi. Era cambiata tantissimo dall'ultima volta. Lei era bionda, proprio come me, ma si era tinta di nero, e le stavano benissimo con i suoi occhioni azzurri. 
"I miei ragazzi, quanto mi siete mancati!" 
Ed ecco l'abbraccio di mamma, a volte considerato uno dei migliori, a volte uno dei peggiori per il suo modo di stritolare la gente, in particolar modo i suoi figli. Lei ci raccontò di essersi fatta una nuova vita con un altro uomo, e che avremmo avuto un fratellastro e una sorellastra, Harry e Gemma. Già dai loro nomi la cosa un po' mi intrigava, saremmo stati in sei in una casa, ci sarebbe stato da divertirsi la dentro. Non seppi spiegare l'enorme stupore che ebbi nel vedere l'enorme villa in cui mia madre entrò con la macchina. Insomma, in America avevamo una comune casa a due piani, come tutti del resto, questa era una vera e propria villa con tanto di piscina sul retro. 
"Hey sister, pensi quello che penso io?" 
"Puoi scommetterci fratello!" 
La nostra nuova vita iniziava già a piacerci, ma non per la casa o che altro, ma perché avremmo fatto nuove conoscenze e sicuramente ci sarebbe stata gente migliore che a New York. Il padrone di casa si chiamava Des Styles, nome assurdo. Chi chiamerebbe il proprio figlio DES? Non ebbi nemmeno parole per descrivere l'interno della casa, salone immenso moderno, una cucina altrettanto grande, un piano solo per mia madre e Des e un piano peri ragazzi. Di certo non mi sarei mai immaginata una casa così. 
"Ragazzi, Des e i suoi figli sono fuori oggi, ha voluto lasciare del tempo a noi per stare un po' insieme, che vi andrebbe di fare?" 
Una cosa a cui pensai fu la scuola. Il mio aspetto fisico non fa di me una scolaretta modello, tutti mi dicevano che avrei dovuto fare la modella, alta, magra, curve al punto giusto, capelli biondi e mossi e miei occhi azzuri come quelli di mamma. Se c'era una cosa che mai avrei voluto fare era proprio la modella montata. Mi piaceva studiare, a New York frequentavo una delle scuole più costose degli Stati Uniti insieme a mio fratello, i nostri genitori non si sono mai lamentati dei nostri voti. 
"Mà, e la scuola?" Mio fratello si mise a ridere. 
"Ooh andiamo, sei qui da solo mezz'ora e già pensi alla scuola? Non fare la bizzarra!"
 "Frequenterete lo stesso istituto di Harry, è a dieci minuti da qui! E' un ottimo studente e sono sicura che vi troverete molto bene in sua compagnia!" 
Il fatto che non abbia nominato l'altra sua 'figliastra' diciamo, mi fece dedurre che non andava più a scuola, o semplicemente che si era diplomata e aveva un buon lavoro. 
"Si Ali, Gemma è diplomata tesoro!" 
Non era cambiata di una virgola, riusciva a percepire solo dal mio sguardo ciò a cui stavo pensando. Sorrisi, fin quando il rumore della porta di casa non fece sussultare me e Jason dallo spavento. Un ragazzino dagli occhi verde smeraldo e riccio si appoggiò sullo stipite della porta dell'enorme salone, aveva un sorriso a dir poco magnifico. 
"Ciao Harry, ben tornato a casa! Loro sono i miei figli, Jason e Alison!" 
Il ragazzo avanzò di tre passi per poi porgere la mano a me e mio fratello. Come potevo avere proprio quello splendido ragazzo come fratellastro? Era troppo, non avrei retto a così tanta bellezza. Un 'Sono a casa' da una voce femminile provenì di nuovo dall'entrata principale, per far si che si presentasse una figura più o meno alta quanto me, di una ragazza magra dai capelli castani e somigliante molto a Harry, sicuramente si trattava di Gemma. 
"Loro devono essere Jason e Alison! Ciao ragazzi io sono Gemma, vostra 'sorella'! 
Aveva un sorriso bellissimo, proprio come quello del fratello. A quanto avevo capito, la bellezza era di famiglia. 
...
Ero a Doncaster da solo due ore e già mi ero stufata di stare in quell'immensa casa, volevo uscire. Presi il mio iPhone e le cuffiette ed uscì dal cancello enorme che portava sulla strada. Camminavo sul marciapiede con la mia solita tranquillità, fin quando i miei occhi non caddero su un campo da Football dove al suo interno c'erano i giocatori. Quel campo faceva parte di una scuola. Il cancello della scuola era aperto, e dato che la mia curiosità non aveva limiti, entrai e mi sedetti sulle gradinate ad osservare ogni minimo gesto, ogni minimo particolare di ciò che avevo davanti. Rimasi lì per ben un ora e mezza, fin quando mi accorsi che i ragazzi stavano entrando negli spogliatoi a cambiarsi. Non mi restava altro che andarmene se non volevo rimanere chiusa nella scuola. Mi riavviai verso casa, ma qualcuno mi chiamò.
"Alison?" 
Mi voltai per vedere chi fossi, e trovai l'enorme figura di Harry davanti a me, affiancato da un ragazzo altrettanto bello. 
"Ehm.. Harry?" 
"Che fai qui? Non pensavo che sulle gradinate fossi tu!"
"Giochi qui a Football?"
"Beh si, questa è la mia scuola!"
"Ah, wow" 
-"Hey Hazza, non ci presenti?" 
"Si, scusa! Lui è un mio compagno di squadra!"
"Ciao.. Io sono Alison, ma puoi chiamarmi Ali!"
-"Ciao, io sono Louis!" 

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Capitolo 2
*** New school ***


"DOVE DIAVOLO SONO I MIEI JEANS ALISON?" 
La solita finezza di mio fratello, che entrò come ogni mattina in camera mia come un bisonte facendomi cadere dal letto. Quella mattina però era seguito da Harry che osservava la scena dallo stipite della porta, iniziavo a pensare che avesse una spiccata sensibilità per gli stipiti. In qualche modo spiegai a mio fratello che i suoi jeans erano sulla sedia a pian terreno e che ce li aveva messi mamma, poi mi girai dall'altro lato del letto pensando di ritornare a dormire, ma qualcuno mi saltò addosso urlandomi nelle orecchie che a meno di un'ora e mezza avrei dovuto iniziare il mio terzo anno di liceo nella nuova scuola di Doncaster. Era passata solo una settimana dal mio trasferimento, ma con Harry mi trovavo molto bene, e sicuramente non avrei fatto fatica ad accettarlo come fratello. Jason invece si era attaccato molto a Gemma, ci eravamo un po' scambiati. Harry iniziò ad agitarmi leggermente per farmi alzare finché non riuscì nel suo intento. Mi alzai con gli occhi ancora chiusi e camminai verso la porta del bagno, che Jason però chiuse e ci finì contro. Lo aveva fatto apposta l'idiota. Mi cambiai, misi un jeans e una maglietta, pettinai i miei lunghi capelli biondi, un leggerissimo filo di trucco e scesi a far colazione. 
"Buongiorno ragazzi!"
Non so come faceva mia madre alle 7.30 di mattina ad avere un sorriso enorme, io quasi dormivo sui pancackes alla nutella preparati da Gemma. 
"Mamma non ho fame, esco! Ci vediamo oggi!"
"Hey aspettami vengo con te!"
Aspettai che il riccio prese il suo zaino per poi uscire di casa. Avete presente il ragazzo che mi fece conoscere la settimna prima? Louis, non feci altro che pensare a lui tutta la settimana. Dopo avermelo presentato si fermò a casa a mangiare, aveva un ottimo senso dell'umorismo, era molto simpatico, ma non lo vidi più per il resto della settimana. I cancelli della scuola erano già aperti, molti ragazzi parcheggiavano la loro auto nel parcheggio di fianco all'edificio. Harry si girò a guardarmi e mi sorrise, ero sicura che da un momento mi avrebbe porto una domanda. 
"Ti piacerebbe far parte delle cheerleaders?"
Eccola lì, la solita domanda che molte persone mi avevano fatto anche in America per convincermi ad entrare a far parte di quella squadra di oche arrapate. 
"No Harry, non è il mio genere!"
"Non lo avrei mai detto!" 
Sorrisi leggermente. Mi accompagnò dal preside a recuperare gli orari delle lezioni, quel giorno mi avrebbe fatto lui da guida. Quello che mi chiedevo era se Jason se la sarebbe cavata, non lo avevamo aspettato a casa. Alla prima ora avevo chimica, materia che tanto odiavo anche a New York, era inutile per il nostro futuro, a meno che uno studente non decideva di diventare uno scienziato pazzo. Harry invece aveva matematica, fuo abbandonata davanti alla porta del laboratorio di chimica. Bussai leggermente alla porta, e un tranquillo 'avanti' provenì dall'interno dell'aula da una donna, entrai. la donna mi squadrò, per poi osservare il registro di classe e tornare a fissarmi sorridendomi. 
"Lei deve essere la signorina Davies, si accomodi vicino a Richardson!" 
Mi sedetti di fianco ad una ragazza mora dagli occhi verdi, che mi porse il suo libro di chimica per la lezione. La ringraziai a bassa voce e lei mi sorrise facendomi un occhiolino. Non passò molto velocemente quella lezione, forse perché tutti gli sguardi dei miei compagni erano rivolti verso di me come delle civette. Appena suonò la campanella riposi il libro alla proprietaria, che prima di uscire mi chiamò. 
"Volevo presentarmi, mi chiamo Hannah!"
"Alison!"
Strinsi la sua mano per poi scappare al di fuori dell'aula diretta verso l'armadietto, Harry prima di entrare nella sua aula mi consegnò un foglietto con su scritta la ma combinazione e dov'era collocato. Alla seconda ora avevo fisica, altra materia inutiledel quale ovviamente, non trovavo il laboratorio. Mentre camminavo per il corridoio sentii una voce di un ragazzo proveniente sicuramente dall'aula di musica, che cantava. Rimasi li fuori ad ascoltare quella voce fantastica, melodiosa.
 
If I don't say this now,
I will surely break,
As I'm leaving the one I want to take
 
La voce mi sembrava quasi di averla già sentita, di averla già sentita parlare. Mi feci trasportare di nuovo dalla mia insulsa curiosità ed entrai, vedendo che al piano forte che cantava e suonava, c'era lui. Louis. 
 
Forgive the urgency
but hurry up and wait.
My heart has started to Separate..
 
Picchiai il mio ginoccio contro una sedia. Il rumore che avevo provocato fec smettere Louis di suonare e si girò di scatto. Mi massaggiavo la parte dolorante senza accorgermi che i suoi occhioni azzurri erano puntati perplessi su di me. Alzai il volto per poi incontrare il suo, i suoi occhi.
"Ciao Alison!"
Non pensavo si potesse ricordare ancora di me, avevamo passato insieme ad Harry solo qualche ora, non di più.
"C-ciao Louis! Non.. Non volevo disturbare scusa!"
Sorrise per poi alzarsi e venirmi incontro.
"Non ti preoccupare è tutto ok! Hai la febbre per caso? Sei tutta rossa in faccia!"
"No, sto bene grazie! Devo scappare scusa!"
Uscii da quella specie di auditorium e mi chiusi la porta alle spalle, appoggiandomi ad essa. Mi lasciai scivolare a terra aspettando che il mio cuore si calmasse per l'agitazione. Avevo parlato per la seconda volta con lui. 
"Ah ma sei qui! Che fine avevi fatto? la prof è impaziente di conosceri!"
Mi alzai in piedi come una molla guardando Hannah spazientita e col fiatone.
"Scusami, è colpa mia l'ho trattenuta in auditorium con me!"
Hannah guardava dietro di me con quasi la bava alla bocca e due occhi che avrebbero mangiato di lì a poco il ragazzo che aveva appena parlato. Mi voltai e trovai la sagoma di Louis sorridermi e venir di fianco a me. 
"L'accompagno io dalla professoressa, mi assumo le responsabilità non preoccuparti!"
"Uhm.. Ok, ci vediamo in classe Ali!"
Hannah sparì dietro al coridoio che portava probabilmente al laboratorio di fisica. Ero stupida da come Louis si fosse preso tutte le colpe del mio ritardo a lezione già al primo giorno di scuola. Quasi non mi conosceva nemmeno e aveva preso le mie difese, quando la colpa era mia, io ero stata ad interromperlo nel bel mezzo della sua canzone, della sua concentrazione. Mi guardò sorridendo e aprendo la bocca per parlare. 
"Andiamo?"
Annuii. Camminavo silenziosamente alla sua destra, ero imbarazzata per la situazione. Eravamo solo io e lui nel corridosio della scuola,si sentivano solo i rumori dei nostri piedi sul pavimenti. Bussai alla porta del laboratorio di fisica e quasi la prof non mi fulminava. 
"Alla buon ora Davies, già al primo giorno saltiamo le lezioni?"
"Mi scusi io.."
"Non si arrabbi professoressa, è colpa mia! L'ho trattenuta in auditorium per farle ascoltare il mio pezzo!"
"Aaah Tomlinson, che non succeda più! E tu al tuo posto!"
Andai a posto, prima però mi voltai verso di lui e mimai un 'grazie' con la bocca. Mi fece l'occhiolino e chiuse la porta dell'aula. Silenziosamente mi sedetti a posto e rimasi in silenzio tutta la lezione, pensando a lui. 
...
All'uscita di scuola andai subito a casa senza aspettare ne Harry ne Jason. Volevo starmene da sola tra i miei pensieri e con le cuffiette nelle orecchie ascoltando la musica. Citofonai al cancello aspettando che qualcuno mi aprisse, dopo di che entrai in casa buttando a terra la cartella senza preoccuparmene. In cucina c'era Gemma alle prese coi fornelli come la mattina. Stava preparando un piatto italiano, non ne avevo mai assaggiato uno. Non si accorse che la stavo osservando, senza farmi sentire salii sul nostro piano e mi buttai sul mio lettone in camera mia. Osservai il soffitto che in quel momento mi sembrava molto interessante. Mentre ero intenta a girovagare su facebook dal mio telefono, qualcuno bussò alla mia porta, al quale risposi con un 'avanti' quasi sussurrato. 
"Ali tutto bene?"
"Si Gemma, grazie dell'interessamento!"
"Volevo avvisarti che il pranzo è pronto, Harry e Jason sono arrivati!"
"Vi raggiungo tra poco!"
Avevo poca fame, ma non volevo deludere Gemma e le sue capacità da chef, quindi scesi a pian terreno e mi sedetti al tavolo con loro. Mamma e Des erano al lavoro. Non avevo ancora ben capito che tipo di lavoro facesse Des, ma aveva un ufficio questo si che lo avevo capito. Per essere un piatto italiano Gemma se l'era cavata piuttosto bene, feci la scarpetta col pane nel piatto, cosa che suscitò soddisfazione nella mia sorellastra. 
H:"Gemma, stasera Louis si fermerà a dormire qui, abbiamo delle cose da fare!"
G:"Va bene, ma non fate baccano come la scorsa volta, intesi?"
J: "Chi è questo Louis?"
H:"Un ragazzo per il quale Ali...stravede!"
Sputai la coca cola in faccia a Jason dalla vergogna.
"Sei un idiota Harry!"
Arrabbiata salii in camera mia. Mi ero confidata con lui perché speravo di potermi fidare, avremmo vissuto sotto lo stesso tetto per chissà quanto tempo, mi sembrava giusto provare a dargli fiducia ma mi sbagliai. Fece capire a Jason che avevo questa 'cotta' per un ragazzo e ora mi sarei solo dovuta preparare alle prese in giro di mio fratello. 
"Harry è un imbecille!"

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Capitolo 3
*** Friends ***


Ero in camera mia ormai da più o meno cinque ore, non ero uscita dalla mia stanza nemmeno per andare al bagno in caso ne avessi avuto bisogno. Louis era arrivato da poco e l'idea di vedere il suo viso gironzolare per casa mi metteva solo in imbarazzo. 
Avevo un disperato bisogno di bere e di mangiare, dovevo fare i miei bisogni quindi mi assicurai che i ragazzi fossero nella stanza di Harry per poi sgattaiolare in cucina a cibarmi e dissetarmi. Presi i due panini, li appoggiai nel piatto, presi un vassoio e ci posai sopra il piatto con un bicchiere di succo all'arancia e tornai in camera. Le chiacchiere troppo alte di Harry e Louis mi fecero sentire ciò che si stavano dicendo, e sta volta non era colpa della mia insulsa curiosità, ma loro. 
Lou: "Hey amico, Alison che fine ha fatto?"
Ha: "Nella sua stanza a poltrire"
Lou: "Ci starebbe proprio una bottarella, che ne dici?"
Ha: "Smettila stupido potrebbe sentirti!"
Troppo tardi, lo avevo sentito. Pensavo che fosse diverso, ma è proprio vero che l'apparenza inganna. Mi ero fatta trascinare dalla bellezza dei suoi occhi, del suo sorriso, dal suo umorismo. Invece non era altro che un idiota come Harry che pensa solo a quello. Tornai in camera mia sbattendo la porta per far capire loro che avevo sentito, a quanto pare aveva funzionato, qualcuno qualche minuto dopo bussò alla mia porta.
"Chiunque tu sia, sparisci, a meno che tu non sia Jason!"
Ha: "Non sono Jason! Il tuo sbattere la porta mi ha fatto capire che hai sentito la nostra conversazione, giusto?"
"Non credere che io abbia origliato, stavate parlando ad alta voce e vi ho sentiti! Siete tutti uguali"
Ha: "Non è un cattivo ragazzo Ali, stava solo sch.."
"Non mi interessa non voglio sentire altro Harry, lasciami sola!"
Potevo vedere il suo sguardo dispiaciuto, sul serio questa volta.. ma ero arrabbiata. ogni singola persona che mi vedeva, faceva questi pensieri su di me e iniziavo a non poterne più. Ho diciassette anni e in tutto questo tempo non ho mai capito cosa attraeva di me un ragazzo, sapevo solo che ero stufa di essere ciò che loro pensavano. 
 
Harry's verse
 
"Sei un cretino Louis! Ti ha sentito e ora sta male!"
Lou: "Non pensavo origliasse!"
"Di fatti non ha origliato, ha solo sentito grazie al tuo tono di voce, non cambierai mai accidenti, già mi odiava, ora mi odia ancora di più!"
Lou: "Perché ti odia?"
"Louis, ti riprendi? Ha una cotta per te e tu a cosa pensi? Solo a scop.. Lasciamo perdere! Senti amico, non sarà mia sorella di sangue ma vive sotto il mio stesso tetto ed è come se lo fosse, non ti permetterò di farla soffrire, chiaro?!"
Lou: "Tutto chiaro! UN MOMENTO! Cotta? di che parli amico?
"Sorvoliamo, usciamo è meglio!"
Presi le chiavi dell'auto di Louis e ci dirigemmo alla sua macchina. La nostra presenza in casa non avrebbe di certo aiutato Alison, e in qualche modo volevo riaquistare i rapporti da fratello e sorella che si era creato. Lo portai in un pub, anche se di pomeriggio non ci sarebbe stato molto da fare, non c'era nessuno se non noi e qualche ochetta della nostra scuola che come al solito ci provavano senza alcun ritegno. 
 
Alison's verse
 
Avevo sentito i ragazzi uscire di casa dopo la sfuriata di Harry contro Louis. Non pensavo fosse così protettivo nei miei confronti, era peggio di Jason quasi. Mi mancava chiaccherare con mio fratello. Aveva un ottimo rapporto di fratellanza con Gemma ormai e sembrava quasi si fosse dimenticato di me. 
"Posso entrare?"
Ja: "Hey sister, come mai qui?"
Lo guardai, avevo una voglia assurda di sfogarmi con mio fratello, non lo facevo da chissà quanto tempo, era arrivato il momento di parlare con lui. 
"Jay.. posso farti una domanda?"
Ja: "Dimmi tutto!"
"Secondo te io sono solo da.. si insomma, quella cosa!"
Ja: "Ma che diavolo.. Certo che no, che ti passa per la testa Ali?!"
Il suo sguardo era perplesso e confuso, aveva ragione. In America quasi tutti pensavano ciò che aveva detto Louis qualche minuto prima, ma non avevo mai avuto il coraggio di parlarne con lui perché nonostante passasse giorni interi a sfottermi, era molto protettivo nei miei confronti, in particolar modo se c'erano di mezzo dei ragazzi. Avevo sempre paura della sua reazione aggressiva, a volte troppo. 
"Il fatto è che.. prima ho sentito Louis dire ad Harry che io.. beh.."
Ja: "Quello prende schiaffi, ti conosce da solo una settimana non si deve permettere di.."
"Non è il primo a dirlo.. Anche quando stavamo a New York, quelli della scuola mi vedevano solo una con cui passare un avventura e basta!"
Ja: "Ali.. non è che per caso tu.. Hai capito!"
"No Jay, no! E' questo il problema! Non ho mai avuto rapporti con nessuno fin'ora e tutti pensano che io sia un oca che ci prova con tutti!"
Ja: "Ali non ascoltarli, va avanti per la tua strada e non farti condizionare da ciò che pensa la gente, vai bene così come sei! Per quanto riguarda l'amico frits di Harry, a lui ci penso io!"
Abbracciai mio fratello come non avevo mai fatto, ero felice di aver chiaccherato un po' con lui, soprattutto dei miei problemi. Pensavo che Harry da una parte potesse sostiruire Jason in qualche modo ma.. mi sbagliavo. Nessuno potrà mai sostituire il mio fratellone geloso e possessivo, a volte tremendamente insopportabile, era sangue del mio sangue e questo non sarebbe mai cambiato. Io e Jay scendemmo in cucina a preparare la cena, Gemma non c'era e mamma e Des sarebbero arrivati a momenti, Harry e Louis erano arrivati da poco ma solo Jason se ne accorse, io ero intenta a tagliuzzare le carote per l'arrosto. 
Ja: "Vado a parlare col tizio, arrivo!"
Avevo paura di una sua reazione, feci finta di nulla e lo seguì in salotto dove fece uscire Harry. Il riccio mi guardò confuso, ma con un solo sguardo capì che avevo raccontato tutto a Jason e si mise dietro di me ad ascoltare la conversazione tra i due. 
Ja: "Prima cosa mi presento, io sono Jason! Tu devi essere l'amico simpatico che vuole passare una notte di avventura con mia sorella, Louis giusto? prima di farti parlare vorrei che ti entrasse nel cervello ciò che sto per dirti.. Mia sorella non è un giocattolo, ha dei sentimenti e non è come tutte le altre tue amichette che ti sei passato, instesi? La conosci da poco e non devi neanche parlare di lei, che non si ripeta più!"
Lou: "Jason, si ti chiami così, io scherzavo! Sinceramente non avevo nemmeno capito che lei avesse questa piccola cotta nei miei confronti, io non sono come mi descrivete voi, e non mi sono passato le ragazze che intendi tu, che sia chiaro questo A TE! Anzi, se devo essere sincero a me piace tua sorella, volevo conoscerla meglio ma preferisco di no, me ne torno a casa!"
Louis uscì dal salotto salendo per le scale, qualche minuti dopo scese col suo zaino e se ne andò, proprio come aveva detto a Jason.  Non potevo credere a quello che aveva appena detto, io gli piacevo? Con tutte le belle ragazze che ci sono in quella scuola proprio io? Non ci avrei creduto nemmeno se mi avessero messa in ginocchio su un tombino. 
Il giorno dopo, a scuola, passai nuovamente davanti all'auditorium pensando di sentir di nuovo la sua bellissima voce angelica, ma non la sentì.
?: "Cerchi Louis?"
Mi voltai di scatto, e mi trovai Hannah sorridente che mi guardava, io rimasi in silenzio.
Han: "Chi tace acconsente! Lou non c'è oggi! Volevo avvisarti che abbiamo le ultime due ore libere, usciamo prima!
"Okay, grazie Hannah!"
Iniziavo a pensare che Louis non fosse venuto a scuola per evitare di vedermi. Dopo ciò che mi fratello gli aveva detto sicuramente non deve essere facile rivolgermi la parola. La campanella suonò, e come detto da Hannah uscimmo prima per via dei professori assenti. Nel frattempo, non vedendo Jason nei paraggi mi diressi verso casa da sola con la musica nelle orecchie. Mentre camminavo qualcuno mise la sua mano sulla mia spalla destra, sussultando mi girai di scatto per poi trovarmi Jason e un altro ragazzo accanto a lui, biondo dagli occhi azzurri, come Louis. Non salutai nessuno dei due, mi limitai semplicemente a guardarli. 
Ja: "Oh si ciao anche a te sister!"
"..."
Ja: "Vorrei presentarti un mio amico, Niall!"
Ni: "Ciao, tu devi essere Alison, Jason parla spesso di te!"
"Immagino cosa ti dica..! Piacere di conoscerti!
Ja: "Lui conosce Louis!"
"Non mi interessa, scusate ho da fare ci vediamo a casa Jay!"
Mentre camminavo una macchina nera, una Porches, si affiancò accanto a me facendo scendere il finestrino. Vidi i suoi occhi, le sue labbra, il suo viso.. vidi lui. Lo guardavo perplessa, confusa. Mi chiedevo perché si fosse fermato proprio di fianco a me. Con la mano destra mi fece segno di salire in macchina. 
Lou: "Senti, io non so cosa tu abbia capito ieri ma.. la mia intenzione non era quella di offenderti, stavo solamente scherzando, quella frase era fottutamente ironica. La sceneggiata di tuo fratello mi..."
"Lo so ti ha spiazzato, te lo si leggeva in faccia!
Lou: "Cosa provi per me?"
"...Niente, non provo niente! Devo andare ora, ciao Tomlinson!"
Il cancello di casa Styles/Davies mi fu aperto subito dopo aver citonofato, mostrandomi alla porta principale il biondino dagli occhi azzurri presentatomi qualche ora prima da mio fratello. Mi sorrise e mi fece cenno con la testa come per salutarmi, ovviamente ricambiai. Avevo solo voglia di una partita sfrenata alla Wii, me l'ero portata dall'America e collegata nella stanza di Jason per quando lui non ci sarebbe stato, ma anche se in quel momento era in casa poco mi importava, volevo giocare. 
"Jay, ti spiace se gioco alla Wii in camera tua?"
Ja: "No, anzi portati Niall, io sto finendo di studiare, lui ha già finito!"
Feci segno con la mano a Niall di seguirmi al nostro piano, era quasi sbalordito, probabilmente per la grandezza di quella casa, inizialmente lo ero anche io. La stanza di Jason era completamente sotto sopra, non si poteva stare la dentro, c'erano libri e CD dappertutto, per non parlare dei vestiti.
"JAAAASOOOOOOONNNNNN!"
Ni: "Ahah dai non arrabbiarti, io sono peggio di lui!"
"Ti spiace se stiamo in camera mia? Il signorino a diciannove anni ancora non sa cosa sia l'ordine!"
Lui annuì, presi ciò che ci serviva e andammo in camera mia a giocare. 
Ni: "No non è possibile un'altra volta!"
Avevo battuto Niall a Just Dance 4, avevo giocato talmente tante volte con le mie amiche Americane che ormai sapevo qualsiasi ballo a memoria, ero praticamente imbattibile, e Jason poteva confermare. 
"Ahahah non ti arrabbiare dai, succede! Se vuoi qualcosa da bere lì c'è una specie di mini frigo, serviti pure io vado al bagno!"
Una cosa che amavo da matti, era avere il cibo a mia disposizine. Lo avevo da poco in camera mia, come in tutte le altre stanze. Il bagno era occupato, da Harry. 
"Hazza, come mai non eri a scuola oggi? Muoviti  mi serve il bagno!"
Aprì violentemente la porta e fissò le sue iridi verdi nei miei occhi celesti, sembra triste, amareggiato, i suoi occhi erano rossi, come se avesse appena pianto.
Ha: "Non mi andava!"
"Harry che succede?"
Ha: "Ne parliamo dopo, c'è Niall adesso! Solo, scusami!
Non pensavo lo conoscesse, quasi ci rimani male, anzi senza il quasi. 
"Vi-Vi conoscete?"
Ni: "Si ahah è uno dei miei migliori amici oltre a Louis! Giochiamo nella stessa squadra di football!"
Più andavo avanti col tempo, e più scoprivo cose del quale rimanevo sempre più male, ero in quella scuola da un po' ormai e non avevo ancora conosciuto molte persone, se non Hannah, Niall e.. si beh Louis. Forse era arrivato il momento di stringere amicizia con qualche altra persona, distrarmi mi avrebbe fatto più che bene. 
 
#Il giorno seguente
 
Gem: "Ali, svegliati!"
Gemma squoteva il mio corpo avvolto dalle coperte per farmi svegliare, a quanto pare quella mattina non volevo saperne di alzarmi, ero svogliata. Mi alzai non molto contenta e andai in bagno, dove trovai Harry intento davanti al water con gli occhi chiusi che cercava di fare pipì. Aveva il vizio di non chiudere la porta quando andava in bagno, qualche giorno sicuramente qualcuno lo avrebbe trovato magari sotto la doccia completamente nudo. Era sonnambulo, non si accorse che mi stavo lavando la faccia nello stesso bagno utilizzato da lui in quel momento. Feci le mie cose ed uscii dal bagno sperando che prima poi Harry si svegliasse dal sonno. 
"Gemma, Harry solitamente la mattina dorme in piedi davanti al water?"
Gem: "Oh si non ti preoccupare! Quando è così fa lo stesso ciò che devi fare tanto non se ne accorge!"
Jason scoppiò a ridere sputando tutto il succo d'arancia sul tavolo, se fosse capitato a lui invece che lavarsi si sarebbe messo per terra a ridere o a fare un video a suo fratello. Una volta lo fece a me mentre nel sonno canticchiavo una canzoncina che cantavo sempre da bambina, quanti calci che gli tirai quella volta.
Presi le fette biscottate con la marmellata ed uscii di casa con Jason, non avevo intenzione di aspettare che Harry si svegliasse, anche se avrei voluto vedere la sua faccia quando si sarebbe trovato davanti al gabinetto. 
Ja: "Ali, che ne pensi di Niall? E' simpatico?"
"Si molto, però è scarso alla Wii!
Ja: "Si beh questo è risaputo ahah  ti piace?"
"Si, ci uscirei volentieri per conoscerlo meglio! Conoscere gente nuova mi fa solo bene!"
Vidi Jason esultare sotto i bassi, ma non capii. Davanti alla scuola vidi Niall con un gruppetto di amici, c'era anche Harry. 
Ja: "Scusa ma.. harry non era intento a dormire davanti al gabinetto?"
"Me lo chiedo anche io Jay!"
Mentre me la ridevo con mio fratello, sentii la voce di Niall chiamare Jason e me da lontano. Ci avvicinammo tranquillamente, Jason conosceva il gruppetto. 
Ni: "Ali, loro sono Liam e Zayn!"
"Fammi indovinare, i tuoi migliori amici oltre Harry!"
Ni: "E Louis, esatto!"
Louis mi osservava senza dire niente,io semplicemente, volevo fare nuove conoscenze. A pranzo mi fermai in mensa a scuola, non era da me però avendo conosciuto nuove persone mi andava di approfondire i rapporti con queste persone. Nel mio vassoio c'era un piatto di pasta, una vaschetta di insalata e come dolce dei muffin al cioccolato. Dovevo fermarmi più spesso a mangiare a scuola. Il tavolo era composto da me, Jason, Niall, Harry, Louis, Liam, Zayn e due ragazze che non conoscevo. 
Liam: "Ali, lei è Danielle, la mia ragazza!"
"Piacere di conoscerti!"
Era una ragazza alta, dai capelli riccissimi e dalla pelle color olivastra. Aveva un sorriso bellissimo, sembrava simpatica. l'altra ragazza era bionda, vicino a Zayn, ma se ne stava zitta e in disparte, sembrava quasi non facesse parte del gruppo, sembava fosse in un altro mondo in quel momento. Il suo sguardo era perso nel vuoto. 
"Harry, lei chi è?!"
Ha: "Lei è Perrie, la ragazza di Zayn! Ultimamente hanno dei problemi, quindi tende molto a chiudersi in se stessa! Cerca di prendere confidenza con lei e aiutarla, le farebbe bene, come farebbe bene a te distrarti un po'!
Aveva ragione, dovevo distrarmi, ma io ero un po' come Perrie. All'inizio sono timida e impacciata, non riesco a formare un discorso logico e di senso compiuto. 
 
Louis' Verse
 
In mensa lei era davanti a me, sembrava che non esistessi per lei. Le avevo spiegato che scherzavo, che non volevo offenderla ma.. non avevo risolto nulla, avevo solo peggiorato. Forse suo fratello aveva ragione a dire che era diversa dalle altre. Volevo conoscerla meglio, volevo avere la possibilità di provare ad esserle amico se solo me lo avrebbe permesso. Quando ride, anche i suoi occhi azzurri ridono, la sua risata è contagiosa. Nonostante la conoscessi da poco tempo, c'era un qualcosa di lei che mi attraeva, ma non fisicamente come tutti pensavano. 
Za: "Tommo coraggio, svegliati! Oggi c'è la partita ti vogliamo più in forma che mai!"
Ero talmente intento a fissare Alison che non mi accorsi di ciò che il mio compagno mi aveva appena detto.
Za: "Hey? Stai sognando?" 
"No Zayn sono vivo, non è aria oggi scusate!"
Finii di mangiare ciò che avevo nel piatto, riportai il vassoio al suo posto ed uscii dalla mensa, dovevo pensare ad altro, e non ai suoi occhi, non al suo sorriso. Dovevo distrarmi. 
?: "Hey Tomlinson!"
Mi voltai, era Derek, compagno di squadra.
"Hey amico!"
Der: "Se oggi vinciamo stasera do una festa, porta chi vuoi! Guai a te se non ti presenti!"
Sicuro avrei invitato gli altri, ma la voglia di andare a quella festa pallosa in caso di vittoria era pari a zero. Mi stavo esattamente comportando come una femminuccia, lo ammetto. Andai a cambiarmi negli spogliatoi e a mettermi la divisa di squadra, probabilmente allenarmi mi avrebbe aiutato e non pensare a ciò cui stavo pensando ormai da giorni. 
 
Alison's verse
 
Io e le ragazze fummo invitate tutte a vedere la partita dei ragazzi nel pomeriggio,in caso di vittoria ci sarebbe stata una festa a casa di un loro compagno di squadra, Derek se non erro. Io e Danielle stavamo tranquillamente parlando di noi, le raccontai da dove venivo, di come mai mi fossi trasferita, giusto per conoscerla. Perrie non parlava, ci eravamo presentate ma dopo quella breve conversazione non parlò più. Guardò la partita silenziosamente proprio come lo era stata in mensa. 
I ragazzi vinsero la partita.
Dan: "Prepariamoci al party!"

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Capitolo 4
*** Jealous ***


Ero nel panico più totale nel vero senso della parola. A meno di due ore ci sarebbe stata la festa a casa di Derek, colui ancora a me sconosciuto, ed io ero ancora a casa, davanti all'armadio a decidere quale vestito o stile mettere, nonostante avessi un guardaroba estremamente enorme. 
"Cosa diavolo metto adesso? HARRYYYYYYYY!!!!"
Volevo un suo parere, in tal caso avesse scelto un abito poco adeguato avrei chiesto a Gemma di aiutarmi essendo una ragazza. Continuavo a chiamare quella zucca vuota ma non rispondeva. Andai in camera sua, era peggio di quella di Jason, e lo trovai con le cuffie nelle orecchie e il computer in mano steso sul letto. Misi le mani sui miei fianchi ormai spazientita e stufa di chiamarlo, mi fiondai in piedi sul suo letto e gli tolsi le cuffie.
Ha: "Ma che fai matta?! Scendi dal letto o il tuo dolce peso lo romperà, non vorrei che poi mia madre pensasse male!"
"Bella questa fratellino, ho bisogno di aiuto! Aiutami a scegliere un vestito da mettermi!"
Ha: "Alison? Qualunque cosa tu metta starai bene comunque! Non preoccuparti! Comunque sia do un'occhiata!"
Io ed Harry avevamo ormai chiarito il litigio di qualche giorno prima, tutto era tornato come prima, forse anche meglio. Il riccio era rimasto quasi scandalizzato per l'enorme quantità di scelta che potevo avere nel guardaroba, la sua faccia mi fece ridere di gusto. Scelsi vari vestiti, pantaloni e magliette e li poggiai sul letto per farmi consigliare da lui cosa mi sarebbe stato meglio. 
Ha: "Dunque, questo vestito no è troppo scollato, questo è troppo corto, questi pantaloncini mettono in evidenza una cosa che i ragazzi non devono vedere sorvoliamo anche su questi, maglietta troppo corta e con questa rischieresti di soffocare di caldo!"
"Ok chiama Gemma!"
Harry chiamò sua sorella col cellulare, non riuscivo a crederci, era solo un piano sotto di noi e si scomodava a spendere soldi solo per non andare giù a chiamarla. 
Alla fine con l'aiuto della mia sorellastra optai per un vestito nero senza spalline, allo stesso tempo non troppo scollato e non troppo corto, altrimenti sia Harry che Jason me lo avrebbero fatto cambiare in due secondi. Trucco leggero, i miei capelli biondi li pistrai, lasciai solo il ciuffo un po' mosso, e come scarpe optai per un Decolté nero di dieci centimetri. Scesi le scale sotto gli occhi di Jason, Harry e di mamma e Des.
Ma: "Sei bellissima tesoro!"
Ja: "Sarà anche bella ma il vestito è troppo corto!"
Des: "Suvvia ragazzi ha bisogno anche lei delle sue esperienze!"
Ha&Ja: "E' piccola!"
"Si, e voi siete in perfetta sintonia, andiamo?"
Annuirono ed uscì di casa con Harry alla mia sinistra e Jason alla mia destra, mi sentivo tanto una di quelle vip del momento con tante guardie del corpo attorno, solo che al posto di due bodyguard avevo i miei fratelli. 
La casa del ragazzo era enorme, non come la nostra ma comunque enorme ed era piena di gente. Era la prima volta che andavo ad una festa del genere e vestita tutta in ghingheri. In lontananza vidi tutto il gruppo di Niall, Louis e gli altri. 
Ja,Ha&Ali: "Ciao a tutti!"
Li: "Ottima sincronizzazione ragazzi, compliementi!"
Ridemmo tutti per la battuta di Liam, poi entrammo. Avevo gli occhi di Louis addosso, sentivo il suo sguardo bruciare nei miei confronti, mi sentivo messa in soggezione. 
Camminammo in mezzo alla folla, tenevo la mano di Harry per non perdermi, ma fu inutile. Persi tutti quanti in mezzo a quell'ammasso di persone la maggior parte già ubriaca per i troppi alcolici ingeriti. In pochi secondo mi ritrovai nel giardino sul retro, rispetto all'interno della casa non era affollato fortunatamente, riuscivo a muovermi tranquillamente senza essere schiacciata. Mi sedetti su una panchina, non avevo altro da fare, i ragazzi si erano dispersi in casa, e di certo là dentro non ci sarei tornata. 
?: "Hey bellezza, che fai qui tutta sola?!"
Un ragazzo, completamente ubriaco si avvicinò a me, non con buone intenzioni. Non gli risposi, mi alzai e me ne andai.
?: "Non fare la difficile ragazzina!"
Mi prese per un braccio scaraventandomi contro al muro e mettendosi davanti a me. Il suo alito sapeva alcool, puzzava tremendamente. 
Qualcuno alle sue spalle lo prese e lo allontanò da me buttandolo a terra. Il ragazzo si mise davanti a me come per difendermi, e solo quando parlò mi resi conto di chi fosse. Louis.
Lou: "Levati di torno David, lei è con me non è da sola!"
Da: "Tomlinson, che vuoi?"
Lou: "Che la lasci in pace!" Si voltò verso di me. "Andiamo dentro,i ragazzi ti stanno cercando!"
Per l'ennesima volta, Louis mi aveva aiutato nonostante ci fosse una discussione in mezzo tra noi. Da una parte ne ero felice, dall'altra avevo ancora in testa quella sua frase che pur scherzando aveva detto, e che mi fece rimaner male. 
Prese il mio polso sinistro con la sua mano destra e lo tenne stretto in modo da non perdermi nella folla in delirio, fino a portarmi dal resto del gruppo. 
Ha: "Ma dove diavolo eri? io e Jason ci stavamo preoccupando!"
"Sto bene ragazzi, ero fuori a prendere una boccata d'aria, tutto qui!"
Louis mi sorrise, ma un sorriso di quelli spenti. Non disse nulla di quello che era accaduto fuori, probabilmente non voleva far arrabbiare Jason. La musica rallentò di colpo e tutti si misero a ballare il lento a coppie. 
Lou: "Ti va di ballare?"
Lo fissai per qualche secondo per poi annuire, appoggiando le mie braccia intorno al suo collo. 
Lou: "Mi dispiace, davvero Alison. Non sono quello che pensi tu. A volte esagero col mio comportamento, non volevo offenderti!"
Per un po' rimasi zitta, continuai a ballare con lui, ma senza farglielo notare avevo sorriso nell'incavo del suo collo. Ero contenta di aver sentito quelle parole, nonostante ci avesse già provato a spiegarmi non si arrese e tentò ancora di chiedermi scusa. Mi decisi a dire qualcosa in risposta a ciò che mi aveva appena detto.
"Va bene, è tutto ok Louis!"
Lou: "Amici?"
"Amici!"
Finita la canzone andai a prendere qualcosa da bere al tavolo, dove trovai Niall completamente sbronzo anche lui, non si reggeva in piedi. Non mi avvicinai nemmeno, avevo paura riaccadesse di nuovo la stessa cosa come in giardino. Essendo astemia presi solo un analcolino. Faceva troppo caldo in mezzo a tutta quella gente, così aprii la porta di casa e mi diressi fuori, a sedermi sul marciapiede col mio analcolico in mano. 
Lou: "Che fai qui?"
Mi voltai, vidi lo sguardo perplesso di Louis che attendeva una risposta. 
"Louis! Mi hai spaventato! Comunque nulla, dentro fa caldo!"
Lou: "..."
"Ti spiacerebbe accompagnarmi a casa mia? Non mi va più di stare qui, c'è troppa gente e non sono abituata!"
Lou: "Va bene, vado ad avvisare i ragazzi e torno!"
Lo vidi sparire all'interno della casa in un lampo, mentre rimasi li su quel marciapiede ad attendere che lui tornasse. Non riuscivo a smettere di pensarlo neanche un minuto, più guardavo i suoi occhi, il suo sorriso, più me ne innamoravo. Era stato così dolce a chiedermi di nuovo scusa, forse avevo affrettato le cose, avevo sbagliato a dire che era come tutti gli altri, dovevo imparare a conoscerla meglio una persona prima di giudicarla. 
Lou: "Eccomi qui, possiamo andare!"
Mi porse la sua mano per aiutarmi, mi alzai e andammo verso la sua auto nera. Per un po' nel tragitto in macchina rimasi zitta, fu lui a rompere quel silenzio.
Lou: "Allora Ali.. Harry mi ha detto che sei Americana! Come mai sei venuta proprio in una città come Doncaster?"
Ero stupita per la sua domanda, fin'ora nessuno me l'aveva mai fatta da quando mi ero trasferita. 
"Mio padre si è risposato con una biondona tutta rifatta e senza cervello.. In sua assenza e quella di Jay, mi trattava male. Delle volte mi cacciava di casa e diceva a mio padre che ero da un'amica a dormire, e invece.."
Lou: "Invece?"
"Beeh.. dormivo su una panchina del parchetto vicino casa nostra..!"
Fermò la sua auto di scatto, quasi andai a sbattere con la testa contro il vetro. 
Lou: "E' assurdo! Quale donna può comportarsi in questo modo con una ragazzina?"
La stessa domanda che lui mi fece, me la chiedevo anche io da quando mio padre si trovò quella matta come moglie, anzi, come rimpiazzo di mia madre, io la chiamavo così, solo e un inutile rimpiazzo, uscito male tra l'altro, perché mia madre era tutto ma non una donna insensibile che caccia dei ragazzini di casa la notte. 
"Lei!"
Qualche minuto dopo arrivai a casa, salutai Louis con la mano e mi feci aprire l'enorme cancello da Gemma, che appena mi vide mi guardò come per dire 'cosa fai già qui' ma poco mi importava, volevo solo starmene per conto mio senza musica alta a palla. 
 
#Due ore dopo.
 
Ero accasciata nel mio letto senza dormire, ascoltavo della musica tranquilla dal mio computer e chattavo con delle mie amiche di New York, quando sentii la porta principale sbattere violentemente. Mamma e Des dormivano mentre Gemma era uscita poco dopo dal mio rientro in casa con delle sue colleghe di lavoro. Scesi quasi assonnata e trovai Harry e Jason ridere come due idioti nel salotto. Harry si era praticamente spogliato nel bel mezzo della stanza, Jason se la rideva per terra come uno scemo.
"Siete ubriachi!"
Ha: "Tu che dici sorellina?"
Scoppiò a ridere da solo mentre andava in giro per casa nudo, lasciando il suo intimo e il resto dei vestiti per terra nel salone di fianco al tavolo. Alzai Jason da terra con tutte le mie forze facendolo stendere sul divano delicatamente, gli tolsi i jeans lasciandolo in mutande e gli misi addosso una coperta, si addormentò subito. 
Presi i vestiti di Harry e li portai in camera sua, mettendoli nel cesto della roba da lavare. Non so come fece ma salì da solo su per le scale e arrivò nella sua stanza prima che io uscissi. 
"Harry mettiti a letti! Puzzi terribilmente di alcool!"
Ha: "Suvvia Ali ahahah per una sera ahaahah eravamo tutti ubriachi marci ahahah!"
"Si ok va bene, ora mettiti a letto e dormi, buona notte!"
Ha: "Anche a te sorellina!"
Chiusi la sua camera e tornai nella mia, mi addormentai anche io. 
 
La mattina seguente mi svegliò un rumore assordante di pentole e piatti. Scesi giù da basso dove trovai Niall e Liam intenti a giocare alla play nel salone, Harry e Zayn alle prese coi fornelli, Louis, Danielle e Perrie nel giardino a pulire la piscina.
Li: "Buongiorno a te dormigliona, dormito bene?"
"Ciao ragazzi, si, grazie Liam. Mi sono persa qualcosa? Che state combinando? Jason dov'è?"
Za: "Una domanda alla volta prego!"
Ha: "Haha qualcosa ti sei persa, stiamo preparando la grigliata, guarda fuori che sole che c'è! Jason è fuori con dei suoi compagni di classe torna stasera!
"Ah, fantastico! Mamma e Des?"
Ha: "Completamente assenti, si sono presi una settimana di riposo e tornano domenica prossima!"
"Ancor più fantastico, vado a vestirmi!"
Avevano ragione, quel giorno faceva particolarmente caldo, misi dei pantaloncini da calcio, li amavo, e una canotta rossa con le mie superga bianche. Scesi giù da basso e la situazione era ancora come l'avevo lasciata prima di salire a vestirmi. 
"Oookay fenomeni, chi vuole fare una partita a calcio con me?"
Ni: "Scherzi? Non batterai mai nessuno dei due Ali!"
"Scommettiamo?"
E così fu, avevo fatto una scommessa con Liam, se avrei battuto Niall, il signorino mi avrebbe fatto da schiavo tutta la giornata, in caso contrario.. Nulla, le donne non fanno le schiave. Presi il joystick in mano e come squadra presi il Barcellona, Niall il Chealse, contavo su Messi. 
La partita iniziò, feci goal al decimo minuto. Osservavo le facce shoccate dei due che guardavano lo schermo con la bocca aperta. 
"Consiglio a entrambi di chiudere quel forno, le mosche girano!" 
Li: "Sfotti?"
Ha: "Che fate qui? Oh oh Niall amico stai perdendo, sei una femminuccia!"
Ni: "Chiudi il becco riccio devo conentrarmi!"
Le ultime parole famose, Niall fu battuto 4 a 1 per me, non poteva crederci, quasi piangeva il poveretto. Era ufficialmente il mio schiavo per un'intera giornata, non lo avrei consigliato a nessuno di farmi da schiavo. Andai in piscina a vedere come se la cavavano Louis e le ragazze, aveva quasi pulito tutta la piscina. 
Da: "Qual buon vento porta quel sorriso smagliante Ali?"
"Ho battuto Niall alla play, sarà mio schiavo per un giorno, yessss!"
Guardai Louis sorridendo, notai la sua mascella irrigidirsi all'udire la mia frase in risposta a Danielle. Perrie invece piano piano si stava riprendendo, probabilmente le cose con Zayn stavano andando a posto, fortunatamente. Presi un retino e iniziai ad aiutarli, quando per sbaglio sfiorai il braccio di Louis. 
"Sc-scusa!"
Se ne andò senza dire nulla, eppure ero sicura di non aver fatto niente di male, lo avevo solo sfiorato. 
Za: "Ragazzi, il mio stomaco reclama cibo, mangiamo?"
Ci sedemmo tutti al tavolo tranne Louis, era sparito.
Li: "Eh adesso dove diavolo è Tommo?"
"Vado a cercarlo!"
Salii per tutta la casa ma non lo trovai, guardai fuori dalla finestra e la sua auto c'era ancora, quindi capii che non se n'era andato. Aprii una stanza a caso, quella degli ospiti e lo trovai lì, steso sul letto a pensare a chissà cosa.
"Louis, è pronto!"
"Non ho fame, va a farti imboccare dal tuo schiavo!"
E questa da dove l'ha tirata fuori adesso? 
 
Louis' verse
 
Ero geloso, e stra geloso di un qualcosa, di qualcuno che nemmeno mi apparteneva, e che forse non mi sarebbe mai appartenuto. Mi era scappata quella frase per sbaglio, vidi il suo volto, il suo sguardo confuso. 
Ali: "Come scusa?"
"Nulla, lascia stare ora arrivo!"
Aveva fatto finta di non aver sentito, ma sapevo perfettamente che le sue orecchie funzionavano ancora bene, forse meglio delle mie. Scesi giù ed erano tutti a tavola che mi guardano, lei, invece teneva lo sguardo basso, fisso sul suo piatto pieno di pasta fredda, come se non avesse fame. Feci finta di nulla e come al solito iniziai a scherzare col mio solito umorismo. Finito di pranzare si buttarono tutti in piscina, Alison compresa, sembrava quasi divertirsi in mia assenza, anzi togliamo il quasi. lei si divertiva anche senza di me, lei poteva a fare a meno di me, ma io non di lei e del suo sorriso. Il mio unico e solo obbiettivo, era quello di tenere il più nascosto possibile i miei sentimenti, avevo troppa paura di rovinare tutto. Fortunatamente nella stanza di Harry c'era un pianoforte, senza che gli altri se ne accorsero andai al piano di sopra. Volevo cantare, era l'unico modo che avevo per sfogarmi, per esprimere ciò che provavo. Mi sedetti, e suonai il mio pezzo senza più sentire i loro schiamazzi dalla piscina. 
 
Alison's verse
 
Era un giorno diverso dagli altri, avevo degli amici finalmente, come si suol dire, pochi ma buoni. Mi trovavo bene in loro compagnia, sapevo divertirsi e sapevano far divertire per persone, ma in quel momento mancava solo una persona, si proprio lui, Louis, che era sparito come al solito. 
Per: "Ragazzi, ma Tomlinson che fine ha fatto?"
Ha: "Sarà nella mia stanza, sento il piano forte!"
Li: "E' così solitario ultimamente, inizia a farmi preoccupare!"
Ni: "Non c'è da preoccuparsi ragazzi, andiamo, lui è Louis Tomlinson!"
Ha: "Ali tu che dici?"
Ciò che aveva detto Liam era vero. Ultimamente Louis era spesso solo, e se era in compagnia se ne andava per i fattacci suoi. Non riuscivo a capirlo, e come me neanche gli altri. Senza rispondere alla domanda di Harry uscii dalla piscina prendendo il mio asciugamano ed entrando in casa gocciolando dappertutto. Rimasi davanti alla porta ad ascoltare la sua voce, non volevo interromperlo questa volta. Quando ebbe finito aprii la porta della stanza. 
Lou: "Eh tu che ci fai qui?"

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Capitolo 5
*** The incident ***


Lou: "Eh tu che ci fai qui?" 
Quella domanda avrei dovuto porgergliela io dato che si trattava di casa mia e la stanza di mio fratello. 
"Non credi che debba fartela io questa domanda?"
Lou: "Scusa..!"
"Cos'hai? Sei così solitario ultimamente e i tuoi amici si stanno preoccupando!"
Alla mia domanda e affermazione abbassò lo sguardo sui tasti del piano forte e riprese a suonare e cantare, come se non gli avessi mai fatto quella domanda, come se in quella stanza io non fossi presente. Per quanto mi piacesse Louis, la sua aria misteriosa iniziava ad infastidirmi, c'era sicuramente qualcosa che lo turbava e volevo scoprirlo. 
"Ok senti, non so se tu te ne sia accorto ma ti ho fatto una domanda!" Sbattei la mia mano sui tasti violentemente per farlo smettere. "Che diavolo ti prende Louis? Tu non sei così, non sei più il ragazzo che ho conosciuto qualche tempo fa che non faceva altro che dire battute su battute! Sono stufa di essere ignorata in questo modo quando ti parlo, abbi il coraggio di dire le cose!"
Vidi il suo volto diventare rosso, ma non capii se pee la rabbia suscitata da ciò che aveva appena sputato la mia bocca, o per l'imbarazzante momento in cui si trovava, anzi ci trovavamo. Si alzò facendo cadere lo sgabello all'indietro e corse via. 
"LOOOUUIIISSS"
Ero veramente arrabbiata, scesi giù dagli altri senza fare una piega, mi sedetti al tavolo e mangiai gli avanzi che gli altri avevano lasciato. Danielle e Perrie si sedettero di fianco a me con tutta la loro tranquillità che avevano in corpo, vedevo finalmente il sorriso di Perrie. Mangiavo e mangiavo senza fermarmi, come potete capire quando sono arrabbiata mangio e basta. Finiti gli avanzi mi alzai di scatto come una molla ed uscì di casa sbattendo la porta principale. La sua macchina era ancora lì, probabilmente se n'era andato a piedi come gli stupidi, o semplicemente aveva intenzione di tornare. Camminavo senza una meta precisa, quello però di cui ero certa, era che volevo starmene da sola per i fatti miei a sbollire senza dover scaricare la mia rabbia sugli altri, come ero solita fare. Vidi Louis dall'altro lato del marciapiede, sta volta ero intenzionata a fargli sputare ciò che gli passava per la testa, ero talmente presa che non mi accorsi del camion in arrivo. 
Lou: "ALISOOOOOONNN!"
Fu l'ultima cosa che sentii prima di essere scaraventata via per metri e metri da quell'enorme tir, poi, il buio totale. 
 
Louis' verse
 
Vagavo per la città senza una meta, e con me portavo a spasso i miei pensieri, o meglio, il mio unico pensiero, lei. Appena giraila testa la vidi venirmi incontro, il suo volto era arrabbiato ma allo stesso tempo determinato, ma qualcosa le stava per andar addosso. 
"ALISOOOOOONNN!"
Non feci in tempo, quell'enorme camion la scaraventò via come niente, come se non fosse carne umana. Improvvisamente, la vidi li stesa per terra con attorno una pozza di sangue, i suoi capelli biondi erano diventati rossi, da brivido. Il suo volto sfigurato e molto probabilmente anche il suo corpo. La prima cosa che feci fu andarle incontro ed inginocchiami davanti a lei, le presi la testa in mano urlando il suo nome ma lei niente, lei non rispondeva. Qualcuno chiamò l'ambulanza al mio posto, intanto la folla iniziava a fermarsi intorno a noi, a lei. I miei vestiti ormai erano macchiati del suo sangue che non sarebbe andato più via, ma in quel momento l'unica cosa di cui mi importava realmente era chelei si salvasse. L'ambulanza la portò via senza farmi salire. Tornai a casa di Harry per avvisare tutti dell'accaduto,sentivo i loro schiamazzi dall'esterno dell'edificio, erano felici, ma la loro felicità sarebbe durata ancora poco. 
Ha: "Dove sono Alison e Louis?"
Za: "Chissà cosa stanno fac.. Louis amico ma dov'eri?!"
Ja: "Perché hai i vestiti macchiati di sangue? Hai ucciso un agnello?"
Risero tutti alla battuta del fratello biologico di Alison, ma c'era poco da ridere in quel momento. Se solo avesse capito che il sangue era della sorella non avrei osato immaginare la sua reazione. 
Li: "Un momento.. Lou dov'è Alison?" 
All'udire il suo nome i miei occhi diventarono lucidi, cercavo di cacciare le lacrime indietro ma fu tutto inutile, scesero come fiumi. Mi sentivo tanto una femminuccia, ma non mi importava, quella ragazza in poco tempo mi aveva rapito il cuore, e qualcuno me la stava portando via. 
"Le-lei è.. c'è stato un incidente!"
La mascelle di Jason e Harry si tesero più del dovuto, mi sentivo quasi colpevole per l'accaduto, anzi ERO IO colpevole. Lei era venuta a cercare me, se fossi rimasto a casa forse lei sarebbe stata bene. 
Ja: "Non mi dire che.. quel sangue è..!"
Harry e Jason presero le chiavi della mia auto diretti verso l'ospedale, avevano capito ormai che il sangue era della loro tanto amata sorella, ed io il colpevole. Mi misi nell'angolino del giardino accovacciandomi e portando le gambe al mio petto con la testa appoggiata alle ginocchia. Sembravo un bambino, uno di quei bambini che si era comportato male e la mamma lo aveva messo in castigo in un angolo. 
Sentii qualcuno avvolgermi in un caloro abbraccio, ne riconobbi il profumo, era Niall.
Ni: "Andrà tutto bene fratello!"
"Niente andrà bene, è stata investita da un camion sotto i miei occhi Niall, continuo a vedere quella scena sotto i miei fottuti occhi!"
I ragazzi cercavano di confortarmi, ma il loro conforto era inutile perché continuavo a sentirmi un'emerita merda. Danielle e Perrie avevano raggiunto Harry e Jason in ospedale, Zayn, Niall e Liam erano rimasti a casa con me, non volevano che andassi in ospedale per stare ancora più male, cercavano in tutti i modi di distrarmi, ma senza alcun risultato. 
"Ragazzi voglio andare da lei, vi prego!"
Ormai erano ore che li supplicavo di portarmi da lei e alla fine cedettero. 
 
Harry, Jason e le ragazze erano seduti in sala d'attesa ad aspettare che arrivasse un dottore per dare notizie di Alison. 
Li: "Allora? Saputo nulla?"
Ja: "La stanno operando ormai da troppo tempo!" 
Non dissi nulla, mi sedetti lontano da tutti come un ladro. Erano tutti lì che abbracciavano il fratello di Alison, ma nessuno veniva da me, nessuno aveva visto ciò che avevo visto io qualche ora prima, nessuno sapeva quant'era grande il mio senso di colpa che piano piano mi stava lacerando l'anima, nessuno sapeva. Cercavo solo di non piangere, cercavo di appare forte come lo erano gli altri ma era difficile. E' difficile cercare di essere forti sapendo che la persona che vorresti avere accanto, che voresti fosse tua, sta combattendo tra la vita e la morte in una sala operatoria, è difficile essere forti sapendo che è proprio da quella maledetta sala che si saprà il verdetto finale. 
x: "Non è colpa tua Louis, non sentirti in colpa!"
La voce di Jason mi risvegliò dai miei pensieri. 
"Se solo fossi rimasto in casa tutto questo non sarebbe accaduto Jason!"
Ja: "Solo perché sei uscito per i fattacci tuoi non significa necessariamente che la colpa sia tua. Sai mia sorella ha un carattere impulsivo, quando si arrabbia fa cose senza pensare, e questa è una di quelle! Immagino che in quel momento fosse arrabbiata, che ti abbia visto e che nell'attraversare la strada l'abbiano investita!"
"Si, è andata più o meno così!"
Proprio non capivo come da solo fosse riuscito a capire l'accaduto di qualche ora prima, lo guardavo confuso. 
Ja: "A New York è già successo, ma essere investiti da una bicicletta è un po' diverso!"
Sembrava che mi stesse prendendo in giro quasi, ma non badai molto a quella frase, pensavo solo ed esclusivamente a lei dentro quella sala, ormai da chissà quanto tempo. 
Ja: "Hey amico, è forte. Ce la farà!"
Anche se non lo dava a vedere si capiva che era distrutto, si capiva che l'incidente di sua sorella lo stava mettendo terribilmente in ansia. Mi affacciai alla finestra per prendere una boccata d'aria, qualche metro più in là c'era Harry che parlava molto probabilmente con la mamma di Alison o con suo padre. Nonostante la rassicurazione di Jason io mi sentivo ancora in colpa, e questa colpa avrebbe continuato ad uccidermi dentro finché i miei occhi non avrebbero rivisto i suoi riaprirsi. 
Uscì un dottore, fui il primo ad andargli incontro. 
"Dottore la prego mi dica come sta, la supplico!" 
Inpoco tempo il resto del gruppo si mise dietro di me, in attesa di notizie daparte del medico. 
Dott: "Sarò sincero, la situazione è piuttosto critica purtroppo.. l'impatto con il camion le ha causato un trauma cranico! L'intervento è terminato, è andato bene ma.. se non si sveglierà entro 24 ore.. Morirà! Mi dispiace ragazzi!"
Il dottore era stato chiaro, se non si sarebbe svegliata avrei dovuto dirle addio,avrei dovuto dire addio a lei, al suo sorriso, ai suoi occhi e non ero pronto, non ora che l'avevo conosciuta, non potevano portarmela via. Iniziai a piangere di nuovo senzafarmi vedere da nessuno, scesi le scale e andai fuori dall'ospedale. Volevo stare solo, per l'ennesima volta volevo girare per la città senza una meta da solo, accompagnato dalle lacrime amare che non facevano altro che scendere, senza mai fermarsi. 
Avevo voglia di stringerla a me, di toccarla, dovevo sentire la sua voce. Non poteva andarsene, avrebbe lasciato un vuoto incolmabile tra noi, senza di lei chi si sarebe arrabbiata con me? Chi avrebbe perdonato i miei assurdi comportamenti a volte offensivi? Non potevo, non riuscivo e non volevo immaginare il resto dei miei giorni nel mio solito gruppo senza vederla, senza sentirla. 
x: "Basta piangere, hai intenzione di fare anche la pipì tramite gli occhi?"
Appena mi voltai trovai gli occhi verdi di Harry che mi guardavano. 
Ha:"Non ti ho mai visto così Louis, e per di più per una ragazza!"
"Harry io provo qualcosa per lei, ma non riesco a capire cosa! So solo che non riesco ad immaginare il resto dei miei giorni senza di lei con noi, senza vedere e sentire il suo sorriso e la sua risata!"
Ha: "Se davvero è così ora dovresti essere in ospedale ad attendere che si svegli, perché lei si sveglierà, forza!"
Aprì le sue braccia come per abbracciarmi, ed è quello che fece. Abbracciai il mio migliore amico mentre lo ringraziavo per il suo supporto, per i suoi incoraggiamenti. Tornai in ospedale con lui dove trovai tutti in sala d'attesa meno che Jason. 
Li: "Jason è dentro, possiamo entrare uno alla volta!"
Ha: "Allora dopo entrerà Louis!"
Lui mi sorrise con fare compiaciuto e mi fece l'occhiolino. In quel momento fu l'unico che mi fece abbozzare un leggerissimo sorriso. Jason uscì dalal stanza di Alison stremato e spaventato, sta volta la paura di perdere la sorella glie lo si leggeva negli occhi. Zayn e Liam mi diedero una leggera spinta come per incoraggiarmi ad entrare, ed èquello che feci. 
Mi chiusi la porta alle spalle, e la vidi lì, su quel letto bianco attaccata a degli stupidi macchinari che la tenevano probabilmente in vita. Il suo volto era sfigurato, pieno di ematomi, il suo labbo superiore era leggermente spaccato. Il mio indice accarezzò il suo volto delicatamente, anche se dormiva in stato comatoso avevo paura di provocarle dolore, perché lei era viva, e avrebbe continuato a vivere per altro tempo. 
"Fatti forza piccolina, non puoi lasciarci da soli, non puoi andartene hai ancora una vita intera davanti a te. Perdonami se sono un incoscente, se solo fossi rimasto a casa ora non saresti qui. Vorrei essere io al tuo posto, vorrei provare io quello che stai provando tu in questo momento, solo per non vederti soffrire in questo modo. Mi uccide sapere che stai lottando per vivere, ma quello che più mi uccide è non riuscire a spiegarti cosa provo per te. Ti prego, non lasciarmi Alison!"
Avevo detto tutte quelle parole senza mai fermarmi tenendole la mano. Speravo accadesse come in quei film che mentre parli e tieni la mano del malato, questo improvvisamente te la stringe per darti un segno che è vivo, che sta bene, ma con lei no. La sua mano era li ferma, come il suo corpo. 
Il mio turno era terminato, sarebbe dovuto entrare Niall. Uscii senza dire nulla e mi sedeti di fianco ad Harry, con lo sguardo perso nel vuoto. 
 
Liam's verse
 
Detestavo vedere uno dei miei migliori amici soffrire in quel modo, Louis non aveva mai sofferto per nessuna ragazza come stava soffrendo per Alison. Si vedeva lontano chilometri che per lei provava qualcosa. Vedevo Harry consolare l'amico, cercare di dargli conforto ma senza alcun risultato. 
"Louis, ti va di accompagnare me e Zayn a portare le ragazze a casa?"
Ha: "Non chiedetelo nemmeno, va Lou, ci vediamo dopo!"
Non fece in tempo a protestare che si ritrovo catapultato nell'auto nei sedili posteriori in mezzo alle ragazze. Nonostante fosse circondato da due belle donzelle, sembrava non gli importasse. Il suo sguardo era fisso avanti perso nel vuoto, lui pensava solo ed unicamente ad Alison. 
Lasciammo le ragazze a casa loro per poi andare a casa di Louis. 
Lou: "Hey hey voglio tornare in ospedale ragazzi!"
Za: "Lou hai bisogno di riposo adesso! Scendi, fatti una doccia, riposati un po' e quando sarai di nuovo pronto per rivederla chiamaci!" 
"Io rimango con te amico, ci vediamo dopo Zayn!"
Entrammo in casa Tomlinson senza dire una parola, Louis era arrabbiato e ancora più triste di prima, ma noi lo facevamo solo per lui. Volevamo che si riprendesse un po' e che si riposasse per conto suo senza avere medici intorno. Le sorelle di Louis video il fratello a pezzi, e guardarono me come per chiedere spiegazioni. Feci segni di no con la testa facendo capire loro che non era il momento e sorrisi per tranquillizzarle. Mi sedetti sul divano ed aspettai. 
 
Louis' verse
 
Non potevo far altro che ascoltare il consiglio dei ragazzi, andai in camera tirando fuori un paio di mutande pulite insieme a dei pantaloni e una maglietta pulita. Gli abiti che indossavo si potevano anche buttare, le macchie di sangue non sarebbero mai venute via completamente, soprattutto su una maglietta bianca. 
Feci una doccia veloce, mi asciugai vestendomi e mi buttai sul letto chiudendo gli occhi, mi addormentai poco dopo. 
 
"No, no non può essere vero! Non puoi lasciami Alison, non andartene ti prego!"
Le lacrime presero di nuovo il possesso di me, non riuscivo a controllarle, volevo smettere ma non ero coscente, piangevo e basta. Gli abbracci dei miei amici non mi aiutavano, io volevo il suo di abbraccio, volevo vederla sorridere volevo vederei suoi occhi e sentire la sua voce, la sua risata. "ALISOOONN!"
 
Mi svegliai di colpo, piccole gocce di sudore scendevano ai lati delle tempie. Era solo un incubo, un incubo che speravo tanto non si trasformasse in realtà. 
Li: "Hey che succede? Ti ho sentito gridare dal piano di sotto!"
"Nulla, un incubo!"
Avrei voluto andare nuovamente in ospedale, ma significava di nuovo aspettare in sala d'attesa ore e ore. Solo 22 ore, aveva solo 22 ore per svegliarsi, lei doveva svegliarsi. 

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Capitolo 6
*** Lost Memory ***


Non ero andato a scuola per stare con lei, volevo aspettare che si svegliasse, volevo essere il primo a vedere i suoi occhi aprirsi. Le 24 ore non erano ancora passate, ma quasi. Più il tempo passava e più il mio cuore perdeva battiti, lei doveva sapere, doveva sapere ciò che io provavo per lei fin dal primo giorno che l'ho vista. 
Mia madre mi dava il tormento per la scuola ma non l'ascoltavo, per quanto fosse importante lo studio, in particolar modo all'ultimo anno, non sarei comunque riuscito a studiare sapendo che lei, Alison, era lì in quel letto di ospedale in coma. Appena arrivai non trovai nessuno. 
?: "Ragazzo, lei è di Alison Davies?"
Mi girai guardando un dottore alto, magro, dai lineamenti piuttosto giorni, sembrava quasi in vena di buone notizio. 
"Si, si sono un parente, ha notizie di lei?"
Dott: "Beh si, la ragazza si è appena svegliata fortunatamente! Ma c'è un problema.."
Ero felice. Ero felicissimo. Si era svegliata finalmente, aspettavo solo questo, però sapevo che qualcosa, nonostante il suo risveglio, sarebbe andato storto.
"Di che si tratta?"
Mosse il naso un po' infastidito. 
Dott: "Si sieda nel mio ufficio!"
Stavo mentendo a un dottore dicendo di essere parente della ragazza.. ma che mi importava, volevo solo notizie della persona più importante per me. 
...
Dott: "Vede, la ragazza a quanto sembri sta bene, muove gli occhi a destra e sinistra, muove anche le gambe e braccia e mi creda, è stata molto fortunata nonostante l'impatto che ha avuto, ma il trauma cranico le ha causato una grave perdita della memoria, non ricorda quasi nulla!"
"Di.. cosa si ricorda?"
Dott: "Poche cose, sa solo di avere due fratelli e una sorella!"
Immaginavo, lei di me non ricordava minimamente neanche l'ombra, avrei dovuto aspettarmelo. Ero indeciso se chiedere al dottore di poterla vedere, ma avevo paura di piangere davanti a lei, le avrei causato solo un enorme dispiacere. 
"Posso vederla?"
Mi fece segno con la testa di si e mi indicò la stanza con il braccio. Prima di aprire la porta rimasi li davanti a riflettere, rimasi a pensare a come sarebbe stata la sua reazione nel vedere me e non uno dei suoi amatissimi fratelli. Abbassai piano la maniglia per non fare troppo rumore ed entrai lentamente nella stanza. Era lì che guardava la tv, sembrava serena. Appena si voltò verso di me fece un leggero sorriso. 
Ali: "Ciao! Ci conosciamo?"
Ero solo un fottutissimo sconosciuto per lei, adesso. 
 
Alison's verse
 
Mi ero svegliata dal coma dopo il grave incidente in cui fui convolta. Non ricordavo niente, non ricordavo chi ero, dov'ero, da dove venivo, non ricordavo il perché ero lì, non ricordavo niente. Ero però certa di avere due fratelli e una sorella, e non so spiegarmi come quel piccolo particolare possa essermi rimasto impresso nella mia mente ed aver rimosso tutto il resto, dopo quel terribile schianto contro al camion. Davanti alla porta trovai un ragazzo alto, moro dagli occhi azzurri cielo, aveva il volto sofferente. Mi conosceva? 
"Ciao! Ci conosciamo?"
Questo fu ciò che riuscii a biascicare al ragazzo che continuava a guardarmi con compassione e tristezza, glie lo si leggeva nel profondo dei suoi occhi, quegli occhi bellissimi che mi sembrava di aver già visto in passato. Si sedette sulla sedia accanto al mio letto senza togliere mai il suo sguardo dal mio, poi parlò. 
?: "Ali, sono Louis..!"
"Non mi ricordo di te, quando ci siamo conosciuti?"
Lou: "Qualche mese fa, è da poco che ci conosciamo!"
"Se sai qualcosa in più di me ti prego, parlamene! Non ricordo nulla, sono disperata!"
Iniziai a piangere come una sciocca, quel ragazzo mi conosceva ne ero sicura ormai, ma io non ricordavo lui, come potevo aver dimenticare quel viso così angelico? Come potevo aver scordato i suoi occhi? Mi sentivo una stupida a non ricordare, una malata. 
"Sono una sciocca! Perdonami se non ricordo chi sei!"
Lui mi guardava, aveva gli occhi lucidi. E se fosse stato il mio ragazzo prima dell'incidente? Fu un opzione che pensai inizialmente, ma non sarei mai potuta stare con un ragazzo che conoscevo da appena un mese. 
Lou: "No non sei una sciocca Ali, sono sicuro che con l'aiuto dei medici guarirai.. Vado ad avvisare gli altri del tuo risveglio, scusami..!"
Lui uscì dalla stanza e rimasi nuovamente sola con me stessa e i miei pensieri, già, ma senza ricordi. L'unica cosa che in quel momento desideravo più di tutto era riavere tuttò ciò che avevo sempre tenuto nella mia mente, il mio passato, chi ero. Quel ragazzo non tornava più, iniziavo a pensare che mi avesse lasciata in balia di me stessa senza una personalità, o meglio, si l'avevo ma chi se la ricordava se non chi mi conosceva bene. Mentre mi sforzavo nel ricordare anche uno dei minimi particolari su me stessa, qualcuno bussò alla mia porta ed entrò senza darmi il tempo di rispondere. 
La sua figura era sfuocata nella mia mente, era uno dei miei due fratelli, Harry. Di loro mi ricordavo, anche se era solo un ricordo vago, ero certa che avevano qualcosa a che fare con me. 
Ha: "Non sai quanto ci hai fatto penare Ali, mamma e Des stanno tornando dal loro viaggio!"
Non ricordavo nemmeno mia madre, non ne ricordavo il volto, il nome. Non avevo un papà al mio fianco, solo quell'uomo nominato Des a quanto pare. Iniziai ad essere sempre più confusa quando dalla porta entrarono altri ragazzi con due ragazze dietro di loro, chi erano loro? 
Lou: "Ragazzi.. ho dimenticato di dirvi che ha perso la memoria..!"
Ja: "Cosa? Come hai potuto dimenticarlo? Louis svegliati, non stai soffrendo solo tu!"
Jason, quello che doveva essere mio fratello biologico, uscì dalla stanza arrabbiato e sbattendo la porta con forza, mi spaventai a quella sua reazione. Con poca voce, chiesi ai ragazzi di presentarsi nuovamente a me perché non ricordavo nessuno di loro, e alla mia richiesta tutti abbassorono la testa, forse le loro scarpe in quel momento erano più interessanti di me in quel letto di ospedale con una grave carenza di memoria.
x: "Beh.. io sono Niall, lui e Liam, il ragazzo col ciuffo è Zayn e loro due sono Danielle e Perrie, Louis hai già avuto modo di 'conoscerlo nuovamente'!"
Mi sentivo a disagio in loro compagnia, sapevo di conoscerli si, ma per me ora erano solo e unicamente dei perfetti sconosciuti del quale sapevo solamente il nome. 
Dott: "Ragazzi, siete amici?"
Alla domanda del dottore annuirono tutti silenziosamente senza biascicare nemmeno un flebile 'si'. Forse quelli che si sentivano più a disagio in mia compagnia, erano proprio loro e non io. Probabilmente vedendomi in quella situazione non sapevano come comportarsi. 
Dott: "Allora signorina Davies, a parte la memoria, lei si sta riprendendo piuttosto velocemente, domani la dimetteremo ma dovrà stare a risposo per almeno due settimane!"
Ero felice di andarmene a casa, ero felice che la mia guarigione migliorava così velocemente, ma sei stata ancora più felice se avessi avuto i miei ricordi. Il dottore chiede ai ragazzi se uno di loro la mattina seguente sarebbe potuto venire a prendermi, si offrì il ragazzo da ciuffo moro, Zayn. Quando se ne andarono per via del termine dell'orario di visita, provai a mettermi in piedi sulle mie gambe, e diciamo che bene o male si camminavo, ma qualche volta caddi a terra come le pere. 
La mattina seguente, invece che Zayn trovai a firmare delle carte per la mia dimissione il ragazzo che mi fece visita prima che arrivassero gli altri, Louis. 
Lou: "Piccolina, stai bene oggi?"
"Si, molto meglio, grazie!"
Gli sorrisi dolcemente, anche se non mi ricordavo di lui ed era come uno sconosciuto per me, sapevo di potermi fidare di lui, il suo volto, i suoi occhi mi dicevano chiaro e tondo che di lui potevo fidarmi. 
Lou: "Ne sono felice, firmo delle carte e andiamo!"
Fece per accarezzarmi la guancia ma istintivamente mi scansai, non so perché lo feci ma quel gesto fece rimanere molto male Louis, che dolcemente mi sorrise. 
Mi fece salire in macchina e la mise in moto diretto verso casa mia, durante il tragitto non dissi neanche una parola, avevo vergogna. 
Lou: "Ragazzi siamo a casa!"
Mi vennero tutti incontro a braccia aperte, non riuscivo a ricambiare quell'abbraccio con nessuno di loro, erano estranei, e non sapevo nemmeno se fidarmi a stare in una casa che non ricordavo. 
 
#Qualche giorno dopo
 
Ja: "Cerca di ricordare, sei americana Alison! Abitavamo con papà a New York,tu er..!"
"Basta Jason, basta! Io non ricordo niente lo vuoi capire? E sforzandomi non mi aiuti per niente, peggiori solo le cose lasciami stare!"
Corsi in camera mia e mi buttai sul letto a piangere, era ormai da qualche giorno che Jason mi stava addosso per farmi ricordare qualcosa, cercava di impormi determinate cose successe in passato senza risolvere nulla, peggiorava solo le cose, avevo bisogno di tempo per ricordare, ma non lo capiva, nessuno mi capiva. Il mio iPhone non andava più, il giorno dell'incidente era finito in mille pezzi, di conseguenza, ciò che molto probabilmente avrebbe potuto aiutarmi a ricordare, non lo avrebbe fatto. 
 
*Toc toc* 
 
"Avanti!"
Sulla soglia della porta vidi Gemma, quella che doveva essere la mia sorellastra in teoria. 
Gem: "Ho sentito le tue urla con Jason poco fa, va tutto bene?"
Abbassai lo sguardo.
"No non va tutto bene, sono stufa Gemma! Io non mi ricordo di voi, per quanto possa dispiacermi non ricordo nulla, so solo che in qualche modo siete legati alla mia famiglia, ma Jason continua ad insistere che io ricordi, così peggiora e basta, non ne posso più!"
Lei sospirò invece di parlare, probabilmente come tutti non sapeva cosa dire. Avevo ragione, ero io a mettere a disagio le persone, perché ero io quella malata non loro. 
Gem: "Mi dispiace tanto..Però una cosa posso dirtela, tu vuoi ricordare, vero?"
A quella domanda non sapevo nemmeno cosa rispondere.
"Si..!"
Le risposi quel flebile 'si' non molto convinto. 
Gem: "Io credo che, se ti portassero nei luoghi in cui tu sei stata, probabilmente ti aiuterà a ricordare, anche un minimo particolare!"
Forse aveva ragione, ma nessuno mi avrebbe portato in qualsiasi luogo in cui ho passato la mia vita, e se davvero avevo vissuto a New York, sarebbe stato proprio impossibile. Ringraziai Gemma del consiglio e ritornai nel mio letto coi miei pensieri, soffermandomi su ciò che lei mi aveva appena consigliato. 
Qualche ora dopo qualcuno bussò nuovamente alla mia porta, mi trovai davanti una ragazza che ovviamente non conoscevo. 
x: "Ciao Alison!"
"E tu saresti?"
x: "Già.. dimenticavo, io sono Hanna, tua compagna di classe e anche di banco fin dal tuo primo giorno a Doncaster!"
Andavo a scuola?  Altra cosa da aggiungere alla mia lista di 'cose dimenticate', in che razza di scuola andavo? Quella ragazza mi sarebbe stata d'aiuto sicuramente, lei mi avrebbe portata nei posti in cui ero stata fin dal mio arrivo. 
"Seeenti carina, mi accompagneresti a scuola? Te ne sono grata vado a prepararmi!"
Andai a prepararmi con la lentezza di un bradopo, ero svogliata ma volevo recuperare i miei ricordi, la mia memoria, volevo ricordare Louis. Quello stesso giorno dovevo comprare un telefono nuovo, quella che doveva essere mia madre non me lo avrebbe di certo imposto. 
Scesi chiedendo a lei i soldi per comprare un telefono nuovo, sapeva prima di me che volevo comprarmi un nuovo iPhone per sostituire l'altro. 
Han: "Dunque Ali, questo è il grande centro di Doncaster! Ti viene in mente qualcosa?"
Mi guardai intorno spaesata, come se in quel paese fossi appena arrivata come una clandestina senza nome. 
"No, ma andiamo avanti! La scuola?"
Lei annuì e mi portò dritta dritta verso la scuola che frequentavo con lei e sicuramente anche i ragazzi. Quella, fu il luogo che più di tutti mi fece venire un enormenodo alla gola, c'era qualcosa che mi faceva ricordare di quell'ambiente, ma più mi sforzavo per capire e più andavo in palla. Hanna mi portò sulle gradinate del campo da football.
"Ci sono già stata qui Hanna, me lo ricordo! Fu la prima volta che vidi dei ragazzi allenarsi a football, e questo prima che io iniziassi a frequentare!"
Han: "Bene, inizi a ricordare qualcosina vedo, fai progressi!"
"S-si! E davanti a quel cancello vidi per la prima volta il suo volto! Tutto ciò che ricordo è questo!"
Han: "Direi che per oggi hai ricordato abbastanza Ali!"
Ero felice, ero felice di aver ricordato il fatto che Louis faceva parte della mia vita prima del tragico incidente del quale fui convolta, dovevo dirglielo. Forse prima di essere investita, provavo anche dei sentimenti per lui, che piano piano stavano nascendo di nuovo. 
Hanna mi lasciò davanti alla porta di casa per poi andarsene a piedi verso casa sua, entrai dicendo un allegro 'sono casa guuuyysss'. Erano tutti in salotto. 
Har: "Ciao sorella, siamo di buon umore oggi!"
"Harry devo parlarti, mi raggiungeresti in camera mia dopo?"
Har: "Anche subito, finisco la partita con Louis e arrivo!"
Intanto che aspettavo l'arrivo del mio fratellastro accesi quello che doveva essere il mio computer. Ero più che convinta che anche una foto, o un file, mi avrebbe aiutato ancora di più a recuperare la mia memoria ormai dispersa chissà dove. Entrai su facebook e avevo un sacco di messaggi di alcune ragazze, guardai il loro profilo ed erano di New York. Mi ricordai che Jasonmi aveva detto di essere americana, pensai subito che fossero delle mie amiche. Una di loro aveva addirittura una foto con me come profilo, mentre curiosavo qua e là entrò Harry in camera mia e buttandosi sul letto a peso morto, gentile da parte sua. 
"Hey elefante piano, o me lo rompi!"
Har: "Dai pivella, che mi devi dire?"
Sospirai, lo guardai e mi buttai sul letto sopra di lui guardandolo negli occhi verdi, che mi osservavano completamente confusi dal mio gesto. 
"Oggi, sono uscita con Hanna, quella ragazza ch.."
Har: "Si si quella che mi son passato l'anno scorso e quindi?"
"Ah! Questa me l'ero persa anche prima dell'incidente vero?"
Har: "Si ahah!"
"Comunque, ho ricordato qualcosa oggi, è un piccolo particolare ma per me è tanto.. riguarda Louis!"
Lui rimase a fissarmi, gli stava per spuntare un sorriso sul volto ma lo trattenne. Si sedette con le gambe aperte permettendomi di appoggiare la mia schiena sul suo petto ed essere abbracciata dalle sue enormi braccia, mi sentivo protetta. Mi lasciò un bacio sulla guancia e poi parlò. 
Har: "Che hai ricordato?"
"Ho ricordato il giorno in cui entrai a scuola per la prima volta a vedere la vostra partita, lo stesso giorno che tu mi trovasti davanti al cancello e mi presentasti Louis!"
Har: "Aah si, beh è il minimo quindi, però stai facendo progressi continua così!"
"Harry, ora so che lui faceva parte della mia vita prima dello scontro, questo è importante per me!"
Har: "Lo so Ali, lo so! Dovresti dirglielo, non sai quanto sta penando per le tue condizioni, e sapere che non lo ricordi lo fa stare ancora peggio!"
"Gli parlerò!"
Quella conversazione con mio fratello mi era servita parecchio, avevo delle idee ben chiare e precise, volevo e dovevo parlare con Louis. Se n'era già andato a casa sua quindi chiesi a Liam se poteva accompagnarmi a casa di Louis, che non esitò a dirmi subito di si. 
Davanti alla porta di casa sua ero indecisa se tornarmene a casa, ovviamente a piedi perché Liam era andato via, oppure darmi un opportunità ma qualcosa non mi diede il tempo di decidere perché qualcuno aprì la porta di casa e rimase alquanto sbalordino nel vedermi lì. 
Lou: "Eh tu? Che fai qui Ali?"

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Capitolo 7
*** The rapture ***


Lou: "Eh tu? Che fai qui Ali?"
Effettivamente aveva ragione a farmi quella domanda, ero piombata a casa sua senza dirgli neanche una parola del mio arrivo. Dovevo parlargli assolutamente di ciò che sapevo. 
"Louis, devo parlarti!" 
Lou: "Stavo uscendo ma.. va bene entra!"
Casa sua era forse poco più piccola di casa mia, ma non c'era molta differenza, forse qualche camera in meno ma i piani erano sempre quelli. E' incredibile come in quella città le persone fossero tutte bene stanti, da come era ridotta la città non gli si diceva proprio, a parte qualche quartiere ben messo come quello in cui abitavo io. Mi portò in camera sua, era molto in ordine rispetto a quella dei miei fratelli, Louis era l'opposto di loro. Mi fece segno di sedermi accanto a lui alla fine del letto, e lo feci. 
Lou: "Dimmi tutto!"
"Allora, Harry mi ha detto che stai soffrendo per il fatto che io non ricordi chi tu sia..!"
Mosse il naso come in segno di fastidio, Harry le avrebbe sicuramente prese, non volevo essere nei suoi panni. 
"Eeh.. volevo solo dirti che ho ricordato il giorno in cui ci siamo conosciuti! Hanna mi ha portato davanti a scuola oggi e ho questo ricordo vago!"
Lou: "Si, si ci siamo conosciuti lì!"
Vidi i suoi occhi diventare lucidi, allargò le sue grandi braccia e mi strinse forte a sé quasi da soffocarmi. Mi rannicchiai, ma volevo ricambiare quell'abbraccio, allargai le mie braccia intorno al suo collo e mi feci cullare dalle sue braccia. La sua fronte si appoggiò sulla mia, mentre i suoi occhi erano fissi nei miei, senza mai spostare lo sguardo altrove.
Lou: "Ti aiuterò a ricordare, te lo prometto!"
...
Passarono svariati giorni, forse troppi, e ormai mi ero abituata di nuovo alla presenza dei ragazzi intorno a me, incominciavo nuovamente a conoscerli e a stare di nuovo bene in loro compagnia. Ero anche tornata a scuola e avevo ripreso le solite lezioni con di fianco Hanna, diciamo che più che ascoltare la lezione mi assorbivo le assurde lamentele della mia compagna di banco su ogni tipo di abbigliamento di qualunque professore varcasse la porta della nostra classe, quella ragazza era assurda in fatto di moda. Ogni singolo giorno lo passavo con Louis, a scuola in mensa, fuori da scuola lui veniva sempre a casa mia o io a casa sua. Continuava a ripetermi che voleva mantenere la sua promessa, voleva aiutarmi a far raffiorare i miei ricordi precedenti persi per uno squallido incidente. 
Quel giorno Louis avrebbe dovuto portarmi in un luogo del quale non era molto sicuro, e per questo aveva aspettato del tempo, delle settimane prima di portarmici, e continuavo a chiedermi dove fosse questo luogo. 
"Lou, manca tanto?"
Lou: "No piccola, ci siamo quasi!"
Non aveva preso la sua auto, da casa sua ci eravamo avviati a piedi nel luogo in cui lui diceva. Ero stanca di camminare, ma improvvisamente Louis si fermò di scatto e vidi il suo sguardo scivolare sull'asfalto grigio e rovinato. C'erano dei segni bianchi sulla strada, e un marciapiede mezzo rotto, alzai il mio sguardo per incontrare i suoi occhi azzurri improvvisamente diventati tristi. 
Lou: "Siamo arrivati!"
Ero confusa, continuavo a guardarmi intorno ma non c'era nulla di così speciale come credevo. Camminai avanti senza che Louis mi seguisse, in mezzo alla strada c'era un enorme macchia di sangue ormai seccata. L'ansia si impossessò di me, del mio corpo. Louis si accorse della mia agitazione, con cautela si mise dietro di me e appoggiò la sua mano destra nella parte sinistra del mio petto, dove il cuore martellava più veloce del solito.
Lou: "E' tutto ok Ali, ci sono io con te!"
Iniziai a ricordare piano piano, quel giorno, il giorno della catastrofe. Quel sangue era mio, apparteneva a me. Mi ricordai dell'ultima cosa che sentii prima di perdere i sensi, la voce di Louis che disperatamente urlava il mio nome. Ero arrabbiata con lui quel giorno perché si comportava in modo strano e volevo saperne il motivo. Strinsi forte la mano del moro che era ancora appoggiata leggermente sul mio petto per farmi calmare, perché sapeva che solo lui era in grado di calmarmi. 
"Ora ricordo.. Ricordo la tua voce che gridava il mio nome, il camion, la mia rabbia nei tuoi confronti.. ricordo tutto Lou!"
Mi girai verso di lui con le lacrime agli occhi. Ero felice di aver ricordato maggior parte delle cose, ma ero triste per via di quello che mi era accaduto settimane prima. Nel tornare verso casa mia, il braccio di Louis si mise intorno alle mie spalle come per proteggermi, con la mia mano destra strinsi la sua, appoggiata leggermente più in giù dalla mia spalla. Entrai in casa con il sorriso sulle labbra, Louis sapeva che portandomi lì e mostrandomi i segni dell'incidente mi avrebbe aiutato a ricordare, e non potevo far altro che ringraziarlo. Mentre facevo la doccia sentivo Louis dire tutto ai miei fratelli e a mia madre che era più sollevata di me quando ricordai tutto. Mi vestii e asciugai i capelli prima di uscire dal bagno, legai la mia bionda chioma in una lunga coda di cavallo ed uscii da lì diretta verso il salotto dove trovai solo la mia famiglia al completo.
"Dov'è?" Chiesi, riferendomi a Louis. 
Har: "E' in camera mia, gli altri sono andati via.. Ali c'è qualcuno per te e Jason!"
L'affermazione del mio fratellastro mi spaventò leggermente. Liam e gli altri si erano come volatilizzati, intanto continuavo a chiedermi chi fosse venuto a far visita a me e a mio fratello nel bel mezzo della tarda serata. Vidi Des fare segno col braccio sinistro al personaggio dietro la parete, Des era insicuro della sua scelta. Le sagome che vidi furono quelle di mio padre e di quella strega che doveva essere la mia matrigna, ma la consideravo solo strega. Vidi i muscoli di Jay tendersi e mostrando chiaramente che la rabbia si era impossessata del suo corpo, io strinsi piano la mano di Harry rifugiandomi dietro alla sua figura, con la testa bassa. Avrei accettato forse la presenza di mio padre, ma non di quell'arpia. 
"Harry.. ti prego cosa fanno qui?" 
Fu ciò che sussurrai al suo orecchio continuando a stare dietro di lui per far si che mi proteggesse. Jason si era seduto sul divano con lo sguardo perso nel vuoto, ma nonostante ciò i suoi muscoli erano continuamene tesi e il suo volto imbronciato. Harry non mi seppe rispondere alla domanda, si limitò a dirmi che sarebbe andato tutto bene. Jade, si la strega aveva anche un nome, iniziò una conversazione rivolgendosi inizialmente a me. Quella donna mi faceva paura, ma non per tutte le notti che mi fece dormire al parco, ma la sua personalità incuteva timore, e nonostante avessi parlato a mio padre di ciò che mi aveva fatto, lui si limitò semplicemente a dirmi che le mie erano solo stupidate, e che volevo la loro separazione. Solo Jason mi credette sulla parola.
Jad: "Non sei felice di vedermi piccola Alison?"
Piccola Alison, era il nomignolo che mi dava mio padre prima di trovarsi una bionda arrivista come lei, non la sopportavo. Se solo avessi potuto l'avrei seppellita viva o fatta dormire al parco maggior parte delle notti come lei aveva fatto con me. Non parlai, al mio posto parlò Harry, cosa che sorprese tutti quanti. Harry, Gemma e il resto dei presenti sapevano tutti cosa mi aveva fatto passare Jade, anche mia madre, che fin dall'inizio non la vedeva di buon occhio, e faceva bene. 
Har: "Cosa fate qui?"
A quel puntò fu mio padre a parlare e ad intromettersi. I miei pensieri si rivolsero a Louis, quando lo vidi dietro allo stipite della porta ad ascoltare, nessuno si era accorto della sua presenza fortunatamente. Non mi importava che lui ascoltasse, lui sapeva tutto ciò che doveva sapere, quella sera alla festa gli raccontai tutto. 
Pa: "Sono venuto qui, personalmente a riprendermi i miei figli!" 
Mio papà era stato all'oscuro della nostra partenza, sapeva che eravamo da nonna a New York, ma non in Inghilterra da mamma, lontano chilometri da lui e dalla compagna. Non volevo tornare a casa con loro, volevo stare con mamma e il resto della famiglia, perché loro erano la mia famiglia, la mia e quella di Jason. Volevo stare dov'era Louis. 
Ja: "Con quale coraggio ti presenti qui dopo che la tua compagna ha fatto passare le pene dell'inferno a mia sorella?"
Mio padre aggrottò le sopracciglia non credendo nuovamente a ciò di cui si accusava Jade, che ovviamente faceva la finta stordita come le vecchie, negando qualsiasi cosa si dicesse a riguardo. 
Pa: "Smettila, non credo a nessuna parole di quello che dite! Prendete le vostre cose e torniamo a casa!
"IO NON TORNO A NEW YORK CON TE E TANTO MENO CON..QUESTA COSA!"
Il volto di Louis da dietro la porta era cupo, sembrava quasi arrabbiato. Harry notò l'amico e gli fece segno con la testa di entrare nella stanza, lui lo fece ed entrò con la testa bassa sotto lo sguardo crudo di mio padre e Jade. Harry mi sussurrò qualcosa all'orecchio.
Har: "Rimani con lui ora, io vado da Jason!"
Seguii il consiglio che il mio fratellastro mi aveva appena sussurrato e andai da Louis, che mi prese la mano mettendosi protettivamente davanti a me, come fece Harry poco prima. Osservavo i comportamenti di mio padre da dietro le spalle del ragazzo avanti a me, che notò il mio respiro leggermente aumentato. Si voltò verso di me appoggiandomi la sua mano sul petto, sapeva solo calmarmi quel gesto. Farfugliò qualcosa che interpretai come un 'andrà tutto bene', prima di voltarsi nuovamente. 
La conversazione ora si faceva più intensa tra gli adulti. 
Ma: "I miei figli, rimangono qui con me! Non permetterò a questa.. cosa di maltrattarmeli, è chiaro?"
Pa: "Sheila, la mia compagna ha un nome, che sia chiaro a te questo! I tuoi figli se ne sono andati senza dirmi niente, e Alison è piccola!"
Ma: "Jay è grande ababstanza per prendersi cura di sua sorella!" 
Des: "Scusate ma, non potete costringerli a tornare con voi, stanno bene qui con i miei ragazzi!"
Jad: "Non dire baggianate, devono tornare col padre!"
All'udire la voce di Jade, mia madre diventò rossa dalla rabbia, non l'avevo mai vista così arrabbiata prima di allora. Da un minuto all'altro l'avrebbe presa per i capelli sicramente se non ci fosse stato Des con lei. 
Jason si alzò di scatto andando fronte a fronte con Jade, era arrabbiato, furioso e lo si poteva notare da qualsiasi suo gesto compiuto in quel momento. 
Ja: "Sei solo spazzatura, mi rifiuto categoricamente di vivere sotto al tuo stesso tetto con mia sorella! Ragazzi, andiamo di sopra!"
Prima che mio padre o per lo meno Jade, potessero obiettare all'affermazione di Jason, lui era già sulle scale diretto ai piani superiori. Io e Harry lo seguimmo a ruota con Louis, Gemma essendo già abbastanza grande rimase giù con gli adulti. Nonostante fossimo al terzo piano, ognuno nella propria stanza, le urla di mia madre contro la coppia che aveva di fronte si facevano sempre più frequenti, e il tono di voce sempre più alto. Louis era in camera con me per confortarmi, ma in quel momento la sua presenza non mi aiutava per niente, era indifferente. Mi distesi mettendo la mia testa sotto al cuscino per coprire le grida di sotto, ma non funzionava. Prima che potessi ritrarre la testa da la sotto, sentii alla mia sinistra il letto abbassarsi, Louis si era appena seduto appoggiando il suo peso su esso. Mi accarezzava la schiena dolcemente per farmi capire che lui era lì. Mi alzai di scatto e mi fiondai tra le sue braccia piangendo. Sentii la sua forza nelle braccia opprimermi contro il suo corpo, mi stringeva a sé come se avesse paura di una mia fuga. Si distese al mio fianco, aveva la mia testa sul suo petto, potevo sentire il suo cuore battere, non c'era cosa più bella che potesse capitarmi in quel momento. Mi accarezzava i capelli col suo tocco leggero, fino a che non mi addormentai. 
A svegliarmi fu il rumore della porta che si aprì qualche ora dopo il litigio con mio padre e la strega, era mia madre. Feci finta di dormire mentre ascoltai la sua conversazione con Louis che ancora mi coccolava tra le sue braccia come una bambina di cinque anni. Magari mio papà avesse fatto in passato quello che Louis stava facendo con me, mi faceva sentire protetta. 
Mam: "Grazie Louis, te ne stai prendendo cura e te ne sono infinitamente grata!"
Lou: "Si figuri signora Davies, Alison non merita di soffrire!"
Mam: "Chiamami Sheila!"
Mia madre poco dopo uscì dalla stanza chiudendo piano la porta. Sentii un leggero bacio sulla mia testa, e le braccia di Louis farsi ancora più strette intorno a me. Tutto ciò di cui avevo bisogno era lui. 
La mattina seguente mi ritrovai esattamente nella stessa posizione in cui mi ero addormentata la sera prima, ma lui non c'era, e questo mi fece andare in panico. Quando lui non c'era mi sentivo vuota mi sentivo sola, era come se una parte di me se la portava con se, eppure non stavamo insieme. Quello di cui ero certa era che il sentimento che provavo per Louis cresceva di giorno in giorno. 
"Ciao ma, ciao Des.. Harry! Che ore sono?"
Har: "Esattamente le nove cara!"
"Oddio la scuola!"
Non mi ero svegliata in tempo e proprio quel giorno avevo il compito di biologia programmato da circa un mese, sicuramente la prof non me l'avrebbe fatto recuperare. 
Har: "Il test di biologia lo recupererai, ho parlato io con la prof!"
In quel momento amavo mio fratello più di qulsiasi altra persona nata sulla faccia della terra, Jason non lo avrebbe mai fatto data la sua pigrizia con la scuola, nonostante tutto coi voti era sempre a buon punto.
"Il miglior fratello ce l'ho solo io! E L..!"
Lou: "Sono qui!"
"Ma sta mattina mi leggete tutti nella mente?"
Harry e Louis si guardarono e poi all'unisono urlarono un leggero 'si'. Mi faceva sentire tranquilla il fatto che lui fosse ancora da noi e che non se ne fosse andato senza salutare. Volevo uscire di casa, andare a farmi un giro e respirare un po' d'aria fresca, mi vestii ed uscii di casa senza avvisare nessuno, il rumore della porta sarebbe bastato. Mentre camminavo qualcuno mi prese la mano e iniziò a camminare al mio fianco. Quando mi voltai trovai il volto di Louis che guardava davanti a se, e un sorriso gli spuntò sul viso quando con la coda dell'occhio si accorse che lo stavo fissando. Strinsi la sua mano ancora di più. 
"Perché non mi hai svegliata questa mattina?"
Lou: "Mi dispiaceva svegliarti, sei così bella quando dormi! E poi ero sicuro che la discussione di ieri a casa tua non ti avrebbe aiutato a superare il test di biologia!"
Era anche merito suo quindi se la professoressa aveva accettato di farmi recuperare il test un altro giorno.
Lou: "Ho parlato con la professoressa insieme ad Harry questa mattina, ci siamo presi un giorno entrambi!"
Le giornate con lui sembravano non finire mai. Andammo ad una festa del paese a qualche chilometro da Doncaster, a Bentley. Cioè, non era vicinissimo ma nemmeno lontanissimo. Era la festa del paese e ci infilammo dentro anche se non eravamo della zona. C'erano bancarelle ovunque, la prima che vidi in assoluto fu quella dello zucchero filato. 
"Ho bisogno di zuccheri,prendo lo zucchero filato!"
Louis si offrì gentilmente di pagarmelo, come il resto delle cose che presi durante la giornata. Per un momento rimasi sola, Louis andà al bagno, così ne approfittai per dare un occhiata al mio telefono, erano giorni che non lo guardavo e difatti trovai un sacco di messaggi da alcune mie amiche da New York. Mentre osservavo lo schermo del telefono qualcuno mise un fazzolettino di stoffa sulla mia bocca, iniziai ad agitarmi ma nel giro di pochi secondi non vidi più nulla, buio totale. 

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Capitolo 8
*** I want to stay with you. ***


Nia: "Che uomo senza ritegno.."
Avevo parlato ai ragazzi di ciò che mio padre aveva fatto, di loro mi fidavo ed ero sicura non mi avrebbero mai giudicata a causa sua. 
Non volevo più andare a scuola, mia madre era d'accordo sul prendermi un insegnante privato per non farmi uscire la mattina da sola. Diciamo che per un periodo di tempo mi avrebbe tenuto sotto una campana di vetro, a meno che con me non ci sarebbe stato Louis o qualche altro amico o amica fidata. 
 
*Flashback*
 
Ma: "Tesoro forse è meglio se per un po' non esci..!"
Ero confusa, non sapevo come avrei fatto con la scuola ma forse aveva ragione. Ogni volta che uscivo di casa ce n'era sempre una, come se la sfortuna mi perseguitasse da ogni parte. 
"E come farò con la scuola?"
Gem: "Potremmo prendere un insegnate privato per tutti e tre!"
Har: "Io e Jason cosa centriamo scusate?"
Harry aveva ragione a pensarla così, non centravano nulla l'ostaggio di mio padre ero io non loro. 
Ma: "Dimentichi che aveva anche le foto di entrambi..!"
Sospirammo entrambi, e accettamo le condizioni di mia madre. 
 
*Fine Flashback*
 
Za: "Già, senza pudore!"
Un po' mi faceva male sentire quelle cose su mio padre, mi rattristavano, ma alla fine era la realtà e dovevo accettarlo. Lo avevo denunciato lo stesso giorno del suo atto, ma era scappato e tutt'ora adesso non si sa dov'è, ed è anche per questo che mia madre aveva deciso di non mandarmi più in giro almeno finché non si avrebbero avuto notizie di lui e della compagna. 
Dan: "Ragazzi, non credo faccia piacere sentirsi dire queste cose sul conto del proprio padre, andateci piano!"
Danielle aveva cercato di far smettere i ragazzi di parlarne e ci riuscì anche.
"Oh, non importa.. è la verità! Scusate..!"
Mi alzai e andai nella mia stanza. Accesi il computer, era tanto che non lo accendevo. Iniziai a chattare con le mie amiche di New York, raccontai a loro tutto ciò che in quell'arco di tempo mi era capitato e rimasero forse più spiazzate di me. Avevano sempre pensato che mio padre fosse un uomo tranquillo e pacato, e lo era, finché io e Jay non abbiamo raggiunto mia madre. 
Lou: "Posso?"
Annuii con la testa e lo feci sedere accanto a me nel letto. Osservava ciò che stavo facendo in silenzio, sapendo com'era fatto non avrebbe voluto disturbarmi. 
"Puoi parlarmi Lou, non disturbi!"
Feci un sospiro e poi appoggiai la testa sulla sua spalla. Mi strinse tra le sue braccia come segno di protezione, con lui sarei potuta andare anche in capo al mondo, parole di mamma e Des. Si fidavano di Louis più di quanto si fidavano di Harry e Jason, era incredibile. 
 
#Due giorni dopo.
 
Ero nella mia stanza ad ascoltare la nuova canzone di Austin Mahone mentre mettevo i libri di scuola in una sacca, o meglio, quelli di cui non avrei avuto bisogno, e che poi avrei venduto. Pensavo ancora a mio padre dopo tre giorni dal fatto, lo avevo denunciato e la polizia lo stava cercando, ma era come se si fosse volatizzato. per me era una condanna, perché finché non lo avrebbero chiuso in una cella sarei stata costretta a stare a casa senza uscire, senza vedere amici. E di certo costringerli a passare le giornate sotto il mio tetto non era molto divertente. Louis intanto continuava i suoi studi a scuola, e a far parte della squadra di football. Per quanto riguarda mio fratello, beh lui avrebbe dovuto rinunciare al football per un po' di tempo, e Jason lo stesso per quanto riguarda il calcio. 
"E' un incubo, non ce la faccio più a stare in casa!"
Si, parlavo da sola ormai. Non avevo altro da fare visto che tutti erano a scuola o a divertirsi in giro, mentre io sola in casa al computer o a pulire la stanza di Harry, visto che era un porcile peggio di una stalla per maiali. Per lui la pulizia era un optional, delle volte mi aiutava, altre volte facevo tutto da sola, ci mettevo solo tre ore e mezza per la sua camera data la sua ampiezza, un po' come la mia. Iniziavo a sentirmi infelice, a diciassette anni non mi sarei mai immaginata di certo di dover stare chiusa in casa per paura che mio padre, e sottolineo mio padre, potesse rapirmi. 
Gem: "Ali, è arrivata l'insegnante, vieni!"
Scesi giù al piano di sotto dove trovai una biondona ossigenata, come tutte le altre che conoscevo del resto, che sorrideva ad Harry, anzi, gli faceva gli occhietti dolci, avrei quasi pensando stesse flirtando con lui, ma che dico, STAVA flirtando con lui. 
"Certo che potevate sceglierne una magari un po' più anzianotta!"
Jason trattenne a malapena una risata costretta a rimanere silenziosa, Harry sembrò arrossire di punto in bianco e la 'biondona', già non mi vedeva di buon occhio. Anche io ero bionda, si, ma non rifatta in quel modo e mai l'avrei fatto. Se l'avessi vista per strada avrei sicuramente pensato che non fosse adatta per fare l'insegnante a tre ragazzini, dei quali due di diciannove anni e leggermente allupati con gli ormoni a mille. Non l'avevo ancora sentita parlare, ma mi immaginavo già la sua voce, una delle solite gallinelle da quattro soldi, oppure un ochetta che starnazza da una parte all'altra in cerca di lupi da portarsi in casa la notte. Più passavano i mesi lì a Doncaster, e più mi rendevo conto della gente che c'era lì. Se solo quella ci avesse provato con Louis non avrei osato immaginare cosa le avrei combinato a quella sua capigliatura da piccola cagnetta. 
Distolsi i miei pensieri e mi sedetti sul tavolo con quella che nemmeno si era presentata, ma da quanto capii di chiamava Samantha. Dovevo ammettere che per essere una biondona ossigenata era piuttosto brava spiegare gli argomenti in discussione, meglio dei professori. Quella scocciatura durò all'incirca tre ore, finché non arrivò Louis dagli allenamenti. 
Lou: "Hey bella gen....te! E lei?"
Come temevo, quella civetta stava cercando di flirtare anche con lui usando il metodo degli occhietti dolci da strapazzo. Se avessi potuto glie li avrei strappati a morsi. 
Har: "E' Samantha, la nostra insegnate privata!"
Sam: "Ciao bel fusto!"
Ok era ufficiale, non avrebbe fatto una bella fine quella. 
Lou: "Ehm.. si, ciao!" 
Non so perché, ma in quel momento stavo godendo un sacco per la risposta fredda e così secca che Louis le aveva dato. Vidi i suoi occhi aprirsi di scatto, era rimasta male per la sua risposta, illusa. 
"Direi che per oggi è tutto carina, ora leva le tende!" 
A quanto pare nemmeno a Jason andava molto a genio quell'insegnante, probabilmente se lo conoscevo bene, la considerava una facile, una poco di buono e sicuramente non adatta all'insegnamento anche se spiegava bene. 
Louis si avvicinò salutandomi con un bacio sulla guancia e dando la mano a Jason, Harry invece era intento imperterrito a guardare il davanzale della ragazza di fronte a lui, cosa che ha fatto praticamente per tre ore di fila. Se si fosse messa una maglietta meno scollata avrebbe fatto un gran favore all'umanità, anzi se fosse sparita del tutto. La ragazza dopo la mia risposta se ne andò facendo l'occhiolino al riccio, che aveva la bava alla bocca. 
"Se la prendo la sgozzo quella civettuola da strapazzo!"
Jason e Louis risero a non finire, Harry invece sembrava piuttosto disturbato e frustato dal mio comportamento, difatti si alzò e andò in camera sua. 
Lou: "Ali, stasera usciamo!"
La mia rabbia si trasformò in tristezza. Non potevo uscire e lui lo sapeva bene, pensavo se ne fosse dimenticato.
Lou: "Non mi sono dimenticato, ma se sei in compagnia..!"
Effettivamente avevo molta voglia di uscire, così accettai, tanto mamma in compagnia di Louis mi avrebbe sicuramente dato il permesso. Chiesi ad Harry di venire ed accettò, a patto che sarebbe potuta venire pure Samantha. Quel ragazzo era assurdo, nel vero senso della parola.
Har: "Se non viene Samy io non vengo!"
"Uuuh Samyyy!"
Har: "Eh piantala, sembry gay!"
"Non mi chiamo Harry Styles, muovi le chiappe ti aspettiamo giù!"
In quel momento lo stavo solo ed esclusivamente detestando a morte, come poteva portarsi appresso una sciacquetta come quella? Ci avrebbe solo provato spudoratamente davanti a mezzo mondo, glie l'avrebbe concessa e poi sarebbe sparita, insieme a tutto quell'interesse nei confronti del riccio. Quelle così ormai le conoscevo a memoria, Jason era stato ferito varie volte da ragazze così a New York, forse era per questo non volevo accettarla, anzi senza il forse, era per quello.  Non volevo che soffrisse anche lui. 
Andammo al bowling, in un luogo chiuso e sicuro per non cacciarci nei guai come al solito, quella non si staccava nemmeno di un centimetro da Harry, peggio di un francobollo. Al posto della lingua avevano usato una calamita per appiccicarla a lui, per non parlare della sua vocetta straziante, da prendere a sberle. 
"Non la sopporto!"
Louis cacciò uno sguardo quasi assassino verso di me.
"Ok sto zitta."
A quella frasse mi sorrise e accarezzò la mia testa con la sua mano ferma.
Lou: "Brava bimba, fallo per Harry!"
Se Harry avesse almeno fatto la metà di ciò che facevo io in giornata per lui glie ne sarei stata davvero riconoscente, ma potevo solo sognarmelo la notte questo. Prendemmole scarpe adatte e ci dirigemmo alla pista per iniziare la nostra partita. Io e Louis contro Harry e.. l'ossigeno fatta persona. 
La prima partita la vinsero quei due, lei gli stampò un bacio sulle sue labbra rosee, cosa che mi fece andare in escandescenza come un dinosauro affamato alla ricerca della sua preda. Trattenni ciò che stavo per dire, per Harry, guardai la pista e ci buttai la palla da bowling con tutta la mia forza, facendo uno strike diretto. Non esultai nemmeno dal nervoso, andai a sedermi sotto gli occhi di Louis che continuavano a fissarmi da minuti. Non riuscivo a sopportare il suo sguardo, mi alzai e mi diressi all'uscita, volevo prendere una boccata d'aria senza quella lì davanti ai miei occhi che flirtava con MIO fratello. 
Lou: "Sei gelosa?"
All'udire la sua voce sobbalzai per lo spavento, aveva sempre il vizio di apparire dietro le spalle senza avvertire, lo avrei pestato. 
"No Lou, non è gelosia.. è preoccupazione! Conosco quelle come lei!"
Mi sedetti su un muretto con lo sguardo altrove, i suoi occhi mi mettevano un po' in soggezione. Si mise al mio fianco senza dire una parola, finché non arrivò qualcuno a disturbare quella quiete così tranquilla. 
Sam: "Noi andiamo, ciao ciao!"
Ecco, vattene. La vidi andare via sculettando quel sedere, anche quello sembrava ossigenato quanto le sue labbra e tette.
Mi stancai, chiesi a Louis di portarmi a fare un altro giro altrove, volevo staccare da quella zona, ma si rifiutò categoricamente di farlo, aveva paura per me. Mi arresi, mi riaccompagnò in casa che sembrava deserta, e faceva alquanto paura. Feci un panino per me e Louis e li misi su un vassoio con dell'acqua e mi diressi sulle scale, quasi cadevo come le stupide. 
Con la mano tentai di aprire la porta della mia stanza, ma sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto, vidi una scena disgustosa nel mio letto. Il vassoio cadde con l'acqua e i bicchieri. 
Har: "Posso spieg..."
"FUORI DI QUI! TU, PRENDI IL TUO CULO OSSIGENATO E NON FARTI PIU' VEDERE, E TU, NON RIVOLGERMI PIU' LA PAROLA!"
Lou: "Che succ... Ottimo direi, andiamo via!" 
Dopo quella scena non avrei mai più voluto dormire in quel letto. Avrebbero per lo meno potuto usare la stanza di quel depravato invece che la mia. Uscii di casa sbattendo la porta con forza, corsi talmente forte che non mi accorsi nemmeno di aver perso la figura di Louis che mi seguiva dietro di me. Ero sola, di nuovo. 
Mi distesi su un prato a guardare le stelle, dove nessuno avrebbe mai potuto trovarmi, anzi speravo vivamente che mi trovasse mio padre, volevo andarmene. 
x: "Non dovresti stare qui da sola, lo sai!"
I miei occhi caddero sul ragazzo impotente davanti a me, Louis mi osservava in piedi, io mi limitavo solo a fare l'indifferente, l'offesa, l'arrabbiata. 
"Al diavolo le regole di mamma, non voglio tornare lì! Nel mio letto Louis, io non ci posso credere!"
Mi sedetti per permettere a lui di potermi stare affianco. Appoggiai la mia testa sul suo petto, potevi sentire il suo cuore battere quasi veloce quanto il mio, sentivo il suo respiro caldo così tranquillo, la sua mano che accarezzava la mia testa. 
Lou:"Posso fare una cosa?"
Alzai la testa per guardarlo ed annuii, per poi vedere il suo viso avvicinarsi pericolosamente la mio. Non pensavo potesse succedere ma, permisi alle sue labbra di incontrarsi nuovamente con le mie, e sta volta approfondimmo il bacio. Ero felice, ero felice di stare tra le sue braccia, ero felice di averlo conosciuto, ero felice di averlo nella mia vita in quel momento. 
Lou: "Voglio stare con te!" 

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Capitolo 9
*** Someone help us ***


Mi svegliai un po' confusa, e soprattutto non riuscivo a capire in quale luogo losco mi trovavo, ero però certa di trovarmi in una camera da letto. Mi alzai, facevo fatica a mettere a fuoco la vista a causa dei miei occhi ancora appannati, con le mani li strizzai leggermente e quello che riuscii a vedere fu una porta di fronte a me, il letto dietro la mia figura minuta e un armadio, che aprendolo poi scoprii essere vuoto. Non avevo paura ed era strano, perché Louis non c'era quindi avrei dovuto avere l'effetto contrario. In alto del letto c'era una finestrella piccola, ma abbastanza larga per passarci grazie al mio corpo piuttosto magro. Mentre tentavo di aprire la porta mi accorsi che qualcuno stava per aprire la porta di quella stanza, rimandai la mia piccola operazione a dopo e aspettai seduta sul letto nell'attesa di scoprire chi mi avesse presa in quel modo. 
x: "Ti sei svegliata piccola impertinente, eh?"
Jade? Era la sua voce, lei mi aveva 'rapita'. 
"Immaginavo fossi tu!"
Lei entrò nella stanza con un vassoio, sopra conteneva un piatto di pasta cucinata in qualche modo sicuramente e un bicchiere d'acqua. Guardai quel vassoio con ribrezzo, di certo non avrei mai mangiato una cosa cucinata dalle sue mani, talmente cattiva che chissà cosa ci avrebbe messo dentro pur di farmi del male.
"Sai, non pensavo arrivassi a tanto!"
Jad: "Chiudi il becco ragazzina e mangia. Se quando torno non hai finito vedi!"
Si chiuse nuovamente la porta alle spalle, e ovviamente a chiave. In quel momento, se prima mi era solo indifferente, ora la odiavo a morte. Insomma, rapire una ragazza di diciassette anni per chissà quale losco motivo non è una cosa poi così normale. Iniziai a considerare l'idea del fatto che quella donna fosse pazza, ma non pazza come per scherzare, ma pazza sul serio, con qualche problema mentale e questo mio padre non lo aveva ancora notato. Non avevo intenzione di mangiare quello schifo, presi un bastone di legno che trovai sotto al letto e lo utilizzai per spaccare il vetro, una volta sentita l'auto in partenza di Jade, segno che se n'era andata. Presi il piatto e lo svuotai fuori dalla finestra, al contrario dell'acqua che invece la bevvi tutta in un sorso. Dovevo andarmene o da un momento all'altro avrei avuto i miei attacchi di panico, quel posto era troppo chiuso e soprattutto mancava l'aria. Vicino alla porta trovai la mia borsa, speravo di trovare il mio cellulare e così fu, peccato che non prendeva e non potei chiamare aiuto. Abbandonai la borsa lì e misi il telefono nella mia tasca sperando non romperlo, salii sul letto ed iniziai a saltare per riuscire ad infilarmi nella finestra. 
Riuscii nel mio intento ed uscii da lì, finalmente vedevo la luce di nuovo e respiravo aria pulita. Ero davanti all'edificio, ma mi era sconosciuto, non ero mai stata in quella zona della città. Lessi il nome del proprietario sulla casella della posta: Jade Hunderson. 
Jade aveva una casa a Doncaster e nessuno ne era a conoscenza. Da lontano intravidi la sua auto tornare, mi nascosi dietro a dei cespugli per non farmi scoprire. Appena entrò, la seguii a ruota senza farmi ne vedere e ne sentire, volevo scoprire di più su quella pazza. 
"Adesso vedremo chi dice cazzate, papà!"
La stanza in cui mi aveva risposto era una specie di scantinato tutto malandato, a momenti cadevano i pezzi di muro. La vidi scendere giù probabilmente pensando fossi ancora lì, ne approfittai per salire al piano di sopra e osservare le sue stanze. 
...
Avevo osservato quasi tutte le sue stanza, mancava solo la sua ma non feci in tempo perché la sentii urlare dallo scantinato. 
Jad: "MALEDETTA!"
Mi girai di scatto correndo nella sua stanzae chiudendomi al suo interno. Ero certa che avesse sentito il tonfo della porta, così mi nascosi sotto letto mentre sentivo i suoi tacchi farsi sempre più vicini alla stanza. 
"Guarda in che guaio mi sono cacciata maledizione, brava Alison! Aaaah adesso parlo anche da sola, fantastico!"
Stavo impazzendo, e da sola da lì non sarei mai potuta uscire. Jade entrò nella stanza sbattendo la porta contro il muro dietro di essa ed inizio ad aprire tutti gli armadi pensando di trovarmi lì, illusa. Parlava da sola, un po' come me qualche secondo prima ma almeno io avevo una buona causa per farlo. Non mi trovò e corse di sotto, la sua casa ormai era vuota perché sentii il moto della sua auto accelerare a più non posso in chissà quale posto. Uscii da sotto il letto e quello che vidi intorno a me mi scioccò leggermente. Aveva mie foto ovunque, suo muri, sul comodino, sulle sedie e alcune attaccate agli armadi della stanza. 
"Questa è matta da legare!"
Il mio telefono tornò a prendere la linea e data l'assenza di Jade ne approfittai per chiamare Louis e avvertirlo. Dall'altra parte della cornetta iniziò uno squillo, due squilli, al terzo sentii la sua voce. 
Lou: "Hey bellissima, se non gradivi la mia presenza bastava dirlo!"
Lo sentii ridacchiare dall'altra parte del telefono, pensava me ne fossi andata perché non lo volevo ma non era così. Era l'unico in quel momento che avrebbe potuto aiutarmi ad uscire dal pasticcio in cui mi ero cacciata, come al solito. 
"Non è il momento di scherzare, sono nei guai!"
Smise di ridere tutto d'un tratto. 
Lou: "Dove sei?"
"A saperlo, non ne ho idea! Jade è pazza, mentre tu eri in bagno mi ha portata nella sua tana!"
Lou: "Affacciati, dimmi cosa vedi!"
Feci come richiesto da Louis, ma tutto quello che vedevo intorno a me erano alberi, alberi ovunque. Forse si trattava di una casa in mezzo al bosco, o ancor peggio.. in mezzo al nulla. 
"Lou, ci sono solo alberi qui!"
La sua voce iniziò a preoccuparsi molto più di quanto già non lo ero io in quella casa da sola. Se prima ero tranquilla, adesso avevo l'ansia che quella matta tornasse alla carica a cercarmi. Spiegai a Louis che lei non c'era, che mi stava cercando da tutt'altra parte e questo lo rassenero per un istante. 
Lou: "Ok sta calma, forse ho capito dove sei! C'è un laghetto di fronte a te?"
Guardai nella mia direzione e si, trovai un laghetto. 
"Si!"
Lou: "Perfetto, non ti muovere sto arrivando!"
Mi chiuse il telefono e mi lasciò nuovamente sola.
Passò ormai un'ora da quando parlai con Louis ma di lui nemmeno l'ombra, iniziavo a pensare di dovermela cavare da sola, anche se sapevo con certezza che lei mi avrebbe trovata, e portata via ancora. Ma ccasciai a terra nella sua stanza da letto e iniziai a pensare a quando cambiò la mia vita da quando venni a Doncaster. Erano successe così tante cose che ormai avevo perso il conto. Hannah sembrava quasi non l'avessi mai conosciuta, saltavo sempre dei giorni di scuola e la vedevo poco. A distrarre i miei pensieri fu un rumore di passi all'esterno della stanza. Qualcuno spalancò la porta. 
"Ti prego Jade non farmi del male io..."
Lou: "Hey hey calmati, sono io!"
Appena sentii la sua voce entrare nelle mie orecchie alzai il viso ed incontrai il suo sorriso perfetto. Era lì davanti a me, con le braccia aperte.
Lou: "Vieni qui!"
Mi alzai di corsa e gli corsi incontro buttandomi fra le sue braccia e iniziando a piangere come una bambina, pensavo che non mi avrebbe mai trovata. Cercò di tranquillizzarmi ma non ci riuscivo, la stanza era tappezzata di mie foto e mi mettevano un ansia terribile.
"Non ce la faccio a stare calma, ti sei reso conto cosa c'è intorno a te?"
Quando si accorse delle foto rimase spiazzato forse più di me nel vederle la prima volta. Staccò qualche foto qua e là giusto per rendersi conto della situazione in cui si trovava, il suo volto era più spiazzato di prima. 
Lou: "Ali ma.. sei tu questa?"
Mi mostrò delle foto di una bambina piccola dai capelli biondi al mare. La guardai attentamente prima di rendermi conto che quella ero io. Quella foto mi fu scattata all'età di cinque anni da mio fratello mentre eravamo in vacanza in Florida, a Miami con i nostri genitori. Ancora non erano divorziati ai tempi, eravamo una famiglia comune ed io ero felice. Iniziai a chiedermi da dove prese quelle foto e chi glie le diede. 
"Ero in Florida ai tempi..!"
Gli feci capire che quella bambina ero io. Mentre lui osservava tutte le altre foto, dal piano di sotto si sentirono dei rumori di passi, di voci. La sua voce l'avrei riconosciuta ovunque, era lei, con un uomo ma ero convinta che non fosse mio padre. Mi diressi senza Louis nel corridoio del piano superiore e ascoltai attentamente. 
Jad: "Non lo so dov'è andata, è scappata Charlie!"
Charlie era il nome del mio papà biologico, era lui il suo complice. Io ero convinta fin dall'inizio che lui non sapesse nulla di quello che stava combinando la sua presunta compagna, e invece tutto il contrario. Tornai in stanza da Louis per avvisarlo, lo trovai ancora intento ad osservare delle foto, non mie sta volta. 
"Lou, sono qui! Loro sono arrivati!"
Si girò di scatto nel sentire quelle parole, si alzò dal letto lasciando le foto ed uscì dalla stanza per sentire le voci dei presunti rapitori. 
Cha: "Stupida! Te l'avevo detto che era furba! Jason?"
Jad: "Non ne ho ancora avuto il tempo, è sempre in compagnia!" 
Cha: "Maledizione!"
Stavano salendo al piano superiore, andai in panico. Lou mi prese per mano e cambiò stanza, sicuramente sarebbero andati nella loro camera da letto. Questa stanza, al contrario dell'altra, era tappezzata di foto di mio fratello, Gemma e Harry. 
"Che ci fanno qui le foto dei miei fratellastri?"
Sta volta mi preoccupai sul serio, loro non centravamo molto con la nostra famiglia, erano solo dei fratelli aquisiti ma non biologici. le foto di Harry e Gemma era bucate, altre invece avevano delle frecciette da tiro a segno inpiantate addosso e attaccate alla parete. Forse la pazza non era solo Jade, ma anche mio padre. 
Lou: "Dobbiamo andare via da qui, adesso!"
Louis andò alla finestra e la aprì senza fare rumore, guardò giù probabilmente per vedere l'altezza. Ero così intenta ad osservare quella stanza che non mi resi conto del fatto che Louis non c'era più. Mi affacciai giù e lo trovai lì, in piedi che su puliva le ginocchia sporch di terra. Quando si accorse del mio sguardo mi fece un sorriso e con le braccia mi fece segno di buttarmi giù. Cercai di uscire dalla finestra ma qualcosa andò storto, mio padre se ne accorse e mi fece rientrare. 
 
Louis' verse
 
Quel mostro di padre l'aveva presa, e non potevo lasciarla lì dentro da sola. Avevo fatto delle foto alle due stanze tappezzate di foto e le avevo inviate a Jason ed Harry per avvisarli di ciò che ci stava accadendo. 
x: "Pensavate di averla fatta franca ragazzino?"
Quando mi voltai per vedere chi aveva parlato, trovai la compagna dell'uomo che aveva preso Alison che mi guardava con occhi di sfida. Ad esser sincero non avevo paura di lei, ma avevo paura per Alison, avevo paura che gli venisse fatto del male e non me lo sarei mai perdonato. Avevo fatto tutto il possibile per aiutarla, per salvarla ma avevo fallito nel mio intento. 
Jad: "Entra dentro, muoviti!" 
Entrai di nuovo in quella casa oscura e mi fecero sedere sul divano, ma Alison non c'era. Ero solo in quella stanza mentre aspettavo che qualcuno entrasse.
Cha: "E così tu sei il ragazzo che fa il filo alla mia bambina eh?"
Lo guardai con uno sguardo di sfida. La sua bambina? La stava trattando come un ostaggio, la stava privando della sua libertà e aveva anche il coraggio di dire 'la mia bambina', quell'uomo era a dir poco ridicolo, e la sua compagna lo era molto di più. Dovrebbe essere felice di non avere i figli del suo compagno tra le scatole, invece aiuta il marito in questa pazzia. 
"La sua cosa? Ma mi faccia il piacere, la sta trattando come un ostaggio se ne rende conto?"
Prima che l'uomo parlò mi fu sferrato un pugno in pieno volto che fece uscire il sangue dal mio naso, quasi rotto per via di quell'impatto così violento. 
Cha: "Stai zitto! E' mia figlia!"
Dopo la sua frase, la donna fece entrare con uno spintone Alison nel salotto, che appena mi vide si buttò addosso a me e mi abbracciò. Tremava come una foglia, aveva paura e si vedeva. Una ragazza non deve avere paura del suo papà, ma probabilmente lei ne era l'eccezione. Suo padre era crudele, non trattava la figlia come tale, e lo stesso valeva per suo figlio. Quell'incubo sarebbe finito presto, avevo chiesto aiuto a Harry e Jason ed ero sicuro che a momenti sarebbero arrivati con i soccorsi. Quando i due uscirono dalla stanza per discutere su cosa farsene di noi due, dissi ad Alison di ci che avevo fatto ed un sorriso apparve sul suo volto.
A quel punto, quando la vidi sorridere mi venne spontanei lasciarle un piccolo bacio a fior di labbra, e poi l'abbracciai. Lei mi lasciò fare. Ci stavamo guardando negli occhi, quando suo padre irruppe nella stanza e mi prese di forza buttandomi fuori di casa. Ora era sola, e non potevo lasciarla lì. 
 
Alison's verse
 
"Perché? Perché papà,perché?"
Il suo volto mi faceva paura, mi metteva ansia, terrore. I suoi occhi erano quelli di uno psicopatico, no di un uomo che ama la sua figlioletta. Non rispose alla mia supplucazione di avere delle risposte, se ne andò chiudendomi nel salotto a chiave. Ero di nuovo sola. Gli occhi iniziarono a pizzicarmi, segno che da un momento all'altro avrei iniziato a piangere, ma il telefono nella mia tasca vibrò. Era unmessaggio da Louis. 
 
'Non sei sola, io sono qui fuori e non ti lascio. Lou xx.' 
 
Sorrisi nel leggere quel suo messaggio, non ero sola come credevo, non mi aveva lasciata. Jade rinetrò nella stanza e io nascosi il telefono nella tasca dei miei jeans per non farglielo vedere. Feci finta di guardare il vuoto. 
Jad: "Tieni cretina, mangia! Spero ti soffochi!"
"Soffocati tu, strega!"
Mi alzai di scatto e le corsi incotro, le tirai una gomitata in faccia per scappare. Uscii dalla porta principale e urlai il nome di Louis, lo vidi spuntare da un cespuglio e mi corse in contro. Mi prese la mano e iniziammo a correre a più non posso, il più lontano possibile da quella casa. I nostri telefoni non prendevano, e la macchina di Louis sembrava scomparsa nel nulla. 
Lou: "Manteniamo la calma!"
"Anche no, rischiano di trovarci Louis!"
Lou: "Si ma se ci facciamo prendere dal panico non risolviamo nulla!"
Aveva ragione, ma era impossibile stare calmi in una situazione di quel genere. Da un momento all'altro poteva comparire mio padre o quell'arpia così, dal nulla e chissà cosa avrebbero combinato con noi nelle loro mani. Continuavamo a camminare fino ad esssere usciti da quella specie di bosco, davanti a noi c'era una strada di periferia. 
"Siamo fuori Doncaster, vero?"
Lou: "E di molto anche, ecco perché ci ho messo tanto ad arrivare!"
"Ero convinta fossimo a Doncaster Lou, Scusami..!"
Mi sorrise leggermente e mi lasciò un bacio sulla guancia questa volta. Con lui mi sentivo al sicuro, anche se in quel momento tanto al sicuro non eravamo. Il telefono di Louis suonò improvvisamente, e sulla schermata del suo telefono comparve il nome di Harry. 
Lou: "Hey amico!"
Mise il vivavoce.
Har: "Dove siete? Abbiamo visto le foto!"
"E' una strada di periferia, ma è fuori Doncaster!"
Ja: "Harry, appena fuori Doncaster c'è una strada di periferia vero?"
Har: "Si, arriviamo!"
Forse, e dico forse, eravamo salvi. Ma nonostante i miei fratelli stessero arrivando a prenderci la mia ansia non se ne andava, anzi aumentava. Avevo paura che da un momento all'altro sarebbe uscito quel pazzo di mio padre con l'altrettanta pazza della sua mogliettina da strapazzo. Da lontano Louis vide una Range Rover nera, mi disse che era di Harry. L'auto si fermò e scesero le figure di Harry e Jason, iniziai a piangere tra le braccia di Jason. 
Ja: "E' finita piccola, è finita!"
Stare una giornata nelle mani di quelle persone non è stato facile. Non volevo ma, sotto richiesta di Jason decisi di denunciare mio padre, avevamo le foto e sapevamo quale fosse il loro nido. 

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Capitolo 10
*** Goodbye Doncaster, Hello NYC ***


Ero in camera di Louis a guardare il soffitto stesa sul suo letto. Lui non c'era, era al piano di sotto a fare chissà che cosa. C'era la sua playstation che mi richiamava costringendomi involontariamente ad accenderla per giocarci. Amavo la play, amavo i joystick, amavo qualsiasi gioco. Sotto questo aspetto mio fratello mi ha sempre reputato un insulso maschiaccio, lo si vedeva anche dal fatto che avevo battuto Niall lo stesso giorno del mio incidente. Ci giocavo tantissimo quando stavo in America. Guardai tutti i giochi sullo scaffale di Louis, dire che erano tanti è poco, erano forse un centinaio messi tutti in ordine. Mi intrigava molto Grand theft Auto, uno dei tanti giochi al quale amavo giocare. Mio fratello non riusciva quasi mai a svoglere completamente delle missioni a differenza mia, sembrava quasi che non avessi una vita sociale. Accesi la sua play infilando al suo interno il dischetto del gioco e la feci partire, aspettando che si caricasse il gioco. 
Mentre giocavo sentivo qualcuno al piano di sotto parlare, ero sicura che uno dei due e Louis, ma l'altron on riuscivo a capire proprio di chi si trattava. Non gli diedi peso e continuai a concentrarmi sulla missione che stavo svolgendo con quell'omino che non faceva altro che fottere macchine a destra e a manca.
Qualcuno bussò alla mia porta facendomi sussultare dallo spavento. 
"Louis entra, è camera tua!"
Prima che qualcuno aprisse la porta, mi alzai per mettere in pausa il gioco, trovandomi poi faccia a faccia con Harry, che in quel momento era l'ultima persona che avrei voluto vedere sulla faccia della terra, quasi preferivo mio padre. 
"Vattene!"
Har: "Aspetta fammi parlare, ma perché fai così? Che cosa ti ha fatto Samantha? La odi dal primo giorno che l'hai vista, ti stai comportando da stupida bambina gelosa e non lo sopporto!"
"Quelle come lei le conosco fin troppo bene! Non la voglio in casa mia!"
Har: "E' casa mia, sei tu che sei spuntata insieme a tuo fratello dal nulla incasinando solo le cose!"
Non pensavo che lui pensasse questo cose di me e mio fratello. Ci rimasi ancora più male ascoltando quella frase che vedere quei due nel mio letto. Iniziavo davvero a considerarlo come mio fratello, dicevo a tutti che era il fratello perfetto che non avevo mai avuto, e invece dovetti ricredermi. Era solo uno sciocco ragazzino viziato come tanti che pensava solo a se stesso, senza pensare alle parole pronunciate e ai sentimenti della persona davanti. 
Har: "Sc-Scusa io non..."
"VATTENE!"
Lou: "Ma che sta succ..Ali dove vai? Ma che le hai detto?"
Har: "..."
Scappai di nuovo. Da quando ero a Doncaster nn facevo altro che scappare, scappare e scappare. Non ne potevo più, quasi rimpiangevo la mia vecchia vita da classica americana, classica studentessa del college, classica ragazza che passava le giornate con le amiche. Qui non avevo niente, avevo solo i ragazzi, una nuova famiglia che non sembrava nemmeno felice di avermi, anzi, averci accolto, e Hanna, sparita chissà dove, anche a causa mia per via della mia assenza a scuola. 
Volevo tornare i America. 
A casa non mi volevano, da Louis non potevo nemmeno stare tranquilla, l'unica mia salvezza era uno dei ragazzi, o Hanna. Data la mia vasta scelta non molto appropriata in quel momento, decisi di andare a trovare Perrie e Danielle, forse da loro avrei trovato un po' di tranquillità, e una serata tra amiche mi avrebbe fatto più che bene. Ormai era da una ventina di minuti che correvo senza sosta, piangendo. La cosa che mi aveva fatto più male era la frase di Harry, quella frase che continuava a rimbormare nella mia testa come un tamburo. Pensavo che almeno un po' si fosse affezionato a me, ma sbagliavo. Bussai a casa della Peazer, mi aprì sua madre. 
Sig.P: "Ciao, sei un'amica di Danielle? Vado a chiamarla!"
Le sorrisi e la ringraziai con quel poco di voce che mi era rimasta. Dalle scale sentii dei passi felpati, era la sua camminata, era peggio di Liam a volte, un elefante.
Dan: "Ciao belliss.. Che succede?"
Iniziai di nuovo a piangere fra le sue braccia. Cercava di rassicurarmi ma non riuscì nel suo intento. Tra una lacrima e l'altra cercai di spiegare alla ragazza l'accaduto a casa mia e di Louis. Ci rimase un po' male, in particolar modo quando le raccontai di Harry e Samantha. 
Dan: "Wow! Cioè, che infame! E Louis che dice?"
"Louis non sa di ciò che mi ha detto nella sua stanza.."
Speravo vivamente che non avesse sentito la conversazione tra me e quello che doveva essere il mio fratellastro, ormai uno sconosciuto per me. 
Dan: "Dovresti dirglielo! E' il tuo ragazzo e dovrebbe sapere ciò che ti affligge!"
"Voglio tornare a New York, mi devi aiutare!"
Lei stortò il naso, non approvava di sicuro la mia idea e si vedeva, ma era l'unica che avrebbe potuto aiutarmi. I ragazzi non me lo avrebbero mai permesso, mamma e Des ancor meno, per non parlare di Louis. Ero sempre stata abituata a far le cose autonomamente, ma questa volta avevo bisogno di aiuto. Anzi forse se avrei chiesto aiuto ad Harry mi avrebbe aiutato a tornare a casa, anche a calci sentita la sua meravigliosa frase a casa del mio ragazzo. 
"Per favore Dan..!"
Dan: "Ti dico in partenza che non sono affatto d'accordo, stai scappando e non va bene! Ma se è questo quello che vuoi.. io non ti costringo a stare qui se non vuoi.. che devo fare?"
L'avrei amata per tutta la vita. 
"Solo coprirmi! Il biglietto ce l'ho già!"
Dan: "Dove diavolo l'hai preso?"
"Il giorno che successe il fatto di mio padre.. prenotai.. il volo è domani pomeriggio!"
La sua faccia era sconvolta, non riusciva a crederci. Uscii di casa sua con lei dietro, dovevo andare a casa a recupare le mie cose, per tutto il viaggio non fiatò. Arrivata a casa mia vidi le luci di tutte le stanze spente, a parte quella di Harry. Chissà, magari stava ancora combinando porcate con quella lì. Entrai di soppiatto in camera mia per non fare rumore, recuprai le mie valige riempiendole di miei vestiti, pantaloni e magliette, insitmo senza nemmeno piegarli, recuperai le mie cose in bagno chiudendole in una pochette e buttandola nella mia borsa. Feci fatica a portare le mie cose giù da basso ma riuscii nel mio intento, non si accorse nessuno di ciò che stavo combinando nella mia stanza. Aprii il bagagliaio della macchina e ci buttai le mie cose senza nemmeno preoccuparmi di poter rompere qualcosa, chiusi con forza e tornare al posto del passeggero in silenzio, sotto lo sguardo della ragazza.
Dan: "Lo ferirai Ali.. Sei sicura?"
"Non ho altra scelta, starà bene!"
Dan: "Non sono d'accordo.. ti posto all'aeroporto!"
Diciamo che avrei passato una bella notte in bianco a dormire su delle sedie in attesa del mio volo, e così feci. Presi i miei bagagli la mattina seguente e feci il check-in. Salutai Danielle con un abbraccio, aspettando le sue raccomandazioni che però non arrivarono. La vedevo triste e sconsolata, varcai la porta voltandomi per guardarla ma non c'era, era sparita prima del tempo. Ora ero sola, dovevo rimboccarmi le maniche e andare avanti da sola per la mia strada come mamma mi aveva insegnato. Prima di salire in aereo avevo avvisato mio nonno di venirmi a prendere all'aeroporto a New York. Mi feci ben dodici ore di viaggio pensando a Louis, alla faccia che avrebbe fatto sapendo della mia "fuga", a come avrebbe reagito. Non pensai molto ne a mamma ne a Jason, da me se lo sarebbero aspettato da un momento all'altro. I ragazzi mi sarebbero mancati molto, ma a quanto pare la mia presenza per qualcuno non era ben voluta. Arrivata a New York feci un sospiro di sollievo, respirai l'aria, quell'aria che tanto mi era mancata, come la mia città. 
"Casa dolce casa!" 
Andai a recuperare i miei bagagli ed uscii dall'aeroporto dirigendomi nel posto dove avrei trovato mio nonno, ma che non trovai. Al suo posto trovai mio cugino Ryan, diciassettenne come me, un patentato senza freni. 
Ry: "Chi non muore si rivede!"
"Ciao Ryan!"
Lo abbracciai forte, non lo avevo mai fatto, ma mi era mancato tantissimo. Quando eravamo piccoli eravamo sempre insieme, eravamo cresciuti sotto lo stesso tetto perché i suoi genitori, ovvero i miei zii lo avevano abbandonato e poi spariti a Las Vegas, così avevano detto ma nessuno della famiglia ci credette. Mia madre non vedeva sua sorella da quando Ryan aveva solo tre fottutissimi anni, una madre modello insomma. Mio cugino è sempre stato autonomo, non ha mai chiesto nulla a nessuno e ancora adesso cerca di pagarsi gli studi lavorando. 
"Dove abiti adesso?"
Mente eravamo in macchina lo osservavo attentamente, era diventato un bel ragazzo, biondo, occhi azzurri, fisico da palestrato alto all'incirca un metro e ottanta. Insomma, non ci si poteva lamentare di avere un ragazzo del genere tra i piedi.
Ry:"Al momento? Nella tua casa! Ho saputo cos'ha combinato tuo padre, ne ho approfittato visto che da quando era arrivata Jade sono stato sbattuto fuori!"
Dimenticavo, come avevo già detto ha sempre vissuto con noi, ma con l'arrivo di Jade fu costretto ad andarsene via, dai miei nonni perché quella sgualdrina non voleva figli di altri in casa, se non quelli di suo marito. E' da allora che iniziai proprio a detastarla a morte, cacciò di casa un quindicenne, senza ritegno. 
"Almeno non sarò sola in casa mia adesso!"
Ero felice di sapere che avrei vissuto in casa mia con lui, non ero sola e mi faceva sentire al sicuro. Parlammo del più e del meno, gli raccontai di Louis, del mio incidente, di tutte le avventure passate in Inghilterra, e ovviamente, anche del motivo per il quale ero tornata alla vecchia vita di sempre, cioè Harry. Gli spiegai che non mi sentivo accettata dalla mia nuova famiglia, in particolar modo dal mio fratellastro, che inizialmente sembrava volermi bene, ma che si rivelò tutt'altro. Mi ascoltò attentamente, come faceva sempre, mentre si concentrava sulla strada. 
Ry: "Capisco! Hai fatto bene a tornare! A proposito, domani partiamo, quindi non disfare i bagagli!"
Partire? Ero appena tornata a casa e già dovevo ripartire? Lo guardai sconcertata, lui si limitò solo a farmi un occhiolino innocente. 
"Tu come te la passi?"
Ry:"Direi bene!"
Arrivati a casa mi buttai sul divano stremata, un po' per il viaggio, un po' per tutti i pensieri che mi frullavano per la testa. Mi addormentai senza pranzare, non ci credetti ma dormii fino al giorno seguente, quando la mattina mio cugino mi svegliò per la partenza. 
Ry: "Presto tutto?"
Annuii con la testa e salimmo di nuovo in macchina, mi attendevano altre ore di viaggio, verso Newport Beach. Ancora non riuscivo a credere di essere tornata a casa, di vedere di nuovo quegli enormi palazzi nelle strade del centro, qul mare così azzurro. Non riuscivo a credere di aver lasciato tutto di nuovo, per iniziare una nuova vita, ancora. Forse Louis mi avrebbe giudicata, e forse mi avrebbe odiata per averlo lasciato solo in quel modo senza dirgli niente, ma lo avevo fatto per lui, avrebbe passato il resto del suo tempo a consolarmi per farmi smettere di piangere. Da quando mi conosceva faceva solo quello, abbracciarmi, accarezzarmi i capelli e dirmi di stare tranquilla. Non volevo questo. Non volevo che passasse il resto dei suoi giorni in quel modo. Scrissi un messaggio a Danielle avvisandola che non mi avrebbe più trovata a New York in caso di emergenza. 
 
'Hey Dan, sto andando a Newport Beach con mio cugino, starò lì per un po'. Sto bene. xx'
 
Fu tutto quello che riuscii a dirgli in quel breve messaggio, per poi buttare il mio telefono nei sedili dietro e lasciarlo lì per tutto il viaggio. La compagnia di Ryan mi faceva bene, mi risollevava il morale e ne avevo proprio bisogno. Dopo dieci ore più o meno, arrivammo a destinazione, quella città era veramente fantastica. Non avevo mai visto una città così bella, piena di case enormi. 
Ry: "Questa, è la città dei ricchi cara Alison!"
"Vedo!" o.o
Effettivamente tutte le case intorno a noi erano enormi, e anche molto costose. 
"Io mi chiedo cosa ci facciamo qui!"
Ry: "Ci vivremo, basta New York! Ho degli amici qui, staremo bene!"
Pensavo fosse una visita provvisoria, mi sbagliavo. Ci avrei vissuto per molto tempo. Mio cuginò entrò con la macchina in una villa piuttosto grande, sicuamente era la casa delle persone che ci avrebbero ospitato, una casa del genere lui da solo non se la sarebbe mai potuta permettere. A distrarmi dal paesaggio fu la suoneria del telefono che mi reclamava, senza guardare chi fosse risposi. 
"Pronto?"
x: "Perché? Perché te ne sei andata? Dimmi dove sei!"
Era Louis, la sua voce era giù, senghiozzava, stava piangendo. 
"Louis io..!"
Non riuscii a tenere una conversazione con lui. Chiusi la chiamata e spensi il telefono buttandolo nella borsa. Stava male per colpa mia, mi stavo comportando da perfetta menefreghista. Ormai era fatta non potevo tornare indietro, feci una scelta della quale io stessa stavo soffrendo, ma Louis si sarebbe abituato. 
Ryan mi guardava interrogativo, gli sorrisi e scesi dalla macchina tirando giù i miei bagagli. Alla porta trovammo un ragazzo riccio dai capelli scuri e neri, rideva e scherzava con mio cugino, le sue battute di sarcasmo erano al quanto pessime. 
Ry: "Lui è Seth!"
Ci sistemarono nella casetta in piscina, per due andava più che bene, con la differenza che avremmo dovuto separare i letti. 
 
#una settimana dopo.
 
Set: "Sveglia! abbiamo una visita oggi di un ragazzo di cui non ho la minima idea di chi sia ma non importa, la colazione è pronta!"
Mi alzai contro voglia, dopo una settimana in quella zona avevo anche fatto amicizia con alcune ragazze della zona, anche loro un po' menosette per via dello stipendio dei genitori, ma tutto sommato erano anche simpatiche. Andai in cucina a prendere la colazione per portarmela a letto, se lo avesse fatto qualcuno lo avrei ringraziato tutta la vita ma dovetti arrangiarmi da sola visto che Ryan era per terra a dormire. 
I genitori di Seth stavano parlando con un ragazzo, mi dava le spalle e inizialmente non capii chi fosse, la madre di Seth mi guardò, facendo girare il ragazzo, che poi si scoprii fosse Louis. 
"C-Cosa fai qui?"

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Capitolo 11
*** You're my smile. ***


"C-Che ci fai qui?"
Se c'era una cosa che proprio non mi aspettavo, era il fatto che Louis venisse fino in America per trovarmi. Ryan si alzò da terra venendo in cucina, e vedendo la scena raccapricciante di me e Louis che non facevamo altro che guardarci con sguardo tristi, e arrabbiati. Si sedette a tavola mangiando i pancakes alla nutella e osservandoci. 
Lou: "Non mandarmi via! Voglio solo sapere perché sei scappata.. di nuovo!"
"Non voglio parlarne, torna in Europa io qui sto bene!"
Lou: "Mi hai lasciato solo dopo tutto quello che ho fatto per te Alison! Ti sono sempre stato vicino, ti consolavo sempre, ti..."
"Hai detto bene, mi consolavi sempre e mi ero stufata di passare sempre per la piagnucolona di turno! Non voglio questo per te meriti una ragazza allegra che ti faccia sorridere, non me!"
Ritornai nella casetta in piscina chiudendomi a chiave. Non volevo parlare con nessuno, nemmeno con mio cugino. Dopo quel fatto, decisi di comportarmi per l'ennesima volta da incoscente, presi la macchina di Ryan pur non avendo la patente e feci un giro per Newport. Sembrerà strano ma la sapevo guidare, non feci nessun incidente e nessuno mi venne addosso, almeno in quel campo la fotuna era dalla mia parte. Mi fermai in un ristorante lì vicino dove ormai mangiavo da una settimana. In un tavolo trovai delle ragazze che avevo conosciuto qualche giorno prima, Greys e Jalissa. 
"Ciao ragazze!"
Gre: "Alison, che piacere! Ti aggreghi a noi?"
Sorrisi alle ragazze e mi sedetti parlando del più e del meno con loro. Loro frequentavano una scuola lì, era molto costosa ma a quanto pare potevano permetterselo. Io da sola non avrei potuto combinare niente, non avevo un lavoro, mamma non c'era per potermi pagare gli studi, papà era out. 
Jal: "Sai Ali, la nostra scuola è la migliore della zona, ci sono buoni propositi per il futuro, perché non vieni da noi?"
"Ragazze la mia permanenza qui non so per quanto durerà, quindi non penso di iscrivermi, non potrei nemmeno permettermela!"
Lasciai le ragazze a parlottare del loro futuro, cosa al quale avrei dovuto pensare io in primis, ma preferivo scappare di continuo invece di affrontare le situazioni. Il ristorante era sulla spiaggia, mi sedetti proprio come quando ero piccola rannicchiando le gambe al petto, lasciando cheil vento si poggiasse sul mio volto scompigliando i miei capelli biondi. 
x: "Finalmente ti abbiamo trovata!"
Qualcuno parlò alle mie spalle, quella voce la conoscevo fin troppo bene, era Niall. Era il mio migliore amico. Mi voltai pensando di trovare solo il biondo, ma trovai tutta la banda al completo, tutti e cinque, e si, c'eraanche l'arteficie della mia partenza nascosta. 
"Ciao Niall, ciao Liam, Zayn...!"
Har: "Potresti anche degnarmi di un saluto!"
"Neanche morta!"
Forse sul suo allegro divertimento con quella avrei anche potuto perdonarlo, ma non sulla sua frase, quella che mi fece sentire fuori luogo, quella che mi fece capire che la mia casa era l'America e non l'Inghilterra. Si sedettero tutti e tre di fianco a me, Louis e Harry se ne andarono per conto loro. Soffrivo nel vedere Louis in quel modo, mi faceva star male vedere i suoi occhioni azzurridiventare rossi, ma non volevo che passasse il resto delle sue giornate ad ascoltare i miei problemi. Zayn per rompere il ghiaccio iniziò a tirare battutine su alcuni ragazzi che c'erano sulla spiaggia. Si divertiva a far dell'ironia su dei perfetti sconosciuti,proprio come un bambino. Niall ovviamente lo seguì a ruota insieme a Liam. Quei tre insieme erano una cosa indescrivibile, sapevano solo ridere, scherzare, giocare, stavo bene con loro, mi faceva star bene sentire le loro risate a volte inutili.
Za: "Sapete una cosa? La California mi piace, quasi quasi..!"
Ni: "Hai perfettamente ragione, potremmo venire q..!"
"NO! Cioè, si sarebbe bello ma..!"
Li: "Non vuoi Harry tra i piedi!"
Mi capivano al volo, anche se mi sarebbe piaciuto avere loro tre tra i piedi ogni giorno.
Li: "Parla con Louis fallo per noi!"
"...Lo farò, ma non mi scocciate!"
Za: "Oooh non si preoccupi signorina Davies, nessuno la disturberà mentre cerca di approcciare con Tomlinson, le faccio le mie più sentite condolianze!"
"Far dell'ironia non è proprio il tuo forte, datti all'ippica Malik!"
Vedendo la sua faccia, rimasta al quanto male per la mia battutaccia mi misi a ridere da sola mentre camminavo verso Louis. Doveva essere immortalata la sua faccia da stupido, però avevo ragione, non sapeva fare dell'ironia quanto Louis. Solo lui riusciva nelle sue battutacce. Lo vidi da solo sul molo con le gambe immerse nell'acqua che si muovevano avanti e indietro. Conoscevo quel suo sguardo, era il tipico sguardo di chi sta pensando a cosa fare. Non vidi Harry nei paraggi, ne approfittai per avvicinarmi a lui e parlargli, come promesso ai ragazzi. 
"Posso?"
Si girò impuntando i suoi occhioni azzurri nei miei. 
Lou: "Si..!"
Mi tolsi le scarpe e le calze sedendomi nella stessa posizione di Louis, con le gambe nell'acqua muovendole a destra e sinistra.
"Ti chiedo scusa se me ne sono andata in questo modo facendoti star male.. ma vedi.. non è un buon periodo per me, e credevo che tornare in America mi avrebbe aiutato a ritrovare la serenità! Con mio cugino sto bene, sto facendo amicizia qui e.. la California mi piace!"
Lui non parlò. Continuava a muovere i suoi piedi nell'acqua senza nemmeno annuire con la testa, sembrava quasi perso nei suoi pensieri. 
"Non dici nulla?"
Lou: "Cosa vuoi che dica? Vuoi sentirti dire che voglio il tuo ritorno? Vuoi sentirti dire che sto male senza di te? No non le sentirai queste parole Alison, ero venuto qui per dirti di tornare ma.. a quanto vedo è stato un viaggio inutile. Stammi bene!"
Si alzò prendendo le sue scarpe in mano e andandosene via, lasciandomi lì. Ero andata lì per chiarire, per dirgli che nonostante la distanza volevo stare con lui, ma quelle sue parole mi fecero capire che non avrebbe accettato. Presi la macchina di Ryan e cercando di non farmi beccare dalla polizia tornai a casa di Seth, parcheggiando la macchina nel suo 'giardino' se si poteva chiamare così. Era vero, a me la California piaceva davvero tanto, più di New York, e di tornare a Doncaster non me la sentivo proprio. Stavo inziando ad abituarmi alla nuova vita a Newport con mio cugino e i suoi amici, iniziavo a fare io da sola nuove conoscenze, senza dover ricorrere all'aiuto di Ryan, non volevo abbandonare tutto di nuovo per tornare a deprimermi nella fredda Inghilterra. Entrai in casa salutando i genitori di Seth, Seth e mio cugino che giocavano alla playstation, mi fiondai nella casetta in piscina dove avrei fatto meglio a non andarci. Alla vista di Harry nella stanza tornai in salotto dai due deficienti che non mi avevano detto nulla.
"Ok, chi dei due devo pestare?"
Set: "Ryan!"
Ry: "SETH! Si è introdotto lui nella casetta, nessuno gli ha detto nulla!"
Tornai indietro per vedere cosa voleva il riccio. Entrai senza nemmeno guardarlo negli occhi, facevo finta che non ci fosse, poggiai le chiavi della macchina sul tavolino e presi da bere nel frigo. 
Har: "Io esisto!"
"Che strano! Mi è sembato di sentir parlare qualcuno!"
Sentii il suo respiro spazientirsi, segno che si stava arrabbiando, cosa della quale me ne fregavo altamente della sua alterazione. Doveva vedere me nel momento in cui l'ho scovato nella mia stanza.
Har: "Smettila e ascoltami! Sono venuto fin qui per dirti due semplici parole: Ci trasferiamo!"
"Lasciate la casa a mamma? Che bello, sarò felice di tornare allora!"
Har: "Errato sorellina! Sheila è convinta che ti manchi l'America, ed è per questo che verremmo tutti qui!"
"Evviva.."
Har: "Non troppo entusiasmo, mi raccomando!"
Uscii dalla casetta per tornare dai ragazzi in salotto, erano ancora lì che giocavano alla playstation.
Ry: "Che voleva?"
"Nulla, solo che Tutta l'allegra famigliola verrà qui a Newport, fantastico no? Vado in piscina!"
Li sentii bisbigliare qualcosa, quei due non mi piacevano quando parlavano insieme di qualcosa, avevano sempre qualcosa di squallido in mente. Feci una nuotata in piscina, lasciandomi poi a peso morto a pensare, a guardare il cielo azzurro che non dava segni di nuvole. Uscii dall'acqua dopo due ore, si fecero le quattro del pomeriggio, e l'unica cosa che volevo fare era stare in compagnia dei ragazzi prima del loro ritorno i Inghilterra. Sta volta non rischiai, mi feci portare da Seth fino alla spiaggia, dove sapevo che li avrei trovai a poltrire sui lettini, o a giocare a calcio usando come porta due bastoni di legno. Difatti li trovai giocare a calcio con un ragazzo in più, Ryan. Ecco perché fu costretto Seth ad accompagnarmi. L'unico che vidi sedersi in spiaggia e smettere di giocare fu Louis. Si stese sul lettino a poltrire come suo solito osservando gli amcii giocare. Decisi di fare un altro tentativo e chiarire con lui. 
"Si divertono!"
Sobbalzò sul lettino mettendosi la mano sul cuore per lo spavento. 
Lou: "Ma dico sei matta? Mi hai spaventato!"
Gli sorrisi per tranquillizzarlo, non ero mica un mostro. 
"Scusa!"
Non c'erano lettini, mi sedetti sulla spiaggia bollente, colei che mi ustionò il sedere facendolo diventare rosso come un'aragosta. Ottimo direi. Guardai il suo viso di lato, era rilassato, sembrava non destare nessuna preoccupazione. 
Lou: "Mi consumi!"
Ecco a cosa pensava, al fatto che si sarebbe potuto sciupare se avessi continuato a fissarlo, poveretto. 
"Ops, Pardon monsieur!"
Sorridemmo entrambi per la mia battuta di sarcasmo, almeno io non ero messa male quanto Zayn. 
"Non volevo.. Scusami.. Ma da quando ti sono piombata addosso, il tuo sorriso si è spento.. passi giornate solo a consolarmi e ad asciugarmi lacrime, non volevo questo. Io volevo il tuo sorriso!"
Lou: "Tu sei il mio sorriso!"
Mi guardò con i suoi rayban a goccia sugli occhi, mi fece segno di sedermi sulle sue gambe. Accettai volentieri l'offerta, più che altro per il mio sedere, altrimenti la sera non lo avrei più trovai intatto. Mi distesi tra le sue gambe appoggiando la mia schiena sul suo petto. Sentivo nuovamente il suo respiro sul mio collo, sentivo battere forte il suo cuore proprio come una volta. La sua mano si poggiò sul mio petto, mi addormentai beatamente fra le sue braccia, non pensando più al fatto che a giorni, avrei riavuto Styles fra le scatole. Al mio risveglio mi trovai nella casetta in piscina della casa di Seth, affianco a me c'era Louis che dormiva beatamente come un bambino. Avevo una voglia assurda di baciarlo, mi mancavano da morire le sue labbra. Vedendolo dormire, appoggiai delicatamente le mie labbra sulle sue lasciandogli un leggero bacio a stampo, che lui però approfondì accorgendosi del mio gesto. Non so ne come ne il perché ma non mi tirai indietro, era quello che volevo, assaporare di nuovo le sue labbra, i suoi baci, lasciare che il suo profumo inondasse le mie narici fino alla nausea. Mi era mancato, e mi sarebbe mancato ancora quando se ne sarebbe andato per tornare a casa. 

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Capitolo 12
*** Don't worry, I'm yours ***


Ry: "Ben svegliata cuginetta!"
Nel salotto era pieni di ragazzine, forse della mia età o alcune anche più grandi. Ero scappada da Doncaster per via dell'nsulsa maleducazione del mio fratellastro, e adesso nel salotto mi trovavo con dieci ragazze quasi tutte bionde per di più, a fare chissà che cosa con Seth e mio cugino. 
"Dalla padella alla brace, accidenti!"
Presi da bere e da mangiare senza dar retta alle ochette che chiedevano chi fossi e da dove sbucai senza avvertimento. A sto punto, preferivo mille volte stare in Inghilterra, per lo meno Harry se ne portava solo una in casa, non dieci di seguito. Uscii in giardino, non riuscivo a sopportare tutte quelle risate stridule da appena sveglia. Louis non si era ancora alzato, e iniziavo anche a chiedermi che fine avessero fatto i ragazzi, dovevo parlare con Harry, chiedergli del trasferimento e quando sarebbe avvenuto, anche se non avrebbe migliorato la situazione in cui ci trovavamo. Decisi di chiamarlo, se solo avessi trovao il mio iPhone. Mi ricordai di averlo lasciato nel salotto, l'idea di tornare dentro dalle oche mi faceva venire l'orticaria. Mi feci spazio tra quelle ragazze un po' infastidite dalla mia presenza e recuperai il mio telefono.. con schermo rotto in mille pezzi. 
"QUESTO E' TROPPO!"
Le ragazze si voltarono tutte verso di me insieme a Seth e Ryan, mi guardavano tutti con aria interrogativa.
"O esce fuori il colpevole di ciò, o finisce male!"
Alzai il mio telefono per far capire loro a cosa mi riferivo, vidi Ryan abbassare la testa e andarsene silenziosamente, come se non me ne fossi accorta. Prima di urlargli contro, vidi tutte le ragazze uscire in giardino e appollaiarsi intorno a Louis, erano davvero delle galline allora. 
"Ehm ehm.. Scusate biondine!"
Mi guardavano ancora più male di prima, mentre Louis non capiva in che situazione si stesse trovando. 
"Tenete giù le vostre sporche luride manacce dal mio ragazzo, è chiaro? Louis usciamo!"
Presi le mie cose e mi cambiai uscendo dalla casetta in piscina. Lo presi per mano sotto occhio di tutte che mi guardavano disgustate. Per lo meno io avevo il buon senso di non provarci come un oca con i ragazzi impegnati. Presi le chiavi dell'auto di Ryan, non mi disse niente visto il disastro che aveva combinato, un altro iPhone andato a farsi benedire. Non ne avrei più comprati, mi portavano solo sfortuna quei telefoni, anzi, ogni volta facevano una brutta fine. Raggiungemmo i ragazzi sulla spiaggia, erano rimasti lì tutta la giornata a cazzeggiare come dei veri professionisti, d'altronde non facevano altro ogni volta. Li trovammo distessi sulla spiaggia collassati, dormivano come ghiri. Presi una paletta giocattolo iniziando a ricoprirli uno ad uno con la sabbia, con l'aiuto di Louis che mi assecondava sempre. L'ultimo fu Harry, in catalessi sotto il sole, sembava più un gambero che un ragazzo. A lui, oltre alla sabbia gli buttai una secchiata d'acqua addosso facendo si che la sabbia si appiccicasse sul suo corpo, e che lo svegliasse.
Har: "Pazza!"
Mi gridò addosso come una forsennata, sembrava impazzito. 
"Dobbiamo parlare!"
Har: "Ottimo, ti sei decisa!"
Pensava avremmo discusso dell'accaduto in Inghilterra, si sbagliava di grosso. Volevo solo sapere quando avevano intenzione di venire a rompermi le balle anche in America, nella mia casa. 
"Non farti strane idee, e muoviti!"
Feci segno a Louis di svegliare gli altri e di aspettarci al ristorante sulla spiaggia, intanto portai Harry sul molo dove un paio d'ore prima avevo discusso con quello che adesso era ritornato di nuovo il mio bellissimo e amatissimo ragazzo. 
Mi sedetti, lui fece lo stesso cercando di iniziare un discorso, ma lo iniziai io. 
"Voglio solo sapere quando verrete qui, devo prepararmi psicologicamente a tutti gli insulti che mi ritorcerai contro, e alle ragazzine che ti porterai nella mia camera!"
Har: "Eh smettila è stato un errore! Verremo qui a inizio estate, devo terminare gli studi prima, quindi fra tre mesi!"
"Tre mesi senza di te sarà una goduria!"
Si alzo spazientito e se ne andò senza nemmeno salutarmi. Non mi importava molto, quella arrabbiata ero io non lui. Raggiunsi i ragazzi al ristorante, dove lì trovai allegramente a civettare con Jalissa e Greys. Jalissa si spalmava contro Louis in una maniera poco casta, sotto gli occhi del ragazzo leggermente sbalorditi. Quelle che dovevano essere due mie nuove amiche, si stavano rivelando come quelle ragazzine nel soggiorno a casa di Seth, delle oche. Mi avvicinai al loro tavolo silenziosamente e con un finto sorriso sarcastico guardando in particolar modo Jalissa, che non smetteva di fare gli occhietti dolci al mio ragazzo. 
"Salve a tutti!"
Jal: "Ciao Ali, abbiamo conosciuto questi ragazzi, lui è Lo.."
"Louis! Si, te lo presento io, è il mio ragazzo, ti spiace?"
Spalancò gli occhi incredula delle mie parole, mentre Louis se la rideva sotto i baffi insieme al resto del gruppo, e anche Greys. Presi il ragazzo che se la stava tranquillamente ridendo per un braccio e lo trascinai via da quel locale come una furia. Non ero arrabbiata con lui, ma con lei. Non c'era minuto che non passasse a guardare dei ragazzi, era tutto il contrario di Greys. Lei aveva avuto un sacco di ragazzi in tempo arretrato, Greys neanche uno, una santa insomma. Camminai per un tratto di spiaggia con ancora il braccio di Louis stretto tra la mia mano destra, non riuscivo a lasciarlo andare nonostante non ci fosse nessuna ragazza intorno. Ero come una calamita. 
Lou: "Hey piccola piano, mi fai male ahah"
Sentendo quella sua frase così solare nel dirla, allentai la mia presa e lo lasciai andare fermandomi di scatto. Mi ero comportata come una bambina stupida e gelosa per l'ennesima volta, dovevo fidarmi di lui. Il problema era che non ero in grado di fidarmi delle altre ragazze, come mi giravo c'ra sempre qualche femminuccia in cerca di una preda da accalappiare e non mi andava giù. Avevo paura che potesse trovare qualcuno migliore di me o magari anche più bella, ed effettivamente Jalissa e molto più bella di me e della stessa età di Louis. Rimasi ferma al mio posto guardando i miei piedi bagnarsi nell'acqua di mare, muovevo le dita per l'agitazione. I miei piedi in confronto a quelli di Louis, sembravano piedi di un bambino. 
Lou: "E così.. sei gelosa eh?"
Non risposi, continuai a guardare i miei piedi che in quel momento mi sembravano molto più interessanti di qualsiasi altra cosa intorno a noi, persino di Louis erano più interessanto. Avevo il timore di aver provocato del leggero fastidio nel ragazzo, ed era l'ultima cosa che volevo accadesse. Sentii due dita appoggiarsi sotto il mio mento e alzare il mio viso per poi incontrare quegli occhioni azzurri. Sorrideva, e anche i suoi occhi sorridevano con lui. 
Lou: "Non devi preoccuparti, io sono tuo!"
Non mi diede il tempo di ribattere che appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie per dar così vita ad un bacio, semplice, ma mi bastò per capire che nonostante tutte le ragazzine esistenti al mondo, lui aveva scelto me, stava con me e non dovevo preoccuparmi di nulla, tanto meno di Jalissa. Gli sorrisi guardandolo negli occhi, e poi lo abbracciai. L'abbraccio è quel gesto che ti permette di esprimere i propri sentimenti verso l'altra persona, quello che ti consente di far capire a lui quanto ci tieni. Un semplice abbraccio a volte può cambiarti la giornata, e beh lui mi aveva cambiato totalmente la vita, l'aveva stravolta in modo positivo. Lui mi dava quella gioia che nessun'altro era mai stato in grado di darmi, mi dava il sorriso. 
"Lou.. Quando andate via?"
Il suo sguardo si abbassò completamente verso la sabbia quando gli porsi quella domanda. Iniziavo a temere per la sua risposta. In quel momento avevo paura di tutto, quel misto di emozioni dentro di me si erano trasformate tutte in paura. Avevo paura del suo abbandono, avevo paura di non vederlo più, avevo paura di non potergli dire un giorno.. che lo amavo. 
Lou: "Domani.."
Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato, alla fine loro erano venuti fin lì solo per provare a riportarmi a casa, in Inghilterra, ma senza alcun risultato. Anche se il mio amore viva da tutt'altra parte non potevo lasciare di nuovo le mie origini, gli Stati Uniti. Avevo vissuto lì fin da piccolina, l'avevo girata tutta prima che la mia famiglia si disfasse completamente e non potevo di certo metterla a confronto con una cittadina fredda come Doncaster, o come qualsiasi altra città del Regno Unito. 
"Andiamo allora, domani dovete alzarvi presto!"
Lou: "Come farò senza di te..?"
"Andrà tutto bene Louis, non sarà un addio.. Te lo prometto!"
Gli presi la mano, iniziammo a camminare, a parlare del più e del meno, a ridere. L'ultimo giorno in sua compagnia volevo passarlo senza pensare a nulla, senza pensare che non lo avrei più rivisto per chissà quanto tempo. A casa di Seth trovai tutti con le valige che mi aspettavano per salutarmi. Fortunatamente riuscii a non piangere, li salutai uno ad uno, anche Harry nonostante tutto. 
Har: "A quest'estate allora, sorellina!"
"Inizia a riconquistare la mia fiducia Styles, poi sarai ancora mio fratello! E adesso vattene o mi metto a piangere!"
Stavo per andarmene nella casetta in piscina, ma il riccio mi trascinò indietro stringendomi in un forte abbraccio. Inizialmente non ricambiai, avevo ancora del rancore verso di lui, ma cedetti. Lo abbracciai più forte che potei perché non volevo che se ne andasse. Aveva un sacco di difetti, era stupido e mi faceva arrabbiare sempre, ma ormai era mio fratello ed era essenziale per me. Era diventato importante quanto Jason, avevo bisogno di lui. 
Har: "Mi dispiace per quello che ti ho detto, non lo pensavo davvero!"
"Ok ok va bene ora sparite vi prego!"
Salutai Louis con un bacio. Avevo capito ormai che la mattina dopo non avrei potuto vederli per via dell'orario di partenza. Li vidi varcare la soglia della porta senza voltarsi, Zayn e Liam ridevano tra di loro, come sempre del resto, Niall aveva in mano un pezzo di pizza come sempre, mangiava più di me, Louis ed Harry erano a braccetto, i due migliori amci inseparabili. Si chiusero la porta alle spalle e piano piano le loro ombre dal vetro si sbiadivano sempre di più, fino a sparire. Avevo come il magone, un groppo in gola che faceva male, tanto male. Se n'erano andati da pochi minuti ma il vuoto che si creò in quella casa era incolmabile, chi più chi meno ormai erano diventati importanti tutti per me. Qualche lacrima iniziò a scendere nonostante non le avessi dato il consenso, ma la lasciai correre sul mio viso. Quella lacrima fece capire a chi mi stava intorno la mia tristezza, il vuoto dentro di me senza quei ragazzi intorno a me. Mio cugino Ryan mi abbracciò, mi tenne stretto tra le sue braccia sussurrandomi che li avrei rivisti prima o poi. 
"Forse più poi che prima Ryan!"
Ry:"Devi distrarti, Greys sarà qui a momenti! Passerai del tempo con lei!"
Ero perfettamente d'accordo, dovevo distrarmi se non volevo fare la pazzia di seguirli e ritornare in Inghilterra con loro. Mi buttai sul divano accendendo la tele per guardare qualche film, tutto inutile. C'erano dei film deprimenti di coppiette che si lasciavano, oppure uno dei due moriva. Era assurdo quanto quei film azzeccassero il mio stato d'animo in quel momento. 
Gre: "Ciao Bellezza, alza le chiappe si va al Best Shop!"
"Sarebbe?"
Gre: "Un Pub diciamo, ci divertiremo vedrai!"
Si mise impetuosa davanti a me prendendo il mio braccio sinistro con forza e sollevandomi da quel morbido tessuto che avrei preferito non lasciare. Mi sedetti in macchina sul sedile del passeggero e durante il viaggio guardai fuori dal finestrino. Vedevo ragazzi in spiaggia che si divertivano a giocare a calcio, o a sguazzare nell'acqua. Ancora a Newport non ero stata in grado di fare amicizia, se non con due ragazze e Seth, con il quale era inevitabile non dare inizio all'amicizia vista la sua buona volontà e anche dei suoi di ospitare me e mio cugino sotto il loro tetto. 
Gre: "Lo rivedrai, tranquilla Ali! E' solo questione di tempo!"
"Si ma quanto? Cioè, non voglio aspettare anni!"
Gre: "Lo rivedrai molto presto!"
Mi fece l'occhiolino, per poi ritornare a guardare la strada come prima. Greys sapeva qualcosa del quale ero totalmente all'oscuro e si vedeva, si notava anche dal fatto che mi fece l'occhiolino con quel mezzo sorrisetto che diceva: Io so tutto!
Non badai molto al suo gesto, ritornai a guardare fuori dal finestrino fino al nostro arrivo al pub. Entrammo senza problemi, c'erano un sacco di persone, gente che ballava o chi addirittura era già ubriaco. Greys strinse la mano ad alcune persone, probabilmente amici vista la loro confidenza. Io rimasi in disparte a pensare a come sarebbero andate le cose se Louis e i ragazze fossero rimasti a Newport un altro po' di tempo. 
Gre: "Ragazzi, lei è Alison! E' nuova qui!"
Feci un sorrisetto sghembo per l'imbarazzo, guardando poi le mie Blazer grige.
Gre: "Ali, loro sono Jess, Summer, Zack e e Cole, amici di scuola!"
Salutai tutti e mi presentai, strano. Mi sedetti su una sedia e ordinai un drink analcolico. Ero astemia, non potevo bere alcolici e non avrei di certo rischiato solo per darmi al divertimento. Il moro, Cole si sedette di fianco a me ordinando della Vodka alla pesca. Lo guardai ingurgitare tutto quel bicchiere in un solo sorso quasi, mi fece impressione, e la cosa strana era che riusciva a resistere perfettamente all'alcool senza sbronzarsi subito dopo un bicchiere. 
Col: "Vuoi?"
"No grazie, non posso!"
Mi sorrise per poi ordinare un altro drink. Si resisteva, ma se continuava così non sarebbe di certo arrivato a fine serata sano come un pesce. 
Col: "Sei fidanzata?"
"Si!"
Col: "Di dov'è?"
Quella sua domanda mi rattristò molto, e si notava. Non riuscivo più ad alzare il viso altrimenti si sarebbe accorto che delle lacrime avevano iniziare a rigare le mie guance proprio come al pomeriggio tardo. 
Col: "E' lontano!"
Annuii cercando di asciugarmi le lacrime di coccodrillo che erano scappate, e tornai a guardarlo negli occhi. I suoi occhi mi ricordarono quelli di Louis, erano azzurri, della stessa tonalità. Il suo colore di capelli era simile, quella sua capigliatura così sbarazzina. Gli somigliava tanto. Per non pensarci troppo ordinai un altro drink analcolino e raggiunsi Greys al tavolo con gli altri. Prima però risposi alla domanda di Cole. 
"E' britannico, abita in Inghilterra!"
Spalancò gli occhi come se avessi detto qualcosa di assurdo, ed effettivamente qualcosa di assurdo c'era, il fatto che stessi con una persona lontana chilometri e chilometri da me lo era. 
Col: "Sai, ho un cugino in Inghilterra, di diciannove anni!"
Non sapevo cosa rispondere a quella sua affermazione, così pensai bene di fargli una domanda, un po' strana. 
"Come si chiama?"
Lui tornò a guardarmi incredulo per la mia domanda. Non mi importava molto sapere il nome di suo cugino, però volevo mantenere una conversazione per non annoiarmi troppo in quel locale. Mi sorrise e mi rispose. 
"Louis, Louis Tomlinson!"

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Capitolo 13
*** Surprise. ***


Le mie orecchie forse avevano sentito male, ma avevano capito il suo nome. Forse stavo dando i numeri, forse deliravo perché mi mancava nonostante se ne fosse andato da qualche ora, o forse semplicemente, davvero erano cugini. Nel dubbio mi alzai frastornata per la musica del locale e uscii di corsa per avere un po' di pace e per far riposare i miei poveri timpani, che ormai erano andati a quel paese. Volevo tornare a casa, in quel momento non ero proprio in grado di divertirmi per via della partenza dei ragazzi, non ero dell'umore giusto e per non disturbare Greys mi incamminai verso casa di Seth da sola, al buio. Sentii la voce di Greys dietro di me, mi voltai e la vidi corrermi incontro senza sosta, correva come una matta. 
Gre: "Hey.. tutto.. bene?"
"Gre, respira ahah!"
Iniziammo a ridere, lei per chissà quale motivo, io per la sua faccia sconvolta nel vedermi andare via. 
Gre: "Perché vai via?"
"Tu conosci bene Cole?"
Mi guardò stortando un po' il naso, sembrava confusa. Annuii con la testa senza ribattere altro, o senza chiedermene il motivo. 
"Ha un cugino in Inghilterra?"
Gre: "Della sua famiglia so molto poco, mi spiace! Perché?"
"Ouh.. Così!" 
Mi implorò di rientrare nel locale per non lasciarla sola, visto che Jess e Summer se n'erano andate per via del loro viaggetto a due del giorno dopo. Si fecero le due di notte, iniziavo a pensare che non avrei fatto ritorno a casa, immaginavo la preoccupazione di Ryan. Nonostante avesse la mia stessa età era molto più protettivo di mio fratello di diciannove anni. Per la sua età ne aveva già passate tante, e un po' lo capivo. Greys ritornò completamente ubriaca al tavolo, era in pessime condizioni e non avrebbe potuto guidare sicuramente. 
Gre: "Guida tu stecchino ahahahha!"
Mi chiamavano tutti stecchino lì perché dicevano che ero troppo magra, ma sinceramente io mi andavo bene così, eppure mi abbuffavo come maiali. Anche senza patente, presi le chiavi e misi Greys nel sedile del passeggero, non si reggeva nemmeno in piedi. Dovevo rischiare nuovamente la sorte, se mi avrebbero beccata sarei finita dentro di sicuro, a Greys avrebbero fatto la multa e ritirato la macchina come minimo. Misi la macchina in moto e iniziai a dirigermi verso casa con tutta calma, guardandomi intorno di tanto in tanto per non rischiare di beccare qualche poliziotto in borghese, o qualche pattuglia. Avevo immaginato che i suoi genitori vedendola tornare a casa in quel modo l'avrebbero messa in punizione, così col suo telefono chiamai mio cugino avvisandolo che sarebbe rimasta a dormire da noi per far si che le passasse la sbronza. Andò tutto liscio fortunatamente, misi la macchinanel cortile della casa e feci scendere Greys, che rideva da sola come una stupida. 
Ry: "Se non lo avessi visto coi miei occhi non ci avrei mai creduto! Una ragazza ubriaca, Fooorte!"
"Spara meno stupidate e aiutami, stupido!"
E come al solito invece di aiutarmi continuò a ridere come suo solito ritornando dentro a giocare alla playstation col suo amichetto del cuore. Feci stendere Greys sul letto di Ryan, speravo vivamente che gli vomitasse sul materasso, avrei goduto come una matta e soprattutto, mi avrebbe vendicato per non essersi reso utile nell'aiutarla a portarla in casa. 
Ry: "Mooomento cugina, momento! Io dove dormo?"
"Uuuh fammici pensare... Per terra!"
Ry: "Cooosaa?"
"La prossima volta renditi più utile all'umanità cugino, buona notte!"
Lo cacciai dalla casetta e gli chiusi la porta in faccia, ho un carattere vendicativo e lui lo ha sempre saputo, ma nonostante questo mio lato diciamo negativo si è sempre comportato a modo suo rifiutandosi di aiutare il prossimo. Non potevo fare altro che comportarmi al suo stesso modo. 
 
#Un mese dopo.
 
Ry: "Hey nevrotica alzati, Seth ti ha procurato una cosa che potrebbe esserti utile per vedere i tuoi amici!"
Sentendo quella sua frase mi alzai dal letto come un antenna e andai da Seth alla velocità della luce. Era in cucina intento ad aprire un pacco di cartone, non era ne troppo grande ne troppo piccolo, di media statura diciamo. Mi guardò e mi sorrise, mi piaceva un sacco quel sorriso, riusciva a far si che si creassero delle fossette sulle sue guance, proprio come succedeva ad Harry, ma un po' più piccoline. 
Set: "Aprilo dai!"
Presi una forbice dal cassetto della cucina e iniziai a taglizzare quei fili di plastica che tenevano ben saldo il pacchetto. Aprii lentamente questa volta il cartone e al suo interno ci trovai un computer portatile bianco della Apple. Era talmente piatto che solo a prenderlo in mano c'era il rischio di romperlo. Effettivamente Ryan aveva ragione, con quel computer avrei potuto vedere i ragazzi, anche se tramite un social network non mi importava molto, avrei potuto vedere i loro sorrisi e sentire le loro risate e mi sarebbe bastato per rallegrarmi la giornata. Mi venne l'istino di saltare sul tavolo e andar dall'altra parte ad abbracciare Seth. Era un ragazzo fantastico, e nonostante la poca confidenza che c'era era riuscito a rendermi felice regalandomi un solo aggeggio per permettermi di vedere i miei amici. 
Set: "Ti vedevo triste in quest'ultimo mese, e sapevo che era per la mancanza dei tuoi amici così ti ho fatto questo regalo!"
"Grazie grazie grazie sei fantastico davvero!"
Inutile dire cosa feci dopo i ringraziamenti, lo accesi, impostai tutto il necessario con l'aiuto del padre di Seth, scaricai il programma che mi avrebbe consentito di vedere i ragazzi e poi chiamai Harry. Il telefono squillava manessuno rispondeva, ma ad un certo punto dall'altra parte della cornetta sentii una voce impastata dal sonno leggermente irritata. Mi ero dimenticata che loro stavano dall'altra parte della terra e che erano in piena notte,ma ero talmente euforica che non me ne resi conto.
Har: "Ti prego dimmi che è importante o finisci male tra due mesi!"
"D'ora in poi potremmo vederci fratello!"
Har: "E come?"
Stranamente si schiarì la voce e iniziò a parlare come se fosse sveglio da secoli. 
"Tu hai il mio stesso computer, useremo quello!"
Har: "Ottimo, allora fammi dormire e domani ci vediamo!"
Mi chiuse la cornetta in faccia, potevo capirlo lo avevo svegliato nel bel mezzo dei suoi sogni, erotici sicuramente. Conoscendolo la notte si sognava solo quelli, povero fratello. Avevo una voglia matta di sentire la voce di Louis, ma si spendeva troppo per telefonare e in più, avrei rischiato sicuramente di svegliare anche lui nel bel mezzo dei sogni e non volevo che mi odiasse per aver fatto ciò. Mi buttai sul letto mettendo della musica dal computer, ma prima che partisse iniziò a suonare il mio telefono, nuovo, e che ancora non aveva fatto una pessima fine. Non lessi il mittente visto che non ne ebbi voglia, e dall'altro capo del telefono sentii la sua voce.
Lou: "Ciao bellissima!"
Mi era mancata tantissimo quella sua voce così sottile, così dolce. Ogni volta che la sentivo mi sentivo al sicuro perché sapevo che lui era con me e che non mi avrebbe lasciata sola. 
"Ciao Louis!"
Lou: "Devo farmi perdonare, sono sparito per un mese lo so perdonami piccola! Ma ho una sorpresa per te, la vedrai tra qualche tempo!" 
Adoravo le sorprese, in particolar modo se era Louis in persona a farmele. Fin'ora non me ne aveva mai fatte, sarebbe stata la prima, e sarebbe stata quella che avrei ricordato tutta la vita. Lo sentii parlare con una ragazza dall'altro lato del telefono, ma sta volta non mi causò nessun fastidio, molto probabilmente perché la ragazza in questione era sua sorella Lottie, ma sono solo dettagli. Sentii la parola 'viaggio' poi più nulla, qualcuno aveva tappato la cornetta dall'altro lato, cosa che mi fece innervosire, ero molto curiosa. 
Lou: "Scusami, Lottie rompeva!"
"Di che viaggio si tratta?"
Lou: "Oh ehm, no cioè, nulla una cosa di scuola prima del termine e del diploma!"
Avrei desiderato tanto esserci al diploma di tutti e cinque, ma il biglietto aereo mi sarebbe costato una fortuna, e questa fortuna Ryan non me l'avrebbe mai permessa talmente è pidocchioso verso i soldi. Per me la scuola ormai era out, avrei ripreso gli studi dopo l'estate nella Newport School sganciando i soldi a mia mamma. 
Lou: "Come vanno le cose lì?"
"Molto bene direi, anche se si sente la vostra mancanza qui! Ma non è notte da voi?"
Lou: "Teoricamente si, praticamente avevo voglia di sentirti!"
Sentire quella sua voce pronunciare quelle parole così sottili e piene di sentimento mi mettevanouna certa felicità. Continuammo a parlare per un'oretta circa, finché poi non lo sentii sospirare. Nonmi piacevano i suoi sospiri, significava sempre che doveva dirmi qualcosa di brutto e non volevo che quel momento si rovinasse per un qualcosa andato storto.
Lou: "Sarà meglio che stacco, i professori ci stanno preparando agli esami per il diploma ultimamente e non posso addormentarmi sul banco! Ti chiamo domani piccola!"
"Va bene Lou, buona notte!"
Ecco. Mi sentivo di nuovo sola senza di lui, o senza sentire la sua voce. Quella mattina avrei accompagnato Ryan e Seth a scuola per vedere un po' l'ambiente che avrei dovuto frequentare mesi dopo, da come me lo avevano descrittoo sembrava un ottima scuola e sarebbe stata un ottimo pretesto per distrarmi e non pensare ai ragazzi. Andai in cucina dove trovai tutta l'allegra famigliola a fare colazione, sembravano più felici del solito. Notai il sorriso di Ryan che aveva sulla bocca mantenendo lo sguardo fisso su di me, pensai di avere qualcosa di buffo addosso quindi conrollai che il mio corpo non avesse nulla di così eclatante sopra, ma lo sentii ridere ancora di più. 
Ry: "Non hai niente addosso, tranquilla! Coraggio, andiamo o facciamo tardi!"
Mi alzai da tavola prendendo l'ultima fetta biscottata con la marmellata e seguii a ruota i due ragazzi che stavano contemporaneamente recuperando le loro bose di scuola. All'arrivo mi trovai di fronte un enorme edificio, sembrava una villa più che una scuola. Inizialmente mi impressionò in modo positivo, chissà quanto sarebbe costata all'anno una scuola del genere. I ragazzi andarono in classe salutandomi con la mano, mentre io continuai a girare nel giardino per farmi un'idea. In lontananza, verso l'entrata vidi Greys e Jalissa che stavano discutendo avoce estremamente alta, con Jalissa avevo ancora un conto in sospeso, ma da quella volta al ristorante non la vidi più, era come volatilizzata. Mi avvicinai silenziosamente alle due, che a quanto pare mi fecero capire la discussione era partita proprio per via di un ragazzo della scuola. Greys per quanto mi aveva raccontato non si era mai interessata ai ragazzi, forse ultimamente stava aprendo un po' le ali e faceva bene, ma a quanto pare Jalissa le metteva i bastoni tra le ruote. Jali mi vide e facendo segno con la testa all'amica fermarono la discussione. Greys mi sorrise.
Gre: "Ciao Ali!"
Saluai entrambe con la mano ma inizialmente non parlai. Jalissa non mi parlava più da quella volta che scoprì che il ragazzo per il quale si era presa un estenuante cotta era il mio ragazzo, non volevo mettermi in mezzo ma se era impegnato con me un motivo c'era. Guardai Greys con fare interrogativo, mi fece capire che mi avrebbe spiegato. 
"Beh, io vado! Ciao Greys, ee.. ciao!"
Mi avviai verso casa di Seth a piedi, non era molto lontana la sua scuola da casa sua. Mentre camminavo, un Audi blu si affiancò al mio fianco sinistro abbassando il finestrino del passeggero. Vidi Cole, anche lui sparito da quella sera al Pub, mi aprì la portiera e con la testa, con faremisterioso mi disse di salire a bordo della sua auto. Non lo conoscevo molto bene quindi mi faceva una certa paura salire in macchina di chi avevo visto solo una sera, però non dissi nulla e salii chiudendo la portiera alla mia destra, e aspettando che lui partisse verso chissà quale meta. Per tutto il viaggio non disse una parola, quando poi finalmente accosto di fronte ad un cancello aspettando che si aprisse per entrare. Dedussi da quello che fosse casa sua, anch'essa decisamente enorme, degna di un vero riccone. Scese dalla macchina aprendomi la portiera, visto che in tutto il viaggio non avevo ancora capito come si apriva, quella macchina era strana. Mi tenne la porta di casa sua aperta e mi portò in camera sua dove mi fece sedere sulla sedia della sua scrivania. Lui si stese sul letto a guardare verso il soffitto. 
Col: "E così.. sei la ragazza mio cugino!"
"C-come? Chi?"
Girò la sua testa verso di me mettendosi a ridere, in quel momento non c'era proprio nulla di così divertente. 
Col: "Di Louis! Lo sento spesso, mi ha parlato di una ragazza e sentendone il nome ho collegato a te!"
Effettivamente le cose combaciavano perfettamente, il mio ragazzo era britannico, suo cugino aveva il suo stesso nome e la sua ragazza era appena andata a vivere altrove, non c'erano dubbi erano parenti. In quel momento il mio cervello elaborò il fatto che lui potesse sapere qualcosa riguardante la sorpresa che Louis aveva in mente di farmi, e la prima cosa che feci fu chiederglielo. 
"Tu sai che tipo di sorpresa vuole farmi?"
Col: "Altolà, è una sorpresa e non si dice bellezza!"
Mi fece l'occhiolino e andò via dalla stanza lasciandomi lì come una pera cotta. Fu tutto inutile, nemmeno il cugino mi diceva qualcosa o almeno un indizio, così mi arresi abbandonando il mio corpo a se stesso sulla sedia. Il computer di Cole era acceso, me ne accorsi dal fatto che c'era qualcuno che lo stava chiamando tramite skype, lessi il nome ed era.. Louis. Volevo vederlo, mi mancavano i suoi occhi, la sua voce, lui. Accettai la chiamata e la faccia che fece quando mi vide al posto di mio cugino fu epica, la bocca era aperta come un pesce lesso. 
Lou: "Non ci credo, che ci fai da mio cugino?"
"Si ciao anche a te amore mio come stai? Io bene dai grazie!"
Lou: "Oh, si scusa ahah sei sempre più bella..!"
Arrossii come un peperone a quella sua affermazione. Nonostante i continui complimenti di tante persone, ragazzi e amiche, la mia autostima era sempre sotto zero, eppure non ero poi così brutta, ma per me non ero mai abbastanza. 
"La mia autostima non è delle migliore.. lo sai!"
Lou: "Sbagliato piccola, sei bellissima! Ah, ti salutano i ragazzi!" 
Quanto mi mancavano anche loro, soprattutto Harry. Nonostante le sue bravate era pur sempre il mio fratellastro e non potevo più farne a meno. Dopo dieci minuti di conversazione arrivò Cole in camera che pensava stessi parlando da sola come le stupide, quando vide Louis si catapultò davanti al computer quasi spostandomi dalla sedia per farmi cadere, ma non riuscì nel suo intento. Parlammo con Louis per due ore di fila, ormai Ryan era tornato a casa da scuola e sicuro mi aveva dato per dispersa, ma poco mi importava quando c'era di mezzo il mio ragazzo. Verso pomeriggio inoltrato Cole mi accompagnò a casa, dove mi precipitai sul letto e dormii fino a tarda serata, senza cenare. 
 
#Due mesi dopo.
 
Finalmente i tre mesi erano passati, non vedevo l'ora. A dir la verità erano mesi che aspettavo la sorpresa di Louis, ma non vidi niente in quell'arco di tempo, stavo anche iniziando a perdere le speranze, iniziavo a pensare che quel giorno mi avesse preso in giro. Mi alzai dal letto di malavoglia perché mio cugino tornò a casa dal suo ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, ed entrando in stanza saltò sul letto come un depravato, malato mentale facendomi ribaltare dal letto. Lo odiai a morte in quel momento. 
Ry: "E' FINITAAAAAA!"
"Vattene o non rispondo delle mie azioni Ryan!"
Ry: "Come siamo acide cugina, alza il culo dobbiamo pranzare!"
Non diedi retta a lui, stavo pensando al fatto che Louis e i ragazzi avevano finito gli esami da poco, in Inghilterra i mesi scolastici terminano qualche settimana prima, ero curiosa di sapere com'erano andati agli esami di fine anno. Mi alzai per andare a pranzo, e poi uscii da casa per andare da Cole. Avevo stretto amicizia con lui in due mesi, mi ci ero affezionata diciamo, non era come Niall ma gli volevo comunque un gran bene. Arrivai davanti casa sua, ma vidi una macchina strana,pensai avesse visite così feci per tornare indietro, ma qualcuno, che conoscevo molto bene, me lo impedì. 
Nia: "Hey biondina, che fai non saluti più?"
Davanti al portone di casa di Cole vidi Niall sorridente come pochi, con quel suo solito sorriso smagliante, non glie lo toglieva nessuno. Rimasi pietrificata alla sua visione, non capivo cosa ci facesse a casa di Cole ma non ci pensai minimamente visto che nel giro di cinque secondi mi buttai fra le sue braccia piangendo. Mi era mancato da matti, come pochi. 
Nia: "Non piangere, o piango anch'io! Mi sei mancata tantissimo!"
"Anche tu!" 
Non vidi ne sentii le voci degli altri ragazzi, quindi pensai subito al fatto che ci fose solo lui a casa di Cole, ma mi sbagliavo. 
All: "Sorpresaaa!"

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Capitolo 14
*** Yeah but.. I'm alone without him. ***


"Ragazzi, così mi fate male lasciatemi respirareee!"
Appena mi videro mi vennero in contro tutti avvolgendomi in un caloroso abbraccio di gruppo, anzi direi fin troppo caloroso, mi stavano schiacciando come una sottiletta. Ci sedemmo tutti sul divano a chiacchierare come ai vecchi tempi, Cole e Louis si erano appartati, probabilmente per cose di famiglia, io Niall e gli altri eravamo rimasto dove ci avevano lasciati a rimpilzarci di dolci e patatine imbustate, non c'era cosa più buona, in particolar modo per Niall. 
Li: "Ali, ti va di andare a fare un giro?"
Accettai molto volentieri l'offerta di Liam, anche perché avevo immaginato dovesse parlarmi di qualche suo problema, ogni volta era così. Ci incamminammo a piedi verso la spiaggia, togliendoci le scarpe e tenendole in mano, ci sedemmo sul molo proprio come quando io e Louis litigammo, con i piedi immersi nell'acqua che facevano avanti e indietro ininterrottamente, Liam sembrava quasi agitato. Appoggiai le scarpe di fianco a me, e mi voltai verso Liam che mi accorsi di avere lo sguardo perso nel vuoto.
"Liam che succede?"
Li: "Credo di aver fatto un casino con Danielle!"
Mi preoccupai appena pronunciò quella frase, insomma, cosa poteva aver mai combinato di così disastroso. Fece un sospiro e continuò la sua frase, a fatica. 
Li: "Io e lei.. si insomma abbiamo.. arrivaci per favore, è imbarazzante da dire!"
"Si ho capito, e quindi? E' normale, siete fidanzati!"
Li: "Non abbiamo usato le giuste precauzioni..!"
"Ah!"
Diciamo che quell'argomento me lo sarei aspettato più da Niall visto che era il mio migliore amico, ma non avendo la ragazza chissà cosa avrebbe avuto da raccontarmi. Liam non mi aveva mai parlato di un argomento così serio prima d'ora, e mi sentivo in dovere di aiutarlo visto che per me in passato c'era sempre stato, come tutti gli altri. Gli chiesi di Danielle, dov'era e se stava bene e mi rispose che ci avrebbe raggiunti a Newport la settimana dopo, mi sentii sollevata nel saperlo, avrei potuto aiutare entrambi. Liam mi chiese gentilmente di non parlarne con i ragazzi momentaneamente e accettai. Al ritorno a casa trovai i ragazzi a giocare in salotto con un gioco da tavolo, speravo solo che non si trasferissero per le vacanze tutti da Seth o avrei tentato il suicidio, non avrei avuto un attimo di tregua con loro nei paraggi, già con Seth e Ryan era difficile, figuriamoci con altri cinque ragazzi come sarebbe diventata quella casa. Senza farmi notare e lasciando Liam con gli altri mi rintanai nella casetta in piscina, dove non c'erano urla, schiamazzi, dove c'era solo ed esclusivamente tranquillità, e silenzio, che però, per mia malgrada sfortuna fu interrotto dopo qualche minuti da Louis. 
Lou: "Dì un po', Liam ha qualche strano potere di attirare la tua attenzione? Lo vorrei anche io!"
Nella sua frase c'era un pizzico di ironia, e si capiva anche dal fatto che mentre la pronunciava sorrideva, mi fece ridere come suo solito e gli feci segno di stendersi di fianco a me. 
"No sciocco, ha solo voluto qualche consiglio tutto qui!"
Lou: "Chiedo scusa Madame!"
Mi era mancato tanto il fatto che ogni singola sua frase era fottutamente ironica, mi eramancata la sua ironia in ogni cosa che diceva, mi era mancato il suo sorriso, i suoi occhi nei miei che mi fissavano. In quel momento avevo lo sguardo fisso nel suo, gli accarezzavo i capelli, sapevo che gli piaceva, finché non crollò in un sonno profondo. Quando dormiva era adorabile, sembrava proprio un bambino. Prima di alzarmi dal letto e andarmene gli lasciai un leggero bacio sulla fronte, per poi andare a cercare Harry, con cui non avevo ancora avuto la possibilità di parlare, volevo anche avere notizie della nostra famiglia, di Jason e mamma. Lo trovai sguazzare nella piscina, non era cambiato di una virgola, anche a casa era sempre in piscina e mai a fare altro. Forse adesso,con la storia del loro 'aver superato gli esami di scuola', era diventato più sfaticato del solito. 
"Hai qualche minuto per tua sorella?"
Sentendo la mia voce cadde dal materasso gonfiabile su cui si era appena steso. 
Har: "Si che ce l'ho, ma avvisa la prossima volta ahah!"
Tolsi le calze abbandonandole nel prato e mi sedetti a bordo piscina aspettando che Harry venisse nellamia direzione, era leggermente lunga quella piscina, e lui era così dannatamente lento a nuotare, era assurda la sua lentezza e la sua volgia di fare. 
Har: "Dimmi tutto!"
"Mamma e Jason dove sono? e tuo padre? Si insomma.."
Har: "Non preoccuparti, saranni qui a giorni!"
"E la casa? Dove andrete? Anzi, andremo..?"
Har: "Sarà pronta settimana prossima!"
Non avevo il coraggio di chiedergli quando se ne sarebbe andato Louis, solo al pensare di averlo lontano da me mi fece venire l'orticaria alla pelle, non potevo stare di nuovo lontana da lui, non ora che potevamo finalmente stare insieme. Ero però consapevole del fatto che non potevo sottrarlo alla sua famiglia, alle sue sorelle, mi sarei comportata da egoista, quindi comunque sarebbero andate le cose, avrei accettato la situazione senza rimpianti. Mi feci forza e chiesi ad Harry di lui.
"Qu-Quando va via..?"
Mi guadò perplesso, ma il suo volto cambiò espressione in un sorriso quando si rese conto che quella mia domanda era riferita al ragazzo che momentaneamente stava dormendo nella mia stanza, a Louis. 
Har: "E' appena arrivato e già vuoi che vada via? Ahah Parlane con lui Ali!"
Gli sorrisi, mi feci coraggio e andai nella mia stanza a recuperare degli asciugamani per entrambi. Mentre rovistavo nel cassetto del bagno per degli asciugamani da spiaggia, non mi resi conto di aver svegliato Louis, e che mi stesse parlando. Stavo ancora pensando a ciò che aveva detto Harry, il mio carattere era così codardo e pauroso che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere a Louis quando sarebbe stato il giorno del suo ritorno a Doncaster. 
"Scusa, non volevo svegliarti! Torno subito!"
Andai da Harry a portargli il mio asciugamano, avvisandolo che avrei fatto come consigliato da lui, ne avrei parlato con lui cercando di non mostrare tutta quella paura che all'apparenza sembrava tranquilla. Mi fece l'occhiolino e rintrai nella mia stanza stendendomi a pancia in giù sul mio letto sotto gli occhi di Louis. Feci un respiro profondo e poiparlai. 
"Quando vai via? Voglio prepararmi psicologicamente per quando arriverà quel mom.."
Lou: "Chi ti dice che me ne andrò di nuovo?"
In quel momento andai in confusione, non avevo capito che cosa volesse dire con quella frase, e sicuramente non me lo avrebbe mai spiegato. Mi guardava serio, con sguardo glaciale quasi da mettere paura. 
Lou: "Sto prendendo delle decisioni ultimamente.. Quando ne avrò la conferma, te ne parlerò Ali, promesso!"
Mi sentii più tranquilla quando parlò per l'ennesima volta, anche se non sapevo di quali decisioni stesse parlando almeno ero consapevole del fatto che non era arrabbiato per avergli fatto quella domanda. 
Lo lasciai nella mia stanza che era ancora steso sul letto, ma il mio infallibile udito mi fece sentire la suonera del suo cellulare, dal tono e dalla confidenza che aveva con la persona dall'altra parte del telefono, sembrava proprio che stesse parlando con sua madre, o meglio, litigando. Non volevo origliare, ma volevo solo capire come mai stessero litigando, per cosa o perchi. 
Lou: "Non puoi decidere della mia vita!"
...
Lou: "Sono maggiorenne, ho finito la scuola posso prendermi le mie responsabilità da solo!"
...
Lou: "Non voglio lasciarla mamma!"
Stavano discutendo per me, era palese la cosa. Lui aveva in mente chissà che cosa, che però alla madrenon andava giù. Feci la scelta migliore, o meglio farmi gli affaracci miei e me ne tornai in salotto, dove trovai Liam e Zayn fare una partita con Seth, e Niall nel frigo, che novità,non passava minuto che non avesse un pezzo di qualcosa da mangiare in mano. 
Ni: "Hey principessa! Vuoi?"
Sorrisi involontariamente a quel nomignolo, ormai me lo dava sempre, per lui il mio nome non esisteva più, e non sapevo se considerarlo un bene. 
"No ciccio, grazie ma non ho fame! A che giocate voi?"
Gridai dalla cucina per farmi sentire, anche se potevo parlare normalmente perché la cucina e il salotto erano praticamente collegati, ma non badai a questo. 
Za: "Mortal Kombat!"
"Oh mamma, ancora non lo hai buttato quel gioco Seth?"
Set: "Mai sia, non vivrei senza!"
"Ma lo hai finito un sacco di volte ormai!"
Li: "Noi no Ali, lasciaci godere di questo privilegio!"
Era chiaro che per almeno quella notte, i ragazzi si sarebbero fermati a dormire da noi, lo spazio era abbastanza per parecchie persone e sicuramente per i genitori di Seth non ci sarebbe stato alcun problema per ospitarli, a loro ha sempre fatto piacere avere tanta gente intorno. 
 
#La mattina dopo. 
 
Fui la prima a scendere dal letto, decisi impulsivamente di preparare la colazione, ma un foglio in una busta me lo impedì. Era per me, da parte di Louis, e la cosa non era buona. Il cuore iniziò a battere all'impazzata mentre molto lentamente aprivo quella busta. 
 
'Ciao amore mio,
Quando aprirai questa busta io non ci sarò, sarò su un aereo diretto per l'Inghilterra per tornare a casa. Ormai sono più di tre mesi che stiamo insieme a distanza e nonostante tutto io non mi stanco, anche se ti vedo poco la voglia di stare con te non manca credimi, ma qui.. io qui ho delle faccende da sbrigare e non posso muovermi finché non le avrò risolte. Ti prego di perdonarmi per questo mio insulso gesto, non ti ho avvisato, non ti ho salutato e so che per questo mi odierai, ma per più di tre mesi c'è una cosa che non ti ho detto: ti amo. 
Si, ti amo e forse anche tanto. Io starò via per un po' ma non ti sentirai sola, i ragazzi rimarranno in America per tutto il tempo che vorrai, c'è tuo fratello e i tuoi nuovi amici, starai più che bene. Promettimi solo che non soffrirai, perché non lo sopporterei. 
Ti amo.
Louis.
 
Piansi stringendo la sua lettera tra le mani e portandole al petto, non avevo più fame ne la voglia di preparare la colazione. Uscii di casa senza dire niente a nessuno, ero ancora in tenuta pigiama ma non mi importava, volevo stare sola. Sta volta era lui ad avermi lasciato solo, e anche se avevo con me i ragazzi, io mi sentivo sola perché una parte di me se l'era portata via. In tre mesi avevamo avuto poche occasioni per conoscerci, e vedendo questo via vai iniziavo a pensare che non avremmo mai avuto la possibilità di conoscerci fino in fondo. Mi stesi sulla sabbia a guardare il cielo che dava segni di nuvoloni grigi, prometteva pioggia. Difatti, dopo qualche minuto lì a pensare iniziò a piovere. Il cielo piangeva, come me, entrambi ci sentivamo soli, ma in compagnia. 
Erano ormai due ore che ero fuori casa, non vedevo l'ombra di nessuno sulla spiaggia e nonostante la pioggia non mi ero mossa da mio posto. Mi accorsi che sopra di me qualcosa mi corpiva dall'acqua, un ombrello, verde, bianco e arancio. Era l'irlandese. Mi alzai di mia spontanea volontà e lo abbracciai, e piansi, di nuovo. Lui si limitò a mettermi un braccio intorno al busto sussurrandomi che sarebbe andato tutto bene. 
Ni: "Ho letto la lettera!"
Appena parlò scoppiai ancora di più, non potevo credere di essere nuovamente lontana dal ragazzo che avevo scoperto ormai di amare dopo tre mesi di amore a distanza, ora che potevo averlo tra le mie braccia, mi era sfuggito ancora, come una saponetta. 
Ni: "Tornerà principessa, te lo giuro che tornerà!"
Alzai lo sguardo per far incastrare i nostri sguardi, eravamo così vicini. In quell'arco di tempo che avevo conosciuto Niall non mi ero mai accorta che i suoi occhi fossero così belli, di quell'azzurro così intenso in grado di rapirti. Ci si poteva letteralmente perdere dentro nelle sue iridi blu. Mi accarezzava la guancia mentre dolcemente mi toglieva le lacrime che ancora invano, scendevano. 
Ni: "Ora che non c'è posso dirtelo!"
"Di che si stratta?" 
Fu tutto ciò che riuscii a biascicare tra un singhizzo e l'altro. 
Ni: "In questi giorni ha avuto parecchi batti becco con la madre, lui vuole rimanere qua essendo consapevole del fatto di poter badare a se stesso ormai, ma la madre non è ancora pronta a staccarsi da figlio!"
Da una parte sua madre era comprensibile, l'amore e l'affetto di un genitore non è, e mai sarà come l'affetto che può darti una semplice ragazza. L'affetto di un genitore è essenziale nella vita di un ragazzo o di una ragazza, e quell'affetto io lo avevo sempre avuto, anche se solo da parte di mamma. Lei cercava sempre di rendermi felice, cercava sempre di fare anche la parte del padre quando lui non c'era, e anche se non le veniva bene, sia io che Jason apprezzavano il fatto che lei per lo meno ci provasse, apprezzavamo tutti i suoi sforzi e sacrifici che aveva fatto per noi. Dopo quel discorsetto di Niall, decisi per lui. Decisi che sarebbe stato meglio se fosse rimasto con la sua famiglia ancora qualche anno, non volevo sottrarlo alla madre e al padre, tanto meno alle sue sorelline che ancora piccole avevano bisogno di lui. 
"Credo sia meglio che rimanga con loro!"
Ni: "Ne sei sicura?" 
Annuii silenziosamente, sotto lo sguardo insucuro del mio migliore amico, che aveva capito fin troppo bene che non ero affatto sicura di ciò che stavo dicendo. 
"Si ma.. Io sono sola senza di lui!"
Ni: "No non sei da sola, ci sono io, c'è tuo fratello, Jason che tra qualche giorno arriverà! Starai bene Ali, te lo prometto!"
"Qui tutti promettono, ma nessuno mantiene!"
Ero stanca delle promesse, ero stanca del fatto che nessuno era mai stato in grado di mantenerle. La sorpresa che i ragazzi mi avevano fatto si era sgretolata in mille pezzi, era solo un flebile ricordo perché senza di lui, per me non significava nulla. Tornai a casa bagnata come un pulcino, avevo lasciato Niall sulla spiaggia andandomene via correndo, tanto, l'unica cosa che sapevo fare era solo scappare, e lo avrei sempre fatto perché non ero in grado di gestire determinate situazioni. 
 
Louis' verse.
 
Scesi dall'aereo più svogliato che mai, non avevo voglia di vedere la faccia soddisfatta di mia madre nel vedermi tornare da lei. Lo avevo semplicemente fatto pernon sentirmi un giorno rinfacciare in fatto di essermene andato dalla loro vita così giovane. Ero sempre rimasto del parere che ognuno di noi, appena si sarebbe sentito pronto di prendere il volo da solo senza i proprio cari, di non farsi scappare quell'occasione perché non ne avrebbe avute altre, e beh io come un completo imbecille, me l'ero fatta scappare solo per accontentare un capriccio di mia madre, solo suo, e non sapevo se ne avrei avuta un'altra, e se l'avessi avuta probabilmente avrei bruciato anche quella. 
Ma: "Ben tornato figlio mio!"
"Ma ben tornato che cosa? Sono partito solo ieri e già sono tornato, ho lasciato la mia ragazza per accontentare un tuo capriccio mamma! Mi stai facendo del male!
Sapevo che il mio comportamento nei suoi confronti era di un totale sbaglio, ma anch'io avevo le mie ragioni, anch'io dovevo vivere la mia vita, imparare a cavarmela da solo. Lei tenendomi sotto una campana di vetro e sempre al suo fianco, non mi avrebbe mai permesso di fare ciò. Buttai le mie valige in casa senza preoccuparmene minimamente sotto gli sguardi delle mie sorelle, mi stesi in camera mia sperando di poter sentire la sua voce tramite computer o telefono. Ma niente, il suo telefono era staccato, e il computer sicuramente spento. Non volevo nemmeno immaginare la faccia che aveva fatto leggendo quella lettera che maledii miseramente una volta in aeroporto. 
Lot: "Fratellone, è tutto ok?"
La faccia di mia sorella era triste. Quando io ero triste, lo era anche lei, era l'unica della casa che forse mi capiva nonostante la sua tenera età. 
"Chiedi a mamma!"
Lot: "Torna da lei! Mamma ci sarà sempre, lei non si sa se vorrà starti accanto ancora! Va da lei finché sei in tempo!"
Avrei sicuramente seguito il consiglio della sorella maggiore rispetto alle altre, ma non in quel momento, ero appena sceso da un aereo ed essere sballottato su un altro volo mi avrebbe solo creato un enorme mal di testa. Gli sorrisi e poi la vidi chiudere la porta della stanza. Mi distesi, aspettando solo di addormentarmi. 

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Capitolo 15
*** Everything back to normal ***


Passavano i giorni, le settimane, i mesi e di lui neanche l'ombra. Se c'è una cosa che non avevo mai sopportato erano le promesse fatte a muzzo, quelle dette a caso, tu speri che prima o poi vengano mantenute, ma sai che non sarà mai così.Mi ero stufata ormai di aspettarlo, mi ero rifatta piano piano una nuova vita. I ragazzi si erano traferiti tutti qui dopo il diploma, avevano un loro lavoro, e la metà del loro stipendio lo utilizzavano per pagare il mutuo della loro casa perché giustamente non potevano restare tutti a casa di Seth. Mamma e Jason erano arrivati di tanto ormai, ero tornata a vivere con loro e la famiglia di Harry, tutto alla normalità. Da quando Louis se n'era andato erano cambiate tante cose, sembra quasi che aspettasse il momento della sua partenza per cambiare la mia vita nuovamente.
Tho: "Amore, dove la metto questa?"
Thomàs, era il mio nuovo ragazzo da due mesi e mezzo. Non rinfacciavo nulla a Louis ma, almeno lui restava con me, e sapevo che non se ne sarebbe mai andato lasciandomi solo una stupidissima lettera di qualche parolina sdolcinata sul tavolo della cucina. Lo amavo ancora, era impossibile non amare un ragazzo del genere, ma non sapevo se gli avrei mai perdonato di essersene andato senza dire una parola. Thommy aveva trovato una foto mia e di Louis, mi sorprendeva davvero il fatto che non fosse geloso di vedere quell'unica foto mia e di Louis in circolazione, era tranquillo, non mi fece nessuna scenata. 
"Dalla a me, ci penso io!"
Quel piccolo quadretto con all'interno la foto mia e sua lo misi in uno scatolone che avrei dovuto buttare il giorno dopo. Ormai non avevo più motivo di tenerla, lui non c'era, non si era fatto più sentire. Chiusi lo scatolone con uno scotch e lo posai nel salone giù da basso su una sedia. La casa che avevo a Newport era molto più grande di quella a Doncaster, mamma si era data da fare per l'ennesima volta con l'arredo e i piani, amava follemente una casa con tanti piani, io no ma dettagli. 
"Thomàs, oggi esco! Stai con Jason se ti va!"
Tho: "Dove vai di bello?"
"Dai ragazzi, non li vedo da tanto!"
Tho: "Ma.. li hai visti ieri sera..!"
Effettivamente era vero, li avevo visti la sera prima ma non potevo passare un minuto in più senza di loro, erano la mia seconda famiglia. A Thomàs però non andava a genio il fatto che passassi tanto tempo con loro, a volte esageravo lo ammetto, ma non potevo farci niente se a lui stavano antipatici. Scossi il capo con la testa e feci per parlare, ma lui mi fermò. 
Tho: "Va, va da loro, tanto ormai!"
"Sempre la solita storia, basta!"
Dovevo avere anche io degli amici, non solo lui. Uscii dalla casa sbattendo la porta e andando alla macchina, avevo fatto la patente finalmente, e non avrei più violato la legge di andar in giro non patentata. A casa di Zayn c'erano tutti, anche le ragazze. Per quanto rigurdava la storia di Danielle, per loro malgrada sfortuna era rimasta incinta e avrebbe partorito a distanza di settimane, ma Liam era felice, con il suo lavoro e il lavoro di lei se la sarebbero cavata egregiamente, e di questo ero felice. 
"Ciao a tutti!"
Posai le chiavi sul tavolino vicino l'entrata mentremi dirigevo verso il salotto, ma Niall si mise di fronte a me impedendomene l'entrata trionfale di sempre. 
Ni: "C'è un sole oggi, andiamo al mare?"
Si comportava in modo strano, sembrava quasi in difficolà, come se mi stesse nascondendo qualcosa. Cercai di sviarlo, e ce la feci come al solito, Niall non era bravo a tenermi buona, era imbranato su questo. Varcai la soglia del salone e vidi una cosa, o meglio qualcuno di cui non mi aspettavo minimamente la sua presenza in quel momento. Era lui, era tornato. Rividi dopo mesi e mesi i suoi occhioni azzurri, le sue labbra muoversi mentre parlava e scherzava con gli amici. Non si era accorto della mia presenza, come anche il resto del gruppo, solo Niall aveva sentito la mia voce dall'entrata principale. Danielle e Perrie smisero di ridere vedendomi ancora un po' shoccata dalla sua presenza. Lui si accorse poco dopo di me, smise di ridere alzandosi in piedi lentamente, il suo sguardo era fisso sul mio mentre i suoi occhi iniziavano a luccicare, a diventare umidi. Stava per piangere, i suoiocchi erano rossi. Questa volta però decisi di non farmi abbindolare dal suo pianto, sorrisi a tutti, li salutai di nuovo facendo dietro front e uscii da casa Malik correndo alla macchina. Mentre correvo inciampai nel vialetto sbucciandomi il ginocchio come una bambina di due anni che cadeva sui ciottoli sparsi sul terreno, sentivo i miei occhi pizzicare supplicandomi di far uscire le lacrime ormai stanche di star ferme, ma le asciugai prima del tempo, prima che qualcuno mi afferrasse per il braccio per alzarmi. Ero sicura di trovarmi Niall dietro, era sempre lui ad alzarmi quando cadevo, anche in spiaggia, sempre e solo lui mi dava la mano.
"Grazie Niall!"
Dissi quella frase senza nemmeno girarmi, ormai lo davo per scontato che fosse lui, ma questa volta dovetti ricredermi, non era lui. 
Lou: "Non sono Niall!"
Sentii la sua voce vicina a me dopo un sacco di tempo, non dovevo e non potevo piangere, mi era mancata così tanto. Non potevo perdonarlo, non riuscivo era più forte di me. Una persona normale si sarebbe girata, gli sarebbe corsa incontro abbracciondolo e ripetendogli all'orecchio un sacco di volte quanto gli era mancato, io non ci riuscivo. Se lo avessi perdonato che ne sarebbe stato del mio attuale ragazzo? Lo avrei fatto soffrire e non volevo, e l'unica soluzione possibile era dimenticarsi di Louis. Senza perder tempo affrettai il passo senza replicare nulla, ma non me lo permise. Mi girò di scatto prendendomi nuovamente dal bracci e mi strinse a se in un abbraccio, una bbraccio però non ricambiato.
Lou: "Perdonami, ti prego. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensarti, mi mancavi da morire!"
"In tanti usano questa frase, ma in quanti sarebbero disposti a morire? Tu saresti disposto?"
Lou: "C-come?"
"Non ti mancavo abbastanza allora, e lasciami!"
Mi sedetti sul sedile chiudendo la portiera, feci marcia indietro con l'auto e me ne andai, non so dove ma me ne andai. Andai al solito ristorantesulla spiaggia dove mi vedevo sempre con Greys, sta volta ci trovai Jalissa. Avrei potuto chiarire tranquillamente con lei quell'equivoco di quella volta ma non ero in vena, mi sedetti da sola ad un tavolo ordinando da mangiare. Il cibo mi faceva passare sempre la rabbia, ero consapevole del fatto di non ingrassare quindi ne approfittavo sempre.Mi abbuffai come i maiali, lasciai il conto a mia madre da pagare e mi andai a stendere sul molo in totale tranquillità, non c'era mai nessuno dopo pranzo. La testa riccia di Harry offuscò il cielo azzurro che ero intenta a guardare poco prima che mi interrompesse lui.
Har: "Foreve alone?"
Gli sorrisi, ormai le sue bravate non mi facevano più alcun effetto, avevo imparato a sopportarlo proprio come una sorella deve fare col proprio fratello. Sapeva sempre come farmi sorridere, anche con una sola parola. 
"Si vede?"
Har: "Direi di si bellezza! Che ti prende?"
"Perché è tornato? Spiegamelo, tu che sei il suo migliore amico, Harry io non lo capisco affatto e non lo capirò mai! Viene qui, mi fa la sorpresona che tanto avevo aspettato, e il giorno dopo se ne va lasciandomi un'insulsa letterina di quattro parole messe in croce sul tavolo della cucina? Ma è questo il modo? Io.."
Har: "E' tornato perché ti ama, davvero! Ha rinunciato al bene di sua madre, per te! Vedi, sua mamma un giorno lo perdonerà, è pur sempre il suo pargoletto, come diceva lei, ma tu sei stata il suo primo amore!"
Mi stava quasi convincendo con quelle parole, ma non ci riuscì. Non era una scusa adatta per farsi perdonare. Ci credevo sul fatto che amava ancora, non si sarebbe fatto dodici ore di viaggio per niente, ma quelle parole avrei dovuto sentirle da lui e non da mio fratello. Un difetto del mio carattere, era che purtroppo sono molto testarda, quando una cosa non mi andava giù, era difficile che mi passasse facilmente.
"Non lo so Harry, c'è Thomàs adesso!"
Har: "Non lo ami! Ormai ti conosco e so che è così!"
Quanto odiavo dargli ragione, odiavo questo proprio quanto odiavo dare ragione a Jason. Tirai un sospiro di stanchezza, era solo a mezza giornata eppure mi sembrava di aver passato in piedi giornate intere. Era successo tutto così in fretta, il suo ritorno, Harry e i suoi doscorsi da ragazzo serio che non gli si addicevano per niente, Thomàs. Avevo le idee confuse, ma nonostante questo sapevo di dover parlare con Louis, il momento era ancora oscuro, ma sarebbe arrivato prima o poi. 
Mi stravaccai come un morto sul divano dell'immenso salone accendendo la tv, la quale dava le solite notizie depresse di morti ovunque, mi ero un po' stufata di ascoltare quelle notizie, così come al solito accesi la Play giocando a calcio.
Li: "Ti prego voglio fare una partita!"
"Non so da dove sei sbucato, ma va bene, siediti!"
Liam ogni tanto appariva così dal nulla, o semplicemente faceva come me, entrava in casa mia senza bussare come io facevo a casa sua e dei ragazzi. Facemmo due partite, le persi entrambi di un solo goal, maledicevo il momento in cui accettai di sfidarlo. Ero brava in quei giochi, ma se giocavo contro qualcuno di esperto potevo anche considerarmi una vera e propria frana. Rise tutto il tempo prendendomi in giro sul punteggio, non c'era proprio niente da ridere,ma glie l'avrei fatta pagare come sempre. Jason entrò in casa all'improvviso con la sua nuovissima fiamma, Ludmilla. Non mi andava a genio, un po' come Samantha ma non volevo contraddire i suoi gusti, quindi in presenza di lei annuivo e sorridevo come mi aveva insegnato Zayn, lui si che era bravo a fingere la bella faccia. 
Har: "Sheila, per qualche giorno Louis si fermerà qui, finché non trova una sistemazione!"
Ma: "Va bene Harry, prepara la stanza degli ospiti!"
Era sceso dal piano di sopra correndo come una forsennata, e dietro di lui vidi il suo sguardo triste e amareggiato. Fulminai con lo sguardo Harry, mentre lui ricambiò con un occhiolino simpatico. Se Louis avesse incontrato Thomàs sarebbe uscito un disastro, e non potevo permetterlo. Salii in camera di Harry dove sapevo che sarebbe entrato da solo, in quella stanza non faceva entrare nessuno, se non me. Appena entrò mi guardò perplesso, ma capii subito dal mio volto un po' imbronciato. 
Har: "Non ammazzarmi, l'ho fatto anche per te Ali!"
"E Thomàs?"
Har: "Thomàs al diavolo! Mi sta simpatico e tutto, ma non centra in questa storia, come non centro nemmeno io, veditela con lui!"
Si spostò indicando Louis dietro di se e facendolo entrare, per poi chiudere la porta della sua stanza andandosenevia allegramente canticchiando delle canzoni a me sconosciute. Ero più tranquilla in quel momento, così feci segno a Louis di sedersi di fianco a me sul bordo del letto, non se lo fece ripetere due volte. Per un po' non parlammo, rimanemmo in silenzio a guardarci intorno alla stanza, era molto interessante, finché lui non interruppe quell'imbarazzantissimo silenzio. 
Lou: "Mi perdonerai?"
Mi voltai guardandolo negli occhi, enuovamente vidi i suoi occhi lucidi e arrossati dalle lacrime che per non scendevano, le tratteneva proprio come facevo sempre io. Sospirai a quella domanda, non sapendo che cosa rispondere, non sapevo nemmeno io cosa volevo, se volevo stare con Thomàs o con lui, ero confusa. 
Lou: "So che hai un ragazzo ora, ti capisco se vorrai stare con lui!"
"Louis io.. insomma tu sei andato via così da un giorno all'altro lasciandomi solo una lettera e senza più farti sentire, come dovrei comportarmi?"
In quel momento le sue lacrime scesero, non avevo mai visto un ragazzo piangere per una ragazza, qualche volta si, ma mai per me. Mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato, riusciva a malapena a parlare con tutti quei singhiozzi che glie lo impedivano. Istintivamente aprii le braccia portandomi la sta testa vicino all'incavo del mio collo, accarezzandogli i capelli morbidi. Le sue braccia si avvolero intorno al corpo mentre piano piano si calmava sotto le mie carezze. Abbassai la testa leggermente per poterlo guardare negli occhi, per potergli asciugare le lacrime, ma non resistetti alla tentazione di baciarlo. Poggiai le mie labbra sulle sue bagnando le mie delle sue lacrime, mafu interrotto poco dopo dall'entrata di Thomàs in camera di Harry. 
Har: "Ho cercato di fermarlo ma non ce l'ho fatta, scusate!"
Tho: "Ora capisco tutto, è tornato!"
Il biondo si avvicinò per sferrare un pugno sul volto di Louis, ma glie lo impedii coprendo la testa del moro con le mie braccia. Non lo avevo mai fatto. Sentivo che questa volta sarebbe rimasto, che non mi avrebbe più lasciata, una seconda possibilità non la si nega a nessuno. Thomàs si fermò appena vide quella scena, Harry lo prese da un braccio e lentamente lo portò via dalla stanza non curante della situazione tra me e Louis. 
"Thommy.. mi dispiace..!"
Tho: "Avrei dovuto aspettarmelo, sapevo che non mi amavi, ogni cosa in quella stanza ti ricordava lui!"
Aveva ragione, ognu singola cosa nella mia camera mi ricordavano Louis, ma non perché erano oggetti di sua appartenenza, ma perché a Doncaster stava sempre nella mia stanza e quella stanza, era esattamente uguale a quella che avevo in Inghilterra. Non volevo farlo soffrire, dopo tutto mi aveva riempita di elogi, di regali, pur di farmi felice e con lui stavo bene, ma quello che provavo per Louis non era paragonabile a nulla. Thomàs uscì di casa col volto imbronciato, non lo biasimavo ma dovevo pensare anche ai miei sentimenti, non solo a quelli altrui. Tornai da Louis che nel frattempo si era spostato in camera mia a guardare fuori dalla finestra. 
"Qualcosa di interessante là fuori?"
Lou: "No non molto, solo il biondino finto che se ne va!"
Se n'era accorto anche lui, Thomàs era biondo tinto, proprio come Niall, ma lui pensava sempre che la gente era troppo stupida per capirlo, e per quanto stupido potesse essere Tomlinson, se n'era accorto subito. Si voltò sorridendomi e aprendo le sue braccia, non persi tempo e gli andai incontro allacciando le mie braccia intorno al suo forte torace. 
Lou: "Sono perdonato?"
"Si."

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