Le mie memorie

di Ortceps
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 4° Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Le mie memorie

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Le mie memorie

Ho avuto un padre, ma mai un papà.
Ho desiderato un papà e ho odiato mio padre; nella mia vita ci sono poche cose belle ed esse mi hanno portato più dolore di quelle brutte.
Ho avuto una madre che mi ha amato più di quanto amava mio padre e questo ha fatto si che la sua ira incombesse su di me; ora ho un drago, l’uovo si è schiuso solo da una settimana e ha già provato così tanto dolore; chissà se un drago può odiare il suo cavaliere, è colpa mia se ha sofferto, soffre e soffrirà; è la cosa più bella che mi sia capitata e allo stesso tempo ciò che mi ha fatto diventare servo di questo re.
Non odierò mai il piccolo drago che ora mi dorme sulle ginocchia mentre scrivo, credevo che la vita portasse uguale sfortuna a tutti gli uomini ma non ne sono più sicuro; forse i torti di mio padre si ritorcono contro di me, forse lui è morto prima di ricevere la sua dose di sfortuna che ora grava su di me.
La vita è un forse e forse migliorerà, non ci spero troppo meglio non illudersi; sicuramente ora che ho giurato fedeltà a Galbatorix dovrò eseguire i suoi ordini, ma in ogni parola c’è una via traversa; questo posso giurarlo cercherò di ostacolarlo il più possibile; ma non sacrificherò mai il mio compagno, è tutto per me.
Solo quando l’uovo rosso si è schiuso davanti a me ho dovuto rinunciare alla mia convinzione di morire in quelle segrete; sarei morto pur di non giurare fedeltà al re, ma quando quel drago mi ha guardato ho capito che la sua vita valeva più di qualunque altra, se rinuncio alla mia vita lui non avrà mai la sua e per quanto dolorosa potrà essere ha il diritto di provare a migliorarla; il dono che quel drago mi ha fatto quando ha impresso su di me il gedwëy ignasia è anche un castigo sia per lui che per me.
Ora sono qui, in questa lussuosa stanza del palazzo di Galbatorix a scrivere; la candela illumina i fogli bianchi, scrivo perché voglio lasciare una memoria di me con inciso tutto quello che subirò, non per essere biasimato come una povera vittima, voglio solamente lasciare un ricordo di chi sono prima di cambiare; cambierò e ho paura di diventare come mio padre, ho paura.
Cercherò in tutti i modi di restare fedele a me stesso ma niente può prepararmi a quello che deve venire, lo so perfettamente, ma non voglio essere com’era mio padre, il suo sangue scorre in me, persino mia madre è stata corrotta da lui senza nemmeno una goccia del suo sangue nelle vene, io ora mi trovo a camminare tra un baratro e un altro, se non metto un piede d’avanti all’altro senza sbilanciarmi potrei cadere e non risorgere più.

Giorno Primo Mattina, nelle mie stanze
Ieri sera ho scritto in preda allo sconforto; questa mattina mi sento decisamente meglio, le mie idee non sono cambiate ma mi si è acceso un barlume di speranza; ieri avevo dormito quasi tutto il giorno per riprendermi dalle torture di Galbatorix, la mia carene è stata guarita ma dovevo recuperare mentalmente.
Appena sveglio mi sono subito posto un problema: il nome del piccolo drago; ho pensato a varie opzioni: alcuni nomi nell’antica lingua, nomi di draghi vissuti nel passato ma nessuno mi convince; voglio che il mio compagno abbia un nome che lasci intuire tutta la sua essenza, quando si è svegliato ho visto i suoi occhi per la seconda volta e non c’era rancore in essi, non ancora; ora si diverte arrampicandosi sulla mia schiena stracciandomi la maglia, arriva fin sopra la mia testa, annusa i miei capelli ed emette un piccolo vagito d’orgoglio, ha conquistato la sua meta e ne va fiero; ho pensato di chiamarlo sangue, ma ho scartato subito l’idea, non è questo che è.
Non so quando il re mi convocherà, spero più tardi possibile ma credo che già domani possa accadere.

Giorno Primo Sera, nelle mie stanze
Mi hanno servito la colazione, il pranzo e la cena nelle mie stanza; hanno portato della carne per il piccolo drago, ha già rovinato l’armadio cercando di scalarlo, mi fa dimenticare la mia situazione; non ho molto da scrivere, a parte che ho pensato nuovamente al nome del cucciolo e i risultati sono deprimenti.
Credo che ora andrò a dormire, non so cosa mi aspetta domani e vorrei trovarmi pronto.

Giorno Secondo Prima dell’alba, nelle mie stanza
Mi sono svegliato presto e coperto di sudore, ho sognato qualcosa di orribile, ma ricordo solo frammenti di quel sogno: mi trovavo in una culla da bambino, sentivo la voce di mia madre cantare una ninnananna, la scena cambia e ho sul petto un cucciolo di drago; cambia continuamente colore: nero, blu e rosso; con i suoi artigli squarcia la mia gola di neonato, succede qualcos’altro ma non ricordo cosa.
Dovrei farmi un bagno per distendere i nervi.

Giorno Secondo Primo pomeriggio, nelle mie stanze
Credo che il bagno mi abbia fatto bene, ho riorganizzato le idee e ho trovato … Stanno bussando alla porta e il pranzo è già arrivato.

NOTE DELL’AUTRICE: Salve, spero che questo primo capitolo abbia attratto qualcuno, è molto corto essendo solo un prologo. Spero che qualcuno mi dia la sua opinione, lasciandomi una recensione, perchè non so neanche se continuare.

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Capitolo 2
*** 1° Capitolo ***


Le mie memorie

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Le mie memorie

Giorno Secondo Tarda Sera, biblioteca privata
Non ho molto tempo per scrivere, quindi scusate la mia calligrafia; sono nella biblioteca privata del re, esso mi ha assegnato alcune letture sulla magia nera, si è assentato un momento e io ne approfitto per descrivervi la biblioteca, ora che sono qui e la vedo bene: una sala rettangolare, quando si entra si è accolti da due file di scaffali che lasciano un passaggio nel centro, a uno scaffale se ne antepone un altro fino a formare due file che arrivano all’altra parete, tra uno scaffale e l’altro vi è un piccolo corridoio per accedere ai tomi in esso contenuti. Al centro esatto della stanza gli scaffali si aprono a cerchio e un grande tavolo torreggia nel mezzo; io sono seduto a quel ….

Giorno Terzo Poco dopo mezza notte, nelle mie stanze
Prima nella biblioteca mi hanno interrotto, ma quello che stavo scrivendo non era niente di importante, ho molto più da dire, ma sono piuttosto stanco quindi cercherò di essere breve: il re mi ha convocato, per prima cosa mi ha chiesto con falso interesse come mi sentivo; non ho risposto a nessuna delle sue domande sul mio stato di salute, ho mantenuto un silenzio ostinato, solamente quando mi ha informato che avrebbe imposto un incantesimo al mio piccolo compagno per accelerarne la crescita ho protestato vivamente, con parole che non mi sarei nemmeno sognato di pronunciare, con il solo risultato di farlo ridere; dopo che la sua risata si è spenta ha pronunciato queste esatte parole:
“Piccolo caro, non volevo arrivare al punto di punirti, ma devi imparare ad avere rispetto” ogni sillaba mi è rimasta impressa nella mente, come il fuoco scotta la pelle; dopo che Galbatorix ha pronunciato poche parole nell’antica lingua, che non ho compreso a fondo; ho sentito un dolore straziante tormentarmi la pelle: sembrava quasi che essa volesse strapparsi, non come un taglio che incide la pelle, ma come se mille mani la tirassero in ogni direzione e cercassero di lacerarla; non è durato molto, ma mi sembrava che il mio corpo avesse scelto di no obbedirmi più e liberarsi della pelle che lo circonda; sentivo i guaiti del piccolo draga che piangeva il mio dolore.
“Spero che tu abbia compreso il significato del rispetto, piccolo” ha detto il re dopo aver interrotto il flusso di magia che mi straziava; mi sono accasciato a terra cercando dell’aria da respirare, non riuscivo più a formulare pensieri concreti, vedevo solo il re che imponeva un incantesimo al mio compagno. Mi ha portato in biblioteca e lì mi ha assegnato due tomi da leggere in due giorni, sono rimasto lì per altre due ore a leggere il primo dei due libri.
Ora mi trovo qui ha riferire tutto ciò che è successo; spero di essere stato abbastanza esaustivo, ora però vado a riposare …

Giorno Terzo Mattina, nelle mie stanze
Poco fa ho riletto Quello che avevo scritto nei primi giorni e per caso ho trovato il nome perfetto per mio compagno: Castigo, è un giusto nome, essendo lui l’unico motivo per cui sono qui, è una punizione per me; ma essa avvolgerà anche i miei nemici, con uguale o più furia. Sento già il suo spirito combattivo, lui combatterà per me e io per lui; nessuno dei due vivrà senza l’altro, non siamo mai stati più soli di quando siamo insieme, sento quello che prova e così lui, ma insieme siamo soli perché insieme siamo drago e cavaliere che servono un re odiato da tutti; siamo drago e cavaliere che vogliono sconfiggere l’unica speranza di Alagaesia. Insieme siamo Castigo e Murtagh, insieme siamo noi e solamente noi.
Ho chiesto a Castigo se gli piaceva il nome che ho scelto per lui, ha vagito entusiasta, anche se non sono sicuro che ne sappia il significato; sa già qualche parola e le ripete entusiasta nella sua mente, ora sta facendo così anche col suo nome: Castigo, Castigo … continua a dire felice, credo che ora sappia di avere un’identità, il poter dire “io” lo rende felice ma ora più dire anche “noi”. Questo mi fa pensare hai tredici draghi rinnegati, a essi era stato tolto il loro “io”, non possedevano nemmeno un nome, non potevano dire cosa piacesse loro e credo che fosse una punizione troppo alta anche per il loro tradimento; non augurerei mai a nessuno di rinunciare alla propria individualità, è come vivere una vita senza sapere che è la tua perché tu non puoi più dire “mia”, non hai volontà.
È cresciuto molto da ieri, mi arriva già alla coscia e non credo che potrò dormire nel letto con lui ancora per molto, credo che in meno di due settimane potrebbe essere pronto perché io possa cavalcarlo, già vola in giro per la stanza planando dall’armadio su chi mi porta da mangiare, questa mattina è balzato sulle spalle di un uomo sui quarant’anni che è ruzzolato a terra versando il latte, ho riso come non facevo da molto, lui mi fa sentire bene e allo stesso tempo in colpa per obbligarlo a servire Galbatorix.

Giorno Terzo Tarda Sera, sala da bagno
Sono nella vasca, immerso nell’acqua calda; il re mi ha mandato a chiamare prima di pranzo e mi ha assegnato ai gemelli che hanno iniziato a istruirmi sulla magia; sono insegnanti a cui piace molto punire i loro alunni, ho iniziato col sollevare piccoli sassi e scagliarli contro precisi obbiettivi, quando il sasso non centrava il bersaglio allora veniva scagliato su di me, ho imparato l’antica lingua da bambino e così anche a usare la spada, ora mi devo dedicare ha imparare i vari incantesimi ma prima a utilizzare la magia; solo quando sono diventato cavaliere la magia si è risvegliata dentro di me, prima non avevo capacità magiche. Nel pomeriggio sono andato nell’arena dove il re ha assistito al mio incontro contro cinque dei suoi soldati contemporaneamente; dopo essere riuscito a stordirne tre gli altri mi hanno sopraffatto costringendomi a terra, dopo un ordine del re mi hanno iniziato a picchiare mentre la voce di Galbatorix mi risuonava nella testa: “Questo è quello che succede a non essere all’altezza dei propri compiti, piccolo” la rabbia mi ha dato la forza di resistere al pestaggio, quando i due rimasti si sono allontanati non riuscivo più a muovermi, un guaritore ha lenito il mio dolore e mi ha riportato nelle mie camere, sono rimasto sdraiato sul letto in compagnia di Castigo, fin quando la porta di legni si è aperta rivelando la figura di Galbatorix: “Stai meglio mio caro?” Mi ha chiesto con falso interesse, “Vedi, io non vorrei punirti me tu ti comporti male …” ha continuato senza curarsi della mia risposta, Castigo ha emesso un basso ringhio; “Credi che sia così crudele come ti ha detto Murtagh? Vedi io so essere molto generoso con chi mi soddisfa, ma chi mi disubbidisce deve essere punito; è una cosa che imparerete in fretta. Ma sono venuto qui per dirti che i tuoi prossimi giorni si svolgeranno tutti come oggi: la mattina andrai coi gemelli e dopo ti allenerai nell’arena, fino all’ora di cena e dopo che avrai mangiato ti dedicherai ad imparare gli incantesimi che ti ho assegnato” detto questo è uscito.

NOTE DELL’AUTRICE: Spero che il capitolo sia bello, inizia un po’ di azione; il cavaliere rosso ha trovato il nome per il suo drago e il nostro re è più odioso che mai, per non parlare dei gemelli.
Ringrazio
e_lily che ha recensito e la saluto calorosamente, spero che anche qualcun altro recensisca.
Ciao, Chiara

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Capitolo 3
*** 2° Capitolo ***


Le mie memorie
Le mie memorie

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Giorno Quinto Tarda Sera, nelle mie stanze
Per qualche giorno ho fatto esattamente come ha detto Galbatorix, non vado fiero di me per questo ma sono talmente stanco che non ho nemmeno la forza per ribellarmi, ora Castigo non può nemmeno dormire con me per via delle sue dimensioni, rimane nella sala del trono il più lontano possibile dal drago del re. Ha iniziato a volare da poco, Castigo, ma è bravissimo sono molto fiero di lui. Non credo che potrò scrivere per alcuni giorni, ho a malapena il tempo per dormire; so solo che per ora i Varden hanno sospeso la loro avanzata ne Surda, il re crede che sia per via dell’addestramento di Eragon; dice che quando tornerà sarà più forte ma che io lo sarò il doppio e lo porterò da lui, così da poter creare un nuovo ordine dei cavalieri e mettere fine a questo inutile spargimento di sangue; io ho assentito ma, non lo so, certò sarò più forte di lui, lo sono già, ma non so se riuscirò a disubbidire come ho pensato.

 Giorno Nono Pomeriggio inoltrato, campagna
Sono tra i campi ho appena volato, è la cosa più bella che mi sia mai capitata; la libertà del cielo però mi fa sentire ancora più triste perché so che a terra mi aspettano catene, catene d’oro ma pur sempre catene, che mi manovrano come un burattino, ma io non lo sono e non lo sarò mai, un burattino. I gemelli non mi insegnano più l’arte della magia, ho superato il loro livello; è il re in persona che si occupa della mia istruzione; ieri mi ha mostrato  la sua collezione di Eldunarì, non ha preteso quello di Castigo, non glielo avrei concesso, avrebbe dovuto ucciderci entrambi. Ha detto che ne avrei potuto portare con me cinque, accingere alla loro energia; lo farò accingerò alla loro energia, perché Castigo non deve morire e se dovrò uccidere Eragon per tenerlo in vita lo farò, anche se preferirei evitarlo.

 Giorno Ventunesimo Mattina presto, nelle mie stanze
Fra qualche giorno partirò per le Pianure Ardenti, da quel poco che sono riuscito a capire è che Eragon è li, i Varden sono pronti all’attacco; io devo arrivare a battaglia inoltrata; io e Castigo saremo la sorpresa, così ci ha definiti Galbatorix; sono molti giorni che non scrivo le uniche novità sono le cicatrici sul mio corpo; ma verranno guarite prima della mia partenza. Il mio compito è condurre Eragon e Saphira al palazzo vivi; lei è l’unica dragonessa e le sue uova servono più di quanto possa servire in battaglia; se il re potesse uccidere Eragon e avere solo la sua compagna non esiterebbe. Sembra che anche gl’elfi si stiano muovendo, così come i nani.

 Giorno Ventiduesimo Pomeriggio, libertà del cielo
Eragon è mio fratello minore. La frase di buona fortuna del re è stata questa; com’è ironica la vita, voi non credete? Entrambi figli di un cavaliere e cavalieri a loro volta, ma io sarò quello odiato.

 Giorno Ventitreesimo Notte fonda, da qualche parte vicino alla battaglia
Ho viaggiato da solo, un cavallo non può tenere il passo di un drago; domani arriverò a scatenare l’inferno per chi si oppone al re e per il mio fratellino, che strana parola pronunciata da me; ho sempre pensato di essere figlio unico, l’unico a soffrire in questo modo; non sono figlio unico ma rimango il solo a soffrire. Non so se odiare quel ragazzino o amarlo; ma credo di dover eliminare i miei sentimenti, se lo odiassi allora dovrei portarlo da Galbatorix e la mia speranza di libertà sarebbe eliminata per sempre; ma se lo amassi, allora credo che sarebbe ancora peggio, perché non so se riuscirà a vincere questa guerra e non voglio il dolore di un’altra perita nel mio cuore; non so nemmeno se riuscirei ad amarlo, lui e la speranza che porta, da solo pena al mio cuore.  Castigo è magnifico con l’armatura, sembra fatto per indossarla; mi ricordo la sua prima fiammata pochi giorni fa; ho provato così tanto orgoglio che quasi ho gridato, lui è l’unico a cui dovrei aggrapparmi; solo una cosa gli rimprovero: trova inutile che io scriva, ma per me è importante e forse più avanti capirà.

 Giorno Venticinquesimo  Alba, a terra diretto verso Urbaen
Sto tornando ma ho paura del mio ritorno, lui mi aspetta per punirci in modo esemplare; riderò durante la sua punizione, perché non mi ha ancora piegato, perché noi nonostante tutto siamo liberi. Non ho catturato Eragon, il cavaliere, mio fratello; non perché non ci sia riuscito, la cosa mi ha anche divertito, il suo sguardo quando gli ho detto che siamo fratelli e quando ho preso Zar’roc; non potrò mai dimenticare i suoi occhi spalancati. Provo pena per lui ora che da sa che padre orribile è nato. Chissà se si chiederà se gli assomigli? Se dentro di lui c’è quella vena maligna?

  Giorno Ventiseiesimo  Sera, nelle mie stanze
Mi sono ripreso solo ora dal benvenuto del re; per un secondo ho pensato che mi avesse trafitto gl’occhi con una lancia, il dolore lancinante è durato pochi secondi, ma non sono riuscito a vedere per un intero giorno; ma sono felice Castigo mi ha detto di non aver sentito nulla, non so se dica la verità o mi stia mentendo per non farmi preoccupare.  

 NOTE DELL’AUTRICE: Salve a tutti … non so cosa dire quindi: spero che vi sia piaciuto e …
Ciao, Chiara!

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Capitolo 4
*** 3° Capitolo ***


Le mie memorie
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Giorno Cinquantesimo  Sera, nelle mie stanze
I Varden avanzano e io mi sposto dal palazzo reale al campo di battagli, questo stanca molto Castigo, ma lui è forte; sento che la mia vita è stravolta, ogni punto fisso mi sta cadendo addosso.
Sto cambiando, sono più rude e scortese, sempre arrabbiato e mi sembra di scoppiare; ieri mi sono accanito contro un soldato, quando mi sono fermato era in fin di vita; nemmeno Castigo è riuscito a fermarmi e ora non ho il coraggio di andare a fargli visita, di chiedere scusa, non voglio; infondo è anche colpa di quell’uomo se sono stato catturato, ma che dico? Non so più a chi dare la colpa, è solo mia, non posso fuggire dalla verità, forse ho sbagliato ha cercarla.
Mi manca Eragon, è mio fratello e l’ho accettato, non credo che lui possa farlo ma è l’unica famiglia che ho; non voglio che soffra per colpa mia, ma nemmeno io voglio soffrire.

 Giorno Sessantatreesimo  Pomeriggio, biblioteca
Oggi sono andato a colloquio col re, lui ha esposto il desiderio che io uccida Nasuada; dopo l’ultimo fallimento dell’esercito imperiale e la tentata uccisione di Saphira con la lancia, di cui ora mi sfugge il nome; il re ha deciso di dare una svolta ha questa guerra.
Mi sono opposto, con diplomazia, altrimenti avrei sortito l’effetto contrario del farlo ragionare.
“Sire, Nasuada è riuscita a farsi seguire dai ribelli, da elfi e nani; grazie all’aiuto del cavaliere, certo, ma vista la sua giovane età è da ammirare; da morta non servirebbe a molto ma se voi riusciste a farle giurare fedeltà sarebbe un’arma a nostro vantaggio”
Non so perché l’ho difesa, forse perché non voglio che altri innocenti muoiano sotto la mia spada; certo, lei non è innocente ma ne ha l’aspetto e mi sentirei comunque in colpa se dovesse morire a causa mia.
Il re ha trovato la mia proposta molto matura e ha accettato, non ha  cantato le mie lodi, no, però so che la mia idea l’ha stupito e eccitato allo stesso tempo; vuole infoltire la sua collezione di servi e Nasuada sarebbe un piccolo ma raro gioiello.

 Giorno Ottantaquattresimo  Sera, segrete
Sto guardando Nasuada svenuta e legata, è stato relativamente facile catturarla; quanto sono sciocchi i Varden, avremmo potuto spazzarli via in quell’unica sera; nessuna protezione magica circondava l’accampamento.
Quando la ragazza si sveglierà rimpiangerà non essere stata più accorta nelle difese magiche, se Galbatorix effettuerà anche solo la metà delle torture che ho subito io, la ragazza non resisterà a lungo.
Ora è meglio che vada, non voglio trovarmi qui al suo risveglio.

 Giorno Ottantottesimo  pomeriggio, biblioteca
Oggi sono iniziate le torture, l’ho sentita gridare contro di me e Galbaorix, ma contro di lui ho gridato anch’io; quando ho poggiato il ferro arroventato sulla sua carne e lei ha urlato le mie vecchie cicatrici, dovute alla stessa tortura hanno gridato con lei.

 Giorno Novantaseiesimo  Notte, nelle mie stanze
Sto iniziando a pensare che forse sarebbe stato meglio se fosse morta; sono andato a trovarla questa sera, l’ho coperta col mantello e abbiamo parlato, io ho parlato lei ha solo ascoltato; ero ubriaco e lo sono ancora.
Forse quello che provo per lei non è pena, forse è amore; mi sono innamorato perché lei è prigioniera come me, forse non posso dire perché mi sono innamorato; l’amore non ha perché….
Scusate le frasi sconnesse ma l’alcol mi fa un brutto effetto.

 NOTA DELL’AUTRICE: Salve, spero che il capitolo anche se corto sia carino.
Ciao, Chiara!

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Capitolo 5
*** 4° Capitolo ***


Le mie memorie
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Giorno Centocinquesimo  Notte, nelle mie stanze
Questa è la mia prima scritta da uomo libero e sarà anche l’ultima; non c’è molto da dire, Galbatorix è morto e con lui il suo regno di terrore.
Mio fratello si è dimostrato all’altezza di quell’arduo compito, ma forse nessuno saprà o crederà mai che anche io ho fatto la mia parte per uccidere il tiranno.
Non sono restato, non con Nasuada, non con lei; non ho ben capito quello che provo, provavo; forse era amore, per lei è amore! Forse non lo è per me, credo che aiutarla è stato un modo per assolvere i miei peccati. Cos’avevo in mente? Per quante persone io possa aiutare non cancellerò i miei peccati, nessuno se ne dimenticherà e nei racconti verrà narrato come mio fratello ha sconfitto il tiranno e il suo fedele servitore: io.
Ho lasciato tutti, io e Castigo siamo scappati; da noi stessi e dal mondo. Nasuada sperava che restassimo ma noi non possiamo, forse nemmeno vogliamo; forse faremo ritorno quando avremo capito chi siamo, forse moriremo cercando noi stessi, forse sarà proprio scoprire chi siamo a ucciderci.
Spero solo che un giorno Nasuada e mio fratello possano trovare una persona che gli starà vicino e li sosterrà, quella persona non posso essere io.
Ho scoperto di avere una nipote, o meglio, Eragon ha una nipote; io non ho nemmeno conosciuto il padre; sono sicuro che sarà meglio per entrambi stare lontani, la bambina non si vergognerà di me e io non dovrò provare amore per una persona che saprò di deludere.
Ora devo dire addio, manderò queste poche pagine al re dei nani; nella speranza che possa capire le ragioni del mio gesto, non cerco il perdono.

 NOTA DELL’AUTRICE: Ecco l’ultimo capitolo, so che è corto ma spero che sia comunque “bello” (decente).
Ciao a tutti, Chiara!

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