Summer Loves.

di Oysh_more than me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Begin. ***
Capitolo 2: *** "You're beautiful, Sam" ***
Capitolo 3: *** "He's Niall, my little brother" ***
Capitolo 4: *** "Thank you Harry" "You're welcome" ***
Capitolo 5: *** "Don't worry, you can see him every day" ***
Capitolo 6: *** "I understand you, this place is wonderful" ***
Capitolo 7: *** "Carpe diem" ***
Capitolo 8: *** "I'm tired of feeling bad" ***
Capitolo 9: *** "Kiss me before I kill you" ***
Capitolo 10: *** "You have no idea how hard it is" ***
Capitolo 11: *** "For you, anytime" ***
Capitolo 12: *** "You are like an hurricane" ***
Capitolo 13: *** "It’s stupid from her to want you to be anything other than you are." ***
Capitolo 14: *** "You spin me out of control" ***
Capitolo 15: *** "I'm afraid to falling" "I'll catch you" ***
Capitolo 16: *** "Get to the point" ***
Capitolo 17: *** "How can anyone not love NY?" ***
Capitolo 18: *** "I'm your angel" ***
Capitolo 19: *** "I was hurt, sure, but i survived" ***
Capitolo 20: *** "Am I crazy? Please don't say yes" ***
Capitolo 21: *** "If you never try, you'll never know" ***
Capitolo 22: *** "Trust is the more important thing in a relationship" ***
Capitolo 23: *** "Do you agree?" ***
Capitolo 24: *** "Wait, stay…" ***
Capitolo 25: *** "Don’t try to fix me, i’m not broken" ***
Capitolo 26: *** "I'm hiding in photograph" ***
Capitolo 27: *** "I don’t like it when the other people flirt with you" ***
Capitolo 28: *** "I don’t want anyone else, i want you" ***
Capitolo 29: *** "You and I are magnetic" ***
Capitolo 30: *** "Your smile makes me smile" ***
Capitolo 31: *** "Look at the stars, look how they shine for you" ***
Capitolo 32: *** "For the first time" ***
Capitolo 33: *** "It’s time to change song" ***
Capitolo 34: *** "I don’t like it when the other people flirt with you" ***
Capitolo 35: *** "Are you ok?"- "I am now" ***
Capitolo 36: *** "I'm just sick of goodbyes" ***
Capitolo 37: *** "Please, don’t say it" ***
Capitolo 38: *** "Now, the choice is yours" ***
Capitolo 39: *** "If you love somebody set him free" ***
Capitolo 40: *** “Are you a princess?” ***
Capitolo 41: *** "Everything happens for a reason" ***
Capitolo 42: *** "You’re my destiny" ***
Capitolo 43: *** "I made love my goal" ***
Capitolo 44: *** "I'm here for you" ***
Capitolo 45: *** ​"Put it in your head: I love you" ***
Capitolo 46: *** Epilogo-The best is yet to come! ***



Capitolo 1
*** The Begin. ***


SAMANTHA’S POV.


“Ultima chiamata di imbarco per I passeggeri del volo 12546 per New York’’. La voce metallica ci richiamò dal nostro abbraccio collettivo. Dovevo sbrigarmi o avrei perso il volo.

“Oh ma vaffanculo’’ rispose alla voce metallica la mia piccola dolce Zoe provocando una risata generale.

“Sbrigati o mi metterò a piangere’’ mi disse Claire.

“E così è arrivato l’atteso momento…’’ le guardai una ad una negli occhi, ne avevamo passate tante insieme ed ora era arrivato il momento per ognuna di cercare la propria strada e dividersi almeno per un po’, almeno per l’estate.  Io  ero in partenza per la Grande Mela, dopo aver spedito il mio curriculum a numerose riviste ero stata chiamata per uno stage estivo nella sede New Yorkese di Vogue, Zoe, la moretta Irlandese era in partenza per Mullingar in quanto sua sorella ad Agosto si sarebbe sposata e quindi sarebbero serviti  sia assistenza che sostegno morale per la famiglia che necessitava della sua presenza, Allyson aveva programmato una vacanza all’insegna del divertimento, trovandosi un lavoro come animatrice in una delle spiagge più belle di Ibiza e preparandosi al sole, al mare e alle feste, Claire amante della fotografia era in partenza per SanTorini, l’isola greca dove sarebbe stata ospitata da una vecchia amica della madre e dove si sarebbe goduta  il relax e la tranquillità dell’isola e scoprire luoghi incantati dove poter rubare degli scatti fantastici mentre Faith partiva per Parigi, dove la aspettavano giornate nei parchi a rilassarsi leggendo un appassionante libro, visite nei musei più incantevoli e intense camminate per i famosi Boulevard.
Ci stavamo tutte allontanando dalla nostra Londra, chi per lavoro, chi per divertimento e chi per svago.

“Sono pronta!’’ annunciai.

“Sarai la più bella, non vedo l’ora di comprare l’edizione americana di Vogue Luglio con la tua immagine in
copertina’’ mi confessò Ally abbracciandomi per l’ultima volta.

“Al forse dimentichi che farà uno stage come redattrice…’’ le ricordò Faith facendomi l’occhiolino.

" E lasciaci sognare" le rispose Al facendomi ridere.

“Vi voglio bene ragazze, ci vediamo a Settembre’’ dissi prendendo in mano la mia borsa, stringendole nell’abbraccio finale.

“ricordate sempre insieme nel bene e nel male e anche se distanti saremo sempre legate, sempre l’una con
l’altra basterà guardare la nostra collana’’ ci ricordò Claire.

Si trattava di un piccolo ciondolo a forma di cuore con incastonato un brillantino per ciascuna di colore diverso. Rosso per me, Giallo per Zoe, Rosa per Allyson, Azzurro per Faith e bianco per Claire

“SEMPRE INSIEME!’’ dicemmo in coro.

Mi allontanai salutandole con la mano e mandando a tutte dei baci volanti.

“Ricordati le lettere’’ la voce di Faith si alzò di qualche tono per farsi sentire.

Avevamo programmato di spedirci delle lettere per tenerci in contatto e Zoe invece che scegliere la via informatica aveva scelto quella cartacea in quanto per lei un giorno , tra qualche anno, ci saremmo ritrovate a bere del tè e a rileggere le vecchie lettere di una lontana vacanza vissuta nel fiore degli anni, avrei avuto molto da fare a New York ma sicuramente sarei riuscita a ricavare del tempo per le mie preziose amiche.
 

ZOE’S POV.


E Sam se n’era andata, ora toccava a me. Iniziai a guardare le amiche notando Claire con le lacrime agli occhi, è sempre stata una ragazza emotiva.

“Avanti la prossima’’  disse Ally con la sua solita euforia, lei era così spontanea e sempre allegra, credo che probabilmente in questa estate che ci attendeva sarebbe stata quella che si sarebbe maggiormente divertita sia a giocare con i bambini sia a fare strage di cuori.

“Ragazze credo sia il mio turno ’’ annunciai.

“Ma come sei quella che deve fare meno kilometri e già te ne vai? ’’ mi chiese Faith con un po’ di tristezza, forse realizzava solo ora che ci saremmo dovute salutare tutte oggi, nessuna esclusa.

“Mia sorella tra dieci minuti sarà qui fuori dall’aeroporto, mi accompagnerà a casa a prendere le ultime cose e poi prenderemo il traghetto alle due del pomeriggio’’ risposi alla mia biondona.

“Allora divertiti e fai gli auguri da parte nostra a Jill e a Greg’’ mi disse Claire.
Le risposi con un occhiolino e dopo aver scambiato con tutte dei calorosi abbracci e aver ripassato tutti gli indirizzi a cui spedire le lettere mi diressi verso l’uscita del Heathrow, mi guardai intorno e subito notai la mini
Cooper panna di mia sorella Jill e mi ci fiondai dentro.

“Ti salutano le ragazze e fanno tanti auguri ai futuri sposi’’ le dissi mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza per poi scoccarle un bacio sulla guancia.

“Che gentili, verranno al matrimonio?’ ’mi chiese.

“Credo faranno il possibile, ma non penso riusciranno a liberarsi’’ le risposi dispiaciuta.

“Oh andiamo non importa, ognuno ha la sua vita no?! E poi come loro anche tu ti divertirai, sai Greg ha un fratello della tua età,  e in qualunque posto e con chiunque a vent’anni ci si diverte sempre’’.

“Disse la vecchia venticinquenne’’ le dissi sarcastica.

“Io ormai mi sposo bella, ho delle responsabilità e ormai sono adulta vaccinata e anche saggia’’ mi rispose
prontamente facendomi una linguaccia e mettendo in moto.

Eh che questa estate all’insegna di romanticismo, torte nuziali, abiti da cerimonia e divertimento sano abbia inizio. Sperando solo che vada tutto bene con la mia famiglia.
 

ALLYSON’S POV.


“Siamo rimaste in tre donne, l’imbarco per il mio volo è tra mezz’ora’’ mi rivolsi a Faith e a Claire dopo aver salutato Zoe.

“Io devo scappare, devo ancora finire di fare le valige e ho il treno per Parigi alle quattro del pomeriggio, forse è meglio che vada’’ dichiarò Faith.

La salutammo come si deve e l’accompagnammo a prendere un taxi.

“Ci si sente per lettera allora..’’ mi rivolsi alla ragazza che stava per salire sulla macchina bianca che aveva appena accostato.

“Assolutamente si voglio sapere ogni cosa, non spezzare troppi cuori’’ mi rispose

”Va bene inguaribile romantica’’

“Io non sono romantica’’ ribatté. Provocando il mio sguardo di dissenso.

“Vai Parigi ti aspetta’’

“Si Capitano!’’ e dopo il gesto da soldato salì sul taxi e si allontanò facendoci delle smorfie dal finestrino e scatenando le mie risate e anche quelle di Claire.

“Io parto domani, quindi ho tutto il tempo caffè?’’ mi chiese la castana di fianco a me

“Caffè!’’ affermai.

“Dici che abbiamo fatto la scelta giusta?’’ mi chiese Claire giocando con la tazza della bevanda appena acquistata

“Certo, hai dei dubbi? Questa estate ci servirà per divertirci, , per conoscere gente nuova e posti nuovi, ovunque andremo con chiunque staremo faremo delle esperienze che potremo portarci dietro nel nostro bagaglio personale, per poi condividere tra di noi una volta tornate, sarà magnifico ’’ le risposi cercando di rasserenarla.

“Hai ragione, chissà magari poi ognuna di noi troverà una persona speciale’’ mi disse

“O più persone speciali…’’ ammiccai ad un biondino che stava passando accanto a noi in quel momento,
facendo fare alla mia amica una faccia che stava a significare quanto fossi un caso disperato.

“Sono le undici è meglio che vada!’’ le dissi finendo il mio caffè e alzandomi in piedi

Ci abbracciamo e dopo esserci staccate si raccomandò ‘’Fai la brava e usa le precauzioni’’.

"Va bene mamma’’ le risposi ridendo

" Portami a casa un bel pescatore greco tutto muscoli ‘’ le dissi.

"Farò il possibile, a Settembre’’.

"A Settembre’’ le risposi allontanandomi.

 
FAITH’S POV.


E dopo aver detto “Arrivederci’’ alle mie migliori amiche eccomi a casa a finire le valige.

‘Maledetta me e i miei soliti modi di rinviare tutto all’ultimo momento’ mi malidi nella mente.

“Serve una mano tesoro?’’ si affacciò alla porta della mia stanza mia madre.

“No, mamma tranquilla ho tutto sotto controllo, credo’’ le risposi sorridendole.

“Sai non te lo avevo ancora detto ma mi piace questa idea’’ mi disse accomodandosi sul mio letto.

“Del viaggio a Parigi?’’ le chiesi piegando in uno strano modo una maglietta nella valigia, la quale prontamente venne tirata fuori da mia madre e piegata in un modo più consono.

“Beh… a parte il viaggio in sé, sai che sono felice che tu veda finalmente la tua adorata città, intendo il fatto che ognuna di voi ha preso una strada diversa anche se per poco tempo, è segno di maturità sai… di solito a vent’anni si prendono le proprie valige e si parte tutte insieme voi invece proverete ognuna le proprie emozioni e farete ognuna le vostre esperienze diverse  e uniche allo stesso tempo’’ mi disse in tono dolce.

“Grazie mamma’’ mi girai verso di lei sorridendole

“Di cosa ragazza?’’

“Di essere come sei, di accettare me e tutte le mie scelte, di appoggiarmi sempre tu papà e Ryan siete la migliore famiglia che mi potesse capitare’’ le dissi sporgendomi verso di lei per abbracciarla.

E come da bambina mi accolse tra le sue braccia e dopo poco la sentì singhiozzare,  e lasciai sfuggire una lacrima anche dai miei occhi, riprendendomi subito.
Ci sorridemmo e dopo di che mi aiutò a finire di fare i bagagli.

“Sicura che non vuoi uno strappo in stazione?’’ mi chiese mio padre.

“Sicura papà, ho solo due valige e preferisco fare una passeggiata prima di partire’’ gli risposi

“Ah ricordati i francesi non li sopporto, sono troppo schizzinosi’’ si rivolse a me Ryan.

“Va bene fratellone’’ dissi abbracciandolo.

Dopo aver salutato i miei genitori e mio fratello chiusi la porta di casa alle spalle e mi incamminai per la stazione.
Chissà cosa avrei trovato a Parigi? Che persone avrei incontrato? Che cibo avrei mangiato? Che posti avrei visitato?

E mentre queste domande mi frullavano nella testa, raggiunsi la stazione e dopo aver sbirciato il cartellone delle partenze mi avviai verso il binario diciotto.
Salii sul treno e mi infilai le cuffiette del mio I-pod lasciandomi cullare dalle note di Stand by me.
Paris, j’arrive.
 

CLAIRE’S POV.


Eccomi tornata a casa, ormai è così vuota, senza quelle pazze che si rincorrono per le scale, che ridono o che litigano per delle sciocchezze.

Mi accomodo sulla poltrona e inizio a pensare alle mie migliori amiche:

Samantha Collins, la testarda e ambiziosa, colei che non si ferma davanti a niente alta e con un fisico asciutto, perfetto per fare la modella, lunghi capelli castani ondulati e occhioni verdi,  Sam è una persona allegra e iperattiva, non riesce mai a stare ferma in un posto le piace lavorare e ci riesce piuttosto bene ed è sempre stata brava anche al liceo, ci siamo conosciute quando avevamo undici anni e da lì ha sempre fatto parte del nostro gruppo. A diciotto anni si è trasferita in questa casa trovando vari lavoretti per riuscire a mantenersi da sola, spesso nel campo giornalistico, sua passione e per non pesare sulla sua famiglia con la quale ha degli alti e bassi.

Zoe Moore, la fragile e introversa irlandese, è la ragazza che riesce a percepire sempre quando qualcuno ha un problema e che vorrebbe essere capita allo stesso modo e con la stessa facilità, anche se è molto difficile in quanto pensa più agli altri che a se stessa, mettendo da parte i suoi problemi e focalizzandosi sugli altri è una delle persone più buone che io conosca è sempre disponibile, ama le scarpe e i vestiti, l’ho conosciuta alle superiori dopo che si era trasferita da Mulligar a Londra con sua sorella Jill, dopo una specie di fuga , di statura media e con un fisico magro, ottenuto con molti sacrifici, capelli color cioccolato fondente e occhi dello stesso colore, non è in buoni rapporti con i suoi genitori ma è molto legata alla sorella.

Allyson Smith, la chiacchierona ed estroversa, è la persona con cui non rischi mai di annoiarti, le piace spettegolare e ha sempre qualcosa da dire, ama le feste, l’alcool e i bei ragazzi, ha avuto più avventure lei che noi quattro messe insieme, è l’anima del gruppo con tanta forza di volontà e un debole per i bambini, colei che sa convincerti a fare qualsiasi cosa e che ci spinge a far le peggiori stupidaggini, è molto alta e magra con dei capelli liscissimi di un castano scuro e degli occhi castani con sfumature verdi. Ama la libertà e viaggiare, si è trasferita nel nostro appartamento per avere quell’ emancipazione dai suoi genitori, considerati da lei troppo opprimenti.

Faith Wilson, la pasticciona e solare, è la ragazza che con il suo sorriso potrebbe illuminare una città intera, bionda e con dei bellissimi occhi azzurri, non è la solita Barbie ma una persona che sa usare bene il cervello, ha un indole artistica, ama la musica e la pittura ed è colei che conosco da più tempo in quanto le nostre madri erano amiche già da prima che noi nascessimo, è abbastanza impacciata, spesso distratta o immersa nei suoi pensieri sa essere un ottima confidente ed è quella a cui tutte ci rivolgiamo per avere un parere sincero e senza giri di parole, ama la sua famiglia quanto ama noi, considerate da lei le sue sorelle non biologiche, è molto attaccata ai genitori e al fratello per questo è  l’unica che non vive 7 giorni su 7 con noi ma si alterna tra casa nostra e quella dei suoi, ma anche lei contribuisce alle spese della casa.

E poi ci sono io, Claire Parker, ragazza timida ed emotiva, sono una ragazza mediamente alta con dei lunghi capelli neri e degli occhi castani, mi piace la fotografia, amo immortalare qualsiasi tipo di momento triste o allegro, pubblico o privato credo di aver imparato ad usare una macchina fotografica prima di imparare a parlare, ho un carattere particolare ci sono dei giorni in cui amo ridere e scherzare e altri in cui preferisco stare per conto mio, anche senza parlare con nessuno. È stata mia l’idea di vivere con le mie amiche in questo modesto appartamento di Londra, ho avuto dei problemi familiari, mia madre è morta circa due anni e mezzo fa per via di un cancro al seno, e la sua perdita ha lasciato un vuoto incolmabile nella mia vita sebbene con lei le cose non fossero sempre rose e fiori, mio padre è sempre stato un uomo preso dal suo lavoro e dopo la scomparsa di mia madre si è dato sempre più da fare e così avevo deciso di andarmene da quella casa ormai vuota, non rinfacciandogli nulla in quanto riuscivo a percepire che il suo era solo un modo per sfogarsi e non pensare al dolore.

Ed ora questa casa rimarrà vuota per un po’, forse è giusto far riposare anche lei almeno per questi tre mesi.



-Spazio Autrice.

Salveeeeeeee.
E' la prima storia che pubblico ed è un esperimento, spero possa piacere.
Se deciderò di continuare, ogni ragazza incontrerà uno dei ragazzi, e succederanno naturalmente molte cose.
Alla prossima, spero! 


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Capitolo 2
*** "You're beautiful, Sam" ***


SAMANTHA’S POV.

Sono a New York da una settimana, naturalmente appena saputo di aver trovato la mia occupazione, da Londra avevo subito cercato un luogo dove stare ad un prezzo accessibile ed ero riuscita ad affittare la stanza di un loft a Brooklyn che condivido con un'altra ragazza di nome Jess studentessa della Columbia, il problema è che gli uffici di Vogue si trovano a Manhattan, e di conseguenza ogni mattina devo prendere la metropolitana e fare diversi isolati a piedi in quanto le mie mansioni di solito consistono nel portare caffè ai capi o vestiti nei set fotografici, cose che con il giornalismo hanno ben poco a che fare.

E infatti ora mi stavo dirigendo sotto ordine di Lyza il mio capo, con la quale avevo stretto un ottimo rapporto lavorativo, verso Central Park con un Valentino originale per un servizio fotografico esclusivo riservato ad una modella molto in vista in quel periodo una certa Caroline Shorrs, arrivata sul set notai subito Lyza e mi diressi verso di lei, ma la mia fretta mi fece scontrare con qualcuno.


“Oh scusi…’’ dissi desolata verso la figura che avevo “investito”.

“Tranquilla tutto bene…?’’ la voce abbastanza acuta di colui che avevo identificato come un ragazzo mi fece alzare lo sguardo verso di lui, notai appunto un giovane uomo che avrebbe dovuto avere più o meno la mia età, dei capelli castani sbarazzini, un nasino alla francese, un accenno di barba e dei vispi occhi blu, intenti a scrutarmi. Era bellissimo, mi risvegliai dai miei pensieri rispondendogli.

“Si mi dispiace non volevo’’ chiesi in tono sinceramente pentito, e solo dopo aver spostato lo sguardo notai una macchina fotografica professionale appesa al suo collo e dedussi che anche lui fosse lì per lavoro.

“Non ti preoccupare, non è successo nulla, comunque piacere Louis’’ mi tese la mano stavo per rispondere quando, si avvicinò a me una Lyza che sembrava esplodere per quanto la sua faccia fosse rossa in quel momento.

“Oh santo cielo, che stai facendo Samantha, perdi tempo in chiacchiere, tu non ti rendi conto, quella Caroline era in ansia per il suo abito, aspettavamo solo te…vieni seguimi’’ mi intimò il mio capo.

La segui ma prima rivolsi uno sguardo di scuse a Louis, che mi fece un cenno con la mano che interpretai come un saluto.

“Il vestito è arrivato’’ disse Lyza entrando nei camerini che erano stati allestiti accanto al set. Prendendomi il vestito tra le mani e passandolo a chi di dovere.

Provocando dei sospiri di sollievo da parte di tutti, presto interrotti da un urlo proveniente dall’angolo della “sala’’, eccola Caroline Shorrs in tutta la sua bellezza dirigersi verso di noi con fare isterico, seguita dalla stylist.

Era una bella ragazza sicuramente alta quanto me ma con delle curve più pronunciate capelli corvini e con degli occhi di un azzurro molto intenso che provocavano un notevole risalto sulla sua pelle ambrata.

“E’ troppo stretto Lyza non posso posare con QUESTO’’ sbraitò gesticolando.

“Questo, come lo chiami tu è un modello unico del grande Valentino e a parte il fatto che è stato fatto su misura per te se non sai nemmeno apprezzare questa meraviglia tesoro, quindi, sarebbe meglio che tu ne andassi’’ le rispose a tono la donna che avevo a fianco.

La guardai con ammirazione, sicuramente sapeva farsi valere e il suo posto di lavoro se lo era sudato.

Caroline la guardò indignata si tolse velocemente il vestito me lo lanciò tra le mani e si diresse alla sua postazione di prima rivestendosi per poi andarsene con il suo fare da star seguita da una donna che ipotizzai fosse la sua manager, sotto lo sguardo vigile di tutti, non prima di rivolgersi a Lyza intimandole di fargliela pagare.

“Sciacquetta da quattro soldi, non ci sono più le modelle di una volta, le vere dive’’ sospirò la donna.

Tutti la fissavamo e aspettavamo fosse lei a darci indicazioni per i cambiamenti da apportare.
Il ragazzo di prima si affacciò alla porta.

“Perché Caroline è scappata?’’ domandò il ragazzo a Lyza, la quale rispose sarcastica dicendo:

“Il Vestito non le andava bene e l’ho mandata gentilmente a visitare un luogo incantevole’’rispose sarcastica.

Provocando le risata del ragazzo che notai essere contagiosa in quanto fece nascere un sorriso sul mio volto, lui sembrò accorgersene in quanto poi mi scrutò con i suoi occhi vivaci.

“Non vorrei rovinare questo momento, ma abbiamo già finito con tutte le modelle e manca solo l’abito di punta’’ disse  Louis.

“Perfetto e ora come facciamo…’’ Lyza iniziò a scrutare tutte le modelle, anche se nessuna sembrò passare il suo test visivo, dopo poco tempo i suoi occhi si spostarono su di me, mi scannerizzò dalla testa ai piedi.

“Non ti preoccupare giovanotto, ho un idea, dammi dieci minuti’’ si rivolse al ragazzo guardandomi.

“Va bene’’ le rispose gentilmente.

“Tu-mi indicò-vieni con me’’ prontamente la seguii non capendo le sue intenzioni.

 “Charlie, Max,-richiamo un uomo e una donna, i quali intuì fossero un make-up artist e una parrucchiera venite con me bisogna trasformare  un piccolo anatroccolo in uno stupendo cigno.’’

Una volta pronunciate quelle parole mi furono subito chiare le sue intenzioni, avrei dovuto posare io, una semplice ragazza qualsiasi, una stagista di giornalismo.

Charlie e Max si misero subito al lavoro venni truccata leggermente agli occhi in modo da far catturare l’attenzione sulle mie labbra colorate di un rosso vivo, i capelli mi vennero raccolti in uno chignon dal quale cadevano delle ciocche, dopo di che Lyza mi porse il vestito e mi mandò a cambiarmi dietro un separé lo indossai e sotto lo sguardo di stupore misto ad ammirazione mi posizionarono davanti allo specchio, non sembravo io, mi trovavo bella nella semplicità di quel vestito con un corpetto aderente tempestato di diamantini dal quale si ampliava una gonna che scivolava morbida sulle mie gambe e che arrivava fino ai piedi ai quali erano state infilate delle decolleté nere, mi sentivo una principessa avvolta in quella meraviglia color rosso Valentino.

Mi voltai verso i tre soggetti che avevano compiuto quel miracolo sorridente.

“Lo sapevo che eri perfetta, ora Samantha sei pronta’’ Lyza si avviò verso l’uscita ma io rimasi lì impalata.

“Che fai non vieni?’’ si girò notando di non essere seguita.

“Scusi, ma io non credo di essere adatta’’ ammisi.

"Sciocchezze, sei fantastica e se non salirai su quel palchetto oggi, un giorno sicuramente te ne pentirai’’ si rigirò.

“Sei perfino più bella di quella Caroline’’ si rivolse a me Max.

"Su vai…’’ bisbigliò Charlie dandomi una spintarella.

“Grazie ragazzi’’ mi rivolsi a entrambi incamminandomi verso Lyza.

E con lei uscì da quel “capannone’’ e mi diressi verso il gruppo di fotografi tra i quali notai Louis. Non appena il suo sguardo incontrò il mio notai un sorriso spontaneo nascere sul suo viso, che fece aumentare il mio imbarazzo.

“La modella è pronta’’ si rivolse agli addetti Lyza.          

Si girarono tutti verso di me e in poco tempo mi ritrovai sul palchetto a farmi scattare centinaia di foto, dopo un po’ di freddezza iniziale fui subito messa a mio agio da Louis che mi dava diversi consigli su come mettermi, gliene fui davvero grata.

“Perfetto, credo che possa bastare, complimenti Samantha’’ si fece sentire un uomo sulla cinquantina seduto su uno sgabello poco lontano da noi con davanti un computer.

Rimasi un attimo ad osservare la scena, era stata una delle esperienze più belle mai provate prima.

Louis allungò la mano, come da cavaliere per aiutarmi a scendere dal palco, che io afferrai prontamente.

“Sei bellissima Samantha’’ mi sussurrò in un orecchio. Solo ora riuscì ad accorgermi del suo accento inglese.

“Grazie’’ dissi quelle parole perdendomi nei suoi occhi azzurri con la mia mano ancora nella sua.

“ Su avanti Sam, il sogno è stato bello ma è finito, ora devi tornare alle tue mansioni’’ a risvegliarmi da quello stato di trance fu la voce di Lyza.

Mi staccai da Louis e mi diressi verso di lei prima di ritornare nel camerino dove avrei riacquistato i miei panni da ragazza normale.

Una volta svestita, rivestita e struccata prima di andarmene notai un biglietto attaccato allo specchio.

“Spero di rivederti presto, se ti va chiamami 9641 253695 Louis xx’’

Uscì dal camerino con il sorriso sulle labbra consapevole che qualcosa sarebbe cambiato.
La giornata passò in fretta, ma probabilmente qualcosa del mio comportamento aveva dato una buona impressione a Lyza su di me che nel pomeriggio invece che farmi consegnare caffè mi aveva affidato la bozza di un articolo sull’ ultima sfilata di Yves Saint Laurent. Una volta tornata a casa, salutai Jess intenta nello studio e mi recai nella mia stanza dove mi accorsi che era una settimana che non sentivo le ragazze, allora decisi di iniziare io con il giro delle lettere.
 

New York, June 14th, 2013

Ciao ragazze!

E’ già passata una settimana dal mio arrivo in questa meravigliosa città, New York è fantastica niente si ferma, è tutto un continuo movimento; il lavoro mi piace, ho passato tutta la settimana a distribuire caffè o abiti, ma non me ne sono pentita, è sempre così si inizia dal gradino più basso per poi salire, ma oggi è come se avessi preso un ascensore, è come se fossi arrivata in cima alla scala. Per la gioia di Allyson ho posato in un set fotografico, non so neanche io come sia potuto succedere, un attimo prima correvo per la città con un Valentino in mano e un attimo dopo mi sono ritrovata a posare davanti a dei fotografi  indossando lo stesso abito. Non so se quelle foto verranno pubblicate su Vogue, ma per mezz’ora mi sono sentita una principessa, mi sono sentita bella e apprezzata come non mai. Sapete meglio di me che sono una persona che tiene i piedi ben saldi a terra, non credo cambieranno molte cose dopo questi scatti ma comunque sapete che la mia passione è scrivere di moda, beh comunque chi vivrà vedrà. Non ho ancora fatto molte conoscenze fuori dall’ ambiente lavorativo, oltre a Jess, la mia coinquilina, anche se oggi ho avuto un incontro/scontro con un bellissimo ragazzo, faceva il fotografo sul set in cui ho posato. La mia routine è cambiata moltissimo, mi mancate e mi mancano le vostre voci, infatti credo che non resisterò molto e tra qualche settimana vi chiamerò tutte. E voi come ve la passate? Vi state divertendo? Vi siete già stancate?

Un grande bacio alle mia donne.

-Sam
-Spazio Autrice.

Buonaseraaaaa.
Ho postato il primo capitolo, ringrazio per le 2 recensioni ricevute, sperando di riceverne altre, perchè ho davvero bisogno di sapere se vi interessa o no.
Io comunque sto andando avanti a scrivere.
Alla prossima girls! 

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Capitolo 3
*** "He's Niall, my little brother" ***


ZOE’S POV.

“E con questo abbiamo finito’’ si rivolse a me Mary, la governante della casa dei miei genitori, dopo aver spostato dalla macchina alla cucina la grande spesa fatta per la cena di questa sera. La grande cena, in casa mia non si parlava d’altro da dieci giorni, ovvero da quando eravamo arrivate io e Jill.

“Mary, ti serve una mano per preparare la cena?’’ le chiesi.

“Oh no signorina, non si preoccupi, ha già fatto tanto e poi…’’ si fermò interrotta dall’arrivo di qualcuno.

“Zoe, sei ancora così, Greg e la sua famiglia arriveranno tra meno di due ore, su vatti a preparare, ho già scelto io cosa indosserai’’ eccola, la donna di ghiaccio, Christie Moore alias mia madre.

Rivolsi uno sguardo di scuse a Mary che ricambiò con un sorriso amorevole e pronunciando un “Si mamma ’’ mi diressi nella mia stanza.
Entrai e notai il vestito che aveva preparato un vestito blu abbastanza aderente che arrivava fino al ginocchio e con le maniche corte di Chanel, l’unica cosa in cui non peccava mia madre era il buon gusto in fatto di vestiti.

Mi diressi nel mio bagno personale e iniziai a far riempire la vasca per godermi un bagno caldo.
Entrai nella vasca e mi lasciai andare ai miei pensieri, faceva uno strano effetto essere in questa casa dopo quattro anni, la piccola Zoe Moore trasferitasi a Londra con la sorella che doveva iniziare l’università, ragazza instabile mai andata d’accordo con i genitori, i ricchissimi avvocati di Mullingar, Christie e John Moore, ma in particolare con la madre, il generale irlandese della famiglia, donna che ama avere tutto sotto controllo,  impegnata nel lavoro fredda e con poco tempo da dedicare alla famiglia, soprattutto alla sua secondo genita che vedeva e tutt’ora continua a vedere così diversa da lei da non volerla accettare e cercare costantemente di cambiarla.

 Da bambina avevo qualche chilo in più del dovuto, ero leggermente in sovrappeso, così, mia madre all’età di tredici anni mi mise a dieta, era uno strazio dover mangiare solo verdure bollite mentre gli altri ragazzini mangiavano liberamente. Dopo poco delle ragazzine a scuola iniziarono a prendermi in giro per i miei chili che nonostante la dieta non erano calati e così iniziai a vomitare tutto quello che mangiavo, divenni bulimica, ma riuscì a perdere quei fastidiosi chili, per la gioia di mia madre, che finalmente mi guardava con occhi diversi. Dopo due anni mia sorella, in partenza per Londra, se ne accorse e non potette fare a meno di fare le valige sia per me che per lei e portarmi con se, per farmi cambiare aria, nonostante i miei genitori non fossero d’accordo, cercando di convincerli dicendogli che lì avrei potuto trovare più opportunità per il mio futuro. Le devo molto è stata la mia ancora di salvezza, una volta a Londra mi portò da un nutrizionista e con il tempo riuscì ad uscire dalla malattia anche grazie al fatto di aver trovato in poco tempo delle vere amiche. Credo che senza di lei non ce l’avrei mai fatta ed è solo per ripagarla che ho deciso di ritornare per tre mesi a Mullingar, per preparare il suo matrimonio con il resto della “famiglia’’ se così si può definire.

A risvegliarmi dai miei pensieri fu proprio Jill.

“Dai esci dalla vasca mollusco che ti sistemo i capelli e il trucco ’’ apparve sulla soglia della porta mia sorella in tutto il suo splendore con dei boccoli castani e un vestito color avorio simile al mio.

“ Dammi il tempo di asciugarmi boss’’ le risposi provocando la sua risata.

“Dieci minuti, signorina Moore non uno di più, non uno di meno ’’ mi rispose uscendo dal bagno.

Uscì dalla vasca e dopo essermi vestita mi asciugai, puntuale come un orologio svizzero mia sorella fece capolino nella mia stanza e mi aiutò a prepararmi.

“Ecco ho finito principessa’’ mi disse mia sorella.

Mi diressi allo specchio e non potevo credere ai miei occhi, avevo un trucco leggero e i miei boccoli neri erano stati definiti dal lavoro fatto con il ferro di mia sorella e l’abito scelto da mia madre mi stava abbastanza bene nonostante tutto, mi piacevo.

“Grazie Jill, per tutto’’ le rivolsi un sorriso sincero marcando sulla seconda parte.

Lei di scatto mi avvolse tra le sue braccia e siccome era molto più alta di me, mi stampò un bacio sulla fronte, le sorrisi e notai i suoi occhi lucidi.

“Sei la persona più importante della mia vita, sei stata una sorella, una madre e una grande amica per me, senza di te non sarei riuscita ad uscire dal tunnel in cui mi ero immersa, amo raccontarti tutto parlarti dei miei problemi perché so che posso contare su di te e che da te potrò ricevere solo consigli sinceri come tu puoi fare con me nonostante la mia inesperienza, ti voglio bene Jill e te ne vorrò sempre’’ continuai facendo scendere una lacrima sulla mia guancia.

Jill scoppiò in un pianto di commozione e mi strinse a se ancora più forte.

“Sei la mia piccolina e mai nessuno potrà farti del male, finché ci sarò io, e per la cronaca anch’io ti voglio bene e te ne vorrò sempre’’ mi rispose.

Il nostro momento fu interrotto dall’aprirsi della porta.

“Voi due, sbrigatevi, sempre a perdere tempo, che fate? Gli ospiti sono giù che vi aspettano’’ si rivolse a noi fredda mia madre, incurante di aver interrotto un momento così intimo.

“Siamo pronte mamma ’’ le rispose Jill, lei era sempre stata più brava di me con nostra madre, più forte e più indifferente alle sue critiche.

Ci pulimmo gli occhi e ci dirigemmo verso il salotto.

Jill si fiondò su Greg, che non vedeva da una settimana, mentre io ebbi più tempo per analizzare il resto della sua famiglia, una bella donna e un uomo elegante si erano accomodati sul nostro divano insieme ad un ragazzo biondo, probabilmente tinto, degli occhi chiari, un bel naso e delle labbra sottili e un’ aria simpatica, che avrebbe dovuto avere all’incirca la mia età e che sorpresi ad osservarmi.

Naturalmente conoscevo già Greg, era un uomo intelligente e buono ed aveva rubato il cuore di mia sorella, era palese quanto fossero innamorati, una volta staccatosi da Jill si diresse verso di me.

“Hey piccoletta, che fai non mi saluti?’’

“Ciao Greg’’ dissi abbracciandolo e accompagnando il saluto ad una risata.

“Vieni ti presento la mia famiglia’’ mi prese per mano e mi accompagnò davanti al divano.

“Allora…lei è mia madre Maura’’ la donna mi sorrise calorosamente e mi porse la mano che accettai subito.

“Piacere Zoe’’.

“Questo è mio padre Bobby’’ anche l’uomo mi sorrise stringendomi la mano.

“Molto lieta Zoe’’.

“E infine lui è il piccolo della famiglia, mio fratello Niall’’ alzai lo sguardo verso di lui e notai i suoi occhi azzurri come il cielo, ne rimasi incantata e credo che lui se ne accorse, il che mi fece arrossire.

Anche lui come da rituale mi porse la mano e mi disse “Ciao Zoe’’.

“Ciao’’ sussurrai con la mano ancora stretta alla sua, spostai il mio sguardo dalle nostre mani ancora ai suoi occhi e notai anche le sue gote colorate di un rosa accesso.

“Mhmh…’’ si schiarì la voce mia madre, distogliendomi dai miei pensieri.

“Zoe lascia la mano di quel povero ragazzo, signori se volete seguirmi Mary, la nostra colf a momenti servirà la cena’’. Imbarazzata mi staccai la mia mano da quella di Niall e tutti insieme ci avviammo a tavola.

La cena iniziò senza intoppi, ero seduta tra mio padre e Greg e davanti a me invece c’era Niall, passai gran parte del tempo a tenere lo sguardo fisso sul mio piatto in quanto quel ragazzo mi provocava uno strano effetto, tutto filava liscio fino a che Maura non prese parola.

‘’E tu Zoe cosa fai, studi?’’

“Si studio letteratura all’università, a Londra, ho appena finito il primo anno e mi piace molto’’ le sorrisi.

“Un inutile perdita di tempo’’ proseguì mia madre.

“Christie ti prego, abbiamo già affrontato questo discorso’’ le rispose mio padre.

“John lo sai che non era quella la sua strada…doveva studiare legge come mio padre, me, te e la nostra cara Jill, ma no, lei perde tempo con le poesie, con le parole, sogna e legge l’amore e le cose vere? E la vita vera dove la lascia?! Se ne pentirà un giorno di aver buttato via le sue energie per una misera laurea in Letteratura per diventare una sciatta maestra, e noi cosa facciamo in più la manteniamo le permettiamo di rovinarsi il futuro’’ continuò sicura di se stessa.

Non ce la facevo più, parlava di me come se non ci fossi, sminuendomi come sempre, ignorando completamente il fatto di aver creato disagio in quella stanza, non era la prima volta che mia madre mi trattava in quel modo ma mai si era permessa di farlo in pubblico. Questo discorso veniva affrontato tutte le volte che io tornavo a ‘casa’ per le vacanze o per le feste.

“Scusatemi’’ dissi umiliata e sull’orlo delle lacrime abbandonando quella tavola imbandita e dirigendomi sul retro della casa sul mio amato dondolo, sotto lo sguardo desolato di mia sorella e dispiaciuto della famiglia Horan, non volli girarmi verso Niall, non volevo vedere della pena nel suo sguardo.

Una volta seduta, il mio viso si riempì di lacrime e dopo poco sentì la porta sul retro aprirsi e poi chiudersi, immaginai fosse mia sorella.

"Ti prego Jill, torna dentro, non mi va di parlarne’’ dissi senza alzare lo sguardo.

"Mi dispiace, ma tua sorella è stata bloccata da tua madre a tavola’’ la voce del biondo mi fece alzare di scatto la testa.

"Oh..’’ fu l’unica cosa che fui in grado di pronunciare mentre il biondo prendeva posto accanto a me sul dondolo. Restammo zitti, come se volesse rispettare la mia tristezza.

"Che ci fai qui?” gli chiesi.

"Mi dispiace’’ mi disse, ignorando la mia domanda.

“Dispiace più a me, non per mia madre fidati, ma per essermi comportata in maniera ineducata con voi’’ gli risposi.

“Per quanto mi riguarda, trovo più ineducato il modo in cui ti ha attaccato tua madre davanti a dei semi-sconosciuti’’ mi sorprese la sua risposta, era strano, mi sentivo capita in un certo senso.

“Così ami la letteratura?’’ mi chiese sorridendomi.

“E’ la mia valvola si sfogo, è una sorta di evasione ’’ risposi sorridendo a mia volta, voleva farmi svagare.

“Sai ti capisco per me vale la stessa cosa con la musica’’

“Canti o suoni?’’ gli chiesi, ormai avevamo iniziato un discorso.

“Diciamo che faccio tutti e due, io e i miei amici di solito ci esibiamo in qualche locale,  suonare mi libera e mi scarica da ogni brutto pensiero, ho iniziato dopo la separazione dei miei genitori’’ mi rispose.

Non avrei mai immaginato che i suoi genitori fossero separati, erano così tranquilli e sereni tra loro e intuì che lui avesse deciso di parlarmene facendomi notare il fatto che anche la famiglia che all’ apparenza poteva sembrare perfetta avesse i suoi problemi.

"Un giorno allora mi suonerai qualcosa semi-sconosciuto, oppure verrò a sentirvi’’ gli dissi.

“Con piacere, anche se è un po’ che non vedo i ragazzi, abbiamo deciso di prendere strade diverse, so che la tua reazione di stasera è dovuta a qualcosa di più di una semplice critica, e spero che un giorno tu mi racconterai qualcosa di più su di te, sei una persona interessante Zoe’’.

Mi spiazzò, possibile che quel ragazzo in due ore avesse capito più cose di mia madre in vent’anni?! In più c’erano molte cose ad accumunarci.

“Che dici te la senti di tornare dentro?’’

Annui e con lui tornai in casa sotto lo sguardo sereno dei signori Horan, quello neutro di mio padre, l’espressione furiosa di mia madre e il sorriso di Greg, Jill e Niall che aveva fatto tanto in così poco tempo, la serata passò piacevolmente e io fui grata di aver trovato un’altra persona di cui potermi fidare, una persona che morivo dalla voglia di conoscere meglio.                                   

Mi ritrovai in camera mia, era tardi ma ancora il sonno non si faceva sentire , notai sul mio letto una busta proveniente da New York, la aprì e dentro vi era la lettera di Sam, così decisi di scrivere una lettera alle ragazze anche io.

Mullingar, 16th June, 2013
 

Care ragazze, sono solo dieci giorni che non vi vedo e già mi mancate troppo, forse perché sono abituata a vedervi quotidianamente mi fa strano non sentire i discorso di Ally, il perfezionismo di Claire e le risate e i disastri di Sam e Faith, è dura stare lontano da chi vuoi bene veramente, oggi mi sono accorta di una cosa, forse era da tanto che lo pensavo, ma credo che voi siate la mia vera famiglia, certo non quella biologica, ma quella che porti nel cuore, quella da cui ogni giorno impari cose nuove, quella che ti dà tutto l’amore di cui hai bisogno, anche perché io tutta la gioia che mi avete dato non l’ho mai ricevuta dai miei consanguinei, tralasciando quella santa di Jill. Nei prossimi giorni inizieranno i veri e proprio preparativi, sarò la damigella d’onore e ammetto che mi vergognerò e non poco il giorno del matrimonio. Poche ore fa ho conosciuto la famiglia di Greg, in particolare il fratello, è un bel ragazzo biondo e con degli occhi color cielo, abbiamo parlato un po’ e mi ha subito capita, mi ha stupita in positivo. Spero di conoscerlo meglio in questi mesi. Divertitevi voi che potete!

Vi penso sempre.

-Zoe

-Spazio Autrice. 

Ciao a tutteeeee!
Eccovi un altro capitolo interamente dedicato alla nostra Zoe!
Ringrazio le stupende ragazze che hanno recensito e anche quelle che hanno messo la storia nelle seguite!
Se recensite ricambio con piacere o sicuramente passerò a leggere anche le vostre storie.
Spero di arrivare almeno a 4 recensioni per questo capitolo, conto su di voi.
Un baciooooooo!


 

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Capitolo 4
*** "Thank you Harry" "You're welcome" ***


ALLYSON’S POV.

“Buongiorno a tutti’’ dissi mentre mi accomodai al tavolo dello staff per la colazione.

“Hola Ally” mi disse Alan, un ragazzo spagnolo, alto, moro e ben piazzato che lavorava come bagnino nella stupenda piscina dell’ hotel schioccandomi un bacio sulla guancia.

“Ciao bella” mi rispose Mercedes, una donna sui trent’anni che si occupava delle camere.

“Allyson” mi ‘salutò’ il riccio davanti a me.

“Harry” risposi sfidandolo.

“ Eh dai inglesini, dovreste andare d’accordo tra compaesani” ci richiamò Mercedes.

Entrambi la fissammo male, facendola scoppiare in una risata.

Ero arrivata ad Ibiza da una settimana e mezza e avevo già legato molto con tutti, tranne che con lui. Quel ragazzo, mi dava su i nervi, era arrivato al villaggio due giorni dopo di me, dava una mano in cucina e a sistemare ombrelloni e lettini, Harry è un diciannovenne, più piccolo di me di un anno ma parecchio più alto, fisico scolpito, dei pozzi verdi al posto degli occhi e dei riccioli castani che gli incorniciavano il volto, un playboy insomma, infatti da quando era arrivato tutte le sere lo vedevo rientrare in hotel con ragazze diverse, non che io fossi da meno, anche se ancora non mi ero spinta oltre a dei baci e strusciamenti.

Non sono una donna dai facili costumi, mi piace semplicemente divertirmi, mi piacciono i rapporti semplici, dove ci si incontra si da sfogo alla passione e tutto è bello fino a  che è durato, ho fatto l’errore una volta di innamorarmi per non ripeterlo più, era all’ apparenza il ragazzo perfetto, romantico dolce e passionale, il problema subentrò quando scoprì che non solo con me era passionale, ma anche con una rossa rifatta, avevo sedici anni e di tempo ne è passato, le ferite si rimarginano ma le cicatrici restano, e vederle ti fa pensare al passato e il passato mi fa ancora male. Così ho promesso a me stessa che non capiterà più e in qualche modo Harry mi ricordava lui.

 “Che ti ha fatto quel povero cornetto?” mi chiese il riccio.

Ero immersa nei miei pensieri e non mi accorsi che per la rabbia stavo stritolando la brioches che tenevo tra le mani. Lo guardai male e non lo degnai di una risposta.

“Non ti ha mai insegnato nessuno a non sfogare le proprie pene sul cibo?” continuò.

“Posso sfogarle su di te Styles” risposi incenerendolo con lo sguardo.

“Ohohoh…Harry ti ha chiuso, dai vieni con me a sistemare i lettini” si rivolse a lui Alan.

“Non finisce qui Smith’’ mi minacciò il riccio.

Alzai gli occhi al cielo come risposta.

“Si può sapere perché tu e quel benedetto ragazzo non riusciate ad andare d’accordo?” mi chiese Mercedes.

“ Non lo so, è così arrogante e fastidioso, troppo sicuro di se…”

“E anche bello…” mi disse. La guardai scettica.

“Oh andiamo, pensi che non me ne sono accorta di come lo guardi, non vi sopportate ma vi attraete a vicenda, tu pensi di no ragazza mia, ma ricordati che chi disprezza compra” e pronunciando queste parole mi lasciò lì seduta con la mia colazione da finire e diversi pensieri in testa.

Finì la mia colazione, andai in camera, mi misi il costume e sopra la maglietta e i pantaloncini dello staff. Poi mi diressi verso la spiaggia, essendo le 9,30, probabilmente ci saranno già molti bambini.

Arrivata lì, notai subito un gruppetto di piccoletti pronti ad aspettarmi, il nostro ritrovo era il campo da pallavolo accanto alla piscina, dove Alan e Harry stavano mettendo a posto le ultime cose. Solo in quel momento notai il cielo parecchio nuvoloso.

“ Buongiorno gioventù” mi rivolsi a loro sorridendoli.

“Ciao Ally” mi sorrisero tutti.

“Spero per voi che abbiate mangiato tanto a colazione, ci aspetta una giornata piena oggi e siccome probabilmente non potremo fare il bagno, ci aspettano molti giochi”

“Che facciamo?” mi chiese Matteo, un bambino di sette anni italiano.

“Allora…Che ne dite di una partita a ruba bandiera?” gli proposi.

Un boato di consenso mi fece sorridere, così mi diressi verso la cabina di Alan per prendere un fazzoletto di stoffa.

“ Che dici Ally, fai giocare anche noi due a ruba bandiera” mi chiese Alan.

“ Siete troppo grandi per certe cose mi pare, e poi non dovete lavorare?”

“ Il tempo non è favorevole stamattina e poi scommetto che i bambini approverebbero” mi disse Harry.

“ Va bene, chiediamo a loro” gli risposi.
Così tutti e tre con un fazzoletto ci dirigemmo al campetto.

“ Allora bambini fate giocare anche questi due bambinoni con noi?” chiesi.

“Si ma uno contro l’altro è sleale se no” rispose un ragazzino.

Erano circa una quindicina e i nomi di tutti ancora non li ricordavo.

“Bene allora facciamo le squadre” .

Li divisi in due gruppi, compresi Harry e Alan, ma una squadra aveva sette componenti e una otto.

“Ragazzi, manca un membro per una squadra”.

“ Gioca anche tu” mi disse Matteo.

Ma poi  nessuno avrebbe tenuto la bandierina, così mi guardai attorno e notai la piccola Mia sotto un ombrellone, era una bambina di circa quattro anni con degli occhi scurissimi e dei perfetti riccioli biondi.

“Aspettate un attimo” dissi al gruppo.

E mi diressi verso la bambina.

“Ciao Mia, signori buongiorno” rivolsi un sorriso a tutta la famiglia.

“Buongiorno Allyson” mi risposero i suoi genitori.

“Tao Aly” mi disse la piccola.

“Vieni a giocare con noi a ruba bandiera piccoletta?” le chiesi ma di risposta ottenni un no fatto scuotendo la testa.

“Dai Mia vai con lei a giocare un po’ con i tuoi amichetti” la invogliarono i suoi genitori, ma lei fece ancora segno di no.

“Dai facciamo così, io gioco e tu tieni la bandiera e dici i numeri ok?” ritentai.

La vidi guardarmi sorridente e approvare così salutammo i suoi genitori e prendendola per mano tornammo al campetto.

“Abbiamo la soluzione, io giocherò e Mia chiamerà i numeri e terrà il fazzoletto” avvisai e tutti approvarono.

Così iniziammo a giocare, Mia iniziò a chiamare diversi numeri con la sua dolce vocina, ci stavamo divertendo, ridevamo in continuazione soprattutto quando Alan si era lasciato battere da Matteo, che orgoglioso tornò al suo posto felice della vittoria.

‘’Quattlo” sentì pronunciare da Mia.

Io ero il numero Quattro e partì, accorgendomi solo in quel momento che il mio avversario fosse Harry. Eravamo davanti alla bambina che reggeva il fazzoletto e ci fissava mentre io e lui ci guardavamo negli occhi, rimasi un attimo stordita dall’ incontro con i suoi occhi ma poi con un gesto agile presi il fazzoletto e iniziai a correre verso la mia postazione, ma Harry non volle arrendersi e mi seguì, ma inciampò e tirandomi per la maglietta fece cadere anche me, mi ritrovai sotto di lui, in una posizione poco consona, non avvampai, non mi lasciavo andare così facilmente ma appena i nostri occhi si incontrarono e riuscì a sentire il suo respiro su di me in quanto i nostri visi erano troppo vicini un brivido mi percorse la schiena. Si avvicinò al mio orecchio.

“Peccato non mi dispiaceva la posizione” mi disse prima di rubarmi il fazzoletto tra le mani e correre nella sua postazione prendendo il punto che fece vincere la sua squadra.

Dopo aver giocato Harry e Alan tornarono al loro lavoro, e io continuai a stare con i bambini, anche se quell’incontro ravvicinato aveva fatto nascere dei dubbi in me, cos’era quel brivido? E perché i suoi occhi mi facevano quell’effetto? Che mi piacesse? Una cosa è certa questo ragazzo mi farà andare fuori di testa.

I bambini stavano giocando ed io ero ancora immersa nei miei pensieri quando sentì un pianto provenire dalla mia destra mi voltai e notai la piccola Mia piangere con un ginocchio sbucciato.

Corsi verso di lei.

“Che cosa le è successo?” chiesi ai bambini.

“Stavamo giocando a palla quando lei è corsa a prenderla ma è inciampata e si è fatta male al ginocchio” mi rispose un piccolo brunetto, mentre Mia continuava a piangere.

“Ci penso io qua, tornate a giocare” dissi al gruppetto e nel frattempo presi Mia in braccio e con un po’ di fatica mi avviai alla cabina di Alan che aveva il kit di pronto-soccorso.

Notai Harry dirigersi verso di noi con passo svelto.

“Si è fatta male?” mi chiese.

“Si, stava correndo, è inciampata e si è sbucciata un ginocchio” gli risposi di fretta.

“Dalla a me” lo guardai scettica ma il suo volto serio mi convinse e lui la prese in braccio e tutti insieme entrammo nella cabina di Alan.

La facemmo sedere su un mobiletto e intanto Harry prese il kit per medicarla, me lo passò e mentre io imbevevo del cotone con dell’acqua ossigenata per disinfettarla, quando d’un tratto il pianto di Mia si interruppe lasciando spazio ad una gioiosa risata, alzai lo sguardo e notai Harry farle delle facce buffe, così approfittai della distrazione della bambina per disinfettarla e metterle un bel cerotto. E sorrisi alla scena fantastica che mi si presentava davanti, che venne interrotta dall’arrivo dei genitori della piccola che preoccupati ringraziarono sia me che Harry e la portarono con loro.

“Grazie” dissi al ragazzo di fianco a me.

“Di niente” mi rispose con ancora un sorriso sulle labbra e poi tornò al suo lavoro.

Harry era un dei pochi che aveva il potere di lasciarmi senza parole.

La giornata trascorse in fretta e prima di cena tornai in Hotel per un bella doccia, nella hall fui però fermata da Jordan, il portiere che mi consegnò due lettere che scoprì poi essere quelle di Sam e Zoe, così decisi anch’io di scrivere alle mie amiche.

Ibiza, 19th June, 2013

Salve donne!                                                                                                                         
Come ve la passate, spero bene. Io mi sto divertendo un mondo, qui è tutto fantastico, la spiaggia, il mare, le serate. E’ il paradiso terrestre. Mi piace anche stare con i bambini, ridere è così facile con loro, si divertono senza problemi, non pensano alle loro azioni, agiscono e basta, se vogliono una cosa, lottano e la ottengono e poi sono vispi e svegli ma sanno essere anche dolci e testardi. Mi sono innamorata di una bambina, lo so non dovrei fare preferenze, ma lei è così piccola e indifesa, è qualcosa da proteggere. So’ che non devo affezionarmi troppo a nessuno, perché l’estate prima o poi finirà, ma intanto mi godo ogni momento e ogni attimo. Mi mancate ragazze, mi mancano le vostre battutine o le vostre scommesse su quanti ragazzi riesco a rimorchiare in una serata, siete le migliori. Sono fiera di te Sam, lo sapevo che avresti combinato qualcosa nella grande mela, e Zoe sono contenta che tu abbia conosciuto quel ragazzo. Qui sono tutti gentili e cordiali, tranne un ragazzo che lavora con me, è inglese come noi, ma ha un carattere così strano, in certe cose mi somiglia ma credo che non gli vada molto a genio, con lui è sempre una sfida, ma farò di tutto per vincere. Faith, Claire, fatevi sentire anche voi, aspetto vostre notizie.


Un bacio enorme!


-Ally

 

-Spazio Autrice.  

Buonsalveeeeeeeee!
Allora, eccovi il quarto capitolo ed eccovi svelato il terzo cavaliere!
Ringrazio con tutto il cuore le 5 meraviglie che hanno recensito : _Believeinyourdreams / WondeRouis/ AnnaHazza/ _Littles_/Laliterandia_Giada è anche grazie a voi se continuo a postare!
Ringrazio anche le ragazze che hanno messo la storia nelle seguite e anche le lettrici sileziose!
Spero ancora in almeno 5 recensioni fatevi sentire!!!!!!!!
Al prossimo capitolo che arriverà al più presto :)

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Capitolo 5
*** "Don't worry, you can see him every day" ***


FAITH’S POV.


Mi trovavo sotto un grande albero in un grande giardino dal quale potevo ammirare la fantastica Tour Eiffel, a leggere per l’ennesima volta ‘Le pagine della nostra vita’ di Nicholas Sparks.    

Ad un tratto distolsi lo sguardo dal libro e notai un volantino fucsia ai miei piedi, lo presi in mano e lessi cosa vi era scritto:

“Cours de peinture, tous les jours de 14,30 à 16,30…

Avenue de la Croix, 8 “.

Un sorriso spontaneo nacque sul mio volto, dal poco francese che avevo imparato ero riuscita a capire si trattasse di corsi di pittura a pagamento per principianti, certo mi sarebbe piaciuto frequentarli ma, forse sarebbe stato meglio risparmiare, in quanto già dovevo pagare il  bed & breakfast dove avevo prenotato una camera per tre mesi e in più sostenere le eventuali spese.

Ma la curiosità era tanta e così raccattai le mie cose sparse sul prato, tra cui telefono, lettere delle ragazze e libro tenuto saldamente in mano, e iniziai a dirigermi verso Avenue de la Croix.

Ero a Parigi da due settimane e avevo già visitato molti palazzi e il Louvre, soprattutto camminando tanto, non avevo ancora conosciuto nessuno, ma in fondo stare da sola  non dispiaceva affatto, pensavo alle mie esigenze e affrontavo tutto con tranquillità e relax.

Camminai molto prima di trovare il luogo indicatomi dal biglietto che tenevo prontamente tra le mani, credevo di essermi persa anche se ero più che sicura di essere nella via giusta, raggiunsi l’edificio che portava il numero 8, si trattava di un palazzo piuttosto moderno su due piani e con un bellissimo balcone ricco di piante, ma dall’esterno non mi sembrava per niente il luogo adatto.

Ad un tratto notai una figura dirigersi verso l’entrata del palazzo così con passo svelto raggiunsi colui che identificai come un ragazzo.

“Scusami…” alzai un po’ il tono della voce per richiamare il ragazzo che prontamente si girò. Non accorgendomi di aver parlato nella mia lingua e non in francese.

“Dimmi” mi rispose tranquillamente. Wow, non avevo visto essere più perfetto al mondo, era bellissimo, capelli corvini alzati in un ciuffo molto curato, occhi scuri e penetranti con delle particolari sfumature, labbra perfette, fisico prestante e carnagione piuttosto scura.

Caddi in trans per un attimo quando i suoi occhi incontrarono i miei, ma poi mi accorsi della pessima figura che stavo facendo.

“Le ipotesi sono due o sei inglese, il che è una fortuna, considerando il fatto che sono qui da due settimane e ancora non ho imparato un gran che del francese o sai la mia lingua davvero bene… Comunque, scusami ma non è questo il punto, sai dirmi se in questo palazzo si tengono dei corsi di pittura?” gli chiesi, ero imbarazzata, ed era mio solito quando mi trovavo in queste situazioni non arrossire come fanno le persone normali ma partire a parlare come una macchinetta.

Vidi il ragazzo trattenere una risata, forse si era accorto del mio disagio.

Sorrise e poi mi disse: “Si vieni, sto andando lì, anch’io, comunque sono inglese e mi chiamo Zayn”.

“Oh…Grazie , io sono Faith e per gli amici…Sempre Faith” ecco l’ennesima figuraccia pensai.

Lo sentì ridacchiare e nel frattempo aprii la porta dell’edificio, facendomi passare per prima.

Salimmo le scale e poi suonò il campanello di un appartamento dove sulla porta vi era il numero 4.

Ci aprì una donna sulla settantina d’anni in un abito floreale e molto elegante.

“Bonjour Zayn, sei un po’ in ritardo, ti stavamo aspettando” salutò il ragazzo di fianco a me, pronunciando il suo nome con un tipico accento francese.

“Bonjour madame Bremier, raggiungo subito la mia postazione” ricambiò.

Immaginai allora che lui fosse lì per i corsi, poi la donna si accorse di me e allora il ragazzo velocemente spiegò alla donna che mi aveva trovata all’entrata e semplicemente mi aveva accompagnata dopo di che sparì regalandomi un sorriso, lasciandoci sole.

“Mi dica signorina, vuole informazioni per i corsi?” mi chiese cordialmente.

“Beh…Veramente io volevo solo dare un occhiata, sa mi piacerebbe frequentare delle lezioni ma non credo di avere sufficiente disponibilità economica” spiegai.

“Oh.. capisco” mi rispose.

“Ho un idea! Che ne direbbe di lavorare qui per qualche ora al giorno, sa io sono sempre impegnata con i corsi e non ho molto tempo per mettere in ordine tutto e ripulire e una mano giovane mi farebbe comodo, in cambio potrei darle delle lezioni” propose la donna.

“Lo farebbe davvero?” chiesi con un enorme sorriso.

“Mais oui!”

“Direi che sarebbe perfetto!” e così dicendo ci accomodammo su delle poltroncine e iniziò a parlare.

“Alors…io il mio nome è madame Bremier, mais tu petite puoi chiamarmi Helenà, sono io qui che tengo i corsi e mando avanti la baracca, sono una pittrice ormai in pensione e un tempo io e mio marito organizzavamo delle interessanti mostre di quadri, sia nostri che di altri artisti, ma circa cinque anni fa, Pierre morì, così decisi di iniziare quest’ attività, non abbiamo mai avuto figli e di conseguenza nemmeno nipoti, per questo il tuo aiuto sarebbe utile.”

Mi intenerì molto il suo discorso, si vedeva quanto ancora fosse legata al marito che rimarrà per sempre l’amore eterno della sua vita.

“E’ un onore per me poter lavorare con lei, mi chiamo Faith Wilson e sono inglese, il mese prossimo compirò vent’ anni, passerò tutta l’estate a Parigi e ho una grande passione per l’arte”.

Mi sorrise “C’est parfait!” mi disse.

“Allora verrai tutti i pomeriggi, dal Lunedì al Venerdì e mi darai una mano, quando il corso pomeridiano finirà, potrò dedicarmi a te! Ma che ne dici di iniziare oggi?”

“Non avrei alcun problema, sono qui da sola e non c’è nessuno che mi aspetta” le dissi.

“Oui, oui…allora inizia a prendere quei pennelli e vieni con me che ti faccio vedere la sala dove le ragazze dipingono” mi incitò.

Presi le cose che mi aveva indicato che si trovavano sopra un tavolo e la seguì.

“Appoggia pure qui” mi disse bisbigliando per non distrarre nessuno indicandomi un mobiletto a fianco alla porta della stanza.
Nel spostare i pennelli, alzai lo sguardo e non potei fare a meno di rimanere stupita dalla situazione, vi erano diverse donne dai quaranta ai sessant’anni in cerchio, ognuna con la propria tela e i propri strumenti davanti, nel mezzo vi era Zayn seduto su una sedia e girato di spalle e completamente nudo, solo in quel momento capii che lui era il modello che le ‘ragazze’ come le chiamava Helenà dovevano disegnare, travolta dall’imbarazzo nel vedere il suo corpo statuario feci cadere i pennelli che ancora reggevo in mano, provocando tutti gli sguardi su di me compreso quello del ragazzo che mi sorrise divertito, li raccolsi e sussurrai un ‘Exscusez-moi’.

“Faith, sei un po’ una pasticciona, ma mi piaci, credo che mi divertirò con te” si rivolse a me Helenà.

“Quindi anche lui lavora qui?” chiesi incantata ancora con lo sguardo rivolto a Zayn.

“Oh si, solo che lui viene pagato, credo abbia un altro lavoro per potersi mantenere, tranquilla lo vedrai quasi tutti i giorni, ora scusami ma devo seguire un po’ le ragazze” disse la donna allontanandosi e lasciandomi nell’angolo a bearmi di quello spettacolo.

Il corpo di Zayn era perfetto, sembrava un dio greco, il colore dei suoi capelli e della sua pelle mi fecero pensare che probabilmente non avesse origini del tutto inglesi, ammirai il suo fisico statuario e solo ora notai i numerosi tatuaggi sulle braccia. Un brivido mi percorse la schiena, sicuramente quel ragazzo mi stava mandando in tilt gli ormoni, così decisi di dirigermi in salotto.

Il corso finì e dopo che le signore lasciarono l’appartamento insieme a Zayn che mi rivolse un ‘Ciao Faith’ accompagnato da un sorriso che mi mandò al settimo cielo, Helenà mi mise al lavoro, non mi pesava, anzi mi piaceva, in qualche modo mi sentivo rilassata e poi mi fece disegnare un po’, tornai a casa distrutta dopo aver mangiato un panino in un pub e nella mia stanza di Hotel, decisi di scrivere una lettera alle ragazze.

Parigi, 21st June, 2013

Ciao sorelle!
So che rispetto ai patti è un po’ tardi per scrivere la prima lettera, ma in fondo non c’era niente di importante da raccontare o almeno fino ad oggi, Parigi è una città piuttosto calma, con la lingua cerco di arrangiarmi, è tutto meraviglioso, credo sia qualcosa da condividere con qualcuno, ma non mi lamento di essere qua da sola. Ho trovato un lavoretto, aiuto una donna a pulire il suo appartamento nel quale tiene dei corsi di pittura in quanto lei appunto ex pittrice, è fantastica e ha quell’accento francese che mi fa sempre sorridere, la paga non consiste in denaro ma in dei corsi privati di disegno, credo mi piacerà, tele, colori, pennelli e fantasia, con noi lavora anche un ragazzo, fa il modello per le partecipanti ai corsi, è il ragazzo più bello che abbia mai visto, quando l’ho incontrato il mondo si è fermato, mi ha fatto uno strano effetto, non mi era successo nemmeno con Joe e con me è stato anche molto gentile nonostante non siano mancate le mie solite figure. Ora vi lascio la vita parigina mi stanca, mi mancate anche voi, ogni tanto guardo la collana per sentirvi con me, vi voglio bene sorelle.

La vostra turista preferita.

-Faith


 

-Spazio Autrice.  

Ciao a tutte bellezze!
Eccovi un nuovo capitolo, ora manca solo un ragazzo, e per intuito credo abbiate già capito chi è!
Rispetto alle altre Faith è quella che ha avuto meno dialogo con il suo cavaliere, ma ogni cosa ha il suo tempo ;)
Ringrazio di cuore le sei meraviglie che hanno recensito, spero lo farete di nuovo e anche le ragazze che hanno messo la storia nelle preferite e seguite! Vi ringrazio di cuore e non posso che ripervi che senza il vostro supporto la storia non potrebbe continuare!Ricambio volentieri le recensioni :)                  Al prossimo capitolo che arriverà presto con protagonista la nostra Claire!
Un bacione xx


 

 

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Capitolo 6
*** "I understand you, this place is wonderful" ***


CLAIRE’S POV.

“Carote, insalata, pomodori…”.

Sono queste le voci che si alternano al mercato di Santorini, sono qui da due settimane ormai e tutti qui mi conoscono come l’ Inglesina, è una cittadina particolare, oltre ai turisti, l’ isola è piena di persone che si conoscono tutte le une con le altre, inoltre vengo ospitata da una coppia di veterani del posto, la signora Aris e il marito Petro.

Ed era stata proprio la prima a chiedermi la cortesia di scendere in paese a prendere della frutta.

Mi diressi verso il banco della frutta, iniziai ad ammirare il bellissimo bancone che avevo davanti, era vita, pieno di colori, dal verde della verdura al rosso aranciato delle pesche, solo in quel momento mi ricordai di avere la mia macchina fotografica appesa al collo, così velocemente rubai degli scatti immortalando anche il signor Dimitri che accorgendosene mi disse scherzando:

“Clara vuoi solo che ti faccio da modello o prendi qualcosa?”.

Non potei fare a meno di sorridere.

“Mi dia sei pesche, un po’ di more e qualche albicocca Dimitri” gli risposi.

Mentre l’uomo mi serviva, avevo allungato la mano verso un albicocca, ma prima di afferrarla per sentirne il buonissimo odore, che mi ricordava i lunghi capelli di mia madre la mia mano si scontro con un'altra.

“Scusami” dicemmo all’unisono io e colui che alzando lo sguardo identificai come un ragazzo circa della mia età, alto fisico scolpito messo in risalto da una maglietta piuttosto stretta, capelli che si alzavano in un corto ciuffo e occhi di un castano molto caldo, era davvero bello.

“Tieni è tua” mi disse il ragazzo porgendomi il frutto.

“No, tranquillo prendilo pure” gli risposi totalmente imbarazzata dal suo sguardo.

Sorrise e si tenne il frutto, non potevo fare a meno di osservarlo la pelle chiara, quegli occhi castani come i capelli e quella strana voglia sul collo, morivo dalla voglia di fargli una foto, sicuramente sarebbe stato un ottimo soggetto da fotografare, ma a interrompere i miei pensieri fu il signor Dimitri.

“Ecco a te Clara e salutami quei due vecchi di Petro e Aris” mi disse porgendomi le buste.

“Sarà fatto, a presto Dimitri” gli risposi un po’ affaticata dal peso dei sacchetti e iniziando a camminare.

“Ti serve una mano?” mi chiese il ragazzo di prima seguendomi.

“Oh no grazie davvero, non devo andare molto lontano” gli risposi.

“Ci tengo e poi non ho molto da fare, comunque io sono Liam” mi disse.

“Claire, anche se come avrai sentito qui si sono fissati a chiamarmi Clara” dissi solamente, in quanto non potevamo scambiarci le mani perché le mie erano occupate.

Ma quando finì la frase lasciai che Liam prendesse una delle due buste tra le mani. Nel passargliela il suo braccio si scontrò con la mia mano, facendomi arrossire.

“Claire, sei inglese giusto?” mi chiese.

“Si, anche tu suppongo” gli dissi. Il mio comportamento era piuttosto tranquillo cosa molto strana considerando la mia totale timidezza ma Liam sapeva mettermi a mio agio.

“E cosa ci fai qui? Se non sono troppo indiscreto” mi chiese.

“Ho deciso di passare qui tutta l’estate, vivo a Londra e mi piace ma è tutto così grigio, qui ci sono colori e felicità, mi sono innamorata di questo posto dopo che Aris la signora che mi ospita, una vecchia amica di famiglia, mi ha telefonato e mi ha proposto questa vacanza e sono subito andata a cercare delle immagini su internet” gli risposi sorridendo e iniziando a salire dei gradini per dirigerci sulla collina dove vi era la casa in cui venivo ospitata.

“Sai ti capisco, io è da quando ho 8 anni che tutte le estati passo qui un po’ del mio tempo, lontano da tutti, anche io vivo a Londra in un appartamento, ma lì è tutto così dispersivo, mi sono innamorato di questa gente, sorridono sempre e sono tutti cordiali” mi disse sorridendo.

“Dove alloggi qui?” gli chiesi, forse troppo sfacciata per il mio standard.

“In una delle case vicino al porto, non so se hai sentito parlare di Yan il vecchio marinaio?”.

“Credo di averlo sentito nominare un paio di volte in casa, è un’ istituzione qui”.

“Mi ospita lui, l’ho conosciuto quando ero piccolo e ogni anno mi insegna molte cose, da quando sono diventato maggiorenne e non passo più le mie vacanze con i miei genitori mi ospita lui e in cambio gli dò una mano con il lavoro” mi spiegò.

Cavolo, più parlava più avrei avuto voglia di ascoltarlo, era semplice perfetto, in tutti i suoi movimenti. Rimasi in silenzio e ogni tanto gli mandavo qualche occhiata fugace.

“Tu invece stai in collina a quanto pare” mi disse sempre sorridendo.

“Si, mi ospita una coppia, marito e moglie sono degli amici di vecchia data dei miei genitori e naturalmente per ringraziarli cerco di rendermi utile” sorrisi a mia volta.

Camminammo ancora un po’, parlando del più e del meno abbastanza affaticati fino a raggiungere casa di Petro.

“Eccomi, io sarei arrivata” mi rivolsi a Liam, una volta fermati davanti a una tipica abitazione completamente bianca e con delle particolari ante blu.

“Posso offrirti qualcosa per ringraziarti?” gli chiesi.

“No, non vorrei disturbare e poi si è fatta ora di pranzo e Yan mi starà aspettando” mi disse.

“Sono contento di averti conosciuto, se ti andrebbe potremmo rivederci, infondo non conosco molta gente sotto i trent’anni qui” propose.

A quelle parole sorrisi e accettai la sua offerta.

“Magari potrei scendere al porto un giorno di questi” gli dissi.

“Bene allora ti aspetterò, ciao Clara” mi disse con un ampio sorriso.

“ Ciao Liam e grazie ancora” risi per il modo in cui mi aveva chiamato, con il nostro accento o forse perché pronunciato da lui, questo nome non
mi dispiaceva in fondo.

Sparì pian piano scendendo le scale e io non potei fare a meno di sorridere.

Presi in mano le buste e entrai in casa.

“Facciamo conquiste signorinella” mi disse Petro fischiettando appena varcai la soglia di casa.

“Oh…quel ragazzo è stato solo gentile mi ha dato una mano a portare la frutta” risposi arrossendo.

Lo sentì ridacchiare.

“Sai come ho conosciuto Aris?” mi chiese.

Risposi negando con la testa.

“Ero alla festa del paese e la vidi bellissima, avvolta in un abito nero, con i capelli raccolti mentre ballava, credo di essermi subito innamorato di quella giovane così che aspettai che si allontanasse dalla pista e vedendola incamminarsi verso casa la segui e con una scusa la accompagnai riempiendola di domande, naturalmente io ero un ragazzo così affascinante che quella giovane donna non riuscì a resistermi-“

“Petro vieni ad apparecchiare!” il suo racconto fu interrotto dalle urla della moglie. Sospirò poi mi sussurrò:

“La amo anche quando mi sfrutta”. Non potei fare a meno di ridere vedendo Petro correre da lei.

Erano perfetti quei due insieme, un po’ mi dispiaceva non avessero figli, sarebbero sicuramente cresciuti in un clima perfetto, con una buona madre e un padre divertente. Mi mancava la mia famiglia, quella vera, la bella famiglia unita che io e i miei genitori formavamo prima della morte di mia madre.

Immersa nei miei pensieri fui risvegliata da Aris.

“Cara vieni il pranzo è pronto” mi disse dolcemente.

Così tutti insieme noi tre iniziammo a mangiare.

“Chi era quel bel giovanotto all’entrata Claire?” mi chiese Aris.

“Liam, l’ho conosciuto al mercato e mi ha dato una mano con la spesa, mi ha detto che viene ospitato dal vecchio Yan”  spiegai.

“Ah ora ho capito, certo è una vita che d’estate si vede in giro per il paese quel ragazzo, devo dire che è cresciuto e anche bene” mi disse Aris ammiccando, provocando un occhiataccia di Petro.

“Comunque se vuole frequentarti deve chiedere il mio permesso” si intromise Petro.

“Retrogrado, ma ci mancherebbe anche questa, e poi non sei suo padre”

“Ma è come se lo fossi, sono il suo padrino infondo”.

E mentre quei due continuavano a battibeccare li interruppi.

“E’ solo un conoscente”.

“L’estate è ancora lunga piccola mia” mi rispose Aris.

Lasciammo perdere il discorso, parlando d’altro e finendo il nostro pasto, aiutai la donna con i piatti da lavare mentre il marito si era già appartato per la pennichella pomeridiana, dopo poco anche Aris lo imitò e così rimanendo da sola decisi di scrivere la mia prima lettera.
    

Santorini, 22nd June, 2013     

Ciao pazze!

Inizio chiedendovi scusa se fino ad ora non mi sono ancora degnata di scrivervi una lettera, anche se questa idea è stata mia, ma qui il tempo vola e non mi sono nemmeno accorta che sono passate già due settimane, ho già voglia di rivedervi, ma tengo duro e cerco di godermi questa vacanza. Santorini è un isola fantastica, le persone sono tutte fantastiche e Petro e Aris, la coppia che mi ospita sono perfetti, lei è pignola ma dolce e lui è un combina guai divertente, non hanno figli e per questo mi coccolano molto, ma soprattutto con loro mi sento di nuovo in famiglia, come una volta con i miei genitori, ma non voglio deprimermi, quindi cerco di non pensarci. Ho letto tutte le vostre lettere e quindi da quello che ho capito avete fatto tutte almeno un incontro davvero interessante, beh anche io, è un ragazzo della nostra età, giovane e cordiale, davvero carino, anche lui viene ospitato da qualcuno come me, l’ho conosciuto oggi ma ho già voglia di rivederlo, sa mettermi a mio agio e stranamente con lui non ho il mio solito blocco. Vi faccio le mie raccomandazioni da ‘mammina’ come dite voi, Sam, goditi quello che la vita ti propone senza ripensamenti; Zoe, amati e impara ad amarti, sei perfetta in ogni tua sfaccettatura e credo che qualcuno se ne sia già accorto; Ally, prova a lasciare ciò che è successo tempo fa alle spalle e lasciati andare, sai cosa intendo, ama; e tu Faith, non pensare continua a essere come sei, nella tua semplicità esistono donne sicure di se e altre impacciate, nonostante questo ognuna è perfetta. Siete speciali sorelle!

Con affetto.

 
-Claire


 
-Spazio Autrice.  

Ciao a tutte bellezze!
Eccovi il sesto capitolo :)
Innanzi tutto parto con il ringraziarvi tutte le bellezze che seguono la storia o che l'hanno messa tra i preferiti, le meraviglie che la recensiscono e anche quelle che si limitano solo a leggerla, grazie di cuore <3
Ma veniamo alla storia, ora tutte le ragazze hanno conosciuto uno dei ragazzi e nei prossimi capitoli vedrete come si evolverà la vicenda, spero di non deludervi!
Fatevi sentire con le vostre recensioni che ho bisogno del vostro parere :)
Al prossimo capitolo xx

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Capitolo 7
*** "Carpe diem" ***


SAM’S POV.

“Buon giorno Jess” salutai la mia coinquilina mentre ancora assonnata mi stavo dirigendo in cucina.

“Giorno Sam, ascolta io sto uscendo con Cody, mi dispiace ma mi sono accorta solo ora che non c’è un gran che nella dispensa per fare colazione” mi disse sorridendomi con una faccia a metà tra il divertito e il dispiaciuto.

“Oh non ti preoccupare Jess, andrò a prendere un caffè” le risposi mentre mi stavo accomodando sulla poltrona in salotto.

“Sam, Sam, Sam, ma voi inglesi siete proprio strani!”

“Perché che c’è ora?” le chiesi.

“E’ domenica mattina e nella tua rubrica c’è il numero di un promettente fotografico dannatamente figo, la tua coinquilina se ne va per tutto il giorno con il suo fidanzato aggiungiamo il fatto che oltre a lei non conosci nessuno in questa città se non i tuoi colleghi e hai vent’anni e non sei qui solo per un impiego ma puoi anche divertirti, perché non ti fai avanti?”

“Dannazione Jess, mi ricordi troppo la mia amica Allyson e comunque è l’ennesima volta che ti dico che non credo sia una buona idea” le risposi sbuffando.

“Ma perché Sam?” mi chiese.

Alzai gli occhi al cielo, erano diversi giorni che continuava a invogliarmi a farmi sentire con Louis, ma se durante la settimana potevo dare la colpa al lavoro di tenermi troppo occupata, sicuramente la domenica per farla stare buona mi sarei dovuta inventare qualcos’altro di soddisfacente; la verità è che non sono abituata a fare ‘la prima mossa’, anche se tecnicamente l’aveva fatta lui.

“Avrà i suoi impegni, credo” cercai di convincerla.

“Oh…Andiamo Samantha provaci almeno che ti costa?” mi disse e intanto recuperò il mio telefono e me lo passò.

“Eh va bene ma se non risponderà, chiuderemo l’argomento, chiaro?” le intimai.

“Chiarissimo” mi rispose decisa.

h 9,15 a.m.

Da:Sam
A:Louis
Hey ciao sono Sam, ti ricordi di me? Ti andrebbe di prendere un caffè insieme?

Digitai velocemente e poi porsi il telefono a Jess che dando una lettura veloce ebbe l’onore di inviarlo personalmente e mi ripassò l’oggetto sorridendomi.

Dopo neanche cinque minuti il mio cellulare suonò, segno che il ragazzo aveva risposto, provocando un urletto di felicità di Jess.

h 9,18 a.m.

Da:Louis
A:Sam
Ciao Sam! Mi farebbe piacere, facciamo in West 32nd Street tra mezz’ora?

La sua risposta  mi provocò un sorriso e dopo avergli risposto acconsentendo e salutato Jess che tutta eccitata se ne doveva andare con il suo bel fidanzatino mi fiondai in camera mia per prepararmi.

In venti minuti fui pronta e mi catapultai fuori di casa e iniziai a camminare velocemente, dato che il luogo dell’incontro era parecchio lontano dal mio appartamento.

Erano le 10 quando arrivai lì e notai Louis aspettarmi mentre osservava tutto quello che lo circondava con una macchina fotografica appesa al collo.

Era maledettamente bello, i capelli castani e spettinati che si alzavano in un ciuffo disordinato, dei jeans scuri e una camicia bianca a maniche corte che metteva in risalto il suo fisico allenato.

Arrivai lì vicino a lui un po’ imbarazzata.

“Buongiorno!” lo salutai sorridendo.

“Hey Sam” ricambio il saluto e il sorriso.

“Allora ti va questo caffè?” gli chiesi.

“Certo, la vita comincia sempre dopo il caffè” mi rispose.

E così iniziando a fare conoscenza raggiungemmo un furgoncino che vendeva caffè e con la nostra bevanda in mano ci dirigemmo verso un luogo meno affollato, sedendoci su una panchina.

“Eh così ti chiami Samantha Collins sei inglese come me, hai vent’anni, stai facendo uno stage per Vogue della durata dell’intera estate e convivi con una pazza studentessa della Columbia” mi guardò sorridendo.

Cavolo i suoi occhi, erano qualcosa di assolutamente diverso, amo gli occhi azzurri, nessun tipo di azzurro è mai uguale all’ altro ad esempio quelli di Louis sono più scuri di quelli di Faith ma ogni volta che mi soffermo a guardarli mi tolgono il respiro.

“Eh già tocca a te adesso fotografo sconosciuto”.

“Allora, sono Louis Tomlinson, ho ventun’ anni e sono qui a New York da circa due mesi, sono arrivato qui da Londra praticamente senza un soldo ma ho avuto la fortuna di incontrare un uomo che mi ha offerto un lavoro come fotografo e per cui tutt’ora lavoro, vivo da solo in un monolocale qui a Brooklyn” mi spiegò.

“Come mai sei andato via da Londra?” chiesi senza sembrare troppo indiscreta.

“Lì vivevo con i miei amici in un bell’ appartamento in città, siamo sempre stati insieme fin da quando eravamo piccoli, anche se io sono più grande di loro di un anno, ma poi uno di noi se ne andò perché aveva troppo bisogno di cambiare aria e noi che eravamo rimasti abbiamo iniziato a non andare più d’accordo come prima così ognuno ha preso la propria strada e io sono finito qui, naturalmente ogni tanto torno, lì c’è pur sempre la mia famiglia” mi disse con un sorriso amaro sulle labbra.

“Oh capisco…scusami forse non avevi voglia di parlarne”.

“No non ti preoccupare, è solo che fa sempre male pensare a delle persone così distanti da te, sicuramente in parte, puoi capirmi…”

“Credo di sì, anche io a Londra vivo con le mie migliori amiche e mi mancano da morire anche se sono meno di venti giorni che non le vedo, ma so’ che alla fine di quest’ estate tornerò a casa e le troverò lì, più pazze di sempre…” gli risposi e lo vidi rabbuiarsi.

Mi dispiaceva in fondo per lui, credo sia brutto staccarsi così definitivamente dalle proprie amicizie.

“Se è un’ amicizia storica e sincera non te la scordi tanto facilmente Louis, magari la prossima volta che deciderai di tornare a Londra potrai cercarli e magari chiarire, si vede che ne soffri” gli consigliai.

“Ci proverò Sam, grazie” mi rispose e poi mi regalò uno dei migliori sorrisi che in quel momento riuscisse a farmi.

“Così sei un appassionato di fotografie eh?” cercai di cambiare argomento.

“Già è la mia passione insieme alla musica e al football” rispose.

“ahh..Maschi” commentai provocando la sua risata.

“Comunque è la mia passione e ho la fortuna di fare un lavoro che mi piace e che mi riesce anche piuttosto bene”.

“Quindi vuoi dire che le mie foto sono decenti?” chiesi curiosa.

“Sam, sei una delle ragazze più belle che io abbia mai visto e fotografato” mi rispose.

Solo quando capì cosa aveva detto arrossì moltissimo e lui lo notò lasciandosi sfuggire una risata.

“Credo che tu sia troppo gentile e sfacciato” gli dissi ancora rossa in viso.

“Sono solo sincero e tu troppo insicura” mi rispose.

“Potrei vederle?” cercando di levare il mio l’imbarazzo.

“A una condizione…” mi sfidò.

“Sentiamo…” accolsi la provocazione.

“Ci sarà una seconda uscita e io avrò l’onore di farti notare quanto tu sia bella” mi disse

Sorrisi sia per il fatto che mi avrebbe fatto piacere rivederlo di nuovo sia per la sua sfrontatezza che però mi attirava.

“E’ un si quel sorriso?” mi chiese.

“E’ un sì Louis Tomlinson” gli risposi.

E così come un bambino si alzò in piedi e iniziò a saltellare sul posto dopo di che afferrò la mia mano e mi trascinò in quei movimenti strani, risi come poche volte avevo fatto incurante del fatto che tutta le persone che passassero ci guardavano stranite e mi accorsi che  la sua risata fosse uno dei suoni più belli che avessi mai sentito.

Stanchi ci accasciammo sulla panchina ci voltammo e guardandoci scoppiammo di nuovo a ridere.

“Dovevi vedere la faccia di quella vecchietta che è passata” mi disse continuando a ridere

“Oh fidati l’ho vista se avesse potuto avrebbe chiamato la polizia”.

“Tu sei un pazzo!” gli dissi.

“Mi fai questo effetto” rispose fissandomi.

Si avvicinò piano i nostri occhi erano incastrato iridi verdi in pozzi blu, sentivo il suo respirò addosso e il suo profumo era dannatamente buono, il mio sguardo passò alle sue labbra così sottili e invitanti fu un attimo e le sue labbra si posarono sulle mie, così schiusi la bocca per lasciare che le nostre lingue entrassero in contatto e per abbandonarmi ad un bacio così dolce e perfetto.

Sentivo le mani sudarmi e il mio cuore batteva così forte che per un momento pensai si fosse fermato.

Ci staccammo con ancora i visi troppo vicini e la voglia di baciarci di nuovo.

“Scusa ma è da quando ti ho incontrata la prima volta che morivo dalla voglia di farlo” confessò.

Sorrisi come risposta, ero un po’ schioccata da quello che era appena successo, non ero abituata a comportarmi così, ho avuto poche storie importanti nella mia vita e non mi era mai capitato di correre così tanto, anche se una strana sensazione alla bocca del mio stomaco mi consigliò che avevo fatto bene a non perdere quest’ occasione.

Poi un tremendo imbarazzo calò tra noi.

“Credo sia meglio che inizi ad incamminarmi verso casa ora” parlai interrompendo il silenzio.

“Oh va bene, ti accompagno!” mi disse un po’ deluso.

Iniziammo a camminare.

“E’ tutto apposto?” mi chiese Louis.

“Si scusami è che mi hai spiazzata, forse non sono abituata a correre troppo, è come se ci fosse un muro tra me e le altre persone che impiego molto ad abbattere e spesso la mia lentezza le fa scappare” confessai.

“Ti sei mai innamorata?” la sua domanda mi spiazzò.

“Credo di no, tendo a non lasciarmi andare così facilmente, soprattutto con le persone che non conosco, ma anche tu hai uno strano effetto su di me, tu invece?”

“Io si, ma ho capito troppo tardi quello che provavo per lei, per questo adesso se una cosa mi piace la prendo e basta, ci provo almeno”

“il così detto ‘Carpe diem’!” dissi.

“E’ diventato il mio stile di vita” .

“Potrei essermene accorta” sorrisi dicendoglielo.

Sorrise a sua volta e poi ricominciammo a parlare trovandoci a nostro agio.

“Eccomi io sono arrivata” dissi voltandomi verso di lui e indicandogli il palazzo in cui abitavo.

“So che non mi farai entrare, aspetterò, ma voglio fare ancora una cosa”

Mentre pronunciava quelle parole si avvicinò sempre di più fino a far toccare le nostre fronti e a far combaciare nuovamente le nostre labbra, mi lasciai andare per la seconda volta, non riuscivo a resistergli e il mio cuore prese ad aumentare il battito di nuovo, si staccò da me con un’ espressione divertita. Fu un bacio più corto del primo, ma comunque apprezzato.

“Mi devi un appuntamento, ricordalo! A presto Sam” mi disse lasciandomi lì perplessa.

“A presto” sussurrai ancora scioccata sicura del fatto che lui non mi avesse sentita.

Sorrisi, sorrisi per tutto il giorno anche in casa non potevo fare a meno di pensare a quei baci rubati ma desiderati possibile che un ragazzo appena conosciuto fosse già entrato nel mio cuore, non lo so sicuramente nei miei pensieri c’era di sicuro. Avevo una grande confusione in testa.

In casa ero da sola, Jess non era ancora tornata dovevo sfogarmi e così decisi di iniziare con il secondo giro delle lettere dato che ieri mi era arriva quella di Claire.

        

 

                                                              New York, 24th June, 2013    

     
Ciao donne!
Sono passati dieci giorni dalla mia prima lettera e sono cambiate un po’ di cose! Al lavoro va tutto per il meglio, Lyza, il mio capo mi fa recensire dei pezzi per prova e poi mi segue per la revisione anche se spesso decide di non pubblicarli ma affiancandomi mi insegna molto, ho stretto un buon rapporto anche con Jess la mia coinquilina che mi ricorda troppo Ally e per questo mi sento un po’ di più a casa, è stata proprio lei a convincermi ad uscire con il ragazzo fotografo di cui vi avevo parlato in quanto mi aveva lasciato il suo numero e lei mi ha spinto a chiamarlo! Si chiama Louis e anche lui è inglese, ma vive qui, oggi siamo usciti insieme doveva essere un caffè tra due persone che cercano di conoscersi ed invece è successo qualcosa di più, ci siamo baciati. Lo so, è strano e non è da me, ma lui è così attraente e spigliato ha sempre la risposta pronta e credo mi interessi davvero, non me ne sono pentita e mi ha già rubato un secondo appuntamento. Non so ancora cosa provo, i miei sentimenti sono ancora piuttosto confusi, sicuramente non so’ quanto deciderò di impegnarmi in questa relazione anche perché a Settembre dovrò tornare a Londra, ma per adesso mi fa stare bene e con lui non rischierò mai di annoiarmi. Sono sicura che anche voi avete approfondito delle conoscenze, voglio presto vostre notizie! Mi mancano tanto i vostri consigli e rimproveri.

Alla prossima lettera!


-Sam


 
-Spazio Autrice. 

Ciao bellissime, eccomi con un nuovo capitolo.
La protagonista è la nostra Sam e con Louis c'è già stato un avvicinamento, so' che forse è un po' presto, ma per la loro coppia ho voluto accelerare un po' i tempi per via del carattere insicuro di Sam.
Spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ringrazio sempre di cuore le belle donne che recensiscono e tutte quelle che seguono la mia storia e anche le lettrici silenziose!
Recensite per farmi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo, con protagonista la nostra Zoe.
A presto xx 

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Capitolo 8
*** "I'm tired of feeling bad" ***


ZOE’S POV.
 

“Sveglia pigrona!”

La voce di mia sorella mi fece schiudere gli occhi e mentre mi svegliava aveva iniziato anche ad aprire le finestre.

“Jill, ancora dieci minuti” mugugnai girandomi a pancia in giù per evitare che il sole colpisse la mia faccia.

“Zoe siamo già in ritardo sulla tabella di marcia, sono le 9.00 a.m. e alle 10.30 a.m. dobbiamo andare a vedere la chiesa in
cui la mamma ha proposto di celebrare il matrimonio e dopo dobbiamo andare ad assaggiare il menù che lo chef ha consigliato” disse velocemente.

“Ma perché non vai con Greg?” le chiesi ancora assonnata.

“Oh.. Ma lui verrà” mi disse tranquillamente.

“Beh, allora non credo sia necessaria la mia presenza!” mi rigirai a pancia in su aprendo piano  gli occhi.

“Già… A meno che tu preferisca passare una giornata in compagnia di quella pignola di nostra madre piuttosto che di un giovane biondo irlandese” mi prese in giro.

“Ci sarà anche Niall?” chiesi facendo nascere un sorriso spontaneo sulla mia bocca.

Jill di risposta annui sorridendo, si alzò e dopo aver rovistato nel mio armadio mi passò un pantaloncino e una maglietta.

“Veloce, Greg e Niall saranno qui alle 10.00 a.m.”

“Calma Jill, abbiamo ancora un’ ora e devo solo vestirmi, tu sei già pronta” la rassicurai.

Non avevo mai visto mia sorella così presa, neanche per un esame all’ università sebbene lei si impegnasse molto, sono sicura che questo matrimonio prima o poi la farà impazzire.

Mi preparai e raggiunsi mia sorella in salotto dove stava discutendo con mia madre, il loro tono era piuttosto alto così mi soffermai sulla scala ad ascoltare quello che si dicevano abbassandomi per non farmi vedere.

“Il matrimonio è mio e decido io” disse mia sorella sicura.

“Ti sto solo dicendo che probabilmente, Zoe non è la persona adatta a fare la damigella d’onore, così poco aggraziata,
sfigurerebbe, piuttosto potresti chiederlo a tua cugina Kate”.

Ecco che mia madre riuscì a ferirmi per l’ennesima volta, i miei occhi si inumidirono, mia madre era piuttosto fredda anche con Jill ma se con lei era un ghiacciolo con me era un gigantesco ice berg, aveva sempre preferito Kate a me, figlia di sua sorella Sarah, biondissima, occhi profondi marroni e fisico perfetto, una possibile modella, l' amore che provava nei suoi confronti aumentò quando venne a sapere che lei al contrario mio stesse studiando giurisprudenza per la gioia dei suoi familiari, era sempre stata messa prima di me, per mia madre era la figlia perfetta che avrebbe voluto al mio posto.

“Ho detto di no…Smettila con questa storia” la rimproverò mia sorella.

“Va bene la smetto, ma poi non ti lamentare quando ti farà fare una brutta figura” continuò con cattiveria mia madre.

Sono sicura che Jill stesse per controbattere ma venne interrotta dal suono di un clacson che identificai come quello della macchina di Greg.

“Zoe scendi sono arrivati” mi chiamò Jill alzando di qualche tono la sua voce credendo che fossi ancora nella mia stanza.

“Eccomi” feci finta di aver appena fatto le scale per non destare sospetti e poi insieme ci dirigemmo fuori di casa.

“Zoe potevi metterti qualcosa di più carino” si affrettò a dire mia madre.

La guardai ancora ferita per le parole che aveva detto prima, ma Jill si affrettò a rispondere:

“E’ perfetta così mamma non deve andare ad un matrimonio” disse facendomi un sorriso.

Detto questo mi trascinò fuori di casa e salimmo nell’auto di Greg senza neanche aspettare il saluto di nostra madre.

“Ciao ragazzi” li salutò Jill che si accomodò nel posto a fianco del guidatore scoccando un bacio a stampo a Greg.

“Ciao” salutai timidamente rivolgendo un piccolo sorriso al biondo accanto a me nei sedili posteriori.

“Hey Zoe come va?” mi chiese sorridendo Niall, cavolo che sorriso e che occhi, ogni volta ne rimanevo incantata.

“Diciamo che potrebbe andare meglio” cercai di sorridere ma i miei occhi si appannarono pensando a mia madre.

Mi sorrise a sua volta avvicinando la sua mano alla mia e accarezzandola.

Non potei fare a meno di sussultare al suo tocco e arrossire, lo guardai e mi persi nuovamente in quelle iridi celesti.

Spostai lo sguardo imbarazzata e notai mia sorella fissare le nostre mani dallo specchietto con un sorriso ampio sul viso quando i nostri occhi si incontrarono mi fece l’ occhiolino mettendomi a disagio e non appena anche Niall se ne accorse ritrasse la mano.

Il viaggio continuò in religioso silenzio tra me e lui si sentivano solamente le chiacchiere dei futuri sposini interrotte ogni tanto da qualche risata, erano in perfetta sintonia, nonostante adorassi quella coppia non prestai molta attenzione ai loro discorsi, concentrandomi sul panorama che mi offriva il finestrino fino a quando non mi accorsi che Greg stava accostando la macchina.

Greg parcheggiò e insieme tutti e quattro scendemmo dalla macchina.

Il posto era magnifico, una chiesa elegante e di uno stile gotico con delle bellissime scalinate.

“Allora che ne dite entriamo?” ci chiese Jill.

Annuimmo tutti e ci dirigemmo all’interno della chiesa in quanto mia sorella e il suo futuro consorte avevano un appuntamento con il parroco.

Una volta dentro lasciai che loro si dirigessero verso il prete mentre io mi accomodai su un banco della chiesa ad osservare ogni piccolo particolare di quel luogo.

Talmente persa nei miei pensieri non mi accorsi neanche che Niall si era seduto accanto a me.

“Scusami per prima!” mi disse interrompendo il silenzio ma tenendo un tono di voce molto basso adatto al luogo sacro in cui eravamo.

“Non fa niente, davvero!” sussurrai.

“Perché sei giù di morale è ancora per la storia dell’altra sera?” mi chiese.

“Diciamo che quello che hai visto qualche giorno fa è solo un capitolo della lunga relazione complicata tra me e mia madre” dissi con un sorriso amaro.

“Ho tutto il tempo di ascoltarla” dichiarò. Sorrisi per il mondo in cui mi stava dimostrando il suo interesse.

“Non qui però, vieni con me” gli risposi.

Feci un gesto spontaneo e che mi sentivo di fare afferrai la sua mano e insieme uscimmo dalla chiesa sedendoci sulle scalinate che portavano all’ingresso.

Non aspettai un suo cenno, mi decisi a parlare iniziando dal principio.

Cercai di aprirmi il più possibile, gli raccontai di come mia madre era stata assente nella mia vita fin da quando ero piccola in quanto preferiva il lavoro, di come non mi aveva mai ritenuto alla sua altezza, della bulimia e di come per lei le altre ragazze nonostante tutto riuscivano ad essere sempre migliori di me in qualsiasi cosa.

“Cavolo Zoe, sembra così crudele e quando tua madre ti critica tu che fai?” mi chiese dopo il racconto.

“Sto zitta Niall, il suo carattere è troppo forte rispetto al mio, sono una debole e lo ammetto” confessai.

“Da quello che ho capito non sei affatto debole, hai avuto il coraggio di andartene di casa a quattordici anni, hai avuto la forza di combattere una dipendenza grave che avrebbe potuto portarti anche alla morte, nonostante la freddezza di tua madre si legge nei tuoi occhi che le vuoi bene, sei forte Zoe, forse da bambina non lo eri e per questo lasciavi che tua madre avesse la meglio adesso sei solo stufa” mi rispose fissandomi intensamente negli occhi.

Una lacrima seguita da altre iniziarono a rigare il mio volto. E senza che io rispondessi Niall, mi avvolse in un caldo abbraccio senza dire niente e accarezzandomi la schiena, riuscendo ad infondermi quella calma di cui in questo momento avevo bisogno.

“Sono solo stanca di stare male” sussurrai con il volto ancora nell’incavo del suo collo.

“Non sei sola” mi disse semplicemente.

Un brivido mi percorse la schiena e il mio cuore iniziò ad accelerare quando si distaccò da me e iniziò ad asciugarmi le lacrime con la sua mano, i nostri visi avevano violato di un po’ la distanza di sicurezza e i suoi occhi azzurri come il cielo erano così vicini, ero come in uno stato di trans, ma a riportarmi alla realtà furono  le voci di Greg e Jill che parlavano con il parroco si fecero troppo vicine e ci costrinsero ad allontanarci l’uno dall’ altra bruscamente.

Niall mi passò i suoi occhiali da sole per coprire il rossore dei miei occhi in modo che né Greg né mia sorella mi avessero fatto domande e dopo aver salutato il prete risalimmo in macchina verso il ristorante dello chef per assaggiare il menù.

Arrivammo anche al ristorante e un cameriere ci fece accomodare in un tavolo per quattro persone.

Non avevamo ordinato niente in quanto Greg aveva chiesto allo chef degli assaggi dei suoi piatti forti.

“Allora Zoe come va il soggiorno a casa della strega malefica?” mi chiese il mio futuro cognato facendomi ridere e provocando uno degli sguardi seri di mia sorella su di se.

“Greg è pur sempre nostra madre” cercò di rimproverarlo non riuscendo però a farsi scappare un risolino.

“Diciamo che sto meglio a Londra ma qui non è tutto negativo” dissi incrociando lo sguardo di Niall.

“Io non vedo l’ora di sposarmi e ritornarmene a casa nostra” continuò Greg guardando Jill.

Jill e Greg sono appunto, entrambi di Mullingar si conoscevano fin da bambini, anche se lui ha qualche anno in più di lei ma poi avevano perso i rapporti e si sono ritrovati a Londra per caso in un pub e hanno iniziato a frequentarsi, quando io mi trasferii nel mio appartamento con le ragazze il loro rapporto era diventato molto solido così Greg prese il mio posto in quella casa.

“Eh dai fratellone fammi godere questi momenti tutti insieme, poi te ne andrai e mi lascerai solo” disse Niall scherzando ma con un velo di malinconia.

“Niall perché non torni anche tu dai ragazzi?” continuò suo fratello.

“Greg lo sai com’è andata e in più credo che nessuno di loro sia rimasto in città”.

Capii che anche Niall avesse dei problemi e dei dubbi e allora presi una decisione, gli avrei proposto di parlarmene appena avessimo trovato un momento più intimo, così che magari anche io avrei potuto offrirgli una spalla proprio come lui aveva fatto con me.

Le portate furono servite e mangiai tantissimo e mi divertii a notare quanto goloso e vorace fosse Niall, quel ragazzo era un spasso.

Dopo il pranzo i due Horan accompagnarono me e Jill a casa e dopo aver salutato Greg e Niall con un bacio sulla guancia che provocò un leggero rossore al viso del secondo, mi recai in giardino dove Mary mi avvisò dell’ arrivo di una nuova lettera.

Lessi quella di Claire, in quanto non avevo ancora avuto tempo e poi quella di Sam e siccome il giro si era instaurato la prossima sarei stata io, così iniziai a scrivere.
 

Mullingar, 26th June, 2013 

Hey fanciulle! 

Ho letto tutte le prime lettere e ho finito adesso di leggere la seconda di Sam, ragazza mia non sai quanto io sia felice per te, davvero tanto, sono contenta che la tua permanenza a New York stia andando per il meglio e che tu abbia trovato qualcuno che sappia farti stare con il cuore leggero, lo so sono poetica, ma il fatto e che credo di aver trovato anche io qualcuno che mi faccia stare dannatamente bene in qualsiasi momento, vi ricordate che vi avevo parlato del fratello di Greg, ecco si chiama Niall e oltre ad essere bello e con gli occhi azzurri è gentile e disponibile, riesce sempre a capirmi e mi strappa un sorriso quando le cose con mia madre non vanno bene, quindi praticamente in ogni momento. A proposito di lei, non cambierà mai la sua ostilità nei miei confronti e io pian piano cerco di rassegnarmene, non si può avere tutto dalla vita anche se l’amore di una madre è una delle cose più importanti che vorresti. Spero di avere presto vostre notizie, mi mancate da morire, morirei di solitudine e tristezza se non ci fossero Jill e Niall ma voi siete insuperabili.

Con troppo affetto.

 

-Zoe

 
-Spazio Autrice.

Ma ciaooooooooooooooo a tutteee!
Parto come sempre ringraziando in primis tutte le donzelle che recensiscono la storia, quelle che l'hanno messa nelle seguite e nelle preferite e infine anche le mie lettrici silenziose! Senza di voi non saprei che fare <3
Allora...eccovi il capitolo dedicato alla nostra Zoe, spero vi piaccia!
Zoe e Niall piano piano iniziano a conoscersi e lei si apre molto con lui, ci stava scappando un bacio, ma il tempismo non è stato dalla loro parte, vedrete cosa succederà!
Il prossimo capitolo sarà dedicato ad Allyson e vedrete cosa combinerà con il ricciolino
-Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacioneeeeeeeeeee <3

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Capitolo 9
*** "Kiss me before I kill you" ***


ALLISON’S POV.


Ero nella mia stanza a prepararmi per la serata, stasera i titolari del villaggio in cui lavoro hanno organizzato la serata danzante, si tratta di una sorta di gara  dove le coppie, in particolare signori di mezza età si cimentavano in diversi balli e come vincita vi era una cena offerta dalla direzione in un noto ristorante dell’ isola.

Per la serata avevo optato per un vestito nero stretto nella parte alta ma che cadeva morbido su i fianchi e delle scarpe basse, in quanto per stasera avrei rinunciato alla discoteca poiché tutto lo staff doveva aiutare nell’ organizzazione.

Finì di truccarmi ma volevo dare un tono di colore al tutto, così mi ricordai della rosa offertami di un bel giovanotto francese in un pub due sere fa, tagliai buona parte del gambo e la infilai nei capelli, mi diedi l’ultima occhiata allo specchio e poi mi diressi verso la hall dove probabilmente Alan mi stava aspettando.

“Buona sera bellezza” mi salutò Alan appena lo raggiunsi scoccandomi un bacio sulla guancia.

“Hey Alan sei una favola, allora andiamo?” chiesi dopo avergli fatto un’ attenta analisi del look, era uno schianto, vestito con un semplice pantaloncino e una camicia di jeans che metteva in risalto i suoi muscoli, sicuramente un pensiero su di lui mi era scappato, ma ho legato troppo con questo spagnolo, siamo diventati buoni amici e mi dispiacerebbe rovinare il rapporto.

“Posso dire lo stesso di te splendore e comunque dobbiamo aspettare Harry” non ebbe il tempo di finire la frase che il riccio fece la sua entrata trionfale nella hall.

Bello, forse più  del solito, i suoi ricci scuri sembravano più morbidi i suoi occhi più vivaci, indossava un paio di jeans al ginocchio e una camicia bianca non allacciata fino al collo che lasciava intravedere le due rondini tatuate sul petto, mi lasciai incantare per un attimo ma poi quando si avvicinò del tutto a me e Alan cercai di allontanare l’ attrazione che in quel momento provavo per lui, perché nonostante il passare del tempo il nostro rapporto era sempre allo stesso punto.

“Non ti hanno mai insegnato che non bisogna mai far aspettare una donna, Styles?” chiesi.

“Oh scusatemi ma non vedo nessuna donna qui, solo una ragazzina che non riesce mai a tenere la bocca chiusa” mi rispose a tono.

Mi avvicinai al suo orecchio, volevo provocarlo.

“Se provi a ripeterlo ancora una volta ti farò io diventare una ragazzina che non riuscirà a tenere la bocca chiusa dalle urla per il troppo male” sussurrai con un tono serio ma anche sexy.

Detto questo non volli neanche guardare la sua espressione o sentire ribattere così presi Alan a braccetto e insieme, seguiti anche da Styles ci dirigemmo vicino alla piscina dove era stata montata la pista da ballo.

Tutti gli ospiti o quasi avevano deciso di partecipare alla festa e di conseguenza lo spazio a disposizione era pieno.

“Che ne dite se partecipassimo anche noi, la gara inizierà tra 10 minuti e siamo ancora in tempo a iscriverci” propose Alan.

“Io passo” gli risposi.

“Cos’ è hai paura di perdere? Eppure ti ho vista darti da fare in discoteca” commentò Harry.

“Mi stai dando della poco di buono?” gli chiesi fulminandolo.

“Io non ho detto assolutamente questo, per me hai solo paura di perdere” mi sfidò.

“Io non ho paura di perdere” dissi acida.

“Allora balla con me!” mi invitò porgendomi una mano, voleva provocarmi, beh ci era riuscito.

Afferrai la sua mano e insieme ci dirigemmo verso il gazebo per le iscrizioni, sentendo in lontananza le lamentele di Alan scocciato in quanto era stato lui a proporre di ballare.

Dopo aver lasciato i nostri nomi e cognomi la signora allo stand ci porse un numero da attaccare ai nostri vestiti, la nostra coppia era contrassegnata dal 22.

“Devo un favore ad Alan, gli ho rubato la dama” mi disse il riccio.

“Sono sicura che è già alla caccia di qualcun’ altra” commentai.

Detto questo un uomo al microfono che riconobbi come Jordan, il portiere invitò le coppie a scendere in pista.

Il primo ballo sarebbe stato il Cha cha cha.

“Pronta?” mi chiese Harry, prendendomi ancora per mano e trascinandomi nel mezzo della pista.

“Sono nata pronta” risposi sarcastica e con un tono da film provocandogli un sorriso.

La musica partì e sebbene non avessi mai imparato questo tipo di ballo mi lasciai trasportare dalla musica.

“Te la cavi bene” mi sussurrò all’ orecchio.

“Avevi dubbi?” risposi iniziando a girare su me stessa e a prendere i lembi della gonna agitandoli.

Nel spostare lo sguardo notai Alan volteggiare insieme a Mercedes.

“Che ti avevo detto? Guarda Alan chi ha trovato per ballare!”

“Vecchio lupo” commentò Harry.

“Pentito di aver scelto me?” gli chiesi con curiosità.

“Assolutamente no” detto questo le luci si alzarono e notai che molte coppie erano state eliminate in quanto la pista era diventata molto più spaziosa.

Le coppie rimaste in gara erano solo una dozzina.

“Il prossimo ballo: un tango passionale” avvisò Jordan.

“Non vedevo l’ora” sorrise compiaciuto Harry.

Alzai gli occhi al cielo e poi notai il ragazzo di fronte a me sfilarmi la rosa dai capelli e mettersela tra i denti, scossi la testa
e mi lasciai andare ad una risata sincera.

La musica ripartì ed Harry afferrò saldamente un mio fianco con una delle sue grandi mani e avvolse la mia mano destra nella sua sinistra.

Un brivido simile a quello di qualche giorno prima mi attraversò la schiena la distanza tra noi era diminuita e i nostri visi erano per la seconda volta troppo vicini.

Ci lasciammo andare ad un ballo provocante e poi decisi di prendere iniziativa e poco prima del casquè finale gli rubai la rosa dalla bocca e l’ afferrai saldamente tra i denti facendo sfiorare i nostri nasi per poi terminare il ballo.

Mi guardai intorno e notai anche Alan e Mercedes fuori dalla pista segno che erano stati eliminati eravamo rimaste solo tre coppie.

“Bene ora l’ultimo ballo: Un dolce lento, coppie lasciatevi andare al romanticismo” la voce di Jordan echeggiò nuovamente nella pista.

Cavolo sarei stata troppo attaccata a lui e la sua vicinanza mi dava troppa agitazione.

Ero quasi imbarazzata quando Harry decise di prendere in mano la situazione e avvicinarmi a se facendo pressione su i miei fianchi, lo guardai intensamente negli occhi perdendomi in quel verde e poi allacciai le braccia dietro al suo collo.

“Posso chiederti una cosa?” lo guardai intensamente cercando di rompere il silenzio che si era creato tra di noi.

Annui sorridendo e mostrandomi le sue fossette.

“Cosa significano queste due rondini sul tuo petto?”

“Simboleggiano il viaggio, le ho tatuate poco tempo fa, ognuno ha il suo viaggio da compiere e la sua vita da vivere fino in fondo” confessò.

Stetti zitta e ascoltai le sue parole, amavo i tatuaggi e anche io ne avevo uno in un posto un po’ segreto e un altro  sul polso destro fatto insieme alle ragazze, ognuna di noi ha una piccola farfallina simile a quella che abbiamo al collo che simboleggia la libertà.

“Ti piacciono?” mi chiese il riccio facendomi fare una giravolta.

“Diciamo che è una delle cose che mi piacciono di te” mi lasciai andare.

“Ah si? E sentiamo cosa ti piace di me poi?”

“I tuoi occhi, il modo in cui guardi le cose, non sembra e non vuoi darlo a vedere ma presti attenzione a tutto, il modo in cui mi hai aiutato con Mia l’altro giorno, quell’ Harry dolce e simpatico mi piace, ma poi arriva il suo gemello scontroso e sfacciato che mi fa saltare i nervi” confessai.

Sorrise e mi persi a contemplare la sua bellezza, mi faceva un effetto troppo strano.

“Siamo più simili di quello che tu pensi, anche tu con me porti una maschera e giuro che riuscirò a togliertela e a conoscerti davvero, il primo passo lo abbiamo già fatto, guardaci siamo a meno di dieci centimetri e tu sei davanti a me così bella che muoio dalla voglia di baciarti”.

Mi lasciai prendere dalle sue parole.

“Allora...baciami prima che ti uccida ” risposi.

Rimase sorpreso dalla mia reazione, ma sapevo che se non avessi approfittato del momento, me ne sarei pentita per troppo tempo.

Si avvicinò e sentivo il suo respiro freddo sulla mia pelle, il mio cuore iniziò a battere forte, come non faceva da tempo ormai, fissai le sue labbra, mi morse il labbro inferiore poi  lo vidi sorridere e soffiare sulle mie labbra dicendo: “ Dovrai aspettare, non qui!”

Rimasi per un attimo interdetta, stavo per agire io quando le luci si alzarono nuovamente e un applauso mi stordì, ero così presa dalla situazione che non notai nemmeno che le altre due coppie nostre sfidanti erano state eliminate.

“E i vincitori sono la coppia numero 22 e si tratta di due ragazzi del nostro staff, Ally ed Harry, bravi ragazzi la cena è tutta vostra”.

Sorrisi anche un po’ imbarazzata guardando tutti stavo per girarmi verso Harry quando Jordan ci interruppe di nuovo.

“Allora… Il ristorante Rota de playa vi offre una cena da consumare preferibilmente entro la settimana prossima, ecco a voi ragazzi, vi faccio i miei complimenti e ora prima di andare a dormire date una mano a mettere a posto, ringraziamo tutti gli ospiti e buona notte” salutò noi e il resto delle persone Jordan.

Non ebbi il tempo di connettere che la maggior parte delle persone se ne stava andando quando Mercedes come un furia si scaraventò su di me.

“Chica, tu e l’ inglesino avete fatto scintille, poi dillo che la tua Mercedes non aveva ragione”.

“Señorita, sono stati solo dei balli” le dissi cercando di sembrare convincente.

“Tu dici guarda come ti guarda”.

Io e lei eravamo ancora a bordo pista quando mi fece girare piano e notai Alan insieme ad Harry bere qualcosa e scherzare tra loro, quest’ ultimo con lo sguardo fisso su di me.

“Sarà la passione del momento”.

“Oh andiamo Ally, in quel tango c’era più passione tra voi due, freddi inglesi che tra me ed Alan che abbiamo sangre español nelle vene” mi riprese.

“Dai andiamo a prendere gli stracci e iniziamo a dare una sistemata” cercai di sviare il discorso.

“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” disse Mercedes con un tono esasperato.

Tornammo con stracci e scope pronte per pulire anche se c’era ancora un po’ di gente, ma noi eravamo stanchi e prima avremmo pulito prima saremmo potuti andare a dormire.

Arrivai sotto il gazebo e notai Alan e Harry chiacchierare animatamente con due bionde, uno strano senso di irritazione mi pervase.

“Cos’è quella faccia Ally?” mi chiese Mercedes che era rimasta un po’ dietro di me.

“Oh ora capisco, eh la passione del momento dicevi?!” continuò prendendomi in giro per la frase di poco fa.

“Non mi importa, è libero, può fare quello che vuole” presi uno straccio e iniziai a dirigermi verso i tavoli piuttosto alterata.

Era difficile da ammettere per me ma ero piuttosto alterata ma non volevo dare ragione a Mercedes, sarebbe troppo dura per me accettare di provare qualcosa che vada al di là dell’ attrazione per lui. Immersa nei miei pensieri non mi accorsi neanche di stare pulendo i tavoli con troppa foga, e infatti qualcuno lo notò.

“Hey, c’è qualcosa che non va?” sentì quella voce roca e non potei fare a meno di fermarmi.

“Va tutto alla grande perché mi sembrava che anche tu ti stessi divertendo o sbaglio?” chiesi girandomi e guardandolo negli occhi.

Lo vidi guardarmi perplesso, ma poi ebbe un’ illuminazione.

“Allora sei gelosa…” mi provocò.

Sbuffai e alzai gli occhi al cielo e mi rigirai dandogli le spalle.

“Non preoccuparti preferisco le more inglesi alle bionde tedesche” mi sussurrò in un orecchio provocandomi un brivido.

“Poi io e te abbiamo un appuntamento adesso” continuò e detto questo sentii i suoi passi allontanarsi.

Sorrisi e forse più tranquilla continuai nel mio lavoro e dopo aver reso tutto più pulito anche per noi dello staff era arrivato il momento di andare a dormire, dopo essere arrivata nella mia camera anche se stanca decisi di rispettare il mio turno e scrivere la mia lettera.
 

Ibiza, 29th June, 2013 

Hey principesse!

Eh così piano piano state tutte trovando un cavaliere eh?! Sam ragazza, facciamo passi da gigante qui, sono felice che anche tu riesca a lasciarti andare e se non sarà destino troverai qualcun altro; Zoe manchi tanto anche a noi e sono contenta che in quel palazzo in Irlanda tu stia conoscendo un vero e proprio principe che ti salvi dalla strega cattiva! Faith ho letto la tua prima lettera non cambierai mai tu eh?! Meno male sei fantastica così e anche tu Claire, spero che tu riesca a sentirti libera e leggera in Grecia come il nostro tatuaggio, non so’ cosa dirvi di me, sono dei giorni un po’ strani qui, la sera frequento sempre dei locali ma faccio fatica a lasciarmi andare e credo anche di sapere il perché, la mia mente ha un pensiero fisso, Harry il ragazzo di cui vi avevo parlato. E’ bellissimo riccioli scuri e occhi verdi, ha un carattere strano però direi che è piuttosto lunatico e faccio ancora fatica a capirlo, abbiamo partecipato alla gara di ballo organizzata dall’ hotel stasera e durante un ballo stavamo anche per baciarci e in più abbiamo vinto una cena, quindi sono obbligata a stare sola con lui di nuovo, ho paura dei sentimenti che inizio a provare, ho paura di rimanerne bruciata, vi prego ho bisogno di voi, consigliatemi o venite qui a prendermi a sberle, avrei disperatamente bisogno di voi! Mi mancate da pazzi.

Un abbraccio gigante!

 
-Ally

 
-Spazio Autrice.

Buonsalveeeeeeeeeeeeeeeeee!
Eccovi un nuovo capitolo stavolta interamente dedicato a Allyson e al bel ricciolino!
Loro sono una coppia passionale e vi posso dire che tra loro tutto quello che ci sarà, sarà legato dall' istinto e dal carattere simile che hanno questi due giovincelli!
Ringrazio con tutto il mio cuore le ragazze che recensiscono, siete speciali, lo scorso capitolo ha ricevuto 12 recensioni spero di averne altrettante per questo!
Ringrazio anche le ragazze che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate siete aumentate anche voi e infine ringrazio sempre anche le mie lettrici silenziose!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e vi lascio con una domanda...
"Qual è la coppia che per adesso preferite".
Fatemi sapere, bacioniiii <3 

 

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Capitolo 10
*** "You have no idea how hard it is" ***


FAITH’S POV.

Stavo mettendo a posto le ultime cose nell’ appartamento di madame Bremier ormai era più di una settimana che lavoravo per lei, non mi pesava affatto passare del tempo lì, inoltre le lezioni che mi dava mi divertivano molto e mi permettevano di praticare una delle mie passioni e ogni tanto potevo anche dare un’ occhiata nella stanza dove Zayn posava per le alunne di Helenà.

Il nostro rapporto non si era evoluto prevedeva principalmente saluti e sorrisi in grado di mandare la mia testa su un altro pianeta.

“Dai Faith hai pulito abbastanza per oggi, puoi andare a fare un giro adesso” mi disse con un tono apprensivo la donna vicino a me.

“Va bene Helenà, allora ci vediamo Lunedì” le dissi prendendo la mia borsa e avviandomi alla porta.

“Oui oui, mais pourquoi tu non mi sembri troppo felice di uscire?” mi chiese curiosa.

“Beh…E’ che io in questa città non conosco nessuno e mi piace venire qui per stare in compagnia” risposi sinceramente.

“Puorquoi tu non chiedi a Zayn di passare un po’ di tempo con te?” mi chiese ammiccando, ero sicura che quella donna
avesse già intuito il mio interesse verso il ragazzo.

“Oh…credo che abbia di meglio da fare, meglio che vada ora, la saluto” sorrisi e dopo aver ricevuto un suo abbraccio uscì da casa sua.

Mentre stavo scendendo le scale il mio cellulare squillò, risposi subito, dato che sapevo che dall’ altro capo del telefono ci sarebbe stata mia madre, non mi chiamava spesso, voleva lasciarmi libera ma ogni tanto ci teneva a sapere come stavo.

Mi soffermai sulla porta d’ ingresso del palazzo per terminare la chiamata.

“Va bene mamma, ora devo scappare, un bacio” detto questo posai il cellulare nella borsa e mentre stavo per incamminarmi
verso ‘casa’ fui interrotta da una voce.

“Genitori preoccupati?” mi voltai, ormai avrei riconosciuto la sua voce tra tante.

“Diciamo, apprensivi quanto basta” sorrisi al ragazzo che di fronte a me stava fumando una sigaretta.

“Ti stavo aspettando” mi disse Zayn fissandomi negli occhi.

“Ti serve qualcosa?” chiesi mantenendo il contatto visivo che mi stava rammollendo.

“Mi chiedevo se ti andrebbe di mangiare una pizza con me, non ho impegni e sono quasi sempre da solo” cavolo, non ci potevo credere.

“Mi piacerebbe molto” risposi sorridendo.

“Allora, conosco un bel posto, vieni ho la macchina qua vicino”.

Lo seguii e dopo essere saliti sulla vettura calò un silenzio piuttosto imbarazzante tra noi, non sopportavo il mutismo e avevo voglia di sentirlo parlare così cercai di smorzare l’imbarazzo.

“Da quanto tempo sei qui a Parigi?”.

“La settimana prossima sono quattro mesi”.

“Cavolo, sei qui per lo studio?” chiesi interessata.

“No avevo bisogno di cambiare aria di allontanarmi da Londra, da mio padre e dalle decisioni che avrebbe voluto prendere per me” si confidò.

“Non ti voglio annoiare con i miei problemi, tu invece cosa ti porta nella città dell’ amore tutta sola?” mi chiese stavolta lui lanciandomi un’ occhiata per poi tornare a fissare la strada.

“Sono sempre stata affascinata da questa città, dai suoi artisti, dalle mille bellezze che offre, così ho deciso di passare qui
l’estate” risposi con uno sorriso sul viso.

“Capisco, eccoci siamo arrivati” disse accostando l’auto.

Scese dalla macchina e lo imitai, ero sovrappensiero, non mi sembrava vero che quel ragazzo dannatamente bello mi avesse invitato a cenare con lui, magari avevo qualche speranza o probabilmente lo aveva fatto solo perché anche lui era solo e in due ci si annoia di meno.

Notai l’insegna del ristorante dall’ altra parte della strada così non prestando attenzione al traffico stavo per attraversare, quando una macchina arrivò improvvisamente facendomi spaventare, ma prontamente Zayn mi afferrò la mano e mi attirò verso di lui.

Lo fissai ancora un po’ stordita, eravamo troppo vicini e il mio cuore perse troppo battiti.

“Hey, sei un po’ distratta ragazzina” mi disse scostandomi una ciocca dei miei capelli biondi che mi era scesa sul viso.

“Scusami” mi distaccai piano dalla sua stretta scossa non dal mio quasi incidente ma dall’ avvicinamento dei nostri visi.

“Entriamo che ne dici?”

Annui sistemandomi la maglietta che avevo indosso.

Lo segui e un cameriere ci fece accomodare in un tavolo e dopo aver preso le nostre ordinazioni sparì.

“Quindi rimarrai qui solo per l’estate?” mi chiese riprendendo il nostro discorso in macchina.

“Si, mi piace stare qui ma a Londra ho la mia vita, la mia famiglia e le mie amiche” risposi.

Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto e con uno sguardo triste si mise a giocare con un tovagliolo.

“Ho detto qualcosa che non va?” chiesi piuttosto preoccupata dal suo cambio di umore.

“No, no, tu non centri niente tranquilla, è che un po’ mi manca casa mia”.

“Perché te ne sei andato Zayn?” chiesi.

“E’ una storia troppo lunga e ti annoieresti…”

“Credo di no e poi abbiamo tempo” lo invogliai a parlare.

“Allora…Due anni fa avevo iniziato l’ università di ingegneria per volere di mio padre, in quanto mi aveva concesso di abitare in un appartamento con i miei amici al patto di frequentare la facoltà scelta da lui, tutto a spese sue, avevo diciotto anni e l’idea di vivere con gli amici di una vita e senza tirare fuori un soldo di tasca mia mi allettava parecchio, sebbene ingegneria sarebbe stata la mia ultima scelta, mi tuffai così in quell’ avventura ma le lezioni era stancanti e non mi coinvolgevano pe niente, così iniziai a saltarle evitando di conseguenza anche gli esami, mio padre se ne accorse e iniziò a minacciarmi, litigammo forse troppo e lui mi disse che ero la sua più grande delusione e che da lui non avrei più avuto un soldo, dopo quella litigata iniziò la mia decadenza, le cose non andavano più bene, mi ritirai dall’ università, trovai un lavoro per potermi mantenere da solo, ma mio padre continuava a rinfacciarmi la sua delusione, si mi dispiaceva ma mi faceva sentire anche una nullità e certe sue parole credo di non essermele meritate per niente così da un giorno all’ altro decisi di andarmene, spiegai velocemente la situazione ai miei amici che anche se dispiaciuti capirono la mia situazione e cercai il primo volo per una qualsiasi città che non fosse Londra, così finii qui a Parigi”.

Ascoltai tutta la storia attentamente non volevo perdermi neanche una parola.

“Lo so ora ti avrò annoiata con la mia storia…”.

“Non hai più sentito tuo padre?” lo interruppi.

“No, sono una persona orgogliosa e lo è anche lui, ma mi mancano lui, mia madre, le mie sorelle e i miei amici”.

“Anche con loro ai perso i rapporti?”.

“Ci sentivamo nel primo periodo ogni tanto, ma non  più come prima anche i ragazzi si sono allontanati tra loro dopo la mia partenza e credo che adesso non siano neanche più a Londra”.

“Mi dispiace, credo sia brutto, ricominciare da zero senza nessuno”.

“Ci sono cose peggiori nella vita, cosa mi dici di te invece?” mi chiese sforzando un sorriso.

“Mi chiamo Faith Wilson, tra poco avrò vent’anni, sono nata a Londra e ho sempre vissuto lì, prima vivevo con i miei genitori e mio fratello maggiore Ryan in una villetta nei sobborghi di Londra, l’ anno scorso però ho deciso di andare a vivere in un appartamento insieme alle mie amiche, siamo in cinque e spesso la casa è difficile da gestire ma sappiamo organizzarci e ce la caviamo piuttosto bene, anche se loro non si fidano a farmi fare troppe cose, a volte sono un impiastro, faccio troppe figuracce e come avrai già visto presto poca attenzione a molte cose ma solo perché mi piace concentrarmi su quelle che per me sono molto più importanti, mi piace ridere e credo di essere una persona piuttosto sincera, mi sono presa un anno di pausa e ho fatto qualche lavoretto part- time per poter contribuire alle spese della nostra casa e alle vacanze e penso che continuerò anche l’ anno prossimo per pagare le rette dell’ università in quanto ho deciso di studiare lingue e in più adoro l’arte”. Finì il mio monologo e poi bevvi un sorso d’acqua.
“Tu invece hai un bel rapporto con la tua famiglia non è cosi?” mi chiese.
Non volevo sbattergli in faccia quello che all’ apparenza sembrava il quadro della famiglia perfetta ma come gli avevo appena detto non mi piaceva mentire così mi limitai ad annuire.

Nel frattempo il cameriere di prima tornò indietro con le nostre pizze.

Dopo aver ringraziato l’uomo Zayn riprese la parola:

 “Hey, non voglio che tu non me ne parli solo perché la mia situazione è completamente diversa”.

“Beh… in effetti si ho sempre avuto un bel rapporto con loro anche se mio padre a volte è un po’ troppo apprensivo e mio
fratello geloso; in particolare con mia madre, non è la mia migliore amica ma è l’unica che in certe situazioni riesce sempre a capirmi, anche se magari dentro sto male e sorrido lei sa che le cose non vanno bene”.

“E’ il potere delle mamme” mi rispose.

“Ti manca vero?”

“Troppo e non hai idea di quanto sia difficile.” mi disse un po’ malinconico.

Allungai una mano verso la sua e la accarezzai provocandogli un sorriso.

Iniziammo a chiacchierare di altri argomenti meno pesanti e ogni tanto ridevamo, mi piaceva vederlo sorridere e divertire, volevo farlo tornare a stare bene, accontentandomi anche di essere un’ amica per lui ma lo avrei aiutato.

“Hai tantissimi tatuaggi…Quanti sono?”.

“Si mi piacciono molto e ho perso il conto…tu ne hai?”

“Uno” scostai il braccialetto e gli mostrai la farfallina sul polso.

“L’ho fatto con le mie amiche, è un po’ diciamo il nostro simbolo, ma quel pazzo del tatuatore mi ha fatto un male cane e continuavo a urlare su quella sedia” confessai.

“Ma è piccolissimo” mi disse ridendo.

“Hey tu non siamo mica tutti coraggiosi qui” dissi facendolo ridere di nuovo.

“Allora sei una fifona”

“Non sono una fifona è che al tatuatore non stavo simpatica e così mi ha fatto più male” dissi sorridendo.

“Sicuramente” sorrise anche lui.

Finimmo la pizza e poi dopo aver insistito per pagare la mia pizza uscimmo dal ristorante

“Sei anche testarda” disse provocando la mia perplessità.

“Potevi lasciarti offrire la pizza, sai qui ho due lavori uno con madame Bremier e al mattino do una mano in un bar”.

“Non mi sembrava giusto tutto qui” dissi sorridendo.

Sorrise anche lui, rientrammo in macchina e notai che si erano fatte le undici passate, così fu lui a dirmi: “Non è tardi, ma io domani devo alzarmi presto, ti porto a casa va bene?”

“Oh certo ti ho già rubato troppo tempo, ho una stanza nell’ hotel De Blanc in Avenue Huille”.

Partì sfrecciando per le vie parigine e ricominciammo a parlare.

“Aspetta tu mi stai dicendo che non sei ancora salita sulla Tour Eiffel?” mi chiese incredulo.

“Sono salita una volta in tutta la mia vita sulla London Eye e sono stata malissimo per le vertigini, quindi non mi fido” confessai un po’ in imbarazzo.

“Oh andiamo, non sai quel che ti perdi, ti ci porterò io e se starai male almeno ci avrai provato”.
In dieci minuti avevamo già raggiunto l’ hotel. Accosto e mi slacciai la cintura.

“Allora…Grazie per questa serata, mi ha fatto piacere conoscerti di più” dissi sinceramente.

“Anche a me e per la cronaca non mi hai rubato del tempo e stasera sono stato bene”.

“Anche io”.

Si avvicinò e mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi posare una sua mano sulla mia guancia accarezzandola.

Mi beai di quel tocco delicato, si sporse ancora un po’ di più e velocemente mi lasciò un bacio all’ angolo della bocca.

“Allora ci verrai sulla Tour Eiffel con me?” mi chiese speranzoso.

“Va bene…” dissi sorridendo e aprendo la portiera.

“Ci vediamo Lunedì” lo salutai.

Saltellando felice raggiunsi la hall dell’ hotel e mi rigirai e lo sorpresi a ridere in macchina, dopo avermi vista, se ne andò salutandomi con un cenno, ancora imbarazzata salutai Serge, il portiere che dopo avermi dato le chiavi della mia stanza mi augurò la buonanotte.

Salii in camera misi il pigiama e mi infilai nel letto, ma ancora troppo euforica il sonno non voleva impossessarsi di me, così decisi di avvisare le ragazze di quello che mi stava succedendo.

Parigi, 1st July, 2013


Salut petite filles!

Eh si, ormai sono una francesina. Mi mancate da morire ragazze e un po’ mi manca anche casa nostra, questo letto è un po’ scomodo e questa stanza è un po’ buia rispetto alla nostra Claire, ma mi adatto facilmente e in più la permanenza qui è più che piacevole. Credo di aver trovato davvero una buona compagnia, oggi io e  Zayn, il modello dei corsi di pittura di cui vi ho accennato nella scorsa lettera siamo andati a mangiare una pizza insieme, siamo decisamente diversi ma mi piace passare del tempo con lui, sembra così chiuso ed invece con me è riuscito ad aprirsi senza problemi, i suoi occhi sono magnetici ed è un dio greco, per questo mi sembra strano che voglia passare del tempo con me. Quando siamo vicini provo delle sensazioni strane anche se non lo conosco ancora così bene. Sam, Zoe, Ally sono felice che abbiate trovato una persona che vi faccia sorridere e chissà magari con il tempo innamorare e tu Claire, voglio sapere anche di te e di quel fusto! Mi manca ridere con voi, i nostri scherzi e le vostre prese in giro alle mie figuracce, siete sempre perfette nonostante tutto e tutti!

Un bacio grande come la Tour Eiffel.

 
-Faith

 
-Spazio Autrice.

Boooooooooooonsoirrrrr o Bonjouuuuuurrrrrrr!(dipende a che ora leggerete il capitolo).
Eccovi il capitolo con protagonisti la nostra Faith e Zayn :)
In questo capitolo il bel Malik racconta di come se ne è andato da Londra e avrete capito che è stata un po' colpa sua se di conseguenza anche i ragazzi si sono allontanati, ma forse più avanti rimedierà, chi lo sà?! Forse nemmeno io!
Comunqueeeee che mi dite di questa coppia? Vi piace? 
Spero tanto di si, fatemi sapere cosa ne pensate, nel nono capitolo ho ricevuto meno recensioni che nell' ottavo ma non importa, in tante mi avete detto di continuare presto e in più avevo voglia di scrivere e di aggiornare!
Siete fantastiche grazie mille a tutte le ragazze che hanno aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate, un GRAZIE SPECIALE a quelle che la recensiscono! E grazie anche alle mie lettrici silenziose, se vi va lasciatemi una recensione anche voi che mi fa davvero piacere!
A presto con un altro capitolo su Claire e Liam! <3 <3

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Capitolo 11
*** "For you, anytime" ***


CLAIRE’S POV.

 

 “Stavo pensando di andare a fare un giro al porto oggi pomeriggio” comunicai ad Aris e Petro mentre stavamo consumando il nostro pranzo.

“Vai a trovare quel ragazzo?” mi chiese con un fare da mamma la donna di fronte a me.

“Oh…non lo so spero di trovarlo, altrimenti farò un giro” risposi un po’ incerta e totalmente imbarazzata.

“Mhmh” Petro si schiarì la voce.

“Petro hai ingoiato un topo?” gli chiese scherzando la moglie.

“Simpatica…- le lanciò un' occhiata- comunque, penso che verrò anche io al porto è un po’ che non vedo il vecchio Yan”.

Lo guardai un po’ incredula anche se in fondo non mi avrebbe dato nessun fastidio scendere al porto con lui.

“Beh… io non ho alcun problema” confessai un po’ titubante.
“Oh…no no no, signor Petro tu resterai qui, Yan lo andrai a trovare un altro giorno e non cercare di convincere  la nostra Claire”.

 Aris rimproverò velocemente il marito prima di rivolgermi una leggera occhiata piena di solidarietà femminile, sorrisi verso di lei come ringraziamento.

“Eh va bene… ma io cercavo solo di proteggerla” sbuffò l’uomo.

“Ha vent’anni non è una bambina” terminò il discorso la donna.

Finimmo di mangiare e dopo aver terminato di sparecchiare avvisai solo Aris, intenta nel lavare le stoviglie, che stavo per uscire.

La donna data la mia insicurezza mi sorrise e velocemente di asciugò le mani con uno strofinaccio poi mi abbracciò leggermente dato le mani ancora umide.

Forse per altri sarebbe stato un gesto senza significato, solo come saluto, ma sapevo che voleva solo infondermi coraggio, senza darmi consigli, solo facendomi capire che sarebbe andato tutto bene, proprio come faceva mia madre.

Misi la mia macchina fotografica al collo e poi uscì di casa, ma prima di varcare la soglia del cancello fui richiamata da Petro.

“Claraaaaaa” mi raggiunse un po’ fiacco per la corsetta che aveva fatto.

Solo una volta vicino notai il cesto che aveva tra le mani, molto probabilmente una sua creazione, in quanto l’ uomo era un bravo artigiano che si dedicava soprattutto a cesti di vimini.

“Tieni portalo a Yan e digli che andrò presto a trovarlo” mi disse ancora affaticato.

“Va bene Petro” risposi e poi sorridendo mi rigirai.

“In bocca al lupo” mi disse, mi voltai verso di lui e mi fece l’ occhiolino, non potei far a meno di ridere.

 Iniziai a scendere verso il paese e ogni tanto qualcuno si fermava a salutarmi, mi faceva bene stare qui, in mezzo all’ allegria, questo posto era sicuramente un ottimo svago dai miei pensieri e dalle mie delusioni.

In poco tempo raggiunsi il porto, dove la casa del vecchio pescatore di cui tutti mi avevano parlato catturò subito la mia attenzione.

Era una casa piuttosto antica di un grigio spento con delle belle ante rosse un po’ rovinate e dove al posto di una porta vi era una tenda di un bianco candido, davanti alla casa, vicinissime al mare, vi erano tre barchette una blu, una gialla e una verde.

Vi era un’ atmosfera fantastica di pace, così appoggiai il cesto che avevo in mano a terra e accesi la mia macchina fotografica e rubai per l’ennesima volta in quell’ isola magnifica un po’ di scatti.

Non vi era nessuno fuori da quella casa e la preoccupazione di non trovare Liam si stava facendo sentire.

Ero ancora incerta sull’ entrare, avevo forse troppa voglia ma altrettanta ansia di rivederlo.

Insicura, decisi di fare dietro front e tornarmene a casa.

Ma una voce anziana interruppe i miei passi.

“Le serve qualcosa signorina?” mi girai di scatto.

Osservai l’uomo davanti a me avrà avuto un’ ottantina d’anni, occhi chiarissimi e simpatici, un grosso naso a patata folte sopracciglia brizzolate dello stesso colore dei capelli che fuori uscivano dal suo berretto e dei lunghi baffi del medesimo colore che si arricciavano in punta.

“E’ lei il signor Yan?” chiesi con timidezza.

“Al suo servizio mi dica” continuò l’uomo.

“Ecco…io…”- ero insicura se chiedergli di Liam o no così mi decisi -“Io le ho portato questo da parte del signor Petro dice che presto la verrà a trovare e si scusa per il fatto che non si fa vedere da un po' ” gli dissi porgendogli il cesto.

Prontamente l’uomo afferrò il cesto e quando aprii la bocca per rispondere venne interrotto da una terza voce.

“Yan ho finito qui” disse Liam sbucando fuori dalla casa pulendosi dello sporco che si era accumulato sul petto nudo.

Rimasi ammaliata da quella visione e solo quando Liam alzò lo sguardò e io gli feci un cenno da interpretare come un saluto potei giurare di essere sprofondata almeno dieci metri sotto terra dalla vergogna.

Si avvicinò a noi sorridendo.

“Il cesto eh?!” sussurrò a bassa voce Yan notando la mia reazione alla vista di Liam.

“Hey Claire, ti aspettavo prima ma non sei venuta” mi salutò un po’ dispiaciuto.

“Vi conoscete voi due?” chiese il pescatore.

“Si si chiama Claire, anche se in paese la chiamano Clara e l’ho conosciuta al mercato”.

“E’ un piacere signorina” disse Yan facendo una sorta di inchino che mi fece sorridere.

“Il piacere è tutto mio è molto famoso lei sull’ isola”.

“Dammi del tu o mi farai sentire vecchio e poi conosci Liam e Petro per me sei già di famiglia”.

Sorrisi di nuovo poi guardai il ragazzo in attesa di una risposta.

“Sono scesa giù al porto per portare questo da parte di Petro” dissi indicando il cesto.

“Ah…” disse spegnendo il suo sorriso.

“Ma se ti va possiamo fare un giro” cercai di proporre per rimediare alla situazione.

“Se Yan non ha bisogno di me” lo guardò speranzoso.

“Andate giovani, anzi, Liam che ne dici di farle fare un giro in barca?” propose.

“Se per te non è un problema” mi guardò.

“Va più che bene” Sorrisi e poi vidi i due trafficare con l’ imbarcazione verde, scattai una fotografia ai due uomini al lavoro poi aiutata da Yan salì sul peschereccio.

Liam iniziò a remare e io continuavo ad osservarlo incantata da i suoi movimenti.

Afferrai nuovamente la macchina fotografica e scattai prima delle foto all’ isola vista dal mare e poi  mi soffermai nuovamente su di lui che alzò lo sguardo e sorrise.

“Ti dà fastidio?” chiesi.

“No tranquilla, è la tua passione vero?”.

“Hai detto bene, adoro fotografare, luoghi, persone, oggetti particolari, spesso anche in mezzo alla gente mi limito a catturare scene rimanendo al mio posto ma cercando di conoscere i miei soggetti dall’ obiettivo”.

“Parli come un innamorata”.

“E in un certo senso lo sono, il bello delle fotografie è che non cambiano mai anche se i loro soggetti lo fanno” confessai.

Rimase come incantato a riflettere sulle mie parole.

“Sai hai perfettamente ragione”.

“Liam, in realtà sono venuta a cercare te non per quel cesto” dissi con un velo di imbarazzo fissando il mare poi senti la barca fermarsi così alzai lo sguardo.

“Mi fa piacere” disse sorridendo.

Arrossì ancora di più chiedendomi come due occhi color nocciola potessero farmi questo effetto.

“Ti va di andare in un posto?” mi chiese.

“Di cosa si tratta?”.

“E’ una sorta di antro, lo chiamano la grotta delle sirene”.

Annuii e lo osservai cambiare direzione continuando a remare.

Nel tragitto iniziammo a parlare del più e del meno, mi disse che studiava medicina a Londra mi raccontò un po’ della strana situazione tra lui e i suoi amici e della sua famiglia, aveva due sorelle più grandi e che era andato a vivere a diciotto anni con i suoi amici in questo appartamento ma poi per una serie di fatti era rimasto lì da solo, anch’ io a mia volta, gli raccontai del rapporto con le ragazze e del lavoro da fotografa che vorrei trovare una volta tornata a casa, non parlandogli però della mia famiglia, non mi sentivo del tutto pronta.

“Sai è strano come pur abitando nella stessa città, ci siamo incontrati proprio qui” mi disse.

“Londra è grande e poi magari era destino, forse non ci saremmo mai conosciuti”.

“Allora ringrazio di essere qui a Santorini”.

Sorrisi come risposta, osservandolo in tutta la sua bellezza, il corpo leggermente affaticato e le braccia possenti tese per tenere saldamente i remi, ancora incantata non mi accorsi che eravamo già arrivati alla meta.

Fermò la barca accanto ad uno scoglio basso e piuttosto grande, l’acqua era cristallina e le rocce luccicavano alzai lo sguardo e notai uno spiraglio di luce che faceva riflettere i movimenti del mare sugli scogli, era il paradiso.

“Allora ti piace?” mi chiese scivolando fuori dalla barca e porgendomi una mano per scendere.

Mi alzai in piedi e appoggia un piedi sullo scoglio dove il ragazzo mi attendeva, ma nell’ afferrare la sua mano scivolai e caddi in acqua trascinando anche Liam con me.

Riemersi un po’ intontita  notando poi Liam ancora sott’ acqua emerse poco dopo e notando la sua faccia preoccupata non resistetti e mi misi a ridere, ridere di cuore come da troppo tempo ormai non facevo, mi sentivo leggera e felice, la mia risata provocò la sua e insieme iniziammo a schizzarci dell’ acqua e a goderci il suo tepore e piano piano ci avvicinammo.

Non mi accorsi nemmeno della vicinanza spropositata dei nostri visi.

“E’ tutto perfetto!” risposi alla domanda che il ragazzo mi aveva fatto prima di cadere.

Senti una scarica di brividi percorrermi la schiena quando si avvicinò ancora di più per accarezzarmi una guancia, i nostri occhi si scontrarono e quando fui io ad avvicinare il mio corpo al suo quando ormai le nostre labbra stavano per incontrarsi mi accorsi dell’ oggetto appeso al mio collo sbattere contro il suo petto.

“La macchina fotografica” dissi spaventata staccando l’ apparecchio dal mio collo e staccandomi violentemente e dispiaciuta dal quasi bacio che ci sarebbe stato tra me e lui.

Non volli guardare la sua espressione, posai delicatamente la macchina sullo scoglio più vicino poi facendomi leva sulle braccia uscii dall’ acqua.

Agitata cercai di asciugarla in tutti i modi possibili.

Intanto Liam mi raggiunse e mi guardò preoccupato.

“Prova ad accenderla” consigliò.

La accesi ed esultai internamente notando che funzionava ancora gli lanciai un sorriso che lui ricambiò ma quando schiacciai il pulsante che mi avrebbe portato alle foto scattate il mio volto si rattristò notando la scritta ‘Memoria vuota’.

“Hey che succede? Credevo di aver capito che funzionasse”.

“E infatti è così... Ma ho perso tutte le fotografie”.

“Beh..non è un dramma hai ancora tempo da passare qui e io potrò farti ancora da modello e portarti in altri posti stupendi come questo” cercò di sollevarmi il morale.

Feci un sorriso tirato poi risposi: “Non è questo il problema”.

“E allora qual è?” chiese curioso e preoccupato.

“C’erano delle foto di mia madre” risposi spegnendo la macchina fotografica.

“Beh potrai fargliene di nuove” sorrise.

Risi amaramente.

“Lei non c’è più” dissi alzando lo sguardo verso di lui poi una volta incontrato il suo sguardo di incredulità mista a dispiacere una lacrima percorse la mia guancia sinistra seguita da altre.

Non disse nulla, mi abbracciò e iniziò ad asciugarmi le lacrime con il suo tocco delicato.

Non so per quanto rimanemmo così ma era il posto in cui volevo stare, tra le sue braccia, cullata, senza dire una parola ne dare spiegazioni, per quelle ci sarebbe stato tempo.

Ad un certo punto mi prese per mano.

“Forse è meglio tornare, tra poco il sole tramonterà”.

Annuii e dopo essere saliti sull’ imbarcazione il ragazzo cominciò a remare verso il porto.

“Senti io…” cercai di dire qualcosa.

“No, non devi dire niente, quando te la sentirai ne parleremo” mi interruppe Liam.

“Grazie” apprezzavo molte cose di lui, la principale era il tempo e lo spazio che mi dava a disposizione, credo avesse già inquadrato bene il mio carattere, forse meglio di me.

Arrivammo al porto, era piuttosto tardi e così decisi di incamminarmi verso casa.

“E’ meglio che vada” dissi soltanto e iniziando a incamminarmi.

“Aspetta…voglio solo dirti che io ci sono, quando avrai bisogno di sfogarti o anche semplicemente di parlare, io sono sempre qui”.

Mi avvicinò a se e mi stampò un bacio su una tempia.

“Grazie Liam, davvero”.

“Per te, quando vuoi”.

Detto questo anche lui si allontanò e io proseguii verso casa, ero forse troppo triste dalla perdita delle foto che non mi accorsi nemmeno del grande avvicinamento che io e Liam avevamo avuto in quella giornata così per distrarmi un po’ una volta arrivata nella mia stanza decisi di scrivere una lettera alle mie amiche.

Santorini, 3rd July, 2013

Buonasera Londinesi!
Eh così vi siete prese tutte una bella sbandata eh?! Anche tu Ally e chi l’avrebbe mai detto! Diciamo che anche io sono abbastanza infatuata di quel ragazzo di cui vi avevo parlato, si chiama Liam ed è bellissimo occhi e capelli castani e un bel fisico ma la cosa più importante è che con me è davvero dolce e rispetta le mie timidezze e le mie insicurezze. Ci siamo avvicinati molto e mi fa piacere, c’è stato un quasi bacio ma non siamo andati oltre in quanto eravamo in una grotta dove l’acqua era fantastica, avevamo raggiunto il posto con la barca, siamo finiti in mare per sbaglio e sono caduta con la mia macchina fotografica che stando sott’ acqua ha perso tutte le immagini che vi erano salvate, anche quelle di mia madre, ho affrontato parzialmente il mio argomento taboo con lui e ha saputo capirmi e non ha fatto domande indiscrete, e nonostante questo particolare, qui è tutto perfetto anche se mi mancate ogni giorno di più, siamo una famiglia, una famiglia un po’ speciale.

Ci sentiamo prestissimo e continuate a godervi la vostra estate, cercherò di farlo anch’io.


-Claire


 
-Spazio Autrice.

Ciaoooooooooooooooooo ragassuoooleeeeeee!
Eccovi sfornato l' undicesimo capitolo :)
Lo so sono cattiva...Non ho fatto baciare nemmeno loro!
Ma in compenso hanno iniziato a conoscersi bene e a scoprire cose importanti, tra cui la morte della madre di Claire!
Ma basta un po' di pazienza e per ogni coppia ci saranno altre cose interessanti da leggere :)
Ringrazio tutte le ragazze che commentano e che attreverso le loro recensioni mi danno un supporto eccezionale, Grazie mille <3 <3!
Ringrazio le ragazze che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate!!!
Ringrazio anche le mie lettrici silenzioseeeee :)
Spero che il capitolo vi piaccia :) Fatemelo sapere recensendoooooooooooo!
Alla prossimaaaa con Sam e Louis xx
Bacioniiii <3

 

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Capitolo 12
*** "You are like an hurricane" ***


SAMANTHA’S POV.
 

“Allora Sam finisci di fare l’ inventario e poi sei libera, io devo scappare, ci vediamo domani” mi disse velocemente il mio capo prima di recuperare la sua borsa di Chanel ed andarsene.

“Arrivederci Lyza” le risposi.

Erano già le 7:30 p.m. e io stavo morendo di fame e di stanchezza, finì il compito che mi era stato assegnato per la giornata, quello di catalogare tutte le riviste pubblicate negli ultimi tre anni, così ogni tanto mi concedevo una sbirciata a qualche pagina interessante di quel giornale che tanto amavo e per il quale avevo la fortuna di lavorare.

Terminato il mio lavoro, raccolsi le ultime cose sparse per la mia piccola scrivania e presi in mano il telefono.
 

h 6,45 p.m. 

Da:Louis
A:Sam
Hey sei ancora al lavoro? xx

Sorrisi spontaneamente, dalla nostra uscita, nonostante gli avessi dimostrato la mia abitudine di non affrettare le cose, continuava sempre a farsi sentire e pian piano ci stavamo conoscendo sempre di più.

Notai l’orario in cui mi aveva inviato il messaggio e un po’ dispiaciuta per non averlo letto prima risposi.

h 7,40 p.m.

Da: Sam
A:Louis
Hey, ho avuto una giornata dura oggi sto uscendo adesso dall’ ufficio xx

Una volta inviatogli il messaggio mi diressi verso l’ascensore, troppo stanca per fare quindici piani a piedi. L’avviso di un nuovo messaggio interruppe il silenzio che avevo intorno a me in quello spazio chiuso grande quanto il mio salotto.

h 7,45 a.m.

Da:Louis
A: Sam
Ti sto aspettando qua fuori!

Un enorme sorriso si fece spazio sul mio viso e velocemente mi affrettai ad uscire dall’ edificio.

Lo notai distinguersi nel suo abbigliamento sportivo tra una dozzina di uomini e donne impegnati ancora nel lavoro decisamente eleganti.

Lo raggiunsi, era girato di spalle con il suo cellulare in mano, forse in attesa di una mia risposta non mi notò subito, così decisi di prenderlo alla sprovvista.

Gli coprii gli occhi con le mie mani e non dissi nulla.

“Sam?” Non risposi ma mi lasciai scappare una risata che affrettai a placare.

“Allora, mani morbide e affusolate, profumo di vaniglia, no la Samantha che conosco io ha le mani di un orco e puzza dannatamente”.

“Hey, non è vero” dissi levandogli le mani dagli occhi e fingendomi offesa.

Si abbandonò ad una risata e poi si voltò verso di me.

“Ciao Sam” disse ancora divertito scoccandomi un bacio sulla guancia.

“Comunque, passi la storia delle mani da orco, ma che ci fai tu qui?” chiesi sorridendo.

“E dai, scherzavo…poi passavo di qui e… no non è vero mi andava di vederti, ti ho mandato un messaggio ma non hai risposto, sono passato da casa tua e la tua coinquilina mi ha mandato qui”.

“Jess, dovevo immaginarlo” dissi pensierosa.

“Non sei felice di vedermi?” mi chiese curioso.

“No è solo che sto pensando alla ragazza che ti ha mandato qui”.

“Perché?! E’ simpatica e mentre me ne andavo ha fatto anche apprezzamenti sul mio fondoschiena” disse ridendo.

“E’ un caso perso” dissi non riuscendo a trattenere anch’ io una risata.

“Allora posso invitarti a cena nella mia umile dimora?” chiese speranzoso.

“Cucini tu?”.

“Certo baby! Chef Tomlinson ai fornelli, ti stupirò”.

“Va bene” dissi sorridendo e insieme chiacchierando un po’ ci dirigemmo verso casa sua.

Raggiungemmo una palazzina di sei piani, Louis tirò fuori le chiavi e aprì la porta di ingresso, poi facendomi strada entrammo in un appartamento al secondo piano.

“Benvenuta in casa Tomlinson!” annunciò accendendo la luce.

Mi guardai intorno sorridente e poi lui mi fece fare un breve tour della casa, vi erano due stanze da letto, un bagno abbastanza grande e la cucina era aperta sulla sala, tutto l’ arredamento era moderno e allegro, proprio come il proprietario.

“Complimenti Louis, ti sei sistemato bene”.

“Eh si diciamo che lavorando spesso per riviste famose come Vogue la paga è buona” Sorrisi mentre lui si avviava ai fornelli.

“Allora cosa cucinerà chef?”.

“Stavo pensando a un piatto di pasta se ti va?”

“Adoro il cibo italiano” dichiarai.

“Andata”.

Mentre lui trafficava con le pentole notai su una mensola due fotografie, la prima ritraeva Louis con altri quattro ragazzi, erano uno più bello dell’ altro anche se il sorriso del ragazzo con la maglia a righe era ineguagliabile, nella seconda vi erano ritratti: Louis due ragazzine, due bambine una donna e un uomo di mezz’ età.

Credo che il ragazzo se ne accorse e venne verso di me.

“E’ la mia famiglia” mi disse appoggiando le mani sui miei fianchi, sussultai al suo tocco.

“Hai quattro sorelle?” chiesi ancora girata per paura di incontrare i suoi occhi.

“Già lei è Charlotte ma la chiamiamo tutti Lottie, poi c’è Félicité detta Fizzie e poi le gemelline Daisy e Phoebe e quella naturalmente è nostra madre e quello è il mio patrigno”.

Non gli chiesi niente dei suoi amici, mi girai ancora stretta a lui e lo guardai negli occhi.

“Io e le mie sorelle abbiamo la stessa madre ma padre diverso, lui se ne è andato quando io ero molto piccolo e poi mia madre ha trovato Mark e lui mi ha sempre trattato bene e considerato come suo figlio, anche adesso che si sono separati”.

Non sapevo che dire, sicuramente per lui non era un argomento facile da raccontare, così spontaneamente gli accarezzai una guancia.

“Sono bellissime le tue sorelle” dissi sorridendo.

“Beh…hanno preso dal fratello” disse ridendo e facendo ridere anche me.

“Ti manca casa tua?”.

“Un po’ si, vorrei vederle crescere e aiutare mia madre in questo periodo anche se so’ che Mark continua a starle vicino, ed è stata lei a dirmi di partire e di cambiare aria ed effettivamente qui sto troppo bene, ho trovato un bel lavoro, che mi piace, qualche amico, una casa modesta e te” disse avvicinandosi sempre di più.

Ero persa in quegli occhi vivaci, quando le nostre labbra erano pronte per incontrarsi di nuovo un rumore interruppe la magia che si era creata tra noi.

“L’ acqua…oh dannazione…accidenti” si staccò da me controvoglia ed andò ad abbassare la fiamma del fornello per poi buttare la pasta nell’ acqua che ormai bolliva.

“Posso almeno apparecchiare?” chiesi.

“Certo i piatti sono in quell’ armadietto sopra al lavandino e le posate sono nel terzo cassetto del mobile” mi rispose sorridendomi.

“E tu raccontami qualcosa della tua famiglia” mi disse mentre mescolava la pasta.

“Allora, diciamo che la mia famiglia non è così numerosa come la tua, mia madre e mio padre si sono conosciuti al liceo e dopo diversi anni, il loro amore è continuato e hanno deciso di sposarsi, poi siamo nati io e mio fratello gemello, si chiama Luke, ma è diverso da me sia fisicamente che caratterialmente, è biondo con degli occhi azzurri e poi è aperto con tutti sa far divertire, nonostante la nostra diversità andiamo molto d’ accordo, soprattutto da quando non abitiamo più nella stessa casa” gli raccontai mentre finivo di posare piatti e bicchieri a tavola.

“Cosa fa lui nella vita?” mi chiese interessato.

“Diciamo che vive di notte, lavora al ClubTen a Londra non so se lo conosci?”.

“Si ci sono stato un paio di volte è un bel posto”.

Feci una smorfia e lui se ne accorse.

“Non amo le discoteche” mi affrettai a spiegare.

Detto questo mi fece accomodare a tavola e insieme iniziammo a mangiare.

“Credevo mi avresti avvelenato o che so drogata, invece era molto buona” mi complimentai con lui finendo l’ultima forchettata.


“Una mezza idea ce l’ avevo infatti!” disse facendomi una smorfia e iniziando a sparecchiare.

Si mise di fronte al lavandino e accese l’ acqua io lo seguii portando i bicchieri.

“Che fai?” mi chiese divertito mentre lo osservavo.

“Ti do una mano” così rubai la spugna dalle sue mani e iniziai a lavare, lui fece finta di offendersi e così mi schizzò dell’ acqua in faccia.

“Come osi?” mi rivolsi a lui stupita e gli passai sulla faccia la spugna che avevo in mano.

“Preparati a correre” dopo questo suo avvertimento mollai la spugna e iniziai a correre per il suo salotto con lui che mi inseguiva.

Corsi ancora ma poi arrivai al muro, ero in trappola, rimasi girata verso la parete poco dopo notai l’ombra di Louis accanto a me così mi girai con un sorriso angelico.

“Tregua?” proposi.

“No, prima ti tocca una punizione” disse con quello sguardo furbo.

“Quale sarebbe?”.

“Questa” Il tempo di rispondere che aveva già posato le sue labbra sulle mie, rimasi un attimo scossa ma la voglia di baciarlo e di provare ancora quelle sensazioni era tanta così dischiusi le mie labbra provocando il sorriso di Louis su di esse prima di far muovere in una dolce e attesa danza le nostre lingue.

Ci staccammo dopo un po’ con ancora le nostri fronti appoggiate l’una all’ altra.

“Sei così…” non lo lasciai terminare in quanto gli misi una mano sulla bocca come per azzittirlo.

“Non dire niente” mi staccai da lui e mi diressi verso la cucina.

“Sam perché ti comporti così?” mi chiese Louis.

“Così come?”.

“Non lo so, cerchi di essere fredda e distaccata anche se non vorresti, non ti lasci andare, mi piaci da impazzire e so’ che provi qualcosa anche tu, so’ anche che è ancora presto, ci conosciamo da poco ma non voglio rinunciare a conoscerti e a passare del tempo con te, forse il problema sono io ma ti prego dimmi qualcosa, ti bacio non mi rifiuti ma poi non posso dirti niente”.

“Louis…Ascolta, il problema non sei tu, è che è difficile per me fidarmi delle persone”.

“Centra qualcosa che è successo in passato?” mi chiese avvicinandosi e prendendomi per mano.

“No, non direttamente, fa parte del mio carattere mi sono sempre comportata così, anche le mie amiche spesso non sanno tutto di me, sono abituata a tenere le cose per me, di fuggire dalle situazioni perché ho paura che la gente non possa capirmi”.

“Ti sei avvolta in una bolla”.

“Si, certe volte si assottiglia e faccio entrare qualcuno ma piano piano, altrimenti potrebbe rompersi e tu Louis sei come un uragano che non ho ancora identificato e che piano piano sta per fare esplodere questa bolla, è io sono spaventata da questo” confessai, abbassando lo sguardo.

Lui prontamente mi alzò il viso e disse: “Spero di romperla questa bolla e ti prometto che se lo farò, non te ne farò pentire nemmeno un attimo”.

Lo abbracciai inspirandone forte il profumo.

Dopo di che mi prese per mano e poi aprii una porta bianca mi fece entrare e poi la richiuse alle sue spalle, poi nel giro di pochi secondi una luce fioca rossastra illuminò di poco la stanza. Era la stanza dove sviluppava le sue foto personali

“E’ il mio posto segreto, non  è mai entrato nessuno qui oltre a me, prima di te”

“Come mai ha scelto me?”.

“Io mi sto fidando in questo momento, magari un giorno ti deciderai a farlo anche tu”

Sorrisi per il gesto che stava facendo.

Guardai le foto appese, la maggior parte di New York e poi notai che nell’ angolo giù ben asciutte vi erano le mie, non mi riconoscevo, mi trovavo davvero bella, cosa difficile per me.

“Ti ho portata qui per farti vedere come sei bella Sam, è vero hai un bel vestito qui, ma qualsiasi cosa ti sta bene, credo che per fidarti degli altri devi partire prima da te stessa” Aveva perfettamente ragione.

“Le vuoi queste foto?” continuò.

“Si va bene ma scegline una?”

“Perché?” mi chiese perplesso.

“Tu scegli quella che ti piace di più”.

Si lasciò convincere e prese un mio primo piano.

“Voglio che la tieni tu, mi hai fatto sentire bella Louis come mai prima d’ora”. Sorrise come ringraziamento e poi insieme uscimmo da quella stanza.

Uscendo notai l’ora sul grande orologio della cucina.

“Forse è meglio che vada si è fatto tardi” dichiarai prendendo la mia borsa.

“Già domani anche io devo alzarmi presto” mi rispose.

Mi avvicinai a lui sicura di quello che stavo per fare, gli lasciai un dolce bacio sulle labbra.

“Ti chiamo io!” gli dissi staccandomi.

“Quando vuoi” affermò basito.

“Grazie mille della cena Louis e di tutto il resto”.

Ancora un po’ scosso dal fatto che mi fossi decisa io a baciarlo fece un ceno a mo’ di saluto che mi fece sorridere, con un sorriso sulle labbra tornai a casa e dopo aver spento la televisione a Jess che si era addormentata guardando una vecchia soap opera argentina, felice della serata passata mi misi a scrivere un’ altra lettera per ricominciare il giro.

New York, 6th July, 2013

Buonasera donne! (Anche se quando leggerete probabilmente sarà giorno)
Il tempo passa troppo in fretta qui, ormai ho già le mie abitudini, il lavoro va alla grande e con Jess, la mia coinquilina sto legando sempre di più, anche se sento la vostra mancanza ogni giorno di più, forse perché sono abituata a vedervi tutti i giorni e sentirci così poco mi fa uno strano effetto! Sono uscita ancora con Louis, lo sto conoscendo sempre di più e credo che mi stia facendo impazzire: Abbiamo cenato insieme a casa sua, ha un bel appartamento poco distante dal mio, riesce sempre a strapparmi un sorriso, è un piccolo grande bambinone ma mi diverte stare con lui anche se per me è sempre difficile aprirmi, ci siamo baciati di nuovo ma stavolta è scattato qualcosa nel mio cervello, credo di aver paura di lui ma allo stesso tempo ne sono terribilmente attratta, mi capisce o almeno ci prova e dice di volermi aiutare ad eliminare le mie insicurezze, ho il terrore che possa andare male, che qualcosa vada storto se decidessi di lasciarmi andare del tutto con lui, ho bisogno di voi ragazze, ho bisogno di un consiglio da parte di Zoe, di una ‘spintarella’ da Ally, di un sorriso strappato da Faith e di uno sguardo rassicurante da Claire. Sono felice delle vostre nuove conoscenze e voglio sapere come procede.

Siete la mia forza!


-Sam


 
-Spazio Autrice.

Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Giiiiiiiiiiirls!
Inizio con il ringraziarvi di cuoreeeee per le 14 meravigliose recensioni che mi avete lasciato, vi amo <3
Ringrazio poi, come sempre, tutte le ragazze che oltre a recensire, hanno messo tra le preferite/ricordate/seguite la mia storia e anche quelle che si limitano solo a leggerla, senza di voi non so' che farei <3
Comunque...Eccovi un nuovo capitolo su Sam e Louis, il castano cerca di conquistarla in tutti i modi e di far si che lei si lasci andare, credo sia chiaro l' interesse di entrambi soprattutto il suo :)
Spero vi piaccia e ho deciso di postare prima perchè avevo tanta voglia di scrivere!
Aspetto con ansia le vostre recensioni per farmi sapere cosa ne pensate!
Al prossimo capitolo con Zoe e Niall :)
Bacioniiiiiiiiiii xx

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Capitolo 13
*** "It’s stupid from her to want you to be anything other than you are." ***


ZOE'S POV.
 

“Dai Zoe, non ci metterai tutta la giornata a provarti un benedetto vestito?!”.

Sbuffai all' ennesimo rimprovero di mia madre, io, lei e Jill ci trovavamo in un importante atelier di abiti eleganti dove stavamo cercando il mio abito da damigella d’ onore.

Era il decimo vestito che provavo in quanto per mia madre nessuno era adatto o meglio io non ero adatta a dei vestiti così belli, senza quella grazia e quell’ eleganza che per lei in me era inesistente.

“Ho quasi fatto mamma” le risposi svogliata dall’ interno del camerino.

“Sicura sia la taglia giusta? Magari serve una misura in più!” continuò.

“Mamma, un po’ di pazienza” la rimproverò Jill, seduta accanto a lei ad aspettare di vedermi con l’ennesimo abito.

Sorrisi dall’ interno del camerino come per ringraziarla anche se lei non poteva vedermi.

Scostai le tende e mi mostrai a loro con tanto di abito.

“Stai molto bene Zoe” mi disse mia sorella osservandomi.

Indossavo un abito con scollo a cuore sui toni del marrone e che arrivava al ginocchio, abbastanza adatto a quell’ occasione.

“Per me ci siamo quasi ma non è l’abito giusto” disse convinta la commessa che ci stava aiutando nella scelta.

“Non ci siamo per niente, la sua pelle è troppo chiara per questo vestito, non ha un seno adatto a quello scollo, l' abito è troppo aderente per i suoi fianchi, e la lunghezza non è adatta, la fa somigliare troppo a un insaccato”.

Ecco come mia madre con una semplice frase era riuscita a farmi sentire brutta.

Mi girai verso lo specchio, dopo le sue parole iniziai ad osservarmi meglio,  forse aveva ragione, il vestito era troppo scuro per me, forse non riempivo abbastanza la scollatura con il mio poco seno, probabilmente mi segnava troppo sui fianchi e la lunghezza non era adatta.

“Oh andiamo mamma non è vero, non far venire in mente a Zoe strane idee, le sta bene il vestito, forse possiamo trovare di meglio però…” fece un cenno alla commessa che sparì dietro l’ angolo e che tornò poco dopo con in mano un vestito celeste.

“E’ uno dei capi migliori, provalo” mi incitò la donna porgendomi l’abito.

Le sorrisi poi entrai nel camerino e indossai l’abito.

Era bellissimo, aveva anche questo uno scollo a cuore ma meno pronunciato, il punto vita era messo in risalto da una fascia blu con qualche brillantino, da questa partiva una gonna che arrivava fino ai piedi, il tessuto era uno splendido chiffon che non evidenziava i miei fianchi ma al contrario cadeva morbido su di essi, era bellissimo.

Mi sentivo una principessa avvolta in quel abito color azzurro cielo che mi ricordava troppo gli occhi di Niall, al suo solo pensiero, il mio cuore perse un battito.

Uscii dal camerino con un sorriso dipinto sulle labbra.

Jill si fiondò su di me abbracciandomi.

“Sei bellissima sorellina” mi disse quasi commossa ancora stretta a me.

“Lo sapevo che era l’abito adatto, vi lascio sole” concordò la commessa.

La ringraziammo e poi insieme io e mia sorella ci voltammo verso mia madre.

“Credo sia passabile” disse mia madre sempre fredda come il ghiaccio.

Sorrisi, non mi aspettavo grandi cose, le volte in cui mia madre mi aveva fatto dei complimenti si contavano sulle dita di una mano.

“E’ perfetto per te” continuò mia sorella.

“Jill, sei sicura non costi troppo?” le chiesi.

“Ti piace?” mi chiese a sua volta evitando la mia domanda.

“Si è bellissimo, mi sento bella” sorrisi.

Dopo le mie parole Jill mi girò controllò il cartellino del prezzo poi mi disse: “Non è un costo eccessivo e poi spenderei tutto l’oro del mondo per vederti sorridere”.

“Grazie sorellona” dissi abbracciandola.

“Bando alle smancerie io devo tornare al lavoro che fate vi riaccompagno a casa?” chiese mia madre.

“Beh se ti andrebbe di darmi un passaggio io dovrei andare da Greg, che fai tu Zoe vieni con me?”

Mi chiese mia sorella, nel frattempo io ero entrata e mi stavo cambiando.

“Veramente io volevo fare un giro a piedi se non ti dispiace”.

“Nessun problema, passami il vestito che io e la mamma andiamo a pagare poi ce ne andiamo”.

Feci quello che mi aveva chiesto e le salutai ancora dall’ interno del camerino.

Una volta rivestita, salutai la donna che mi aveva aiutata e quella alla cassa e uscii dal negozio, iniziando a vagare senza
meta per le vie di Mullingar.

La mia città mi era sempre piaciuta, camminavo guardandomi intorno come fa un turista, le case colorate, la tranquillità, il poco traffico, quando decisi di partire per Londra sapevo che mi sarebbe mancato questo posto, ma avevo bisogno di evadere, di trovare la felicità e nonostante io ami il mio paese l’unico posto in cui io mi sia mai sentita a casa è proprio Londra, dove ho trovato una seconda famiglia forse più solida di quella vera.

Immersa nei miei pensieri non mi resi conto di stare osservando da un po’ la vetrina di un negozio di dischi, così per non sembrare una pazza decisi di entrare.

Ho sempre amato la musica, mi è stata vicina nei momenti più duri almeno quanto i libri, non ho un genere preferito, infatti iniziai a muovermi in questo negozio con interesse senza però soffermarmi su un artista preciso.

La mia attenzione fu’ attirata da un cd dei Coldplay, io e le ragazze siamo andate a diversi loro concerti per via dell’ amore che Faith aveva nei loro confronti, stavo allungando la mano verso il disco quando non mi resi conto che un ragazzo che probabilmente lavorava lì mi aveva spintonato in quanto aveva una scatola in mano che gli copriva la visuale.

“Oh scusami…” disse desolato.

Alzai lo sguardo nello stesso momento in cui lo fece il ragazzo.

“Niall?!” Non ci potevo credere.

“Zoe?!” disse lui con lo stesso tono distraendosi e facendo crollare la scatola colma di cd che aveva tra le mani.

In pochi secondi vi erano una grande quantità di dischi per il pavimento.

“Cavolo Dean mi ammazza” disse il biondo preoccupato davanti a me mentre si affrettava a chinarsi e a raccogliere i cd da terra.

“Lavori qui?” chiesi abbassandomi anche io per dargli una mano.

“Si, da qualche tempo, te l’ ho detto che sono un appassionato di musica” disse distraendosi dal suo lavoro e sorridendomi.

“Niall ho sentito qualcosa cadere” una voce che non conoscevo si faceva sempre più vicina.

“Eh si mi sono distratto un attimo” cercò di giustificarsi Niall.

Un uomo sulla quarantina sbucò da dietro uno scaffale.

“Ah certo…Ora capisco la tua distrazione” gli rispose ammiccando verso me e provocando del rossore sulle guance del biondo

“Ragazza, lascia stare quel pasticcione” mi disse.

“Non c’è nessun problema, è un amico” risposi sorridendo.

“Dai Niall finisci con quei cd per terra poi porta la tua ‘amica’ a fare un giro, alle 3.00 p.m. ti voglio qui però” si rivolse nuovamente al ragazzo facendogli un occhiolino.

Niall sorrise poi mi disse: “Scusalo, è un tipo che ama scherzare”.

“Non c’è problema, è simpatico” dissi ridacchiando.

“Come mai qui?” mi chiese raccogliendo gli ultimi cd per poi alzarsi in piedi.

“Stavo facendo un giro per la città e non lo so avevo voglia di entrare a fare un giro, è un bel negozietto questo” dissi guardandomi intorno per poi alzarmi in piedi.

“Volevi comprare qualcosa?” mi chiese.

“Si ho trovato un album dei Coldplay e sarebbe perfetto come regalo di compleanno per la mia amica” gli spiegai.

“Fan accanita?” mi chiese scherzando.

“Decisamente, ci trascina a tutti i loro concerti più vicino possibile a Londra” spiegai ridendo.

“Allora lo apprezzerà di sicuro, portalo in cassa, arrivo tra dieci minuti, poi ti va di mangiare qualcosa insieme?” propose.

“Certo, non ho voglia di tornare a casa, poi sarei da sola”.

“Ti farò io compagnia allora”.

Sorrise e io ricambiai poi lo vidi scomparire e dietro ad altri scaffali e così mi diressi verso la cassa con il cd in mano dove trovai l’ uomo di pochi minuti fa.

“Eh dai almeno Horan ti ha fatto comprare qualcosa” scherzò.

Sorrisi e poi gli chiesi se potesse farmi un pacchetto regalo, lo avrei spedito a Faith con la lettera della settimana prossima, in modo che le sarebbe arrivato nei giorni vicini al suo compleanno.

L’uomo finii il suo lavoro e dopo aver pagato e avermi consegnato il pacchetto mi disse:

“E’ davvero un bravo ragazzo il nostro Niall”.

Arrossì e feci un sorriso timido.

“Siete proprio una bella coppia” il mio viso si colorò ancora di più per quanto fosse possibile a salvarmi da quella situazione imbarazzante fu proprio il giovane biondo.

“Hey Zoe allora andiamo?” mi chiese Niall.

Sorrisi e annuii rimanendo incantata dalla sua bellezza così spontanea.

“Ciao Dean ci vediamo dopo” lo salutò il biondo.

“Arrivederci” salutai anche io.

“Ciao ragazzi e divertitevi” mi disse facendomi un occhiolino.

Niall non se ne accorse e io sorrisi scuotendo la testa.

Uscimmo dal negozio e poi insieme ci dirigemmo verso il centro.

“Allora dove ti va di mangiare?” mi chiese.

“Non lo so, scegli tu, non sono più molto esperta di Mullingar”

“Oh ma non è cambiato niente, anche io mi aspettavo qualcosa di diverso quando avevo deciso di tornare qua”.

“Tornare qua? Anche tu te ne eri andato?” chiesi curiosa.

“Si, ho vissuto anche io a Londra per un certo periodo, sono partito anche io con Greg e poi ho fatto diverse amicizie lì e mi sono legato moltissimo a quattro ragazzi e avevamo deciso di andare a vivere insieme” mi spiegò velocemente.

“Come mai hai scelto di andartene?” continuai.

“Non lo so è arrivato un momento in cui ad uno ad uno abbiamo avuto l’esigenza di cambiare aria, eravamo rimasti in due quando mio padre mi ha proposto di tornare a casa e allora ho pensato di fare marcia indietro”

Nel frattempo avevamo iniziato a camminare e a raggiungere una tavola calda.

“Li senti ancora i tuoi amici?” chiesi ancora curiosa mentre stavamo entrando.

Fece finta di non sentire la mia domanda e vagò con lo sguardo per cercare un tavolo, appena lo trovò si sedette e io lo seguii.

Mi sedetti di fronte a lui e iniziai a fissarlo ancora in attesa di una risposta.

“Che c’è ho qualcosa che non va?” chiese.

Intanto una signora sulla quarantina passò a ritirare i nostri ordini.

“Niall, io mi sono aperta con te puoi farlo anche tu, anzi vuoi sapere la novità, mia madre continua a ribadire che io non sono adatta a fare la damigella d’onore non che io muoia dalla voglia, ma se Jill ha scelto me un motivo ci sarà, oggi prima di incontrarti siamo andate a scegliere il vestito e lei non faceva altro che ribadire quanto stessi male e quanta poca grazia avessi, e sai una cosa, più lei mi diceva quelle cose più io ci credevo ma poi quando ho visto il sorriso di Jill mentre indossavo l’abito che ho scelto, ho capito che quello che pensava mia madre in quel momento non mi interessasse affatto,  tutti abbiamo delle delusioni che ci portiamo dietro e io te le ho raccontate e continuo a farlo ora tocca a te”

Ascoltò rapito il mio discorso, non mi accorsi che nel mentre gli avevo preso la mano e avevo iniziato ad accarezzarla.

“Sai penso che sia stupido da parte sua volerti diversa da ciò che sei” mi disse fissando le nostre mani che giocavano per poi alzare lo sguardo incatenandomi nell’ azzurro dei suoi occhi.

Arrossii violentemente alle sue parole e abbassai lo sguardo.

“Grazie” dissi ancora frastornata, aveva pronunciato forse la più bella frase che una persona potesse dire a me, Zoe Moore.

“Mi mancano, mi mancano da morire i ragazzi, per me erano diventati come fratelli, erano diventati la mia seconda famiglia, anche io ho sofferto molto da piccolo della separazione dei miei genitori e in loro avevo trovato una nuova parentela ma poi sono successe troppe cose e tutte insieme, è come in un puzzle se manca un tassello, l’immagine non è definita e le cose non saranno mai al loro posto fino in fondo, così come i pezzi di quel gioco abbiamo iniziato a perderci pian piano, non ho il coraggio di chiamarli, ho paura che potrebbero non volermi sentire, non volermi ancora come amico” confessò di getto.

Solo dopo aver ascoltato il suo racconto capii che infondo quanto anche Niall soffrisse per qualcosa  e si sentiva troppo solo, eravamo più simili di quanto immaginassi, nella mia mente ringraziai di avere, anche se in questo momento lontane, sempre accanto le ragazze.

Vidi il suo sguardo cupo e quegli occhi così spenti che non ero abituata a vedere, mi alzai spinta da non so quale forze a lo abbracciai.

“Niall non devi nemmeno pensarlo questo, nessuna persona con un briciolo di buon senso sulla faccia della terra rinuncerebbe a te, sono sicura che anche loro soffrono la tua mancanza”.

“Sono quasi quattro mesi che non ci sentiamo, neanche una chiamata, niente” mi disse staccandosi dolcemente dall’ abbraccio e con sguardo perso.

“Tu hai provato a cercarli?” chiesi ottenendo un no come risposta.

“Beh io ho un’ idea..”

“Dimmi tutto” mi spronò a parlare.

“Quando verrai a Londra a trovarmi e ti farò conoscere le ragazze ti aiuterò a cercarli, ovunque loro siano”.

“Grazie Zoe” disse regalandomi un sorriso.

Non c’era cosa più bella della sua contentezza che aveva il potere di regalarmi allegria e spensieratezza.

Parlando d’ altro consumammo il nostro pranzo e dopo gentilmente Niall si offrì di accompagnarmi a casa.

“Senti ti andrebbe un giorno di questi fare una gita al lago con me?” mi chiese quando ormai eravamo giunti sulla soglia di casa mia.

“Mi piacerebbe molto” risposi.

“Allora la prossima settimana prendo un giorno libero e ti porto in un posto speciale” disse con quel sorriso furbo.

“Non vedo l’ora” sorrisi a mia volta.

“Ci vediamo presto allora” disse avvicinandosi.

Tutto ad un tratto il vialetto di casa mia si fece improvvisamente interessante quando il biondo decise di accorciare la distanza che c’era tra noi.

Mi alzò il viso con due dita e velocemente mi scoccò un bacio troppo vicino all’ angolo della mia bocca per poi camminare via verso il centro velocemente.

“A presto” lo salutai alzando un po’ la voce per farmi sentire in quanto era già distante da me.

Con gli occhi ancora sognanti entrai in casa mia.

“Tutto bene signorina, la vedo un po’ distratta” mi riprese allegramente Mary.

“Va tutto alla grande”

E con il perenne sorriso sulle labbra mi ritirai in camera mia per scrivere una lettera alle mie amiche probabilmente spinta dalla voglia di sentirle che era nata dopo aver parlato con Niall

Mullingar, 8th July, 2013


Buongiorno a tutte!

Come ve la passate? A tuo contrario Sam qui il tempo non passa così velocemente o almeno non sempre, quando sono in compagnia di Niall scorre a meraviglia, ho sempre il sorriso sulle labbra e la voglia di parlare di me stessa di lui, di conoscerlo sempre più a fondo e devo dire che lentamente ci sto riuscendo. Non so’ di preciso cosa ci leghi, abbiamo entrambi dei dolori che ci siamo confidati, lui mi sta aiutando e io cerco di ricambiare il favore. Mi ha confidato di avere dei problemi con i suoi amici e io parlando sinceramente ragazze ho ringraziato di avere voi, perché una cosa nel mio piccolo l’ho capita, la famiglia non è per forza quella in cui nasci ma quella che ti costruisci circondandoti delle persone che ami e che ti amano e io ragazze ho capito che voi siete la mia famiglia. Sto bene, anche le critiche di mia madre non mi pesano più di tanto credo che Niall abbia un ottima influenza su di me. Sono contenta che tutte voi stiate bene e vi stiate divertendo anche in compagnia anche se magari non tutte vogliono ammetterlo. Sam io non ti dirò di lasciarti andare con Louis, credo solo che tu debba seguire il tuo cuore e se lui ti dirà di lasciare entrare questo ragazzo nella tua vita allora non te ne pentirai. Claire mi dispiace per la fotografia, non ti perdere d’ animo tua madre sarà sempre con te, Ally secondo me devi accettare i tuoi sentimenti, probabilmente è presto per definirli, ma da quello che ci hai scritto io un’ idea me la sono fatta e Faith sono sicura che con la tua allegria e il tuo sorriso quel ragazzo lo hai già fatto cadere ai tuoi piedi.

Attendo con ansia le vostre lettere ed è inutile dirvi che mi mancate!

 
-Zoe


 
-Spazio Autrice.

Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Come avevo detto ad alcune di voi ho fatto il possibile per finire il capitolo entro oggi e ce l' ho fattaaaaaaa :)
Cosa ne pensate di questa coppia? Ho visto che piace a molte di voi...Lo so' sono stata cattiva, non è ancora successo niente ma bisogna rispettare anche i caratteri dei protagonisti e poi vi dico già che non dovrete aspettare ancora molto!
Sono sempre più contenta che la mia storia piacciaaaaaaa e che voi spendiate il vostro tempo a leggerla e recensirla <3 Grazie infinite <3
Ringrazio sempre anche chi visualizza e chi ha inserito la storia tra preferite/seguite/ricordate <3
Sono curiosa di sentire il vostro parere...Quindi fatevi avanti!
Ho superato le 100 recensioni in soli 12 capitoli ho solo una cosa da dirvi: VI AMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO <3 !!
Ora mi dileguo, al prossimo capitolo con Ally ed Harry!
Un baciooo immenso <3

 

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Capitolo 14
*** "You spin me out of control" ***


ALLYSON’S POV

 

“Mia...Vai a prendere quel pallone che vi faccio fare qualche tiro” dissi alla bambina di fianco a me.

Mentre la osservavo contenta correre verso il pallone, un ragazzino di dodici anni si avvicinò a me.

“Mi hanno detto di dirti di andare un secondo nella cabina del bagnino”. Disse alzando la testa per vedermi meglio.

“Non posso lasciarvi qui da soli” gli risposi sorridendogli.

“Lui ha detto che è questione di un attimo” cercò di convincermi.

“Lui chi scusa? Alan?” chiesi curiosa.

“Dai vai…”  disse iniziando a spingermi.

“Controlla tu quelli più piccoli specialmente Mia…” lo raccomandai.

“Non ti preoccupare” disse alzando i pollici in su come segno di approvazione.

Mi spostai dal campo di pallavolo e piano piano iniziai a dirigermi verso la cabina di Alan passando davanti a quelle dei bagnanti, camminavo tranquilla quando ad un certo punto ne trovai una aperta non feci in tempo a chiuderla che una mano mi afferrò e mi tirò dentro chiudendosi alle spalle la porta.

“Hey…ma che?” mi stavo spaventando.

“Shhh..Tranquilla sono Harry” cercava di rassicurarmi una voce piuttosto roca.

Eravamo quasi completamente al buio vi erano solo dei raggi che provenivano da delle aperture sul tetto e che illuminavano di poco il suo viso, ed eravamo fin troppo vicini.

“Brutto maniaco, che ti è saltato in mente eh? Dovevo aspettarmelo che c’eri dietro tu a questa storia” iniziai a rimproverarlo.

“Hai finito?” mi chiese con quel suo sorriso strafottente.

“Perché siamo qui? Lo sai che se ci scoprono siamo nei casini…” risposi con un’ altra domanda fregandomene dell’ educazione.

“Mi sembravi un’ amante del rischio…”.

“Non provocarmi Styles e rispondi alla mia domanda devo tornare dai bambini”.

“Stasera fatti trovare pronta per le nove vicino alla piscina, dobbiamo sfruttare la nostra vincita” mi disse velocemente.

“E se io non accettassi l’invito?”.

Non rispose subito mise le sue mani su i miei fianchi e si avvicinò a me più di quanto non lo fosse già date le dimensioni dello spazio in cui eravamo.

“So che verrai” mi sussurrò all’ orecchio.

Il suo tocco mi provocò una scarica di brividi per tutta la schiena, non ebbi il tempo di ribattere che lui aprì la porta della cabina e dandosi un’ occhiata intorno uscì lasciandomi lì impalata.

Aspettai qualche minuto per non destare sospetti, poi tornai al mio lavoro.

La giornata passò abbastanza in fretta, con quei bambini era sempre tutto una festa, avevo sempre il sorriso sulle labbra, anche se un dubbio perenne continuava ad assillarmi, non sapevo se uscire o no con quel riccio che mi mandava fuori di testa.

La vecchia Allyson non si sarebbe di certo tirata indietro, ma questa parte di me che si è risvegliata da poco ha una tremenda paura di questo ragazzo e dell’ effetto che ha su di lei.

Mi recai in albergo ancora con troppi dubbi quando Jordan interruppe i miei pensieri:

“Allyson ragazza mia, ti vedo pensierosa, sono arrivate altre due lettere per te” mi disse consegnandomi due buste.

“Oh no no e tutto apposto…Grazie mille Jordan” detto questo mi recai nella mia stanza dopo essermi fatta consegnare la chiave.

Iniziai a salire le scale ancora assorta nei miei pensieri non accorgendomi di una voce che continuava a chiamare il mio nome.

“Cavolo Ally ma che ti prende?” mi raggiunse una Mercedes abbastanza affannata risvegliandomi da quello stato di trance.

“Mercedes scusa mi avevi chiamata?” chiesi desolata.

“Circa una decina di volte…Cosa ti passa per la cebeza Inglesina?”.

“Niente perché?” cercai di sviare.

“Non mi prendi in giro, scommetto che centra il ricciolino” tentò.

“Beh allora scommetti bene” alla fine cedetti, forse in quel momento anche io avevo bisogno di un consiglio.

“Allora io scommetterei anche che lui ti ha chiesto di uscire e che tu non sai che fare..”.

“Ma come fai? Hai un radar? Sei una maga e non me lo avevi detto?” chiesi stupita.

“Io capisco tutto…recuerda” mi disse pavoneggiandosi prima di lasciarsi andare ad una risata che provocò anche la mia.

“Cosa ti turba?” mi chiese facendosi ad un tratto seria.
“Non lo so…Mercedes è tanto che non ho un vero appuntamento con qualcuno, io sono una ragazza con relazioni che massimo hanno la durata di dodici ore”.

“Credi di avere un cuore di pietra e hai paura che questo ricciolino possa rompertelo eh?!”.

“Decisamente, sono abituata ad avere in mano la situazione ma con lui è diverso, è lui che conduce il gioco e io mi sento una stupida pedina”.

“Eh allora gioca anche tu, vai a questo appuntamento, dagli un’ opportunità, prova a conoscerlo meglio, prova ad andare contro le tue abitudini, scottati” tentò di convincermi.

“Eh se mi bruciassi?” chiesi.

“Ho un estintore pronto chica” mi rispose scherzando.

“Non te ne pentirai” continuò.

“Speriamo”.

“Ci andrai?”.


Alla sua risposta annuii solamente e dopo avermi regalato un abbraccio di incoraggiamento mi lasciò sola.

Dopo aver raggiunto la mia camera e essermi concessa una bella doccia fredda per placare i miei nervi iniziai a prepararmi.
Optai per un vestito a spalline con uno scollo non troppo provocante color ocra e che arrivava a metà coscia, osai un po’ nel trucco definendo meglio il castano dei miei occhi con un ombretto scuro e un eyeliner nero, sulle labbra solo un velo di lip gloss.

Erano solo le 8.30 p.m. così decisi di leggere le lettere di Sam e Zoe che erano appena arrivate, terminata la seconda lettera notai che era giunta l’ ora di scendere avrei sicuramente risposto dopo alle ragazze.

Prima di uscire indossai una giacchetta nera in quanto la sera il clima era piuttosto ventilato.

Mi recai davanti alla piscina come mi era stato detto anche se ancora di Harry non c’era ombra, così decisi di sedermi su una sdraio ad aspettare.

Dopo un quarto d’ora buono il ragazzo correndo si avvicinò a me.

“Dov’ eri finito?” lo attaccai non lasciandolo parlare.

“Senti scusami mi hanno incastrato in cucina, sai che devo fare anche quello” era davvero dispiaciuto.

“Pare che sia una tua dote farti desiderare” continuai con il mio tono non volendo cedere del tutto e provocando un suo sbuffo.


“Senti perché non ricominciamo da capo eh?!" tentò

"Ciao io sono Harry vieni a cena con me?” continuò porgendomi la mano destra.


Leggevo sincerità nel suo sguardo così decisi di ricambiare la stretta, al suo contatto un nuovo brivido percorse la mia schiena.

“Sono Allyson e spero solo di non annoiarmi stasera”.

“Non correrai il rischio” rispose alla mia provocazione con decisione.

Camminammo un po’ iniziando , forse, davvero a conoscerci e raggiungendo il ristorante.

“Allora perché sei finito ad Ibiza a spostare lettini e a lavare i piatti?” chiesi mentre una cameriera ci aveva appena lasciati al nostro tavolo consegnandoci i menù.

“Divertimento…” cercò di farla breve.

“Non mi convinci Styles” dissi scrutando il menù per paura di perdermi in quegli occhi dannatamente belli.

“Cercavo una via di fuga, l’ Inghilterra mi stava stretta lì ho perso troppe cose…” disse posando all’ angolo del tavolo il menù e alzando lo sguardo verso di me.

“Vuoi parlarmene?” chiesi sinceramente.

“Mi ascolteresti?” chiese con un po’ di titubanza.

“Abbiamo detto di ripartire da capo no?! Voglio solo sapere qualcosa di te…”.

“E’ una storia complicata” continuò insicuro.

Nel frattempo la ragazza ci raggiunse e prese i nostri ordini.

“Ho tutto il tempo e la voglia di ascoltarla…” dissi dopo che la cameriera si allontanò.

“Le cose con i miei amici non sono andate bene e quindi ho scelto di andarmene e penso che non ritornerò lì, magari andrò in un altro paese dove quando qui sarà inverno lì splenderà il sole e ci saranno quaranta gradi all’ ombra”.

“Non hai grandi aspettative…”.

“Penserò a divertirmi fino a che sarò giovane” mi rispose semplicemente.

“Io credo che tu non mi abbia detto tutto” dissi con uno sguardo indagatore.

“Elementare Watson…” mi disse solamente questo, non ebbi il tempo di rispondere che le nostre ordinazioni ci furono consegnate.

“Tu piuttosto cosa ci fa una ragazza che ama il divertimento e le feste tutta sola qua?” chiese sviando un mia possibile risposta volgendomi la stessa domanda.

“Non mi sembra dispiacciano anche a te i party e comunque racimolo qualche soldo per l’ università e intanto mi diverto, sono qua sola perché le mie amiche sono sparse per il mondo in quanto abbiamo deciso di dividerci per l’ estate e ritrovarci tutte a Settembre nella nostra casa” spiegai.

“Cosa studi?”.

“Biologia” mi limitai a dire.

“Tu invece che facevi a Londra?”.

“Ho provato con lo studio ma credo non facesse per me, così avevo trovato lavoro in una panetteria, gli orari erano duri ma la paga era ottima” mi rispose.

“Harold il fornaio, suona bene” scherzai.

Si mise a ridere e dio quelle fossette erano dannatamente irresistibili.

“Hey…Tutte le vecchiette venivano in panetteria solo per me” si finse offeso per poi sorridermi.

“Hai fascino non lo nego e anche la cameriera continua a mandarti delle occhiate” dissi schietta come sempre spiazzandolo.

“Stasera ho occhi solo per una ragazza” mi disse sfacciato ma non risposi mi limitai a mandargli un’ occhiata scettica inarcando un sopracciglio.

“Così mi trovi attraente però continui a tenermi testa eh?!” continuò.

“Piano intendevo dire che ci sai fare…ho notato come ti muovi nei locali, come parli alle ragazze, sei il solito conquistatore” dissi sicura.

“Mi piace divertirmi” si giustificò.

“Non te ne faccio una colpa, so cosa vuol dire non volersi legare a qualcuno”.

“Perché non vuoi una relazione stabile?” mi chiese curioso scrutandomi con i suoi occhi verdi.

“Risponderò alla tua domanda quando tu  deciderai ti raccontarmi per bene perché non vuoi tornare a Londra” risposi ricordandomi del discorso lasciato a metà.

“Touché” disse semplicemente alzandosi dalla sedia, lo imitai e insieme ci dirigemmo fuori dal ristorante senza pagare in quanto la cena era la vincita della gara.

Si era fatto abbastanza tardi così decidemmo di incamminarci verso l’ hotel dato che era parecchio distante.

“Comunque sei una brava ballerina” disse sorridendo.

“Per me dipende tutto da chi ti affianca” risposi solamente cercando il suo sguardo.

“Sei così strana…chi ti capisce è fortunato, un attimo prima sei sfuggente e quello dopo mi lanci delle provocazioni” rispose incontrando i miei occhi.

“Se mi darai delle buone ragioni forse un giorno riuscirai a capirmi…” risposi semplicemente allungando il passo superandolo e dirigendomi verso l’ entrata del nostro Hotel.

Presi le chiavi della mia stanza dal guardiano notturno e poi mi avviai verso le scale.

“Che fai te ne vai così?” mi disse Harry mentre mi seguiva.

“Sono stanca e domani dobbiamo lavorare entrambi” dissi soffermandomi sul primo scalino mentre lui chiamava
l’ascensore.

“Credevo che la serate si concludesse in modo diverso…Ma evidentemente mi sbagliavo” mi disse appena prima che le porte dell’ ascensore si aprissero e lui si fiondasse dentro.

Qualcosa dentro di me si mosse e spinta da non so quale forza, forse la paura di avere qualche rimorso domani, entrai anche io nell’ ascensore e con furia mi fiondai sulle sue labbra facendo aderire la sua schiena alla parete fredda.

Lui fu sorpreso e non ricambiò subito ma poi si rilassò mettendo le sue mani tra i miei capelli e lasciò che le nostre lingue si toccassero e dessero vita ad uno dei baci più passionali che avessi mai dato, c’era tanto forse troppo trasporto, le sue labbra si muovevano agili sulle mie e la sua lingua esperta danzava sinuosa con la mia, stavo comandando io il gioco e nonostante Harry mi facesse impazzire ero io che stavolta avevo preso le redini della situazione, mi piaceva, ero carica, tra noi c’era energia pura e avrei voluto che quel bacio durasse un’ eternità.

Le porte dell’ ascensore, ci staccammo in cerca di aria con entrambi le labbra gonfie e arrossate.

“Mi mandi fuori di testa” disse semplicemente unendo ancora le nostre labbra in un bacio più casto.

Mi staccai sorridendo sulle sue labbra.

“Buonanotte Styles” dissi appena uscendo dall’ ascensore con il sorriso sulle labbra non aspettando una sua risposta e scendendo le scale in quanto eravamo arrivati al suo piano e non al mio.

Arrivai nella mia stanza continuando a mordermi il labbro destro come alla ricerca di una traccia del suo sapore entrai e mi sedetti sul letto notando le lettere delle ragazze sul comodino così presi carta e penna e iniziai a scrivere.

Ibiza, 9th July, 2013


Hey bellezze!

Ho finito prima di leggere le vostre nuove lettere e da quello che mi scrivete questi ragazzi sono proprio dei bonazzi eh?! Sai Sam l’ unica cosa che posso dirti è di provarci sai oggi ho capito quanto sia difficile anche per me infondo lasciarmi andare intendo lasciando posare le mie attenzioni su una persona vera e provando dei sentimenti veri. Zoe credo che anche il ricciolo che assilla la mia testa abbia dei problemi con i suoi amici e spero che un giorno lui riesca a fidarsi di me come il tuo Niall ha fatto con te. Faith i vent’ anni si avvicinano eh?! Claire non perdere la speranza a casa ne hai un milione di foto di tua madre per questa vacanza conserva il suo ricordo. Harry, già lo ho ammesso mi piace, forse troppo, non provo dell’ interesse a conoscere una persona a fondo così forte da non so quanto tempo, mi fa impazzire tutto di lui, i suoi occhi verdi i suoi riccioli, le sue fossette il modo in cui mi guarda. Nonostante queste sensazioni ed emozioni che provo mi tengo sempre sulla difensiva, siamo usciti insieme stasera ho abbassato la corazza ma ho tenuto uno scudo, è inutile dirvi che ci siamo già baciati e l’ affinità tra noi c’è, è un ragazzo passionale, non oso pensare come sarebbe andare oltre, vi lascio con i miei pensieri forse un po’ perversi ma so’ che ci siete abituate, grazie per accettarmi sempre così come sono, non prometto di essere la stessa Ally di prima una volta tornata a casa, sto cercando di lavorare su me stessa, ma vi prometto che l’ amore e il bene che provo per voi non cambierà mai.

Mancate tanto anche a me!

 
-Ally


 
-Spazio Autrice.

Ta dannnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn!
Eccovi il capitolo su Allyson e Harry e anche in anticipoooooooo :) AMATEMI!
Questi due si piacciono è innegabile...C'è stato il primo bacio ma vedrete che anche per quanto riguarda questa coppia le sorprese non sono finite.
Spero sempre che vi piacciaaaaaaaaaa :) 
Ringrazio le 13 meraviglie che hanno recensito lo scorso capitolo!
Ringrazio chi ha messo la mia storia tra preferite/seguite/ricordate!
Ringrazio anche le mie lettrici silenzioseeee!
I LOVE YOU SOOOOOO MUCHHHHHHHH <3 <3
Fatemi sapere cosa ne pensate! Amo ricevere i vostri commenti perchè davvero io ci metto l'anima per scrivere, so' che ogni tanto faccio qualche errore ma nel complesso vedo che la storia piace e viene seguita da tante e questo mi rende orgogliosa :')
Ora vi lasciooo, al prossimo capitolo con Faith e Zayn!
Un bacioooooneeee enormeeeeeeeeeeeeeeeeeeee <3

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Capitolo 15
*** "I'm afraid to falling" "I'll catch you" ***


FAITH’S POV.
 

“Faith io oggi ho un impegno importante devo partecipare ad una conferenza su un imminente mostra di Monet al Louvre quindi non potrò farti lezione, je suis désolé, recupereremo domani” mi disse dispiaciuta la donna affianco a me.

“Non si preoccupi madame Bremier” le risposi sorridendo.

“Parfait, io scappo chiudi tu tutto qui dopo che hai finito, le signore se ne andranno a momenti stanno raccogliendo il loro materiale” mi disse in fretta sulla porta.

“Certo, bonne soireé madame”.

“A demain petite” mi rispose nella sua lingua madre.

Così dopo averla salutata aspettai che le alunne di Helenà uscissero per andare nella stanza dove si tenevano i corsi a riordinare, non ci volle molto e con un sorriso sulle labbra in poco tempo uscirono tutte salutandomi con un ‘Au revoir Faìth’ detto con il loro accento che riusciva sempre a farmi sorridere.

Presi qualche straccio e una scopa e mi diressi verso  la sala, entrai e non mi resi subito conto che dentro vi era ancora uno Zayn a petto nudo che stava raccogliendo le sue cose, mi diedi della stupida perché in effetti non lo avevo visto uscire.

Stavo pian piano per indietreggiare ed allontanarmi da quella stanza e da quella vista paradisiaca cercando di non disturbarlo ma inavvertitamente andai a sbattere contro la cassapanca appena fuori dal laboratorio e lui se ne accorse.

“Oh…Accidenti” imprecai contro il mobile.

“Faith tutto bene?” venne verso di me con uno sguardo tra il preoccupato e il divertito infilandosi velocemente la maglietta e lasciandomi ammirare il suo fisico tatuato per qualche secondo.

“Si scusami, credevo non ci fosse nessuno, poi ti ho visto non volevo disturbarti e così sono tornata indietro e non ho visto questa maledetta cassapanca e…” farfugliai troppo velocemente.

“Respira ragazzina…” mi disse divertito.

“Odio quando mi dai della ragazzina” mi finsi imbronciata.

Sorrise per poi chiedermi dove fosse Helenà, così gli raccontai quello che la donna mi aveva appena riferito.

“Così niente corso stasera?” mi chiese Zayn.

“Eh già…” risposi soltanto.

“Beh allora posso portarti sulla Tour Eiffel” propose.

“Io…Beh…Vedi…non credo sia una buona idea, poi devo pulire qui prima” tentai di trovare una scusa.

Acrofobia: la paura delle altezze, la mia paura più grande.

“Allora ti darò una mano, in due si fa prima” disse rubandomi uno straccio dalla mano.

“Eh va bene” alla fine accettai nella speranza di convincerlo più tardi a cambiare idea.

Insieme iniziammo a pulire e a scambiarci qualche battuta ad un certo punto però  inciampai nel secchio dell’ acqua rovesciandolo e cadendo come una pera a terra, possibile che non ne combinassi mai una giusta mi misi a ridere ormai a conoscenza della mia sbadataggine, Zayn era girato di spalle e non vide la scena ma al rumore della mia caduta seguito dalla mia risata si voltò immediatamente.

Rimase un attimo spiazzato dalla scena e poi si mise a ridere anche lui trascinato da me, cavolo il suo sorriso forse era il più bello che avessi mai visto, Zayn non era un ragazzo depresso, questo no, ma le volte in cui avevo visto gli angoli della sua bocca sollevati e sentito il suo cuore leggero si potevano contare sulle dita di una mano.

“Sei incredibile” mi disse soltanto avvicinandosi a me e dandomi una mano a rialzarmi in piedi.

Cercai di sollevarmi ma con ancora il piede incastrato nel secchio, fortunatamente vuoto, trascinai a terra anche lui e con il sedere sul pavimento ci lasciammo andare ad un’ altra risata.

“Sei più bello quando ridi…” diedi parola ai miei pensieri imbarazzandomi subito dopo.

“Grazie sei tu che mi fai divertire” si limitò a rispondere.

“Lo so’ sono un fenomeno da baraccone” constatai.

“No Faith, sei solo sbadata e tu sorridi sempre anche delle tue sventure e credo che è merito tuo se in questi giorni sono più allegro, mi fai un bell’ effetto, non so se riesco a spiegarmi, mi piace da morire stare con te” confessò.

Sorrisi di getto ascoltando le sue parole poi mi liberai del secchio e stavolta fui io ad alzarmi e a porgergli la mano che prontamente afferrò alzandosi in piedi di fronte a me e sovrastandomi con la sua altezza.

“Io credo che qui abbiamo finito” disse guardandosi intorno.

“Tu dici?…Magari è meglio dare una spolveratina di là” proposi cercando di rimandare la visita alla Tour Eiffel.

“Dai lo farai domani adesso vieni con me” mi prese per mano e in fretta e furia uscimmo dall’ appartamento di Helenà non prima di aver chiuso tutto a chiave.

Ci avviammo verso la sua macchina, il viaggio durò pochissimo in quanto la famose torre non si trovava così distante dall’ appartamento di madame Bremier.

Dopo aver parcheggiato ci avviammo verso quel monumento perfettamente illuminato.

“Ogni volta che la vedo da vicino è sempre uno spettacolo” mi confessò Zayn.

“E’ meravigliosa…perché non stiamo a contemplarla qui? Oppure possiamo sederci in quei giardini?” dissi indicando la distesa di prati che si estendeva poco lontana dai piedi della torre.

“Hey aspetta hai troppa paura vero?” mi chiese con uno sguardo divertito.

“Chi io? Figurati!...Si tremendamente” esitai per poi confessare di getto facendo una smorfia.

Rise divertito probabilmente dalla mia espressione.

“Conosco un metodo per distrarti e per non pensare all’ altezza”.

“Come facciamo Zayn se continuiamo a salire?” chiesi curiosa e con un fare da maestrina.

“Allora ‘so tutto io’ fino al primo piano ci puoi arrivare dai…poi basta trovare una benda e prendere l’ ascensore, non ti accorgerai nemmeno” e mentre diceva questo mi trascinò verso la biglietteria.

“Zayn guardami mi inciampo in un secchio, ho paura di cadere, è decisamente troppo  alta” dissi troppo preoccupata per via della mia fobia.

“E’ tutto sicuro e nel caso io ti prenderò e se vorrai tornare giù lo faremo, provaci no?!” mi incoraggiò.

Sospirai un "okay" e dopo aver fatto i biglietti iniziammo a salire i primi scalini.

Quando raggiungemmo una certa distanza da terra  iniziai ad avere troppo caldo, e iniziava a girarmi la testa, di colpo impallidì.

“Hey Faith che succede? Vuoi tornare giù?” mi chiese uno Zayn estremamente preoccupato afferrandomi il viso.

“No…ce la posso fare…devo solo trovare il modo di distrarmi” dissi un po’ affaticata.

“Io un modo ce lo avrei…”

“Spara”.

“A turno ci facciamo delle domande e sia l’ altro sia chi fa la domanda deve rispondere ci stai?” chiese.

“Tutto pur di trovare un diversivo…inizia tu” dissi.

Così mentre salivamo altri gradini iniziò a farmi delle domande.

“Colore preferito?” chiese.

“Blu” risposi.

“Bianco”.

Lo guardai perplessa, non avevo mai sentito una persona il cui colore preferito fosse il bianco.

“Ma non è neanche un colore…” gli dissi.

“Non vale commentare signorina” disse scherzando.

“Tocca a me” dissi decisa, infondo stava iniziando a piacermi.

“Hai fratelli o sorelle?” chiesi curiosa.

“Si tre sorelle: Doniya è più grande di me e  Waliyha e Safaa sono più piccole e sono due pesti.”

“Beato tra le donne…Io ho un fratello, Ryan ha 25 anni ma mi pare di avertene già parlato” dissi.

“Giorno del tuo compleanno?” chiese.

“18 luglio” dichiarai.

“Ah…quindi manca poco, il mio è il 12 gennaio”.

Annui e poi gli chiesi ancora: “Hai animali domestici?”.

“No anche se mi piacciono i cani”.

“Io avevo uno cane, si chiamava Wok era vecchissimo, pensa era più sbadato di me, andava a sbattere costantemente contro le porte e scivolava sempre, è morto dopo quindici anni che era con noi” raccontai.

“Sai si dice che i cani prendano dal padrone…” scherzò.

“Hey…” mi limitai a rispondergli dandogli una spintarella e facendogli una linguaccia e provocando la sua risata.

“Guarda il mio piano funziona  siamo già al primo piano…Ora ti bendo eh?! Sarebbe un trauma farti vedere la terra che si allontana da noi troppo velocemente” mentre disse questo estrasse dalle sue tasche un fazzoletto nero e lo avvolse intorno alla mia testa coprendomi gli occhi.

“Ci vedi?” mi chiese.

“No mi sento una cieca!” risposi.

“Non ti preoccupare ti guido io…” mi disse.

Mi prese per mano e anche se bendata riconobbi di essere ormai entrata nell’ ascensore.

Dopo poco tempo sentii il rumore delle porte che si stavano per chiudere e un senso di vuoto che iniziava a prendere spazio in me.

“Parlami di qualcosa Zayn…” gli chiesi stringendo la presa sulla sua mano.

“Non lo so chiedimi tu qualcosa”.

“Quanto ci mettiamo ad arrivare in cima?”.

“Meno di dieci minuti tranquilla…” cercò di calmarmi.

“Che rapporto hai con le tue amiche?” mi chiese curioso.

“Io direi ottimo…Sono la mia seconda famiglia, sono in quattro: Zoe è la più dolce e anche quella più fragile amo farla sorridere, non lo fa spesso ha un po’ di problemi con la famiglia, in particolare con sua madre…”.

“Posso capirla” mi interruppe, mi ricordai del suo racconto e così decisi di fare una piccola carezza sulla sua mano ancora salda alla mia.

“Poi c’è Allyson…lei è un vulcano, ama la vita e ama divertirsi noi la definiamo ‘la mangia uomini’ per scherzare ovviamente, non ha una relazione stabile da circa quattro anni, gliene è bastata una finita male per non farla più innamorare”.

“Tradimento?” mi chiese.

Mi limitai ad annuire per poi continuare: “ Sam è bellissima, per me potrebbe essere una modella, è la mia compagna di risate, insieme a lei mi diverto troppo, con noi si lascia andare ma con gli altri appare un po’ fredda, fa fatica a fidarsi e poi c’è Claire, lei è stata la mia prima amica, ci siamo conosciute perché le nostre madri erano già molto amiche da tempo, infatti mia madre la vede come la sua terza figlia soprattutto da quando sua mamma non c’è più, è una persona solare e anche timida, arrossisce tantissimo anche solo per un complimento ma ci sono dei momenti in cui si chiude in se stessa e a volte quindi c’ è bisogno del mio aiuto per tirarla su di morale”.

“E poi ci sei tu…La bionda pazza del gruppo, la pasticciona ma con un gran cuore, la ragazzina autoironica a cui piace vedere il buono delle persone che sa’ ascoltare e dare anche dei consigli, quella giovane ragazza impacciata che con il tempo diventerà una donna sicura si sé, l’ amica sincera che non ti abbandonerà mai nel momento del bisogno e la figlia che rende orgogliosi i propri genitori e  con una tremenda paura delle altezze” mi disse.

Mi girai verso di lui sorridendo e lasciandomi sfuggire uno ‘Wow’.

Rise alla mia reazione.

“Ora tocca a te raccontarmi qualcosa dei tuoi amici…” lo incitai anche se un po’ distratta ancora dalla mia paura nonostante tutto.

“Allora anche noi siamo o meglio eravamo in cinque, Louis è il più carismatico e sempre allegro, lui non se ne rende conto ma migliora la giornata alle persone con il suo sorriso, è e rimarrà sempre un eterno bambinone, Niall è il romanticone e forse è il più timido del gruppo, ama la musica e il cibo sarà sempre il suo primo amore, sa aiutare senza volere niente in cambio, Harry ha avuto molte delusioni da piccolo a partire dalla separazione dei suoi genitori, anche lui come la tua amica non ha una ragazza fissa forse da secoli, ma ama divertirsi e a lui sta bene così poi c’è Liam, è  il mio migliore amico anche se so’ che non dovrei fare distinzioni ma è quello che mi capisce al primo sguardo, è il più responsabile e a volte si comportava da papà con noi e creava ordine nel gruppo, alla fine sono tutti dei bravi ragazzi” mi spiegò. 

Louis, Niall, Harry, Liam…Erano tutti nomi piuttosto famigliari…Le lettere delle ragazze…No era praticamente impossibile, sarebbe assurdo, non diedi peso alle mie riflessioni e ripresi parola.

“Aspetta ora tocca a me…Poi ci sei tu il bel ragazzo che dietro a tutti quei tatuaggi e a quella scorza da duro infondo nasconde sofferenza, il ragazzo a cui non piace parlare troppo di se ma che amo ascoltare, quel ragazzo che parla dei suoi amici al passato anche se credo che loro siano li ad aspettarlo a braccia aperte, quel ragazzo che non ha il coraggio di tornare a casa dalla sua famiglia forse per paura di un rifiuto o sicuramente per il troppo orgoglio che possiede”.

Fui io a spiazzarlo questa volta, ne ero certa, lo sentì sospirare, sapevo anche del tasto dolente che avevo toccato, non mi rispose  poi sentii il rumore delle porte aprirsi e la sua mano che mi trascinava fuori da quel ascensore.

“Senti Zayn io non volevo offenderti prima…” gli dissi spiacente.

“Hey Faith tranquilla, sai nonostante tutto mi hai capito, sei riuscita a capirmi in così poco tempo e credo anche che tu abbia totalmente ragione…”.

“Ma non vuoi cambiare la tua posizione non è così?” chiesi.

“Hai un gran intuito…Comunque sei pronta?”.

“Direi di si sono arrivata fino a qui ora voglio godermi lo spettacolo…” detto questo mi fece girare e poi con un gesto delicato mi tolse la benda.

Schiusi gli occhi e non potevo credere allo spettacolo che mi si presentava davanti agli occhi, la mia paura di colpo scomparve.

“Zayn…io…”.

“Sei senza parole per la prima volta eh?! E’ successo anche a me, è qualcosa di magico”.

“Le luci delle case e delle strade da quassù creano uno scenario magico, sembra tutto così piccolo, così delicato, è un’ esplosione di colori, di vite che si intrecciano, pensa magari in una di quelle casette che da qua ci sembrano microscopiche c’ è una donna che litiga con il marito perché guarda sempre la televisione e non le dedica abbastanza tempo, o in una camera di quel’ imponente Hotel c’è un bimbo che dorme accanto ai suoi genitori e…” non ebbi il tempo di finire che Zayn mi voltò verso di sé.

“E poi ci siamo noi, quassù, due giovani ragazzi, due vite completamente diverse, ma ci siamo incontrati, forse è stato il destino io non lo so’, so’ solo che devo ringraziare chi ci ha fatti incontrare perché hai aperto qualcosa in me, hai fatto rinascere un mio lato che ormai tenevo nascosto con il tuo sorriso e la tua allegria che io in questo momento ho solo il bisogno di fare una cosa…” mi beai di quelle parole e di quell’ atmosfera che si era creata tra di noi immersa nei suoi profondi occhi.

Ancora frastornata non mi resi subito conto delle sue labbra sulle mie, il mio cuore stava accelerando a dismisura, schiusi le labbra e nel frattempo posizionai le mani sul suo viso per avere un ulteriore contatto mentre lui premette la sua stretta su i miei fianchi, le nostre lingue stavano approfondendo la loro conoscenza mentre il mio cervello stava completamente andando in tilt insieme al mio battito cardiaco sicuramente fuori uso dopo questo bacio che esprimeva passione ma anche sentimento.

Non volevo staccarmi da lui ma credo che entrambi avessimo bisogno di prendere aria così le nostre labbra si staccarono piano mentre le nostre fronti si toccavano ancora.

Presa dalla voglia e dalle forti sensazioni appena provate fui io stavolta ad annullare nuovamente la distanza tra di noi e a poggiare nuovamente le mie labbra sulle sue per concederci un altro bacio.

“Credo che ora sia meglio andare” mi disse Zayn dopo aver preso fiato sorridendo sulle mie labbra.

Mi limitai ad annuire e più sicura che durante la salita iniziammo a scendere con la consapevolezza che avrei presto toccato terra.

Era sceso un tremendo silenzio imbarazzante tra di noi, e io ero molto a disagio non essendo per niente abituata al mutismo.

Salimmo in macchina e dopo dieci minuti quando aveva accostato vicino al mio Hotel mi decisi a parlare prima di scendere dalla macchina.

“Zayn?” lo chiamai.

“Dimmi” rispose quasi sollevato dal fatto che mi ero decisa a parlare.

“Senti io sono stata tremendamente bene con te, troppo, mi hai aiutata con una mia paura, mi hai parlato della tua vita, mi hai fatto assistere ad uno degli spettacoli più belli, mi hai baciata e poi io ho baciato te e mi sono sentita tre metri sopra al cielo anche se probabilmente eravamo molto più in alto e -“ non riuscii a terminare la frase che di nuovo le sue labbra premettero sulle mie e mi lasciò un altro bacio.

“Ho passato una serata stupenda, grazie” continuai la frase sulle sue labbra.

Sorrise e poi aggiunse “Credo di aver trovato il modo per farti tacere”.

Sorrisi di rimando e poi aprii lo sportello.

“Faith” mi chiamò afferrandomi per un braccio “Vale lo stesso per me”.

Sorrisi felice e con il cuore che batteva all’ impazzata.

“Buonanotte Zayn” dissi scendendo dall’ auto.

“Sogni d’oro” mi rispose.

Entrai in Hotel e ancora incredula per ciò che era successo e con un perenne sorriso sulle labbra entrai nella mia stanza e ancora troppo adrenalinica decisi di scrivere una lettera alle ragazze.

Parigi, 11th July, 2013

Hey dolcezze!

Sono contentissima di ricevere così spesso una vostra lettera, leggere di voi, delle conoscenze che state facendo delle confidenze che mi fate mi fa sentire meno la vostra mancanza e più vicina a casa. Volevo chiedervi una cosa…Voi ci credete al destino? Io prima ero molto scettica ma in questi giorni mi sto ricredendo, sto approfondendo la conoscenza con Zayn, siamo usciti anche stasera, mi ha portata sulla Tour Eiffel e mentre salivamo ci facevamo domande per conoscerci meglio, mi guidava lui in quanto mi ha bendata dopo avergli confessato che soffro di vertigini, siamo arrivati in cima, ero senza parole era stupendo e per coronare il romanticismo ci siamo anche baciati, mi sono sentita le gambe cedere e il cuore fuori dal petto, credo di iniziare a provare qualcosa di veramente forte per lui, mi basta un suo sguardo o un suo cenno per mandare in tilt il mio cervello, so’ che probabilmente non tutte voi sarete d’ accordo con i miei sentimenti ma ho deciso di non tirarmi indietro di provarci e poi si vedrà, se il destino ci ha fatti incontrare un motivo ci sarà. Tra una settimana diventerò una vecchietta come voi, mi dispiacerà non avervi vicine ma che ne dite potremo festeggiare a Settembre no?!

Un bacione alle mie donne preferite!

 
-Faith



 
-Spazio Autrice.

ECCOMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
Come avevo detto ad alcune di voi sono riuscita ad aggiornare oggi :) 
Che ve ne pare...Vi piace questo capitolo solo Fayn?! E il bacioooo?
Sono anche contenta che piacciano tutte le coppie!!
Vi ringrazio di cuore per tutto quello che fate per me :)
Ringrazio chi recescisce, chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e anche chi si limita a leggerla!
Mi date tantissimeee soddisfazioni e scrivere per voi è un vero piacere!
Ora devo scappare, vi mando un bacioneeeeeeeeee enormeeeeeeeeeee <3
Se vi va di passare ho sritto una one-shot su Liam! Alla prossima con Claire e Liam xx

 

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Capitolo 16
*** "Get to the point" ***


CLAIRE’S POV.

 

“Aris, Petro, io esco a fare un giro” dissi avvisando i due coniugi intenti a parlare in giardino dopo aver terminato di cenare.

“Vai pure cara” mi rispose la donna regalandomi un sorriso.

“Mi raccomando Clara non fare troppo tardi la strada non è molto illuminata a quest’ ora” si raccomandò l’ uomo.

“Certo non preoccupatevi” li rassicurai.

“Sai Claire potresti andare a dare un’ occhiata alle bancarelle, dicono che siano molto belle quest’ anno” mi propose Aris.

“Beh magari andrò a fare un giro…Devo anche comprare un regalo per una mia amica, grazie mille Aris a dopo, ciao Petro” risposi alla donna e dopo averli salutati entrambi mi diressi fuori dall’ abitazione.

Con me a tenermi compagnia vi era sempre la mia inseparabile macchina fotografica.

Nonostante l’ incidente avuto con Liam nella grotta delle sirene, l’ oggetto aveva perso tutta la memoria ma per mia fortuna funzionava ancora.

Liam, i suoi occhi seri e comprensivi il suo modo di fare dolce e maturo, non credo di avere mai conosciuto una persona così buona e bella, non solo esteriormente, ogni tanto durante le mie giornate mi capita di pensare al suo viso, alle sue parole, al suo corpo seminudo in quella grotta e a quelle labbra così vicine alle mie, al solo ricordo il mio cuore prende a battere dannatamente forte.

Immersa nei miei pensieri non mi resi conto di essere arrivata in paese, le luci delle bancarelle coloravano e rallegravano ancora di più il clima solare e di pace che circonda quest’ isola fantastica.

Decisi di andare prima a prendere qualcosa da bere per rinfrescarmi in quanto la passeggiata mi aveva un po’ affannata.

Entrai in una taverna, era bello vedere le diversità tra la mia città e questa, a partire dalle cose più semplici, preferivo sicuramente questi locali ai pub forse un po’ troppo chic della mia Londra.

Mi sedetti ad un tavolo ed ordinai un succo all’ arancia rossa che mi venne subito servito da un oste sulla sessantina, non è mia abitudine consumare alcolici, anche nelle serate in discoteca solitamente non ordino nulla al contrario di Allyson e Faith che spesso esagerano un po’.

Mentre consumavo la mia bibita lessi la lettera arrivatami la mattina stessa da Faith e decisi che appena uscita dal locale sarei andata a comprare dei francobolli per poter spedire le prossime lettere che avrei mandato alle ragazze, in quanto li avevo finiti.

Mi diressi verso il bancone, poi pagai la bibita e salutai l’ uomo che mi aveva servita, con un ‘Arrivederci’ seguito da un sorriso.

Mi stupii della quantità di gente che animava le strade dell’ isola e osservava con cura tutte le bancarelle, si trattava di un mercatino dell’ artigianato, dell’ hobbistica e dei prodotti tipici dell’ isola.

Iniziai a percorrere la via del centro e siccome per l’ occasione anche i negozi erano aperti, decisi di entrare nella bottega della signora Miranda per comprare l’ occorrente per scrivere le mie lettere.

La mia entrata nel negozio fu annunciata dal rumore di un campanello fissato sulla porta.

Lì dentro non vi era nessuno a parte me e la donna al bancone.

“Buonasera Miranda” la salutai sorridendo.

“Buonasera Clara…Aspetta fammi indovinare…Francobolli, fogli bianchi e buste per lettere eh?!”

Annuii appena per poi sorridere della mia prevedibilità, Miranda scomparve due minuti dietro ad uno scaffale quando sentii di nuovo quel campanello annunciare l’ entrata di un’ altro cliente, non mi girai, non volevo sembrare indiscreta.

“Ecco a te Clara…” mi porse il sacchetto la donna con dentro i miei acquisti.

Pagai e feci per andarmene non prima di aver ringraziato e salutato la donna.

Nel girarmi non scoprii subito l’ identità del cliente, sono sempre stata una persona timida e abituata a camminare con lo sguardo basso.

“Hey Claire” l’ inconfondibile voce di Liam mi fece alzare lo sguardo.

“Ciao Liam” sorrisi timida.

“Senti puoi aspettarmi un attimo devo prendere una cosa e poi se ti va possiamo fare un giro” mi propose.

“Va bene ti aspetto qua di fuori…” accettai la sua proposta ancora sorridente.

Mentre uscivo sentivo Miranda e Liam parlare come se si conoscessero da tempo, molto probabilmente Liam era un cliente affezionato durante i suoi soggiorni estivi a Santorini.

Dovetti aspettare a mala pena dieci minuti e poi vidi la sua figura affrettarsi ad uscire dal negozio.

“Scusami mi trattiene sempre” si rivolse a me il ragazzo.

“Non ti preoccupare vi conoscete da molto?” chiesi curiosa.

“Diciamo che è mia abitudine tutte le estati venire a prendere dei souvenir qui o per i miei amici o in questo caso per la mia famiglia”.

“E cosa hai comprato?” chiesi iniziando a incamminarmi verso le bancarelle.

“Per ora ho preso solo una cornice a mia madre, mancano ancora il regalo per mio padre e le mie sorelle” mi disse seguendomi prontamente.

“Quante sorelle hai?” chiesi interessata.

“Ruth e Nicole e sono entrambe più grandi di me” sorrise.

“Quindi sei il piccolo di casa…”.

“Già…Sono il cocco di mamma” mi fece l’ occhiolino provocando la mia risata.

“Tu hai fratelli o sorelle?” chiese incuriosito e nel frattempo ci sedemmo su una panchina nascosta dagli alberi che ci permetteva di avere tranquillità.

“No sono figlia unica” dissi con un sorriso amaro sulle labbra.

“Sai anche se le mie amiche io le reputo come sorelle, in certi casi sento che anche io come loro avrei bisogno di un vero fratello o di una vera sorella di sangue che abbia provato il mio stesso dolore e le mie stesse gioie con i miei genitori, nonostante il bene che voglio alle ragazze queste emozioni loro non le potrebbero comprendere perché giustamente hanno la loro famiglia”.

“Puoi anche pensarla in un modo diverso però…Cerca di pensare che sei stata fortunata perché l’ amore dei tuoi genitori è stato riservato solo a te e non hai dovuto condividerlo con nessuno…Avere fratelli o sorelle ha i suoi pro e i suoi contro” tentò di rallegrarmi.

“Peccato che quell’ amore nella mia vita sembra essere sparito…” confessai.

“Perché dici questo?” mi chiese coinvolto dalle mie parole.

“Da quando mia madre è morta due anni e mezzo fa  mio padre si è chiuso in se stesso, la notizia della sua malattia arrivò quando io ero all’ ultimo anno di liceo e in meno di sei mesi lei se ne è andata, lasciandoci soli, sono consapevole che per mio padre sia difficile ma invece che farsi coraggio e affrontare il dolore insieme a me si sta lasciando andare, è come se fosse morto anche lui, esce poco, lo stretto necessario, ci vediamo, forse, tre volte al mese e sono sempre io ad andarlo a trovare da quando non viviamo più insieme, mi dispiace non vedere più in lui la persona solare e sempre pronta a farmi ridere che era una volta e non so che fare, come comportarmi con lui…” finii il mio monologo e una lacrima di tristezza mista ad amarezza solcò il mio viso e prontamente mi affrettai ad asciugarla.

“Credo che la morte sia più difficile da accettare per chi sopravvive, a volte è impossibile dire addio a qualcuno soprattutto quando siamo legati a quella persona da un amore vero, molto probabilmente tuo padre preferisce vivere nei ricordi, nelle sue memorie, nelle briciole che tua madre ha lasciato” mi disse Liam.

Trovai stupefacente il suo modo di parlare, di provare a esprimere una sua opinione capendo che fosse la cosa di cui in quel momento avevo più bisogno.

“Dritto al punto” ammisi provocandogli un leggero sorriso.

“Io non gli chiedo di rifarsi totalmente un’ altra vita, di trovarsi un’ altra donna, sicuramente non accetterei di avere una nuova madre, nessuno al mondo potrebbe prendere il suo posto, ma vorrei vederlo sorridere di nuovo, dimostrarmi quell’ amore che solo un padre può dare a sua figlia, probabilmente sono un po’ cresciuta per queste cose ma io ne avverto troppo la mancanza” continuai.

Liam senza dire niente mi avvolse tra le sue potenti braccia e mi coccolò come per calmarmi in quanto aveva capito che in quel momento un gesto sarebbe valso più di mille parole, forse dopo tanto tempo, cullata da lui, mi sentivo protetta, mi sentivo a casa, il mio cuore sembrava più leggero e la tristezza lasciò il posto ad una nuova sensazione.

Poi sciolse l’abbraccio e avvolse la sua mano destra nella mia sinistra disegnando cerchi concentrici su di essa, arrossì a quel gesto e con lo sguardo ancora fisso sulle nostre mani mi disse:

“Sai arriva il momento nella vita di una persona abituata a soffrire dove il dolore sembra diventare parte di essa, poi un giorno ti sembra di sentire in te qualcosa di sbagliato che non ti sembra familiare ed è lì che ti accorgi di essere felice…e tu meriti che questo momento sia il più presto possibile” rimasi incantata nuovamente dalle sue parole, come riusciva un ragazzo di soli vent’ anni ad essere così saggio.

“E se fosse proprio adesso il momento?!” chiesi rapita nel fissare i suoi occhi e un po’ sorpresa per il coraggio che avevo avuto a pronunciare quelle parole.

Lo vidi avvicinarsi lentamente a me per poi in un battito di ciglia appoggiare con una delicatezza innata le sue labbra sulle mie accogliendomi in un bacio lungo dove il mio cuore batteva rapidamente, dei brividi forse mai provati percorrevano la mia schiena e le nostre lingue iniziavano a conoscersi, nel bacio mi tenne stretta a se mentre io respiravo il suo profumo e lasciandomi andare riuscii a cogliere tutte le emozioni intorno a noi che mi fecero capire che forse era la prima volta che stavo baciando veramente qualcuno.

Ci staccammo per prendere aria intrecciando nuovamente le nostre mani.

“Io…Grazie Liam” riuscii a dire.

“Per cosa?” mi chiese non capendo.

“Per i tuoi consigli, per il modo in cui mi ascolti, per essere te stesso con me e anche per questo bacio” dissi spontaneamente.

“Non devi ringraziarmi c’ è una strana forza che mi spinge a cercare di conoscerti e di volere passare sempre più tempo con te” sorrise.

“Allora lo facciamo un giro per queste bancarelle?” mi chiese.

Annui con un sorriso ampio dipinto sul mio viso.

Così iniziammo la nostra perlustrazione delle bancarelle, trovai una donna che vendeva libri usati, sapevo dell’ amore che Faith provava per i libri di seconda mano, spesso preferiva noleggiarli in biblioteca piuttosto che comprarli perché diceva che avevano un odore più interessante e che qualcuno come lei avesse sognato ad occhi aperti tenendo in mano lo stesso testo.

“Scusi avete ‘Le pagine della nostra vita’ ?” chiesi alla donna.

Liam nel frattempo era rimasto un po’ indietro ma capii che mi aveva raggiunta quando posizionò le sue mani su i miei fianchi e appoggiò la testa nell’ incavo del mio collo per osservare quello che stavo facendo, sussultai a quel tocco non essendo ancora abituata.

“Si signorina è interessata all’ acquisto?”.

“Si potrebbe anche impacchettarmelo sa devo fare un regalo” sorrisi.

“Certo, sono dodici euro” mi disse la donna.

E mentre lei avvolgeva della carta regalo intorno al mio acquisto Liam mi chiese curioso:

“Per chi è il regalo?”.

“E’ per la mia amica Faith, è il suo libro preferito lo avrà letto minimo dieci volte, è una romanticona e adora inoltre i libri usati, il 18 sarà il suo compleanno quindi gli spedirò il regalo” spiegai con ancora la mia schiena contro il suo petto intenta a fissare la donna.

“Lei dov’ è ora?” mi chiese.

“Parigi” sorrisi mentre la donna mi porgeva il pacchetto e io le pagai il libro.

“Oh…Credo che anche un mio amico sia lì” disse quasi sottovoce.

“Arrivederci” salutammo all’ unisono la signora.

“Ciao ragazzi” ricambiò con un sorriso ampio.

“Aspetta vieni qui…” mi disse mentre mi trascinava verso una bancarella di cappelli di paglia.

“Come mi sta questo?” disse provandosene uno che per me somigliava più a un Sombrero messicano e facendomi scoppiare in una fragorosa risata.

“Per me sta meglio a te!” disse posandomelo sulla testa per poi seguirmi nelle risate.

“No ti dona di più questo” dissi scherzando e mettendogli sulla testa un tipico cappello di paglia con una striscia rossa.

“Tu dici?!” disse atteggiandosi, mi stavo divertendo e così decisi di accendere la macchina fotografica per scattargli delle foto e quando se ne accorse si presto volentieri a fare il modello davanti all’ obiettivo.

“Ragazzi o si comprano o non si toccano” ci avvertii un signore.

“Oh si compro questo” disse passandogli un altro cappello forse un po’ più discreto.

Pagò e dopo aver messo al loro posto sia il cappello che avevo indosso io, sia quello che aveva lui, ce ne andammo da quella bancarella.

“Cosa te ne farai di quel cappello?” chiesi divertita.

“Non ne ho idea ma quel tipo mi ha messo paura, probabilmente lo rifilerò come regalo a mio padre” disse ridendo e trascinando anche me.

“Liam si è fatto tardi credo sia meglio che io torni a casa, Petro e Aris saranno in pensiero” dissi un po’ dispiaciuta.

“Sono molto legati a te” dichiarò.

“Credo mi vedano come la figlia che non hanno” sorrisi in quanto mi ero già affezionata moltissimo anche io a loro.

“Va bene in questi giorni passa ancora da Yan, se ti va possiamo tornare alla grotta” propose.

“Mi piacerebbe molto” dissi sorridendo.

“A presto” dissi.

Si avvicinò a me per poi posare nuovamente le sue labbra sulle mie e concedermi un bacio dolce.

“A presto” disse sorridendo sulle mie labbra.

Sorrisi anche io arrossendo per poi iniziare a dirigermi verso casa.

Entrai nella villetta cercando di fare il minimo rumore possibile e trovai marito e moglie stesi sul divano addormentati vicini con la televisione accesa, il sorriso non mi aveva ancora abbandonata, decisi di stendere un lenzuolo leggero su di loro per coprirli e poi dopo aver spento la televisione diedi ad entrambi un bacio sulla guancia e sussurrai un “Buonanotte” per non svegliarli.

Entrai nella mia stanza e decisi di scrivere una lettera per informare le ragazze di ciò che mi stava accadendo e alla quale avrei anche allegato il regalo per Faith.

Santorini, 12th July, 2013

Buongiorno o Buonasera (dipende da che ora leggerete la lettera)!

Voglio iniziare dicendovi che sono così felice che abbiate trovato una persona con cui condividere emozioni e momenti bellissimi nei posti magici in cui tutte siete, sono fiera di voi, credo che quello che ti è successo Faith sia dannatamente romantico; Ally hai ragione, per quanto riguarda le fotografie me ne sono fatta una ragione e per quanto riguarda il tuo cambiamento a me sta bene l’ importante è che continuerai ad essere la bella persona con la risposta sempre pronta che sei ma con un cuore disposto ad amare; Zoe anche tu insieme a tutte voi ragazze siete la mia famiglia e sono sicura che stare con quel ragazzo non ti faccia che bene come del resto a te Sam prova a dare a quel giovanotto fiducia, non tutte le persone sono cattive e a volte riesci a sentirti compresa anche da persone che non hanno provato per forza ciò che hai vissuto tu ma parlarne con loro ti fa sentire libera, ti fa tornare felice ed è quello che è successo a me stasera con Liam, lui è un ragazzo particolare, un attimo prima ti sembra serio e quello dopo ti sta facendo ridere, la perfezione non esiste ma lui c’ è molto vicino. Qua va tutto a gonfie vele e invece cosa succede di nuovo nella Grande Mela? E in Irlanda? A Ibiza? E nella stupenda Parigi?.

Mi mancate tanto e vi penso sempre!

 
-Claire



 
-Spazio Autrice.

Buongiornooooooooooooooooooooooo/Buonaseraaaaaaaaaaaaaa :)
Allora eccovi un nuovo capitolo di Claire e Liam?
Che ve ne pare? Vi è piaciuto il loro discorso? E il bacio?
Fatemiiii sapereeeeee nelle recensioniii ;)
Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolooooo <3
Ringrazio anche chi segue la mia storia anche solo leggendola e le ragazze che l' hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate!
Vi ringrazierò sempre ad ogni capitolo perchè senza i vostri commenti o il vostro interessamento alla storia non continuerei a scrivere!
Recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee è sempre meglio un parere in più che uno in meno!!
Al prossimo capitolo con Louis e Sam xx
Un bacioooooooooooooooooooooooooooone gigagigantescooooo <3

p.s. >> Passate dalla mia One-Shot su Liam mi farebbe piacere :)

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Capitolo 17
*** "How can anyone not love NY?" ***


SAMANTHA’S POV.


“Jess…Come va con Cody?” le chiesii mentre eravamo comodamente sedute sul nostro divano a guardare ‘Il ritratto di Dorian Grey’, film scelto esclusivamente da lei per la bellezza del protagonista, mentre sgranocchiavamo dei popcorn.

“Fila tutto liscio...E a te con il bel fotografo?” mi chiese con uno sguardo malizioso lanciandomi una colombina.

“Non lo so…Nella mia testa è tutto un casino” confessai.

“Sai Sam, ti conosco solo da un mese è vero, ma già mi sono legata a te, anche se so’ che prima o poi partirai, e in tutte le volte che abbiamo toccato l’ argomento ‘Louis’ hai sempre parlato di testa e non di cuore” mi disse concentrandosi unicamente su di me e lasciando perdere il film per qualche secondo.

“L’ hai detto anche tu, in fondo io starò qui ancora per meno di due mesi, che senso avrebbe lasciarmi andare con lui, magari rischiare di provare qualcosa di troppo forte per poi andarmene e non vederlo più, ne soffrirei troppo” ammisi.

“Perché non provi a vivertela con leggerezza, giorno per giorno, senza pensare al domani e poi sai una cosa Sam…L’ unico modo per resistere alle tentazioni è cedervi” mi consigliò la mia coinquilina.

“Da quando sforni queste perle di saggezza?” chiesi stupita dalla sua frase.

“Ma per chi mi hai preso, l’ ho appena sentito dire da quel figo di Dorian” rivelò facendoci scoppiare in una risata.

“Dici che dovrei chiamarlo?” chiesi poi insicura una volta tornata seria.

“Non dovresti nemmeno chiedermelo” disse appena.

Così mi diressi verso la mia stanza dove avevo lasciato il telefono, iniziai a scorrere la rubrica per poi soffermarmi sulla lettera L: Lyza-Luke-Louis…ecco premetti velocemente sul suo contatto e con ansia aspettai che rispondesse alla chiamata.

“Pronto” rispose deciso

“Hey Louis sono Sam” dissi ancora insicura.

“Sam…Credevo non ti facessi più viva” ammise sorpreso.

“Ehm già… -presi coraggio- Senti mi chiedevo se ti andasse di accompagnarmi in un posto…”  lasciai la frase in sospeso.

“E’ un invito a uscire?” chiese.

 E in quel momento immaginai un sorriso dipingersi sulle sue labbra.

“Direi di si” dissi sicura.

“Io accetto…A patto che poi potrò anche io portarti in un luogo magico…Ci stai?” propose.

“Mi piacciono i tuoi ricatti” mi limitai a dire.

“Lo interpreto come un si…Tra mezz’ ora passo da te” detto questo staccò la chiamata.

Un sorriso da ebete prese spazio sul mio volto e così in fretta e furia mi fiondai in doccia e iniziai a prepararmi.

Mi vestii comoda e leggera, un paio di shorts e una camicetta bianca senza maniche allacciata fino all’ ultimo bottone per mettere in risalto il colletto tempestato di brillantini.

Per completare il tutto, un filo di eyeliner un po’ di mascara e una coda alta.

“Jess…Jess…Hai visto le mie chiavi di casa?” dissi raggiungendo velocemente la cucina e rimanendo sorpresa della scena che mi si presentava davanti, c’ erano Louis e Jess intenti a parlare di qualcosa.

“Ciao Sam” mi salutò Louis venendomi incontro e scoccandomi un bacio a stampo sulle labbra facendomi incantare per un attimo.

“Ciao” riuscii a dire a malapena.

Lanciai uno sguardo a Jess che mi fissava con gli occhi spalancati per poi gesticolare con le mani mimandomi un ‘uscite da questa casa’.

“Allora andiamo?” chiesi frastornata… Da quando era diventato questo il suo modo di salutarmi?!

 Alla mia domanda si limitò ad annuire forse turbato dalla mia reazione al suo ‘saluto’, iniziai a dirigermi verso la porta con lui a fianco.

“Ciao Jess” dicemmo quasi all’ unisono io e Louis.

La mia coinquilina scoppiò in una risata.

“Divertitevi!” disse prima di avermi fatto un occhiolino e  mimandomi qualcosa verso il sedere del ragazzo voltato di spalle mi lanciò le chiavi dell' appartamento.

Alzai gli occhi al cielo e dopo aver chiuso la porta  uscimmo dal palazzo.

“Senti…Scusami per prima” disse interrompendo il silenzio che si era istaurato tra noi.

“Tranquillo Louis…Forse devo solo abituarmi al tuo essere un po’ troppo espansivo” dissi.

“Quindi posso rifarlo?” chiese mentre un sorriso stava nascendo sul suo bellissimo viso.

“Devo andare a comprare un regalo per la mia amica” cambiai subito discorso per evitare di andare nuovamente nel pallone.

“Potrei innamorarmi del tuo essere così sfuggente…” commentò facendomi arrossire.

“Cosa vuoi comprarle?” continuò.

“Non so’…Di solito non ci facciamo regali molto costosi, pensavo a qualcosa che riguardasse il disegno, sai lei è a Parigi e frequenta un corso di pittura” iniziai a raccontare.

“Magari potresti comprarle dei colori con un album su cui poter disegnare, sarebbe un bel pensiero” propose.

“Hai ragione… Conosci un posto in cui comprare queste cose?” gli chiesi.

“Si…C’ è un negozio vicino allo studio fotografico di Danny, il mio capo”.

“Perfetto”.

Detto questo, prendemmo la metropolitana e guidata da lui per le vie New Yorkesi giungemmo alla nostra meta.

Entrammo in quella che da fuori aveva più l’ aria di una vecchia bottega di famiglia e dopo aver comprato un album di fogli e una scatola ricca di pastelli, matite e acquerelli per Faith uscimmo dal negozio.

“La passione della tua amica è il disegno, invece, a te cosa piace?” mi chiese curioso il castano.

“Io amo la moda, l’ eleganza dei vestiti, l’ armonia dei colori, tutte le persone che vi sono dietro, dagli stilisti, ai make-up artist ai fotografi come te che catturano un’ immagine che fa nascere un  desiderio o un interesse negli occhi di chi la guarda, i vestiti decorano le persone, gli danno un tono, una persona sceglie come vestirsi in base a come si sente, in base anche al suo carattere attraverso le tendenze, la moda continua ad evolversi e io l’ adoro perché è quel tipo di arte che non stanca mai”.

Lo vidi ascoltare il mio discorso quasi rapito e totalmente concentrato sulle mie parole.

“Allora guardando come mi vesto cosa hai capito di me?” chiese curioso.

“Hai un anima sbarazzina, ti prendi poco sul serio e ti vesti con colori accesi perché ami la vita e ami sorridere, ogni tanto compare qualche indumento scuro nel tuo guardaroba perché tutti non ci sentiamo al top 24 ore su 24 e abbiamo i nostri momenti no” conclusi.

“Dovresti fare la psicologa…Già vedo l’ insegna: Da Sam…Dimmi come ti vesti e ti dirò chi sei” scherzò facendomi scoppiare in una risata in cui trascinai anche lui.

Vedere i suoi occhi azzurri così colmi di vita erano un invito a godermi quei piccoli momenti all’ apparenza insignificanti fino in fondo, lasciandomi guidare solo dal cuore, adottando un po’ la sua filosofia di vita e lasciando perdere la mia.

“Beh è un idea” commentai ancora sorridendo.

“A parte gli scherzi…Credo che la miglior cosa nella vita di una persona sia avere delle passioni da poter coltivare e portare avanti” disse fermandosi e avvicinandosi a me.

“Credo che allora io e te siamo molto fortunati…Lavoriamo inseguendo la nostra passione” continuai senza interrompere il nostro contatto visivo.

“Credo io e te siamo stati fortunati anche ad esserci incontrati” disse posando velocemente le sue labbra sulle mie e trasportandomi in un bacio profondo.

I brividi provati durante il nostro bacio, le mani che mi sudavano e il cuore che batteva all’ impazzata erano l’ ennesima conferma che questo Louis Tomlinson sbucato dal nulla nella mia vita piano piano mi stava facendo perdere la testa, non ebbi il tempo di razionalizzare la cose che subito lui afferrò la mia mano destra e iniziò a correre verso una meta a me sconosciuta.

Si spostava rapido tra le persone con me al seguito, spesso urtandole anche senza rendersene conto, così per rimediare alle situazioni imbarazzanti ero io a chiedere scusa da parte sua soprattutto ai più anziani.

Dopo una corsa estenuante, dove le persone attorno a noi non poterono fare altro che considerarci dei pazzi, il castano si fermò improvvisamente.

“Ti è completamente partito il cervello Lou?” chiesi mentre boccheggiavo in cerca di aria.

“Siamo arrivati!” disse solamente.

Alzai lo sguardo e solo in quel momento notai di essere ai piedi del grande ed unico Empire State Building.

“Era qui che volevi portarmi?” chiesi stupefatta dall’ imponenza del palazzo.

“Già…Voglio baciarti lì sopra” si limitò a dire sfrontato come sempre indicando la punta del palazzo.

“Allora cosa stiamo aspettando?” chiesi sorprendendolo e sorprendendo anche me stessa.

Comprammo i biglietti e ci affrettammo a salire.

“Scusate…Ho una ragazza da baciare lì in cima” disse facendosi spazio tra la gente e provocando il mio rossore ed entrando nel grande ascensore.

“Svergognato…Non si dicono così i fattacci propri in pubblico” disse una donna probabilmente sulla settantina dando una borsata e Louis e facendomi scoppiare a ridere.

“Aoh-disse Louis dopo essere stato colpito- Signora vede…” iniziò lui ma fu nuovamente interrotto dalla donna.

“Signorina gli dica qualcosa anche a lei a questo poveretto…” disse indicandomi fu in quel momento capii che la donna non aveva intuito che io ero in sua compagnia.

“Già…io non capisco certi ragazzi di oggi…sei proprio uno svergognato” dissi dandogli anche io una borsata cercando di trattenere il più possibile le risate.

“Brava ragazza…” disse la donna alzando una mano come segno di sbatterle il cinque, cosa che feci subito.

Louis era incredulo alla scena che gli si stava presentando davanti agli occhi, ma poi  vidi che anche lui stava trattenendo una risata.

In una decina di minuti raggiungemmo il centoduesimo piano ovvero l’ultimo, e nel frattempo io avevo stretto amicizia con quella vecchietta scambiandoci battute su Louis in cambio di qualche sua occhiata omicida che non faceva altro che farmi sorridere, ad un tratto le porte dell’ ascensore si aprirono e vidi Lou catapultarsi fuori dall’ ascensore velocemente, dandomi l’ impressione di essersi un po’ alterato.

“Arrivederci signora” salutai l’ anziana distrattamente dirigendomi verso di lui preoccupata.

Lo persi di vista e iniziai a cercarlo dopo poco lo trovai attaccato alla protezione mentre osservava lo splendido panorama.

“Non ha trovato la sua signorina?” chiesi ancora scherzando.

“No credo sfogherò i miei bollenti spiriti con una settantenne pignola conosciuta in ascensore” disse spostando lo sguardo su di me.

“Oh…Allora gliela vado a cercare” dissi subito.

Non feci in tempo a girarmi che mi aveva già afferrato un polso e tirato verso di se, fui io stavolta a interrompere le distanze tra noi e a incollare la mia bocca alla sua, allacciando le braccia al suo collo, questo al contrario degli altri era un bacio più romantico forse dato dall’ atmosfera intorno a noi, prestai attenzione ad ogni minimo particolare ad ogni piccolo suo gesto e sentii la sua presa farsi più stretta su i miei fianchi come a impedirmi di scappare, cosa che sicuramente non avrei mai fatto.

Come poteva un semplice sorriso provocare anche il mio, come potevano due semplici occhi azzurri farmi rabbrividire ogni volta che li fissavo, come potevano dei semplici baci provocarmi una disperata dipendenza e come poteva un semplice Louis Tomlinson farmi piano piano in così poco tempo innamorare di lui.

Ci staccammo e senza dire niente mi diressi con gli occhi verso la città, appoggiata alla protezione, sentii poi due mani posarsi sui miei fianchi e due labbra darmi un leggero bacio sul collo scoperto.

“Io mi chiedo come si faccia a non amare New York?!” confessò con la testa nell’ incavo del mio collo.

“E’ un posto magico Louis… E’ perfetto ” confessai.

“Tu sei perfetta” disse prendendomi una mano e incastrando le mie dite tra le sue.

Abbassai lo sguardo sulle nostre mani e sorrisi.

“Io non sono perfetta Louis…”.

“Ai miei occhi lo sei…credo che tu sia la persona che stavo cercando, quella di cui avevo più bisogno, sei la parte più seria di me, forse quella più razionale, quella un po’ più fredda, meno espansiva…Ed è giusto così perché anche il giorno dopo un po’ deve distogliersi da se stesso e lasciare spazio alla notte…Credo di iniziare a provare qualcosa di forte per te” confessò quasi un po’ esitando.

Mi girai verso di lui e incollai ancora in un nuovo bacio le nostre labbra, un bacio intenso, che sapeva di qualcosa di nuovo per me, di emozioni forti, di vita.

“Sai che non sono pronta a dirti certe cose” rilevai con lo sguardo basso.

“Ti aspetterò” disse alzandomi il viso con due dita e regalandomi un bacio a stampo.

Mentre ci fissavamo negli occhi entrambi sorridenti, ci raggiunse la signora di prima.

“Siete davvero una bella coppia ragazzi…Tanti auguri!” disse per poi sparire.

Guardai incredula e un po’ imbarazzata Louis per poi scoppiare entrambi a ridere.

La serata si concluse poi dolcemente, dopo essere rimasti ancora un po’ senza dire niente a contemplare lo spettacolo di quella magnifica città illuminata da un gioco stupendo di luci, Lou da cavaliere si offrì di accompagnarmi a casa e dopo esserci scambiati ancora qualche bacio fugace davanti alla porta ci augurammo la buonanotte e poi entrai in casa, raccontai tutti a Jess e poi decisi di farlo anche con le ragazze scrivendo una lettera.

New York, 13th July, 2013


E’ la vostra newyorkese che vi parla!

Ragazze sono felice, ho il sorriso sulle labbra anche mentre vi sto scrivendo solo al pensiero di quello che mi sta succedendo: Sto conoscendo sempre più a fondo Louis, mi sto lasciando andare ragazze, sto cercando di togliere i miei freni, se prima era lui a cercare un contatto ora cerco di farlo io perché ne ho il disperato bisogno, bisogno di lui, dei suoi occhi, delle sue labbra, della sua risata così bella da provocare anche la mia, è uno spasso stare con lui ragazze, un po’ mi ricorda te Faith, sa divertirsi e far ridere gli altri senza aver paura del giudizio della gente, mi fa ridere, è come un sole che lentamente e con cura sta sciogliendo il mio cuore di ghiaccio, sto bene, bene come non stavo da tempo, mi sento una persona migliore, non so’ definire ancora i miei sentimenti…Credo che sia troppo presto ma non ho intenzione di lasciarmi sfuggire una cosa così bella. Spero che anche voi con i ragazzi che state frequentando proviate queste sensazioni perché ragazze io vi voglio troppo bene e voglio solo il meglio per voi! La paura c’è sempre ma forse ero stanca di sentirmi dire di lasciarmi andare che alla fine ho ceduto e ci sto provando…Vi prego ditemi che ho fatto la scelta giusta.

Vi voglio bene ragazze non scordatelo mai!


-Sam



 

-Spazio Autrice.

Eccomiiii di nuovoooo qui!
Stavolta parto subito con i ringraziamentiiiiiiiiii :)
16 recensioniiiii, a voi ragazze che usate il vostro tempo per leggere e commentare la mia storia ho solo una cosa da dire: GRAZIE <3
Grazie anche a voi che avete inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate!
Grazie anche a chi si limita soltanto a leggerla siete davvero tante :')
Allora eccovi un nuovo capitolo su Sam e Louis, insomma sembra che la ragazza si stia lasciando andare cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Lo spero tanto ;)
Ho una cosa da dire...Siccome sono cinque storie parallele credo che la ff in generale avrà molti capitoli...Spero solo di non annoiarvi!
Nello spazio autrice del prossimo capitolo credo farò dei ringraziamenti speciali a chi ha sempre cercato di recensire la mia storia!
Vi mando un bacio gigantescooooooooooooooooo <3
Alla prossima con Zoe e Niall (ci sarà una sorpresona!)xx 

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Capitolo 18
*** "I'm your angel" ***


ZOE’S POV.


 “Zoe…” sentii una dolce voce chiamarmi nel tentativo di svegliarmi, in un primo momento mi parve la voce di Niall ma era praticamente impossibile che lui si trovasse nella mia stanza a quest’ ora del mattino.

“Niall esci dalla mia testa” mugolai spostandomi nel letto.

Sentii la sua inconfondibile risata espandersi per tutta la stanza, no, non era possibile.

Dischiusi gli occhi piano e notai solo un’ ombra dirigersi verso la finestra scostando le tende per invadere la mia stanza di luce.

“Niall?!” chiesi sorpresa e nello stesso tempo imbarazzata per la figuraccia appena fatta sollevando il mio busto dal letto.

“Buongiorno Zoe” sorrise venendo verso di me e scoccandomi un bacio sulla guancia che provocò il rossore sulle gote ad entrambi e sedendosi sul mio letto accanto alle mie gambe.

Sorrisi ipotizzando come sarebbe stato bello essere risvegliata da Niall tutte le mattine, magari trovandolo proprio nel letto accanto a me, mi diedi della stupida e ripresi subito lucidità.

“Che ci fai qui?” chiesi continuando a sorridere come un ebete.

“Ti avevo detto che un giorno di questi ti avrei portata al lago…Quindi ti do un quarto d’ ora per prepararti, poi partiamo” disse dandomi una leggera pacca sul ginocchio lasciato scoperto dal lenzuolo per incitarmi.

“Sarò velocissima” dissi alzandomi velocemente dal letto.

“Va bene…Vado a salutare Jill nel frattempo…” mi disse prima di alzarsi dal materasso.

Annuii appena e poi scomparii nel bagno.

Mi rinfrescai con una doccia veloce, poi, indossai una semplice canottiera color pesca e un paio di shorts di jeans, sarebbe stata una gita quindi l’ abbigliamento sportivo sarebbe andato più che bene.

Misi un velo di mascara per non sembrare troppo sciatta, come avrebbe detto mia madre e lasciai i miei capelli mossi sciolti.

Scesi in fretta le scale e trovai mia sorella e il biondo intenti a parlare.

“Eccomi” mi annunciai.

“Buongiorno piccoletta…Vi lascio…Buona giornata” disse mia sorella dopo avermi dato anche lei, un bacio sulla guancia sparendo in cucina.

Sorrisi a Niall, era così bello…Quella maglietta rossa metteva ancora più in risalto i suoi capelli biondi, palesemente tinti ma comunque stupendi e quegli occhi erano in grado di mandarmi in paradiso tutte le volte che li fissavo.

“Allora andiamo?” chiese alzandosi.

“Andiamo”.

Uscimmo di casa e salimmo in macchina.

“Ma non è l’ auto di Greg?” chiesi riconoscendo il veicolo del mio futuro cognato.

“Si…Gli ho chiesto di prestarmi il suo gioiellino per una giornata speciale” mi sorrise prima di mettere in moto e partire.

Sentii le mie gote prendere colore nuovamente.

Per l’ imbarazzo e per non continuare a fissarlo spostai lo sguardo e dando un’ occhiata allo specchietto notai che nei sedili posteriori era adagiata una chitarra.

“Hai portato la tua chitarra?” chiesi interessata.

“Già…Sai la prima volta che ci siamo incontrati mi hai detto che ti sarebbe piaciuto sentirmi suonare qualcosa…Allora ho pensato fosse una buona idea” ammise un po’ impacciato.

“Sono felice che tu te ne sia ricordato” ammisi.

“Non mi sognerei mai di scordarmi qualcosa che ti riguarda Zoe” disse semplicemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo tenendo lo sguardo fisso sulla strada forse per paura di incontrare il mio sguardo.

Rimasi stupefatta da quelle parole, era stato forse troppo esplicito e avendo paura di non riuscire a creare una frase di senso compiuto mi limitai a sorridere e ad abbassare lo sguardo.

“Come va con tua madre?” disse dopo un intenso attimo di silenzio cambiando discorso.

“Sai fortunatamente ama il suo lavoro forse più di quanto ami me e almeno così ho la possibilità di non sorbirmi le sue lamentele tutto il giorno” sforzai un sorriso.

“Non fingere che non ti importi” svelò il mio stato d’ animo.

“Sai Niall…Non è mai stato facile, da bambina, quando ancora le cose tra me e lei andavano piuttosto bene o meglio, non potevo rendermi conto del suo atteggiamento, che mi sembrava del tutto normale, ammiravo quella donna, sempre impeccabile, con un buon lavoro a cui teneva e una famiglia che poteva tenere alta la testa ed essere degna del rispetto della gente, poi ho iniziato ad andare a scuola, spesso arrivava in ritardo a prendermi o talvolta non veniva ed era tragico per me aspettare sulle scale in compagnia della bidella che faceva le pulizie mentre gli altri bambini al suono della campanella venivano subito ritirati dai loro genitori che li aspettavano a braccia aperte e pronti a coccolarli, quando mia madre arrivava e io correvo verso di lei l’ unica cosa che era in grado di fare era prendere l’ enorme zaino che avevo e portarlo lei fino alla macchina, mai un bacio, una carezza, una parola di comprensione” presi fiato.

“La stessa cosa valeva per Jill solo che lei ha sempre avuto un carattere più spigliato e più indifferente nei suoi confronti lei trovava sempre qualcuno con cui giocare mentre io preferivo restare in un angolo ad aspettare la spintarella di mia madre che prontamente non arrivava mai, perché lei nella mia vita è sempre stata presente solo per giudicarmi, per dirmi cosa dovevo e non dovevo fare, per farmi sentire inappropriata” mi svuotai di un peso e nel frattempo ero scoppiata anche in un pianto liberatorio non accorgendomi che Niall avesse fermato la macchina.

“Si tratta di caratteri diversi Zoe, prendi ad esempio solo tu e tua sorella, siete diverse ma vi volete un bene dell’ anima esistono anche caratteri e persone incompatibili” disse.

“Come può una madre essere incompatibile con la propria figlia eh Niall?! Spiegamelo!” dissi alzando di qualche tono la mia voce, non ce l’ avevo con lui, semplicemente mi stavo sfogando.

“Hai ragione” disse solo sporgendosi poi verso di me e accogliendomi tra le sue braccia che identificai come un riparo, come un piccolo porto in cui una barchetta di legno trova rifugio in una tempesta, Niall era il mio rifugio.

“Sfogati adesso, ci sono io qui, sei così fragile Zoe”.

Mi feci cullare ancora un po’ tra le sue braccia e poi asciugandomi gli occhi con i palmi delle mani alzai il viso.

“Ma siamo già arrivati?” chiesi con una faccia confusa.

Scoppiò a ridere sotto il mio sguardo perplesso.

“Sembri una bambina” disse sorridendo e passando le dite sotto i miei occhi probabilmente pulendomi il mascara colato a causa del pianto.

Mi beai di quel tocco più simile a una carezza chiudendo gli occhi.

“Promettimi che non piangerai più”.

“Te lo prometto” dissi aprendo gli occhi.

“Scendiamo ora” disse a pochi centimetri dal mio viso.

“Credo sia meglio” sussurrai una volta accortami della nostra vicinanza.

Uscimmo dall’ auto, vi erano poche persone e apprezzai l’ idea che avesse scelto un posto tranquillo per passare la giornata e per parlare in pace.

Senza aspettarlo mi diressi verso un grande albero e mi sedetti sotto la sua ombra socchiudendo gli occhi per bearmi di quella pace.

“Certo a me il lavoro duro” disse Niall accomodandosi vicino a me, distogliendomi dai miei pensieri.

“Sei tu l’uomo ed è a te che spettano le fatiche” mi difesi facendogli una linguaccia.

Scoppiammo entrambi in una risata, ero a mio agio con lui, lo sono sempre stata, dal nostro primo incontro, forse per questo gli avevo permesso di conoscere la mia storia e i miei problemi.

“A cosa pensi?” mi chiese accomodandosi vicino a me e fissando il lago.

“Penso che tu sia un angelo Niall, penso che tu non sia reale a volte” ammisi con una punta di imbarazzo.

Non disse niente, ruotò il suo busto e tirò fuori dalla custodia la sua chitarra iniziando a strimpellare qualche nota.

Today is gonna be the day 
That they're gonna throw it back to you 
By now you should've somehow 
Realized what you gotta do 
I don't believe that anybody 
Feels the way I do about you now
”.

Iniziò a cantare con lo sguardo basso verso le corde dello strumento per poi alzare i suoi occhi e incatenarli ai miei.

Backbeat the word was on the street 
That the fire in your heart is out 
I'm sure you've heard it all before 
But you never really had a doubt 
I don't believe that anybody feels 
The way I do about you now


Brividi, erano l’ unica cosa insieme al suono della chitarra e alla sua stupenda voce che riuscivo a cogliere in quel momento.

And all the roads we have to walk along are winding 
And all the lights that lead us there are blinding 
There are many things that I would 
Like to say to you 
I don't know how


La conoscevo perfettamente questa canzone, Wonderwall, l’ ho sempre trovata un’ opera d’ arte, una canzone d’ amore perfetta e lui me la stava dedicando, in poco tempo altre lacrime minacciavano di solcare il mio viso, ma questa volta erano lacrime non di dolore, ma di gioia.

Because maybe 
You're gonna be the one who saves me ? 
And after all 
You're my wonderwall”  terminò con lo sguardo ancora fisso nel mio mentre ci stavamo sempre di più avvicinando.

You’ re my wonderwall” sussurrai quasi sulle sue labbra.

Ci volle poco, lui dolcemente e lentamente posò la sua bocca sulla mia, dischiusi le labbra dopo che la sua lingua chiese il permesso di entrare, ci lasciammo andare ad un bacio lungo, lento e ormai da tanto aspettato, colmo di un sentimento che ancora non poteva essere definito, colmo di noi, lasciai sfuggire una lacrima che andò a finire sulla sua bocca, ci staccammo dolcemente riaprendo gli occhi e fissandoci.

“Avevi promesso di non piangere più” mi disse ancora vicino.

“Sono felice” mi limitai a rispondere.

Un sorriso ampio nacque sul suo volto un po’ arrossito.

Rimanemmo ancora un po’ in quella posizione forse tutti e due a riflettere su ciò che era appena successo, si mise a cantare altre canzoni io mi sdraiai e facendomi cullare dalla sua dolce voce per poi addormentarmi.

Mi svegliai dopo un po’ non trovandolo al mio fianco, mi alzai stiracchiandomi e lo vidi seduto vicino alla riva del lago mentre tirava qualche sasso verso la distesa d’ acqua dolce.

Lo raggiunsi sedendomi accanto a lui.

“Sono così soporifero?” chiese con un sorriso sghembo sul viso.

“Affatto…Solo credo di non essere stata bene in questo modo da tanto tempo” ammisi lasciandolo forse senza parole.

“Dovrei ringraziarti” ammisi.

“Non farlo…Sono il tuo angelo, è il mio dovere” disse lasciando a sua volta me a bocca asciutta.

Posai la mia testa sulla sua spalla e rimanemmo lì per un bel po’ senza dire nulla, in silenzio e in quella pace potevo quasi sentire i nostri cuori battere quasi all’ unisono.

Dopo qualche ora passata a raccontare aneddoti sulla nostra infanzia o su ciò che ci era successo in passato, dove io mi incantavo ogni volta che il ragazzo sorrideva ricordando i tempi passati, decidemmo di tornare a casa in quanto il sole stava calando.

Ero persa a contemplare il paesaggio intorno a me e a realizzare quello che era successo tra me e Niall, che in quel momento stava canticchiando una canzone trasmessa alla radio che non mi accorsi nemmeno che il ragazzo era entrato nel cortile della grande casa in cui vivevo e stava spegnendo la macchina.

“Sono stato benissimo con te Zoe” mi disse posando lo sguardo su di me.

“Anche io Niall” risposi incapace di dire nient’ altro e chiedendomi come potesse esistere così tanta perfezione in una persona sola.

Si avvicinò a me e in pochi istanti i nostri respiri si fusero per la seconda volta e le nostre labbra si incontrarono in un altro bacio dolce, dolce come Niall, fu un bacio più serio, più maturo come a confermare i nostri sentimenti e quello che era successo poche ore fa.

“Ci vediamo presto” dissi sorridendo sulle sue labbra.

“Il più presto possibile” aggiunse dandomi un bacio a stampo.

Con il sorriso sulle labbra che ormai non voleva abbandonarmi scesi dall’ auto e frettolosamente entrai in casa mentre sentii la macchina del ragazzo allontanarsi.

Non era tardi, ma data la dedizione di mia madre per il suo lavoro non mi aspettai di trovarla a casa, era seduta sul divano, la televisione spenta, il suo sguardo rigido su di me.

“Vai in camera…Io e te dovremo fare un discorso serio uno di questi giorni” si limitò a dire questo liquidandomi.

Non avevo più cinque anni ma quella donna continuava ad avere un potere di superiorità su di me così mi limitai ad obbedire.

Ero stanca non fisicamente ma del comportamento di mia madre, così, per svagarmi un po’ decisi di scrivere una lettera alle mie amiche.

Mullingar, 15th July, 2013

Ciao bellezze!

E così ve la passate piuttosto bene da come ho potuto intuire dalle vostre lettere, sarebbe facile dire che ‘non cambierete mai’ perché non ci credo fino in fondo, insomma basta prendere come esempio Sam, che sta facendo sul serio con il suo bel fotografo e a parere mio non stai sbagliando di una virgola, per riuscire a capire che quest’ estate ci cambierà e credo soprattutto in meglio. Oggi anche tra me e Niall è successa una cosa degna di essere raccontata: ci siamo baciati. Sono felice perché lui è quel tipo di persona che ho sempre cercato, quella persona che aspettavo da tanto per tornare a sorridere anche con mia madre accanto…E’ stato un bel passo avanti considerando la timidezza di entrambi ma era ciò che più desideravo da lui dopo essere riuscito ad infrangere le mie barriere e farmi sentire bene. E’ stato qualcosa di magico di troppo bello e come ogni cosa degna di renderti al settimo cielo ho un brutto presentimento, ho paura che il filo forse ancora troppo fragile che ci lega si possa spezzare da un momento all’ altro. So’ che nonostante quello che potrà accadere io vi avrò sempre accanto e questo mi rincuora parecchio.
Ricordate: Una persona non cambia mai carattere ma solo atteggiamento, un bacione.


-Zoe



 

-Spazio Autrice.

Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!
Allora finalmente il bacio eh? Che ve ne pare? Cosa pensate che succederò ora...Io vi ho lasciato un piccolo indizio!
Ho voluto inserire "Wonderwall" degli Oasis, perchè prima di tutto è una canzone stupenda, mi sembrava adatta e poi è anche una cover dei ragazzi.
Spero che abbiate apprezzato la scelta :') 
18 recensioniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii nello scorso capitolo, avevo pensato di ringraziare particolarmente tutte le ragazze che recensiscono ogni capitolo, ma siete veramente tante e io sono davvero pigra, sappiate che vi adoro tutte, davvero!
Senza di voi questa storia non continuerebbe e la mia voglia di scrivere e data anche dai vostri stupendi commenti!                                    
Ringrazio tutte coloro che seguono/preferiscono/ricordano e leggono la mia storia.
Vi lascio il link della mia One-Shot: Letter to Liam.
Ne ho scritta una anche su Zayn che dite la pubblico?
Fatemi sapere nelle recensioni xx
Vi mandoooo un bacioneeeeeee grande grande grandeeeeeeeeeeeee <3
Al prossimo capitolo su Ally e Harry!


 

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Capitolo 19
*** "I was hurt, sure, but i survived" ***


ALLYSON’S POV.


“Devo andare adesso Harry” dissi sospirando staccando le mie labbra dalle sue.

“Mi chiami per nome, facciamo progressi” mi rispose con un sorriso sghembo che provocò un mio sbuffo.

Era una settimana che tra me e il riccio avvenivano incontri clandestini nelle cabine della spiaggia.

“Sono sicura che un giorno ci scopriranno” dissi dandogli le spalle e aprendo di poco la porta per controllare che in giro non ci fossero occhi indiscreti.

Intenta nella mia ricerca non mi accorsi subito che il riccio aveva posato le mani su i miei fianchi e mi aveva trascinata verso di se facendomi sbattere con violenza la porta e ruotandomi verso di lui.

“Ancora un bacio” mi chiese iniziando a torturare il mio collo mordendolo di tanto in tanto e lasciandomi dei baci umidi su di esso.

Chiusi gli occhi per bearmi di quel tocco e della sua bravura e dei brividi invasero il mio corpo.

“Te lo può scordare Styles, dobbiamo lavorare…Esco prima io” ripresi lucidità misi le mani sul suo petto e lo allontanai da me evitando che mi lasciasse un segno ben visibile.

Prima di uscire diedi una sbirciata alla situazione al di fuori della cabina e poi mi diressi dai miei bambini.

Non ci demmo appuntamenti o un saluto considerato ‘normale’, tra me e lui era così, tutto dettato dalla passione dall’ istinto, mi tirava con se in una cabina, oppure la sera, quando nessuno poteva vederci una volta tornati dalla discoteca rimanevamo a baciarci con passione o nell’ ascensore o davanti alla porta della mia stanza, senza averlo però, mai invitato ad entrare.

Quello strano sentimento che andava oltre all’ attrazione che vi era tra me e lui era qualcosa di strano, mi metteva paura ma allo stesso tempo quando le mie labbra incontravano le sue il mio cuore diventava d’ un tratto leggero.

Immersa nei miei pensieri radunai tutti i bambini e in breve tempo trovammo un gioco in grado di soddisfare tutti, dai più piccoli ai più grandi, dalle femmine ai maschi.

Mia era sempre con me, non mi abbandonava mai, preferiva stare al mio fianco piuttosto che giocare con gli altri bambini.

Era seduta in braccio a me mentre le accarezzavo i capelli, quando a interrompere quella pace fu il pianto quasi isterico di una bambina in compagnia di un ragazzino in piedi accanto a lei che non faceva altro che ridere, sollevai Mia e la appoggia a terra per poi dirigermi verso di loro.

“Che succede?” chiesi piegandomi all’ altezza della bambina.

Nessuno dei due mi rispose e la piccola continuava a lacrimare, chiamai Alan in quel momento intento a prendere il sole e gli dissi di sostituirmi per dieci minuti.

Presi la bambina per mano che scoprii chiamarsi Rose anche se pregò di farsi chiamare Roxy e ci dirigemmo verso un posto più appartato.

“Allora mi dici cosa è successo?” chiesi facendola sedere su una sdraio e inginocchiandomi davanti a lei, asciugandole il viso.

“Mi ha detto che sono brutta” rispose riferendosi a quel bambino.

“Quel ragazzino?” chiesi.

Si limitò ad annuire.

“E a te cosa importa, lo sai che sei bellissima? E lui non capisce niente” le sorrisi.

“Io sono innamorata di lui” disse facendomi spalancare gli occhi per ciò che aveva appena detto.
“Ah...Ecco...Non penso che sia amore tesoro…” le dissi un po' spiazzata dalla sua confessione accarezzandole la guancia.

“Lo so che ho solo 8 anni ma ho sentito cosa ha detto la mia nonna sull’ amore ed è quello che io sento per lui” mi disse svelta.

“E cosa dice tua nonna?” chiesi curiosa.

“La mia nonna dice che quando lo vedi le mani iniziano a sudare, il tuo cuore inizia a battere fortissimo e a fare tum-tum-tum-tum-tum-tum -sorrisi- Hai capito no?! –annuii- Hai tanti brividi quando ti tocca e pensi sempre a lui, hai sempre voglia di vederlo e il suo sorriso ti fa sorridere, è il tuo principe azzurro” mentre Roxy diceva queste cose una sola persona balenò nella mia testa: Harry.

“Beh e tu provi tutte queste cose?” chiesi cercando di pensare a lei e non a me.

“Si…A parte i brividi, mica ho la febbre” disse facendomi ridere.

“Beh allora io credo che tu sia davvero innamorata di lui e dici che a lui non piaci?”.

“No, scusa Ally ma non capisci ha detto che sono brutta” si rivolse a me con fare ovvio.

“Sai Roxy i maschi sono sempre meno svegli di noi perché non fai ingelosire il tuo principe azzurro?” le consigliai.

“E come?” chiese interessata.

“Gioca con altri bambini e non parlargli per un po’ poi vedremo cosa fare okey?” chiesi sorridente e allungandole il mignolino come per fare un patto.

“Okay” disse mentre i nostri mignoli si stringevano.

“E tu lo hai trovato il tuo principe azzurro?” chiese curiosa sorridendomi e alzandosi dal lettino.

Ruotai lo sguardo e trovai Harry concentrato a mettere a posto un ombrellone. Sorrisi.

“Ti svelo un segreto…A volte noi ragazze preferiamo il cattivo al principe, ma non dirlo a nessuno…” le sussurrai all’ orecchio facendole poi l’ occhiolino.

Tornammo nel gruppo, ringraziai Alan e ripresi il mio lavoro.

Si era fatta ora di cena e dopo aver fatto ballare i bambini salii in camera per farmi una bella doccia, ero esausta e non avevo per niente voglia di uscire, mi venne un’ idea, in un mese che ero a Ibiza non ero ancora stata in spiaggia di sera, così decisi che non avrei fatto nottata ma mi sarei semplicemente rilassata in un modo un po’ diverso dal solito e avrei pensato un po’.

Mi vestii comoda e scesi a cenare, trovai Alan solo al tavolo dello staff così gli feci compagnia.

“Quindi stasera ci molli così?” chiese dispiaciuto ingoiando un boccone di carne.

“Si Alan sono stanchissima ma prometto di non abbandonarti domani” dissi sorridendogli.

“E poi non sei solo c’ è sempre Harry” aggiunsi.

“Da quando per te Styles è diventato Harry?!” chiese con fare investigativo.

Sussultai alla sua domanda.

“Non rimarrai da solo c’ è sempre Styles” mi corressi facendogli la linguaccia.

“Mi nascondete qualcosa voi due…Sono diversi giorni che vi vedo strani…Non è che…?” lasciò in sospeso la frase.

“No Alan cosa vai a pensare?! Io e Styles? –calcai il suo cognome- Come ti viene in mente?” chiesi cercando di essere più disinvolta possibile.

Tra me e lui non c’ era niente di serio ma avevamo preso il comune accordo di non dirlo a nessuno, mi dispiaceva un po’ non poterne parlare soprattutto con Alan e Mercedes ma se si fosse saputo ne avrebbero avuto la peggio i nostri posti lavorativi, in quanto le relazioni tra colleghi non erano sempre ben viste e a Harry quei soldi servivano, sicuramente molto più che a me e io non volevo farlo rischiare.

“Si in effetti hai ragione…Voi due siete cane e gatto” disse riflettendoci su.

Sospirai sollevata dal fatto che se la fosse bevuta.

Rimanemmo a chiacchierare ancora un po’ dopo ci salutammo in quanto lui avrebbe dovuto prepararsi per andare a divertirsi.

Salii in camera e notai sulla mia scrivania il completino intimo di pizzo nero che avevo comprato per Faith in quanto il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno e così avevo pensato di spedirle il regalo.
Lo presi in mano fiera della mia scelta, Faith nelle sue lettere parla sempre di questo ragazzo bellissimo che ha conosciuto quindi ho pensato a qualcosa di sexy per quando tra i due ci sarà un momento di intimità in modo che così potrà mostrare per una volta la donna sicura e sensuale che c’è in lei.

Lo incartai e lessi l’ ultima lettera di Zoe in quanto non avevo avuto ancora tempo.

Erano quasi le dieci quando terminai di mettere un po’ in ordine i miei vestiti dato che avevo avuto un po’ di tempo libero, e decisi di andare in spiaggia.

Era strano vedere la distesa di sabbia deserta, tutti gli ombrelloni chiusi, i lettini vuoti e una strana pace avvolgere quello spazio.

Tolsi le ciabatte sentendo la sabbia fredda sotto i miei piedi e mi sedetti vicino al mare con i piedi nell’ acqua.

Chiusi gli occhi beandomi del suono delle piccole onde del mare che si infrangevano sulla riva.

Sentii poi qualcuno sedersi accanto a me, non ebbi bisogno di aprire gli occhi per rivelare l’ identità della persona accanto a me, il suo odore di menta era inconfondibile.

“Harry non ho voglia di fare nulla stasera” dissi subito.

“Non sono qui per questo” rispose prontamente.

Aprii gli occhi spostando il mio sguardo dal mare blu scuro alle sue iridi chiare più profonde del solito.

“Allora cosa ci fai qua?” chiesi non interrompendo il nostro contatto visivo.

“Volevo parlare un po’ con te” ammise.

“Wow…Mi stupisci sempre di più” dissi sarcastica.

“Sai…Io non sono la persona che tu pensi che sia o che semplicemente dimostro di essere, una parte di me, certo, è festaiola e ama la bella vita ma l’ altra ha solo paura di soffrire”.

“Se hai paura di soffrire perché mi stai dicendo queste cose?” chiesi.

“Perché so’ che è quello che provi anche tu, so’ che sei stata male anche tu per qualcosa e vorrei solo sapere qualcosa in più su di te, su ciò che hai vissuto” disse.

Non credevo di essere così un libro aperto per lui, ma forse mi sbagliavo.

“Sono stata ferita, certo, ma sono sopravvissuta” mi misi sulla difensiva.

“E cosa ti ha ferita?” chiese insistente.

“Perché ci tieni così tanto a saperlo?” domandai a mia volta.

“Perché quello che è successo tra noi, mi ha sconvolto, credo che vada oltre l’ attrazione e io voglio conoscerti meglio per vedere se mi sbaglio o no”.

Rimasi stupefatta dalle sue parole, allora, i miei sentimenti confusi per lui erano ricambiati.

“Avevo sedici anni, ero al terzo anno del liceo, quando ero una ragazzina non ero così spigliata come ora, certo non sono mai stata una persona troppo timida ma davanti ad un ragazzo non ero pienamente sicura di me stessa...Avevo una cotta secolare per David Linl, un ragazzo del quarto, io e le mie amiche eravamo ad una festa organizzata da un suo amico, avevo alzato un po’ il gomito e forse lui vedendo la mia debolezza si avvicinò, iniziammo a ballare e poi mi portò in una delle camere da letto della casa, il resto che è successo lo lascio alla tua immaginazione, era la mia prima volta e nonostante l’ alcool ricordo quasi tutto, da quella sera iniziammo a sentirci per uscire più volte io ero sempre più innamorata di lui non accorgendomi che per lui ero solo una fonte per sfogare le sue voglie sessuali, una sera avevo casa libera, lo invitai a cena ma non si presentò, così preoccupata mi diressi verso casa sua, aprii la porta con la chiave che vi era sotto lo zerbino, non era la prima volta che entravo in quella villetta e lo trovai a darsi da fare con una ragazza dai capelli rossi, mai vista prima, che scoprii poi essere un’ amica della sorella ventenne, corsi via, non piansi, non davanti a lui almeno, tornai a casa e quella sera decisi che non mi sarei più caduta nella trappola dell’ amore, non avrei più sofferto in quel modo, sarei sempre stata io a comandare i giochi, non ho più voluto avere niente a che fare con lui. L’ ho rivisto tempo fa e l’ unica cosa che ho provato verso di lui è stata ribrezzo, quel ribrezzo che provavo nel vedere le coppie passeggiare mano nella mano, quel ribrezzo che vedevo nelle persone innamorate da quattro anni a questa parte ma poi sei arrivato tu e mi stai solo confondendo le idee, stai mandando a monte le mie abitudini, mi stai facendo tornare la paura dell’ amore” raccontai tutto con lo sguardo verso il mare lo alzai verso di lui solo nell’ ultima frase.

“Io non ho paura dell’ amore, io non ci ho mai creduto –prese parola- i miei genitori si sono separati quando io e mia sorella Gemma eravamo molto piccoli, mio padre c’ è sempre stato per noi, ma non poter vivere con lui, vedere i nostri genitori scambiarsi sguardi complici o anche semplicemente mettersi d’ accordo su una punizione da darci dopo aver combinato un guaio, ha lasciato un vuoto nel mio cuore, se due persone che hanno fatto due figli non si amavano, chi è in grado di provare dell’ amore, mia madre si è risposata da poco, lui è un tipo apposto, e il rapporto che lega lei a mio padre è una sorta di amicizia, credo istaurata per il bene mio e di mia sorella, non mi sono mai innamorato, forse anche spinto dalla paura, paura di finire come i miei genitori perché mi sono promesso che se un giorno avrò dei figli non dovranno mai soffrire come ho sofferto io” rimasi incantata da quel discorso e i miei occhi divennero lucidi.

“Se non credi nell’ amore perché pensi che in futuro avrai dei figli?” chiesi con titubanza.

“Perché nell’ ultimo periodo ho questa strana sensazione” disse avvicinandosi a me con il suo solito sorrisetto.

“Cioè?” chiesi curiosa iniziando a fissare le sue labbra.

“Mi fai venire voglia di lasciare il passato e i miei timori alle spalle”.

“Allora fallo”.

“Solo se tu lo farai con me”.

Non dissi nulla, agii, feci incontrare per l’ ennesima volta le nostre labbra in  un bacio più dolce e più teso dei precedenti, carico di paure, la mia paura di innamorarmi di nuovo e la sua di amare per la prima volta, la nostra paura di soffrire.

Già, io e Harry Styles eravamo più simili di ciò che mi aspettassi.

Rimanemmo lì vicini per un altro po’, poi decidemmo di tornare in Hotel, ci salutammo con un bacio accennato e anche abbastanza imbarazzato, che ci stava succedendo?!

Entrai in camera e prima di entrare nel letto decisi di rispondere alle ragazze con una mia lettera.

Ibiza, 17th July, 2013


Ehilà viaggiatrici!

Ho letto oggi la tua ultima lettera Zoe e sono contenta che anche tra te e quel ragazzo sia successo qualcosa di magico, Sam non serve ribadirti che anche per me hai fatto la miglior cosa a lasciarti andare, Faith ti stai sempre di più avvicinando a quel modello (e ho una sorpresa per te/voi) e Claire sono contenta che anche tu abbia trovato qualcuno con cui poter essere te stessa. Non trovate qualcosa di diverso in me? Lo so non ho parlato di attrazione o divertimento, semplicemente perché mi sento diversa ragazze, e il modo in cui mi sto comportando con Harry ne è la testimonianza, non lo so cosa stia succedendo ma non siamo ancora andati oltre ai baci e inoltre stasera abbiamo parlato e io gli ho raccontato di David, e lui mi ha parlato di se…Di solito sono gli opposti ad attrarsi e se per una volta fossero i simili?! Attrazione,  tra me e lui non c’è solo questo, io sento anche del sentimento, del  batticuore ed è una cosa insolita! Se di solito sono io a darvi una spintarella adesso siete voi che dovete aiutarmi e dirmi cosa ne pensate!

Vi voglio bene e vi sono sempre vicina!

 
                                                                                                                                                        -Ally




 
-Spazio Autrice.

Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa genteeeeee!
Allora che ve ne pare? So' che probabilmente alcune di voi si aspettavano qualcosa di diverso da questo capitolo, ma ho voluto farli conoscere ancora un po' per rendere più solido il loro rapporto.
E nel loro prossimo capitolo ne vedrete davvero delle belle :'D
Ringrazio come sempre tutte le ragazza che seguono/preferiscono/ricordano la mia storia e le mie lettrici silenziose, pregandovi di farvi sentire!
Il ringraziamento più grande va' a tutte quelle meraviglie che usano il loro tempo per recensire la mia storia e che mi spronano sempre a continuare.
Avviso: Molte di voi mi hanno chiesto di pubblicare l'OS su Zayn, l' ho fatto, vi lascio qui il link- Wake me up. (mi farebbe piacere se passaste anche di qui se non lo avete ancora fatto - Letter to Liam.)
Al prossimo capitolo nella bella Parigi xx
Un baciooooooooooooooooooooooooooooooo giganteeeeeeeeeeee <3

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Capitolo 20
*** "Am I crazy? Please don't say yes" ***


FAITH’S POV.


Mi trovavo seduta sulle scale bianchissime della basilica del Sacré Coure a Montmartre, immersa nel contemplare la bellezza e la magia di quel posto frequentato e dipinto dai più famosi artisti parigini, non vi era molta gente essendo le tre del pomeriggio e essendo un luogo frequentatissimo specialmente di sera, a risvegliarmi dai miei pensieri fu un suono proveniente dal mio telefono che mi avvisava dell’ arrivo di un sms.

D’ istinto pensai fossero i miei genitori in quanto non mi avevano ancora contattato per farmi gli auguri di compleanno, già era il fatidico giorno, ora ero una ventenne.

Sbloccai l’ oggetto e scoprii che invece si trattava di un messaggio di Zayn; ci eravamo scambiati i numeri di telefono nel laboratorio di Helenà, dove quando né lei, né le alunne del corso potessero vederci ci scambiavamo qualche bacio veloce ma allo stesso tempo desiderato, Zayn aveva inoltre due lavori e quindi conciliare i suoi impegni con i miei corsi risultava un po’ difficile durante la settimana.

h 15:02 p.m.

Da: Zayn

A: Faith

Dove sei ragazzina? xx


Sbuffai alla lettura dell’ appellativo con cui era solito chiamarmi, ma contenta che si fosse fatto vivo mi affrettai a rispondere.

h 15:05 p.m.

Da: Faith

A:Zayn

Sono a Montmartre xx

 

La sua risposta non tardò ad arrivare.
 

h 15:02 p.m.

 

Da: Zayn

A: Faith

Non ti muovere da lì, 10 minuti e arrivo xx


Sorrisi al pensiero di poter passare un po’ del mio tempo, ma soprattutto il mio compleanno con lui.

Per ingannare l’ attesa, in quanto avevo già avuto l’ onore di costatare che Zayn Malik era un ragazzo a cui piaceva farsi aspettare, presi un foglio e una matita dalla mia borsa e iniziai a fare uno schizzo.

Durante le mie lezioni con madame Bremier avevo imparato tanto, a partire dalla semplice gestualità fino ad arrivare alle sfumature e ai riflessi dei colori.

Iniziai a disegnare il paesaggio che vedevo: disegnai diversi edifici a partire da quelli più classici e caratteristici a quelli più moderni che si erigevano alti in lontananza e che davano al tutto un tocco di modernità.

Disegnare mi piaceva e quando lo facevo riuscivo ad entrare in un altro mondo proprio come quando leggevo o ascoltavo della buona musica, queste tre cose sono fonte di rilassamento per me e per i miei nervi.

“Disegni bene”.

Ero catturata da ciò che stavo facendo che non mi accorsi nemmeno dell’ arrivo del ragazzo che stavo aspettando e che nel frattempo si era anche accomodato al mio fianco.

“I corsi di madame Bremier servono a qualcosa” sorrisi spostando lo sguardo dal mio disegno a lui.

“Impari in fretta” disse piano e con voce suadente avvicinandosi a me.

“Sono una brava alunna” risposi con lo stesso tono,  gli morsicai il labbro inferiore appena prima di  incontrarci in un nuovo bacio intenso usato come un saluto.

Mi staccai anche se di controvoglia lasciandolo imbambolato e facendo finta di niente ripresi a disegnare con uno sguardo divertito.

“Hey non vale piccoletta” mi disse prendendomi per i fianchi e facendomi ridere.

“Si dia il caso che da oggi io e te abbiamo la stessa età” dissi sfrontata fissandolo.

“Allora devo darti un’ altro bacio come regalo di compleanno” disse solamente senza darmi tempo di ribattere e facendo scontrare le nostre bocche in un bacio più profondo e passionale dell’ altro.

Nonostante ormai io e Zayn avevamo questo rapporto, non ancora definito, dove ci scambiavamo baci o effusioni di continuo non mi ero ancora abituata del tutto al suo tocco che ogni volta mi faceva rabbrividire, alle sue mani su i miei fianchi che mi tenevano stretta, alle sue labbra morbide che mi facevano trovare il  paradiso.

Troppo presa dal bacio indietreggiai con lui al seguito scontrandomi contro la borsa che mi aveva dato Serge, il portiere dell’ Hotel quella mattina.

Zayn si staccò piano da me per poi posare gli occhi sul sacchetto.

“Cos’ è?” chiese interessato.

“Credo siano i miei regali di compleanno da parte delle ragazze, in quanto Serge, il concierge del mio Hotel mi ha detto che era stato pregato di consegnarmi questi pacchetti solo oggi” gli spiegai.

Scoppiò  a ridere e quel suo divertirsi per me senza motivo mi lasciò perplessa.

“Perché ridi?” chiesi confusa.

Prese fiato: “Serge il concierge” si limitò a dire, ci riflettei un attimo per poi essere trascinata anche io nella sua ilarità.

Vederlo ridere era lo spettacolo più bello al quale potessi assistere.

“Comunque…Se ci sono i tuoi regali cosa aspetti ad aprirlo?” chiese riprendendosi.

“Hai ragione”.

Detto questo aprii la borsa e afferrai il primo pacchetto che mi capitò sott’ occhio.
Iniziai a scartarlo immaginando già cosa vi fosse all’ interno e non sbagliandomi leggendo Mylo Xyloto sulla copertina del cd dei Coldplay.

“Non ci credo” dissi rigirandomi il disco tra le mani.

“Ti piacciono i Coldplay?” mi chiese uno Zayn sorridente.

“Io li amo, sono cresciuta con la loro musica, quando vengo a sapere di un loro concerto compro subito i biglietti per me e per le mie amiche, come si fa a non adorare le loro canzoni, sono poesia pura” dissi sorridente.

“E poi Chris Martin è sempre stato il mio amore platonico” confessai.

“Dovrei essere geloso?” chiese.

Sorrisi da angioletto scoccandogli un bacio all’ angolo della bocca.

“Lo prendo come un no…Chi te lo ha regalato?” chiese.

Guardai curiosa il biglietto attaccato sul retro del cd.

“Alla fan più sfegatata di questo gruppo che quando è
                                                          ai loro concerti sembra una tredicenne impazzita!
                                Tanti auguri biondona mia <3
                                                                                                                                     Zoe“

“Zoe…Non avevo alcun dubbio” dissi sorridente per poi afferrare il pacchetto successivo.

Stavolta lessi subito il bigliettino.
                                                    

“Buon compleanno pazza <3
Questo regalo è per coltivare la tua passione,
                                                                         E’ sempre importante avere degli interessi!
                                                                                                                                    Sam”

“Questo è da parte di Sam” dissi a Zayn scartando il pacco piuttosto grosso e sorridendo non appena trovai un album di fogli con una scatola contenente tutto il necessario per sbizzarrirmi con i miei disegni.

“Beh sono sicuro che ti tornerà utile” mi disse per poi invogliarmi a prenderne un’ altro.

 

Alla mia pasticciona che oggi è cresciuta, tanti auguri <3
                                                  Questo è un regalo per te e per il tuo amichetto ;)
Ally

“La solita pervertita” commentai sotto lo sguardo divertito di Zayn che fissava il pacchetto.

“Che fai non lo apri?” chiese con un sorriso malizioso.

Strappai il pacchetto per poi trovarvi un completino intimo di pizzo nero che se indossato lasciava sicuramente poco spazio all’ immaginazione.

“Ha buon gusto la tua amica” commentò il moro.

“Passiamo ad altro” dissi nascondendo il tutto nella borsa imbarazzata e prendendo in mano un altro pacchetto sentendo Zayn ridacchiare.

Aprii l’ ultimo regalo da parte delle mie amiche e all’ appello mancava solo Claire.

Scartai il tutto e sorrisi nel leggere il titolo del libro regalatomi dalla mia amica: ‘Le pagine della nostra vita’.

 

Credo che tu abbia letto questo libro un centinaio di volte
                                         ma nonostante questo non te ne stanchi mai,
                                                  spero ti abbia fatto piacere riceverne un’ altra copia
                       Buon compleanno amica mia <3
Claire

“E’ un libro bellissimo” commentò Zayn guardandomi.

“Lo hai già letto?” chiesi curiosa.

“Nel tempo del dolore ti stringo a me e ti cullo e faccio mia la tua pena. Piango quando tu piangi e mi ribello quando ti ribelli” pronunciò qualche riga del libro che riconobbi subito.

“Insieme cerchiamo di arginare i fiumi di lacrime e le onde di disperazione, per proseguire insieme nella strada accidentale della vita” terminai la frase al suo posto sotto il suo sguardo incredulo.

“Sposami” mi disse di getto facendomi ridere e dandomi un bacio che mi affrettai ad approfondire.

“Non sapevo che anche Zayn Malik fosse romantico”.

“Sono pieno di sorprese”.

Il suo sorriso provocò il mio, ormai ero una sua vittima.

“Basta regali?” mi chiese divertito.

Feci cadere il mio sguardo nella borsa che conteneva i regali e notai un pacchetto più piccolo degli altri, lo afferrai e lo aprii.

All’ interno vi era un bel braccialetto d’ argento con un ciondolo a forma di farfalla.

“Di chi è questo regalo?” chiese Zayn interessato.

Afferrai il biglietto e iniziai a leggere.

                                                                             “Alla ventenne più bella del pianeta,
mi dispiace non essere a Parigi lì con te
                                                                        Spero ti piaccia il mio regalo xx
Joe”

“Chi è questo Joe?” commentò il moro piuttosto infastidito.

“Il mio ex” dissi forse troppo velocemente.

“Aspetta il tuo ex ti fa’ ancora regali di questo tipo?” chiese e solo in quel momento notai la sua mascella essere più contratta del solito.

“E’ stata una storia strana la nostra, siamo stati insieme un anno e mezzo, all’ inizio ci amavamo, o almeno credo, poi però siamo diventati troppo complici, ci dicevamo tutto, ridevamo in continuazione insieme senza mai baciarci, non eravamo più amanti, ce ne siamo accorti insieme e per questo siamo diventati migliori amici…Sono pazza? Per favore non dire di si”.

Sorrise forse più rilassato.

“Sei solo diversa da tutte le altre” constatò.

“Quindi lui non faceva questo?”.

Mi chiese avvicinandosi lasciandomi un bacio sulle labbra.

“O questo…” stavolta mi lasciò un bacio umido dietro all’ orecchio per poi iniziare a tracciarne una scia sul mio collo fermandosi poi in un punto dove sicuramente mi avrebbe lasciato un succhiotto.

“Z-Zayn – dissi con la voce tremolante dal piacere- Siamo in mezzo alla gente”.

Si staccò da me sorridendomi.

“Tutti devono sapere che sei mia”.

“Geloso Malik?!” chiesi divertita.

Non ebbe tempo di rispondere perché il mio cellulare squillò, mi scusai con il moro allontanandomi di poco e risposi al telefono mentre nel frattempo lo vidi accendersi una sigaretta.

Ora anche i miei genitori e Ryan mi aveva fatto gli auguri anche se solo telefonicamente, da loro non ricevetti niente in quanto avevano contribuito anche loro alle spese del mio viaggio anche se in forma minore e in più non avevo voluto niente da loro.

“Ora mi hanno fatto tutti gli auguri” dissi tornando da Zayn una volta chiusa la chiamata.

“Beh non proprio tutti…” non terminò la frase che pescò un piccolo sacchettino dalla sua tasca porgendomelo.

“Buon compleanno Faith”.

Aprii sorpresa del fatto che nonostante tutto avesse pensato di farmi un regalo e vi trovai dentro un portachiavi piatto, vi era raffigurata la Tour Eiffel di notte illuminata dalle sue stupende luci, sorrisi pensando a cosa era successo lì sopra poi lo girai e notai una scritta: ‘Merci d’ avoir enchantè ma vie’ rimasi sbigottita.

“Lo so che gli altri ti hanno fatto regali più belli e più costosi, soprattutto quel Joe –disse facendo una smorfia- ma ho pensato ti potesse piacere, è un piccolo pensiero, ho fatto incidere io la frase, infondo io e te stiamo bene insieme,  e io con la mia poca disponibilità economica ho cercato qualc-“ non lo lasciai finire che mi avventai sulle sue labbra sentendo nascere il suo sorriso, poi feci incontrare le nostre lingue giurando di aver sentito non solo il mio cuore battere fuori tempo ma anche il suo.

Zayn mi aveva detto grazie per aver incantato la sua vita quando allo stesso tempo lui aveva fatto lo stesso con me.

“Grazie” dissi sulle sue labbra facendolo sorridere.

La giornata trascorse tranquilla, passeggiammo per un po’ comportandoci come due semplici ragazzi che non hanno occhi che per se stessi, con i cuori che battono forte che camminano mano nella mano e che ogni tanto si soffermavano a fissare particolari di quella città così magica che in quel momento stava regalando loro solo una cosa, felicità.

Tornai in Hotel stanca ma dannatamente felice così decisi di mandare una lettera alle ragazze, per aggiornarle e per ringraziarle dei loro regali.

 

Parigi, 18th July, 2013


Qui parla la nuova ventenne!

Eh si chi lo avrebbe mai detto che sarei invecchiata così in fretta anche io eh?! Vi ringrazio di cuore ragazze per i vostri regali, sarei stupida a dire che non dovevate disturbarvi perché mi ha fatto un piacere enorme ricevere i vostri pensieri e io vostri biglietti, grazie, grazie, grazie! Grazie Sam per avermi regalato quell’ album e quei colori li userò sicuramente come probabilmente farò con il completino di Ally, anche se sai che non è il mio genere, grazie Zoe per il cd e poi lo so’ che infondo siete diventate fan anche voi e grazie Claire per il libro, è vero l’ho già letto ma non mi stancherà mai, è la perfezione e in più ho scoperto che piace molto anche a Zayn, sapete ragazze con lui le cose vanno alla grande, tra di noi c’è interesse, passione e coinvolgimento, è stupendo passare il mio tempo con lui anche se ci vediamo poco, mi ha fatto un regalo che anche se non costoso è stato pieno di significato, un piccolo portachiavi con una foto della Tour Eiffel e con l’ incisione: “Merci d’ avoir enchantè ma vie” per voi ignorantone traduco: “Grazie di aver incantato la mia vita”, credo sia stata una delle cose più romantiche che qualcuno potesse fare per me, ma si sa d'altronde siamo nella città dell’ amore e il romanticismo è la parola d’ordine! Si è fatto sentire anche Joe e ormai ho avuto la certezza che è definitivamente acqua passata, dovresti capirlo anche tu Ally, non è detto che perché sei stata ferita una volta debba succedere di nuovo, dagli una possibilità! Siete le persone più belle che io conosca.

Vi voglio un bene infinito ragazze!

-Faith



 

-Spazio Autrice.

Saluuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuut :')
Eccovi un nuovo capitolo sulla coppia 'Zaith', che ve ne pare?
Adesso sono nel momento dolcezza, ma sarà sempre così? Lo scoprirete solo leggendo ;)
Come vi ho già detto il numero totale di capitoli sarà abbastanza numeroso, in quanto dedico un capitolo ad oggni coppia, intendo far finire le estate e contando che ora sono circa a metà luglio ci saranno ancora un bel po' di cose da scirvere, poi ci sarà qualche capitolo ambientato a Londra e vedrete come la vicenda si concluderà...Spero solo che la storia non inizi ad annoiarvi in questo caso ditemelo...
Ringrazio tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e le mie lettrici silenziose <3
E un GRAZIE IMMENSO va sempre alle meraviglie che usano un po' del loro tempo per recensire la mia storia, love u <3
Ora scappooooooooooooo!
Un bacio enorme a tutte voi <3
Al prossimo capitolo con Claire e Liam xx

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Capitolo 21
*** "If you never try, you'll never know" ***


CLAIRE’S POV.


Ero nella mia stanza, seduta su quello che ormai potevo definire come il mio letto, con la macchina fotografica in mano e un sorriso dipinto sulle mie labbra, sorridevo felice mentre scorrevo le foto fatte in quei giorni in cui io e Liam ci eravamo rivisti e avevamo visitato di nuovo la grotta senza stavolta alcun incidente.

La felicità però presto lasciò il posto ad un senso di vuoto, in quel momento forse avrei avuto il bisogno di tenere con me e di poter guardare le foto di mia madre per sentirla vicina.

Il bussare di qualcuno alla porta mi fece sobbalzare e interruppe i miei pensieri.

“Posso entrare Claire?” mi chiese Petro ormai sull’ uscio.

“Certo” tentai di sorridere spegnendo la macchina fotografica e adagiandola sul mio comodino, nel frattempo l’ uomo prese posto accanto a me sul materasso.

“Cosa c’è bambina mia?”.

“Niente Petro” mentii.

“Sai ti stavo osservando e ho visto il tuo volto sereno di colpo rabbuiarsi” confessò.

“E’ una sciocchezza”.

“Allora non sarà un problema per te raccontarmi cosa è successo”

“Qualche giorno fa la macchina fotografica mi è caduta in mare e ho perso tutte le foto di mia madre” ammisi.

“Oh…” disse appena.

“Il fatto Petro è che mi manca tremendamente e quelle foto mi aiutavano a sentire meno la sua assenza” dissi lasciandomi sfuggire delle lacrime.

“Piccola mia” disse appena avvolgendomi in un abbraccio con un fare del tutto paterno.

Appena mi fui ripresa mi staccai da quel caldo abbraccio.

“Aspettami qui” mi disse velocemente prima di sparire dietro la porta.

Lo guardai perplessa allontanarsi dalla mia stanza per poi ritornare pochi minuti dopo con una scatola bianca in mano.

Si rimise accanto a me limitandosi a fissarmi.

“Cos’è?” chiesi curiosa non riuscendo a capire il suo gesto.

“E’ la scatola dei ricordi” si limitò a dire per poi aprirla.

“Qui dentro ci sono tutte le cose che legano me e Aris, da quando ci siamo conosciuti fino ad ora, e si dia il caso che tua madre e tuo padre facciano parte di questi ricordi” continuò.

Lo guardai interessata mentre iniziava a cercare qualcosa sul fondo della scatola.

“Sai ti avevo già raccontato che io e Aris ci siamo incontrati alla festa del paese, beh se io mi sono fatto avanti con lei è proprio grazie a tuo padre, era un giovanotto inglese della mia età finito qui per una vacanza  -iniziai a sorridere- è sempre stato un uomo carismatico e sicuro di se e così mi ha spinto a ballare con quella mora greca mentre nel frattempo lui si dedicò alla lontana parente inglese di Aris capitata come lui a Santorini in quell’ estate magica”.

“Quindi…” dissi riflettendo.

“Già anche i tuoi genitori si sono conosciuti qui, si sono innamorati e sono tornati insieme a Londra, poi sono sposati e sei nata tu” disse quasi commosso.

Scavò ancora a fondo della scatola vidi i suoi occhi illuminarsi e tirare fuori una foto vecchia almeno vent’ anni.

“Loro…Non me lo avevano mai detto” constatai.

“Magari non ne hanno mai avuto l’ occasione e poi non ti sei mai chiesta del perché due signori greci ti hanno fatto da padrino e madrina e ogni tanto venivano in Inghilterra a trovarti?!” .

“Io credevo…Beh veramente non lo so, vi ho sempre sentiti parte della famiglia” dissi ancora un po’ sbalordita.

Non mi rispose si limito a sorridermi e a porgermi la fotografia.

Era un po’ consumata dagli anni ma vedevo due giovani che riconobbi come i miei genitori abbracciarsi seduti su una panchina dell’ isola e come sfondo il mare.

Mi emozionai davanti a quell’ immagine, un po’ per nostalgia delle persone che vi erano raffigurate un po’ per commozione del bellissimo gesto che Petro avesse fatto per me.

“Voglio che la tenga tu” disse l’ uomo sorridente.

“No Petro sono i tuoi ricordi e anche quelli di Aris non voglio tenerla” ammisi.

“Facciamo così…Intanto che starai qui potrai tenerla qua –disse adagiando la fotografia sul comodino sotto il mio sguardo felice- poi quando te ne andrai la rimetterò nella scatola” si accordò co me.

“Signori…Gli ospiti sono arrivati” entrò un’ Aris allegra nella mia stanza.

“Ospiti?” chiesi interdetta.

“Petro non te lo ha detto? Ha voluto invitare Yan e il ragazzo che è sempre con lui” spiegò la donna.

Alzai lo sguardo sorridente verso l’uomo ancora accanto a me :“Beh io pensavo ti fac-“

“Grazie, grazie davvero, per ogni cosa” non lo lasciai finire che mi fiondai tra le sue braccia in un abbraccio in cui poi volli
coinvolgere anche la donna che ci osservava felice.

“Ora è meglio andare di là” ci richiamò Petro trattenendo a stento l’ emozione.

Così con passo svelto l’ uomo seguito da me e Aris si diresse in sala.

“Yan che onore averti qui” disse Petro andando verso di lui e abbracciandolo.

Alzai lo sguardo verso di Liam e ci scambiammo un sorriso timido, anche se era già successo qualcosa tra di noi, Aris e
Petro né tanto meno Yan sapevano qualcosa.

“Ciao ragazzo” lo salutò Petro porgendogli la mano interrompendo il nostro contatto visivo.
“Salve Petro è un piacere conoscerla” si rivolse a lui educatamente.

“Yan conosci già la nostra Claire vero?!” domandò retorico l’ uomo all’ amico.

“Certo buonasera bella signorina” mi disse il vecchio pescatore prendendomi una mano, scimmiottando un inchino e facendomi ridere.

“Come se la passa?” chiesi sorridente.

“Il lavoro mi distrugge ma per fortuna c’è questo ragazzone che mi da’ una mano” disse dando una pacca sulla spalla al giovane che sorrise divertito.

“Claire che ne dici di far vedere a Liam la casa?” chiese un Aris solare.

“Ti va?” chiesi timidamente.

“Certo” si limitò a dire.

“Ti controllo inglesino” disse Petro con un tono tra il minaccioso e il divertito.

“Non si preoccupi” rispose.

Così con un po’ di timidezza addosso iniziai a fargli vedere la casa, dal giardino, alla cucina fino alle camere da letto, poi aprii la porta della mia stanza e lo feci accomodare all’ interno.

“Insomma è un bel posto” commentò sedendosi sul mio letto.

“E’ modesto e comunque Aris e Petro non mi fanno mancare nulla” dissi raggiungendolo sedendomi accanto a lui.

“Si vede che ti vogliono bene da come ti guardano” ammise.

“Già…E credo che anche Yan ti veda come un nipote” sorrisi al pensiero dei due che lavorano insieme.

“Mi ha visto crescere è persona importante per me”.

“E ti ha fatto diventare un pescatore?” chiesi scherzando.

“Sai lui dice sempre che bisogna distinguere un pescatore, da un idiota che sta a riva con la canna da pesca…Diciamo che per lui sono una via di mezzo” sorrise.

“Preferisci non allontanarti?” chiesi perdendomi in quegli occhi profondi.

“Preferisco non rischiare” disse appena avvicinandosi a me.

“Ma se non provi non lo saprai mai” dissi ormai sulle sue labbra.

“Coldplay?”

“Faith influenzerebbe chiunque” sorrisi.

Mi catturò a se in un bacio che liberò le mie farfalle nello stomaco, mi persi in quel momento, in quell’ istante che avrei voluto fosse senza fine, solo io e lui, senza intoppi, con i cuori leggeri e i pensieri di uno riservati all’ altra e viceversa, volevo stare bene per sempre come in quel momento.

Liam era diventato in poco, pochissimo tempo la mia felicità, era possibile una cosa del genere?!

Ci staccammo piano per non interrompere drasticamente quel momento di magia che si era creato.

Sorrise felice, in quel momento riuscii quasi a specchiarmi nei suoi occhi.

“Con te sto rischiando” riconobbe.

Abbassai lo sguardo arrossendo di poco.

Iniziò a vagare con lo sguardo per quella stanza per poi soffermarsi sulla fotografia sul comodino sistemata lì poco fa’ da Petro.

“E’ tua madre?”.

Mi limitai ad annuire.

“Avete gli stessi occhi” si limitò a dire.

Sorrisi senza dire nulla, rimaneva sempre un argomento delicato per me.

“Sai cosa mi diceva sempre…?” chiesi nostalgica ma con un sorriso sulle labbra.

Negò con la testa.

“Da bambina una volta litigai con Faith, perché lei aveva gli occhi azzurri e io li avevo castani, come ora giustamente –risi piano- e io volevo a tutti i costi i suoi occhi e lei mi diceva che anche i miei erano bellissimi e io pensavo che fosse solamente una bugiarda, da quel giorno mia madre continuò a ripetermi la stessa frase…Claire non importa di che colore tu abbia gli occhi, possono essere Blu, Neri, chiari o scuri come i tuoi, quello che importa è che da i tuoi occhi si possa sempre capire cosa provi, le tue emozioni…così chi terrà davvero a te saprà capire cosa provi e cosa vuoi semplicemente con uno sguardo” sorrisi al suo pensiero.

“Penso che sia una delle cose più giuste che io abbia mai sentito” disse.

“Diciamo che era una rivisitazione della frase: ‘gli occhi sono lo specchio dell’ anima’ fatta da mia madre” sorrisi.

“Sai Liam oggi ho scoperto che i miei genitori si sono conosciuti su quest’ isola grazie a Petro e Aris” sorrisi fissando la fotografia mentre il ragazzo mi aveva preso la mano e incrociato le mie dite alle sue.

“Allora devo ringraziarli” disse provocando il mio sguardo perplesso su di se.

“E’ anche grazie a loro se tu sei qui ora”.

Le mie iridi scure si persero nelle sue dello stesso colore, i nostri fiati si fecero corti, eravamo prossimi ad un nuovo bacio.

“Ragazzi venite a tavola”  la voce di Petro interruppe quell’ attimo e con un sorriso imbarazzato Liam si alzò dal letto e silenziosa lo seguii in giardino dove Aris aveva imbandito una tavola accogliente e dal tipico stile familiare.

“Allora Liam com’è la nostra piccola dimora?” chiese Aris mentre noi due prendevamo posto a tavola.

“E’ molto bella, complimenti” rispose cortese.

Diedi una mano ad Aris per servire i manicaretti che aveva preparato e tutti insieme allegramente iniziammo a mangiare.

“Sai Liam quando avevo la tua età ero io ad aiutare questo vecchiaccio” si rivolse al ragazzo, Petro.

“Davvero? Non me ne avevi mai parlato Yan”.

“Si è vero, ma lui era un nulla facente, non è mai stato un vero uomo di mare e poi preferiva perdere tempo dietro alle ragazze” ammiccò verso Aris.

Io e Liam ci lanciammo uno sguardo complice.

“E dai che una mano ti ha sempre fatto comodo” scherzò Petro riempendo il bicchiere di Yan con un po’ di vino rosso.

“Per me Yan ce la farebbe anche da solo” mi intromisi sorridendo al pescatore.

“Se solo fossi più giovane ragazza” scherzò facendomi un occhiolino e provocando prima la mia risata e poi quella di tutti gli altri.

“Cosa fai invece a Londra?” chiese Petro interessato verso il giovane.

“Studio medicina” rispose.

“E ti piace?”.

“Molto signore” sorrise nella sua direzione

“Petro smettila con questo interrogatorio…Sapete ragazzi la settimana prossima ci sarà la festa del paese” ci avvertii Aris.

Ci limitammo a guardarla sorridente alzando il nostro sguardo dal piatto.

“Ma devo proprio dirti tutto io?! Invitala a venire con te no?!” disse Yan dando uno scappellotto amichevole sulla nuca di Liam.

“Ti andrebbe di andarci?” chiese un Liam timido sotto lo sguardo dei presenti.

“Mi piacerebbe molto” dissi sorridendo verso di lui.

“Sempre che il signor Petro sia d’ accordo…” disse il ragazzo speranzoso guardandolo.

“Avete il mio consenso…Ma al primo passo falso te la vedrai con me” lo avvertii.

“Ma sentitelo –si intromise Yan- poi da a me del vecchiaccio, Liam è un ragazzo affidabile la tratterà con i guanti” gli rispose cercando di infondergli fiducia.

“Va bene…” sospirò Petro guardando prima Liam poi me sorridendo per poi mandare un occhiata al veterano dell’ isola.

Terminammo poi di mangiare e dopo la torta al cioccolato io Petro e Aris accompagnammo gli ospiti all’ uscita che dovevano appunto alzarsi presto al mattino per poter pescare qualcosa.

Io e Liam ci distaccammo dai tre per qualche attimo.

“Allora passo a prenderti io così andiamo insieme alla festa” mi disse.

“Ti aspetterò qui” sorrisi.

Si avvicinò piano per scoccarmi un bacio all’ angolo della bocca probabilmente sfruttando un momento di distrazione dei presenti.

Poi Yan lo richiamò e il ragazzo dopo aver salutato e ringraziato i due coniugi insieme all’ amico tornò al porto.

Aiutai Aris a sparecchiare e a lavare i piatti e in quel momento intimo tra donne mi confessò che Liam le aveva fatto un’ ottima impressione e che era contenta che lo stessi frequentando.

Una volta terminato il lavoro mi misi in giardino a scrivere una lettera per le ragazze.

Santorini, 21st July, 2013


Ciao bellissime!

Scusatemi se è tanto che non mi faccio sentire ma tra una cosa e l’ altra non c’è una giornata in cui non ci sia nulla da fare! Faith sono contenta che ti sia piaciuto il mio regalo e anche quelli delle ragazze e sono contenta che tu abbia passato un bel compleanno in buona compagnia anche senza di noi! Zoe sono così contenta che anche tra te e il fratello di Greg le cose vadano bene; fidati Sam anche io sto cercando di conoscere il più possibile Liam e penso che non troverò mai una motivazione valida per pentirmene e Ally io sono convinta che non per forza sono gli opposti ad attrarsi, l’ importante è che ci sia alchimia, interesse e passione tra due persone e credo che tra te e quel ragazzo ci sia tutto questo! Sono felice del fatto che continuiamo a tenerci aggiornate su tutte le cose che ci succedono, credo che quest’ estate non la scorderemo tanto facilmente, che ci rimarrà nel cuore o che almeno Liam rimarrà nel mio, qualunque cosa succederà o non succederà, come rimarrò legata ad Aris e Petro, ora vi lascio con la speranza di ricevere presto vostre notizie e vi mando un bacione enorme!

Sono sempre con voi!

 
-Claire



 
-Spazio Autrice.

Salveeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
Dai c' ho messo poco a pubblicare :')
Oggi avevo voglia di scrivere e così mi sono dedicata alla nostra coppietta greca, cosa ne pensate di Liam e Claire, io li trovo una delle coppie più dolci <3 e voi?

Come vedete in questa coppia come anche nelle altre, anche se qui maggiormente, ci sono altri personaggi fondamentali, Petro, Aris e Yan che ne pensate di loro?
Ringrazio le 15 meraviglie che hanno recensito lo scorso capitolo, tutte le ragazze che hanno messo la ma storia tra preferiti/seguiti/ricordati e anche le mie adorate lettrici silenziose :* I love you <3 
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento fatemelo sapere nelle recensioni!
Un baciooo a tutteeee voi <3 
Alla prossima con Louis e Sam xx


 

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Capitolo 22
*** "Trust is the more important thing in a relationship" ***


SAMANTHA’S POV.

 
Stavo finendo di prepararmi per andare da Louis, sfruttando il sabato in quanto entrambi avevamo la giornata libera, continuavo a ricevere tanti consigli da parte di Jess e delle ragazze e tutte loro sembravano essersi messe d’ accordo per dirmi un' unica cosa: Fidati.

Così avevo deciso, per una volta, di prendere in mano la situazione e di dimostragli che anche io iniziavo a tenere a lui seriamente.

Uscii di casa verso le dieci e prima di andare da lui passai a prendere due caffè per non presentarmi a mani vuote.

Con un vassoietto in mano iniziai a incamminarmi verso la sua abitazione, trovai la porta principale dell’ edificio aperta così salii le scale e suonai direttamente il campanello accanto alla porta di ingresso del suo appartamento.

Aspettai qualche minuto prima che un Louis assonnato con i capelli scompigliati e solo in boxer venne ad aprirmi.

“Sam?!” disse stupito stropicciandosi gli occhi con fare da bambino.

“Buongiorno Louis” sorrisi per poi scoccargli un bacio sulla guancia.

Rimase qualche secondo a fissarmi sorridente poi si riprese da quello stato molto probabilmente causato dal sonno.

“Vieni…Entra” mi disse spalancando la porta e permettendomi di entrare.

“Ho portato il caffè” dissi sulla soglia di casa sua facendo poi cadere lo sguardo sul suo corpo coperto solo da un paio di mutande e arrossendo di colpo.

“Ehm si vado a mettermi qualcosa prima…Accomodati in cucina” disse probabilmente notando il mio imbarazzo e scomparendo in camera sua.

Feci come mi aveva detto e mi accomodai al tavolo in cucina tornò poco dopo con una canottiera bianca e un paio di pantaloni della tuta rossi.

Si accomodò al tavolo di fronte a me.

Gli porsi il caffè e mi sorrise come ringraziamento poi insieme iniziammo a sorseggiare la nostra bevanda.

“Allora come mai qui?” chiese curioso ingoiando un sorso forse troppo caldo data la sua espressione.

“Mi andava di passare del tempo con te” ammisi.

“Mi fa piacere perché anche io morivo dalla voglia di vederti” disse posando il suo bicchiere e alzandosi dalla sedia per avvicinarsi a me.

Mi raggiunse e poi si piegò alla mia altezza per scoccarmi un bacio sulle labbra che mi affrettai ad approfondire inserendo una mia mano nei suoi capelli più spettinati del solito, che trovavo irresistibili.

“Dovresti venire qui più spesso” disse sulle mie labbra sorridendo.

Sorrisi anche io.

“Avevi programmi per oggi?” chiesi curiosa.

“No avevo intenzione di poltrire tutto il giorno ma poi tu hai rovinato i miei piani” disse fingendosi dispiaciuto della mia presenza.

“Oh mi scusi allora me ne vado” dissi alzandomi stando al suo gioco.

“Signorina si fermi è severamente vietato per lei uscire da questa casa” mi disse bloccandomi per un polso e avvicinandosi.

“Come vuole lei” dissi avvicinandomi anche io per poi mordere il suo labbra inferiore ma mentre lui stava per far incontrare di nuovo le nostre lingue mi staccai da lui velocemente e mi diressi verso il frigorifero.

“Non vale così però” disse con aria infantile.

Scoppiai in una fragorosa risata.

“Che fai?” mi chiese interessato fissandomi.

“Cerco qualcosa da cucinare, ma questo è proprio il frigorifero di un single” ammisi, non trovandovi niente all’ interno solo qualche carota.

“Io non sono single”.

“Ah si?” chiesi dandogli ancora le spalle.

“Io sono impegnato con una stupenda ragazza” disse posando le mani su i miei fianchi e facendomi sussultare non appena spostò i miei capelli su una spalla lasciando il mio collo e parte della mia spalla libera.

“Sai è castana” disse lasciandomi un bacio nella parte superiore del collo provocandomi un brivido.

“Ha due occhi verdi profondissimi” lasciò un altro bacio tra il collo e la spalla mandandomi in ecstasy.

“E c-come si chiama?” dissi riacquistando un po’ di ragione.

“Sam” disse semplicemente provocandomi un sorriso che avrebbe fatto invidia a chiunque.

Mi girai verso di lui sorridendo ancora e attirandolo a me in un bacio dolce come per confermargli solo con i gesti che anche io mi sentivo impegnata con lui.

“C’è solo un problema” dissi provocando il suo sguardo perplesso su di me.

“Non abbiamo niente da mangiare”.

Sorrise rilassato.

“Ma scherzi? Ho farina…Zucchero, latte, cioccolato e volendo anche carote” disse entusiasta.

“Ma escludendo le carote potremmo cucinare solo una torta” costatai.

“Appunto non c’è niente di meglio di una torta per pranzo, è un pasto ricco e completo e poi non prendertela con le mie carote” disse iniziando a mettere gli ingredienti sul tavolo  puntandomi un dito contro mentre difendeva i suoi amati ortaggi.

Scoppiai a ridere e insieme a lui iniziammo a pesare gli ingredienti, sciogliere il cioccolato, impastare il tutto per poi infornarlo e aspettare.

“Siamo in dolce attesa” disse iniziando a pulire il tavolo provocando una mia occhiata sbalordita.

“O…In attesa del dolce” continuò subito facendomi scoppiare in una risata.

Amavo le sue battute per quanto stupide potessero essere mi rallegravano sempre.

“Sai Tomlinson nonostante la tua stupidità, sei un bravo cuoco” ammisi notando la bellezza della torta che stava cuocendo nel forno.

“Ancora non capisco perché non hai voluto che mettessi anche le carote nella torta” disse quasi dispiaciuto.

“Spero che tu stia scherzando ti ho appena detto che cucini bene e volevi mettere le carote nella torta al cioccolato”.

“Ti sarebbe piaciuto l’ accostamento, ricorda: Mr. Tommo non delude mai” sorrise per poi farmi un occhiolino.

“Tommo?” chiesi divertita da quello strano nome.

“Louis the Tommo Tomlinson” continuò.

Scoppiai a ridere.

“E’ come se mi facessi chiamare Sam the Colla Collins”.

“Non è colpa mia se non hai un cognome bello come il mio” disse facendomi una linguaccia.

“Ptf” mi limitai a dire facendo ridere lui stavolta e lanciandogli uno straccio che mi capitò in mano.

Così tra una risata e l’ altra iniziammo a mettere apposto tutto il casino che avevamo combinato.

“Sono esausta” dissi toccandomi la fronte con una mano.

“Ma che donna di casa” disse Louis alzando lo sguardo dal lavabo verso di me per poi scoppiare a ridere fissandomi la fronte.

“Ma che?” chiesi stranita dalla sua reazione alzando gli occhi al cielo come se riuscissi a vedermi.

Continuò a ridere avvicinandosi con la stessa pezza che poco prima gli avevo lanciato, toccò la mia fronte con un dito e poi me lo fece vedere.

Mi ero sporcata come una bambina con il cioccolato.

“La mia piccola pasticciona” disse Louis prendendomi in giro dandomi un buffetto sulla guancia.

Gli feci una linguaccia facendolo ridere ancora poi iniziò a pulirmi la fronte con lo strofinaccio che aveva in mano.

Sentivo il suo respiro sulla mia pelle e quell’ eccessiva distanza tra noi offuscò i miei pensieri così da premere le sue mie labbra sulle sue ed avere un nuovo momento tutto nostro.

Accolse volentieri il mio gesto e il bacio da lento piano piano si trasformò in passionale, Louis mi afferrò per i fianchi facendomi sedere sul tavolo della cucina e una volta preso un po’ di fiato si avventò nuovamente sulle mie labbra, infilò una mano sotto la mia maglietta accarezzandomi la schiena e provocandomi una cascata di brividi.

Sarebbe potuto succedere altro da lì a poco se solo il timer, che ci avvisava che la torta era pronta non ci avesse interrotti, so’ solo che in quel momento non poteva importarmene delle conseguenze, mi importava solo di avere ancora il suo corpo così vicino, di rabbrividire ancora al suo tocco, mi importava solo di sentirlo mio.

“E’ pronta la torta” disse staccandosi piano da me scocciato dall’ interruzione.

“Mhmh” mi limitai a dire osservandolo allontanarsi da me per poi spegnere il forno e posizionare la torta dall’ aspetto ottimo sul tavolo dal quale mi affrettai a scendere.

Louis taglio due fette giganti e le sistemo in due piatti.

“Lou non credi di avere un tantino esagerato?” chiesi divertita notando le dimensioni delle porzioni.

“E’ il nostro pranzo alternativo, dovremo sfamarci in qualche modo” così prese i nostri piatti e si sistemò sul divano.

Lo seguii prontamente.

“Sam posso chiederti una cosa?” chiese forse un po’ incerto.

Mi limitai ad annuire ingoiando un pezzo di torta.

“Perché fai fatica a fidarti della gente, cioè seriamente cosa ti spinge a non lasciarti andare?”.

“Sai Louis io non lo so’ credo di non sopportare la società, se sei grasso ti giudicano, se sei magro per loro sei malato, se vesti bene te la tiri, se vesti male sei una barbona, se piangi non sei abbastanza forte, se non piangi sei insensibile, se dici cosa pensi sei arrogante, la gente è sempre pronta a giudicarti qualsiasi cosa fai e questo non mi sta bene” confessai.

“Sai Sam tu hai dei pregiudizi verso gli altri, non tutti sono così ma per quanto riguarda quelle persone, perché non te ne freghi, se hai voglia di piangere, piangi, se hai voglia di ridere, ridi, sii te stessa e lascia che gli altri parlino anche senza conoscerti”.

“Con te non ho dei pregiudizi Lou, ti sto dando fiducia” ammisi.

“Sono felice di questo, la fiducia è la cosa più importante in una relazione”.

Passammo poi un pomeriggio tranquillo pieno di baci, coccole e chiacchierate, poi verso cena decisi di tornare a casa perché avevo promesso a Jess che le avrei fatto un po’ di compagnia dopo la giornata intensa di studio che aveva passato, così con il cuore felice tornai a casa e dopo aver cenato e guardato un film con Jess mi ritirai nella mia stanza dove prima di dormire decisi di scrivere una lettere alle ragazze.


New York, 27th July, 2013
 

Hey splendori!

 

Come state? Spero alla grande…Mi scuso con voi se ho aspettato un po’ prima di scrivervi una nuova lettera ma la vita qui è così frenetica e poi ho iniziato a passare molto del mio tempo libero con Louis, già ormai come mi avete detto tutti ho scelto di fidarmi di lui di abbandonare i preconcetti che ho sulla gente e che mi rendono seria o distaccata, mi sto godendo questa storia, quello che si è instaurato tra noi, e che rimanga tra noi ragazze ma credo di aver preso proprio una bella sbandata, di quelle che difficilmente ti scordi e un po’ sono spaventata da questo, arriverà il momento in cui dovremmo separarci e poi cosa rimarrà di noi, probabilmente un bel ricordo o forse qualcosa di più…Credo che tutte ci troviamo nella stessa situazione e che nonostante magari voi siate più propense di me a fidarvi di qualcuno, anche voi avete o nascondete questa preoccupazione. Manca quasi un mese al nostro ritorno a casa e si sa che mai come in estate il tempo vola, soprattutto se sei in buona compagnia, godetevi questo mese che ci resta e sappiate che sarò super felice di rivedervi!

Un bacio gigante a tutte voi!

-Sam 




 
-Spazio Autrice.

Ed eccoci già al ventiduesimo capitolo, ahhh come passa il tempo eh?! Ma più il tempo passa e la storia va avanti più sono le soddisfazioni che mi date davvero senza voi che recensite, seguite/preferite/ricordate o semplicemente leggete, la mia storia non andrebbe avanti quindi: GRAZIEEEEEEEEEE <3
Sono sempre più contenta delle recensioni che lasciate perchè mi fate capire che attraverso quello che scrivo vi faccio sognare con me :')
Spero che il capitolo vi piaccia, Sam si sta fidando quasi completamente, ve l' ho fatto lo scherzetto eh? Ma per quello ci sarà ancora da aspettare...E poi Louis è il TOP con lei ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti!
Un bacio enorme a tutte <3
Alla prossima con un importante capitolo per la coppia Zoe-Niall xx

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Capitolo 23
*** "Do you agree?" ***


ZOE’S POV.


“Mmm…Che profumino Mary” dissi entrando in cucina e trovando la donna ai fornelli.

“Signorina oggi si mangia italiano” mi avvisò felice regalandomi un sorriso.

“Tu mi vizi troppo” ammisi.

Non fece in tempo a ribattere che il classico profumo ‘Dolce Gabbana Light Blue’ rubò il posto all’ odore di cibo e avvisò l’ entrata nella stanza di mia madre.

“Buongiorno Signora” la salutò prontamente la donna accanto a me.

“Salve Mary” rispose fredda, nonostante la nostra governante lavorasse per noi da quando sia io che Jill eravamo molto piccole, mia madre non si era mai distaccata dal suo ruolo di superiorità.

“Zoe vieni in salotto” mi disse forse ancora più seria con un tono che non ammetteva repliche.

Mi limitai a seguirla nel lungo corridoio che separava la cucina dalla sala, si accomodò sulla poltrona mentre io presi posto sul divano.

Iniziò ad osservarmi, il suo sguardo critico mi metteva soggezione, non era questo tipo di sentimento che dovevano riflettere gli occhi di una madre, su questo ne ero sicura.

“Cosa volevi dirmi?” chiesi impaziente.

“Che rapporto c’è tra te e il fratello di Greg?” chiese prontamente a sua volta con fare investigativo.

“Siamo amici” sussurrai imbarazzata.

“Ah…Davvero?” chiese fintamente sorpresa.

Mi limitai ad annuire abbassando lo sguardo.

“E dimmi un po’…E’ normale baciarsi tra amici?” chiese calcando sull’ ultima parola.

Alzai il mio sguardo di colpo sgranando gli occhi, come una bambina che è appena stata scoperta a rubare la marmellata che la nonna le ha espressamente chiesto di non mangiare.

“Okay…Forse siamo qualcosa di più” ammisi con un leggero sorriso nato pensando a quel ragazzo.

“Togliti quel sorriso dalla faccia...Ti vieto espressamente di vederlo” continuò rigida.

“Cosa? Perché?” chiesi scontrosa.

“Sei proprio una ragazzina…Pensi mai alle conseguenze delle tue azioni?” chiese iniziando ad alzare il tono della voce.

“Io non ho fatto nulla di male” tentai con le lacrime che minacciavano di scendere.

“Non mi incanti con quegli occhi lucidi” disse prontamente.

“Sai cosa significherebbe per te continuare a frequentare quel biondino?” continuò.

“Si chiama Niall” la interruppi.

“Non mi importa…Non ti comportare da egoista, se tu e il fratello di Greg avete una tresca incasinerai soltanto la relazione tra tua sorella e il suo futuro marito”.

“La nostra non è una tresca” difesi i sentimenti nati tra me e Niall.

“Ah si? Ma se vi conoscete a malapena da due mesi…Sii realista per una volta nella tua vita” mi incolpò.

“Pensaci…Se ci fosse una relazione tra te e Niall che poi andasse a finire male, cosa succederebbe tra Jill e Greg…
Dovrebbero schierarsi, Jill starà sempre dalla tua parte –disse alzando gli occhi al cielo- e Greg non si metterà di certo contro suo fratello per spalleggiarti, inoltre sareste obbligati a vedervi nei pranzi di famiglia o nelle ricorrenze” espose senza problemi il suo parere che di sicuro mi sarebbe stato imposto.

Riflettei sulle parole appena pronunciate dalla bocca di quella donna, infondo non aveva tutti i torti, avrei rischiato di compromettere il solido legame tra lei e Greg per una ‘storia estiva’ o per una ‘tresca’ come aveva osato definirla mia madre.

Il fatto era che tra me e Niall ormai era nato qualcosa di forte e di intenso, testimoniato dal nostro bacio, era stato l’ unico oltre a Jill e alle ragazze a starmi vicino nei momenti per me difficili, senza chiedergli nulla, forse, spinto da una voglia sincera di conoscermi.

Non potevo rinunciare ad una cosa così bella, ad un dono del cielo, ma per il bene di mia sorella avrei fatto qualsiasi cosa, infondo dovevo ancora ripagarla per essermi stata vicina in tutti questi anni, per avermi fatto da madre, da padre, da sorella e da amica.

“Okay” sussurrai lasciandomi sfuggire una lacrima.

“Sei d’ accordo?” chiese fingendosi falsamente sorpresa.

Era a conoscenza della grande influenza che poteva esercitare su di me a suo piacimento e soprattutto era a conoscenza del fatto che mettendo in mezzo Jill l’ avrebbe avuta vinta.

“Non sarò mai d’ accordo, ma Jill è la persona più importante per me e per lei sono disposta a fare questo ed altro” dissi quasi rammaricata.

Un sorriso soddisfatto si dipinse sul volto di mia madre.

Mentre il mio cuore stava piano piano andando a pezzi.

“Se permetti ora andrei in camera mia” dissi alzandomi volendomi allontanare da lei il più possibile.

“Un’ ultima cosa Zoe…” lasciò in sospeso la frase mia madre aspettando un mio cenno che la spingesse a continuare e che non tardò ad arrivare.

“Non ti chiedo di non parlargli più…Jill si insospettirebbe” constatò.

“Semplicemente: Niente uscite da soli, niente baci, niente effusioni…” continuò come per fare una lista.

“Ai suoi ordini Führer” sussurrai senza farmi sentire prima di scappare nella mia stanza.

Mi fiondai sul letto e mi lasciai andare in un pianto liberatorio, possibile che a vent’ anni non potessi scegliere nemmeno chi frequentare, possibile che a vent’ anni il carattere di mia madre vinceva ancora sul mio con troppa facilità, possibile che a vent’ anni mi ritrovavo ancora stesa sul letto a piangere come quella bambina di che veniva dimenticata sulle scale dell’ asilo.

La triste verità e l’ amarezza invasero il mio cuore, non sarei mai stata felice.

Ormai ci avevo fatto l’ abitudine ma essere ad un passo dalla felicità, toccarla, viverla per poi tutto d’ un tratto esserti strappata via era la cosa più brutta che mi fosse mai successa.

Lo facevo per Jill, per il suo bene era questo quello che mi spronò a decidere di andare avanti nonostante tutto anche se rammaricata e allo stesso tempo delusa dalla mia decisione.

Quello stesso pomeriggio, dopo aver pranzato solo con Jill e mia madre, in quanto mio padre aveva avuto un contrattempo sul lavoro,  avremmo dovuto accompagnare mia sorella alla prova dell’ abito da sposa, escluso lo sposo erano stati invitati anche Maura e Niall.

Come avrei fatto a ignorarlo tutto il tempo? Come avrei fatto a non cercare quegli occhi limpidi che mi spogliavano di tutte le mie paure rendendomi più forte? Come avrei fatto senza sentire ancora le sue labbra sulle mie?

Erano queste le domande che mi facevo in macchina mentre ero persa con lo sguardo fuori dal finestrino.

“Sorellina ti vedo strana oggi?” chiese con l’ aria da detective lanciando uno sguardo dallo specchietto.

Jill per mia fortuna e sfortuna mi conosceva troppo bene.

“Oh no Jill, sto alla grande sono solo un po’ stanca” sforzai un sorriso.

“Ma se dormi quasi tutta la mattina” constatò.

“Eh che ci vuoi fare…Mi sto abituando bene” dissi obbligando me stessa a sorridere di nuovo falsamente.

Notai di nuovo quel sorriso compiaciuto sul volto di mia madre e nuove lacrime minacciarono di uscire di nuovo
Le ricacciai indietro accorgendomi che le due donne nei sedili anteriori avevano cambiato argomento.

Poi mi accorsi che Jill stava parcheggiando, così presi un respiro profondo e mi affrettai ad uscire dall’ automobile.

Entrammo nell’ Atelier di abiti da sposa dove una donna elegante, che si presentò come Tina, ci fece accomodare su un divanetto, una volta preso posto su quel sofà comparirono anche Maura e il figlio.

Tenni lo sguardo basso.

“Ciao Zoe” mi salutò la donna.

Alzai lo sguardo per non essere scortese ma facendo questo non potetti fare a meno di incontrare gli occhi azzurri di Niall che mi stava sorridendo, spostai velocemente lo sguardo su sua madre ricambiando il saluto, notando con la coda dell’ occhio una vena di perplessità sul suo volto.

Sapevo che con la mia scelta forse avrei fatto la cosa giusta, ma non avrei rinunciato a Niall, speravo mi rimanesse accanto almeno come amico.

Il biondo con fare insicuro prese posto tra me e sua madre.

Continuai a tenere gli occhi puntati sulle mie mani che si stavano torturando quando lui senza dire niente posò una mano sul mio braccio facendomi una carezza che mi provocò mille brividi.

“Come va?” mi chiese sorridente.

“Non c’è male grazie” mi affrettai a rispondere non guardandolo e spostandomi di quel poco necessario per far ritrarre la sua mano.

“Sto bene anch’ io comunque…credo” sussurrò deluso dal mio comportamento convinto di non essere stato sentito da nessuno.

Stavo male, vederlo così, deluderlo, non era mia intenzione, mi chiesi perché lo stavo facendo, perché stavo abbandonando il mio angelo.

La risposta non tardò ad arrivare.

Mia sorella si mostrò ai nostri occhi in tutta la bellezza avvolta in quell’ abito da sposa color avorio, aderente e dallo strascico lungo, con le maniche a tre quarti e di un tessuto pizzato.

Lo facevo per lei, per non creare complicazioni tra lei e l’ amore della sua vita, per vederla felice, sempre.

“Allora…Quelle facce? Come sto?” chiese sorridente salendo sul piedistallo difronte al divanetto e fissandosi allo specchio.

Probabilmente non ero l’ unica ad essere rimasta a bocca aperta da tanta bellezza.

“Sei bellissima tesoro” disse Maura alzandosi dalla sua postazione e avvolgendola in un caloroso abbraccio materno, quell’ abbraccio che forse mai, né io né lei avremmo ricevuto dalla nostra di madre.

“Ti sta davvero bene” disse infatti mia madre con un aria meno fredda del solito rimanendo nella stessa posizione sorridendo appena.

“Io l’ ho sempre detto che Greg è stato fin troppo fortunato nella sua vita” scherzò Niall facendo sorridere me e Jill per poi dirigersi verso di lei e abbracciarla.

“E tu sorellina non dici niente?” mi chiese curiosa di sapere il mio parere.

Sentii tutti gli sguardi su di me, impazienti di sentire la mia risposta.

Mi alzai e mi fiondai tra le braccia di mia sorella senza dire nulla.

Mi accolse come aveva sempre fatto, e una volta stretta a lei mi commossi, iniziai a piangere e molto probabilmente si emozionò anche lei, dovevano essere dei pianti di gioia, sicuramente per Jill lo era ma per me erano lacrime di felicità mischiate a lacrime di disordine e confusione.

“Sarai la sposa più bella del mondo” le sussurrai all’ orecchio.

“E tu la damigella perfetta” rispose con la voce tremolante.

Ci staccammo e notai che anche Maura si era fatta sfuggire qualche lacrima e che Niall osservava la scena sorridente nonostante il modo in cui lo avevo trattato poco prima.

“Allora se tutti approvate l’ abito io andrei a cambiarmi” ci avvisò mia sorella prima di sparire seguita da Tina che aveva osservato la scena sorridente senza fiatare.

“Vi aspetto fuori” dissi a mia madre prima di uscire dal negozio per cercare di evitare il biondo il più possibile.

Uscii dall’ atelier e mi appoggia alla macchina chiudendo gli occhi e sospirando.

“Zoe…” sentii il mio nome detto dalla sua voce e se prima era l’ unica cosa che volevo, ora la sua vicinanza mi mandava solo più in confusione.

Tenni gli occhi chiusi.

“Zoe ma che ti prende eh?!” mi chiese Niall preoccupato prendendomi il viso tra le sue mani e costringendomi ad aprire gli occhi.

“Ti prego” sussurrai sull’ orlo di una crisi.

“Ti prego non rendere tutto più difficile” confessai guardandolo negli occhi.

“Io…Non capisco” mi disse sempre più confuso.

Mi fiondai tra le sue braccia respirando a fondo il suo profumo e sussurrando un flebile “Scusami”.

“Torniamo a casa” disse mia madre sorprendendomi abbracciata a Niall.

Ci staccammo forse troppo velocemente.

“Ci vediamo presto” mi disse forse turbato dal mio comportamento.

Mi limitai a fissarlo per degli istanti che sembravano infiniti negli occhi per poi salire in macchina e allontananarmi da lui e da quello che insieme eravamo riusciti a costruire, rinunciandovi senza lottare, lo lasciai lì da solo in quel parcheggio, probabilmente con molti più dubbi di me.

Tornai a casa e stanca di piangere decisi di sfogarmi scrivendo una lettera alle ragazze, le uniche che in quel momento avessero potuto capirmi.

Mullingar, 1st August, 2013


Oi ragazze!

Sono qua che vi scrivo, dopo un po’ di giorni di assenza per sfogarmi, ho bisogno di parlare con voi e anche se non possiamo fare una delle nostre ‘riunioni di famiglia’ vi scrivo quello che mi sta succedendo: Vi  ricordate che avevo iniziato a frequentare Niall, il fratello di Greg?…Ecco sembrava andasse tutto a gonfie vele ed invece sembra che tutte le cose belle nella mia vita non possano durare, mia madre mi ha messa in guardia, mi ha fatto riflettere sulle conseguenze che avrebbe una nostra ipotetica relazione e soprattutto se questa dovesse andare male, così ho deciso di allontanarlo da me per evitare casini a Jill e Greg! Com’ era il detto? Chi è causa del suo mal pianga se stesso! Infatti mi odio, mi odio per non avere il coraggio di continuare a stare con lui, mi odio per il semplice fatto di voler così bene a mia sorella da rinunciare a una cosa così bella, mi odio perché ho deciso di non dare neanche una possibilità a questa storia che stava per nascere. Vi prego cercate di capirmi, lo faccio per Jill! Spero che voi stiate bene e che al contrario mio vi stiate divertendo e stiate vivendo le vostre storie senza ostacoli né limitazioni!

Non vedo l’ora di farmi rallegrare le giornate da voi!

 
-Zoe 



 
-Spazio Autrice.

Eccomi qua!
Ammetto che scrivere questo capitolo mi ha reso un po' triste, ma come ogni tempesta che poi passa, probabilmente anche Zoe ritroverà la felicità :')
So' che probabilmente alcune di voi si aspettavano una reazione simile dalla madre, ma non la reazione di della ragazza, ma questo capitolo è servito per testimoniare ancora di più l'increbile influenza che la donna ha sulla figlia.
Spero che vi piaccia ugualmente!
Il vostro parere fatemelo sapere nelle recensioni :)
Per il prossimo capitolo ho in mente qualcosa di importante anche per Ally e Harry, starà a voi dirmi cosa ne penserete xx
Un bacio grande grande grande <3
E per non dimenticarmene, un GRAZIE IMMENSO a coloro che si dedicano a recensire i miei capitoli e le ragazze che si limitano a leggerlo o che comunque hanno inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate <3


 

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Capitolo 24
*** "Wait, stay…" ***


ALLYSON’S POV.

 

“Una vodka alla menta” ordinai al barman del locale in cui io, Alan ed Harry eravamo finiti quella sera, anche se in quel momento, dei due non c’ era nessuna traccia.

“Hey che ci fa una così bella ragazza tutta sola?” mi chiese una voce alle mie spalle, proveniva sicuramente da un ragazzo che tra l’ altro aveva anche un accento particolare, probabilmente era il solito turista tipico dell’ isola.

Non mi girai nemmeno, in quel periodo avevo iniziato ad odiare i soliti cascamorti e anche le discoteche non mi sembravano più così divertenti.

“Tieni la tua vodka” il ragazzo dietro il bancone mi porse la bevanda con dentro del liquido verdastro, sorrisi per ringraziarlo e feci per andarmene.

“Te ne vai di già?” mi chiese ancora quella voce.

“Senti non ho voglia di stare a parlare con te, okay?” iniziai a dire girandomi e ritrovandomi faccia a faccia con un bel ragazzo parecchio più alto di me, gli avrei dato massimo venticinque anni, capelli biondi, occhi castani e tipico sorriso da sbruffone.

“Ti offro un altro giro” disse posando lo sguardo sulla mia scollatura che con il vestitino che indossavo veniva messa in risalto.

“La mia faccia è qui –dissi alzandogli il viso- e comunque non mi va” gli tenni testa.

“Ammettilo tra di noi c’è alchimia” mi sussurrò in un orecchio avvicinandosi ancora di più.

“Sai cosa c’è?” dissi spintonandolo via da me.

“C’è che proverai un dolore immenso quando ti darò un calcio nelle palle” dissi allontanandomi del tutto da lui, non volendo vedere quale fosse la sua reazione, per cercare Alan o Harry e avvertirli che sarei tornata in Hotel.

Stavo camminando alla ricerca di almeno uno dei due dispersi quando sentii afferrarmi la mano.

“Senti devi lasciarmi sta –dissi preparandomi a una sfuriata contro quel tipo- oh Harry…sei tu” mi corressi subito.

“Chi era quello?” chiese con un’ aria di preoccupazione mista a gelosia.

“Dove cavolo eravate finiti?” chiesi a mia volta alzando la voce per farmi sentire per via della musica alta.

“Ho accompagnato Alan da una ragazza e dalla sua amica” rispose con nonchalance.

“Bene io torno in Hotel” dissi iniziando a incamminarmi verso l’ uscita del locale.

Ero furiosa, mi aveva lasciata da sola per andare da un’ altra ragazza, sapevo che non dovevo correre troppo con lui, sapevo che questo Harry Styles mi avesse stregato in qualche modo, sapevo che ci sarei andata a sbattere inevitabilmente, fortunatamente me ne stavo accorgendo in tempo e quindi non avrei sofferto troppo.

“Ally aspettami…” mi rincorse il riccio.

“Tornatene da quella ragazza Harry” dissi subito.

“E tu potevi startene con quel ragazzo no? Vi ho visti…Cosa ti ha detto all’ orecchio eh?” il suo tono mi sembrò piuttosto geloso.

“Harry, io non sono una delle tue bamboline e poi io e lui…Ah cosa te lo dico a fare?!” dissi più a me stessa che a lui iniziando a camminare più velocemente verso l’ albergo.

Sentii il riccio raggiungermi con rapidità.

Mi prese la mano e con un gesto veloce mi fece girare verso di se ritrovandoci faccia a faccia, petto contro petto, abbassai lo sguardo non per l’ imbarazzo ma per fargli capire che me l’ ero presa con lui.

Sentii il suo respiro caldo sul mio viso, qualche ricciolo ribelle solleticarmi la guancia, si chinò ancora di più per poi unire le sue labbra con le mie in un bacio dolce che sapeva di scuse ma che presto si trasformò in passionale.

Ci staccammo per la mancanza di ossigeno, mi persi nel verde magnifico dei suoi occhi, quando un’ impulso si impadronii di me, una strana voglia di conoscerlo più a fondo, una voglia particolare che da troppo tempo o forse mai avevo provato realmente.

Afferrai la sua mano e senza dire una parola con passo svelto ci dirigemmo verso l’ hotel.

Senza dare troppo nell’ occhio entrambi ritirammo le chiavi delle nostre stanze e dopo aver augurato la buonanotte al portiere notturno senza farci vedere ripresi di nuovo quella mano parecchio più grande della mia e lo trascinai verso la mia stanza.

Durante il tragitto continuammo a scambiarci dei piccoli baci vogliosi di diventare presto qualcosa di più.

Il mio cuore batteva a mille, sapevo cosa stavo per fare, avrei forse corso il rischio più grande di tutti, me la sarei giocata e in quel momento era l’ unica cosa che desideravo davvero.

Con un po’ di fatica e affanno per via della bocca di Harry, che nel corridoio che separava le varie stanze, iniziò a mordicchiarmi il collo riuscii ad aprire e ad infilare le chiavi nella toppa.

Due scatti, mi girai verso di lui legando le nostre labbra in un bacio ardente.

Mi afferrò le cosce e con un piccolo salto legai le mie gambe ai suoi fianchi sotto la sua presa salda, tenne il mio peso con una mano e con quella libera spalancò la porta facendoci entrare nella mia camera per poi richiuderla con fretta alle sue spalle.

Non ci mise molto a trovare il letto matrimoniale che occupava quasi l’ intera stanza e con una delicatezza che quasi non mi aspettavo mi adagiò sopra.

Mi sistemai in una posizione più comoda sia per me che per lui e in pochi secondi anche lui fu sopra di me facendo attenzione a non opprimermi troppo con il suo peso.

Continuammo a baciarci e nel frattempo cercò di trovare l’ allacciatura del mio vestito con scarsi risultati.

Quasi notai una vena di imbarazzo nei suoi movimenti così, alzai di poco il busto tirando facilmente giù la zip.
Iniziò a percorrere il mio collo con una sciai di baci umidi provocandomi sempre più piacere fino ad arrivare alla spallina del vestito che con un tocco leggero venne abbassata, iniziando a scoprire prima il mio seno nudo, in quanto non indossavo il  reggiseno, poi la pancia e infine mi venne tolto del tutto lasciandomi sotto di lui con indosso solo le mutandine.

“Ally…” mi guardò con stupore e quasi in adorazione facendomi sentire davvero bella.

“Zitto riccio” mi limitai a dire capovolgendo la situazione e trovandomi sopra di lui.

Iniziai a sbottonare piano i bottoni della sua camicia bianca impregnata del suo profumo.

Gliela tolsi e iniziai  a passare le mie dita sul suo petto, per poi finire sugli addominali, provocandogli forse un brivido, tornando su e lasciando un bacio bollente su una delle due rondini.

Feci incontrare di nuovo le nostre labbra per poi slacciare il bottone dei suoi jeans e abbassare la cerniera, stavolta fu lui a liberarsi di quell’ indumento con una velocità estrema, rimanendo in boxer.

Notai un prorompente rigonfiamento, sorrisi per poi far scorrere nuovamente le mie mani sul suo petto fino a raggiungere il basso addome dove con un gesto rapido gli tolsi l’ intimo e iniziai a giocare con il suo membro provocandogli soddisfazione.

Una volta raggiunto il piacere estremo capovolse nuovamente la situazione per poi stuzzicare i miei seni palpandoli e mordendoli fino a scendere verso la mia intimità, dove con il suo tocco esperto e dannatamente eccitante mi fece raggiungere il pieno appagamento.

Eravamo ormai entrambi completamente nudi, il suo corpo scolpito e sudato sopra al mio, sorrisi, in quel momento stavo dannatamente bene e mi venne voglia di dimostrarglielo.

Lo vidi alzarsi di poco probabilmente alla ricerca di un preservativo.

“Prendo la pillola” lo bloccai.

Mi lasciò un bacio più dolce sulle labbra, prima di entrare in me e di fondere i nostri corpi.

Spinte lente lasciarono posto a spinte più veloci, mi aggrappai alla sua schiena lasciando probabilmente qualche segno con
le unghie su di essa presa dall’ eccitazione, era tutto perfetto, non mi ero mai sentita così bene e così appagata, lui era senza alcun dubbio quello di cui avevo bisogno, il mio cuore credo avesse cessato di battere, non avevo mai sentito questo organo pulsare così forte quasi da scoppiare fuori dal petto durante un rapporto, non avevo mai provato questi brividi fin dalla prima carezza, in quel momento mi sentii completa.

Il suo profumo mischiato a quel velo di sudore sul suo corpo mi mandò in ecstasy, dopo qualche spinta decisa raggiungemmo insieme il culmine del nostro piacere gemendo forse con tono di voce troppo alto.

Si staccò da me e si accasciò stanco accanto a me, entrambi con lo sguardo fisso sul soffitto, nel tentativo di riprendere fiato cercando forse qualche risposta, qualche certezza in più.

“Wow” ci lasciammo sfuggire all’ unisono.

Due secondi dopo i nostri sguardi si incrociarono.

“Harry non mi sono mai sentita così-”.

“bene” terminò la frase lui per me.

Una leggera brezza fredda colpii il mio corpo nudo disteso su quel letto, afferrai il lenzuolo e mi coprii mentre nello stesso momento Harry si stava alzando molto probabilmente per tornare in camera sua.

“E’ meglio che vada ora”.

Un senso di vuoto prese possesso di me così d’istinto gli afferrai il polso.

“Aspetta…Resta” dissi appena, provocandogli un sorriso.

Si ristese accanto a me posizionando una mano sul mio fianco e iniziando a fare delle carezze leggere sulla mia pelle, allo
stesso modo presi ad accarezzare i suoi ricci, probabilmente facendolo rilassare in quanto si addormentò dopo pochissimo,
mi girai facendo scontrare la mia schiena con il suo petto mentre la sua presa sul mio fianco probabilmente da reazione si fece più stretta, dopo poco, con una strana felicità interiore caddi nel sonno anche io lasciandomi cullare dal suo respiro non troppo pesante.

Venni svegliata dai raggi di sole che filtravano dalle ante della finestra, aprii piano gli occhi e spostai lo sguardo sulla sveglia posta sul mio comodino, segnava le 8.30 a.m., mi girai per svegliare il riccio al mio fianco ma una volta che ebbi cambiato posizione trovai la sua parte di letto vuota.

Strizzai gli occhi ancora impastati dal sonno e notai poi un biglietto sul cuscino su cui aveva dormito intriso del suo odore.
 

                                 “Buongiorno piccola!
  Sono andato via prima per non destare sospetti.
                                        Ci vediamo a colazione xx
H.” 


Un sorriso si dipinse sulle mie labbra, mi alzai svogliatamente dal letto fiondandomi in bagno concedendomi una doccia rigenerante.

Poi mi vestii frettolosamente e scesi al piano terra per mangiare qualcosa prima di iniziare una nuova giornata di lavoro e soprattutto per rivederlo.

Mi sedetti al tavolo dove Alan e Mercedes stavano sorseggiando del caffè.

“Buongiorno” salutai entrambi con un sorriso.

“E tutta questa allegria?!” mi colse in fragrante la donna sotto lo sguardo curioso del ragazzo.

Feci finta di niente e iniziai a divorare la mia colazione.

“Vitalità di mattina presto, fame abbondante…Qui qualcuno si è divertito stanotte eh?!” commentò Alan con uno sguardo malizioso.

Non feci in tempo a rispondere che Harry prese posto al tavolo salutando tutti di buonumore e dedicandomi un sorriso speciale che mi affrettai a ricambiare.

“Hey riccio…La nostra moretta ha fatto baldoria stanotte” lo avvertii Alan.

Abbassai lo sguardo facendo un sorriso tra l’ imbarazzato e il divertito.

“Mmm – Harry deglutì rumorosamente- davvero con chi?” mi provocò.

“Si dice il peccato non il peccatore” alzai lo sguardo, sfidandolo, per puntarlo nelle sue iridi verdi.

“Tu devi raccontarmi molte cose” mi sussurrò all’ orecchio una Mercedes divertita e curiosa.

Finii in fretta di fare colazione per poi salire in camera mia dato che avevo ancora un po’ di tempo prima di scendere in spiaggia dai bambini.

L’entrata nella mia stanza fu bloccata da grande mano che prese ad accarezzare la mia.

“Che fai?” chiesi fingendo innocenza girandomi verso di lui.

“Non ti ho ancora dato il buongiorno come si deve” disse non dandomi il tempo di ribattere e dandomi poi un bacio delicato.

“Ora devo andare a mettermi il costume” lo avvisai staccandomi svogliatamente da lui.

“Potrei aiutarti” propose con uno sguardo furbo.

“Buona giornata Harry” dissi sorridendo scoccandogli un bacio casto sulle labbra.

“Ah Ally- disse richiamando la mia attenzione- è stata una notte fantastica”.

“Quando vuoi Styles” risposi facendogli un’ occhiolino e provocando il suo sorriso, prima di entrare nella mia stanza e lasciarlo davanti alla porta da solo.

Mi preparai e notando che mi avanzava un po’ di tempo decisi di scrivere alle mie amiche, dato che erano un po’ di giorni che non mi facevo viva con loro.

Ibiza, 5th August, 2013


Heilà!

Come ve la passate donne? Io direi che sto alla grande, mi sento felice, mi sento bene, non mi sentivo così libera e leggera forse da una vita…Sono stata con Harry, già in quel senso, credo sia stata la notte migliore di sempre, credo di non essermi mai sentita così desiderata, così amata da qualcuno, la notte passata con lui è stata la conferma che quello che ci lega è davvero forte, non so’ dirvi cos’è probabilmente non lo capirò mai fino in fondo, ci stiamo conoscendo in tutti i modi, il desiderio di stare con lui era altissimo e anche dopo quello che è successo non è diminuito anzi forse è aumentato, ho solo una parola per descrivere il nostro momento: Perfezione. Ho bisogno di prendere un piccolo spazio in questa lettera per dirti una cosa Zoe, non rinunciare, non mollare la presa su una cosa che vuoi realmente, non mettere da parte i tuoi sentimenti per fare spazio a quelli degli altri così facendo non troverai mai la tua felicità, ti prego dammi retta, ne soffrirai solamente; anche Sam e Claire si stanno lasciando andare non rinunciando alle grandi emozioni e al batticuore e a parte Faith che sono sicura che ormai è innamorata persa, tutte e quattro saremo veramente felici solo se tu lo sarai. Non permettere che qualcuno ti dica cosa puoi o non puoi fare prendi le tue scelte da sola, qualsiasi cosa tu farai avrai sempre il nostro appoggio.

Sempre insieme contro tutti e tutto!


-Ally


 

-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Credo che questo capitolo parli da solo no?! C'è stata la loro prima volta, non volevo aspettare ancora, infondo sono o non sono la coppia più passionale? Vi sono piaciuti? Premetto che è la prima volta che descrivo una scena del genere, e ho bisogno del vostro parere per sapere se ho ottenuto il risultato sperato!
Quindi non abbiate paura a recensireeeeeeeeeeeeee :')
Come sempre ringrazio di cuore tutte coloro che hanno inserito la storia tra preferiti/seguiti/ricordati, coloro che si limitano a leggerla e soprattutto, le meraviglie che recensiscono <3 Non saprei cosa fare senza di voiiii :D
Il prossimo sarà un capitolo interessante anche per Faith e Zayn, quindi non mancateeeeeeeee xx
Bacioni grandi grandi grandi <3

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Capitolo 25
*** "Don’t try to fix me, i’m not broken" ***


FAITH’S POV.

 
“Metti un po’ più di colore qui” mi consigliò madame Bremier nel bel mezzo di una nostra lezione.

Feci come mi aveva detto voltandomi poi verso di lei alla ricerca della sua approvazione.

“Oui…C’est parfait” disse sorridendomi.

Continuai a dare delle pennellate veloci per dare più profondità al cesto di frutta che stavo rappresentando.

“Sai Faith, sei diventata davvero molto brava” mi confessò la donna.

“Grazie mille Helenà è un piacere sentirmelo dire da lei” sorrisi non spostando lo sguardo dalla tela.

“Come va con Zayn?” mi chiese tutta curiosa.

Il pennello che avevo in mano cadde a terra.

“Come dovrebbe andare? Siamo dei semplici colleghi e lui con me è sempre molto gentile” mentii parlando velocemente.

“Faith sono vecchia ma non mi freghi” disse.

“Saprei riconoscerli ovunque gli occhi di due innamorati” continuò non ricevendo la mia risposta.

Abbassai lo sguardo sorridendo e raccogliendo l’ oggetto che mi era caduto.

“Ecco in realtà io non so’ cosa siamo, non siamo né amici né fidanzati, stiamo bene anche se…” confessai lasciando la frase in sospeso.

“Anche se?” chiese interessata.

“Non lo so’ madame sono diversi giorni che è sfuggente, capisco che sia stanco e magari la sera non abbia voglia di vedermi ma penso che ci sia qualcosa sotto, ho questo presentimento, vorrei che lui si fidasse e ne parlasse con me” ammisi.

“Allora se non è lui a venire da te, vai tu da lui petite” disse appena prima di alzarsi dal suo sgabello posto di fianco al mio, prima di avvisarmi che la nostra lezione era finita.

“Il fatto è che non so’ dove abiti” constatai riflettendo su ciò che la donna mi aveva appena consigliato.

Lei mi lanciò uno sguardo d’ intesa prima di scomparire in un’ altra stanza per poi ritornare poco dopo con in mano un piccolo biglietto che mi porse.

“Che cos’ è?” chiesi scrutando attentamente il foglietto.

“E’ il suo indirizzo, me lo ha dato tempo fa, quando ancora tu non lavoravi con noi, ogni tanto passavo da lui a ritirare le chiavi del mio studio, facevo chiudere a lui l’ appartamento quando avevo dei contrattempi” mi spiegò.

“Non è molto distante da qui ma se vuoi ti ci posso accompagnare”.

“Lo farebbe davvero?” le chiesi.

“Andiamo” disse trascinandomi fuori dall’ edificio e facendomi salire sulla sua macchina sistemandosi il suo bel cappellino floreale prima di mettere in moto e sfrecciare per le vie parigine.

Accostò la macchina di fronte e un condominio piuttosto moderno e semplice e ancora un po’ scossa per la sua guida spericolata mi voltai verso di lei.

“Eccoci arrivate” mi disse sorridente.

Guardai esitante lo stabile di fronte a me.

“Sai Faith, quando ho perso mio marito ho capito che avrei voluto fare ancora così tante cose con lui ma non ci è stata data la possibilità, non voglio che tu abbia rimpianti” confessò con gli occhi lucidi.

“Grazie madame” mi gettai su di lei abbracciandola forte e facendola ridere.

“Vai piccola mia…Ah e comunque abita al primo piano” mi sussurrò all’ orecchio.

Le sorrisi e poi scesi dalla macchina dopo un gesto di saluto con la mano saettò via sparendo velocemente dalla mia vista.

Una donna stava uscendo dal palazzo e facendomi un cenno e un lieve sorriso mi lasciò il portone principale aperto.

“Scusi…” la chiamai.

“Sa dirmi qual’ è l’ appartamento di Zayn, Zayn Malik?” chiesi titubante.

“Certo, salga la prima rampa di scale è il primo sulla destra, arrivederci” mi sorrise di nuovo prima di andarsene.

Seguii le sue indicazioni e mi ritrovai a bussare alla porta di casa sua.

Poco dopo sentii i suoi passi avvicinarsi e il moro con indosso una canotta larga e un semplice paio di bermuda, con l’ aria più trasandata del solito ma comunque sexy, mi accolse nella sua piccola casa sorridente e allo stesso tempo sorpreso di vedermi lì.

“Che ci fai qui Faith?” mi chiese mentre mi stava facendo accomodare sul piccolo divano del suo salotto.

Mi stavo guardando intorno quasi ignorando la sua domanda, c’ era qualcosa tra noi ed era logico che io avessi voglia di vederlo, era un appartamento piccolo si, ma era personale, era stato ottenuto con il sudore da Zayn e questo gli faceva onore.

“Lo so che non è una bella casa, inoltre c’è anche troppo disordine” mi disse studiando i miei movimenti.

“Mi piace” dissi appena accomodandomi meglio sul sofà.

“Allora…Non mi hai ancora risposto…Cosa ci fai qua e soprattutto come hai trovato casa mia?” mi chiese sempre più curioso avvicinandosi e iniziando a giocare con i miei capelli.

I suoi occhi, perché mi facevano sempre quell’ effetto? Ormai dovrei esserci abituata no?!

“Volevo vederti e Helenà mi ha dato un passaggio fino a qui” spiegai.

“Dovrei ringraziarla allora…” disse avvicinando ancora di più i nostri visi.

Spostai lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra con una voglia irrefrenabile di baciarlo ma prima un dubbio che provavo da giorni mi tornò in mente.

“Sei davvero felice di vedermi?” chiesi con un velo di preoccupazione.

“Che domande sono…Certo” aggrottò le sopracciglia per poi sorridere e eliminare la distanza che c’ era tra noi con un bacio che fece allontanare tutti i miei perché.

Dopo esserci staccati gli sorrisi.

“E’ che ti ho visto più distante dal giorno del mio compleanno in poi…Non vorrei c’ entrasse la storia di Joe perché se è così puoi stare tranquillo, lui è innocuo, siamo migliori amici e basta” iniziai a spiegare sempre velocemente.

“Non è per lui” disse solamente.

“Allora ammetti che c’è qualcosa che non va” constatai.

“Non mi va di parlarne” disse alzandosi andando in cucina per prendersi una birra.

Mi alzai e lo seguii.

“Zayn vorrei che tu capissi che io non ci sono soltanto per ridere o per i momenti felici, io ci sono anche per le lacrime o per i momenti di instabilità” dissi questo raggiungendolo con una serietà che credevo non mi appartenesse.

Sbuffò per poi sfuggire nuovamente da me e ritornare a sedersi sul divano.

Si comportava come un bambino e questo iniziò a farmi innervosire.

“Ti ho già detto che non mi va di parlarne” mi disse quando lo raggiunsi e il mio sguardo insistente iniziò a pesargli.

“Di tutte le persone complicate che ho conosciuto nella mia vita ti assicuro che tu sei sul podio” ammisi togliendogli la birra dalle mani e posandola sul tavolino di fronte per affrontare un discorso serio.

“Non cercare di aggiustarmi, io non sono rotto” mi disse con uno sguardo che mi penetrò a fondo.

Possibile che non riuscisse a capire che io non volevo cambiare niente di lui, volevo solo  dimostrargli che gli sarei stata accanto non solo con le parole ma anche con i fatti interessandomi a lui e a ciò che in quel momento lo stava facendo soffrire.

“Io voglio solo capire cosa ti è successo”.

Si passò le mani nei capelli spettinando di più il suo ciuffo, sospirò e con i gomiti appoggiati sulle ginocchia abbassò lo sguardo.

“Mi ha chiamato mia madre” disse quasi in un sussurro.

Sorrisi involontariamente, in fondo mi sembrava una cosa bella.

“E non sei felice?” chiesi avvicinandomi a lui.

“Tu non capisci…”.

“Fammi capire allora” insistetti.

Sbuffò di nuovo poi riprese a parlare.

“Mi ha chiamato e mi ha detto che le manco e che perlomeno vorrebbe venire a trovarmi e a vedere come mi sono sistemato qui…Le ho chiesto di mio padre e mi ha confessato che da quando me ne sono andato non ha voluto più che lei e le mie sorelle parlassero di me, mi ha rinnegato come figlio capisci?!” mi disse quasi tutto d’ un fiato alzando poi il suo sguardo su di me con gli occhi quasi lucidi.

“E’ solo deluso Zayn, se vedesse cosa sei riuscito a fare in questi quattro mesi lontano da casa non ti penserebbe più come un ragazzo immaturo e irresponsabile”.

“No, ormai mi odia, conosco mio padre è un uomo che non torna mai su i suoi passi, è orgoglioso e testardo, ora non ha più quattro figli ha solo tre figlie femmine che adora e che ama”.

“Forse sta aspettando solo che sia tu ad andare da lui, il primo passo è accettare almeno che tua madre ti venga a trovare perderesti anche lei e credo che lui stia solo aspettando una tua mossa infondo sei stato tu a sbagliare e nessun padre rinuncerebbe mai al proprio figlio”  gli dissi sincera.

“Non te lo hanno mai detto che prima di esprimere un parere te lo devono chiedere? Io non ricordo di averti domandato nulla” quelle parole mi ferirono, aveva ragione ma credevo ci tenesse alla mia opinione.

“Sai una cosa Zayn…Credo che l’ unico motivo per cui tu non voglia tornare a casa è solo perché hai un orgoglio che supera di gran lunga quello di tuo padre, lui dimostra di non volerti anche se sappiamo entrambi che non è così mentre probabilmente sei tu quello che non vuole dargliela vinta, l’ unica cosa che io non riesco a capire e perché non riesci ad ammettere che ti manca, che la sua presenza nella tua vita è indispensabile, che nonostante il fatto che tu abbia vent’ anni hai ancora bisogno di un abbraccio di conforto da parte di tuo padre, di una stretta di mano come saluto, del suo sorriso, sei tu quello troppo testardo non lui” dissi con fermezza alzandomi in piedi.

“Tu vedi del buono anche dove non c’è” si limitò a dire accusandomi di prendere le parti di una persona che non ne aveva alcun diritto alzandosi anche lui dal divano.

Il fatto era che io non tifavo per nessuno in quella stupida guerra familiare tra padre e figlio, stavo dicendo solo il mio parere forse un po’ bruscamente ma per fargli capire che stavano sbagliando entrambi.

“La verità è difficile da accettare…Sono tutti alla ricerca di una persona che parli sinceramente e quando ce l’ hanno davanti non sanno accettare ciò che gli viene detto” parlai al plurale anche se lui sapeva benissimo di essere il protagonista della mia frase.

“Sai che c’è Faith? C’è che non voglio sentire le tue lezioni di vita, dette da chi poi? Da una ragazza che dalla vita ha sempre avuto tutto, da una ragazza amata dai suoi genitori e dai suoi amici, che sarà accolta a braccia aperte quando tornerà a casa, da qualcuno che forse non ha mai dovuto affrontare dei problemi nella sua vita, da qualcuno che non è mai stato nei panni per poter giudicare una situazione come la mia” disse tutto d’ un fiato quasi in preda all’ ira.

“Puoi dire quello che vuoi, è vero sono fortunata ma solo perché ho cercato di fare sempre il meglio per me e per gli altri nella mia vita, di questo non puoi darmi nessuna colpa, non puoi darmi nessuna colpa se mi è stato insegnato di pensare ai propri interessi ma anche a quelli degli altri se tieni a loro e non puoi darmi nessuna colpa perché io non mi sono mai permessa di giudicare qualcuno e tanto meno inizierò con te, forse la tua è solo poca attenzione nel non cogliere la differenza tra consiglio e giudizio, il mio era un consiglio Zayn, era il mio parere, ma probabilmente a te non importa no? Me lo hai detto dieci minuti fa e questo mi dispiace e mi distrugge perché se fossi stata io nella tua situazione avrei accolto volentieri l’ opinione di una persona a cui tengo, ma probabilmente per te non sono niente e questo mi da un altro colpo perché io credo di essermi innamorata di te” finii il mio monologo e la mia dichiarazione ma in preda alla rabbia per ciò che mi era stato detto presi velocemente le mie cose e uscii da quella casa.

Mi incamminai verso l’ hotel con passo svelto e furibondo, delusione era quello che provavo in quel momento, nessuna traccia di un rimpianto neanche di avergli confessato i miei sentimenti forse molto probabilmente fu per quello che nonostante l’ umore a terra non versai nemmeno una lacrima.

Non era nel mio stile piangere né per la gioia né per il dolore, non sono mai stata una persona troppo forte ma semplicemente esternavo i miei sentimenti in modo forse diverso e difficile da capire per gli altri.

Raggiunsi in fretta il mio hotel e una volta salita in camera presi subito un foglio e una penna per scrivere una lettera alle ragazze nella speranza che con Zayn si sarebbe sistemato tutto.
Parigi, 8th August, 2013

Ciao bellissime!

Vi scrivo questa lettera per sfogarmi, oggi ho avuto la mia prima discussione con Zayn se così si può dire, ha un rapporto complicato con il padre ed è per questo che se ne è andato da Londra lasciando la sua famiglia e i suoi amici; la madre si è fatta sentire e gli ha confessato che il padre non vuole mai sentire parlare di lui, mi ha raccontato tutto dopo averlo convinto poi gli ho detto ciò che pensavo, gli ho detto che secondo me il suo orgoglio è simile a quello del padre e siccome è stato lui a sbagliare per primo sarebbe meglio che fosse lui ad andare dal padre e non continuare a sperare nel contrario, ma probabilmente lui ha frainteso il mio intento e ha iniziato ad attaccarmi dicendomi che io avevo una vita troppo perfetta per poterlo capire, gli ho detto anche che mi sono innamorata di lui, è vero e non me ne pento, sono stata sincera, ho detto la verità fino in fondo e se questo mi separerà da lui probabilmente ne soffrirò ma sarà lui a pentirsene. Non so se in questo momento voi ve la stiate passando meglio o peggio di me, posso dirvi solo una cosa, siate sincere, Zoe tu in primis, sii sincera con te stessa, non rinunciare alla tua felicità; Ally continua così, fai quello che vuoi quando vuoi piccola porcellina; Sam dire la verità fa parte del dare fiducia ad una persona e sono contenta che tu lo stia facendo e Claire amare e lasciarti prendere da un amore sincero che sia quello di un ragazzo o quello di persone a te molto care credo sia la cosa che ti servisse di più.

Vi sono sempre accanto!
 
-Faith



 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! 
Eccovi il venticinquesimo capitolo, le cose tra i nostri 'parigini' sembravano adare per il meglio, ma due caratteri diversi si attraggono e si respingono e questa discussione credo che li abbia fatti conoscere meglio! A voi i pareri ragazzeeeeeeeeeeeeee.
Il prossimo capitolo sarà più tranquillo, molto nello stile di Liam e Claire ;)
Ringrazio come sempre chi segue/preferisce/ricorda questa storia, chi si limita a leggerla e chi mi dà un grandissimo supporto con le recensioni che mi scrive! GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! <3
Spero di non avervi deluso!
Un grande bacio solo per voi <3
Al prossimo capitolo xx

 

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Capitolo 26
*** "I'm hiding in photograph" ***


CLAIRE’S POV.

 
“Accidenti a me che non ho scelto prima cosa mettere” sbuffai davanti all’ armadio dopo aver provato l’ennesimo vestito.

I miei pensieri furono interrotti da Aris che si affacciò alla porta della mia stanza.

“Serve aiuto Claire?” mi chiese con fare materno.

Le sorrisi e lei si avvicinò.

“Non ho niente da mettere per stasera” dichiarai dispiaciuta.

“Mmm –sembrò rifletterci su- fammi vedere un po’ qua”.

Iniziò così a recuperare tutti i vestiti che mi ero portata da Londra ed ad adagiarli sul letto, non amavo gli abitini troppo stretti o appariscenti e la maggior parte di questi infatti erano piuttosto comodi e dai motivi floreali.

“Sono tutti molto carini…” lasciò in sospeso la frase.

“Ma non sono adatti alla serata” completai il suo pensiero sbuffando nuovamente e sedendomi sul letto.

La donna si accomodò di fianco a me.

“Sai tesoro, quella di stasera è una delle feste più importanti qui, la si fa in estate perché così possono parteciparvi anche i turisti ma per le persone del posto è un momento di incontro dove si mangia si beve e si balla, gli uomini non prestano molta attenzione ai dettagli ma le donne sono invitate a indossare abiti lunghi ed eleganti, sono invitate ad essere delle principesse” mi raccontò.

“Io non ho assolutamente niente di principesco” ammisi.

“Tu no, ma io credo di avere qualcosa da darti” mi rivelò alzandosi in piedi e provocando il mio sguardo confuso su di se.

“Che fai lo vuoi vedere o no?” disse porgendomi una mano che prontamente afferrai.

Con passo svelto raggiungemmo la sua stanza.

Mi fece accomodare sul letto e nel frattempo aprii l’ armadio.

La vidi spostare diversi indumenti per poi sorridere soddisfatta una volta trovato ciò che cercava.

“Eccolo” si limitò a dire per poi voltarsi verso di me con un abito nero bellissimo.

Un corpetto ricamato e piuttosto stretto una gonna leggermente più morbida che arrivava fino ai piedi e maniche a tre quarti esclusivamente di un ottimo pizzo lavorato.

“Aris è…E’ bellissimo” dissi stupefatta.

Sorrise per poi posarlo sulle mie gambe.

“Io non posso accettarlo” alzai lo sguardo verso di lei.

“Oh tu lo indosserai invece e passerai una delle serate più divertenti e belle della tua vita” disse.

“Come fai a sapere che andrà tutto bene?” chiesi un po’ timorosa.

“Quel vestito porta fortuna…Sai quando l’ ho indossato?” mi chiese sorridente.

Negai con la testa.

“L’ avevo comprato apposta per la festa del paese, avevo diciotto anni e un fisichino asciutto come il tuo, mi ero divertita molto quella sera, sebbene non avessi l’accompagnatore ma poi mentre tornavo a casa un bel ragazzo tutto elegante mi si avvicinò e ci provò spudoratamente con me, la sua simpatia e il suo sorriso mi hanno stregata e quell’ uomo e proprio lo stesso con il quale sono sposata da vent’ anni” disse quasi commossa.

Dopo quello che mi disse Aris mi tornò in mente quello che in precedenza mi raccontò Petro, cioè di come era rimasto abbagliato dalla bellezza di quella ragazza che ballava durante la festa del paese avvolta in un abito nero, sorrisi a pensare al grande amore che vi era ancora tra i due.

“Forse troverò anche io il mio Petro” sorrisi verso di lei.

“Io credo che tu l’ abbia già trovato” ammiccò.

“Ora su signorina, il tuo cavaliere sarà qui tra meno di due ore” mi disse dandomi una spintarella per invogliarmi ad andare a prepararmi.

Insieme uscimmo dalla stanza ma prima di rientrare nella mia mi voltai verso di lei.

“Grazie Aris” le dissi piano abbracciandola.

“Di niente figliola…Tua madre sarebbe tanto orgogliosa di te” mi sussurrò all’ orecchio.

Ci staccammo sorridenti poi presi coraggio e con il vestito a seguito mi fiondai nella mia stanza.

Mi spogliai e indossai l'abito che mi stava alla perfezione e probabilmente Aris non aveva alcun dubbio su questo, poi mi truccai leggermente, una linea sottile di eyeliner nero, un po’ di mascara e un velo di lucidalabbra e acconciai i capelli in uno chignon disordinato lasciando volutamente qualche ciocca fuori.

Mentre mi stavo specchiando Aris dopo aver bussato entrò nuovamente nella mia stanza.

“Oh” fu l’ unica cosa che disse guardandomi mentre i suoi occhi iniziarono a inumidirsi.

“Allora come sto?” chiesi speranzosa.

“Petro aveva ragione…Ho fatto bene a non buttare questo abito” disse venendo verso di me.

Sorrisi rigirandomi verso lo specchio.

La donna arrivò alle mie spalle e senza chiedermi il permesso mi tolse la collanina con la farfalla per mettermene una con un brillantino che fungeva da punto luce.

“Ora sei perfetta” mi disse guardandomi attraverso lo specchio.

“Aris ma è bellissima” commentai voltandomi verso di lei e rigirandomi il ciondolo tra le mani.

“E’ un regalo da parte mia e di Petro” mi disse allegra.

“Comunque che ne dici di andare il tuo accompagnatore è già in salotto a sorbirsi il terzo grado di mio marito” sorrise.

Mi tuffai fra le sue braccia per cercare quel calore materno che da tempo non avevo.

“Dai piccoletta…Andrà tutto benissimo” mi sussurrò come per placare la mia ansia che aveva percepito.

Dopo esserci staccate insieme ci dirigemmo verso il salotto e già dalle scale potevo sentire i due uomini conversare.

“Falla soffrire e te la vedrai con me” lo minacciò con tono scherzoso Petro, sorrisi pensando alla sua espressione e a quella di Liam.

Io e Aris ci scambiammo uno sguardo di intesa e trattenemmo a stento una risatina.

“Non lo farò signore” rispose dopo un attimo di incertezza il ragazzo.

“Buonasera” dissi entrando in salotto sotto lo sguardo di Petro e Liam accomodati sul divano.

Quest’ ultimo si alzò sorridente indossava dei bermuda blu, comunque eleganti e una camicia bianca molto
aderente che metteva in risalto il suo fisico scolpito.

Sorrisi a mia volta per poi voltarmi verso Petro che era rimasto in silenzio quasi incantato ad osservare la scena.

“Possiamo andare?” chiese Liam più rivolto a Petro che a me.

“Aspetta ragazzo…” disse l’ uomo alzandosi in piedi.

“Clara sei bellissima” continuò guardandomi da capo a piedi.

“Oh Petro…” dissi sorridendo verso di lui.

“Vorrei tanto avere una figlia bella come te” confessò.

Lo abbracciai per poi dirgli sotto lo sguardo di Liam e Aris “Sai Petro…Un padre non è mai abbastanza” chiusi gli occhi per bearmi di più di quel momento.

Si staccò da me con aria felice e poi mi donò un bacio sulla fronte come farebbe qualsiasi padre.

“Ora portala alla festa ragazzo” disse dopo avermi sorriso e mandato un’ occhiata di avvertimento a Liam.

“Divertitevi ragazzi” si intromise Aris.

“Lo faremo” disse Liam prendendomi per mano e insieme ci incamminammo verso la porta.

Prima di uscire dalla casa mi girai verso i due coniugi che trovai abbracciati e commossi e mimai ad entrambi un ''Grazie'', come risposta ebbi il sorriso di Petro e un’ occhiolino da parte della moglie.

Uscimmo dal piccolo cancellino della villetta e di colpo Liam si fermò.

“Aspetta mi sono dimenticato una cosa…” disse voltandosi verso di me.

“Cos-” non ebbi il tempo di porgergli la domanda che ritrovai le sue labbra contro le mie, non ci vedevamo da qualche giorno e la sua mancanza si era fatta sentire, schiusi le labbra e mi lasciai trascinare da quel momento, ormai ci baciavamo spesso ma per me ogni volta era come la prima, stessi brividi, stesso batticuore, stesse emozioni.

Ci staccammo e gli sorrisi sincera.

“Ah…E comunque, Petro ha ragione, sei bellissima” commentò percorrendo tutto il mio corpo con il suo sguardo e facendomi arrossire.

“Grazie, anche tu non sei niente male” detto questo lo presi per mano e insieme iniziammo a scendere verso il
paese.

“Ti avverto che io sono una pessima ballerina” dichiarai.

“Non ci saranno problemi, io sono un ottimo maestro” sorrise.

E per l’ennesima volta mi persi nei suoi occhi così caldi e così rassicuranti, avevo l’ impressione che con Liam qualsiasi cosa andasse sempre bene, che tutto fosse sempre perfetto.

Ci perdemmo nei nostri discorsi quando finalmente raggiungemmo il centro del paese, era tutto così luminoso, luci di vari colori accesi erano appese come a creare un gioco di illuminazione fantastico, vi erano molti tavoli posizionati principalmente verso la piccola piazza del luogo dove dai profumi che potevo percepire capii che lì molte persone stavano gustando la loro cena, alla sinistra dei tavoli invece, una grande pista da ballo faceva da padrona alla scena.

“E’ incredibile come abbiano organizzato tutto in una sola giornata” commentò Liam estasiato quanto me.

“E’ uno spettacolo” dissi.

Mi toccai la parte alta del ventre come a cercare la mia macchina fotografica, ormai io e quell’ oggetto vivevamo in simbiosi ma per l’ occasione mi ero completamente scordata di lei.

“Mi dispiace non avere con me la mia macchina fotografica” sospirai.

“Sai Claire da una parte credo sia stupendo riuscire a catturare tutte le emozioni e creare dei ricordi scattando delle foto come fai tu, ma se rimani sempre dietro l’ obiettivo non vivrai mai a pieno le gioie della vita” mi disse dolcemente Liam cercando di non offendermi.

“Mi nascondo nelle fotografie, lo so” dissi piano quasi in un sussurro.

“Non capisco perché ti ostini a farlo sai?!...Sei così bella, nella tua semplicità, nella tua fragilità, nel tuo arrossire per un complimento, quando sei con me non voglio che tu ti nasconda perché solo così posso fare vedere al mondo che tu sei mia” rimasi estasiata da quelle parole, mentre le pronunciava si era avvicinato a me e aveva posato una mano sulla mia guancia iniziando ad accarezzarla.

Chiusi gli occhi intuendo il bacio che stava per arrivare quando qualcosa o meglio qualcuno rovinò il momento perfetto che si era creato.

“Che fate lì impalati ragazzi, su forza andate a mangiare qualcosa” ci interruppe un uomo sicuramente del posto dato il suo forte accento.

Sentii Liam sbuffare e poi sorrisi sia a lui che all’ uomo ringraziandolo.

“Dai andiamo a mangiare qualcosa” sembrò rattristarsi un attimo per poi lasciarsi convincere dopo un bacio che gli schioccai sulle labbra.

Ci fecero accomodare in una tavolata con altre venti persone dove le donne si complimentarono tutte per il vestito e gli uomini con Liam per ‘essersi accalappiato una bella pollastrella’, come mi definivano loro, causando il mio imbarazzo totale.

Mangiammo alcuni piatti tipici del luogo, non parlammo molto insieme durante la cena in quanto, i signori seduti con noi ci inserirono nel loro discorso senza problemi, facendo molte battute che ci divertirono molto.

“Signorina…” richiamò la mia attenzione un signore sulla sessantina d’anni.

Mi girai sorridendo cordiale verso di lui.

“Mi dica”.

“Ballerebbe questa canzone con me?” mi chiese gentilmente e speranzoso.

Mi fece molta tenerezza e quindi senza chiedere il permesso a nessuno mi alzai e lo accontentai.

Sorrisi per come si muoveva esperto.

“Sa questa canzone era la preferita di mia moglie, solo che lei ora non c’è più…Sa signorina lei me la ricorda tanto” sorrisi per la dolcezza di quell’ uomo e per un attimo dedicai i miei pensieri a mia madre.

“So’ cosa vuol dire perdere qualcuno di caro” confessai mentre l’ uomo guidava i miei movimenti.

“Chi le hanno portato via?” mi chiese incuriosendosi.

“Mia madre non c’è più”.

“Mi hanno insegnato che quando qualcuno non vive più su questa terra inizia a vivere nel cielo, diventa una stella, sono sicuro che la mia Ruth e sua madre brillino più di tutti gli altri astri” confessò.

“Ne sono sicura anche io” sorrisi per poi terminare il ballo con una giravolta.

“Posso rubarle la dama?” una voce inconfondibile per me fece girare il signore che con un sorriso gli rispose:

“Sono sicuro che preferisca ballare con te, grazie signorina” disse poi verso di me.

“Grazie a lei” ricambiai il suo sorriso.

“Quindi preferisci gli uomini maturi eh?!” disse Liam iniziando a ballare con me.

“La maturità non dipende dall’ età…Però direi di si…” feci un sorriso sghembo per poi avvicinarmi al suo orecchio.

“Tu mi piaci” dissi coraggiosa per poi arrossire subito dopo.

“Oh anche tu Claire non sai quanto” disse sorridente per poi far incontrare le nostre labbra in un nuovo bacio.

La serata passò velocemente tra balli,  risate, baci appena accennati e baci più profondi.

Verso le due di notte mi accompagnò a casa e dopo esserci scambiati un ultimo bacio al chiaro di luna e alla totale
tranquillità, ci demmo appuntamento per il giorno successivo.

 Entrai in casa sorridente e prima di andare a dormire decisi di scrivere una lettera alle ragazze.

 
Santorini, 10th August, 2013

Ciao ragazze mie!

E così non tutte ve la state passando nel migliore dei modi in quest’ ultima settimana eh?! Sono contenta per te Sam e anche per Ally, insomma vi siete fidate non ve ne siete pentite, credo che sia davvero una cosa bella…Mi dispiace per te Zoe, anche se vorrei darti un consiglio da amica, non rinunciare a qualcosa di bello solo perché te lo vieta qualcuno e tu non essere la prima a impedirtelo, Faith ti conosco da sempre e tutte noi abbiamo imparato a conoscere il tuo lato forse un po’ troppo impulsivo e sincero ma fidati che se lui ci tiene davvero, e su questo ne sono sicura, tornerà da te con la coda fra le gambe! Per quanto riguarda me, qui va tutto alla grande ho trovato due persone magnifiche che si comportano come dei perfetti genitori con me, è come avere la famiglia che da troppo tempo ho perso e poi c’è Liam, lui è qualcosa di speciale, è come un dono, sto bene con lui e lui sta bene con me, o almeno è quello che mi ha fatto capire…Mi mancate tanto ragazze ma a pensarci bene manca meno di un mese al nostro ritorno mi auguro che questa estate si concluda per tutte nel migliore dei modi.

Un abbraccio gigante!
 
-Claire





 
-Spazio Autrice.

ALOHAAAAA!
Eccovi un nuovo capitolo, ve l'avevo accennato che sarebbe stato molto nello stile della coppia, mi piacerebbe sapere cose ne pensate in primis di Claire e Liam (anche se so' che vi piacciono molto) e se vi piacciono anche i personaggi di Petro ed Aris...
Quindiiiiiiiiii, fatemi sapere tutto nelle recensioni!
RECENSITEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!
Ringrazio come sempre le mie lettrici silenziose e le mervaglie che recensiscono sempre <3 Ed in più chi ha inserito la mia storia tra preferiti/seguiti/ricordati!
Siete davvero importanti per me :')
Vi mando un bacione immenso <3
Al prossimo capitolo con  Sam e Lou xx


 

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Capitolo 27
*** "I don’t like it when the other people flirt with you" ***


SAMANTHA’S POV.
 

“Allora hai già chiamato Louis?” mi chiese una Jess impaziente.

“No ora lo faccio” dissi quasi sbuffando per la sua insistenza.

Mi diressi verso la mia stanza dove dopo aver afferrato il mio cellulare, digitai velocemente il numero di Louis per poi aspettare una sua risposta.

Al telefono:

“Pronto” rispose allegro.
“Ciao Louis” sorrisi anche se lui non poteva vedermi, solo a sentire la sua voce.
“Ho una proposta da farti, non pensare subito male” lo avvertii.
“Sentiamo…” mi rispose dopo aver riso.
“Allora Jess, la mia coinquilina, la settimana scorsa si è lasciata con il suo ragazzo” dissi.
“Okay…Ma non capisco cosa centriamo noi?!” mi chiese confuso.
“Qui arriva il bello, lei ci tiene ancora parecchio e sicuramente anche lui, li ho visti insieme ed erano davvero una bella coppia…Così lei ha pensato di farlo ingelosire, ogni lunedì sera andavano a mangiare cinese e lei è sicura di trovarlo in quel ristorante anche stasera” presi fiato.
“Ti seguo” mi rispose.
“Quindi lei stava cercando qualcuno con cui andare…”.
“Quindi mi stai chiedendo di accompagnare Jess?” mi chiese titubante.
“Si” sussurrai.
“Okay, accetto ma a patto che venga anche tu” mi disse con tono solare.
“Davvero sei d’accordo?...Comunque verrò, ma dovremmo inventarci qualcosa…” dissi.
“Potremmo dirgli che sono tuo cugino…Semplice” propose.
“Mi dispiacerà solo non poterti baciare per tutta la serata” continuò.
“Troveremo il modo per rimediare, ci vediamo alle 8.00 p.m. da Hikoto” conclusi sorridendo.
“ A dopo” disse prima di staccare la chiamata.
***

“Allora che ha detto?” chiese Jess precipitandosi nella mia stanza.

“Ha detto di si, ma verrò anche io ” le annunciai.

“Va benissimo…Grazie tante” disse dopo aver fatto un urletto di gioia e avermi stritolato in un abbraccio.

“Dai ora vai a farti bella per il tuo Cody, devi o non devi riconquistarlo” la spronai.

“Fosse l’ultima cosa che faccio” disse con tono da film facendo scoppiare entrambe in una fragorosa risata.

Dopo due minuti si dileguò, probabilmente, nella sua stanza.

Iniziai anche io a prepararmi, decisi di indossare un vestitino piuttosto semplice color ocra, il corpetto era piuttosto aderente rispetto alla gonna che arrivava sopra al ginocchio ma dava più un senso di morbidezza, il punto vita era messo in risalto da una cintura sottile intrecciata e di una tonalità più scura dell'abito.

Mi truccai e poi decisi di lasciare i capelli sciolti.

Misi ai piedi un paio di sandali con il tacco, recuperai la borsa che avevo già preparato e uscii dalla mia stanza.

Mancava ancora mezz’ ora all’ appuntamento non sapevo se definirlo nostro o loro.

Decisi di sfruttare il tempo per dedicarmi  all’ ultima lettera di Claire, feci in tempo a finire di leggere ma non a rispondere alle ragazze, in quanto Jess come una furia mi trascinò fuori di casa per arrivare al ristorante nel modo più veloce possibile prima di pentirsi di ciò che stava per fare.

In un quarto d’ ora circa raggiungemmo la nostra meta.

Louis puntualissimo era già sulla soglia della porta ad aspettarci.

“Buonasera ragazze” ci salutò con un sorriso per poi avvicinarsi a me per scoccarmi un bacio sulla bocca che si trasformò in un bacio sulla guancia in quanto spostai il viso.

“Potrebbero vederci” sussurrai al suo orecchio giustificandomi.

“Hai ragione” sussurrò anche lui allontanandosi e facendomi l’ occhiolino.

“Allora vogliamo entrare?” chiese a Jess porgendogli il braccio che prontamente lei afferrò.

“Andiamo” gli rispose sorridendogli.

Vederli insieme anche se solo per finta mi provocò una sorta di strano istinto che non avrei mai pensato di provare, ero tremendamente gelosa.

Li seguii all’ interno del ristorante e di nuovo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco si fece sentire quando lui le spostò la sedia per farla sedere comportandosi da perfetto gentil uomo mentre io dovetti accomodarmi da sola nonostante ricevetti un suo sguardo di scuse.

Come io e Jess avevamo pensato, Cody stava cenando da solo e non appena la mia coinquilina fece il suo ingresso nel ristorante, non le staccò nemmeno per un attimo gli occhi di dosso.

Lo vidi perfino irrigidirsi e assumere uno sguardo indagatore verso la figura di Louis.

“Non ha smesso un secondo di guardarti” sussurrai.

“Bene ora iniziamo a mangiare poi basterà soltanto una goccia che faccia traboccare il vaso” dichiarò Jess.

“Sarebbe?” chiesi io sotto lo sguardo confuso di Louis.

“Un bacio…-persi un battito- Finto si intende eh?!” disse mettendo in chiaro le cose con il castano e rasserenandomi.

Possibile che fossi gelosa della mia coinquilina? Possibile che fossi gelosa di una messa in scena? Evidentemente Louis mi importava più di quanto pensassi, se solo all’ idea che potesse toccare le labbra di un’ altra per gioco, una sorta di rabbia invadeva tutto il mio corpo.

Iniziammo a mangiare, cercavo di comportarmi tranquillamente, in fondo sapevo che Jess non aveva alcun tipo di interesse verso di Lou in quanto se ci trovavamo tutti e tre nella stessa situazione era solo perché voleva riconquistare il suo uomo.

Ad un certo punto della cena mi accorsi che Cody si stava alzando molto probabilmente per andare a pagare, lo riferii subito a Jess.

“E’ il momento” disse a Louis.

Prima di voltarsi verso di lei lanciò uno sguardo a me come a chiedermi il permesso, mi ero presa questo impegno e non avrei rinunciato ad aiutarla, così con una mossa del capo lo spronai.

Si voltò verso di lei e le mise una mano sulla guancia, l’altro suo braccio era appoggiato sulla sedia per reggersi, insicuro iniziò ad avvicinarsi a lei.

Abbassai lo sguardo incapace di stare a guardare con le mani in mano mentre il ragazzo di cui mi stavo innamorando stava per baciare un’ altra.

“Buonasera” la voce di Cody mi fece alzare lo sguardo e notare che i due ragazzi seduti di fronte a me non avevano avuto il tempo nemmeno di sfiorarsi.

“Hey Cody” lo salutai ringraziandolo con un sorriso, anche se lui non poteva sapere la verità.

“Ciao Sam” sorrise anche lui per poi spostare lo sguardo su Jess che era rimasta lì impalata a fissarlo.

“Jess” la salutò freddo.

“Cody” rispose usando lo stesso tono la mia coinquilina.

Io e Lou ci scambiammo un’ occhiata a quanto pare anche lui pensava che questa serata non si sarebbe conclusa nel migliore dei modi.

“Che fai non mi presenti il tuo amico” si rivolse alla sua ormai ex ragazza marcando sull’ ultima parola e indicando il castano.

“Louis lui è Cody il mio ex – sbirciò la sua reazione a quelle parole- mentre Cody questo è Louis il cugino di Sam” finii recitando bene la parte.

Louis gentilmente gli porse la mano che prontamente non venne ricambiata.

Vidi Jess sorridere sotto i baffi, contenta che il suo piano lo stesse facendo ingelosire.

“Possiamo parlare un attimo Jess?” chiese il ragazzo guardandola con serietà.

“Certamente” rispose mantenendo il contatto visivo.

“In privato…” disse per farsi capire.

Lei subito si alzò e lo seguii nel retro del locale.

“Ma si può sapere perché quei due non stanno più insieme?” mi chiese Louis curioso spostandosi e sedendosi
finalmente accanto a me.

“Lei credeva che lui la tradisse, allora hanno litigato, Jess allora senza pensarci lo ha mollato, fidati per me non è stata la prima e sicuramente non sarà l’ ultima volta che succederà, mi ha detto che stanno insieme da quattro anni e che tra loro è sempre stato così, diciamo che è una cosa normale” confessai la loro storia.

“L’ amore a volte è proprio strano” commentò.

“Ma non capisco a cosa servissi io se tanto dopo si sarebbero riappacificati comunque” continuò confuso.

“Io credo che nella loro relazione funzioni così, siccome ormai sono un po’ di anni che stanno insieme ogni tanto hanno bisogno di un po’ di pepe…Capisci?” chiesi.

“Come ad esempio far ingelosire l’ altro per risvegliare la passione” rispose sicuramente con le idee più chiare sulla loro storia.

Sorrisi verso di lui.

“Sam, non so’ te ma muoio dalla voglia di vedere cosa stanno facendo” confessò con sguardo furbo.

“Forse sarebbe meglio lasciargli un po’ di privacy”.

“Eh dai solo una sbirciatina…Scommetto che stanno litigando” disse assumendo l’ aria di un bambino che gioca a fare la spia.

“Io scommetto che invece hanno già fatto pace” stetti al suo gioco.

“Allora è una sfida eh?!...Bene chi vince avrà un premio che sceglierà lui personalmente” mi disse tendendomi una mano sicuro di vincere.

“Affare fatto”.

Allungai anche io la mano destra e dopo averla stretta alla sua, pagammo il conto e senza farci vedere uscimmo dall’ entrata principale per raggiungere il retro del locale il più silenziosamente possibile.

Raggiungemmo una postazione dalla quale potevamo spiarli senza dare nell’ occhio e sorrisi alla scena che mi si parò davanti.

Jess e Cody si stavano dando alla pazza gioia lei era seduta su un vecchio tavolo, le mani di lei nei capelli del ragazzo, mentre le mani di lui su i fianchi di lei, si vedeva tutta la passione che vi era tra loro espressa in quel bacio che di casto aveva ben poco.

Louis insieme a me assistette alla scena sbalordito.

“Ho vinto” dissi iniziando a incamminarmi lontano da quel vicolo forse un po’ troppo buio per i miei gusti.

Sentii Louis affrettarsi per raggiungermi.

“E non reclami il tuo premio?” mi chiese.

“Louis non ho cinque anni, non mi importa”.

“Fa niente, abbiamo fatto un patto, hai vinto e ora ti spetta una ricompensa”.

“Allora devo proprio scegliere eh?!” chiesi avvicinandomi a lui quasi con fare provocante.

Si limitò ad annuire.

“Allora voglio un bacio da te” sussurrai.

Non se lo fece ripetere due volte, incollò prontamente la sua bocca alla mia, sorrisi sulle sue labbra per poi lasciare che le nostre lingue si rincontrassero.

Eh già ero proprio cotta di Louis Tomlinson.

Ci staccammo sorridendo entrambi.

“Dovremmo scommettere più spesso” constatò facendomi ridere.

“Sai Lou, quando eravamo a tavola e tu stavi recitando la tua parte con Jess e stavate per baciarvi, ho sentito un nodo allo stomaco e credo tanto, forse troppo fastidio, però mi è servito quel momento, perché ho capito quanto io soffrirei a vederti con un’ altra ragazza, quanto non mi piace quando le altre flirtano con te, mi hai stregato Tomlinson e non posso farci niente” conclusi la mia sorta di dichiarazione con un sorriso.

Non ero stata molto esplicita ma se in quei due mesi Louis era riuscito davvero a conoscermi, avrebbe capito che per me era stato difficile solo dire tutte quelle cose.

Un sorriso nacque sul suo volto.

“Perché sorridi?” chiesi titubante.


“Sappi che con nessun’ altra  ragazza mi verrà voglia di fare questo in ogni minuto…” mi lasciò un bacio degno di essere chiamato tale sulle labbra.

“Per ora” continuò la sua frase scoppiando a ridere.

Sbuffai per poi dargli un pizzicotto.

“Dillo di nuovo” lo minacciai.

“Non mi permetterei mai” disse massaggiandosi la parte dolorante.

“Povero bimbo, come la facciamo passare la bua?” lo beffeggiai.

“Con un bacino qui” disse con voce infantile indicandosi la bocca rosea.

Sorrisi per poi scoccargli un bacio a stampo sulle labbra sottili.

La serata passò in fretta fra i suoi immancabili scherzi e i baci imperdibili che solo lui sapeva darmi.

Tornai a casa stanca ma prima di mettermi a letto decisi di scrivere una lettera per mettermi in contatto con le ragazze.

New York, 12th August,2013

Ciao donne!

Claire hai perfettamente ragione, ormai non manca molto al nostro ritorno e sinceramente non so’ cosa succederà una volta tornate a casa; abbiamo tutte conosciuto qualcuno dal quale sarà difficile staccarsi, io ho Louis e ho anche Jess, lei mi ha sempre aiutata e quindi stasera ho deciso di ricambiare il favore, abbiamo messo in atto una sorta di teatrino in cui Louis recitava la parte del suo nuovo ragazzo per fare ingelosire il suo ex, ho capito di tenere davvero tanto a lui e di provare delle emozioni davvero forti, nel vederlo insieme ad un’ altra anche solo per finta mi sono sentita gelosa dal primo dei capelli alla punta delle scarpe, ho capito che ci tengo davvero e ho anche capito che vivrò tutti questi momenti che mi rimangono con lui fino in fondo, senza avere rimpianti una volta tornata a Londra e poi chissà è inglese anche lui no?! Quindi potrebbe scegliere di tornare…Non me la sento di affrontare ancora l’ argomento con lui, anche so’ che ciò che proviamo l’uno per l’altra è qualcosa di grande io non voglio che lui rinunci a tutto per me. Cosa ne pensate ragazze in fondo le nostre situazioni sono più simili di quello che crediamo no?!

Aspetto con ansia una vostra lettera!
 
-Sam



 
-Spazio Autrice.

ALOHAAAAAAAAAAA!
Eccomi qua con il nuovo capitolo su Louis e Sam!
Lei si è dichiarata, in un modo un po' indiretto ma si è dichiarata...Applausi per Saaaam!
Che ve ne pare di questa coppia? So' che piace a molte di voi, quindi spero di avervi fatte felici :')
Dovevo aggiornare domani, ma siccome andrò a vedere il film, ho anticipato e ho finito oggi il capitolo.
GRAZIE PER LE 14 RECENSIONI al capitolo scorso, e come sempre oltre a chi recensisce ringrazio le mie lettrici che leggono la storia e o che l'hanno inserita tra preferite/seguite/ricordate.
Nel prossimo capitolo vedremo l'incontro/scontro tra Zoe e Niall.
So, stay tuned.

Un besitossssssssssssssssssssss <3

 

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Capitolo 28
*** "I don’t want anyone else, i want you" ***


ZOE’S POV.

 
Quella mattina mi alzai con un forte mal di testa, probabilmente causato da tutto lo stress accumulato in quei giorni passati a mentire e a cercare di evitare le visite di Niall che si facevano sempre più numerose.

E numerose erano le scuse che mi inventavo pur di non vederlo.

Sapevo che comportandomi in quel modo lo avrei solo perso ulteriormente ma dopo quel bacio, la traccia di amicizia che c’era tra di noi, sempre se fosse mai esistita, era scomparsa e aveva lasciato spazio a nuovi sentimenti che non si sarebbero mai limitati a sorrisi e ad abbracci fraterni.

Mi vestii, e dopo aver preso un libro a caso da una mensola della mia stanza mi specchiai e indossai uno dei sorrisi falsi che in quei giorni mi accompagnavano e che mi aiutavano a fingere che tutto andasse a meraviglia anche se in realtà era tutto l’esatto opposto.

Scesi in cucina e non trovando anima viva in casa, afferrai una mela e mi diressi verso il giardino con il mio libro in mano.

Leggere qualsiasi tipo di libro era l’ unico modo di distogliermi dalla realtà e di immergermi in un nuovo mondo, in un’ altra vita, in altri problemi che però vengono superati o affrontati in un modo sempre migliore rispetto a quello che adottano le persone.

Mi rigirai l’ oggetto tra le mani e notando solo ora il titolo capii che avrei letto per la quindicesima volta ‘Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” amavo tutta la serie dei romanzi di Joanne Rowling e sognavo anche io un giorno di diventare un’ affermata scrittrice come lei, nota in tutto il mondo per la bellezza delle sue opere.

Iniziai a leggere e persi totalmente la condizione del tempo, pensai che probabilmente avrei dovuto spendere la mia vita a leggere per non essere continuamente turbata dai mille pensieri che invadono la mia testa.

Mi soffermai su una frase, ormai stavo leggendo da ore e iniziavo anche un po’ a perdere la concentrazione ma quelle righe mi fecero soffermare più del dovuto su quella pagina.

La mia attenzione era stata catturata da una frase di Lupin ad Harry: “ Tua madre mi è stata a fianco in un momento in cui nessun altro c'era. Non solo era una strega singolarmente dotata, era una donna gentile, fuori dal comune. Sapeva vedere la bellezza negli altri, perfino, e forse particolarmente, quando una persona non riusciva a vederla in sé stessa”.

Mi sentii stupida perché per un attimo paragonai la madre del maghetto a Niall, in fondo anche lui mi era stato vicino quando non c’era nessuno, non era una strega, quello no di certo ma era riuscito a vedere la mia bellezza che io credevo inesistente.

Non potevo lasciare che una persona come lui venisse trattata male o meglio evitata da me, così decisi di interrompere la mia lettura e dirigermi verso il negozio di dischi sicura di trovarlo lì.

Camminavo insicura verso il centro di Mullingar, probabilmente negli ultimi giorni Niall si era fatto una nuova idea su di me, probabilmente credeva che fossi una bambina capricciosa e che lo cercassi solo quando mi andasse, aveva il diritto di ricevere una mia spiegazione.

Entrai nel negozio e mi guardai intorno, del biondo non vi era traccia, così mi diressi verso la cassa, dove avevo già notato Deen, il suo capo, salutare un giovane cliente.

“Salve Deen” lo salutai.

“Ciao Zoe, cerchi Niall?” annui con un velo di imbarazzo.

“Oh oggi non lo troverai qui, penso sia a casa a riposarsi, l’ ho visto abbastanza giù di morale negli ultimi giorni e così ho pensato di dargli un giorno liberò” mi spiegò abbastanza in pensiero per il ragazzo.

“Ah…Ho capito, ripasserò un altro giorno allora” dissi dispiaciuta iniziando ad incamminarmi verso l’uscita.

“Zoe –mi chiamò- vai a trovarlo, sono sicuro che gli farà piacere una tua visita” disse sorridendomi.

Gli rivolsi un sorriso amaro.

“Arrivederci” dissi per poi uscire di fretta dal negozio.

Una mia visita non lo avrebbe sicuramente tirato su di morale se la causa del suo malumore ero proprio io, ma ormai non avevo nulla da perdere e così decisi di raggiungere casa Horan.

Era una bella abitazione quella di Niall, una villetta modesta con un bel giardino e sicuramente anche con uno spiazzo sul retro.

Mi fermai per un secondo, stavo davvero facendo la cosa giusta?

Ormai avevo raggiunto la mia meta, ormai era troppo tardi per voltarmi indietro.

Suonai il campanello e venni accolta in casa da Bobby che con un sorriso mi disse di uscire dalla porta della cucina per raggiungere il cortile, lì avrei trovato Niall intento a fare qualche tiro con il pallone da basket.

Seguii le istruzioni del signor Horan e una volta aperta la porta, posai subito lo sguardo sul corpo di Niall intento a palleggiare sotto il canestro, indossava una canottiera larga sicuramente di almeno due taglie più grande del dovuto, dei tipici pantaloncini da basket e delle scarpe alte e bianche, il suo corpo era teso e concentrato e un leggero velo di sudore sulla sua pelle la rendeva più rossa probabilmente per via dello sforzo fisico.

Senza nemmeno accorgermene la porta a causa di un colpo di vento si chiuse violentemente dietro di me e ciò attirò l’attenzione del biondo che si voltò verso la fonte del rumore.

Rimase per un attimo sorpreso nel vedermi, me ne accorsi dai suoi occhi quasi spalancati.

Quelle meraviglie celesti, mi erano mancate da morire.

Poi come se niente fosse si rigirò verso il canestro e riprese a palleggiare.

“Sono venuta per parlarti ma evidentemente non hai voglia di ascoltarmi” dissi alzando un po’ il tono della voce coperta dai tiri del rigido pallone da basket.

“Mi sto comportando come te, anche io volevo parlarti tutte le volte che sono venuto a casa tua ma tu hai preferito mandarmi via” disse senza guardarmi.

“Hai ragione Niall, ho sbagliato”.

“Cos’ hai sbagliato Zoe? Adesso spiegamelo perché è tutto così complicato, io non riesco più a capire…Un giorno va tutto a gonfie vele, quello dopo piangi tra le mie braccia e quello dopo ancora mi eviti, giuro che ho provato a chiedermi se fosse colpa mia, ma non trovo nulla di sbagliato in quello che ho fatto, quindi evidentemente non ti piaccio abbastanza” disse tutto d’ un fiato guardandomi negli occhi per farmi capire il suo stato d’animo.

Riabbassò lo sguardo e  andai verso di lui rubandogli il pallone dalle mani per avere più attenzione.

“Tu mi piaci Niall, anche tanto, sei una delle poche persone che riesce a capirmi, che sa ascoltarmi e darmi sempre il consiglio giusto…” lasciai in sospeso la frase.

“Ma…Perché c’è un ma vero?”.

Diavolo, vederlo così mi uccideva.

“Ma sei il fratello di Greg, e se le cose tra noi dovessero andare male distruggeremmo la nostra famiglia” dissi sull’ orlo di un altro pianto.

“E chi te lo ha detto che le cose devono andare male eh?! Tua madre…Ci scommetto quello che vuoi, perché non pensi che per una volta avresti potuto avere la felicità, perché io mi sarei impegnato al massimo Zoe” disse con una sincerità disarmante.

“Non ne abbiamo la sicurezza e non posso dare a Jill una nuova delusione nella sua vita, lo sai cosa abbiamo dovuto vivere io e lei, voglio vederla felice”.

“E non credi che anche lei voglia vedere felice te?” mi chiese sicuro.

“Probabilmente non lo sarò, non oggi, ma un giorno riuscirò a sorridere di nuovo e tu troverai una persona su cui potrei sempre contare e che potrai amare davvero” mi limitai a rispondere.

“Io non voglio nessun altro, io voglio te ma questo forse è troppo difficile da farti capire”.

“Fidati l’ ho capito bene ed è proprio questo a farmi ancora più male, perché io non vorrei dirti queste cose Niall ma non possiamo rischiare di rovinare l’ amore dei nostri fratelli”.

“Se il loro amore è così grande sarebbero riusciti a sopportare anche i litigi tra me e te se un giorno ci fossero stati, forse sei solo tu che hai paura di soffrire o di sentire ancora le critiche di tua madre e forse è per questo che hai rinunciato a me per farti amare di più da lei no?!” mi accusò e di risposta abbassai lo sguardo.

“Ma sai una cosa Zoe? Lei non ti darà un briciolo di amore in più nonostante quello che hai fatto, lei non vuole vederti veramente felice, perché se così fosse non ti avrebbe messo davanti ad una scelta, ti avrebbe lasciata libera e poi consolata se le cose fossero andate per il peggio” continuò sputandomi tutte le sue opinioni in faccia.

“Non è vero, lei ha pensato al bene della famiglia e un minimo di ragione ce l’ha anche lei, che potere abbiamo noi di mettere a repentaglio l’ unione di Jill e Greg per una storia estiva…” provai a giustificare la mia scelta nuovamente con un nodo alla gola.

“Dio sono uno stupido –inveii contro se stesso- Sai per questa storia estiva, come la chiami tu, io se le cose fossero andate bene sarei stato disposto a tornare a Londra, per poterti vedere tutti i giorni e perché mi avevi promesso di aiutarmi a riallacciare i rapporti con i miei amici” mi disse i suoi progetti con rammarico perché io li avevo distrutti.

“Posso sempre aiutarti con i ragazzi, io ti voglio bene e vorrei poter essere almeno tua amica”.

“Non è un ‘ti voglio bene’ che voglio sentire da te, non ti voglio come amica perché ti vorrei come amante, non puoi chiedermi di far finta di niente perché ormai è troppo tardi, probabilmente cambierai idea, ma se non lo farai in tempo io non posso prometterti di essere ancora qui ad aspettarti ” confessò con gli occhi lucidi.

“Niall” dissi avvicinandomi e accarezzandogli una guancia.

“Ti prego ora vai via, ho bisogno di stare solo” mi disse chiudendo gli occhi per evitare di piangere.

“Scu-sami” dissi con voce rotta dal pianto correndo via da quella casa.

Al contrario suo non ero riuscita a trattenere le lacrime che scendevano copiose sul mio viso anche mentre con lo sguardo baso salutavo Bobby.

Con il cuore a pezzi raggiunsi casa mia correndo per le vie del paesino, sotto lo sguardo di confusione misto a compassione che la gente mi riservava vedendo una giovane piangere per strada.

Entrai in casa e nonostante notai la macchina parcheggiata di Jill in cortile non la cercai e corsi nella mia stanza.

Mi catapultai sul letto e con lo sguardo sul soffitto lasciai scivolare altre lacrime salate sul mio viso emettendo anche dei singhiozzi strozzati.

Jill probabilmente preoccupata dai suoni provenienti dalla mia stanza aprii la porta con aria affannata, probabilmente aveva corso.

“Zoe cos’ è successo?” mi chiese angosciata inginocchiandosi sul pavimento per raggiungere l’altezza del mio viso.

Mi girai verso di lei e nel tentare di parlare una forte nausea invase il mio corpo e dopo pochi minuti fui costretta a correre in bagno per vomitare, mia sorella si alzò prontamente e mi seguii.

Mentre rimettevo, qualche lacrima offuscò di nuovo la mia vista, Jill tentava di tranquillizzarmi, tirandomi indietro i capelli e massaggiandomi la schiena con la mano libera, quando ebbi finito mi alzai in piedi e fu lei a schiacciare l’ acqua del wc per poi accompagnarmi di nuovo nel letto in quanto si rese conto che facevo una grande fatica a reggermi in piedi.

Le feci spazio e si sdraiò accanto a me, iniziò ad accarezzarmi i capelli, sapeva che in quel momento non avrei avuto alcuna voglia di parlare.

“Vuoi qualcosa di caldo?” mi chiese con il suo solito fare materno.

Mi limitai a negare con il capo.

“Allora riposati” disse prendendo la mia mano nella sua e stringendola.

“Ti voglio bene Jill” riuscii a dire prima di cadere in un sonno profondo che almeno per qualche ora mi avrebbe aiutata a non rimuginare su ciò che era successo.

Mi sveglia verso le 8.00 p.m. ma nonostante l’ ora avevo lo stomaco chiuso quindi decisi che non sarei scesa per la cena, Jill probabilmente era scesa al piano inferiore e mi avrebbe coperta dicendo ai nostri genitori che ero stata colpita da un po’ di influenza.

Approfittandone del momento di apparente tranquillità e solitudine decisi di mettere nero su bianco ciò che provavo in quel momento, in una lettera alle ragazze.

Mullingar, 14th August, 2013

Ciao gioie mie!

Purtroppo non ho buone notizie da raccontarvi, ho passato una settimana a cercare di evitare Niall e oggi sono andata a trovarlo, abbiamo parlato e io gli ho detto che per il bene dei nostri fratelli sarebbe meglio che tra di noi non ci fosse niente e naturalmente lui aveva già intuito le intenzioni del mio allontanamento, credo che sia sempre così per me, quando voglio qualcosa e la desidero con tutta me stessa me la lascio scappare perché non sono capace di tenerla, credo di utilizzare delle scuse perché ho solo una grande paura che tutta quella felicità possa finire presto e ho quella paura che se mi affezionassi troppo , cosa che mi sono resa conto solo ora che è già successa , poi non saprei sopravvivere senza quel benessere e così mi lasciò scappare le cose belle e ho lasciato morire quello che c’era tra noi prima ancora che nascesse. Spero di riprendermi, per fortuna c’è Jill con me, so’ che posso sempre contare su di lei. Non comportatevi come me, aprite il vostro cuore prima che sia troppo tardi.

Vorrei che foste con me, vi voglio bene!
 
-Zoe





 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Eccovi il nuovo capitolo, cavolo ormai ho perso il conto di quanti sono...Zoe è andata da Niall e forse come molte di voi si aspettavano non è riuscita a migliorare la situazione soprattutto per via della razione sincera del biondo, cosa ne pensate? Credete che riuscirà a tornare il sereno tra i due? 
Grazie di cuore per le 12 recensioni allo scorso capitolo, ho notato che sono un po' diminute, non mi lamento affatto non pensavo neanche di ricevere tutto questo successo ma ho paura di farvi annoiare, quindi perfavore lasciatemi un commento anche piccolo piccolo :')
Oltre alle meraviglie che recensiscono ringrazio come sempre chi ha inserito la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi si limita a leggerla, siete tutte importanti per me!
Ho scritto una Os su Niall: I'm with you. Se passaste e magari lasciaste una recensione mi fareste davvero contenta :)
Vi mando un bacio gigante e vi aspetto al prossimo capitolo con Harry e Allyson <3


 
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Vi chiedo di passare anche da questa storia:
Casualness di AnnaHazza , lei è dolcissima ed è stata una delle prima ragazze a credere in me, la sua storia è solo all'inizio e ha bisogno di qualche parere in più, io la trovo già stupenda!

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Capitolo 29
*** "You and I are magnetic" ***


ALLYSON’S POV.


“Hey chica dove scappi?” mi chiese Mercedes con tono allegro.

“Io…Ecco…Stavo andando a fare una passeggiata” tentai di convincerla.

Non stavo del tutto mentendo, infondo per raggiungere Harry alla spiaggia, avrei dovuto camminare un po’ dato che ci eravamo dati appuntamento in un luogo abbastanza distante dall’ Hotel e lontano da occhi indiscreti.

“A quest’ ora e da sola?” mi chiese la donna con fare investigativo.

“Non è così tardi Mercedes” le sorrisi cercando di liquidarla.

“Non importa, non senti quante cose succedono alle ragazze al giorno d’ oggi, anche di giorno, quindi verrò con te” tentò di nuovo.

Sbuffai, sapevo che il suo interessamento era dovuto a tutt’ altro, così cedetti.

“Sto andando da Harry ok?!” le dissi quasi esasperata ma con un sorriso divertito sulle labbra.

Anche il suo volto si illuminò.

“Lo sapevo” commentò.

“Cosa?” chiesi fingendo di non capire.

“Voi due state insieme” quasi urlò iniziando a saltellare sul posto.

“Ferma, ferma, ferma –le tappai la bocca con la mia mano destra- non stiamo insieme”.

Si ricompose e un sorriso malizioso e curioso si fece largo sul suo viso.

“Ma dai quel riccio non si è deciso neanche dopo la vostra notte insieme?”.

La guardai spalancando la bocca.

“E tu come lo sai?” chiesi sbigottita.

“Quella mattina non eri l’unica ad avere un sorriso da ebete” ammise.

“Magari sorrideva per qualcosa d’ altro o per qualcun’ altro”.

“Inglesina 10 secondi fa me ne hai dato la conferma” sorrise facendomi un’ occhiolino.

“Okay –sbuffai- non lo dirai a nessuno vero?” chiesi preoccupata.

“Figurati e poi ormai l’ estate è agli sgoccioli, anche se i capi venissero a saperlo non penso farebbero storie, potete vivervela tranquillamente” mi rassicurò.

“Il fatto è che sono convinta che tra noi ci sia questa magia proprio per la paura di essere scoperti che rende tutto più eccitante” constatai.

“Quindi hai paura che se ve la vivreste alla luce del sole sarebbe tutto troppo monotono?”.

“Si e poi non credo che lui voglia qualcosa di serio”.

“E tu Ally cosa vuoi da lui?” mi chiese realmente interessata.

“Io non lo so’ Mercedes, mi ha stregata, vorrei che i momenti insieme a lui non finissero mai, credo di essermi innamorata di lui, ma non glielo dirò, non rovinerò quello che c’è tra noi, ho paura che lui si possa spaventare e che poi scappi da me” confessai.

“Non hai mai preso in considerazione che potrebbe accadere il contrario?”.

“Che intendi scusa?” chiesi dubbiosa.

“Intendo che se tu non gli dirai quello che provi, lui non lo capirà da solo, gli uomini sono fatti così e non dirglielo potrebbe diventare la causa del vostro allontanamento, lui ti lascerebbe andare senza fare nulla perché pensa che tu lo reputi soltanto una storia estiva e niente di più”.

Riconobbi quanto le sue parole fossero vere ma anche quanta paura avessi di affrontare l’ argomento con lui.

“Io non me la sento Mercedes” confessai.

La donna di fronte a me mi accolse in un caloroso abbraccio.

“Pensaci bene però” mi sussurrò all’ orecchio.

Ci staccammo e mi sorrise come per confortarmi.

“Dai ora vai da lui, fate i bravi bambini” disse dandomi una leggera pacca sulla natica destra e facendomi la linguaccia.

Scoppiai a ridere quella donna era un vulcano.

“Ci vediamo domani” la salutai iniziando ad allontanarmi.

Mi regalò un sorriso per poi rientrare in Hotel.

Iniziai a incamminarmi verso la spiaggia.

In poco tempo fui lì, lo trovai seduto ad aspettarmi dandomi le spalle, era bellissimo.

“Per una volta non sono io quello in ritardo” disse sorprendendomi, non credevo avesse percepito la mia presenza.

“Capita a volte” dissi sedendomi accanto a lui sulla sabbia.

Mi rivolse un’ occhiata divertita per poi voltarsi di nuovo verso il mare.

“E comunque io ero in orario, sono stata trattenuta da Mercedes” continuai.

“Sa qualcosa di noi?” mi chiese fissandomi negli occhi.

“Ha intuito” mi limitai a rispondere per poi attendere la sua reazione.

“E cosa ne pensa?” chiese un po’ spiazzato.

“Credo che aspettasse questo momento dall’ inizio dell’ estate” risposi per poi alzarmi in piedi.

Con movimenti veloci iniziai a togliermi gli shorts e la maglietta rimanendo in intimo, sotto il suo sguardo malizioso e attento.

“Che momento?” mi chiese come imbambolato e non capendo cosa volessi fare.

Mi piegai verso di lui, soffia sulle sue labbra che si schiusero in fretta per poi scoccargli un semplice bacio all’angolo della bocca.

“Quello in cui tu ti saresti innamorato di me” sussurrai al suo orecchio.

Con un gesto veloce mi allontanai da lui, correndo raggiunsi la riva per poi voltarmi verso il riccio.

“Hai paura dell’ acqua Styles?” alzai la voce per farmi sentire.

Si alzò dalla sua postazione e con un gesto abile si tolse gli indumenti leggeri che indossava, rimanendo in boxer, mi persi un attimo a fantasticare sul suo fisico.

Approfittando del mio stato di trance mi raggiunse con il sorriso sulle labbra.

“Tu dovresti averne” rispose alla mia domanda di poco prima afferrandomi per i fianchi e caricandomi sulla sua spalla.

Iniziai a dimenarmi e ad urlare con un gesto veloce mi buttò in acqua.

Riemersi e iniziai a tossire per aver bevuto.

“Oh povera piccola” disse ridendo.

“Considerati un uomo morto” risposi andando verso di lui e iniziando a schizzargli più acqua possibile addosso.

Tornai sott’ acqua e mi spostai, riemersi e senza farmi notare giunsi alle sue spalle.

Harry era ancora piuttosto asciutto e vedevo che spostava lo sguardo come a cercarmi nell’ acqua.

Ne ebbi la conferma quando iniziò a chiamarmi.

“Allyson…Dai Ally, vieni fuori” decisi che era il momento adatto per agire.

Mi avvicinai a lui ancora un po’ e poi gli saltai sulle spalle e probabilmente spaventato dal mio arrivo inaspettato, per reazione mi afferrò comunque le gambe ma perse l’equilibrio e mi trascinò con lui sott’ acqua.

In acqua mi staccai da lui e poi riemersi, dopo pochi secondi fece lo stesso.

“Okay, siamo pari” disse sorridendo e avvicinandosi a me.

“Mai sfidarmi” allacciai le mie gambe al suo bacino e le mie braccia al suo collo.

“E tu ti sei fatto vedere da qualcuno mentre venivi qui?” chiesi spostando lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra per provocarlo.

“Sono uscito dall’ Hotel senza farmi vedere da nessuno, ho anche aspettato che Alan uscisse”

“Mhmh…Molto furtivo e cosa gli hai detto per convincerlo che non saresti uscito? Gli hai detto che dovevi vederti con una bella bionda” iniziai a giocare con i suoi capelli facendolo rilassare.

“Qualcosa di simile” mi rispose divertito.

Gli tirai un ricciolo bagnato provocandogli sicuramente poco dolore, per fargli capire che aveva fatto una mossa sbagliata.

“Sei gelosa?” chiese con un sorriso malizioso.

“Se lo fossi?”.

Un sorriso compiaciuto si allargò sul suo viso.

“Questa storia del vederci di nascosto è eccitante” disse attirandomi ancora di più verso se.

“Se non veniamo scoperti” commentai quasi sulle sue labbra.

“Saremo davvero bravi e silenziosi” disse.

“Lo saremo davvero?!” commentai prima di accogliere le sue labbra in un bacio passionale e atteso, le nostre lingue oramai avevano fatto la loro conoscenza da tempo ma ogni volta era come la prima, stesso batticuore, stessi brividi, divenne poi un bacio più dolce prima che ci staccassimo per recuperare ossigeno.

“Tu ed io siamo magnetici” disse sulle mie labbra lasciandomi spiazzata, ero già pronta ad un nuovo bacio quando
lo vidi abbassarsi sul mio collo.

Intuii subito le sue intenzioni.

Appoggiò dolcemente le labbra su di esso, era questo che mi piaceva di Harry, il suo essere capace di farmi sentire desiderata nel modo più dolce, anche nella notte passata insieme non mi sarei mai aspettata un tocco così leggero, quasi avesse paura di farmi del male, quasi volesse proteggermi, quasi volesse farmi innamorare.

E molto probabilmente c’era riuscito.

Harry agiva esperto, lasciò prima qualche bacio umido per poi iniziare a succhiare un lembo di pelle e lasciai che un respiro profondo di eccitazione uscisse dalle mie labbra, nuovi brividi si impossessarono di me.

Si staccò piano, felice di essere riuscito nel suo lavoro.

“Hai freddo?” mi chiese facendo scorrere un dito sulla mia spalla nuda.

Notai la pelle d’oca sicuramente non provocata dalla temperatura dell’ acqua, dato che stavo veramente bene, ma non volevo dimostrargli che ne era lui la causa.

“Un po’ ” così, senza dire niente mi prese per mano e mi portò fuori dall’ acqua.

Ci sedemmo vicino a dove avevamo lasciato i nostri vestiti.

“Il cielo è stupendo” commentò Harry alzando lo sguardo.

“Wow Styles, non ti facevo così romantico” lo schernii.

Riabbassò lo sguardo verso di me facendomi il verso che provocò la mia risata.

“Comunque è vero, a Londra non ci sono tutte queste stelle” dissi alzando gli occhi verso il cielo.

“Però mi manca un po’ ”.

“Hai voglia di tornare?” chiesi non sapendo se sperare in una risposta affermativa o negativa, nel primo caso, le cose tra di noi sarebbero potute diventare più serie e anche se nel mio cuore lo desideravo, tutto questo mi faceva ancora un po’ paura, nel secondo caso, il sentimento che ci legava sarebbe andato via via affievolendosi insieme ai ricordi di quest’ estate.

“Non lo so’, se non ti avessi conosciuta probabilmente avrei più sicurezze adesso” disse un po’ titubante.

Lo fissai per un attimo per poi non rispondere, eravamo magnetici, come aveva detto lui poco fa, ma eravamo anche l’ unico tipo di poli dannatamente uguali che si attraggono.

Rimanemmo lì ancora per un’ ora al chiaro di luna, parlando di noi, delle nostre esperienze, ero avvolta nelle sue braccia per sentire meno freddo e per sentirmi un po’ più a casa.

Dopo poco tornammo in Hotel e dopo un bacio intenso mi augurò la buonanotte, prima di mettermi a dormire però decisi di scrivere una lettera alle ragazze.

Ibiza, 16th August, 2013

Hola!

Qui procede tutto per il meglio, anche se sono consapevole che presto finirà, e come sempre la fine dell’ estate fa paura, la non voglia di tornare alla solita vita, ma se la nostra vita sta cambiando in un modo spaventoso e noi non ce ne stiamo accorgendo?! E se stiamo cambiando con lei?! Non mi riferisco al fatto di trovare magari Faith con qualche capello biondo più chiaro o Sam con finalmente qualche chilo in più, intendo il nostro modo di pensare, il nostro modo di viverci la vita, il nostro modo di amare…Me ne sono resa conto oggi, come sarebbe la mia vita se Harry tornasse a Londra con me? O se invece non lo vedessi più? Non sono ancora capace di darmi una risposta soddisfacente, sono ancora spaventata da questo per parlarne ma so’ che tutte chi più, chi meno vi trovate nella mia stessa situazione e so’ anche che non tutte ve la passate nel migliore dei modi, ma ragazze siamo in estate e questa stupenda vacanza si concluderà presto per tutte, io non voglio avere nessun rimpianto, nessun rimorso, non voglio che ne rimanga solo un ricordo, quindi Zoe, siccome sono sicura che non vuoi che sia così anche per te, affronta tua madre, fregatene delle etichette, viviti la vita, fatelo tutte perché il tempo passa troppo in fretta.

Fidatevi di me!
 
-Ally 




 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaa!
Eccomi quaaaaaaa, 29esimo capitolo girls :*
Come avete visto, la passione tra questi due non manca mai anche se non volevo esagerare e così ho preferito dedicargli un momento un po' fifty fifty...quindi diciamo che hanno semi affrontato anche un discorso importante.
Devo avvvisarvi che il prossimo capitolo probabilmente lo posterò la settimana prossima, in quanto sarò in Francia, venerdì, sabato e domenica e devo ancora scrivere il capitolo su Faith e Zayn :')
Come sempre prima di andarmene ringrazio chi recensisce e mi riempie di gioia, chi segue/preferisce/ricorda la mia storia e anche chi la legge soltanto!
Siete tantissime e io vi amo tutteeeeeeeeee *-*
Dovevo dirvi anche qualcos'altro ma me ne sono dimenticata, come sempre mi verrà in mente quando avrò già pubblicato... 
Vabbuò, vi mando un bacio giganteeeeeeeeeee <3
Alla prossima xx

 
 

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Capitolo 30
*** "Your smile makes me smile" ***


FAITH’S POV.


Avevo appena passato una domenica pomeriggio molto calda nella mia stanza in Hotel, in compagnia del mio adorato libro di Nicholas Sparks, ero appena uscita dalla doccia e ancora in accappatoio e con i capelli raccolti in una coda disordinata  stavo scegliendo dal mio armadio qualcosa di comodo da indossare per uscire a cercare qualcosa da mangiare.

In quei giorni non erano cambiate molte cose, Zayn sembrava sempre più sfuggente e i suoi saluti erano sempre più freddi, avevo cercato di riavvicinarmi a lui un pomeriggio nello studio di Helenà ma fu bravo a liquidarmi con la tipica scusa “Devo lavorare”, capace solo di innervosirmi, da quel breve dialogo, non mi avvicinai più a lui, lo stavo mettendo alla prova, volevo vedere se almeno con me sarebbe stato disposto ad accantonare il suo orgoglio.

Immersa nei miei pensieri non mi accorsi di qualcuno che stava bussando con fare insistente alla porta.

Mi sistemai meglio l’accappatoio e mi avvicinai all’ entrata della mia camera.

“Chi è?” chiesi educatamente.

“Zayn”.

Un ondata di calore mi pervase, Zayn era qui, mi chiesi per un attimo se l’avessi invocato, guardai il mio riflesso
nel grande specchio accanto all’ ingresso e mi maledissi in tutte le lingue del mondo per non essermi preparata
prima e non essere perlomeno vestita.

Presi un respiro profondo ed aprii la porta con fare imbarazzato.

Al contrario di me, lui era lì in tutta la sua bellezza, un pantalone lungo beige e una maglietta a maniche corte bianca, il ciuffo sempre perfetto e quegli occhi magnetici che mi sembravano più spenti del solito.

“Ciao” dissi quasi sottovoce rapita dal suo sguardo.

“Ciao – disse con il mio stesso tono, squadrandomi per un attimo e mettendomi un po’ in soggezione- posso
parlarti?” chiese poi con una nota di speranza nella voce.

Spalancai la porta facendogli intendere di entrare cosa che intuii in quanto si fece strada nella mia camera,
osservandosi intorno per poi accomodarsi sul mio letto.

“E’ carina” commentò cercando forse di prendere tempo.

“Vado a mettermi qualcosa addosso” dissi spostando la mia direzione verso il bagno.

“No Faith, Aspetta” disse afferrandomi per il polso e facendomi voltare verso di lui.

Capii che voleva risolvere subito e così dopo aver sistemato nuovamente l’accappatoio che avvolgeva il mio corpo sotto il suo sguardo attento e con una piccola vena maliziosa mi sedetti accanto a lui.

Gli lanciai uno sguardo per invogliarlo a parlare.

“Ecco…Vedi…Io….” Iniziò a balbettare parole senza senso, sorrisi vedendolo impacciato così per infondergli un po’ più di coraggio avvicinai la mia mano alla sua e presi ad accarezzarla.

Con un gesto veloce incrociò le mie dita alle sue e con lo sguardo fisso sulle nostre mani intrecciate iniziò a parlare.

“Io Faith, ti devo delle scuse, io so’ che ho sbagliato che non dovevo comportarmi in un modo così scontroso con te, tu sei incredibile, sei una forza della natura e stai sconvolgendo la mia vita, sai, se prima di averti conosciuto mi avesse chiamato mia madre probabilmente avrei rifiutato la chiamata e ci sarei stato male comunque ma avrei lasciato correre, invece parlando con te, conoscendoti mi hai fatto capire che anche la famiglia è un valore importante nella mia vita e per non sentirmi orfano e cercare di ritrovare la mia felicità ho risposto, probabilmente però se io non avessi risposto io e te non avremmo litigato”.

“Ma ti saresti sentito ancora più incasinato” dissi mentre lui prendeva una pausa.

Il suo sguardo ancora basso come se avesse paura ad incontrare i miei occhi.

“Già, invece ho risposto e io e te siamo arrivati a discutere ma senza le tue parole io non mi sarei accorto del grande errore che sto facendo, io non ho intenzione di tornare a casa, ma al telefono ho capito di non aver perso tutta la mia famiglia, quindi ieri ho richiamato mia madre e le ho detto che quando vuole lei e le mie sorelle e se volesse venire anche mio padre sono ben accetti qui, così verranno a trovarmi un giorno della prossima settimana” disse sorridendo.

“Credo che sia già un grande passo da parte tua” sorrisi capendo che il grande senso di dignità di Zayn si era notevolmente fatto da parte.

“Io credo di voler fare un passo alla volta e mi chiedevo se ti andasse di stare con me quando mia madre e le mie sorelle verranno?” mi chiese stavolta puntando i suoi occhi color ambra nei miei.

Un sorriso sincero si fece spazio sul mio viso e come risposta unii le mie labbra alle sue in un bacio casto e dolce come segno di approvazione.

 “Lo prendo come un si?” sorrise staccandosi da me e finalmente rividi i suoi occhi vivi.

Annuii sorridendo.

“Almeno potrai fargli conoscere ‘la ragazza perfetta’ ” dissi sarcastica riferendomi a ciò che mi aveva detto durante la nostra discussione.

“Scusami Faith, è che…” non lo lasciai terminare la frase mettendogli una mano sulla bocca.

“Zayn, voglio solo che tu capisca che anche se all’ apparenza la mia vita può sembrarti perfetta, non lo è, non immagini quante volte io e le mie amiche abbiamo litigato ma poi abbiamo chiarito e il nostre legame si è rafforzato, non hai idea di quante volte io e i miei genitori abbiamo discusso, magari per cose banali ma poi ho cercato di porre rimedio ai miei errori e le cose adesso vanno bene, con il tempo si matura e si litiga di meno, non hai idea di quanto sia stata male quando mi sono accorta che quello che provavo per Joe era diventata amicizia, ha sconvolto tutta la mia vita, il fatto è che ci saranno sempre degli alti e bassi sta a noi scegliere come far andare le cose”.

“Insegnami a farle andare per il meglio” mi rispose soltanto prima di rubarmi un altro bacio stavolta approfondito,
avevo sentito la mancanza delle sue labbra così tanto da non voler staccarmi da lui anche quando iniziai ad avvertire mancanza di aria.

“Vado a vestirmi” dissi sulle sue labbra prima di dirigermi in bagno.

Non potevo essere più stupida, una volta lì, mi accorsi di avere lasciato l’intimo sulla scrivania così dopo aver rilegato l’ accappatoio alla mia vita riuscii dal bagno.

Mi guardai perplessa attorno, non trovai Zayn, o meglio non trovai niente, le tapparelle della finestra erano state abbassate inondando la mia stanza di un buio profondo.

Sentii poi i passi del ragazzo spostarsi nella stanza, a tentoni cercai di arrivare alla scrivania, rimasi immobile, forse capendo le intenzioni del ragazzo che in quel momento non trovavo.

Come se mi avesse appena letto nel pensiero dopo poco accese con il suo accendino la candela posta sulla scrivania dalle cameriere dell’ Hotel per bellezza.

Fissai attentamente la piccola fiamma che inondava di un forte odore di lavanda la stanza, permettendo almeno un po’ di illuminazione.

Rimasi immobile, andando nel panico per un attimo, voleva fare davvero quello che stavo pensando in quel momento?

Si avvicinò ancora di più, in quel momento gli davo le spalle, dopo aver preso la mia mano nella sua iniziò a torturare dolcemente il mio collo con una scia di baci e morsi che causarono i miei pesanti sospiri.

“Zayn” respirai profondamente sussurrando il suo nome.

Abbassò una spalla dell’ accappatoio per dedicare le sue attenzioni anche a parte della mia schiena, lasciando senza accorgersene il mio seno più in vista.

Presa dall’ eccitazione che con poco mi stava causando mi voltai verso di lui e dopo esserci scambiati un bacio passionale e colmo di desiderio con un gesto veloce presi i lembi della sua maglietta obbligandolo ad alzare le braccia per potergliela togliere.

Con un gesto delicato passai la mia mano sul suo petto per poi scendere verso l’addome descrivendo il contorno dei suoi tatuaggi.

Gli slacciai poi il bottone e la zip dei pantaloni ma prima che potessi continuare lui fu più veloce ad abbassarmi fino al basso ventre l’ indumento che stavo indossando lasciando i miei seni scoperti e iniziando a giocarci aiutato da mani e bocca che si muovevano su di me leggere e delicate, facendomi sentire un oggetto prezioso.

Dopo aver sciolto i miei capelli dolcemente, questi caddero sulla mia schiena e Zayn ricominciò con maestria a dedicarsi al collo, ne approfittai per slacciare i suoi pantaloni e per far fare a loro la fine della sua maglietta.

Mi fece poi stendere sul mio letto matrimoniale e facendo in modo di non pesarmi troppo si posizionò su di me.

Slacciò poi il fiocco ormai allentato che teneva l’accappatoio ancora legato al mio corpo e con una calma che fece salire ancora di più il desiderio tra di noi, sposto i due lembi i tessuto facendomi rimanere completamente nuda sotto di lui.

Guardò il mio corpo estasiato facendomi sentire ancora di più bramata.

“Sei bellissima”.

 Risposi dandogli un altro bacio fino a perdere il fiato.

E dopo aver giocato un po’ con la mia intimità fui io a invertire le posizioni e a stuzzicarlo a mia volta.

Si mise nuovamente sopra di me e dopo aver recuperato un preservativo dal suo portafoglio entrò in me con una finezza mostruosa, forse per paura di farmi del male, quando mi fui abituata con un movimento di bacino lo incitai a intensificare le spinte e l’ odore di lavanda nella stanza lasciò il posto al mio odore e al suo mischiati in una fragranza unica, ai nostri gemiti di piacere puro, ai nostri baci intensi e alla passione di due amanti.

Prima di raggiungere l’apice una frase inaspettata però uscii dalla mia bocca.

“Ti amo” dissi bisbigliando in preda all’ ecstasy.

Probabilmente troppo preso dal piacere non si accorse nemmeno delle mie parole, raggiunse il culmine insieme a me pronunciando il mio nome a voce alta.

Si spostò dal mio corpo per sdraiarsi accanto a me cercando di riacquistare un respiro e un battito regolare, cosa che stavo tentando di fare anche io.

Dopo qualche istante recuperò il lenzuolo a bordo del letto coprendo i nostri corpi nudi e posizionandosi su un fianco.

Sentendo il suo sguardo su di me, lo imitai voltandomi verso di lui sorridendo.

Ricambiò il sorriso e iniziò a giocare con i miei capelli scompigliati.

Continuavamo a guardarci negli occhi, come se solo loro potessero comunicare in quanto noi non avevamo più
parole, non mi ero mai sentita completa nella mia vita come in quel momento.

Il silenzio tra di noi lasciava posto al rumore dei nostri pensieri, ero consapevole che un giorno probabilmente anche molto vicino tutto questo sarebbe potuto finire, non sono mai stata una persona che da le cose per scontate ma in quel momento non me ne importava.

Mi avvicinai di più a lui che mi accolse fra le sue braccia, ispirandone ancora l’odore pungente di menta e tabacco sulla sua pelle.

“Allora non sei una ragazzina inesperta”.

“Spesso abbiamo aspettative sbagliate sulle persone” risposi con lo stesso tono sfidandolo.

“Sai Faith, io avevo delle aspettative giuste su di te, a vederti sembri una ragazza che non vuole crescere, che fa star bene gli altri solo con un sorriso ma conoscendoti e scoprendoti ogni giorno di più io riesco a vedere anche
una giovane donna matura e dannatamente bella” mi confessò.

“Sei tu che mi fai sentire una donna Zayn” gli rivelai distaccandomi un po’ per poterlo vedere negli occhi.

“Faith, noi siamo opposti, siamo fuoco e ghiaccio, bene e male, sorriso e lacrima ma anche io provo qualcosa di forte per te, l’ho capito quando quella sera mi hai detto di esserti innamorata di me, ho pensato che tu fossi un’ incosciente, ma poi l’unica cosa a cui ho pensato è stata che ti ho tolto il sorriso, il tuo sorriso che saprebbe illuminare il mondo intero, il tuo sorriso che provoca il mio e è quel sorriso insieme ai tuoi occhi  a provocare una strana sensazione in me, che non ho mai provato prima” confessò provocandomi la pelle d’oca.

“Sono stato io?” disse percorrendo il mio braccio sinistro con un dito.

Annuii appena ancora estasiata dalla sue parole.

Sorrise per poi avventarsi sulle mie labbra.

A interrompere la magia che si era nuovamente creata tra noi fu il brontolio del mio stomaco.

La sua risata echeggiò in tutta la stanza.

“Povera piccolina ha fame?” chiese divertito.

“Ti tanta” risposi imitando una bambina.

“Allora Zayn va a prendere qualcosa da mangiare poi torna qui va bene?” disse dopo essersi alzato dal letto, e
essersi infilato i boxer.

“Pelò tolna plesto” continuai giocando facendolo ridere.

Finii di rivestirsi e poi prima di uscire mi scoccò un bacio a stampo.

Rimasi ad aspettarlo comodamente sdraiata nel letto beandomi delle tracce di profumo che aveva lasciato sul mio cuscino.

Dopo una mezz’oretta fu’ di ritorno, sentendo i suoi passi feci finta di dormire per essere svegliata da lui.

“Faith, ho portato la pizza…” disse annunciandosi.

Cercai di soffocare una risatina e continuai la mia recita.

“Ah ma qui qualcuno si è addormentato, meglio più pizza per me” disse Zayn, avendo sicuramente già intuito tutto.

Lo sentii accomodarsi accanto a me sul letto con i due cartoni e le lattine di Coca-Cola, iniziò a mangiare facendo diversi commenti su quanto fosse buona, alla fine rinunciai a presi il cuscino che avevo sotto la testa tirandoglielo addosso e facendoci scoppiare nuovamente a ridere.

Passammo tranquillamente la serata facendoci degli scherzi e scambiandoci ogni tanto qualche bacio, stavo bene con lui e credo che anche lui stesse davvero bene con me.

Quando Zayn decise di tornare a casa non prima di avermi regalato il bacio della buonanotte decisi di farmi sentire con le ragazze, presi carta e penna e iniziai a scrivere.

 
Parigi, 18th August, 2013
Bonsoir/ Bonjour!

La vita è strana ragazze eh?! Pensi di stare male, pensi che qualcuno ce l’ abbia con te, e il secondo dopo tutto ti sorride e la felicità ti pervade, è così tra me e Zayn, è tutta questione di un attimo, un attimo in cui prima le cose vanno male ma poi uno dei due riesce a fare il primo passo perché forse anche se non lo ha ancora ammesso come ho fatto io, anche lui è innamorato di me; Credo che certe cose si dicano anche con gli occhi, con i movimenti, con i gesti che una persona ti dedica quando fa l’amore con te, sì perché è successo proprio questo tra me e lui, ed è stato uno dei momenti più fantastici e sicuramente il più perfetto della mia giovane vita. Credo che una ragazza diventi una donna quando trova un uomo capace di amarla e di farla sentire unica, e se da bruco mi fossi già trasformata in farfalla? Beh ragazze, per ora a me le cose vanno bene e sinceramente spero che sia così anche per voi, spero che anche voi riusciate a sentirvi delle farfalle capaci di prendere il volo e di mantenervi libere in alta quota, è una sorta di metafora no?! Spero che troviate la felicità e che riusciate a mantenerla!

Un bacio alle mie piccole donne!
 
 
-Faith



 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaa!
Parto scusandomi del mio ritardo, ma sono stata in Francia nel week-end e poi ora è iniziata la scuola e faccio degli orari mostruosi quindi ho molto meno tempo per scrivere, per questo credo che ora aggiornerò una volta a settimana a meno che riesca a trovare più tempo, spero seguirete lo stesso la ff con lo stesso interesse che avete sempre dimostrato di avere:')
Ringrazio come sempre chi ha recensito lo scorso capitolo, corro subito a rispondervi o nel caso stasera vi risponderò sicuramente per togliere i vsotri dubbi!
Un grazie anche chi legge, segue, preferisce, e ricorda questa storia che ormai è giunta al suo TRENTESIMO CAPITOLO! I love you all <3
Molte di voi forse non si aspettavano un chiarimento così veloce e invece direi che hanno fatto pace e anche in grande stile ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate come sempre nelle recensioni, vi aspetto! 
Un grandissimo bacio <3


 

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Capitolo 31
*** "Look at the stars, look how they shine for you" ***


CLAIRE’S POV.


 
“Claire quante cose mancano ancora?” mi chiese Liam scostando le tende che fungevano da porta in casa di Yan.

“Porta ancora quella scatola, io ho quasi finito qui, poi per trasportare il cibo ti do una mano io” gli risposi indaffarata ai fornelli.

Erano tre giorni che non facevamo altro che andare avanti e indietro dalla grotta delle sirene, l’idea era stata mia, siccome non mancava ormai molto alla mia partenza avevo deciso di fare una sorpresa ad Aris e Petro, per ringraziarli di tutta la disponibilità e l’ affetto che mi hanno dato.

Avevo parlato della mia idea con Liam che si era proposto di aiutarmi e di chiedere a Yan il permesso di utilizzare casa sua, in quanto molto più vicina alla grotta e lontana dagli occhi dei due coniugi.

Sentii ancora la presenza di Liam nella stanza così mi voltai e lo sorpresi a fissarmi.

“Hey…Che c’è?” chiesi voltandomi e pulendomi le mani nel grembiule gentilmente prestato dal vecchio pescatore.

Lo vidi avvicinarsi senza dire una parola e in un breve secondo si impossessò delle mie labbra, legandole alle sue in un bacio intenso, molto passionale, come se non mi incontrasse da tempo, come se ne avvertisse il bisogno.

Sorrisi mentre ci staccavamo l’uno dall’ altra.

“Sei così sexy in versione casalinga” mi confessò facendomi diventare dello stesso colore del sugo che stavo preparando e sparendo poi velocemente fuori dalla casa fischiettando allegramente.

Ogni giorno scoprivo una sfaccettatura nuova di questo ragazzo, poteva apparire timido e paziente, come appunto è, ma con il tempo si è dimostrato anche divertente e spensierato.

Probabilmente dal Liam conosciuto due mesi fa non mi sarei aspettata quelle parole, ma da quello di adesso sicuramente, con me si era lasciato andare completamente si vedeva che si trovava a suo agio e io con lui avevo fatto esattamente la stessa cosa.

“Mmmm…Che buon odorino” ad interrompere i miei pensieri stavolta fu Yan.

“Non si preoccupi Yan, lascerò una porzione anche per lei” risposi sorridendo verso di lui.

“Grazie Clara, ma quante volte ti devo dire di darmi del tu” mi riprese.

“Scusi…Ehm, scusami –sorrisi- E’ più forte di me è una forma di rispetto”.

“Mi porterai rispetto anche non facendomi sentire più vecchio di quanto già sia”.

“Va bene Yan” sorrisi di nuovo.

“Eccomi ho finito”  si annunciò Liam entrando in casa.

“Claire non ci hai ancora detto cos’ hai cucinato…” constatò il ragazzo.

“Ho preparato della carne con un sugo alle verdure e per dolce una crostata alle mandorle” risposi rimanendo concentrata sulla pentola davanti a me.

“Dove hai imparato a cucinare Clara?” mi chiese il pescatore raggiungendomi.

“Beh a Londra, diciamo che sono io insieme ad una mia amica l’addetta al cibo, mia madre era un ottima cuoca – dissi con un velo di nostalgia riprendendomi subito-  e anche Aris lo è” sorrisi verso il signore.

Mescolai ancora un po’ il tutto per poi spegnere il fornello e alzare gli occhi verso l’orologio.

“Cavolo sono le 6,30 p.m. se non mi sbrigo Aris inizierà a cucinare, ho perso la cognizione del tempo” riflettei andando in panico per un attimo.

“Oi, stai tranquilla, a portare lì il cibo ci pensiamo noi, tu occupati dei due piccioncini e di portarli qua tra un’ ora” mi rassicurò Liam prendendomi il volto tra le mani come ad incitarlo a prestargli attenzione e ad infondermi calma.

Sorrisi.

“Allora scappo, grazie” dissi dopo avergli dato un leggero bacio a stampo e dirigendomi a passi veloci verso la collina.

In un primo momento non mi accorsi nemmeno di quello che avevo fatto, lo avevo baciato davanti a Yan, arrossii a pensarci, anche se mi convinsi del fatto che il veterano dell’ isola avesse già intuito la nascita di un sentimento forte tra me e il suo protetto.

Una volta a casa mi fiondai in doccia e mi vestii rapidamente, raccogliendo i capelli e passandomi un velo di fondotinta sul viso accompagnato da un po’ di mascara sugli occhi.

Uscii velocemente dal bagno e dopo aver radunato i due coniugi obbligai Petro a lasciare perdere il cesto di vimini a cui stava lavorando e costrinsi Aris e il marito a seguirmi verso il porto.

Petro durante il tragitto somigliava tanto a una macchinetta, domande e imprecazioni sussurrate ma che arrivarono comunque alle mie orecchie e anche a quelle della moglie pronta a rimproverarlo, provocando le mie risate soffocate.

“Allora adesso che siamo qui, ci spieghi Claire…” continuò Petro una volta raggiunto il porto.

“Promettete di non obiettare” mi riferii a tutti e due.

“Prometto” disse prontamente Aris con un sorriso.

Il mio sguardo e quello della donna cadde sull’ uomo che mi scrutava con fare investigativo.

“Allora?” chiesi fingendomi spazientita.

“Eh va bene, prometto” sbuffò Petro.

“Perfetto, giratevi ora” fecero come avevo chiesto e legai prima una benda prima sugli occhi di Aris e poi su quelli del marito stringendo di più, prevedendo la sua curiosità.

“Qui è tutto buio e questi giochi non mi piacciono Clara” si lamentò nuovamente il mio padrino.

“Eh stai un po’ zitto” sorrisi riconoscente alla donna anche se in quel momento non poteva vedermi.

Yan e Liam erano già nella loro postazione, il pescatore avrebbe accompagnato con una barca i due coniugi prendendo un po’ di tempo, mentre io e il ragazzo con fare più svelto ci saremmo diretti verso la grotta per raggiungerla prima di loro e ritoccare le ultime cose.

Tutto procedette secondo i piani.

Io e Liam entrammo nella grotta, sorrisi solo al ricordo del nostro primo appuntamento che non si era concluso nel migliore dei modi, ma che comunque era servito per avvicinarmi di più allo splendido giovanotto che in quel momento remava con maestria concentrato sul suo lavoro, apparendo ai miei occhi sempre più bello.

Accostò la barca vicino ad uno scoglio basso e uscii prima di me dal peschereccio per poi tendermi una mano.

“Madame…” mi invitò ad accettare il suo invito.

“Merci” dissi sorridendo prendendo la sua mano.

La grotta era immersa nella parziale oscurità, così avendo già memorizzato la posizione di tutto, con un gesto veloce presi dalla mia tasca dei pantaloncini l’accendino che mi ero procurata e iniziai ad accendere ad una ad una le infinite candele che Liam aveva posizionato nei pressi del tavolo e delle sedie per permettere loro una visione migliore di quel magico antro.

Una volta terminato il lavoro, mi spostai di poco per sorridere soddisfatta di ciò che avevo creato con il grande aiuto di Liam e Yan.

Un tavolino rotondo imbandito e ben apparecchiato primeggiava in tutta la grotta, al centro due lunghe candele per una cena più romantica, le sedie di un color bianco e dai preziosi ornamenti che lo richiamavano.
Attorno ad esso delle piccole lanterne e al di sopra dei fili di lucine che creavano un’ atmosfera calda simile a quella della festa del paese di qualche giorno prima.

“Hai fatto un gran lavoro” mi disse il castano, estasiato quanto me, posizionando le sue mani sui miei fianchi e facendo aderire la mia schiena al suo petto.

“Non sarei riuscita a fare tutto questo senza di voi” sorrisi come per ringraziarlo e lui di risposta mi scoccò un dolce bacio sulla fronte.

Rimanemmo in quella posizione per qualche minuto attendendo l’arrivo degli ospiti d’onore, beandoci della tranquillità del luogo e del silenzio colmato solo dai battiti dei nostri cuori.

Poco dopo un Yan in preda allo sforzo più che fisico, mentale, dato dalle continue lamentele di Petro posteggiò l’ imbarcazione accanto alla nostra e rimase lì ad aspettare la reazione della coppia.

Mi diressi verso Aris, e Liam verso Petro, i due erano ancora bendati quindi li aiutammo a raggiungere la terra ferma.

Io e il castano ci facemmo un cenno e in contemporanea slegammo le bende dai loro occhi.

La loro reazione fu identica, anche Petro che fino al secondo prima non aveva smesso di parlare rimase esterrefatto e con gli occhi lucidi davanti a tutto quello.

“Claire, ma che hai combinato?” mi chiese riprendendosi dal suo stato di trance.

“E’ un modo per ringraziarvi di tutto quello che in quest’ estate avete fatto per me, tra poco partirò – dissi rivolgendo gli occhi per un attimo a Liam che in quel esatto istante abbassò lo sguardo- e ho pensato di farvi una sorpresa” dissi con gli occhi lucidi.

“Tu sei pazza” mi rispose Petro avvolgendomi in un abbraccio caloroso.

Notai poi le lacrime sul volto di Aris, mi avvicinai a lei e le presi la mano, in un secondo mi stritolò tra le sue esili braccia sussurrandomi all’ orecchio: “Grazie”.

Una lacrima solitaria di felicità solcò la mia guancia e sorridendo mi allontanai dai due.

“Godetevi la cena e la grotta, Yan passerà a prendervi fra due ore, so’ che non vi piace fare tardi” dissi iniziando a salire sulla barca dove Liam aveva già preso posto.

“Divertitevi” aggiunsi sorridendo verso i due.

“Lo faremo grazie piccolina” rispose Aris felice.

Così Yan si fece strada dietro la grotta e prontamente noi lo seguimmo.

La bellezza del mare di Santorini era unica, sempre così pulito e calmo, così rilassante, così perfetto.

“Yan – lo chiamò Liam- Se non ti dispiace noi facciamo un giro”.

“Andate pure ragazzi” ci sorrise.

“Grazie ancora” lo salutai prima di vederlo sparire dietro l’imponente scogliera.

Il ragazzo di fronte a me remò per un po’ fino a raggiungere un punto abbastanza distante dalla riva,
iniziammo a parlare e per goderci meglio quel cielo contornato di stelle brillanti riuscimmo a trovare una posizione abbastanza comoda, sdraiandoci l’uno vicino all’ altra.

Il suo braccio attorno al mio bacino mi stringeva, con fare protettivo, più vicino al suo corpo.

Il cielo era meraviglioso e ci perdemmo a contemplarlo.

“Claire…” richiamò la mia attenzione.

“Si”.

“Guarda le stelle, guarda come brillano per te” sorrisi.

“Brillano per noi Liam, per ogni amore nuovo che ne sostituisce uno finito, ogni amore maturo, ogni amore che è nato e ogni amore che dovrà ancora nascere” mi alzai di poco per poterlo guardare di nuovo negli occhi.

Alzò di poco il busto anche lui fino a far incrociare i nostri occhi e sfiorare i nostri nasi.

“Ti amo” disse sulle mie labbra, il mio cuore accelerò i battiti, una scia di brividi percorse la mia schiena, i miei sensi svanirono per qualche secondo.

“Ti amo anch’io”.

E in un secondo le sue labbra cercarono vogliose le mie pronte ad accoglierle come mai prima d’ora in un bacio che racchiudeva un sentimento così bello e quasi inaspettato, ormai dichiarato, così forte per entrambi, me ne accorsi dai battiti veloci del suo cuore che sembravano un tutt’uno con i miei.

Ci staccammo e sorridendo entrambi per poi ritornare ad ammirare il cielo stellato.

Stavo bene, finalmente nella mia vita avevo riiniziato a stare bene.

“Liam?” lo richiamai.

“Dimmi…”.

“Perché prima quando ho parlato della mia partenza hai abbassato lo sguardo?” chiesi curiosa e ancora un po’ stranita dalla sua precedente reazione.

“Claire, io…” esitò per un attimo.

Così per incoraggiarlo presi ad accarezzargli la guancia e lui come reazione mise la sua mano sulla mia, come a non volere che io mi allontanassi.

“Hai già fissato il giorno della tua partenza?” mi chiese.

“Il primo settembre dovrei partire” risposi osservando la sua reazione.

“Ecco vedi, io ho pensato di fermarmi di più quest’anno almeno fino alla fine della stagione per dare una mano a Yan dato che le lezioni riprendono ad Ottobre” confessò.

Un po’ di delusione si impossessò di me, era assurdo forse, ma avevo la strana convinzione che da quella vacanza non sarei tornata da sola, invece sarebbe stato proprio così.

“Io pensavo che saremmo tornati insieme, non ne abbiamo mai parlato ma credevo avessimo preso lo stesso aereo” dissi in tutta sincerità.

“Il fatto è che non era nei miei piani, conoscere una ragazza e innamorarmi di lei in una sola estate, cerca di capirmi, io ho bisogno di stare qua ancora un po’ ”.

Annuii piano, sapevo che molto probabilmente il vero problema era la questione irrisolta con i suoi amici.

“Dimmi solo che tornerai Liam” sospirai speranzosa.

“Certo Claire, ora che ti ho trovata non ho intenzione di lasciarti scappare, ho bisogno di un po’ di tempo solo per me, per riflettere e per riprendere in mano la mia vita a Londra, la prima cosa che farò sarà cercare casa tua per venire da te” mi disse riempiendomi il cuore di gioia.

“Sarà difficile non vederti tutti i giorni” constatai.

“Prendiamola come una prova per i nostri sentimenti, probabilmente quello che proviamo aumenterà di intensità stando lontani”.

“E se fosse il contrario? Liam…”.

“Fidati di me, non ho mai provato qualcosa di così grande da farmi pensare solo a una persona costantemente, quando mi sveglio, durante la giornata, mentre sono con Yan, prima di addormentarmi, nei miei sogni, sei il centro dei miei pensieri Claire e ti ho a due centimetri di distanza come potrai non esserlo a migliaia di chilometri”

“Mi aspetterai Claire?” chiese.

“Come potrei non farlo” dissi sorridendo per poi lasciarci andare ad un nuovo bacio intenso.

Passammo ancora un po’ di tempo lì, poi Liam remò verso riva e dopo esserci dati l’appuntamento per il giorno dopo ed esserci scambiati un bacio a mo’ di saluto, mi incamminai verso casa sicura di trovarla vuota.
Approfittai della calma generale e della solitudine di quell’ ambiente ormai diventato familiare per scrivere una lettere alle mie amiche.

Santorini, 20th August, 2013

Oilà!

Avete notato come ogni volta cambiamo saluti? Oltre a questo, vi scrivo per raccontarvi in poche parole come procede la mia permanenza qui, io direi che non potrebbe andare meglio, mi sento completa ragazze, in amore e negli affetti, già parlo di amore perché è il sentimento che oggi io e Liam ci siamo dichiarati a vicenda, è stato tutto così romantico, così perfetto, eravamo in barca sotto il cielo stellato dopo aver organizzato una sorpresa per Aris e Petro, ho deciso di preparare una cena in un luogo magico per ringraziarli di tutto quello che hanno fatto per me, perché mi hanno resa felice, e credo che una volta raggiunta la felicità  la cosa migliore da fare sia trasmetterla anche agli altri, per migliorare la nostra e la loro vita con il sorriso appagante che ti restituiscono quando li rendi pieni di gioia, e io ragazze mi sono sentita felice nella loro felicità, lo so’ che è un po’ contorta come cosa, ma quello che voglio nella mia vita è sapere e vedere che le persone che amo scoppino di felicità ed io con loro, è per questo che voglio solo sorrisi da voi, solo risate, solo la vostra gioia.

Alle mie meraviglie, nella speranza che anche voi siate raggianti come me in questo momento!
 
-Claire



 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaa!
Care donzelle eccovi il 31esimo capitolooooooo :)
Eh già, è il proprio il caso di dirlo "Love is in the air"...So' che è una coppia apprezzata da tante e spero di avervi rese felici con questo capitolo.
Ho un avviso da darvi: Come vi avevo già accennato faccio molta più fatica ad aggiornare per questo ho deciso di postare un nuovo capitolo ogni sabato.
Poi, come sempre grazie alle ragazze che recensiscono/seguono/ricordano/preferiscono/leggono questa storia che continua ad andare avanti solo ed esclusivamente grazie a voi, siete importantissime!
Non mi resta che salutarvi e dirvi che il capitolo su Sam e Louis arriverà tra una settimana esatta :')
Un grandissimo bacio <3
p.s. Vi aspetto nelle recensioni ;)

 

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Capitolo 32
*** "For the first time" ***


SAMANTHA’S POV.


“Lou vado un attimo in bagno aspettami qui” avvertii il ragazzo accanto a me comodamente seduto su una poltroncina del cinema in cui avevamo appena terminato di vedere un remake di ‘Grease’.

Mi sorrise come per darmi la conferma che non si sarebbe mosso da lì, così mi affrettai ad uscire velocemente dalla sala per tornare da lui il prima possibile in quanto essendo piuttosto tardi quello che avevamo visto era l’ultimo film in programmazione per la serata.

Dopo aver fatto ciò che dovevo fare ed essermi data una leggera restaurata ritornai da Louis.

Rientrai in sala e notai che tutte le poche persone che prima occupavano i posti a sedere se ne erano andate.

A primo impatto non trovai neanche il castano, poi la sua voce mi fece alzare lo sguardo verso il palco dove lo trovai seduto.

“Sam” richiamò la mia attenzione.

“Dimmi tutto cocco…” risposi sorridendo e iniziando a scendere le scale per raggiungerlo.

Lui come risposta rise forse contento di essere stata attenta alle battute di uno dei suoi film preferiti e che personalmente non avevo mai visto.

Il cinema in cui eravamo era un vecchio teatro Newyorkese ormai inutilizzato e riadattato a sala cinematografica.

Presi posto accanto a lui e appoggiai la mia testa sulla sua spalla.

“E’ stupendo qui” si lasciò scappare lui interrompendo l’assenza di suoni o rumori di quel luogo.

“Già, ma è piuttosto tardi forse è meglio andare” lo avvertii.

“Dai Sam stiamo qui ancora un po’ ” tentò di convincermi.

“E va bene…” sospirai arresa sorridendo.

“Come mai ti piace da morire Grease?” chiesi curiosa.

“Amo i musical e la musica in generale” rispose.

“La musica è una delle cose migliori che ci siano, è stata la musica a darmi la forza di reagire a tutte le cose che non sono andate bene nella mia vita e fidati Sam che non sono poche” continuò con un sorriso amaro dipinto sul viso.

“Louis sembri una persona così solare nessuno direbbe che hai un grande peso sul cuore, guarda solo come ti comporti con me, cerchi di aiutare le persone forse per dimenticarti di aiutare te stesso è come se recitassi una parte di un film”.

Forse era la prima volta che tentavo di aiutarlo, infondo lui lo aveva già fatto con me perché non ricambiargli il favore?!

Sospirò.

“Amo anche la recitazione infatti” un nuovo sorriso freddo seguii ciò che disse.

“Voglio farti capire che con me non devi recitare, forse abbiamo lo stesso handicap, basta affrontarlo insieme” dissi prendendo la sua mano tra la mia.

“Io non recito con te Sam e forse averti aiutata ad acquistare fiducia nella gente ha aiutato anche me a ritornare felice, perché è questo che sono con te” confessò.

Sorrisi d’istinto per poi far incontrare le nostre labbra in un bacio lento e forse più sentimentale.

Sorrise anche lui, finalmente sincero.

“Manca poco però e il tuo stage finirà” ammise con un tono piuttosto malinconico.

“Lo sapevamo entrambi  che non sarei rimasta qui per sempre”.

“Io non voglio perderti” confessò fissandomi con quegli occhi azzurri più cupi del solito.

“Abbiamo due vite separate Lou, io ho la mia a Londra, tu ormai ti sei sistemato qui, hai un lavoro che ami e un bell’ appartamento”.

“Ma non avrei te…” constatò.

“Non posso chiederti di abbandonare tutto per me ma potrei farlo io, potrei tornare a Londra, lì c’è pur sempre la mia famiglia e ci saresti tu”  continuò.

“Se tu tornassi a Londra mi renderesti la persona più felice di questo mondo, ma parto la settimana prossima e io non ti chiederò mai di rinunciare a ciò che hai guadagnato per me, per un amore estivo, ti dico solo di pensarci bene, di non compiere una scelta troppo affrettata, se poi te ne pentissi non lo sopporterei, saremo distanti ma se il destino lo vorrà o se tu vorrai potremmo rincontrarci e comunque sentirci costantemente” dissi prima di posare le mie labbra sulle sue per rassicurarlo, scambiandoci un bacio a stampo.

“Ci penserò bene allora” disse.

Annuii piano come risposta.

“Ti è piaciuto il film?” chiese allontanando i cattivi pensieri e ritornando il ragazzo che si gode il presente.

“Direi di si, poi John Travolta è un bel pezzo di uomo” risposi sfidandolo.

“Pfft, io sono molto più bello e anche più bravo di lui” commentò alzandosi in piedi.

Summer lovin' had me a blast, summer lovin', happened so fast I met a girl crazy for me” iniziò a cantare muovendosi sul palco imitando sia la voce maschile, che quella femminile.

Scoppiai a ridere alla vista della sua perfomance soprattutto quando si mise a fare i balletti delle ragazze e dei ragazzi.

Prima di terminare mi afferrò la mano e mi trascinò a ballare in quel modo così buffo con lui, facendomi divertire.

Poi si calmò e con un gesto veloce mi tirò verso di lui.

Summer dreams ripped at the seams, but oh, those summer nights” canto sulle mie labbra per concludere la canzone.

Dopo poco nel bel mezzo di un bacio nella metà esatta tra romanticismo e passione, i nostri occhi anche se chiusi si accorsero delle luci principali che vennero spente e di quelle notturne di emergenza che vennero accese, ci staccammo di malavoglia l’una dall’ altro.

“Credo che siamo nei guai” sussurrò.

Sentimmo anche degli scatti alla porta, segno che probabilmente qualcuno la stava chiudendo per riaprirla soltanto la mattina seguente, ma possibile che nessuno si fosse accorto di noi?!

Louis preso da un momento di estrema serietà si voltò per dirigersi verso la porta e magari tentare di sforzarla per uscire, ma con un gesto veloce afferrai il suo polso e lo feci voltare verso di me.

“Lo so’ che la mia voce ti ha stregata ma non vuoi uscire da qua?” mi chiese con un sorriso divertito.

“Sei l’unico che voglio” dissi riprendendo la frase della canzone finale del film.

“Devo dire che ‘Grease’ ti ha stregata” commentò.

“Perché non stai un po’ zitto Tomlinson” detto questo evitai una sua probabile risposta mettendolo a tacere con un bacio poco casto, molto passionale e sicuramente colmo di desiderio.

Era l’ occasione perfetta, io e lui soli, senza coinquiline invadenti o timer capaci di interrompere la magia che anche in questo momento la seducente danza tra le nostre lingue stava creando.

Forse non volevo perdere altro tempo, forse dopo quasi tre mesi di conoscenza ero pronta a fare l’ amore con Louis, su un palco di un vecchio teatro, ma poco importava il luogo, c’ eravamo solo noi e i nostri cuori che battevano ad un ritmo più veloce.

C’eravamo solo noi e il nostro amore, si perché avevo capito di essermi innamorata di Louis Tomlinson.

Con un gesto veloce e le nostre labbra ancora attaccate che ormai avevano una sorta di dipendenza le une dalle altre gli tolsi velocemente la t-shirt che indossava gettandola a terra, di risposta anche lui fece lo stesso con me, accarezzandomi la parte alta della schiena lasciata nuda dal vestito che indossavo per poi scendere delicato sulla mano e abbassare completamente la zip facendomi rimanere in intimo davanti a lui.

Slacciai i suoi pantaloncini e lui mi aiutò ad abbassarli.

Veloce ma in modo delicato mi fece sdraiare sul pavimento troppo freddo rispetto alla temperatura dei nostri corpi, accomodandosi sopra di me.

Con una scia di baci percorse tutta la parte alta del mio corpo partendo dal collo fino a raggiungere il basso ventre dove scostò le mie mutandine, e togliendomele poco dopo iniziò a stuzzicare la mia intimità per prepararmi a ciò che sarebbe successo dopo facendomi gemere sotto il suo tocco.

Non avevo mai provato così tanto piacere con così poco, ero sempre stata accusata di essere troppo frigida, forse dovevo solo trovare la persona giusta e mi convinsi del fatto che era proprio la stessa che in quel momento stava armeggiando con il mio reggiseno.

Lo aiutai a in poco tempo i nostri corpi nudi erano ormai a stretto contatto, fece sfiorare le nostre intimità facendomi sussultare, provocandogli un sorriso malizioso.

Nessuno dei due si preoccupò di prendere precauzioni, forse troppo presi dal momento, ma infondo il mio ciclo era appena terminato e non c’era alcuna possibilità per me di correre rischi anche se lui oramai era entrato in me senza alcuna protezione.

Le spinte da regolari si facevano più intense, ero rapita da tutte le emozioni che stavo provando e sull’orlo dell’ apice mi fermai un attimo a guardare il suo viso imperlato di sudore, i capelli più spettinati del solito e il suo corpo attivo sopra al mio.

Non poteva accadermi cosa migliore.

Raggiungemmo il culmine insieme gemendo forse con un tono di voce troppo elevato, mentre i nostri corpi erano scossi da continui brividi.
Si accasciò accanto a me esausto nel tentativo di riprendere fiato.

“E’ – un respiro pesante lo fece interrompere- stata…” tentò di dire.

“La mia prima volta” dissi respirando velocemente anche io.

“Cosa?” disse alzando il suo busto di poco e tenendosi sollevato sui gomiti.

Mi alzai di poco anche io indossando di nuovo l’intimo, ormai aveva conosciuto tutto il mio corpo ma una parte di me rimaneva comunque profondamente imbarazzata.

Gli allungai i boxer arrossendo.

Quando ebbe finito di sistemarsi si ristese.

“Sam, io non credevo che fosse…Dio sarei stato meno…più” sorrisi a vederlo nel panico.

Gli misi una mano sulla bocca per zittirlo.

“E’ stata la prima volta che ho fatto l’amore e non solo sesso” lo fissai seria negli occhi per fargli capire che in quel momento non stavo mentendo.

Si alzò avvicinando il suo viso al mio e facendo sfiorare i nostri nasi, il mio sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi.

“Ti amo” dicemmo all’unisono scoppiando poi a ridere, non ci poteva essere una dichiarazione più strana di quella, ancora con il sorriso sulle labbra le nostre bocche si rincontrarono come a confermare ciò che c’ eravamo appena detti.

 Una serie di baci, di carezze e risate ci accompagnò in quella serata fino a che stanchi non ci addormentammo entrambi accoccolati sul pavimento, crollando in un sonno profondo e sereno.

 
***


Una forte luce mi fece sforzare ad aprire gli occhi, mi sollevai di poco stropicciandomi gli occhi e sbadigliando, ripercorrendo quello che era successo la sera prima e facendomi sorridere, poi mi accorsi che la grande luce era sinonimo di altre persone nel teatro quindi diedi una spinta probabilmente un po’ troppo forte a Louis per farlo svegliare.

“Hey…Ma che?” disse sbiascicando qualche parola ancora troppo stanco.

“Lou vestiti, muoviti, hanno riaperto il cinema dobbiamo uscire” dissi alzandomi di scatto in piedi e
raccogliendo i miei e i suoi vestiti lanciandoglieli addosso.

Sospirò ma capendo la situazione con una faccia da zombie iniziò a rivestirsi.

Sentimmo la porta scattare e in meno di dieci secondi lo afferrai per un polso e lo portai con me nel dietro le quinte per evitare che ci sorprendessero lì.

Fortunatamente eravamo riusciti a rivestirci in tempo e a non dimenticare nulla.

“Buongiorno comunque” disse facendomi incontrare per l’ennesima volta le sue labbra  capaci di non stufarmi mai.

“Buongiorno a te, ora credo che sia meglio andare però” lo avvertii non prima di avergli dato un altro bacio.

Così dopo che il guardiano aprii la porta, controllando che in giro non ci fosse nessuno uscimmo come due ladri da quel teatro che mi aveva regalato una delle più belle emozioni di tutta la mia vita.

“Passi da me oggi pomeriggio?” mi chiese Louis speranzoso.

“Non vedo l’ora” sorrisi per poi salutarlo con un bacio approfondito e iniziando a dirigermi verso casa mia.

Entrai in casa ma non vi trovai nessuno, probabilmente Jess aveva trascorso la notte da Cody, così dopo essermi fatta una doccia rinfrescante per riprendermi dal mio stato di donna completamente pazza del suo uomo, iniziai a scrivere una lettera alle ragazze.

 
New York, 24th August, 2013

Care ragazze, l’estate sta finendo!

Credo che questa sia la mia ultima lettera, dato che mi restano meno di dieci giorni da passare qua, insomma questa estate tra una cosa e l’altra è volata, chi lo avrebbe mai detto che sarebbe passato così in fretta il tempo, che anche se lavorando avrei trovato del tempo per me e del tempo per innamorarmi, già l’ho capito, mi sono innamorata, tutta colpa di quel fotografo dannatamente bello che mi ha detto di essere bellissima la prima volta che ci siamo visti, che mi ha baciata al primo appuntamento e con il quale ho fatto l’amore. Mi viene da sorridere solo a pensare a tutto ciò che mi avete detto e ai vostri incoraggiamenti, sul fatto che dovevo fidarmi, beh devo essere sincera, probabilmente senza le vostre parole, e il vostro modo di motivarmi, non sarei andata nel profondo di questa conoscenza, non avrei mai conosciuto l’amore, quello vero, quello che ti fa battere il cuore quello che ti trasforma da persona cinica e fredda a solare e forse un po’ divertente, quello che ti fa stare bene, quello che non vuoi abbandonare. Non so’ cosa farà, io gli ho detto sinceramente che non voglio fargli rinunciare a tutto per me, la scelta dovrà essere solo sua, se deciderà di tornare io sarò a Londra ad aspettarlo a braccia aperte, credo che mi mancherà troppo, non so’ se ce la farò! Ho bisogno di sapere che voi ci sarete sempre.

Non vedo l’ora di vedervi, ci vediamo a Londra ragazze!
 
-Sam



 
-Spazio autrice.

Tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaan! Puntuale come un orologio svizzero :')
Ed ecco un altro momento di intimità per una nuova coppia.
So' che ormai avete un debole per tutte le ragazze e i ragazzi, o almeno spero e quindi penso che questo capitolo vi abbia fatto piacere!
Non vorrei rischiare di essere ripetitiva ma diciamo che tutte le coppie hanno bisogno di almeno un momento intimo. 
Faccio una cosa di cui non mi stancherò mai...Grazie a chi recensisce/segue/preferisce/ricorda o semplicemente legge la mia storia, "Summer Loves." non sarebbe nulla senza di voi <3
Vi dico subito che contando questo capitolo ne restano ancora due a testa per ogni ragazza prima del ritorno a Londra...
Per qualsiasi cosa scrivetemi nelle recensioni.
Aspettatevi un capitolo piuttosto intenso per sabato prossimo xx
Un bacio grandissimissimoooooooooooooo <3


 

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Capitolo 33
*** "It’s time to change song" ***


ZOE’S POV.


“Dai Zoe vieni a tavola” mi avvertii del pasto pronto Jill sbucando fuori dalla cucina.

“Arrivo…” dissi spegnendo la televisione e sbuffando.

Le mie giornate erano diventate vuote, quasi senza senso, mi svegliavo al mattino e l’ unica cosa che facevo durante la giornata era leggere e ogni tanto per staccare un po’ guardavo qualche programma stupido che trasmettevano su i canali satellitari.

Il tempo sembrava non passare mai, mancava poco più di una settimana al matrimonio e ciò significava che mancava altrettanto poco tempo alla mia partenza e questo rincuorava il mio povero cuore.

La noia era alleviata dalle continua battute e frecciatine che mia madre mi rivolgeva, quasi a volersi prendere gioco di me, la mia pazienza però aveva un limite, ancora un passo falso o una frase sbagliata e sarei scoppiata.

Con passo svelto raggiunsi la tavola imbandita per prendere posto e cominciare a mangiare, notai, forse che dopo troppi giorni tutta la mia famiglia era riunita allo stesso tavolo.

Stavano intrattenendo un discorso di cui sinceramente non mi importava molto così iniziai a mangiare in silenzio con gli occhi fissi sul mio piatto.

“Tu Zoe cosa ne pensi?” mi distrasse dai miei pensieri mia sorella cercando un modo di farmi partecipare al discorso.

“Ehm” mi voltai verso di lei con un’ espressione assente.

“Sei sempre persa nel tuo mondo, non so’ cosa ti prenda in questi giorni” mi rimproverò mia madre.

Un sorriso amaro si dipinse sul mio viso, poteva dirmi qualsiasi cosa ma fare l’attrice con me e umiliarmi per l'ennesima volta non avrebbe funzionato, decisi di smascherarla una volta per tutte.

“Lo sai benissimo cosa mi prende” dissi alzando lo sguardo verso di lei e fissandola negli occhi come per sfidarla.

Ne ebbi il coraggio, feci una cosa che mai ero riuscita a fare.

Lessi timore e preoccupazione nei suoi occhi leggermente spalancati dallo stupore.

“Si può sapere di cosa state parlando?” chiese mia sorella perplessa.

“Fattelo dire da nostra madre, sempre se così si possa definire la donna che ho di fronte” sputai acida.

“Taci squilibrata” l’ennesimo colpo al cuore, cara mamma, ormai mi avevi abituata piuttosto bene.

“Bada a come parli a mia sorella” mi difese subito Jill.

“Certo, come non aspettarsi una coalizione contro di me” sorrise amaramente.

“Sai mamma, la parte della vittima non ti si addice per niente” constatai in tono pacato.

“A te invece riesce proprio bene non è così?! Con quel tuo faccino dolce, gli occhi sempre pronti a piangere sei una debole, tu non sei come me” disse ancora iniziando ad alterarsi.

Sull’ orlo di una crisi di nervi trascinai la sedia all’indietro e mi alzai in piedi.

“E come dovrei essere eh?! La nonna ha mai messo in secondo piano te e la zia per via del lavoro? La nonna ti riempiva di baci e carezze non è così? La nonna era sempre in prima fila alle tue recite scolastiche, dimmi se non è vero…La nonna non ti dimenticava all’ asilo mentre tu lo hai fatto con me, la nonna ti dava il bacio della buonanotte, sai non mi ricordo di averne mai ricevuto uno, se cadevi la nonna era pronta a rialzarti, ad abbracciarti e a spronarti a riprovare, se cadevo io ad aiutarmi non c’era nessuno al massimo mia sorella e non mia madre, dov’eri quando stavo male? Dov’eri quando vomitavo in bagno tutto quello che mangiavo perché ero stanca di sentirmi dire da te e dagli altri che ero una bambina insignificante e cicciottella, dov’ eri mamma? Te lo dico io eri lì in prima fila a goderti il film da spettatrice silenziosa che ogni tanto fa una critica in modo da peggiorare il suo rapporto madre-figlia, tanto per fare sentire ancora più male Zoe, e sai la cosa che mi dà più fastidio qual è, è che io me ne sono andata e sono tornata qui solo per Jill, che è la persona più importante per me e facendo leva sul mio rapporto con lei sei riuscita a farmi allontanare da una delle poche persone che mi hanno dimostrato di amarmi così come sono” sputai tutto d’ un fiato non staccandole per un attimo gli occhi di dosso, cosa che invece aveva fatto lei dopo la prima frase abbassando lo sguardo fingendo una sorta di pentimento che a parere mio era inesistente.

“Per favore tesoro calmati e cerchiamo di parlarne come persone civili” mi incitò a risedermi mio padre.

“No, papà. Tu pensi di esserti comportato meglio di lei? C’eri anche tu quando lei mi faceva sentire una nullità non le hai mai impedito di farmi soffrire, sei sempre stato manipolato da questa donna, sei sempre stato il suo burattino, lo eravamo anche io e Jill prima di andarcene ma adesso che per una volta riesco ad affrontare il grande iceberg che è Christie Moore non mi ferma  più nessuno” dissi diretta anche a lui.

Dopo la mia frase anche lui rivolse lo sguardo al piatto.

“Cos’ è vi ho lasciati senza parole? Nessuno dice niente ora?…” feci saettare il mio sguardo da mia madre e mio padre.

“Ah no scusatemi è quello che avete fatto per vent’anni” continuai pungente.

“Zoe…io…” tentennò mia madre.

“Tu cosa mamma? Ti dispiace? Stai cercando di dirmi questo, perché io non ci credo, se ti fosse dispiaciuto davvero avresti notato il mio cambiamento di umore da un giorno all’altro dopo che mi hai negato di vedere Niall per salvaguardare il matrimonio di Jill, per evitare sofferenza inutile, sappi che non sono riuscita ad evitarla perché stare lontana da lui mi fa soffrire come un cane, hai pensato forse per una volta alla serenità di una delle tue figlie o forse era solo per salvare le apparenze evitando il chiacchiericcio della gente, la sorella della sposa con il fratello dello sposo, che incesto! Hai mai desiderato di vedere  anche me felice mamma?!” dissi ancora più convinta delle mie parole.

Per la prima volta nella mia vita la stavo affrontando sotto lo sguardo attento ma non di rimprovero di Jill, quasi commosso dal tutto ciò che stavo dicendo, dal fatto che stavo riportando alla luce le mie sofferenze più grandi, quelle ormai superate e quelle più recenti.

“Piangevate sempre da piccole perché non  volevo mai portarvi al parco giochi, vi dicevo che le brave bambine non si dovevano rotolare nel fango e così vi tenevo in casa, un giorno però ci siete andate di nascosto da sole e siete tornate a casa tutte sporche e tu Zoe avevi una caviglia slogata, capii di essere una pessima madre quel giorno…” sorrise amaramente in modo quasi nostalgico facendo nascere qualche rimorso in me, non poteva farlo anche stavolta.

“Ti prego risparmiaci i tuoi revival” disse acida Jill.

 “Jill, aspetta sentiamo cos’ ha da dire…” dissi rivolgendole uno sguardo di sorellanza, mia madre mi guardò quasi con gratitudine e riprese a parlare.

“Quel giorno mi accorsi di come erano fatte veramente le mie figlie, come avevo potuto generare due piccole creature così diverse da me, così solari, sempre disposte a scherzare e a combinarne una nuova e così iniziai a comportarmi come ho fatto fino ad oggi, ho iniziato a essere più fredda con voi, più chiusa, iniziai a concentrarmi di più sul lavoro, trascurando le mie figlie e mio marito, forse perché non accettavo la vostra diversità, forse perché mi facevo schifo come madre, hai ragione Zoe quando dici che la nonna mi ha dato tutto l’amore di questo mondo, ma ho sbagliato e come modello non mi sono ispirata a lei ma a vostro nonno, distaccata, chiusa e pronta ad imporvi un’ educazione con i fiocchi per far portare in alto il nome della nostra famiglia”.

Vidi i suoi occhi lucidi, quasi non riconobbi la donna che avevo davanti.

“Con te Jill è sempre stato più facile, hai uno spirito più libero, ce l’hai sempre fatta da sola, sei sempre stata piena di amici, con il sorriso perenne sulle labbra e quindi iniziai a pensare che forse il mio comportamento nei vostri confronti stava portando i suoi frutti, ma poi tu Zoe, iniziasti a crescere e a diventare sempre più chiusa, l’unica con cui parlavi era tua sorella, eravate come due poli opposti, lei sempre felice e tu sempre più delusa dalla tua vita e capii che con te stavo sbagliando di grosso” continuò la sua spiegazione.

“Anche se sorridevo non voleva dire che non provassi quello che provava mia sorella, sono sempre stata più brava di lei a mascherare la mancanza d’affetto di una madre, mi sono rimboccata le maniche e ho cercato di maturare in fretta aiutando a crescere anche lei” disse diretta, forse come mai prima d’ora Jill.

Una lacrima di gratitudine solcò il mio volto, non avrei mai smesso di esserle riconoscente per tutto ciò che aveva fatto, era lei ad avermi insegnato cosa volesse dire essere una famiglia.

“Vi siete dannati per anni cercando di non farci mancare niente, quando l’unica cosa di cui avevamo bisogno era una carezza, un vostro bacio, un vostro abbraccio, un vostro cenno di approvazione, non vi siete degnati di quello nemmeno quando vi ho detto che sarei diventata un avvocato per la vostra gioia rinunciando al mio sogno di diventare architetto, l’ho fatto solo per Zoe per potermene andare via da Mullingar e perché lei passasse il minor tempo con voi” la giovane donna al mio fianco scagliò queste parole in direzione di nostra madre prendendomi una mano come ad infondermi coraggio, come a dirmi che insieme avremmo superato anche questo.

“E te ne sono riconoscente e dire che mi dispiace non basterà mai per recuperare tutti gli anni che ho perso con voi, tutte le buone occasioni che ho sprecato per mostrarvi il mio pentimento”.

“Sai una cosa mamma, fino a che non lo dimostrerai con i fatti e non con le parole non cambieremo mai idea, fino a un quarto d’ora fa mi hai insultata” ripresi la parola.

“E sai cosa ti dico, anzi cosa vi dico… Ho passato la maggior parte della mia vita a rinunciare ai miei sogni, alla mia felicità per vedere quella degli altri per avere un briciolo di gratitudine nei miei confronti che poi non è in grado neanche di appagare, Jill ha lasciato che i suoi desideri venissero accantonati in un angolo del suo cuore forse per il mio stesso motivo, ma ha trovato qualcuno che la fa sentire bene, e questo qualcuno è Greg, almeno lei può contare su di lui, adesso è arrivato il momento anche per di trovare qualcuno che sia in grado di farmi stare bene e di darmi quello che in fondo non ho mai avuto, mi serve un po’ di egoismo nella mia vita, quello che avete sempre utilizzato voi, ho un cuore anche io come il vostro, soffro anche io e proprio come te mamma che sei stata male per la mancanza di un padre io e Jill siamo state male per la mancanza di due genitori, il mio cuore è ferito da voi, lo avete pugnalato fin da quando ero bambina ed ora è a pezzi, e credo che finalmente anche per me sia tempo di cambiare canzone” confessai con la vista parzialmente offuscata dalle lacrime piene di odio, tristezza, amore non ricevuto, rimorsi e voglia di riscatto.

“D’ora in poi non ti impediremo niente Zoe” prese parola mio padre.

“Avete completamente ragione figlie mie, sono stato nell’ ombra troppo tempo, ma ciò non mi impedisce ora di tentare di riallacciare o forse di istaurare un vero e proprio rapporto con voi, so’ che è tardi ma infondo io e vostra madre abbiamo capito i nostri errori e confesso che sono stato io il primo a sbagliare, avrei potuto evitare tutta questa sofferenza, ma sono stato un codardo e non l’ho fatto, prometto che cercherò di rimediare” confessò onestamente.

“Farò lo stesso, non prometto di cambiare da un giorno all’altro ma se voi deciderete di concedermelo vi starò accanto come avrei dovuto fare da sempre e non ho mai fatto” continuò mia madre.

Guardai entrambi sorpresa, molto probabilmente se avessimo affrontato il discorso prima, avrei evitato anni di inutili sofferenze e battaglie perse contro di loro, bastava così poco?!

Un senso di inquietudine invase il mio corpo.

“Spero che accada veramente, ora vado in camera mia, non ho appetito” comunicai con tono piatto verso tutti.

Raggiunsi la mia stanza e mi accasciai ancora scossa dalla discussione appena avuta con i miei genitori.

Chiusi gli occhi alla ricerca di una pace interiore che non riuscii a trovare nemmeno quando sentii le braccia di Jill strette intorno alle mie pronte come sempre a darmi forza.

“Tu ci credi Jill?” chiesi ripensando alle parole dei nostri genitori voltandomi verso di lei e aprendo piano gli occhi.

“Possiamo provare a dare loro una possibilità per dimostrare che noi siamo migliori” propose tentando di convincermi.

“Non mi dimenticherò mai il passato però” constatai.

“Però ora devi pensare al presente e al futuro, e nel tuo futuro deve esserci Niall” disse iniziando ad accarezzarmi i capelli.

“L’ho perso Jill, l’ho lasciato andare, la sua bellezza è rara e non parlo solo di quella esteriore, è come il fiore più bello sulla cima della montagna, ho scalato per raggiungerlo e alla fine sono arrivata lì e con fatica me ne sono separata senza portarlo con me” ammisi.

“Non rinunciare alla tua felicità, lo hai detto anche tu prima, vuoi cambiare registro, questo è il primo passo…” tentò di convincermi.

Non avevo idea di che fare me lo aveva detto chiaro e tondo che se fossi tornata non avrei avuto la certezza di trovarlo ad aspettarmi e per la paura di ricevere un’ altra delusione decisi di prendere tempo e di pensarci nel migliore dei modi.

Passai un po’ di tempo sola con Jill in cui le raccontai tutto ciò che mi era successo con Niall e con nostra madre, poi decisi di andare a fare una passeggiata da sola, mi serviva un po’ di tempo solo per me stessa e prima di perdermi nei miei pensieri confusi decisi di scrivere la mia ultima lettera alle ragazze.

 
Mullingar, 26th August, 2013

Eccoci qui!

Ormai queste lettere con il passare dell’estate sono diventate una sorta di rito e mi dispiace di essere già giunta all’ultima anche se l’idea di parlarvi finalmente di persona mi dà una felicità immensa! Oggi forse è la giornata più rivoluzionaria di tutta la mia vita, io e Jill abbiamo affrontato nostra madre e nostro padre, mi ero completamente stufata di quella situazione in cui io ero praticamente sottomessa, ho deciso di rendere la mia vita migliore, mi sono sempre sentita un errore forse perché loro mi hanno fatto credere di esserlo, anche se in verità quelli bravi a sbagliare sono sempre stati loro e ho detto ad entrambi in faccia ciò che pensavo e che tenevo dentro da ormai troppi anni e mi sono sentita più libera, finalmente più leggera, hanno promesso di cercare di rimediare ai loro errori, credo che sarà difficile ricomporre i pezzi di un vaso disintegrato ma forse tutto è possibile, manca solo una cosa nella mia vita per stare finalmente bene, o meglio qualcuno e quel qualcuno è Niall, anche se non ho la convinzione che lui sia disposto a perdonarmi. Mi rallegra il fatto che presto tornerò finalmente in un luogo in cui mi sento a casa, in cui sto bene, presto ci rivedremo.

Aspetto con ansia il giorno del nostro incontro!
 
-Zoe



 
-Spazio Autrice.

E ormai come ogni sabato eccomi qui!
Il capitolo tanto atteso da molte di voi eh?! Mi dispiace di non essere riuscita ad inserire anche Niall in questo capitolo ma avevo bisogno di tutto lo spazio per poter inserire il confronto tra Zoe-Jill e i loro genitori credo voluto da tutte voi forse dall' epilogo, okay dai non esagero :')
Spero solo di non aver deluso le vostre aspettative...Fatemelo sapere nelle recensioni, come sempre vi aspetto numerose.
Come sempre GRAZIE A TUTTEEEEEEEEE VOI che recensite/seguite/preferite/leggete/ricordate <3
E siccome nell'ultimo periodo non ho un pomeriggio libero a parte di sabato, corro a leggere e a rispondere  alle recensioni che mi avete lasciato al capitolo scorso :*
Un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee immensooooooooooo <3
Alla prossima con Harry ed Allyson, stay tuned!

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Capitolo 34
*** "I don’t like it when the other people flirt with you" ***


ALLISON’S POV.


“Vado a prendere qualcosa da bere” mi sussurrò all’orecchio Harry accarezzandomi una coscia.

Gli risposi con un sorriso di approvazione prima di vederlo scomparire tra il grande numero di ragazzi che occupavano il locale in cui avevamo deciso di passare la serata.

Mi accomodai su un divanetto ad aspettare e nel frattempo posai lo sguardo sulla pista, gremita di persone forse un po’ troppo brille.

La mia attenzione fu catturata poi da una figura che barcollando iniziò ad avvicinarsi a me, scrutai bene il ragazzo in questione, era lo stesso biondo che qualche sera prima avevo rifiutato elegantemente.

“Hey bellezza mi riconosci?” mi salutò sedendosi in modo poco composto accanto a me.

Sbuffai e voltai lo sguardo verso di lui.

“Chi non muore si rivede” risposi scocciata dalla sua presenza.

“Comunque sono Simon” mi porse la mano con quel sorriso strafottente che aveva sempre dipinto sul viso.

Non gli risposi, mi limitai a guardarlo male.

Mi prese per un braccio facendomi voltare verso di lui.

“Fai la maleducata? La mamma non ti ha insegnato che è buona educazione rispondere?” mi chiese sussurrandomi all’orecchio biascicando qualche parola accompagnata dalla tipica risatina di una persona poco lucida, provocandomi ribrezzo con il suo alito e una leggera fitta nella parte che teneva stretta.

“Toglile le mani di dosso” una terza voce profondamente roca e inconfondibile ci fece ruotare all’ indietro il capo.

Un Harry serio, con la mascella contratta e le mani che premevano la stretta su i bicchieri contenenti un liquido bluastro, fece la sua apparizione.

Subito il biondo accanto a me mollò la presa e si alzò in piedi sovrastando il riccio sia in altezza che in corporatura.

“Che vuoi pivello?” chiese con il suo solito fare da sbruffone.

“Cosa vuoi tu dalla mia ragazza?!” rispose prontamente.

Non prestai molta attenzione alle sue parole in un primo momento, quello che mi premeva era evitare che la loro discussione degenerasse, così mi alzai dal divanetto e mi misi tra i due.

Misi una mano sul petto di Harry per rassicurarlo e poi mi voltai verso l’altro ragazzo.

“Calmati Harry, Simon se ne stava andando non è così?!” invitai il biondo ad andarsene.

“Oh no, o almeno non me ne andrò via da solo” disse con uno sguardo malizioso e afferandomi con violenza un polso per attirarmi a se.

“Ti ho detto che non devi toccarla” il riccio mi tolse dalla sua stretta, mi fece spostare e poi lo spintonò.

“E ti ho detto che adesso hai proprio rotto i coglioni” la furia di Simon si scatenò sul riccio, che venne colpito con un forte pugno sullo zigomo e che cadde a terra per il dolore.

I bodyguard non tardarono ad arrivare trascinando fuori dal locale il biondo, mentre io mi inginocchiai vicino ad Harry preoccupata.

Si teneva le mani sul viso imprecando per il dolore, con un movimento leggero gliele tolsi per controllare in che stato fosse.

 La guancia destra era piuttosto arrosata e un piccolo taglietto provocato forse da un anello che indossava il ragazzo sporcò la sua guancia di un po’ di sangue, mi sentii dannatamente in colpa, se aveva ricevuto quel pugno era solo colpa mia.

Spostai qualche riccio sfuggito al gel che era caduto sul suo viso e con l’aiuto di un uomo della sicurezza lo aiutammo a rialzarsi.

“Ragazzi forse è meglio se tornate a casa anche voi” ci avvertii l’uomo notando in che stato fosse il ragazzo accanto a me.

Annuimmo entrambi.

“Ti serve una mano con lui?” mi chiese ancora il bodyguard gentilmente.

“Oh no, ci penso io…Grazie” così aiutando Harry ci dirigemmo fuori dal locale per poi andare in Hotel dove avrei potuto medicarlo.

“Sei un coglione Styles” gli dissi mentre stavamo camminando.

“Scusami se per toglierti di torno quel tipo mi sono fatto ridurre la mia faccia uno schifo” rispose scocciato.

“Non è la prima volta che mi gira intorno, avrei saputo liquidarlo evitando che il tuo bel visino si rovinasse”
dissi tentando di fargli il verso nella parte finale della frase.

“Lasciami per favore” disse staccandosi da me iniziando a scaldarsi.

“Che ti prende?” chiesi non capendo il suo comportamento, credevo stessimo scherzando.

“Non è la prima volta? Certo magari ci saresti anche stata allora…” rispose in preda all’ira.

“Sai cosa ti dico, se questa è tutta la fiducia che riponi in me, allora puoi tornartene anche da solo in hotel” risposi velocizzando il passo per raggiungere l’albergo prima di lui, in preda all’ira.

Possibile che non si fosse ancora reso conto che i miei occhi erano riservati solo a lui, dal mio primo giorno ad Ibiza, non avevo baciato nessun ragazzo oltre a quel bel riccio dagli occhi smeraldo, non mi ero fatta toccare in quel modo così dolce da nessuno nella mia vita, non mi ero lasciata andare così tanto con qualcuno , non avevo fatto l’amore, quello vero con nessun altro nella mia vita oltre a lui, e l’idea di trovarmi con un altro ragazzo non mi sfiorava neanche, possibile che lui questo non lo capisse.

Salutai svogliatamente il portiere per poi salire nella mia stanza e sdraiarmi sul letto ancora vestita con gli occhi rivolti al soffitto.

Poi presa da uno scatto di rabbia iniziai a spostare i miei vestiti da una parte all’altra della stanza, come se quegli assurdi movimenti mi aiutassero a calmarmi.

Mi spogliai e indossai una maglietta a maniche corte lunga fino a metà coscia, legai i capelli in una treccia laterale e andai a struccarmi nel bagno, mentre mi stavo asciugando la faccia, sentii qualcuno bussare alla porta, pregai tutti i santi di fare in modo che non si trattasse di lui per evitare di litigare di nuovo.

Presi un bel respiro e aprii la porta.

Il riccio in tutto il suo splendore e con un livido sempre più ben visibile sullo zigomo si presentò davanti alla mia porta.

Tentai di richiuderla ma lui fu più veloce e riuscii ad inserire la testa.
“Aspetta…” mi disse appena.

Tenni la mano sulla maniglia e gli inviai un’ occhiata per obbligarlo a parlare.

“Ti avverto Styles, potrei spingere di più questa porta per dartela in faccia e concludere il lavoro del mio amante” lo schernii.

Sorrise abbassando lo sguardo per poi alzarlo dritto verso di me, incatenando i miei occhi a quelle meraviglie verdi.

“Non mi piace quando le altre persone flirtano con te e…Scusami” sussurrò l’ultima parola impercettibilmente.

“Eh? Non ho sentito l’ultima cosa…” lo sfidai iniziando a spingere la porta.

“Scusa” riprovò alzando di poco la voce.

“No, niente da fare non sento, meglio chiudere questa porta” detto ciò gli chiusi la porta in faccia.

“Mi dispiace ok?!” questa volta urlò facendomi sorridere, anche se non poteva vedere la mia reazione.

Spalancai la porta e lo trascinai dentro.

Il suo sguardo perplesso e il mio divertito si incontrarono.

“Dispiace anche a me Harry” dissi passando leggermente un dito sulla sua ferita provocando un suo lamento di dolore.

Così senza dirgli niente gli afferrai una mano e lo portai in bagno, facendolo sedere sul water.

Poi, presi un batuffolo di cotone e lo impregnai di acqua ossigenata.

“Che fai?” mi chiese con tono preoccupato.

“Ti medico, potrebbe fare infezione” dissi sorridendo notando la sua reazione.

“Passerà da solo, non ce n’è bisogno” iniziò a cercare una via di fuga.

“Non fare il bambino” risposi e subito iniziai a tamponare piano sul suo zigomo provocando i suoi lamenti di dissenso.

“Harry…” richiamai la sua attenzione facendogli aprire gli occhi che aveva chiuso lamentandosi per il bruciore causatogli dal disinfettante.

“Grazie” dissi soltanto perdendomi in quei pozzi verdi.

“Per cosa? Per averti dato una mano con quello anche se non la volevi?”.

“Si, mi hai fatto capire che ci tieni a me” sussurrai togliendo il cotone dalla sua guancia.

“Io ci sono per te Ally” disse in un modo così sincero che non avevo mai visto in lui.

“Lo so, il problema è che non so per quanto ci sarai ancora” risposi con una vena malinconica.

“Che vuoi dire?”.

“Intendo che io parto tra una settimana e poi cosa succederà?” chiesi più a me stessa che a lui.

Lo lasciai senza parole.

“Sono spaventata Harry” rivelai.

Mi fece sedere sulle sue gambe e prese a giocare con le mie mani.
“Ho paura anch’ io” rispose.

“Non ne so’ il motivo ma questo mi rincuora” ammisi sincera.

“Anche a me” disse prima di far fondere le nostre labbra e mischiare i nostri respiri, non lo avevo ancora baciato quella sera e dovevo ammettere che i nostri baci mi erano mancati da morire, come potevo solo pensare che tra poco più di una settimana probabilmente non avrei più sentito la sua lingua giocare con la mia, le sue mani delicate e forti scorrere sul mio corpo, non avrei più ricevuto i suoi baci unici, non sarebbe più stato al mio fianco.

Facemmo l’ amore anche quella notte, in un modo più dolce e più lento, come a voler imprimere nelle nostre menti ogni attimo insieme, in un modo nuovo per noi, forse con una vena più malinconica.

Dormimmo abbracciati, non potevo desiderare di essere in un posto migliore che non fosse un letto abbracciata a lui.

Al mattino lo trovai ancora steso al mio fianco completamente rilassato e dopo avergli scoccato un bacio all’ angolo della bocca mi vestii velocemente per poter andare a salutare Mia e i suoi genitori, in quanto quello sarebbe stato il giorno della loro partenza.

Arrivai nella hall e trovai la famiglia intenta a salutare Jordan e il direttore, poi notarono la mia presenza.

Sforzai un sorriso e mi diressi verso la coppia.

“Grazie di tutto Ally” mi sussurrò all’orecchio la madre della bambina.

“Grazie a voi” risposi sorridente.

Strinsi la mano al padre come saluto, per poi spostare lo sguardo sulla bambina che mi guardava attentamente tenendo la sua manina salda in quella dell’uomo.

“E tu, non mi saluti?!” chiesi alla bambina chinandomi alla sua altezza.

Non ci volle molto per convincerla a venire tra le mie braccia.

“Ti vojo bene Ally” mi disse facendomi commuovere.

“Ti voglio bene anche io Mia” le sussurrai in un orecchio scoccandole un bacio sulla guancia, prima che il padre la riprendesse in braccio.

E così dopo averli salutati per bene salirono su un taxi e se ne andarono.

Non so’ cosa mi piacesse di quella bambina, forse la sua semplicità, forse il fatto che nonostante sapesse parlare lo facesse poco, forse la sua timidezza, forse il fatto che la vedevo come qualcosa da proteggere e riuscire nel mio lavoro mi rendeva fiera di me stessa.

Mi voltai per tornare in camera da Harry, ma lo trovai a qualche metro da me, probabilmente aveva assistito a tutta la scena, mi sorrise incoraggiante.

“Hey” mi disse prendendomi una mano.

“Va tutto bene” risposi solo prima di dargli un bacio casto sulla guancia e tornare nella mia stanza per poter scrivere la mia ultima lettera alle ragazze.

Ibiza, 28th August, 2013

Mie care siamo alla fine!

Chi lo avrebbe mai detto che saremmo arrivate fino a qui, senza avvertire troppo la mancanza di casa, senza perderci neanche un momento di questa favolosa estate, vivendola fino in fondo, a pieno, conoscendo persone fantastiche e forse conoscendo l’amore. E’ una mattinata strana questa, sono felice da una parte solo a pensare che fra poco vi rivedrò, ma dall’altra ho paura, ho una paura folle che dovrò rinunciare a qualcosa di maledettamente unico e bello, Harry non tornerà a Londra, non c’è bisogno che io glielo chieda l’ho capito, una cosa che non ho capito è che ne sarà di quello che abbiamo costruito?! Non credo di sentirmi disposta ad intraprendere un rapporto a distanza, sarebbe troppo difficile, non so’ neanche dove se ne andrà quando la stagione qui sarà finita…Se lui tornasse sarebbe troppo perfetto, ma si sa ragazze, le cose vanno sempre come devono andare e per vedere cosa succederà basta viverci con la massima serenità la vita.

A presto!
 
-Ally





 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
E ce l'ho fatta anche questa settimana! 
Eccovi il 34esimo capitolo care lettrici di "Summer Loves." :')
Ormai mi fa un certo effetto raccontare dell'estate dato che dove vivo io fa già freddissimo.
Allora questo nuovo capitolo sulla coppia 'Hally' vi è piaciuto? Spero tanto di sì...
Ormai mi riduco a scriverne un pezzetto al giorno e praticamente ci sto dentro perfettamente per aggiornare ogni sabato.
Mi dileguo a rispondere alle vostre recensioni sperando di riceverne altrettante perchè davvero mi fate sorridere il cuoricino :')
GRAZIE <3 (a chi recensisce,segue,preferisce,ricorda,legge) Non mi stancherò mai di dirvelo.
A sabato prossimo con la coppia 'Zaith' xx
Un grande bacio <3
 

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Capitolo 35
*** "Are you ok?"- "I am now" ***


FAITH’S POV.


“Allora Faith tu sei inglese giusto?” mi chiese la donna difronte a me mentre aspettavamo le nostre ordinazioni al tavolo.

La madre di Zayn e le sue sorelle avevano comunicato al ragazzo il giorno in cui sarebbero andate a trovarlo, come lui si aspettava il padre non seguii la moglie e le figlie, erano partite al mattino presto e sarebbero tornate a casa la sera stessa e in quel momento mi trovavo in un ristorante in loro compagnia dato che avevo accettato l’invito di Zayn e il giorno stabilito dalle donne di casa Malik era proprio quello.

“Si, mia madre e mio padre sono di Londra” risposi cordiale con un sorriso.

“Però hai dei colori particolari” commentò la donna.

“Mio nonno materno era tedesco e io e mio fratello abbiamo preso da mia madre, siamo entrambi biondi con occhi azzurri” dissi confermando la sua teoria.

Un sorriso si dipinse sul viso della donna che mi stava osservando.

Poi, spostò lo sguardo su Zayn, prendendogli una mano e accarezzandogliela, gesto che mi fece sorridere.

Potevo solo immaginare quanto ad una madre potesse mancare il proprio figlio, il moro infatti, praticamente, era scomparso da un giorno all’altro quasi senza dare spiegazioni alla sua famiglia.

“I miei figli invece assomigliano tanto al padre” disse rivolgendosi a me.

Le sorrisi cortese per poi spostare lo sguardo su Zayn che per un attimo sembrò rattristarsi di colpo, per poi affrettarsi a cambiare argomento.

“E tu Walyha potresti posare il telefono e raccontare qualcosa al tuo fratellone…” il fratello stuzzicò la sorella minore, che non sembrò per niente apprezzare il gesto.

“Posso ancora considerarti mio fratello dopo che te ne sei andato così da un giorno all’altro, dov’ eri quando avevo bisogno di un tuo consiglio Zayn? Dov’eri quando avevo bisogno di un tuo abbraccio? Dimmelo, io non ci volevo neanche venire qui” disse con lo sguardo fisso negli occhi del fratello con serietà e tristezza.

“Waly, lo sai perché me ne sono andato…” provò a giustificarsi con uno sguardo seriamente rammaricato.

“Lo so Zayn,  ma tu non hai pensato a noi, come sempre hai fatto di testa tua, sei stato egoista, non hai pensato a me e a Safaa e al nostro bisogno di averti accanto, non hai pensato alle lacrime che ha versato nostra madre perché sentiva la tua mancanza, di sera, quando papà non poteva sentirla e Doniya cercava di consolarla in tutti i modi, te ne sei stra fregato di noi e quindi io adesso non ho più niente da dirti” terminò il suo monologo alzandosi in piedi e dirigendosi fuori dal locale.

Quella ragazza, aveva carattere da vendere e per avere solo sedici anni aveva una maturità estrema e sapeva di aver colpito Zayn nel profondo, la sua uscita aveva lasciato tutti senza parole e con lo sguardo basso, me compresa, ma un senso di ammirazione nei confronti di quella giovane donna era ormai nato in me.

Doniya, la maggiore, in quel momento si alzò pronta a correre incontro alla sorella ma con un gesto veloce la fermai.

“Posso parlarle io?” chiesi quasi con una vena di preoccupazione, in quanto non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione.

“Ne sei sicura?” mi rispose gentilmente la ragazza.

“Credo che possa farle bene parlare con qualcuno di diverso e che fondamentalmente non conosce” mi limitai a rispondere.

La ragazza annuii appena con un sorriso tirato e prima di seguire Walyha spostai lo sguardo prima su Safaa che mi sorrideva in un modo strano, particolarmente fanciullesco, poi verso Trisha che mi riservò uno sguardo di ringraziamento misto a dispiacere e infine su Zayn, impassibile, con la testa bassa e gli occhi rivolti al nulla.

Mi affrettai ad uscire dal ristorante, mi guardai intorno e trovai la ragazza che stavo cercando su una panchina intenta a contemplare la Senna.

“E’ un bel posto questo” dissi accomodandomi accanto a lei.

Il capo chino sulle ginocchia e i capelli corvini sparsi sul viso mi impedirono di vedere le lacrime scendere dal suo viso,  ma dai respiri strozzati e i forti singhiozzi mi resi comunque conto del suo stato d’animo.

“Perché sei qui?” mi chiese Walyha alzando di poco la testa e fissandomi con gli occhi rossi e gonfi.

“Perché anche io come te so’ che Zayn ha la testa dura” rivelai.

Mi fissò insistentemente con i suoi occhi scuri, così simili a quelli del fratello.

“Beh allora lo hai conosciuto davvero bene” commentò sarcastica facendomi sorridere e asciugandosi con il palmo della mano le lacrime dal viso.

“Il fatto è che lui è così testardo, tu non ti rendi conto di quanto somigli a nostro padre, hanno litigato per una cazzata e lui adesso vive qui in mezzo ai francesi e non vuole tornare a casa e mi manca, mi manca il suo lato dolce sempre pronto a consolarmi, mi mancano le sue sfuriate perché magari prendo in prestito una sua felpa, mi manca mio fratello” continuò aprendosi.

Con fare lento mi avvicinai a lei, per poi accarezzarle i capelli dolcemente.

“Ma tu non lo hai perso” dissi piano.

“Io l’ho perso Faith, fidati, lui non tornerà, e fino a che vivrà qui a migliaia di chilometri da me, dalla nostra famiglia, io non potrò comunque cercare di ritrovarlo” commentò ormai convinta di aver perso ogni speranza con lui.

“Sai Walyha, io mi sono innamorata di lui, forse dal primo momento che ho incrociato il suo sguardo, ci siamo conosciuti perché io l’ho fermato per chiedergli un’ informazione e poi ci siamo trovati a lavorare insieme, io mi emoziono persino quando lui mi parla, quando sorride e incastra la sua lingua tra i denti, lo trovo così buffo –sorrisi al pensiero- mi emoziono quando mi prende per mano, quando ride delle mie gaffe, e fidati che sono una tipa piuttosto sbadata – la sua risatina mi fece continuare- mi emoziono persino quando fuma le sue sigarette, come se fossero le uniche cose su questo pianeta in grado di calmarlo, sono convinta che anche in questo momento si stia dedicando a loro, e sai per un assurdo motivo credo che anche lui sia innamorato di me, anche se non me lo ha mai detto” confessai.

“Sai credo che lui sia fortunato ma non capisco cosa c’entri questo con me e la nostra situazione?” mi chiese sinceramente perplessa.

“Beh, che tu ci creda o no c’ entra, io tra una settimana me ne vado, torno a Londra, la mia vita è lì, e nonostante quello che abbiamo costruito io e Zayn so’ già che lui non prenderà quell’ aereo con me” dissi con un sorriso amaro.

“Perché è testardo” continuò la frase al mio posto.

“Già, perché è testardo e le uniche persone che possono convincerlo a tornare a casa siete tu, le tue sorelle e vostra madre, non tornerà mai a casa solo perché io non sarò più qui”.

“Cosa stai cercando di dirmi Faith?” mi chiese forse avendo già intuito dove volevo arrivare.

“Penso che tu debba perdonarlo, ti conosco da poche ore ma credo che tu sia molto matura per la tua età, hai solo questa giornata per fargli capire quanto ti è mancato, quanto lo vorresti ancora al tuo fianco, usala al meglio, se lo farai bene, credo che lui avrà un motivo valido per tornare a casa, forse capirà qual è il suo posto” le consigliai.

Non avevo nessun tipo di secondo fine, dalla prima chiacchierata in pizzeria con Zayn avevo capito che niente e nessuno a parte la sua famiglia, motivo per cui si era allontanato da Londra lo avrebbero riportato a casa, lo facevo per lui, perché quale modo di migliore di dimostrare i miei sentimenti se non aiutandolo anche se indirettamente.

La vidi riflettere sulle mie parole.

 “Tu non hai fame?” mi chiese chiedendomi indirettamente di tornare dentro.

Sorrisi fiera di essere riuscita nel mio intento.

“Da morire” dissi alzandomi e porgendole una mano che prontamente afferrò.

“Faith…” richiamò la mia attenzione.

“Grazie” continuò prima di fiondarsi su di me stritolandomi in un abbraccio amichevole.

Tornammo dentro, camminava sicura davanti a me avviandosi verso Zayn.

Tutti gli sguardi erano concentrati su di lei, nel frattempo ripresi il mio posto al tavolo.

“Scusami” si rivolse a lui sinceramente.

“No Waly, scusami tu, sono davvero un pessimo fratello” disse alzandosi in piedi anche lui e sovrastandola
con la sua altezza.

Si fiondò tra le sue braccia per poi dire contro il suo petto: “E’ vero” facendoci scoppiare tutti a ridere e togliendo tutta la tensione che vi era fino a qualche secondo prima.

Fissai Trisha contemplare i suoi figli con gli occhi lucidi per poi abbassare gli occhi verso di me e mimarmi un ‘Grazie’ con le labbra al quale sorrisi come risposta.

Mi voltai verso Safaa, seduta accanto a me e le feci un’ occhiolino che prontamente ricambio porgendomi anche una mano come segno di batterle il cinque cosa che feci subito.

Il sorriso di gratitudine che mi rivolse Zayn però, fu la soddisfazione più grande che in quel momento potessi ricevere.

Ad interrompere il nostro scambio di sguardi fu proprio Walyha.

“Allora fratellone cosa volevi sapere?” chiese facendoci sorridere e instaurando un clima sereno che non ci abbandonò nemmeno per un attimo.

Dopo aver mangiato, passeggiammo per molto, mostrando a tutte e quattro Parigi, per quanto fosse possibile visitarla in una sola giornata.

Passai parte del mio tempo a chiacchierare con Doniya e Trisha, infondo avevo capito che a loro bastasse solo percepire la presenza di Zayn, mentre le più piccole avevano bisogno di più affetto.

L’ora della partenza arrivò in fretta e così verso le 7,30 p.m. le accompagnammo in aeroporto con la macchina del moro.

“Ultima chiamata di imbarco per il volo G3837 per Londra” la solita voce metallica richiamò la nostra attenzione.

L’ultima volta che l’avevo sentita era il giorno della mia partenza, quando io e le ragazze ci separammo per l’estate e pensare che mancava pochissimo al mio ritorno provocò un sorriso amaro sul mio volto, avrei rivisto le ragazze ma probabilmente non avrei più rivisto Zayn.

“Spero di rivederti presto” mi disse Doniya regalandomi un piccolo abbraccio.

“Anche io” risposi sorridendo.

“Ciao Faith” mi salutò la più piccola scoccandomi un bacio sulla guancia.

“Ciao  Safaa” dissi dopo aver sorriso per il suo gesto.

“E’ stato un piacere conoscerla Trisha” sorrisi alla madre di Zayn porgendole la mano.

La donna la afferrò subito avvolgendomi in un caloroso abbraccio che fece ridere tutti.

“Sono contenta che Zayn ti abbia trovata” mi sussurrò all’orecchio cercando di non farsi sentire dagli altri.

Sorrisi staccandomi da lei per poi posare lo sguardo su Walyha.

Fu lei a fiondarsi subito fra le mie braccia.

“Grazie Faith” mi disse a bassa voce.

“Non ho fatto nulla” risposi sincera.

“Ah comunque, è innamorato di te anche lui” mi confessò per poi staccarsi e lasciarmi con uno sguardo perplesso sul viso, possibile che le avesse detto qualcosa?

“Vi lascio soli-dissi guardando tutti- Ti aspetto fuori Zayn” mi rivolsi al ragazzo, volendo lasciare alla famiglia un po’ di privacy e dopo gli ultimi saluti mi diressi verso l’uscita dell’ aeroporto.

Mi accomodai su un muretto nell’attesa.

In poco tempo il moro mi raggiunse con un sorriso tirato sul viso e gli occhi piuttosto lucidi.

“Hey” dissi alzandomi a incastrando la mia mano destra nella sua sinistra.

“Ti va di stare da me stanotte?” mi chiese con una vena di speranza nella voce.

Mi limitai ad annuire e insieme ci avviammo verso la sua automobile per poi dirigerci a casa sua.

Una volta arrivati, cucinai qualcosa di veloce per poi sistemarci sul divano a guardare un film, piuttosto noioso.

“E’ incredibile come tu abbia fatto colpo sulle mie sorelle e su mia madre” disse Zayn distogliendo la mia attenzione dalla televisione.

“Che ci vuoi fare Malik, anche su di te ho fatto colpo” dissi facendolo sorridere e puntandogli un dito sul petto.

Come risposta si fiondò su di me facendomi solletico per poi far incontrare finalmente le nostre labbra, in un bacio leggero ma voluto, poggiai la mia mano destra sulla sua guancia accarezzando il poco accenno di barba sul suo viso, mentre la mano sinistra era poggiata saldamente alla sua nuca.

“Stai bene?” chiesi riferendomi alla giornata passata staccandomi piano da lui.

“Adesso si” rispose facendomi sorridere prima di baciarmi di nuovo.

La serata passò tranquillamente, capii il bisogno di Zayn di non voler stare da solo e le sue braccia strette al mio corpo per tutta la notte mi hanno fatta riflettere sul fatto che neanche io avrei voluto stare senza di lui.

Tornai in hotel la mattina seguente e la prima cosa che feci fu scrivere la mia ultima lettera alle ragazze.

Parigi, 30th August, 2013

E’ proprio l’ultima!

Non mi sembra vero che questi tre mesi siano passati così in fretta, non mi sembra vero che tra una settimana dovrò ritornare a casa, ne abbiamo passate tante in questa estate, ed il tempo è volato, forse perché non immaginavamo di trovarci così bene o meglio di trovare delle persone così speciali con cui passare il nostro tempo. Ho paura ragazze, per una volta sono io ad aver paura di quello che provo, ho paura che l’amore che mi lega a Zayn non voglia farmi tornare a casa, perché so’ che se tornassi potrei perderlo per sempre, non avrei mai detto di riuscire a trovare e a conoscere un sentimento così grande in così poco tempo, non avrei mai detto di innamorarmi di una persona così testarda e forse così diversa da me, ma è successo, e rifarei qualsiasi cosa, tornerei volentieri indietro per rivivere ogni istante con lui, ma come vi ho appena detto è più cocciuto di un mulo e nel mio cuore so’ già che non tornerà a casa. Non voglio che tutto questo finisca, vorrei poter fermare il tempo, ma non posso, non mi resta che godermi questi ultimi momenti con lui per poi partire e portare con me il ricordo di questa meravigliosa vacanza.

Insieme ce l’abbiamo sempre fatta, ce la faremo anche stavolta!
 
-Faith





 
-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Eh siamo a quota 35!
Eccovi il penultimo capitolo a Parigi della nostra Faith, che ne pensate vi è piaciuto il modo in cui ha  parlato di Zayn? Credo che ormai il fatto che lei sia innamorata di lui sia chiaro come il Sole :')
Pensate che Zayn tornerà? Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni!
Approposito di recensioni devo ancora rispondere a molte di voi, quindi corro subito :D
GRAZIE A TUTTEEEEEEEEEEEEEEE, Nessuna esclusa chi legge, recensisce, preferisce, segue, ricorda, non so' come farei senza di voi, mi dimostate ad ogni capitolo un affetto immenso <3
Con la prossima settimana inizieranno gli ultimi capitoli di ogni ragazza nel luogo delle vacanze, quindi ho deciso di partire con Claire e Liam...
A sabato prossimo girls xx
Un grandissimo bacioooooooooooooooooo <3

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Capitolo 36
*** "I'm just sick of goodbyes" ***


CLAIRE’S POV. 


“Sei sicura Claire?”.

Liam titubante davanti a me mi guardava fisso negli occhi in attesa di una risposta.

“Non sono mai stata più sicura” risposi non distogliendo i miei occhi dai suoi.

Avvicinò i nostri visi in modo da far sfiorare i nostri nasi e le nostra labbra che in poco tempo si unirono in un bacio dolce trasformatosi poi in passionale e voglioso.

La sua camera era stata riempita di candele profumate, simili a quelle usate nella grotta delle sirene per la cena di Aris e Petro, che davano una luce soffusa e particolarmente intima.

Eravamo soli in casa di Yan, in quanto il pescatore si era gentilmente offerto di lasciarci la sua abitazione per poter passare al meglio l’ ultima sera insieme.

La malinconia del mio ultimo giorno a Santorini lasciò posto al desiderio irrefrenabile di avere il più intimo dei contatti con Liam, per poter portare con me il ricordo dei nostri corpi intrecciati nell’ esercitazione del più grande atto d’amore.

Ancora vestita mi fece sdraiare sul suo letto per poi posizionarsi a cavalcioni sopra di me e piegarsi all’altezza del mio viso per baciarmi ancora lentamente.

Con la stessa lentezza, quasi avesse paura, afferrò i lembi della mia maglietta alzandola fino a sotto il seno lasciando scoperto il mio ventre, dove lasciò diversi baci umidi soffermandosi più volte molto vicino all’ ombelico facendomi rabbrividire, poi mi fece alzare di poco per permettergli di levarmela del tutto

Slacciò il bottone dei miei shorts e con un gesto delicato me li tolse prendendo ad accarezzare le mie gambe con tocco leggero e sensuale.

L’improvvisa voglia di sentire la sua pelle nuda sopra la mia mi fece agire di istinto e con un movimento sicuramente meno delicato dei suoi, scoprii il suo petto togliendogli la t-shirt che indossava.

Tolsi anche i suoi pantaloni scoprendo un’ eccitazione piuttosto evidente.

Presi a disegnare figure senza senso su quell’addome scolpito provocandogli qualche brivido.

Poi alzò il lenzuolo bianco che giaceva al bordo del letto per coprirci.

Delicato come sempre, abbassò le spalline del mio reggiseno, lasciando baci umidi su entrambe le mie spalle, decisi di aiutarlo e di sganciare la chiusura del mio reggiseno.

Accompagnò le spalline fino alle mie mani lasciandomi quasi completamente nuda sotto il suo corpo caldo.
Con la stessa lentezza abbassò anche le mie mutandine, facendomi arrossire di colpo.

Iniziò a giocare con la mia intimità per farmi abituare a ciò che sarebbe successo da lì a poco, ma fermandosi poco prima che raggiungessi la sovraeccitazione.

Si tolse i boxer, i nostri corpi vicini e senza veli fremevano dalla voglia di appartenersi, fu questione di un attimo in cui i nostri occhi si persero gli uni negli altri, fondendosi ed esprimendo tutto quello che le parole in quel momento non avrebbero potuto dire.

Ero spogliata dai miei vestiti ma quel corpo e quegli occhi così caldi erano sicuramente il rifugio migliore.

Si chinò sul mio viso unendo le sue labbra alle mie e nel frattempo entrò in me.

Il senso di completezza ed equilibrio si impossessò di me e il mio fisico rilassato e colmo di eccitazione seguiva i suoi movimenti prima più dolci poi intensificati.

Il vertice del piacere venne raggiunto nello stesso momento da entrambi.

L’equilibrio di quel momento non venne spezzato, Liam dopo essersi staccato dal mio corpo con lentezza si posizionò accanto a me avvolgendomi con le sue braccia.

Posai il capo sul suo petto, che si abbassava e alzava velocemente, per sentire il cuore battere velocemente, quasi fuori tempo.

La sua mano iniziò a massaggiare i miei capelli facendomi chiudere gli occhi per bearmi di quelle carezza.

Sentii poi le sue labbra sulle mie e dopo esserci concessi un nuovo bacio riaprii gli occhi.

I nostri sguardi si incontrarono.

“Sei tutto quello che ho sempre cercato Claire” confessò.

“Allora domani parti con me” dissi non interrompendo il nostro contatto visivo.

Esitò un attimo.

“Non posso, ma tornerò, te l’ho promesso” rispose accarezzandomi il viso.

“Sono solo stufa degli addii” sospirai malinconica abbassando lo sguardo.

“Il nostro non sarà un addio, ma un ‘ci vediamo presto’ ”

“Promettimelo” dissi rialzando il viso.

“Ti amo”.

In quel momento quelle parole valevano più di ogni promessa che avesse potuto farmi, in quel momento quelle parole sarebbero state il motivo per cui sarei partita lo stesso anche senza di lui domani e il motivo per il quale lo avrei aspettato a Londra.

Un nuovo bacio accompagnò quel momento.

“Lo sai che ti amo anche io” dissi staccandomi da lui e iniziando a rivestirmi.

“Te ne stai già andando?” mi chiese con dispiacere.

“Si, devo finire di fare le valige, poi Aris e Petro sai che si preoccuperebbero se tornassi troppo tardi” dissi rindossando la mia maglietta.

“Parto domani alle 02.00 p.m. , prendo il secondo traghetto” comunicai fissando il ragazzo ancora steso sul letto in tutta la sua bellezza.

“Ci sarò” disse appena.

Si alzò dal letto infilandosi i boxer e accompagnandomi alla porta.

“Allora a domani…” dissi con un filo di amarezza.

“A domani” rispose prima di ricevere un bacio sulle labbra da parte mia.

Dopo averlo salutato iniziai a percorrere la strada per arrivare a casa, già, ormai mi ero completamente abituata a quel posto da definirlo casa, Petro e Aris erano ormai diventati parte della mia vita anche se l’idea di tornare dalle ragazze riempiva il mio cuore di gioia.

 
***


Mi svegliai presto quella mattina e dopo aver chiuso la mia valigia mi sedetti sul letto.

Santorini è davvero un posto magico, il calore della gente, la bellezza dell’ isola, i sorrisi di Aris, i racconti e gli abbracci di Petro, le battute di Yan e infine Liam, non potevo passare estate migliore.

Un sorriso malinconico si dipinse sul mio volto quando spostai lo sguardo sul comodino.

Mio padre e mia madre fissavano l’obiettivo con uno sguardo pieno di amore.

Presi la fotografia con le mani tremolanti, quasi avessi paura di rovinarla e l’adagiai con cura sul letto, avevo promesso a Petro di restituirgliela, il suo era solo un prestito.

Afferrai il mio bagaglio e dopo aver osservato ogni angolo di quella stanza con cura, sorrisi e uscii dirigendomi in cucina.

“Credo sia meglio andare” avvertii i due coniugi seduti al tavolo che probabilmente mi stavano aspettando.

Aris mi sorrise dolce mentre il marito si limitò ad annuire prendendo la valigia dalle mie mani avviandosi verso l’uscita dell’ abitazione.

Diedi un ultimo sguardo anche a quelle quattro mura, che erano state capaci di donarmi il clima familiare svanito da troppo tempo nella mia vita.

Con passo veloce camminammo verso il porto.

Mi sembrava ieri il giorno del mio arrivo qui, un uomo sulla cinquantina si era presentato al porto, riempendomi di domande fino all’ arrivo nella sua casa, dove una donna elegante ma semplice nei modi di fare lo aveva subito rimproverato facendomi subito entrare in confidenza con entrambi.

Sorrisi al ricordo e una forma di angoscia prese posto nel mio cuore al pensiero di dover separarmi da tutto questo.

Arrivammo al porto e con lo sguardo cercai Liam che probabilmente non era ancora arrivato.

All’ inquietudine del momento si aggiunse anche la paura di non poterlo salutare.

Il battello stava attraccando al porto, mancavano più o meno quindici minuti alla mia partenza.

“Clara” mi richiamò Petro.

“Questo è un piccolo pensiero da parte di me ed Aris” disse guardando la donna che non accennava a togliere lo sguardo da me.

Mi porse un piccolo pacchetto oro, li guardai incapace di dire niente.

“Dai aprilo tesoro” mi incoraggiò la donna.

Così sorridendo aprii la piccola scatolina in cui all’ interno trovai degli orecchini di perle alla cui sommità vi era posto un piccolo brillantino che richiamava il punto luce che Aris mi aveva donato la sera della festa, guardai i gioielli estasiata.

“N-Non dovevate” dissi sull’ orlo della commozione.

“E’ un regalino, ci siamo affezionati subito a te, ti consideriamo come una figlia ormai” confessò Petro con gli occhi lucidi.

Mi gettai tra le sue braccia per poi trasportare nell’abbraccio anche Aris, facendoli ridere, forse in modo isterico per placare le lacrime che oltre che sul mio viso scendevano copiose anche dai loro.

“Grazie, grazie per avermi fatta sentire a casa, grazie per avermi fatto riprovare la gioia di appartenere ad una famiglia unita, grazie per essere stati sempre voi stessi, grazie per ogni piccola cosa, grazie per questo regalo, grazie per avermi donato soltanto amore”  dissi di getto emozionata ancora tra le loro braccia.

“Guarda che quando vuoi noi siamo sempre qui” rispose Petro.

“La nostra casa è sempre aperta per te” continuò Aris mentre ci stavamo staccando da quell’ abbraccio.

“Io intanto vi aspetto a Londra, credo che farebbe piacere anche a mio padre rivedervi”.

“Convinci tu questo retrogrado a prendere l’aereo” commentò sarcastica la donna riferendosi al marito.

“Eh dai Petro che sarà mai?!” risposi ridendo ma con gli occhi ancora appannati.

“Quei cosi non sono sicuri, ne senti ogni giorno una, facciamo che ti aspetto qui per l’estate prossima eh?! Che dici?” .

“Dico che dovresti affrontare le tue paure” risposi prontamente.

“Ah -sospirò- voi donne siete tutte uguali, vedrò di fare un’ eccezione per te” si arrese facendomi sorridere.

“Piccola ora credo che sia meglio che tu salga sulla nave” commentò l’uomo guardando il suo orologio da polso.

Spostai di nuovo gli occhi alla ricerca di qualcosa o meglio qualcuno.

“Ma non capisci che sta aspettando-” rispose Aris venendo però interrotta da un Liam piuttosto affannato che correva nella nostra direzione.

“Claire” disse non appena ci raggiunse respirando irregolarmente a causa della probabile corsa che aveva appena fatto.

“Vi lasciamo da soli, fai buon viaggio” disse avvicinandosi a me Aris scoccandomi un bacio sulla guancia.

“Mi raccomando” mi salutò Petro puntandomi un dito contro, per poi farmi ridere quando mi regalò un nuovo abbracciò.

“Grazie ancora di tutto, vi voglio bene” sorrisi verso di loro.

“Te ne vogliamo anche noi” rispose la donna per poi trascinare il marito lontano da me e da Liam per permetterci più privacy.

“E così è arrivato il momento…” disse un Liam forse più insicuro del solito prendendo le mie mani tra le sue.

“Prima che me ne dimentichi…Yan ti porta i suoi saluti” continuò.

“Ricambiali e digli che è stato un piacere conoscerlo”.

“Un mese passa in fretta no?!” chiesi, riportando il discorso su di noi, più a me stessa che a lui.

“Ti penserò sempre, penserò al nostro primo quasi bacio, a quello ufficiale, a tutti i momenti che abbiamo passato, all’ ultima notte passata insieme, al tuo sorriso, alla tua mania per le fotografie, alla voglia di rivederti e alla gioia che ritroverò quando tornerò”.

Mi fiondai sulle sue labbra, concedendoci un ultimo bacio, non quello d’addio, quello dell’ arrivederci, un bacio pieno di ogni sentimento che affiorava nei nostri corpi in quel momento, amore, paura, malinconia e gioia.

“Ti aspetterò” dissi staccandomi dalle sue labbra controvoglia.

“Ora vai” disse incitandomi prima di cambiare idea.

“Vado” dissi prima di scoccargli un ultimo bacio a stampo.

Afferrai la mia valigia e con l’aiuto di un addetto alla sicurezza salii sulla nave che ormai stava per partire.

Corsi su per le scale del traghetto per poterli salutare da lontano.

Li trovai lì, tutti e tre vicini iniziai a sventolare la mano e con gli occhi lucidi riuscii a richiamare la loro attenzione.

Dicono che le cose belle sono destinate a finire e se per una volta non fosse così?!

La nave partii e dopo che una lacrima riuscii a sfuggire dai miei occhi, quando ormai le tre figure mi parevano troppo sfocate decisi di prendere posto e per evitare la malinconia cercai di distrarmi scrivendo la mia ultima lettera alle ragazze.

Santorini, 1st September, 2013

E anche il ciclo delle lettere si conclude qui!

Sono stata l’ultima a partire e sarò la prima a tornare, ma credo sia meglio così, non so’ se lascerei in mano il nostro appartamentino a delle casiniste come voi, c’è bisogno di qualcuno di più serio che vi aspetti lì a braccia aperte! Già, sto tornando e proprio ora mi trovo sul traghetto che mi porterà poi ad Atene dove prenderò un aereo per tornare a Londra, sono sola. Liam tornerà a Londra ma ha bisogno di stare ancora un po’ qui, e così anche se a malincuore ho accettato l’idea di lascargli i suoi spazi, vuol dire anche questo amare no?! Si lo amo, e dopo l’ultima notte passata insieme posso dire che non ho mai incontrato essere più perfetto per me di lui. L’anima gemella, la persona con cui vuoi passare gran parte del tuo tempo, il tuo riferimento, quello che hai di più caro; per questo ragazze muoio già dalla voglia di rivederlo e di presentarvelo. Ma voi rimarrete sempre al primo posto, la famiglia credo che venga sempre prima e noi siamo solo una piccola grande famiglia.

Vi aspetto a casa nostra!
 
-Claire





 
-Spazio Autrice.

ALOHAAAAAAAAAAAAAA!
E un altro sabato è arrivato con un nuovo capitolo :)
Ed ecco che con Claire si è dato il via ai 5 capitoli che vi racconteranno la partenza o meglio il ritorno a casa di ogni ragazza, Claire e Liam si sono fatti la promessa di rivedersi, dite che succederà davvero? E per le altre coppie quali sono i vostri pronostici? Fatemelo sapere in una recensione.
Io adesso corro a leggere e a rispondere a quelle che mi avete lasciato nel capitolo precedente, vi amo tutte, voi che recensite, seguite,preferite, ricordate e leggete "Summer Loves". GRAZIEE!
Ho una brutta notizia da darvi, la prossima settimana non potrò aggiornare perchè non avrò un minuto libero, ho diversi impegni con la scuola e Giovedì sera andrò ad una festa e Sabato e Domenica vado via con le mie amiche quindi non avrò tempo per scrivere ma prometto di sfornarvi un bel capitolo su Sam e Lou :')
Se vi mancherò potreste passare dall' OS che ho pubblicato qualche giorno fa : "Ray of Light."  e se vi va lasciatemi un commentino anche qui per farmi sapere se vi è piaciuta o no!
Dopo questo papiro mi dileguo veramente...
Un grandissimo bacio a tutte e a Sabato 9 Novembre <3 <3

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Capitolo 37
*** "Please, don’t say it" ***


SAMANTHA’S POV.



“Allyson ti piacerà di sicuro, poi Faith è una bomba mentre Zoe e Claire sono dolcissime”.

“Quindi prometti di venirmi a trovare a Londra” continuai ormai sulla porta dell’ appartamento.

 “Te lo prometto inglesina” mi rispose Jess fiondandosi tra le mie braccia.

“Grazie di tutto” sussurrai contro la sua spalla.

“Grazie a te, ho trovato una nuova amica e in più sai che la porta di questa casa per te è sempre aperta” rispose alzando il viso e facendo sfuggire una lacrima dal suo occhio destro.

“Ti voglio bene” dissi stringendola un po’ di più.

“Te ne voglio anche io, ma qua se resti ancora un po’ finisce che divento una fontana, quindi vai dal tuo principe che ti aspetta” constatò facendomi sorridere.

“Ci sentiamo presto Sam”.

“Assolutamente si”.

Jess era ormai diventata una persona fondamentale nella mia vita, in soli tre mesi era stata in grado di aiutarmi molte volte, il più delle quali con Louis, a pensarci bene se non avessi seguito i suoi consigli in questo momento non avrei vissuto a pieno ogni momento che mi è stato concesso per poter stare con il castano.

E dopo un ultimo abbraccio decisi di andarmene, uscii dal bilocale e dopo essere scesa dalle scale con il mio trolley piuttosto pieno al seguito, lo trovai lì, sulla porta del condominio, bello come al solito, ma con uno sguardo forse più pensieroso e meno allegro.

“Buongiorno” lo salutai per prima.

“Hey Sam” si voltò verso di me con un sorriso.

Un déjà-vu. Ero sicura di aver già vissuto una scena simile.

Poi un flashback, il nostro primo appuntamento, ci eravamo salutati allo stesso modo.

Non potei far altro che ricambiare quel sorriso unico e splendente che avrebbe potuto illuminare il mondo.

“Che dici è meglio andare?” mi chiese titubante facendo un cenno verso la macchina parcheggiata dietro di lui.

Annuii per poi seguirlo all’interno dell’ automobile.

“E quella dove l’hai presa?” chiesi curiosa.

“Cody” si limitò a dire.

“Cody?”.

“Beh sai qualche giorno dopo la cena l’ho incontrato in negozio e lui mi ha riconosciuto e così abbiamo parlato un po’ e gli ho rivelato del nostro piano, così ha detto che mi avrebbe restituito il favore quando avrei voluto” spiegò.

“E per fare bella figura con me e per potermi accompagnare in aeroporto hai deciso di farti prestare il suo gioiellino” finii io al suo posto.

“Samantha Collins, sei diventata davvero perspicace, la mia compagnia ti ha fatto bene” disse con il suo solito sorriso furbo.

“Louis Tomlinson, sei sempre il solito egocentrico eh?!”

“Ammettilo che ti mancherà questo egocentrico”.

“Da morire” sussurrai malinconica perdendomi ad osservare le vie new yorkesi che scorrevano veloci sotto il mio sguardo.

Poi senza dire niente la sua mano si spostò dal cambio fino ad afferrare la mia e io non potei fare nient’ altro che incastrare le mie dita alle sue per sentirlo più vicino almeno per quel poco tempo che ci restava a disposizione.

Posteggiò la macchina nell’ immenso parcheggio del JFK per poi scendere e tirare fuori dal bagagliaio la mia valigia, lo imitai raggiungendolo.

Mi prese per mano e insieme iniziammo ad avviarci verso l’entrata.

Presi posto su una sedia di una delle tante sale d’aspetto, mentre Louis si era diretto verso il bar per prendere due caffè, ero in evidente anticipo e avrei dovuto aspettare almeno un’ ora per poter fare il check-in.

Il castano tornò con due bicchieri di quella bevanda che tanto amavo e me ne porse una.

“Grazie”.

Sorrise di risposta per poi accomodarsi accanto a me.

“Hai mai notato quante vite si intrecciano negli aeroporti?” mi chiese guardandosi intorno.

“Ci sono le famiglie che partono o tornano da una vacanza, i padri che sono costretti a lasciare i figli e la moglie per lavoro, i giovani che partono alla scoperta di un nuovo mondo, gli anziani che magari vogliono viversi un ultimo viaggio, amanti che si trovano-”.

“E altri che si dividono” lo interruppi pensando a noi cercando il suo sguardo.

“Già” disse appena concentrandosi sul bicchiere che teneva ancora saldo tra le mani.

“Louis prima che sia troppo tardi ho bisogno di dirti una cosa”.

“Ti ascolto” sorrise in mia direzione poggiando una mano sulla mia coscia.

Presi un respiro profondo.

“Grazie”.

“Grazie per ogni cosa che abbiamo fatto insieme, grazie per avermi baciata al primo appuntamento –sorridemmo entrambi- grazie per avermi fatto quelle foto stupende, grazie per essere sempre stato te stesso,
grazie per aver cercato di mettere apposto qualcosa in me pur non spostando niente, grazie perché ci sei riuscito, perché mi sento più solare, più viva, più fiduciosa, grazie per ogni bacio da quelli nel tuo appartamento a quelli sull’Empire, grazie per avermi insegnato cosa vuol dire amare e lasciarsi amare, grazie per avermi sostenuta e capita dal primo momento, grazie per esserti traferito qui e non da qualche altra parte del mondo, grazie di tutto” terminai non interrompendo neanche un minuto il contatto che i suoi occhi avevano instaurato con i miei.

I suoi occhi, il ricordo di quelle iridi cristalline mi avrebbe tenuto compagnia ogni giorno, erano stati la prima cosa di lui ad avermi colpita e ad avermi fatta innamorare.

Come una furia si abbatté sulle mie labbra e non potei fare altro che sorridere sulle sue per poi ricambiare il bacio.

Un mix di sentimenti si espandeva intorno a noi, i nostri cuori e le nostre bocche esprimevano amore, le nostre mani e il resto dei nostri corpi tensione, i nostri cervelli paura della lontananza.

“Sam…Io” intuii ciò che mi stava per dire ma lo bloccai.

“Shhh” dissi mentre la mia mano destra si andò a posare sulle sue labbra sottili.

“Lo so Lou me lo hai già detto e sai anche ricambio, ma per favore, non dirlo, non rendere tutto più complicato”.

Abbassò lo sguardo per poi annuire.

Mi chinai verso di lui per poterlo abbracciare.

Mi sistemai meglio per poter stare più comoda e godermi quel paradiso più che potevo.

“Sai Sam ho sempre voluto chiederti una cosa” disse prendendo ad accarezzare i miei capelli.

“Dimmi” sorrisi.

“Ogni settimana ti vedevo spedire cinque buste di che si trattava?” mi chiese curioso cercando di cambiare argomento per svagarsi un po’.

“Io e le ragazze quando abbiamo deciso di separarci per l’ estate ci siamo messe d’accordo sul fatto di sentirci spesso e così Zoe ha proposto di scriverci delle lettere, come a tornare indietro negli anni, come se non ci fossero internet e i cellulari” spiegai.

“Beh è stata una bella idea la vostra” sorrise.

Poi improvvisamente mi venne un’ idea.

“Che ne dici se ci scrivessimo anche noi?” proposi.

“Delle lettere?” mi chiese perplesso.

“Delle lettere, tu mi racconterai di come procederà la tua vita qui e io ti racconterò di come va a Londra”.

“Non sono molto bravo a scrivere” ora era lui quello insicuro tra noi.

“E allora? Non sono mica una professoressa” ammisi cercando di convincerlo.

“Va bene” si arrese alla fine.

Sorrisi scoccandogli un bacio sulle labbra.

“Tanto ci vediamo presto” constatò.

“Davvero?” lo guardai sorpresa.

“Dimentichi che la mia famiglia vive a Londra e che ho ancora qualche questione da risolvere lì”.

“Lou, promettimi una cosa” lo guardai.

“Promettimi che non farai niente di affrettato, che prima di prendere qualsiasi decisione ci rifletterai bene, non voglio che tu ti possa pentire di una scelta troppo avventata” continuai seria.

“Capisco cosa intendi Sam” ammise.

“Ormai ti conosco e so’ che non è nel tuo carattere essere egoista e ti assicuro che se decidessi di tornare a vivere lì lo farò soltanto dopo aver riflettuto come si deve su tutto ciò che mi aspetterebbe , ma sai anche che sono sincero e probabilmente ti dico che lo farei solo per te e per ritrovare i ragazzi”.

“Quindi te lo prometto” disse terminando il suo discorso.

 “Credo che stare lontani per un po’ ci aiuterà” disse sicuro.

“E’ la lontananza che rafforza i legami e se il nostro è davvero amore, diventerà ancora più grande il sentimento che ci lega” sorrise.

“Tomlinson sei una continua scoperta” dissi prima di perderci in un altro lungo bacio.

“Baci da dio comunque” dissi staccandomi controvoglia dalle sue labbra.

“E’ lui che ha imparato da me” rispose.

“Chi?” dissi non cogliendo subito il suo umorismo.

“Dio no?!” commentò come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Scoppiai a ridere trascinando anche lui nelle risate, anche il suo umorismo particolare mi sarebbe mancato.
Spostai lo sguardo sul grande orologio dell’ aeroporto, sarei partita tra due ore e quindi era ora di andare a fare il check-in.

“E’ ora?” mi chiese Lou probabilmente notando il mio sguardo fisso sul tabellone dei voli.

Mi limitai ad annuire.

Si alzò in piedi e mi porse una mano per alzarmi.

La accettai e mi trovai subito stretta tra le sue braccia.

“Non ti dimenticherai tanto facilmente di me Collins” mi sussurrò in un orecchio.

“Come potrei?!” risposi allo stesso modo.

Si staccò di poco da me, fece scorrere le sue mani sul mio corpo fino a fermarsi su i fianchi, spostò una ciocca di capelli dietro lo orecchio e con un innaturale lentezza fece combaciare le nostre labbra per l’ultima volta.

Affondai le mie mani nei suoi capelli per tenerlo più stretto a me.

Non fui certa che si trattasse di un bacio di addio ma le emozioni e i brividi provati nel mentre sarebbero stati lontani da me per molto tempo.

Prima di staccarci una lacrima solitaria solcò la mia guancia.

“Buon viaggio” sussurrò sulle mie labbra.

Gli diedi l’ultimo bacio poco approfondito per poi afferrare la mia valigia allontanandomi da lui.

Quando fui abbastanza distante mi rigirai e lo trovai ancora li.

Feci un cenno con la mano a mo’ di saluto.

Mimai un ‘Grazie’ con le labbra.

Ricambiò facendomi un occhiolino.

Scoppiai a ridere da sola.

Avevo conosciuto una forza della natura, un ragazzo come pochi, serio e divertente nello stesso momento, sempre disposto a far tornare il sorriso, romantico e passionale.

Un mix di perfezione.

Dicono che decidi di cambiare per stanchezza, io l’ho fatto per iniziare a farmi conoscere, non solo dalle mie amiche, per fidarmi delle persone, per poter finalmente amare qualcuno degno dei miei sentimenti, per ridere anche delle cose più stupide, per iniziare a vivere.

E Louis Tomlinson è stato senza dubbio il mio cambiamento.






-Spazio Autrice.


Ragazzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Non sono morta :)
Eccomi in fatto come vi avevo promesso con il capitolo dell' addio e arrivederci tra Sam e Louis,inizio a deprimermi anche io a scrivere dei 'saluti', cooomunque, cosa pensate che succederà a questa coppia? Come si rivedranno e sopratutto si rivedranno?
Fatemelo sapere nelle recensioni, qualsiasi domanda io sono disponibile ;)
Vi ringrazio come sempre per tutto l'appoggio, quindi un grazie a chi legge la storia, un grazie speciale a chi l'ha inserita tra preferiti/ricordati/seguiti e un grazie immenso a chi recenscisce, perchè in fondo è il modo migliore per dimostrarmi se la storia continua a piacervi o no <3
Cercherò in tutti i modi di aggiornare Sabato prossimo, anche se la prossima settimana sono piena di studio, ma farò il possibile!
Vi mando un bacione grande grande <3 <3
E vi lascio con la voglia di leggere il prossimo capitolo su Zoe e Niall, che so' essere molto atteso xx

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Capitolo 38
*** "Now, the choice is yours" ***


ZOE’S POV.


Era il grande giorno, Jill e Greg si stavano sposando.

Lei era bellissima e una piccola lacrima era scappata al mio controllo nel momento in cui avvolta nel suo stupendo abito da sposa aveva percorso l’intera navata della chiesa accanto a mio padre.

Leggevo tensione nei suoi occhi ma che fece presto a trasformarsi in felicità una volta raggiunto il suo futuro sposo.

Accanto a loro sull’ altare vi eravamo io e Niall, in quanto damigella d’onore e testimone dello sposo.

Il prete iniziò a celebrare la cerimonia e ogni tanto attenta a non farmi vedere lanciavo al biondo qualche occhiata fugace, era bellissimo, completo elegante e gilet di un nero sbiadito, una camicia bianca accompagnata da una cravatta dello stesso colore a righe rosa, i capelli alzati in un ciuffo spettinato e un emozione palpabile anche a metri di distanza, vestito esattamente come il fratello.

Avevo già partecipato a diverse funzioni di quel genere e tutto procedette secondo i piani fino a che Greg non interruppe il sacerdote dopo le promesse e prima di infilare l’anello all’anulare sinistro di Jill.

“Scusi padre ma se permette dovrei dire una cosa”.

“Ehm, non sarebbe consentito figliolo” cercò di spiegare l’uomo di chiesa.

“Sarò veloce” disse soltanto convincendolo.

I suoi occhi, così simili a quelli di Niall si persero in quelli di mia sorella.

“Oggi è il giorno in cui la mia vita riparte. Sono sempre stato solo io, un ragazzo chiacchierone e scherzoso. Oggi però divento un uomo, un marito, perché da oggi dovrò badare ad un’ altra persona oltre a me stesso, da oggi divento responsabile di te, del nostro futuro e di tutte le possibilità che ci verranno date. Per qualsiasi cosa io ci sarò, io sarò pronto, per la vita, per l’amore per la gioia, per le responsabilità. Oggi, Jillian Moore comincia la nostra vita insieme e ad essere sincero non vedo l’ora” terminò sorridendo per poi afferrare la fede e infilarla al dito di Jill commuovendola.

Sorrisi, vedere felici le persone a cui tenevo era sempre stato motivo di gioia per me.

Ancora sorridente spostai di nuovo lo sguardo su Niall sorprendendolo a fissarmi, il sorriso a poco a poco si spense, e mi persi in quegli occhi che ormai avevo imparato a conoscere fin troppo bene e quello che riuscivo a leggere era rammarico.

“Con il potere conferitomi dalla chiesa cattolica e dallo Stato io vi dichiaro marito e moglie, Greg puoi baciare la sposa”.

Prese alla lettera le parole dell’uomo provocando l’applauso e il sorriso di tutti gli invitati.

Tutti i presenti uscirono dalla chiesa per poter accogliere gli sposi con il riso come buon augurio.

E così avvenne, in pochi minuti Jill e Greg si trovarono sommersi di granelli bianchi e dopo alcuni scatti con amici e familiari la loro macchina d’epoca ci guidò alla scoperta del luogo in cui si sarebbe tenuto il ricevimento.

In una mezz’ora abbondante raggiungemmo la grande e imponente villa scelta esclusivamente dagli sposi, entrammo e al piano inferiore oltre alla sala da pranzo,  vi erano una grande sala da ballo e le cucine non accessibili, ai piani superiori sicuramente le stanze in cui gli invitati più stretti avrebbero passato la notte, sarei partita per Londra la sera stessa e non mi sarei quindi trattenuta fino a tardi.

Non vi erano tavoli separati ma una lunga tavolata ricca di piatti e bevande tipici dei matrimoni nel nostro paese.

Ero stata messa a sedere abbastanza distante da Niall ma comunque riuscivo a vederlo intrattenere un discorso apparentemente divertente con un probabile suo parente e con mia cugina Kate. La gelosia si stava impossessando di me, non l’ho mai sopportata e la sua vicinanza con il biondo poteva provocarmi di tutto tranne che più simpatia nei suoi confronti.

“E così è quello il ragazzo che ti piace eh?” una voce alla mia destra mi fece sussultare.

“Eh?!” chiesi spiazzata e non sapendo cosa rispondere a mia nonna.

“Ricordati tesoro che ho le cataratte ma certe cose le vedo benissimo” confermò la sua teoria.

“E’ tutto così complicato nonna, poi teoricamente adesso siamo anche parenti” sospirai.

“E allora?! Lo sai che io e tuo nonno siamo cugini, tra di voi non c’è neanche un legame di sangue”.

“Lo so’ ma è una storia lunga da spiegare e ormai ho perso ogni speranza” ammisi.

“Sciocchezze! Tu non hai visto come ti guarda, sta facendo il piacione con tua cugina che tra l’ altro è anche vestita in modo ripugnate –risi alla sua osservazione- solo per farti ingelosire e tu se hai sbagliato devi rimediare ai tuoi errori, non fartelo scappare è un bel bocconcino” terminò ammiccando.

“Stasera parto per Londra ma ti giuro che non voglio lasciare niente in sospeso”.

“Così ti voglio” disse infine sorridendo compiaciuta.

Il tempo passava abbastanza in fretta e all’arrivo di nuove pietanze il mio stomaco rischiava di non reggerne nemmeno l’odore.

Gli intervalli tra una portata e l’altra erano allietati da diversi balli irlandesi nei quali non mi cimentai per via della pesantezza del mio corpo data da tutto il cibo che stavo ingerendo.

Prima del taglio della torta però, il testimone dello sposo venne chiamato per fare il suo discorso.

Non mi ci volle molto per capire quanto imbarazzo e quanta insicurezza provasse Niall in quel momento, ma faceva parte del suo ruolo così si alzò in piedi, prese un foglietto stropicciato dalla tasca destra dei suoi pantaloni, lo aprì e iniziò a leggere:

“Beh non posso dire di aver conosciuto Greg tra i banchi di scuola o durante una partita a calcio, lo conosco da quando sono nato, il che è irrilevante perché spesso riusciamo a conoscere e a trovarci bene con delle persone che conosciamo a mala pena da pochi mesi – i suoi occhi cercarono i miei tra la gente, trovandoli subito e un brivido percorse la mia schiena- anche se non è il nostro caso fratellone -prese una pausa lanciando un occhiata di intesa al fratello- Ti conosco quasi meglio di quanto conosca me stesso, capisco quando ti stai per alterare perché la tua squadra preferita ha perso l’occasione di fare goal o perché una vecchietta sta bloccando il traffico, capisco quando sei giù di morale perché qualcosa non va, capisco quando sei dannatamente felice per qualcosa, come quel giorno in cui mi mostrasti l’anello con il quale avresti chiesto a Jill di sposarti e quella bellissima donna che ora posso chiamare cognata ha accettato non capendo in che guai si è messa” fece un' altra pausa approfittando delle risate che aveva provocato con la sua ultima battuta.

" Ma quello che voglio dire a te e a Jill è che siete fortunati, siete fortunati ad esservi ritrovati per caso dopo anni che non vi vedevate, siete fortunati ad aver trovato qualcuno su cui poter sempre contare, qualcuno da sostenere e che vi sostenga, qualcuno a cui donare tutto l’amore che avete in corpo, qualcuno con cui costruire una famiglia, è difficile al giorno d’oggi, e a volte mi chiedo perché non è tutto come nei film? Perché due estranei in metropolitana non riescano a trovare una scusa banale per parlare e magari conoscersi meglio? perché le madri fanno fatica a capire i propri figli e i padri a sostenerli? Perché al momento adatto non abbiamo mai la frase giusta? perché non riceviamo mai delle telefonate nel cuore della notte dalle persone che vorremmo avere sempre accanto? Se fossimo più coraggiosi, più combattivi, più sicuri e forse meno orgogliosi, meno fragili, sono sicuro che non dovremmo pagare per vedere persone che fanno e dicono ciò di cui noi non abbiamo coraggio, per vedere qualcuno che ama come noi non riusciamo a fare per paura, per vedere persone che forse mentendo sono più sincere di noi”.

Ero rapita da quegli occhi di ghiaccio che mi fissavano insistenti, potevi nuotare negli occhi di Niall e io sicuramente ora vi stavo annegando dentro.

“Ora sto un po’ dilagando ma tutto questo era per dirvi che spero un giorno di poter vivere anche io un amore come il vostro e di vantarmi di aver conquistato e sposato la donna al mio fianco, sei un esempio per me Greg e lo sarai sempre mi hai sempre sostenuto e io cerco di fare lo stesso con te anche se tu ci riesci meglio, ora chiudo, auguri fratellone a te e Jill” terminò il suo monologo alzando il bicchiere di vino e provocando l’applauso di tutti.

Greg si alzò subito e andò ad abbracciare il fratello, seguito da Jill che ringraziò allo stesso modo il biondo.

Il suo discorso era riuscito a toccarmi nel profondo, avevo bisogno di aria e così decisi di allontanarmi dalla sala per un po’.

Salii le scale e cercai una camera in cui sedermi.

Notai un borsone all’ angolo del letto ma non ci feci caso mi accomodai e con lo sguardo basso iniziai a riflettere.

Le mie considerazioni furono però interrotte da qualcuno che entrò di fretta nella stanza non notandomi subito, alzai lo sguardo e incontrai quello della persona ormai centro dei miei pensieri.

“Oh scusami non pensavo fosse la tua stanza” rivelai in imbarazzo.

“Ehm tranquilla”.

Solo osservandolo meglio notai la cravatta e l’intera camicia sporca di torta probabilmente.

“Ma come ti sei ridotto?” chiesi sorridendo e alzandomi.

Trovando un po’ ci coraggio avanzai verso di lui.

“Dillo a Greg che mi ha praticamente gettato addosso alla torta, per fortuna che ho portato una camicia di scorta” sorrise anche lui.

“E’ solo che non riesco a togliermi questa” disse trafficando con la cravatta.

“Posso?” chiesi quasi intimorita.

Si limitò ad annuire.

Afferrai il nodo e lo sciolsi piano facendo scivolare a terra l’indumento.

Senza che lui mi disse niente iniziai a sbottonare piano la sua camicia.

Sentivo il suo respiro caldo sulla guancia e quando arrivai all’ultimo bottone scoprendo ormai il suo petto nudo alzai lo sguardo riperdendomi nei suoi occhi.

Fu un attimo e le nostre labbra vogliose si ritrovarono dopo un tempo che sembrava essere durato un’ eternità, le nostre lingue danzavano frenetiche e il mio cuore aveva ormai cessato di battere.

Nonostante la passione del momento trovai la solita dolcezza nei suoi movimenti e la solita eleganza in lui.

Ma il suo discorso aveva lasciato un segno nel mio cuore e così feci una cosa che normalmente non avrei mai fatto, non avrei sprecato questa occasione, così, afferrai i lembi della sua camicia e con una lentezza disarmante gliela sfilai di dosso.

Fu lui a fare la mossa successiva, le sue mani delicatamente vagarono sul mio corpo alla ricerca della cerniera del vestito che presto trovarono, la abbassò piano quasi avesse paura, togliendomi di conseguenza il vestito di dosso.

Le nostre labbra si appartenevano a vicenda e durante l’ennesimo bacio fu lui a guidarmi verso il letto su cui mi fece sdraiare per poi posizionarsi sopra di me.

Giocherellò con il mio collo fino ad arrivare alla fascia che avvolgeva il mio seno, nel frattempo decisi di abbassare il cavallo dei suoi pantaloni per permettergli di sfilarseli.

Così procedendo gradualmente ci ritrovammo nudi l’uno sull’altra.

Afferrai la sua mano come ad avvertirlo che mi sentivo pronta e dopo aver stimolato la mia intimità per evitare che soffrissi troppo proseguendo, entrò in me.

La completezza di due corpi che si uniscono in uno e di due anime che si fondono.

Il dolore iniziale lasciò posto al completo piacere in cui l’apice venne raggiunto nello stesso momento da entrambi, non poteva esserci simbiosi più perfetta.

Si accasciò accanto a me avvolgendomi con le sue braccia.

“Cosa significa questo Zoe?” chiese poggiandosi su un fianco e fissandomi.
Presi un respiro profondo e lo imitai.

“Significa che ti amo Niall, ti amo come non ho mai amato nessuno in tutta la mia vita e che mi dispiace per quello che ti ho fatto e anche per quello che ho fatto a me stessa, per quello che ho proibito ad entrambi, ma non posso tornare indietro e tra due ore ho il battello, io parto stasera, lo sai meglio di me che non posso stare qua, devo tornare a Londra dalle ragazze, ma se tu vorrai e se tu mi ami davvero sappi che ti aspetterò e ti lascerò tutto il tempo che vorrai per poterci riflettere su, ora la scelta è tua” dissi nel modo più sincero.

Annuì solamente e mi sporsi verso di lui per permettere alle mie labbra di incontrare di nuovo le sue sperai che quella non fosse l’ultima volta.

Poi mi alzai dal letto e cominciai a rivestirmi, il biondo mi imitò.

E insieme senza farci notare ritornammo alla cena scambiandoci ogni tanto qualche occhiata di intesa mista ad imbarazzo, i nostri caratteri nonostante quello che era appena successo non ci avrebbero chiariti.

Dopo circa un’ora mio padre venne ad avvisarmi che il taxi che avevamo chiamato era pronto, così mi alzai in piedi salutando gli invitati che conoscevo, tra cui particolarmente, mia nonna, Kate, Maura e Bobby fino ad arrivare ai miei genitori.

“Allora pensi di ritornare qui qualche volta?” mi chiese speranzoso mio padre.

Esitai cercando Jill con lo sguardo.

“Potrai mai perdonarci per ciò che abbiamo fatto?” chiese sinceramente mia madre.

“Se tornassi a Natale a voi andrebbe bene?” chiesi provocando un sorriso sulle loro bocche.

 “Posso solo augurarti il meglio e studia per diventare un’ ottima scrittrice” mi disse mia madre scoccandomi un bacio sulla fronte.

“Grazie” dissi sincera e ancora un po’ scioccata dalla confidenza che mi riservava.

Mia madre mi porse la mano come segno di saluto la saldai alla mia per poi trascinarla in un abbraccio che per abitudine lasciò spiazzate entrambe.

“Possiamo lavorarci mamma” dissi solo.

“Hey dove pensi di andare senza salutarci eh?!” la voce di Jill mi fece girare nella loro direzione.

Mi si fiondò subito tra le braccia.

“Scusami se ti ho trascurata oggi” confessò.

“Ti prego Jill non ci pensare neanche è la tua giornata , è il tuo matrimonio, io ti voglio bene e te ne vorrò sempre sei la sorella migliore del mondo” sussurrai sulla sua spalla per poi allontanarmi da lei.

“Ci vediamo a Londra cognata?” mi chiese Greg sorridendo.

“Certo cognato” sorrisi.

“Eh dai fatti abbracciare” disse avvolgendomi con le sue braccia.

“Greg, voglio un nipotino” dissi piano al suo orecchio.

“Mi impegnerò” rispose imitandomi e facendomi ridere.

E dopo un ultimo saluto mi diressi fuori dalla villa, non lo cercai con lo sguardo, sarebbe stato solo più difficile, dopo aver caricato la mia valigia nel bagagliaio dell’ automobile aprii la portiera del taxi ma qualcuno posò la sua mano sulla mia.

“Prometto di pensarci” disse facendo dei respiri pesanti probabilmente per la corsa appena fatta.

“Ci speravo Niall” dissi prima di posare di nuovo le mie labbra sulle sue in un bacio casto per poi entrare nel taxi e partire verso il porto.

Non sapevo cosa il futuro avesse in serbo per me, ma potevo solo sperare che Niall prima o poi mi avrebbe raggiunta e saremmo riusciti a vivere insieme la nostra storia senza finalmente nessun ostacolo.

Nonostante la paura di non poterlo più vedere un senso di felicità si fece spazio in me al solo pensiero che avrei rivisto le ragazze,  Londra sarebbe  sempre stata la mia vera casa.








-Spazio Autrice.

BAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAANGGGGG! 
Allora? Ve lo aspettavate questo colpo di scena? Dai, per me si, ormai avete imparato a conoscermi...
Niall in questo capitolo è stato quello che si dice 'l'uomo della situazione' e non c'è nulla da fare perchè i fratelli Horan hanno rubato il cuore delle sorelle Moore! 
Fatemi sapere tutto quello che pensate su questo capitolo e di come finirà tra loro nelle recensioni :')
Un grazie immenso a tutte che continuate a sostenermi attraverso le recensioni o la semplice lettura, vi amooooo <3
Non posso darvi la sicurezza di aggiornare la storia Sabato prossimo, per questa settimana ce l'ho fatta ma non vi prometto nulla per la prossima, farò del mio meglio.
Un bacione grandissimo <3



 

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Capitolo 39
*** "If you love somebody set him free" ***


ALLISON’S POV.



 “Sapevo che ti avrei trovata qui” una voce alle mie spalle mi fece sussultare.

Erano probabilmente le sei di mattina e io avevo deciso di scendere in spiaggia per godermi l’ultima alba ad Ibiza, a Londra poche volte avrei avuto la possibilità di ammirare spettacoli di questo genere.

“Buongiorno” sorrisi in sua direzione prima di ricevere un bacio a stampo sulle labbra.

Harry si accomodò poi accanto a me.

“Il pullman parte alle 10.00 a.m.” dissi solo.

“Posso accompagnarti?” mi chiese speranzoso.

“Speravo me lo chiedessi” risposi appoggiando la testa sulla sua spalla.

“E’ incredibile come quest’ estate sia passata così in fretta” disse giocando con le dite della mia mano destra.

“L’ estate rimarrà sempre la mia stagione preferita” commentai.

“Il mare, la sabbia, le feste, gli amori, la lontananza da casa, il pensiero di chi non abbiamo vicino ma la gioia di provare sensazioni nuove, conoscere persone fantastiche e magari innamorarsi” continuai alzando poi lo sguardo verso di lui.

“E tu in questi tre mesi hai provato tutte queste sensazioni?” mi chiese incatenando i suoi occhi ai miei.

“Nessuna esclusa” risposi prima di poggiare le mie labbra sulle sue e concedermi di nuovo tutte le emozioni che riuscivo a provare durante uno dei nostri baci.

“Tu come ci vedi? Amanti con troppa paura e poca fortuna?” mi chiese staccandosi piano da me per poi fissare la distesa salata davanti ai nostri occhi.

“O condannati ad essere divisi” continuai per lui.

“Messi insieme dal destino…” riprese parola.

“O troppo orgogliosi per costruire qualcosa” finii.

“Non c’è niente di sicuro o di facile nella vita” commentò Harry.

“Forse perché siamo noi a rendere tutto maledettamente complicato” risposi.

Era una sorta di frecciatina, voluta sicuramente, qualche giorno prima mi aveva comunicato che non sarebbe tornato a Londra,  aveva distrutto le mie speranze, ma sono stata per anni una ragazza con il cuore di ghiaccio e non volevo farmi vedere debole da lui.

Forse la lontananza ci avrebbe aiutato, ci avrebbe fatto capire se ciò che avevamo costruito in questi tre mesi era davvero qualcosa di così forte da farci ritrovare.

Era una sfida.

“Allora hai deciso dove andare?” chiesi riferendomi al fatto che l’Hotel tra poche settimane avrebbe chiuso.

“Alan vive a Barcellona, ha trovato un appartamentino, credo che starò da lui per un po’ ” rispose.

“Capisco” dissi sforzandomi di fare un sorriso che in quel momento sembrò più una smorfia.

“Senti Allyson io, io non sono pronto” sospirò affranto.

“Lo capisco Harry o almeno ci posso provare, com’è che si dice se ami qualcuno lascialo libero” risposi sincera.

“Non so’ se ho il coraggio di tornare da mia madre, e non so’ neanche se i ragazzi siano a Londra, se hanno deciso di vendere il nostro appartamento, se qualcuno di loro è rimasto” continuò con lo stesso tono.

“Il fatto è che lo sai meglio di me che prima o poi dovrai tornare e escludimi da questo discorso perché tua madre resterà sempre la persona più importante della tua vita e i tuoi vecchi amici non potranno mai essere sostituiti da Alan nonostante anche io voglia un gran bene a quel ragazzo” cercai di farlo riflettere.

“Spero solo di fare la scelta giusta” disse appena.

“Però ricordati che non sempre le scelte più facili sono le migliori”.

Poi mi alzai in piedi e gli tesi una mano.

“Che dici andiamo a fare colazione?” gli proposi.

Afferrò la mia mano e si tirò su e incuranti di farci vedere da qualcuno in un atteggiamento forse troppo intimo tornammo in hotel.

Mentre insieme ci stavamo dirigendo verso la sala da pranzo venni fermata dal direttore.

“Signorina Smith può venire un attimo” mi disse con il suo tono professionale.

Lanciai uno sguardo ad Harry per invitarlo a proseguire senza di me.

“Certo mi dica” risposi raggiungendolo.

“Questo è per quello che hai fatto durante quest’ estate da noi”

Aprii la busta che mi porse e vi trovai la mia paga trimestrale in cui percepivo ben 3.500 euro che avrei poi convertito in sterline e usato per i miei studi.

“Grazie mille direttore” sorrisi porgendogli la mano destra.

“Torna anche l’anno prossimo” ricambiò la stretta e il sorriso.

“Valuterò bene la sua offerta”.

“Ci conto signorina Allyson, arrivederci”.

E dopo avermi detto quello lo vidi sparire nel suo ufficio.

E così decisi di tornare da Harry che trovai in compagnia di Mercedes ed Alan come tutte le mattine.

“Allora che voleva il grande capo?” mi chiese Alan.

“Darmi la busta paga” dissi sventolando il foglio che avevo ancora tra le mani.

“Mui bien” commentò la donna accanto a me facendoci ridere.

Cominciammo a fare colazione e dopo aver finito salii in camera per terminare di mettere apposto le mie cose.

Una volta riempita del tutto la valigia mi sdraiai un po’ sul letto.

Presi il mio cuscino tra le mani e iniziai ad annusarne l’odore, possibile che il profumo di Harry fosse rimasto intrappolato lì dentro, possibile che mandasse in un altro mondo tutti i miei sensi e possibile che non me lo sarei dimenticata per nulla al mondo.

Poi qualcuno bussò alla porta.

“E’ aperto” alzai la voce per farmi sentire.

Mercedes fece il suo ingresso nella stanza raggiungendomi e sdraiandosi accanto a me.

“Sei triste chica?” mi chiese fissando il soffitto.

“Mi sento così strana” sospirai.

“L’amore ci travolge tesoro” commentò.

“Il fatto è che non credevo di essere una persona in grado di farsi travolgere”.

“E invece è successo” constatai.

“Già”.

“Sai Mercedes io non so’ molte cose ma quelle che so’ al momento le detesto” ammisi.

“Sai che probabilmente non tornerà vero”.

“Lui ha detto che ha bisogno di tempo ma entrambe siappiamo che quando qualcuno si prende una pausa difficilmente torna indietro”.

“Ally perché non guardi il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto” disse la donna al mio fianco.

“Che intendi scusa?” chiesi perplessa fissandola.

“Intendo dire che probabilmente per lui sarà diverso, magari spinto dalla voglia di rivederti e di stare con te tornerà e sistemerà le situazioni che ha da risolvere”.

“Lo spero tanto”.

“Tu però devi dargli un motivo per cui tornare” mi riprese.

La guardai scettica, avevo già capito a che cosa stava alludendo.

“Trova il coraggio e fallo perché non è vero che ‘non è mai troppo tardi’ a volte il mondo non ci aspetta, quindi alza quelle chiappette d’oro, datti una mossa e fatti accompagnare a prendere quel benedetto pullman e fai quello che devi fare”.

Mi alzai dal letto convinta di ciò che avrei fatto e motivata presi la valigia e mi avviai verso la porta.

“Señorita che fai non mi saluti nemmeno?”

Scoppiai a ridere per la mia sbadataggine e mi fiondai subito tra le sue braccia.

“Sei fantastica Mercedes e non ho mai incontrato qualcuno che sappia spronarmi e incoraggiarmi come fai tu, quindi, grazie mille” le dissi sinceramente.

“Oh, così mi commuovi” rispose fingendo di piangere e facendomi ridere.

“Che ne dici di venire a trovarmi a Londra questo inverno?” chiesi staccandomi da lei.

“Dico che anche se la tua città è troppo noiosa mi piacerebbe rivederti” sorrise e non potei fare altro che ricambiare.

“Allora a presto” dissi scoccandole un bacio sulla guancia.

“In bocca al lupo”.

“Crepi” risposi uscendo velocemente dalla stanza.

“Alan hai visto Harry?” chiesi sulla porta dell’ Hotel

“Si, è andato a prendere la mia macchina adesso arriva” mi rispose sorridendo.

E in pochi secondi fece il suo arrivo sull’ automobile accostandosi davanti all’entrata dell’albergo.

“E’ il momento dei saluti” constatò il moro accanto a me.

“E’ stato un piacere conoscerti Alan, sei diventato un vero amico per me e azzardati a non farti più sentire che vengo a cercarti” lo minacciai per poi abbracciarlo.

“Sei una bella persona Ally” mi disse staccandosi.

“Anche tu, solo che ogni tanto te la tiri troppo” dissi facendogli una linguaccia per poi scoccargli un bacio sulla guancia e sparire nella macchina ridendo e salutandolo con la mano.

In poco tempo raggiungemmo la stazione dei pullman.

Scesi dall’ automobile ed Harry mi seguii afferrando la valigia e trascinandola verso il mio autobus.

“Allora finisce qui” mi disse prendendomi una mano e sciogliendomi con quelle pozze verdi che si trovava al posto degli occhi.

“No Harry, non finisce qui, qui comincia”.

Mi avvicinai ancora di più a lui.

“Perché io per la prima volta nella mia vita posso dire queste parole, e credimi che per me è una delle cose più difficili che abbia mai fatto, non è nel mio stile e non ti chiedo di rispondermi, ti chiedo solo di ascoltare” iniziai prendendo a mano a mano più sicurezza.

“Credo di essermi fatta conoscere da te come ho permesso a poche persone nella mia vita, mi sono aperta, ho cercato di darti la parte migliore del mio carattere, perché mi sono sempre sentita attratta da te e quando anche tu ti sei aperto ho capito che il nostro rapporto se solo avessimo voluto sarebbe andato oltre, sei entrato nella mia vita come un fulmine a ciel sereno e fidati che ringrazio il destino che ci ha fatti incontrare perché mi sono innamorata di te”

Appena terminai sentii le sue labbra posarsi sulle mie e non feci altro che lasciarmi trasportare da quel bacio così intenso e travolgente che solo una persona come lui sarebbe stata in grado di donarmi.

“Sei speciale” mi sussurrò piano sulle labbra.

“Signorina lo vuole prendere o no questo pullman” la voce dell’ autista del mezzo mi fece voltare.

“Arrivo”.

“Dacci una possibilità Harry” dissi rivoltandomi verso il riccio.

Un’ ultimo bacio, più dolce e già nostalgico.

“Ciao” dissi staccandomi piano da lui e avviandomi verso l’autobus.
Salii le scalette e prima di trovare un posto in cui sedermi mi rivoltai verso Harry.

“Harry…Non è la fine” dissi richiamando la sua attenzione.

“E’ solo l’inizio” riuscì a dire il riccio prima che l’autista chiudesse le porte del mezzo di trasporto.

Sorrisi verso di lui e sventolai la mano a mo’ di saluto.

Ricambiò allo stesso modo.

Al solo pensiero di perdere quegli occhi così dannatamente belli e vivi, quelle labbra così morbide che spesso avevo sentito del tutto mie, quel sorriso fantastico che provocava quelle fossette che tanto adoravo, quel suo modo di essere dolce ma passionale allo stesso tempo, mi fece perdere un battito.

“Si sente bene signorina?” mi chiese l’uomo alla guida.

“Si non si preoccupi” risposi per poi avviarmi alla ricerca di un posto a sedere.

Dovevo pensare in positivo, dovevo vedere il bicchiere mezzo pieno come aveva detto Mercedes, io avevo fatto la mia mossa ora sarebbe dipeso tutto da lui.







-Spazio Autrice.

Ed è così che arrivò l'addio anche per Harry ed Ally!
Il coraggio è diventato una virtà della nostre Allyson, chissà cosa deciderà di fare ora Harry...
Cosa pensate che sceglierà? Tornerà? O si farà prendere dalle paure?
Per questa settimana sono riuscita ad aggiornare, cercherò di fare il possibile anche per la prossima, nel caso non fosse così, troverò il modo per farmi perdonareee :')
Ringrazio come sempre tutte voi meraviglie che seguite/preferite/ricordate/leggete e soprattutto recensite questa storia che ormai è vicina alla fine.
Per risolvere i vostri dubbi vi dico solo che mancano 7 capitoli alla fine!
Ora mi dileguo, un bacione immenso e ancora grazie a tutte <3


 

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Capitolo 40
*** “Are you a princess?” ***


FAITH’S POV.


 
“E’ stato un piacere conoscerla e poter lavorare con lei Helenà” mi rivolsi alla donna accanto a me.

“Oh Faith non sai quanto mi dispiace che tu debba partire” ammise.

“Già, anche a me” sospirai.

“C’è qualcosa che ti turba tesoro?” mi chiese premurosa.

“Oh no è solo che mi mancherà questo posto” risposi guardandomi intorno.

“Ma tu lo sai che puoi tornare qui ogni volta che vorrai” mi disse madame Bremier accarezzandomi una guancia.

“Tornerò solo se lei mi assicura di poter lavorare ancora qui”.

“Certo ragazza, il posto è tuo a tutti gli effetti, non troverò mai qualcuno degno di sostituirti” disse sorridendo.

Sorrisi anche io per poi gettarmi tra le sue braccia cogliendola di sorpresa.

“Oh, petite” disse iniziando ad accarezzarmi i capelli.

“Le voglio bene madame” sussurrai.

“Te ne voglio anche io Inglesina ma adesso basta che se no mi commuovo troppo” mi rispose sciogliendo l’abbraccio e raccogliendo una lacrima sfuggita al suo controllo facendomi sorridere.

“E terrò d’occhio Zayn” disse facendomi un occhiolino.

“Ma veramente io non le ho chiesto niente”.

“Ma avresti voluto”.

“Sinceramente?” chiesi.

“Sinceramente” rispose.

“Volevo farlo ma non trovavo le parole” ammisi.

Scoppiò a ridere trascinandomi nella sua risata.

“Somigli così tanto a me quando avevo la tua età” riconobbe.

“E suo marito lo conosceva già?” chiesi curiosa.

“L’ho conosciuto quando avevo diciotto anni, è stato d’estate poi lo hanno chiamato alle armi in guerra e lo ho aspettato fino alla fine e direi che ne è valsa la pena”.

“Però lei sapeva che sarebbe tornato prima o poi…”

“Poteva anche morire però” commentò.

Al solo pensiero che sarebbe potuto succedere qualcosa a Zayn in mia assenza un brivido di paura percorse la mia schiena.

“Faith, non perdere le speranze” mi disse prima di accogliermi tra le sue braccia per un ultimo abbraccio.

“Ci proverò” sorrisi staccandomi dalla donna.

“Grazie di tutto madame” dissi mentre ci avviavamo verso la porta.

“Non mi devi ringraziare di nulla, sei diventata come una nipote per me”.

“E lei come una zia”.

“Avrei detto come una nonna ma va bene lo stesso” disse autoironicamente.

“Ora vai, dai” disse sorridendomi e scoccandomi un bacio sulla fronte.

Mi limitai ad annuire e ricambiando il sorriso uscii da quella casa in cui era iniziato tutto.

E così, con la mia valigia al seguito mi diressi verso il parco in cui io e Zayn avevamo appuntamento.

Avevamo meno di un’ ora da passare insieme.

Erano le cinque del pomeriggio e avrei dovuto essere all’aeroporto alle sei, non mi piaceva viaggiare di mattina, sono sempre stata una ragazza pigra e almeno d’estate preferivo dormire molto e prendermela con comodo sia che fossi in vacanza o che fossi a casa.

Lo trovai seduto su una panchina intento a fumarsi una sigaretta mentre mi aspettava.

I miei occhi non potevano contemplare spettacolo migliore.

Il viso rivolto a un gruppo di bambini che giocavano liberi nel prato in compagnia di un cagnolino, la sigaretta tenuta saldamente tra l’indice e il medio della mano destra, la schiena appoggiata alla panchina e le gambe tese e incrociate, era bello Zayn, una di quelle bellezze di cui difficilmente ti scordi.

Dopo essermi ripresa dal mio stato di trance mi avviai verso di lui.

“Parigi mi mancherà” dissi accomodandomi accanto a lui e facendolo sussultare forse perché anche lui era immerso nei suoi pensieri.

“Non quanto tu mancherai a lei” rispose tenendo lo sguardo su quei bambini.

Lo guardai intensamente, intendeva che sarei mancata a lui? Era sempre tutto così confuso con lui, io sono sempre stata una dalla parte della schiettezza mentre lui mi obbligava a leggere tra le righe catapultandomi in un mare di dubbi.

Un silenzio improvviso calò tra di noi, avrei preferito il rumore che avrebbe coperto il ronzare incessante dei nostri pensieri.

L’ apparente calma esteriore che sembravano avere i nostri corpi fu presto interrotta da una delle bambine del gruppetto che correndo si inserì tra di noi sulla panchina senza chiedere nulla e iniziò a fissarmi insistentemente.

“Ciao” la salutai sorridendole.

Lei mi fece un cenno con la mano senza dire nulla e dopo poco un bambino probabilmente di qualche anno più grande si diresse verso di noi.

“Emy vieni via stai disturbando” ma la bambina si girò verso di lui solo per fargli una linguaccia e poi si voltò ancora verso di me.

Cercai di trattenere una risata e alzai lo sguardo verso il moro per vedere la sua reazione. Era sempre così, ogni volta che ridevo per qualcosa mi voltavo alla ricerca del suo sorriso immediatamente, come a voler controllare se stesse condividendo quel piccolo momento di gioia con me.

I nostri occhi si incrociarono e un battito più forte del mio cuore si fece riconoscere quando vidi un sorriso spuntare sul suo viso.

“Hey non c’è problema se Emy vuole stare qui” dissi al bambino che avevo di fronte.

Era biondo e con gli occhi azzurri come la piccola al mio fianco, i tratti del viso erano molto simili e ne dedussi che fossero fratelli. Mi ricordarono me e mio fratello Ryan.

“Sei una principessa?” una voce dolcissima proveniente dalla mia sinistra mi fece rivoltare.

La bambina era piccola le avrei dato al massimo 4 anni e mezzo ma sapeva già parlare perfettamente e senza difetti di pronuncia.

Le regalai un sorriso sincero ma non fui io a rispondere.

“E’ bella vero?” le chiese Zayn in un orecchio chinandosi ma facendosi sentire lo stesso da me e fissandomi negli occhi.

La bambina annuii allegra e in quel momento un po’ di imbarazzo prese possesso di me.

“E tu sei un principe?” chiese ingenuamente la bambina.

“No piccola io sono solo Zayn” le sorrise gentile.

“E allora perché la principessa è qui con te?” chiese ingenuamente la bambina.

“Ti dico una cosa okay?!” le chiese.

Lei annuii sicura.

Poi lui le sussurrò qualcosa all’orecchio stando attento stavolta a non farsi sentire da me e la bambina sorridendo si alzò in piedi e prese per mano il fratello che aveva assistito alla scena  

“Ciao Zayn, ciao principessa” disse salutandoci con un sorriso.

Le sorridemmo entrambi e curiosa mi voltai verso di lui.

“Che le hai detto?”.

“Io?! Niente!” disse facendo finta di niente.

Mi avvicinai di più a lui.

“Cos’è fai il misterioso adesso? Non ti hanno insegnato che alle principesse bisogna sempre dire tutto…”
dissi sarcastica.

Sorrise.

“E’ un segreto tra me ed Emy” tentò di concludere.

“Sono gelosa” scherzai.

“E fai bene ad esserlo” continuò sicuro.

Mi finsi sconcertata e iniziai a pizzicarlo ma lui fu più veloce e dopo poco bloccò le mie mani prendendole tra le sue e avvicinò il suo viso al mio creando la magia adatta per un lungo bacio che non tardò ad arrivare.

Le sue labbra morbide, il suo sapore unico, il suo profumo particolare, le mie mani nei suoi capelli, le sue mani sui miei fianchi, come avrei fatto senza il mio ossigeno?

Non so’ se ne sarei stata capace.

“Mi mancherà tutto questo” disse staccandosi piano da me.

“Se decidessi di tornare non ti mancherebbe qualcosa che avresti sempre accanto a te” commentai decisa.

“Faith ne abbiamo già parlato…” disse guardandomi quasi con dispiacere.

“Lo so’ e ti ho detto anche che posso aspettare per un po’, ma Zayn nonostante quello che provo per te non puoi pretendere che io aspetti una tua mossa per sempre”.

“Il gioco ora lo comandi tu e ricordati che qualsiasi cosa tu sceglierai dipenderà solo da te stesso, dai tuoi sentimenti, dal tuo buonsenso e da quello che vuoi veramente” conclusi guardandolo negli occhi.

“Non sembri neanche tu” rispose sorpreso forse quanto me dalla mie parole.

“Basta che adesso non mi dici ancora che ‘Sono diventata una donna’ perché davvero oggi non lo reggerei, ho bisogno di sentirmi leggera ancora per qualche minuto prima di prendere il taxi che mi porterà all’aeroporto ho bisogno di svagarmi e di sentirmi al settimo cielo, quindi ti prego, ora baciami” conclusi accarezzandogli le labbra con le dita.

Lui sorrise e lentamente iniziò ad avvicinarsi lasciando prima dei dolci baci sulle punte delle mie dita per poi baciarmi finalmente dopo un’ attesa snervante.

E senza parole  fece quello che gli avevo chiesto  mi portò in un altro mondo semplicemente baciandomi e cercando di farmi ricordare ogni piccolo istante di quel momento per imprimerlo nella mia testa e non lasciarlo più andare.

Dicono che gli amori estivi sono destinati a morire, dicono che sono un illusione, allora ringrazio Dio di essere un illusa se significa continuare battersi per i propri sogni, per pensare in grande, per potere un giorno avere ciò che vogliamo da sempre, per vivere l'amore, non perdendo mai la speranza. Beh, allora sono fiera di essere un’ illusa.

Non voglio smettere di sperare che un giorno lui possa tornare.

Mi staccai svogliata da lui.

E poi chiamai un taxi.

Restammo lì abbracciati in silenzio, non c’era bisogno di parole, io avevo parlato fin troppo, lui qualcosa da dire lo aveva ma probabilmente non era ancora pronto e io rispettavo questa sua scelta.

Uscimmo dal parco e aspettammo che il taxi venisse a prendermi.

Tentai di parlare con gli occhi “Ti prego dimmi che non è un addio”.

Ma l’ambra dei suoi restò silenziosa, non traspariva niente voltai lo sguardo quando il taxista a bordo della
sua automobile arrivò e mi salutò prendendo il mio trolley e inserendolo nel baule del mezzo di trasporto.

Un bacio quasi a stampo, l’incontro leggero delle nostre labbra, il nostro saluto.

Senza dire più niente salii sulla macchina e diedi il permesso di partire.

Rimase lì immobile e a mano a mano lo vedevo allontanarsi dalla mia vista, lontano dagli occhi, lontano dal cuore, non credo sarebbe stato il mio caso.

“Paris c’est la maison de l’ amour’’ fischiettò l’autista.

Sospirai e mi persi a contemplare quella città che aveva regalato al mio cuore delle emozioni uniche.

Raggiungemmo la nostra meta e dopo avermi aiutata a scaricare la valigia dal bagagliaio pagai l’uomo che se ne andò sempre fischiettando e regalandomi un sorriso.

Mi avviai verso il gate con la consapevolezza che non sarei stata la protagonista di uno di quei film strappa lacrime in cui la protagonista in partenza viene raggiunta all’ aeroporto dal suo amato che la convince a non partire, non siamo in un film, la vita è diversa.

Zayn è diverso.
Non è il tipico ragazzo romantico fiori e cioccolatini, non è il giovane uomo spavaldo e opportunista, Zayn è speciale, una nota di romanticismo, un pizzico di paura, una manciata di forza e una cascata di orgoglio rendevano di lui una ricetta perfetta.

Zayn non arriverà mai, non oltrepasserà mai i metal detector e salirà in fretta e furia le scale dell’aereo per raggiungermi, ha bisogno di tempo e anche se non glielo ho detto esplicitamente gliene lascerò tutto quello di cui ha bisogno, perché io lo amo e l’amore è fatto anche di attese.

 
Ed è così che parto per Londra con la consapevolezza di aver amato e di poter amare ancora la persona più testarda di questa terra se solo lo vorrà.







-Spazio Autrice.

Ed ecco a voi anche la partenza della nostra Faith, ora tutti gli ''addii'' sono stati raccontati.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Dite che che fa bene a sperare che il suo amato torni da lei? O che si sta solo illudendo?
Il prossimo capitolo sarà pienissimo, ho deciso di accorciare un po' i tempi e quindi ci saranno più cose concentrate in un solo capitolo, ho in mente di scrivere i punti di vista di tutte le ragazze e anche quelli dei ragazzi, per far vadere come ognuno/a di loro vive la mancanza del proprio innamorata/o e poi ci sarà una sorpresona per i fan di una delle cinque coppie!
Spero davvero di riuscire ad aggiornare Sabato prossimo anche se non vi prometto niente, come avrete notato non ho aggiornato la settimana scorsa e per questo mi scuso tantissimo ma sono successe moltissime cose tra le quali alcune anche abbastanza spiacevoli e non sono riuscita a scrivere il capitolo :')
Ringrazio come sempre tutte voi meraviglie che supportate me e la mia storia aka chi recensisce/legge/segue/ricorda/preferisce la mia luuuunga storia. Corro subito a rispondervi!
Siete davvero importanti per me <3 
Se avete domande sulla storia o altro da chiedere non esitate :')
Vi mando un bacione immenso, GRAZIE ANCORA! <3 <3
A presto xx
 

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Capitolo 41
*** "Everything happens for a reason" ***


CLAIRE’S POV.


“E così ti ha promesso che sarebbe tornato” mi disse Zoe facendomi un lieve sorriso.

“Già, mi ha promesso che ad Ottobre ci saremmo rivisti” conclusi il mio racconto.

“Sono felice per te” mi sorrise Faith felice, prima di alzarsi dal suo letto, abbracciarmi solleticandomi e facendomi ridere.

“Non illuderti Claire non tornerà, nessuno di loro lo farà” sospirò Ally di ritorno dalla cucina. Tra le mani aveva un vassoio con al di sopra cinque bicchieri e una brocca di thè freddo ignara di aver provocato una profonda aria di pessimismo.

“Che poi io dico possibile che non voglia tornare perché ha paura di rivedere i suoi amici?! E poi sua madre lo sta aspettando a braccia aperte” chiese Faith retoricamente parlando del suo Problema. 

“Sono uomini e sono duri a comprendere” risposi alla bionda.

“E se avessero paura di noi, insomma, Louis non me lo ha mai dimostrato ma se si stesse tirando indietro…Prima ero io, ma se adesso fosse lui quello insicuro?” iniziò Sam.

“Se solo avessimo avuto più tempo” rifletté a voce alta Zoe.

“E’ incredibile come abbiamo avuto storie diverse ma così simili” dissi sincera.

“Già” pronunciò Ally.

Rimanemmo in silenzio per qualche minuto probabilmente ognuna a pensare e a riflettere su qualcosa o meglio su qualcuno.


“Oh mio Dio” esclamarono all’unisono Faith e Sam.

La prima, sdraiata con la testa all' ingiù che penzolava dal letto si tirò su immediatamente e la seconda seduta sulla sedia della scrivania la guardò attenta.

Nel frattempo io, Zoe e Ally ci guardammo perplesse mentre quest’ultima alzò le spalle.

“Stai pensando quello che penso io?” chiese la castana alla bionda.

Faith annuii debole.

“Aspetta tu a cosa stai pensando?” chiese la bionda un po’ stordita facendomi alzare gli occhi al cielo mentre Ally e Zoe si sbatterono contemporaneamente una mano sulla fronte.

“Una di voi due stralunate vorrebbe spiegarci qualcosa” le riprese la castana al mio fianco.

"Ecco, io penso che..." cominciò Sam accompagnando ogni parola con una pausa.

Faith decise di intervenire vedendola in difficoltà.

“Avevo già avuto qualche dubbio quando voi avete iniziato a parlarmi dei vostri ragazzi nelle nostre lettere, ma ho pensato fosse solo una coincidenza” ci rese partecipe dei suoi pensieri la bionda senza aiutarci a capire e continuando a rivolgersi soltanto a Sam.

“Voi state dicendo che…” tentò Zoe.

“Non è possibile” commentò Ally.

“Si conoscono!” quasi urlai alzandomi in piedi anche io.

“Dai ragazze smettiamola è praticamente un qualcosa di surreale…” continuò testardamente l’ormai ex seduttrice incallita del gruppo.

Le parole di Allyson mi fecero tornare alla realtà e così ripresi il mio posto accanto a Zoe.

“E se a noi fosse successo?…” iniziò a parlare velocemente Faith come suo solito nei momenti di imbarazzo o agitazione.

“Lui mi ha parlato di loro, ha detto che Louis è sempre stato il più divertente e quello sempre pronto a tirarti su il morale, mi ha parlato di Niall e del suo amore per la musica, di Harry che non ha mai avuto una ragazza fissa e del suo rapporto con Liam e di quanto sia un ragazzo responsabile” terminò fissandomi e iniziando a convincermi.

“Faith abbiamo parlato anche noi di queste cose” constatò Zoe guardandola.

“Ma non è possibile che siano solo coincidenze” ribatté sicura.

“E io li ho visti tutti in una fotografia…” prese parola Sam.

“Anche se credo fosse di qualche anno fa, Louis indossava una maglietta bianca a righe blu e dei pantaloni rossi risvoltati –sorrise involontariamente- poi c’era un ragazzo nel mezzo che suppongo fosse Harry dalla descrizione che ci ha fatto Al, riccio, occhi verdi, dei jeans beige e una camicia a maniche corte a quadri, poi c’era un biondino, era il più sorridente e se non mi sbaglio aveva anche un apparecchio ai denti con una maglietta blu che richiamava i suoi occhi…”.

“Niall” sussurrò Zoe mentre ascoltava e così le presi la mano.

“Poi c’era un ragazzo mulatto con una maglietta bianca che faceva da contrasto alla sua pelle scura e che aveva un orecchino dello stesso colore dei suoi capelli e poi c’era un altro ragazzo, che per esclusione suppongo fosse Liam, aveva anche lui una maglietta bianca e un ammasso di capelli ricci anche se meno accentuati di quelli di Harry” terminò Sam.

“Sono loro” riuscii a dire Allyson che era stata muta per tutta la descrizione della fotografia.

Un sorriso sincero si dipinse anche sulle labbra di Zoe.

“Aspetta Sam, hai detto che l’ultimo ragazzo aveva dei capelli ricci, il Liam di cui mi sono innamorata aveva un corto ciuffo di capelli castani” rivelai.

“Beh tutti si tagliano i capelli nella vita per evitare di diventare Pocahontas” disse sarcastica Faith facendo ridere le altre tre.

Sorrisi amaramente iniziavo ad affezionarmi all’ idea che tutti i ragazzi che avevamo conosciuto fossero amici.

“Sono contenta per voi ragazze, ma non credo che il Liam del loro gruppo sia il mio Liam”.

Vidi i loro sorrisi spegnersi piano per poi spostare lo sguardo su Sam che si faceva sempre più pensierosa.

“La voglia” esclamò a gran voce Sam.

“Dimmi che Liam ha una voglia sul collo”.

“Si –sorrisi ricominciando a sperarci- ed è anche a forma di cuore”.

“E’ lui” esclamò abbracciandomi.

Dopo di lei si aggiunse anche Faith seguita a ruota da Ally e Zoe, scoppiammo a ridere felici di ciò che avevamo appena scoperto per poi cadere per terra come delle sceme.

Dopo esserci riprese ci ricomponemmo sedendoci una accanto all’altra sul pavimento freddo della stanza.

“E adesso che lo sappiamo?” chiese Zoe dubbiosa.

“Questo non cambia nulla” commentò Faith.

“Effettivamente noi non possiamo farci niente” continuò Sam.

“Magari se riuscissimo a farglielo sapere probabilmente riusciremmo a farli rappacificare” tentai.

“Claire, capisco che cercare di aiutare gli altri fa parte del tuo carattere e sarebbe bello poter stare con loro e vederli sereni con i loro amici, ma noi non possiamo intrometterci in questa questione, riguarda solo loro e sono loro che devono fare gli uomini e affrontare la situazione” disse sicura Allyson trovando anche se a malincuore la mia approvazione e quella delle altre.

“Sono dei cretini si mancano tutti da impazzire e sono convinti di essere in una sorta di guerra che non potrà mai avere un armistizio” disse Zoe.

“Zayn li batte tutti non preoccupatevi” le rispose Faith.

“Noi siamo ancora più cretine” prese nuovamente parola Allyson.

“Perché dici così?” le chiese Sam da parte di tutte.

“Perché ci siamo innamorate di loro” risposi io al suo posto.

Sospirammo tutte e cinque e capii che eravamo tutte d’accordo su questo.

“Non ci resta che sperare insomma” spezzò il silenzio Zoe.

“E’ quello che faccio da quando sono arrivata qui” le rispose Sam.

“Tutto succede per una ragione” dissi.

“Comunque vada le nostre vite devono continuare, io devo iniziare l’Università e non sarà il pensiero fisso di Malik a distrarmi” riprese la bionda incoraggiandosi.

“Io devo cercarmi un lavoro” constatai.

“Idem” mi rispose Sam.

“Beh anche noi dobbiamo riprendere le lezioni no?!” disse Ally rivolgendosi a Zoe che rispose annuendo.

“Sempre insieme no?!” riprese Allyson.

“Beh poi se ci sono io che problema c’è…” iniziò a scherzarci su la bionda.

Allyson prese un cuscino dal letto e glielo buttò addosso colpendola in faccia e facendola ridere.

Come sempre la sua risata non poté fare a meno che provocare la nostra e così fummo coinvolte tutte in una battaglia di cuscini senza precedenti e che ci fu d’aiuto per ritrovare i nostri momenti unici che da tempo non vivevamo e soprattutto per concentrarci di più su noi stesse, sulla nostra amicizia e sul nostro futuro per lasciare da parte i problemi di cuore.

Eh già, le mie amiche mi erano mancate da morire.
 
 
***
 

1 month later…
 
LOUIS’ POV

 
“Allora Louis che ci fai ancora qui?” mi chiese Jess sbucando dalla cucina del suo appartamento con un sacchetto di patatine in mano, distraendomi dalla partita all’ Xbox che stavo disputando contro Cory.

“Credevo vi facesse piacere la mia compagnia” le risposi, in fondo quella ragazza avrebbe sempre avuto la capacità di mettermi a disagio.

“A volte mi chiedo come tu sia riuscito a far innamorare di te una ragazza a posto come Sam” rifletté ad alta voce.

Sam.

Forse era proprio per lei che avevo mantenuto i rapporti con Jess e Cody iniziando a frequentare la giovane coppia assiduamente, sentendomi spesso di troppo, per poter tornare in questo appartamento dove regnava ancora il suo odore per poter di nascosto entrare nella sua camera e immaginarla seduta alla scrivania o intenta a scegliere qualcosa di carino da indossare.

“Intendevo quand’ è che ti deciderai a tornare a Londra imbranato!” mi riprese la mora risvegliandomi dai miei pensieri sulla bella ragazza dagli occhi verdi.

“Ecco veramente…” temporeggiai.

“Tomlinson ti parlo da amica, sebbene voi maschi siete tutti dei coglioni e compreso questo energumeno di cui mi sono innamorata  – prese una pausa lanciando uno sguardo di fuoco al ragazzo accanto a me che si stava ingozzando di patatine sporcando tutto il tappeto e che si affrettò a lanciarle un sorriso di scuse misto a colpevolezza facendola sospirare- tu non mi sembri così stupido da lasciartela scappare, anzi,  mi sembravi anche piuttosto convinto di voler ritornare a Londra, quindi ti prego fammi ricredere sulla popolazione maschile”.

“Devi tornare da lei, non le è mai capitato di aprire il suo cuore ad una persona come ha fatto con te, non si era mai innamorata di qualcuno prima d’ora, te lo ha permesso Louis, ti ha permesso di essere sua, di amarla, di starle accanto per questa estate che ormai è finita, ha bisogno di te, ha bisogno di una spalla, di qualcuno che ci sia sempre e a volte l’amicizia non basta ci vuole quel qualcosa che ti travolge che ti fa stare male e bene allo stesso tempo, ha bisogno di amare e lasciarsi amare e può farlo solo con te” terminò poi il suo monologo sotto gli occhi stupiti del suo ragazzo.

“Io la amo da impazzire Jess ma…”.

“Niente ma Louis, qual è il problema? Il lavoro? Sei giovane non farai fatica a trovarne un altro, anche Londra offre grandi opportunità. E’ un problema che riguarda altri rapporti? Dovrai essere maturo ed affrontarli, non sei più un bambino. Tu adesso te ne torni a casa, prenoti il primo biglietto per Londra, avvisi la tua famiglia, i tuoi amici, chi vuoi e te la riprendi!” disse sempre più sicura.

Aveva ragione, era l’unica via per essere felice, dovevo tornare.

Mi alzai deciso dalla mia postazione.

“Passo a salutarvi appena finisco di preparare le valige”.

Jess mi rivolse un sorriso mentre Cody mormorò qualcosa sulle donne e l’effetto che fanno su gli uomini.

“E’ la cosa giusta, non te ne pentirai” mi rispose la mora.

“Grazie” dissi sincero.

Dovevo davvero ringraziarla perché in pochi minuti aveva fatto ciò che aspettavo da giorni, un piccolo incoraggiamento per spronarmi ad andare da lei, perché avevo bisogno di sentirmi dire da qualcun altro al di fuori di me stesso che quella sarebbe stata la mia unica soluzione perché quelle lettere arrivate ogni settimana da Sam e alle quali non avevo mai trovato il coraggio di rispondere non mi avrebbero mai chiesto di tornare, sarebbe stato un gesto troppo egoista per una persona come lei.

Immerso nei miei pensieri entrai in casa mia e velocemente recuperai la grande valigia con la quale ero partito e con la quale sarei tornato a casa.

Prima di fare qualsiasi altra cosa però c’era ancora una questione da risolvere, così presi il mio cellulare e digitai in fretta il numero della persona che dovevo chiamare.

Uno squillo, due squilli, tre squilli.
“Pronto”.
“Ciao Liam, sono Louis”


 
 
***
 
NIALL’S POV.


“Sei davvero sicuro Niall?” mi chiese mia madre con il suo solito sguardo pieno di amore accanto a mio padre.

Mi ero sempre chiesto fin da piccolo come quei due riuscissero ad andare d’accordo anche da divorziati solo per il bene dei loro figli.

“Si mamma, mi dispiace lasciare te e papà qui ma ho lasciato a Londra qualcosa di troppo importante” ammisi più a me stesso che a loro.

“La ami davvero eh?!” prese parola mio padre.

Sorrisi con lo sguardo basso e annuii iniziando a prendere colorito sul viso.

Nonostante gli ostacoli, nonostante tutto, non mi sarei mai dimenticato di quella ragazza conosciuta all’ inizio dell’ estate, che ha riso e ha pianto con me, che mi ha donato le sue labbra, il suo corpo e la sua anima e alla quale io ho donato le stesse cose, l’amore non può essere dimenticato e ora torno a casa, torno da chi ha preso il mio cuore nella speranza di poter vivere finalmente i nostri sentimenti in libertà.

“Lo ha stregato” rispose la donna al mio posto.

“E’ quello che fate con tutti” le sorrise mio padre.

“Torni dai ragazzi?” mi chiese l’uomo.

“No, per ora credo di stare un po’ da Greg, il tempo di rimettermi in contatto con loro o di cercare un'altra sistemazione” lo informai.

“Sai figliolo,  l’amore per una persona può anche finire ma quello per i propri figli non morirà mai perciò sappi che questa casa e anche quella di tua madre saranno sempre aperte per te” disse mio padre stringendomi una mano e racchiudendomi tra le sue braccia.  

“Ricorda Niall, con l’ amore con l’ amicizia, con la famiglia, non mollare mai, perché solo questi affetti ci regalano le emozioni più uniche, non avere paura, mai, sii te stesso perché sei incredibile e Zoe e i tuoi amici lo sanno” mi disse mia madre regalandomi un abbraccio per poi spingermi verso camera mia.

Ho paura della solitudine, potrei sentirmi solo anche circondato da centinaia di persone fino a che non rivedrò i suoi occhi così puri e forti, fino a che non rivedrò la mia Zoe.


 
***
 
HARRY’S POV.
 
“Se non credi nell’ amore perché pensi che in futuro avrai dei figli?” .
“Perché nell’ ultimo periodo ho questa strana sensazione” .
“Cioè?”.
“Mi fai venire voglia di lasciare il passato e i miei timori alle spalle”.
“Allora fallo”.
“Solo se tu lo farai con me”.

L’ennesimo flashback mi impediva di prendere sonno, erano ormai troppe notti che non dormivo.

La sua immagine  mi tornava troppo spesso in mente, bloccandomi nel letto con lo sguardo fisso sul soffitto
alla ricerca di una soluzione.

Ci eravamo promessi di buttare il passato alle spalle, di affrontare la nostra relazione senza essere condizionati da ciò che ci era successo nella vita ed era esattamente quello che avevamo fatto entrambi.
Ma una persona non può vivere nel presente non pensando al proprio futuro e non riesco ad immaginarmi in una vita senza di lei, è amore? Lo lascio giudicare agli altri.

Mi alzai velocemente dal letto afferrai il borsone e lo riempii di tutti i miei vestiti erano le tre di notte ma non mi importava assolutamente nulla, sarei rimasto anche tutta la notte in aeroporto fino a trovare il primo aereo per Londra, dovevo cogliere l’attimo per una volta in cui mi sentivo sicuro di qualcosa dovevo affrettarmi a fare quel passo prima che la mia insicurezza me lo avesse impedito.

Ho viaggiato con la scusa di trovare me stesso, sono finito qui a Barcellona dove Alan mi ha ospitato come un fratello nel suo appartamento, ma non posso più fingere né con gli altri ne con me, ho bisogno di lei, di sentirmi bruciare come fuoco vivo.

Non sono ancora sicuro di essere riuscito nel mio intento ma Ally è diventata lo scopo di questo viaggio e forse il modo per affrontare le mie paure, Ally è forse quella che può essere definita la mia anima gemella, siamo così giovani e stupidi, ho sempre pensato che l’amore non facesse per me ed invece chi mi riconoscerebbe adesso? Forse neanche i ragazzi, ho bisogno anche di loro.

Ma prima di fare qualsiasi mossa avevo il disperato bisogno di rivedere Gemma e mia madre, parlare con loro, abbracciarle e cercare quella forza che solo loro hanno per rubargliene un po'.

Con il sorriso di chi finalmente ha capito cosa deve fare mi avviai verso la cucina dove estrassi da un cassetto un piccolo foglio e una penna.

Grazie di tutto Alan, non credo di essere mai stato bravo con le parole ma so’ che in fondo avevi già
capito tutto da tempo.  
Torno a Londra, seguo il mio cuore, spero di vederti presto amico.

-Harry
 
Posai delicatamente il biglietto sul tavolo e accanto vi lasciai un po’ di dollari per ricompensare Alan dell’ ospitalità.

E’ stata una bella esperienza, vivere lontano da casa per un po’, lasciarsi i problemi alle spalle capendo che in fondo senza quei problemi non sarebbe la mia vita e lasciarli irrisolti non porta a nulla, torno per la mia famiglia, torno per i ragazzi, torno per lei.
 

 
***
 
ZAYN’S POV.

 
“Non è ora di cambiare pagina?” una testa corvina sbucò dallo stipite della porta interrompendo la mia lettura.

Sorrisi con lo sguardo ancora rivolto al libro che avevo tra le mani, nel frattempo Walyha si era già comodamente sdraiata al mio fianco.

Ruotai di poco la testa verso di lei e notai i suoi occhi chiusi quasi fosse in meditazione.

Spalancò le palpebre per poi raddrizzarsi e fissare la copertina del libro.

“Ore piccole anche se non esci mai, libri romantici…” iniziò una lista ero già a conoscenza di dove volesse andare a parare.

“Waly” la richiamai come a impedirle di dire altro.

“Io ho una mia teoria sul perché sei tornato” ammise.

“Perché mi mancavate?!” domandai retorico.

“Oltre a questo, tu sapevi che era la cosa giusta da fare, e chi ti ha detto qual’ era la cosa giusta o meglio chi te lo ha fatto notare?! Lei. Quindi sei tornato qui per lei fondamentalmente perché sai che lei sarebbe fiera di te e perché così anche se non è qui con te puoi sentirla più vicina”.

Il suo discorso mi stupii moltissimo.

“E’ un mese che non mi faccio vivo con lei anche se  ha detto che mi avrebbe aspettato”.

“E quanto vuoi aspettare un anno come hai fatto con noi? Non è come con la nostra famiglia, il vostro  rapporto Zayn è come un vaso fragile, non è qualcosa di consolidato ma è qualcosa di nuovo e di troppo bello che non puoi farti sfuggire e lei ha vent’anni ed è bella, simpatica ed intelligente potrebbe arrivare qualcuno e portartela via”.

“Ma infondo sapevamo entrambi che sarebbe finita così” continuai sicuro.

“Beh lei era la prima ad aspettarselo, ma ti ama Zay, e anche tu mi hai detto di amarla, hai affrontato nostro padre, sei tornato a casa dopo tanto tempo e piano piano tutto sta tornando al suo posto e non capisco cosa ti stia bloccando dal non tornare da Faith e dai ragazzi”.

“E se avessi paura che tutto vada troppo bene e che poi succeda qualcosa che inevitabilmente rovini tutto, non voglio tornare il ragazzo che è dovuto scappare a Parigi per via dei suoi problemi”.

“Ma Faith non è un problema e tu stai scappando da lei in questo momento te ne rendi conto?!” il suo tono aveva senza dubbio una nota di rimprovero.

“Sembri tu il sedicenne su questo letto” continuò sicura.

“Zayn, posso chiederti un’ ultima cosa?”.

“Certo” risposi.

“Quand’è che hai iniziato a stare meglio?”.

“La verità?”.

“La verità”.

“Quando l’ho incontrata” ammisi.

“Ti sei già detto tutto, buonanotte fratellone” mi rispose scoccandomi un bacio veloce sulla guancia e scappando fuori dalla mia stanza.

“Buonanotte” sussurrai

Mi rigirai ancora una volta il libro tra le mani per poi posarlo sul mio comodino ancora pensieroso.

Dovevo superare le mie paure e togliermi questa maschera da codardo, avevo però un conto in sospeso con quattro ragazzi che dovevo assolutamente trovare prima di affrontare la ‘questione Faith’, avevo bisogno dell’ appoggio dei miei migliori amici, in quel momento quelle cinque persone avevano assolutamente la priorità nella mia vita.
 

 
***
 
LIAM’S POV.


Corsi per le scale di quel palazzo londinese che mi sembrano infinite, arrivai al numero indicatomi da Aris e Petro, convinto che senza di loro non avrei mai avuto l’indirizzo di Claire.

Suonai il campanello in attesa di una risposta.

Mi ero preso tutto il tempo di cui avevo bisogno e quando Louis mi aveva chiamato non avevo esitato un momento di più a tornare a casa, l’avevo lasciato nel nostro appartamento a sistemare i suoi bagagli cosa che avrei fatto anche io non prima di aver ritrovato la mia ragazza.

Una giovane donna mora e con gli occhi scuri aprii la porta.

“Ehm...Ciao sono Liam, cercavo Claire?” chiesi con una nota di imbarazzo, notando che quella ragazza aveva un forte potere intimidatorio.

“No, ma tu sei stato bravo” disse appena lasciandomi interdetto.

“Chi è?” sentii chiedere da una voce sconosciuta dall’ interno della casa.

“E’ Liam” rispose ancora la ragazza di fronte a me squadrandomi da capo a piedi.

“Quel Liam?” chiese la stessa voce e nel frattempo sento qualcuno correre verso la porta.

Una nuova ragazza mi si parò davanti, anche lei castana e con gli occhi scuri ma il viso più dolce e rilassato, mi sorrise.

“Ciao” la salutai in completo imbarazzo.

“Entra pure” mi disse facendomi strada e spostando di poco l’altra ragazza per poter spalancare la porta d’ingresso.

“Ecco, veramente io cercavo Claire, se non c’è, posso sempre tornare più tardi”.

“Non penserai di andartene vero? Sei l’unico che ha avuto le palle di tornare e adesso te ne stai qui e aspetti la tua bella” sicura si rivolse ancora a me ‘la ragazza della porta’.

“Comunque piacere io sono Zoe e quell’ automa seduto sul divano è Samantha, mentre quella che tra due minuti sbucherà dalla porta e ti abbraccerà come se fossi il suo migliore amico è Faith e questa scorbutica che ti stava per far scappare è Allyson” la moretta tentò di mettermi a mio agio e gliene fui davvero grato.

Ebbi il tempo di stringerle la mano e sorriderle che una ragazza bionda e dagli occhi azzurri sbucò in salotto.

“E’ lui?” chiese alla ragazza seduta sul divano e che non aveva ancora parlato.

La castana annuii di risposta e come poco prima mi aveva avvertito Zoe velocemente si fiondò su di me abbracciandomi per poi staccarsi e tendermi la mano sorridente.

“Sono Faith”.

“Molto piacere” risi per via del suo strano comportamento.

“Dov’è Claire? Bisogna chiamarla…” disse la bionda rivolgendosi ad Allyson.

“Sarà qui a momenti era andata solo a far sviluppare delle fotografie”.

E un sorriso sincero si dipinse sulle mie labbra pensando a lei e a tutto il suo mondo che avevo ancora da scoprire e di questo mondo le sue amiche erano sicuramente parte integrante.

“Prego, accomodati” Zoe mi fece accomodare sul divano di fianco a quella che dedussi fosse Sam.

“Ciao” le dissi per essere gentile, sembrava turbata da qualcosa, affranta.

Si voltò piano verso di me regalandomi un sorriso tirato colmo di amarezza.

Inutile descrivere l’imbarazzo che ognuno stava provando chi più chi meno.

“Devo dire che Claire ha scelto bene” disse Allyson come se io non fossi in quella stanza.

E’ un po’ come se le conoscessi, ognuna di loro mi ricorda uno dei ragazzi.

Zoe ha la dolcezza di Niall, Faith la simpatia e l’esuberanza di Louis, Sam il tipico distacco dal mondo di Zayn e Allyson la sfrontatezza di Harry ma con un tocco di acidità in più.

“Credo sia meglio per tutte prendere una boccata d’aria fresca, così tu potrai fare una sorpresa a Claire” propose Sam riprendendosi dal suo stato di coma.

“No, ci mancherebbe non voglio assolutamente cacciarvi da casa vostra”  dissi educatamente.

“Sono d’accordo Sam, tranquillo, Claire sarà felicissima” concluse Zoe alzandosi seguita da tutte le altre.

“Sembri un bravo ragazzo ma, falla soffrire e te la vedrai con noi” mi intimò Ally, sperai che sotto quella scorza da dura ci fosse un animo gentile.

Si avviarono tutte verso la porta d’ingresso. L’ultima ad uscire fu Faith che prima di raggiungere le sue amiche si voltò verso di me.

“Liam…”

“Si?” risposi.

“Grazie” disse sorridendo lasciandomi perplesso per poi uscire.

Ero solo in questa casa che rispecchia l’aspetto giovanile e di cinque caratteri completamente diversi di tutte le ragazze che vi abitano dentro.

Sentii la serratura scattare e dei passi avvicinarsi di una tipica persona indaffarata.

“Ragazze sono a casa e ho preso anche qualcosa per cena” urlò.

Era passato solo un mese ma a me pareva un secolo. Ammirai la sua figura che in quel momento mi dava le spalle per poter chiudere la porta.

“Sono uscite” dissi piano.

Spaventata fece uno scatto su se stessa ma non si voltò. Le buste che qualche minuto prima teneva salde tra le mani caddero rovinosamente a terra.

Si girò piano quasi avesse paura si trattasse di un miraggio, mi accorsi delle gambe tremanti per l’emozione e così scivolo piano con la schiena contro la porta fino a sedersi per terra.

Mi spaventai in un primo momento ma poi la vidi sorridere, gli occhi lucidi e tanta gioia nel cuore, in quel momento era il mio specchio.

E capii che non avrei potuto essere in un altro posto se non qui.

Il suo sorriso era il mio compenso.

E fu proprio da quel sorriso che mi resi conto di  quanto Claire fosse diventata importante per me, quanto un minimo gesto contasse più di mille parole, quanto l’amavo e l’avrei amata.

Capii di essere finalmente tornato a casa.















-SpazioAutrice.
BADABUMMMMMMMMM!
Devo chiedervi davvero delle grandi scuse per non essere riuscita ad aggiornare la scorsa settimana ma in compenso ho sicuramente scritto un capitolo mooolto più lungo e intenso.
Non sono riuscita ad inserire tutti i punti di vista delle ragazze, sarebbe risultato troppo complicato cos' ho carcato di comprimerli nel Pov di Claire.
APPLAUSI PER WILLIAM JAMES PAYNEEE! Che è tornato dalla nostra Claire!
Lo so' che tutte vedevate un finale sereno per questa coppia, ma vi aspettavate il suo ritorno così presto?!
Spero di aver fatto felici le fans di questa coppia :')
Con il punto di vista dei ragazzi ho cercato di chiarire la loro posizione, sembrano tutti abbastanza sicuri di quello che fanno, ma avranno davvero il coraggio di tornare dalle ragazze?
Scommetto che nessuna di voi si aspettava di trovare Zayn a Londra! 
Vi chiedo di fare attenzione sul comportamento di Sam nell' ultima parte del capitolo, nel prossimo capitolo scoprirete molte cose.
Okay, basta, ora vado a rispondere alle vostre recensioni che sono sempre stupendeeee <3
Vi amo tutte, siete le lettrici migliori del mondo :'))))
GRAZIE DI CUORE PER TUTTO xx

p.s. Prometto che il prossimo capitolo sarà puntalissimo :*


 

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Capitolo 42
*** "You’re my destiny" ***


 CLAIRE’S POV.
 

"Ti giuro Claire che se non lo fai tu lo faccio io” mi rimproverò Ally porgendomi il mio telefono.

“E va bene, lo faccio, ma se ci stessimo sbagliando?” chiesi fissando una per una le mie amiche negli occhi.

“Siamo o non siamo una famiglia, abbiamo il diritto di immischiarci” mi incoraggiò Zoe.

“E’ appena uscita di casa e sappiamo tutte dove possa essere andata” continuò Ally.

Guardai Faith negli occhi alla ricerca della sua approvazione.

“Non possiamo lasciarglielo fare” disse decisa la bionda.

Così, afferrai il telefono e chiamai velocemente Liam.
 

“Pronto Claire” il castano rispose velocemente alla chiamata.

“Ciao Liam, ascoltami, non ti preoccupare, ti spiegherò tutto dopo, ma adesso ho l’urgente bisogno di parlare con Louis” vidi Zoe annuire e Ally e Faith cercare di sentire al meglio la conversazione avvicinandosi a me.

“Louis?!” mi chiese sorpreso.

“Si, me lo hai detto tu stesso che è tornato no?! Ti prego, ti prometto di spiegarti tutto più tardi lo sai che non sono una persona esagerata ma questa volta  è una questione di vita o di morte” sospirai agitata.

“Ok te lo passo subito ma tu rilassati, qualsiasi cosa sia andrà tutto bene”.

“Lo spero tanto, grazie”

Aspettai qualche secondo prima di sentire una voce squillante rispondermi al telefono.

“Pronto” il ragazzo dalla voce piuttosto acuta di cui non conoscevo nemmeno il volto rispose con tono incerto.
“Ciao Louis, sono Claire, sono un amica di Sam, come conosco Liam probabilmente lo saprai già ed è incredibile il fatto che anche voi due vi conoscete dato che Sam è una delle mie migliori amiche ma questo è un discorso a parte, devi correre in ospedale, noi, io e le altre ragazze abbiamo trovato un test di gravidanza positivo nella spazzatura, non è di nessuna di noi, ti prego arrivaci da solo è difficile per me parlarne, è appena uscita di casa e pensiamo stia andando in ospedale, mi chiedo anche perché tu non ti sia ancora fatto vivo, ma se davvero lei è incinta, non può nemmeno pensare di abortire, le cose si fanno in due Louis e  devi prenderti le tue responsabilità, corri in ospedale, adesso, non metterci troppo tempo a realizzare, per favore, te lo chiediamo da amiche” affrontai il discorso con una calma e una pacatezza simili a quelle di Faith, quindi praticamente nulle.

“Io…Vado…Non vi conosco ancora ma grazie, davvero”.

Bip-bip-bip. Aveva attaccato.


“Cosa ti ha detto?” chiese Faith curiosa e ansiosa.

“Grazie” risposi accomodandomi sul divano accanto a loro.

“Speriamo in bene” rispose Zoe.

“Noi il nostro compito lo abbiamo fatto” disse Allyson sicura.

“Ora tocca a loro” continuò la bionda per lei.
 

 

***
 
SAMANTHA’S POV.

 
Sociofobia, ne ho sempre sofferto e in quel momento, su quella seggiolina di quella sala d’aspetto ginecologica le mie paure avevano preso il sopravvento su tutto. Non sarei riuscita a parlarne con nessuno, è un abitudine tenere i miei problemi per me.

Se avessi tenuto questo bambino cosa avrebbero pensato i miei genitori?

Come avrebbero reagito alla notizia le mie amiche?

In che modo la gente mi avrebbe giudicata?

Cosa ne sarebbe stato di me?

Come lo avrei detto a Louis?

Come sarebbe cambiata la mia vita?

Provai a dare la colpa a lui ma non ci riuscii e mentre tenevo quel foglio da compilare per poter abortire una
donna sicuramente ad uno stato avanzato della sua gravidanza, dato la grande pancia chiedendomi il permesso si accomodò di fianco a me.

La mia reazione spontanea fu quella di ripiegare il foglio e inserirlo velocemente nella mia borsa.

“Sono sempre lunghi i tempi in questo ospedale eh?!” pronunciò la donna al mio fianco, aveva sicuramente
passato i trent’anni e lo si poteva notare anche dal modo in cui era vestita, elegante e ordinata.

Tentai di sorridere come risposta.

“Oh ma forse per te è la prima volta” constatò forse accorgendosi anch’ essa della mia età.

“Già” sussurrai.

La sentii scrutarmi per un po’ per poi prendere ad accarezzarsi la pancia.

“Sai, sono all’ ottavo mese, ed è un sogno incredibile per me, un piccolo miracolo, avevo diciotto anni quando mi diagnosticarono un tumore all’ ovaia sinistra, era benigno ma durante l’operazione per poterlo asportare qualcosa andò storto, il tumore venne eliminato ma mi comunicarono che non avrei più potuto avere dei figli, ero diventata un ramo secco, sterile. –iniziai ad ascoltare il suo racconto assorta e con totale attenzione- Anni dopo, mi sono sposata, sono sempre stata chiara con mio marito, lo ha sempre saputo, ma per lui non è mai stato un problema sebbene vedevo con quale gioia ed entusiasmo parlava o giocava con i nostri nipotini, ciò nonostante siamo sempre stati felici insieme e le cose tra noi sono sempre andate alla grande, era la mattina dopo il nostro decimo anniversario di matrimonio, esattamente 8 mesi fa, era uscito al mattino per andare a lavorare, mentre invece era il mio giorno libero, verso le 8,30 del mattino una chiamata mi svegliò, era la polizia, avevano trovato la macchina di mio marito accartocciata come un foglio di carta in seguito ad un incidente stradale e purtroppo Michael non ce l’ha fatta- una lacrima scese lenta sulla sua guancia e i miei occhi si inumidirono- potrai intuire come mi sono sentita e come sono stata dopo la sua morte, ho una certa età, ho quasi quarant’anni e i miei genitori sono entrambi morti di vecchiaia, ero sola. Ma poi la luce è tornata nella mia vita quando dopo circa un mese e mezzo ho scoperto di essere incinta e ho pensato anche io di non volere questa creatura, ma dopo qualche giorno Mike mi è apparso in sogno e allora ho capito che io non sono nessuno per decidere chi deve e non deve morire e che io voglio essere madre e sarò anche padre, anche zia se necessario, sarò tutto quello che vuole, perché lo devo a me e lo devo a Michael, che rivivrà in questo esserino” raccontò profondamente commossa.

“E’ una donna forte signora” le dissi lasciandomi sfuggire anche io una lacrima.

“Lo sarai anche tu se deciderai di tenere il tuo bambino” disse.

“Sei giovane, forte, sana e la tua famiglia capirebbe, i tuoi amici se sono davvero tali ti staranno vicini e lui se non lo vorrà si perderà soltanto la gioia più grande della vita” continuò sicura asciugandomi le lacrime che avevano iniziato a scendere copiose sul mio viso.

“Qual è il sesso del suo?” chiesi dopo essermi ripresa un po’.

“E’ una femminuccia” sorrise fissandosi il ventre e non potei fare a meno di imitarla.

Non potevo farlo, non dopo il racconto di questa donna.

“Grazie signora”.

“Non si può permettere ad una ragazza che mi sembra molto intelligente di buttare via una vita” mi rispose sincera.

“Non lo farò, le prometto che ritornerò qui solo per le visite di routine”.

“Le auguro il meglio a lei e a sua figlia” continuai.

“E io lo auguro a te e al tuo bambino” sorrise ancora.

La forza di una donna, una donna che combatte e che continua a vivere nonostante la vita le abbia  voltato le spalle, quella signora e la sua bambina sarebbero state il mio esempio.

Mi alzai e con un po’ di ansia ma con molta sicurezza mi concentrai ancora un attimo sul foglio che avevo in borsa e lo ripresi in mano.

Uscii poi dall’ ospedale con passo sicuro ma con le lacrime agli occhi date le mie paure e la mia instabilità emotiva dell’ ultimo periodo. Mi voltai l’ultima volta verso le porte scorrevoli dell’edificio.

“Ti prego Sam, dimmi che non lo hai fatto”  una voce, quella voce, la sua.

“Non è possibile” sussurrai.

“Ti prego dimmi che non hai abortito, dimmi che non hai ucciso nostro figlio e che non sono arrivato troppo tardi”.

Mi voltai piano con gli occhi offuscati dalle lacrime e il cuore che batteva per l’emozione.

“Sei qui. Sei davvero tu”.

“Si sono qui, ma ti prego rispondi alla mia domanda Sam” disse quasi sofferente.

“Te ne importa davvero?” risposi iniziando a riacquistare lucidità, iniziando a riconoscere che infondo non si era fatto sentire per due mesi e che ora non poteva tornare  e cercare di far valere i suoi diritti di padre come se fosse l’unica persona coinvolta nella storia.

“Come puoi solo pensare che non sia così?”.

“Come posso dici? Forse perché sono due mesi che non ho tue notizie, due mesi che nonostante il fatto che tu
non risponda alle mie lettere io continuo a scriverti e a raccontarti di me come una cretina, due mesi che mi manchi da morire e che tu nemmeno mi degni di una chiamata” risposi buttando fuori lo stress e forse la rabbia accumulata nei suoi confronti.

Ci eravamo fatti una promessa e lui non l’aveva mantenuta.

“Io avevo bisogno di tempo Sam e sei stata tu la prima a dirmi di prendere qualsiasi scelta con la maggiore lucidità e chiarezza possibile”.

“Non giocare sporco Louis, perché non mi hai mai risposto?”.

Sospirò e lo vidi maledirsi mentalmente.

Avevo bisogno di capire, avevo bisogno di sapere il perché.

“Anzi prima dimmi da quanto tempo sei a Londra”.

Lo vidi esitare.

“Coraggio Tomlinson” lo intimai e in quel momento mi sentii molto simile ad Allyson.

“Un mese” sussurrò ma riuscii comunque a cogliere le due parole.

“Un mese?!” ripetei alzando la voce.

“Che fai non urlare, ci stanno guardando tutti” disse avvicinandosi a me e tappandomi la bocca con la sua mano sinistra.

Il suo profumo inebriò i miei sensi e mi fece quasi dimenticare ogni problema.

“Senti Sam per me è difficile ammetterlo ma sono sempre stato quel tipo di persona che è sicura di quello che fa ma per convincersi a farlo ha bisogno di una spintarella, sono tornato in questa città perché è stata Jess a spingermi a farlo, non che io non lo volessi ma avevo bisogno di ricevere quasi un ordine per poterlo fare, sono venuto qui stamattina perché le tue amiche mi hanno chiamato e Claire mi ha detto che hanno trovato il tuo test di gravidanza e che probabilmente stavi venendo qua per abortire e non c’ho pensato su due volte, sono uscito di casa e correndo ho fatto il prima possibile per raggiungerti, sai, credo che tu mi abbia attaccato l’insicurezza, ma con te è più forte di me, non so’ sarà lo strano effetto che mi fai” spiegò con gli occhi fissi nei miei.

“Ho letto forse un miliardo di volte le lettere che mi hai spedito, il 12 Settembre mi hai scritto che dormire di nuovo nel tuo letto ti faceva sentire protetta ma provavi nostalgia per le abitudini che avevi preso a New York, che le tue amiche erano le solite pazze ma con un cuore innamorato, perché anche loro come noi hanno avuto la fortuna di innamorarsi durante l’estate. Nella lettera del 19 Settembre parlavi della tua famiglia e di come Luke in tre mesi non fosse cambiato di una virgola ma che nonostante i suoi difetti gli vorrai sempre bene e il vostro legame rimarrà una delle poche certezze che hai nella vita, il 26 Settembre mi hai detto di aver trovato un lavoro, scrivi per un blog e anche se la paga è bassa ti piace e ne sei soddisfatta, nell’ultima lettera, il 5 Ottobre mi hai chiesto se mi ricordavo quello che ci eravamo detti in aeroporto. Posso risponderti ora a tutte: Credo che sia giusto per ognuno di noi fare ritorno nel luogo in cui davvero ci sentiamo a casa e nonostante mi trovassi bene in America, la mia casa resterà sempre Londra, dove ci sono i miei amici e la mia famiglia, e sai quanto anche io voglia bene alle mie sorelle, ma non sono tornato per loro, l’ho fatto per te, e ora non fartene una colpa, ho scelto con il cuore, in aeroporto mi hai detto di scegliere anche con la testa e ti assicuro Samantha Collins che ogni mio organo, il cuore, il cervello, mi riporterà sempre da te, perché è con te che io mi sento davvero a casa”.

Una lacrima di commozione solcò il mio viso. Troppe emozioni in poco più di venti minuti.

Non potevo non perdonarlo, non potevo riconoscere il fatto che come lui era stato capace di rispettare il mio tempo e di darmi il mio spazio a New York anche io dovevo farlo con lui. Dovevamo utilizzare lo stesso peso e la stessa misura. Non potevo avercela con lui, in fondo era tornato.

Era tornato per me.

Con la mia mano presi la sua e la spostai dalla mia bocca.

“E’ tardi Louis”.

“E’ tutta colpa mia, dannazione” si allontanò da me imprecando e dandomi le spalle.

“Sarei dovuto farmi vivo prima, sono un coglione, è tutta colpa mia”

Sorrisi involontariamente.

“E tu perché sorridi eh?! Pensi di aver fatto una bella cosa?! Hai ucciso nostro figlio”.

“E’ uno dei tuoi grandi difetti Lou”.

Un grande punto interrogativo si dipinse sul suo volto.

“Non cogliere il mio sarcasmo, io intendo che è già mezzogiorno passato e che adesso dentro di me ho un’ altra piccola bocca da sfamare” sorrisi aspettando la sua reazione.

Mi fissò incredulo e con gli occhi pieni di gioia.

Iniziò ad avvicinarsi.

Sorrisi quando la sue mani si posizionarono su i miei fianchi.

Lo guardai fisso negli occhi.

“Lo vuoi davvero questo figlio Lou?”.

“Come potrei non volerlo” rispose prontamente.

“E tu lo vuoi davvero Sam?” mi chiese allo stesso modo.

“Come potrei non volere un piccolo te” sorrisi.

La sua bocca si aprii in un sorriso di gioia e in pochi istanti le sue labbra si impossessarono delle mie, il suo
sapore, le sue mani, il suo profumo, finalmente era tornato da me, non importava la nostra età, le nostre insicurezze, io e Louis saremo stati grandi e responsabili per questa creatura, forti per dargli forza e gli avremmo trasmesso tutta la sicurezza di cui aveva bisogno attraverso il nostro amore, era quello che Louis in quel momento riuscii a farmi capire attraverso il nostro bacio.

Ci staccammo piano e sorridendo, consapevoli che da quel momento in poi di baci come quelli ce ne sarebbero stati migliaia.

“Louis non siamo più in attesa del dolce adesso”.

Sorrise ricordando la battuta con la quale avevamo riso nel suo piccolo appartamento New Yorkese.

“Siamo veramente in dolce attesa” e scoppiammo entrambi a ridere.

E tutta l’ansia e la tensione iniziò ad abbandonare il mio corpo.

“A parte gli scherzi…Sei pronto alle urla, alle notti insonni, alle voglie, ai pianti isterici, al niente sesso dopo il settimo mese, alle mie amiche, al parto, ai giochi, alle pappette, ai pannolini…” venni zittita da un bacio a stampo.

Lo guardai perplessa.

“Siete il mio destino ed io sono pronto”.
 




-SpazioAutrice.

BAMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMMM!
Ed eccovi il capitolo da moltissime di voi tanto atteso!
Sam e Louis <3
Ho deciso di aggiornare perchè tutte sappiamo di chi è il compleanno oggi no?! E così volevo fare una sorta di regalo indiretto a lui e diretto a voi anche per Natale :')
Spero di avervi reso felici con questo capitolo, molte di voi magari non si aspettavano nemmeno una situazione simile quindi spero di avervi colte piacevolmente di sorpresa.
Il prossimo capitolo sarà dedicato a Niall e Zoe ma non posso promettervi che riuscirò ad aggiornare Sabato, tra parenti e amici, il relax natalizio quasi non lo vedrò.
Grazie come ogni volta a tutte coloro che mi dimostrano il loro continuo affetto verso di me e la mia storia :') Spero di riuscire a rispondere alle vostre recensioni entro oggi!
SIETE LE MIGLIORI!

 
I LOVE YOU ALL!!!!!!!!!!!!! <3
 
HAPPY BIRTHDAY BOOBEAR e BUON NATALE A TUTTE VOI <3
 
 

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Capitolo 43
*** "I made love my goal" ***


JILL’S POV.
 
Dlin-Dlon.


“Tesoro vai tu, sarà sicuramente Zoe” mi rivolsi all’ uomo seduto comodamente al tavolo della cucina, intento a leggere il suo giornale sportivo, che da qualche mese potevo definire marito.

“Eh?! Come?” sembrò risvegliarsi dal suo stato da automa, tipico dei suoi momenti dedicati allo sport.

“Ti ho detto…”.

Mi bloccò velocemente.

“Si, ho capito, ma ci deve essere un problema” mi disse con uno sguardo di falsa innocenza.

“Cos’ hai combinato Greg Horan? –calcai sul suo nome- dimmelo subito!” dissi schietta minacciandolo con il mestolo che avevo in mano.

“Te lo dico, te lo dico, ma giù le armi” mi pregò.

Strinsi forte la presa sulla posata per poi abbassarla come mi aveva chiesto.

“Ecco io credevo che il nostro ospite non fosse Zoe” rivelò.

“Ah si? E chi pensavi che fosse?” chiesi iniziando ad innervosirmi.

“Pensavo fosse Niall” sputò il rospo.

“Niall, perché? Non lo abbiamo invitato a cena questa sera” constatai.

“Tu no, ma io si”.

Sospirai molto forte.

“E poi ti ho vista preparare per tre persone e pensavo che l’intuito marito-moglie avesse fatto bingo” spiegò
visibilmente dispiaciuto.

“Greg, l’hai fatta grossa questa volta e in più ci eravamo promessi di non mettere becco tra loro due, non si
vedono da due mesi, e lei non sa che Niall è tornato e che è stato qui per un po’ prima di tornare dai ragazzi, cosa pensi che possa succedere?! Te lo dico io, solo un gran casino, e sai chi lo risolverà? Tu mio caro!” lo minacciai puntandogli il mestolo sul petto e raggiungendo la porta d’ingresso con ampi passi.

Aprii la porta piano e la figura della mia sorellina mi si presentò davanti.

“Ciao Jill” mi salutò abbracciandomi.

Ricambiai l’abbraccio.

“Vieni tesoro entra” le levai il cappotto fradicio, data la solita pioggia londinese e la feci accomodare.

“Che fai ti vergogni? Lo sai che è anche casa tua questa” tentai di metterla a suo agio.

Mi sorrise grata.

“Allora come va la vita da neo-sposina?” chiese sorridendo.

“Bene direi…” dissi lanciando un’ occhiata alla cucina dove sicuramente vi era ancora rifugiato Greg.

“E tu come stai?” chiesi seria essendo a conoscenza di tutto quello che era successo tra lei e Niall il giorno
del mio matrimonio.

Il suo sguardo si perse per un attimo nel vuoto.

“Dov’è Greg che voglio salutarlo?” chiese cambiando totalmente discorso.

Quello era un brutto segno.

La guardai dispiaciuta per qualche secondo, causa, quello che stava provando e quello che Greg e di conseguenza io le avremmo fatto provare oggi. Maledissi mio marito mentalmente.

“Vieni è in cucina!”.

Mi seguì e attraversando il salotto raggiungemmo la cucina.

“Hey Zoe, fatti abbracciare” Greg si rivolse a lei con fare amorevole, dovevo riconoscere che si era davvero affezionato a mia sorella e questo non poteva che rendermi felice, perché quella ragazza avrà sempre bisogno di persone pronte a  dimostrarle il bene che provano nei suoi confronti.

“Allora, la stai trattando bene?” gli chiese riferendosi a me.

“Come un regina” rispose il castano raggiungendomi e scoccandomi un bacio sulle labbra.

“Ruffiano” sussurrai per non farmi sentire da lei.

 
Dlin-Dlon.

L’ansia si impossessò di me. La mia ora era arrivata.

“Aspettate altri ospiti?” chiese mia sorella inconsapevole di chi avrebbe incontrato.

“No”. “Si” rispondemmo io e Greg all’ unisono.

“Vai ad aprire la porta” gli ordinai.

“C’è qualcosa che non va?” mi chiese Zoe, notando il tono con cui mi ero rivolta a Greg, tenendo tra le mani
un bicchiere d’acqua.

“Ascoltami sorellina, giuro che non ne sapevo nulla, Greg mi ha avvisata solo quando tu avevi già suonato il
campanello, se avessi potuto avrei evitato tutto questo”.

“Puoi spiegarti meglio Jill…”.

“Ascolta-” ma le mie parole furono introdotte dalla voce di mio marito seguito dal nostro ospite mentre entrava in cucina.

“Ecco le nostre donne” entrambe ci voltammo verso di lui che teneva un braccio sulle spalle del fratello minore.

Zoe sorpresa e forse un po’ spaventata di trovarselo lì a pochi metri di distanza fece cadere il bicchiere che
stringeva tra le mani per terra provocandone la rottura in mille pezzi.

“Io…"

"Scusatemi” passò velocemente tra i fratelli Horan sotto lo sguardo ancora incredulo di Niall anche lui sorpreso di vederla e si avviò verso la porta.

Vederla in quello stato mi distruggeva.

Non feci in tempo a raggiungerla che aveva già sbattuto la porta dietro di se.

Iniziai a preoccuparmi il suo sguardo era distrutto e colmo di paura, se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonata.

Nel giro di due secondi vidi il biondo dirigersi verso la porta.

“Ci penso io Jill” ebbe il tempo di dirmelo pochi secondo prima di uscire.

Non sarei neanche stata in grado di rispondergli, di certo mi augurai che tutto andasse per il verso giusto.

Greg mi raggiunse e mi abbracciò da dietro.

“Sono un disastro” si incolpò.

“Non importa Greg, spero solo che non capiti nulla di brutto ad entrambi, hai visto il tempaccio fuori, in fondo pur non volendo hai dato loro l’occasione di chiarirsi”.

E ancora rivolti verso la porta rimanemmo lì abbracciati nella speranza che tra i nostri fratelli le cose sarebbero andate bene e che anche loro, come noi, riuscissero a trovare finalmente la felicità.
 

 

***
 
ZOE’S POV.

 
Non so’ cosa mi stia spingendo a correre sotto questa cascata d’acqua nel freddo autunno di Londra, ma è come se avvertissi il bisogno di essere pulita e di lavare la mia anima da tutti gli errori che ho commesso e che guardando Niall e ritrovandolo davanti a me mi sono tornati in mente.

 “Zoeee…” sentii la sua voce affannata urlare il mio nome.

Iniziai a rallentare il passo per poi fermarmi, la pioggia nel frattempo continuava a battere forte sulle nostre teste. Mi aveva seguita.

Mi raggiunse e riuscii a cogliere il suo respiro affaticato ritornare lentamente regolare.

“Perché sei scappata?” mi chiese.

Continuai a dargli le spalle e una piccola lacrima di gioia mista a paura cadde sulla mia guancia
confondendosi con le mille gocce di pioggia che ormai avevano lavato interamente il mio corpo.

“Non pensare che io non ti conosca Zoe, era una domanda retorica la mia” continuò sicuro.

Mi voltai, era bagnato fradicio, il ciuffo biondo sempre tenuto in alto era schiacciato sulla sua fronte e i suoi vestiti grondavano di acqua. Nonostante lo stato in cui eravamo, lo trovai comunque bellissimo.

E quegli occhi innocenti e veri appena raggiunsero la traiettoria dei miei, insicuri cercarono di stabilire un contatto che evitai appena in tempo.

“Solo che c’è una cosa che non capisco, hai affrontato tua madre, hai liberato il tuo armadio di tutti quegli
scheletri, prima di partire dopo che abbiamo fatto l’amore, cosa che nonostante quello che possono pensare gli altri non mi pentirò mai di aver fatto, hai detto di amarmi, e ora sono tornato da te, credevo che volessi con tutta te stessa rivedermi non pensavo di certo che saresti scappata” spiegò decisamente turbato.

“Io non so’ cosa mi sia preso, ho fatto quello che mi suggeriva l’istinto” .

“E il tuo istinto ti ha suggerito di scappare da me?” domandò avvicinandosi di qualche passo alla mia figura.

“Il mio istinto ha pensato a tutto ciò che è successo nella mia vita e a come le cose belle spesso siano quelle che facciano più paura, perché ho paura che ritrovandoti ne soffrirei troppo se un giorno tu ti accorgessi che sono soltanto una bambina insicura e piena di timori e te ne andassi via” presi a esporre le mie teorie.

“Non capiterà mai” rispose sorridendo piano.

“Cosa te lo fa pensare?”.

“Il fatto che quella bambina sola e triste mi è subito piaciuta appena l’ho incontrata ma è stata la donna che ha tirato fuori a farmi innamorare di lei con un solo bacio”.

Rimasi per un attimo sconvolta, era forse una dichiarazione quella?

“Perché sei qui?” chiesi con lo sguardo fisso su una pozzanghera non trovando la forza di guardarlo negli occhi.

“Okay, forse non mi sono espresso bene, ti sto dicendo che ho reso l’amore il mio scopo, e sono qui solo perché ti amo”.

A quelle parole le mie gambe cedettero ma lui prontamente mi sostenne evitandomi una terribile caduta. Alzai piano il viso fino a incastrare i nostri sguardi. Rendendomi conto solo ora di aver ritrovato il mio cielo sereno. Una scarica di brividi e sicurezza si diffuse nel mio corpo.

Lentamente avvicinò ancora di più il suo viso al mio come se stando in silenzio gli avessi concesso di fare ciò che voleva, ed era proprio quello che stavo facendo, avevo bisogno che fosse lui a prendere in mano la situazione. Stare lontana da lui aveva provocato solo più insicurezze in me, avevo trovato il mio porto sicuro ma la mia vita è una continua burrasca e senza di lui ero sola in un mare aperto e tempestoso.

La pioggia è stata fondamentale per me, come lo è sempre stata per la terra, capace di togliere ad entrambe la siccità, il terreno ora sarà meno arido e l’acqua lo aiuterà a crescere rigoglioso, il mio cuore ora, con questo bacio bagnato è stato spogliato di tutte le sue paure e sarà pronto a crescere ed amare, fino a quando Niall me lo permetterà.

Credo che la vita sia paragonabile al tempo, senza la pioggia non sapremmo apprezzare il sole, e probabilmente senza la sofferenza che prima o poi siamo costretti a vivere non sapremmo apprezzare, assaporare e innamorarci di momenti come questo che per quanto riguarda me, solo lui è stato e sarà in grado di darmi.

“Niall” lo chiamai staccandomi piano da quel bacio.

Mi azzittì con un altro bacio.

“Niall” mi staccai da lui ridendo piano.

Un sorriso sincero spuntò anche sul suo viso.

“Non voglio che tu abbia ripensamenti, quindi continuerò a baciarti fino a quando sarà necessario”.

Tentò di avvicinarsi ancora alle mie labbra ma lo bloccai.

“Ti amo” dissi più sincera e sicura che mai.

E in un attimo le nostre bocche bagnate dalla pioggia si ricongiunsero insieme ai nostri cuori e le nostre lingue ripresero a danzare insieme, ci staccammo piano dopo un intenso e sconvolgente bacio.

La pioggia scendeva ancora incessante.

“Ci prenderemo un accidenti” constatai guardandomi attorno.

“Forse potevi pensarci prima di scappare dall’ appartamento di Jill e Greg senza cappotto e senza ombrello” mi punzecchiò facendomi ridacchiare.

“Eh va bene, hai ragione tu. Torniamo a casa?” chiesi poi premurosa accarezzandogli una guancia.

“Casa?” chiese a sua volta un po’ perplesso.  

“Qualunque posto è casa se ci sei tu”.

Sorrise e insieme ci avviammo verso un riparo.

Nella mia vita avevo aspettato forse fin troppo tempo prima di trovare qualcuno presente costantemente, che mi sostenga, qualcuno che mi riporti a casa, o che a casa mi ci faccia sentire costantemente.

D’ora in avanti saremmo stati solo io, lui e il nostro amore. Tutto il resto non sarebbe più contato.












-Spazio Autrice.

Alohaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Siamo a quota 43 ragazze e i capitoli che mancano alla fine sono solamente 3, penso che la depressione per la fine della storia, sebbene non l'ho ancora scritta sia iniziata :')
Ciò nonostante mi rallegro se penso alla vostra reazione dopo aver terminato di leggere questo capitolo, di una delle coppie più amate della storia.
Signore e signori ho la possibilità di annunciarvi finalmente la formazione vera e propria della coppia 'NOE'
A parte questo, sono molto di fretta e spero veramente che come vi sono piaciuti gli altri capitoli vi sia piaciuto anche questo.
Vi dico subito che non riuscirò a scrivere il capitolo di Ally ed Harry entro Sabato prossimo, siamo verso la fine del quadrimestre e la scuola mi tortura :| Nonostante questo prometto che troverò il modo di farmi perdonare.
Prima di andarmene ringrazio come sempre chi recensisce, legge, segue, preferisce e ricorda la storia! SIETE SPECIALI E VI VOGLIO BENEEEEEEEEEEEEEEEE <3
Un super bacioooooooooooooooooooooo e a presto xx

 

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Capitolo 44
*** "I'm here for you" ***


FAITH’S POV.



“E così siamo rimaste solo io e te le uniche single” si rivolse a me la mora.

Annuii cercando di dare poca importanza alle sue parole continuando a fissare la pista gremita di ragazzi e ragazze intenti a ballare e a divertirsi. Io ed Al avevamo deciso di passare una serata diversa in quanto le altre ragazze erano tutte impegnate con i rispettivi fidanzati, così, la mia amica aveva proposto di dedicarci alla musica, al ballo e all’ alcol e quale posto migliore della discoteca?!

“Ti manca vero?” mi chiese appena.

“Tanto quanto Harry manca a te” risposi spiazzandola.

“E’ stata solo un illusione, una bella illusione” commentò.

Una parte di me era in disaccordo con lei e un'altra non poteva che darle ragione. Perché quello sguardo color ambra e quelle labbra così morbide al contrario delle sue parole mi avevano dato la vana speranza che lui tornasse.

Erano ormai passati due mesi e Sam, Zoe e Claire erano felicemente fidanzate. Io ed Allyson avevamo avuto il piacere di conoscerli, erano tre bravi ragazzi e se erano stati in grado di far innamorare le nostre tre migliori amiche significava che qualcosa di magico e buono lo avevano e nonostante lo scetticismo della mora sull’ amore e le sue regole, ero riuscita a leggere nei suoi occhi che trovava rispettivamente Louis, Niall e Liam perfetti per ciascuna di loro.

“Credo che stasera mi divertirò” esclamò Ally porgendo lo scontrino al barista e facendogli un occhiolino.

Alzai gli occhi al cielo notando il suo gesto.

“Lo sai vero che potresti pentirtene” le dissi sincera.

Nel frattempo il barman ci allungò i cocktail che avevamo ordinato regalandoci un sorriso.

“Che rischio corro? Di tradire un ricordo?”.

“Corri il rischio di farti del male da sola, perché non vuoi un suo sostituto e forse non lo troverai nemmeno.
Vuoi solo sfogarti, ma ti assicuro che quello non è il modo giusto per farlo, non tradendolo e non tradendoti, perché in fondo lo sai meglio di me che alla vostra storia nessuno di voi due ha messo un punto. Guarda le altre ragazze, Liam è venuto a riprendersi Claire, Louis con una spintarella è tornato da Sam e si è preso tutte le sue responsabilità e Niall aveva bisogno di un po’ di tempo in più ma alla fine ce l’ha fatta e io non ho mai visto Zoe così felice. Anche le loro erano storie incasinate come le nostre e il fatto che è avvenuto tutto in soli tre mesi non aiuta per niente, ma se lo ami davvero devi dargli un po’ di fiducia. Quindi, ti dico solo una cosa Ally: Non fare cazzate. Io vado a cercare Joe”.

Così, dopo aver parlato e aver notato il suo sguardo spiazzato e con un vena di rammarico, con tanta sicurezza recuperai il mio drink dal bancone e senza rancore mi misi alla ricerca del mio migliore amico.
 
 
 
***
 
HARRY’S POV.



“Insomma ragazzi siete sicuri che lei sia qui?” chiesi sentendo l’ansia reprimermi sempre di più.

“Oh andiamo Hazza quante volte te lo deve dire Sam che la tua Allyson si trova in questa discoteca” mi rimproverò Louis alla guida della sua macchina lanciandomi uno sguardo ammonitore.

“Io credo di non essere pronto” sospirai sprofondando nel sedile posteriore della vettura.

“Di cosa hai paura Harry?” chiese stavolta Sam sporgendosi dal sedile accanto a quello di Louis su cui era seduta.

Sbuffai e mi passai entrambe le mani sul viso.

“Ho paura di aver aspettato troppo, di aver impiegato troppo tempo per capire cosa voglio” ammisi.

“E cos’ hai capito di volere?” mi chiese ancora.

“Lei”.

“E allora Haz alza quel culo e vai a riprendertela” mi rispose molto gentilmente Louis.

Guardai Samantha alla ricerca di una risposta ma la ragazza si limitò a sorridermi e a incoraggiarmi con uno sguardo e un cenno verso l’esterno.

“Ok, vado” dissi aprendo la portiera della macchina. Uscii velocemente e la richiusi con un gesto secco.

“In bocca al lupo fratello” mi disse il mio migliore amico dopo aver abbassato il finestrino ed essersi affacciato fuori.

“Andrà tutto bene” terminò prima di rimettere in moto l’auto e andarsene.

“Speriamo” sussurrai a me stesso incamminandomi verso l’entrata del locale, teso come una corda di violino.
 

 
***


LOUIS’S POV.



 
“Sei stato abbastanza duro con lui Tomlinson” mi richiamò la mia ragazza continuando a fissare il paesaggio al di fuori del finestrino.

“Vedi Sam, Harry è quello più insicuro tra noi, e ha bisogno più di tutti di qualcuno che gli faccia capire cosa deve o non deve fare e se ho usato un modo sbrigativo e forse di poco tatto è perché so’ che avrebbe avuto dei ripensamenti, anzi lo hai visto tu stessa che stava già diventando più titubante” le risposi lanciandole uno sguardo e scoprendola intenta a guardarmi.

“Sei un buon amico Lou”.

Sorrisi alle sue parole e dopo aver accostato la macchina ci scambiammo un intenso bacio.

“E sei anche un bravo amante”.

Le nostre labbra si incontrarono di nuovo.

“E so’ che sarai anche un ottimo papà” sorrisi di nuovo e avvicinai ancora le mie labbra alle sue per poi con un gesto veloce scendere verso il suo ventre iniziando a lasciare una serie di baci nella zona dove stava crescendo la nostra piccola creatura, solleticando la mammina e beandomi del suono della sua risata.

Lo squillo del mio telefono interruppe però quel momento. Risposi svogliato a Liam.

“Chi era?” mi chiese Sam incuriosita dalla mia espressione tra lo stupito e il felice aspettando la fine della chiamata.

“Liam”.

“E cosa ti ha detto?” domandò ancora.

“Che Zayn è tornato”.  
 
 
 
***
 
ALLYSON’S POV.


 
Non riuscivo a capire perché in quel momento mi ritrovavo seduta sulle scalette della porta del retro del locale intenta a ondeggiare il bicchiere tra le mie mani, che conteneva ancora la maggior parte della bevanda che avevo ordinato, perdendomi nel mulinello che si andava a creare all’ interno.

Forse erano state le parole di Faith, ero consapevole di quanta verità contenessero le sue frasi e forse proprio perché sentivo di essere nel torto avevo preferito allontanarmi dall’assordante caos e cercare un luogo più appartato perdendomi per l’ennesima volta nei miei pensieri.

Ero e sarò sempre una persona scettica e capace di dare poca fiducia, il carattere si forma con le esperienze, insieme ad Harry stavo bene e mi sentivo una persona migliore e solo in quell’istante riflettendoci bene riuscii a capire che da quando avevo fatto ritorno a Londra, da quando lui non era più con me ero tornata la Allyson del passato, forse ancora più dura e severa con il mondo intero.

Si era preso la parte migliore di me, ed era questo che non accettavo.

Dimostrazione del mio comportamento era l’ atteggiamento che avevo con Louis, Niall e Liam che al contrario erano disponibili e forse anche troppo gentili con una persona che non meritava nemmeno i loro sorrisi dato il modo in cui mi sono fatta conoscere da loro.

Mi resi conto che addossargli tutte le colpe era solo un comportamento stupido ed infantile.

Avvicinai il bicchiere alla bocca e trangugiai un grosso sorso di vodka per riscaldarmi dal freddo che mi avvolgeva dentro e fuori.

Un’ ondata di aria calda improvvisa solleticò la mia schiena e ne dedussi che qualcuno aveva aperto la porta sul retro del locale.

Non mi spaventai, semplicemente scivolai con le gambe verso il muretto alla destra degli scalini appoggiandomi con la testa e non voltandomi, incurante di chi si trovasse alle mie spalle in quel momento.

Vidi l’ombra della figura avvicinarsi a me.

“E’ libero questo posto?”.

Il mio cuore cessò di battere per qualche secondo. Iniziai a sudare freddo e le mie mani cominciarono a tremare.

Con tanta incertezza e paura alzai lo sguardo.

Forse tutta la tensione o tutti i sentimenti repressi in quei mesi si impossessarono di me, sentii i miei occhi inumidirsi, mi accorsi di non avere il coraggio di rispondere e di guardarlo di nuovo, sembrava un sogno, qualcosa di impossibile.

Senza il mio consenso si sedette accanto a me.

“Dimmi che non sto sognando” sussurrai.

Lo senti ridacchiare.

“Sei cambiata Smith, ti ricordavo più stronza” parlò di nuovo dandomi la certezza di non essere soltanto un’ immagine frutto della mia mente.

“Vaffanculo!” iniziai voltandomi verso di lui.

Sorrise.

“Guarda come mi hai ridotta Styles! Mi hai trasformato in una sfigata che piange per amore” risposi al suo affronto asciugandomi una lacrima che era sfuggita al mio controllo e non riuscendo ad impedire alla mia bocca di stirarsi in una specie di sorriso.

Mi prese una mano e al suo contatto percepii nuovi brividi.

“Sei tornato per restare?” chiesi timorosa della sua risposta.

Sorrise di nuovo e mi fissò dritto negli occhi.

Tolsi la sua mano dalla mia con un gesto veloce.

“Senti Harry io non capisco a che gioco stai giocando, forse tu non te ne rendi conto ma io ho corso il rischio più grande della mia vita dicendoti che mi sono innamorata di te prima di partire”.

Silenzio.

Poco dopo lo sentii prendere un enorme respiro.

“Credo siano state quelle parole a darmi la spinta di tornare, e mille perché mi ronzavano in testa come una mosca quando stai tentando di prendere sonno, erano diventati fastidiosi” spiegò.

“Credi che il mio cervello mi abbia lasciata in pace un solo istante in questi mesi?!”.

“E’ per questo che sono qui, per risponderti”.

Un altro brivido, più forte, attraversò le mie gambe dirigendosi al petto, simile a una scossa.

“Ma prima voglio sapere se oltre alla testa anche a livello del cuore sentivi un peso insostenibile come lo sentivo io”.

“Non lo senti più?” chiesi prima di rispondere.

“Ti ho cercata per tutto il locale, sapevo di trovarti qui, me lo hanno detto Sam e Louis ma è da quando ti ho trovata che il ronzio è cessato improvvisamente ed il mio cuore si è alleggerito”.

“Non so se ti ricordi di quando ci siamo raccontati il perché non crediamo nell’amore, c’è un motivo per cui pensavo che sarei stata bene da sola ed era quello che ero convinta che non amando mi sarei salvata dal dolore, ma penso che il gioco valga la candela, mi sono ricreduta, perché ormai sono caduta nella trappola di questo sentimento, sono caduta nella tua trappola, e ho sofferto così tanto che ti rivoglio ad ogni costo e mi sento così stupida e ti amo così stramaledettamente tanto  che non riesco a terminare nemmeno questo discorso, però ora ho bisogno di sapere un ultima cosa, quello che mi hai appena detto cosa significa?”.

“Significa che vedendoti ho chiarito soltanto i miei dubbi, significa che sei la mia risposta a qualsiasi domanda e che ti amo”.

Una nuova lacrima di commozione rigò la mia guancia.

“Sempre chiaro e di poche parole”.

La sua mano dolce si avvicino al mio viso asciugandolo con la solita delicatezza.

“Conta la qualità e poi non ho voglia di parlare ora”.

E con cautela ed estrema magia mi sentii finalmente sua, stretta tra le sue braccia, riscaldata dal suo corpo, cullata dal suo respiro e imprigionata da quelle labbra che d’ora in poi sarebbero state mie per sempre. D’un tratto i film le poesie e le canzoni d’amore non mi sembravano più così stupidi, forse perché è dannatamente vero che questo sentimento rende dolci anche i più stronzi.

Ci distaccammo piano e notai anche i suoi occhi lucidi.

“Se qualcuno mi avesse raccontato questa storia sei mesi fa non gli avrei mai creduto e invece guardaci” disse sorridendo cercando di nascondere la sua emotività.

“Siamo due perfetti cretini” terminai al suo posto facendoci ridere.

“Certo non era il massimo questo posto per una dichiarazione d’amore” constatò guardandosi intorno.

“Diciamo che il romanticismo non è mai stato il nostro forte” risposi accoccolandomi meglio tra le sue braccia.

Chiusi gli occhi rilassandomi.

“Hai chiarito con i ragazzi?” chiesi interessata.

“Più o meno”.

“Cosa significa?”.

“Significa che ci sono ancora tante cose di cui parlare e tante da spiegare” ammise.

“Mi sono comportata di merda con loro” spiegai sinceramente.

“Non avevo dubbi” mi prese in giro.

“Hey” risposi schiaffeggiandogli piano la gamba e facendolo ridere.

“Comunque perché?” chiese curioso.

“Perché mi ricordavano te, perché sapevo che erano tuoi amici e in un certo senso ero gelosa delle ragazze perché loro sono riuscite a ritrovarli ed io no, beh anche Faith, ma lei è più forte”.

“Io adesso sono qui, per te”.

“Ce ne hai messo di tempo ad arrivare” alzai lo sguardo.

“Scusami se ti ho fatto aspettare”.

“Adesso sei qui, è quello che conta”.

E di nuovo le nostre labbra si incontrarono, in un nuovo bacio, stavolta più consapevole, che avrebbe segnato l’inizio di qualcosa di nuovo, l’inizio di un viaggio, il nostro.

Perché era davvero il nostro incipit, per noi che abbiamo dato vita alla passione, al fuoco che ci ha spinti l’una nelle braccia dell’ altro e che ci ha bruciati, entrambi coinvolti e condizionati dal passato avevamo una ferita aperta che attraversava tutto il cuore e che ci siamo medicati a vicenda, ci siamo aiutati, siamo guariti, ora ne è rimasta una cicatrice, ancora grande ma che con il tempo si ridurrà fino a sparire, per ricordarci del passato, dei nostri errori e di quelli degli altri che ci hanno provocato dolore, per non dimenticarli e cercare di mantenere la felicità che abbiamo conquistato ritrovandoci e di fare del nostro meglio nel nostro presente e nel nostro futuro. Innamorandoci ogni giorno di più.
 









-Spazio Autrice.

Scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-
scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi-scusatemi!!!!!!!!!!!!!!!
Sono imperdonabile lo so', non è mai capitato un ritardo così grande ma sono stata incasinatissima con la scuola, e finalmente credo di avere un po' di tempo in più dato che il quadrimestre finalmente è finito!
Veniamo invece alla storia...
Che dire? Io sono sempre più triste, ogni capitolo che pubblico ci spinge verso la fine di questa luuunga e intensa storia e un po' mi dispiace l'idea che manchino soltanto ancora 2 capitoli, quello con Faith e l'epilogo :')
In questo avete visto la ri-unione di una della coppie che più amate, Ally ed Harry finalmente ritrovandosi hanno demolito tutte le loro barriere e io muoio dalla voglia di sapere cosa ne pensate e magari cosa vi aspettate dal prossimo capitolo, e dove farlo se non in una recensione?!
Ringrazio tutte perchè nonostante i miei ritardi siete sempre così fantastiche e uniche, voi che continuate a recensire, seguire, ricordare, preferire o semplicemente leggere la mia storia <3 <3 

Corro a rispondere alle vostre recensioni e cercherò di aggiornare il prima possibile :')
Un megaaaaaa bacioneeeeee virtualeeeeee a tutteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee <3 <3 <3


 

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Capitolo 45
*** ​"Put it in your head: I love you" ***


FAITH’S POV.



“Oh andiamo ragazze, perché non mi dite dove stiamo andando?” richiesi, per l’ennesima volta, troppo impaziente.

“E’ una sorpresa Faith, quante volte dobbiamo dirtelo” mi riprese Sam.

“Ho capito” risposi.

“Ho capito che è una sorpresa” continuai.

“Ho capito che faremo qualcosa per festeggiare il mio compleanno dato che non siamo riuscite a passarlo insieme”.

“Ho capito che avete programmato una cosa seria, forse troppo, dato che mi avete truccata, mi avete messo addosso un vestito stupendo, mi avete sistemato i capelli, mi avete messo ai piedi dei tacchi vertiginosi e come se non bastasse mi avete pure bendata” terminai.

“Vedrai che ti piacerà” mi disse Claire che in quel momento stava guidando verso un luogo a me ancora ignoto.

“Un aiutino?” chiesi speranzosa assillandole ancora di più.

“Vi prego, diciamoglielo, non la sopporto più” si lamentò Ally seduta accanto a Claire.

Sorrisi sperando di essere riuscita ad ottenere ciò che desideravo.

“No, non lo faremo, dovrà resistere” le rispose Zoe, amante di questo tipo di situazioni.

“Odio le soprese” ammisi dopo aver sbuffato sonoramente e incrociato le braccia al petto.

Ed era proprio vero, non ero mai stata quel genere di persona amante dei colpi di scena o appassionata del mistero, dell’ attesa e dell’ ansia che accompagnano le soprese, aggiungendo il fatto che sono sempre stata una ragazza dotata di poca pazienza, sicuramente insieme non formavamo la combinazione perfetta.
Come se non bastasse, la voglia di festeggiare o semplicemente dedicarsi al divertimento in quei giorni erano pari a zero. Un vuoto dentro di me riempiva le mie giornate, un paradosso no?! Eppure era così. La mancanza di qualcosa, o meglio di qualcuno era diventata insostenibile e pur non immaginandolo, dolorosa.

Ciò nonostante la felicità delle mie amiche, non poteva che sollevare, anche se di poco, il mio stato d’animo, perché il loro stare bene faceva stare bene anche me.

A risvegliarmi dai miei pensieri fu il rumore della nostra automobile che cessò.

“Siamo arrivate” annunciò Claire.
 
 
 
***
 
ZAYN’S POV.

 
“E quindi anche il nostro Malik si è innamorato seriamente eh?!” si rivolse a me Louis dandomi un buffetto sulla guancia.

“Non sfottere tanto papà” scherzai marcando sull’ultima parola.

“Taci Pakistan! Mio figlio sarà bellissimo, d’altronde prenderà dal padre no?!” mi rispose con la sua solita ironia e il suo tipico modo di elogiarsi.

“Seriamente Lou, non hai paura?” chiese Harry sbucando dall’ altra stanza e accomodandosi sul divano prendendo posto tra Niall e Liam.

“Sinceramente?! Da morire, non è stata una cosa premeditata ma questo non vuol dire che non farò sentire mio figlio non voluto, e poi devo essere io forte per lui e per Sam” gli rispose.

“Questo ti fa onore amico” gli disse Liam dandogli una pacca sulla spalla.

“Mi siete mancati ragazzi, mi mancavano questi momenti tutti insieme” esordì Niall.

“Oh eccolo che fa il tenerone” gli rispose il riccio facendoci ridere.

“Ritiro quello che ho detto” fece finta di offendersi il biondo poco prima di essere sommerso da un abbraccio da parte di Harry.

“Io non vi ho ancora chiesto scusa ragazzi” presi parola attirando la loro attenzione, passandomi una mano sul viso con fare agitato per quello che sarebbe accaduto da lì a poco.

“Tranquillo fratello abbiamo tutti momenti bui nella vita” mi rispose Liam.

“Ma resterò sempre io la causa che ci ha portati a dividerci per un anno, quindi scusatemi davvero, credo che tutti abbiamo sofferto la mancanza l’uno dell’altro e anche di casa” continuai.

“Beh quello è sicuro, e in fondo non ti devi nemmeno scusare, tu hai scelto di andartene, ma anche noi lo abbiamo fatto e io direi che questa pausa ci è servita, abbiamo fatto tutti nuove esperienze, Lou è andato in America, Haz in Spagna, tu a Parigi, Liam in Grecia e io ho ritrovato la mia famiglia in Irlanda, sono stati mesi duri è vero, ma ci hanno aiutati a crescere e a diventare più maturi” mi rispose Niall.

“Ben detto Nialler e non dimentichiamoci che se non ci fossimo allontanati non avremmo conosciuto le ragazze” constatò Louis.

“Chissà come sarebbe andata se le nostre strade non si fossero incrociate alle loro in questo modo, intendo, se le avessimo incontrate qui a Londra” dichiarò Harry pensieroso.

“Probabilmente non le avremmo conosciute così bene come invece è successo, è per questo che ho iniziato a credere nel destino” ammise Liam.

“E’ incredibile quello che ci è successo, è stato come innamorarsi in famiglia” riconobbe Niall.

“Nel tuo caso soprattutto” constatò Louis.

“Io credo che in un modo o nell’altro le avremmo conosciute comunque e probabilmente ci saremmo innamorati di loro allo stesso modo, è il destino come ha detto Liam e credo che noi in ogni caso, fossimo destinati a loro” pronunciò cautamente il riccio portandoci a dei minuti di silenzio e riflessione che vennero presto interrotti dal suono del suo cellulare che lo avvisava dell’arrivo di un messaggio richiamando la nostra attenzione e la mia ansia su di lui.

“E’ Ally, sono arrivate” dichiarò Harry.

“Bene, allora noi ce ne andiamo, sei pronto Zayn?” mi chiese Liam con la sua solita premura.

“Credo di si, grazie mille ragazzi per avermi aiutato ad allestire casa e anche per avermi perdonato” dichiarai apertamente mentre i miei amici si stavano infilando ognuno rispettivamente la propria giacca.

“Figurati, siamo fratelli no?! E poi lei se lo merita, sono poche le persone con un carattere come quello di Faith, davvero Malik non fartela sfuggire, hai già perso tanto tempo” mi rispose Louis.

 “Tranquillo, lei ci sta ancora sperando, ah poi non hai notato una certa somiglianza con Niall, solo che a differenza sua lei non arrossisce” mi rivelò Harry provocando l’ irlandese facendomi sorridere.

“Okay, andiamocene che è meglio, in bocca al lupo” disse Liam tentando di incoraggiarmi e spingendo fuori da casa nostra gli altri tre.

Il destino, credo di aver iniziato anche io a dar peso alla sorte e a considerarla una cosa seria, è lei che mi ha fatto conoscere un sentimento talmente forte da farmi superare qualsiasi paura e accantonare il mio gigantesco orgoglio. Spero solo con tutto il mio cuore che quello che il grande fato ha ancora in serbo per me non si limiti ad essere il ricordo di un amore estivo travolgente, ma un progetto più grande e serio, che duri molto più a lungo di tre miseri mesi.

Ho bisogno di parlarle e spero tanto che sia ancora disposta ad ascoltarmi.
 

 
***
 
ZOE’S POV.

 
“Ma non c’era un ascensore?” chiese Faith lamentandosi degli infiniti scalini che le stavamo obbligando a salire.

"Ah, e per la cronoca l'ultima volta che sono stata bendata sono rimasta fregata" aggiunse con tono malinconico.

“Sei sempre la solita sfaticata, non si lamenta nemmeno Sam che è incinta” le rinfacciò Ally.

In pochi minuti raggiungemmo casa dei ragazzi, che a parte Zayn ci stavano aspettando sul retro del loro palazzo, aprimmo la porta e accompagnammo la bionda nel salotto.

“Adesso Faith, tu ci aspetti qui, noi torniamo tra due minuti” le dissi guardandomi intorno e salutando Zayn con un cenno arrivato nella stanza da pochi minuti catturato dall’immagine della bionda.

C’era da ammettere che il moro aveva fatto davvero un bel lavoro, tutto arredato secondo i piani e allo stesso modo anche noi ci eravamo impegnate per Faith, truccandola, arricciando i suoi lunghi capelli lisci e facendole indossare un lungo abito blu perfetto per la sua figura.

“Come? Mi lasciate da sola?! Forse vi siete dimenticate che sono ancora bendata e che non ho la minima idea di dove ci troviamo” rispose lamentandosi.

“Non ti preoccupare bionda, torniamo subito” cercò di rassicurarla Sam.

E dopo averla lasciata lì, persa in chissà quali pensieri salutando il ragazzo a gesti ci dirigemmo verso i nostri fidanzati, con la speranza che anche per Faith e Zayn le cose si sarebbero concluse nel migliore dei modi.
 
 
 
***
 
FAITH’S POV.


Le mie amiche mi avevano lasciata da sola e come forma di vendetta avevo deciso di abbassare di poco la benda nera che copriva i miei occhi sbirciando il luogo in cui le ragazze mi avevano portata.

Eravamo a casa dei ragazzi, riconoscevo il loro divano e parte del loro appartamento, ma qualcosa era stato modificato, spostai di poco lo sguardo e un gigantesco poster raffigurante la Tour Eiffel era stato appeso coprendo l’intera parete principale e quasi a contatto con il soffitto erano state appese numerosissime lucine blu e bianche, forse per ricreare uno scenario notturno, a completare il tutto un piccolo tavolo circolare ricoperto da una tovaglia color bianco candido, apparecchiato per due e al cui centro erano state poste due candele di un blu che richiamava l’illuminazione.

Un dubbio, un sospetto o meglio una piccola fiamma di speranza si accese in me.

“Sapevo che non avresti resistito”.

Bum. Il mio cuore scoppiò.

Mi voltai piano, quasi avessi una paura folle di stare semplicemente sognando, verso la fonte di quella voce.

“Oh porca miseria” non potevo crederci, tanto che per l’emozione persi completamente il mio equilibrio, già precario a causa di quei trampoli, e le sue mani e le sue braccia stavolta non fecero in tempo a salvarmi da una rovinosa caduta anzi, involontariamente trascinai il ragazzo a terra con me

“Ciao” pronunciò piano fissandomi intensamente negli occhi una volta che entrambi ci fummo appoggiati al retro dello schienale del divano, ancora seduti sul pavimento.

Le mie mani presero a tremare data la troppa emozione e in quel momento non una sola parola uscii dalla mia bocca. Puntai i miei occhi sulle lucine che addobbavano il soffitto alla ricerca di quel po’ di coraggio che nel momento del bisogno mi aveva abbandonata.

“Ho scelto il bianco e il blu perché sono i nostri colori preferiti” dichiarò forse seguendo la traiettoria  del mio sguardo.

Sorrisi, quasi involontariamente.

“Un tempo per azzittirti dovevo baciarti”.

“Sei tornato” dissi appena chiudendo gli occhi che avevavo iniziato a brusciare e respirando profondamente.

“Perché fai fatica a guardarmi Faith?” mi chiese con una vena di dispiacere nel tono della voce.

“Io…- cominciai esitante.

"Io ho paura, ho paura che sia solo un’ illusione, che tu non sia tornato davvero, perché riaverti con me sarebbe troppo bello per essere vero, perché quando sono partita non hai detto nulla, ed io ho sperato con tutto il mio cuore che tu mi fermassi, che mi pregassi di non andarmene, di non partire, ma tu non hai detto niente, sei rimasto in silenzio, e quel silenzio che mi hai riservato ha cominciato a distruggere le mie speranze”.

“E hai continuato a farlo quando nessuna chiamata, nessun messaggio arrivavano da parte tua, ma ad essere sincera, il dolore più grande l’ho ricevuto quando tutti i ragazzi ad eccezione tua sono tornati dalle mie amiche, perché mi sono resa conto una volta per tutte che non tutte le storie sono perfette e di conseguenza mi sono rassegnata al fatto che l’imperfezione alla più bella storia di sempre fossimo io e te” terminai il mio monologo e una lacrima inaspettata rigò la mia guancia.

Mi voltai piano verso di lui notando l’ambra dei suoi occhi diventare più liquida del solito.

“Mi dispiace, non avrei voluto farti soffrire, ma prima di dirmi qualsiasi altra cosa, ho bisogno di parlare io, perché ti devo delle spiegazioni e ci sono un mucchio di cose che ancora non ti ho detto”.

I miei occhi gli inviarono un segnale affermativo che gli fece riprendere parola.

“Quando abbiamo litigato per la prima volta, ti ho detto di non cercare di aggiustarmi perché io non ero rotto, invece era proprio così, solo che non me ne ero accorto, ero distrutto, mi ero allontanato dai miei amici e senza l’appoggio della mia famiglia mi sentivo completamente solo, ma tu mi hai aiutato comunque, hai rincollato a poco a poco e pezzo per pezzo i cocci in cui si era distrutta la mia vita, creandone un’ opera migliore, mi hai fatto capire quello che era giusto e quello che era sbagliato, hai perfino convinto mia sorella a perdonarmi, ed è stato proprio quel giorno che ho capito la cosa che più di tutte nella mia vita mi ha sconvolto”.

“Cosa?” chiesi rapita dal magnetismo dei suoi occhi e delle sue labbra.

“Che mi sono innamorato di te”.

Bum. Un' altra forte emozione. Temetti per il funzionamento del mio cuore.

“Che provo questo sentimento talmente nuovo e inaspettato per me, verso la principessa più matta e bella che ci sia, quella che manca nelle favole ma è una delle protagoniste di questa storia, che ha preferito innamorarsi dello schiavo del castello, che preferisce passare il tempo a ridere o a baciarlo piuttosto che cercare il vero principe azzurro, quella pazza che cercava un folle disposto ad amarla per quello che è e per quello che gli può offrire, e che ora può dire di averlo trovato e queste parole le ho dette alla piccola Emy, e ora finalmente le posso dire anche a te”.

“Perché Faith Wilson, ficcatelo in testa: Io ti amo”.

Terminò il suo monologo e ancora prima di realizzare quale enorme peso avessero le parole che mi aveva rivolto, le sue labbra premettero sulle mie e dopo tutto quello che aveva detto e tutto il tempo speso a desiderare un lieto fine e un futuro anche per noi, non potei fare a meno di concedergli di riprendersi ogni piccola parte e sfaccettatura di me, unendoci in un bacio che non saremmo mai riusciti a raccontare agli altri, perché lo avremmo tenuto per noi, perché conservava e portava dietro di se il dolore per il tempo che ci aveva allontanati e la felicità dell’ esserci finalmente ritrovati.

Ed è stato quel bacio a farmi ritrovare la felicità ormai persa da tempo.

Sorrisi ancora sulle sue labbra staccandomi piano da lui.

“Ti amo anch’ io, ma questo lo sapevi già” dissi accarezzandogli le labbra con le mie dita.

“Potrai mai perdonarmi?” mi chiese mentre allacciavo le mie braccia al suo collo.

“Sapevo dei rischi che correvo innamorandomi della persona più testarda e orgogliosa di questo pianeta” pronunciai prima di concederci un nuovo bacio a stampo.

“Lo prendo come un si” rispose sorridendomi.

“Hai chiarito con tuo padre?” chiesi prendendo un po' di distanza.

“Sei incredibile”.

“Perché?” chiesi non capendo.

“Perché una ragazza normale non me lo avrebbe chiesto subito” mi spiegò.

“Meglio distinguersi dalla massa no?!” commentai.

“Grazie per essere così diversa dalle altre, speciale e incredibile”.

“Basta Zayn, lo sai che poi mi agito per l’imbarazzo”.

"Ti ricordo che sei già caduta e siamo ancora per terra" mi stuzzicò.

“Comunque, grazie a te per aver organizzato tutto questo” risposi ammirando lo scenario attorno a noi.

"E non cambiare discorso” ripresi.

“Direi che è stato più facile del previsto, ci siamo scusati a vicenda e lentamente stiamo cercando di recuperare il tempo perduto e il nostro rapporto” mi rispose dopo aver sorriso sbuffando.

“Sono felice per voi” risposi accoccolandomi contro il suo petto e ispirando il suo odore forte e dannatamente paradisiaco.

“Mi sei mancata” dichiarò.

“Credevo non saresti tornato” ammisi.

“Volevo stupirti io per una volta”.

“Allora, hai fatto un buon lavoro” risposi alzando lo sguardo e concedendoci un nuovo bacio.

E in quel momento mi fu chiara una cosa, l’amore è paragonabile ad un puzzle, se tu ti concentri, su quello che provi e su quello che ti dicono testa e cuore, beh forse, mettendo al loro posto tutti i pezzi che formano gli amanti, allora si può riuscire a risolverlo. E io e Zayn ce l’avevamo fatta.

“C’è solo una cosa che odio in tutto questo” sbuffai.

“Cosa?” mi chiese preoccupato.

“Queste trappole infernali che ho al posto delle mie Vans” dichiarai facendolo sollevare e ridere per ciò che avevo appena detto, e rimasi lì incantata dalla bellezza del suo sorriso che, finalmente, apparteneva a me. 










-Spazio Autrice.

Ok, non ci credo nemmeno io: Ho aggiornato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! (Scusatemi davvero tanto per il ritardo :( )
Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Siamo al 45esimo, o meglio all' ultimo vero e proprio capitolo di questa storia con la quale spero di avervi fatto tanta buona compagnia dall 'inizio della scorsa estate fino ad oggi :') Non scordatevi però che manca l'Epilogo e che data la malinconia che sto provando in questo momento non so' quando possa arrivare, forse tra qualche settimana, lo farò il più lungo possibile, per non abbandonare questa storia ormai così importante per me, e in parte spero anche per voi.
Nonostante tutte le coppie si siano riunite, sento e ho sentito a pelle che gli ultimi capitoli hanno portato tanta tristezza non solo a me, il fatto è che a parte la malinconia per l'estate ormai lasciata da tempo, per questa luuunga fan-fiction ormai giunta al termine, c'è un po' di paura di perdere ognuna di voi, lettrici accanite e dolcissime, tutte le ragazze che recensiscono con le quali mi sono relazionata e nelle quali ho trovato l'ispirazione per continuare la storia e anche tutte coloro che semplicemente leggendo senza intervenire hanno assunto un ruolo importantissimo per me.
Ecco, cerco di non dilungarmi troppo perchè lo farò sicuramente nell'Epilogo, ma chiudo semplicemente come faccio ogni volta da 9 mesi a questa parte (ok, è una gravidanza, si può dire che la ff sia mia figlia a tutti gli effetti) ringraziando voi. GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE <3
Vi aspetto nelle recensioni, un bacio malinconico ma grande come il mondo <3

 

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Capitolo 46
*** Epilogo-The best is yet to come! ***




Six years later…
 


CLAIRE’S POV. 


“Spegni quella cosa Claire” sbiascicò Faith sprofondando la testa nel suo cuscino.

L’incessante e assordante suono della sveglia di prima mattina, ci riportò nel mondo reale abbandonando quella pace e quella tranquillità che avevo fatto fatica a trovare la sera precedente, tentando in tutti i modi di addormentarmi, per essere più riposata oggi, ma con scarsi risultati.

“Sveglia sposina” Sam entrò raggiante nella mia stanza accompagnata da Allyson e Zoe che tenevano tra le mani un vassoio con una ricca colazione, mentre la bionda accanto a me tentava invano di riaddormentarsi armeggiando con il guanciale in modo da potersi coprire le orecchie.

“E’ il grande giorno eh?!” si rivolse a me Zoe abbracciandomi.

Il giorno appena iniziato, sarebbe stato uno dei più belli della mia vita ma l’ansia tipica di ogni sposa, e forse anche di ogni sposo, non aveva fatto altro che colpire anche me.

Allyson notati i lamenti di Faith per il troppo rumore, con un gesto veloce prese il suo cuscino e lo gettò dall’altra parte della stanza.

“Sappi che esiste un girone all’ inferno anche per te” le rispose la bionda alzandosi di scatto e minacciandola con lo sguardo, la mora le inviò semplicemente con un’ alzata di spalle.

“Neanche mia figlia si comporta così” le rispose poi.

“Dai ragazze, mangiate che poi dobbiamo prepararci tutte” le riprese Sam.

Faith si concentrò sul vassoio con aria spaesata.

“Non ce la faccio, ho le mie nausee mattutine” disse prima di allontanarsi da noi e rifugiarsi in bagno nel tentativo di placare il senso di vomito tipico di una donna nelle sue condizioni, ovvero al quinto mese di gravidanza. Si, perché la nostra bambinona aspettava un bambino.

“Io, invece credo di avere le nausee matrimoniali” dissi abbastanza nervosa e con una voglia nulla di mangiare.

“Eh va bene, lo sapevo che avevamo preparato tutto per niente” mi rispose Sam riprendendosi il vassoio.

“Hey, guardate chi vi ho portato” ci richiamò Faith rientrando nella stanza dopo qualche minuto, essendosi ripresa, seguita dalla piccola Sophie che le teneva stretta la mano.

“Tesoro della mamma” la chiamò Allyson accogliendola tra le sue braccia e sussurrandole poi qualcosa all’orecchio.

Vidi poi la piccola Styles salire sul letto e scoccarmi un bacino sulla guancia.

“Andamo a prepalalci tia Claire?” mi chiese con la sua vocina dolce giocando con la catenina che avevo al collo, provocando un sorriso sincero da parte mia e di tutte le mie amiche.

“Andiamo dai” dissi facendo alzare la bambina dal letto e che seguita dal resto delle mie amiche uscì di fretta dalla mia stanza.

E così dopo essermi fatta coraggio e aver preso due respiri profondi le imitai e andai alla loro ricerca per essere aiutata.

 

***
 


Mi specchiai per l’ultima volta, quasi non mi riconoscevo.

L’abito bianco in cui ero avvolta era assolutamente un capolavoro, aderente e tempestato di brillantini al petto scivolava poi verso il basso in una gonna poco ampia e molto semplice, non avevo voluto osare e appena lo avevo visto me ne ero subito innamorata, era perfetto per me, volevo fosse elegante ma semplice ed era proprio ciò che cercavo.

Il trucco, ad opera di Zoe, era leggero e naturale e i miei capelli erano ondulati sulle punte mentre le due ciocche davanti raccolte in due bellissime trecce realizzate con pazienza da Sam.

Gli accessori invece erano stati scelti personalmente da Allyson, un paio di decolleté rigorosamente color avorio e un bracciale finissimo in oro bianco arricchito anch’ esso da diversi brillantini come punti luce, avevo poi scelto personalmente di indossare gli orecchini regalatimi da Aris e Petro anni prima e al collo invece, avevo lasciato la mia catenina d’oro in cui vi era la foto di mia madre, per averla con me, in questo giorno così importante.

Quanto mi sarebbe piaciuto scegliere l’abito, le bomboniere e organizzare il mio matrimonio con lei. Ma, purtroppo per ovvi motivi non era stato possibile.

“E’ permesso?” mi chiese Faith dopo aver bussato ed essersi affacciata nella nostra ormai ex stanza e che da tre anni a questa parte condividevo con Liam, in quanto si era trasferito qui e la mia migliore amica aveva scelto di convivere con Zayn.

Le sorrisi come ad invitarla ad entrare e così fece chiudendosi poi la porta alle sue spalle.

“Sei perfetta Claire” disse dirigendosi verso di me avvolta nel suo abito da damigella blu, identico a quello delle altre ragazze, da lei riempito un po’ di più a causa di un ormai evidente pancione per poi abbracciarmi.

“Sarà tutto perfetto” mi sussurrò all’ orecchio per tranquillizzarmi.

 Risi quasi istericamente.

La vidi accomodarsi sul letto per poi chiedermi di imitarla.

“Ho un regalo per te, insomma, non è proprio da parte mia ma da parte di una persona speciale”.

La guardai scettica.

“Mia madre l’ha tenuta come se fosse oro, per tutti questi anni e ieri pomeriggio mi ha pregato di fartela leggere prima della cerimonia” mi spiegò porgendomi una busta con su scritto il mio nome.

Riconobbi subito la calligrafia di mia madre e i miei occhi si inumidirono.

“Non ce la faccio” ammisi con la voce spezzata.

“Vuoi che la legga io?” mi chiese la bionda premurosa.

Annuii appena preparandomi psicologicamente a ciò che avrei sentito.

Faith aprii con grazia la busta e dopo aver recuperato il foglio all’interno iniziò a leggere:

“Ciao Claire, sono la mamma, quando tu leggerai questa lettera io non sarò più vicina a te da ormai tanto tempo, ho chiesto alla mia amica Kirsten di tenere questa lettera per il giorno del tuo matrimonio, perché conosco la mia bambina, che ora è una donna ma che si è portata con se il dolore e la fragilità dei suoi diciassette anni. Siccome è un po’ di tempo che non sono più in giro ad annoiarti ho pensato di darti una piccola lista di ciò che vorrei per te, da questo giorno in poi. La prima è ovvia: L’amore, voglio che tu scelga al tuo fianco la persona più adatta a te, che sappia sostenerti, capirti e amarti in modo unico, in modo che tu possa vivere, perché amore è sinonimo di vita. Voglio che tu dia una buona educazione ai tuoi figli, per trasmettergli i tuoi valori tesoro mio e magari che qualche volta tu compia degli errori con loro, per riuscire a comprenderli meglio e per legarti a loro ancora di più. Voglio che tu ti tenga stretti tutti gli amici che ti sono sempre stati accanto, perché in certe situazioni loro ti capiscono più di un genitore o della persona che ami. E per ultima cosa voglio che quando uscirai dalla chiesa con la fede al dito e il sorriso di chi si sente completo alzi lo sguardo al cielo per salutarmi. Io credo nel paradiso ma nel caso tu non ci credessi, sappi che io sono sempre lì con te fino a quando tu mi porterai nel cuore, sarò lì con te quando attraverserai la navata della chiesa insieme a tuo padre, quando pronuncerai il fatidico ‘si’ sull’altare e quando uscirai dall’ edificio sposata con il tuo bel principe azzurro, quando nasceranno i vostri figli e quando gli parlerai di me, beh allora io rivivrò anche in loro. Sii una moglie fedele e una madre comprensiva, sii te stessa.               
Ti voglio bene bambina mia, mamma”.

Delle lacrime silenziose avevano rigato il mio viso per tutta la durata della lettera, mi calmai solo immersa nell’abbraccio caloroso di una Faith fortemente emozionata.

“Zoe ti ucciderebbe se ti vedesse piangere” tentò di distrarmi la bionda alludendo al trucco facendomi ridere.

“Tranquilla, è waterproof” risposi sorridendo e cercando di ricompormi.

“Sei pronta?” mi chiese poi alzandosi in piedi e tendendomi una mano.

“Adesso si” risposi sincera sorridendole, afferrando la sua mano pronta finalmente per la cerimonia.
 

 
***
 


“Vuoi tu, William James Payne, prendere come tua legittima sposa la qui presente, Claire Parker?” chiede il sacerdote di fronte a noi.

“Si lo voglio” rispose sicuro l’uomo al mio fianco sorridendo nella mia direzione.

“E tu, Claire Parker, vuoi prendere il qui presente William James Payne come tuo legittimo sposo?” chiese il prete come da rito anche a me.

Il mondo attorno a me si fermò per un istante. Iniziai ad osservare le persone più importanti per me presenti in quella chiesa.

Mio padre mi fissava come ad infondermi coraggio, il rapporto con lui era notevolmente migliorato nel corso degli anni ed eravamo riusciti a ritornare quelli di una volta, nonostante la forte mancanza di mia madre.

Aris, Petro e Yan sorridevano, erano perfettamente eleganti data l’ occasione, ci chiamavano almeno una volta al mese e non c’è stata un’ estate in cui io e Liam non fossimo andati a trovarli, e non fossimo ritornati in ciò che consideravamo ‘il nido’ del nostro amore.

Kirsten, la madre di Faith accanto al marito, Peter e a Ryan, mi osservava commossa, come se fossi sua figlia, ed in un certo senso lo ero, quella donna e la mia bionda mi avevano accolta a braccia aperte permettendomi di vivere e di respirare quell’amore famigliare che mi era stato tolto.

Michael e Sophie bisticciavano seduti nelle loro postazioni, era incredibile quanto fossero cresciuti velocemente, il piccolo Tomlinson, vestito rigorosamente da Louis, con una camicia bianca dotata di papillon e dei pantaloni rossi,  aveva già cinque anni e ogni giorno diventava sempre più la fotocopia del padre, con i suoi occhi azzurri e i capelli castani. La bambina indossava un abito bianco messo in risalto da una fascia blu notte, doveva compierne tre di anni, ma nonostante la tenera età, aveva già dimostrato di avere un carattere piuttosto tenace, amavo i bellissimi boccoli naturali di quella bambina e gli occhi scuri e profondi ereditati da Ally. I due non si sopportavano, ma avremmo conservato un po’ tutti la speranza che crescendo si innamorassero l’uno dell’altra.

Louis e Sam cercavano di trattenersi delle risate, probabilmente il castano stava facendo delle battute sul sacerdote o su qualche invitato un po’ fuori dal comune, erano perfetti insieme, li ho sempre considerati la coppia più amalgamata, dove le paure di lei erano bilanciate dalle sicurezze di lui. Si amavano, e in quel momento mi convinsi ancora di più che non avrebbero mai smesso di farlo, erano diventati una coppia salda e forte, in grado di crescere bene il piccolo Michael, così chiamato su scelta di Sam in onore del marito della donna che aveva incontrato in ospedale il giorno in cui aveva pensato di abortire, e sicuramente Tomlinson stava pensando di allargare la famiglia dopo aver ingranato con il lavoro, perché io e Louis, che si era rivelato un ottimo amico e collega, avevamo aperto uno studio fotografico per poter vivere di ciò che amiamo, proprio come Sam che era sempre impegnata nel suo blog di moda per il quale veniva pagata.

Niall era diventato un maestro di musica, mentre la sua, o meglio, la nostra Zoe scriveva, scriveva a più non posso, amori, tragedie o delitti, creandosi un mondo nuovo dove immergersi per evadere dalla realtà che a volte ancora la spaventava, era in attesa della risposta di una nota casa editrice per sapere se anche lei avrebbe potuto fare della sua passione un mestiere. I due si stavano tenendo per mano, erano ancora quei due ragazzini a cui non importava quanto guadagnassero o come avrebbero fatto ad affrontare le responsabilità, vivevano nel loro amore che dopo gli inceppi iniziali nessuno aveva più osato ostacolare.

Harry ed Ally non ridevano, non si tenevano per mano e nemmeno si guardavano. Vittime dell’ ennesimo brusco litigio di una delle coppie più passionali che io abbia mai conosciuto, la causa: una collega piuttosto invadente del nostro amico giornalista riccio. Ormai eravamo tutti abituati ai loro continui tira e molla che nonostante la nascita di Sophie e il ritorno all’ Università di Al dopo uno stop dovuto alla bambina, non erano assolutamente terminati,  ma che sapevamo essere il loro modo per non stufarsi della quotidianità e istigarsi a vicenda per tenere alta l’ attrazione e per poi fare pace nel migliore modo che due innamorati conoscono.

E poi i miei occhi tornarono sull’ altare.

Zayn che era diventato architetto dopo aver ripreso gli studi era accanto a Liam, fissava senza sosta Faith, era incredibile quanto quel ragazzo mi avesse piacevolmente sorpreso, ne era profondamente innamorato e forse per la paura di sbagliare di nuovo come aveva fatto nell’ estate in cui si erano conosciuti continuava a farglielo capire, preferendo sempre gesti alle parole, negli ultimi mesi era diventato molto apprensivo nei suoi confronti, felice di diventare padre ma attento e preoccupato per la salute della mia migliore amica, diventata una guida per gruppi di turisti, che invece guardava me sorridente e con gli occhi lucidi, colei che mi ha sempre sostenuta e che ora diventerà mamma e pur non volendo, quella creatura le sta dicendo di accantonare parzialmente il suo lato fanciullesco, conservandolo per opportuni momenti, per donargli tutta la sua capacità di essere donna e di essere mamma ed è proprio quello che farà perché sa che è giusto così e non vede l’ora di avere quel frugoletto tra le sue mani.

Il miei occhi si posarono poi su quelli di Liam e non ci furono più dubbi, era con lui che volevo stare per il resto dei miei giorni, amarlo e sostenerlo in ogni momento della mia vita, finche la morte non ci avrebbe separato.

Il mondo intorno a me ripartì. Forse perché la mia famiglia, i miei amici ma soprattutto l’uomo che stavo sposando erano il mio mondo.

“Si, lo voglio” pronunciai.

“Con tutti i poteri conferitimi, vi dichiaro marito e moglie, William puoi baciare la sposa” annunciò il prete.

“Ti amo” sussurrò sulle mie labbra prima di impadronirsene e baciarmi provocando un grande applauso da parte di tutti i presenti.

Sorrisi felice. E lo feci di nuovo quando dopo essere usciti dalla chiesa alzai gli occhi al cielo cercando mia madre e come aveva detto lei sentendomi completa.
 

 
***


 
SAM’S POV.
 
 
“Dai Mike ancora un boccone” invitai mio figlio a fare uno sforzo porgendogli l’ultima forchettata.

“Dopo però posso andare a giocare?” mi chiese furbo prima di essere imboccato.

“Si” mi arresi.

Con sguardo di chi la sapeva lunga e un gesto veloce mi rubò la posata dalla mano e fece tutto autonomamente balzando poi in piedi.

 “Signorino” dissi richiamandolo.

Sbuffò e si avvicinò a me.

“Cosa c’è mamma?”.

“Perché non chiedi a Sophie di venire a giocare con te?”.

“Ma mamma lei è una femmina non può giocare con me”.

“Ascolta la mamma Michael” lo richiamò Louis.

Guardai mio figlio per fargli capire che stava sbagliando.

“Ci penso okay?” mi liquidò correndo verso il giardino.

Alzai gli occhi al cielo.

“Vedrai un giorno si innamorerà di lei”.

“Lei non cederà mai, è figlia di Allyson” gli risposi.

“Noi Tomlinson abbiamo grandi capacità persuasive”.

“E sarebbero?” chiesi sfidandolo.

“Il fascino, la bellezza e l’ ironia che ti hanno fatta cadere ai miei piedi” mi rispose avvicinandosi.

“Per non parlare della disorganizzazione, dell’ egocentrismo e dell’ agitazione” risposi.

“Vista da questo punto di vista non siamo proprio il massimo”.

“Tranquilli, vi amo nei vostri pregi e nei vostri difetti” dichiarai sorridendo e avvicinandomi a lui
permettendoci di unire le nostre labbra in un bacio profondo.

“Anche noi ti amiamo”.

Nelle aspettative che avevo per il futuro anni fa, mai avrei sperato di riuscire a costruire una famiglia come quella che io, Louis e nostro figlio con tanti sforzi e sacrifici però ben ricompensati, formavamo. E chissà magari tra qualche anno saremmo riusciti ad ingrandirla.
 

 
***
 
 
ZOE’S POV.

 
“Hai mai caso che sei sempre vestita di blu ai matrimoni?”

Sorrisi pensando che avesse ragione.

“Sono già passati sei anni ci pensi?” chiesi a mia volta.

Niall sorrise perdendosi ad osservare il verde del giardino in cui moltissimi bambini stavano giocando tra cui il piccolo Mike.

E dai suoi occhi mi accorsi di quanto Niall nutrisse un amore profondo verso i bambini e di come probabilmente ne desiderasse con tutto il cuore uno suo, che in quel momento non ero disposta a dargli.

Avevo paura, una paura immensa che nel caso fosse successo, nel caso fossi rimasta incinta non sarei riuscita ad essere una buona madre, perché io, al contrario di Faith per esempio, non avevo nessun modello a cui ispirarmi o dal quale prendere spunto per svolgere il lavoro più difficile del mondo. I rapporti con la mia di madre erano sicuramente migliorati e aveva accettato anche la relazione ormai consolidata con Niall ma questo non risolveva le grandi lacune e i grandi traumi che appartenevano al mio passato.

Persa nei miei pensieri non mi accorsi che il biondo si era inginocchiato davanti a me, le mie mani presero a tremare non sapendo cosa aspettarmi.

“Che fai?” chiesi in preda all’ agitazione.

“Sei anni fa a Mullingar mi hai promesso che avresti cercato di farmi riallacciare i rapporti con i miei amici e pur non volontariamente hai mantenuto la tua promessa, semplicemente perché tutti e dieci siamo diventati pedine di questo gioco del destino. La stessa estate mi hai promesso che non avresti più pianto, lo so’ che su questo c’è ancora da lavorare, che ti nascondi quando lo fai e che ogni tanto inevitabilmente cedi, ma è per evitare che tu lo faccia continuamente che cerco di lasciarti sola il meno possibile e di darti tutte le sicurezze di cui tu hai bisogno” .

“Cosa significa?” sussurrai parlando più con me stessa che con lui.

“Significa che quello che sto per fare è per darti ancora più sicurezze di quelle che già ti do, perché ormai non siamo più quei due ragazzini e stiamo crescendo, per non farti temere nulla e perché non devi mai pensare di non essere all’altezza in qualcosa fino a che io starò con te”.

“Quindi Zoe Moore –riprese estraendo dalla sua tasca una scatolina blu per poi aprirla sotto i miei occhi attenti e lucidi- mi vuoi sposare?” mi chiese terminando il suo discorso anche lui emozionato e in attesa di una risposta.

“Mi sono sempre chiesta cosa ci trovi di così tanto speciale in me, io, i miei dubbi, le mie paure, la mia sofferenza, tu sei il mio porto sicuro ma io cosa sono per te Niall?”.

Si alzò in piedi davanti a me.

“Sei il mio scopo, te lo ripeterò sempre, tutte le volte che avrai delle esitazioni, che non ci crederai, che- lo bloccai baciandolo sentendolo dentro me, nel mio cuore e in ogni mio muscolo.

“Si” dissi appena staccandomi da lui e facendolo sorridere.

Sfilò piano l’anello dal cuscinetto nel quale era inserito e con una lentezza disarmante lo fece scivolare lungo il mio anulare facendo trovare a quel piccolo oggetto luccicante il suo posto.

“Come suona Zoe Horan?” chiesi sorridendo e allacciando le mie braccia dietro alla sua nuca.

“In modo perfetto”  mi rispose facendo nascere un sorriso sulle mie labbra e concedendomi un nuovo bacio consapevole che sposati o no, con figli o senza, la nostra felicità era già grande,  e il matrimonio era solo un atto per concretizzare e far vedere al mondo quanto forte e puro fosse il legame che ci univa.
 

 
***
 

 
ALLYSON’S POV.

 
“Vedi tesoro, ci sono persone che esternano i propri sentimenti e altre che invece tendono a tenere tutto dentro” spiegai a mia figlia seduta accanto a me al di sotto di un gazebo.

“E io come tono?” mi chiese curiosa.

“Lo scoprirai con il tempo, con quello che ti succederà nella vita” le spiegò Harry accomodandosi accanto a lei.

“Papà tu e la mamma vi tenete tutto dentro vero?” gli chiese Sophie.

“Diciamo che lo esterniamo nel modo sbagliato” ammise fissandomi negli occhi.

“E’ che dobbiamo ancora imparare a fidarci fino in fondo” dissi perdendomi in quelle iridi color smeraldo.

“Cosa vuol dile fidalsi mamma?” chiese mia figlia ingenuamente.

“Vuol dire credere in qualcosa e cercare a tutti i costi di difenderlo, fare affidamento su qualcuno, diciamo che è una piccola grande parentesi dell’amore” le risposi.

“Ma mamma, se è piccola non può essele glande” mi disse ingenuamente.

“E’ una delle tante contraddizioni del mondo degli adulti tesoro”.

“Beh allora io non voglio crescere” decretò impuntandosi a alzandosi in piedi.

“Siete tloppo complicati voi, sapete cosa vi dico: vado a giocale” e detto questo sparì alla ricerca di qualche amichetto.

“Non ci credo” ammisi osservando mia figlia scomparire e spostando poi il mio sguardo su Harry con il viso sorridente rivolto però verso il basso.

“Siamo davvero così male noi adulti?” chiesi.

“Credo che sia dieci volte più sicura di ciò che è nostra figlia, rispetto a noi due” ammise il riccio alzando lo sguardo su di me.

“Forse non abbiamo ancora abbattuto del tutto le nostre barriere” risposi avvicinandomi a lui.

“E’ un lavoro che richiede tempo” riconobbe spostandosi anche lui verso di me.

“Scusami non avrei dovuto essere gelosa di quella” risposi marcando sull’ ultima parola.

“Non scusarti, amo la tua gelosia” ammise accarezzandomi una guancia.

“Però finisce sempre che litighiamo” constatai.

“No, finisce sempre che facciamo pace” disse prima di catturare le mie labbra e donarci uno dei nostri baci di riconciliazione, pieno e passionale che avrebbe preannunciato l’arrivo di un modo molto più interessante per fare pace, nel quale ognuno di noi sapeva dare del suo meglio.

“Sei tu il mio modo per essere felice” pronunciai piano sulle sue labbra inviandogli un messaggio tra le righe.

“Anche io ti amo Ally”.    
 
 

***
 
 
FAITH’S POV.

 
“Allora, per la lettera?” mi chiese mia madre prendendo posto al tavolo accanto a me.

“Anche se lei non lo pensa, io so’ che è forte e sono sicura che al suo posto non sarei stata capace di affrontare la situazione come ha fatto lei” risposi sincera.

“Si merita tutta la felicità di questo mondo” continuai.

Mia madre sorrise prendendomi una mano, d’accordo con me.

“E tu e mio nipote come state?”  mi chiese ancora premurosa accarezzandomi la pancia che cresceva a vista d’occhio.

“Tutto a posto a parte le nausee, e ieri il ginecologo mi ha confermato il sesso” ammisi.

“E a Zayn lo hai già detto?”.

“Dirmi cosa?” chiese il mio fidanzato arrivando al tavolo sorridente.

“Vi lascio soli” disse mia madre alzandosi scoccandomi un bacio sulla guancia e raggiungendo mio padre dopo aver salutato anche il moro che nel frattempo mi guardava insistente.

“Balliamo?” chiesi.

Mi prese per mano e mi condusse al centro della pista, iniziammo a muoverci lentamente e mi accoccolai a lui.

“Allora?” richiese.

“Niente”.

“Cos’è adesso sei tu la misteriosa tra noi due?”.

Risi alzando lo sguardo e scoccandogli un bacio a stampo.

“E’ un maschio” dichiarai.

Le sue labbra si stirarono in un ampio sorriso che mise in risalto i suoi denti perfetti, mi prese per i fianchi e mi fece fare un giro a mezz’aria per poi rimettermi giù, nella posizione iniziale.

“E’ fantastico, e quando lo hai saputo?” mi chiese riallacciando le sue braccia attorno al mio bacino.

“Ieri, ma dato che non ci siamo visti per niente ho pensato di farti una sorpresa oggi” spiegai sorridendo e ponendo le mie mani sulle sue spalle.

“Alexander” dissi piano.

“Alexander?” chiese non capendo.

“Mi piacerebbe chiamarlo così” ammisi.

“Alexander Malik –disse riflettendoci- E’ perfetto”.

“Questo bambino sarà perfetto come quello che abbiamo costruito fino ad ora…”.

“Ti amo” aggiunse.

“Ti amo anch’io Zayn, ogni giorno di più” risposi prima di far incontrare le nostre labbra e perderci in un bacio che dopo sei anni era ancora capace di scuotermi l’anima come i primi.

E ogni volta, come la prima, non potevo che perdermi e vivere in quei baci unici.
 

 
***

CLAIRE’S POV.

 
“Abbiamo finito allora” mi disse Liam raggiungendomi con due bicchieri di champagne tra le mani.

“Già, con Faith e Zayn se ne sono andati via proprio tutti” sorrisi anche se stanchissima a causa della giornata appena trascorsa.

“Hai saputo che è un maschietto?” gli chiesi felice riferendomi al figlio dei nostri amici.

“Oh si, Malik ora non fa che parlare d’altro” ammise.

Sorrisi pensando alla loro coppia.

“Piuttosto, chi lo avrebbe mai detto che Niall decidesse di chiedere a Zoe di sposarlo”.

“Oh, sono mesi che ci voleva provare forse ha avuto il coraggio solo oggi” constatò mio marito. Ancora non ero abituata a considerarlo tale.

Un nuovo sorriso spuntò anche per loro.

“E che mi dici invece di Harry e Ally che hanno fatto pace in un tempo quasi record direi”.

“O di Lou e Sam che sono riusciti a convincere Mike a giocare con Sophie” risposi.

Il terzo sorriso dedicato anche a questi fidanzati.

“E questi?” chiesi indicando i due flûte.

“Questi sono per noi” rispose porgendomene uno.

“Vuoi proporre un brindisi?” mi chiese Liam.

“Io direi che negli ultimi anni ne abbiamo affrontate di cose, tutti insieme, tra momenti comici, tragici, cuori infranti, litigi, famiglie in crisi e affetti ritrovati, forse ognuno di noi ha trovato il proprio equilibrio e siamo ancora tutti insieme, quindi alla nostra” alzai il mio bicchiere a mezz’aria.

“Ma soprattutto alla mia e alla tua signora Payne” mi rispose facendo scontrare il suo calice con il mio per poi avvicinarsi a me e iniziare a lavorare piano all’ allacciatura del mio abito da sposa impossessandosi avaramente delle mie labbra che appartenevano solo a lui.

E pensando a tutto quello che ci circondava, ai nostri amici, alle nostre famiglie, al nostro amore e a noi, mi fu chiara una cosa talmente già evidente: I nostri amori estivi erano i migliori, semplicemente perché erano stati in grado di sopravvivere a tutte le stagioni e sarebbero sopravvissuti ancora a nuove bufere e a un nuovo Sole, perché era quello che il destino aveva deciso per noi ed eravamo tutti consapevoli allo stesso modo che il meglio sarebbe dovuto ancora arrivare.
 
 
 



 
 
THE END.








 
-Spazio Autrice.

Ed okay, siamo veramente giunte alla fine e io non ci posso ancora credere!
Sembra passato un secolo da quando ho pubblicato il primo capitolo il 25 giugno dell' anno scorso e si può dire che nonostante non vi abbia fatto aspettare un anno esatto per concludere la fan fiction abbia comunque superato il tempo di una normale gravidanza.
All' alba del 12 Aprile 2014 posso finalmente ma con tristezza ''pigiare'' il tassellino 'Completa' prima di pubblicare l'ultimissimo capitolo di 'Summer Loves' e lo faccio con un po' di dispiacere ma anche con tantissima gioia di essere riuscita a portare a termine questo progetto e di averlo fatto GRAZIE a voi che non mi avete mai abbandonata e mi avete spronato a continuare.
Senza di voi, il vostro supporto, la storia di Louis, Sam, Niall, Zoe, Harry, Ally, Zayn, Faith, Liam e Claire non sarebbe mai giunta al termine quindi un Grazie speciale va sicuramente a voi, per cui non trovo parole che sappiano descrivere veramente la vostra importanza <3
'Summer Loves' è stata una continua sorpresa, non solo per voi, ma anche per me, quando ho pubblicato il primo capitolo non pensavo di certo che ne avrei pubblicati altri 45, che essendo la mia prima storia avrei riscosso così tanto successo, che sarei riuscita a conoscere delle persone bellissime e bravissime attraverso semplici scambi di recensioni e qualche messaggio <3 <3
Mi sento cresciuta, credo di aver migliorato me stessa e il mio modo stesso di scrivere, e non voglio negarlo, mi sento persino abbastanza orgogliosa di quello che sono riuscita a fare ed ottenere :'''''''')
Il mio Grazie nei vostri confronti resta sempre vero ed immenso <3
Alcune di voi mi hanno già chiesto se questo Epilogo segnerà la vera fine della storia, ebbene io credo proprio di si, è giusto così, una storia bella con un degno lieto fine si merita di terminare qui, ma non nelle vostre teste, perchè spero che abbia occupato un piccolo spazio del vostro cuore e che nonostante sia finita continui a farvi sognare *-*


Credo di essere giunta alla fine, che sia il momento dei saluti e dei ringraziamenti veri: Grazie a chi ha inserito questa storia tra le seguite, tra le preferite o le ricordate. Grazie a chi ha dedicato alla fanfiction un po' del suo tempo leggendola, recensendola e sognando un po' con me. Grazie a voi che non mi avete mai lasciato da sola che siete rimaste fedeli alla storia. Grazie a chi mi ha dato dei consigli perchè sono stati davvero tutti utili. Ed infine ringrazio la mia storia perchè mi ha dato la possibilità di conoscere delle ragazze stupende come voi! <3 <3




Ho iniziato a scrivere un' altra storia, per ora sono solo al prologo, vi dico subito che sarà un esperimento di scrittura più introspettivo e più dettagliato, nel caso vi andasse di buttarci un occhio, cosa che mi renderebbe davvero felice vi lascio qui il link e l'intro:

"White Shadows"

"Autmn pensa di vivere nel modo più giusto che esista, lungo una linea sottile, tra obbligo e piacere, dolcezza e aggressività, risata e sorriso, pianto e lacrima solitaria. Ma il suo vivere sul filo di un rasoio la porterà a ferirsi involontariamente, a perdere il suo equilibrio e a cercare di sbilanciarsi verso una delle due sponde, alla ricerca di risposte alle sue domande che forse le verranno fornite da chi meno si aspetta."

Vi aspetto eh! ;)


UN BACIO IMMENSAMENTE GRANDE A TUTTE VOI! VI VOGLIO BENE, DAVVERO!





















































































 

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