Il ticchettare delle sue dita sulla tastiera e il
rumore delle ventole di areazione erano le uniche voci che lo avessero
accompagnato durante quelle lunghe ore di veglia e di lavoro notturno. Non che
potesse evitare di fare altrimenti. Era già un miracolo che fosse riuscito a
conservare il posto, dopo i ripetuti rimproveri del comandante Ikari. Nulla che
il suo austero superiore avesse da eccepire sulle sue capacità, sia ben
chiaro.Era la professionalità che lasciava alquanto a desiderare.
“Yawn….ma quanto ci mette Mayachan ad arrivare….” Con un sonoro
sbadiglio, il ragazzo si distese all’indietro sulla sua sedia, stiracchiando un
po’i muscoli e la schiena , tesi in una scomoda posizione ricurva da ormai
almeno un paio d’ore in quella stanza buia, illuminata solo dall’alternarsi del
verde, del rosso e del nero dei due monitor che aveva di fronte
“Hmm vediamo un po’…forse aumentando il reflusso….oppure la percentuale
salina….No, no è qualcos’altro….”
Erano pochi i problemi che non rusciva a risolvere…e quello era uno di quei
casi.
Certo è pur vero che se l’era andata a cercare…Erano stato lui a scoprire che
minime variazioni di minerali nella composizione dell’LCL potevano far variare
sensibilmente il tasso di sincronia…ed era anche lui che aveva sbandierato
davanti a tutta la commissione quanto le sue capacità fossero 10 volte superiori
a quelle della dottoressa Akagi…anche se aveva spudoratamente mentito.
Così come aveva spudoratamente mentito riguardo improbabili teorie riguardo
il miglioramento della capacità combattiva della serie degli Eva. Certo si era
oltremodo stupito quando le sue affermazioni erano state prese così tanto sul
serio…d'altronde in base ai dati che gli erano stati trasmessi, gli Angeli erano
stati tutti definitivamente sconfitti, dal primo all’ultimo…Questo ovviamente
fino a pochi giorni prima…
“Uff…non ci capisco niente…come avrà fatto la dottoressa Akagi a lavorare in
una situazione del genere…”
Molti lo avevano definito come una specie di genio.Laureato da poco più di
due anni e e già alle dipendenze di una delle multinazionali più ricche e
potenti al mondo…anche se per ovvie ragioni non tra le più famose.
Seele…gli dissero che si chiamava così.
E quanto aveva gioito quando, previa prematura deposizione della dottoressa
Akagi, era stato inviato come nuovo supervisore del reparto tecnologico
dell’Agenzia speciale Nerv.
“È sicuro di riuscire ad apportare le sue modifiche in tempo?”
“Signorsì Comandante Ikari. Mi dia un mese…anzi che dico, una settimana!”
Ecco, se c’era un difetto che sicuramente aveva, era quello di parlare troppo
e quasi sempre a sproposito.In realtà più che scienziato geniale lo si poteva
definire un geniale contapalle.
Tap, tap, tap. Un lieve rumore di passi...amplificati dall’eco del vuoto e
angosciante corridoio metallico che antecedeva il laboratorio di sperimentazione
e ricerca. Rumore di passi, seguito da un rumore più regolare, come lo
strusciare di un carrello.
“Hmm, magari è un problema di pressione? O di diluizione? Certo che avrebbero
potuto almeno darmi qualche straccio di base su cui lavorare…Senza effettuare
neanche un test pratico come potrei…”
“Kitsune-senpai?”
Una voce di donna interruppe quelle elucubrazioni ad alta voce.
“Oh Maya-chan. Eccoti finalmente.”
Senpai…quella parola le suonava stranamente familiare, eppure distante di una
distanza infinita. Senpai…
“Le ho portato i dati di combattimento riguardanti gli scontri con gli Angeli
numero 3, 4, 6, 9 e 14.”
Lo sguardo del ragazzo, ancora indolenzito per il brusco passaggio dallo
schermo alla ragazza che stava alle sue spalle ci mise un po’ a focalizzare
quanto ora gli stava di fronte.Poi, quando la pupilla fu abbastanza dilatata da
percepire perlomeno le sagome di quello che stava mettendo a fuoco un sorriso di
soddisfazione gli nacque sul volto stanco per il duro lavoro.
“Maya-chan io ti adoro! “
Il giovane balzò come un gatto dalla sua sedia e le si precipitò incontro ,
abbracciandola
“Mia salvatrice. Mia delizia. Mia dea. Oh quanto sei bella, fatti
abbracciare”
La povera ragazza, evidentemente nn abituata a tali dimostrazioni
così…esplicite di affetto, si lasciò scappare un brontolio di dissenso(o di
soffocamento per la troppa foga dell’abbraccio)
“Mi sta…già abbracciando a sufficienza signore…coff coff”
“Mia diletta, mia preziosa, mia unica fonte di speranza”
“Signore coff…mi sta…mi sta soffocando”
“Mia musa, mia adorata, mia …”
“SIGNORE MI LASCI”
A quella così vigorosa risposta il ragazzo lasciò quasi istantaneamente la
presa.
“Ops…scusa Mayachan”
La giovane donna riprese momentaneamente fiato.
“E si ricordi che questa è l’ultima volta. Ci è proibito portare dolci
all’interno dei laboratori figuriamoci…un intero carrello”
“Suvvia, suvvia Mayachan. È solo che senza qualcosa di zuccherino da mettere
sotto i denti non riesco a concentrarmi come vorrei. E poi lo sanno tutti che a
pensare troppo si spendono molte energie”
“Questo però non la autorizza a mangiare durante l’orario di lavoro….e
soprattutto a coinvolgere altri membri del personale…mi sento una ladra…
“Oh andiamo per così poco. Sarà il nostro segreto.D’accordo Mayachan?”
Il ragazzo sorrise e chiuse l’occhi destro in segno di intesa.
“Il nostro segreto…”
Quelle parole le suonarono strane…le suonarono..sporche
Lei aveva una sola senpai...e un solo segreto…ed ora che aveva una nuova
persona da chiamare senpai,ed ora che aveva qualcun altro con cui condividere
segreti si sentiva come una…traditrice…
Quegli strani pensieri però, le morirono non appena ebbero il tempo di
emettere il loro primo vagito.
“E non si ingozzi così, perlomeno…si farà venire un’accidente”
“Antifesta…”
“Come mi scusi?”
“Nulla, nulla. E comunque smettila di darmi del lei, mi metti a disagio.
Infondo abbiamo la stessa età”
E infatti era vero. Anche se a guardarlo gli si sarebbero potuti dare molti
anni di meno.
“mmm ti sei ricordata anche i daifuku alla fragola…e anche quel coso a forma
di fungo con i pezzetti di cioccolato…”
“Credo si chiamino Muffin, signore”
“Esatto, brava brava.” Ebbe il tempo di dire lui, prima di comnciare a
riempirsi la bocca con uno di quei dolci
La giovane ricercatrice nel vedere quello strano spettacolo ( ma lo si
potrebbe definire anche piuttosto grottesco, data la voracità di quello che era
a tutti gli effetti il suo nuovo superiore) appoggiò la fronte contro il
palmo della mano destra e tirò un sospiro di rassegnazione
“Almeno come procedono i lavori per lo sviluppo dele nuove unità Eva?” chiese
lei
“Oh non procedono affatto.” Rispose lui con sincerità disarmante
L’espressione di Maya si fece alquanto preoccupata
“Come dice?” ripetè lei, quasi a volere essere sicura di aver capito bene
“Ho detto che non procedono. Nada. Nisba. Niente di niente”
Se fossimo stati in un cartone animato quella sarebbe stata la parte dove una
metaforica gocciolina si sarebbe come per magia materializzata sulla testa della
ricercatrice. Tentando di contenere quella che accennava a diventare una
sfuriata di rabbia, la giovane dai corti capelli tentò un’ultima volta di far
breccia in quella sorta di indolenza che contraddistingueva quel suo nuovo bizzarro
collega
“Mi scusi senpai…ma ci dovrà essere stato un qualche minimo
miglioramento…”
“…direi proprio di no” continuò imperterrito il ragazzo, mentre teneva tra le
punte dell’indice e del pollice una bella fragola matura, rubata dalla cima di
una torta”
“I miglioramenti all’LCL?”
“Zero”
“L’upgrade del magi system e dei sistemi di difesa?”
“Ancora zero”
“Le modifiche alla corazza e all’equipaggiamento degli EVA”
“Ehm…mi dispiace”
“SI PUO’ SAPERE COSA COMBINA INVECE DI LAVORARE?”
Era troppo. Anche per una persona all’apparenza timida come lei. La sua amata
senpai era stata cacciata in malo modo e al suo posto avevano mandato questo
sconosciuto con la mania dei dolci. Senza darle nemmeno il tempo di
“metabolizzare il lutto”
Il giovane scienziato balzò all’indietro con la stessa velocità con cui si era
avvicinato
“Geez…scusami Mayachan…ma daltronde c’è poco che posso fare con tutti e tre i
piloti in stato di irreperibilità”
Afferrato l’ultimo daifuku tornò a sedersi a gambe incrociate sull’enorme
sedia che dava sulla sua scrivania, cercando di rannicchiarsi il più possibile
in modo da entrarci tutto. Nonostante mangiasse continuamente dolci era
piuttosto magro, a dire la verità. E anche piuttosto belloccio, se si fosse
degnato di darsi una pettinata ai capelli e si sforzasse di indossare abiti un
tantinello più eleganti di una felpa di una taglia più grande e di un pantalone
che gli scendeva fino a sotto i piedi
Maya tentò di calmarsi. La sua senpai l’aveva istruita personalmente. Se
quella sottospecie di scienziato si fosse sottratto ancora una volta alle sue
competenze se ne sarebbe occupata lei. D'altronde il tempo a disposizione era
fin troppo esiguo per poter battibbeccare su quelle insolite abitudini. Avrebbe
fatto rapporto al comandante. Avrebbe fatto cacciare quell’incompetente e lo
avrebbe pregato di ripristinare la dottoressa Akagi al proprio posto.
Avrebbe…
“Mayachan…quali hai detto che sono le condizioni del Second Children?”
“È in uno stato di coma vigile, signore. Nessuna risposta a stimoli esterni”
rispose immediatamente lei, quasi come se il sentirsi rivolgere una domanda
avesse annullato tutti i suoi propositi
“Il First?”
“Indisponibile, per ordine del comandante Ikari”
“Il Third?”
La ragazza si fece improvvisamente più cupa di qunto non già fosse
“….beh ecco lui….si rifiuta di salire di nuovo a bordo dell’EVA signore…”
…………..
………….
Il ragazzo con fare distratto cercò di arrivare con la mano a prendere una
tavoletta di cioccolato sullìala estrema della sua scrivania. Ne staccò un pezzo
e lo tenne stretto tra i denti,senza masticarlo
“È un bel problema Mayachan…”
“Lo capisco, signore”
“E basta con questo signore. Chiamami Taro va bene.”
“D’accordo signore…Taro”
Non era tanto il fatto che avesse preso il posto della sua adorata senpai ad
infastidirla. Quello che non poteva sopportare era il modo in cui la trattava.
Perché era dalla precedente propietaria di quella scrivania, che avrebbe voluto
sentirsi rivolgere tali parole.
………….
………….
“Signore?
“Si Mayachan?”
“Quanto tempo ci rimane…”
“Guarda tu stessa”
Il ragazzo cominciò ad armeggiare con la tastiera davanti a lui. Lo schermo
nero di uno dei monitor mutò improvvisamente faccia, mostrando e svelando a Maya
la risposta alla domanda da lei appena pronunciata
“È…è spaventoso”
“Già…”
“Le immagini sono in tempo reale?”
“Appena un decimo di secondo di differenza…”
“Quanto tempo ci rimane, secondo lei?”
“Tre giorni al massimo”
“Solo tre giorni?”
“Tre giorni, 5 ore 37 minuti e…21 secondi in questo istante.”
La giovane donna dai corti capelli abbassò lo sguardo, in un gesto che
esprimeva mesta rassegnazione. Rimirando con la coda dell’occhio lo schermo di
fronte a lei quasi si sentì mancare, accusando forse,un lieve giramento di testa
dovuto al troppo lavoro.
“Che senso ha avuto….sopravvivere fino a qui…”
La voce le uscì come uno smorzato sospiro, che morì pochi passi più lontano
dalle sue labbra
Il ragazzo le lanciò una fugace occhiata di condiscendenza.
“Sopravviviamo perché sentiamo il bisogno di farlo…non deve esserci per forza
una ragione dopotutto”
Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese. Suicida mancato.
Ecco un’altra descrizione da aggiungere a quelle già fatte in precedenza
“Allora, mi vuoi dire cosa ci facevi lassù tutto da solo?”
Rimase come inebetito davanti alla mano tesa di quella ragazza che adesso lo
stava aiutando a rialzarsi. Imbarazzato, sia per la magra figura fatta poco
prima( c’era da dire che il tuffo che aveva fatto non era stato certo uno dei
più aggraziati), sia per l’imbarazzo di avere pantaloni e camicia zuppi d’acqua
mischiata a sabbia, tentò di evitare lo sguardo della sua interlocutrice il più
a lungo possibile.
C’era una cosa sola che spaventava Shinji Ikari più di quanto già non lo
spaventasse il rapportarsi con le altre persone…Era il rapportarsi con le
persone che avevano effettivamente l’intenzione di relazionarsi con lui
Nonostante tenesse lo sguardo basso cercando di evitare qualsiasi contatto,
gli occhi di lei lo incalzavano incessantemente, cercando risposta
“Allora? Ce la fai a parlare o ti sei morso la lingua cadendo?”
“No…insomma…io”
“Bene sai parlare allora! Io sono Hikari come ti dicevo. Tu?”
“Shi…Shinji. Shinji Ikari”
La ragazza lasciò schiudere sul suo volto un altro luminoso sorriso.
“Shinji, eh? È un bel nome. Mi piace. E credo che mi piaccia anche tu ,
Shinji”
Il ragazzo arrossì quasi inconsapevolemente. Non era abituato a ricevere
complimenti di quel genere. Beh, era più corretto dire che non era abituato a
piacere a qualcuno
“Che c’è? Ho detto qualcosa che ti ha offeso?” domandò lei , accortasi del
suo rossore
“No…no non è…”
“Stupida, stupida, stupida” interruppe la ragazza, picchiandosi leggermente
sulla fronte “ Mi dispiace tanto.È che sono nuova di questo posto e non conosco
ancora bene tutte le vostre usanze.Stupida, stupida, stupida”
“Davvero non importa se….”
“È che mi sono appena trasferita, capisci? E qui è tutto così strano…”
“Non sei giapponese?” chiese lui
“Oh no. O meglio, non del tutto. Senti ti dispiace se camminiamo? Sta
cominciando a fare buio e dovrei rientrare a casa. Anzi sai che ti dico, perché
non vieni a dormire da me?”
Se Shinji Ikari, 14 anni, nazionalità giapponese arrossiva con tonalità che
variavano da un rosa chiaro a un rosso acceso per un singolo complimento
ricevuto provate a immaginare un colore che sia tanto forte da essere accostato
a un invito del genere
Tentando inutilemente di biascicare qualcosa (un vano tentativo di
resistenza), Shinji provò a addure qualcosa in sua difesa
Difesa che fu prontamente smontata dall’irruenza di quella strana ragazza
“oh ma guarda ! Ti si sono strappati i pantaloni”
Solo ora Shinji si accorse di avere gli occhi di quella ragazza puntati sul
suo sedere.
Il tessuto nero del pantalone , attraverso un vistoso squarcio, lasciava
intravedere il giallo canarino dei suoi boxer.
Con un gesto visibilmente imbarazzato il ragazzo provò a coprire quello
strappo con le mani, come meglio poteva.
“MA COSA CREDI DI FARE?” inveì lui ancora rosso in volto
“Oh scusa, ti ho offeso ancora? Non volevo, mi dispiace. Stupida, stupida
stupida”
Tentando di impedire a quella bizzarra ragazza di colpirsi di nuovo
ripetutamente sulla testa, Shinji protese le mani in avanti, ancora visibilmente
imbarazzato
“No, no, non mi sono offeso…adesso smettila però”
La ragazza lo guardò con occhi mortificati
“Davvero?”
“Davvero”
“Allora va bene”
La ragazzina chiuse gli occhi e assunse un espressione di innaturale
felicità
Questa volta Shinji non se la sentì più di non ricambiare quel dolce
sorriso
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