You and I. I'm yours, what's about you?. di Rainbowsmiles__ (/viewuser.php?uid=214622)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My life's going in circle ,you broke that, now it's time that you come back. ***
Capitolo 2: *** You were , you are and you'll be my sunflower ***
Capitolo 3: *** Proud against fragility, you're the thin line ***
Capitolo 4: *** Message from you,would you play with me? ***
Capitolo 5: *** Hi Holland! ***
Capitolo 6: *** First Trial ***
Capitolo 7: *** La mia spina nel fianco e nel cuore, sei tu ***
Capitolo 1 *** My life's going in circle ,you broke that, now it's time that you come back. ***
Prologo
Primrose
era la semplice commessa di un semplice makert di proprietà di
una coppia di semplici anziani. La sua vita era semplice e
essenziale.
Non amava gli eccessi come sballarsi tutti i sabato sera e condividere
il proprio letto con chiunque. Amava semplicemente avere serate
tranquille con persone cui voleva bene o rimanere a casa la sera a
leggere un bel libro mentre intanto fuori il cielo piange.
Non poteva dire di amare la sua vita,l’apprezzava ecco, lei la pensava
così ‘’ Infondo come si può amare una vita caratterizzata dalla solita
routine giornaliera che si ripete come se non avesse una fine?.’’La
mattina o il pomeriggio a seconda dei turni, lavorava eseguendo sempre
le se stesse mansioni, la sera dei giorni dispari usciva mentre in
quelli pari rimaneva a casa in totale solitudine.
Questa cosa dei giorni pari e dispari non era una fissa,
semplicemente seguiva la sua,ormai radicata, routine giornaliera, non le
andava di cambiare le cose perché così le stavano bene. Troppo impegno,
troppo disordine, semplicemente troppo per lei.
Non sentiva il bisogno di avere di più dalla vita, e proteggeva con gli
artigli e coi denti la propria tranquilla e ordinata routine.
In quella insolita calda giornata d’ottobre non sapeva che, il
ragazzo che le aveva chiesto cordiale come poter raggiungere la corsia
delle caramelle avrebbe stravolto proprio quell’armoniosa monotonia che
lei tanto amava.
Lo stesso ragazzo che aveva nuovamente incontrato per strada,
l’aveva portata a cena fuori in un giorno pari, che l’aveva portata al
mare, l’aveva fatta ridere, che l’aveva fatta soffrire, le aveva rubato
il cuore, l’aveva dolcemente fatta sua permettendo alle loro anime di
unirsi, che l’aveva fatta vivere come mai prima.
Quel ragazzo dalla pelle morbida e delicata, le mani grandi e forti, il
sorriso limpido che ti regalava il sole,quei ricci disordinati e
dannatamente morbidi,le fossette sorridenti e gli occhi trasparenti
color speranza, quel ragazzo che le aveva permesso di amare la vita. Il
ragazzo che in una fredda mattina d’aprile si era dissolto nel
nulla, così come si erano dissolte quelle tre scomode parole che
entrambi avevano sussurrato sulle labbra dell’altro.
Da quel giorno Primrose si era ritrovata di nuovo sola all’attaché di
quella fastidiosa monotonia da cui si era separata lentamente, indolore
grazie alla presenza di Lui, che cercava giorno dopo giorno di
avvolgerla di nuovo nel suo ipnotizzante torpore.
Lei aveva deciso di combattere per se stessa, per le emozioni che aveva
condiviso con lui, per lui perché era certa che sarebbe tornato a lei
che era diventata la sua routine. Erano due parti differenti della
stessa anima e nulla li avrebbe tenuti lontani a lungo. Questo lei lo
sapeva. Solo una cosa ormai era monotona e di routine nella sua
nuova vita, nella vita dopo di lui, senza di lui, era la solita ed unica domanda
che si poneva dalla mattina alla sera.
Lei sapeva che sarebbe tornato,e lui?.
Angolo Me J
Lo so che devo aggiornare l’altra storia con il 10 capitolo, lo so che
dovrebbe avere la priorità e mi dispiace. Non so cosa mi sia preso oggi
ma avevo voglia di scrivere questo e non ho saputo trattenermi.So anche che è STRAcorta e ho in mente di inserire qualche cosuccia in più ma non sono convinta, ditemi voi che ne pensate :) Perciò
chiedo umilmente perdono :3. Insomma non faccio presente
il nome di Lui ma è ovvio chi è xD soprattutto non ho voluto citarlo
perché volevo che ogni lettore potesse immaginare il proprio lui, che si
rivedesse nella storia, e si sentisse partecipe. Well, fatemi sapere
che ne pensate e se vi piace questo fatto della libera scelta (?). Luv
ya :* xx
Ps: so che è corto ma è solo l'inizio, cercherò di allungarlo ^^ baci. |
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Capitolo 2 *** You were , you are and you'll be my sunflower ***
Capitolo
2
I
giorni passano
silenziosi,senza la sua voce. Primrose si è iscritta in
piscina perchè la fa
sentire leggera, fa volontariato alla parrocchia del quartiere
perché si sente
utile,ha comprato un pesce rosso perchè colora il
suo appartamento
trasandato, consuma le converse con i kilometri di campagna
,alla
periferia della tranquilla cittadina di Holmes Chapel,che le
ricordano
casa.
Si
sforza di affrontare giorno
per giorno la vita col sorriso, si sforza di colmare quel vuoto
nell'anima che
la consuma sempre più, il vuoto della sua assenza, l'assenza
dei suoi respiri
che impregnano la stanza.
Impegna
tutti i suoi giorni
per evitare di, fermarsi a pensare,di ricordare, di sentire i brandelli
della
sua anima toccare il fondo uno ad uno.
Lei
ci prova, solo il cielo sa
quanto ci prova, ci riesce avvolte, ma quando arriva la notte
e il buio
abbraccia la città, un attimo prima di addormentarsi, lei si
spezza.
All'inizio aveva provato a
combattere questo
malessere, sforzandosi di pensare alle cose belle:un
paesaggio,l'alba,il
tramonto, l'ultimo abbraccio di sua nonna, la sua Italia, quella calda
giornata
d'ottobre, il profumo di Haribo dei suoi sospiri avidi delle labbra di
lei.
Tutto
inevitabilmente la
riporta a Lui ed
allora che
si è arresa.
Lascia che questo male le
attanagli la
mente,lo stomaco, che riporti a galla tutti quei ricordi accuratamente chiusi in un
cassetto.
E
piange, piange perchè si
lascia andare a tutto questo e sa che riuscirà a prendere
sonno solo un paio
d’ore più tardi, stremata,dilaniata,vuota.
Sorride.
La
mattina sorride, è un nuovo
giorno,un nuovo inizio, e lei ha vinto di nuovo, ha superato la notte
accompagnata dagli incubi.
E’
lì in piedi e pensa che
magari, quello è proprio il giorno del
ritorno di Lui, questa
è la forza che si da per
affrontare una nuova giornata.
Oggi
Primrose ha il giorno
libero perciò
decide di andare in
piscina,a nuotare,poi di andare a mangiare un panino al parco, e di
stendersi a
leggere un libro coccolata dal calore del sole. Al tramonto il libro di
Agatha
Christie finisce, il mistero è risolto,Poirot ha indovinato
l’assassino di
nuovo, lei lo
ringrazia per la
compagnia.
Si
alza mentre l’aria fresca
inizia a giocare coi suoi capelli e corre verso il negozio
d’alimentari più
vicino ,sperando che non chiuda,a fare un po’ di spesa, per
riempire il vuoto
della dispensa in cucina.
Stasera
ha voglia di cucinare,
di rispolverare la sua vecchia passione e di invitare Naima la sua vicina a cena per
non stare sola.
Naima è sola anche lei a causa della scelta
di Ector, suo marito, di andarsene di punto in bianco
senza darle la
possibilità di capire perché.
Lei sola
come me, Ector che si è dissolto come Lui.
Torna
a casa con passo svelto,
ansiosa di giocare ai fornelli, invita Naima
con un breve messaggio, e goffamente tenta di pescare le
chiavi di casa
nell’enorme borsa nera maledicendosi per averla comprata in
sconto. Sta per
entrare, e quasi non si accorge del fiore che si trova sulla soglia di
casa, un
girasole, e del biglietto stropicciato legato al suo gambo verde.
Istintivamente
alza gli occhi trasparenti,ambra liquida alla luce del sole, e si guarda intorno, scruta
tra i
cespugli delle case vicine, le auto parcheggiate su entrambi i lati
della
strada, in preda all’ansia e
all’incredulità sperando che non sia una
coincidenza.
Afferra il biglietto,
richiama a se tutti i
sensi mettendoli in allerta ,mentre il ricordo del loro primo
appuntamento si
fa vivido nella sua mente.
‘’Era
un pomeriggio tranquillo ,le compra uno yogurt con gli smarties, il suo
preferito,ma questo lui non lo sa ancora e lei sorride sorpresa.
Passano un
bellissimo pomeriggio a conoscersi,a ridere,e lei in risposta ad una
curiosità
di lui sbadatamente rivela una sua particolarità, incurante
del fatto che
questo sia il primo passo che col tempo la porta ad aprirsi totalmente rendendosi vulnerabile.
Permette
lui di prendere a calci i muri della sua anima e di entrare
indisturbato a
farle compagnia. Con lo sguardo fisso al suolo, le guance piene
d’imbarazzo e
la voce incerta rivela a lui come la pensa sulla felicità.
Secondo lei una
donna è felice quando l uomo che ama non si spreca in regali
superficiali e
scintillanti come orecchini,orologi e collane dal prezzo esorbitante.
No
.
Secondo
lei a una donna bastano dei gesti semplici, ma costanti, come ad
esempio
preparare il caffè la mattina, esser svegliata
quando il
suo uomo torna tardi
dal lavoro solo per lasciarle un bacio oppure, regalarle
un fiore ogni giorno, non 100, non
50 solo un unico fiore. Bello,unico,indispensabile.
“
In assoluto e la cosa che amo di più. Ricevere un fiore
è la cosa più bella del
mondo, mio padre lo faceva sempre soprattutto quando doveva farsi
perdonare
qualcosa, lasciava un fiore sulla porta della mia stanza. Era solito
regalarmi
dei girasoli,e io semplicemente ero felice” aveva confessato
col sorriso mentre
si richiudeva la porta alle spalle. ‘’
Chiude
gli occhi quando le
torna in mente l’emozione incontenibile che aveva provato nel
dirglielo, si
morde il labbro ricordando con quanta foga sperava che lui avesse
decifrato
il messaggio, che
avesse afferrato
quelle ultime parole.
E
quando con un briciolo di
speranza, le mani tremanti, apre il biglietto e lo legge, le ginocchia
cedono e
i jeans si strappano per l’urto col suolo.
“
Un fiore, tu sei stata e
continui ad essere il MIO fiore. Un girasole. E come un girasole giro
intorno a
te, che sei il mio sole anche di notte.
Mi
manchi.”.
Le
lacrime sgorgano calde
dagli occhi, e salate arrivano al suolo, sono lacrime di gioia, di
dolore,
lacrime che attendono una risposta, lacrime di un desiderio avverato a
testimonianza che le sue notti insonni dopo tutto non sono state vane .
Era
l’unico a cui l’avesse mai
detto, e quel fiore, quel gesto per lei in quel momento aveva solo una
risposta.
Lui
è tornato a Lei.
E’
quello che Lei crede. Lei
ci spera con tutta se stessa.
Ma
Lei ne è sicura?.
No,
e questo la spaventa.
Ehila donzelle
Che dire, alcune
ragazze mi hanno chiesto di farla divenitare una ff perciò
here we are!
Spero vi piaccia
perchè sinceramente a me non convince molto questo capitolo.
Anyway fatemi
sapere se è meglio che rimanga una OS o se vale la pena che
diventi una FF :3
Grazie gentilissimo
lettore,
se ti va lascia un
pensiero
mi fa sempre
piacere :)
|
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Capitolo 3 *** Proud against fragility, you're the thin line ***
E’
passata una
settimana, sette giorni. 168 ore
e 10
minuti erano passate dal giorno in cui lei aveva trovato quel girasole
sulla
soglia di casa.
E da quel momento non faceva
altro che pensare
a Lui, a Harry.
E’
così che si chiama
il ragazzo che le tormenta il cuore, le basta ricordare i baci umidi e
morbidi
che le lasciava sul collo e subito l’aria per respirare sembra non bastare
più, le mani possenti
avvolgevano dolci i fianchi di lei mentre le loro labbra avide si
facevano
dolcemente compagnia, quelle dannate fossette nascevano
da ogni suoi sorriso che lei
non si stancava mai di baciare.
Era difficile per Primrose
vivere ogni giorno
pensando costantemente a lui,tutto
ciò
che lei faceva, ogni secondo della giornata era occupato
dalla sua
ombra. Come se non bastasse poi ogni sera quando rincasava trovava ad
aspettarla un girasole con un biglietto bianco e puntualmente lei
iniziava
silenziosamente a piangere, già era difficile convivere con
la sua assenza ora
poi è diventato praticamente impossibile.
All’inizio
quel gesto
aveva riacceso il lei la speranza, poi però dopo il 4
girasole di fila questa
speranza aveva iniziato a vacillare, è
arrivata persino a pensare che lui si stia prendendo gioco di lei.
Puntualmente
ogni volta che si ritrova di fronte quel fiore alza gli occhi e scruta
attenta
i dintorni per percepire la sua presenza, si
accorge di essere sola così,sconsolata
afferra il fiore ed entra in casa. Quel martedì
però Primrose si è svegliata
diversa, stufa,affranta, determinata. Si è alzata alle 6:00,
infila la tuta, le
cuffie dell’ipod esce di casa e inizia
a
correre.
Alle 7:00
rientra esausta con
i polpacci che le bruciano per lo
sforzo, e con la canzone di Mengoni che le risuona in testa si concede
20 rilassanti
minuti di doccia bollente. Prende tempo mentre asciuga
prima il corpo poi i lunghi e lisci
capelli d’un pallido color ciliegio,infila i soliti jeans
scuri che le
risaltano gli occhi ambrati , una tshirt blu mare a righe orizzontali
bianche e
infine le sue inseparabili scarpe nere, semplici e sportive. Alle 8:00
è pronta
ed esce di casa diretta al market dove l’attende Marta la
titolare, accende con
un rombo secco la sua Guzzi Briso del 2007 e
sfreccia sicura fra le strade deserte di
Londra illuminata da un flebile e timido sole primaverile.
La giornata passa veloce
come non mai, Mattew l’anziano
signore che ogni giorno passa a salutarla mentre fa la spesa oggi
l’ha
intrattenuta con una curiosa barzelletta sui dentisti
seppur lei odi i dentisti, ride cordiale ,
lui soddisfatto si inchina goffamente e la saluta come suo solito. Poco
dopo
arriva Naima raggiante come il sole d’estate e mentre Prim paziente batte
gli articoli alla cassa curiosa le
chiede
<<
Naima tutto
bene?>>
<<
Certo, Prim
tu?>> risponde apprensiva lei.
Prim non ha
il
coraggio di rispondere così abbassa gli occhi e storce le
labbra perfette in un
sorriso che si trasforma in una smorfia affranta,
<<
Ancora quei
girasoli di cui mi avevi parlato?>> continua Naima
<<
Già.>>
mormora
Naima la
guarda con il
viso volto verso il basso, i capelli una volta ribelli e liberi legati
in una
coda alta ed ordinata, gli occhi che un tempo erano pieni di vita e
gioiosi ora
sono spenti e stanchi, ma ciò che le manca di più
è il suo sorriso obliquo che
tanto apprezzava, che le rivolgeva ogni volta che ripensava a Ector e
si
lasciava andare alle lacrime, perché Prim c’era
sempre stata per lei. Naima
un giorno aveva voltato pagina, aveva
avuto la forza di rialzarsi, e doveva tutta quella determinazione al
sorriso di
Prim che non la lasciava mai sola quando era giù, per questo
in quell’istante
si promise che l’avrebbe aiutata, che avrebbe ricambiato
tutto ciò che Prim
aveva fatto per lei. Così mossa dall’istinto
solleva il viso dell’amica con un
dito, le da un
bacio sulla fronte e le
dice
<<
Stasera
cenetta tra amiche e resti da me per la notte okey?>>
Prim
accennò
riconoscente a un
sorriso, uno di quelli
che Naima non vedeva da tempo e annuì determinata
<<
Avviso Marta
che esco un’ora prima oggi, vengo alle 19.00?>>
<<
E sia! A
dopo.>> le risponde strizzando l’occhio Naima
mentre recupera la spesa,paga,
ed esce dal negozio.
Primrose
sospira,
digita il codice di chiusura della cassa, recupera l’incasso
, si dirige verso
l’ufficio di Marta, bussa tre volte ed entra.
<<
Marta buon
pomeriggio!>> esordisce lei sforzandosi di sorridere.
Marta alza lo
sguardo dalle scartoffie che ha tra le mani lentamente si toglie gli
occhiali e
mentre si massaggia la fronte risponde secca
<<
D’accordo>>.
La ragazza
la guarda
confusa ma poi si rilassa e le sussurra un flebile grazie. Conosce
Marta da
anni ormai, è come una nonna per lei, Prim ha sempre
lavorato sodo e non ha mai
chiesto permessi superflui è questo il motivo per il quale,
pensa, che Marta le
abbia dato il
permesso di uscire prima come
se avesse risposto leggendole nel pensiero. Così si volta
risoluta verso la
porta ma non appena
fa un passo Marta
aggiunge
<<
Non
arrenderti mai Prim.>>. Il suo corpo assorbe quella frase carica di
significato , annuisce più a
se stessa che all’anziana titolare e
riprende a camminare verso l’uscita determinata come non mai,
promettendo a se
stessa di non arrendersi, di farsi coraggio e voltare finalmente pagina.
Afferra il
cappotto di
pelle nera, esce del market e saluta la sua collega Victoria mentre
infila il casco, accende la moto rossa fiammante
con
quel rombo che tanto le piace, toglie il cavalletto con un gesto deciso
del
piede e parte diretta a casa per preparare le cose da portare con se da
Naima.
Quando gira
l’angolo è
consapevole di ciò che l’aspetta sulla soglia di
casa ma la sua determinazione
non vacilla, il suo orgoglio che tante volte l’ha condotta in
errore,questa
volta gioca a suo favore. Subito nota però qualcosa di
diverso, qualcosa di
strano di fronte casa sua o
meglio qualcuno.
Accelera,
così come i
battiti del suo cuore,posteggia di fronte casa e inizia a correre verso
l’intruso che indossa dei jeans scuri e una felpa bianca , i
polpacci bruciano
ma non smette
quando nota che costui ha
un girasole in mano. E’ a pochi metri e i battiti tornano
regolari, non è Lui,
lo capisce dalla sua postura, da come tiene le spalle leggermente
incurvate, e
anche se ha la testa nascosta dal cappuccio della felpa lei capisce che
quella
persona non è chi desidera che sia.
Lui sembra non accorgersi di
nulla , quando
lei lo afferra per una spalla e lo costringe a girarsi la sua bellezza
la
lascia spiazzata.
Di fronte ha un viso
leggermente allungato ma
gentile di un colore roseo come il suo, le labbra sottili, il naso
importante
lascia spazio a due occhi dal taglio leggermente orientale contornati
da due
folte sopracciglia scure, i capelli tenuti cortissimi.
<<
Chi
sei?>> chiede senza esitazione, divarica le gambe in
allerta, cercando di
riprendersi dallo shock iniziale.
Lui sembra
in imbarazzo,
e inizia nervoso a grattarsi la nuca, un gesto che a lei non sfugge.
Sorride
falso per
nascondere le gote leggermente arrossate mostrando dei denti perfetti,
scosta
la mano dalla testa e la tende in avanti incerto, verso lei.
<<
Piacere
Liam.>>
Lei non
l’afferra e
continua fredda come il ghiaccio, come fa con chi conosce.
<<
Cosa vuoi da
me?>> si interrompe quando poggia lo sguardo sul
girasole, lo indica e
aggiunge
<< Ti do 1
minuto per spiegarmi tutto
altrimenti chiamo la polizia e ti denuncio per
stalking.>> la sua voce
non è stridula, è distaccata e decisa
così come il suo sguardo duro e
impenetrabile, ambra liquida.
Lui sospira
e
irrigidisce impercettibilmente il busto
<<
D’accordo, ti
va di prendere un caffè?>>
<<
50
secondi>> minaccia lei stizzita.
Un altro
sospiro, i
nervi di lei salgono alle stelle, è frustrata ma non lo da a
vedere, sa bene
come nascondere il proprio stato d’animo agli sconosciuti,
indossa la maschera
e aspetta con la pazienza al limite.
<<
Mi aveva
avvisato che avresti fatto così.>> esordisce
lui spostando lo sguardo da
una parte all’altra come se stesse pensando a qualcosa, come
se lei non fosse
lì di fronte a lui.
Lei stringe
forte i
pugni, le nocche bianche come la neve per l’esasperazione.
<<
10 secondi
Liam. Spiegami perché sei qui, spiegami perché
quel girasole, spiegami perché
vieni qui ogni giorno da una settimana ormai. Spiegami Liam
perché davvero sono
stanca delle domande che aleggiano tra i miei pensieri, sono stanca di
tormentarmi le mani nervosa di notte quando non riesco a prendere
sonno,, sono
stanca di tutto. Rispondimi Liam, dammi delle risposte ti
prego.>> la
determinazione che ha quando inizia a parlare pian
piano si incrina verso la fine, per la
durezza e il dolore intessuti in quelle parole, gli occhi pizzicano
fastidiosi.
La maschera
impassibile che indossa si
frantuma
lasciando intravedere l’angoscia che l’avvolge, la
sua fragilità in netto
contrasto con l’orgoglio. Due aspetti del suo carattere
totalmente opposti.
La fronte di
lui
s’increspa dispiaciuta, le labbra si curvano verso il basso e
gli occhi
sembrano particolarmente interessati alle scarpe nere di lei.
Quando Prim sposta il peso da una
gamba all’altra, tesa
come una corda di violino, cerca con
la
disperazione negli occhi, lo sguardo di lui,che incontra dopo quello
che le
pare un tempo infinto. Ambra liquida di lei
nel cioccolato fuso di lui.
Le labbra di Liam si muovono
inconsapevoli del
dolore che stanno per causare, il
suono
di quelle parole è lacerante per Prim, si scagliano sulla
sua anima graffiandola,
sarebbe stato meglio che lei
non avesse insistito tanto, che non fosse uscita prima dal lavoro quel
martedì.
Sente le
gambe cedere,
così come la determinazione che l’ha accompagnata
durante la giornata e se ne
frega, se ne frega se sembra fragile,
disperata,
ridicola,
se ne frega
se mostra
la sua debolezza a uno sconosciuto,
perché
quelle parole
sono troppo per lei,
perché
avrebbe
preferito ricevere un pugno nello stomaco,
perché
l’unica cosa che riusciva a spezzarla in quel
modo era Lui che divide
come una linea sottile la fragilità e l'orgoglio di lei.
<<
Sono qui
perché mi manda una persona. Sono qui perché mi
manda Harry.>>.
*Angolo
Autrice*
Hello
to everyone!
Chiedo
umilmente perdono per questo ritardo ABNORME T.T Anyway
anche l’undicesimo capitolo dell’altra mia ff di *
Carpe Diem è in cantiere,
spero di pubblicarlo presto. ^^
Grazie
a tutti i lettori silenziosi e a chi spende del tempo a
lasciarmi un suo pensiero.
Spero
vi piaccia, ho cercato di allungare il capitolo e di
mettere in luce un po’ il carattere di Prim J.
Buona
Pasqua. Buon uovo kinder a chi ne ha ( io non ne ho T_T)
Love
you xx.
|
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Capitolo 4 *** Message from you,would you play with me? ***
<<
Quindi tu non sai dove lui sia, ho
capito bene?>> chiede
confusa Prim
mentre stringe tra le mani una tazza di the
verde bollente.
<<
Esattamente.>> risponde lui dopo
aver finito in un sorso il suo caffè ristretto.
Si trovavano
nel bar all’angolo, Liam l’aveva
convinta ad andarci quando la lieve pioggerellina
inglese era piombata nel
silenzio creatosi dopo la rivelazione di lui risalente ad alcuni minuti prima.
<<
Semplicemente fai quello che ti chiede
di fare.>> afferma
lei arcuando le
sopracciglia scure increspando la fronte incredula, mentre lui si
limita ad
annuire.
<<
Ricapitolando tu e lui vi siete
conosciuti alla stazione ferroviaria di Portsmouth cinque mesi fa,
avete preso
lo stesso traghetto e siete sbarcati in Olanda. Lì vi siete
arruolati e avete
stretto una salda amicizia poi però tu sei rimasto alla base
mentre lui è stato
trasferito altrove, quando due mesi fa hai ricevuto una lettera nel
quale ti
chiedeva di fargli un favore,spiegandoti la reazione che avrei avuto ma
senza
aggiungere altro al riguardo.>>
spiega lei sempre più stupita da
quell’assurda situazione mentre lui
annuisce ancora. Prim rimane in silenzio, si aspetta che Liam vada
avanti a
raccontare.
<<
Ho anche risposto alla sua lettera
chiedendogli di spiegarmi, ma la risposta che ho ricevuto è
stata chiara “
Esegui gli ordini e non scrivermi più”. Te lo
giuro di solito non vado in giro
a terrorizzare le belle ragazze ma durante il nostro soggiorno in
Olanda lui mi
fece un grosso favore, infondo credevo solo di saldare il debito nei
suoi
confronti. Non immaginavo sarebbe
successo tutto questo. >> spiega lui gesticolando con le
mani , gli occhi
mortificati, la schiena ritta sulla sedia.
Lei lo guarda
con un punta di compassione negli
occhi,arrossisce leggermente davanti a quel complimento inatteso,
addolcisce il
tono di voce e domanda ancora una volta
<<
Ma i girasoli, li avresti consegnati
fino alla fine dei tempi?>>
<<
No, questo è l’ultimo.>> risponde nuovamente Liam
mentre afferra il
girasole e gli e lo porge.
Prim nota che
stavolta al gambo è attaccata una
busta ingiallita dal tempo, c’è il suo nome sopra,
impresso nella carta ma non
ha dubbi su chi sia il mittente, quella è la calligrafia
strascinata e precisa
di Harry.
La tiene fra
le mani con la paura che possa
disintegrarsi all’improvviso, portando via con se il suo
messaggio per lei.
Liam rimane seduto, in attesa che lei apra la busta seguendo
l’ordine a lui
imposto nell’ultima lettera ricevuta qualche settimana fa,
immobile con i
sensi all’erta da bravo soldato.
Prim con le
mani tremanti strappa una
strisciolina sottile dal bordo della busta e come se fosse la cosa
più preziosa
al mondo estrae il foglio piegato in due, la apre e trattiene il
respiro.
4
Luglio 2013
Cara
‘Rose,
Lo
so, lo so che odi esser chiamata Rose ma sai benissimo che non posso
farne a
meno. Perché è la prima cosa che mi ha fatto
innamorare di te, il tuo nome
‘Prima Rosa’ fresca, solare, ribelle con la
libertà nell’anima.
Mi
manchi sai?.
Sono
sicuro del fatto che tu ora mentalmente stia dicendo
‘Imbecille ,sei tu che sei
sparito all’improvviso’ e probabilmente le mani ti
tremano per il nervoso,gli
occhi pizzicano fastidiosi, ti mordi l’interno della guancia
a disagio ma
soprattutto ti tormenta il fatto di non sapere il perché,
perché me ne sono
andato? e ti chiedo scusa per tutto questo. Non pensare che non abbia
sofferto
anche io, sto male tutt’ora. Mi manca l’aria Prim,
mi mancano le tue mani salde
sulle spalle mentre mi baci dolcemente, il profumo dei tuoi capelli e
le tue
dita tra i miei,il calore del tuo sorriso,la luce trasparente dei tuoi
occhi,
il contatto con le tue labbra alla pesca,insomma manchi tu. Gli occhi
pizzicano
più forte adesso, le lacrime minacciano di scendere
copiosamente, lo so perché
in questo momento sta succedendo a me, lo so perché io e te
non siamo poi così
diversi. Così distanti ma troppo simili. Ti starai
sicuramente chiedendo dove
sono adesso,purtroppo per ragioni riguardanti la sicurezza della mia
squadra e mia non
posso rivelarti nulla, ma non
demordere amore mio perché c’è un modo
con il quale puoi trovarmi.
Nei
magnifici giorni che abbiamo passato insieme, nei quali ho imparato a
conoscerti,a viverti, hai
confessato che ti piacciono moltissimo le cacce al tesoro
perché ami
l’avventura, e come ben sai io sono un ottimo stratega. Il
mio capo mi
proibisce di mandarti delle lettere perciò l’unico
modo per comunicare con te è
tramite questo ‘gioco’ a cui non ti chiederei di
giocare se non fosse che non
ce la faccio più a vivere senza di te, perché
rischio la vita ogni secondo e
rimpiango di non averti mai potuto salutare come si deve, di non avere
un'altra
chance, prego di rivederti almeno un ultima volta per assaporare di
nuovo il
profumo della tua pelle, il sapore delle tue labbra piene
d’amore.
Il
tempo scorre e non me ne rimane molto perché il turno di
guardia sta per
cambiare e tocca a me ora, ma stai tranquilla
in ogni lettera ti comunicherò lo step
successivo.
Ti
informo già che oltre a questa lettera ne rimangono altre 3.
Devi recarti ad
Amsterdam nel quartiere di Bijlmer,
sarà Liam ad accompagnarti fin lì, cerca Malik
Zayn all’ambasciata inglese ,lui
saprà darti altre spiegazioni. Ti chiedo di fare una scelta
Prim, per te, per
me, per noi. Puoi maledire me,il giorno in cui son venuto al mondo e
strappare
subito questa lettera, mandarmi al diavolo e rifiutarti di fare
ciò che ti sto
chiedendo oppure scegliere di assecondarmi, di intraprendere questo
viaggio, di
darmi un’altra possibilità. Perché lo
so, so che tu ci credi nelle seconde
possibilità. Perché sei troppo buona come dici
tu, troppo gentile. E questo è
uno dei mille, infiniti motivi per cui sono innamorato di te.
Zayn ti
aspetterà fino al 5
Ottobre di quest’anno. Se non ti
presenterai
a lui entro quella
data, significa che hai fatto la tua scelta, quella di non volermi
nella tua
vita. Puoi star certa che non mi farò più sentire
e che
rispetterò la tua volontà, la tua
decisione, perché lo sai che farei di tutto per te.
Mi manchi mia
piccola Rose, spero
ti siano piaciuti i girasoli.
Mi affido a
te Prim, con amore
Harry.
Espira, i
polmoni bruciano avidi di ossigeno.
Rilegge
più volte il messaggio, mentre controlla
che nella busta non ci sia altro una
lacrima sfugge indisturbata e lei la lascia scivolare giù
fino al mento quando
la sua corsa finisce, con
un gesto
veloce Prim la cattura in un tovagliolino. Si prende ancora qualche
attimo per
riordinare la confusione che ha in testa . Liam non si è
mosso di lì, la
situazione si capovolge ora è lui ad aspettare che lei dica
qualcosa.
<<
Sai che se accetto la sua proposta
dovrai accompagnarmi in Olanda?>> chiede Prim, la voce
incerta, la gola
secca.
Lui la guarda
per qualche istante e si muove
nervoso sulla sedia, un sorriso si apre timido sul suo viso.
<<
Sarebbe un piacere per me, ma ti capisco
se decidi di prendere un po’ di tempo per pensarci su. Hai
ancora qualche
giorno a disposizione dato che oggi è il 29 Settembre, puoi
contattarmi a questo
numero a qualsiasi ora.>> le dice cordiale estraendo dal
portafoglio un
biglietto e una banconota da 5 sterline.
<<
Offro io, aspetto tue notizie.>> continua
mentre si alza, accosta la sedia e si
avvia verso l’uscita, sulla soglia però
si volta a guardarla e senza perdere il sorriso ridacchiando le dice
<<
Ah scusami ancora se ti ho spaventato,
davvero non era mia intenzione>>. Prim alza la mano in
segno di saluto
mentre la porta si chiude alle spalle del ragazzo e non sa che proprio
quando svolta
l’angolo della strada, Liam cerca dentro di se una risposta
alla domanda che
inevitabilmente si pone da quando l’ha incontrata :
“
Che idiota, come ha fatto a lasciarsi scappare
un dono del genere?.”
Driiiiin!.
Naima molla
il telecomando senza prendersi la
briga di spegnere la tv, sfreccia attraverso il corridoio impaziente di
vedere
Prim, apre la porta e non le da nemmeno il tempo di respirare che
subito le
impone sfrontata
<<
Entra, voglio sapere tutto. >>
<<
Naima sono le 21:00 sto morendo di fame
e spero con tutto
il cuore che tu
abbia almeno un chilo di gelato alla
vaniglia.>> dice Prim sforzandosi di sorridere con gli
occhi lucidi, e
quando Naima l’attira a se in un abbraccio ,da
finalmente sfogo alle lacrime.
L’amica
sente la
maglia che indossa farsi sempre più umida
quando sussurra tra i capelli
di Prim
<<
Vieni, sediamoci un po’ sul
divano.>> Questa annuisce e acconsente a seguire
l’amica in casa, entrambe
prendono posto nel divanetto in pelle del soggiorno. Prim si allontana
a
malincuore dalle braccia accoglienti e consolatrici di Naima e
congiunge le
mani in grembo, lo sguardo fisso su di esse.
<<
Vado a prendere il gelato, non pretendo
che tu mi dica tutto subito, ma ti prego Prim appena te la senti
parlami.>> la intima Naima leggermente spaventata mentre
si alza e si
dirige in cucina a recuperare del gelato.
Prim sfrutta
quei minuti di solitudine per
calmarsi, il suo respiro torna regolare, riordina
i pensieri, sfila dalla tasca dei jeans la lettera sgualcita
e quando Naima ritorna da lei con
una vaschetta alla vaniglia si sente leggermente meglio, è
pronta a raccontarle
ogni cosa e a rivivere quelle emozioni che l’hanno tanto
stravolta,si augura
che il suo cuore regga tutto quel fardello ancora una volta. Consegna
con un
leggero tremolio nelle mani la lettera all’amica.
Prim ha
appena finito di raccontarle ogni cosa e
Naima per la prima volta in vita sua non sa cosa dire.
L’altra continua sconsolata
a mandar giù gelato calcolando a mente il numero di Km che
sarà costretta a
percorrere per smaltire tutta quella vaniglia mentre
aspetta che l’amica assorba quel carico di
informazioni. Quando Naima le porge la
lettera Prim poggia il cucchiaio nella vaschetta, la infila nuovamente
in tasca
e le domanda sincera con tono supplichevole
<<
Naima, sii sincera perché io davvero non
so decidermi. Che devo fare?>>
<<
Devi andare>> risponde lei ovvia.
<<
Che cosa?!>>
<<
Semplice Prim, devi andare>>.
<<
Ma che cosa dici Naima, ti è andato in
fumo il cervello? Così non faccio altro che assecondare il
suo stupido gioco e
io non sono il SUO giocattolo.>> dice Prim stizzita
alzando leggermente
il tono di voce
<<
Questo è il colmo, sei stata tu a
chiedermi un parere, e te l’ho dato.>> risponde
a tono Naima leggermente
piccata
<<
E dargliela vinta?! No assolutamente.>>
esclama Prim risoluta.
L’amica
sospira rumorosamente, la guarda alzando
un sopracciglio e esasperata sentenzia
<<
Ragiona Prim, non sei tu a parlare in
questo momento ma è il tuo orgoglio. Non offenderti lo sai
che ti voglio un
bene dell’anima ma pensaci bene perché non
è una decisione facile. Scava a
fondo dentro te stessa, libera la mente per un istante e vedrai che la
risposta
verrà da se.>>.
Prim si sente
punta nel vivo, incrocia
arrogantemente le braccia al petto segno che si trova in disaccordo con
l’amica. Naima sbuffa esasperata da
quell’atteggiamento infantile perché la
conosce, sa quanto in realtà sia matura e responsabile,
così si alza e si
dirige verso la cucina
lasciandola sola.
Perché
ha capito,
in realtà la vera paura di Prim è
quella
di dar luce ai suoi veri sentimenti, non quella di partire
alla ricerca
di Harry , e cerca di nasconderli con l’orgoglio.
Intanto Prim
borbotta fra se ancora scossa dalla
discussione con Naima, magari tutto quel gelato le ha congelato la
parte
razionale del cervello, o forse è il suo a dare di matto.
Scrolla la
testa decisa ad analizzare tutti gli aspetti, le conseguenze che
dipendono
dalla sua decisione e sceglie un metodo che di solito usa anche quando
non sa
che pizza ordinare. Inizia ad annotare mentalmente tutto ciò
che le passa per
la testa
Motivazioni a
favore
·
Se parto
vedrò l’Olanda
·
Ho
l’opportunità di prendere l’aereo per la
prima
volta
·
Potrò
cimentarmi con l’olandese e conoscere gli
olandesi
·
Vedrò
i tulipani
Motivazioni a
sfavore
·
L’Olanda
non mi ha mai interessata
·
Non ho voglia
di fare le valigie
·
Non conosco
l’olandese e non saprei come
comunicare con gli olandesi
·
Odio i
tulipani
Si rende
conto delle idiozie
che ha preso in considerazione e resetta tutto
Vere
Motivazioni a favore
·
Mi manca e
potrò rivederlo.
·
Avrò
l’impagabile occasione di schiaffeggiarlo
appena lo incontro
·
Non ho nulla
da perdere, perché è Lui il mio
tutto
Vere
Motivazioni a sfavore
·
Nessuna vera
motivazione a sfavore
Intanto Naima
attende paziente che l’amica prenda
una decisione mentre strofina con forza la teglia delle lasagne della
sera
precedente ,quando sente dei passi vicini si volta e la osserva mentre
interdetta
rimane sulla soglia.
Attende in
silenzio la sentenza sperando che non
Prim non l’abbia data vinta all’orgoglio ma
quest’ultima si avvicina e
l’abbraccia forte. Naima ricambia l’abbraccio dopo
aver superato lo stupore
iniziale e cauta le chiede
<<
Allora, qual è il verdetto?>>
<<
Non rinuncerei per nulla al mondo alla
soddisfazione che proverò nel tirargli uno schiaffo degno di
esser definito
tale. Grazie per avermi fatto ragionare, non so come farei senza di
te.>>
rispose in una risata Prim lasciando che le orecchie di Naima si
beassero di
quella rara melodia contagiandola
<<
Okey, son d’accordo,non c’è di che! ma
sono certa che ci sia dell’altro. >> la intima
lei ad andare avanti.
<<
Lo sai perché Naima.>> s’interrompe
Prim rafforzando la sua presa su Naima
<<
Non abbiamo l’opportunità di scegliere
perché è la vita a scegliere per noi, e la mia ha
scelto lui, ha scelto Harry>>.
Entrambe si
lasciano andare a quell’abbraccio e
Naima la sente sorridere, come mai prima.
E’
notte fonda ormai, il film di Tarantino è
finito e Liam si stupisce delle emozioni che prova ogni volta che lo
guarda.
Spegne la tv , si assicura che porta e finestre siano chiuse, infila il
caricatore del pc nella valigia nella quale mancano solo le cose di cui
ha
bisogno l’indomani ovvero beauty case, il caricatore del
cellulare e
qualcos’altro di poco conto.
Si butta a
peso morto sul letto sfinito, è nel
dormiveglia quando sente che il cellulare sul comodino affianco a lui
sta
vibrando. Veloce lo afferra e legge il messaggio appena ricevuto
“Prepara la
valigia, l’Olanda aspetta solo noi!. Ci vediamo domani alle
17:00 appena stacco dal lavoro perché ho delle cose da
sbrigare, al bar
all’angolo. Prim.
Ps: Evita
di portare un altro girasole, ho la nausea. ;)”
Liam si
stupisce del sorriso che inaspettato compare sul suo volto e si gratta
la barba
appena accennata compiaciuto.
E’
contento che Prim abbia accettato perché non vede
l’ora di conoscerla meglio,
di passare altro tempo con lei, perché lei è
diversa da tutte le altre ragazze
che ha avuto il piacere di conoscere in passato. Ma prima che Morfeo
arrivi a
fargli compagnia si chiede nuovamente: “ Harry ma come
diamine sei riuscito a
lasciarla andare?”.
Angolo
Autrice *u*
Salveeeeee,
Questo
capitolo è stato partorito nella bellezza di un tempo
record: 3 ore
kdfabkdbdjfb
Perciò
sono sicura che sono presenti degli errori, anche abbastanza scemi ma
sono
davvero
esausta
perciò chiedo umilmente pietà, inoltre vi chiedo
gentilmente di farmi presente
tutto quello che non vi è chiaro o gli orrori più
orribili (?)
Anyway
ho pubblicato a tempo record davvero evviva ( si da una pacca sulla
spalla)
Che
dire, spero vi piaccia perché a me non è
dispiaciuto affatto ^^.
Ringrazio
tutti i lettori che silenziosamente seguono questa storia,
e chi
ovviamente mi ha lasciato un pensiero, GRAZIE davvero perché
questo piccolo
gesto per me ha un grande valore :D L’idea della caccia al
tesoro e più o meno
la trama di tutta la ff mi è apparsa misticamente in sogno
AHAH ok. Mi
smaterializzo xx.
|
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Capitolo 5 *** Hi Holland! ***
Per il banner #crediti alla
splendida, simpaticissima e bravissima Blondine,
le sue storie sono
indescrivibili davvero.....le adoro tutte.
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=209319
Erano
le 17:05 e di Prim
ancora nessuna traccia. Liam si muove nervoso sulla sedia con lo sguardo fisso sulla porta
d’ingresso del
piccolo bar all’angolo, i colori vivaci dei piccoli tavolini
per due in netto
contrasto con i tenui colori delle pareti e l’arredo
retrò. ‘Sono solo 5 minuti
stupido idiota paranoico’ continuava a ripetersi mentalmente
senza smettere di
tormentarsi le mani.
Quando
la vide entrare
trafelata e coi capelli scompigliati dalla pioggia sorrise
inevitabilmente, la
vide avvicinarsi a lui e sorridere di rimando, come a scusarsi del
piccolo,insignificante ritardo.
<< Scusami
-esordisce
Prim,la voce stanca mentre rovista nella grande borsa nera- ho avuto
delle
scartoffie da compilare in negozio, sai ho preso 1 mese di ferie, mi
sostituirà
Naima una mia amica. Spero solo che vada tutto bene, che ne valga la
pena. >>.
Liam
la guarda divertito
mentre manda al diavolo la borsa ed ordina un tè verde.
<<
Primrose è tutto
pronto tranquilla, ho già pensato ad albergo e
aereo.>> la rassicura.
<<
Ti prego Liam,
chiamami Prim. >> lo invita lei che lo guarda riconoscente.
Liam
si stupisce della
musicalità della sua voce, così per evitare di
rimanere in silenzio continua
<<
La tua valigia è
pronta?>>
<<
Si, credo di non
aver scordato nulla. Lo spero più che altro, non so in quale
guaio sto per
cacciarmi e conoscendo Harry sono certa che non sarà una
passeggiata. E tu, la
tua valigia?>> ridacchia lei.
<<
La mia valigia è
prontissima- sorride Liam grattandosi la nuca a disagio- il volo
è domani alle
12:00 all’aeroporto di Heathrow, passo a prenderti alle 10:00
così possiamo
fare il check in con calma.>>
<< Perfetto
Liam
grazie di tutto davvero, sapere che non sono sola in
quest’avventura mi
rincuora. >> lo ringrazia lei allungando la mano verso
quella di lui poggiata
distrattamente sul tavolino, la stringe brevemente per poi ritirarla e
afferrare
la tazza di tè fumante che il cameriere le porge cordiale.
Prim sorseggia
distrattamente il suo tè elencando a mente tutte le cose da
portare con se
quando Liam guarda l’orologio e a malincuore si congeda
<<
Devo sbrigare le
ultime cose, ci vediamo domani.>>
<<
Certo va’ pure, a
domani.>> annuisce lei e lo saluta con la mano mentre
esce. Rimasta sola
Prim si ferma a pensare un po’ lasciando che il tè
bollente intiepidisca
leggermente, realizza che si sta buttando nell’oblio
più totale ma è felice di
farlo in compagnia.
Liam
la rassicura con la
sua innata timidezza ed è strano, lo conosce
relativamente da poco tempo ma
sente che può fidarsi ,infondo a tutta l’aria di
essere un bravo ragazzo.
Scrolla
leggermente la
testa facendo oscillare i lunghi capelli richiamando i pensieri
all’ordine,
chiede il conto al cameriere a cui lascia anche la mancia ed esce
diretta a
casa, sa che non riuscirà a dormire gran che per
l’ansia ma si consola all’idea
di un bel film e del sano e gustoso gelato alla vaniglia pronti a farle compagnia.
La
mattina seguente Prim
si sveglia sul divano intrappolata tra le sue fedeli coperte a fantasia
floreale e il barattolo del gelato alla vaniglia completamente sciolto
sul
tavolino di fronte a lei, il film è ancora lì
intrappolato nello schermo e va
avanti da ore perché si è addormentata senza
spegnere la tv. Tipico di Prim.
Svogliatamente
afferra il
cellulare e scopre che sono già le 9:15 perciò
sguscia via dalle coperte e vola
in bagno a farsi una doccia, bollente come al solito.
Esce dal box doccia con
indosso un asciugamano
da mare perché ha messo l’accappatoio in valigia e
inizia ad asciugare
velocemente i lunghi capelli pettinandoli di tanto in tanto, asciuga il
corpo e
infila i jeans, la felpa blu e le scarpe da ginnastica che ha preparato
per il
viaggio la sera prima, semplici e confortevoli.
E’
pronta così raggiunge
il soggiorno e afferra il trolley, il cappotto, e in perfetto orario
esce di casa
con un po’ di malinconia chiudendo a chiave il portone. Si
volta verso la
strada e trova Liam in un auto blu scuro che la saluta felice con la
mano e le
fa segno di avvicinarsi, sta parlando al telefono così Prim
sale al
posto del passeggero e infila il trolley fra le gambe
. Nell’esatto momento in cui chiude lo sportello
dell’auto Liam chiude
veloce la chiamata.
<<
Scusami, il
proprietario della casa in affitto non è molto contento che
me ne sia andato
con così poco preavviso.>> ridacchia lui
contagiando Prim che tra una
risata e l’altra risponde
<<
Oh bè,dovresti
mandar lui dei fiori. Magari girasoli!.>>ridono
più forte adesso.
Lei
lo fa per mascherare
la malinconia, per non farlo sentire a disagio,lui invece per nascondere
il
nervosismo che lo assale perché ogni volta che Prim
è con lui si sente così.
<<
Comunque-
riprende lei- grazie infinite ancora Liam.>>
Lui annuisce e non
può non notare la voglia di
avventura che ha negli occhi,ma scorge comunque la sua già
malinconia di casa
mentre la saluta con la mano e sussurra un ‘ciao’ e
non sa che a Liam quel
sussurro intimo è arrivato forte e chiaro.
Quando
l’auto parte Prim
sente già la mancanza di Naima, ma non ha paura di quello
che l’aspetta perché
in fondo al cuore lei sa, sa che alla fine della strada ci
sarà lui ad aspettarla e
lei in fondo
all’anima è segretamente felice.
“Avvisiamo i gentili
passeggeri che il volo Londra
- Amsterdam delle ore 12:00 in ritardo di 30 minuti è in
partenza, l’arrivo a
destinazione è previsto per le 15:00 causa maltempo. Ci
scusiamo per il
disagio. Preghiamo i passeggeri di allacciare le cinture si
sicurezza”
<< Dannato
maltempo. Dannata
Olanda>> pensa fra se con una punta di acidità
lei.
Lo
starnazzo robotico
proveniente dagli auto parlanti interni non
fanno altro che urtare i già tesi nervi di
Prim, si muove impaziente nel sedile troppo stretto e troppo grigio di
quell’aereo troppo bianco. Liam al suo fianco tenta di
rassicurarla
sorridendole, lei lo guarda un istante negli occhi e vede l’infinita dolcezza racchiusa
in quello sguardo marrone scuro
profondo e intenso come il buio.
Liam
vede le spalle di lei
rilassarsi un poco, le sue labbra distendersi in quello splendido
sorriso che
ha iniziato ad apprezzare sempre più, la presa sui manici
imbottiti del sedile si
allenta e la fronte prima increspata dall’ansia torna a
distendersi.
L’aereo decolla
mentre Prim inizia a
leggere “Mille
Splendidi Soli” un libro infilato
al volo nella borsa a mano ,pescato a caso nella grande libreria del
suo
appartamento, sicuramente le è stato regalato da qualcuno
che conosce ma non
ricorda chi, forse un suo zio italiano. Il nervosismo di Liam si
dissolve
nell’aria chiusa dell’aereo, prima di partire era
nervoso all’idea di viaggiare
solo con Prim , non sapeva di che parlare o come comportarsi.
Liam
vive di sicurezze,lui
sa sempre cosa fare o cosa dire e trovarsi in quella situazione
così
inaspettata lo ha messo in crisi.
Ora però
sentendola lì seduta al suo
fianco,tranquilla e persa nel suo libro si rende conto di quanto si sia
preoccupato
per nulla, perché Prim è così semplice
e fresca, priva di arroganza o
sfacciataggine, è gentile e insicura,
trasparente.
Perché Prim non
ha bisogno che lui impazzisca
a pensare qualche argomento da trattare assieme, no lei è
una che si ‘adatta’
alla situazione, alle persone
che le fanno compagnia per non farle sentire a disagio
perché è talmente
altruista da mettere il benessere altrui al primo posto. Il nervosismo
di Liam
oramai scemato ha lasciato spazio all’irrefrenabile voglia di conoscerla
più affondo, così si volta
pronto a instaurare una conversazione ma si accorge che lei
è lontana.
Il
libro aperto sulle
ginocchia e le mani abbandonate su di esso, l’ambra liquida
dei suoi occhi si
cela dietro le palpebre
dalle lunghe
ciglia scure, le labbra piene leggermente schiuse in un timido sorriso,
il
ritmo calzante delle sue spalle che si alzano e si abbassano in
sincronia, il
respiro fresco e leggermente fruttato è regolare e
silenzioso.
Prim si è
addormentata, e dormirà come un
ghiro fino alla fine del viaggio, e Liam ci prova. Ci prova a
distogliere lo
sguardo da quella meravigliosa visione ma non ci riesce, i suoi occhi
si beano
avidi dell’esile figura di Prim che è serena fra
le braccia di Morfeo, quando a
quasi un’ ora dall’atterraggio
anche lui
vinto dalla stanchezza si lascia andare ad un sonno quieto.
Prim
sta sognando di
essere fra mille margherite ed è felice quando sente la voce
di Harry
sussurrarle tra il vento “ Vieni a prendermi Prim.”,
“Lo
farò.” Risponde lei
sorridendo al cielo terso di nuvole, poi sente qualcosa sfiorargli la
spalla.
Schiude lentamente gli occhi e si accorge che Liam la scuote
leggermente e le
sussurra
<< Svegliati,
dormigliona siamo arrivati! >>
Lei in tutta risposta
annuisce stordita
arrossendo lievemente.
“Hi
Holland!.” pensa Prim
che sorride radiosa mentre scende l’ultimo scalino
dell’aereo, mettendo piede
nel territorio Olandese. Liam è dietro di lei e insieme si
avviano verso
l’interno dell’enorme aeroporto di Amsterdam per
recuperare i bagagli,
l’albergo è lontano perciò decidono di
prendere un taxi.
L’autista
è un simpatico senegalese
che li accoglie vivace con una
canzone di benvenuto, carica i bagagli in auto e dopo circa tre ore e mezza arrivano a
destinazione.
L’albergo si trova
in centro, vicino all’ambasciata
inglese le rivela Liam soddisfatto della sua scelta.
La
struttura ha tre
stelle, è molto rustico ma caldo ed
accogliente dagli arredi semplici e antichi, la receptionist ci
accoglie
cordiale e ci consegna due chiavi per due stanze singole 202 e 203.
Prim sta
per prendere il portafoglio ma Liam la ferma
<<
Offro io.>>
<<
Grazie, Liam ma
no davvero non devi.>> apre la zip pronta ad estrarre il
bancomat ma la
mano calda di lui intrappola dolcemente quella di lei. Scuote
leggermente la
testa ed aggiunge con un sorriso
<<
Insisto, offre
l’esercito.>>
Prim
sta per ribattere ma
Liam la guarda supplichevole così acconsente annuendo a lui
che esulta come un
bambino facendola ridere.
<<
D’accordo, ma la
cena la pago io!.>>
<<
Sei testarda eh,
mi spiace dirlo ma hai trovato pane per i tuoi denti.>>
così spavaldo
estrae dal suo portafoglio la carta di credito e paga le stanze per
quella e la
notte successiva, non sanno ancora infatti quanto tempo si fermeranno
lì.
Prim
ridacchia esasperata
afferrando il trolley e dirigendosi verso l’ascensore seguita
da Liam, le
stanze sono al secondo piano. Prim sceglie la 203 così
supera Liam che è fermo
alla 202 , le stanze sono affiancate. Che coincidenza.
<<
Allora buonanotte
Prim.>> le augura Liam che sorride timido, porta una mano
dietro la testa
e si gratta la nuca. Prim ormai ha capito che dietro a quel gesto lui
nasconde
il suo lieve disagio.
<<
Notte Liam, ci
vediamo a colazione okey?>> risponde lei
<<
In sala alle
10:00?.>>
<<
E sia, a
domani.>> conclude Prim che sorride, un sorriso obliquo
carico di
stanchezza e stupore e ha notato infatti che Liam ha smesso di
tormentare la nuca
lasciando in pace i corti capelli castani , il disagio è
sparito. Entrambi
entrano nelle rispettive stanze.
Dopo
circa 5 minuti Liam è
già nel mondo dei sogni, la sua valigia è ancora
integra e ha deciso che la
disferà domani, per adesso si accontenta dei suoi boxer per
dormire. Il
telefono sul comodino segna le 21:00, la sveglia è impostata
per le 9:15.
Prim disfa
la valigia, imposta la sveglia per le 9:30 poi invia la
buonanotte a
Naima , le scrive che è sana e salva. Infila
veloce il pigiama, in un secondo è totalmente avvolta dalle
coperte bianche
dall’odore speziato del
suo letto ad una
piazza e mezza.
Infila
un braccio sotto il
guanciale e col sorriso sulle labbra si addormenta con un unico
pensiero,
un’unica
verità che le aleggia in mente.
“ Sono qui. Che l’avventura abbia
inizio.”.
*angolo autrice*
Hallo people!
Mi scuso per l'enorme
ritardo davvero T_T
mi stupisce che ancora non
mi abbiate lasciata da sola a scrivire al vento.
Coomunque ^^ eccomi qui
con questa mezza specie di cortissimo capitolo\merduccia\
mi spiace ma doveva essere
un capitolo di passaggio perciò non è gran che
.-.
infatti non mi convince
per niente ma mi accontento perchè non volevo farvi
aspettare molto.
Ringrazio davvero tutte
quelle dolci anime che leggono silenziosamente e chi mi lascia un
pensiero dajfhldfh**
22 recensioni!
Millevolte ancora GRAZIE
a queste cinque meraviglie che hanno messo la storia tra le seguite :
Dreamy99
HugMeNiall
MeLilili
musica e libri
Sun1D
Spero di aggiornare presto
anche l'altra ff ^^ ho pubblicato una OS se vuoi passa :*
Un bacione xx.
|
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Capitolo 6 *** First Trial ***
Part
1
Prim
sta gustando un
buonissimo cornetto integrale alla marmellata di albicocche, che
è la sua
preferita ,seduta ad un tavolo a caso della grande sala da pranzo
dell’albergo,
mentre Liam con la camminata lenta e controllata fa la sua entrata nel
salone. La
guarda mentre lei arrossisce posando il cornetto in un piattino ed alza
le
spalle per scusarsi, lui le sorride per tranquillizzarla e si avvia
verso il
ricco buffet della colazione. Prende una piccola ciotola di ceramica
che
riempie di yogurt bianco e miele, nella quale poi affoga dei cereali al
cioccolato, quindi si dirige verso il tavolo occupato da Prim.
<<
Buongiorno.>> la saluta mentre prende posto di fronte a
lei.
<<
Buongiorno anche
a te Liam, scusami se non ti ho aspettato ma stavo morendo di
fame.>>
risponde lei mortificata, lo sguardo perso nel suo tè ,per
evitare di guardarlo
negli occhi.
<<
Ma figurati,
scusami tu per il ritardo.>> la tranquillizza lui, il
solito tono
cordiale e gentile.
Finiscono
di fare colazione parlando del più e del meno, e
si sorprendono quando
scoprono che hanno
in comune molto più di quanto credessero. Infatti entrambi
odiano arrivare
tardi al cinema per vedere un film, mangiare una pizza per due volte di
fila
nello stesso posto, il
caffè in una
tazza fredda , la cioccolata istantanea che ti servono al bar nei
pomeriggi
d’inverno. Il tè di Prim è finito da un
pezzo ma loro si soffermano a parlare
ancora e ancora, stupiti di quanto fosse semplice discutere anche delle
cose
più sciocche, Liam è sempre più
sorpreso da tutta questa semplicità che
lei trasmette
mentre Prim nel profondo
reprime uno strano presentimento.
Lo sente giù, in fondo allo stomaco ma non
vuole dargli peso, vuole godersi quel momento di tranquilla
conversazione. Stare
con Liam le viene naturale, è fin troppo facile passare il
tempo con lui, ha la
sensazione che Harry abbia pensato anche a questo. Si domanda come mai
Harry
abbia scelto proprio Liam fra i tanti commilitoni, che non sia un caso
il fatto
che siano così bene assortiti insieme?.
Una cameriera dai corti capelli corvini e dagli occhi
grandi, più o meno
sulla trentina si avvicina ai due tutti presi da una discussione
sull’ultimo
libro di David Nichols, entrambi si alzano imbarazzati quando li
informa che la
sala deve essere rimpiazzata per il servizio del pranzo e quindi li
invita ad
uscire.
Insieme
ridacchiano cercando di camuffare l’imbarazzo mentre si
avviano
verso la reception.
<<
Allora, qual è il
programma di oggi?.>> le chiede Liam sereno
<<
Beh, direi di
andare all’ambasciata inglese
e cercare
questo Zayn,
sperando che non serva un
appuntamento o altro perché non abbiamo molto
tempo.
Salgo
un attimo in stanza
a recuperare la borsa, ci metto un secondo.>> dice Prim
che si dirige a
passo svelto verso l’ascensore. Liam nell’attesa si
avvicina ad un espositore
di depliant, ne afferra uno che mostra sul retro la mappa del centro
della
città in
scala, grazie alla
piccola legenda in altro a destra
riesce a orientasi e a tracciare la strada per l’ambasciata.
Soddisfatto del
suo lavoro sorride
a se stesso, poi si
volta in direzione dell’ascensore in
attesa di Prim, che non si fa attendere. Le porte automatiche si aprono
e lei
esce raggiante, pronta all’avventura, la borsa di cuoio
marrone a tracolla le
pende dalla spalla destra.
Mentre
camminano lungo la via principale Liam di
sottecchi osserva Prim per qualche secondo e
si rende conto di quanto un semplice paio di jeans scuri
le donino, poi
torna concentrarsi sulla mappa . Cerca di stare al passo veloce e
sostenuto della
ragazza che è tutta presa
a immortalare nella memoria ogni piccolo dettaglio del paesaggio urbano
di
Amsterdam. Superano
un incrocio e
proseguono dritti costeggiando il fiume
Amstel che termina nel centro cittadino, passano di fronte ad una
piccola
piazza al centro della quale si erge un monumento di pietra e Prim si
sofferma
qualche secondo in più ad osservarla, costringendo Liam a
fermarsi.
Non
è molto
grande, una semplice colonna un po’ tozza alta circa due
metri, che in alto
riporta impressa nella roccia una
frase
in olandese e a seguire poi una lunga fila di nomi a lei sconosciuti.
<<
Liam cos’è questo
monumento?.>> chiede lei curiosa, lo sguardo puntato
sulla colonna,
concentrato.
<<
Sinceramente, non
saprei. Suppongo sia il monumento ai caduti.>>
<<
Pensavo
conoscessi Amsterdam.>> lo rimbecca lei divertita.
<<
Conosco bene la
sua base militare, ma non il centro. Per noi militari era off limits,
per caso
è un problema?. >> risponde lui sarcastico,
fingendosi offeso.
<<
Affatto. Proseguiamo
soldato ?!>> lo canzona lei
ridacchiando.
<<
Sergente Payne,
prego.>> ribatte lui altezzoso, poi viene contagiato
dalla risata di Prim
e assieme proseguono diretti all’ambasciata che si trova a un
centinaio di
metri da lì. Si trovano a dover attraversare di nuovo un
incrocio, stanno per
svoltare a sinistra quando Prim vede Liam voltarsi indietro e correre
in mezzo
di strada, ed afferrare qualcosa o meglio qualcuno poi buttarsi a terra
con un
balzo qualche metro più in là. In
quell’istante un camion sfreccia proprio nel
punto nel quale si trovava Liam qualche secondo prima. Prim si porta
una mano
sulla bocca che tiene spalancata per lo stupore e si affretta a
raggiungere
l’amico mentre anche altri passanti si avvicinano a lui.
<<
Oh mio dio! Liam,
Liam stai bene?!>> urla terrorizzata, cerca di
raggiungerlo facendosi
spazio a gomitate tra la piccola
folla di spettatori che si è creata. E’ seduto e
sembra star bene, tiene per
mano una bambina dalla pelle ambrata che piange disperata. Di fronte a
lei vede
una donna dai lunghi capelli biondi e
la
pelle chiara, aprirsi un varco tra la gente .
Piange
e urla frasi sconnesse mentre afferra la piccola e la stringe forte a
se.
Finalmente Liam si alza e Prim di slancio lo abbraccia, il battito
impazzito
per lo spavento non
ha voglia di
rallentare, e lo
stringe forte con fare
protettivo, lui sembra sorpreso ma ricambia l’abbraccio.
<<
Stai
bene?.>> chiede flebile
lei
staccandosi leggermente per guardarlo negli occhi nei quali Liam legge
tutta la
sua paura.
<<
E’ tutto ok Prim,
è tutto finito.>> risponde
lui
accarezzandole i capelli, sciogliendo definitivamente il loro
abbraccio.
Si
voltano entrambi a guardare la donna che stringe convulsivamente la
figlia tra
le braccia. La donna si rivolge
a Liam
con la voce instabile, lo ringrazia
mille volte per quello che ha fatto, per aver salvato la
sua bambina.
Lui afferra la mano della donna e la stringe per darle forza, per
rassicurarla.
Prim si
è fatta indietro,
guarda la scena orgogliosa, è
ancora leggermente sotto shock ma
felice
che sia finita bene, mentre la folla spettatrice scema pian
piano.
La
donna lo
ringrazia un’ultima volta poi mette a terra la bambina, le stringe forte la mano e
si allontanano.
Gli sguardi di Prim e Liam le seguono fin che possono poi di tacito
accordo si
rimettono in cammino. Svoltano a sinistra e lei sente un brivido sulla
schiena,
il flashback di quello che è successo pochi minuti fa le
attraversa l’anima
come uno spettro. Liam se ne accorge e in silenzio le accarezza una
spalla
sorridendole, Prim lo guarda negli occhi rispondendo con un sorriso
obliquo,
segretamente sollevata e felice del
fatto che lui sia lì con lei.
Finalmente
arrivano di
fronte ad un grande palazzo a 5 piani di un color grigio chiaro, il
cartello
d’ottone che riporta la scritta “Ambasciata
Inglese” luccica alla luce del
sole, appeso sopra alla porta di vetro scorrevole che da
l’accesso
all’edificio. Prim gonfia il petto, lo sguardo deciso e il mento alto le danno
l’aria di una ricca
donna in carriera.
Liam
la guarda annuire al vento ed entrare, lui incrocia le
dita e la segue poco dopo. Si trovano in un ampio e luminoso salone,le
mura di
un azzurro pastello molto chiaro,appesi a tutte le pareti dei quadri
che
mostrano i tipici paesaggi
britannici,
sulla destra delle scale che portano agli uffici e ai piani superiori,
a
sinistra invece dei tavolinetti a cui sono accostaste delle poltroncine
mentre
al centro si erge imponente un lungo bancone di legno scuro.
<<
Posso esservi
d’aiuto?.>> chiede cordiale ma molto distaccata
una donna sulla
cinquantina, i capelli ordinatamente raccolti in uno chignon perfetto,
gli
occhiali dalla montatura anni 80’
con i tipici fondi di bottiglia indossati elegantemente. ‘
Tutto molto inglese’
pensa divertito Liam.
<<
Si grazie, mi
chiamo Primrose e sto cercando il Signor Malik Zayn.>> le
risponde Prim
sfoggiando il suo sorriso più ammaliante, il tono di voce
morbido e civettuolo.
Se
Liam è stupito di quella sua innata dote da perfetta attrice
di vecchi film non
lo da a vedere, ha anche lui indossato
una maschera. Quella che usa da quando è
nell’esercito, che ha imparato a
mostrare ai suoi uomini nelle missioni, nei momenti critici. Il viso
contratto
ma la mascella rilassata, gli occhi impenetrabili come una coltre di
nebbia, di
certo non è bravo come Prim, ma se vuole mostrarsi
impassibile e inarrivabile
ci riesce appieno.
<<
Avete un
appuntamento?.>> domanda l’anziana segretaria,
li guarda sospettosa.
<<
No purtroppo,
vede siamo partiti soltanto ieri dall’Inghilterra e non abbiamo avuto il
tempo di prenderne
uno.>> si giustifica sinceramente mortificata Prim.
<<
Mi dispiace, il
signor Malik riceve solo per appuntamento.>> è
la risposta fredda della
donna alla quale Liam si affretta a rispondere
<<
Signora Burke,
piacere sono Liam – si avvicina e ammiccando si appoggia al
bancone con un
braccio, indica il cartellino che quest’ultima
ha appuntato alla giacca beige che indossa- vede, ci manda qui un mio
caro amico. Non
possiamo andarcene di qui senza aver parlato con il signor Malik, non
potrebbe
fare uno strappo alla
regola? . >>
La donna si sistema gli
occhiali sul naso
sottile, stira con
le mani le pieghe
della giacca e compiaciuta compone un numero al telefono cordless che
ha alla
sua destra. Liam rivolge un sorriso vittorioso a Prim che lo guarda
stupefatta,
mentre la signora Burke scambia qualche parola veloce al telefono che
poi
ripone nella propria base.
<<
Sta arrivando,
avete dieci minuti prima che salga in sala conferenze.>>
li informa
guardando civettuola Liam che ammicca di rimando, Prim intanto scuote
la testa
divertita da tutta quella scenetta da smielato film d’amore.
<<
Grazie mille
Signora Burke.>> la ringrazia Prim prima di sedersi su
una poltroncina a
caso mentre Liam si allontana dal bancone per osservare con poco
interesse una
fotografia appesa al muro.
Pochi
minuti dopo un uomo
dalla pelle ambrata in un completo
elegante fa
capolino dalla porta
d’ingresso, i capelli neri tenuti in ordine da un lieve
strato di gel e gli
occhi di un caldo color cioccolato al latte, un sorriso obliquo che toglie il fiato. Tiene
una ventiquattrore
nella mano destra mentre l’altra è comodamente
infilata nella tasca della
giacca grigia che indossa, Prim si alza di scatto e volge rapida uno
sguardo
interrogativo alla
segretaria che
ricambia annuendo. Si avvicina all’uomo tendendogli cordiale
la mano, la voce
sicura e melodiosa
<<
Salve Signor Malik, io sono Primrose.>>
<<
Chiamami Zayn per favore.- le risponde l’uomo stringendole la
mano, sembra
sorpreso ma sorride-
Sai
pensavo non saresti venuta. >>
Liam
si avvicina e si presenta a sua volta, nessuna stretta di mano ,
entrambi si
scambiano sull’attenti il saluto militare ,sotto lo sguardo
leggermente
sorpreso di Prim.
<<
Prego seguitemi nel mio ufficio.-dice invitandoli a seguirlo con un
gesto
distratto della mano- Ciao Marta.>> aggiunge poi rivolto
alla segretaria.
Prim
e Liam lo seguono in silenzio mentre salgono
le scale, al secondo piano svoltano a sinistra e precorrono un lungo
corridoio
tappezzato di porte, Zayn entra nella penultima a destra. Prim sente
l’ansia
farsi strada nello stomaco, si impone di rimanere tranquilla e le basta
semplicemente sentire la presenza di Liam
per riuscirci.
Si trovano in un grande
ufficio dalle pareti color
glicine, una scrivania sulla quale sono disposti ordinatamente un
computer
portatile, un porta penne, un tempera matite, e una decina di
cartelline da
documenti colorate. Zayn si
butta a peso
morto sulla sua comodissima sedia girevole e invita
i due a prendere posto sulle poltroncine
accostate alla scrivania di
fronte a
lui, apre con nonchalance un piccolo cassetto alla sua destra ed estrae
una
busta da lettere bianca.
<< Allora
credo che tu sia qui, per questa. Appena hai finito di leggerla
avvisami, ho
delle cose da dirti.>> dice mentre la porge a Prim che lo ringrazia flebilmente,
lo sguardo fisso
sulla busta che si rigira fra le mani. Liam osserva la scena attento,
le mani
appoggiate sulle cosce, i sensi all’erta.
Tutto
intorno a Prim diventa muto, ci sono solo lei e quella busta. La apre
decisa
staccando un piccola strisciolina al lato,l’ansia la divora
mentre estrae
velocemente un foglio di carta
ripiegato in tre parti. Deglutisce silenziosamente e inizia a leggere.
3 Agosto
Mia
Prim,
Se
stai leggendo queste righe vuol dire che hai fatto la tua scelta e che
ho avuto
la mia seconda possibilità. Purtroppo d’ora in poi
a te ne verrà data solo una,
‘Buona la prima’ per intenderci. So che la tua
insicurezza potrebbe giocare a
sfavore,ed è per questo che avrai una sola chance, voglio
che tu combatta
questo tuo ‘difetto’.
Non mi perdo in
chiacchiere perché il tempo è davvero poco,
sembra volare troppo in fretta e io
non so cosa darei, per volare da te.
La
risposta è qui, ad Amsterdam.
“
Non sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non
possono rialzarsi
ma è la gloria a farlo per loro. Il nome è la
chiave, ma solo l’essenziale.”
Hai
tempo fino a domani alle 19:00 in punto, infatti quando avrai scoperto
la
parola ‘chiave’ dovrai tornare da Zayn e riferirla
a lui ,che ti darà le
informazioni utili relativi alla prossima prova. Se così non
fosse e non
dovessi farcela …bè non voglio neanche pensarci,
ti conosco e so che ce la
metterai tutta, non permettere che la tua solita ansia prenda il
sopravvento.
Sei forte Prim, hai una sola possibilità. Ti prego coglila.
Carpe
Diem,
Harry.
Deglutisce
ma la gola resta secca, ripiega con cura la lettera e la ripone nella
busta
bianca. Si prende qualche secondo per calmarsi e ricacciare indietro le
lacrime, poi guarda Zayn e annuisce mordendosi il labbro inferiore con
foga.
<<
La risposta è davanti agli occhi, attenta ai dettagli. Ti
aspetto domani qui
alle 19:00, sii puntuale Prim. -le suggerisce serio
guardando però entrambi, mentre
lei abbozza un sorriso nervoso.- Ora
scusatemi ma ho una riunione importante e non posso proprio
tardare.>> si
congeda leggermente in imbarazzo.
Prim risponde alla sua stretta
di mano atona,
totalmente frastornata. Sente Liam
afferrarle delicatamente la mano, la guida fuori
dall’edificio in
silenzio e lei lo lascia fare, nessuna resistenza. Un venticello fresco le solletica il
viso e il sole si
nasconde timido dietro alcune nuvole candide, Liam non dice nulla, si
limita
ad attrarla
lentamente a se e stringerla
fra le braccia. Il respiro regolare e le carezze sulla schiena sembrano
tranquillizzare Prim che sospira prima di rivelare a Liam il contenuto
della
lettera, lui ascolta paziente.
<<
Diamoci da fare allora.- la incoraggia lui scostandosi leggermente per guardarla sorridere- Non
vorrai mica
dargliela vinta?! >> aggiunge poi rivolgendole quel
sorriso che tanto la
tranquillizza, quasi quanto il suo amato tè verde. Lei
annuisce lievemente e
scioglie completamente l’abbraccio.
Lo
stomaco di Liam brontola indisturbato, le guance
si colorano leggermente di rosso e fanno
sorridere Prim che con finto entusiasmo ma determinata e leggermente
sollevata
aggiunge
<<
Assolutamente!. Mia nonna diceva sempre che si ragiona meglio a stomaco
pieno,
perciò andiamo a mangiare un boccone, non si sa mai che la
soluzione ci folgori
mentre mangiamo il dessert. Stavolta però, pago io sergente
Payne. E’ un
ordine.>>
Angolo
autrice
Ehilà
donzelleeee!
Mi
scuso per il ritardo ma ho ricevuto visite da parenti, direttamente
dall'argentina con furore!
Che
dire, il gioco è iniziato e dal prossimo capitolo si
entrerà nel vivo della storia :)
Non
ho avuto molto tempo per rileggere perciò mi scuso in
anticipo per gli errori hehe :3
Ora
scappo! Grazie mille a tutte voi che seguite\leggete in silenzio
L'apprezzo
davvero, grazie.
Un
bacione,Chiara
|
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Capitolo 7 *** La mia spina nel fianco e nel cuore, sei tu ***
Il
profumo delle rose, avvolte è più doloroso delle
spine.
Part
2
L’odore
di pizza e torte fatte in casa le inebriano le
narici, il locale è rustico,
piccolo e
accogliente. Le luci soffuse delle candele profumate alla lavanda,
poste in
ogni tavolo, rendono l’atmosfera tranquilla e quasi irreale,
sono le 20:30 e
Prim ha appena finito la sua pizza margherita mentre Liam sorseggia
distratto
una birra scura.
<<
Spregevole.>>
borbotta lei
imbronciata
<< Come
scusa?.>> le chiede Liam alzando un
sopracciglio confuso
<< Odio gli
indovinelli, e lui lo sa fin troppo bene.>>
sbuffa Prim di rimando.
Liam ridacchia nervoso e “
Anche io li odio” pensa fra se.
<<
Andiamo
Prim, si è fatto tardi.>>
La ragazza sbuffa frustrata, paga il
conto del ristorante
infischiandosene delle proteste di Liam, ed esce dal locale.
L’aria è fresca e
le scompiglia i capelli, affonda le mani piccole nelle tasche dei jeans che indossa, la
mente in tempesta e
quel dannatissimo indovinello che non le da pace. Liam la guarda con
quell’aria
concentrata e sorride appena quando la sente imprecare a denti stretti.
<< Adesso calmati Prim,
abbiamo ancora tempo, e poi
due menti sono più efficaci di una. Aiutami a
aiutarti.>> cerca
di tranquillizzarla, lei lo ignora e continua
a passo svelto, gli è totalmente indifferente. Lui scuote la
testa desolato e
accelera i passo per raggiungerla.
<< Prim - dice
afferrandole una mano, la blocca e la
costringe a voltarsi verso di lui - per favore, ti vuoi
fermare?>>
<< Che
c’è?!>> sbotta infastidita, gli
occhi
gonfi di lacrime che per orgoglio rimangono al loro posto.
<<
Calmati.>>
<< Come faccio a
calmarmi Liam, me lo spieghi?. Sono
qui, in una città che non conosco, e cammino senza meta alla
ricerca di una
risposta. La risposta che mi permetterà di continuare questo
maledetto viaggio,
una risposta che, per quanto mi stia sforzando non riesco a
trovare.>>
<< Sono qui per darti
una mano. – cerca lo sguardo di
lei perso nell’asfalto-
Se ti fai
prendere dall’ansia è finita, devi concentrarti,
resta calma.>>
<< D’accordo.
– sibila affranta e
con uno strattone si libera dalla presa di
Liam- Ora andiamo in albergo, per favore?. Ho bisogno di un bagno
caldo.>>
Liam annuisce ferito per il tono duro
di Prim, ma non lo da
a vedere, lei riprende a camminare lentamente e lui la segue
mantenendosi a
debita distanza.
Prim storce le labbra in una smorfia,
è arrabbiata.
Arrabbiata perché non riesce proprio a capire come faccia
Liam a rimanere così
tranquillo, perché le manca Mattew che fa la spesa la
mattina presto, le manca
Naima, le mancano le mani di Harry, il suo sorriso, quel suo modo di
fare
strafottente ma vigile, le mancano da morire le parole che le
sussurrava fra le
lenzuola per rassicurarla dopo un brutto sogno. E’ arrabbiata
perché l’unico
che è in grado di incasinarla in quel modo è
Harry, perché la conosce troppo
bene. E’ furiosa, e neanche il sorriso di Liam la
tranquillizza. E’ troppo
orgogliosa per ammettere a se stessa che Harry
la stringe fra le mani come un
burattino, muove i fili con studiata attenzione e lei non riesce a
ribellarsi.
Perché l’unico capace di farla ragionare, di
tranquillizzarla quando fuori c’è
il temporale e lei ha paura dei tuoni è Harry, e lei proprio
non riesce a
perdonarselo.
Arrivano in albergo e Prim senza dire
una parola, dopo aver
recuperato la chiave in portineria, si dirige a testa bassa verso
l’ascensore.
Liam la raggiunge appena in tempo, prima che le porte automatiche si
chiudano.
Nei brevi minuti che passano lì dentro Liam sente il
silenzio impregnarli le
ossa, le porte si aprono al secondo piano e Prim esce alla svelta, le
braccia incrociate
sotto il seno, il viso inespressivo. Liam la vede aprire la porta della
sua
stanza mentre lui si avvicina lentamente alla propria. La sente
mormorare
flebilmente “ Scusami.”
mentre si chiude
la porta alle spalle. Liam sospira e
scuote la testa triste, entra nella sua stanza e sfila le scarpe con un
gesto
secco, prima di abbandonarsi di peso sul letto. Si massaggia le tempie
con
gesti lenti e regolari, respira profondamente e rilassa le spalle.
Reprime
l’impulso selvaggio di correre alla sua porta, sfondarla e
stringerla a se, per
proteggerla da tutti e da se stessa. Si
sente totalmente inutile in situazioni come queste, non sa come
comportarsi ,o
cosa è o non è giusto da dire, quando si ha di
fronte un amico in difficoltà.
Spesso suo fratello quando era
arrabbiato si chiudeva nella sua stanza senza lasciarlo
entrare, perché
consapevole che avrebbe in
tutti i modi provato a farlo ragionare,
sua madre gli ripeteva sempre di lasciarlo stare “
E’ fatto così, devi
lasciarlo sbollire. Non serve a nulla insistere, non devi starci male
Liam, lo
so che tu vuoi sempre il bene di tutti,
avvolte però è inevitabile che le
persone soffrano.”
Liam odia vedere le persone a cui
tiene star male, e non
si da pace finché tutto non torna alla normalità.
Non ha mai seguito il
consiglio che sua madre gli dava, e puntualmente convinceva il fratello
a farlo
entrare per risolvere il problema. Con Prim è diverso, lei
è forse la persona
più testarda e orgogliosa che abbia mai conosciuto, ma anche
la più fragile .
Per questo decide di seguire il consiglio di sua madre, si sveste
velocemente e
in pochi secondi si addormenta, rivolge un preghiera silenziosa a chiunque ci sia
lassù e
‘ Fanculo ’
è il suo ultimo pensiero.
Prim
sbuffa ,
accavalla le gambe magre nell’acqua ormai tiepida della vasca
da bagno, le
spalle minute appoggiate al bordo, sono semicoperte dalla schiuma
bianca
all’essenza di rosa. Tiene gli occhi chiusi e le mani
intrecciate in grembo,
smette per un attimo di pensare a tutto quello che sta passando, ai
girasoli,
alle lettere, e come se fosse realmente possibile, a Harry. Inspira e l’essenza di
rose porta con se dei ricordi
che bruciano.
“Quel
pomeriggio a
fine turno Harry
è passato a prenderla
al market e indossa una delle sue solite felpe. Sotto lo sguardo
curioso e
sorpreso di Prim che non si aspettava nulla,
<< Ti fidi di me,
Rose?>> le
aveva chiesto serio guardandola negli
occhi, lei aveva annuito ed era salita in macchina insieme a lui. Dopo
circa
mezz’ora di strada e di silenzio Harry aveva parcheggiato in
un’area di sosta
della superstrada, lei l’aveva guardato alzando un
sopracciglio mentre, dopo
esser sceso dalla macchina , scompariva dietro un grosso cespuglio
dalle foglie
piccole e seghettate. Dopo qualche istante di esitazione ed essersi
maledetta
in tutte le lingue del mondo per averlo assecondato, Prim chiude alle sue spalle la
portiera dell’auto e
decide di seguirlo.
<< Harry,
dove
stiamo andando?.>> gli chiede Prim con celata eccitazione
nella voce.
<<
E che sorpresa sarebbe Rose, se te lo dicessi?
>> la canzona lui,
le sorride obliquo e una fossetta maliziosa compare
nell’angolo che le sue
labbra formano. Stanno
camminando già da
una decina di minuti, lui la tiene per mano e la guida con sicurezza lungo un piccolo sentiero
in mezzo agli
alberi, la sera sta scendendo in fretta e presto in mezzo al bosco
diverrà
troppo buio per proseguire.
<<
Dai,
sbrighiamoci.>> la esorta lui, Prim alza gli occhi al
cielo e Harry
ridacchia divertito.
<<
Aspetta, ho dimenticato
una cosa .>> dice fermandosi di colpo in mezzo al sentiero
<<
Cosa?.>> riesce a malapena a chiedergli Prim, le labbra
di Harry infatti premono contro le sue con una dolcezza disarmante, da
togliere
il fiato.
<<
Questo.>> le sussurra a fior di labbra prima di baciarla
di nuovo, Prim sente le gambe cedere e lui come se potesse leggerle
l’anima ,prontamente
la sorregge,
cingendole il fianco con un braccio. Prim ricambia il bacio con
altrettanta
dolcezza, infila le mani fra i
capelli
di Harry, gli permette di stringerla a se, e realizza che potrebbe
vivere così
per sempre, fra le sue braccia e in nessun altro posto.
<<
Potrei vivere di questo, – le dice sorridendo anche lui,
sempre sulle labbra di lei- ma dobbiamo proseguire, la sorpresa
è qui vicino.>>
<<
D’accordo.>>
sospira felice Prim, Harry la bacia fugacemente
un’ ultima
volta, poi contro
voglia annulla il contatto dei loro
corpi e prosegue lungo il sentiero, ma le
loro mani formano una cosa sola, unite.
Prim
passa distrattamente una mano sul collo quando Harry la informa
che ci sono quasi e
<<
Chiudi gli occhi Prim.>> le impone, impaziente di
stupirla. Lei obbedisce, tra i denti trattiene un gridolino eccitato,
accentua
la presa sulla mano di Harry e si lascia guidare.
Conta
venti passi in
avanti, dodici a destra, ha cinque graffi su ogni gamba e un numero
indefinito
di foglie fra i capelli disordinatamente raccolti in una coda alta,
attraverso
le suole delle scarpe avverte che il terreno si sta facendo sempre
più morbido.
All’improvviso le vengono i brividi, una lieve folata di
vento le sbatte contro
le guance, incrocia le braccia sul seno alla ricerca di calore e si
maledice
per essersi messa una t-shirt a maniche corte e degli stupidissimi
shorts di
jeans. Arrossisce violentemente quando lui le infila la felpa, ha il suo profumo, le
sue mani che
scorrono su di lei sembrano bruciare e ridacchia quando lo sente
borbottare “
Lo dico sempre che dovresti coprirti di più.”
Harry le
lascia la
mano e lei sente freddo, anche se il vento non tira più.
<<
Sono
qui.- sussurra il
ragazzo alle sue
spalle, le copre gli occhi con le mani- Non sbirciare, conta fino a tre
e apri
gli occhi.>>
Uno, due,
tre.
Prim apre
prima gli
occhi e poi la bocca stupita. Ha
di
fronte una piccola radura, l’erba alta fino alle caviglie e
un piccolo laghetto
al centro, dei rosai bassi e dalle rose rosso sangue ne delimitano il
perimetro.
Tutt’intorno al piccolo specchio d’acqua ci sono
delle lanterne colorate,
ognuna contenente una candela bianca, avvolte dalla propria luce fioca.
Prim
chiude la bocca e la riapre più volte, alla ricerca di
qualcosa da dire, ma non
le viene in mente nulla. Harry le afferra di nuovo la mano e la conduce
lentamente vicino al laghetto, ora sono più vicini e lei
sente un profumo
dolciastro pizzicare l’aria. Sono quasi sulla riva e Prim ha
le lacrime agli occhi,
la superfice del lago è cosparsa di un’ immensa
distesa di petali di rosa che
ne profumano l’acqua e l’aria.
C’è anche un telo steso alla loro destra e un
cesto di rami di un caldo color nocciola, intrecciati.
<<
E’
bellissimo.>> sussurra in un soffio appena udibile Prim.
<<
Sei
bellissima.>>
Lei ride
piano e
scuote la testa, si volta verso di lui e gli cinge i fianchi con un
braccio,
con un dito disegna la linea definita della mascella di Harry e
“ Grazie.” mima
con le labbra.
Le grandi
mani di
lui incorniciano il viso piccolo di lei, scendono lentamente sulle sue
spalle
minute e poi sui suoi fianchi, l’attira a se. Le lascia un
piccolo bacio sul naso
e le sfiora di
nuovo le labbra, poi poggia la testa sulla
sua spalla e lascia che il suo profumo fruttato gli inebri le narici,
la pelle
e la mente. Lei chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore, gli
accarezza
il collo e passa delicatamente la mano fra i suoi capelli, perennemente
in disordine.
<<
Prim.>> la chiama in un sussurro.
<<
Cosa
c’è?.>> risponde lei trattenendo un
sorriso, un soffio udibile solo a
loro e al vento.
<<
Ringrazio
il cielo, chiunque ci sia lassù, per avermi fatto venir
voglia di Haribo alla
liquirizia, il giorno che ti ho incontrato.>>
E
finalmente Prim
si lascia andare, piange e singhiozza piano come una bambina,
perché quelle
parole Harry le ha pronunciate con lo stesso tono con cui si dice
‘Ti amo.’, e
a lui quelle due parole fanno paura, una paura tremenda. Lei lo sa che
per lui
è stato difficile, e per quanto sia possibile le lacrime
scendono ancora più
velocemente.
Harry
sorride fiero
perché ce l’ha fatta a esprimere ciò
che sente per Prim, anche se quello che le
ha appena rivelato non corrisponde nemmeno a un millesimo
d’infinito a ciò che
prova realmente. Incastra il labbro inferiore fra i denti e ricaccia indietro le
lacrime di gioia, mentre
la sua maglietta si inumidisce per via di quelle di Prim.
<<
Grazie per
questi mesi passati insieme Prim. I quattro più belli e
intensi della mia
vita.>>
<< Ti amo anch’io,
Harry.>> “
<<
Ti troverò fottutissimo
figlio di puttana.>> singhiozza Prim, asciuga con il
dorso della mano, le
lacrime che scendono indisturbate e si mischiano all’acqua
ormai fredda , e si maledice per aver rovesciato l’intera boccetta di
bagnoschiuma
omaggio nella vasca, senza prima aver letto di cosa profumasse. Scossa
da un
brivido si alza di scatto, afferra l’accappatoio bianco dalla
sedia affianco
alla vasca, in alto
a sinistra porta le
iniziali dell’albergo, esce dalla
vasca e lo indossa. Infila l’intimo e inizia ad asciugare i
capelli,
spazzolandoli come faceva sua madre quand’era piccola.
“ Non
sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non
possono rialzarsi ma è
la gloria a farlo per loro. Il nome è la chiave, ma solo
l’essenziale.”
Sbuffa.
Che vorrà dire? Insomma,
la risposta è ad Amsterdam e fin qui, tutto okay.
“
Non conosco questa città, ma
se resto qui non combino nulla.” Pensa, la fronte aggrottata
e le labbra chiuse
in una smorfia, il piede sinistro che sbatte nervoso contro la moquette
bordeux.
“
Ho deciso, io vado.” annuisce
convinta a se stessa, lega i capelli in una coda alta e disordinata e
si
precipita verso l’armadio per ripescare a caso un paio di
leggins neri e una
maglioncino giallo, poi infila le scarpe da ginnastica e afferra la
borsa a
tracolla. Esce sbattendo la porta ma se ne infischia, si precipita
all’
ascensore che fortunatamente è al piano e preme il tasto che
riporta impresso
il numero zero. Nello stesso istante in cui la porta di Prim si
è chiusa, Liam
ha aperto gli occhi e “ Ma che diavolo succede?” ha
esclamato nella sua mente.
Prim
lascia distratta le chiavi
alla reception, esce di fretta nel buio semi illuminato dai i lampioni
, l’aria
gelida delle tipiche serate olandesi le sbatte contro le guance,
facendole
immediatamente diventare rosse. Batte i denti per il freddo e inizia a
camminare, per dove non lo sa nemmeno lei. Quello che sa è
che deve trovare una
risposta.
Intanto
Liam e sta bussando alla porta di
Prim ma non riceve
risposta, scuote la testa rassegnato e inizia a correre giù
per le scale.
Lancia un occhiata alla receptionist a cui lascia velocemente le chiavi
e le
chiede
<<
Da che parte è
andata?.>>
<<
A destra.>> è la
risposta un po’ seccata della donna, Liam la saluta con un
cenno della testa e
si appresta ad uscire dal hotel.
Prim
cammina a testa bassa e “
Va dove ti porta il cuore
vento” .
Infila le mani nelle maniche della felpa, nella speranza di
scaldarle un
po’. Dopo esser uscita ha svoltato un paio di volte a destra
- o sinistra?- poi
è andata dritta fino ad arrivare ad un incrocio, tira dritto
e costeggia il
fiume per un po’. Lo contempla in tutta la sua maestosa
distesa nera, riflette il
cielo privo di stelle, si allontana di
qualche passo dal muretto alto fino alla vita, ha paura di essere
inghiottita.
E’ stordita, forse dal sonno, forse dalla rabbia o dalla
nostalgia di quei
maledettissimi mesi passati, probabilmente
da quell’indovinello.
Un
cane le si avvicina scodinzolando,
lei sorride forse per la prima volta in quella sera,
e saluta cordialmente la coppia di anziani a
cui appartiene quello splendido esemplare di bulldog inglese dal manto
maculato.
Si guarda in torno e si rende conto che è arrivata nella
piazza principale, che
a parte lei e la coppia di anziani che si sta allontanando, risulta
deserta.
Si
guarda in torno con aria
distratta e uno strano presentimento. Come trasportata da una folata di
vento
improvvisa, Prim si volta verso il centro della piazza, ha di fronte
quello
strano monumento , le torna in mente quello che le ha detto Liam
proprio quella
mattina “ Suppongo sia il monumento ai caduti.”
Caduti.
“ Non
sono inciampati ne è stato loro fatto lo sgambetto, non
possono rialzarsi ma è
la gloria a farlo per loro. Il nome
è la chiave, ma solo l’essenziale.”
<<
Oh mio dio!.>>
esclama
<<
Prim!.>> la
chiama una voce familiare, è Liam che sta correndo, arriva
dal lato opposto
della strada.
<<
Liam, – urla di rimando
Prim, non riesce a
trattenere l’emozione
nella voce- l’ho trovato, ho trovato la soluzione a quel
fottutissimo indovinello!>>
quando la raggiunge lui
ha il fiato corto e
i muscoli che
bruciano, tutto il dolore fisico e la preoccupazione scompare
nell’istante in
cui lei gli butta le braccia al collo felice.
<<
Prim non si dicono le
parolacce!.>> scherza Liam e Prim ride, ride di gusto.
<<
Al diavolo, vieni- gli
afferra una mano e lo trascina di fronte al monumento – la
risposta è qui,
sotto i nostri occhi.>>
Prim
ripete ad alta voce
l’indovinello ,che oramai sa a memoria, e inizia a leggere la
sequenza di nomi e
cognomi riportata sul monumento.
<<
Secondo l’indovinello
devo tenere conto solo dei nomi, e per l’essenziale
credo che intenda le iniziali, anzi ne sono più che
certa.>>
Liam
rimane in silenzio,
attento.
<<
Liam, dettami i
nomi.>> ordina Prim afferrando dalla borsa a tracolla un
taccuino e una
penna. Liam annuisce e inizia ad elencare i nomi, Prim in contemporanea
li
scrive
Martin
Umberto
Lino
Ludwig
Ian
Norberto
Gastone
Armand
Roger
Prim alza lo
sguardo verso Liam , in attesa che continui.
<<
Prim, puoi mettere via il taccuino – le dice lui mentre si
volta verso di lei,
dando le spalle al monumento- tutti i nomi iniziano con le stesse
iniziali.>>
Prim sgrana
gli occhi, schiude la bocca sorpresa.
<<
Ne
sei sicuro?.>>
<<
Sì,
se vuoi controlla tu stessa.>>
Prim si
avvicina e da un’ occhiata dettagliata, “ Liam ha
ragione.”
<<
Allora?.>>
<<
Hai
ragione.- gli riconosce Prim con un sorriso imbarazzato- Possibile che la parola
chiave sia M-U-L-L-I-N-G-A-R
?. >>
<<
Dovresti fidarti di me Prim, comunque sì, credo sia questa
la parola
chiave.>> le
dice sincero.
<<
Imparerò a farlo Liam, mi ci vuole un
po’ di tempo.>>
<<
Adesso che abbiamo risolto il caso Sherlock, che ne dici di tornare in
albergo?.>>
<<
D’accordo>>
acconsente Prim che infila il taccuino in borsa, Liam le fa strada.
<<
Ah
una cosa Prim, dimenticavo di dirti. – la richiama
all’attenzione, e quando la
ottiene va avanti – Mi fa uno strano effetto, però
mi piace quando dici le
parolacce. L’aria da dura ti dona.>>
Prim
ridacchia divertita e gli da un leggero schiaffo sulla spalla.
<<
Davvero?.>>
<<
Oh
sì, fidati.>>
Salve bellissime
:)
Spero che il capitolo non
vi abbia annoiato, mi scuso per il ritardo abominevole ma sono partita
con gli scout e tra poco riparto LOL. il capitol di carpe diem
è in cantiere da uun po', e spero di riuscire a
pubblicare presto. Un grazie enorme va a Mary e a Vale che mi
sostengono sempre, " Muovi il culo e aggiorna" <3
Harry è un
soldato, e dalle lettere capiamo che ricopre un ruolo abbastanza
importante per non avesse ancora capito :) Secondo voi come
si evolverà la storia? E' meglio che la chida qui e mi
concentri su altro?
Un abbraccione grande
grande a chi continua a segurimi silenziosamente e a chi mi lascia un
suo pensiero ^^
Siete fantastiche, tutte!
Chiara
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