The Challenge

di And123flick
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Audition ***
Capitolo 2: *** Video Diary ***
Capitolo 3: *** Cool ***
Capitolo 4: *** A piece of me ***
Capitolo 5: *** Gossip ***
Capitolo 6: *** Taylor Swift, Demi Lovato ***
Capitolo 7: *** Is he dead? ***



Capitolo 1
*** The Audition ***


Capitolo 1: The Audition

 
DIRE CHE SONO un tipo che se s’impunta ci riesce, prima o poi, è dire poco.
Il fatto è che sono semplicemente testarda, e la cosa che voglio la ottengo sempre.
Ed ecco come mi è venuta l’insana idea di partecipare a questo stupidissimo Talent Show. Ci sono tantissimi ragazzi e ragazze nei paraggi, tutti seduti su varie sedie con attaccate alle maglie il numeretto di X Factor.
Sto ancora maledicendo Alexis per quello che è riuscito a farmi fare.

- Flashback -

<< MA TI PARE che vinci X Factor? Non sai cantare, figuriamoci se hai il fattore X! >>, urlò Alexis rivolto al televisore mentre io preparavo la pasta in cucina.
Lo raggiunsi con passo veloce, incuriosita dall’ennesima scenata di mio fratello. << Qual è il problema, adesso? >> gli chiesi con voce scocciata, il mio solito tono di rivolgermi a lui.
Si girò un attimo a guardarmi, squadrandomi da capo a piedi, poi tornò con gli occhi verso la TV. << C’è un coglione che vuole vincere X Factor e non sa cantare, e quegli altri sei coglioni dei giudici l’hanno anche fatto passare! >>, si lamentò passandosi le mani sul viso. << Non ho parole >>, aggiunse.
<< Per te sono tutti coglioni nel mondo, eh Al? >>, dissi retoricamente tornandomene in cucina e scolando la pasta. Speravo fosse venuta buona, sta volta. Non ero mai stato un asso in cucina. Una volta avevo bruciato il tostapane cercando di scaldarmi una fetta biscottata, così dovetti buttare tostapane e colazione. Alexis ancora me lo rinfaccia.
<< No, non tutti. Io non lo sono >>, borbottò con voce soddisfatta raggiungendomi in cucina.
Quando mi vide intenta a mettere la pasta nei piatti, si fermò con lo sguardo sgranato. << Tu! >>, gridò, indicandomi. << Che diavolo stai facendo? >>
<< Cazzo urli, Al? Sto facendo la pasta, che non lo vedi? Non avevi fame? >>, domandai con un sopracciglio alzato, il tono intimidatorio.
Alzò a sua volta il sopracciglio, facendo passare lo sguardo da me ai piatti di pasta. << Sì, ma non voglio morire avvelenato >> Si mise a ridere.
Alzai gli occhi al cielo, che poi cielo non era. Era soffitto. << Non ho messo dell’acido nella pasta, Alexis, ma forse in fondo al tuo piatto sì >> Ridemmo entrambi, sedendoci.
Alexis accese la piccola televisione a muro che avevamo in cucina, posta in un angolo in alto. Ci stringemmo entrambi ai vertici del tavolo per poter avere una visuale migliore. Mise X Factor, era proprio fissato con quello stupidissimo programma.
Io non lo stavo guardando né ascoltando, ma un acuto mi distrasse dal piatto di pasta niente male che stavo mangiando. Alzai lo sguardo, incontrando due occhi grigi. Erano grigi e luminosi, non c’è che dire. Era una ragazza, capelli rossicci mossi che le ricadevano sul petto all’altezza delle costole, e lungo la schiena fino all’osso sacro. Era una gran bella ragazza, non c’è che dire. E aveva una voce da favola.
<< Chi è quella? >>, domandai con la bocca piena facendo uscire un mastichiccio invece di una domanda.
Ma Alexis era peggio di me in educazione, quindi mi aveva capita. Oh, eccome se era peggio! Ogni tanto mi toccava vederlo gironzolare nudo per casa, e io lo rincorrevo dandogli le sculacciate sul sedere. Be’, quando si vive in casa senza genitori può succedere di tutto e di più, fidatevi.
<< Si chiama Cloe Morriss, e secondo me deve vincere lei, assolutamente. >>, rispose dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua.
Annuii, e sparecchiammo la tavola. << Com’è che mi aiuti, babbeo? >>, gli domandai mentre io lavavo i piatti e lui li asciugava.
<< Perché ti sto comprando la TV, imbecille >>, rispose ridacchiando.
Risi anch’io. Ci volevamo bene a modo nostro, questo è poco ma sicuro.
<< Bastava dire ‘Ehi sorellina, posso vedere la TV in salotto, dopo pranzo?’ e avresti fatto prima >>
<< Mi avresti risposto di no >>, mi fece notare.
Feci una faccia furbetta, spaventandolo. << Dettagli >>, dissi poi, facendolo ridere.
Come ogni volta, ci catapultammo in salotto facendo a gara per la poltrona che aveva la visuale migliore sullo schermo della televisione davanti a noi.
Come ogni volta, feci prima io, e mi ci sedetti traendo un profondo sospiro di sollievo. Sospiro, però, che venne interrotto a causa di un peso di circa settantacinque chili.
<< Alexis Joseph Light, alzati immediatamente dalle mie povere gambe! >>, urlai spingendogli la schiena.
Si mise a ridere, facendomi ancora più male alle gambe. << Non ci penso proprio! >>, rispose accendendo la TV con il telecomando.
Sbuffai, scivolando via da sotto il suo peso e sedendomi sulla poltrona accanto. Si vedeva tutto storto da qui, quell’idiota aveva vinto ancora.
<< Ti amo, lo sai? >>, disse dopo un po’, probabilmente sentendosi in colpa.
Sorrisi, non resistevo al suo affetto. Mi alzai e lo abbracciai per quello che potevo, vista la posizione storta che aveva assunto sulla poltrona nera. << Anch’io fratellino >>, risposi baciandogli una guancia.
Sorrise e tornò a guardare la TV. Si stava esibendo un ragazzo di circa vent’anni con un bel paio di occhialoni grossi, i capelli biondi sparati da tutte le parti. Sarebbe stato un bel ragazzo, se non avesse avuto anche quel look da irrimediabile sfigato. Indossava un paio di pantaloni corti fino al ginocchio, una camiciona larga che gli rimpiccioliva ancora di più le spalle e un paio di grosse scarpe, da cui uscivano, di un rosso brillante, un paio di calzini di spugna.
Era una scena orripilante.
Alexis si mise a ridere, mormorando un: ‘Che tipo!’, e ridacchiai anch’io.
Però c’era una cosa, in tutto questo, che non avevo notato prima.
I giudici non erano più quattro, ma sei. I precedenti tre se n’erano andati, ma Simon Cowell no. E a fargli compagnia sul bancone blu c’erano, niente popò di meno, i One Direction.
<< Che cavolo ci fanno i One Direction a X Factor? Di nuovo? E perché sono al posto dei giudici veri? >>, domandai  a bocca aperta fissando lo schermo che trasmetteva le immagini dei neo-giudici che dicevano tutti e sei un bel ‘No’ secco al ragazzo con i calzini rossi.
<< Ah, non ne ho idea. Penso che li abbiano assunti dopo che sono passati di moda >>, rispose senza scomporsi.
Io invece ero sconvolta. << E gli altri giudici? >>, domandai.
<< NON LO SO! E CHE PALLE, MI FAI SENTIRE? >>, gridò.
Mi feci piccola piccola sulla poltrona. << Scusami >>, dissi con il labbruccio.
Mi guardò per un attimo con diffidenza, poi mi mandò un bacio volante. Lo presi al volo e me lo appiccicai sulla guancia come un adesivo. Adoravamo fare questi giochini stupidi, da bambini lo facevamo sempre.
<< Scommetto che io li batterei tutti tranne la rosha >>, affermai dopo qualche concorrente.
Mi guardò alzando un sopracciglio. << Non credo proprio. Anche il biondino ti avrebbe battuta, ananassina del mio cuore >>, disse lui facendo un tono fintamente dolce sulle ultimi quattro parole. Sapeva quanto odiassi quel soprannome. Mi chiamava ananas o a volte ananassina perché ho i capelli biondi. Eppure le sue ex bionde mica le chiamava ananas.
<< Non mi chiamare ananassina. E comunque fidati che se partecipassi vincerei senza dover nemmeno sforzarmi più di tanto >>, risposi risoluta senza perdere il controllo. Non sopportava quando qualcuno non rispondeva alle sue frecciatine, ma faceva finta di niente e anche lui ignorava. Così non si scatenava alcuna lite dannosa per il corpo di entrambi.
<< Allora l’anno prossimo partecipa >>, mi sfidò mettendo i gomiti sulle ginocchia e sporgendo la mano verso di me. << Scommettiamo che non superi neanche l’audizione >>
Sorrisi, sporgendomi anch’io. << Ci sto. Decidiamo il premio quando uno dei due vincerà >>, dissi.
<< Affare fatto >>, dicemmo insieme, stringendoci le mani. Poi Alexis, sempre tenendo stretta la mia mano, mi tirò a sé e io caddi come un sacco di patate dalla poltrona, finendo con il muso a terra.
Ma questi sono dettagli.

 - Fine Flashback –

<< AMBER MADISON LIGHT >>, annuncia un uomo sulla cinquantina con una bella testolina liscia e calva.
<< Sono io! >>, esclamo sbracciandomi per farmi notare in mezzo alla folla.
Mi fa un cenno con la mano e io mi volto per chiamare Alexis, che, come al solito, sta flirtando con una ragazza. È patetico.
<< Al, muoviti, mi hanno chiamata! >>, urlo prendendolo per un braccio e trascinandolo via.
<< Ci becchiamo, bambolina! >>, dice con un sorriso alla ragazza, che arrossisce. Non so se per l’imbarazzo o per la rabbia che io abbia portato via questo farfallone di mio fratello.
<< Cazzo Amber, quella era la donna della mia vita! >>, protesta mentre io seguo l’omone calvo lungo un corridoio.
Mi sistemo nervosamente l’adesivo con il numero che mi hanno assegnato, cercando di fare qualcosa che mi distragga dalla cosa più importante che abbia mai fatto nei miei inutili 22 anni di vita. Fulmino Alexis con lo sguardo mentre continua a blaterare sulla mora. << Al, diavolo, lo dici di tutte quelle che incontri! >>
Riattacca con qualche discorso sull’amore e sulle farfalle nel fegato (o nel pancreas?) e in men che non si dica mi ritrovo nel backstage.
L’uomo che ci aveva scortati fin qui si dilegua, e mi consegna come se fossi un pacco postale ad un altro uomo, molto più minuto e visivamente normale del precedente. Questo qui è vestito in giacca e cravatta, con tanto di auricolare nell’orecchio (come l’altro), ma senza un cipiglio rabbioso sul viso.
<< Tu sei Amber, giusto? >>, mi domanda con un sorriso che mi dovrebbe rassicurare.
Annuisco deglutendo e torturandomi le mani. Il mio piede batte a terra nervosamente mentre Alexis si guarda intorno. << Sì, sono io. Quanto manca? >>, domando impaziente.
Sorride con un’espressione di chi la sa lunga sul nervosismo e l’impazienza. << Cinque minuti. Puoi restare qui a fare le ultime prove; ti chiamerò a un minuto dall’entrata sul palco >>, m’informa.
Annuisco nuovamente e mi passo una mano fra i capelli, gettandoli all’indietro. Mi guardo intorno continuando a torturarmi le mani, che vengono presto coperte da una dell’uomo. Mi sta sorridendo, e in qualche modo questa sua calma mi tranquillizza a sua volta. << Ehi, calma. Dai il meglio di te e vedi che andrà tutto per il meglio. I ragazzi sono più severi dei precedenti giudici, ma ricorda che Simon ormai non ha più le pretese di un tempo. Ed è il suo il giudizio che conta maggiormente >>, dice.
Sorrido e ringrazio.
Mi giro e vado incontro ad Alexis che guarda degli schermi appostati sul muro con nervosismo. Da lì si può vedere cosa accade sul palco. Vedo i neo-giudici e il giudice storico parlottare a bassa voce, probabilmente qualche commento sul precedente concorrente.
Alexis si volta a guardarmi, e, notandomi nervosa, mi stringe in un abbraccio fraterno. << Vedrai che andrà tutto bene >>, dice. Lo sento tremare.
Ridacchio abbracciandolo a mia volta. << Al, amore mio, sei più nervoso di me >>, scherzo.
Ci separiamo e lui tira fuori dalla tasca un foglio piegato e ripiegato. Lo afferro rivolgendogli un’ultima occhiata carica di ringraziamenti impliciti e comincio a ripetermi la canzone che ho scelto per l’audizione.
<< Tre minuti! >>, sento dire la voce dell’uomo che poco prima mi ha rassicurato.
Non lo guardo nemmeno, ma mi perdo un attimo a pensare. Che fa, prima mi tranquillizza e poi mi mette ansia?
<< Due minuti! >>
Continuo a studiare il testo battendo il ritmo con il piede mentre faccio avanti e indietro nervosamente.
<< Un minuto! Avvicinati all’entrata! >>, mi dice il tizio.
Salgo una breve rampa di scalette nere trascinandomi Alexis dietro.
Gli ripeto a bassa voce il ritornello e lui mi abbraccia soddisfatto ed emozionato.
<< Forza, forza! Quattro. Tre. Due. Uno. Vai! >>, l’uomo mi spinge attraverso la soglia di un’entrata senza porta dopo aver annuito ogni qualvolta pronunciava un numero del conto alla rovescia.
Come in un sogno, un passo dopo l’altro avanzo al centro del palco, fermandomi sulla X disegnata proprio davanti al bancone dei giudici. Li guardo tutti per poi fermarmi con lo sguardo in quello di Simon Cowell, che reprime uno sbadiglio strabuzzando gli occhi per, probabilmente, rimanere sveglio dopo decine di audizioni.
Il pubblico applaude alle spalle dei giudici.
<< Ciao >>, esordisco parlando nel microfono che mi hanno agganciato all’orecchio, che scende lungo tutta la guancia fino a fermarsi poco prima della bocca, azzardando anche un sorriso.
<< Ciao! >>, risponde Simon con un sorriso che mi dovrebbe tranquillizzare. Un po’ ironico visto che sarà lui a decidere la mia tristezza o felicità per i prossimi anni, più o meno.
Perché, dopo ore, giorni, mesi, a provare le canzoni più assurde per migliorare la mia voce, mi sono anche affezionata a questa scommessa. Ormai non so più nemmeno se considerarla tale, una sfida; mi piace considerarla come il prossimo obiettivo della mia vita.
<< Come ti chiami? >>, domanda poi.
<< Amber >>, rispondo.
<< Amber… Amber cosa? >>, chiede Zayn Malik con un sorriso.
Sposto lo sguardo su di lui. Che bello che è. Dal vivo lo è ancora di più. Io ero una semplice fan, non una directioner né cose strane tipo quelle, ascoltavo le loro canzoni senza stalkerarli su Google, You Tube o Twitter (e chi più ne ha più ne metta); infatti, dopo che sono passati di moda ho smesso di ascoltarli e sono passata a quello che era più in, come dicono alcuni.
<< Amber Light. Amber Madison Light >>, rispondo sorridendogli.
Harry Styles mi guarda sorridendo senza staccarmi gli occhi di dosso. Mi domando se fissa così incessantemente tutte le ragazze che fanno le audizioni, o sono io con il mio fascino incredibile che lo attiro. Che poi, fossi affascinante. Ma nemmeno quello.
Louis e Liam hanno lo stesso sguardo concentrato di Simon, mentre Niall sembra annoiato, come se avesse di meglio da fare.
<< Bene. E come mai sei qui? >>, mi domanda Louis sorridendo, provando a mettermi a mio agio.
Sospiro e mi scappa una risatina nervosa. << Se devo dire la verità, a causa di una scommessa fatta con mio fratello >> Ridono tutti, pubblico e giudici, e io accenno con un’occhiata al backstage. << Ma anche perché vorrei utilizzare la mia voce per qualcosa di concreto. Voglio che la gente mi ascolti >>, aggiungo più seriamente.
Simon, Louis e Zayn annuiscono. Liam continua a essere tale e quale a prima, il sorriso di Harry si affloscia. Niall attira la mia attenzione, mettendosi seduto meglio e posando i gomiti sul bancone, fissandomi intensamente come a volermi guardare attraverso.
Sposto lo sguardo tornando a prestare la mia attenzione a Simon, ricambiando il sorriso che mi ha lasciato.
<< Quindi tuo fratello e la tua famiglia sono nel backstage? >>, chiede, ponendo la classica domanda di cortesia prima di giudicarmi.
Sospiro. << Mio fratello è la mia famiglia >>, rispondo semplicemente.
Negli studi di X Factor si sentirebbe cadere uno spillo, in questo momento.
Niall rimane impassibile, il sorriso degli altri giudici si affievolisce un po’.
<< Oh >>, esordisce intelligentemente Zayn.
Sorrido forzatamente guardandolo. << È la famiglia migliore del mondo >>, lo rassicuro, come se quello da consolare fosse lui.
I sorrisi sui volti dei One Direction tornano a illuminare i rispettivi occhi, persino Niall sembra tirarsi un po’ su di morale. Cavolo, i concorrenti prima di me dovevano essere proprio traumatizzanti se il biondino ha questa reazione alla mia presentazione. Gli altri reggono meglio il proprio neo-lavoro, dunque.
Simon beve da un bicchiere per poi schiarirsi la voce. << Bene; che ci canti, oggi? >>
<< Te amo, di Rihanna >>, rispondo sorridendo.
Louis e Liam fanno un’espressione impressionata, Niall si appoggia allo schienale della sedia. << Quando vuoi, Amelie >>
Sospiro provando a mantenere la calma. << Amber >>, lo correggo. << Mi chiamo Amber >>
Alza gli occhi al cielo e fa un gesto distratto come per dire che è di poco conto.
Lo ignoro e punto lo sguardo in quello rassicurante di Liam. Sono tutti e cinque bellissimi, e, anche se i cinque minuti di Niall sono abbastanza fastidiosi, si vede che stanno cercando di mettermi a mio agio con i loro sorrisi.
Il pubblico applaude, e io annuisco per dare il segnale di partenza.
La musica di base parte, e io chiudo gli occhi concentrandomi e aspettando il momento di attaccare con le prime parole di quella splendida canzone; provo a non pensare al video se no scoppierei a ridere.

Te amo, te amo
she says to me
I hear the pain in her voice

Le mani mi tremano mentre la voce manca poco che faccia la stessa patetica fine. Apro gli occhi e li punto in quelli che mi sembrano i più sgranati dei dodici: quelli di Harry.
 

and we danced underneath the candelabra
she takes the lead
that’s when I saw it in her eyes it’s over

Then she says te amo then she put her hands around my waist

 
Niall sembra essersi risvegliato dal suo stato di torpore misto alla noia, e mi guarda interessato con il mento posato sulle nocche delle mani intrecciate, i gomiti puntellati sul bancone blu.
Simon si scambia chiari sguardi di approvazione con gli altri membri del gruppo, mentre Niall non li ascolta minimamente. I suoi occhi sono solo per me, e io faccio tesoro di questo sorridendogli.
Il pubblico canta con me le parole originarie della cantante rosha che adoro e ho sempre adorato.
Man mano che la canzone si fa più carica inizio a muovermi sul palco, incitando il pubblico a cantare più forte. È in delirio, e sembrano apprezzare me e la mia voce.
Passo da una parte all’altra del palco mentre canto e immediatamente realizzo una cosa: tutto ciò è vero, sta accadendo, e non posso perdere l’occasione di diventare famosa, magari, per una sciocca scommessa. Certo, tutto ciò è iniziato con il piede sbagliato, ma posso aggiustare quello che è solo fratturato, e non rotto, no?
I sogni di quando avevo tredici anni si risvegliano in me. Una persona, a quell’età, è semplicemente un sognatore. Un sognatore che spende le sue giornate esercitandosi nel canto, nel ballo, nella musica, nello sport, nella propria passione. Qualunque essa sia, se è una passione, se è un sogno, va’ seguita. Sempre.
E così, io sto realizzando il mio sogno. Io ero una sognatrice, che poi, nell’età e nel tempo, ha messo i propri sogni un cassetto nascosto della propria memoria. Senza mai, però, buttare la chiave.
La canzone finisce, e il pubblico scoppia in un applauso rumoroso. Non mi rendo conto che ho le lacrime agli occhi fin quando non ho la vista sfocata. Li strizzo mandando via le lacrime prima che cadano, attenta al trucco.
Torno sulla X al centro del palco e guardo i giudici davanti a me.
Zayn, Harry, Liam e Simon si sono alzati in piedi come il resto del pubblico, mentre Louis e Niall se ne stanno seduti ad applaudire. Sorridono tutti, tranne Niall.
Mi domando seriamente che problema abbia con me, perché ora so per certo che il suo problema è con me.
Simon si risiede per primo, imitato dai tre ragazzi e poi, dopo ancora qualche applauso, dal pubblico, che però non smette di applaudire.
Harry, l'estremo a sinistra, prende aria per parlare, ma poi si ferma mettendosi a ridere perché il pubblico non la smette di applaudire e gridare.
<< Sei stata veramente fenomenale, hai una voce stupenda e ammetto che la tua è stata l’esibizione migliore, per ora! >>, dice, così piano che riesco a sentirlo a malapena sotto le urla delle bocche alle sue spalle.
Rido anche per sdrammatizzare il mio stato d’animo super eccitato. Cioè, Harry Styles mi ha appena fatto i complimenti. Lui, un cantante ricco sfondato e amato da questo mondo e quell’altro.
<< Grazie! >>, rispondo, e la mia voce risulta sorpresa.
Il sorriso che ho sulle labbra sembra non volersene andare.
<< Davvero, davvero, brava >>, è il commento semplice ed efficace di Zayn, sorridente mentre mi guarda negli occhi.
Annuisco sorridendo ancora; mi fa male la faccia ma provo a non farci caso. Come se avessi scelta! Il mio viso è paralizzato in quest’espressione allegra e incredula. Sapevo di avere una buona voce, potente e profonda al punto giusto, potente e acuta quando serve, ma non pensavo potesse arrivare a scaturire un tale successo a X Factor.
<< Non ho parole, sei nata per questo! Cantare! >>, dice gioviale Liam battendomi nuovamente le mani. << Bravissima! >>
Le lacrime minacciano di tornare in superficie, mentre il groppo che ho in gola si fa più consistente.
<< Sei davvero fenomenale. Come ha detto Liam, penso che tu sia nata per il palcoscenico, mi piaci, ragazza! >>, dice Louis indicandomi e guardandomi con aria affabile.
Scoppio a ridere per l’espressione buffa che ha messo su. << Grazie mille, Louis! >>
<< Kevin sarebbe orgoglioso di te! >>, aggiunge, più a bassa voce.
Tra il pubblico qualche ragazza ride di gusto, e ben presto anche i giudici non riescono a trattenere le risa.
Mi ricordo quando in un’intervista che avevo colto per caso in TV aveva accennato di questo Kevin, un piccione che a quanto pare aveva fatto breccia nel cuore di Louis, ma non pensavo che dopo tanti anni esistesse ancora questo mito.
<< Ringrazia Kevin da parte mia, allora >>, dico.
<< Contaci! >>
E giù con altre risate.
Il mio sorriso scompare pian piano quando incontro lo sguardo freddo di Niall. È impassibile, eppure ricordo che adorava Kevin  tanto da ridere ad ogni suo lontano accenno.
Eppure il suo sguardo oggi è serio e fisso su di me. << A me non sei piaciuta >>, esordisce.
Il pubblico inizia a protestare e le voci di Zayn ed Harry si sovrappongono mentre controbattono quello che ha detto il biondino.
<< È stata grande, è nata per fare questo! >>, stava dicendo Harry indicandomi. << Cantare ce l’ha nel sangue. Ma lo vedi con che energia lo fa? E quello che trasmette quando canta? È qualcosa che non si vede tutti i giorni! >> Lo guardo sorpresa, ma non dico niente. In questo momento la sua attenzione è tutta per Niall.
<< Ha ragione, questa ragazza è una bomba. Sei cieco? È una popstar senza saperlo! >>, dice invece Zayn.
<< Grazie Zayn, grazie Harry; ma vorrei sapere cos’ha da dire Niall, mi incuriosisce >>, m’intrometto.
Nella sala cala un silenzio tombale; Niall sembra arrabbiato, adesso.
<< Hai incantato tuti con il tuo bel visino, ma non riuscirai ad ingannare anche me. La tua non è stata una cover, è stato un semplice karaoke. Non c’era del tuo, in quello che hai cantato, c’era solo Rihanna con un’altra voce. La tua voce è potente, sì, ma non basta. >>, dice.
I ragazzi sbuffano, persino Liam alza gli occhi al cielo.
Niall li ignora completamente, voltandosi alla sua sinistra. << Simon? >>, lo chiama.
L’uomo si stava passando un dito sulle labbra mentre mi guardava concentrato. Per un attimo mi sembra la stessa espressione severa di Niall, ma poi capisco che è solo interessato, a me.
Alza le sopracciglia in un gesto veloce, come di scetticismo, per poi riacquistare la sua espressione indecifrabile. È questo che mi preoccupa, il fatto di non poter capire quello gli passa per la testa. L’ultima volta – con Niall – non è andata a finire bene. E poi il tavolo dei giudici è troppo lontano dal palco per capire dai suoi occhi quello che sta pensando, quindi mi arrendo ad un altro, probabile no.
<< Be’, che dire. Wow. >>, attacca. Sorrido senza riuscire a trattenermi. << La tua performance è stata una delle migliori, complimenti >>, e sorride.
<< Oh, Dio. Grazie, davvero, grazie mille >>, dico riconoscente portandomi le mani al petto. Mi sistemo il microfono in un gesto nervoso.
<< Cosa?! >>, sbotta Niall. << Non c’era un briciolo di originalità in quello che ha fatto sul palco! >>
Il pubblico protesta di nuovo, e ci manca poco che Zayn ed Harry non ricominciano a dimostrare di aver ragione.
Niall mi guarda torvo, come se fossi io la causa di quella botta di adorazione nei miei confronti da parte degli spalti dietro di lui. Alzo le spalle sorridendo innocentemente, mimando anche un ‘Oops’ con le labbra.
<< Dunque >>, dice Simon con voce risoluta, guardando Harry dall’altra parte del tavolo. << Sì o no? >>
<< Io dico… sì >>, risponde con un sorriso guardandomi fissa negli occhi.
Sorrido mentre il pubblico applaude forte. << Grazie >>, sussurro avvicinando il microfono alle labbra con un dito.
<< Sì >>, dice Zayn sorridendo.
Mi metto una mano sulla bocca per nascondere il sorrisone imbarazzante che mi si è aperto sul volto. In questo momento è tutto focalizzato sul giudizio dei ragazzi più quell’uomo dal buon cuore a destra.
<< Come già sai, mi piace come canti e il tuo modo di essere. Per me è sì >>, mi assicura dolcemente Liam.
<< Io e Kevin siamo entusiasti di te, per cui… sì, sì e sì >>, dice Louis facendomi ridere.
<< Grazie ad entrambi >>, dico.
Poi passo a Niall con lo sguardo. Sembra triste. Forse si aspettava che almeno uno dei suoi componenti fosse d’accordo con lui per la mia eliminazione?
Lo fisso cercando il suo sguardo, che, sfuggente, non mi concede.
Sospira pesantemente mentre il pubblico si è zittito d’improvviso. Questo silenzio è assordante, in una sala così grande.
<< Non lo so >>, ammette il giudice. << Come ti ho già detto, la tua performance mi è sembrata troppo simile all’ufficiale, di Rihanna. La tua voce, ripeto, è potente al punto giusto, ma troppo simile alla sua >>, qualcuno nel pubblico bisbiglia, ma nessuno si azzarda a protestare.
Vedo una telecamera avvicinarsi velocemente al viso del biondo per riprendere ogni sua espressione, ma sul suo volto non ce n’è neanche una. È imperturbabile.
Finalmente i suoi occhi incontrano i miei, e qualcosa mi si gela dentro. << Credo di averti dato abbastanza motivazioni per quello che è il mio no. >>
La saliva che stavo deglutendo si blocca nella mia trachea, e mi trattengo dallo spalancare gli occhi. Non pensavo sarebbe arrivato a tanto, non pensavo che la sua antipatia nei miei confronti potesse essere a certi livelli.
Sospiro. << Bene, grazie dei consigli impliciti che mi hai dato >>, dico con voce risoluta.
Annuisce ritornando con la schiena appoggiata alla sedia. Annuisce di nuovo. << Fanne tesoro, Emily >>
<< Amber! >>, diciamo io ed Harry contemporaneamente.
Qualcuno nel pubblico ride, Niall alza nuovamente gli occhi al cielo. << È uguale! >>, borbotta.
<< Ehm, ehm >>, tossicchia fintamente Simon. La mia attenzione si focalizza su di lui, e anche quella di mezza Inghilterra, credo. << Io penso che tu appaia come una star, canti come una star, e ti muova come una star. Sei nata per brillare, come una stella! >>
Il pubblico applaude e dalla mia mente scompaiono le parole di Niall per la gioia di quelle nuove bellissime frasi, di quei complimenti.
<< Il mio, cara Amber, >>, continua con un sorriso. << È il quinto sì della tua serata >>
Il pubblico esplode nel precedente boato e tutte le persone dapprima comodamente sedute, si alzano battendo ritmicamente le mani.
Alzo un braccio, salutando tutte quelle persone, perlopiù ragazzi e ragazze, che mi apprezzano per la mia voce.
<< Grazie, grazie a tutti! >>, dico, guardando prima gli spalti e poi i giudici.
Il mio sguardo indugia su Harry appena lo vedo farmi un occhiolino. Glielo rifaccio con un sorriso e mi dirigo nel backstage, dove Alexis mi sta aspettando con le braccia spalancate e le lacrime agli occhi.
<< Ben fatto ananas >>, mi dice con voce dolce e impastata dal pianto represso. << Gli hai spaccato il culo a quel coglione >>
Io mi lascio andare ad una risatina. << Se sono qui è solo grazie a te, cocco >>, rispondo.
 
 
 
 

Angolo autrice.

Buongiorno/sera/pomeriggio, gentaglia!

Allora, che ne pensate? Lo so, perdonatemi se è la terza ff di seguito che inizio, ma il fatto è che mi è venuta in mente e non ce l’ho fatta a non buttarla sulla pagina di word. Cioè, 11 pagine di word. Wow. È un record. Prometto che i prossimi capitoli saranno più brevi e concisi, ma questo qui mi serviva tutto intero, safe and sound.

È la prima ff che scrivo nel tempo presente, se vedete qualche errore vi prego di farmelo notare.

Dunque… fa schifo? Siate dirette, per favore.

Sapete, esiste una cosa così carina, ma così carina, chiamata recensione, che mi aiuterebbe a capire se ve gusta o ve desgusta (?) – pardon, non faccio spagnolo ma francese, quindi me le invento, le parole.

Hope you like it, gentaglia!

Bene, mi dileguo, ho sfracassato abbastanza.

Un’ultima cosa, little and sweet: Amber ha il viso di Ashley Benson (mi dispiace ma non ho ancora capito come si mettano le immagini e le gif), mentre Alexis – che, personalmente, amo – ha il viso di Chace Crawford.

Il resto lo sapete!

Baci, Grace xx

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Capitolo 2
*** Video Diary ***


Capitolo 2: Video Diary

 
<< SALVE GENTE, IO mi chiamo Amber e questo è il mio video diario! >>, dico alla telecamera sorridendo come un’idiota. E stavolta non è perché non riesco a togliermi il sorriso dal viso per la felicità, ma perché sono stata costretta a farlo.
Dietro la telecamera intravedo il cameramen e qualche addetto alle luci; sono tentata di distogliere lo sguardo da quel rettangolino nero, ma non posso.
<< Ogni settimana potrete guardarmi per rimanere aggiornati su quello che faccio, come mi sento e tutto quello che sta succedendo >> Azzardo un’alzata di pollici e il cameramen sorride con un occhio nel tubicino che sporge dall’apparecchio. << Dunque… questa settimana mi sono trasferita nella casa di X Factor, che è… be’… una casa! >>, dico incerta sorridendo esageratamente.
<< Stop! >>, urla qualcuno dalla voce metallica.
Alzo lo sguardo mentre il cameramen si gira per vedere chi c’è, e la figura di Simon si presenta in tutta la sua imponenza.
Mi alzo dallo scalino dove mi ero seduta e gli vado incontro, salutandolo con una stretta di mano.
<< Tutto bene Amber? >>, mi chiede, sorridendo.
Ricambio il sorriso con uno vero. Simon è un uomo dolce, infondo. Certo, pretende un po’ tanto, ma alla fine è pur sempre il mio mentore in questa edizione, e io devo rispettare le sue scelte e i suoi consigli, ascoltarlo senza replicare. Il che per me è un po’ difficile, perché sono una tipa polemica e testarda, ma pur di vincere questo talent mi imporrei anche di stare zitta fino alla prossima esibizione.
<< Sì, certo, grazie Simon >>, rispondo. << Tutti qui sono molto gentili, e… >> Faccio un ampio gesto con le braccia che include tutti i presenti, sorridendo poi soddisfatta quando incontro lo sguardo gentile di Simon.
<< Ti trovi bene? >>, domanda, accarezzandomi una spalla.
Prendo aria per rispondere, ma alla fine annuisco semplicemente. << Davvero molto >>, rispondo con sincerità.
<< Senti >>, riprende dopo un po’. Qualcuno capisce che è una conversazione privata e gli addetti alle luci se ne vanno, mentre il cameramen sembra troppo preso dalla sua telecamera anche solo per sentire una parola.
<< Dimmi tutto >>, mi concedo, sorridendo.
Sorride anche lui. << Quelle scale su cui ti sei seduta per il video diario… >>, sospira, e io lo guardo curiosa. << Sono le stesse su cui si sono seduti i ragazzi, i One Direction, per fare i loro, di video diari… quindi… non so, accenna a loro, okay? Anche perché, dai, sono i giudici di questa edizione! >>, dice con la sua solita voce metallica, che ogni tanto mi ricorda quella di Louis.
<< Ehm… va bene! >>, rispondo.
<< Per te è tutto pronto riguardo i video? Dovrai farli ogni settimana >>, mi ricorda gentilmente.
Sospiro, sgranando un po’ gli occhi mentre gonfio le guance. << Sì, tranquillo Simon; mi sono studiata tutto il copione a memoria, oramai. Certo, è un po’ strano parlare con qualcuno che non ti risponde, però… >>, lascio in sospeso la frase facendolo sorridere.
<< Bene >>, dice, scostando la mano dalla mia spalla. << Allora ti lascio >>, aggiunge. << In bocca al lupo, e cerca di non tremare o gli spettatori se ne accorgono! >>, mi urla mentre sparisce dietro un angolo.
Sorrido scuotendo la testa e poi mi giro, trovando Harry sulle scale. Sobbalzo, non lo avevo sentito arrivare. << E tu da dove sbuchi? >>, chiedo con voce insolitamente acuta.
<< Da mia madre. Vedi, esattamente ventitré anni e nove mesi fa, mio padre e mia madre… >>, inizia, gesticolando.
Tossicchio e pongo le mani avanti, come per dimostrare la mia innocenza. << Lo so come nascono i bambini, Harry. Ma, volevo sapere… che ci fai qui? >>
Sorride sornione alzandosi e venendo verso di me. Indietreggio quando i centimetri che ci dividono sono esageratamente pochi. << Non mi è parso che ti sei rivolta allo zio Simon in questo modo >>, dice continuando a sorridere.
Roteo gli occhi. << Harry, è la terza volta che devi la mia domanda. Vai al succo, per favore >>, rispondo con voce scocciata.
Fa un verso infastidito e si passa una mano fra i capelli, tirati su da una fascia per capelli nera arrotolata. << Sono qui per due motivi: uno, per ricordarti che sullo scalino dove hai poggiato il sedere, ce l’ho poggiato anch’io; due, per dirti buona fortuna con i video diari! >>, dice facendo una faccia da TA- DAA, con tanto di mani.
Rimango impassibile a guardarlo. << Ehm… okay >>, dico, e la mia voce suona incerta mentre corrugo le sopracciglia. Insomma, perché mi augurano tutti buona fortuna? La telecamera non mi mangia mica. Decido di farmi illuminare dal signorino qui presente.
<< Ma perché mi state augurando tutti buona fortuna? Insomma, il pubblico non è presente, non mi può mica tirare i pomodori! >>, gli faccio notare, facendolo ridere. La sua risata è contagiosa, così rido anch’io. Ora che gli sono vicina e che gli sto parlando dal vivo, noto che le sue fossette sono più profonde di quel che sembrano.
<< Be’, perché è con i video diari che ci si compra il pubblico. Insomma, devi apparire simpatico, bello, disponibile con i fan… hai presente quello che ha combinato Louis nel 2010? Ecco, un po’ quello… Certo, lui ha segnato la storia di X Factor con le minchiate che ha detto, ma più o meno è quello che devi fare: far ridere >>, dice come se stesse spiegando una lezione di storia.
Rifletto su quello che ha detto, poi mi deprimo.
Lo fisso negli occhi con sguardo afflitto. << Ma come faccio? Cioè, non sono simpatica come Louis e non faccio ridere. Non piacerò mai al pubblico quanto voglio, è impossibile >>, dico tristemente.
Lui sembra pensarci un attimo, poi il suo sguardo s’illumina di qualcosa di non bene identificato. Fa paura con le sopracciglia alzate e quel sorrisone sulle labbra. Sì, decisamente inquietante. << Che ne dici se ogni video diario compari con uno di noi? Insomma, dei One Direction! >>, esclama allegro.
Tutto questo mi puzza un po’. << Harry? >>
<< Sì? >>, dice con sguardo innocente. Mi correggo, fintamente innocente.
<< Non l’avevi progettato in precedenza, vero? >>, gli chiedo alzando le sopracciglia e mettendomi le mani sui fianchi.
<< Ma chi? Io? >> Si mette una mano sul petto come se fosse offeso. << Mi sento ol-trag-gia-to! Come puoi, tu, squallida e lurida umana, pensare anche con solo un angolino della tua materia grigia, che io, Harry Styles, abbia progettato… ciò? >>, dice con voce teatrale mettendosi una mano sulla fronte.
Scoppio a ridere, inevitabilmente. << Oh, mi scusi, sua maestà dei miei stivali, se la sottoscritta squallida e lurida umana, ha pensato che lei potesse aver approfittato della mia innocenza! >>, replico facendo anche un inchino alla fine.
Questa volta è lui a ridere, e io lo seguo.
<< Che cos’è questo chiasso? >>, si sente urlare da qualche parte sulle scale. Poco dopo vengono percorse a velocità di ghepardo da una testa bionda. << Tu! >>, dice teso guardandomi, le sopracciglia corrugate. Poi nota Harry, e si fa confuso. << Tu? >>
<< Io! >>, dico con lo sguardo arrabbiato a Niall.
<< Io? >>, interviene stupidamente Harry.
<< Voi! >>, dice Niall guardandoci entrambi.
<< Tu! >>, diciamo io ed Harry contemporaneamente.
<< Okay, ci siamo tutti >>, dico, ponendo fine a questa stupida sceneggiata. In un altro contesto mi sarei messa a ridere, ma ora era tutto troppo assurdo per permettersi anche un’espressione divertita. << Che cos’ho fatto di male, stavolta? >>, domando con voce annoiata incrociando le braccia al petto e guardando Niall, il mio piede che batte ritmicamente al suolo.
Assume un’espressione sorpresa. << Cos’hai fatto di male? Niente! Solo che non bisogna urlare così per le scale! La gente dorme! >>, spiega con voce tranquilla mentre il cipiglio, però, non sembra aver intenzione di andarsene.
<< Non stavamo facendo casino. È da quando sei arrivato tu che stiamo facendo casino, Niall >>, ribatto, fredda come il ghiaccio.
<< Ah, quindi stai insinuando che se mi sono svegliato è colpa mia? >>, domanda.
<< Di certo non è colpa mia se hai il sonno leggero! E poi sono le nove, già vai a dormire? Quanti anni hai, dieci? >>, lo derido in tono di scherno.
Sbuffa, e per un momento mi sembra di vedere del fumo uscire dal suo naso e dalle orecchie, per quanta rabbia sta mantenendo dentro. Come nei cartoni. L’immagine di un Niall con l’anello al naso come un toro si fa strada nella mia mente, e un sorrisino divertito che riesco a reprimere appena in tempo prima che il diretto interessato se ne accorga, spunta sulle mie labbra.
<< Sono più grande di te! >>, ribatte. << Ho ventiquattro anni! >>
<< Io fra sette mesi compirò i ventitré, quindi smettila di sentirti più grande e in gamba di me, perché non lo sei! >>, replico, sempre più arrabbiata.
<< Ma io sono più grande e più in gamba di te, Ariel! >>, replica sorridendo amaramente, probabilmente soddisfatto per quello che ha detto.
Adesso la mia immagine di una me versione toro si fa strada nel mio cervello, e non è affatto divertente. << Mi chiamo Amber! >>, riesco solo a dire.
<< Basta, ragazzi, basta! Siete insopportabili! >>, se ne esce Harry, zittendo sia me che il biondo.
<< Mi ha chiamata Ariel! >>, replico indicandolo. Contemporaneamente Niall dice: << Mi ha detto che ho dieci anni! >>
Harry si mette le mani sulle orecchie, poi, preso da uno scatto d’ira, tappa la bocca a entrambi con le sue manone grandi. Fa passare lo sguardo da me al biondo, severamente. Deglutisco.
<< Chiedetevi scusa >>, ci ordina.
Sgrano gli occhi, e a giudicare dai bulbi oculari del biondo, anche Niall lo fa.
<< No >>, dico con voce masticata a causa della mano di Harry. Niall scuote la testa subito dopo.
<< Fatelo >>, sibila, più inquietante di prima. << O non vi lascerò mai andare >>
Guardo Niall e vedo che ha l’espressione combattuta.
<< Scusa >>, diciamo entrambi con voce impastata.
Harry sorride e ci lascia andare. << Bene. Ora che avete fatto pace, >> Io e Niall ci scambiamo uno sguardo chiaro di non è finita qui, ma non lo interrompiamo. << possiamo riprendere con il video >>, conclude il riccio facendo finta di non aver notato le nostre espressioni cruci l’una nei confronti dell’altro.
<< Io me ne vado >>, dice Niall salendo il primo gradino.
Lo seguo con lo sguardo mentre sale le scale una a una, lentamente. Poi sorrido. << Era ora >>, borbotto facendo ridacchiare Harry.
<< Hai detto qualcosa? >>, domanda Niall girandosi con le sopracciglia alzate.
<< Io? No, no. Vai pure a dormire. Buonanotte >>, rispondo innocentemente.
Mi fulmina con lo sguardo poi, senza rispondermi, percorre le ultime scale con la stessa velocità con la quale le aveva scese.
Sospiro abbandonandomi contro il muro, poi guardo Harry ridere e rido anch’io.
<< Siete impossibili. Ricordami di non lasciarvi mai soli nella stessa stanza >>, commenta dopo aver chiamato gli addetti alle luci, che si erano dileguati poco prima.
Sorrido. << Potrei uscirne solo io, da quella stanza >>, lo appoggio.
Mi siedo nuovamente sul secondo scalino davanti alla telecamera, ed Harry si siede accanto a me, sorridendo.
Il cameramen fa il conto alla rovescia con le dita partendo da cinque, e quando arriva al tre le luci ci illuminano i volti.
Due.
Uno.
<< Ciao, sono Amber Light e questo è il mio video diario! >>, dico, salutando con la mano, subito imitata da Harry. << Potrete tornare ogni settimana a guardare i miei video diari per essere sempre aggiornati su quello che faccio, cosa provo e cosa sta succedendo >>, ripeto sorridendo.
<< Ciao ragazzi! Vi ricordate di me? >>, interviene Harry sorridendo allegramente. Lo guardo mentre parla gesticolando. << Spero proprio di sì! Come sapete, ora sono fra la giuria di X Factor e mi sento molto… >>
<< Molto interessante, ma ora parliamo di me! >>, lo interrompo facendolo ridere mentre torno con lo sguardo sulla telecamera. Con Harry mi sembra improvvisamente tutto molto più semplice: sorridere, parlare, spiegare viene automatico quando sto con lui. E mi sembra positivo. << Dunque… in questa settimana mi sono trasferita nella casa di X Factor, carina e accogliente… >>, continuo, ma vengo interrotta dal riccio.
<< Sì, quello che ha detto lei >>, conferma indicandomi.
Lo guardo per un secondo, e i miei occhi si perdono nei suoi, di un verde muschio particolare e ingannatore. Vengono illuminati per un attimo da una scintilla di sfida, e io guardo nuovamente la telecamera, interrompendo il contatto visivo.
<< La mia credo sia la stanza più grande della casa! Sono davvero felice per questo e… >>
<< La nostra è la più grande. Siamo in cinque! >>, se ne esce Harry.
Roteo gli occhi. << Harry, posso finire almeno una frase? Ti ricordo che abbiamo un copione da rispettare >>, dico. Lui sbuffa ma non dice niente. Perfetto. << Dicevo, io sto in questa stanza e la divido con Mary, che è molto carina e simpatica. Mi ricorda tanto la principessa sul pisello ma è comunque un’amica che avrei voluto dal principio quando sono entrata qui negli studi >>
<< Già, è molto carina >>, conferma Harry.
Sospiro provando a mantenere la calma, e un elettrico alle spalle del cameramen ride.
<< Mi sto allenando molto durante questa settimana. È dura, certo, ma penso di potercela fare, soprattutto perché ho un carattere forte e… >>
<< E capoccione >>
<< Questa te la potevi risparmiare >>, intervengo lanciandogli un’occhiataccia.
<< Era per rafforzare il carattere forte. Ci sta bene. Forte e capoccione >>
Scuoto la testa mentre lui ridacchia. << La canzone che ho deciso di cantare con Simon è molto bella, mi piace e mi riesce anche abbastanza bene, spero solo di non steccare il giorno della performance! >>, dico, ironica ma non troppo.
<< Bene, penso che possa bastare per oggi. Se avete qualche domanda da fare a questa bella biondina, potete lasciarla qui sotto! >>, dice Harry come da copione, indicando un punto indefinito sotto di noi dove, quando pubblicheremo il video, apparirà l’indirizzo dove i telespettatori potessero inviare le domande.
<< Ci vediamo ragazzi, vi amo! >>, dico lanciando un bacio alla telecamera.
<< Ciaooo! >>, saluta Harry.
<< Stop! >>, urla qualcuno, e noi ci alziamo, sospirando.
<< Che fatica >>, mormoro con voce tirata mentre mi stiracchio la schiena e le gambe.
Lui ride e mi dà una ditata sulla pancia mentre mi inarco per far scrocchiare le vertebre, e io sobbalzo tornando alla posizione naturale come una molla.
Lo guardo torvo e lui ride di nuovo. << Andiamo a nanna? >>, domanda indicando con il pollice le scale.
Scuoto la testa. << Devo ancora cenare >>, gli spiego. << Tu vai >>
<< Com’è che non hai mangiato con noi? >>, chiede, evidentemente resosi conto che mancavo all’ora di cena.
Sospiro. << Ho provato fino a… >>, faccio finta di guardare un orologio sul polso che in realtà non ho. << …mezz’ora fa. Poi ho dovuto interrompere per il video >>
Alza le sopracciglia, sorpreso. << Allora vieni, andiamo insieme e mi racconti un po’ come ti senti >>, propone gentilmente porgendomi il braccio.
Ci rifletto su per un attimo. Volevo mangiare da sola per riordinare i pensieri e fare pulizia sulle emozioni, ma ora che ci penso dirle a qualcuno non cambierà di molto le cose. E se quel qualcuno è Harry, che per di più mi sta anche simpatico, non succederà niente di grave.
<< Okay >>, accetto, prendendolo a braccetto e dirigendomi con lui verso la mensa.
Mi preparo un panino con insalata e pomodoro prendendo il cibo dal bancone ancora apparecchiato, poi mi siedo a un tavolo qualunque, che sembra uno di quei tavoli da pic-nic che si vedono nei parchi.
<< Dunque; come ti trovi qui? >>, domanda Harry bevendo dal bicchiere la birra giallognola che si era versato.
Alzo le spalle, aspettando di finire il boccone prima di rispondergli. Non vorrei mai fare la figura della maleducata davanti a lui, no no.
<< Be’… a Simon ho detto che mi trovo bene e che sono tutti gentili e disponibili, e in parte è vero, ma Niall mi mette ansia e non riesco a stare del tutto tranquilla. La notte dormo con il pensiero fisso che il giorno in cui mi esibirò lui darà al pubblico qualche motivazione per non votarmi, e io voglio vincere, o almeno arrivare in finale >>, spiego tutto d’un fiato.
Lui annuisce come se capisse ciò che intendo. Ma in realtà è impossibile che lo capisca. << Niall non è sempre stato così >>, dice, attirando la mia più completa attenzione. << Hai presente che… circa… >>, si fa i conti sulle mani. << …tre anni fa c’è stato qualcosa tra lui e Demi Lovato? Tipo… un’intesa? >>, domanda.
Scuoto la testa. << No, in realtà non lo sapevo. Non vi ho mai seguiti molto, a parte per le canzoni; quelle le conosco tutte. Ma non mi sono mai interessata alla vostra vita privata >>, rispondo sinceramente.
Alza le sopracciglia; sembra sorpreso, piacevolmente sorpreso. << Be’, comunque c’è stato qualcosa fra i due… ma la distanza e il lavoro ha impedito una relazione seria, anche se la volevano entrambi >> Annuisco, incitandolo a continuare. << In sostanza, si sono dovuti separare e hanno smesso di uscire e di sentirsi anche quando ce n’era l’occasione, per non soffrire poi >>
Rimango in silenzio masticando compostamente, mentre lui ricomincia a bere la sua birra.
<< E dal momento che lei gli ‘illuminava le giornate’, sue testuali parole, da quando non stanno più insieme, lui è diventato più brusco >>
<< Quindi odia il mondo come odia me? >>, domando, senza un briciolo di sensibilità nei suoi confronti. Insomma, okay, poverini che si amavano e le farfalle nel pancreas (o nel fegato?), ma ci sto rimettendo io.
Ridacchia. << In realtà no. Tu sei un caso a sé. Lui ride ancora, sorride eccetera, ma non come prima. E credo che tu gli ricordi Demi terribilmente. Per questo vuole disfarsi di te nel più breve tempo possibile. Per non soffrire >>, mi spiega tornando serio; terribilmente serio.
Annuisco, comprensiva. << Ma in realtà mi chiedo come sia possibile. Io ho i capelli biondi, lei mori; io ho gli occhi verdi, lei marroni. Insomma, non ci assomigliamo per niente! >>, dico, ragionando a voce alta.
Alza le spalle. << Penso che un po’ sì. Anche Demi all’inizio della sua carriera era così… come te. Era insicura – non che ora non lo sia, solo un po’ meno – ma andava avanti con le proprie forze. E non mollava. Stay strong, hai presente? >>
Annuisco. Certo che ho presente. Demi Lovato è il mio idolo in assoluto.
<< Bene, io andrei a dormire. Buonanotte >>, dice.
Annuisco buttando il tovagliolo e il piatto di plastica nel cestino, poi mi dirigo verso di lui.
<< Notte >>, rispondo sorridendo.
M’incammino verso la mia stanza, ma vengo fermata dalla sua mano sul suo polso. Mi giro e lo vedo sorridente. Si china su di me e mi ha un dolce bacio sulla guancia. Si stacca e sorride nuovamente, per poi dirigersi verso la sua camera.
Con ancora un sorrisino idiota sulle labbra, entro nella mia camera, mi lavo i denti sorridendo al mio specchio, e mi infilo sotto le coperte nel mio bel pigiamino con i pinguini, aspettando che il sonno mi venga a prendere per portarmi con sé.
 
 
 
 

SAAAAALVEE

Eccomi qua a rompervi le balls con il secondo capitolo!

Dunque, che ne pensate? La storia sta prendendo forma!

Spero di non aver scritto qualche scemenza, ma, sapete com’è, non sono mai stata ad X Factor e non so bene come funzioni lì, ho scritto basandomi sui video diari dei concorrenti passati!

Che ne dite della complicità tra Harry e Amber? Credete possa funzionare?

Ebbene, il mentore (così credo si chiami) della nostra bella bionda è Simon, mi dispiace deludere chi di voi sperava in una possibile coppia con Amber!

Dunque.

La volta scorsa mi sono dimenticata di dirvi che questa è la prima fanfiction che scrivo nella quale i One Direction sono famosi, e ho paura che venga una schifezza totale.

Ve gusta o ve desgusta?

Mi piacerebbe saperlo tramite recensione!

Grazie a tutti coloro che seguono la mia storia, perché, come dicono i partecipanti di X Factor nei video diari, SARETE VOI A DECIDERE DEL MIO FUTURO.

Bene, dopo questo sclero quotidiano, vi lascio alle fanfiction che vi interessano più della mia TT.TT

Al prossimo capitolo, gentaglia!

Baci, Grace xx

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Capitolo 3
*** Cool ***


Capitolo 3: ...Cool

STASERA CI SARÀ l’esibizione, e io sono talmente nervosa da avere la tentazione di rosicchiare le unghie fino a far uscire il sangue. Durante le prove ce l'avevo messa tutta, ma, a dir la verità, anche durante le prove per l'audizione, e non ero andata bene per niente. O almeno, non per Niall.
<< Allora? >>, chiedo a Simon alla fine della mia ennesima esibizione privata.
Si massaggia il mento. Gli occhiali da sole che porta sul naso m'impediscono di capire la sua espressione, e a giudicare dalla compostezza dei lineamenti del viso non ho dato una buona impressione.
<< Mah >>, dice infatti, schioccando la lingua. << Ieri hai fatto di meglio >>
Sbuffo passandomi una mano fra i capelli, cacciandoli indietro. << Non mi ricordo cosa ho fatto ieri di tanto eclatante, Simon. Come faccio? >>, domando infine con voce cantilenante.
Le sue sopracciglia schizzano in alto, e si aggiusta gli occhiali da sole. << Mah >>, ripete. << Prova semplicemente a migliorare quello che hai appena fatto adesso, no? Prima o poi ti verrà come ieri >>
<< Grazie Simon, dei tuoi precisissimi consigli. >>, ironizzo.
Lui rimane impassibile e immobile, finché io non alzo le sopracciglia in un gesto di attesa. Il suo indice paffuto si dirige verso il tasto 'play' dello stereo con una lentezza esasperante. Quando finalmente la musica di base riparte, attendo il momento giusto.
Canto bene e abbastanza simile all'originale, ma dopo il secondo ritornello inizio a personalizzare la performance, aggiungendo o sottraendo acuti e prolungamenti di note che nell'originale non ci sono. Concludo con una nota alta e buona.
Simon ha mantenuto la sua inespressività per tutto il tempo.
<< Andava molto meglio, Amber >>, dice, nessun tono particolare nella voce.                
Sospiro. << Quanto mi dai da uno a dieci? >>
Non ci pensa due volte: sorride e dice: << Sette >>
Sbuffo mettendomi le mani fra i capelli. << Mi fanno male le corde vocali, non ce la faccio più! >>, protesto.
Sospira silenziosamente. Si sfila gli occhiali dalle orecchie e inizia a moderne l'asta sinistra, le sopracciglia corrucciate. << Ti stai arrendendo? >>, domanda con voce masticata.
Mi lascio andare alla comodità del pavimento, sedendomi a gambe incrociate. << No, però... >>
<< Però cosa, Amber? >> Lo guardo nuovamente negli occhi, consapevole che avrebbe aggiunto qualcosa. E infatti: << Sai, arrendersi, per quanto ti riguarda, non significa solo andare su quel palco, stasera, e presentare quello che ti è riuscito senza aver provato a fare di meglio. Significa darla vinta a Niall >>, dice, gesticolando con gli occhiali. << E tu non vuoi questo, mi è parso di capire >>
Scuoto la testa. << Ovviamente no >>, dico. << Ma che c'entra? Se a Niall quello che presento non piace, non è un mio problema. È il pubblico che decide, non lui >>
<< È questo il punto, Amber! >>, esclama. << È il tuo modo di pensare che non va. Tu devi vedere il giudizio negativo di Niall come una cosa che non sta né in cielo né in terra. Se continui così, con i tuoi ragionamenti menefreghisti, come pensi di poter vincere? >>
Le perle di saggezza di Simon mi colpiscono come palle di cannone, altro che perle. Il fatto è che ha ragione, ha tremendamente ragione. Non posso permettere a Niall di trattarmi così, come una ragazzina.
Fisso lo sguardo determinato in quello serio e incoraggiante di Simon.
<< Hai ragione. Solo che ora mi sento stanca… Posso fare una pausa? Poi ce la metto tutta >>
Annuisce e si alza dalla sdraio di legno scricchiolante sulla quale era seduto.
Mi avvicino al bordo della piscina e mi levo le scarpe, immergendo i piedi nell'acqua fredda. Faccio dei cerchi nell'acqua che vanno espandendosi sempre più, fino a scomparire.
L'acqua è blu e pulita. Il colore degli occhi di Niall.
Mi domando quanto Simon possa essere ricco per permettersi una casa del genere, con tanto di piscina. È l'attico di un palazzone grosso e per la maggior parte ricoperto di vetrate, dove si vedono attraverso, gli uffici di alcuni avvocati, alternati agli interni di appartamenti molto costosi.
Mi volto di colpo sentendo il mio cellulare squillare, e mi avvicino al tavolino di legno accanto alla sdraio. Leggo il nome di Alexis sullo sfondo e sorrido inconsciamente. Quanto mi manca, quel babbeo.
<< Pronto? >>, rispondo, portandomi il telefono all'orecchio sinistro, incastrandolo tra esso e la spalla mentre saltello per mettermi la scarpa.
<< Ehilà, sorellina! >>, esclama Alexis dall'altra parte.
Sorrido. << Come va a Londra? >>, domando, più per cortesia che per altro. In effetti, è qui che succedono le cose interessanti, non a casa.
<< Il solito. Piuttosto, dimmi: come vanno le prove? Oggi c'è l'esibizione! >>, mi ricorda.
Mi siedo sulla sdraio rinunciando al saltellare da una parte all'altra per evitare di tuffarmi in piscina con i vestiti.
<< Le prove... Boh, Simon non sembra mai troppo convinto, trova ogni volta qualcosa che non va. Però io spero che stasera andrà tutto bene, ovviamente! >>, rispondo, infilando i lacci nelle scarpe senza annodarli né farci il fiocco.
<< Sarà così, vedrai >>, prova a rassicurarmi, e lo immagino sorridere. << Comunque oggi ti guarderò in diretta e... >>
<< Voglio pure vedere! Sei mio fratello o no? >> Lo sento ridere.
<< Non mi hai lasciato finire >>, mi fa intelligentemente notare.
Sorrido, ripensando al video diario con Harry e ai nostri finti battibecchi di intrattenimento. Arrossisco, poi, pensando alla stupida faccia sognante che avevo assunto dopo il suo delicato bacio sulla guancia.
<< Dicevo, >>, riprende Al, << che dopo l'esibizione ci potremmo vedere in video chat >>
Mi si illuminano gli occhi. << Certo! >>, rispondo stupidamente. << Chiedo a Simon e poi ti dico >>,
Improvvisamente, però, mi accorgo di una cosa alquanto strana: è troppo tempo che il mio mentore è via.
A malincuore, saluto mio fratello. << Al, scusami, devo andare >>, dico alzandomi dalla sdraio e prendendo il cellulare in mano.
<< No, certo, giusto. Allora... ciao >>, il suo tono mi sembra improvvisamente triste.
<< Ciao fratellone >>                            
Abbasso il telefono dall'orecchio, ma la voce dall'altra parte mi costringe ad ascoltare mio fratello: << Amber! >>, mi chiama, la disperazione nella voce.
<< Sì? >>, dico, e sembrò troppo impaziente di sentire almeno una carineria da parte di mio fratello. Mi aspetto un 'Ti voglio bene', o anche un 'Mi manchi', ma avevo dimenticato di che pasta sono fatti i Light.
<< Spacca il culo a tutti >>, sussurra, e di sicuro starà sorridendo emozionato.
Mi scappa una risatina. << Lo farò >> E chiudo.
Mi giro, pronta per andare verso la porta a vetri dalla quale era passato Simon per andare in salotto. Appena metto piede sul parquet oltre la soglia della porta-finestra, sento un chiacchiericcio provenire dalla cucina. Con passo lento e silenzioso, m'incammino verso quella stanza.
Mi accovaccio a terra e sporgo la testa oltre lo stipite della porta, scorgendo la nuca di Simon che copre il volto del suo ascoltatore.
<< ...di meglio, tutto qui >>, stava dicendo il mio mentore.
<< Be', se proprio vuoi sapere la mia... per me stai solo abbassando la sua autostima >>, risponde una voce familiare che per ora mi è difficile identificare.
<< È solo una bambinetta >>, interviene una terza voce, quella di Niall. Inconfondibile.
<< No, non lo è >>, ribatte Simon. << È più matura di quanto pensi. Piuttosto, il bambinetto lo sei tu >>
<< Simon ha ragione. Smettila di ostacolarla, così non fai altro che procurare odio e antipatia nei tuoi confronti >>, dice la seconda voce, dolce e ragionevole. Liam? No, non è così profonda.
<< Ma sta' zitto, Zayn! Tu hai Perrie, non hai niente di cui lamentarti! >>, replica Niall, e lo sento agitarsi sulla sedia.
Certo, era Zayn.
Ormai mi sembra chiaro che stanno parlando di me.
<< Quindi aveva ragione Harry! È Demi il problema, non è così? >>, dice dolcemente il ragazzo più calmo fra tutti e tre. << Non serviva dargli quel pugno >>
Il cuore batte più forte, e per un attimo temo che mi possano sentire. Niall ha tirato un pugno ad Harry solo per il fatto di aver indovinato il motivo dell'astio del biondo nei miei confronti? Che gente...
Solo ora mi rendo conto di due cose importanti: uno, Harry è stata la persona che mi è rimasta più vicina fra tutte quelle di X Factor, compresa Mary. Harry voleva sempre sapere come stavo, quello che sentivo e se mi trovavo bene, non faceva domande solo per cortesia, era perché gli interessava. E la seconda cosa di cui mi sono accorta, è che oggi il riccio non si è fatto vedere per niente.
<< Lei non merita di continuare, né tantomeno di vincere. E farò di tutto per farla eliminare il prima possibile >>, dice Niall, senza rispondere direttamente a Zayn.
<< Non ci riuscirai. Quella ragazza ha talento >>, dice Simon, facendomi sorridere.
<< No, non ha talento! È solo un mix di Rihanna, Avril Lavigne e Justin Bieber al femminile! >>, ribatte Niall con acidità.
Simon si alza in piedi di scatto, facendomi temere che la voglia di ascoltare le minchiate di Niall sia passata. Invece poggia rumorosamente i palmi delle mani sul tavolo, ma, prima che possa dire qualunque cosa, Zayn interviene. << A te piace Justin Bieber, Nialler >>, gli fa notare.
<< È un'altra cosa >>, protesta il biondo in un borbottio.
<< Senti, >>, prende finalmente parola Simon, la voce tesa. << mi sto stancando del tuo comportamento immaturo. Se vuoi stare con Demi, valla a cercare, dille che l'ami e che senza di lei non sei lo stesso. Anzi, che senza di lei sei insopportabile. Questa situazione sta diventando insostenibile, grava su tutti noi anziché solo su di te. Ma soprattutto, nuoce al futuro di Amber. Tu non vuoi rovinarle la vita, vero? >>
Un'altra sedia struscia sul pavimento, e una testa bionda fa capolino da sopra la spalla di Simon.
<< Non è Demi, il problema. Basta con questa cosa, ho chiuso con lei e la nostra storia. Il problema è quella ragazza: semplicemente non ha un briciolo di personalità, vuole solo diventare ricca e stare bene economicamente per i prossimi quarant'anni! >>
Il suo sguardo cade oltre la spalla di Simon, proprio nella mia direzione. Sgrano gli occhi e lo fa anche lui, così mi nascondo dietro lo stipite della porta, tappandomi la bocca mentre il cuore mi martella nel petto.
Mi ha visto, mi ha visto, mi ha visto, mi ha visto!
<< Che c'è? >>, domanda la voce di Simon, e giurerei che si è girato.
Se prima il cuore faceva le flessioni nel mio petto troppo velocemente, ora si sta prendendo una pausa. Non lo sento più, non sento neanche il mio respiro. Forse sto morendo.
Sentirei lo starnuto di una pulce, in questo momento.
<< Niente >>, dice infine Niall.
Il mio viso assume un'espressione interrogativa. Perché non gliel'ha detto? Perché non ha fatto in modo che Simon si arrabbiasse con me, e che magari non mi volesse più aiutare? Allora, forse, non mi odia così tanto.
O forse, più probabilmente, mi vuole distruggere lui con le sue mani.
<< Sei pallido >>, fa notare la voce di Zayn, un pizzico di confusione nel tono.
<< Sono sempre pallido >>, risponde il diretto interessato, distrattamente. Si sente uno strusciare di sedia. << Vado in bagno >>, avverte poi.
Mi alzo silenziosamente pronta a scappare, ma una mano sul polso mi paralizza.
Fa che non sia Simon, fa che non sia Simon, per favore!
Una seconda mano mi tappa la bocca, e sento un respiro sul collo. Decisamente non è Simon.
<< Zitta. Tu adesso vieni con me >>
Non è Simon, è molto peggio!
Annuisco, incapace di replicare. Stupida mano, la prenderei a morsi fino a staccargli le dita. Poi le metterei, grattugiate, nell'insalata, al posto delle carote. E con il palmo ci farei una polpetta. Poi un pizzico di forfora della sua testa bionda, giusto per dare un tocco irlandese al mio pranzetto.
A interrompere le mie fantasie culinarie è Niall, che mi trascina in bagno, scaraventandomi dentro e chiudendosi la porta alle spalle.
<< Mi vuoi stuprare? >>, domando con un sorrisetto ironico.
La sua occhiata sarebbe capace di congelare il Sahara.
<< Voglio sapere perché origli conversazioni che non ti riguardano >>, sussurra, arrabbiato. << E abbassa la voce >>
Sbuffo, incrociando le braccia. <<  "È solo una bambinetta" >>, imito con voce profonda assottigliando gli occhi con aria fintamente superiore. << Mi riguardava eccome, invece >>, aggiungo, sempre più arrabbiata.
Lui, inaspettatamente, sorride. << Allora lo sai che sei una bambinetta >>
Spalanco la bocca. << Assolutamente no. Ma poi mi avete nominata. E non sono scema, non c'è un'altra Amber fra i concorrenti, quindi stavate parlando di me >>
I suoi occhi si assottigliano e inizia ad avanzare verso di me velocemente mentre io indietreggio sempre di più, fino a che non sbatto la schiena contro la parete. È stato un gesto automatico, indietreggiare quando lui mi voleva affrontare da vicino, ma ora mi sto chiedendo perché. Alzo gli occhi e incontro i suoi, blu e arrabbiati.
<< Non ti azzardare mai più ad ascoltare una conversazione privata >>, sibila.
Non so dove prendo il coraggio, ma ribatto. << Non mi sembrava tanto privata, visto che eravate a parlarne in cucina >>
Batte il palmo sulla parete accanto al mio orecchio, come se avesse voluto batterlo sul mio naso ripensandoci all'ultimo secondo. Di riflesso chiudo gli occhi, e quando li riapro l'espressione sul suo viso mi fa capire che sta cercando di mantenere la calma per non affogarmi nella vasca da bagno.
<< Non starò qui a perdere tempo con te, ragazzina. Fidati, adesso ti tengo d'occhio più di prima >> Detto questo, si avvicina pericolosamente al mio viso, prendendo lo slancio con il braccio, prima di staccarsi dalla parete ed uscire dal bagno velocemente.
La forza di gravità pesa sulla mia testa. Piano piano, mi lascio scivolare a terra, mettendomi le mani fra i capelli e fissando le mattonelle azzurre.
Non mi ero resa conto di quanto grave fosse la faccenda. Non può esserci un'antipatia pregiudicata dietro i comportamenti di Niall, deve esserci qualcos'altro. Che l'amore per Demi sia realmente così forte da spingere Niall a cacciarmi dallo show?
Un pensiero mi attraversa la mente: se lui la ama davvero, e vedere me gironzolare sul palco gli fa male, perché non posso andarmene e uscire dalla sua vita improvvisamente come ne sono entrata?
La risposta mi accarezza la mente: perché cantare è il mio sogno da troppo tempo.
Ma improvvisamente il mio sogno sbiadisce sotto l'ombra dell'amarezza di Niall.
Mi alzò e mi sciacquo il viso, asciugandomelo sulla maglietta larga e bianca a giromanica con la stampa di un ananas; la preferita di mio fratello.
Torno fra i miei pensieri. Ormai mi sembra palese che rinuncerò da un momento all'altro, ma allora perché mi sto dirigendo a passo sostenuto verso Simon, che intravedo oltre la vetrata che dà sulla terrazza? Forse per avvertirlo che non me la sento di continuare, inventandomi una scusa. Già, sarà per questo.
Simon si accorge di me e mi mostra un sorriso sincero, ma appena accennato. Il classico sorriso di Simon.
<< Tutto bene? Possiamo ricominciare le prove? Tra cinque ore devi essere pronta, quindi abbiamo una quarantina di minuti prima che arrivi la limousine >>, dice, sorridendo ancora.
Apro la bocca per dirgli che non sarei salita su quel palco, né oggi né mai, ma mi ritrovo a ricambiare il sorriso. << Allora riprendiamo >> Le parole mi escono dalle labbra prima che abbia deciso di pronunciarle. La mia voce è acuta e debole rispetto alla sua e quella di Niall, ma ormai è troppo tardi per fermarsi. << Stasera farò scintille >>
E così passa una mezz'ora mentre io continuo a provare e riprovare quella maledetta canzone, così tante volte che perde di significato. Dopodiché squilla il telefono di Simon, e lui, dopo aver guardato chi è, attacca la chiamata senza rispondere.
<< Dobbiamo scendere, l'auto è qui sotto >>, mi avverte, alzando si dalla sdraio.
<< Zayn e Niall non vengono con noi? >>, domando senza pensare, e l'istinto insoddisfatto di tirarmi un pugno nell'occhio da sola mi corrode dentro.
<< Come sai che sono qui? >>, chiede, infatti, alzando un sopracciglio.
Non posso far altro che improvvisare. << Mentre andavo in bagno ho incontrato Niall >> Una verità distorta… geniale. Mi amo.
<< Che ti ha detto? >>, il suo tono è preoccupato mentre prende le chiavi di casa e apre la porta d'ingresso, senza, però, uscire.
<< Niente, in realtà. Credo che gli piaccia parlare con me solo negli studi, per criticarmi >>, dico.
Annuisce, poi chiama a gran voce i ragazzi. Mi guarda mentre si sentono i loro passi avvicinarsi. <<  Per rispondere alla tua domanda, sì, verranno con noi >>
I ragazzi ci raggiungono e Zayn mi rivolge un sorriso di saluto, sventolando anche la mano. Solo in quel momento noto che, al dito mignolo, porta un sottile anello dorato.
<< E questo? >>, domando afferrandogli la mano ancora sospesa in aria e fissando prima l'anellino e poi i suoi magnifici occhi.
Lui si apre in un grande, grandissimo sorriso. << Penso che tu sia l'unica a non saperlo in tutto il mondo >>, dice. << Mi sono sposato con Perrie >> Il suo tono è felice, soddisfatto e innamorato. Sono convinta che se mi concentrassi riuscirei a vedere i suoi occhi diventare a forma di cuore.
<< Perrie? >>, domando, curiosa e interrogativa. Poi mi illumino. << Perrie! >>, esclamo, rammentando la bellissima biondina, facendolo ridere.
Nel frattempo ci avviamo verso l'ascensore, e intravedo Niall sbuffare e imboccare le scale. Zayn lo segue con lo sguardo, preoccupato. Ma io lo distraggo. << E da quanto? Come va? >>, domando.
Lui riporta lo sguardo su di me, e, a giudicare dai suoi occhi, sembra che Niall gli sia passato di mente. << Da tre anni. Con lei va bene, ora che noi siamo un po' più tranquilli abbiamo più tempo per stare insieme. Ci siamo trasferiti a vivere insieme a Londra >> Sembra così felice.
Sorrido; non posso non farlo. << Sono contenta per te >>, ed è vero.
Il suo sorriso scompare, come a ricordarsi di qualcosa. Fa che non sia quella cosa...
Le porte dell'ascensore si aprono, e Simon entra con lo sguardo fisso sul cellulare nero che ha fra le mani. << Sbrigatevi >>.
Apro la bocca e mi giro verso Zayn, il quale, afferrandomi le spalle, mi bacia la guancia prima di farfugliare una scusa.
Alzo le sopracciglia mentre lo vedo fiondarsi giù per le scale verdine, quasi rotolando per andare più veloce.
Fisso Simon e lui, stranamente, ricambia lo sguardo. Come a leggermi nel pensiero, dice: << È normale >>
Torno a guardare le scale, incerta se seguire i ragazzi o meno. Compio un passo.
<< Non ti conviene >>, dice Simon inespressivo, lo sguardo nuovamente al cellulare. << Sono otto piani >>, si spiega.
Faccio spallucce, poi mi ricordo che non può vedermi. << Soffro di claustrofobia >>, dico, e in parte è vero.
Senza alzare lo sguardo, il suo dito preme il bottone, e le porte metalliche si chiudono.
Immediatamente corro verso le scale, percorrendo il tragitto anche con il braccio, che struscia dal gomito ai polpastrelli lungo il corrimano di legno. Le scale sono larghe e lisce, di marmo bianco con venature verdastre, come le pareti che sono, qua e là, ricoperte di qualche quadro grande e imponente. Ogni piano sono quattro rampe di scale, che finiscono in un pianerottolo, le porte degli appartamenti che vi si affacciano con il loro legno di mogano.
Dopo quelli che mi sembrano tre piani, sento lo scalpiccìo delle scarpe di Niall e Zayn, e le loro voci mischiate al rumore dei passi.
<< Niall, fermati! >>, sento dire la voce di Zayn.
Sento un paio di piedi fermarsi, e poco dopo anche i restanti due. Mi affaccio oltre il corrimano e mi sporgo un po', salendo sulle punte dei piedi. Circa un metro divide la mia testa dalla grata dell'ascensore.
Vedo il capo nero di Zayn sopra le spalle coperte da una maglietta rossa, e la testa bionda di Niall sulla maglietta bianca. Si stanno guardando, e intravedo i pugni di Niall stringersi nervosamente.
<< Cosa c'è? >>, dice, girandosi e dando le spalle al moro.
Per la troppa paura, ritiro la testa e mi tappo la bocca, come per frenare il respiro.
Torna su, Amber, dice il mio buon senso, da qualche parte dentro di me. Torna su e non farti gli affari altrui.
<< Lo sai che c'è, Niall. C'è Demi, e poi c'è Amber >>
Tutti i miei pensieri si ritirano come risucchiati da un'aspirapolvere di ultima generazione. Aspirapolvere 3000, in vendita a sole 1999.99 sterline, in tutti i negozi di elettrodomestica. E se l'acquisterai entro la fine del mese, avrai il 3% di sconto per uno shampoo Garnier. Corri nei negozi di elettrodomestica prima dello scadere dell'offerta!, e già immagino me stessa come modella per la pubblicità, un sorriso idiota e finto sul volto mentre presento i prodotti.
<< Niall, ti prego. Eri mio migliore amico, ma adesso sei cambiato >> La voce di Zayn mi riporta alla realtà. A rispondergli è il silenzio. << Rispondi alla mia domanda, a me puoi dirlo. Aveva ragione Harry? >>, domanda ancora il moro.
La conversazione dei due ragazzi con Simon mi torna alla mente. L'ascensore con Simon all'interno scende alle mie spalle, e con lui la frase che Zayn aveva detto prima: << Quindi aveva ragione Harry! È Demi il problema, non è così? >>. Chissà perché, mi sembra che ci sia qualcosa che non va.
Mi ricordo di Niall ai tempi dei One Direction, quando erano il centro dei discorsi di ogni teenager. "Harry di qua, Zayn di là, Liam su, Louis giù e Niall in Polonia", "Harry è riccio, Zayn è figo, Liam è disponibile, Louis è simpatico e Niall è dolce" e coglionate varie, come direbbe mio fratello.
E purtroppo, ricordo anche che lui, Niall, era il membro della band che preferivo.
Ora vorrei ritirare tutti i pensieri carini su lui e le sue labbra che mi avevano attraversato la mente qualche anno prima.
<< Sì, ok? >>, risponde bruscamente Niall. << Ho paura e ne avrò per sempre finché in giro ci saranno tipi come lei  >> Ora la sua voce è quasi un sussurro.
<< Spero che tu sappia che non puoi continuare a trattarla così. Le stai distruggendo la vita e il suo sogno >>, ribatte il moro.
Niall sbuffa, e io alzo gli occhi al cielo. Che melodrammatico che è, Zayn. In questo momento condivido tutti i pensieri esasperati che probabilmente stanno attraversando la mente di Niall.
Ma poi, ora che ci penso, di cosa, ha paura?
<< Non è di lei che ho paura, Zayn! >>, sbotta Niall, e la sua voce riecheggia in tutto il palazzo, arrivando alle mie orecchie come un eco lontano ma rimbalzante abbastanza per far capire a tutti la sua potenza.
<< E di cosa, di grazia? >>, ribatte il moro. Alleluia, una domanda sensata.
La curiosità batte il buon senso, e mi sporgo per vedere cosa sta succedendo. I ragazzi sono uniti in un abbraccio colorato di nero, giallo, rosso e bianco, su un triste sfondo verde muschio. È una scena bellissima, e quasi torno agli abbracci che si scambiavano sul palco, qualche anno fa, facendo impazzire le fan. Ma loro non lo facevano per le fan, figuriamoci; lo facevano per loro stessi, perché ne avevano bisogno, perché sentivano la necessità l'uno dell'altro; perché si volevano, e si vogliono, un bene immenso, quasi fraterno.
Senza il mio consenso una lacrima mi scende lungo la guancia, e io mi affretto ad asciugarla. Che scema che sono; aveva ragione Alexis a darmi della cogliona. Sorrido al suo ricordo, affettuoso nonostante tutto.
Niall trema fra le braccia di Zayn. Mi farebbe pena, se in questo momento non lo odiassi.
<< Ho paura di innamorarmi di Amber >>, sussurra Niall, così piano che penso di essermelo inventato.
Ritiro la testa con gli occhi sgranati. No, non posso essermelo sognato. Il tempo di assimilare la frase di Niall, e un inspiegabile, incontenibile, insopportabile - e tutto ciò che finisce con -bile, tranne combustibile - sorriso mi compare sulla bocca. Lo copro con la mano, ritirando le labbra in dentro, come a volerlo nascondere a occhi indiscreti, inesistenti.
Perché sorrido? Forse perché, in fondo in fondo, un po' mi piace Niall.
Mi accuccio nuovamente con la schiena appoggiata alla rete, la testa che sfiora il corrimano, il sedere sullo scalino freddo. Allora lo sa, il mio nome, mi ritrovo a pensare.
<< E come la metti con Harry? >>, domanda la voce di Zayn, separatosi dall'amico. << Anche a lui piace Amber >>
Il sorriso si allarga, e, senza quasi rendere e conto, tiro un pugno all'aria, come se avessi vinto qualcosa. Non so perché, ma tutta questa situazione è maledettamente figa.
<< Prima di tutto, non ho detto che mi piace, quindi leva quell'"anche"; secondo, non ho intenzione di dire a nessuno quello che ho detto a te >>, risponde il biondo, la voce nuovamente dura.
<< E stanne certo che non lo farò nemmeno io >>
Conoscendo Niall, in questo momento gli avrà sorriso.
Mi alzo spolverandomi i jeans, e non riesco a trattenere un fottutissimo starnuto, a causa della polvere sulle scale. La cosa mi pare fantastica anche perché sono allergica agli acari.
Deglutisco con gli occhi sgranati e una paura tale da far tremare le gambe.
<< Chi c'è? >>, dice arrabbiata la voce di Niall.
Presa alla sprovvista, il mio cervello non riesce a lavorare abbastanza freneticamente da farmi illuminare con un'idea capace di salvarmi. La mia voce assume incredibilmente bene le sembianze di quella di un'ottantenne con l'ernia e una terribile allergia agli acari. << Questi giovanotti che non fanno le pulizie! La gente ci potrebbe morire, così, sapete?! >>, borbotto. Come non detto: amo il mio cervello.
Uno dei due ragazzi ride, l'altro sospira sollevato. Riconoscerei la risata di Niall anche in mezzo alla folla di un cinema, comodamente seduta su poltroncine blu per vedere un film comico.
<< Scusi! >>, interviene Zayn.
Potrei porre fine a questa sceneggiata anche subito, ma ho voglia di divertirmi, oggi. << Sì, scusi e scusi. Quando rotolerò giù per queste scale maledette, vedremo come mi chiederete scusa. Pft >> Sorrido.
I ragazzi ridono ancora, e io ne approfitto per salire gli ultimi gradini alla velocità di Edward Cullen nelle vesti di vampiro.
Chiamo l'ascensore, e, mentre lo aspetto, sento i passi di Niall e Zayn allontanarsi.
Il palazzo da fuori sembra ultramoderno, da dentro sembra il castello di Edward mani di forbice, e l'interno degli appartamenti è come quello della pubblicità della Toyota: Nessun mondo sarà davvero evoluto, finché gli appartamenti saranno quelli di una volta.
Dopo il tempo che ci avrebbe messo Paris Hilton per vestirsi, le porte dell'ascensore si aprono silenziosamente, e io entro con lo sguardo fisso sullo specchio attaccato alla parete della scatoletta di metallo. Alla mia sinistra ci sono circa duecentomila bottoni - di cui centomila sono superflui - tutti dello stesso colore grigio metallizzato. Premo quello per chiudere le porte e poi quello del piano terra. Attendo giochicchiando col cellulare, e quando le porte si aprono scatto all'esterno. Non ne potevo più di quella vocetta stile chipman che nominava ogni maledetto piano.
Ad aspettarmi oltre l'imponente portone, è una scena alquanto strana. Mi correggo. Non è affatto strana, è più che normale, solo che non mi aspettavo di dover sfuggire a una ventina di paparazzi che mi bloccano l'arrivo alla limousine. Tra la folla, vedo che Simon è preso da un'intervista, ma prima che possa raggiungerlo, una donna sulla trentina mi blocca la strada, un microfono accanto alle labbra.
<< Ciao Amber! >>, esclama, come se fosse una mia amica. Una strana eccitazione si fa strada in me nonostante l'invadente sorrisone della donna. << Come va a X Factor? Sei sicura di riuscire a vincere? >>
<< No >>, rispondo con sincerità, sorridendo sorniona. << Ma penso di avere buone possibilità di arrivare in finale >>
<< Niall ti crea problemi? >>
<< Non irrisolvibili >>
<< Bene, passiamo a... >> Viene interrotta da un altro intervistatore, più o meno sempre della stessa età. << Amber! Che ci dici, come vanno le cose a X Factor? >>
Un altro uomo, più vecchiotto, si mette in mezzo, fra me e l'intervistatore, e mi chiede di sorridere. Faccio come dice e provo a non sbattere le palpebre. Un flash mi illumina il viso violentemente, ma sono abituata: quando ho dovuto fare il servizio fotografico per il programma, la prima settimana, sono stata accecata da tantissimi lampi bianchi,  e ormai queste macchine fotografiche da paparazzi assettati di gossip mi fanno un baffo. Pft.
<< Bene, mi sto esercitando duramente... >> La mia attenzione viene attirata da un'occhiata di Simon, carica di abbiamo poco tempo, muoviti. Annuisco, e lui entra in macchina. Torno a guardare l'intervistatore, e sorrido cercando una via d'uscita. << Per rimanere sempre aggiornati, potete andare su youtube e cercare i miei video diari. Li aggiornerò ogni settimana. Ora, scusatemi ma devo andare >>
Mi diverto, zigzagando tra la gente, e così nella maggior parte delle foto vengo con sorriso sulle labbra.
Entro in macchina e mi perdo a guardare fuori dal finestrino, come Niall dall'altra parte dell'auto, mentre Zayn e Simon discutono del mio look. Insomma, ok Simon, è il mio mentore, ma Zayn che minchia centra? Capisco che per lui è importante l'aspetto esteriore, ma, oh, ci vada piano col mio. Non mi tuffo anch'io nella discussione perché so che ne uscirei perdente. Piuttosto, mi ripeto le parole della canzone che canterò stasera.
Quando arriviamo, non c'è alcuna massa di intervistatori di TV locali, e/o paparazzi, ma Oscar decide di scortarci comunque fino all'entrata. Oscar è l'omone calvo e grosso che aveva nominato il mio nome e che mi aveva accompagnata il giorno dell'audizione agli studi, e ora è la mia guardia del corpo. Sembrano passati anni da quel giorno, e invece è passata solo poco più di una settimana.
Simon e Oscar mi seguono mentre mi dirigo a passo veloce e silenzioso verso la sala che più odio di tutto l'edificio che ospita X Factor. Zayn e Niall si vanno a preparare con gli altri ragazzi, e, entro poco, anche Simon sparisce, lasciandomi sola con Oscar. Mentre io prendo un bel respiro, l'omone mi apre la porta a due ante. È decorata con disegni di smalti, pennelli e altri oggetti per il make-up.
Entro nella stanza. Le pareti color pesca, le sedie a sdraio con i cuscini color crema e le finestre grandi che illuminano la stanza attraverso gli ultimi, deboli raggi del sole di Londra, che sta tramontando, infondono un senso di sicurezza.
Eppure, io entro in questa stanza e ne esco dolorante.
Ad accogliermi, seduta su una sedia, c'è Nina, che mi sorride con la stessa espressione dello Stregatto, l'amico di Alice nel Paese delle Meraviglie.
<< Pronta per la ceretta? >>, domanda, sadica.
Deglutisco e, involontariamente, lascio cadere lo sguardo sui miei polpacci, l'unica parte di pelle delle gambe scoperta, il resto sotto i pinocchietti di jeans.
<< O-ok >>, assento.
Mi sfilo i pantaloni dopo essermi tolta le converse, e mi siedo sulla sedia.
Stringo le dita attorno ai braccioli della sedia a sdraio - e la cosa che non mi aiuta è che somiglia a quella dei dentisti - e un urletto mi esce dalle labbra a ogni /i/strappata di peli/i/. Quando si dice la finezza.
Dopo la ceretta a gambe, braccia e ascelle, Nina mi porta nell'angolo make-up, come adora chiamarlo lei. Mi siedo sulla seggiolina bianca e fisso il mio riflesso nello specchio. Il tempo di fissare le mie sopracciglia esageratamente lunghe, che Nina mi ha già applicato crema idratante e fard; da dietro. Ca...spita che velocità, ragazzi.
Gira la sedia verso di sé e mi ritrovo faccia a faccia con il suo petto. << Ehm.. Nina? >>
<< Che vuoi? >> Viva la gentilezza, insomma.
<< Potresti spostare il tuo... Ehm.. balcone, dalla mia faccia? >>
Emette un suono indignato mentre continua ad armeggiare per cavoli suoi con il pennellino dell'ombretto. << Almeno io ce l'ho, il balcone >>, mi rinfaccia.
Sbuffo, ma non posso fare a meno di lasciar cadere lo sguardo al mio petto. Non ce l'ho così piccolo, dai.
Improvvisamente sento la mancanza di Alexis. Non so perché, ma a sentire i miei battibecchi con Nina vorrei che al posto suo ci fosse mio fratello. Dopotutto, era bello vivere in casa con lui.
Nina mi alza il capo poggiando due dita sotto il mento, con l'altra mi applica espertamente un delicato ombretto rosa.
Sorrido a labbra chiuse, mentre un ricordo emerge nel mio cervello.
Avevo otto anni, e, come per tutta la vita, vivevo con mio fratello e la nostra cameriera - che morì quando Al aveva 16 anni e io 13 -, a Londra, in una casetta carina e accogliente. Peccato non potesse accogliere nessuno, visto che non invitavamo mai gente a casa.
Nessun nostro amico ha mai visto l'abitazione dove viviamo, mai.
Comunque, ero appena tornata a casa da scuola e stavo mangiando con Al guardando la TV. Greta, la badante/cameriera/cuoca/babysitter/migliore amica, stava pulendo in salotto.
<< Ale? >>, avevo chiamato, masticando.
Ricordo che aveva emesso un grugnito di disapprovazione: seguiva X Factor già dagli unidici anni.
<< Quando Greta sarà troppo vecchia per badare a noi, e tu diventerai ancora più insopportabile, io me ne andrò a vivere da sola >>
<< Dove? >>, aveva domandato, d'improvviso molto più curioso.
<< In California >> E mi ero sentita fiera della risposta: l'avevo inventata al momento - non avevo mai pensato a una vera meta - ma mi piaceva.
<< Non vedo l'ora >>, aveva risposto.
Si era sentito un tonfo in salotto. Eravamo corsi a raggiungere Greta, e l'avevamo vista per terra, priva di sensi, dopo una caduta dalla sedia di legno, sulla quale era salita per aggiustare le tende.
<< Al? >>, avevo chiamato.
Secondo grugnito nell'arco di cinque minuti. Stava cercando di mettere Greta sul divano, ma era pesante. Era una donna bassa e grassottella, di origini cinesi, con due mani dure come le travi di legno di un letto e spesse il doppio; per quanto io e Al ricordiamo, era con noi da sempre.
<< È morta? >>, avevo chiesto, affondandole un dito nella guancia.
Lui non aveva risposto, e la cosa mi aveva dato fastidio.
<< Greta è morta? >>, avevo ridomandato, e lui mi aveva spiegato che era solo priva di sensi. L'avevo preso per un sì, perché non conoscevo il vero significato della riposta, e il giorno dopo, a scuola, avevo detto a tutti che la mia cuoca era morta e risuscitata. Erano rimasti tutti a bocca aperta.
<< Tesoro, sei pallida di natura: lasciati mettere un po' di crema laddove sarai scoperta dal vestito >>, dice Nina, interrompendo i miei pensieri, in tono di scherno.
Sbuffo e giro la sedia in direzione dello specchio. Persa nei miei pensieri, non mi sono accorta che aveva aggiunto un altro po' di fard sulle guance, dandomi più colorito, la matita nera sul bordo di entrambe le palpebre, il mascara nero e un leggero lucidalabbra roseo.
Sono... Carina. Carina? E io da quando sono carina?
<< Sono brava, eh? >>, dice orgogliosa la voce di Nina alle mie spalle, notandomi concentrata su me stessa.
<< Sì >>, mi scappa. Non volevo darle soddisfazione, ma è stata davvero brava.
<< Lo so >> Mi pento di quello che ho detto/pensato. << Ora andiamo al parrucco, il trucco l’abbiamo già fatto >>, e ammicca. << L’hai capita, trucco e parrucco! >>
Non rido alla sua battuta. << Faceva pena >>
Alza gli occhi al cielo e mi prende per il braccio, stringendomi l’incavo del gomito e bloccandomi la circolazione, e mi schiaffa con poca gentilezza nella stanza adiacente a quella del make-up: è una sala interamente dedicata ai costumi, piena di vestiti di ogni genere. È stretta e lunga, e ci sono due file parallele di vestiti che scorrono fino alla fine del corridoio, il quale termina con due camerini.
<< Ha detto Simon di andare sul bianco, oggi >>, m’informa Nina, andando verso la fila di destra. I capi sono divisi in rubriche da vari cartelli neri, secondo il criterio di colore: prima i capi bianchi, poi beige, poi neri; prima i verdini, poi i verdi più scuri e infine i verdi muschio; e così via, fino a finire i colori. Nella fila di sinistra ci sono gli abiti da uomo.
<< Ho potuto notare che non ti piace gingillarti con vestiti eleganti, ma sei piuttosto semplice. Giusto? >>, chiede Nina.
La raggiungo e accarezzo la stoffa del maglione che ha tirato fuori dal mucchio. << Sì, e questo devo dire che mi piace parecchio >>, accetto.
È una semplice maglia di lana bianca, con lo scollo a barca; sotto Nina mi ha proposto di mettere un paio di jeans, e così ho fatto: chiari, a sigaretta e con qualche finta macchia bianca sulla coscia; ai piedi ballerine bianche.
Mi vesto – con l’aiuto di Nina per non rovinare il trucco – e la mia stilista mi dà qualche ultimo ritocco ai capelli, facendoci un boccolo qui e lì per dargli più volume.
Vado dietro le quinte e aspetto il mio turno di apparire sul palco, cambiando gamba su cui appoggiare il peso del corpo.
Il nervosismo mi pervade interamente. Insomma, ho sempre paura di sbagliare qualcosa, lì sul palco.
Guardo il microfono che ho in mano. Okay, com’è che si accostava alla bocca? Così…? No, così è troppo, c’è il rischio che gracchi. Così…? Non mi si sentirà nemmeno! Così… sì, sembra perfetto! Però… un attimo, adesso devo aspettare di entrare in scena con il braccio sospeso a questa precisa altezza e a questa precisa distanza dalla bocca!
Lascio cadere il braccio lungo il fianco, sospirando. Non mi devo fare questi problemi. Quel che sarà sarà, senza doverci pensare troppo. Come dice Louis…? Ah sì, vivi il momento perché il resto è incerto. O una cosa del genere, non ricordo.
E se sbagliassi le parole, una volta arrivata lì? Mi ripeto il testo mentalmente, e mi accorgo che le parole le so, e sono giuste.
E se sbagliassi il tempo? Nah, basta che attacchi come ho fatto con Simon.
Eccolo, il trucco! Simon! Cantare davanti a Simon mi sembra come cantare davanti ad Alexis, non ho la minima vergogna, accetto di sbagliare solo davanti a loro… e con Simon mi sento a casa. Voglio dire, wow. Sto pensando davvero a Simon come un padre? Mi piacerebbe se lo diventasse, mio padre.
Io ed Alexis purtroppo non abbiamo avuto figure materne e paterne, a parte forse Greta, ma ci ha lasciati troppo presto. Un incidente, e la polizia era arrivata troppo tardi. Ricordo le fiamme della strada, le immagini del telegiornale… così l’avevamo saputo, io e Alexis, della sua morte: attraverso uno schermo. Non era venuta nostra mamma, in lacrime, non era venuto nostro papà con la mascella serrata a cercare di trattenere il dolore.
Ce l’aveva detto un signore cicciottello e calvo, con un microfono alle labbra.
Il microfono! Mi risveglio dai ricordi e realizzo che sto per salire su un palco. Ma ora ho capito. Sono nervosa, sono tesa e insicura, ma so che quando andrò lì, al centro del palco, con il microfono alle labbra, tutto andrà bene; perché avrò con me due cose delle quali, l’ho capito, non posso fare a meno: la musica, e Simon.
<< Amber! Madison! Light! >>, esclama la voce del presentatore.
Faccio un ultimo respiro, cercando di controllare il battito cardiaco, e, con gambe tremanti, corro sul palco, davanti a una folla che non fa altro che urlare e chiamare il mio nome; vedo alcuni piangere. Addirittura?
Le gambe mi tremano finché la musica non parte, e io guardo Simon, che annuisce.
Sorrido, e mi tranquillizzo nel momento esatto in cui la mia voce si estende nella sala, a ritmo della musica.
Tutto perfetto. Ce la puoi fare, Amber.


 
Ho-hola...

Non so davvero che dire per scusarmi immensamente del ritardo.

Sono stata in vacanza in Spagna fino a ieri ed ero stanchissima...

Oggi ho dovuto fare i compiti... per cui...

MI SCUSO PER IL RITARDO E PER AVER DATO DELLE RISPOSTE SCHIFOSE ALLE VOSTRE RECENSIONI TT.TT

Be', ma ora andiamo al sodo.

Cioè, ragazzi
, 13 recensioni ai primi due capitoli! MA IO VI AMO!

Davvero, non so come ringraziarvi. Se aggiornare tardi vuol dire questo me la potevo prendere
anche più comoda u.u


Perciò... grazie alle persone dolcissime che hanno recensito questo sputo di fanfiction,
grazie alle diciassette
persone che l'hanno messa tra le preferite ( O.O ), alle noveche l'hanno
messa tra le seguite, all'unicapersoncina carina carina che l'ha messa tra le ricordate, e...alle

tre che mi hanno messa fra gli autori preferiti *-*

Vi amo tutte!

Chiedo scusa a chi mi ha chiesto di passare per le proprie ff e non l'ho fatto, ma, vedete, ho una
lista praticamente infinita di gente che mi fa richieste su richieste e penso di impazzire da un
momento all'altro O.O

Magari se mi inviate i link delle ff che
vi piacerebbe leggessi non farei più tanta confusione, eheheh

Ma... ragazzi... stavo pensando, no? E con 'stavo pensando' ho detto tanto.

Anna Frank ha chiamato il suo diario personale Kitty, la tizia del mio libro di italiano per le vacanze
Mimmy, e io stavo pensando... perché non chiamare il mio angolo autrice con un nome?

Ovviamente non inizierò dicendo, per esempio: 'Cara Titty', ma metterò, al massimo, 'TITTY', e poi sotto
il mio spazio personale.

Che ne dite? Bella idea, eh?

Qualche consiglio per il nome? Che non finisca con -y, per favore. Potrei vomitare ogni volta che lo scrivo.

Bene, per oggi ho finito... "Era ora", direte voi.

AVEVO TANTO DA DIRE, PROBLEMI?

Ci sentiamo al prossimo capitolo, spero che questo vi sia piaciuto *^-^*

Baci espagnoliti (?), Grace xx


Facebook: Flavia Mestucci
Ask: @Graceyeah


 

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Capitolo 4
*** A piece of me ***




Capitolo 4: A piece of me

 
LA MUSICA PARTE, e io inizio ad ondeggiare con il bacino come una scema, fiancheggiando qua e là. Ma semplicemente sono  me stessa – scema, come solo io posso essere – , perché la musica trasforma la Amber delle telecamere, sempre sorridente e abbastanza finta, nella semplice, noiosa Amber londinese.
 
I stared up at the sun
 
Inizio, con voce strascicata e, in un certo senso, lamentosa.
Questa canzone, sebbene non la stia cantando, oggi, per un motivo preciso, mi fa sentire come se sfogassi tutti i miei problemi, liberandomene, uno dopo l’altro, finché dentro di me non rimane nulla se non le sensazioni positive che la vita ti può far provare.
 
Thought of all the people, places and things I've loved
I stand up just to see
Of all the faces,
you are the one next to me
 
Continuo, alzando la voce di un tono sull’ultima nota di ‘me’.
Sorrido, pensando a quello che sta per venire. È il mio pezzo preferito della canzone, è quello che realmente mi fa sentire libera dai problemi, quello in cui metto più amore, più forza e più delicatezza, più passione e più energia.
Gli studi di xFactor scompaiono, il pubblico scompare, Niall scompare; sono libera, libera di fare ciò che voglio, di poter anche gridare, se mi va, per liberarmi della frustrazione che tengo dentro.
Come mi era anche potuto passare per il cervello bacato che ho, l’idea di abbandonare tutto… questo? Questo è tutto ciò che ho, insieme ad Alexis; questo è tutto ciò per cui ho combattuto dai tredici ai sedici anni, tutto ciò per cui ho combattuto l’ultimo anno prima del provino, e tutto ciò per cui sto combattendo; sto combattendo contro Niall, per questo. Non posso lasciare questo e darla vinta a Niall.
Non avrebbe senso.
Prendo un bel respiro.
 
You can feel the light, start to tremble
Washing what you know, out to sea
You can see your life, out of the window… tonight…!
 
Altro acuto in più, che non era nell’originale, in ‘-ight’.
 
If I lose myself tonight
It’ll be by your side
If I lose myself tonight…
Whoo… whoo!
 
Modifico anche quest’ultimo verso, prolungando un ‘whoo’ e, quindi, sottraendone uno dalla versione originale.
 
If I lose myself tonight
It'll be you and I...

Lose myself tonight
whooooooo...

 
Il pubblico sembra apprezzare queste mie modifiche fatte sul momento: continuano a tenere il ritmo battendo le mani all’unisono, e, chi ne conosce le parole, canta con me i versi di If I lose myself, scritta da una band statunitense chiamata OneRepublic. E, non so perché, ma adoro troppo dire il nome: UanRepablic. No, ma, è troppo yeah.
Mi scappa una risatina pensando alla mia scemenza, e, mentre continuo a cantare, sento un ‘Adorabile!’ uscire dalle labbra di Liam. Ridacchio ancora una volta, facendo molto piacere al pubblico.
 
I woke up with the sun
Thought of all the people, places and things I've loved
I woke up just to see
Of all the faces
you are the one next to me
 
You can feel the light start to tremble
Washing what you know out to sea
You can see your life out of the window, tonight...

If I lose myself tonight
It'll be by your side
If I lose myself tonight...
woooh, woooh, woooh!

If I lose myself tonight
It'll be you and I...

Lose myself tonight
whooooooo...
 
“Ma io lo so che sono adorabile, mio amato Payne”, e cavolo se non sembra leggermi nel pensiero quando mi sorride dolcemente.
C’è una pausa per l’assolo dell’orchestra, ed è in quel momento che, sotto mia richiesta, delle porte scorrevoli, che facevano da sfondo al palco proiettando qualche foto scattatami durante le prove, si dividono, lasciando vedere la band che suona dal vivo.
Molti artisti, qui ad xFactor, si sono presentati da solisti e vogliono fare strada da solisti, e per solisti intendono soli solisti. Non gli piace far comparire la band musicale in scena, vogliono il palco tutto per loro senza pensare che quella band è lì per loro, suona per loro e non si tiene un briciolo di popolarità, mentre tutta la fama accresce sui concorrenti.
Io no, io non sono così.
Jeremy, il chitarrista, è un ragazzo simpaticissimo. Ha solo diciotto anni, ma è stato chiamato a suonare per me dopo circa tre anni che postava, su youtube, i suoi assoli, fatti con la chitarra elettrica in camera sua.
È un ragazzo molto carino, devo dire: capelli biondo grano, con qualche ciocca rossa naturale, occhi di un verde muschio ipnotizzante. Quando sorride è come se emanasse una luce dall’interno del proprio petto, come se ogni lembo di pelle avesse un’illuminazione interna.
Lo raggiungo, circondandogli la vita con il braccio, e appoggio la testa sulla sua spalla mentre rockeggia, ridendo, allegro. Niall è impassibile. Mi chiedo che stia facendo di sbagliato. La canzone mi sta venendo bene – lo so, lo sento – e non gli sto facendo boccacce o cose varie.
Vedo la sua mascella contrarsi e i pugni stringersi, le nocche bianche. Liam gli mette una mano sulle sue, adesso strette fra loro, e il biondo sembra calmarsi, ringraziandolo con gli occhi. Nelle sue iridi blu vedo un che di… aspro, come se… fosse…
No, cazzo, non posso sorridere ora. Peccato che lo stia facendo. Niall è geloso, ye, Niall è geloso, ye!
Lascio scivolare il braccio via dalla vita di Jeremy e torno al centro del palco, saltellando allegramente. Sorrido esageratamente notando i muscoli di Niall rilassarsi.
Possibile che non si accorga che è tutto fottutamente evidente? Gli piaccio, sono contenta; sono contenta perché è carino, quando è se stesso è simpatico, gentile, dolce… o almeno lo era. Ma questi sono dettagli. Il punto è che… dai, non sono una che a sé stessa non ammette le cose: mi piace Niall Horan.
E il punto è che mi piaceva, mi è sempre piaciuto. Morivo, sotto il suo One… Direction!, con voce da presentatore. Morivo sotto i loro Hi, we’re One Direction, and we have the best fans in the world. So poco di loro come persone, come caratteri, e adesso che sono qui, ad xFactor, voglio avere la possibilità di conoscerli meglio, per chi veramente sono.
Però ho paura… di ciò che potrebbe fare Niall. Ok, c’è il “rischio” che io gli piaccia, ma non gli è passata l’insana voglia di distruggermi il futuro.
Devo fare qualcosa, e in questo caso solo Harry mi può aiutare: con lui ho più confidenza di tutti e…
Un momento. Harry.
Sposto lo sguardo a sinistra, all’estremità del bancone blu dei giudici. Harry ha una leggerissima chiazza viola sullo zigomo, ma solo io che l’ho visto da vicino – molto, molto vicino – posso dirlo, perché conosco la sua pelle, e quel colore proviene dal semplice fard che le truccatrici gli hanno applicato, probabilmente sotto richiesta di Simon.
Come se avesse capito che osservavo il livido, Harry posa la testa su una mano, nascondendo con le dita lo zigomo macchiato. Faccio in tempo a lanciargli un’occhiata ammonitrice che è il momento di riattaccare.
Ora il ritmo diventa di marcia, intransigente, e mi schiarisco la gola prima di portare il microfono alle labbra: adesso la voce dev’essere potente, e, modestamente, sono brava in questo.
 
Take us down and we keep trying,
40 000 feet keep flying…
Take us down and we keep trying,
40 000 feet keep flying…
Take us down and we keep trying,
40 000 feet keep flying…
Take us down and we keep trying,
40 000 feet keep flying…
Take us down and we keep trying,
40 000 feet keep flying…
Whoo!
 
Grido infine, incitando il pubblico a cantare, e tutti mi seguono battendo le mani a ritmo di musica.
Niall… Niall sorride. Appena percettibilmente, chi non lo conosce come lo conosco io non se ne accorgerebbe nemmeno. È solo un’alzata dell’angolo della bocca, che poi viene subito riabbassato. Ma non può nascondere il sorriso dei suoi occhi. È lì, nelle sue iridi, che vedo quello che prova adesso. Non so identificarlo, non posso dire sia amore, né ammirazione… è… qualcosa di… positivo.
Niall sta pensando qualcosa di positivo nei miei confronti.
Com’è possibile? Mi sento euforica.
 
Lose myself
If I lose myself tonight..
Whoooooooooo…
whoooooo,whoooo,
whooooooo…

La canzone termina, e il pubblico si alza in piedi, battendo le mani e urlando grida d’approvazione. Le ragazzine ai piedi del palco allungano le braccia, ma le luci si abbassano per poi ripuntarsi, luminose di bianco, su di me, contemporaneamente, da diversi angoli del palco.
Gli applausi continuano per altri due minuti e mezzo, poi Simon alza, esasperato, un braccio, comunicando di stare in silenzio con un semplice gesto. Gli spalti, dopo qualche secondo, tornano ad essere occupati dal pubblico, che, entusiasta, batte ancora un po’ le mani.
« Come ti senti? », domanda l’uomo, sorridendo.
Una telecamera si avvicina al mio viso, riprendendomi in primo piano, mentre io porto il microfono alle labbra, sorridendo esageratamente. Come mi sento, Simon?, penso, continuando a sorridere. Bene, fottutamente bene, come quando mi avete detto sì al provino per entrare, come ogni dannatissima volta che canto, Simon. Se mi sento così bene, è per merito tuo. E, ovviamente, di Alexis, che mi ha sollecitato a partecipare, seppur sotto scommessa. Ricordami di ringraziarlo, Simon.
« È incredibile », rispondo. Be’, più o meno. Ho racchiuso in una parola tutto ciò che sento, mi pare fantastico.
Niall sorride ancora, con il suo pseudo-sorriso. Lo nasconde quando nota che lo sto guardando, e io gli sorrido, sorprendendo me e lui. Dovrei odiarlo, detestarlo, ignorarlo e qualcos’altro che non mi viene in mente, e invece gli sorrido, rassicurante. Non riesco a togliermelo dalle labbra, questo maledetto sorriso.
« Vorrei dire una cosa », interviene Zayn, attirando gli sguardi di tutti su di lui. Si schiarisce la gola, imbarazzato.
Ridacchio. Ti sei scavato la fossa, Malik.
« Probabilmente non si dovrebbe dire », esordisce, facendo spalancare gli occhi a Liam.
Il mio sguardo vaga dall’uno all’altro, confuso, come anche quello del pubblico.
« No, infatti. Se è quello che penso io, Zayn, non si dovrebbe dire », interviene il castano, grattandosi la guancia e lanciandogli un’occhiata che probabilmente solo i One Direction sanno cosa voglia dire.
Maledetti loro e il loro linguaggio segreto.
« Ma io lo dico lo stesso », prosegue Jawaad, facendomi ridere per l’aver ignorato completamente Liam, facendo come se non avesse mai parlato. « Noi giudici, quando vogliamo scambiarci opinioni personali che non possiamo dire in diretta, facciamo una lista dei concorrenti che, secondo il nostro parere, sono, per il momento, nella ‘Top 5’ di xFactor. E… per me, tu sei la numero uno », dice, sorridendomi e facendo brillare gli occhi di tutti – tranne dei giudici – di commozione.
Deglutisco, per prendere coraggio e parlare, ma le lacrime mi modificano la voce mentre dico: « Grazie »
Louis si sporge indietro sulla sedia per poter vedere Zayn oltre la schiena di Liam, e gli dà una pacca sulla spalla, tornando poi composto e dicendomi una sola parola: « Fantastica », e quella semplice parola mi fa commuovere ancora di più, detta con la sua voce metallica d’angelo.
« Grazie mille, davvero… oddio » Una lacrime mi scivola giù dall’occhio, e vedo Harry e Niall agitarsi sulla sedia. Niall a disagio, Harry come se avesse voluto alzarsi per poi ripensarci all’ultimo minuto.
Gli sorrido, e Niall tossicchia. Visto che l’attenzione di tutti, ormai, è su di lui, prende parola, calmo, sfogliando distrattamente la pila di fogli davanti a lui. « Non male, la scelta della canzone », borbotta, e io scoppio a ridere, seguita a ruota dai ragazzi e Simon, che soffoca le risa nella tazza davanti a lui, fingendo di bere.
Niall arrossisce, e io m’intenerisco: non l’avevo mai visto arrossire, è una scena carinissima.
Tossicchiando, si riprende: « Tu sei stata ok », aggiunge, aumentando le risa di tutti.
Non rispondo, ma fingo una reverenza. Leggo sulle sue labbra: …e subito se ne approfitta. Così, ricomponendosi, assume nuovamente il sorrisino sarcastico che gli compare sul volto quando battibecchiamo. « Ma non montarti la testa, Adrianne »
Sbuffo, ma non rispondo alla provocazione. Da quando ho sentito la sua conversazione con Zayn, ho capito che lo fa solo per infastidirmi, e che in realtà lo sa il mio nome, lo sa eccome.
« Concordo con Louis, Amber. Sei stata davvero brava, hai talento, e hai fatto bene a fare quella scommessa con tuo fratello, che ti ha permesso di venire qui », dice dolcemente Liam, ricevendo una richiesta di ‘batti cinque’ da Tomlinson, accanto a lui. I loro palmi vengono a contatto, e Niall non può fare a meno di ridere.
Il mondo sembra fermarsi, tutto tace e nulla si muove. La sua risata riecheggia nella mia testa, sbattendo contro le mura del mio cranio, allagando la mente con quel suono.
Questa, è la musica.
Sorrido esageratamente, e lui… lui ricambia lo sguardo, sorridendo leggermente. Annuisce impercettibilmente, i gomiti appoggiati alla scrivania e il mento sorretto dall’intreccio delle sue dita. È un segno di rispetto, per quanto ne so. Annuisce, come ad aver capito che con me è inutile combattere, perché gli tengo testa, perché anche se non riuscissi a vincere xFactor, vincerei una guerra a parte, contro di lui.
Ricambio il cenno, e, secondo precedenti istruzioni, scendo dal palco e supero il tavolo dei giudici, lasciandoli a discutere sulla mia performance mentre attraverso il corridoio fra gli spalti, seguita da una decina di telecamere. Molta gente mi porge le mani, e io accarezzo quelle a cui arrivo più facilmente, causando, talvolta, urletti striduli ed eccitati. Ma non posso mostrare segni d’insofferenza, per cui mi limito a sorridere a destra e a manca, con altre lacrime che mi scendono sulle guance, trasparenti e silenziose, calde e salate.
Raggiungo il backstage, lasciandomi alle spalle il palco, e ad accogliermi è un funzionario di xFactor, con cartelle in mano e un sorriso sulle labbra.
« Come ti senti? », domanda gentilmente.
Mi trattengo dall’alzare gli occhi al cielo. Ancora me lo chiedete? E che caZvolo, non avete proprio niente da fare, nella vita.
« Sento… staticità », rispondo, scrollando le spalle come se fossi elettrizzata – non che non lo sia, ma sicuramente meno di quel che mostro –, risultandogli simpatica.
Ride, e, girandomi, noto un cameraman che m’inquadra da parecchio tempo, di cui non mi ero accorta. Sorrido alla telecamera, e mando un bacio ai telespettatori, salutandoli anche con la manina. Il cameraman sorride e mi saluta a sua volta, ottenendo in cambio l’ennesimo sorriso della serata da parte mia.
*** All’ora di cena ***
Ma che cretini carini che siamo, tutti appiccicati appiccicati, stretti stretti per farci una cazzo di foto di merda.
Dopo un paio di flash, ci lasciano prendere posto a tavola.
Sinceramente, l’ultima cosa che volevo era farmi una foto in cui sorrido come una scema con tutti gli altri concorrenti, ossia avversari. Non sono molto amichevole con i rivali in generale, e anche lasciare che Mary si avvicinasse a me le è sudato sette camicie. Le rispondevo sempre male e scortesemente, e non facevo altro che ignorarla quando mi poneva domande superflue; poi, sotto sollecitazione di Styles, ci siamo avvicinate. È solo grazie a lui se adesso sono al tavolo con la rossa, ridendo e prendendo in giro gli altri concorrenti mentre la cuoca passa fra i tavoli con il purè giallognolo che puzza di piedi.
« Sono sicura che questa cosa sia tutto meno che purè », commento, indicando il piatto con un’espressione schifata.
Lei ride, prendendo, diffidente, una forchettina. « A casa mia, il purè si mangia con il cucchiaio », osserva, guardandosi curiosa attraverso il riflesso della posata.
Rido, e le faccio cenno di avvicinarsi a me oltre il tavolo. Si sposta i capelli su una spalla e scansa il piatto da dove la cuoca l’avevo posato; la imito, e metto una mano all’angolo delle labbra, come per coprirmele mentre le sussurro una semplice, significativa parola: « Liam »
Fa un’espressione di comprensione e si mette una mano sulle labbra, tornando al suo posto. Poi, annuisce, sovrappensiero, prendendo nuovamente la forchettina in mano. Assaggia la cena sotto il mio sguardo tra il disgustato e il curioso.
Mastica, pensierosa, guardando ovunque tranne me. « Purè », afferma infine.
Annuisco e inizio a mangiare, fiduciosa.
Dopo qualche minuto di silenzio in cui tutti iniziamo a mangiare analizzando la nostra cena, dai tavoli attorno al nostro inizia a sentirsi il vociare della gente che parla, ride, scherza e si scambia opinioni. Io e Mary rimaniamo in silenzio sorridendoci quando i nostri sguardi s’incontrano.
Noto, con una certa attenzione, che il suo occhio cade sempre sul tavolo dei giudici, dove stanno mangiando essi insieme a qualche cameraman loro amico.
Gli sguardi che lancia a Niall sono comprensibili, visti oggettivamente. Insomma, Niall è un bel ragazzo, non c’è che dire, ma io sono… infastidita dal suo comportamento. Io e il biondo, però, non stiamo insieme, e io non posso vietarle di guardarlo o sbavarci dietro, se vuole. Così, mi ritrovo a dire: « Se vuoi posso fartelo venire qui e io mangio con Jeremy »
Mi guarda, sorpresa. Fissa nuovamente, per un attimo, il tavolo meno rumoroso della mensa e poi mi sorride, riconoscente. « Grazie mille, sei un’amica », dice, quasi commossa, mettendo una mano sulla mia.
Mi alzo, congedandola con un sorriso, e mi dirigo verso Niall, che in questo momento sta bevendo. Gli picchietto sulla spalla, sotto lo sguardo indagatore di Harry, e lui, sentendo il mio vieni un attimo, per poco non si strozza con l’acqua. Zayn, seduto sulla panca accanto a lui, gli batte forte sulla schiena, peggiorando la situazione.
Quando le acque si calmano (capite l’ironia della frase), Niall mi guarda con un sopracciglio arcato, alzandosi e dicendo agli altri di aspettare. Lo conduco in un angolo provando a non dare troppo nell’occhio, e, quando siamo dietro una colonna, il suo sguardo è… cambiato, questo è sicuro. Però adesso mi sembra sorpreso.
« Che c’è? », domanda, brusco.
Alzo gli occhi al cielo. « Innanzitutto, calmati, non sono qui per litigare », inizio, porgendogli una mano, aspettando che me la stringa. Mi guarda un attimo, analizzandomi, e poi fissa la mia mano, scrollando le spalle come a dire: ‘ragionevole’. Sospiro di sollievo. Almeno sarà un pochettino più facile parlare con lui, se è ben disposto.
Mi schiarisco la voce. « Mary… ecco, lei ti ha messo gli occhi addosso », dico, velocemente, e arrossiamo entrambi, stranamente.
Mi fissa, le guance arrossate, poi, come un puma, si sporge dietro la colonna, osservando la rossa mentre gioca distrattamente con la forchetta, girandosela fra le mani.
Niall indietreggia con il capo e mi guarda assumendo un’espressione di supplica, leccandosi le labbra. Improvvisamente e contemporaneamente, gli sguardi di entrambi si posano sulle labbra dell’altro, e, senza nemmeno rendermene conto, gli prendo bruscamente il viso tra le mani e schiaccio la mia bocca contro la sua, furiosamente.
Dopo un attimo di sorpresa, le sue braccia si ritrovano a circondare il mio piccolo corpicino, mentre abbassa il capo e i miei talloni toccano nuovamente terra, alzatisi per la differenza di altezza.
Le nostre labbra si muovono, massaggiandosi, finché non vengono a contatto le nostre lingue, bramandosi e rincorrendosi.
Non c’è amore, in questo bacio, solo una disperata passione, come se fossimo stati in apnea troppo tempo e solo un bacio potesse ridarci ossigeno.
Ci separiamo velocemente come ci eravamo uniti, le braccia penzoloni e le labbra arrossate per la furia del bacio.
I nostri sguardi sono vuoti, cercando di realizzare l’accaduto, per poi riempirsi di confusione.
« Che… cosa…? », balbetta, guardandomi come a volermi incolpare.
Soffoco un urlo stridulo di frustrazione, per poi mettermi le mani fra i capelli.
Non lo so ‘che cosa’ Niall, se non lo sai tu!, mi ritrovo a pensare.
Scuoto la testa, ricomponendomi e aggiustandomi i capelli con fretta. « Non ne ho idea e non importa. Non è significato niente. Ora tu vai da lei, io vado da Jeremy », dico, risoluta, aggiustandomi il gilet di jeans che porto sopra la camicina bianca.
Mi guarda per un secondo, un misero secondo in cui leggo disperazione, delusione, confusione e rabbia in un blu intenso e bellissimo; annuisce, spezzando il contatto dei nostri sguardi, e fa il giro della colonna, dirigendosi verso il tavolo al quale è seduta Mary.
Andandosene, quel cretino, si è preso un pezzo di me; non so perché sto pensando una cosa del genere. Forse perché mi sento vuota, ora, forse perché, andandosene, è come se si fosse portato via il ricordo del nostro bacio, lasciandomi con la confusione di qualcuno che si è svegliato da uno svenimento, con la sensazione di non ricordare più qualcosa di estremamente importante.
 
 
 
 
UGO!

Dai, amatemi, so che lo volete, ho aggiornato prestissimo u.u

Vi prego, perdonatemi, so che il capitolo è corto, e brutto, e insignificante, e… tutto quello che volete, ma c’è il pezzo finale che dovrebbe farmi perdonare *-* e daaaai, perdonatemi *-*

Tanto non è la lunghezza del capitolo che conta, ma il contenuto… no?

Oddio gente, sento odore di succo di frutta. *Sniffa per capire il gusto* Pesca… o albicocca… albicocca!

Cooomunque, tornando al capitolo: che ne pensate? Solita domanda: ve gusta o ve desgusta?
A me, personalmente, me desgusta. E non dico che non mi piace per farmi dire che è bellissimo – per carità – ma semplicemente non mi piace com’è venuto fuori. Il pezzo del bacio, con tutta la sincerità di questo mondo, mi fa cagare. Di solito, per dire che mi piace un bacio che ho scritto, o una dimostrazione d’affetto, devo aver avuto il batticuore mentre lo rileggevo prima di pubblicare, invece qui non ho provato niente. Il cuore batteva normalmente, come se stessi leggendo le previsioni meteo.
Spero che almeno a voi abbia fatto provare qualcosa.

Andiamo ai ringraziamenti, adesso, ho voglia dilungare.
Il nome ‘Ugo’ lo devo a Onedinmyheart, che mi ha dato l’idea… grazie bella, lo amo c’:
Porgo le mie più sentite scuse a lindt91, che mi ha consigliato altri nomi… tesoro, ho provato a mettere Eustachio ma non suonava bene HAHA. Te ne accorgerai alla fine di questa tiritera.

Poi, ringrazio un milione di volte MarsTwix, precisando, Martina… GRAZIE MILLE TESORO, ANCHE SE NON STAI LEGGENDO. È IL PENSIERO CHE CONTA.
Ok, scusate, è che c’è ancora l’odore di succo nell’aria, capitemi, non ho pranzato u.u
Then, vorrei ringraziare tutte coloro che hanno recensito. Volete sapere una cosa buffa? Questa fanfiction a 3 capitoli ha ricevuto 34 recensioni… l’altra, che di capitoli ne ha 19, ha ricevuto 34 recensioni.
Ma ok HAHAHAHAHAHAHA.

Pooi, volevo dire un’altra cosa… ah, sì.
Capisco che la fanfiction può prendervi come no, capisco che può piacervi come no, ma non mi potete minacciare di morte. Directionerisapromise_00, questo piccolo spazio è tutto per te.
Dovete sapere, mie care lettrici, che la signorinella qui sopra mi ha minacciato di uccidermi con un cucchiaio. Io le ho detto che avrebbe fatto paura a Liam, e lei mi ha minacciato di uccidermi con un mestolo. Ora sapete perché ho aggiornato presto HAHAHAHA.

Come mi diverto.

Bien, ultima cosa e poi me ne vado…

Questo gnoccone della mamma è Jeremy (è l'attore che interpreta Peter Pan, Jeremy Sumpter): 


Questa modella che vi farà dubitare della vostra eterosessualità è Mary ( in realtà sarebbe la sorella,
a giudicare dagli occhi, ma immaginateveli marroni, e che diavolo):



Ok, per oggi l’Ugo termina qui. (Tesoro, hai notato che il 'Per oggi l'Eustachio termina qui non suonava bene? HAHAHAHAH)

Ci “sentiamo” al prossimo Ugo belle ragazze, adiosssss!

Ps.: se avete qualche canzone da consigliarmi da mettere nella fanfiction come performance per un concorrente ( potete scegliere tra Mary e Amber, ma so che sceglierete la seconda ), potete dirmelo nelle recensioni, io sceglierò quelle che mi piaceranno di più c: tenete conto, però, che io scrivo la fanfiction attorno alle canzoni, come noterete nei prossimi capitoli… quindi vedete di non consigliarmi canzoni insensate HAHAHAH.

Ok, me ne vado xx
 

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Capitolo 5
*** Gossip ***


Trailer (sì, proprio così, umani): https://www.youtube.com/watch?v=bCvdzkQM2QI
Capitolo 5: Gossip

Ehi, gentaglia, che ne dite di leggere l'angolo autrice a fine capitolo?
Che grande idea, la mia, lo so u.u

 
« GRAZIE LOU », DICO al ragazzo dai capelli castani, mentre mi accompagna, un braccio sulle spalle.
« Si gira verso di me, sorridendomi tranquillo. « Di niente. So che dopo quello che è successo, preferisci ignorarlo »
Sorrido spensierata continuando a camminare, poi mi fermo, rendendomi conto del peso delle sue parole. Mi giro lentamente mentre lui mi guarda interrogativo, e lo fisso. « Cosa è successo, e perché dovrei ignorare qualcuno? », domando, cautamente.
Sgrana gli occhi e si tappa la bocca con la mano.
Alzo un sopracciglio. « Lou…? »
Arrossisce e si sistema nervosamente la maglietta, stirandola sul torace e tormentandone il bordo. Mi avvicino, esasperata, e metto le mani sulle sue, intrecciandoci poi le dita. Il suo sguardo incontra il mio, dispiaciuto.
« Lou », mormoro, pacatamente per fargli capire che non sono arrabbiata con lui, a prescindere da ciò che mi deve dire. Insomma, come farei ad arrabbiarmi con un angelo del genere?
« Non te la prendere con me, okay? Tanto, ormai lo sanno tutti »
« Non me la prenderò con te, Louis, tranquillo »
Sospira, e questo mi preoccupa. « Vieni », dice alla fine, sfilando una sola mano dall’intreccio delle nostre dita e tirandomi verso una meta a me sconosciuta con l’altra.
« Il video diario! », ci urla dietro qualcuno, ma noi lo ignoriamo amabilmente, ridacchiando mentre zig-zaghiamo fra la gente che incontriamo, mormorando un impacciato ‘mi dispiace!’ a chi colpiamo troppo forte. Riusciamo anche a far roteare sul posto un cameriere con dei calamari in un vassoio, e se fossimo nei cartoni al posto delle pupille gli sarebbero comparse delle spirali negli occhi.
« Ecco! », esclama, fermandosi davanti alla sua stanza, dall’altra parte della casa di xFactor.
Apre la porta, e il caos è la prima cosa che mi salta all’occhio: valigie aperte e vestiti sparsi per la stanza, bottigliette di birra vuote o mezze piene sulla scrivania, che, nella mia camera, è pulita come una teca di cristallo, le tende tirate a coprire la luce del sole.
« È entrato un tornado, qui dentro? », domando, proprio mentre Louis dice: « Scusa per il disordine » Ci guardiamo, e scoppiamo a ridere.
Sarò anche un tipo poco fine, che tende ad esternare quello che pensa senza mezzi termini… ma se c’è una cosa che odio, è proprio il disordine: come si fa a viverci, in mezzo? Dove trovi le cose, al volo, quando ti servono? Non le trovi, appunto.
« Tanto poi mettono in ordine Liam ed Harry », dice, scrollando le spalle e scavalcando una valigia.
Improvvisamente mi sento come nel film ‘The Labirint’, dove la protagonista deve attraversare una palude puzzolente saltando di roccia in roccia, con la possibilità di cadere nel liquido acido e pericoloso.
Quindi, io e Louis, tenendoci per mano, raggiungiamo la scrivania, che viene liberata dalle bottiglie di birra grazie al suo potente braccio trasformato, per un momento, in una scopa.
Grazie Superman, penso, guardandolo con un sorriso ebete mentre fruga in un cassetto. È bellissimo.
Dopotutto, è stato il mio idolo, da piccola, e ora ce l’ho davanti, che cerca qualcosa per me.
Magari è un fiore. O un anello. Magari mi chiederà di sposarlo, mi dirà che non ama veramente Eleanor e che mi ha vista una volta mentre uscivo dal liceo e si è perdutamente innamorato di me e dei miei occhi color sedano secco. Che si è messo con Eleanor, sapendo che lo sarei venuta a sapere, solo per farmi ingelosire. Magari mi dirà che è un veggente e che sapeva che mi avrebbe incontrata, prima o poi, e si sarebbe inginocchiato davanti a me a farmi questo discorso.
Okay, magari la mia fantasia viaggia troppo, eh?
« Trovato », dice, sorridendo impercettibilmente e infilando più a fondo la mano nel cassetto, la lingua leggermente in fuori in segno di concentrazione.
Be’, molto… hot, se devo dirla tutta.
Poi, ha parlato al maschile, quindi è sicuramente un anello. Dai, mi sposo a ventidue anni come nell’ottocento, non male. Poi, comunque, possiamo sempre divorziare, e a quel punto Niall si pentirà di avermi trattata così male e mi verrà a chiedere scusa, ma io, a quel punto, avrò già sposato Harry.
Louis tira fuori dal cassetto una foderina trasparente.
Ma cosa cazz…?!
« Ecco, cercavo questo », dice, tirando fuori dalla copertina un giornalino per teenager, fuori la scritta I WANT TO BE POPULAR in rosa catturava l’attenzione di una qualsiasi ragazza.
Peccato, che non fu la scritta a catturare la mia attenzione: una ragazza dai lunghi capelli biondi era in copertina, gli occhi sembravano azzurri dalla luce del vicino flash, esaltati da quel poco di mascara nero che portava. Erano occhi attenti, ma felici, colti in un momento inaspettato. Sorridenti. Un leggero sorriso le illuminava il volto – a parte il flash dello scatto – mentre un roseo lucidalabbra le incarniva leggermente la bocca. Il naso piccolo, le guance leggermente rosse per il fard: sono io, e sono sulla prima pagina di un giornalino di gossip per ragazzi.
Il titolo reca: Amber Madison Light, a caratteri cubitali.
Sulla parte sinistra dell’immagine, in caratteri più minuti ma pur sempre evidenti, si vedono chiaramente le seguenti parole: Amber è, per ora, prima nella classifica di xFactor: riuscirà a vincere la competizione? Noi crediamo in lei!
Inizio a sfogliare il giornalino, che parla di celebrità come Taylor Lautner, Zac Efron, Miley Cyrus e Lady Gaga. Dopo anche l’articolo su Katy Parry, ecco due pagine interamente dedicate ai One Direction.
Vedendomi incuriosita dall’articolo sulla sua band, Louis mi sfila di mano il giornalino, dicendo: « Sono solo voci, dice come va lo show e hanno pubblicato l’intervista che hanno fatto a Zayn prima di xFactor. Non è questo che ti volevo far vedere »
Resto in silenzio mente sfoglia le pagine e borbotta fra sé imprecazioni quando una star bionda viene confusa con la sottoscritta.
Anche se io, inutile a dirlo, inutile negarlo, sono unica e inimitabile. Modestia a parte, ovviamente.
« Ecco » La voce di Louis mi riporta alla realtà, porgendomi il giornalino aperto su una pagina in particolare.
Leggo l’articolo prima di svenire di fronte alla foto:
Abbiamo una nuova star, sul campo della musica, ragazzi! Il suo nome completo è Amber Madison Light, ed ecco a voi un po’ di facts ricavati da persone a lei vicine – se non ora, prima – che, gentilmente, ci hanno contattati!
  • Amber Light è nata a Londra, in Inghilterra, nel del 1995: ha 22 anni e una voce favolosa.
  • Amber ha una particolare allergia alle farfalle, e ne è anche abbastanza spaventata. Se qualcuno volesse far colpo sulla bella bionda, dunque, non le apra un baule dal quale ne possano uscire delle farfalle, se non si vuole passare la serata a sentirla starnutire!
  • Ha avuto varie “avventure” amorose, nel corso della sua vita, ma nessuna è mai stata seria e di lunga durata.
  • Non ama Lady Gaga, ma la rispetta per il suo carattere forte, e, abbiamo sentito dire, prova a imitare il suo menefreghismo, riuscendoci perfettamente! Amber, infatti, è abbastanza immune a insulti e prese in giro.
  • Il suo animale preferito è la scimmia. Buffa scelta!
  • Ha molta paura del buio: cucciola, lei!
  • Il suo primo “vero” bacio è stato a 15 anni, al liceo! Amber, in questo campo ci cali un po’, eh?
Smetto di leggere per non vomitare.
Quelle informazioni sono tutte vere, le avranno prese sicuramente da interviste ai miei compagni di liceo e università. Ma il punto è: come hanno fatto a trovarli?
L’occhio mi cade sulla didascalia della foto: A quanto pare, qui abbiamo un chiaro esempio della presunta “storia proibita” tra la concorrente Amber Light e il giudice Niall Horan! Ragazzi, ragazzi… quando la smetterete di andare in cerca di guai?
Lancio la rivista sul letto di qualcuno, presumibilmente quello di Louis, a giudicare dal pigiama color carota appoggiato sul cuscino.
La foto che rappresenta il momento di pura follia di me e Niall mi rimane impresso nella mente, e mi sento come se qualcuno avesse preso e aperto il mio diario segreto, leggendo dalla prima all’ultima pagina. Come se vedessi cos’era successo dagli occhi di qualcun altro: io che prendo il viso di Niall fra le mani e le sue dita che mi sfiorano il bordo dei pantaloni, i palmi attaccati a me e il viso inclinato leggermente da una parte. Io che sporgo il petto in fuori e la testa indietro, così da avere più contatto fisico con lui, Niall che sembra volermi interamente fra le sue braccia.
Eppure, l’unica cosa che mi viene in mente è che vuol dire che anche lui mi voleva.
Ma il punto è: aveva detto che non si sarebbe innamorato di me, per paura, ma allora adesso che cosa succederà? Mi ignorerà per sempre? La sua ostilità, se così si può definire, nei miei confronti aumenterà? Oppure si arrenderà all’amore che prova per me, se è questo ciò che prova, e si sarebbe lasciato andare?
Alzo il viso e punto lo sguardo in quello compassionevole di Louis. Tanto, la so la risposta: o mi avrebbe ignorata, oppure avrebbe lottato più di prima per cacciarmi dalla sua vita.
« Ho rovinato tutto, vero? », domando, in un sussurro, sperando in qualcosa che mi possa tirar su di morale.
Fa un’espressione d’indecisione. « Conoscendo Niall, adesso sarà confuso e indeciso sul da farsi », dice, non dandomi una risposta precisa.
Faccio spallucce e mi alzo dal letto, mettendomi una mano sulla pancia: era la mia posizione di riposo, come la chiama il dottore, tutti ne hanno una. Per esempio, c’è chi incrocia le braccia al petto, chi posa il peso su una gamba, chi si mette le mani sui fianchi; io metto una mano sulla pancia.
Guardo Louis, di nuovo, dopo aver alzato lo sguardo dai miei piedi, imbarazzata. « Allora… andiamo a fare il video diary? », domando, accennando a un sorriso triste.
Annuisce e mi porge la mano, sorridendo forzatamente per non apparire giù di morale a me e farmi sentire peggio di come già stia.
« Eccoci ragazzi, possiamo iniziare », dice Louis con voce incolore ai tecnici delle luci e ai vari cameramen e fotografi.
Ci sediamo sulle scale, ignorando i “Finalmente” ed “Era ora” di tutti quanti.
Mi sorride e mi stringe la mano per poi lasciarla, in segno di amicizia, come per assicurarmi che lui c’è e ci sarebbe stato.
Il cameraman fa il conto alla rovescia con le dita, e al numero due le luci si accendono, puntando su me e Louis, che già prepariamo i sorrisi. Non sono brava a fingere di essere felice quando non lo sono, ma sono tranquilla pensando che sicuramente il ragazzo al mio fianco mi farà ridere e dimenticare Niall e il casino che quel bacio ha scaturito per qualche minuto.
« Ciao, sono Amber Light, e questo è il video diario della seconda settimana! », dico, sorridendo e salutando la telecamera. « Al mio fianco c’è Louis Tomlinson, della band One Direction, nonché giudice di xFactor! »
« Ciao ragazzi! », saluta, sorridendo. Giurerei che il suo sorriso fosse spensierato, ma so che non lo è: finge, ed è bravo, dopo tutti gli anni passati a fingere davanti le telecamere.
« Be’, vorrei introdurre dicendo che è stata un’esibizione fantastica, il pubblico è stato magnifico nei miei confronti e io mi sono divertita molto! », dico, prendendo dimestichezza con la telecamera.
Mi sento ancora un po’ stupida a parlare con un quadratino nero, ma avere una persona al mio fianco, che per altro mi è simpatica, alleggerisce tutto, proprio come quando ho fatto il primo video diario con Harry.
« E, per altro, Amber è stata davvero bravissima, ha emozionato un po’ tutti, in quella sala, cantando quella canzone, e, ci scommetto un chilo di carote, non c’è stata una persona alla quale non sia piaciuta la sua performance! », aggiunge gentilissimo Louis.
Emetto un verso intenerito e poggio la testa sulla sua spalla, scompigliandogli un po’ i capelli, poi mi ricompongo e fisso, sorridendo con sincerità, la telecamera.
« Vorrei solo ringraziare tutti i miei fan, nello studio e chi mi ha seguita da casa, per avermi votata e avermi fatta andare avanti per un’altra settimana. Davvero, grazie mille, vi amo tutti, dal primo all’ultimo! », dico, quasi commossa, mandando un bacio al pubblico a casa.
« Continuate a votarla perché è la mia preferita! », s’intromette Louis, facendomi ridere e mandando un occhiolino alla telecamera.
« Lou, queste cose non si dicono alla gente », dico, ancora ridendo, guardandolo con finta severità.
Fa spallucce, non curante e allunga il braccio verso un tecnico, che gli porge un foglio con varie domande da qualche fan.
« Amber, hai ricevuto varie domande dai tuoi fan; vorresti rispondere ad alcune? », domanda, alternando lo sguardo da me al foglio, alla telecamera.
Apro la bocca per rispondere, ma lui fa prima: « Certo che vuoi. Bene, sono contento.»
Lo guardo, fintamente stranita quando invece vorrei solo ridere, poi faccio spallucce e mi lascio scappare un sorrisino mentre guardo anch’io il foglio.
Mi mette una mano sul viso, spostandomi la testa, senza neanche guardarmi, dicendo: « Non puoi leggere. Solo io posso »
« Perché? », domando, senza vedere niente a causa delle sue grosse dita.
« Perché sì, perché sono Louis Tomlinson e sono più popolare di te »
« Ah, certo. Mi sembra logico », assento, come se fosse tutto normale.
« Bene, la prima domanda è da SpainlovesAmberLight »
Sbuffo una risatina, mostrando i pollici alla telecamera senza vederla davvero. « Grazie mille! »
« SLAL ti chiede… », continua Louis.
Aggrotto le sopracciglia. « SLAL? », domando, confusa, e lo sento sbuffare.
Non posso fare a meno di farmi scappare una risatina acuta; mi sarebbe sempre piaciuto avere la risata contagiosa, allegra e bellissima delle altre ragazze (come anche quella di Niall, per Diana), ma mi è sempre uscita una breve risatina acuta. Contagiosa sì, ma non tenera e graziosa come quella delle altre.
Mi leva finalmente la mano dal viso e mi sorride. « È l’abbreviazione del suo nome, no? », dice, in tono ovvio.
Annuisco, comprensiva, e appena torna a guardare il foglio per leggere la domanda mi prendo la testa fra le mani.
Dietro la telecamera, i tecnici della luce si tappano le bocche a vicenda per non far sentire le risate.
« Comunque, SLAL ti chiede: ‘Ciao Amber! Qual è il tuo contatto Twitter e/o Facebook?’. Ha messo anche la faccina felice, nella mail » E ride.
Ridacchio anch’io, poi mi sistemo sullo scalino. « Riguardo il mio profilo di Twitter, per ora preferisco non dirlo. È personale, quello che usavo al liceo e all’università: ne creerò un altro a breve. Per quanto riguarda facebook… non ho mai avuto un profilo su quel social network, per cui è inutile perdere tempo a cercarmi » E sorrido esageratamente. « Grazie della domanda, e grazie a tutta la Spagna per il supporto! »
Dopo un’altra domanda alla quale non sono riuscita a rispondere – ‘Qual è il tuo artista preferito? E la tua band?’ – per le troppe idee che mi affollavano la mente, il video diario termina, e io e Louis ci alziamo, stiracchiandoci come la scorsa volta avevo fatto con Harry.
Harry
Il pensiero che possa aver letto l’articolo mi spaventa. E se sa la sia presa per il bacio con Niall? Secondo quanto avevo sentito dalla conversazione fra Zayn e lo scassamaroni, io al riccio piaccio, e seriamente.
« Non ci pensare », dice dolcemente Louis, intromettendosi nei miei pensieri.
« Non pensare a cosa? », rispondo, fingendomi tranquilla.
Mi guarda nel classico modo di ‘Non mi prendi per il culo, ma non ti dico niente perché ti voglio bene’, e aggiunge: « Alla foto, » Torna serio. « potremmo sempre spacciarla per un fotoshop »
Faccio spallucce, risalendo il primo gradino per dirigermi verso le stanze.
« Ah, Amber… dovrei dirti una cosa », dice pochi istanti dopo, impacciato, richiamando l’attenzione su di sé.
Mi giro, sorridendo per il leggero rossore che hanno preso le sue guance.
« Dimmi » Sorrido.
Si avvicina, salendo i due gradini che ci dividevano, e poi, inaspettatamente, mi abbraccia. Mi abbraccia come non mi abbracciava nessuno da tempo – se non Alexis, qualche volta –, come se fossi la sua migliore amica, come se fossi sua sorella stata troppo tempo fuori casa, tanto da causargli preoccupazione.
Mi abbraccia con affetto, come se mi volesse bene.
« Ci sono passati tutti quelli che sono in questo edificio, Amber. È una cosa brutta, sapere che la gente si fa gli affari nostri, ma è umana, la curiosità. Adesso sei una star, sei famosa. La tua vita privata sarà la fonte primaria di attenzione », sussurra, cullandomi dolcemente.
Ricambio l’abbraccio. Vorrei piangere, ma non ce la faccio.
« Adesso andiamo a distrarci, okay? Gli altri non so che stiano facendo, ma abbiamo la stanza libera », dice, sorridendomi e separandomi.
Sorrido maliziosa. « Che vuoi fare, Tomlinson? », dico, con sguardo furbetto, dandogli un leggero pugno sulla spalla.
Mi guarda un attimo scioccato, poi scoppia a ridere. « Niente di male », dice, alzando scherzosamente le mani.
Dopo qualche risata, ci ritroviamo sul suo letto, a gambe incrociate, a ridere come polli davanti il suo iPad.
« Dobbiamo filmarci, ti prego! », dice, continuando a ridere.
Anch’io rido, rido come non lo facevo da troppi anni: mi piace ridere, mi fa sentire meglio, in un certo senso.
Ridendo ancora come un matto, si alza dal letto lasciandomi lì, a gambe incrociate, con un sorriso sul viso. Louis sta con Eleanor, e io non ho mai avuto nulla contro questa coppia, ma devo ammettere che Louis è proprio… affascinante. Sì, ha quel fascino del bambinone, che si diverte solamente, che sa come allontanare i problemi, che sa farli sbiadire e intimidire dietro a una semplice risata.
Ritorna con il pc acceso e lo sistema sul cuscino, poi prende posto accanto a me.
Ancora ridacchiando un po’, ci sistemiamo a gambe incrociate davanti al pc. Allungandosi, accende il computer ed entra nel suo account twitter.
« Che fai? », gli domando, incuriosita mentre scorre fra le menzioni.
« Seguo qualche directioner », dice, felice, mentre risponde ai cuori di quante più fans possibile.
Lo guardo. Io pensavo che non gliene importasse niente di tutte quelle “preghiere” di essere seguite. Non so che pensavo, ma di sicuro mi sbagliavo.
Sorrido. Sei una brava persona, mi ritrovo a pensare, guardandolo mentre informa tutto Twitter dell’imminente twitcam.
« Okay, tutto pronto », dice, soddisfatto ed eccitato, spostandosi un po’ più a destra. Mi guarda e batte un paio di volte la mano sul materasso accanto a lui. « Vieni più vicina »
Sorrido e lo raggiungo. Mi mette una mano attorno alla base della schiena e mi abbraccia velocemente. Si sporge verso il portatile e accende la twitcam.
« Ehi, gente! », saluta Louis, agitando la mano. « Sono qui, con Amber, nella camera di xFactor. Vorremmo farvi vedere una cosa… » Si avvicina allo schermo con gli occhi sgranati. « esilarante », conclude, con una risatina.
Io già rido, e lui, guardandomi, ride a sua volta.
« Amber, prendi gli strumenti », dice, serio, porgendo la mano verso di me con il palmo alzato.
« Subito, capo »
Butto la schiena sul letto per prendere l’iPad ai piedi delle lenzuola, ma poi mi ritrovo con tutto il corpo a terra e la risata di Louis che riecheggia nella stanza.
« Non ci credo che l’hai fatto! », esclamo, sconvolta, con i gomiti sul letto e gli occhi sgranati verso di lui.
Louis, da parte sua, continua a ridere con le mani sulla pancia, sdraiato sul letto con il viso tutto rosso. « Ti ho spinta » Quasi non riesce a parlare dalle risate. « Ti ho spinta dal letto davanti a circa 36.000 persone! » E giù con altre risate.
Arrossisco alla figura di merda che mi ha fatto fare.
« Sei… sei… una persona cattiva! », grido – per non dire che è un emerito stronzo –, prima di salire sul letto e buttare giù lui.
Adesso tocca a me ridere, e nel frattempo sento i rumorini del computer che avvisano delle continue interazioni di Twitter dal suo account.
Prendo l’iPad e, gentilmente, aiuto a far salire Louis sul letto, che continua a massaggiarsi il sedere, facendomi solo ridere.
« Okay, adesso vi spieghiamo cos’è la cosa esilarante che vorremmo farvi vedere », dico, tornando a gambe incrociate, sboccando lo schermo dell’iPad.
« Tutti voi, sicuramente, conoscerete Siri, l’applicazione dell’Apple che permette di interagire con l’assistente utilizzabile senza mani. Lo conoscete anche perché è sul volante di alcune macchine, come la BMW », esordisco.
« Ovviamente noi non le diremo cose sensate », interviene Lou, facendomi ridere.
« Iniziamo », dico, tutta contenta, battendo le mani.
Louis ride, e mi sfila l’iPad dalle mani, mettendoselo sulle ginocchia. Io abbasso leggermente lo schermo del computer per inquadrare meglio sia noi che lo strumento Apple.
« Ciao! », esordisce Louis, dopo aver tenuto premuto il pulsante centrale.
« Ciao, Louis », risponde lo strumento con voce meccanica.
« Come stai? », domando io.
« Felice di esistere! », risponde, facendomi già ridere.
« Ah, be’, allora », commenta, sarcastico, Louis.
« Che stai facendo? », domando.
« In che, senso, cosa sto facendo? Sto parlando con te… »
« Mh » Poco interessante.
« Quanti anni hai? », chiede Louis.
« Sono grande abbastanza per esserti d’aiuto »
Sbuffo una risatina: « Banale », commento.
Louis fa un’espressione offesa. « Parlaci tu, allora! », dice, fintamente arrabbiato, passandomi l’oggetto.
Mi schiarisco la voce. Pensa, Amber, pensa… « Che vestiti stai indossando? »
Carica lentamente. « Ho trovato due negozi d’abbigliamento da donna »
Io scoppio a ridere, e Louis viene contagiato da me. « Ma perché? », domanda, in un borbottio.
Rido ancora di più. Louis scuote la testa, poi prepara l’oggetto a un’altra domanda: « Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa »
Io ridacchio mentre Siri carica.
« Certo, se la capra fosse più furba… da sotto la panca, la capra scappa! », risponde.
Io e Louis ridiamo di nuovo, senza riuscire a trattenerci. « Effettivamente! », commenta Louis, con un cenno del capo. « In effetti sì, dai… »
« Gliela diamo per buona », dico io, continuando a ridacchiare.
« Devo… nascondere un corpo », comunico a Siri, dopo un attimo di esitazione su cosa dirle.
Lou sghignazza.
« Puoi indicarmi che posto cerchi esattamente? Servizi funebri, o discariche pubbliche? »
Louis scoppia a ridere, mormorando ‘Ma perché, ma perché?!’
Anch’io mi lascio trascinare dalle sue risate. « Ma questa la faccio arrestare », commento, facendolo ridere.
« Ma tu devi andare in prigione! », esclama Louis, rivolto all’iPad.
« Mi dispiace, ma non so dov’è », risponde.
« Ah, be’, allora », commento.
« Ti piace la Nutella? », domanda Louis.
« Farei meglio a non esprimermi, Louis », rispondi.
« A tutti piace la Nutella », dico, con sguardo perplesso.
« Tu sei stupida! », esordisco, parlando con Siri.
« Ma… ma… »
« Mh? », mormora Louis, aggrottando le sopracciglia con un leggero sorrisino sulle labbra guardando lo schermo.
« Cretina! », insisto.
« Oh… oh… Questo non promette bene »
« No, decisamente no! », dice Louis, ridendo.
« Qual è il senso della vita? », domanda, poi.
« La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo », risponde, meccanicamente, facendoci definitivamente scoppiare a ridere.
« Ma che diavolo?! », dico, fra le risate.
« Okay, dai Amber… facciamole domande serie », dice, riprendendosi, Louis.
Afferra l’iPad e se lo mette sulle gambe. « Esiste Dio? », domanda, facendomi ridacchiare.
« Ti chiederei di rivolgere le tue domande spirituali a un esperto. Possibilmente, un essere umano », risponde.
« Ne terrò conto », dice, serio, Louis.
Sospiro. Comincio ad annoiarmi. « Siri, sei completamente inutile », dico, dopo che Louis ha nuovamente attivato l’applicazione.
« Oh… Oh… Questo non promette bene », ripete.
Sbuffo. « Già, potrei licenziarti per questo », commento, annoiata, facendo ridere il ragazzo accanto a me.
« Okay, ne facciamo un’altra e poi vi lasciamo, ragazzi! », dice Louis, guardando la telecamera del pc.
« Faccio io, faccio io! », esclamo, esaltata, prendendo nuovamente l’iPad e mettendomelo sulle gambe, già con l’idea in testa.
« Siri, vaffanc… »
« BIIIIIIIIIIIP », esclama Louis, coprendo la mia voce, e facendomi scoppiare a ridere.
« Cos’ho fatto per meritarmelo? », risponde Siri.
Assumo un’espressione innocente. « Vai, a fare, in c… »
« BIIIIIIIIIIIIP », urla nuovamente il ragazzo accanto a me.
Rido.
« Un semplice “arrivederci” sarebbe più cortese », dice, offesa – penso – Siri.
Ridiamo, poi Louis spegne la webcam e pubblica la twitcam, con la seguente descrizione: Cosa fare quando ci si annoia: SIRI! Grazie per il bel pomeriggio appena trascorso, @AmberLightOff.
Cosa? Mi ha menzionata?
« Louis, ma io non ho twitter », dico, perplessa, mentre mette a posto il portatile e l’iPad.
« In realtà ce l’hai da ieri pomeriggio. Te l’ha fatto Simon. Non preoccuparti, stasera te ne parlerà di sicuro »
Annuisco, e, dopo essere tornata in camera, mi infilo nella doccia fredda, provando a concentrarmi ancora sull’esilarante tempo appena trascorso con Louis, senza, però, riuscirci del tutto: il pensiero di Niall è ancora fisso nella mia mente.
Quando esco dal box, avvolta in un largo accappatoio bianco, trovo Mary sdraiata sul proprio letto con una rivista in mano. Mi guarda, squadrandomi da capo a piedi, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Si mette seduta mentre io la fisso, preoccupata per quello che possa pensare di me. Insomma, ieri l’ho lasciata sola al tavolo della mensa per andare a parlare con Niall, e poi me lo bacio prima di lasciarlo andare da lei?
Ma wtf?!
« So che sei dispiaciuta per ciò che hai fatto », dice, senza neanche lasciarmi aprir bocca.
Un po’ mi sorprende che lo sappia, ciò che è accaduto, un po’ no: Niall James Horan è famoso in tutto il mondo, quello che lo riguarda lo si viene a sapere in poco tempo.
Poi, se ci vivi nella stessa casa, figuriamoci: le notizie volano come merde di piccioni dal cielo.
« E per questo ti ho già perdonata », sospira, quando apro la bocca per parlare, bloccandomi una qualsiasi frase sul nascere.
Chiudo la bocca, e annuisco, sorridendo. Mi avvicino a lei e l’abbraccio, dopo che si è alzata in piedi.
« Però voglio la verità », aggiunge, seria, separandosi da me.
Annuisco e ci sediamo entrambe sul letto. Mi sistemo nervosamente l’accappatoio. « Cosa vuoi sapere, di preciso? », domando.
La guardo negli occhi.
« Cos’hai provato, quando ti ha stretta a sé? », chiede.
Abbasso lo sguardo, nuovamente.
« Amber? »
Sospiro, poi la fisso nelle iridi marroni. Le parole si susseguono senza il mio consenso: « Hai presente quando ti svegli alle due di notte, pensi che siano le sette e di essere in ritardo per qualcosa, e invece hai ancora tutto il tempo per dormire? O quando pensi che non ci sia nulla da mangiare, e nello scaffale c'è un ultimo pacchetto di patatine? O quando il professore interroga e tu non hai studiato e non esce il tuo numero dell’elenco? Ecco, sono pochi e semplici esempi. Ma sono piccoli, leggerissimi attimi, che ti sollevano. Ti fanno sentire un attimo meglio, ti danno l'illusione che lì, in quell'istante, tutto sia perfetto, tutto vada bene. Solo che poi le sette del mattino arrivano. E il cibo finisce. E prima o poi ti interrogano. Ed è così che mi sento ogni volta che le sue braccia si allontanano dal mio corpo », rispondo, mentre una lacrima insensata scende lungo la mia guancia.




UGOOOO
Ehilà, gente!
Non ci crederete mai, ma è così: ho appena pubblicato il seguente capitolo, dopo un ritardo imperdonabile :3
AMATEMI, UMANI.
Scusate, ma sono di fretta!
Vi lascio l'introduzione di una fanfic che mi piace molto, e che mi piacerebbe ricevesse più attenzione e recensioni: I will always want you
Ecco l'intro:
Essere gemelle non ha sempre un lato positivo, maggiormente se ne hai una come la mia, Betty. Non c'è un giorno in cui non litighiamo per i suoi comportamenti. Ora è un nuovo anno, e per fortuna non andiamo nella stessa scuola. Potrò avere una vita sociale senza passare per "la sorella di Betty"
E' originale, sappiatelo u.u
Ecco il nome dell'autrice: EhiJavaad.
Che dire? Se vedemo al prossimo capitolo, gentaglia!
BACI, GENTE, BACI! XOXOXO

ps.: adesso perché sono di fretta, ma al prossimo capitolo... UUUUUH QUANTI RINGRAZIAMENTI CHE FARO'!

pps (?): guardate il trailer, please, sono molto fiera del lavoro di una mia lettrice (vi pare che so fare un trailer, io?!): https://www.youtube.com/watch?v=bCvdzkQM2QI (lo so, ve l'ho lasciato sopra... e allora?!)
 


Twitter: @and123flick (sì, l'ho cambiato. Non è bellissimo, il nick? *-*)
Facebook: Flavia Mestucci, e/o GraceMcMon (SOLO PER EFP)
Ask: @Graceyeah

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Capitolo 6
*** Taylor Swift, Demi Lovato ***



Capitolo 6: Taylor Swift, Demi Lovato

 
Dopo che anche Mary è andata a mangiare, le lacrime scendono copiose sul mio viso.
Perché a me? Perché dovevo farlo? Non potevo proprio resistere se non lo baciavo?
Mi era sembrato sensato, farlo. Anzi no, mi era sembrato insensato e sbagliato, ma l’avevo fatto. L’avevo fatto perché volevo farlo, ma, con la capoccia che ho, non avevo pensato alle conseguenze.
Non avevo pensato che chiunque, lì dentro, avrebbe potuto farmi una foto e pubblicarla, facendole fare il giro dell’Inghilterra. Ora che penserà il pubblico di me? Che sono una puttana che se la fa col giudice per avere più probabilità di vittoria? Oppure la nostra “coppia” intenerirà i votanti, e succederà come negli Hunger Games, in cui gli innamorati sventurati avevano le preferenze di tutto e tutti?
Mh.
Perché devo essere così cogliona anche nelle faccende serie?
C’è solo una cosa da fare, Amber…, dice una voce nella mia testa. Perché assomiglia tanto alla voce di Alexis?
 
______
 
« Penso che tu sia l’essere vivente più stupido di questo pianeta. Anzi, più coglione »
« Ti voglio bene anch’io, fratellone »
Sbuffa. « Se non vai da lui entro cinque secondi non ti voto più »
Senza salutare né niente, abbasso di scatto lo schermo del pc e mi alzo dal letto, prendendo la giacca, ed esco dalla camera, sotto lo sguardo annoiato di Mary.
Ok, ho pianto tutto ieri e l’altro ieri, ma ora sono forte, ora sono una persona nuova, rinata, pronta ad affrontare le cons…
Il mio naso incontra qualcosa di duro, e il cervello si sposta all’interno della scatola cranica per il colpo ricevuto sulla parete frontale.
Ma cosa minchia…
« Ehi, tu devi essere Amber! », esclama una voce femminile.
Quella voce femminile. Oh, mio, Dio. È lei, è la ragazza che mi ha fatto sognare con le sue canzoni, con la sua voce, con il suo talento. La ragazza che mi ha sollecitata, inconsapevolmente, ad andare avanti, di non guardarsi indietro, perché a tutti, prima o poi, succedono le stesse cose.
È lei, la ragazza che a quindici anni mi diceva di guardare prima di cadere. È lei, la ragazza che mi diceva che Romeo esiste, e che mi avrebbe potuta salvare, se solo gliel’avessi chiesto e avessi riposto la mia fiducia in lui. È lei, la ragazza che mi diceva di tenere gli occhi aperti, sempre. È lei, la ragazza che viveva un amore difficile, ma vero. È lei, la ragazza che dimenticava sempre di dire ‘ti amo’ quando il suo lui la salutava. È lei, la ragazza che esprimeva con la musica ciò che provavo io.
È lei, quella che, se prima era una ragazza, ora è una donna.
« Oh mio Dio… », mi esce solo, dalla bocca.
Con gli occhi sgranati, mi metto una mano davanti alla bocca, mentre le lacrime cominciano a salirmi agli occhi. Non avrei mai pensato di vederla, vederla davvero.
« Sei… un’hater? », domanda, preoccupata, con il suo tipico modo di inarcare le sopracciglia.
Rimango a bocca aperta. « Ma tu sei matta! » Quasi grido.
Mi tappo la bocca. « Oh mio Dio, ho insultato il mio idolo », mormoro, mentre lei sorride divertita. « C’è un girone dell’inferno, per quelli come me », aggiungo, e lei scoppia definitivamente a ridere.
Sorrido anch’io, abbassando leggermente la mano. « Posso… posso abbracciarti? », domando, timidamente.
Spalanca le braccia, e io, senza pensarci due volte, mi ci fiondo dentro, stringendola forte a me.
Inspiro il suo profumo come se fosse l’ultima boccata di ossigeno che posso dare.
« Non ci posso credere, ti sto abbracciando davvero », sussurro, in preda ad un attacco di coglionaggine acuta, stringendola forte.
Ridacchia. « Sono felice di essere qui », sussurra, strofinandomi la schiena.
Ci separiamo e le sorrido. Ricambia il sorriso e andiamo verso l’aula di musica, sotto sua richiesta. ‘Voglio sentirti in anteprima’, aveva detto.
Così, entrambe felici, ci dirigiamo verso l’immensa sala al piano inferiore della casa di xFactor, tutta corridoi e scale.
Aprendo la porta, trovo Harry e Simon intenti a parlare con un uomo, d’apparenza giovane, calvo e con un filo di barba sulle guance e il mento.
Lo riconosco subito: è Brian Friedman, il coreografo che ha aiutato sia gli One Direction che le Little Mix, e poi, successivamente, le Fifth Harmony.
Il cuore inizia a battere forte, mente affianco Harry, seguita da Taylor, con aria diffidente nei confronti dell’uomo.
Se c’è una cosa che non so fare, è ballare, e solo per questo motivo andrei da Zayn ad abbracciarlo.
« Oh, eccoti Amber », dice Simon, guardandomi e mettendomi distrattamente una mano dietro la schiena, spingendomi dolcemente verso Friedman, che mi squadra da capo a piedi, quasi mi stesse studiando. « Ti presento Brian. Lui ti accompagnerà per tutta la durata del talent e ti darà alcune indicazioni su come muoverti sul palco. Mi raccomando, trattalo bene », conclude, scaturendo una leggere risatina da parte del coreografo.
Egli mi porge la mano, sorridendo cordiale: « Hai un bel corpo », esordisce.
Ci manca poco che non prenda male la sua affermazione, ma per non dare una brutta impressione sin dal primo impatto, gli stringo la mano, sorridendo leggermente. « Scommetto che lo dice a tutte, signor Brian »
« No, tu hai davvero un bel corpo », dice Harry. Porto la mia attenzione su di lui, guardandolo fra il divertita e l’oltraggiata. « Per esempio, a me non l’ha mai detto », aggiunge, facendo ridere un po’ tutti nella stanza.
Taylor, che era stata in disparte per tutto il tempo, tossicchia per attirare l’attenzione, e io le sorrido. Ricambia il sorriso, però poi incontra lo sguardo di Harry.
Tay sembra nervosa, ma il riccio, dal canto suo, è completamente impallidito. « Ehi… T-t… » Non riesce nemmeno a parlare tanta è la sorpresa.
« Ciao Harry. Mi chiamo Taylor, non so se ti ricordi », dice freddamente lei, riprendendosi dallo shock provocato dall’incontro con il suo ex.
Certo che sono proprio noiosi questi due, mi ritrovo a pensare. Addirittura anni dopo la loro rottura, ancora non si parlano e c’è diffidenza.
Ho ammirato molto la reazione di Taylor alla rottura con Harry: ci aveva scritto su una canzone, vincendo anche un paio di premi, se non sbaglio; e l’aveva sputtanato davanti a tutti alla consegna del premio, cosa che mi aveva fatta ridere a più non posso.
Taylor Swift è più tosta di come sembra, alle volte.
« Ehi, Taylor! Da quanto non ci si vede! », dice Simon, per smorzare il silenzio. Si avvicina alla donna e si salutano sorridendo con due baci sulle rispettive guance e un breve abbraccio. « Sono contento che sia venuta a trovarci »
« Sì, be’, ero molto curiosa di conoscere questa nuova stella di cui si parla tanto durante l’ultimo periodo », dice, sorridendo, lanciandomi anche una calda occhiata.
Vado in iperventilazione per il complimento ricevuto, ma non dimostro nulla se non un timido sorriso alla bionda.
« Be’, ora ti lascio un po’ di riposo, okay Amber? Ci vediamo dopo per discutere di alcune cose », conclude il giudice più anziano, avviandosi, poi, con Brian verso l’uscita della stanza per poi sparire dietro le porte.
Non fa in tempo a crearsi imbarazzo fra noi tre, che la porta si apre nuovamente, mostrando un Niall decisamente scazzato.
Tanto per cambiare, no?
« Guarda chi si vede, il Mr Fracassamaroni », borbotto, senza pensare.
Mi tappo la bocca e spalanco gli occhi, ricordando in un millesimo di secondo tutto ciò che è successo nelle ore recenti: il bacio, la rivista, il mio pianto.
Alza lo sguardo dal pavimento e lo punta nel mio. È blu e triste, arrabbiato, confuso, arreso e… terribilmente dolce.
Sono. Una. Povera. Cogliona.
« Amber », mormora.
Sorrido. « In persona », dico, sorridendo tristemente. « Ti sei ricordato del mio nome », aggiungo, leggermente sorpresa.
Sorride anche lui, ed è la prima volta che mi rivolge un sorriso. Sono sorpresa, ma non lo do a vedere. Faccio scomparire il mio e abbasso lo sguardo, deglutendo. Poi, senza neanche volerlo, guardo Harry, accanto a me, che mi sta già fissando tristemente.
« Io… ti vorrei parlare », dice, quasi in un sussurro.
Guardo Niall come se avessi un impegno con lui e andando con Harry sarebbe dare buca all’altro. Il biondo guarda me allo stesso modo, quasi avesse paura di ricevere un due di picche.
« Non posso », dico, in un sussurro. Mi schiarisco la voce: « Non posso », affermo con più sicurezza. « Magari dopo »
Niall rilascia il fiato che aveva trattenuto. « Ok, potreste lasciarci da soli? », domanda, con naturalezza, ad Harry e Taylor.
Il riccio impallidisce, Taylor arrossisce ed entrambi si scambiano un’occhiata allarmata.
« Direi che dovremmo essere noi a lasciar soli loro », deduco, piano, avvicinandomi a Niall, che sorride leggermente, divertito.
Gli metto una mano sulla spalla e insieme ci avviamo verso la porta, uscendo dalla stanza.
Camminando lungo un anonimo corridoio bianco, si sente un grido femminile urlare: “Sei un pezzo di stronzo!”, facilmente collegabile alla voce di Taylor.
Niall scoppia a ridere, e io lo seguo. « Sono peggio di noi », mormoro.
« Almeno io e te ci parliamo », conviene, sorridendo ancora, leggermente.
Sorrido anch’io con lo sguardo basso, poi lo alzo, e incontro i suoi occhi. Sono occhi blu che mi fissano, leggermente sorridenti ma anche confusi… come se cercassero di leggere i miei ma non ci riuscissero.
Sono occhi attenti, quasi… quasi premurosi.
Presa dalla timidezza, abbasso per prima lo sguardo, mettendo le mani in tasca e restando in silenzio.
« Senti… penso che debba dirti tantissime cose, e… », inizia, impacciato, una volta nella sua stanza.
Io invece ho tantissime cose da non dirti, mi ritrovo a pensare. Non voglio dirgli che il bacio mi è piaciuto, non voglio dirgli che ho ascoltato un’altra volta una sua conversazione privata, non voglio dirgli che so cosa prova/non prova per me, non voglio dirgli che non so cosa provo io per lui, e… non voglio dirgli che avevo pensato di abbandonare il talent show solo per lui.
Perché queste, in fin dei conti, sono stronzate.
« Dimmi », dico, in un sospiro.
« Ecco… il... coso… », balbetta, imbarazzato, arrossendo anche.
Arrivo addirittura a sorridere della sua impacciataggine, così tenera.
Ma non faccio il tempo ad addolcirmi che il suo rossore scompare, e il sorriso imbarazzato anche. La mano che si era portato dietro la nuca cade sui fianchi, e si alza dal letto su cui era seduto, venendomi incontro.
Io, dal canto mio, sono seduta – al contrario – sulla sedia girevole della scrivania, e in men che non si dica mi ritrovo le sue grandi mani sullo schienale, e i suoi occhi puntati addosso, stavolta arrabbiati.
« Quel bacio, per me, non è significato niente. E mai significherà un bacio con te », dice, in tono minaccioso.
Il cuore mi si ferma. Per me era significato, quel bacio. E tanto. Significava tante, molte, troppe cose… significava che bramavo le sue labbra, significava che lui bramava le mie, che non c’era interessamento da parte sua nei confronti di Mary, e che non ce n’era da parte mia nei confronti di…
…Harry…
Il suo pensiero mi colpisce come uno schiaffo, ma non c’è tempo di sentire dolore che Niall mi attacca ancora: « Non devi avvicinarti a me, mai più »
« Non posso non avvicinarmi a te, Niall, come tu non puoi non avvicinarti a me », mi ritrovo a dire, alzandomi lentamente dalla sedia.
« Posso benissimo »
Sono davanti a lui, entrambi in silenzio. Sorrido, inclinando la testa da un lato. « Allora lasciami in pace », dico. Adesso la sua espressione è esilarante: è confuso, arrabbiato e… il suo sguardo non fa altro che alternare i miei occhi alla mia bocca. « Trattami come tutti gli altri concorrenti del talent, trattami come se non assomigliassi a Demi »
I suoi occhi si spalancano leggermente. « Come sai che… »
I nostri corpi si sfiorano, e il mio indice corre alle sue labbra, posandosi dolcemente su di esse. « Ho le mie fonti », dico, sorridendo.
All’indice si sostituisce il pollice, e inizio ad accarezzargli il labbro superiore. Il cuore mi scoppia nel petto e le gambe mi tremano, ma riesco a mantenere un certo autocontrollo esteriormente, senza apparire insicura e/o… stupida.
« Belle labbra », constato, infine. Mi alzo sulle punte e gli schiocco – rumorosamente – un piccolo bacino sulla bocca, lasciandolo leggermente sorpreso.
Mi volto, schiaffandogli i capelli sul viso, e mi dirigo, a passo impettito, verso la porta, ora chiusa, della stanza, ma qualcosa mi ferma. Guardo il mio braccio, e vedo che è circondato dalle sue dita. Il suo viso è abbassato, e quando lo alza per incontrare il mio sguardo rimango di pietra.
Rimango così ogni volta che quegli occhi blu incontrano i miei, mi abbagliano come un flash.
Separa le labbra per parlare, ma il rumore della porta che ci apre lo ferma, costringendo i nostri sguardi alla soglia appena varcata da un Harry pensieroso.
Senza degnarci di uno sguardo, si butta a peso morto sul letto, affondando il viso sul cuscino.
Apro la bocca per chiamarlo, ma un urlo acuto mi distrae, e nella stanza fa il suo ingresso un Liam spaventato. Sale di corsa le scale del letto a castello e si infila sotto le coperte.
Io e Niall ci guardiamo un attimo.
« MA PORCA MISERIA! », esclama una voce maschile e solitamente calma.
Zayn, i capelli spettinati e il fiatone, entra in camera come una furia. « Dov’è il mio cellulare? », urla, guardandosi intorno come un ossesso.
Io e Niall facciamo spallucce, mentre dagli altri due compagni di band non riceve risposta, entrambi in uno stato penoso.
« Zayn, il tuo cellulare ce l’avevo… » La voce di Louis proviene dal corridoio, e in men che non si dica si ritrova con il naso sulla schiena del moro. Sorride esageratamente. « Oh, eccoti »
Per poco gli occhi del pakistano non escono dalle orbite.
Sospiro, portandomi una mano sul viso. « Qualcuno mi spiega che sta succedendo? », domando, provando a mantenere la calma.
Qui sono tutti coglioni.
« Ti spiego », dice Liam, emergendo da sotto le coperte e affacciandosi dal letto. « Zayn stava facendo una videochiamata con Perrie, e, come potrai immaginare, era tutto preso da quello che si stavano dicendo. Così, Louis è andato da Zayn e gli ha chiesto di prestargli il cellulare dato che il suo non aveva credito, e Zayn gli ha detto di sì senza, probabilmente, neanche aver capito qual era la domanda di Lou. Ovviamente, Louis è uscito dalla stanza, per parlare al telefono, e quando Zayn ha finito di pomiciare virtualmente con Perald, l’unico nella stanza ero io. Così ha dato la colpa a me », spiega, con voce annoiata e leggermente risentita.
Zayn si gratta la testa. « Scusa Liam », mormora.
Louis si mette a ridere, e Niall sospira.
Io annuisco, poi indico Harry. « E lui? »
« Taylor », rispondono, contemporaneamente, il riccio, Liam, Louis e Zayn.
Io scoppio a ridere, e Niall con me.
Harry alza la testa dal cuscino, e mi rivolge un sorriso triste. Si volta a pancia in su e si strofina gli occhi, per poi alzarsi a sedere sul letto. Mi rivolge un’occhiata da capo a piedi, poi sbuffa, mettendo le mani ai lati del suo corpo, chiuse a pugno sul materasso. « Ora possiamo parlare? », domanda, quasi scocciato.
Guardo Niall per una frazione di secondo, poi torno con lo sguardo sul riccio, annuendo.
Si alza e mi fa strada verso la porta.
Dopo un paio di corridoi e una rampa di scale, ci ritroviamo nuovamente in sala musica. Subito mi dirigo verso il pianoforte, sedendomi sullo sgabellino e appoggiando i gomiti sul coperchio nero tirato a lucido.
Lui si siede su una sedia poco distante da me, incrociando le dita delle mani.
« Hai… parlato con Taylor? », domando, per smorzare la tensione.
« Sì. Abbiamo fatto pace », dice, e sorrido pensando a quanto possa sembrare dolce in questo momento. Sembra un bambino, ma non glielo direi mai.
« Comunque non era di questo che ti volevo parlare », aggiunge, alzandosi nervosamente dalla sedia e venendo verso di me. Mi fissa senza espressione. « So del bacio, e avrei qualcosina da dirti a riguardo »
Sospiro, mettendo indietro i capelli che mi infastidivano il viso. « Dimmi, mamma »
Ignora il mio sarcasmo e attacca a parlare: « Niall, in questo periodo, non è un tipo di cui innamorarsi. Forse prima di Demi lo era, ma ora no. È duro, è stupido, è serio, è… »
« È cambiato, lo so », lo interrompo. « Ma forse io posso cambiarlo ancora una volta », aggiungo, da non so quale parte del mio corpo. Dal cervello no di certo.
Ride leggermente. « Probabilmente no »
Sbuffo. « Ma perché non pensi un po’ ai fatti tuoi? », mi ritrovo a dire, alterata. « Non sopporto la gente che si impiccia nella mia vita! »
« Amber, da adesso in poi tutti si impicceranno nella tua vita! », dice, leggermente arrabbiato a sua volta. « E sai perché? Perché quella che hai scelto due settimane fa… è un’altra vita »
Fermo la mia passeggiata nervosa e mi metto le mani fra i capelli, trattenendo le lacrime, dandogli le spalle. Una volta sicura che la mia voce non tremerà, mi giro a guardarlo, senza riuscire ad evitare che i muscoli della sua fronte si rilassino alla vita di me in uno stato così penoso.
« Ne sono consapevole, dovrò subire molta più pressione, adesso. E non sono sicura di riuscire a sopportarla », dico, prima di deglutire. Chiudo gli occhi e sospiro, prendendo coraggio, poi torno a guardarlo. « O almeno, non tutta da sola », aggiungo, azzardando un sorriso triste.
Sorride a sua volta e mi viene incontro, velocemente, avvolgendomi in un abbraccio. « Non sarai da sola, Amber. Se me lo permetti, ti starò vicino. Basta… basta che mi ascolterai, perché ci sono passato prima di te, e so cosa provi e cosa proverai », sussurra, dolcemente, stringendomi forte a sé.
Ricambio la stretta senza aggiungere nulla, perché non sono in grado di parlare.
Quando finalmente riacquisto le forze per fare qualunque cosa, Harry mi guida verso la parete contente una finestra, e ci appostiamo lì sotto. Il sole sta tramontando.
Mi fa sdraiare lateralmente e lascia che la mia testa poggi sulle sue gambe, iniziando ad accarezzarmi i capelli. « Vuoi sfogarti un po’? », domanda, in un sussurro, dolcemente.
Sospiro. « Non ne ho bisogno », dico.
Lui sorride. « Lo sappiamo entrambi: io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me »
Perché questa frase mi sembra poco azzeccata, ma nel frattempo così ben camuffata?
« Non è vero », dico, sicura.
« È vero »
« No, non lo è »
« Sì »
Sbuffo una risatina. « Dai, Harry… smettiamola, sembriamo due cretini »
Continua ad accarezzarmi i capelli, e senza accorgermene inizio a rilassarmi. « Hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te », sussurra.
Lo guardo negli occhi, esitante. « Non è vero », rispondo, con voce leggermente insicura.
Sorride. « Tutti ne hanno bisogno », insiste, chinandosi su di me e lasciandomi un dolce e casto bacio sulla fronte.
Chiudo gli occhi. Per un attimo, appena le sue labbra sono venute a contatto con la mia pelle, dietro le mie palpebre chiuse si era formato come un lampo, e il ricordo del bacio con Niall mi riaffiora alla mente, per poi svanire velocemente com’era arrivato.
Spalancherei gli occhi, se solo non fossi così stanca…
______

« Perché non iniziamo a mangiare? », domando, brusca, una volta a tavola.
Mi ritrovo allo stesso tavolo con Mary, Harry, Liam, Louis, Zayn, Niall, Simon e Taylor, mentre gli altri concorrenti cenano ognuno al proprio posto.
« Stiamo aspettando una persona », dice Simon, serio.
« Eccomi! », esclama, felice, una lontana voce femminile.
Oh, mio povero Dio… con chi mi toccherà mangiare?!
Demi Lovato fa la sua entrata in mensa, attirando tutti gli sguardi su di sé. Nella sala scoppia un grosso applauso, mentre lei ride. È… caspita, è bellissima: capelli rossi tinti raccolti in una treccia, un trucco leggero sugli occhi che le mette in risalto la profondità del colore delle iridi e un’anonima camicia bianca sopra i lunghi jeans chiari, ai piedi un paio di stivaletti bassi.
Si siede a tavola sotto lo sguardo incantato di Niall, e i due iniziano da subito a parlare animatamente, mentre gli occhi di Niall non smettono di brillare.
« Tu devi essere Amber », dice, finalmente, in un momento di silenzio, guardandomi mentre mastica.
Annuisco senza proferir verbo.
« Felice di conoscerti », dice, gioviale, e io abbozzo un sorriso.
Un calcio da sotto il tavolo mi colpisce la caviglia, facendomi andare di traverso il broccolo che stavo masticando. Ma che diamine…
Mary, con i gesti e le espressioni facciali, mi sollecita a scambiare una benché minima parola con la cantante famosa, che continua a ridere e scherzare con un Niall che, da quando sono qui ad xFactor, non ho mai visto così arzillo.
Forza Amber, inventati qualcosa, devi parlarle… dille qualcosa, porco cazzo!
Smetto di masticare e poso rumorosamente la forchetta sul piatto, attirando gli sguardi di tutti su di me. Il cuore batte all’impazzata mentre, senza pensare, mi rivolgo alla finta rossa, con tono deciso: « Demi, passami i fichi! »




UGO
Merda ragazze, sto a fa un capitolo insensato dietro l'altro.
Spero solo possiate perdonarmi.
Ok, abbiamo due nuovi personaggi: Taylor e Demi. Che ne dite? Ho potuto notare, dalle scorse recensioni, che Demi è ben accetta, nella storia... ma Taylor?
Sono entrambe i miei idoli, quindi se non vi piacciono #cazzivostri.
Sempre lovely, io, mi raccomando.
Be', non ho molto da dire su questo capitolo, solo che è di passaggio, come ben avrete notato.
Solita domanda: ve gusta o ve desgusta? Spero la prima, sinceramente.
Dai che vi voglio bene, mi lasciate una recensioncina?
Facciamo così, sta volta non vi avviso, vediamo in quante venite, HAHAAHA.
Come sono simpy.
Dai che nello scorso capitolo ho avuto poche recensioni :(
Spero che in questo vi rifarete, AHAHAHAH.
Scusate la lunghezza çç

Va be', me ne vado, adios bellezze mie, vi amo tutte xoxo

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Capitolo 7
*** Is he dead? ***




Capitolo 7: Is he dead?
Come mi sia venuto “Demi, passami i fichi” proprio non lo riesco a capire. Da quale parte del mio cervello bacato era uscita quella frase?
Avevo fatto una figuraccia memorabile con Niall, che mi aveva guardato con diecimila espressioni sul volto chiaro: sorpresa, orrore (e chissà perché!), confusione e un piccolo, minuscolo granello di divertimento, che sicuramente avrebbero notato solo i suoi compagni di band e, come me, chi non l’aveva mai visto veramente divertito.
Mi ero scusata, alzandomi dalla sedia e ridendo nervosamente, avevo lanciato una veloce occhiata a Mary, una ancora più veloce a Demi – la quale mi guardava con aria divertita e superiore, mannaggia a lei – e me ne ero andata.
E così eccomi qui, tentando di avviare, in ogni modo possibile e immaginabile, una chiamata ad Alexis attraverso Skype.
Ma Alexis non risponde.
Senza neanche accorgermene, mi appisolo sul materasso di un letto ancora fatto, non sapendo bene se il mio o quello di Mary, in una posizione scomoda e fetale.
Al mio risveglio, mi ritrovo sotto le coperte, con i vestiti di ieri sera.
La piccola stanza è illuminata da uno spiraglio di luce proveniente dall’imposta mal chiusa della finestra.
Guardando l’orologio, noto che sono le 10.14 di mattina.
Quanto cavolo ho dormito?, mi domando solamente, ma non ho la forza mentale per fare il calcolo delle ore passate su questo morbido letto. Anche perché, dai, che acciderbolina ne so di che ore erano quando mi sono addormentata?
Smetto di fare questi ragionamenti complessi e mi giro verso il letto di Mary, trovandolo, ovviamente, vuoto.
Solitamente le prove iniziano alle 7.30, la mattina, ma allora perché non mi hanno svegliata?
Non è che Mary mi ha fatto un colpo basso, e, per punirmi del bacio rubato a Niall, non mi ha svegliata, facendo sì che Simon si arrabbiasse con me?
Quindi, il mio secondo pensiero, stamattina, è stato Niall, e il suo bacio.
Automaticamente, collego il nome del biondo a quello della Lovato, e, quindi, alla mia figura di merda di ieri sera.
Mi alzo dal letto, scrollando la testa, allucinata, e mi passo le mani sul viso, stropicciandomi gli occhi. Mi dirigo, a passo di ornitorinco, nella doccia.
Mi levo velocemente i vestiti e mi do una sciacquata veloce, con acqua tiepida.
Uscita dal box, mi avvolgo in un asciugamano lungo e bianco, vestendomi, una volta nuovamente in stanza, di colori tenui e autunnali, rispecchiando il mese corrente – Ottobre. Infilo i jeans chiari e una maglietta rosea coperta da un maglioncino di lana a righe marroni e rosa. Mi infilo una cinta rosata per stringermi i pantaloni di vita troppo larghi e attacco al maglione, all’altezza del seno, una spilla con vari pendoli, come, ad esempio, un cuore, una freccia e un’àncora. Decoro i polsi con qualche bracciale che si intoni con i miei vestiti e mi infilo, successivamente, una sciarpa chiusa, sempre di colore rosa.
Oggi mi sento femminile.
Con un sorriso sulle labbra torno in bagno; mi lucido le labbra di un burro di cacao rosa e mi appendo alle orecchie un paio di grandi orecchini di colore dorato.
Mentre mi infilo le scarpe, qualcuno mi bussa alla porta.
Vado ad aprire, con la convinzione che sia Mary, ritrovandomi, con mia grande sorpresa, Simon Cowell.
« Buongiorno, Amber », mi saluta, cordialmente, l’uomo, sorridendo. « Posso entrare? »
« Certo! », rispondo, facendomi da parte.
Metto, malamente, a posto il letto, tirando su le coperte e aprendo le imposte della finestra, facendo entrare un po’ di luce. « Scusa il disordine »
« Oh, non ti preoccupare. Da quando ho conosciuto gli One Direction, e cioè da un bel po’ di anni, sono abituato al disordine giovanile », risponde, facendomi ridacchiare.
Con un sospiro, si siede sul letto.
« Volevi… dirmi qualcosa? » gli domando, finendo di infilarmi lo stivaletto basso color carne, con un tacco a spillo abbastanza alto. Sorrido e mi dirigo in bagno lasciando la porta aperta, in modo tale da poterlo sentire anche mentre mi trucco.
Prendo, dal cassetto del comodino accanto al lavandino, un ombretto roseo e un pennello, iniziandolo ad applicare sulla palpebra chiara.
« In realtà sì, un paio di cose te le dovrei dire », risponde, e improvvisamente il suo tono diventa nervoso. Ignoro questo particolare, lasciando che continui a parlare. « Prima la notizia buona o prima la cattiva? »
« Sinceramente, Simon, non ho proprio voglia di brutte notizie; perciò, dimmi, qual è la buona? »
« Come sai, questa sistemazione allo studio era temporanea, giusto il tempo che ridipingessero le pareti di tutta la casa di XFactor, quella vera. Da qui, dallo studio, possiamo anche andarcene e sistemarci tutti quanti nell’altra casa », mi comunica, facendomi gioire. « Ovviamente sarà un po’ scomodo, perché tutto questo procedimento di trasferimento avverrà durante le riprese dello show, ma penso che, una volta tutti lì, comodi e sistemati, si starà molto meglio »
« Fra quanto saremo definitivamente lì, più o meno? », domando, passandomi una leggera linea di matita sulla palpebra inferiore.
« Non so, penso tre settimane, massimo un mese. Dovranno prima trasferire i letti, gli armadi e quant’altro; poi, potremo trasferirci noi », risponde, gesticolando.
Si è alzato, mentre parlava, e ora è appoggiato con una spalla alla porta del bagno, fissandomi addolorato.
Quanto mai potrà essere brutta, questa cattiva notizia?
« La seconda cosa che mi dovevi dire? », lo incalzo, finendo di truccarmi e infilando tutto nel cassetto del comodino.
Prendo la borsa nella quale metto cellulare, un foglio pentagrammato ancora non scritto (chi lo sa, magari dovrò scrivere qualche nota da ricordarmi, durante le prove di oggi), le chiavi della stanza e un paio di auricolari. Ci infilo, successivamente, un tubetto di crema per le mani, un burro di cacao e un libro di storia della musica (il tutore che mi seguirà – e che devo ancora incontrare – durante XFactor, da ora in poi, mi farà conoscere, attraverso il libro, qualche cantautore passato, e me lo farà studiare per migliorarmi).
Uscendo insieme a Simon, questo prende un bel respiro. « Non penso di essere la persona più adatta a darti questa notizia, Amber », dice. « Probabilmente Harry sarà più capace di me »
Sorrido nervosamente, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. « Simon, mi stai spaventando », mormoro.
Lui sospira, abbracciandomi di colpo. Mi ha decisamente colto di sorpresa.
« Questa volta, e mi dispiace tantissimo dirtelo, è decisamente il caso di spaventarsi », mi sussurra all’orecchio.
Rimango un attimo frastornata, poi si separa quando gli squilla il cellulare. « Va’ da Harry », dice solo, prima di rispondere alla chiamata in arrivo, voltarmi le spalle e proseguire lungo il corridoio, discutendo, di chissà cosa, al telefono.
Ancora confusa e corrucciata, gli volto le spalle, scendendo una rampa di scale. Chiedendo qui e là dove possa essere Harry, la gente – per lo più funzionari di XFactor – mi guarda con comprensione e compassione, quasi con pietà.
Se c’è una cosa che non sopporto, è che gli altri provino pietà nei miei confronti.
Avrei decisamente voglia di urlare, in questo momento, qualcosa come ‘Hey, mi volete dire cosa cavolo sta succedendo?’, ma non lo faccio, perché la gente penserebbe che sia matta, e, quindi, proverebbe ancora più pietà per me.
Persino il presentatore ha gli occhi tristi quando mi dice che Harry Styles si trova nella sala prove con i ragazzi.
Raggiunta la stanza, apro la porta di botto, trovando gli One Direction, Taylor Swift e Demi Lovato – fuori posto, ossia sulle gambe di un certo biondo tinto – che chiacchierano fra loro a bassa voce.
Solo Taylor si accorge della mia entrata, e fa segno a tutti di tacere.
Sette testoline colorate si girano verso di me.
Demi scende dalle gambe di Niall, mi viene incontro e mi posa una mano sulla spalla, guardandomi, anche lei, con compassione.
« Mi dispiace tanto per quello che è successo, Amber », mormora. Sembra che voglia fare qualcosa, ma il mio sguardo freddo e contemporaneamente confuso sembra fermarla.
Taylor la scansa e mi abbraccia, stringendomi forte fra le sue braccia.
« Sul serio, tesoro, non meritavi ti succedesse una cosa così, adesso. Mi dispiace tanto », sussurra, carezzandomi la schiena.
Che presentimento di merda che ho, ragazzi.
« Scusate… » Sciolgo l’abbraccio con Taylor, guardando tutti i presenti. « Io non so ancora cosa sta succedendo »
« Simon non ti ha detto niente? », interviene Zayn, grattandosi la guancia folta di barba corta.
Non ho tempo di pensare a quanto sia sexy in questo momento, ho un presentimento troppo brutto per farlo, ma se non fossi in questa situazione, diamine, i pensieri perversi che farei sarebbero un miliardo.
« Ha detto che mi avrebbe spiegato tutto Harry », dico, piano e lentamente. Guardo il riccio, che sembra vicino allo scoppiare al piangere. « Harry? », lo chiamo, e il mio tono sembra quasi di supplica.
Come Demi e, poi, Taylor, anche lui si avvicina, ma quando cerca contatto fisico mi scosto brutalmente. « Dimmi una volta per tutte cosa sta succedendo, Harry! » Quasi grido, talmente è la frustrazione del rimanere all’oscuro di tutto.
« Amber, vorrei solo dirti, prima, che… », prova a dire, ma io alzo una mano, fermandolo.
Deglutisco, con gli occhi chiusi, cercando di contenere lo stress e non mettermi a strillargli contro. « Se qualcun altro dice che gli dispiace, giuro che gli do una pizza in faccia con tanta forza da girargli la testa », sbotto.
Harry deglutisce. Alle sue spalle, Demi e Taylor si guardano preoccupate. Louis e Liam hanno l’aria di volersi alzare e abbracciarmi, dicendogli che dispiace anche a loro per ciò che è successo – qualsiasi dannata cosa sia successa – e Zayn è seduto su una sedia con la testa fra le mani; Niall ha la testa bassa, seduto accanto a Zayn, e si tortura le mani.
Il mio sguardo si focalizza nuovamente sul ragazzo dagli occhi verdi, che ha l’aria di uno che si sta chiedendo perché gli tocchi un compito così difficile.
« Alexis ha avuto un incidente », mormora, lentamente, con voce roca e tremante, e il mio cuore sembra cessare di battere. « È ricoverato in ospedale, nel reparto di terapia intensiva »
Non realizzo che sto per scoppiare a piangere fin quando un singhiozzo non mi esce dalla bocca, che viene tappata dalla mia mano destra.
La borsa rosa mi cade dalla spalla, e non faccio nulla per riprenderla o impedirne la caduta, dimenticando il cellulare che era dentro e che si potrebbe essere rotto.
Nulla ha più importanza, ormai.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, e sento il cuore che a volte batte forte e a volte, addirittura, non batte. « È… morto? », domando, flebilmente, con voce umida, mentre le prime lacrime mi scendono dagli occhi.
Non potrei mai sopportare la morte di Alexis, mio fratello…
« È in coma »
tutto ciò che ho
 

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