La via della vita

di moni98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sogno strano ***
Capitolo 2: *** Malata? Io? ***
Capitolo 3: *** Scuola! ***
Capitolo 4: *** Ora di matematica ***
Capitolo 5: *** Ospedale ***
Capitolo 6: *** Risultato delle analisi ***
Capitolo 7: *** La malattia è solo una sciocchezza ***
Capitolo 8: *** Chemio ***
Capitolo 9: *** Le colpe ***
Capitolo 10: *** Primo giorno di scuola... di nuovo. ***
Capitolo 11: *** Hugh ***
Capitolo 12: *** Partita ***



Capitolo 1
*** Sogno strano ***


Capitolo 1 
Correva, come non aveva mai fatto nella sua vita. Un uomo, quasi un'ombra, la inseguiva. Era nero e fitto, ma allo stesso tempo trasparente. Non riusciva a vedergli il volto, ma doveva essere parecchio arrabbiato con lei per rincorrerla a quel modo. 
Più Tessa aumentava il passo, più lui si avvicinava minaccioso. Aveva iniziato seguendola mentre camminava per un prato, passando a correrle dietro in ogni sorta di luogo, fino ad arrivare in quel bosco fitto, buio e spaventoso. 
Eccolo, si sta avvicinando, lo sente, sente il respiro farsi sempre più vicino, quasi da avercelo addosso. Sente i passi avvicinarsi ai suoi. Sente la mano afferrare con forza il suo braccio. Sente la forza trascinala via. Non sente più niente.
Tessa si sveglia impregnata di sudore, all'inizio pensa ancora di essere nel bosco, pensa che l'uomo-ombra la stia trascinando da qualche parte ancora più orribile, per farle chi sa quali cose. Si mette di colpo seduta sul letto, accende la luce a forma di farfalla sul suo comodino, e ringrazia il cielo di essere nella sua adorata stanza.  
”Grazie Dio. Di questo me ne ricorderò.”
Sussurra con un fil di voce.
Guarda l'orologio, è mezzanotte. Una piccola bugia di mezzanotte ci sta. Tessa sa che se ne scorderà.  Così torna a sdraiarsi, riprende le coperte e le sistema come meglio può da quella posizione. 
Chiude gli occhi, ma non si addormenta subito, ripensa un po' all'incubo che ha vissuto qualche minuto prima, era così reale... 
”Tessa svegliati! Sono le undici e mezza!” 
Tessa apre gli occhi stordita.
”Mamma, è il penultimo giorno che posso dormire fino a tardi, lasciami stare.” 
”Hai ragione Tessa... Ma solo un'altro po'.” 
Così chiude gli occhi, ma non si addormenta di nuovo, resta immobile, e cerca di ricordare che sogno stesse facendo. Si concentra, ma è inutile non si ricorda.  Finalmente, dopo una buona mezz'oretta, si alza dal letto e barcolla fino al bagno. Si guarda allo specchio.  
”Cavolo ieri sera mi ricordavo più bella... E da quanto è spuntato questo brufolo? Tra un po' potrò giocare a ‘unisci i puntini’ sulla mia fronte.” 
Scende le scale. Eccola atterrare al pian terreno con un salto dal penultimo scalino. Gli fa male il fianco, si deve ricordare di non farlo più. 
In soggiorno c'è il papà John seduto, se così si può dire, sul divano. Sull'altro divano c'è suo fratello, Scott, anche lui, incredibilmente, più brutto di ieri. 
”Buongiorno!” 
Nessuno sembra sentirla. Odia essere ignorata. Così decide di entrare in cucina, lì c'è la mamma, quella che l'aveva svegliata.  
”Finalmente si è svegliata la mia bella addormentata!” 
Tessa la guarda con faccia scocciata.  
”Mamma, non fa ridere questa battuta, come te lo devo dire?” 
”Scusa se ogni tanto cerco di essere spiritosa...”
Ribatte ironica Rose. 
”So cosa regalarti per il tuo compleanno! Un libro di barzellette, DIVERTENTI. Grazie dell'idea mamma.”
La parola divertenti calcata in quel modo fa ridere Rose.  Tessa si siede davanti alla scatola di cereali, e cerca di scegliere quelli che hanno forme più starne, per poi mangiarli. La sua colazione finisce lì. Sei cereali dalle forme strane. Da qualche tempo non ha molta fame.
Squilla il telefono. Tessa non si muove della sua sedia. Ai due maschi di casa non sfiora neanche l’idea di potersi muovere dalla loro posizione, anzi alzano il volume della tv e maledicono il telefono. Così tocca alla mamma alzarsi, come al solito.  
”Pronto?” 
”Sono Alexia, è casa Walker?” 
”Ah, ciao Alexia! Sono Rose! Come va?” 
Tessa odia quando sua madre parla con le sue amiche, anche se a loro non sembra dispiacere.  
”Bene. Volevo chiedere se oggi posso dormire a casa tua, sai è da tanto tempo che io e Tessa non ci vediamo... Sono tornata ieri dalle vacanze e mi pia…” 
”Certo che puoi!”
La interrompe Rose.
“Da un po' di tempo è anche arrivata la nuova cameretta, e ci sono due letti, così potete dormire comode tutte e due!” 
”Grazie Rose!” 
”Di niente Alexia, allora ci sentiamo tra un po', ciao.” 
”Ok, ciao.” 
Il rumore del telefono che si chiude rimbomba rumorosamente nella testa di Tessa. È molto sensibile ai rumori in questo periodo. Anche Rose entra rumorosamente in cucina. “Alexia viene a dormire qua! Non sei contenta?” 
”Mamma, ti odio.”
Tessa guarda l'orologio sono le undici e quarantacinque. Una piccola bugia delle undici e quarantacinque ci sta. 
”Perché?” 
”E se io non volevo che restasse qui? Tu dovevi fare solo il ruolo della mamma e passarmi il telefono...“
Tessa sbuffa.  
Rose sbuffa.  
”Che bambina pignola che ho.”
Rose si avvicina le da un bacio e lascia la stanza per andare a ‘fare’ i letti per la notte. Tessa gli fa una linguaccia alle spalle.
Adora quei rari baci che gli da la mamma, così caldi, accoglienti, la fanno tornare bambina, quando andavano al parco, e giocavano tutto il giorno divertendosi e scordandosi del tempo. Non si è mai troppo grandi per i baci della mamma. 
Circa mezz'ora dopo bussano alla porta. Anche questa volta a nessuno viene in mente di poter alzarsi, e quindi tocca sempre alla mamma. Apre la porta, ancora chiusa a chiave, è Alexia. 
”Dove sta l'amore mio?“
Tessa odia la voce di Alexia quando cerca di essere seria. 
”È in cucina l'amore tuo, ma oggi sembra essere parecchio irritabile.“
”Impossibile, lei è sempre bravissima.“
Tessa comincia a irritarsi veramente, le da fastidio che Alexia parli con la madre. 
”Sicuramente!“
”Beh' io vado da lei allora.”
Corre da Tessa, la vede seduta sulla sedia, la abbraccia fortissimo. A Tessa fa sempre male il fianco, ma in quel momento una fitta lancinante, quasi come la stessero perforando. Fa finta di niente.
”Saliamo in camera tua? Rose mi ha detto che è arrivata la camera nuova, questo non me lo avevi detto! Voglio vederla!”
”Certo Alexia, basta che ti calmi e parli piano.”
”Come faccio a calmarmi? Non vedo il mio amore da più di due mesi! Odio andare in vacanza... Sono troppo lontana dagli amici!”
”Allora l’anno prossimo facciamo cambio! Tu passi le vacanze in questa casa, morendo di caldo, passando giornate intere sdraiata sul letto, osservando come paesaggio le innumerevoli macchie del muro, invece di stare sdraiata sulla sabbia guardando il mare. Mentre io faccio tutto quello che fai tu.”
”Fammi pensare... No!”
”Menomale che ero l’amore tuo!”
”Dai saliamo!”
”Ok!”
Lei e Alexia hanno sempre queste conversazioni molto profonde. Ma infondo le vuole bene.
L’uccellino fuori dalla finestra canta troppo rumorosamente per le orecchie delicate di Tessa.
La porta della sua camera si apre con un calcio da parte di entrambe. Un'altra fitta al fianco.
”Benvenuta nella mia camera!”
Lo urla fortissimo. Probabilmente in quel momento il padre e Scott avranno alzato il volume e maledetto Tessa.
”Carina!”
”Hai ragione, è proprio carina, ma devo decorarla ancora. Mi mancano i miei poster!”
”Secondo me è meglio senza quel Michael Jackson … Solo Johnny Depp mi manca!”
”Sei una scema! Tanto io li metto lo stesso i poster di Michael. Su una cosa hai ragione, Johnny manca anche a me.”
E le fa una linguaccia.
“Domani è domenica!”
”E Dopodomani lunedì!”
”Dopodomani si va a scuola!”
”Perché me l’hai ricordato?”
”Eh… finiscono le vacanze estive!”
Tessa cade per terra, sembra, per un momento, senza vita.
”Tessa!”
Apre gli occhi, Alexia la sta schiaffeggiando.
”Smettila!”
”Tessa sei viva!”
”Si sto bene, ho avuto solo un mancamento, sto bene.”
”Sei sicura? Vado a chiamare Rose?”
”No! Si preoccuperebbe troppo! Lascia stare, veramente, ora sto bene.”
Guarda l’orologio. Sono le due, una piccola bugia delle due ci sta.
”Ma ti è già capitato altre volte?”
”Alexia non voglio mentirti. Si, mi è successo un altro paio di volte, ma mi girava solo la testa, non sono mai svenuta. Ma ora sto bene.”
”Devi dirlo a qualcuno Tessa! Potrebbe essere una cosa seria.”
”Non voglio che si preoccupino troppo per me inutilmente. E’ solo una sciocchezza, passeranno tutti i dolori.”
”I dolori?”
Ops ha parlato troppo.
”Oh, niente.”
”Tessa!”
”Niente di che … mi fa un po’ male il fianco a volte. Ma non tantissimo.”
”Tessa!”
”Ok! A volte ho delle fitte molto forti al fianco, ma passeranno!”
”Oh Tessa … può essere grave! Dovresti dirlo a qualcuno.”
”-L’ho già detto a te.”
”Ragazze! A mangiare!”
Urla Rose dalla cucina.
”Non ho fame…”
”Tessa, ripeto, può essere grave.”

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Capitolo 2
*** Malata? Io? ***


È domenica mattina, la giornata di ieri con Alexia ha affaticato molto Tessa, che ora dorme. Alexia se ne è andata presto, non voleva svegliala, soprattutto dopo quello che le aveva detto il giorno prima.  Tessa si sveglia alle undici. È da un po’ che le accadono strane cose. Ha parecchie fitte ai fianchi, è molto sensibile hai rumori, mangia poco e dorme tanto.  Guarda l'altro letto, Alexia non c'è. Scende giù a cercarla, e il papà gli racconta che se n’è andata presto, e che ha detto di chiamarla.
 ”Allora io salgo a chiamarla.” 
”Non vuoi prima mangiare?” 
”Non ho fame...” 
”Ma ieri sera non hai mangiato niente!” 
”No veramente Alexia ed io abbiamo mangiato dei pop corn in camera. Li aveva portati lei, erano con il caramello o qualcosa del genere." 
Tessa guarda l'orologio, sono le undici e dieci. Una piccola bugia delle undici e dieci ci sta.  
”Ah, meglio allora.” 
Sale le scale di corsa, poi si ricorda del fianco e rallenta. Ha la testa bassa, dritta sul pavimento delle scale, cerca di contare quante macchie ha il granito. Non ci riesce. 
”Hey! Stai attenta Tessa!” 
Va a sbattere contro Scott. 
”Scott! Mai a salutare per bene la tua sorellina!” 
”Tessa finiscila. Fammi passare devo andare a vedere chi ha vinto ieri sera.”  
”Ok fratellone.” 
E gli da un grosso bacio sulla guancia. Oggi Scott è incredibilmente bello. Sarà per via della camicia mezza abbottonata, che lascia intravedere i pettorali. È la prima volta che nota che suo fratello è così bello.
Continua a guardare il marmo, da quando c’è una macchia rosso sangue? Quella non è una macchia, è il sangue di Tessa. Gli sanguina il naso. Corre in bagno, non è preoccupata, non vuole sporcare a terra, Rose ha lavato un paio di giorni fa. Gli succede spesso in quest’ultimo periodo. Si lava la faccia, e stringe la punta del naso, come le ha insegnato il padre John. Tutto a posto, è passato.
Arriva in camera, prende il telefono, compone il numero, e chiama Alexia. Squilla, squilla, squilla. Non risponde, non vuole rispondere, è arrabbiata con lei, l’ha trattata male, è sicuro, è arrabbiata con lei.
“Pronto?”
“Sono Tessa.” 
”Ah, ciao Tessa. Scusa se oggi me ne sono andata così, ma non volevo svegliarti."
 ”Perché volevi che ti chiamassi?” 
”Ti volevo parlare del fatto di ieri ...” 
”Alexia ti ho detto che non ho niente! È inutile che ti preoccupi.” 
”Allora facciamo così, se sei così sicura di non avere niente, fatti visitare da mio zio, ti ricordi? Quello dottore, te ne ho parlato se non sbaglio.” 
”Si mi ricordo.” 
”Be'?” 
”Non ho abbastanza soldi per la visita, e a mia madre non lo dico!” 
”Tessa! Che dici! Lo sai, ti visiterebbe gratis, gli parlerei io...” 
”Non lo so... Non voglio disturbare...” 
”In realtà tu non vuoi sapere se stai male!”
Alexia ha incredibilmente ragione. 
”Alexia non è così...” 
”Allora com'è?” 
”Non lo so... Forse hai ragione tu, non voglio sapere. Alexia, non voglio essere malata.” 
Cosa sono quelle gocce che scivolano dagli occhi fino alle guance? Sono lacrime, sono lacrime che rigano il volto di Tessa.
”Tessa, ma stai piangendo?!” 
”Scusa, scusa, non è niente.” 
E cosa sono quei rumori soffocati? Sono singhiozzi. 
”Tessa! Se vuoi mi precipito lì!”
”No, lascia perdere. Sono solo un po' stressata. Niente di serio.” 
”Sicura?” 
”Si, sicura.” 
”Allora ci sentiamo...” 
”Ok.” 
Si sdraia sul letto con la faccia sul cuscino. Non vuole essere malata. Infondo ha solo 16 anni. Che malattia può avere? Forse non è neanche una malattia. Forse sta sognando. Forse non sta succedendo a lei.
Un'altra fitta, questa volta molto più dolorosa rispetto a tutte le altre. Tessa si arrotola sul letto, sperando che il dolore passi. Ma non succede.

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Capitolo 3
*** Scuola! ***


Tessa si sveglia nel suo letto, sotto le coperte, tutta sudata, ha uno strano mal di testa. Come ci è arrivata sotto le coperte? L’ultimo ricordo che ha è quello di essersi raggomitolata sul letto dolorante.
Ora non le fa più male il fianco. Si strofina la fronte per togliere il sudore, è bollente. Adesso capisce tutto, quei dolori, il mal di testa, le stava venendo la febbre. Altro che zio di Alexia, aveva solamente la febbre. Domani, o dopodomani, le sarebbe passata.
Si apre la porta, è Rose.
“Amore, sei sveglia.”
“Mamma che ho? La febbre vero?”
“Si, ti senti meglio ora? Quando sono venuta nella tua stanza urlavi dal dolore, ma cosa avevi?”
“Sinceramente non mi ricordo.” 
Tossisce.
“Allora come stai?”
“Ho solo un po’ di mal di testa.”
“Hai fame? Sete? Qualsiasi cosa vuoi te la prendo.”
“Voglio Scott e una bottiglietta d’acqua.”
“Scott non c’è, è andato all’allenamento di calcetto. Ma la bottiglia d’acqua te la posso portare. Ah, e perché volevi Scott?”
“Ah niente di che, gli dovevo parlare di una cosa di scuola…”
C’è un termometro sul comodino. Lo infila sotto le ascelle. Dopo cinque minuti, circa, lo toglie. Cavolo 39,7° no, 39,8° non ancora, ecco si è fermato a 40. Non ha mai avuto la febbre a 40°, per quanto si ricordasse. Non gli piaceva quel numero, era davvero troppo alto, e poi per lei che febbre non ne ha mai.  Chiude gli occhi aspettando che arrivi la mamma con la bottiglia d'acqua. Li riapre di colpo. Come avrebbe fatto domani? Domani è il primo giorno di scuola! Non si può mancare il primo giorno!  Entra la mamma. 
”Tessa, ecco l'acqua.” 
”Mamma, rimpinzami di medicine, voglio andare a scuola domani.” 
”Tessa, non so...” 
Tessa cerca di mettersi seduta sul letto, un dolore fortissimo alla testa, si butta sul cuscino.
”Ci voglio andare.”
”Tessa... Come devo fare con te? Ci andrai, ma non con 40° di febbre ok?”
”Perfetto.”
La mamma esce dalla stanza. Tessa è concentrata, le deve passare la febbre. È facile, l'ha visto fare in una puntata dei Simpson. Deve ordinare al suo cervello di mandare dei messaggi agli anticorpi. Deve dire loro di combattere più forte. Bart l'aveva usato al contrario, per farsi venire la febbre e non andare a scuola. Lei lo deve usare per andarci. 
Si mette comoda nel letto. Non dovrà trovare scuse per non mangiare questa sera, la sera non ha mai fame.
Si sveglia di colpo, sudata. Quanto ha dormito? E se Rose non l’ha svegliata? E se sono passati due giorni e non ricorda niente. Vede la sveglia sul comodino, sono le sei e mezza. Vede che giorno è, il 3 settembre, è ancora in tempo, per fortuna. Si misura la febbre. Ci è riuscita! La febbre è calata! Ce l’ha ancora, 37°, ma può andare a scuola. 
Che bello! Non vede l’ora di rivedere tutti i suoi amici, da quella brontolona di Stefhany, alla sua migliore amica, Susie. 
Come si deve mettere? Il primo giorno conta solo l’apparenza. Non deve essere né troppo provocante, né troppo coperta. Un jeans a mezza gamba stretto, e una maglietta a maniche corte. Andrà bene. L’anno scorso aveva legato molto con tutti, o quasi. Ma Tessa ha paura che sia cambiato tutto, che si siano scordati di lei. Magari si è immaginata le conversazioni, magari per gli altri lei non è importante. Non ci vuole pensare. Vuole che oggi sia una giornata perfetta. Niente la butterà giù di morale. Niente.
Comincia ad alzarsi dal letto, le gira un po’ la testa. Prende i vestiti che ha scelto, e stando attenta a non fare rumore va in bagno a cambiarsi e lavarsi.
Si toglie la canottiera davanti allo specchio. Cerca ogni piccolo difetto. È troppo magra, e troppo bianca. Ha il seno destro più grande del sinistro. Ha molti brufoli sulla fronte. E una macchia rossa gli è spuntata sotto il seno destro. Chissà cos’è.
Ma non nota le cose positive del suo aspetto. 
Nel suo volto, pallido e sottile, spiccano due occhi luccicanti e allegri color verde marrone. Il naso sembra essere stato scelto apposta per quel volto, sistemato esattamente in mezzo alla faccia, un po’ più sotto degli occhi. La bocca rossa, pare aver rubato il colore a una rosa. Il corpo esile ha poche forme, accennate sul seno e sui fianchi. I lunghi capelli castani chiaro scivolano sulla spalla. Rose dice che li ha ereditati dal papà, anche se ora si sono scuriti. Nessuno ha preso da lei, almeno così dice, anche Scott somiglia molto al papà e a Tessa. Molti, ancora oggi, li scambiano per gemelli, pur essendo più piccola di Scott di un anno. 
Il volto di Scott è sottile, ma non pallido, anzi di un colorito gradevole. Gli occhi marrone chiaro, sono così luccicanti che è la prima cosa che si nota nel suo volto. La bocca piccola, con le punte rivolte verso il basso, si adagia perfettamente tra i due zigomi molto delineati. Il corpo è muscolo quel che basta per avere dei bei pettorali. 
Insomma due bei ragazzi, Scott ne è consapevole, Tessa un po’ meno. Forse è per questo che ha sempre quell’aria insicura e timida, che piace tanto a molti, e infastidisce altri.
Sono le otto e un quarto, Tessa è già lì da cinque minuti, nelle vicinanze della scuola non c’è ancora nessuno che conosce, sono tutti studenti del primo anno super eccitati per niente. Ma quando arriva Susie? E Cathrine? Cristopher, James, Elizabeth e gli altri? arriva qualcuno! Oh no … è Charlie. Forse era l’unica persona che non voleva vedere ed eccola che si dirige verso di lei. 
“Ciao.”
“Ciao…”
Bofonchiò Tessa.
È Charlie, un ragazzino mingherlino, dai capelli corti castani e ‘alla moda’ come dice lui. Tessa non stravede per lui, anzi, dopo tutti quegli insulti che ha ricevuto l’anno passato non dovrebbe rivolgerli neanche uno sguardo. Ma a Tessa non importa.
“Hai tagliato i capelli Tessa?”
“No Charlie, sono sempre gli stessi capelli di paglia sullo stesso corpo da spaventapasseri.”
“Oh… Senti Tessa… Ti chiedo scusa per tutte le cose che ti ho detto e fatto l’anno scorso.”
“Cos’è? Una scommessa che hai fatto con qualcuno? Prendere in giro lo spaventapasseri?”
“No Tessa… volevo solo chiederti scusa, e basta.”
“Ah … Be’ se è così, sei perdonato. Non importa, dimentichiamoci il passato.”
“Ne sono contento.”
È la prima volta che Charlie rivolge un sorriso così accogliente e contagioso.
“Oh scusa! Ho visto Susie, scappo da lei!”
Tessa corre via, lasciando lì Charlie, immobile, intento a mettere in ordine nella mente le parole che Tessa aveva pronunciato così in fretta.
“SUSIE!”
La ragazza si gira. Non è Susie.
“Dici a me?”
“Oh! Ti ho scambiato per una mia amica! Scusa!”
Tessa è diventata peggio di un peperone.
“Tessa…! Sei la solita!”
Una voce divertita e dolce arriva alle orecchie di Tessa da dietro le spalle. La riconosce questa si che è Susie!
“Oh, Susie! Che figura! Pen…”
“Lo so Tessa, ho guardato tutta la scena dal vivo!”
“Io avrò anche fatto una figuraccia, ma… I TUOI CAPELLI!”
“Lo so Tessa, li ho tagliati. Con le forbici, non so se hai mai sentito nominare questo oggetto che serve per tagliare diverse cose. Eppure dovresti conoscerlo Edward mani di forbici l’avrai visto almeno cinquanta volte!”
“Susie non fare la scema! Ma prima dell’estate non mi avevi detto che non li avresti mai tagliati!?”
“Sono scesa a compromessi Tessa.- Tira fuori dalla tasca un cellulare. –E poi non sto neanche così male.”
Tutto ciò accompagnato alla fine da una linguaccia e una posa ‘sexy’, che Tessa trova solo buffa.
“Una cosa alla volta Susie! E comunque si, stai benissimo.”
Un bacio dolce e delicato accompagnato da un abbraccio travolgono Susie, lasciandola con un espressione dolce sul viso.
La campanella interrompe questo magico momento.
“Ricomincia.”
“Mi sei mancata.”
“Anche tu Tessa, anche tu.”

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Capitolo 4
*** Ora di matematica ***


Capitolo 4 
"Che dici entriamo o restiamo qui e mariniamo il primo giorno di scuola? Io opto per la seconda."
Susie le lancia uno sguardo divertito e le fa l'occhiolino contemporaneamente.
”Oh, Susie mi sei proprio mancata!”
”Non fare troppo la sentimentale se no mi fai capire perché non hai mai baciato un ragazzo.”
”Scema! Se mi vuoi insultare fallo a bassa voce almeno!”
Ci sono ragazze che alla sua età avevano già avuto 'una prima volta' e lei non ha neanche mai dato il primo bacio. Un po' se ne vergogna l'ha detto solo a Susie, agli altri ha sempre mentito. 
Entrano in classe un po' titubanti, ma felici. Salutano il resto della classe, Elizabeth, Cristopher, Catherine, James, Stafany, e con sorpresa per Susie, anche Charlie, con un accogliente sorriso. Si siedono agli ultimi posti, nella fila centrale, speranzose di non essere cambiate di posto. Il che è molto probabile.  
”Ora... Ora dimmi che non c'è mattematica.” 
”Oh Tessa, mi dispiace ma il tuo amato professor Crunch l'abbiamo all'ultima ora. Mentre adesso abbiamo... Ah già, lettere.” 
”Ma il professor Crunch è nato per rovinarci la vita?” ”No è nato per fare la rock star e lo sai benissimo.” 
Susie allude a quando era caduta la patente del professore, l'avevano raccolta per restituirla ma prima avevano dato un'occhiata. Il professor Crunch era irriconoscibile. Aveva dei lunghi capelli neri ,ricci, stile Slash, mentre ora sono corti e brizzolati. Rumorose risate invadono l'aula, che fanno incuriosire Elizabeth, seduta un posto avanti al loro, che vuole a tutti i costi sentire la battuta per poi ridere rumorosamente e raccontarla a James. 
”Alla fine della giornata avranno già sentito tutti la mia bellissima battuta, soprattutto Crunch. Diventerò famosa.” 
Un lampo balena nella mente di Tessa. Gli erano improvvisamente passati in mente i due giorni precedenti, tutti i dolori, la discussione con Alexia, la febbre durata una notte, il sangue dal naso che scendeva come un fiume in piena e gli immancabili mal di testa che fanno da sottofondo alle sue giornate.
Deve dirlo? Susie è lì, affianco, che parla e ridacchia con James. Vorrebbe un segno, un qualcosa. Vorrebbe che Susie le stringesse la faccia con le mani, e capisse che qualcosa la turba. La Campanella suona, e Susie non da segno di aver capito i suoi pensieri.
“Come mai così amici voi due quest’anno?”
Chiede Susie con aria divertita, ma anche molto incuriosita.
Al contrario di Susie, Elizabeth ha un’aria da sbruffona che mai ha avuto.“Oh, be’… Quest’estate, ci siamo incontrati al mare e… e, ci siamo fidanzati.”
“Cosa? E’, è, è meraviglioso…”
Susie sembra stupita, anzi lo è. James, a suo avviso, era il ragazzo più bello della scuola, e al contrario di altri non è neanche antipatico. Non se ‘la tirava’ come molti altri, insomma era il ragazzo perfetto. E Susie si vede che non prova solo amicizia nei suoi confronti.
“Tessa hai sentito!?”
2No, che cos…”
Susie tira il braccio di Tessa fino a farle sembrare gemelle siamesi attaccate una dalla bocca, l’altra dall’orecchio. In neanche un minuto gli racconta tutto quello che si erano detti lei e Elizabeth, e, arrossendo un po’, parla anche  dei sentimenti che provava verso James.
“Oh, Susie, non me l’avevi mai detto che ti piaceva!”
“Non il momento di pensare a quando te l’ho detto, ora lo sai.”
“Se ti può rincuorare, per me la loro storia non funzionerà mai, Elizabeth è troppo montata di testa per poter stare con James. Oh si, non durerà molto!”
“Lo spero.”
Le due amiche si abbracciano, di nuovo. Che momento sublime l’abbraccio. Il tempo è passato veloce, forse troppo come prima giornata. È già l'ultima ora. ”Buongiorno.” Una schiera di alunni schizza in piedi come se fosse una, ma risponde come fossero tanti. ”Bbuobuonggngiornrno!” ”Vi siete anche scordati come si dice buongiorno? Siamo messi bene.”
“Vedo che lui non si è scordato niente.” Bisbiglia Susie. ”Già...”
Tutti gli alunni si risiedono rumorosamente nelle loro sedie troppo piccole e malridotte. Le due amiche del cuore cominciano un chiacchiericcio su quanti compiti assegnerà il professore solo per domani.
”Voi due... Lee e Walker.”
Dalla w alla r la stanza girò un paio di volte. 
”Vedo che non vi siete scordate come si chiacchiera.”
”No!”
Il "no" di Tessa risuona nella classe e rimbalza sulle pareti. Nessuno aveva mai osato usare quel tono di voce con il professor Crunch, anzi nessuno aveva mai osato dire no al professor Crunch.
”Mi scusi signorina Walker cosa ha detto?”
”No!”
Un "no" ancora più acuto dell'altro rimbalza nelle orecchie dei compagni, e molto probabilmente anche nelle orecchie di Crunch. 
”Da quando è così impertinente!? Venga immediatamente alla lavagna!”
”No!”
”Tessa ma che cazzo fai? Sei impazzita?!”
Sussurra Susie con un fil di voce. 
”Non mi sent...”
”Walker immediatamente in piedi!”
”Professore non ce la fac...”
Questa volta la voce di Tessa è ancora più bassa del sussurro di Susie. 
”Walker vuole una nota il primo giorno di scuola!?”
Tessa si alza. La mano destra appoggiata al banco, quella sinistra appoggiata alla sedia. Quasi sembra zoppicare verso la lavagna, più bianca di un cadavere.
”Ma cosa sta facendo?!”
Sussurra Elizabeth a James.
”Ma non vedi che sta male!”
Grida James, ma sono tutti troppo impegnati a guardare Tessa per accorgersene. 
”Sta fingendo, si vede.”
”Ma stai zitta! Sta male!”
Eccola, arriva a fatica alla cattedra e ci si aggrappa morbosamente. Tutto gira, gira troppo in fretta. 
”Walker! Cos’è tutta quasta scena! Stia dritta, alla lavagna.”
Un ghigno accompagna l'ultima parola. 
”Professore! Non vede che sta male!”
Grida Susie, e tutti, per un attimo, distolgono lo sguardo da Tessa. 
”È tutta bianca! Non vede? Lasciatela in pac... Aaaaaaa!”
D'un tratto tutto si fa buio. Un attimo prima Susie gridava per lei, ce l’ha fatta, se n’è accorta che qualcosa non va! Un attimo dopo tutto è spento
e regna un silenzio, che finalmente dona attimi di pace a Tessa. Tutto è così, così tremendamente tranquillo.

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Capitolo 5
*** Ospedale ***


E’ tutto veramente Troppo tranquillo. Che si sia addormentata in classe? Oh..
Che Figura! Immagina già le note del professor Crunch! 
"la signorina Walker ha infranto le regole questa mattina all'ultima ora addormentandosi mentre la stavo interrogando alla lavagna! Esigo provvedimenti immediati per la ‘disciplina’ tenutasi precedentemente."

Tessa non era sicura di non aver capito precisamente tutte le parole usate dal professore. Ma ora non importa. Non le importa di nulla, a parte delle voci che senta in lontananza. Scorge anche una minuscola e debole luce, anch'essa molto lontana. Mano a mano tutto si avvicina soprattutto la luce, che si fa sempre più forte e nitida. Anche le vgci si fanno più chiare e riconnscibiLi. Una voce, una voce predomina roca e sgraziata.
Tessa apre e chiude gli occhi cinque volte prima di capire di essere sveglia. Non bada per niente al fatto che non è più in classe ma in un letto di ospedale.

”Non so dirvi ora cosa è successo di preciso, stiamo facendo accertamenti, test, sapete.”
Le voci sono ancora un po’ deboli.

”Ma si sveglierà vero?”

Ha già sentito quella voce, Tessa l'ha già sentita. E anche molto spesso. Ma non riesce a riconoscerla.

”Senza ombra di dubbio. Di sicuro accadrà a giorni... Domani, Dopodomani, non si preoccupi signora Walker.”

Signora Walker? Signora Walker? Quella donnA Che parla con un fil di voce disperata è sua madre.

E per la prima volta dopo che essersi svegliata, Tessa si accorge di dove si trova. È una camera buia poco illuminata dalla finestra coperta da una tenda color celeste, più grigio veramente. La finestra, che si affaccia su un corridoio, da dove provengono le voci, è coperta da una persiana, che rende visibili solo due figure, una più altra, l’altra più bassa.
C’è una tv appoggiata su mezza parete, di fronte a Tessa. Infine un letto metallico, molto alto, con una coperta del colore delle tende. Tessa sposta lo sguardo per definire di che colore sono veramente le coperte. 
Paralizzata. Paralizzata dal terrore. Ha dei fili attaccati al braccio. Probabilmente infilati dentro la pelle, nelle sue vene. Uno preleva del sangue, probabilmente, che da ad una macchIna color grigio scuro, con delle strane linee e numeri sullo schermo. Un altro invece porta un liquido quasi trasparente. Poi altri mille fili, rossi e blu. 

Cosa sta succedendo? Perché si trova lì? Cosa ha? Vorrebbe continuare a farsi domande, ma gli occhi cominciano a chiudersi, è molto stanca. E non ha fatto niente. 

Ma, delle voci riaffiorano.

-Allora!? Cosa ti ha detto!?

-Stanno facendo dei test..

E adesso di chi è quest’altra voce?
“Si sveglierà, vero?”
E’ una voce giovanile, ma rotta da profondi respiri.

”Tra pochi giorni, il dottore ha detto che potrebbe succedere anche oggi.”

”Devi dirmi tutta la verità.”

”Te la sto dicendo Susie, te la sto dicendo.”

”Mi fido…”

Un piccolo singhiozzo soffocato. Un piccolo singhiozzo.

Susie è lì per lei. Susie c'è. Ora può, e deve riposare.

                                    *
Un leggero odore di polvere sfiora il naso di Tessa. Apre appena un occhio, per controllare che cosa fosse. Un infermiera, probabilmente, che spolvera la mensola dove è poggiato il televisore. Tessa chiude gli occhi con la paura di essere scoperta. Non vuole che la prima persona a vederla sveglia sia un infermiera. Si finge addormentata, meglio che può, ma è difficile tenere gli occhi e il naso chiuso quando la polvere ti solletica la faccia. Una macchina alla sua destra emette un suono sgradevole e molto acuto. La sua copertura è saltata.

”Oh, che succede? Io non ho mai fatto queste cose! Dottor Brovonich! Venga subito!”

L'infermiera affacciata alla porta della sua camera è una ragazza bassina e abbastanza grossa, ventiquattro anni al massimo. Capelli marroni raccolti in una coda liscia, fino a qualche minuto prima perfettamente sistemata in un cappellino da infermiera. Ma nella fretta di aprire la porta gli era caduto e non se ne era accorta. Una figura calma appare nella stanza. La prima cosa che si nota non è la faccia, ma il cartellino luccicante cucito sulla veste: ‘Dimitri Brovonich’ deve essere russo, si dice fra se e se Tessa. 

”Che succede signorina Robert?"

Ora Tessa nota anche il cartellino della ragazza, questo però plastificato.

”Quella macchina ha emesso un suono stridulo!”

Con il dito paffuto indica la macchina grigia affianco a Tessa.

”Be' il suono indica che tutto le funzionalità sono normali. Quindi, buongiorno signorina Walker.”

Il medico brizzolato rivolge un gran sorriso sapiente a Tessa. Lei ricambia.

”'Giorno anche a lei. Mi chiami Tessa per favore, non siamo a scuola, a quanto pare.”

”Ha ragione signorina Tessa.”

”E mi dia anche del tu.”

”E tu ricambia.”

Il dottor Dimitri ha già un non so che di simpatico.

”Vado ad avvisare i tuoi genitori?”

”Oh, no, di loro di venire qui per, per, per non so che cosa, è lei il medico qua. Gli voglio dare io la notizia.”

Dimitri dubita. Forse ha sbagliato a dare tutta quella confidenza.

”Ma si preoccuperanno.”

”Solo per pochi minuti, poi sarà finito tutto.”

”Allora torno subito insieme ai tuoi genitori. Stavo quasi dimenticando, fuori con loro c’è anche una ragazzina, che mi pare si chiami Susie, è qui da quando ti hanno portata. Avrebbe voluto dormire qui con te, ma non è possibile, per motivi di sicurezza.”
“Deve venire anche lei.”
Dimitri scuote il capo, in un movimento che sembra un si, poi fa cenno all'infermiera, che nel frattempo ha raccolto il cappello, di seguirlo.
Tessa li scruta da dietro le tendine finche può. Poi i due spariscono. 

Susie per lei c’è sempre stata. E’ sempre stata a pochi passi dalla stanza in cui si trova. Che ragazza fortunata Tessa. Ha un’amica che le vuole più bene di qualsiasi altra cosa. E Tessa si sente un po’ vigliacca a mettere in dubbio alcune volte l’amicizia tra loro due. 

Gli unici che Tessa non aveva sentito, erano stati James, il padre, e Scott il fratello. James non è mai stato un uomo di molte parole, più un uomo duro, che non lascia mai trasalire le emozioni. Ma c’era, perché il Dottor Dimitri aveva parlato di genitori.

Ma, Scott!? Non aveva sentito, una sola parola che lo riguardava, e nessuna gli aveva dato spiegazioni come avevano fatto con Susie. E se Scott non c’era? Cos’è più importante di sua sorella in un letto di ospedale con dei fili che gli perforano le vene!?

Un moto di violenza cresce in Tessa. In quel preciso istante vorrebbe strapparsi tutti quei fili, vestirsi (si è accorta che indossava un camice bianco a pallini blu), anzi il camice va bene lo stesso, e andare a vedere se il Dottor Dimitri sta avvisando anche lui di entrare in camera. Ma qualcosa la trattiene. Dei rumori si fanno sempre più vicini. Rumori di passi e respiri affannosi. Allora Tessa si rende conto che non sa cosa fare. Non ha pensato a cosa dire, a come farsi trovare, sveglia o “addormentata”, e ora si rende anche conto che ha fatto veramente una grande stupidaggine.

I respiri si avvicinano, e Tessa è sicura che tutti hanno già sentito il suo cuore, che batte più forte che mai. Ha paura di fare una figuraccia. Anzi neanche lei sa di cosa ha paura. Vuole solo tornare indietro nel tempo per rimediare al danno. Ma ormai è troppo tardi. La porta scricchiola. “Stanno arrivando” pensa. La maniglia si piega. “stanno arrivando e io sto per fare una figuraccia.” La porta si apre poco a poco. “Devo dormire, si, devo dormire.”

Sempre la stessa macchina che aveva smascherato Tessa emette un suono stridulo. Ma questa volta Tessa non reagisce.

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Capitolo 6
*** Risultato delle analisi ***


La porta si spalanca, e il dottor Brovonich corre da Tessa, che giace immobile.

Tessa sbatte gli occhi, le fa male la testa. Cosa è successo? E perché ha una mascherina intorno alla bocca? La stanza è vuota e polverosa, probabilmente l’infermiera Robert non le ha fatto visita. Oh che mal di testa insopportabile, e i macchinari sempre in funzione non la aiutano di sicuro.

Ma qualcosa si muove dietro la porta. Questa si spalanca, e spunta il dottor Brovonich, affannato come sempre.

“Co” Tessa si schiarisce la voce, è da molto che non parla, “cosa mi è successo?”

“Oh, si è svegliata Tessa! Comunque nulla di grave, sovraccarico di battiti cardiaci, sapevo che non dovevo farti agitare, scusami, errore mio.”

“Qui-quindi non è nulla di grave?”
“Assolutamente no.”

“E perché ho questa mascherina!?”
“Quella non serve a farti respirare, non ti preoccupare, filtra l’aria. Non abbiamo ancora avuto i risultati dei test, e potresti avere qualsiasi cosa, meglio assicurarsi che vada tutto bene.”
“Ma i miei genitori cosa hanno fatto quando sono svenuta? E Susie?”

“Veramente stavo venendo a dirti che l’orario delle visite era passato, e che dovevi riposare, cosa che devi fare anche ora. Scommetto che sei molto stanca, e che ti fa male la testa. Su, riposati.”
Tessa annuisce leggermente, in effetti ha pienamente ragione, è molto stanca. Chiude gli occhi, dorme.

La stanza è fredda. Quasi gelata. Nulla sembrava cambiato dall’ultima volta che aveva chiuso gli occhi.

“Tessa! Ti posso dare del tu vero?”

“Oh, emh, si, ciao, emh, come ti chiami?”

“Juliee Roberts”

“Oh, allora ciao Julie. Ma, ma tu sei un’infermiera?”
“Umh, no. Sono una specializzanda, sono un medico in prova in poche parole.”

“Oh, socializzate.”
“Umh, emh, buongiorno dottor Brovonich.”
Per fortuna, il dottor Brovonich è arrivato, Tessa non ha argomenti da proporre.

“I tuoi genitori” la voce del dottore più profonda che mai “ sanno che sei sveglia, sono anche arrivati i risultati dei test, non li ho ancora consultati, lo farò quando ci saranno tutti.” Poggia la cartella ai piedi del letto. “Li vado a chiamare.”

Passano secondi, anzi attimi, e i genitori e il dottore sono già dietro la porta.

“Tessa!”
Rose corre da Tessa, la abbraccia, oh come le mancava quell’odore di pulito.

“Oh, mamma, abbassa la voce, e poi lasciami, mi strozzi.”
“Scusa piccola, scusa.”
“Ciao piccolina.”

Da quanto tempo il papà non le da un bacio? Saranno anni.

Niente parole, niente parole per Susie, basta solo il suo sorriso e il suo abbraccio. Finalmente il mondo è completo.

“Mi sei mancata tantissimissimissimissimo.”
“Puoi parlare anche più forte se vuoi, non dobbiamo per forza sussurrare.”
“Mh, mh.” Il dottor Brovonich si schiarisce la voce “ I risultati dei test sono pronti.”
“Oh si, c’è-c’è li può dire?”
“Certamente signora Wood. Non manca nessuno, a me sembrava di aver sentito parlare di un fratello…”
“No, emh, no, non è potuto venire, siamo tutti qui.”

Scott non c’è. Tutto è più importante di sua sorella in ospedale.

Secondi, attimi quelli che separano degli occhi pieni di speranza, a occhi bui, spenti, sfiduciati.

“Questo è il mio lavoro, ma è sempre brutto annunciarlo.”

Occhi pieni di terrore, tranne quelli di Tessa, infondo lei se l’è sempre sentito, l’ha sempre saputo, sarebbe morta, non sa tra quanto, non sa il perché, ma deve succedere.

Nessuno si sente di pronunciare neanche una parola.

“Vostra figlia è, è malata di leucemia.”

Nessuno si sarebbe mai immaginato di sentire pronunciare quella parola. Leucemia. Eppure è successo. Tessa ha la leucemia.

“Leucemia mieloide a evoluzione cronica.”

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Capitolo 7
*** La malattia è solo una sciocchezza ***


Nessuno ha il coraggio di parlare. Tutti tacciono, increduli, sperando di aver solo immaginato la parola leucemia.

"Mh-Mh" il silenzio è stato rotto, chissà chi è il coraggioso. " potrebbe spiegare esattamente cos'è?"

John, il padre coraggioso di famiglia, e così che Tessa l'avrebbe chiamato d'ora in poi.

"Certo. La leucemia è un tumore delle cellule del sangue, ora quello di cui Tessa e affetta è una delle più comuni per quanto riguarda i bambini. E molto più raro che un adulto ne sia affetto, e Tessa ormai si può considerare adulta. La leucemia non viene così, da un giorno all'altro, e soprattutto quella cronica. La leucemia cronica si cova da un annetto prima di avvertire i primi veri sintomi. La gravità della leucemia dipende dallo stadio di malattia e quindi dall'estensione e dal coinvolgimento dei vari organi, nonché dalla risposta alla terapia medica. La terapia medica più efficace è la chemioterapia. E se questa non dovesse funzionare c'è il trapianto di midollo osseo.

Volete sapere qualcosa di preciso?"

Nessuno parla. Chi può farlo dopo una spiegazione così accurata? Chi può essere così insolente da contestare la voce di un medico che ha appena spiegato a una famiglia che la figlia, l'amica, ha la leucemia, e ha fatto intendere che non sarà affatto un percorso facile.

"Quando comincio?"

"Scusi?"

"Quando comincio con la chemioterapia?"

"Non so, non è obbligatorio farla, bisogna decidere con la fam..."

"La malata sono io, e io ho deciso che voglio fare la chemioterapia."

"Come vuole."

Tessa non si riconosce, ha alzato la voce con un medico che le stava semplicemente spiegando cose elementari. Ha preso una scelta senza pensarci sopra, senza rifletterci. Vuole solo dormire, che se ne andassero tutti dalla sua camera, la lasciassero sola con la sua malattia. È la sua malattia dopotutto. 

"Forse dovremmo lasciarla riposare, vi potete accomodare in sala d'aspetto, vi devo parlare."

Tessa annuisce, il dottore le ha appena letto nel pensiero.

Susie è immobile, gli occhi fissi nel vuoto.

Rose è terrorizzata, il corpo tremante, gli occhi colmi di lacrime pronti a scoppiare, ma si trattiene per far forza a Tessa, quando ci vorrebbe qualcuno che facesse forza a lei.

John è immobile, ma non terrorizzato, i suoi occhi sono intensi, pieni di speranza, ricordano tanto gli occhi di Scott.

“Mh,mh è, bisogna lasciar riposare Tessa.”

“Oh, si, scusi.”

Una lacrima solca il volto di Rose che si nasconde, non vuole far vedere quanto è fragile.

“Sono io a dovermi scusare, potete aspettarmi seduti qui fuori. Ora arrivo.”

Tessa chiude gli occhi, illudendosi di poter dormire tranquilla.

“Un attimo Tessa, volevo chiederti se sei sicura della tua decisione e se ne sai le conseguenze.”

“Mi sa che si perdono i capelli.”

“Tessa, gli effetti meno importanti sono la nausea, il vomito la diarrea e la febbre, ma quello da tener d’occhio è l’abbassamento dei valori ematici, cioè piastrine, globuli rossi e bianchi, che porterebbe successivamente ad altri effetti collaterali. Anche se questi ultimi sono tenuti a bada da ulteriori medicine, potresti non reagire a questo comporterebbe un rischio, anche se piccolo. E infine si perdono i capelli.”

“Perché, ci sarebbe alternativa?!”

La voce adirata di Tessa rimbalza sui muri delle stanze.

“Buon riposo, Tessa.”

Il piccolo rumore della porta che si chiude fa scattare qualcosa in Tessa. Una sensazione di voglia di urlare e piangere, scappare via, strapparsi i capelli, tanto le cadranno lo stesso, di accasciarsi e morire fregandosene di tutto e di tutti.

Ma non può, ha una famiglia, deve pensare a loro. Deve lottare per loro, deve affrontare la malattia e andare avanti per loro. Poco importa deòla voglia di vita di Tessa che è arrivata sotto lo zero, risalirà. Tutto quanto per loro, la famiglia, e Susie, quell’incredibile ragazza, coraggiosa come una donna, che con quei suoi occhi vuoti ha comunicato tutto a Tessa, tutto, ogni singola emozione vissuta in quel adorabile corpo. Pur essendo così adorabile, fragile.

Tessa si raccoglie le gambe, le stringe con fatica e chiude gli occhi. Vorrebbe dormire, ma come si fa? Vorrebbe dormire per dimenticarsi tutto, anche se solo per poche ore, sognare. Sognare di prati immensi, niente fili e macchine, solo una bella chioma, già le mancavano i suoi capelli anche se erano ancora tutti sulla sua testa.

Quanti ricordi, ma allora è vero che prima di morire ti passa davanti tutta la vita?

Si ricorda della prima volta che ha incontrato Susie, erano così piccole! Sono passati sei anni da quando si sono conosciute in 1° media, e da allora sono amiche, anzi migliori amiche. Si ricorda dei lunghi capelli neri di Susie, e dei suoi capelli biondi, come mai, che neanche toccavano la spalla.

Scott più piccolo che mai, che le si avvicinava per chiederle scusa e dargli un bacino. Quanto vorrebbe perdonare Scott facilmente come allora. Ma non ce la fa. E chi ce la farebbe? Le ha dato buca, magari per fare uno stupido allenamento di calcio, magari per avere tutta la casa a disposizione per fare un orgia con tutte le sue ‘amichette’! Magari Scott si facesse certi scrupoli! A volte veniva a casa con due o tre ragazze conciate peggio che da prostitute, e si chiudevano nella sua stanza. Tessa giura di aver sentito rumori che non c'entravano nulla con la ricerca di scienze.

Come ha potuto, Tessa lì, in quel letto, in quella stanza, e lui chissà a far cosa. Tessa vuole, e deve, sapere cosa sta facendo il fratello. È sicura che Rose l'abbia cercato al telefono, ma che lui ho abbia risposto! Magari pensa che lei sia già a casa, e che i risultati delle analisi non dicano nulla che valga la pena di ascoltare.

La rabbia invade Tessa, ma da quando Scott è diventato così superficiale? Forse era meglio alle medie, quando si reputava uno sgorbio e si comportava da studente modello, e non ora, che si comporta da strafottente con tutti, arriva a stento alla sufficienza in tutte le materie, e ha scoperto di essere un gran bel ragazzo. 

Per fortuna la maniglia si muove, ed entra Rose a spezzare i pensieri su Scott. 

"Oh, pensavo dormissi, esco..."

"No, no, mamma vieni ti voglio chiedere una cosa..."

"Si amore, forse dovremmo anche chiamare il dottore..."

"Mamma ma che hai capito? Non c'entra nulla con la leucemia. "

"Ah si?"

"Mamma, sai dov’è Scott?"

"Oh, be' gli ho detto che eri qui, ma non si è fatto sentire. Dopo quello che è successo oggi ho provato a chiamarlo, ma non risponde."

"NON GLIENE FREGA NIENTE DI ME VERO!?"

"Shh! Non gridare! Non ti devi agitare. Non è vero... Lui ti vuole bene... È solo che..."

"Che sono più importanti le ragazze e il calcio?!"

"Non è così... Vedi Tessa... C'è chi reagisce in modo diverso al dolore... Be' lui è in quella fase in cui pensa che sia tutto una sciocchezza e che non vale la pen..."

"QUINDI LA MIA LEUCEMIA È UNA SCIOCCHEZZA?"

"Non ho detto questo..."

"Oh mamma, lasciami in pace."

"Tessa, io, non" un singhiozzo esce dalla bocca rossa di Rose" non voglio lasciarti..."

"Mamma, non morirò ora, e anche se dovessi, voglio morire da sola."

Tessa sa che Rose non c'entra nulla con la malattia, con il fatto di Scott, ma non ci sono altre persone nella stanza con cui prendersela.

"Tessa non dire così! Tu sei la mia bambina, e non morirai!"

"Mamma capisco che è un momento delicato, ma ragionaci su, ho 17 anni, ho sempre avuto una vita normale, ero felice, non sono la candidata perfetta per morire?"

"NON DIRE COSÌ!"

La faccia di Rose si contrae, come per voler controllarsi, evitare una reazione fisica.

"E TU ESCI DALLA MIA STANZA, CAZZO!"

Rose scoppia a piangere, forse perché sua figlia ha già perso le speranze, o forse perché ha capito di averle perse anche lei.

Infondo Tessa non ha tutti i torti, é la candidata perfetta per questo tipo di malattia, che ti sconvolge la vita in un attimo.

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Capitolo 8
*** Chemio ***


Tessa respira. "Uno, due, tre." Respira più intensamente. "Uno... Due… Tre…" È solo un po' arrabbiata. Non sa neanche con chi, ma è arrabbiata.

"Posso entrare?"

"Si… Prego..."

"Tutto bene? Qualche dolore in particolare?"

"No... Mi sento solo un po' indolenzita, è da tanto che, non cammino."

"Be' è normale. Comunque, dobbiamo iniziare con la chemioterapia, i tuoi genitori hanno firmato tutto, tu sei pronta?"

"Si... Ma... Una domanda... Come funziona? Io ho sempre pensato di entrare in una camera e, non lo so, respirare..."

"No Tessa, è un po' più semplice di come pensi. Si tratta di flebo. Come quella che hai ora. Solo contenente diverse medicine. Non ti spaventare se dopo averla fatta ti sentirai stanca, indolenzita, è normale. Tra gli effetti collaterali ci possono essere il vomito e la nausea, ma non ci si può fare niente. Durante la chemio bisogna tenere d'occhio un paio di cose. Bisogna sempre proteggere la pelle e non esporla ai raggi solari molto forti, ora siamo in autunno, ma bisogna stare comunque attenti, e la tua pelle ha un colorito piuttosto pallido. E le unghie, bisogna curare le unghie per evitare che si spezzino. Per questo basta uno smalto rinforzante. Li fanno anche colorati, se non sbaglio. E, un' ultima cosa, niente sesso. Niente sesso per le donne, non è pericoloso, ma abbastanza doloroso, e non provoca nessun tipo di piacere, se non dolore... Tu sei vergine?"

Tessa, che già era diventata rossa solo alla parola sesso pronunciata dal dottore, arrossisce violentemente. 

"Mmh, e, si."

"Bene, quindi questo non è il periodo adatto per fare nuove esperienze.

Quando guarirai..."

"Tu pensi che guarirò?"

"Il tipo di leucemia di cui sei affetta è curabile quindi..."

"Ma hai detto che per la mia età è molto raro!"

"Facciamo così, ti dico le cose come stanno. C'è il 60% delle possibilità che un bambino affetto da leucemia ... Muoia, e il 40% che ce la faccia. Nel tuo caso le possibilità diventano 70% di morte e 30% di vita.

Ma non per questo devi perdere le speranze. 30% è un buon numero."

"Lo crede davvero?"

"Si, lo credo."

O almeno il dottore lo spera. Spera che quella dolce ragazzina non faccia la fine del 70%. È un dottore, ci è abituato, ma anche lui può affezionarsi ai pazienti e dispiacersi per loro. È pur sempre un uomo. 

Troppe emozioni mischiate insieme, l'accettazione, la paura di non farcela, la voglia di piangere, e la voglia più grande di urlare al mondo che Tessa vivrà.

Brovonich abbraccia Tessa. Un abbraccio di certo inaspettato, ma ben accolto.

Il dottore ha un profumo già sentito, forse usa la schiuma da barba di John il padre, ha le mani calde, che le riscaldano la schiena, la guancia liscia, forse appena rasata, che sfiora la sua fronte. 

Quanto è durato quest'abbraccio? Minuti? O forse attimi.

"Dopotutto ci diamo del tu, no?" 
Brovonich le sorride.

Tessa sorride in segno di approvazione, anche se dentro di se questo abbraccio l'ha scossa. 

A cosa serviva? A consolarla? A spiegarle che andrà tutto bene? Oppure il contrario? 

"Vado a prendere le medicine per la chemioterapia, vuoi che siano presenti anche i tuoi genitori?"
"No... Non c'è ne bisogno”
"Ok..."

Tessa è stordita. Ma da quanto è in ospedale, una settimana? Ha perso il conto dei giorni. E comunque che siano una o due settimane, sono di certo le più intense della sua vita. Solo nell'ultimo giorno aveva cambiato stato d'animo nel giro di pochi secondi. Erano momenti strani che neanche Tessa sapeva spiegare. 

La figura sicura di Brovonich fa ritorno nella stanza. 

"Ok, ora attacco queste qui, oh si, mettiti seduta per bene, ecco fatto. Stai facendo la chemioterapia."

Per ora va tutto bene. Non si sente diversa, anche se delle medicine le stanno entrando nel sistema circolatorio.

"Lo so che non senti niente ora, ma non è così facile come sembra... Io devo andare, ci sarà la specializzanda Robert qui con te."

Almeno un sorriso sincero nella giornata.

Nella stanza entra con entusiasmo, anche se visibilmente pacato, l'infermiera, ancora tale per Tessa, Robert.

In contemporanea con l'esuberanza dell'infermiera, i primi sintomi si fanno sentire. 

Tessa è stanca vorrebbe tanto dormire, ma ha anche un subbuglio allo stomaco, che sempre più velocemente le sale verso la gola. 

I tre o quattro conati di vomito che seguono è quello che si può definire "vomitare l'anima".
“Non ti preoccupare! Rimettiti seduta, chiamo l’inserviente … tutto a posto ora?”

“Mmm… Non mi potrei definire esattamen …”

Tessa non fa in tempo a finire la parole che altri conati la raggiungono. Ma è possibile? Qualche minuto fa stava bene!
Il mal di testa insopportabile, e lo stomaco ancora in subbuglio rendono Tessa leggermente nervosa.
“… nte bene!”
“Oh, be’, si, prevedibile.”
Quello che le sta accadendo non è prevedibile, è il suo corpo, che neanche ha iniziato con le dosi di chemioterapia,e già reagisce così male, vale la pena continuare?
Per il resto del trattamento, la terra girò un paio di volte, ma niente più vomito.
Ora vuole solo dormire, fondersi con il cuscino e le calde coperte.
“Tessa, Tessa…”
Tessa, ancora un po’ stordita, apre gli occhi. Forse è ancora troppo stordita. E’ impossibile, è, è Scott!

“Scott? Che ci fai qui? Non hai da fare?”
“Mi dispiace di non essere venuto prima… Non sarai arrabbiata?”

“No, Scott, come potevi non rinunciare alla casa completamente libera? Chissà quante belle orgie…”
“Tessa ma cosa stai dicendo? Forse è meglio che continui a dormire… Scusa se ti ho disturbato, esco.”

“Sono sveglissima, e, non uscire, questo dimostra solo che non sai rispondere.”
“Si, è vero. Non potevo fare a meno di questa opportunità. La casa libera. Solo, nella mia stanza. A piangere. Credi che per me sia stato facile accettarlo? Cavolo! Sono un uomo non potevo mettermi a piangere di fronte a tutti, tu credi che papà abbia pianto? 

Mi sento in colpa. Dovevo averla io la leucemia Tessa, doveva averlo io! Tu sei la mia sorellina…  Io ti devo proteggere, e non l’ho fatto.”
Da quando è che non si abbracciavano così? Da quando erano piccoli, piccoli? Scott la abbraccia forte, è caldo e profuma di fratello meraviglioso. Tessa è un po’ fredda, lo abbraccia a stento, ma solo perché è rimasta senza parole. Scott piange, qualche lacrima cade giù, rigando il volto perfettamente abbronzato.
“Mi hanno detto che non posso stare molto tempo perché devi riposare… Ti voglio bene.”
Il tutto coronato da un bacio sulla fronte, come se fosse una bimba, la sua bimba.
Tessa non ha avuto tempo per dirgli quanto gli vuole bene, e che gli dispice di aver dubitato di lui. Era stato così dolce. Ma ormai aveva oltrepassato la porta, e Tessa si ritrova sola. Lei e la stanza.
Si mette seduta sul letto, non ha più sonno ormai. Si gira per sistemare il cuscino. Una ciocca di capelli castani chiaro, giace su di esso. Sta già perdendo i capelli, se ne è completamente dimenticata. Istintivamente si mette una mano nei capelli. Quando la tira fuori pochi capelli sono attorcigliati alle dita. Ma già le fanno schifo. Allora si alza, toglie i fili dal braccio, va dritta in bagno. Ci sono un paio di borse dei suoi genitori, che praticamente vivono lì. Fruga in una, è di Rose, la sposta con violenza. Prende l’altra, con altrettanta violenza, ci fruga dentro e ne estrae un rasoio elettrico. Tenta un paio di volte di infilare la presa, ma sbaglia mira. Finalmente ci riesce, lo mette in azione. Comincia dalla fronte e va giù fino alla nuca, ora ha una striscia pelata in testa. Continua con i lati, finche la sua testa non è come una palla da biliardo. 

Nel farlo si è tagliata leggermente sulla fronte, ma il taglio non smette di sanguinare. Una delle controindicazioni più noiose della leucemia, ovviamente dopo la morte. Prende un paio di fazzoletti, Tessa sa che la ferita continuerà a sanguinare per un bel po’.
Torna a letto, cosa diranno le persone che la vedranno? Già era brutta prima, ma ora è un vero mostro! La testa è molto più chiara rispetto alle altre parti del corpo, e ora le orecchie un po’ a sventola si vedono benissimo.
Una volta Tessa vide un video, su una mamma che, per far piacere alla figlia che stava facendo la chemio, si tagliò capelli.
Lei non ha bisogno di questo tipo di compassione, non è una bambina, e non vuole che gli altri si imbruttiscano, basta già lei.

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Capitolo 9
*** Le colpe ***


Bussano alla porta, chissà chi è.
Dalla porta entra il dottor Brovonich, e Tessa, in preda a chi sa che cosa, fa finta di dormire, e si scorda completamente della ferita.
"Tessa... Aspetta, perché c'è del sangue sul cuscino?"
"Niente, mi sono tagliata i capelli e mi sono fatta un piccolo taglio..."
"Tessa, sai che devi evitare le operazioni che possono aprire ferite, che poi non smetteranno molto presto di sanguinare."
"Lo so dottore ma... Mi faceva schifo vedere le ciocche di capelli sul cuscino, e se non me li rasavo li avrei strappati."
"Ok... Aspetta che metto questo... Ecco, non ti preoccupare più. Comunque sono venuto qui per parlarti della tua permanenza in ospedale..."
"Cosa vuole dire?"
"Voglio dire che se vuoi puoi anche andare a casa e tornare solo per fare la chemio."
"Intende anche tornare a scuola?"
"Si, due settimane di assenza sono recuperabili."
"Devo decidere ora?"
"No, ci puoi pensare su quanto vuoi."
“Ci penserò.”
Tornare a scuola? Con che faccia? Che vergogna! Ma, se aspetta ancora potrebbe perdere l’anno… Tessa non sa che fare. La vergogna può prendere il sopravvento sulla perdita di un anno scolastico. Forse sarebbe meglio tornare l’anno prossimo con nuovi compagni, nuovi professori, e magari con dei capelli, certo la sua storia avrà già fatto il giro della scuola, ma rivedere la faccia del professor Crunch le incute troppo timore.
“E’ permesso?”
“Susie!”
“Scusa per non essere venuta prima… Non mi facevano entrare!”
“Non fa niente! Mi sei mancata ragazza.”
“Tessa mi manchi tantissimo anche tu. Stai bene… anche così…”
“Ma non dirmi bugie, lo so che sono un mostro, tu piuttosto sei meravigliosa come al solito!”
Susie si avvicina e abbraccia forte Tessa, questo ricorda tanto l’abbraccio di quando si sono riviste dopo l’estate.
“Posso sdraiarmi vicino a te?”
“Vieni qua… io mi siedo qui, che mi racconti?”
“Non so da dove cominciare, quando te lo compri un cavolo di cellulare nuovo?”
“Aspetto che me lo regali tu…”
“Sei sicura? Ecco, perché, vado a prendere la borsa sulla sedia!”
Susie estrae dalla borsa un pacchettino tutto rosso, decorato con un nastro verde.
“Questo è per te mia cara borbottante Tessa.”
Tessa è immobile, fissa il suo pacchetto.
Su aprilo!”
Tessa ancora immobile.
“Tessa, ti senti male?!”
Non si sente male, è paralizzata perché quel cellulare era compassione, pura compassione, e lei non ha bisogno di compassione. Magari se Susie le avesse fatto un regalo in un momento diverso, Tessa non l’avrebbe percepito in quel modo.
“Si, scusa Susie, ora lo apro.”
Tessa cerca di fingere, ma fare l’attrice non è mai stato un suo desiderio. Il cellulare è veramente bello, e ha anche una scheda telefonica.
“Grazie, è molto bello.”
“Non c’è di che, ma non ti piace il mio regalo?”
“No, no mi piace. Comunque lo sai che il dottore mi ha proposto di tornare a scuola?”
“Davvero? Tu hai detto si vero?!”
“Ho detto che ci penserò su.”
“Non vuoi tornare a scuola, davvero ci manc…”
“Mh-mh non voglio disturbarvi, ma Tessa deve riposare.”
“Si, ok. Ciao Tessa ti voglio bene e pensaci bene.”
“Anche io, ciao.”
Finalmente sola, non che non abbia gradito la visita di Susie, ma era davvero in imbarazzo per quell’oggetto ricevuto in carità. E poi è veramente molto stanca, maledetta chemioterapia.                                           
                                                                           *
 Una bella dormita fa sempre bene. Come farà quando tornerà a scuola se è sempre così stanca? Tessa tornerà a scuola. Lo ha deciso da qualche minuto. Non sa neanche perché, forse è l'istinto. Ma qualcosa gli dice che deve farlo e che se ne deve fregare del giudizio degli altri. Tessa si ricorda del cellulare ricevuto da Susie. Si alza per andare a prenderlo e si risistema sul letto. È bello, forse lo userà.
"Hey, Tessa." 
Ciao mamma."
"Come va?"
"Bene... Ti piacciono i capelli?"
"Sono venuta quando dormivi, li ho già visti, non ti preoccupare ricresceranno. E poi sei bellissima anche così."
"Si mamma..."
"È venuta Susie, hai visto? Che vi siete detti? Ah si! Vediamo il cellulare! Già, tornerai a scuola?"
"Piano mamma, piano! Allora, ecco il cellulare. E tornerò a scuola."
"Hai deciso?"
E nel frattempo il cellulare gli scivola dalle mani.
"Be' si, mi va."
"Come vuoi... Non è che, ecco, non è che vuoi comprare, ecco, una parrucca?"
"Che? No! Mamma ma sei impazzita? Piuttosto comprami un cappello, una bandana, non so!"
Rose arrossisce lievemente.
"Scusa, avevo pensato... No niente."
È calato un velo di imbarazzo tra loro, ma Tessa lo rompe mostrandole il cellulare e anche la scheda telefonica.
Rose se ne è andata, ora Tessa è sola, anche se per poco.
"Tessa, volevo chiederti una cosa." "Si dottore?"
"Quando vuoi tornare a scuola?" "Quando vuole..."
"Lunedì, va bene? Oggi è sabato quindi manca poco, sicura che vada bene?"
"Si, non si preoccupi."
"Allora ti spiego un po' come si svolgerà la chemioterapia. Verrai qui tre volte a settimana, facciamo martedì, mercoledì e giovedì e farai la chemio. Poi farò sapere a tua madre gli orari precisi."
"Ok, nessun problema."
Il dottor Brovonich esce della stanza zoppicando. È la prima volta che lo vede zoppicare. Chissà che gli è successo...
Ora é veramente sola e lo resterà fino a domani. Così Tessa ha tutto il tempo per svolgere l'attività che le occupa maggior tempo, dormire.
                                                                        * 
È domenica mattina, il cielo azzurro, come non dovrebbe essere a ottobre, spezzato solo da qualche nuvoletta di colore bianco puro. Tessa dorme ancora, poggiata delicatamente sul cuscino bianco come le nuvolette.
I lineamenti pallidi raramente si contraggono per l'aria fresca che gli accarezza il volto. Qualcuno bussa alla porta lievemente, ovviamente Tessa non sente e continua a dormire. Il visitatore, che si rivela essere John, entra. La sua faccia è diversa, è leggermente contratta, e assume un espressione contrariata. E anche lui zoppica.
"Tessa svegliati..."
John nello svegliare Tessa la scuote leggermente più forte di quanto dovrebbe.
"E? Che cosa? Papà che è successo?"
"Volevo parlarti del tuo ritorno a scuola."
"Cosa vuoi sapere?"
"Ti ha convinto lui a tornare?"
"Lui chi, ma papà sei impazzito?"
"Quel dottore! Ti ha convinto lui di sicuro! Tu sei troppo debole anche solo per camminare figurati per tornare a scuola!"
"Papà non ho due anni! So camminare benissimo da sola! E poi non mi ha convinto nessuno, per te potrò sembrare piccola, ma so prendere le mie decisioni! NON HO DUE ANNI!"
John prende a sbuffare, si alza e fa per andarsene.
"Papà, perché zoppichi?" Tessa ha un tono di falsa indifferenza nella voce.
"Niente, torna a dormire."
"Anche il dottore zoppicava, che avete fatto?"
La risposta, ovvia, arriva improvvisamente, e la domanda le pare scontata.
"Non ho parole, non hai cinque anni. Se l'avesse fatto Scott l'avrei ritenuto un gesto carino. Ma fatto da te mi sembra solo ridicolo."
John sembra non sentirla affatto e continua a dirigersi verso la porta. Sola all'ultimo passo di distanza si gira verso Tessa, il viso distratto e gli occhi puntati esattamente sopra la testa di Tessa.
"L'ho fatto per te, non volevo sembrare ridicolo. Volevo proteggerti, volevo che fossi fiero del tuo papà. Volevo che fosse tutto bello per la mia piccolina. Ma, hai ragione tu, non sei più piccola, e puoi cavartela da sola. Mi dispiace Tessa."
Il rumore della porta risuona nella stanza. E le lacrime cominciano a scendere.
È tutta colpa sua, sempre colpa sua. Non capisce mai niente, è solo una stupida egoista che pensa solo ai suoi di sentimenti. Non capisce che anche gli altri provano sentimenti che bisogna comprendere.
È solo una stupidissima egoista.

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Capitolo 10
*** Primo giorno di scuola... di nuovo. ***


Il morale non è migliorato dall'ultima visita di John, ma Tessa deve tirarsi su, dove tornare a scuola.

E’ domenica, quindi manca solo un misero giorno per riorganizzare una vita scolastica.

La sua testa è ancora una palla da biliardo appena lucidata, e il suo colorito è più pallido del solito. Ma questo è niente visto che nei primi minuti di chemioterapia vomita tutto quello che mangia. E meno male che mangia come un uccellino con il mal di pancia.

Domani sarà un po' come il primo giorno di scuola per Tessa, insicura, e tesa.

Non c'è niente di più difficile che riambientarsi in un ambiente in cui non ci si ritrova più.

Tessa è a casa da una notte, stesa sul suo letto color viola acceso, ha passato una notte insonne a progettare il grande ritorno.

Non ha ancora avvisato nessuno, e non pensa che lo farà visto che non ha il numero di nessuno, oltre Susie, che la riempie di messaggi a cui Tessa non risponderà.

I cellulari sono una pizza. Che c'è di bello nel vedere delle facce annoiate che guardano Tessa entrare dalla porta e rispondere 'lo sapevo già', e non una faccia meravigliata.

In un certo senso Tessa è ansiosa di tornare a scuola, ma nell'altro spera che questa mattina non passi mai.

Ma purtroppo il tempo non è dalla sua parte visto che sono già l'una.

"Tessa! Vieni a pranzare per favore!"

"Mamma, lo sai che non ho fame!"

"Tessa ti prego..."

Niente da fare, l'appetito non vuole saperne di invadere Tessa.

Bussano alla porta, sarà il solito messaggero mandato da Rose.

"Avanti..."

"Hey, Tessa, da quanto sei sveglia?"

"Più o meno da sempre... Non mi sono mai addormentata, sono troppo ansiosa."

Scott ha un espressione dolce, quasi come un padre con imbraccio la figlia appena nata.

Si siede sul letto, e le sue cosce raddoppiano di dimensioni.

"Vieni qui..."

"Qui dove?"

"Sotto il mio braccio, appoggiati alla spalla."

"Scott, sei tu?"

Scott fa segno con la mano di sbrigarsi.

Tessa obbedisce e si ritrova abbracciata dalle muscolose e abbronzate braccia di Scott.

Odora così intensamente, che gli ricorda tanto le notti passate abbracciate con il papà.

"Sei ancora arrabbiata con papà."

"Scott io" un singhiozzo blocca il discorso che stava iniziando "non so niente! Mi sento così stupida e immatura! E tu sembri più il mio papà, e, vorrei che lo fossi."

Tessa abbraccia forte Scott, le da tutta la sicurezza che non ha da tempo, ormai.

"Non dire così, io ti voglio bene, e mi sento molto protettivo nei tuoi confronti, ma non potrò mai sostituire papà, e lo sai."

"Non è vero! Io voglio bene a papà, ma è il nostro rapporto che è sbagliato! Non mi da mai un abbraccio, un bacio, una parola di conforto, e credo proprio che dopo quello che è successo l'altro giorno, non mi voglia affatto bene."

"Non lo dire più, lui ti ad..."

"Tessa allora devi ven... Mi sono persa qualcosa, che succede qui?"

"Hem, no, mamma, Tessa voleva, si insomma, saltare il pranzo, la sto convincendo con le maniere forti a scendere..."

"Lasciala stare che così le fai male! Ma guarda un po', 17 anni e si comportano ancora da bambocci... Ma si può. E tu, forza a scendere per il pranzo, che non mangi da solo Dio sa quanto!"

Scott lascia andare Tessa, e si guardano con occhiate di intesa. Continueranno il discorso, prima o poi.

Mangiare è devastante, e dopo aver mangiato un piatto di spaghetti pieno neanche a metà, si ritrova come una balena arenata sul letto.

Cosa ha fatto per meritarsi tutto ciò? Insomma, è fantastico essere viva, con tutte le parti del corpo al posto giusto e la famiglia ancora intatta e unita. Ma perché lei deve subire le occhiate di compassione, gli stressanti cicli di chemioterapia e quelle stupide domande sul suo futuro.

Chiude gli occhi, stanca da morire. Le fa male la testa, e gli occhi sembra che vogliano uscire fuori dalle orbite.

Le sembra un minuto quello passato stesa sul letto, ma sono già le cinque.

Forse è meglio alzarsi ed andare a preparare i vestiti e tutto il resto.

Una camicetta a strisce blu e nere che arrivava a malapena sull'ombelico, un pantalone nero molto aderente, e piccole scarpe nere. È meglio attirare lo sguardo su qualcos'altro, così da distrarre tutti dai capelli. In testa una bandana, con chiari riferimenti a Marilyn Manson, un lascito del fratello.

"Ho sentito movimento e sono salita... Non ti vorrai mettere quella camicia! Ti arriva all'ombelico, ed è ottobre!"

"Terrò il giubbotto... E poi, cosa ti interessa mamma?"

"Non ti voglio vedere anche ammalata!"

"Sono già ammalata."

"Vedi di non fare ironia Tessa, pensi che per me sia uno scherzo, vero?"

Nella voce di Rose c'è un pizzico di sfida.

"Penso che sia più difficile per me. Ed ora, prego, la porta la sta aspettando, madre."

Rose la guarda un ultimo istante con gli occhi lucidi.

È così stupida e insensibile, riesce a far soffrire tutte le persone che cercano di proteggerla. L'ha rifatto, un'altra volta!

"Tessa, ma si può sapere perché la mamma piange?"

Da sotto il piumino una voce singhiozzante fa capolino nella stanza.

"L'ho rifatto Scott! Sono così stupida! Non posso crederci!"

Scott si siede sul letto e scosta le coperte, accarezza così dolcemente le guance rigate di Tessa, da farla smettere di piangere.

"Non sei stupida, sei solo un po' stressata... Sai, ho freddo, posso infilarmi sotto le coperte?"

Tessa non poteva desiderare un fratello migliore, le continuava ad accarezzare le guance delicatamente, e la riscaldava con la sola presenza.

"Scott, non è che vuoi andare via? Forse ti annoi..."

"Non ho intenzione di lasciati andare... Anche se tu lo volessi. Tu dormi con me, capito?"

Tessa ricomincia a piangere, ma questa volta sono lacrime liberatorie, che delle carezze non possono calmare.

"Su Tessa, non piangere, ricordati che sono sempre qui."



                                  *



Tessa apre piano gli occhi, la prima cosa che vede, anche se in modo sfocato, è il profilo rilassato di suo fratello. Si accorge anche di essere poggiata sul suo braccio, proprio come faceva da piccola con il papà.

Gli da un bacio impercettibile, e sgattaiola via senza far rumore.

Arriva in bagno, e tutto gli ricorda terribilmente il primo giorno di scuola...

Nulla sembra cambiato davanti allo specchio, tranne il colore incredibilmente bianco, la testa rasata, la magrezza aumentata, ed, unica cosa positiva, nessuna traccia di brufoli sulla faccia liscia come seta.

Mancano due ore, due ore piene di tensione. È mezz’ora che Tessa cerca di sistemarsi la bandana di Marilyn Manson, almeno è alternativa.

Tessa decide di andare in camera e di sistemare provvisoriamente la bandana.

Comincia a fare la cartella, un quaderno e delle penne, se ancora funzionano.

“Tessa, perché non mi hai svegliato?”

“Perché dormivi così bene …”

Scott fa uno sbadiglio e si alza dal letto.

“Ma come ti sei messa la mia bandana? E poi non te ne potevi comprare una tua? Non sapevo ti piacesse Marilyn Manson!”

“Mamma mi ha dato questa … E comunque comincerò ad amarlo.”

Scott si avvicina a Tessa e gli sistema la bandana, gli calza a pennello, se avesse avuto i capelli non gli sarebbe entrata.

“Come va? Emozionata … ?”

“Non più di tanto …”

Scott poggia la mano sul petto di Tessa che arrossisce leviemente, il suo cuore batte più del normale.

“Sei emozionatissima.”

“Veramente sono più nervosa.”

“Non lo essere, andrà tutto bene.”

E gli stampa un bacio sulla guancia ancora un po’ rossa.

Come stanno bene insieme in quest’ultimo tempo. Niente a che vedere con prima. Non che prima si odiassero, ma ora, ora sono più che fratelli.

“Tessa! Scott! A fare colazione!”

“Che voce odiosa che ha mamma quando grida! Non trovi anche tu Scott?”

“Si è vero … Infatti avete la stessa voce.”

Il suo sorriso beffardo rende Scott ancora più bello alla fievole luce del mattino.

Scendono a fare colazione e Tessa incrocia lo sguardo del padre sul divano, tutti e due abbassano la testa, senza alcuna voglia di incrociarsi ancora una volta.

La macchina è scomoda e fredda messa a confronto con il divano soffice.

Cavolo, è tardi, ed il cuore le sta scoppiando in petto. Si ripete che non è nulla di che, nulla di che.

La macchina si ferma, e Tessa deve scendere, non vuole affatto, non vuole.

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Capitolo 11
*** Hugh ***


Capitolo 12
La giornata è passata così in fretta… E’ una delle giornata più intense vissute da Tessa. Ha perso un’amicizia, ma ha incontrato una persona che ancora ora le fa venire i brividi. Non ha mangiato, non ha parlato con nessuno, neanche con Scott. Ha sognato lui tutto il tempo.
“Tessa… Mi spieghi che è successo oggi? Parla almeno con me!”
“Scott, come si chiama?”
“Chi?”
“Quel ragazzo, quello con cui litigavi oggi.”
“Hugh Weasley, perché?”
“Parlami di lui. Voglio sapere tutto… raccontami.”
“E’ una persona ignobile! Ha detto che, che sei brutta.”
“Scott, so quando menti, ti metti a balbettare. Voglio la verità, ti prego… Poteri anche mangiare…”
“Mi prometti che mangerai?”
“Si.”
“Mi ha detto che… Ti farebbe volentieri, ed ha descritto anche il modo, però mi ha detto che non sapeva che sono tuo fratello e soprattutto che tu sei malata.”
“Dimmi esattamente cosa ti ha detto.”
“E’ imbarazzante, e se ci penso mi viene voglia di andare a spaccargli la faccia.”

”Ti ho chiesto di dirmi tutto…”
“Va bene… Mi ha detto che ti sbatterebbe al muro e che… Senti, ti posso raccontare altro?”

”Raccontami tutto ciò che sai sul suo conto.”

”So che gioca a calcio e che domani pomeriggio ha una partita contro la mia squadra… Viene in classe con me, ma è stato bocciato un anno. Non ha la fama di bravo ragazzo comunque. Si dice che abbia messo incinta una ragazza e l’abbia costretta ad abortire…”
Ma ormai Tessa sta già fantasticando sulla partita che domani andrà a vedere.
“Ora vieni a Mangiare? Tessa?”
“Si, vengo.”
Ora si trova a letto, che osserva il profilo di Scott. Il giorno prima pensava che il fratello fosse il più bel ragazzo della scuola, ma si sbagliava. Hugh Weasley lo è. Ogni tanto chiude gli occhi, sperando di aprirli e trovare Hugh al suo fanco. In fine si addormenta.
“Hugh Weasley, Hugh…”
“Tessa? Che cosa stai dicendo?”

”Mamma! Dov’è Scott?”
“E’ a far colazione… Ma chi è Hugh Weasley?”
“Chi ti ha detto questo nome?”
“Lo sussurravi tu poco fa… Chi è?”
“E’ un… Nuovo cantante…”
“Ah, ok. Vieni a fare colazione?”
“Si, mi vesto e scendo…”
Oggi Tessa si veste in modo più pesante, ieri ha avuto freddo… A chi avrebbe raccontato di Hugh? Se avesse ancora Susie… Non ci vuole pensare e si dirice al piano di sotto per fare colazione.
*
Il secondo giorno di scuola era cominciato meglio, è già ricreazione e Tessa non ha ricevuto neanche un’ammonizione.
“Mmm… Rosaly che fai oggi pomeriggio?”
“Niente di che… Come al solito…”
“Vuoi venire ad una partita con me?”
“Partita di cosa? Io non so fare niente…”
“No! Andiamo a vedere una patita di calcio?”
“Oh si… Se non ti do fastidio…”
“Certo che no…”
“Ciao Tessa, cosa mi racconti?”
“Oh, ciao James… Niente di nuovo… E tu? Stai ancora con Elizabeth?”
“No… E’ storia vecchia. Elizabeth è solo un’arrogante putt… Ehm ragazza.”
“Come mai?”
“Mi ha tradito… Con Rock, ci sono rimasto così male… Ma ora è passato.”
Tessa da un’occhiata a Rock… E’ molto muscoloso e rozzo, e gli ricoda…
“Ma Rock ha un fratello più grande?!”
“Si, mi sa che va in tuo fratello e gioca a calcio…”
Come può Hugh essere così bello e dolce e avere un tale fratello? Rock è il ragazzo più odioso, viziato ed arrogante che Tessa abbia mai incontrato.
Ora che lo guarda bene non ha neanche i suoi bellissimi occhi, e la bocca non è minimamente ai livelli di quella di Hugh…
“Tessa cosa fai oggi pomeriggio?”
“Sono impegnata… Devo andare, da una parte.”
“Oh, ti volevo, ehm, invitare da qualche parte per parlare un po’… Sarà per un’altra volta.”
“Si… Per un’altra volta…”
Tessa è mentalmente impegnata a percorrere le labbra di Hugh con il dito per accorgersi che James c’è rimasto male per la sua reazione poco entusiasta.
Tessa non sta più nella pelle… Manca poco alla partita di Hugh, e le sembra di non aver pensato ad altro…
“Tessa… Ti vedo strana oggi… Vieni a vedermi giocare?”
“Sicuro!”
“Non ti ho mai visto così entusiasta…”
“Sai… Sono stufa di stare a casa…”
Tessa trova Rosaly esattamente davanti al campo.
Si posizione sulle panchine più vicine all’erba fresca.
“Non mi piace il calcio…”
“Neanche a me… Veramente sono venuta qui per vedere un…”
Le due squadre sono entrate in campo, Hugh è sicuramente il ragazzo più bello delle due squadre, ma che dice, della città, del mondo.
Hugh saetta nel campo come una scintilla. Tessa non capisce se sta facendo goal, o altro, sa solo che è meraviglioso in ogni piccolo movimento.
Tessa non è riuscita a spiccicare parola durante tutta la partita, quando vede Hugh è come sotto effetto di un incantesimo.
“Per favore Rosaly… Coprimi con mio fratello… Digli che andiamo a fare un giro! Non so! Io devo assolutamente seguire quel ragazzo.”
“Ok… Gli dico che ora sei in bagno ma che dopo usciamo.”
“Grazie, ti voglio bene.”
Per la fretta di rincorrere Hugh, riesce anche ad inciampare, ma si rialza e si infila nello spogliatoio.
Riesce ad intravederlo da dietro la porta, si sta togliendo la maglietta e mostra fiero il suo fisico scolpito.

 Tessa non sa che fare, e si sente così stupida per averlo seguito, il cuore le batte forte, un po’ per la corsa, ma soprattutto per Hugh. Si appoggia al muro, è troppo debole. Lentamente scivola lungo esso, ed ad ogni secondo si sente sempre più mancare l’aria, finché un tonfo non spaventa i ragazzi nello spogliatoio. 

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Capitolo 12
*** Partita ***


La giornata è passata così in fretta… E’ una delle giornata più intense vissute da Tessa.
Ha perso un’amicizia, ma ha incontrato una persona che ancora ora le fa venire i brividi. Non ha mangiato, non ha parlato con nessuno, neanche con Scott. Ha sognato lui tutto il tempo.

“Tessa… Mi spieghi che è successo oggi? Parla almeno con me!”
“Scott, come si chiama?”
“Chi?”
“Quel ragazzo, quello con cui litigavi oggi.”
“Hugh Weasley, perché?”
“Parlami di lui. Voglio sapere tutto… raccontami.”
“E’ una persona ignobile! Ha detto che, che sei brutta.”
“Scott, so quando menti, ti metti a balbettare. Voglio la verità, ti prego… Poteri anche mangiare…”
“Mi prometti che mangerai?”
“Si.”
“Mi ha detto che… Ti farebbe volentieri, ed ha descritto anche il modo, però mi ha detto che non sapeva che sono tuo fratello e soprattutto che tu sei malata.”
“Dimmi esattamente cosa ti ha detto.”
“E’ imbarazzante, e se ci penso mi viene voglia di andare a spaccargli la faccia.”

”Ti ho chiesto di dirmi tutto…”
“Va bene… Mi ha detto che ti sbatterebbe al muro e che… Senti, ti posso raccontare altro?”

”Raccontami tutto ciò che sai sul suo conto.”

”So che gioca a calcio e che domani pomeriggio ha una partita contro la mia squadra… Viene in classe con me, ma è stato bocciato un anno. Non ha la fama di bravo ragazzo comunque. Si dice che abbia messo incinta una ragazza e l’abbia costretta ad abortire…”
Ma ormai Tessa sta già fantasticando sulla partita che domani andrà a vedere.
“Ora vieni a Mangiare? Tessa?”
“Si, vengo.”
Ora si trova a letto, che osserva il profilo di Scott. Il giorno prima pensava che il fratello fosse il più bel ragazzo della scuola, ma si sbagliava. Hugh Weasley lo è. Ogni tanto chiude gli occhi, sperando di aprirli e trovare Hugh al suo fanco. In fine si addormenta.
“Hugh Weasley, Hugh…”
“Tessa? Che cosa stai dicendo?”

”Mamma! Dov’è Scott?”
“E’ a far colazione… Ma chi è Hugh Weasley?”
“Chi ti ha detto questo nome?”
“Lo sussurravi tu poco fa… Chi è?”
“E’ un… Nuovo cantante…”
“Ah, ok. Vieni a fare colazione?”
“Si, mi vesto e scendo…”
Oggi Tessa si veste in modo più pesante, ieri ha avuto freddo… A chi avrebbe raccontato di Hugh? Se avesse ancora Susie… Non ci vuole pensare e si dirige al piano di sotto per fare colazione.
*
Il secondo giorno di scuola era cominciato meglio, è già ricreazione e Tessa non ha ricevuto neanche un’ammonizione.
“Mmm… Rosaly che fai oggi pomeriggio?”
“Niente di che… Come al solito…”
“Vuoi venire ad una partita con me?”
“Partita di cosa? Io non so fare niente…”
“No! Andiamo a vedere una patita di calcio?”
“Oh si… Se non ti do fastidio…”
“Certo che no…”
“Ciao Tessa, cosa mi racconti?”
“Oh, ciao James… Niente di nuovo… E tu? Stai ancora con Elizabeth?”
“No… E’ storia vecchia. Elizabeth è solo un’arrogante putt… Ehm ragazza.”
“Come mai?”
“Mi ha tradito… Con Rock, ci sono rimasto così male… Ma ora è passato.”
Tessa da un’occhiata a Rock… E’ molto muscoloso e rozzo, e gli ricoda…
“Ma Rock ha un fratello più grande?!”
“Si, mi sa che va nella casse di tuo fratello e gioca a calcio…”
Come può Hugh essere così bello e dolce e avere un tale fratello? Rock è il ragazzo più odioso, viziato ed arrogante che Tessa abbia mai incontrato.
Ora che lo guarda bene non ha neanche i suoi bellissimi occhi, e la bocca non è minimamente ai livelli di quella di Hugh…
“Tessa cosa fai oggi pomeriggio?”
“Sono impegnata… Devo andare, da una parte.”
“Oh, ti volevo, ehm, invitare da qualche parte per parlare un po’… Sarà per un’altra volta.”
“Si… Per un’altra volta…”
Tessa è mentalmente impegnata a percorrere le labbra di Hugh con il dito per accorgersi che James c’è rimasto male per la sua reazione poco entusiasta.
Tessa non sta più nella pelle… Manca poco alla partita di Hugh, e le sembra di non aver pensato ad altro…
“Tessa… Ti vedo strana oggi… Vieni a vedermi giocare?”
“Sicuro!”
“Non ti ho mai visto così entusiasta…”
“Sai… Sono stufa di stare a casa…”
Tessa trova Rosaly esattamente davanti al campo.
Si posizione sulle panchine più vicine all’erba fresca.
“Non mi piace il calcio…”
“Neanche a me… Veramente sono venuta qui per vedere un…”
Le due squadre sono entrate in campo, Hugh è sicuramente il ragazzo più bello delle due squadre, ma che dice, della città, del mondo.
Hugh saetta nel campo come una scintilla. Tessa non capisce se sta facendo goal, o altro, sa solo che è meraviglioso in ogni piccolo movimento.
Tessa non è riuscita a spiccicare parola durante tutta la partita, quando vede Hugh è come sotto effetto di un incantesimo.
“Per favore Rosaly… Coprimi con mio fratello… Digli che andiamo a fare un giro! Non so! Io devo assolutamente seguire quel ragazzo.”
“Ok… Gli dico che ora sei in bagno ma che dopo usciamo.”
“Grazie, ti voglio bene.”
Per la fretta di rincorrere Hugh, riesce anche ad inciampare, ma si rialza e si infila nello spogliatoio.
Riesce ad intravederlo da dietro la porta, si sta togliendo la maglietta e mostra fiero il suo fisico scolpito.
Tessa non sa che fare, e si sente così stupida per averlo seguito, il cuore le batte forte, un po’ per la corsa, ma soprattutto per Hugh. Si appoggia al muro, è troppo debole. Lentamente scivola lungo esso, ed ad ogni secondo si sente sempre più mancare l’aria, finché un tonfo non spaventa i ragazzi nello spogliatoio.

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