As long as you love me

di Strongstay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I know I'm shy ***
Capitolo 2: *** Confused ***
Capitolo 3: *** Fearless ***
Capitolo 4: *** Coraggiosa ***
Capitolo 5: *** Stay Strong ***
Capitolo 6: *** Sleepless night ***
Capitolo 7: *** I would him ***
Capitolo 8: *** imbarazzo ***
Capitolo 9: *** Believe ***
Capitolo 10: *** Fuck ***
Capitolo 11: *** Why me? ***
Capitolo 12: *** Insecure ***
Capitolo 13: *** It's where my demons hide ***
Capitolo 14: *** Distance ***
Capitolo 15: *** It's raining ***
Capitolo 16: *** Let him go ***
Capitolo 17: *** George ***
Capitolo 18: *** You belong with me ***
Capitolo 19: *** Happily ***
Capitolo 20: *** I need you ***
Capitolo 21: *** Baciami ancora ***
Capitolo 22: *** Something Great ***
Capitolo 23: *** I'm addict to you ***
Capitolo 24: *** I want you to stay ***
Capitolo 25: *** Noi siamo infinito ***
Capitolo 26: *** Give me love ***
Capitolo 27: *** A wonderful surprise ***
Capitolo 28: *** Lego House ***
Capitolo 29: *** I just want it to be you and I forever ***
Capitolo 30: *** A love that consumes you ***
Capitolo 31: *** Tic Tac ***
Capitolo 32: *** Let it snow ***
Capitolo 33: *** Shadows ***
Capitolo 34: *** With the heart on fire ***
Capitolo 35: *** Thinking Out Loud ***



Capitolo 1
*** I know I'm shy ***


I know I'm shy

I raggi del sole filtravano dalle fessure della serranda non del tutto abbassata, accarezzandomi il volto, corroso dalle lacrime versate durante la notte, a causa dei soliti incubi. I miei capelli quasi rossastri, umidicci e impastati, mi solleticavano il collo, impedendomi di riposarmi per una manciata di minuti, prima di raggiungere la Lincon High School, scuola superiore che avrei frequentato per gli ultimi due anni.
Ormai, mi ero abituata a cambiare città continuamente, a causa delle necessità di mio padre, famoso organizzatore di concerti internazzionali, ma non era affatto semplice ricominciare da zero. Da bambina avevo vissuto in Francia, a Nizza sulla Costa Azzurra, e quelli furono gli anni migliori della mia infanzia. Poi, gli spostamenti iniziarono, a partire da Madrid ,in Spagna, dove frequentai i primi due anni di scuola primaria, in un istituto di suore. I restanti due anni di scuola primaria, li conclusi a Lisbona, in portogallo, e quelli furono anni difficili per me e la mia famiglia. Dopodiché, iniziò il vero e proprio trambusto, frequentai la scuola secondaria di primo grado in tre stati diversi; partimmo da Dublino, per poi andare a San Pietro Burgo e Rio de Janeiro, città che non hanno nulla in comune. Infine, i primi tre anni delle superiori li frequentai in Italia, a Milano, dove riuscii a trovare dei precari equilibri, che si ruppero di scatto, alla morte di mia madre, Clarisse, a causa di un tumore al seno, curato troppo tardi. ogni notte, il suono così dolce della sua voce mi perseguita, avrei voluto che fosse ancora qui, con me, ma dopo la sua morte ero cambiata, quegli occhi azzurro oceano, ancora da bambina, erano diventati grigiastri, cupi e spenti, ma mi promisi che non mi sarei lasciata andare, sarei stata forte, proprio come lei, che aveva affrontato la malattia in silenzio per non far preoccupare nessuno, con la consapevolezza che giorno dopo giorno si stava spegnendo sempre di più, quella si che era forza, ed io provai ad essere uguale a lei, ma i muri dellamia timidezza, creati in questi anni di sballamento totale, erano troppo alti per essere abbattuti da una come me.
Troppi ricordi stava ripercorrendo la mia mente, troppi incidenti brutali e strazianti, andati a segnare la mia vita una volta per sempre, come tatuaggi indelebili sul mio corpo. Separai lentamente le palpebre, nonostante le ciglia che andavano ad abbracciarsi per nascondere il mio sguardo dalla vita reale. Quel blu spento delle mie iridi, illuminò ben poco la stanza, ma ci ero abituata, nulla era poi così particolare in me. Dopo vari tentativi mi alzai dal mio comodo letto a una piazza e appoggiai i piedi sul freddo legno del parquet. Con gli occhi socchiusi, ancora impastati dal sonno, osservai la mia figura, così esile e spenta attraverso uno specchio a parete.

Barcollando mi avviai verso il piccolo bagno che dovevamo condividere io e mia sorella, vi entrai e lasciai che dei piccoli getti d'acqua mi rinfrescassero in corpo sudaticcio. Avvolsi il mio corpo nel mio accappatoio a nido d'ape e passo dopo passo raggiunsi nuovamente la mia camera da letto.
Senza esitare aprii le ante dell'imponente armadio in mogano bianco che si trovava davanti al mio letto ed estrassi da esso degli shorts jeans , un maglione sulle sfumature del viola e delle splendide Vans del medesimo colore. Non era proprio l'ideale per andare a scuola, ma poco mi interessava dell'opinione degli altri, così scesi frettolosamente le scale ed entrai in cucina, dove mi aspettava mia sorella.
I lunghi capelli biondi appena fonati le scendevano scompigliati sulle spalle, le labbra rosee erano messe in risalto da un leggero strato di lip gloss rosa e le sue splendide iridi azzurre erano delimitate da una sottile linea di eye-liner.

Avevamo sempre avuto un ottimo rapporto, era come una migliore amica per me, certo i litigi non mancavano mai, ma sapevo di potermi confidare con lei. Eravamo diversissime in tutto, ci separavano cinque anni di differenza, ma ciò non ci aveva mai divise, nulla ci avrebbe mai divise e per quanto egocentrica e superficiale fosse non avrei mai minimamente pensato di "sostituirla".
Le sorrisi ed aprii l'imponente frigorifero in acciaio da cui estrassi un succo d'arancia, che sorseggiai dopo essermi seduta sul tavolo.
"Hai scambiato la cucina per una stalla?"chiese Emma ridendo.
"Siamo simpatici oggi!" Risposi sorridendo.
"Dai scendi."disse sbuffando.
Emma mi afferrò per una mano e mi trascinò giù dal tavolo. La cosa bella del nostro rapporto era che per quanto potessimo litigare, nulla ci avrebbe mai divise perché saremmo sempre state sorelle ed io per lei ci sarei sempre stata. Emma afferrò un tazzina e ci versò dentro quella sostanza di cui si drogava ogni mattina, tutto ciò che le dava l'energia necessaria ad affrontare la giornata, lei preferiva chiamarla energia, comunemente veniva chiamato caffè.
"Sei preoccupata per la nuova scuola?"chiese sorseggiando il suo buon caffè.
"Abbastanza, mi sudano le mani!"dissi, sfregando i palmi tra loro.
Anche se dell'opinione degli altri non mi importava, speravo che in questi due anni sarei riuscita a farmi qualche amico, qualcuno di cui fidarmi e su cui poter contare. Non avevo mai avuto una migliore amica, dovendo viaggiare costantemente ero stata abituata a contare solo su me stessa e sulla mia famiglia, ma arriva un certo punto in cui devi uscire dal nido protettivo della tua famiglia e mostrarti al mondo esterno.
"Io no. Scommetto che farò colpo su tutti."disse con aria altezzosa.
Essendo sempre stata sicura di sè, non mi stupiva affatto che la bionda non avesse assolutamente timore, era sempre stata la più considerata, costantemente al centro dell'attenzione e non credevo che ciò sarebbe mai cambiato.
"Brava."
Detto ciò, afferrai il mio zaino della eastpack verde lime ed uscii di casa sperando di arrivare puntuale. Per tutto il tragitto pensai a come sarebbe andata a scuola, se sarei riuscita a rifarmi una vita e sarei stata accettata per quella che ero e speravo con tutto il cuore che andasse tutto bene.
Mi odiavo con tutta me stessa. Prima non ero così, ero totalmente diversa; piena di gioia e soprattutto felice. Ora ero cupa, chiusa e timida. L'opposto di com'ero prima. Avevo allontanato da me tutte le persone a cui tenevo, avevo costruito dei muri intorno a me.
Arrivai davanti alla scuola, ma non ebbi il coraggio di entrare e diedi un'occhiata al cortile. Panchine bianche e squadrate ovunque, che si alternavano con dei piccoli cespugli potati alla perfezione, piccoli gazzebo sotto i quali sorgevano delle grandi tavolate dominavano in quell'area verdeggiante e rendevano il tutto più accogliente. L'ambiente era schematico e lineare al primo impatto, ma questa prima impressione veniva annullata dagli stravaganti graffiti, che inondavano le pareti.
Credendo di essere sola in quell'immensa area mi distesi su una delle ultime panchine e rivolsi lo sguardo al cielo come per comunicare con mia madre. Sapere che lei era presente in ogni momento della mia vita mi rassicurava, era come un angelo custode per me.
Osservai per vari minuti i piccoli movimenti delle nuvole e mi divertii vedendole assumere stravaganti forme, draghi, delfini, principesse in pericolo, tutto ciò che poteva scatenare la fanstasia di un bambino.
Sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle, ma non avrei permesso a nessuno di rovinare quel poco equilibrio che avevo stabilizzato in quei minuti, così rimasi immobile sotto il sole cocente per qualche minuto, ma dei passi mi fecero sobbalzare e mi girai di scatto.
Delle splendide iridi smeraldo mi fecero immobilizzare. Scrutai il ragazzo davanti ai miei occhi per qualche istante: i ricci castani scompigliati gli mascheravano la fronte, un primo principio di barba si faceva spazio sulla sua mandibola e delle labbra carnose dalle sfumature rossastre catturarono subito la mia attenzione.

Sbattei le palpebre rapidamente per distogliere lo sguardo dal bellissimo ragazzo davanti a me e mi alzai in piedi, intenta nel dirigermi all'interno della scuola, ma il ragazzo mi fermò.
Lui iniziò a parlare..."Sai, è da un po' che ti guardo."disse mostrandomi delle meravigliose fossette.
A quelle parole il mio viso divenne color peperone e non riuscii a dire niente. Mi limitai ad aggrottare le sopracciglia e con aria indifferente mi feci spazio fra le numerose panchine fino ad arrivare davanti all'entrata, quando sentii la sua mano stringeremi il polso e tirarmi a sé.
"Mi chiamo Harry, tu come ti chiami bellissima?" Disse con voce roca.
"Non sono cazzi tuoi."
"Non fare la difficile."disse accarezzandomi una guancia.
Io abbassai lo sguardo. Ero intrappolata nella mia timidezza, che molto spesso si trasformava in acidità. Non capivo cosa volesse un bel ragazzo come lui da una come me, la maggior parte delle persone scappavano da me per il mio carattere di merda perciò non capivo che interesse avesse nei miei confronti.
"Ti ho chiesto come ti chiami."disse con tono più alto.
"E-Elizabeth."dissi tremando.
"Brava piccola, non devi aver paura di me."disse sorridendo.
"Non ho paura di te voglio solo andare in classe."dissi sbuffando.
Harry mi afferrò il polso e mi avvicinò ancora di più a sé. In quegli occhi smeraldo si nascondeva qualcosa di cupo, non erano luminosi, erano spenti, esprimevano rabbia, ma anche una profonda tristezza.
"Già mi piaci, hai un bel caratterino, sei acida e testarda, difficile da trovare. Comunque...In che classe vai?"
"E a te che te ne frega?!"
"Dai! In che classe vai?!" Chiese insistentemente.
"4ªG." Risposi allontanandomi da lui.
"Perfetto io in 4ªF. Alle dieci esci fuori dalla classe. Ci vediamo lì bellissima." Disse ammiccando.
Mentre lui se ne andava io rimasi ferma a guardare il vuoto.
"Iniziamo bene..." pensai tra me e me.
Poi ritornai alla realtà ed entrai in quella "prigione". Mi diressi prima di tutto in segreteria, così salii le scale ed entrai una grande stanza colma di computer, stampanti e quant'altro. Mi avvicinai ad una signora non più alta di un metro e quaranta, seduta su una sedia girevole, e le chiesi dove fosse la mia aula. Lei mi consegnò le chiavi del mio armadietto, il numero 68, e mi accompagnò fino alla fine del corridoio del primo piano, prorpio accanto all'uscita di emergenza c'era una porta di ferro verniciata di bianco che conduceva alla classe nella quale avrei trascorso i miei ultimi due anni da liceale.
Ci entrai dentro, mi sedetti all'ultimo banco per non essere notata e nessuno si accorse di me fin quando una ragazza bruna si avvicinò a me. Aveva una figura slanciata e portava ai piedi delle scarpe col tacco 12, non appropriate secondo me, le labbra erano messe in mostra con un rossetto rosso accesso e gli occhi erano circondati da vari strati di matita e eye-liner, una vera e propria troia, per così dire. "Scusami questo è il mio banco." Disse con un tono freddo come il ghiaccio.
"Scusa?!" Chiesi alzandomi in piedi ed aggrottando le sopracciglia.
"Vattene e non rendere tutto più difficile." Disse sbuffando.
Io presi i libri e me ne andai, non volevo problemi. Poi sentii qualcuno spingermi da dietro, mi girai e notai sempre la stessa e acida ragazza. Io non reagii e iniziai a cercare un altro posto. Ero arrivata all'ultima colonna ed ero pronta a tutto dopo gli innumerevoli rifiuti ricevuti. Il mio sguardo si aggirava tra i miei nuovi compagni e continuai il mio percorso sperando di trovare qualcuno sopportabile.
"Ehi io mi chiamo Jennifer, tu?" Disse una voce alle mie spalle.
Un visino pulito da ragazza per bene mi accolse con uno sgargiante sorriso. I capelli castani leggermente mossi le scendevano sulle spalle e degli occhi del medesimo colore le illuminavano il volto.

"Mi chiamo Elizabeth." Riposi sorridendo a mia volta.
"Bene Elizabeth, se non sai dove sederti puoi sederti vicino a me."
"Dici sul serio?"
"Ovvio."
Mi sedetti accanto a lei ed iniziammo a parlare fin quando entrò la professoressa di tecnologia. Fu una lezione noiosissima di cui non capii niente, rimasi tutto il tempo a guardare il vuoto e fui ripresa per la mia disattenzione varie volte.
Poi suonò la campanella e la professoressa uscii dall'aula. Guardai l'orologio e mi accorsi che erano già le dieci ma non avevo voglia di incontrare quel ragazzo, mi faceva paura, era strano e soprattutto carino e non era il periodo migliore per innamorarmi. Mi sembrava un vero e proprio puttaniere, uno che se ne fa una diversa ogni sera ed io non ero una di quelle troiette che gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Ero acida, ma era così che mi mostravo agli altri, anche se dentro ero diversa con il mondo esterno ero costretta ad essere qualcun'altra per non legarmi a nessuno e di conseguenza non soffrire. Avrei voluto scappare da questo mondo, ma non ho mai avuto il coraggio di affrontare le cose.

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-Note Autore-

Ehi splendori, 
Essendo il mio primo capitolo sono piuttosto emozionata, perché non ho idea di cosa possiate pensare di me, ma soprattutto del mio modo di scrivere. Questo è un capitolo introduttivo, nel quale mi sono voluta soffermare principalmente su Elizabeth, ma anche sugli altri personaggi, descrivendone la personalità, ma anche l'aspetto fisico.
Elizabeth è un personaggio complicato, difficile da capire, abbastanza bipolare, ma l'ho creata apposta così, per dimostrare come il mondo esterno può influenzarci e come ci distrugga la perdita di un nostro caro.
Beh, non mi va di soffermarmi molto perché voglio che siate voi a giudicare. Mi farebbe molto piacere trovare una vostra recensione, anche sottoforma di critica costruttiva, perché voglio davvero migliorare.
Alla prossima,
Strongstay xx

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Capitolo 2
*** Confused ***


Confused
 
Jennifer chiese alla prof di andare in bagno ed io rimasi sola. Ero arrivata in quella scuola da poche ore e non mi ero ancora ambientata, anzi ero davvero a disagio; tutti con me si comportavano in modo strano e non capivo perché quel ragazzo mi aveva importunata. Insomma, era un bel ragazzo e immagino che potesse avere qualsiasi ragazza della scuola, evidentemente era un puttaniere o un giocatore di football, o chissà che cos'altro, ma non avrei sicuramente instaurato alcun rapporto con lui. Aveva il viso sporco, di chi ama troppo spesso giocare col fuoco, io di certo non gli avrei dato corda.
Dopo neanche un minuto di attesa la mia compagna di banco tornò, spostandosi impacciatamente tra i banchi. Il suo volto aveva assunto colorazioni rossastre, sembrava un peperone, e si torturava lentamente le mani; era indubbiamente agitata. Jennifer si sedette nuovamente al mio fianco, si coprì la bocca con una mano e senza farsi vedere sussurrò:"Harry è fuori che ti aspetta."
"Non mi va di andare da lui." Affermai abbassando lo sguardo.
"Stai scherzando? È il più carino della scuola!" Esclamò strabuzzando gli occhi.
"Ho capito, ma non mi interessa essergli amica tantomeno essere usata."
"Non me ne frega, adesso va a parlargli,ma fai attenzione;Harry quando si mette in testa che vuole una cosa la ottiene, e non è proprio affidabile come ragazzo."
"Ecco, lo sapevo." Affermai.
"Non fa niente, ora vai." Disse ridendo.
"Ok." Sbuffai.
Mi alzai dalla sedia con le gambe tremanti e divenni rossa dall'imbarazzo quando gli sguardi di tutti si posarono su di me. Senza dir niente, uscii dall'aula e chiusi la porta, curando di non far rumore. Sospirai, lasciando la maniglia, ma sentii il respiro di qualcuno sul mio collo e delle grandi mani strinsero il mio bacino. 
Mi girai di scatto e vidi Harry, in tutta la sua bellezza che sfoggiava uno splendido sorriso mostrandomi due piccole fossette ai lati della bocca.
Ero ancora tra le sue braccia e cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riuscii. 
Mi sentivo impotente. Il mio corpo era così fragile, mentre il suo predominava totalmente sul mio, temevo che la sua presa, così rude e brutale, avesse potuto persino sgretolarmi le ossa. 
"Sei venuta finalmente." Disse accarezzandomi il viso.
"Sì, perché mi hai fatta venire? "Chiesi togliendo la sua mano dal mio volto.
"Perché volevo vederti." 
Harry prese una ciocca dei miei capelli ed iniziò a giocarci, arrotolò la piccolà quantità di capelli intorno alle sue dita e ne osservò attentamente il colore. Evidentemente per lui ero solo una bambolina con cui giocare, ma io non volevo stare al suo gioco. Tra le sue braccia ero inquieta, non avrei mai potuto rilassarmi, ero più che nervosa, mi aspettavo il peggio da quel ragazzo. Tenevo lo sguardo basso, ma lui mi alzò il volto con due dita. Quando le mie iridi incontrarono le sue senti dei brividi percuotermi la schiena; erano meravigliose. Cazzo, riuscirebbero ad illuminare una stanza.

Il riccio avvicinò il suo volto al mio, scruto il blu opaco dei miei occhi, trasformarsi in un azzurro acceso. 
Non mi capitava da tanto. Le mie iridi erano sempre velate da una profonda tristezza ed insicurezza, non mostravano quel colore da anni e ciò mi stupì, anzi mi scosse.  
"Ora che mi hai vista posso andare?" Chiesi bruscamente.
"Come sei bella quando fai la difficile. Sarai mia, ne sono certo." Disse stringendomi ancora di più a sè.
"Io non credo...Ora devo andare se non ti dispiace."
Riuscii a liberarmi dalla sua presa,ma lui mi prese per le spalle e mi girò nuovamente verso di sè, io indietreggiai fino ad avere le spalle contro il muro. 
Le sue mani scesero fino alla mia vita,poi spinse il suo bacino contro il mio, io gemetti. Sentii le mie gambe tremare a quella spinta, in testa avevo una tale confusione, ero attratta fisicamente da lui, ma la parte più razionale di me mi diceva di evitarlo il più possibile. Avvicinò pericolosamente le sue labbra alle mie ma io mi scansai ed entrai di corsa in classe. Ero disgustata dal suo comportamento, era davvero un puttaniere. 
Mi sedetti al mio posto e feci finta di niente mentre pensavo a cosa mi fosse successo. Mi chiedevo in che casino  fossi finita e come uscirne fuori, poi suonò la campanella,erano le 12.00,e uscimmo tutti da scuola. 

Oltrepassai il portone di quella "prigione" e mi diressi verso la piazzetta principale. I muri erano pieni di murales, lo stesso il pavimento sul quale ragazzi con lo skate-board si alternavano e dimostravano tutto ciò che sapevano fare meglio. Io mi misi a parlare con Jennifer del più e del meno in un piccolo angolino accanto ad un albero, quando delle mani grandi e calde mi avvolsero il bacino,alzai lo sguardo e vidi Harry. Mi allontanai all'istante da lui, ma il riccio mi prese per un polso e mi avvicinò a se..." So che lo vuoi anche tu." sussurrò. 
Poi avvicinò le sue labbra alle mie ma io mi liberai dalla sua presa e gli tirai uno schiaffo. 
Lui mi guardò confuso, poi sorrise. Non volevo avere niente a che fare con uno stronzo come lui.
"Quando ti arrabbi sei irresistibile." Disse accarezzandomi il viso.
"Cosa vuoi da me?!" Chiesi esasperata.
"Voglio solo renderti felice." Affermò avvicinandosi a me.
"A-allora stammi lontana!" Urlai tremando.
Lo sguardo di tutti era puntato su di me. Chi mi guardava con aria divertita, chi con stupore. 
"Questa volta non ce l'hai fatta Styles. Prova con un'altra puttana." Sentii alle mie spalle.
Mi liberai dalla presa di Harry con facilità e mi feci spazio tra la gente, diretta verso casa. Prima di attraversare la strada mi girai, per incontrare lo sguardo di Harry, e lo osservai portarsi le mani tra i capelli deglutendo fortemente. Non diedi peso a tutto ciò, così mi incamminai verso casa mia, che fortunatamente non era molto distante da lì.
Camminavo già da cinque minuti e non facevo altro che pormi una marea di domande, non riuscivo a capire come mi sentivo, era tutto così strano. Vagavo per le strade con disattenzione e mi accorsi troppo tardi che mi stavano seguendo due ragazzi. Uno di loro si avvicinò a me, cercai di accelerare il passo ma lui mi afferrò per le spalle e mi mise contro il muro.
"Divertiamoci un po'" Disse rivolgendosi all'altro.
"Lasciami stare!" Urlai dimenandomi.
Si stava avvicinando pericolosamente quando arrivò all'istante Harry.
"Logan, Jhon, lasciatela stare! " Intervenne il riccio.
Erano un trio di puttanieri e stupratori?! Ma in che cazzo di guaio mi ero cacciata?! Avevo un cartello sulla fronte che diceva "STUPRATEMI"?!
"Amico volevamo solo divertirci un po'..." Disse Logan ridendo.
"Divertitevi, ma non con lei! Non dovete più toccarla!" Ringhiò Harry, fancendolo indietreggiare.
Io intanto mi allontanai da Logan e mi nascosi dietro ad Harry, che mi disse di tornare a casa,ma io non volevo lasciarlo solo quindi rimasi lì. Certo, scappare sarebbe stata la scelta più giusta,e sinceramente non so cosa mi spinse a restare lì. In quel momento mi sentii per qualche istante protetta da Harry e nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per me.
Quando Harry si avvicinò a Logan io indietreggiai. Harry diede un calcio in pancia a Luke e un cazzotto a Jhon. Mi coprii il viso con le mani, non avevo mai sopportato la vista del sangue.
"Dovete lasciarla stare avete capito?!!" Ordinò Harry.
Luke e John scapparono via. Harry si avvicinò a me spaventato.
"Ti hanno toccata?" Chiese preoccupato.
"No..." Risposi esasperata.
"Perché sono arrivato io!" Affermò alzando il tono.
"Mi sarei potuta difendere da sola! Non ho bisogno di nessuno, tanto meno di un puttaniere come te."
Mi alzai dirigendomi verso la porta di casa mia quando lui si avvicinò a me.
"Sei la prima ragazza che fa la difficile con me, sei l'unica. Ecco perché sei diversa dalle altre, hai qualcosa di più... un bel caratterino." Disse ridendo.
"Sì, un bel carattere di merda. Harry smettila di dire cazzate ora devo andare."
Con un abile gesto aprii la porta d’ingresso di casa mia e me la chiusi alle spalle, lasciando Harry sugli scalini lì davanti. Presi un respiro profondo ed entrai in cucina, dove trovai mio padre e mia sorella intenti nel gustare del filetto al sangue.
"Com'è andata a scuola?" Chiese lui.
"Bene, ora vado in camera mia a studiare." Risposi, salendo le scale.
"Ma non hai mangiato niente!" Esclamò alzandosi da tavola.
"Non ho fame. Devo studiare." Affermai zittendolo.
Una volta raggiunto il secondo piano, aprii la candida porta color panna che portava in camera mia e mi distesi sul letto distrutta. Dopo qualche secondo però, sentii il mio cellulare squillare. Aprii il mio zaino e vi estrassi il cellulare, visualizzando che la chiamata era effettuata da un contatto che mi era nuovo.
 
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-Note autore-
Ehi bellissime, 
Questo è il mio secondo capitolo e ne sono piuttosto soddisfatta. Certo, spero di poter raggiungere risultati migliori con il passare del tempo, ma ho bisogno del vostro sostegno, quindi vi chiedo di recensire sinceramente, esprimendo cosa pensate del capitolo.

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Capitolo 3
*** Fearless ***


Fearless
 
“Ho vogli di vederti…” Disse un ragazzo, appena accettai la chiamata.
La voce roca del ragazzo mi mise i brividi, ero certa di averla già sentita, era profonda come ben poche, tuttavia non riuscii a capire di chi si trattasse finche non la udii nuovamente.
“Ehi zuccherino, non mi riconosci?”
Sentivo la tensione farsi sempre più evidente. Il mio battito cardiaco rimbombava all'interno della gabbia toracica e le mie gambe tremavano alla pari di due foglie. Non sapevo come interpretare questi due sintomi. Era come un miscuglio tra paura e interesse. Ma un ragazzo come lui non mi sarebbe mai potuto interessare, Harry non meritava l’affetto di nessuno, così gli risposi senza farmi troppi problemi. 
“Come fai ad avere il mio numero?” Chiesi sbuffando.
“Conosco tante persone, sai?”
“Ok, non mi interessa, oggi rimarrò a casa. Non mi va di uscire, soprattutto con te.”
“Ci vediamo alle 19.30.” Insistette lui
“No! Non voglio vederti.” Urlai.
Rabbrividii io stessa sentendo la mia voce, farsi così potente. Quelle urla erano rotte, la gola iniziò a pizzicarmi e mi sedetti sul letto a causa di un forte mal di testa.
Il riccio non rispose, restò in silenzio per una manciata di minuti, ma non si arrese e ritentò a lungo, cercando di persuadermi.
“Ti chiedo solo un’uscita… e se non ne vorrai più sapere lo capirò.” Disse infine.
“Harry, mi hai preso per una stupida? Sappiamo entrambi che vuoi solo portarmi a letto e poi te ne andrai. Dopotutto lo fanno tutti, ma da me non avrai questa soddisfazione.” Sbuffai.
“Ok, voglio divertirmi un po’, ma ti farò passare una serata magica.”
Era davvero testardo Jennifer aveva ragione, ma io non avevo intenzione di vederlo. A che cosa servirebbe una scopatina con un perfetto estraneo che si dimenticherà sicuramente di te? A cosa servirebbe perdere la verginità in un modo così squallido? Ma soprattutto, a cosa servirebbe affezionarsi ad uno come lui, ad un puttaniere che se ne fa una diversa ogni sera, che è conosciuto da tutti per essersi scopato tutta la scuola?
“Va bene, uscirò con te, ma sarò libera di andarmene quando vorrò.” Affermai, attaccando la chiamata.
Non seppi cosa mi spinse ad accettare quella proposta, forse il bisogno di lasciarmi un po’ andare o la convinzione che una serata con Styles non avrebbe rovinato i miei equilibri.
Troppo stanca per affrontare questa situazione, mai sicura abbastanza per credere in me stessa, mi distesi sul morbido letto a due piazze e mezzo e mi addormentai, dopo cinque ore così era quello che ci voleva.

 
"Quando avrai paura pensa a me, io ci sarò"
 
La mia mente vagava tra i mille ricordi. Immagini di una me, piccola, ma sicura di sé, scorrevano nella mia mente, alternandosi con piccoli flash dei miei primi amici, le mie prime vacanze, per poi arrivare a immagini soffuse di mia madre, stretta a mio padre, per poi ritrovarmi catapultata in quell’ospedale, immersa dai pianti e dalle urla, al vedere quella donna che mi aveva messa al mondo, stesa su quel lurido, ma immacolato lettino, dove tante persone erano guarite, rinate, ma altrettante si erano spente, passando a un mondo migliore. Ricordo ancora il piccolo bigliettino che mi scrisse, con quelle poche forze che le restavano prima di abbandonarmi.
Il mio volto fu bagnato lentamente da piccole lacrime amare, ma le mie mani intervennero immediatamente, impedendo ad esse di scendere nuovamente. Non potevo permettermi di essere debole, dovevo essere forte, me l’ero imposta e avrei affrontato qualsiasi sfida.
Mi alzai dal letto e con le poche forze che avevo, mi avvicinai alla scrivania di fronte adesso per far svagare la mia mente.
Afferrai una vecchia macchina da scrivere, che apparteneva a mia madre, e poggiai le mie dita sui tasti, indecisa su cosa scrivere.
Serrai le palpebre tra loro e lasciai che le mie dita spingessero qualche tasto a caso. Ci ero abituata, conoscevo alla perfezione l’ordine di quelle lettere così lasciai che la mia fantasia si sfogasse indirettamente. Le mie dita scrissero tre piccole paroline.
 
“ C’era una volta…”
 
Pensarono al mio posto, che avrei dovuto tenere la mente occupata e si poggiarono nuovamente sulla tastiera per scrivere di tutto ciò che stavo vivendo, quando sentii qualcuno bussare alla porta della mia stanza. In fretta e furia, nascosi sotto al mio letto la macchina da scrivere ed
ed andai ad aprire la porta.
“Cosa vuoi?” Chiesi freddamente.
“C'è un ragazzo in salotto che vuole vederti.” Rispose mio padre, sorridendo.
Sbarrai all'istante gli occhi. Mentre lui sorrideva, io stavo morendo dentro. Sapevo che era il ragazzo riccio dagli occhi smeraldo che mi aveva chiesto di uscire, ma io avevo paura, avevo paura di provare qualcosa per lui e soffrire ancora.
Perché dopotutto era un bel ragazzo, anche se era un puttaniere aveva qualcosa che mi aveva colpita fin dal primo momento.
Ma queste cose non le ragiono con la pancia e non ascolto più il mio cuore.
“Ehm, digli che mi sento male e non posso uscire.” Affermai, chiudendo la porta, che fu riaperta d mio padre qualche istante dopo.
“Tesoro, possiamo parlare un attimo?” Chiese, chiudendosi la porta alle spalle.
“Va bene...” Sbuffai.
Lo feci entrare, dopotutto era mio padre l'unico uomo che c'è sempre stato e ci sarà per sempre e mi fidavo ciecamente di lui.
Tutte stronzate. Quell’uomo non mi aveva mai capita, e non si era mai sforzato di comprendermi, quindi lo lasciai parlare, senza prestargli troppa attenzione.
“Non voglio che frequenti dei ragazzi, lo sai.” Affermò, sospirando.
“Su questo siamo d'accordo, quindi mandalo via.” Dissi, alzandomi dal letto
“Ma mi sbagliavo.” Disse, tirandomi a sé.
“C-cosa?” Chiesi, strabuzzando gli occhi.
“Ho sbagliato per tutto questo tempo a darti consigli sbagliati sul l'amore. Ti ho insegnato ad aver paura di amare per paura di rimanere delusi, ma è stato un grandissimo errore. Non si deve aver paura dei propri sentimenti per paura di rimanere delusi, mi dispiace per averti dato questo insegnamento, ma ho sbagliato. Ho pensato molto alla mamma e ai bei momenti passati insieme. Beh alla fine è successo quello che è successo, ma siamo stati benissimo insieme e abbiamo avuto un regalo bellissimo; tu e tua sorella. Beh... se è un ragazzo per bene sei libera di frequentarlo, ovviamente se vengo a scoprire qualcosa di negativa su di lui, non dovrai più rivederlo.” Rispose, stringendomi a sé.
Scoppiai a piangere, mio padre aveva amato moltissimo mia madre ed io la sua morte l'avevo sempre vista come una punizione per lui, e non avevo mai pensato a tutti i bei momenti che avevano passato insieme.  Avevano avuto il coraggio di attraversare insieme la malattia di mia madre. Quando morì avevo quindici anni, ero già abbastanza grande, ma mi sentivo come una bambina smarrita e mi sentivo impotente, avevo paura di affrontare qualsiasi sfida mi si ponesse davanti agli occhi, ma non potevo continuare così, avrei dovuto trovare la forza di cambiare.
“Grazie papà.” Dissi, stringendolo a me.
Gli ero veramente grata, quella conversazione mi aveva dato il coraggio di affrontare la serata con Harry.
Nulla tesoro. Ehm... Ora però vai da quel ragazzo al piano di sotto." Disse sorridendo.
Elizabeth:"È solo un amico papà..."
Papà:"Sisi credi che sono nato ieri? Cambiati vado a tenergli compagnia."disse ammiccando.
Dovevo farmi coraggio ed essere me stessa, ma ci sarei riuscita?Era questo quello che mi chiedevo continuamente mentre cercavo qualcosa da mettermi.
 

 
-Note autore-
Ehi bellissime,
scusatemi se questo capitolo è corto, rimedierò postandone un'altro dopo pranzo. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, se vi va recensite.
Grazie mille,

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Capitolo 4
*** Coraggiosa ***


                                                    Coraggiosa

Presi dall'armadio degli shorts e una canotta, mi truccai leggermente gli occhi e le labbra. Mi guardai allo specchio e vidi finalmente me stessa.
Mi feci coraggio, scesi per le scale ed entrai in salotto. Vidi Harry seduto sul divano con lo sguardo basso giocare con le dita... Feci un colpo di tosse finta e feci cenno a mio padre di andarsene che si alzò ed andò in cucina. Quando rimanemmo soli Harry alzò lo sguardo verso di me... Le sue splendide iridi verdi incontrano le mie. Mi persi totalmente nel suo sguardo e quando si alzò per avvicinarsi a me il mio battito accelerò.
Era una sensazione che non provavo da tanto ed ero felice di provarla ancora anche se mi metteva un po' paura provare di nuovo qualcosa... Ora ero coraggiosa e pronta ad affrontare di nuovo tutto sperando in un lieto fine...
Avvicinò la sua mano al mio viso e mi accarezzo una guancia che arrossì subito...
Harry:"Sei bellissima..." mi sorrise e si avvicinò ancora di più a me.
Elizabeth:"È meglio se andiamo... Non vorrei fare troppo tardi."
Harry:andiamo" sbuffò"
Gli feci un sorriso sghembo ed afferrai la sua mano... Era la prima volta... Era la prima volta che cercavo io il suo contatto...
Entrammo in macchina e mi sedetti sul sedile del passeggero... Non dissi niente per quasi tutto il viaggio fin quando Harry schiuse le labbra...
Harry:"Non avevi detto che non saresti venuta?" rise
Elizabeth:"Se vuoi me ne vado..." Risi a mia volta
Harry:"No, non rinuncerei a te per nulla al mondo..."
Mi sentii in imbarazzo e cambiai argomento...
Elizabeth:"Dove stiamo andando?"
Harry:"Ad una festa..."
Elizabeth:"Ok..."
Dopo un paio di minuti arrivammo davanti ad una discoteca e scesi dalla macchina... Harry venne al mio fianco ed entrammo dentro... Il riccio si avvicinò a degli amici e mi chiese di restare lì ferma mentre andava a salutarli. Mentre parlavano mi indicò... Mi sentii piuttosto osservata...
Poi Harry mi fece cenno di avvicinarmi a lui... Mi feci coraggio e lo raggiunsi...
Mise il suo braccio intorno alla mia vita per infondermi coraggio... Amavo le sue mani calde e grandi che mi davano sicurezza...
Harry:"Elizabeth ti presento Gemma e Zeke."
Elizabeth:"Ehm... Ciao."
Harry mi chiese di ballare con lui ma mi rifiutai. Il ballo non faceva per me... Rimasi da sola con Gemma ed incominciammo a parlare....
Gemma:"Elizabeth giusto?"
Elizabeth"Ehm si..."
Gemma:"E tu sei la ragazza di Harry quindi... "
Elizabeth:"No.!"
Gemma:"Ah ok... Credevo che stesse insieme."
Elizabeth:"Beh ti sbagliavi... "dissi a tono basso
Gemma:"Lui ti piace... "
Elizabeth:"No assolutamente no!"
Gemma:"Sicura?"
Elizabeth:"si!"
Ok... Lui un po' mi piaceva ma non avrei potuto dirlo ad una sua amica... Gliel'avrebbe sicuramente detto ed avrei fatto una figura di merda...
Gemma:"Tu a lui piaci però..."
Elizabeth:"Harry è uno che se la fa con tutte sarei solo una delle tante e non mi va..."
Gemma:"Ad Harry non è mai piaciuta una ragazza quanto gli piaci tu... Questo almeno è quello che mi ha detto lui..."
Scese il silenzio e mille domande mi affollarono la testa...
Ad Harrry piacevo veramente?
Avrei dovuto ascoltare Gemma?
E a me Harry piaceva?
Ritornai alla realtà e mi rivolsi a Gemma.
Elizabeth:"Vado a bere qualcosa..." dissi alzandomi.
Non stavo più capendo niente avevo bisogno di sapere come stavano realmente le cose.
Dopo poco mi decisi... Decisi di ascoltare tutti i consigli che mi aveva dato mio padre... Di avere coraggio e di non aver paura...
Mi avvicinai ad Harry... Era accanto ad una ragazza bionda molto carina, sicuramente più bella di me, erano mano nella mano e stavano parlando. Poi notai che Harry aveva gli occhi lucidi quindi mi feci oraggio e mi avvicinai ancora di più per farmi notare...
Harry:"Eli ti presento Alison..."
Elizabeth:"Ciao..." Dissi con tono freddo
Alison:"Ciao"
Ero molto confusa cosa voleva quella ragazza da lui?
Perché Harry stava piangendo?
Due domande nessuna risposta come al solito...


-Note Autore-
Ehi belle cosa ne pensate? So che è un po' corto, ma è il contenuto che conta, no? Beh, spero che il capitolo vi piaccia e se non è così ditemelo senza farvi problemi <3
-Strongstay

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Capitolo 5
*** Stay Strong ***


                                             Stay Strong

Vederlo piangere mi faceva stare male... Ci tenevo a lui e sapevo di provare qualcosa di più dell'amicizia e poco meno dell'amore .
Elizabeth:"Harry puoi venire un attimo?"dissi a tono basso.
Harry:"Certo... Alison ci vediamo tra qualche giorno..."
Alison:"Ciao Harry"
Si abbracciarono e non riuscii a non sentire rabbia... Non mi accorsi nemmeno di star tirando la maglia di Harry che percepì subito la mia gelosia...
Ci allontanammo Harry mi portò fuori da quel locale.
Harry:"Cosa devi dirmi?"
Elizabeth:"Ho bisogno di parlarti..."
Harry:"Non potevi farmi finire di parlare con lei?"
Elizabeth:"Ah si scusami, dovevi portartela a letto e ho rovinato tutto!" Si notò subito la mia rabbia in quelle parole...
Harry:"Qualcuno è geloso..." Disse ridacchiando.
Elizabeth:"Quindi è vero? Volevi portartela a letto?!" dissi allontanandomi delusa da lui.
Harry mi prese per i fianchi e mi avvicinò a se.
Harry:"È la fidanzata del mio migliore amico...Mi ha detto che partono perché si sposano ma che non torneranno più qui perché lei ha trovato lavoro a Chicago... Ero dispiaciuto perché voglio davvero bene al mio migliore amico e con lui sono cresciuto."
Elizabeth:"Harry mi dispiace... Non volevo essere invadente scusami..."
Harry:"Non ti capisco... sei diventata gelosa quand'ero con lei ma neghi di provare qualcosa per me..."
Elizabeth:"Io per te non provo niente ed è così anche per te... tu vuoi solo portarmi a letto ma non avrai questa soddisfazione con me, quindi trovati qualche altra ragazza da illudere!" dissi allontanandomi da lui.
Harry:"Come è possibile che non capisci? Dovresti ascoltarmi! Credevo che sarebbe stato più semplice farti capire cosa provo per te... Ma tu non mi ascolti... Credi davvero che avrei mai detto tutte queste cose ad una ragazza qualunque?
Elizabeth:"Io di te non si niente! E da quello che mi hanno detto sei solo un puttaniere come posso fidarmi di te?!"
Harry:"Eli... Ascoltami ti prego…"
Elizabeth:"Perché dovrei?"
Harry:"Perché mi piaci da impazzire!"
Io non risposi e le mie guance si tinsero lentamente di rosso.
Harry:"Guarda..." disse alzandomi la testa verso l'alto "Guarda le stelle... Hai notato che c'è una stella sola una che brilla più di tutte?"
Elizabeth:"Si..."
Harry:"Quella stella sei tu Eli... Per me sei unica tu prevali sulle altre ragazze come quella stella prevale sulle altre stelle... Per questo sei unica,in questo sei unica..."
Nessun ragazzo mi aveva mai detto una cosa simile... Nessuno mi aveva fatta sentire così, mi sono sempre sentita come un errore ed era bello significare qualcosa per lui.
Harry notò che il mio sguardo si perse nel vuoto e si avvicinò a me, il suo bacino era contro il mio, i nostri respiri si sfioravano e i nostri sguardi si incrociarono. Il suo petto era contro il mio e sentivo i battiti dei nostri cuori accelerare sempre di più.
Harry:"Baciami... Ti prego baciami..."
Avvicinò le sue labbra alle mie ma io spostai la testa di lato.
Harry:"Perché voi fare la difficile?"
Elizabeth:"Harry te l'ho già detto ho bisogno di tempo per conoscerti meglio..."
Harry:"E non posso neanche baciarti?!"
Elizabeth:"Non ti chiedo tanto Harry... Ti chiedo solo di conoscerti meglio."
Harry:"E intanto ci penserai?"
Elizabeth:"A cosa?"
Harry:"Penserai a me... Penserai a noi insieme?"
Io annuì, ero certa che non avrei dimenticato quella sera, quel ragazzo...
Harry:"Perché non posso baciarti?!"
Elizabeth:"Harry, no!"
Harry:"Ho capito... È meglio che ti accompagno a casa..
Elizabeth:"Posso tornare da sola ho i soldi per l'autobus..."
Harry:Non se ne parla proprio! Tu ora vieni con me e ti accompagno io."
Elizabeth:"Va bene..."
Harry mi porse la mano anche se era sicuro che non l'avrei afferrata, ma io feci l'opposto di ciò che pensava perché in fondo mi piaceva e stargli vicino mi faceva piacere...
Quando gli afferrai la mano mi guardò sorpreso e poi mi sorrise...
Harry:"Andiamo..." Mi fece entrare in macchina poi entrò anche lui.
Si sistemò i capelli e si fermò a guardarmi.
Elizabeth:"Harry è tardi!"
Harry sbuffò poi mise in moto la macchina...
Arrivammo in poco tempo sotto casa mia... Harry accostò e scese dalla macchina, poi mi aprii lo sportello e mi fece scendere... Ci sedemmo davanti al portone di casa ed iniziammo a parlare...
Elizabeth:"Mh... Che mi dici di te in modo che ti posso conoscere meglio?"
Harry:"Allora… mi chiamo Harry Styles ho 17 anni a gennaio ne faccio 18... vivo da solo perché i miei sono inglesi e vivono a Londra,mi reputano come il più carino della scuola e questo mi importava parecchio prima che arrivassi tu. Prima ero totalmente diverso da come sono ora perché ci provavo con tutte senza innamorarmi perché pensavo che innamorarsi fosse come sottoporsi a qualcuno e l'amore non corrisposto mi faceva paura ma quando ti ho vista non ho capito più niente… Mi sono perso nei tuoi splendidi occhi blu e nel tuo sorriso meraviglioso…adoro le tue splendide lentiggini e le tue labbra rosee, il tuo visetto da brava ragazza contrastato dal tuo modo di fare... Ora non penso più come prima, penso che se ti piace fino a questo punto una persona devi seguire il tuo cuore e non arrenderti mai… Beh è tutto ho parlato fin troppo ma questo è tutto quello che si deve sapere su di me…"
Elizabeth:"B-bene..." balbettai
Le sue iridi smeraldo erano puntate su di me e mi scrutavano dall'alto verso il basso...
Harry:"Io ti voglio... Non immagini nemmeno quanto ti voglio…"
Anche lui iniziava a piacermi e mi faceva sentire bene ed avrei tanto voluto rispondergli con un semplice anch'io ma scappai da i miei problemi non avendo il coraggio di affrontarli...
Elizabeth:"Beh si è fatto tardi io devo andare..."
Mi alzai per andarmene ma Harry mi afferrò il polso e mi attirò a se…
Harry:"Ci vediamo domani..." Mi diede un leggero bacio sulla fronte e se ne andò...



-Note autore-
Ehi bellezze scusate se non ho aggiornato in fretta ma ero partita con i miei a Ravenna e non avevo portato il pc... Spero che la mia stroia vi piaccia e mi farebbe piacere trovare delle vostre recensioni per sapere cosa ne pensate. <3

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Capitolo 6
*** Sleepless night ***


                                               Sleepless night
Salii di corsa a casa mia,ma prima di rientrare mi tolsi le scarpe,non volevo svegliare nessuno.
Aprii la porta di casa e notai che la luce in cucina era accesa. Avevo già capito che fosse mio padre...Cercai quindi di andare in camera mia senza farmi notare, ma sentii una voce alle mie spalle mentre salivo le scale;
Papà:"Ti sei divertita?!" disse arrabbiato.
Mi voltai verso di lui e scesi lentamente le scale;
Papà:”Sei in ritardo."
Elizabeth:"Lo so non accadrà più."
Papà:"Lo spero... Ora vai a dormire domani devi andare a scuola..."
Elizabeth:"Notte." Gli diedi un bacio sulla guancia ed andai in camera mia. Entrai in stanza e mi misi il pigiama, lasciai gli indumenti sporchi sul pavimento e mi stesi sul letto; Provai ad addormentarmi ma non ci riuscii.
Pensai a lui, al ragazzo che mi piaceva ma che conoscevo da troppo poco, al ragazzo che mi aveva rubato il cuore dal primo instante in cui l'avevo visto, al ragazzo che mi metteva un po' paura, quella paura innocente che provi quando hai paura di innamorarti della persona sbagliata. Guardai in alto verso il soffitto bianco e vuoto e mi ricordai del periodo precedente a questo.

"Flash Back"

Avevo sofferto molto per una delusione e un giorno mi lasciai andare... Quel pomeriggio scoppiai a piangere e afferrai la lametta e ci giocherellai per un po'. Ero decisa, ero decisa a smettere di soffrire afferrai saldamente la lametta e l'appoggiai al polso sinistro, ma in quell'istante entrò mia madre e mi fermò.
Ricordo ancora cosa mi disse...
Mamma:"Promettimi che non lo farai mai, promettimelo! Nessuno merita le tue lacrime tanto meno che ti tagli! Potevi morire!"scoppiò a piangere.
La strinsi forte a me e la rassicurai evidentemente sapeva che a poco sarebbe andata in un mondo migliore e voleva assicurarsi che dopo la sua assenza non l'avrei mai fatto.

"Fine Flash Back"

Strinsi forte a me il cuscino;Ricordavo ancora il suono della sua dolce voce. Mi mancavano tanto i suoi abbracci,i suoi discorsi le sue risate. Lei voleva vedermi più forte ma sapeva che ero debole...
Una lacrima mi rigò il viso poi la porta si aprii leggermente.
Quando vidi mio padre venire verso di me mi asciugai il viso e feci finta di niente...
Papà:"Scusa per prima tesoro non volevo essere troppo severo..."
Elizabeth:"Non fa niente."
Papà:"È solo che sei cresciuta così in fretta... Mi manca tanto la mia piccolina, la mia stella preferita… Mi manca tanto quella bambina che non voleva diventare grande."
Elizabeth:"Quella bambina è ancora qui papà... E anche se ora non gioco più alle principesse o non sono più una bambina ci sarà sempre una cosa che non cambierà mai. Tu sei e sarai per sempre mio padre."lo strinsi forte a me.
Papà:"Tesoro mio somigli tanto alla mamma lo sai? Lei sarebbe orgogliosa di te... Beh tesoro mio ora dormi... "
Mi misi sotto le coperte e chiusi gli occhi poi sentii la porta chiudersi e mi tolsi le coperte di dosso.
Non riuscii a chiudere occhio quindi accesi il telefono per far passare il tempo; Trovai due messaggi non letti. Sbloccai il telefono e lessi il primo...
Jennifer:"Ehi Eli sono Jennifer, Come va con Harry?"
Risposi:"ehi Jennifer, con Harry va bene non ti preoccupare."
Le dissi una bugia non mi andava che sapesse tutto, nessuno a parte me e lui doveva saperlo.
Poi lessi l'altro...
Harry:"E se sta notte non dormi è per colpa mia perché sei sveglia nei miei sogni; Stranamente anch'io non dormo spero di essere sveglio nei tuoi sogni...
                                                                                                                                                                                                                                                                               Harry xx"

Risposi:"Harry potresti smetterla di pensare a me allora... Vorrei dormire.
"
Sapere di essere nei suoi sogni mi rese felice per qualche istante, poi squillò il telefono era Harry,mi stava chiamando! Non sapevo se rispondere o no...
Non cosa mi spinse ad accettare la chiamata, so solo che per me fu istintivo.
Harry:"Principessa dei miei sogni..."
Elizabeth:"Dimmi stupido..."
Harry:"Sono sveglio nei tuoi sogni?"
Mi paralizzai e non risposi,si sentii il silenzio nell'aria... Poi però sentii la sua risatina provenire dall'altra parte del telefono.
Harry:"Lo sapevo tesoro mio! Non vedo l'ora di vederti. Stanotte penserò sempre a te e starai sveglia ma tu pensa a me così anch'io non dormirò…
Elizabeth:"H-Harry devo andare a dormire… ci vediamo domani."
Harry:"Eli aspetta..."
Chiusi il telefono, sentire il suono della sua voce mi aveva messo i brividi.

Note autore: Ehi splandori, che ne pensate della storia? Ditemelo lasciandomi una recensione <3 Vi amo tutte <3

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Capitolo 7
*** I would him ***


                                                    I WOULD HIM    
                             

Dopo poco sentii di nuovo il telefono squillare ma non risposi. Sentire il suono della sua voce mi faceva stare male e bene contemporaneamente. Stavo male perché avevo bisogno di tempo, avevo bisogno di sapere qualcosa di lui;Ma non sapevo niente.
Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi… Mi addormentai pensando a lui, pensando ai suoi splendidi occhi color smeraldo, alle sue splendide labbra sulle mie. Lo volevo, volevo stare con lui, ma non lo conoscevo abbastanza bene. Mi rendeva felice, con lui mi sentivo desiderata ma come poteva piacermi un ragazzo di cui non sapevo niente?

Un raggio di sole mi accarezzò il viso ed aprii lentamente gli occhi. Mi alzai, avevo voglia di vederlo: Mi lavai e indossai un maglione largo rosa che lasciava le spalle scoperte e dei jeans. Scesi giù di corsa e mangiai una mela,salutai mio padre che mi guardò sorpreso.
Papà:"Come mai tutta questa fretta?"
Elizabeth:"Ehm... Fretta? Voglio solo andare a scuola..."
Papà:"Ok,Vai allora." Gli diedi un bacio sulla guancia ed uscii di casa.
Corsi fino alla mia scuola. Non sapevo neanch'io perché ero così felice, forse il solo pensiero di vederlo mi rendeva felice.; Ma sapere di dover nascondere ciò che provavo mi dava tristezza... Dovevo sapere in fretta qualcosa su di lui. Volevo sapere se di lui mi potevo fidare, se avevamo qualcosa in comune.
Arrivai d'avanti all'entrata erano ancora le 7.30 mancava ancora mezz'ora quindi decisi di andare in cortile... Era lì che avevo conosciuto Harry e mi faceva ricordare la prima volta che l'avevo visto; Quei splendidi riccioli castani che gli scendevano sul volto e quelle meravigliose iridi verdi che gli illuminavano il viso...
Sentii il telefono squillare lo presi in mano per vedere chi fosse... Era Harry... Istintivamente rifiutai la chiamata. 
Perché ero così stupida?! Avevo una voglia irrefrenabile di vederlo e non gli rispondevo al telefono! Perché la mia paura prevaleva sempre su tutto?!
Strinsi il telefono nella mia mano destra quando sentii il respiro di qualcuno sul mio collo... Mi irrigidii completamente quando sentii delle labbra appoggiarsi sull'incavo del mio collo; dei leggeri baci si posarono sulla mia pelle. Cercai di allontanarmi per vedere chi fosse e mi ritrovai tra le braccia di Harry.
Harry:"Perché non hai risposto al telefono?"mi sorrise.
Elizabeth:"E-ehm..."
Harry:"Non dirmi che hai paura di me?"
Elizabeth:"N-no."
Harry:"Allora avvicinati di più a me..."si morse il labbro inferiore.
Elizabeth:"N-non mi va..." Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro ma avevo paura di dirgli tutto quello che provavo per lui se mi fossi avvicinata ancora di più...
Sfortunatamente mi avvicinò a se contro la mia voglia. Cercai di indietreggiare ma non ci riuscii...
Harry:"Voglio strati vicino."
Elizabeth:"H-Harry... "
Harry:"Dimmi Eli."mi accarezzò il viso
Elizabeth:"Devo andare a lezione..." dissi allontanadomi da lui. 
Harry:"Perché con te è tutto così difficile?! Dovrei dimenticarti?! Sto perdendo soltanto tempo?!"
Mi fermai a quelle parole,Harry si avvicinò a me.
Harry:Non voglio perderti Eli... Non voglio dimenticarti, ma penso che tu non mi voglia vicino a te da come ti comporti...
Elizabeth:"Di te non so niente!"dissi con tono acido.
Harry:"Per capire come sono devi solo starmi vicino..."appoggiò le sue mani sul mio bacino "per ora cos'hai capito di me?"
Elizabeth:"Beh...che quando vuoi una cosa non ti arrendi facilmente, da quello che mi hanno detto sei un puttaniere, e questo mi mette paura..."
Harry:"É vero ero un puttaniere ma poi ho conosciuto te..."mi strinse ancora di più a lui.
Elizabeth:"Sei bravo a dire cazzate..."Risi.
Harry:"Su questo ti sbagli; mentire non fa per me.Tutto quello che ti dico lo penso veramente."mi sussurrò.
Arrossii e lui lo notò subito. Sfruttò la cosa a suo vantaggio...
Harry:"Adoro quando arrossisci per me..."
Elizabeth:"Mi metti in imbarazzo Harry... Siamo a scuola!"
Harry:"Non mi interessa degli altri..." mi disse mentre mi avvicinava ancora di più a se.
Elizabeth:"A me si.Non sono una ragazza facile, non sono una puttana!"
Harry:"Questo l'ho capito... E so anche che sei una ragazza seria e difficile; E che non voglio perderti."
In quell'istante suonò la campanella.
Elizabeth:"Devo andare a lezione Harry."gli tolsi lentamente le mani dal mio bacino.
Le mie dita e quelle di Harry si intrecciarono mentre le spostavo dal mio corpo sentii il suo respiro farsi più pesante quando alzai lo sguardo verso di lui. I miei occhi si persero nei suoi, Harry mi avvicinò lentamente a lui, il mio sguardo rimase fermo sui suoi occhi... Harry avvicinò lentamente le sue labbra alle mie,il suo petto toccava il mio, quando sentii il battito del suo cuore accelerare accelerò anche il mio. Harry mi accarezzò il viso poi la sua mano scese sulla mia schiena e me l'accarezzò lentamente. Le sue labbra si avvicinarono pericolosamente alle mie, il mio respiro si incrociava con il suo... Ci guardammo intensamente finché tra noi non ci fu più distanza...
Le sue labbra premettero sulle mie ma prima che potessi ricambiare quel bacio fummo interrotti.
Mi allontanai di scatto da lui quando sentii la presenza di qualcuno nel cortile; Mi guardi intorno e notai una donna che ci fissava quasi disgustata... 


Note Autore: Ehi splendori, che ne pensate? scusatemi se non è venuto bene. Cercherò di migliorare.Intanto potete dirmi cosa ne pensate e cosa dovrei migliorare <3
Grazie mille a tutte <3

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Capitolo 8
*** imbarazzo ***


                                                       Imbarazzo

Mi sentii molto in imbarazzo e mi allontanai istintivamente da Harry, quando la donna si avvicinò in modo severo a noi.
Era quasi incredula a quello che aveva visto come se a lei non fosse mai capitato di baciare un ragazzo!
Signora:"Che cosa stavate facendo?!!!" Chiese severa
Harry:"Ahah... Come se non l'avesse capito." Disse scherzosamente.
Abbassai lo sguardo ero piuttosto imbarazzata mentre Harry sembrava indifferente. Come poteva scherzare in una situazione simile?!
Signora:"Ora basta Styles! Porto sia te che la signorina dal preside visto che ti piace scherzare!"
Harry:"Mi porti pure signora, e lei chi sarebbe?"
Signora:"Ah tu non sai chi sono, io sono la nuova vice preside; La signora Ross"
Harry spalancò gli occhi sorpreso, neanche lui si aspettava che fosse la nuova vicepreside e se l'avesse saputo non si sarebbe comportato in quel modo. 
Harry:"Ehm, scusi signora... Non accadrà più."
Signora:"Non mi interessano le tue scuse ora verrete tutti e due con me nell'ufficio del preside!"
Harry:"Ma, lei non c'entra niente!" disse rivolgendosi a me.
Non volevo peggiorare la situazione quindi mi presi le mie colpe.
Elizabeth:"No Harry, non devi difendermi!"mi rivolsi a lui, poi continuai. "È vero signora stavamo facendo qualcosa, qualcosa che non avremmo dovuto fare ed abbiamo sbagliato; Ma sbagliando si impara no? Questo ce l'avete insegnato proprio voi." dissi speranzosa di non mettermi nei guai.
Signora:"Signorina se sta cercando di convincermi non ci riuscirà! E per quanto riguarda lei signor Styles merita la sospensione per tutto quello che ha fatto in questo periodo!"
Harry abbassò lo sguardo. Sapevo che non gliene fregava più di tanto ma non volevo che venisse sospeso.
Elizabeth:"Signora, Harry non c'entra niente è stata tutta colpa mia, mi ha difesa fin troppo ed è arrivato il momento di assumermi le mie responsabilità."
Mi diressi verso l'entrata della scuola e convinsi la vice preside che fosse tutta colpa mia. Harry mi guardò quasi arrabbiato ma io gli sorrisi e lui abbassò la testa.
Credo che non fosse abituato ad essere "salvato" da qualcun'altra. Nonostante tutte l'imbarazzo era un po' diminuito e la paura delle conseguenze aveva preso il sopravvento, ma per Harry avrei fatto questo ed altro... dopotutto mi rendeva felice e non gli avrei mai permesso di farsi sospendere! Non per colpa mia.
Quando mi aveva baciata io non l'avevo fermato e avevo fatto prevalere ciò che provavo per lui alla ragione; ma il sapore delle sue labbra sulle mie anche per quei pochi secondi era stato qualcosa di unico. Le sue labbra carnose sopra le mie mi avevano resa felice, anche se non ebbi neanche il tempo di ricambiare quel bacio.

Entrai in una stanza buia con la vicepreside che mi fece sedere su una sedia di pelle, mi irrigidì all'istante quando incontrai lo sguardo del preside.
Preside:Cos'ha fatto questa signorina? chiese piuttosto seccato alla signora Ross.
Signora:"Si stava baciando nel cortile con Styles!" disse con tono acido.
Preside:"Mh... Signorina non vorrei spaventarla ma non è la prima che bacia Styles davanti ai nostri occhi e non ci sembra un ragazzo molto fedele."
Girai lentamente la testa mi dava fastidio che pensassero che Harry fosse un puttaniere. Ero l'unica che pensava che potesse essere cambiato?! Ero l'unica che lo guardava con amore e non con disprezzo?!
Feci la cosa sbagliata ma lo difesi...
Elizabeth:"Beh lei si sbaglia! Harry è cambiato!"alzai leggermente il tono fregandomene delle conseguenze.
Preside:"Si contenga signorina!"alzò il tono."È stato anche con mia figlia ed è durato si e no due giorni!".
I miei occhi si fecero lucidi e divennero cupi. Avrei preferito non sentire. Forse mi dicevano la verità quando mi dicevano che Harry era un puttaniere, mi faceva schifo sapere che dopo due giorni aveva lasciato una ragazza! Gli occhi mi diventarono rossi e una lacrima mi rigò il viso... Perché mi innamoravo sempre della persona sbagliata?! Harry mi mentiva quando diceva che era cambiato? Avrei dovuto credergli? Ero troppo confusa e non riuscii a rispondere a nessuna di queste domande.
Nella mia mente c'erano solo mille pensieri di cui non volevo capire il senso che furono fortunatamente interrotti.
Preside:"Visto che è arrivata solo ieri non la sospenderò ma oggi prima di andarsene dovrà pulire il bagno dei maschi." Io annuii poi mi fecero uscire da quella stanza buia che aveva reso altrettanto cupi i miei pensieri.
Ero quasi incredula quando vidi Harry seduto davanti alla stanza con le mani tra i capelli e lo sguardo basso. Mi avvicinai a lui. Non avevo idea di cosa gli fosse successo, mi misi in ginocchio d'avanti a lui e gli alzai il viso...
Cercai di mantenere il sorriso anche quando notai che aveva il viso bagnato per le lacrime. Quando si accorse della mia presenza si asciugò in fretta le lacrime che gli scendevano fin sotto il mento.
Evidentemente non voleva che lo vedessi in quelle condizioni e non voleva sembrare debole ai miei occhi ma, anche lui aveva dei sentimenti, anche lui aveva un cuore.

Note autore: Ehi principesse <3 vorrei ringraziare tutti quelli che seguono e recensiscono la mia storia :) Grazie a tutti davvero. <3
P.S. Che ne pensate del capitolo? lo so è un po' corto, cercherò di fare di meglio :)

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Capitolo 9
*** Believe ***


                                               Believe

Alzai il viso di Harry per incontrare il suo sguardo...
Elizabeth:"Harry che cos'hai?"gli chiesi preoccupata.
Harry:"Tu sai tutto!"disse singhiozzando.
Elizabeth:"So cosa?"
Harry:"Sai del mio passato!"mi guardò negli occhi quasi mortificato.
Elizabeth:"Harry so qualcosa ma vorrei sapere di più..."
Harry:"Ho sentito cosa ti ha detto il preside..."
Harry abbassò lo sguardo, era imbarazzato da quello che era successo. Beh si non era una bella cosa ma perché si stava comportando così? Perché voleva nascondermelo?
Elizabeth:"Non è una bella cosa ma perché no ne hai mai parlato con me?" Chiesi confusa.
Harry:"Perché se te l'avessi detto non avresti mai pensato ad un "noi"... Perché avresti potuto avere paura di rimanere di nuovo delusa e non mi avresti dato l'opportunità di renderti felice; Beh io ora ti sto aspettando e ti aspetterò per sempre anche se sarà necessario. Sto ancora aspettando che ricambi quel bacio, sto aspettando di sapere cosa provi per me." Alzai il viso di Harry per far incontrare i nostri sguardi...
Elizabeth:"Harry... Ogni ragazza ha paura di rimanere delusa ma se tu mi dici che sei cambiato io ci credo, io ti credo. Per quanto riguarda il resto devi aspettare...".
Harry:"Ma intanto non puoi neanche darmi un bacio?"disse ridendo asciugandosi le lacrime.
Elizabeth:"Va bene."sorrisi a mia volta. "ma devi chiudere gli occhi..."
Harry chiuse gli occhi io mi alzai lentamente e me ne andai ridacchiando.
Harry:"So che te ne sei andata! Ahah prima o poi lo ricambierai devo solo aspettare."Rise.
Vederlo sorridere era una cosa unica,Il suo sorriso perfetto mi rendeva felice, mi faceva dimenticare tutti i miei problemi.

Andai in classe ero in ritardo di un'ora ma non mi interessava. Ero a scuola solo per stare con lui, per vederlo, per ascoltare la sua splendida voce.
Aprii la porta e mi fissarono tutti, nessuno escluso. Come se fossi l'unica ad arrivare in ritardo.
Prof:"È in ritardo di un'ora ha la giustifica?" Chiese impaziente.
Elizabeth:"No." La prof mi guardò malissimo. "Ero nell'ufficio del preside."
Prof:"E cos'hai combinato?!!"
Balbettai qualcosa di incomprensibile poi qualcuno intervenne... Era la ragazza che il giorno precedente mi aveva buttato i libri a terra.
Victoria:"Si stava facendo con Styles li ho visti io! Anche se lei non ha fatto un cazzo ahah;Sembrava piuttosto impedita."
Si misero tutti a ridere, tutti tranne Jennifer che sembrava piuttosto triste invece. Evidentemente anche se ci conoscevamo solo da un giorno si era affezzionata a me.
Prof:"Signorina Victoria la finisca! E non utilizzi più quel linguaggio nella mia classe! Per quanto riguarda lei signorina Elizabeth ha avuto una punizione dal preside?" Elizabeth:"S-si..."
Prof:"Bene ora si vada a sedere..."
Quando mi sedetti iniziarono a fissarmi la maggior parte delle ragazze mi guardavano male ma perché?! Cosa avevo fatto di male? Poi io non avevo ricambiato quel "bacio" quindi non era proprio colpa mia.

Note autore: Tesori miei scusatemi per il ritardo, ma la terza media e dura e vi prometto che aggiornerò più in fretta possibile. <3 
Tra poco posterò il nuovo capitolo, vorrei sapere comunque cosa ne pensate.<3 Scusatemi se è un po' corto <3 gli altri saranno più lunghii <3
Grazie a tutte<3

 

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Capitolo 10
*** Fuck ***


                                                             FUCK
(Jennifer's pov)
 
Mentre gli altri ridevano io ci stavo male molto male.
Nessuno sapeva, nessuno sapeva la verità. Nessuno sospettava che io fossi innamorata pazza di Harry Edward Harold Styles da tre anni ormai.
Lui per me vedeva solo una semplice amicizia, niente di più che una ragazzina come tutte le altre con cui divertirsi qualche volta e poi dimenticarsene e sostituirla con una migliore. Harry mi aveva usata e gettata via come si fa con la spazzatura e per me non aveva provato mai niente.
Questa ormai era storia passata, ma dopo tutti questi anni continuavo ad amarlo come la prima volta e trovavo che fosse ingiusto che dopo un giorno Eli avesse già conquistato il suo cuore.
Ero convinta al 101% che Harrry, dopo averla usata l'avrebbe sostituita, ma questa volta mi sembrò diverso. Non aveva mai provato così instistentemente ad avere una ragazza e mi stavo allarmando seriamente.
Dopo tutto ciò quella stronza di Elizabeth aveva Harry che le sbavava dietro e restava indifferente senza dirgli che gli piaceva!
Si erano anche baciati e questo mi distruggeva perché l'unica volta in cui Harry mi aveva baciata era sotto l'effetto dell'alcol.
Dovevo sapere tutto di quel bacio, mi avrebbe fatto male ma dovevo saperlo...
Jennifer:"Eli..." sussurrai sperando di non farmi sentire dalla professoressa.
Elizabeth:"DimmiJen." sussurrò lei a sua volta.
Jennifer:"Com'è stato baciare Styles?" chiesi senza scrupoli.
Elizabeth:"Preferirei non parlarne." disse ritornando a prestare attenzione alla lezione.
Jennifer:"Mmm... Quindi è andata male." dissi con tono acido sprendo di ottenere una risposta.
Elizabeth:"No, anzi. E' stato bellissimo, ma non lo dire a nessuno!"
Da quando era arrivata quella figlia di papà la mia vitra stava cadendo a pezzi. Andavo avanti con la speranza che Harry si accorgesse di me, prima o poi. Ma ora che era arrivata lei e che l'aveva baciata la mia ipotesi era basata sul nulla.
Mi sentivo invisibile, come un puntino minuscolo scritto a matita.
Ma ora ne avevo abbastanza di lei, le ero stata amica e l'avevo accettata per quello che era ma non mi sta bene che si prenda Harry, non lui. Dovevo vendicarmi, e sapevo già cosa fare.
Jennifer:"Che tipo di bacio è stato?"
Elizabeth:"Dai Jen, mi stai chiedendo troppo."
Jennifer:"Almeno a lui è piaciuto?"
Elizabeth:"Beh, non lo so; Ma non è stato proprio un bacio, cioè io non lo considero un bacio."
Jennifer:"Perché?"
Elizabeth:"Beh... Io non ho ricambiato, non ho fatto in tempo ed evidentemente per questo Harry non vorrà più saperne di me; Perché crede che a me non piaccia. Ma io vorrei solo sapere di più su di lui."
Non ci potevo credere non avesse ricambiato! Era un punto a mio vantaggio ma non credo che ad Harry piacesse di meno perché non aveva fatto in tempo a ricambiare il "bacio".

Erano le 10.30 e Elizabeth si stava alzando per andare da Harry come al solito, che pena; non solo era stata punita e umiliata davanti a tutti, ora aveva anche il coraggion di incontrarlo in corridoio!
Quando si alzò dalla sedia mi alzai anch'io e istintivamente uscii dalla classe per precedrla.Avevo un piano e non avevo intenzione di fallire.
Uscii dalla classe e chiudendo la porta notai l'espressione confusa di Elizabeth, ma non mi interessava affatto di cosa potesse pensare in quel mometno.
Una volta uscita dalla classe il mio furbo sguardo incontrò quello confuso e seccato di Harry, evidentemente sorpreso di non trovare Elizabeth, ma di trovare me.
Harry:"Dov'è Eli?" chiese seccato.
Jennifer:"Non voleva vederti..." dissi convinta.
Harry:"Perché?" gli occhi di Harry divennero cupi e il suo volto fu coperto da un lieve velo di tristezza.
Jennifer:"Questo non importa, ho saputo che vi siete baciati."
Harry:Sì, è stato unico baciarla."i suoi occhi si illuminarono mentre parlava e il suo volto riaqquistò quella luce che aveva perso poco prima.
Jennifer:"Capisco, ma lei mi ha detto che non le è piaciuto e che non vuole stare con te." dissi tutto d'un fiato sperando di non pentirmene. Poi continuai la mia "recita": "Ops, non avrei dovuto dirtelo."
Mi avvicinai a lui per "confortarlo" ma lui ritornò in classe sbattendo la porta.
Mi ritenni soddisfatta, ero riuscita nel mio intento.

 
Ehi splendori,scusatemi per il ritardo <3 spero che questo capitolo vi piaccia e vorrei sapere cosa ne pensate. 
Grazie mille a tutte :)
Aggiornerò prima possibile.

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Capitolo 11
*** Why me? ***


                                                            WHY ME?
(ELIZABETH'S POV)
Si sentii una porta sbattere poi vidi entrare Jennifer che con un sorrisetto accattivante stampato sulla faccia, si sedette accanto a me.
Jennifer:"C'era Harry."
Elizabeth:"Mmm... E avete parlato?"
Jennifer:"Sisi."
Elizabeth:"E che vi siete detti? Se si può sapere..."
Jennifer:Ma niente di che... Mi ha solo detto che ora non gli interessi più. Ora che vi siete baciati è riuscito nel suo intento."
Elizabeth:"M-ma come?"
Jennifer:"Ti avevo detto di non fidarti di lui... Riesce solo a deluderti..."
Mi alzai di scatto ed uscii dalla classe sbattendo la porta. Non mi interessava cosa avessero potuto pensare di me, ma mi sentii crollare il mondo a dosso.
Andai in bagno e mi chiusi dentro...
Perché?!! Ci era riuscito era riuscito a deludermi... Non potevo crederci... Anzi, avrei dovuto crederci. <> pensai tra me e me. Aveva detto che per lui ero unica e che mi amava e dopo quel "bacio" voleva buttarmi via?! Avevo deciso di costruire qualcosa con lui dopo quel bacio; e lui mi aveva illusa. NON RIUSCIVO A SOPPORTARLO. L'avrei dovuto dimenticare. Dovevo stargli lontana, dovevo smettere di pensare a lui.
Scivolai con la schiena contro il muro e non riuscii a trattenere le lacrime, mi facevo pena da sola. Ero riuscita a ridurmi di nuovo così per un ragazzo...
Mi asciugai le lacrime e rimasi lì, sul lurido pavimento a guardare il soffitto sporco che agli di chi ha troppo a cui pensare ha un aria davvero interessante.
Mille ricordi, mille emozioni, TUTTO FINITO.

"Flash Back"

Harry:"Guarda le stelle... Hai notato che c'è una stella sola una che brilla più di tutte?"
Elizabeth:"Sì."
Harry:"Quella stella sei tu Elizabeth. Per me sei unica tu prevali sulle altre ragazze come quella stella prevale sulle altre stelle; per questo sei unica,in questo sei unica...

"Fine Flash Back"

Avevamo passato una bellissima serata insieme e al solo pensiero di dover dimenticare tutto mi venne tristezza. Lo so, tra noi non c'era niente e ci conoscevamo solo da pochi giorni, ma quel ragazzo mi aveva cambiata, aveva cambiato la mia vita.
Uscii dal bagno e mi sciacquai la faccia,erano le 12.00. Scesi le scale e vidi Harry uscire dalla sua classe correndo, aveva un viso strano, i suoi occhi erano più cupi. Mi appoggiai al muro per guardarlo meglio attraverso la porta di vetro che ci divideva. Eravamo così vicini eppure così lontani.
Lui mi guardò e i nostri sguardi si incontrarono, sembrava deluso ma notò una lacrima scendere sul mio viso. CAZZO NO. MA NON SI PUÒ ESSERE PIÙ COGLIONI DI COSÌ. Purtroppo non riuscii a trattenerla, Harry si avvicinò a me. Io mi allontanai e corsi via, non volevo più vederlo,mi aveva fatto male. I maschi sono tutti stronzi.
Andai di nuovo in bagno,ma questa volta per pulirlo... Finii verso le 15.00 poi uscii da scuola. Mentre tornavo a casa iniziò a piovere. Le strade bagnate di Los Angeles che avevano sempre avuto un non so che di allegro quel pomeriggio erano cupe, proprio come me.

Tornai a casa tutta bagnata, le lacrime che mi rigavano il viso si confondevano alla perfezione con le gocce di pioggia; afferrai una coperta di pail appoggiata sul divano e mi ci raggomitolai. Mi stesi sul divano finalmente asciutta quando mio padre ruppe il silenzio che c'era nell'aria.
Papà:"Eli ti devo parlare. Vieni a tavola."
Elizabeth:"Arrivo..."

Ehi meraviglie <3 
Vorrei sapere cosa ne pensate dei miei capitoli, ovviamente se volete sapere cose ne penso dei vostri basta chiedere :) Scusatemi per il ritardo, ma in questi giorni non ho avuto il tempo per aggiornare. Grazie mille a tutte quelle che recensiscono e leggono la mia FF <3.

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Capitolo 12
*** Insecure ***


                                                         INSECURE

Papà:"Non devi più vederlo! O almeno non devi più frequentarlo!"disse quasi urlando.
Elizabeth:"Non so di cosa stai parlando..." salii le scale fingendo di non aver capito.
Papà:"Ah si non hai capito?!!"mi afferrò saldamente per il polso.
Elizabeth:"Papà mi fai male!"
Papà:"Non devi più frequentare Harry prima ero d'accordo, ma ti sei fatta beccare dal preside e mi ha anche detto che razza di ragazzo è!
Elizabeth:"Non lo frequenterò più ma ora lasciami stare..."urlai esasperata.
Mio padre mi diede uno schiaffo; poi ritirò subito la mano. Lo fulminai con lo sguardo non mi aveva mai alzato le mani in tutti questi anni. Mia madre non gliel'aveva mai permesso.
Mio padre mi lasciò la presa, poi cercò di parlare, ma io scappai via e mi chiusi in camera mia sbattendo la porta. Ne avevo abbastanza, sono sempre le persone a cui tieni di più a diluderti.
Scivolai a terra con la schiena contro il muro rivolgendo lo sguardo al soffitto che in quel momento, era il mio unico amico.
Qualche istante dopo sentii la voce di mio padre provenire dal lato di sotto...
Papà:"Lo faccio per il tuo bene! Ascoltami una buona volta!"
Non si era mai permesso di alzarmi le mani; mi sentivo sola, sola come non lo ero mai stata.
Piegai le gambe verso il mio torace e poggiai il volto sulle mie ginocchia. In quel momento ero troppo debole e fragile, e scoppiai a piangere; chiusi gli occhi sperando di calmarmi, ma ottenni il risultato opposto.
La mia mente mi diceva di dimenticare.
Il mio cuore di aspettare.
Andranno mai d'accordo?!! In mente avevo una tale confusione, non riuscivo più a ritrovare me stessa, o quella che credevo di essere. Mi sentivo come una bambina smarrita che non trova più la strada di casa.
Sola.
Smarrita.
Mai abbastanza per qualcuno.

Abbandonata.
Usata.

Ora sapevo chi era Harry veramente, era solo un puttaniere, ma nonostante questo lo amavo comunque. C'era qualcosa in lui che mi aveva stupita fin dal primo momento, ma dovevo smetterla di seguire il mio cuore, perché avevo già commesso troppi errori.
Ma come si fa a dimenticare la persona che ami?!
Sperando di ritrovare qualche messaggio afferrai il telefono e lo accesi, ma non trovai nessun messaggio di Harry.
Lanciai il telefono sul letto e scoppiai a piangere.
Perché mi ero affezionata a lui?! Mi aveva ferita, ma come facevo ad amarlo ancora?! Anche se la domanda nella m ia mente era un'altra:"Perché non sono mai abbastanza per qualcuno?!"
Mi alzai e andai in bagno per sciacquarmi la faccia, mi levai il mascara che mi ricopriva gli zigomi.Aprii l'acqua della vasca e la feci scorrere, mi spogliai e ci entrai dentro. L'acqua bollente molto spesso mi aiutava a ragionare, ma in quel caso non fu così.
Chiusi gli occhi e pensai a stamattina nel cortile; Era stato bellissimo, ma lui mi aveva solo usata e questo mi faceva male. Molto male.
Pensai a lui... Solo a lui... Al ricciolo dagli occhi smeraldo che mi aveva delusa sì, ma che continuavo ad amare.
Riaprii gli occhi, pensare mi faceva male, poi mi accorsi che la vasca stava straboccando e immediatamente bloccai l'acqua e buttai a terra degli asciugamani per assorbirla.
Mi rivestii misi un semplice maglione di lana e dei caldi leggins neri.
Presi il telefono e trovai una chiamata persa... Sul mio volto si accese uno splendido sorriso, sperai con tutto il cuore che fosse Harry, sbloccai il telefono e vidi che la chiamata persa era di Jennifer e non sua. La richiamai in effetti lei era l'unica che sapeva tutto; aveva parlato con Harry e poteva aiutarmi a dimenticarlo.
Elizabeth:"Jen..." dissi sforzando un sorriso.
Jennifer:"Eli... Dimmi tutto"
Elizabeth:"Perché mi avevi chiamata?"
Jennifer:"Credevo che ti sentissi sola."
Elizabeth:"Beh, in effetti."
Jennifer:"Se vuoi parlarne io sono qui."
Elizabeth:"Lui cosa ti ha detto precisamente?"
Jennifer:"Mi ha detto: Bacia male e mi sono stancato di lei, tanto l'ho baciata, mi posso ritenere soddisfatto."
I miei occhi si persero nel vuoto, non lo credevo di tutto ciò. Perché erano tutti uguali?!! Credevo che parlarne con lei sarebbe stata la cosa migliore,ma mi sentii ancora peggio.
Una lacrima mi rigò il viso, ancora una volta. Volevo essere più forte,ma non ci riuscivo.
Elizabeth:"Okay grazie"dissi cercando di mascherare i singhiozzi.
Attaccai il telefono e mi stesi sul letto. Avevo la sensazione che il mondo fosse contro di me.
Mi sentivo sola, abbandonata, inutile...Mi sentivo uno schifo.

Ehi bellissime, scusatemi se è corto, ma ho già scritto altri cinque capitoli e li pubblicherò più in fretta possibile. <3

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Capitolo 13
*** It's where my demons hide ***


                                     IT'S WHERE MY DEMONS HIDE
(HARRY'S POV)

Aspettai che Elizabeth uscisse da scuola, solo per vederla, per proteggerla; ci tenevo davvero a lei e credevo di conoscerla ormai.
Ma ultimamente era strana,sembrava triste, non riuscivo a spiegarmene il perché e questo era piuttosto frustrante!
La seguii fino a sotto casa sua... Sotto la pioggia era bellissima. Rimasi sotto alla sua finestra a pensare, mi sentivo vicino a lei lì. Quando decisi di andarmene sentii Elizabeth urlare contro qualcuno e cercai di vedere dalla finestra della sua stanza.
Stava piangendo e non smetteva più di piangere. Cazzo che le era successo? Lei era lì, con le spalle contro il muro a piangere e invece io ero sotto la pioggia lasciando che il cielo si sentisse come mi sentivo io in quel momento.
Decisi di andare da lei. Fregandomene di tutto e di tutti. Bussai alla porta e mi aprii suo padre che non sembrava molto felice di vedermi...
Harry:"Buon pomeriggio signor Williams,vorrei parlare con sua figlia."
Harold:"Non se ne parla, non dovete più frequentarvi voi due. So che tipo di ragazzo sei e non ti permetterò di farla soffrire! Ora vattene!" disse sbattendomi fuori dalla porta.
Urlai il nome della ragazza che amavo ma lei non mi sentii, il padre mi cacciò via ed io mi sentii solo. Solo come non mai. Vorrei solo averla vicina.
Scoppiai a piangere sotto la pioggia, mi sontivo come uno stupido; avevo perso la ragazza che amavo alla follia,ma che mi aveva respinto.
Mi sentivo vuoto, avrei fatto di tutto per riuscire a conquistarla ma lei non ne voleva sapere. Jennifer mi aveva spiegato la situazione ed io mi sentivo uno schifo, faceva male, molto male. 
Qualche giorno fa avevo capito cosa fosse l'amore.
Oggi avevo scoperto cosa fosse l'amore non corrisposto.
Io l'amavo e per lei avrei dato tutto, mi ero innamorato dei suoi splendidi occhi, del suo sorriso perfetto così spontaneo, del suo caratterino così difficile, del suo splendido corpo.
Non volevo altro che lei. Avevo bisogno di lei. Lei rendeva le mie giornate migliori. Mi faceva dimenticare il mio passato da puttaniere. E mi era stata vicina per quello che ero realmente; poi si era stancata di me. ma io non avrei mai potuto dimenticarla. Non ci riuscivo era più forte di me.
Come si fa a dimenticare la ragazza che ami?!! Per me era impossibile.
Ma poi non è normale che una volta che mi interessava veramente una ragazza dovevo non piacerle?!
Ero sotto la pioggia a guardare verso l'alto quando mi accorsi che Elizabeth era affacciata alla finestra con le lacrime agli occhi..
Teneva il telefono tra le mani impaziente di qualcosa, forse mi aveva già rimpiazzato. 
Ma perché piangeva?! Non capivo il perché, dopo aver guardato verso il cielo rientrò in camera sua.
Sentii in me un desiderio immenso di stringerla a me e di rassicurarla,ma non potevo; mi sentivo impotente. Lei non me l'avrebbe permesso e non l'avrebbe voluto.
Mi asciugai le lacrime e ritornai a casa mia; lì mi sentivo ancora più vuoto.
Presi del gelato al pistacchio dal frigo, gusto che avevo sempre odiato e rimasi steso sul divano a guardare la TV per ore finché non mi addormentai. Pensai a lei e a come in soli due giorni era riuscita ad entrare nella mia vita. Era diversa dalle altre perché l'amavo era in questo che era diversa anche se non avrei mai trovato il coraggio per dirglielo. Evidentemente credeva di essere una delle tante, ma per me lei era unica e indispensabile.

Salve splendori <3 spero che questo brevissimo capitolo vi piaccia.

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Capitolo 14
*** Distance ***


                                                    DISTANCE

(Elizabeth's pov)

Mi affacciai alla finestra e pensai a mia madre. All'unica che era riuscita a capirmi sempre e che per me ci sarebbe sempre stata se ne avesse avuto l'occasione. 
Le chiesi se lassù fosse tutto più bello, se anche lì sulle nuvole si soffrisse, se ci fosse un posto per me. Ero stanca della vita. Ero stanca di soffrire. Ero stanca di tutte quelle persone alle quali ti affezzioni subito, ma alle quali devi dire subito addio. 
Dopo la morte di mia madre non riuscivo più a sorridere, ad essere me stessa, ero imprigionata in qualcuno che non ero io. Harry era l'unico che era riuscito a farmi sorridere e senza di lui mi sentivo incompleta, come se mi mancasse qualcosa; Quando stava con lui mi sentivo desiderata, quando non c'era mi sentivo un completo errore. Mi sentivo come un fottuto sbaglio, come qualcosa che non ha senso e che farebbe meglio a non esistere.
La tristezza e la sofferenza presero il sopravvento; non riuscivo più a controllarle da tempo.
Delle calde lacrime mi bagnarono il viso, Cercai in un cassetto dei fazzoletti per asciugarmele. Aprii il cassetto e i miei occhi si puntarono fissi su un oggetto in particolare. Mi venne in mente mia madre guardando quel l'oggetto e pensai alla mia promessa. Lo presi in mano e pensai al passato. Quell'oggetto mi aveva fatta stare male, ma bene allo stesso tempo. Quell'oggetto che avevo già usato in passato e che riuscii a farmi rabbrividire ad un solo sguardo.
L'afferrai da un'estremità e feci scorrere le dita da un'estremità all'altra di quello strano oggetto fino ad arrivare alla punta. Alla punta aguzza di quella lametta.
Mi vennero in mente mille ricordi...

Quella volta in cui non ce la feci; e mi lasciai andare.
Quella volta in cui la presi tra le mani e senza esitare mi tagliai.
Mi ricordavo ancora il mio risveglio in ospedale con i polsi fasciati e la reazioni di mia madre quando mi svegliai. Mi fece promettere di non farlo mai più, mi disse che ero migliore di così, che ero più forte e che la vita era un dono; Un dono che non doveva essere sprecato nei momenti di debolezza. 
Dopo pochi giorni ci lasciò per andare in un mondo migliore ed evidentemente per lei poter vivere ancora per un po' sarebbe stato un grande dono anche se la sua malattia non l'aveva mai vista come una punizione, piuttosto come un' occasione di vivere ogni momento come se fosse l' ultimo per viverlo al meglio con la persona che amava con tutto il cuore... Mio padre.

Mentre tenevo stretta tra le mani la lametta mi chiedevo... Ne vale davvero la pena? Vuoi davvero tradire la fiducia di tua madre? Vuoi davvero rivivere tutte quelle emozioni sgradevoli per un'attimo di benessere? Beh non lo sapevo nemmeno io... Ma quando riposi lo sguardo sui miei polsi mi ricordai; mi ricordai di tutto quel sangue che uscii. Del tappeto che si macchiò di sangue e che da bianco divenne rosso.
Chiusi gli occhi per poco, ricordare mi faceva male. Presi la lametta e dopo aver esistito per un po' la riposi nel cassetto. Fu il solo pensiero di poter ferire mia madre a fermarmi; Lei mi mancava da impazzire, il solo pensiero di starle così lontana mi faceva stare male.vLa distanza era uno dei miei punti deboli. La distanza con mia madre era qualcosa che non volevo ancora accettare; Ecco perché le rivolgevo dei pensieri, perché anche se lei non poteva sentirmi io la sentivo ancora vicino a me. Tutto mi faceva pensare a lei e a che donna coraggiosa fosse stata. 
Mi alzai da terra ed afferrai una nostra foto, una delle mie preferite; c'ero io da piccola abbracciata a lei.
Quando c'era lei ero diversa, ero un'altra persona, ero me stessa. Solo lei conosceva la vera me, con lei ero semplicemente me stessa, con le mie imperfezioni e il mio coraggio.
Dopo la sua morte il mio coraggio era andato a farsi fottere; e l'unica persona che dopo la sua morte era riuscita a scoprire la vera me era un bastardo, un fottuto stronzo che si era stancato di me dopo due giorni e che mi aveva illusa. Mi aveva illusa, era questa la cosa peggiore. Mi aveva usata e dopo tutto ciò a me lui piaceva ancora. Questo era strano,molto strano. Più che strano era frustante.
I miei pensieri furono interrotti da qualcuno.
Papà:"E' ora di cena ragazze"
Sentii mia sorella scendere le scale di corsa. Quella ragazza così stronza e immatura, ma alla quale ho sempre voluto un bene immenso. Loro erano tutto quello che mi restava della mia famiglia; sapevo che loro non mi avrebbero mai abbandonata.
Appesi con cura la foto,aprii la porta, ma prima di scendere mi asciugai le lacrime. Scesi al piano di sotto e mi sedetti al mio solito posto. 
Papà:"Allora Eli, l'hai dimenticato?" chiese come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Ehi splendori <3
Spero che questo capitolo, concentrato sullo stato d'animo di Elizabeth, vi piaccia. Grazie mille per recensire, seguire o semplicemente leggere la mia FF. :)

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Capitolo 15
*** It's raining ***


                                                   It's raining
Credeva davvero che fosse così facile dimenticare una persona?! Credeva che in qualche ora avrei potuto dimenticare tutto quello che provavo per lui?!! Mi dava fastidio che sottovalutasse i miei sentimenti,ma non volevo litigare di nuovo con lui è decisi di rispondere con un semplice "Sì".
Emma:"Andiamo Eli, papà sarà pure vecchio, ma non è così stupido. Pensi davvero di averlo convinto? ahaha" disse quella strega di mia sorella.
Elizabeth:"Io vi ho detto la verità. Se non volete credermi fate pure." dissi dissezzionando la pasta al formaggio davanti ai miei occhi.
Emma:"Sei solo una troia e non hai il coraggio di affrontare le cose."
Elizabeth:"Secondo voi è così semplice dimenticare la persona che ami?!!" dissi trovando il coraggio di alzare lo sguardo e di guardare dritto negli occhi mio padre.
Papà:"Ma lo conosci solo da due giorni! Non può già piacerti!" disse strabuzzando gli occhi.
Elizabeth:Lui è l'unico che mi capisce! È l'unico che si è accorto fin dal primo momento di chi sono veramente! L'unico che ci tiene a me, o al massimo ci teneva." sussurrai l'ultima frase che mi scappò per la rabbia sperando che mio padre non l'avesse ascoltata.
Papà:"Ma è un puttaniere!!"
Dopo quella frase tutti tacquero. Il silenzio più assoluto dominava, ma poi mi decisi e chiusi la conversazione.
Elizabeth:"Non mi importa... A me piace e anche se questo mi mette un po' paura non voglio dimenticarlo."
Mi alzai da tavola per andare in camera mia. Salii le scale con gli occhi lucidi.
Avevo voglia di parlare con qualcuno! Non potevo tenermi tutto dentro ma erano le 10.00 chi mai mi avrebbe ascoltata?
Pensai subito a Jennifer e la chiamai all'istante fregandomene dell'ora. Fregandomene di tutti.
Jennifer:"Eli dimmi." disse subito dopo qualche squillo.
Elizabeth:"Ho bisogno di parlare con qualcuno." dissi singhiozzando
Ne avevo abbastanza, non potevo tenermi tutto dentro.
Jennifer:"Io per te ci sono e ci sarò sempre... Vuoi parlare al telefono o vuoi uscire?"
Elizabeth:r"Peferisco uscire." dissi asciugandomi le lacrime.
Jennifer:"Ci vediamo davanti a casa mia ti porto in un pub lì vicino e poi resti a dormire da me. Okay?"
Elizabeth:"Okay, ci vediamo tra mezz'ora circa"
Jennifer:"A dopo."
Attaccai il telefono e mi misi addosso qualcosa di decente.
Indossai un maglione nero,date le temperature invernali,con una stampa: DOPE; dei pantaloni attillati bianchi e neri rigati, una tracolla e un cappello con la stessa scritta del maglione. Legai i capelli in un tuppo e infilai ai piedi le mie amate Robert Clergie nere.
Uscii di casa di corsa senza neanche dare spiegazioni a mio padre, ma mi accorsi troppo tardi che stava piovendo e non avevo portato nulla per coprirmi così decisi di attraversare il parco per bagnarmi di meno.
C'rano coppiette dappertutto e la cosa non mi aiutava per niente... Notai in particolare due ragazzi che si tenevano mano nella mano. Lui la portò sotto una quercia per coprirla e mentre il ragazzo le porgeva la sua giacca lei lo baciò.
Perché erano tutti così felici tranne me?! Perché ero invisibile agli occhi degli altri?! Perché mi sentivo così sola.?...
Mi fermai quando mi sentii osservata. Mi girai e vidi Harry seduto su una panchina con lo sguardo puntato su di me.
Quando si accorse che lo stavo guardando abbassò lo sguardo ed io me ne andai.
Scappai di nuovo via dai miei problemi. Affrontai la situazione come l'avrebbe affrontata una bambina di cinque anni.
Perché non riuscivo mai ad ascoltare il mio cuore?! Perché ascoltavo sempre la mia mente?! Non ero mai stata molto impulsiva e avevo bisogno di riflettere prima di agire,ma stavo sempre male quando agivo più con la testa che con il cuore perché avevo paura di sbagliare.
Avevo paura di essere quella che sono.
Avevo paura di rimanere di nuovo delusa, anche se con Harry non aveva funzionato.
Uscii da quel parco in qualche minuto; poi in perfetto orario arrivai sotto casa di Jennifer, citofonai e in fretta scese le scale. Mi diede un dolce e caloroso abbraccio. Era proprio quello di cui avevo bisogno.
Jennifer:"Devi essere forte."
Quando mi vide si limitò a dire quelle tre paroline che con me però non avevano nulla in comune.
Entrammo in un pub abbastanza conosciuto in quella zona, ordinammo qualcosa da bere e quando il cameriere ci lasciò sole incominciai a parlare.
Elizabeth:"Jen io lo amo non posso farci niente."
Jennifer:"Eli lo devi dimenticare! Lo dico per il tuo bene... Ti farà solo soffrire!"
Elizabeth:"Ma come si fa a dimenticare la persona che ami?
Un dilemma che ai miei occhi non si sarebbe mai risolto.
Jennifer:"Eli lo conosci da due giorni di lui non sai niente." disse alzando il tono di voce.
Elizabeth:"È vero di lui non so niente ma so cosa provo per lui."
Jennifer:"Tu non lo ami!" disse urlando.
Lo sguardo di tutti all'interno del pub si rivolse su di noi ed io parlaii solo dopo che tutti tornassero alle loro conversazioni.
Elizabeth:"Invece sì, e ci sono rimasta di merda quando ho scoperto che si era stufato di me."
Jennifer:"Harry evidentemente si sarà trovato un'altra ragazza..." disse con freddezza.
Non avevo mai valutato quell'opzione. Era vero evidentemente aveva conosciuto un'altra ragazza.
Non poteva essere vero. Tentai di non valutare quell''opzione, ma sapevo che Harry era un puttaniere e che per lui dimenticarmi non sarebbe stato difficile.
Mi alzai dalla sedia ed uscii di corsa dal pub; feci appena in tempo ad accorgermi che stava diluviando.
Le mie lacrime si confusero con le gocce di pioggia che scendevano dall'alto. Mi coprii il viso con le mani ed appoggiai la schiena al muro accanto ad un cassonetto della spazzatura; era proprio così che mi sentivo, come un rifiuto e non mi andava che qualcuno mi guardasse in quelle condizioni.
Iniziai a considerare ancora di più che si fosse trovato un'altra ragazza e questo mi distruggeva. Poi sentii qualcuno avvicinarsi a me sapevo benissimo che era Jennifer quindi mi girai e la strinsi a me; mi fece coraggio, mi disse che dimenticare era difficile ma non impossibile e questo mi aiutò a superare la serata.
Lei mi indicò la strada per casa sua e dopo esserci entrate andammo nella sua camera da letto; ero stanchissima dormii su un divanetto accanto alla finestra... avevo gli occhi pieni di Harry pieni di noi... mi mancavano le sue mani calde che mi stringevano il bacino, le sue labbra morbide sulle mie che mi resero felice per quel poco tempo.
Guardai scendere la pioggia per un po'e dopo mi addormentai sperando di riuscire a superare quella delusione e ricominciare a vivere veramente.

-Note autore-
Ehi meraviglie, 
spero che il capitolo sia di vostro gradimento. In ogni caso spero di trovare una vostra recensione per sapere cosa ne pensate sinceramente, perché sono qui per migliorare dopotutto.

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Capitolo 16
*** Let him go ***


                                                  Let him go

Ero del tutto immersa nei miei pensieri quando suonò la sveglia. Erano le 6.30 e non avevo nessuna voglia di alzarmi. Mi riaddormentai,ma Jennifer mi buttò giù dal divano, mormorai qualcosa di incomprensibile per protestare e udii la sua risatina.
Jennifer:"Sono le 6.30 dovresti svegliarti dato che da casa mia a scuola la strada è parecchia." 
Elizabeth:"Altri cinque minuti, ti prego." dissi stringendo saldamente il cuscino in pelle del divano che era caduto sul pavimento con me.
Jennifer:"L'autobus arriva alle 7.00,non penso che ce la farai a prepararti in tempo se continui a dormire."
Appena udii quelle parole sgranai gli occhi e mi decisi ad alzarmi. Chiesi a Jen dove fosse il bagno e lei mi indicò una piccola porticina alla destra della stanza. Ci entrai con in mano la mia trousse, che tenevo sempre in borsa, e mi truccai. Applicai del correttore per coprire le occhiaie, dell'eyeliner e della matita per far risaltare i miei occhi azzurri e un semplice lip gloss color ciliegia. Estrassi dalla borsa i vestiti di riserva e li infilai. Indossai un maglione beige con delle fantasie geometriche sui toni dell'arancione, del rosa e del nero, dei leggins attillati in pellle con la zip e delle timberland. Uscii dal bagno e aspettai che Jen si truccasse per un quarto d'ora buono. Quando fu pronta uscimmo di casa senza neanche aver fatto colazione e prendemmo l'autobus.
Arrivammo a scuola alle 7.45 e come al solito andai in cortile; quel posto mi piaceva tantissimo, non solo perché lì aveva conosciuto Harry, soprattutto perché lì potevo essere me stessa e godere di quella tranquillità difficile da trovare. Mi sedetti su una panchina ed estrassi il cellulare dalla mia marc jacobs. Notai subito una chiamata persa, era di mio padre. Era sicuramente preoccupato perché quella notte non ero tornata a casa,ma non mi andava di chiamarlo, soprattutto perché non mi capiva e non voleva capirmi. Spensi il telefono e mi alzai per entrare in classe, ma notai qualcuno uscire dal cortile in quell'istante. 
Mi affacciai per vedere chi fosse e vidi un ragazzo alto con un cappuccio in testa che camminava a testa bassa. Non mi accorsi di chi si trattasse finché non notai le sue all star bianche basse; mi bloccai ed aspettai che se ne andasse. Avevo una voglia matta di dirgli che era uno stronzo e che mi aveva solo usata ma dovevo farmene una ragione. Come tutti gli altri si era stancato di me ed avrebbe trovato una ragazza più bella, sicuramente migliore di una come me.
Entrai in classe e mi sedetti accanto a Jennifer, mi fece conoscere alcuni ragazzi della classe e quello che mi colpì più di tutti fu Ashton, aveva i capelli arancioni, le guance ricoperte di lentigini e gli occhi stranamente marroni. Ciò che mi colpì in particolare fu la sua storia, sua madre era morta, proprio come la mia e il padre aveva affidato i figli alla nonna; da quando anche lei l'aveva lasciato lui viveva con suo fratello maggiore in un appartamentino nel centro di downtown. Con me fu subito gentile ed apprezzai i piccoli suggerimenti di incoraggiamento per sopravvivere nell'ora della Brown, la prof di matematica.
Le lezioni erano sempre più noiose, a parte quella di inglese. Avevo sempre sognato di studiare inglese in Inghilterra e di trasferirmi a Londra, la città dei miei sogni, ma non ne avevo mai avuto l'opportunità perché mio padre non era mai stato trasferito lì e i nostri spostamenti dipendevano da lui. 
Quando iniziò la lezione di storia dell'arte andai in bagno, era troppo noiosa e dell'arte non mi interessava affatto. 
Uscii dalla classe e notai qualcuno alle mie spalle...
Perché era lì?! Perché rimaneva lì fermo a fissarmi?! Perché mi guardava come se fosse deluso da me?!
Vedere Harry mi faceva male e bene contemporaneamente; lo amavo e quando lo guardavo provavo qualcosa di unico,avevo voglia di stringerlo forte a me e di sussurrargli un dolce "ti amo", ma allo stesso modo avevo tristezza nel vederlo perché sapere che lui non mi amava e che mi aveva solo usata mi faceva pensare a quanto fossi stata stupida ad innamorarmi di lui.
Harry schiuse le labbra come per dire qualcosa ma poi le richiuse.
Cosa volva dirmi?
Mi alzai con la tristezza che si leggeva negli occhi e rientrai in classe.

* * *

La situazione tra me ed Harry fu la stessa per varie settimane. Ci guardavamo provavamo a parlare ma non riuscivano a dire niente. 
Mi mancava, mi mancava da morire.
Non avevo più voglia di fare niente., non mi vedevo più con Jennifer,non mi vedevo più con i miei compagni di classe con cui avevo legato a scuola, non uscivo e non parlavo con nessuno; nemmeno con mio padre e mia sorella che iniziarono a preoccuparsi per me. Non mangiavo più niente e la sera mi chiudevo in camera mia a pensare a lui. Non riuscivo a dimenticarlo, non ero riuscita a dimenticarlo dopo tre settimane.
Era venerdì ed ero a casa mia da sola. Mio padre stava organizzando un concerto a New York e sarebbe restato lì tutta la settimana, mia sorella era a casa di una sua amica e sarebbe rimasta da lei a dormire. Scesi dalla mia camera per mangiare qualcosa. Aprii il frigo, afferrai una teglia di pasta al forno da riscaldare e la misi nel microonde. Dopo qualche minuto ne presi un piatto ed andai in salotto per guardare un film. Decisi di guardare Harry Potter e l'ordine della fenice,uno dei miei preferiti, inserii il dvd e mi sedetti sul divano a gambe incrociate. Ero convinta di aver fatto bene a scegliere Harry Potter come film, dato che ero cresciuta leggendo i libri della Rowling, ma mi sbagliai. Ogni volta che sentivo pronunciare il suo nome stavo male. Harry quel maledetto nome, l'unica cosa che accomunava due persone così diverse. Ogni volta che sentivo quelle dannate cinque lettere sentivo una fitta al cuore e un brivido percorrermi la schiena e continuare a guardare quel film, anche se uno dei miei preferiti, non mi aiutava per niente a dimenticare, ma mi faceva solo male.
Spensi la TV e lasciai il piatto ancora pieno su il tavolo in cucina. Tornai sopra in camera mia ed afferrai il cellulare che era sotto carica sul comodino e notai subito tre chiamate perse di Jennifer. La richiamai subito. Non la sentivo da tanto e in classe non parlavamo più come prima.
Jennifer:"Eli" disse sprizando gioia da tutti i pori.
Elizabeth:"Jen, cosa dovevi dirmi?"chiesi stendendomi sul letto.
Jennifer:"So che non stai più uscendo da due settimane e quindi ci vediamo stasera alle 23.00 all'indirizzo che ti sto mandando per messaggio."disse tutto d'un fiato, sicura di ciò che faceva.
Elizabeth:"Meglio di no Jen... Preferisco stare da sola."dissi sospirando.
Jennifer:"Non era una domanda. Eli hai bisogno di uscire! Vedrai che stando con i tuoi amici starai meglio e la smetterai di pensare a quello stronzo."
Elizabeth:"Mm... Non lo so Jen."
Jennifer:"Ho capito ti passo a prendere io ci vediamo dopo ciao!"
Elizabeth:"M-ma..." 
Non mi diede neanche il tempo di rispondere che attaccò.
Controllai il messaggio su whatsapp per capire dove saremmo andate e cercai su google maps l'indirizzo. Comparve davanti ai miei occhi l'immagine di una discoteca che sembrava sorvegliata e priva di alcolizzati, sembrava.

* * *  

Si fecero le 22.00. Spensi il pc ed entrai in bagno per farmi una doccia. Uscii dopo mezz'ora pettinata e truccata in modo molto semplice. Inizia a riflettere sul perché sarei dovuta andare lì.
Dovevo dimenticare, dovevo iniziare da capo, dovevo incontrare qualcun altro che riuscisse a rendermi felice.  
Aprii l'armadio ed estrassi da esso un top in pelle nera che lasciavo scoperto l'ombellico e degli shorts sempre neri a vita alta ,ricoperti di strass dorati e argentati.
Mi vestii,poi sentii il campanello ed andai ad aprire.
Accolsi Jen con un gran sorriso, il più bello che potessi regalarle. Lei mi era stata sempre vicina, mi aveva consolata, mi aveva detto la verità.
Jennifer:"Vedo che stai meglio!"disse sorridendo a sua volta. 
Elizabeth:"Sì, non ti devi preoccupare."dissi mascherando la tristezza che avevo messo da parte per lei.
Jennifer:"Bene,perché sta sera devi solo pensare a divertirti e potresti anche conoscere qualche ragazzo interessante."disse ridendo.
Elizabeth:"Io non credo."
Jennifer:"Bhe... Potremo scoprirlo solo se ci muoviamo! Entra in macchina."disse facendomi cenno di seguirla. 
Così feci. Entrai nella macchina di Jen che era piuttosto spaziosa e abbastanza carina, non la consideravo comunque il mio genere. 
Arrivammo alla discoteca in poco tempo, uscii dalla macchina e mi fermai davanti al grande edificio. Si sentiva la musica a palla da fuori e già dall'entrata si sentiva puzza di alcol.
Elizabeth:"Dove cazzo mi hai portata?!"chiesi strabuzzando gli occhi. 
Jennifer:"Non è un bel posto,ma ci si diverte!"
Mi afferrò per il polso e mi fece entrare in quel piccolo locale affollato.

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-Note autore-

Ehi splendori,
eccovi il 16° capitolo. 
Questo capitolo dimostra che quella di Elizabeth per Harry non era semplicemente una cotta, ma amore vero e proprio. Elizabeth proverà a buttarsi Harry alle spalle segeuendo i consigli di Jennifer. Chissà se ce la farà.
Spero che il capitolo vi piaccia e mi farebbe molto piacere trovare una vostra recensione.
-Strongstay
Anticipazioni:
Nel prossimo capitolo Elizabeth conoscerà un nuovo personaggio che attirerà subito la sua attenzione, provocando qualche casino.

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Capitolo 17
*** George ***


                                                         George

 Si sentiva puzza di alcol e una grande massa di ubriachi era in centro pista a ballare. Mi avvicinai con Jennifer al bancone dei drink, ci sedemmo e lei iniziò a guardare un ragazzo.
Jennifer:"Cazzo..."esordì la ragazza di fianco a me.
Elizabeth:"Jen?"dissi confusa.
Jennifer:"Hai visto quant'è bono?!!"
Jennifer mi fece un cenno con la testa verso un bellissimo ragazzo dai capelli ricci e degli splendidi occhi color cioccolato.
Elizabeth:"Niente male"dissi squadrandolo dall'alto verso il basso.
Jennifer:"Lo so!"
Notai che il ragazzo dai capelli castani iniziò a guardarmi a sua volta. Mi accennò un sorrisetto, uno dei più belli che abbia mai visto, e si avvicinò lentamente a me e Jen.
Jennifer:"Si sta avvicinando a me!!!"disse esaltata dalla situazione.
Annuii e le sorrisi poi mi girai verso il bancone per ordinare qualcosa di forte. Quando afferrai il mio bicchiere notai che accanto a me non c'era più Jennifer, bensì il bellissimo ragazzo che mi aveva sorriso poco prima. Portai il mio bicchiere alla bocca mentre lui mi guardava,quando lo lasciai sul bancone mi sorrise e schiuse le labbra.

X:"Ehi."disse accennando un sorriso.
Elizabeth:"Ciao"dissi sorridendo a mia volta.
X:"Io sono George."
Elizabeth:"Elizabeth..."
George:"Bel nome quasi bello quanto te."sorrise spostandosi i capelli di lato.
Elizabeth:"Grazie."dissi arrossendo notevolmente.
George:"Allora bellezza di va di ballare?"
Elizabeth:"Certo!"
George mi afferrò il polso delicatamente e mi portò in pista. Sentivo l'alcol che mi scorreva nelle vene, non riuscivo più a pensare a cosa stessi facendo, ero sotto il suo effetto. George era un ragazzo stupendo ma non sarebbe mai stato all'altezza di Harry; Purtroppo nessuno era come lui ed io lo dovevo dimenticare quindi ritenni quella l'occasione migliore per ricominciare da capo. Il Dj mise un lento e George appoggiò delicatamente le sue mani sul mio bacino. Non persi tempo e misi le mie intorno al suo collo.
Josh:"Sei fidanzata?"mi chiese.
Elizabeth:"Ehm no..."arrossii.
Josh:"Quindi non c'è nessuno che mi vieta di baciarti?"chiese sorridendo.
Scossi la testa tenendo lo sguardo basso. George sorrise e si avvicinò ancora di più a me, io mi avvicinai a mia volta.
George posò lentamente le sue labbra sulle mie ed io premetti le mie contro le sue, le mie labbra furono divise dalla sue lingua che esplorò la mia bocca. Non ricordo quanto durò quel bacio ma mi convinsi che fosse stato il più bello che avessi mai dato per dimenticare Harry anche se non era così. Era un bacio spinto dal l'alcol e dal desiderio di dimenticare, ma non potevo chiudermi in casa e smettere di vivere.
George mi tolse le mani dal suo collo e me le afferrò, mi portò fuori da quel locale e colsi l'occasione per respirare un po' d'aria pulita. Mi prese in braccio e mise le mani sotto il mio fondoschiena, mi appoggiò con la schiena al muro e mi baciò intensamente. Gli afferrai il viso tra le mani e lo baciai a mia volta.
Mi allontanai da lui quando sentii la presenza di qualcuno accanto a me, George mi fece scendere dalla sua presa e si girò verso la figura ombrosa che ci stava guardando.
George:"Posso fare qualcosa per te?"
X:"Puoi darmi indietro la mia ragazza!"
George mi guardò confuso poi mi disse:"Avevi detto di non essere fidanzata!"
Elizabeth:"Infatti, non sono fidanzata con nessuno!"
X:"Ah si?!"
Quell'individuo ombroso si avvicinò a noi per farsi guardare meglio. 

Come avevo potuto non riconoscere il suono della sua voce? Come avevo fatto a non riconoscere fin dal primo momento quegli occhi smeraldo in cui mi ero sempre persa? Come avevo fatto a non capire che si trattasse di lui
Elizabeth:"Harry io e te non stiamo insieme per una tua scelta. Sei stato tu a dire di non amarmi, quindi ho dovuto dimenticarti.Ora se non ti dispiace io esco con George quindi ciao!"dissi lasciando che delle piccole lacrime mi inondassero il viso.
Afferrai la mano di George e rientrai dentro,poi Harry mi afferrò il polso e me lo strinse forte per avvicinarmi a sè.
Elizabeth:"Harry mi fai male!"dissi urlando.
Harry:"Non ti farò mai male come quello che me ne hai fatto tu!"disse con voce strozzata.
Elizabeth:"Cosa dici?!"chiesi singhiozzando.
Harry mollò la presa. Ci ritrovammo uno davanti all'altro, respiro contro respiro.
Elizabeth:"George lasciaci soli,ci vediamo dentro."
George:"Ok splendore ma non ho il tuo numero..."
Elizabeth:"Te lo do io dopo."
George:"Questo è il mio, fatti sentire."disse lasciandomi un pezzetto di carta. 
Elizabeth:"Certo."dissi accennando un sorriso e afferrandolo.
George se ne andò e rimanemmo io ed Harry soli.
Harry:"Vedo che non ci hai messo molto dimenticarmi."
Avrei voluto tirargli un pugno! Lui non sapeva quanto ero stata male per lui!
Elizabeth:"Harry sei stato tu a dire che ti eri stancato di me,non io."
Harry:"Io stancato di te?!! Ma che cazzo stai dicendo io ti amo come la prima volta che ti ho vista!"Adesso i suoi occhi erano colmi di lacrime.
Elizabeth:"Sei stato tu a dire che ti eri stancato di me e che adesso che mi avevi baciata non avevi alcun interesse per me, quindi smettila con questo teatrino!"
Harry:"Veramente sei stata tu a dire che non avresti mai considerato l'idea di metterti con me!"
Elizabeth:"Harry io per te sono stata chiusa a casa tre settimane e solo oggi ho deciso di dimenticarti. Non puoi nemmeno immaginare quanto sia stata male." Harry:"Si vede che sei uscita con l'intenzione di fartene uno però dato che è appena mezzanotte e te lo sei già fatto!"
Elizabeth:"Io volevo dimenticare!" urlai.
Harry:"E perché?!!! Se io ti amo perché vuoi dimenticare?! Perché non mi hai parlato per settimane?! Perché hai detto che ti sei stancata di me e ora ti rimangi tutto?!!"
Elizabeth:"Io non ho mai detto che mi sono stancata di te!! Chi ti ha detto questa stronzata?!!" Avevo il viso inondato dalle lacrime, davvero non capivo cosa stesse accadendo.
Harry:"J-Jennifer. Ti aspettavo fuori dalla porta ma è arrivata lei e mi ha detto tutto questo."disse asciugandosi le lacrime.
Elizabeth:"Ed io secondo te dovrei crederti? Jennifer è la mia migliore amica e non cercherebbe mai di allontanarmi dal ragazzo che amo!" Lo spinsi all'indietro ed entrai nel locale, poi sentii qualcuno coprirmi la bocca con una mano e stringermi il bacino con l'altra.
Venni portata di nuovo fuori. Harry mi mise le spalle al muro e mi baciò, come nessuno aveva mai fatto prima. Sentivo dei brividi attraversarmi la schiena. Nella mia mente c'era un tale casino... Non riuscivo a capire più niente.
.
Premetti le mie labbra contro quelle di Harry e le separai con la lingua. Sentii la mano di Harry dietro la mia schiena infilarsi sotto la canotta ma poi lo fermai senza smettere di baciarlo. Quel bacio duro un infinità di tempo ma quando ero con lui il tempo non contava. Ci staccammo dopo qualche minuto per prendere aria. Harry:"Mi sei mancata."disse accarezzandomi il viso con il dorso della mano.
Elizabeth:"Tu mi manchi ancora."dissi allontanandomi da lui."Harry..."continuai.
Harry:"Dimmi Eli."
Elizabeth:"Mi dispiace, ma io non so se posso crederti."
Harry:"Come non puoi credermi?Dopo quel bacio?! Dimmi che quel bacio non è stato niente per te e non mi vedrai mai più."
Elizabeth:"Non mi riferisco a questo, anzi quel bacio è stato..."dissi arrossendo.
Harry:"È stato fantastico? Hai sentito dei brividi lungo la schiena? Hai sentito le farfalle nello stomaco? Hai sentito una voglia matta di non lasciarmi più?" Elizabeth:"C-come fai a saperlo?"chiesi abbassando lo sguardo.
Harry:"È quello che ho provato io."
Harry si avvicinò di nuovo a me ma io mi scostai dal muro. Prima di rientrare nel locale dissi:"Mi dispiace, non posso crederti.Jen è la mia migliore amica e non mi avrebbe mai fatto una cosa simile. Lei mi ha solo detto cosa le hai detto tu e poi niente di più."
Entrai nel locale quando sentii di nuovo la sua voce e mi fermai.
Harry:"Quindi ti ha detto quant'è stato bello quel bacio per me?"
Ritornai indietro da lui,sapeva che sarei tornata, mi conosceva fin troppo bene.
Harry:"Quindi ti ha detto questo? Perché è questo quello che io ho detto a lei."
Elizabeth:"No! Tu le hai detto che ti eri stancato di me."
Harry:"È la più grande cazzata che ti ho sentito dire! Ora quella stronza mi sente!"
Elizabeth:"No Harry, facciamola finita sarà meglio per tutti."
Harry:"Tu non mi credi eh."
Harry mi afferrò il polso e mi tirò dentro quella grande massa di persone, quando inquadrò Jennifer corse verso di lei e mi portò con se.
Harry:"Come hai potuto?!"
Jennifer:"Di che stai parlando??"chiese preoccupata.
Capii subito dal suo tono di voce che stava mentendo, non riuscivo a credere che mi avesse mentito per tutto questo tempo.
Elizabeth:"Come hai potuto?! Sapevi che l'amavo!"chiesi singhiozzando.
Jennifer:"Ma anch'io amavo e amo lui! Da tre anni ormai! E poi arrivi tu e dopo un giorno lo fai innamorare,non lo volevo accettare!"
Harry:"Tu non mi sei mai piaciuta! Punto!"
Jennifer:"E allora perché ci siamo fatti l'anno scorso?!!"
Harry:"Ero ubriaco Jen! Te l'avevo detto! E tu ne hai approfittato! Non voglio più vederti!"
Elizabeth:"I-io credevo che fossi mia amica."dissi con le lacrime agli occhi.
Jennifer:"Mi hai rovinato la vita!! Come potevi essermi amica?!"


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-Note autore-
Ehi splendori,
spero che il capitolo sia di vostro gradimento e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. E' un capitolo molto importante perché Eli ed Harry scoprono finalmente laverità.
Beh... che dire? Grazie mille a chi recensisce, legge e segue le mie storie <3
-Strongstay
P.S. Il ragazzo è George Shelley

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Capitolo 18
*** You belong with me ***


                                    You belong with me

Mi allontanai da Jennifer con le lacrime agli occhi, non avrei mai pensato che fosse stata lei a dividere me ed Harry, ma adesso che ero a conoscenza della verità non potevo dubitarne. Le parole di Jen mi ferivano come mille lame nel cuore, mi sentivo un mostro.
Le avevo davvero rovinato la vita?
Era davvero tutta colpa mia?
Se io non ci fossi stata Harry si sarebbe messo con lei? 

Mi ponevo troppe domande e solo l'alcol mi poteva aiutare. Di solito non bevevo molto e a casa mia quando c'era mia madre non potevo bere nemmeno la birra perché lei era astemia e voleva che lo fossi anch'io, ma da quando ci aveva abbandonati era il mio unico rifugio, la mia unica salvezza. Qualche anno fa presi anche il vizio di fumare, ma non era una dipendenza, solo uno sfogo e non avevo mai fumato nulla di pesante.
Mi avvicinai al bancone delle bibite con un dolore lancinante alla testa.
Elizabet:"Cinque bicchierini di vodka."dissi buttando i soldi sul bancone.
Barista:"Cinque?! Sta scherzando spero!"disse strabuzzando gli occhi.
Elizabeth:"Si faccia i cazzi suoi e mi dia ciò che le ho chiesto."
Il barista si decise e mi preparò la vodka che avevo chiesto. 







Mi sentivo uno schifo! Le avevo rovinato la vita... 
L'alcol si era impossessato del mio cervello. Non capivo più niente, non riuscivo nemmeno più a reggermi in piedi. George se ne accorse e si avvicinò a me.
George:"Cazzo, cos'hai bevuto?!"chiese preoccupato.
Elizabeth:"Niente! Solo un po' di vodka..."
George:"Sì certo, solo un po'. Ti devo portare a casa."disse tirandomi verso l'uscita.
Elizabeth:"Ma io voglio restare qui!"dissi puntando i piedi in pista.
George:"Sei sotto l'effetto dell'alcol e non capisci più niente quindi ti porterò a casa mia, visto che non so dove abiti."
George mi avvolse il bacino con un braccio e mi fece mettere il braccio sinistro intorno al suo collo rendendosi conto che non riuscivo a reggermi in piedi. Ad un tratto sentii solo un gran rumore e non capii più niente,corsi verso il bagno per vomitare ed Harry se ne accorse seguendomi.
Entrai in bagno fregandomene dei ragazzi che erano lì per scopare, mi sedetti a terra e gettai fuori tutta la vodka che avevo bevuto poco prima. Sentii qualcuno dietro di me raccogliermi con cura i capelli per non sporcarli. Mi alzai dal lurido pavimento e mi lavai il viso per bene fino ad essere pulita completamente.
Ero stravolta ed Harry se ne accorse; sentii i piedi staccarsi da terra e mi ritrovai tra le braccia di Harry che mi guardava con quei splendidi occhi verdi che gli illuminavano il viso. Chiusi gli occhi tra le sue braccia e mi addormentai.

(Harry's pov) 

Era distrutta chissà quanta vodka aveva bevuto. Era stata davvero una stupida a lasciarsi andare così, ma la capivo, Jennifer l'aveva ferita ed era uscita fuori di testa. Si addormentò tra le mie braccia e poggiò il volto sul mio petto, era comunque stupenda. Non potevo ancora credere che fosse di nuovo mia, le baciai la fronte e la portai verso l'uscita dove incontrai quel bastardo con cui l'avevo vista poco prima.
George:"Cosa vuoi da lei?!"
Harry:"È la mia ragazza e me ne occupo io! Piuttosto cosa vuoi tu?!"chiesi cercando di mantenere la calma.
George:"Intanto ci siamo baciati, quindi non penso che voglia stare con te!"
Harry:"Se non vuoi che ti spacchi la faccia ti conviene andartene."dissi fulminandolo con lo sguardo.
George se ne andò con uno sguardo di sfida e si diresse nuovamente all'inerno del locale.
Mi avvicinai alla macchina, aprii lo sportello e l'appoggiai delicatamente al sedile del passeggero,chiusi lo sportello ed entrai a mia volta in macchina.
Mi allacciai la cintura di sicurezza e feci lo stesso per lei, misi in moto la macchina e decisi di portarla a casa mia che fortunatamente era poco distante da lì. Sapevo benissimo dove abitava dato che l'avevo seguita un'infinità di volte mentre tornava da scuola anche se lei non se n'era mai accorta, ma volevo averla mia almeno per questa notte.
Quando arrivammo a casa mia aprii la porta d'ingresso, salii le scale che portavano in camera mia e la poggiai sul letto.
Rimasi lì a guardarla per qualche minuto indeciso sul da farsi, ma dopo qualche istante mi avvicinai a lei. Non poteva dormire con quei pantaloncini e quella maglietta di pelle, così le tolsi i vestiti per cambiarla. Non c'era malizia nel mio gesto, solo amore. Prima le sfilai le scarpe, poi gli shorts ed infine la maglia. Aveva un corpo perfetto e sarei rimasto lì ad osservarla per sempre, ma le infilai in fretta le misi una mia maglietta che le andava a vestito e dei pantaloncini che mi andavano piccoli per non farla raffreddare. Le appoggiai la testa sul cuscino e lei istintivamente unì le mani e le mise sotto il cuscino, sembrava una bambina. Mi misi davanti a lei a guardarla, mi era mancata davvero tanto e ora che si trovava qui con me non l'avrei più lasciata scappare.
Non mi spiegavo ancora come avevo fatto tutto questo tempo a stare senza di lei...
Seguii con un dito il perimetro del suo corpo perfetto fino ad arrivare alle caviglie, le spostai dal viso i capelli sudati che le coprivano la fronte e lei aprii lentamente gli occhi.
Harry:"Dormi."dissi accarezzandole lentamente una guancia.
Lei mi afferrò la mano e la bacio. Dopo la strinse a se poi la poggiò sul suo cuore e sussurrò: "questo è tuo".
Le presi il viso tra le mani e ne baciai ogni singolo centimetro, quando raggiunsi l'orecchio le sussurrai: "il mio cuore ti appartiene già da tanto".
L'abbracciai e la cullai tra le mie braccia per rifarla addormentare, ma prima che chiudesse gli occhi per dormire mi diede un leggero bacio sulle labbra.

Quella notte non dormii... Il solo pensiero di averla tra le braccia mi rendeva la persona più felice del mondo, lei era il mio mondo, era tutto quello che volevo, tutto ciò di cui avevo bisogno.


-Note autore-
Ehi meraviglie,
so che è un po' corto, ma spero che vi piaccia comunque <3
Vi amo tutte,
Strongstay

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Capitolo 19
*** Happily ***


                                                    HAPPILY

(Elizabeth's pov)

X:"Se non fosse stato per te ora quei due sarebbero felici!"disse una figura ombrosa.
Elizabeth:"Non è vero! Lui non la voleva!"
X:"Questo è quello che ti ha detto! Sei solo un errore e hai rovinato la sua vita!"
Elizabeth:"Ma i-io lo amo!"
X:"Anche lei lo ama ma tu ti sei messa in mezzo ed hai rovinato tutto!"
Elizabeth:"Voglio solo la felicità di Harry e credo che con me sia felice"
X:"Ecco,credi,ma ti sbagli! Lui ti ha portata a casa sua solo perché eri ubriaca fradicia!"
Elizabeth:"I-io penso di piacergli almeno un po' "
X:"Appunto, pensi. Hai rovinato la vita di Jennifer;lei prima era felice poi sei arrivata tu e hai rovinato la sua vita!"
Elizabeth:"Non è colpa mia se Harry non l'ha mai amata!"
X:"Se tu non ci fossi stata lui si sarebbe messo con lei!"
Elizabeth:"Lasciami stare!" 


Aprii gli occhi di scatto. Era solo un sogno, un brutto sogno, uno di quei sogni che ti fa assalire dai sensi di colpa.
Smisi di pensare per un attimo,avevo un gran mal di testa. Ero tra le braccia di Harry, stava ancora dormendo e non si era accorto che ero sveglia. Mi alzai dal letto per andare a farmi una doccia,ma sentii qualcuno afferrarmi dai fianchi e stringermi a sé. Amavo il suo contatto, amavo sentire il suo respiro sulla mia pelle.
Harry:"Buongiorno principessa."disse sorridendo.
Elizabeth:"Buongiorno."dissi fredda.
Harry:"Che cos'hai?"chiese facendomi rientrare nel letto.
Elizabeth:"Ho fatto un brutto sogno."dissi posizionando la testa sul suo torace.

Harry:"Che cosa hai sognato?"chiese accarezzandomi i capelli. 
Passò delicatamente le dita tra i miei capelli e mi lasciò un piccolo bacio sul capo.
Elizabeth:"Mi sono sentita in colpa per Jennifer."dissi sospirando.
Non riuscivo ad accettare che quella ragazza stesse così male per colpa mia, sapevo che aveva allontanato me ed Harry ed ero furiosa per questo, ma non volevo che lei soffrisse perché Harry preferiva me a lei.
Harry:"Stai scherzando spero."disse ridendo.
Elizabeth:"Lei ti ama e se non ci fossi stata io tu ti saresti messo con lei; penso che sarebbe stato meglio per tutti se non ci fossi stata."
Harry:"Se tu non ci fossi stata io adesso sarei ancora un puttaniere e per la cronaca io non mi sarei mai messo con lei."
Elizabeth:"Allora perché l'hai baciata l'anno scorso?"
Harry:"Ero ubriaco Eli."
Elizabeth:"Capisco..."
Mi alzai dal letto per andare a fare la doccia ma Harry mi fermò. Era seduto all'estremità del letto e mi misi a cavalcioni su di lui.
Harry:"Non ti sostituirei con nessuna al mondo."
Elizabeth:"Ma io le ho rovinato la vita"scoppiai a piangere.
Ero distrutta e non lo capiva. Ero un mostro, avevo rovinato la vita ad una povera ragazza che sbavava dietro ad Harry da più di tre anni... Mi facevo schifo da sola.
Harry:"Non dire cazzate! Al massimo sono stato io,ma non mi importa più degli altri! Ora mi interessa solo di te, di noi."
Harry mi asciugò le lacrime.
Elizabeth:"Cos'è successo ieri sera dopo che ho bevuto?"dissi tentando di cambiare argomento e liberare la mente. 
Harry:"Ti sei sentita male e ti ho portata qui."
Guardai verso il basso e notai che non indossavo più i miei vestiti ma quelli di Harry.
Elizabeth:"Aspetta... Perché ho i tuoi vestiti?!!"
Harry:"Te li ho messi io quando siamo arrivati. Hai un corpo perfetto, sai?"
Elizabeth:"Mi hai guardata nuda?!"chiesi spalancando gli occhi.
Harry:"Eri in biancheria intima."disse ridendo.
Io divenni rossa come un peperone, in quel momento sarei voluta scomparire. 
Harry:"Amo quando arrossisci."
Non sapendo come rispondere a quel commento sorrisi, come avrebbe fatto una perfetta deficiente. 
Elizabeth:"Beh, io vado a farmi la doccia."dissi scendendo dalle sue cosce. 
Harry:"Vengo con te."dissi sfoggiando un sorrisetto malizioso. 
Elizabeth:"Assolutamente no!"
Harry:"Dai ti prego... Ti desidero troppo." 
Elizabeth:"No."dissi sicura di me.
Presi i miei vestiti dal pavimento e senza esitare aprii la porta del bagno.
Mi infilai sotto la doccia e lasciai che i getti d'acqua fredda mi aiutassero a pensare.
Harry aveva detto la verità o mi stava mentendo?
Si sarebbe mai messo con Jennifer?

Due domande, nessuna risposta; come sempre dopotutto. 
Uscii dalla doccia e avvolsi il mio corpo con un'asciugamano che profumava di vaniglia, infilai
 i vestiti della sera precedente ed aprii la porta.
In camera non c'era nessuno così scesi al piano di sotto per cercare Harry. Entrai in cucina e i miei sensi vennero avvolti da un buonissimo profumo di uova e bacon. Il mio sguardo si ripose subito sullo splendido ragazzo dai capelli ricci che stava cucinando e che non si era ancora accorto della mia presenza.
Mi avvicinai a lui da dietro senza farmi sentire e misi le mie braccia sulle sue imponenti spalle. Le mie mani scesero ed arrivarono fino alle sue, le sue dita si incrociarono con le mie. Appoggiai il mio petto sulla sua schiena, avrei voluto stringerlo a me,ma lui me lo impedii girandosi di scatto e posandomi sul tavolo.
Le mie mani salirono sul suo collo e gli sistemai il colletto della splendida camicia azzurra che indossava.
Harry prese le mie mani e me le fece mettere dietro il suo collo, sistemò le mie gambe e le fece incrociare al suo bacino; poi mi sollevò di nuovo dal tavolo e mi spinse contro il muro, appoggiò le sue labbra sul mio collo dove vi lasciò una fila di piccoli e umidi baci che arrivavano fin sotto il mio mento. Posò la sua fronte contro la mia e mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo accattivante. Premette forte le sue labbra sulle mie e io feci lo stesso, poi le mie labbra vennero divise dalla sua lingua che venne in contatto con la mia. Le sue labbra si staccarono lentamente dalle mie tirandomi il labbro inferiore.

Harry:"Profumi di vaniglia."
Elizabeth:"Tu profumi di uova e bacon ahah."
Harry:"Com'è che riesci sempre a rovinare i momenti migliori?!"disse ridendo. 
Elizabeth:"Ah boh non lo so; so solo due cose."dissi giocherellando con il suoi riccioli. 
Harry:"E cioè?"disse posando la sue testa nell'incavo nel mio collo.
Elizabeth:"Che sei un cretino e che le uova si stanno bruciando."dissi scoppiando in una fragorosa risata. 
Harry sposto la testa verso la padella dove c'erano le uova e corse verso i fornelli tenendomi in braccio. Le uova ormai erano bruciate e allo stesso modo il bacon. Harry:"Credo che non potremo fare colazione"rise "Perché non me l'hai detto prima?"aggrottò le sopracciglia.
Elizabeth:"Sai mi sembravi impegnato"dissi sorridendo.
Harry:"Mmm... Avevi ragione."
I miei piedi toccarono di nuovo il pavimento quando Harry mi liberò dalla sua presa. Poi mi prese il viso tra le sue calde e grandi mani e mi baciò le labbra con tutta la dolcezza che aveva dentro.
Harry:"Vieni con me..."
Harry rivolse lo sguardo verso la sua camera da letto sapevo benissimo cos'aveva in mente ma lo fermai... Non volevo già dargli quella soddisfazione.
Elizabeth:"Mi dispiace signor Styles ma ora lei viene con me e mi accompagna a fare colazione."
Harry:Ma..."non lo feci finire. 
Elizabeth:"Non avrai ora questa soddisfazione."Risi e lo baciai.
Harry:"Andiamo."sbuffò.
Uscimmo di casa e ci dirigemmo verso in bar vicino casa mia. Entrammo dentro e ci sedemmo in un tavolino per due.
Cameriere:"Cosa posso portarvi?"
Harry:"Due cappuccini.."
Elizabeth:"E due fette di Apple pie."
Cameriere:"Bene, sarete serviti tra qualche minuto."
Il cameriere ci lasciò soli. 
Harry:"Apple pie? Sarebbe la torta di mele?"
Elizabeth:"Sì,ma è una specialità inglese."
Harry:"E come mai l'hai scelta? Siamo in America, sai?"disse ridendo. 
Elizabeth:"Perché quando vengo qui la ordino sempre."
Harry mi sorrise e appoggio il braccio sul tavolo e fece incrociare le nostre dita; a quel gesto sorrisi. Dopotutto non era un pervertito, cioè un po' sì, ma sapeva essere anche dolce. 
Elizabeth:"Certo oggi avrei voluto assaggiare le tue uova col bacon ma sarà per un'altra volta."
Harry:"Domani mattina saranno tutte tue."sorrise.
Elizabeth:"Non so se posso venire da te domani mattina."dissi lasciando la sua mano.
Harry:"Stanotte devi restare non devi andare a casa tua. Così domani a colazione avrai le uova."
Elizabeth:"Non lo so Harry... Devo vedere cosa deve fare mia sorella."
Harry:"Tuo padre non sarà un problema vero?"
Elizabeth:"No, sarà fuori fino a sabato prossimo."
Harry:"Perfetto. Sarai mia questa settimana,mettitelo in testa..."
Mi avvicinai a lui e gli baciai le labbra morbide che sapevano di menta. Ci staccammo quando ci accorgemmo della presenza del cameriere.
Cameriere:"Due Apple pie e due cappuccini giusto?"
Harry:"Sì."
Cameriere:"Bene spero che sia tutto di vostro gradimento."disse allontanandosi.
Harry:"Scusi, lo scontrino?"
Cameriere:"Offre la casa. La signorina è una cliente abituale."disse sorridendo.
Elizabeth:"Grazie Fred."
Cameriere:"Nulla Eli."
Quando Fred se ne andò Harry si avvicinò a me e mi imboccò ed io feci lo stesso per lui.
Elizabeth:"Allora, cosa ne pensi?"
Harry:"Buonissima. Non l'avevo mai assaggiata."
Elizabeth:"Ora sai cosa ti eri perso."
Dopo aver finito di mangiare la torta bevemmo i nostri caldi cappuccini. Quando Harry lo finì e lo poggiò sul tavolo notai che aveva i baffi di panna e scoppiai a ridere poggiando anche il mio sul tavolo.
Harry:"Perché ridi?"chiese interrogativo.
Elizabeth:"Vieni..."
Harry si avvicinò a me e gli pulii sopra alle labbra con un fazzoletto; poi Harry si avvicinò a me e mi baciò il labbro superiore.
Elizabeth:"Ero sporca?"
Harry:"No."sorrise.
Elizabeth:"Beh, direi che possiamo andare."dissi diventando rossa come un peperone.
Ci alzammo ed uscimmo dal bar ringraziando Fred.

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-Note autore-

Ehi meraviglie, 
Come state? Siete sommerse dai compiti come me? Beh... la ripresa è dura.
Passiamo al capitolo, il titolo è molto semplice e anche un po' banale, ma ero priva di idee perciò lasciamo perdere. Il capitolo sinceramente mi piace perché mostra del tutto il carattere dei protagonisti. Eli, insicura e timida, ma comunque forte e simpatica; Hazz, pervertito e menefreghista, ma anche dolce e romantico.
Beh, spero che il capitolo vi piaccia <3
Baci,
Strongstay :)

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Capitolo 20
*** I need you ***


                                                 I need you

Eravamo mano nella mano, ognuno nei propri pensieri, e qualche volta per la distrazione le nostre spalle si scontravano riportandoci per pochi istanti alla realtà. Era bellissimo passare del tempo con lui, non mi vergognavo di essere me stessa in sua presenza ed era l'unico capace di farmi sentire sempre a mio agio. Il nostro era un rapporto complicato, differente dagli altri, non avevamo mai momenti del tutto romantici, o un po' più intimi, per così dire. Eravamo giovani ed inesperti, ma quando stavamo insieme eravamo noi stessi e ci sentivamo completati a vicenda.
Sono rari i casi in cui l'amore nasce dopo poco, ma ciò non vuol dire che sia impossibile. Il nostro inizialmente è stato un colpo di fulmine, ma la distanza ci ha fatto capire che necessitiamo l'uno dell'altro, come il nettare per le api. Fatto sta che io di Hazz ero innamorata, per quanto pervertito, stronzo ed egocentrico fosse, io lo amavo con tutti i suoi difetti e le sue imperfezioni, il suo modo di comportarsi ancora da bambino e i suoi gesti affettuosi che mi regalava quotidianamente, con i suoi modi di fare e il suo bisogno di sentirsi amato.

Stavamo attraversando il parco centrale da qualche minuto ed entrambi vagavamo senza meta con la consapevolezza che insieme non ci saremmo mai persi. Le cime di alcuni arbusti ci coprivano dal sole mattutino che ci sarebbe arrivato in faccia, il rumore di una fontana in lontananza rendeva l'atmosfera calma e tranquilla, il parco stranamente non era affollato, e c'era solo qualche coppia di anziani che godeva di quella tranquillità difficile da trovare in una città caotica come Los Angeles.
Elizabeth:"Cosa si fa ora?"chiesi, richiamando il riccio dai suoi pensieri.
Harry:"Tutto quello che vuoi fare tu."disse,mostrando le meravigliose fossette che aveva dalla nascita.
Elizabeth:"Boh, non saprei, decidi tu."dissi, sorridendo a mia volta.
Harry:"Beh, io un'idea ce l'avrei."disse,ammiccando.
Elizabeth:"Sei fissato eh!"dissi ridendo.
Harry:"Non so di cosa tu stia parlando."disse, iniziando a fischiettare.
Elizabeth:"Taci, che è meglio."dissi, lasciandogli un leggere colpetto dietro al collo.
Harry:"E perché dovrei? La mia voce è così sexy."
Elizabeth:"Povero mondo. Cambierai mai?!"chiesi ridendo.
Harry:"No..."disse con tono serio.
Elizabeth:"Bene, perché mi piaci così come sei."dissi con tono dolce.
Le guance di Harry divennero rosse al mio complimento, ed io gli lasciai un leggere bacio su una di esse, mostrando finalmente che ci tenevo davvero a lui. Harry:"E tu cambierai mai?"chiese, schiarendosi la voce.
Elizabeth:"Beh, non credo che possa peggiorare, sono già del tutto sbagliata."dissi, mostrando un sorriso sghembo.
Gli occhi di Hazz divennero rossi, si coprirono lentamente di un leggero strato acquoso e persero lo splendido colore verde smeraldo che li rendeva differenti dagli altri. Il riccio strinse la mia mano tanto da rendere le mie dita bianche per la mancanza di circolazione, a quel gesto capii che era fuori di sé, anche se non ne capivo il motivo.

Harry:"Smettila! Seriamente, ti fai del male senza motivo! Sei una ragazza stupenda, la migliore che abbia mai conosciuto e non capisco perché tu ti senta così. Non hai idea di quante ragazze ti invidino e di quanti ragazzi ti sbavino dietro; sei diversa e stupenda, con tutte le tue imperfezioni e i tuoi modi scontrosi, con la tua acidità e la tua necessità di percepire la presenza di qualcuno con te. Non voglio che ti abbassi l'autostima!"disse con le pupille dilatate.
Elizabeth:"La mia autostima se n'è andata da un secolo. Mi basterebbe solo sentirmi amata per riaverla, ma nessuno amerebbe mai una come me."
Harry:"I-io..."disse balbettando.
Elizabeth:"T-tu cosa?"chiesi con voce tremolante.
Harry:"Io ti amo."sospirò e poi continuò:"Ammetto che all''inizio volevo solo portarti a letto e dopo ti avrei dimenticata come tutte le altre, ma la distanza mi ha fatto capire che non sei come loro, sei una ragazza seria, dai gusti difficili e semplici. Adesso che ti ho qui con me ti posso giurare che ti amo sul serio, ho bisogno di te perché mi completi, ho bisogno del tuo sorriso tutte le mattine, e dei tuoi baci prima di dormire. Ho bisogno di te perché ti amo."disse abbassando lo sguardo.
Quando analizzai le parole che avevo appena sentito il mio cuore eseguii un doppio salto carpiato, un'infinità di brividi mi percorsero la schiena e le mani iniziarono a sudarmi leggermente. Non credevo ancora a ciò che era appena uscito dalla bocca di Harry, non pensavo che anche lui mi amasse e non poteva rendermi più felice. Sapevamo entrambi che all''inizio era stato solamente un gioco, ed entrambi ci eravamo divertiti, ma adesso sarebbe arrivato il bello. Avremmo dovuto affrontare le conseguenze di un bacio dato per gioco e di tre settimane di distanza che ci avevano dimostrato che non era una semplice cotta, la nostra, per quanto infantile fosse, era una prima forma di amore. La prima per entrambi, che avevamo passato anni in cerca della persona giusta e rimanendo sempre delusi, ma adesso eravamo insieme e avremmo costruito qualcosa di più profondo.
Elizabeth:"Q-quando sono con te sono felice proprio per questo, perché mi sento amata dal ragazzo che amo."dissi diventando porpora.
Gli occhi di Hazz, che avevano riacquistato quel color smeraldo che gli illuminava il viso, si incastrarono nei miei.
Harry:"Baciami..."disse stringendomi a sé.
Elizabeth:"No, baciami tu."dissi ridendo.
Harry chiuse gli occhi e si avvicinò a me, ma io mi spostai e corsi via urlando:"Prima devi prendermi però..."
Hazz aprì gli occhi e mi vide correre verso una zona nel quale sorgevano un'infinità di querce.
Harry:"Se ti prendo ti bacio e non ti lascio più!"
Non conoscevo bene quella parte del parco, dato che di solito passavo solo dal centro, ma decisi di nascondermi dietro al fusto di una quercia secolare. Ovviamente volevo essere trovata perché quel bacio non mi sarebbe affatto dispiaciuto, anzi il sapore delle labbra di Harry sulle mie era qualcosa di fenomenale. Aspettai che arrivasse seduta ai piedi di quell'arbusto per qualche minuto, mentre guardavo oltre ad esso mi sentivo tanto una bambina che giocava a nascondino con il suo papà... Mi mancavano tanto quei momenti felici della mia infanzia, ma ero cresciuta e dovevo farmene una ragione.
Mi alzai in piedi sorpresa, non vedevo arrivare nessuno e mi sembrava strano che Harry non fosse ancora arrivato. Uscii dal mio nascondiglio per vedere dove fosse finito, ma delle mani mi afferrarono per i fianchi e mi trascinarono indietro. Mi girai per incontrare lo sguardo del ragazzo di cui sapevo già l'identità, avrei riconosciuto le sue mani calde ovunque.
Harry:"Hai perso. Adesso devi baciarmi."disse, mordendosi il labbro inferiore.
Elizabeth:"Capirai che penitenza."dissi ridendo.
Harry posò le sue mani sui miei avambracci e mi fece indietreggiare lentamente. La mia schiena toccava il tronco rugoso della quercia ed Harry si avvicinava sempre di più a me. I miei occhi si persero nei suoi e sentii il battito del suo cuore accelerare allo stesso ritmo del mio. Eravamo malati della stessa malattia, l'amore, che purtroppo è una malattia incurabile; dicono che la persona giusta con cui viverla è quella che respira al tuo stesso ritmo ed io pensai di aver trovato quella persona.
Non era la prima volta che mi trovavo così vicina ad un ragazzo, ma con Harry tutto sembrava la prima volta. I primi sguardi, i primi tocchi, il primo amore.
Il pollice del riccio mi accarezzò il labbro inferiore, per poi spostare delle mie ciocche di capelli dietro al mio orecchio sinistro. I nostri nasi si sfioravano, i nostri respiri si intrecciavano, i nostri battiti acceleravano e le nostre labbra sempre più desiderose del contatto delle altre erano divise da pochissimi centimetri di distanza.
Il tempo di prendere un ultimo respiro e le labbra di Harry si poggiarono delicatamente sulle mie in cerca di un disperato contatto.

Il sapore delle sue labbra era qualcosa di unico e indimenticabile, era come gustare delle squisita cioccolata, non se n'è mai sazi. Sentii le mani di Harry scendere lungo il mio corpo, accarezzandomi lentamente sotto la mandibola per poi scorrere ancora più giù lungo i miei fianchi. Mentre assaporavo le labbra carnose del riccio, la sua lingua chiese alla mia bocca, del tutto serrata, l'accesso, mentre Hazz mi tirava verso il basso il lembo del mio maglione. Dato che non sapevo se concedergli un bacio così passionale mi ero del tutto bloccata, così Harry forzò le mie labbra e le divise senza il mio consenso, cosa che non mi infastidì affatto, ma che invece gradii molto. Strinsi forte i ricci di Hazz con la mano sinistra, mentre con l'altra gli accarezzavo dolcemente la schiena. Quando la lingua di Harry entrò in contatto con la mia sobbalzai, ed Harry mi strinse ancora di più a sé. Le nostre lingue iniziarono a ruotare insieme all'interno della mia bocca e il riccio mi strinse forte il fondoschiena.
Quei momenti di piacere durarono per un'eternità, ogni secondo con lui era prezioso e unico. Hazz mi lasciò lentamente il fondoschiena e spostò le mie esili braccia intorno al suo collo. Si staccò lentamente da me per prendere fiato e per poi avvicinarsi insaziabile al mio collo; io ne approfittai e deglutii rumorosamente il sapore di Harry che mi era restato in bocca.
Il riccio mi lasciò degli umidi baci lungo la mandibola, quando le sue labbra arrivarono all'incavo del mio collo le premette forte contro la mia pelle e la lasciò mordicchiandola. La piccola parte di pelle che mi aveva morso si arrossò ed iniziò a soffiarci sopra per alleviare il mio dovere. Sentii dei brividi percorrermi la schiena quando le sue labbra entrarono in contatto con quella parte dolorante del mio collo mordendola nuovamente.
Elizabeth:"Harry mi fai male!"dissi urlando.
Harry non ascoltò ciò che gli avevo detto e continuò a mordermi il collo. Quando il mio respiro si fece più pesante Harry si allontanò dalla parte dolorante e si bagnò le labbra con la lingua. Mi sfiorai la parte dolorante e sentii un dolore allucinante, rivolsi lo sguardo verso l'alto e ripresi a respirare regolarmente. Harry:"Scusami, non volevo farti del male..."disse, accarezzando la parte dolorante.
Elizabeth:"Il problema saranno mio padre e mia sorella. Chissà cosa diranno quando lo vedranno..."dissi sbuffando.
Harry:"In una settimana il rossore dovrebbe passare quindi tuo padre è un problema secondario, per quanto riguarda tua sorella dille che dormi da un'amica così non ti vedrà."
Elizabeth:"Okay, ma fa male!"
Harry:"Passerà."disse sorridendo "volevo renderti mia a tutti gli effetti."
Elizabeth:"Mmm... Andiamo a mangiare qualcosa che ho fame da morire."
Harry:"Ma se abbiamo appena fatto colazione!"disse ridendo.
Elizabeth:"Non è colpa mia se qualcuno ha bruciato le uova..."
Harry:"Poi non lamentarti se diventi una balena."disse sghignazzando.
Io feci la finta offesa e me ne andai senza di lui, sapevo che scherzava, ma ci piaceva essere infantili, eravamo ragazzi e ci piaceva ancora comportarci da bambini. Come immaginavo le sue mani mi avvolsero i fianchi e mi fermarono.
Harry:"Stavo scherzando piccola, lo sai."
Elizabeth:"Sei un trimone."
Harry:"E tu sei tutto ciò che ho sempre desiderato."
Elizabeth:"Lunatico il ragazzo."dissi ridendo.
Harry:"Dai, andiamo a casa. Voglio cucinare per la mia principessa..."

***

Arrivammo a casa di Harry in dieci minuti e parlammo per tutto il tragitto del più e del meno. Eravamo davanti alla porta di casa sua ed Harry stava cercando le chiavi nelle tasche del suo giubbotto in pelle slavato, quando si schiarì la voce e si fece serio.
Harry:"Ehm... Eli."
Elizabeth:"Dimmi Harry."
Harry:"Non so come dirtelo..."
Elizabeth:"Hai dimenticato dentro le chiavi vero?"
Harry:"Nono... Ehm va be' non fa niente, entriamo. Ho una fame da lupi." accennò un sorriso
Elizabeth:"Harry ma cosa dovevi dirmi?"
Harry:"Niente, niente di importante."
Elizabeth:"Ok..."
Entrammo in casa ed Harry mi tolse la giacca dalle spalle, gesto che da lui non mi sarei mai aspettata, la lasciò sull'appendiabiti e si riavvicinò a me, che ero rimasta lì ferma ad osservare quanto fosse accogliente quella casa.
Harry avvicinò le sue labbra alla mia nuca. Sentii il suo respiro sfiorarmi la pelle e dei brividi iniziarono a percorrermi la schiena. Le mani di Harry scivolarono sui miei fianchi, mi sollevò da terra e mi portò in cucina. Amavo le mille attenzioni che mi dedicava, mi sentivo importante ai suoi occhi, come l'ultima goccia d'acqua in un deserto, ma anche debole, come un fiore delicato che può rovinarsi tra le mani sbagliate. Fragile e preziosa, da salvaguardare.
Harry:"Si mangia!" Urlò, tenendomi stretta a sé.
Elizabeth:"Ahaha Harry mettimi giù!! "Scoppiai a ridere.
Appoggiai di nuovo i piedi a terra ed Harry si diresse verso i fornelli, indossò un grembiule da chef e afferrò pentole e utensili di ogni genere che gli sarebbero serviti. Uscii dalla cucina e lo lasciai cucinare in pace, così entrai in salotto e il mio sguardo si posò subito su delle mensole ricche di libri, cd, dvd e tanto altro. Mi avvicinai agli scaffali e notai che ogni oggetto rappresentava una piccola parte della personalità di Harry.
C'erano dvd d'azione o horror, ma anche di fantascienza. I cd erano tutti di musica pop, nessuno escluso; inoltre c'erano libri dappertutto, ognuno di un genere diverso, dai gialli, come "Miss Marple ai Caraibi", ai romanzi d'amore come "Tutta colpa di New York".
Ciò che mi colpì di più fu una fotografia, che risaliva a parecchi anni fa.
Quest'ultima era una foto di famiglia e ritraeva una bambino e una bambina che abbracciavano due orsacchiotti. Presi la foto fra le mani per guardarla meglio.

Guardando quel bambino le mie labbra si curvarono in un sorriso, era Harry, ed era semplice riconoscerlo dai suoi occhi e dal suo splendido sorriso. I suoi occhi erano sempre gli stessi e luminosi e il suo sorriso era qualcosa di unico, perché riusciva a far sorridere anche me. La bambina accanto a lui era Gemma, la ragazza con cui avevo parlato la prima sera in cui uscii con Harry; avevo notato fin da subito una certa somiglianza tra i due.
Mentre osservavo quella foto nei minimi dettagli sentii urlare:"È pronto!".
Guardai ancora per qualche istante quella meraviglia, poi la misi dove l'avevo trovata ed entrai in cucina.
Mi sedetti a tavola e posai un tovagliolo di stoffa, che si trovava accanto alle posate,sulle mie gambe.
Poi arrivò Harry con in mano due piatti fumanti di zuppa. Quando li vidi rimasi un po' perplessa perché non avevo mai visto una zuppa arancione, ma afferrai il piatto e lo poggiai sul tavolo.
Harry:"Allora, immagino che tu non abbia mai assaggiato la "Vellutata di zucca e pere", giusto?"
Io annuii e ascoltai l'accurata descrizione del piatto fornitami da Harry: consisteva in una zuppa più solidificata del solito, di zucca, pere, brodo di pollo, cipolle e spezie varie. Nonostante la mia prima impressione afferrai un cucchiaio ed assaggiai la zuppa.
Era fenomenale, una gioia per le mie papille gustative, il sapore dolce della zucca e delle mele era contrastato da quello delle varie spezie e costituiva un gioco di sapori che non mi sarei mai aspettata.
Elizabeth:"Le faccio i miei complimenti Styles"dissi ridendo.
Harry:"Sono felice che le piaccia Williams." disse ridendo a sua volta.
Elizabeth:"Riccio, di là ho visto una tua foto in cui avevi all'incirca cinque anni. Eri bellissimo."
Harry:"Perché ora non lo sono?"disse con aria altezzosa.
Elizabeth:"Beh...Insomma" risi.
Harry:"Quindi stanno così le cose Williams? Mi sono offeso." disse alzandosi da tavola.
Io ridacchiai per un po', poi mi alzai a mia volta e lo aiutai a sparecchiare.
Quando finimmo Harry si avvicinò a me con le mani dietro la schiena.
Harry:"Allora, pensi davvero che non sia bello?"disse,facendo gli occhi da cucciolo.
Elizabeth: "Sì, sei brutto!"dissi facendo una smorfia.
Mi avvicinai a lui per baciarlo e gli accarezzai il viso con le mie piccole mani, ma Harry poggiò le sue mani sui miei fianchi.
Erano piene di schiuma!
Mi allontanai da lui tutta sporca ed Harry scoppiò a ridere.
Harry:"Hai detto che sono brutto..."disse, ridendo a crepapelle.
Elizabeth:"Io ti uccido!"dissi, togliendomi la schiuma di dosso.
Harry:"Uuu sto morendo di paura Williams" disse con tono scherzoso.
Elizabeth:"Ti conviene correre Styles!"
Rincorsi Harry per tutta la casa urlando il suo nome... Era bellissimo stare con lui. Mi sentivo libera di essere me stessa, libera da ogni schema e da ogni imposizione, vivevamo per quei piccoli momenti di felicità che riuscivano a darci la forza di affrontare una vita insieme.
Dopo averlo rincorso per più di dieci minuti mi buttai sul divano sfinita; fui subito raggiunta da Harry che si mise al mio fianco.
Elizabeth:"Mi hai fatta correre per più di dieci minuti!" dissi affannata.
Harry:"Io? Tu mi hai fatto correre!"
Elizabeth:"Va be' ahah..."
Presi dal mio polso un elastico e mi ci legai i capelli che mi scendevano scompigliati sulle spalle.
Harry:"Sei bellissima."
Elizabeth:"Era tanto che non me lo sentivo dire."
Harry:"Ed io te lo ripeterò così tante volte che ti stancherai di sentirtelo dire."
Elizabeth:"Ti amo..."
Harry:"Anch'iio ti amo, ti amo da impazzire, ed ho bisogno di te, più di qualsiasi altra cosa."
Elizabeth:"Ho bisogno di te Harry, è la prima volta che ammetto di aver bisogno di qualcuno."
Harry:"Ed io sono felice di essere quel qualcuno."


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-Note autore-

Prima di parlarvi del capitolo volevo chiedervi scusa per il ritardo.
Ho avuto un piccolo problema con il computer e l'hanno riparato solo ieri.
Passiamo al capitolo:
L'ho dovuto rifare tre volte perché non lo salvava e non posso ancora credere di avercela fatta ahaha. Spero che il capitolo abbia chiarito i dubbi di alcune di voi sulla FF, e spero che il capitolo vi piaccia.
A me sinceramente piace, forse perché mi rispecchia dato che sono molto sdolcinata, ma anche perché rappresenta una svolta per la storia adesso che entrambi hanno detto ciò che provano l'uno per l'altro. 
Beh, che dire? Vorrei ringraziare chi recensisce e segue la mia FF.

 

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Capitolo 21
*** Baciami ancora ***


                                          Baciami ancora

Poggiai nuovamente la schiena sulla rigida pelle del divano color crema e mi girai verso lo splendido ragazzo dai capelli ricci che riusciva a farmi sentire amata ed importante. Il mio volto era appoggiato al suo torace e mentre le mie dita scorrevano lungo il suo corpo mi rilassavo sentendo il battito del suo cuore accelerare di tanto in tanto sotto il mio tocco.
Pensare che con dei miei piccoli gesti gli facevo quest'effetto era strano, improbabile, non l'avrei mai considerato possibile in effetti, ma era bello crederlo; sognare non aveva mai fatto male a nessuno.
Mi rilassai totalmente quando le mani di Hazz mi accarezzarono dolcemente la schiena entrando nella mia maglietta, seguendo il percorso della mia colonna vertebrale. Chiusi gli occhi quando il riccio schioccò un bacio sulla mia fronte, per godermi quell'istante che nulla avrebbe mai rovinato. Credevo negli amori che baciavano la fronte più spesso delle labbra, non che non li gradissi, ma mi sentivo come una principessa quando ne ricevevo uno da lui, la sua principessa, e per una come me, che non si era mai sentita all'altezza di nessuno, stava a significare tanto. Era bello sentirsi preziosa per qualcuno.
Dopo qualche minuto passato a concederci l'amore che provavamo l'uno per l'altro, spostai il braccio di Harry dalla mia schiena e mi alzai dal divano sperando di non disturbare il riccio che era caduto tra le braccia di Morfeo. Mi diressi in punta di piedi verso l'appendiabiti all'ingresso ed estrassi il mio cellulare dalla mia giacca in pelle nera. Quando lo accesi mi sentii sollevata dato che non mi aveva cercato nessuno così lo spensi e lo riposi dov'era in precedenza.
Harry:"Che stai facendo?"chiese facendomi sobbalzare.
Elizabeth:"Stavo controllando se qualcuno mi aveva cercato."
Harry:"Oggi sei mia, e di nessun altro. Ricordatelo."
Elizabeth:"Ah sì? Io non credo."dissi ridendo.
Harry:"Sei mia. Non puoi opporti."disse facendo spallucce.
Elizabeth:"E perché?"
Harry:"Perché sì."
Detto ciò il riccio afferrò la mia mano e mi trascinò in camera sua. Hazz chiuse la porta e mi fece sedere sul letto mentre frugava in qualche cassetto del grande armadio accanto alla porta. Pensai a cosa stesse cercando e ancora una volta capii che non voleva togliersi quel maledetto pensiero dalla testa. Cazzo, era davvero un pervertito quel ragazzo.
Elizabeth:"Hazz ti ho detto di no."
Harry:"No cosa?"chiese continuando a rovistare tra i cassetti.
Elizabeth:"Non me la sento."dissi con voce spezzata.
In quell''istante Harry si girò verso di me sorridendo ed afferrò la mia mano facendomi alzare dal morbido letto a due piazze dall'insolita forma circolare. Si avvicinò al pc bianco che sorgeva sulla scrivania e vi inserii un disco. Dopodiché, si avvicinò a me e mi strinse il bacino, facendole salire di tanto in tanto regalandomi quelle attenzioni che ogni ragazza vorrebbe ricevere.
D'un tratto il silenzio che regnava nell'aria fu sostituito con un rullo di tamburi proveniente dal computer. Guardai Harry confusa, ma lui mi prese per mano e mi fece girare su me stessa, come se volesse ballare.

Indietreggiò di poco per poi avanzare nuovamente, si spostò verso sinistra ripetendo quei movimenti e fece lo stesso verso destra. Mi accarezzò i capelli e quando i versi del brano si fecero spazio tra la melodia di quel pezzo conosciuto, il riccio mimò due piccole paroline: "ti amo."
I miei occhi si persero nei suoi e le mie labbra si curvarono in un sorriso dedicato unicamente a lui. Continuammo a muoverci per la stanza stringendo i nostri corpi l'uno con l'altro, le mani di Hazz, salirono lungo la mia schiena e mi accarezzarono il volto soffermandosi sulla punta del naso e sulle labbra, che dopo furono baciate delicatamente. Quando la canzone arrivò al ritornello, avvicinò le sue labbra al mio orecchio destro e sussurrò:"Baciami ancora."
In quell''istante il cantante ripeté le stesse parole per poi ripeterle ancora una volta.

Appoggiai il volto sul petto del riccio e lo strinsi a me in un abbraccio da togliere il fiato. Amavo Jovanotti, sapeva che era il mio cantante preferito e non potevo ancora credere che avesse cercato tra tutte le sue canzoni e si fosse ricordato qual'era la mia preferita. Beh, in effetti per un ragazzo americano doveva essere difficile conoscere un cantante italiano, infatti lo conoscevo solo perché avevo soggiornato in Italia per qualche anno quand'ero bambina e avevo sempre amato le canzoni che il cantante dedicava alla moglie. In quel momento, era come se Harry mi stesse dedicando quelle dolci e profonde parole, quella poesia d'amore che non si dedica ad una persona qualunque. Mi stava dedicando il suo amore nel modo più umile e sincero che ci fosse, con una canzone.
Dopo varie strofe Hazz mi alzò il volto e sovrappose la sua voce a quella del cantante ripetendo il verso che aveva imparato a memoria:

"Un errore perfetto, un diamante, un difetto, uno strappo che non si ricuce.
Un respiro profondo per non impazzire, una semplice storia d'amore.
Un pirata, un soldato, un Dio da tradire e l'occasione che non hai mai incontrato.
La tua vera natura, la giustizia del mondo che punisce chi ha le ali e non vola."


Le mie iridi si velarono di un leggere strato acquoso e scoppiai in un pianto pieno di gratitudine,di gioia, ma soprattutto d'amore. Con quei piccoli versi, il riccio mi stava ricordando, ancora una volta, che mi amava per quella che ero, un errore perfetto, un apparente difetto e uno strappo che non si può ricucire. Mi stava mostrando che ogni mia piccola imperfezione ai suoi occhi era perfetta e che per piacere alla gente dovevo essere semplicemente me stessa. Hazz mi alzò il volto e mi pulì la sottile riga di mascara che si era sciolto sui miei zigomi. Poi mi baciò delicatamente la punta del naso,rimase immobile con la fronte contro la mia fronte ad annegare nei miei occhi. Il riccio mi afferrò per i fianchi e mi fece sollevare i piedi dal parquet e facendomi girare senza mai distogliere lo sguardo l'uno dall''altro. Quando i miei piedi toccarono terra la canzone finì ed Hazz spense il pc per poi infilarsi sotto il pesante piumone invernale del medesimo colore dei suoi occhi, un verde smeraldo intenso e acceso.
Harry:"Vieni."disse rannicchiandosi sotto le coperte.
Feci ciò che mi disse il riccio, così mi tolsi le scarpe e mi feci spazio tra le sue accoglienti braccia. I nostri nasi si sfioravano, provocandomi un leggero solletico, le mani di Hazz mi accarezzavano il ventre e i suoi ricci gli coprivano la fronte.
Harry:"Eli, stamattina volevo chiederti una cosa."disse accarezzandomi i capelli.
Elizabeth:"Dimmi Harry"dissi alzando lo sguardo per incontrare le sue splendide iridi.
Harry:"È un po' imbarazzante"disse sottovoce.
Elizabeth:"Dai parla." dissi prendendogli la mano.
Harry:"S- stamattina volevo portarti di sopra perché credevo che fosse arrivato il momento di entrare più in contatto con te, te l'ho chiesto varie volte e mi hai detto di no. Perché non volevi? Se non sei pronta basta dirlo, ma voglio saperlo. Ti prego, non abbandonarmi per questo."
Io mi irrigidii totalmente e mi sedetti accanto lui a gambe incrociate torturandomi da sola le mani non sapendo come rispondere.
Ero ancora vergine e mi vergognavo ad ammetterlo, non gliel'avevo mai detto perché non pensavo che ce ne fosse la necessità, ma adesso non sapevo come uscirne. Volevo che il primo fosse lui, ma mi vergognavo troppo per ammetterlo, ero intrappolata tra delle mura che non riuscivo ad abbattere, la mia timidezza. Elizabeth:"I-io... Non lo so."dissi guardando un punto fisso ancora immersa nei miei pensieri.
Harry:"Quindi, non sei pronta?"disse con voce spezzata.
Non potevo rinunciare a tutto ciò che volevo a causa della mia timidezza, non ero così debole e fragile e dovevo dimostrarlo al mondo. Dovevo abbattere quei muri, solo io potevo farlo, ed era arrivato il momento di cambiare.
Elizabeth:"Sono vergine Harry, sono ancora vergine."dissi girandomi verso di lui ancora incredula dalla mia reazione.
Il riccio si limitò a sorridere e stringermi la mano, non diede nessun cenno e non capii come l'avesse presa. Temevo che mi avrebbe sbattuta fuori dalla sua vita, o che mi avrebbe umiliata, ero pronta a tutto, ero una grandissima pessimista, ma almeno non ero un'illusa.
Dopo poco le braccia di Harry si sporsero verso di me, prendendomi per i fianchi e posizionandomi sulle sue cosce, con lo sguardo incastrato nel mio.
Harry:"È per questo che mi avevi detto di no o c'è qualche altro motivo?"chiese sorridendo.
Elizabeth:"Solo questo."dissi abbassando lo sguardo.
Harry:"E la vuoi perdere con me la verginità?"chiese tirandomi delicatamente il volto verso l'alto.
Mi aveva colto di sorpresa, ancora una volta era riuscito a sorprendermi, a rendermi felice, completa, amata
Elizabeth:"È una cosa delicata Hazz, ti sporcheresti di sangue e ti macchierei le coperte. Vuoi farlo davvero?"chiesi con voce tremolante, trattenendo il sorriso.
Harry:"Certo che voglio! Sei tutto ciò che voglio e me ne frego del sangue e delle lenzuola. La domanda è: tu lo vuoi fare?"chiese sorridendo.
Elizabeth:"S-sì."dissi tremando.
Harry:"Sicura?"chiese accarezzandomi la schiena.
Elizabeth:"V-voglio perdere la verginità con te Hazz, voglio farlo con il ragazzo che amo."dissi stringendolo a me.
Harry:"Pronta?"chiese accarezzandomi una guancia.
Elizabeth:"Sì."dissi spostandomi dalle sue cosce.
Dopo aver giocherellato per un po' con le mie dita, notai che Harry era difronte a me e mi stava fissando da un po'.
Il riccio si avvicinò a me e mi baciò appassionatamente facendo vagare le sue mani lungo il mio corpo fino ad arrivare ai lembi della mia maglietta, dopo allontanò il suo viso dal mio e mi sfilò lentamente l'indumento gettandolo sul pavimento, così poggiai anch'io le mani ai lembi della sua maglietta, ma mi paralizzai.
Le mani di Hazz si poggiarono sulle mie e le sue iridi mi diedero la forza necessaria ad affrontare la situazione; con le mani tremanti sollevai l'indumento per i lembi e lo gettai a sua volta sul pavimento. Sospirai e serrai gli occhi tra loro, dovevo essere forte e farcela, dovevo padroneggiare la mia timidezza ed essere solamente me stessa, dovevo godere quei momenti indimenticabili della mia vita. Hazz si distese sopra di me ed iniziò a baciarmi ogni centimetro del mio volto mentre le mie mani scendevano lentamente lungo la sua schiena perfetta. In quel momento tutta la mia timidezza era scomparsa, non pensavo, agivo solamente, fregandomene delle conseguenze.
Le mie mani scesero frettolosamente lungo la sua schiena, osservandone ogni particolare, ogni dettaglio che la rendeva diversa dalle altre. Harry afferrò i miei capelli e li spostò dal mio viso e riprese a baciarmi mentre io gli sbottonavo i jeans attillati che amava indossare. Quando i suoi amati jeans arrivarono alle sue caviglie furono gettati sul pavimento con un abile gesto. Io ne approfittai per prendere aria, così mi sedetti alla fine del letto dalla forma circolare ed afferrai il volto tra le mie mani. Sentivo il battito del mio cuore farsi sempre più veloce e pesante, in testa avevo un casino indescrivibile e delle scariche di adrenalina mi percorrevano il corpo insistentemente. Deglutii fortemente quando le labbra di Hazz mi lasciarono dei piccoli baci sulle spalle e sentii la sue erezione sfiorare la mia schiena proprio sopra i miei jeans. Mi spostò i capelli dalle spalle, poi afferrò il gancetto del mio reggiseno e dopo aver esitato per un po' lo sbottonò, lo sfilò e lo buttò dietro di se, poi le sue mani si posarono sui miei fianchi e salirono fino ad arrivare ai miei seni che furono stretti insistentemente. Quando mi accorsi che i suoi palmi erano sudati capii che anche lui era agitato, il suo cuore accelerava mentre mi stringeva a sé e sentivo la sua erezione spingere contro il mio fondoschiena e farsi sempre più dura e stavo bene, davvero bene.
Ero certa di essere felice perché ero con lui, cosa avrei potuto desiderare di più? Per quanto imbarazzata fossi ero pronta a diventare donna con lui e mettere da parte tutte le mie insicurezze una volta per tutte.
Harry mi fece stendere e si mise sopra di me. Posizionò i suoi fianchi sui miei e si perse nei miei occhi che vagavano per la stanza osservandone ogni partricolare pur di non incontrare il suo sguardo. Le mie mani gli accarezzavano i piccoli e sottili riccioli e giocherellavano incidendo sulla sua nuca dei piccoli semicerchi immaginari.

Poi le sue labbra scesero sui miei seni e iniziò a baciarli facendomi tremare, mi morse lentamente i capezzoli e poi li baciò delicatamente. Posizionò le sue mani su di essi e mi fece mancare il respiro quando li accarezzò ripetutamente, senza distogliere lo sguardo dal mio volto.
Harry:"Allora ne sei sicura?"chiese deglutendo.
Elizabeth:"Sicurissima."
Harry:"Bene, perché dopo questa notte sarai solo mia."
Detto ciò premette i suoi fianchi forte contro i miei e lasciò che le sue mani scendessero lungo il mio corpo fino ad arrivare alle mie mutande. Giocò con i bordi di essa per un po', poi afferrò l'indumento e me lo levò di dosso in fretta tenendolo stretto tra le sue mani per poi buttarselo alle spalle.
Mise i gomiti all'altezza del mio viso e iniziò a spingere i suoi fianchi contro i miei provocandomi piacere. Sentivo la sua erezione forzata contro il tessuto dei suoi boxer non provocando così la rottura dell'imene, così feci scendere le mie mani lungo la sua schiena.
Poggiai le mani sui suoi boxer e dopo aver esitato per un po' glieli levai.
Harry:"Speravo che lo facessi."disse sorridendo.
Harry si alzò dal letto e io mi coprii il viso con un cuscino imbarazzata.
Harry:"Perché ti copri il viso?"
Elizabeth:"Perché mi vergogno."
Harry:"Ci amiamo, non dobbiamo vergognarci di mostrare i nostri corpi l'uno all'altro."
Harry prese da un contenitore la bustina del profilattico, poi salii sul letto con essa in mano.
Elizabeth"Sei attrezzato..."dissi ridendo.
Harry:"Sono solo per noi..."disse ridendo a sua volta.
Harry mi passo la bustina ed io interrogativa chiesi:"E io che ci dovrei fare?"
Harry:"Infilarmelo."disse sedendosi alla fine del letto.
Deglutii e scesi dal letto per sedermi davanti a lui. Con le mani tremolanti aprii la bustina ed osservai il contenuto dopo averlo estratto, mi buttai la bustina alle spalle e rimasi paralizzata seduta sul pavimento.
Harry:"Eli se non vuoi..."
Elizabeth:"Hai capito male Hazz."
Harry:"Ti aiuto io, vieni qui."
Mi avvicinai ad Harry e il riccio mi lasciò un bacio sulle labbra per incoraggiarmi. Io feci un respiro profondo e dopo aver esitato per un po' avvicinai il preservativo all'erezione di Harry e lo srotolai lentamente lungo tutta la sua lunghezza. Harry mi afferrò le mani e me le mise attorno al suo collo facendomi salire nuovamente sul letto. Poi si stese sopra di me e fece combaciare perfettamente i nostri fianchi.
Harry:"Farò più piano possibile, te lo prometto."
Elizabeth:"Non preoccuparti."dissi deglutendo.
Ero terrorizzata, era la mia prima volta ed ero felice di essere lì con Hazz, ma non avevo mai fatto nulla di simile e avevo paura che sarebbe stato un totale disastro. Harry notò la paura che si nascondeva dietro ai miei occhi così si staccò da sopra di me e si sedette sul letto facendo incrociare i nostri sguardi. Harry:"Cos'hai piccola?"chiese stringendomi a sé.
Elizabeth:"I-io ho paura Hazz. Tu sei esperto in queste cose, io sono solo una verginella del cazzo e sono terrorizzata."dissi tremando.
Harry:"Amore mio, non devi aver paura. All''inizio fa un po' male, ma farò tutto il possibile per essere delicato. Non sei come le altre per me, con te non sarò rude, sei la mia principessa non ti rovinerei mai."
Elizabeth:"Dopo questa notte non mi abbandonerai,vero?"chiesi lasciando che una lacrima mi rigasse il volto.
Harry:"Te lo prometto. Non ti abbandonerò mai."
Il riccio mi cullò delicatamente tra le sue braccia e mi accarezzò, senza malizia, il mio corpo spoglio e nudo. Passarono i minuti e quel momento così unico e sincero si incideva nei nostri cuori per essere ricordato per sempre.
Harry si alzò delicatamente e si posizionò sopra di me, lasciandomi dei piccoli baci nell'interno coscia fino ad arrivare alla mia intimità. Hazz non si spinse oltre, sapeva che provare tutte quelle emozioni insieme sarebbe stato un salto fin troppo grande per me, così allontanò lentamente le sue labbra da quest'ultima e fece combaciare i nostri bacini alla perfezione reggendosi sui gomiti.
Harry:"Se non te la senti..."disse con tono basso.
Elizabeth:"Sono pronta."dissi cogliendo il riccio di sorpresa.
Dopo avermi lanciato uno sguardo d'intesa l''erezione di Harry entrò dentro di me provocandomi un piacere immenso, accompagnato però da un dolore lancinante. Avevo notato l'attenzione che ci aveva messo, doveva essere stato difficile per lui resistere alle travolgenti passioni, ma ce l'aveva fatta, si era trattenuto. Presi un lungo respiro ed Hazz avvicinò nuovamente il suo bacino al mio, facendomi provare emozioni nuove, a cui dovevo ancora fare l''abitudine. Dopo qualche spinta più intensa si sentì uno schiocco e le coperte si sporcarono di sangue.
Elizabeth:"Mi dispiace."sussurrai.
Harry:"A me no."disse baciandomi delicatamente la fronte.
Hazz si fermò per qualche istante e sostituì il profilattico con uno pulito per poi ricominciare a fare ciò che stava facendo precedentemente. Iniziò dando delle piccole spinte ma poi la situazione si fece più seria. Il mio sguardo era perso nei suoi occhi, sentivo le farfalle nello stomaco farsi guerra, la testa dolorante, e sentivo Harry fare parte di me. In quei momenti, in quei gesti, si nascondeva un piccolo grande amore, che sarebbe cresciuto e sarebbe diventato profondo e indispensabile. In quell'istante stavo diventando una donna, la donna del ragazzo che amavo alla follia.
Per me era del tutto nuovo, per lui era solamente una ripetizione, ma i suoi occhi sorridevano con le sue labbra e provai ad immaginare di essere la ragione di quel sorriso.
Harry iniziò a spingere forte dentro di me facendomi inarcare la schiena dolorante. Sentivo la sua lunga erezione entrare e uscire velocemente provocandomi un'infinità di brividi. I nostri bacini si unirono più intensamente quando strinsi i suoi splendidi ricci castani tra le mie dita affusolate e urlai il suo nome raggiungendo l'orgasmo. Anche il riccio urlò ripetutamente il mio nome e notai che il suo respiro si era fatto più affannato così si fermò per qualche istante.
Harry:"Sono senza fiato."disse respirando pesantemente.
Elizabeth:"A chi lo dici."dissi deglutendo.
Harry:"Non ce la faccio a resistere amore, posso?"chiese accarezzandomi il volto.
Elizabeth:"S-sono tua, non ti ricordi?"
Con il mio consenso, Hazz ricominciò a penetrare ancora più intensamente di prima. Le sue labbra mi lasciarono un piccolo bacio e poi si spostarono sul mio collo. Era tutto così bello, quasi da non sembrare vero, finché non sentii la suoneria del mio cellulare.
Elizabeth:"Harry fermati. Devo rispondere al telefono, potrebbe essere mia sorella!"dissi in preda ad un altro orgasmo.
Harry:"Ti prego, ti desidero troppo."
Elizabeth:"O-okay."dissi con voce tremolante.
Mentre Hazz entrava dentro di me afferrai il telefono e risposi affannata.
Elizabeth:"Si?"
Papà:"Elizabeth dove sei?"
Elizabeth:"Papà? Ehm... Sono a casa."dissi facendo spostare Hazz da sopra di me.
Papà:"No, io sono a casa e non ho trovato nessuno! Dove sei?"
Elizabeth:"Sono a casa di una mia amica, non mi avevi fatto finire."
Papà:"Dimmi la via ti vengo a prendere."
Elizabeth:"No! Non ce n'è bisogno, sto già venendo io."
Papà:"Muoviti ti aspetto a casa."
Elizabeth:"Sisi" dissi alzandomi dal letto.
Attaccai il telefono ed afferrai la mia biancheria intima dal pavimento infilandomela frettolosamente.
Elizabeth:"Harry scusa devo andarmene. E' tornato mio padre in anticipo e..."
Harry:"E non ti ha trovata a casa."
Elizabeth:"Esatto" dissi infilandomi i pantaloni.
Harry:"Ci vediamo domani a colazione."
Elizabeth:"Harry..."
Harry:"Ci vediamo domani punto."
Gli lasciai un leggero bacio sulle labbra e corsi frettolosamente le scale infilandomi la maglietta. Afferrai la mia giacca in pelle dall'appendiabiti e mi coprii le braccia dal freddo pungente di quella sera d'inverno. Mi chiusi la porta alle spalle e mi avvicinai al motorino ai lati della strada correndo. Mi girai di scatto quando vidi il riccio corrermi incontro con indosso solo dei jeans e mi feci stringere dal suo torace spoglio e freddo.
Harry:"Notte piccola."disse rientrando.
Elizabeth:"Notte amore." 
Mi misi in sella al mio motorino e raggiunsi casa mia in quindici minuti buoni. Afferrai le chiavi di casa dalle tasche della giacca ed aprii la porta con un abile gesto, chiudendola delicatamente sperando di non svegliare mio padre che purtroppo trovai seduto in cuicina, intento nel leggere un quotidiano.

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-Note autore-

Non potete immaginare quanto sia stato imbarazzante scriverlo, dopotutto non sono un'esperta quindi è stato davvero difficile.
PASSIAMO AL CAPITOLO:

Finalmente Eli riesce a distruggere gradualmente i muri della sua timidezza ed è un grande passo avanti. Con Harry sta ritrovando se stessa e senza di lui sarebbe persa e vuota, che dire? Si completano a vicenda.
Entrambi stanno cambiando radicalmente stando insieme e penso che l'amore sia fatto a posta per avere l'opportunità di cambiare e credo di avervelo fatto capire con questi capitoli. Vi anticipo che anche nei prossimi capitoli ci sarà una buona dose di smisurata dolcezza, ma un imprevisto rovinerà il tutto quindi godeteveli in pieno e preparatevi.
Beh, grazie mille a tutte quelle che mi sostengono e che mi danno dei consigli preziosi. <3

 

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Capitolo 22
*** Something Great ***


                                                   Something Great

L'uomo davanti a me, sentendo la mia presenza nella stanza, appoggiò il quotidiano sul ripiano in granito di fianco a lui e si tolse nervosamente gli occhiali sottili, che gli avevano prescritto per leggere da vicino.
Il mio sguardo era basso, cercavo di trovare qualcosa di interessante tra le piccole e disordinate incisioni nel freddo marmo sotto i miei piedi, pur di non incontrare lo sguardo assassino di quell'uomo che mi avrebbe sicuramente rimproverata. 
Papà:"Non fare la bambina."
Quelle parole, così fredde e spente, fecero incurvare le mie labbra in un sorriso amaro, che era ormai sazio per tutte le volte in cui aveva udito quella frase. Era suo solito non far trasmettere alcun'emozione attraverso le sue parole, i suoi gesti, i suoi "ti voglio bene", che mi sembravano tanto parte di un copione e che non avevano proprio l'aria di venir fuori dal cuore. Era così, vuoto e cupo, da quando la mamma ci aveva lasciati e da allora non faceva altro che dare ordini e imposizioni, voleva fare l'uomo forte ma non aveva mai preso in mano la situazione, non ne era mai stato capace.
Elizabeth:"Ciao papà."dissi incontrando i suoi vitrei occhi azzurri, da cui avevo appunto preso il colore.
Papà:"Perché non mi hai detto che eri da questa tua amica?"chiese oltrepassando la porta che portava in salotto. 
Elizabeth:"Non volevo disturbarti."dissi seguendolo.
Aspettai che si sedesse sulla poltrona nera, che gli spettava di diritto, per poi lasciarmi cadere sul morbido divano bianco e stringere tra le braccia la mia adorata coperta di pail.
Ormai abitavo da tanto in quella casa, ma non avevo mai notato quanto rispecchiasse l'uomo davanti a me. Il salotto era una delle poche stanze di cui si era occupato lui e inizialmente non credevamo che ne sarebbe uscito qualcosa di buono, ma una volta arredato del tutto restammo sbalordite. L'ambiente era freddo e lineare, proprio come lui, e gli unici contrasti presenti erano costituiti dal bianco e il nero. Nonostante l'ambiente fosse freddo era allo stesso tempo accogliente e la poltrona in velluto nero gli dava un tocco di classicità.


Papà:"E ti sei diverita?"chiese riportandomi alla realtà.
Elizabeth:"Sisi. Beh, sono davvero stanca, quindi vado a dormire."dissi alzandomi, con la coperta sulle spalle.
Papà:"Ah Eli..."
Elizabeth:"Sì?"chiesi girandomi verso di lui.
Papà:"Ha chiamato un ragazzo e ha detto di richiamarlo quando saresti tornata."disse porgendomi un post-it, che aveva estratto dalla tasca dei suoi pantaloni.
Elizabeth:"E chi era?"chiesi sbuffando.
Papà:"Mmh... Un certo George, George Shelley."
Elizabeth:"Non ce l'ho presente, domani lo richiamerò."
Purtroppo, ricordavo benissimo quel ragazzo e ogni particolare di quella sera. Ricordavo ogni partivcolare di quel bacio spinto dall'alcol e non era di certo un bel ricordo. 
Papà:"Lui ha detto che sei una ragazza fantastica, sai?"
Elizabeth:"Non mi interessa."dissi dirigendomi verso le scale.
Papà."Ma adesso che hai dimenticato quell'altro, se non mi sbaglio Harry, puoi provare con un ragazzo per bene!"disse sorridendo a trentaduedenti.
Come immaginavo, non riusciva a capirmi. Per quanti sforzi facesse non capiva che per me c'era solo Harry in quel momento e rimarcando il fatto che non voleva che lo frequentassi mi faceva solamente del male. Sembrava quasi che avesse un'avversione nei suoi confronti e ne avevo abbastanza, anche se lo faceva per il mio bene,  ero matura e vaccinata ed ero capace di decidere da me.
Elizabeth:"Ehm sì, io vado notte."
Salii le scale frettolosamente ed aprii la porta in legno bianco che portava in camera mia. Il letto era disfatto, la biancheria intima era sparsa sul pavimento e dalle ante dell'armadio semiaperto sporgevano vari indumenti. Non mi ricordavo di aver lasciato un tale disordine e se mio padre l'avesse visto si sarebbe sicuramente arrabbiato, così appoggiai lentamente le ginocchia sul parquet e raccolsi vari indumenti riponendoli nei rispettivi cassetti. Quando la mia stanza si poté definire tale accesi le piccole lucine che scendevano lungo le finestre e posizionai una lunga pila di cuscini sul soffice letto.


Poggiai la coperta che mi scendeva sulle spalle sull'imponente letto e il mio sguardo cadde su una scritta che avevo attaccato al muro:"With ears to see and with eyes to hear." una frase priva di senso logico, ma che mi attirò fin da subito la prima volta che la lessi. L'avevo messa lì per leggerla tutte le mattine e non dimenticarmi mai di dare libero sfogo alla mia immginazione. 
Scossi bruscamente la testa dato che mi ero imambolata e mi diressi verso il mio angolo di paradiso. Un punto dove potevo osservare tutto e godere di una profondissima tranquillità, una specie di prolungamento della stanza dalla forma esagonale che andava a sostituire la cabina armadio che c'era precedentemente. Qualche mese fa eliminai le ante e vi inserii una tendina beige che arrivava fino al pavimento molto semplice, che avrebbe portato al mio piccolo rifugio di una grandezza non superiore ai sette metri alla cui fine c'era una finestra che arrivava fino a metà parete. Vi posizionai all'interno un piccolo divanetto beigee vi poggiai sopra un cuscino verde acido e una coperta a strisce e trasformai quell'inutile spazio nella mia piccola oasi.

Mi stesi sul piccolo divano ed afferrai il cellulare tra le mani per chiamare il riccio.
Harry:"Sei ancora sveglia?"chiese con la voce impastata dal sonno.
Elizabeth:"Volevo sentirti prima di andare a dormire. Ti ho svegliato?"chiesi maledicendomi da sola.
Harry:"Amo il suono della tua voce."
A quel complimento sentii la pelle d'oca farsi spazio sulla mia cute, non riuscivo a credere che con sei piccole paroline, che con un periodo così breve mi avesse causato una reazione simile del tutto nuova al mio corpo.
Elizabeth:"Vorrei essere tra le tue braccia adesso."
Harry:"Anch'io, vorrei essere accanto a te e vederti sorridere."
Elizabeth:"Ti amo..."dissi sussurrando.
Harry:"No, io ti amo."
Elizabeth:"Sicuro?"
Harry:"Al cento percento piccola."
Elizabeth:"Allora vieni qui e stringimi."
Harry:"Chiudi gli occhi, così ti starò sempre e comunque accanto..."
Elizabeth:Sì, nei miei sogni."dissi sbuffando.
Harry:"Dai, domani ci vedremo, non preoccuparti."
Elizabeth:"Lo spero."
Sentii dei passi percorrere frettolosamente le scale ed avvicinarsi alla stanza accanto alla mia, quella di mio padre, così mi alzai dal divano, appoggiai la coperta a strisce arancioni sulle spalle ed uscii dal mio rifugio rimettendo la tenda al suo posto.
Elizabeth:"Harry devo chiudere, mio padre potrebbe sentirmi. Ci vediamo domani Hazz."dissi sussurrando.
Harry:"A domani amore mio."
Attaccai il telefono e lo strinsi tra le mani, credendo che, per quanto stupido e impossibile fosse, in qualche modo avrei potuto sentire il calore di Hazz.
Aprii frettolosamente la porta precedentemente chiusa a chiave e scesi le scale in punta di piedi, riducendo il più possibile lo scricchiolio emesso dal legno sotto ad essi. Entrai in cucina e mi preparai in qualche minuto una semplice camomilla, bevanda che mi aiutava a superare le notti insonni da quand'ero bambina. 
L'afferrai ancora calda tra le mani e la portai alle mie labbra lasciando che il vapore, che fuoriusciva dalla tazza, si poggiasse lentamente sulle mie guance provocandomi un leggero solletico.
Quando la finii poggiai la tazza sporca nel lavandino ed entrai in salotto. La bevanda mi aveva portato sonnolenza, ma non avevo alcuna voglia di dormire, era stata una giornata fantastica e volevo concluderla vedendo uno dei miei film preferiti:"The Last Song". 
Mi gettai a peso morto sulla fredda pelle del divano ed accesi il televisore a parete davanti ai miei occhi facendo iniziare il film. Amavo il modo di scrivere di Nicholas Sparks e quel film, anche se così triste e impegnativo, rappresentava una delle storie d'amore più belle che abbia mai visto, che legava l'amore paterno all'amore vero.
Guardai il film fino alle 2.37, quando finì mi asciugai le lacrime, che mi rigavano il volto per la mia smisurata sensibilità, e spensi il televisore.
Mi avvia verso le scale quando quando sentii la porta d'ingesso emettere un cigolio per poi aprirsi. Mi chiesi chi fosse, dato che mio padre era dentro casa e quando vidi entrare due ragazzi i miei dubbi svanirono.
Erano appiccicati, non si lasciavano più e si stavano baciando da quand'erano entrati. Mi nascosi dietro le scale per vedere fino a che punto sarebbero arrivati ed aspettai lì osservando quello spettacolo ripugnante.
La ragazza sbatté la porta rumorosamente alle sue spalle, così tanto che temetti che avesse svegliato mio padre, e si tolse in fretta la giacca che fasciava il busto al ragazzo che aveva portato con sé, lo fece stendere sul divano e si mise  a cavalcioni su di lui. Prima che rimanessero in biancheria intimi mi avvicinai a loro e mi schiarii la voce.
Elizabeth:"Beh, vi staccherete prima o poi?"
Mia sorella sobbalzò vedendomi spunatre all'improvviso e impulsivamente si coprii il seno quasi scoperto. 
Emma:"Non avevi detto che avresti dormito da una tua amica?"
Elizabeth:"Sì, ma è tornato papà e..."
Emma:"Papà?! C-cosa?!"intervenne lei.
Elizabeth:"Sì, è di sopra, ma penso che stia dormendo."
Emma:"Ok. E' meglio se te ne vai Ed."disse rivestendosi in fretta.
Ed:"Ci vediamo."disse tirandosi su i pantaloni.
Emma."Sisi, ciao."disse accompagnandolo fuori di casa.
Quando Emma rientrò, salì di corsa per le scale ed entrò in camera sua chiudendo lentamente la porta per non fare rumore. Dopo poco la raggiunsi per avere delle spiegazioni, non ero affatto stupita dal suo comportamento, ma sapevo che non era una puttana e che aveva anche lei dei sentimenti e potevo solo immaginare come si sentisse in quel momento.
Aprii lentamente la porta e la chiusi alle mie spalle. Vidi la sua figura ombrosa frugare in un borsone da cui estrasse un pacchetto di Malboro, ne estrasse una, l'accese e se la porto alla bocca aspirandone il contenuto. Poi, la vidi avvicinarsi alla finestra ed aprire le ante per far fuoriuscire l'odore di fumo che aveva invaso la stanza. Mi avvicinai a lei e le poggiai una mano sulla spalla.
Elizabeth:"Quando hai iniziato?"chiesi riferendomi alla sigaretta, che con dei movimenti regolari si avvicinava e allontanava alle sue labbra.
Emma:"Qualche giorno fa."disse scrutando qualcosa di incomprensibile tra le chiome degli alberi.
Elizabeth:"E perché?"
Emma:"Non ci deve essere per forza un motivo."
Elizabeth:"Lo so, ma nel tuo caso c'è."
Emma:"La gente pensa che dato che sono una persona forte posso superare tutto, pensa che possa farmi del male senza che provi qualcosa, ma si sbaglia. Anch'io sono umana."
Elizabeth:"Con questo che vuoi dire?"
Emma:"Che sono sbagliata per questo mondo, e che ne ho abbastanza di sognare storie impossibili e sperare in un lieto fine che c'è sole nelle favole."
Elizabeth:"Chi è?"
Emma:"Fred, il barista. Ci siamo conosciuti qualche giorno dopo che siamo arrivati e tra noi è subito nato qualcosa. Siamo stati insieme per due mesi, ma adesso mi ha lasciata con un misero sms."
Elizabeth:"Evidentemente non era quello giusto."
Emma:"Non è mai quello giusto. I ragazzi vogliono solo portarti a letto e poi dimenticarti."
Elizabeth:"Fin ora ti era sempre andato bene questo modo di pensare."
Emma:"Ma adesso cerco una relazione seria."
Elizabeth:"Prova a staccare per un po' il cervello, parti, stai con chi ti vuole bene. L'amore arriva quando meno te l'aspetti, ricordatelo."
Emma:"Ci penserò. Adesso vai."
Elizabeth:"Notte."
Mi chiusi la porta alle spalle ed entrai in camera mia. Spostai l'infinità di cuscini che ricoprivano il mio letto e mi distesi al suo interno lasciando che il mio sguardo vagasse per la stanza, senza una meta ben precisa. I ricordi di quella notte passata con Harry affiorarono alla mia mente, lentamente le mie ciglia si incontrarono, quasi per abbracciarsi, e le mie palpebre si chiusero lentamente. 

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2 Dicembre 2013
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Cara mamma,
Le feste natalizie si avvicinano finalmente e non vedo l'ora di passare un Natale diverso dagli altri insieme ad Harry. 
Sai, insieme a lui sto davvero bene, come non lo sono mai stata, so di poter essere me stessa e non posso più fare a meno del suo sorriso. Quel ragazzo mi illumina le giornate, la sua spontaneità, la sua sfacciataggine, e i suoi modi da eterno bambino lo rendono perfetto ai miei occhi e vorrei che tutto ciò non avesse mai fine. Se devo essere sincera, non so cosa stiamo combinando insieme, la nostra non è ancora una relazione, o se lo è non lo so, non ne parliamo mai e nessuno dei due ha il coraggio di affrontare quell'argomento, così passiamo avanti e viviamo alla giornata. Io lo amo, su questo non ho dubbi, ai suoi occhi mi sento speciale, fragile, importante e riesce sempre a stupirmi, ma ho paura. Temo che con la mia banalità si stancherà ben presto di me e ritornerà ad essere il ragazzo di un tempo, quello senza sentimenti di qualche mese fa, che con uno sguardo mi aveva chiesto aiuto, mi aveva chiesto di aiutarlo a cambiare e senza nemmeno accorgersene è cambiato radicalmente.
Harry con me è premuroso, possessivo e so che ci tiene davvero a me, me lo dimostra quotidianamente. Qualche giorno fa, ero appena tornata a casa da scuola e avevo litigato con papà a causa del mio rendimento scolastico, così senza nemmeno accorgermene lo avevo al mio fianco, era entrato dalla finestra e aveva sparso per la stanza dei petali rossi di rosa. Con quel piccolo gesto mi ha ricordato, ancora una volta, che non sono sola, finché ci sarà un "noi" non sarò mai sola. Beh, sono finita in un bel guaio, lo so, ma se c'è una cosa che ho imparato stando con lui è che è il tragitto che conta, non il punto di arrivo. Io questi attimi, queste ore, questi giorni, questi mesi con lui, li sto vivendo il più possibile, anche se non posso negare che la certezza di doverlo abbandonare mi distrugge. 
Beh, adesso vado a dormire perché ho promesso ad Hazz che sarei passata da lui per colazione domani mattina. 


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-Spazio Autrice-
Scusatemi per l'orrore di capitolo. Non mi piace assolutamente perciò vi chiedo scusa.
PASSIAMO AL CAPITOLO:
Il senso del capitolo è descrivere maggiormente due personaggi: Emma e Harold (il padre). Volevo dare ad entrambi maggiore importanza così gli ho dedicato un capitolo e ho messo da parte (solo per questo capitolo) degli avvenimenti sugli HARLIZ ahahha. Inoltre volevo dedicarmi alla descrizione della casa di Eli nei particolari dato che non mi ero mai soffermato su quello più di tanto e ho cercato di farlo nel miglior modo possibile. 
L'unica cosa che mi piace del capitolo è la pagina di diario e spero che piaccia anche a voi.
Beh, spero di non avervi deluse.
Alla prossima,
Strongstay.


 

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Capitolo 23
*** I'm addict to you ***


          I'm addict to you
 
X:"Lui non ti ama!" urlò l'ombrosa figura davanti a me.
Elizabeth:"Io sì però, io lo amo con tutta me stessa e non me lo lascerò scappare!"
X:"Smettila! Lo ami? Vuoi vederlo felice? Allora lascialo stare perché per lui sei solo un peso e se tu non ci fossi sarebbe meglio per tutti!"disse tutto d'un fiato.
Elizabeth:"Ma io ci sono cazzo! Voglio essere felice per una volta nella vita!"dissi con le lacrime agli occhi.
X:"Un puttaniere era un puttaniere è rimasto, è inutile farsi finte illusioni."
Elizabeth:"I-io so che lui mi ama."dissi accasciandomi a terra.
X:"Lui amare te? Lui è troppo per te! Tu non meriti niente, non meriti nessuno, meriti solo di soffrire!"

Non mi stupivo più ormai, quell'orribile incubo veniva a farmi visita da due mesi. Notti insonni, mattine passate a dormire in piedi. La mia unica salvezza? Lui. 
Quel riccio dagli occhi smeraldo riusciva a scrollarmi di dosso tutta l'insicurezza con un banale sguardo, un contatto; quand'ero con lui nulla importava, nulla aveva senso. Amarlo non aveva una logica, considerando gli effetti che aveva sul mio rendimento scolastico e il mio modo di essere, ma quando ci si innamora non avviene con la testa, ma con la pancia. Ci si innamora di chi ci è opposto caratterialmente, di qualcuno che ci renda completi e renda i nostri difetti i nostri punti di forza. Purtroppo nella nostra, che è una società in cui l'apparire prevale sull'essere, ci sono persone che non accettano le nostre scelte, proprio come mio padre, che continuava a credere che avessi dimenticato Hazz, e che se l'avesse saputo me l'avrebbe impedito. Continuava a ripetermi che non sarebbe stato prudente per me e che non ne sarei uscita con il cuore integro, ma a me le sue apparivano come stronzate, nulla di comprensibile, non lo ascoltavo nemmeno perché nessuno mi avrebbe portato via l'ossigeno, nessuno mi avrebbe portato via una parte di cuore.
Stropicciai lentamente gli occhi impastati dal sonno, per poi aprirli e lasciare che la potente luce che filtrava dalle finestre me li facesse socchiudere istintivamente. Una volta abituata allo stretto contatto con il sole mattutino di quella domenica li aprii del tutto e mi tolsi le pesanti coperte che mi fasciavano il corpo sudato. Malgrado fossimo in un periodo natalizio, il caldo non aveva minimamente pensato di abbandonare la metropoli e lasciare il posto al freddo e, perché no, anche un po' di neve.
Quando il mio corpo poté traspirare la poca aria presente nella stanza, mi sedetti alla fine del letto e con le mani tra i capelli mi lasciai prendere da un lancinante mal di testa. Mille insicurezze mi bloccavano la visuale verso il mondo esterno, ero più sicura di me certo, ma dovevo procedere poco a poco per riacquistare la fiducia persa in me. Ultimamente avevo imparato a convivere con me stessa, ma non mancavano mai quei momenti in cui ti senti inferiore a chiunque, in cui sei disgustata dal tuo corpo e temi di essere un peso per chi ti circonda.
"E se Harry non mi avesse mai amata e se per lui fosse solo un gioco?" mi chiedevo tra me e me.
Ma ciò che mi chiedevo continuamente era:"Senza di me sarebbe stato meglio? Ero solo un peso o servivo a qualcosa in questa società di merda?"

Insicura, insoddisfatta, vulnerabile.
Non capivo più niente, non riuscivo più a pensare. Ero stanca di lottare per ritrovare più sicurezza, avevo bisogno di qualche certezza che mi spingesse ad andare avanti, ma purtroppo non ne avevo.
Appoggiai i piedi che dondolavano a mezz'aria, sul parquet rovinato ai piedi del letto. Dopo aver barcollato per un po' riuscii a reggermi in piedi e mi diressi verso il bagno, sfortunatamente occupato. Appoggiai la schiena al lineare muro bianco e lasciai che il mio corpo si accasciasse a terra, non avendo ancora trovato forze sufficienti.
Dopo dieci minuti di attesa, Emma col capo chino e una lunga felpa che le fasciava l'esile corpo sudaticcio, uscì dal bagno accompagnata da del vapore, che aveva invaso la stanza. Vi entrai dentro ed aprii le finestre per lasciarlo fuoriuscire. Quando potei osservare perfettamente il lavabo, feci scorrere l'acqua sulle mie mani, per poi passarle sul mio volto, afferrai un asciugamano per asciugarmi le piccole gocce d'acqua che mi inondavano il volto, ma notai che era ricoperto di sangue. Confusa feci un giro su me stessa per osservare la stanza, chiazze rosse sul marmo, carta igenica dalle strisce rossastre ovunque, il mio sguardo si pose verso il basso e notai delle impronte di sangue sopra le mie gambe, andate a contato con il muro, anch'esso macchiato. 
Un forte rumore, un lancinante dolore alle tempie, mille ricordi venuti a galla in un attimo. Uno scatto improvviso e le mie gambe si mossero da sole verso la sua stanza.
Emma era a terra, priva di sensi, il rosso del sangue uscitole dai polsi si mascherava alla perfezione tra i suoi capelli dalle sfumature ramate. Sentii un gemito uscirmi fuori dalle labbra, un pizzichio torturarmi la gola, i miei occhi erano quelli di chi aveva aveva visto fin troppo nella vita e ne aveva abbastanza di vedere i suoi cari lottare con la morte.
Strappai le maniche dal mio pigiama e avvolsi la poca stoffa intorno ai suoi polsi, dai quali il sangue non smetteva di uscire.
Elizabeth:"Papà! Prendi le chiavi della macchina!"
Urlai, ci misi tutta la forza che avevo dentro, avrei lottato, non l'avrei persa. 
Dei passi percosero frettolosamente le scale, un amaro sospiro subito interrotto dalle lacrime fu udibile alle mie spalle. Afferrai l'esile corpo disteso sul pavimento e lo caricai sulle mie spalle dirigendomi, tra un singhiozzo e l'altro, verso la macchina sperando di salvarla anche questa volta. 
La quinta volta in un mese, i medici ci avevano consigliato varie volte di aiutarla con il supporto morale di uno psicologo per farla ritornare quella di un tempo, ma si era sempre rifiutata. 
Gradino dopo gradino, sospiro dopo sospiro entrammo nella spaziosa Rang Rower di mio padre e sfrecciammo lungo l'autostrada che ci avrebbe portati al "Good Samarithan Hospital". Il docile corpo di Emma tra le mie braccia era freddo, immobile, una sensazione che avevo vissuto fin troppe volte per scordarla. Quella povera ragazza in così poco tempo era divenata l'opposto di prima, lo sguardo sempre basso, i polsi fasciati, gli occhi quotidianamente rossi e il mascara sugli zigomi, nulla in confronto alla vecchia Emma, un insulto alla sua persona. Quella ragazza così vitale ed egocentrica si stava spegnendo tra le mie braccia ed io non potevo fare altro che urlare contro mio padre per dirgli che se non avrebbe accelerato non ce l'avrebbe fatta. Non riuscivo a credere che per una banale delusione si fosse ridotta così, non la credevo capace di rovinare il suo corpo per un idiota.
Mio padre accostò proprio davanti all'ospedale, aprì lo sportello postreriore e senza esitare si carico in spalla il corpo spento e vuoto di mia sorella.
Mi precipitai all'interno dell'ospedale seguendolo a ruota e una volta dentro cercai di individuare la dottoressa che seguiva Emma, Mrs. Jones.
Fermai una decina di medici inveno, ma quando notai un il suo inconfondibile tuppo spettinato, che lasciava fuoriuscire qualche ciocca castana, mi precipitai al suo fianco.
Elizabeth:"Mia sorella sta morendo! Fate qualcosa!"dissi asciugandomi le lacrime che avevano ripreso a bagnarmi il volto.
Le mie parole non uscirono come un ordine, ma come una supplica. Esse eccheggiarono per tutto il pian terreno attirando l'attenzione dei pazienti e dei loro cari.
La donna intenta nel bere un caffé, poggiò la tazzina sul bancone in granito di fianco a lei e frettolosamente si diresse in una stanza, dalla quale uscì pochi istanti dopo accompagnata da vari infermieri. Mi venne incontro preoccupata e mi afferrò per un polso chiedendomi dove fosse mia sorella.
Indicai l'esile corpo che giaceva tra le braccia di mio padre e rimasi lì immobile, aspettando che intervenissero, consapevole che se li avessi seguiti sarei stata solo d'intralcio. Due infermieri poggiarono il corpo su una barella e seguiti dalla dottoressa entrarono in una stanza alla fine del corridoio e mi lasciarono sola, come sempre del resto. Avevo vissuto troppe volte quel momento, mi ero abituata all'ansia, alla paura di perdere chi c'è sempre stato per me, ma ogni volta provavo un dolore sempre nuovo, che mi coglieva di sorpresa, senza nessuno in cui rifugiarmi. Il fatto di non potermi rifugiare in Harry, di non potergli chiedere di venire qui e stringermi, mi faceva sentire sola, con nessuno al mio fianco.
A passo lento attraversai la corsia di fronte alla stanza e mi sedetti su una sedia in plastica rossa scomodissima. Pensare che chissà quante persone prima di perdere i loro cari erano sedute proprio qui mi rattrtistiva ancora di più, sapevo cosa avevano provato e pensare che qualcuno avesse passato ciò che ho passato io non mi rendeva affatto felice, bensì mi dava un idea del mondo cupa e grigia, in cui la felicità è solo un intervallo tra un dolore e l'altro.
Strinsi i miei capelli tra le mani e le lacrime iniziarono a rigarmi il volto. Il corpo mi tremare, il solo pensiero che avrei potuto perdere anche lei mi stava torturando, una vita senza mia sorella non avrebbe senso, senza i suoi sorrisi dolci, le sue smorfie facciali bizzarre che faceva sin da bambina, il suo modo di pretendere sempre troppo da se stessa, tutto di lei era legato al mio passato e una futuro senza di lei mi avrebbe fatta sentire nuovamente persa, disorientata e non avrei sopportato una nuovo perdita.
Sentii la suoneria del mio cellulare eccheggiare nella stanza, così afferrai la mia marc jacobs, vi estrassi il cellulare e risposi.
Harry:"Principessa, come mai non sei ancora arrivata?"
Elizabeth:"H-harry non posso venire."dissi singhiozzando.
Harry:"Piccola, cos'è successo? Non farmi preoccupare!"
Elizabeth:"M-mia sorella... Sono in ospedale."
Harry:"Non preoccuparti. Sono da te tra dieci minuti."
Elizabeth:"Hazz no! C'è mio padre, sai che non deve sapere di noi."
Harry:"Non mi interessa, non ci dividerà, io devo starti accanto, non posso starti lontano."
Elizabeth:"Ma se adesso ti vedrà non portemo più stare insieme!"
Harry:"Non mi vedrà, resterò fuori."
Dopodiché il riccio attaccò e mi lasciò ai miei pensieri. In quel momento avevo solo bisogno della sua presenza, dei suoi morbidi baci sulla pelle, della sua risata, avevo bisogno di distaccare il cervello dalla realtà, così crudele e predefinita nei miei confronti. Hazz mi aveva salvata e nessuno voleva capirlo, nessuno poteva capire quanto lo amassi o quanto mi facesse male la distanza tra noi due, anche se per molti sarebbe rimasto sempre un puttaniere io lo vedevo con occhi diversi, ero l'unica a farlo, ma non avrei mai smesso. In quel momento così critico il pensiero del suo sorriso mi stava tranquillizzando, anche se poco, era l'unico ad essere riuscito a farmi distaccare i miei pensieri dalla triste realtà.
Passarono i minuti ed io rimasi ferma, torturandomi le mani ed osservando il via vai di persone che entravano nella stanza attrezzati, da essa non uscivano notizie, si sentivano urla di medici e infermieri, i pianti incontrollati di quell'uomo che al primo impatto potrebbe sembrare forte, ma che in realtà è fin troppo debole. Socchiusi gli occhi incapace di affrontare la situazione, ma delle urla furono udibili dalla stanza e mi fecero sobbalzare:"Si è ripresa! Ce l'abbiamo fatta."
Un sospiro uscì istintivamente dalle mie labbra, delle nuove lacrime mi bagnarono il volto, questa volta però per la felicità, mi sentivo come rinata in quel momento, come se le ore passate in precedenza potessero essere dimenticate con quell'urlo di gioia. Un sorriso mi comparve sul volto, pieno di speranza, quella difficile da trovare, che può segnare un nuovo inizio, perché non le avrei più permesso di farsi del male inutilemente, non sarebbe più ricaduta nello stesso errore.
La porta della stanza si aprì e vi uscì mio padre con una mascherina sul volto, gli occhi rossi spiccavano sul suo volto, ma avevano perso quel grigiastro di quella mattina e aveva riacquistato l'azzurro oceano che sfoggiava sempre in presenza della mamma. Le sue possenti braccia mi strinsero a sè in un caldo abbraccio, uno di quelli rari, ma sinceri. Le sue mani passarono tra i miei capelli e mi lasciò un piccolo bacio tra essi, dei quali annusò il profumo dell'inconfondibile shampo alla camomilla, 
Papà:"Non deve più accadere una cosa simile, non dobbiamo più dividerci, dobbiamo essere forti."
Elizabeth:"Dobbiamo superare il fatto che la mamma non c'è e ricominciare, dovremmo essere tutti quelli di un tempo."
Papà:"Saremo di nuovo una famiglia e cercherò di essere il più presente possibile."
Elizabeth:"Ti voglio bene."
Papà:"Anch'io piccolina. Adesso vado da Emma tu vai a mangiare qualcosa."
L'uomo dopo aver sussurrato quell'ultima frase rientrò nella stanza e corse ad abbracciare mia sorella. 
Mi alzai dalla scomoda sedia e mi diressi verso l'entrata dove trovai Harry seduto a terra, che come promesso non si era fatto vedere da mio padre. A passo svelto mi diressi verso di lui e poggiai le ginocchia sul pavimento in modo tale da avere poca distanza tra i nostri corpi. Il riccio, quando si accorse della mia presenza, mi prese il volto tra le mani e mi tolse con un abile gesto i residui di mascara sugli zigomi. Le mie iridi quando incontrarono le sue si illuminarono di una luce che avrebbe fatto invidia alla luna, dopo quello che avevo passato in precedenza mi sembrava impossibile averlo finalmente al mio fianco. 
Harry:"Si è ripresa?"
Elizabeth:"Sì, fortunatamente sì."dissi poggiando il mio capo sulla sua spalla.
Harry:"Scusa se sono arrivato in ritardo, sarei dovuto venire subito, avrei dovuto capirlo."
Alzai il capo e notai nel suo sguardo mortificato, che si sentiva davvero in colpa, anche se non aveva fatto nulla di male sentiva un bisogno incondizionato di starmi vicino e questo lo percepii solo in quell'istante, con quelle parole senza un senso preciso, dato che lui non aveva fatto nulla, ma che centrarono il punto giusto, arrivarono dritte a ciò che volevano arrivare. Prima che potesse aggiungere altro poggiai le mie piccole labbra sulle sue e assaporai il sapore di quest'ultime, così carnose e morbide allo stesso tempo. Quando allontanai il mio volto dal suo il riccio si alzò e mi tirò per il polso, facendomi alzare a mia volta. A passo svelto uscì dall'ospedale e mi portò con sè in sella alla sua moto diretti verso casa sua, che raggiungemmo in poco tempo. 
Una volta arrivati davanti alla sua splendida dimora scesi dal motorino ed aspettai che lui facesse lo stesso di fronte alla porta d'ingresso. Hazz si avvicinò a me ed aprì la porta con un semplige giro di chiave, afferrò la mia mano e mi portò dentro con sè.
Tutto in quella casa lo rispecchiava, ogni particolare, anche il più banale presente, riportava a lui e al suo modo di essere.
Il riccio si sedette sul divano in pelle, di cui avevo sempre amato le schematiche rifiniture, e mi fece sederea cavalcioni su di lui. Istintivamente, poggiai le braccia intorno al suo collo e strinsi il suo possente corpo a me, giocherellai con i suoi frivoli ricci castani e ne assaporai l'odore di vaniglia che regnava in quella casa. Feci scorrere un mio dito lungo il perimetro del suo naso, fino ad arrivare alle sue labbra e soffermarmici per delimitarne i contorni.
Harry:"Mi fai impazzire quando fai così."
Elizabeth:"Che ho fatto di così speciale?"chiesi ridendo.
Harry:"Mi presti delle attenzioni che non avevo mai ricevuto da nessuno."
Il ragazzo dagli occhi smeraldo avvicinò le mie dita alle sue labbra e mi baciò lentamente le nocche.
Elizabeth:"Non merito le tue attenzioni."dissi stringendolo a me.
Harry:"Piccolina mia, tu meriti tutto l'amore che ho da offrirti, ogni bacio, ogni carezza, tu li meriti, meriti di essere amata."
Elizabeth:"Grazie Hazz, se non ci fossi tu adesso sarei finita."
Harry:"Ma io ci sono e sono qui per completarti e non abbandonarti mai."
Il riccio schioccò un morbido bacio sulla mia fronte e fece vagare le sue mani lungo il mio corpo provocandomi un'infinità di brividi. Erano quelli i momenti che amavo di più, quelli passati in silenzio a concederci l'amore che provavamo l'uno per l'altra, scoprendo i nostri corpi e i nostri sentimenti, senza lasciare che le parole possano rovinare il sacro silenzio che dominava nell'aria.
Harry:"Hai fame?"
Elizabeth:"Non ho mangiato niente a colazione."
Harry:"Andiamo a mangiare allora."
Hazz afferrò la mia mano e mi portò in cucina facendomi sedere a tavola. In pochissimi miuti preparò due porzioni di uova e bacon, uno dei piatti che gli venivano meglio, il bacon croccante contrastava la morbidezza delle uova salate al punto giusto e accompagnate da un bicchiere di birra erano una gioia per le papille gustative.
Elizabeth:"Ottimo lavoro piccolo chef:"dissi ridendo.
Harry:"E' stato un piacere cucinare per lei signorina."
Elizabeth:"Grazie Hazz."
Harry:"Per la colazione?"
Elizabeth:"No."
Harry:"E per cosa allora?"
Elizabeth:"Pe farmi sorridere, per farmi sentire bella, per tutte le attenzioni che mi dedichi quotidianamente, ma soprattutto per avermi fatta innamorare."sussurrai a bassa voce l'ultima frase e mi pentii di averla detta.
Harry:"Ripeti l'ultima farse."disse con gli occhi che gli brillavano.
Elizabeth:"Grazie per avermi fatta innamorare."dissi abbassando il volto imbarazzata.
Harry:"Anch'io sono innamorato di te Eli."


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-Note autore-

Ehi meraviglie, ci tengo in particolare a questo capitolo, perché anche se non è poi così eccezionale rappresenta una svolta per la loro storia. Niente più giochi, baci rubati dall'alcol e dalla nostalgia, o "ti amo" buttati al vento, da ora la situazione si fa seria ed entrambi non possono uscirne. 
Beh, sarò breve perché devo finire di studiare, ma spero di ricevere delle vostre recensioni.
Baci, 
Strongstay

 

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Capitolo 24
*** I want you to stay ***


I want you to stay

Le sue splendide iridi verdi si incontrarono con le mie color ghiaccio, un contrasto non troppo evidente, ma dietro al quale si celavano due personalità opposte, che necessitavano l'una dell'altra per essere complete. Le mie guance tinte di rosso dall'imbarazzo furono accarezzate dolcemente dalle sue morbide dita, così morbide e screpolate, lunghe e sottili e così delicate, il cui tocco si distingueva sempre dagli altri.  Il riccio strofinò il suo naso contro il mio facendomi sorridere a tal gesto, alquanto infantile, eppure dimostrazione di un affetto, che col tempo aveva perso ogni insicurezza, era diventato una certezza.
Un piccolo respiro, il tempo di chiudere le palpebre e il riccio avvicinò le sue morbide labbra alle mie. Harry si avvicinò a me finché tra di noi non ci fu più nessuna distanza, nessun limite, nessun ostacolo da superare. Le sue labbra carnose premevano contro le mie sottili e delicate, assaporando il sapore di fragola del mio lip gloss.

Strinsi tra le mani il lembo della sua t-shirt bianca quando le sue lingua separò le mie labbra, senza forza eccessiva, essendo consapevole che non sarebbe stato certamente fermato. Era come se le nostre lingue si stessero rincorrendo. Una corsa contro il tempo, una lotta contro chi ci voleva dividere, contro chi voleva consumare l'amore che era sbocciato tra noi due, un amore delicato come un fiore, che se non curato quotidianamente sarebbe appassito.
Mi alzai in punta di piedi per accarezzare i suoi splendidi riccioli castani e le mani di Harry scesero lungo la mia schiena accarezzandomi dolcemente.
Brividi, gambe tremolanti, battito accelerato e anche un po' di solletico, tutto ciò con un tocco.
Non mi sarei mai staccata da lui, le sue labbra avevano un sapore unico e il suo calore mi faceva sentire protetta, ma sentimmo la presenza di qualcuno davanti a noi e una voce ruppe di scatto il silenzio così piacevole che si era formato nell'aria.
X:"Avete finito?"chiese una voce familiare, che proveniva dalla porta.
Mi staccai istintivamente da Harry e mi girai per capire chi fosse.
Harry:"Gemma... Come hai fatto ad entrare?"
Gemma:"Era aperta la porta scemo!"
Harry:"Ah l'avevo chiusa male."disse coprendosi il volto imbarazzato dalla situazione.
Gemma:"Ciao Elizabeth, vedo che tra di voi le cose vanno bene."disse la bionda ridendo.
Elizabeth:"Ehm, ciao Gemma."dissi sorridendo.
Harry:"Beh, perché sei qui?"chiese rivolgendosi alla sorella.
Gemma:"Volevo avvisarti che sta sera noi usciamo. Vuoi venire con noi?"
Harry:"Certo, se per te non è un problema Eli."
Elizabeth:"Nono figuriamoci, tu divertiti io uscirò con degli amici."dissi facendo un sorriso sghembo.
Harry:"Piccola tu devi venire con me, vero Gemma?"disse cingendomi i fianchi.
Gemma:"Era ovvio."disse la bionda sorridendo.
Elizabeth:"Davvero? Non vorrei essere di troppo."
Harry:"Non se ne parla proprio e se non vuoi venire io resterò con te."disse scoccando dei piccoli baci sulle mie spalle.
Elizabeth:"Verrò con molto piacere allora."
Gemma:"Ne sono felice, bene ci vediamo da 'The Red Lion' alle 19.30, va bene?"
Harry:"Benissimo."
Il riccio accompagnò la bionda alla porta d'ingresso e le diede un abbraccio da togliere il fiato. I due si volevano un bene immenso, i due erano molto simili caratterialmente, come del resto fisicamente, anche se spesso considerata troppo seria, la bionda era vivace e simpatica proprio come lui.
Gemma sussurrò qualcosa di incomprensibile ad Hazz, lasciandolo con il sorriso stampato sulle labbra.
Quando Gemma se ne andò, Harry si assicurò di aver chiuso correttamente la porta d'ingresso, per poi avvicinarsi a me e stringermi a sé.
Elizabeth:"Cosa ti ha detto?"chiese giocherellando con i suoi ricci.
Harry:"Che stiamo benissimo insieme."disse sorridendo.
Quel sorriso così dolce mi fece sorridere a mia volta, era una delle qualità migliori che possedeva, riuscire a farmi sorridere sempre, che non era affatto una cosa da tutti, una qualità che possedeva solo lui.
Hazz mi afferrò per un polso e mi trascinò con sé in salotto per poi stendersi sul divano in pelle al centro della stanza. Mi stesi a mia volta, con lo sguardo rivolto verso il soffitto così lineare e schematico, e persi lo sguardo nel vuoto cercando qualcosa di interessante in quel silenzio indistruttibile. Il riccio si giro su di un fianco e mi alzò la maglietta facendo in modo che quest'ultima coprisse solamente i seni, poi con molta concentrazione incise sulla mia cute scoperta dei ghirigori immaginari dalle forme più svariate. Al suo tocco rimasi immobile, nonostante i brividi e il battito accelerato rimasi ferma, temendo che se mi fossi mossa tutto questo sarebbe finito. La parte più ragionevole di me continuava a ripetermi che sarei dovuta restare immobile, impassibile, senza dargli soddisfazione, ma decisi di affidarmi alla nuova me, quella che si stava formando con l'aiuto del riccio e che voleva uscire dal guscio. Così mi girai su di un fianco e feci incrociare le nostre iridi, che si persero l'una nell'altra. Le mani di Hazz mi accarezzarono il corpo, ma io le fermai e le portai alle labbra, per poi baciarne ogni centimetro, soffermandomi sulle nocche e sui palmi così rovinati, proprio come il nostro amore, un amore che ti consuma, che ti richiede ogni particella del corpo per viverlo veramente. Dopo svariati minuti passati a dedicarci tutto ciò che ci si può dedicare, poggiai il volto sul suo petto e potei sentire il battito del suo cuore accelerare ai miei movimenti. Il riccio se ne accorse e avvicinò una sua mano sotto il mio seno sinistro per sentire il mio a sua volta. Quando lo sentì accelerare sospirò beatamente e si concedette al mio tocco delicato, che scorreva lungo il suo corpo.
Harry:"Ti faccio davvero questo effetto?"chiese sussurrando.
Elizabeth:"Ed io, ti faccio davvero questo effetto?"chiesi alzando lo sguardo.
Il riccio mi cinse i fianchi e mi posizionò a cavalcioni su di lui per osservarmi bene. Spostò dal mio volto delle ciocche di capelli che mi coprivano il volto e delimitò il contorno delle mie labbra con il pollice.
Harry:"Inizialmente non lo credevo possibile, ma col passare tempo ho capito."disse spostando lo sguardo sul mio corpo.
Elizabeth:"Tutt'ora non capisco come sia possibile, provare tutto questo per una persona, capisci?"chiesi afferrando le sue mani.
Harry:"Ti capisco benissimo, sotto il tuo tocco mi sento rinato."
Elizabeth:"Con uno sguardo mi dai forza, mi hai salvata e non te ne sei reso conto."dissi sospirando.
Harry:"Tu mi hai reso un altro, mi hai dato una possibilità, ed eccoci qui."
Elizabeth:"Credi che il nostro sia uno sbaglio? Non temi che ciò di colpo finisca senza alcun preavviso."
Harry:"Tu sei felice con me?"chiese alzando lo sguardo.
Elizabeth:"Come non lo sono mai stata."dissi asciugandomi le piccole lacrime scappate a quella domanda.
Harry:"Allora non è sbagliato, soprattutto perché non devi temere che possa abbandonarti, non mi lascerei mai scappare la mia principessa."
Elizabeth:"Non lasciarmi mai, ti prego."dissi stringendolo a me.
Harry:"Mai."sussurrò.
Restammo così, ad annegare in un abbraccio che ci avrebbe fatto da casa, dove il nostro amore avrebbe regnato, dove ci saremmo cibati di baci e carezze e dove nessuno ci avrebbe divisi. Le nostre mani scorrevano sui nostri corpi, facendo sì che un'infinità di brividi mi solleticassero continuamente la schiena.
Hazz baciò lentamente il mio volto, soffermandosi sulla mia mandibola e sulle mie tempie. Quei baci, che a qualcun'altro sarebbero sembrati banali ed insignificanti, ai miei occhi rappresentavano l'unica motivazione valida per cambiare, una motivazione che mi stava lentamente salvando. 
Dopo svariati minuti, Harry si alzò dal divano e si avvicinò alle innumerevoli mensole che ricoprivano le pareti della stanza. Mi girai verso di lui confusa, e lo osservai passare cautamente le mani tra le numerose file di film di ogni tipo.
Elizabeth:"Stai cercando qualcosa?"chiesi stendendomi nuovamente, con lo sguardo rivolto verso l'alto.
Harry:"Un film da vedere con te."disse afferrandone uno.
Elizabeth:"E quale in particolare?"chiesi girandomi su di un fianco verso di lui.
Harry:"Vedrai."
Detto ciò, il riccio si diresse in cucina e vi uscì qualche istante dopo con in mano una coppa di fragole con la cioccolata. Spalancai di colpo gli occhi, sbalordita dal fatto che si prendesse così tanta cura di me,e che in così poco tempo avesse imparato a conoscermi meglio di chiunque altro. Non credevo di meritare tutte quelle attenzioni, ma non potevo negare che il solo contatto con il corpo di Harry mi rendeva felice, il suo spirito di vita così allegro e al di fuori della realtà stava iniziando a contagiarmi e ciò non faceva altro che rendermi felice.
Hazz inserì il film che aveva scelto nel lettore dvd e si stese accanto a me afferrando saldamente la coppa di fragole e panna. Quando il film iniziò, mi bastò un attimo per riconoscerlo; un capolavoro di film con degli attori straordinari: Logan Lerman, Emma Watson, Nina Dobrev e tanti altri. Un film che mi aveva fatta commuovere varie volte, "Noi siamo infinito."
Strinsi a me il corpo di Hazz, che si era sistemato alle mie spalle, e mi rannicchiai sul suo torace, proprio come facevo da bambina con mio padre. Le mani di Hazz mi stringevano a sè e mi accarezzavano i capelli dolcemente. Mentre guardavamo il film ci imboccavamo a vicenda di quelle leccornie che avevo sempre amato, quel frutto ricoperto di un gustoso strato di cioccolata costituiva una gioia per le mie papille gustative; in quel momento non avrei potuto desiderare di più.

***

Al termine del film, mi asciugai le innumerevoli lacrime che mi avevano bagnato il volto e poggiai i piedi nudi sul parquet. Pian piano mi avvicinai al televisore e lo spensi con un abile gesto, interrompendo la splendida canzone che accompagnava i titoli di coda. 
Quando mi girai verso il ragazzo dagli occhi smeraldo, notai che stava dormendo beatamente, così mi avvicinai a lui per sistemargli una coperta addosso, ma il riccio mi fermò facendomi cadere sopra di lui.
Harry:"Voglio che dormi con me stanotte."disse con la voce impastata dal sonno.
Elizabeth:"Amore, ma non è notte."dissi ridendo.
Harry:"Davvero?"chiese stropicciandosi gli occhi.
Elizabeth:"Sì, e poi sta sera dobbiamo andare al pub con i tuoi amici, non ti ricordi?"
Harry:"Ah si, a che ora?"
Elizabeth:"Alle 19.30."
Harry:"E che ore sono?"
Il mio sguardò vagò per la stanza in cerca di un orologio e quando lo trovai sobbalzai, alzandomi in piedi frettolosamente.
Harry:"Cos'è successo?"chiese guardandomi confuso.
Elizabeth:"Sono le 18.45!"dissi urlando.
Harry:"Eh beh?"
Elizabeth:"Io devo andare a casa mia a cambiarmi!"
In fretta e furia mi avvicinai all'appendiabiti e afferrai la mia giacca in pelle, infilandomela velocemente, per poi afferrare allo stesso modo la mia splendida Marc Jacobs. 
Correndo mi avvicinai al riccio e gli lasciai un morbido bacio su una guancia, sulla quale sorgeva un piccolo principio di barba; dopodiché mi avvicinai alla porta d'ingresso e vi uscì chiudendomela alle spalle. 
Mi feci spazio tra le tante persone che giravano per la città, e raggiunsi casa mia in una manciata di minuti. Quando misi piede sull'uscio di casa mia, la porta di scatto si aprì facendovi uscire una spumeggiante ragazza dai capelli biondi piastatie  gli occhiali da sole a mascherarle gli occhi, tra le mani aveva un paio di valige stracolme e sembrò sorpresa di vedermi.
Senza alcun preavviso la bionda mi strinse a sè, lasciandomi perplessa non avendo capito di chi si trattasse. Quando si staccò da me e si tolse gli occhiali potei osservare il suo bel viso pulito, ma soprattutto felice, su di esso risaltava un sorriso a trentaduedenti. Incredula, mi portai una mano sulla fronte e la strinsi nuovamente a me. 
Emma sembrava rinata, vestiti dai colori sgargianti le fasciavano il corpo, e quegli occhi azzurri, più accesi che mai, la rendevano quella di un tempo.
Elizabeth:"Ma cosa ti è successo?"chiesi con le lacrime agli occhi.
Emma:"Ho parlato con la dottoressa e mi ha detto chiaramente che così non posso andare avanti."disse facendo spallucce.
Elizabeth:"E di colpo sei ritonata quella di un tempo?"chiesi stranita.
Emma:"No, ma sto per partire per Parigi con delle amiche e penso che sia un buon inizio."disse sorridendo.
Elizabeth:"Sono al settimo cielo Emma! Adesso vai, non voglio farti perdere il volo."dissi lasciandole un bacio sulla guancia.
Entrai in casa mia e salii in fretta la scale sperando di non ritardare all'uscita. Spalancai la porta del bagno e mi tolsi frettolosamente gli indumenti che mi fasciavano il corpo, mi legai i capelli, già lavati precedentemente, per poi entrare nella spaziosa doccia e lasciar che i rilassanti getti d'acqua mi sciacquassero il corpo.
Quando vi uscii avvolsi il mio esile e bagnato corpo in un asciugamano ed entrai in camera mia, decisa su cosa avrei indossato.
Estrassi dall'imponente cassettone la biancheria intima nera e la indossai. Dopodiché aprii le ante dell'armadio e infilai un vestito verde bosco che mi lasciava la schiena scoperta,; allo stesso modo infilai delle scarpe col tacco piuttosto alte color petrolio e una pochette del medesimo colore.
Quando fui pronta conclusi il tutto applicando del blash sugli zigomi, delimitando le palpebre con un sottile strato di eye-liner e evidenziando le labbra con un rossetto rosso acceso.
Scesi lentamente le scale, evitando così di cadare a causa dei trampoli che avevo ai piedi. Entrai in salotto per avvisare mio padre e per chiedergli se potevo dormire fuori ma non lo trovai, provai in cucina ma non c'era nemmeno lì, quindi decisi di cercarlo in camera sua. Aprii la porta e intravidi mio padre preparare una valigia.
Elizabeth:"Papà dove devi andare?"chiesi entrando nella stanza.
Papà:"Mi devo incontrare a Beverly Hills con dei colleghi sarò via solo due giorni, tornerò domani sul pomeriggio tardi. Riuscirai e non dare fuoco alla casa mentre non ci sono?"chiese girandosi verso di me.
Elizabeth:"Certo, non ti devi preoccupare."dissi sicura di me.
Papà:"Bene ora io vado. Fatti sentire se qualcosa non va, ok?"
Elizabeth:"Certo papà."
Lo strinsi a me come non facevo da tanto, quando partiva era sempre un dipiacere per me, essendo l'unico genitore che possiedevo, ci tenevo a lui e anche se il nostro era principalmente un rapporto conflittuale, non l'avrei mai dimenticato.
Scesi le scale al suo fianco e lo aiutai a caricare la piccola valigia in macchina. Dopo averlo salutato calorosamente, lo osservai allontanarsi verso l'autostrada e rientrai in casa.
Mi fece uno strano effetto osservare quella casa così, vuota, priva di vita. Non era una bella sensazione trovarsi da soli in casa, ma provai quel senso di angoscia solo per qualche istante, finché sentii il campanello suonare.
Mi avvicinai alla porta d'ingresso e la aprii, consapevole che si trattava del riccio.
Harry:"Buonasera principessa, la carrozza e fuori che l'aspetta."
Subito dopo aver chiuso la porta fiondai le mie esili braccia intorno al suo collo e strinsi Hazz a me. Il riccio mi fece sollevare i piedi da terra e prese in braccio facendomi entrare in macchina.


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-Note autore-

Allora, il capitolo non mi fa né caldo né freddo sinceramente, ma lascerò che siate voi a giudicare. Ci tenevo a concentrarmi di piùsu Hazz ed Eli in questo capitolo e ho voluto evidenziare quanti progressi abbiano fatto entrambi. Inoltre, c'è un personaggio che decide di cambiare radicalmente ed è una cosa alquanto inaspettata, soprattutto perché da una persona cupa come Emma nessuno se lo sarebbe mai aspettato, ma volevo farla vivere in un modo migliore soprattutto perché ci tengo in particolare al suo personaggio.
Beh, spero che il capitolo vi piaccia <3
Baci,

Strongstay

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Capitolo 25
*** Noi siamo infinito ***


Noi siamo infinito
 
Il mio esile corpo fu adagiato con molta delicatezza sul sedile del passeggero ed aspettai ,con lo sguardo perso in quel tramonto mozzafiato, che il riccio entrasse a sua volta nell'auto.
Il mio naso spingeva contro quella lastra di vetro, che fungeva da finestrino, ed osservai attentamente il calar del sole. Sfumature rossastre coloravano il cielo, nuvole rosa interrompevano quell’armonia di colori e il sole, così luminoso e intenso, calava lentamente nascondendosi tra le onde del mare ben visibili.
Intenta nel guardare quel magnifico spettacolo non mi ero accorta della presenza, più che ovvia, di Harry in macchina; me ne resi conto solamente quando sentii dei morbidi baci lungo la mia schiena scoperta.
A quel contatto il mio copro rabbrividì, non essendo del tutto abituato alle mille attenzioni donatemi da Harry, così spostai il volto dal finestrino e mi girai per osservare il ragazzo dagli occhi smeraldo alle mie spalle.
Harry: “Cosa stavi osservando di così interessante?” chiese sorridendomi.
Elizabeth: “C'era un tramonto mozzafiato.”
Il mio sguardo si ripose nuovamente verso l'orizzonte in cerca di quel tramonto che dominava prima di lasciare il posto alla notte, ma le mani del riccio si posarono sulle mie guance e mi spostarono delicatamente il volto, in modo tale che i nostri sguardi si potessero incontrare.
Elizabeth: “Devi dirmi qualcosa?” chiesi ridendo.
Il silenzio regnò per qualche istante. Il mio sguardo cercava una risposta negli occhi smeraldo del riccio, che a loro volta vagavano lungo il mio corpo.
Harry: “Sei bellissima quando ridi.” disse con tono serio.
Il mio volto assunse di colpo colorazioni violacee, ma non fui capace di proferire parola a quel complimento. Rimasi ferma ad osservare quel verde bosco che si nascondeva dietro alle iridi del riccio.
Harry: “Amo quando arrossisci per me.” sussurrò avvicinandosi a me.
Le mani del riccio si avvicinarono al mio volto, delimitando prima la mandibola per poi contornare le mie labbra ben definite da un rossetto rosso acceso.
Elizabeth: “Ti amo Harry.”sussurrai tremando sotto il suo tocco.
Harry: “Dimostramelo.”
Elizabeth:”Come?”
Harry: “Baciami come fai sempre, perché quando lo fai mi sento veramente amato.”
Le mie labbra si incurvarono in un piccolo sorriso, ed avvicinai il mio volto a quello di Harry.
Chiusi lentamente le palpebre fra loro e avvicinai le mie labbra a quelle del riccio finché tra quest'ultime non si fu più nessuna distanza. Fu un bacio casto, semplice, nulla di passionale era un bacio che voleva dire ti amo, nulla di meno che due paroline che, se dette dalla persona giusta, ti fanno sentire la persona più felice del mondo. Quelle labbra così morbide e baciabili, premevano contro l mie assaporandone il sapore pungente di menta.
Ci staccammo quando Harry sentii il suo telefono squillare. Il riccio sbuffò afferrando l'i phone 5 nuovo di zecca tra le mani sbloccandolo.
Gemma: “Stai arrivando?!” chiese impaziente la bionda.
Harry:”Sisi, stiamo per arrivare.” mentì.
Gemma: “Muovetevi!”
Il riccio dopo aver attaccato incurvò le sue labbra in una smorfia di protesta verso la sorella facendomi ridere. Dopodiché inserì le chiavi e fece partire la macchina, diretto verso il centro della città.
Arrivammo con cinque minuti di ritardo, dovuti al traffico eccessivo che si diffondeva tra le strade di Los Angeles, ma quando riconobbi il pub da lontano esultai dalla gioia, esausta di girare a vuoto.
Harry parcheggiò proprio davanti al locale, mi fece scendere e mano nella mano ci facemmo spazio tra la gente che era dentro quel pub.
Una lunga fila di lampadari dallo stile retrò erano affissi sul soffitto, rivestito in pelle, trapuntato. Un lunghissimo bancone divideva il locale in due ed una porta a vetro permetteva di intravedere la discoteca dall’altra parte della sala.
Dopo aver cercato il volto di Gemma, tra le numerose persone sedute davanti al bancone, sentii delle mani cingermi i fianchi e sobbalzai notando che Harry era ancora al mio fianco.
Hazz strinse forte il mio polso, osservando il ragazzo alle mie spalle, ed io rimasi immobile, perplessa, aspettando che il riccio mollasse la presa. Quando la presa di Harry fu più debole, mi girai verso il ragazzo alle mie spalle.
Capelli biondi tirati rigorosamente in un ciuffo, occhi azzurro chiaro in cui è facile specchiarsi e un percing sul labbro inferiore.

Un volto conosciuto ai miei occhi, ma non riuscivo a capire di chi si trattasse. Harry: “Luke, potresti lasciare la mia ragazza?”
Il riccio aveva la mandibola serrata e la sua presa, precedentemente più debole, mi stritolava il polso.
Luke: “Ma certo Harold. E tu piccolina, non mi saluti?”
Di colpo, sentii un lieve giramento di testa cogliermi di sorpresa. Quella voce mi fece rabbrividire, l’avevo già sentita prima, ma non riuscivo a ricordare nulla di quel ragazzo così lasciai perdere.
Elizabeth: ”Ehm, ciao.”
Gemma: “Siete arrivati finalmente!” urlò la bionda.
Gemma sfoggiava uno splendido abito nero con lo scollo a cuore che non superava le ginocchia. Il collo era messo in risalto da una splendida collana in oro giallo, che faceva risplendere il suo incarnato; era bellissima.
Elizabeth: “Scusami Gemma, ci ho messo un po' a cambiarmi.”
Gemma: “Non fa niente Eli, ora sedetevi e ordiniamo qualcosa da bere.”
Harry: ”Ah, Gemma. Lui è Luke, un mio compagno di classe, era con noi in discoteca. Ti ricordi?”
Tutto mi fu chiaro. Luke, quello splendido ragazzo che mi presentò Harry la prima sera che uscimmo insieme. Successivamente mi fece conoscere anche altri ragazzi del suo gruppo, Calum, Michael e Ashton. Inoltre, mi era impossibile dimenticarlo dato che aveva cercato di stuprarmi per strada, quindi la sua presenza non mi tranquillizzò affatto.
La bionda, arrossì osservando il ragazzo di fronte a lei e gli porse la mano in attesa di una banale e formale stretta di mano.
Ci facemmo strada tra il gran numero di persone che aspettavano un drink davanti al bancone e riuscimmo a trovare due divanetti in pelle alla fine della sala. Ci sedemmo a coppie sui divanetti, e mi fu d’aiuto la presenza costante di Harry, che stringendomi la mano mi infondeva fiducia.
L’atmosfera era tranquilla in quella sala. Della musica a basso volume accompagnava le nostre conversazioni, basate principalmente sul nostro rapporto. Infatti, la bionda sembrava molto interessata all’argomento, evidentemente le sembrava strano che il fratello avesse deciso di impegnarsi in una relazione seria, e ci poneva domande di ogni tipo.
Prima di rispondere le mie iridi si perdevano in quelle del riccio, felici e luminose, e osservare con quanta dolcezza descrivesse la nostra relazione mi fece sentire importante.
Sfortunatamente c’era qualcuno a cui non interessava affatto l’argomento e non provava nessun imbarazzo nello squadrarmi dalla testa ai piedi.
Gli occhi di Luke mi guardavano insistentemente ed io, troppo educata e  timida per urlargli contro, mi limitavo a guardare altrove, o a stringere il possente corpo di Harry tra le mie braccia.
Il riccio si accorse del modo in cui mi guardava Luke e smise di rispondere alle innumerevoli domande poste dalla sorella ammutolendola con un cenno. Nonostante le numerose persone nella sala, un gran silenzio regnava tra noi. Eravamo tutti chiusi nei nostri pensieri, imbarazzati, arrabbiati, o attratti dal comportamento degli altri.
La bionda, si torturava nervosamente le mani, consapevole del silenzio formatosi nell’aria. Il suo sguardo si posava su Luke, per poi posarsi su di me, notando la situazione imbarazzante creatasi.
Luke, invece, era del tutto consapevole della situazione che stava formando, ma non tutto ciò non gli interessò minimamente e si godette lo spettacolo.
Tra gli sguardi di tutti puntati su di me, ero più a disagio che mai, si sentiva la tensione degli sguardi che ricevevo da Gemma, mentre quelli di Luke, mi davano tanto di quelli che se ne fregano di tutti. Poi c’era Harry che aveva lo sguardo perso nel vuoto e che a volte si girava per guardare con disprezzo il suo amico.
Certo Luke era uno splendido ragazzo e con lui avevo sempre passato delle belle serate, ma il fatto che mi squadrasse dalla testa ai piedi mi dava fastidio. Il silenzio che era calato nell’aria era davvero insopportabile e sapere di essere la causa di tutto ciò era davvero terribile, così cercai di rimediare alla situazione.
Elizabeth:"Ehi ragazzi, cosa volete da bere?" chiesi sorridendo.
Gemma: “Un mojito, grazie.”
Luke: ”Anche per me, piccola.” disse ammiccando.
Harry: “Un bicchiere d’acqua.” disse incrociando le gambe.
La situazione era peggiore di quanto pensassi, non credevo che qualche sguardo lanciato da un suo amico l’avrebbe potuto fare incazzare così tanto, ma conoscevo Harry e in quel momento aveva solamente bisogno di sentirsi amato.
Elizabeth: ”Harry mi puoi accompagnare al bancone?”
Harry: “Certo Eli.”
Il riccio si alzò dal divanetto sbuffando e mi seguì lungo un corridoio che portava ai bagni. La luce era scarsissima ed era difficile muoversi un quel piccolo spazio.
Harry: “Perché mi hai portato qui?” chiese ridendo.
Elizabeth: “Devi lasciarlo perdere.” dissi stringendolo a me.
Harry: “E come faccio se ti squadra dalla testa ai piedi?”
Elizabeth: “Devi resistere Hazz, solo per questa sera.”
Harry: “E perché non posso spaccargli il naso?”
Elizabeth: “Perché siete amici.”
Harry: “Va bene, ma se sgarra un’altra volta lo uccido.”
Annuii divertita dal modo di parlare di Hazz quand’è arrabbiato ed avvicinai il mio volto al suo e feci unire le nostre labbra in un semplice tocco, un contatto per infondere fiducia. Dopodiché afferrai il polso del riccio ed ordinai le bevande chieste, aggiungendo alla lista due bicchierini di vodka per me ed Harry.
Quando tornammo ai nostri posti, una lieve risatina proveniente da i due ragazzi seduti sul divanetto ci lasciò perplessi, ma indifferenti ci sedemmo e lasciammo le bevande ai due biondi.
Luke: “Gemma mi devi dieci dollari.”
La bionda uscì dalla sua pochette la somma richiesta dall’amico e ridendo gliela consegnò.
Harry: “Perché scusa?” chiese il riccio interrogativo.
Luke: “Avevamo scommesso su cosa avreste fatto lì dietro ed ho vinto.” disse facendo spallucce.
Harry sbuffò portando lo sguardo verso l’alto per evitare di perdere la calma e si rilassò sentendo il pizzichio della vodka corrodergli la gola.
Quando ognuno di noi finì il rispettivo drink, ci alzammo da tavola ed entrammo in una sala spaziosa che fungeva da discoteca.
Gemma trascinò il fratello in pista e ballò insieme a lui alcuni pezzi di suo gradimento.
Intanto, io ero rimasta insieme a Luke seduta su degli sgabelli di fronte alla pista. Entrambi eravamo persi nei nostri pensieri e una musica assordante ci rimbombava nelle orecchie.
Luke: “Non volevo farti sentire in imbarazzo prima. Volevo solamente vedere la reazione di Harry e capire se sei una delle tante.”
Elizabeth: “Brutto stronzo!” dissi ridendo.
Luke: “Ehi guarda che l’ho fatto per te!”
Il biondo mi lasciò una pacca sulla spalla e si alzò dirigendosi verso la pista. Appoggiai i piedi a terra per andarmene, ma un imponente figura nera mi afferrò per un polso e mi trascinò nei bagni.
Elizabeth: “Chi cazzo sei?” chiesi urlando.
La figura chiuse la porta ed accese la potente luce sopra di noi.
Elizabeth: “Hazz mi hai fatto prendere un colpo.”
Harry: “Che cosa voleva quello da te?” chiese con gli occhi arrossati.
Elizabeth: "Hazz, ma cos'è successo?" chiesi preoccupata.
Harry: "Cosa voleva quello?" chiese tremando.
Elizabeth: “Mi ha detto che era tutto uno scherzo per metterti alla prova, non devi preoccuparti.”
Mi avvicinai al riccio per stringerlo a me e rassicurarlo, ma fui respinta dalle sue possenti braccia che mi fecero indietreggiare.
Harry: “Pensi davvero che ti creda? Dillo che vuoi portartelo a letto senza fare giri di parole.
Rimasi immobile, stupefatta dal comportamento di Harry. I miei occhi sembrarono spegnersi momentaneamente e lei mie labbra si socchiusero.

Elizabeth: “Pensavo che mi conoscessi!” dissi lasciando che una lunga fila di lacrime mi bagnassero il volto.
Harry: “Pensavo che mi amassi.” disse tremando.
Elizabeth: “Io ti amo, Harry! Possibile che tu non l’abbia ancora capito?” sbraitai sentendo le forze del mio corpo abbandonarmi lentamente.
Harry: “Ah sì? Tu mi ami? Tu vuoi solo divertirti e mi hai già dimenticato!” disse singhiozzando.
Elizabeth: “Perché dici tutte queste stronzate?” urlai piangendo.
Harry: “Me le ha dette George! Ha detto che ti ha vista!”
Il riccio sputò quelle parole come se fossero veleno e mi arrivarono dritte dove voleva colpire. Non potevo credere che dopo tutto questo tempo la fiducia che aveva in me era a questi livelli. Preferiva ascoltare la versione degli altri e non la mia ed era solamente una grandissima dimostrazioni di mancanza di fiducia e se non c’è fiducia in un rapporto vuol dire che non si ha costruito niente. Sentire quelle parole uscire dalla bocca di Harry, l’unico che ho veramente amato, mi sembrò ricevere delle pugnalate al cuore.
Elizabeth:"Dopo tutto questo tempo tu credi a quello stronzo che ci vuole dividere? Davvero, non ho parole.”
Le mie parole non furono scandite bene a causa delle lacrime che mi inondavano il volto interrottamente.
Spostai Harry dalla porta per uscire dal bagno e corsi fuori dalla discoteca, più delusa che mai, diretta verso casa.  Delle mani però mi bloccarono per i fianchi e non riuscii a spostarmi dall’entrata del locale.
Elizabeth:”Harry lasciami stare!” urlai con tutta la forza che avevo dentro.
George: ”Ehi Eli, sono George.” disse il riccio tenendomi stretta.
Elizabeth: “Mi fai schifo!” gli ringhiai contro.
Sfuggii dalla sua presa facilmente e mi avviai correndo verso casa mia. Urlavo contro chi mi chiedeva se avevo bisogno di aiuto e sentii le mie forze diventare sempre più deboli. Mi sentivo inferiore a tutti in quel momento, urlavo sperando che qualcuno ascoltasse le mie proteste, ma i miei urli agli altri apparivano come flebili sussurri.
Il freddo pungente di quella sera avvolgeva il mio corpo rendendolo spento e vuoto, ma la verità era che tutto ciò non era assolutamente legato alla temperatura, bensì al ragazzo dagli occhi smeraldo, del quale sentivo una mancanza infinita.
Col capo chino e a passo lento percorsi vari isolati, ma avvertii la presenza di qualcuno alle mie spalle così alzai il passo. Il ragazzo dietro di me però, accelerò il passo a sua volta e mi raggiunse in poco tempo bloccandomi per un polso. Con gli occhi gonfi e arrossati, provai ad osservare di chi si trattasse e la luce che si celava in quegli occhi smeraldo mi annebbiò nuovamente la visuale, offuscata dalle troppe lacrime che tentavano di uscire.
Elizabeth: “Perché l’hai fatto? Perché mi vuoi abbandonare? Perché non ti fidi di me?” chiesi singhiozzando.
Harry: “Non è vero Eli io di te mi fido ciecamente e ti amo da impazzire. Ti amo come non ho mai amato nessuna, sei tutto ciò che ho. Come potrei abbandonarti?” chiese asciugandosi le lacrime.
Elizabeth: “Mi hai dimostrato che tra noi non c’è niente.”

Il mio fu un sussurro. Delle flebili parole buttate al vento, non avendo abbastanza forze per urlare. Il mio corpo indietreggiò verso un muro rugoso, non avendo abbastanza forze per reggersi in piedi.
Il riccio si avvicinò lentamente a me e spostò le mani che mi coprivano il volto per osservare le mie iridi color ghiaccio.
Harry: “Non puoi dire che tra di noi non c'è niente perché tra di noi c’è tutto, tra di noi c’è amore, fiducia, sincerità, passione... Io ti amo Eli e so che anche per te è così.” disse avvicinando sempre di più il suo corpo al mio.
Delle piccole gocce di pioggia scesero sui nostri volti distrutti e mascherarono le lacrime che avevano inondato i nostri zigomi, rigando lentamente fino al mento.
Elizabeth: “Perché hai detto tutte quelle cattiverie?” chiesi tremando.
Harry: “Vuoi saperlo davvero?”
Io mi limitai ad annuire, mentre con le dita catturavo le piccole lacrime che continuavano a scendere.
Harry: “Sei tutto ciò che ho. Quei ragazzi volevano portarti via da me e ho perso totalmente il controllo. Avevo paura di perderti, di perdere ciò che mi fa andare avanti ogni giorno. Io senza di te non sono niente, lo capisci?” disse tutto d’un fiato.
Elizabeth: ”Scusa.” dissi perdendomi nelle sue iridi arrossate.
Harry: “Per cosa?” chiese tremando.
Elizabeth: “Da quando sono arrivata ho creato problemi a tutti... Certe volte penso che sia meglio per tutti se non esistessi.” dissi sospirando.
Harry: “Se tu non esistessi io ora non sarei cambiato, non sarei quello che sono, mi sentirei incompleto senza di te. Senza di te non sono niente.”
Elizabeth: “Nessuno mi aveva detto delle cose simili, nessuno mi aveva fatta sentire bella. Nessuno è come te. E sapere che anche tu te ne andrai e mi lascerai sola mi distrugge.”
Harry: “Non ti lascerò mai sola. Io voglio stare sempre con te. Voglio vivere tutti i miei giorni con te. Io ti amo e ti amerò per sempre.”
Elizabeth: ”Noi siamo un per sempre Harry?” chiesi con la voce tremolante.
Harry: “Noi siamo infinito Eli.”
Fiondai le mie braccia al suo collo e lo strinsi a me continuando a piangere, non per tristezza, bensì per la consapevolezza di essere amata veramente dal ragazzo che amavo. Le mani del riccio scendevano lungo la mia schiena, per poi salire nuovamente, accarezzandomi lentamente delle ciocche di capelli. Il riccio tra un singhiozzo e l'altro affondò il volto nell'incavo del mio collo, lasciandoci qualche umido bacio.

Harry mi cinse i fianchi per poi sollevarmi da terra e farmi volteggiare nell'aria. Il mio sguardo si perse nelle iridi del riccio, che sorridevano proprio come le sue labbra. Sentii la forza di superare una vita al suo fianco in quel momento e desiderai di essere accompagnata da quella sicurezza per il resto della mia vita. Accarezzai i riccoli castani di Hazz, intrecciandoli con le mie dita delicate, ed aspettai che il riccio mi facesse entrare in macchina per ritornare a casa.
 
***
 
Eravamo sulla soglia di casa mia ed io ed Harry stavamo parlando da ore, quand' era arrivato il momento di rientrare.
Harry: “Beh è meglio se vai a cambiarti stai congelando.” disse alzandosi.
Elizabeth: “Hai ragione.” dissi alzandomi a mia volta.                               
Harry: “Beh ci vediamo domani a scuola.” disse sorridendomi, per poi allontanarsi pian piano verso la sua macchina.
Elizabeth: “Aspetta Hazz.”urlai al ragazzo che aveva già raggiunto l'altra estremità del marciapiede.
Harry: “Sì?”
Elizabeth: “ Resta.” esclamai convinta. “Dormi da me stanotte.” continuai infine.
Harry: “E tuo padre e tua sorella?” chiese frenando il mio entusiasmo.
Elizabeth: “Non ci sono.” dissi sorridendo.
Il riccio si avvicinò a me correndo e mi cinse i fianchi per poi sollevarmi da terra facendomi girare.
Gli porsi le chiavi e lasciai che aprisse la porta d’ingresso, per poi tornare a baciarmi lentamente il collo fino ad arrivare sotto il mio mento.


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-Note autore-

Prima di parlare del capitolo, volevo scusarmi per il capitolo percedente, che è davvero pessimo, ma speravo di rifarmi con questo :).

Passiamo al capitolo: se devo essere sincera, sono abbastanza soddisfatta dal risultato, perché rispecchia i miei gusti, per il resto spetta a voi giudicare. Mi sono davvero impegnata nello scrivere e non posso negare di essermi altrettanto divertita descrivendo Luke, un personaggio strano e lunatico, ma che, insieme ad Ashton (piccola anticipazione) aiuterà Eli nei momenti difficili.
I dialoghi in cui Eli e Hazz litigano,sono stati la parte più complicata, perché temevo di essere troppo aggressiva, o troppo dolce, ma il risultato non mi sembra poi così male.
Comunque, sta a voi giudicare, quindi vi chiedo con il cuore in mano di recensire, anche per criticare, ma vi prego di farlo perché il vostro sostegno mi è davvero d'aiuto c:
Infine, volevo avvisarvi che ho finalmente finito il trailer e lo troverete a questo link: 
https://www.youtube.com/watch?v=VAh-CM4gzT4&hd=1 )
Beh, è arrivato il momento di salutarci, ma spero di trovare delle vostre recensioni.
Alla prossima,
Strongstay

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Capitolo 26
*** Give me love ***


Give me love
 
 
Quelle labbra così morbide e baciabili erano una droga per me, ne ero insaziabile. Il loro tocco così delicato sulla mia cute mi faceva rabbrividire costantemente, un contatto superficiale, poi un altro più intenso e pian piano il mondo scompariva ai miei occhi, lasciandoci soli e nudi di ogni impurità.
Quando riuscii a toccare il suolo con le punte dei piedi mi allontanai lentamente dal riccio, senza scostare mai lo sguardo dalle sue iridi smeraldo, e salii passo dopo passo la lunga scalinata che portava in camera mia.
Entrai nel mio piccolo mondo, l’unico luogo in cui potevo essere me stessa, ricco di libri, dischi, film e quant’altro, e il profumo di Harry invase la mia stanza, vaniglia, un profumo così delicato ma intenso, un profumo difficile da dimenticare, proprio come il ragazzo che portava questa fragranza.
Il mio sguardo era perso tra le meraviglie di quella stanza, quando sentii le sue mani, dal tocco inconfondibile, appoggiarsi sui miei fianchi e girarmi dolcemente verso il suo volto. Naso contro naso, respiro contro respiro, le nostre labbra si avvicinavano pian piano godendo di quell’attesa che ci distruggeva , e godendo del suono irregolare dei nostri respiri che si scontravano in armoniosi sospiri.
Fu un istante. Ne bastò solo uno per non farci resistere alla tentazione. Fu udibile uno schiocco a quel contatto, interrotto magicamente da un armonia di leggiadri sospiri. Un contatto, un respiro, per poi ricominciare in questo gioco che esiste da secoli e di cui nessuno si è mai stancato.
Le dita del riccio mi spostavano delle ciocche di capelli dal volto, mentre le mie gli carezzavano dolcemente la nuca.
La sua cute, le sue labbra, le sue mani mi facevano sentire al sicuro.
Con un gesto veloce, il riccio mi spinse contro il muro, facendo dissolvere tutti i problemi che affliggevano la mia mente. Sentivo solo lui, il suo respiro, le sue labbra che ormai facevano parte di me, perché eravamo diventati una cosa sola, perché l’amore è la fusione di due anime disperse in un oceano di solitudine e che necessitano dell’amore di qualcun altro per ritrovare la retta via.
Quando dovetti riprendere fiato staccai lentamente le mie labbra da quelle del riccio e scostai lo sguardo da quel verde bosco, non sapendo cosa dire.
Le mani del riccio intervennero nuovamente per rompere quel silenzio così snervante, si poggiarono lentamente sulla mia scollatura giocherellandone un po’ con i lembi e risalirono lungo le mie braccia posandosi sulle spalline.
Di colpo il mio volto divenne color peperone e iniziai a torturarmi le labbra ancora incapace di lasciarmi del tutto andare.
“Ehm, hai bisogno di qualcosa per dormire stanotte? Potrei prestarti dei vestiti di mio padre.” Dissi abbassando lo sguardo.
Mi spostai frettolosamente dal corpo del riccio, non sapendo come rompere quel filo di tensione che ci rendeva così distanti.
“Non preoccuparti, dormo in boxer se per te non è un problema.” Disse con un filo di voce.
Il riccio si sedette alla fine del letto e con lo sguardo basso iniziò a torturarsi lentamente le mani consapevole della situazione scomoda che si stava creando nell’aria.
Non so cosa mi spinse a farlo e con che coraggio superai quell’ostacolo, ma con dei piccoli passi mi avvicinai al riccio di fronte alle mie iridi, sedendomi con cautela a cavalcioni sulle sue cosce.
Il riccio alzò lo sguardo verso di me e sospirò amaramente intrecciando le sue dita con le mie, in un gesto inaspettato in una situazione simile.
“Cosa c’è che non va?” Chiese tremando.
“Il problema è che ti amo e non riesco più a fare a meno di te e ciò mi spaventa.” Dissi con la voce tremolante. “Mi spaventa perché non avevo mai provato tutto ciò e non so come comportarmi.” Continuai infine.
Ero stupita dall’essere riuscita ad esternare con Hazz le mie insicurezze, e la velocità con cui stavo migliorando era sbalorditiva, tuttavia ero terrorizzata perché se lo avessi perso sarei rimasta vuota e sola e di tutto ciò che avevamo costruito in questi mesi non ne sarebbe rimasto nulla.
Le iridi del riccio mi sorrisero, come ben poche sanno fare, brillavano di un bagliore irregolare di cui non avevo mai visto la luce.
“Ti amo per quella che sei, devi solo essere te stessa, non ti chiedo altro.” Disse dolcemente.
Le mani delicate del riccio si poggiarono sui miei fianchi salendo accarezzandomi lungo la schiena. Il suo corpo mi strinse  a sé in uno di quei abbracci che ti cambiano la giornata, che vogliono dimostrarti la presenza costante di chi te ne da uno.
“Non devi aver paura.” Esclamò infine.
Detto ciò, il riccio fece scendere le sue mani lungo il mio corpo e abbassò, con le mani tremanti, le spalline del mio vestito, portandole fino ai miei gomiti per poi sfilarle del tutto. Sentivo il cuore scalpitare contro il io petto chiedendo di continuare, tutti i miei sensi erano sotto il controllo del tocco del ragazzo davanti a me.
Il riccio ribaltò delicatamente la situazione, spingendomi al centro del letto per poi sedersi sopra di me. Le sua mani, incerte come in precedenza, si posarono sui miei fianchi e mi sfilarono la parte sottostante del vestito, per poi buttarsela alle spalle.
Le punte delle dita del riccio tracciarono ghirigori immaginari sul mio ventre provocandomi un leggero solletico e un’infinità di brividi.
Il riccio si posizionò sopra di me, ci guardammo intensamente negli occhi e quando sfoggiò il suo solito sorrisetto da pervertito mi scappò un ghigno.
Mi accarezzò lentamente la schiena fino ad arrivare al gancetto del mio reggiseno che fu gettato sul pavimento dopo poco.
Non era la prima volta che mi trovavo a letto con Harry, ma quando il suo sguardo si posò sui miei seni mi nascosi sotto le lenzuola. Fu una cosa piuttosto infantile, ma le mie insicurezze continuavano a tormentarmi, ogni attimo era una sfida per me e non ero sempre capace di farmi forza da sola. “Non devi vergognarti, lo sai.” Disse amorevolmente.
“N-non hai mai desiderato qualcosa di più? Qualcosa di migliore? Davvero, sono piatta Hazz, non capisco perché tra miliardi di persone tu abbia scelto proprio me.” Sussurrai tremando.
“I tuoi seni sono perfetti Eli, non avrei potuto desiderare di meglio.”
Il riccio mi tolse lentamente le lenzuola di dosso e si avvicinò cautamente al mio esile corpo.
“Sai perché sono perfetti? Perché sono stati fatti a posta per me. Combaciano perfettamente con le mie mani, sono così per me, perché noi due eravamo destinati.”
Le mani di Harry si posarono sui miei seni, ma le sue iridi si tennero costantemente incatenate alle mie, infondendomi sicurezza.
Le parole del riccio riuscivano sempre a tranquillizzarmi, riuscivano a togliermi di dosso tutta l’insicurezza che portavo dentro, facendomi sentire amata.
Le labbra del riccio si posarono cautamente sui miei seni, di cui baciò ogni centimetro, e di cui non sembrava mai sazio.
Sotto il suo tocco non ero più rigida, ero sicura di me stessa e avevo prova del suo amore.
Inaspettatamente al ragazzo difronte ai miei occhi, incurvai la schiena verso il suo petto e delicatamente sbottonai la camicia immacolata che fasciava il torace perfetto del riccio. Le maniche dell’indumento furono srotolate lungo le sue possenti braccia e quando il suo petto fu definitivamente nudo vi poggiai delicatamente le labbra assaporandone il dolce sapore. Le mie mani tremanti raggiunsero i suoi jeans aderenti, che amava indossare, e li sbottonarono cautamente.
Il riccio, beandosi sotto il mio tocco, si stese sopra di me facilitandomi il compito. Giocherellai per un po’ con i jeans del ragazzo sopra di me per poi sfilarglieli del tutto.
Le mie mani accarezzarono dolcemente il corpo del riccio, sfregando le punte delle dita lungo la nuca e il collo, sperando di farlo sentire amato.
Le mani del ragazzo sopra di me si posarono sui miei slip con i quali giocherellò per un po’.
“Vuoi fare l'amore con me?” Chiese guardandomi negli occhi.
Quel ragazzo, considerato da molti un puttaniere privo di un minimo di sensibilità non mi aveva chiesto di fare sesso, bensì di fare l’amore ed era proprio ciò che avevo sempre desiderato, fare l’amore con il ragazzo che amavo perché io amavo solo e unicamente lui, nessun altro.
Il riccio sembrava sicuro di sé, ma i suoi occhi erano ancora incerti, evidentemente speranzosi in una risposta positiva. Quel ragazzo che mi aveva fatto superare le mie incertezze, sembrava spaventato e ansioso e ciò mi ricordò di quant’eravamo fragili, delicati come vetro soffiato erano i nostri cuori, ma pronti ad affrontare nuove sfide pur di proteggere il nostro amore.
“S-sì Harry, voglio fare l’amore con te.” Sussurrai tremando.
Le mani del riccio navigarono sul mio corpo stringendolo al suo, sfiorandone con le nocche ogni curva.
Harry si posizionò su di un lato davanti a me in modo da far incontrare i nostri respiri, i nostri sguardi e le nostre mani che si cercavano disperatamente in cerca di un minimo contatto.

Con un abile gesto le mani del riccio si spostarono sui miei fianchi e sfilarono lentamente i miei slip gettandoli ai piedi del letto. Lo stesso feci io con i boxer del riccio, per poi ritornare a stringere il suo corpo, desiderosa di un contatto capace di darmi forza.
“Sei sicura?” Sussurrò il riccio al mio orecchio.
“Sì” Dissi annuendo.
Con la mano tremante cercai il preservativo sul comodino e quando lo ebbi tra le mani lo passai al riccio, che però lo poggiò nuovamente sul comodino.
“Non abbiamo bisogno di questo.” Poi continuò. “Per te va bene?”
Rimasi immobile. Sguardo vuoto, fronte che scoppiava e le mani che tremavano. Non temevo assolutamente di avere un rapporto più intimo con Harry, il problema era un altro. La possibilità di rimanere incinta era più alta senza l’uso di un profilattico e, anche se avere un bambino era sempre stato il mio sogno, crescerlo senza la presenza di un padre sarebbe stato terribile.
“Eli, se per te è affrettato ti capisco. Davvero, non voglio che tu lo faccia controvoglia, voglio che tu sia felice e aspetterò che per te sia il momento giusto. Io ti amo, e se non sei pronta devi solo dirmelo.” Disse lui con tutta la dolcezza del mondo.
Il riccio strinse le mie mani tra le sue e non scostò mai il suo sguardo dalle mie iridi che pian piano si stavano rassicurando.
Amavo davvero tanto quel ragazzo, quel riccio che mi aveva fatta innamorare e lo avrei amato per sempre, nonostante tutto e tutti.
“I-io ti amo Harry, ma non ti spaventa che io possa rimanere incinta? Abbiamo sedici anni e non credo che resterai per sempre al mio fianco.” Dissi con le lacrime agli occhi.
“Non ti abbandonerò mai, posso giurartelo su chiunque, inoltre un bambino non sarà mai indesiderato ai miei occhi.”
Il riccio strinse a sé il mio corpo cercando di dissolvere tutti i miei dubbi, e così fu. Bastò un comunissimo gesto per sentirmi protetta, al sicuro e pronta a superare ogni rischio.
“Con te sono cambiata, e sono diventata più sicura di me, adesso sono pronta a dimostrartelo, lotterò contro le mie paure.”
“Quindi sei sicura?” Chiese sorridendo.
“Sicurissima.” Esclamai sorridendo a mia volta.
Detto ciò le labbra carnose del riccio lambirono le mie in un bacio che esprimeva solo amore, sembravano accarezzarsi dolcemente, e poi abbracciarsi fino a perdere il fiato.
Le labbra del riccio scesero lungo il mio corpo baciandomi il collo, i seni, per poi passare al ventre e scendere lungo le mie cosce fino a raggiungere le mie caviglie. Le mani del riccio mi sollevarono quest’ultime e permisero al riccio di risalire lungo le mie gambe fino a raggiungere l’interno coscia sul quale si soffermò provocandomi dei leggeri brividi.
Le labbra del riccio non ritennero necessario spingersi oltre, così risalirono lungo il mio petto per poi sollevarsi dalla mia cute per prendere fiato.
Harry fece incrociare i nostri sguardi cercando un consenso, che ottenne dopo poco da un mio cenno.
I miei occhi si chiusero per qualche istante, per prepararmi a  quel piacere infinito, ormai familiare, accompagnato da un po’ di dolore.
Quando le mie palpebre si separarono nuovamente, il corpo del riccio combaciava perfettamente col mio, i suoi fianchi nudi e spogli di qualsiasi indumento distavano solo qualche centimetro dai miei e i suoi gomiti premevano contro il materasso per sorreggerlo.
Il tempo di darci un ultimo sguardo e sentii l’erezione del riccio entrare in me con un colpo secco. Serrai gli occhi tra loro per il superficiale dolore, ma sentii delle scariche d’adrenalina percuotermi violentemente la schiena tanto era il piacere. Il riccio continuò a spingere in me ad un ritmo costante, dimostrando di star godendo proprio quanto me.
Nell’aria nulla era udibile, solo i nostri respiri affannati che si susseguivano continuamente, e qualche flebile sussurro che attirava l’attenzione dell’altro.
Quando 'erezione di Harry si fece più dura ed entrò più forte dentro di me gemetti ed Harry mi guardò negli occhi sperando che non mi fossi fatta niente.
Le mani del riccio mi sistemarono le braccia dietro la testa e le sue labbra si unirono alle mie in un bacio passionale, ma carico d'amore.
Amavo quel ragazzo come nessun altro. Le nostre lingue si rincorrevano e mi sentivo sempre meglio, ogni spinta era una scarica di piacere.
Dopo poco le sue labbra scesero sul mio collo e quando si posizionarono appena sotto la mia mandibola incurvai la schiena all'indietro.
Le labbra di Harry morsero quella piccola parte di pelle e quando divenne rossastra fu succhiata dal ragazzo sopra di me, che intanto fece scorrere le sue mani lungo il mio corpo fino ad arrivare ai miei fianchi.
Hazz si spostò da sopra di me ed ebbi qualche istante per prendere fiato. Poi fece arrivare le mie mani alle sue caviglie e mi spalancò le gambe.
Harry mi chiese con lo sguardo il permesso ed io annuii per rispondergli.
Le labbra di Harry si posizionarono sul mio interno coscia e incominciò a baciarlo centimetro per centimetro, dopo le sue labbra arrivarono al pube succhiandomi lentamente il clitoride. Io gemetti ma lui non smise. Strinsi tra le dita i capelli di Hazz per resistere al dolore che accompagnava il piacere ed Harry si fermò.
“Ti ho fatto tanto male?” Chiese accarezzandomi il pube.
“N-no.” Risposi affannata.
“Se sei stanca la smetto…” Disse avvicinandosi a me.
“Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria.” Affermai deglutendo.
“Sono bravo eh.” Disse sistemandosi i capelli.
Io tossii dall'imbarazzo ed Hazz rise.
“Chissà quante ragazze ti sei scopato.” dissi alzando gli occhi al cielo, imbarazzata dall’affermazione appena fatta.
“Con te mai. Con te ho fatto l'amore, è diverso.” Disse facendo incontrare il nostro sguardo.
“E sono la prima?” Chiesi tremando.
“Sì, e lo farò solo con te.”
Detto ciò, il riccio si riposizionò sopra di me ricominciando ad entrare in me facendomi provare un piacere immenso.
Passarono i minuti, proprio come le ore, e ogni istante passato sotto il suo tocco e le sue spinte mi sentivo sempre più libera e amata.
La passione che Harry mise in quelle spinte mi fece raggiungere l’orgasmo, era davvero incredibile come quel ragazzo riuscisse a farmi sentire meglio.
Quando le spinte rallentarono poggiai la schiena contro il materasso ed aspettai che il riccio si stendesse affianco a me e mi stringesse a sé.
“Devo chiederti una cosa.” Disse sottovoce.
“Dimmi tutto Curly.” Dissi giocherellando con i suoi splendidi ricci.
“È da tanto che voglio chiedertelo.” Sussurrò.
“Dai…”
“N-noi siamo una coppia? C-cioè, la nostra è una relazione seria?” Chiese tremando come una foglia.
In quell’istante i brividi si fecero sentire. Non potevo credere che avesse finalmente affrontato questo argomento ed ero davvero al settimo cielo.
“Hazz, questo devi dirmelo tu.” Risposi tremando.
“Ehm... Eli, ti va di essere solo mia? Vuoi essere la mia ragazza?”
Negli occhi di Harry, era ben visibile una luce da fare invidia alla luna, gli occhi del ragazzo erano colmi di speranza, proprio come i nostri cuori erano colmi d’amore.
“S-sì!” Esclamai fermando le lacrime che tentavano di uscire.

Mi fiondai letteralmente tra le braccia del riccio ed affondai il mio volto nell’incavo del suo collo ricoprendolo di una lunga scia di baci.
“Ti amo Liz.” Disse stringendomi a sé.
“Ti amo Hazz.”
“D'ora in poi tu sarai la mia Liz. Solo mia.”
“E tu il mio Hazz.”
Detto ciò, mi accucciai tra le sue braccia e mi lasciai sistemare i capelli dietro le orecchie da quel riccio che era riuscito a cambiarmi la vita. Poggiai la testa sul suo torace e mi addormentai in quella posizione, in cui mi sentivo protetta e al sicuro, certa che non avrei mai amato nessuno come lui.
 
***
 
Quella notte non ebbi nessun incubo. Finalmente avevo al mio fianco il mio Harry. Nulla sarebbe potuto andare storto con lui; ero felice, felice come non mai.

_________________________________________________________________________________________________________

-Note autore-

Meraviglie, volevo scusarmi per il ritardo, ma la stesura di questo capitolo non è stata semplice a causa di innumerevoli impegni, ma spero comunque che il capitolo vi piaccia.
Passiamo al capitolo: A me sinceramente piace, ed è raro che un mio capitolo mi piaccia perciò posso ritenermi soddisfatta del risultato. La storia d'amore tra Hazz ed Eli vi sembrerà tanto dolce e romantica ma, come vi ho già detto in precedenza, nei prossimi capitoli un evento inaspettato dividerà entrambi quindi tenetevi pronti. Intanto, ci conviene goderci questi capitoli. <3
Beh, sarò breve quindi mi limito a ringraziare chi segue e recensisce la Fan Fiction, vi amo splendori. <3
-Strongstay

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Capitolo 27
*** A wonderful surprise ***


A wonderful surprise
 
(Harry’s pov)

Era mia, solo e unicamente mia. Una sensazione indescrivibile mi aveva accompagnato per tutta la notte senza mai darmi tregua, era la felicità tanto cercata di cui non avevo mai sentito il dolce sapore, quello di un risveglio tra le braccia di chi ami o della sua presenza costante. Ero riuscito ad assaporarne un po’ finalmente e, adesso che avevo la certezza che il nostro rapporto era serio, avrei voluto vivere con quella certezza per sempre. Per sorridere mi bastava un suo bacio, o un abbraccio, un suo gesto poteva cambiarmi la giornata e non avrei mai abbandonato quella ragazza dagli occhi color cielo capace di portarmi in paradiso, e dalle mani piccole e fragili fatte a posta per stringermi. Era tutto così irreale per uno che non si era mai aspettato niente dalla vita e iniziavo a pensare che avrei potuto combinare finalmente qualcosa di buono.
I raggi del sole mi accarezzavano il volto e andavano a pizzicarmi gli occhi, come per farmi risvegliare da quella quiete così nuova e diversa dai trambusti della realtà.
Le mie palpebre si separarono lentamente, lasciando che la luce del sole mattutino mi infastidisse per un po’, ma quel contatto così stretto passò dopo poco e riuscii ad aprire gli occhi del tutto.
L’esile corpo di Elizabeth, spoglio di ogni indumento, era stretto al mio. Il suo volto era contro il mio petto e le sue piccole mani stringevano le mie braccia, quasi per non farmi andare via. Il suo corpo era perfetto, il più bello che abbia mai visto, e anche se il suo seno non era poi così sproporzionato, come molti desiderano, avevo imparato a preferirlo a tutti gli altri, perché così delicato e, tutto fuorché volgare.
Accarezzai con le punte delle dita i suoi fianchi ed osservai le sue labbra incurvarsi in un lieve sorriso. Le sue braccia si spostarono sul mio petto e lo sfiorarono delicatamente, accompagnate dalle sue labbra che ne baciarono delicatamente sotto i capezzoli.
Le sue iridi erano ancora serrate, ma sentivo la sua presenza in quella stanza farsi lentamente sempre più viva.
Delicatamente spostai le braccia della mora dal mio corpo, così feci con il suo volto spostandolo sul cuscino, e infine coprii il suo esile corpo scoperto con quelle lenzuola, così consumate e profumate, che sapevano tanto di noi e del nostro amore.
Prima di uscire dalla stanza però, mi inginocchiai davanti al suo volto angelico e con le punte delle dite le scostai delle ciocche di capelli che le pizzicavano il volto, ed osservai il suo torace incurvarsi lievemente sotto il mio tocco.

Mi infilai i boxer per coprirmi, aprii con cautela la porta della stanza e scesi le scale badando di non fare rumore per non svegliarla. Forse le mie attenzioni sembreranno troppo eccessive, ma Elizabeth era tutto ciò che possedevo e tutto ciò di cui avevo bisogno, era come un fiore delicato a cui avevano tolto l’acqua, la luce del sole, facendolo lentamente appassire, ed io ero lì per farla rinascere.
Entrai in cucina e mi diressi all’istante ai fornelli, poggiando due padelle sul fuoco per farle scaldare. Dopodiché preparai l’impasto per i pancake e lo versai nelle padelle. Alla fine riuscii a prepararne sei, li divisi in due piatti distinti e li sistemai uno sopra l’altro, ricoprendoli, dopo averli sistemati a tavola, con dello sciroppo d’acero.
Dopodiché aprii il frigorifero e vi estrassi della spremuta d’arancia che versai in un bicchiere per me, mentre per Eli preparai il suo amato cappuccino con tanta schiuma. Cercai lo zucchero nella dispensa e quando lo trovai lo estrassi da essa per aggiungerlo al cappuccino, ma una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare.
“Due cucchiaini per me.” Disse Liz cogliendomi di sorpresa.
La mora sull’uscio della porta della cucina era coperta dalle lenzuola che aveva trascinato con sé; sembrava un angelo con quei capelli legati che le lasciavano le spalle scoperte. Quando si avvicinò a me le strinsi delicatamente i fianchi, infilando le mani sotto le lenzuola togliendogliela di dosso, per godere del suo calore sul mio corpo per qualche istante.
Il volto della mora si girò verso di me e le sue braccia strinsero il mio corpo, proprio come fecero le mie, e le sue mani mi accarezzarono delicatamente la nuca, salendo fino a stringere i miei ricci.

Non avrei mai smesso di amarla, non l’avrei mai abbandonata. Lei, il mio amore per lei, era l’unica certezza che possedevo, e anche se unica e sola era tutto ciò di cui avevo bisogno.
“Buongiorno amore.” Dissi, baciandole il collo.
Lei sorrise e pian piano le sue guance si imporporarono, evidentemente a un contatto così nudo tra i nostri corpi, o a causa del modo con cui l’avevo chiamata.
“Buongiorno Hazz.” Disse, raccogliendo dal freddo marmo le morbide lenzuola per fasciarsi nuovamente il corpo.
“Ti ho mai detto che ti amo?” Chiesi, accarezzandole una guancia.
“Mmm… Solamente un centinaio di volte.” Disse lei ridendo.
Era incredibile quanto potessi amarla, quanto potessi amare il suo sorriso così luminoso, ogni sua piccola imperfezione ai miei occhi perfetta, la sua risatina, quasi impercettibile; ogni suo particolare mi faceva impazzire.
“Non mi stancherò mai di dirtelo.”
Detto ciò, le scoccai un bacio sulle labbra e mi sedetti a tavola.
 
(Elizabeth’s pov)
 

Degustai gli ottimi pancake nel mio piatto e sorseggiai lo squisito cappuccino preparatomi da Harry, godendo di quella mattinata, così indimenticabile solo perché passata al suo fianco.
“Ottimo lavoro piccolo chef.” Dissi ridacchiando.
“Lo so, sono troppo bravo.” Disse parlando con un finto accento francese, posando i piatti nella lavatrice.
“Taci Harold.” Dissi sghignazzando.
Lo colsi di sorpresa e gli cinsi amorevolmente i fianchi, poggiando il volto sulla sua spalla. Il riccio si girò verso di me e accolse le mie piccole mani tra le sue facendo incrociare le nostre dita.
“Mi ami?” Chiese sussurrando.
“Da morire.” Risposi portandomi alle labbra le sue mani baciandogli lentamente le nocche.
“Ne sei sicura?” Chiese sorridendo.
“E' l'unica certezza che ho.” Dissi facendo spallucce.
“Mi amerai per sempre?” Chiese guardandomi dritto negli occhi.
“Per sempre.” Affermai sicura di me.
“Promesso?” Chiese accarezzandomi la schiena.
“Promesso.”
“Ho una sorpresa per te.” Disse dolcemente. “Vieni con me.” Disse infine.
Seguii il riccio senza esitare, entrando in salotto e sedendomi sul divano per aspettarlo, seguendo ciò che mi era stato detto.
Harry frugò tra le tasche della sua giacca e si avvicinò a me con una busta in mano.
“Aprila, l’ho scritta stanotte.” Disse, porgendomela.
Aprii la busta lentamente, come mi era stato detto, e le mie mani, sempre più tremolanti, vi estrassero una lettera, che sapeva del profumo inconfondibile della vaniglia.
_________________________________________________________________________________________________________
“Ed è così bello svegliarsi tra le tue braccia, sentire il tuo profumo, il tuo calore, osservare i tuoi movimenti e sentire i tuoi flebili respiri sulla mia pelle.
Non sono mai stato bravo con le parole, ma mi impegnerò per te, perché te lo meriti.
Vorrei solo farti sapere che ti amo più di ogni altra cosa al mondo, che non rinuncerei mai a te, e che non ho bisogno né del sole né della luna purché tu sia al mio fianco, perché la tua luce rallegra le mie giornate molto più di essi.
Sei l’amore della mia vita, il ‘per sempre’ che non avevo mai trovato, il pezzo mancante di un puzzle incompleto, che solo da te può essere completato, quell’amore di cui si parla ai nipotini, o di cui si racconta intorno al fuoco, quello di cui si scrivono poesie, libri e romanzi e di cui nessuno può fare a meno.
Ti prometto che non ti abbandonerò mai e mi prenderò cura di te, giorno dopo giorno, quindi penso che sia arrivato il momento di presentarti alla mia famiglia, perciò… Vuoi passare il Natale a Londra con me e la mia famiglia?"
_________________________________________________________________________________________________________
Mi luccicarono gli occhi dalla felicità, poggiai la lettera sul divano e mi buttai letteralmente addosso ad Harry, che poggiò le sue mani sotto le mie cosce per reggermi.
“Non hai ancora risposto…” Disse sorridendo.
“Sì!” Esclamai sorridendo a mia volta.
Strinsi forte il possente corpo del ragazzo davanti a me e gli ricoprii il volto di innumerevoli baci delicati, proprio come farebbe una bambina al suo papà dopo non averlo visto per tanto tempo, e poggiai il volto nell’incavo del suo collo.
“Saprei io come festeggiare se non fossero le 7.50…” Constatò sospirando.
“Cazzo Hazz! Dobbiamo andare a scuola.” Dissi in preda ad un attacco di panico.
Il riccio alla mia reazione rise e mi lasciò scendere dalle sue braccia, per poi correre a vestirci. Salii velocemente le scale, seguita dal riccio, che si catapultò velocemente sul pavimento per afferrare i vestiti indossati la sera precedente, mentre io aprii le ante dell’armadio afferrando tra le mani un maglione grigio con una stampa, girl on fire, ispirata ad uno dei miei film preferiti, Hunger Games, dei jeans attillati, delle dr Martens nere petrolio e un cappello con su scritto, Vogue.
Quando fui finalmente pronta, scesi le scale mano nella mano con Harry e ci dirigemmo verso scuola, sperando di raggiungerla il prima possibile.
Vi arrivammo con un quarto d’ora di ritardo, ma fortunatamente, ci fecero entrare, e dopo aver salutato Harry con un bacio sulla guancia, per evitare eventuali rimproveri, entrai in classe sperando di non dare troppo nell’occhio.
Quando la trasandata porta grigia fu aperta, una trentina di sguardi mi squadrarono dalla testa ai piedi, fortunatamente intervenne Ashton, un ragazzo che avevo conosciuto da un po’ e con il quale avevo legato fin dal primo momento, a tal punto da diventare migliori amici.
“Che avete da guardare? Ma fatevi una vita.” Intervenne lui, facendo tacere tutti.
Quei capelli castano chiaro erano scompigliati come sempre, e quegli occhi verde chiaro erano luminosissimi, riusciva sempre a farmi divertire e sentivo di aver trovato finalmente un amico di cui potermi fidare.

Gli andai incontro e quando entrò il professore mi sedetti al suo fianco. Quelle maledette cinque ore scolastiche passarono in fretta tra una chiacchiera e l’altra.
“Mora, non te l’ho mai chiesto, eppure ci conosciamo già da qualche mese. Come ti stai trovando qui in America?” Chiese sorridendo.
“Benissimo. Los Angeles è una città che da delle opportunità a tutti e qui sto bene; mi sento finalmente a casa.” Risposi con lo sguardo sognante.
“Sono sicuro che Harry ha influito molto con questo tuo giudizio. Beh, almeno tu stai con la persona che ami.”
“Ash, troverai anche tu la persona giusta.” Dissi, poggiando il mio volto sulla sua spalla.
“Io l’ho già trovata, ma non mi ama… E fa male.”
“Mi dispiace tanto Ash, ma si può sapere di chi si tratta?” Chiesi abbozzando un sorriso, sperando di tirargli su il morale.
“Quella troia di Jennifer, la odio, giuro che la odio, ma l’anno scorso abbiamo perso la verginità insieme e non riesco più a dimenticarla.” Disse brutalmente.
“Sai cosa mi ha fatto, ma ciò non significa che sia una persona cattiva. Non devi sminuire i tuoi sentimenti per lei solo perché dopo quella notte ha smesso di parlarti.”
Tutti erano a conoscenza di ciò che era successo tra i due e di quanto Jennifer abbia trattato male il castano, evitandolo giorno dopo giorno e deridendolo con chiunque, tuttavia l’amore non ha limiti e nessuno può decidere chi amare, capita e basta e non si può andare contro tutto ciò.
“Mi sento come un povero illuso.” Disse sottovoce, notando lo sguardo nervoso del professore di letteratura, ultimo della giornata.
“Prova a parlarle, fatti avanti, dimostrale che non l’hai dimenticata.”
“Mai e poi mai, devo dimenticarla. So’ quello che faccio, non devi preoccuparti per me, mi basta avere te come amica.” Disse stringendomi.
“Williams, Irwin, ne ho abbastanza! Uscite fuori dalla classe.”
“Se possiamo, grazie. Usciamo volentieri.” Dissimo all’unisono sghignazzando.
Io ed Ashton uscimmo dalla classe ed aspettammo fuori dall’aula qualche minuto, in attesa che la campanella suonasse, e quando così fu, uscimmo dalla scuola, finalmente liberi.
Una volta raggiunta la piazzetta, che si riempiva sempre più, salutai Ashton e mi buttai tra le braccia del riccio, che mi raggiunse correndo.
Harry mi cinse i fianchi e mi lasciò una piccola scia di baci che arrivarono fin sotto alla mia mandibola, provocandomi un leggero solletico e un’infinità di brividi che, come scariche elettriche, percossero la mia schiena.
“Vieni a pranzo da me?” Chiese sorridendo.
“Certo Harold.” Risposi sorridendo a mia volta.
Il riccio ,dopo aver udito la mia risposta, unì senza esitare le nostre labbra, mi accarezzò dolcemente la schiena provocandomi dei leggeri brividi, e fece girare le nostre lingue all’interno della sua bocca in una corsa senza fine. Quando allontanò lentamente le sue labbra dalle mie tirò delicatamente il mio labbro inferiore facendomi tremare, dai troppi brividi.
Nottammo che lo sguardo di tutti erano puntati su di noi, chi commentava ridendo, chi invece disgustato, così ci allontanammo da quella “prigione” e ci dirigemmo verso casa sua. Il riccio mi fece ridere durante tutto il tragitto, e mi fece sentire preziosa e desiderata con ogni suo piccolo gesto.
“Oggi ti aiuto io a cucinare.” Esclamai entrando.
“Vedremo se sarai all’altezza” Disse con un finto accento francese, come al solito.
Poggiai sul divano in salotto la mia Marc Jacobs blu e mi legai i capelli in un tuppo, per non sporcarli. Entrai in cucine e mi sedetti sull’isola in marmo al centro della stanza con lo sguardo basso rivolto verso le mie mani, che si stavano torturando lentamente, per ingannare il tempo.
Dopo poco, Harry fece irruzione nella stanza con un cappello da Chef a fasciargli il capo e due grembiuli immacolati tra le mani.
“Ora ti metterò alla prova.” Disse infilandomi il grembiule.
“Ti sorprenderò!” Esclamai divertita.
Legai il nastro del grembiule del riccio dietro al suo collo, e ne approfittai per lasciargli un bacio sulla nuca, per poi iniziare a cucinare.
“Prepareremo la pasta al formaggio!” Disse saltellando.
“Semplice, che devo fare?” Chiesi impaziente.
“Inizia a far bollire l’acqua, io intanto scelgo la pasta.”
Eseguii gli ordini ricevuti dal riccio, e quindi feci bollire l’acqua in una piccola pentola. Dopo qualche minuto gettai in acqua la pasta scelta da Harry, che intanto faceva sciogliere il formaggio a bagno Maria; sembravamo una vera squadra.
Una volta cotta la pasta, la tolsi dall’acqua e la unii al formaggio fuso, la divisi in due piatti distinti e aggiunsi sopra ad entrambe le porzioni un cucchiaio di parmigiano.
“Fatto.” Dissi soddisfatta.
“Aspetta, hai le dita sporche di crema al formaggio.” Constatò lui.
Il riccio mi afferrò le mani e mi leccò le dita una ad una, proprio come avrebbe fatto un bambino, ma era proprio questo che mi piaceva di lui, con me era sempre se stesso ed era perfetto proprio così.
“Mmm… La crema al formaggio è perfetta perché l’ho fatta io!” Disse ridendo.
“Taci Styles.”
Afferrai i piatti sul ripiano di marmo e li poggiai sul tavolo in acciaio, con una lastra di vetro sopra, proprio lì davanti.
Ci sedemmo a tavola e gustammo quella pasta così semplice, ma dal gusto speciale, perché preparata da entrambi.
“Allora, che ne pensi Styles?” Chiesi, aspettando un suo giudizio.
“Squisita.” Rispose.
Harry si alzò dalla sua sedia e fece alzare anche me, mi afferrò le mani e le mise dietro al suo collo, mentre lui fece scorrere le sue lungo i miei fianchi per poi guardarmi negli occhi.
“Domani dobbiamo essere a Londra e sono molto preoccupato.” Disse nervosamente.

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-Note Autore-

Ehi meraviglie,
HAZZLIZ PASSIONE CUCINA! AHAHA. Tralasciamo quanto sia presente la cucina nei miei capitoli, ma soprattutto mi sembra strano perché non riesco a cucinare nemmeno della pasta asciutta, ma lasciamo perdere.
Passiamo al capitolo: Romanticissimo come sempre.Finalmente Harry decide di presentare Eli alla sua famiglia ed entrambi sembrano entusiasti, ma vi ho volute lasciare con il  fiato sospeso perché non sarà poi così facile convincere Harold ( il padre di Elizabeth), ma lo scoprirete nel capitolo successivo.
Inoltre, un nuovo personaggio entra a far parte della storia, Ashton, e si insedierà ben presto fra le figure principali di questa Fan Fiction perciò non sottovalutate la sua importanza.
Beh, non so più cosa dire ahah. 
Mi limito a ringraziarvi tutte per il vostro sostegno, senza il quale adesso non sarei qui, perché devo ammettere che i progressi fatti grazie al vostro aiuto sono tanti e non saprò mai come ringraziarvi, davvero.
Spero di trovare come sempre delle vostre recensioni, grazie ancora.
A presto,
Strongstay.


 

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Capitolo 28
*** Lego House ***


Lego House
 
Lo sguardo del riccio era turbato, le sue mani stringevano nervosamente il mio corpo cercando un contatto che l’avrebbe potuto sostenere sia fisicamente che mentalmente. Tuttavia, i suoi gesti erano cauti e lenti, nulla di possessivo o rude, non si sarebbe mai lasciato andare. Il colore dei suoi occhi diventava sempre più opaco e ciò non mi tranquillizzò affatto, con un solo sguardo riuscivano a darmi sicurezza, ma adesso erano così spenti e bui da non riuscire a trasmettere alcuna emozione.
“Non dovresti aver paura. Piuttosto dovrei essere io a preoccuparmi; e se non piacessi a tua madre?” Chiesi, stringendo le sue mani delicate.
“Non ti devi preoccupare Eli, mia madre ti adorerà perché sa che non mi ero mai innamorato prima.” Disse mostrandomi le sue bellissime fossette.
Rividi per un istante quel bagliore delle sue iridi unirsi a quel sorriso mozzafiato, potei sentire nuovamente la presenza costante del riccio al mio fianco, la forza di affrontare qualsiasi ostacolo pur di stargli accanto, mi sentii rinata come ogni qualvolta riuscivo a percepire la sua presenza.
“E tu perché hai paura?” Chiesi, stringendo il suo possente corpo.
“Perché dovremo convincere tuo padre e non penso proprio di piacergli, anzi ne sono certo.” Rispose sospirando.
“Io partirò con te, con o senza l'approvazione di mio padre.” Affermai sicura di me.
Detto ciò, mi ricordai che mio padre sarebbe tornato da Beverly Hills da lì a poco e se non mi avesse trovata a casa avrei dovuto affrontare un terrificante interrogatorio, senza tralasciare che la casa era un totale disastro e mi toccava ripulirla.
“Hazz, io devo tornare a casa! Mio padre tornerà tra poco!” Affermai staccandomi improvvisamente dal suo corpo.
“Uff... Avevo in mente un bel programmino per oggi pomeriggio.” Disse sfoggiando il suo solito sorrisetto da pervertito.
“Sarà per un'altra volta.” Dissi mordendomi il labbro inferiore. “Ci vediamo alle 19.30 a casa mia, dobbiamo convincerlo.” Continuai infine.
 
***

Aprii la porta del mio appartamento e il mio sguardo si posò istintivamente su una marea di vestiti sparsi per il salotto, che raccolsi più velocemente possibile, per poi posarli nella lavatrice. Quando entrai in cucina sentii un liquido viscido macchiarmi le mie amate Vans, così posai lo sguardo verso di esse per accorgermi di aver calpestato una pozza di sciroppo d’acero.
“Merda.” Imprecai, afferrando uno strofinaccio.
Pulii la pozza in qualche minuto, e quando il marmo ritornò a splendere salii le scale in mogano che portavano al piano di sopra per osservare quale fosse la situazione in camera mia. Fortunatamente, dovetti solamente fare il letto e nascondere le bustine dei preservativi, non usati, ancora sul comodino.
Soddisfatta dal lavoro svolto, scesi al piano di sotto per guardare la televisione e mi stesi sul divano distrutta, ma quando sentii la porta d’ingresso aprirsi fui costretta a rialzarmi. Corsi incontro a mio padre e gli diedi un caloroso abbraccio.
“Piccola mia, come stai? Sei sopravvissuta!” Esclamò ridendo.
“Sto bene” Dissi sorridendogli.
“La casa è immacolata, non ci posso credere.” Disse guardandosi intorno. “Beh... Vado a disfare i bagagli.” Aggiunse infine.
L’uomo alla mia destra afferrò saldamente la sua trolley e la sollevò per salire le scale. Quando la sua figura entrò nella sua camera da letto, salii le scale a mia volta ed entrai nella mia stanza, pronta per preparare le valige, perché sarei partita con Harry e nessuno me l'avrebbe impedito.
Aprii la mia solita trolley fucsia da viaggio e ci infilai di tutto, dagli abiti da sera alla biancheria intima, i prodotti da bagno, qualche gioiello, e il mio pc, nulla di eccessivo.
Dopo aver preso tutto l'occorrente si erano fatte le 19.20 e scelsi cosa indossare per la serata. Essendo pur sempre una cena a casa mia indossai un semplicissimo abito nero in pizzo con una cinta in stoffa sul punto vita per far risaltare le mie forme, delle scarpe col tacco nere, che ai miei occhi erano dei trampoli, e una pochette color petrolio che come chiusura aveva una tigre.
Dopo aver truccato leggermente gli occhi scesi giù per aspettare Harry.
Mio padre era ancora di sopra, evidentemente si stava riposando, ed io mi sedetti sul divano a guardare la televisione. Tuttavia, quello schermo non mi aiutava affatto a tralasciare l’ansia, anche per un istante.
Dopo una manciata di minuti, quando l'orologio scoccò le 19.30,Hazz, perfettamente puntuale, busso alla porta ed io corsi subito ad aprirgli.
Il riccio era molto elegante, indossava una maglietta maculata, coperta da un trench nero che non superava le ginocchia, le gambe erano fasciate da dei pantaloni neri aderenti, strappati all’altezza delle ginocchia e ai piedi i suoi amati stivaletti color pece; si vedeva che ci teneva a fare buona impressione, si doveva essere impegnato nello scegliere qualcosa di sobrio, che restasse comunque nel suo stile.

Dopo averlo scrutato attentamente dalla testa ai piedi mi accorsi che nascondeva qualcosa dietro la schiena.
“Cosa nascondi?” Chiesi dubbiosa.
Il riccio in quell'istante mostrò cosa teneva nascosto, un mazzo di rose rosse, dall’odore intenso proprio come il nostro amore. Con quel piccolo gesto fu capace di farmi commuovere, lo amavo davvero tanto e adoravo il fatto che ci tenesse a mostrarmi che anche lui mi amava.
Afferrai il mazzo di rose tra le mani tremanti e lo portai in cucina facendo venire Harry con me.
“Ti amo.” Esclamai con gli occhi ancora lucidi.
“Anch'io piccola.”
Il riccio si avvicinò a me e mi lasciò un piccolo e dolce bacio sulle labbra, casto e privo di ogni malizia, puro quanto i fiori che stringevo tra le mani.
Quando il riccio si allontanò da me, poggiai le rose in un vaso di cristallo che apparteneva a mia madre e li usai come centrotavola. Con l'aiuto di Hazz apparecchiai la tavola per tre e misi in forno il tacchino, che aveva portato mio padre, non c'era tempo per farlo marinare.
Quando fu tutto pronto, ordinai ad Harry di aspettarmi lì, così salii velocemente le scale diretta verso la camera di mio padre. Senza nemmeno bussare, feci irruzione nella stanza ed osservai mio padre russare tra le braccia di Morfeo. Nonostante ciò, mi avvicinai a lui e dopo avergli scoccato un morbido bacio sulla fronte gli tolsi le coperte di dosso facendolo svegliare immediatamente.
“Cosa c'è piccolina?” Chiese lui sbadigliando.
“È pronta la cena!” Esclamai sorridendo.
“Okay, arrivo.” Disse, alzandosi dal letto.
“Ti aspetto giù.” Aggiunsi uscendo dalla stanza.
Scesi le scale con le gambe tremolanti e raggiunsi Harry, che sembrava preoccupato quanto me.
“Eli, qualunque cosa negativa ti dica tuo padre su di me tu ricordati sempre che ti amo come non ho mai amato nessuna.” Esclamò in preda ad un attacco di panico.
“Calmati Hazz... Ci sono io qui, finché saremo insieme andrà tutto bene.” Sussurrai stringendolo a me per infondergli coraggio.
Quando sentimmo dei passi provenire dalle scale, ci dividemmo e ci sedemmo a tavola. Mio padre entrò nella sala da pranzo e quando vide Harry gli si gelò il sangue.
“Cosa ci fa lui qui?!” Chiese rivolgendosi a me.
“Dagli un'opportunità papà!” Lo supplicai.
“Sei solo un puttaniere! Cosa vuoi da mia figlia?!” Chiese rivolgendosi ad Harry.
“I-io voglio solo stare con lei. Io la amo” Disse tenendo il tono di voce basso.
“Non sai nemmeno cosa sia l'amore!” Constatò infuriato.
“Da quando ho conosciuto sua figlia sì. Se magari mi desse un'opportunità.”
“Ti prego papà ascoltalo, io lo amo.”
Mio padre sospirò e si sedette a tavola, Harry mi sorrise ed io gli strinsi la mano da sotto al tavolo. Eravamo seduti uno accanto all'altro e avremmo affrontato la situazione insieme, non ci saremmo arresi, avremmo lottato per difendere il nostro amore.
“Bene Harry, quale media scolastica hai?” Chiese ridendo amaramente.
“Papà!” Imprecai infastidita.
“B nelle materie letterarie e C in quelle scientifiche” Rispose mantenendo la calma.
“Parlami della tua famiglia.” Il suo non sembrò un invito, aveva l’aria di essere un ordine.
“I miei sono divorziati e non ho notizie di mio padre da quand'ero piccolo...” Si fermò e mi guardò, io gli accarezzai dolcemente il palmo della mano e poi continuò “Mia madre vive a Londra con il suo compagno ed è felice lì, mia sorella Gemma è stata affidata a me, per così dire, anche se ,essendo più grande di me, sa badare perfettamente a se stessa. Avevo anche chiesto ad Elizabeth di accompagnarmi a Londra domani per trascorrere lì Natale e capodanno, ma non possiamo partire senza il suo consenso.” Affermò abbassando lo sguardo e immergendosi totalmente nei suoi pensieri.  
Rivolsi lo sguardo verso mio padre e notai che anche lui era confuso e dubbioso, non riuscivo a capire cosa gli passasse per la testa, sembrava turbato, ma a volte il suo sguardo si soffermava sul riccio e sospirava sorridendo.
“Come posso essere certo che non la farai soffrire?” Chiese abbassando il tono.
“Non potrei mai, io vivo per lei e farla soffrire sarebbe come distruggermi da solo.” Constatò alzando lo sguardo.
“Ci tieni davvero a lei?” Chiese ancora una volta.
“Più di ogni altra cosa al mondo.” Disse sospirando, preparandosi al peggio.
“Harry…”
“Sì?”
“Abbi cura di lei in questi giorni.” Affermò sorridendo.
Il viso di Harry si illuminò di una luce accesa, quella che leggevo nei suoi occhi e nel suo sorriso, le mie labbra seguirono quelle del riccio, non potevo ancora crederci.
“Lo farò signor Williams, non la deluderò.” Esclamò sprizzando gioia da tutti i pori.
 
***

Afferrai la valigia sul mio letto e controllai per la quinta volta di averci messo tutto. Quando ne fui sicura scesi in salotto, dove Hazz mi stava aspettando per dirigerci verso l'aeroporto. Lasciai la valigia ad Harry e gli dissi di aspettarmi.
Entrai nella stanza di mio padre per salutarlo e gli diedi un caloroso abbraccio. Gli ero davvero grata, mi aveva reso felice concedendomi di partire con Harry e aveva superato la sua ostilità nei suoi confronti, cosa che mi rese ancora più contenta.
“Buon viaggio tesoro.” Disse lasciandomi un bacio sulla guancia.
“Grazie papà.” Dissi sorridendo.
Mi staccai lentamente da quell’abbraccio, che in tanti anni non era mai cambiato, e mi diressi verso la porta della stanza per tornare dal riccio.
“Chiamami quando arrivi!” Udii alle mie spalle.
“Ti mando un messaggio.” Affermai sbuffando.
Ero partita da sola già tante volte, e non capivo perché fosse così preoccupato, ma dopotutto non si fidava molto di Harry ed era del tutto normale volere la certezza che sua figlia stia bene.
Scesi le scale seguita da mio padre, afferrai il giubbotto sull'appendiabiti e lo infiali con l'aiuto del riccio. Infine, presi tra le mani l’enorme trolley al mio fianco e salutai mio padre con un piccolo bacio sulla guancia.
“Arrivederci signor Williams.” Disse sorridendo.
“Prenditi cura di lei.” Disse guardandomi.
“Lo farò.” Affermò, prendendomi la mano e chiudendo la porta di casa.
Erano appena le 2.30 del mattino e saremmo partiti alle 4.00 a.m., quindi ci aspettava ancora un'ora e mezza di confusione totale tra check-in, imbarco e partenza.
Fortunatamente non avevo affatto paura di prendere l’aereo, bensì lo trovavo fantastico. Poter osservare tutto dall'alto, viaggiare tra le nuvole e potersi rilassare. Certo, un po' di timore l'hanno tutti, ma non si deve vivere la vita con la paura di morire.
Entrammo in macchina e mi sedetti sul sedile della passeggero. Io ed Harry parlammo per tutto il tragitto e avemmo la possibilità di osservarci a vicenda. Nonostante lo avessi accanto costantemente, non mi ero ancora abituata all'idea di averlo tutto per me. Ritornai alla realtà e mi paralizzai quando notai il cartello di avviso dell''aeroporto, che indicava la distanza di 1 km da esso.
Serrai le palpebre tra di loro e il mio respiro si fece più pensante, ero terrorizzata perché amavo troppo Harry per perderlo e avevo paura di non piacere a sua madre. Non potevo affatto giudicarla come una persona cattiva, sapevo quanto amasse Harry, ma temevo di non essere alla sua altezza.
Quando Harry posò lo sguardo su di me si accorse della mia preoccupazione e poggiò delicatamente la sua mano sopra la mia coscia per infondermi fiducia.
“Ci sono io qui, non ti abbandonerò mai, sappilo.”
Custodii quelle parole con grande cura, mi assicurai di farne tesoro nel caso in cui avessi avuto timore e cercai di ripeterle a me stessa, sempre con più sicurezza.
“Secondo te andrà tutto bene?” Chiesi provando a pensare positivamente.
“Mia madre ti adorerà. Sai, le ho già parlato di te..." Affermò guardandomi e lasciando che le sue guance assumessero una colorazione rossastra.
“E cosa le hai detto?” Chiesi sorridendo.
“Che ti amo. Non penso ci siamo qualcosa da aggiungere.” Rispose voltandosi verso di me.
Il riccio aveva ragione, quelle due paroline racchiudevano tutto ciò che bastava per rendere felice una persona. Tutti hanno bisogno di amare ed essere amati, ed io con Harry ero la persona più felice al mondo proprio perché mi amava.
“Anch'io ti amo Hazz.”
Sussurrai quella frase quando ci ritrovammo davanti all'aeroporto.
Harry mi fece scendere dall'auto e lo aiutai a prelevare i bagagli dai sedili posteriori. Ci dirigemmo prima al check-in e poi imbarcammo i bagagli.
Dopo aver passato i vari controlli avemmo la possibilità di sederci e rilassarci prima del volo, così ci sedemmo uno accanto all'altro e poggiai la testa sulla spalla sinistra del mio Hazz, chiusi gli occhi e pensai a noi, ad un futuro in cui eravamo una famiglia. Non avevo mai creduto nel 'per sempre',  ma con lui mi sembrava possibile, al suo fianco tutto mi sembrava possibile.
Quando sentii la voce di una donna provenire dall'altoparlante capii che era arrivato il momento di partire. Afferrai la mano di Harry e dopo aver mostrato i rispettivi passaporti e biglietti a dei responsabili della sicurezza attraversammo un lungo corridoio che ci fece raggiungere in poco tempo l'aereo.
Trovammo i nostri posti e ci sedemmo uno di fianco all'altro, io mi sedetti accanto al finestrino , lasciando così ad Harry il posto accanto al corridoio.
Rivolsi lo sguardo verso il finestrino ed osservai gli splendidi colori rosati che dominava tra le nuvole, quando mi girai per mostrarli anche ad Harry notai che una ragazza dai capelli scuri e gli occhi circondati da quintali di matita e eyeliner, che stava sistemando i suoi bagagli nell'armadietto sopra il suo sedile, sporse eccessivamente per i miei gusti il suo fondoschiena verso il riccio e dopo aver fatto tutto ciò si sedette ammiccandogli.
Io rimasi schifata, con la mandibola tesa e gli occhi puntati sul finestrino sperando che Harry non le desse corda.
Mentre i miei neuroni si sforzavano di pensare ad altro delle mani mi cinsero i fianchi, entrando poi nella mia canotta e facendomi il solletico. Quando esse uscirono dall’indumento mi spostarono i capelli dalle spalle e si posizionarono nuovamente sui miei fianchi.
“Perché non vai da quella ragazza? È molto bella e ha sicuramente delle forme migliori delle mie.” Affermai spostando le sue mani dal mio bacino.
“Sai che amo solo te.” Sussurrò, avvicinando le sue labbra al mio collo, che fu baciato delicatamente dalle sue labbra carnose.
“Potresti avere di meglio.” Dissi sospirando.
“Io mi sono innamorato di te, non delle altre.” Sussurrò nuovamente.
Mi girai verso il riccio per parlargli, ma l'insicurezza dentro di me era troppa e rivolsi lo sguardo verso il basso torturandomi le mani.
“Devi smetterla di sentirti inferiore alle altre.” Disse alzandomi il viso.
“E come faccio? Sono tutte più belle di me.” Affermai, con lo sguardo perso nelle sue iridi.
“Ti ricordi della prima serata che abbiamo passato insieme, qualche mese fa?”
“Sì.” Affermai, navigando tra i mille ricordi.
“Ti ricordi cosa ti dissi?” Chiese sorridendo.
“Mi dicesti che ero unica, che prevalevo sulle altre.” Dissi sorridendo a mia volta.
“Io lo penso ancora Eli, più di prima.” Affermò sicuro di sé.
“Come cazzo fai?” Chiesi ridendo.
“A fare cosa?” Chiese ridendo a sua volta.
“A farmi tornare il buon umore?”
“Ti amo e renderti felice è il mio compito.”
Dopo qualche minuto passato ad osservarci, ci allacciammo le cinture di sicurezza. Subito dopo aver allacciato la sua Harry mi prese la mano.
“Amore, ti devo dire una cosa.”
“Dimmi tutto.” Affermai, spostando lo sguardo dal finestrino al bosco che si celava dietro le iridi del riccio.
“Giura di non ridere.” Disse con tono serio.
“Giuro.” Affermai sorridendo.
“Ho una paura tremenda di prendere l'aereo...” Disse sospirando.
Mi feci uscire un ghigno dalle labbra, giocherellai un po' con i ricci di Hazz e dopo gli risposi.
“Ci sono io qui, non ti abbandonerò mai, sappilo.”
Ripetei la frase detta in macchina da Harry, perché con quella frase lui mi aveva dato il coraggio che mi mancava e speravo così di incoraggiarlo a mia volta.
“Di cos'hai paura?” Chiesi stringendogli la mano.
“Di perderti...” Rispose sospirando “L'aereo potrebbe precipitare e potrei perderti per sempre...” Aggiunse infine.
Le iridi del riccio erano socchiuse, tuttavia era ben visibile che luccicavano dalle lacrime. Feci salire le mie mani lungo le sue braccia fino ad arrivare al suo volto ,che presi delicatamente tra le mani.
“Ci sono pochissime possibilità, che ciò accada e nel caso in cui dovesse accadere ricordati che ti amo” Affermai sorridendo e asciugando pian piano le lacrime che avevano bagnato il volto del mio Hazz.
Harry poggiò la sua testa sulla mia spalla e strofinò delicatamente la sua tempia contro quest'ultima.
“È un viaggio difficile per entrambi.” Sussurrò serrando gli occhi.
“Ma siamo insieme, è questo l'importante, no?” Chiesi sorridendo.
“Hai ragione, nulla può farci del male se stiamo insieme”
Il riccio avvicinò le sue labbra al mio collo, lasciandomi dei leggeri ed umidi baci su di esso. Si fermò quando passò tra i sedili un hostess per assicurarsi che avessimo tutti le cinture allacciate.
Dopo qualche istante la voce del pilota echeggiò tra i passeggeri avvisando che saremmo partiti subito dopo le istruzioni di sicurezza date dalla hostess.
Io non seguii affatto le spiegazioni dato che avevo viaggiato in aereo già parecchie volte, mentre Harry seguì attentamente le istruzioni ponendo anche delle domande. Era davvero ridicolo, ma lo amavo proprio perché era così.
Quando il pilota accese i motori Harry mi strinse forte la mano e chiuse gli occhi, io feci lo stesso per non farlo sentire solo e restammo così finché l'aereo si sollevò da terra. Harry ancora incredulo di non essere svenuto mi sorrise e mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla per dormire un po'
Nonostante i vari sforzi la paura mi stava torturando e non riuscii a chiudere occhio, così quando l'hostess avvisò i passeggeri che potevano levarsi le cinture di sicurezza la levai, mi alzai dal mio sedile e corsi in bagno.
Chiusi a chiave la serratura e lasciai che delle lacrime mi inondassero il volto.
Amavo alla follia Harry, lo amavo con i suoi modi di fare, con le sue imperfezioni, con i suoi difetti e i suoi momenti di pazzia. Lo amavo giorno dopo giorno sempre di più. Tutti noi dipendiamo da qualcosa, chi dalla Nutella, altri dalle patatine, altri ancora da videogiochi, alcol, droga, fumo; io dipendevo da lui, dal suo amore. Avevo bisogno di lui, perché lo amavo, senza di lui mi sarei sentita incompleta e mi terrorizzava il solo pensiero che qualcuno l’avrebbe potuto portare lontano da me.
Mi accasciai a terra, avvicinai le ginocchia al mio petto e appoggiai il volto sulle mie ginocchia. Il poco trucco che avevo messo sugli occhi era sbavato e orami copriva le mie guance. 

(Harry's pov)

Senza dire niente, la mia Liz era scappata via e si era rifugiata in bagno, le corsi dietro, ma non se ne accorse e mi chiuse fuori.
Aspettai che si sfogasse un po'da sola, sapevo che ne aveva bisogno, ma dopo qualche minuto non ce la feci più ad attendere. La sentivo singhiozzare, ma non ne capivo il motivo, non pensavo di averle fatto nulla. Io la amavo alla follia e avrei fatto tutto, ma dico tutto per renderla felice, per farla sentire amata. Era tutto ciò che volevo.
Bussai alla porta insistentemente pregandola di farmi entrare e non la smisi finché non mi fece entrare dentro a quel minuscolo bagno.
Mi sedetti a cavalcioni su di lei senza dire niente e le asciugai delicatamente le lacrime che le scendevano continuamente lungo il viso.
“Cosa c’è che non va piccola?” Chiesi dolcemente.
Lei alzò lentamente il viso che teneva incastrato tra le ginocchia, aveva le pupille dilatate e tutto il mascara sugli zigomi, era distrutta.
“Amore, ci sono io qui.” Esclamai invertendo le nostre posizioni.
Adesso lei si trovava a cavalcioni su di me e aveva poggiato la testa nell'incavo del mio collo.
“S-se magari avessi il coraggio di affrontare le situazioni.” Disse con voce strozzata.
“Con me ritroverai la forza che hai perso, ritroverai il tuo coraggio e il tuo sorriso.” Affermai accarezzandole delicatamente la schiena.
“Perché nonostante tutte le mie imperfezioni, nonostante la mia timidezza e il mio carattere di merda mi stai comunque accanto?” Chiese alzando lo sguardo.
“Perché ti amo, e tutti i difetti che possiedi ai miei occhi sono perfetti.” Dissi lasciandole un bacio sulla fronte.
“I-io ho paura di perderti Harry.” Disse tremando.
“Non mi perderai mai Liz, non ti abbandonerò mai. Penso che chi ha avuto la fortuna di trovarsi dovrebbe avere il coraggio di tenersi. Io ho trovato te e non ti abbandonerò.”
“Affronteremo insieme tutti i momenti difficili...” Esclamò sicura di sé.
“Supereremo insieme tutti gli ostacoli che ci si pongono davanti...” Continuai sorridendo.
“Mi darai il coraggio necessario a ritornare quella che ero un tempo?” Chiese asciugandosi le lacrime.
“Certo, farei di tutto pur di vederti sorridere.” Dissi giocando con delle sue ciocche di capelli.
“Beh... È meglio se andiamo.” Constatò alzandosi da terra.
Mi alzai a mia volta, ma prima che potesse aprire la porta l'afferrai per un polso e l'avvicinai a me. Feci unire le nostre labbra e notai che le sue si curvarono in un sorriso, la strinsi a me appoggiando le mie mani dietro la sua schiena e lei mise le sue intorno al mio collo. Poi non so dove prese il coraggio, ma mi precedette e fece ciò che sarebbe spettato a me, separò le mie labbra con la sua lingua e la fece ruotare all'interno della mia bocca a contatto della mia.

Pian piano le sue mani strinsero il mio viso ed io feci scendere le mie fin sotto il suo fondoschiena stringendolo saldamente. Dopo parecchi minuti, si staccò da me per prendere aria ma l'avvicinai nuovamente a me, ritornando a ciò che stavamo facendo prima.
Ci fermammo quando udimmo la voce di un hostess affermare: “Vi preghiamo di ritornare ai vostri posti e allacciarvi le cinture di sicurezza.”
Eli afferrò la mia mano ed aprii con l'altra la serratura della porta dirigendosi ai nostri posti. Quando si sedette osservò attraverso il finestrino e rimase imbambolata nel guardare le nuvole, che somigliavano tanto a dello zucchero filato e si infilò le cuffie per rilassarsi un po'.
“Posso?” Chiesi, prendendole un auricolare.
“Certo.” Rispose, accucciandosi tra le mie braccia.
Scoccai un bacio sulla sua spalla scoperta e la osservai sorridere, illuminando il mio mondo. Restammo in quella posizione per tutto il viaggio, ci sentivamo protetti e amati, non avrei potuto desiderare di più dalla vita.
 

(Elizabeth's pov)
 

Sarei rimasta in quella posizione per tutta la vita. L'amore che mi dava Harry, le sue mille attenzioni, erano tutto ciò di cui avevo bisogno. Adesso ero calma, tranquilla e non mi terrorizzava più l'idea di conoscere sua madre, anzi ne ero felice perché se Hazz aveva deciso di presentarmi a lei voleva dire che ero importante, no? Che per lui non era una semplice cotta e che forse ero la ragazza giusta, chissà. Io ero certa di aver trovato la mia metà, il mio principe azzurro, la ragione del mio sorriso.
 
***
Finalmente il pilota annunciò che saremmo atterrati a Londra tra qualche minuto ed io, anche se un po' tesa, ero al settimo cielo.
Osservai attraverso il finestrino e ebbi la fortuna di osservare dall'alto il Big Ben e il London Eye e sfoggiai subito un sorriso a trentadue denti alla vista della mia città preferita.
Non me ne accorsi nemmeno, ma ad un tratto incominciò a nevicare e l'atterraggio fortunatamente, anche se difficoltoso, riuscii alla perfezione. Harry sospirò dal sollievo quando l'aereo tocco terra e io risi come una deficiente.
Uscimmo dall'aereo dopo aver preso un cioccolatino regalatoci da un hostess e ci dirigemmo al nastro per prelevare i nostri bagagli. Quando intravidi la mia valigia feci cenno ad Harry che senza alcuno sforzo la sollevò e la poggiò a terra, lo stesso fece con la sua, una volta prelevati tutti i bagagli attendemmo un taxi ed Harry gli diede le informazioni che gli servivano per raggiungere la casa di sua madre.
Quando il taxi si fermò il mio cuore perse un battito, ma mi feci forza ed uscii da quest’ultimo , presi i bagagli ed aspettai che Harry pagasse il tassista.
Il riccio mi raggiunse qualche istante dopo ed io rimasi immobile ad osservare la splendida casa davanti ai miei occhi. Era in perfetto stile inglese, bianca con un portico all'entrata. Accanto alla porta sorgevano due piante potate alla perfezione; era una casa da sogno.
“Pronta?” Chiese prendendomi la mano.
“Pronta.” Affermai sorridendo.

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-Note Autore-

Diciamo che i miei capitoli sono poco romantici AHAH. Sono fatta così che ci posso fare?
Passiamo al capitolo: Anche se difficile da credere, il padre di Elizabeth ha permesso ai due di partire  e vi consiglio di godervi questi ultimissimi capitoli romantici, perché un evento inaspettato dividerà i due per un bel po' di tempo, mettendo il loro amore a dura prova. Comunqque tra i due c'è sempre stato qualcosa a dividerli e questo capitolo dimostra quanto le insicurezze di Elizabeth, per quanto possano diminuire, costituiscono un grande ostacolo.
Beh, non mi va di annioiarvi, quindi mi limito a ringraziarvi per leggere, seguire e recensire la mia Fan Fiction, davvero grazie di cuore.
Inoltre, come sempre volevo invitarvi a recensire per esprimere la vostra opinione sul capitolo, o sulla Fan Fiction in generale.
A presto,
Strongstay <3

 

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Capitolo 29
*** I just want it to be you and I forever ***


 I just want it to be you and I forever

Harry posò senza esitare il dito sul campanello e furono subito udibili dei passi percorrere una presunta scalinata e giungere davanti alla porta d’ingresso, che fu spalancata immediatamente.
Una spumeggiante donna, dai capelli castani e un’energia paragonabile a quella di una ventenne aprì la porta d’ingresso e strinse subito a sé il figlio. 
Il riccio aveva gli occhi lucidi e un sorriso stampato sulle labbra, che esprimeva solo amore. La donna stringeva i riccioli scompigliati del riccio, incredula di averlo rivisto dopo quattro mesi.
Io rimasi immobile, imbambolata tra i baci e le carezze, ripensando un po’ a mia madre e ai suoi caldi abbracci così potenti da farmi rabbrividire, tuttavia il mio sguardo era costantemente rivolto ai due, che sembravano essere scomparsi per tutti, immersi in quell’abbraccio.
Dopo qualche istante, e alcune carezze, il riccio si staccò dalla madre, mi rivolse lo sguardo e mi prese per mano, avvicinandomi a sé.

“Mamma, lei è Elizabeth.” Disse il riccio sorridendo.
“Piacere di conoscerla Signora Cox.” Affermai sorridendo a mia volta.

Porsi la mano alla donna davanti ai miei occhi ed osservai il suo volto illuminarsi. Harry mi aveva sempre parlato bene di lei e di come era riuscita a  rifarsi una vita, soprattutto grazie alla sua voglia di vivere sfrenata, e adesso che l’avevo davanti ai miei occhi potevo garantire le informazioni datemi dal riccio.

“Chiamami Anne!” Esclamò la donna.

Anne rifiutò inaspettatamente la mia banale stretta e mi strinse calorosamente a sé come se facessi già parte della famiglia. In quell’istante la tensione che racchiudeva il mio corpo svanì e mi sentii finalmente a mio agio. 
Quella donna era come una boccata d’aria fresca, sprigionava vita da tutti i pori e il suo aspetto giovanile rafforzava ancora di più l’idea che mi stavo facendo di lei. 
Anne si staccò lentamente da quell’abbraccio e mi sorrise calorosamente indietreggiando verso la porta.

“Mamma, sta nevicando. Possiamo entrare?” Chiese Harry con la voce tremante dal freddo.
“Oh, certo!” Esclamò spingendo entrambi all’interno di quella meraviglia di casa.

Il riccio mi tolse il giubbotto in pelle, che mi aveva fornito ben poco calore, dalle spalle e lo posò con cura sull’appendiabiti, stessa cosa fece con il suo.
Stranamente, non mi sentii affatto a disagio tra le mura di quella reggia. Certo, la struttura era modesta ma i mobili e ogni oggetto di design rendevano il tutto elegante e raffinato; mi sentivo a casa. Era tutto così accogliente, ogni particolare aveva una storia da raccontare e ciò rendeva l’ambiente ristretto e familiare. 

“Bene ragazzi, siete arrivati giusto in tempo per il tè. Harry mi puoi dare una mano?” Esclamò Anne avviandosi per la cucina.
“Certo. Eli, tu puoi raggiungere Emma in salotto.” Affermò sorridendomi.
“La raggiungo subito.” Dissi infine. 

Lentamente, aprii la porta verniciata di bianco che portava al salotto e dei meravigliosi colori pastello fecero brillare le mie iridi. Le pareti tinteggiate di bianco rendevano armonioso il contrasto dei colori delle poltrone nella stanza, dal beige al verde smeraldo, per finire con un divanetto color rosa confetto. Un armadio senza ante, tappezzato con della geometrica carta da parati, accoglieva book fotografici, servizi da tè e foto di famiglia, che conferivano alla stanza un tocco personale. Infine, una porta finestra del medesimo colore delle pareti portava ad un cortile sul retro. Il tocco femminile di Anne era evidente in ogni particolare, le tende ricamate in pizzo, le tazzine posizionate sugli scaffali e quant’altro; era una donna di classe.

Mi accorsi della presenza di Gemma solo quando chiusi la candida porta alle mie spalle. I capelli della ventiquattrenne, seduta composta sul divano, non erano più biondi, bensì ricchi di colori pastello, armoniosi con le tinte della stanza. 

Gemma si alzò dal divano e mi venne incontro sorridendomi. 

“Fatti abbracciare!” Affermò lei, stringendomi a sé.
“Mi sei mancata Gemma.” Sussurrai.

Gemma ed io eravamo diventate molto amiche nell’ultimo periodo, era come una seconda sorella per me. Le giornate passate con lei, Harry, Ashton e Luke erano sempre indimenticabili, e quella ventiquattrenne che al primo impatto poteva sembrare altezzosa e viziata, era diventata la mia migliore amica, l’unica con cui riuscivo a sfogarmi, l’opposto di come può sembrare.

“Siediti, ti devo raccontare parecchie cose.” Disse sorridendo.

Ci sedemmo sul soffice divanetto al lato della stanza e lasciai che Emma mi parlasse di tutto ciò che le passava per la testa. Dopo aver ascoltato i suoi pensieri e le sue emozioni rimasi in silenzio ma un’affermazione di Gemma catturò la mia attenzione.

“Mio fratello tiene tantissimo a te, sai?” Affermò sorridendo.

Imbarazzata, mi limitai ad annuire, portai lo sguardo verso il basso e riflettei a lungo sulle parole di Gemma, ancora incredula che il nostro fosse un amore reale.

(Harry’s pov)
 

Quando entrai in quella casa mille ricordi affiorarono nella mia mente, riuscivo a vedermi da bambino tra quelle mura, ero libero, spensierato, la vita non mi aveva ancora deluso e, a quei tempi, nessuno mi avrebbe tolto il sorriso.
Accompagnai mia madre in cucina e mi sedetti su uno sgabello aspettando il suo verdetto.

Sapevo che mi aveva portato con sé per parlarmi di Elizabeth e speravo davvero che le fosse piaciuta, anche se ciò non mi avrebbe mai condizionato.

“Qualunque cosa tu dica, sappi che non cambierai la mia opinione.” Dissi, ponendo lo sguardo verso il basso.

La donna che mi aveva messo al mondo chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò a me.

“E’ stupenda, Harry! Educata, composta e soprattutto simpatica.” Esclamò sorridendo. 
“Lo so, mamma.” Affermai mordendomi il labbro inferiore.

Mia madre ed Eli erano molto simili, composte ed educate, ma piene di vita e disposte a fare qualunque cosa per le persone che amano.
“Non mi avevi mai portato una ragazza a casa.” Disse prendendo le confezioni di tè che conservava negli appositi armadietti.

A quell’affermazione il mio corpo rabbrividì, i ricordi di quello che ero presero il sopravvento nella mia mente. In passato ero stato un mostro, non avevo mai avuto relazioni serie e dopo aver portato a letto una ragazza non mi facevo più sentire. Mi facevo schifo da solo, ma ero consapevole che quelle troiette da quattro soldi non facevano per me, le usavo solo per divertirmi e adesso che avevo Eli al mio fianco tutto era cambiato. La nostra era una relazione seria, basata su qualcosa di concreto, non su una scopatina. 
La voce di mia madre mi fece ritornare alla realtà, così scossi la testa e prestai attenzione alle sue parole.

“Come me la vuoi presentare? Cioè, chi è lei per te, un giocattolo, o la tua ragazza?” Chiese aprendo una confezione
“Lei è la mia ragazza.” Risposi sicuro di me.
“Ma ti piace o la ami davvero?” Chiese facendo bollire l’acqua per il tè. 

Lo sguardo di mia madre si spostò verso di me ed attese immobile la mia risposta.

“I-io la amo davvero.” Risposi lasciando che le mie guance assumessero colorazioni rossastre.
“Oh, tesoro mio. Sono così felice!” Esclamò lasciando perdere il tè.

Mia madre si avvicinò a me e mi strinse calorosamente tra le sue braccia, come usava fare quand’ero bambino. 
Sapevo che ciò che provavo per Eli era amore, l’amavo con tutto me stesso, anche se ero terrorizzato all’idea di essermi innamorato di lei. Avrei sofferto di nuovo, perché si sa che in amore ci sono alti e bassi, ma noi due avremmo superato ogni ostacolo e non me la sarei mai lasciata scappare. 
Molti trovano impossibile legarsi così tanto ad una persona ad un’età così giovane, ma noi eravamo un’eccezione a questo detto, unici e indispensabili l’uno per l’altro, cos’è questo se non amore?

Sentii l’acqua bollire e ritornai alla realtà, così aiutai mia madre con il tè. Uscii un vassoio in legno con dei motivi floreali e mia madre sistemò quattro tazzine da tè accompagnate dai rispettivi piattini, poi portò il tutto in salotto e la seguii.
Elizabeth era immobile, seduta sul divano accanto a Gemma, guardava verso il basso e sorridendo leggermente si torturava le mani minute. 
Pian piano mi avvicinai a lei, mi sedetti al suo fianco e le cinsi i fianchi. Lei sobbalzò al mio tocco, evidentemente era un po’ imbarazzata ma io ero lì per darle conforto.

(Elizabeth’s pov)

Il riccio mi cinse i fianchi ed Anne mi squadrò dalla testa ai piedi, non con disprezzo, bensì con affetto. Quella donna mi piacque fin da subito, era semplice, ma elegante, mi ricordava tanto mia madre.

“Elizabeth, mio figlio tiene tantissimo a te.” Disse sedendosi sulla poltrona difronte a noi.

Il riccio mi strinse di più a sé ed io mi persi nelle sue iridi smeraldo.

“Lo so, Anne. Anch’io tengo a lui.” Affermai stringendo la mano del riccio al mio fianco.
“Quindi è una cosa seria?” Chiese sorridendo.
“Sì.” Rispondemmo all’unisono.

Questo fece spuntare un bellissimo sorriso sul volto di Gemma che poco dopo si alzò per aiutare la madre ad apparecchiare il piccolo tavolino in vetro davanti al divano.

“Bene Eli, ti piace il tè, vero?” Chiese ridendo.
“Certo!” Risposi sorridendo.
“Benissimo, ho preparato anche i biscotti e la mia squisita torta al cioccolato. Potete iniziare a servirvi, io vado di là a lasciare il vassoio.” Disse uscendo dalla stanza, non smettendo nemmeno per un istante di sorridere.

Quando Anne uscì ognuno di noi verso la bevanda bollente nella rispettiva tazza e la portammo alla bocca.


“Fragranza ai frutti di bosco.” Sussurrai estasiata.

“E’ la mia preferita, sapevo che ti sarebbe piaciuta.” Disse sorridendomi.
“Beh, ottima scelta.” Esclamai rivolgendole un sorriso.
“Esisto! Gemma mi rubi la scena!” Disse di colpo il riccio facendo il finto offeso.
“E che ci posso fare io se Eli preferisce me?” Chiese lei facendo spallucce.

Il riccio, dopo aver sorseggiato per un po’ la squisita bevanda, posò la tazzina sul tavolo e avvicinò le sue mani ai miei fianchi stringandoli amorevolmente. Dopo qualche istante mi lasciò una scia di umidi baci ai frutti di bosco sulla nuca. Io tossii imbarazzata perché in quell’istante entrò Anne, ma lei mi sorrise dimostrandomi di non avere nulla in contrario alle attenzioni che Harry mi donava. 

“Non sono bellissimi?” Chiese Anne rivolgendosi alla figlia maggiore.
“Così tanto da farmi venire il diabete.” Affermò sorseggiando il suo tè.
“Mamma, lo sai che Gemma sta frequentando un ragazzo?” Chiese Harry shignazzando.
“Harry!” Urlò la sorella in protesta.
“E chi sarebbe questo ragazzo?” Chiese Anne incuriosita.
“Si chiama Luke…” Affermò sbuffando.

A quell’affermazione rimasi immobile. Sapevo che i due erano attratti fisicamente a vicenda, ma non credevo che avrebbero iniziato a frequentarsi. Ero al settimo cielo per Gemma, aveva sempre cercato un ragazzo adatto a lei e Luke era un ragazzo d’oro, mi fidavo ciecamente di lui ed ero certa che non avrebbe mai fatto soffrire Gemma.

Dopo una mezz’ora passata a chiacchierare e sorseggiare tè, Anne decise di mostrarci le camere da letto dove avremmo dovuto dormire. Mi aspettavo di trovare due camere distinte, una per me ed una per Harry, ma la donna mi sorprese. Anne salì le scale seguita da me ed Harry e ci mostrò un’unica stanza abbastanza grande, con un bellissimo letto matrimoniale e una vista mozzafiato che dava sul Big Ben. Era stupenda, davvero fantastica.

Una volta osservata nei minimi dettagli io e il riccio ci guardammo e lui fece unire le nostre labbra in un bacio casto. Anche se le mie guance si tinsero di rosso dall’imbarazzo, ero felice che non si fosse vergognato di baciarmi in presenza di sua madre.

“Bene ragazzi, potete disfare i bagagli e siete liberi di fare tutto ciò che volete.” Affermò Anne uscendo dalla stanza.

Il riccio mi cinse i fianchi e mi sollevò da terra facendomi girare, quando mi fece scendere mi strinse a sé e mi accarezzò i capelli.

“Mia madre ti adora.” Disse alzandomi il volto.
“E’ una donna fantastica, davvero. Non so perché mi sono preoccupata così tanto.” Affermai sorridendogli.
“Te l’avevo detto, non dovevi preoccuparti.” Sussurrò, accarezzandomi una guancia.

Harry fece unire nuovamente le nostre labbra in un bacio carico di passione. Dopotutto non eravamo soli da tanto e volevamo dedicarci tutto l’amore che provavamo l’uno per l’altro. Il riccio mi baciò con foga, facendo rincorrere le nostre lingue, mai sazie abbastanza, e tirando il lembo del mio maglione verso il basso. In quell’istante però sentii la presenza di qualcuno nella stanza , ma Harry non si fermò e strinse il mio viso fra le sue mani.

“Ehm, esisto.” Affermò Gemma ridendo.

Il riccio fece finta di niente e non mi fece muovere da quella posizione, sarei voluta scomparire.

“Volevo solo farvi sapere che stasera arriverà Luke quindi uscirò con lui. Se volete unirvi a noi scendete entro le 21.00.” Esclamò uscendo dalla stanza sbattendo la porta.
Quando Emma uscì dalla stanza il riccio mi lasciò ed io risi come una deficiente.

“Ma sei pazzo? Non ti vergogni nemmeno un po’ ?” Chiesi sedendomi sul letto.
“Assolutamente no. Sanno tutti che stiamo insieme, perché dovrei vergognarmi di baciarti?” Affermò aprendo il suo borsone.
“Se lo dici tu…” Dissi aprendo il mio a mia volta.

Dopo aver impiegato una mezz’ora per disfare i bagagli, mi concessi un bagno rilassante nel bagno privato della nostra camera da letto. Mi insaponai il corpo con il mio bagnoschiuma alla fragola e rimasi a mollo per godere di quella tranquillità difficile da trovare.

“Hai sentito Gemma? Usciamo con loro?” Chiesi sciacquando pian piano le mie gambe
“Non saprei, vorrei stare solo con te.” Rispose aprendo la porta.
“Esci subito!” Esclamai fulminandolo con lo sguardo.
“Devo lavarmi anch’io.” Affermò ridendo e chiudendosi la porta alle spalle.
“Esci fuori, mi asciugo e la vasca è tutta tua.”
“Se mi lavo con te facciamo prima.” Disse sfoggiando il suo solito sorrisetto da pervertito.
“Non se ne parla proprio Styles.” Affermai ridendo e serrando le palpebre per rilassarmi.

Godetti per qualche istante del silenzio che regnava nell’aria , poi la tranquillità che c’era andò a farsi fottere. Spalancai gli occhi, sentendo l’acqua muoversi più del solito e mi ritrovai Hazz nella vasca.

“Pervertito.” Affermai alzandomi in piedi per uscire dalla vasca.
“Ti amo.” Disse tirandomi a sé, facendo sfiorare la mia schiena e il suo petto.
“E io no.” Dissi avvicinando la mia schiena al suo torace, annullando la distanza tra i nostri corpi.
“Hai mai pensato ad un futuro con me?” Chiese insaponandomi le braccia.
“Sì, tante volte.” Risposi afferrando la sua mano e portandola alla bocca per baciarne ogni centimetro.
“Sarebbe fantastico avere dei bambini, un maschio e una femmina.” Disse spostando le sue mani sulle mie cosce.
“Dici sul serio? Non pensi che avere un bambino adesso sia prematuro?” Chiesi colpita dalla sua affermazione.
“Un bambino da te sarebbe in ogni caso un regalo fantastico.”
“E se poi l’amore finisse? Io sarei costretta a crescere quel bambino da sola, e per un bambino crescere senza padre è orribile.” Affermai irrigidendomi.
“Piccola, il nostro amore durerà per sempre, te lo prometto.” 

In quel momento pensai che ero stata davvero fortunata ad incontrare quel ragazzo, mi aveva cambiato la vita, mi aveva resa felice e non avrei potuto desiderare nulla di più. Ma odiavo le promesse non mantenute o i ‘per sempre’ detti per gioco, erano troppo infantili per il mio animo. Necessitavo di certezze, e in quel momento stavamo vagando in un ipotesi, non in una realtà.

“Come fai ad esserne certo?” Chiesi uscendo dalla vasca.

Dopo la mia domanda il silenzio si fece spazio nell’aria, ero certa che non mi avrebbe risposto. Lui definiva il nostro amore come un ‘per sempre’, ma sapevamo entrambi che il ‘per sempre’ è solo una fottutissima presa per il culo.
Afferrai un asciugamano e lo avvolsi intorno al mio corpo, sicura che non avrei ottenuto nessuna risposta.
Quando stavo per uscire dal bagno, sentii inaspettatamente le labbra del riccio baciarmi la nuca. Mi girai verso di lui con gli occhi lucidi e mi obbligai a trattenere le lacrime che insistevano per uscire.

“Ne sono certo perché ti amo e ti amerò per sempre. Perché un amore come il nostro è destinato a durare per sempre.” Affermò con voce roca.
 

____________________________________________________________________________________
-Note Autore-
Ehi meraviglie, scusatemi tantissimo per il ritardo ma è stata una settimana impegnativa. Mi sono impegnata davvero tanto per scrivere questo capitolo, tuttavia non sono assolutamente soddisfatta del risultato. Lo odio davvero.
La trama sta prendendo forma e ciò è positivo, penso di non aver fatto errori grammaticali, ma mi sembra freddo, privo di alcuna emozione. 
Beh, mi dileguo, sono troppo infastidita per il risultato ottenuto.
Comunque, grazie mille a tutte voi che mi avete sempre sostenuta recensendo la mia Fan Fiction, grazie di cuore. <3
Baci,

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Capitolo 30
*** A love that consumes you ***


A love that consumes you
 
Poggiai le mie piccole mani sulle sue imponenti spalle e le feci salire lungo la sua nuca fino ad accarezzare i suoi sottili e soffici riccioli non del tutto asciutti.
Le dita di Harry mi tirarono delicatamente il mento verso l’alto per fare incontrare i nostri sguardi; dopodiché le sue mani scesero fin sopra i miei fianchi e mi strinsero a sé donandomi quelle piccole attenzioni che ricevevo unicamente da lui.
Il mio corpo a contatto con il suo si sentiva protetto e sicuro ed erano i momenti come questo a farmi capire quanto amore provasse il riccio verso di me.
Il nostro amore, che prima era infantile e innocente, era diventato profondo e indispensabile. Necessitavamo l’uno dell’altra, avevamo bisogno di sentire un contatto tra i nostri corpi, dovevamo sentirci vicini per stare bene.
Sapevamo entrambi in che guaio c’eravamo cacciati, ma eravamo consapevoli che insieme avremmo affrontato tutto. Un amore come il nostro era pericoloso per il semplice fatto che divisi ci saremmo sentiti vuoti ed incompleti, ma vivevamo alla giornata, con la paura che qualcosa ci avrebbe divisi. Ci cibavano di quei piccoli momenti di smisurata dolcezza e delle troppe risate che coprivano i momenti di tristezza. Solo insieme saremmo sopravvissuti ad un mondo sbagliato per noi, diverso dalle nostre aspettative, dove devi cambiare per essere accettato.
Ci creammo un nostro mondo basato sul nostro amore e sugli attimi passati insieme.
“Voglio vivere ogni attimo con te, ogni giornata, ogni risveglio e ogni notte. Voglio vivere la mia vita con te, Liz. Tutta una vita con te. Voglio invecchiare con te e litigare perché spremo il dentifricio dal centro o perché ti sporcherò casa con le scarpe coperte dal terriccio dopo aver giocato a calcio, voglio stare solo con te. Una vita da passare con te è tutto ciò che voglio.” Disse Harry con gli occhi lucidi.
I miei occhi si velarono di lacrime e divennero rossi. Quello splendido ragazzo di cui ero innamorata mi aveva fatta commuovere e mi aveva resa la ragazza più felice al mondo. Le mie labbra si curvarono in un sorriso sincero e le mie mani si staccarono dai suoi ricci per asciugare le piccole lacrime che ormai mi avevano inondato il volto.
“Mi hai lasciata senza parole, davvero. Non so cosa dire.” Affermai sorridendo.
Non resistetti più all’impulso di stringere il riccio tra le mie fragili braccia e mi fiondai su di lui poggiando il volto sul suo petto scoperto e avvinghiando le gambe intorno al suo bacino.
Harry mi strinse delicatamente i capelli e mi portò sul letto, non con malizia, unicamente con amore.
Eravamo uno difronte all’altro, girati di fianco per godere di qualche istante per osservarci a vicenda.
I nostri respiri, irregolari come sempre, si intrecciavano e si dissolvevano nell’aria rendendo quella stanza unicamente nostra. Le coperte invernali ci scaldavano ben poco, ma non avevamo intenzione di alzarci e rovinare quell’istante così perfetto e unico. Le mani di Harry vagavano sul mio corpo concedendomi delle carezze e incidendo sulla mia pelle ghirigori immaginari che sarebbero rimasti sempre impressi sul mio corpo incapace, anch’esso, di dimenticare ogni particolare di quel ragazzo che mi aveva cambiato la vita.
Il riccio dopo poco serrò le palpebre tra loro e si addormentò, giustamente stanco dopo il lungo viaggio affrontato. Io gli lasciai un morbido bacio sulla punta del naso, mi sfilai le coperte ed entrai in bagno.
Sfregai i miei capelli con un asciugamano, poi afferrai una spazzola e li pettinai per poco. Subito dopo afferrai il phon e lo passai sui miei capelli finché non furono del tutto asciutti.
Dopodiché afferrai la mia fornitissima trousse e mi coprii il viso con una mascherona di fondotinta, prodotto che riusciva a coprire le mie piccole imperfezioni, ma che avevo sempre odiato. Con una matita nera delimitai il contorno dei miei occhi e definii il tutto con una striscia di eyeliner, del medesimo colore, sulle palpebre. Infine afferrai una piccola scatolina rotonda e la aprii, afferrai un pennello e lasciai che la polvere rossastra, all’interno del contenitore, aderisse perfettamente su di esso. Avvicinai il pennello ai miei zigomi e con una mossa decisa diedi un po’ di colore a quella carnagione così chiara che avevo sempre odiato.

Per completare l’passai un rossetto rosso scuro sulle mie labbra ed uscii dal bagno soddisfatta.
Harry aveva un braccio sul suo petto e l’altro sul cuscino che avrei dovuto occupare io; dalla sua bocca semichiusa uscivano caldi sospiri che volteggiavano nell’aria poggiandosi sulla mia cute scoperta.
Sperando di non svegliarlo, mi mossi in punta di piedi verso l’imponente armadio a parete in legno verniciato di bianco. Aprii le due ante e rimasi ferma indecisa su cosa indossare. Estrassi da esso vari capi, ma nessuno di essi mi sembrò adatto.
Dopo vari tentativi mi capitò tra le mani un vestitino nero in pizzo che non copriva il ginocchio e in quell’istante capii che era l’abito giusto.
Afferrai la biancheria intima pulita, del medesimo colore, la infilai ed infilai allo stesso modo l’abito.
Per le scarpe optai per delle décolté nere e completai il tutto con una porchette che come chiusura aveva un leone che ruggiva.
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Quando fui pronta mi avvicinai ad Harry e gli spostai i capelli sudati dal volto.
“Hazz, dobbiamo andare a cena con Gemma e Luke.” Sussurrai, accarezzandogli il volto.

Harry emise un gemito di protesta, ma non ci feci caso, così lo afferrai per un braccio e lo trascinai in bagno. Al contatto con il marmo il riccio sobbalzò ed aprì finalmente gli occhi.
“Dove sono?” Chiese, stropicciandosi gli occhi.
“In bagno Hazz. Devi lavarti e vestirti in dieci minuti. Buon lavoro.” Risposi, chiudendo la porta rumorosamente.
 
Harry’s pov
 
Mi alzai dal pavimento ghiacciato e mi sciacquai la faccia con dell’acqua fredda per svegliarmi. Mi lavai i denti e mi asciugai i capelli umidicci.
Dopo cinque minuti ero pronto e arzillo, dovevo solo vestirmi. Infilai i boxer e afferrai gli indumenti che aveva scelto Eli per me.
Doveva conoscermi davvero bene perché non mi mise nulla di infantile o troppo colorato, rispettò totalmente i miei gusti.
Infilai i pantaloni neri ed aderenti che mi era solito usare e mi coprii l’addome con un maglione grigio semplicissimo, di quelli caldi e morbidi con i quali non senti mai freddo.
Completai il tutto con i miei immancabili stivaletti di cuoio e con una giacca in pelle nera.
 
“Allora non sono irresistibile?” Chiesi rivolgendomi alla ragazza seduta sul letto.
“Chissà quante ragazze ti verranno dietro oggi…” Affermò, fulminandomi con lo sguardo.
“Lo so, ma io sono fidanzato signorina ed ho occhi solo per lei.”
Afferrai le mani minute di Eli e la feci alzare dal letto, avvicinando il suo fragile corpo al mio. Le feci fare lentamente un giro su se stessa, per poi afferrarla per i fianchi e stringerla a me. Elizabeth mi prese il viso tra le mani e mi accarezzò lentamente la mandibola, soffermandosi sui miei primi principi di barba. Sotto il suo tocco restai immobile, scrutando attentamente le sue labbra rossastre di cui avrei voluto assaggiare nuovamente il dolce e amaro sapore. La mora incontrò il mio sguardo ed avvertì a pieno il mio desiderio, concedendomi di avvicinare il mio volto al suo, così tanto da far sfiorare le nostre labbra. Le sue mani scesero dal mio volto e si poggiarono sul mio collo, per poi salire tra i miei ricci, accarezzandoli delicatamente. I nostri sguardi si perdevano nell’osservarci a vicenda, torturandoci con quell’attesa frustrante. Dopo poco però mi decisi ed afferrai la situazione.
Presi un ultimo respiro e poggiai le mie labbra sulle sue, assaporandone il sapore di ciliegia.

Elizabeth stringeva il mio corpo insistentemente, non sentendosi mai sazia abbastanza. Le mie mani si muovevano frenetiche sul suo corpo accarezzandole i fianchi e salendo lungo la sua schiena. Le mie labbra furono separate dalla sua lingua, che cercò immediatamente un contatto con la mia, facendola ruotare a contatto con la sua. Afferrai il suo volto fra le mani e spostai le mie labbra dalle sue per poggiarle sul suo collo. “E’ pazzesco, non trovi?” Chiese prendendo fiato.
Staccai le mie labbra da suo collo lentamente, avvertendo ancora il suo sapore sulle mie labbra.
“Non capisco perché ci siamo baciati così disperatamente.” Affermai ridendo.
“Ci facciamo davvero questo effetto?” Chiese ridendo a sua volta.
“Almeno per me è così. Non sono mai sazio di te, delle tue labbra…” Risposi stringendola a me.
Naufragai per un po’ tra le sue braccia, ma di colpo Eli staccò le sue braccia dal mio collo, correndo per afferrare la borsa sul letto.
“Cazzo Hazz, siamo in ritardo di mezz’ora!” Disse afferrando la mia mano.
Scese freneticamente le scale, portandomi con sé e sospirò sollevata quando
entrammo in salotto dove Gemma ed Luke ci aspettavano.
Salutai con un cenno della mano Luke, lo stesso fece Eli, e mi sedetti sull’unica poltrona libera. Afferrai Eli per i fianchi e la feci sedere sopra di me, non volevo che si stancasse a stare in piedi.
“Ecco i soliti ritardatari” Esclamò sbuffando.
“Gemma questa volta è colpa di tuo fratello.” Affermò ridendo.
“Come immaginavo.” Disse ridendo a sua volta. “Beh, dove volete andare?” Chiese infine.
Luke che fin ora era stato zitto intervenne dichiarando a tutti il suo programma per la serata.
“Io direi che possiamo cenare da Sholars Lounge, un pub irlandese poco distante da qui, e dopo potremmo andare al London-eye. Cosa ne pensate?”
“Perfetto!” Esclamai entusiasta.
“Per voi va bene?” Chiese il biondo alle ragazze.
"Certo!" Esclamarono loro all’unisono.
 
Elizabeth’s pov
 
I lampioni per le strade emanavano una luce opaca, giallastra. La luna piena illuminava il cielo coperto dall’oscurità e sembrava seguire il nostro cammino verso il pub scelto da Luke. Un insegna, dall’aspetto rudimentale, in legno, portava il nome del locale in cui avremmo cenato, così vi entrammo e lasciammo che il calore di una piccola stufa ci scaldasse.
“Buonasera, posso aiutarvi?” Chiese un cameriere.
“Sì, abbiamo prenotato un tavolo a nome Hemmings.” Rispose Luke.
“Certo, è il tavolo numero 32. Vi accompagno subito.”
Il cameriere ci disse di seguirlo e si fece spazio tra i numerosi tavoli fino ad arrivare infondo alla sala e mostrarci un tavolo per quattro persone e dileguarsi per servire altri tavoli.
Ci sedemmo su dei comodi divanetti in pelle, io vicino ad Harry, e Gemma vicino a Luke. Il locale era molto accogliente, decine di inglesi si accalcavano su uno schermo al plasma, accompagnando la visione di una partita di rugby con un bicchierone di birra. Era familiare.
Il riccio stringeva la mia mano mentre sfogliavamo un menù in cerca di qualche specialità da gustare. Posi lo sguardo sulla specialità della casa e mi salii l’acquolina in bocca. A differenza di molti, amavo la cucina inglese, soprattutto perché ricca di carne ed accompagnata da molte salse e verdure.
“Che ne dici dello Yorkshire pudding?” Chiesi al riccio, indicando la pietanza sul menù.
“Se l’hai scelto tu mi va benissimo.” Rispose sorridendo.
“Voi avete scelto ragazzi?” Chiesi a Luke e Gemma, che sembravano soddisfatti.
“Sì, possiamo ordinare.” Rispose Luke guardando Gemma.
La ragazza dai capelli lilla sembrava non sentirsi affatto a suo agio, nel suo sguardo avvertivo una punta di malinconia, così mi avvicinai a lei e le dissi di seguirmi.
“Voi ordinate, noi andiamo un attimo in bagno.” Dissi, allontanandomi da tavola, seguita a ruota da  Gemma.
Entrammo in bagno e chiudemmo la porta. Gemma poggiò la schiena al uro e portò lo sguardo verso l’alto, sussurrando qualcosa di impercettibile.
“Cosa c’è che non va?” Chiesi avvicinandomi a lui.
“Oggi pomeriggio sono andata a prendere Luke all’aeroporto e prima che si accorgesse di me l’ho sentito parlare al telefono con un ragazzo. Sembrava preoccupato, non so cosa fare…” Rispose sospirando.
“Vedrai che non sarà nulla di grave, tu parlane con lui, digli che ci sei per lui e che tutto andrà bene, rassicuralo.” Dissi sorridendo.
“Ci proverò, grazie Eli.” Disse stringendomi a sé.
 
***

Harry e Luke si divisero il conto e pagarono per noi, dicendo di aspettarli fuori. Dopo pochi minuti ci raggiunsero e il riccio mi strinse a sé, poggiando sulle mie spalle il suo giubbotto in pelle.
Ci dirigemmo verso il London eye ridendo e scherzando, non del tutto sobri, in effetti avevamo bevuto un po’ troppo, e lo raggiungemmo in una decina di minuti catapultandoci su un addetto al funzionamento dell’attrazione turistica, intento nel chiuderlo.
“La prego, ci faccia fare un giro!” Implorai correndogli contro.
“Il mio orario è finito, non mi pagano gli straordinari, quindi no. Passate domani.” Rispose seccato.
“La prego, la pagheremo quanto vuole…” Intervenne Harry, fermandolo per un braccio.
“E va bene. Siete quattro, quindi 200 £ dovrebbero bastare.” Affermò soddisfatto.
“Ecco a lei.” Dissero Luke ed Harry, porgendo all’addetto i soldi.
L’addetto ci aprii la porta di due cabine distinte e quando vi fummo entrati fece partire la “giostra”.
Schiacciai il mio volto contro il vetro della cabina ed osservai le meraviglie di quella città. Il Big Ben, illuminato dalla luna piena, Westminster Abbey e le mille aree verdeggianti. Era magnifico.

Le mani del riccio si posarono sui miei fianchi salendo lungo la mia schiena fino ad arrivare alle spalline del mio vestito che furono abilmente abbassate. Senti il mio respiro farsi di colpo pesante e deglutii fortemente.
“Non farti venire certe idee.” Dissi alzando le spalline.
“E come faccio? Non riesco a resistere a questa tentazione.” Affermò avvicinandosi a me.
“Il giro dura solo mezz’ora.” Esclamai ridendo.
“Ce la faremo.” Disse afferrando la mia mano.
Harry si sedette sugli appositi sedili e mi mise a cavalcioni su di lui.
“Tu sei completamente pazzo.” Dissi ridendo.
“Sì, di te.”
Detto ciò il riccio abbassò nuovamente le spalline dell’abito ed iniziò a baciarmi il collo insistentemente, tirando la mia pelle candida fino a renderla rossastra. Non potevo negare che sotto al suo tocco mi sentivo benissimo, anche se ero imbarazzata mi sentivo davvero bene. Di scatto l'attrazione si fermò lasciandoci sospesi sul punto più alto.

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-Note autore-

Ehi meraviglie,
Come state? Avete passato delle belle vacanze, ma soprattutto avete mangiato tanta cioccolata? AHAHA
Passiamo al capitolo: Sono abbastanza soddisfatta dal risultato ottenuto, ed è difficile che mi piaccia un capitolo, ma lascerò che siate voi a giudicarlo. Ho deciso di tenervi per un po' con il fiato sospeso, così potrete godervi questa dolcezza infinita anche per i prossimi capitoli, anche se ormai il momento è arrivato ed un imprevisto si fa sempre più vicino, non più di due capitoli, quindi preparatevi. Adesso godiamoci queste vacanze natalizie, tutto può accadere da un momento all'altro.
Beh, spero che il capitolo vi piaccia ed aspetto con ansia delle vostre recensioni. Grazie mille a tutte quelle che recensiscono e seguono la mia Fan Fiction, vi amo meravigliee <3.
Bacioni,

Strongstay
 

 
 
 

 

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Capitolo 31
*** Tic Tac ***


Tic Tac
 
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=kFfKb_WEkCE
Scesi terrorizzata dalle gambe di Harry ed osservai attraverso le enormi lastre di vetro cosa fosse successo.
“Cazzo Hazz, si è bloccata.” Esclamai girandomi verso di lui.
Il riccio era seduto comodamente, la notizia non lo scosse affatto, anzi dalle sue labbra fu udibile un ghigno. Quel ragazzo riusciva sempre a lasiarmi perplessa. Ormai, ero a conoscenza della sua paura delle altezze e mi stupì non avvertire nemmeno un minimo di preoccupazione nel suo sguardo.
“Adesso abbiamo più tempo a disposizione, no?” Affermò alzandosi.
Quell'affermazone mi spiazzò totalmente, dovevo ancora analizzare il contenuto di quell'ammasso di parole, che non riuscivo davvero a comprendere. D'un tratto, fu come se la nebbia che mi impediva di comprendere quell'insolita sitiuazione stesse svanendo e tutto si stesse facendo più chiaro.
“Sei stato tu? Ti sei messo d’accordo con l’addetto?” Chiesi ridendo.
“Passeremo la notte qui, è meglio se ti metti comoda.” Rispose, accarezzandomi una guancia.
Non so cosa mi spinse a lasciarmi andare, forse mi sembrava tutto così irreale da essere disposta a rischiare, a fregarmene delle conseguenze e godere di quell’esperienza così irripetibile. Quand'ero con lui era come se una miriade di saette stessero percuotendo il mio corpo, rendendolo incapace di reagire al tutto, ma paradossalmente, con la sua presenza al mio fianco trovavo la forza per spiccare il volo ed abbandonare una volta per tutte le mie incertezze.
Afferrai i lembi del maglione del riccio e vi giocherellai per un po’, il mio volto era appoggiato al suo torace e le mani del riccio scendevano lungo la mia schiena. Ad ogni nostro movimento, era udibile uno scricchiolio. La cabina dondolava a mezz’aria, sorretta da un singolo appoggio, la corrente continuava stranamente a circolare illuminandone non solo l’interno, bensì anche le piccole luci natalizie che la circondavano.
Pian piano, potei notare dei piccoli fiocchi di neve volteggiare nell’aria, accompagnati da un freddo pungente, tipico di questo periodo.
Alzai lo sguardo verso le iridi del riccio e le osservai sprigionare una potente luce. Le sue labbra erano incurvate in un lieve sorriso, e seguivano a ruota il suo sguardo che si perdeva in ogni fiocco che si scontrava contro la cabina.

“In questo momento, mi sento sopra al mondo, pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo mi si ponga davanti. Mi basta averti vicina, sentire la tua presenza, il tuo profumo, annegare nei tuoi occhi…” Dichiarò sospirando.
Il moro affondò il suo volto tra i miei capelli, inspirando il profumo inconfondibile del mio shampo ai frutti di bosco. Ogni qual volta il respiro del riccio si faceva più pesante, avvertivo il suo torace rilassarsi sotto al mio volto.
“Harry…” Affermai, afferrando le sue mani.
“Dimmi amore.”
“Ti amo.”
Detto ciò non lasciai tempo al riccio di rispondermi ed avvicinai le mie labbra alle sue per qualche istante, per poi indietreggiare, sentendo ancora il suo sapore.
Il riccio, però, non era sazio. Si avvicinò ancora di più a me, la mia schiena premeva contro una lastra di vetro, già congelata, e in un attimo posò le sue labbra carnose sulle mie. Nonn feci in tempo a gustarle del tutto, che la sua lingua separò le mie labbra in una corsa sfrenata contro il tempo. I suoi baci erano diventati una vera e propria droga per me, ne ero fin troppo dipendente. Necessitavo di sentire un contatto tra i nostri corpi, non ne ero mai sazia.
Le mani del riccio, che si muovevano frenetiche sul mio corpo, mi abbassarono le spalline fino ai gomiti, per poi farle scendere del tutto. Le sue labbra, tuttavia, non si staccavano mai dalle mie e mi davano la forza per godere di quel piacere disumano.
Le mie mani scesero lungo la schiena del riccio, fino a raggiungere i lembi del suo maglione, che tirai verso l’alto fino a sfilarlo del tutto, proprio come feci con la maglietta che gli fasciava il torace, al di sotto del maglione. Quando il suo torace fu spoglio di ogni indumento, spostai le mie labbra su di esso e ne baciai ogni centimetro, mordendone delicatamente i capezzoli.
Harry indietreggiò e si stese su una lastra di acciaio, ricoperta di un tessuto caldo, che fungeva da sedile. Io intanto mi tolsi i fastidiosi trampoli che mi fasciavano i piedi e mi sedetti a cavalcioni su di lui.
Le mani di Harry si posarono sulle mie spalle e scesero lungo le mie braccia fino a poggiarsi sul mio ventre. Con un abile gesto, il riccio mi tolse il vestito e lo gettò sul pavimento, per poi ritornare ad osservare il mio corpo.
“Stringimi.” Sussurrò il riccio.
Senza esitare, mi distesi accanto ad Harry e poggiai il volto sul suo torace scoperto. Le mie piccole mani stringevano le sue possenti braccia, mentre le sue scorrevano lungo il mio corpo nudo, coperto solo dalla biancheria. Quando le sue mani raggiunsero le spalline del mio reggiseno, sentii il suo torace inarcarsi sotto il mio volto, il suo respiro farsi leggermente più pesante e il suo battito martellare contro la gabbia toracica, quasi volesse oltrepassarla. Le dita del riccio avvolsero la poca stoffa che fasciava le due asticelle lungo il loro perimetro più volte, fin quando trovarono il coraggio di abbassarle leggermente, in modo da lasciarmi il collo del tutto scoperto.
Harry mi spostò il volto dal suo torace con delicatezza e si spostò sopra di me, poggiando i suoi fianchi sui miei. Si sporse leggermente in avanti per assaporare nuovamente le mie labbra, per poi allontanarsi da esse e spostarsi sul mio collo.

La mia cute rabbrividì al contatto con le sue labbra, sentivo la pelle d’oca farsi spazio sulla mia pelle, ma i miei sensi furono del tutto inebriati quando le labbra del riccio tirarono la cute proprio sotto al mio collo fino a renderla rossastra. Dopo qualche istante, per alleviare il piccolo dolore, intervenne la sua lingua percorrendo il contorno della chiazza rossastra, finché il lieve dolore non scomparve del tutto e le sue labbra si staccarono dalla mia cute.
Le mani di Harry, intanto scorrevano sulla mia pelle quasi volessero modellarla. Inarcai la schiena quando arrivarono ai miei fianchi e proseguirono lungo di essa, per poi fermarsi al gancetto del mio reggiseno che fu finalmente slacciato e gettato sul pavimento, insieme agli altri indumenti.
Il mio corpo restò immobile, tremando leggermente tra le mani del riccio e permettendogli di osservarlo e assaporarlo.
Lo sguardo di Harry vagava lungo le mie curve, fino a soffermarsi sui miei seni, le sue mani salirono lungo la mia cute fino ad arrivare ad essi e sfiorarli con le punte delle dita. Deglutii fortemente, sperando in un contatto più deciso tra i nostri corpi e fortunatamente le labbra del riccio non resistettero all’impulso di assaporare i miei seni. Gettai la testa all’indietro, mentre con le dita stringevo i riccioli frivoli di Harry, intento nell’assaporare i miei capezzoli, consumandoli sempre di più. Il suo volto spingeva contro il mio torace e i suoi fianchi ancora fasciati dai jeans attillati spingevano contro i miei insistentemente.
Le mie labbra secche emisero un sospiro, subito accompagnate dallamia voce, bassa e roca, che sussurrò il nome del ragazzo sopra di me. Presi un po’ d’aria, spingendo Harry più indietro, ma le mie mani si spostarono sui fianchi del riccio senza il mio consenso e gli slacciarono i soffocanti pantaloni.
“Non riesci proprio a resistermi eh.” Disse sorridendo.
“Rivestiti.” Affermai, coprendomi i seni con le mani.
“Non se ne parla. Ti voglio mia ancora per molto.”
Detto ciò, il riccio si abbassò i pantaloni fino alle caviglie, per poi gettarli sul pavimento e ritornare su di me. Senza esitare poggiò le sue labbra sul mio ventre e abbassò lentamente le mie mutande del medesimo colore del vestito, senza sfilarle del tutto.
Prima di procedere, mi guardò negli occhi ottenendo il mio consenso.
Il riccio aprì le mie gambe e posò le sue labbra su una mia coscia baciandola lentamente spostandosi sempre più verso di me. Quando le sue labbra sfiorarono la mia intimità sussultai, ma Harry la baciò solamente facendomi tremare. Aspettavo in un suo passaggio più deciso, sapevo che la lucidità del riccio non avrebbe resistito per molto e ne ebbi la conferma.
Senza nemmeno pensarci il riccio entrò in me con due dita facendomi sussultare, al primo impatto gemetti, ma dopo un po’ mi abituai. Harry estrasse le dita dalla mia intimità e lo portò alle labbra assaporando il mio sapore, ormai familiare alle sue papille gustative.
Sapevo che non si sarebbe fermato a ciò, infatti avvicinò nuovamente le sue dita ad essa, ma il cellulare del riccio squillò, interrompendoci.
“Ma che cazzo!” Contestò Harry, frugando tra le tasche del suo giubbotto in cerca del suo cellulare. Quando lo trovò, lesse il nome “Luke” sullo schermo e gli rispose mettendolo in vivavoce.
“Testa di cazzo, cosa vuoi adesso?”
“Punto primo, la cabina è di vetro quindi malgrado la neve si vede tutto.” Rispose ridendo.
Harry strabuzzò gli occhi più incazzato che imbarazzato, mentre le mie guance divennero color peperone, volevo sprofondare. Istintivamente mi tirai su le mutande e mi fasciai il corpo con il giubbotto del moro, mi dava fastidio che qualcun altro mi stesse osservando.
“Secondo, e più importante, mi ha chiamato Max, l’addetto della ruota e mi ha detto che il suo capo ha scoperto che la ruota è ancora in funzionamento e sta venendo qui per mandarci via!” Disse il biondo agitandosi.
“Merda, quanto tempo abbiamo?” Chiese il moro, rivestendosi.
“Qualche minuto, non più di cinque minuti.” Rispose, per poi attaccare.
In fretta e furia, io ed Harry ci rivestimmo, temendo di non essere pronti in tempo. Mentre mi infilavo le scarpe avvertii un forte senso di nausea e mi piegai in ginocchio, rimettendo le pietanze che avevo gustato quella sera.
Harry preoccupato si avvicinò a me e mi strinse i fianchi.
“Va tutto bene.” Sussurrò, raccogliendomi i capelli in una coda alta.
Delle lacrime, quasi impercettibili mi bagnarono il volto. Riuscivo sempre a rovinare tutto, commettevo sempre degli errori, non sarei mai stata perfetta ed Harry ne era perfettamente consapevole, ciononostante mi dedicava tutte le sue attenzioni, mi faceva sentire amata, preziosa e sprecava tutte le sue doti e buone qualità con una come me; non mi sarei mai sentita alla sua altezza. Era bastato qualche attimo per ridurre in frantumi le poche certezze che mi sorreggevano.
Nonostante dentro di me si scatenasse un uragano di incertezze, mi limitai ad annuire e alzarmi per ripulirmi un po’. Quando i miei piedi toccarono terra e riuscii a reggermi in piedi, la ruota ritornò a muoversi e nel giro di cinque minuti ci fece raggiungere terra.
 
* * *
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Con delicatezza, Harry aprii la porta di casa, sbirciando che nessuno si aggirasse tra i corridoi e ci diede il via libera di seguirlo a ruota. In punta di piedi raggiungemmo il piano superiore e riuscimmo a non fare rumore, finché Gemma, caricata a sacco di patate sulle spalle di Luke, nel sonno più profondo, incominciò a russare facendo svegliare di soprassalto Anne, che precedentemente dormiva nella prima stanza.
La donna si alzò dal letto imbestialita, i capelli arruffati e gli occhi fuori dalle orbite le davano un’aria più accattivante, e si avvicinò al figlio minore afferrandolo per un orecchio, con la delicatezza di un elefante.
“Si può sapere che ci facevate in giro alle quattro del mattino?!” Sbraitò, trascinandoci al piano di sotto.
“Possiamo spiegarti tutto…” Rispose Harry, cercando di staccare la mano nervosa della madre da un suo orecchio.
“Sentiamo.” Disse lei nervosa.
Anne ci fece sedere sugli sgabelli della cucina, mentre lei frugava tra le mensole proprio sopra ai fornelli.
“Abbiamo fatto un giro sul London Eye e si è bloccato, così abbiamo dovuto aspettare fino ad ora che ci facessero scendere.” Intervenne Luke, più calmo del solito.
“Elizabeth, so che sei una brava ragazza, dimmi la verità. E’ andata così?” Chiese Anne, catturando la mia attenzione.
Io mi limitai ad annuire debolmente, forzando un piccolo sorrisetto per rendere il tutto più credibile.
Anne si alzò dal divano e ritornò in camera sua, imponendoci di dormire per le poche ore rimaste.
Salimmo le scale aiutando Luke a trasportare Gemma e la facemmo stendere sul suo morbido letto a due piazze, lasciammo a Luke il compito di infilarle il pigiama e rimboccarle le coperte, ed entrammo sfiniti in camera nostra.
Mi gettai a peso morto sul morbido letto e serrai gli occhi sentendo le poche forze che mi permettevano di reggermi in piedi abbandonarmi lentamente.
Mentre la mia mente vagava tra i mille pensieri, soffocando la realtà a me circostante, sentii delle mani sfilarmi lentamente quei dolorosi tacchi alti che avevo dovuto sopportare per tutta la serata. Sempre le stesse mani mi fecero inarcare la schiena sfilandomi lentamente il vestito, per poi infilarmi una maglietta larga e più comoda. Aprii leggermente gli occhi e scrutai la figura ombrosa del riccio coprire il mio esile corpo con una calda coperta invernale, per poi stendersi a sua volta sul letto e fasciarmi il corpo con le sue possenti braccia. Quando il mio volto si girò verso il suo, facendo scontrare lievemente i nostri nasi, i miei sensi furono inebriati di una fragranza familiare, il suo profumo di vaniglia mescolato all’odore inconfondibile del suo shampo alla camomilla. Le mie mani salirono istintivamente lungo il corpo sudato del riccio, fino a raggiungere i suoi frivoli ricci che tanto amavo. Erano leggermente sudati, ma ciò non mi dispiacque affatto, così presi ad arrotolare piccole ciocche tra le mie dita, fin quando il riccio socchiuse gli occhi ed incurvò le sue labbra in un sorriso. I miei occhi si aprirono leggermente ed incontrarono le iridi luminose del riccio.
“Che ore sono?” Chiesi sbadigliando.
“Sono ancora le cinque del mattino, hai dormito poco più di mezz'ora.” Rispose, accarezzandomi i capelli.
Racchiusi il corpo di Harry tra le mie braccia, quasi avessi paura che potesse andarsene, le mie gambe stringevano le sue, imprigionandolo tra di esse, le mie tempie spingevano contro il suo torace senza dargli tregua e le mie braccia scorrevano lungo il suo corpo amorevolmente, provocandogli una leggera pelle d’oca. Le labbra del moro, invece, mi lasciavano dei morbidi baci tra i capelli sudaticci, non mostrando alcun segno di protesta alle mie attenzioni soffocanti.
“Tu mi appartieni.” Sussurrai, serrando lentamente le palpebre.
“Bene.” Sussurrò “Perché non posso fare a meno di te.” Sospirò delicatamente.
Ci addormentammo così, affogando tra le nostre braccia, tra i nostri respiri, in un amore troppo grande ed impegnativo per chi non ha il coraggio di affrontare le mille sfide che ci si pongono davanti ogni giorno, ma profondo abbastanza per due anime come le nostre, che avevano tanto cercato il vero amore e una volta trovato temevano di farselo scappare.

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-Note autore-
Prima di tutto volevo scusarmi per il ritardo madornale. Purtroppo, ho dovuto far resettare il mio computer e l'ho avuto solo adesso, quindi oggi mi sono impegnata per terminarlo e poterlo pubblicare.
Passiamo al capitolo: Allora, inizio dicendo che il titolo non è casuale, ma ha due motivazioni.
1) Volevo lasciare nella mia Fan Fiction una traccia della mia trilogia preferita, Hunger Games.
2) E' un avvertimento. Manca solo un capitolo al grande avvenimento e volevo indicare così lo scorrere del tempo, che passa sempre più velocemente.
Questo capitolo è abbastanza importante perché mostra ancora una volta quanto i due protagonisti si amino e sarà come una contrapposizione alla parte successiva. Nel complesso il capitolo non mi dispiace, ma non sono soddisfatta come vorrei. Leggo tante fan fiction ogni giorno e temo di non essere mai all'altezza delle altre, è una sensazione orribile, tuttavia, sono orgogliosa di me per essere arrivata a questo punto e spero di avere il vostro appoggio sempre.
Beh, vi ho annoiate abbastanza, quindi mi dileguo.
Aspetto con ansia una vostra recensione. Bacioni,
Strongstay xx

 

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Capitolo 32
*** Let it snow ***


Let it snow
 
 http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=dyl3HS1xHlo
La mia pelle fu di colpo accarezzata da un bagliore di luce improvviso, che mi fece sobbalzare. Le mie iridi si aprirono di colpo e potei osservare gli sguardi divertiti dei vari componenti della famiglia Styles, che si accingevano a fotografare ogni particolare di quell’indimenticabile giornata del 24 Dicembre.
Mi stropicciai lentamente gli occhi, e immersi nuovamente il volto nel soffice cuscino, purtroppo, potei godere di quella pace solo per qualche istante perché il riccio si fiondò sul letto facendomi scivolare.
E di colpo subito un altro flash, che mi ritraeva distesa sulla morbida moquette incapace di alzarmi.
Dopo vari sforzi, il mio corpo, immerso tra le tante risate, riuscì finalmente ad alzarsi e si sedette al bordo del letto, di spalle al corpo del riccio, che discuteva con la sorella su come avremmo passato la serata.
I miei capelli furono spostati su un lato dalle sue mani, grandi e calde, che si spostarono lentamente sul mio ventre, per cingermi i fianchi. Le mie mani, stropicciarono lentamente i miei occhi, per poi raggiungere quelle del riccio e stringerle lentamente.
“Buongiorno Williams.” Sussurrò.
“Buongiorno Styles.” Sussurrai a mia volta.
“Bene ragazzi, io vado a prendere Robin all’aeroporto. Ci vediamo dopo.”
“A dopo.” Rispondemmo all’unisono.
Anne varcò la porta d’ingresso e la chiuse alle sue spalle rumorosamente, io, Harry, Gemma e Luke eravamo stesi sul letto nella mia stanza, discutendo su come avremmo potuto passare la giornata, quando Luke, come sempre, ci espose il suo ottimo programma.
“Allora ragazzi…” Esclamò, alzandosi dal letto.
“Oggi a pranzo dovremmo restare qui per tenere compagnia a tua madre e Robin, potremmo festeggiare a pranzo, così stasera saremmo liberi di uscire. Che ne dite?” Chiese, soddisfatto delle sue solite brillanti idee.
In risposta, iniziammo a battere le mani, perfettamente d’accordo con il suo programma. Luke fece un inchino facendoci sghignazzare dalle risate, restammo a parlare per un po’ per poi scendere al piano di sotto per sistemare la casa e renderla natalizia e accogliente.
Anne e Robin sarebbero tornati per l’ora di pranzo, ci restavano tre ore per montare le luci intorno alla casa, allestire l’albero, comprare dolci natalizi e schifezze varie, così ci mettemmo all’opera.
Ci dividemmo i compiti, così saremmo stati più veloci. Io e Gemma indossammo una giacca da sopra al pigiama e corremmo al supermercato proprio lì davanti pronte a comprare tutto ciò che ci stupisse. Afferrammo un carrello e gettammo al suo interno decorazioni, stelle filanti, luci natalizie, candele profumate, rametti di fischio sintetici, ghirlande e palline da appendere all’albero in offerta. Quando arrivammo al reparto alimentare lasciammo che ci guidassero le nostre papille gustative. In fretta e furia mi diressi nel reparto della macelleria e feci incartare delle cosce di pollo e tacchino, mentre Gemma riempiva il carrello di marshmallows, cioccolatini confezionati in bustine rosse e verdi e bastoncini di zucchero. Quando fummo sicure di aver comprato tutto l’occorrente ci dirigemmo alla cassa e fummo di colpo illuminate da un oggetto insolito.
Mi girai di colpo verso Gemma e scoppiammo a ridere, capendo di aver avuto la stessa idea. Lasciammo il carrello lungo la fila e afferrammo quel carinissimo Babbo Natale di plastica, non più alto di un metro e ottanta.
Lo trascinammo fino a raggiungere il nostro carrello ed aspettammo di poter pagare, per poi tornarcene a casa.
Quando i nostri sguardi si posarono sullo scontrino scoppiammo a ridere. Eravamo riuscite a spendere 180 £ per delle stupidaggini, di certo ai ragazzi non avrebbe fatto molto piacere, ma ci limitammo a pagare il dovuto per po’ tornarcene a casa di corsa.
Quando aprimmo la porta di casa, i nostri sensi furono invasi da un inconfondibile profumo di cioccolata, subito interrotto da un odore di bruciato.
“Harry, sta bruciando!!!” Udimmo Luke, iniziare a urlare come una ragazzina e scoppiammo a ridere.
“Cazzo Luke, sta per esplodere!” Urlò Harry, allo stesso modo.
Subito dopo fu udibile uno scoppio provenire dalla cucina, che ci fece sobbalzare. Lasciammo all’istante le buste della spesa sul pavimento e corremmo in cucina per assicurarci che i due stessero bene.
Le candide pareti bianche erano ricoperte da strati di cioccolata, il nuovissimo forno di Anne era spalancato e degli ammassi di pentole, stracolme di cioccolata, erano rovesciate sul pavimento.
Corsi subito verso di Harry, nascosto sotto il tavolo proprio come Luke, con le palpebre serrate, che non mollavano la presa. Scossi il suo corpo per assicurarmi che stesse bene, ma non ottenni alcuna risposta.
“Harry!” Urlai, scuotendolo per le spalle.
“Cazzo Gemma, non respira!” Dissi, in preda ad un attacco di panico.
La sorella del riccio era invece tra le braccia di Luke, che sembrava non aver avuto alcun danno dall’accaduto.
“Amore riprenditi!” Urlai, iniziando a piangere.
“Eddai, lasciami dormire. È l’unica occasione che avrò di dormire nel cioccolato.” Sussurrò il riccio, sbadigliando.
Strabuzzai gli occhi, portandomi le mani nervosamente tra i capelli.
“Credevo che fossi morto!” Urlai, tirandogli degli schiaffi lungo le sue possenti braccia, ma lui bloccò le mie mani.
“Non è mai morto nessuno per della cioccolata.” Disse sorridendo.
Il riccio inclinò la schiena in avanti e mi avvicinò a sé, finché non fece incontrare le mie labbra con le sue, ricoperte di cioccolata.
Strinsi il suo viso tra le mie mani, per poi lasciare scendere le mie mani lungo il suo torace per fasciarglielo amorevolmente.
Le mani di Harry, mi accarezzavano i capelli, scompigliati a causa dell’umidità, per poi accarezzarmi la nuca con le dita e farle scendere sotto la mia mandibola, il cui confine fu tracciato delicatamente. Le mie labbra si incurvarono in un sorriso, per poi staccarsi dalle sue.
“Allora ragazzi, siete pronti?” Chiese Luke, ormai già in piedi da un pezzo.
“Prontissimi.” Rispondemmo, una volta esserci alzati.
I ragazzi uscirono di casa con le decorazioni comprate precedentemente da me e Gemma e le sparsero ovunque, mentre noi ragazze, sistemavamo la cucina, ricoperta di cioccolata, e riponevamo nel frigorifero i prodotti acquistati poco prima.
Il tempo a nostra disposizione stava per terminare. I ragazzi avevano sistemato le luci, le ghirlande e le decorazioni sia all’interno che all’esterno, mentre noi avevamo preparato i dolci, il tacchino e il pollo; mancavano solo l’albero e Babbo Natale.
Afferrammo un grosso scatolone color senape dalla soffitta e lo portammo in salone, dove sarebbe stato l’albero. I ragazzi lo montarono in pochi minuti e noi ragazze lo abbellimmo con palline, luci e quant’altro; era perfetto.
Soddisfatti dal lavoro svolto non ci restava che cambiarci, così entrammo nelle nostre stanze, sperando di trovare qualcosa di natalizio.
Harry ed io cercammo nei vari armadi, ma non trovammo nulla. La nostra ricerca continuò per svariati minuti, ma poco prima che mi potessi arrendere il riccio mi mostrò due completi fantastici che aveva trovato in un cassetto.
Erano due maglioni dalle fantasie natalizie che comprarono qualche anno fa lui e Gemma che però non trovarono mai il tempo di indossare.
Prima di indossarli li disinfettai, dato che erano sommersi dalla polvere, quando furono puliti e stirati li indossammo e udimmo la porta aprirsi.
“Ragazzi, siamo arrivati.” Esclamò Anne, amorevolmente.
La porta della camera di Luke e Gemma si aprì di colpo e la ragazza corse subito da Robin, che era sempre stato come un padre per lei, stringendolo dolcemente a sé.
“Harry, Liz, venite a salutare Robin.” Esclamò nuovamente Anne.
Seguimmo ciò che ci disse la donna e scendemmo lentamente le scale, e quando Harry vide Robin gli corse subito incontro lasciandogli una pacca sulla spalla.
“Non la smetti mai di crescere eh!” Affermò Robin sorridendo.
“Robin, lei è Elizabeth la fidanzata di Harry e lui è Luke, il fidanzato di Gemma.” Disse Anne, facendoci cenno di avvicinarsi.
“Salve, Anne mi ha parlato molto di lei.” Affermai, porgendogli la mano.
“Complimenti Harry, è una bellissima ragazza.” Disse Robin sorridendomi.
“Io sono Luke, è un piacere conoscerla.” Affermò Luke, dandogli una pacca sulla spalla.
“Comportati bene con la mia piccolina eh.” Disse Robin, spostando lo sguardo da lui a Gemma.
“Sisi, non si preoccupi.” Rispose Luke, forzando un sorriso.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=z9gmhxv_ny0
Anne ci invitò ad accomodarci in salone, quando qualcuno bussò alla porta, catturando la nostra attenzione.
“Occupatevene voi, io aiuto Robin con i bagagli.” Affermò Anne, salendo di sopra.
Ci avvicinammo alla porta per capire chi fosse e lasciammo ad Harry, in quanto uomo di casa, il compito di aprirla.
Quando la porta fu spalancata, osservai il riccio irrigidirsi notevolmente, così mi avvicinai a lui per capire di chi si trattasse.

Alta, magra, slanciata, capelli biondi piastrati alla perfezione, occhi azzurri limpidissimi, labbra carnose contornate da uno splendido rossetto rosso di chanel. Restai immobile accanto alla porta per osservare la situazione e capire chi fosse.
“Amanda…” Disse Harry sorridendo debolmente.
“Styles, da quanto tempo!” Esclamò lei, lanciandosi su di lui, cingendogli i fianchi con le gambe magre.

In quell’istante capì di essere di troppo, così mi allontanai da Harry e salii in cima alle scale, per osservarli, senza essere notata.
La bionda scese dal corpo del riccio sorridendo e gli disse di come era bello rivederlo e di quanto gli era mancato in questo periodo. Osservai la scena ponendomi mille domande, che furono però interrotte da Gemma, che mi disse di seguirla. Entrammo in camera sua e mi sedetti sul letto, con un forte mal di testa che mi stava lentamente paralizzando.
“Immagino che tu abbia capito chi è.” Affermò Gemma, accarezzandomi una spalla.
Annuii in risposta e lasciai che Gemma mi parlasse della loro storia.
“Si conobbero l’estate scorsa e si misero insieme qualche giorno dopo, il loro era un rapporto basato sul sesso, ma Harry stava iniziando a provare qualcosa di concreto per lei e quando lo disse ad Amanda lei non si fece più vedere, perché non era pronta per una relazione seria. È a causa sua se Harry ha sempre avuto rapporti superficiali, finché non sei arrivata tu.” Affermò sorridendo Gemma.
“Dovrei preoccuparmi?” Chiesi, racchiudendomi in me stessa.
“No, assolutamente no. Harry sa com’è fatta e poi ti ama, adesso lei fa parte del suo passato.”
Sospirai amaramente e mi rialzai, sentendo Anne dirci di andare in salone per mangiare.
Scesi le scale accompagnata da Gemma ed entrai in salone, dove Anne e Robin ci aspettavano. Afferrai un bicchiere di vino rosso e lo portai alle labbra, restando sulla soglia della porta. Delle mani mi cinsero i fianchi delicatamente e mi strinsero a sé, rassicurandomi per qualche istante. Alzai lo sguardo per incontrare le iridi smeraldo del riccio, ma rimasi delusa, incontrando quelle azzurre di Luke, che mi lasciò un bacio sulla fronte, per poi raggiungere Gemma.
“Scusate, sapete dov’è Harry?” Chiesi, iniziando a tremare.
“Penso che sia fuori, cara.” Rispose Anne, sorridendo.
Raggiunsi l’ingresso ed indossai la giacca di Harry, per poi uscire fuori a cercarlo. Lo trovai in poco tempo, ma non servì a molto, dato che era accompagnato dalla bionda. Il riccio si accorse della mia presenza e si allontanò da Amanda per raggiungermi, ma io mi allontanai e rientrai dentro.
Tolsi il giubbotto dalle spalle e lo lasciai sull’appendiabiti, per poi entrare in salone ed afferrare un altro bicchiere di vino rosso.
“Tutto bene?” Chiese Anne, preoccupata.
“Va tutto benissimo, non si preoccupi.” Risposi, accennando un sorriso.
In quel momento la porta di casa si aprì, facendovi entrare Harry, che correndo entrò in salone, afferrando subito un bicchiere di vino.
“Posso parlarti?” Chiese Harry, alzandosi.
Annuii e mi alzai da tavola, seguendolo.
Il riccio mi portò in cucina e mi fece sedere sul bancone in granito, per ascoltarlo.
“So cosa stai pensando e so già che mia sorella ti ha raccontato tutto, ma è una storia finita. Io non la amo, io amo te. Tu sei tutto per me, mentre lei era solo una delle tante, lo sai.” Disse, avvicinandosi a me.
“Quindi mi stai dicendo che rivederla non ha significato niente per te?” Chiesi, incrociando le braccia al petto.
“Principessa mia, me lo chiedi pure? Io amo solo te.” Disse sorridendo. “Adesso stringimi.” Continuò infine.
Il riccio si avvicinò a me e mi strinse delicatamente, lasciando che poggiassi il volto sul suo torace. Restammo così per un po’, godendo dei nostri profumi, dei nostri respiri, e dei nostri corpi caldi, stretti l’uno all’altro, finché Anne venne a chiamarci, avvisandoci che era tutto già pronto.
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=ua0B_dnom3Y
Entrammo in salone e ci unimmo a loro, gustando l’ottimo tacchino acquistato quella mattina, accompagnato da una purea di patate e da delle verdure stufate. Il cibo era ottimo, l’atmosfera natalizia, la casa accogliente e le persone che mi circondavano era meravigliose. Ognuna di esse era vera, sincera, aveva una storia da raccontare e nessun rimorso da portarsi dietro. Mi sentivo nel posto giusto, al momento giusto per la prima volta. Tutto stava andando per il verso giusto e non riuscivo ancora a crederci. Si fecero lentamente le quattro del pomeriggio ed Anne, dopo essersi assentata per qualche minuti, entrò in salone con un piccolo vassoio in legno, attrezzata di tazzine, piattini e cucchiaini, accompagnati da una teiera e una zuccheriera. Anne poggiò il tutto sul tavolo per poi ritornare in cucina e portarci una squisita torta al cioccolato fatta con le sue mani, che poggiò sul tavolo, invitandoci a servirci. Sentivo la necessità di una vita come quella di Harry e Gemma, che hanno sempre avuto dei genitori presenti e capaci di trasmettere loro i valori più importanti. Adesso, lì con loro mi sentivo parte pura della loro famiglia, una vera famiglia.
“Ragazzi.” Esclamò Luke, per attirare la nostra attenzione. “Vi voglio bene.” Continuò infine, arrossendo notevolmente.
“Cretino, ti voglio bene anch’io.” Esclamai, stringendolo a me.
Passai le mie piccole dita tra i suoi morbidi capelli biondi e gli lasciai un piccolo bacio su una guancia per poi lasciare il posto ad Harry che gli saltò letteralmente addosso, e poi a Gemma, a cui importò poco la presenza della madre, che lo ricoprì di baci lungo il volto.
Eravamo una bella squadra.
 
***
 
Il sole stava lentamente lasciando il posto alla luna, la neve continuava a scendere carica sull’asfalto, tuttavia l’interno di quella casa era caldo, accogliente e la neve, inspiegabilmente, rafforzava ancora di più questo concetto.
Ognuno era nella propria stanza, accompagnato dalla persona che amava e non tutti hanno la possibilità di passare un Natale tra le braccia della persona che amano di più al mondo, quindi non era una cosa da poco.
“Dove andremo stasera?” Chiesi al riccio.
“Amanda da una festa e ha detto che siamo tutti invitati. Se non vuoi andarci, andremo da un’altra parte.” Rispose facendo spallucce.
“Non preoccuparti, non ho nulla contro di lei, quindi è un’ottima scelta.” Affermai, forzando un sorriso.
“Sei sicura?” Chiese sorridendo.
“Ti ho detto di sì.” Risposi sorridendo a mia volta.
“Ti amoo!” Esclamò, buttandosi su di me.
Le labbra del riccio si poggiarono sulle mie per qualche istante, per poi spostarsi sul mio collo e lasciarvici sopra un lunga scia di umidi baci.

Dopo un po’ il riccio si alzò e corse in camera di Luke e Gemma per avvisarli che avrebbero avuto solo una mezz’ora per prepararsi, così ebbe inizio il caos più totale, perché nessuno aveva idea di cosa avrebbe potuto indossare. La mia stanza era ricoperta di vestiti, calze, scarpe, borse, e ogni accessorio. I ragazzi erano già pronti e dato che si erano già fatte le 9.00 pm, avevano deciso di iniziare ad andare così noi li avremmo raggiunti più tardi.
Gemma, dopo aver cercato per un po’ fu sicura della sua scelta. L’abito era nero, e la parte superiore, con scollo a cuore, sembrava distaccata da quella inferiore. Dopo poco, finalmente, scelsi cosa indossare. Era una maglia a maniche lunghe nera che non fasciava del tutto il torace, abbinata ad una gonna larga e delle scarpe alte.

Una volta indossato il tutto ci truccammo ed afferrammo le chiavi della macchina di Anne, che non aveva esitato a prestarcela, e grazie alle indicazioni lasciateci da Harry, riuscimmo a raggiungere la casa di Amanda, se poteva essere definita tale. Quella casa era fantastica, una vera reggia, e dedotti al primo impatto che Amanda non aveva indubbiamente problemi economici.

La musica a palla era udibile dal cortile e mi fece passare la voglia di trascorrere una giornata lì, ma l’avevo promesso ad Harry così mi feci forza e suonai il campanello in attesa che qualcuno ci aprisse. Qualche istante dopo, scrutai dalla porta a vetri Amanda con indosso un completino intimo natalizio farsi spazio tra la gente per venire ad aprirci.

"Ciao ragazze! Siete arrivate finalmente." Esclamò Amanda sorridendo.
Io e Gemma forzammo un sorriso e seguimmo Amanda, che ci mostrò dove lasciare le nostre giacche. Dopodiché incontrammo finalmente
Harry e Luke, intenti nel bere un drink in un angolino della stanza. 
"Siete bellissime." Disse Harry, stringendomi a sé.
"Nah, avrei dovuto mettermi un completino intimo come Amanda..." Affermai ironicamente.
"Su di te starebbe benissimo. Stasera te lo compro." Sussurrò, facendomi sghignazzare.
Mi staccai da Harry lentamente e mi avvicinai a Gemma, chiedendole se voleva andare a prendere qualcosa da bere, così ci facemmo spazio tra la gente, finché non raggiungemmo un piano bar e  afferrammo due bicchieri di champagne. Dopo averne bevuti tre bicchieri, pronta a degustare il quatro sentii una fitta alla stomaco cogliermi di sorpresa. Con il ventre dolorante, iniziai a cercare un bagno, ma le stanze al piano di sotto non ne avevano neanche uno, così salii al piano di sopra, sperando di trovarlo il prima possibile.
Da ogni stanza erano udibili urla, orgasmi, nomi sussurrati, ma me ne fregai delle urla e entrai nelle stanze per essere certa che il bagno non fosse lì. Le stanze a poco sarebbero terminate e fortunatamente le fitte si stavano attenuando. ,Tuttavia, aprii l’ultima porta restante e le mie mani sconvolte lascriarono che il mio bicchiere di champagne cadesse a terra e si frantumasse in mille pezzi.

_________________________________________________________________________________________________________
-Note autore-
Ed eccoci qui, con l'ultimo capitolo dolce di una lunga serie, al quale seguiranno numerosi capitoli tristi e deprimenti, ma ricchi di colpi di scena, sia positivi che negativi.
Passiamo al capitolo: adesso che Elizabeth si sente parte pura di Harry e della sua famiglia spunta dal nulla Amanda, l'ex di Harry, una splendida ragazza, fisicamente e mentalmente, anche se gli scheletri nel suo armadio si mostreranno sempre più numerosi.
Beh, sarò breve quindi concludo chiedendovi di lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate del capitolo c:
Bacioni,
Strongstay xx

 

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Capitolo 33
*** Shadows ***



Il mio corpo si ritrovò svuotato di ogni forza, le gambe presero a tremare e le mie mani, inizialmente rigide, si rilassarono incapaci di distendersi. Sentii solo un forte trambusto, le tempie mi bruciavano, il mio volto si racchiuse in una smorfia di dolore, sfortunatamente non si trattava di un dolore corporeo, ma mentale. Tutti i miei equilibri andarono distrutti in un istante.
Con la mia stabilità mentale, caddero anche le mie gambe che urtarono di colpo contro i frammenti di vetro del bicchiere di champagne, che assunsero in qualche secondo colorazioni rossastre. Le mie mani afferrarono il mio volto sconvolto, sempre più bagnato dalle lacrime e gli impedirono di osservare ancora quello spettacolo ripugnante.
Il corpo del riccio - dal torace scoperto e le mutande che avevano raggiunto le ginocchia - spingeva contro quello della bionda, che impaziente urlava il suo nome. 

"Harry, non ti fermare!"Urlava, nonostante si fosse resa conto della mia presenza nella stanza.
Ero disgustata, non solo dal comportamento di Harry, anche dal fatto che avessi creduto alle sue banali bugie e non mi fossi resa conto di che persona orrenda fosse.
Il mio esile corpo, privo di forze, era del tutto incapace di affronatre la situazione. Avevo tanto creduto nel nostro rapporto, avevo tanto sperato che il nostro fosse davvero un 'per sempre', credevo davvero di non essermi illusa, eppure, mi ritrovavo immersa in un mare di menzogne 
Le mie labbra tremavano, cercavano di far uscire qualche parola, ma non ne furono capaci finché non deglutii fortemente.
“Ti odio!” Urlai tremando.
Mi stupii della potenza della mia voce, che qualche istante prima sembrava mancarmi del tutto, ma dopo quell’urlo presi a mordermi insistentemente il labbro inferiore, così forte da farmi sanguinare le labbra. Il mascara colato, i capelli appiccicati al volto, gli occhi rossi, distrutti, le labbra colanti di sangue, sarei potuta essere paragonata a un ibrido tra un essere umano e un demone.
Il riccio mi venne incontro correndo, le lacrime presero a scendere sul suo volto, ma di scatto mi alzai dal pavimento e scesi le scale, asciugandomi le lacrime che non la smettevano di colare.
Afferrai in fretta il mio giubbotto, mi ci fasciai le spalle ed estrassi dalle tasche le chiavi della macchina di Anne. Non avevo alcuna idea di dove avevo intenzione di andare, avevo solo bisogno di scappare da quella casa, da quelle persone.
Quando i miei tacchi entrarono a contatto con la neve inebriai il mio corpo del freddo pungente di quella serata, che non mi diede alcun fastidio, ma divenne parte di me.
“Elizabeth, fammi spiegare!” Urlò Harry, fermandomi per il polso.
“Mi fai schifo!” Urlai, prendendo nuovamente a tremare.
Con un colpo deciso spostai le mani del riccio dai miei polsi e correndo raggiunsi la macchina di Anne non troppo distante da lì, vi entrai dentro e dopo essermi asciugata il mascara colante sui miei zigomi, fuggii. Sentivo il mio cuore scalpitare sempre più velocemente contro il mio petto, le mie mani tremare insistentemente, incapaci di afferrare saldamente il volante e le lacrime scendere nuovamente sui miei zigomi. Socchiusi gli occhi per qualche istante, mentre la suoneria del mio cellulare mi perforava i timpani. Harry non faceva altro che chiamarmi, ma credeva davvero che gli avrei risposto? Era tutto quello che avevo sempre sognato, cazzo. E adesso che mi restava? Un’enorme delusione.
Spostai le mani dal volante al mio volto e mi asciugai le innumerevoli lacrime che prendevano a bagnarmi gli zigomi, ma quando riaprii gli occhi nulla era cambiato. I miei occhi appannati a causa delle troppe lacrime mi impedivano di scrutare la strada davanti ai miei occhi, così li richiusi per qualche istante per migliorare la situazione, ma peggiorai solo le cose. Il buio pesto che si fece spazio nella mia mente, quando le mie ciglia presero ad abbracciarsi, lasciò il posto a un verde smeraldo, che mi portò ancora più tristezza.
Mi sentivo nuovamente vuota, persa. Tutte le illusioni che mi ero creata erano crollate in un istante e la dura verità si era fatta spazio nella mia mente. Una notte di sesso, priva di significato, aveva rovinato tutto, ed io mi ritrovavo spaesata, faccia a faccia con una realtà che avevo ignorato per mesi.
Sentivo il mio cuore singhiozzare, certo non era umanamente possibile, eppure io lo sentivo, mentre urlava quel maledetto nome, così forte da farmi perdere la voce. Le mie mani, frenetiche, raccolsero i miei capelli che mi scendevano scompigliati sul volto, per poi passare nuovamente ai miei zigomi ed asciugarmi con le mie esili dita - tagliuzzate in qualche punto, a causa dei frammenti di vetro – le piccole lacrime che mi bagnavano irrefrenabilmente il volto. Sentivo le tempie bruciare contro la mia cute, così tanto da farmi credere che prima o poi il mio volto avrebbe preso fuoco.
Troppi problemi affollavano la mia mente, troppe domande alle quali non sapevo rispondere e troppi ricordi che mi stavano lentamente corrodendo l’anima, mentre la suoneria del mio cellulare mi fracassava i timpani. Stanca, frustrata, perdendo il nume della ragione, afferrai con le mani tremanti il mio cellulare e lo scaraventai fuori dal finestrino. Tuttavia, ciò non mi aiutò affatto perché mi sentii ancora più distante da lui e sentii le forze lasciarmi lentamente, così mi spostai dall’acceleratore al freno, rendendomi conto di non riuscire a guidare in queste condizioni. Alzai il volto, ma mi accorsi che era troppo tardi per frenare.

Harry’s pov

(https://www.youtube.com/watch?v=dx7sLNyIeQk)

 
E la osservai allontanarsi. Con la tristezza che le si leggeva negli occhi, colmi di lacrime, corse verso una macchina a me familiare e scappò via, impedendomi di fare qualcosa. In quell'istante mi sentii così stupido, impotente. Avrei voluto correrle dietro, ma non trovavo le forse necessarie ad affrontare questa situazione di merda.
Come avevo potuto farle una cosa simile? Come?

Afferrai il mio volto tra le mani e lasciai che le lacrime mi rigassero il volto, unendosi ai fiocchi di neve, che prendevano a mascherarsi con la mia tristezza, ero disperato. Quando le mani di Gemma si posarono sulle mie spalle presi ad urlare il nome della ragazza tanto amata, che coperta da un velo di tristezza, mi aveva detto addio.
“Elizabeth, mi dispiace!” Ulrai, facendo sobbalzare la ragazza alle mie spalle.
I miei singhiozzi si unirono alle numerose proteste che fuoriuscirono dalle mie labbra come flebili sussurri. E mi ritrovai a sussurrare “ti amo” a una ragazza ormai lontana chilometri da me, così mi corpii il volto tra le mani e mi imposi di stare calmo, così entrai dentro casa e mi decisi a parlare con Luke, dopotutto, lui aveva sempre la situazione sotto controllo.
Quando vi entrai, mi sedetti accanto al biondino e aspettai che mi tranquillizzasse po', per poi espormi il suo piano per trovare Elizabeth.
"Harry, perché l'hai fatto?" Chiese Luke, guardandomi dritto negli occhi.
"Non lo so..." Sospirai "Ero spinto dall'alcol. Se fossi stato sobrio nonl'avrei fatto di certo." Conclusi, riprendendo a singhiozzare.
"Maledizione Harry, adesso che hai intenzione di fare?" Chiese sbuffando.
"Voglio andare da lei e spiegarle come sono andate le cose." Risposi, alzandomi dal divanetto, per poi uscire in strada e chiamarla.
Dopo aver ripreso a respirare regolarmente afferrai il cellulare e composi il suo numero frettolosamente, sperando con tutto me stesso che mi rispondesse, ma non fu così. Dopo numerosi tentativi, afferrai le chiavi della macchina, e rendendomi conto che non poteva guidare in quelle condizioni mi imposi di raggiungerla più in fretta possibile.
“Harry, non puoi guidare in queste condizioni!” Urlò Gemma, subito raggiunta da Luke, vedendomi entrare in macchina.
“Io la amo, cazzo! E non posso lasciarla andare via.”
Detto ciò, feci forza sull’acceleratore e mi feci spazio tra le numerose macchine che circolavano nell’autostrada, in cerca della mora, ma trovarla fu più difficile di quanto pensassi. Mentre guidavo non facevo altro che chiamarla e quando mi dissero che il numero era irraggiungibile incominciai a preoccuparmi seriamente. In preda ad un attacco di panico incomincia ad urlare e sentii mancarmi l’aria, il mio corpo non accettava di essere così distante dal suo, non riusciva ad accettare che a causa dell’alcol avessi rovinato tutto. Avevo trovato l’amore e avevo lasciato che fuggisse via da me, mi sentivo una merda. Nulla aveva più un senso senza di lei, avevo programmato la mia vita insieme a lei e ora non mi restava niente del mio unico vero amore. Come sempre, avevo rovinato tutto.
Il freddo gelido iniziava a farsi sentire e il numero di automobili nell'autostrada si riduceva sempre più. Tuttavia, non perdevo la speranza di trovarla, non potevo perderla d'altronde, ormai faceva parte di me, con lei ero cambiato, avevo trovato me stesso e senza di lei tutto sarebbe tornato freddo e buio, cupo e triste. Lei era la mia salvezza, non avrei mai potuto fare a meno di lei.
Mancava mezz'ora alla mezzanotte e la gente nelle case si accingeva a sistemare i regali sotto l'albero e a riempire i calici con del buon champagne, da condividere con le persone care, mentre io cercavo ancora disperatamente la mia Elizabeth. Il traffico, quasi del tutto scomparso, era molto scorrevole, restavano una decina di macchine in circolazione, ma non feci in tempo ad osservare la situazione che la macchina di fronte a me si bloccò di scatto, andando a sbattere con quella di fronte ad essa.

Preoccupato, scesi dalla mia macchina e raggiunsi le due, quasi del tutto distrutte. Osservai un uomo uscire dall'auto e scappare via, consapevole di aver commesso un atto grave; in quanto andava in controsenso, la responsabilità era sua. Così, mi avvicinai lentamente all'auto davanti a me e sollevai con un po' di fatica lo sportello del guidatore, e osservai tra le macerie dove si trovasse il corpo del guidatore. Spostai i vetri del finestrino e scrutai una mano muoversi bruscamente tra i resti dell'auto così corsi verso di essa e la sollevai, finché non ne potei osservare il volto.

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-Note autore-
Ed eccomi qui, dopo tre settimane ho finalmente aggiornato con un capitolo che non vi metterà di certo allegria. Prima di parlare del capitolo volevo scusarmi per il mio ritardo, ma sono stata impegnata fino alla settimana scorsa con i miei esami - dai quali sono uscita con 10 - e la settimana scorsa sono partita a Milano per il concerto dei ragazzi, quindi non ho avuto davvero tempo per scrivere e aggiornare. Ma adesso sono qui, è questo l'importante, no?
Passiamo al capitolo: considerando che l'ho scritto in due giorni sono abbastanza soddisfatta del risultato, anche se è un po' corto, ma volevo lasciarvi col fiato sospeso, come sempre. Ovviamente, posterò il prossimo capitolo tra due settimane e vi prometto che sarò puntuale. Comunque, spero che il capitolo vi piaccia e mi farebbe piacere saperlo con una recensione.
Grazie mille a tutte c:
Un bacione,

Strongstay 

 

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Capitolo 34
*** With the heart on fire ***


With the heart on fire

Harry's pov

Il mio cuore prese a martellare contro la mia gabbia toracica, le mie mani tremanti sollevarono il suo corpo inerte dalle macerie e lo trascinarono frettolosamente all'esterno dell'autostrada.
"NO!"
Le mie labbra tremanti riuscirono a pronunciare unicamente quel monosillabo, prima che le mie iridi verdognole lasciassero libero accesso alle lacrime che minacciavano di bagnarmi totalmente gli zigomi. Affondai il volto sul suo petto e la strinsi delicatamente a me. Il mio angelo minacciava di spegnersi.
Il suo corpo, nonostante le numerose ferite, era ancora angelico e innocente, proprio come la prima volta che incontrai il suo sguardo; era così bella. Adesso, il suo corpo era distrutto a causa mia e non potevo accettare che le fosse accaduto qualcosa, quando avevo promesso di proteggerla a costo della mia stessa vita.
Le sue labbra tremavano, i suoi occhi si aprirono leggermente e quando scrutò la mia figura delle lacrime salate bagnarono il suo volto.
"Lasciami morire." Sussurrò.
La sua voce era quasi impercettibile. L'avevo resa forte, al mio fianco era cresciuta, nulla la spaventava più, ma adesso sembrava così piccola, indifesa. Schiusi le labbra per dirle qualcosa, ma non ci riuscii, mi vergognavo di me stesso.
"Addio Harry." Sospirò, lasciando che le sue ciglia is abbracciassero nuovamente.
Immediatamente, strinsi il suo corpo al mio e le sollevai leggermente la schiena, facendo si che il suo torace toccasse il mio.

Il suo battito accelerò di poco, aumentando allo stesso ritmo del mio, sorrisi pensando di farle quest'effetto anche in una situazione così critica.
"Non ti lascerò morire!" Urlai, singhiozzando.
Il suo corpo sobbalzò, sentendo la mia voce così rotta. Non mi aveva mai visto così prima di allora, nessuno mi aveva mai visto in quelle condizioni, eppure in quel momento non mi vergognavo affatto di mostrare la mia fragilità, ero troppo concentrato ad immergere i miei sensi tra le sue braccia, sperando in un miracolo, che mi permettesse di salvare la situazione.
Prima di afferrare il mio cellulare, lasciai un morbido bacio sulle sue labbra sanguinati ed afferrai il suo polso, sentendo ancora il suo battito farsi spazio sotto la sua cute rovinata.
L'ambulanza non tardò ad arrivare. Lasciai, riluttante, il polso della mora distesa sull'asfalto e lasciai che la caricassero su una barella, fasciandole il volto con una mascherina di ossigeno.
Afferrai la sua mano e le carezzai le nocche delicatamente, entrando con lei nella macchina che tanto avrei sperato di non osservare da così vicino.
Quando l'ambulanza partì mi sedetti di fianco alla figura angelica e poggiai il volto sul suo ventre, bagnandolo leggermente con le lacrime salate che non la smettevano di scendere lungo i miei zigomi. Le mie labbra tremarono quando le sue mani delicate si insediarono per qualche istante tra i miei ricci scuri, aggrovigliandoli tra le sue dita. Avevo sempre amato quel contatto. Girai il mio volto verso il suo e non potei non osservare le sue iridi azzurre - adesso scure e contornate da un rosso acceso - incapaci di aprirsi del tutto. Quando le mie labbra tremanti, mimarono un "ti amo", la mora serrò le sue iridi, ritrasse le sue fragili mani e asciugò le piccole lacrime che le sbavavano il mascara, ormai colato del tutto. Il suo respiro contro la mascherina si faceva sempre più pesante, dei gemiti fuoriuscivano dalle sue labbra quando l'automobile accelerava leggermente e guardarla contorcersi per il dolore e non poter intervenire mi stava lentamente uccidendo.
Portai il viso tra le mani e numerose immagini di me e Elizabeth si fecero spazio nella mia mente. Non potei non notare quanto fossi cambiato insieme a lei, il mio amore per lei mi aveva fatto superare ogni barriera che mi impediva di essere me stesso e lo stesso valeva per lei, era cresciuta a dismisura al mio fianco, era una guerriera e adesso si ritrovava a combattere contro la morte a causa mia, a causa della persona che avrebbe dovuto salvarla. Lentamente, l'avevo resa preda del mio amore, non l'avrei mai lasciata andare se ciò fosse dipeso da me, avrei voluto passare un'intera vita al suo fianco, ma stando con me i suoi lati più oscuri si erano fatti evidenti. La mia presenza non le beneficiava di certo da questo punto di vista e mi sentivo un egoista rendendomene conto solo adesso, vedendola intenta a contorcersi sulla barella.
Il problema era che me n'ero innamorato, m'ero innamorato perdutamente delle sue iridi color ghiaccio, così fredde, eppure capaci di illuminare una stanza, delle sue piccole labbra a forma di cuore, delicate come mai ne avevo viste prima, dei suoi capelli castani, spesso sfumati con colorazioni rossastre, che si rendevano evidenti nelle giornate più soleggiate, delle piccole lentiggini che le contornavano gli zigomi, quasi impercettibili, del suo sorriso, della sua risatina leggera. Avevo compreso di amarla in ogni suo singolo particolare, e ne ero consapevole da parecchio ormai.

Amanda per me non era nulla in confronto a lei e non riuscivo a comprendere cosa mi avesse spinto ad accettare di passare una notte di sesso con lei. Avevo l'oro ed ero andato ad accontentarmi dell'argento. Tuttavia, ero intenzionato a riprendermi ciò che mi spettava di diritto: Elizabeth. La ragazza dai capelli mori era di mia proprietà, avevamo passato mesi e mesi a progettare un futuro insieme, a sussurrarci "ti amo", a consumarci le labbra e adesso non avrei permesso che l'unica mia fonte di felicità fosse portata via dalle mie braccia.
Fui riportato brutalmente alla realtà, quando un gruppo di infermieri entrarono nell'ambulanza, trascinando la barella di Elizabeth all'interno dell'ospedale. Mi asciugai frettolosamente le lacrime, che mi avevano inevitabilmente rigato gli zigomi e le corsi dietro, facendomi spazio tra i pochi medici che si aggiravano tra i corridoi all'una di notte.
Prima di prendere l'ascensore di servizio al fianco di Elizabeth mi dovetti imbattere in alcuni documenti da firmare, sfortunatamente, quelle pagine sporche d'inchiostro furono leggermente bagnate dalle mie mani sudate a causa dello stress, ma poco mi importava. Elizabeth entrò in un ascensore riservato ai pazienti, accompagnata da numerosi medici e infermieri che iniziarono ad esaminare la situazione, pasticciando la cartella clinica riservata a lei. A me non fu permesso di utilizzare l'ascensore, ma con l'adrenalina e la paura che mi scorrevano nelle vene, raggiunsi il terzo piano in poco più di un minuto, riuscendo persino a precederli. Affannato, poggiai una mano sul mio petto e potei sentire il mio cuore scalpitare contro la mia gabbia toracica, quell'organo si stava lentamente consumando a causa della tremenda ansia, che ormai mi si leggeva negli occhi.
L'ascensore alla mia destra si aprii e all'istante afferrai la mano di Elizabeth, che sobbalzò a quel contatto. Mi sforzai a sorridere per infonderle fiducia, ma quella ragazza non era come le altre, era fin troppo realista e intelligente per credere a quel sorriso che tratteneva la marea di lacrime che minacciavano di inondarmi il volto.
"Andrà tutto bene." Le sussurrai ad un orecchio, cercando di convincere più me stesso, che lei.
Lei annuì debolmente in risposta, prima di serrare le palpebre e concentrarsi unicamente sull'ossigeno che le permetteva di rimanere ancora in vita. La mia mano lasciò la sua, quando la mora fu portata nella stanza nella quale sarebbe stata controllata e curata. Mi ritrovai solo, in uno stretto corridoi bianco.

Un distributore automatico era l'unico a tenermi compagnia mentre, pian piano, i miei pensieri ebbero la meglio su di me, impossessandosi della mia mente. Fui sopraffatto dalle troppe domande alle quali non sapevo e non potevo rispondere. I mille ricordi, i baci rubati, le carezze delicate, le prime esperienze per entrambi, perché infondo, non ero mai stato innamorato prima di allora. Non riuscivo a sopportare che il mio angelo, la mia Liz, fosse nella stanza alle mie spalle, lottando contro la morte e che io fossi accasciato a terra, con la schiena contro un muro rovinato, incapace di agire o addirittura, di accettare quella situazione. Se avessi potuto scegliere avrei preferito essere lì, al suo posto, avrei preferito perdere la vita, piuttosto che viverne una senza di lei, perché senza il suo sorriso, senza il suo calore, senza la sua risatina stramba, che vita sarebbe stata la mia? Non riuscivo nemmeno a definirla tale. Quei pensieri mi scossero troppo, non averla qui tra le mie braccia era insopportabile, così decisi di sfogarmi. Il mio corpo si racchiude in se stesso, le mie braccia stringevano le mie gambe piegate e il mio volto era incastrato tra le mie ginocchia, lasciai che tutte le lacrime che possedevo mi bagnassero il volto, che tutti quei ricordi fossero affrontati e sentii le tempie bruciarmi, ripensando alle innumerevoli volte in cui il mio corpo era andato a contatto con il suo. Dei gemiti fuoriuscirono dalle mie labbra, che presero a sussurrare il suo nome, implorandola di tornare da me, perché un'altra paura mi perseguitava. Speravo con tutto me stesso che i medici riuscissero a salvarla, ma temevo follemente che non sarebbe tornata da me. Mai avrei potuto sopportare che il mio piccolo angelo capitasse tra le mani di qualcun altro, lei era mia, me l'aveva giurato e avrei fatto di tutto pur di averla in mio possesso per l'eternità.
Con il passare delle ore riuscii a tranquillizzarmi. Afferrai tra le mani il mio cellulare e, notando le quattordici chiamate perse di Gemma e Luke, mi decisi a richiamarli, cercando di non sembrare troppo agitato. Appena composi il numero, la ragazza dai capelli colorati accettò la chiamata e prese ad urlare.
"Cazzo, Harry! Finalmente ti sei degnato di chiamarmi. Stai bene? Sei vivo? Dove sei? Elizabeth è lì con te? L'hai trovata?" Chiese Gemma, singhiozzando preoccupata.
"S-sto bene Gemma..." Sospirai, trattenendo le lacrime. "Elizabeth è qui con me. Sono in ospedale, ha fatto un incidente."
In quell'istante, le mie iridi ripresero a pizzicarmi, coprendosi con un leggero strato acquoso.
"Come un incidente?" Urlò, continuando a singhiozzare, ancora più di prima.
Sentii Luke afferrare il cellulare di mia sorella e con calma allontanarsi da lei.
"Dove siete?" Chiese con voce soffocata.
"Siamo al 'The Princess Grace Hospital.'" Affermai, sistemandomi i capelli sudati, che mi scendevano sul volto.
"Siamo lì tra un quarto d'ora. Non fare cazzate, mi raccomando."

* * *
 
Il mio volto, incastrato tra le mie ginocchia, fu scosso brutalmente da delle piccole mani, per poi essere sollevato e scosso nuovamente. Dalle mie labbra fuoriuscì un gemito, prima che riuscissi a separare definitivamente le mie palpebre, precedentemente serrate. Le mie iridi arrossate, a causa delle troppe lacrime versate, incontrarono quelle di mia sorella e sforzai un sorriso, per non farla preoccupare troppo.
"È inutile, con me quel sorriso non funziona!" Urlò Gemma, lasciando che delle piccole lacrime rigasserò il suo volto.
"Harry, vieni con me, ti do una ripulita." Affermò Luke, sollevandomi da terra.
Quando Gemma notò che stringevo tra le mani delle lattine di birra, me le tolse brutalmente dalle mani e mi uccise con uno sguardo. Sapevo che odiava vedermi consumare alcolici ma, in quel momento più che mai, solo l'alcol poteva aiutarmi. Con la schiena curva, incapace di sorreggermi del tutto, mi diressi, affiancato da Luke, in uno squallido bagno, dove potei darmi una ripulita.
Sciacquai le mie mani, leggermente tagliuzzate, sotto l'acqua calda e potei sentire le ferite aperte bruciarmi leggermente. Dopodiché passai al mio volto, che sciacquai più volte, non ottendendo però il risultato che tanto avevo sperato. Una sciacquata d'acqua avrebbe dovuto ripulirmi da ogni orribile ricordo di quella serata, ma sfortunatamente quei ricordi erano sempre più vivi nella mia mente. Spostai lo sguardo dal pavimento allo specchio davanti ai miei occhi e quando osservai la mia figura riflessa nello specchio, potei osservare le mie iridi, già arrossate, scurirsi sempre di più.
"Mi sento uno schifo." Sospirai, passando lentamente le mie dita sul mio volto.
"Vuoi tornare a casa? Starò io con Elizabeth... Hai bisogno di riposare un po'" Affermò Luke, dandomi una pacca sulla spalla.
Sentii i muscoli irrigidirsi notevolmente sotto la mia cute, sfiorai con le dita le mie labbra carnose, che avevano avuto il privilegio di sfiorare così tante volte quelle del mio angelo, adesso rovinate, sanguinanti. La sua mancanza stava lacerando ogni parte di me. La mia pazienza era arrivata al limite, il mio sguardo non incontrava più il suo da troppo tempo, la sua voce non mi cullava da ore ormai e non potevo accettarlo, ne avevo abbastanza.
Spinsi Luke contro il muro e lo bloccai per le spalle, il mio cuore scalpitava contro il mio petto e le mie iridi erano fisse sulle sue.
"I-io non ho bisogno di riposare!" Ringhiai, osservando Luke intimidirsi leggermente. "Non mi porterete via da qui!" Continuai successivamente. "Io ho solo bisogno di lei, cazzo!" Mi imposi di trattenere le lacrime, ma ero fin troppo vulnerabile e le lacrime mi inondarono il volto dopo pochi istanti. Lasciai la presa dalle spalle di Luke e mi accasciai nuovamente a terra, contro la porta scorrevole del bagno, chiusa a chiave dall'interno.
"Devi essere forte, Harry. Devi essere forte per lei." Sussurrò Luke, sorridendo debolmente.
"I-io non riesco ad accettare che adesso lei sia lì dentro e che io non possa farci niente."
Restammo entrambi qualche istante in silenzio e lasciammo che la quiete avesse la meglio sui singhiozzi. Quando mi sentii pronto ad affrontare quella situazione, mi alzai e mi diressi verso la sua stanza, attendendo notizie dal medico, che fortunatamente non tardò ad arrivare. Un uomo sulla cinquantina, con un camice bianchissimo e una mascherina verde acqua di avvicinò a me e Gemma, squadrandoci attentamente.
"Con chi posso parlare della Signorina Williams?" Chiese, spostandosi la mascherina sotto al mento.
"Può parlare con me." Risposi, alzandomi frettolosamente dalla sedia e avvicinandomi a lui.
"Bene, la Signorina si è ripresa, è stata davvero fortunata. Riporta alcune lesioni lungo il corpo, ma nulla di grave. Faremo delle analisi per assicurarci al 100% che non ci siano altri problemi più importanti."
"Grazie mille, adesso la posso vedere?" Chiesi sorridendo.
"Ehm, non so se la Signorina gradirebbe delle visite..."
"La prego, ho bisogno di vederla." Lo implorai.
"Va bene, ma non si faccia beccare dagli inservienti. Io adesso torno a casa perché non ho altri pazienti per stanotte, ma ci vediamo domani per le analisi." "Grazie mille, arrivederci." Salutai il dottore con una stretta di mano e mi fiondai frettolosamente davanti alla porta delle stanza di Elizabeth, ma mi paralizzai. L'ansia mi stava torturando, temevo che vedendomi mi avrebbe urlato di andarmene o avrebbe chiamato la sicurezza, tuttavia la voglia irrefrenabile di incontrare nuovamente il suo sguardo superava ogni cosa, così feci leva sulla maniglia ed entrai nella stanza.
Lo spazio intorno a me era buio, il bianco sporco delle pareti era interrotto solamente da un letto, dei piccoli macchinari e un enorme armadio in legno scadente. Il mio sguardo si soffermò istintivamente sulla ragazza stesa sul letto, con le palpebre serrate e una cascata di capelli che le circondavano il volto. Afferrai una sedia dalla parete e la trascinai vicino al suo letto, cercando di fare meno rumore possibile, mi ci sedetti e rimasi immobile, scrutando attentamente la figura angelica davanti si miei occhi.
La sua fronte era fasciata da alcune bende sterilizzate e alcuni lividi le contornavano gli zigomi, le sue palpebre erano gonifie e da esse fuoriusciva, di tanto in tanto, una piccola scia di lacrime salate, le sue labbra erano rosse come non le avevo mai viste, ricoperte da taglietti e lividi, inoltre numerosi lividi le ricoprivano le braccia e le gambe, fermandosi alle gionocchia, perfettamente incerottate.
Nonostante il suo corpo fosse in condizioni pietose, non potevo fare altro che ammirarla in ogni minimo particolare. Esserle stato lontano per poche ore mi aveva corroso l'anima, e adesso, che potevo averla al mio fianco, avrei sfruttato ogni secondo.
Passò qualche minuto e il sonno si faceva sentire, tuttavia volevo restare sveglio per quando si sarebbe svegliata, così decisi di ingannare il tempo, dandole una leggera ripulita. 
Afferrai dal comodino accanto a lei una spugna e le disinfettai le ferite, in quell'istante la mora aprì gli occhi.

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-Note autore-

Eccomi qui, in ritardo come sempre, ma ho fatto prima possibile, credetemi. Come vanno le vacanze, splendori miei?
Beh, non posso soffermarmi tanto per oggi, ma come sempre spero di ricevere delle vostre recensioni sul capitolo perché mi sono sempre d'aiuto.
Spero che il capitolo vi piaccia,

Strongstay xx

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Capitolo 35
*** Thinking Out Loud ***


Thinking Out Loud
 ( https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=nkCEzgwic60 )
Elizabeth’s pov
Flash ripetuti inondavano le mia mente. Immagini soffuse di vaghi ricordi mi facevan bruciare le tempie, mentre le ferite aperte sulla mia cute continuavano a sanguinare ininterrottamente, dandomi una sensazione di vuoto mai provata prima.
Credo che "vuota" fosse la parola più adatta per descrivermi in quell'istante. Ero priva di ciò che aveva fatto parte della mia vita per più di cinque mesi, priva del sangue che era scorso nelle mie vene fino allo straziante incidente, priva di tutto ciò che aveva dato finalmente normalità alla mia vita, e che teneva tutti i pezzi al loro posto.
Adesso il mio puzzle era distrutto, ero certa che il futuro avesse in servo per me un periodo difficile, e non sapevo, a dirla tutta, se mi sentivo pronta ad affrontarlo. Ero stata solo una povera illusa a credere di poter cambiare Harry, eravamo entrambi due casi persi, troppo diversi per stare insieme, troppo innamorati per stare lontani, o almeno, io lo ero, lui no.
Per Harry ero stata solo una preda, una soddisfazione personale, mi aveva usata e poi mi aveva gettata via,e se credeva che sarei cascata di nuovo nella sua trappola, beh, si sbagliava. Adesso sarei stata io quella insensibile e menefreghista.
Mi imposi di non sentire più nulla,non avrei avuto più bisogno del suo calore, del suo viso, delle sue labbra, l'avrei cancellato dalla mia mente e sarebbe tornato tutto come prima.  
Avrei chiuso con le notti insonni, con le stupide litigate, e con gli attacchi di panico, non avrei sentito più nulla.
Ero diventata di ghiaccio.
Nevicava.
Nevicava sia dentro che fuori.
* * *

Una spugna grondante d'acqua fu appoggiata lentamente sulla mia cute sporca. Con delicatezza, il leggero strato di sporco che mi ricopriva le braccia fu portato via, lasciando spazio alla mia carnagione chiarissima, leggermente rovinata e graffiata.
Le mie palpebre serrate si schiusero lentamente, dalle mie labbra uscì un piccolo gemito, sentendomi bloccata nel letto, senza trovare la forza di alzarmi.

Mi stropicciai delicatamente gli occhi appannati, soprattutto a causa delle troppe lacrime e potei scrutare un uomo al mio fianco, concentrarsi sul mio corpo, per poi restare immobile, con lo sguardo fisso sulle mie ferite. 
Serrai le palpebre per qualche istante e quando le riaprii il mio cuore perse un battito. 
Harry era in condizioni pietose.
La camicia bianca, ormai sporca, sudata e leggermente strappata sulle maniche, i suoi frivoli ricci umidicci, bloccati da una delle sue tante bandane, le mani sudate e tagliuzzate qua e là, ma la cosa che mi sconvolse di più furono i suoi occhi, rossastri, spenti, stanchi e privi di alcuna traccia di quel verde smeraldo che tanto amavo.

Quando Harry si accorse che ero sveglia, il suo sguardo incontrò il mio per qualche istante, ma ben presto non riuscì più a sostenerlo e prese a fissare le pareti stracciate della stanza, sentendosi esattamente come loro, sporco e rovinato. Dopo poco, si spostò dall'altro lato della stanza ed immerse la spugna in una bacinella d'acqua, abbandonandola lì, prima di asciugarsi le mani.
I minuti passarono lentamente, lacerandomi dentro piano piano, ma quelle ferite mi avrebbero fortificata, non sarei stata debole.
L'unico rumore che si avveriva nella stanza erano i numerosi "bip", che emetteva il macchinario collegato al mio corpo.
Nonostante mi fossi imposta di non provare niente, ero nervosa, la sua presenza continuava a farmi un certo effetto, anche se cercai in tutti i modi di non darlo a vedere. 
Harry posò le mani su un bancone alla mia sinistra e rimase con lo sguardo immobile sul muro davanti a sé. Il suo respiro era pesante, lo potei sentire deglutire così forte che mi venne la pelle d'oca. 
Era distrutto, ma se lo meritava.
Immerse le sue mani ruvide nell'acqua ghiacciata e poi si strofinò il volto velocemente. Quando le sue mani si staccarono da esso, potei notare le sue palpebre schiudersi lentamente, e lasciare che alcune piccole lacrime si confondessero con l'acqua.
Adesso era lui quello debole, vulnerabile, indifeso. Toccava a me essere forte, anche se era più difficile di quanto credessi. 

* * *
(
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=chlZ0KFRlwQ )

 
Passarono una decina di minuti, ed io aspettai indifferente che Harry mi rivolgesse la parola. Osservavo il suo corpo muoversi nervoso per la stanza, si guardava intorno, ma il suo sguardo non si fermava mai su di me, o meglio, controllava le mie ferite, leggeva attentamente la mia cartella clinica, ma le sue iridi non incontravano mai le mie. 
Esausto, si sedette su una scomoda sedia alla mia sinistra e prese un respiro. Una sua mano accarezzò delicatamente le coperte che mi fasciavano il corpo, per poi cercare disperatamente la mia, in attesa di una stretta, che però non ricevette. Spostai la mia mano bruscamente, tirando distrattamente qualche cavo della macchina al mio fianco. Harry mi sistemò le coperte e poi mi guardò dritto negli occhi.
In quell'istante avvertii un dolore allo stomaco, ma non erano le ferite, le mie emozioni stavano tornando, ma le respinsi, senza neanche pensarci.
«Come stai?» Sussurrò.
Dalla sua voce sembrava stesse tremando, anche se non credo si trattasse del freddo.
«Come dovrei stare, secondo te?»Sospirai, con una voce che non lasciava trasparire alcuna emozione.

Il moro contorse le sue labbra in una smorfia di dolore e spostò lo sguardo verso il basso. Adesso non avvertivo più alcun calore.
«Se non hai niente da dire, potresti anche uscire, non ho bisogno della tua presenza.» Affermai, più fredda che mai.
Harry annuì debolmente, si alzò dalla sedia, e si avvicinò pian piano alla porta della stanza. Sfiorò con le dita la maniglia d'acciaio, poi si girò lentamente ed incontrò il mio sguardo. Il mio cuore perse un battito.
«I-io...» Disse, per poi tirare su con il naso.
Non trovando il coraggio di parlare, afferrò la maniglia e sembrava davvero intento ad andarsene.
«Tu cosa?» Chiesi, tremando leggermente.
«Io ti amo, Elizabeth.» Affermò, con la voce ancora rotta dal pianto.
Il suo sguardo, precedentemente rivolso verso il basso, incontrò il mio, paralizzandomi per qualche istante.
«Tu non mi ami Harry...» Sussurrai, scuotendo debolmente la testa. «Hai solo bisogno di me, perché credi che stando con me riuscirai a combinare qualcosa di buono nella tua vita, ma ti sbagli, le ragazze difficili portano solo guai.» Constatai, abbassando il tono della mia voce.
Da Harry non ottenni alcuna risposta. Rimase lì immobile, con le spalle contro il muro e le braccia incrociate al petto, asciugandosi di tanto in tanto qualche piccola lacrima.
«Be', adesso puoi trovarti un'altra preda. Sei libero, va da lei, fate del sano sesso, e vedrai che ti sentirai meglio, dopotutto è tutto ciò di cui hai bisogno.» Sospirai, sistemandomi le coperte.
«Io ho bisogno di te, Liz.» Sussurrò, avvicinando la sua mano alla mia.
«Tu hai bisogno di un giocattolo, non di una ragazza, hai bisogno di qualcuno con cui divertirti per una nottata, non di una vera storia d'amore. Non saresti in grado di affrontarla, e la cosa ridicola è che me ne sono resa conto solo adesso.»
«Io ti amo, Elizabeth. Ti prego non farmi questo, non allontanarmi da te, voglio solo sentirti vicina, averti mia, poter stare con te, per sempre, te lo giuro.»
Sembrava disperato, non l'avevo mai visto così a pezzi, ma non potevo perdonarlo, non potevo stare con lui, sarebbe stata la scelta sbagliata per entrambi.
«Harry, fammi un piacere, esci da questa stanza...» Sospirai. «E non farti più vedere, ti prego. È la cosa migliore per entrambi.» Affermai abbassando lo sguardo, consapevole che se avessi incontrato il suo non sarei mai riuscita a farlo uscire dalla mia vita.
 
( https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=8cDOzrLpM8A )
 
Harry non era abituato a non ottenere quello che desiderava, le ragazze cadevano sempre ai suoi piedi, sua madre aveva sempre fatto di tutto pur di vederlo felice e lo stesso valeva per Gemma, io ero l'unica ad essersi permessa di sfidarlo, non mi metteva paura ed ero stanca di essere usata da lui. Il riccio però andò su tutte le furie, così la sua bipolarità si fece presente, ancora una volta.
«Non puoi farmi questo, tu mi appartieni!» Urlò, stringendomi per i polsi, e spingendomi con la schiena contro il muro.
«Mi stai facendo male, lasciami stare!» Gli ringhiai contro.
In quell'istante la porta della mia stanza fu spalancata e Gemma corse frettolosamente verso di me allontanando le mani di Harry dalle mie.
«Harry, mi vuoi spiegare che cosa ti prende?» Urlò Gemma, massaggiandomi lentamente i polsi arrossati.
Le mani di Harry lasciarono immediatamente le mie, il suo volto si contorse in una smorfia e lo osservai allontanarsi verso degli armadietti metallici sui lati della stanza.
«Tu non capisci, Gemma. Tu non puoi capire.» Sussurrò il riccio, sbattendo un pugno contro un armadietto.
Sentendo quel rumore, Luke si precipitò nella stanza e si sentì notevolmente sollevato, comprendendo che nessuno di noi si era fatto del male -eccetto le lesioni che portavo sul corpo a causa dell'incidente, ovviamente - e si avvicinò a me, lasciandomi un leggero bacio sulla fronte.
«Non la toccare.» Affermò Harry infastidito.

«Harry devi darti una calmata! Io non ti riconosco più, dico sul serio, sei ancora sballato per aver scopato con quella troia?» Chiesi, alzando il tono di voce.
«No, cazzo. Io sto così perché non voglio perderti, nulla avrebbe più un senso senza di te.» Sospirò, avvicinandosi al mio corpo.
Io indietreggiai istintivamente, Harry iniziava a mettermi paura, dopo cinque mesi il nostro rapporto si era sgretolato in un attimo, perché tutta la fiducia che avevo riposto in lui era svanita.
«Io voglio solo stare con te, Elizabeth. Perdonami, ti prego.» Sussurrò, avvicinando il suo volto al mio.
«Sei cambiato, Harry. Da quando siamo qui sei un'altra persona, non sei più il ragazzo di cui mi ero innamorata e hai tradito la mia fiducia. Credi davvero che non ci siano mai delle conseguenze agli errori che commetti?» Chiesi, tenendo basso il tono della voce.
«Ero spinto dall'alcol, non è stata una mia decisione. Se potessi tornare indietro cancellerei tutto quello che è successo stanotte e tornerei a Los Angeles dove abbiamo passato dei momenti magici. Io voglio la mia Liz, non mi importa delle altre, per me ci sei solo tu.» Disse, avvicinando le sue dita alle mie, per poi intrecciarle delicatamente.
«Harry, ciò che è fatto è fatto, non si torna più indietro, quindi ti consiglio di non tradire la tua prossima ragazza, o perlomeno non iniziare una relazione se non sei in grado di affrontarla.»
«Perché mi parli così? Come se tra noi non ci sarà alcun futuro.»
«Perché non ci sarà, Harry. Ognuno di noi prenderà la sua strada e devi accettarlo.»
Alle mie parole, il riccio afferrò la sua giacca invernale e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
( https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=WpyfrixXBqU )

«Hai fatto la cosa giusta.» Sussurrò Luke, tenendomi la mano. 
«Lo so, è solo che...»
Ed eccole qui, tutte quelle lacrime trattenute e respinte in questi infiniti trenta minuti si fecero finalmente sentire, e mi sentii distrutta, lacerata internamente da me stessa, perché anche se sapevo che Harry aveva sbagliato e che lasciarlo era stata la cosa più giusta da fare, io lo amavo, e l'amore - come dice John Green - è una malattia dalla quale non vuoi guarire - ed io sì che ero innamorata, ero innamorata follemente, ma la cosa non era reciproca e non potevo tenerlo legato a me, evidentemente non era destino, la nostra storia era destinata a non durare, eppure sentivo qualcosa bruciarmi internamente, sentivo che stavo andando contro qualcosa di forte, stavo remando contro i miei sentimenti, stavo dando ascolto, ancora una volta, alla parte più razionale di me, e non sapevo che ciò mi avrebbe portato ancora più dolore.

Quando si fecero le sette di mattina, Gemma decise di portare Harry a casa, mentre Luke rimase al mio fianco, aspettando il dottore.
«Cos'hai intenzione di fare adesso? Insomma, chiamerai tuo padre e te ne andrai?» Chiese Luke, tracciando delicatamente i contorni dei lividi sulla mia pelle.
«No, Luke. Mio padre non deve venire a sapere dell'incidente, dopo lo chiamerò e gli dirò che resterò qui per un po', non deve neanche venire a sapere quello che è successo tra me ed Harry, deve credere che sia tutto normale.»
«E dove andrai? Non hai con te abbastanza soldi per mantenerti.»
«Ah boh, non ne ho idea. Credo che starò da qualche mio amico qui a Londra, anche se non so ancora da chi.»
«Idea luminosa!» Urlò, disegnando un arcobaleno nell'aria.
«Spara.» Dissi, forzando un sorriso.
«I genitori di Ash hanno un cottage qui in campagna che non usano da un secolo, quindi, dato che io ed Ash siamo come fratelli e tu sei una nostra sorellina acquisita potremmo stare per un po' in villa da lui.» Affermò, con aria soddisfatta.
«Non so, tu non dovresti stare con Gemma?» Chiesi, dubbiosa.
«Io e Gemma... ehm, insomma, ci siamo lasciati.» Ammise, stringendo la mia mano.
Detto francamente, non ne rimasi per niente stupita. Sapevo che quei due insieme non sarebbero durati più di tanto, erano totalmente diversi e litigavano spesso, anche se non lo davano a vedere, anche se non erano poi così male come coppia, si completavano, ecco.
«Be', quindi è aggiudicato? Si va al cottage?» Chiesi, sorridendo.
«Al 99%, basta la conferma di Ashton e puoi iniziare a fare le valigie.»
La nostra conversazione si interruppe bruscamente quando il dottore - che appresi si chiamasse Colin Davies, dall'etichetta che portava sul camice - entrò nella stanza.
Il Dottor Davies osservò la mia cartella clinica, poi ci pasticciò qualcosa sopra, un miscuglio di numeri e una disordinata ortografia, per poi passare a me.
«Bene signorina, come si sente? Ha avvertito del dolore? Se si, in che punti in particolare?»
«Ehm, sto bene, non sento particolarmente dolore, anche se non riesco a muovere bene i polsi e ad alzare la gamba sinistra.» Affermai, sforzando un sorriso.
«Bene, allora le spiego la situazione. Ha una gamba rotta e i polsi slogati, e credo che fino qui ci sia arrivata anche lei, quindi si può ritenere molto fortunata. I suoi esami dicono che va tutto bene, però dovrà venire qui a fare vari controlli ogni qual volta la contatteremo, è per la sua salute.» «Ah, e per la riabilitazione ce la fa da sola, o preferisce un fisioterapista?» Chiese, appuntando qualcosa su un bloc-notes.
«Ce la faccio da sola, grazie.»
«Okay, adesso deve andare in segreteria e firmare alcune carte, dopodiché potrà tornare a casa. Arrivederci.» Disse, porgendomi una mano.
Accettai la sua stretta di mano e lo salutai a mia volta. 


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-Note autore-

Splendori miei, sono davvero mortificata per questo enorme ritardo, ma come sapete è iniziata la scuola e ho scelto un liceo abbastanza impegnativo quindi non è semplice trovare del tempo da dedicare a scrivere e recensire le vostre bellissime storie. In più, questa è la settima volta -e le ho contate- che cerco di pubblicare questo capitolo, quindi quando l'avrò finalmente pubblicato farò i salti di gioia.
Bene, passando al capitolo, credo che sia evidente la confusione di Elizabeth, che sta cercando di cambiare, così su due piedi, per non provare più dolore, ma quella povera ragazza è troppo innamorata per dimenticare, e questo sarà evidente nei prossimi capitoli. Harry ha sbagliato, e sta cercando di rimediare ai suoi errori, quindi vedrete un Harry disperato, distrutto e che non si arrenderà finché non avrà ottenuto quello che desidera.
Beh, dopo queste anticipazioni vi chiedo di dirmi cosa ne pensate del capitolo in una recensione.
Grazie mille per sostenermi sempre e ci vediamo la settimana prossima!
Bacioni,
Strongstay xx

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