I should be over all the butterflies.

di itscupcake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ready or not? ***
Capitolo 2: *** over again. ***



Capitolo 1
*** ready or not? ***


Ready or not?

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La neve candida è posata come un manto su tutta la periferia londinese, ed Harry è rannicchiato sul davanzale della finestra della sua piccola villa.
Osserva la neve cadere leggera, soffice. Ed immagina come sarebbe essere un fiocco di essa.
Cadere da milioni di metri e non farsi male, essere sempre in gruppo, sempre in compagnia.
A dirla tutta, il riccio era da un bel po’ che soffriva di solitudine.
Lì in periferia di inverno non vi era molta gente, e le uniche persone con cui Harry aveva conversazione erano la sua vicina di casa, la signora Allen che da quando era rimasta vedova amava raccontare le sue vicende al riccio, e poi  Zayn, il suo migliore amico che viveva a qualche isolato da lui.
Il mese di Dicembre incuteva ad Harry tenerezza, dolcezza e paura allo stesso tempo.
Amava il Natale, il freddo e tutto ciò che era racchiuso in quei 31 giorni, ma odiava il fatto che gli ricordasse terribilmente il giorno in cui sua madre, Anne, nonché conosciuta nel paesino come ‘’ la donna della pasticceria ‘’, scelse di lasciarlo vivere solo, lasciandogli semplicemente un bigliettino con scritto
-‘’ Non vale la pena passere ancora tempo insieme, litighiamo spesso e sei abbastanza maturo per esser lasciato andare. Ti voglio bene, Anne ‘’ -
Il ragazzo non aveva mai capito interamente il senso di quel biglietto, ma non volle cercare altre spiegazioni, se una persona lo aveva lasciato c’era un motivo, ed era convinto di saperlo: era lui ad essere sbagliato.
Fin da piccolo i bambini si allontanavano da lui, gli era sempre piaciuto stare in solitudine e non amava il calcio. Era definito strano da chiunque lo conoscesse almeno un po’.
Quasi dai tempi delle elementari una delle sue paure più grandi era allontanare le persone che amava, e nonostante lui provasse fortemente a non farlo alla fine succedeva sempre così.
L’unico amico vero che aveva era Zayn, che non lo aveva mai abbandonato nonostante tutto.
Ed ecco che il fiume di pensieri di Harry fu interrotto dal suono acuto del campanello della villa.
Il riccio era abbastanza sorpreso perché fuori nevica molto forte e non sapeva davvero chi sarebbe stato in grado di uscire con quel tempo.
Quando si recò alla porta e aprì, si trovò davanti la figura di Zayn Malik, con un sorriso larghissimo composto di denti bianchissimi e labbra carnose.
«Ho portato la colazione, Haz»
Disse il moro, entrando senza fare troppi complimenti.
Harry strabuzzò gli occhi, non si era reso conto che non aveva dormito tutta la notte ed erano già le nove di mattina.
« Oh, grazie Zay» rispose allora il riccio di rimando, soffocando uno sbadiglio.
Zayn allora sorrise, e mentre Harry era di spalle impegnato a versare del latte nelle tazze, il moro si avvicinò con passo felpato e gli cinse i fianchi, sbucando con la testa sulla sua spalla destra, cogliendo il riccio di sorpresa.
Lasciò una scia di baci languidi sul collo e sulla guancia di Harry, che sorridendo fece sbucare due fossette tenerissime, che Zayn per altro adorava e che di conseguenza baciò nuovamente.
Il rapporto fra Harry e Zayn era sempre stato così, fin da bambini.
Si volevano un bene dell’anima, quasi inverosimile, ma mai nessuno dei due aveva pensato di essere una coppia o cose simili, sapendo benissimo che era un attrazione di tipo diverso.
«E così sta sera parti per Sidney.» decretò Zayn, abbassando lo sguardo.
«Si Zaynie, voglio provare a vedere se lì starò meglio. Insomma, qui non mi è rimasto più nulla, a parte te ovviamente, e sono stanco di stare qui. Stanco dei continui ricordi che mi salgono alla mente, stanco di vedere sempre gli stessi volti. Voglio cambiare, ricominciare.»
E Zayn non può far altro che annuire, come dargli torto?  Anche lui vorrebbe  ricrearsi un intera vita, magari ammettendo da subito le sue tendenze bisessuali, senza combattere contro se stesso.
Ma sa bene che non può abbandonare sua sorella Waliyha di appena quindici anni, e soprattutto ora che i suoi stavano divorziando.
Quindi, rassegnato, si riavvicina ad Harry e lo abbraccia. Cerca di sembrare il più sincero possibile, cerca di abbracciarlo più forte che può con la speranza di trasmettergli più emozioni possibili.
Ed Harry è sicuro che a Zayn quasi dispiaccia che lui se ne vada, per la prima volta sente di avere una ragione per restare, ma anche per la prima volta sente di avere finalmente un opportunità per ricominciare, per essere una nuova persona.
«Promettimi che verrai a trovarmi presto» affermò Harry, con un velo di tristezza sugli occhi.
«Dammi il tempo di sistemare Waliyha moralmente, quando sarà stabile verremo a trovarti di certo, sai che lei ti adora» rispose Zayn, sorridendo dolcemente, ma il riccio si limitò a sforzare un sorriso.

Dopo aver fatto colazione, il moro lasciò il più velocemente possibile casa di Harry, nonostante non lo mostrasse infatti era una persona molto emotiva ed era sicuro che in quelle condizioni sarebbe scoppiato a piangere.

Il resto della mattina passò velocemente, ed Harry cercò di fare ordine nella sua mente cercando di non dimenticare nulla in casa.
Dopo aver preparato una valigia ed un borsone,  prese il taxi e si recò in aeroporto, arrivando in perfetto orario.

«Ultima chiamata per il volo 653 diretto verso Sidney, tutti i passeggeri sono pregati di recarsi immediatamente all’uscita numero 3, grazie»
una voce di una donna abbastanza robotica risuonò nella sala d’attesa, così Harry prese le sue valige e si alzò; si voltò per un secondo indietro, puntando gli occhi sul grande finestrone che dava la vista su Londra.
In un attimo gli passarono per la mente gli occhi verdi della mamma, gli abbracci di Gemma, ricordi, speranze, scuola, vecchie conoscenze e tutte le cose meravigliose di quella città definita perfetta dall’intero mondo.
Un velo di nostalgia si posò sul cuore del riccio, e gli occhi iniziarono a pizzicare un po’, ma Harry più deciso che mai si incamminò verso la sua uscita, pronto a ripartire da zero.
Nuova vita. Nuove amicizie, e chissà, magari anche nuovi amori.

Era pronto o no?

Dopo circa dodici ore di viaggio aereo, finalmente Harry riuscì a scorgere le luci notturne di Sidney.
Un sorriso comparve sul suo volto, quasi involontariamente.
«E’ possibile slacciare le cinture di sicurezza, il volo è atterrato definitivamente. Ringraziamo tutti per aver scelto la nostra compagnia aerea, arrivederci.»
Si concluse così il discorso del pilota, che aprì gli sportelli posizionati alle due estremità del mezzo.
Harry scese rapidamente dall’aereo, e si posizionò all’esterno dell’aeroporto, aspettando che un taxi lo portasse a Rosewood street, dove si trovava l’appartamento che aveva affittato tramite web pochi giorni prima.


Rosewood street 4,Sydney.

Era circa mezza notte ed il riccio aveva appena messo piede nel suo nuovo appartamento, e ne era abbastanza contento.
Vi era una cucina, un bagno ed una camera da letto, tutto ciò legato da un unico piccolo corridoio. Era un inizio, pensò.
Avrebbe voluto andare a vedere i dettagli della casa e mettere in ordine ma era davvero esausto, così si gettò bruscamente sul letto ed il sonno non tardò ad arrivare.

Uno spiraglio di luce illuminò fastidiosamente il viso di Harry, che stiracchiandosi lentamente, si alzò dal letto e si diresse verso il bagno.
Dopo aver lavato la faccia in modo abbastanza rapido, si concentrò sulla sua immagine riflessa allo specchio.
Gli occhi verdi ancora assonati spiccavano sulla sua carnagione molto chiara, le labbra sottili era estese in un piccolo sorriso ed i capelli folti e ricci cadevano scompigliati sulla sua fronte.
‘’- Dovrei cercare lavoro-” pensò Harry, iniziando a mettere in moto i pensieri.

«Sono Harry Styles, ho diciannove anni, so parlare l’italiano, lo spagnolo e l’inglese. Mi sono trasferito a Sidney ieri ma ero stato qui già da bambino quindi conosco buona parte della città e delle abitudini cittadine. Vorrei che mi assumesse qui come cassiere perché ho davvero bisogno di una lavoro dal momento che ho lasciato tutto per venire qui e poter ricominciare. Gliene sarei davvero grato» terminò la frase Harry, rivolgendosi al direttore di uno dei vari starbucks di Sydney.
Se c’era una cosa in cui Styles era bravo, era il ‘’sapersi vendere’’, ossia sapeva essere educato ma intraprendente allo stesso tempo.
«Inizierà con una settimana di prova, a partire da domani, d’accordo?» rispose con un sorriso John Gough, questo era il suo nome.
«Perfetto. Grazie mille e arrivederci.» si dileguò il riccio.

Non appena uscì dalla sede dei colloqui, Harry non poté tenere a freno la voglia di andare a fare surf, cosa che aveva sempre amato fin da bambino.
Così si recò verso una delle spiagge più famose di tutta l’Australia: Gold Coast.
Al solo pronunciare il nome della zona, un sorriso si fece spazio sulle sue labbra. Sembrava quasi di essere in un film per lui.
Senza farsi troppi problemi, Harry  andò sul primo punto di spiaggia che trovò, e procurandosi una tavola rapidamente, si gettò quasi a capofitto nelle onde altissime e perfette, come le definiva lui.
Era da un bel po’ di tempo che non saliva su una tavola, e questo era uno dei motivi in più per cui la sua adrenalina era a mille.
Adorava il fatto che lì in Australia fosse Estate, e che comunque anche d’inverno non avrebbe mai fatto quel freddo che era costretto a sopportare in Inghilterra.
Mentre i capelli del riccio sguazzavano tra le onde, si girò verso la spiaggia rendendosi conto che non era neanche lì da un giorno, e già amava tutto.
La spiaggia era dorata e priva di fastidiosi sassi, il mare era cristallino e si estendeva ovunque. E l’unica parola che veniva in mente ad Harry era paradiso terrestre.

«Una granita al limone» ordinò Harry al bar, dopo essersi levato la tuta da surf ed essersi rivestito.
«Ecco a lei.» rispose la ragazza da dietro il bancone.
Il riccio si accomodò in un tavolino che affacciava sul mare, e con suo grande spettacolo poté ammirare che un gruppo di surfisti stava per iniziare una esibizione.
Fecero molte acrobazie, ma uno di loro colpì in particolare Harry, che si avvicinò per osservarlo meglio.
Capelli biondo scuro che si alzavano in un ciuffo, occhi celesti, esattamente come l’oceano ed un sorriso da levare il fiato.
Il vecchio Harry Styles avrebbe seguito i suoi movimenti da lontano, senza fare mosse avventate, ma era la sua nuova vita, giusto?
Ma la domanda che rimbombava come un eco nella mente di Harry, nonostante il suo coraggio, era una sola: Era pronto oppure no?

«Umh, ciao, sono un surfista da molto tempo e volevo dirti che sei bravissimo. Complimenti davvero.» Harry, come il suo solito, era in grado di far apparire una frase un po’ azzardata come la cosa più naturale del mondo, nonostante dentro non fosse per niente calmo.
«Umh, merci» rispose il biondino.
Harry rimase sorpreso per un attimo. –francese- pensò.
«Sei della Francia?» chiese un’altra volta, forse con troppa sfacciataggine.
«Oui. Sono qui da poco» rispose nuovamente, accennando un sorriso.
Ad Harry venne un impellente bisogno di ridere causato dall’accento buffo del ragazzo.
«Perché ridi?» chiese, stranamente non irritato.
«Scusami, davvero. Ma il tuo accento è buffo.» sentenziò Harry, sorridendogli.
«Louis, mi chiamo Louis Tomlinson.» sorrise il biondo, tendendo una mano verso il riccio.
Louis. Quel nome suonava così bene.
«Harry, Harry Styles. Comunque nemmeno io sono di Sidney. Vengo dalla Gran Bretagna.» rispose di riamando.
«Bene, è stato un piacere Harry. Ora devo scappare, ho gli allenamenti. Ci vediamo in giro.» disse Louis, allontanandosi.
Ad Harry parve quasi che gli occhi di quel ragazzo fossero entrati nei suoi e lo avessero folgorato.
Non aveva mai sentito nulla di simile, tranne con Zayn.
Il riccio si avviò verso casa, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era Louis.
Il suono del suo nome, i suoi occhi, le sue labbra.

Ma era pronto? Era pronto a ricominciare tutto da capo?


Spazio Autrice.
Allora, salve a tutti per prima cosa aw sfjks.
In questi giorni mi è venuta la strana idea di cimentarmi in una long larry.
Ho buttato giù la prima trama che mi è venuta in mente perché avevo davvero bisogno di scrivere, e a parar mio non è tanto male.°
Ma analizziamo tutto per beeeene.
Allour.
In questa fan-fiction abbiamo un Louis francesino ahahahaha, che nonostante sembri innocente, nasconde un lato di sé abbastanza forte che scoprirete.
Harry abbandona un po' tutto (?) per cercare di ricominciare, e soprattutto di cambiare.
La piccola scena Zarry è dolce gngngn <3
Comunque mi spiace se non c'è molto da aggiungere su questo primo capitolo ma era più che altro un introduzione perché dovete capire il ruolo che hanno i personaggi:)
Mi farebbe piacere ricevere vostri pareri, opinioni o consigli. Quindi lasciatemi una recensione (:
su twitter sono @rawrszain  quindi se volete potete scrivermi anche lì, o anche mettendo l'hastag #isboatb che è l'abbreviazine del titolo della storia.
Grazie mille ed alla prossima babeeez:)

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Capitolo 2
*** over again. ***


Over again.
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«And I don't know where I've been
And I don't know what I'm into
And I don't know what I've done to me.
So I'll burn my mind,
on miss nothing, miss everything.»
The pretty reckless- miss nothing.
2.

Con le spalle indolenzite e gli occhi ancora semichiusi, Harry si alzò dal letto il più velocemente possibile arrivando a stento in cucina per farsi un caffè.
Accese i fornelli, e solo in quel momento si ricordò, a causa del caldo, di dove fosse.
Sidney. Sussurrò appena, andando ad aprire la tenda ed il davanzale, che aveva una vista strepitosa. Lateralmente si poteva ammirare la pianura che si estendeva per chilometri e chilometri, mentre frontalmente vi era l’oceano, che dato il forte sole, sembrava pieno di brillantini che luccicavano.
Era blu, blu come….. gli occhi di Louis.
A pronunciare quel nome nella mente ad Harry sembrò quasi che una ventata di ricordi ed emozioni gli attraversassero il corpo.
Il suo sorriso divertente, gli zigomi ben pronunciati, e quegli occhi che sembravano non finire mai.
Il riccio scosse la testa come a voler scacciare via quei pensieri, e si ricordò che sarebbe dovuto essere il suo primo giorno di lavoro.
Lo starbucks era stata da sempre una cosa che lo aveva affascinato, per questo era ben contento di aver trovato un posto di lavoro lì.
Per il suo primo giorno, optò per un jeans leggermente a vita bassata attillato, canotta degli ‘’ All time low’’ – gruppo che adorava – e converse bianche.



«Ciao, io sono Niall. Tu sei il nuovo arrivato, vero?» chiese un biondino, non appena Harry mise piede dietro il bancone.
«Si, mi chiamo Harry.» rispose il castano, cercando di indossare senza buoni risultati il grembiule con il logo della caffetteria.
«Ti serve una mano?» si avvicinò cauto Niall, ridendo.
«Direi di si…» disse il riccio, sorridendo a sua volta.
Il biondo andò dietro la schiena di Harry, e legò il grembiule in pochi secondi, non trovando alcuna difficoltà.
«Allora Niall, sei di Sidney?» disse l’inglesino, mettendo in ordine qualche tazza spara qua e là, dato che ancora non avevano aperto ufficialmente.
«Oh no, sono Irlandese, non si sente?» esclamò lui, ridendo.
Aveva una risata cristallina.
«Amo l’Irlanda… sai, da piccolo adoravo fare fotografie e Dublino era uno dei miei posti preferiti da immortalare.» confessò Harry.
«Bello! Tu sei inglese, vero? Si sente il tuo accento!» esclamò l’altro, alle prese con il lavare qualche piattino per il caffè.
«Esatto. La cosa buffa è che non ho ancora trovato nessuno originario di qui.» si ritrovò a pensare Harry ad alta voce, finendo per ridere.
«Sidney è una città molto grande, ed il turismo è alle stelle, ma ancora di più l’immigrazione. Infatti forse la metà dei cittadini proviene da altri stati. All’inizio sembrava strano anche a me, ma poi ci fai l’abitudine. Comunque, è il momento di aprire. Tu gestisci le ordinazioni per oggi, è più semplice, poi nei prossimi giorni ti insegnerò a preparare i cappuccini e tutto il resto, d’accordo?» finì il biondo.
«Perfetto. Sono pronto.» sorrise il riccio.

La giornata di Harry sembrava andare a meraviglia, i clienti fin ora erano stati tutti particolarmente gentili e accoglienti –mente in Inghilterra non sarebbe mai successo- nonostante il suo essere impacciato, poiché era il suo primo giorno.
Il riccio, arrivato all’ora di pranzo era più tosto stanco ed affamato, ma doveva tenere duro, lo sapeva. Era il suo lavoro e gli era andata magnificamente a trovarlo in un solo giorno.

Mentre Niall era impegnato a preparare cappuccini ad una famiglia appena entrata, Harry fissava dal grande finestrone posto sulla destra Solleman Street, ancora non riusciva a credere di essere lì, e di essersi fatto già un nuovo amico, avere un lavoro e anche un appartamento tutto suo.
Eppure tutto questo gli sembrava maledettamente strano, e incompleto.
Gli mancava qualcosa, o forse qualcuno, ma non riusciva a capire cosa o chi fosse.
Per un secondo la figura di Zayn volò nella mente di Harry.. i suoi denti bianchi, le labbra carnose, la pelle olivastra.
Gli mancava, o forse questo era dire poco.

«Harry, tutto bene?» chiese Niall sorridendo, finito di servire i clienti.
Tutto bene?
Questa domanda gli veniva posta molte volte, forse anche più di una al giorno, ed Harry la maggior parte delle volte non sapeva cosa rispondere, per questo optava per la cosa più scontata, ossia un ‘si’ privo di verità.

«Harry, stai bene? Sembri strano in questi ultimi giorni…» disse Gemma, osservando il fratello seduto sul letto con il viso che fissava il pavimento.
«Ultimi giorni, hai detto bene. Fra poco tu e la mamma ve ne andrete Gemma, per sempre, e per sempre è un tempo che non finisce mai, capisci?» esclamò il riccio esasperato.
«Harry, ti senti così perché hai solo sedici anni e sei in una fase difficile, l’adolescenza comporta questo. Hai i sentimenti amplificati. Fidati, andrà tutto bene, starai meglio senza di noi» incalzò la sorella, portando alla bocca di Harry un fazzoletto umido con un sonnifero sopra.


Harry a quel ricordò rabbrividì, come avevano potuto lasciarlo?
Aveva un odio represso nei confronti della sorella, odio o forse rabbia e rancore.
Lo avevano lasciato solo, senza una certezza, una casa, una famiglia.
Aveva dovuto rialzarsi da solo, senza alcun aiuto… ma nonostante tutto questo, a volte gli mancavano gli occhi della mamma e della sorella.
Non si dimenticano facilmente sedici anni passati insieme.
Abbracci, coccole, giochi, litigate e tanto altro.
Ma doveva andare avanti, e lo sapeva benissimo.

«Sto bene biondino, sto bene. Secondo te perché è così difficile ricominciare da capo?»
Il castano si ritrovò per la prima volta a voler chiedere spiegazioni, ma sbagliò, sbagliò gravemente. Tutto questo lo riconduceva ad un’unica parte: il passato.
Ricordi, cose non dette, segreti… quasi incuteva terrore a pronunciarlo.

«Come hai detto?» chiese il biondo, leggermente sovrappensiero.
«No, nulla, lascia stare.» si asserì Harry, cercando di dimenticare le parole che aveva detto lui stesso, in un momento di debolezza.
Ci fu’ qualche secondo di silenzio, quando l’irlandese puntò il suo sguardo negli occhi verdi smeraldo del collega.

«E’ difficile ricominciare semplicemente perché non puoi pretendere che i tuoi fantasmi non ti perseguitino più. Spesso la gente a voglia di ripartire da capo perché ci sono troppe cose lasciate a metà nella loro vita, troppi dubbi, incertezze, paure. E ricominciare è da codardi. Perché è solo una scusa che serve unicamente a mascherare lo stato di disagio di una persona.
Finché le cose non le risolvi, ti continueranno sempre a perseguitare.
Forse in una forma più lieve, ma nei momenti di debolezza, saranno sempre lì, pronte a divorarti.» Niall si irrigidì durante il discorso, non scostando lo sguardo dal viso pallido del riccio.
Harry, dal canto suo, se prima era ansioso, ora si poteva certamente definire impaurito.
Era come se l’Irlandese gli avesse letto nell’anima, in quell’angolino che nessuno aveva mai osato sbirciare, quella parte di sé che non voleva uscire allo scoperto.

«Una persona codarda è chi non ammette i propri errori, chi scappa dopo uno scherzo, chi prima fa una cosa e poi corre via per paura delle conseguenze, voler ricominciare non significa essere codardi.» disse più a se stesso che a lui
«E una persona che prima costruisce tanto da una parte, che pianta tanti sogni, tante speranze in un luogo ma poi capisce che è troppo per lui e scappa, decide di iniziare di nuovo, questo non è essere codardi?» rispose immediatamente il biondo, diventando leggermente più teso.
«Come fai a sapere la mia storia?» strabuzza gli occhi Harry, incredulo.
«Perché, evidentemente, è anche la mia.»

Era passata ormai una buona mezz’ora ed Harry e Niall non si erano più rivolti la parola, non perché fossero arrabbiato o cosa, ma si era creata una leggere tensione che non era gradita a nessuno dei due.
«Vado a servire il tavolo 3.» fu’ l’unica cosa che disse il riccio, dirigendosi verso i clienti.
E ad Harry venne quasi un colpo al cuore quando vide Louis, con altra gente, seduto intorno al tavolino chiacchierando allegramente con gli amici.
La mani iniziavano a sudare, ed i pensieri diventavano sempre meno lucidi.
Poi però si ricordò dove fosse, e facendo un respiro profondo, si avviò sicuro verso il tavolo 3.
«Buongiorno. Cosa desiderate?» chiese deciso, cercando di mostrarsi il più calmo possibile.
«Bella maglia, Harry.» una voce sottile e acuta si fece spazio nel locale, Louis Tomlinson guardava il riccio mostrando un sorriso pieno.
Ad Harry sembrò che tutto ciò che lo circondava stesse andando in frantumi, e l’unico pensiero che gli venne alla mente in quei pochi secondi fu che se avesse avuto in mano la sua macchina fotografica avrebbe immortalato quel sorriso e quel viso miliardi di volte, tanto che era bello.
«Grazie, Louis.» fortunatamente la voce di Harry non sembrò svasata o più debole, forse solo un po’ più roca, ma nessuno ci fece caso.
Louis biascicò qualcosa in francese con i suoi compagni seduti al tavolo, e l’unica cosa che capì il riccio fu ‘caffè’.
«Due caffè macchiati, un cappuccino ed un frappè ai frutti di bosco.» disse poi in inglese, ed Harry annotò velocemente tutto sul taccuino.
«Arrivano subito.» sollevò il capo Harry, sorridendo a tutti, senza nemmeno sapere il perché.
«Harry, pomeriggio io ed i miei amici volevamo organizzare un torneo di surf. Ti piacerebbe venire? Più siamo, meglio è!.» disse Louis, con un buffo accentro francese che fece allargare ancora di più quello di Harry.
«Se avrò tempo, ci sarò. Sempre Golden Beach, giusto?» si affrettò a chiedere l’inglese.
«Stesso posto di ieri, esatto.» sorrise il francese.
Harry se ne andò dai tavoli semplicemente sorridendo ancora, e una volta che fu dietro al bancone, dove nessuno poteva vederlo, ritrovò una voglia impellente di fissare Louis per molti minuti.
I suoi lineamenti erano quasi perfetti, le gote rosse mettevano in risalto gli occhi azzurri brillanti, e i capelli di un biondo scuro spiccavano con il ciuffo.
‘’Bella maglia’’ ripensò alle parole dette in precedenza… quindi avevano la musica in comune.. bene.

«Niall, a che ora chiudiamo normalmente? Sai, avrei bisogno di fare alcune commissioni.» chiese Harry, pensando già a come programmare il suo pomeriggio.
«Tu sei nella settimana di prova, quindi puoi andare via per le quattro. Altrimenti normalmente possiamo andare via per le sette. Oh, comunque il tuo girono liberò sarà il giovedì.» rispose Niall, sorridendo.
«Oh, va bene. Allora dato che proprio ora sono le quattro, io mi avvio, ho alcune cose da sbrigare. A domani, Niall, e grazie dell’aiuto.» finì Harry, uscendo velocemente dalla caffetteria.

Il riccio attraversò la strada e si sedette su una panchina in uno dei parchi più famosi di Sidney. Ogni posto nuovo che visitava della città non faceva altro che renderla più bella agli occhi di Harry, e questa cosa lo entusiasmava.

L’inglese si posiziono comodo sulla panchina, aprendo il libro che doveva finire di leggere, e proprio quando stava iniziando a rilassarsi, una telefonata interruppe il bel momento.

«Haz, mi manchi da morire.» annunciò dall’altro capo del telefono Zayn, quasi affannato.
«Oh, Zay. Manchi anche tu. Qui è bellissimo, ma non è lo stesso senza di te» confessò Harry, schiacciandosi il labbro inferiore.
«Vorrei prendere il primo volo e raggiungerti, davvero. Ma Waliyha non è ancora pronta ad affrontare un viaggio, ma manca poco» disse il moro sorridendo.
«Lo vorrei anche io. Comunque mi manca tutto di noi…» disse Harry, accennando una punta di malizia nella voce roca.
«Tutto? Mh, e sentiamo.. cosa?» chiese ancor più malizioso Zayn, ed il riccio scommise che l’amico in quel momento avesse la lingua sulle labbra, come era solito fare nelle situazioni abbastanza eccitanti.
«I tuoi biscotti alla mattina, i tuoi vestiti sparsi in giro per casa, le serate passate alla playstation, il tuo ciuffo.. le tue labbra sulle mie…» rispose di rimando il riccio, provocando scosse elettriche in entrambi i corpi.
«Oh, che combinazione. Manca tutto questo anche a me… » si ritrovò a dire il pakistano, pensando a tutto ciò che aveva passato con il suo ‘’migliore amico ’’.
«Allora ti aspetto, mi raccomando.» ritornò serio Harry, sorridendo.
«Certo, buon pomeriggio Styles.»
«Ci sentiamo, Zaynie.» finì la conversazione l’inglese, posando il suo iphone in tasca.
Il riccio dovette respirare profondamente per circa due minuti, risentire la voce di Zayn dopo la conversazione avuto con Niall non aveva fatto che deporre tensione nella sua mente.
Harry aveva sempre avuto la strana caratteristica di sentire molte emozioni amplificate, ed in quel momento si sentiva quasi soffocare, così dato che inoltre non sopportava più quel sole ormai troppo forte, decise di avviarsi verso il suo palazzo.

Proprio mentre era nelle scale, salendo verso il quarto pieno (il suo), una ragazza si fece spazio nella sua visuale.
Castana, viso pallido, occhi marroni profondi, ed un corpo al quanto esile bensì slanciato.
«Pardonne-moi, sapresti dirmi dove sta la signora Elizabeth, s’il vous plait?» un accento francese fin troppo marcato, un tono di voce delicato e soave, Harry si ritrovò a ridere fra sé e sé, un’altra francese, wow.
«Mi dispiace, ma sono nuovo qui e non conosco nessuno.» mi ritrovai ad affermare, spaesato.
«Oh, d’accord. Io sono Eleanor, comunque. Verrò a vivere qui nei prossimi giorni.» ammiccò lei, sfoderando un sorriso.
«Sei francese?܏» chiesi io, poco convinto di quel bel visino.
«Oui. Non si nota?» rise lei.
«Comunque io sono Harry-» non gli diede il tempo di finire una frase.
«Sei Harry, e sei molto carino» disse Eleanor, con tono più sensuale.
Ad Harry quasi gli mancò l’aria, ma poi si riprese e rise rumorosamente, la sua solita risata cristallina. Erano tutte così ingenue, diciamo che non conoscevano i suoi gusti.
«Tu invece sei Eleanor e..» non gli fece finire nuovamente la sua frase.
«Sono Eleanor, e dovrei sapere che sei gay e che è inutile che cerco di attaccare bottone» alzò le sopracciglia soddisfatta della sua deduzione


«Niente male –sospirò- comunque sono Harry, tutti mi chiamano così» finalmente il riccio si decise a tendere la mano alla ragazza di fronte a lui, che fiera di lei,lasciò il ragazzo lì impalato, prendendo l'ascensore.
.


Era più di dieci minuti che Harry aspettava seduto sulla riva dell’acqua Louis ed i suoi amici, che non pareva accennassero a farsi vivi.
La testa del riccio iniziò a sovraccaricarsi di pensieri quando una voce lo fece quasi sobbalzare.

«Harreh. Scusa il ritardo, ma abbiamo avuto un piccolo contrattempo.» si giustificò il francese, pronunciando il nome dell’altro con un accento che ad Harry parve dannatamente sexy.
«Non c’è problema, Louis. Allora, i tuoi amici sanno parlare inglese?» chiese, alzandosi e facendo un cenno verso i quattro ragazzi dietro Louis.
«Sanno solo dire qualche parola, le cose base. Ma altrimenti no, nulla di più. Comunque su questo non c’è problema, io traduco.» accennò un sorriso.
«D’accordo. Allora, cosa volgiamo fare?» domandò Harry, mordendosi il labbro.
«FreeStyle. Penso che sia la cosa migliore!» disse il francese, voltandosi verso gli amici.
«E comunque –si girò nuovamente verso Harry- loro sono Jack, Denis, Albert e Stan, che è l’unico che parla l’inglese, dato che è nato nel Texas.» terminò Louis.
«Piacere.» mormorò appena il riccio, impegnato a soffermarsi su ognuno di loro con molta attenzione.
«Parfait. Possiamo iniziare.» disse quello che doveva essere Albert, con un accento forse più buffo di quello del francesino.

Neanche dopo cinque minuti, Harry era sulla sua tavola arancione che spiccava fra le onde altissime dell’oceano.
Aveva sempre amato questo sport per il fatto che lo facesse sentire terribilmente libero. Essere su un pezzo di legno e sapere che molte persone ti stanno invidiando per quello che fai, sapere che in quel momento sei tu a cavalcare qualcosa, e non il resto a schiacciarti… tutto questo lo faceva sentire orribilmente potente.
E mentre era sulla tavola, dopo aver fatto qualche acrobazia, incontrò sulla riva gli occhi blu di Louis, che lo fissavano meravigliati.
Ed Harry, a differenza di qualche attimo prima, si sentì improvvisamente debole. Eppure l’oceano era milioni di volte più profondo degli occhi del ragazzo di fronte a lui, ma al riccio sembrava che sull’acqua riuscisse a stare a galla, mentre poi cedeva miseramente davanti a degli stupidi occhi.

«Non ho parole, sei stato bravissimo boucle» sentenziò Louis, sorridendo, piacevolmente sorpreso.
Harry perse un battito. Quel sorriso…e quel soprannome?
«Boucle?» chiese, pensando quasi ad alta voce.
«Prendilo come un soprannome, è adatto a te.» rispose di rimando il francese, sorridendo nuovamente. Harry avrebbe tanto voluto chiedere cosa significasse, ma fu interrotto da Stan, che spuntò dietro le spalle di Louis.
«Mon petit, che ne dici di andare nel capanno qui affianco? Je ne peux pas attendre.» sussurrò all’orecchio del francese Stan, mordendogli il lobo.
Una strana sensazione si impossesso del corpo del riccio.
Pensò alle parole dette dall’amico, e a come sarebbe stato essere al posto suo.
Harry si sentì avvampare e scostò lo sguardo, imbarazzato dalla situazione, e sentendo una leggera erezione premere sul suo costume da bagno.

«Fra poco, finisco di parlare con Harry e ti raggiungo.» rispose di rimando Louis, schioccando a Stan un bacio rapido a fior di labbra.
Fatto ciò, Stan si allontanò.

«Scusalo, a volte è molto impulsivo.» parlò Louis per primo, sorridendo.
«Non ha importanza. Comunque, dimmi Louis, oltre al surf, tu cosa fai?» chiese curioso Harry, avvicinandosi a lui.
«Oh, io dipingo. Sono un pittore, ma nulla di serio. Mi piace disegnare, semplice. Mi sarebbe tanto piaciuto restare in Francia per coltivare questa mia passione, ma mio padre non ha voluto. E così eccomi qui. I miei avrebbero voluto che mi iscrivessi all’università a Parigi, ma se continuavo a stare lì sarei stato quasi loro prigioniero. Quindi sono scappato con i miei amici. Voglio essere libero di fare ciò che mi piace.» spiegò Louis, con un velo di malinconia nella voce.
Libertà.
Quella parola ad Harry risultava così innocua, vicina. Infondo lui –almeno apparentemente- era sempre stato libero.
Anne non hai mai tenuto a lui più del dovuto, ha avuto una possibilità di ri farsi una vita, di prendere il timone e decidere cosa fare e dove andare.
Mentre per Louis era quasi l’esatto contrario.
Infanzia trascorsa nella villa enorme a Doncaster, vestito rigorosamente da principino, con una vita già scritta ma non da lui.
Ed è per questo che si era ritrovato a scappare.
Due storie così diverse, eppure con lo stesso ed unico sbocco.
Stessa città, stesse speranze, stesse sensazioni.
Erano Harry e Louis, e la loro vita stava per prendere una svolta non indifferente.

Writer's corner.
Ciao a tutte bellissime.
Sto pubblicando questo capitolo pochi minuti prima di andare a vedere 'this is us' al cinema, e sono a dir poco emozionata.
Non riesco a credereche i miei ragazzi abbiano fatto un film,giuro sjfsk.
Sono così fiera di loro, e sono sicura che nei momenti Larry al film sembrerò un idiota but okay hahahahah.
Tornando alla storia, beh questo capitolo è lungo infatti ci ho messo un bel po' per elaborarlo.
Ho pensato che le cose stavano andando fin troppo liscie, quindi sbaaam. Ecco che il passato di Harry piano piano torna a galla, ecco che inizia a mancargli Zayn ed ecco che spuntano due novi personaggi: Eleanor e Stan.
Penso che tutte le shippers sappiano chi siano, quindi capirete le risate mentre scrivevo su di loro lmao.
Comunque scappo a prepararmi per andare al cinema, spero di avere qualche recensione in più, per me significano tantissimo.
Grazie a tutte!
Contatti:
twitter: @secretouis
ask: wtfbullshits

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