Boys with feelings

di Radcliffe_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: awake. ***
Capitolo 2: *** Parte prima: lipstick. ***
Capitolo 3: *** Parte seconda: photo. ***
Capitolo 4: *** Parte terza: cuddles. ***
Capitolo 5: *** Epilogo: sheet(s). ***



Capitolo 1
*** Prologo: awake. ***




Non ci posso credere che sto pubblicando il prologo di questa storia, ok. 
E' una storia divisa in tre parti + prologo ed epilogo, quindi cinque parti. E' principalmente una Scott/Isaac ma contiene anche un po' di pezzi Stiles/Derek (sorrynotsorry). Ho scritto questo prologo plus la prima parte che credo pubblicherò o stasera o domani, e credo che dopo aver pubblicato la prima parte cercherò di aggiornare settimanalmente. E, uh, scusate eventuali errori. T_T.
Wow, ok, grazie per leggere questa storia a cui tengo davvero tanto e, OMG, un applauso alla M. che mi ha costretto a scriverla. Te la dedico tutta, dalla prima all'ultima parola: grazie per essere stata così assillante. 



 

Boys with feelings.


 
 

Prologo.

awake.

 

La vita di Isaac sembrava esattamente una di quelle telenovela argentine scadenti che non finiscono mai; l’infanzia difficile, poi all’improvviso una ragione per cui vivere e poi tutto che gli vola via tra le mani senza apparente motivo. Mancava una falsa gravidanza improvvisata da una teenager, e per questo pregò con tutto il cuore di non trovare Scott a casa con un bambino in mano, quando bussò alla sua porta.
Erano praticamente le nove di sera e si sentiva un perfetto idiota a bussare alla porta di un suo amico, totalmente bagnato. Si chiese se, alla fine, Scott e lui fossero amici; lui si fidava terribilmente di Scott, ma non era sicuro l’altro ricambiasse. Alla fine, Scott era quello che fa sempre la cosa giusta, che va contro i propri ideali pur di difendere qualcuno a cui vuole bene, ed invece lui era quello che, nemmeno cinque mesi prima, voleva scappare con Boyd ed Erica quando Jackson aveva bisogno d’aiuto. Certo, alla fine non l’aveva fatto: ma ci aveva pensato.
Ad aprire la porta fu la madre di Scott. Isaac aveva pregato anche che non aprisse lei, ma a quanto pare qualcuno lassù non voleva rendergli le cose semplici. E questo spiegava la vita di merda che aveva.
            “Isaac!” La madre di Scott sorrise, leggermente preoccupata. “Entra pure. Sei venuto per Scott? E’ di sopra.” Si fece da parte per farlo passare, ma lui rimase sulla porta.
            “Sono tutto bagnato” disse.
Melissa McCall sorrise. “Mio figlio ha già allagato la casa qualche ora fa ed io non struscerò fino a domani pomeriggio. Che differenza fa altra acqua?”
 
Mentre saliva le scale si chiese cosa gli avrebbe detto, ma poi arrivò alla porta della sua stanza senza rendersene conto e capì che avrebbe dovuto improvvisare. Sospirò e bussò alla porta. Si rese conto di essere ansioso e provò a deglutire inutilmente.
Da dietro la porta sentì Scott dire “Avanti mamma”, e sorrise scuotendo la testa. La famiglia McCall era qualcosa di assurdo; un miscuglio di bontà d’animo e gentilezza. Aprì la porta, rincuorato da quest’idea che aveva di Scott. Gli avrebbe chiesto di rimanere a dormire solo quella notte, ed il giorno dopo se ne sarebbe andato e nessuno lo avrebbe cercato più.
Scott si girò sorpreso, vedendo Isaac entrare.
            “Mi… stavo chiedendo se potessi chiederti un favore”.
 
 
 
Oh yeah and I think I'll go to Boston,
I think that I'm just tired
I think I need a new town, to leave this all behind...
I think I need a sunrise, I'm tired of the sunset.

[Boston – Augustana]
 
 
     “E dove credi di andare, domani?” gli chiese Scott.
Erano sdraiati sul tappeto della sua camera, Isaac con indosso una maglietta ed un pantalone del pigiama di Scott. Guardavano il soffitto ed Isaac gli aveva raccontato come mai gli serviva un posto per dormire per quella notte. Evitò la parte del bicchiere; era lì lì per dirla, a dir la verità, ma poi sentì come una presa sullo stomaco e la voce inclinarsi, quindi si fermò. Si era reso conto che Scott aveva capito che qualcosa non andava, ma quello non aveva fatto domande, educatamente.
            “Scapperò.” Gli confessò. “Me ne andrò da qualche parte lontano da qui, dove nessuno mi conosce. Qui il tempo fa schifo, ho sempre sognato il sole tutto l’anno”.  
            Scott lo guardò di traverso. “Con quali soldi?” chiese. “Puoi rimanere qui quanto vuoi. Mia mamma sarà felicissima di avere qualcun altro a cui dare da mangiare fino a scoppiare. Poi, quando avrai le cose necessarie, potrai andare a vedere il sole.” Gli sorrise.
            Isaac gli sorrise a sua volta. Era questa la ragione per cui aveva deciso di andare da Scott, oltre che al fatto che si fidava: era così spontaneo e gentile che lo faceva sorridere anche quando aveva perso le ragioni per cui farlo. Perché alla fine quella era stata una giornata assurdamente pesante e mille ricordi che a volte lo facevano anche svegliare nel pieno della notte erano tornati alla mente, ma alla fine Scott McCall lo faceva sorridere comunque. “Grazie.” Gli disse, sincero.
 
 
Quando Scott era dovuto scendere di sotto a dire a sua madre che Isaac sarebbe rimasto lì per un po’, Isaac si guardò intorno. Era una bella stanza e rimase sorpreso dall’ordine un po’ ossessivo in cui erano riposti i libri, gli oggetti, i souvenir sulle mensole; era tutto preciso e Isaac era felice di scoprire un lato in più di Scott, quello perfezionista. Guardò attentamente ogni foto di Scott da bambino, ogni DVD ed ogni CD: poi la porta si aprì. Isaac si ritrovò a sperare che mamma McCall non facesse domande.
            Mamma McCall lo guardò sorridendo, mostrando i lenzuoli azzurri che teneva in mano. "È ora di farvi la cuccia per la notte".
            Scott, apparso dietro di lei, roteò gli occhi. Poi guardò Isaac e "È ancora nella fase "mio figlio è un licantropo e mi sento in dovere di fare battute riguardanti i cani". È per questo che a davvero d'accordo con Stiles". Sorrise di nuovo e Isaac si chiese se Scott fosse continuamente felice. "Ora: domanda essenziale." E per un attimo si fece serio: "Play Station 3 o XBOX 360?".


            "Su che lato vuoi dormire?"
            "È uguale."
            "Io scalcio."
 
 


Dedication takes a lifetime
But dreams only last for a night

[All time low – Stay awake]
 
 
Il letto di Scott era un letto matrimoniale, comodo e abbastanza cigolante; cosa che faceva arrabbiare moltissimo Scott. Lui era molto preoccupato per il fatto ella comodità, ma a dire il vero aveva dormito in posti decisamente più scomodi.
            “Tipo?” gli aveva chiesto Scott, mentre si sedeva lentamente sul letto per non farlo cigolare.
            Isaac sorrise con l’aria di uno che ne ha passate tante e “Un freezer, per esempio” disse. Poi si sedette vicino a Scott, che, mortificato, gli passò il braccio intorno alle spalle.
            “Va tutto bene ora, bro.”
            “Lo so.”
 
 
 
 
 
             "Isaac, sei ancora sveglio?"
            "Sì"
            "Ok"

 

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Capitolo 2
*** Parte prima: lipstick. ***



Ok, ok: so che è bruttissimo e sconsigliato aggiornare lo stesso giorno in cui si posta, but... sono così fiera di questo capitolo. E non so perché, visto che alla fine non è poi nulla di che, però mi piace. 
E, uh, per la seconda parte non saprei, probabilente settimana prossima sarà già on-line, X'D. 
Come ho già detto ad una mia amica: "drunk stiles is my favorite stiles". 
Se volete dirmi che ne pensate in una recensione mi fareste molto felice, T_T, ma potete anche scrivermi un messaggio qui su Twitter.
E, come sempre, scusatemi per eventuali errori. 
Enjoy...?

Prima parte:

listick.


A casa di Scott, dopo due settimane dalla prima sera, ci sono segni di Isaac visibili a tutti; il suo spazzolino nel bagno, la sua biancheria insieme a quella di Scott, il posto a tavola aggiunto e le scarpe sporche all’ingresso.
La vita a casa McCall era, per Isaac, una novità a 360 gradi: le cene in famiglia, le partite alla play fino a tardi ("Smettetela di urlare!" "Ma Isaac bara!") e usuali chiacchierate notturne. A volte parlavano di Allison, altre degli alfa e del perché non si facessero sentire. A volte, invece, se ne stavano in silenzio; e quello era il momento preferito da Isaac, dove lo sentiva respirare accanto a sé. E ok, forse la sua cotta stava peggiorando, ma Scott era comunque un beta a cui si era sempre fatto riferimento: ovvio che gli voleva bene.
Poi c'era mamma McCall. Isaac avrebbe potuto giurare che fosse una adolescente intrappolata nel corpo di una madre: la sua voglia di fare, il suo eccitamento ad ogni loro allenamento di lacrosse ed il modo in cui Scott si confidava con lei; sapeva di Allison e si preoccupava che lui non fosse mai triste per lei. Avevano un bellissimo rapporto e Isaac si disse che alla fine,  se sua madre fosse vissuta più a lungo, anche loro avrebbero avuto un rapporto così. Lo sapeva, ne era sicuro. Anche se, ripensandoci, se sua madre fosse vissuta più a lungo la sua vita non sarebbe stata quella di adesso.

Per sparecchiare e pulire i piatti, facevano i turni: la sera sparecchiava e puliva Isaac i piatti, e i pomeriggi Scott, tranne il weekend dove Melissa faceva pranzo e cena. Per le pulizie di casa, invece, Melissa era stata buona: avrebbero solo dovuto tener pulita la stanza ed il bagno. (Cosa che, alla fine, si era rivelata comunque complicata).
Rendersi utile faceva sentire Isaac meno un peso, quindi adorava lavare i piatti dopo cena. Scott si divertiva a prenderlo in giro, a causa del grembiule bianco fino alle ginocchia. Melissa d’altro canto rideva molto quando era il turno di Scott: invece, quando Scott faceva cadere i piatti, Melissa dava di matto. Poi però, alla fine, rideva anche lei.
Una sera, mentre Isaac scrostava l’ultima pentola piena di lasagna bruciacchiata, mentre Scott era di sopra a cercare un modo per barare a Cluedo, Melissa fece il suo ingresso di corsa in cucina.
            “Servono degli infermieri in più all’ospedale stasera.” Aveva l’aria trafelata, un po’ bianchiccia, mentre cercava di fretta qualcosa nella borsa.
            Isaac la guardò preoccupato, in allerta; ma lei chiarì subito le sue preoccupazioni. “Incidente stradale, niente cose sovrannaturali o lupesche o… Eccole” Finalmente tirò fuori un mazzo di chiavi, stracolmo di portachiavi di peluche. “Credo starò là tutta la notte. Fate i bravi, per favore”.
E, detto questo, se ne andò chiudendosi la porta dietro le spalle.
 
 
 
 
And it starts, sometime around midnight.
Or at least that’s when you lose yourself
for a minute or two.


As you stand, under the bar lights.
And the band plays some song
about forgetting yourself for a while.

[The Airborne Toxic Event – Sometime around midnight]
 
 
 

            "Tua mamma fa la notte in ospedale stasera."
            "Oh."
            Ti va di baciarmi?
            "Ti va di uscire?"
 
 
 
Prima di uscire Scott aveva chiamato Stiles per chiedergli se si volesse unire alla loro uscita-a-caso-per-la-città (cosa che ok, non sembrava molto furba con gli alfa in giro, ma sarebbe comunque stato meglio controllare in giro), ma quello gli aveva chiuso il telefono in faccia. Non riusciva a capire perché, e questo lo faceva sentire davvero stupido, ma Isaac cercò di confortarlo. Isaac era sempre lì per lui, notò.
            “Un altro motivo in più per uscire” disse “Così non ci pensi più.”
Era un’ora intorno a mezzanotte quando, dopo aver vagato senza sosta ridendo e scherzando, Isaac e Scott si trovarono davanti al “Jungle”, il locale gay frequentato da Danny. E loro sono ragazzi che cercano sempre di fare cose nuove, di essere originali, quindi: perché non entrare?
Isaac, qualche ora dopo, si disse che era l’idea peggiore che gli potesse mai essere venuta in menta.
Quando si avvicinarono alla fila, comunque, tutto il loro piano cadde in mille pezzi perché, per entrare, c’era una fila davvero lunga e si doveva essere maggiorenni.
            “Sarà tra quattro anni, ragazzini”, li disse la guardia alla porta.
            Scott lo guardò, offeso: “Amico, ho diciassette anni!”. Isaac lo trascinò via ridendo, guardandosi intorno per vedere se ci fosse stato Danny. Dopo essersi allontanati un po’, Scott iniziò ad assillarlo. “Sembro più piccolo? Sembro uno del 99?
            “Scott, l’ha detto per dire. Non sei basso, sei normale.”
            L’altro lo guardò. “Tu sei un gigante” disse, indicandolo con la bocca aperta, come se se ne fosse accorto solo ora. Isaac sorrise e scosse la testa, in imbarazzo, mettendosi le mani in tasca.
Si appoggiarono al retro del locale, con la musica che sentivano chiaramente attraverso il muro. Musica house, forte; da discoteca.
            “A cosa stai pensando?” chiese Isaac.
            Scott alzò le spalle. “Sarei voluto entrare.”
            “Domani semmai chiediamo a Danny dove possiamo trovare delle ID false e… Non so, possiamo provare a convincere tua mamma a farci uscire la prossima volta”.
            “Domani è domenica” gli fece notare Scott.
Isaac gli tirò un pugno leggero sulla spalla. “Non fare il puntiglioso”
            “Scott? Isaac!”
Isaac si girò istintivamente verso Scott. L’altro invece si guardava in giro, in cerca della provenienza della voce.
            La voce rise, ed entrambi guardarono in alto: “Danny!” urlarono in sincrono.
Scott si scostò un po’ dal muro per guardarlo meglio.
            “Ehi, dude” lo salutò.
Danny era affacciato ad una finestra sopra la discoteca e Isaac intuì subito non fosse solo. Fece un cenno del capo.
            “Che ci fate qui?” chiese, sorridendo.
            “Err…” Scott tentennò. “Volevamo entrare, sinceramente.”
            Danny guardò Isaac. “Vuoi entrare anche tu?”
Isaac annuì.
            "Se ci tenete tanto ad entrare, vi posso dare il mio pass e quello del mio amico."
Isaac represse una risatina, non completamente convinto che Danny fosse in una stanza sopra ad una discoteca gay con un suo amico, ma non commentò.
            Scott si fece meno problemi di lui e "Se lo fai, lunedì a scuola ti bacio in bocca!" disse.
            Danny rise, allegro, e sparì da dietro le tende. Isaac guardò Scott che sorrideva come un bimbo. "Poi ti ci voglio vedere, lunedì." 
Danny riapparse neanche un minuto dopo, con due tessere. Le lanciò a Scott, che mancò la presa e le fece finire in terra. Dopo averle riprese sussurrò un "Non dirlo a Derek" ed Isaac iniziò a ridere e non smise più per un po’. “Sei un pessimo lupo mannaro”, constatò, sussurrando.
            Scott alzò la testa verso Danny "Ti devo un favore". L'altro ragazzo sorrise e fece per rientrare, ma Scott lo richiamò.
            "Danny!" 
            "Cosa?"
            "Hai per caso sentito Stiles in questi giorni?" chiese.
            Danny trattenne un sorriso. "Gli ho parlato prima. È riuscito ad entrare; credo suo cugino sia molto più grande di noi."
Scott guardò Isaac, che scrollò le spalle. "Stiles è dentro?"
A Danny si illuminarono gli occhi. "Con suo cugino, sì. Miguel."


Scott era già stato al Jungle una volta, quasi un anno fa, quando doveva cercare Jackson sotto forma di kanima; ora era tutto così diverso che gli sembrava un altro posto. I ragazzi senza maglietta non mancavano, esattamente come le drag queen, piazzate in punti strategici della pista. C'era la musica così alta che Scott se la sentiva in gola ed ovunque guardasse c'erano ragazzi che ballavano decisamente troppo vicini. Arrossì leggermente, vedendo con la coda dell'occhio Isaac che guardava una coppia baciarsi vicini a loro, di fianco all'entrata.
            "Vieni" gli sussurrò poi. "Andiamo a cercare Stiles."

Il Jungle era un'enorme sala di una forma indefinita e si divideva nel posto dove ballare (il più pieno: centinaia di ragazzi sui vent'anni che ballavano. Alcuni, notò Scott, avevano il rossetto o portavano calze a rete. La cosa lo fece sorridere, ma poi distolse lo sguardo dalla pista, imbarazzato, quando vide con la coda dell'occhio un ragazzo che si sfilava i pantaloni. In mezzo alla pista c'erano dei palchetti dove alcuni ragazzi ballavano al centro dell'attenzione, travestiti: Scott ne vide uno con le ali da angelo); sulla sinistra c'era il bar, con un bancone lungo pressoché vuoto ed invece, più infondo alla sala, c'erano dei divani rossi, in velluto: molti erano occupati da coppie che si sussurravano all'orecchio, altro da ragazzi in attesa che qualcuno gli chiedesse di ballare.
Scott seguì Isaac, che lo portò a sedersi al bar.
            "Quindi" iniziò Isaac, incerto, appoggiandosi al bancone. "Stiles è qui con suo cugino Miguel?"
Scott scosse la testa. Il fatto che a Stiles piacesse un ragazzo abbastanza da portarlo in un posto come quello non gli faceva né caldo né freddo, ma il fatto che non glielo avesse detto lo rendeva frustrato. Non si fidava? Credeva che niente sarebbe stato come prima?
            "Mi sa tanto di scusa" disse, sincero. Sentiva la bocca amara, ma non si azzardò a chiamare il barista: era a petto nudo e questo lo metteva parecchio in soggezione. Senza contare che gli avrebbe dato una cosa analcolico a causa dell’età e l'unica cosa che non voleva, in quel momento, era sembrare un bambino.
            "Anche a me" Isaac gli sorrise "ma volevo essere sicuro che anche tu la pensassi così" Fece una pausa. "Non te ne ha mai parlato? Magari è davvero suo cugino. Forse non dovremmo trarre conclusioni così affrettate..."
            "Be'" rispose Scott "una volta" e contò il dito indice "mi ha chiesto se fosse attraente per i ragazzi gay. Un'altra volta" ed alzò il medio "mi chiese se potevamo baciarci. Così solo per vedere cosa si provava. Ed infine" ed alzò l'anulare "sono sicuro al centodue per cento che l'unico cugino di Stiles è di New York, e di sicuro non si chiama Miguel."
Isaac rise e si voltò verso la pista da ballo. Scott, invece, rimase a guardare il barista, come ipnotizzato dal modo in cui preparava i cocktail. Sembrava tutto surreale, lì dentro, e la cosa gli piaceva parecchio. Avrebbe voluto non aver saputo di Stiles e questo ragazzo, così almeno poteva divertirsi con Isaac; doveva sembrargli davvero un lagnoso.
Gli venne in mente una battuta squallida sulla parola cocktail (cocktail), ma quando si girò per dirla ad Isaac, quello non c'era più.

Più Isaac si addentrava nella pista da ballo più si convinceva di aver avuto un'allucinazione. 
Eppure…
Continuò ad avanzare, dondolando ed improvvisando qualche “mossa” per assecondare i ragazzi che si avvicinavano a lui ballando. La musica gli dava parecchio fastidio ma cercò di ignorarla.
Poi, ad un certo punto, lo vide. Si fermò di colpo: era l'unica persona che non stava ballando. Era appoggiato con la schiena ad uno di quei pali che sostenevano i palchetti per gli spogliarellisti, aveva le braccia incrociate ed un sorriso divertito.
Era Derek.
Isaac era sicuro di non averlo mai visto sorridere così. Indossava dei jeans stretti ed un maglione scuro largo, con la scollatura bassa.
Non riusciva a crederci d'aver trovato Derek, che aveva pure l'aria di divertirsi, in un club gay. Stava osservando, intuì Isaac, qualcuno che ballava lì vicino. E come lo guardava. Ad Isaac venne da ridere a pensare che Derek stesse flirtando, ma poi smise subito: se lo avesse visto ridere avrebbe pensato che lo stesse prendendo in giro, e non voleva assolutamente. Si impose di essere serio e, casualmente, si avvicinò.
Derek non si accorse di lui fino all'ultimo, ma quando si girò Isaac giurò d'aver visto una scintilla di panico nei suoi occhi. Si sistemò vicino a lui. "Guarda un po' chi esce dalla sua caverna. Già trovato qualcuno con cui rimpiazzare il mio posto sul divano?"
            L'altro rimase zitto per un po'. "Dove sei andato?" sussurrò poi.
            La musica era alta, ma Isaac era riuscito a sentirlo benissimo. "Da Scott" rispose.
            "Lo immaginavo."
Isaac si morse il labbro.
            "Sei da solo?" chiese Derek.
E ad Isaac non gli andava di fargli sapere che era lì con Scott. Perché avrebbe dovuto dirglielo? 
            "Sì. Tu?"
Per riflesso Isaac guardò verso la pista, dove poco prima stava guardando Derek e vide Stiles. Fu così sorpreso che credette di aver problemi alla vista. Ma poi Derek disse "L'ho dovuto accompagnare. Lunga storia." ed allora capì che la sua vista funzionava benissimo.
Wow, ok, questo non se lo aspettava. E come se non bastasse Stiles sembrava totalmente fuori: stava ballando con un due ragazzi biondi particolarmente carini che dovevano aver bevuto un po'. Ballava ridendo e il modo in cui si agitava gli fece capire che ogni tanto si girava a guardare Derek che lo fissava. Faceva tutta quella scena per lui, pensò.
Poco dopo, infatti, Stiles si voltò ridendo verso Derek ed Isaac poté notare gli occhi arrossati. Quando incrociò il suo sguardo Stiles rise ancora più forte e si diresse verso di loro.
            "Woohoo" urlo, afferrando il braccio di Derek. "Siamo tutti gay." E per un attimo si sentì solo la musica, perché nessuno trovò niente da dire. Stiles tirò il braccio di Derek portandolo sulla pista e Isaac li seguì, tranquillo.
            "Andiamo nei divanetti, Der!" propose Stiles. Poi si girò verso Isaac "Vieni anche tu, Lahely"
            "Ti devo riportare a casa." disse Derek.
            Stiles roteò gli occhi. "Allora vado con Lahely." Disse, aggrappandosi al braccio di Isaac. "Mi porti ai divanetti?"
            Isaac attaccò a ridere. "Non credo… sia una buona idea"
Allora Stiles si staccò, offeso, e se ne ritornò da Derek. 
Isaac era sicuro che se ne sarebbe stato zitto per un po', ed invece poco dopo tornò a gridare.
            "Guardate!" Indicò Stiles verso il bar. Isaac non dovette girarsi per capire chi avesse visto. "C'è anche Scott! È gay pure lui!"
Derek gli fece abbassare il braccio e lo strinse a sé per farlo stare zitto. Quello accoccolò la propria testa sulla sua spalla e ci si strofinò come per far le fusa, dimenticandosi di Scott.
            "Sei qui con Scott, allora." disse Derek, ignorando il gesto di Stiles.
Isaac fece finta di non sentirlo e si girò a guardare Scott. Quello era circondato a drag queen abbastanza stravaganti ed indossava una coroncina di fiori rosa e bianchi. Guardando meglio Isaac si accorse che portava anche delrossetto.
            "Deve essere ubriaco" disse Derek. 
            "E tu?" chiese Isaac "Tu sei ubriaco?"
            "Certo che no. Ho comprato da bere all'altro marmocchio, visto che non glielo avrebbero dato" Derek lo strinse un po' di più a sé ed Isaac era sicurissimo fosse un segno d'affetto. "Però non ho bevuto."
Isaac annuì lentamente. "Che alfa responsabile" disse sarcastico. Poi guardò Stiles agitarsi sul posto e borbottare "Marmocchio? Di chi state parlando?". Aveva davvero voglia di chiedergli che cosa ci facesse lì con Stiles, ma poi anche lui avrebbe fatto domande a cui non aveva voglia di rispondere in quel momento. Alla fine si morse il labbro. "Ci vediamo" disse. Poi si girò e andò verso Scott, lasciandoli soli.


            Fergie gli strizzò la guancia destra. "Allora" disse "Quanti anni hai, sweetie?" 
E a Scott girava la testa, e non gli andava di rispondere; ma la mamma gli aveva sempre detto che non rispondere era da maleducati. Aprì la bocca per rispondere, quando vide Isaac arrivare.
            Sorrise, sereno. "Baby" lo chiamò a voce molto alta, a causa della musica alta. Isaac si avvicinò ancora un po' e Scott gli prese una manica. Notò che del rossetto gli era finito sui suoi denti bianchi. "Sembra che tu abbia appena visto un fantasma."
            "Lupo mannaro, per l'esattezza"
            Scott si portò una mano davanti alla bocca. "Shh! Non ho ancora detto la mia vera natura alle signore".
La drag queen più vicina scoppiò a ridere. Isaac notò erano in cinque, con parrucche di diversi colori sgargianti e con molto trucco. Quella bionda gli fece l'occhiolino.
            "Ti hanno fatto bere un bel po' allora, eh?"

            Scott scosse la testa. "Naah. So ancora che mi chiamo Scott, con due "t" ed una "b""

           "Vieni" gli sussurrò Isaac "Andiamocene da qui." E lo prese per un braccio, delicatamente.

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Capitolo 3
*** Parte seconda: photo. ***


Mh, hello!
Spero vi stiate godendo questi giorni di agosto! Non ho molto da dire, solo due cose prima del capitolo:

  • hOLY SHIT: grazie mille per le cinque recensioni positive perché mi vete fatto venir voglia di continuarla più in fretta, e grazie per tutte le seguite/preferite/ricordate. T_T. Non mi aspettavo neanche una recensione, XD, pensate! Grazie grazie grazie.
  • Questa "seconda parte" è un po' corta, I know, ma possiamo dire che è "di passaggio" (appunto è la seconda parte di tre cose, XD), dove però succede una cosa importante. Ricordo che dopo di questa seconda parte ce ne sarà una terza e poi un epilogo. La cosa essenziale che volevo dire era: spero non vi deluda, XD, e che sia all'altezza delle vostre aspettative. 
Buona lettura! T^T 





Seconda parte:
photo.

 
 
 
Then you walk, under the streetlights.
And you’re too drunk to notice,
that everyone is staring at you.
You just don’t care what you look like,
the world is falling around you.

[The Airborne Toxic Event – Sometime around midnight]
 
 
 
Uscire dal locale era stato decisamente più facile che entrare. Dovevano essere quasi le due, ora.
Scott fece i primi due passi da solo fuori dal locale, poi si aggrappò alla spalla di Isaac.
            "Heyy yoo" gridò. Alcuni passanti ed alcune coppie si voltarono e ridacchiarono un po'. Isaac vide due ragazze che li indicavo su una panchina.
            "Fa' il bravo, Scott."
            "Sei sempre a darmi gli ordini tu." Scott mise su un adorabile broncio che strinse lo stomaco ad Isaac.
            Isaac gli scompigliò i capelli ma Scott si scostò. "Sono arrabbiato." disse.
            "Allora staccati dal mio braccio."
            "Ma sei comodo." Scott sembrò indeciso, poi scrollò le spalle. "Ok, non sono più arrabbiato."
Camminarono per un po' verso casa McCall, mentre Isaac si malediva per non aver acconsentito a Scott di prendere la moto.
            "Sai" disse quello, continuando a tenerlo a braccetto. "sono felice che Stiles abbia trovato qualcuno." Isaac sorrise al pensiero di cosa avesse detto se avesse saputo che quel qualcuno era Derek Hale. Decise silenziosamente che glielo avrebbe detto domani, a sbronza passata: avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa che lui non se la sarebbe ricordata domani mattina. "Mi dispiace non averlo visto stasera. Mi sarebbe piaciuto vederlo fel-- Err" Scott si fermò di colpo.
            Isaac lo guardò. "Che c'è?". Scott non parlava ed Isaac iniziava ad allarmarsi; si guardava intorno sbattendo tante volte gli occhi. "Stai bene?"
            "Facciamoci delle foto." disse quello.
Isaac continuò a fissarlo come fosse impazzito.
            L'altro gli passò la mano davanti con molta poca delicatezza e "È una bella serata. Voglio delle foto ricordo." disse.
            "Ma sei completamente scemo?" Isaac lo spinse leggermente. "Credevo stessi male. Ora sono io quello arrabbiato."
Scott fece qualche passo indietro a causa della sua spintarella. L'alcool gli aveva davvero dato alla testa ed era davvero un pessimo beta.
            "Mi spiace" disse Scott "Ma la faccia da cane bastonato dona più a me."
Isaac continuò a camminare leggermente infastidito, quando Scott lo raggiunse correndo.
            "C'è una macchinetta che fa le foto proprio lì." Dicendo questo indicò un punto alla loro sinistra. "È blu e vuota e molto comoda. Pago io. Dai Isacco, non fare l'antipatico."
 
 
Ad Isaac sembrava di esser tornato bambino, quando rubava gli spiccioli di suo padre per farsi delle foto con i suoi amici. Certo: poi veniva punito, ma quelle foto erano così belle che non ci pensava molto. Si chiese dove fossero finite ora.
            "Ok" disse Scott, impegnato ad armeggiare con lo schermo. "Sono quattro scatti."
La macchinetta era bianca accecante all'interno - o almeno lo era per loro che erano abituati alla notte buia - e molto stretta. Isaac sentiva l'odore dell'alcool di Scott e la sua gamba schiacciata contro la propria. Isaac trattenne il respiro senza accorgersene, poi si ricordò che Scott era ubriaco e si tranquillizzò leggermente.
Scott picchiettava le dita vicino alla schermata che stava caricando. Quando la schermata inquadrò Scott ed Isaac, quest'ultimo non poté fare a meno di notare quanto dovevano esser sembrati stupidi ai passanti. Scott era completamente spettinato - non che questo non gli donasse - ma lo faceva sembrare un po' più piccolo; poi aveva la maglietta stropicciata e sporca di rossetto, come le sue labbra, che erano tutte impiastricciate.
            Scott si guardò nello schermo e si pulì il rossetto al dorso della mano, poi si mise seduto con la schiena dritta, tutto serio: "Ok" disse "Pensa a quattro pose."
Isaac rise davanti alla sua faccia piena di concentrazione.
            "Pronto?" continuò Scott, e senza aspettare la sua risposta pigiò il tasto.
Flash.
            "Cazzo Scott sono venuto girat-"
Flash.
            "Scott, asp-"
Flash.
            "SCOTT!"
            L'altro si girò tranquillo verso di lui, con un sorriso allegro. “Le foto sono più belle se improvvisate” disse.
            “E allora perché hai detto di pensare a quattro mosse?”
            “Tanto sapevo non ci avresti pensato.” Scott si sistemò meglio sullo sgabellino. “Ultima foto, Isaac.”
Poi si girò e poggiò le proprie labbra sulle sue. Come fosse la cosa più semplice del mondo.
Flash.
 
 
            "Perché volevi farti delle foto?" chiese Isaac.
Erano fuori dalla macchinetta ed aspettavano che le foto uscissero dalla macchina. Scott non rispose ed Isaac non riuscì a capire se fosse perché non avesse sentito o perché non aveva la risposta. Si sentì in dovere di continuare. "Nella tua stanza c'è una cornice piena di piccole foto di te ed Allison. Sono molto belle."
            Scott continuò a non dire niente per un po'. "Ad un appuntamento con Allison" disse "ci siamo fatti delle foto. Rimane il mio appuntamento preferito nonostante Lydia avesse tirato un urlo così forte da lasciarmi sordo per minuti interi."
            "Questo non risponde esattamente alla doman-"
            "Antipatico." borbottò. "Era una bella serata e volevo immortalarla."
            Isaac sorrise incoscientemente. "Ti sei divertito, quindi?"
            "Gli ubriachi, i bambini ed i lupi mannari dicono sempre la verità."
            "Me lo ricordavo diverso il detto. E tu saresti tutti e tre?"
            Scott annuì, serio: "Puoi dirlo forte, baby."
La macchina fece un rumore che ad Isaac ricordò tanto il vomitare e le foto vennero fuori.
Erano quattro scatti posizionati in verticale. Le prime tre ritraevano Isaac girato ed intendo a parlare, mentre l'ultima lo ritraeva intento a baciare Scott. Da quella prospettiva sembrava fosse Isaac ad aver fatto la prima mossa.
            "Ma..." disse Scott, guardandole dalla mano di Isaac. "sono stupende!"
Isaac non riuscì a capire cosa ci trovasse di bellissimo nelle prime tre, visto che anche era venuto abbastanza sconvolto: in particolare ce n'era una dove aveva la lingua di fuori ed un occhio strizzato che lo ipnotizzò un po'.
            "Guarda" Scott indicò l'ultima foto. "Sembra che tu mi abbia baciato."
            "Mi hai baciato, uh, tu per primo."
            Scott sorrise. "True story, bro."
            Isaac piegò le foto e se le infilò in tasca. "C'è un motivo per cui l'hai fatto?"
            Scott spostò il proprio peso da un piede all'altro. "Mi andava."
            Isaac fece per aprire bocca ma Scott lo precedette. "E non dire che non ti è piaciuto perché, wow, hanno sentito il battito del tuo cuore fino in... unicornia."
            Isaac lo guardò di traverso. "Potrei dire lo stesso del tuo."
            A quel punto Scott gli tirò un pugno leggero sulla spalla. "Dude, non hai idea di quanto desideravo farlo."
Isaac mancò un battito. E mentre Isaac decideva che Scott ubriaco era il suo Scott preferito, lui svenne.
Cazzo. Ok: Isaac sapeva sarebbe potuto succedere - non che avesse esperienza con le ubriacature, ma lo sapeva per sentito dire - solo sperava non in quel momento.
Si arrese al fatto che, per quella sera, non avrebbe avuto altre informazioni e prese Scott in braccio, incamminandosi verso casa. Si sentiva così leggero che era sicuro avrebbe potuto prendere il volo da un momento all'altro.
Scott si riprese pochi passi dopo, ma poi chiuse gli occhi e si addormentò. Ad Isaac andava benissimo, visto che aveva bisogno di un po' di tempo per pensare.
 
            "Dove andiamo?" mugugnò Scott.
            "A casa." rispose Isaac.
            "Mia?"
            "Tua."
            "Nostra." lo corresse Scott.
            Isaac sorrise. "Dormi, Scott. Ti porto io."
 

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Capitolo 4
*** Parte terza: cuddles. ***


Buon pomeriggio! Mi dispiace tantissimo di avervi fatto aspettare *conta sulle dita* quasi tre mesi (O__O), soprattutto perché per questo capitolo non ne vale sinceramente molto la pena, XD. Però mi farò perdonare con l’epilogo, lo prometto: cercherò di farlo più simpatico, meno cliché e un po’ più scorribile di questa cosa qui.
Ok, spero che abbiate ancora voglia di leggerlo dopo che l’ho completamente screditato! XD. La verità è che ce lo avevo pronto da una settimana ma continuavo a rileggerlo perché non mi convinceva. Mi spiace: non sono riuscita a renderlo meno irritante di così.
Mi scuso anche per eventuali errori che ci saranno quasi sicuramente, perché sono una capra e la mia beta è scomparsa apparentemente.
Grazie mille per tutte le persone gentili che hanno recensito ;___;: avete tutto il mio amore, davvero. In più a tutte quelle che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate: questa storia non ci sarebbe stata né senza voi che leggete né senza M.: Thank you per avermi tartassato ogni giorno con: “MA LA SCISAAC??!!??!?!11”, e scusa per averti fatto aspettare T_T. 
Il prologo è praticamente finito, guys! Quindi non vi farò aspettare tanto per il prossimo aggiornamento. (:
 



 
Terza parte:
cuddles.
 
Quando Scott si svegliò, quella mattina, aveva la testa che gli pulsava dietro il capo, e vedeva blu.
Richiuse gli occhi, respirando rumorosamente, e quando li riaprì vide normalmente. Ma si accorse anche che Isaac non era vicino a lui.
Che ora erano? Che giorno era? Isaac dov'era? 
Ci mise quindici minuti a ricordare che la sera scorsa erano usciti. Si ricordava di essere entrato al Jungle, si ricordava di un certo Miguel e del rossetto rosso sulle sue labbra. Poi, vabbe', si ricordava delle drag queen; però poi niente. Si accorse d'aver fame nello stesso momento in cui si accorse di essere in mutande e di aver bisogno del bagno.

Era domenica, era vestito di tutto punto ed erano le undici. Sua madre avrebbe sicuramente sospettato qualcosa. Aprì la porta della stanza e, appunto, la vide venirgli incontro. Aveva una maglietta bianca in mano, piegata accuratamente e l'aria un po' stanca.
            "Mamma" disse Scott, facendo un cenno con la testa.
            Quella si fermò di fronte a lui. "Devo dirti un paio di cose, Scott."
Scott annuì; non sapeva bene cosa stava per arrivare, ma sapeva in qualche modo che non gli sarebbe piaciuto. Percorse il corridoio e si sedette sulla prima sedia del tavolino del soggiorno.
Melissa si sedette su quella vicino.
            "Sai Scott" disse. "Ero molto felice quando ero incinta e mi dissero che sarebbe stato maschio anche perché non avrei dovuto preoccuparmi che frugassi nei miei trucchi. Quindi" spiegò la maglietta piegata, mostrandogliela. "immagina la mia sorpresa quando, stamattina, ho trovato questa." Scott la guardò con la coda dell'occhio: era la maglietta usata ieri, parzialmente sporca di rossetto rosso. Gli ingranaggi avevano iniziato a funzionare ed all’improvviso, bam, ricordava tutto.
"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Lo sa,, pensò. Sa che siamo usciti.
Sua mamma aveva un tono dolce e delicato e non gli sembrava per niente arrabbiata, ma il modo in cui si era avvicinata a lui ed aveva abbassato il tono di voce lo faceva sentire così colpevole.
Scott rimase in silenzio. 
            "Oh, andiamo Scott, mi sento profondamente offesa se credi di non poterti fidare di me a tal punto da non dirmi una cosa del genere."
            Scott sgranò gli occhi. "Non ti importa?"
            Quella roteò gli occhi. "Sono stata anche io una teenager, Scott." disse. Scott pensò che non aveva mai smesso di esserlo, ma poi non lo disse ad alta voce. "Ricordo come ci si sente - non provare a fare battute sulla mia età adesso perché sto cercando di fare un discorso serio - e sappi che puoi dire tutto, a me. Sono una mamma fica."
            "Sì, ok- Afferrato."
            "Bene. Visto che hai afferrato, allora, raccontami delle foto."

La prima cosa che fece sbarrare gli occhi a Scott, fu la foto che sua mamma gli mostrò. Erano quattro, a dir la verità, ma, andiamo, a chi importava di quelle innocenti? Roteò gli occhi: tipico di una madre vedere il punto stonante ovunque.
La seconda cosa che lo fece restare allibito, fu che mentre sua mamma continua a blaterare sul fatto del'uscita senza permesso, a Scott venne in mente cosa era esattamente successo ieri sera: era lui ad aver baciato Isaac, e non il contrario. Il solo ripensarci lo fece arrossire come un bambino.
            "Ti devo dire la verità, Scott." Mamma McCall scossa la testa. "Sai bene che non ho niente contro Isaac o contro questa storia, ma non posso dirti che mi vada a genio che tu e lui dormiate nello stesso letto."
Scott non si ricordava di aver mai detto così tante bugie a sua mamma sperando che fossero vere. Le aveva detto che voleva far colpo su Isaac, che era il loro primo appuntamento, sapendo che si sarebbe intenerita. Perché l'idea di Isaac come suo ragazzo gli piaceva fin troppo. Sperò solamente fosse una cosa passeggera. 
            "Sei stata anche tu una teenager, eh?"
            Melissa lo guardò un po’ male. "Sei troppo furbo per i miei gusti. Ma appena arriva ci parlo io, ad Isaac."
            A Scott andò in subbuglio lo stomaco pensando ad Isaac ed a come sarebbe stato imbarazzato se sua mamma gli avesse parlato. "Ma', dacci tregua. Gli parlo io prima. Stasera è tutto tuo."
            Melissa sospirò, arrendendosi. "Va bene. Vado a dormire un po', ora."

La prima cosa che Scott fece, tornato nella sua stanza, fu guardare la foto per bene. Se non si fosse ricordato di quell’attimo in cui aveva pensato di baciarlo, avrebbe davvero pensato fosse stato lui a farlo. Scott sembrava totalmente a suo agio della cosa, nella foto, mentre Isaac sembrava come se pensasse intensamente a qualcosa. Si sedette sul letto, sospirando. Cosa gli avrebbe detto?
Poi sentì la porta di casa chiudersi e capì che il tempo per pensarci era finito.
Aprì il primo libro sulla scrivania e ci mise dentro la foto. Quando Isaac entrò lo trovò seduto alla scrivania a far finta di leggere qualcosa.
            Scott si girò a guardarlo “Hey”, disse.
Isaac fece un cenno con la testa, mentre si toglieva la sciarpa e la giacca.
            “Bella sciarpa.” Commentò. "Mia mamma ti ha parlato?"
            Isaac tentennò, andandosi a sedere sul letto. "A dir la verità ha detto che dovevi parlarmi tu."
            "Sì, ma quello può aspettare." Sorrise. "Dove sei stato?”


La terza cosa che gli fece sbarrare gli occhi, a quel punto, fu agganciare per bene tutti i pezzi della serata precedente. Perché, diamine, gli era sfuggito un particolare bello grosso: Stiles e Derek.
Isaac era andato a casa di Stiles quella mattina, a parlargli. Non disse a Scott che il motivo era quello che non aveva dormito niente e che non riusciva bene a stare fermo: gli disse solamente che voleva parlargli prima che potesse anche Scott. Arrivato lì non solo scoprì da suo padre che non era a casa, ma che aveva detto di andare a dormire da Scott.
            Scott sbarrò gli occhi. “Lo ha sgamato?”
            “Ovvio che no, vi ho coperto le spalle.”
            Sospirò. “Dude, se non ci fossi tu. Poi?”
            Isaac tentennò un pochino. “Be’, sono andato da Derek. Doveva essere lì per forza.”
            “…E c’era?”
            “Sicuro di volerlo sapere?”
            Scott sospirò di nuovo, più rumorosamente. “Non proprio.”
Arrivato alla casa distrutta di Derek, Isaac trovò Stiles sul divano del salotto e Derek che sfogliava delle carte dall’aria importante, ingobbito sul tavolino e con la faccia concentrata.
            “Alla fine non ho parlato con Stiles, dormiva ancora troppo. Ho scambiato due chiacchiere con Derek e poi sono tornato qui.”
            “Ti ha detto qualcosa… del tipo che, non so… uh, si frequentano?”
           
 
 
 
            “Quindi…”
            “Quindi cosa, Isaac?”
            Isaac lo guardò. “Boh, dimmelo te.”
 
 
 
            “No, non penso si frequentino.”
            Scott insistette. “Ma… pensi che magari a Stiles piaccia lui?”
 
 
 
            “Dirti che cosa?”
            “Hai il suo profumo ovunque.”
            “Ci hai visti ieri: ho dovuto reggerlo fino a casa.”
 
 
 
            “Probabile.” Rispose, un po’ assente.
            “E magari… sia successo qualcosa tra i due?”
 
 
 
            “E’ diverso.”
            “Non penso siano affari tuoi”, concluse Derek.
            “Vi siete baciati?”

            Derek lo guardò. “Lui ha baciato me.” Lo corresse.
 
 
 
            “Non credo”, mentì Isaac.
            Scott sembrava un po’ preoccupato. “Devo parlare con Stiles…”
            Isaac sbadigliò, cercando invano di non far molto rumore. “Già”, disse. Poi lo guardò: “Come mai tua mamma ha detto che mi dovevi parlare?”
            Scott sembrò come ricordarsi tutto in un colpo della conversazione con la madre. "Oh”, disse, “mia mamma ha visto la foto."
            "Che foto?"
Bluff: Isaac sapeva benissimo di che foto sta parlando. L'aveva guardata per un bel pezzo della sua notte insonne, poi la aveva ripiegata e buttata nel cestino, per il bene di tutti e con la speranza che tutte quelle “farfalle nello stomaco” sparissero. Cosa che non fu, ovviamente.
            Scott rimase interdetto. "Le nostre di ieri sera."
            "Quelle alla- ?"
            "Sai di cosa parlo." lo interruppe Scott. Si guardarono per un po'. Isaac aveva il respiro pesante ed il cuore che batteva fin troppo.
            "Eravamo ubriachi." disse Scott.
            "Eri.” lo corresse Isaac. "E per la cronaca, mi hai baciato tu."
            L'altro sorrise. "Però" disse "non posso dire questo a mia mamma, no?"
Isaac continuò a fissarlo, chiedendosi se parlasse della prima o della seconda affermazione.
            Scott rise. "È strano" disse poi. "Tu sei così..." si morse il labbro.
Isaac rimase in silenzio, sentendo il proprio cuore accelerare. Sperò con tutto il cuore che Scott non se ne accorgesse. Così…?
            Isaac cercò un qualunque argomento. "Non hai mangiato la colazione." Osservò.
            Scott sembrò confuso. “Quale…?”
            "Ti avevo preparato la colazione."
            L'altro aprì la bocca per dire qualcosa, poi la richiuse.
            Isaac continuò “Mi sono svegliato presto ed ho pensato che ti avrebbe fatto piacere.”
            "Wow. …Okay. Uh, grazie." Farfugliò: sembrava ubriaco, confuso come lo era stato la sera prima.
            Isaac si sentì un pochino messo alle strette. Pessimo argomento. “Domani è lunedì.” Disse, poi. Cercò di non pensare con quanta poca disinvoltura avesse detto quella frase e si grattò la testa, cercando di sembrare tranquillo.
Scott si alzò e si posizionò davanti a lui, che era seduto sul letto: i due si guardarono per un po’. Isaac decise di tacere ed i due passarono dei minuti in silenzio; si limitavano a deglutire a vuoto, trattenere il fiato, specchiarsi negli occhi dell’altro. Ci fu un momento in cui Isaac pensò che aveva due opzioni, a quel punto: avrebbe potuto alzarsi e far finta di niente, andare in cucina e guardare la tv, in modo che quel momento sarebbe rimasto solo un piccolo ricordo strano per Scott ed un’opportunità persa per Isaac; oppure avrebbe potuto baciarlo e mandare tutto a fanculo.
Ma quando Scott lo baciò per la seconda volta in meno di 24… Be’, si disse che avrebbe dovuto scegliere un po’ più alla svelta.
Isaac si scaldò così tanto che è fermamente convinto che non sarebbe neanche importato se avesse lasciato Beacon Hills o no: era come se avesse trovato il sole che cercava. E, con la sicurezza che le cose non sarebbero più state come prima – col dubbio se sarebbero migliorate o peggiorate -, rispose al bacio.
La bocca di Scott era calda, morbida ed ad Isaac piaceva già: sarebbe potuto stare così per ore ed ore; e la stessa cosa era per Scott. La verità era che Scott non aveva idea di quello che stesse facendo, ma sapeva per certo che era la cosa giusta da fare; quando quello si allontanò di qualche centimetro lo fa solo per far sdraiare Isaac sul letto e far sì di potersi mettere anche lui sul letto, per baciarlo meglio. Non era per nulla come baciare Allison: è più salato, più aggressivo, più frustrato.
E poi, effettivamente, si baciarono così tanto da sembrare ore; così, senza parlare. Ed era un po’ imbarazzante: Isaac avrebbe voluto dire qualcosa, per esempio che gli piaceva da un bel po’, che in questo momento era felicissimo e cose così; ma poi non lo fece, perché gli venne in mente avrebbero avuto tutto il tempo di parlare dopo aver finito di baciarsi come ragazzine. Magari dopo qualche spiegazione…
Ed è Isaac quello che alla fine fece finire la cosa.
            “Ho la bocca che fa male” sussurrò sulla guancia dell’altro.
            Scott si spostò di qualche centimetro: Isaac aveva le labbra rosse, sfatte, lucide; la pelle arrossata sulle guancie e l’aria di uno che si era appena alzato dopo settimane, con i capelli tutti arruffati.
La luce che filtrava attraverso la finestra era pallida, che rendeva il poco bianco nella stanza di Scott mille volte più luminoso.
            “Coccole?” chiese Scott.
            “Non ti va di parlarne?” Nemmeno Isaac ne voleva parlare, ma era una domanda che comunque doveva essere fatta.
            Scott scosse la testa. “Non ora.”
            “Coccole, allora.” Assentì Isaac. “Tua mamma…?”
            “Mh” mugugnò Scott sul collo dell’altro, mentre lasciava piccoli baci. “E’ andata a dormire.”
            Isaac annuì, sorridendo, più felice di quanto sia mai stato in vita sua. “Okay.”
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Epilogo: sheet(s). ***


 
…Wow. Okay: sono in ritardo. Okay: passiamo oltre pls, sono stata in punizione.
Adoro questo capitoletto, T_T, pieno di fluff. Possiamo riassumerlo con “Mamma McCall si preoccupa per loro, perché hanno un solo lenzuolo, ma a loro va bene così.”
Curiosi? Io sono curiosa di cosa ne pensate voi -> recensite! Tengo davvero tanto a questa storia nonsense, non immaginate neanche. T_T. Spero vivamente vi sia piaciuta e vi piaccia anche questo epilogo un po’ così.
La storia è ufficialmente finita. *ride istericamente*. Sono attaccatissima a questa storia e so d’averla trattata male ed averla aggiornata poco e radamente, XD, spero mi perdoniate.
Grazie a tutte le persone che l’hanno letta, seguita, recensita e ricordata! Vagonate di cuori per voi.
 
 

 
 
Epilogo:
sheet(s).
 
 
            "Cazzo" Scott si strinse al braccio di Isaac prepotentemente, dopo aver sentito il tuono. "Questo era vicinissimo."
Tra le cose che Isaac aveva imparato di Scott in queste settimana c'era anche la sua assurda paura dei temporali, soprattutto notturni. E la sua sofferenza al solletico. E che adorava il cibo messicano più del giocare a Final Fantasy.
Nemmeno ad Isaac piacevano i temporali, figurarsi: li odiava, ma non ne aveva paura. La prima volta che le nuvole sopra Beacon Hills avevano deciso di scaricarsi tutte allo stesso momento, circa alle due del mattino, Isaac trovò la paura di Scott quasi tenera, e così lo coccolò.
Quando questo successe per la ventesima notte, però, Isaac decise di lasciarlo fare da solo.
            "Copriamoci bene." disse Scott, tutto concitato. Isaac era sdraiato a pancia in giù, distrutto, e non gli rispondeva.
L’orologio segnava le tre meno un quarto.
Scott sistemò il lenzuolo - decisamente troppo piccolo per due - sopra Isaac, poi ci si mise sotto, rannicchiandosi vicino al suo fianco: “Isaac?”, chiese. L’altro si limitò a mugugnare qualcosa contro il cuscino, così Scott lo scosse un pochino. “C’è il temporale.”
            Isaac alzò la testa dal cuscino. “Non ti coccolo stasera.”
            Scott approfittò del momento, baciandolo; un bacio scomposto, con le bocche aperte e posizioni scomode. “Copriamoci bene” Gli sussurrò Scott, quando si furono staccati.
Isaac lo guardò un po' storto ma con il cuore che, ahimé, gli esplodeva di tenerezza. "Quindi se, uh, ci copriamo... il temporale non può farci del male?"
            "Esattamente."
            "Dormi, Scott. E’ meglio per tutti."
 
 
Cover me up 
Cuddle me in 
Lie down with me 
Hold me

in your arms
[Ed Sheeran – Kiss me] 
 
 
 
Andarono avanti così per tante notti: con dialoghi troppo teneri, l’aria di chi dorme poco ed il costante rumore di pioggia in sottofondo. Poi, dopo poco, il problema del lenzuolo si ingrandì.
            “Scott? Stasera fa più fresco del solito. Cerca di non arrotolarti con le coperte”. Isaac fece un cenno con la testa in direzione del letto, per enfatizzare la cosa.
Scott rispose a mala pena, continuando a guardare il computer: allora Isaac prese un cuscino e glielo tirò addosso, poi si stese sul letto.
Si mise leggermente sulla destra, dalla propria parte, e si tirò il lenzuolo fino al mento. Non era un freddo da piumone, più che altro era uno di quei freschi che la pioggia si porta dietro.
Scott rimase al computer per un’altra mezz’ora, mentre Isaac pensava, tranquillo. In quasi due mesi la sua vita era totalmente cambiata.
Quando Scott si decise a mettersi a letto, mormorando “domani abbiamo chimica” e “ammazzami”, Isaac aveva già sistemato il lenzuolo in modo parziale per tutti e due. A lui, ovviamente, la cosa non andava bene: o meglio, la cosa gli andava bene, solo che voleva far arrabbiare Isaac. Allora lo strattonò e, prima che Isaac potesse insultarlo in qualche maniera, ci si infilò sotto.
            “Dammi il lenzuolo Scott.” Lo sentì dire.
L’altro non rispose, mentre si sistemava per bene al calduccio. Aveva i capelli davanti agli occhi e vedeva poco e niente, mentre si arrotolava come una palla da bowling.
            “Vaffanculo” sentì dire da Isaac.
            Scott fece sbucare la testa dalla tana che si era costruito. “Ti amo.”
            “Anche io. Ma dammi il lenzuolo.”
            “Mai.”
 
 
 
 
 
 
            “Sicuri vi basti un lenzuolo?” Chiese Mamma McCall. C’erano solo lei e Isaac in salotto quel giorno, intenti a fare cose diverse e cercando di evitare di conversare: Isaac si sentiva ancora un po’ in imbarazzo per il discorso che le aveva fatto su Scott.
            “No” rispose Isaac. “Non ci basta per niente.”
            “Oh. Ne volete un altro?”
            Isaac sorrise: “Certo che no”.
La verità è che ad Isaac piaceva quella situazione ancora più di quanto piacesse a Scott.
 
 
 
 
            "Isaac? Cè il temporale."
            "Quindi?"
            "Puoi rimboccarmi le coperte?" Poi scoppiò a ridere, tirando il lenzuolo tutto dalla sua parte e scoprendo totalmente Isaac.
Ed Isaac era praticamente certo d'aver sentito Scott più ridere che parlare, così gli morse la spalla, ridendo con lui e chiedendosi dove sarebbero andati a finire.
 
 
 
 
 
"Isaac, quando vuoi partire ed andare in una città soleggiata... portami con te."

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