Letters from Nobody

di Lady Joanne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro con il destino ***
Capitolo 2: *** Chi sei? ***
Capitolo 3: *** Dietro le mura ***
Capitolo 4: *** Verità celate ***



Capitolo 1
*** Incontro con il destino ***


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Incontro con il Destino

 

Stringeva tra le mani una meravigliosa coppa di gelato a cioccolato con il cucchiaio immerso fino alla punta, si era persino sporcata nello sforzo di affondare ancora di più mentre piangeva davanti a quel film che aveva scelto di vedere quella sera.

Si ripeteva ogni volta di cercare film divertenti e di non ridursi in quello stato perché a pagarne le conseguenze ero solo lei, povera sognatrice che aspettava ancora il principe azzurro sul cavallo bianco.

Stupida, stupida e ancora stupida! Ma a chi voleva darla a bere?

Singhiozzò quando i due protagonisti ignari della guerra che avevano scatenato in lei si stavano baciando dopo un litigio mostruoso in cui lei non voleva più saperne di lui che decideva di inseguirla e la tratteneva per non farla andare via.

Ma chi avrebbe trattenuto lei? Forse la domanda era posta male, c’era qualcosa in lei per cui valeva la pena essere trattenuta? E poi da chi?

Spense la televisione lasciando il barattolo sul divano mentre andava a lavarsi le mani in bagno, era così nervosa che a poco le avrebbe scorticate quelle povere mani, poi si fermò, prese un grosso respiro e si guardò allo specchio.

C’era una buffa ragazza dai capelli rossi e mossi con due occhi verdi nascosti dietro un paio di occhiali grandi che la fissava.

Non c’era niente di normale in lei lo dicevano anche le sue amiche, quelle poche e uniche che aveva sia chiaro.

Amava stare ore ed ore chiusa in biblioteca con l’odore dei libri a tenerle compagnia, quelle pagine fresche o magari vecchie da anni che catturavano la sua attenzione.

Studiava Lettere e di tanto in tanto dava una mano nella biblioteca dell’università, quando non seguiva i corsi o doveva preparare un esame.

Passava le serate davanti alla tv oppure quando le sue amiche riuscivano a trascinarla fuori dalla mia stanza, usciva qualche ora.

Odiava com’era fatta, il suo corpo, non che fosse da buttare via ma non lo sopportava, odiava il colore dei suoi capelli e quegli occhiali che le davano l’aria da professoressa perfettina, saputella, inacidita senza un briciolo di vita sociale e che non vedeva un essere di sesso maschile dall’epoca della pietra.

Da quando Brian, il suo ex ragazzo, l’ aveva lasciata un anno fa per colpa di una biondona tutta tette e poco cervello, il suo grado di complessità era aumentato notevolmente.

Era un caso disperato da internare! Forse l’unica cosa che amava veramente era il suo nome, Ginevra, ma tutti usavano quei diminutivi assurdi come Gin, Ginny e nessuno lo pronunciava davvero.

Insomma Ginevra era la moglie di re Artù e anche se l’aveva tradito con Lancillotto, era pur sempre una donna che aveva amato tanto, lei invece cos’aveva da dare?

Si buttò a peso morto sul letto spegnendo per quella sera almeno, quei pensieri un po’ tristi doveva smetterla di piangersi addosso e auto commiserarsi, soprattutto doveva smetterla di paragonare la sua vita a quella di un film.

Quella era la realtà e nessun principe l’ avrebbe soccorsa.

 

 

Un rumore incessante le stava spaccando i timpani e avrebbe ammazzato chiunque stesse osando svegliarla di domenica mattina, ma insomma un po’ di silenzio!

-Svegliaaaaaaaaa-

Si coprì le orecchie con il cuscino, imprecando a bassa voce e mugugnando qualcosa di indefinito come “Sonno” e “via”, ma Ginevra sapeva bene che la fonte di quel caos non si sarebbe arresa tanto facilmente.

Tentò di aprire un occhio e vide una chioma bionda che correva per la stanza, le bastò a capire che era quella pazza di Kate.

-Kate, vattene o ti prendo a calci!-

-Eh no signorinella, se non ti svegli ora ti trascino giù dal letto hai capito?-

Adesso si metteva anche a farle la predica, ma che voleva a quell’ora? Si rifiutò di ascoltarla anche se le fu impossibile riuscì solo a cogliere frasi sconnesse.

-Ok dimmi cosa vuoi e sparisci-

-Tu sei un’ingrata! Gin noi non sappiamo più cosa fare, te ne stai tutto il giorno chiusa qui dentro e se non sei qui, sei in biblioteca o al campus. Non metti il naso fuori da mesi ormai, non vuoi più uscire con noi, ci hai escluse. Che cosa dovremmo fare secondo te, stare ferme e guardare?-

Sospirò, non aveva parole per ribattere. Sapeva che loro avevano ragione e non riusciva a darsi una spiegazione per il suo comportamento si era isolata da tutto e tutti, persino dai ragazzi che l’avevano sempre aiutata.

-Non lo so, è un periodo no! Passerà-

Ma da quanto tempo si ripeteva quella frase? Aveva perso il conto ormai, pensava di convincersi ma era ovvio quanto si stesse illudendo.

-La vita non cambia se tu non fai nulla per cambiarla, se resti con le mani in mano e pensi che sia un altro a cambiarla al posto tuo, ti sbagli di grosso-

Le salì un groppo in gola che non riusciva a mandare giù, in poco tempo si ritrovò tra le braccia dell’amica a singhiozzare sulla sua spalla.

-Scusa, scusa- ripeteva all’infinito

-Shhh, va tutto bene-

Kate le accarezzò piano i capelli cercando di tranquillizzarla, era riuscita nel suo obbiettivo cioè farla sfogare perché a Gin serviva sempre un pianto a dirotto prima di riprendere a combattere.

-Guardami! Sai cosa facciamo? Ora ti vesti e ti prepari ed esci un po’ da qui, le altre ci aspettano all’ingresso volevano venire anche loro ma ti saresti sentita attaccata e non avresti mai parlato-

Annuì più volte e seguì il consiglio dell’amica, prese un pantalone nero ed una camicia e si chiuse in bagno, cercò di dare a quel viso un po’ di colore dopo le lacrime della sera precedente e di quella stessa mattina.

Quando uscì trovò Kate che aveva già scelto una giacca per lei, quelle poche volte che organizzavano qualcosa impiegava un’eternità a cercare qualcosa che le calzasse a pennello come diceva lei.

-Ti risparmio la fatica-

Sorrise alla ragazza, prese giacca e borsa e la seguì fino all’ingresso del campus dove le altre tre amiche le stavano aspettando, quando la videro arrivare spalancarono gli occhi dallo stupore non pensavano che Kate sarebbe riuscita a smuoverla.

-Un miracolo! Signore, grazie!- sospirò Lena alzando le braccia al cielo, una ragazza dai capelli neri e ricci e due occhi scuri come un pozzo profondo, lei era la più simpatica quella che aveva sempre la battuta pronta per ogni occasione.

-Avevate dei dubbi?- rispose a tono Kate, se c’era una cosa che nessuno poteva ignorare era che lei otteneva sempre tutto ciò che voleva ecco perché tutte l’ammiravano.

Adorava quelle ragazze, sebbene c’erano stati litigi davvero forti non riuscivano a stare lontane per molto, le altre due corsero ad abbracciarla.

Da un lato c’era Becca una ragazza dai capelli castani a caschetto, due occhi verdi splendenti che la stava stritolando, lei era la pacifista del gruppo, sempre serena e tranquilla.

Dall’altro lato c’era Lexie, ovvero quella che attirava gli sguardi di ogni ragazzo, aveva lunghi capelli color mogano e lisci, e due occhi scuri che riuscivano a fulminarti all’istante.

Non solo era la più bella, ma anche la più fredda e cinica tra di loro, non credeva a ciò che non vedeva con i propri occhi, non si legava sentimentalmente a nessuno, lei voleva solo divertirsi e scaricava i ragazzi con una freddezza che le era costato un soprannome in tutto il campus, Lady Ice.

Solo loro ovviamente sapevano il motivo di quella freddezza, che ovviamente mostrava con tutti ma non con loro.

-Ragazze mi state stritolando. Ho capito che vi sono mancata, ma lasciatemi respirare-

-Non farlo mai più, hai capito?- la minacciò Lexie.

-Scusate davvero, sapete che quando sto male preferisco isolarmi non è colpa vostra-

-Da oggi in poi ti prenderemo a sberle- sentenziò Kate.

-Ok ora che ci siamo chiarite, possiamo andare a mangiare che ho una fame da lupi?- brontolò Lena

Non potendo più trattenerla perché una cosa che non era ancora chiara, era la magrezza di Lena nonostante tutto il cibo di cui si ingozzava, si avviarono tutte in centro.

Davanti ad una ciambella, un muffin, un cornetto e un caffè gli occhi di Lena si illuminarono a dismisura.

-Pancia mia fatti capanna-

Le altre la osservarono sconvolte.

-No fai davvero schifo, lo sai?- la guardò irata Lexie.

-Ma lasciatela stare, se ha fame fatela mangiare-

-Per favore Becca, non coprirla sempre non ha un minimo di contegno- sbottò Kate.

-E’ tutta invidia, io posso e voi no. Lasciale parlare Becca-

A quel punto Lexie intervenne con un gestaccio che le sarebbe costato un mese in esilio in un convento, ma le ragazze ovviamente non poterono fare altro che ridere di cuore, finalmente tutto era ritornato al proprio posto.

 

Rientrarono nelle proprie stanze solo in tardo pomeriggio, la domenica sera avevano deciso di restare al campus per evitare di rientrare a notte fonda e di addormentarsi durante le lezioni.

Gin approfittò di quel momento per andare in biblioteca a restituire un libro.

-Gin cara, cosa ci fai qui?- chiese Dorea, una signora di mezza età che portava avanti quella biblioteca da anni ormai, era lei la padrona di casa.

-Dorea ti ho riportato il libro che ho preso la settimana scorsa-

-Oh ma potevi farlo anche domani mattina, lo sai che di te mi fido-

-Lo so, ma sai che ogni scusa è buona per venire un po’ qui-

La signora sorrise perché sapeva dell’amore che Gin nutriva per quel luogo, in fondo lei poteva capirla erano anni che ci lavorava lì dentro.

-Mi faresti il favore di metterlo tu al suo posto? Ho tantissime cose da sistemare-

-Certo, nessun problema-

Trovò senza alcuna difficoltà lo scaffale da cui aveva preso il libro, tuttavia restò ancora un po’ chiusa lì dentro, sfiorando alcune copertine e annotandosi i nomi che più attiravano la sua attenzione.

Fu un foglio a farle abbassare lo sguardo, era incastrato tra due libri di letteratura, forse qualcuno l’aveva dimenticato?

Doveva darlo a Dorea, magari avrebbe trovato il proprietario.

La curiosità prese il sopravvento, era decisa lei stessa a scoprire chi l’avesse dimenticata, ma quando l’aprì rimase spiazzata.

Era una lettera senza alcun mittente o destinatario, e la calligrafia era sicuramente quella di un ragazzo, possibile che l’avesse lasciata lì di proposito?

Non avrebbe dovuto leggerla, c’erano scritte cose personali ma valeva correre il rischio.

Se davvero qualcuno l’avesse fatto di sua intenzione, doveva aspettarsi che chi l’avrebbe trovata, avrebbe potuto leggerla.

Una sensazione strana le diceva di portarla con sé e leggerla, non ci pensò oltre e la nascose nella manica della giacca.

Se c’era una cosa in cui credeva fermamente, era il destino...e quella volta non si sarebbe tirata indietro.

 

 

 

_________________________

Buon pomeriggio!

E’ da un paio di giorni che mi frulla questa idea per la testa, solo oggi ha preso forma davvero e non ho resistito a scriverla.

Spero che piaccia anche a voi, accetterò qualsiasi opinione vogliate darmi.

Ringrazio Daisy Pearl per il banner e tutte voi che decidiate di leggere.

 

Alla prossima.

Lady J

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Capitolo 2
*** Chi sei? ***


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Chi sei?

 

Cara Giulietta,

e non ti chiamo così perché io sono il tuo Romeo, non mi permetterai mai...ma perché in cuor mio so che tu, che stai leggendo questa lettera, sei una ragazza.

Mi prenderai per pazzo forse, ma questo è l’unico modo che ho di comunicare, ho degli amici se è questo che ti stai chiedendo ma non sono abituato a parlare di me, allora perché lo sto facendo con te?

Perché è più facile parlare con un estraneo, piuttosto che con un tuo parente o conoscente, tu non mi giudicherai mai, mi ascolterai e capirai come nessuno ha saputo fare.

Forse troverai questa lettera tra un mese, un anno o un secolo...non ti dirò il mio nome, è così importante saperlo? No, perché se sei qui ferma a leggere un pezzo di carta vuol dire che anche tu la pensi come me, che cos’è un nome? Potrà mai dirti quanta gioia o sofferenza c’è in quella persona? No! Io ti sto affidando qualcosa di più prezioso, ti sto dando la mia anima, quindi custodiscila con cura, ti prego.

Frequento questa università proprio come te, non sono un emarginato anzi sono ben integrato qui dentro ma nessuno mi conosce veramente.

Mio padre mi ha abbandonato quando avevo tre anni e mia madre è morta quando ne avevo dieci, ho vissuto per un periodo in un casa famiglia e ho cambiato famiglia affidataria di anno in anno.

Non riesco più a tenere il conto di quante persone abbiano cercato di farmi da madre e padre, non perché io fossi irrequieto o dispettoso, loro non sapevano gestirmi ero troppo silenzioso e poco collaborativo, non mi andava di giocare con nessuno ed ero asociale al massimo.

Non che ora parli tanto, ma mi sono fatto conoscere...e non solo dai ragazzi.

Non voglio essere egocentrico e non voglio sembrare un’egoista ma ho una fila di ragazze dietro di me, ma nessuna ha mai voluto davvero conoscermi, ne ho cambiate davvero tante ma non c’è una che mi abbia trasmesso un po’ di amore.

Direi che le ragazze di oggi sono tutte frivole e senza cervello ma non voglio offenderti, perché sono sicuro che tu sia una delle poche persone pulite in questo mondo.

So che posso fidarmi di te, non sveleresti mai i miei segreti, forse ci conosciamo già..così vicini eppure così lontani, troppo romantico?

Ognuno di noi è troppo impegnato a guardare altrove per capire che le cose importanti sono al nostro fianco, sono lì che ci aspettano ma pensiamo che la felicità debba essere un qualcosa di evidente, e invece no magari sono le piccole cose di tutti i giorni, la felicità può essere silenziosa può arrivare a piccoli passi senza fare rumore.

Non voglio annoiarti oltre, mi fa piacere che tu sia arrivata fino a qui, vuol dire che ho fatto bene a scrivere...Ora hai un pezzo di me e stranamente non ne sono infastidito, mi fa piacere trasmettere qualcosa alle persone che incontro sulla mia strada, e se con te ci sono riuscito posso solo dirti grazie.

 

 

Gin leggeva quelle poche righe così ricche di significato, c’era dolore e sofferenza ma anche tranquillità e pace.

Ammirava quella persona, chiunque fosse, che nonostante tutti i problemi che aveva avuto si era rialzato e aveva lottato.

Come si poteva affidare la propria anima a qualcuno senza conoscerla, a scatola chiusa, poteva essere anche una persona senza cervello e lui non se ne sarebbe importato avrebbe continuato a scrivere lo stesso senza il timore di rivelare troppo di sé.

Ci voleva coraggio per fare questo, e lei non era coraggiosa, lei scappava davanti alle difficoltà, stava rigirando quel pezzo di carta tra le mani, da ore ormai.

Si era svegliata all’alba, la sera prima aveva preferito non leggere ancora la lettera, adesso però tutte quelle parole rimbombavano dentro di lei e non riusciva a dimenticarle.

Come avrebbe affrontato quella giornata?

Non lo sapeva, ma sentiva che qualcosa stava cambiando per la prima volta nella sua vita, adesso aveva uno scopo anche lei, doveva assolutamente capire chi fosse quel ragazzo.

Ma come aveva fatto a non accorgersi che a pochi passi da lei ci fosse una persona così bella?

Chi ancora sapeva come si scrivevano le lettere, erano tutti troppo appassionati ai social network per credere che un foglio e una penna potessero trasmettere tanto.

Si alzò pronta ad affrontare quella nuova giornata ma con spirito diverso, non avrebbe ancora detto nulla alle sue amiche doveva ancora capire molte cose e per ora preferiva tenere quel piccolo segreto solo per sé.

 

-Ragazze ho una fame da lupi-

-Non avevamo dubbi Lena, per favore qualcuno le tolga quei croissant dal naso o Gin non mangerà nulla questa mattina- sbottò Lexie.

-Ma a proposito dov’è finita? Tra dieci minuti cominciano le lezioni- pensò Kate

-Sapete che ci vogliono le cannonate per svegliarla, avrà fatto tardi-

-Becca non cominciare a fare la saputella per favore, sono ancore le otto e mezza e non ti è ancora consentito- la rimbeccò Kate

-Ma lasciatela stare poverina, Becca è solo innamorata- arrivò in suo soccorso Lexie.

-Ancora di quel Paul? Ma se è un imbecille colossale, non alza il naso dai libri nemmeno se lo paghi, ma davvero cosa ti piace di lui?-

-La smettete, per favore? A me non piace proprio nessuno- urlò rossa in viso ma le altre fecero un segno di nonchalance con la mano come se non avesse proprio parlato.

-Uuuh eccolo! Parli del diavolo e spuntano le corna!-

-Lexie!- la richiamò la povera Becca sotto lo sguardo delle altre ragazze che erano pronte per il duetto mattutino.

Quattro ragazzi entrarono dalla porta principale richiamando l’attenzione di quasi tutte le ragazze del campus, non si poteva dire certo che passassero inosservati e loro consapevoli facevano un’entrata trionfale neanche stessero passando i Backstreet Boys

In realtà due erano quelli più conosciuti per la capacità di cambiare ragazze con la stessa velocità con cui si cambiavano le mutande.

-Buongiorno madamoiselle. Lexie, Lexie già acida di prima mattina, se non stai attenta ti verranno le rughe- commentò Alex con un sorriso che la ragazza se avesse potuto, avrebbe strappato a morsi.

Tutti gli altri si accomodarono pronti a vedere lo spettacolo della giornata, non era certo un mistero che Alex e Lexie facessero scintille ogni volta che si incrociavano.

Lui, bello e impossibile. Lei, la reginetta del campus.

Alex si divertiva a punzecchiarla e Lexie sbottava come una pazza, era un botta e risposta continuo perché secondo lei, lui non aveva un minimo di cervello ma era bello senza alcun dubbio e un pensierino per una buona causa l’avrebbe fatto.

-Stai attento alle tue di rughe, almeno io ho un cervello il tuo invece è in vacanza dalla nascita. Chi ti prenderà quando sarai diventato brutto?-

-That’s amore- canticchiò Sam.

Kate alzò i pollici in su nella sua direzione, la pensava allo stesso modo come sempre, diceva che era l’unico di quel gruppo con un po’ di sale in zucca, e poi era divertente.

-E’ inutile che parlate come se noi non fossimo qui-

-Oh per favore, non cominciate!-

Lena esasperata alzò gli occhi al cielo, incrociò per un attimo lo sguardo di Sam che ridacchiò e le fece l’occhiolino, quei due non la contavano giusta ma ci sarebbe stato modo per spettegolare.

-Ragazzi io scappo a lezione, sono in ritardo- s’intromise Becca timidamente.

-Ciao Becca, buona lezione!- risposero le ragazze.

Sam piantò un braccio nelle costole di Paul che per poco non si affogava con la ciambella.

-Ma sei impazzito? Dillo che mi vuoi morto-

-Non hai la stessa lezione di Becca? Muoviti o farai tardi!-

A Sam non importava nulla del suo ritardo, ma decise di far leva sul punto debole di Paul, ovvero i libri, per dargli una spinta.

Tutti avevano capito che a Becca piacesse, l’unico rincitrullito era proprio il ragazzo che sembrava il bello addormentato nel bosco.

-Eccomi!- urlò una voce da lontano, una chioma rossa comparve davanti ai loro occhi in un attimo

-Alla buon’ora!-

-Scusate, non ho controllato l’orario ho fatto una nottataccia- si sedette e prese un grosso respiro dopo la corsa appena fatta.

-Chi ha mangiato la mia conchiglia alla crema? Lena sei stata tu!-

-Ehm scusa, avevo fame-

Mancava poco che si mettesse a piagnucolare come una bambina, ma era la sua preferita.

-Tieni, prendi la mia. Io non la voglio-

Si voltò lentamente alla sua sinistra pensando di star ancora dormendo, Mark si era scomodato per lei? No questa era da segnare sul calendario come evento unico e irripetibile.

-Mark stai bene?- si preoccupò Alex, il suo migliore amico.

-Vado a lezione, ci si vede- si alzò e si allontanò dal gruppo.

Gin lo seguì per tutto il tragitto fino a quando non scomparve dalla sua vista, era la prima volta che le rivolgeva la parola, si vabbè era un tipo taciturno ma con le altre almeno un “ciao” ogni tanto usciva dalla sua bocca, era così insignificante da non meritarsi nemmeno un saluto?

Il gesto di cortesia che le aveva fatto venne spazzato subito via dalla sua rabbia cieca nei confronti di quel ragazzo impertinente, che si credeva di essere il mondo dell’universo.

Non capiva come le ragazze potessero cadere ai suoi piedi, si insomma era affascinante ma lei che se ne faceva di un tipo affascinante se poi aveva un carattere insopportabile?

-Non pensarci Gin, davvero. E’ fatto così!- dissero i due ragazzi rimasti ancora lì

-Ed è fatto male!- sbottò prima di ingozzarsi con la sua conchiglia, alla faccia di quel grande pallone gonfiato.

Voleva la guerra? Mark aveva trovato pane per i suoi denti, non l’avrebbe passata liscia.

 

Quando tutte le lezioni furono finite, nel primo pomeriggio Gin andò a chiudersi in biblioteca.

-Ginny aspettami, vengo con te-

Solo Becca poteva chiamarla in quel modo, sorrise alla ragazza e si avviarono.

-Tutto bene, oggi?-

-Si, grazie. A te?-

-Al solito, ma perché non sono convinta della tua risposta?-

La scrutò in volto, capiva quando le sue amiche avevano un problema, si leggeva in faccia.

-No, nulla di importante-

-Si tratta dell’università?-

-No no, va alla grande. E’ Paul il mio problema- sospirò affranta.

Becca era cotta di Paul da un anno ormai, ma lui non la considerava nemmeno di striscio, era sempre gentile e premuroso ma non si sbilanciava mai.

Lei conosceva bene Paul, era il suo migliore amico, ma a volte non lo capiva. Non si era mai posta il problema perché sembrava non aver notato nessuno, sapeva che era concentrato sui suoi studi ma sembrava cieco come una talpa eppure aveva gli occhiali.

-Lo sai com’è fatto! Non è che non ti nota, pensa ai suoi studi e forse al momento non è interessato a nessuna relazione-

-Hai ragione, ma io non posso aspettare in eterno che si accorga di me. Devo pur togliermelo dalla testa-

La abbracciò e si promise che l’avrebbe aiutata, avrebbe parlato con Paul per capire se la sua amica avesse una speranza, quando si separò da Becca andò dritta nel posto in cui aveva trovato la prima lettera ma quella volta non ne trovò un’altra.

Era delusa, sperava di poter conoscere ancora quel ragazzo e di leggere qualcos’altro di lui, che l’avesse aiutata a capire chi fosse, forse non avrebbe più scritto anche se in cuor suo desiderava il contrario.

Girò in lungo e in largo la biblioteca, forse aveva cambiato luogo ma ovviamente il suo fu un buco nell’acqua.

-Sta cercando qualcosa, posso aiutarla?-

-Oh no, io avevo perso un fermaglio ecco!-

Cercò di trovare una scusa plausibile, ma lo sapevano tutti che lei non era in grado di dire bugie.

-La biblioteca sta per chiudere, se ha finito dovrebbe andarsene-

Ma quant’era simpatica quella ragazza!

-Si certo, vado via subito-

Sbuffò l’ennesima volta per non aver trovato la lettera, che stupida che era, succedeva sempre la stessa cosa, quando si intestardiva nessuno le faceva cambiare idea e adesso volevo scoprire chi era quel ragazzo.

Camminò ancora un po’ tra i corridoi prima di raggiungere la sua stanza, ma all’improvviso si bloccò, le era sembrato che qualcuno la stesse seguendo.

Si voltò ma non vide nessuno, e quando fece qualche passo avanti una chioma nera si era infilata in una stanza, aveva qualcosa di familiare ma non sapeva spiegarsi chi fosse.

Forse si era solo impressionata, magari non stava seguendo proprio lei.

Eppure avvertiva una strana sensazione, e lei non si sbagliava mai...infatti quando una mano le tappò la bocca e la trascinò nel buio, si promise mentalmente di leggere meno gialli...

 

 

 

 

 

______________

Buon sabato ragazze!

Mi scuso per il ritardo ma tra l’università, problemi di salute, di cuore xD e l’altra storia ho avuto pochissimo tempo.

Spero che con questo capitolo mi perdonerete più facilmente.

Ho voluto presentarvi anche l’altro gruppo di amici, perché come vedrete in seguito saranno presenti e coinvolti nelle questioni delle ragazze.

La storia di Gin è quella principale, ma ritaglierò uno spazio anche per gli altri personaggi che io adoro.

Cosa ne pensate della lettera? Chissà chi sarà, è ancora presto per dirlo.

 

 

Grazie mille perché le visite sono tantissime, e questo mi riempie di gioia.

Spero di leggere qualche opinione in più, se volete ovviamente! ^^

 

Un bacio, a presto

LadyJ

 

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Capitolo 3
*** Dietro le mura ***


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Dietro le mura

 

Ginevra aveva il cuore che batteva così forte da avere paura che potesse uscirle fuori dal petto, la mano che l’aveva trattenuta le impediva ancora di parlare, solo quando la pregò di non urlare quando l’avesse liberata capì chi fosse e per poco non si afflosciò a terra.

-Ma sei per caso impazzita, volevi farmi venire un infarto?-

-Ti ho chiesto di non urlare, lo so scusa- disse la ragazza bionda

-Scusa? Si può sapere perché ti nascondi? Che ci fai qui?-

Era così arrabbiata con lei da volerla prendere a sberle solo per lo spavento che aveva preso.

-Quante domande. Ora non posso parlare, ti spiegherò un’altra volta-

-Eh no, signorinella dei miei stivali o parli ora o urlerò così forte che si sveglieranno anche le pietre-

Quella, di rimando, sbuffò, sapeva che quando Gin si metteva in testa una cosa nessuno la fermava.

-E va bene, ma non qui vieni con me!-

Salirono due rampe di scale e voltarono a destra entrando in una stanza, a differenza di tutte le altre del campus quella aveva un letto circolare al centro, di fronte c’era una scrivania abbastanza grande da occupare molto spazio situata proprio sotto la finestra, a sinistra un armadio in cui potevi perderci perché poteva essere un’altra stanza, e a destra c’era il bagno con la vasca idromassaggio incorporata. Nemmeno Lexie che era l’unica a non uscire se aveva anche un capello fuori posto era arrivata a tanto, ma Kate non la pensava così lei doveva distinguersi dalla massa.

-Kate mi spieghi cosa sta succedendo?-

La ragazza si distese comodamente sul letto mentre Gin attendeva in piedi battendo furiosamente il piede a terra, e quello era un segno di quanto stesse per esplodere.

-Stavo seguendo un ragazzo- rispose tranquillamente come se avesse appena annunciato che stava andando a comprare un gelato.

L’altra alzò il sopracciglio incredula.

-Non sapevo fossi diventata una stalker, sua grazia può illuminarmi chi era lo sfortunato?-

La bionda la incenerì con lo sguardo, ma non perse affatto il suo charme.

-E’ un ragazzo che mi piace, si chiama Andrew. E’ così carino, dovresti vederlo davvero e poi dovresti sentirlo, ogni parola che dice sembra una poesia-

Gin stava per scoppiare a ridere ma sapeva che la sua amica si sarebbe offesa e non avrebbe più parlato, non capiva come mai però lo stesse seguendo proprio lei che non si faceva mai nessuno scrupolo a dire in faccia cosa pensava.

Stava per chiederglielo quando la anticipò, il suo tono sognante si trasformò in un lamento.

-E non mi fila nemmeno di striscio- piagnucolò affranta gettandosi tra i cuscini.

Quello si che era un affronto per Kate che non aveva mai ricevuto un rifiuto in vita sua, ma come si diceva c’era sempre la prima volta.

-E quindi hai pensato bene di diventare una stalker-

-Cos’avrei dovuto fare? Devo capire se c’è un’altra, perché non c’è altra spiegazione- disse lei come se fosse ovvio.

Gin alzò gli occhi al cielo pensando ad un modo carino per dirle la verità.

-Kate ascoltami, sappiamo entrambe che sei una bella ragazza, intelligente e divertente ma se ti poni in questo modo nei confronti dei ragazzi, come se esistessi solo tu al mondo, non combinerai mai niente. Smettila di fare l’altezzosa e cambia atteggiamento, non stargli troppo addosso e fatti vedere per quella che sei veramente-

-Grazie Ginny- si buttò a peso morto su di lei facendola crollare e scoppiare a ridere.

Kate era sicuramente la più testarda ma bastava niente per farla cedere e lei ci riusciva sempre, era in quei momenti che capiva l’importanza della loro amicizia, perché se c’era una cosa che non avrebbe mai cambiato nella sua vita erano le quattro ragazze così diverse ma così unite.

 

Quando arrivò a cena trovò le altre ragazze già sedute al tavolo erano così impegnate a parlare di qualcosa da non accorgersi della sua presenza.

-Posso sapere anch’io di cosa state sparlando?-

Si sedette e attese che le spiegassero, quando si voltò vide Becca col viso rivolto verso il suo piatto intatto e capì che forse doveva riguardare lei.

-E’ accaduto il miracolo dell’anno, Paul ha parlato con Becca- annunciò Kate che se la rideva.

La notizia la colse così di sorpresa che le cadde la forchetta di mano facendo un rumore assordante.

-Cosa?- si rivolse verso la diretta interessata che era diventata rossa come un pomodoro.

-Beh si, insomma, mi ha solo chiesto di prestargli un libro però è la prima volta che mi ha rivolto la parola, è già qualcosa no?-

I suoi occhi erano così speranzosi che non se la sentì di far crollare i suoi sogni.

-Ma certo Becca, è un passo avanti- la rassicurò Gin

-Io credo che quel ragazzo abbia qualche rotella fuori posto, insomma ma c’è mai stato con una donna? L’ha mai vista una ...- sbottò Lexie che stava per cadere nel volgare ma la fermarono in tempo per non infierire nella povera Becca.

-Lexie! Un po’ di contegno- la richiamò Lena.

La ragazza alzò le mani in segno di resa e si scusò per la poca delicatezza.

-Ragazze io non ho molta fame, torno in camera-

Le altre la salutarono, non sapevano che altro dirle. Quando si allontanò del tutto si voltarono verso Lexie che con la cotoletta ancora in bocca quasi si strozzava.

-Quando hanno distribuito la delicatezza dove diavolo eri finita?- le urlò Kate.

-Insomma mi dispiace per Lena, e so che sono stata indelicata ma cerco di aprirle gli occhi. Ragazze è inutile che la riempite di bugie, Paul non si accorgerà mai di lei e non perché Becca ha qualcosa che non va ma è lui che non si accorgerà mai di una donna in vita sua. Secondo me lui è ..-

-Lexie!- la richiamò Ginevra, stava davvero esagerando ma cos’aveva quella sera il dente avvelenato?

-Ma che volete? Sono sincera va bene? Secondo me non ha le palle- sbottò esasperata da tutte quelle interruzioni.

-Così disse colei che invece ne ha avute fin troppe- si intromise l’unica persona che poteva permettersi di farlo senza che Lexie lo incenerisse.

-Alex, ma qual buon vento! Forse ti sei sentito chiamato in causa, sai com’è stiamo parlando di qualcosa che tu non hai-

Le altre sghignazzarono, sapevano che in ogni caso Lexie ne sarebbe uscita vittoriosa.

Il ragazzo non era per nulla impressionato o intimorito, anzi rideva perché in fondo adorava quegli scambi di battute.

-Beh puoi sempre accertarti da sola che io non le abbia-

-E’ una proposta indecente?- decise di stare al gioco e le altre non si stupirono perché Lexie l’aveva sempre ammesso che per una notte avrebbe fatto il sacrificio, ma niente storia seria peccato che erano così simili da attirarsi continuamente.

-Prendila come vuoi-

-Ok basta, andate a flirtare da un’altra parte qua c’è gente che vuole mangiare e non vomitare- disse Kate facendoli ridere.

-Scusate ma devo passare un attimo in biblioteca prima che chiuda-

Gin si allontanò lasciandoli ai loro discorsi, quei due sarebbero caduti nella loro trappola ne era certa ma sarebbe stata dura ammetterlo.

Accelerò il passo doveva assolutamente controllare se ci fosse qualche altra lettera.

Salutò Dorea che non si meravigliò di trovarla lì a quell’ora, almeno non avrebbe dovuto dare delle spiegazioni. Ricordava perfettamente dove aveva trovato la prima volta la lettera, tirò un sospiro di sollievo quando ne vide un’altra.

Non poteva crederci che avesse scritto ancora, forse non trovando la prima aveva capito che qualcuno l’avesse letta così da spingerlo a farlo ancora.

Non perse nemmeno un minuto si sedette e aprì il foglio, riconobbe la calligrafia e capì che era ancora lui.

 

Cara Giulietta

Spero che abbia trovato tu questa lettera, perché so per certo che anche l’altra l’abbia letta tu e se ancora non hai detto nulla, vuol dire che di te mi posso fidare.

Mi fa strano parlare ad un foglio ma è l’unico modo che conosco per comunicare, avrai capito che non sono affatto il tipo a cui piacciono le confidenze, non sono abituato a chiedere consiglio ad un amico anche se ne ho alcuni che non aspettano che sia io a chiederglielo e per questo che li posso considerare degli amici veri, fidati.

Non conosco il tuo nome, non so come sei fatta forse ci conosciamo ma dietro queste parole non sapremo mai le nostre identità.

Credo che mi posso fidare di te, ti ho confidato tanto la scorsa volta e l’hai tenuto per te. Come faccio a saperlo? Se avessi detto a qualcuno quelle cose sulla mia vita lo avrebbe saputo tutto il campus nel giro di mezz’ora.

Sei una persona discreta che sa mantenere un segreto, non sei una pettegola e questo mi piace, sei diversa dalle altre, ti chiederai come lo so ma ti posso dire che so riconoscere una persona.

Non c’è bisogno di un viso, di un corpo, o di una parola per capire com’è si è fatti, bastano anche i silenzi e quelli valgono più di mille parole non credi?

Ho ancora un milione di cose da dirti, ma alcune me le terrò per me, così da potertele dire man mano che passerà il tempo. E giuro che troverò sempre qualcosa da dirti, così almeno non te ne potrai andare finché non avrò finito di parlare.

 

Non la conosceva ma l’aveva capita benissimo, come ci riusciva?

Esisteva davvero un ragazzo nello spazio di quel campus capace di scrivere in quel modo e di farle battere il cuore solo con poche semplici parole?

Forse era pazza, e se l’avesse detto alle sue amiche gliel’avrebbero confermato, ma sentivo di volerlo conoscere, di doverlo conoscere, perché ne valeva la pena ne era sicura.

E se lei era l’unica che riusciva a far uscire qualcosa di buono da lui, l’avrebbe ascoltato ancora.

-Ginny stiamo per chiudere-

Dorea la distolse da quei pensieri, si incuriosì nel trovarla lì a terra ma non le chiese nulla.

Si sentiva davvero felice, non sapeva il motivo ma stava bene ed era molto tempo che non sorrideva.

La salutò e corse via, voleva solo buttarsi sul letto e fantasticare ancora un po’ su quel ragazzo misterioso.

Era così immersa nei suoi pensieri che quasi non si accorse di qualcuno che era uscito dal corridoio, andò a sbattere contro qualcosa e stava per cadere a terra ma una mano la tenne forte per la vita fermandola in tempo.

Aveva chiuso gli occhi sicura che sarebbe caduta ma quando li riaprì si trovo davanti l’ultima persona che credeva di poter incontrare.

Erano faccia a faccia, non si era mai soffermato a guardarlo ma adesso che erano così vicini notò i suoi occhi color ghiaccio che la fissavano intensamente e i suoi capelli neri ricadevano sulla fronte rendendolo ancora più intrigante.

Si riprese da quei pensieri assurdi, si trovava ancora tra le sue braccia con le mani ferme sul suo petto.

-Mark-

Si allontanò di scatto, imbarazzata poi guardò il disastro che aveva combinato e si abbassò per aiutarlo.

-Scusa davvero... io ero distratta...mi dispiace, che disastro ho combinato-

Lo vide sorridere, forse si stava divertendo ma al momento era troppo imbarazzata per risponderlo come doveva.

Si accorse di non averlo mai visto sorridere, era davvero bello senza quell’aria perenne da incazzato.

-Ehi non preoccuparti, sono solo fogli-

Non si erano mai rivolti la parola anche se spesso avevano pranzato insieme, e mai era stato così gentile con lei, però forse non poteva giudicarlo perché non lo conosceva affatto.

Lo aiutò a raccoglierli, quando alzò lo sguardo di nuovo su di lui vide che non era arrabbiato anzi era molto tranquillo.

-Non guardo mai dove metto i piedi, mi dispiace- tentò di giustificarsi.

Il ragazzo si mise a ridere ancora, ma la trovava buffa?

Ora si che l’avrebbe risposto ma lui la stupì ancora

-Lo so-

E quelle parole bastarono per farle capire che anche se lui era taciturno notava sempre tutto, e aveva notato anche lei.

-Stai bene?- le chiese divertito.

-Benissimo grazie, ora devo andare. Ciao Mark-

Se voleva ridere alle sue spalle aveva trovato pane per i suoi denti.

-Ciao Ginevra-

Ginevra.

Nessuno l’aveva mai chiamata così, anche se lei adorava quel nome.

Non gli mostrò quel turbamento ma continuò a camminare fino a quando sicura che non potesse più vederla si accasciò a terra con la mano sul cuore.

 

 

 

_______________________

Non posso dirvi quanto mi dispiace essere sparita per tutto questo tempo, ma ne avevo bisogno e non perché l’ispirazione mi mancava ma perché dovevo allontanarmi un po’ da efp respirare un po’ d’aria e tornare alla realtà, ormai scrivevo solo perché dovevo e non perché volevo.

Ci sono state persone nella mia vita che mi hanno fatto dimenticare cosa volesse dire tutto questo, ma ora sono tornata e una di queste mattine mi sono svegliata e ho capito cosa mi piaceva fare e non cosa volevano gli altri che io facessi.

 

Ginevra è tornata più confusa di prima ma ce ne saranno delle belle, come avete potuto già immaginare, sebbene la protagonista sia lei darò spazio anche alle altre perché le adoro e perché nella mia mente hanno un ruolo ben preciso.

 

Grazie per chi deciderà ancora di seguirmi

Buon ferragosto ragazze ^^

Lady J

 

 

 

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Capitolo 4
*** Verità celate ***


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Verità celate

 

I capelli color mogano cadevano perfettamente sulle sue spalle, il vestito bianco che aveva deciso di indossare quella sera per risaltare la sua carnagione la rendeva una dea.

In quel momento lo specchio stava riflettendo una ragazza sicura di sé e determinata.

Lexie era davvero vanitosa, sapeva di essere bella e sfruttava la cosa a suo vantaggio, amava mettersi in mostra e farsi guardare.

In fondo era quello che volevano i ragazzi da lei, quindi perché riempirsi la testa di favolette sull’amore se poi tutti si fermavano all’aspetto fisico?

Non aveva senso, era meglio divertirsi. Era ancora giovane e poteva farlo.

Prese la borsa sul letto ed uscì, il rumore dei tacchi risuonava ad ogni passo che faceva e il silenzio che c’era nei corridoi veniva interrotto solo da lei perché tutti gli altri erano rinchiusi nelle loro camere.

Doveva uscire con Jonathan, un ragazzo dell’ultimo anno che aveva smosso mari e monti per trascorrere una serata con lei riempendola di rose e regali, sicuramente ne valeva la pena se sapeva come corteggiare una donna.

Era appena uscita dal campus quando un fischio la fermò, sapeva a chi apparteneva solo lui si permetteva di fare un gesto così sconsiderato con lei.

-Sei proprio uno schianto!- la adulò osservandola centimetro per centimetro.

Lei lasciò che finisse la sua radiografia e solo quando incrociò il suo sguardo fece un sorriso malizioso.

-Strage di cuori stasera?-

Si domandava perché gli interessasse così tanto, o forse lo sapeva ma non voleva ammetterlo.

-Si Alex, sono già in ritardo quindi non posso fermarmi a conversare con te-

Era meglio chiudere i battenti in fretta, quando si trattava di lui perdeva il controllo facilmente e non capiva come mai, si sentiva strana non era padrona delle sue azioni.

Era bello senza dubbio, faceva perdere la testa a chiunque con quel viso, qualche sorriso e un paio di parole accattivanti, chiunque ma non lei!

Stava per andare via quando lui le sbarrò la strada.

-Lexie, Lexie, non così veloce-

La stava mangiando con gli occhi se ne era accorta, e in quel momento lui voleva giocare ma lei non era della stessa opinione.

Sarebbe stato facile, una sera e nulla più ma con Alex sapeva che non si sarebbe fermata ad una sola notte perché quello era un gioco pericoloso si sarebbe fatta male, loro erano due calamite, si scontravano e si appiccicavano continuamente.

-Cosa vuoi?- era meglio passare alla difensiva.

-Cosa voglio?- sorrise passandosi la lingua sulle labbra. -Non lo immagini neppure-

E fu allora che accadde, si ritrovò con la schiena al muro in gabbia tra le sua braccia, le mani che toccavano la pelle nuda delle gambe sembravano bruciarla dentro.

Le sue labbra la bloccarono, non doveva permetterglielo ma quella passione lei non l’aveva mai sentita e fu un esplosione.

Era stretta contro di lui mentre le loro bocche si rincorrevano frenetiche, era in trappola e non sapeva se scappare o meno.

Quando si staccarono avevano entrambi il fiato corto, Alex appoggiò la fronte contro la sua e sorrise, si avvicinò al suo orecchio e un brivido le salì lungo la schiena.

-Quando stasera sarai con Jonathan penserai a me come io penserò a te. Buona serata Lexie-

Andò via lasciandola lì in subbuglio, sconvolta e rossa in viso.

Doveva riprendersi, non poteva presentarsi in quelle condizioni ma lungo il tragitto pensò alle sue parole.

Lui sapeva con chi doveva uscire, e questo la sconvolse ancora di più perché capì che poteva significare solo che qualunque passo lei avesse deciso di fare lui ne era già a conoscenza.

 

La mattina seguente sembrava che nessuno avesse voglia di parlare.

Gin pensava alla lettera del ragazzo misterioso.

Kate pensava ad un modo per avvicinare Andrew.

Becca pensava al suo Paul che era seduto accanto a lei.

Lena cercava di capire cosa fosse successo alle altre.

E Lexie era ancora sconvolta dalla sera precedente, il fatto che anche lei quella mattina fosse silenziosa era un brutto segno ovviamente nessuno sapeva cosa la turbava e quando arrivò Alex e lei non lo degnò di uno sguardo capirono che era ancora più brutto di quanto immaginassero.

-Che c’è hai perso la lingua?- chiese Alex a quest’ultima

Solo Lexie sapeva l’allusione di quella domanda tanto da farla gelare.

-Credo che stanotte si sia affaticata molto, sai com’è meglio che riposi-

Le altre restarono stupite da quella risposta, sapevano dei battibecchi che c’erano tra i due ma la loro amica non si era mai spinta fino a tanto, doveva essere davvero grave.

Si alzò lasciandolo lì a bocca aperta, senza parole come lui aveva lasciato lei la sera precedente.

L’aria era piuttosto tesa così anche altri decisero che era arrivato il momento di andare a lezione.

Restarono Gin e Mark da soli, lei non gli rivolse la parola dopo che si era preso gioco di lei la volta scorsa quindi mangiava il suo dolce tranquillamente.

Lui al contrario la osservava, non capiva bene il motivo fino ad allora non ne trovava la necessità ma tutto in lei la divertiva, era buffa ma sincera e leale.

-Si può sapere cos’hai da guardarmi?-

-Non c’è un divieto che mi impedisce di guardare, sei seduta accanto a me e ti guardo. Punto.-

Ma punto un corno! Chi si credeva di essere?

-Beh a me da fastidio, quindi ti pregherei di spostare i tuoi occhioni su qualche oca che possa interessarti-

Scoppiò a ridere e questo la fece arrabbiare ancora di più.

-Ok adesso basta. Hai voglia di prenderti gioco di me, ma non sono dell’umore adatto oggi quindi me ne vado-

Prese tutte le sue cose, stava andando via quando la fermò per il polso.

-Cosa c’è?- sbottò e se ne pentì un secondo dopo.

-Scusa-

Forse non aveva sentito bene, una visita dall’otorino sarebbe stata un’ottima cosa.

Tornò in sé quando lo vide avvicinarsi, cosa voleva fare quel pazzo davanti a tutta la mensa?

Voleva farsi indietro ma si accorse che lui la teneva ancora ferma, era sicura di essere sbiancata ma poi tirò un sospiro di sollievo.

-Avevi un po’ di crema sul naso-

Quel ragazzo l’avrebbe fatta morire di crepacuore, si voltò e vide un paio di ragazze che la guardavano schifata, sbuffò ci mancava solo qualche rivolta per gelosia.

Lui seguì il suo sguardo e sorrise, sapeva bene dove ficcargli quel sorriso ma il ragazzo fu più furbo e veloce si accorse del pericolo e scappò via ancora sghignazzando.

 

Gin camminava furiosa lungo il corridoio, per colpa di quell’imbecille aveva perso la lezione.

Era arrivata in ritardo e non era entrata in aula perché sapeva che il suo professore si sarebbe arrabbiato, così aspettava che finisse per poter incrociare Paul e chiedergli gli appunti.

Quando lo vide gli corse incontro e lo fermò

-Hey Paul-

-Ciao Gin. Non ti ho vista oggi a lezione-

-Si lo so, ho fatto tardi. Non è che potresti passarmi gli appunti?-

Paul era un bravo ragazzo ma aveva bisogno decisamente di una svegliata altrimenti Becca sarebbe invecchiata di quel passo.

-Certo non c’è problema-

-Oh grazie. Allora vieni fermiamoci al bar che li copio e ti restituisco il quaderno-

-Ma no, puoi darmelo domani-

Ovviamente finse di non averlo nemmeno ascoltato, aveva colto il momento giusto e non poteva lasciarselo scappare.

Paul la seguì affranto, si sedettero al tavolo e ordinarono un caffè.

Scrisse qualche riga, giusto per non dare nell’occhio poi si fermò e lo guardò.

-Non hai capito qualcosa?- le chiese.

-Oh no è tutto chiarissimo, lo sai di te mi fido. Pensavo che io e te non parliamo da parecchio, siamo sempre troppo occupati e mi chiedevo se va tutto bene-

Il ragazzo sorrise, sapeva quanto la sua migliore amica fosse premurosa e attenta. Erano cresciuti insieme ed era felice di averla incontrata all’università.

-Si va bene grazie, perché me lo chiedi?-

-A parte quei tre amici con cui ti vedo, stai sempre sulle tue. Insomma non pensare sempre ai libri, esci, divertiti, incontra qualche ragazza-

-Al momento non mi piace nessuna, quindi non vedo perché dovrei uscire con la prima che capita-

Quel ragazzo aveva seri problemi come faceva a convincerlo?

-Come devo fare con te, sembro la tua mammina-

Scoppiarono a ridere ricordando i vecchi tempi in cui lei lo sgridava per qualche marachella.

-Lo dico sempre anche a Becca sai, è molto timida ed è davvero un peccato che una ragazza bella come lei non si diverta un po’-

Fece attenzione alla sua espressione e lo vide annuire, almeno era d’accordo con lei che fosse una bella ragazza.

-Quando mangiamo insieme ho visto che parla poco, ma tra voi cinque credo sia quella che cerca di mettere la pace-

Quindi l’aveva notata! Doveva indagare.

-Si hai ragione, è un peccato che non si lasci andare. Avrebbe milioni di ragazzi dietro se lo facesse-

-Ma tu sabato non devi andare a quella mostra d’arte classica? Perché non le chiedi di venire con te? Lei studia storia dell’arte le farebbe piacere vedere la mostra, e poi uscirebbe un po’-

Ci stava pensando, lo capiva da come aggrottava la fronte.

-Avevo pensato di chiederlo a te per compagnia-

-Sai che non sono appassionata di queste cose, chiedilo a Becca! Sono sicura che vi divertirete e sarà una guida perfetta-

-Va bene mi hai convinto, glielo chiederò-

Sorrise vittoriosa, era proprio brava a fare da Cupido.

-Oddio è tardissimo, ho la prossima lezione tra cinque minuti-

Avrebbe dovuto fare l’attrice perché si accorse che era migliorata a recitare se nemmeno il suo migliore amico si era accorto di nulla, doveva raccontarlo alle altre.

 

-Finalmente ti ho trovata! Ho girato tutto il campus-

-Kate, cosa succede?-

-Devo dirti una cosa- disse col suo tono che preannunciava una qualche richiesta che avrebbe dovuto assecondare.

-Ok spara!-

-Guarda qui cosa ho, un invito per due ad una festa in piscina che si terrà domani sera. Ti prego accompagnami-

Questa era una vera e propria tragedia.

-Chiedilo alle altre sai che non amo le feste-

-Ma dai! Lexie ha il dente avvelenato e non oso chiederle niente. Lena ci va con Sam..-

-Cosa? Lena e Sam?- chiese Gin incredula

-Si, non so nemmeno io come ma sono gli unici due con un po’ di sale in zucca che si piacciono e non aspettano che scenda il Signore dall’alto per stare insieme-

Non si era accorta di nulla, Sam scherzava un po’ con tutte ma che a Lena piacesse era una cosa del tutto inaspettata.

-Becca non verrebbe mai se non c’è Paul-

E a quel punto non poté fare altro che sorridere.

-Credo di aver risolto i problemi di Becca, sono una degna assistente di Cupido. Ho parlato con Paul oggi e le chiederà di andare con lui alla mostra di sabato-

Cominciarono a saltare come due bambine prendendosi per mano.

-Devi raccontarmi come ci sei riuscita. Sei un genio- urlò Kate.

-Paul è il mio migliore amico e avevo il dovere di fare qualcosa, quei due rischiavano di fare i capelli bianchi-

-Ma brava il mio Cupido, allora ci vieni? Dai magari riesci a fare da Cupido anche a me. Ti prego, ti prego..è per una buona causa. Fallo per il povero cuore spezzato della tua amica che vuole solo Andrew-

Scoppiarono a ridere per quel melodramma che era poco convincente ma acconsentì.

-Ah che bello! Ci divertiremo. Ovviamente domani pomeriggio ti preparo io come si deve-

-Non voglio essere la tua Barbie-

-Sarai uno splendore, devi solo indossare uno di quei vestitini che tieni nel tuo armadio-

Si stava pentendo di averle detto di si, ma se serviva ad aiutarla con quel ragazzo l’avrebbe fatto anche per non vederla più piagnucolare.

Le due ragazze cominciarono a pensare già cosa avrebbero fatto il giorno dopo, ignare che qualcuno le aveva ascoltate e se prima non voleva adesso era del tutto convinto che andare a quella festa sarebbe stata un ottima idea per conoscere meglio la rossa tutto pepe.

Si, ne era certo, si sarebbe divertito un mondo.

 

 

 

_____________________________

Eccomi qua con un altro capitolo.

Cosa ne pensate del contrasto amore-odio tra Alex e Lexie?

Ho sempre immaginato questa scena, chi meglio di loro potevano rappresentarla. Alex è attratto dalla bella Lexie ma anche Lexie è attratta da Alex, tra l’odio e l’amore c’è la distanza di un bacio, sarà così?

Ognuna delle ragazze è alle prese con i propri drammi, cercano di risolverli ma è davvero difficile da soli.

Gin ha messo una buona parola per Becca, come andrà a finire tra di Becca e Paul?

Si preannuncia una bella festicciola che coinvolgerà parecchie persone, bisogna solo aspettare e vedere cosa succederà.

 

Grazie per chi la legge, commenta, e tutti coloro che la seguono in silenzio ^^

 

Un bacio a presto

Lady J

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