You and I. I'm yours, what's about you?.

di Rainbowsmiles__
(/viewuser.php?uid=214622)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My life's going in circle ,you broke that, now it's time that you come back. ***
Capitolo 2: *** You were , you are and you'll be my sunflower ***
Capitolo 3: *** Proud against fragility, you're the thin line ***
Capitolo 4: *** Message from you,would you play with me? ***
Capitolo 5: *** Hi Holland! ***
Capitolo 6: *** First Trial ***
Capitolo 7: *** La mia spina nel fianco e nel cuore, sei tu ***



Capitolo 1
*** My life's going in circle ,you broke that, now it's time that you come back. ***


Prologo
Primrose  era la semplice commessa di un semplice makert di proprietà di una coppia di semplici anziani. La sua vita era semplice e essenziale.
Non amava gli eccessi come sballarsi tutti i sabato sera e condividere il proprio  letto con chiunque. Amava semplicemente avere serate tranquille con persone cui voleva bene o rimanere a casa la sera a leggere un bel libro mentre intanto fuori il cielo piange.
Non poteva dire di amare la sua vita,l’apprezzava ecco, lei la pensava così ‘’ Infondo come si può amare una vita caratterizzata dalla solita routine giornaliera che si ripete come se non avesse una fine?.’’La mattina o il pomeriggio a seconda dei turni, lavorava eseguendo sempre le se stesse mansioni, la sera dei giorni dispari usciva mentre in quelli pari rimaneva a casa in totale solitudine.
Questa  cosa dei giorni pari e dispari non era una fissa, semplicemente seguiva la sua,ormai radicata, routine giornaliera, non le andava di cambiare le cose perché così le stavano bene. Troppo impegno, troppo disordine, semplicemente troppo per lei.
Non sentiva il bisogno di avere di più dalla vita, e proteggeva con gli artigli e coi denti la propria tranquilla e ordinata routine.
In quella insolita calda giornata d’ottobre non sapeva che,  il ragazzo che le aveva chiesto cordiale come poter raggiungere la corsia delle caramelle avrebbe stravolto proprio quell’armoniosa monotonia che lei tanto amava.
Lo stesso ragazzo che  aveva nuovamente incontrato per strada, l’aveva portata a cena fuori in un giorno pari, che l’aveva portata al mare, l’aveva fatta ridere, che l’aveva fatta soffrire, le aveva rubato il cuore, l’aveva dolcemente fatta sua permettendo alle loro anime di unirsi, che l’aveva fatta vivere come mai prima.
Quel ragazzo dalla pelle morbida e delicata, le mani grandi e forti, il sorriso limpido che ti regalava il sole,quei ricci disordinati e dannatamente morbidi,le fossette sorridenti e gli occhi trasparenti color speranza, quel ragazzo che le aveva permesso di amare la vita. Il ragazzo che in una fredda  mattina d’aprile si era dissolto nel nulla, così come si erano dissolte quelle tre scomode parole che entrambi avevano sussurrato sulle labbra dell’altro.
Da quel giorno Primrose si era ritrovata di nuovo sola all’attaché di quella fastidiosa monotonia da cui si era separata lentamente, indolore grazie alla presenza di Lui, che cercava giorno dopo giorno di avvolgerla  di nuovo nel suo ipnotizzante torpore.
Lei aveva deciso di combattere per se stessa, per le emozioni che aveva condiviso con lui, per lui perché era certa che sarebbe tornato a lei che era diventata la sua routine. Erano due parti differenti della stessa anima e nulla li avrebbe tenuti lontani a lungo. Questo lei lo sapeva. Solo una cosa ormai era monotona  e di routine nella sua nuova vita, nella vita dopo di lui, senza di lui, era la solita ed unica domanda che si poneva dalla mattina alla sera.

Lei sapeva che sarebbe tornato,e lui?.
 
Angolo Me J
Lo so che devo aggiornare l’altra storia con il 10 capitolo, lo so che dovrebbe avere la priorità e mi dispiace. Non so cosa mi sia preso oggi ma avevo voglia di scrivere questo e non ho saputo trattenermi.So anche che è STRAcorta e ho in mente di inserire qualche cosuccia in più ma non sono convinta, ditemi voi che ne pensate :) Perciò chiedo umilmente perdono :3. Insomma  non faccio presente il nome di Lui ma è ovvio chi è xD soprattutto non ho voluto citarlo perché volevo che ogni lettore potesse immaginare il proprio lui, che si rivedesse nella storia, e si sentisse partecipe. Well, fatemi sapere che ne pensate e se vi piace questo fatto della libera scelta (?). Luv ya :* xx Ps: so che è corto ma è solo l'inizio, cercherò di allungarlo ^^ baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** You were , you are and you'll be my sunflower ***


Capitolo 2

I giorni passano silenziosi,senza la sua voce. Primrose si è iscritta in piscina perchè la fa sentire leggera, fa volontariato alla parrocchia del quartiere perché si sente utile,ha comprato un pesce rosso perchè colora il suo  appartamento trasandato, consuma le  converse con i kilometri di campagna ,alla periferia della tranquilla cittadina di Holmes Chapel,che le ricordano  casa.

Si sforza di affrontare giorno per giorno la vita col sorriso, si sforza di colmare quel vuoto nell'anima che la consuma sempre più, il vuoto della sua assenza, l'assenza dei suoi respiri che impregnano la stanza.

Impegna tutti i suoi giorni per evitare di, fermarsi a pensare,di ricordare, di sentire i brandelli della sua anima toccare il fondo uno ad uno.

Lei ci prova, solo il cielo sa quanto ci prova, ci riesce avvolte, ma quando arriva la notte e il buio abbraccia la città, un attimo prima di addormentarsi, lei si spezza.

 All'inizio aveva provato a combattere questo malessere, sforzandosi di pensare alle cose belle:un paesaggio,l'alba,il tramonto, l'ultimo abbraccio di sua nonna, la sua Italia, quella calda giornata d'ottobre, il profumo di Haribo dei suoi sospiri avidi delle labbra di lei.

Tutto inevitabilmente la riporta a Lui ed  allora che si è arresa.

 Lascia che questo male le attanagli la mente,lo stomaco, che riporti a galla tutti quei ricordi  accuratamente chiusi in un cassetto.

E piange, piange perchè si lascia andare a tutto questo e sa che riuscirà a prendere sonno solo un paio d’ore più tardi, stremata,dilaniata,vuota.

Sorride.

La mattina sorride, è un nuovo giorno,un nuovo inizio, e lei ha vinto di nuovo, ha superato la notte accompagnata dagli incubi.

E’ lì in piedi e pensa che magari, quello è proprio il giorno del  ritorno di  Lui, questa è la forza che si da per affrontare una nuova giornata.

Oggi Primrose ha il giorno libero  perciò decide di andare in piscina,a nuotare,poi di andare a mangiare un panino al parco, e di stendersi a leggere un libro coccolata dal calore del sole. Al tramonto il libro di Agatha Christie finisce, il mistero è risolto,Poirot ha indovinato l’assassino di nuovo,  lei lo ringrazia per la compagnia.

Si alza mentre l’aria fresca inizia a giocare coi suoi capelli e corre verso il negozio d’alimentari più vicino ,sperando che non chiuda,a fare un po’ di spesa, per riempire il vuoto della dispensa in cucina.

Stasera ha voglia di cucinare, di rispolverare la sua vecchia passione e di invitare Naima  la sua vicina a cena per non stare sola. Naima è sola anche lei a causa della scelta   di Ector, suo marito, di andarsene di punto in bianco senza darle la possibilità di capire  perché. Lei sola come me, Ector che si è dissolto come Lui.

Torna a casa con passo svelto, ansiosa di giocare ai fornelli, invita Naima  con un breve messaggio, e goffamente tenta di pescare le chiavi di casa nell’enorme borsa nera maledicendosi per averla comprata in sconto. Sta per entrare, e quasi non si accorge del fiore che si trova sulla soglia di casa, un girasole, e del biglietto stropicciato legato al suo gambo verde.

Istintivamente alza gli occhi trasparenti,ambra liquida alla luce del sole, e si guarda intorno, scruta tra i cespugli delle case vicine, le auto parcheggiate su entrambi i lati della strada, in preda all’ansia e all’incredulità sperando che non sia una coincidenza.

 Afferra il biglietto, richiama a se tutti i sensi mettendoli in allerta ,mentre il ricordo del loro primo appuntamento si fa vivido nella sua mente.

 

‘’Era un pomeriggio tranquillo ,le compra uno yogurt con gli smarties, il suo preferito,ma questo lui non lo sa ancora e lei sorride sorpresa. Passano un bellissimo pomeriggio a conoscersi,a ridere,e lei in risposta ad una curiosità di lui sbadatamente rivela una sua particolarità, incurante del fatto che questo sia il primo passo che col tempo la porta ad aprirsi totalmente  rendendosi vulnerabile.

Permette lui di prendere a calci i muri della sua anima e di entrare indisturbato a farle compagnia. Con lo sguardo fisso al suolo, le guance piene d’imbarazzo e la voce incerta rivela a lui come la pensa sulla felicità. Secondo lei una donna è felice quando l uomo che ama non si spreca in regali superficiali e scintillanti come orecchini,orologi e collane dal prezzo esorbitante.

No .

Secondo lei a una donna bastano dei gesti semplici, ma costanti, come ad esempio preparare il caffè la mattina, esser svegliata  quando  il suo uomo torna tardi dal lavoro solo per lasciarle un bacio oppure,  regalarle un fiore ogni giorno, non 100, non 50 solo un unico fiore. Bello,unico,indispensabile.

“ In assoluto e la cosa che amo di più. Ricevere un fiore è la cosa più bella del mondo, mio padre lo faceva sempre soprattutto quando doveva farsi perdonare qualcosa, lasciava un fiore sulla porta della mia stanza. Era solito regalarmi dei girasoli,e io semplicemente ero felice” aveva confessato col sorriso mentre si richiudeva la porta alle spalle. ‘’

 

Chiude gli occhi quando le torna in mente l’emozione incontenibile che aveva provato nel dirglielo, si morde il labbro ricordando con quanta foga sperava che lui avesse decifrato il  messaggio, che avesse afferrato quelle ultime parole.

E quando con un briciolo di speranza, le mani tremanti, apre il biglietto e lo legge, le ginocchia cedono e i jeans si strappano per l’urto col suolo.

 

“ Un fiore, tu sei stata e continui ad essere il MIO fiore. Un girasole. E come un girasole giro intorno a te, che sei il mio sole anche di notte.

Mi manchi.”.

 

Le lacrime sgorgano calde dagli occhi, e salate arrivano al suolo, sono lacrime di gioia, di dolore, lacrime che attendono una risposta, lacrime di un desiderio avverato a testimonianza che le sue notti insonni dopo tutto non sono state vane .

Era l’unico a cui l’avesse mai detto, e quel fiore, quel gesto per lei in quel momento aveva solo una risposta.

 

Lui è tornato a Lei.

 

E’ quello che Lei crede. Lei ci spera con tutta se stessa.

 

Ma Lei ne è sicura?.

 

No, e questo la spaventa.


Ehila donzelle
Che dire, alcune ragazze mi hanno chiesto di farla divenitare una ff perciò here we are!
Spero vi piaccia perchè sinceramente a me non convince molto questo capitolo.
Anyway fatemi sapere se è meglio che rimanga una OS o se vale la pena che diventi una FF :3
Grazie gentilissimo lettore,
se ti va lascia un pensiero
mi fa sempre piacere :)














Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Proud against fragility, you're the thin line ***


E’ passata una settimana, sette giorni. 168  ore e 10 minuti erano passate dal giorno in cui lei aveva trovato quel girasole sulla soglia di casa.

 E da quel momento non faceva altro che pensare a Lui, a Harry.

E’ così che si chiama il ragazzo che le tormenta il cuore, le basta ricordare i baci umidi e morbidi che le lasciava sul collo e subito l’aria per respirare  sembra non bastare più, le mani possenti avvolgevano dolci i fianchi di lei mentre le loro labbra avide si facevano dolcemente compagnia, quelle dannate fossette  nascevano da ogni suoi sorriso che  lei non si stancava mai di baciare.

Era  difficile per Primrose vivere ogni giorno pensando costantemente a  lui,tutto ciò che lei faceva, ogni secondo della giornata era occupato dalla sua ombra. Come se non bastasse poi ogni sera quando rincasava trovava ad aspettarla un girasole con un biglietto bianco e puntualmente lei iniziava silenziosamente a piangere, già era difficile convivere con la sua assenza ora poi è diventato praticamente impossibile.

All’inizio quel gesto aveva riacceso il lei la speranza, poi però dopo il 4 girasole di fila  questa speranza aveva iniziato a vacillare, è arrivata persino a pensare che lui si stia prendendo gioco di lei. Puntualmente ogni volta che si ritrova di fronte quel fiore alza gli occhi e scruta attenta i dintorni per percepire la sua presenza,  si accorge di essere sola così,sconsolata afferra il fiore ed entra in casa. Quel martedì però Primrose si è svegliata diversa, stufa,affranta, determinata. Si è alzata alle 6:00, infila la tuta, le cuffie dell’ipod esce di casa e  inizia a correre.

Alle 7:00 rientra  esausta con i polpacci che le bruciano per lo sforzo, e con la canzone di Mengoni che le risuona in testa si concede 20 rilassanti minuti di doccia bollente. Prende tempo mentre  asciuga prima il corpo poi i lunghi e lisci capelli d’un pallido color ciliegio,infila i soliti jeans scuri che le risaltano gli occhi ambrati , una tshirt blu mare a righe orizzontali bianche e infine le sue inseparabili scarpe nere, semplici e sportive. Alle 8:00 è pronta ed esce di casa diretta al market dove l’attende Marta la titolare, accende con un rombo secco la sua Guzzi Briso del 2007  e sfreccia sicura fra le strade deserte di Londra illuminata da un flebile e timido sole primaverile.

 La giornata passa veloce come non mai, Mattew l’anziano signore che ogni giorno passa a salutarla mentre fa la spesa oggi l’ha intrattenuta con una curiosa barzelletta sui dentisti  seppur lei odi i dentisti, ride cordiale , lui soddisfatto si inchina goffamente e la saluta come suo solito. Poco dopo arriva Naima raggiante come il sole d’estate e mentre Prim  paziente batte  gli articoli alla cassa curiosa le  chiede

<< Naima tutto bene?>>

<< Certo, Prim tu?>> risponde apprensiva lei.

Prim non ha il coraggio di rispondere così abbassa gli occhi e storce le labbra perfette in un sorriso che si trasforma in una smorfia affranta,

<< Ancora quei girasoli di cui mi avevi parlato?>> continua Naima

<< Già.>> mormora

Naima la guarda con il viso volto verso il basso, i capelli una volta ribelli e liberi legati in una coda alta ed ordinata, gli occhi che un tempo erano pieni di vita e gioiosi ora sono spenti e stanchi, ma ciò che le manca di più è il suo sorriso obliquo che tanto apprezzava, che le rivolgeva ogni volta che ripensava a Ector e si lasciava andare alle lacrime, perché Prim c’era sempre stata per lei.  Naima un giorno aveva voltato pagina, aveva avuto la forza di rialzarsi, e doveva tutta quella determinazione al sorriso di Prim che non la lasciava mai sola quando era giù, per questo in quell’istante si promise che l’avrebbe aiutata, che avrebbe ricambiato tutto ciò che Prim aveva fatto per lei. Così mossa dall’istinto solleva il viso dell’amica con un dito, le da  un bacio sulla fronte e le dice

<< Stasera cenetta tra amiche e resti da me per la notte okey?>>

Prim accennò riconoscente  a un sorriso, uno di quelli che Naima non vedeva da tempo e annuì determinata

<< Avviso Marta che esco un’ora prima oggi, vengo alle 19.00?>>

<< E sia! A dopo.>> le risponde strizzando l’occhio Naima mentre recupera la spesa,paga, ed esce dal negozio.

Primrose sospira, digita il codice di chiusura della cassa, recupera l’incasso , si dirige verso l’ufficio di Marta, bussa tre volte ed entra.

<< Marta buon pomeriggio!>> esordisce lei sforzandosi di sorridere. Marta alza lo sguardo dalle scartoffie che ha tra le mani lentamente si toglie gli occhiali e mentre si massaggia la fronte risponde secca

<< D’accordo>>.

La ragazza la guarda confusa ma poi si rilassa e le sussurra un flebile grazie. Conosce Marta da anni ormai, è come una nonna per lei, Prim ha sempre lavorato sodo e non ha mai chiesto permessi superflui è questo il motivo per il quale, pensa, che Marta le  abbia dato il permesso di uscire prima come se avesse risposto leggendole nel pensiero. Così si volta risoluta verso la porta  ma non appena fa un passo Marta aggiunge

<< Non arrenderti mai Prim.>>. Il suo corpo assorbe quella  frase carica di significato , annuisce più a se stessa che all’anziana titolare  e riprende a camminare verso l’uscita determinata come non mai, promettendo a se stessa di non arrendersi, di farsi coraggio e voltare finalmente  pagina.

Afferra il cappotto di pelle nera, esce del market e saluta la sua collega Victoria   mentre infila il casco, accende la moto rossa fiammante    con quel rombo che tanto le piace, toglie il cavalletto con un gesto deciso del piede e parte diretta a casa per preparare le cose da portare con se da Naima.

Quando gira l’angolo è consapevole di ciò che l’aspetta sulla soglia di casa ma la sua determinazione non vacilla, il suo orgoglio che tante volte l’ha condotta in errore,questa volta gioca a suo favore. Subito nota però qualcosa di diverso, qualcosa di strano di fronte casa sua  o meglio qualcuno.

Accelera, così come i battiti del suo cuore,posteggia di fronte casa e inizia a correre verso l’intruso che indossa dei jeans scuri e una felpa bianca , i polpacci bruciano ma  non smette quando nota che costui ha un girasole in mano. E’ a pochi metri e i battiti tornano regolari, non è Lui, lo capisce dalla sua postura, da come tiene le spalle leggermente incurvate, e anche se ha la testa nascosta dal cappuccio della felpa lei capisce che quella persona non è chi desidera che sia.

 Lui sembra non accorgersi di nulla , quando lei lo afferra per una spalla e lo costringe a girarsi la sua bellezza la lascia spiazzata.

 Di fronte ha un viso leggermente allungato ma gentile di un colore roseo come il suo, le labbra sottili, il naso importante lascia spazio a due occhi dal taglio leggermente orientale contornati da due folte sopracciglia scure, i capelli tenuti cortissimi.

<< Chi sei?>> chiede senza esitazione, divarica le gambe in allerta, cercando di riprendersi dallo shock iniziale.

Lui sembra in imbarazzo, e inizia nervoso a grattarsi la nuca, un gesto che a lei non sfugge.

Sorride falso per nascondere le gote leggermente arrossate mostrando dei denti perfetti, scosta la mano dalla testa e la tende in avanti incerto, verso lei.

<< Piacere Liam.>>

Lei non l’afferra e continua fredda come il ghiaccio, come fa con chi conosce.

<< Cosa vuoi da me?>> si interrompe quando poggia lo sguardo sul girasole, lo indica e aggiunge

 << Ti do 1 minuto per spiegarmi tutto altrimenti chiamo la polizia e ti denuncio per stalking.>> la sua voce non è stridula, è distaccata e decisa così come il suo sguardo duro e impenetrabile, ambra liquida.

Lui sospira e irrigidisce impercettibilmente il busto

<< D’accordo, ti va di prendere un caffè?>>

<< 50 secondi>> minaccia lei stizzita.

Un altro sospiro, i nervi di lei salgono alle stelle, è frustrata ma non lo da a vedere, sa bene come nascondere il proprio stato d’animo agli sconosciuti, indossa la maschera e aspetta con la pazienza al limite.

<< Mi aveva avvisato che avresti fatto così.>> esordisce lui spostando lo sguardo da una parte all’altra come se stesse pensando a qualcosa, come se lei non fosse lì di fronte a lui.

Lei stringe forte i pugni, le nocche bianche come la neve per l’esasperazione.

<< 10 secondi Liam. Spiegami perché sei qui, spiegami perché quel girasole, spiegami perché vieni qui ogni giorno da una settimana ormai. Spiegami Liam perché davvero sono stanca delle domande che aleggiano tra i miei pensieri, sono stanca di tormentarmi le mani nervosa di notte quando non riesco a prendere sonno,, sono stanca di tutto. Rispondimi Liam, dammi delle risposte ti prego.>> la determinazione che ha quando inizia a parlare pian  piano si incrina verso la fine, per la durezza e il dolore intessuti in quelle parole, gli occhi pizzicano fastidiosi.

La maschera impassibile che indossa  si frantuma lasciando intravedere l’angoscia che l’avvolge, la sua fragilità in netto contrasto con l’orgoglio. Due aspetti del suo carattere totalmente opposti.

La fronte di lui s’increspa dispiaciuta, le labbra si curvano verso il basso e gli occhi sembrano particolarmente interessati alle scarpe nere di lei.

Quando Prim  sposta il peso da una gamba all’altra, tesa come una corda di violino, cerca  con la disperazione negli occhi, lo sguardo di lui,che incontra dopo quello che le pare un tempo infinto. Ambra liquida di lei  nel cioccolato fuso di lui.

 Le labbra di Liam si muovono inconsapevoli del dolore che stanno per causare,  il suono di quelle parole è lacerante per Prim, si scagliano sulla sua anima  graffiandola, sarebbe stato meglio che lei non avesse insistito tanto, che non fosse uscita prima dal lavoro quel martedì.

 

Sente le gambe cedere, così come la determinazione che l’ha accompagnata durante la giornata e se ne frega, se ne frega se sembra fragile,

disperata,

ridicola,

se ne frega se mostra la sua debolezza a uno sconosciuto,

perché quelle parole sono troppo per lei,

perché avrebbe preferito ricevere un pugno nello stomaco,

  perché  l’unica cosa che riusciva a spezzarla in quel modo era Lui che divide come una linea sottile la fragilità e l'orgoglio di lei.

 

 

<< Sono qui perché mi manda una persona. Sono qui perché mi manda Harry.>>.

 

 

*Angolo Autrice*

 

Hello to everyone!

 

Chiedo umilmente perdono per questo ritardo ABNORME T.T Anyway anche l’undicesimo capitolo dell’altra mia ff di * Carpe Diem è in cantiere, spero di pubblicarlo presto. ^^

 

Grazie a tutti i lettori silenziosi e a chi spende del tempo a lasciarmi un suo pensiero.

 

Spero vi piaccia, ho cercato di allungare il capitolo e di mettere in luce un po’ il carattere di Prim J.

Buona Pasqua. Buon uovo kinder a chi ne ha ( io non ne ho T_T)

                                                                      Love you xx.                   

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Message from you,would you play with me? ***


<< Quindi tu non sai dove lui sia, ho capito bene?>> chiede  confusa Prim mentre stringe tra le mani una tazza di the  verde bollente.

<< Esattamente.>> risponde lui dopo aver finito in un sorso il suo caffè ristretto.

Si trovavano nel bar all’angolo, Liam l’aveva convinta ad andarci quando la lieve  pioggerellina inglese era piombata nel silenzio creatosi dopo la rivelazione di lui risalente ad  alcuni minuti prima.

 

<< Semplicemente fai quello che ti chiede di fare.>>  afferma lei arcuando le sopracciglia scure increspando la fronte incredula, mentre lui si limita ad annuire.

 

<< Ricapitolando tu e lui vi siete conosciuti alla stazione ferroviaria di Portsmouth cinque mesi fa, avete preso lo stesso traghetto e siete sbarcati in Olanda. Lì vi siete arruolati e avete stretto una salda amicizia poi però tu sei rimasto alla base mentre lui è stato trasferito altrove, quando due mesi fa hai ricevuto una lettera nel quale ti chiedeva di fargli un favore,spiegandoti la reazione che avrei avuto ma senza aggiungere altro al riguardo.>>  spiega lei sempre più stupita da quell’assurda situazione mentre lui annuisce ancora. Prim rimane in silenzio, si aspetta che Liam vada avanti a raccontare.

 

<< Ho anche risposto alla sua lettera chiedendogli di spiegarmi, ma la risposta che ho ricevuto è stata chiara “ Esegui gli ordini e non scrivermi più”. Te lo giuro di solito non vado in giro a terrorizzare le belle ragazze ma durante il nostro soggiorno in Olanda lui mi fece un grosso favore, infondo credevo solo di saldare il debito nei suoi confronti. Non immaginavo  sarebbe successo tutto questo. >> spiega lui gesticolando con le mani , gli occhi mortificati, la schiena ritta sulla sedia.

Lei lo guarda con un punta di compassione negli occhi,arrossisce leggermente davanti a quel complimento inatteso, addolcisce il tono di voce e domanda ancora una volta

<< Ma i girasoli, li avresti consegnati fino alla fine dei tempi?>>

 

<< No, questo è l’ultimo.>>  risponde nuovamente Liam mentre afferra il girasole e gli e lo porge.

Prim nota che stavolta al gambo è attaccata una busta ingiallita dal tempo, c’è il suo nome sopra, impresso nella carta ma non ha dubbi su chi sia il mittente, quella è la calligrafia strascinata e precisa di Harry.

La tiene fra le mani con la paura che possa disintegrarsi all’improvviso, portando via con se il suo messaggio per lei. Liam rimane seduto, in attesa che lei apra la busta seguendo l’ordine a lui imposto nell’ultima lettera ricevuta qualche settimana fa, immobile con  i sensi all’erta da bravo soldato.

Prim con le mani tremanti strappa una strisciolina sottile dal bordo della busta e come se fosse la cosa più preziosa al mondo estrae il foglio piegato in due, la apre e trattiene il respiro.

                                                                                                                                              4 Luglio 2013

 

Cara ‘Rose,

Lo so, lo so che odi esser chiamata Rose ma sai benissimo che non posso farne a meno. Perché è la prima cosa che mi ha fatto innamorare di te, il tuo nome ‘Prima Rosa’ fresca, solare, ribelle con la libertà nell’anima.

Mi manchi sai?.

Sono sicuro del fatto che tu ora mentalmente stia dicendo ‘Imbecille ,sei tu che sei sparito all’improvviso’ e probabilmente le mani ti tremano per il nervoso,gli occhi pizzicano fastidiosi, ti mordi l’interno della guancia a disagio ma soprattutto ti tormenta il fatto di non sapere il perché, perché me ne sono andato? e ti chiedo scusa per tutto questo. Non pensare che non abbia sofferto anche io, sto male tutt’ora. Mi manca l’aria Prim, mi mancano le tue mani salde sulle spalle mentre mi baci dolcemente, il profumo dei tuoi capelli e le tue dita tra i miei,il calore del tuo sorriso,la luce trasparente dei tuoi occhi, il contatto con le tue labbra alla pesca,insomma manchi tu. Gli occhi pizzicano più forte adesso, le lacrime minacciano di scendere copiosamente, lo so perché in questo momento sta succedendo a me, lo so perché io e te non siamo poi così diversi. Così distanti ma troppo simili. Ti starai sicuramente chiedendo dove sono adesso,purtroppo per ragioni riguardanti la sicurezza della mia squadra e  mia non posso rivelarti nulla, ma non demordere amore mio perché c’è un modo con il quale puoi trovarmi.

Nei magnifici giorni che abbiamo passato insieme, nei quali ho imparato a conoscerti,a viverti, hai confessato che ti piacciono moltissimo le cacce al tesoro perché ami l’avventura, e come ben sai io sono un ottimo stratega. Il mio capo mi proibisce di mandarti delle lettere perciò l’unico modo per comunicare con te è tramite questo ‘gioco’ a cui non ti chiederei di giocare se non fosse che non ce la faccio più a vivere senza di te, perché rischio la vita ogni secondo e rimpiango di non averti mai potuto salutare come si deve, di non avere un'altra chance, prego di rivederti almeno un ultima volta per assaporare di nuovo il profumo della tua pelle, il sapore delle tue labbra piene d’amore.

Il tempo scorre e non me ne rimane molto perché il turno di guardia sta per cambiare e tocca a me ora, ma stai  tranquilla  in ogni lettera ti comunicherò lo step successivo.

Ti informo già che oltre a questa lettera ne rimangono altre 3. Devi recarti ad Amsterdam nel quartiere di  Bijlmer, sarà Liam ad accompagnarti fin lì, cerca Malik Zayn all’ambasciata inglese ,lui saprà darti altre spiegazioni. Ti chiedo di fare una scelta Prim, per te, per me, per noi. Puoi maledire me,il giorno in cui son venuto al mondo e strappare subito questa lettera, mandarmi al diavolo e rifiutarti di fare ciò che ti sto chiedendo oppure scegliere di assecondarmi, di intraprendere questo viaggio, di darmi un’altra possibilità. Perché lo so, so che tu ci credi nelle seconde possibilità. Perché sei troppo buona come dici tu, troppo gentile. E questo è uno dei mille, infiniti motivi per cui sono innamorato di te.

 

Zayn ti aspetterà fino al 5 Ottobre di quest’anno. Se non ti  presenterai   a lui entro quella data, significa che hai fatto la tua scelta, quella di non volermi nella tua vita. Puoi star certa che non mi farò più sentire  e che rispetterò la tua volontà, la tua decisione, perché lo sai che farei di tutto per te.

 

Mi manchi mia piccola Rose, spero ti siano piaciuti i girasoli.

Mi affido a te Prim, con amore Harry.

 

Espira, i polmoni bruciano avidi di ossigeno. 

Rilegge più volte il messaggio, mentre controlla che nella busta non ci sia altro  una lacrima sfugge indisturbata e lei la lascia scivolare giù fino al mento quando la sua corsa finisce,  con un gesto veloce Prim la cattura in un tovagliolino. Si prende ancora qualche attimo per riordinare la confusione che ha in testa . Liam non si è mosso di lì, la situazione si capovolge ora è lui ad aspettare che lei dica qualcosa.

<< Sai che se accetto la sua proposta dovrai accompagnarmi in Olanda?>> chiede Prim, la voce incerta, la gola secca.

Lui la guarda per qualche istante e si muove nervoso sulla sedia, un sorriso si apre timido sul suo viso.

<< Sarebbe un piacere per me, ma ti capisco se decidi di prendere un po’ di tempo per pensarci su. Hai ancora qualche giorno a disposizione dato che oggi è il 29 Settembre, puoi contattarmi a questo numero a qualsiasi ora.>> le dice cordiale estraendo dal portafoglio un biglietto e una banconota da 5 sterline.

<< Offro io, aspetto tue notizie.>>  continua mentre si alza, accosta la sedia e si avvia verso l’uscita, sulla soglia  però si volta a guardarla e senza perdere il sorriso ridacchiando le dice

<< Ah scusami ancora se ti ho spaventato, davvero non era mia intenzione>>. Prim alza la mano in segno di saluto mentre la porta si chiude alle spalle del ragazzo e non sa che proprio quando svolta l’angolo della strada, Liam cerca dentro di se una risposta alla domanda che inevitabilmente si pone da quando l’ha incontrata :

“ Che idiota, come ha fatto a lasciarsi scappare un dono del genere?.”

 

Driiiiin!.

Naima molla il telecomando senza prendersi la briga di spegnere la tv, sfreccia attraverso il corridoio impaziente di vedere Prim, apre la porta e non le da nemmeno il tempo di respirare che subito le impone sfrontata

<< Entra, voglio sapere tutto. >>

<< Naima sono le 21:00 sto morendo di fame e  spero con tutto il cuore che  tu abbia almeno un chilo di gelato alla vaniglia.>> dice Prim sforzandosi di sorridere con gli occhi lucidi, e quando Naima l’attira a se in un abbraccio   ,da finalmente sfogo alle  lacrime. L’amica sente  la  maglia che indossa farsi sempre più umida quando sussurra tra i capelli di Prim

<< Vieni, sediamoci un po’ sul divano.>> Questa annuisce e acconsente a seguire l’amica in casa, entrambe prendono posto nel divanetto in pelle del soggiorno. Prim si allontana a malincuore dalle braccia accoglienti e consolatrici di Naima e congiunge le mani in grembo, lo sguardo fisso su di esse.

<< Vado a prendere il gelato, non pretendo che tu mi dica tutto subito, ma ti prego Prim appena te la senti parlami.>> la intima Naima leggermente spaventata mentre si alza e si dirige in cucina a recuperare del gelato.

Prim sfrutta quei minuti di solitudine  per calmarsi, il suo respiro torna regolare, riordina i pensieri, sfila dalla tasca dei jeans la lettera  sgualcita e quando Naima ritorna da lei con una vaschetta alla vaniglia si sente leggermente meglio, è pronta a raccontarle ogni cosa e a rivivere quelle emozioni che l’hanno tanto stravolta,si augura che il suo cuore regga tutto quel fardello ancora una volta. Consegna con un leggero tremolio nelle mani la lettera all’amica.

 

Prim ha appena finito di raccontarle ogni cosa e Naima per la prima volta in vita sua non sa cosa dire. L’altra continua sconsolata a mandar giù gelato calcolando a mente il numero di Km che sarà costretta a percorrere per smaltire tutta quella vaniglia mentre  aspetta che l’amica assorba quel carico di informazioni. Quando Naima le porge  la lettera Prim poggia il cucchiaio nella vaschetta, la infila nuovamente in tasca e le domanda sincera con tono supplichevole

<< Naima, sii sincera perché io davvero non so decidermi. Che devo fare?>>

<< Devi andare>> risponde lei ovvia.

<< Che cosa?!>>

<< Semplice Prim, devi andare>>.

<< Ma che cosa dici Naima, ti è andato in fumo il cervello? Così non faccio altro che assecondare il suo stupido gioco e io non sono il SUO giocattolo.>> dice Prim stizzita alzando leggermente il tono di voce

<< Questo è il colmo, sei stata tu a chiedermi un parere, e te l’ho dato.>> risponde a tono Naima leggermente piccata

<< E dargliela vinta?! No assolutamente.>> esclama Prim risoluta.

L’amica sospira rumorosamente, la guarda alzando un sopracciglio e esasperata sentenzia

<< Ragiona Prim, non sei tu a parlare in questo momento ma è il tuo orgoglio. Non offenderti lo sai che ti voglio un bene dell’anima ma pensaci bene perché non è una decisione facile. Scava a fondo dentro te stessa, libera la mente per un istante e vedrai che la risposta verrà da se.>>.

Prim si sente punta nel vivo, incrocia arrogantemente le braccia al petto segno che si trova in disaccordo con l’amica. Naima sbuffa esasperata da quell’atteggiamento infantile perché la conosce, sa quanto in realtà sia matura e responsabile, così si alza e si dirige verso la  cucina lasciandola sola.

Perché ha capito,  in realtà la vera paura di Prim è quella  di dar luce ai suoi veri sentimenti, non quella di partire alla ricerca di Harry , e cerca di nasconderli con l’orgoglio.

Intanto Prim borbotta fra se ancora scossa dalla discussione con Naima, magari tutto quel gelato le ha congelato la parte razionale del cervello, o forse è il suo a dare di matto.

 Scrolla la testa decisa ad analizzare tutti gli aspetti, le conseguenze che dipendono dalla sua decisione e sceglie un metodo che di solito usa anche quando non sa che pizza ordinare. Inizia ad annotare mentalmente tutto ciò che le passa per la testa

 

 

 

 

 

Motivazioni a favore

·        Se parto vedrò l’Olanda

·        Ho l’opportunità di prendere l’aereo per la prima volta

·        Potrò cimentarmi con l’olandese e conoscere gli olandesi

·        Vedrò i tulipani

 

Motivazioni a sfavore

·        L’Olanda non mi ha mai interessata

·        Non ho voglia di fare le valigie

·        Non conosco l’olandese e non saprei come comunicare con gli olandesi

·        Odio i tulipani

 

Si rende conto delle idiozie che ha preso in considerazione e resetta tutto

 

Vere Motivazioni a favore

·        Mi manca e potrò rivederlo.

·        Avrò l’impagabile occasione di  schiaffeggiarlo appena lo incontro

·        Non ho nulla da perdere, perché è Lui il mio tutto

 

 

      Vere Motivazioni a sfavore

·        Nessuna vera motivazione a sfavore

 

Intanto Naima attende paziente che l’amica prenda una decisione mentre strofina con forza la teglia delle lasagne della sera precedente ,quando sente dei passi vicini si volta e la osserva mentre interdetta rimane sulla soglia.

Attende in silenzio la sentenza sperando che non Prim non l’abbia data vinta all’orgoglio ma quest’ultima si avvicina e l’abbraccia forte. Naima ricambia l’abbraccio dopo aver superato lo stupore iniziale e cauta le chiede

<< Allora, qual è il verdetto?>>

<< Non rinuncerei per nulla al mondo alla soddisfazione che proverò nel tirargli uno schiaffo degno di esser definito tale. Grazie per avermi fatto ragionare, non so come farei senza di te.>> rispose in una risata Prim lasciando che le orecchie di Naima si beassero di quella rara melodia contagiandola

<< Okey, son d’accordo,non c’è di che! ma sono certa che ci sia dell’altro. >> la intima lei ad andare avanti.

<< Lo sai perché Naima.>> s’interrompe Prim rafforzando la sua presa su Naima

<< Non abbiamo l’opportunità di scegliere perché è la vita a scegliere per noi, e la mia ha scelto lui, ha scelto Harry>>.

Entrambe si lasciano andare a quell’abbraccio e Naima la sente sorridere, come mai prima.

 

E’ notte fonda ormai, il film di Tarantino è finito e Liam si stupisce delle emozioni che prova ogni volta che lo guarda. Spegne la tv , si assicura che porta e finestre siano chiuse, infila il caricatore del pc nella valigia nella quale mancano solo le cose di cui ha bisogno l’indomani ovvero beauty case, il caricatore del cellulare e qualcos’altro di poco conto.

Si butta a peso morto sul letto sfinito, è nel dormiveglia quando sente che il cellulare sul comodino affianco a lui sta vibrando. Veloce lo afferra e legge il messaggio appena ricevuto

 

Prepara la valigia, l’Olanda aspetta solo noi!. Ci vediamo domani alle 17:00 appena stacco dal lavoro perché ho delle cose da sbrigare, al bar all’angolo. Prim.

Ps: Evita di portare un altro girasole, ho la nausea. ;)”

 

Liam si stupisce del sorriso che inaspettato compare sul suo volto e si gratta la barba appena accennata  compiaciuto. E’ contento che Prim abbia accettato perché non vede l’ora di conoscerla meglio, di passare altro tempo con lei, perché lei è diversa da tutte le altre ragazze che ha avuto il piacere di conoscere in passato. Ma prima che Morfeo arrivi a fargli compagnia si chiede nuovamente: “ Harry ma come diamine sei riuscito a lasciarla andare?”.

 

 

 

Angolo Autrice *u*

Salveeeeee,

 

Questo capitolo è stato partorito nella bellezza di un tempo record: 3 ore kdfabkdbdjfb

Perciò sono sicura che sono presenti degli errori, anche abbastanza scemi ma sono davvero

esausta perciò chiedo umilmente pietà, inoltre vi chiedo gentilmente di farmi presente tutto quello che non vi è chiaro o gli orrori più orribili (?)

Anyway ho pubblicato a tempo record davvero evviva ( si da una pacca sulla spalla)

Che dire, spero vi piaccia perché a me non è dispiaciuto affatto ^^.

Ringrazio tutti i lettori che silenziosamente seguono questa storia,

e chi ovviamente mi ha lasciato un pensiero, GRAZIE davvero perché questo piccolo gesto per me ha un grande valore :D L’idea della caccia al tesoro e più o meno la trama di tutta la ff mi è apparsa misticamente in sogno AHAH ok. Mi smaterializzo xx.

                                                                                               

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Hi Holland! ***


 

Per il banner #crediti alla splendida, simpaticissima e bravissima Blondine, 

le sue storie sono indescrivibili davvero.....le adoro tutte.

http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=209319

Erano le 17:05 e di Prim ancora nessuna traccia. Liam si muove nervoso sulla sedia con  lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso del piccolo bar all’angolo, i colori vivaci dei piccoli tavolini per due in netto contrasto con i tenui colori delle pareti e l’arredo retrò. ‘Sono solo 5 minuti stupido idiota paranoico’ continuava a ripetersi mentalmente senza smettere di tormentarsi le mani.

Quando la vide entrare trafelata e coi capelli scompigliati dalla pioggia sorrise inevitabilmente, la vide avvicinarsi a lui e sorridere di rimando, come a scusarsi del piccolo,insignificante ritardo.

<< Scusami -esordisce Prim,la voce stanca mentre rovista nella grande borsa nera- ho avuto delle scartoffie da compilare in negozio, sai ho preso 1 mese di ferie, mi sostituirà Naima una mia amica. Spero solo che vada tutto bene, che ne valga la pena. >>.

Liam la guarda divertito mentre manda al diavolo la borsa ed ordina un tè verde.

<< Primrose è tutto pronto tranquilla, ho già pensato ad albergo e aereo.>> la rassicura.

<< Ti prego Liam, chiamami Prim. >> lo invita lei che lo guarda riconoscente.

Liam si stupisce della musicalità della sua voce, così per evitare di rimanere in silenzio continua

<< La tua valigia è pronta?>>

<< Si, credo di non aver scordato nulla. Lo spero più che altro, non so in quale guaio sto per cacciarmi e conoscendo Harry sono certa che non sarà una passeggiata. E tu, la tua valigia?>> ridacchia lei.

<< La mia valigia è prontissima- sorride Liam grattandosi la nuca a disagio- il volo è domani alle 12:00 all’aeroporto di Heathrow, passo a prenderti alle 10:00 così possiamo fare il check in con calma.>>

<< Perfetto Liam grazie di tutto davvero, sapere che non sono sola in quest’avventura mi rincuora. >> lo ringrazia lei allungando la mano verso quella di lui poggiata distrattamente sul tavolino, la stringe brevemente per poi ritirarla e afferrare la tazza di tè fumante che il cameriere le porge cordiale. Prim sorseggia distrattamente il suo tè elencando a mente tutte le cose da portare con se quando Liam guarda l’orologio e a malincuore si congeda

<< Devo sbrigare le ultime cose, ci vediamo domani.>>

<< Certo va’ pure, a domani.>> annuisce lei e lo saluta con la mano mentre esce. Rimasta sola Prim si ferma a pensare un po’ lasciando che il tè bollente intiepidisca leggermente, realizza che si sta buttando nell’oblio più totale ma è felice di farlo in compagnia.

Liam la rassicura con la sua innata timidezza ed è strano, lo conosce relativamente da poco tempo ma sente che può fidarsi ,infondo a tutta l’aria di essere un bravo ragazzo.

Scrolla leggermente la testa facendo oscillare i lunghi capelli richiamando i pensieri all’ordine, chiede il conto al cameriere a cui lascia anche la mancia ed esce diretta a casa, sa che non riuscirà a dormire gran che per l’ansia ma si consola all’idea di un bel film e del sano e gustoso gelato alla vaniglia pronti a  farle compagnia.

La mattina seguente Prim si sveglia sul divano intrappolata tra le sue fedeli coperte a fantasia floreale e il barattolo del gelato alla vaniglia completamente sciolto sul tavolino di fronte a lei, il film è ancora lì intrappolato nello schermo e va avanti da ore perché si è addormentata senza spegnere la tv. Tipico di Prim.

Svogliatamente afferra il cellulare e scopre che sono già le 9:15 perciò sguscia via dalle coperte e vola in bagno a farsi una doccia, bollente come al solito.

 Esce dal box doccia con indosso un asciugamano da mare perché ha messo l’accappatoio in valigia e inizia ad asciugare velocemente i lunghi capelli pettinandoli di tanto in tanto, asciuga il corpo e infila i jeans, la felpa blu e le scarpe da ginnastica che ha preparato per il viaggio la sera prima, semplici e confortevoli.  

E’ pronta così raggiunge il soggiorno e afferra il trolley, il cappotto, e in perfetto orario esce di casa con un po’ di malinconia chiudendo a chiave il portone. Si volta verso la strada e trova Liam in un auto blu scuro che la saluta felice con la mano e le fa segno di avvicinarsi, sta parlando al telefono così Prim sale al posto del passeggero e infila il trolley fra le gambe  . Nell’esatto momento in cui chiude lo sportello dell’auto Liam chiude veloce la chiamata.

 

<< Scusami, il proprietario della casa in affitto non è molto contento che me ne sia andato con così poco preavviso.>> ridacchia lui contagiando Prim che tra una risata e l’altra risponde

<< Oh bè,dovresti mandar lui dei fiori. Magari girasoli!.>>ridono più forte adesso.

Lei lo fa per mascherare la malinconia, per non farlo sentire a disagio,lui invece per nascondere il nervosismo che lo assale perché ogni volta che Prim è con lui si sente così.

<< Comunque- riprende lei- grazie infinite ancora Liam.>> 

 Lui annuisce e non può non notare la voglia di avventura che ha negli occhi,ma scorge comunque la sua già malinconia di casa mentre la saluta con la mano e sussurra un ‘ciao’ e non sa che a Liam quel sussurro intimo è arrivato forte e chiaro.

Quando l’auto parte Prim sente già la mancanza di Naima, ma non ha paura di quello che l’aspetta perché in fondo al cuore lei sa, sa che alla fine della strada ci sarà lui ad aspettarla e lei in fondo all’anima è segretamente felice.

 

“Avvisiamo i gentili passeggeri che il volo Londra - Amsterdam delle ore 12:00 in ritardo di 30 minuti è in partenza, l’arrivo a destinazione è previsto per le 15:00 causa maltempo. Ci scusiamo per il disagio. Preghiamo i passeggeri di allacciare le cinture si sicurezza”

 

 << Dannato maltempo. Dannata Olanda>> pensa fra se con una punta di acidità lei.

Lo starnazzo robotico proveniente dagli auto parlanti interni  non fanno altro che urtare i già tesi nervi di Prim, si muove impaziente nel sedile troppo stretto e troppo grigio di quell’aereo troppo bianco. Liam al suo fianco tenta di rassicurarla sorridendole, lei lo guarda un istante negli occhi e vede l’infinita dolcezza racchiusa in quello sguardo marrone scuro profondo e intenso come il buio.

Liam vede le spalle di lei rilassarsi un poco, le sue labbra distendersi in quello splendido sorriso che ha iniziato ad apprezzare sempre più, la presa sui manici imbottiti del sedile si allenta e la fronte prima increspata dall’ansia torna a distendersi.

 L’aereo decolla mentre Prim inizia a leggere  “Mille Splendidi Soli” un libro infilato al volo nella borsa a mano ,pescato a caso nella grande libreria del suo appartamento, sicuramente le è stato regalato da qualcuno che conosce ma non ricorda chi, forse un suo zio italiano. Il nervosismo di Liam si dissolve nell’aria chiusa dell’aereo, prima di partire era nervoso all’idea di viaggiare solo con Prim , non sapeva di che parlare o come comportarsi.

Liam vive di sicurezze,lui sa sempre cosa fare o cosa dire e trovarsi in quella situazione così inaspettata lo ha messo in crisi.

 Ora però sentendola lì seduta al suo fianco,tranquilla e persa nel suo libro si rende conto di quanto si sia preoccupato per nulla, perché Prim è così semplice e fresca, priva di arroganza o sfacciataggine, è gentile e insicura, trasparente.

 Perché Prim non ha bisogno che lui impazzisca a pensare qualche argomento da trattare assieme, no lei è una che si ‘adatta’ alla situazione, alle persone che le fanno compagnia per non farle sentire a disagio perché è talmente altruista da mettere il benessere altrui al primo posto. Il nervosismo di Liam oramai scemato ha lasciato spazio all’irrefrenabile voglia  di conoscerla più affondo, così si volta pronto a instaurare una conversazione ma si accorge che lei è lontana.

Il libro aperto sulle ginocchia e le mani abbandonate su di esso, l’ambra liquida dei suoi occhi si cela dietro le  palpebre dalle lunghe ciglia scure, le labbra piene leggermente schiuse in un timido sorriso, il ritmo calzante delle sue spalle che si alzano e si abbassano in sincronia, il respiro fresco e leggermente fruttato è regolare e silenzioso.

 Prim si è addormentata, e dormirà come un ghiro fino alla fine del viaggio, e Liam ci prova. Ci prova a distogliere lo sguardo da quella meravigliosa visione ma non ci riesce, i suoi occhi si beano avidi dell’esile figura di Prim che è serena fra le braccia di Morfeo, quando a quasi un’ ora  dall’atterraggio anche lui vinto dalla stanchezza si lascia andare ad un sonno quieto.

 

Prim sta sognando di essere fra mille margherite ed è felice quando sente la voce di Harry sussurrarle tra il vento “ Vieni a prendermi Prim.”,

“Lo farò.” Risponde lei sorridendo al cielo terso di nuvole, poi sente qualcosa sfiorargli la spalla. Schiude lentamente gli occhi e si accorge che Liam la scuote leggermente e le sussurra

<< Svegliati, dormigliona siamo arrivati! >>

 Lei in tutta risposta annuisce stordita arrossendo lievemente.

 

“Hi Holland!.” pensa Prim che sorride radiosa mentre scende l’ultimo scalino dell’aereo, mettendo piede nel territorio Olandese. Liam è dietro di lei e insieme si avviano verso l’interno dell’enorme aeroporto di Amsterdam per recuperare i bagagli, l’albergo è lontano perciò decidono di prendere un taxi.

 L’autista è un simpatico  senegalese che li accoglie vivace con una canzone di benvenuto, carica i bagagli in auto e dopo circa tre ore  e mezza arrivano a destinazione.

 L’albergo si trova in centro, vicino all’ambasciata inglese le rivela Liam soddisfatto della sua scelta.

La struttura ha  tre stelle, è molto rustico ma caldo ed accogliente dagli arredi semplici e antichi, la receptionist ci accoglie cordiale e ci consegna due chiavi per due stanze singole 202 e 203. Prim sta per prendere il portafoglio ma Liam la ferma

<< Offro io.>>

<< Grazie, Liam ma no davvero non devi.>> apre la zip pronta ad estrarre il bancomat ma la mano calda di lui intrappola dolcemente quella di lei. Scuote leggermente la testa ed aggiunge con un sorriso

<< Insisto, offre l’esercito.>>

Prim sta per ribattere ma Liam la guarda supplichevole così acconsente annuendo a lui che esulta come un bambino facendola ridere.

 

<< D’accordo, ma la cena la pago io!.>>

<< Sei testarda eh, mi spiace dirlo ma hai trovato pane per i tuoi denti.>> così spavaldo estrae dal suo portafoglio la carta di credito e paga le stanze per quella e la notte successiva, non sanno ancora infatti quanto tempo si fermeranno lì.

Prim ridacchia esasperata afferrando il trolley e dirigendosi verso l’ascensore seguita da Liam, le stanze sono al secondo piano. Prim sceglie la 203 così supera Liam che è fermo alla 202 , le stanze sono affiancate. Che coincidenza.

<< Allora buonanotte Prim.>> le augura Liam che sorride timido, porta una mano dietro la testa e si gratta la nuca. Prim ormai ha capito che dietro a quel gesto lui nasconde il suo lieve disagio.

<< Notte Liam, ci vediamo a colazione okey?>> risponde lei

<< In sala alle 10:00?.>>

<< E sia, a domani.>> conclude Prim che sorride, un sorriso obliquo carico di stanchezza e stupore  e  ha notato infatti  che Liam ha smesso di tormentare la nuca lasciando in pace i corti capelli castani , il disagio è sparito. Entrambi entrano nelle rispettive stanze.

Dopo circa 5 minuti Liam è già nel mondo dei sogni, la sua valigia è ancora integra e ha deciso che la disferà domani, per adesso si accontenta dei suoi boxer per dormire. Il telefono sul comodino segna le 21:00, la sveglia è impostata per le 9:15.

 Prim disfa  la valigia, imposta la sveglia per le 9:30 poi invia la buonanotte a Naima , le scrive che è sana e salva.  Infila veloce il pigiama, in un secondo è totalmente avvolta dalle coperte bianche dall’odore speziato  del suo letto ad una piazza e mezza.

Infila un braccio sotto il guanciale e col sorriso sulle labbra si addormenta con un unico pensiero, 

un’unica verità che le aleggia in mente.

“ Sono qui. Che l’avventura abbia inizio.”.

*angolo autrice*

Hallo people! 

Mi scuso per l'enorme ritardo davvero T_T 

mi stupisce che ancora non mi abbiate lasciata da sola a scrivire al vento.

Coomunque ^^ eccomi qui con questa mezza  specie di cortissimo capitolo\merduccia\ 

mi spiace ma doveva essere un capitolo di passaggio perciò non è gran che .-. 

infatti non mi convince per niente ma mi accontento perchè non volevo farvi aspettare molto.

Ringrazio davvero tutte quelle dolci anime che leggono silenziosamente e chi mi lascia un pensiero dajfhldfh**

22 recensioni!  

Millevolte ancora GRAZIE  a queste cinque meraviglie che hanno messo la storia tra le seguite :

  Dreamy99
 HugMeNiall
MeLilili
musica e libri
 Sun1D

Spero di aggiornare presto anche l'altra ff ^^ ho pubblicato una OS se vuoi passa :*

Un bacione xx.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** First Trial ***


Part 1

Prim sta gustando un buonissimo cornetto integrale alla marmellata di albicocche, che è la sua preferita ,seduta ad un tavolo a caso della grande sala da pranzo dell’albergo, mentre Liam con la camminata lenta e controllata fa la sua entrata nel salone. La guarda mentre lei arrossisce posando il cornetto in un piattino ed alza le spalle per scusarsi, lui le sorride per tranquillizzarla e si avvia verso il ricco buffet della colazione. Prende una piccola ciotola di ceramica che riempie di yogurt bianco e miele, nella quale poi affoga dei cereali al cioccolato, quindi si dirige verso il tavolo occupato da Prim.

<< Buongiorno.>> la saluta mentre prende posto di fronte a lei.

<< Buongiorno anche a te Liam, scusami se non ti ho aspettato ma stavo morendo di fame.>> risponde lei mortificata, lo sguardo perso nel suo tè ,per evitare di guardarlo negli occhi.

<< Ma figurati, scusami tu per il ritardo.>> la tranquillizza lui, il solito tono cordiale e gentile. 

Finiscono di fare colazione parlando del più e del meno, e si sorprendono  quando scoprono che hanno in comune molto più di quanto credessero. Infatti entrambi odiano arrivare tardi al cinema per vedere un film, mangiare una pizza per due volte di fila nello stesso posto,  il caffè in una tazza fredda , la cioccolata istantanea che ti servono al bar nei pomeriggi d’inverno. Il tè di Prim è finito da un pezzo ma loro si soffermano a parlare ancora e ancora, stupiti di quanto fosse semplice discutere anche delle cose più sciocche, Liam è sempre più sorpreso da tutta questa semplicità che lei  trasmette mentre Prim nel profondo reprime uno strano presentimento.

Lo sente giù, in fondo allo stomaco ma non vuole dargli peso, vuole godersi quel momento di tranquilla conversazione. Stare con Liam le viene naturale, è fin troppo facile passare il tempo con lui, ha la sensazione che Harry abbia pensato anche a questo. Si domanda come mai Harry abbia scelto proprio Liam fra i tanti commilitoni, che non sia un caso il fatto che siano così bene assortiti insieme?.  Una cameriera dai corti capelli corvini e dagli occhi grandi, più o meno sulla trentina si avvicina ai due tutti presi da una discussione sull’ultimo libro di David Nichols, entrambi si alzano imbarazzati quando li informa che la sala deve essere rimpiazzata per il servizio del pranzo e quindi li invita ad uscire. 

Insieme ridacchiano cercando di camuffare l’imbarazzo mentre si avviano verso la reception.

<< Allora, qual è il programma di oggi?.>> le chiede Liam sereno

<< Beh, direi di andare all’ambasciata inglese  e cercare questo  Zayn, sperando che non serva un appuntamento o altro perché non abbiamo molto tempo. 

Salgo un attimo in stanza a recuperare la borsa, ci metto un secondo.>> dice Prim che si dirige a passo svelto verso l’ascensore. Liam nell’attesa si avvicina ad un espositore di depliant, ne afferra uno che mostra sul retro la mappa del centro della città  in scala,  grazie alla piccola legenda in altro a destra riesce a orientasi e a tracciare la strada per l’ambasciata. Soddisfatto del suo lavoro  sorride a se stesso, poi  si volta in direzione dell’ascensore in attesa di Prim, che non si fa attendere. Le porte automatiche si aprono e lei esce raggiante, pronta all’avventura, la borsa di cuoio marrone a tracolla le pende dalla spalla destra. 

Mentre camminano lungo la via principale Liam di sottecchi osserva Prim per qualche secondo e  si rende conto di quanto un semplice paio di jeans scuri le donino, poi torna concentrarsi sulla mappa . Cerca di stare al passo veloce e sostenuto  della ragazza che è tutta presa a immortalare nella memoria ogni piccolo dettaglio del paesaggio urbano di Amsterdam.  Superano un incrocio  e proseguono dritti costeggiando il fiume Amstel che termina nel centro cittadino, passano di fronte ad una piccola piazza al centro della quale si erge un monumento di pietra e Prim si sofferma qualche secondo in più ad osservarla, costringendo Liam a fermarsi. 

Non è molto grande, una semplice colonna un po’ tozza alta circa due metri, che in alto riporta impressa nella roccia  una frase in olandese e a seguire poi una lunga fila di nomi a lei sconosciuti.

<< Liam cos’è questo monumento?.>> chiede lei curiosa, lo sguardo puntato sulla colonna, concentrato.

<< Sinceramente, non saprei. Suppongo sia il monumento ai caduti.>>

<< Pensavo conoscessi Amsterdam.>> lo rimbecca lei divertita.

<< Conosco bene la sua base militare, ma non il centro. Per noi militari era off limits, per caso è un problema?. >> risponde lui sarcastico, fingendosi offeso.

<< Affatto.  Proseguiamo soldato ?!>> lo canzona lei ridacchiando.

<< Sergente Payne, prego.>> ribatte lui altezzoso, poi viene contagiato dalla risata di Prim e assieme proseguono diretti all’ambasciata che si trova a un centinaio di metri da lì. Si trovano a dover attraversare di nuovo un incrocio, stanno per svoltare a sinistra quando Prim vede Liam voltarsi indietro e correre in mezzo di strada, ed afferrare qualcosa o meglio qualcuno poi buttarsi a terra con un balzo qualche metro più in là. In quell’istante un camion sfreccia proprio nel punto nel quale si trovava Liam qualche secondo prima. Prim si porta una mano sulla bocca che tiene spalancata per lo stupore e si affretta a raggiungere l’amico mentre anche altri passanti si avvicinano a lui.

<< Oh mio dio! Liam, Liam stai bene?!>> urla terrorizzata, cerca di raggiungerlo  facendosi spazio a gomitate tra la piccola folla di spettatori che si è creata. E’ seduto e sembra star bene, tiene per mano una bambina dalla pelle ambrata che piange disperata. Di fronte a lei vede una donna dai lunghi capelli biondi e  la pelle chiara, aprirsi un varco tra la gente .                 Piange e urla frasi sconnesse mentre afferra la piccola e la stringe forte a se. Finalmente Liam si alza e Prim di slancio lo abbraccia, il battito impazzito per  lo spavento non ha voglia di rallentare,  e lo stringe forte con fare protettivo, lui sembra sorpreso ma ricambia l’abbraccio.

<< Stai bene?.>> chiede flebile  lei staccandosi leggermente per guardarlo negli occhi nei quali Liam legge tutta la sua paura.

<< E’ tutto ok Prim, è tutto finito.>>  risponde lui accarezzandole i capelli, sciogliendo definitivamente il loro abbraccio. 

Si voltano entrambi a guardare la donna che stringe convulsivamente la figlia tra le braccia. La donna si  rivolge a Liam con la voce instabile, lo ringrazia  mille volte per quello che ha fatto, per aver salvato la sua bambina. Lui afferra la mano della donna e la stringe per darle forza, per rassicurarla. Prim  si è fatta  indietro, guarda la scena orgogliosa, è ancora leggermente sotto shock  ma felice che sia finita bene, mentre la folla spettatrice scema pian piano. 

La donna lo ringrazia un’ultima volta poi mette a terra la bambina,  le stringe forte la mano e si allontanano. Gli sguardi di Prim e Liam le seguono fin che possono poi di tacito accordo si rimettono in cammino. Svoltano a sinistra e lei sente un brivido sulla schiena, il flashback di quello che è successo pochi minuti fa le attraversa l’anima come uno spettro. Liam se ne accorge e in silenzio le accarezza una spalla sorridendole, Prim lo guarda negli occhi rispondendo con un sorriso obliquo, segretamente sollevata e felice  del fatto che lui sia lì con lei.

Finalmente arrivano di fronte ad un grande palazzo a 5 piani di un color grigio chiaro, il cartello d’ottone che riporta la scritta “Ambasciata Inglese” luccica alla luce del sole, appeso sopra alla porta di vetro scorrevole che da l’accesso all’edificio. Prim gonfia il petto, lo sguardo deciso e  il mento alto le danno l’aria di una ricca donna in carriera. 

Liam la guarda annuire al vento ed entrare, lui incrocia le dita e la segue poco dopo. Si trovano in un ampio e luminoso salone,le mura di un azzurro pastello molto chiaro,appesi a tutte le pareti dei quadri che mostrano i tipici  paesaggi britannici, sulla destra delle scale che portano agli uffici e ai piani superiori, a sinistra invece dei tavolinetti a cui sono accostaste delle poltroncine mentre al centro si erge imponente un lungo bancone di legno scuro.

<< Posso esservi d’aiuto?.>> chiede cordiale ma molto distaccata una donna sulla cinquantina, i capelli ordinatamente raccolti in uno chignon perfetto, gli occhiali dalla montatura anni 80’ con i tipici fondi di bottiglia indossati elegantemente. ‘ Tutto molto inglese’ pensa divertito Liam.

<< Si grazie, mi chiamo Primrose e sto cercando il Signor Malik Zayn.>> le risponde Prim sfoggiando il suo sorriso più ammaliante, il tono di voce morbido e civettuolo.

Se Liam è stupito di quella sua innata dote da perfetta attrice di vecchi film  non lo da a vedere, ha anche lui indossato una maschera. Quella che usa da quando è nell’esercito, che ha imparato a mostrare ai suoi uomini nelle missioni, nei momenti critici. Il viso contratto ma la mascella rilassata, gli occhi impenetrabili come una coltre di nebbia, di certo non è bravo come Prim, ma se vuole mostrarsi impassibile e inarrivabile ci riesce appieno.

<< Avete un appuntamento?.>> domanda l’anziana segretaria, li guarda sospettosa.

<< No purtroppo, vede siamo partiti soltanto ieri dall’Inghilterra  e non abbiamo avuto il tempo di prenderne uno.>> si giustifica sinceramente mortificata Prim.

<< Mi dispiace, il signor Malik riceve solo per appuntamento.>> è la risposta fredda della donna alla quale Liam si affretta a rispondere

<< Signora Burke, piacere sono Liam – si avvicina e ammiccando si appoggia al bancone con un braccio, indica il cartellino che quest’ultima  ha appuntato alla giacca beige che indossa-  vede, ci manda qui un mio caro amico. Non possiamo andarcene di qui senza aver parlato con il signor Malik, non potrebbe fare uno strappo  alla regola? .  >>

 La donna si sistema gli occhiali sul naso sottile,  stira con le mani le pieghe della giacca e compiaciuta compone un numero al telefono cordless che ha alla sua destra. Liam rivolge un sorriso vittorioso a Prim che lo guarda stupefatta, mentre la signora Burke scambia qualche parola veloce al telefono che poi ripone nella propria base.

<< Sta arrivando, avete dieci minuti prima che salga in sala conferenze.>> li informa guardando civettuola Liam che ammicca di rimando, Prim intanto scuote la testa divertita da tutta quella scenetta da smielato film d’amore.

<< Grazie mille Signora Burke.>> la ringrazia Prim prima di sedersi su una poltroncina a caso mentre Liam si allontana dal bancone per osservare con poco interesse una fotografia appesa al muro.

Pochi minuti dopo un uomo dalla pelle ambrata in un  completo elegante  fa capolino dalla porta d’ingresso, i capelli neri tenuti in ordine da un lieve strato di gel e gli occhi di un caldo color cioccolato al latte, un sorriso obliquo  che toglie il fiato. Tiene una ventiquattrore nella mano destra mentre l’altra è comodamente infilata nella tasca della giacca grigia che indossa, Prim si alza di scatto e volge rapida uno sguardo interrogativo  alla segretaria che ricambia annuendo. Si avvicina all’uomo tendendogli cordiale la mano, la voce sicura e melodiosa

<< Salve Signor Malik, io sono Primrose.>>                                

<< Chiamami Zayn per favore.- le risponde l’uomo stringendole la mano, sembra sorpreso ma sorride-

Sai pensavo non saresti venuta. >>

Liam si avvicina e si presenta a sua volta, nessuna stretta di mano , entrambi si scambiano sull’attenti il saluto militare ,sotto lo sguardo leggermente sorpreso di Prim.

<< Prego seguitemi nel mio ufficio.-dice invitandoli a seguirlo con un gesto distratto della mano- Ciao Marta.>> aggiunge poi rivolto alla segretaria.

Prim  e Liam lo seguono in silenzio mentre salgono le scale, al secondo piano svoltano a sinistra e precorrono un lungo corridoio tappezzato di porte, Zayn entra nella penultima a destra. Prim sente l’ansia farsi strada nello stomaco, si impone di rimanere tranquilla e le basta semplicemente sentire la presenza di Liam  per riuscirci. 

Si trovano in un grande ufficio dalle pareti color glicine, una scrivania sulla quale sono disposti ordinatamente un computer portatile, un porta penne, un tempera matite, e una decina di cartelline da documenti colorate. Zayn  si butta a peso morto sulla sua comodissima sedia girevole e  invita i due a prendere posto sulle poltroncine accostate alla scrivania  di fronte a lui, apre con nonchalance un piccolo cassetto alla sua destra ed estrae una busta da lettere bianca.

<< Allora credo che tu sia qui, per questa. Appena hai finito di leggerla avvisami, ho delle cose da dirti.>> dice mentre la porge a Prim che  lo ringrazia flebilmente, lo sguardo fisso sulla busta che si rigira fra le mani. Liam osserva la scena attento, le mani appoggiate sulle cosce, i sensi all’erta.

Tutto intorno a Prim diventa muto, ci sono solo lei e quella busta. La apre decisa staccando un piccola strisciolina al lato,l’ansia la divora mentre  estrae velocemente un foglio di carta ripiegato in tre parti. Deglutisce silenziosamente e inizia a leggere.

                                                       3 Agosto

Mia Prim,

Se stai leggendo queste righe vuol dire che hai fatto la tua scelta e che ho avuto la mia seconda possibilità. Purtroppo d’ora in poi a te ne verrà data solo una, ‘Buona la prima’ per intenderci. So che la tua insicurezza potrebbe giocare a sfavore,ed è per questo che avrai una sola chance, voglio che tu combatta questo tuo ‘difetto’.  Non mi perdo in chiacchiere perché il tempo è davvero poco, sembra volare troppo in fretta e io non so cosa darei, per volare da te.

La risposta è qui, ad Amsterdam.

“ Non sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non possono rialzarsi ma è la gloria a farlo per loro. Il nome è la chiave, ma solo l’essenziale.”

Hai tempo fino a domani alle 19:00 in punto, infatti quando avrai scoperto la parola ‘chiave’ dovrai tornare da Zayn e riferirla a lui ,che ti darà le informazioni utili relativi alla prossima prova. Se così non fosse e non dovessi farcela …bè non voglio neanche pensarci, ti conosco e so che ce la metterai tutta, non permettere che la tua solita ansia prenda il sopravvento. Sei forte Prim, hai una sola possibilità. Ti prego coglila.

Carpe Diem,

Harry.

Deglutisce ma la gola resta secca, ripiega con cura la lettera e la ripone nella busta bianca. Si prende qualche secondo per calmarsi e ricacciare indietro le lacrime, poi guarda Zayn e annuisce mordendosi il labbro inferiore con foga.

<< La risposta è davanti agli occhi, attenta ai dettagli. Ti aspetto domani qui alle 19:00, sii puntuale Prim. -le suggerisce serio  guardando però entrambi, mentre  lei abbozza un sorriso nervoso.- Ora scusatemi ma ho una riunione importante e non posso proprio tardare.>> si congeda leggermente in imbarazzo. 

Prim risponde alla sua stretta di mano atona, totalmente frastornata. Sente Liam  afferrarle delicatamente la mano, la guida fuori dall’edificio in silenzio e lei lo lascia fare, nessuna resistenza. Un venticello  fresco le solletica il viso e il sole si nasconde timido dietro alcune nuvole candide, Liam non dice nulla, si limita ad  attrarla lentamente a se e stringerla fra le braccia. Il respiro regolare e le carezze sulla schiena sembrano tranquillizzare Prim che sospira prima di rivelare a Liam il contenuto della lettera, lui ascolta paziente.

<< Diamoci da fare allora.- la incoraggia lui scostandosi leggermente per  guardarla sorridere- Non vorrai mica dargliela vinta?! >> aggiunge poi rivolgendole quel sorriso che tanto la tranquillizza, quasi quanto il suo amato tè verde. Lei annuisce lievemente e scioglie completamente l’abbraccio.

Lo stomaco di Liam brontola indisturbato, le guance  si colorano leggermente di rosso e fanno sorridere Prim che con finto entusiasmo ma determinata e leggermente sollevata aggiunge

<< Assolutamente!. Mia nonna diceva sempre che si ragiona meglio a stomaco pieno, perciò andiamo a mangiare un boccone, non si sa mai che la soluzione ci folgori mentre mangiamo il dessert. Stavolta però, pago io sergente Payne. E’ un ordine.>>

Angolo autrice

Ehilà donzelleeee! 

Mi scuso per il ritardo ma ho ricevuto visite da parenti, direttamente dall'argentina con furore!

Che dire, il gioco è iniziato e dal prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia :)

Non ho avuto molto tempo per rileggere perciò mi scuso in anticipo per gli errori hehe :3

Ora scappo! Grazie mille a tutte voi che seguite\leggete in silenzio

L'apprezzo davvero, grazie.

Un bacione,Chiara

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La mia spina nel fianco e nel cuore, sei tu ***





Il profumo delle rose, avvolte è più doloroso delle spine.

Part 2

L’odore di pizza e torte fatte in casa le inebriano le narici, il locale è  rustico, piccolo e accogliente. Le luci soffuse delle candele profumate alla lavanda, poste in ogni tavolo, rendono l’atmosfera tranquilla e quasi irreale, sono le 20:30 e Prim ha appena finito la sua pizza margherita mentre Liam sorseggia distratto una birra scura.

<<  Spregevole.>>  borbotta  lei imbronciata

<< Come scusa?.>> le chiede Liam alzando un sopracciglio confuso

<< Odio gli indovinelli, e lui lo sa fin troppo bene.>> sbuffa Prim di rimando.

Liam ridacchia nervoso e “ Anche io li odio” pensa fra se.

 << Andiamo Prim, si è fatto tardi.>>

La ragazza sbuffa frustrata, paga il conto del ristorante infischiandosene delle proteste di Liam, ed esce dal locale. L’aria è fresca e le scompiglia i capelli, affonda le mani piccole nelle tasche dei  jeans che indossa, la mente in tempesta e quel dannatissimo indovinello che non le da pace. Liam la guarda con quell’aria concentrata e sorride appena quando la sente imprecare a denti stretti.

<< Adesso calmati Prim, abbiamo ancora tempo, e poi due menti sono più efficaci di una. Aiutami a aiutarti.>>  cerca di tranquillizzarla, lei lo ignora e continua a passo svelto, gli è totalmente indifferente. Lui scuote la testa desolato e accelera i passo per raggiungerla.

<< Prim - dice afferrandole una mano, la blocca e la costringe a voltarsi verso di lui - per favore, ti vuoi fermare?>>

<< Che c’è?!>> sbotta infastidita, gli occhi gonfi di lacrime che per orgoglio rimangono al loro posto.

<< Calmati.>>

<< Come faccio a calmarmi Liam, me lo spieghi?. Sono qui, in una città che non conosco, e cammino senza meta alla ricerca di una risposta. La risposta che mi permetterà di continuare questo maledetto viaggio, una risposta che, per quanto mi stia sforzando non riesco a trovare.>>

<< Sono qui per darti una mano. – cerca lo sguardo di lei perso nell’asfalto-  Se ti fai prendere dall’ansia è finita, devi concentrarti, resta calma.>>

<< D’accordo. – sibila affranta  e con uno strattone si libera dalla presa di Liam- Ora andiamo in albergo, per favore?. Ho bisogno di un bagno caldo.>>

Liam annuisce ferito per il tono duro di Prim, ma non lo da a vedere, lei riprende a camminare lentamente e lui la segue mantenendosi a debita distanza.

Prim storce le labbra in una smorfia, è arrabbiata. Arrabbiata perché non riesce proprio a capire come faccia Liam a rimanere così tranquillo, perché le manca Mattew che fa la spesa la mattina presto, le manca Naima, le mancano le mani di Harry, il suo sorriso, quel suo modo di fare strafottente ma vigile, le mancano da morire le parole che le sussurrava fra le lenzuola per rassicurarla dopo un brutto sogno. E’ arrabbiata perché l’unico che è in grado di incasinarla in quel modo è Harry, perché la conosce troppo bene. E’ furiosa, e neanche il sorriso di Liam la tranquillizza. E’ troppo orgogliosa per ammettere a se stessa che  Harry la stringe fra le mani come un burattino, muove i fili con studiata attenzione e lei non riesce a ribellarsi. Perché l’unico capace di farla ragionare, di tranquillizzarla quando fuori c’è il temporale e lei ha paura dei tuoni è Harry, e lei proprio non riesce a perdonarselo.

Arrivano in albergo e Prim senza dire una parola, dopo aver recuperato la chiave in portineria, si dirige a testa bassa verso l’ascensore. Liam la raggiunge appena in tempo, prima che le porte automatiche si chiudano. Nei brevi minuti che passano lì dentro Liam sente il silenzio impregnarli le ossa, le porte si aprono al secondo piano e Prim esce alla svelta, le braccia incrociate sotto il seno, il viso inespressivo. Liam la vede aprire la porta della sua stanza mentre lui si avvicina lentamente alla propria. La sente mormorare flebilmente “ Scusami.”  mentre si  chiude la porta alle spalle. Liam sospira e scuote la testa triste, entra nella sua stanza e sfila le scarpe con un gesto secco, prima di abbandonarsi di peso sul letto. Si massaggia le tempie con gesti lenti e regolari, respira profondamente e rilassa le spalle. Reprime l’impulso selvaggio di correre alla sua porta, sfondarla e stringerla a se, per proteggerla da tutti e da se stessa.  Si sente totalmente inutile in situazioni come queste, non sa come comportarsi ,o cosa è o non è giusto da dire, quando si ha di fronte un amico in difficoltà. Spesso suo fratello quando era  arrabbiato si chiudeva nella sua stanza senza lasciarlo entrare,  perché consapevole che avrebbe  in tutti i modi provato a farlo ragionare, sua madre gli ripeteva sempre di lasciarlo stare “ E’ fatto così, devi lasciarlo sbollire. Non serve a nulla insistere, non devi starci male Liam, lo so che tu vuoi sempre il bene di tutti,  avvolte però è inevitabile che le persone soffrano.”

Liam odia vedere le persone a cui tiene star male, e non si da pace finché tutto non torna alla normalità. Non ha mai seguito il consiglio che sua madre gli dava, e puntualmente convinceva il fratello a farlo entrare per risolvere il problema. Con Prim è diverso, lei è forse la persona più testarda e orgogliosa che abbia mai conosciuto, ma anche la più fragile . Per questo decide di seguire il consiglio di sua madre, si sveste velocemente e in pochi secondi si addormenta, rivolge un preghiera silenziosa  a chiunque ci sia lassù e

‘ Fanculo ’ è il suo ultimo pensiero.

Prim  sbuffa , accavalla le gambe magre nell’acqua ormai tiepida della vasca da bagno, le spalle minute appoggiate al bordo, sono semicoperte dalla schiuma bianca all’essenza di rosa. Tiene gli occhi chiusi e le mani intrecciate in grembo, smette per un attimo di pensare a tutto quello che sta passando, ai girasoli, alle lettere, e come se fosse realmente possibile, a Harry. Inspira  e l’essenza di rose porta con se dei ricordi che bruciano.

 

“Quel pomeriggio a fine turno  Harry è passato a prenderla al market e indossa una delle sue solite felpe. Sotto lo sguardo curioso e sorpreso di Prim che non si aspettava nulla, 

<<  Ti fidi di me, Rose?>>  le aveva chiesto serio guardandola negli occhi, lei aveva annuito ed era salita in macchina insieme a lui. Dopo circa mezz’ora di strada e di silenzio Harry aveva parcheggiato in un’area di sosta della superstrada, lei l’aveva guardato alzando un sopracciglio mentre, dopo esser sceso dalla macchina , scompariva dietro un grosso cespuglio dalle foglie piccole e seghettate. Dopo qualche istante di esitazione ed essersi maledetta in tutte le lingue del mondo per averlo assecondato, Prim  chiude alle sue spalle la portiera dell’auto e decide di seguirlo.

<< Harry, dove stiamo andando?.>> gli chiede Prim con celata eccitazione nella voce.

  <<  E che sorpresa sarebbe Rose, se te lo dicessi? >> la canzona lui, le sorride obliquo e una fossetta maliziosa compare nell’angolo che le sue labbra formano.  Stanno camminando già da una decina di minuti, lui la tiene per mano e la guida con sicurezza  lungo un piccolo sentiero in mezzo agli alberi, la sera sta scendendo in fretta e presto in mezzo al bosco diverrà troppo buio per proseguire.

<< Dai, sbrighiamoci.>> la esorta lui, Prim alza gli occhi al cielo e Harry ridacchia divertito.

<< Aspetta, ho dimenticato una cosa .>> dice fermandosi di colpo in mezzo al sentiero

<< Cosa?.>> riesce a malapena a chiedergli Prim, le labbra di Harry infatti premono contro le sue con una dolcezza disarmante, da togliere il fiato.

<< Questo.>> le sussurra a fior di labbra prima di baciarla di nuovo, Prim sente le gambe cedere e lui come se potesse leggerle l’anima  ,prontamente la sorregge, cingendole il fianco con un braccio. Prim ricambia il bacio con altrettanta dolcezza, infila le mani fra  i capelli di Harry, gli permette di stringerla a se, e realizza che potrebbe vivere così per sempre, fra le sue braccia e in nessun altro posto.

<< Potrei vivere di questo, – le dice sorridendo anche lui, sempre sulle labbra di lei- ma dobbiamo proseguire, la sorpresa è qui vicino.>>

<< D’accordo.>>  sospira felice Prim, Harry la bacia fugacemente un’  ultima volta,  poi contro voglia annulla il contatto dei loro corpi e prosegue lungo il sentiero, ma  le loro mani formano una cosa sola, unite.

Prim passa distrattamente una mano sul collo quando Harry la informa che ci sono quasi e

<< Chiudi gli occhi Prim.>> le impone, impaziente di stupirla. Lei obbedisce, tra i denti trattiene un gridolino eccitato, accentua la presa sulla mano di Harry e si lascia guidare.

Conta venti passi in avanti, dodici a destra, ha cinque graffi su ogni gamba e un numero indefinito di foglie fra i capelli disordinatamente raccolti in una coda alta, attraverso le suole delle scarpe avverte che il terreno si sta facendo sempre più morbido. All’improvviso le vengono i brividi, una lieve folata di vento le sbatte contro le guance, incrocia le braccia sul seno alla ricerca di calore e si maledice per essersi messa una t-shirt a maniche corte e degli stupidissimi shorts di jeans. Arrossisce violentemente quando lui le infila la  felpa, ha il suo profumo, le sue mani che scorrono su di lei sembrano bruciare e ridacchia quando lo sente borbottare “ Lo dico sempre che dovresti coprirti di più.”

Harry le lascia la mano e lei sente freddo, anche se il vento non tira più.

<< Sono qui.-  sussurra il ragazzo alle sue spalle, le copre gli occhi con le mani- Non sbirciare, conta fino a tre e apri gli occhi.>>

Uno, due, tre.

Prim apre prima gli occhi e poi la bocca stupita.  Ha di fronte una piccola radura, l’erba alta fino alle caviglie e un piccolo laghetto al centro, dei rosai bassi e dalle rose rosso sangue ne delimitano il perimetro. Tutt’intorno al piccolo specchio d’acqua ci sono delle lanterne colorate, ognuna contenente una candela bianca, avvolte dalla propria luce fioca. Prim chiude la bocca e la riapre più volte, alla ricerca di qualcosa da dire, ma non le viene in mente nulla. Harry le afferra di nuovo la mano e la conduce lentamente vicino al laghetto, ora sono più vicini e lei sente un profumo dolciastro pizzicare l’aria. Sono quasi sulla riva e Prim ha le lacrime agli occhi, la superfice del lago è cosparsa di un’ immensa distesa di petali di rosa che ne profumano l’acqua e l’aria. C’è anche un telo steso alla loro destra e un cesto di rami di un caldo color nocciola, intrecciati.

<< E’ bellissimo.>> sussurra in un soffio appena udibile Prim.

<< Sei bellissima.>>

 

Lei ride piano e scuote la testa, si volta verso di lui e gli cinge i fianchi con un braccio, con un dito disegna la linea definita della mascella di Harry e “ Grazie.” mima con le labbra.

Le grandi mani di lui incorniciano il viso piccolo di lei, scendono lentamente sulle sue spalle minute e poi sui suoi fianchi, l’attira a se. Le lascia un piccolo bacio sul  naso e le sfiora  di nuovo le labbra, poi poggia la testa sulla sua spalla e lascia che il suo profumo fruttato gli inebri le narici, la pelle e la mente. Lei chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore, gli accarezza il collo e passa delicatamente la mano fra i suoi capelli, perennemente in disordine.

<< Prim.>> la chiama in un sussurro.

<< Cosa c’è?.>> risponde lei trattenendo un sorriso, un soffio udibile solo a loro e al vento.

<< Ringrazio il cielo, chiunque ci sia lassù, per avermi fatto venir voglia di Haribo alla liquirizia, il giorno che ti ho incontrato.>> 

E finalmente Prim si lascia andare, piange e singhiozza piano come una bambina, perché quelle parole Harry le ha pronunciate con lo stesso tono con cui si dice ‘Ti amo.’, e a lui quelle due parole fanno paura, una paura tremenda. Lei lo sa che per lui è stato difficile, e per quanto sia possibile le lacrime scendono ancora più velocemente.

Harry sorride fiero perché ce l’ha fatta a esprimere ciò che sente per Prim, anche se quello che le ha appena rivelato non corrisponde nemmeno a un millesimo d’infinito a ciò che prova realmente. Incastra il labbro inferiore fra i denti  e ricaccia indietro le lacrime di gioia, mentre la sua maglietta si inumidisce per via di quelle di Prim.

<< Grazie per questi mesi passati insieme Prim. I quattro più belli e intensi della mia vita.>>

<< Ti amo anch’io, Harry.>> “

 

<< Ti troverò fottutissimo figlio di puttana.>> singhiozza Prim, asciuga con il dorso della mano, le lacrime che scendono indisturbate e si mischiano all’acqua ormai fredda , e si maledice per aver rovesciato l’intera boccetta di bagnoschiuma omaggio nella vasca, senza prima aver letto di cosa profumasse. Scossa da un brivido si alza di scatto, afferra l’accappatoio bianco dalla sedia affianco alla vasca,  in alto a sinistra  porta le iniziali dell’albergo, esce dalla vasca e lo indossa. Infila l’intimo e inizia ad asciugare i capelli, spazzolandoli come faceva sua madre quand’era piccola.

“ Non sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non possono rialzarsi ma è la gloria a farlo per loro. Il nome è la chiave, ma solo l’essenziale.”

Sbuffa. Che vorrà dire? Insomma, la risposta è ad Amsterdam e fin qui, tutto okay.

“ Non conosco questa città, ma se resto qui non combino nulla.” Pensa, la fronte aggrottata e le labbra chiuse in una smorfia, il piede sinistro che sbatte nervoso contro la moquette bordeux.

“ Ho deciso, io vado.” annuisce convinta a se stessa, lega i capelli in una coda alta e disordinata e si precipita verso l’armadio per ripescare a caso un paio di leggins neri e una maglioncino giallo, poi infila le scarpe da ginnastica e afferra la borsa a tracolla. Esce sbattendo la porta ma se ne infischia, si precipita all’ ascensore che fortunatamente è al piano e preme il tasto che riporta impresso il numero zero. Nello stesso istante in cui la porta di Prim si è chiusa, Liam ha aperto gli occhi e “ Ma che diavolo succede?” ha esclamato nella sua mente.

Prim lascia distratta le chiavi alla reception, esce di fretta nel buio semi illuminato dai i lampioni , l’aria gelida delle tipiche serate olandesi le sbatte contro le guance, facendole immediatamente diventare rosse. Batte i denti per il freddo e inizia a camminare, per dove non lo sa nemmeno lei. Quello che sa è che deve trovare una risposta.

Intanto Liam   e  sta bussando alla porta di Prim ma non riceve risposta, scuote la testa rassegnato e inizia a correre giù per le scale. Lancia un occhiata alla receptionist a cui lascia velocemente le chiavi e le chiede

<< Da che parte è andata?.>>

<< A destra.>> è la risposta un po’ seccata della donna, Liam la saluta con un cenno della testa  e si appresta ad uscire dal hotel.

Prim cammina a testa bassa e “ Va dove ti porta il cuore vento” . Infila le mani nelle maniche della felpa, nella speranza di scaldarle un po’. Dopo esser uscita ha svoltato un paio di volte a destra - o sinistra?- poi è andata dritta fino ad arrivare ad un incrocio, tira dritto e costeggia il fiume per un po’. Lo contempla in tutta la sua maestosa distesa nera, riflette  il cielo privo di stelle, si allontana di qualche passo dal muretto alto fino alla vita, ha paura di essere inghiottita. E’ stordita, forse dal sonno, forse dalla rabbia o dalla nostalgia di quei maledettissimi mesi passati,  probabilmente da quell’indovinello.

Un cane le si avvicina scodinzolando, lei sorride forse per la prima volta in quella sera,  e saluta cordialmente la coppia di anziani a cui appartiene quello splendido esemplare di bulldog inglese dal manto maculato. Si guarda in torno e si rende conto che è arrivata nella piazza principale, che a parte lei e la coppia di anziani che si sta allontanando,   risulta deserta.

Si guarda in torno con aria distratta e uno strano presentimento. Come trasportata da una folata di vento improvvisa, Prim si volta verso il centro della piazza, ha di fronte quello strano monumento , le torna in mente quello che le ha detto Liam proprio quella mattina “ Suppongo sia il monumento ai caduti.”

Caduti.

“ Non sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non possono rialzarsi ma è la gloria a farlo per loro. Il nome è la chiave, ma solo l’essenziale.”

<< Oh mio dio!.>> esclama

<< Prim!.>> la chiama una voce familiare, è Liam che sta correndo, arriva dal lato opposto della strada.

<< Liam, – urla di rimando Prim, non riesce  a trattenere l’emozione nella voce- l’ho trovato, ho trovato la soluzione a quel fottutissimo  indovinello!>> quando la raggiunge lui ha  il fiato corto e i muscoli che bruciano, tutto il dolore fisico e la preoccupazione scompare nell’istante in cui lei gli butta le braccia al collo felice.

<< Prim non si dicono le parolacce!.>> scherza Liam e Prim ride, ride di gusto.

<< Al diavolo, vieni- gli afferra una mano e lo trascina di fronte al monumento – la risposta è qui, sotto i nostri occhi.>>

Prim ripete ad alta voce l’indovinello ,che oramai sa a memoria, e inizia a leggere la sequenza di nomi e cognomi riportata sul monumento.

<< Secondo l’indovinello devo tenere conto solo dei nomi, e per l’essenziale credo che intenda le iniziali, anzi ne sono più che certa.>>

Liam rimane in silenzio, attento.

<< Liam, dettami i nomi.>> ordina Prim afferrando dalla borsa a tracolla un taccuino e una penna. Liam annuisce e inizia ad elencare i nomi, Prim in contemporanea li scrive

Martin

 Umberto

 Lino

Ludwig

Ian

Norberto

 Gastone

Armand

Roger

Prim alza lo sguardo verso Liam , in attesa che continui.

<< Prim, puoi mettere via il taccuino – le dice lui mentre si volta verso di lei, dando le spalle al monumento- tutti i nomi iniziano con le stesse iniziali.>>

Prim sgrana gli occhi, schiude la bocca sorpresa.

<< Ne sei sicuro?.>>

<< Sì, se vuoi controlla tu stessa.>>

Prim si avvicina e da un’ occhiata dettagliata, “ Liam ha ragione.”

<< Allora?.>>

<< Hai ragione.- gli riconosce Prim con un sorriso imbarazzato-  Possibile che la parola chiave sia  M-U-L-L-I-N-G-A-R ?. >>

<< Dovresti fidarti di me Prim, comunque sì, credo sia questa la parola chiave.>>  le dice sincero.

<< Imparerò a farlo Liam, mi ci vuole  un po’ di tempo.>>

<< Adesso che abbiamo risolto il caso Sherlock, che ne dici di tornare in albergo?.>>

<< D’accordo>> acconsente Prim che infila il taccuino in borsa, Liam le fa strada.

<< Ah una cosa Prim, dimenticavo di dirti. – la richiama all’attenzione, e quando la ottiene va avanti – Mi fa uno strano effetto, però mi piace quando dici le parolacce. L’aria da dura ti dona.>>

Prim ridacchia divertita e gli da un leggero schiaffo sulla spalla.

<< Davvero?.>>

<< Oh sì, fidati.>>

                                                                                                        Salve bellissime :) 

Spero che il capitolo non vi abbia annoiato, mi scuso per il ritardo abominevole ma sono partita con gli scout e tra poco riparto LOL. il capitol di carpe diem è  in cantiere da uun po', e spero di riuscire a pubblicare presto. Un  grazie enorme va a Mary e a Vale che mi sostengono sempre, " Muovi il culo e aggiorna" <3

Harry è un soldato, e dalle lettere capiamo che ricopre un ruolo abbastanza importante per non avesse ancora capito :)  Secondo voi come si evolverà la storia? E' meglio che la chida qui e mi concentri su altro?

Un abbraccione grande grande a chi continua a segurimi silenziosamente e a chi mi lascia un suo pensiero ^^

Siete fantastiche, tutte!

Chiara

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1624926